The time is running out- Erase&Rewind di fleacartasi (/viewuser.php?uid=2152)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** *Fairies and memories* ***
Capitolo 2: *** *Summer tales* ***
Capitolo 3: *** *Magic hidden world* ***
Capitolo 4: *** *Nothing has changed* ***
Capitolo 5: *** *Ink* ***
Capitolo 6: *** *Unforeseen happiness* ***
Capitolo 7: *** *Full moon* ***
Capitolo 8: *** *Falling star* ***
Capitolo 9: *** *Enigma* ***
Capitolo 10: *** *Dangerously* ***
Capitolo 11: *** *Misleading water* ***
Capitolo 12: *** *White Lily's mirror* ***
Capitolo 13: *** *Cinnamon and nightmares* ***
Capitolo 14: *** *You're the one* ***
Capitolo 15: *** *Confessions* ***
Capitolo 16: *** *A way to surprise* ***
Capitolo 17: *** *Trying his luck* ***
Capitolo 18: *** *Legendary* ***
Capitolo 19: *** *Devil's eyes* ***
Capitolo 20: *** *Snowballs and tears* ***
Capitolo 21: *** *Stolen* ***
Capitolo 22: *** *Love potions and chocolate* ***
Capitolo 23: *** *Down to hell* ***
Capitolo 24: *** *December feelings* ***
Capitolo 25: *** *A Christmas to remember* ***
Capitolo 26: *** *Leavin' all behind* ***
Capitolo 27: *** *Epilogo . The time is running out* ***
Capitolo 1 *** *Fairies and memories* ***
Sogni indefiniti avevano preso forma nella sua mente…chiazze di colore e figure che si muovevano furtivamente in un cielo ross
-Note
Salve a tutti!
Vi starete domandando perché stia postando una fic con lo
stesso nome dell'altra, quella "The time is running out" che mi ha
tenuta [piacevolmente] occupata per diversi mesi e che [per fortuna] sembra
essere piaciuta abbastanza...
Beh, in questo periodo pare che l'ispirazione mi
abbia abbandonata [purtroppo...ora che ho il tempo per scrivere! Con l'ultimo
anno di liceo e la maturità in agguato non so se avrò ancora energie
sufficienti per postare spesso...], quindi ho deciso di dare
un'occhiata a "Time", per fare qualche correzione, modificare delle
frasi che non mi convincono molto eccetera... Ho anche deciso di aggiungere
degli stralci di canzoni [che sceglierò esclusivamente per il testo,
indipendentemente dai miei gusti personali] all'inizio di qualche paragrafo, perché mi piacciono
molto le fic che si ispirano alle canzoni e anche perché così mi sembra più
completa...ah, e metterò anche i titoli ai capitoli, anche se non sono molto
brava in questa operazione! Chiedo scusa ^^"
Ho pensato di ripostarla del tutto e non di modificare semplicemente i
capitoli che già avevo messo on-line per due motivi: 1) potrei rovinare la fic
e trasformarla in una storia più brutta e banale di quanto già non sia, quindi
è meglio che ci sia anche la versione originale...non si sa mai ^.^" 2)
nessuno si sarebbe accorto di nulla se avessi modificato la storia che già
c'era...non penso di essere così brava da indurre qualcuno a cercare di nuovo
la mia fic fra la miriade di lavori molto più coinvolgenti e a rileggerla
dall'inizio! :P
Bene, ora la smetto con le chiacchiere e vi lascio alla lettura! Nel caso
in cui aveste già letto "Time", non pretendo ovviamente che lasciate
ulteriori commenti [siete già stati troppo gentili!], anche perché i
cambiamenti sono minimi...In caso contrario...beh, le recensioni sono sempre
gradite, questo si sa, ma continuerò ad aggiungere i capitoli anche se nessuno
mi dicesse cosa ne pensa, perchè questa revisione la faccio soprattutto per me
stessa e perché non sono mai soddisfatta di come scrivo! ^_^
Grazie mille per la pazienza, a presto!
-Fleacartasi-
***
-Capitolo uno- *Fairies
and memories*
Sogni indefiniti avevano preso forma nella sua mente: chiazze di colore e figure che si muovevano furtivamente in un cielo rosseggiante….e altrettanto velocemente si erano dileguate, lasciando il posto ad un raggio di sole, che le colpiva con insistenza il viso. Un mattino di
fine agosto, un sole fin troppo caldo per il clima inglese. Le nuvole di panna bianca si rincorrevano nel cielo turchese, i rami degli alberi frusciavano leggermente, disegnando arabeschi trasparenti sulle pareti della stanza. Un leggero profumo di vaniglia e di autunno. Una macchina passò in strada, ruppe il vetro cristallino del silenzio, frammenti di suoni indefiniti si sparsero sul marciapiede.
Lily Evans aprì gli occhi, lentamente, indugiando ancora per qualche piacevole secondo nella quiete assonnata, allungando i piedi sotto le lenzuola attorcigliate. Si sentivano dei passi, al pianterreno. Passi leggeri, soffocati dal tappeto dell'ingresso, ma passi. La ragazza si alzò, lisciando pieghe inesistenti del pigiama ormai troppo corto, che lasciava scoperta parte delle gambe magre. Era cresciuta, durante l'estate,
ma il suo viso rimaneva quello di sempre. O così le sembrava...Afferrò lo specchio che teneva sul comodino. I capelli ramati le cadevano arruffati sulle spalle, gli occhi color smeraldo, ancora assonnati, sembravano brillare di luce propria, e le lentiggini risaltavano più del solito sulla pelle chiara.
Si avvicinò alla finestra e spalancò le persiane. La ben nota stradina comparve davanti ai suoi occhi, la stradina che aveva percorso così tante volte, a piedi o con la bicicletta rubata alla sorella. Le orribili tende a fiori della casa di fronte erano chiuse, non si sentiva il mormorio sommesso della televisione che trasmetteva qualche telenovela a basso costo, né si intravedeva l'odiosa vicina, che spiava e osservava
con morbosa attenzione tutto e tutti.
Lily si voltò e si appoggiò al davanzale, abbracciando con lo sguardo le pareti bianche con alcuni poster appesi, la scrivania di legno laccato di blu oltremare, il tappeto della stessa tonalità, il letto sfatto, l'armadio dalla tonalità neutra che si trovava in un angolo. Nessuno le aveva mai rivolto domande. Tutti le parlavano cordialmente, la salutavano con larghi sorrisi quando la incontravano in strada, mentre andava a comprare pane e biscotti dal panettiere all'angolo, ma non le chiedevano mai nulla. Nessuno aveva mai avuto il coraggio di chiederle apertamente perché. Perché per nove
mesi ogni anno lei non abitasse con i suoi genitori e sua sorella, in quella casetta come tante altre, con le pareti di mattoni a vista, il piccolo giardino con l'altalena appesa
ad un albero, la cassetta della posta rossa. Lily era convinta che, al di sotto delle maschere di gentilezza e rispetto, pensassero che lei fosse pericolosa. Una mela marcia, costretta ad allontanarsi dalla famiglia, magari per frequentare qualche istituto per
ragazzi difficili. Nonostante Lily si fosse sempre comportata normalmente, poteva quasi sentire i sussurri soffocati che le vecchiette si scambiavano al suo passaggio, poteva quasi riuscire ad immaginarsi le storielle assurde che inventavano
su di lei. Trovava quasi divertente quell'attenzione eccessiva.
Era curioso come la gente fosse portata a giudicare negativamente chi si discostava
appena da ciò che era ritenuto normale.
***
It's so bad, it's stupid
Too late, so wrong, so long
It's too bad, we have no time
to rewind...
[Too bad - Nickelback]
Aprì la porta della sua stanza, che cigolò, e iniziò a scendere le scale, a piedi nudi. Il legno era freddo, e lei rabbrividì leggermente. Quando arrivò nella piccola cucina, non fu sorpresa di trovare Petunia, che sorseggiava una tazza di tè. Aveva capelli scuri, ondulati, che le sfioravano le spalle e che in quel momento erano legati in una coda bassa. Il viso era magro, dai tratti duri. Gli occhi, scuri anch'essi, erano sospettosi per natura, e le mani lunghe e ossute erano sfuggevoli, con unghie sorprendentemente curate. Chi non le conosceva faceva fatica a credere che fossero sorelle.
Lily percorse il pavimento di lucide piastrelle color avorio, e raggiunse i fornelli. Accese il gas, tirò fuori una padella e si voltò verso la sorella, che la guardava di sfuggita, come se temesse di fissarla negli occhi.
"Cosa ti preparo Petunia?" Chiese Lily, con semplicità. "Bacon? Uova? Salsicce?
Ah, no, quelle sono finite credo…"
Aggiunse, aprendo il frigorifero.
Petunia alzò di nuovo gli occhi verso Lily, sorpresa, come se pensasse che la sorella non fosse più in grado di cucinare senza utilizzare la magia.
"Niente. Non voglio nulla." Si affrettò a rispondere "Grazie." Una sfumatura di paura aleggiava nella sua voce incerta. Lily l'aveva colta, suo malgrado. Petunia la temeva. Erano sei anni ormai. Sei anni, e non si era ancora abituata all'idea di avere una sorella che aveva paura di lei, che temeva che avrebbe potuto scagliarle un incantesimo se avessero avuto una discussione o
addirittura per puro divertimento.
Lily spense il gas e ripose la padella al suo posto. "Vorrà dire che io mangerò un po' di biscotti"
Disse, sforzandosi di non sembrare delusa, amareggiata. "Se vuoi saperlo non mi è mai piaciuta l'abitudine che abbiamo noi inglesi di mangiare uova e salsicce a colazione!" Un sorriso si dipinse sul suo volto spruzzato di lentiggini.
Lily pensò che non avrebbe potuto sorridere in modo più falso.
Improvvisamente sentì gli occhi bruciare. Non voleva piangere di fronte a Petunia...Non voleva darle quella soddisfazione. Non voleva darle modo di pensare che fosse triste perché il giorno dopo sarebbe tornata a Hogwarts. Afferrò qualche biscotto dal sacchetto che si trovava nella credenza alle sue spalle e lasciò la stanza, quasi correndo.
Petunia abbassò lo sguardo sulla tazza di porcellana, osservando il liquido ambrato al suo interno. Non fece nulla per fermarla.
Sulle scale Lily incontrò la madre che stava scendendo, sbadigliando. Aveva i capelli dello stesso colore di quelli di Lily, anche se molto più corti, che facevano a pugni con la vestaglia di tessuto leggero che indossava, di un'intensa sfumatura rossa.
"Oh Lily!" Esclamò allegramente, guardandola. "Oggi dobbiamo andare a Diagon Alley per acquistare le cose per la scuola…e credo che dovremo anche comprarti una divisa nuova"
Le lanciò una breve occhiata, soffermandosi sul pigiama troppo corto. "Sei così cresciuta quest'estate!"
Lily fece un cenno d'assenso, e riuscì ad impedirsi di piangere finché non si chiuse alle spalle la porta della sua stanza. Allora le lacrime iniziarono a scendere, lente e inesorabili, lungo le guance. Lily si strofinò energicamente gli occhi. Non doveva piangere...Afferrò lo specchietto. Il verde dei suoi occhi sembrava ancora più intenso, circondato dal rossore del pianto.
***
It's been a long time since we
have talked
And I have been here many times
I just don't know what I'm
doing wrong...
[What can I do - The Corrs]
Era tutta colpa di Petunia…tornare a casa per le vacanze estive si trasformava sempre in un'esperienza al limite della tortura. Non
bastava il piacere che provava nel rivedere i genitori dopo tanto tempo. Lily non riusciva a sopportare i silenzi imbarazzanti che si creavano quando lei e la sorella si trovavano da sole in una stanza, quegli sguardi sospettosi, taglienti come cocci di vetro, le frasi di pura circostanza, le parole vuote come cartocci del latte finiti.
Un tempo erano così unite...I ricordi affioravano dolorosi nella sua mente, frammenti in bianco e nero di una vita che sembrava appartenere a un'altra persona.
Petunia, più grande di tre anni, che tornava a casa da scuola e faceva giocare la sorella, che aveva cinque anni, con le bambole…Petunia che le intrecciava i capelli sanguigni…Lily che per farla arrabbiare leggeva il suo diario segreto…Petunia, che per il suo decimo compleanno le aveva comprato una bicicletta nuova spendendo tutti i suoi risparmi…
Le parve quasi di tornare indietro, di rivivere quei momenti, di sentire ancora il profumo delle torte che mangiavano a merenda.
E la sensazione della spazzola di Petunia fra i suoi capelli…
Poi, quella giornata afosa e nuvolosa di luglio era arrivata. Lily avrebbe compiuto undici anni in ottobre. Era nel piccolo giardinetto davanti a casa, quella mattina, un libro in mano, i capelli che si riempivano di riflessi ramati alla luce del sole.
L'erba era secca a causa del caldo, e scricchiolava piacevolmente sotto i suoi piedi nudi…e poi aveva alzato lo sguardo, e l'aveva visto. Un gufo, le piume leggermente arruffate di un bella sfumatura color castagna, che le si stava avvicinando. Lily non ne aveva mai visto uno da vicino.
Aveva strillato.
Petunia e sua madre erano corse fuori…il volatile aveva lasciato cadere una busta color seppia sulle loro teste e si era allontanato. Una busta, dove c'era scritto il suo nome, Lily Evans, in grandi ed eleganti lettere color muschio.
Lily l'aveva afferrata, con tutta la curiosità che l'aveva sempre contraddistinta.
Per un momento aveva immaginato che quella fosse la lettera di una fata, che le
annunciava che anche lei era una fatina…Per un attimo aveva sperato che una volta aperta la lettera le sarebbe spuntato un paio di ali luccicanti e sarebbe stata libera di volare e spargere polverina di diamanti sulle piante, sui fiori, sulle persone.
Aveva sempre adorato le fate.
Invece quel foglio di pergamena sottile e ruvida, scritto con inchiostro nero, le aveva rivelato che lei, Lily Evans, era una strega. Aveva dei poteri magici. E avrebbe ricevuto un'istruzione alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts.
Nella sua mente si affollarono stupore, paura, allegria, miriadi di domande che lì per lì non trovarono risposta. Non ci voleva credere. Non era possibile. Era troppo bello per essere vero…come ricevere in regalo il vestito troppo costoso che si era sempre desiderato, o come poter girare tutto il mondo.
Lei non poteva possedere poteri magici! I maghi e le streghe non esistevano, anche se era così bello
crederci...E poi…perché Petunia non aveva ricevuto la sua lettera di pergamena spessa da un bel gufo o da una civetta candida come neve su un davanzale? Lei aveva quattordici anni ormai…
Ma poi Lily si era ricordata di quando si era arrabbiata con i suoi genitori, poco più di un anno prima, e la tazza che teneva in mano si era frantumata, senza che lei la stringesse o la buttasse per terra.
O di quando un ragazzino voleva rubarle la bicicletta e quella misteriosamente era come sfuggita dalle sue mani tornando verso di lei.
Avvenimenti strani, a cui non aveva saputo dare una spiegazione...
In lei aveva iniziato ad insinuarsi un dubbio, insidioso e affascinante come un serpente color smeraldo.
Il dubbio che la magia in realtà esistesse, e che gli uomini semplicemente
si rifiutassero di ammetterlo, rinchiusi nella loro roccaforte di certezze impenetrabili, troppo comode per essere messe in
discussione. Lily aveva visto lo stesso dubbio aleggiare leggero e impertinente negli occhi del padre e della madre.
Insieme a quell'avviso c'era un elenco di libri e accessori da acquistare, manuali di materie che Lily non aveva mai sentito nominare, come Pozioni e Incantesimi, una bilancia d'ottone, una bacchetta.
Il treno per la scuola sarebbe partito alle undici in punto del primo settembre dalla stazione di King's Cross a Londra, binario nove e tre quarti…Anche quelle indicazioni bizzarre l'avevano colta del tutto impreparata.
I suoi genitori, pur essendo ancora molto scossi e turbati, avevano accettato la novità di buon grado. Si erano complimentati con la figlia, erano felici per lei. Una strega in famiglia…Non capitava tutti i giorni. In pochi giorni l'orgoglio aveva preso il posto della sorpresa, della lieve diffidenza e della convinzione che fosse solo uno scherzo di cattivo gusto. E rivolgevano mille domande curiose alla figlia, che in realtà non poteva rispondere, la
sua totale ignoranza del mondo magico del tutto simile a quella dei genitori. E da quel momento Petunia era cambiata. I suoi occhi si erano offuscati, coperti da una leggera
patina di delusione e invidia, ombre tristi solcavano il suo viso magro, le mani sempre intrecciate che non volevano farsi toccare. Si era rifiutata di andare con i genitori e Lily a Diagon Alley, quella lunga via nascosta dietro un anonimo muro di mattoni aranciati, e aveva ascoltato con espressione sofferente i racconti entusiasti di quel luogo così diverso dal mondo a cui erano abituati.
Maghi e streghe con lunghe tuniche colorate e mantelli che frusciavano impercettibilmente, negozi di scope volanti, gufi e creature magiche, calderoni, piume di fagiano per scrivere, la Gringott, la banca dei maghi,
i pub dove si potevano bere Burrobirra, Whisky Incendiario e Acquaviola, i negozi che esponevano nelle vetrine dolci di tutti i tipi, tavolette di cioccolato enormi, piccole api di zucchero, lecca lecca rosa e azzurri…
E Lily le aveva anche mostrato la sua bacchetta nuova, la divisa della scuola, gli ingredienti che le sarebbero serviti per preparare le pozioni, il piccolo calderone e la bilancina
d'ottone..Aveva gli occhi che scintillavano come smeraldi alla luce del sole, un sorriso che si esprimeva meglio di tante parole.
Petunia sembrava volerne rimanere al di fuori, sembrava volersi limitare ad osservare quell'universo sconosciuto attraverso un freddo vetro brinato. Non voleva sfogliare i libri nuovi della sorella, e non poteva soffrire il gatto nero che aveva comprato al Serraglio Stregato e che avrebbe portato con lei a Hogwarts.
La sua nuova scuola, la sua nuova casa, una casa in cui Petunia non sarebbe mai entrata.
Petunia era invidiosa.
Morbosamente, immensamente invidiosa. Aveva passato tutto il mese di agosto a chiedersi perché, perché lei non aveva ricevuto nessuna lettera, nessuna maledetta lettera che le dicesse che anche lei avrebbe potuto attraversare il muro di mattoni e ritrovarsi a Diagon Alley, strega in mezzo ad altre streghe e ad altri
maghi. Perché non poteva indossare una veste azzurro polvere e agitare in aria la bacchetta facendo spuntare dal nulla una cascata di scintille colorate? Perché Lily avrebbe avuto quest'opportunità e lei no? La rabbia la divorava come un cancro maligno, la feriva come un coltello affilato che lacerava tutti i sentimenti d'affetto che provava verso sua sorella. Aveva iniziato a ignorarla, a non parlarle più, non voleva più avere a che fare con lei…non voleva. Voleva dimenticare i legami di sangue che le univano, voleva cancellare la sua esistenza, come una vecchia foto ridotta in cenere dalla fiamma calda di una candela. Stava cercando di convincersi che dopotutto lei era stata fortunata. Sperava che il mondo magico si rivelasse pieno di persone inaffidabili, disgustose, anormali, folli, pericolose.
In fondo sperava che anche sua sorella si sarebbe rivelata tale. Una
spostata. Sperava che non avrebbe trovato amici in quella scuola, così si sarebbe pentita di averla abbandonata, di averla lasciata sola, sola con le sue lacrime salate e che profumavano di metallo. Così William e Louise Evans avrebbero disprezzato Lily, si sarebbero resi conto che non era una figlia che meritava il loro affetto.
E avrebbero ringraziato lei, avrebbero ringraziato Petunia, che era stata così brava a tenersi lontana da quel vortice
salvato da apparenze confortanti, come una torta amara avvolta da lucida carta dorata…
Quando Lily era partita, lei non era andata ad accompagnarla alla stazione di King's Cross. Con la scusa di un mal di testa molto forte, era rimasta nella sua stanza, ad osservare suo padre che caricava sull'auto il grosso baule e la gabbia con il gatto della sorella.
Era rimasta ad osservare, con una mano che scostava la tenda, finchè la macchina non era stata più visibile. Non avrebbe più visto i capelli fiammanti di Lily per nove mesi, non avrebbe più mangiato le frittelle che le piaceva cucinare la domenica mattina con l'aiuto della madre, non l'avrebbe più sentita cantare a bassa voce le sigle dei vecchi cartoni animati…Si era sentita in colpa per non averla nemmeno salutata, ma la rabbia e l'invidia avevano sopraffatto ogni altro suo sentimento.
Lily aveva dovuto lottare contro le lacrime mentre l'auto si dirigeva a Londra. Non si era mai allontanata da casa per più di due settimane e ora stava per partire per nove mesi. Non conosceva nessuno, sentiva che avrebbe faticato per trovarsi degli amici, a causa della sua nota timidezza che la faceva sempre rimanere nascosta nel suo angolino d'ombra, non aveva mai usato la piccola bacchetta che aveva riposto nella borsa prima d'ora, né conosceva il mondo magico. In più, sua sorella non le aveva più parlato da quando aveva ricevuto la sua lettera di convocazione, e non era nemmeno venuta a King's Cross per salutarla. Si sentiva così sola, mentre fissava il suo riflesso sul finestrino dell'auto e accarezzava distrattamente il suo gatto, che faceva sommessamente le fusa…
Ma sei anni erano passati. Sei lunghi anni. E tante cose erano cambiate. Lily stessa era cambiata. Simile alla bambina che aveva aperto quella lettera sperando di veder spuntare un paio d'ali di fata sulla sua schiena, ma diversa. Aveva scoperto, arrivata a Hogwarts, che tanti altri studenti erano babbani, proprio come lei. Nemmeno loro sapevano usare la bacchetta, o preparare una pozione. Non lo sapevano nemmeno i ragazzi e le ragazze cresciuti in famiglie di maghi.
La Casa a cui era stata assegnata era Gryffindor, e nella torre di Gryffindor
aveva trascorso gran parte del suo tempo, quando non frequentava le lezioni, osservando i suoi compagni che giocavano a scacchi magici, scaldandosi su una delle poltrone rosse vicino al fuoco o semplicemente
osservando i prati ghiacciati e la capanna del guardiacaccia, Hagrid, dalle grandi finestre dai vetri smerigliati.
Si era abituata ad inviare lettere a casa utilizzando i gufi che la scuola metteva a disposizione, e che si potevano trovare salendo nella Guferia, aveva passato i pomeriggi più caldi in riva al lago,
lasciandosi ipnotizzare dai movimenti lenti della piovra gigante e bagnandosi i piedi nell'acqua che sembrava quasi nera, e aveva trascorso notti insonni a studiare prima degli esami.
Il suo rapporto con Petunia era peggiorato con il passare del tempo. O meglio, si era stabilizzato. Non si erano mai scritte. Nemmeno una riga. Nemmeno qualche parola tracciata in fretta macchiandosi il palmo della mano di inchiostro nero. Si erano semplicemente ignorate, il loro legame sepolto, chissà dove, in fondo al loro animo.
Quando Lily tornava a casa, durante le vacanze estive, si osservavano a lungo, senza parlare. Quando lo facevano, le frasi che uscivano dalle loro bocche atteggiate in smorfie di sospetto erano fredde, di circostanza. Come se fossero state scolpite nel marmo.
Petunia aveva un fidanzato, da quanto Lily aveva potuto capire ascoltando i discorsi dei genitori. Non ne sembravano entusiasti. Si chiamava Vernon. Un aspetto discutibile, e un carattere ancora più discutibile. Scontroso, ossessionato dalle apparenze, ostile a tutto quanto si discostasse anche solo minimamente dalla norma. Lily non l'aveva mai visto. Sospettava che Petunia gli avesse detto di essere figlia
unica: non voleva che Vernon sapesse che aveva una sorella minore che stava studiando per diventare una strega. Petunia si vergognava di lei. Poteva leggere la paura nei suoi occhi stretti, quando Vernon la passava a prendere nelle sere d'estate e la aspettava sotto il portico. Petunia aveva paura che Lily uscisse dalla sua stanza, che lui la vedesse e facesse domande…ma Lily non l'aveva mai fatto. Non voleva affatto essere giudicata da uno sconosciuto.
***
"Lily! Ti vuoi muovere? Non dirmi che devi ancora vestirti! Lo sai che Diagon Alley è sempre affollatissima il giorno prima dell'inizio della scuola…"
La voce di Louise Evans riportò la ragazza alla realtà. Era il trentuno di agosto, e il giorno dopo sarebbe tornata a Hogwarts per iniziare il settimo e ultimo anno. Sarebbe salita di nuovo
sull'Espresso rosso e lucente, avrebbe mangiato tramezzini e zenzerotti per pranzo e avrebbe indossato la divisa nuova prima di scendere dal treno, sarebbe salita su una carrozza che non aveva bisogno di cavalli per muoversi e avrebbe di nuovo visto avvicinarsi le immense torri del castello dal finestrino spruzzato di pioggia…E non avrebbe più pensato a sua sorella. A quanto Petunia dovesse odiarla.
Lily aprì l'armadio, si infilò un paio di jeans e una maglietta, afferrò la lista dei libri che era sulla scrivania e una spazzola di legno e scese le scale, mentre si spazzolava i lunghi capelli rossi.
Una cornice sullo scaffale più alto e lontano della stanza, che conteneva una foto di lei e Petunia da piccole, si rovesciò quando la porta si chiuse con un tonfo.
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Capitolo 2 *** *Summer tales* ***
Nuova pagina 1
-Capitolo
due-
*Summer
tales*
Like my fathers come to
pass
Seven years have gone so
fast
Wake me up when september
ends...
[Wake me up when september
ends - Green Day]
Diagon Alley era particolarmente affollata quella mattina
di fine estate. Lily e la madre, gli stessi capelli rosso intenso che
risplendevano di riflessi ramati alla luce del sole, si mescolarono al flusso
rumoroso di persone, mentre la ragazza controllava la lista di oggetti e libri
che doveva procurarsi. Aveva già incontrato alcune ragazze del suo anno di
Gryffindor, e parecchi altri studenti di Hogwarts, che stavano facendo acquisti
con i genitori. Passando davanti al Ghirigoro, la ragazza notò che era più
gremito del solito, e l'anziano proprietario stava facendo fatica a controllare
la ressa di adulti che volevano comprare i testi scolastici per i figli. Mentre
Lily stava osservando un grosso volume dalla copertina blu esposto in vetrina,
scoppiò una lite fra una piccola strega dai capelli biondo cenere e dal
cipiglio ostile e un mago allampanato, che sembrava a stento rendersi conto di
trovarsi nella libreria che profumava di carta e inchiostro ancora fresco.
Entrambi avevano afferrato l'ultima copia del Libro Standard di Incantesimi
Volume Primo e stavano discutendo animatamente su chi la dovesse tenere.
"Lily! Io vado alla Gringott a cambiare un po' di
soldi, ci vediamo qui fra mezz'ora!" Louise Evans si allontanò facendosi
spazio fra un crocchio di streghe che indossavano vesti colorate di stoffa
leggera ricamate finemente, e che discutevano sfogliando
una copia del Settimanale delle Streghe. La donna indossava abiti babbani, che
sicuramente non passavano inosservati, e le streghe si voltarono al suo
passaggio. In seguito i loro occhi si posarono anche su Lily, ancora ferma vicino alla
vetrina del Ghirigoro. Le sembrò che le loro espressioni si fossero addolcite,
vedendo che stringeva fra le mani la nuova veste nera che faceva parte della
divisa scolastica.
Lily guardò ancora una volta dentro il negozio. Il mago
svampito e la strega bionda dovevano aver smesso di litigare, perché
la donna stringeva con aria soddisfatta la copia del Manuale di Incantesimi.
Aveva mezz'ora da occupare, e iniziò a percorrere la lunga
via, dove si affacciavano quei negozi che l'avevano tanto colpita quando li
aveva visti per la prima volta, esattamente sei anni fa. C'era Accessori di
Qualità per il Quidditch, con il solito gruppetto di bambini con sacchetti di
caramelle stretti nelle manine ancora grassocce che ammiravano l'ultimo modello di scopa, c'era Madama McClan, dove era entrata poco
prima per acquistare la nuova veste, c'era il Serraglio Stregato, con una gran
quantità di gabbie che ospitavano topi, gufi, corvi e creature insolite.
Improvvisamente un dolore sordo si impadronì di Lily. Era
angoscia. Un lieve senso di nausea la colpì. Quella sarebbe stata l'ultima
volta. L'ultima volta che avrebbe fatto acquisti a Diagon Alley come
studentessa. Il giorno dopo avrebbe iniziato il suo ultimo anno a Hogwarts.
L'ultimo. Non ci aveva mai pensato prima d'ora. E la paura iniziò a strisciare
nel fondo del suo animo, a insinuarsi negli anfratti più remoti della sua
mente. Come un fiume in piena, che allagava ogni cosa. Tutto quanto. Senza via
di scampo.
Lily pensò a quel momento, fra nove mesi, quando avrebbe
dovuto scegliere. Scegliere cosa fare della sua vita. Decidere del suo futuro.
Nessuno avrebbe potuto aiutarla. I suoi genitori non conoscevano il mondo
magico. Sua sorella…non aveva più una sorella ormai. Sarebbe stata sola. Una
nuova fitta di angoscia le colpì il ventre. Le sembrava di muoversi sott'acqua,
i rumori circostanti si erano attutiti, sembravano provenire da molto lontano.
Lily scosse la testa, come per liberarsi da un peso
fastidioso. I capelli le ricaddero morbidi sulle spalle. Aveva ancora tempo.
Tempo per pensare. Tempo per decidere.
Tempo, semplicemente.
Si avvicinò a una piccola pasticceria che aveva notato per
caso l'anno prima. In vetrina erano esposte torte decorate con figurine di
marzapane che si muovevano, biscotti, soffici quadratini alla zucca. Lily entrò,
pensando che un dolce l'avrebbe aiutata a far sparire quella fastidiosa
sensazione che ancora le attanagliava lo stomaco.
***
I wanna
I wanna
I gotta be
adored...
[I wanna be
adored - The stone roses]
L'interno del Paiolo Magico era fresco e immerso nella
penombra, e parecchi maghi e streghe dall'aria accaldata erano seduti ai vecchi
tavolini, sorseggiando bevande colorate e ghiacciate da bicchieri di vetro o da piccoli boccali dorati. Si poteva incontrare un vasto
campionario di persone appartenenti al mondo magico in quel pub dall'aria
malconcia: vecchi maghi dall'aria scontrosa che si lamentavano di come erano
cambiati i tempi, streghe di mezza età che si riposavano dopo una mattinata
trascorsa a fare acquisti per tutta la famiglia, le borse colme sistemate sotto le
sedie, una fattucchiera seduta nell'angolo più lontano, che leggeva con aria
assorta la Gazzetta del Profeta…e poi, seduto al bancone, c'era lui.
Quando era entrato, una decina di minuti prima, gli occhi
di tutti i presenti si erano posati su di lui. Non si vedevano spesso ragazzi di
quell'età fermarsi al Paiolo Magico. Di solito preferivano attraversarlo
velocemente per recarsi nella più invitante Diagon Alley, con le gelaterie, i
caffè con gli ombrelloni a spicchi rossi e arancio e i negozi di dolciumi.
Spesso erano gli stessi genitori a proibire ai figli di fermarsi in quel locale,
che credevano fosse poco sicuro, a causa della gente alquanto bizzarra e forse
pericolosa che vi si poteva incontrare.
James Potter finì di bere la sua Burrobirra,
sorseggiandola con calma. Non era esattamente la bevanda indicata contro quel
caldo, ma era troppo
abitudinario per ordinare qualcos'altro. Ogni volta che si fermava al Paiolo
Magico si sedeva al bancone, chiedeva una Burrobirra e si metteva ad osservare
la clientela sempre diversa che si presentava ai suoi occhi. Gli piaceva quell'ambiente dall'atmosfera un po' cupa, gli piaceva fermarsi lì prima di gettarsi
fra la folla di Diagon Alley per comprare l'occorrente per la scuola, gli
piaceva l'idea di essere probabilmente l'unico studente di Hogwarts che
preferiva quel pub polveroso alla gelateria di Florian Fortebraccio, con i suoi
coni giganti decorati da fiocchi di panna montata o da croccante alle arachidi.
Si sentiva tranquillo.
James prese alcune monete dalla tasca dei pantaloni, le
gettò al proprietario che gli fece un cenno d'assenso e si avviò verso il
retro. Pochi istanti dopo la lunga via si presentò davanti ai suoi occhi,
colorata, rumorosa e affascinante, esattamente come l'anno prima, esattamente
come la ricordava. Sorrise fra sé e sè, e si avviò verso il Ghirigoro per
ritirare i manuali scolastici, rilegati in pelle morbida e profumata, con il
dorso nero e i titoli in grossi caratteri dorati.
Stava per iniziare il settimo anno a Hogwarts. Il settimo e
ultimo anno in quel castello dall'aria vagamente minacciosa, con le alte torri,
le finestre simili a piccole lucciole nella notte, il campo da Quiddicth, la
Sala Grande e le scale che cambiavano continuamente direzione.
Il settimo e
ultimo anno a casa.
Un'ondata improvvisa di tristezza lo colse: gli sembrava che
il tempo fosse passato troppo in fretta, che avesse preso qualche scorciatoia
nascosta, gli sembrava di essere stato trascinato via da una corrente troppo
impetuosa…Alla fine di quell'anno non ce ne sarebbe stato un altro da iniziare
dopo due mesi di meritate vacanze. Dopo ci sarebbe stata la vita vera, la vita
di cui impadronirsi, senza rimanere a guardare, senza farsi guidare da altri.
James si passò una mano fra i capelli, spettinandoli, e
scacciò dalla sua mente quelle preoccupazioni. Dopotutto c'erano ancora dieci
mesi. Dieci lunghi mesi.
Pensò ai suoi migliori amici. Il giorno dopo li avrebbe
rivisti. E tutto sarebbe tornato come prima. Sarebbero saliti sull'espresso alle
undici in punto, rischiando di perderlo come tutti gli anni, avrebbero occupato
uno scompartimento intero senza lasciar entrare nessuno, si sarebbero lasciati
assorbire da interminabili partite a
Sparaschiocco, avrebbero giocato scherzi agli studenti intimoriti del primo
anno, avrebbero speso valanghe di zellini e falci per comprare zenzerotti,
cioccorane, api frizzole e dolci di ogni tipo, avrebbero indossato la divisa
tenendo le cravatte slacciate e le camicie stropicciate fuori dai pantaloni per
far infuriare la McGrannitt appena li avrebbe visti…
James si era piuttosto annoiato quell'estate. Sirius non
era rimasto nella sua grande casa come era successo nei due anni precedenti, ma aveva preferito tornare a casa per cercare di recuperare il rapporto già troppo
deteriorato con i suoi genitori. James ne aveva sentito molto la mancanza, e non
era riuscito a vedere nemmeno Remus e Peter. E di certo le lettere non riuscivano a
compensare la loro presenza, se non in minima parte. I Malandrini non riuscivano
a stare insieme cinque minuti senza combinare qualche danno, e questo era
sicuramente divertente, e James si era sentito molto solo, nonostante avesse
accuratamente evitato di esternare il suo stato d'animo.
Sapeva benissimo cosa sarebbe successo quando avrebbe
rimesso piede a Hogwarts. Tutti si sarebbero precipitati a chiedergli cos'avesse
combinato durante i due mesi di pausa estiva. James non era sicuramente un
santo, gli piaceva trasgredire ed adorava disubbidire alle regole, era
esuberante come un fuoco d'artificio intrappolato per troppo tempo e finalmente
lanciato in cielo, ed era diventato in brevissimo tempo uno degli studenti più
popolari della scuola. Giocava a Quidditch fin dal secondo anno, e il suo
talento come cercatore era indiscutibile: grazie a lui Gryffindor era stata la
casa che aveva vinto più coppe negli ultimi cinque anni. I suoi voti inoltre
erano abbondantemente sopra la media, sebbene fossero numerosissimi gli studenti
pronti a giurare di non averlo mai visto piegato su libri e quaderni in
biblioteca o a uno dei tavoli della Sala Comune. Il fatto che fosse anche un bel
ragazzo, con i capelli scuri sempre spettinati, gli intensi occhi color
nocciola nascosti dietro le lenti degli occhiali e la cravatta rosso e oro della
divisa sempre slacciata, contribuiva infine a renderlo l'idolo perfetto di
Hogwarts.
O la persona più
detestabile di Hogwarts, a seconda dei punti di vista.
I suoi compagni e amici si aspettavano sempre
da lui racconti di
avventure estive sopra le righe, ed erano impazienti di ottenere nuovi spunti
per conversazioni che lo riguardavano, contribuendo ad alimentare
quella sorta di leggenda che a poco a poco, mattone dopo mattone, si era
costruita intorno a lui. Non sarebbero riusciti a concepire che anche lui, che
anche James Potter potesse trascorrere delle normali, banali vacanze. Delle
vacanze trascorse a leggere vecchi libri all'ombra degli alberi del
grande giardino di casa Potter, ad aiutare la madre a sbrigare le faccende
domestiche più faticose, ad osservare le stelle durante le calde notti in cui
non riusciva ad addormentarsi, persino a fare i compiti, con i libri, i fogli di
pergamena e le piume abbandonati sul tavolo di legno in veranda.
James non aveva mai deluso nessuno con i suoi resoconti,
e lui e Sirius insieme, liberi da compiti, professori che non li perdevano di
vista e punizioni, erano ancora più incontrollabili che a Hogwarts. Quante
risate si erano fatti…
James si ricordava benissimo quando, quella calda mattina
di luglio di due anni prima, Sirius si era presentato a casa sua, una valigia in
mano e l'aria di chi ha perso tutto, anche quella flebile illusione di avere una
famiglia come le altre. Non c'era stato bisogno di parlare, si erano capiti
subito. Il suo migliore amico era scappato di casa, aveva bisogno di aiuto.
Aveva trascorso il resto delle vacanze con James, e l'estate successiva l'aveva
passata interamente a casa Potter.
Sirius non aveva mai avuto un buon rapporto con i genitori
e con la famiglia Black in generale. Erano persone fredde, ciniche,
calcolatrici, rigide,ossessionate dalla purezza del sangue e sostenitrici più o meno dichiarate di Voldemort, anche se
non facevano parte della schiera dei Mangiamorte. James ricordava che l'amico gli aveva parlato con disprezzo del grande
arazzo che rappresentava l'albero genealogico della sua famiglia. Alla sommità
di quest'ultimo, una frase ricamata ad eleganti lettere dorate recitava "La
Nobile e Antichissima Casata dei Black. Toujours pur". Sirius li odiava,
odiava la sua casa, odiava il fatto che si ritenessero superiori a tutti gli
altri esseri viventi. E loro odiavano lui. Sirius era la mela marcia, il virus
che si era insinuato in quella fastosa dimora, la pecora nera da evitare.
L'unica persona con cui era riuscito a legare, che non l'aveva fatto sentire un
intruso, un fallito, una macchia sgradevole su una parete immacolata, era sua
cugina Andromeda. Anche lei, come Sirius, era stata cancellata dall'albero
genealogico: aveva sposato un Babbano di nascita ed era fuggita. Sirius aveva anche un fratello minore, Regulus, ma non ne
parlava mai, nemmeno per ribadire quanto lo disprezzasse. Aveva abbandonato
Hogwarts l'anno prima, ma in ogni caso a scuola si erano sempre ignorati, come
due perfetti sconosciuti. Due linee parallele che non potranno mai incontrarsi,
il bianco e il nero, la notte e il giorno. Erano troppo diversi. James sapeva
solamente che Regulus era sempre stato prediletto dai genitori di Sirius, e
sapeva anche che l'amico aveva sofferto molto per questo motivo. Lo sapeva, anche
se Sirius non si era mai confidato con lui in proposito.
Un amico riesce a
comprendere anche i silenzi, gli sguardi, le ombre disegnate sul viso.
Sirius aveva deciso di tentare. Quell'estate l'aveva
trascorsa a casa, era riuscito a convincere i suoi a farlo ritornare. Stava
cercando disperatamente di recuperare il rapporto con loro. Per quanto li
odiasse, erano pur sempre i suoi genitori, e lui era pur sempre un Black. E
stava solo cercando un po' di affetto, un po' di comprensione.
Voleva essere un figlio normale con un padre e una madre normali. Un padre e una
madre che gli mandassero lettere a scuola per conoscere i suoi voti di Pozioni ed
Erbologia, un padre e una madre che gli inviassero un libro o un maglione nuovo
a Natale o per il compleanno, un padre e una madre che lo facessero sentire
amato. James sapeva che il suo migliore amico era forte, sapeva che cercava di
non dare peso a tutto questo, ma sapeva anche che non era facile. Non era facile
rinnegare il proprio passato, non era facile tagliare completamente i ponti con
quella che è sempre stata la propria vita.
Così, James era rimasto solo quei due mesi. Cosa avrebbe
raccontato ai suoi compagni il giorno dopo? Voleva sentirsi di nuovo al centro
dell'attenzione, voleva provare di nuovo la piacevole sensazione di avere così
tanti occhi avidi puntati su di lui…Sapeva che il suo era il comportamento di
una persona egocentrica, ma non riusciva a farne a meno. Aveva bisogno di
sentirsi considerato da qualcuno. Era come terrorizzato dall'idea di rimanere
solo, di non avere più amici. Era consapevole del fatto che quella fosse una
paura irrazionale, ma non riusciva a combatterla…Si sentiva disarmato davanti
a quel mostro minaccioso.
Non avrebbe deluso gli altri studenti,
avrebbero avuto la
solita razione di racconti entusiasti su quell'estate che stava ormai terminando. E come
sempre l'avrebbero invidiato, e come sempre avrebbero ricominciato a parlare di
lui.
Dopotutto, come avrebbero fatto a scoprire che aveva inventato tutto?
***
Trying hard to control my heart
I walk over to where you are
Eye to eye we meet, no word at all
Slowly now we begin to move
[Madonna - Crazy for you]
Lily si era fatta portare
dalla gentile proprietaria del negozio una fetta di torta ai lamponi, decorata
con pastiglie colorate di zucchero e coperta da uno strato di panna rosa, dopo
averla scelta fra le numerose allineate lungo il bancone e sistemate in piattini
di ceramica color latte. Dopo averla
mangiata, come aveva previsto, si era sentita molto meglio. Uscita dalla pasticceria, ritornò al
Ghirigoro, ancora più affollato. Davanti alla vetrina notò subito una macchia rossa: i
capelli di sua madre, che la stava aspettando. Aveva in mano i soldi dei maghi,
a cui non era abituata, e quando la vide arrivare le sorrise.
"Eccoti finalmente! Lo sai che mi sento sempre a
disagio quando veniamo qui…tutti mi guardano come se fossi un'aliena!"
esclamò Louise Evans.
"Bè, in un certo senso per loro lo sei mamma…"
Disse Lily ridendo. "Ma non ti preoccupare, non sei l'unica babbana
qui!" Si affrettò ad aggiungere, osservando l'espressione imbarazzata
della madre.
Si avviarono lungo Diagon Alley camminando con calma e
osservando per l'ennesima volta le vetrine. Louise faceva molte domande alla
figlia, che le rispondeva con piacere. Si fermarono poi davanti alla vetrina di Madama McClan.
Louise era rimasta colpita dalla vista di una magnifica veste color porpora, con
ricami dorati molto elaborati sulle maniche e sui bordi. Mentre erano intente ad
osservarla, la porta del negozio si aprì. Lily, istintivamente, alzò lo sguardo, e si trovò davanti
un ragazzo dai capelli scuri spettinati e dagli occhi nocciola, che portava un
paio di jeans e una maglietta nera.
James Potter.
Aveva in mano un piccolo
sacchetto con il nome del negozio, e le sorrise. Lily arrossì di colpo, maledicendosi per
quello stupido vizio di diventare subito incandescente. Non aveva mai notato che James
avesse un così bel sorriso…
"Ehi Lily, perché sei così rossa?" La madre
aveva distolto gli occhi dalla vetrina e stava osservando la figlia, che
aveva assunto la stessa sfumatura del vestito.
"Niente mamma, è il caldo…" Lily continuò a
camminare con la madre, intimandosi di dimenticarsi James Potter e il suo
sorriso. Lei odiava James Potter.
James Potter si sarebbe aspettato di incontrare chiunque,
ma non Lily Evans. Quando era uscito dal negozio di Madama McClan, dove aveva
comprato una camicia nuova per la divisa, e l'aveva vista, era rimasto piuttosto
sorpreso. Era cresciuta durante l'estate, e il sole che le batteva in viso
faceva sembrare i suoi occhi ancora più verdi. Senza nemmeno rendersene conto le aveva sorriso, facendola
diventare dello stesso colore dei suoi capelli. Non sapeva perché l'avesse
fatto, chissà cos'aveva pensato lei…E poi, lui non sopportava Lily Evans.
James si diresse verso il Ghirigoro, controllando la lista
dei libri che doveva acquistare.
***
-Note
Allora, per questo
capitolo è necessaria qualche precisazione...
1) Non si sa nulla di
preciso su Regulus, il fratello minore di Sirius, ma immagino che anche lui
abbia frequentato Hogwarts...in ogni caso mi piace pensare che abbia abbandonato
la scuola prima del diploma, non so perché ^^"
2) Non penso che Sirius
abbia mai cercato di riallacciare i rapporti con la sua famiglia, ma ho
preferito dipingerlo come un ragazzo un po' meno orgoglioso di come doveva
effettivamente essere, almeno in questa primissima parte della mia fic...dopotutto
doveva soffrire molto per la sua situazione di "senza casa", anche se
non lo dava a vedere in nessun modo!
3) La Rowling non ha mai
parlato della famiglia di Lily, quindi anche qui mi sono presa qualche
libertà...
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Capitolo 3 *** *Magic hidden world* ***
Nuova pagina 1
-Capitolo
tre-
*Magic
hidden world*
La pioggia scrosciava senza sosta da ormai due ore, e
nell'atrio della stazione londinese di King's Cross si percepiva con chiarezza il
suo intenso ticchettio nonostante le voci dei numerosi
viaggiatori che si trovavano al suo interno quella mattina. C'erano bambini che,
capricciosi, tiravano i genitori per le maniche delle giacche leggere, urlando e
indicando lecca lecca o merendine in vendita al bar, c'erano uomini d'affari in giacca
e cravatta che leggevano quotidiani, c'erano turisti che si scattavano foto a
ripetizione…e poi c'erano loro. Ragazzi e ragazze adolescenti, più o meno
grandi, accompagnati dai genitori o soli, che trascinavano carrelli carichi di grossi bauli e gabbie con dentro gufi o gatti spaventati dalla folla.
Di certo
non passavano inosservati. Tutti si dirigevano fra i binari nove e dieci, con
noncuranza si fermavano qualche secondo a chiacchierare e poi, quando erano
sicuri di non essere visti, si incamminavano con aria decisa e sparivano nel
nulla. Nessun babbano avrebbe mai potuto immaginare il mondo che si nascondeva
oltre quella striscia di muro.
Un mondo magico, nel vero senso della parola.
***
Friends will
be friends
When you're
through with life and all hope is lost
Hold out your
hands
Coz friends
will be friends right 'til the end...
[Friends will be
friends - Queen]
Un ragazzo piuttosto alto stava attraversando di corsa la
stazione, cercando di non rovesciare il carrello con i due grandi bauli, che
stava trascinando senza sforzo apparente. Come al solito era in ritardo.
Si era bagnato tutto nel tragitto, seppur breve, che aveva dovuto percorrere per
arrivare a King's Cross, e il suo corpo era attraversato da fastidiosi brividi.
Tuttavia continuava a sorridere. Il primo settembre. Hogwarts.
Stava tornando a casa.
Arrivato fra i binari nove e dieci, iniziò ad aumentare l'andatura e,
senza controllare che nessun babbano lo stesse osservando, attraversò il muro.
Si ritrovò sul binario nove e tre quarti, il binario da cui partiva l'Espresso, alle undici in punto. Erano le dieci e cinquantasette. Sirius
Black tirò un sospiro di sollievo. Ce l'aveva fatta. Era un ragazzo molto
attraente, con gli occhi di un blu intenso e i capelli corvini che gli sfioravano le spalle e che gli ricadevano a ciuffi
sul viso.
Sirius si guardò intorno, cercando i suoi amici fra quella
marea di studenti, genitori, animali esagitati e bagagli. Mentre si incamminava
lungo il binario, molti ragazzi e ragazze si voltarono per salutarlo: non era
meno popolare del suo migliore amico James. Rispose ai saluti con allegria, ma
con lo sguardo continuava a osservare la folla, in cerca degli altri Marauders.
Erano già le dieci e cinquantanove, e Sirius stava per salire sul treno,
pensando che avrebbe cercato i suoi amici una volta salito, quando una voce
familiare lo chiamò.
"Ehi Felpato! Ti sembra questa l'ora di arrivare? In
ritardo come al solito…"
Sirius si voltò di scatto. Da uno dei finestrini del
vagone più vicino a lui spuntava la testa di un ragazzo della sua età, dal sorriso beffardo
dipinto sul volto. Sirius sorrise a sua volta, e si affrettò a salire
sull'espresso per raggiungere James Potter, Remus Lupin e Peter Minus.
***
Lily era molto nervosa quella mattina. La pioggia le aveva
fatto increspare i capelli, che sembravano formare una sorta di aureola
infuocata attorno alla sua testa, si era bagnata le scarpe e le
calze per colpa di un gruppetto di turisti che l'avevano spintonata fuori dalla
stazione, il suo gatto continuava a miagolare senza interruzione, non molto
felice di dover rimanere nella gabbia, non era sicura di aver preso tutti i
libri e in più era in ritardo mostruoso.
Petunia non l'aveva nemmeno salutata. Non che
quel mancato saluto l'avesse sorpresa, ma una piccola speranza l'aveva animata
quando l'aveva vista scendere le scale, ancora in pigiama e con i capelli scuri
spettinati. Petunia aveva lanciato un'occhiata leggermente sorpresa ai genitori,
vestiti e pronti per uscire, ma quando aveva notato sua sorella, vicina ai due
bauli sistemati nell'ingresso, si era ricordata. Era il primo settembre. Lily
stava per tornare a Hogwarts. Stava per tornare in quel manicomio, in quel covo
di chissà quali spostati e criminali. E si era voltata, aveva risalito le
scale, era tornata in camera sua, senza una parola, senza un cenno, senza un
sorriso.
Silenziosa come un'ombra, gli occhi traboccanti di disprezzo e fiamme.
Lily l'aveva osservata di sottecchi, altrettanto
silenziosa, e aveva lottato contro le lacrime. Erano sei anni che ci provava.
Sei anni in cui aveva cercato con ogni mezzo di non dare peso al comportamento
di Petunia, sei anni in cui aveva cercato di convincersi che non aveva più una
sorella, sei anni in cui aveva cercato di credere che dopotutto non aveva
perso una persona così importante. Ma non ci era riuscita. Petunia aveva il suo
stesso cognome, il suo stesso sangue, avevano vissuto nella stessa casa, avevano
giocato insieme così tante volte, si erano divertite a decorare l'albero di
Natale o a preparare biscotti allo zenzero…E tutto era sparito, cancellato da
un colpo di spugna. Lily aveva ingoiato qualche lacrima salata, mentre osservava
il paesaggio dal finestrino rigato di pioggia dell'auto.
***
These wounds
won't seem to heal
This pain is just too real
There's just too much that time cannot erase...
[My immortal
- Evanescence]
"Mi raccomando, scrivimi presto!" Il sorriso di
sua madre attraverso il vetro del finestrino. I suoi capelli scuri, gli occhi
vivaci, la vecchia veste color muschio con ricami dorati, la piccola mano che si
agitava in segno di saluto.
"Va bene…" Un sussurro. La donna aveva letto le
labbra del figlio, e aveva continuato a sorridergli. Un attimo dopo non c'era più.
Si era smaterializzata.
Era tornata a casa, in quell'inferno
nascosto fra pareti color
crema.
L'orologio battè le undici, e il treno iniziò il suo
viaggio. Il rosso dei vagoni sembrava ancora più lucente, lavato
dalla pioggia, e grossi sbuffi di fumo si mescolavano al cielo color piombo.
Severus Piton si lasciò cadere contro il sedile imbottito, e appoggiò il viso
contro il finestrino. Stava tornando a scuola.
Il suo settimo anno a Hogwarts.
Il
settimo anno di sofferenza, di serate solitarie passate di fronte al fuoco, nei
sotterranei di Slytherin, di giornate trascorse in biblioteca, invisibile come
impalpabile aria.
Ma anche il settimo anno di pace, lontano da quella casa che
per lui era il luogo più terribile del mondo, un ricettacolo di paure e di
pensieri oscuri, lontano da suo padre. Suo padre, che non l'aveva mai
considerato suo figlio. Suo padre, che aveva sposato una donna che non aveva mai
veramente amato. Suo padre, diventato così violento, la mente catturata
dall'alcool, le mani che troppo spesso schiaffeggiavano e picchiavano le due
persone che avrebbero dovuto essere per lui le più importanti. La madre di Severus tentava di nascondere i lividi che le
deturpavano le braccia, ma suo figlio li vedeva con chiarezza, troppa chiarezza. E riusciva anche a
vedere le ferite più profonde, quelle che le
avevano lacerato irreparabilmente l'anima. Avrebbe voluto aiutarla, avrebbe
voluto aiutare quella donna, l'unica che gli avesse mai donato un
po' di affetto, l'unica che l'avesse fatto sentire importante, l'unica che gli
avesse donato una ragione per tirare avanti, per alzarsi la mattina e per tornare
a letto la sera. Avrebbe voluto aiutarla, ma era troppo debole per farlo. Troppo
inutile. Severus si odiava per questo, non avrebbe mai smesso di rimproverarsi,
ogni giorno della sua vita. Non era stato capace di opporsi a suo padre, si era
lasciato picchiare, aveva permesso che toccasse sua madre, e avrebbe continuato
a farlo.
Severus Piton aveva diciassette anni, ma si sentiva già troppo
vecchio.
Scostò dal viso pallido e affilato i lunghi capelli neri,
e aprì il suo baule. Fra i libri di scuola aveva gettato anche un volume che
aveva trovato a casa. Un manuale che parlava delle Arti Oscure. L'unica materia
che lo interessasse veramente. A scuola si studiava solo Difesa contro le Arti
Oscure, ma Severus era terribilmente affascinato dalla magia nera in sé. Le
promesse di potere che portava con sé, il controllo delle menti, dei corpi,
della volontà, il dominio sugli altri uomini…Sul genere umano, che non
l'aveva mai considerato, che l'aveva umiliato, maltrattato, per ogni singolo
giorno della sua vita. Iniziò a sfogliare le sottili pagine di pergamena, un
piccolo sorriso sul volto e gli occhi scuri pieni d'odio e avidi di sapere.
***
James ingoiò un paio di gelatine Tutti i gusti più uno, e
dalla sua espressione gli altri Marauders capirono che il loro sapore non
doveva essere dei migliori. "Che schifo! Sono sette anni che quando prendiamo
questo treno ingurgitiamo chili di gelatine e
puntualmente quelle immangiabili capitano a me!"
Era ora di pranzo, e i quattro ragazzi avevano saccheggiato
come di consueto il carrello che vendeva panini, succo di zucca, fette di torta
e una grande varietà di caramelle e cioccolatini. La pioggia continuava a
cadere, e l'espresso procedeva verso nord. Le nuvole grigie
occupavano interamente il cielo, e le luci all'interno dei vagoni si erano già
accese.
"Insomma Ramoso…non fai altro che lamentarti!"
Esclamò Sirius, scartando una Cioccorana. "E vai!! L'ultima figurina che
mi mancava per finire la collezione!" aggiunse entusiasta.
"Non per offenderti Felpato…ma tutti noi abbiamo
smesso di collezionare le figurine delle Cioccorane quando avevamo tredici
anni!" Aggiunse Remus Lupin, con tono sarcastico. Era un ragazzo piuttosto
esile, dagli occhi azzurro polvere e dai capelli color sabbia, la pelle pallida
che contrastava con le occhiaie piuttosto pronunciate.
"Stai zitto tu…sei sempre stato troppo perfettino
per i miei gusti! Prima Prefetto, adesso addirittura Caposcuola…sei la pecora
nera dei Marauders, Moony!" Ribattè Sirius ridendo.
"Sirius?" James si rivolse verso l'amico, gli
occhi nocciola all'improvviso seri.
"Mm?" Sirius abbassò lo sguardo, fingendo di
essere molto interessato alle vecchie scarpe di Peter: sapeva già cosa James
volesse chiedergli. E aveva paura della risposta che avrebbe dato. Un silenzio soffocante calò nello scompartimento.
"Non ci hai ancora detto
come è andata
quest'estate…con i tuoi." Disse con calma James.
Sirius sentì gli sguardi dei suoi amici puntati su di lui.
Non poteva più nascondersi. Non avrebbe avuto senso. Alzò gli occhi e sospirò.
Le immagini che aveva cercato di dimenticare tornarono
prepotentemente davanti ai suoi occhi chiari, istantanee dei due mesi più lunghi della sua
vita.
***
You've lost
your right to be part of my family
The family
that welcomed you
You joined
and left in disgrace
Your flag was
flaming...
[Lower it - Afi]
Gli sguardi carichi di disprezzo e di odio che gli avevano
riservato i suoi genitori quando si era presentato alla grande villa dei Black,
l'atmosfera gelida che aleggiava in casa, le parole dure che gli rivolgeva suo
padre, i rimproveri continui di sua madre, la sua vecchia stanza che era stata
privata del mobilio, le notti solitarie trascorse in giardino, sperando che il
tempo passasse in fretta, senza lasciare ferite troppo profonde.
Non si era aspettato un'accoglienza calorosa, ma non
pensava che la crudeltà dei suoi parenti potesse essere tale. La servitù,
numerosa in casa Black, veniva trattata con più riguardo. Gli occhi vacui degli
elfi domestici, coperti di stracci logori, lasciavano trasparire più felicità
di quelli color zaffiro di Sirius. Non aveva mai consumato un pasto con la sua
famiglia: mangiava da solo, nell'ala più lontana della casa. Trascorreva il
tempo sui libri, cercando di studiare, oppure passava ore a fissare le pareti
spoglie di quella che un tempo era stata la sua camera, a chiedersi
perché, perché avesse deciso di tornare, perché dovesse farsi umiliare in
quel modo. Il padre gli parlava solamente per ricordargli quanto si vergognasse
di lui, oppure per sottolineare che a casa Black era solo un
ospite, accolto per pietà e per mantenere il buon nome della famiglia. La madre
ogni tanto entrava nella sua camera, rimaneva per qualche secondo a fissarlo, a
osservare il suo viso che esprimeva sofferenza e dolore, e poi usciva, gli occhi
velati da lacrime di rabbia e la bocca che pronunciava quelle parole che per lui
erano pugnalate al cuore.
Tu non sei mio figlio.
Sirius non poteva far altro che rimanere immobile, a farsi
colpire da schegge invisibili che gli laceravano l'anima. Un giorno aveva trovato un vecchio album di fotografie
della sua famiglia. Volti noti gli sorridevano, e mani si agitavano allegre
verso l'obiettivo.
I suoi genitori in giardino, abbracciati sotto un albero in
fiore, le lunghe vesti nate da stoffe preziose che sfioravano l'erba. Non si erano
mai amati veramente.
Lui, quando aveva circa sette anni, e suo fratello Regulus,
in salotto, accanto all' albero di Natale luccicante, che giocavano con i regali
nuovi. Non si erano mai considerati veri fratelli.
Le sue cugine, Bellatrix,
Narcissa e Andromeda, i vestiti uguali di velluto blu notte, sedute sul grande
divano davanti al fuoco. Andromeda era fuggita, una rinnegata
proprio come lui. Narcissa e Bellatrix avevano imparato con il tempo ad odiarlo...Erano
state ben istruite.
Eppure la comunità dei maghi li rispettava, li considerava
una famiglia perfetta, un modello da imitare. Le apparenze erano sempre state
importanti per i Black. Non importava quanti problemi ci fossero, non importava
che l'unica cosa che venisse insegnata in quella famiglia fosse l'ossessione per
la purezza del sangue, non importava che nessuno di loro fosse in grado di amare, senza
pretendere nulla in cambio.
L'importante era fare in
modo che la buccia lucente della mela nascondesse perfettamente la polpa marcia.
Quando se n'era andato, poche ore prima, i suoi genitori
non l'avevano nemmeno salutato, non l'avevano neanche guardato. Si erano
limitati a voltare il viso dall'altra parte, a continuare la loro conversazione
sulla spregevolezza degli elfi domestici che li servivano, addentando biscotti e
fette di pane spalmate di marmellata d'arance. Nulla riusciva a scalfire la
corazza scintillante di casa Black, nemmeno la perdita di un figlio. Sirius non
poteva più fingere con se stesso: non sarebbe più tornato dai suoi genitori,
non lo volevano, forse non l'avevano mai voluto. Doveva accettarlo. Prima
l'avrebbe fatto e prima avrebbe potuto cercare di guarire, cercare di far
cicatrizzare ferite che in ogni caso non si sarebbero mai rimarginate del
tutto.
***
"Sirius?" La voce di Remus sembrò giungere alle
sue orecchie da una terra lontana e sconosciuta. Si era perso nei suoi pensieri.
Guardò i tre amici che a loro volta lo fissavano. Poteva leggere la
preoccupazione sui loro volti. Esitò ancora un istante prima di parlare.
"E' andata. È semplicemente andata."
Rispose piano, con amarezza, fingendo di osservare con interesse il paesaggio che
scorreva veloce fuori dal finestrino. I campi bagnati dalla pioggia, gli alberi
con le foglie che iniziavano ad ingiallire, il profilo acuminato delle montagne
lontane. Ancora silenzio, frasi non dette che aleggiavano nell'aria,
il vociare sommesso che proveniva dagli altri scompartimenti del treno, il lieve
profumo di the e di autunno.
***
Lily stava cercando di leggere un libro, seduta accanto al
finestrino in uno scompartimento che divideva con alcune ragazze di Gryffindor del suo
anno. Un romanzo sdolcinato che aveva trovato a casa, in soffitta,
sepolto in mezzo a un mucchio di vecchie riviste di moda e polvere. Durante
l'estate si annoiava molto, e spesso si rifugiava nella grande soffitta
disordinata, dove trascorreva il tempo cercando libri o album di fotografie ingiallite e consumate dal tempo. Era una ragazza molto timida, e si
era abituata alla solitudine.
Quando era arrivata a Hogwarts, l'ambiente nuovo, i larghi
corridoi, le grandi aule e la moltitudine di studenti l'avevano intimorita, e
Lily si era chiusa in se stessa. Il primo anno aveva sofferto molto, e aveva
trascorso gran parte del suo tempo della Sala Comune a leggere o studiare, mentre gli
altri studenti passavano le ore di libertà riuniti in gruppetti che
passeggiavano nel parco, che chiacchieravano seduti sotto i faggi in riva al
lago, che giocavano a scacchi magici o a carte davanti al fuoco o che fingevano
di studiare in biblioteca. Con il passare del tempo la situazione era
migliorata, ma Lily continuava a non avere veri amici. Al secondo anno aveva
legato con le sue compagne di stanza, con cui parlava nelle pause fra una
lezione e l'altra, si recava nella Sala Grande per i pasti, studiava qualche
volta o guardava le vetrine durante le gite a Hogsmeade, ma non si era mai
aperta davvero con loro. Quelle ragazze non sapevano quasi nulla di lei, e
anche se la consideravano simpatica e alla mano non si erano mai
interessate particolarmente alla sua vita, alle sue abitudini o alle sue
preferenze. Non conoscevano il suo colore preferito, o i cibi che non le
piacevano, e non sapevano quando fosse il suo compleanno, né tanto meno cosa le
sarebbe piaciuto ricevere. Lily Evans rimaneva un mistero, una ragazza
all'apparenza insignificante come tante altre, di certo non popolare, una
piccola ombra che preferiva restare tale. Non le interessava essere conosciuta
da molti studenti, non le interessava attirare l'attenzione dei ragazzi popolari,
come cercavano di fare le sue compagne, non voleva essere ricordata come la
ragazza più carina del suo anno o come la più intelligente.
O almeno così
credeva.
Il treno stava iniziando a rallentare, e,
subito dopo che Lily ebbe
finito di infilarsi la divisa, si fermò nella piccola stazione di Hogsmeade,
immersa nel buio e in una lieve nebbiolina argentea. Solo l'imponente sagoma di
Hagrid, che reggeva una grande lanterna, si scorgeva nella notte.
***
Grazie mille
a Lady Snape e a Fede_ea, che mi hanno lasciato un commentino pur
avendo già letto "...Time..." nella sua prima versione ^_^
|
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Capitolo 4 *** *Nothing has changed* ***
«
-Capitolo quattro-
*Nothing has changed*
How does it feel to be
Different from me?
Are we the same?
How does it feel?
[How does it feel - Avril Lavigne]
La sagoma del castello di Hogwarts si avvicinava sempre di più, mentre le numerose carrozze senza cavalli trasportavano gli studenti, pronti a iniziare il nuovo anno scolastico. La pioggia scendeva sottile, e un'aria innaturalmente gelida spazzava i prati e le cime degli alberi della Foresta Proibita. Hagrid aveva
radunato intorno a sé i ragazzi e le ragazze del primo anno, intimoriti dal guardiacaccia dalla mole smisurata, e li aveva condotti al lago, per la tradizionale traversata a bordo di piccole barche. La cerimonia di Smistamento li aspettava, una volta
giunti nella Sala Grande, con i quattro lunghi tavoli di Gryffindor, Ravenclaw,
Hufflepluff e Slytherin. Tutti gli altri studenti avrebbero seguito la cerimonia con attenzione, pronti ad applaudire
i nuovi arrivati nelle rispettive Case, e avrebbero ascoltato il discorso del preside, Albus
Dumbledore, che di solito preferiva non dilungarsi troppo per permettere ai ragazzi affamati di gustare il grande banchetto d'inizio anno.
James, Remus, Sirius e Peter scesero dalla loro carrozza e si diressero velocemente verso la scalinata di pietra davanti al massiccio portone d'entrata, accalcandosi insieme agli altri
alunni che rabbrividivano avvolgendosi nei loro mantelli, adatti alle temperature di settembre ma non a quel vento freddo. La professoressa McGrannitt comparve pochi secondi dopo, un capello verde di cattivo gusto in testa e il consueto cipiglio austero. Gli occhiali calati sul naso, i capelli spruzzati di grigio raccolti in una crocchia e la veste molto semplice non contribuivano a conferire alla donna un aspetto amichevole, ma
tutti sapevano che nonostante le apparenze era un'insegnante molto valida e preparata, e che, anche se era piuttosto severa, sapeva essere giusta ed imparziale quando necessario.
"Cazzo che freddo…se non mi fanno entrare entro dieci secondi giuro che faccio un incantesimo alla McGrannitt e la obbligo a darmi il massimo dei voti per tutto l'anno"
Esclamò James, tentando di scaldarsi con il mantello di stoffa leggera. Continuava a guardarsi intorno, rispondendo ai saluti che gli rivolgevano molti studenti, e con una mano si spettinava i capelli, già abbastanza arruffati.
"Non hai bisogno di un incantesimo per avere il massimo dei voti dalla McGrannitt James…li avresti comunque!"
Obiettò Peter, a bassa voce. Aveva una letterale adorazione per James, e non perdeva occasione per osannarlo, anche quando non era necessario. Era un ragazzo basso e un po' tarchiato, con gli occhi grigi e vacui e corti capelli biondo spento. Non
era un ragazzo che si notava con facilità, e quando gli altri Marauders l'avevano fatto entrare nel loro gruppo la decisione aveva destato una certa curiosità, se non stupore. Peter Minus era diverso, e si limitava a zampettare dietro agli
amici per la maggior parte del tempo, particolarità che gli aveva sempre permesso di non avere
problemi a Hogwarts. James, Sirius e Remus infatti godevano di una certa popolarità e non erano molte le persone che avevano voglia di prendersela con loro, considerata anche la loro abilità nel padroneggiare incantesimi di vario genere.
"Hai ragione Wormtail, sono troppo intelligente per sprecare le mie forze a incantare la McGrannitt per farmi dare un Oltre Ogni Previsione che prenderei in ogni caso!"
Rispose James, un sorriso compiaciuto e ironico dipinto sul volto. Sembrava che non fosse infastidito dai continui ed
obiettivamente esagerati complimenti dell'amico, ma anzi che fosse felice di godere di tutta quell'attenzione.
"Vedo che in questi due mesi non hai perso nemmeno un briciolo della tua famosa modestia, Potter"
Una voce strascicata, sottile, simile a miele colato, giunse alle orecchie dei
Marauders, che si voltarono nello stesso istante. Dietro di loro c'era un ragazzo
alto, le spalle avvolte in un mantello grigio scuro di fattura pregiata , il nodo di una cravatta di seta verde e argento che si intravedeva fra le pieghe della stoffa, i pantaloni della divisa che avevano l'aria di essere stati acquistati il giorno prima in un negozio costoso, così come le scarpe. I suoi capelli erano biondi, lisci e lucidi, lunghi fino alle spalle, gli occhi erano azzurri, intensi e severi, la pelle era pallida, leggermente arrossata sulle guance a causa del
fresco della sera. Lucius Malfoy, nemico di James, e di conseguenza anche degli altri
Marauders, da ormai sette anni.
James ricordava molto bene il suo primo giorno a Hogwarts. Ricordava quanto l'avessero intimorito le spesse mura del castello, la scalinata che conduceva all'ingresso, l'immensa Sala
Grande con migliaia di candele sospese a mezz'aria che la illuminavano sommessamente, le scale che cambiavano direzione all'improvviso, i lunghi corridoi rischiarati dalle fiaccole.
Ricordava anche quanto l'avessero affascinato il suo dormitorio, una piccola stanza circolare con i letti a baldacchino, le serre che profumavano di muschio e terriccio dove si tenevano le lezioni di Erbologia, lo stadio e il campo da Quidditch, dove avrebbe volato innumerevoli volte a cavalcioni della sua scopa.
La prima persona con cui aveva parlato era stata un ragazzino piuttosto alto per la sua età, con i capelli corvini leggermente ondulati e con gli occhi blu spalancati quanto i suoi per la sorpresa…Sirius. Erano diventati subito amici.
E poi ricordava lui, Lucius Malfoy. Ostentava una fastidiosa sicurezza, insolita per un undicenne, e il suo sguardo osservava con disprezzo tutti gli altri studenti e studentesse. Continuava a ripetere che sapeva già che il Cappello Parlante l'avrebbe
smistato a Slytherin, e che quella era senza dubbio la Casa migliore, quella in cui c'erano solamente maghi e streghe purosangue. I suoi freddi occhi si erano poi posati su James, che nel frattempo aveva
iniziato a chiacchierare con qualche altro ragazzo. Si era avvicinato, con fare altezzoso.
"Ciao, io sono Lucius Malfoy" La sua voce era melliflua, il suo sorriso vagamente minaccioso. Non dimostrava affatto undici anni. Gli tese la mano pallida.
"Io sono James Potter" La mano di Lucius era molto fredda.
"Mi sembri un tipo a posto, sono sicuro che potresti entrare a Slytherin. Io ci entrerò di sicuro, tutti i membri della mia famiglia erano lì…Scoprirai presto, se non l'hai già fatto, che alcune famiglie di maghi sono molto migliori di altre, Potter. Non vorrai mica fare amicizia con le persone sbagliate vero?"
Lucius aveva lanciato una breve occhiata a Sirius, che si trovava accanto a
James "In questo posso aiutarti io"
James si passò una mano fra i capelli ribelli, e osservò Lucius per qualche istante, l'espressione seria. "Ti ringrazio, ma credo di essere capace di capire da solo le persone sbagliate,
grazie" Rispose infine, la voce calma.
Lucius rise brevemente, una risata ironica, che tradiva una punta quasi impercettibile di delusione. "Come preferisci Potter.
In questo caso non mi resta che augurarti buon anno scolastico…e attento a non mischiarti troppo con la gentaglia che purtroppo pullula qui a
Hogwarts" Lucius si era voltato e aveva raggiunto un gruppo di ragazzi che si trovavano poco lontano.
Circa mezz'ora dopo, il Cappello Parlante l'aveva assegnato alla Casa di
Slytherin, proprio come aveva previsto, mentre James e Sirius erano entrati a
Gryffindor. Da quel momento, erano diventati nemici. Quando i loro sguardi si incrociavano si poteva percepire l'odio che scorreva come acqua di un fiume in
piena. Le loro parole si scontravano a mezz'aria, offensive, dure, ironicamente taglienti.
Talvolta si erano anche scontrati in duelli di magia: entrambi erano molto abili con la bacchetta, e spesso questi scontri venivano interrotti
solo dall'arrivo di un insegnante.
Lucius e James erano molto diversi fra loro. James non si curava affatto della purezza del sangue. Sirius apparteneva a una famiglia nobile, pura da generazioni e generazioni, ma non erano
di certo così amici per quel motivo, e Peter e Remus provenivano da famiglie come tante altre. Lucius aveva solo amici
purosangue, e trattava con disprezzo tutti gli altri studenti, e in particolare quelli di
Gryffindor, Casa nemica di Slytherin per eccellenza. James era molto popolare a
Hogwarts e, nonostante spesso si comportasse come un arrogante pieno di sé e approfittasse della sua fama, tutti lo consideravano
una brava persona. Anche Lucius era popolare, ma per la sua cattiveria che pareva irrimediabilmente intrinseca, e perché si mormorava che fosse un sostenitore più o meno velato delle Arti Oscure.
Ma erano anche più simili di quanto pensassero.
James sorrise impercettibilmente a Lucius. "Ma guarda un po', il mio grande amico Malfoy! Cos'hai fatto di bello quest'estate? Ti sei dedicato alla caccia al babbano nella tua tenuta? Oppure hai aiutato tuo padre a fare da leccaculo a Voldemort?"
Lucius si irrigidì a quelle parole, e d'istinto la mano destra gli salì fino all'apertura del mantello, a stringere la bacchetta. I suoi occhi azzurri brillavano
di rabbia. "Ti conviene stare attento a come parli Potter, non farmi perdere la pazienza" La sua voce era
ferma, statica.
James si spettinò di nuovo i capelli, consapevole che molti studenti vicini avevano iniziato ad
osservarli con avida curiosità. I diverbi fra i due erano uno degli argomenti
prediletti a Hogwarts. "Sto morendo di paura Malfoy! Scommetto che adesso mi lancerai un bell'Avada Kedavra per farmi stare zitto…"
Sirius, Remus e Peter erano immobili al fianco di James.
"Potter, stai esagerando…Non dirmi che non ti avevo avvertito!" Lucius era visibilmente furente. Quello non era proprio l'inizio d'anno che aveva programmato, nonostante amasse gli scontri con James. Tirò fuori la bacchetta e la impugnò con forza.
"Non mi lasci altra scelta, allora" A sua volta James estrasse la bacchetta dal mantello.
Un piccolo varco si era aperto intorno a loro, e un buon numero di studenti
studiava le mosse dei due ragazzi. Nessuno interveniva, nemmeno gli altri
Marauders. L'aria fredda era carica di elettricità e
odorava di vaniglia. Il profumo dei dolci arrivava fino a lì dalle cucine lontane.
James e Lucius sollevarono le bacchette, pronti a scagliare il primo incantesimo, quando una voce irata si alzò chiara. Proveniva dalla cima della scalinata. La professoressa McGrannitt, che stava aspettando gli allievi del primo anno provenienti dal lago, si era accorta dell'agitazione che si era creata, e non aveva tardato molto a capire cosa stesse succedendo. Dopo sette anni, vi aveva fatto l'abitudine. Non sarebbe riuscita a ricordare tutte le punizioni che aveva inflitto ai
Marauders per cercare di farli calmare, e tutte si erano rivelate perfettamente inutili. Sembrava che James Potter e Sirius Black in particolare fossero due casi irrecuperabili. Doveva ammettere però che, nonostante l'indole ribelle, fossero anche i due studenti più brillanti nel suo corso di Trasfigurazione, e che James fosse un eccellente giocatore di
Quidditch. Qualità che, fra l'altro, aveva permesso alla Casa di
Gryffindor, di cui la professoressa era una tifosa esemplare, di vincere molti incontri. Quella sera, tuttavia, Minerva McGrannitt non stava pensando affatto alle doti di Cercatore di James Potter, ma solamente alla sua proverbiale capacità di mettersi nei guai con gli insegnanti.
"Potter, Malfoy, mettete giù subito quelle bacchette! Possibile che vogliate dare spettacolo già dopo cinque minuti
trascorsi in questa scuola? State per iniziare il settimo anno, non siete più dei bambini, anche se a volte penso il contrario!" La voce della professoressa era dura come un blocco di
granito, i suoi occhi stretti dietro le piccole lenti rettangolari degli occhiali.
"Ma professoressa…" disse James con rabbia. Sembrava che non temesse la McGrannitt, anche se in realtà era l'unica insegnante cui
ubbidisse davvero, senza troppe proteste.
"Non voglio sentire ragioni Potter! Adesso tu e il signor Malfoy la smetterete e inizierete a comportarvi da persone civili, come pretende la scuola da chiunque la frequenti! E siete fortunati che tecnicamente l'anno scolastico non sia ancora iniziato, altrimenti avrei già dovuto sottrarre punti a
Gryffindor e Slytherin…e con questo l'argomento è chiuso." La McGrannitt rivolse un ultimo sguardo severo ai due ragazzi, e poi tornò a concentrarsi sul cancello di entrata alla scuola, che si stava aprendo in quel momento. Gli studenti del primo anno che avevano attraversato il lago, i visi impauriti, le mani infreddolite che stringevano i mantelli scuri, si stavano avvicinando, scortati da Hagrid e dal suo cane Thor.
Lucius si voltò verso James. "Abbiamo un anno intero per continuare il nostro duello, Potter.
Ci vediamo straccioni!" Lucius lanciò una breve occhiata a Sirius, Remus e Peter e poi tornò verso un gruppetto di
Slytherin che si trovava due o tre gradini più in basso.
Sirius strinse i pugni, cercando di non dare peso alle parole di Malfoy. "Ma guarda questo stronzo…Viene qui a provocarci e la McGrannitt pretende pure che ci comportiamo da persone civili!"
James scrollò le spalle, ormai abituato agli scontri quasi quotidiani con Malfoy. "Non farci caso
Padfoot, lo sai che è un coglione!"
Remus si voltò verso i suoi amici, mentre la McGrannitt iniziava a farli entrare nel castello, in modo che si accomodassero ai tavoli delle Case prima dell'inizio della cerimonia dello Smistamento. "Malfoy sarà anche un coglione, però è anche colpa tua James"
James scrutò gli occhi azzurro polvere dell'amico. "Ma sei impazzito
Moony? Adesso dai la colpa a me?"
Remus salì l'ultimo gradino e il piacevole tepore del grande atrio lo avvolse. "Non ho detto che è
solo colpa tua, Prongs. Però devi ammettere che anche tu lo
provochi..."
James abbassò lo sguardo. Sapeva che Remus aveva ragione, ma non l'avrebbe mai ammesso. Gli piaceva giocare il ruolo della vittima incompresa. "E smettila di fare il moralista,
Moony! E' ora di cena, sto morendo di fame e dobbiamo ancora aspettare che questi bambinetti si mettano in testa quel cappello ammuffito e che
Dumbledore faccia il suo solito discorso...Non ti ci mettere anche tu o sarò costretto a farti un incantesimo" James rise allegramente e si sedette circa a metà del tavolo di
Gryffindor.
"Prongs ha ragione, non metterti a fare il Caposcuola ancora prima che inizi l'anno!" Sirius si sedette di fronte a James, e rise a sua volta.
Remus scostò la sedia vicino a quella di Sirius, limitandosi a sorridere con aria rassegnata.
I suoi amici non sarebbero mai cambiati.
***
Lily entrò nel dormitorio femminile del settimo anno di Gryffindor, e sorrise leggermente. Si sentiva a casa. La stanza circolare, i letti a baldacchino, con la pesante stoffa rossa che ricadeva sul pavimento di legno, il morbido tappeto centrale, i comodini di mogano, la grande finestra bifora.
Tutto era rimasto come due mesi prima, tutto profumava di cedro e di antico, tutto era…bello, semplicemente. Lily amava molto quell'ambiente, le infondeva un senso di tranquillità, di pace.
Si stese sul suo letto, quello più vicino alla porta, e rimase in silenzio a fissare il soffitto. Era sola, le sue compagne di stanza erano ancora in Sala
Comune a giocare a carte, a leggere sulle poltrone davanti al camino, o a bere Burrobirra e mangiare dolci che qualcuno era riuscito a procurarsi nelle cucine, per festeggiare l'inizio del nuovo anno.
Lily ripensò alla cerimonia di Smistamento. Anche quell'anno i nuovi studenti erano stati condotti dalla professoressa McGrannitt nella Sala Grande, si erano incolonnati diligentemente e poi, uno dopo l'altro, si erano seduti sul piccolo sgabello al centro dell'immensa stanza e si erano infilati il logoro Cappello Parlante, che aveva deciso la Casa cui sarebbero appartenuti per sette anni.
Gryffindor, Hufflepluff, Ravenclaw o Slytherin. Lily si ricordava perfettamente il momento in cui si era infilata quel copricapo grigiastro e rattoppato…sette anni prima.
Era una serata molto diversa, le stelle brillavano numerose nel cielo vellutato color
pece e una piacevole aria fresca le aveva sfiorato le guance mentre, rannicchiata in un angolo di una delle barche, attraversava il lago, osservandone la superficie
calma simile ad uno specchio che rifletteva le tenebre. Ricordava che si era spaventata alla vista di Hagrid, che l'aveva aiutata a salire su quella piccola imbarcazione, ricordava che era rimasta stupita quando aveva visto le carrozze senza cavalli che trasportavano gli studenti più grandi verso il castello, ricordava il profumo lievemente salmastro dell'acqua del lago…
Quando era entrata nella Sala Grande una sgradevole paura l'aveva avvolta con le sue braccia gelide. Si sarebbe dovuta infilare quel grande cappello di fronte a tutti quei ragazzi e ragazze che la osservavano? E se il cappello avesse deciso che lei non era adatta per entrare a Hogwarts? E se avesse scoperto che lei in realtà non era una strega, che la lettera dalla scuola le era stata inviata per sbaglio?
Quando la stoffa strappata del cappello le era scesa sul viso, oscurando la vista di quel mare di occhi che la fissavano, si era sentita più tranquilla. Subito dopo, una voce bassa, chiara e rassicurante raggiunse le sue orecchie.
"Hhhmmm…sei piuttosto difficile da sistemare, Lily Evans. Vedo tanta timidezza, tanta paura di ciò che ti circonda,
però vedo anche intelligenza, coraggio quando è necessario, e poi desiderio di essere notata.
Penso che la Casa giusta per te sia…GRYFFINDOR!" Il cappello aveva gridato l'ultima parola, che riecheggiò per un istante nella sala, prima che un grande applauso si levasse dagli studenti di
Gryffindor, e Lily si alzasse, piuttosto rossa in viso, per dirigersi verso il lungo tavolo della sua nuova Casa.
Si era spesso chiesta perché fosse stata assegnata a Gryffindor. Perché il Cappello le aveva detto che poteva essere coraggiosa se necessario? Lei non lo era…era timida,
come il Cappello stesso le aveva fatto notare! Perché questa contraddizione? E perché l'aveva definita anche desiderosa di essere notata? Lei non era egocentrica, preferiva rimanere in disparte ed osservare con i suoi occhi di smeraldo il mondo che andava avanti.
La Casa giusta per lei doveva essere Hufflepluff, dove si trovavano gli studenti
normali, il Cappello aveva fatto un errore, doveva essere così…
Le compagne di stanza di Lily aprirono la porta del dormitorio, interrompendo il corso dei suoi pensieri. La ragazza si infilò il pigiama, si pettinò i capelli ramati e augurò loro la buonanotte, chiudendo le pesanti tende color cremisi del suo letto a baldacchino.
***
-Note
Anche qui sono necessarie delle precisazioni...
1) Le frasi in corsivo del discorso fra Lucius e James al
primo anno sono state tratte dal primo libro, quando Harry incontra per la prima volta
Draco, sull'espresso per Hogwarts. Ho pensato che fossero le più adatte anche per il primo dialogo dei loro
genitori ^.^"
2) Non si sa se Remus fosse stato Caposcuola, nei libri
non se ne parla chiaramente, ma ho pensato che probabilmente chi era stato Prefetto venisse
poi nominato anche Caposcuola.
3) Per semplicità e per necessità della fic, Lucius frequenta lo stesso
anno di James, anche se probabilmente era di almeno cinque anni più grande.
Sempre per gli stessi motivi, anche tutti gli altri protagonisti frequentano
l'ultimo anno, ad eccezione di Narcissa, che non può avere la stessa età della
sorella Bellatrix...
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Capitolo 5 *** *Ink* ***
Un grosso barbagianni dalle piume color castagna passò davanti alla
finestra
-Capitolo
cinque-
*Ink*
James si svegliò di soprassalto. Un incubo
aveva appena abbandonato la sua mente, lasciandogli una vaga sensazione di
inquietudine. Non riusciva a ricordare cos'avesse sognato.
*Forse un fetta
gigante di torta di mele come quella che ho mangiato ieri a cena che mi
inseguiva per divorarmi*
Pensò, mentre una smorfia si dipingeva sul suo viso
ancora assonnato. Non era affatto divertente. Afferrò gli occhiali che aveva
posato sul comodino prima di coricarsi, come faceva ogni sera, e diede
un'occhiata all'orologio. Erano le sei. Avrebbe potuto dormire ancora un'ora
abbondante, ma ormai non aveva più sonno. Si alzò cercando di non fare troppo
rumore, e, dopo aver infilato le vecchie pantofole che aveva fin dal primo anno
e che ormai erano troppo piccole, scostò le pesanti tende di velluto. Era una
giornata soleggiata, e la luce dell'aurora rischiarava le chiome imponenti degli
alberi della Foresta Proibita. Non c'era traccia delle nuvole cariche di pioggia
che avevano occupato il cielo plumbeo fino a poche ore prima. Gli ultimi giorni
di sole prima dell'inizio dell'autunno e dell'inverno. A James non era mai
piaciuto il clima della Gran Bretagna. Troppa pioggia, troppo freddo. Forse non
gli era mai piaciuta la Gran Bretagna in generale, nonostante tutto. Nonostante
la sua famiglia, nonostante i suoi amici, nonostante Hogwarts. In fondo quella
grande isola non aveva nulla di speciale. Avrebbe voluto partire, partire e
basta, senza una meta precisa. Avrebbe voluto visitare la Francia, il Belgio,
l'Australia, gli atolli dimenticati da tutti e circondati solo da un mare di
cristallo. Avrebbe voluto conoscere nuove persone, nuove abitudini, nuovi modi
di pensare. Voleva solo fuggire, forse. Aveva paura che la sua vita dopo
Hogwarts si sarebbe rivelata un fallimento. Temeva che non sarebbe riuscito a
realizzare nemmeno uno dei suoi sogni. Non voleva trasformarsi un adulto
frustrato, schiavo dei rimpianti, imprigionato dalla routine, come molti.
Come troppi.
Un grosso barbagianni dalle
piume color castagna passò davanti alla finestra, diretto verso la Guferia.
James camminò verso il suo baule, che non aveva ancora svuotato, e ne
estrasse la divisa. Indossò la camicia
bianca, piuttosto stropicciata, i pantaloni di tessuto grigio scuro e le vecchie
scarpe da ginnastica. Sua madre aveva tentato di convincerlo molte volte a
cambiarle, ma lui si era sempre opposto. Vi era troppo affezionato. Afferrò la
cravatta rossa e oro, e la fece passare sotto il colletto della camicia, facendo
un nodo molto allentato. Non gli piaceva la perfezione. Cercò di pettinare i
capelli ribelli, ma senza convinzione. Preferiva che rimanessero in
disordine. Gettò alcuni libri nella borsa e uscì dal dormitorio, cercando di
non far cigolare troppo la vecchia porta. Se la chiuse alle spalle, mentre
Sirius, Peter e Remus dormivano ancora.
***
Lily si era sistemata sulla
sua poltrona preferita, vicino al camino della Sala Comune di Gryffindor. Era
una sedia con l'imbottitura che fuoriusciva in più punti, rivestita di spesso
velluto color porpora, macchiato e usurato dagli anni. Nessuno vi si sedeva mai,
anche se era molto comoda.
Le apparenze ingannano
sempre.
Il fuoco era spento,
ma la ragazza non sentiva freddo, anche se indossava solamente la camicia della
divisa. Il sole che si stava alzando in cielo rischiarava con i suoi raggi la
stanza, che si era riempita di riflessi ramati. Anche i capelli di Lily
sembravano brillare.
Il primo giorno di scuola.
Le piaceva alzarsi presto, rimanere in silenzio a pensare, prima che la
Sala Comune si riempisse di studenti, ansiosi di tornare a seguire anche
quell'anno le lezioni, e allo stesso tempo tristi per la fine delle vacanze
estive. Prima che tutto ricominciasse. Prima che anche lei venisse inghiottita
dalla folla rumorosa e variegata che popolava Hogwarts, prima che tornasse ad
essere una delle tante studentesse di cui nessuno si accorgeva mai. Ma anche
prima che tornasse ad essere considerata da qualcuno. Dopotutto c'erano le sue
compagne di stanza, e altri ragazzi e ragazze con cui scambiava qualche parole
durante le lezioni che seguivano con studenti della altre Case. A casa Petunia la
ignorava, e Lily ne soffriva molto, nonostante i suoi genitori cercassero in
tutti i modi di farle capire che non era colpevole dell'atteggiamento freddo
della sorella.
Aprì la borsa di tela nera
che aveva posato per terra accanto a sé, e tirò fuori un quaderno rilegato con
una spessa copertina di velluto rosso sangue. Il suo diario, un regalo di sua
madre. Lily vi annotava i suoi pensieri più segreti...Non aveva mai avuto una
migliore amica a cui confidarli. Sfogliò le pagine lievemente
ingiallite, scritte con inchiostro nero con una grafia minuta ma chiara, e si
fermò quando incontrò una pagina bianca. Lily prese dalla borsa una penna e
una boccetta, che appoggiò sulla poltrona vicino alla sua. Intinse la penna
nell'inchiostro e iniziò a scrivere, il capo lievemente piegato verso sinistra,
alcuni ciuffi ramati che le scendevano davanti agli occhi.
Era concentrata sulle parole
che la sua mano tracciava con movimenti veloci, sui pensieri che si affollavano
nella sua mente, e non si accorse che qualcuno stava scendendo le scale che
portavano ai dormitori maschili.
***
Are you aware
of what you make me feel, baby?
Right now I
feel invisible to you
Like I'm not
real...
[Losing grip -
Avril Lavigne]
James stava scendendo le
scale che portavano alla Sala Comune, ormai completamente sveglio. Stava
pensando a cosa avrebbe potuto fare per più di un'ora, quando si accorse di non
essere il solo che a quanto pareva non aveva più sonno. Seduta su una poltrona
vicino al camino c'era lei.
Lily
Evans.
Un sorriso comparve sul volto
di James. Sembrava che non riuscisse a non sorridere quando la vedeva, anche se
quando era con i suoi amici si guardava bene dal farlo. Lo prendevano già in
giro a sufficienza, sostenendo che si era irrimediabilmente innamorato di
lei...James si chiese se fosse davvero così. Ripensò a tutte le
volte che le aveva parlato. Era solo capace di prenderla in giro, rivolgendole
la parola con il tipico tono di voce di chi si crede la persona migliore del
mondo. E lei gli rispondeva insultandolo, o voltandosi senza nemmeno guardarlo
in faccia. Sapeva di ferirla con il suo comportamento, ma non riusciva a
trattenersi.
Voleva essere notato. Iniziava a far svolazzare per i corridoi il
boccino d'oro che aveva rubato due anni prima, per poi riacciuffarlo dopo averlo
fatto allontanare sempre di più.
Era abile, i suoi riflessi erano pronti, ma tutti sembravano interessati alle
sue prodezze tranne lei. Oppure continuava a passarsi la mano fra i capelli,
spettinandoli sempre di più. Molte ragazze che si trovavano vicino a lui gli
lanciavano occhiate di sottecchi, ridendo fra di loro, tranne lei. Si divertiva
a lanciare incantesimi sul povero Severus Piton, persona che odiava quanto
Lucius Malfoy, e tutti gli studenti di Gryffindor ridevano, tranne lei.
Provocava Malfoy e improvvisava contro di lui duelli di magia e tutti gli
studenti di Gryffindor facevano il tifo per lui, tranne lei.
James l'aveva notato durante
il quinto anno, e il comportamento di quella ragazza sempre in disparte l'aveva
sorpreso, e persino infastidito. Tutti lo consideravano un idolo, perché Lily
Evans invece sembrava disprezzarlo con tutte le sue forze? Possibile che James
Potter non riuscisse ad esercitare il suo magico ascendente anche su di lei? E
da allora aveva deciso che in un modo o nell'altro si sarebbe fatto benvolere
anche da Lily Evans, che sarebbe riuscito a farle ammettere che dopotutto non
era una persona così meritevole di disprezzo.
Erano passati due anni, e
Lily non dava ancora segni di cedimento. James si era domandato spesso se il suo
non stesse diventando un capriccio, se in realtà non si sentisse attratto da
quella ragazza.
E aveva evitato accuratamente di darsi una
risposta.
***
James si avvicinò al camino.
Lily stava scrivendo su un quaderno, non si era ancora accorta di lui. Cercando
di non fare troppo rumore continuò a camminare, e si sedette sulla poltrona di
fianco a quella della ragazza. Una boccetta di inchiostro appoggiata sul
bracciolo cadde sul pavimento di legno e si infranse quando James la sfiorò
inavvertitamente con il braccio. Lily si voltò di scatto, e i suoi occhi verdi
incontrarono quelli nocciola dell'ultima persona che si sarebbe aspettata di
trovare in Sala Comune alle sei e mezza scarse del mattino. James Potter la
stava guardando. Lily distolse subito lo sguardo, cercando di capire perché si
sentisse così imbarazzata.
"Ciao
Evans" Disse James. La sua voce era strana, forse troppo seria.
"Mi chiamo Lily"
Rispose la ragazza, cercando di mantenere un tono che risultasse duro e
vagamente minaccioso. Non voleva avere niente a che fare con Potter. Lui non
faceva altro che insultarla ed umiliarla davanti ai suoi amici. Era arrogante, e
si credeva lo studente più intelligente, più simpatico, più popolare e più
bravo a Quidditch di tutta Hogwarts. Non faceva altro che girovagare per i
corridoi con uno stupido boccino in mano, lanciando incantesimi su chicchessia e
passandosi continuamente una mano fra i capelli nel tentativo di sembrare più
affascinante. Lei odiava chi si dava troppe arie. Lei lo odiava...
James tirò fuori la
bacchetta dalla borsa di tessuto verde scuro. "Evanesco" Mormorò. La
boccetta di inchiostro e il suo contenuto che era colato sul legno scuro
sparirono all'istante. "Ecco fatto" Aggiunse. Continuava a guardarla e
sorrideva.
Lily non riusciva a capire
perché si comportasse in quel modo. In una situazione normale sarebbe stato
circondato da Sirius Black, Peter Minus, Remus Lupin e da almeno altre tre o quattro persone
e l'avrebbe già fatta infuriare come augurio per una buona giornata. Decise di
sbarazzarsi di lui in fretta, per tornare a scrivere sul diario. Magari avrebbe potuto
scendere nella Sala Grande e iniziare a fare colazione. "Potter, cosa vuoi?
Tornatene dai tuoi amici e lasciami in pace" Sibilò, tentando di sembrare
convincente.
"Stai calma Evans, anzi,
Lily…Questa stanza è mia quanto tua, quindi ci posso stare benissimo senza
che tu mi ordini di sparire" James iniziò a ruotare la bacchetta a
mezz'aria. Piccole scintille viola e argento iniziarono a sprizzare dalla sua punta.
"E va bene, rimani pure,
per quello che mi importa...Però ci sono altre mille poltrone, spostati!"
Lily si sentiva nervosa. James era stato gentile fino a quel momento, e lei si
sentiva quasi in colpa a trattarlo in quel modo.
"Perché dovrei muovermi
scusa? Spostati tu,se proprio ti do fastidio" Rispose lui. Le scintille
erano diventate azzurre.
Lily sbuffò. "Non ho
voglia di alzarmi Potter, sono arrivata prima io" In realtà si sarebbe
potuta alzare benissimo, ma era una questione di principio…o così credeva,
almeno.
"Allora nessuno si
muoverà. Non ti disturberò, tranquilla…" James iniziò ad armeggiare
nella borsa.
Lily tornò a scrivere sul
suo diario, cercando di riprendere il filo dei suoi pensieri. Si sentiva
tremendamente a disagio. Era seduta su una poltrona a scrivere sul suo diario
con James Potter accanto che si divertiva a far uscire scintille colorate dalla
punta della bacchetta. Se gliel'avessero detto non ci avrebbe creduto.
Oggi è il primo giorno di
scuola….mi sono alzata presto come gli altri anni, e sono venuta in Sala
Comune. Fuori c'è il sole, tutte le nuvole di ieri sono scomparse…
"Evans?"
Lily si voltò verso James,
lanciandogli un'occhiata eloquente.
"Scusami…Lily?"
La ragazza alzò gli occhi al
cielo. Cosa voleva ancora? Perché sembrava che volesse a tutti i costi fare
conversazione con lei? "Cosa c'è?"
Cercò
di non suonare troppo infastidita. Doveva comportarsi da persona civile.
"Perché non sei ancora
a dormire come tutti gli altri?"
Lily non credeva alle sue
orecchie. James Potter che le rivolgeva una domanda normale, come se si
parlassero tutti i giorni, e senza prenderla in giro. Si chiese se
effettivamente non stesse ancora dormendo, talmente la situazione era irreale.
"Mi alzo sempre presto
il primo giorno di scuola, mi piace venire qui e stare un po' da sola, prima che
inizi…tutto." Voleva chiudere in quel modo la questione, ma altre parole
seguirono quelle che aveva appena pronunciato, contro la sua volontà. "E
tu?"
James parve sorpreso quanto lei di quella domanda. Non si aspettava che Lily avrebbe voluto continuare a
parlare con lui. "Non avevo sonno, semplicemente"
Lily lo guardò di sfuggita, prima di tornare a concentrarsi sulla pagina del suo diario. L'aveva
riempita per metà.
Non so cosa aspettarmi da
questo anno. Non ho ancora deciso cosa farò dopo Hogwarts, spero che qualcuno
mi aiuterà a capire…
"Sai una cosa?"
Lily abbassò la piuma. James le aveva rivolto di nuovo la parola. Stavolta non
si sentì infastidita. "Cosa?"
Chiese, non
senza una punta di curiosità.
"Anch'io non ho ancora
deciso cosa farò dopo Hogwarts"
Lily si sentì arrossire, e
chiuse di scatto il quaderno. "Stavi leggendo cosa scrivevo, Potter?"
Esclamò, alterata. Non le piaceva che qualcuno leggesse il suo diario,
specialmente se quel qualcuno era James Potter.
James le sorrise un'altra
volta. "Prima di tutto mi chiamo James…e poi sì, stavo leggendo il tuo
diario. Cosa c'è di male?" Sapeva che si stava spingendo troppo oltre.
"Cosa c'è di male? C'è
di male che è una cosa privata Potter! Anzi, James…" Lily mise il diario
nella borsa insieme alla piuma, e si alzò. "Ora se vuoi scusarmi…"
Aggiunse con una punta di sarcasmo, voltandosi e dirigendosi verso il buco del
ritratto.
James si alzò a sua volta, e
la afferrò per un braccio, per fermarla. La sua pelle era liscia e morbida.
"Aspetta!" Le disse, con più entusiasmo di quanto volesse nella
voce. Lei si voltò. Il sole le batteva sul viso, rendendo i suoi occhi ancora
più trasparenti. James pensò a quando l'aveva incontrata a Diagon Alley, due
giorni prima.
Sembrava un'eternità.
Lily abbassò il braccio, guardandolo con
aria interrogativa. James capì che stava perdendo la pazienza, e lasciò la
presa. "Ti devo comprare un'altra boccetta di inchiostro...Sono stato io a
romperla"
"Non importa, lascia
stare" Ribatté lei, senza molta convinzione. Quando James le aveva
afferrato il braccio un brivido l'aveva percorsa. Si intimò di non essere così
stupida. Voleva voltarsi, ma una forza invisibile la tratteneva.
"No, io l'ho rotta e io
te la ricompro" Insisté James. "Adesso non ce l'ho, devo andare in dormitorio a prenderla, così
ne approfitto per svegliare i miei amici…Raggiungimi dopo al tavolo in Sala
Grande, te la darò lì" James non le lasciò il tempo
di replicare e si diresse verso le scale che portavano ai dormitori maschili.
Lily rimase ferma ancora per qualche istante, poi scosse la testa e si diresse
verso il buco del ritratto, per scendere in Sala Grande.
***
To walk
within' the lines
Would make my
life so boring
I want to
know that I have been
To be extreme...
[Anything but
ordinary - Avril Lavigne]
Bellatrix Black aprì il
grosso baule di mogano con il sigillo della sua famiglia, tirò fuori una gonna
grigia a pieghe e la sostituì a quella ordinaria della divisa. Erano identiche,
eccezion fatta per la lunghezza. Quella che la ragazza indossò le arrivava a
metà coscia, mentre quella normale copriva grande parte delle ginocchia.
Bellatrix trasgrediva le regole. Non lo faceva apposta, la sua era un'attitudine
naturale. Sembrava che gli insegnanti di Hogwarts avessero creato un regolamento
apposta perché lei potesse infrangerlo. Le piaceva vivere sopra le righe,
quella era la sua condizione ideale.
La ragazza avvicinò il
piccolo specchio che teneva sul comodino al viso. Aveva capelli corvini molto
lunghi, non li tagliava da più di un anno. La sua pelle era di una delicata
tonalità avorio, con qualche rara lentiggine sul piccolo naso. Le sue labbra erano
carnose, i grandi occhi leggermente a mandorla di un intenso color pervinca. Era
molto bella, come tutti i membri della famiglia Black.
Sembrava che la bellezza
fosse il gioiello più prezioso che veniva donato in eredità ai componenti di
quella casata così antica.
Bellatrix pensò ai quadri dei suoi antenati,
che aveva osservato con attenzione così tante volte quando attraversava i
corridoi bui della sua grande villa. Non c'era un solo mago o una sola strega
che non recasse sul viso i tratti di una bellezza austera, misteriosa,
affascinante.
Iniziò a tracciare una riga
di matita nera sulla palpebra superiore. Lei possedeva solo la bellezza. La
bellezza era il suo orgoglio, la qualità che le permetteva di sopravvivere in
quel mondo che le pareva insignificante, insulso, un'accozzaglia di persone che
non dovevano semplicemente esistere. Era bella, e lo sapeva. Era bella, e
sfruttava la bellezza per raggiungere i suoi obiettivi. Non ne aveva mai mancato
uno.
Bellatrix allacciò i bottoni
della sua camicia bianca a maniche lunghe, annodò la cravatta di seta verde e
argento di Slytherin, afferrò la borsa con i libri e uscì dal dormitorio già
vuoto.
***
You gotta be
cruel to be kind,
In the right
mesure
Cruel to be
kind,
Oh it's a
very good sign...
[Cruel to be
kind - Letters to Cleo]
Lily era seduta in fondo al
tavolo di Gryffindor, vicino alle sue compagne di stanza che si stavano
lamentando del nuovo orario delle lezioni: avrebbero avuto due ore di
Trasfigurazione quella mattina. Si versò del succo di zucca e afferrò un
biscotto al cioccolato da un vassoio che si trovava pronto di fronte a
lei. Il suo sguardo continuava a posarsi su di lui. James si trovava circa a metà
del tavolo. Stava mangiando delle uova con il bacon, e rideva insieme ai suoi
inseparabili amici. Sirius Black, un ciuffo di capelli corvini che gli ricadeva
continuamente sulla guancia, stava studiando con apparente interesse l'orario
scolastico, alzando ogni tanto la testa per ridere a qualche battuta di James.
Remus Lupin stava addentando una brioche, con aria distratta.
Lily si chiese se James
stesse scherzando, quando le aveva quasi ordinato di andare a prendere la boccetta di
inchiostro al tavolo. Probabilmente era così…eppure
le era sembrato serio. Era stato gentile, l'aveva trattata bene.
Avrebbe persino potuto ammettere che era stato simpatico. Ma non riusciva a
fidarsi. Dopotutto era sempre James Potter…Non sapeva cosa fare. Ad un tratto
James si voltò verso il fondo del tavolo, e i loro sguardi si incontrarono.
James le sorrise impercettibilmente, per poi girarsi subito verso Sirius.
Lily decise di rischiare. Si
alzò, disse alle sue compagne che sarebbe tornata subito, e si diresse verso il
centro del tavolo.
Sirius la vide, e fece segno
all'amico. "Ci sono visite per te, Prongs" Lo avvertì con un sorriso
ironico.
James
si voltò e la vide. Si era legata i capelli con un bastoncino di
legno, e alcune ciocche le circondavano il viso. "Dimmi, Evans."
Lily si bloccò. La sua voce
era diversa, aveva un tono sarcastico che non prometteva nulla di
buono. All'improvviso desiderò non essersi mai alzata. James continuava a
fissarla negli occhi, mentre Sirius rideva e bisbigliava qualcosa nell'orecchio
a Remus, che scosse la testa con espressione rassegnata. "Niente,
sono venuta a
prendere la boccetta…la boccetta di inchiostro" Ormai non aveva senso
tornare indietro: doveva parlare.
"Da quando in qua
distribuisci in giro boccette di inchiostro James? Potevi dirmelo così mi sarei
fatto una scorta!" Intervenne Sirius. Rivolse un sorrisetto falso a Lily, che
cercò di non arrossire.
"Già, me lo stavo
chiedendo anch'io. Da quando distribuisco in giro boccette d'inchiostro,
Evans? Forse hai sbagliato persona, se ti serve dell'inchiostro devi andare a
Diagon Alley o a Hogsmeade…" James rise, subito seguito da Sirius.
Lei si sentì avvampare
dalla rabbia. Era troppo. "Ma se sei stato tu prima a dirmi di venire qui a
prenderla, Potter! Non fare finta di non capire, non ho tempo da perdere" Lily
si maledisse mentalmente per aver avuto la brillante idea di alzarsi dalla sua
sedia.
"Su Evans, smettila con
queste scuse…Se sei venuta a chiedermi di uscire fallo e basta!" James la guardava con aria di
sfida.
"Fottiti, Potter."
Lily non aspettò nemmeno una risposta, si girò e si diresse fuori dalla Sala
Grande, mentre le risate di James e Sirius riecheggiavano alle sue spalle. Era
fuori di sé dalla rabbia.
Come aveva fatto a essere così
ingenua? Come aveva potuto pensare anche solo per un attimo che James potesse
trattarla normalmente? Si complimentò con se stessa per essersi umiliata
di fronte a tutti i Marauders e a mezza tavolata. Adesso l'avrebbero presa in giro per almeno un mese.
Guardò l'orologio. Fra dieci minuti sarebbe iniziata la lezione di
Trasfigurazione. Lily si diresse verso l'aula della McGrannitt, cercando di
lottare contro le lacrime di rabbia che premevano per uscire dai suoi occhi.
***
James osservò di sottecchi
Lily mentre usciva dalla Sala Grande. Sirius stava ancora ridendo, mentre Remus
stava farfugliando qualcosa sul fatto che avessero davvero esagerato. In quel momento
avrebbe voluto dargli ragione.
*Ben fatto, James* Pensò
amaramente.
***
Yuka 85: grazie
mille! ^-^
Faith: grazie
per aver aggiunto questa fic ai tuoi preferiti, sono contenta che ti piaccia!
Helen
Lance: non ti preoccupare, man mano che la fic procede ci sarà più spazio
per gli Slytherin! Grazie per i complimenti!
Sakura 89:
tranquilla, Jamie non ha nessuna intenzione di "tradire" Lily per
un'altra, anche se fa apprezzamenti su tutte! ^_-
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Capitolo 6 *** *Unforeseen happiness* ***
Nuova pagina 1
-Capitolo
sei-
*Unforeseen
happiness*
And I don't want the world
to see me
Cause I don't think that
they'd understand
When everything's made to
be broken
I just want you to know
who I am...
[Iris - Goo Goo Dolls]
Severus Piton si alzò dal tavolo di
Slytherin, senza fretta. Scostò una ciocca di capelli neri dal viso pallido, e
i suoi occhi di ossidiana si posarono sui suoi compagni.
Provenivano tutti da famiglie benestanti di maghi purosangue, i genitori che
occupavano posti rilevanti al Ministero della Magia, erano
Guaritori famosi che lavoravano in ospedali privati di tutta la Gran Bretagna
oppure si limitavano a godersi un patrimonio pressoché
illimitato in castelli o maestose ville, serviti da nutrite
schiere di elfi domestici. Osservò le ragazze, pettinate alla perfezione,
truccate di tutto punto, con le camicie bianche immacolate e con braccialetti
d'oro bianco ai polsi e piccoli orecchini di perle. I ragazzi indossavano scarpe
nuove e lucenti, maglioni di lana pregiata indossati sopra la
camicia della divisa, le cravatte di seta della loro Casa leggermente allentate,
i capelli tagliati appena prima dell'inizio dell'anno scolastico.
Severus all'improvviso si chiese cosa ci facesse a
Slytherin.
Certo, non poteva negare
di avere sviluppato un'insana attrazione verso le Arti Oscure, né
di non essere ambizioso o di non voler raggiungere il potere. Ma era
altrettanto vero che sussistevano molte differenze fra lui e gli altri studenti
di quella Casa. Innanzitutto lui non era ricco...Un'immagine della sua piccola
casa gli balenò davanti agli occhi. I muri bianchi coperti in vari punti
d'edera, il piccolo prato che avrebbe necessitato di qualche cura in più, il
porticato. E poi le stanze arredate con pochi mobili essenziali, le pareti scrostate
o rovinate dall'umidità, la scala che portava al
sottotetto polveroso, invaso da vecchi giocattoli, libri ammuffiti e
soprammobili rotti. Nonostante i difetti era un'abitazione più che dignitosa, ma
non era affatto paragonabile a quelle sfarzose, traboccanti di velluti,
stucchi e arredamenti d'epoca dei suoi compagni.
Su padre, poi, era
un Babbano. Non l'aveva mai rivelato a nessuno...Probabilmente ne avrebbe
parlato, se non si fosse vergognato a quel punto di lui. I padri degli altri
ragazzi, per quanto ricchi di famiglia, lavoravano tutti, lasciando che le
loro mogli si godessero i figli, la casa, i soldi in cui avrebbero potuto
nuotare, e quegli stupidi the
delle cinque a casa di amiche altrettanto ricche. Suo padre invece era un
nullafacente. Non aveva mai cercato un lavoro, e si limitava a trascorrere le sue
giornate steso sul vecchio divano del salotto, con una bottiglia di liquore
sempre accanto, ad aspettare la moglie che faticava notte e giorno per
racimolare i soldi necessari per sopravvivere. Non l'aveva mai aiutata, non le aveva mai detto una parola carina, non l'aveva mai
rassicurata promettendole che avrebbe fatto il possibile per trovare un impiego.
E quando lei gli aveva rivelato di essere una strega, non aveva trovato nulla di
meglio da fare che picchiarla.
Quante volte quella scena si
era presentata agli occhi di Severus, fin da quando era molto piccolo…Si
ricordava ancora di una lite particolarmente furiosa. Era seduto in cucina,
sul seggiolone, aveva circa due o tre anni. E piangeva, aveva pianto fino a
diventare cianotico…E non era servito a nulla. Quante volte aveva visto
sua madre applicare un unguento rossastro sui lividi che costellavano il suo
viso e le sue braccia. Quante volte si era illuso, nei periodi di tregua fra i
suoi genitori, che la situazione stesse cambiando. Quante volte era rimasto
deluso, quante volte aveva pianto lacrime amare...
Severus pensò a sua madre.
Anche lei era diversa dalla madre di Lucius Malfoy, o di Rodolphus Lestrange.
Non aveva i capelli soffici e ben pettinati, non aveva il viso liscio e
perfetto, non abitava in una grande casa, senza doversi occupare
del pranzo o delle faccende domestiche, non poteva comprarsi un vestito nuovo
ogni volta che lo desiderasse. Lei aveva le mani ruvide, rovinate dalla fatica e
dal tempo, aveva il viso segnato dalle occhiaie e da qualche ruga che si faceva
sempre più profonda, non andava a Diagon Alley o a Hogsmeade a fare spese da
almeno un anno. Si poteva permettere solo di acquistare i regali
di Natale e compleanno per suo figlio: di solito un libro, che Severus terminava
in pochi giorni. Aveva sempre amato leggere…
Severus provò ad immaginarla
in quel momento. Probabilmente era a casa a pulire e a sopportare le
urla perforanti del marito, ubriaco già dal mattino. Un dolore sordo, mescolato a
una rabbia cocente, lo invasero. Si diresse verso le serre per la lezione di
Erbologia, senza aspettare i compagni, stringendo la vecchia borsa di tela
al fianco.
***
Sirius Black era seduto a metà
del tavolo di Gryffindor, accanto a James che stava discutendo animatamente di
Quidditch con Remus. Peter, seduto di fronte a lui, stava divorando un'enorme bistecca. Sirius era taciturno, gli occhi color pervinca che
indugiavano sui tavoli delle altre Case. Al tavolo di Ravenclaw intravide una
ragazza con cui aveva avuto una storia l'anno precedente. Aveva lunghi capelli
biondi, e rideva con un paio di amiche, fra una forchettata di
insalata e l'altra. Era durata poco con lei, solo un paio di mesi. Era stato
sesso e basta. Lei l'aveva lasciato per un ragazzo della sua Casa con cui era
ancora fidanzata.
Sirius spostò lo sguardo
verso la tavolata di Hufflepluff, concentrandosi su una ragazza seduta
all'estremità più vicina al tavolo degli insegnanti. Aveva capelli ramati
tagliati piuttosto corti, e grandi occhi nocciola. Erano stati insieme al quinto
anno, per sei mesi. Poi lei l'aveva lasciato, perché….Non ne aveva ancora
compreso il motivo, a dire la verità.
Il ragazzo si passò una mano
fra i capelli corvini che gli ricadevano ostinati sul viso, sbocconcellando una
fetta di pane.
Non era mai stato molto fortunato in
amore.
Certo, se solo avesse
schioccato le dita decine di ragazze sarebbero cadute ai suoi piedi. Ma le
relazioni che aveva avuto a Hogwarts erano state prevalentemente
sessuali. Nessun coinvolgimento emotivo, nessun problema. Era quello che aveva
sempre pensato, almeno. Ma si stava rendendo conto che quella
politica non gli aveva garantito la felicità. Conquistare ragazzine che lo
adoravano non gli portava soddisfazioni di nessun genere. Si stancava in fretta,
e finiva per portare avanti le sue relazioni per inerzia. Diventava assente, apatico,
poco interessato, finchè la ragazza in questione lo lasciava, perché si era
innamorata di un altro o perché era stanca di essere trascurata o addirittura
ignorata.
Sirius iniziava a sentire il
desiderio di una storia seria, che lo coinvolgesse davvero, una storia che lo facesse sentire appagato, che gli
facesse venire voglia di compiere questi gesti che aveva sempre considerato
stupidi, come acquistare per la sua
ragazza un mazzo di rose rosse o regalarle un orso di peluche per San
Valentino. James non sembrava avvertire
ancora quest'esigenza, e Remus era troppo timido anche solo per chiedere a una
ragazza di uscire. Sirius non aveva mai parlato apertamente con loro di quest'argomento,
ma sapeva che prima o poi anche i suoi amici avrebbero sentito quel desiderio
affacciarsi dentro di loro.
"Ma Rem, come cazzo fai
a dire che quella ragazza del quinto anno di Ravenclaw non è bella? Cosa non
farei a una così…" Sirius ascoltò di sfuggita quella frase pronunciata
con fervore da James, e sorrise fra sé e sé. Forse quella fase per loro non
sarebbe arrivata prima, ma poi.
I suoi occhi si posarono
infine sul tavolo di Slytherin. Lucius Malfoy, seduto di fianco a Rodolphus
Lestrange, stava tagliando una fetta di prosciutto. Nei
suoi gesti c'era un'eleganza innata che nessuno di loro avrebbe mai raggiunto, una
sorta di affascinante ritualità. Era una persona spregevole sotto molti punti
di vista, ma sapeva
esserlo con stile. Sirius amava essere suo nemico, la loro era una rivalità
stimolante.
Più in là c'era la sua
fidanzata, Narcissa. La più giovane delle sue cugine. I suoi capelli biondi
quasi splendevano di luce propria, e gli occhi trasparenti si posavano spesso
su Lucius, all'improvviso più grandi e dolci. Doveva essere davvero innamorata di lui... Sirius
si chiese se sapesse che lui l'aveva spesso tradita, e continuava a farlo.
Sirius continuò a muoversi
con lo sguardo lungo il tavolo. Seduta in fondo, sull'ultima sedia, c'era
Bellatrix. Anche lei era sua cugina, ma non assomigliava affatto a Narcissa. Aveva notato spesso che si parlavano a stento,
e sembrava che
vivessero due esistenze separate, ignorando l'una la presenza dell'altra.
Chissà che se erano tutte apparenze. Chissà se in realtà erano molto unite.
Un'unione di sangue, indissolubile. Bellatrix stava già mangiando il dolce. Lei
era sempre stata due spanne davanti agli altri. Gettò il capo all'indietro, i
lunghi capelli neri che le incorniciavano le spalle, e si girò per baciare sul
collo un ragazzo con lunghi capelli mossi che sedeva accanto a lei.
Il ragazzo sentì una
fitta al fianco. Non era un dolore strettamente fisico...Era tristezza.
Sirius
si sentì solo.
Nonostante i suoi migliori amici che gli erano sempre stati
vicini. Nonostante la sua popolarità. Perché la vista di sua cugina che
baciava un ragazzo, sua cugina con cui non parlava nemmeno, aveva il potere di
farlo sentire così? Sirius non sapeva che Bellatrix avesse il potere di
rivelargli involontariamente i suoi stati d'animo più nascosti.
***
James si voltò verso
l'amico, che aveva lo sguardo assente. "Ehi Padfoot, stai bene?" Gli domandò. Era stato in silenzio fino a quel
momento…Solitamente partecipava volentieri alle discussioni su donne e
Quidditch.
Sirius sembrò risvegliarsi
da una trance. "Scusa, Jamie. Sì sto bene, non preoccuparti. Sono solo un
po' stanco…"
"Se lo dici tu…"
James scrutò l'amico con attenzione, sospettoso.
"Sentite ragazzi, io
vado un attimo in dormitorio a prendere il libro di Erbologia, ci vediamo
alle serre"
"D'accordo…" Rispose Remus.
Sirius si alzò prima che i
suoi amici potessero aggiungere qualcosa. Sapeva che non era facile ingannarli,
e in quel momento non aveva voglia di mettersi a discutere su cosa lo facesse
stare male.
James e Remus si scambiarono
un'occhiata perplessa, osservando il ragazzo che si allontanava a grandi passi.
"Strano" Osservò Remus, corrugando la
fronte. "Sirius non si è mai preoccupato di avere
tutti i libri"
James annuì, prima di
tornare a concentrarsi sulla sua fetta di torta. Più tardi avrebbe scoperto cosa turbasse tanto Sirius.
***
Bellatrix Black osservò suo
cugino di sottecchi. Stava uscendo dalla Sala Grande, e non era scortato dai
soliti James Potter, Remus Lupin e da quello scricciolo insignificante di Peter
Minus. La ragazza si sistemò la cravatta verde e argento, e iniziò a
sgranocchiare un biscotto allo zenzero. Il ragazzo seduto accanto a
lei cercava di attirare la sua attenzione parlando velocemente, ma Bellatrix non
lo stava ascoltando. Continuò a masticare con calma, mentre la sua mano
sinistra afferrava un altro biscotto dal vassoio. Il ragazzo si accorse che
Bellatrix non gli prestava attenzione con le parole, e cercò un altro metodo
per interessarla. Girò il viso della ragazza verso di lui con una mano, e la
baciò.
Bellatrix si separò subito
da lui, e gli diede uno schiaffo.
"Ma sei impazzita?"
Sbottò lui, indignato.
Bellatrix lo guardò negli
occhi, un'espressione fredda dipinta sul bel volto. "Lasciami in pace" Disse semplicemente.
Possibile che nessuno
riuscisse a capire? Lei voleva quello che voleva, e quando lo voleva.
Pochi
minuti prima desiderava baciare quel ragazzo sul collo, e l'aveva fatto. Ma non
aveva intenzione di diventare il burattino nelle mani di nessuno. Non si era mai
fatta sottomettere da un ragazzo. Lei amava avere il controllo della situazione,
lei voleva dirigere la partita. Si alzò, lisciandosi la
corta gonna a pieghe sulle gambe, e si diresse verso l'uscita della Sala Grande,
stringendo un paio di biscotti in una mano.
***
And I don't
trust you
Cause every time you're here
Your intentions are unclear...
[Through with
you - Maroon Five]
Le serre di Erbologia erano
situate al limitare della Foresta Proibita, ed erano necessari dieci minuti
abbondanti per
raggiungerle dal castello. Mancava ancora mezz'ora all'inizio della lezione per
i Gryffindor e gli Slytherin del settimo anno, ma Sirius era già davanti alla
serra numero cinque. Si era seduto sull'erba, la testa appoggiata alla parete
del piccolo edificio, e stava osservando il cielo grigio. La prima settimana di
scuola stava per terminare, eppure sembrava che fosse trascorso molto più
tempo. Grosse nuvole si rincorrevano sopra di lui, e probabilmente da lì a poco
avrebbe iniziato a piovere. Sirius aprì la borsa, tirò fuori un accendino e si
accese una sigaretta babbana. Non fumava spesso, ma, in ogni caso, di solito
preferiva le sigarette dei babbani. Lui e James se le procuravano da un ragazzo di
Hufflepuff, che aveva un
fratello babbano che gliele inviava ogni mese va gufo. I Marauders si
divertivano a pensare che cosa avrebbe fatto Gazza a quel povero studente, se
avesse scoperto che alimentava un fiorente mercato nero di sigarette all'interno
di Hogwarts. Probabilmente l'avrebbe scuoiato vivo.
Sirius sentì dei passi che
si avvicinavano, ma non abbassò il capo. Probabilmente era James che lo stava
cercando. Non poteva sfuggire al suo migliore amico...Lui aveva capito che
c'era qualcosa che non andava. "Mi hai trovato, Jamie"
Disse, soffiando il fumo della sigaretta verso l'alto.
"Sbagliato, Black"
Sirius abbassò lo sguardo.
Bellatrix si era fermata davanti a lui. La loro somiglianza era impressionante,
potevano essere scambiati per fratello e sorella. Gli stessi capelli corvini, gli stessi occhi di un blu intenso, le stesse labbra, la stessa
bellezza sconvolgente. Il ragazzo non le rispose, e tornò
a concentrarsi sulla sua sigaretta. Ne aveva fumata metà. Bellatrix buttò la
borsa a terra, e si sedette accanto al cugino, allungando le gambe davanti a sé.
"Cosa vuoi, Bellatrix?"
Il tono di voce di Sirius era piatto. Non la stava guardando.
"Dammi una sigaretta,
Black" Ribatté lei. La sua voce era tranquilla, ma anche provocante.
Sirius tirò fuori dalla
borsa un pacchetto, e ne estrasse una sigaretta. La cugina la prese fra le dita, e
Sirius gliela accese. Bellatrix mandò un anello di
fumo verso l'alto. Quando fumava sembrava ancora più bella e pericolosa.
Rimasero in silenzio per
qualche minuto.
"Non mi hai ancora detto
cosa vuoi, Bella." Doveva ammettere che Bellatrix lo
innervosiva.
"Non voglio nulla,
Black. Sto semplicemente fumando seduta vicino a te"
"Tu vuoi sempre
qualcosa, Bella" Sirius si voltò per guardarla negli occhi.
Lei gli
sorrise. Un sorriso vagamente inquietante. "Hai ragione. Voglio che
ti ricordi solo una cosa, Black. Voglio che ti ricordi quello che ti ho detto
quest'estate, quando sono venuta con Narcissa e i nostri genitori a casa tua"
Lei lo fissò. Il suo sguardo era penetrante.
Sirius sgranò gli occhi, poi li abbassò. Non riusciva a sostenere
il suo sguardo. Si sentivano delle voci in
lontananza. Qualche studente stava iniziando ad arrivare, mancavano cinque
minuti all'inizio della lezione. "Quello che hai detto
non era vero. Era solo un grande mucchio di cazzate, e lo sai, Bella" Si alzò. "Ora se vuoi scusarmi…" Gettò a terra il mozzicone
di sigaretta, e si allontanò di qualche passo.
Bellatrix rimase seduta.
"Prego, Black" Rise brevemente, una risata amara, caustica.
Poco dopo arrivarono James,
Remus e Peter. Sirius li raggiunse. Parlò e scherzò con i suoi amici come
sempre, cercando di scacciare quella fastidiosa sensazione di angoscia che gli
attanagliava lo stomaco.
***
Lily spalancò la porta della
serra numero cinque. Tutti gli studenti di Gryffindor e Slytherin alzarono la
testa dai vasi che si trovavano davanti a loro e la osservarono. Lei cercò di
non arrossire e di riavviarsi i capelli, che si erano scompigliati a causa della
corsa che aveva fatto. "Scusate il
ritardo…" Mormorò, mentre cercava un posto vuoto con gli
occhi.
"Sei fortunata Evans,
stavamo per iniziare il rinvaso di queste Mandragole. Se fossi arrivata un
minuto dopo avresti rischiato di svenire a causa del loro pianto, che come
dovresti sapere è molto pericoloso…Per questa volta non tolgo punti a
Gryffindor, e ora vai a metterti laggiù" Disse l'insegnante di Erbologia.
"Ti è andata bene,
Evans. Se avessero tolto dei punti a Gryffindor per colpa tua…" Questa
volta era stato James Potter a parlare. La stava guardando con un'espressione
impertinente, ma Lily lo ignorò e andò a sistemarsi vicino a Severus Piton. Era
l'unico posto libero rimasto.
La ragazza scoccò un'ultima breve occhiata a James.
Aveva cercato di evitarlo il
più possibile, ma dovevano seguire insieme tutte le
lezioni ed appartenevano alla stessa Casa, quindi l'impresa si era rivelata
particolarmente ardua. E James, dal canto suo, non aveva reso le cose più
facili. Umiliarla per quella maledetta boccetta di inchiostro era
diventata la sua attività preferita, da cinque giorni a quella parte.
"Ehi Evans!"
Disse al alta voce James, in modo che tutti potessero sentirlo "Hai una
boccetta di inchiostro da prestarmi? Io l'ho finito…" Una sonora risata accolse le
sue parole. Lily cercò di controllare la rabbia che stava iniziando ad
assalirla, e non rispose.
"Ora basta Potter!"
Sbottò la professoressa "Bene ragazzi" Riprese poi. "Ora mettetevi i paraorecchie e
travasate le vostre Mandragole. Non credo che sia il caso di spiegarvi come si
fa, dato che ormai siete al settimo anno..."
Lily si voltò verso Severus.
Lui la stava osservando, e arrossì appena. Lei gli sorrise. Voleva essere
gentile con lui, sapeva che era un ragazzo piuttosto solo e non doveva avere
un'esistenza facile. "Bello" Gli disse, indicando il paraorecchi di un azzurro intenso
che era sistemato davanti a Severus.
"Già" Rispose
lui. Era un po' scontroso, ma Lily non credeva che fosse cattivo. Sembrava
semplicemente che volesse mantenere le distanze.
***
What a wicked
game to play
To make me feel this way...
[Wicked game -
HIM]
Severus si sentiva a disagio.
Lily Evans gli aveva rivolto la parola, e non per dirgli qualche cattiveria o
prenderlo in giro. Aveva solo cercato di essere gentile con lui. Avrebbe voluto
rispondere con una battuta che la facesse ridere, ma le parole gli erano
mancate. Si maledisse mentalmente. Perché doveva essere così timido? Una
ragazza lo trattava bene e lui le rispondeva a stento…
Doveva
proprio essere un caso disperato.
Si voltò verso
la ragazza, e la
osservò ancora. Doveva ammettere che era molto carina. I capelli rossi le
incorniciavano il viso spruzzato di efelidi, le piccole mani li sistemavano
meglio dietro le orecchie, e poi quegli occhi color smeraldo…Erano così
belli. Anche se era una Gryffindor, una nemica per lui…Ma cosa importava in
fondo? Severus prese il coraggio a
quattro mani. Doveva parlarle.
"Mi chiedo"
Esordì, parlando piano. "Perché dobbiamo occuparci delle
Mandragole…Insomma, è roba da secondo anno!"
Lily lo guardò. Sembrava
sorpresa che lui le avesse parlato. Poi gli sorrise. Aveva un sorriso
contagioso. "Non lo so, in effetti. E poi devo anche indossare
questo!" Si mise un voluminoso
paraorecchi rosso fuoco. Faceva a pugni con il colore dei suoi capelli. Severus
pensò che era bella anche così. Poi indossò il suo ridicolo paraorecchi
azzurro e iniziò a travasare la sua pianta.
Non sapeva perché, ma si sentiva
felice.
***
|
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Capitolo 7 *** *Full moon* ***
Nuova pagina 1
-Capitolo
sette-
*Full
moon*
La lezione di Erbologia era trascorsa
piuttosto in fretta, anche se era stata di due ore. Travasare Mandragole, in
effetti, non era
un'attività particolarmente difficile o faticosa, se paragonata a quelle che
avevano svolto l'anno precedente o che avrebbero svolto durante quei mesi.
"Va bene ragazzi,
abbiamo finito, potete andare! E siete pregati di non rubare i paraorecchi…So
che può sembrare strano, ma è già successo. Non è vero signor Black?"
La professoressa lanciò un'occhiata a Sirius, che stava intascando con
indifferenza il suo paraorecchi, di un disgustoso color marrone. La donna
si chiese a cosa gli potesse servire, ma preferì non indagare oltre.
"Beccato Sirius!"
James rise beffardamente, ricevendo in risposta dall'amico uno schiaffo
amichevole sulla guancia.
"Guardi che
l'avvertimento vale anche per lei, Potter" Aggiunse l'insegnante,
mettendosi le mani sui fianchi e bloccandogli l'uscita dalla serra.
"Mi arrendo"
James sospirò, ironico, mentre tirava fuori dalla tasca dei pantaloni il
suo paraorecchi. I suoi compagni di Gryffindor scoppiarono a ridere, e lui si voltò
verso di loro, facendo un inchino plateale.
Solo Lily Evans non rideva.
Era ancora ferma vicino a Severus Piton, e lo stava aiutando a raccogliere il
terriccio che doveva essersi rovesciato dal sacco che la professoressa aveva
sistemato su ogni tavolo all'inizio della lezione. James si sentì indispettito,
punto nel suo orgoglio. Perché quella ragazza lo snobbava deliberatamente?
Perché riusciva a far ridere tutti ma non lei? Si chiese cosa le passasse nella
testa. Lui era popolare, era un bel ragazzo, era intelligente…Aveva tutto.
Eppure Lily Evans non sembrava interessata a lui. Lasciò che i suoi compagni
uscissero dalla serra, e le si avvicinò. La pioggia aveva iniziato a cadere
e le gocce d'acqua colavano sulle grandi vetrate. Era piuttosto buio, nonostante
le candele che fluttuavano a mezz'aria
intorno a loro.
"Ehi Evans!" La
chiamò. "Fraternizzi con il nemico adesso?" La sua voce suonò più
sprezzante di quanto avesse voluto.
Lily alzò gli occhi dal
tavolo. Aveva le mani sporche di terra, e i capelli erano crespi a causa dell'umidità. Alla luce delle candele la sua pelle pallida
sembrava di porcellana. "Non vedi che sto mettendo a posto, Potter? Se non
vuoi aiutarci vattene" Lily cercò di trattarlo male. Non voleva farsi
umiliare di continuo da lui, e se l'unico sistema era quello di essere
maleducata…Beh, lo sarebbe stata.
"E tu Mocciosus, che mi
dici?" James si rivolse a Severus, che stava continuando a radunare il
terriccio in una piccola montagnola.
Il ragazzo non rispose, e finse di non aver sentito. Odiava quel soprannome. Lo odiava. Si chiese
perché dovesse essere umiliato in quel modo. Non aveva mai fatto nulla a Potter
e ai suoi amici. Non li aveva mai provocati volontariamente, come faceva Lucius
Malfoy. Si limitava a cercare di difendersi quando non ne poteva fare a meno.
Perché era stato preso di mira da loro? Perché non era bello? Perché non era
popolare? Severus avrebbe voluto saperlo, ma non aveva mai avuto il coraggio di
chiedere spiegazioni. Non aveva mai avuto molto fegato.
Del resto non era mai
stato nemmeno capace di difendere sua madre quando suo marito la picchiava.
"Allora Mocciosus, ti ho
fatto una domanda, perché non rispondi? Guarda che è maleducazione! Magari se
mandassi all'aria quel bel mucchietto di terra che hai raccolto con tanta fatica
mi ascolteresti…" James sorrise con aria crudele, mentre estraeva la bacchetta
dalla borsa. Severus alzò gli occhi color
pece e lo fissò, un'espressione vacua sul volto. Era troppo stanco per
ribattere. La settimana scolastica era sempre troppo lunga per lui.
"Allora non mi lasci
scelta, Mocciosus" James alzò la bacchetta e la puntò verso il mucchio
di terriccio.
"Smettila Potter, non
sei divertente!" Lily si parò davanti a James.
Severus spalancò gli occhi.
Lily Evans lo stava difendendo…stava prendendo le sue difese contro un
Gryffindor. Dopotutto era pur sempre la sua Casa…E invece lei aveva preferito
schierarsi con uno Slytherin.
James parve sorpreso per il
gesto della ragazza, e abbassò la bacchetta. Le sorrise, mentre la mano libera
salì a scompigliargli i capelli. "Andiamo, Evans, non vorrai prenderti la
briga di difendere uno Slytherin!"
Lily lo guardò con aria di
sfida. I suoi occhi color smeraldo mandavano scintille. "Io difendo chi mi
pare, Potter, non sei mio padre per dirmi cosa devo fare"
James rise. "Che
paura che mi fai, Evans…Non sai quanta!"
"Vattene" Ribattè
lei. Sembrava calma, come se fosse sicura che lui non le avrebbe scagliato
contro un incantesimo.
James si chiese da cosa
scaturisse quella sicurezza. Dopotutto sarebbe anche stato capace di
colpirla…No, quello non era vero. E lei lo sapeva.
"D'accordo,
me ne vado…E tu, Mocciosus" Si rivolse a Severus, ancora immobile
dietro a Lily. "Ringrazia Evans che ti ha difeso…Anche se io non sarei
molto orgoglioso di essermi fatto difendere da una ragazza, per di più di
Gryffindor!" James rimise la bacchetta nella borsa e si diresse verso
l'uscita della serra.
***
I know I’m
selfish, I’m unkind
Sucker love I always find,
Someone to bruise and leave behind...
[Every me every
you - Placebo]
Quando la porta dell'edificio
si chiuse, Lily si volse verso Severus. Aveva il viso leggermente arrossato, e
si passò una mano fra i capelli ramati. "Che stronzo"
Disse
con rabbia, mentre con la bacchetta faceva sparire i resti della terra. "Mi
chiedo perché non abbiamo usato prima la magia, l'avremmo pulito in un attimo
il tavolo!" Gli sorrise, e Severus abbassò lo sguardo.
"Già…" Rispose.
Non sapeva cos'altro aggiungere. Lui aveva pensato subito di
utilizzare un incantesimo per riordinare quel disastro. Ma Lily aveva
iniziato a raccogliere il terriccio con le mani, e lui…L'aveva aiutata. Le due
ore di lezione erano volate, e desiderava solo stare con lei il più a lungo possibile.
Avrebbe voluto conoscere il motivo di quel suo
desiderio. Dopotutto, non conosceva affatto Lily Evans. Non sapeva se fosse
davvero così gentile come sembrava, se fosse simpatica o se fosse una
stupida. Non sapeva nulla di lei…Ma lei l'aveva difeso, e per il momento gli poteva bastare.
Lily stava riponendo il suo
manuale di Erbologia e la sua bacchetta nella borsa. Severus sussultò
impercettibilmente. Se ne stava andando. Non poteva permettere che si
allontanasse senza averla ringraziata, anche se la sola idea lo intimoriva.
La voce della ragazza gli
giunse inaspettata. Era già davanti alla porta, pronta per uscire. Solo allora
Severus si accorse di trovarsi ancora di fianco al tavolo, come una statua di
marmo.
"Bè, io
vado…Ciao!" Lily girò la maniglia.
"Lily!" Le parole
uscirono dalla bocca di Severus ancora prima che lui se ne rendesse conto.
Lei si voltò, aspettando che
continuasse a parlare. Severus aprì la bocca,
pronto a dirle qualcosa...anche solo grazie. Ma all'improvviso le parole di
James Potter iniziarono a vorticare nella sua mente.
*D'accordo, me
ne vado…E tu, Mocciosus. Ringrazia Evans che ti ha difeso…anche se io non
sarei molto orgoglioso di essermi fatto difendere da una ragazza, per di più di
Gryffindor!*
*Ringrazia Evans che ti ha
difeso…anche se io non sarei molto orgoglioso di essermi fatto difendere da
una ragazza, per di più di Gryffindor!*
Lily lo guardava. Lily
aspettava una risposta…
*Non sarei molto orgoglioso
di essermi fatto difendere da una ragazza, per di più di Gryffindor!*
*Di Gryffindor…*
*Di Gryffindor…*
Severus assunse
un'espressione ostile. "Non ti permettere mai più di intrometterti in
faccende che non ti riguardano, è chiaro? Io non ho bisogno di farmi difendere
da una Mezzosangue" La sua voce era dura e tagliente come vetro.
Lily lo guardò per un lungo istante, sorpresa ed inorridita da quella reazione che non si sarebbe
mai aspettata. Poi si voltò verso la porta. "Benissimo, la prossima volta
lascerò che Potter ti lanci tutti gli incantesimi che vuole" Mentre
pronunciava quelle parole, cariche di delusione, uscì dalla serra e si avviò verso il castello, proteggendosi con la
borsa dalla pioggia.
Severus battè un pugno sul
tavolo, infuriato con se stesso.
***
La lune trop
pâle
Caresse l'opale
De tes yeux blasés...
[La complainte
de la butte - Moulin Rouge soundtrack]
Remus stava cercando di
studiare un capitolo del manuale di Trasfigurazione, disteso sul suo letto a
baldacchino. Nel dormitorio c'erano solo lui e Sirius, che stava lanciando una
pallina contro il muro da ormai un quarto d'ora.
La stanza era piuttosto buia,
nonostante le numerose candele, e la pioggia scrosciava al di là della grande
finestra, bagnando i vetri con grossi rivoli d'acqua. Remus amava la pioggia, lo
faceva sentire rilassato. Il ragazzo si girò su un fianco, e continuò a
sfogliare distrattamente le pagine del libro, puntellandosi con un gomito. Di
solito il venerdì sera scendeva in Sala Comune e assisteva al consueto
spettacolino che davano James e Sirius, occupati ad intrattenere un buon numero
di ragazzi, ma soprattutto di ragazze, felici per la fine della settimana e più
agitati del solito.
Sembrava che i suoi due amici
non conoscessero affatto l'imbarazzo, e non riuscivano a rimanere in disparte
senza attirare l'attenzione di ogni essere in grado di
respirare presente nei paraggi. Remus sapeva anche perché si comportassero in
quel modo. Non era solo esibizionismo, non era solo puro egocentrismo. C'era
anche dell'altro. C'erano anche cause e stati d'animo più nascosti, che solo
una persona che li conoscesse bene avrebbe potuto individuare. Solo lui avrebbe
potuto capire fino in fondo…
Pensò
a James. Non aveva tanti amici come si potesse credere. Aveva solo lui, Sirius e Peter.
Erano i Marauders il suo mondo.
Tutti
gli altri studenti erano semplici conoscenti pronti a voltargli le spalle in
qualunque momento, seguendo la corrente del vento, lasciandosi trascinare dagli
eventi, dalle mode, dai pettegolezzi di corridoio che decretavano impietosi il
declino o l'ascesa di una particolare persona. Non era nemmeno così sicuro di sé come
amava sembrare. In realtà era tormentato dai dubbi e dalle paure, come chiunque
altro. Non gli piaceva che le persone lo scoprissero, semplicemente. Temeva di
essere ferito nel profondo, temeva di non riuscire più ad alzarsi dopo una
caduta, dopo uno sgambetto sleale.
Poi pensò a Sirius.
Non
aveva mai avuto una vera famiglia, non era mai stato amato da nessuno prima di
arrivare a Hogwarts, prima di conoscere loro.
Era stato abituato a considerarsi
un fallito, un tragico errore partorito da sua madre, una macchia sgradevole che
deve essere cancellata dalla tappezzeria immacolata prima dell'arrivo degli
ospiti per la cena. A scuola si era rifatto una vita, lontano dai Black, lontano
dalle loro manie di purezza e dalle loro ossessioni per l'apparenza. A
Hogwarts era diventato popolare, aveva scoperto che dopotutto poteva essere
apprezzato come, se non di più, degli altri. E quella nuova situazione gli era
piaciuta, aveva colto l'occasione. Essere al centro dell'attenzione era
fantastico per lui. Spesso esagerava, non era possibile negarlo, ma
dopotutto come biasimarlo?
"Ehi Moony! Ci sei
ancora?" La voce di Sirius distolse Remus dai suoi pensieri. Il ragazzo si
scostò una ciocca di capelli biondi dal viso pallido e si voltò verso di lui,
che lo stava osservando.
"Scusa Felpato, ero
sovrapensiero...Dicevi?" Rispose, chiudendo il libro.
Era inutile illudersi di riuscire a studiare quando la settimana
era appena finita.
"Ti ho chiesto se avessi
l'intenzione di far finta di studiare ancora per molto, ma vedo che ci hai dato
già un taglio!" Sirius indicò il volume chiuso appoggiato sul letto di
Remus.
"Sì, non riuscivo a
capire niente…E poi ho due giorni per studiare!"
"Appunto, non fare
troppo il secchione...Se no io e Jamie dovremo radiarti dai Marauders!" Gli
occhi blu di Sirius quasi risplendevano nella
semi oscurità.
Remus rise, poi il
suo viso tornò serio. Uno strano silenzio cadde nel dormitorio. Voci allegre
provenivano dalla Sala Comune.
"Jamie dov'è?"
Chiese per interrompere il silenzio.
"Allenamento
straordinario di Quidditch. Ce l'ha detto oggi pomeriggio, non ti ricordi già
più?" Replicò Sirius, sorpreso.
"Ah già, me n'ero
dimenticato" Ribatté l'altro, fissando il pavimento.
"Moony c'è qualcosa che
non va? Sei
il precisino del gruppo, in una situazione normale non ti saresti dimenticato di
una cosa del genere…Sei tu che sai sempre dove sono tutti e perché!"
Sirius lo guardava, un'espressione impensierita dipinta sul bel volto.
Il ragazzo non potè fare a meno
di farsi sfuggire una risata. Colpito e affondato, non sarebbe mai riuscito ad
ingannare i suoi migliori amici. "E' quasi
piena" Indicò la finestra, anche se l'oscurità e le nuvole cariche di
pioggia non permettevano di vedere molto.
Sirius annuì.
"Come mai la cosa ti preoccupa? Non è certo la prima volta…E poi noi
veniamo con te, te lo sei dimenticato?"
Remus rimase a lungo in
silenzio. Era proprio quello il motivo per cui si sentiva così inquieto. James,
Sirius e Peter stavano rischiando molto per aiutarlo. Si erano impegnati
duramente, avevano rubato montagne di libri nel reparto proibito della
biblioteca, avevano sputato sangue, avevano infranto la legge, pur di riuscire a
diventare Animagi.
E tutto per lui.
Tutto per farlo soffrire di meno.
Trasformarsi in un lupo
mannaro era una sofferenza atroce, che metteva a dura prova il corpo e l'anima.
Remus aveva imparato a convivere con quelle sensazioni, aveva imparato a
sopportare in silenzio, da solo, senza potersi confidare con nessuno, aveva
imparato a convivere con quel peso enorme che gli gravava sulla coscienza. Lui
sarebbe sempre stato diverso. Se gli altri studenti avessero saputo che era un
mannaro l'avrebbero fatto cacciare, e lui non avrebbe potuto studiare, non
avrebbe potuto trovare un lavoro né costruirsi un futuro. Ma la fortuna gli
era venuta incontro. Dumbledore l'aveva accettato lo stesso, gli
aveva permesso di studiare a Hogwarts, di condurre una vita quasi normale, di
trovare anche degli amici. Ogni mese, quando arrivava la luna piena, si recava
nella Stamberga Strillante, attraverso un passaggio segreto situato sotto il
Platano Picchiatore, e lì si trasformava in lupo, aspettando che la metamorfosi
seguisse il suo corso. Non poteva fare altro che aggirarsi per quella piccola
casa polverosa e triste, infliggendosi ferite dolorose in mancanza di prede e
ululando verso quel meraviglioso cerchio d'argento che era il suo crudele
padrone. L'istinto dell'animale scorreva nelle sue vene in quelle terribili ore,
e la luna lo teneva in pugno, come una spietata burattinaia che governa il
fantoccio di un teatrino.
Ma da quando James, Sirius e
Peter erano riusciti a trasformarsi in animali, tutto era cambiato. Un grosso
cervo, un cane ed un piccolo topo lo accompagnavano durante quelle
notti. I suoi amici fuggivano dal dormitorio, all'insaputa di Dumbledore e di tutta
la scuola, per tenergli compagnia. Un lupo mannaro non attacca altri animali. E
quegli animali riuscivano a calmare la bestia che viveva in lui, a fare in modo
che non infierisse troppo su se stessa. In alcune occasioni Remus era
addirittura riuscito ad accucciarsi in un angolo buio e a dormire,
quasi più simile a un docile cane che a un pericoloso lupo.
Se non fosse stato per i
Marauders, Remus sarebbe stato condannato a rimanere solo, senza aiuto, senza
comprensione…Solo.
Ma lui, cosa aveva fatto per
James, Sirius e Peter? Come li aveva ripagati per i rischi che stavano correndo?
Come poteva farlo? Loro non gli avevano mai
chiesto nulla, non gli avevano mai fatto pesare la sua diversità, non l'avevano
emarginato quando aveva confessato loro il suo più grande segreto, avevano
deciso spontaneamente di provare a diventare Animagi illegali. Gli avevano
dimostrato che tenevano davvero alla sua amicizia. Ma lui non aveva mai fatto
nulla di concreto. Li aveva ringraziati, molte e molte volte…Ma le parole
non erano abbastanza. Lo consideravano un ingrato ma non avevano il coraggio di
dirglielo perché faceva loro pena? Pensavano che in fondo fosse pericoloso e lo
temevano? Era per quello che erano suoi amici?
Quei pensieri continuavano a tormentarlo, si tramutavano in incubi che
macchiavano i suoi sonni inquieti. E Remus non riusciva a cacciarli. Si era
ripetuto spesso che non era così, che i Marauders erano onesti e non
l'avrebbero tradito…Eppure dentro di sé non ne era sicuro.
"Moony?"
Ancora una volta la voce di Sirius lo distolse dai suoi pensieri.
Remus annuì debolmente.
"Sirius?"
"Mh?" Sirius
sembrava perplesso. Di solito Remus non era così misterioso.
"Credo…Credo che non dovreste più
venire con me alla Stamberga quando mi trasformo" Il ragazzo abbassò lo
sguardo, e attese le conseguenze che sarebbero scaturite da quelle parole.
***
La porta del dormitorio si
spalancò all'improvviso, e James fece irruzione nella stanza.
Indossava la divisa della squadra di Quidditch di Gryffindor, e reggeva la sua
scopa nella mano destra. "Allora siete
qui!" Esclamò allegramente. "Come mai fate le mummie stasera? Non
siete…" James si interruppe. Si respirava un'atmosfera
strana. Remus fissava il pavimento, le mani intrecciate sulle gambe. Sembrava
che stesse aspettando qualcosa. Sirius lo guardava con espressione allibita,
senza proferire parola. James si passò una mano fra i capelli, senza capire.
"Ma cosa?..." Iniziò.
"Remus non vuole più
che andiamo con lui alla Stamberga" Lo interruppe Sirius, una nota irata
nella voce. I suoi occhi blu si erano oscurati.
James fissò Remus a sua
volta. Appoggiò la scopa alla parete e si sedette di fianco a Sirius,
all'improvviso serio. "E' vero, Rem?"
Chiese, suonando più duro del voluto.
Remus alzò il capo, con
quello che gli parve un grande sforzo. I suoi amici erano di fronte a lui, in
attesa di una risposta. "Sì" Non riuscì ad aggiungere altro.
Sirius scosse la testa.
"Perché?"
Sembrava che James non riuscisse nemmeno a concepire quell'eventualità.
Remus cercò di elaborare in
fretta una risposta convincente. Cosa avrebbe potuto dire ai suoi amici? Non
poteva confessare loro che semplicemente non voleva che corressero dei pericoli.
Non gli avrebbero dato retta...Avrebbero continuato ad andare con lui, e non
poteva permetterlo.
"Allora, Moony?"
Lo incalzò Sirius.
Remus tirò un sospiro
profondo. "Non ho bisogno di voi" Cercò di risultare deciso, anche se
la sua voce si era incrinata.
"Ma che cazzo stai
dicendo?" Sbottò James.
Remus si alzò e si avvicinò
alla finestra, scrutando l'oscurità sempre più profonda oltre il
vetro. Forse sarebbe stato più facile se non li avesse guardati negli occhi.
"Non ho bisogno che
facciate…quello che fate solo perché vi faccio pena" Continuò. Era
sempre più difficile…
Sirius scattò in piedi,
stringendo i pugni. "Tu non ci fai pena Remus! Si può sapere che ti prende?" Si stava davvero arrabbiando ora.
"Sirius ha ragione, non lo facciamo di sicuro perché pensiamo che tu sia un…un poveraccio,
e lo sai. Lo facciamo solo per aiutarti, perché sei nostro amico!"
Aggiunse James. La sua voce era sinceramente preoccupata.
Remus si intimò di non
cedere raccontando la verità ai suoi amici. Non doveva… "E' così invece, non avete
solo il coraggio di dirmelo" Non era stato abbastanza
convincente, lo capì subito.
Sirius si avvicinò a lui e
lo fece voltare, strattonandolo per una spalla. I suoi occhi scintillavano di
rabbia.
Era sempre stato impulsivo. "Guardaci in faccia quando ci parli, Rem!"
Stava alzando la voce. "Lo sai che ci diciamo sempre tutto, come puoi
pensare che siamo così stronzi?"
Remus lo guardò. Sembrava
smarrito. "Io non penso nulla"
"Porca puttana Remus! Se
c'è qualcuno che non ha il coraggio di dire le cose in faccia, sei tu! Pensi anche tu che siamo
delle teste di cazzo come tutti? Bell'amico, davvero"
"Sirius,
calmati…" James era ancora seduto sul letto, e stava mantenendo il
controllo.
"Non mi calmo invece!
James dì qualcosa anche tu, dammi ragione! Abbiamo studiato per non so nemmeno
io quanto tempo per riuscire a capire come diventare Animagi, abbiamo infranto
tutte le regole della scuola, rischiamo di finire ad Azkaban
se ci scoprono e adesso Remus viene a dirci che non vuole più che ci
trasformiamo e che andiamo alla Stamberga? E ha anche il coraggio di dirci che
abbiamo fatto tutto questo perché ci fa pena!" Sirius battè un pugno
contro la parete. Il suo voltò tradì una smorfia di dolore, ma non disse
nulla.
"Sirius!"
James si era alzato, e si era avvicinato all'amico. Era l'unico che poteva
riuscire a calmarlo, e lo sapeva. "Hai ragione, però Remus avrà una
spiegazione…"
"James non ci posso
credere! Lo stai difendendo? Adesso sono io lo stronzo insensibile?"
"Sirius lascia che ti
spieghi…" Remus stava tormentando nervosamente una ciocca di capelli
biondi. La situazione stava degenerando, ed era tutta colpa sua. Perché non
aveva detto subito la verità? Perché era stato così stupido? Loro l'avrebbero
capito, l'avrebbero rassicurato…
"Non devi spiegare nulla, sei stato
molto chiaro" Sirius ormai stava
gridando.
James gli posò una mano
sulla spalla.
"Lasciami in pace
James!" sbottò l'altro. Un attimo dopo aprì con violenza la porta del
dormitorio e sparì nel corridoio.
Remus sospirò, prima di
gettarsi sul letto. Si sentiva sempre peggio. James gli si avvicinò: non sembrava arrabbiato.
"Ho combinato un bel
casino eh?" Esclamò, con voce rotta. Doveva essere orgoglioso, aveva
davvero superato se stesso.
James gli sorrise per un
istante. "Già..."
"Io non volevo farvi
incazzare...Ho detto un sacco di cose che non sono vere" Remus appoggiò un braccio
sugli occhi chiusi.
James annuì, anche se
l'amico non poteva vederlo. "Lo so, Rem"
Remus si alzò di scatto,
guardando l'amico con espressione stupita. "Lo sai?"
"Sì...Ma lo sai com'è
fatto Sirius, vedrai che domani avrà già dimenticato tutto"
"Non sono bravo a dire
bugie, vero?"
"Non tanto...Diciamo che
devi ancora imparare molto!"
Remus sorrise, suo malgrado, sentendosi
subito più sollevato.
***
-Note
Salve a
tuttti! ^-^
Questa volta
ho inserito due capitoli, perchè parto per il mare e quindi per circa due
settimane non riuscirò ad aggiornare...E' un piccolo modo per farsi perdonare
:D (Macché! Meno male che te ne vai, non ti sopportiamo più! N.d.gli ipotetici
lettori di questa fic-revisione ^^")
Accidenti, si
sta rivelando un'operazione più lunga del difficile rivedere
"...Time..."! Non mi ero resa conto di quanto fosse immaturo lo stile
che ho usato...O_o" Non che adesso mi ritenga una scrittrice fantastica,
anzi, sono lungi dal pensarlo...Però un pochino penso di essere migliorata :) E
poi ci metto sempre anni a scegliere i titoli dei capitoli e i testi delle
canzoni...
Ah, ora che
mi viene in mente...Mi sono accorta, rileggendo questo lavoro, che la trama in
alcuni punti è piuttosto banale, e ci sono anche alcuni *buchi* (o plot-holes).
Ho pensato in ogni caso di non modificare nulla, perché dopotutto questa è
stata la mia prima long-fic, ed è giusto che la storia rimanga tale...E poi ci
sono troppo affezionata per stravolgerla ^-^
Bene, dopo
questo sproloquio inutile, passiamo ai ringraziamenti, che vanno a Sakura 89 e
a Fede_ea che mi hanno lasciato un commentino...E ovviamente a tutti
coloro che hanno letto senza lasciare recensioni! XD
A questo
punto non mi rimane che augurarvi buone vacanze e buon Ferragosto...A presto!
-Fleacartasi-
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Capitolo 8 *** *Falling star* ***
Sirius si strinse nel maglione leggero che indossava
-Capitolo
otto-
*Falling
star*
La pioggia aveva smesso di cadere da poco,
e una luna slavata e quasi piena si era affacciata fra le nuvole nere, che
lentamente si stavano diradando. Sirius si strinse nel
maglione leggero che indossava, maledicendosi fra sé e sé per non aver
afferrato il suo mantello prima di uscire dal dormitorio. O meglio, prima di
precipitarsi fuori dal dormitorio. La temperatura era scesa a causa
della pioggia, che aveva continuato a cadere durante tutta la giornata, e l'umidità
gli penetrava sgradevolmente nelle ossa. Non avrebbe saputo dire che ora
fosse. Il suo orologio era rotto da ormai molto tempo, da quando James
gliel'aveva preso in prestito l'anno prima e gliel'aveva restituito in uno stato
a dir poco disastroso.
Dopo la discussione con Remus,
era uscito dal dormitorio e si era subito diretto fuori dalla Sala Comune
gremita, ignorando le voci di più studenti che lo chiamavano e lo invitavano ad
unirsi a loro. Aveva anche ignorato la Signora Grassa, che aveva
iniziato a fargli una vera e propria predica, ricordandogli con il
suo tono di voce più minaccioso, che non era permesso lasciare la propria Sala
Comune dopo le dieci. Dopo aver attraversato qualche corridoio deserto e
aver evitato un incontro con Gazza, che, come d'abitudine, stava
pattugliando ogni angolo della scuola, Sirius era salito alla torre
di Astronomia.
Aveva decisamente bisogno di stare
solo.
Non si recava spesso alla
torre, se non per le lezioni. Di solito i telescopi erano disposti
in file ordinate, pronti per essere utilizzati dagli studenti, ma in quel
momento erano tutti riuniti in un angolo dell'ampia stanza, insieme a un gran
numero di sgabelli. Sirius sorrise appena quando li vide. Poteva sembrare
scomodo stare seduti su dei piccoli sgabelli mentre si osservava il cielo con i
telescopi, ma sapeva bene che non era così. Dopo che, al quinto anno, aveva
dovuto trascorrere due ore di lezione in piedi per punizione, aveva iniziato ad
apprezzarli, e le sue gambe doloranti ancora di più.
Il ragazzo alzò lo sguardo verso il soffitto che rifletteva
perfettamente il cielo, come succedeva in Sala Grande. Qualche stella cominciava a fare capolino
nel firmamento, squarciando le nuvole scure. La torre non era riscaldata, e freddi spifferi spazzavano il pavimento di
pietra.
Sirius afferrò uno sgabello,
e si sedette al centro della stanza, dando le spalle alla porta, che aveva
chiuso a chiave in precedenza. Non voleva rischiare di imbattersi in qualche
coppia, o in qualche insegnante. In quella prima settimana di
scuola non era ancora stato punito, e voleva che accadesse per qualche
motivazione degna di nota. Avrebbe potuto inaugurare la collezione di condanne
appendendo Lucius Malfoy a uno degli anelli del campo di
Quidditch, ad esempio. Il ragazzo scosse il capo: non era quello il momento adatto per fantasticare
sulle sue future malefatte. Le parole di Remus tornarono
ad occupare la sua mente, con un fragore inaspettato.
*Non
ho bisogno di voi. Non ho bisogno che facciate…quello che fate solo perché vi
faccio pena*
Sirius
strinse la lana del maglione con una mano. Era ancora incredulo. Non era possibile che Remus pensasse
davvero che lo aiutassero solo perché faceva loro pena. Certo, lui e Peter
erano i due membri dei Marauders in un certo senso più… deboli. Non erano
mai loro a progettare agguati ai danni di Mocciosus, non erano
mai loro a proporre di intrufolarsi nelle cucine per farsi sommergere di torte e
cioccolatini dagli elfi domestici, non erano mai loro a provocare Malfoy e i
suoi amici di Slytherin. Ma non per questo lui e James si consideravano superiori, o si
permettevano di giudicarli. Non l'avevano mai fatto. Erano amici, questo doveva
bastare.
Si erano sempre accettati per come erano, pregi e difetti, abitudini e
comportamenti.
Remus
doveva convivere con la sua doppia natura di uomo e di lupo, ma loro non si erano
mai sentiti in pericolo o avevano avuto paura
di lui. Avevano deciso di diventare Animagi per tentare di farlo sentire meglio,
per ricordargli che poteva contare sui suoi amici in ogni momento, anche durante
le sue trasformazioni. Non potevano aiutarlo in forma umana? Bene, potevano farlo sotto forma di cane,
di topo, di cervo. Non avevano mai fatto pesare a
Remus i sacrifici che avevano fatto, non gli avevano mai fatto capire quanto
fosse stato difficile imparare a trasformarsi, non gli avevano mai confessato
che avevano avuto molta paura. Sirius non aveva nulla da rimproverarsi,
avevano agito nel modo migliore, date le circostanze, e nonostante i loro
difetti. Dopotutto, nessuno era perfetto. Non si erano mai aspettati nulla in
cambio: un amico non chiede
ricompense.
Remus
non aveva mai smesso di ringraziarli, e sapevano che
era sincero. Sapevano anche che era doloroso per lui avere
degli amici che lo aiutavano in quel modo, perché non avrebbe mai potuto
ricambiarli del tutto. Sirius provò ad immaginare a come si sarebbe sentito in
una situazione del genere. Probabilmente il suo orgoglio gli avrebbe impedito di
chiedere aiuto. Probabilmente si sarebbe ostinato a percorrere la strada del suo
destino da solo, senza mani amiche o bastoni che lo sostenessero e gli
impedissero di cadere. Probabilmente la sua vigliaccheria l'avrebbe indotto a
nascondersi, a non affrontare i problemi a testa alta, a limitarsi ad assumere
un atteggiamento da vittima.
Ma
Remus non era così…Lui era stato coraggioso. Era riuscito a parlare del
suo disagio, aveva liberato quel fantasma che viveva dento di lui e lo feriva senza pietà. Non aveva avuto paura...e
la sua vita era migliorata.
Perché?
Perché improvvisamente non voleva più farsi aiutare? Perché voleva imboccare
un altro sentiero, un sentiero inesplorato che avrebbe attraversato da solo?
Perché pensava di suscitare solo pietà? Mille interrogativi affollavano la
mente di Sirius, e il senso di colpa iniziava ad insinuarsi dentro di lui. Aveva
agito d'impulso, come suo solito. Aveva trovato più facile aggredire Remus,
invece di tentare di capire, invece di chiedere.
Le stelle
ora punteggiavano l'intero cielo, le nuvole erano scomparse. Sirius era perso nei suoi pensieri, e non
si accorse che la serratura della porta era scattata con un rumore secco.
***
"Ma come ti è venuta in
mente una cazzata simile?" James era disteso sul suo letto, la
divisa ancora indosso, i capelli arruffati che continuava a spettinare con una
mano.
Remus era in piedi, le spalle appoggiate
alla finestra, le gambe
accavallate e un'aria scoraggiata. Gettò un'occhiata all'orologio. Era l'una
passata, ma nessuno dei due sembrava aver intenzione di dormire. Avevano
trascorso la serata a parlare di quello che era successo. Alla domanda dell'amico
scrollò debolmente le spalle. "Non lo so, Jamie…Io non volevo che aveste
dei problemi per causa mia!" Replicò, cercando di dare un senso al suo
comportamento di quella sera.
La verità era che la
confusione regnava sovrana dentro di lui. Si sentiva in colpa per aver fatto
infuriare Sirius e aver fatto credere ai suoi migliori amici che li considerava
superflui, degli accessori di cui ci si poteva sbarazzare da un momento
all'altro. Ma pensava anche
di aver agito con correttezza. Come previsto, James gli aveva dato
del pazzo per essersi preoccupato per loro, e gli aveva assicurato che avrebbero
continuato a trasformarsi per aiutarlo, anche contro la sua volontà. Se solo
avesse recitato la sua parte con più convinzione…Magari sarebbe riuscito a
convincerli a non accompagnarlo più alla Stamberga e a non trasformarsi più.
Avrebbe perso le migliori persone che avesse mai conosciuto, certo, ma almeno
loro sarebbero state al sicuro. Se fossero finiti nei guai per colpa sua
non se lo sarebbe mai perdonato…Ma ormai era inutile recriminare. Ora il problema principale di Remus era quello di chiedere scusa a
Sirius il prima possibile, e spiegargli perché si fosse comportato in quel
modo. Il ragazzo non potè fare a
meno di pensare che in fondo si sentiva sollevato. Sapere che Padfoof, Wormtail
e Prongs avrebbero continuato a seguirlo nella squallida capanna lo faceva sentire sollevato. Non sapeva se sarebbe stato in grado di resistere da
solo: era probabile che un mannaro senza controllo, dopo molti mesi di relativa
calma,
sarebbe stato molto pericoloso. Remus scostò una ciocca di
capelli dal viso, e si lasciò sfuggire un piccolo sorriso.
"Perché ridi, Moony?"
"Oh, non è nulla"
Rispose l'altro. "Sono solo contento che continuerete a venire con me
alla Stamberga…"
James ricambiò il suo
sorriso. "Quanto sei stupido, Moony…credevi davvero che ci saremmo
fatti intimorire da una semplice minaccia come la tua? Che amici saremmo?"
"Si, in effetti vi ho
sottovalutati" Remus si lasciò cadere sul suo letto.
"Mai sottovalutare un
Marauder! Dovresti saperlo ormai…"
"Hai ragione, Prongs,
dovrei proprio saperlo" Rispose allegro Remus, mentre indossava la maglia del
pigiama. "Però…" Aggiunse, all'improvviso più amareggiato. "Non sarei così sicuro che Sirius voglia
ancora venire con noi alla Stamberga, dopo la scenata che ha fatto…"
"Oh, non
preoccuparti. Lo sai, è molto impulsivo...Vedrai che quando torna
chiarirete tutto" Lo rassicurò James.
"Lo spero...A proposito,
ormai è l'una e mezza, dove sarà?"
"Starà camminando nel
parco per calmarsi…vedrai che domani mattina lo troveremo su uno dei
divani della Sala Comune che dorme!"
"Forse dovrei andare a cercarlo, sono io che gli devo
chiedere scusa! Ma non saprei dove cercarlo..."
James scrollò le spalle.
"Per me è inutile girare per la scuola a quest'ora, rischieresti solo di farti beccare da
Gazza. Gli puoi parlare tranquillamente
domani…E poi non addossarti tutta la colpa come tuo solito! Anche
Sirius ha avuto una reazione esagerata, di sicuro vorrà chiederti scusa anche
lui"
"Già, è meglio
aspettare..." Remus tuttavia non era del tutto persuaso.
James se ne accorse, e sospirò. "Però"
Proruppe, mentre si alzava a fatica dal letto
e si avvicinava alla scrivania di mogano che si trovava in un angolo. "Se
proprio vuoi sapere dov'è, c'è un modo…"
Il volto di Remus si illuminò.
"Ma certo!"
James aveva aperto un
cassetto e ne aveva estratto un foglio di pergamena all'apparenza immacolato.
"La risposta a tutte le tue domande, Moony…"
"The Marauder's map!"
Completò l'altro, entusiasta.
James aveva afferrato la sua
bacchetta e aveva sfiorato leggermente il foglio. "Giuro solennemente di
non avere buone intenzioni"
Sottili righe d'inchiostro
nero iniziarono a diramarsi dal punto toccato dalla bacchetta, e iniziarono a
formare una mappa dettagliata del castello e del parco di Hogwarts. Minuscole
macchie nere si muovevano sulla carta, e ognuna portava un piccolo nome scritto
su un cartiglio. Quella pergamena permetteva di localizzare pressoché ogni
persona presente nella scuola.
"Signor Lupin…credo di
poter affermare con certezza che il signor Black si trova nella torre di
Astronomia"
"Bene" Annuì Remus.
Mentalmente si fece i complimenti per aver contribuito alla nascita di quel
gioiellino.
L'amico, però, si scurì in volto. "Rem?"
"Mh?" L'altro lo
guardò sorpreso.
"Sirius è nella torre
di Astronomia, ma non è solo…c'è Bellatrix Black con lui"
***
I saw a star
beneath the stairs
Glowing
through the melting walls
Who'll be the
first to begin their fall?
Or will we
become one?
[Morning star -
AFI]
Bellatrix si chiuse la porta
alle spalle, e di proposito fece in modo che sbattesse. Suo cugino si voltò, i capelli scuri che li ricaddero sul
volto, perlaceo alla luce della
luna. Sembrava che fosse riuscita a spaventarlo.
"Ma guarda chi si
vede" Disse, ironica. La sua voce era lievemente roca, ma
vellutata.
Sirius fece una smorfia.
"Bellatrix…" La salutò con un cenno della mano, tornando a girarsi
e iniziando a fissare il pavimento.
"Che ci fai qui,
Black?" Chiese lei, avvicinandosi. Indossava la gonna della
divisa, e una camicia rossa. I lunghi capelli corvini erano raccolti
con due bastoncini di legno, anch'essi rossi. Il blu
intenso dei suoi occhi era sottolineato dal kajal nero, e aveva le labbra lucide
di gloss.
Sirius si chiese perché sua
cugina passeggiasse per la scuola, a quell'ora di notte, come se dovesse salire in passerella. Quando Bellatrix gli
fu accanto, avvertì un profumo
dolce, spezzato da una nota aspra.
Cannella e fumo di sigaretta.
"Potrei chiederti la
stessa cosa, Bella. E potrei anche chiederti come hai fatto ad entrare, visto
che avevo chiuso la porta a chiave" Le rispose con indifferenza, evitando
di guardarla. Si sentiva vulnerabile quando la guardava negli occhi.
Quegli occhi erano troppo simili ai suoi, gli avrebbero svelato segreti che
voleva tenere nascosti. Non si sentiva ancora pronto ad affrontare se stesso.
Bellatrix rise, e si diresse verso l'angolo in cui erano radunati i
telescopi e gli sgabelli. Ne afferrò uno, e si sistemò vicino al ragazzo.
Poteva avvertire il suo profumo.
Cedro e noce moscata.
"Mi stupisci, Black.
Possibile che un abile mago come te non abbia mai sentito parlare di un semplice
incantesimo chiamato Alohomora?" Bellatrix accavallò le gambe, lasciando
che si scoprissero.
Sirius rise a sua volta, a
bassa voce. Avrebbe dovuto immaginarlo. Bellatrix non si faceva certo intimorire
da una porta chiusa, soprattutto quando aveva un incantesimo così elementare a
disposizione. "Touché. Ma non mi hai ancora detto perché sei venuta
qui..." Sirius allungò le gambe davanti a sé.
Bellatrix si voltò verso di
lui, anche se Sirius continuava a guardare il pavimento, e scrollò le spalle.
"Non avevo sonno...Volevo solo farmi un
giro. E tu, Black?"
"Non avevo sonno" Ribattè. "Volevo solo farmi un giro…"
"Molto divertente,
davvero. Peccato che tu non sia tanto bravo a fingere...Se fosse
così saresti insieme a Potter, Lupin e a quel tonto di Minus, e invece sei solo"
Sirius sgranò gli occhi. Come faceva…a
sapere? Probabilmente era solo una coincidenza…doveva essere così. Il
pensiero di essere come un libro aperto per Bellatrix lo inquietava, e non poco.
Bella era abile e spietata nel governare le persone, quando scopriva i loro
punti deboli. "Da quando in qua sei
una veggente?" Chiese, aspro.
"E da quando in qua hai
paura di guardarmi negli occhi, Black?" Bellatrix gli sollevò
il mento con due dita e lo fece girare verso di lei.
I loro occhi si incontrarono.
Erano della stessa forma, dello stesso colore, con le stesse ciglia folte.
Erano
come gemelli.
Sirius voleva interrompere
quel contatto. Gli sembrava che Bellatrix riuscisse a scrutare nella sua anima,
che riuscisse a carpirgli sensazioni e sentimenti.
Le afferrò la mano e si
liberò dalla sua lieve stretta. "E da quando in qua ti sei dimenticata che ho un nome, Bella? Io
sono Sirius, non sono Black"
La ragazza scoppiò a ridere.
Una risata argentina, divertita, crudele, amara, cinica.
"Me ne ero dimenticata…tu non sei più un Black, vero? Hai rinnegato le tue
origini…"
Sirius strinse
i pugni. Aveva distolto lo sguardo da quello della cugina, ma il suo profumo lo
stordiva. "Esatto" Esclamò, con fermezza. "Mi fanno schifo i
Black, io non sono come loro. Non sono come voi, Bellatrix"
"Sei solo un illuso" Bellatrix continuava a
sorridere.
"Ti sbagli. Io sono
diverso. Io non odio i Mezzosangue, io non sono ossessionato dalla purezza, io
non mi diverto ad impagliare le teste degli elfi domestici o a impartire
ordini credendo di essere superiore agli altri, io non…"
"Zitto, Black"
Bellatrix gli aveva premuto una mano sulle labbra: erano morbide, come le sue. Sirius la guardava con aria
interrogativa, anche irata. "Lascia che ti faccia vedere
una cosa"
La ragazza tolse dai capelli
i due bastoncini: la chioma corvina e folta le
ricadde sulle spalle. I capelli le arrivavano oltre metà schiena, ed erano
leggermente ondulati. Sembravano quasi risplendere nel buio.
Sirius continuava a rimanere
seduto, e la guardava. Non riusciva a non farlo. La loro
somiglianza era davvero impressionante, avrebbero potuto essere fratello e
sorella.
Bellatrix si diresse verso i
telescopi. "Muoviti, Black!"
Il ragazzo si alzò e la
raggiunse. Non si sentiva sicuro, stare in compagnia della cugina si rivelava
sempre un'esperienza sconvolgente.
Bellatrix si era avvicinata
ad un telescopio, e lo stava puntando verso il soffitto della Torre. Sirius si
chiese cosa stesse architettando. La ragazza si voltò verso di
lui. Gli indicò lo strumento. "Guarda"
Sirius si abbassò. Davanti
ai suoi occhi brillava un gruppo di stelle. Sembravano molto vicine, grazie alla
lente.
Così vicine che
avrebbe potuto afferrarle.
"Le vedi, Black?"
Sirius annuì. Cosa voleva
dimostrargli?
"Lì ci sono le stelle
che portano i nostri nomi. Bellatrix, Sirius, Andromeda, Regulus, Alphard. Ci siamo tutti"
Il ragazzo non riuscì a
non stupirsene. Non sapeva che i loro nomi fossero nomi di stelle...tutti i
loro nomi. "E con questo?"
Chiese, cercando di rimanere indifferente.
"Quelle stelle
fanno parte della stessa costellazione. Possibile che questo non ti dica
nulla?" Rispose lei, in tono brusco.
Sirius iniziava a capire.
"Una semplice coincidenza, Bella"
"Non esistono le
coincidenze, Black. Noi siamo legati, facciamo parte della stessa famiglia,
facciamo parte della stessa costellazione. Noi siamo uguali"
Sirius si voltò verso di
lei. Lo stava guardando con una strana espressione. L'espressione di chi sa di avere
ragione. Era sempre stata sicura di sé... "Non
pensavo che fossi così
sentimentale" Proferì, secco. "Peccato che tu abbia dimenticato
una cosa. Non bastano i nomi a rendere uguali le persone"
Bellatrix continuava a
fissarlo, con uno sguardo perforante. "Quanto ti sbagli…Questo
discorso te l'avevo già fatto quest'estate, ma tu ti rifiuti di capire. Non
credevo che fossi anche ottuso…Comunque ricordati una cosa: ho ragione. E prima o poi te
ne renderai conto anche tu" La ragazza tornò verso lo
sgabello. I suoi bastoncini di legno erano caduti dallo sgabello su cui li aveva
appoggiati. Lei li raccolse, poi si girò verso il cugino, rivolgendogli un sorriso beffardo. "Buonanotte,
Black" Dopo si chiuse la porta alle spalle.
Sirius rimase immobile per
diversi minuti, lo sguardo alzato verso il cielo trapuntato di luci, minuscole virgole argentee. Lì c'era anche lui. E c'erano
Bellatrix, Andromeda, Regulus. Non conosceva abbastanza bene le stelle per dirlo,
ma forse c'erano anche i suoi genitori, e gli altri Black. Il
destino della sua famiglia era scritto davvero nelle stelle o erano tutte superstizioni
e credenze affascinanti? Sirius scosse la testa. Non
poteva crederlo. Non era legato ai Black, non più. Nessun nome era così forte
da potergli imporre una condotta di vita. I suoi genitori avevano tentato, ma
lui si era ribellato. Era evaso dalla sua prigione.
Aveva fatto in modo che la
sua stella abbandonasse la costellazione natale.
Rimise al loro posto lo sgabello e il
telescopio, mentre si rendeva conto che anche quell'incontro con Bellatrix aveva avuto il potere di
confonderlo. Lanciò un'ultima occhiata al
soffitto, prima di uscire e dirigersi verso il suo dormitorio.
Gli sembrò di intravedere Sirio fra tutte quelle stelle.
"Io sono diverso"
Sussurrò, tentando di convincere se stesso .
***
-Note
Una
piccola precisazione di tipo astronomico...
Mi sono
documentata, guardando su un bel libro dei miei nonni che parla di stelle e
pianeti, e lì c'è scritto che Sirius [o Sirio che dir si voglia :)] è la
stella più luminosa della costellazione del Cane Maggiore, Regulus è una
stella del Leone, Alphard è una stella dell'Idra, Bellatrix una stella di
Orione e Andromeda è il nome di un'intera costellazione...per esigenze di
questo capitolo, però, ho fatto in modo che tutte queste stelle si
trovassero vicine una all'altra...mi scuso per la licenza ^^" Tra
l'altro ho scoperto solo pochissimo tempo fa che anche Alphard, zio
preferito di Sirius, ha il nome di una stella...che bello, proprio una
famigliola unita! Beh, si fa per dire...:P
|
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Capitolo 9 *** *Enigma* ***
Capitolo 9
-Capitolo
nove-
*Enigma*
"Cosa ci fa Sirius nella
torre di Astronomia con Bellatrix a quest'ora?" Indagò Remus, che
continuava a far ciondolare le gambe nel vuoto oltre il bordo del suo letto.
James scrollò le spalle.
"Magari si sta divertendo un po', se capisci cosa voglio dire"
Rispose, con aria maliziosa.
"E dai Prongs,
smettila…"
"Non sarebbe poi così
assurdo...Bellatrix è pur sempre una bellissima ragazza, non puoi negarlo! Una delle più
belle di Slytherin e anche della scuola dire..."
Remus lo fulminò con lo
sguardo. "Possibile che tu non riesca a pensare ad altro? Ti ricordo che sa
anche essere a dir poco diabolica, quando vuole. Ti sei già
dimenticato tutto quello che ci ha raccontato Sirius su di lei?"
"Andiamo Moony…Sirius
è capace di difendersi da solo, è tra i più bravi del nostro corso in
Incantesimi e Difesa Contro le Arti Oscure! Non che io pensi che Bellatrix
Black sia in grado di utilizzare la magia nera, sia chiaro…E' inutile
preoccuparci" Esclamò
James, tranquillamente.
"Se lo dici tu…"
Remus, poco convinto, appoggiò la Marauder's Map, cancellata, sul suo comodino. "Allora vorrà dire che gli parlerò domani mattina, non voglio
disturbare lui e la sua cara cugina"
James stava per rispondere
all'amico, quando la porta del dormitorio si aprì, e Sirius entrò nella
stanza, con la bacchetta alzata davanti a sé ad illuminare l'ambiente. Il
ragazzo si stupì quando si accorse che James e Remus non solo non stavano
dormendo, ma anzi erano perfettamente svegli, e lo stavano osservando. Sirius
gettò la sua bacchetta sul letto, e rimase in piedi in silenzio, per qualche
istante. "E voi cosa ci fate
qui?" Domandò infine, senza preoccuparsi di poter svegliare qualcuno. Dal
baldacchino di Peter proveniva un russare sommesso, oltre le spesse tende di
velluto tirate.
James sollevò un
sopracciglio con aria sarcastica. "Noi ci dormiamo qui, Padfoot, nel caso
tu non te ne sia mai accorto!"
"Oh avanti Jamie, lo sai
benissimo cosa volevo dire…come mai siete ancora svegli a quest'ora?"
Sirius si gettò di peso sul suo letto, e si tolse le vecchie scarpe da
ginnastica.
"Potremmo farti la
stessa domanda!" Puntualizzò James. "Comunque siamo…"
"Comunque siamo ancora
svegli perché io volevo parlarti e non sapevo dove trovarti" Intervenne
Remus. Teneva gli occhi bassi, e un'espressione mortificata si dipinse sul suo
volto.
Sirius alzò il viso, e guardò
l'amico. "Volevi parlarmi?" Ripeté, stupito.
L'altro annuì. "Volevo
chiederti scusa…per prima. Io non pensavo davvero quelle cose, volevo solo
che…"
"Lo so che non lo
pensavi sul serio, Rem" Lo interruppe Sirius, quasi con freddezza.
Remus si sentì vagamente
sollevato, ma questa sensazione fu solo passeggera. "Grazie, ma
fammi finire per favore. Io desideravo solo che voi non correste più dei
pericoli inutili, per questo ho detto che non vi volevo più con me alla
Stamberga. Non ve ne ho parlato chiaramente perché temevo che non mi
avreste dato retta, che avreste continuato ad accompagnarmi…Ma non ho mai
creduto che voi non foste degli amici veri! E mi dispiace
di averti fatto incazzare…" Il ragazzo continuava a torcersi le mani mentre
parlava, e a toccarsi una ciocca di capelli biondi che gli scendeva sul viso con
insistenza.
Sirius rimase per qualche
secondo in silenzio, poi si alzò e si avvicinò a Remus. "Moony sei
proprio un cretino!" Gli disse, ridendo. "Come hai potuto pensare che
ti avremmo lasciato da solo? E poi…devo chiederti scusa anch'io, la mia
reazione è stata davvero esagerata, ero molto nervoso stasera"
Remus alzò un sopracciglio,
e sorrise a stento. Anche James, seduto di fronte a lui, gli lanciò un'occhiata
interrogativa. Sirius era sempre stato impulsivo, non era possibile negarlo. Di
solito, comunque, quando si infuriava a quel modo la sua rabbia non accennava a
diminuire per almeno un paio di giorni, durante i quali parlava a stento e si
isolava appena gli era possibile. Remus ricordava ancora quando James e Sirius
avevano litigato durante il quarto anno. Sirius aveva sorpreso la ragazza con
cui usciva da un paio di mesi che baciava James nella sala dei Trofei, ed era
scoppiata una furiosa lite. Era trascorsa una settimana prima che Sirius avesse
accettato di parlare con l'amico per tentare di chiarirsi. Eppure
ora Sirius era
allegro come sempre, e sembrava essersi già dimenticato completamente della
loro lite, che risaliva solo ad un paio d'ore prima. Remus capì che c'era
qualcosa che non andava. Com'era possibile che Sirius fosse già disposto a fare
pace, senza nemmeno rimproverargli nulla? E per di più si era anche addossato
parte della colpa, senza lasciarsi condizionare dal suo forte orgoglio...
James non era
meno convinto di Remus che ci fosse qualcosa di sospetto nella reazione di
Sirius. Lo scrutò con attenzione, senza farsi notare. Il ragazzo teneva i
capelli corvini sciolti, a coprirgli il viso, e le mani intrecciate, inerti.
Dopo aver chiesto scusa a Remus, con un sorriso stentato sulle
labbra, era caduto in un silenzio quasi funereo, e non si era più mosso. James
pensò che quello non era affatto il solito Sirius: doveva essergli successo
qualcosa. Ma cosa poteva essere? Non era possibile che fosse solo per colpa
della lite con Remus…Sirius era intelligente, e di sicuro aveva capito che l'amico aveva agito a fin di bene.
*Cosa cazzo ti prende, Sir?*
All'improvviso James si
illuminò in volto. Come aveva fatto a non capirlo subito? Eppure era così
ovvio… "Sirius?" James
chiamò l'amico, che sollevò lentamente la testa per guardarlo. I suoi occhi
pervinca sembravano offuscati da un velo di polvere. "Mh?"
"Senti…Dove sei stato
stasera?" Chiese, con noncuranza. Remus stava osservando i due amici, in
silenzio.
"Sono andato su, alla
torre di Astronomia…Perché?"
James scrollò le spalle.
"Semplice curiosità…Chi c'era di bello?"
Sirius gli lanciò
un'occhiata obliqua. "Jamie, hai fumato qualche sigaretta strana stasera? Chi vuoi che
vada alla torre di Astronomia di notte, con questo freddo per di più?"
James e Remus si scambiarono
uno sguardo carico di significati, mentre Sirius tornava a fissare il pavimento
con aria turbata.
***
When you're
looking at me
I feel
like a child...
Vulnerability...
[No good for
me - The Corrs]
Lily si sedette al fondo del
tavolo di Gryffindor, e alzò gli occhi verso il soffitto. Era una mattina di
fine settembre, e il cielo era di un turchese pallido. Alcuni deboli raggi di
sole, sempre meno caldo, filtravano nella Sala Grande, rivelando fasci di
polvere che vorticavano nell'aria, simili a manciate di piccoli diamanti.
La ragazza versò un po' di
succo di zucca nel suo bicchiere, sbadigliando. Da quando era iniziata la scuola
si sentiva sempre più stanca. Era diventata Caposcuola, quindi aveva diversi
compiti da svolgere, e inoltre il carico di studio, quell'anno, era già piuttosto intenso.
Salutò un paio di sue
compagne che erano arrivate in quel momento e che si erano sedute di fronte a lei, ed iniziò a vagare con lo sguardo, percorrendo i lunghi tavoli delle Case.
A metà della tavolata di Slytherin era seduto Severus Piton. Lily si sentì invadere da un fremito di
rabbia quando lo vide. Da quando, un paio di settimane prima, l'aveva insultata
nella serra di Erbologia, chiamandola Mezzosangue, non gli aveva più rivolto la
parola, anche se si erano ancora trovati vicini durante alcune ore di lezione.
Sarebbe stata pronta a giurare che Severus era diverso dagli altri Slytherin. L'aveva sempre trattata con gentilezza, anche se era piuttosto
scontroso con chi non conosceva, e non l'aveva mai chiamata…in quel modo.
Eppure quel pomeriggio anche lui l'aveva ferita, umiliata. Evidentemente si era
sbagliata…Non ci si poteva fidare di nessuno, in quella Casa.
Lily sospirò. Non era la
prima volta che veniva chiamata Mezzosangue, ma non ci aveva ancora fatto
l'abitudine. Com'era possibile che esistessero maghi che si sentivano superiori
solo perché provenivano da famiglie purosangue? Che cosa possedevano in più
degli altri?
Il corso dei suoi pensieri si
interruppe quando James Potter, Sirius Black e Remus Lupin entrarono nella sala.
Subito le ragazze che le erano vicine iniziarono a guardarli con aria sognante.
"Guarda com'è bello Remus stamattina!" Esclamò con voce stridula una ragazza dai riccioli
biondi.
"E Sirius? Quella
camicia gli sta benissimo!" Aggiunse un'altra, sporgendosi dalla sedia per
osservare meglio il suo idolo, che nel frattempo si era sistemato a metà tavolo
e stava afferrando una generosa manciata di biscotti.
Lily fece una smorfia
disgustata, prima di tornare a concentrarsi sul suo bacon. Non li sopportava.
Erano arroganti, si credevano migliori degli altri. E soprattutto non lo sopportava.
James non le aveva più detto nulla da quel pomeriggio, alla serra.
*Meglio così*
Eppure…eppure perché si
sentiva quasi infastidita? In quindici giorni non aveva cercato una sola volta
il suo sguardo, non l'aveva disturbata durante le lezioni, né aveva cercato di
parlarle. Potter non si era mai comportato così, di solito non le lasciava un
giorno di tregua…Forse aveva trovato una fidanzata? Forse si era stufato di
aspettare che lei gli inviasse un segnale? Dopotutto le ammiratrici non gli
mancavano di certo, e lui non era un ragazzo che si faceva sfuggire le
occasioni. Quante volte aveva minacciato di punirlo, in qualità di prefetto,
perché l'aveva sorpreso in dolce compagnia nello sgabuzzino delle scope al
quarto piano o in un corridoio poco frequentato? Non le era mai importato nulla
delle sue avventure...Tuttavia Lily scoprì quasi
con frustrazione che ora il solo pensiero di Potter che baciava un'altra ragazza
le faceva venire i nervi.
La ragazza si sporse
leggermente oltre il suo piatto per osservare James, che stava sorseggiando con
aria soddisfatta del caffè. Non poteva negare che fosse un bel ragazzo…Quel
mattina indossava solo la camicia della divisa, anche se non faceva più
caldo ormai, e le cocche rosso-oro della cravatta slacciata gli cadevano
scomposte sul petto. Si stava passando, come sempre, la mano destra fra i
capelli, scompigliandoli, e con i bei occhi nocciola stava guardando…Lily sentì il viso andarle
in fiamme. Stava osservando proprio lei. L'aveva colta in flagrante…E ora le
stava sorridendo con aria beffarda. La ragazza si alzò di scatto
dal tavolo, sopraffatta dall'irritazione, e si allontanò dalla Sala Grande.
Si
chiese perché Potter avesse lo straordinario potere di farle sempre perdere la
pazienza.
***
"Ehi Prongs, perchè
stai ridendo?" Chiese Remus perplesso, osservando l'amico, che aveva un sorriso
di trionfo dipinto sul bel volto.
James, sempre sorridendo,
afferrò un biscotto al cioccolato dal vassoio davanti a lui. "Fammi i
complimenti, Moony" Disse, addentando il frollino.
"E per cosa?" Remus
si servì un'abbondante porzione di bacon.
James sogghignò. "Ho beccato la Evans mentre mi guardava!" Esclamò
soddisfatto.
L'altro inarcò un
sopracciglio, come se quella notizia non l'avesse sconvolto per nulla. "E
con questo?"
"E con questo?! Sono due settimane che non la guardo, non le parlo…Non la considero
insomma!"
"Continuo a non capire,
Prongs"
"Insomma Moony!" James alzò gli occhi al
cielo. "Possibile che tu non riesca ad arrivarci?
Lei non sopporta che io non le dia il tormento!"
"Fammi capire Jamie. Secondo
la tua brillante teoria Lily Evans non è contenta che tu la lasci in pace, ma
vuole che continui?"
"Esatto!"
"…E questo perché?"
"Ma hai bevuto un po'
di caffè stamattina, Rem?? Ne avresti bisogno, non assimili molto!" Sbottò
James. "Padfoot, spiegalo tu a questo coglione…"
"Eh?" Sirius parve
risvegliarsi in quel momento da una trance. Aveva appoggiato la guancia su una
mano e il suo sguardo stava indugiando sul tavolo di Slytherin.
"Scusa, Prongs, non stavo ascoltando…" Disse a malapena, mentre con
la forchetta punzecchiava una fetta di pane imburrato posata sul suo piatto.
"Anche Sirius è ancora
nel mondo dei sogni, stamattina…Vorrà dire che
te lo spiegherò io"
"Sentiamo la tua
grande delucidazione…" Disse Remus, con aria sofferente.
"E' molto semplice. Io
in realtà piaccio alla Evans, quindi ama che io le giri sempre
attorno, e le da un fastidio terribile che adesso non la tormenti più, anche se
non lo ammetterebbe mai…Infatti cinque minuti fa l'ho beccata mentre mi
guardava! Questo significa che il mio piano funziona!" Concluse James,
raggiante.
"Tu lo fai apposta a
ignorare Evans per avere la conferma di piacerle?" Chiese l'amico, sconvolto.
"Hai indovinato, Moony"
"Tu sei pazzo"
Sentenziò il ragazzo, terminando di mangiare.
*Vedremo chi è pazzo…Vero,
Lily?*
"Ehi, Sir, tu che ne
dici? Anche per te sono solo un pazzo?" Chiese James. Ma la sua domanda non
ricevette risposta. Sirius continuava a fissare il tavolo di Slytherin con aria
distratta, senza prestare attenzione ai suoi amici. Remus lanciò un'occhiata a
James, che ricambiò quello sguardo interrogativo.
"Sirius?" Arrischiò
di nuovo James, scrollando leggermente la spalla del ragazzo.
Sirius si voltò verso l'amico. "Mh?"
James sospirò. Da due
settimane Sirius era strano, sempre assente, distratto, perso in pensieri
misteriosi. Lui e Remus si erano chiesti diverse volte se quell'incontro con
Bellatrix, incontro su cui Sirius aveva taciuto senza sapere che i due ne erano a conoscenza, fosse causa di
quel comportamento. Fino a quel momento però non gli avevano domandato nulla,
per non sembrare invadenti. I Marauders si erano sempre confidati fra di loro,
quando avevano un problema, presto o tardi. Ma Sirius continuava a trincerarsi
dietro i suoi silenzi sempre più prolungati, e James e Remus avevano iniziato a
preoccuparsi sul serio. Era ora di fargli qualche domanda, per
scoprire cosa lo tormentasse.
"Stai bene?"
Sirius spalancò gli occhi, e
spinse dietro l'orecchio una ciocca corvina. "Certo, perché me lo chiedi?"
Rispose, cercando di risultare convincente. Sapeva che non sarebbe riuscito a
fingere ancora per molto. James e Remus dovevano già aver capito che c'era
qualcosa che non andava. Indugiò per un breve istante verso la tavolata di Slytherin. Bellatrix era seduta a metà, e stava addentando una mela color
sangue. Una strana sensazione si fece strada con prepotenza dentro di lui.
Remus scrollò le spalle.
"Ci sembrava che fossi un po'…strano, ultimamente"
Sirius si sforzò di ridere.
"Ma cosa state dicendo? Io sto benissimo!"
"Se lo dici tu…"
Disse James, poco convinto.
"Sul serio ragazzi, non
vi preoccupate…Cazzo, ho dimenticato il tema di Pozioni in dormitorio! Corro a prenderlo, ci vediamo a lezione!" Esclamò, prima di
dileguarsi, senza lasciare a nessuno il tempo di replicare.
Remus si lasciò sfuggire un sospiro, mentre spezzettava
della mollica. "Jamie, che cos'ha?"
James abbassò lo sguardo sul
suo caffè, ormai freddo. "Non lo so…Però so che c'entra Bellatrix
Black" Affermò con sicurezza.
"Ti riferisci a quella
storia della torre di Astronomia?"
"Non solo, Moony.
Sirius non stava ascoltando i nostri discorsi perché stava fissando sua cugina" Disse James, afferrando l'ultimo biscotto dal vassoio e
mordendolo, scuro in volto.
***
Lucius Malfoy si stava
dirigendo verso l'aula di Trasfigurazione, dove lo attendevano due ore di lezione
insieme ai Ravenclaw. La maggior parte degli alunni era ancora nella Sala Grande per la colazione, e i corridoi erano vuoti e silenziosi.
Aveva sempre
amato il silenzio.
Quando arrivò davanti alla classe, spalancò la pesante porta di legno di noce laccato di nero, e si stupì
quando vide che non era vuota. Uno studente era seduto ad un
banco, al fondo dell'aula. Aveva lisci capelli neri, piuttosto lunghi, e
lineamenti affilati. Aveva tirato fuori una piuma e una pergamena, ed era
intento a scrivere quella che sembrava una lettera.
Severus Piton alzò lo
sguardo, e si trovò di fronte Lucius Malfoy, che lo osservava con espressione
neutra. Nonostante fossero compagni di Casa da sette anni, non si erano mai
parlati molto. Erano troppo diversi fra loro. Lucius era popolare, ricco, di
bell'aspetto. Lui invece…Lui non possedeva nessuna di quelle qualità.
Lui era
invisibile.
"Buongiorno,
Severus" Disse Lucius. La sua voce era melliflua, piacevolmente fredda.
"Buongiorno,
Lucius" Rispose, senza staccare gli occhi dalla lettera. Non sapeva
cos'altro dire. Che conversazione poteva intrattenere con una persona simile?
Lucius osservò il ragazzo
ancora per qualche istante con i suoi occhi turchesi, poi fece qualche passo e
si sedette su una sedia di fianco a lui. Appoggiò le gambe al banco, e gettò
la borsa di tessuto raffinato sul pavimento, con noncuranza. "Cosa scrivi di
interessante?" Gli chiese infine.
Severus si sentì rabbrividire. La voce di quel ragazzo assomigliava a uno spiffero
ghiacciato. D'istinto strinse più forte la sua vecchia piuma di fagiano, di un
bel color oro spruzzato di verde smeraldo.
Lucius sogghignò piano.
"Andiamo, non è gentile avere segreti con i propri compagni di Casa,
Severus…"
Severus cercò di afferrare
il foglio, ma ormai era troppo tardi. Con un gesto abile della mano pallida,
Malfoy gli aveva strappato la pergamena, e aveva iniziato a leggerla ad alta
voce. "Lily…" Lucius
pronunciava le parole con estrema lentezza, come se volesse soppesarle.
"Scusa per come ti ho trattata quel pomeriggio alle serre…"
"Ridammi quel foglio,
Malfoy!" Sibilò Severus, secco. Non poteva leggere quella lettera…Non poteva. Era per
Lily…
Severus ripensò agli occhi
incredibilmente verdi di quella ragazza, alle lentiggini che le spruzzavano il
naso e le guance, al suo sorriso gentile. Aveva cercato così tante volte di
scusarsi con lei in quelle due settimane. A lezione, quando la incontrava per
caso nei corridoi, nella Sala Grande…Ma non ci era mai riuscito, non ne aveva
il coraggio. Si vergognava per quello che le aveva detto. L'aveva insultata,
l'aveva chiamata Mezzosangue…Che diritto ne aveva? Anche lui era un
Mezzosangue. Lily Evans era stata l'unica che gli avesse mai rivolto un sorriso,
che gli avesse mai parlato senza offenderlo. Era stata l'unica. E lui aveva
rovinato tutto. Aveva pensato di scriverle
una lettera, per tentare di rimediare al male che le aveva fatto. Aveva pensato
a lungo alle parole da rivolgerle…E ora Malfoy si stava divertendo a
ridicolizzarlo.
Lucius guardò quel ragazzo alto ed esile, che gli stava lanciando occhiate d'odio con i suoi occhi di
carbone. A quanto pareva, non c'era solo James Potter che provava qualcosa per
quella piccola Mezzosangue di Lily Evans...Doveva ammettere che la situazione
era parecchio divertente. Ad ogni frase di quella stupida lettera che leggeva, le
mani di Piton si stringevano sempre di più, fino a far diventare bianche le
nocche delle sue dita magre.
Il ragazzo si gettò dietro
le spalle i lucidi capelli biondi, e rise di gusto. Una risata amara, di
scherno. Lanciò il foglio di pergamena al legittimo proprietario. "Tieni, ecco il tuo
prezioso foglio, Piton. Non voglio sporcarmi le mani con una lettera destinata
ad una Mezzosangue!"
Severus strinse la pergamena
nella mano destra, e la infilò nella sua borsa. La tentazione di scagliare un
incantesimo a Malfoy era forte, ma si trattenne. Non voleva essere punito per
colpa di quel…bastardo. Osservò Lucius, che
si alzò e si sedette ad un banco vicino alla cattedra, senza rivolgergli più
la parola. Poi aprì il suo manuale di Trasfigurazione ed iniziò a sfogliarne
le pagine, la sua attenzione rivolta altrove e i pugni ancora stretti lungo i
fianchi.
***
I've caught
myself,
Smiling
alone
Just
thinking at your voice...
[Don't say
you love me - The Corrs]
James era seduto accanto alla
finestra, ed osservava il cielo, di un azzurro pallido. Le nuvole si
rincorrevano rapide, e oscuravano a tratti un debole sole autunnale. La lezione
di Storia della Magia era più noiosa del solito, e lo stesso professor Rüf
sembrava sul punto di addormentarsi. Alcuni studenti stavano giocando a carte,
altri erano inerti, la testa appoggiata sulle braccia incrociate e gli occhi
socchiusi, altri ancora chiacchieravano allegramente, senza preoccuparsi di
farlo a bassa voce. Remus stava leggendo una copia della Gazzetta del Profeta con aria
tediata, e Sirius stava scarabocchiando con dell'inchiostro colorato su una
pagina del suo libro.
Il ragazzo si passò una mano
fra i capelli, e fermò gli occhi color nocciola su una ragazza seduta due banchi
avanti a lui. I deboli raggi del sole le illuminavano i capelli e glieli
incendiavano di riflessi dorati. Lily sembrava lottare contro se stessa per
prestare attenzione alla spiegazione sulle rivolte dei goblin. Aveva la guancia
appoggiata alla mano sinistra, e le dita dell'altra mano picchiettavano
leggermente sul legno del banco. Aveva le unghie laccate di bianco, e portava un
paio di orecchini pendenti, con piccole perline nere.
James si lasciò sfuggire un
sorriso, pensando che Lily Evans era davvero carina.
***
Grazie mille
a chi ha letto e/o recensito finora...Mi avete fatto davvero piacere! ^__^
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Capitolo 10 *** *Dangerously* ***
-Capitolo
dieci-
*Dangerously*
And it puts my heart to
test
So when are all my
problems
Going to end?
[Paper lanterns - Green Day]
Sirius spalancò con
noncuranza la porta del dormitorio maschile del settimo anno, e si lasciò
cadere sul suo letto, le braccia allungate sopra la testa e un'espressione
pensierosa dipinta sul volto. Non aveva affatto dimenticato il tema di Pozioni,
che giaceva ben piegato nella sua borsa, ma aveva bisogno di stare solo. I suoi
compagni di stanza erano tutti in Sala Grande per terminare di mangiare, o si
stavano avviando a lezione, e il silenzio regnava sovrano. Sirius si lasciò
sfuggire un sospiro sommesso. Gli piaceva trovarsi al centro dell'attenzione, ma
talvolta aveva anche bisogno di momenti di solitudine.
Momenti per pensare.
Molte persone erano portate a
credere che uno studente come lui, bello, popolare, con ottimi voti, non avesse
problemi. Com'era possibile che anche per Sirius Black sopraggiungessero momenti
in cui il mondo sembrava un agghiacciante buco nero, un ricettacolo di
paure e incertezze, un labirinto di dolore senza via d'uscita? Il ragazzo scosse
la testa. Loro non potevano capire. Loro non sapevano. Non sapevano cosa si
potesse provare ad abitare a Grimmauld Place. La sua famiglia lo considerava
una palla al piede, un tragico errore, un fardello inutile di cui, purtroppo,
non ci si poteva sbarazzare. La sua famiglia era votata alle apparenze, alla
purezza di sangue, ai legami immacolati, alla seta e all'oro, alle ricchezze
guadagnate grazie alle Arti Oscure.
Lui si era sempre
considerato diverso. Sentiva che il sangue che gli scorreva nelle vene non era
lo stesso che animava gli altri Black. Sapeva che la sua strada si sarebbe
separata da quella famiglia che odiava, che aveva sempre disprezzato con tutte
le sue forze. Era convinto che, una volta abbandonata quella casa, quella
prigione dalle sbarre di diamante, non avrebbe più avuto nulla a che fare con i
Black. Era convinto che non avrebbe più visto nessun loro membro, che avrebbe
dimenticato i loro volti, che avrebbe scordato i loro nomi. Era convinto che
avrebbe potuto ricostruirsi una nuova vita, una vita in cui non sarebbe più
stato marchiato come inetto, una vita in cui lo stemma dei Black non avrebbe più
aleggiato sul suo capo, come un'insostenibile spada di Damocle. Hogwarts era
stata la sua salvezza…
Ma era davvero così? Non si
era solamente illuso? In quella scuola c'era Narcissa…Non portava anche lei il
suo stesso cognome? Non era sua cugina? E sempre a Hogwarts, non c'era anche
Bellatrix? Anche lei era una Black. Sirius non poteva scordare i loro visi,
visi che scorgeva ogni giorno, in Sala Grande, lungo i corridoi, nelle serre.
Sirius non poteva cancellare i loro nomi, nomi che lui stesso pronunciava.
Sirius non poteva dimenticare il legame di sangue che, volenti o nolenti, li
univa, e avrebbe continuato a farlo. E il cognome che portava, non
era anch'esso segno di appartenenza a quella famiglia? Non poteva trasformarlo.
Lui sarebbe stato sempre Sirius Black.
Le parole di Bellatrix
continuavano a vorticare nella sua mente da due settimane, ormai. La sua voce
fredda ma allo stesso tempo così zuccherina, che gli rivelava la sua più
grande paura, che gli spingeva davanti agli occhi quel timore così profondo.
*Noi
siamo legati, facciamo parte della stessa famiglia, facciamo parte della stessa
costellazione. Noi siamo uguali*
Bella
aveva ragione? In fondo, cosa lo distingueva da un altro Black? Lui si era
ribellato, ma in fondo anche la sua famiglia l'aveva fatto. Avevano scelto la
via delle Arti Oscure, non era anch'essa una sorta di disobbedienza alle regole?
Aveva sempre pensato di avere ragione, perché i suoi familiari erano esseri
spregevoli, degni di essere odiati. Ma anche la sua famiglia lo denigrava, per
gli stessi motivi. Chi era che aveva davvero il coltello dalla parte del
manico? Aveva sempre considerato le sue cugine delle persone arroganti…Ma in
fondo, non si comportava anche lui come loro?
Il
rumore della porta che cigolava lo fece voltare. James era appena entrato
nel dormitorio, e gli sorrideva. Il ragazzo si avvicinò, mentre si
passava una mano fra i capelli.
"Padfoot?"
Sirius
si mise a sedere sul bordo del letto, e cercò di ricambiare il sorriso
dell'amico, anche se con scarsi risultati. "Ehi, Prongs" Disse infine.
La sua voce suonava stanca.
"Sono
venuto a vedere se eri ancora vivo. Sono quasi venti minuti che sei qui, sta per
iniziare la lezione…" James si sedette di fianco a Sirius.
"Jamie,
sei bravo a raccontare palle a tutti ma non a me…Lo so che sei salito per
parlarmi"
James
fece spallucce, prima che sul suo volto si dipingesse un ghigno quasi colpevole.
"Touché…Non riesco proprio a fregarti"
"Devi
ancora lavorarci, in effetti…"
"Che cos'hai ultimamente,
Padfoot?" Aggiunse James, tornando serio. "Io e Remus stiamo iniziando a preoccuparci!"
Sirius
abbassò lo sguardo, senza parlare per alcuni istanti. Che senso avrebbe avuto
continuare a trincerarsi dietro silenzi o scuse poco plausibili per mascherare
il suo stato d'animo? Non poteva ingannare i suoi migliori amici. Loro avevano
già capito, e sfogarsi l'avrebbe fatto sentire meglio. "Ti è mai capitato
di odiare la tua famiglia, Jamie?"
L'altro
inarcò per un attimo le sopracciglia. "Beh, ci sono stati dei momenti in
cui ero molto arrabbiato con mia madre e mio padre e ho detto loro che li
odiavo…Ma non l'ho mai pensato davvero" Concluse, sincero.
"Ti
invidio sai? Tu non hai un motivo per
odiare veramente i tuoi genitori…Non come me"
"Sir,
io…"
"Tu
non hai una famiglia che ti odia…" Continuò, rivolto più a se stesso
che a James. "…E che odi…"
"Sirius,
perché continui a farti del male? Tu hai
altre persone che ti apprezzano e che ti vogliono bene!"
"Ma
lo sai qual è la cosa che mi fa stare peggio?" Il ragazzo non diede segno di
aver sentito le parole dell'amico. "E' che ho una stramaledetta paura di
essere uguale a loro"
James
lo guardò con aria sorpresa. "Ma cosa stai dicendo, Padfoot? Tu non sei
come gli altri Black!"
"E'
quello che mi ripeto di continuo, ma ogni giorno che passa mi convinco sempre di
più del contrario" Sirius si alzò e si avvicinò alla finestra. Riusciva
a scorgere il campo da Quidditch da quella posizione.
"Scusami
Sirius, ma non ti seguo" Disse James, allungando le gambe davanti a sé.
"Io
sono un ribelle, ma anche loro lo sono…Sono seguaci delle Arti Oscure, e mi
sembra una motivazione valida per definirli tali. Loro mi disprezzano, ma anche
io li disprezzo. Io penso che le mie cugine siano solo delle piccole arroganti,
ma anch'io mi comporto come loro. Devo continuare?" Sirius si voltò, gli occhi impassibili, le braccia conserte.
"E'
stata Bellatrix a metterti in testa tutte queste stronzate?" Proferì
James, all'improvviso. Il tono della sua voce era più duro di quanto volesse.
Sirius
sembrò disorientato da quella domanda. "Cosa c'entra Bella, adesso?"
Domandò, cercando di rimanere indifferente.
*James
e Remus lo sanno*
"Non
fare finta di niente, Sir…Sappiamo che l'hai incontrata alla torre di
Astronomia, due settimane fa"
"Adesso
mi spiate anche?"
James
si sdraiò sul letto. "Lo sai che non lo faremmo" Rispose, calmo.
"Remus voleva cercarti per chiederti scusa, ha usato la Mappa per sapere
dov'eri…E abbiamo visto"
L'altro
scrollò le spalle. "Bellatrix non c'entra niente" Sibilò.
"E
allora perché non ci hai raccontato la verità?"
Sirius
strinse i pugni, le braccia lungo i fianchi. Non sapeva cosa rispondere.
"Perché
da due settimane non fai altro che guardarla, quando siamo in Sala Grande?"
Incalzò James. Non c'era ombra di accusa nella sua voce.
Lui
sospirò. "Senti, Jamie…E' vero, Bellatrix mi ha fatto un discorso
strano…sul fatto che siamo uguali. Ma pensi che io le dia retta?"
"Dimmelo tu, Sirius"
"Non
ho intenzione di ascoltare quello che mi dice mia cugina, Prongs. Mi sono fatto
delle domande…perché ultimamente mi è capitato di pensare alla mia famiglia,
vedendo Narcissa e Bella. Tutto qui" Sirius sorrise.
"Se
lo dici tu…Sei sicuro di stare bene, in ogni caso?"
"Non
ti preoccupare, Prongs, va tutto bene" Concluse Sirius, distogliendo lo sguardo
da quello di James. Si sarebbe accorto subito che non era stato del tutto
sincero, osservando i suoi occhi.
"D'accordo"
Esclamò James, rassegnato. Non sarebbe riuscito a far parlare
ancora Sirius, in quel momento. "Allora direi di andare…Siamo già in
ritardo mostruoso per Pozioni!"
"Oh…Non
è che la cosa mi preoccupi più di tanto…Era ora di inaugurare anche
quest'anno la nostra collezione di punizioni, non ti pare?" Sogghignò
Sirius.
James
rise a sua volta, prima di chiudere la porta del dormitorio alle sue spalle.
*Perché
continui a fingere con noi, Felpato?*
***
Raining, raining
He
knows your soul ain't free
Raining
raining
He
feels you, little queen...
[Little
Queen - Heart]
Bellatrix
si sedette su una poltrona rivestita di velluto verde smeraldo, davanti al
grande camino di pietra della Sala Comune. Trascorrere buona parte del suo tempo
in un sotterraneo le aveva sempre procurato un leggero quanto fastidioso senso
di claustrofobia. Il peso di Hogwarts gravava sulle teste degli Slyhterin, e le
sembrava di essere sepolta viva, sotto quei pesanti blocchi di pietra. Non c'era
nemmeno uno spiraglio di luce che provenisse davvero dall'esterno. Nella Sala
Comune e nei dormitori erano presenti finestre aperte nei muri che, come il
soffitto della Sala Grande, riflettevano il cielo, ma Bellatrix pensava che
fossero inutili specchietti per le allodole.
*Il
cielo vero ha un colore particolare, è impossibile imitarlo…*
La
ragazza portò le ginocchia al petto, stringendosi nella vestaglia di raso color
argento che indossava. Un regalo di sua sorella Narcissa, che portava più per
farle piacere che per altro. I capelli corvini le cadevano
sciolti sulle spalle, e la facevano assomigliare ad un angelo caduto.
Un angelo
innocente, ma allo stesso tempo maledettamente pericoloso.
Dopo
qualche minuto, Bellatrix sentì dei passi che si avvicinavano, provenienti
dalle scale che portavano ai dormitori maschili. Finse di non essersi
accorta di nulla, mentre continuava a fissare le fiamme che si spegnevano con
lentezza quasi esasperante. Solo quando un ragazzo dalla figura slanciata si
sedette su una poltrona accanto alla sua, lei si voltò, guardandolo con i suoi
occhi simili a lucidi zaffiri.
Anche
il ragazzo la fissò per qualche istante, prima di rivolgere lo sguardo al
camino. "Buonasera, Bella" La sua voce era bassa e piacevole.
Bellatrix
non rispose, e si limitò a portare dietro l'orecchio sinistro una ciocca di
capelli che le era scesa sul viso.
"Non
riesci a dormire?" Continuò il ragazzo, che indossava ancora la camicia e
la cravatta della divisa, insieme ad un paio di vecchi pantaloni da ginnastica,
che avevano l'aria di servire da pigiama.
"Non
credo che ti debba interessare perché sono qui, Rodolphus" Rispose lei, infine.
Rodolhus
Lestrange rise piano. Era un ragazzo alto, forse un po' troppo magro,
con intensi occhi di un colore che si avvicinava al viola e capelli color caffè,
leggermente mossi, che gli sfioravano le spalle larghe. La sua non era una
bellezza canonica, ma possedeva un fascino misterioso, emanato in gran parte da
quegli occhi che sembravano scolpiti in una scheggia di ametista opaca.
"Come sei scontrosa, Bella…Ti sembra il modo di trattare un tuo compagno
di classe?"
Bellatrix
si girò nuovamente verso di lui, fulminandolo con lo sguardo. "Proprio
perché ti conosco da sette anni posso permettermi di trattarti così, Rodolphus"
Il
ragazzo le sfiorò la guancia nivea con un dito, prima di sorriderle. "Non
fare la sostenuta, Black…So benissimo di non esserti
indifferente" Rodolphus la avvicinò a sé, esercitando una leggera
pressione sulla sua spalla.
Lei
gli rivolse un breve sorriso obliquo, sarcastico. "Vedo che la
modestia è la tua principale qualità" Disse, secca.
"E
io vedo che la tua invece è la bellezza" Rodolphus la attirò ancora di
più a sé, e Bellatrix si alzò, per andare a sedersi a cavalcioni sulle sue ginocchia e lasciarsi baciare.
Quando
però Rodolphus, dopo qualche istante, iniziò a rendere il loro bacio più
profondo, lei si staccò e si alzò nuovamente, dirigendosi verso le scale del
dormitorio femminile.
"Hai
già avuto abbastanza, Lestrange. Ti conviene lasciarmi perdere, ho altri obiettivi ora come ora"
Rodolphus
si morse il labbro inferiore, mentre guardava Bellatrix sparire su per la
scalinata. "Buonanotte, Black" Sussurrò.
***
Konw all about
About your reputation
And how its' bound to be a heartbreak situation
But I can't help it if I'm helpless
Everytime that I'm where you are...
[Right
kind of wrong - Lee Ann Rimes]
Lily
stava percorrendo con calma uno dei lunghi corridoi di Hogwarts, diretta alla
lezione di Trasfigurazione. Era un piovoso pomeriggio di ottobre, e fastidiosi
spifferi gelati spazzavano i pavimenti di pietra e penetravano dalle grandi
finestre bifore. C'era poca luce, nonostante fossero appena le due, e alcune
torce erano già state accese. La ragazza si passò le braccia attorno alla
vita, e si strinse maggiormente addosso il maglioncino della divisa, nel
tentativo di scaldarsi.
Era sempre stata freddolosa…Quando era piccola, sua
madre preparava sempre a lei e a Petunia, durante i freddi pomeriggi invernali,
un'abbondante tazza di cioccolata, che bevevano sedute sul divano, sepolte sotto
una coperta, mentre guardavano i cartoni in televisione. Era trascorso così
tanto tempo che le sembrava che quei ricordi appartenessero ad un'altra vita.
Ora era ad Hogwarts, e non beveva più la cioccolata calda. Se per
quello, probabilmente non aveva nemmeno più una sorella. Aveva saputo da una
lettera della madre, ricevuta solo qualche giorno prima, che Petunia stava
progettando di sposarsi, fra poco più di un anno. Lily si era subito chiesta,
prima di ogni altra cosa, se sarebbe stata invitata alla cerimonia. Di certo non
si sarebbe stupita del contrario…Dopotutto non aveva più un dialogo vero e
proprio con Petunia da sette anni ormai.
Quando arrivò davanti
all'aula della professoressa McGrannitt, si stupì di vedere una figura
appoggiata allo stipite della porta. Mancava ancora mezz'ora all'inizio della
lezione, e di solito non arrivava nessuno così presto. Lily sollevò un sopracciglio, quando si accorse che lo studente in questione
era Severus Piton. Si passò una mano fra i capelli ramati, per liberare il viso
da alcune ciocche ribelli, e gli passò accanto, ignorandolo. Non voleva più
parlare con lui, non dopo l'insulto che le aveva rivolto. Era rimasta delusa,
scottata. Pensava di aver trovato uno Slytherin che non fosse un essere
disprezzabile, ma come sempre si era illusa.
Doveva smetterla di essere così
ingenua.
"Lily, aspetta!" La
voce di Severus la raggiunse mentre era già entrata nella classe. Lily continuò
a camminare, posò la borsa con i libri su un banco situato a metà aula, e si
voltò verso di lui. I suoi occhi verdi erano impassibili.
Severus si torse le mani, e
la guardò. Sembrava molto nervoso, e rimase in silenzio per qualche secondo.
"Beh, cosa vuoi?"
Chiese Lily, con durezza. Non voleva essere maleducata, ma il comportamento di
quel ragazzo la inquietava.
"Io…volevo chiederti
scusa. Per quel pomeriggio, alla serra" Rispose, lo sguardo inchiodato al pavimento.
"Cosa ti devo dire,
Piton? Mi hai insultata, mi hai chiamata Mezzosangue…"
Severus aprì la sua borsa, e
ne estrasse un foglio di pergamena piegato a metà. Si avvicinò a lei, e glielo
porse. "Hai ragione, Lily, mi dispiace!" Esclamò, con enfasi.
"Questa è una lettera…per te" Arrossì leggermente.
"C'è scritto…beh, leggila va bene?" Concluse, imbarazzato.
Lily si sentì in colpa per
averlo trattato con asprezza. Dopotutto, quanti fra coloro che l'avevano
chiamata Mezzosangue le avevano chiesto scusa? Nessuno. Nemmeno uno. E lui le aveva scritto anche una lettera…
Gli rivolse un breve sorriso.
"D'accordo, Severus…La leggerò"
L'altro era visibilmente
sollevato. "Grazie" Rispose con semplicità, ricambiando il suo
sorriso, timidamente.
Lei continuava a fissarlo,
in silenzio. Cosa si aspettava ancora? Quella situazione la faceva sentire a
disagio. "Io dovrei…"
In quel momento, entrò nella
classe James, le mani nelle tasche anteriori di un paio di jeans sdruciti, e un
gran sorriso dipinto in volto, che sparì appena si accorse della presenza di
Severus. "Che cazzo ci fa lui qui?" Sbottò, rivolto a Lily.
"Buon pomeriggio,
Potter" Ribattè lei, ironica.
James si passò una mano fra
i capelli, per spettinarli. "Cosa ci fa qui Mocciosus, Evans?"
Ripeté. "Che cosa stai facendo qui, Mocciosus?" Continuò,
guardando Severus, che era rimasto in silenzio e lo osservava.
"Non sono affari tuoi,
Potter" Sibilò infine, aggiustandosi la cravatta verde-argento che
spuntava dal maglione.
"Stavi dando fastidio a
Evans?"
"Potter, ti ripeto che
non sono affari tuoi"
"Ti stava dando
fastidio, vero Evans?" James si voltò verso Lily, che lo
guardava torva.
"Non mi stava dando
affatto fastidio, Potter, smettila di comportarti come se fossi il mio avvocato!" La ragazza si avvicinò d'istinto a Severus.
"Scommetto che non sta dicendo la verità, Mocciosus…Cosa le hai fatto?
L'hai minacciata per farla stare zitta?"
"Io non ho fatto proprio
niente!" Esclamò Severus, irato.
"Smettila Potter,
lascialo in pace!" Intervenne Lily, stringendo nella mano destra il foglio
di pergamena.
James estrasse la bacchetta
dalla tasca dei pantaloni. "Andiamo Piton, non obbligarmi a lanciarti un
incantesimo per farti confessare"
"Provaci…" Ribatté
Severus, afferrando la bacchetta a sua volta.
Lily si inserì fra i due.
"Piantala, Potter! Severus non mi ha fatto proprio niente, stavamo solo
parlando!" Ora era furiosa.
James la scostò con una
leggera spinta. "Vedo che Evans continua a non parlare…Vediamo se riesco
a far cantare almeno te, Mocciosus" Disse, puntando la bacchetta verso
il ragazzo.
"Basta, finitela!"
Lily stava ormai urlando.
James compì un movimento
fluido con il braccio, e un attimo dopo Severus si sollevò in aria, e iniziò a
vorticare, prima con lentezza, e poi sempre più forte. "Allora, Mocciosus,
ti stai divertendo? Dimmi cos'hai fatto a Evans!"
Sul viso di Severus si
dipinse un'espressione sofferente.
"Ma sei impazzito?
Fallo subito scendere!"
"Dimmi cosa ti ha fatto
e smetto subito" Rispose l'altro, con calma, quasi divertito.
"Tu sei pazzo!"
"Cosa sta succedendo
qui?" Una voce autoritaria interruppe le urla di Lily, che aveva il viso
contratto dalla rabbia e arrossato. La professoressa McGrannitt era entrata in
quel momento nella sua aula, con un cipiglio a dir poco minaccioso. "Evans,
ti si sente gridare dal fondo del corridoio…Potter, cosa stai facendo?"
Esclamò la donna quando vide Piton che continuava a vorticare, sempre più
pallido.
"Finite incantatem!"
La professoressa aveva estratto la sua bacchetta e posto fine all'incantesimo di
James. Severus cadde su un banco, e si scostò i capelli dalla fronte imperlata
di sudore. Sembrava sul punto di vomitare.
"Esigo una
spiegazione!" Tuonò la McGrannitt, fulminando James e Lily con lo sguardo.
"Mocciosus…Piton stava
dando fastidio a Evans, professoressa!"
"Non è vero!"
Sibilò Severus, ancora molto pallido.
"E' vero, Evans?"
Le chiese la donna, con voce più morbida.
"No professoressa, non
è affatto vero!" Rispose lei, decisa.
"Perché continui a
difenderlo, eh? Sei impazzita per caso?" Sbottò James, con rabbia.
"Sei tu che sei
pazzo!" Lily ricominciò a urlare. "Entri qui e inizi a lanciare
incantesimi su tutti, senza nemmeno sapere cosa sta succedendo…Chi ti credi di
essere?"
"Io non credo di essere
proprio nessuno!"
"Basta così!"
Intervenne la McGrannitt, categorica. Lily e James tacquero, scuri in volto.
"Piton, puoi andare in infermeria se ne hai bisogno…Altrimenti vai a
lezione, non mi pare che oggi tu debba essere nella mia classe"
Severus annuì, si alzò dal
banco, e si diresse verso la porta. Tremava ancora leggermente, e il pallore non
accennava ad abbandonare il suo viso magro.
"Professoressa! Lo
lascia andare?" Chiese
James, incredulo.
"Basta Potter!" Lo
zittì lei. "Quanto a voi due…" Continuò. "Punizione,
domani. Venite nel mio ufficio alle otto e vi dirò cosa dovete fare"
"Ma professoressa!"
Esclamarono i due, all'unisono.
"Cos'ho fatto io?"
Domandò lei, esasperata.
"Ti sei messa ad urlare
e a litigare con Potter come tuo solito, Evans. Sono davvero stanca dei
vostri continui battibecchi" Spiegò, con una tranquillità irritante.
Lily abbassò lo sguardo,
ancora rossa in volto, i pugni stretti e le braccia lungo i fianchi.
"Professoressa, ma…"
Iniziò
James.
"Non provare a
polemizzare, Potter, non ho intenzione di ascoltarti né di cambiare idea!"
La McGrannitt si sedette alla cattedra, e aprì il suo manuale di
Trasfigurazione. "Bene…" Proseguì, come se nulla fosse successo. "Aspettiamo i vostri compagni e poi possiamo iniziare"
James si sedette a un banco,
in fondo all'aula, e rivolse a Lily un sorriso sfrontato. "Tu non ti siedi,
Evans?"
Lei lo fulminò con lo
sguardo. Perché doveva sempre finire nei guai per colpa sua? In quel momento
sentiva di odiarlo con tutte le sue forze…E allora perché i suoi occhi
continuavano a cadere sulle sue labbra, sul suo viso, sui suoi capelli
arruffati? Non riusciva a non sentirsi attratta da lui…
Pericolosamente e
incredibilmente attratta da lui.
"Vaffanculo,
Potter" Proferì a mezza voce, prima di afferrare la sua borsa e uscire, sbattendo la porta dietro di sé.
***
Grazie mille
a Faith (Accidenti, non pensavo che
questa fic potesse diventare la droga di qualcuno...Un po' come il caffé per
me! ^-^" Sei davvero gentile, grazie!), a Bellatrix 91 (Sono
contenta che si noti un miglioramento...Ho ripostato questa fic proprio per
questo motivo, perchè penso che lo stile della versione originale sia un po'
più immaturo. Grazie mille!) e a chi legge la mia fic!
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Capitolo 11 *** *Misleading water* ***
-Capitolo
undici-
*Misleading
water*
"Bene, per oggi abbiamo
finito, potete andare" La voce della professoressa McGrannitt sovrastò
quella della campanella che segnalava la fine delle lezioni del pomeriggio.
James, Sirius e Remus si alzarono per primi ed uscirono dalla classe,
parlottando a mezza voce.
"Ehi Prongs, si può
sapere che cosa ti è preso?" Chiese Remus, scrutando l'amico che camminava
di fianco a lui con aria assente.
"Mh?"
"Sei stato due ore con
un sorriso da ebete stampato sulla faccia e non hai nemmeno cercato di
movimentare la lezione con uno dei tuoi soliti scherzi cretini" Spiegò
Sirius, ridendo.
"Ah…" Disse
James, come se si fosse accorto in quell'istante della presenza dei due.
"Niente niente…Ve lo dico dopo!"
Remus e Sirius si guardarono
stupiti, prima che quest'ultimo esclamasse "Dev'essere impazzito del
tutto"
L'altro annuì con fare
rassegnato, e non riuscì a trattenere un gran sorriso.
***
James volava rapidamente,
sorvolando il campo di Quidditch alla ricerca del boccino d'oro. Da quando era
diventato capitano della squadra, al sesto anno, Gryffindor aveva perso
pochissimi incontri, e lui voleva a tutti i costi vincere la coppa quell'anno,
per terminare al meglio la sua permanenza a Hogwarts. Dopo una decina di minuti
appena, intravide un bagliore vicino ad una delle cacciatrici, una ragazzina
minuta del terzo anno. Il ragazzo si accostò a lei, raggiungendola in picchiata
e piegandosi sul manico della sua scopa per acquistare ancora più velocità, e
subito dopo risalì verso gli anelli di una delle porte, sorridente, il boccino
ben stretto nella mano sinistra.
"Bravo James!" Gridò
la ragazzina, che si chiamava Alafair, girandosi verso di lui.
James le rivolse uno
smagliante sorriso, facendola arrossire abbondantemente. Nello stesso istante un
altro cacciatore le lanciò la pluffa, e lei quasi cadde dalla scopa, troppo
occupata a fissare il suo capitano, che stava scendendo a terra con ampi
volteggi.
"Ma cosa farai mai alle
donne tu…" Gli disse Remus con tono irrisorio, non appena James si
sedette di fianco a lui sulle gradinate di una delle tribune, ad allenamento
terminato.
James gli fece una linguaccia
in risposta, mentre con la mano destra cercava di riavviarsi in qualche modo i
capelli, senza molta convinzione.
"Non l'hai ancora
capito, Moony?" Intervenne Sirius, sdraiato accanto a lui, il viso
coperto per una buona metà dalla sciarpa di lana rossa e oro di Gryffindor.
"Ha una distilleria clandestina dove fabbrica filtri d'amore che fa
bere a tutte le ragazze della scuola, spacciandoli per succo di zucca!"
Remus rise, e James gli diede
un pugno sulla testa. "Molto spiritoso, Padfoot, davvero…"
"Non c'è di che, caro
Prongs" Ribattè Sirius, alzandosi a sedere. "Piuttosto, che si fa
stasera? Io personalmente proporrei una bella caccia a Mocciosus per i
corridoi…Oppure una bella visitina alle cucine! E' da qualche giorno che non
diamo un po' di lavoro extra a quei cari elfi domestici"
Remus scrollò le spalle.
"Per me è indifferente"
"Che palle che sei,
Remus…Tu Jamie che ne pensi?"
"Spiacente, ma stasera
sono occupato"
I due lo guardarono
con tanto d'occhi. "Occupato?"
James annuì, e non riuscì a
trattenere un sorriso. "La McGrannitt ieri mi ha messo in punizione, prima
che iniziasse la lezione"
"E da quando in qua sei
contento di passare il sabato sera in punizione?" Chiese Remus, perplesso.
Il sorriso di James si allargò
ancora di più. "C'è anche Evans in punizione con me"
Sirius gli assestò una forte
pacca sulle spalle. "E bravo Prongs!"
L'amico gli fece una
linguaccia. "Peccato che lei mi abbia gentilmente mandato a quel paese
ieri, quando la McGrannitt ci ha detto che eravamo in punizione"
"Quella ragazza ti odia,
James" Intervenne Remus, stringendosi nella sciarpa per proteggersi
dalle fastidiose raffiche di vento freddo e ridacchiando a bassa voce.
"E come darle
torto?" Una voce melliflua e strascicata fece voltare i Marauders. Seduto
su una gradinata in cima alle tribune era seduto Lucius Malfoy, avvolto in un
lungo mantello blu notte che aveva l'aria di essere molto costoso.
"Che cazzo ci fai qui,
Malfoy?" L'apostrofò James, senza mezzi termini.
"Sono arrivato da un bel
po', ma è evidente che i tuoi scagnozzi sono troppo stupidi per
accorgersene…Devo ammettere che la tua squadra non è male, Potter, con il
capitano che si ritrovano potrebbero essere di gran lunga peggiori" Lucius
schiuse le labbra in un sorriso sardonico, gli occhi chiari che scintillavano di
una luce maligna. Si alzò in piedi e scese con lentezza quasi esasperante le
gradinate, portandosi più vicino ai Gryffindor, che lo scrutavano torvi.
"Se sei venuto per
criticare, Malfoy, puoi anche sparire" Sibilò Remus, le mani strette a
pugno sotto il mantello.
"Non prendo ordini da
uno straccione come te, Lupin, quindi risparmia il fiato" Rispose il
ragazzo, passandosi una mano fra i capelli biondi.
Sirius e James scattarono in
piedi, furenti, ma lo Slyhterin alzò una mano, come se volesse fermarli. "Non è
il caso che tiriate fuori le vostre bacchette e cerchiate di uccidermi a suon di
schiantesimi, grazie"
"Te lo ripeto, cosa
vuoi?" Domandò Sirius, che sembrava sforzarsi di rimanere calmo.
"Vedendo il terzetto
felice parlare tranquillo non ho saputo resistere all'idea di gettare un po' di
scompiglio..." Ribattè Lucius, lisciando il tessuto del mantello con una
mano.
"Arriva subito al
dunque, Malfoy, e smettila con questi giochini di parole" Proferì James,
mentre saliva una gradinata per avvicinarsi di più.
"Proprio te volevo far
incazzare, Potter. Quando si dice destino…" L'altro rimase per un
istante in silenzio, mentre James lo fulminava con lo sguardo. "Sai cos'ho
avuto il dispiacere di scoprire, per caso, qualche tempo fa?"
"Sentiamo" Disse
semplicemente James, che continuava a tenere una mano in tasca, a stringere la
bacchetta.
"Ho scoperto che un
membro della mia Casa, uno Slytherin, ti rendi conto?, ha un debole per
quella piccola Mezzosangue…Com'è che si chiama? Evans?"
"Non insultare Evans!"
Ruggì James, mentre Sirius e Remus gli posavano le mani sulle spalle per
trattenerlo.
Lucius rise ad alta voce.
"Ma guarda come si scalda, il nostro eroe di Gryffindor! Ti piace davvero
quella ragazzina, eh? Pensavo che solo tu, Purosangue ma anche incredibilmente
stupido, potessi provare interesse per lei…E invece devo ammettere che mi sono
sbagliato"
"Vaffanculo,
Malfoy" Esclamò Sirius, che continuava a trattenere James, anche se
l'amico non sembrava voler compiere gesti avventati.
"Invece sono venuto a
sapere che anche un altro Purosangue ha delle mire su questa Evans. Se fossi in
te farei bene i miei calcoli, Potter, potrebbero soffiartela da sotto il
naso" Proseguì Lucius, incurante delle parole di Sirius.
"Non lo ascoltare, vuole
solo farti perdere la pazienza" Disse Remus, duro.
"Ecco, ascolta il tuo
caro amico, è meglio per te"
"Chi è?" Sibilò
James, irato, a bassa voce.
"Come dici,
Potter?"
"Dimmi a chi piace Evans"
"Oh" Rispose
Lucius, sempre più divertito. "Mi è capitata fra le mani una lettera,
dove si chiedeva scusa alla tua adorata principessa Mezzosangue…Chissà cosa
le ha fatto, il tuo amico Severus Piton"
James abbassò lo sguardo
nocciola, in silenzio. Sirius e Remus lo lasciarono andare, come per
autorizzarlo a usare la magia contro Malfoy, ma lui non fece nulla.
"Che ti succede Potter, credevi di avere l'esclusiva su Evans?"
"Sparisci, Malfoy"
Proferì James, tornando a fissarlo. Sembrava calmo, innaturalmente calmo.
Lucius si concesse un'ultima
risata, prima di oltrepassare i tre Gryffindor ed iniziare a camminare in
direzione del castello, la stoffa del mantello che ondeggiava nell'aria gelida
di ottobre.
***
Now the other
girls
Hold no
fascination for me
I just think
of her
Wherever she
may be...
[Cinderella -
America]
"Lascia perdere quello
che ha detto Malfoy, Prongs, è solo un coglione" Ripeté per l'ennesima
volta Remus.
James si girò a guardare lui
e Sirius, distesi sui rispettivi letti, che lo osservavano con espressioni
identiche e preoccupate. Il ragazzo, quando li vide, non poté non
lasciarsi sfuggire un piccolo sorriso. Remus e Sirius avevano paura che, dopo la
rivelazione di Malfoy, andasse a cercare Piton per ridurlo in uno stato
disastroso, con
tutta probabilità. Non che l'idea non lo allettasse, ma non valeva la pena di
trascorrere un mese o due in punizione per aver ridotto in fin di vita Mocciosus
a suon di incantesimi.
E poi aveva già avuto un'idea migliore.
"Non
preoccupatevi" Rispose, dopo aver chiuso con uno scatto secco il suo baule,
in cui aveva rovistato fino a quel momento. "Lo so benissimo che Malfoy l'ha fatto solo per il gusto di farmi
incazzare…Non che abbia fallito, in effetti" Si morse il labbro
inferiore, e si lasciò cadere sul suo letto, sopra il manuale di
Storia della Magia ancora aperto.
"Non pensavi che a
Mocciosus potesse piacere Evans, vero?" Chiese Sirius.
"Più che altro ho avuto la conferma che ieri, nell'aula di Trasfigurazione,
Piton non era capitato per caso"
"Chissà cosa voleva
farle!"
"Andiamo Sirius, non ti
sembra di esagerare? Magari voleva solo parlarle..." Intervenne Remus.
"Lo so che Piton non è la persona più simpatica della terra, ma non credo
che si diverta a seguire le ragazze nelle classi vuote per violentarle!"
I due amici lo guardarono
stupiti. "Prendi le sue difese?!" Sbottò Sirius indignato.
L'altro alzò gli occhi al
cielo. "Ma ti sembra possibile? Stavo solo cercando di essere più
obiettivo di voi!"
James sbuffò. "Questa
è una tua prerogativa, Moony…Sei sempre quello che deve rovinare
tutto!" Disse, non senza ridere. "Però mi fa incazzare il
fatto che Evans preferisca parlare con lui che con me" Aggiunse,
all'improvviso demoralizzato.
"Ma per favore!"
Disse Sirius, con gentilezza.
"E allora perché ieri
continuava a difenderlo? Vi giuro che ho dato di matto, è per quello che ho
iniziato a far girare Piton per la stanza...Non ero convinto nemmeno io stesso
che stesse facendo chissà cosa a Evans" Confessò James, sedendosi a
gambe incrociate e gettando il libro per terra.
"In effetti era
un'ipotesi un po' azzardata…Anche perché Evans ha un bel
caratterino, non penso che si farebbe mettere i piedi in testa da Piton"
Precisò Remus.
"Tu sei il massimo per
tirare su di morale gli amici eh?!" Esclamò Sirius, ironico.
"Ha
ragione lui" Ammise James. "E' che quando c'è Evans non posso fare a
meno di comportarmi da coglione"
"Di questo ce ne siamo
accorti" Rispose Sirius, mentre lui e Remus sorridevano.
"E lei tanto per
cambiare mi ha detto che mi odia…"
"Dai Prongs, non lo
penserà sul serio!" Azzardò Remus, mentre l'amico alzava un
sopracciglio, scettico. "E in ogni caso stasera dovrete stare insieme per
forza, puoi approfittarne per chiederle scusa"
"Moony ha
ragione…Chiedile scusa senza fare cazzate e vedrai che se non altro la smetterà
di odiarti…E inizierà semplicemente a detestarti!"
"Deficiente" James
lanciò un cuscino in direzione dell'amico, ridendo. "Comunque…Non posso
permettere che Mocciosus pensi di poterci provare con Evans a suo
piacimento"
"Cosa vuoi fare?"
"Non usare la magia, lo
sai che la prima cosa che farebbe sarebbe quella di farti finire in punizione a
vita" Aggiunse Remus, con una nota di rimprovero e di preoccupazione
nella voce.
"Niente magia, Moony. Voglio solo spaventarlo un po', fargli capire che Evans è mia e
basta"
"Mh…Se fossi in te
lascerei perdere" Consigliò Remus, scarabocchiando su un pezzo
di pergamena che aveva trovato nel suo libro di Pozioni. "Lily non è una
tua proprietà privata, mi sembra un comportamento piuttosto egoista da parte
tua!"
"Ma lascialo vivere!"
Esclamò Sirius. "Se non se la prende un po' con Mocciosus adesso…E'
l'ultimo anno a Hogwarts!"
James gli sorrise con
gratitudine, sentendosi quasi giustificato dall'approvazione dell'amico. Dopo
una decina di minuti, uscì dal dormitorio, diretto, con un
certo anticipo, verso l'ufficio di Minerva McGrannitt.
***
In the game
of love
It takes all you got
Just to keep it moving up
Don't you wanna reach the top?
[Snakes and
ladders - Joss Stone]
Severus Piton camminava
velocemente nel corridoio deserto. Indossava la divisa, nonostante fosse sabato
e gli studenti di solito vestissero gli abiti che preferivano, e stringeva al
petto alcuni voluminosi libri. Come sempre aveva trascorso il
pomeriggio in biblioteca, da solo. Non sopportava la confusione che regnava in
Sala Comune nel fine settimana. Ragazze che chiacchieravano ad alta voce,
ragazzi che parlavano di Quidditch, persone che entravano ed uscivano di
continuo, il fastidioso rumore di scacchi magici che esplodevano o di castelli
di carte, sempre magiche, che crollavano…E lui si sentiva fuori
posto, come sempre. Cosa aveva in comune con gli altri Slytherin? Cos'aveva in
comune con gli altri studenti della scuola? Non era simile a Lucius Malfoy, o a
Rodolphus Lestrange, o alle sorelle Black. Loro erano i suoi amici di facciata, con cui aveva trascorso parte dei suoi sette anni a
Hogwarts. Tuttavia preferiva la solitudine.
Il ragazzo aumentò
l'andatura. Non gli piaceva la scuola a quell'ora, quando la maggior parte delle
persone stava cenando. L'oscurità premeva ormai profonda sulle pareti di pietra
del castello, le torce incastonate ai muri illuminavano i corridoi di una luce
spettrale e il silenzio era soffocante. Si premette una mano sulla tempia,
mentre con l'altra reggeva i volumi. Il capo gli doleva ancora,
nonostante la pozione che gli aveva propinato Madama Chips in infermeria la
sera precedente. Quando Potter l'aveva scaraventato in aria, aveva cercato di
pensare a qualcosa che non fosse la nausea terribile che l'aveva assalito. E i
suoi occhi corvini si erano fermati su di lei, una macchia fiammeggiante
indistinta, che stava urlando contro il suo compagno di casa nel tentativo di
fermarlo.
Gli era parsa bella anche così, Lily Evans, anche se non poteva
vedere i suoi occhi, né le linee gentili del suo viso o le lentiggini
che le spruzzavano il naso.
Severus non aveva fatto altro
che chiedersi se avesse letto la sua lettera, se l'avesse perdonato. L'aveva
evitata, quel giorno. Aveva paura del suo sguardo, della risposta che avrebbe
potuto leggervi. Era sempre stato un codardo, in quelle situazioni.
Quando giunse alle scale che
l'avrebbero condotto ai sotterranei, Severus sentì una mano che gli premette la
bocca, mentre veniva trascinato verso un angolo buio, all'incrocio di due
corridoi. Il ragazzo, nel tentativo di divincolarsi, lasciò cadere i libri, che
produssero un considerevole frastuono.
"Zitto" Ordinò una
voce che Severus conosceva bene. James Potter lasciò la presa, e lasciò che si voltasse. Un sorriso arrogante si dipinse sul
suo volto. "Buonasera, Mocciosus"
Severus fece per voltarsi di
nuovo ed andarsene senza prestargli attenzione, ma le parole di James lo
raggiunsero di nuovo. "Torna indietro, Piton, devo chiederti una
cosa"
"E se non volessi
ascoltarti?" Chiese lui, secco.
L'altro alzò le spalle.
"Non costringermi a farti un incantesimo, lo sai che non mi costerebbe
molto"
Severus si lasciò sfuggire
una risata amara. "Me ne sono accorto, ieri sera"
James si avvicinò. "Veniamo al punto, Piton.
Oggi Malfoy mi ha detto che ti piace Evans, è vero?"
Severus indietreggiò di un
passo, sorpreso da quella domanda così diretta. Perché Malfoy aveva riferito
proprio a Potter quello che aveva scoperto? "Perché dovrei dirtelo,
Potter?" Domandò infine, bruscamente.
"Perché se non me lo
dirai di tua spontanea volontà, dovrò usare questo, ed è troppo prezioso per
sprecarlo con te, non credi?" Così dicendo, estrasse dalla tasca anteriore
dei pantaloni una piccola boccetta, piena di liquido trasparente.
"Cos'è?" Domandò
l'altro, diffidente.
"Ma come, sei così
bravo in Pozioni e non lo riconosci? E' Veritaserum"
"Non è vero, non puoi
averlo!" Ribattè Severus, ma non riuscì ad impedire ai suoi occhi di
sgranarsi. "Noi non l'abbiamo mai fatto!"
James
rise, beffardo. "Andiamo, Piton….Sai bene che
avrei potuto rubarlo dall'ufficio del professore senza problemi particolari. E
in ogni caso avrei potuto prepararlo io stesso, non è poi così difficile se si
hanno i libri e le capacità giuste…Sai, per ogni evenienza. Come in questo
caso"
Severus strinse i pugni, le
braccia lungo i fianchi. Al buio sembrava più pallido del solito, la pelle
chiara illuminata dalle strisce di luce prodotte dalle torce. "Sei uno
stronzo" Sibilò.
"Allora, vuoi parlare o
devo farti bere questo?" Gli intimò il ragazzo di Gryffindor, sollevando la boccetta a
mezz'aria.
Severus gli lanciò
un'occhiata densa di odio, e poi sospirò. Potter sarebbe stato perfettamente in
grado di sottrarre il Veritaserum a qualche professore, e perfino di produrlo,
forse. Che senso avrebbe avuto opporre resistenza? Quella pozione era
infallibile. "Va bene…Te lo dirò"
"Sto aspettando"
"E' vero, mi piace Evans"
Disse, d'un fiato. Non l'aveva mai odiato tanto come in quel momento, non aveva
mai odiato così tanto James Potter...
James rimise l'ampollina in
tasca, poi lo fissò negli occhi. "Ascoltami bene, Mocciosus" Proferì, con voce
alterata. "Non toccare Evans, chiaro? Non
provare a toccarla"
Severus gli restituì lo
sguardo, furente. "E perché non dovrei?"
"Perché lei è mia"
Ribatté l'altro, quasi gridando.
Un miagolio proveniente dal
fondo del corridoio li fece voltare entrambi. Era la gatta di Gazza, senza ombra
di dubbio. Se il custode li avesse trovati lì, in atteggiamenti non proprio
amichevoli e per di più non in Sala Grande per la cena come gli altri, non
avrebbe perso l'occasione di trascinarli davanti ad un insegnante.
"Maledetta gatta"
Esclamò Severus, a bassa voce.
"Me ne vado, Mocciosus,
ho già una punizione per stasera, non ne voglio di certo un'altra" Disse
James, avviandosi su per le scale. "Ricordati quello che ti ho detto"
Gli intimò, prima di iniziare a salire i gradini, di corsa.
Severus raccolse i libri,
ancora per terra, e si affrettò a scomparire a sua volta, un'espressione
rabbiosa sul volto magro.
***
James, una volta fuori dalla
portata di Gazza e del suo odioso animale, rallentò l'andatura. Entrò nel
bagno dei ragazzi e si guardò allo specchio. Il suo riflesso aveva i capelli arruffati, come sempre, ma lui li spettinò
ulteriormente. Indossava un paio di jeans, strappati su un ginocchio, e una
semplice maglia nera a maniche lunghe, di almeno una taglia in più, ma aveva
tenuto la cravatta dell'uniforme. Ne allentò il nodo, e fece una smorfia al suo
doppio di vetro, prima di controllare l'orologio. Erano le otto meno dieci, era
in perfetto orario.
Prima di lasciare il bagno,
si rigirò fra le mani la boccetta di vetro. Dopo aver sorriso fra sé e sé, ne
rovesciò il contenuto in uno dei lavandini. Osservò per un paio di secondi
quella che in realtà era semplice acqua scendere lungo le pareti di ceramica
del lavabo, per poi dirigersi verso l'ufficio della professoressa McGrannitt.
***
Lily lanciò un'occhiata
all'orologio. Erano quasi le otto. Sospirò
sonoramente, iniziando a camminare con maggiore velocità. Mancava poco
all'ufficio della McGrannitt, ma non voleva arrivare in ritardo. Odiava essere
in ritardo, soprattutto quando la donna che l'aspettava doveva assegnarle una
punizione. All'improvviso l'idea che avrebbe dovuto trascorrere almeno un paio
d'ore in compagnia di James Potter le balenò nella mente.
*Maledizione* Era
riuscita a non pensarci molto, fino a quel momento. Uno sgradevole senso di
nervosismo la assalì. *Stupida…E' solo James
Potter!*
Ma era proprio quello il problema.
James Potter.
L'idea di rimanere
sola con lui le faceva quasi paura. Era troppo confusa per poter sopportare una
punizione con lui...E se non avesse più risposto delle sue azioni? Non osava
immaginarne le conseguenze.
Assorta nei suoi pensieri,
senza nemmeno rendersene conto era arrivata davanti all'ufficio della
professoressa. E appoggiato alla parete, lo sguardo fisso sul pavimento, un
piede appoggiato al muro e le braccia conserte, c'era lui.
Lily si schiarì
la voce, e James alzò gli occhi, posandoli su di lei. La ragazza si morse il labbro
inferiore, sperando di non essere arrossita. Cosa diavolo le stava succedendo?
Scosse vigorosamente la testa, come per scacciare delle sensazioni assurde.
"Buonasera,
Evans" La salutò James. La sua voce era diversa dal solito, più
profonda e gentile.
Lily gli fece un cenno.
"Entriamo?" Le
chiese ancora.
"Sì" Rispose
semplicemente lei, prima di bussare alla porta.
***
Ah, non
sapete quanto mi piacerebbe saper disegnare bene...Così illustrerei questa fic
a cui sono piuttosto affezionata e vi farei vedere come immagino i personaggi!
Purtroppo sono la negazione fatta persona, per quanto riguarda il disegno...-.-"""
A proposito,
non è che c'è qualcuno che sarebbe interessato ad illustrare
"Time"?? (*Fleacartasi fa elegantemente finta di nulla e fa questa
proposta che giustamente sarà snobbata da tutti...Poi cerca di assumere
un'espressione innocente che non le si addice affatto! o_O") Lo so che non
è molto carino elemosinare pietà (e disegni) in giro, ma non ho
resistito...Scusate! XD Soprattutto perchè non ho ancora trovato una fan art
dove Sirius e Bellatrix siano anche solo lontanamente belli/affascinanti/con
l'aria da ribelli come li immagino io...:D (Casomai voi l'aveste trovata datemi
il link per favore! ^-^)
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Capitolo 12 *** *White Lily's mirror* ***
-Capitolo
dodici-
*White
Lily's mirror*
Quando entrarono, la
professoressa McGrannitt era seduta dietro ad una scrivania di mogano ingombra
di fogli. Il suo ufficio era piccolo, e lo scrittoio era l'unico pezzo
d'arredamento presente, oltre a un paio di sedie di legno rigide e dall'aria scomoda. La grande finestra si affacciava sul
parco, e durante il giorno doveva offrire una notevole panoramica sul lago. La donna,
che indossava una lunga veste ricamata color ametista, si alzò, e fece segno a
James e Lily di rimanere fermi sulla porta.
"Non ci sarà bisogno
che entriate" Disse, con voce calma e piuttosto fredda. "Vi
mostrerò subito cosa dovete fare" La professoressa McGrannitt uscì
dall'ufficio, e James e Lily la seguirono, esitanti. Camminarono in silenzio per
una buona decina di minuti, finché la donna non si fermò davanti ad
un'imponente porta di legno scuro intarsiato.
"Professoressa, ma
questa…"
"Sì Potter, è la
biblioteca" Lo interruppe lei, brusca. Subito dopo aprì i battenti, ed
entrò. Si diresse verso un largo tavolo, situato al centro
della stanza, e lì si fermò, un cipiglio austero dipinto sul volto.
Parve notare le espressioni interrogative dei due studenti che le stavano di
fronte, e, prima che potessero porgerle altre domande, continuò a parlare.
"Vedete tutti questi libri?" Con un cenno della mano indicò un gran
numero di volumi accatastati sul piano di noce vicino a lei. "Sono stati acquistati gentilmente dal preside,
e sono appena arrivati dalla libreria il
Ghirigoro. Vi sembrerà strano, ma in questa scuola c'è ancora qualche studente
interessato a crearsi una cultura" La donna fulminò con lo sguardo
James e Lily, che, impotenti vittime della sua acida frecciata, non trovarono
nulla di meglio da fare che rivolgerle due timidi sorrisi. "In ogni
caso…" Proseguì la McGrannitt. "Hanno bisogno di essere catalogati
e sistemati nei rispettivi settori della biblioteca, e non potremmo certamente
permettere che Madama Pince svolga un compito così noioso e gravoso,
vero?"
Il volto di James si deformò
in una smorfia di panico.
"Vedo che hai intuito
cosa dovrete fare stasera, Potter" Disse la professoressa, una nota
divertita nella voce. "Avete tutta la notte, se necessario. E ora se volete
scusarmi…Credo proprio che andrò a letto"
"Professoressa?" La
chiamò James. Lei si voltò, gli occhi stretti dietro le lenti rettangolari degli
occhiali. "Non ci può fare un piccolo sconto? Guardi quanti sono!"
Gemette, con voce supplichevole.
"Buonanotte,
Potter" Sentenziò categorica, prima di sparire oltre la pesante porta di
mogano.
Lily si concesse un lungo
sospiro, prima di iniziare ad osservare i libri con
espressione rassegnata. "Bene, prima iniziamo prima finiremo" Disse,
pratica. Si legò i lunghi capelli in una coda, cercando di non pensare che
si trovava in una biblioteca deserta, al buio, insieme a James Potter. Una
fastidiosa sensazione le attanagliò lo stomaco.
James si lasciò cadere su una delle
sedie che circondavano il tavolo. "Andiamo, Evans, rilassati…Abbiamo
tutta la notte no? Tanto vale prendercela comoda"
"Non ho nessuna intenzione di passare tutta la notte qui,
e soprattutto in tua compagnia, Potter"
Il ragazzo rise. "Che paura che mi
fai…"
Lily ignorò il suo tono di voce
ironico, e prese un volume dall'enorme pila. Afferrò uno dei registri
della biblioteca che aveva lasciato loro la McGrannitt, e vi annotò il titolo e l'autore. Poi appoggiò il tomo da parte, con l'intenzione di
sistemarlo nel suo scaffale d'appartenenza più tardi. Mentre stava per ripetere
quelle operazioni con un altro libro, i suoi occhi caddero su James. Aveva
appoggiato le gambe sul tavolo, le mani dietro la testa, e si stava dondolando avanti e indietro, con un'espressione beffarda.
"Che cosa stai facendo,
Potter?" Sbottò, inviperita. Si chiese come facesse a comportarsi
sempre in maniera così…odiosa.
"Ti guardo" Rispose
lui, tranquillamente.
Lily si sentì arrossire, e
ringraziò la parziale oscurità che copriva il suo viso. Perché non riusciva
a non sentirsi in imbarazzo quando c'era lui? "Beh, ti consiglio di smetterla, allora"
Proferì, secca. "E
vedi di aiutarmi, non sono l'unica in punizione a quanto mi risulta"
James continuò a
ridacchiare. "Non volevo disturbarti, eri così concentrata…Scommetto che
se te ne occupassi solo tu saremmo fuori di qui in meno di un'ora, sei così
abile in questo tipo di attività!"
"Non provarci nemmeno, io non ci casco.
Non sono come quelle stupide
che ti idolatrano…"
James parve rassegnarsi, e
afferrò un libro. "D'accordo Evans, per questa volta ti aiuterò, ma è
l'ultima"
"Ma ti senti quando
parli?" Esclamò lei, alzando gli occhi al cielo. "Hai un'incredibile
faccia tosta…Per non parlare della tua arroganza!"
James si spettinò i capelli, prima di afferrarle gentilmente il mento con due dita e obbligarla
a guardarlo. "Forse è la tua presenza che mi fa comportare in questo modo,
Evans" Le disse, a pochi centimetri dal suo viso.
Lily scostò lo sguardo da
quello di lui, e si concentrò sul foglio che stava compilando.
"Smettila, Potter!" Sibilò, mentre sentiva le guance incendiarsi. Poteva sentire nell'aria il suo profumo, un lieve sentore di
arancia e muschio. Era nervosa, e la sua mano scriveva a fatica, la penna
d'aquila che scricchiolava sulla pergamena.
"Come vuoi"
Rispose James, prima di tornare ad occuparsi di un grosso libro sulle Arti Oscure.
***
Lily sbadigliò, prima di guardare l'orologio. Era passata più di un'ora da
quando la McGrannitt se n'era andata, e lei e James non si erano più scambiati
una parola. Si arrischiò a guardarlo per un istante. Stava scrivendo
velocemente con la mano destra, la sinistra tuffata fra i
già disordinati capelli corvini.
Sembrava concentrato. Lily notò che quando era così serio e silenzioso era
ancora più bello del solito. La cravatta rossa e oro della divisa era quasi del
tutto slacciata, e creava un piacevole contrasto con la maglia nera che indossava. Le sue dita affusolate stringevano la penna di fagiano, le sue
labbra erano leggermente schiuse…Lily scosse la testa con
forza.
*Ma cosa cazzo stai pensando? Tu
odi James Potter!*
Si
ripeté per l'ennesima volta.
Quel silenzio la infastidiva. Eppure era stata proprio lei ad intimargli di tacere…E lui le aveva
obbedito. Forse era quello il vero problema. James non stava facendo nulla per
torturarla, o per fare il cascamorto come suo solito. Era seccata da quel comportamento? Non
sopportava l'idea che James non la degnasse nemmeno di uno sguardo, anche se
erano soli e avrebbe potuto approfittare di quella situazione?
*Non essere stupida!*
Lo stava ancora osservando, quando lui alzò gli occhi nocciola, ed incontrò i suoi.
Sulle sue labbra comparve un sorriso. "Brava, Evans…" Esclamò.
"Invece di lavorare batti la fiacca!"
Lei si morse il labbro. L'aveva scoperta, e adesso si stava divertendo. Sembrava quasi che
sapesse di avere il coltello dalla parte del manico. "Quanto sei pedante!"
Ribatté, esitante. La verità era che non se la sentiva nemmeno
di litigare, quella sera. Odiava ammetterlo, ma si sentiva quasi…bene. Anche
se era con Potter. Anzi, forse era quello
il motivo...
*No, non può essere!*
James appoggiò un libro da
sistemare sulla pila che avevano creato lui e Lily, all'angolo destro del
tavolo. Era ancora piuttosto esigua, anche se avevano lavorato senza sosta. "Ti va una pausa?" Le
chiese.
"Cosa?" Gli fece eco
lei, spiazzata.
"Una pausa" Ripeté
James.
Lily era seriamente
combattuta. Si morse di nuovo il labbro, mentre vagliava quella proposta.
Avrebbe dovuto rifiutare…Dopotutto avevano ancora tantissimi volumi da
catalogare, e si stava facendo tardi. Senza contare che la persona che le aveva proposto quell'intervallo
era
James Potter…James Potter, la persona che odiava di più a Hogwarts, la
persona più arrogante e vanitosa che avesse mai conosciuto, la persona che la
esasperava da anni ormai! Avrebbe potuto lanciarle un incantesimo
approfittando di una qualunque sua distrazione, e cosa sarebbe successo
in quel caso? Non ci si poteva di certo fidare di un ragazzo del genere…Lily
era perfettamente informata di tutti i guai che aveva combinato insieme a Black
e Lupin, non poteva rischiare.
Eppure…Eppure c'era una
parte di lei che le suggeriva l'esatto contrario. Innanzitutto si sentiva
stanca,e aveva davvero bisogno di riposarsi. E poi…Doveva
ammettere che l'idea di poter parlare per qualche minuto con Potter
l'incuriosiva, e non poco. Non ne conosceva bene il motivo, ma aveva il sospetto
che quel ragazzo si nascondesse dietro la maschera dello studente popolare e
attraente senza rivelare la sua vera personalità. Quando, la mattina del primo
giorno di scuola, si erano incontrati nella Sala Comune deserta, si era
dimostrato gentile, dopotutto…
Si era sempre chiesta
perché il suo atteggiamento mutasse così a fondo secondo le
circostanze, e quell'occasione si sarebbe rivelata preziosa per indagare.
"Evans?" La voce di
James la distolse dal fiume frenetico dei suoi pensieri.
"D'accordo"
Acconsentì. "Ma solo dieci minuti!" Aggiunse,
recuperando parte del suo atteggiamento distaccato.
L'altro si alzò in piedi,
felice. "Vieni, allora, voglio mostrarti una cosa"
Lily sollevò un sopracciglio.
"A dire la verità volevo rimanere qui, in biblioteca…Perderemo troppo
tempo!"
"Andiamo, Evans…Per un
attimo smettila di comportarti come una ragazzina terrorizzata dalle regole!"
"Io non sono una
ragazzina terrorizzata dalle regole!" Esclamò, arrabbiata. "Altrimenti non
sarei qui in punizione con te, e starei molto meglio!"
Il ragazzo si diresse verso la
porta della biblioteca. "Vieni, allora?"
Lily sospirò, prima di
seguirlo nel corridoio buio.
***
James stava salendo le scale
che portavano ai piani superiori prestando attenzione ai gradini incantati, e
di tanto in tanto lanciava qualche occhiata a Lily, che camminava al suo fianco.
Indossava un semplice paio di jeans e un maglione azzurro, che metteva in
risalto ancora di più il rosso scuro dei suoi capelli. Il ragazzo sorrise fra sé
e sé, abbassando lo sguardo. Ancora non credeva di essere riuscito a
convincerla a lasciare la biblioteca…Forse il suo potere persuasivo era
maggiore di quanto credesse.
"Potter, ma dove stiamo
andando?"
"Non ti piacciono le
sorprese, Evans?" Ribatté lui, affondando le mani nelle tasche anteriori
dei pantaloni.
Lily sbuffò. "Se
incontriamo Gazza o un professore siamo finiti…"
Lui scrollò le spalle. "Quello non sarà un problema…"
Disse, prima di tirare fuori dalla tasca un pezzo di pergamena spiegazzato.
"Cos'è quello?"
James non le diede risposta,
e sfiorò con la punta della bacchetta il foglio, pronunciando qualche parola a
voce molto bassa, per non farsi sentire da lei.
"Ma cosa stai
facendo?" Riprovò Lily, spazientita.
"Con questa non avremo più problemi" Spiegò, allegro.
"E'…insomma, fidati" Concluse, senza aggiungere altro.
La ragazza lo guardò come se fosse un
mostro o un insetto disgustoso, poi
continuò a camminare. "Sei strano, Potter"
James scrutava la pergamena con attenzione, mentre camminava. Dopo qualche minuto esclamò
"Togliamoci di qui, sta arrivando Gazza!"
"Ma cosa…" Lily non riuscì a finire la frase,
e si trovò senza quasi accorgersene in un piccolo
e polveroso sgabuzzino, che si apriva lungo il corridoio. James chiuse la porta in gran fretta, e il buio calò su di loro.
"Potter, ma sei
pazzo?!" Strepitò, irata.
"Shh" James le
premette una mano sulla bocca.
Lily si liberò con un gesto brusco. "Mi vuoi dire cosa…"
Lui, esasperato, alzò la
bacchetta e gliela puntò contro. "Silencio" Mormorò "Non
mi hai lasciato scelta, Evans"
Lei continuava a muovere le
labbra, ma da esse non usciva più alcun suono. James le era schiacciato contro, ma quel contatto non gli dispiaceva affatto. Mentalmente ringraziò
Gazza, per avergli offerto la possibilità di rinchiudersi per qualche minuto in
uno sgabuzzino buio insieme a Lily.
Poco dopo, i due sentirono un
rumore di passi. "Che cosa succede qui, tesorino? Hai
fiutato qualche odioso studentello che gira per la scuola?" Era la voce melliflua del custode, seguito dalla sua adorata gatta.
Lily smise di articolare
insulti silenziosi contro James, e lo guardò, senza dubbio stupefatta.
"Non vedo nessuno,
qui" Continuò Gazza, mentre i suoi passi si avvicinavano. "Devono essere scappati, quei teppistelli…Ma li prenderemo, non
preoccuparti!"
I Gryffindor rimasero chiusi
in quella stanzetta fino a che l'uomo non sparì oltre il corridoio, sempre
borbottando. James tirò un breve sospiro di sollievo, e
poi aprì la porta, staccandosi a malincuore da Lily.
"Bene" Constatò, consultando sempre la mappa. "Sta andando al
pianoterra, non dovremmo più incontrarlo…Andiamo?"
Lily incrociò le braccia, mentre si indicava la gola con gesti frenetici.
"Oh, scusa"
Disse, senza riuscire a trattenere un sorrisetto. Alzò la
bacchetta, e un istante dopo la sua compagna di Casa riacquistò la sua voce.
"Ma sei deficiente,
Potter?" Sibilò. "C'era proprio bisogno di togliermi la voce?!"
"Continuavi a fare
rumore…Te l'avevo detto che stava arrivando Gazza, ma non hai voluto
ascoltarmi! Se ci avesse scoperti, a quest'ora saremmo nel suo ufficio appesi al
soffitto per i piedi..."
"Come facevi a sapere che sarebbe arrivato?" Gli domandò, mentre
salivano altre scale. Il silenzio
amplificava le loro voci, e il rumore dei loro passi.
"Questo è un segreto,
Evans" Rispose lui, in tono misterioso.
"E' quel foglio che hai
in mano, vero?" Riprese, come se non avesse ascoltato la sua risposta.
"Non sono stupida, sai?"
"Questa in effetti è
una novità per me" Disse
James, sardonico.
"Cretino!" Lo
insultò, imbronciando le labbra.
"Comunque…" Continuò
lui, più serio. "Non posso dire che tu non abbia ragione,
ma…non posso spiegarti altro. E' un segreto, mio e dei miei amici"
Lily annuì, senza aggiungere
altro.
Continuarono ad attraversare
diversi anditi, finché James si fermò davanti ad una porta identica a quelle
delle aule dove si tenevano le lezioni. Erano al settimo piano.
"Sei pronta?"
Lei sembrava intimorita, ma non disse nulla.
James spinta la porta, che
cigolò leggermente, ed entrò, seguito dalla ragazza. Davanti a loro c'era una
stanza di dimensioni contenute, che aveva tutta l'aria di essere una classe in
disuso. C'era una discreta quantità di banchi e sedie, e anche una cattedra
sistemata in un angolo. "Beh, eccoci qua"
Lily lo fissava con aria
interrogativa. "Scusa Potter, ma…questa è solo una classe!" I suoi occhi
verdi indugiarono sui banchi, prima di tornare a posarsi
sul ragazzo.
"Non è una classe
normale" Spiegò. "C'è lui" Indicò con
la mano un grande specchio, che per poco non sfiorava il soffitto. Aveva una
cornice riccamente decorata con intarsi d'oro, e sembrava molto prezioso. Si
reggeva su due zampe di leone, e sulla sommità c'era un'iscrizione, incisa nel
legno.
*Erouc li amotlov li ottelfirnon*
Lily scrutò lo specchio per
parecchi istanti. "Che cos'è?" Gli chiese.
"Beh…Direi che è uno specchio. Però non è uno specchio normale"
"E cosa fa?"
"Si chiama
Specchio delle Brame. Il primo giorno
di scuola mi avevi detto che non sapevi ancora cosa avresti fatto, dopo aver
lasciato Hogwarts…" Lily si girò verso di lui, stupita. "Sì, lo so che ti sembra strano che mi ricordi di quella conversazione…Ho
una memoria anch'io, sai? Comunque ho pensato che ti avrebbe potuto
aiutare" Terminò.
"E come?"
"Prova a specchiarti"
Lily si avvicinò, finché non vide il suo riflesso delinearsi sul vetro.
***
How can you
see into my eyes,
Like open
doors?
[Bring me to
life - Evanescence]
Sobbalzò, quando si
accorse che la sua figura non era l'unica a riflettersi nello Specchio delle
Brame. Si morse il labbro inferiore, e osservò meglio.
Quella che rispondeva al suo
sguardo vacuo era sicuramente lei, ma era diversa. Sorrideva raggiante, e
indossava un vestito senza maniche di un bel verde intenso, che le copriva
appena le ginocchia. Era abbronzata, e i suoi occhi risaltavano ancora di più,
fra le efelidi che le spruzzavano le guance e il naso. Si trovava in quello che
aveva tutta l'aria di essere un giardino di una piccola casa a due piani,
come quelle dei sobborghi residenziali di Londra. E vicino a lei c'era una
persona, un ragazzo, che le cingeva le spalle con un braccio…
Lily si sentì arrossire
violentemente, mentre si rendeva conto di conoscere quella persona.
Era abbracciata a James
Potter, davanti a quella che sembrava essere la loro casa.
James era più
alto, aveva un aspetto più adulto…E i suoi occhi erano allegri.
Non poteva essere
vero…Quello specchio si divertiva a confondere le persone, non c'era alcun
dubbio.
"Che cosa vedi?" Le
parole di James la fecero voltare di scatto. Era ancora paonazza in volto, ma
cercò di mantenere la calma.
"Io…Questo specchio
mostra il futuro?" Domandò lei, torcendosi le mani con gesti nervosi.
"Non esattamente, mostra
quello che desideriamo di più, anche se non ce ne rendiamo conto o non
vogliamo ammetterlo. Ho pensato che ti avrebbe aiutata, a me è servito molto"
Lily si sentiva svuotata, sconvolta. "Quello che desideriamo?" Ripeté.
James
annuì.
*E' questo che desidero
veramente?*
"Stai bene? Sei
un po' pallida…" Le chiese, facendo un passo verso di lei.
"Sto
benissimo!" Rispose, in fretta.
"Allora, cos'hai visto?" Le domandò di
nuovo lui, curioso.
"Tu…Non hai visto?"
Il ragazzo scosse il capo. "Ognuno
vede i propri desideri, non può vedere quelli degli altri. Allora?"
"Io…" Farfugliò
Lily. "Mi sono vista con un camice addosso!" Disse
infine.
"Così vuoi diventare
Guaritrice? Non male come
lavoro…Al San Mungo ti pagherebbero bene!"
"Già" Rispose, con aria assente.
"Ma sei sicura di sentirti
bene? Io pensavo di farti un favore portandoti qui…" Probabilmente si aspettava una reazione più entusiasta.
"Non preoccuparti, sto
bene!" Ribadì
lei, con voce acuta. "Andiamo adesso, è tardi!" Senza
aspettare risposta, aprì la porta dell'aula e iniziò a percorrere il
corridoio, senza aggiungere altro.
"Aspettami!" La
chiamò James, mentre si affrettava ad aggiungerla, perplesso.
***
What can I do
to make you love me?
What can I do
to make you care?
What can I
say to make you feel this?
What can I do
to get you there?
[What can I do -
The Corrs]
Era l'una passata quando lasciarono la biblioteca.
"Beh, buonanotte
Potter" Disse lei, distrattamente, quando arrivarono alle scale che
portavano ai piani superiori.
Lui alzò un sopracciglio.
"Evans, dobbiamo andare nello stesso posto, che senso ha separarci qui? Va
bene, non mi sopporti, ma adesso non c'è nessuno che ci vede…" Il
ragazzo sorrise ironico, ma Lily non lo fulminò con una battuta al vetriolo, né
con un'occhiata obliqua.
"Ah, d'accordo..." Rispose
al contrario, iniziando a salire le scale.
James sospirò,
prima di salire. Era chiaro che era rimasta scossa a causa dello Specchio delle
Brame, ma non riusciva a capire che cosa avesse visto di così sconvolgente. Dopotutto quello specchio mostrava i desideri più profondi di una
persona, non avvenimenti spiacevoli che sarebbero potuti accadere, o
ricordi dolorosi. Avrebbe voluto
chiederle come si sentisse, ma qualcosa lo tratteneva. Che diritto aveva di
intromettersi nella sua vita, quando lei lo odiava? Che diritto aveva di porle
delle domande così personali? In fondo aveva tutto il diritto di trattarlo
con freddezza: in sette anni non aveva fatto altro che prendersi gioco di lei,
senza riuscire a farle capire quanto gli piacesse. Sul serio.
*Bravo James…Eppure dicono
che sei uno degli studenti migliori di Hogwarts*
Quando arrivarono al ritratto
che nascondeva l'entrata della Sala Comune di Gryffindor, la Signora Grassa li scrutò torva.
"Cosa ci fate ancora in
giro a quest'ora, voi due?" Sbottò, infastidita. Parecchi bicchieri
giacevano sulla cornice, rovesciati, e la sua amica Violet russava accanto a
lei. Con tutta probabilità era venuta a trovare la Signora Grassa per
scambiarsi qualche pettegolezzo, e la serata si era conclusa…etilicamente.
"Malizia e malignità"
James pronunciò la parola d'ordine, senza ascoltare i deliri del quadro, che si
fece da parte per lasciarli passare.
La Sala Comune era ancora
calda, anche se il fuoco si era ormai spento. Lily iniziò ad osservare la brace
che stava morendo. Dopo un paio di minuti si
avviò verso le scale dei dormitori femminili. "Buonanotte"
Disse, prima di iniziare a salire i gradini.
"Aspetta!" La
chiamò James, che si era seduto su una poltrona sgualcita.
Lily si voltò a guardarlo.
Il ragazzo afferrò un foglio di
pergamena appallottolato che era stato gettato per terra. Poi tirò fuori la
bacchetta e colpì la carta, che si trasformò in un bel fiore bianco. Si alzò e
la raggiunse, porgendoglielo.
"Cosa...?"
"E' per te. Mi sei sembrata un po' triste, dopo che ti sei
guardata allo Specchio…Ho pensato che magari un fiore ti avrebbe fatto
piacere"
Lei lo guardò stupita,
senza sapere cosa rispondere. "Grazie" Disse infine, abbassando
gli occhi.
"E' un giglio…Il tuo
nome significa giglio, vero?" James le si avvicinò di più.
La ragazza si ritrasse
all'improvviso. "Buonanotte" Ripeté, prima di sparire su per la
scala a chiocciola.
James si lasciò di nuovo
cadere sulla poltrona.
*Buonanotte, Giglio*
***
-Note
1) La scritta che si trova
sullo Specchio delle Brame l'ho copiata dal primo libro di Hp, e da lì ho anche
ricavato la descrizione del suo aspetto…Teoricamente si dovrebbe trovare in una stanza vicino alla biblioteca, ma io avevo bisogno che James e
Lily camminassero un po', quindi l'ho spostato al
settimo piano :)
2) La parola d'ordine di
Gryffindor è la traduzione del titolo di una canzone dei Placebo che mi piace
molto, *Spite and malice* per l'esattezza…
3) I libri
li avrebbero potuti catalogare con la magia dato che la McGrannitt non li stava
controllando, ma non avevo idee migliori per farli rimanere insieme più a lungo…Abbiate pazienza
^-^"
4) Come ho fatto dire a
Jamie stesso, Lily non è solo un nome di persona, ma significa anche "giglio",
quindi ho giocato su
questo significato per il nome del capitolo :)
*
Volevo scusarmi per l'enorme
ritardo con cui ho postato (per sdebitarmi ho postato due
capitoli...^-^")...Purtroppo ho un problema (che non riesco a risolvere in
nessun modo, sono disperata!) con la connessione ad Internet, e sono due
settimane abbondanti che non riesco a collegarmi! Infatti adesso sto usando il
pc di una mia amica...Spero di riuscire ad aggiustare il tutto, e nel
frattempo...Vi chiedo di avere un pochino di pazienza!
Mi manca un sacco Efp,
uffa...o_O"
Grazie mille per le vostre
eventuali recensioni (purtroppo non ho il tempo di leggerle ora!), e grazie a
chi legge la mia fic!
Bene, allora a
presto...Spero!
-Fleacartasi-
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Capitolo 13 *** *Cinnamon and nightmares* ***
-Capitolo
tredici-
*Cinnamon and nightmares*
Sirius aprì gli occhi e si rigirò
senza fretta fra le lenzuola, coprendosi meglio con il piumone scarlatto. Diede
una rapida occhiata all'orologio e imprecò a bassa voce. Era domenica, erano le
otto del mattino e lui era già sveglio. Avrebbe senza dubbio preferito dormire
per almeno altre tre ore, ma ormai era perfettamente vigile. Rimase immobile
per qualche minuto, godendosi il piacevole tepore che gli donavano le coperte,
poi si alzò, infilandosi un vecchio paio di jeans sdruciti che aveva buttato a
terra la sera precedente. Mentre si dirigeva verso il piccolo bagno adiacente
alla loro stanza, guardò i suoi amici, ancora immersi nel sonno. Peter che
russava piano, Remus, con una mano che sporgeva dal bordo del letto, e James,
con le braccia rigide lungo i fianchi. Sirius sorrise. Da sette prendeva in
giro l'amico per la posizione che assumeva quando dormiva, che gli aveva sempre
ricordato quella di un morto adagiato nella sua bara.
Quando raggiunse la stanza da
bagno, il suo riflesso gli restituì una smorfia. Aveva i capelli spettinati,
segni scuri sotto gli occhi ed era piuttosto pallido, ma la sua bellezza
rimaneva in ogni caso intatta. Aprì il rubinetto e si sciacquò più volte il
viso con dell'acqua gelida, prima di bagnarsi anche i capelli. Poi, con un
asciugamano avvolto intorno al collo e la chioma gocciolante, tornò nella sua
stanza. Si tolse la maglietta che utilizzava come pigiama, indossò un maglione
grigio fumo, afferrò il mantello e si chiuse la porta alle spalle, senza fare
rumore.
***
Because I want it now
I want it now
Give me your heart and your soul...
[Hysteria
- Muse]
Lily scese le scale del
dormitorio, diretta in Sala Comune. Era presto, e sperava di poter trascorrere
almeno un'ora da sola, senza essere disturbata da nessuno. Ma quando la grande
stanza si rivelò ai suoi occhi, capì che avrebbe dovuto abbandonare quel
proposito. Un ragazzo dall'aria famigliare si trovava davanti al camino, seduto
sul largo tappeto cremisi, ricamato con minuscoli arabeschi dorati. James
Potter sembrava assorto nei suoi pensieri, gli occhiali leggermente calati sul
naso, le labbra schiuse, i capelli arruffati che gli cadevano sulla fronte.
Fece una smorfia silenziosa. Non
voleva che James la notasse, non dopo quello che era successo appena poche ore
prima. Doveva arrivare al buco del ritratto e sparire prima che lui si
accorgesse di non essere più solo…Non voleva parlare con nessuno, e con lui in
modo particolare. La ragazza si morse il labbro inferiore, si lasciò sfuggire
un impercettibile sospiro e iniziò a percorrere a grandi passi la Sala Comune,
sperando che le sue scarpe non facessero cigolare le assi del vecchio pavimento
di legno.
*Qualche passo…Solo qualche passo*
Quando la distanza che la separava
dal ritratto si ridusse a pochi centimetri, si concesse un sorriso soddisfatto.
Subito dopo, uno scricchiolio riempì l'aria, insolitamente rumoroso nella Sala
Comune deserta.
*Merda*
Cercò di uscire dalla stanza in
tutta fretta, ma una voce la bloccò.
"Evans, aspetta!"
*Ignoralo ed esci!*
Ma la ragazza non si mosse. Si
morse l'unghia del pollice, poi si voltò verso James, che nel frattempo si era
alzato e le si era avvicinato. Indossava una t-shirt di un gruppo musicale
magico che non conosceva e un paio di pantaloni neri. Si chiese istintivamente
se non sentisse freddo.
*Ma cosa ti viene in mente?
Lascialo perdere!*
Il ragazzo si avvicinò ancora, e
lei senza nemmeno accorgersene si ritrasse, finché le sue spalle non toccarono
la parete.
"Cosa vuoi, Potter? Io…devo
andare in biblioteca" Esclamò infine, sperando di risultare minacciosa.
James ridacchiò. "In
biblioteca di domenica mattina, Evans? Andiamo…"
Lily si sentì arrossire.
"Allora diciamo che non ho voglia di parlare con te, va meglio?"
Sibilò, tagliente.
"E' inutile che cerchi di
evitarmi" La fissò intensamente, mentre riduceva ancora la distanza che li
separava.
"Non so di cosa stai
parlando" Ribatté lei, cercando di mantenere il controllo.
"So cosa hai visto ieri sera,
nello Specchio delle Brame"
Lei sentì il sangue affluirle alle
guance. "Non…non dire cazzate, non puoi averlo visto"
James scrollò le spalle.
"Invece so tutto…Ti ho mentito, ieri sera"
"Sei solo uno stronzo!"
Esclamò, furiosa, cercando di dirigersi verso le scale che portavano ai
dormitori.
"Uno stronzo che ti piace
molto, a quanto pare" Obiettò, sorridendole sardonico, mentre appoggiava
le mani al muro, bloccandola. "Perché non ti decidi ad arrenderti, Evans?
Renderesti le cose più facili a tutti e due…Senza contare che sarei capace di renderti
felice, capisci cosa intendo?"
Lily lo fulminò con lo sguardo,
prima di schiaffeggiarlo sulla guancia sinistra e liberarsi dalla sua presa.
Lui si portò una mano al volto,
appena arrossato, e si voltò verso la ragazza, che stava correndo in direzione
delle scale. "Hai un bel caratterino, Evans!"
Lei, che aveva già salito qualche
gradino, si voltò. Era furente. "Ti odio, Potter!" Gridò, con voce
rotta.
James alzò un sopracciglio.
"Chi odia ama, Evans, lo sai vero?"
"Smettila di chiamarmi
Evans!" Lily era sull'orlo delle lacrime.
"Vieni qua" Le disse,
mettendosi le mani sui fianchi.
"Non ti permettere di darmi
ordini!"
"Vieni qua e baciami"
Ribadì, risoluto.
La ragazza rise, beffarda.
"Non ci penso nemmeno" Sibilò, con disgusto.
"Come vuoi, Evans…Io ti avevo
avvertita" James estrasse la bacchetta dalla tasca posteriore dei
pantaloni, e la puntò contro la ragazza.
Lei sgranò gli occhi. "Non
avresti il coraggio di lanciarmi un incantesimo"
Un sorriso maligno si dipinse sul
viso di James, e un bagliore lampeggiò nei suoi occhi nocciola.
"Imperio"
Lily tentò di ripararsi, ma venne
colpita da un raggio di luce rossa.
"Ora ci divertiamo,
Evans"
***
I prati che circondavano il
castello erano coperti da una sottile patina ghiacciata, quella mattina.
Nonostante fosse appena la metà di ottobre, il freddo era già pungente,
nell'estremo nord dell'Inghilterra. Sirius si strinse nel suo mantello,
passandosi una mano fra i capelli per scostarli dal viso. Il cielo era di una
pallida tonalità di azzurro, e un debole sole brillava fra le montagne che si intravedevano
in lontananza. Gli era sempre piaciuto camminare. Poteva rimanere solo, senza
che nessuno lo disturbasse. Aveva sempre avuto bisogno dei suoi momenti di
solitudine, anche se apprezzava come se fosse il primo giorno la compagnia dei
suoi migliori amici. Senza di loro…come sarebbe stato? Dove si sarebbe trovato
in quel momento? Un brivido gelido gli percorse la schiena.
Si avvicinò al lago, una fredda
distesa di acqua color ferro, appena increspata dalla brezza autunnale o dai
movimenti della piovra gigante che nuotava placida. Si fermò a pochi centimetri
dalla sponda, e fissò il suo riflesso, che rispondeva al suo sguardo con
un'espressione di apparente calma.
*Il mio secondo riflesso, questa
mattina*
Si sedette, senza badare al
freddo. Estrasse un pacchetto dalla tasca, e si accese con la punta della
bacchetta una sigaretta. Alcuni ghirigori di fumo biancastro salirono a
mezz'aria, e Sirius li seguì con gli occhi, prima di concentrarsi sul profilo
spruzzato di neve dei monti, e su quello della capanna di Hagrid. Si sdraiò
completamente, l'erba ghiacciata che gli pungeva la schiena e lo faceva
rabbrividire, le mani dietro la nuca, il cielo che premeva su di lui con una
spinta delicata.
Dopo quella che gli era sembrata un'eternità,
avvertì dei passi che si avvicinavano, facendo scricchiolare i fili d'erba, che
producevano un piacevole suono. Si alzò a sedere, ma non si girò, rimanendo in
attesa. Pochi secondi dopo, i passi cessarono. Il ragazzo osservò di nuovo il
suo riflesso nel lago, e vide che non era più il solo.
Lì accanto, l'immagine tremolante
di sua cugina Bellatrix gli rivolgeva un beffardo sorriso fatto d'acqua.
***
Lily si svegliò di soprassalto, le
mani che stringevano le lenzuola di cotone bianco e la fronte leggermente
imperlata di sudore. Si alzò a sedere, il piumone che le nascondeva le
ginocchia, la maglia del pigiama che rivelava la pelle d'oca che copriva parte
delle braccia. Si portò le mani al viso, e appoggiò la testa sulle gambe,
rimanendo immobile.
"Lily, tutto bene?" Le
tende del letto a baldacchino si erano spalancate, lasciando filtrare un raggio
di debole luce mattutina. Sydney Wharton la stava fissando con i suoi grandi
occhi azzurri, i capelli castani lunghi e riccioluti ancora spettinati. Si
mordicchiava l'unghia del pollice, e quel gesto tradiva la sua preoccupazione.
Lei rispose al suo sguardo con
aria interrogativa. "Sì, perché?"
"Hai urlato, prima, ci hai
spaventate!"
Lily notò che anche Lynn Harris,
Maureen Sheldon, Francesca Thomas e Julie Weir, le altre ragazze che dividevano
quella stanza del dormitorio con lei, la stavano osservando, sedute sui loro
letti e ancora in pigiama. "Oh…Scusate, probabilmente stavo sognando"
Un'immagine del sogno che aveva fatto la colpì con violenza, e un brivido scese
lungo la sua schiena. Si riavviò i capelli con le dita, e afferrò lo
specchietto che teneva sul comodino. Era pallida, e le lentiggini erano più
evidenti del solito sulle sue guance.
"Sei sicura di stare
bene?" Chiese ancora Sydney.
Lily annuì, abbassando d'istinto
gli occhi. Non era abituata a tutta quell'attenzione. Solitamente le sue
compagne non le parlavano spesso, e la mattina si alzavano, la salutavano a
malapena, troppo distratte dalle loro chiacchiere, e scendevano in Sala Grande
senza curarsi di aspettarla. Tuttavia avvertì un improvviso moto di gratitudine
nei loro confronti. Quando l'avevano sentita gridare non si erano limitate a
girarsi dall'altra parte e a riaddormentarsi, ma avevano voluto controllare che
non si sentisse male.
Francesca si distese di nuovo sul
suo letto, piegando le ginocchia e portandosele al petto. "Cos'hai sognato
di così spaventoso, Lily?" Le chiese, curiosa. "Un momento! Ora che
ci penso, io ho fatto un sogno bellissimo stanotte!" Proseguì,
senza dare tempo alla compagna di rispondere. "Ho sognato di uscire con
James Potter!" Terminò, mentre sul suo viso si dipingeva un'espressione
sognante.
Le sue amiche sbuffarono
all'unisono. "Oddio Frankie!" Esclamò Maureen, scompigliandosi la
chioma corvina. "Non sai proprio pensare ad altro?"
"Sta diventando una
mania!" Intervenne Lynn.
Francesca scalciò le gambe in
aria, ridacchiando. "Lo so!" Strillò. "Ma è più forte di
me…"
Lily trattenne a stento una
smorfia di disgusto. Non voleva che quelle ragazze, che stranamente si erano
dimostrate premurose nei suoi confronti, iniziassero ad odiarla solo perché
aveva insultato il loro idolo. In silenzio, senza badare alla loro
conversazione concitata, si sfilò il pigiama, indossò una gonna di velluto nero
che le arrivava ai piedi e un maglioncino sempre nero con le maniche
scampanate, e si avvicinò alla porta della camera.
"Beh ragazze…Io vado in Sala
Comune, ci vediamo dopo" Disse, interrompendo le loro risatine.
"Oh, te ne vai già?" Le
domandò Sydney, che sembrava dispiaciuta.
"Aspetta!" Francesca
aveva puntato un dito verso di lei, come se la stesse accusando
"Raccontaci della punizione di ieri sera, sei tornata tardi! Non sai
quanto ti invidio…Un'intera serata con James!"
L'altra sgranò gli occhi, una mano
già sulla maniglia. "E' stata una noia mortale, Frankie. Abbiamo scritto
nomi sul registro della biblioteca per tutto il tempo" Rispose,
freddamente. Come faceva Francesca a dire che l'invidiava? Perché Potter doveva
avere tutto quell'ascendente su buona parte della popolazione femminile di
Hogwarts?
"Anch'io ti invidio Lily,
registri o non registri" Aggiunse Julie.
"Io avrei approfittato della
situazione per saltargli addosso" Ridacchiò Francesca. "E per
completare l'opera gli avrei detto che avevo aspettato ad andare a letto con
qualcuno in modo che lui fosse il primo!" La ragazza continuò a ridere,
nascondendo la faccia nel cuscino.
"Peccato che non sia vero,
Frankie!" Ribatterono le altre in coro, prima di iniziare a ridere e a
strepitare a loro volta.
Lily questa volta non riuscì a
trattenere una smorfia. Senza aggiungere altro uscì dalla stanza e si diresse
verso le scale. Le altre ragazze non se n'erano neanche accorte, troppo
impegnate in una lotta a colpi di cuscino. Si concesse un sospiro. Doveva
ammettere di invidiarle, almeno un po'. Lei non aveva mai avuto una vera amica,
un'amica con cui rimanere sveglia tutta la notte a parlare, un'amica con cui
andare a comprare un vestito nuovo o con cui girovagare per Hogsmeade, un'amica
che la ascoltasse quando ne aveva bisogno.
Lei era sola.
Quel pensiero la colpì come un
fulmine mentre si lasciava cadere su una morbida poltrona, in un angolo della
Sala Comune.
***
Ready,
willing and able
To
lose it all
For
a kiss so fatal
And
so worn...
[Heartache
every moment - HIM]
"Potrei anche pensare che tu
mi stia seguendo"
"Ti direi che potresti anche
avere ragione, se non mi andasse di alimentare il tuo già smisurato ego,
Black" Il sorriso di Bellatrix Black si posò sul viso di Sirius, che
rispose alle sue parole con un'eloquente smorfia.
"Che cosa vuoi?"
Bellatrix si sedette accanto a
lui, il suo mantello verde scuro che si dispose a raggiera intorno alle sue
ginocchia piegate, i capelli leggermente crespi, gli occhi bistrati da uno
spesso strato di kajal nero. "Sono semplicemente venuta a fare un giro,
Black"
Sirius alzò un sopracciglio e la
guardò. Il ghiaccio dei suoi occhi incontrò quello gemello degli occhi di
Bellatrix. Per un lungo istante rimasero immobili. Sirius poteva quasi vedere
l'elettricità che li circondava, simile a una manciata di diamanti
polverizzati. "Tu
giri sempre per il parco a quest'ora e con questa temperatura?" Chiese
infine, strappando alcuni fili d'erba coperta di brina luccicante.
Lei fissò l'acqua nera del lago,
che si increspava dando vita a piccole onde. "Perché hai la sgradevole
abitudine di fare sempre domande?" Estrasse dalla tasca del mantello una
sigaretta e l'accese con la bacchetta. Un intenso profumo di cannella si
diffuse nell'aria.
"Perché lo fai?" Sirius
prese a sua volta un'altra sigaretta.
"Che cosa?" Domandò
Bellatrix, guardandolo. Sembrava sinceramente curiosa.
"Perché mi parli? Perché mi
fai discorsi sul fatto che siamo uguali? Non ti importa di me dopotutto, io
sono solo un ribelle che non è degno di fare parte dei Black" Le ultime
parole di Sirius erano impregnate di sangue, di dolore, di amarezza. Non aveva
mai utilizzato un tono di voce simile per parlare della sua famiglia. Non aveva
mai lasciato trasparire la tristezza che a volte lo assaliva. La tristezza per
non essere amato come un figlio normale dovrebbe esserlo. E ora era lì, in riva
al lago, con sua cugina, e stava parlando dei Black. Loro si odiavano, si erano
sempre odiati…Perché si stava aprendo proprio con lei? Perché?
*Cosa mi stai facendo, Bella?*
Bellatrix soffiò una nuvoletta di
fumo profumato verso l'alto. "Cosa vuoi che ti dica? Vuoi che ti dica che
mi dispiace che tu non faccia più parte della famiglia? Vuoi che ti dica che
penso che i tuoi genitori abbiano fatto un errore a rinnegarti?" I suoi
occhi brillavano di luce propria, più scintillante di quel sole d'ottobre.
L'espressione del cugino era
indecifrabile. "Basta che tu mi dica che non fai…questo solo perché ti
faccio pena, perché in questo caso puoi anche smettere di rivolgermi la
parola" Altra amarezza, altro miele acido, altra incertezza. Il ragazzo
iniziò a torcersi le mani, screpolate a causa del freddo.
Lei gli sorrise. Un sorriso
sincero, che non era carico d'ironia. Un sorriso che Sirius non aveva mai visto
sulle labbra della cugina. E in quel preciso istante pensò che era davvero
bella. Un brivido gli percorse la schiena, e scosse impercettibilmente il capo,
come per scacciare una sensazione proibita. "Non mi hai mai fatto pena,
Black" La ragazza sorrideva ancora, mentre pronunciava quelle parole, con
voce più dolce.
Una folata di vento li raggiunse,
scompigliando i loro capelli corvini, facendo arrossare le loro guance color
avorio, insinuandosi sotto i loro mantelli e sotto la loro pelle. Rimasero in
silenzio, a lungo, il leggero sciacquio del lago in sottofondo, come una musica
sommessa.
"Bellatrix?" La voce
incerta di Sirius spezzò la quiete che si era creata. Bellatrix tornò a
guardarlo, con un'intensità inaspettata. "Cosa vuoi davvero da me?"
Non era riuscito a trattenere quelle parole, che ora sembravano aleggiare fra
loro, lettere congelate che danzavano sospinte dalla brezza.
Lei gli si avvicinò, e il suo
mantello si aprì, rivelando un lungo maglione di lana bianca, che le copriva i
jeans fino alle ginocchia. "Voglio corromperti, Black" Gli sussurrò
all'orecchio, con sensualità. Un attimo dopo rise, sarcastica.
Sirius le lanciò un'occhiata
storta. "Non cambierai mai" Disse, prima di concedersi a sua volta
una risata.
Bellatrix posò una mano sulle
ginocchia piegate di Sirius, facendo in modo che le distendesse. Poi, ignorando
il suo sguardo interrogativo, si alzò, per andare a sedersi a cavalcioni sulle
sue gambe.
Il profumo di sua cugina gli
invase le narici. Profumo di cannella, di zenzero, di vaniglia, di cioccolato
amaro.
Profumo di proibito.
Quando le sue mani gli accarezzarono
i capelli ondulati e la nuca, una scarica elettrica lo invase. "Cosa stai facendo,
Bella?" Chiese. Voleva che la sua voce sembrasse dura e determinata, ma
sapeva fin troppo bene che non lo era affatto.
"Non stavo scherzando
prima" Proferì lei, prima di iniziare a baciargli il collo, con una
lentezza quasi esasperante.
Sirius cercò di respingerla, ma il
tocco delle sue mani era troppo debole.
"E' inutile, Black, non puoi
farci nulla…E' inevitabile"
I suoi pensieri iniziarono a
vorticare, senza un ordine. Le mani di Bellatrix erano fredde, ma allo stesso
tempo il loro tocco era così piacevole…I suoi occhi non si staccavano un attimo
da lui.
*Non posso farlo…Non devo*
Il suo profumo gli stava facendo
venire mal di testa…I suoi fianchi si erano avvicinati di più ai suoi…Le sue
labbra erano leggermente schiuse…
*Non posso*
Lei gli scostò i capelli dalla
fronte, con gesti lenti. Poi gli sorrise di nuovo. "Baciami"
Sirius cercò di sollevarsi.
"Tu sei pazza" Riuscì a dire, anche se la sua voce era roca, simile a
un rantolo.
"Baciami Black, o lo farò
io" Ripeté.
Sirius percepì distintamente la
sua volontà che crollava, come un castello di carte malfermo.
*Non posso…*
Posò una mano sui capelli della
cugina, prima di iniziare a baciarla quasi con violenza.
***
La Sala Comune iniziava a
popolarsi di qualche studente, e Lily, seduta da ormai un'ora, continuava a
fissare un punto del pavimento senza vederlo davvero. L'incubo di quella notte
non aveva fatto altro che accrescere quell'inquietudine che dimorava in lei da
quando si era separata da James, dopo la punizione. Le immagini di
quell'orribile sogno, dove Potter le scagliava addirittura la maledizione
Imperius, si mescolavano a quella che aveva visto nello Specchio delle Brame,
dove loro due erano abbracciati e felici. Era quello che desiderava
veramente? Era davvero James Potter il suo desiderio più profondo? Sospirò per
l'ennesima volta, rannicchiandosi contro lo schienale. Non poteva essere
vero…Lei l'aveva sempre odiato! Se lo ripeteva dal primo anno, credeva che
quella fosse una delle poche certezze nella sua vita…Sarebbe potuta succedere
qualunque cosa, ma lei avrebbe sempre odiato Potter. Eppure ora…ora tutto era
stato messo crudelmente in discussione. Ora non aveva nemmeno più
quell'appiglio, quella roccia a cui aggrapparsi.
*A me piace James?*
Scosse il capo. Potter era solo
uno studente montato, capace unicamente di pavoneggiarsi con i suoi amici,
interessato solo alla fama, una persona superficiale, arrogante. Ma la
sera prima si era anche rivelato…gentile. Le aveva mostrato lo Specchio
delle Brame per aiutarla, per farle un favore.
Il primo giorno di scuola mi avevi
detto che non sapevi ancora cosa avresti fatto, dopo aver lasciato Hogwarts…ho
pensato che ti avrebbe potuta aiutare…
E le aveva anche regalato un
giglio, perché credeva che fosse triste. Nessuno le aveva mai regalato un
fiore…Quando si sentiva male, nessuno l'aveva mai capito. Ma lui l'aveva fatto.
Anche se non si erano mai conosciuti davvero, anche se si scambiavano sempre e
solo frasi cattive, parole taglienti.
*Non riesco più a capire*
Chi era davvero, quel ragazzo?
Qual era la sua vera indole? E lei, Lily Evans, desiderava sul serio stare con
lui, condividere la sua vita con James Potter?
Appoggiò il capo sulle ginocchia e
chiuse gli occhi, pensando che in quel momento l'unica cosa che voleva davvero
era un Pensatoio, per liberare la sua mente da tutti quei pensieri che la
assalivano, come un vortice multicolore.
***
Ed
eccomi di nuovo qui, ad aggiornare (finalmente!) anche "Time"...E'
stata dura, tra problemi della mia connessione e problemi di EFP, ma ce l'ho
fatta, a quanto sembra! ^-^ Anche se non canterei vittoria così facilmente...La
sfiga, nel mio caso, è sempre, inspiegabilmente dietro l'angolo!
Bene,
sperando di riuscire a postare con regolarità da ora in avanti...A presto!
-Note
Per quanto riguarda l'evolversi
del rapporto fra Sirius e Bellatrix, è stata volutamente una cosa improvvisa…Mi
sono sempre immaginata la loro storia come qualcosa di molto istintivo ^.^
|
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Capitolo 14 *** *You're the one* ***
-Capitolo quattordici-
*You're the one*
Severus Piton non aveva molta
fame, quella domenica. Era seduto a metà del tavolo di Slytherin, e tormentava
distrattamente le sue patate al forno, mentre i suoi occhi scuri indugiavano sugli
studenti che consumavano il loro pranzo chiacchierando spensierati. Si
respirava un'aria diversa a Hogwarts, la domenica. Sorrisi più distesi, un
allegro brusio che aleggiava nei corridoi, le divise che lasciavano il posto
agli indumenti più diversi, gli elfi domestici che preparavano piatti speciali.
Tutto era più vivace, ma in lui si stava diffondendo una stridente malinconia.
Si soffermò con lo sguardo sul tavolo di Gryffindor. Lei stava bevendo
del succo di zucca dal suo calice intarsiato, e parlava con alcune ragazze, un
lieve sorriso sul volto. Il ragazzo si trovò a pensare che Lily Evans sembrava
assente. Rispondeva alle domande delle sue amiche, ma i suoi occhi di smeraldo
erano lontani e velati d'ombra, il piatto ancora colmo di cibo. La sua
carnagione pareva ancora più pallida, e spiccava contro il nero del maglione, i
capelli vermigli erano raccolti in una treccia da cui sfuggivano alcune ciocche.
Severus si chiese se avesse letto la sua lettera. Non aveva avuto il coraggio
di chiederle spiegazioni, sperando che fosse lei stessa a farsi avanti. Per
dirgli che l'avrebbe perdonato, per dirgli che non doveva più rivolgerle la
parola, per dirgli…qualunque cosa. Voleva solamente ricevere una risposta. Il
peso che gravava sul suo stomaco si faceva sempre più difficile da sostenere, e
sentì che il senso di colpa l'avrebbe accompagnato a lungo. Lui l'aveva
chiamata Mezzosangue. Aveva chiamato Mezzosangue l'unica ragazza che gli fosse
mai piaciuta.
E tutto per colpa di James
Potter…James Potter, che in quell'istante sedeva allo stesso tavolo di Lily,
che in quell'istante rideva con Black, Minus e Lupin. James Potter, che l'aveva
minacciato con il Veritaserum solo la sera prima.
Ascoltami bene, Mocciosus…Non
toccare Evans, chiaro? Non provare a toccarla…
Severus percepì la collera che
invadeva il suo corpo e assaliva la sua mente. Come si era permesso di
minacciarlo? Come si era permesso di dirgli di tenersi alla larga da Lily? Lei
non era affatto sua…Lei non poteva essere sua. Oppure era lui ad illudersi?
Dopotutto, Potter riusciva sempre
ad ottenere ciò che desiderava.
Il ragazzo spinse da parte il
piatto: l'appetito era scomparso del tutto.
***
Here's a letter for you
But
the words get confused
And
the conversation dies
Apologize
for the past...
[Here's
your letter - Blink 182]
Lily posò la forchetta, lo sguardo
verso soffitto, coperto di nubi grigiastre. Un brivido di freddo le attraversò
la schiena, e si strinse nella maglia di morbida lana intrecciata. Non aveva
appetito, e si sentiva molto stanca. I pensieri continuavano a vorticare senza
sosta nella sua mente, frammenti di parole e immagini disposte senza un ordine,
e il chiacchiericcio delle ragazze sedute vicino a lei le faceva dolere la
testa. Posò le mani sulla fronte, e chiuse gli occhi. Piccoli punti di luce
bianca iniziarono a danzare sotto le sue palpebre chiuse, formando ricami
scintillanti. Il viso di James Potter si materializzò all'improvviso fra quegli
arabeschi, nitido e doloroso. I suoi occhi brillavano, e sorrideva. Un attimo
dopo, Severus Piton prese il suo posto. La guardava con un'espressione che
chiedeva una risposta. Una risposta che lei non sapeva dare. Solo un'ora prima,
si era ricordata della lettera che il ragazzo Slytherin le aveva consegnato.
Sembrava passato molto tempo…Erano due giorni che quel foglio di pergamena
giaceva sul fondo della sua borsa. Così era salita nella sua stanza e, seduta
sul suo letto, le tende tirate, aveva letto quelle poche righe, scritte con una
grafia ordinata e minuta.
-Lily, scusa per come ti ho
trattata quel pomeriggio alle serre…Io non volevo chiamarti Mezzosangue, è la
verità. Mi sono lasciato provocare da Potter…Lo so che è stato un comportamento
infantile, ma non sono riuscito a trattenermi. Scusami ancora. Severus.-
Aveva posato la lettera accanto a
sé, osservando a lungo una piccola macchia di inchiostro blu sul lato sinistro
del foglio. Assomigliava a una piccola stella. La ragazza non sapeva più se si
potesse permettere di credere a Piton. Lui l'aveva insultata, l'aveva ferita.
Perché aveva sempre creduto che Severus fosse diverso dagli Slytherin. Eppure
non aveva esitato a chiamarla Mezzosangue, come uno degli altri. Dei tanti
altri. Doveva perdonarlo? Doveva dargli fiducia? Si era davvero fatto provocare
da James? Era stata tradita troppe volte, non voleva essere ferita ancora. Era
stata tradita da Petunia, era stata tradita da persone che credeva affidabili,
era stata tradita da una scuola a cui era profondamente legata ma che le aveva
sempre donato così poco in termini di calore umano, di amicizia, di amore…
La ragazza indugiò per un momento
sul tavolo di Slytherin. Lui era seduto in silenzio, senza mangiare, e si
torceva le mani, un'espressione inquieta sul volto pallido.
*Ti devo credere, Severus?*
Lily si alzò dal tavolo, senza
aspettare il dolce, e si diresse verso l'uscita della Sala Grande.
***
I guess I fell in love too quick
Kinda
got burned up
By
a red head chick...
[Red
hair - Shawn Desman]
"Che cosa c'è, Jamie?"
Remus si portò alla bocca un pezzo di torta al cioccolato, mentre guardava
l'amico, che a sua volta osservava Lily Evans sparire oltre le porte della Sala
Grande.
James si voltò con aria sorpresa.
"Eh?" Chiese, scrutando i dolci che erano apparsi sul tavolo pochi secondi
prima.
Remus sorrise, alzando un
sopracciglio. "Come non detto…Sei su un altro pianeta, Prongs!"
L'altro scrollò le spalle, e
afferrò un paio di pasticcini al pistacchio da un vassoio. "Sono un po'
stanco oggi"
"Ma se hai dormito fino alle
undici!" Obiettò l'amico. "Perché non dici la verità? Faresti prima e
saresti più credibile…"
"E quale sarebbe questa
verità?"
"Che ormai non pensi ad altro
che a Lily Evans" Dichiarò Remus, granitico.
James tentò di assumere un'aria
indignata. "Ma non dire cazzate! Io non penso sempre a lei, figurati!"
"Non sei mai stato bravo a
mentire…Forse è una delle poche cose in cui riesco a batterti"
Lui sbuffò sonoramente. "Moony,
non cercare di farmi dire cose che non penso"
"No, Jamie, tu non
cercare di fregarmi. Evans ti è sempre piaciuta, anche se per sei anni ti sei
limitato a prenderla in giro e a farla arrabbiare per non farti coinvolgere…E
ora che inizia a piacerti sul serio neghi l'evidenza!"
"Io non nego
l'evidenza!" Strepitò James, incrociando le braccia come un bambino
capriccioso.
"Quand'è che la smetterai con
questa finta? Ormai non ti crediamo più! Siamo i tuoi migliori amici, l'abbiamo
capito già da molto tempo"
"E allora non chiedetemi più
nulla, se pensate di avere già tutte le risposte!" Esclamò, con stizza.
Remus bevve un po' di succo di
zucca, prima di tornare a parlare. "Non è il caso di agitarsi tanto, Prongs.
Non toccherò più l'argomento, se preferisci, e quando ti deciderai ad ammettere
che Evans ti piace più di ogni altra…Beh, a quel punto potrò dirti che avevamo
ragione noi fin dall'inizio" Il ragazzo alzò una mano per zittire James,
che aveva aperto bocca per protestare. "E se proprio lo vuoi sapere, ho
una prova lampante del fatto che quello che ti ho detto finora è la pura verità"
"E sarebbe?"
"Tutte le volte che hai avuto
un appuntamento con una ragazza, o sei stato messo in punizione con una
ragazza, ci hai raccontato sempre tutto, ogni dettaglio, dandoti delle arie
anche quando non c'era nulla di cui vantarsi. Ma stavolta non l'hai fatto"
Remus si concesse un sorriso sarcastico.
James afferrò un altro pasticcino
dal vassoio, rendendosi conto di non avere nulla da ribattere.
***
Una nuvoletta di fumo grigio si
alzò vorticando nell'aria fredda, formando un anello che dopo pochi istanti si
dissolse. Sirius si strinse nel suo mantello, i capelli scompigliati, le mani
arrossate, il gelo che si era insinuato nelle sue ossa come una morsa
implacabile. Bellatrix era sdraiata accanto a lui, la chioma corvina disposta a
raggiera intorno al capo, gli occhi socchiusi, il maglione candido leggermente
sporco di terra. Il ragazzo non avrebbe saputo precisare da quanto tempo si
trovassero lì, in riva al lago, in silenzio. Doveva essere l'ora di pranzo,
all'incirca. Le sue dita stavano perdendo sensibilità a causa della bassa
temperatura, e fece fatica ad accendersi un'altra sigaretta. Ne aveva fumato
quasi un pacchetto. Aveva bisogno di fumare, in quel momento. Ne aveva bisogno.
Doveva distrarsi.
Non doveva pensare a quello che
era successo.
"A cosa pensi?" La voce
di Bellatrix lo raggiunse impietosa, come una lama affilata che gli penetrava
nella carne.
"A niente" Rispose,
facendo cadere un po' di cenere sul terreno.
Lei si alzò a sedere. "Doveva
succedere, Black, lo sai anche tu. E' inutile fingere con me" Disse,
strappandogli la sigaretta dalle dita e aspirando una boccata di fumo.
"Non doveva succedere proprio
nulla, Bella" Sibilò, con rabbia. Si sentiva macchiato, inesorabilmente.
La ragazza rise, sardonica.
"Era destino, prima lo accetterai prima ti metterai l'animo in pace"
"Non esiste il destino"
Ribatté, glaciale.
"Come vuoi, Black. Sostieni
pure che il destino non esiste, e non avrai scusanti per il tuo comportamento"
"Cosa cazzo stai
dicendo?" Sbottò lui, strappando un ciuffo d'erba con violenza.
"Senza il destino, sei tu
l'unico responsabile delle tue azioni, caro ribelle di casa" Un sorriso
maligno si dipinse sulle labbra di Bellatrix. "Mi hai toccata perché lo
volevi, mi hai baciata perché lo volevi, abbiamo…"
"Smettila!" Gridò
l'altro, ormai furente. "Io non volevo che succedesse, io non volevo
proprio nulla!"
"Davvero?" Domandò lei,
senza smettere di sorridere con crudeltà. "Non mi sembrava che fossi sotto
l'effetto della maledizione Imperius quando abbiamo fatto sesso"
"Ti ho detto di smetterla!"
"Non mi sembrava che fossi
sotto l'effetto della maledizione Imperius quando ansimavi e mi
imploravi…" Continuò, senza ascoltarlo.
"Smettila!" Il viso di
Bellatrix si piegò quando Sirius la schiaffeggiò sulla guancia destra.
"Cosa vuoi fare, picchiarmi?
Vuoi fare del male a me perché tu non sei stato capace di controllarti?
Quanto sei stupido…" Sua cugina ormai rideva quasi follemente.
"Sparisci Bella, sei solo una
puttana" Inveì Sirius, senza guardarla.
"Come vuoi, ma ti assicuro
che tornerai da me prima di quanto tu creda. È destino…" Gli sussurrò
all'orecchio.
"Ti ho detto di sparire, non
voglio che ti avvicini più a me, sono stato chiaro?"
Bellatrix si alzò e si strinse nel
mantello, la guancia ancora arrossata per lo schiaffo. "Quando non potrai
più resistere e verrai a cercarmi, non potrai più far finta che non ti sia
piaciuto, Black. A presto"
Sirius abbassò il capo e si passò
le mani fra i capelli, mentre sua cugina si allontanava in direzione del
castello, una sagoma scura che spiccava contro il grigio latteo del cielo.
***
Le tribune dello stadio di
Quidditch erano deserte, ed avevano un'aria spettrale, immerse nella lieve
foschia del pomeriggio che pennellava di bianco le cime degli alberi. Lily si
sedette su una delle gradinate. Gli anelli delle porte si stagliavano in tutta
la loro altezza, e il campo sembrava diverso da quando vi si disputavano le
partite. Ogni cosa era intinta in una calma quasi innaturale: mancavano gli
striscioni, le macchie delle sciarpe colorate, le grida di incoraggiamento, gli
insulti, il riecheggiare del microfono, i volteggi dei giocatori a cavallo
delle loro scope. Quel campo viveva solo per poche giornate ogni anno, per poi
giacere in un pigro letargo intorpidito. Non amava in modo particolare il volo.
Durante le lezioni di Madama Bumb, al primo anno, si era sempre sentita
inferiore ai suoi compagni e alle sue compagne, ed era riuscita a malapena ad
imparare a volare a bassa quota, mentre gli altri si libravano felici nel
cielo, ridendo e scherzando fra loro. Eppure il Quidditch le piaceva, e
assisteva volentieri agli incontri, tifando ovviamente per Gryffindor. Le
piaceva, nonostante l'asso della squadra fosse quell'odioso di James…
*Stupida, smettila di fartelo
venire in mente!*
La ragazza estrasse un piccolo
album dalla tasca del mantello, e iniziò a sfogliarne le pagine. Erano delle
fotografie, normali fotografie babbane, che aveva scovato nel suo baule quella
mattina, mentre cercava una boccetta d'inchiostro. Si era dimenticata di
averle, era come se appartenessero ad una vita che non era più la sua.
Una vita che in un certo senso
aveva voluto dimenticare.
Iniziò ad osservare frammenti
della sua esistenza che le passavano davanti agli occhi, coperti da una sottile
patina, come tralasciati, chiusi a chiave in una stanza buia. Lei e Petunia
alle giostre, una piccola Lily di circa cinque anni con le treccie sanguigne
scompigliate e un enorme lecca lecca in mano, di nuovo lei e Petunia, al parco
con i genitori…
Il rumore di passi che
riecheggiavano nel silenzio la fece trasalire. Alzò lo sguardo e incrociò gli
occhi d'ossidiana di Severus Piton, che stava salendo le gradinate per
avvicinarsi a lei.
"Scusami, non volevo
spaventarti" Le disse, raggiungendola e rimanendo in piedi, lo sguardo
basso e la sciarpa verde e argento di Slytherin avvolta attorno al collo.
"Severus!" Ribattè,
incerta. "Non ti preoccupare, non mi hai spaventata…Perché non ti
siedi?" Gli propose, sorridendogli.
Severus si sedette, arrossendo
leggermente e mordendosi il labbro inferiore. "Grazie"
"Come facevi a sapere che ero
qui?" Lily lo guardò, anche se lui continuava a tenere gli occhi
incatenati al suolo.
"Io….Ti ho seguita, quando
sei uscita dalla Sala Grande" Confessò, con grande sforzo.
La ragazza sgranò appena gli occhi
smeraldini, prima di stringere ancora più forte i pugni affondando le unghie
nei palmi delle mani. "Perché mi hai seguita?" Chiese, rendendosi
subito conto della sfumatura fredda e dura presente nella sua voce.
Severus alzò lo sguardo. Sembrava
nervoso, e continuava a lisciare pieghe inesistenti sul mantello scuro.
"Scusami. Io volevo solo sapere…Sapere se avevi letto la mia lettera"
Lily annuì. Si era aspettata quella
risposta, ma ora che lui aveva parlato, si trovava in difficoltà. Non aveva
ancora riflettuto bene su quelle poche righe che le aveva scritto, e non sapeva
cosa fare. "Severus, io non so cosa risponderti" Questa volta fu lei
a distogliere lo sguardo. "Ho letto la tua lettera, ma se devo essere
sincera non ho ancora deciso se perdonarti"
"Ma io non volevo
insultarti!" Esclamò, un'improvvisa scintilla negli occhi. "E' stata
tutta colpa di Potter! Lo sai che ci odiamo, e…"
"Lo so, Severus" Lo
interruppe, con più dolcezza. "Ma questo non toglie che sei stato tu a
chiamarmi Mezzosangue, non lui"
"Io non ti disprezzo perché
sei una Mezzosangue" Ribatté con enfasi. "Non penso che tu sia
inferiore ai maghi di sangue puro, te lo giuro!"
"Come faccio a
crederti?" Chiese Lily, con dispiacere. "Tu sei a Slytherin
dopotutto, si sa come la pensano gli studenti della tua Casa. Se fosse per voi
io in questa scuola non ci avrei mai messo piede. E poi tu sei un
Purosangue…" La ragazza si scostò appena da lui, come se temesse la sua
reazione.
"Io non sono un Purosangue,
Lily" Disse Severus. La sua voce era distaccata e neutra mentre
pronunciava quelle parole.
L'altra rimase in silenzio,
riflettendo su quanto aveva appena scoperto. Severus Piton non era di sangue
puro? Com'era possibile? Slytherin era da sempre la Casa dei Purosangue, non si
ricordava che un babbano di origine ne avesse mai fatto parte. Eppure…
"Ma come…"
"Il Cappello Parlante sapeva
bene che Slytherin era per tradizione la Casa dei maghi che non avevano nemmeno
una goccia di sangue babbano nelle vene, ma aveva visto un'enorme ambizione in
me" Spiegò, precedendo la domanda che Lily voleva porgli. "Così ha
deciso di farmi entrare in quella Casa. Come sai, la sua decisione non può
essere contestata…In ogni caso nessuno ha mai protestato, semplicemente perché
tutti hanno dato per scontato che fossi un Purosangue. O hanno preferito far
finta di non vedere né sentire…Le famiglie di maghi pulite ormai non
sono molte, e si conoscono tutte fra loro. I Piton non fanno ovviamente parte
di queste, ma nessuno ha sollevato la questione" Aveva parlato in fretta,
in tono piatto, come un automa. Era incredibile come riuscisse a distaccarsi da
una questione così delicata, che lo riguardava di persona.
"Io…Non lo sapevo"
Riuscì a dire Lily, ancora stupefatta.
"Adesso capisci perché non ti
disprezzo solo perché sei babbana?" Le domandò, abbozzando un sorriso.
"Scusami Severus, io proprio
non…"
"Non importa" La
interruppe lui mentre la sua bocca si distendeva in un sorriso, questa volta
ampio.
Lily non l'aveva mai visto
sorridere. I suoi lineamenti si addolcivano, e acquisiva una bellezza
particolare, che si discostava da ogni canone. "Sei perdonato"
*Non sei cattivo come dicono…*
Severus si torse le mani.
"Lily?"
"Sì?" La ragazza lo
guardò, incuriosita da quel repentino cambiamento di espressione.
"Non l'ho mai detto a nessuno
che sono un Mezzosangue"
Lei gli mise istintivamente una
mano sulla spalla. "Non preoccuparti, non lo dirò a nessuno" Lo
rassicurò.
Severus sussultò leggermente per
quel contatto, ma subito dopo si rilassò. "Grazie" Disse con
semplicità, prima di alzarsi.
Lily osservò i suoi movimenti
fluidi, il mantello che ondeggiava, i vecchi jeans che indossava.
"Beh…Ci vediamo"
Aggiunse, esitante, come se temesse di rovinare quell'armonia precaria che si
era creata.
"D'accordo" Rispose lei,
con voce allegra.
"Lily…" Il ragazzo si
voltò ancora verso di lei. "Come hai potuto pensare che disprezzassi
l'unica ragazza che mi abbia mai trattato come una persona normale?"
Severus scese le gradinate con
velocità, come se volesse fuggire da quella rivelazione e dalle conseguenze che
avrebbe potuto portare. Lily rimase seduta ad osservarlo, sentendo le guance
tingersi di rosso.
***
Fuck I can't let this kill me, let go
I
need some more time to fix this problem
I
need some more time to fix this problem
I
need some more time to fix this...
[Here's
your letter - Blink 182]
Sirius si gettò sul letto.
"Padfoot! Dove cazzo eri
finito?" La voce di Remus lo raggiunse da un luogo che gli sembrava molto
lontano. Anche se teneva gli occhi chiusi, poteva sentire gli sguardi dei suoi
amici posarsi di lui, indagatori e curiosi. "Ero in giro" Chiuse
ancora di più le palpebre, finchè puntini di luce bianca iniziarono a danzare
davanti a lui, immersi nel buio. Vedeva gli occhi blu di Bellatrix, vedeva le
sue mani che gli toglievano il mantello, vedeva la sua pelle bianca e liscia…
"Come sarebbe a dire eri in
giro?"
"Ero in giro, Jamie, non mi
sembra di dover dire chissà che cosa" Ribatté. Si sentiva stanco, e poteva
quasi vedere le macchie di vergogna disegnate sul suo corpo. Le macchie dello
sbaglio che aveva fatto…E che avrebbe portato con sé per sempre. Come aveva
potuto fare l'amore con Bellatrix? Lei era l'emblema di tutto quello che aveva
sempre odiato. Lei era una Black, lei era una Slytherin, lei inneggiava alla
purezza assoluta di sangue, lei disprezzava i babbani e i diversi. Eppure
non era riuscito a controllarsi. Una calamita troppo potente l'aveva portato
fra le braccia di quella ragazza, e la sua volontà era stata cancellata con un
colpo di spugna.
"Non ti sembra di dover dare
spiegazioni?" Continuò James, questa volta stizzito. "Ci svegliamo e
tu non ci sei, stai via tutta la mattina e non vieni nemmeno a pranzo…Avresti
almeno potuto degnarti di avvertire, potevamo anche essere preoccupati!"
Sirius sentiva l'odore di
Bellatrix che lo avvolgeva, sentiva le sue labbra che lo baciavano, sentiva gli
strascichi di quel piacere sbagliato che aveva provato…
"Almeno potresti risponderci,
Sir" Intervenne Remus, con calma.
Sirius vedeva Bellatrix
avvinghiata a lui…
Aprì gli occhi di colpo, e la luce
lo colpì come una lama. "Sapete cosa vi dico?" Gridò, con rabbia.
"Dovete lasciarmi in pace! Non sono più un bambino cazzo, siete peggio di
una madre!"
I due lo guardarono stupiti, e
un'ombra addolorata scurì i loro volti.
"Dovete solo lasciarmi in
pace…"
Poi si alzò e lasciò la stanza,
chiudendosi con violenza la porta del dormitorio alle spalle. James e Remus si
guardarono e sospirarono, prima di tornare a sfogliare senza la minima
attenzione i loro libri di Trasfigurazione.
***
Come
sempre, vi ringrazio moltissimo per i commenti che avete lasciato, e per leggere
questa fic! Grazie ^_^
Ah,
devo rispondere a Yeran! Giustamente mi hai fatto notare che Malfoy dice
che Severus è un Purosangue...E in effetti lui lo pensa, visto che
nessuno (beh, ad eccezione di Lily...) sa che in realtà Piton è un
Mezzosangue! Lui lo tiene nascosto, perchè ovviamente gli Slytherin non sono
molto bendisposti verso i Mudblood o Halfblood che siano...Spero di essermi
spiegata bene! :)
A
presto!
-Fleacartasi-
|
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Capitolo 15 *** *Confessions* ***
-Capitolo
quindici-
*Confessions*
No
I don't wanna fall in love
This world is always gonna break your heart
No I don't wanna fall in love
This world is always gonna break your heart
..with you...
[Wicked
game - Him]
Sirius diede un'occhiata
all'orologio, e sospirò. Era mezzanotte passata, e
la Sala Comune di Gryffindor era ormai deserta, ad eccezione di un paio di ragazzine
del secondo anno che lo stavano fissando con aria adorante, appollaiate su due
poltrone rivestite di liso velluto color porpora. Non era sceso a cena, e il
suo stomaco reclamava con indignazione del cibo. Gli occhi gli bruciavano per
il sonno, e la testa gli doleva fastidiosamente. Sentiva i nervi tesi come
corde di violino, e aveva bisogno di parlare con qualcuno. Qualcuno come James
e Remus…Ma solo poche ore prima lui stesso li aveva trattati in malo modo,
quando si erano offerti di aiutarlo. Erano preoccupati, e lui non aveva trovato
nulla di meglio da fare se non andarsene urlando di lasciarlo in pace.
*Complimenti, Padfoot*
Iniziò
a fissare le braci che stavano morendo nel grande camino di
pietra, e non si accorse che James gli si era avvicinato finché quest'ultimo non
gli rivolse la parola.
"Ehi" Disse
semplicemente, sedendosi su una poltrona accanto a Sirius. Indossava un
paio di pantaloni di felpa e una vecchia maglietta troppo grande, ma anche in
pigiama riuscì a mandare in estasi le due ragazze, che non accennavano a salire
nel loro dormitorio, e che iniziarono a ridacchiare a bassa voce.
"Vedo che
riscuoti successo come sempre, Prongs" Commentò, laconico.
L'altro fece spallucce. "Si fa
quel che si può" Un sorriso comparve rapido sulle sue labbra. "Tu
piuttosto come stai?"
"Ti devo chiedere scusa"
Ribatté Sirius, continuando a tormentare una ciocca corvina con un
dito. "Sono stato un vero stronzo, prima"
Il sorriso di James si allargò.
"Non posso darti torto, Padfoot"
"Sto male, Jamie, e mi
sono saltati i nervi…"
L'amico annuì. "Io e Remus
l'avevamo capito…Per questo non ci siamo arrabbiati con te, altrimenti a
quest'ora non saresti più al mondo!"
"Non sai che paura mi
fate!" Esclamò Sirius ironicamente, dandogli un pugno sulla spalla.
"Sir…Che cosa ti
succede?"
Il silenzio calò per qualche
istante nella stanza, interrotto solo dai passi delle due studentesse che si
erano decise a lasciare la Sala Comune. "Io…Non so se ho voglia di
parlarne" Anche le ultime braci si
erano spente, e il buio li avvolgeva.
James guardò l'amico, ma non
riuscì ad incontrare il suo sguardo. "Lo sai che ti puoi fidare di noi,
vero?"
"Sì, ma…"
"Come vuoi" Lo
interruppe "Io adesso
vado a dormire, o domani rischio di addormentarmi a lezione con la
McGrannitt…Comunque se cambi idea sai dove siamo, io e Moony" Si
alzò, e si diresse verso le scale che portavano ai dormitori maschili.
"Aspetta" La voce
esitante di Sirius lo raggiunse quando aveva già salito un paio di gradini.
James si voltò verso l'amico. I
suoi occhi blu quasi scintillavano nell'oscurità, appena squarciata da un
paio di candele color crema, che si stavano lentamente sciogliendo.
"Ho fatto sesso con Bellatrix,
oggi" Sirius
iniziò a fissare con ostinazione un punto del tappeto ai suoi piedi, dove
alcuni fili tirati rovinavano un bel ricamo rosso e oro. Sentì i passi di James
che tornavano verso di lui, e alzò lo sguardo quando la mano dell'amico si posò
sulla sua spalla.
"Odio dovertelo dire, Sir, ma
la cosa non mi sorprende"
Quest'ultimo alzò lo sguardo verso di
lui, gli occhi sgranati dalla sorpresa. "Come…"
"Ti si leggeva in viso, Padfoot.
Si vedeva da come la guardavi ogni giorno in
Sala Grande, e poi quell'incontro alla torre di Astronomia…Avevamo capito che
stava nascendo qualcosa fra voi due, anche se speravamo non arrivaste a questo
punto, devo ammetterlo"
Sirius aprì la bocca per ribattere,
ma James lo fermò con un gesto della mano. "Non sei
obbligato a raccontarmi perché è successo, se non te la senti. Ma ti prego,
lascia perdere Bellatrix Black…Quella ragazza ha qualcosa di diabolico"
Il
ragazzo rise, una risata amara e
fredda. "Non mi dici nulla che io non sappia già, Jamie. È mia cugina, la
conosco bene, troppo bene…Come credi che mi senta adesso? Non sono stato in grado
di respingerla, ho fatto una cosa di cui mi pentirò forse per il resto della
mia vita…Lei rappresenta
tutto quello che ho sempre odiato, quello per cui sono scappato di casa,
rinnegando le mie origini. Eppure…" Strinse i pugni, mentre la sua
voce si venava di rabbia.
"L'unica cosa che
puoi fare adesso è dimenticarti della sua esistenza. E' stata lei a cercarti, e la vostra è stata solo
attrazione fisica…Non lasciare che ti rovini"
Sirius annuì. Si
sentiva ancora più stanco, ma non voleva dormire. Temeva che il suo sonno si
sarebbe trasformato in un incubo, un incubo in cui lui cadeva in un vortice
senza fine, insieme a Bellatrix.
"Beh, io salgo…Vieni anche
tu?"
"Rimango ancora un po' qui,
ti dispiace?"
James scosse il capo.
"Buonanotte Sir…E pensa a quello che ti ho detto"
Sirius osservò Prongs mentre si
allontanava, poi si alzò e si avvicinò alla finestra. Il cielo si era liberato
di tutte le nubi, e alcune stelle brillavano, bianche e irraggiungibili. Sirio
sembrava ridere di lui, beffardo, incurante dell'angoscia che lo attanagliava.
E Bellatrix era lì accanto, luminosa come un diamante.
*E' stata solo attrazione fisica,
non si ripeterà più…Spero davvero che tu abbia ragione, Jamie*
***
Bellatrix entrò nell'aula di
Pozioni, e gettò a terra la borsa di tela nera, con noncuranza. Solo dopo essersi
seduta, le gambe accavallate con grazia, si accorse di non essere sola nel
sotterraneo, nonostante mancassero almeno venti minuti all'inizio della
lezione.
"Buongiorno, Bella" La
voce melliflua di Lucius Malfoy la raggiunse. La ragazza si voltò e vide che
era seduto in fondo alla classe, le gambe sul banco davanti a lui, la testa
appoggiata al muro e la solita espressione spavalda sul bel volto.
Aveva i capelli biondi e lisci sciolti, a sfiorargli appena le spalle, e i suoi
occhi trasparenti la osservavano penetranti.
"Malfoy…" Disse lei, per
poi tornare a girarsi e tirare fuori dalla borsa una bella piuma dalle
sfumature blu e un pezzo di pergamena.
"Come mai sei arrivata così
presto stamattina?" Le domandò.
"Sei stai cercando di fare
conversazione prova a trovare qualcosa di meglio, Lucius" Ribatté lei, senza girarsi.
Lucius si alzò, e con pochi passi
le fu di fronte. Si piegò in avanti, per vederla in viso, e poi le sorrise,
sardonico. "Sei sempre di così cattivo umore oppure il problema sono
io?"
Bellatrix continuò a
scarabocchiare sul foglio, intingendo la piuma in una boccetta di inchiostro
verde smeraldo. "Diciamo che non ho voglia di parlare con te, soprattutto a quest'ora del mattino"
Il ragazzo le sollevò il mento con
due dita, obbligandola a fissarlo. "E' un peccato, Bellatrix" Disse,
continuando a sorridere "Quando sposerò tua sorella Narcissa diventeremo
parenti, e dovremo andare d'accordo…"
Bella scostò le sue dita dal viso, con un gesto brusco della mano. "Non vedo perché dovrei andare
d'accordo con la persona che sposerà mia sorella dopo averla tradita a suo
piacimento per anni" Esclamò, sorridendo a sua volta, una luce
maligna negli occhi.
"Potrei anche
offendermi…" Ribatté Lucius, fingendosi indignato.
"Andiamo Malfoy…Lo so
benissimo che ti sei portato a letto mezzo dormitorio femminile di Slyhterin"
Aveva ricominciato a imbrattare la pergamena con macchie di
inchiostro che faceva colare dalla punta della piuma e con piccoli ghirigori
confusi.
L'altro si concesse un'espressione
falsamente preoccupata. "Oddio…Non dirai nulla a Narcissa, vero?"
Chiese, con voce lamentosa, intrisa di sarcasmo "Anche
perché in questo caso sarei costretto a rivelare a tutta la scuola quello che
ho visto…" Terminò, in tono malizioso.
Bellatrix smise di scrivere, e
alzò gli occhi, che tradivano una leggera preoccupazione. "E che cosa
avresti visto di così sconvolgente?" Domandò, mantenendo il controllo.
"Sai…L'altra mattina non
sapevo proprio cosa fare, e sono uscito da scuola, per andare a fare una
passeggiata. Ho costeggiato il lago, convinto di non trovare nessuno in giro con
quel freddo…"
Gli occhi della ragazza si
dilatarono. "E allora? Non mi pare che sia una notizia così
sconvolgente" Incalzò, fingendo di non capire.
"Lasciami finire, Bella. Ad
un certo punto ho capito che non ero il solo ad apprezzare il parco di domenica
mattina…C'erano due persone, lungo l'altra sponda, e penso che non sentissero
per nulla il freddo, nonostante fosse davvero intenso" Gli occhi di
Malfoy brillavano di perfidia.
"Continuo a non capire"
Esclamò, anche se ormai sapeva che continuare a recitare la parte
dell'ingenua non avrebbe avuto molto senso.
Lucius appoggiò i palmi delle mani
sul banco. "Lo sai benissimo di cosa sto parlando.
Sto parlando di te e del tuo caro cuginetto Sirius che scopavate sul prato.
Piuttosto imprudente concedersi simili svaghi in un luogo dove potrebbe passare
chiunque, non credi?"
Bellatrix rise.
"D'accordo, Lucius, cosa devo fare per farti stare zitto?"
Il ragazzo rise a sua volta.
"Vedo che inizi a ragionare, l'ho sempre sostenuto che sei una ragazza
intelligente...Tu non dire nulla a Narcissa dei miei…passatempi, e io farò
altrettanto con i tuoi"
"Accetto" Disse, tornando ad impugnare la sua piuma e
passandosela distrattamente sulla guancia.
Lucius annuì soddisfatto, e tornò
verso il fondo dell'aula. "Posso sapere una
cosa?"
Lei annuì, senza girare il
capo.
"Perché proprio Sirius Black?
Non hai già abbastanza ragazzi ai tuoi piedi?"
Bellatrix si voltò, lanciandogli
un'occhiata penetrante. "E' questo il problema. Potrei avere tutti tranne
lui"
Malfoy la osservò girarsi
nuovamente, la chioma corvina che seguiva i suoi movimenti ondeggiando, e
incrociò le braccia dietro la testa, sorridendo.
***
You think you're really special
You think I think you're best
You think you're really
something?
You're no better than the rest...
[Love is a many splendored thing - Afi]
Lily era entrata nella serra di
Erbologia da qualche minuto quando la porta del piccolo edificio si aprì,
rivelando la maggior parte della classe. Gli studenti e le studentesse
iniziarono a prendere posto dietro gli alti tavoli, ingombri di sacchi di
terriccio, attrezzi vari e piante. Si legò i capelli, in modo che non la
infastidissero mentre lavorava, e iniziò a guardare oltre lo spesso vetro rigato. Si intravedeva appena una porzione di prato, con l'erba che
aveva perso del tutto quel colore brillante che aveva d'estate, e in lontananza
l'ingombrante figura di Hagrid, che si dirigeva verso il castello. Si riscosse solo quando la professoressa Sprite richiamò la loro attenzione,
spiegando cosa avrebbero dovuto fare quella mattina. Solo quando si girò per
iniziare a potare un grosso cespuglio pieno di sfavillanti fiori rossi, la cui
polvere era un ingrediente utile per la preparazione di varie pozioni, si
accorse di chi fosse il suo compagno di lavoro, e trasalì.
"Potter!" Esclamò, senza
riuscire a trattenersi.
James era avvolto nella sciarpa rossa
e oro di Gryffindor, e le sorrise. "Buongiorno Evans" La salutò allegramente, afferrando un paio di grandi forbici "Come va?"
Lily sbuffò. Aveva
cercato in tutti i modi di evitarlo, dopo la sera della punizione, e
adesso se lo trovava di fianco a lezione…Perché non era vicino ai suoi
maledetti amici? Perché non si decideva a lasciarla in pace? Perché aveva visto
nello Specchio delle Brame un'immagine dove loro due erano abbracciati? Era
quello che desiderava davvero…
"Potresti anche rispondere…Non ti mangio mica!" Continuò,
piccato.
Lei iniziò a togliere alcune
foglie secche dal suo cespuglio, con gesti bruschi. "Andrebbe benissimo se
non ci fossi tu vicino a me, Potter" Disse, glaciale, anche se sentiva che
le sue guance stavano diventando sgradevolmente calde "Come mai non sei
insieme ai tuoi amici?" Domandò poi, indicando con un dito Remus, Sirius e
Peter, che lavoravano alle loro piante a un tavolo poco più avanti, parlando con un paio di
altri ragazzi.
"Volevo stare vicino a te, stamattina" Rispose, con semplicità.
La ragazza si sentì avvampare, e si
chiese come diavolo facesse lui a mantenere sempre la stessa
espressione imperturbabile. Il suo viso non arrossiva mai, né quando rispondeva
per le rime ai professori, né quando veniva punito, né tanto meno quando
chiedeva ad una ragazza di uscire. Lily sentì di invidiarlo. Lei era
troppo emotiva, troppo timida, troppo insicura.
"Evans?" Proseguì James,
posando per un attimo i suoi forbicioni da potatura sul tavolo e
guardandola negli occhi "Posso chiederti una cosa?"
Lily distolse subito lo sguardo, ma
annuì.
"Ecco…Volevo chiederti se ti
sei arrabbiata per qualcosa che ho fatto" Disse, fingendo di
affaccendarsi intorno al cespuglio per far cessare le occhiate fulminanti che
la professoressa Sprite gli stava rivolgendo.
"E perché dovrei?"
Domandò, aspra.
"Mi sei sembrata
strana la sera della punizione"
Lei rimase un attimo in silenzio.
Che Potter sapesse qualcosa? Come aveva fatto ad accorgersi che era strana?
Forse era un osservatore più abile di quanto non credesse, forse non era
poi superficiale come sembrava…
O forse lei era fin troppo trasparente nel
manifestare le sue emozioni.
"No, non sono arrabbiata con te"
Esclamò. "Non più del solito almeno" Aggiunse, sarcastica.
"Sei sicura?"
"Ti ho detto di sì Potter,
sei sordo per caso?" Sbottò. Perché insisteva? Se avesse continuato a
farle domande avrebbe rischiato di rivelargli qualcosa. Di rivelargli che non
riusciva a smettere di pensare a cosa le aveva mostrato quel dannato specchio.
James sorrise sornione. "Quel
tono non mi convince per nulla…Avanti, dimmi cosa ti turba" Si stava chiaramente divertendo a prendersi
gioco di lei, ma
Lily smise di tagliare rametti e fiori appassiti e lo fissò, un'espressione
seria e preoccupata sul viso.
"Ti ho detto che non c'è
niente" Insistette, irritata.
"A me puoi
dirlo…" Continuò imperterrito.
"Abbiamo condiviso quella punizione e tutto quello che è successo, non
racconterò nulla!"
"Ti ho detto che non sono
arrabbiata con te, lo vuoi capire?!" Urtò per sbaglio un fiore con il gomito, e la polverina
iridescente che ricopriva i suoi petali scarlatti si rovesciò sul tavolo.
"Attenta Evans!" James le
afferrò con rapidità la mano, e la spostò appena prima che la polvere
le cadesse sulla pelle.
"Ma che cazzo fai?"
Sibilò lei, liberandosi dalla sua presa.
"Quella polvere può provocare
gravi dermatiti se entra a contatto con la pelle, non lo sapevi? Non avevi i
guanti, volevo solo aiutarti…" Esclamò, leggermente risentito.
"Oh…" Lei si sentì
arrossire per la rabbia e l'imbarazzo "Grazie"
"Non c'è di che" Rispose, allegro. "Comunque…Io so perché sei così strana in questi
giorni"
Lily alzò gli occhi al cielo.
"Non farmi pentire di averti ringraziato, Potter"
"Tu mi stai evitando" James non diede segno di averla sentita parlare. "E mi eviti
perché nello Specchio delle Brame hai visto noi due e sei rimasta
sconvolta" Le sorrise apertamente, gli occhi che brillavano di una luce ironica.
Lily lasciò cadere con un tonfo le
grosse forbici che reggeva.
"Attenta! Volevi
castrarmi?" Esclamò lui, ridacchiando.
Lei lo guardò, gli occhi
sgranati, la pelle chiara più pallida del solito, le efelidi che spiccavano
sulle guance. "Cos'hai detto?" Disse, atona.
"Ti ho chiesto se avevi
intenzione di castrarmi!" Rispose, sempre ridendo.
L'altra scosse la testa.
"Prima" Sembrava sul punto di scoppiare a piangere, e
stringeva convulsamente le mani a pugno.
"Ti ho detto che mi eviti
perché nello Specchio delle Brame hai visto noi due!"
"Sei uno stronzo!" Sibilò,
furibonda.
"Ma cosa stai dicendo?"
Chiese James, perplesso.
"Sto dicendo che mi hai
mentito! Mi avevi assicurato che non potevi vedere quello che lo Specchio mi aveva
mostrato! Sei solo un montato, Potter! Credi di avere tutti ai tuoi piedi vero?"
La voce di Lily era carica di disprezzo e di ira.
"Evans, ti giuro che non so di
cosa stai parlando!" Esclamò, sincero.
"E invece lo sai
benissimo!" Iniziò a gridare, dimentica degli altri Gryffindor, che
ora li osservavano incuriositi "Hai visto quello che quello
Specchio maledetto mi ha mostrato! Ora sarai contento, potrai pavoneggiarti con
i tuoi amici…Scommetto che mi hai portata là apposta! Sospettavi
che avrei visto…quello, volevi solo una conferma. Sarai soddisfatto,
puoi dire che hai ragione!"
"Cosa sta succedendo?
Smettetela subito o dovrò darvi una punizione!" La voce della professoressa
Sprite sovrastò il chiacchiericcio eccitato degli studenti, che davano
l'impressione di divertirsi molto.
"Oh non si preoccupi
professoressa…Ordinaria amministrazione, Potter e Evans si stanno dichiarando amore
eterno" Sirius rise, prima di tornare a girarsi, zittito da un
eloquente gesto dell'insegnante.
Nel frattempo James era ancora
intento ad osservare Lily, sconvolto. "Evans, io in quello Specchio potevo
vedere solo il mio desiderio, non il tuo! Stai delirando!" Esclamò, nel tentativo di difendersi.
"Non ti credo, Potter! Non mi fiderò mai più di te, e maledetto il
giorno in cui ho creduto che tu non fossi poi così arrogante e insopportabile
in ogni cosa che fai"
"Adesso spiegami perché mi
stai urlando addosso, perché proprio non l'ho capito!"
"Potter, Evans, adesso basta!
Non costringetemi a prendere provvedimenti e tornate a lavorare!"
Intervenne la Sprite, raggiungendoli.
"Ti odio" Ringhiò
Lily, mentre afferrava la sua borsa.
"Evans dove vai? Voglio una
spiegazione!"
"Se non riesci a capirlo vuol dire che non sei nemmeno così
intelligente come sembra, Potter"
La ragazza attraversò la serra e,
senza aggiungere altro, uscì facendo sbattere la porta. James
piegò la testa, fissando i grossi fiori rossi del suo cespuglio, e battè un
pugno sul tavolo. Subito dopo emise un gemito soffocato: la sua mano
sinistra era arrossata e si stava coprendo con rapidità di grosse bolle. Osservò la polverina cangiante che era sparsa sul legno, e imprecò a bassa
voce.
*Mi rovinerai, Evans*
Pensò, prima di chiamare la professoressa e chiederle il permesso
di andare in infermeria.
***
You
don't do it on purpose
But
you make me shake
Now
I count the hours
'Til
you wake...
[Hurricane
- Something Corporate]
Lily entrò di corsa nel bagno
delle ragazze al secondo piano. Era più grande degli altri, ma sempre deserto perché infestato dal fantasma di una
ragazza. Si guardò in uno degli specchi che sovrastavano i
lavandini. Aveva gli occhi appena arrossati, e le guance macchiate di
kajal nero, che si era sciolto a causa delle lacrime. Aveva tentato di non
piangere, ma non era stata capace di trattenersi. Potter sapeva tutto…Potter
sapeva di quello che aveva visto…
Potter era solo uno stronzo arrogante.
*Perché desidero proprio lui?*
Aprì il rubinetto, e si
sciacquò il viso con dell'acqua fredda.
"Ohhh…Piangi perché il
fidanzato ti ha lasciata?" Una vocina sottile la raggiunse. Lily si voltò
e si trovò di fronte il fantasma di una ragazza magra, con due corti codini e
un paio di grandi occhiali, che le sorrideva, falsa.
"Lasciami stare
Mirtilla" Disse, stancamente.
Mirtilla Malcontenta la guardò con
attenzione. "Ooooh…Scusa, mi sono sbagliata" Esclamò, ironica.
"Non puoi avere un fidanzato, tu….Sei troppo brutta, nessuno ti
vorrebbe!"
"Lasciami stare per favore" Ripeté.
"E poi sei antipatica, e
stupida, e…" Continuò l'altra, imperterrita.
"Lasciala stare,
nessuno ti ha interpellata" Una voce maschile interruppe il fantasma, che
si voltò di scatto. La porta dell'ultimo cubicolo si aprì, e ne uscì Severus
Piton, una sigaretta stretta fra le dita.
Mirtilla lo guardò con aria
maliziosa. "Mi ero dimenticata di lui…E' un ragazzo, ma viene qui
spesso! Dovrei dirlo a qualcuno, ma di solito è gentile con me…E poi è anche cariiiino!"
Il fantasma sembrava parlare più fra sé e sé che con Lily, che nel frattempo osservava
Severus, a dir poco stupita.
Severus alzò le spalle, per poi
rivolgersi a Mirtilla. "Vai via, per favore"
Questa iniziò a piagnucolare.
"Sei cattivo! Quando verrai di nuovo ti manderò via, sì…"
Il fantasma continuò a singhiozzare con fare drammatico, prima di infilarsi
nello scarico di un lavandino e sparire gorgogliando nei tubi.
"Severus, ma…"
"Lo so che questo è il bagno
delle ragazze" La interruppe lui. "Ma non ci viene mai nessuno,
soprattutto in orario di lezione, ed è il posto migliore per fumarsi una
sigaretta in santa pace…" Severus alzò la mano, dove ancora stringeva la
sigaretta, che profumava di menta "Sai, sono
diventato un fumatore accanito ultimamente, ed è difficile resistere per tutta la
mattina" Aggiunse.
"Ma
non ti fanno male? Tutto quel tabacco…"
Lui diede una boccata di fumo,
prima di risponderle. "Non sono sigarette babbane, queste non contengono
tabacco...Anche se creano una certa dipendenza, devo ammetterlo" Spiegò,
sorridendo.
"…Posso?" Domandò,
incerta.
Severus le allungò un pacchetto
blu cobalto, e la ragazza afferrò una lunga sigaretta avvolta in una carta
dello stesso blu dell'involucro. Se la accese con la bacchetta, e aspirò.
Subito dopo iniziò a tossicchiare, provocando la risata del ragazzo.
"Scusa, non volevo
ridere" Si scusò, notando che Lily lo stava guardando, indispettita "Non preoccuparti, succede se non hai mai fumato prima"
Lily scrollò le spalle. "Non è
male, comunque…"
Lui le sorrise.
"Severus?"
Il ragazzo alzò gli occhi scuri.
"Sì?"
"Grazie per prima"
"Di niente…Comunque scusami,
non volevo spiarti, ma ero là dentro e non ho potuto fare a meno di stare a
sentire" Le rispose, imbarazzato.
"Non preoccuparti,
non importa...E poi hai mandato via Mirtilla!" Esclamò, allegra
"Andiamo? Tu dovresti essere a lezione, o sbaglio?"
Severus annuì, riluttante.
"Due ore di Storia della Magia…Non puoi capire che tedio mortale"
Lily rise, mentre
uscivano dal bagno. Quando arrivarono davanti alla classe di Storia della
Magia, i due si fermarono.
"Beh, ci vediamo" Esclamò
la ragazza, senza sapere cos'altro aggiungere.
Severus annuì. "D'accordo, ci
vediamo"
Lei si voltò e si diresse
verso le scale che l'avrebbero portata ai piani superiori.
"Ehi, aspetta!"
Lily, già in fondo al corridoio,
si voltò.
"Qualunque cosa ti abbia
fatto Potter, non merita le tue lacrime" Disse Severus, serio.
"Ma
come…" Chiese.
"Come ho fatto a
capirlo?" La interruppe lui. "Ormai lo conosco…e conosco un po' anche
te" Aggiunse, arrossendo impercettibilmente.
"Cercherò di seguire il tuo
consiglio..." Gli promise.
"Ah….Questo puoi
tenerlo!" Estrasse dalla tasca dei pantaloni il pacchetto di
sigarette e glielo lanciò.
Lily lo afferrò al volo e lo
infilò nella borsa. "Grazie, Severus!" Esclamò felice, prima di
girarsi nuovamente e sparire dopo pochi istanti, inghiottita dalle scale.
Severus si concesse un breve
sorriso, prima di aprire la porta dell'aula e tornare a fingere di seguire la
lezione di Rüf.
***
Ho inserito Mirtilla perché se
c'era già al tempo in cui Tom Riddle frequentava Hogwarts a maggior ragione
doveva esserci nel periodo del Malandrini…anche la professoressa Sprite se non
sbaglio c'era già, e Ruf anche!
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Capitolo 16 *** *A way to surprise* ***
-Capitolo
sedici-
*A
way to surprise*
Is everybody goin' crazy?
Is anybody gonna save me?
Can anybody tell me what's
goin' on,
Tell me what's goin' on?
[Crazy - Simple Plan]
James era sdraiato sul suo letto,
le mani incrociate sopra la testa, il libro di Pozioni abbandonato sul
pavimento, gli occhiali appoggiati sul comodino. Con la bacchetta faceva
volteggiare a mezz'aria la sua sciarpa rossa e oro, e la striscia di lana si
avvolgeva e si dispiegava velocemente, come un serpente colorato. Quando la
porta del dormitorio si aprì, il ragazzo intravide il viso di Remus attraverso
le pieghe della stoffa, e le sue labbra si incresparono in un lieve sorriso.
"Ciao Moony" Lo
salutò, la voce venata di un'inusuale stanchezza.
"Dov'eri finito? Ti aspettavamo
di sotto per andare a cena!" Remus scostò un ciuffo di capelli biondi
dalla fronte, e si lasciò cadere sul tappeto che copriva il pavimento di legno,
il capo appoggiato al letto di Peter, che in quel preciso momento si stava con
tutta probabilità abbuffando nella Sala Grande.
L'altro continuò a muovere la
bacchetta con piccoli gesti del polso. "Non ho tanta fame stasera"
Rispose, stropicciandosi gli occhi.
Sul viso dell'amico si dipinse
un'espressione comprensiva e ironica allo stesso tempo. "Scommetto che
c'entra la piccola discussione con Evans di stamattina…"
"Dirti che non è così non
servirebbe a nulla, vero?"
Remus annuì con enfasi.
"Precisamente"
"Che vuoi che dica…Non
capisco proprio che cazzo le ho fatto stavolta!"
Chiuse gli occhi, e subito
un'immagine di Lily che gli urlava contro tutto il suo disprezzo gli invase la
mente. Aveva cercato di essere gentile con lei, aveva cercato di comportarsi
normalmente, senza esibirsi né pavoneggiarsi, aveva cercato di farla ridere e
di essere in qualche modo simpatico…E l'unico risultato che aveva ottenuto era
stata la solita razione di insulti più o meno offensivi. Stava davvero
incominciando a perdere fiducia. Non aveva mai dovuto faticare per ottenere
qualcosa, che fosse la vittoria in una partita di Quidditch o un appuntamento
con la ragazza più carina della scuola. E ora invece…
Ora riceveva di continuo dei
categorici due di picche, per di più dall'unica studentessa che trovava davvero
interessante.
Quando erano stati puniti insieme,
si era instaurata fra loro una tregua, tanto corta quanto piacevole. Avevano parlato
come due persone normali, avevano percorso i corridoi fino al settimo piano
cercando di non farsi cogliere in flagrante da Gazza, avevano compilato i
registri della biblioteca. Poi, nella Sala Comune, Lily aveva anche accettato
il giglio che le aveva regalato…Per un attimo gli era sembrato che il loro
rapporto fosse migliorato. E invece tutto si era di nuovo incrinato, forse
addirittura rotto definitivamente. La frustrazione era uno stato d'animo quasi
sconosciuto per James Potter.
"Possibile che tu non riesca
a capire?" La voce di Moony lo riportò alla realtà.
"Capire cosa?" Chiese,
un'espressione interrogativa dipinta sul volto.
"Jamie, non mi dire che non
hai davvero capito perché Evans si è arrabbiata così tanto con te!"
"E' grave?"
Remus alzò gli occhi verso il
soffitto. "E io che pensavo che fossi intelligente! Allora…prova a pensare
a cosa le hai detto"
"Ma ve l'avrò ripetuto almeno
una decina di volte oggi!" Protestò.
"Tu pensaci lo stesso"
"Le ho detto che mi stava
evitando perché nello Specchio delle Brame aveva visto noi due…"
"E lei come ha reagito?"
Chiese il ragazzo, come un maestro molto paziente che doveva insegnare l'abc ad
un bambino.
"Beh…" James aggrottò le
sopracciglia "Subito ha lasciato cadere le forbici che aveva in mano e mi
ha quasi castrato. Poi…Non lo so, mi è sembrata più pallida…E alla fine si è
infuriata e ha iniziato ad insultarmi!"
"Appunto"
"Appunto cosa?"
"Proprio non ci arrivi eh? Non
ti sei chiesto perché abbia reagito così?"
"Si che me lo sono chiesto…E'
stata una reazione esagerata, stavo solo scherzando!"
"Prongs…" Continuò Remus,
esasperato. "Evans ha reagito in questo modo perché probabilmente non
aveva capito che stavi scherzando…Pensava che stessi parlando sul serio!"
"Ma in ogni caso mi
sembra…" Iniziò James. "Un momento…Se Evans non aveva capito che
stavo scherzando e si è incazzata, è perché…" Un'espressione a dir poco
stupita si dipinse sul volto del ragazzo, che smise di agitare la bacchetta. La
sciarpa rossa e oro di Gryffindor gli cadde sul viso, e lui la scostò con un
gesto impaziente.
Remus gli rivolse un sorrisetto.
"Finalmente hai capito…Lily si è arrabbiata perché deve essersi davvero
vista insieme a te nello Specchio delle Brame, e l'idea che tu lo sapessi l'ha
gettata nel panico. Ha pensato che tu le avessi mentito, che tu l'avessi fatta
specchiare solo per poi prenderti gioco di lei!"
James si passò una mano fra i
capelli, come per calmarsi. "Oh cazzo…"
"Mi sembra una frase
appropriata" Commentò l'amico, sardonico.
***
Seduta al tavolo di Slyhterin, una
ragazza scrutava torva i suoi compagni di Casa. Il suo piatto era quasi vuoto,
e lei mangiava con movimenti lenti, controvoglia. Aveva lunghi capelli biondi,
lisci, che le sfioravano quasi la vita, e grandi occhi di un azzurro intenso.
La sua pelle era molto chiara, quasi bianca, e solo le guance erano rosate. La
sua divisa era impeccabile, la cravatta annodata alla perfezione, la gonna
grigia a pieghe che le scopriva le ginocchia, il maglioncino dello stesso
colore che lasciava intravedere il colletto della camicia bianca. Narcissa
Black possedeva un'innegabile bellezza, ma era una bellezza fredda come il
ghiaccio, quasi asettica, impersonale. Molti, anche a Slyhterin, la consideravano
troppo sofisticata, troppo sdegnosa, troppo algida. Narcissa aveva alcune
amiche di facciata, pronte a criticarla appena voltava l'angolo, che la
frequentavano esclusivamente per approfittare della sua popolarità presso il
genere maschile e per rimediare un ragazzo con cui passare il tempo. Non aveva
mai avuto un'amica vera, e nemmeno un rapporto che si potesse definire tale con
le sue sorelle. Andromeda era sempre stata molto diversa da lei, e l'unico
elemento che le univa era il sangue dei Black che scorreva nelle vene di
entrambe. Non riceveva sue notizie da quando era fuggita di casa, per sposare
Ted Tonks, babbano di nascita, con il quale, per quanto ne sapeva, abitava a
Londra. Per quanto riguardava Bellatrix, il loro rapporto era sempre stato un
altalenarsi di tregue e battaglie, riappacificazioni e nuove guerre. Quando
erano piccole, litigavano per i giocattoli, per sedersi a capotavola durante i
pranzi e le cene, per i vestiti. Ogni pretesto era quello giusto. Ora invece, quasi
non si frequentavano né si parlavano, anche se erano nella stessa scuola e
nella stessa Casa. Bellatrix quasi non sembrava una sua parente, con i capelli
corvini e gli occhi color zaffiro, con la sua bellezza inquietante, che tanto
si discostava da quella eterea di Narcissa, con i suoi capricci da regina e con
tutti i ragazzi che si erano avvicendati fra le sue braccia e nel suo letto.
Narcissa era diversa da
tutti i Black, Narcissa era diversa da tutti, Narcissa era sola.
E ora stava cercando con gli occhi
Lucius Malfoy, il suo fidanzato ormai ufficiale, l'unico che lei avesse amato davvero.
L'unico che, per quanto ne potesse
sapere, l'avesse a sua volta amata.
***
La coperta di spesso velluto che
ricopriva il letto era a terra, le tende color smeraldo del baldacchino erano
appena scostate, le lenzuola bianche erano attorcigliate al fondo del
materasso. Sul pavimento gli indumenti di due divise scolastiche erano
mescolati, una gonna, un paio di pantaloni, due cravatte uguali, due camicie
con lo stemma di Slyhterin. Un ragazzo era sdraiato sul letto, i capelli biondi
sparsi sul cuscino, gli occhi azzurri screziati d'argento chiusi, come se
stesse dormendo, le mani appoggiate lungo i fianchi. Dopo qualche istante,
Lucius Malfoy sentì un peso sullo stomaco, e aprì gli occhi. Una ragazza si era
seduta a cavalcioni su di lui, e gli stava sorridendo con fare malizioso.
"Lucius…"
Il ragazzo le posò le mani sulle
spalle, guardandola. "Lo sai che devo andare a cena, Alex"
Alexandra Wallace rise
sommessamente. Era la ragazza più bella di Slyhterin, con i suoi lunghi boccoli
castani, i grandi occhi leggermente a mandorla, scuri e screziati di verde, e
un fisico che non passava inosservato. E da più di un mese era la nuova
*amante* di Lucius Malfoy. "Già, dimenticavo…La tua fidanzata ti
starà aspettando"
"Appunto…E sarà già
infuriata, sono in ritardo" Il ragazzo tentò di alzarsi, ma lei lo spinse
contro lo schienale del letto.
"Non puoi rimanere? Tanto
arrabbiata più arrabbiata meno…" Iniziò a baciarlo languidamente,
accarezzandogli i capelli.
Lui rispose al bacio per qualche
istante, poi si ritrasse, rivolgendole un sorriso obliquo. "Il dovere mi
chiama…"
Alex sbuffò e si alzò dal letto,
seguita da Lucius. I due iniziarono a rivestirsi, raccogliendo gli indumenti da
terra.
"Allora…A quando il
matrimonio con la bambola di porcellana Narcissa Black?"
Lucius scrollò le spalle.
"Quando lei avrà vent'anni e io ventuno credo…Non ho tutta questa fretta,
al contrario della sua famiglia"
"Hanno paura che uno dei
partiti migliori fra le famiglie dei purosangue le venga soffiato da un'altra…Un'altra
come me per esempio"
L'altro rise. "Sì, forse hai
ragione…In ogni caso non ho intenzione di non rispettare questo accordo, devo
sposare Narcissa e lo farò"
"Che senso del dovere che
hai…E anche del sacrificio, devo dire"
Il ragazzo le rivolse un'occhiata
ostile. "Non lo considero per nulla un sacrificio, invece"
Alex gli circondò il collo con le
braccia. "Andiamo Lucius, non hai bisogno di mentire con me, non me ne
importa nulla dei tuoi discorsi di facciata"
Lucius si liberò dalla sua
stretta, e si infilò il maglione grigio della divisa. "Ti sto dicendo la
verità, Alex, io amo Narcissa"
La ragazza scoppiò a ridere.
"Tu? Tu ami Miss-Narcissa-di-ghiaccio-Black? Te la porterai a letto ogni
tanto giusto per farle piacere, nulla di più…"
Lucius le diede uno schiaffo.
"Ma che cazzo ti
prende?" Gridò lei, massaggiandosi la guancia.
"Non insultare Narcissa, hai
capito? Non ti permettere" Sibilò, una fredda luce che gli illuminava gli
occhi chiari.
Lei lo guardò, con un'espressione
perfida. "Se la ami così tanto, perché ti sei fatto più di metà delle
ragazze degli ultimi tre anni di Slyhterin, eh? Volevi fare esperienza per
arrivare preparato alla prima notte di nozze e non deludere la tua cara neo
moglie?"
"Vattene" le intimò
Lucius, furioso. "Vattene, e non provare più a farti vedere qui"
"Io me ne vado, Malfoy" Ribatté.
"Ma tu ricordati una cosa: sei solo uno stronzo, e quando la povera Black
se ne accorgerà sarà troppo tardi"
Alexandra Wallace lasciò la stanza
del dormitorio maschile del settimo anno, e la porta sbatté. Lucius diede un
calcio alla coperta ancora abbandonata sul pavimento, e si gettò sul letto, i
pugni stretti lungo i fianchi, mordendosi violentemente il labbro inferiore.
***
Sirius Black, James Potter, Remus
Lupin e Peter Minus, i celeberrimi Marauders, erano seduti su quattro morbide
poltrone rivestite di velluto, nella Sala Comune di Gryffindor. Non stavano
chiacchierando a gran voce con gli altri ragazzi, e non si stavano divertendo a
far sospirare le numerose ragazze che li guardavano da lontano con aria
sognante, ma erano insolitamente tranquilli e taciturni.
Sirius si passò una mano fra i
capelli corvini, e sbuffò. "Jamie, adesso basta per favore…Riprenditi!"
Il diretto interessato gli rivolse
un gesto distratto della mano, annuendo con poca convinzione. "Sì, Padfoot"
Persino Remus, che pur amava la
tranquillità, così rara da trovare quando si avevano dei migliori amici come i
suoi, intervenne per sostenere Sirius. "Guarda che ha ragione lui, Prongs.
Non sembri nemmeno tu stasera! Non fai casino, non ti pavoneggi con le ragazze
più piccole, non proponi un'incursione nelle cucine…Sto iniziando a
preoccuparmi"
Questa volta fu James a sbuffare.
"Lo so, scusate…Proprio non è giornata, oggi"
Sirius guardò nella direzione dove
lo sguardo dell'amico stava indugiando da ormai mezz'ora. Lily Evans era seduta
su una poltrona vicino al fuoco, e leggeva un libro, interrompendosi ogni tanto
per rivolgere qualche parola a quelle che riconobbe come due sue compagne di
stanza, Frankie Thomas e Maureen Sheldon. "Prongs, ti giuro che se mi
avessero detto che ti saresti ridotto in questo stato comatoso per colpa di
Evans non ci avrei creduto nemmeno sotto tortura" Esclamò infine.
"Non sono in stato
comatoso!" Disse l'altro, piccato.
Peter rise, e Remus si unì a lui.
"Invece lo sei, eccome" Ribatté quest'ultimo, scartando una
Cioccorana.
"E va bene, lo confesso…Sto
così per colpa di Evans, contenti?"
Padfoot scrollò le spalle. "Lo
sai che stavamo scherzando…Se ti piace davvero quella ragazza a noi va bene, sul
serio"
James gli rivolse un sorriso
riconoscente. "Lo so…Nemmeno io volevo ammettere che Evans mi piace
davvero, ma arrivati a questo punto…Che senso avrebbe?"
"Infatti" Puntualizzò
Remus. "Però non capisco perché sei così depresso…Vedrai che tra una
settimana non si ricorderà nemmeno più di quello che è successo stamattina ad
Erbologia!"
"Fossi in te non ci
giurerei…E poi c'è un altro problema"
"E sarebbe?"
"Sarebbe che non so più cosa
inventarmi per farle capire che voglio davvero uscire con lei e non voglio
prenderla in giro" Spiegò James, insolitamente serio.
"Ahi, la faccenda si sta
facendo grave…" Disse Sirius, ridendo.
"Sir!" Remus lo fulminò
con lo sguardo.
"Stavo scherzando, Moony,
stai calmo!"
"Secondo me…" Proseguì
Remus. "Devi fare qualcosa per farle capire che ci tieni a lei. Qualcosa
che non sia chiederle di uscire davanti a tutta la classe come se stessi
dicendo a Mocciosus quanto fa schifo, per intenderci"
"Intendi dire che il modo di
chiedere a Evans di uscire fa schifo?"
"Esattamente" Rispose
Sirius.
"Non
te la prendere, Jamie. Il
fatto è che sei…beh, un po' indelicato. Già non ti sopporta perché per
sei anni l'hai esasperata, se poi le chiedi di uscire come se dovessi
annunciare l'inizio dei provini per la squadra di Quidditch…Non è il modo
migliore, anche perché lei non è estroversa come te" Spiegò, nel modo più
gentile possibile.
James si accasciò sullo schienale
della poltrona. "Bel disastro che sono" Esclamò, irritato.
"Devi solo…migliorare!"
Disse Sirius.
"Non so…Potresti farle un
regalo, per esempio, o semplicemente invitarla da qualche parte in una maniera…diversa"
"Devi sorprenderla!"
Squittì Peter.
Sirius lo guardò come se fosse un
alieno. "Bella questa, Wormtail! Le ragazze adorano le sorprese…Da quando
in qua sei un esperto in materia?"
Peter arrossì, e non rispose.
"Però…Non è male l'idea di
sorprenderla, Prongs, potresti pensarci" Disse Remus, mangiando un'altra
Cioccorana.
James annuì, e di nuovo i suoi
occhi si posarono su Lily, immersa nella lettura. E così aveva sempre sbagliato
tutto con lei. Avrebbe dovuto veramente compiere qualcosa di eclatante per
sorprenderla e farle capire che ci teneva sul serio. Qualcosa come…
"Ho trovato!" Sbottò
all'improvviso, facendo sobbalzare Peter e facendo voltare di scatto
Sirius e Remus.
"Mh?"
"Ho trovato cosa fare per
conquistare Evans!" Esclamò, contento come un bambino che ha appena
ricevuto un grosso sacchetto di caramelle.
"Sentiamo la tua grande
idea…" Disse Sirius, poco convinto.
James scosse la testa. "No,
non ve lo voglio dire…Così sarà una sorpresa anche per voi!"
Remus alzò un
sopracciglio. "Spero per te che non farai cazzate…Non faresti meglio a
dircelo, così potremmo fermarti in tempo?"
James gli lanciò un'occhiata
torva. "Non mi ritenete abbastanza intelligente?" Chiese, risentito.
"No no…" Si affrettò ad
aggiungere Sirius, beffardo.
"Però poi non venire a
lamentarti se ti andrà male per l'ennesima volta" Lo avvertì Remus.
"Non preoccupatevi…Sarà un
vero successo" Esclamò, mentre sul suo viso si dipingeva un sorriso
vagamente inquietante.
***
To
have and not to hold
So
hot, yet so cold
My
heart is in your hand
And
yet you never stand...
[To
have and not to hold - Madonna]
L'aria era fredda quel pomeriggio,
e la Torre di Astronomia era, come al solito, deserta. La porta di legno scuro
si aprì, e nella grande stanza entrò una ragazza. Aveva i capelli corvini
legati in una lunga treccia, gli occhi bistrati di nero, ed indossava
la divisa scolastica insieme ad un cappotto dal taglio babbano, di una
tonalità scura di blu, che esaltava ancora di più il colore dei suoi occhi.
Bellatrix Black si sedette su uno
degli sgabelli, e rimase immobile. Uno spiffero gelato spazzò il pavimento, e non potè fare a meno di rabbrividire. Dopo parecchi minuti, un
rumore di passi che si avvicinavano riempì l'aula, piena di telescopi
accatastati.
Una voce maschile sussurrò
"Alohomora", e pochi secondi dopo Rodolphus Lestrange fece il suo
ingresso nella Torre. I capelli color caffè erano raccolti in un codino basso,
che gli scopriva il viso magro, e gli occhi quel giorno sembravano davvero di
un affascinante color ametista. Quando si accorse che non era solo, sorrise
alla ragazza e le si avvicinò, il mantello con lo stemma di Slyhterin che
ondeggiava al ritmo dei suoi passi.
"Buon pomeriggio, Bellatrix"
Disse, con voce gentile.
"Mi segui, Lestrange?" Domandò,
brusca.
"Non sei molto gentile…"
"Non voglio esserlo, infatti.
Lasciami in pace" Sentenziò lei, giocherellando con la bacchetta.
Rodolphus prese uno sgabello e le si
sedette di fronte. "Perché mi eviti sempre?" Le
chiese, con una nota lamentosa nella voce.
Lei scrollò le spalle, e gli
sorrise, maligna. "Devo anche spiegartelo? Non sopporto le persone che mi
seguono e fanno di tutto per farsi notare da me, e tu sei una di quelle"
L'altro fece un mezzo sorriso,
anche se sembrava ferito da quelle parole. "Cerco di farmi notare da te da
sei anni, Bellatrix…E lo faccio perché mi piaci"
"E a me tu non piaci,
invece" Ribatté.
Lui le prese il mento fra
due dita. "Perché ti sei lasciata baciare da me quella sera allora?" I suoi occhi scintillavano di una luce quasi febbrile.
"Volevo solo farti piacere, Lestrange, sperando che dopo mi avresti
lasciata in pace, ma vedo che non è così"
Rodolphus si ritrasse, come
scottato. Poi, iniziò a ridere. "Sei solo una stronza, Black…Sono sei
anni che spero che mi consideri…E mi sono
illuso quando mi hai baciato, devo ammetterlo. Ma tu sei superiore a tutti,
vero? Tu sei troppo bella per stare con uno come me"
La
ragazza continuava a guardarlo,
impassibile.
"Ma cambierai idea,
vedrai" Continuò. "Quando nessuno vorrà più stare con te,
non potrai fare altro che cercarmi..."
"E quando dovrebbe succedere?" Chiese Bellatrix, sprezzante.
"Prima di quanto pensi…Ci vediamo
presto" Disse lui,
scomparendo subito dopo.
Bellatrix gettò una mano nella
tasca del cappotto, furiosa, e ne estrasse un pacchetto che conteneva delle
sigarette color argento. Ne prese una con la mano che tremava,
la accese con la bacchetta, e rimase a guardare le piccole volute di fumo che salivano verso il soffitto.
***
-Note
Come
sempre grazie mille a chi legge questa fic, e a chi commenta! A presto*
^_^
-Fleacartasi-
|
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Capitolo 17 *** *Trying his luck* ***
-Capitolo diciassette-
*Trying
his luck*
I'll
never love again,
can I say that to you?
Will you run away if I try to be true,
cherry blossom girl?
[Cherry
blossom girl - Air]
Novembre aveva portato con sé un
freddo che diventava ogni giorno più intenso, e che recava problemi agli
studenti, che ormai indossavano il mantello anche per camminare nei corridoi gelidi.
I rimedi più o meno leciti per scaldarsi si stavano diffondendo rapidamente, e
non pochi alunni erano stati puniti, perchè scoperti dagli insegnanti più
inflessibili mentre bevevano strani decotti a base di Firewhisky extravecchio o
altri liquori ad alta gradazione alcolica. Altri avevano rischiato di prendere
fuoco nel tentativo di far comparire con la magia fuochi portatili, e un paio
di ragazzi del secondo anno di Ravenclaw furono ricoverati in infermeria con
bruciature sul viso e sulle mani.
Quel sabato mattina, due figure
solitarie, che avevano avuto il coraggio di sfidare la temperatura molto bassa,
erano sedute su una panchina di pietra situata nel parco, da cui si intravedeva
la superficie calma del lago. Una ragazza dai lunghi capelli rossi, raccolti
con un bastoncino, rovistò nella tasca del mantello, estraendone una lunga
sigaretta che accese con la bacchetta. Un attimo dopo, un lieve aroma di
arancia si diffuse nell'aria.
"Vedo che ti ho attaccato il
vizio" Severus Piton rise brevemente.
Lily Evans ricambiò il sorriso,
sbuffando una piccola quantità di fumo verso l'alto e scrollando le spalle.
"Che vuoi che ti dica…Se non fa male, perché no?"
Severus scrollò le spalle a sua
volta, prima di stringersi ancora di più nella sciarpa verde e argento di
Slytherin.
"Hai freddo?" Gli
domandò Lily, che al collo portava la sciarpa rossa e oro di Gryffindor, e
aveva le mani avvolte da un paio di guanti scarlatti.
"Sì, ma non ho voglia di
tornare a scuola" Rispose lui. "Qui si sta così bene…Non c'è nessuno"
La sua voce conteneva una nota malinconica, che non sfuggì alla ragazza.
"Tu preferisci stare solo,
vero?"
Il ragazzo affondò le mani nelle
tasche anteriori dei jeans, e rimase in silenzio per qualche istante, prima di
parlare. "Io devo stare solo. Tutte le persone che ci sono a
Hogwarts mi disprezzano, per un motivo o per l'altro…Al massimo, quando sono
fortunato, mi ignorano. Cosa dovrei fare?"
Lily lo guardò, gli occhi
all'improvviso tristi. "Mi dispiace" Disse, piano. "Io ti
capisco"
Severus scosse il capo. "No,
tu non puoi capire" Ribatté. Non c'era durezza nel suo tono di voce.
"Tu hai delle amiche, ti vedo parlare con loro…"
"Ti sbagli. Loro dividono la
stanza con me, ma non abbiamo un vero e proprio rapporto"
"Ma di sicuro hai una
famiglia che ti vuole bene…" Continuò il ragazzo.
"Mia sorella non mi parla da
sette anni, non esisto più per lei" Proferì senza rabbia, ma solo con
rassegnazione "E' vero, i miei genitori mi vogliono bene, ma li vedo così
poco ormai…"
"Non sai quanto sei
fortunata. Mio padre è un alcolizzato, non ha mai combinato nulla di buono
nella sua vita e picchia mia madre, che è troppo stanca e debole per reagire. A
questo punto, meno male che non ho fratelli o sorelle…Avrebbero avuto una vita
d'inferno"
Lily rimase a bocca aperta per lo
stupore. "Io non sapevo che…"
"Quando sono venuto a
Hogwarts, speravo di poter condurre un'esistenza normale, più felice"
Proseguì Severus, senza dare segno di averla sentita. "Ma mi sono solo
illuso. Nella mia Casa nessuno mi ha mai trattato male apertamente, sono troppo
educati od indifferenti per farlo, ma ho sempre sentito il peso
dell'esclusione. Non sono abbastanza ricco, la mia famiglia non è compresa nel
cerchio di quelle *importanti*. Come ti ho già detto, io non ho nemmeno il
sangue puro, ma a Slytherin non si è mai saputo. Altrimenti, non so cosa
sarebbe successo…" Le sue parole si stavano riempiendo di frustrazione e
di ira. "Per i ragazzi delle altre Case, io non sono che un poveraccio con
i capelli unticci, che trascorre tutto il suo tempo sui libri. Non hanno mai
parlato davvero con me, ma si sono sentiti in dovere di giudicarmi. In sette
anni, penso di aver subito più prese in giro e scherzi di qualunque altro, qui
a scuola. Come ben sai, i grandi Marauders mi hanno eletto loro vittima
preferita, ma non sono di certo gli unici" Si interruppe, e accese una
sigaretta alla menta.
La ragazza continuava a guardarlo,
un'espressione addolorata sul viso. "Mi dispiace"
Severus la guardò a sua volta.
"Io sono solo, Lily, lo sono sempre stato, e ormai ci ho fatto
l'abitudine"
"Anche io sono sola"
Esclamò lei, prendendogli d'istinto la mano. "Noi due siamo più simili di
quanto non pensi"
Il ragazzo, al contatto con la
mano di Lily, sobbalzò impercettibilmente, ma non si mosse. Il suo viso si rilassò,
e sorrise, un sorriso sincero, sereno. "Grazie" Disse infine.
"Grazie anche a te,
Severus" Gli rispose. "Adesso almeno ho un amico!" Aggiunse,
allegramente.
"Già, e io ho un'amica"
*Sei più di un'amica per me, Lily
Evans, ma non te lo posso dire*
Severus Piton abbassò gli occhi
d'ossidiana, attraversati da un'ombra.
***
Sirius Black era seduto a uno dei
grandi tavoli di noce della biblioteca e stava cercando di studiare, senza
curarsi degli sguardi che gli rivolgevano molte delle ragazze presenti nella
sala. Aveva sempre pensato che il suo aspetto fisico fosse una seccatura, carta
da regalo luccicante ma inutile, un impedimento. Le ragazze lo adoravano senza
preoccuparsi di conoscerlo. Amavano i suoi capelli più lunghi della media,
corvini e scompigliati, i suoi profondi occhi blu, dal taglio sfuggente, la sua
pelle chiara, i suoi vestiti volutamente trasandati, il suo aspetto da
vagabondo ribelle, la sigaretta che a volte pendeva dalle sue labbra. Ma poche
gli avevano mai parlato. E ancora meno avevano oltrepassato il muro delle frasi
di circostanza, dei saluti urlati nei corridoi, di qualche frammento di
pergamena scambiato durante le lezioni. Pensava che le uniche persone che
l'avessero mai conosciuto davvero fossero gli altri Marauders. Solo James,
Peter e Remus sapevano che nemmeno lui era perfetto. Anzi, che era lungi
dall'essere una sorta di eroe. Anche Sirius Black aveva dei difetti, e non
pochi, a sua detta. Sapeva essere arrogante, uno stronzo esemplare, ma era
anche insicuro. La sua famiglia gli aveva sempre inculcato il germe
dell'inferiorità, e alla lunga lui stesso si era convinto di essere solo un
peso morto, una sorta di essere che possedeva un corpo ma non aveva nessuna
utilità o pregio particolare. Lui era una persona vuota, dopotutto,
superficiale, di mediocre intelligenza. Ma era mai importato a qualcuno? C'era mai stata una
ragazza nella sua vita che avesse cercato di scoprire la sua vera natura?
*Si sono solo accontentate di
qualche bacio o del sesso*
Era quello il motivo per cui
preferiva rimanere da solo. Solo, al riparo da delusioni cocenti.
Quando alzò gli occhi dal volume
sulle rivolte dei goblin intravide una ragazza, seduta sul largo davanzale
della finestra che si affacciava sul parco. Di sicuro Madama Pince l'avrebbe
cacciata se l'avesse vista lì, ma lei aveva l'aria di non curarsene per nulla.
Stringeva fra le mani un libro sottile, e sembrava molto concentrata nella
lettura. Un debole raggio di sole che filtrava dal vetro illuminava la sua
pelle, rendendola simile a porcellana, e tingeva di riflessi violacei i suoi
occhi truccati di nero. Indossava un maglione color vino dall'aria consunta e
un paio di pantaloni neri, a zampa d'elefante, leggermente strappati sul
ginocchio sinistro. Sirius pensò che solo Bellatrix riusciva ad essere così
attraente con quei vecchi indumenti. Assomigliava ad un gatto, all'apparenza
assonnato e poco vigile, ma in realtà pronto ad attaccare appena fosse giunto
il momento propizio. Improvvisamente, un frammento, un'immagine fulminea gli
attraversò la mente. Lui e Bellatrix, distesi sul quel prato, che si baciavano
con trasporto.
E ora lei si trovava lì, a pochi
metri da lui, ed era così maledettamente bella…Il desiderio di avvicinarsi e di
ricominciare a baciarla, come se non si fossero mai separati, lo avvolse nelle
sue spire di serpente.
*Devi dimenticarla…E' sbagliato*
Sirius distolse gli occhi da sua
cugina, e li inchiodò al libro di Storia della Magia. I goblin ribelli si
sono riuniti per la prima volta in Inghilterra nel…
Esalò un lungo respiro. La sua
presenza nella biblioteca lo metteva a disagio, lo distraeva, lo inquietava.
Lei era troppo affascinante, troppo pericolosa…Come una rosa circondata da
lunghe spine velenose. Ripose la piuma e la pergamena nella borsa, con
l'intenzione di andarsene subito. Non poteva rimanere, non doveva. Sentiva la
sua volontà vacillare pericolosamente, e doveva impedire al suo castello di
carte di cadere di nuovo. Mentre stava per alzarsi, però, sentì un sussurro.
Una voce vellutata stava leggendo piano, una voce che apparteneva a Bellatrix.
Sirius rimase seduto, incapace di muoversi. Quella voce era come il flauto di
un pifferaio magico…
"Tremilaseicento volte
all'ora il secondo mormora: Ricordati! Rapido, con la sua voce d'insetto,
l'Adesso dice: Io sono l'Allora, ho pompato la tua vita con la mia tromba
immonda…
Ricordati che il Tempo è un
giocatore avido che vince senza barare, a un ogni colpo. È la legge. Decresce
il giorno, la notte avanza. Ricordati! L'abisso ha sempre sete, la clessidra si
svuota…"
Leggeva con calma, scandendo ogni
parola, senza dar segno di aver visto il cugino, gli occhi rivolti al paesaggio
oltre la finestra, la voce appena udibile nel silenzio. Ma il ragazzo sapeva
che quelle parole erano rivolte a lui, lo sapeva in nome di quel sangue che li
rendeva così simili. Gli stava ricordando che non sarebbe riuscito a fuggire
ancora per molto, che era destinato ad arrendersi, a tornare indietro, ad
ammettere che non riusciva a resistere. Lo stava tentando, perseguitando, anche
se non l'avrebbe mai fatto apertamente.
Bellatrix giocava nascosta
nell'ombra, manovrava i fili come una burattinaia celata dietro il palco.
*Lasciami in pace, Bella…E' già
così difficile*
Sirius le lanciò un ultimo sguardo.
Continuava a sussurare frammenti di poesie, all'apparenza seria e distaccata.
Poi si alzò e lasciò la biblioteca, quasi correndo.
***
Oh
I just can't stand it this way,
Oh jealousy, coming over me,
It's that jealousy, breaking
my heart,
Whoa jealousy, taking control of me...
[Jealousy
- Brian Adams]
Rodolphus Lestrange e Lucius
Malfoy si trovavano nella Sala Comune di Slytherin, che quel pomeriggio era
molto affollata. Seduti su due morbide poltrone di pelle verde, parlavano a
bassa voce, incuranti del chiacchiericcio e del rumore che li circondavano.
"Dov'è Bellatrix?"
Chiese Rodolphus, scartando un cioccolatino al caffè di Mielandia e cercando di
sembrare indifferente.
Lucius scrollò le spalle.
"L'ho vista uscire, un'ora fa più o meno"
Rodolphus incendiò la carta del
cioccolatino con la bacchetta, e osservò per un istante la fiamma splendere
davanti a lui. "Chissà dove cazzo è andata" Esclamò, stizzito.
"Sarà con uno dei tanti che si scopa…"
"E' brutta la gelosia, vero?"
L'altro lo fulminò con lo sguardo.
"Io non sono geloso"
"No, figurati"
Rodolphus sospirò, gli occhi all'improvviso
oscurati. "E' più forte di me, Lucius. Non riesco a dimenticarla, è
diventata un'ossessione"
"Forse se provassi a trovarti
un'altra ragazza…" Azzardò l'amico, prendendo dal sacchetto che aveva
sulle ginocchia un cioccolatino al caramello.
"Nessuna mi interessa. Sono insignificanti,
in confronto a Bella"
"Rod, ti prego, lasciala
perdere. Non ne vale la pena, te lo garantisco"
"Perché dici così? E' la ragazza
più bella di Slytherin…Beh, a parte Alexandra Wallace, ma lei è già occupata
con qualcun altro" Rodolphus si fermò un momento, per godersi
l'espressione infastidita dell'amico. "E poi è anche intelligente e…"
"Ed è una puttana"
"Lucius, c'è qualcosa che tu
sai e che io non so? Ci ha provato con te per caso?" Nel pronunciare
quest'ultima frase, il tono del ragazzo si indurì.
Lucius scosse la testa. "No,
non ci ha provato con me"
"E allora?"
Lucius Malfoy sospirò. Come
avrebbe fatto a dirgli che aveva visto la ragazza che gli piaceva dal primo
anno fare sesso con Sirius Black? Rodolphus stava già abbastanza male perché
Bellatrix non lo degnava di uno sguardo, non voleva ferirlo di nuovo. Non
poteva, doveva tacere e sperare che lui non lo venisse mai a sapere. E poi,
aveva stretto un patto che doveva rispettare, o Narcissa…Narcissa avrebbe
saputo di Alex Wallace, e delle tante altre.
*Scusami, Rod*
"Niente, è solo un mio
giudizio personale" Disse infine, evitando di guardare l'amico negli
occhi.
***
Quella domenica mattina, nella
Sala Grande il brusio era più intenso del solito. Era una giornata di metà
novembre, e un bel sole brillava in cielo, nonostante la temperatura rigida. Da
lì a un'ora si sarebbe disputata la prima partita di Quidditch della stagione,
e gli studenti erano sovraeccitati. Gryffindor avrebbe affrontato Ravenclaw, e
molti non vedevano l'ora di assistere alla partita, che si annunciava molto
combattuta.
James Potter si sedette al tavolo
della sua Casa, accolto da qualche applauso e da molte frasi di
incoraggiamento. Da quando era capitano, aveva perso appena un paio di
incontri, e non voleva certo farsi sfuggire quella vittoria.
"Ti acclamano, Prongs"
Disse Sirius, ridacchiando.
James scrollò le spalle. "Non
vedo nessuna differenza rispetto al solito" Ribatté, ridendo a sua volta.
"Il solito modesto!"
Intervenne Remus, che si stava servendo una generosa porzione di bacon e uova.
"Piuttosto…" Continuò
Sirius, prendendo la caraffa del caffè. "Come mai hai quel sorriso ebete
dipinto sulla faccia? Non mi dire che sei già convinto di vincere…i Ravenclaw
sono forti quest'anno"
James, che si era sporto oltre
Peter per guardare verso il fondo del lungo tavolo di Gryffindor, si voltò verso
l'amico, seduto di fronte a lui. "Rido perché finalmente oggi metterò in
pratica il piano per conquistare del tutto Evans!" Proclamò, in tono
soddisfatto.
Sirius seguì con gli occhi la
direzione verso cui poco prima James era girato, e intravide Lily Evans,
intenta a mordicchiare una brioche con aria assonnata. "Ah già, il famoso piano
segreto…"
"Sei sicuro che non vuoi
spiegarci di cosa si tratta?" Azzardò Remus.
"No, sarà una sorpresa! Già
pregusto la mia ricompensa…"
"Che sarebbe?" Squittì
Peter.
"Ma un bacio da Evans,
ovviamente!"
"Beh, ti accontenti di poco!"
Obiettò Sirius, ridendo.
"Un bacio per iniziare…"
Precisò l'altro. "Poi si vedrà!"
"Fossi in te non canterei vittoria
prima del tempo, Prongs" Ribadì Sirius, sostenuto dal cenno di assenso di
Remus.
James sbuffò. "Siete sempre
molto incoraggianti, voi due…"
"No, siamo solo
realisti" Precisò Remus sottovoce, provocando un attacco di risa da parte
di Sirius.
***
Lily Evans stava camminando con le
sue compagne di stanza, in silenzio, quando una figura avvolta nella sciarpa
verde e argento di Slytherin le si affiancò.
"Severus!" Esclamò,
allegramente.
Severus Piton le rivolse un timido
sorriso. "Ciao Lily"
"Vieni a tifare per
Gryffindor anche tu?" Chiese lei, ignorando le occhiatine curiose che
Maureen Sheldon e Julie Weir stavano rivolgendo loro.
"Veramente…"
"Stavo scherzando!" Rise
lei, notando la sua espressione imbarazzata. "Lo so benissimo che uno
Slytherin non potrebbe mai tifare per Gryffindor…E' impossibile"
"Tu invece farai il tifo per
Potter, vero?"
La ragazza scrollò le spalle.
"Potter è odioso, ma come Cercatore è quasi imbattibile…E poi fa sempre
parte della mia Casa"
Lui annuì, fermandosi. Erano
arrivati davanti allo stadio. "Beh…Io vado nella tribuna di Slytherin"
Disse, esitante.
Lily gli sorrise, serena. "Ci
vediamo, Severus…E mi dispiace per te, ma spero proprio che Gryffindor
vinca!"
L'altro fece una smorfia
contrariata ma ironica, e poi la guardò allontanarsi, diretta dall'altra parte
dello stadio.
***
Lily,
oh Lily
Lily, oh Lily
Lily, oh Lily
Lily, oh Lily...
[Pictures
of Lily - The Who]
James Potter stava sorvolando
velocemente lo stadio, alla ricerca del boccino. Il boato della folla e il
vento freddo che gli sfiorava il viso e gli arrossava le guance lo
elettrizzavano, e il vantaggio della sua squadra gli dava una certa
tranquillità. Per l'ennesima volta, scrutò il mare rosso e oro di Gryffindor,
portandosi vicino alle tribune. Era quasi certo di aver visto Lily dirigersi
verso lo stadio, ma doveva esserne del tutto sicuro, prima di farlo.
Poi, intravide la figura di Sirius, che si stava sbracciando nella sua
direzione. James si avvicinò ancora, abbassandosi, senza però perdere di vista
il cercatore di Ravenclaw. L'amico stava annuendo vigorosamente. Quei gesti
potevano significare una sola cosa.
Lei c'era.
James si voltò e volo in direzione
di Andrew Brody, Cacciatore di Gryffindor.
"Ehi Andy!" Gridò,
quando lo ebbe raggiunto. "Quando volete!"
L'altro annuì, prima di scartare a
sinistra per raggiungere il Cacciatore avversario, che in quel momento aveva la
pluffa.
James sorrise, e si congratulò
mentalmente con se stesso. Aveva avuto proprio una splendida idea, e quando ne
aveva parlato con i membri della squadra, nessuno aveva protestato.
*Per forza, io sono il capitano…*
"Ehi, Jamie!" Il ragazzo
si voltò a destra. Alafair Hyden, che stringeva la pluffa fra le mani, gliela
lanciò con forza.
"Incredibile!" Urlò nel
microfono il ragazzo di Hufflepuff, addetto alla cronaca dell'incontro. "Potter
ha preso la pluffa! Il Cercatore di Gryffindor ha la pluffa e si
dirige verso la porta di Ravenclaw!"
Fra le tribune si diffusero grida
di stupore, mentre la McGrannitt, attonita, chiedeva a Vitious se l'azione
fosse regolare.
"Ma che cazzo sta
combinando?!" Chiese Sirius, urlando per farsi sentire da Remus e Peter,
seduti vicino a lui sulle tribune.
"Non saprei proprio, Padfoot!"
Rispose Remus, senza perdere di vista James, che stava volando a tutta velocità
verso gli anelli della porta avversaria, evitando tutti i giocatori che gli si
paravano di fronte.
Nel frattempo, i battitori di
Gryffindor erano impegnati a volare attorno al Cercatore di Ravenclaw e a
tirargli addosso tutti i bolidi possibili, per distrarlo ed impedirgli di afferrare
il boccino. Le grida di protesta che si levavano dalla tribuna di Ravenclaw
erano così intense che quasi sovrastavano la cronaca della partita.
James continuava a volare,
incurante di tutto il trambusto che aveva causato, affiancato da Alafair e da
Andrew, pronti ad aiutarlo nel caso in cui avesse perso la pluffa. Doveva
arrivare in porta. Doveva arrivarci assolutamente.
*Dai, Jamie…ci sei quasi*
"Guarda che figo!"
Strepitò Frankie Thomas, quasi in lacrime, rivolta a Lily, che era accanto a
lei, più stupita che mai.
*Cosa sta facendo Potter?*
"Oddio è troppo bello! Forza
James!" Urlò a sua volta Sydney Wharton, seduta dall'altro lato di Lily.
James arrivò davanti alla porta di
Ravenclaw. Il portiere, ancora meravigliato, si preparò a bloccare il suo tiro,
stringendo con forza il manico della scopa con le mani.
*Ce la puoi fare Jamie…Non è
difficile*
Esalò un lungo sospiro, senza
curarsi del boato che si levò dalla tifoseria di Gryffindor. Poi mirò
all'anello di destra, che il portiere aveva lasciato più esposto, e lanciò la palla
con violenza. Dopo un paio di secondi entrò nell'anello, senza che il ragazzo
di Ravenclaw riuscisse a pararla.
"Sì! Porca puttana, sì!"
Ruggì Sirius, saltando e quasi stritolando Peter in un abbraccio.
"Ha segnato! Ha segnato, Lily!"
Gridarono insieme Frankie e Sydney.
"Bravo Potter!" Urlò
un'irriconoscibile Minerva McGrannitt, avvolta in una sciarpa rossa e oro.
James sorvolò il campo, urlando di
felicità. Ce l'aveva fatta, aveva segnato. La folla era in delirio. I
Gryffindor lo invocavano, i Slytherin lo fischiavano, i Ravenclaw lo
insultavano…
*E' ora…*
Il ragazzo estrasse la bacchetta,
che aveva infilato sotto la divisa, e se la puntò alla gola. Sempre volando ad
una grande altezza, disse: "Sonorus"
*Ci siamo*
"Lily Evans…Questo goal era
per te!"
La voce di James risuonò
magicamente amplificata nello stadio di Quidditch, che si ammutolì per la
sorpresa, ancora più grande di quella causata da un Cercatore che si impossessa
della pluffa per segnare.
***
-Note
Le parole che legge Bellatrix sono
tratte da "L'orologio" di Baudelaire, un poeta che mi piace molto…E
le sue poesie mi sembrano davvero adatte a lei ^.^
Come
al solito vi ringrazio moltissimo, sia chi legge sia chi mi ha lasciato un
commentino!
A
presto*
|
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Capitolo 18 *** *Legendary* ***
-Capitolo
diciotto-
*Legendary*
"Lily!" Frankie Thomas
continuava ad urlare, scrollando le spalle della sua compagna di stanza.
"Perché non ci hai detto che
stavi con James Potter?" Aggiunse Sydney Wharton, una sfumatura invidiosa
nella voce e gli occhi che scintillavano di una curiosità malcelata.
"Che fortunata che sei!
Quanto di invidio!" Strepitò Maureen Sheldon, aggiungendosi alle grida
delle sue amiche e saltellando sulla gradinata.
Lily era immobile, gli occhi
sbarrati, vitrei, insensibile al boato che riecheggiava nello stadio, al freddo
pungente che le arrossava le mani, alle occhiate indiscrete che le lanciavano
gli altri studenti di Gryffindor. Era a dir poco sconvolta, le parole di James
che continuavano a vorticare nella sua mente, sempre più forti ed insistenti.
*Lily Evans…questo goal era per
te!*
"Insomma! Perché non dici
nulla?!" Anche la voce di Julie Weir la raggiunse, ovattata, lontana.
*Lily Evans…questo goal era per
te!*
La ragazza parve risvegliarsi, e all'improvviso
le grida, i rumori, l'intensità dei colori delle sciarpe e degli striscioni la
aggredirono con violenza, come coltellate pungenti. James Potter stava ancora
volando, un mezzo sorriso sul volto e l'espressione soddisfatta, come se fosse
più leggero, finalmente libero da un peso. Sorvolava il campo, alla ricerca del
boccino, mentre i Cacciatori attaccavano la porta di Ravenclaw con energia,
galvanizzati dal gesto del loro capitano. Ormai Gryffindor era in vantaggio di
cinquanta punti, e l'incontro poteva terminare da un momento all'altro.
Le parve di avere gli occhi di
tutti puntati addosso, persino quelli della McGrannitt e di Dumbledore, e
all'improvviso si sentì avvampare.
*Non è possibile…non può essere
successo proprio a me*
"Lily parla! Dì
qualcosa!" Insistette Sydney.
"Sydney, per favore, lascia
perdere" Sbottò lei, con più rabbia di quanta avesse voluto. Subito dopo,
senza attendere risposte, iniziò a scendere le gradinate di corsa, ignorando le
battutine ironiche e le domande che molti studenti le rivolgevano, e sparì
oltre le tribune.
***
Rodolphus Lestrange sorrise fra sé
e sé, osservando il Cercatore di Gryffindor che proprio in quel momento
afferrava il boccino ponendo fine all'incontro. "E così il grande James
Potter si è dichiarato alla sua Mezzosangue" Commentò, rivolto al ragazzo
che stava alla sua sinistra.
Lucius scrollò le spalle. "E'
stata una trovata di pessimo gusto, ma si sa che Potter deve sempre trovare il
modo di stare al centro dell'attenzione"
"Bisogna ammettere però che è
stato molto romantico!" Disse una voce, in tono sognante. Lucius si voltò,
e fulminò con gli occhi gelidi la ragazza che si stringeva al suo braccio.
Narcissa Black si mostrava così accondiscendente, gentile e orrendamente
mielosa solo con lui.
"Per favore, Narcissa"
Le rispose, freddo. "Non mi dire che vorresti anche tu una dichiarazione
del genere"
"Oh, Lucius…" Ribatté
lei. "So bene che tu non sei il tipo! Però devo confessare che a volte un
po' più di romanticismo da parte tua non mi dispiacerebbe"
Lui le rivolse un sorriso obliquo.
"Non mi sembra che quando andiamo a letto tu abbia qualcosa da ridire sul
mio comportamento" Le sussurrò all'orecchio.
"Lucius!" Esclamò lei,
irritata, arrossendo.
"Smettetela per favore!"
Intervenne Rodolphus. "Siete rivoltanti"
"Hai ragione, Rod"
Convenne il ragazzo, guadagnandosi un'occhiataccia da parte della fidanzata.
"In ogni caso…Sono pronto a scommettere che in questo momento Potter starà
ricevendo la sua ricompensa dalla Evans, negli spogliatoi"
"Non credo che quella
ragazzina si concederà così facilmente, sai? E comunque è troppo
innocente"
"Oh, credo che sotto
quell'aspetto da angelo si nasconda un lato più interessante della
nostra Mezzosangue…"
"Già, può darsi. E non mi
dispiacerebbe affatto conoscere questo suo lato…Dopotutto, non è affatto
male, nonostante sia una sporca babbana"
Lucius rise, prima di girarsi
verso Narcissa e darle un bacio per farla smettere di parlare.
Dietro di loro, Severus Piton, che
aveva ascoltato tutta la conversazione, si alzò con un'espressione disgustata
in volto, e abbandonò la tribuna occupata dagli Slyhterin.
***
Sirius Black si sedette sulla
gradinata situata a metà della tribuna di Gryffindor, un sorriso soddisfatto
sulle labbra. La partita si era conclusa pochi minuti prima con la vittoria
della sua Casa e con una bella azione di James, che aveva afferrato il boccino
in picchiata rischiando anche di schiantarsi a terra. "E la prima partita
l'abbiamo vinta" Disse, rivolto a Remus, ancora in piedi accanto a lui.
"Già…Sperando che non
l'annullino!"
Sirius inarcò un sopracciglio.
"E perché dovrebbero?"
"Beh…Non si sa se l'azione di
Jamie sia regolare" Spiegò.
"Quale azione,
esattamente?" Chiese l'altro, ridacchiando. "Prendere la pluffa per
segnare o provarci per l'ennesima volta con Evans davanti a tutta la
scuola?"
"Spiritoso…" Ribatté
Remus. "Scommetto che Lily non sarà molto felice…L'avevo detto a Jamie di
chiedere a noi prima di fare qualunque cosa! Il solito testardo"
Sirius si strinse meglio la
sciarpa attorno al collo, per difendersi dal freddo. "In effetti l'ho
intravista poco fa mentre se ne andava, non aveva una bella cera…Ma magari si
deciderà ad arrendersi questa volta! Lo spero proprio…Sono stufo di tutte queste
scenate fra lei e Prongs"
"Devo ammettere che lo sono
anch'io, Padfoot"
***
"Potter!" La voce della
McGrannitt raggiunse James mentre stava per lasciare il campo, diretto agli
spogliatoi con il resto della squadra.
Il ragazzo si volse in direzione
della professoressa, che camminava velocemente verso di lui. Aveva ancora la
sciarpa rossa e oro avvolta come uno scialle attorno alle spalle, e l'orlo
della veste nera svolazzava sfiorando il terreno.
Quando fu abbastanza vicina, James
alzò la mano in segno di vittoria, raggiante. "Professoressa…" Disse,
per salutarla, convinto che lei l'avesse fermato per complimentarsi. Dopotutto,
come avrebbe potuto fare altrimenti? Non solo aveva afferrato il boccino con
un'azione spettacolare, ma aveva addirittura segnato un goal, proprio come un
Cacciatore!
Ma il cipiglio della direttrice di
Gryffindor non prometteva nulla di buono. "Potter!" Ripeté,
controllando a stento la rabbia. "Cosa diavolo ti è saltato in
mente?"
Il sorriso si cancellò all'istante
dal viso del ragazzo. "Scusi, non capisco…"
"Rischiamo di perdere la
partita a tavolino!" Esclamò, più irata che mai.
James spalancò la bocca, sorpreso.
"Come?"
"Hai capito bene Potter! E
tutto grazie a te…Cosa ti è preso, si può sapere? Prendere la pluffa e
andare a segnare…Sei un Cercatore, te lo devo ricordare io?"
Lui abbassò lo sguardo,
mortificato. "E ora?"
La donna sospirò. "Madama
Bumb sta verificando il regolamento, non le era mai capitato un caso
simile"
"E se fosse…irregolare?"
"Prega che non lo sia, Potter,
o ti metterò in punizione fino a giugno" Rispose, minacciosa.
"D'accordo,
professoressa" Ribatté il ragazzo, avviandosi verso gli spogliatoi.
"Ah, Potter!"
James si girò di nuovo,
preparandosi ad una nuova minaccia.
Inaspettatamente la McGrannitt gli
rivolse un sorriso, seppur tirato. "Spero che la signorina Evans valga
tutto questo" Disse, prima di raggiungere il preside e la professoressa
Sprite.
*Lo spero anch'io professoressa*
Pensò, ricominciando a camminare.
***
Lily sbuffò, infilando le mani
nelle tasche anteriori dei jeans chiari che indossava. I membri della squadra
di Gryffindor erano entrati nello spogliatoio da almeno cinque minuti, ma di lui
non c'era traccia.
*Dove cazzo sei, Potter?*
Doveva assolutamente parlargli,
dopo la grande idea che aveva avuto. Doveva essere impazzito del tutto…Non solo
si era improvvisato Cacciatore, ma aveva avuto la faccia tosta di dedicarle il
goal, davanti a tutta la scuola! E ora lei avrebbe dovuto
sopportare prese in giro e battutine sardoniche fino agli esami…Era davvero
troppo, la sua pazienza aveva un limite. L'avrebbe affrontato, subito, e gli
avrebbe detto tutto quello che pensava di lui. Che era un arrogante, un
presuntuoso, uno stronzo, un ragazzo così bello…
*Smettila, Lily Evans!*
L'avrebbe obbligato a ritrattare
tutto, a dire che si era ubriacato di Firewhisky prima della partita o
qualunque altra cosa…Ma avrebbe dovuto smentire.
Quando però vide una figura che
indossava la divisa rossa e oro avvicinarsi, il suo cuore iniziò a battere più
forte, e lei sentì un fastidioso rossore salirle alle guance.
***
Will
she
Or
won't she want him?
No
one know for sure...
[Lily
- Smashing Pumpkins]
James era ansioso di gettarsi
sotto l'acqua bollente, quando la sua attenzione fu attirata da una ragazza, in
piedi accanto agli spogliatoi. Lily Evans era lì, a pochi metri, e aveva tutta
l'aria di stare aspettando proprio lui.
Tirò un sospiro, e la raggiunse.
"Ciao, Evans" Disse, in tono neutro. Dopo la sua *dichiarazione* non
aveva idea di come l'avrebbe trattato, e preferiva procedere con calma.
Lei, che aveva gli occhi fissi sul
terreno e sembrava non essersi accorta della sua presenza, alzò il viso di
scatto. "Ciao,Potter" Rispose, le labbra imbronciate e le
sopracciglia inarcate.
James le si avvicinò ancora.
"Come va?"
Lily lo fissò, e per un istante
lui si illuse che l'avrebbe baciato. Ma lei aveva tutt'altre intenzioni.
"Come vuoi che vada?" Esclamò, dura. "Dopo quello che tu
hai fatto…Ma che cazzo ti è preso?!"
"Lily, io…"
"Mi hai fatto fare una
figuraccia davanti a tutta la scuola, professori compresi! Sarai contento
adesso…Dovrò subire battutine idiote finché starò in questa scuola!" La
ragazza aveva alzato la voce, e stringeva i pugni quasi convulsamente.
"Evans, per favore…Non ti
arrabbiare…"
"Come faccio a non
arrabbiarmi, me lo dici? Perché devi sempre metterti in mostra? Anzi, perché
devi sempre metterti in mostra e coinvolgere me? Cosa ti ho fatto di
male, si può sapere?"
James
le sorrise. "Mi
piaci, ecco cosa mi hai fatto" Rispose, con una semplicità disarmante.
Lei rimase per qualche secondo in
silenzio, il viso della stessa tonalità della sua chioma.
"Mi piaci" Proseguì.
"E volevo solo…sorprenderti"
"Potter, non sai quanto ti
odio!" Gridò Lily. "Cosa cazzo vuol dire che volevi sorprendermi?"
"Hai capito benissimo, non farmelo
ripetere" Ribatté lui, alzando a sua volta la voce. "Volevo fare in
modo che tu accettassi per una dannatissima volta di uscire con me!"
"Oh, ma certo! E per farlo
hai pensato di mettermi in ridicolo…"
"Evans, non sapevo più cosa
inventarmi! Le ho provate tutte con te, tutte…Ma tu non fai altro che
insultarmi! E lo sai perché, mh? Perché sei la persona più orgogliosa che abbia
mai incontrato! Non vuoi ammettere che ti piaccio, e ti nascondi dietro questo
presunto odio che provi per me!"
Lily sgranò gli occhi. "Io
non sono orgogliosa! E tu non mi piaci, Potter!"
"Ah no? E allora perché nello
Specchio delle Brame hai visto noi due?"
Lei si ritrasse, come se fosse
stata colpita fisicamente da quelle parole. "Allora lo sapevi davvero…Mi
hai mentito!"
"Non ti ho mentito, te lo
giuro. Ma dalla tua reazione di quella mattina, ad Erbologia…Ho capito"
Lily lo squadrò, sospettosa.
"E' la verità, Evans"
L'altra sospirò. "Come faccio
a crederti? Mi perseguiti da quando ho messo piede a Hogwarts, e non c'è stata una
volta in cui tu sia stato sincero"
James la guardò a lungo negli
occhi. "Per una volta credimi, per favore"
"Tu…Tu non puoi capire come
mi sono sentita quando ho visto me e te in quel vetro. Scoprire che la cosa che
desideravo di più eri…tu…Io ti avevo sempre odiato"
"Lo so"
"Hai ragione, io sono
orgogliosa, troppo orgogliosa. Ma ho solo paura. Paura che…che tu mi
faccia stare male ancora. Sono sette anni che succede" Lily arrossì,
rendendosi conto delle parole che aveva appena pronunciato.
Lui le sorrise. "Finalmente
ti sei decisa ad ammettere che anche io ti piaccio!"
La ragazza lo fulminò con lo
sguardo, ma lui le fece segno di non parlare. "Scusa, non volevo prenderti
in giro. Ti chiedo solo un appuntamento, Evans, solo un appuntamento. Per
parlare…Ti prometto che ti tratterò bene" Si spettinò i capelli,
guardandola con un'espressione speranzosa.
Lily ricambiò il suo sguardo,
combattuta. Cosa avrebbe dovuto fare? Ormai fingere che non le piacesse non
aveva nessun senso. Ed era stato gentile…Però era pur sempre Potter, lo stesso
Potter che si era sempre divertito a ridicolizzarla.
"Solo un paio d'ore. Così
potrai decidere se odiarmi, dopo avermi frequentato davvero"
*Cosa devo fare?*
"D'accordo, Potter"
Rispose infine Lily, annuendo.
James
si illuminò. "Davvero,
Evans? Abbiamo un appuntamento?" Esclamò, felice.
Lei sbuffò. "Non farmene
pentire…E se nel giro di dieci minuti lo viene a sapere tutta Hogwarts scordati
di vedermi anche da lontano, Potter, ti avverto!" Lo minacciò.
"Non ti preoccupare! Ma…almeno
ai Marauders lo posso dire, vero?"
"Tanto lo faresti
comunque" Rispose, rassegnata.
"Grazie Evans!" Esclamò
lui, cercando di abbracciarla.
"Ehi, calma!" Disse la
ragazza, ritraendosi.
James si passò ancora una mano fra
i capelli. "Scusa…"
"Beh…Adesso dovrei andare"
"Oh….Anch'io, meglio che vada
a cambiarmi!" Convenì James, che indossava ancora la divisa. "Allora ciao,
Evans!"
"Ciao" Lo salutò Lily,
con un piccolo sorriso.
Il ragazzo si volse e si diresse
verso lo spogliatoio. Quando posò la mano sulla maniglia della porta, la voce
di Lily lo raggiunse. "Ehi, Potter!"
Lui si girò, un'espressione
interrogativa sul viso. "Sì?"
"Io sono Lily"
"E io sono James" Disse,
sorridendo.
"Ciao James!" Esclamò,
prima di avviarsi verso il castello, il mantello che ondeggiava nell'aria.
"Ciao Lily"
***
Nello spogliatoio occupato dai
giocatori di Gryffindor c'era un allegro chiacchiericcio. Quando James entrò,
venne accolto da un caloroso abbraccio da parte di Andy Brody. "Ehi Jamie,
finalmente! Ti stavamo aspettando, dobbiamo festeggiare la vittoria!"
Esclamò entusiasta, frizionandosi i corti capelli bagnati con un asciugamano.
"Ragazzi, vi devo dire una
cosa" Esordì James, mesto.
"E' successo qualcosa?"
Gli domandò Alafair Hyden, perplessa.
Il ragazzo tirò un breve sospiro,
prima di parlare. "La McGrannitt mi ha detto che rischiamo di perdere la
partita a tavolino per colpa del goal che ho segnato…Mi dispiace, non pensavo
che rischiassimo la sconfitta!" Osservò i visi dei suoi compagni di squadra, e vide le
loro espressioni serie tramutarsi in larghi sorrisi.
"Ma non lo sai ancora?"
Esclamò Amy Taylor, Cacciatrice.
"Sapere cosa?" Ribatté
il Cercatore, sorpreso.
"Cinque minuti fa è arrivato
di corsa Adam Leery per dirci che Madama Bumb aveva finito di controllare il
regolamento…Non è riuscita a trovare una norma che impedisca ad un Cercatore di
prendere la pluffa e segnare!"
"Quindi…Abbiamo vinto?"
"Esatto!" Concluse Andy,
saltellando felice.
James corse ad abbracciare
l'amico. "E vai!"
"Abbiamo vinto, abbiamo
vinto, abbiamo vinto…" Iniziarono a cantilenare Amy ed Alafair.
"Bisogna festeggiare!" Intervenì
David Rakel, Battitore. "Andiamo in Sala Comune a farci acclamare un
po'…"
"Sono d'accordo" Disse
James, ormai euforico. "E penso che non avrò problemi ad andare giù nelle
cucine con Sirius per prendere qualche Burrobirra e dei dolci…"
"Che giornata
leggendaria!" Esclamò Alafair, esagerando.
*Puoi dirlo, 'Fair*
James Potter, dal canto suo, non
aveva proprio nulla da obiettare su quell'affermazione.
***
La lezione di Storia della Magia
era noiosa come sempre, quella mattina. La voce monotona del professor Ruf
accompagnava il brusio degli studenti che chiacchieravano sotto voce del più e
del meno, ignorando totalmente lo spettro che continuava, imperterrito, il suo
discorso sulle leggi magiche più importanti del diciannovesimo secolo.
James, seduto in fondo alla
classe, era intento a scarabocchiare su un pezzo di pergamena, disegnando
piccoli boccini. I suoi occhi, però, continuavano ad indugiare su una ragazza
seduta un paio di file più avanti. Lily Evans guardava fuori dalla finestra i
prati gelati, gli occhi velati dal sonno, i capelli raccolti con alcune forcine
e la mano sinistra che reggeva la piuma, muovendola avanti e indietro con gesti
distratti. Il ragazzo sorrise, prima di piegare di nuovo lo sguardo sul foglio
di carta, fingendosi interessato alle date che Ruf stava sciorinando in quel
momento.
"Ti puoi togliere
quell'espressione beota dalla faccia per favore?" Gli sussurrò Sirius,
seduto accanto a lui, un sorriso perfido sul volto.
L'amico fece una smorfia.
"Non ho un'espressione beota!" Rispose, piccato.
"Ti posso assicurare che ce
l'hai invece. Ti avverto che se la guardi troppo, Lily potrebbe
consumarsi…"
James gli assestò una gomitata
nelle costole. "Spiritoso…"
"Vi siete già messi d'accordo
per uscire?"
"Veramente non ci siamo più
parlati dalla partita…"
Sirius inarcò un sopracciglio.
"Fammi capire…Dovete uscire insieme e non vi parlate nemmeno, qui a
scuola? La partita è stata più di una settimana fa!"
"Beh, lo sai com'è Evans, no?
Non riesce ancora a perdonarmi per averla trattata…Come l'ho trattata per sette
anni" Spiegò il ragazzo, cancellando un boccino particolarmente brutto.
"Come darle torto, in
effetti…"
"Comunque le chiederò di uscire
con me il prossimo sabato" Continuò James, ignorando un'occhiata glaciale
che il professor Ruf aveva appena lanciato nella loro direzione.
Sirius annuì. "Mi sembra
un'idea sensata…C'è l'uscita a Hogsmeade giusto? Penso che riuscirete a trovare
una camera da letto libera da qualche parte senza problemi"
"Padfoot!"
L'amico gli fece una linguaccia.
"Come sei cambiato, Prongs! Qualche tempo fa una battuta del genere ti
avrebbe solo fatto ridere…Ti piace proprio questa Evans, mh? Se riesce a farti
rigare dritto è proprio grave"
James ridacchiò. "Temo di
esserci cascato, questa volta"
Sirius aprì la bocca per
rispondere, quando fu interrotto da una forte pacca sulla spalla. "Che
cazzo…?" Esclamò, con un tono di voce perfettamente udibile.
"Padfoot, Ruf ti sta
chiamando!" Gli sussurrò Remus, seduto dietro di lui.
Il ragazzo sgranò gli occhi, anche
se non sembrava affatto preoccupato. "Mi dica professore!" Disse,
sfoderando un sorriso ipocrita.
Ruf si schiarì la voce, seccato.
"Signor Black, possibile che lei sia così occupato a chiacchierare con
Potter da non sentire nemmeno quando la chiamo, e per ben tre volte?" L'insegnante
fece una pausa significativa, come se l'accaduto fosse troppo persino per le
sue ore di lezione. "In ogni caso, come stavo cercando di dirle…C'è
una visita per lei, l'aspettano in Sala Professori!"
"Una visita per me?"
Ripeté lui, perplesso.
"Si muova, Black, avanti! Non
vorrà fare aspettare chi è venuto a trovarla!"
"Non so proprio chi possa
essere…Ci vediamo dopo, va bene?" Sussurrò a James e Remus prima di
alzarsi.
Loro annuirono, guardando Sirius
dirigersi verso la porta e chiudersela alle spalle.
***
Where
do we go
After
we're gone?
Why
is this hard?
Do
you recognize me?
[Stockholm
sindrome - Blink 182]
Sirius entrò in Sala professori,
un'ampia stanza circolare con le pareti dipinte di verde e con spesse tende di
velluto, con un lungo tavolo ingombro di pergamene e libri, e chiuse la porta,
facendola cigolare. Quando vide una figura che guardava fuori dalla finestra,
il profilo sottile illuminato dai deboli raggi del sole di novembre, non riuscì
a trattenere il suo stupore.
"…Tu?" Esclamò,
perplesso ma felice.
"Sirius!" La giovane
donna gli si avvicinò, e lo strinse in un abbraccio sincero. Il viso di
Andromeda Black raccoglieva in sé i tratti delle sorelle minori, con gli occhi
di un blu intenso, come quelli di Bellatrix, e la bocca delicata di Narcissa.
Aveva lunghi capelli castano chiaro, ondulati e raccolti sulla nuca con un
fermaglio d'argento, e una corporatura esile, evidenziata da vestiti babbani
che indossava. Aveva terminato Hogwarts cinque anni prima, ed era già sposata
con un babbano di nascita, Ted Tonks. "So che potrà sembrare una frase di circostanza, ma
sei cambiato così tanto..." Disse, separandosi dal cugino per osservarlo
con attenzione.
Sirius le sorrise. "Non stento
a crederlo...Sono cinque anni che non ci vediamo, e allora ero solo al secondo
anno!"
"Sono già passati cinque
anni..." Andromeda si passò una mano fra i capelli. Ogni suo gesto aveva
una grazia particolare, diversa dalle movenze feline di Bellatrix o da quelle
da delicata bambola di porcellana di Narcissa.
"Scusa se te lo chiedo, ma
come mai sei qui? Di solito a Hogwarts gli studenti non ricevono visite, è
successo qualcosa di grave?"
Lei scosse il capo, con un gran
sorriso. Sembrava l'unica fonte di luce della stanza, con il viso radioso e gli
occhi che brillavano. "No, non ti preoccupare. Mi è successa una cosa
bellissima e volevo che qualcuno che avesse il mio stesso sangue lo sapesse..E
io ho solo te"
La semplicità di quelle parole
sconcertò il ragazzo, che le fece segno di continuare.
"Aspetto una bambina,
Sirius"
"E' bellissimo!" Esclamò,
con voce leggermente commosa. "Una bambina?"
"Nemmeno la magia può ancora confermarlo,
ma io so che è una bambina...Lo so e basta"
"Come la chiamerai?"
"Ninfadora" Rispose lei,
senza esitazione.
Sirius tentò di rimanere serio, ma
senza riuscirvi. "Ninfadora?" Ripeté, ridacchiando.
Andromeda imbronciò le labbra.
"Anche Ted continua a prendermi in giro e vuole che cambi idea...Ma è un
bel nome!"
"Se lo dici tu..." Rispose
l'altro, ironico. "Piuttosto...I tuoi genitori lo sanno?"
La smorfia della giovane fu molto
eloquente. "Te l'ho detto, Sirius. Della famiglia Black mi sei rimasto
solo tu, noi siamo uguali. Siamo scappati di casa, abbiamo avuto il coraggio di
ribellarci, anche se ci è costato caro. Non ho più visto mamma e papà da quando
me ne sono andata, come potrei scrivere loro o presentarmi a casa dicendo di
essere incinta?"
"Ma è pur sempre loro nipote,
potrebbero essere felici" Azzardò lui.
"Non la considererebbero loro
nipote, come ormai non considerano me loro figlia" Le parole di Andromeda
erano cariche di rassegnazione. "Per loro il sangue di questa bambina
sarebbe solo impuro, macchiato, perché ho osato sposare un Babbano"
Sirius abbassò gli occhi, furente.
"Quei bastardi!"
"Non è il caso di arrabbiarsi
per loro, non meritano neanche la nostra ira"
"Io...non ce la faccio, mi
hanno fatto troppo male" Disse, lo sguardo velato, come se stesse
osservando paesaggi lontani e sconosciuti.
"Mi dispiace, non meritavi
tutto questo" Andromeda gli si avvicinò per abbracciarlo di nuovo, quando
la porta si aprì.
"Scusate, non volevo interrompere
il vostro incontro!" Squittì il piccolo professor Vitious, fermo sulla
soglia. "Ma ho pensato che la signorina Andromeda avrebbe incontrato volentieri
anche le sue sorelle...Purtroppo la signorina Narcissa è a lezione di Erbologia
alla serra numero cinque e quindi non potrà raggiungerla, ma ho trovato la
signorina Bellatrix, che è qui con me!"
Bellatrix entrò nella stanza,
un'espressione di sfida mista a disgusto sul volto. "Andromeda" Disse
con voce strascicata.
"Bellatrix" Rispose lei,
che sembrava solo triste.
"Bene, vi lascio soli!"
Disse Vitious, che non si era accorto dell'improvvisa tensione.
Bellatrix rimase in silenzio per
qualche minuto, gli occhi che si riflettevano in quelli pressoché identici di
Sirius ed Andromeda, in piedi di fronte a lei. "Cosa sei venuta a
fare?" Chiese infine, con voce dura.
Anche i tratti del viso di sua
sorella si indurirono. "Sono venuta per parlare con Sirius, Bella"
La ragazza rise. Una risata
glaciale, di scherno. "Dovevo immaginarlo...I due reietti, i ribelli, la
gloria di casa Black. State progettando un attentato contro tutti noi per
caso? Noi che vi abbiamo fatti soffrire così tanto, che siamo stati crudeli..."
"Stai zitta!" Sibilò
Sirius, gli occhi che lampeggiavano.
"Non prendo ordini da te,
Black"
Andromeda posò la mano sul braccio
del cugino. "Va tutto bene, non ti preoccupare"
"Giusto…Mi ero dimenticata
che tu sei sempre stata superiore, sempre impassibile. La ragazza perfetta...Almeno
finchè non hai sposato quel Babbano, ovviamente"
"Bella, per favore, smettila.
Non voglio litigare con te, non ti vedo da anni..."
"Non fingere che ti importi
di me, Andromeda, lo benissimo che non è vero"
"Bellatrix...Perchè mi odi?
Cosa ti ho fatto?" Le domandò l'altra, sull'orlo delle lacrime.
"Cosa mi hai fatto? Hai
disonorato la nostra famiglia, hai fatto vergognare i nostri genitori di averti
messa al mondo, ecco cos'hai fatto!" Ribatté lei, alzando la voce.
Andromeda strinse i pugni, le braccia
abbandonate lungo i fianchi, e due lacrime che le bagnavano le guance.
"Presto avrai una nipote, Bella, lo sai?" Esclamò, la voce incrinata
dal pianto.
"Io non avrò nipoti
Mezzosangue, Andromeda"
"Sparisci, puttana!"
Sirius la afferrò per le spalle e la spinse fino alla porta.
Bellatrix afferrò la maniglia, ma prima
di uscire sussurrò qualche parola all'orecchio del cugino, afferrandogli il
braccio. "Sono la stessa puttana che ti sei portato a letto, Sirius, non
dimenticarlo"
Lui sbattè la porta con violenza,
dopo che la cugina l'ebbe oltrepassata.
***
As
a rapturous voice escapes, I will tremble a prayer
And
I'll beg for forgiveness
Your
sins into me
Your
sins into me, oh my beautiful one...
[Silver
and cold - Afi]
Un sospiro ruppe il silenzio
dell'aula di Pozioni, illuminata solo da alcune candele sospese a mezz'aria.
"Lucius…"
Il ragazzo si scostò una ciocca di
capelli dal viso, prima di posare i suoi occhi trasparenti sulla ragazza che
giaceva sotto di lui, distesa sulla cattedra. Le baciò il collo, quasi con
violenza, prima di tornare a guardarla. "Sei contenta? Cosa c'è di più
romantico di una fuga notturna dal dormitorio?" Le chiese, non senza
ironia.
Narcissa Black ricambiò il suo
sguardo, perplessa. "Lucius, io…Non so se è il caso"
Lucius Malfoy iniziò a slacciarle
la camicia della divisa, e la gettò a terra. "Volevi che fossi più
romantico…E io ti ho portata qui, nell'aula di Pozioni, dove ho persino messo
le candele, e tu non mi permetti nemmeno di fare l'amore con te? Non avrai
paura che arrivi qualcuno a quest'ora, vero?" Si stava prendendo gioco di
lei, era evidente, ma Narcissa non aveva capito.
O non voleva capire.
"Forse dovevamo rimanere in
Sala Comune" Disse, mentre le mani del ragazzo si insinuavano sotto la sua
gonna.
"Zitta" Ribatté lui,
strappandole un altro sospiro.
"Lucius, per favore"
Insistette lei, senza troppa convinzione.
Lucius le sfilò la gonna.
"Zitta…" Le sussurrò ancora.
La ragazza cedette, ed iniziò a
slacciargli a sua volta la camicia, mentre lui la baciava e le accarezzava i
capelli.
*Narcissa…Sei così bella*
Il respiro del ragazzo si fece più
veloce, mentre anche lui rimaneva senza vestiti. Le divise scolastiche
giacevano sul pavimento, un fagotto informe.
*Io ti amo*
Lucius iniziò a muoversi sopra di
lei, senza fretta.
*Io devo amarti…Perché sei
così stupida? Perché non ti rendi conto che sono solo uno stronzo? Perché ti
sei innamorata di me?*
Le fiammelle delle candele
tremolavano, vestendo i loro corpi di una luce cremosa.
***
-Note
Ho fatto fare una breve comparsa
ad Andromeda, personaggio di cui non si sa praticamente nulla e che mi
affascina, qui ne ho dato una mia piccola versione ^-^
|
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Capitolo 19 *** *Devil's eyes* ***
-Capitolo diciannove-
*Devil's
eyes*
How long will I be waiting
Till the end of time
I don't know why I'm still waiting
I can't make you mine...
[Addicted
- Simple Plan]
"Severus, aspettami!"
Una voce cristallina, la voce che
avrebbe voluto sentire sempre, in ogni momento, gli giunse da un punto
imprecisato alle sue spalle. Severus Piton, che stava camminando lungo un
corridoio dell'ala ovest del castello, si voltò, e vide Lily Evans che gli
stava sorridendo.
"Ciao, Lily" La salutò,
in tono piuttosto freddo. Quella mattina, gli sembrava particolarmente bella.
Bella ed irraggiungibile.
Lei lo raggiunse con pochi passi,
ed iniziarono a camminare insieme. "Che sonno che ho…Spero di non addormentarmi a
lezione!" Esclamò, sbadigliando.
Il ragazzo le rivolse un sorriso
tirato. "Si, anch'io…Ma nel mio caso non sarà un problema dormire, ho due
ore con Ruf!"
I due continuarono a procedere in
silenzio per qualche minuto. Nell'aria aleggiava una strana atmosfera, quasi
tesa, e rapidi sguardi correvano dall'uno all'altra, come scosse elettriche.
Dopo che ebbero superato alcune
ragazzine del primo anno di Ravenclaw, che ripetevano ad alta voce alcune
formule magiche con evidente confusione, Severus ruppe quel silenzio così
opprimente. "Posso chiederti una cosa?" Domandò, incerto, senza
guardarla in viso. Temeva che quel giorno gli occhi di Lily Evans avrebbero
perforato la sua anima, se li avesse fissati per troppo tempo.
Lei annuì.
"Come hai reagito quando
Potter ti ha dedicato quel goal, due settimane fa? Voglio dire, cosa pensi di
fare?" L'aveva fatto, le aveva rivolto quella domanda che gli gravava
sulla coscienza dal giorno della partita. Ora doveva solo aspettare. Aspettare
e sperare in una risposta che, lo sapeva, non sarebbe mai stata quella giusta.
Quella giusta per lui, almeno.
Lily si fermò, chiudendo per un
istante gli occhi. "Io…ho accettato di uscire con lui, domani"
Lui abbassò il viso, e le lastre
di pietra del pavimento incontrarono il suo sguardo. Erano fredde, prive di
vita, proprio come si sentiva lui in quel momento. Si era preparato a quelle
parole, fin da quando lui e Lily erano diventati amici, ma adesso il loro suono
era più crudele di quanto avesse immaginato. Si era preparato, da quando aveva
assistito innumerevoli volte ai loro litigi, ai loro battibecchi senza fine nei
corridoi. Si era preparato, fin da quando si era accorto delle occhiate furtive
che lei gli lanciava a lezione, convinta che nessuno se ne sarebbe accorto.
Sapeva che Lily Evans e James
Potter erano destinati a diventare una coppia, per una sorta di perverso gioco
di attrazioni che non avrebbe mai capito.
Sapeva che lui, Severus Piton, non
avrebbe mai avuto una possibilità con quella ragazza. Meritava di meglio di uno
Slytherin taciturno, solitario, sicuramente non attraente dal punto di vista
fisico, che amava le Arti Oscure. Meritava un ragazzo bello, popolare,
intelligente. Tutte qualità che, gli dispiaceva ammetterlo, Potter possedeva.
Aveva perso senza nemmeno avere l'opportunità di disputare la sua partita, ma
ora che anche la sua ultima speranza era scomparsa, la sconfitta gli parve
ancora più bruciante.
"Severus?" Lo chiamò
lei, con gentilezza. "Mi dispiace. So che lui non ti piace, non piaceva
nemmeno a me, e a dire la verità non so ancora adesso se fidarmi di lui. Ma
quando mi ha chiesto di uscire ho sentito di dover accettare. Voglio conoscerlo
di persona, parlare con lui senza litigare, per capire davvero che tipo sia. Ma
non stiamo insieme, e non so se succederà mai"
Lily era anche gentile. Aveva
cercato di minimizzare la questione, perché conosceva i suoi sentimenti. Ne era
certo…L'aveva capito, ma voleva essere onesta. Non gli aveva nascosto la verità
solo perché aveva pietà di lui. Com'era possibile che fosse stato così
fortunato, che avesse avuto la possibilità di conoscerla, di essere suo amico?
Non poteva averla, non era giusto. Scosse il capo. "Non ti preoccupare Lily, non devi
farti condizionare da me. Va tutto bene"
Lei gli prese la mano,
costringendolo a guardarla. "Ti prometto che non farò sciocchezze,
Severus" I suoi
occhi brillavano. I suoi occhi facevano nascere in lui un dolore dolce, quasi
di zucchero.
*Non guardarmi così*
"Devo andare, la lezione
comincia tra poco" Severus Piton interruppe il contatto e si allontanò
velocemente, la borsa di tela che batteva sul suo fianco, la pelle più pallida
del solito e gli occhi offuscati da un'ombra che non sarebbe scomparsa con
facilità.
***
Una relativa quiete, viziosa e
indefinita, regnava nella Sala Grande, dove gran parte degli studenti di
Hogwarts stava consumando la cena. Gli elfi domestici quel venerdì avevano
cucinato più cibo del solito, e Sirius si servì un'abbondante porzione di
salmone.
"Non so ancora bene dove la
porterò, pensavo alla Testa di Porco…Voi che ne dite?"
"Alla Testa di Porco? Ma sei
deficiente, Prongs?" Commentò Remus, scettico. "Ti ricordo che Evans non
è uno dei tuoi amici con cui sei scappato da scuola per andare ad
ubriacarti…Lei è una ragazza, loro aborriscono posti come quello!"
"E secondo te dove dovremmo
andare, allora?"
"Madama Piediburro sarebbe
più adatto…"
James fece una smorfia, disgustato.
"Ma è una merceria quell'affare, non un pub! Ci sono solo pizzi e
merletti…"
"Lo so, Jamie, lo so"
Spiegò Remus, paziente, sbocconcellando una fetta di pane. "Anche a me non
piace, ma le ragazze di solito lo adorano!"
"E allora che faccio? Io da
Madama Piediburro non ci voglio andare!"
Sirius distolse l'attenzione dal
suo pesce, e si rivolse all'amico in tono leggermente seccato. "Lasciati
dare qualche consiglio, Prongs. Numero uno: smettila di guardare se Lily c'è,
perché Lily non c'è. Numero due: portala a mangiare qualcosa nella
pasticceria di Hogsmeade, ci sono solo due o tre tavolini e non c'è mai gente
della scuola. Numero tre: smettila di farti queste seghe mentali, sei
patetico!" Sbottò infine, tornando alla sua pietanza come se niente fosse.
James si illuminò in viso.
"Ehi Padfoot, grazie! Devo ammettere che per una volta sei stato di grande
aiuto…"
"Per una volta?"
"Ok…Sei indispensabile, un
dio, senza di te i Marauders sarebbero persi! Contento?"
Sirius fece un gran sorriso, e
ricominciò a mangiare.
"Oh, guarda chi c'è" Disse Remus, caustico, mentre indugiava con gli occhi chiari in
direzione dell'entrata.
"Secondo me arriva in ritardo
apposta per farsi ammirare da tutti…Non che non ne sia degna, è chiaro, però le
esibizioniste non mi piacciono" Rincarò la dose James, supportato da cenni
d'assenso da parte di Peter, troppo occupato a magiare la sua carne per
parlare.
Sirius spostò lo sguardo verso
l'ingresso della Sala Grande, fino ad intravedere Bellatrix Black, che si stava
dirigendo verso il tavolo di Slytherin. Indossava una maglia di sottile lana
nera, su cui era gettata la cravatta verde e argento della sua Casa, il nodo
allentato ad arte. Le gambe longilinee erano coperte fino a metà polpaccio da
un paio di stivali, e una gonna a pieghe grigio perla incredibilmente corta ne
avvolgeva pochi altri centimetri. Gli occhi erano truccati di nero, e i lunghi
capelli erano raccolti in una pettinatura elaborata da cui sfuggivano ciocche
che le sfioravano le spalle. Mentre camminava, la maggior parte degli sguardi
maschili si soffermò su di lei, ma Bellatrix non diede segno di essersene
accorta. Pareva che fosse sola nella grande stanza, e il rumore dei tacchi
risuonò in un silenzio innaturale finché non si sedette a metà del tavolo,
vicino a sua sorella Narcissa che le rivolse un'occhiata severa.
"Perché ti devi sempre
mettere in mostra, Bella?" Le sibilò stizzita. "Guarda come ti sei
combinata, sembri una prostituta da quattro soldi" Le disse, senza mezzi
termini.
La sorella, in tutta risposta,
scrollò le spalle e si servì dell'insalata.
Sirius aveva continuato ad
osservarla. La sua bellezza cresceva ogni giorno, in maniera esponenziale,
almeno ai suoi occhi. E il dolore sordo dentro di lui si faceva sempre più
intenso. Era lei a fargli male, i suoi atteggiamenti da gatta, le sue
occhiate veloci, la sua assenza. Ormai poteva avvertirla, come se fosse
tangibile. Era la sua assenza che lo stava portando sull'orlo della pazzia. Il
non poter toccare i suoi capelli, la sua pelle, il non poter fare l'amore con
lei.
Bellatrix Black era come una droga
pericolosa e letale, un veleno che lo stava uccidendo.
Quando spostò di nuovo lo sguardo
nella sua direzione, una fitta lo assalì. Bellatrix stava parlando con Cameron
Raylee, capitano della squadra di Quidditch di Slytherin, un ragazzo molto
attraente che riscuoteva un certo successo fra la popolazione femminile della
scuola. Lei rideva alle sue parole, e continuava a sfiorargli la mano, con
gesti lenti e studiati. Quando, pochi istanti dopo, si accorse che suo cugino
la stava osservando, gli rivolse un breve sorriso. Subito dopo, si sporse verso
il suo interlocutore e lo baciò sul collo, suscitando risatine da parte delle
persone sedute ai loro lati e il broncio di Narcissa.
Sirius strinse convulsamente la
forchetta. Stava davvero esagerando. Lo stava provocando, e sembrava riuscirci
con ogni suo gesto, con ogni sua parola, con ogni suo sguardo. E lui aveva
abboccato, vittima imprigionata nella tela di un ragno. Ormai era caduto in una
spirale senza fine, e non sarebbe più stato in grado di uscirne. Aveva ceduto,
e ora lei non doveva oltrepassare il limite. Lei era sua, e nessuno
poteva toccarla.
Nessuno.
"Ehi, Padfoot, stai
bene?" Gli chiese Remus.
"Rem ha ragione, c'è qualcosa
che non va?" Aggiunse James, preoccupato.
Lui scosse la testa, con troppa
convinzione per risultare credibile. "No, io…Devo andare, ci vediamo dopo
in Sala Comune" Disse in fretta, prima di alzarsi e dirigersi verso
l'uscita, sparendo subito dopo.
***
Narcissa Black lanciò l'ennesima
occhiata torva alla sorella, seduta di fronte a lei, che continuava a provocare
Cameron Raylee. Non poteva comportarsi così, non doveva. Bellatrix aveva
la grande capacità di attirare sempre l'attenzione di tutti: quando entrava in
una stanza, il tempo sembrava fermarsi. Gli atteggiamenti di sua sorella
somigliavano in maniera incredibile a quelli della madre Leanne. Possedevano lo
stesso carisma, lo stesso carattere spigoloso e tagliente, la stessa bellezza
maledetta e conturbante. Loro erano uguali.
E lei, Narcissa? A chi
assomigliava? A chi poteva appoggiarsi? A suo padre Simon, un debole fantoccio
nelle mani della moglie? A quella rinnegata di Andromeda? A volte pensava persino
che il sangue dei Black non scorresse nelle sue vene, a volte si sentiva così
diversa dagli altri membri della sua famiglia da aver voglia di fuggire.
Fuggire lontano, dove nessuno la conosceva.
"La finisci di guardarmi
così, Narcissa?" Sbottò Bellatrix. "Se hai intenzione di farmi la
predica risparmia le tue energie, per favore"
Narcissa si scostò i capelli
biondi dal viso, e alzò una mano, rassegnata. Con sua sorella non si poteva
ragionare.
"Signorina Black?" Una
voce seccata distolse le due ragazze dalla loro silenziosa battaglia.
"Bellatrix Black" Precisò Minerva McGrannitt, le braccia incrociate
che poggiavano sulla veste color smeraldo.
Bellatrix si voltò verso la donna,
sorridendo sfacciata. "Mi dica, professoressa"
L'altra non si lasciò impressionare
dall'atteggiamento a dir poco indisponente della sua alunna. "Volevo
parlarle del suo…abbigliamento. Le ricordo che durante la settimana, venerdì
sera compreso, è obbligatorio indossare la divisa negli spazi comuni, e la
Sala Grande mi sembra uno di questi, fino a prova contraria. La invito ad
indossare abiti più consoni, almeno quando ci sono dei professori che la
possono vedere"
La ragazza si arrotolò una ciocca
di capelli attorno al dito, e fece un segno affermativo con il capo,
accavallando con lentezza le gambe. "D'accordo, professoressa, ho
capito" Disse, senza mascherare l'ironia contenuta nella sua voce.
Minerva McGrannitt la fulminò con
lo sguardo. "Mi auguro di non doverla riprendere altre volte, signorina
Black, o sarò costretta a togliere punti a Slytherin" Così dicendo, la
donna si allontanò a passo spedito, e tornò a sedersi al tavolo degli
insegnanti, il solito cipiglio autoritario dipinto in volto.
"Sarai contenta adesso, sei
anche riuscita a farti rimproverare dalla McGrannitt" Esclamò Narcissa,
contrariata.
"Molto contenta, in effetti.
Ora, se non ti dispiace, me ne vado in Sala Comune, Narcissa"
Bellatrix, senza degnare Cameron
Raylee di un ulteriore sguardo e senza salutare nessuno, si alzò e lasciò la
Sala Grande. Di nuovo, molti ragazzi lanciarono occhiate colme di ammirazione a
quella ragazza che potevano solo guardare da lontano.
***
Don't
want to touch you, but you're under my skin
I want to taste you, but your lips are venomous poison
Your poison runnin' through my veins
Your poison, I don't want to break these chains...
[Poison
- Alice Cooper]
Il corridoio era illuminato solo
da qualche torcia, le cui fiamme tingevano di riflessi rossastri le lastre di
pietra del pavimento. Faceva freddo, nei sotterranei, e il ragazzo affondò le
mani nelle tasche dei pantaloni, tentando di scaldarle. L'entrata della Sala
Comune di Slytherin doveva aprirsi da qualche parte, in quella lunga parete,
nascosta agli occhi degli studenti delle altre Case.
Gli Slytherin amavano i segreti,
li custodivano come tesori.
Tutti sapevano dov'era situata la
torre di Gryffindor, o quella di Ravenclaw, o i dormitori di Hufflepuff. Ma
nessuno, a parte gli Slytherin stessi, frequentava quella parte del castello,
sepolta sotto metri di pietre e cemento.
Sirius si addossò alla parete,
nascosto da una rientranza del muro. I capelli gli coprivano le guance, ma lui
non li scostò. I suoi occhi sembravano due piccoli lumi nella tenebra che gli
gravava sulle spalle.
Lei sarebbe passata, lo sapeva.
L'avrebbe aspettata, anche tutta la sera se necessario. Ma la fortuna sembrava
averlo baciato, quel giorno. Dopo pochi minuti, uno scalpiccio di tacchi
conosciuti si fece sempre più vicino, accompagnato da un intenso aroma di
cannella. Quando la ragazza fu a pochi centimetri da lui, Sirius emerse
dall'ombra.
Bellatrix rise, appoggiando le
mani sui fianchi. "Sapevo che ti avrei trovato qui, Black" Aspirò una
lunga boccata di fumo, e buttò il mozzicone di sigaretta a terra,
schiacciandolo con il tacco.
Sirius la afferrò per le braccia, sfiorandole
quasi le labbra con le sue. "Cosa stavi facendo con Raylee?" Le
chiese bruscamente, le mani che la stringevano sempre più forte.
Per una frazione di secondo,
un'ombra di paura le attraversò gli occhi. "Mi stai facendo male"
Sibilò, liberandosi dalla sua presa. "E poi…Sei geloso, per caso?" Un
sorriso sardonico tornò ad aleggiare sul suo viso.
Il ragazzo la spinse contro la
parete, in modo che non potesse muoversi. "Non ci provare mai più, hai
capito? Non provare mai più a fare la puttana con un altro, sono stato
chiaro?"
Bellatrix rise di nuovo. "Non
credevo che fossi così possessivo…"
"Tu sei mia,
Bella" Ripeté, prima di iniziare a baciarla con violenza.
"Finalmente ti sei arreso al
destino, Black" Disse lei, prima di iniziare a rispondere al suo bacio, il
corpo schiacciato contro le pietre fredde del muro e le braccia serrate attorno
al collo del cugino.
***
Quel sabato mattina un cielo di un
ingannevole turchese intenso accolse gli studenti, che si erano radunati nel
cortile d'ingresso per recarsi a Hogsmeade. In realtà, una brezza gelata
spazzava la ghiaia, bruciava l'erba del parco ed obbligava i ragazzi a
stringersi nei loro mantelli e ad avvolgersi bene nelle sciarpe.
Lily Evans, il mantello nero della
divisa e la sciarpa di Gryffindor al collo, aspettava vicino all'entrata del
castello, i capelli tinti di riflessi dorati dai raggi del sole e gli occhi
semichiusi per il freddo.
"Ehi, Lily!" La voce di
James Potter, che proveniva da dietro la sua schiena, la fece sobbalzare
leggermente.
"Ciao, James" Rispose,
in imbarazzo. Molte occhiate sorprese e curiose si posarono su di loro, mentre
si avviavano verso il cancello insieme agli altri alunni, euforici per la
giornata di libertà.
"Dove ti piacerebbe
andare?" Domandò James, che non sembrava avere molti argomenti di
conversazione come suo solito. Aveva cercato di domare i suoi capelli con una
buona dose di gel, che faceva assomigliare la sua testa ad una torta coperta di
gelatina, e continuava a gesticolare con le mani guantate di nero.
"Lascio scegliere a te"
Gli disse lei, con un piccolo sorriso. "Dovrei solo comprare una piuma
nuova…Se non ti dispiace"
"Non c'è problema"
Ribatté il ragazzo, cercando di mostrarsi disinvolto.
"Ehi, ciao Lily!" Sydney
Wharton e Maureen Sheldon li superarono, guardandoli stupefatte.
"Ciao James!" Sirius
Black e Remus Lupin passarono poco dopo, rivolgendo identici sorrisini ironici
al loro amico.
"Sembra che faremo notizia
oggi" Commentò James.
"Già…non ti danno fastidio?
Tutti pronti a parlare di noi, e chissà in quali termini!" Chiese Lily,
mentre varcavano il cancello della scuola.
"E perché dovrei? Sono solo
invidiosi"
"Invidiosi di cosa?"
James
le sorrise. "Invidiosi
perché esco con una ragazza così carina"
"Grazie" Rispose lei,
sentendosi arrossire. "Però…Le ragazze di cosa saranno invidiose,
allora?"
"Sono invidiose perché esci
con il ragazzo più figo della scuola, ovviamente" Ribatté l'altro,
convinto.
"Chissà perché sospettavo che
avresti risposto in questo modo…Sei il solito montato, Potter!"
I due, ridendo fra loro, salirono
sulle carrozze senza cavalli che li avrebbero condotti al villaggio di
Hogsmeade, l'imbarazzo che gradualmente si scioglieva come neve al sole.
***
La stanza era piccola e fredda,
spoglia, arredata solo da un letto e da una scrivania di legno scuro. L'uomo
sedeva compostamente, il viso immerso nella penombra creata dalle imposte
chiuse, il sorriso che sembrava scintillare.
"Mi è stato riferito che sei
un estimatore delle Arti Oscure e un esperto, nonostante la tua giovane età. Ho
voluto incontrarti di persona per questo motivo" La sua voce era tagliente
e melodiosa, ghiacciata e incandescente, monotona e vivace, una musica che
riusciva ad incantare senza bisogno di una bacchetta.
Il ragazzo annuì, timidamente, le
mani dietro la schiena coperta dal mantello di spessa lana nera.
"Avvicinati" Continuò.
"Lascia che ti veda bene"
Lui mosse qualche passo, la pelle
pallida, i capelli scuri che gli cadevano sulle guance scarne. Poteva quasi
percepire l'aura di potere che il mago emanava, come un'emulsione profumata di
pericolo.
Quando il suo viso uscì
dall'ombra, riuscì a stento a nascondere il suo stupore. Era la persona più
bella che avesse mai incontrato, ma allo stesso tempo anche la più
raccapricciante.
I capelli mossi gli sfioravano le
spalle e gli incorniciavano il viso, di un pallore quasi irreale. Aveva una
bocca carnosa, lineamenti quasi effeminati, un naso importante, e occhi scuri
come una notte senza stelle. Occhi che incutevano un terrore folle, una
soggezione innaturale, occhi che sembravano in grado di scrutare ogni anfratto
delle anime umane.
Gli occhi del diavolo.
Gli prese il volto fra le mani, e
lui sentì un brivido irradiarsi rapido lungo la schiena. Puntò lo sguardo nel
suo, e il ragazzo si sentì indifeso come mai prima, i muri che aveva costruito
a sua protezione che crollavano miseramente, uno dopo l'altro.
"Sei sicuro di volerlo fare?
Dopo non potrai più tornare indietro…E io non sono disposto a perdonare"
L'altro annuì.
"Sei coraggioso, per avere solo
diciassette anni. Ma voglio darti ancora un po' di tempo per pensarci"
"Perché?…Posso
chiederlo?"
Il mago rise brevemente, senza
sentimento. "Questa domanda dimostra ancora una volta la tua audacia, ragazzo.
Ma anche la tua ingenuità…Io so perché non hai chiesto di unirti a me e ai miei
seguaci prima"
Lui sgranò gli occhi, sempre più
inquieto.
"Ti stupisci per così poco?
Quanto ignori del mio potere immenso!" l'uomo tornò a sedersi alla scrivania,
con calma. "Ti darò tempo fino alla fine di giugno, dopo che avrai
terminato i tuoi esami" Disse poi, con un tono che non accettava repliche.
Il ragazzo si passò una mano sulla
nuca, che nonostante il freddo era imperlata di sudore.
"Ora vai, si sta facendo
tardi. E mi raccomando, Severus Piton: non diventare mio servitore solo perché
una persona che amavi ti ha deluso. Lord Voldemort non è lo strumento per la
vendetta altrui, il suo potere non verrà utilizzato per questi scopi, ricordalo
o potresti pentirtene"
Severus Piton annuì, troppo
sconvolto per parlare, e abbandonò la stanza subito dopo, il cuore che batteva
all'impazzata e una miriade di pensieri che aleggiavano nella sua mente.
***
And
when I'm with her I feel fine
If
I could kiss her I wouldn't mind
The time it
took to find...
[Lily
- Smashing Pumpkins]
La piccola pasticceria di Hogsmeade
era vuota, ad accezione della proprietaria, una strega anziana dall'aria ancora
energica ed allegra che indossava una lunga veste azzurra.
"Allora, com'è uscire con
James Potter?" Chiese un ragazzo dai capelli scuri arruffati, seduto ad
uno dei pochi tavolini.
Una ragazza dagli intensi occhi
verdi scrollò le spalle, mangiando un boccone di un dolce al cioccolato.
"Non è poi così terribile, devo ammetterlo" Gli disse, sorridendo.
James rispose al suo sorriso, con
aria trionfante. "Cosa ti avevo detto? Lo sapevo che non saresti stata
capace di resistermi…"
"Calma, James, calma…Come al
solito stai esagerando!" Rispose lei, frugando nella borsa. Dopo, estrasse
da un pacchetto una lunga sigaretta, e l'accese con la bacchetta. Un profumo di
arancia si mescolò a quello di cioccolato, zucchero e caffè di cui era
impregnata la stanza.
Lui la guardò stupefatto. "Fumi?"
Lily rise di fronte alla sua
espressione. "Sei sconvolto?"
"No…Beh, forse un po' "
Ammise. "Non mi aspettavo che una ragazza…"
"Un po' sfigata?"
Suggerì lei, senza rabbia.
"Ecco, a dire il vero sì. Comunque…Non
credevo proprio che una ragazza come te potesse fumare"
"Quante cose non sai di me,
Potter!" Ribatté, soffiando il fumo profumato verso l'alto.
*E spero di scoprirle presto, Lily*
James continuò a guardarla, mentre
mangiava distratto la sua fetta di crostata.
***
-Note
Per quanto riguarda il paragrafo
su Severus e Voldemort… Beh, non si sa molto dai libri della Rowling
sull'argomento, quindi questa è la mia versione dei fatti, dei motivi per cui
Severus abbia deciso di unirsi ai Mangiamorte. E ne parlerò poi ancora, per
spiegare meglio.
|
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Capitolo 20 *** *Snowballs and tears* ***
-Capitolo
venti-
*Snowballs
and tears*
I
get kinda shaky when they mention you
I just lose my cool
My friends tell me
something
has come over me
And I think I know what it is...
[I
think I'm in love with you - Jessica Simpson]
"E poi? L'hai baciata?"
La voce divertita di Remus Lupin riecheggiò nella stanza del
dormitorio, nella torre di Gryffindor. Il ragazzo, i capelli
chiari sparsi sul cuscino, gli occhi azzurri annebbiati dal sonno, un vecchio
pigiama indossato sotto un maglione grigio troppo grande per lui, si sistemò
meglio sotto le coltri del suo letto.
In quel
momento, la grande
pendola che si trovava nella Sala Comune battè l'una. I ticchettii stanchi portavano su di sé il peso di numerosi anni trascorsi a segnare il
tempo, che trascorreva placido ma inesorabile.
James Potter, coricato a sua volta
sul letto, le braccia appoggiate dietro al capo, gli occhiali gettati sul
comodino accanto a lui, sbuffò spazientito. "Come te lo devo dire, Moony?
Non è successo nulla, siamo solo andati in giro e abbiamo parlato!"
"Ormai Prongs è diventato un
santo, non tocca più una ragazza nemmeno con un dito…" L'intervento di
Sirius Black gli costò un'energica cuscinata in pieno viso.
"Molto spiritoso,
Padfoot" Sibilò l'interessato, che però non riuscì a trattenere un sorriso.
"Comunque…Sono stato bene oggi, davvero" Proseguì poi, l'espressione
del volto all'improvviso seria.
I suoi amici gli rivolsero due
identici sorrisi colmi di comprensione. "Sembra proprio che tu l'abbia
trovata, Jamie" Sentenziò Remus, abbracciando il suo cuscino.
"Trovata cosa?" Gli
chiese lui di rimando, perplesso.
"La ragazza giusta, no?"
Rispose Sirius. "Quella che ti fa smettere di far cazzate, per la
precisione"
Il ragazzo scrollò le spalle.
"Sì, può darsi" Si limitò a controbattere, anche se i suoi occhi, che brillavano felici, smentirono subito le sue
caute parole.
***
Quando Lily
entrò nella sua stanza il silenzio
vi regnava sovrano, interrotto solo dai respiri regolari delle altre ragazze.
Era rimasta fino a tardi in Sala Comune, seduta in un angolo appartato a
leggere, proprio per evitare le domande curiose che Frankie
Thomas e le altre le avrebbero sicuramente rivolto, ansiose di conoscere il
maggior numero di particolari sul suo appuntamento con James. Quella sera a
cena, nonostante fosse scesa in Sala Grande molto presto, aveva già dovuto
sopportare gli sguardi ostili di almeno una decina di ragazze di Ravenclaw e Hufflepuff,
grandi ammiratrici di James, e non voleva parlare ancora della giornata a
Hogsmeade.
Si infilò sotto le
coperte, senza fare rumore, e rimase ad osservare la luna, quello spicchio d'argento che
illuminava il dormitorio con i suoi raggi di luce lattescente. Sospirò lievemente, mentre il pensiero di James Potter, per l'ennesima volta da
quando si erano separati poche ore prima, tornava ad occupare la sua mente. Si
era divertita quel pomeriggio, non poteva negarlo, e aveva anche scoperto dei
lati di quel ragazzo che fino ad allora erano stati per lei sconosciuti. Aveva
scoperto che non era così arrogante come poteva sembrare, che era intelligente, un'intelligenza che andava al di là
di quella puramente scolastica, e che sapeva essere simpatico. Nonostante tutti i suoi difetti, doveva ammettere che James tutto
sommato non era così popolare a Hogwarts per puro caso.
E all'improvviso, quell'immagine
che aveva visto nello Specchio delle Brame non le sembrava più così assurda e
priva di senso. Forse, era riuscita a capire perché si sentisse attratta da
quel ragazzo che aveva odiato per più di sei anni.
Lo Specchio, semplicemente,
era già a conoscenza di quello che lei stessa non era ancora in grado di
sapere.
***
Nel sotterraneo dove si svolgevano
le lezioni di Pozioni, la voce del professor Slughorn (*) scandiva la lista di
ingredienti necessari per una soluzione particolarmente complessa,
fra il silenzio dei suoi alunni.
Severus Piton, in fondo all'aula,
estrasse alcune erbe da una serie di boccette che aveva sistemato sul banco. Iniziò a sminuzzarle con cura quasi maniacale e con gesti
meccanici mentre la
sua mente vagava altrove, distratta da pensieri ben più gravosi di una pozione.
Il viso niveo di Lord Voldemort
aveva popolato i suoi incubi per tutta la notte, e le sue parole continuavano a
risuonare dentro di lui come il suono sinistro di una campana incrinata.
*Non diventare mio servitore solo
perché una persona che amavi ti ha deluso…Lord Voldemort non è lo strumento per
la vendetta altrui, il potere di Lord Voldemort non verrà utilizzato per questi
scopi…*
Era rimasto impietrito
quando il mago aveva smesso di parlare. Come aveva fatto a sapere? Come aveva
fatto a capire che si era recato da lui perché uno smanioso desiderio di
vendetta e un oppressivo malessere l'avevano colto all'improvviso?
E tutto per lei.
Erano
passati due giorni dall'ultima volta in cui aveva visto Lily Evans, da quando
lei gli aveva rivelato che sarebbe uscita con James Potter. E lui era
stato dimenticato. Ancora una volta. Anche Lily lo stava lasciando, come aveva
fatto suo padre, come avevano fatto tutti i suoi compagni di Slytherin che
l'avevano sempre ignorato. Si stava affezionando alla loro amicizia, a
quel palliativo che gli permetteva di vederla, di starle vicino. Anche solo per
ridere. Anche solo per fumare una sigaretta insieme. E tutto stava già per
finire, lo sapeva. Come una bolla di sapone.
Bella, ma terribilmente
effimera.
E la tristezza l'aveva assalito,
la rabbia contro quella ragazza che si era permessa di fargli provare quei
sentimenti così intensi e allo stesso tempo così strani. Lei non ne aveva colpa, ma si era sentito mancare il terreno sotto i piedi. E il
bisogno di altre certezze aveva avuto la meglio. Da lì a quel colloquio con
Lord Voldemort, il passo era stato breve. Forse troppo breve. Quell'uomo così
affascinante e potente gli aveva concesso altro tempo. Fino a giugno, fino alla
fine degli esami. Dopo, non ci sarebbero state altre occasioni per rimandare.
Dopo, avrebbe dovuto decidere se unirsi ai Mangiamorte, i seguaci di
Voldemort.
Il loro potere si stava
rafforzando in fretta. Presto il Ministero della Magia avrebbe iniziato a
tremare sotto i colpi di un gruppo che in fin dei conti era formato da
estremisti, da ribelli che difendevano a spada tratta la purezza del sangue e
tutte quelle caratteristiche della parte di società magica che diventava ogni
giorno più esigua e debole, imbastardita dal germe dei Mezzosangue.
Si era subito sentito
attratto da loro, fin da quel primo incontro, nel giugno dell'anno precedente.
Era stato Lucius Malfoy a parlargliene, forse in un eccesso di buonismo, o
forse più semplicemente perché Voldemort gli aveva ordinato di spargere la voce
il più possibile fra i membri di Slytherin, per tradizione tutti provenienti da
famiglie Purosangue. E lui aveva accettato, si era recato con una decina di
altri studenti in quella piccola casa in rovina, ai margini del villaggio di
Hogsmeade. Le parole di Voldemort li avevano stregati, con le loro promesse di
supremazia e ricchezza, e anche lui aveva sentito una forza crescere nel suo
animo, nella sua coscienza. La
sua passione per le Arti Oscure aveva fatto il resto, e senza nemmeno
accorgersene si era trovato invischiato in quella rete. La rete dei
Mangiamorte. Era ancora troppo giovane, un sedicenne pieno di paure e
frustrazioni, e nessuno si era più fatto vivo per reclutarlo.
Ma ora era quasi arrivato il
momento. Sette mesi, e avrebbe deciso. La paura attanagliava già ogni
parte del suo corpo, e dentro di sé pregava perché qualcosa, o
qualcuno, lo convincesse a cambiare idea. Lo salvasse da quel cammino che, ne
era consapevole, l'avrebbe condotto alla rovina. Quel cammino che avrebbe
intrapreso solo per dimostrare al mondo che non era poi così debole e
malaticcio, così insignificante e indegno di amore e attenzione. Ma
sapeva altrettanto bene che l'unica persona che sarebbe stato disposto ad
ascoltare presto avrebbe voltato i suoi occhi di smeraldo verso un altro,
gettandolo nell'ombra.
*Lily*
Un fumo sottile, che profumava di
muschio, si levò dal calderone di Severus, che continuava a mescolare la sua
pozione con gesti rabbiosi.
***
Wedding
bells ain't gonna chime
With both of us guilty of crime
And both of us sentenced to time
And now we're all alone...
[Protect
me from what I want - Placebo]
Con i primi giorni di dicembre,
una spessa coltre di neve aveva iniziato ad imbiancare il parco e le torri del
castello, rendendolo simile ad una grossa torta coperta di panna. Molti
studenti avevano deciso di abbandonare i libri e avevano sfidato il
freddo, lanciandosi in agguerrite battaglie a colpi di palle di neve oppure
dedicandosi a più tranquille passeggiate ai bordi del lago.
Narcissa Black, avvolta in un
lungo mantello blu scuro, stava camminando con aria annoiata, gli occhi chiari
che scrutavano torvi un gruppetto di ragazzi del sesto anno di Ravenclaw che
poco lontano ridevano e gridavano. La neve non le era mai
piaciuta. Tutto quel bianco che sembrava doverla accecare da un momento
all'altro, tutti quei ragazzi e quelle ragazze che all'improvviso si
trasformavano in bambini di sei anni, l'acqua che le penetrava nelle scarpe e
le inzuppava l'orlo della veste. Tutto le risultava molesto, sgradito.
Si avvicinò alla capanna del
guardiacaccia, dal cui camino usciva un sottile rivolo di fumo grigiastro. Lì,
accanto al grande orto delle zucche, c'era sua sorella Bellatrix. Indossava un mantello identico al suo, regalo che avevano ricevuto entrambe il
Natale precedente. Narcissa si trovò a pensare che forse quell'indumento era
una delle poche cose che le accomunasse.
"Bella" Disse,
quasi rassegnata.
Lei
le rivolse un piccolo
sorriso, non era privo della solita sfumatura impertinente.
"Ciao" Rispose, con voce neutra.
Narcissa
le si affiancò, ed
iniziarono a camminare di nuovo. "Perché hai voluto che ci vedessimo qui?
Potevamo parlare in Sala Comune, senza prendere tutto questo freddo"
Chiese, bruscamente.
La
sorella scrollò le spalle.
"Andiamo, rilassati. E' così bello qui...Adoro la neve"
*Lo so*
Un ricordo affiorò nella mente di
Narcissa.
Era gennaio, un gennaio troppo gelido per il clima inglese.
La neve era caduta abbondante durante la notte, e non sembrava avere
intenzione di fermarsi. Grossi fiocchi candidi scendevano volteggiando dal
cielo e si fermavano placidi sui davanzali della loro
casa di Londra, un elegante stabile nel centro della città magica dove si
erano recate per trascorrere l'inverno.
Bellatrix, che aveva compiuto da poco sette anni, si era alzata molto presto,
quella mattina, e si era precipitata nella sua stanza per svegliarla.
"Narcissa! Svegliati, c'è la
neve!" Aveva esclamato, eccitata, i capelli corvini, all'epoca molto più
corti, tutti arruffati.
Lei le aveva lanciato uno sguardo seccato, sbuffando. "Bella! Lo
sai che io odio la neve! Perché mi hai svegliata?" Aveva strepitato a sua
volta, tirandosi a sedere e lisciandosi una ciocca di capelli con le sue manine
da bambina di sei anni.
Bellatrix
aveva imbronciato le labbra,
fulminandola con gli occhi di zaffiro che già allora esercitavano un
magnetismo del tutto particolare. "Questo vuol dire che non vuoi venire a
giocare con me?" Le aveva domandato, delusa ed arrabbiata.
"Proprio così" Aveva
ribattuto, ostinata.
"Ti odio, Narcissa!"
Aveva gridato l'altra, lasciando la stanza subito dopo.
Quando, circa un'ora dopo,
Narcissa era uscita, all'insaputa dei genitori che ancora dormivano, aveva
visto sua sorella seduta sul marciapiede del palazzo di fronte. Aveva ancora
lo stesso broncio dipinto sul viso pallido, e tracciava piccoli solchi nella
neve con la punta della scarpa. Accanto a lei, un cumulo di neve ricordava la
forma di un pupazzo, riuscito piuttosto male.
"Non giochi, Bella?" Le
aveva domandato, non senza una punta di soddisfazione, sedendosi accanto a lei,
le mani avvolte in un paio di piccoli guanti di lana azzurra e un berretto
dello stesso colore calcato sul capo.
Bellatrix le aveva fatto una
linguaccia prima di parlare, in tono quasi mortificato. "A me
piace tanto la neve...Ma non mi divertivo a farlo da sola, il pupazzo"
Le aveva sorriso. "Vuoi
farlo con me?"
Bellatrix le aveva sorriso a sua
volta. "Davvero?" Aveva esclamato, all'improvviso entusiasta.
"Davvero"
"Grazie Narcissa, ti voglio
tanto bene!" L'aveva abbracciata, con la sincerità che solo i
bambini possiedono, e lei si era sentita felice.
Mezz'ora
dopo la madre Leanne si
era alzata, e aveva trovato i letti delle figlie vuoti. Mezz'ora dopo, un'elfa
domestica, rabbrividendo per il freddo, era stata inviata bruscamente a
recuperarle. Mezz'ora dopo, in un angolo del marciapiede, un bellissimo pupazzo
di nome Joe sorrideva con la sua bocca di neve.
"Narcissa? Mi stai
ascoltando?" La voce insolitamente calma e persino venata di preoccupazione
di Bellatrix la riportò alla realtà.
La ragazza scosse il capo.
"Scusami, ero soprappensiero"
L'altra
sospirò. "Ti devo
parlare" Annunciò, seria.
Lei
inarcò un sopracciglio,
sospettosa. "E' successo qualcosa?"
"Sono stata chiamata" I
capelli di Bellatrix si stagliavano contro il bianco candido che le circondava.
Narcissa sgranò gli occhi.
"Da lui?"
La
sorella annuì, le mani guantate di
nero che si alzarono a sfiorarle per un istante le guance arrossate dal freddo.
"E cosa vuoi fare?"
Bellatrix abbassò il viso.
"Mi ha dato tempo fino a giugno per decidere, ma penso di accettare"
Rispose, risoluta.
Narcissa si strinse nella sciarpa
di lana bianca che le avvolgeva il collo. Quelle due bambine così unite, che
giocavano insieme sul marciapiedi davanti a casa, non esistevano più. Ormai
erano morte, sepolte chissà dove nei loro animi. Ormai, si stavano trasformando
in due estranee. Due persone totalmente diverse. "L'ho incontrato anch'io"
Bellatrix parve sorpresa da quelle
parole. "Tu?" Ripeté. "Ma…Pensavo che non fossi interessata al
suo progetto!"
"Infatti non lo sono, Bella,
e ho paura…Tanta paura, ma credo che accetterò anch'io"
"Perché? Perché lo fai?"
"Lo faccio per Lucius"
Rispose
l'altra, con un filo di voce. "Lui ha già deciso, e io…Io voglio fare
altrettanto"
All'improvviso, gli occhi di
Bellatrix si incendiarono d'ira, e afferrò con forza i polsi di sua
sorella. "Non farlo, Narcissa, non lo fare" Disse, quasi urlando.
"Non unirti a lui solo perché lo fa Lucius, è assurdo!"
"Non posso fare altrimenti…" Ribatté, con voce calma,
ma anche stanca.
"Non è la tua
causa! Può essere quella di Lucius, ma non è la tua! Cosa cazzo ti
è venuto in mente? E' pericoloso!"
Le guance di Narcissa si rigarono
di lacrime. "Io devo seguirlo! Non posso lasciarlo andare, si
allontanerebbe da me…"
"Non dire
stronzate! Continuerete a stare insieme, a vedervi...Non cambierà nulla!"
"Lo sai anche tu che non è
vero" Insistette, con dolcezza.
"Lo sai che cambierà tutto…E io voglio stare con Lucius. Io devo
stare con Lucius"
Bellatrix rimase in silenzio per
qualche minuto, una manciata di neve stretta in una mano e una miriade di
domande scritte sul viso. "Perché dici così?" Domandò infine.
"Perché dici che lo devi seguire?"
All'improvviso,
Narcissa scoppiò a piangere e l'abbracciò. "Perché ho solo lui…Non
voglio che anche lui mi abbandoni, o sarò completamente sola…"
Bellatrix, per la prima volta in
vita sua impacciata e a disagio, appoggiò una mano sulla testa della sorella, e
rispose al suo abbraccio, mentre alcuni fiocchi di neve ricominciavano a cadere
serafici.
*Lui se n'è già andato,
Narcissa, perché non riesci a vederlo?*
***
"La vuoi smettere? Guarda che torno
in dormitorio!"
James Potter rise, un
mucchietto di neve nella mano destra e un'espressione da perfetto Marauder
sul volto. "Che paura che mi fai, Evans!" Così dicendo le lanciò addosso
l'ennesima palla di neve, colpendole le gambe fasciate dai jeans scuri.
"Ti ho detto di
smetterla!" Esclamò, irritata ma anche divertita. "E poi mi chiamo Lily,
se non ti dispiace…Quando riuscirai a capirlo?"
Lui
scansò una manciata di
neve spostandosi velocemente di lato. "Vedi a cosa servono i riflessi
allenati dal Quidditch? Comunque, Lily, scusami…Sono quasi sette
anni che ti chiamo Evans, è difficile abituarsi!"
La
ragazza gli si avvicinò, e ricominciarono
a camminare lungo un sentiero che si snodava al limitare della
Foresta Proibita, fra gli alberi e i prati imbiancati.
"D'accordo, ti posso
perdonare per questa volta…Ma ti avverto, non provare più a tirarmi della neve
addosso! Non farmi pentire di aver accettato di uscire con te quando avrei
potuto stare in Sala Comune al caldo!"
James le fece una smorfia,
fingendosi offeso. "Ah, è così? Sei uscita per farmi solo un
favore? Perché ti facevo pena? Grazie, davvero"
Lily rise a quelle parole,
i suoi occhi che incontrarono quelli di lui per un breve istante.
"Per favore, non fai pena a nessuno!" Esclamò, sempre ridacchiando. Le
sembrava ancora strano parlare con James senza litigare, ridere con
lui, passeggiare per il parco. Le sembrava strano, ma la sorpresa stava
lasciando il posto a un altro sentimento che non riusciva ancora a definire.
Forse, era solo felicità. Semplice felicità che faceva apprezzare le
piccole cose, i momenti all'apparenza insignificanti che rendevano una vita degna di essere vissuta. Quella stessa felicità che aveva provato poco
più di un'ora prima, quando James l'aveva vista in Sala Comune e l'aveva letteralmente trascinata via, fra le
occhiate incredule delle sue compagne di dormitorio e i sorrisi rassegnati di
Sirius Black e Remus Lupin.
"E'
stupendo!"
Gridò il ragazzo, prima di gettarsi a peso morto su una gran quantità di neve
che Hagrid aveva ammucchiato su un lato del sentiero.
"Ma sei
pazzo?" Lo apostrofò lei, osservandolo mentre si ripuliva gli occhiali. "Ti sarai bagnato tutto,
rischi di ammalarti…"
"E' bellissimo qui! Un po'
freddo forse, ma buttarsi nella neve è meraviglioso, quando ero bambino lo
facevo sempre!" Ribatté, senza accennare a muoversi.
Lily
appoggiò le mani guantate di
rosso sui fianchi, rassegnata. "Appunto, quando eri un bambino…Ora
hai diciassette anni!"
"E dai, non fare la
rompiscatole come al solito…" Disse James, scompigliandosi i capelli
bagnati. "Vieni anche tu!"
La ragazza lo guardò inorridita.
"Io non sono una rompiscatole! E poi non ci penso nemmeno a venire lì…"
James
sollevò un sopracciglio, con
aria perfida. "Scommettiamo?"
Lily indietreggiò, conscia di quello
che le stava per accadere. "Non oserai…"
"Sì invece!"
"No, ti prego! James Potter,
non ci provare nemmeno!" Strillò, cercando di scappare. Ma James
l'aveva già afferrata per le braccia, e la stava trascinando verso il cumulo di
neve.
"Potter, lasciami
all'istante!"
"Spiacente" Rispose, prima di gettarsi inesorabilmente nella neve insieme a lei.
"Ti odio!" Strepitò
Lily, scuotendo la lunga chioma diventata candida e alzandosi.
"Mh, quanto la fai lunga…Ehi,
ma dove vai?"
Lily aveva iniziato a camminare
di buon passo dirigendosi verso il castello, senza dargli neanche una risposta.
"Aspetta!"
La
chiamò James, alzandosi a sua volta per inseguirla. "Non ti sarai
arrabbiata, vero? Stavo solo scherzando…"
Lei non si
voltò, proseguendo la sua marcia.
"Cazzo, ti vuoi fermare?"
Insistette il ragazzo, una nota dispiaciuta nella voce. Un attimo dopo,
un'enorme palla di neve lo colpì in pieno viso, seguita dalla risata di Lily.
"Qualcuno si è fatto fregare,
vero James?" Gli disse, godendosi quella piccola rivincita.
James si asciugò le lenti degli
occhiali sul mantello. "Adesso sono io che odio te…" Borbottò, mentre
un sorriso si dipingeva sulle sue labbra.
***
You're
gone away
I'm
left alone
A
part of me is gone
And
I'm not moving on...
[Meet
you there - Simple Plan]
L'aria era fredda, quel
pomeriggio. Gli sfiorava le guance, simile ad una lama affilata. Le mani gli
facevano male, ma la parte del corpo che gli doleva di più era un'altra. Il
cuore. I fiocchi di neve cadevano attorno a lui, si posavano sulle sue spalle,
gli inumidivano i capelli.
L'aria era fredda, quel pomeriggio. Il profumo
sottile del terreno bagnato saliva fino alle sue narici, un sentore di muschio
e foglie secche.
Poco più in là, due figure
camminavano una di fianco all'altra, le loro parole interrotte di tanto in
tanto da una risata allegra. Anche lui avrebbe voluto ridere, ma le sue
labbra erano sigillate. Indurite dalla solitudine e da quel senso di
strisciante malinconia.
Severus Piton si allontanò,
silenzioso e stanco, l'immagine di Lily e James ancora davanti agli occhi.
***
"Mi sono divertita, oggi"
Lui corrugò le sopracciglia.
"Cosa c'è?" Gli chiese
lei, perplessa.
"E' strano…Sentirlo dire da
te, intendo. Fino a poco tempo fa l'unica cosa che dicevi sul mio conto era che
mi odiavi…"
Lily abbassò gli occhi. La Sala
Comune era semideserta, e la legna che ardeva nel camino disegnava ombre sfuggenti sul
pavimento. "Le persone cambiano, no? Voglio dire, anche tu sei
cambiato. Non so come spiegarlo, ma prima eri più…"
James le sollevò il mento con due
dita e le sorrise, rilassato. "Non mi devi spiegare nulla, mi stavo solo
prendendo un po' gioco di te…So che mi sono sempre comportato da stronzo
arrogante, nei tuoi confronti"
La ragazza si sentì arrossire. Il
viso di James era davvero vicino al suo. "In effetti è vero…" Disse,
per scacciare l'imbarazzo. "Ma ormai ti ho perdonato" Aggiunse,
sorridendogli a sua volta.
"Grazie…Forse non lo meritavo
nemmeno"
"Adesso non esagerare,
però! E poi quell'aria seria e pentita non ti si addice proprio..."
James fece una smorfia ironica,
annuendo.
"Forse è meglio che
salga a
cambiarmi…E' ora di cena, e sto morendo di fame" Annunciò Lily, alzandosi.
"D'accordo…" Le rispose, dispiaciuto.
"Ci vediamo, allora" Continuò
lei, esitante. Poi si avviò verso
le scale che portavano ai dormitori femminili.
"Ehi, Lily!" Esclamò
James.
Lei, che stava per salire il primo
gradino si voltò.
"Vai già con qualcuno al
ballo di Natale?" Le chiese, con una disinvoltura allenata da almeno
quattro anni trascorsi a caccia di appuntamenti.
Lily sgranò gli occhi smeraldini.
"Io….No, veramente no"
James le rivolse uno di quei sorrisi che avevano fatto perdere la testa a
molte ragazze di Hogwarts. "Ti andrebbe di venirci con me?"
Lei rimase in silenzio, guardandolo, la mano appoggiata alla parete e la sciarpa di Gryffindor
che pendeva ancora dal collo. "D'accordo" Disse infine, mentre le sue
guance si tingevano di rosso. Subito dopo, senza aspettare ulteriori risposte,
sparì, nascosta dalla serpentina delle scale.
James si avviò verso il buco nel
ritratto. "Buonasera!" Esclamò entusiasta, rivolto alla Signora
Grassa.
"Sembri felice questa sera,
ragazzo!" Replicò la donna, in tono allegro.
"Ho tutti i motivi per
esserlo, in effetti" Rispose lui, un'espressione trasognata sul volto.
***
-Note
(*)
Questo è un lievissimo spoiler del sesto libro. Inserito in questo contesto,
comunque, non dà informazioni di nessun tipo sulla trama dell'Halfblood Prince,
quindi ho deciso di inserirlo lo stesso...Sono un po' pignola, scusate XD
Lo so, lo so…A Hogwarts non si
fanno balli, né a Natale né a fine anno né per altre occasioni (Ballo del Ceppo
a parte, ma quello è stato al quarto anno di Harry! ^^")…Ma non ho resistito! E poi chi ci dice che non ci fosse questa usanza
al tempo dei Marauders?! :D
Sono scaduta un po' nel melenso con la scena di
Narcissa e Bellatrix, ma volevo che ci fosse un episodio che in un certo senso
dimostrasse che le due sorelle, per quanto diverse e distanti l'una dall'altra,
non esitano ad aiutarsi in momenti particolarmente difficili…
|
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Capitolo 21 *** *Stolen* ***
-Capitolo
ventuno-
*Stolen*
We're partners in crime
You
got that certain something
What
you give to me
Takes
my breath away...
[Cryin' - Aerosmith]
La Stanza delle Necessità era
immersa nella penombra, le pareti rischiarate dalla luce di una manciata di
candele che galleggiavano a mezz'aria, come lucciole in una serata estiva. La
neve continuava a cadere fuori dalla finestra, insensibile, incurante delle
vicende di centinaia di studenti che si riparavano fra le mura possenti di quel
castello dall'aria minacciosa.
Lui tirò il lembo della coperta
color smeraldo per coprirsi il petto. Una ciocca di capelli gli ricadde
irriverente sull'occhio destro, ma non la scostò. "A cosa stai
pensando?" Chiese. La sua voce gli sembrò innaturale nel silenzio della
stanza.
"Hai le mani fredde" Gli
rispose lei, stringendogliene una. La sua pelle illuminata dai riflessi delle
candele assumeva una sfumatura dorata, simile ad oro liquido.
"Rispondimi, Bellatrix" Insistette
Sirius, senza muoversi. Il pavimento era scomodo, gelido, nonostante il legno
scuro che lo rivestiva. Era strano. Si erano recati nella Stanza delle
Necessità solamente per poter fare l'amore e non vi avevano trovato nemmeno un
letto. Forse, per consumare quella storia malata non ne sentivano il bisogno.
Forse, un'urgenza prettamente sessuale come la loro non era degna di qualcosa
di più di una coperta verde.
Bellatrix si alzò a sedere,
coprendosi a sua volta con la trapunta. Poi portò le ginocchia al petto, e vi
si appoggiò con il mento. La chioma corvina le copriva le spalle nude, e le
nascondeva in parte il volto. "Se vuoi chiedermi se mi è piaciuto fallo e
basta" Ribatté. La sua voce era irritata, la solita sfumatura sarcastica e
impertinente ben udibile.
Uno dei marchi di casa Black.
Sirius si alzò a sua volta, e rise.
I suoi occhi sembravano acqua nera nell'oscurità. "Possibile che non si
riesca a parlare con te?" Sibilò, amareggiato.
Lei scrollò le spalle, e sorrise.
Il suo solito sorriso sardonico. Un altro segno distintivo dei Black.
"Credi davvero che io e te potremmo parlare? Dio, sei davvero un
illuso…"
"Io non sono un illuso.
Pensavo solo che fossi più intelligente, tutto qua. Pensavo che con te avrei
potuto andare al di là di qualche insulto. Noi veniamo dalla stessa famiglia,
dovremmo capirci. Nessun altro può capire cosa significhi essere un Black,
nessuno"
"Io non potrò mai capirti…Come
puoi averlo pensato anche solo per un momento? Io non ho rinnegato la mia
famiglia. In questo siamo molto diversi, noi due. Io non giro con un gruppo di
stupidi babbanofili, io non sono una Gryffindor…Per fortuna"
Sirius strinse la stoffa della
coperta con le dita, e le nocche sbiancarono. "Non provare ad insultare i
miei amici, ti avverto"
"Già, dimenticavo…I tuoi amici…Gli
intoccabili Marauders. Fammi indovinare, sono loro la tua nuova famiglia? Quel
pezzente di Lupin, quell'insignificante bambino grassoccio di Minus e
quell'arrogante di Potter?"
"Smettila, Bella" Sibilò
lui. "Smettila subito"
"Mettitelo bene in testa, Black.
Ormai non veniamo più dalla stessa famiglia, non siamo più parenti. Nessuno lo
pensa, non interessa più a nessuno sapere cosa fai, sapere se sei vivo o morto.
Tu sei solo un rinnegato, non sei degno del cognome che porti…"
Le labbra di Sirius si
incresparono. "Sei davvero sicura che non interessi a nessuno sapere cosa
faccio?"
Bellatrix inarcò un sopracciglio.
"Cosa vuoi dire?"
Il ragazzo scandì le parole con
esasperante lentezza, come gocce sottili che scavavano la roccia. "Sai, se
la mia adorata madre e la tua venissero a sapere della nostra relazione…Come
credi che reagirebbero? Io, il ribelle che tanto disprezzano, e tu, la figlia
perfetta, l'incarnazione dello spirito della famiglia…Sarebbero felici, non lo
pensi anche tu?"
"Non lo faresti" Esclamò
lei. Una sfumatura di preoccupazione le incrinò la voce.
"Non dirmi che hai paura di
essere sgridata dalla tua mammina…"
"Non ci guadagneresti nulla, lo
sai. Loro ti odierebbero ancora di più, non glielo puoi dire" Bellatrix si
tormentava una ciocca di capelli, tirandoli con forza. Sirius pensò che presto
li avrebbe strappati.
"Credi che mi importi del
loro odio? Quanto ti sbagli…A me non importa più"
Bellatrix avvicinò il viso a
quello del cugino. Solo pochi centimetri li separavano. "Ascoltami bene.
Tu non dirai nulla, non ne farai parola con nessuno. E' chiaro?"
"E cosa guadagnerei tenendo
la bocca chiusa, cara cugina?" Le domandò lui.
Bellatrix salì a cavalcioni su di
lui, e gli appoggiò i palmi delle mani sul petto, facendolo stendere sul
pavimento. "Pensavo che l'avessi già capito, cugino. Guadagni
me"
Sirius l'attirò a se e la baciò.
Un bacio violento, come tutti quelli che si erano scambiati. Un bacio
prepotente. "D'accordo, Bella" Le sussurrò poi all'orecchio. Era
successo di nuovo. Era successo ancora, ed era stato troppo debole per
resistere.
Lei lo guardò, separandosi da lui.
"E ricordati una cosa, Black. La nostra relazione, come la chiami
tu, è solo sesso. Io ti voglio, tu mi vuoi…Non c'è nient'altro"
Sirius fissò il blu zaffiro degli
occhi di lei, prima di sovrastarla con il suo corpo. Mentre facevano di nuovo
l'amore, un pensiero balenò nella sua mente.
La tela del ragno si era di nuovo
avvolta attorno a lui.
***
She
drives away
She's
feeling worthless
Used
again, but nothin's different...
[I
want to save you - Something Corporate]
La Sala Comune era immersa nel
silenzio. Il camino si era ormai spento, e la temperatura era bassa. La ragazza
rabbrividì, la camicia da notte troppo leggera per l'inverno che aderiva alle
forme del corpo esile. Narcissa sospirò sommessamente, attraversando la stanza.
I suoi piedi scalzi facevano scricchiolare le assi del pavimento di legno, e la
bacchetta che teneva in mano per farsi luce tremava appena fra le sue dita. Con
lentezza, iniziò a salire le scale di pietra, un gradino dopo l'altro. Non ne
conosceva il motivo, ma quelle scale le sembravano sempre infinite, un nastro
che si snodava verso l'ignoto. Avrebbe dovuto avere paura di essere scoperta da
un insegnante, ma ormai sapeva fin troppo bene che i professori di notte
preferivano dormire, invece di dedicarsi alle ronde notturne nel castello. E
quanto mai di rado entravano nelle Sale Comuni delle Case.
Finalmente, intravide l'inizio di
un lungo corridoio. Il corridoio sul quale si affacciavano le stanze dei
dormitori maschili. Le pareti erano rivestite di pannelli di legno laccati di
verde scuro, e la pavimentazione era rivestita di una morbida moquette dello
stesso colore. Continuò a camminare. Nonostante fossero le due passate, si
poteva ancora udire qualche sussurro. Qualche ragazzo che non riusciva a
dormire, qualche confessione notturna che in altre occasioni, alla luce del
giorno, non sarebbe mai stata pronunciata, qualche chiacchiera senza né capo né
coda. Proseguì. Voleva vederlo, voleva stare con lui. Sentiva il bisogno del
suo tocco, sentiva il bisogno di toccargli i capelli chiari, di specchiarsi in
quegli occhi così trasparenti e freddi. Ed era un bisogno che le procurava
quasi dolore. Voleva infilarsi nel suo letto, sotto le coperte, e rimanere lì,
accanto a lui, in silenzio, per non svegliare i suoi compagni di stanza.
Dormire in quello spazio stretto, appoggiata alla parete, e poi scivolare via,
come un'ombra, prima che il sole sorgesse. Come se non fosse mai stata in
quella stanza. Dopo pochi istanti, si fermò davanti a una porta. Quella porta
che aveva oltrepassato tante volte. Si scostò i capelli lisci dal viso, e
appoggiò l'orecchio contro il legno freddo. E i suoi occhi si spalancarono,
colmi di dolore.
"Lucius…" Un sospiro,
che riuscì appena sentire. Eppure, le sembrava così forte che avrebbe potuto
svegliare tutta Hogwarts.
"Shh…Non voglio che gli altri
si sveglino" La voce di lui era ferma, ma sfumata di passione. Quella voce
che Narcissa non sentiva più da tempo…Quella voce che per lei era diventata
quasi meccanica, dettata dall'abitudine.
Un gemito strozzato.
"Lucius…"
Narcissa si portò le mani al viso,
mentre si allontanava, furtiva come quando era arrivata. Con gli occhi
annebbiati da qualche lacrima, scese di nuovo i freddi gradini che la
riportarono in Sala Comune. Nemmeno quella notte sarebbe stata vicino a Lucius.
Anche quella notte, lei gliel'aveva
rubato.
***
Wasn't man enough to let you hurt my pride
Now I'm only left with my own jealousy
Oh how strong can you be
With matters of the heart?
[Queen - Jealousy]
Il corridoio era deserto. Uscì
dalla Stanza delle Necessità velocemente, gli occhi socchiusi e il maglione
grigio che le copriva del tutto le mani. Suo cugino si era addormentato pochi
minuti prima, e lei, rapida come un felino, era scivolata oltre quell'uscio di
legno lucido. Hogwarts, immersa nella quiete e nell'oscurità, acquistava ai
suoi occhi un fascino del tutto particolare. Un fascino che mai avrebbe avuto
durante il giorno, con tutti quei gruppetti di studenti vocianti in ogni dove.
Nelle ore notturne, il castello rivelava la sua anima più intima, con gli
scricchiolii sinistri, il rumore delle scale che cambiavano direzione, i passi
furtivi di qualche ragazzo o ragazza che aveva lasciato i dormitori di
nascosto. Era la notte ad esserle davvero affine. Era la notte che era riflessa
nel suo aspetto, nei suoi capelli neri come un cielo senza stelle, nella sua
pelle d'argento.
Era la notte che si leggeva nel suo
nome.
Il nome di un astro.
Bellatrix arrivò al fondo
dell'andito e svoltò a sinistra, diretta alle scale che l'avrebbero condotta ai
piani inferiori. All'improvviso, si sentì afferrare con forza per un braccio. Cercò
di gridare, ma una mano fredda si posò sulle sue labbra costringendola al
silenzio.
"Zitta" Sussurrò una
voce. Una voce che lei conosceva bene. Girò a fatica la testa, e intravide i
bagliori violacei degli occhi di Rodolphus Lestrange. Cercò di liberarsi,
mugugnando furiosa, ma lui aumentò la stretta, puntandole la bacchetta sulla
schiena.
"Silencio" Disse
Rodolphus, e i borbottii della ragazza cessarono. Subito dopo la fece voltare,
tenendole ferme le braccia, per poterla guardare in viso. Poi le sorrise.
"Non staresti ferma se ti
lasciassi andare, vero?" Le chiese, in tono suadente. Aveva i capelli
spettinati, e indossava un paio di pantaloni di felpa e solo una maglietta a
maniche corte. Doveva aver dormito fino a poco prima, e aveva gli occhi stanchi
e cerchiati di scuro. Lei continuava a dimenarsi, ma i suoi sforzi non furono
ripagati. Rodolphus agitò di nuovo la bacchetta, e da questa si snodarono
alcuni fili sottili, simili ad oro fuso, che si avvolsero attorno ai polsi e
alle caviglie della ragazza. Bellatrix cercò di scansarsi e di muovere qualche
passo, ma cadde sul pavimento di pietra, in ginocchio.
"Scusami, Bellatrix, lo sai
che non vorrei farti questo" Le disse, abbassandosi in modo da vederla in
viso e sfiorandole lo zigomo con le nocche delle dita. "Ma non ho altro
modo per farti restare qui…"
Lei si ritrasse, furiosa.
Lui le sorrise. "Ti
restituirò la voce a patto che tu non ti metta ad urlare. E se lo farai, ti
lascerò qui a vedertela da sola con Gazza…E anche con il caro, vecchio
Dumbledore. Di sicuro verrà interpellato per fare luce su questa strana
storia…Come farai a spiegare perché ti trovavi qui, nel cuore della notte,
fuori dal tuo dormitorio, legata con un incantesimo e per di più senza
testimoni che dicano di avermi visto?" La sua voce era falsamente gentile,
melliflua, le sue labbra erano a poca distanza da quelle dei lei, che annuì,
seppur con evidente riluttanza.
"Sei uno stronzo,
Rodolphus" Esclamò la ragazza, pochi secondi dopo. Il suono di quelle
parole, pronunciate a labbra semichiuse, era simile al sibilo di un serpente.
Un serpente molto pericoloso.
Lui le afferrò la nuca con una
mano, e le spinse il viso ancora più vicino al suo. Il suo sguardo era
febbrile, folle. "Con chi sei stata?" Le chiese, rabbioso.
"Mi stai seguendo per
caso?" Ribatté Bellatrix, che aveva riacquistato la sua spavalderia.
"Rispondi! Con chi cazzo sei
stata nella Stanza delle Necessità? Dimmelo!" Rodolphus, quasi senza
rendersene conto, aveva iniziato a scuoterla avanti e indietro.
"Lasciami in pace, non sono
affari tuoi" Sentenziò la ragazza, che non sembrava affatto impaurita.
"Non hai il diritto di seguirmi, non sono di tua proprietà!"
Gli occhi di Rodolphus erano
iniettati di sangue. "Con chi vai a letto, eh? Con chi? Brutta
puttana!"
"Ti ho già detto che non hai
il diritto di seguirmi o di dirmi con chi andare a letto, non sono tua e non lo
sarò mai!" Sibilò Bellatrix. "La scuola è piena di ragazze, trovane
un'altra e lasciami perdere!"
"Io non voglio un'altra,
io voglio te!" Esclamò, con voce incrinata. Sembrava disperato.
"Perché non lo vuoi capire?"
"E' una battaglia persa,
Lestrange"
Per tutta risposta, Rodolphus le
prese il volto fra le mani e la baciò con irruenza. Bellatrix cercò di
separarsi da lui, ma i polsi legati non le permettevano di utilizzare le
braccia. La lingua di Rodolphus si insinuò a forza nella sua bocca, mentre con
le mani le sollevò il maglione. E Bellatrix provò un moto di disgusto. Nemmeno
un paio di mesi prima era stata lei stessa a baciarlo, ma allora voleva
soddisfare un suo capriccio, semplicemente. Ora, era tutto diverso. Troppo
diverso. Quando incominciava a credere, esagerando ogni sensazione nella sua
prospettiva distorta, che avrebbe dato di stomaco, una voce forte e chiara
pronunciò alcune parole, e un attimo dopo il corpo di Rodolphus giaceva a
terra, privo di sensi. Bellatrix si voltò, ruotando sulle ginocchia, e incontrò
lo sguardo così simile al suo di Sirius Black, un sorrisetto sul volto che
stonava con la sua espressione terribilmente seria.
"Sono sempre stato molto
abile con gli schiantesimi, devo dire" Disse, cercando di smorzare quella
tensione quasi palpabile. La cugina lo fissava con uno sguardo perforante, in
silenzio. Le si avvicinò, e con un altro semplice incantesimo le liberò i polsi
e le caviglie.
"Stai bene?" Le domandò,
la voce che tradiva una nota preoccupata. "Quando mi sono svegliato non
c'eri più…Mi sono alzato e stavo per tornare nella mia Sala Comune, quando ho
sentito dei rumori. Lestrange non dovrebbe avermi visto, ma non credo comunque
che andrà da Gazza a lamentarsi, per una volta" Una smorfia ironica si
dipinse sul suo volto.
Bellatrix si alzò con lentezza,
toccandosi i polsi arrossati. "Non credere che ti difenderò, se Rodolphus
dovesse dire qualcosa. Dovevi solo farti gli affari tuoi, Black. Anche perché
sarei stata in grado di difendermi da sola" Così dicendo, girò attorno al
corpo del suo compagno di Casa, ancora svenuto, e si diresse verso le grandi
scalinate. Passando accanto al ragazzo, gli sfiorò la mano con un gesto
all'apparenza casuale.
Ma Sirius sapeva benissimo che
quello era un modo per esprimergli gratitudine.
Perché Bellatrix Black non
pronunciava mai la parola grazie.
***
Narcissa guardò il suo orologio da
polso, appoggiato sul comodino accanto al suo letto. Erano quasi le quattro, e
lei non era ancora riuscita a prendere sonno. La quiete della stanza era
interrotta solo dai respiri regolari delle sue compagne di dormitorio. Forse
stavano sognando. Forse dietro le loro palpebre stavano salendo sul
palcoscenico incubi e visioni angoscianti. Forse, Morfeo le stava semplicemente
avvolgendo in un abbraccio senza forma.
La ragazza si rigirò fra le
coperte stropicciate, cercando di cancellare quei suoni che continuavano a
ronzarle nella mente. Quei sospiri frammentati, quelle poche parole pronunciate
piano.
Lucius e Alexandra Wallace.
Ancora.
Si lasciò sfuggire un paio di
lacrime, che le rigarono le guance. Tutti erano a conoscenza della loro relazione.
Ogni ragazzo e ragazza di Slytherin, dal primo al settimo anno. Sapevano che
Lucius se la portava a letto con una certa regolarità, a dispetto del suo tanto
decantato fidanzamento ufficiale con Narcissa Black. Il suo tanto decantato
fidanzamento con lei. E tutti pensavano che lei, quella ragazza algida e
altera ma in fondo davvero innamorata di Malfoy, fosse ignara di questa storia.
*Non sono una stupida*
Aveva capito tutto. Aveva capito
tutto notando le occhiate fugaci che si scambiavano a lezione, convinti che
nessuno prestasse loro attenzione, guardando la mano di Alexandra che accidentalmente
sfiorava quella di Lucius quando si incrociavano in un corridoio, guardando gli
occhi di Lucius seguirla mentre si allontanava, con la cravatta slacciata e un
sorriso stampato sulle labbra lucide. E poi, quella maledetta notte, aveva
sentito. Il corridoio dei dormitori maschili, il buio che l'avvolgeva. Voleva
andare da lui. Voleva andare da lui, ma qualcuno ci aveva già pensato. E le parole
sussurrate di Alexandra Wallace erano penetrate nella sua carne come pugnalate.
Ormai riusciva anche a capire
quando avevano litigato, quando per qualche futile motivo le loro strade, e in
un certo senso i loro letti, si separavano per brevi periodi. I suoi occhi
turchini erano diventati abili osservatori, e passavano inosservati nella
confusione della Sala Comune e delle aule piene di studenti. E Alexandra,
all'improvviso, sembrava baciare ogni ragazzo che incontrava, lanciando sguardi
fulminanti a Lucius, che la scrutava torvo, da lontano, quasi annoiato. E nel
letto di Lucius c'era di nuovo posto per lei, per Narcissa, quando andava nella
sua stanza. E a lezione lui tornava a prestare attenzione agli insegnanti, scrivendo
righe e righe di appunti con la sua grafia ordinata ma sfuggente.
Perché continuasse a stare con
Lucius, perché continuasse a baciarlo, a fare l'amore con lui, perché non
provasse il desiderio di schiaffeggiarlo fino a farlo sanguinare, non lo
sapeva. Forse, sopportava tutte queste umiliazioni, in silenzio quasi
religioso, solo perché lo amava.
Semplicemente.
Non riusciva a trovare un'altra
spiegazione, un appiglio razionale che le permettesse di vivere con serenità
almeno qualche scampolo della sua vita. E quando Lucius la guardava negli
occhi, quando la ipnotizzava con il suo sguardo enigmatico e le diceva che
l'amava, sembrava sincero. Dannatamente sincero. In quei momenti, capiva che
non avrebbe potuto abbandonarlo. Era destino che dovesse dividere la sua
esistenza con Lucius. L'avevano desiderato con forza i suoi genitori, ma c'era
anche qualcosa di più. La paura di rimanere sola, il desiderio di un appiglio a
cui aggrapparsi quando brancolava nelle tenebre, e quel sentimento così
misterioso che la stava trascinando via con sé.
***
Lily aprì gli occhi,
stropicciandoli con le mani. Attorno a lei il silenzio era assoluto, e nel
camino della Sala Comune le braci emanavano gli ultimi, stanchi bagliori
dorati. Doveva essersi addormentata, le gambe allungate sul divanetto rivestito
di velluto e la testa appoggiata al morbido bracciolo. Raccolse il libro di
Pozioni, che doveva esserle caduto a terra mentre dormiva, e sul quale aveva
studiato. O almeno, aveva cercato di studiare. I suoi occhi, infatti, non erano
riusciti a resistere, e assai spesso si erano alzati dalle pagine del volume,
per cercare lui.
James era rimasto tutta la sera
accanto al camino, insieme a Remus Lupin e a Peter Minus, a declamare a
chiunque volesse ascoltarlo le sue ultime gesta sul campo di Quidditch, dove sosteneva
di essersi allenato quel pomeriggio nonostante la neve. E così, quello che
all'inizio era un semplice volo di pochi minuti, interrotto dalla visibilità
quasi nulla, si era infine trasformato in un'eroica seduta di allenamento, dove
era riuscito a recuperare ben dieci boccini in un quarto d'ora. Lily aveva
pensato che sarebbe stato un oratore perfetto, se solo l'avesse desiderato. La
sua capacità di intrattenere il pubblico era incredibile, e, unita alla sua
esemplare faccia di bronzo, l'avrebbero reso perfetto per un programma
televisivo di intrattenimento babbano.
Aveva anche notato che, da quando
erano usciti insieme un paio di volte, non la cercava più con insistenza come
prima. Per sei, lunghi anni, non aveva perso un'occasione per parlarle, o
meglio, per farla infuriare, e sembrava seguirla ovunque andasse. Ora, invece,
non la chiamava più urlando per i corridoi, non si sedeva apposta accanto a lei
a lezione, non si divertiva più a schernirla o a giocarle qualche scherzo di
dubbio gusto. Il suo sguardo si limitava ad incrociare i suoi occhi quando
passavano l'uno accanto all'altra, oppure un piccolo sorriso si dipingeva sulle
sue labbra quando lei gli rivolgeva un esitante cenno di saluto con la mano.
Solo quando la Sala Comune si svuotava, e vi rimanevano solo pochi studenti, si
avvicinava alla poltrona dove lei si sistemava sempre per leggere, e le
parlava. Le parlava per sapere che libro aveva in mano, per chiederle come era
stata la sua giornata, o per raccontarle l'ennesima crisi isterica che lui e
gli altri Marauders avevano fatto venire a Gazza. James pareva quasi
imbarazzato, quasi timoroso di irritarla, di rovinare quel fragile rapporto che
si stava creando fra loro.
*Che rapporto è? Ho quasi paura di
scoprirlo*
Le riflessioni di Lily furono
interrotte dal suono secco che produceva il quadro della Signora Grassa quando
scattava in avanti per rivelare la Sala Comune di Gryffindor. D'istinto si
voltò, e vide entrare Sirius Black, i capelli lunghi scompigliati e il maglione
largo che indossava tutto sgualcito. In quel momento si rese conto del motivo
per cui tante ragazze avevano un debole per lui. I suoi tratti rivelavano una
bellezza quasi d'altri tempi, delicata ma allo stesso tempo ribelle e
affascinante. Una bellezza quanto mai rara.
Lui si accorse della sua presenza,
e inarcò un sopracciglio corvino. Non si erano mai parlati, se non per
rivolgersi poco gradevoli epiteti, e di certo quell'occasione non sembrava
molto consona per iniziare un discorso. La pendola battè le quattro. Lei gli
sorrise, senza sapere bene come comportarsi.
"Nemmeno tu riesci a dormire,
a quanto pare…" Le disse, attraversando la stanza e gettandosi su una
poltrona. Sembrava quasi indifferente, forse nemmeno così sorpreso di trovarla
lì a quell'ora di notte.
Lily scrollò le spalle.
"Già…Devo essermi addormentata mentre cercavo di studiare. E ora sono qui,
a pensare…E non ho voglia di salire nella mia stanza"
Le labbra di Sirius si contrassero
in un piccolo sorriso tirato. In quel momento, la stanchezza diventò evidente
sul suo viso. "Pensavi a Jamie, vero?"
Lei si sentì arrossire, e abbassò lo
sguardo. Come faceva Sirius Black a saperlo?
"Sai…" Continuò il
ragazzo. "Jamie non fa altro che parlare di te, ultimamente"
Lily si sentì a disagio. Perché stava
intavolando un discorso con lei, e per di più su James? "Io…"
Sirius scosse il capo.
"Senti, Evans, non ci siamo mai parlati molto..Anzi, a dire la verità non
ci siamo mai parlati. Io non ho nulla contro di te, davvero. Sei una
ragazza a posto, per quanto ne so…Però ti devo avvertire"
Lei lo guardò, perplessa.
Sirius la fissò con i suoi occhi seri
e imperturbabili. "Non farlo soffrire, Evans. Lui tiene davvero a te, ed è
la prima volta che prova un sentimento serio per una ragazza. Non lo ammetterà
mai apertamente, ma sappiamo tutti che è così. Se lo ferirai, c'è il rischio
che non si apra mai più con un'altra persona, che si rifiuti di rivelare ancora
ciò che prova davvero…E io non voglio che succeda"
Lily annuì, altrettanto seria.
Dopotutto, Sirius Black non era poi così egoista e freddo come le era sempre
apparso. Era anche capace di preoccuparsi per i suoi amici. "Va bene,
Sirius. Posso chiamarti così?" Gli domandò, esitante.
Lui le sorrise di nuovo. Un
sorriso molto più sereno. "Certo, Lily. Posso chiamarti così?"
Lily rise a bassa voce. "Sei
andato a fare un giro per il castello?"
A quel quesito, il suo sguardo si
oscurò. "Sì, diciamo di sì" Rispose, sfuggente, prima di alzarsi.
"Se non ti dispiace io vado in dormitorio, sono davvero stanco…"
"Non c'è problema, e
buonanotte…Anche se ormai dovrei dire buongiorno!"
Sirius le rivolse un gesto di
saluto, e si avviò verso le scale dei dormitori maschili. "Ah, Lily…"
La ragazza si voltò verso di lui.
"Non tenere troppo sulle
spine Jamie…Pagherebbe oro per poterti baciare senza il timore di finire
schiantato" Le disse prima di iniziare a salire i gradini di pietra, un
lampo sardonico nello sguardo.
Lily si sentì arrossire di nuovo,
e sbuffò.
Sirius Black rimaneva comunque un
Marauder, avrebbe dovuto ricordarselo.
***
-Note
Forse dall'episodio che lo
riguarda penserete che Rodolphus sia una specie di malato di mente/psicopatico
o qualcosa del genere…In effetti era un po' il mio obiettivo, nel senso che
volevo far capire che questo misero ragazzo è talmente innamorato di Bellatrix
da rasentare quasi la follia. Non so a voi ma a me fa una pena terribile,
povero Rod ^_- E mi fa tanta pena anche Narcissa…Povera Narcy!
In questa fic sto cercando di
dimostrare che anche i Slytherin hanno dei sentimenti e non sono tutti dei
mostri senza cuore, spero di esserci riuscita almeno un po'! Analogamente, ho
voluto mettere in evidenza che i Gryffindor non sono tutti eroi perfetti, ma
hanno debolezze e difetti…Vedasi la scarsa forza di volontà di Sirius che si fa
soggiogare da sua cugina, o l'inguaribile arroganza di James ^_^"
Come sempre volevo ringraziare i lettori ed i commentatori di questa fic...Grazie davvero! Al prossimo capitolo...Un bacio*
-Fleacartasi-
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Capitolo 22 *** *Love potions and chocolate* ***
-Capitolo
ventidue-
*Love
potions and chocolate*
"Sbrigati, o faremo
tardi!"
Dei passi affrettati risuonavano
lungo uno dei corridoi dell'ala ovest del castello, stranamente deserto quella
mattina di dicembre. Il cielo era lattiginoso, e minacciava altra neve.
"Aspettami! Non pensavo che
fossi così veloce…"
"Ti vuoi muovere?" Lily
Evans si fermò di colpo, voltandosi e sbuffando infastidita. Odiava arrivare in
ritardo a lezione, e alla prima ora avrebbero avuto la McGrannitt.
James Potter, che si trovava
qualche passo indietro, si fermò a sua volta, scompigliandosi i capelli.
"Ma abbiamo ancora tempo!"
"Ancora tempo?
Mancano…due minuti, per l'esattezza. Davvero tanto tempo" Sbottò la
ragazza, sarcastica, dopo aver controllato l'orologio che portava al polso.
"Però ne è valsa la pena, non
è vero?"
A quelle parole, lei si irritò
ancora di più. "Maledetto il momento in cui ti ho dato retta! Davvero una
grande idea, quella di andare alla torre di Astronomia a guardar sorgere il
sole…Non solo era nuvoloso e non abbiamo visto un cazzo, ma la McGrannitt ci
toglierà come minimo venti punti a testa!"
"Ma come sei fine,
stamattina…Mi sorprendi sempre, Evans"
"Non chiamarmi Evans!"
James le sorrise, con il consueto
cipiglio arrogante. "D'accordo, d'accordo, non parlo più"
"E' la prima cosa furba che
sei riuscito a dire, stamattina. E ora andiamo!" Ribattè Lily in tono che
non ammetteva repliche, prima di ricominciare a correre.
Pochi secondi dopo, però, si fermò
di nuovo. Quando si voltò, i suoi occhi dardeggiavano minacciosi. "Si può
sapere cosa c'è, ora? Corri!"
Il ragazzo, appoggiato alla parete,
non sembrava intenzionato a muoversi, e continuava a guardarla con una strana
espressione. "Senti…"
"Per favore, sbrigati!"
Lo interruppe subito lei, che quasi saltellava da un piede all'altro per la
fretta.
James lanciò uno sguardo furtivo
all'ora, prima di proseguire. "Stavo pensando…Ormai è tardi, e se
arrivassimo in classe adesso la McGrannitt si arrabbierebbe, giusto?"
Lily annuì, perplessa.
"E noi non vogliamo che si arrabbi
e tolga dei punti a Gryffindor per colpa nostra, giusto?"
"Credo di sì" Rispose,
sempre poco convinta. "Ma non ci sono altre soluzioni!"
Lui inarcò un sopracciglio, e la
tipica espressione da Marauder comparve sul suo viso. "Ed è qui che ti
sbagli. Se noi non ci andassimo proprio in classe, e fingessimo di essere
malati…"
La ragazza a quel punto sgranò gli
occhi. "Non ci pensare nemmeno!" Esclamò, indignata.
"Avanti Lily! Non vuoi una
mattinata di libertà? Niente Trasfigurazione, niente McGrannitt, niente compiti
da consegnare…"
"Ti ho detto di no! E anche
se lo facessimo, non sapremmo come uscire dalla scuola senza essere visti da
Gazza, o da qualcun altro…"
James le sorrise, gli occhi che
scintillavano. "Quello non sarebbe affatto un problema…Non ti dimenticare di
chi hai davanti!"
Lily si sistemò dietro l'orecchio
una ciocca di capelli ramati. L'idea iniziava ad allettarla, doveva
riconoscerlo. Non aveva mai saltato una lezione, a meno di non essere
ammalata…E quella prospettiva ora le sembrava non poco affascinante.
Per di più, insieme a lui…
Anche se faticava ancora ad
ammettere che James le piacesse, si era resa conto che da qualche settimana
l'attrazione che nutriva nei suoi confronti era cresciuta. Era una sensazione
tangibile, che quasi la spaventava.
"Allora?"
"Io…Sarebbe troppo evidente
se mancassimo in due, penserebbero subito che abbiamo saltato la lezione
insieme" Disse, titubante.
"Secondo tutta Hogwarts ci
odiamo ancora, è impossibile che sospettino qualcosa!"
Lily rimase in silenzio per
qualche istante, come per cercare un pretesto per non accettare. E, come
previsto, il pretesto non si fece attendere. "E se andassero a chiedere a
Madama Chips? Lei direbbe che non siamo affatto stati male…E poi due persone
malate al mattino non possono ripresentarsi a lezione al pomeriggio!"
James, evidentemente preparato a
quell'obiezione, si concesse una risata. "Sei una specialista come guastafeste,
devo ammetterlo…Comunque mi dispiace per te, ma nemmeno questa scusa regge.
Devi sapere che in fondo la cara Poppy è un'amica degli studenti…Non sai quante
volte ha coperto me e Sirius! Sul serio, quella donna è un genio. E poi, se
proprio dovessimo avere sfortuna, possiamo sempre scagliare un incantesimo
Oblivion alla McGrannitt!"
"Ma sei impazzito?" Sbottò
lei. "E' della McGrannitt che stai parlando! Non riusciremmo mai a
lanciarle un incantesimo della memoria prima che ci blocchi…E allora sì che
dovremmo scappare da Hogwarts, ma per non farci uccidere!" Constatò
infine, non senza una sfumatura ironica nella voce.
"Io l'ho già fatto,
invece" Rispose il ragazzo, indifferente.
"Cosa?"
"Hai capito bene…Il segreto è
coglierla di sorpresa. Nessuno ha i riflessi pronti quando parla con un
innocente alunno, anche se in alcuni casi dovrebbe" James sorrise,
sardonico. "Un oblivion lanciato in fretta e senza concentrarsi non è
molto efficace, ma basta per far dimenticare un'assenza un po' misteriosa…"
Lily continuava a mordersi il
labbro, mentre sentiva tutti i suoi scrupoli e i suoi timori crollare ed
abbandonarla. All'improvviso, si immaginò fuori dalle mura del castello. A
camminare per le vie di Hogsmeade insieme a James. E seduta davanti ad
un'enorme cioccolata calda con la panna, mentre i suoi compagni si esercitavano
per imparare la difficilissima arte della trasfigurazione umana…Fu come se un
nuovo universo si fosse spalancato davanti a lei, e la sua volontà si dissolse
all'istante come nebbia trasportata dal vento.
"Avanti…Per favore" La
supplicò ancora lui.
La ragazza si rimboccò le maniche
del maglione azzurro, che erano scivolate a coprirle le mani.
"D'accordo" Acconsentì infine, allegra. "Tanto ormai è troppo
tardi per Trasfigurazione"
"Lo sapevo che avresti
accettato!" Esclamò James raggiante, prima di cingerle la vita e
sollevarla facendola volteggiare. Subito però la posò a terra, mentre il viso
di lei arrossiva.
"Scusami" Disse, imbarazzato,
prima di incamminarsi in direzione opposta rispetto all'aula della McGrannitt.
James la osservò, mentre gli
camminava di fianco, con gli occhi fissi sul pavimento e un lievissimo sorriso
sulle labbra.
Era ancora troppo presto, non doveva
forzarla.
*Quanto ancora dovrò aspettare,
Lily?*
***
I
pictured I could bring you back
I pictured I could turn back time
Cause I can’t let go
I just can’t find my way...
[Perfect
world - Simple Plan]
"Come vi stavo spiegando poco
fa, per essere in grado di padroneggiare la trasfigurazione
umana è necessaria una grandissima concentrazione…"
Le parole della professoressa
McGrannitt gli scivolavano addosso come gocce d'acqua, senza lasciare segni
del loro passaggio. La sua mente stava vagando altrove, in luoghi che non
riusciva a riconoscere. Severus Piton fissò la pagina del suo
quaderno, vuota. Solo una piccola macchia d'inchiostro nero spezzava la
monotonia di quel foglio di pergamena del colore dello zucchero di canna. Rimboccò le maniche del suo maglione nero, scoprendo i gomiti pallidi,
quasi esangui. Dietro di lui, quegli odiosi Gryffindor confabulavano a
bassa voce. Avrebbe voluto voltarsi e intimare loro di tacere, quando uno stralcio del dialogo attirò la sua attenzione.
"Non ha detto niente neanche
a te, vero? Io non ne so nulla, e tanto meno Wormtail" L'inconfondibile voce inevitabilmente
sfumata dell'orgoglio dei Purosangue. Sirius Black.
"No, non l'ho visto nemmeno
stamattina, in camera…Eppure mi sono svegliato molto presto" La pacatezza
che nasconde una rabbia dal pelo d'argento. Remus Lupin.
Severus muoveva la penna di
fagiano sulla pergamena, tracciando linee nervose.
"Di sicuro ha deciso di
saltare la lezione…Non possiamo dire che sia uno stupido, il nostro Prongs"
"A me sembra il contrario,
invece. Siamo all'ultimo anno, manca poco agli esami e non segue Trasfigurazione!"
Black rise a bassa voce.
"Il solito moralista, Moony! Non hai notato chi manca, oltre a lui? Secondo
me l'ha portata a divertirsi…Li invidio, oggi la McGrannitt è più noiosa
del solito!"
Gli occhi di Severus si mossero
agili, scrutando la classe. Tutti quei volti, quelle mani che si muovevano
veloci per scrivere, quegli sbadigli soffocati e quelle labbra increspate in
sorrisi nascosti.
Eppure, lei non c'era.
Non c'era la macchia rosso tiziano
dei suoi capelli, non c'erano i suoi occhi verdi.
"Hai ragione, Padfoot, non me
n'ero accorto! Gli deve proprio piacere, questa ragazza...Non aveva
mai saltato un'ora senza chiedere anche a noi di andare con lui"
Ancora la risata di Black.
"A questo punto mi chiedo quando si sposeranno...Lily è
nella stessa condizione di Prongs, anche se è restia ad ammetterlo. Ma sono
convinto che prima di gennaio si fidanzeranno!"
Severus sentì una morsa di ferro
serrarsi attorno alla bocca dello stomaco. Avrebbe solo voluto alzarsi, uscire
da quell'aula all'improvviso soffocante, e correre via.
Ormai la stava perdendo.
Velocemente, come velocemente aveva costruito quell'amicizia con lei, così
bella ma anche così dolorosa.
***
"James, sei sicuro che stiamo
andando dalla parte giusta?" La voce esitante di Lily riecheggiò in quello
stretto cunicolo, buio e piuttosto basso, di cui non si intravedeva nemmeno la
fine.
Lui, pochi passi più avanti, le
sorrise, puntando la punta illuminata della bacchetta sul suo viso. "Non
preoccuparti, ho usato questo passaggio almeno mille volte!"
La ragazza non riuscì a fare a meno di
inarcare un sopracciglio. "Fammi capire…Tu hai usato un sacco di
volte questo passaggio per saltare le lezioni?" Indagò, con una punta
di disapprovazione.
"No, non solo per saltare le
lezioni! Anche per andare ad ubriacarmi con i miei amici, o per fare un
giro a Hogsmeade quando a Hogwarts mi annoio...Cose così!"
"Cose così?"
"Ci sarà un motivo per cui
io, Sirius, Remus e Peter siamo conosciuti come i Marauders, no?" Le fece
notare, prima di riprendere a camminare.
Lily sospirò, rassegnata. "Ah,
giusto…A volte tendo a dimenticarlo, per chissà quale imperdonabile errore"
Commentò ironica, seguendolo.
Più tardi il passaggio iniziò a
salire, e i due ragazzi si trovarono infine ai piedi di una scala dai bassi
gradini di pietra levigata.
"E'…alta" Disse lei,
con voce scoraggiata.
"Sì, ma ne vale la pena"
La incoraggiò James. "Andiamo?"
La ragazza si limitò ad annuire,
più serena.
"Attenta, adesso"
Esclamò,
dopo quella che le era parsa un'eternità. Lei alzò gli occhi, e vide sopra la
sua testa una botola. James la spinse, attento a non fare rumore, e
la aprì, uscendone fuori. Poi le tese una mano, e la aiutò ad uscire a sua
volta.
"Ma dove siamo?" Domandò
Lily, guardandosi attorno. Si trovavano in quella che sembrava un'ampia cantina,
ingombra di grosse casse di legno e scatole avvolte in pesante
carta da pacchi.
"Shh…Potrebbero sentirci, ti
spiegherò dopo" Le intimò James, mentre richiudeva la botola, che
combaciava perfettamente con il pavimento impolverato. Solo una persona che
fosse a conoscenza di quel passaggio avrebbe potuto notarla.
"Ora possiamo andare" Le
disse dopo, indicandole una corta scala che saliva fino ad una porta di legno
rossiccio. In lontananza, si sentiva il rumore di uno stipite che si chiudeva e
si apriva di continuo, accompagnato dal tintinnio di un campanello. "Dobbiamo
solo fare attenzione a non farci vedere…Ma non sarà un problema. C'è sempre
confusione qui, anche quando non ci sono gli studenti di Hogwarts"
"Ma dove siamo?" Chiese ancora Lily, con curiosità.
Lui si limitò a scrollare le
spalle con fare indifferente, e poi aprì la porta. La superò, con la ragazza
alle calcagna, e si trovò dietro un lungo bancone laccato di blu cobalto. A
pochi centimetri da loro, una donna, avvolta in una tunica della stessa
tonalità di blu, stava parlando con un'anziana strega che si trovava
dall'altra parte del banco. Lily la vide e si voltò verso James, allarmata.
E se li avesse scoperti? Ma lui non sembrava molto impaurito, e, afferrandola per
la mano, strisciò di lato, per poi alzarsi ed allontanarsi con aria indifferente
verso alcuni scaffali.
"Ecco fatto" James
lasciò la mano di Lily e le sorrise felice, scompigliandosi i capelli.
"Giuro che non ti seguirò mai
più, James Potter!" Ribatté, inviperita. "Mi hai quasi fatto
venire un infarto…E se quella strega ci avesse visti? Come avremmo fatto a
spiegarle perché eravamo nascosti lì?"
"Era troppo impegnata a
servire la sua cliente…E poi ho una certa esperienza in
materia!"
Lily mise le mani sui fianchi,
esasperata. "La verità è che hai solo una fortuna sfacciata"
"Modestamente!"
"Si può sapere almeno dove
siamo, ora? Sei mi hai trascinata in qualche bettola come la Testa di Porco puoi
anche prepararti a morire!"
"Ragazza di poca fede…" James
fece una smorfia, fingendosi addolorato per quelle parole. "Possibile che
tu non abbia ancora capito dove siamo?"
Lily si guardò attorno. Si
trovavano in un'ampia stanza dalle pareti azzurre decorate con motivi bianchi,
che riprendevano il colore dei numerosi scaffali ed espositori. Streghe
attempate, maghi di ogni età e bambini sorridenti si aggiravano attorno a loro
osservando attentamente ogni cosa, e l'aria profumava di biscotto e di
vaniglia.
"Beh…Ha l'aria di essere un
negozio, un negozio di dolci"
James rise apertamente. "Ma
da quanto tempo è che non vieni qui? Pensavo che l'avresti riconosciuto
subito!" Così dicendo, le indicò una grossa insegna che troneggiava dietro
il bancone.
Un'espressione di
pura sorpresa si dipinse sui lineamenti della ragazza, mentre i suoi occhi iniziarono a brillare di allegria. "Siamo a Mielandia!"
"Pensavo che non ci saresti
mai arrivata…Meglio tardi che mai!"
"Stupido!" Lo
rimbeccò lei, dandogli uno schiaffo sulla nuca.
"Bene, cosa vogliamo
comprare?" Le domandò il ragazzo, scrutando incuriosito un vassoio che
conteneva assaggi di diversi tipi di cioccolata.
"Ma io non ho soldi!"
Obiettò Lily, mordendosi il labbro inferiore.
"E dov'è il problema? Oggi ti
offro tutto io" Replicò James facendo tintinnare la tasca dei pantaloni,
colma di monete.
"Da quando in qua giri con le tasche piene di soldi se
teoricamente dovresti essere a lezione? Non mi pare che la McGrannitt faccia
pagare il biglietto…"
James si passò di nuovo una mano
nella chioma ribelle, abbassando gli occhi. "Diciamo che sono pronto ad
ogni evenienza…"
"Avevi programmato
tutto!" Esplose lei. "Volevi già chiedermi di saltare Trasfigurazione
dall'inizio…"
"Scusami, ma la tentazione è
stata troppo forte!"
"Sei proprio furbo, complimenti…E io che continuo ancora a vederti, che stupida!"
"Io…"
"Dovevo andare a lezione…Meglio perdere venti punti che stare con te!"
"Scusa..."
"Quello che mi fa più
arrabbiare però è che non capisco come tu abbia fatto!" Continuò Lily,
mentre la sua espressione furiosa si ammorbidiva.
"A fare cosa?" Le chiese
James, confuso.
"A sapere che avrei
accettato" Concluse Lily, sorridendogli.
"Istinto da Marauder,
Evans" Ribatté, sollevato, mettendosi in bocca una grossa caramella
rosa.
***
Immobilized
by the thought of you
Paralyzed by the sight of you
Hypnotized by the words you say
Not true but I believe anyway...
[Shiver
- Maroon Five]
La porta della classe si aprì cigolando,
e rivelò la figura di Bellatrix Black. La professoressa McGrannitt si voltò
verso di lei, accigliata. "Buongiorno, signorina Black. Si è degnata di
raggiungerci alla seconda ora di lezione?"
Lei, per nulla intimorita dalle
parole della donna, le rivolse un sorriso educato e colpevole. "Mi
scusi, mi sono addormentata. Questa notte sono stata poco bene, e non ho
dormito"
La McGrannitt si limitò a farle un
cenno di assenso con il capo, poco convinta. "Bene, si sieda laggiù
allora, vicino a Black. E non voglio proteste in proposito"
La ragazza si portò dietro alle
orecchie una lunga ciocca di capelli corvini, e attraversò l'aula. Quando passò
di fianco al banco dov'era seduto Rodolphus Lestrange, un'ombra di disgusto le
oscurò il viso. Lui le afferrò la borsa, per farla fermare.
"Dobbiamo parlare. Mi
dispiace per ieri sera, non so cosa mi sia preso...Per favore!" Le
sussurrò, quasi disperato.
Bellatrix gli strappò la borsa dalle
mani, con un gesto secco. "Non abbiamo nulla da dirci, Rodolphus" Gli
rispose, fredda ed indifferente.
Lui tornò a guardare la lavagna,
piena di formule magiche, con occhi vacui, cerchiati da profondi segni
bluastri, mentre la ragazza si sistemò accanto a Sirius.
"Buongiorno, Black" Gli
sussurrò, fissandolo con i suoi occhi di zaffiro, meno brillanti del solito.
Lui si specchiò in quello sguardo
gemello per un istante. "Sei stata poco bene, eh? Potevi trovare una scusa
migliore, Bella"
Lei scrollò le spalle. "E' la
verità"
"Lo sai benissimo che non è
così" Sibilò suo cugino, irato "Quel pazzo bastardo ti ha legata in mezzo
ad un corridoio, e nessuno sa cosa avrebbe cercato di farti se non l'avessi
schiantato! Devi denunciarlo ad un professore"
"Stai esagerando. Non
è stata una cosa poi così grave" Ribatté Bellatrix, lasciando cadere
alcune gocce di inchiostro rosso su una pagina del suo libro.
"Non è stata una cosa poi
così grave? Sei impazzita? Si può sapere perché lo difendi ancora?"
La ragazza gli rivolse un sorriso
amaro. "E' un Slytherin anche lui. Abbiamo dei legami che ci uniscono,
legami creati dalla nostra Casa. Tu non puoi capire"
"Stronzate, solo stronzate.
Non venire a parlarmi di legami! La verità è che lui contribuisce a
far crescere il tuo stupido ego…Ti idolatra, e la cosa ti piace!"
"E se fosse? Non c'è nulla di male in questo. Senza contare che Rodolphus
non è molto sano mentalmente, come hai detto tu stesso. Se raccontassi ad un
insegnante cos'ha fatto lo caccerebbero subito, e sarebbe un colpo troppo duro
per lui…Non voglio avere questo peso sulla coscienza"
"Da quando in qua hai una
coscienza, mh?" Le chiese Sirius, sputando le parole fra i denti.
Lei lo fulminò con lo sguardo.
"Credi di conoscermi, vero? Credi di sapere tutto di me…Beh, ti assicuro
che ti sbagli. Sono diversa da come tutti mi vedono"
"Scusami, non volevo. Ma proprio non riesco a capire perché lo stai
facendo…Lestrange è pericoloso!"
"Dimmi una cosa, adesso. Non
sopporti il fatto che sia pericoloso o non sopporti il fatto che abbia
baciato la ragazza che ti porti a letto?"
Sirius Black abbassò gli occhi sul
volume di Trasfigurazione aperto davanti a lui, senza sapere che cosa
ribattere.
***
If
you want me to wait, I will wait for you
If you tell me to stay, I would stay right through
If you don't wanna say anything at all
I'm happy wondering...
[Wondering
- Good Charlotte]
"Guarda, George, non stanno
bene James e la sua nuova fidanzata insieme? Com'è che ti chiami, cara?"
Madama Rosmerta sorrise ai due ragazzi, mentre George, che doveva essere un
cliente abituale dei Tre Manici di Scopa, annuiva cordiale.
"Mi chiamo Lily, signora
Rosmerta.
Comunque io e James non siamo fidanzati, a dire la verità. Siamo amici…"
Precisò, arrossendo.
"Sì, sì, dicono tutti
così!" Disse George, ridendo e facendo l'occhiolino a James.
"Dovreste essere a scuola, lo
sapete vero?" Domandò la donna, all'improvviso più seria. "Ma sì,
godetevi la vita finché siete in tempo!" Aggiunse poi, facendo sospirare
Lily di sollievo.
"Bene, io vado a
sedermi…Aspetti tu le cioccolate, Jamie?"
Il ragazzo fece un cenno
d'assenso, per poi osservarla allontanarsi e prendere posto ad un tavolino
al fondo del locale.
"Complimenti ragazzo,è
davvero carina!" Commentò George, con atteggiamento complice. "Ma sei
sicuro che non sia proprio la tua fidanzata?"
Lui scrollò le spalle.
"Mi ha odiato per più di sei anni, lascio giudicare a lei…E' già tanto
che sia riuscito a convincerla ad uscire come amici!"
Il mago scoppiò a ridere.
"Sei sfortunato, eh?"
"Ma sono sicura che il
nostro James la conquisterà, non è vero?" Intervenne Madama Rosmerta,
posando davanti al ragazzo due grosse tazze di cioccolata calda sormontate da
un'enorme quantità di panna. "E' così bello…Tutte le ragazze di Hogwarts lo adorano!"
"Non
esageri ora…" Disse lui, sorridendo compiaciuto. "Bene, sarà meglio che
raggiunga Lily prima che se ne vada!"
"Ehi ragazzo!" Lo chiamò
ancora George, prima di lasciarlo andare. "Con le donne ci va solo
pazienza, ricordatelo! E magari un buon filtro d'amore…Lo so che sono illegali,
ma se vuoi…"
"George!"
"Me lo ricorderò,
grazie!" Disse James divertito, prima di dirigersi al suo tavolino.
"Finalmente!" Esclamò
Lily, ironica, quando lui le si sedette di fronte. "Pensavo che avresti
invitato anche quel tuo nuovo grande amico ad unirsi a noi…Come si chiama? George?"
Il
ragazzo le sorrise. "Proprio
così, George"
"E di cosa avete parlato di
così interessante?"
"Oh, di tante cose…" Rispose,
vago. "Di donne per esempio, e di filtri d'amore…"
Lily corrugò la fronte.
"Sì, di come conquistare una
ragazza insomma…Lui mi ha ricordato che serve solo tanta pazienza, e magari un
buon filtro"
"Direi che la pazienza può
bastare" Ribatté lei, ridacchiando. "Per arrivare ad usare una
pozione illegale bisogna davvero essere disperati!"
"Già…Spero di non dover
ricorrere a tanto con te" Disse James, facendo finta di nulla e
sorseggiando con calma la sua cioccolata.
"Stupido" Rispose Lily,
arrossendo violentemente.
James sorrise, osservandola mentre
si portava alla bocca un cucchiaino colmo di panna.
*Forse hai ragione tu…Sono stupido,
e ho paura di rovinare tutto*
***
Come
sempre un ringraziamento enorme va ai lettori e commentatori di questa fic...Grazie,
non sapete quanto!
-Fleacartasi-
|
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Capitolo 23 *** *Down to hell* ***
-Capitolo ventitré-
*Down to hell*
Un gesto rapido del
polso, un impercettibile fascio di luce argentea che scaturì dalla punta della
bacchetta, un piacevole profumo di arancia. Quel profumo che aveva imparato a
riconoscere, che accompagnava sempre la presenza di lei, che ormai si era
legato a quello della sua pelle.
Quel profumo che lo
colpiva, e gli faceva sempre più male.
"C'è qualcosa che
non va? Sei così silenzioso, oggi…"
Lui sollevò la testa di
scatto, smettendo di osservare senza davvero vederle le scarpe che portava, che
si tingevano di bianco ad ogni suo passo. La neve era ancora alta, nel parco,
anche se il debole sole di quegli ultimi giorni la stava sciogliendo,
inesorabile. "Niente, davvero" Disse, sapendo mentre le pronunciava
che quelle parole non avrebbero convinto nessuno. Tanto meno lei.
Lily si sistemò meglio
attorno al collo la pesante sciarpa bianca, e gli rivolse un'occhiata
penetrante. Quegli occhi felini si legarono ai suoi.
*Smettila…Non rubarmi i
pensieri*
"Ormai ti conosco.
So che stai mentendo…Dimmi cosa ti preoccupa, avanti"
Severus fece spallucce,
calciando distrattamente un piccolo cumulo di neve che gli entrò nelle
calzature bagnandogli le calze. "Non c'è nulla, Lily…Credimi"
Lei si fermò, soffiando
una nuvoletta di fumo verso l'alto. "Tu sai che ieri mattina non sono
venuta a lezione perché ero con James, vero?"
Il ragazzo si bloccò a
sua volta, le mani strette a pugno nelle tasche del cappotto grigio che
indossava, lo sguardo basso.
Sapeva.
Gli sembrava di essere vetro.
Era trasparente, ai suoi occhi. Lily Evans riusciva a leggergli dentro come
nessun altro aveva mai saputo fare, con una semplicità disarmante. Era davvero
abile…O forse era l'unica che avesse mai tentato di capirlo. Agli altri non era
mai interessato sapere perché si comportasse in un certo modo, o cosa provasse.
"Sì" Rispose
solo, accendendosi una sigaretta. Doveva fumare. Doveva placare in qualche modo
i desideri che non avrebbe mai potuto soddisfare. Come baciare quella
studentessa minuta che gli stava di fronte.
Lily alzò un
sopracciglio, infastidita. "Lo sanno tutti, ormai"
"Le notizie volano…"
Ribatté Severus. La sua voce era calma, innaturale. Falsa.
La ragazza posò le mani
sul suo viso, obbligandolo a fissarla. Il suo tocco era gentile, raggelato
dall'aria dell'inverno. "Guardami, Severus"
Lui obbedì, incontrando
di nuovo quell'abisso di smeraldo liquido.
*Sto affogando*
"Lo so che tu e
James non siete in buoni rapporti, ma…Lui mi piace, e vorrei che tu non ce
l'avessi con me per questa mia scelta" Gli disse, con un sorriso tirato
sulle labbra e le guance accese.
Severus si liberò dalla
sua stretta appena accennata, con più asprezza di quanto avrebbe desiderato.
"Non devi chiedere il mio permesso per uscire con qualcuno" Ribatté con
voce dura, sostenendo il suo sguardo. "Io sono solo…un tuo amico"
"Non ti arrabbiare…Ti
prego" Lily si morse il labbro inferiore, evidentemente dispiaciuta.
"Io non sono
arrabbiato, porca puttana!" Gridò.
Il silenzio cadde attorno
a loro, assordante.
"Perdonami…Non
volevo" Si scusò Severus, quasi inorridito da quello scoppio d'ira. Cosa
stava facendo? L'avrebbe solo fatta allontanare ancora di più…
"Severus…" Sul
viso della ragazza era dipinta un'espressione sorpresa, carica di interrogativi.
"Perché lo odi tanto? Perché odi così tanto i Marauders?"
Lui sgranò gli occhi.
L'unica domanda a cui non avrebbe voluto rispondere. Perché lo stava mettendo
alle strette? "Non è il caso che tu lo sappia, Lily" Sarebbe stata la
sua occasione. Rivelare che razza di persona fosse in realtà l'idolo delle
folle, il grande James Potter, e con lui i suoi amici. Avrebbe potuto
screditarlo davanti agli occhi di Lily, e lei lo avrebbe disprezzato. E forse
si sarebbe accorta di lui…Di lui, che ormai quasi viveva in funzione dei loro
incontri, delle loro passeggiate nel parco, di quelle brevi chiacchierate nei
corridoi, quando si incontravano per caso fra una lezione e l'altra. Ma non
voleva farlo. Una voce debole, nel suo animo, gli ricordava che in fondo non
sarebbe cambiato nulla. Lily avrebbe potuto disprezzare anche lui, quello Slytherin
che dopotutto aveva reso onore alla sua fama rivelandole una storia che sarebbe
dovuta rimanere segreta. Non gli avrebbe più rivolto la parola, e lui l'avrebbe
persa del tutto…E sarebbe stata tutta colpa sua. Sua, e di nessun altro. Non di
James Potter, non di un destino crudele. Solo sua.
"Non ti fidi di
me?"
Lui scrollò le spalle.
"Non è questo"
"E allora cosa cazzo
è, Severus?" Sbottò lei, all'improvviso furente. "Non mi hai mai
raccontato nulla di te, io non so nulla della tua vita! E sai cosa ti
dico? Sono stufa di questa amicizia a senso unico! Io ti ho confidato molte
cose, e tu nemmeno mi hai detto come si chiama tua madre!" Gli occhi di
Lily diventarono lucidi di rabbia, mentre si mordeva a sangue il labbro
inferiore e stringeva con forza un lembo del mantello nero.
Severus sospirò.
"Non vorresti saperlo. Credimi"
*Non mi tentare, ti prego.
Io non devo raccontartelo*
"Mettimi alla
prova" Lei lo stava quasi supplicando. Il mozzicone di sigaretta si
consumava lentamente fra le sue dita.
Un altro sospiro.
Un'altra sigaretta accesa con mani tremanti. "D'accordo, ti dirò la
verità"
La mela proibita era
stata colta da mano umana.
La tentazione aveva
vinto ancora.
***
"Che cosa farai
quando avremo finito gli esami?"
L'aria gelida entrava a
folate in quella grande stanza, spazzando il pavimento e sollevando i sottili
fili di paglia che lo ricoprivano.
Sirius Black voltò il capo,
e si sporse leggermente con la schiena oltre il largo davanzale della finestra
senza vetri della Guferia. Parecchi metri sotto di lui, Hagrid stava camminando
nel parco, insieme al suo cane Thor. "Non lo so ancora. Dovrò trovarmi una
casa, suppongo"
"Tu avresti potuto
avere tutto. Una casa lussuosa, un lavoro prestigioso, soldi…E invece
hai preferito fuggire, e vivere come un pezzente" La risata cinica di
Bellatrix Black si unì per un istante al continuo frullare d'ali dei numerosi
volatili, che osservavano i due intrusi con i loro grandi occhi d'ambra.
"Ti sbagli, Bella.
Non avrei avuto tutto"
"E cosa ti sarebbe
mancato? Sentiamo…"
Il ragazzo le rivolse un
sorriso obliquo, amaro. Consapevole. "Una famiglia"
Lei rise di nuovo, più
forte. I capelli corvini, sciolti, ondeggiavano appena, mossi dalla brezza
invernale. "Una famiglia…Sei più sentimentale di quanto credessi, devo
ammetterlo"
"Tu non sei in grado
di amare, Bella, e non ti importa che gli altri ti amino. Non puoi capire"
"Cosa ti fa pensare
che io non sia in grado di amare?"
Il cugino le sollevò il
mento con due dita. "Quel pazzo di Lestrange continua a starti dietro come
una pezza da piedi, ma è l'unico. Gli altri ti usano solo per portarti a letto,
perché ti conoscono, e non vogliono avere una relazione seria con te. Sei
fredda, cinica. Ecco cosa me lo dice"
La ragazza si divincolò,
lanciandogli uno sguardo carico d'odio. "Vaffanculo, Black"
"Quando uscirò da
Hogwarts sarò in mezzo ad una strada, ma almeno sarò felice. Troverò un lavoro
che mi piaccia, avrò ancora degli amici. E tu, invece? Per te non esiste
nulla per cui valga la pena impegnarsi…"
Bellatrix gli si avvicinò
ancora di più. "Io entrerò al servizio di Lord Voldemort, ecco per cosa mi
impegnerò" Gli sussurrò all'orecchio.
Sirius si scostò da lei,
e la osservò in silenzio. "Avrai il coraggio di farlo?" Le chiese, in
tono insinuante.
"Lo sai benissimo
che non sono una codarda, non lo sono mai stata" Estrasse un pacchetto
dalla tasca del cappotto, e si accese una sigaretta.
Lui rise piano. "Ho
i miei dubbi a riguardo, Bellatrix. Ci sono tante cose che non avresti il
coraggio di fare…Ti atteggi da ribelle, da anticonformista, ma in fondo hai
paura dell'opinione degli altri"
"Io non ho
paura!" Gridò, irata.
"Dimostramelo,
allora" Ribatté semplicemente Sirius.
Lei sgranò gli occhi,
spiazzata. "E come?" Domandò poi, riprendendo il controllo.
Bellatrix Black era
nata per le sfide.
Questa volta fu Sirius ad
avvicinarsi a lei. "Vieni al ballo con me. Dimostrami che non ti importa
quello che pensa la gente"
Lei si ritrasse, per
poterlo guardare in viso. "Un giorno ti ucciderò, Black" Ribatté,
prima di spingerlo con la schiena contro il muro di pietra e baciarlo.
***
Why is everything so hard?
I don’t think I can deal with the things you said
It just won’t go away...
[Perfect world - Simple Plan]
"Lily! Cosa ci fai
qui?" James Potter, in piedi sulla soglia della sua stanza, le sorrise
raggiante, sorpreso di vederla nei dormitori maschili. Ma la sua espressione
felice svanì di colpo, quando si accorse che lei aveva gli occhi arrossati, e
doveva aver pianto. "Ehi…E' successo qualcosa?"
Lei, in silenzio, lo
oltrepassò, sedendosi su uno dei letti a baldacchino.
James si sistemò accanto
a lei, preoccupato. "Lily, cosa c'è? Per favore, parla…"
"Perché non me l'hai
mai detto?" La voce della ragazza era dura, greve, carica di delusione.
"Lily, non
capisco!"
Lei alzò il volto di
scatto. "Sei uno stronzo, James! Tu e il tuo caro amico Black!" Urlò,
furente. "Perché non mi hai mai detto quello che avete fatto a Severus?
Siete dei bastardi!"
Il ragazzo rimase a lungo
in silenzio, colpito da quelle parole. Lei non lo guardava, le unghie che
affondavano nei palmi delle mani, le nocche delle dita sbiancate.
"Allora? Sto
aspettando. Non tenti nemmeno di difenderti?" Gli chiese ancora, glaciale.
Lui sospirò. "Chi te
l'ha detto?"
Lily rise. "L'unica
cosa che ti interessa è questa, vero? Così potrai andare a vendicarti, a
recitare la parte del bello e dannato…Complimenti, davvero"
"Non ne vado fiero,
se è questo che intendi" Ribatté, mortificato.
"E' comodo, vero?
Dici che ti dispiace, pronunci qualche parolina di circostanza e credi di aver
sistemato tutto…"
"Porca puttana Lily!
Non è stata colpa mia!" Gridò, interrompendola. "Io…ho salvato Piton"
Continuò poi, abbassando la voce. "Non te l'ha detto, vero?"
La ragazza sgranò gli
occhi. "Lui…Mi ha raccontato che sei andato ad avvertirlo di tornare
indietro, ma che l'hai fatto solo perché all'ultimo momento hai avuto paura,
solo perché…"
"E tu gli hai
creduto, vero?"
"Come?"
"Non ti è mai
nemmeno passato per la mente che non potesse essere così, vero?" Proruppe,
in tono carico di disappunto. "Non hai mai nemmeno pensato che mi fossi
pentito sul serio?"
Lily ammutolì.
"Io…"
Il ragazzo le rivolse un'occhiata
traboccante di amarezza. "Bene, ora ho capito cosa pensi davvero di me. Se
mi vuoi scusare…Non abbiamo più niente da dirci" Proferì, indicandole la
porta con un gesto del braccio.
Lei gli prese le mani.
"Jamie, aspetta…"
"Cosa cazzo devo
aspettare, mh? Tu mi hai sempre considerato un arrogante, uno stronzo, un
egoista. Pensavo che avessi cambiato idea, che avessi capito che ho tanti
difetti, ma forse anche qualche pregio! Ma non è così, e basta il
racconto della persona che più mi odia al mondo per convincerti!" James si
alzò, e calciò con rabbia un libro di Pozioni che era a terra.
"Tu e Sirius avete
fatto una cosa gravissima! Severus poteva morire…"
"Ma non l'ha fatto!
Abbiamo fatto una stronzata, ma tutti sbagliano…E sono stato io a
rischiare di morire per salvarlo, ma a te non importa!"
"Tutti sbagliano, è
vero, ma tu hai sbagliato davvero troppo! Dovevi parlarmene, perché non l'hai
fatto? Se pensavi di ottenere la mia fiducia in questo modo eri fuori
strada"
"Remus"
Rispose semplicemente lui.
Sul viso di Lily comparve
un'espressione sorpresa. "Remus?"
James sorrise, sardonico. "Già. Un mio amico. Come pensi si debba sentire ad essere
un lupo mannaro, mh?"
"Non vedo cosa
c'entri adesso!" Sbottò lei, seccata.
"C'entra invece! Il
suo era un segreto, ne eravamo a conoscenza solamente io, Sir e Peter.
Poi l'ha scoperto anche Piton, e gli ho fatto promettere di non parlarne a
nessuno…Io ho mantenuto la parola e non l'ho confessato neanche a te, ma
evidentemente lui non l'ha fatto"
"L'ho obbligato io a
parlare, lui non voleva dirmi nulla!" Lo difese lei, sconcertata.
"Che grande
eroe…" Commentò il ragazzo, ironico.
"E a lui non pensi?
Non pensi alla paura che deve aver provato? Avrebbe potuto essere assalito da
un lupo mannaro!"
"Dimmi una cosa,
Lily. Perché prendi sempre le difese di Piton?"
"Io difendo solo chi
ha ragione!"
"No, tu difendi solo
chi sembra più debole. Tu giudichi solo secondo stupidi pregiudizi…Io sto
cercando di cambiare, sto cercando di smettere di essere un ragazzino arrogante
e prepotente, ma per te lo rimarrò sempre!"
"Ti sbagli! Io cerco
solo di essere obiettiva, di essere corretta. Di sicuro questo mio
atteggiamento non piacerà a tutti, ma almeno sono in pace con me stessa, sono felice"
James inarcò un
sopracciglio. "Sei sicura di essere felice, Lily Evans? Tu non hai
amici, e tutti ti considerano solo una piccola odiosa ragazzina saccente!"
Appena il ragazzo ebbe
finito di pronunciare quella frase, il silenzio li avvolse, pesante, carico di
tensione, di elettricità.
"Bene, ora posso
davvero andarmene" Lily si alzò, asciugandosi le guance bagnate di lacrime
con la manica del maglione.
James cercò di fermarla,
afferrandole le spalle. "Aspetta…Scusami, non volevo!"
"Lasciami
stare!" Strillò, liberandosi dalla sua stretta. Un attimo dopo, la porta
della stanza sbattè con violenza.
Il ragazzo si lasciò
cadere sul letto, e chiuse gli occhi. La testa gli pulsava, ma il dolore più
forte era un altro. Era certo che l'avrebbe persa, dopo quella discussione.
L'avrebbe persa, e non ci sarebbero più state possibilità per tornare indietro.
Era inutile. James Potter aveva commesso tanti errori. Errori stupidi, errori
di gioventù, che si potevano perdonare. Ma Lily Evans non sarebbe mai scesa a
compromessi.
E quegli sbagli, lui avrebbe
continuato a pagarli per molto tempo.
*Scusami*
***
I can't remember when it was good
Moments of happiness in bloom
Maybe I just misunderstood
All of the love we left behind...
[Falling away with you - Muse]
La Sala Comune di Slytherin
era vuota, immersa nella penombra. Lucius Malfoy sorrise, scostando una ciocca
di capelli chiari dal viso di Narcissa Black.
"Sei più bella del
solito, stasera" Le disse, prima di baciarla.
Lei ricambiò il bacio,
fino a quando il ragazzo non la spinse leggermente all'indietro facendola
distendere sul divano. "Lucius…Potrebbe arrivare qualcuno, lo sai"
Protestò, parlando contro le sue labbra.
Lui sorrise ancora, prima
di sollevarle appena il maglioncino grigio della divisa, toccandole la pelle
liscia. "Sono tutti a cena, chi vuoi che arrivi?"
La ragazza emise un
sospiro stentato, sentendo l'altra mano di lui insinuarsi sotto la gonna a
pieghe. "Smettila…Ti prego"
Lucius, indifferente a
quelle parole, la baciò con più impeto. "Non vedo l'ora di andare al ballo
con te" Le sussurrò, mentre spingeva maggiormente il suo corpo contro
quello di lei. "Tutti mi vedranno con te, e mi invidieranno…"
Narcissa lo respinse con
un gesto brusco, tornando a sedere e sistemandosi la cravatta.
"Cosa ti prende?"
Le domandò, senza riuscire a nascondere una certa irritazione.
"Sono solo questo,
per te? Qualcosa da esibire?" Gli chiese, in tono adirato.
Un lampo attraversò gli
occhi trasparenti di Malfoy. "Perché parli così? Lo sai benissimo che ti
amo…"
"Non è vero, tu non
mi ami" Sentenziò lei, con voce rotta.
Il ragazzo rise.
"Cos'hai stasera, eh? Stai delirando…"
"Io non sto
delirando, Lucius!" Esclamò, alzandosi in piedi. "Tu non mi ami, stai
con me solo per far piacere ai tuoi genitori e per mettermi in mostra a qualche
stupida festa!"
"Io ti amo, come te
lo devo dire?" Anche lui si alzò, svettando sopra di lei di parecchi
centimetri.
"Non stai con me
nemmeno per portarmi a letto, per quello c'è Alexandra Wallace" Proferì Narcissa,
lanciando parole come coltelli affilati.
Lucius abbassò lo
sguardo. Le lame l'avevano colpito.
Le lame l'avevano
ferito.
"Pensavi che non lo
sapessi, vero? Pensavi che fossi l'unica in tutta la scuola a non sapere che ti
scopi quella puttana? Beh, ti sei sbagliato!" Urlò, afferrandolo per i
polsi.
"Perché stai ancora
con me, Narcissa?" Le chiese solamente, con voce atona.
Lei indietreggiò,
impallidendo. "Non riesci nemmeno a capirne il motivo, Lucius
Malfoy?"
Lui vide una lacrima
brillare sulla guancia di quella ragazza che sembrava fatta di porcellana.
Allungò il braccio per fermarla, per stringerla a sé e farla smettere di
piangere. Ma la distanza che li separava era maledettamente grande. Una
voragine di marmo si stava aprendo fra loro.
"Io ti amo davvero,
al contrario di te" Disse ancora Narcissa Black, prima di lasciare di
corsa la Sala Comune.
Lucius si portò le mani
al viso.
*Cos'ho fatto?*
***
Ricordava alla perfezione
la prima volta che l'aveva vista. Era ancora una bambina, così minuta e con
quella chioma rossa che non passava di certo inosservata. Lui era fermo sul
binario nove e tre quarti, insieme ai suoi genitori, e si guardava intorno,
spaventato ma anche incuriosito. L'espresso lucente gli era davanti, e già si
stava riempiendo di studenti più grandi, che si salutavano allegri e cercavano
uno scompartimento libero. James l'aveva notata mentre accarezzava
distrattamente il suo gatto, facendo passare le sue piccole dita attraverso le
sbarre della gabbia. Aveva la pelle appena ambrata dal sole estivo, e spruzzata
di quelle efelidi che lui aveva trovato da subito molto graziose. E poi c'erano
i suoi occhi. Quegli occhi leggermente allungati, dal taglio felino, di quel
verde così intenso da sembrare falso.
Lily era cresciuta da
allora, e James pensava che la sua bellezza crescesse con lei, di giorno in
giorno. Ma il suo sguardo era sempre identico, trasparente ed indagatore. I
suoi occhi erano sempre identici, specchio della sua strana anima e lucidi
smeraldi.
E lui li aveva fatti
piangere.
***
Ricordava alla perfezione
la prima volta che l'aveva visto. Era ancora un bambino, con vivaci occhi
nocciola e quei capelli corvini spettinati. Lei era ferma al binario nove e tre
quarti e si guardava intorno, osservava quel mondo totalmente nuovo. L'espresso
lucente le era davanti, e si stava riempiendo di studenti più grandi, che si
salutavano allegri e cercavano uno scompartimento libero. Lily l'aveva notato,
mentre scambiava qualche parole con tre ragazzini come lui. Uno era minuto e
rubicondo, un altro aveva capelli biondi ed occhi chiari, e il terzo aveva i
capelli corvini ed intensi occhi blu. Peter Minus, Remus Lupin e Sirius Black,
che sarebbero diventati i suoi migliori amici. Lui continuava a sorridere
eccitato, le mani nelle tasche anteriori dei jeans troppo larghi e un
cappellino portato al contrario. James era cresciuto da allora, e anche il loro
rapporto si era evoluto. Per sei lunghi anni non gli aveva mai davvero parlato,
non l'aveva mai davvero conosciuto. Si erano limitati ad odiarsi cordialmente,
ognuno inconsapevole di esercitare un'attrazione quasi magnetica sull'altro.
Poi, poco tempo prima, qualcosa era cambiato. Lei aveva capito che James,
nonostante i suoi difetti, era un ragazzo diverso. Aveva imparato a volergli
bene, e aveva smesso di respingere i sentimenti che in fondo aveva sempre
provato per lui. Ma
non era servito a nulla.
L'aveva perso, ed era
tutta colpa sua.
***
-Note
Ho chiamato questo
capitolo "Down to hell" perché i miei poveri personaggi si sono fatti
tanto male a vicenda, e sono davvero a pezzi… Li faccio sempre soffrire, povere
creature! :P
La frase di Bellatrix
a Sirius in questo contesto va considerata come completamente ironica, e non ha
nulla a che vedere con i fatti narrati da JK Rowling nel quinto libro…Dopotutto
lei qui ha solo 17 anni ^^" Non è ironico invece il suo proposito di
unirsi ai Mangiamorte, come già avevo accennato qualche capitolo indietro.
Poi…Beh, lo scherzo
che ha scatenato la lite fra Jamie e Lily è quello che è stato fatto a Severus
quando ha seguito Remus fino al Platano Picchiatore [Hp 3], ma penso che lo
sappiate…^.^
Ps. Volevo
consigliare, a chi interessa, questa
breve one-shot di Galadwen, con Sirius/Bellatrix come pairing...E' stata la
prima che ho letto, tempo addietro, su di loro, e che in un certo senso ha dato
inizio alla mia adorazione per i due cari cuginetti e alla mia produzione a
riguardo! ^_^
-Ringraziamenti
Che vanno come
sempre a chi legge e in modo particolare a chi commenta questa fic...Le vostre
recensioni sono sempre gentilissime, è davvero un piacere leggerle! Grazie
davvero...
E per rispondere ad
Hhrtruelove...Aah, che bella la foto di Johnny Depp! Anche io lo trovo davvero
figo...*.* Sarebbe un bellissimo Sirius...L'unica cosa che gli manca sono gli
occhi blu! ^_- E fra l'altro il Sirius originale, quello della Rowling, li ha
grigi...XD Anche Angelina Jolie sarebbe una Bellatrix adatta, non ci avevo mai
pensato! o.o" In quella foto è molto bella, ma penso che questa
rappresenti ancora meglio un'ipotetica Bella (più che altro per l'espressione
perfida e per la sigaretta...XD)! ^.^ Un bacio!
|
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Capitolo 24 *** *December feelings* ***
-Capitolo
ventiquattro-
*December
feelings*
L'avevano svegliata i
mormorii eccitati delle sue compagne di stanza, pochi minuti prima. Risate che
a fatica erano rimaste sommesse, commenti concitati sull'avvenimento ormai prossimo
di quella sera. E poi passi, passi che avevano fatto scricchiolare le assi di
legno del pavimento. Il cigolio dei vecchi cardini della porta, il suono di
piedi che scendevano le scale. E dopo il silenzio.
Lily aveva aperto gli
occhi, e il rosso carminio dei tendaggi l'aveva colpita come mai prima. Si
alzò, e si diresse verso il bagno. Un dolore insistente le martellava il capo,
e l'acqua che si riversò sul viso era ghiacciata, quasi bruciava.
Era la mattina della
vigilia di Natale, e ogni studente di Hogwarts era felice.
Ogni studente, tranne
Lily Evans.
***
L'aveva svegliato il
rumore dell'acqua scrosciante che proveniva dal bagno. Gocce che cadevano
incessanti, battenti, e un sottile rivolo di vapore argenteo che usciva dalla
fessura della porta. Passi sul pavimento bagnato, un accappatoio blu scuro
raccolto da terra. Poi la porta si era aperta. Sirius si era avvicinato al suo
letto, in silenzio, i capelli corvini bagnati, e si era vestito. Altri passi,
altri suoni conosciuti che si susseguivano con un ordine che pareva immutabile
nel tempo. E dopo il silenzio.
James aveva aperto gli
occhi, e il cielo carico di neve l'aveva colpito come mai prima. Si alzò, e si
diresse verso la finestra. Il vetro era ghiacciato, quasi bruciava.
Era la mattina della
vigilia di Natale, e ogni studente di Hogwarts era felice.
Ogni studente, tranne
James Potter.
***
L'aveva svegliato
Rodolphus Lestrange. Aveva alzato il braccio, e aveva guardato l'ora. Era
mezzogiorno. Aveva dormito fino a mezzogiorno, e non gli era mai successo. Un
torpore che aleggiava sui suoi occhi come nebbia si era presto unito ad un
insistente senso di stanchezza. Non avrebbe voluto alzarsi più, rimanere per
sempre avvolto in quelle coperte color smeraldo. Rodolphus aveva attraversato
la stanza, con passo deciso, aveva aperto la porta e se l'era richiusa alle
spalle, facendola sbattere. E dopo il silenzio.
Severus si era passato
una mano sulla fronte, e con l'altra aveva afferrato una sigaretta, dal
pacchetto posato sul comodino. Gli occhi gli bruciavano, e il soffitto decorato
del dormitorio l'aveva colpito come mai prima. Il pavimento era ghiacciato,
quasi bruciava.
Era la mattina della
vigilia di Natale, e ogni studente di Hogwarts era felice.
Ogni studente, tranne
Severus Piton.
***
"Ti prego Lily,
aspetta…"
"Lasciami in
pace, non abbiamo nulla da dirci"
"Mi dispiace…Non
volevo farti stare male, lo sai!"
"Smettila Potter,
non voglio sentirti!"
§
"Vieni al ballo
con me, per favore"
"Come puoi anche
solo pensare che verrò al ballo con te? Sei solo un povero arrogante,
James"
"Lily…Parliamone!
Non penso che tu sia una ragazzina odiosa, lo sai!"
"Come devo
fartelo capire? Non voglio vederti, e non voglio parlare con te!"
§
"Non ti lascerò in
pace finché non mi avrai dato la possibilità di scusarmi!"
"Non voglio
accettare le tue scuse, non ho altro da aggiungere"
"Lily, almeno
ascoltami! Poi non ti cercherò più, te lo giuro"
"Vai via, James,
per favore!"
In quella settimana, lui
era dappertutto, o così le era sembrato. All'uscita dell'aula di Rune Antiche,
in Sala Grande, nel parco, lungo le rive del lago. E ogni volta la chiamava, le
afferrava il polso, cercava di fermarla. Cercava di parlarle. Con voce pentita,
le giurava di essere dispiaciuto. Quasi la implorava di perdonarlo. I suoi
occhi non brillavano più di bagliori dorati, ma erano risentiti, tristi. La
proverbiale arroganza e la goliardia di James Potter erano scomparse. Non si
sentivano più le sue risa sguaiate, i suoi commenti pungenti. Non lo si vedeva
più con la bacchetta in mano, pronto a lanciare un incantesimo su qualche
malcapitata vittima. Quello che si incontrava a Hogwarts pareva più un
ectoplasma, un ricordo sbiadito di quel ragazzo così popolare e così contento
di esserlo, così affascinante nei suoi comportamenti sopra le righe e ancora
così infantile, sotto molti punti di vista. In un certo senso James Potter era
maturato, in quei pochi giorni. Per la prima volta nella sua vita, aveva perso
qualcuno a cui teneva davvero, e aveva sperimentato quel dolore che non l'aveva
mai sfiorato, se non in lievi dosi, quasi impercettibili, come polvere
depositata sulla pelle. E quello stesso dolore l'aveva reso più posato, più
rispettoso di quelle regole che aveva sempre ignorato, più giudizioso…Ma anche,
ed inevitabilmente, più spento.
Lily sapeva che la causa
di quel repentino cambiamento era stata lei stessa, e le sembrava di riuscire a
comprendere gli stati d'animo che scuotevano il ragazzo. Quando vedeva James
passarle accanto a testa bassa, una morsa le stringeva lo stomaco, e il
desiderio di fermarlo e di abbracciarlo, senza aggiungere altro, si impadroniva
di lei con una violenza che la intimoriva. Ma il suo orgoglio così spiccato la
bloccava. Le impediva non solo di perdonarlo, ma anche di ascoltarlo, di
permettergli di spiegarsi. L'unico ragazzo che le fosse mai piaciuto veramente,
la persona con la quale era riuscita ad aprirsi e a mostrarsi come davvero era,
l'aveva ferita. E quella ferita bruciava ancora, l'avrebbe fatto a lungo. Non
appena aveva accettato i sentimenti che provava, lui l'aveva oltraggiata.
Eppure il vecchio James
Potter le mancava. Le mancavano quella sua aria spregiudicata, i suoi modi
irruenti, la sua risata contagiosa, e i loro incontri, dove trascorrevano il
tempo parlando di tutto e niente.
Doveva convivere con il
senso di colpa, quel senso di colpa strisciante che l'avvolgeva nelle sue spire
sempre più fitte. Nemmeno lei si era comportata nel migliore dei modi, e
l'ammissione delle sue colpe le era costata molto cara. Si era presentata nella
sua stanza, pronta ad accusarlo e a rinfacciargli che, in fondo, sapeva che non
sarebbe mai cambiato. Che sarebbe sempre rimasto un ragazzino troppo pieno di
sé, e che provava piacere nel far soffrire gli altri. L'errore che James aveva
commesso rimaneva grave, ma lui stesso aveva ammesso di non esserne affatto
orgoglioso, e dopotutto si era pentito in tempo per salvare Severus, che
rimaneva sempre il suo peggior nemico in tutta Hogwarts.
E ora si trovava
imprigionata fra due fuochi.
L'orgoglio, e il
sentimento.
La ragione e l'istinto.
Lily aprì l'armadio di
legno lucido. Davanti a lei, appeso ad un attaccapanni, si trovava il vestito
che avrebbe dovuto indossare quella sera. Quella sera, per andare al ballo
insieme a lui. Ma James non l'avrebbe accompagnata, e non avrebbero
riso, prendendosi in giro, scendendo lo scalone che conduceva in Sala Grande.
Era stata lei stessa a ripetergli più volte di lasciarla stare, di non provare
più a convincerla ad andare al ballo insieme…E adesso se ne stava pentendo
amaramente. La vigilia di Natale non le era mai sembrata così triste e vuota, e
nemmeno le ghirlande colorate con cui le sue compagne avevano decorato la
stanza riuscivano a farla sentire meglio.
La ragazza afferrò l'abito,
accarezzandone la stoffa piacevolmente liscia sotto le sue dita. Si asciugò la
lacrima impertinente che stava bagnando la sua guancia. Da lì a poche ore, in
Sala Grande ci sarebbe stata anche lei. Non poteva rimanere chiusa in quella
piccola stanza, la sua personale torre d'avorio. Non poteva nascondersi dal
mondo. La vita doveva continuare, anche per lei. E avrebbe sceso la scalinata,
gradino dopo gradino.
Sola, ma a testa alta.
***
And then one day things weren't quite so fine
And then one day things weren't quite so fine
I fell in love with Lily
I fell in love with Lily...
[Pictures of Lily - The Who]
Lo stava osservando. I
suoi occhi chiari guizzavano di continuo verso di lui, apparentemente posati su
una pagina di un libro.
Poesie.
Aveva sempre amato
leggere.
"Sto male"
Remus Lupin alzò lo
sguardo, posando il piccolo volume sulle coperte spiegazzate del letto. I
capelli biondi gli coprivano in parte il volto, che sembrava quasi scolpito
nell'avorio. Era più pallido del solito, quella mattina. "Lo so"
James rise sommessamente,
continuando a rigirarsi una vecchia piuma nera fra le dita. Con quella piuma
aveva scritto pagine e pagine. Lettere d'inchiostro carminio, o scarabocchi di
liquido color cobalto. "Remus…Perché tu sai sempre tutto?"
Questa volta fu Remus a
sorridere. "Io non so sempre tutto, Prongs. Io osservo,
semplicemente"
James si alzò. I
prati erano imbiancati, e numerosi studenti stavano passeggiando o giocando,
come bambini spensierati. Le ragazze percorrevano i sentieri in piccoli
gruppetti, parlando del vestito che avrebbero indossato quella sera, e
dell'acconciatura che avrebbero sfoggiato. I ragazzi che le avrebbero
accompagnate e avrebbero danzato con loro le osservavano da lontano, e non
potevano fare a meno di sorridere. "Cosa devo fare?"
"E' per Lily,
vero?" L'altro lo raggiunse, posando la mano sul vetro freddo. "Avete
litigato?"
Lui annuì. "Sono
stato davvero stronzo. Le ho detto delle cose che non pensavo nemmeno…"
*Le ho fatto male*
L'amico si voltò, per guardarlo.
"Si litiga sempre in due, James"
"Cosa intendi
dire?"
"L'ho vista
piangere, un paio di giorni fa. Era da sola, seduta sulle scale"
"Piangeva per colpa
mia!" Esclamò, con stizza.
Remus scosse il capo.
"No, Prongs. Piangeva perché si sentiva in colpa, tanto quanto te"
"Ma come fai ad
esserne sicuro?" Sbottò James, togliendosi gli occhiali e gettandoli sul
letto. "Le ho detto che è una solo una piccola odiosa ragazzina
saccente…"
"Le ho parlato"
Gli occhi del ragazzo si
spalancarono. "Le hai parlato?"
L'altro annuì, posando
gli occhi su due ragazzine che, parecchi metri sotto di loro, si stavano
lanciando palle di neve. "Al contrario di te non mi sono mai divertito più
di tanto a stuzzicarla, in questi sei anni. Siamo nella stessa classe di Rune Antiche,
come ben sai, e…Beh, ogni tanto abbiamo fatto due chiacchiere, anche se per
ovvi motivi non siamo mai entrati in confidenza. Quando l'ho vista che
piangeva…Sembrava davvero depressa"
"E così le hai
domandato come mai fosse così triste" Continuò James al suo posto.
"Esatto. E mi ha
raccontato del vostro litigio…Doveva sentirsi veramente male, per confidarsi
con un quasi sconosciuto come me" L'espressione di Remus divenne
all'improvviso severa. "Avresti dovuto parlarcene, lo sai"
"Lo so, Rem, e ci ho
provato. Ma avevo paura che mi avreste giudicato male…" Un sorriso amaro
si dipinse sulle sue labbra, anche se l'amico non riuscì a scorgerlo.
"Siamo tuoi amici,
non l'avremmo mai fatto. Non ti avremmo accusato…" Sentenziò Remus, anche
se non c'era ombra di rimprovero nella sua voce.
"Raccontami di Lily,
per favore" Il tono di James era impaziente, ma anche spaventato.
La verità faceva sempre
paura.
Remus si arrotolò una
ciocca di capelli attorno al dito. Sulla scrivania a pochi passi da loro,
alcune sfere dorate fluttuavano in una polvere lucente, all'interno di un globo
di vetro. Quel suppellettile apparteneva alla famiglia Lupin da generazioni.
"Si sente in colpa, come ti ho già spiegato. Pensa di aver esagerato…Non
era venuta per accusarti, ma solo per avere una spiegazione. Forse non te ne
sei reso conto, ma tu le piaci molto più di quanto non sembri, Jamie"
"Io ho provato a
parlarle, a chiederle scusa…Se mi stai dicendo la verità, perché non mi ha mai
voluto ascoltare?"
"Credi che sia
semplice tornare sopra i propri passi? Credi che sia una situazione facile per
lei? Lily non ha un carattere forte come il tuo…E ha anche paura"
"Paura?"
Una scintilla divertita
balenò negli occhi di Remus. "Paura dei sentimenti che prova per te, no?
Probabilmente non riuscirebbe a non baciarti, se vi parlaste…Ed è
terrorizzata"
James si spettinò i
capelli, mentre una curiosa espressione sostituiva un broncio malcelato.
"Tu dici?"
"Se fossi in te
stasera l'inviterei a ballare, Prongs"
"Ma non vuole più
venire con me al ballo! Me l'ha ripetuto più volte…" Ribatté James,
scoraggiato.
Remus inarcò un
sopracciglio. "Lei sarà in Sala Grande stasera, te lo posso garantire. In
fondo non desidera altro che andare al ballo di Natale con quello stronzo
arrogante di Potter…Parole sue" Si affrettò ad aggiungere, notando lo
sguardo sdegnato del ragazzo.
"Quindi…Secondo te
dovrei aspettarla in Sala Grande?"
"Sì,
Jamie…Incredibile, io che do lezioni sulle ragazze al più grande donnaiolo
della storia di Hogwarts!"
Il primo sorriso sincero della
giornata increspò le labbra di James. "E smettila…Stai solo approfittando
di questo momento di debolezza!"
Remus sorrise a sua
volta. Era la vigilia di Natale, e aveva appena fatto ridere uno dei suoi
migliori amici. Le sfere dorate continuavano placide a muoversi, nella loro
piccola dimora di cristallo. Le risate degli altri studenti giungevano fino a
lui, come campanelli mossi dal vento.
Nulla avrebbe potuto
essere migliore, in quella giornata di fine dicembre.
***
Un'altra sigaretta. Ancora.
I suoi polmoni sembravano esigere quel fumo dolce. E anche la sua mente
lo desiderava, per stordirsi, e non pensare più a nulla.
Non pensare più a lei.
L'aveva vista correre
via, sconvolta come mai prima, gli occhi che trattenevano a fatica le lacrime.
Le rivelazioni di quel pomeriggio l'avevano lasciata senza parole, svuotata.
James Potter, il ragazzo che le piaceva, non era davvero l'idolo perfetto che
credeva di conoscere. Era un fantoccio che nascondeva un segreto doloroso. Un
segreto che macchiava la sua reputazione, e che non aveva rivelato a quella
ragazza dai capelli sanguigni che aveva conquistato con così tanta fatica. E
lei era rimasta delusa. Indignata e delusa.
Avrebbe dovuto sentirsi
felice. Era stato lui stesso a distruggere il mito di Potter, a demolirlo.
Eppure, quella vittoria non aveva il sapore zuccherino che si era aspettato.
Era amara come fiele, aspra. E quella vigilia di Natale non si tingeva di oro e
di argento ai suoi occhi, non era decorata da palline di vetro soffiato e
cristalli, non recava l'aroma del cioccolato e dei biscotti. Era grigia, senza
ornamenti, quasi velenosa.
Lei non l'aveva più
cercato, non si era gettata fra le sue braccia scongiurandolo di perdonarla.
Perdonarla per non aver compreso subito che era lui, Severus, ad essere adatto
a lei. Per non aver compreso subito che era lui l'unico in grado di volerle
bene davvero. Per non aver compreso subito che lui era migliore di James
Potter…
*Mi faccio schifo*
In realtà era solo un
traditore. Un traditore di quel segreto che avrebbe dovuto trascinare con sé
nella tomba. Di quel segreto che coinvolgeva anche altri.
Che coinvolgeva Remus
Lupin.
Per quanto lo potesse
odiare, non era di certo orgoglioso di quel gesto. Ora anche Lily Evans sapeva
che quel ragazzo esile era un licantropo, e forse avrebbe iniziato ad evitarlo,
ad avere paura di lui. Forse l'avrebbe raccontato ad altri, forse l'avrebbe
fatto cacciare dalla scuola…
I sensi di colpa
continuavano a minare le sue forze, e un abisso sembrava spalancarsi davanti a
lui.
*E' colpa mia*
Confessare la verità non
l'aveva aiutato. La solitudine strideva sempre di più alle sue orecchie, e quegli
occhi verdi non si erano più volti verso di lui.
***
We've been through this such a
long long time
Just tryin' to kill the pain
But lovers always come and lovers always go
An no one's really sure who's lettin' go today...
[November rain - Guns 'n' Roses]
Una mano salì a scostargli
dal viso i capelli dorati. I suoi occhi chiari saettarono verso di lei. Narcissa
era seduta ad un tavolo, intenta a scrivere una lettera. La lunga penna blu si
tingeva di riflessi violacei mentre si muoveva veloce, avanti e indietro. La
legna nel camino bruciava senza sosta, crepitando. Stava scrivendo ai genitori,
probabilmente. Lo faceva sempre, il giorno della vigilia di Natale. E dopo
avrebbe scritto anche ad Andromeda, a quella sorella ribelle che le avevano
proibito di amare, e che volevano solo fosse dimenticata. Ma lei si era
rifiutata di obbedire. Dietro quel freddo velo di alterigia, si nascondeva una
persona che in fondo era ancora in grado di provare dei sentimenti.
Che in fondo era
ancora in grado di amarlo.
Lucius sorrise
impercettibilmente quando la ragazza si mordicchiò il labbro inferiore,
assumendo un'aria perplessa. La stessa espressione che si dipingeva sul suo
volto quando non sapeva rispondere alla domanda di un insegnante.
Quell'espressione che si era conservata identica a se stessa per sei anni.
Quando l'aveva vista per
la prima volta, nella Sala Comune, era rimasto incantato dalla sua bellezza di
bambina. Solo dopo aveva scoperto che era la sorella di Bellatrix. Solo dopo
aveva scoperto che quella ragazzina era la sua promessa sposa, come gli avevano
spiegato i suoi genitori quando aveva appena nove anni. E subito aveva pensato
di essere fortunato.
Ma ora la fortuna
sembrava averlo abbandonato. Quegli occhi turchesi lo guardavano con astio, e
quelle mani nivee non si posavano più sulle sue. Aveva commesso molti errori, e
aveva pensato di non amarla più. Forse di non averla mai davvero amata,
infatuato unicamente del suo aspetto da regina. Illuso di poter trovare la
felicità nel letto di Alexandra, che era stata capace di attirarlo a sé con i
fili della sua terribile tela. Solo ora, dopo aver perso Narcissa, aveva capito
quanto tenesse a lei. Quanto desiderasse rispettarla, e non tradirla più.
Quanto volesse sposarla, in un futuro più o meno lontano.
Lucius Malfoy non era di
certo abituato a perdere. Qualche anno prima voleva conquistarla e l'aveva
fatto. Ora voleva conquistare il suo perdono, e l'avrebbe fatto.
Con la coda dell'occhio, vide
un elfo domestico comparire dal nulla nella Sala Comune, reggendo una grossa
scatola rossa che lo copriva quasi del tutto. La piccola creatura, dopo essersi
guardata intorno con aria furtiva, iniziò a salire le scale che conducevano ai
dormitori femminili.
Lui sorrise, questa volta
apertamente.
***
In your heavenly rapture we die
on and on
And you keep waiting at our door
Yes - we open the door
Let us die a bit more...
[Our diabolical rapture - HIM]
Un lieve vapore aleggiava
sulla superficie dell'acqua, nascosta da una densa schiuma azzurrina che
profumava di cannella. L'enorme vasca incassata nel pavimento assomigliava ad
una distesa di nebbia dai colori della carta da zucchero. Un asciugamano bianco
cadde a terra, e la ragazza si immerse in essa, mentre i capelli corvini si
spargevano a raggiera attorno alle sue spalle. Subito dopo, una risata sommessa
risuonò nella sala.
"Cos'hai da ridere?"
La sua voce, ancora impastata di sonno nonostante fosse mezzogiorno inoltrato,
era leggermente roca.
Sirius Black entrò a sua
volta nella vasca, raggiungendola e cingendole la vita. "Niente, Bella. È
solo che mi chiedo perché hai voluto venire qui"
Bellatrix si voltò,
sorridendogli. "Mi sembra ovvio" Rispose, inarcando un sopracciglio
con aria irriverente. "Io non ho il permesso di usare il bagno dei
Capiscuola, ma tu conosci la parola d'ordine"
Il ragazzo rise di nuovo.
"Sei la solita calcolatrice…Sfrutti le mie amicizie per raggiungere i tuoi
scopi"
Lei si strinse di più a
lui, toccandogli i capelli bagnati con le dita. "Non è colpa mia se Remus
Lupin è un tuo amico, te lo ricordo. E guarda caso è anche il Caposcuola di
Gryffindor…"
"Già, guarda caso"
Bellatrix si separò dal
cugino, abbandonandosi all'indietro e nuotando nell'acqua. "Basta parlare
dei tuoi discutibili amici, ora…Godiamoci questo bagno"
Sirius si spinse in sua
direzione, arrivando a lei con poche bracciate. "Va bene, allora parliamo
di stasera" Disse, mentre un'espressione ironica si dipingeva sul suo
volto appena arrossato dal calore. "Verrai al ballo con me?"
"Tu fai troppe domande, Black"
"E tu eviti troppe
risposte"
"Chi ti dice che non
ci vada già con un altro?"
"E chi? Lestrange,
per caso?"
Lei imbronciò le labbra.
"Ti ricordo che sono una ragazza molto ambita, io"
"Anche io sono un
ragazzo molto ambito, ma non mi accontento facilmente" Ribatté Sirius,
sicuro.
"Nemmeno io, devo
riconoscerlo" Bellatrix prese fra le mani una manciata di schiuma,
soffiandola via subito dopo.
Lui si sporse leggermente
per aprire un rubinetto dorato, e un'acqua colorata di viola iniziò a scorrere,
facendo diventare le bolle circostanti di un'intensa tonalità di rosa.
"Appunto per questo vuoi me. Noi siamo uguali, come mi hai ricordato tu
stessa innumerevoli volte…"
Bellatrix aprì un altro
rubinetto, che fece fuoriuscire grosse bolle verdi. "Dammi un buon motivo
per venire con te, e lo farò"
Sirius la spinse contro
il bordo. "Troppo facile" Rispose, quasi trionfante. "Tu hai già
deciso che verrai al ballo con me"
"Il Cappello
Parlante deve aver fatto male i suoi conti, con te" Esclamò la ragazza.
"Sei troppo scaltro per essere un Gryffindor"
Sirius le afferrò le
spalle e la baciò, trascinandola con sé nell'acqua multicolore.
***
-Note
E con
il prossimo capitolo...L'immancabile ballo! ^.^" E siamo anche nel periodo
giusto...Adoro il Natale! *.*
Come
sempre ringrazio tutte le persone che leggono questa fic, e chi mi ha lasciato
un commento...Siete sempre gentilissimi, non mi merito tutti questi complimenti!
*Flea si commuove ç____ç*
Ps.
Volevo consigliarvi un'altra storia...Una one-shot, sempre su Sirius e Bellatrix
(Ma guarda caso...XD). E' una NC17, e per un BUONISSIMO motivo, quindi leggetela
solo se vi piace il genere...Io personalmente l'ho adorata! ^_^
E'
stata pubblicata all'inizio del 2003, quindi è piuttosto vecchia...L'avevo
scoperta per caso e mi aveva subito impressionata. Beh, di sicuro è un lavoro
che non lascia indifferenti, penso che se la leggeste potreste solo amarla od
odiarla senza vie di mezzo! Era una delle prime fic con il pairing Sirius/Bella
che ho letto, e di sicuro ha contribuito a far crescere la mia adorazione per
questa coppia...*.*
Bene,
la smetto di annoiarvi e vi lascio il link...The
wedding gift di Amarantha. Fatemi sapere cosa ne pensate! ^_-
Un
bacio*
-Fleacartasi-
|
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Capitolo 25 *** *A Christmas to remember* ***
-Capitolo
venticinque-
*A
Christmas to remember*
Setting our hopes on a big snow tonight
We'll wake up to a world of white
It's gonna be a Christmas to remember...
[A Christmas to remember - Amy Grant]
La Sala Grande era già
gremita di studenti quando si fermarono davanti all'entrata.
Il soffitto rifletteva
come sempre il cielo, ed era colmo di fiocchi di neve che sembravano scendere
serafici sugli studenti. I quattro tavoli delle Case erano stati
sistemati lungo le pareti, e riempiti di bevande e cibi di ogni sorta. Al
centro della Sala diverse coppie stavano già ballando. I muri erano stati coperti di ghiaccio scintillante, ed il
consueto, imponente albero di Natale troneggiava al fondo dell'ambiente,
splendente di palline colorate e piccole fatine. Dalla volta innevata pendevano
piccoli globi lucenti, che avvolgevano ogni cosa in una pallida luce lunare.
Lei pensò che tutto era
perfettamente e disgustosamente natalizio, quella sera. La neve, gli addobbi,
l'atmosfera. Come se si trovassero in un libro di favole, e non in una scuola.
Non
nella vita vera.
Dopotutto, però, Hogwarts
in quel momento le piaceva. Si sentiva strana, ed aveva voglia di sorridere. E
lei non sorrideva spesso, se non per schernire qualcuno, per ferirlo con la sua
ironia mordace. Ma quello che aleggiava sulle labbra lucide di
Bellatrix Black era un sorriso vero. La ragazza si voltò, fino ad incontrare gli occhi gemelli di suo cugino Sirius. Non
sembrava affatto teso, anche se sapeva che doveva esserlo. Tutti li avrebbero
fissati con insistenza, e avrebbero bisbigliato alle loro spalle ridacchiando
fra loro, se ne rendeva conto molto bene. Ed era proprio quella
consapevolezza che la faceva sentire impaziente. Viveva per
essere guardata, e provava un sottile piacere quando succedeva.
"Andiamo?" Gli
chiese, anche se le sue parole erano un tacito ordine. Che senso avrebbe avuto
indugiare?
Hogwarts li stava aspettando per giocare.
Sirius annuì con un gesto
del capo, per poi stringerle di più il braccio. Bellatrix dovette ammettere che
era particolarmente bello. I capelli corvini gli ricadevano liberi sulle
spalle, incorniciando quel viso così simile al suo, e gli occhi color zaffiro
erano più intensi del solito, assorti in un'espressione quasi assente.
Indossava un paio di pantaloni neri piuttosto larghi, una semplice camicia
bianca e una cravatta nera dal nodo allentato.
L'abbigliamento
scomposto dei Gryffindor.
La superbia quasi inconsapevole dei Slytherin.
Il fascino
innato dei Black.
In lui, queste realtà convivevano e si mescolavano in modo
perfetto.
La ragazza si avvolse
attorno al mignolo una ciocca di capelli, per poi iniziare a camminare. Non
appena entrarono nella Sala Grande, diverse paia di occhi si voltarono verso di
loro.
***
But how
can I forget you
Or try
not to reject you
When we
both know it takes time to forgive?
[Locomotive
- Guns'n'Roses]
La grossa scatola cremisi
era aperta, appoggiata sul letto. La stoffa accarezzava morbida la sua pelle, e
profumava di mughetto.
Quell'abito era il più
bello che avesse mai visto. Di seta azzurra, vestiva perfettamente il
suo corpo esile lasciando scoperta buona parte delle gambe. Le
spalline sottili erano tempestate di piccoli cristalli che catturavano la fioca
luce delle candele, creando un suggestivo gioco di riflessi. La scollatura
abbastanza profonda metteva in risalto la semplice collana di argento lavorato
che aveva trovato in una scatolina nascosta dentro quella più grande, e i
capelli raccolti lasciavano intravedere gli orecchini pendenti dello stesso
materiale. Ai piedi calzava un paio di sandali color argento dalla linea
essenziale, dai
sottili tacchi.
Narcissa Black sembrava
davvero una principessa.
L'azzurro della stoffa rifletteva quello
dei suoi occhi, e l'acconciatura lasciava libere alcune lunghe ciocche che le cadevano sul viso appena truccato. La ragazza si guardò
allo specchio, e non potè fare a meno di sorridere. Subito dopo, però, un
pensiero le attraversò la mente, e lo sguardo si adombrò.
*Lucius*
Sapeva
che era stato lui a regalarle quell'abito stupendo e costoso, quelle scarpe e
quei gioielli. Era un suo regalo, anche se non c'era nessun biglietto a
provarlo. Ma non appena aveva avvicinato al viso quella morbida seta, le era
parso di sentire il suo profumo. Lucius stava cercando di farsi perdonare, ne
era certa. In quegli ultimi giorni l'aveva colto spesso mentre era intento a guardarla,
durante le ore di lezione o in Sala Comune. La fissava con i suoi occhi
impenetrabili, in silenzio, quasi sperando di trasmetterle i suoi pensieri. Ma
non aveva mai cercato di parlarle, o di spiegarsi. Lucius Malfoy non era
abituato a chiedere perdono, e il suo orgoglio, allenato fin da quando era solo
un bambino, era un nemico troppo potente per essere sconfitto. E lui era ancora
debole. Con quel gesto, aveva voluto dimostrarle di tenere a lei, di tenere a
loro, di tenere a quel rapporto che ormai stava diventando solo una finzione…Oppure era stato solo un modo per
domarla, per
non rompere quel fidanzamento che era stato appoggiato con così tanta intensità
e su cui le loro famiglie facevano affidamento per mantenere la purezza del
loro nobile sangue?
Narcissa lanciò un'ultima
occhiata allo specchio, prima di lasciare la stanza, e il suo riflesso rispose
incerto a quello sguardo.
*Ti devo credere,
Lucius?*
***
If only I could turn back time
If only I have said what I still
hide
If only I could turn back time...
[Turn back time - Aqua]
Lei era seduta ad un
tavolino rotondo, uno dei tanti che erano stati sistemati attorno alla pista da
ballo. Aveva parlato con un paio di ragazze fino a qualche minuto prima, e ora
stava osservando le coppie sorridenti che ballavano sulle note di una canzone
allegra. Sembrava annoiata, e i suoi occhi indugiavano ora su questa ora su quella parte della sala, quasi smarriti.
James pensò che non
l'aveva mai vista così bella. I lunghi capelli le scendevano inanellati
sulle spalle, e il suo sguardo era reso ancora più intenso dalle
sottili linee di kajal tracciate sulle palpebre superiori ed inferiori. Lily
indossava un abito molto semplice, di raso nero profilato di bianco, ed un paio di décolletées. Il
ragazzo rimase fermo ad osservarla, da lontano, finché non sentì una mano
posarsi sulla sua spalla.
"Perché non vai da
lei?" Remus gli sorrise, per poi sorseggiare dello champagne, che ogni
anno veniva servito, senza badare a spese, in occasione del ballo.
L'altro rispose al suo
sorriso. "Sembra così annoiata, e triste…Ma ho
paura di rovinare tutto. Ancora"
Remus terminò di bere il
vino, piacevolmente frizzante. "Con la tua paura di rovinare tutto stai davvero
rovinando tutto, Prongs"
James aggrottò le
sopracciglia. "Non mi sono mai piaciute queste tue frasi da filosofo, Moony"
"Non fingere di
non aver capito, per favore. Vai da lei, e metti da parte l'orgoglio per una
volta"
"Rem…"
L'amico fece un gesto
deciso con la mano. "Non voglio sentire altro! Vai e basta, altrimenti
rovinerai il Natale a te stesso e a Lily…Oltre che a me, che dovrei subire
ancora le tue crisi d'umore, naturalmente"
James gli sorrise ancora,
incerto. "Io…Grazie" Rispose semplicemente, prima di dirigersi verso Lily.
Remus si versò dell'altro
champagne, osservando il vorticare di abiti colorati e lo sfavillio delle
pareti ghiacciate.
*Non c'è di che, Jamie*
***
I'm
wise and ambitious,
And angry and free,
And smart and available,
And sexy...
[Death
of Cinderella - Alanis Morrisette]
"Ehi Sirius! Ehm…" La voce di Andrew Brody fece una pausa incerta, mentre i
suoi occhi si arrestavano per un istante di troppo sulla ragazza a fianco del
compagno di Casa.
"Bellatrix Black,
nel caso l'avessi dimenticato" Suggerì lei, mentre un sorriso tanto
angelico quanto raggelante si dipingeva sulle sue labbra.
"Io…Certo" Ribatté
Andy, imbarazzato. "Allora ciao, Sirius" Il ragazzo si allontanò,
dopo aver guardato di nuovo Bellatrix.
"La vuoi smettere di
terrorizzare tutti i miei amici?" Le domandò il cugino in tono sarcastico,
anche se la sua voce tradiva un certa dose di durezza.
Lei rise. "Non sono
io che li terrorizzo, sono loro che sembrano aver dimenticato le buone maniere.
Si divertono a fissarmi, e non mi salutano nemmeno…Evviva la tanto decantata perfezione Gryffindor" Commentò
seccamente, prima di sorseggiare il liquido azzurrino contenuto nel suo
bicchiere.
"Ti sbagli" La corresse Sirius, bevendo a sua volta. "Non ti
fissano...Ti spogliano con gli occhi" Precisò, inarcando
un sopracciglio.
"Può darsi, Black,
può darsi" Rispose Bellatrix, soddisfatta.
Lui la osservò, in
silenzio. Era lei la ragazza più bella, quella sera. Nonostante altre
indossassero un abito più elegante, o fossero truccate
meglio, lei splendeva più.
Non indossava un vestito
straordinariamente corto, come si sarebbe aspettato, ma un paio di pantaloni di
pelle nera e una normale camicia bianca, dal taglio maschile e con i primi
bottoni slacciati, che lasciavano intravedere una lunga collana di perle finte,
avvolta a più giri attorno al suo collo. I capelli corvini erano raccolti in una crocchia scomposta, fermata da un lungo
bastoncino d'argento, e gli occhi erano bistrati di nero.
Quando
l'aveva vista, ferma in cima alla scalinata che conduceva alla
Sala Grande, era stato invaso dal folle desiderio di
trascinarla nella Stanza delle Necessità, senza pensare ulteriormente a
quell'inutile ballo. Era quella la sensazione che Bellatrix
suscitava in lui, quella voglia incontrollabile di isolarsi.
Di rimanere
lontani da tutti, di scomparire nella tenebra.
Sapeva che si stava
distruggendo, ogni giorno, ogni momento, ma ormai non gli importava più.
Voleva
solo continuare ad affondare insieme a lei.
"Andiamo a
ballare" Esclamò, afferrandole il polso.
Bellatrix gli scoccò un'occhiata
perplessa. "Ma come? Non vorrai che tutta la Sala Grande ci veda…" Gli
sussurrò, avvicinando le labbra al suo orecchio, un'espressione maliziosa sul
volto. "Non vorrai che tutti sappiano che il grande, innocente
Sirius Black è venuto al ballo con la perfida cugina cattiva…"
"Non mi
importa" Ribatté lui, fermo, quasi brusco in quell'affermazione
inaspettata. Passò un braccio attorno alla vita della ragazza, e la
condusse verso il centro della sala.
***
And all I can taste is this
moment
And all I can breathe is your life
Cause sooner or later it's over
I just don't want to miss you tonight...
[Iris - Goo Goo Dolls]
Lucius Malfoy era
appoggiato allo stipite dell'imponente porta che conduceva alla Sala Grande, e osservava da spettatore lo svolgersi
del ballo, bevendo della crema al whisky e rigirando il calice di vetro verde
chiaro fra le mani affusolate. Il salone era quasi del tutto gremito, e un
allegro chiacchiericcio aleggiava nell'aria, insieme ai globi luminosi che si
riflettevano nei suoi occhi impassibili.
Lei non c'era ancora.
*Dove sei?*
Rientrò per un
momento nella Sala, e si versò dell'Acquaviola. Una spiacevole tensione gli
irrigidiva i muscoli delle spalle e del collo, e a tratti gli illuminava lo
sguardo. Scansò una ragazza poco sobria che gli era quasi rovinata
addosso, simile ad una caramella di Mielandia nella sua gonna rosa, e uscì di
nuovo, nell'ampio ingresso poco illuminato. L'attesa lo stava logorando, e si
sedette a terra, la schiena appoggiata contro la parete fredda e il vetro del
bicchiere appoggiato alla fronte.
Una decina di minuti
dopo, uno scalpiccio proveniente dalla scalinata di marmo gli fece sollevare il
capo. Lei stava scendendo i gradini, e ai suoi occhi sembrava una fata. Narcissa indossava
l'abito che le aveva acquistato, e camminava leggermente insicura sulle
scarpe alte, il volto basso e coperto dai capelli color miele.
Lucius si
alzò, ma rimase poi immobile, senza avere il coraggio di guardarla ancora.
Sentiva quegli occhi incendiargli la pelle, e percepiva quasi il
rimprovero di lei avvolgerlo in una nube di nebbia. Dopo qualche istante, i
passi cessarono.
"Lucius" La
voce serafica di Narcissa, quasi eterea e senza ombra di biasimo, lo fece quasi trasalire.
Il ragazzo non alzò gli
occhi, incapace di articolare una risposta. Sentiva il senso di colpa
divorarlo, come un verme che intacca la polpa bianca di una mela.
"Guardami" Lui sentì le
sue dita appena fredde sollevargli il
mento.
"Narcissa…Io…"
Le parole si accalcavano nella sua mente senza trovare un ordine preciso,
ansiose di liberarsi di quella sensazione che soffocava il suo animo. Troppe
cose avrebbe voluto dire a quella ragazza che aveva avuto la fortuna di
incontrare, e nessuna riusciva a prendere una forma propria. Si sentiva
disarmato.
Lei gli sorrise.
"Lascia che parli io, per favore" Disse semplicemente, sorprendendolo
con la sua pacatezza. Sembrava quasi non odiarlo, sembrava quasi essere
invulnerabile, intoccabile per il dolore. Eppure lui l'aveva fatta
soffrire, forse più di chiunque altro. Si fidava di lui…E lui l'aveva
delusa, scartata dal mazzo dei suoi affetti.
Lucius annuì,
intrecciando le mani in gesti nervosi.
"Mi hai fatto del
male, Lucius" Iniziò, fissando lo sguardo oltre la spalla del
ragazzo. "Non so se riuscirò mai a perdonarti del tutto, per quello che mi
hai fatto. Sapevo già da tempo di te e Alexandra Wallace, ma ho sempre cercato
di sopportare. Ho sperato che tu capissi, che tornassi sui tuoi passi.
Ma sembravi cieco, non ti rendevi conto di quanto soffrissi…Mi hai portata al limite,
e non sono più riuscita a resistere. Mi hai fatta sentire un oggetto
da esibire secondo i tuoi capricci…Un trofeo. Non potevo
permettere che la mia dignità venisse offesa ulteriormente. Anche io ho un orgoglio,
Lucius, dannazione…" La sua voce si incrinò, mentre la sua
maschera di pacata morbidezza rivelava per un istante i suoi reali stati
d'animo.
"Mi dispiace,
io…" Il ragazzo le afferrò d'istinto i polsi, in un tacito gesto di supplica.
Lei si liberò dalla sua stretta
leggera con
un gesto gentile. "Devo ancora
parlarti della cosa più importante. C'è un motivo per cui sono venuta
al ballo, stasera. Quando ho visto il tuo regalo, ho capito…E' stato un gesto
per convincermi che ti dispiaceva, che ti eri pentito. Sei ancora legato
alle apparenze, legato al tuo orgoglio che ti impedisce di rivelarti…Altrimenti
non mi avresti comprato un vestito, ma mi avresti parlato di persona. Mi
avresti supplicato, se necessario…" Lui voltò appena il capo, mortificato.
"Hai ancora una lunga strada da percorrere, ma ho apprezzato
il tuo sforzo. In futuro dovrai dimostrarmi che tieni davvero a me, che vuoi
sul serio ricominciare…"
"Lo sai che mi
dispiace! Farò qualunque cosa, lo giuro..." Esclamò, risoluto,
interrompendola.
"Ho cercato di
mentire a me stessa, ma ho fallito. Ho cercato di ignorarti, di fingere che tu
non sia mai esistito…Ma non ci sono riuscita. Ed è per questo che ho indossato questo
vestito e sono venuta a cercarti. Perché nonostante tutto ti
amo ancora, Lucius Malfoy" Le labbra lucide della ragazza tremarono
appena, mentre i suoi occhi si allargavano e venivano invasi da una languida
tristezza.
Lucius non le rispose, a
stento consapevole delle parole che aveva appena udito. Narcissa, quella
persona meravigliosa al pari di nessun'altra ai suoi occhi, gli stava donando
una seconda possibilità. La Fortuna aveva deciso di sorridergli, quella sera
della vigilia di Natale. Si avvicinò a lei, stringendola fra le braccia.
Narcissa si allontanò da
lui, con un sorriso obliquo. "No" Esclamò, quasi con dolore.
"Non è ancora il momento. Non riesco ancora a fidarmi di te…Non ce la
faccio. Dovrai aspettare, e la tua attesa sarà già una
prova per me"
Lucius le sorrise a sua
volta, annuendo. "Aspetterò fino a quando sarai pronta, Narcissa. Sai che
posso farlo"
"Ricominceremo, lentamente. Abbiamo tutta la vita davanti, dopotutto…" La ragazza
rise a bassa voce, mentre lo spettro di un'allegra bambina giocosa pareva
affiancarsi e sovrapporsi a lei.
"Già, tutta la
vita" Lui la prese sottobraccio, senza riuscire a smettere di guardarla,
avvolta in quella nuvola azzurra.
"Vogliamo andare? Ho
bisogno di un amico, per andare al ballo" Gli domandò, non
senza una sottile punta d'ironia.
"Non aspettavo
altro" Ribatté Lucius, mentre varcavano la soglia della Sala Grande.
All'improvviso, erano ricomparsi per lui tutti i colori.
***
There are many things that
I
Would like to say to you
But I don't know how...
[Wonderwall - Oasis]
La ragazza passava il dito sul bordo del suo calice vuoto, persa fra i suoi
pensieri. Davanti a lei c'era una ciotolina, colma per metà di quello che
doveva essere gelato al lampone. Una richiesta piuttosto bizzarra, per il
freddo clima di dicembre, ma i due elfi domestici che si aggiravano
nella Sala per soddisfare le richieste degli studenti non dovevano essersi
stupiti, abituati ad eseguire gli ordini senza indugio. Quando Lily sentì la
sua voce, e girò verso di lui, aveva la bocca leggermente sporca di gelato.
All'improvviso James decise che l'avrebbe ricordata così, con le labbra
macchiate di rosa e l'aria stupita che aleggiava nei suoi occhi verdi.
"James!"
Esclamò, appoggiando il cucchiaino lucido sul tavolino.
Lui le sorrise,
passandosi come sempre una mano fra i capelli, domati da una grande quantità di
gel ma comunque scomposti. "Posso?" Le domandò, esitante.
Lei lo guardò, per poi
fargli un cenno con la mano, invitandolo a sedersi.
Il ragazzo
si accomodò, per
poi abbassare gli occhi. "Io…Volevo parlarti"
"Dimmi" Ribatté, a disagio.
"Voglio
chiederti scusa, sono stato…" Esordì lui, in tono convinto.
"James"
"No, questa volta mi
devi stare a sentire, Lily!" Stava quasi urlando, mentre i bagliori
dorati nei suoi occhi diventavano simili a lingue di fuoco. "Non puoi
sempre evitarmi, non puoi sempre scappare senza ascoltarmi…Io ho il diritto di
spiegarmi!"
"James…"
"Lo so che ho
sbagliato, quante volte vuoi che lo ripeta ancora? Sono stato uno stronzo, ma non
pensavo davvero quelle cose...Non puoi non averlo capito! Cosa devo fare
ancora per farti cambiare idea?" Il ragazzo sbuffò, esasperato.
"James, io…"
"Perché mi devi far
stare così male, posso saperlo?" Continuò, senza badare alla ragazza.
"Questi giorni sono stati orribili, e…" Le parole gli morirono in
gola, quando Lily avvicinò una mano al suo viso e gliela posò sulle
labbra. Lui emise un debole suono, stupito da quel gesto.
"James" Ripeté
di nuovo, paziente. "Non devi darmi spiegazioni"
Il ragazzo sgranò gli occhi.
"Come?"
Lily gli sorrise.
"Non sei stato l'unico, a comportarsi male" Gli spiegò, mentre le sue
guance si tingevano di una vaga tonalità di rosso. "Mi sono presentata
da te, in dormitorio, e ho iniziato subito ad accusarti…In un certo senso non
aspettavo che un'occasione simile"
Sul viso di lui si
dipinse un'espressione interrogativa.
"Inconsciamente
volevo pensare che in fondo non eri cambiato, che eri sempre lo stesso ragazzo
immaturo ed arrogante…E alla fine ho trovato un motivo che mi è sembrato
valido" Lily continuava a far girare fra le mani un anello d'argento, un cerchietto
tempestato di frammenti di madreperla, nervosamente.
"Ma…Perché?"
"Perché avevo paura. Paura, perché stavo iniziando a dipendere da te, dalla tua
amicizia…Il
terrore dell'ennesima delusione era troppo forte" Il viso della ragazza
divenne scarlatto, mentre pronunciava quelle parole.
"Lily…"
"Sia chiaro, James.
Quello che Severus mi ha raccontato è grave, e avresti dovuto parlarmene di
persona. Non mi piacciono i segreti. Ma so che ti dispiace veramente, e sono
disposta a perdonarti…Però devi promettermi che non mi nasconderai più nulla. Promettimelo,
Jamie" Gli occhi della ragazza indugiarono su di lui, in attesa.
"Te lo giuro" Le disse, con aria risoluta.
"Mi dispiace per
come ti ho trattato, non volevo essere così dura…Ammetterlo mi costa molto, ma
in questi giorni mi sei mancato"
"Anche tu mi sei
mancata" James le toccò la mano, facendola sussultare. "Possiamo
tornare…amici?"
Lily annuì, felice.
"Mi dispiace, per Remus" Aggiunse poi, timidamente.
L'altro annuì. "Lo
so…Non è facile per lui"
"Non lo dirò a
nessuno, davvero"
"Non c'è bisogno che
me lo giuri" La rassicurò. "Mi fido di te"
"Io vorrei
conoscerlo, diventare sua amica…Magari si sentirà meno solo. Lo so che ha già
te, e Black e Minus, ma…"
"Te lo farò
conoscere, te lo prometto" Le disse, allegro. "Gli farà molto
piacere…"
"Grazie, Jamie"
Esclamò lei, ravviandosi i capelli.
"Adesso posso avere
l'onore di ballare con te?" Le domandò James, assumendo di nuovo il tipico
atteggiamento da Marauder.
"Si può fare,
Potter, si può fare" Ribatté Lily ironicamente, alzandosi ed
affiancandolo, mentre una nuova canzone spandeva le sue note nella Sala Grande.
***
I lock myself inside these walls
'Cause out there I'm always wrong
I don't think I'm gonna make it...
[SOS - Good Charlotte]
La stanza era immersa
nell'oscurità, rischiarata solo dalla debole luce proveniente dalla punta della
sua bacchetta. Il silenzio era totale, e la musica, i passi e i discorsi futili
di centinaia di ragazzi non potevano graffiarlo o scalfirlo. Il sotterraneo di Slytherin
era isolato, diviso dalla pietra grigia e fredda.
Un mondo a se stante, in quel
piccolo universo che era Hogwarts.
Severus agitò ancora
l'asticella di legno, e il suo libro di Storia della Magia venne scaraventato
sul letto di Lucius Malfoy, con un tonfo attutito dalle coltri di morbida lana.
Nessuno si sarebbe accorto della sua mancanza al ballo di Natale. Nessuno
sarebbe venuto a cercarlo, o a chiedergli se non si sentisse bene. Una mosca,
misteriosamente sopravvissuta al gelo dell'inverno, volava quieta sopra di lui,
quasi beffandosi della sua solitudine. Un altro gesto, e quel piccolo insetto
fu avvolto per un istante da una luce chiara, per poi cadere a terra. Senza
vita.
Severus chiuse gli occhi,
desiderando che ogni persona facesse quella fine. Indolore, ma definitiva. La
giusta punizione per averlo condannato a vivere in quella prigione, dove
nessuno gli aveva mai donato un po' d'affetto.
***
I break in two over you, I break
in two
And each piece of me dies
And only you can give the breath of life
But you don't see me, you don't...
[Autumn monologue - From autumn to
ashes]
La bottiglia di Whisky,
piena per metà, stava diventando pesante come piombo fra le sue mani. La testa
gli doleva, e rimbombava delle voci di persone sconosciute, o che intravedeva
saltuariamente nei corridoi fra una lezione e l'altra. Visi senza nomi,
sguardi che non gli trasmettevano nulla. La Sala Grande iniziava ad oscillare
pericolosamente, ma lei era un punto fermo. Lei, che stava ancora
ballando, mentre quel bastardo le toccava i capelli e le
sorrideva…
Rodolphus Lestrange bevve
un sorso di liquore, lasciando che il liquido ambrato gli incendiasse la bocca. Quando l'aveva vista entrare,
spavalda come una guerriera, aveva pensato di sognare. Non l'aveva mai vista
così bella, così sicura di sé. Ma il sogno si era subito infranto, lasciando il
posto ad un incubo oscuro. Non era sola, ma accompagnata da quel ragazzo bello
come lei, con gli occhi uguali ai suoi, e con lo stesso sangue che scorreva
impetuoso nelle vene. Molti li avevano osservati, stupiti ed increduli, ma
nessuno si era sentito soffocare. Nessuno si era sentito crollare il mondo
addosso, come lui. E l'alcool erano diventato la sua unica consolazione. Il
solo modo per sopravvivere a quella serata. Aquaviola, rum di ribes, whisky
incendiario.
Tutto, per non pensare.
E ora Bellatrix
stava sorridendo a Sirius Black, sfrontata come sempre eppure diversa. Il suo
sguardo sembrava in qualche modo più docile, più gentile verso il
cugino, e non si volgeva verso nessun'altro.
Mosse qualche passo ma si arrestò subito, appoggiandosi ad una colonna. Bellatrix faceva
ondeggiare la chioma corvina, e rideva…Bellatrix giocherellava con la collana
di perle…Bellatrix non si curava delle occhiate indagatrici delle coppie che
ballavano vicino a lei…
Bellatrix, Bellatrix,
Bellatrix…
Svuotò la
bottiglia, attendendo che quel nuovo alcool lo stordisse sempre di più, per smettere
di soffrire.
***
We're not the same,
We're different tonight
Tonight, so bright
Tonight...
[Tonight tonight - Smashing Pumpkins]
Narcissa inarcò un
sopracciglio, fulminando la sorella con lo sguardo.
"Risparmiami la
predica almeno la vigilia di Natale, per favore" La prevenne Bellatrix,
bevendo un cocktail rosso fragola.
"Invece dovrai
starmi a sentire, Bella" Ribatté, lanciando un'occhiata a Sirius,
che poco più in là stava discorrendo, o stava cercando di discorrere, con
Lucius. "Cosa ti è preso, si può sapere? Venire al ballo con Sirius…Chissà
che cosa penserà la gente! Tutti vi stanno guardando da quando siete arrivati,
non ve ne siete accorti?"
"Abbiamo gli occhi
anche noi, nel caso non lo sapessi" Bellatrix le sorrise, sarcastica. "E in ogni caso
non siamo sensibili come te, riguardo a ciò che pensa la gente…"
"Possibile che tu
non capisca? Crederanno di sicuro che andiate a letto insieme, o qualcosa di
simile!"
"E chi ti dice che
non sia vero, mh?"
Narcissa lasciò cadere il
calice che teneva in mano, facendo voltare un gruppetto di ragazzi di Ravenclaw.
Subito un elfo domestico si precipitò verso di loro per far sparire i cocci di
vetro. Lo champagne si stava spargendo sul pavimento, e nell'aria si percepiva
un lievissimo sentore di fiori. "Non è vero" Esclamò,
sconvolta. "Non può essere vero…"
L'altra rise. "Non
mi dire che questa rivelazione ti turba a tal punto, sorellina"
"Perché l'hai fatto? Pretendo una spiegazione!"
"Andiamo, non ci
arrivi? Potrebbe essere il mio gemello, siamo così dannatamente uguali, siamo
due Black…Non puoi immaginare quanto sia gratificante fare l'amore con la copia
di se stessi"
Narcissa si avvicinò di
più alla sorella, e la schiaffeggiò. "Perché ti devi comportare così, si
può sapere? Ignori le regole, sei solo capace a comportarti da ribelle e a scoparti ogni ragazzo passabile che
incontri! E ora anche con Sirius…Disonorerai la famiglia!"
"Ti importa solo di
questo, non è vero? L'onore, la famiglia…Dio quanto sei prevedibile, Narcissa.
Tu e Lucius siete davvero fatti l'uno per l'altra"
"Non mettere in
mezzo Lucius adesso! Devi interrompere subito questa…relazione con
nostro cugino, Bellatrix, o sarò costretta a dirlo ai nostri genitori"
"Non ho mai preso
ordini da te, e non inizierò a farlo ora. Continuerò a fare sesso con
Sirius quanto e fino a quando ne avrò voglia, e non sarai certo tu ad
impedirmelo, né tanto meno i nostri genitori" Le sue parole erano
taglienti e dure come marmo.
"Finirai come loro…Come Andromeda e Sirius. Due rinnegati, che non hanno più nulla"
"Sempre meglio che
essere obbligata a sposarmi con un Malfoy"
La ragazza si passò una
mano fra i capelli color grano, lottando contro le lacrime. "Buona serata,
Bellatrix" Disse con voce rotta, prima di correre verso il fidanzato.
"Buona serata anche
a te, Narcissa" Rispose in tono che non aveva impronta di dispiacere, anche se i
suoi occhi tradivano emozioni ben diverse.
***
Oh, this Christmas
The fire side is blazing bright
And were carolin' through the night
And this Christmas will be a very special Christmas for me...
[This Christmas - All4One]
"Allora…Buonanotte,
Jamie"
La pendola della Sala
Comune battè le quattro, mentre diversi ragazzi e ragazze si
salutavano e si scambiavano gli auguri di Natale.
Lui le sorrise, vagamente
imbarazzato. "Buonanotte, Lily"
Lily lo osservò, ferma
sul primo gradino della scala dei dormitori femminili. "Ci vediamo
domani…"
"Sì, ci vediamo
domani"
"Buonanotte
ancora…"
"Sì, buonanotte"
James non
accennava a muoversi, e la sua voce era incerta.
"Allora io
vado…" Lily iniziava a sentirsi in imbarazzo, mentre con gli occhi guardava la Sala Comune che si stava
svuotando.
Mentre si
stava voltando, James la trattenne per il polso. "Aspetta!" Esclamò.
"Sì?"
"Io…" Avvicinò il viso a quello della ragazza. "Niente, buonanotte"
Lily gli sorrise, quasi
mesta, prima di iniziare a salire i gradini.
Lui sbuffò, lasciandosi
cadere sulla poltrona più vicina.
*Dannazione*
"Ah, Prongs, stai
proprio perdendo colpi…" Una voce conosciuta lo fece sobbalzare.
"Remus! Mi hai fatto
paura...Da dove arrivi? Non ti ho più visto, in Sala Grande…"
Remus rise, seduto su un
divanetto proprio di fronte all'amico. Aveva sempre avuto la grande capacità,
se così si poteva definire, di non essere notato, e doveva aver assistito al
frammentato dialogo fra James e Lily fin dall'inizio. "Sai, i balli non fanno per me…Sono
salito all'una, e mi sono messo a leggere. A dirti la verità volevo
aspettarti sveglio, per farmi raccontare com'era andata..."
L'altro alzò gli occhi al
cielo. "Avevi ragione tu, Moony. Abbiamo fatto pace e siamo stati
tutta la sera insieme...È stato bello. Poi come hai visto l'ho accompagnata fino
a qui…"
"Ed è stato un
disastro" Terminò Remus per lui, senza trattenere un sorrisetto.
"Non so cosa mi è
preso!" Esclamò James, esasperato. "Non ho mai avuto problemi per
baciare una ragazza, ma con Lily non ne ho il coraggio! Sono proprio un
coglione…"
"Mi dispiace
dirtelo, ma questa volta hai ragione. Non aspettava altro, si capiva molto
bene..."
"Ho sprecato
un'occasione d'oro, vero?" Gli chiese, pur conoscendo la risposta.
"Quasi irripetibile,
direi"
"Grazie, sei
molto incoraggiante!" Protestò il ragazzo.
"Avanti, Prongs, non disperarti…Una soluzione ci sarebbe"
"E cioè?"
"Basterebbe che salissi nei dormitori
femminili e le dessi il famoso bacio della buonanotte..."
"Ti sei dimenticato che se osassi salire anche
uno solo di quei gradini infernali mi ritroverei per
terra e dolorante?" Gli ricordò James, imbronciato.
"Lo so benissimo che
i ragazzi non possono salire quelle scale…Ma solo i ragazzi"
"Cosa vuoi
dire?"
Remus inarcò un
sopracciglio, e all'improvviso James si portò le mani alla bocca, mentre sul
suo viso si dipingeva un'espressione di trionfo.
"Moony, sei un genio!
Come ho fatto a non pensarci prima?"
"Se fossi in te mi
sbrigherei…La Sala Comune è vuota" Gli consigliò l'amico, alzandosi in
piedi.
"Ti amo, Rem!"
Gridò James, abbracciandolo.
"Certe frasi
risparmiale per Evans, per favore…" Lo supplicò Remus, sorridendo.
***
Somehow
I lost myself
In
a tunnel long and black
Somewhere,
in the end I pretend
There's
a way of turning back...
[One
more addiction - Natalie Imbruglia]
"Hai litigato con tua
sorella per colpa mia, vero?"
Le luci blu di un piccolo
albero di Natale risplendevano nel buio della Stanza delle Necessità.
Bellatrix si rigirò fra
le lenzuola dello stesso colore, guardando il cugino. "Era inevitabile. Non può sopportare che lo scandalo colpisca ancora la
nostra famiglia…Ci
avete già pensato tu e Andromeda, e non vuole che succeda per la terza volta"
Sirius rise. "Ha
paura che ti porti sulla cattiva strada?"
Anche la ragazza increspò
le labbra. "Più o meno..."
"Allora non ti
conosce bene come credevo…Dovrebbe sapere che nessuno sarà mai in grado di
condizionarti"
Bellatrix avvicinò il
viso a quello di lui. "Devo considerarlo un complimento?"
"Direi di sì.."
Lei lo baciò.
"Abbiamo procurato a Hogwarts materiale su cui
parlare per settimane, stasera" Osservò Sirius, coprendosi meglio.
"Ti dispiace?"
Lui scosse il capo.
"A te?"
"Che domande...Ovviamente no"
Ribatté Bellatrix.
"Non hai paura che i
tuoi amici possano…respingerti, perché frequenti un Gryffindor degenere come
me?"
Lei scrollò le spalle.
"Ai miei amici, come li chiami tu, non importa nulla di chi mi
porto a letto. Sarai piuttosto tu, ad avere dei problemi…Frequenti una Serpe, e
i Grifoni tanto bravi e gentili non sono disposti a tollerarci"
"I miei migliori
amici non mi approvano, ma non mi hanno mai condannato. Mi importa solo di
loro…Gli altri sono liberi di dire quello che desiderano"
Bellatrix lo baciò
ancora, attirandolo a sé e toccandogli i capelli. "Buon Natale,
Black" Disse, respirando sulle sue labbra.
"Buon Natale,
Bella"
Le lucine color cobalto
si riflettevano sulla loro pelle d'avorio e sulle loro chiome notturne.
***
I
don't know why
But
suddenly I'm falling
Was
I so blind?
I
was loving you all the time...
[Hopelessly
addicted - The Corrs]
Un cervo dal lucido
mantello saliva le scale, lo scalpiccio degli zoccoli che risuonava sulla
pietra. Dopo aver oltrepassato l'ultimo gradino James si guardò attorno, prima di
riprendere le sue sembianze umane. Il corridoio era
uguale a quello del dormitorio maschile, ed immerso nel silenzio. Iniziò a camminare, leggendo le targhette dorate sistemate sopra ogni porta.
Dopo qualche minuto, finalmente trovò la camera che stava cercando. Sopra la
placchetta erano incise, con eleganti lettere gotiche, le parole "Settimo
anno. Sydney Wharton, Francesca Thomas, Maureen Sheldon,
Lynn Harris, Julie Weir, Lily Evans"
Bussò e si
ritrasse, in attesa. Poco dopo la porta si aprì,
rivelando la figura di una ragazza dai capelli ricci spettinati e in camicia da notte.
Quando Sydney Wharton lo
vide emise un gridolino di sorpresa, ravviandosi d'istinto i capelli e
arrossendo violentemente. "James…James Potter!"
"Scusami, ti ho
svegliata? Stavo cercando Lily" Le disse lui, in tono gentile.
"Oh…Sì, te la chiamo
subito" Rispose lei, delusa.
La porta si richiuse, e
un paio di minuti e parecchie risatine dopo si aprì ancora una volta. Lily
indossava un paio di pantaloni di felpa grigia e una maglia bianca a
maniche lunghe, troppo grande per lei. Si era struccata, e
aveva legato i capelli in due codini che le scendevano ai lati del viso. "Jamie!"
Esclamò, arrossendo. "Come hai fatto a venire qui?"
Lui le sorrise. Era
davvero carina, anche in pigiama. "E' un segreto…Ma te ne parlerò un giorno,
te lo giuro" Si affrettò ad aggiungere, notando il suo sguardo contrariato.
"È successo qualcosa?" Gli domandò,
incuriosita.
James fece un cenno di
diniego. "Non è successo nulla…Volevo solo darti la
buonanotte"
"La
buonanotte?" Ripeté, incredula. "Ma…"
Il ragazzo però non le
diede il tempo di terminare la frase. Si avvicinò a lei, le cinse la vita con
le mani e la baciò.
Quando si separarono, il
viso di Lily sembrava davvero in fiamme. Era stata una sensazione mai provata
prima. Il bacio che le aveva dato James era diverso da quelli che aveva dato ai
pochi, pochissimi in verità, ragazzi che aveva frequentato prima di lui per un
esiguo periodo. Era stato più bello, semplicemente. "Io…"
"Buonanotte,
Lily" Le disse, sempre sorridendo, prima di sparire nel buio del corridoio.
Lei si appoggiò alla
parete. La consapevolezza dell'accaduto la invase, avvolgendola in una
sensazione di euforico benessere.
Aveva baciato James. Aveva baciato James
Potter.
Mentre si sistemava sotto
le coperte, ignorando le domande insistenti delle altre ragazze, non
riusciva a smettere di sorridere.
Quella era stata la vigilia di
Natale più movimentata della sua vita.
***
I
came here by day, but I left here in darkness
And
found you, found you on the way
Now,
it is silver and silent
It
is silver and cold...
[Silver
and cold - AFI]
Quando giunse nel
corridoio che conduceva ai sotterranei di Slytherin, intravide una figura seduta
sul pavimento, appoggiata alla parete. Doveva essere un ragazzo, e un
lamento incomprensibile usciva dalle sue labbra, appena udibile anche nel
silenzio. Bellatrix diede un'occhiata all'orologio, domandandosi chi ancora
potesse essere in giro alle cinque passate. Si avvicinò di più, e subito portò le mani al viso.
Rodolphus Lestrange era
disteso per terra, le braccia abbandonate lungo i fianchi e una bottiglia di
sherry a pochi passi da lui, rovesciata. Una pozza di liquore si stava
spargendo con rapidità, bagnando la pietra. Aveva i capelli spettinati e gli occhi vitrei,
spenti. La pelle del suo viso era più pallida
del solito e le labbra si muovevano appena, in un mormorio indistinto.
"Rodolphus!" Gridò
la ragazza, inginocchiandosi accanto a lui. "Rodolphus, rispondimi! Stai
male?"
Lui non
diede segno di averla vista, ma dopo qualche istante si raddrizzò sulla schiena
con un gesto brusco e l'afferrò per il bavero della camicia.
"Bellatrix…" Esclamò con voce roca.
"Quanto hai
bevuto? Devi andare in infermeria, subito!" Disse lei, preoccupata.
Il ragazzo
le sorrise. Un
sorriso stanco, dolorante. "Sei così bella…"
"Non è questo il
momento, tu stai male!"
"Perché non mi ami?
Perché ami quel bastardo di Black e non me? Perché Bella, perché? Io ti
amo…"
Bellatrix spalancò gli
occhi, sconvolta.
Rodolphus stava male
per colpa sua.
"Perché hai bevuto così tanto,
Rodolphus?" Gli domandò, con voce
più dolce.
Lui le prese le mani,
anche se non sembrava del tutto cosciente delle sue azioni. "Per
dimenticarti…Ma non ci sono riuscito…Ti prego, rimani con me"
Bellatrix
rimase impietrita.
Mai nessuno era mai arrivato a tanto, per cercare di conquistarla. Mai nessuno
era arrivato a distruggersi così per lei. "Non ti preoccupare,
non ti lascio da solo" Gli promise, sorridendo appena.
***
I know it's true
Time doesn't stand still
Many things can change
(...) It's gonna be a christmas to remember...
[A Christmas to remember - Amy Grant]
Non avrebbero mai dimenticato la
notte di Natale del 1977.
Da allora, molte cose sarebbero
cambiate.
Lentamente, inesorabilmente
cambiate.
***
-Note
Penso che questo sia in assoluto il mio
capitolo preferito (Il ballo...Il Natale...Tutte queste discussioni e confronti
fra i protagonisti...*-*), quindi ho deciso di inserire parti di canzoni
all'inizio di ogni paragrafo...Siccome sono un'indecisa ci ho messo molto tempo
a scegliere, ma mi sono divertita a leggere tanti testi ^_^
Rispetto alla prima versione di
"Time...", ho cambiato principalmente il finale del capitolo,
togliendo l'ultima frase (che era inclusa nel paragrafo su Bella e Rodolphus) e
aggiungendo un piccolissimo paragrafo con le tre frasi in corsivo...Mi sembra
che stia abbastanza bene! :)
La scena del bacio [finalmente!
^-^"] fra Lily e James è
volutamente breve, perché l'ho sempre immaginata come molto semplice e senza
particolari romanticherie…Però non ho resistito e li ho fatti baciare per la prima volta a
Natale, chiedo perdono :P
Allo stesso modo è
corta la scena fra Bella e Rodolphus, anche se rilevante perché segna l'inizio
di un "qualcosa" che sarà poi la loro storia [Anche se in
"Time..." non ne parlerò,
perché il pairing principale riservato a lei era quello con Sirius]
Severus non l'ho fatto partecipare al ballo perché non mi sembra proprio il
tipo…E poi stava troppo male per Lily, povero! Lucius e Narcissa pian piano
ricominceranno la loro storia...Mentre Remus appare qui nelle vesti di consigliere, che
caruccio che è! ^_^"
-Ringraziamenti
Come al solito vanno
a tutti i lettori e a chi mi ha lasciato un commentino...Mancano solo più due
capitoli ormai! Anzi, uno e poi l'epilogo...ç___ç
Volevo segnalarvi
un'altra one-shot sui miei adorati Sirius e Bellatrix...Lo so, mi starete
odiando perchè non avete bisogno dei miei consigli! XDDD Comunque è Kindertotenlieder,
di Pan_z. Non lasciatevi ingannare dal titolo un po' "ostico", perchè
secondo me la storia merita...Penso che sia meno scontata di tante altre che si
leggono su di loro ^.^"
Bene, ora sparico!
Alla prossima...Un bacio*
-Fleacartasi-
|
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Capitolo 26 *** *Leavin' all behind* ***
-Capitolo
ventisei-
*Leavin'
all behind*
Your heart is not open, so I must go
The spell has been broken,
I loved you so...
[The power of goodbye - Madonna]
Il sole di giugno
illuminava il castello ed il parco di Hogwarts, tingendo d'oro i capelli della
ragazza. Numerosi studenti si stavano rinfrescando sulle rive del lago,
le scarpe e le calze abbandonate sui prati e le divise in disordine. Lily si
voltò verso il suo interlocutore, abbozzando un sorriso mesto. "Era da
tanto che non ci parlavamo…" Disse, in tono dispiaciuto.
Severus posò lo sguardo sul cielo
turchese e sulle nuvole, di un bianco accecante.
"Già" Rispose semplicemente, allungando le gambe davanti a sé.
Molte cose erano
cambiate, in quegli ultimi sei mesi. Il loro rapporto era cambiato, e forse
erano cambiati loro stessi. I loro incontri erano diventati sempre più rari, e
più brevi. I loro discorsi erano diventati sempre più affaticati, futili,
grigi. Agli occhi di Severus Lily si era trasformata, lentamente ed
inesorabilmente.
Come una farfalla che abbandona il suo bozzolo.
Da quando si
era fidanzata con James Potter, all'inizio di gennaio, quella ragazza dalla
chioma di fuoco era diventata una presenza sempre meno costante e tangibile
nella sua vita. I suoi occhi si volgevano solo verso quel ragazzo
che era riuscito a conquistarla dopo più di sei anni, e le sue labbra si
schiudevano in un sorriso sincero solo per lui. Vederla mentre camminava al suo
fianco, parlandogli e stringendogli la mano, l'aveva gettato fra coltri
di tristezza sempre più intensa ed opprimente.
Lily Evans stava diventando una
figura sbiadita, evanescente, e stava lasciando nel suo animo un vuoto che gli
pareva incolmabile.
Era tornato
alla sua vecchia vita da studente solo ed incompreso, ai suoi libri di magia
nera, passione mai accantonata, alle sue lunghe giornate trascorse in
biblioteca in compagnia della sua ombra e di un volume consumato dal tempo. E
aveva iniziato ad evitarla, per non soffrire di più.
Per non soffrire
ancora.
Aprì la borsa che aveva abbandonato al suo
fianco e iniziò a frugare fra le
pergamene e i quaderni, senza in realtà cercare nulla. Sotto le sue dita sentì
la morbidezza di quella pregiata piuma d'aquila dalle sfumature argentate,
e le sue labbra si curvarono in un'espressione malinconica. Quando Lily gli si
era fatta incontro con quel pacchetto affusolato fra le mani, la mattina di
Natale, si era sentito felice, senza un motivo particolare. Ma quando aveva
notato la luce diversa del suo sguardo, il terribile germe del
sospetto si era insinuato in lui. E quando Potter era passato accanto a loro,
nel corridoio addobbato con ghirlande colorate, il sorriso che lei gli aveva rivolto aveva
risolto i dubbi che lo stavano
tormentando.
Per lui non ci sarebbe
stata nemmeno più una debole e confortante speranza.
E si era allontanato, in
silenzio, come un fantasma che abbandona il palcoscenico. Si era convinto che
Lily non avrebbe avuto bisogno nemmeno della sua amicizia, della sua presenza
discreta, che aveva quasi vegliato su di lei come un custode…
"Mi dispiace,
Severus" La voce della ragazza era bassa, smarrita.
Severus la guardò.
"Di cosa?"
Lei abbassò il volto. I capelli le coprirono le guance, appena scurite dal sole. "Ho sbagliato. Ho
iniziato a trascurarti, non ti ho più cercato…"
Il ragazzo
scosse il capo, interrompendola.
"Non ti devi scusare, ti capisco. Sei fidanzata ora, non hai più tempo per
me"
Lily giocherellava
nervosamente con la cravatta slacciata. "Non è un buon motivo…Mi sento
una stronza. Non avrei dovuto…"
Severus le sorrise.
"Lily, tu non sei una stronza…La tua unica colpa è quella di avermi fatto
innamorare" Sgranò gli
occhi, consapevole delle parole che aveva appena pronunciato. Una confessione
inopportuna che gli avrebbe inflitto un'altra, profonda coltellata. Che
avrebbe decretato la sua fine.
Lei lo fissò, incredula.
"Io…"
"Non devi dire
nulla, so cosa pensi" La fermò, risoluto. "Non avrei dovuto
parlare, scusami"
"Severus…" Lily
gli afferrò la mano, che era fredda fra le sue.
Severus afferrò la piuma
d'aquila, e gliela porse. "Prendila, voglio che la tenga tu"
"Ma è tua! Te l'ho
regalata per Natale…"
Lui gliela posò sulle
ginocchia. "Mi ricorderebbe troppe cose...Capisci?"
La ragazza la prese,
rigirandola fra le dita. "E' solo colpa mia…Non volevo farti
soffrire"
"Mi mancherai, Lily. Spero che sarai felice insieme a Potter"
Lily si alzò in piedi, e
si voltò verso di lui. "Vuoi che me ne vada? Vuoi che non ci incontriamo
mai più?"
Il ragazzo si alzò a sua
volta. "Sì, è meglio così"
Lei
calciò una pietra
con forza, facendola sprofondare nell'acqua trasparente del lago. "Non è
giusto…La nostra amicizia non può finire in questo modo!"
Severus posò le mani
sulle sue spalle. "Non è facile, ma è inevitabile…Le nostre strade si
stanno dividendo, non te ne rendi conto? Domani usciremo da qui, e tutto sarà
diverso.."
"Beh, allora non
voglio andarmene da Hogwarts!" Urlò Lily, gli occhi lucidi di lacrime
trattenute con orgoglio.
Lui l'abbracciò,
istintivamente, mentre la sentiva singhiozzare piano.
"Ho paura"
Esclamò la ragazza, con voce rotta.
"Tutti ne
abbiamo…Anche io ne ho" Rispose Severus. E mentre udiva le sue stesse
parole, si rese conto di quanto fossero spaventosamente vere. Il futuro lo
atterriva. Il futuro, quei sogni che non si sarebbero mai avverati, quelle
aspettative infrante contro un muro di roccia…
Gli avvenimenti immaginati che
diventavano presente, un presente ben diverso e più doloroso.
Dopo qualche istante,
Lily si separò da lui, e si asciugò le guance bagnate. "Mancherai anche a
me, Severus Piton" Gli disse, tornando a sorridere.
Lui la guardò,
desiderando imprimere la sua immagine nella mente. "Vai adesso, lui ti
starà aspettando…"
"Allora addio…"
"Addio" Rispose
Severus, osservando i capelli di lei ondeggiare appena, mossi dalla brezza
estiva.
Lily gli si avvicinò ancora, si sollevò sulle punte dei piedi e gli sfiorò le labbra con le sue.
"Grazie, Severus" Sussurrò, prima di dirigersi verso il castello.
Lui
rimase fermo,
guardandola allontanarsi e combattendo la volontà di fermarla e di non
lasciare più andare via. Mentre scompariva all'orizzonte, quel lieve
sapore di pesca che gli aveva lasciato sulle labbra svanì, e percepì un
profumo amaro, come il termine di quell'amicizia, avvolgerlo in una spirale
senza fine.
Severus accese una delle
sue sigarette alla menta, pensando che il cielo della sua ultima notte a
Hogwarts non sarebbe stato rischiarato dalle stelle.
***
They say you're something I should do without
They don't know what goes on
When the lights go out
There's no way to explain
All the pleasure is worth all the pain...
[Right kind of wrong - Lee Ann
Rimes]
Nella radura della
Foresta Probita, da cui si intravedeva l'imponente sagoma del castello
stagliarsi in tutta la sua altezza, la luce era ovattata, filtrata
dall'intreccio dei rami. Durante il giorno, il grande bosco non aveva
quell'aria minacciosa che possedeva nelle ore notturne, e la piacevole ombra
rinfrescava quel caldo pomeriggio.
Sirius si sedette ai
piedi di un abete, chiudendo gli occhi e rilassando le spalle. Gli esami, e
ancora prima le lunghe giornate trascorse a studiare, erano stati a dir poco
stressanti, e la stanchezza iniziava ad annebbiargli la mente e a gravare sul
suo stato fisico. Aveva decisamente bisogno di dormire, ma l'avrebbe fatto a
partire dal giorno seguente. Quelle erano le sue ultime ore a Hogwarts, e non
voleva perderne nemmeno un istante. Pochi minuti dopo, dei passi attutiti
annunciarono l'arrivo di una persona.
"Batti la fiacca,
Black?"
Il ragazzo aprì gli
occhi, mentre una pungente fragranza di cannella si spargeva nell'aria e delle
lunghe ciocche di capelli corvini gli sfioravano il collo. Bellatrix era
piegata su di lui, il viso a pochi centimetri dal suo, gli occhi bistrati di
nero che lo guardavano ridenti e ironici e le mani appoggiate sulle ginocchia
scoperte. Lui sorrise pigramente mentre la ragazza si sistemava accanto a lui,
lisciandosi le pieghe inesistenti della gonna della divisa, come sempre più
corta del dovuto.
"Sei tu che non ti
godi abbastanza quest'ultima giornata di scuola…"
Bellatrix lo fulminò con
lo sguardo. "Non è colpa mia se il mio esame orale è terminato solo un'ora
fa…Non tutti sono fortunati come te che hai finito ieri"
Sirius ridacchiò. "E
non è colpa mia se gli alunni di Gryffindor sono passati prima di quelli di Slytherin…"
Una smorfia sprezzante e
alquanto sarcastica si dipinse sul viso di sua cugina. "Le solite
preferenze…Me ne sto quasi stancando"
"Non dovrai più preoccuparti di
queste cose, ormai. La scuola è finita, tecnicamente…"
"Non sai quanto mi
rallegri questa notizia!" Esclamò con insolita allegria lei, incrociando
le braccia dietro la testa.
Il ragazzo estrasse dalla
tasca dei jeans una sigaretta. "Sei davvero così contenta di non dover più
venire a Hogwarts?" Le domandò, soffiando verso l'alto una boccata di fumo,
che profumava di caffè.
"Tu no?"
"Non ho delle prospettive molto rosee, al momento. Dovrò
trovarmi una casa, dato che ormai da due anni non ne ho più una" Una
leggera collera accompagnò quell'affermazione, mentre i tratti del suo viso
diventarono più duri. "E un lavoro…Sono molto affezionato a questo posto,
sarà strano andarsene per sempre"
Bellatrix rise. "Hai
davvero poco dei Black, questo è certo…Questi sentimentalismi sono estranei alla
nostra famiglia"
"Sono i sentimenti
ad esservi estranei, è diverso" Puntualizzò Sirius, in tono polemico.
"Molto spiritoso,
davvero. Possibile che tu non sia ansioso di vivere la vita vera?" La
voce della ragazza era carica di un entusiasmo che sfiorava il fanatismo.
"La vita vera?
L'unica emozione che suscita in me questa prospettiva è l'ansia"
"Ansia? Andiamo, non mi dire che non hai un
desiderio che vuoi realizzare a tutti i costi, un sogno…Qualcosa per cui
arriveresti ad annullare te stesso!"
Sirius rimase in
silenzio. No, non aveva sogni. Non aveva desideri. Non aveva mai davvero
pensato alla sua vita al di fuori delle mura di Hogwarts. Il suo diploma, con
relative conseguenze, gli era sempre apparso lontano, quasi irraggiungibile. E
ora era appoggiato a quel tronco, nella Foresta Proibita, e tutto era diventato
così maledettamente vicino. Il tempo lo stava incalzando, gli voleva imporre
una scelta quanto mai necessaria.
Il tempo stava
scivolando via.
"Non sono l'unico a
non sapere cosa fare della mia vita, a diciassette anni" Ribatté poi,
eludendo la domanda della cugina.
"Io lo so"
Disse lei, in un tono quasi inquietante nella sua granitica convinzione.
"Sentiamo…"
Bellatrix sollevò il capo
e lo fissò. "Lo sai benissimo anche tu, questo discorso l'abbiamo
già affrontato mesi fa. Io diventerò una serva di Lord Voldemort, combatterò
per lui..."
Sirius sollevò una mano,
come se volesse scacciare un insetto. "Stai parlando come un'esaltata, te ne rendi conto?"
"Tu non puoi capire…Quella sarà la mia vita, ho deciso"
"Vuoi davvero
buttarti via per una causa che non è nemmeno la tua? Marcirai in una cella ad
Azkaban, questo sarà il tuo unico risultato!" Esclamò lui, con rabbia.
Bellatrix inarcò un
sopracciglio. "Sei sicuro che le forze del bene vinceranno? Non sai
che il mondo non è quello delle fiabe?"
"So che Voldemort
non ha abbastanza forze per prendere il potere, non ha abbastanza sostenitori…E'
solo un pazzo ossessionato da una purezza di sangue che ormai non esiste più e
non può più esistere, e questo mi basta"
"Non sai quanto ti
sbagli, Black…Lord Voldemort è il mago più potente e temibile dell'intera
Inghilterra, e presto regnerà
su questo Paese di insulsi filobabbani! Se fossi in te consiglierei alla tua amica
Lily Evans ti iniziare a fuggire, i Mezzosangue saranno i primi ad essere
eliminati…"
"Non la insultare
più, hai capito?" Le parole di Sirius le lambirono il viso come frustate.
L'aveva sovrastata con il suo corpo e spinta contro il tronco
dell'albero alle sue spalle, trattenendola con forza.
"Mi stai facendo
male…" Disse la ragazza con voce roca, mentre le braccia le dolevano e il
ginocchio di lui le premeva con insistenza sull'addome.
Lui quasi sfiorava le
labbra della cugina con le sue. "Morirai, Bella, e non riesco nemmeno a
pensare che sarò felice per questo"
Bellatrix rise. "Non
pensavo che sarei riuscita a soggiogarti a tal punto…"
Sirius le posò una mano
sulle labbra, impedendole di parlare. Poi iniziò a baciarla con violenza sul
collo e sulle spalle, sbottonandole la camicia.
Le mani pallide di lei si
insinuarono fra i suoi capelli corvini, e glieli spettinarono per
l'ultima volta.
***
Oh May, put your arms around me
What you feel is what you are
What you are is beautiful
Oh May, do you wanna get married?
[Slide - Goo Goo Dolls]
"Ehi, Lily!"
Lei si voltò, fino ad
incontrare il
viso sorridente di James. La raggiunse con pochi passi, e i due
iniziarono a camminare in direzione del castello.
"Dov'eri?"
"Oh, sono andato con
Peter a fare un giro nel parco. Sai, un giro speciale, l'ultimo qui a
Hogwarts…" Il sorriso del ragazzo si trasformò in un ghigno da perfetto Marauder.
"Mi sembra ancora
strano che tu possa…E' davvero incredibile!"
Quando aveva saputo che il suo
fidanzato era in grado di trasformarsi in cervo, la sua prima reazione era
stata di sdegno. Era pur sempre un Animagus clandestino, e se qualcuno avesse
scoperto che non era iscritto all'apposito registro avrebbe avuto svariati
problemi. Ma alla fine si era rassegnata, considerato anche il motivo
principale per cui lui e i suoi amici avevano deciso di imparare a
trasformarsi. Remus era diventato in un certo senso il suo protetto, e l'aveva
conosciuto meglio in quegli ultimi mesi. Parlare con quel ragazzo così
tranquillo e intelligente le piaceva, e l'aveva aiutato ad affrontare le paure
legate alla sua vita futura. Non tutti si sarebbero dimostrati generosi nei suoi
confronti come Dumbledore, e in quanto licantropo avrebbe faticato a trovare un
impiego fisso e ben retribuito. Tuttavia Lily era riuscita a far tornare il
sorriso sul suo volto, e ad infondergli la fiducia necessaria per affrontare
quelle vicissitudini, promettendogli che gli sarebbe stata vicina ogni volta
che ne avrebbe avuto bisogno.
"Oggi ogni studente
dell'ultimo anno sta facendo qualcosa per l'ultima volta…Tu cosa farai?"
Le domandò James, sedendosi su una delle panchine del cortile.
Lily si sedette sullo
schienale di legno. "Io ho già fatto una cosa…Ho detto addio ad un
amico" I suoi occhi si oscurarono, e abbassò lo sguardo.
"Posso domandarti
chi è?"
Lei scosse il capo.
"Non ha importanza…Ma so che mi mancherà"
James si sistemò sullo
schienale a sua volta. "A me mancheranno molte cose di Hogwarts. L'ho
sempre considerata come una casa, e adesso…"
"Adesso non te ne
vorresti andare"
Lui annuì. "Qui, nel
bene e nel male, ero qualcuno…Ma ora?"
"Jamie, non sei uno stupido…Anche se ti piace farlo"
Il ragazzo fece una smorfia contrariata, ma non la interruppe. "Sono sicura che
diventerai qualcuno, come dici tu, anche là fuori" Il dito di lei
si sollevò ad indicare i cancelli di ferro battuto, oltre ai quali si dipanava
la strada per Hogsmeade.
James la baciò lievemente. "Sposami, Lily Evans" Le
disse, serio.
Lei sgranò gli occhi,
prima di scoppiare a ridere. "Andiamo, Jamie...Come farei
a sopportarti per tutta la vita?!"
James si passò una mano
fra i capelli, piccato. "Grazie, davvero…"
"E dai, stavo
scherzando!" Si scusò Lily, posando un braccio attorno alle sue spalle.
"Chissà cosa ci ha riservato il destino...Magari ci sposeremo veramente, un
giorno, oppure lasceremo Hogwarts e non ci vedremo mai più…"
"Già…Chissà cosa ci
aspetta" Si chiese il ragazzo.
Il sole
iniziò a tingersi di arancione
e ad abbassarsi, percorrendo il cielo estivo.
***
There was never any place
For someone like me to be totally
happy (...)
Some things never do change
Some things never do change...
[Cavanaugh Park - Something
Corporate]
La biblioteca era
silenziosa e immersa nella placida oscurità. Lui camminava lentamente, fra
quegli alti scaffali che erano stati il suo rifugio per settimane, per mesi,
per anni.
Sette anni.
Un periodo che gli pareva quasi infinito,
ma che era già volato via. Malgrado le sofferenze e i problemi, malgrado tutte le volte che
aveva desiderato fuggire, o scomparire fra quelle mura di pietra.
Severus afferrò un libro
consunto e lo sfogliò con calma, annusando quel profumo di antico e di carta
ingiallita dal tempo. Avrebbe sentito la mancanza di quel luogo, in fondo.
Avrebbe sentito la mancanza di quel piccolo mondo che gli permetteva di
nascondersi dietro un alibi. Che gli permetteva di giustificare con
l'insensibilità dei suoi abitanti la sua tendenza ad isolarsi, di legittimare
le colpe che, nonostante tutto, aveva.
Non era stato capace di
aprire il suo cuore, aveva avuto paura.
Quella stessa paura che
gli aveva fatto tremare le mani, qualche ora prima, mentre chiudeva il suo
pesante baule.
*Cosa ne sarà di me?*
***
"Posso chiederti a
cosa stai pensando?"
Remus Lupin si voltò di
scatto, e sorrise quando vide Lily Evans appoggiata alla parete, che lo
osservava con un sorriso. "Vieni, avanti!"
La ragazza entrò nella
stanza, sedendosi accanto
all'amico. "Ti ho disturbato?"
"Affatto…Stavo solo
pensando, come hai detto giustamente tu"
"Sbaglio o non erano
pensieri positivi?"
"Mi conosci troppo
bene ormai, è inutile che cerchi di mentire. Non è nemmeno difficile indovinare
che cosa mi preoccupi…"
Lei sospirò. "Ne abbiamo già parlato tante volte,
Remus. Io ci sarò, lo sai"
Lui
annuì, sorridendo.
"Lo so…E ci saranno anche Jamie, Sirius e Peter. Ma non posso fare a meno
di credere…Insomma, sono pur sempre un lupo mannaro! Chi mi assumerebbe?"
"Sono solo stupidi
pregiudizi!" Esclamò Lily, alzando la voce. "Tu sei molto più
intelligente e innocuo di tante altre persone normali, perché non dovrebbero
darti fiducia?"
Remus ridacchiò.
"Non cambiare mai, per favore. Sei positiva, e ti fidi degli altri…Riesci
sempre a trovare la bellezza, in tutte le persone. Ma non
tutti sono come te..."
Lily sbuffò. "Perché
questo mondo dev'essere così ingiusto?"
Lui scrollò le spalle.
"Dobbiamo accettarlo, purtroppo. E comunque ci sono tante
cose belle anche in questo mondo…Io ho trovato voi, per esempio"
La ragazza lo abbracciò.
"Sei un amico, Remus"
"Anche tu lo sei…Ma
ora vai da Prongs, ti starà aspettando. È l'ultima sera qui a Hogwarts, è giusto
che la passi insieme a lui"
Lei si alzò in piedi,
esitante. "Perché non vieni in Sala Comune anche tu? Gli altri sono andati
a rubare del cibo dalle cucine, ci sarà una festa…"
"E' meglio di
no…Vai, non ti preoccupare"
"Allora a domani
mattina!"
"A domani,
Lily"
Remus rimase fermo,
guardandola andare via, i capelli che le ondeggiavano contro la schiena.
***
I was just another game so fuck
you
There is nothing I could do
You're so tough, so bad
So cold...
[Te amo, I hate you - Ill Niño]
L'ampia terrazza
circolare che si apriva all'esterno della Torre di Astronomia era deserta, ad
eccezione di due persone distese sulle lastre di pietra chiara, disposte in
modo da formare elaborate figure che ricordavano astri e costellazioni. Il
cielo era attraversato da qualche nuvola scura, tinta dai riflessi d'argento
della luna, spicchio di metallo lucente.
"Dimmi che posso
evitare questo discorso, Black"
Sirius si voltò appena, e
la sua guancia quasi sfiorò quella della cugina. I lunghi capelli di lei,
disposti a raggiera intono al suo capo, le incorniciavano il viso pallido e la
rendevano simile alla luna che splendeva sopra di loro. "Cosa vuoi
dire?" Le domandò, corrugando la fronte.
Lei rise. "Ti prego,
non fare finta di non sapere…Renderesti tutto più patetico di quanto già non
sia"
Il ragazzo si sollevò,
appoggiando la testa sulla mano e puntellandosi con il gomito. "Parla
chiaramente, Bella" La sua voce era calma, eppure suonava come un ordine.
Bellatrix incatenò lo
sguardo alle poche stelle che abbellivano l'etere d'ebano. "La nostra storia,
se così si può chiamare, finisce qui, mi sembra ovvio" Disse, senza
che nessuna emozione trasparisse dal suo tono di voce.
"Ti sembra ovvio?" Ripeté,
sforzandosi di rimanere calmo.
Stava precipitando.
Più a fondo di quanto avrebbe voluto.
Troppo a fondo, dove il nero l'avrebbe
inghiottito.
La ragazza si alzò,
dirigendosi verso il parapetto di ferro e appoggiando la schiena ad
esso. Il leggero vestito bianco che indossava era mosso dal debole vento, e la
stoffa si increspava all'altezza delle ginocchia. "Ci siamo divertiti,
devo ammetterlo. Fare l'amore con te era sempre un diversivo piacevole, molto
piacevole in effetti. Ma ora…Fine di Hogwarts, fine di noi due" Il suo
sorriso era crudele, i suoi occhi brillavano di soddisfazione.
Lui si alzò a sua volta,
senza scostare i capelli che gli coprivano in parte il volto. "E' stato
solo questo per te? Tutti questi mesi…"
"Pensavi davvero che
mi sarei potuta innamorare di te? Sono sempre stata chiara, era solo
sesso"
Sirius si avvicinò
ancora, e la schiaffeggiò.
Bellatrix abbassò il
viso, massaggiandosi la guancia sinistra. "Mi hai fatto male…"
Sibilò, con ira.
"Sei solo una
puttana!" Gridò. "Te l'ho già detto, e non mi stancherò di
farlo! E io che pensavo che in fondo fossi diversa…Che fossi onesta…"
"Onesta? L'onestà
non porta da nessuna parte, dovresti saperlo" Ribatté l'altra, riprendendo
il controllo di sé.
"Pensavo di essere diventato almeno vagamente
importante per te…Pensavo che…"
"Cosa? Pensavi che
una volta fuori da questa scuola ci saremmo visti ancora? Che saremmo diventati
una coppia?" La voce di Bellatrix era fluida come veleno. "E'
impossibile. Tu stesso l'hai detto…Cosa ne penserebbe la nostra, anzi,
la mia famiglia?"
"Hai litigato con
tua sorella per colpa mia! Sei venuta al ballo di Natale con me anche se sapevi
che tutti avrebbero sparlato di noi per settimane! Ti isolavi con me!
Possibile che fosse tutta una finzione?" Sirius sembrava parlare solo con
se stesso, esternando quel senso di annientamento che lo stava soffocando.
La ragazza gli cinse il
collo con le braccia, costringendolo a guardarla. "Ecco cosa rende un Gryffindor
infinitamente inferiore ad uno Slytherin…Vi fate trascinare dagli eventi, vi
fate annullare dalla passione per ogni cosa, anche la più futile. Come
questa"
"Ti sei divertita, eh? Avevi il
tuo giocattolo, e potevi usarlo quando volevi…"
"Non dovevi
innamorarti di me, Black. Era la sola regola che avresti dovuto seguire"
"Io non mi sono
innamorato di te!"
"Allora non capisco perché
la questione ti stia tanto a cuore"
Era finita.
L'abisso
si era chiuso sopra di lui.
Sirius indietreggiò, con
passi malfermi, come se la vicinanza della cugina avesse potuto ferirlo ancora. "Chi c'è, adesso? Chi userai al posto mio, per soddisfare i
tuoi stupidi capricci?"
"Rodolphus
Lestrange"
Lui rise, follemente. "Rodolphus Lestrange? Avrei dovuto immaginarlo…Lui è
la persona adatta a te. Si getterebbe nel fuoco, forse addirittura morirebbe
per te…Potrai comandarlo, è questo che vuoi vero?"
Lei non ribatté.
"Rispondimi!"
Gridò.
"Vattene, Black"
Disse, in tono perentorio.
"Devi
rispondermi…"
"Ti ho detto di
andartene, non voglio più vederti!" I capelli di Bellatrix erano
intrecciati dalla brezza di giugno.
Sirius indietreggiò
ancora, fino a voltarsi e sparire, inghiottito dall'ombra.
***
So don't go away, say what you say
But say that you'll stay
Forever and a day
In the time of my life...
[Don't go away - Oasis]
"Presto arriverà il
momento…"
"Lo so"
"Per favore, pensaci
ancora…E' una strada pericolosa"
"Ho già deciso, lo
sai. Ti seguirò"
Lucius Malfoy sospirò, osservando
la ragazza seduta di fronte a lui sul divano della Sala Comune.
Narcissa sembrava tranquilla e risoluta. Nei suoi occhi chiari si leggeva il
timore, ma da essi traspariva anche quell'ombra di ferrea volontà che l'aveva
sempre contraddistinta. Da quando avevano deciso di ricostruire la loro storia,
sei mesi prima, aveva scoperto quanto tenesse davvero a lei, e quanto
desiderasse sposarla, proprio come volevano da tempo le loro famiglie. "Ti
amo, Narcissa"
Lei abbassò lo sguardo.
"Lucius, lo sai che…"
"Non voglio metterti
fretta, non preoccuparti" La interruppe. Il desiderio di tornare a
baciarla, ad abbracciarla, a fare l'amore con lei diveniva ogni giorno più
intenso, e difficile da controllare. Ma era stato lui stesso a ferirla, ed era quanto mai deciso a rispettare le sue
decisioni.
Narcissa gli sorrise.
"Grazie"
Il ragazzo
sorrise a sua volta.
"Mi mancherà, questo
posto"
Lucius annuì. "Anche
a me. Ho trascorso sette anni a disprezzarlo, e ora…"
"Le persone
capiscono sempre di amare qualcosa o qualcuno quando stanno per perderlo"
Narcissa si scostò i capelli biondi dal volto, la voce venata di un'inevitabile
traccia di risentimento.
"Ma a volte riescono
ad accorgersene in tempo…"
Lei lo guardò, più
serena. "Già"
"Come fai a non
avere paura? Sembri così tranquilla…Non ti spaventa il futuro?"
"Mi spaventa
tantissimo, invece. Ma so che non sarò da sola…" Le sue iridi turchine
erano fisse su di lui.
Lucius l'abbracciò
istintivamente, posandole una mano sul capo. "Sposiamoci al più presto,
Narcissa…Voglio sposarti"
Narcissa si ritrasse
appena. "Non bisogna avere fretta…Quando sarà il momento ce ne
accorgeremo" Disse, in tono serafico.
Lui le sorrise ancora una
volta, pensando che il mondo reale non gli sembrava più così
minaccioso.
*Ci sarai tu, con me*
***
I've been looking in the mirror
for so long
That I've come to believe my soul's on the other side
Oh, the little pieces falling, shatter...
Shards of me...
[Breathe no more - Evanescence]
Lo specchio profilato
d'argento rifletteva il suo viso quasi perfetto, e i suoi occhi arrossati. Toccò il vetro con le dita: era
freddo e liscio. Amava osservare la
sua immagine, vedere quel sorriso che le rispondeva beffardo, quello sguardo
spavaldo che nascondeva ogni altra emozione. Amava pensare che non sarebbe mai
invecchiata, che avrebbe mantenuto quello splendore che le aveva permesso di
arrivare ovunque, di spalancare qualunque porta.
Il suo unico dono.
Bellatrix sistemò il
colletto della camicia bianca a maniche corte che indossava, lisciando
ossessivamente ogni piega del cotone. Si era già cambiata tre volte, quella
sera, e non ne conosceva nemmeno il motivo. La tensione correva sotto la sua
pelle come un filo elettrico. E quelle parole la seguivano, come un'ombra.
Quel volto dall'espressione ferita eppure ancora fiera, quell'orgoglio
indebolito eppure ancora tangibile nella sua forza.
*Sirius*
Era sicura di poter
controllare la situazione, era sicura che nulla le sarebbe sfuggito di mano.
Non aveva mai fallito…Eppure qualcosa si era incrinato, dentro di lei. Quando
l'aveva cacciato, appena un'ora prima, si era sentita forte, invincibile. Ma
lui se n'era andato, e aveva all'improvviso realizzato che quello era stato
un addio. Non l'avrebbe più rivisto, per chissà quanto tempo.
Forse per
sempre.
E senza che riuscisse a fermarle, quelle maledette lacrime avevano
iniziato a scendere lungo le sue guance. Erano anni che non piangeva, Bellatrix
Black, ed era stato proprio quel ragazzo, suo cugino, la metà che le era stata
negata, a scatenare quell'urgano inarrestabile.
Le mancava.
Quella verità era insopportabilmente
dolorosa nella sua spaventosa semplicità.
Non si era resa conto che aveva iniziato a dipendere da Sirius, tanto quanto lui aveva
iniziato a dipendere da lei. La tela del ragno aveva catturato entrambi, senza
pietà.
*Cos'ho fatto?*
Uscì dal
bagno
e fissò il baule ancora vuoto, aperto sul suo letto. Vuoto, come la sua vita in
quel momento. Un semplice contenitore, che sarebbe stato riempito da
esperienze, ricordi, attimi. Aprì l'armadio che conteneva i suoi abiti,
e iniziò a piegarli con la bacchetta.
Il maglione bianco che
indossava quando aveva fatto l'amore con suo cugino per la prima volta
volteggiò nell'aria, per poi finire nel baule con gli altri indumenti.
Lei
sorrise, con espressione triste.
Quella storia era
destinata a finire, non avrebbe avuto possibilità di continuare al di fuori di Hogwarts. Lo sapeva, lo aveva sempre saputo. L'avrebbe dimenticata,
chiusa in un cassetto come quella maglia di lana. Avrebbe dimenticato le sensazioni
che provava quando gli toccava i capelli, oppure quando si divertiva a
provocarlo.
Avrebbe dimenticato Sirius Black, era obbligata a farlo.
Rodolphus, era Rodolphus
che avrebbe sposato. Un matrimonio durevole, con un membro di una rispettabile
famiglia di Purosangue, una famiglia che i suoi genitori avrebbero sicuramente
approvato. Non un ribelle, un rinnegato. Un ragazzo che l'adorava e
che l'avrebbe resa felice.
Un ragazzo per il quale non provava nulla.
Bellatrix uscì dalla
stanza, pensando che per la prima volta nella sua vita aveva agito contro il suo stesso
interesse.
***
But this is the end
This is the end of the innocence
Who knows how long this will last
Now we've come so far, so fast...
[The end of the innocence - Don
Henley]
Il treno si era fermato
da ormai cinque minuti lungo il binario nove e tre quarti, sferragliando. Molte
mani di genitori sorridenti e di fratelli e sorelle minori si agitavano frenetiche
per salutare, e molte voci si sovrapponevano l'una all'altra.
James si sistemò meglio gli occhiali. "Siamo arrivati…" Disse, a
bassa voce.
Remus si alzò, e afferrò
il
suo pesante baule. "Forza…Non ha senso aspettare"
Sirius si alzò a sua
volta, gli occhi che scrutavano la folla di studenti. Bellatrix era
perfettamente visibile, dal finestrino graffiato. Ferma accanto a sua sorella,
i capelli raccolti, stava salutando i genitori, impassibile come sempre. La
madre e il padre la abbracciarono a turno, senza entusiasmo, e caricarono il
suo baule sul carrello.
"E' finita, non è
vero?"
Il sussurro appena
udibile di James lo fece quasi sobbalzare. Il ragazzo si voltò verso l'amico, e
lo fissò con espressione smarrita. "Prongs…Io…"
L'altro scosse il capo.
"Non mi devi nessuna spiegazione, Padfoot. So che stai male, l'ho capito
appena ti ho visto tornare in camera, ieri sera. Ma ti prego, cerca di reagire.
Non ne vale la pena, lo sai…"
Sirius annuì.
"Grazie, Jamie, davvero"
L'altro gli diede una pacca
amichevole sulla spalla, prima di tornare ad occuparsi del suo bagaglio.
"E' tutto così
triste…" Lily si tolse la cravatta rossa e oro della divisa, gettandola
nella borsa "Questa non serve più, ormai"
Remus sorrise ai suoi
amici e a lei. "Avanti, cerchiamo di essere positivi! Niente più
compiti, esami, punizioni…E un'intera estate di vacanza!" Il tono con cui
pronunciò quelle parole era allegro, ma i suoi occhi lo smentivano.
"Moony ha ragione, non
possiamo essere troppo tristi...Lla vita continua" James aprì la porta dello scompartimento.
Sirius, Remus, Peter e
Lily osservarono quel gesto in silenzio.
"Vorrei rimanere
qui…Ma non è possibile. Tutto finisce…" La voce di Sirius era amara,
malinconica. Troppe emozioni si stavano facendo strada nel suo animo. Bellatrix, la fine di Hogwarts, l'inizio dell'incertezza…
"Siete pronti?"
Domandò James, cercando di risultare fiducioso. "Quando scenderemo da
questo treno inizierà la vita vera"
Gli altri annuirono, gli
occhi pieni di timore ma anche di trepidazione.
"Allora
andiamo"
Il ragazzo iniziò a
percorrere il breve corridoio, velocemente.
***
"Allora a presto, signor Lestrange. Signora Lestrange…"
Bellatrix scrutava le
false espressioni di studiata cordialità di suo padre e sua madre, mentre
parlavano con i genitori di Rodolphus. Fra le famiglie di Purosangue nulla
poteva rimanere nascosto. Probabilmente quei quattro adulti calcolatori
sapevano già da almeno un paio di mesi che i loro figli avevano iniziato a
frequentarsi, anche se solo come amici. Ma per loro quello era un dettaglio
irrilevante.
Il resto sarebbe venuto da sé, doveva venire da sé. Il
matrimonio, i figli.
Anche l'arruolamento nelle file dei combattenti di
Voldemort, perché no.
"A presto,
Bellatrix"
La ragazza si voltò,
incontrando gli occhi venati di viola di Rodolphus, che le sorrideva
soddisfatto.
Lui aveva finalmente ottenuto ciò che voleva.
Lei annuì,
abbassando gli occhi.
Rodolphus
le sfiorò la mano con
la sua. "Mi pareva di avertelo detto, Bella. Prima o poi avresti cambiato
idea su di me…" La sua voce era gentile, ma allo stesso tempo intrisa di
trionfo.
Bellatrix annuì ancora,
pensando che avesse ragione.
Aveva cambiato idea, e in fondo non
importava se non l'aveva fatto di sua volontà.
***
Rain falls on everyone
The same old rain
And I'm just trying to
Walk with you
Between the raindrops...
[Raindrops - Smashing Pumpkins]
Per uno strano gioco del
destino, si ritrovarono tutti vicini, fuori dalla stazione di King's Cross. La
pioggia, frutto di un temporale improvviso, scrosciava rumorosamente,
inzuppando turisti e semplici viaggiatori che si riparavano sotto gli ombrelli
colorati o gli impermeabili cerati.
Bellatrix Black, Narcissa
Black, Lucius Malfoy, Rodolphus Lestrange, Remus Lupin, Sirius Black, Peter
Minus, James Potter, Lily Evans, Severus Piton.
Insieme ai rispettivi genitori,
ad attendere che la pioggia cessasse.
Insieme, stretti sotto quella
tettoia arrugginita, con i loro ingombranti bagagli.
Gryffindor e Slytherin. Due
universi distinti, che tuttavia durante quei mesi si erano incrociati, e che si
stavano di nuovo per separare.
Caratteri differenti, differenti desideri,
esistenze differenti.
I loro sguardi che si incontravano, si abbassavano, si
sfidavano in silenzio.
I loro pensieri che fluivano, che in fondo erano uguali.
Forse si sarebbero
ritrovati ancora, o forse mai più.
E quell'incertezza
avvolse ognuno di loro, mentre un timido sole appariva fra le nuvole scure.
***
-Note
Ho fatto un salto nel
tempo di sei mesi perché ormai gli avvenimenti importanti erano accaduti tutti,
e volevo parlare delle loro conseguenze "a lungo termine"…
Poi volevo descrivere, con dei piccoli episodi, i sentimenti
dei personaggi che si trovano a lasciare definitivamente Hogwarts (Beh, a parte
Narcissa!), che per
quanto possano aver odiato li ha comunque ospitati per ben sette anni e ha
fatto loro da casa…
Accidenti, mi dispiace di aver quasi
terminato la revisione di questa fic...Già mi ero un po' commossa la prima
volta, ma non pensavo che succedesse di nuovo! ç_____ç Forse non dovrei dirlo
(Forse sto peccando di ubris, come
direbbe il mio professore di greco! ^_-), ma l'ultimo paragrafo di questo
capitolo mi piace molto...E' piuttosto banale, ma sono fiera di come l'ho
scritto! (*Flea viene fulminata da Zeus perchè ha peccato di ubris,
n.d.r.*)
-Ringraziamenti
Come sempre grazie mille a chi legge questa
storia, e in modo particolare a chi mi lascia dei bellissimi commenti....Grazie
davvero, me non merita! *o*
Bene, non mi rimane che darvi appuntamento
per l'epilogo....Che tristezza! ç__ç
Un bacio*
-Fleacartasi-
|
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Capitolo 27 *** *Epilogo . The time is running out* ***
?1 agosto 1975
-Epilogo-
*The
time is running out*
Won't you join me now?
Baby's looking torn and afraid
Join the masquerade
Join the masquerade...
[Days before you came - Placebo]
˙1
agosto 1978.
Il cielo era terso, limpido,
e l'aria calda arrossava i loro visi di adolescenti. Adolescenti cresciuti in
fretta, durante quei pochi giorni. Era passato poco più di un mese, dalla fine
della scuola, ed ancor meno da quando avevano ricevuto i risultati dei loro
M.A.G.O. Eppure i loro occhi parevano occhi d'adulto. Occhi che nascondevano il
timore, ed ostentavano una maschera di sicurezza ed intrepido interesse nei
confronti di quella via che stavano per intraprendere.
Una via senza ritorno,
come Lui stesso l'aveva definita.
Lucius lasciò che il suo
sguardo si soffermasse su ognuno dei ragazzi e delle ragazze che erano insieme a
lui. Erano una ventina in tutto, giovani promesse del lato oscuro del mondo
magico. Un mondo in pericolo, sospeso su un filo di seta. Un mondo dove la
purezza di sangue era sempre meno importante, meno frequente.
E poi c'erano loro. Erano
stati suoi compagni di Casa, a Hogwarts, e lo sarebbero stati ancora, per
un'altra avventura.
Rodolphus era fermo accanto
alla sua promessa sposa, e la osservava di sottecchi. Sembrava adorarla,
venerarla come la statua di una divinità greca. Lucius sapeva che quel ragazzo
dall'aria smarrita si trovava lì solo per volere di lei, solo per poterle stare
accanto, per respirare il suo profumo e cogliere i bagliori della sua chioma
corvina.
Il magnetismo sarebbe stata un'arma pericolosa, nelle mani di
Bellatrix Black.
Lei era a sua volta ferma,
gli occhi di zaffiro fissi insistentemente sulle mani bianche del loro futuro
Padrone, che sfioravano con apparente distrazione le pieghe della veste di
tessuto leggero.
La devozione l'avrebbe portata alla rovina, riusciva a
leggerlo nei lampi febbrili di quello sguardo.
Severus era appoggiato al
tronco di un vecchio melo, il viso basso, le ciocche di capelli scuri che gli
coprivano le guance scavate. Forse era dimagrito ancora, in quelle poche
settimane, e la sua figura si ergeva esile, quasi trasparente, vestita come
sempre da semplici abiti neri. Lucius riusciva a percepire con chiarezza
il suo stato d'animo, in quel momento.
Il dubbio lo stava lacerando.
Quel
ragazzo era immobile, ma la sua anima stava fuggendo via.
Verso chi l'aveva
portato a compiere quella scelta estrema.
E poi c'era lei.
Narcissa era accanto a lui, e gli stringeva la mano. Il giorno prima aveva
compiuto diciassette anni, e non gli era mai sembrata così piccola. La guardò,
e lei gli sorrise appena. La tensione che attraversava il suo corpo minuto si
propagava in lui attraverso quel debole contatto, e gli faceva tremare
impercettibilmente le dita. Lucius si morse il labbro inferiore, mentre quel
pensiero tornava a torturarlo.
Non avrebbe dovuto permetterle di seguirlo.
Narcissa
non aveva ancora finito la scuola. Lei era così…pura…
"Non devi preoccuparti
per me, Lucius" La voce di lei, ferma e cristallina, lo colse di sorpresa.
Aveva sempre avuto la capacità di interpretare ogni suo gesto, ogni ombra nei
suoi occhi.
Come se riuscisse a leggergli nella mente.
Il ragazzo avrebbe voluto
risponderle, ma quella voce bassa e roca gli gelò il sangue nelle vene. Il
chiacchiericcio nervoso dei ragazzi e delle ragazze si interruppe all'istante, e
il piccolo cortile antistante quella villa abbandonata fu avvolto dal silenzio.
Lord Voldemort si alzò in
piedi, spingendo all'indietro la poltrona di pelle che aveva trasportato
all'esterno, e dove era rimasto seduto fino a quel momento. Il serpente che
aveva tenuto in grembo strisciò ai suoi piedi, per poi dirigersi verso la casa,
le squame che brillavano di riflessi dorati alla luce del sole. Il mago si
riavviò i capelli, con un gesto meccanico. Fino a pochi istanti prima i suoi
occhi erano annebbiati, persi in pensieri sconosciuti, ma ora quello sguardo
rivelava tutta la sua forza d'animo, e la sua pericolosità.
Voldemort sorrise, e spalancò
le braccia in un gesto di benvenuto.
***
But I won't give you up
I won't let you down
And I won't leave you falling
If the moment ever comes...
[Endlessly - Muse]
˙4 agosto 1978.
"Ti prego, sei ancora in
tempo per tornare indietro"
La stanza era fresca, le
spesse tende bianche che mitigavano la forte luce del primo pomeriggio e che
trattenevano in parte il caldo. Lucius si voltò, dando le spalle alla finestra.
Narcissa era seduta sul divano color crema del salone principale del Malfoy
Manor, un leggero vestito azzurro che si intonava al colore dei suoi occhi e i
capelli, raccolti in una coda, che le scivolavano su una spalla scoperta.
La ragazza si alzò, e gli si
avvicino, alzando il braccio e mostrandogli il polso. "Lo vedi il
mio polso?"
Lui annuì.
"Tre giorni fa su questo
polso è comparso il Marchio Nero, l'hai visto anche tu"
Lucius annuì ancora.
"Lo so, ma tu non hai ancora finito la scuola…Hai solo diciassette
anni!"
"Cambierebbe qualcosa se
ne avessi diciotto come te? Io ho scelto la tua stessa strada, non
riuscirai a farmi cambiare idea" Le parole di Narcissa erano calme, ma
risolute.
"E…Se ti accorgessi ti
aver commesso un errore?" Gli occhi celesti di lui non riuscivano a
nascondere la preoccupazione che stava provando.
"Non si può tornare
indietro, Lucius. Ho pensato a lungo, prima di accettare. Fidati di me, ti
prego"
LUi le sorrise a
fatica, prima di baciarla sulla guancia.
*Ho paura per te, Narcissa,
perché non lo capisci?*
***
˙10 febbraio 1979.
Quando aprì la porta, un
piccolo sorriso si dipinse sul suo volto. Quella stanza circolare era rimasta
identica a come la ricordava, con gli scaffali colmi di strumenti bizzarri e di
volumi rilegati in pelle colorata. In un angolo, un magnifico uccello dalle
piume scarlatte e dorate era appoggiato ad un grande trespolo, il becco
leggermente schiuso simile ad un sorriso pacifico. James era stato tante volte
in presidenza, durante la sua permanenza ad Hogwarts. Poter tornare in quella
scuola era stato così piacevole per lui che per una decina di minuti la
curiosità per quella convocazione era sparita, lasciando il posto ad una
nostalgica sensazione di entusiasmo. Dietro di lui, anche Sirius e Remus stavano
parlando a mezza voce, rievocando alcune fra le imprese più memorabili dei Marauders, in preda ad un forte attacco di malinconia.
"Mi chiedo perché
Dumbledore ci abbia voluto vedere" Lily Evans si sedette su una delle
poltroncine imbottite di velluto oltremare, accavallando le gambe. James scrollò
le spalle in sua direzione, curioso quanto lei. Erano fidanzati da poco più di
un anno, ma ormai l'idea del matrimonio non pareva più così azzardata a nessuno
dei due.
"E io mi chiedo anche
perché ci abbia voluto vedere in presidenza, dove lui non c'è!"
Sirius si lasciò cadere a peso morto sulla sedia accanto a quella della
ragazza, sorridendo ironicamente e affondando le mani nelle tasche dei jeans
larghi che portava.
"Un'ottima domanda,
signor Black. Vedo che ha mantenuto intatto tutto il suo acume"
Tutti loro si voltarono di
scatto. Albus Dumbledore era in piedi accanto alla porta, la pesante veste color
prugna decorata d'argento che sfiorava il pavimento di legno chiaro. I suoi
occhi azzurri scintillavano divertiti dietro le lenti a mezzaluna degli
occhiali, e le dita affusolate giocherellavano con una ciocca della lunga barba
bianca. L'uomo fece qualche passo, e si accomodò dietro la scrivania,
appoggiando le mani sul piano di mogano lucido. "Scusate se vi ho fatto
attendere, ma la professoressa McGrannitt mi desiderava con urgenza al terzo
piano. C'è stata una piccola…come dire, discussione fra un gruppetto
di Gryffindor ed uno di Slytherin. Chissà perché questa situazione mi ricorda
qualcosa, o meglio ancora qualcuno"
Remus, Sirius e James risero
all'unisono, sotto lo sguardo bonario del preside.
"Bene, suppongo che
vogliate sapere il motivo per cui vi ho convocati qui con una certa
urgenza" Disse Dumbledore.
"In effetti sì. Di cosa
si tratta, esattamente?" Domandò Remus, afferrando un cioccolatino dal
vassoio che l'anziano mago aveva fatto apparire in quel momento.
"Perché ha voluto
vederci in gran segreto?" Chiese Sirius, servendosi del caffè.
L'uomo rimase per qualche
istante in silenzio, come per radunare le idee. "Come saprete, negli ultimi
due anni Voldemort e i suoi sostenitori sono diventati sempre più forti e
pericolosi. Presto inizierà una vera e propria guerra, e solo le più alte
cariche del Ministero della Magia si ostinano ancora a fingere che tutto sia
come prima. Ma noi non possiamo rimanere a guardare. Dobbiamo prepararci
a contrastarli, o verremo inesorabilmente sconfitti"
"Ma cosa possiamo fare?
L'ha detto lei stesso, il Ministero finge che l'armata di Voldemort non
esista…Non radunerà mai un esercito in grado di opporsi ai Mangiamorte!"
Intervenne James.
"E' proprio questo il
punto. Abbiamo bisogno degli elementi migliori, e vogliamo reclutarne il più
possibile. Vi avrei convocati già alla fine degli esami, ma
eravate ancora troppo giovani. Ora però non posso più attendere. A scuola
eravate i migliori in Incantesimi e in Difesa Contro le Arti Oscure, e vi siete
distinti per la vostra intelligenza. Ho pensato subito a voi, sapendo che,
nonostante alcune impressioni sbagliate che avreste potuto suscitare, eravate
ragazzi con la testa sulle spalle. Senza contare che due di voi, James e Sirius,
stanno frequentando il corso d'addestramento per diventare Auror"
Dumbledore si interruppe per una manciata di secondi, fissando gli occhi cerulei su quei
ragazzi appena diciannovenni. "Vi voglio proporre di unirvi a noi, per
combattere Voldemort"
Un silenzio carico di
sorpresa accolse quelle parole.
"Mi scusi, professor
Dumbledore. Unirci a…voi?" Disse Sirius, perplesso.
Il preside increspò le
labbra in un sorriso appena visibile. "Ha mai sentito parlare dell'Ordine
della Fenice, signor Black?"
***
Think of her, take a
breath
Feel the beat in the rhythm of my steps
And sometimes it's a sad song...
[The sun - Maroon Five]
˙11 febbraio 1979.
"Non so se dovresti
accettare"
Lily si voltò, e i capelli
sciolti seguirono i suoi movimenti. Si accigliò, e si diresse verso
il ragazzo, seduto su una poltrona blu. "James, ne abbiamo già parlato. Io
voglio combattere, come te, Sirius e Remus"
"Lily è pericoloso!
Rischieresti di morire tutti i giorni!"
Lei si sedette sul bracciolo
della poltrona. "Io voglio sentirmi utile! Non riesco a rimanere
qui…Sapendo che gli altri stanno agendo per combattere quel bastardo!"
James si tolse gli occhiali
con un gesto meccanico. "Ma anche diventando Medimago potresti essere
utile…E' per questo che stai studiando da quando hai finito Hogwarts! Volevi
lavorare al San Mungo, l'hai già dimenticato?"
Lily scosse il capo.
"Non l'ho dimenticato, Jamie. Continuerò il mio tirocinio in ospedale e
diventerò una Guaritrice, ma non mi puoi impedire di unirmi all'Ordine. Io
voglio oppormi ai Mangiamorte, lo devo fare per garantirmi un futuro…Per
garantirci un futuro"
Il ragazzo si sporse in
avanti, per baciarla. "D'accordo. Ma promettimi che starai attenta…Giuramelo"
"Te lo
giuro"
James la guardò alzarsi, e
uscire dal salotto della piccola villa che avevano affittato, e in cui vivevano
insieme da un paio di settimane.
*Ho paura per te, Lily, perché
non lo capisci?*
***
I can feel the blood,
flowing through my veins
Spilling on my soul
And now the hunger's getting bigger...
[Wanna get psycho - Disturbed]
˙27 febbraio 1979.
Rodolphus Lestrange scostò
leggermente il cappuccio dal volto, e guardò gli altri Mangiamorte, radunati in
cerchio in attesa del loro Signore. Presto avrebbero potuto conoscere il nuovo
servo. La pedina che li avrebbe portati al trionfo, come Lui stesso
l'aveva definito. Erano trascorsi più di due mesi da quando erano venuti a
conoscenza della profezia, e Lord Voldemort aveva indagato senza sosta, per sapere.
Rodolphus a volte aveva creduto di vedere la paura nei Suoi occhi magnetici,
ma era consapevole di essersi sbagliato. L'Oscuro Signore non conosceva la
paura...
Il ragazzo voltò appena il
viso verso destra, fino ad incontrare gli occhi color zaffiro di sua moglie. Si
erano sposati solo due giorni prima, e lei gli era sembrata bella come mai
prima, avvolta nel suo semplice vestito di raso bianco e i con i capelli
intrecciati con boccioli di rosa, mentre si avvicinava a lui accompagnata dal
padre.
Rodolphus osservò due note
figure, un ragazzo ed una ragazza, che di fronte a lui stavano l'uno a fianco
dell'altra, stringendosi la mano. Forse Bellatrix avrebbe imparato ad amarlo
come sua sorella Narcissa amava Lucius.
Pochi minuti dopo, il
mormorio sommesso si interruppe, all'apparire al centro della stanza di
Voldemort, avvolto in un mantello purpureo. Tutti i Mangiamorte si inchinarono
al suo cospetto, in un frusciare di stoffe di lana pesante.
"Alzatevi, miei
servi!" Ordino l'uomo, in tono trionfante. "Il momento è
giunto…Oggi si unisce a noi colui che ci permetterà di arrivare a loro!
Un traditore, che dev'essere ben accolto nella nostra Cerchia!" Il mago
sorrideva. Un sorriso febbrile, folle.
I suoi seguaci obbedirono, e
si sollevarono. Voldemort rise a bassa voce, prima di fare un cenno con il
braccio, la manica della veste nera che rivelò la sua mano quasi esangue. Una
figura coperta da un mantello scuro si mosse, tremando visibilmente, da un
angolo buio in cui era rimasta immobile fino a quel momento, e si avvicinò al
suo nuovo padrone.
"Ecco il vostro nuovo
compagno, un nuovo Mangiamorte!" Dopo aver pronunciato quelle parole,
Voldemort abbassò il cappuccio dell'uomo, e rise più forte. "Saluta la
tua nuova famiglia, Wormtail"
Rodolphus sgranò gli occhi,
e intravide la stessa espressione di sorpresa dipingersi sui visi di Bellatrix,
Severus, Lucius e Narcissa. L'uomo in realtà era poco più di un ragazzino, basso e dalla corporatura tozza, con occhietti acquosi terrorizzati e
corti capelli color sabbia.
Peter Minus stava per
diventare un Mangiamorte come loro. Peter Minus, che aveva sempre adorato James
Potter, l'avrebbe condotto alla rovina.
***
˙7 novembre 1979.
La piccola stanza della Testa
di Porco era umida, un letto sfatto e una scrivania tarlata come unici elementi
d'arredo. Le tende grigie e logore erano tirate, e un forte odore di incenso
impregnava l'aria, rendendola pressoché irrespirabile.
"Signorina Cooman, le
devo confessare che la sua…persona non mi sembra sia adatta per
ricoprire il ruolo di insegnante di Divinazione. Sono sicuro che troverà
un'occupazione più consona alle sue…capacità. Ora se mi vuole
scusare…Il proprietario di questo delizioso pub mi aspetta per il mio
solito bicchierino di Sherry! Buonasera"
Albus Dumbledore aveva già
aperto la porta cigolante, quando una voce aspra, rauca, lo fece voltare.
Sibilla Cooman, avvolta in numerosi scialli colorati, si era alzata in piedi,
facendo tintinnare i bracciali d'argento che portava ai polsi. I suoi
occhi sembravano enormi dietro le spesse lenti degli occhiali, ed erano vitrei,
opachi.
"Ecco giungere il
solo col potere di sconfiggere l'Oscuro Signore…Nato da chi lo ha tre volte
sfidato, nato sull'estinguersi del settimo mese…L'Oscuro Signore lo designerà
come suo eguale, ma egli avrà un potere a lui sconosciuto…E l'uno dovrà
morire per mano dell'altro, perché nessuno dei due può vivere se l'altro
sopravvive…Il solo col potere di sconfiggere l'Oscuro Signore nascerà
all'estinguersi del settimo mese…"
Il preside di Hogwarts ascoltò
quelle parole in silenzio, e quando la donna tornò in sé si smaterializzò
all'istante, un'espressione terribilmente preoccupata dipinta in volto.
***
Today is the greatest
Today is the greatest day
Today is the greatest day
That I have ever really known...
[Today - Smashing Pumpkins]
˙31 luglio 1980.
Sirius sbuffò sonoramente,
seduto su una scomoda poltroncina di plastica arancione.
"Vuoi smetterla di
sbuffare, Padfoot? Tanto non risolverai nulla" Remus, in piedi accanto a
lui, gli lanciò uno sguardo quasi compassionevole. Erano le dieci di sera
passate, ma, nonostante l'ora, il caldo in quel corridoio del San Mungo era
soffocante.
"Come faccio a non
sbuffare?" Esclamò l'altro, irritato. "Siamo qui da oggi
pomeriggio, voglio sapere quanto ci vorrà ancora!"
L'amico alzò gli occhi al
cielo. "E' un parto, nel caso te ne fossi dimenticato. Nessuno sa
quanto durerà con precisione!"
Sirius aprì la bocca per
ribattere, ma si interruppe alla vista di James, che si stava velocemente
dirigendo verso di loro. Stava sorridendo, e nonostante l'aria stanca sembrava
raggiante.
"Prongs! Come sta
Lily?" Gli domandò Remus, andandogli incontro.
"Sta bene" Disse,
trattenendo a stento l'entusiasmo. "E anche il bambino sta bene. Mio
figlio…"
"Allora è un maschio!
Lo sapevo!" Gridò Sirius, abbracciando l'amico.
"Sì, Padfoot, è un
maschio…Proprio come volevi tu" Rispose James, ridendo. "Ora sarai
libero di trasformarlo nel Marauder del futuro…Lily permettendo, ovvio"
"E…Come si
chiama?" Chiese Remus, che come i suoi amici continuava a sorridere.
"Harry. Harry James Potter"
*Benvenuto, Harry*
***
˙23 ottobre 1981.
"Fra pochi giorni il mio
nemico morirà, e il mio potere non subirà più alcuna minaccia…Finalmente
potrò dominare l'Inghilterra, e liberarla da tutti i sudici Mezzosangue che la
infestano" Voldemort sorrise al fuoco che brillava nel grande camino di
fronte a lui, mentre Nagini, il suo serpente, strisciava ai suoi piedi e si
acciambellava accanto ad essi.
Severus e Lucius si
inchinarono, anche se il mago, seduto su una poltrona di pelle, dava loro le
spalle e non li poteva vedere.
"Allora…Sa chi è, Padrone?" Si arrischiò a domandare Lucius, un piccolo sorriso di trionfo
sulle labbra.
"Non dovresti chiedermi dettagli così importanti, Malfoy…Ma oggi è una giornata
speciale, e ti accontenterò. Dopotutto, tu e Piton vi siete dimostrati servi
fedeli, in questi anni" Voldemort fece ruotare la poltrona con la
bacchetta, e li osservò con i suoi occhi penetranti. "Ucciderò
Harry Potter e i suoi genitori, prima che quel marmocchio possa diventare un
pericolo troppo grande per me"
I due giovani annuirono,
inchinandosi ancora.
"Ma…E' sicuro che il
bambino dei Paciock non possa essere…"
"Lui è un Purosangue,
Malfoy. La profezia è stata chiara, anche se purtroppo la nostra spia non è
riuscita ad ascoltarla interamente…L'Oscuro Signore lo designerà come suo
eguale. E' Harry Potter ad essere mio eguale, lui che è un Mezzosangue…Un
Mezzosangue come lo sono io" Lucius rabbrividì, notando l'espressione di
disgusto e rabbia che si era dipinta su quel volto. "Ho concesso a lui e ai
suoi stupidi genitori un anno di vita, un regalo piuttosto generoso da parte
mia…Ma adesso è il momento di agire. Non posso aspettare oltre. E ora
andate, voglio rimanere solo"
I due Mangiamorte obbedirono,
lasciando all'istante la stanza. Severus si morse il labbro inferiore, mentre la
porta si chiudeva alle sue spalle.
***
˙23 ottobre 1981.
"Professore, le devo
parlare"
Albus Dumbledore sollevò lo
sguardo dal libro che stava leggendo, e posò gli occhi sulle lingue di fuoco
che crepitavano nel camino della Sala Professori. La pendola nell'angolo batté
la mezzanotte. Il viso pallido di Severus Piton sembrava molto teso.
"Severus…E' successo qualcosa?"
Lui fece un cenno di assenso
con il capo, prima di proseguire. Il suo tono di voce era agitato, urgente.
"James Potter e Lily Evans si devono nascondere al più presto,
signore"
***
And I'll feel my world
crumbling down
Feel my life crumbling now
Feel my soul crumbling away
And falling away
Falling away with you...
[Falling away with you -
Muse]
˙24 ottobre 1981.
La villetta era circondata da
un piccolo giardino, dove l'erba bruciata dal freddo era coperta da un sottile
velo di ghiaccio. Era presto, e l'aria gelida del mattino gli arrossava le
guance. Quando posò il dito sul pulsante bianco, il suono allegro di un
campanello si diffuse con chiarezza. Dopo cinque minuti, la porta di casa Potter
si aprì.
"Severus!" La voce
della giovane donna era sorpresa, ed ancora impastata di sonno.
Lui le sorrise timidamente.
Non la vedeva da anni, e se possibile Lily era diventata ai suoi occhi ancora più
bella. Indossava un pigiama bianco, e i capelli rossi le scendevano spettinati
sulle spalle. Il suo sguardo di smeraldo era sempre più intenso, e nemmeno i
leggeri segni scuri delle palpebre riuscivano a rovinarlo. "Lily ti prego,
stai attenta"
Lei corrugò la fronte,
perplessa. "Severus, non capisco…Non ti vedo da quasi quattro anni, ti presenti qui
alle sette del mattino e mi dici di stare attenta! Cos'è successo?"
Severus le posò le mani
sulle spalle. "Non posso rimanere, ma ti prego, stai attenta"
Non era riuscito a non venire ad avvertirla. Sapeva che sarebbe stato inutile,
sapeva che l'ira di Lord Voldemort si sarebbe abbattuta su di lei e sulla sua
famiglia come un'onda inarrestabile. Ma doveva vederla ancora. Probabilmente
per l'ultima volta. Vedere la persona di cui, suo malgrado, stava provocando
la morte…
"Aspetta, dimmi…"
Ma Lily non riuscì a finire
la frase. Severus Piton era già scomparso, smaterializzandosi.
***
˙24 ottobre 1981.
"Eseguirò l'Incanto
Fidelius, è l'incantesimo più sicuro che conosca"
James e Lily erano seduti nel
loro salotto, con aria estremamente greve. In braccio a James, Harry emetteva
gridolini felici. Sirius, Remus e Peter erano in piedi dietro al divano, tutti a
braccia conserte.
"Sirius,
James, Lily…Siete pronti?" L'anziano preside si rimboccò le
maniche della preziosa veste blu, e afferrò la bacchetta che aveva posato su un
basso tavolino di cristallo.
I tre si alzarono in piedi, e
gli si avvicinarono.
"Vi ricordo che finché
il vostro custode segreto si rifiuterà di parlare, Voldemort non potrà
trovarvi, per nessun motivo" Il rumore della pioggia che scrosciava oltre
le finestre si intensificò. "Sirius, avvicinati ancora e dammi le tue
mani"
Sirius fece qualche passo in
avanti, e appoggiò i palmi delle sue mani su quelli di Dumbledore. Quest'ultimo
sollevò la bacchetta, e iniziò a ruotare il braccio.
"Un momento"
La voce del ragazzo sembrò
amplificarsi, nel silenzio assoluto. Remus sollevò un sopracciglio, e Peter si
lasciò cadere sul divano. Era molto pallido, e tremava appena.
"E' meglio che sia Peter
a prendere il mio posto" Sirius si passò una mano fra i capelli corvini,
gli occhi chiari colmi di preoccupazione.
"Sir, cosa stai
dicendo?" Gli domandò James. Harry, nel suo box,
continuava a pronunciare parole senza senso, intervallate da un paio di
"Mamma".
Dumbledore, nel frattempo, si
era diretto verso la porta che separava il salotto dalla cucina ed era uscito
con discrezione, per permettere ai suoi ex alunni di discorrere fra loro in
tutta calma.
"Non lo sto facendo per
paura, Jamie. Lo sai che preferirei morire, piuttosto che dire a Voldemort dove
vi trovate. Ma Wormtail è meno esposto. I Mangiamorte penseranno subito a me,
quando dovranno torturare qualcuno per farsi dire dove siete nascosti…Non
voglio rischiare. Basta qualche goccia di Veritaserum e…Non voglio nemmeno
pensarci" Lo sguardo del ragazzo si oscurò all'improvviso. "Nominare lui
come custode è più sicuro, credimi. Peter è d'accordo, è stato lui a farmi
capire che era la persona più adatta...Più adatta di me, in ogni caso. Si
nasconderà, proprio come avete fatto voi...Sarete più sicuri, in questo modo"
"Sirius, ma…Avevamo già
deciso che saresti stato tu" Obiettò Lily, mordendosi il labbro.
"Ti prego, Lily, fidati.
Lo sto facendo per il vostro bene…Lo stiamo facendo per il vostro bene"
La ragazza e suo marito si
guardarono negli occhi per qualche istante.
"D'accordo" Disse
infine James, con un sorriso tirato.
"Grazie Peter…"
Aggiunse Lily, scoccandogli un'occhiata riconoscente.
Lui si limitò a scrollare le
spalle. Remus aprì la porta, per permettere al preside di ritornare fra loro.
"Possiamo
iniziare?" Domandò il mago, che era stato informato del cambio di custode.
I coniugi Potter annuirono, e
Peter si avvicinò a loro. Nessuno si era accorto del sospiro di sollievo tirato
dal ragazzo dagli occhi acquosi.
Dumbledore iniziò a pronunciare
una complessa formula magica in latino, chiudendo gli occhi e concentrandosi.
Tuttavia, non riuscì a scacciare quella sensazione di inquietudine che gli
attanagliava lo stomaco.
***
˙25 ottobre 1981.
"Allora, Wormtail?
Parla, sono stanco dei tuoi farfugliamenti!" La voce impetuosa di Lord
Voldemort risuonò nell'ampia stanza colma di Mangiamorte in silenzio quasi
religioso.
Peter Minus sollevò appena
lo sguardo, e si ritrasse di qualche passo, smettendo di baciare letteralmente
la veste del suo Signore. "Oscuro …"
"Mi sto innervosendo,
Wormtail! Sei riuscito a farti nominare custode segreto dei Potter?
Dimmelo!" Gridò il mago, battendo il pugno sul bracciolo di legno
intarsiato del suo trono.
L'altro gli sorrise con
timore. "Sì…Sì mio Padrone…"
"Ci sei riuscito
davvero?" Domandò, alzandosi in piedi.
"Davvero, sì…"
Squittì Peter.
"Bravo, Minus,
bravo!" Esclamò, in tono febbrile. "Devo confessarti che
non avevo molta fiducia in te…Convincere del tutto Black a rinunciare alla sua
nomina è stata una mossa non facile, lo ammetto!"
"Grazie…Grazie
Signore!"
Voldemort
rise. "Ancora una settimana…Sette giorni, e poi la mia
bacchetta ucciderà quel piccolo, sporco Mezzosangue. Sarà una sera di
Halloween indimenticabile, per il povero Harry Potter"
Un mormorio di felicità si
sollevò fra i Mangiamorte, mentre il mago tornava a sedersi, con un'espressione
a dir poco soddisfatta in viso.
Solo Severus Piton non
riusciva a gioire per quella notizia.
***
Everyone has a secret
But can they keep it?
Oh no, they can't...
[Secret - Maroon Five]
˙30 ottobre 1981.
Lucius Malfoy e Rodolphus
Lestrange risero sommessamente, le bocche nascoste dal cristallo decorato dei
loro bicchieri colmi di vino.
"Si può sapere perché
continuate a ridere?" Domandò Bellatrix, seccata, lisciando le pieghe del
suo vestito nero.
Il pianoforte del salone del
Malfoy Manor, incantato, suonava una melodia raffinata, mentre gli elfi
domestici servivano il dessert.
"Bella ha ragione,
Lucius. Non è molto educato ridere per cose che noi non conosciamo"
Osservò Narcissa, appoggiando allo schienale della sedia il suo scialle grigio
fumo di lana leggera.
Suo marito guardò l'amico,
seduto accanto a lui. Avevano organizzato quella cena per festeggiare, anche
se le loro consorti non lo sapevano. "Cosa ne pensi, Rod? Potremmo
anche dirlo…In fondo non sarà più un segreto, fra poco più di un
giorno"
Le due sorelle Black
sollevarono entrambe un sopracciglio.
Rodolphus corrugò la fronte,
posando la forchetta d'argento. "Non so se è una buona idea.
L'Oscuro l'ha confidato solo a noi due…Siamo i suoi servi più fedeli, non
dovremmo"
L'altro scrollò le spalle.
"Andiamo, non essere così fiscale…Dopotutto noi ci fidiamo ciecamente
delle nostre adorate mogli, giusto?"
"Ha ragione, Rod. Tu ti
fidi ciecamente di me, non è forse vero?" Chiese Bellatrix,
fissandolo con gli occhi bistrati di nero.
Lucius sorrise
impercettibilmente. Proprio quello che aveva sperato…Rodolphus non avrebbe
osato fare un torto a quella ragazza. Lei era la sua droga, e non poteva fare a
meno di viziarla in ogni modo.
"Va bene…Ma deve
rimanere fra queste mura" Capitolò infine Rodolphus, abbassando lo sguardo
screziato di viola.
"Parlate…Siamo molto
curiose" Li pregò Narcissa, portando alla bocca un pezzo di torta.
"Oh…Non c'è molto da
dire, in effetti" Spiegò Lucius, divertendosi a fare il misterioso.
"Ma quello che c'è è, come dire…divertente"
"Divertente?" Ripeté
Bellatrix, muovendo la sua forchetta sul piatto e creando scarabocchi irregolari
con la salsa al cioccolato bianco.
"Dovete sapere che Lord
Voldemort ha preparato una sorpresa molto speciale, per coronare la sua
vittoria"
"Una sorpresa? Continuo
a non capire" Disse Narcissa.
"Vedete…L'Oscuro ha
progettato tutto in ogni dettaglio. E c'era un problema…Un problema di nome
Sirius Black"
Le due sorelle sgranarono gli
occhi.
"Già, proprio il vostro
amato cugino…"
"Lui si accorgerà
subito del tradimento di Minus…Nonostante le apparenze non è mai stato uno
stupido" Rodolphus iniziò a sorseggiare il caffè che un elfo gli aveva
versato. "E l'esigenza di sbarazzarsi di lui sarà fondamentale, prima che
uccida Wormtail"
"Lo…Lo farà
uccidere?" Domandò Bellatrix. La sua mano tremava appena, reggendo il
cucchiaino.
Lucius rise. "Bella,
Bella…Pensavo che lo conoscessi ormai! Lui non si può accontentare della sua
morte…Vuole che la sua vittoria sia il più possibile dolce, piacevole. Ed è
per questo che farà in modo che il caro Sirius sia incastrato, e che trascorra
il resto della sua vita a marcire in una cella di Azkaban"
La tazzina cadde dalle mani
della ragazza, infrangendosi a terra. Subito un elfo si avvicinò per riparare
al danno.
"Ti prego di fare più
attenzione, cara cognata. Mia madre è molto affezionata alle porcellane di
famiglia" Commentò Lucius, sardonico.
Narcissa osservò di
sottecchi sua sorella. Era pallida, nonostante la sua pelle fosse abitualmente
candida, e gli occhi sembravano smarriti, vitrei. Non l'aveva
mai dimenticato, nonostante tutto. Ne era sicura. Aveva sempre dichiarato di
odiarlo, e poteva anche essere vero, ma Narcissa sapeva che sua sorella non
desiderava quella sorte per il cugino.
"Raccontami tutto,
Lucius" Esclamò Bellatrix, e quella richiesta assomigliava pericolosamente
ad un ordine.
***
Do you
remember
The way we used to melt?
Do you remember how it felt
When I touched you?
[Through with
you - Maroon Five]
˙30 ottobre 1981.
La camera era immersa
nell'oscurità, quando lei vi si materializzò. Subito, un piccolo sorriso le
increspò le labbra. Erano trascorso molto tempo, da quando l'aveva visto. Da
quando lei gli aveva sbattuto in faccia la fine della loro *storia*, sulla
Torre di Astronomia. Più di tre anni, da quando, suo malgrado, aveva pianto per lui.
Bellatrix si avvicinò al
letto. Sirius stava dormendo, prono, la pelle chiara della schiena che quasi
riluceva, e i capelli corvini, come sempre più lunghi della norma, che gli
sfioravano le spalle. Quando gli toccò la guancia, lui sobbalzò.
"Bellatrix!" Gridò
poi, alzandosi a sedere.
Lei si inginocchiò sul
letto, mettendogli una mano sulle labbra. "Non urlare"
"Cosa vuoi?" Le
domandò lui. La sua voce era dura, ma il giovane avrebbe voluto sorridere. Sua
cugina era sempre bellissima, forse ancora di più. Ogni traccia della ragazzina
che era stata a scuola era scomparsa, lasciando il posto ad una donna. Una
giovane, stupenda donna. Aveva pensato molto a lei, anche se con
il tempo aveva imparato a dimenticarla. Le vecchie ferite si erano rimarginate,
anche se avrebbero potuto riaprirsi. Da un momento all'altro. Sapeva che
si era sposata con Rodolphus Lestrange, e che era un'abile Mangiamorte, ma…Per
il resto, era rimasta un mistero ai suoi occhi. Gli sembrava
sempre di non conoscerla, a Hogwarts, e in quel momento la stessa sensazione
stava prendendo possesso di lui.
Bellatrix non parlò, e lo spinse
all'indietro, sul letto. Poi iniziò a baciarlo, con violenza. Come aveva
sempre fatto.
"Sei impazzita?" Le domandò lui, con voce roca.
"Ti prego" Sussurrò
Bellatrix, affondando le mani fra i suoi capelli.
"Fai l'amore con me, per l'ultima volta"
E di nuovo quella sorta di
demone incontrollabile si impadronì di lui. Fu un attimo, e già l'aveva
spogliata, e la stava sovrastando con il suo corpo. Contro la sua volontà e la
sua ragione. Come quando si rifugiavano nella Stanza delle Necessità, e si
isolavano da tutto e da tutti. La tela del ragno. Ancora una volta. Nulla era cambiato. Forse, nulla poteva cambiare.
"Sirius...."
Lui la guardò, sgranando gli
occhi per la sorpresa. Non l'aveva mai chiamato per nome.
Bellatrix emise un gemito
strozzato, pensando che quella sarebbe stata l'ultima volta. L'ultima volta che
l'avrebbe visto. "Sirius...." Pronunciò ancora il suo nome, a mezza
voce.
Non poteva ancora sapere che
presto si sarebbero ritrovati.
Ad Azkaban.
***
˙31 ottobre 1981.
"Si è addormentato solo
ora…Sono esausta"
James Potter sorrise a sua
moglie, che si era lasciata cadere a peso morto sul divano, accanto a lui. Lily
prese la sua bacchetta, e fece volteggiare a mezz'aria una piccola zucca
intagliata che avevano sistemato sul davanzale. "Buon
Halloween, Jamie"
"Buon Halloween anche a
te, Lily"
James la abbracciò e la baciò,
accarezzandole i capelli ramati.
Era mezzanotte, quando la
porta della villetta si aprì, con un cigolio sinistro.
***
˙1 novembre 1981.
La nebbia avvolgeva la via in
un mare bianco, rendendo i lampioni simili a globi luminosi che fluttuavano nel
latte. Albus Dumbledore si materializzò vicino ad una delle villette a schiera,
stringendo a sé il fagotto che reggeva fra le braccia. Faceva freddo, e l'uomo
sistemò meglio la copertina che avvolgeva il bambino. La cicatrice a forma di
saetta era ancora violacea, e ben visibile sulla sua piccola fronte.
Dumbledore si avvicinò al
gradino di pietra chiara antistante alla porta, e osservò per un istante la
targhetta sistemata sopra al campanello.
Evans - Dursley.
Il mago sospirò, togliendosi
gli occhiali. Il neonato si mosse, aprendo gli occhi, e lui non
poté fare a meno di sorridere.
*Hai lo sguardo di tua madre,
sai?*
Con gli occhi che si
riempivano di lacrime, appoggiò con delicatezza il bambino per terra, e
suonò il campanello. Prima di smaterializzarsi, riuscì ancora a sentire un
debole vagito del figlio di James e Lily.
*Tieni duro, Harry. Ci
rivedremo fra dieci anni*
***
I
think I'm drowning,
Asphyxiating
I wanna break the spell
You've created
You're something beautiful,
A contradiction
I wanna play the game,
I want the friction
You will be
The death of me
Yeah, you will be
the death of me
Bury it
I won't let you bury it
I won't let you smother it
I won't let you murder it
Our time is running out
Our time is running out
You can't push it underground
We can't stop it screaming out
I wanted freedom,
But I'm restricted
I tried to give you up
But I'm addicted
Now that you know I'm trapped,
Sense of elation
You'll never dream of breaking this fixation
You will squeeze the life out of me
Bury it
I won't let you bury it
I won't let you smother it
I won't let you murder it
Our time is running out
Our time is running out
You can't push it underground
We can't stop it screaming out
How did it come to this?
You will suck the life out of me
Bury it
I won't let you bury it
I won't let you smother it
I won't let you murder it
Our time is running out
Our time is running out
You can't push it underground
We can't stop it screaming out
How did it come to this?
(The
time is running out - Muse)
***
The
end
***
-Note
In
questo epilogo ho cercato di fare una piccola panoramica su eventi che
tutti conoscete, dall'arruolamento nei Mangiamorte e nell'Ordine della Fenice,
alla profezia di Sibilla Cooman, alla trappola per far imprigionare Sirius…Non
ho volutamente inserito tutte le cose che sono successe perché sarebbe stato
troppo lungo, ma ho messo solo quelle a mio avviso più significative..E alcune
parti che si legavano alla trama della mia fic! [Leggasi: gli incontri fra
Severus e Lily e fra Bellatrix e Sirius…]
Le
date sono state tutte riviste, rispetto all'epilogo originale di
"...Time...", perchè alcune non erano esatte...Mi è stata molto
utile la timeline che ho trovato sull'Harry Potter Lexicon, e se la volete
vedere eccola qui!
Ovviamente ci possono essere lo stesso delle imprecisioni, sono un disastro con
le date...Anche perché dovevo tenere sempre presente la trama della storia!
***
-Ringraziamenti
Ed
eccoci alla fine della revisione della mia prima (e per il momento unica)
long fic vera e propria.....Me commossa! ç____ç Mi dispiace abbandonare
del tutto "Time", ma suppongo che dovrò rassegnarmi all'idea!
^.^"
Volevo
ringraziare moltissimo chiunque abbia letto questa storia, anche solo
parzialmente...E in particolare un grazie enorme va a chi ha recensito: Juliet,
Lady Snape, Fede_ea, Yuka85, Faith, Helen Lance, Sakura 89, Bellatrix91,
Hhrtruelove, Ginny88, Yeran, Lyra, Anastasia9, Faith Princi, HPHG, Francesca
Akira89, Dark Angel e Light Angel, Ginevra Cordelia....Spero di non aver
dimenticato nessuno, e se l'ho fatto eliminatemi pure fisicamente! XD
Davvero davvero grazie, mi avete lasciato dei bellissimi commenti! *.*
Come
già ho fatto alla fine della versione originale, vorrei che mi lasciaste
una piccola recensione finale, per dirmi cosa non vi è piaciuto, in cosa
potrei migliorare e così via...Sarebbe molto utile per me :)
Bene,
adesso non mi rimane che farvi tantissimi auguri di buon Natale....Spero che
continuiate a dare un'occhiata alle mie fics! ^_-
Un
bacio*
-Fleacartasi-
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