Canto di Natale

di crazyfred
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 - Finale ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Canto di natale capitolo1

canto di natale

Capitolo 1 - P.O.V. Kristen

L’idea mi era sembrata, nel momento in cui mi era stata proposta, a mie parole, “non male”, in fondo, le cose stavano andando avanti alla grande tra noi, e a Rob sembrava automatico che, dopo aver passato il Ringraziamento a casa mia, io andassi con lui in Inghilterra a passare il Natale, con la sua famiglia. Ma con il passare dei giorni, mentre metabolizzavo la situazione che si prospettava, mi rendevo sempre più conto che l’idea non era per niente fattibile e che non ero preparata a nulla che potesse far sembrare me e Rob una coppia, alla luce del sole, almeno. Certo, lui aveva presentato me ai suoi come la sua ragazza UFFICIALE, ed io avevo fatto lo stesso, a modo mio, ma non avevo considerato la festa del Ringraziamento come un ingresso in famiglia, perché eravamo solo con i miei e mio fratello, ed il programma non aveva previsto grandi riunioni con i parenti, tutto era rimasto molto informale. E quella di Rob, cosa che mi spaventava molto, era una famiglia all’antica. Così decisi di correre ai ripari e prepararmi, al meglio che potevo, al mio PRIMO, come l’aveva definito Rob, Natale in Inghilterra. Non mi dispiaceva comunque, perché i miei avevano in programma di passarlo con dei loro amici, a me poco graditi in verità, e perché tanto ci sarei dovuta andare comunque, visto che avevamo deciso di passare insieme il Capodanno, e non volevo separarlo da Londra, che non aveva visto per mesi e mesi.                         
Il mio piano di preparazione prevedeva innanzi tutto informarmi sul programma del Natale in casa Pattinson, tradizioni, regali, gastronomia, parentado. Perciò, organizzai, all’insaputa della mia dolce metà, un consulto con le mie adorate, come farei senza di loro, cognate, Victoria ed Elizabeth, in occasione della première di New Moon a Londra. Eravamo nella mia stanza d’albergo, mentre mi preparavo all’incontro con i giornalisti che avevo nel pomeriggio. “Allora?” incominciai.”Allora che?”mi fecero eco loro. “Voglio sapere TUTTO! Non posso presentarmi senza avere la più vaga idea di quello che mi aspetta.”
“Ma perché?” chiese Lizzie.
“Perché? C’è bisogno anche di spiegarlo? Entro nella vostra famiglia, e siccome nel 70% dei casi la prima impressione è quella che conta, io ci terrei fare una bella figura …”
“Tesoro!”continuò ”Tu non hai bisogno di impressionare nessuno in alcun modo, basta che tu sia te stessa, e andrai alla grande!”
“Parli bene tu, è facile per te che sei tra i tuoi simili” mimai le virgolette con le dita alla parola simili “stesso accento, stesso linguaggio, stessa gestualità, stesse tradizioni, tutto in comune …”
“Santa Pace Kris!”intervenne Vicky “cosa devo sentirti dire, tu non hai mai parlato così: ma sei Kristen Stewart, o abbiamo sbagliato camera?”
“Oh Vic, è tutta questa storia della presentazione alla famiglia, mi mette un’ansia addosso!!! Voi non potete capire come mi sento, come se stessi per essere gettata in pasto ai leoni …”
“Esagerata!!!”risposero in coro. Poi Elizabeth ”Non devi colpire proprio nessuno, perché l’unica persona che per te deve contare è Rob, giusto? E non credo ci sia bisogno di ripeterti quanto ti adori mio fratello, considerando che ha deciso di farti passare il Natale con la nostra famiglia, e state insieme da quanto? 6 mesi?!” era un treno di parole “La famiglia poi: siamo noi la sua famiglia! Noi siamo qui e ti vogliamo un bene pazzo, mamma ti considera la sua 3 figlia femmina e … beh papà, guai a chi gli tocca sua nuora!!! Credimi Kris, questo Natale lo passerai in famiglia, perché è questo quello che noi siamo per te. Oh almeno, vorremmo che tu ci considerassi tali.”
L’abbracciai d’istinto.”Ma certo che lo siete!!!” Non avevamo passato insieme molto tempo da quando ci siamo conosciute sul set di Twilight, figuriamoci da quando eravamo cognate, ma sentivo per quelle due ragazze un bene naturale, una sintonia immediata e un legame profondo ci univano. Avevano ragione a dirmi che non dovevo preoccuparmi, ma io non riuscivo a levarmi dalla testa, il chiodo che me la perforava: il pensiero che avrei conosciuto nonni, zii e cugini/e. “Ammettiamo, e mi resta difficile pensare che non sia così, che siano tutti meravigliosi e simpatici quanto voi. Ma ci sarà qualcuno più difficilotto !?!”. Per un attimo interminabile restammo in silenzio, questo mi fece preoccupare, e non poco; le fissavo e notavo come si scambiavano sguardi indecisi, come di chi nasconde un segreto impronunciabile. A prendere la parola fu Victoria “Beh, a dire il vero, una persona ci sarebbe” Ecco lo sapevo, la strega o il mago cattivo ci doveva essere per forza “Però non mi fraintendere, lei non ha alcun pregiudizio nei tuoi confronti, è solo una persona particolarmente all’antica.” Primo indizio: era una lei, una zia, una cugina, magari particolarmente attaccata a Rob … e gelosa: la mia mente iniziò a fare film … “Si tratta di nonna Elizabeth” nooooooooo!!!!!!!!!!!! Era la nonna!!!!! Dovevo saperlo! Nonna Elizabeth è la nonna materna di Rob, la nonna di cui Lizzie porta il nome e che ha rappresentato per Rob una seconda mamma quando era piccino; Rob aveva una vena di adorazione nella sua voce quando ne parlava, aveva sempre qualche modo di dire che la nonna gli aveva trasmesso. Sentivo e percepivo nella sorelle invece quasi timore nel parlare di lei, deferenza, neanche si stesse parlando della Regina che aveva lo stesso nome. “Ne parlate in un modo … non mi spaventate!!!” “Non ti preoccupare tesoro, non volevo, è solo che … “ si intrufolò Lizzie nella conversazione:”è molto giovane, voglio dire quando sono nata io aveva solo 45 anni, ma è stata tirata su da sua nonna durante la guerra, si è sposata giovanissima ed è molto rigida su certe questioni …” Cosa stava a significare questo? Mi spaventavano sempre di più!!! “Quando Lizzie portò a casa il suo fidanzato, Daniel, mi ricordo che non volle saperne di vederli seduti vicini, e pretese di non lasciarli un attimo soli, a costo di farsela addosso!!!!!!” Mio Dio! “Questo naturalmente anche con me ed il resto della ciurma, non oso immaginare cosa ha fatto passare ai nostri genitori e agli zii! E sai cosa ci disse per giustificarsi” le due in coro, scimmiottando la nonna: “siamo inglesi, dimostriamo affetto solo per cani e cavalli.” Andiamo bene, pensai.
Ora, se possibile, avevo i nervi ancora più a fior di pelle. Avrei voluto fare loro altre domande ma il caso decise per me che era arrivato il momento di chiudere quella conversazione: squillo il mio telefonino, era Rob, dalla sua stanza, stava venendo da me!!! Durante la telefonata a grandi gesti feci capire alle sue sorelle chi fosse all’apparecchio e che se ne dovevano andare. Fugone del secolo, visto che Rob era nella stanza affianco alla mia e gli ascensori erano in fondo al corridoio. Mentre andavano verso la porta corsi dietro di loro: “Ragazze!!! Le borse!!!” Schioccai un bacio ciascuna sulle guance “Ciao Vic, ciao Liz!!!” ricambiarono anche loro in tempo record “Salutatemi i vostri genitori, e nonna Elizabeth!!! … e, per la cronaca, messaggio ricevuto … MANTENERE LE DISTANZE DI SICUREZZA IN SUA PRESENZA!!!” occhiolino di intesa da parte di tutte e tre, e corsero all’impazzata lungo il corridoio, con me sull’uscio della porta a fare da palo. Improvvisamente sentii la serratura della camera a fianco, quella di Rob, scattare. “Piove!!!Piove!!!”Urlai alle fuggiasche, mentre dentro morivo dalle risate a immaginare come potesse apparire la scena dall’esterno. Neanche stessi nascondendo l’amante!. Le ragazze riuscirono a svoltare il corridoio in tempo utile da consentirmi di ricompormi. Una voce suadente ed una camminata sexy da riviste patinate mi venivano incontro: “Che c’è sei in astinenza da … ME?” mi abbracciò alla vita “Non essere così maledettamente egocentrico signor Pattinson, l’hanno informata del fatto che un certo Copernico ha scoperto che c’è il Sole al centro della nostra Galassia?” “Appunto” Touché, bacetto di penitenza, penitenza piacevole. “Grazie per avermi paragonato al Sole, comunque!” “Beh, il mio lo sei di sicuro” Pericolo di essere scoperte scampato … “Kris che mi nascondi?” Oppure no. “Chi, io?” “Sì, proprio tu, Jaymes Stewart” mi piace troppo quando mi chiama così “hai degli occhietti furbi …” mi toccò dolcemente con l’indice la punta del naso; giocai la carta della Lolita, che lo faceva svalvolare ogni volta. “Beh, veramente, mi era venuta un’ideuzza, ma visto che sei già pronto, mi sembra proprio un peccato rovinare un vestito così ben stirato …” non feci a tempo a rendermi conto di ciò che accadde dopo aver pronunciato quelle parole che mi ritrovai sul letto e, sopra di me, due occhi azzurri ed un sorriso sghembo.

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Capitolo 2
*** Capitolo2 ***


canto di natale,capitolo2 dopo soli due giorni eccomi!!! pronta a postare un nuovo capitolo della mia storia. Sono piena di ispirazione e quindi scrivo di getto. Non sono pewr niente sicura del risultato, ma non voglio stare su ogni capitolo troppo a lungo, perché mi perderei troppo, e alla fine non andrei avanti.
Vorrei ringraziare le 80 persone che solo in due giorni hanno letto l'inizio della mia storia, ma mi piacerebbe che commentaste un po' di più, solo così posso migliorare!
Lasciatemi ringraziare in particolar modo 3 persone:
kery13, per aver inserito la ff tra i suoi preferiti
Dream E, per aver incluso la storia tra le sue seguite
ed infine, last but not least, vika, che ha scritto la prima recensione. A te carissima rispondo: ebbene sì, sono anch'io una Robsten, ma come non esserlo! sono contenta che ti sia piaciuta da subito la mia ff, spero che continuerai a seguirla! ed aspetto la tua prossima recensione con ansia!

Dove eravamo rimasti, invece, con la nostra storia: ah, sì, Kris alle prese con un Natale a Londra ... l'avventura continua, buona lettura!









Capitolo 2 - P.O.V. Kristen




La conferenza stampa stava per cominciare, ultimi controlli tecnici all’impianto audio della sala, ingresso e sistemazione dei giornalisti, ripasso delle parti da parte mia e di Rob.
Perché nessuno sapeva.
O meglio, tutti facevano finta di non sapere; e a noi per il momento andava bene così, anche se comunque non ce la passavamo per niente bene.
La sera precedente avevamo buttato mesi di sacrifici all’aria per 2 foto. Eravamo stati beccati all’aeroporto di Parigi MANO NELLA MANO, ma in quel momento nessuno dei due poteva immaginare, anche se avremmo dovuto stare più attenti, ed aspettarcelo, che i paparazzi potessero arrivare fin lì.
Però fantasticai, nel vedere quelle foto, di poter davvero camminare in quel modo con Rob per le strade, che sensazione piacevole!!! Eravamo così NOI in quelle foto, avevamo espressioni così rilassate!
Ogni volta che provavo a fare questo discorso con lui, alla fine, non ne comprendo ancora il motivo, si finiva per litigare, pur pensandola alla stessa maniera, pur dicendo praticamente le stesse cose: una volta, a Vancouver, durante le riprese di Eclipse, c’è mancato poco che succedesse davanti alle telecamere e agli obiettivi dei paparazzi. Perciò decisi che avrei lasciato tempo al tempo e chiusi quel capitolo con Rob.
Mentre ero immersa nei miei pensieri venni travolta dallo starnazzare di tre ochette. Le solite fan raccomandate, pensai, figlie di chissà chi con cui dovevamo fare buon viso a cattivo gioco, come al solito. Però vidi qualcosa che mi fece cambiare idea, e finì per far aumentare la mia tensione pre-conferenza. Le tre galline, intacchettate e impomatate come delle bamboline di porcellana - mancava solo la scatola e potevano essere vendute in un negozio di giocattoli: soprabito a coprire di sicuro una minigonna o un miniabito, cappellino, guanti e pochètte - si dirigevano dritte dritte verso il mio ragazzo, ma cercai di ricordare a me stessa, al mio corpo, alle mie mani in particolar modo, di rimanere al proprio posto e di tenere i nervi saldi.
“Rooooooooob!”urlarono.
Lui le guardò, sorriso a 32 denti, aprì le braccia per accoglierle …  calma Kris, questo significa che le conosce, forse sono delle cugine … Nonna Elizabeth balzò in testa ai miei pensieri … attenta a come ti comporti … potrebbero essere delle spie … ok, stavo decisamente degenerando!!! Una alla volta, ciascuna aspettando impazientemente il proprio turno, abbracciarono Rob saltandogli addosso e lui faceva delle gran giravolte mentre le aveva in braccio … con me lo faceva così raramente … dovevano essere delle persone importanti per lui … cugine, decisamente cugine … diventavo sempre più ansiosa. Lo sentii pronunciare i loro nomi: Kitty, Olivia e Freddie. Erano così British nei loro modi, nel vestiario … già, anche il vestiario dovevo tenere in considerazione per il Natale … anche nell’aspetto fisico: paffute, molto pallide, tranne una, Freddie, tradiva origini mediterranee, un'altra invece aveva persino i capelli rossi; tuttavia non ricordavo che Robert avesse parenti con quei nomi a cui fosse particolarmente legato. Se questo da un lato mi tranquillizzava sul fronte nonna Elizabeth, dall’altro mi faceva pensare che fossero amiche che mi aveva tenuto nascoste. La gelosia si insinuava. Finsi dei colpi di tosse per partecipare loro della mia esistenza, e far presente a Rob che mi stavo alterando notevolmente.
“Ragazze, lei è Kristen, la mia ragazza!” Nei suoi occhi, con mia somma gioia, così come nel suo tono di voce, lessi fierezza e compiacimento, mentre pronunciava quelle parole. Mi accorsi di quanto eravamo simili in questo: allo stesso modo io ero orgogliosa quando collegavo il suo nome con il pronome possessivo MIO, ed ogni volta sentivo i miei occhi diventare nettamente più grandi e luccicanti; lo so perché era quello che stava accadendo a lui in quell’istante. Al che, le galline urlarono pazze di gioia, e mi saltarono addosso senza che io avessi modo di dire nemmeno AH.
“Kris” disse Rob passandosi le mani tra i capelli per l’imbarazzo, al suo solito rosso come un peperone: “loro sono Kitty, Olivia e Freddie. Amiche di famiglia, sono inquiline nella villetta che i miei affittano, di fianco casa loro”. Solo allora il mio cervello attivò le sinapsi e si ricordò della terza ipotesi, che a prima vista aveva scartato a priori. Claire una volta mi aveva accennato al fatto che avevano diviso la villa di Barnes dove abitano in due, e che avevano deciso di affittarla a delle ragazze, dal momento che i figli non erano ... ed io aggiungo “come minimo” ... intenzionati a condividere il vicinato con i genitori. Tornando alle ragazze, ognuna a sentire il proprio nome fece un saluto molto elegante con la mano, fasciata da elegantissimi guanti, a tono con il resto degli accessori, e una piccola riverenza; in fondo, sembrano simpatiche. Ma sono anche così fuori dalle righe; e poi, cos’era tutta quella confidenza con Rob? Dovevo decisamente indagare!
Freddie prese la parola, molto garbatamente: “Scusaci Kris ... posso chiamarti Kris vero?” io annuii “se abbiamo assalito Rob in questo modo, ma è parecchio, troppo che non ci rivediamo e vogliamo godere di ogni singolo minuto che abbiamo con lui, visto che stasera ripartite.” Godere? Ma che siete matte? No, non se ne parla nemmeno!!! ... pensai ... perché il mio cervello pensa sempre a cose sconce ultimamente? ... colpa di Rob e della sua “ginnastica alternativa”!  
Rob tagliò corto: “Ssshh! Non me lo ricordate, che mi viene la febbre solo a pensarci!”
“Infatti è per questo Rob” intervenne Kitty “che stasera siete invitati al BBB dopo la premiere”
“Kitty, dai!!! No, non se ne parla proprio! Ogni volta la stessa storia!” Bravo Rob, così si fa!
Non avevo la più pallida idea di cosa fosse il BBB, ma non prometteva niente di buono.
Kitty continuò: “guarda bello, che ho invitato anche la tua famiglia!”.
Dino, guardia del corpo barra angelo custode, ci liberò di quelle cagnette in calore, che in fondo, ma proprio in fondo in fondo mi stavano simpatiche, così da lasciarci soli, perché dovevamo entrare “in scena” e la conferenza stampa doveva avere inizio.







ok! capitolo molto più corto rispetto al precedente, ma no potevo legarlo al successivo, sarei andata troppo velocemente nel racconto, e non permetterò che vi sbarazziate di me tanto facilmente! XD, aspetto i vostri commenti... à bientot! Federica!

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Capitolo 3
*** Capitolo 4 ***


capitolo 4

PRESENTE!!!!!!!!!!! eccomi qui, di nuovo, a soli due giorni di distanza, a postare un nuovo capitolo! Mi fa piacere che sia aumentato il numero di persone che segue la mia ff, così come anche il numero dei commenti!!! Ho deciso di andare in fretta perché non vorrei che le vacanze di Natale finissero prima della mia storia, che è a tema natalizio. Buona letture e ..... commentate, commentate, commentate!!!!!!!!!!

Capitolo 4 - Kristen P.O.V.

A fine serata ero riuscita a venire a capo del più grande dilemma: il programma natalizio della famiglia Pattinson. 

Erano state le “Allegre comari di Windsor”, come le aveva scherzosamente ribattezzate mio suocero, a rivelarmelo, dopo mia insistente pressione, ignorando bellamente le minacce delle mie cognate, che ritenevano dovesse essere per me una sorpresa. Rob e i suoi erano all’oscuro delle mie trame per trasformare, quello che avrei passato con loro, in un Natale perfetto.  “Ora io non so se Rob ti farà partecipare a tutte le loro iniziative, perché la madre è molto religiosa e vanno spesso in chiesa, almeno nel  periodo di Natale
“Beh” risposi io a Kitty, che era colei che spiegava, visto che conosceva la famiglia da più tempo di tutte “se fa parte delle loro tradizioni, vi prenderò parte, willy nilly!*”.
Continuò Olivia: “Allora si comincia dalla sera dell’antivigilia di Natale”.

La interruppe Freddie: “Quando io sarò in Italia e sarò davanti ad una tavola imbandita con tutta la mia famiglia: sai nella mia città c’è una tradizione particolare proprio il 23 dicembre …” mi stavo perdendo, anche se mi sarebbe piaciuto scoprire tradizioni degli altri Paesi, visto che adoro il Natale. Kitty la interruppe immediatamente: “Oh senti Fred, frena eh!, non cominciare!!! Le mandi una mail e gliene parli, adesso abbiamo un’altra questione in corso”mi dispiace per Freddie, ma Kitty aveva ragione, un’informazione per volta era più che sufficiente.

“Insomma”ricominciò Kitty “il 23 tutta la famiglia di Rob, e con questo intendo Rob, Claire, Richard, Lizzie e Vicky vanno nella parrocchia del nostro quartiere e partecipano al Christmas Carol Service. Sai cos’è?” “Mi fa pensare a Dickens …” “Infatti il titolo del suo romanzo richiama proprio quello. E’ una liturgia natalizia anglicana, si cantano inni tradizionali di Natale, letture specifiche del momento, preghiere … cose del genere. Rob non è che impazzisce a parteciparvi, ma ci va perché è l’unico momento per scambiarsi gli auguri con tanti amici di infanzia ed in particolare con il suo maestro di pianoforte, che è il direttore del coro della parrocchia.” 

Sembrava un bell’evento e, cosa più importante, a cui Rob poteva tenere in particolar modo, per cui ci sarei andata, anche a costo di bere 2 litri di caffè per evitare di addormentarmi. Certo, ci sarebbe stata molta gente e questo significava tante mani da stringere, ma se a Rob faceva piacere, doveva farlo pure a me. 

“Poi c’è la vigilia. La sera tutta la famiglia Pattinson: e stavolta intendo tutta, ma proprio tutta la famiglia di Richard si riunisce per attendere la mezzanotte, ed andare tutti in chiesa. Quest’anno probabilmente starete a casa di Claire e Richard, perché casa loro è molto grande e so da Lizzie che sono stati invitati tutti i fratelli di Richard … sai, di solito qualcuno non c’è perché va nelle rispettive famiglie acquisite, ma quest’anno proprio perché ci sei tu saranno tutti presenti." "Quanti sono ... quelli che tu chiami ... tutti?" "Se non ricordo male" intervenne Olivia "una ventina di adulti, e due o tre bambini, sai i cugini più grandi di Rob hanno già mogli e figli"in poche parole, l'esercito americano era in inferiorità numerica all'INTERA famiglia Pattinson durante lo sbarco in Normandia.

“La mattina di Natale” riprese Kitty “e neanche quest’anno si farà eccezione, si riunisce l'altra famiflia, quella di Claire" un'altra ventina di persone, tutte presenti  per la portata dell'evento Kristen Stewart "e, alle 15 in punto, tutti davanti alla televisione a seguire il discorso di sua Maestà, la regina” rizzai le antenne e due paroline uscirono dalla mia bocca senza preavviso: “nonna Elizabeth!” ero sbiancata, contavo che tutta la tavolata si girasse di botto verso la mia direzione, facendomi fare la figuraccia della vita, tanto credevo di aver urlato forte quel nome … l’intera giornata di Natale con lei, Santo Cielo, non poteva esserci castigo peggiore! “Noto che la sua fama la precedere” intervenne Freddie e non potei far altro che rispondere affermativamente. 

Lizzie e Vicky erano state troppo chiare, non c’era margine d’errore, lei sarebbe stata la causa della fine del mio amore: non la Summit, che pure ci aveva messo non pochi bastoni tra le ruote, non Michael … oddio chi ho tirato fuori!!! … non i paparazzi … quei maledetti! … , ma una tutt’altro che simpatica vecchina, che aveva il potere di muovere Rob a suo piacimento, quasi fosse stata una marionetta!
“Su Kris non essere così negativa!” Olivia mi incoraggiò “basta presentarsi bene, e comportarsi come lei ritiene che sia opportuno comportarsi!” “Parlate facile voi. Accento british perfetto, abiti sempre eleganti, ricercatezza dei modi … voi non siete me!” 

“Infatti noi non abbiamo Rob!” mi sostenne Freddie, facendomi l’occhiolino …

... mi ricordò una verità inattesa, non pensavo che si potesse freddare una persona con il solo uso della parola, ma lei lo aveva fatto. 

Nei primi tempi in cui io e Robert stavamo insieme non riuscivo a capacitarmi di come lui potesse essersi innamorato di me, con le ragazze che ci sono sulla piazza, eppure mi aveva scelta, ed anche a prima vista! Lo interrogavo e mi dava sempre quella stessa motivazione, la stessa che mi portò davanti Freddie in quel momento, che avevo dimenticato a furia di farmi tutti quei trip mentali! 

“Lei sa perfettamente CHI ha scelto suo nipote, e se non ha detto niente fin’ora è perché si fida di lui e ti crede la ragazza giusta per lui …  e Dio solo sa quanto straveda per quel nipote e pretenda solo il meglio per lui, SOLO IL MEGLIO!” 


Erano grandi, mi avevano ridato la speranza, e non vedevo più tanto nero quel Natale a Londra.

ANGOLO DELL'AUTRICE

ok, non uccidetemi, altro capitolo un pò morto, ma prometto che domani sera, e poi nel week end, ci sarà qualcosa di più movimentato, e vi dico già che sono pronti altri 6 capitoli oltre questo. Ho già anche in mente il finale, anche se non so ancora come arrivarci, però sarà apprezzato certamente dagli amanti del genere Robsten...

*willy nilly è un'espressione inglese che sta a significare volente o nolente. L'ho sentita dire da Rob durante la conferenza stampa a Londra di New Moon, e Kristen l'ha ripetuta dopo di lui...quindi, mi sembrava una cosa carina riportarla uguale

Non so se ci avete fatto caso, ma nel capitolo precendete ho dato non poco spazio ad una delle mie autrici preferite, assieme a zia Steph, Charlotte Bronte e Sophie Kinsella: JANE AUSTEN. Spero non vi sia dispiaciuto che abbia usato i nomi dei suoi personaggi per i  miei fini, e che lei è l'unico riferimento che ho per raccontare l'Inghilterra.

Ovviamente, che vika ha suggerito nella sua recensione ... grazie tesoro, sempre fedele, mi raccomando ... il mio personaggio è federica: di mio a dir la verità ha ben poco, solo il nome e lo stesso ceppo di studi ... io ho una voglia matta di andare a specializzarmi  in quella scuola che ho citato, la migliore al mondo, per il mio campo, adoro l'inghilterra ed è per questo che ho voluto inserire me stessa.

Se avete suggerimenti, fatevi avanti, c'è l'angolo delle recensioni....

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

Eccomi di nuovo a voi mie care! sono contenta che la mia ff stia avendo successo, visto che il nuomero di voi che la inserisce tra le preferite e le seguite sta aumentando, ma vorrei che fosse più assidue anche nei commenti.Così so che leggete, ma non che vi è davvero piaciuta! Perciç anche una riga, sarà ben accetta, davvero.

@Vika: mi dispiace deluderti, o mi fa piacere tranquillizzarti, dipende da come la vivevi, ma non sono il tipo da far passare dei guai a questa splendida coppia, che già ne ha abbastanza nella vita normale, In questo capitolo, che risulta un poco lento, devo essere sincera, non sono molto soddisfatta, presento queste ragazze, e scopriremo un po' di cosette interessanti sul loro conto. Una di loro, saò io stessa ad interpretarla, anche se è un poì diversa da me,ovviamente. Non credo sia difficile scoprire per quale personaggio mi sono scritturata. 

Buona lettura!



Capitolo 3
- P.O.V. Kristen


Finite le interviste, finito il bagno di folla del red carpet, potemmo tornare in albergo a darci una sistemata. Dovevamo uscire in frettissima, ci aspettava la cena con le galline … Fui costretta a rimanere nell’abitino che avevo indossato alla premiere, perché come disse Rob “tu fai come vuoi, ma io non rischierei la morte con quelle tre assatanate, levandomi quel vestito!”. 

A parte sulla loro ossessione per l’alta moda, dovetti ricredermi su tutti gli altri fronti. Il locale non era affatto una casa per appuntamenti, come mi aveva portato a pensare la mia mente malata … sempre colpa del mio fidanzato … ehm, no, ragazzo … bensì uno dei locali più in di Londra, il Beach Blanket Babylon, chiamato dai londinesi BBB, appunto. Più che un ristorante, sembrava un palazzo reale: affreschi e dipinti alle pareti, mobilio antico, argenteria e porcellana sul tavolo, tovaglie di seta. Effettivamente aveva avuto senso costringermi a lasciarmi indosso il “vestito buono”, anche se sembravo una maschera del Carnevale con quell’abito multicolore. Purtroppo, anche in quell’occasione le ragazze erano state più appropriate di me nell’abbigliamento, rimanendo sul classico, ma il mio cappottino mi faceva senza ombra di dubbio riguadagnare parecchi punti. La prima cosa che mi venne in mente, entrando, fu il conto salato che certamente Kitty avrebbe sborsato a fine serata. 
“Amore?” chiesi spiegazioni a Rob “Ma come farà a pagare il conto qui Kitty?” 
“Oh, tesoro, quello per lei è l’ultima delle preoccupazioni. Tanto c’è daddy che passa a fine mese a saldare il conto. Qui … e in un’altra cinquantina tra locali e negozi di Londra” 
“ 'Azzo! Ricchi sfondati?” “Nobili e proprietari terrieri, campano di rendita da un po’ di generazioni. Lei è quella che in Inghilterra si definisce una Lady” “Wow!” sentenziai. Un cameriere ci condusse fino ad una saletta privata, dalle tinte molto calde ed accoglienti, rosso ed oro su tutti, che richiamavano alla mia mente i salotti parigini che riempivano le pagine della mia adolescenza. 
“Kriiiis!!!!!!!” era Clare, la madre di Rob. Non la rivedevo da tanto tempo, mi era mancata in maniera inverosimile, ma solo a ritrovarla me ne resi conto. L’abbraccio fu notevolmente prolungato dall’arrivo di Richard, mio suocero, che volle salutarmi anche lui calorosamente. Clare mi prese sottobraccio e mi strappò dalle braccia di suo figlio e suo marito, entrambi irritati dal gesto della moglie, con l’intento di farmi conoscere tutti i commensali: anteprima di ciò che mi aspettava a Natale, mi ridussi a pensare … Kris, stai diventando paranoica! 
In quel momento sembravo Jack Dawson sul Titanic, durante la cena in prima classe, quando Rose gli presenta tutta l’alta società. Mi divertiva quella situazione! Me lo sentivo, sarebbe stata una serata piacevole!. 

“Quella è la nostra ospite” “Lo so, ho avuto modo di conoscerla questo pomeriggio, lady Kitty, giusto?” “Te l’ha detto Rob vero? Il suo nome completo è Lady Cathleen Fairfax, figlia del Duca di Bracknell. La chiamiamo Kitty perché è una appassionata di Jane Austen e Kitty Bennett la incarna perfettamente, leziosa … ma un pezzo di pane!” “Sai Clare, mi chiedevo: ma se la sua famiglia ha davvero tutti questi soldi, perché sta in affitto da te? Voglio dire, non poteva permettersi un appartamento per conto suo?” “Appunto, ha talmente tanti soldi che non sanno che farsene e li buttano via così” Scoppiammo a ridere, ma era una cosa così triste ... diamine c’è gente che al mondo muore di fame, e qui si buttano soldi in modo così frivolo. “Kitty ha l’età di Rob ed è fidanzata con quel ragazzo rossiccio, ufficialmente; manca solo la data delle nozze, ma oramai sono diversi anni, quindi alla storia del matrimonio non ci crede più nessuno ormai! Si chiama Lord Henry Dashwood, conte di Rosings ed erede del duca di Wickham, pari d’Inghilterra e uno dei pochi ad aver conservato il suo posto nella camera dei Lord dopo la riforma.”.
Non capivo un’acca di quello che mi diceva, ma mi sembravano cose sufficientemente importanti, e cercavo di assimilare quante più informazioni possibili per un’eventuale conversazione, oltre che per poter riferire a quelle pettegole di Ashley e Nikki una volta tornata a Los Angeles; le avrei fatte crepare d’invidia e già immaginavo la reazione di Ashley: “è proprio vero” avrebbe detto a Nikki “chi ha il pane non ha i denti!!!”. 
“Le altre ragazze che abitano con lei sono la rossa Olivia, che sta con quel ragazzo biondo, Steven. Lei ha 21 anni e lavora come consulente di moda per le signore dell’alta società. Lui è musicista e maestro di canto, se non sbaglio.” “Scusa Clare, cos’è una consulente di moda?” probabilmente esistevano anche a Los Angeles, ma la moda, e tutto ciò che gli ronza intorno, non è mai stata tra le mie priorità.“Tu dici loro cosa ti serve, loro ti conoscono meglio di tua madre e ti trovano l’abito perfetto per ogni occasione! Sono le migliori analiste per una donna, altro che la psicoterapia!” Pensai che avrei dovuto farmela amica al più presto, almeno prima di Natale, se volevo conoscere le ultime tendenze inglesi: avevo notato come mi squadrava l’abbigliamento, evidentemente non era sembrata la scelta più appropriata …  adesso non lo sembrava nemmeno a me, eppure mi aveva fatto impazzire questo miniabito quando me lo consigliarono … sì dovevo decisamente scambiarci quattro chiacchiere! “La coppia di giganti lì invece è composta da Federica, e Ben il suo ragazzo. Lei è chiaramente la terza inquilina, si fa chiamare Fred o Freddie molto più semplicemente, ha 20 anni e studia infermieristica alla Scuola “Florence Nightingale” del King’s College, è italiana. Il ragazzo è un cantante, e sta cominciando a farsi conoscere in Inghilterra. Lui e Steven suonavano nella stessa band fino ad un paio di anni fa, ed è grazie ad Olivia che si sono conosciuti” 
Effettivamente la descrizione di mia suocera non faceva una grinza. Voglio dire, erano altissimi!!! Ed io che consideravo Rob un gigante! Lei sarà stata sul metro e settantacinque, ma il tacco la portava tranquillamente 10 centimetri più in su! Lui invece, arrivava e superava pure, a mio parere, i due metri!!! … meno sto vicino a quei due, e meglio mi sento, dal basso del mio metro e sessanta …

In definitiva, erano delle ragazze splendide, dalla battuta sempre pronta, gentili e disponibili come poche. Ma soprattutto vere; con una persona famosa è facile essere simpatiche, ma raramente ti dimostri vero, alla fine … e loro erano vere. Si erano aperte con me, al punto che mi sentii abbastanza al sicuro da potermi confidare con loro fin da subito. Mi avevano raccontato anche dei loro problemi, di come a Kitty sembrasse che la gente le stesse sempre attorno solo per i suoi soldi, e che aveva sempre timore a fidarsi di qualcuno … come non crederle, quello scotto lo avevo pagato anch’io. Ho scoperto in Olivia una ragazza spaventosamente timida, e come Cathleen i soldi erano anche per lei un problema, anche se al contrario: aveva un sogno irrealizzabile, aprire un suo atelier di moda, contando unicamente sulle sue forze. Perciò, al momento, si limitava ad aiutare le clienti con quello che altri disegnavano, e doveva ringraziare Kitty e le sue conoscenze se la sua agenda era sempre piena, non il suo immenso talento, e questo già bastava a farla sentire in debito. Freddie invece aveva avuto molte difficoltà qualche anno addietro, quando la sua famiglia aveva cominciato praticamente da zero una nuova vita in Inghilterra, e lei era l’unica persona che avesse sufficienti conoscenze della lingua nei primi mesi, che furono terribili. Alla fine tutta quella frivolezza si è dimostrata una maschera di cera, e una volta sciolta mi rivelò  tre ragazze fragili ma forti allo stesso tempo, e questo bastò a garantirmi che avevo trovato in loro delle compagne e delle alleate .



per chi è curiosa delle location, questo è il beach blanket babylon: http://www.beachblanket.co.uk/home.html

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


capitolo 5

Eccomi a voi, come promesso, pronta a postare un nuovo capitolo, il 5° di questa mia prima storia!

Oggi, per la prima volta, assisterete ad un cambio di P.O.V., ma non sarà Robert, come tutti potreste pensare, bensì....beh, masta andare più giù con la pagina e lo scoprirete. Capitolo descrittivo, ma alla fine, parecchio movimentato, spero vi piaccia, perché a me ha convinto parecchio rispetto agli altri.

Alla fine della pagina, comme d'abitude, l'angolo dell'autrice per ringraziamenti e spiegazioni.

Capitolo 5 - P.O.V. Ashley

Una telefonata piuttosto agitata di Rob mi aveva allarmata notevolmente. E dire che la mattina mi ero svegliata tutta contenta, pensando che mancavano solo 2 settimane a Natale. Rob chiamava da casa di Kris, e in sottofondo sentivo delle urla e porte che sbattevano. Riconoscevo distintamente le voci di Kris e sua madre Jules in sottofondo. Quelle due erano sempre andate d’amore e d’accordo, com’è che di punto in bianco avevano deciso di farsi guerra? Sapevo che Kristen e Robert sarebbero partiti l’indomani alla volta di Londra, per trascorrere il Natale insieme alla famiglia di lui, e sapevo anche che Rob aveva intenzioni particolari per il Capodanno, parola di Jackson e Kellan, anche se non avevo idea di cosa stesse architettando. 
Maledetta lingua lunga che mi ritrovo! Non mi dicono nulla per paura che spifferi tutto!!! 
Così parlò Robert al telefono: “Corri Ash, abbiamo bisogno di te qui, SUBITO!!! E porta anche Nikki!” La cosa era grave, più che grave, se c’era bisogno anche di Nikki. Insomma, l’indomani sarebbero partiti e Kris si mette a litigare con la mamma: possibile che le avesse vietato di partire?
Che tempismo, glielo avrebbe potuto dire direttamente la mattina dopo, pensai sardonica, quando l’aereo era in fase di decollo! 
Passai a prendere Nikki. Aveva ricevuto la stessa telefonata da Rob cinque minuti prima, lui l’aveva informata che stavo andando e prenderla, ma a nessuna delle due aveva spiegato il motivo di tanta agitazione. 
Arrivate a casa di Kris ci accolse suo padre, John, panicato come mai. “Ragazze correte presto!!! Kris è completamente impazzita, non è più in lei!” Oddio! Io e Nikki ci guardammo e in cuor nostro ci chiedemmo se davvero potevamo  fare qualcosa, o se magari non fosse più il caso che una telefonata venisse fatta ad una clinica psichiatrica.
Le urla continuavano a spargersi per tutta casa, per fortuna che era isonorizzata all’esterno altrimenti credo che la polizia non ci avrebbe messo molto ad intervenire. Continuavano anche a sbattere porte a destra e a manca … più che di porte avrei detto di … ante d’armadio!?! 
La madre di Kristen scese le scale adorante nei nostri confronti “Dio sia lodato, siete venute finalmente!” E noi: “Rob dov’è?” Rispose Cameron, suo fratello: “Dalla pazza a cercare di calmarla e nel frattempo sta svegliando mezza Inghilterra.” 
Cosa c’entrava ora l’Inghilterra, lì saranno state più o meno le dieci di sera, e che senso aveva chiamare lì a quest’ora, cosa potevano fare per Kris a Londra? Io non ci capivo più niente!
Decidemmo una volta per tutte di salire in camera di Kris e vedere di risolvere la situazione, se era nelle nostre possibilità. Ero sinceramente spaventata dalla situazione che mi si poteva parare davanti, perciò mandai Nikki in avanscoperta, e lei ringraziò platealmente con un bel dito medio alzato! 
Aprimmo la porta e trovammo uno spettacolo atroce, anche se piuttosto farsesco vista la proprietaria della stanza. Sembrava essere passato un uragano in quella stanza, c’erano abiti dappertutto, sparsi nelle zone più impensabili: una canotta era persino finita sull’abatjour della scrivania, ed un paio di collant sul MacBook. 
Rob seduto su una poltroncina, anche questa piena di vestiti, niente che avrei mai indossato, visti i gusti/disgusti di Kris, e parlava con un accento ancora più british del solito, segno che stava parlando con qualcuno in patria che lo capiva meglio di noi … a volte non riuscivamo a seguirlo proprio, ma la cosa era reciproca. Kris invece, capelli arruffati, lasciati asciugare la vento … lei ed il phon erano due sconosciuti … fissava l’armadio con sguardo vuoto e sconsolato, l’armadio che tra l’altro doveva essere palesemente vuoto visto che gli abiti erano tutti a terra.
Sul letto c’erano due valigie e ai suoi piedi un borsone, aperti e …  vuoti! 
Dietro di noi avevamo tutta la famiglia Stewart in apprensione. Quando ci vide, Rob interruppe la telefonata e si voltò verso la sua ragazza chiamandola: “Kris?!?” lei si voltò, segno che probabilmente ci stava aspettando. Nikki: “Kris, ma che hai? Che cos’è tutto questo casino???”. A quel punto sentii uscire dalla bocca di Kristen una frase che non pensavo, non speravo di poterle mai sentir dire, e mi sentii mancare: 
“NON HO NULLA DA METTERMI!!!!” 
Sì, era ufficialmente impazzita!!! Nikki si precipitò ad abbracciare Kristen per la gioia, io alzai le braccia al cielo e sussurrai un grazie di cuore al Padre Eterno che aveva fatto il miracolo. 
Mi voltai verso Rob e la famiglia: “Consulto tra amiche, ci lasciate sole per favore?”
Facemmo accomodare Kris sul letto, dopo averle fatto spazio tra quell’immondizia che lei chiamava vestiario. Mentre ricomponevamo la stanza, lei tra le lacrime ed i singhiozzi ci spiegava alla meglio peggio la situazione. “In questi giorni mi sono informata dalle sorelle e le amiche di Rob come si passa il Natale a Londra,  così, giusto per prepararmi meglio, avere un’idea di quello che mi aspettava, e fin lì tutto tranquillo! Sapevo che la sua famiglia” riferendosi a Robert “ci tiene ad essere elegante durante le feste, ma tanto avevo gli abiti delle premiere da sfruttare!” 
A voglia se ne aveva: Oscar della Renta, Valentino, Armani, D&G, mica sciocchezze! “E allora, dov’è il problema?” Nikki anticipò la domanda che stavo per porle; Kris continuò:”Ma poi, mi sono fatta mandare delle foto da Lizzie dei suoi familiari, per conoscerli meglio, e poter già sapere almeno collegare i nomi alle facce quando me li avrebbero presentati. Non glielo avessi mai chiesto!” continuò a piangere. Ci sedemmo accanto lei,  avvolgendole le spalle con le nostre braccia, per farle capire che le eravamo vicine; mi sembrava, ci sembrava così strano vedere piangere Kris per una cosa del genere! “Nelle foto, che erano del Natale scorso, erano tutti così eleganti, così perfetti, completi diversi per ogni giorno, cappotti, guanti, sciarpe, CAPPELLINI!!!!!!” 
I nostri occhi incominciarono a luccicare appena scoprimmo che c’era ancora qualcuno, sulla faccia della terra, che indossava guanti e cappellini, però cercai di rimanere composta, fredda e distaccata: “Kris, magari è solo perché a Londra fa freddo e devono scaldare le mani, così come la testa e le orecchie!” “No, Ash!” mi frenò, laconica “Non sono cappelli per il freddo, sono cappelli da ornamento!” 
Ci aveva proprio uccise, ora anche io Nikki saremmo partite all’istante per Londra e avremmo passato il Natale con lei!  “Ascolta Kris” intervenne Nikki: “Tu parti domani giusto? Allora qual è il problema? A Londra ci sono così tante boutique. Ci vai con le tue cognate, ed hai risolto!” Infatti, era così facile!!! 
Urlando e piangendo rispose al nostro quesito: 
“Rob mi ha detto che non parto piùùùùùùù!!!!”

Angolo dell'autrice: 

Non uccidetemi, vi prego, ma penso che kristen si sia proprio meritata questa strigliata, non vi pare, era diventata un pò troppo paranoica! Aveva cominciato a stancarmi questa Kristen così diversa, e così, da mamma dei personaggio quale sono, ho deciso di mettere questa mia "figlioletta" un po' in punizione ... piccola anticipazione: il prossimo capitolo avrà P.O.V. Robert

ringrazio tutte quante avete commentato, e tutte quante voi che seguite e preferite la mia fan-fiction. spero questo capitolo possa far aumenatare i consensi!!!!

@Immaginary82:non preoccuparti, e tre "comari di Windsor" non fanno del male ad una mosca, come ho già detto la loro è solo una facciata                     

@vika: grazie per essere sempre costante, io cercherò di fare altrettanto. comunque adesso la situazione è un po' critica come puoi vedere, chissà come si evolverà...solo io lo so!!!!!!!ihihihih!!!!!

@demycullen: sono contenta che ti piaccia, continua a seguire, mi raccomando

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6

Eccomi!!!!! scusate per il ritardo, ma ho dovuto studiare per un esame importantissimo, che non è nemmeno andato bene....in ogni caso, per riconsolarmi, posto un nuovo capitolo!!! Come promesso in questo capitolo dò voce per la prima volta a Rob, spero sia decente da leggere, a me piace tanto. All'inizio però ci sarà ancora per un qualche riga ancora Kristen, per riprendere il discorso. A fine capitolo di solito author's corner (l'angolo dell'autrice)...






Capitolo 6
- P.O.V. Kristen

“Rob mi ha detto che non parto piùùùùùù!!!!!” l’avevo detto!
In coro, se possibile più disperate di me, le mie soccorritrici diedero in escandescenze: “Cos’ha detto Rob???” quasi avesse vietato loro di partire. Non riuscivo più a trattenere i singhiozzi, ero così presa dall’idea di passare quelle due settimane con Rob, che tutte le paure che avevo in quel momento mi sembravano piume a confronto di quel macigno che mi era rotolato addosso quella mattina: “Ha, ha detto che, che siccome mi-mi preoccupo troppo pe-per queste cose, a- allora è, è meglio che non parto più, pe-perché non-non è questa la-la ragazza che vo-voleva presentare a-alla su-sua famiglia!” In effetti aveva ragione, però, eccome se aveva ragione! Mi stavo comportando come una stupida, una bambina viziata, come si sarebbero comportate Ashley o Nikki, non come si sarebbe comportata la sua Jaymes, quella che adora indossare le sue T-shirt troppo grandi per lei, e le annoda sempre in vita, quella che non vede l’ora di scendere dai tacchi e snodare i capelli dallo chignon. Però stavolta era diverso, c’era troppo in ballo, la posta in gioco era troppo alta. Ma al contempo non potevo deludere il mio amore, avrei perso Rob se avessi continuato quella sceneggiata, non volevo e non potevo permettermelo. Allora avrei continuato nel mio intento, ma stavolta si faceva a modo mio!
Avevo una carta da giocare, anche piuttosto importante, mi bastava solo alzare la cornetta del telefono ed effettuare una chiamata intercontinentale.

POV Robert
Non la riconoscevo più, non era più lei, la mia Jaymes. Ma forse era anche colpa mia, forse quello che le avevo chiesto era stato troppo affrettato, e lei in compenso l’ha preso troppo sul serio. Non le stavo chiedendo nulla di impegnativo, almeno non m’era sembrato dal mio punto di vista, forse dalla sua prospettiva … ma quando le chiesi di passare il Natale con me era perché sarei stato male troppo a saperla a 12 ore di fuso orario da me, in quei giorni. No, avrei dato di matto se l’avessi avuta lontana. Non contava il dove, l’importante è che ci fosse stata lei con me. Solo lei, ed il resto del mondo sarebbe stato oscurato. Mia madre sarebbe andata su tutte le furie, così come il resto della famiglia, adesso, ma chi se ne frega? Voglio dire, in fondo era tutta colpa loro se Kris si era ridotta in quello stato. Ma a chi la dai a bere, coglione? Adesso scarichi la colpa sui tuoi, complimenti! … Per non parlare delle sorelline, non quelle di sangue, a quelle dovrei fare una statua piuttosto, ma quelle a cui ti ostini dannatamente a dare troppa confidenza! Le gallinelle le chiamava Kris, e a ragione: vanno in giro come se fossero le nipoti della regina, fanno proprio ridere, e hanno finito col contagiare pure Kris, adesso che le becco mi sentono …
Mentre ero impegnato a far macchinare il mio cervello e a disdire tutto quello che avevo progettato per il soggiorno londinese di Kris - mi piange il cuore perché ero riuscito, per la prima volta in vita mia, ad organizzare qualcosa di romantico senza rendermi necessariamente ridicolo - mentre ero intento a far sapere del mio lutto personale a mezza Inghilterra, come aveva detto Cam, vedo Kristen entrare nel salotto dove ero seduto ed avvicinarsi. Nell’agitazione del momento, anch’io ero entrato fuori fase come lei, con lei, a riprova della nostra totale simbiosi, e non mi accorsi che eravamo soli … avevo proprio ragione allora a dire che lei aveva il potere di far eclissare il resto del mondo. Prima che potessi reagire in qualche modo a quella visione celestiale, nonostante il mascara e la matita sbiaditi dalle lacrime ed i capelli spettinati, lei mi venne incontro dolcemente. Io le tesi la mano, senza parlare; la strinse, ma con delicatezza, perché lei in realtà era proprio così, il mio diamante grezzo. Continuando nel rimanere in silenzio, venne a sedersi sulle mie gambe, si raggomitolò lì la mia dolce gattina, ponendo il suo musetto delizioso nell’incavo del mio collo. La sentivo distintamente inebriarsi di me e, avvolgendola più forte e calorosamente possibile, le feci capire che non doveva smettere. Non so per quanto tempo rimanemmo in quella posizione, in quel silenzio rimbombante. So solo che era il suo, il mio, IL NOSTRO modo di chiederci scusa: per cosa poi dovevo ancora capirlo. Sentii in lontananza la porta della sala chiudersi, qualcuno aveva avuto sufficiente tatto e decise di isolarci ancora di più, se possibile, dal mondo: eravamo in un universo parallelo, il nostro, distante da tutto e tutti, era la perfezione, già così era Natale. Ogni tanto sentivo una lacrima scendere lungo il mio collo, erano sue, ma con rapidità lei la spazzava via, sfregando il suo nasino contro la mia pelle: che sensazione incantevole. Mi risolsi a parlare, ero stato uno stronzo con lei, l’avevo pugnalata poco prima con le mie parole. Ci teneva a venire a Londra, più di quanto avesse mostrato, più di quanto io avessi compreso. Forse, anzi di sicuro, la voleva perché era parte di me … perché voleva me! La amavo, così dannatamente complicata com’era, e dovevo riprendermela, perché senza non vivevo, aveva rubato una parte di me: il mio corpo, il mio cuore, la mia anima … tutto me stesso. “Ci vieni ancora a Londra con me?” “Con te” si limitò a rispondere. La pensavamo evidentemente alla stessa maniera. “Solo con te … hai capito amore … solo te”. Non so bene che senso avessero quelle mie parole, sembravano farfugliate a caso, in un momento di delirio, so solo che presero il volo improvvise, e non le controllai. 
Ma quell'oracolo sapeva interpretare le parole di un povero pazzo innamorato, e mi diede risposta con un bacio.

ANGOLO DELL'AUTRICE

Allora...tempo di spiegazioni: come vi ho detto, mi ero stufata di quella Kris un po' viziata, e le ho cambiato marcia. Rob invece, l'ho immaginato alquanto cervellotico, quindi se i suoi pensieri sono difficili da capire e da seguire è normale, perché il personaggio è così, io l'ho immaginato così. Durante il pensiero di Robert faccio riferimento al trio famigerato: Kitty, Freddie e Olivia, stavolta le ho definite galline, spero che il riferimento si sia capito, anche senza fare i nomi. Spero di non essere stata troppo dolce e mielosa alla fine, ma avevo bisogno di zucchero dopo la mattinata negativa. Come al solito fatemi sapere che ne pensate, spero di avervi convinto ancora! Prometto di aggiornare già domani, vi ho detto che per Natale conto quasi di finirla, per rimanere in tema, e non sforare con i tempi.

@Imaginary82: sono davvero contenta che ti sia piaciuta, davvero tanto. Continua a farmi sapere....

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


capitolo 7 Come promesso, eccomi qui con una nuova storia!!! Oggi giornataccia di quelle..... da stamattina alle sette fuori casa fino alle otto per tirocinio e lezioni, non è una passeggiata diventare infermiera, come in tanti credono...
...ringrazio tutte per l'assiduità con cui mi seguite...ieri sono rimasta piacevolmente colpita da qunate di voi leggono la mia storia, e vorrei scusarmi se non vi saluto tutte una per una, ma sappiate che ogni giorno controllo e so chi segue o aggiunge la storia tra le sue preferite, grazie grazie grazie!!!!!!!!!!!!!!
Sappiate che sto scrivendo il finale, però sto incontrando molte difficoltà, perché non voglio sia banale, però niente di straordinario allo stesso tempo, perché la mia è la storia di due persone qualsiasi in fondo, che si amano e voglio passare del tempo insieme.

Il capitolo che vi posto è un pò più lungo degli altri, spero vi piaccia... piccolo salto temporale, di un paio di giorni ...








C
apitolo 7

POV Robert

Due spie russe, ecco cosa sembravamo una volta atterrati a Heathrow. I paparazzi stavano aspettando me, ed evidentemente Kristen, al varco come fossimo dei serial killer … anzi forse quelli vengono trattati con maggior dignità e rispetto. Riuscii ad attirare tutti i flash su di me, affinché lei potesse sgattaiolare via da uscite secondarie: “Ricordati che ti amo!” le dissi, strappandole un bacio, prima di dividerci … rise del suo pagliaccio: “guarda che non stai andando in guerra, scemotto!” gliene rubai un altro, non riuscivo ad esserne sazio: “io non ci giurerei …” un ultimo bacio prima di essere portato al macello. Avevo una sorpresa per Kris, che non volevo spartire con nessuno altro, così diedi disposizione che mi venisse lasciata un auto nel parcheggio, il più imboscata possibile. All’automobile, ci ritrovammo, e sinceramente mi sentii tanto Edward in quel momento: avevo una voglia matta di baciare la mia Bella ma … guardare e non toccare!!! … la goccia cinese fa un baffo a questo genere di torture. Mentre salivamo in macchina le scoppiai però a ridere in faccia; non capiva e mi guardava con un faccino, che avrei volentieri riempito di … baci. “Vuoi gentilmente spiegarmi perché stai ridendo? Per di più in faccia alla tua ragazza … che razza di maleducato!” “scusa, ma è più forte di me. Scusa ma non credevo volessi guidare tu …”

POV Kristen

Mi resi poi immediatamente conto del mio madornale errore: gli inglesi hanno la guida a destra! 
Tuttavia non potevo dargliela vinta, così lo zittii: “Non ci trovo poi nulla di così esilarante! … comunque, anche se non sei Schumacher, penso che tu abbia maggior dimestichezza nel guidare queste auto quindi …” allargai le mani in segno di invito ad accomodarsi. 
Continuò lui: “anche perché conosco io la strada!” “ma so perfettamente dove abiti!” “… se lo dici tu …” 
Quest’ultima frasi mi lasciò alquanto interdetta e pensierosa, tanto che non parlammo per buona parte del viaggio in auto dall’aeroporto a casa. A dir la verità sapere che sarei stata sotto lo stesso tetto dei genitori di Rob per 2 settimane mi metteva un po’ a disagio; quando Rob era a Los Angeles stavamo nel mio appartamento, non con i miei, ma a Clare e Richard, che non erano più i signori Pattinson per me da un secolo ... forse per me non lo erano mai stati ... non dava fastidio, anzi erano sinceri quando mi dicevano che gli faceva davvero piacere. Ma nel vecchio appartamento di Rob non potevamo certo andarci, perché condividere casa con altri tre ragazzi, molto simili per abitudini a Rob, conoscendo il mio ragazzo, sapevo per la mia salute ed igiene che non era una cosa raccomandabile, e poi Rob non mi avrebbe mai permesso di passare la notte, anche se con lui, in casa con quei pazzi sciroccati di Tom, Sam e Marcus, che passavano una sera sì e l’altra pure in giro per i pub di Londra. 
All’improvviso mi accorsi, anche se ci misi un po’ per fare mente locale, che nel percorso solito Rob aveva compiuto una deviazione: eravamo sempre a Barnes, ma un tantino distanti da casa Pattinson. Ci fermammo davanti ad un cancello e spense l’auto. Scendemmo. Non avevo mai visto quella casa in vita mia, ed ero certa che lì non abitasse nessuno dei suoi parenti, e poi gli avevo specificato che fino alla vigilia di Natale non ne volevo sapere di incontrare nessuno che non fossero i suoi o le sue sorelle, ed ero certa che non avrebbe obiettato. Lo squadrai e mi accorsi che aveva quella strana espressione che mi faceva impazzire, quella che avevo ribattezzato “sorriso alla Robward”, e poi con i suoi Rayban lo rendeva ancora più sexy, se possibile. 
“Dove siamo?” gli chiesi, ovviamente. “Lonsdale Road” la sua risposta: avevo capito che la risposta vera gliel’avrei estorta a fatica, e che voleva giocare con me, però nel frattempo la mia mente aveva già iniziato a lavorare, ed un bellissimo sospetto si stava insinuando. “e …?” continuai. 
Lui a me, facendo dondolare una chiave nella sua mano: “… e qui è dove staremo durante tutte le vacanze … ed ogni volta che verremo a Londra!”. Lo sapevo! Me lo sentivo! 
“Hai comprato una casa per conto tuo? Questa è casa tua?”. Non mi rispose. Si avvicinò a me sorridendo, ancora il sorriso divino, e come un prestigiatore fece il gesto di tirare fuori un’altra chiave, identica a quella che aveva in mano, dal mio orecchio: adoro questo ragazzo, il mio ragazzo, sempre pieno di risorse!!!
“Questa, amore, è casa nostra!” Non sapevo se ridere, piangere, svenire: mille emozioni si contrastavano dentro di me; di una sola cosa ero certa: lo amavo da morire.
Di getto lo abbracciai per il collo e mi avvinghiai a lui, letteralmente. “Oh amore! Ma è fantastico!” Mi ricordai di essere sul suolo pubblico e frenai i miei bollenti spiriti, non volevo rovinarmi le feste con le solite paparazzate last minute. Anche se baciare Rob, al momento, era la cosa che più mi importava e, se ci avessero trovati in teneri atteggiamenti, forse mi avrebbero tolto un peso, perché sembravamo dei ricercati internazionali, dei pericolosi terroristi, o tipi del genere. 
“Davvero ti piace?”chiese, lui, preoccupato “non sarà un po’ troppo grande, o appariscente?” “Appariscente amore? Ma se è l’immagine della discrezione. E poi se questa è grande, come definiresti le ville di Hollywood?” “Ma forse questa è troppo tradizionale, magari un appartamento andava meglio!” “Ma stai scherzando? … è, è perfetto!” Gli sfilai gli occhiali, presi il suo volto tra le mani, mi alzai in punta di piedi e feci toccare la mia fronte con la sua per guardarlo dritto negli occhi, nei suoi bellissimi occhi: “Siamo a Londra, ed il fatto che stiamo insieme è la cosa che più mi interessa, quindi mi andava benissimo anche se mi avessi portata sotto un ponte, te lo vuoi mettere in testa?” 
Mi baciò e io non lo frenai, era tutto perfetto, dalla vita non potevo chiedere di più, o forse sì, ma un passo alla volta sarebbero arrivate anche quelle due o tre cosette che servivano a renderla perfetta, e sentivo che sarebbero arrivate presto. 
“Lonsdale Road hai detto?” gli chiesi e lui annuì; continuai: “Ma qua vicino non c’è …” “La mia vecchia scuola, sì, Kris …” la sua voce cambiò tono, sembrava seccato, come se avessi toccato una nota dolente, ma almeno non era arrabbiato. Ed io: “Uh che bello! Mi ci porti, mi ci porti, mi ci porti???” Incominciai a fare i capricci saltellando e con le mani giunte, occhioni stile Gatto con gli Stivali di Shrek, proprio come una bambina. “Eddai, non rincominciare con questa storia, lo sai che io e la scuola non eravamo esattamente due cose compatibili! … ma se continui a farmi questi occhioni … allora hai qualche speranza che ti ci porti!” Sapevo giocare bene le mie carte con lui ormai, e sapevo che mi avrebbe portato in capo al mondo se glielo avessi chiesto, ma la stessa cosa poteva fare lui con me, gli bastava anche meno se per questo: uno sguardo, un sorriso, o anche solo passare una mano tra i capelli. 
Decidemmo che era ora di entrare, anche perché Londra non era esattamente Los Angeles, e a Dicembre il freddo c’è, e pure tanto. Non sentii più i piedi a contatto con il suolo e mi resi conto che Rob mi aveva preso in braccio: “Ti ricordo che non sei il massimo in quanto a coordinazione, Flippy, e una tua gamba è più corta dell’altra!” gli dissi schioccando un bacio sulla sua guancia. 
“Per una volta, che sia una, lo chiudi quel becco e mi lasci fare? La tradizione mi impone un certo comportamento, e tu non metterai piede a terra finché io non avrò attraversato l’uscio della porta con te in braccio” Ridemmo entrambi, anche perché avevamo rischiato davvero di trovarci con le facce a terra appena Rob ebbe poggiato il piede sul primo scalino dell’ingresso, tanto che dovetti sentirmi denominare uccellaccio del malaugurio dal mio ragazzo per aver profetizzato poco prima la nostra quasi rovinosa caduta. “La tradizione lo avrebbe imposto se io avessi indossato un abito bianco e tu uno smoking, quindi mettimi giù!” Non mi ascoltò , fu testardo come al suo solito, e mi portò in casa come aveva voluto lui. 
Non so come, ma quella casa era enorme. A vederla da fuori non sembrava poi così grande. Rob me la mostrò, e per girarla tutta impiegammo dieci minuti buoni: il soggiorno era grandissimo, diviso in due zone, e c’era anche un caminetto, con sopra un grande specchio; la cucina – angolo cottura – era separata dalla sala da pranzo da un piccolo muretto, ed in terra era stato posizionato il parquet; ai piani superiori un totale di cinque camere da letto - aveva detto che erano per un domani … - e due bagni, più un terzo in camera nostra; il solaio, al terzo piano, ospitava un pianoforte a coda nero, che Rob aveva sempre desiderato. Nel retro della casa c’era anche un piccolo giardino, con delle sdraio per prendere il sole d’estate ed un tavolo per le cene con gli amici, come aveva detto lui. L’arredamento era moderno, e niente era fuori posto o scoordinato dal resto della casa: opera delle mie cognate adorate. 
Era tutto perfetto, non c’erano altre parole nel mio vocabolario per descrivere lo stato di grazia in cui mi trovavo. Eravamo davanti alla porta finestra che conduceva al giardino. Se da fuori la casa mi era sembrata bellissima, ora che avevo visto l’interno mi capacitai di quanto fosse favolosa, non riuscivo ancora a credere che lui l’avesse chiamata CASA NOSTRA! 
“Rob, quando dicevi che questa è casa nostra, cosa intendevi esattamente?” “Beh, è scritto qui" disse porgendomi una busta da lettere "
dai un’occhiata”: dentro c’era un foglio, un contratto, in cui si certificava che i proprietari di quella reggia erano il signor Robert Thomas Pattinson e la signorina Kristen Jaymes Stewart. Me l’aveva intestata per metà, aveva deciso di condividere qualcosa di più con me, qualcosa di più duraturo, avevo le lacrime  agli occhi e non riuscivo a fermarle. 
Era dietro di me, e mi cinse i fianchi, dolcemente. Appoggiò la sua testa sulla mia spalla e delicatamente prese a baciarmi il collo, prima sfiorandolo con il naso, poi con le labbra ed infine fermandosi gentilmente. “Ti amo, sempre” fu un sussurro, ma lo compresi benissimo, ed io: “Ti amo, sempre”.

 

 



e questo è quanto ... una bella schifezza, non è vero? aspetto i vostri giudizi come sempre!!!
niente angolo dell'autrice oggi, non c'è nulla da spiegare, ma per qualsiasi cosa, la pagina delle recensioni è aperta, e quetso vale anche per i vecchi chappy, ok?
Piccola chicca: qui le foto della casa di Rob e Kris, in puro stile londinese. Qualche dettaglio l'ho immaginato leggermente diverso, ma a grandi linee, è in quel modo.

BACETTI E MORSETTI!!!!!!!!!!! CRAZYFRED!!!!!!!!!!

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


capitolo 8

Hello everybody!!!!!!!!!!!!!! Merry Christmas to all of you!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Buon Natale a tutti!!!!!!!!!! Spero l'abbiate passato serenamente, al contrario di me, che sono stata male proprio il giorno di Natale, e ne ho goduto solo a metà.
Comunque, dopo la pausa natalizia, riprendo la mia storia perché è lunga e voglio, come già detto altre volte, concluderla prima dell'Epifania, anche perché poi devo tornare all'università, e non avrò più molto tempo per postare...

Ringrazio tutte per la vostra assiduità nella lettura, rinnovo il mio invito a commentare, ringrazio chi lo fa sempre, e vi ricordo l'angolo dell'autrice a fine capitolo.

Capitolo 8 - P.O.V. Kristen

Portammo i bagagli in casa, e Rob era ancora incredulo che, dopo la scenata che avevo fatto a casa mia, negli Stati Uniti, fossi stata capace di fare le valigie in un’ora sola portando tutto ciò di cui avessi bisogno. Gli avevo detto che Ashley e Nikki mi avevano aiutato a mettere insieme tutto il necessario, e che in fondo la mia era stata solo una crisi di panico, e che non avevo bisogno di tutti i vestivi che mi lagnavo di non possedere. Ma la realtà era un'altra: avevo fatto una chiamata intercontinentale!...

Una volta entrata in camera, mentre Rob stava facendo una doccia, tentazione da tenere il più lontano possibile … ma anche no … andai dritta verso il mio comodino dove, con un messaggio, la mia “salvatrice” mi aveva avvertito che vi avrei trovato una lettera.

 

Cara Kris,

sono stata molto felice di esaudire la tua richiesta.

Mi hai fatto sudare sette camicie, sai? Sei così diversa dal mio genere di clienti, ma finalmente! Kitty mi manda sempre le solite signore, che ormai so come accontentare senza neanche mi dicano il loro nome.

Tu invece sei stata la mia sfida più bella, spero di aver superato la prova, anche perché mi hai investito di una responsabilità non indifferente.

 Ho rispettato la tua volontà: niente vestiti da bambola di porcellana, né da borghese di mezza età. Troverai tutto quello che sono riuscita a mettere insieme nel guardaroba, anche perché hai commesso un errore: mi hai detto che per te il conto non era un problema, e penso di essermi fatta prendere un po’ la mano.

Purtroppo sono dovuta partire prima del previsto per la Cornovaglia, e non potrò vedere di persona il risultato: mia mamma ha preso l’influenza e quindi quest’anno tocca a me cucinare il pranzo di Natale per la famiglia!

Ti ho lasciato gli abbinamenti già fatti e delle foto -  Freddie e Kitty si sono prestate come modelle, immaginatele, è stato troppo divertente! - ti mostreranno come devi indossare i cappellini che ti ho preparato. Lo so che non li volevi, ma è stato più forte di me, e vedrai non c’è niente di eccessivo, poi qui fa freddo, mica vorrai farti venire un’otite!

Nel cassetto della biancheria poi ho messo un piccolo regalo da parte nostra per la notte di S. Silvestro … buon divertimento! ;-)

Fammi sapere com’è andata e buona fortuna, di cuore, per tutto!

Buon Natale e Felice Anno Nuovo,     

                                                                                                                                              Olivia

 

 

 
Che cara ragazza! Una lacrima scappò inevitabilmente scorrendo quelle righe. 

Mi diressi immediatamente verso la stanza-armadio e trovai gli abiti che mi aveva preparato. Dicendomi che si era fatta prendere la mano, a dire il vero, mi aveva un po’ spaventata, ma decisi di darle fiducia, perché questo era il suo lavoro e, anche se eravamo amiche, non poteva lasciar perdere la professionalità, pur avendole dato carta bianca. Io le mie clausolette le avevo fissate. Ma mi aveva al contempo assicurato di averle rispettate! 

E così fu. A dir poco fantastica! 

Era stata capace di mettere insieme un guardaroba a misura mia, con il genere di abiti che io indossavo, ma con una marcia in più. Mi chiesi che problema avessi io, per non riuscire a trovare quegli abiti da sola. Un cambio per ogni giorno in cui sarei stata impegnata con la famiglia, addirittura quattro cappotti diversi. Due bianchi e due azzurri, stupendi, come avrei fatto senza di lei? 

Guardai le foto che mi aveva lasciato, per immaginare me stessa con quegl’abiti addosso, ma non potei fare a meno di ridere, per le facce buffe delle ragazze, erano troppo divertenti, sembravano delle pin-up anni Cinquanta.

Poi, aprii il cassetto della biancheria intima: come previsto, all’interno c’era un pacco regalo. Il biglietto recitava così:

 

Qui non è caldo come sull’isola Esme, ma potete alzare i riscaldamenti al massimo; qui non c’è il mare cristallino, ma la vasca da bagno, se agghindata a dovere, può essere una valida sostituta. Le stelle … beh, quelle siete voi!!! Per un inizio anno alla Breaking Dawn, buon divertimento!

                                                                                                           Olivia, Kitty, Freddie

p.s.= mi raccomando non fatevi male, e non rompete nulla!

 

Eccole qua, le solite matte! Io non sono Bella! Non sono un’assatanata di sesso … più o meno … !!! Scartai il pacco, aprii la scatola, e rivelai un completo intimo semplicissimo ma raffinatissimo allo stesso tempo, niente di troppo spinto o eccessivo, perfetto per una diciannovenne. Un babydoll rosso con dei ricami fiorati, e degli slip a tono dello stesso colore. Avrebbe fatto impazzire Rob di sicuro, ma che senso aveva, se poi tanto me lo avrebbe sfilato?... con tanta foga e poco garbo, aggiungerei!

Sentivo che da quel momento tutto sarebbe andato in discesa, anche perché il quel momento avevo completamente rimosso nonna Elizabeth dai miei pensieri.

Per il momento, poteva bastare scervellarsi sui vestiti, o sarei ricaduta un’altra volta nel baratro di follia che, per un attimo, che mi era sembrato eterno, mi aveva tenuta lontana da questo paradiso. Chiusi dietro di me la porta del guardaroba ed iniziai a pensare ai regali.

Uno in particolare catturò l’attenzione dei miei pensieri, quello per la persona più importante della mia vita … in realtà era già pronto, sapevo anche che lo avrebbe fatto impazzire, lui stesso lo aveva detto, anche se non a me direttamente e non in maniera esplicita; tutto ciò che dovevo fare era trovare il modo migliore per darglielo … o dirglielo.

 

Angolo dell'autrice

Capitolo breve, rispetto al precedente, e la storia rispetto al resto, non va molto avanti, ma credo, che dopo il grande movimento dei capitolo precedenti, la storia avesse bisogno di prendere un attimo fiato, e fermarsi un po'. Spero sia piaciuto come capitolo, perché a me sinceramente l'idea di inserire altri personaggi in maniera diversa dal dialogo, con i biglietti ad esempio, ha intrigato notevolmente. Poi penso di aver tolto ogni dubbio sulle tre ragazze una volta per tutte, o no? Sono pro-Robsten almeno quanto noi...

Camera da letto

guardaroba

bagno (dove Rob stava facendo la doccia)

babydoll  (quello che vedete è blu, ma tra i colori c'era anche rosso, quindi immaginatelo rosso)

@Imaginary82:beh, effettivamente il mio Robert è molto assomigliante ad Edward di quanto probabilmente non lo sia in realtà, e perciò è molto dolce, protettivo e premuroso nei confronti di Kristen. Per la casa che dire...beh, Robert ha comunque un mucchio di soldi, quindi una casetta sarebbe stata un controsenso, non ti pare?

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


capitolo 9 Scusate ragazze!!!!!!!!! sono in un ritardo assurdo...ma melgio tardi che mai no!!!
Allora, questa mia prima fan fiction si sta avviando a compimento sul mio pc, restano ancora un paio di capitoli da scrivere, e poi l'epilogo. Credo che per l'Epifania possa considerarsi completa anche su questo sito. Mi dispiace per è passata molto velocemente.

Il capitolo di oggi ci porta a conoscere un'altra parte del mondo di Rob, e ni seguiremo Kristen in questa scoperta. Sveleremo il primo abito che Kitty a preparato per lei ... ma c'è qualche problema all'orizzonte.

Spero che non sia troppo lento o pesante da leggere, e mi raccomando le recensioni ... nell'ultimo capitolo mi avete parecchio delusa...







Capitolo 9
- P.O.V. Robert

23 dicembre – Xmas Carol Service

Sulla lavagnetta in cucina, spiccava, con la scrittura di Kristen, questo promemoria.

Le avevo detto, ridetto, e stradetto, fino alla nausea che, se voleva, potevamo rimanercene a casa, al calduccio sotto le coperte, a vederci un bel film, con le castagne ed una tazza di thé o punch caldi. Non mi andava per niente di andare in chiesa con i miei, addormentarmi per tutta la durata del concerto e, durante il ricevimento alla fine, sorbirmi le solite signore, amiche di mia madre, che tentano di farmi accasare con le proprie figlie, o che tessono le mie lodi più che mia madre, che dichiarano il loro amore incondizionato per me, o meglio per Edward … maledetto il giorno che ho accettato quella parte … ma anche no, visto che mi ha fatto incontrare Kris … e non volevo che lei assistesse a tutto questo. Poi immaginavo già quelle malelingue che le parlavano dietro, perché aveva lasciato il suo ragazzo per me, o che dopo soli sei mesi, già si presentava come la mia fidanzata. Loro non sapevano niente di noi, dovevano solo stare zitte, ma mi dava sui nervi sapere che Kris, volente o nolente, quelle cose le avrebbe sentite, anche se conoscendola, è abbastanza intelligente da non dare peso a certe parole.

Aveva continuato a ripetere che saremmo dovuti andare, perché era una tradizione della mia famiglia, perché io avevo tutti i diritti di rivedere i miei amici e perché si sarebbe divertita in quella nuova esperienza: sull’ultima teoria, ero poco convinto, ma alla fine mi persuasi che andare non era poi un’idea così cattiva, e che ci saremmo divertiti in fondo, soprattutto a far ingelosire tutte le arpie della parrocchia e le loro figlie.

Ero all’ingresso di casa, aspettavo che Kristen fosse pronta; erano le 20.30 e il servizio sarebbe iniziato in mezz’ora. “Dai Kris, che facciamo tardi e non troviamo posto!” “Sì arrivo!!!”rispose da lontano, dal piano di sopra, ancora dalla camera da letto probabilmente, o forse ancor più probabilmente dal bagno: non capivo perché ci stesse impiegando così tanto per vestirsi. La sentii poi scendere le scale di corsa, mentre continuava a parlarmi: “E comunque non ti preoccupare per i posti, perché ho chiesto a tua madre di prendercene due affianco a …  loro” Si imbambolò sulle scale “Che c’è?” mi chiese. Probabilmente il più imbambolato tra i due ero io: non l’avevo mai vista così bella come in quel momento. “sei … bellissima” confessai. Lei avvampò dalla imbarazzo, ma si vedeva che le faceva piacere ricevere quel complimento da me. L’avvolgeva un cappotto bianco doppio petto a bottoni neri, ed un cinturone nero fasciava il suo vitino da vespa. Un cappellino a basco, bianco, in testa e, in coordinato con la cintura, pochette e guanti neri. Stranamente indossava le sempre detestate scarpe col tacco, nere. “Grazie!” rispose, semplicemente. Non le avevo mai visto addosso quel completo, quindi probabilmente mi aveva mentito su Ash e Nikki, ma era talmente bella che non mi importava. E poi non era neanche quella bomboniera che temevo sarebbe diventata se avesse seguito le sue amiche londinesi, come ora le aveva ribattezzate, le vicine di mia madre e mio padre. Lei a me: “Anche tu sei uno schianto comunque, in giacca e cravatta fai la tua sporca figura!!! Oddio … tu fai sempre una sporca figura!!!”

P.O.V. Kristen

Arrivati in chiesa, mi accorsi di avere tutti gli occhi puntati addosso, ma il mio sesto senso femminile, mi diceva che non era per il mio status di V.I.P., ma perché avevo avuto la faccia tosta di farmi vedere mano nella mano con Rob, o meglio ancora di esserne la ragazza. Lo percepivo dagli sguardi delle ragazze presenti , ed in quelli delle loro madri.

Ma chi si credono di essere, Rob è proprietà privata sì, ma MIA proprietà privata! Robert si era probabilmente accorto quanto me dell’atmosfera da film western e rincarò la dose tenendomi la mano ancor più stretta ed ancor più in evidenza e, per quanto possibile, mi contemplava … sì, mi contemplava … con occhi ancor più innamorati del solito. Mentre ci accomodavamo ai posti che i Richard e Claire ci avevano riservato, e Richard aveva insistito che io stessi di fianco a lui, un ecclesiastico giovanissimo ci veniva incontro, a braccia spalancate: “Roooob!!!” “St.John!” rispose lui al saluto con un abbraccio vigoroso. “Robert che bello rivederti, mi fa piacere che sia venuto stasera!” “Lo sai che non potevo mancare!”

Bugiardo! Se non fosse stato per me Rob a quest’ora sarebbe già nel letto a ronfare … non esattamente ronfare, ma comunque sarebbe già a letto … con me. Ci presentammo, molto simpaticamente, e venni a sapere che quel ragazzo, cavoli aveva solo 28 anni!, era da poco diventato pastore della comunità nel nostro quartiere, e con Rob si conoscono sin da bambini, avendo frequentato le stesse scuole: prima la Tower School e poi la Harrodian, “solo, lui con risultati migliori!” aveva tenuto a precisare Rob, ma non ne avevo dubbi.

La cerimonia ebbe inizio: era tutto così nuovo per me, come una bambina davanti ad un giocattolo nuovo, o un oggetto luccicante. Le chiese americane sono molto allegre, qui invece il senso della sacralità è molto più forte ed intenso, i cori non hanno niente a che vedere con quelli gospel, sembra di trovarsi davanti a degli angeli. Al contrario di quanto pensavo, non fu una partecipazione passiva, e non ebbi modo di addormentarmi: uno, perché l’organo della chiesa era talmente forte da spaccare i timpani; due, perché i canti erano tutti tradizionali e, conoscendoli e tenendo davanti un libretto, tutti potevano cantare assieme al coro.

Finito il servizio, fummo tutti invitati a partecipare al rinfresco in canonica.

P.O.V. Robert

Per fortuna, sembrava che la cerimonia fosse piaciuta e non avesse annoiato per niente Kris. Ad un certo punto mi sembrò di veder scendere una lacrima dai sui occhi. “Amore, ma piangi?” le chiesi. Negli ultimi tempi era diventata troppo sensibile, ed aveva cambiamenti d’umore troppo repentini, mi preoccupava. Si voltò verso di me, mentre ancora cantava, e mi sorrise, aveva gli occhi lucidi e arrossati. Avevo capito tutto: era felice, felice di essere lì, con la mia famiglia, la sua famiglia. “Anch’io!” sorridendo le risposi: non abbiamo mai dovuto parlare tanto per intenderci, sin dall’inizio, anche solo per recitare delle battute, non erano necessarie tante prove o indicazioni dai registi. Da quando poi il nostro legame si è trasformato in qualcosa di più che una splendida amicizia, davvero non avevamo più bisogno di parole.

Avevo riabbracciato Paul, il reverendo St. John, di sfuggita, prima del servizio, e avevo proprio voglia di approfondire la mia chiacchierata con lui. Ma prima venni bloccato nella conversazione, assieme ai miei, da James, il mio vecchio maestro di piano. Volevo presentarlo a Kris, ma le mie sorelle l’avevano braccata dal primo momento in cui l’avevano vista quella sera. Chiaramente, aveva fatto centro con i suoi abiti, perché ogni tanto era costretta a girarsi su se stessa, e vedevo quanto la infastidisse. Allora la rubai, e per risposta ottenni un intenso bacio di ringraziamento. Con un tono cantilenante mi prese in giro: “Mio eroe!” “Dovere, milady, dovere!”ridendo continuai nella sua recita. “Kris, ti presento James, il mio maestro di pianoforte” Stringendogli la mano, Kris dichiarò divertita: “Finalmente conosco il responsabile di tutte le mie lacrime!” “Prego?” chiese lui, confuso; e lei: “Beh, grazie a lei, o per colpa sua, Rob suona talmente bene il piano, che io non posso fare a meno di piangere ogni volta che sfiora quei tasti!” Tutti ovviamente scoppiarono a ridere, tutti tranne me, che scoccai un bacio sulla fronte del mio amore, e lei ricambiò con uno sguardo delizioso, perché era stata serissima, e mi aveva appena rivolto una delle sue dichiarazioni d’amore. Li lasciai conversare, perché avevo bisogno di parla con St. John da solo, lo avevo visto scuro in volto, quella sera, quando gli presentai Kris, e volevo sapere il motivo.

 
L'angolo dell'autrice

Al termine di questo capitolo, mi dedico un' attimo, come al mio solito, a spiegare qualche dettaglio e qualche scelta della storia.
1) per il personaggio di St. John mi sono ispirata al pastore che è presente nel romanzo della Bronte, Jane Eyre.
2) questo è l'abito di Kris per l'occasione
In realtà questo capitolo doveva essere molto più lungo, ma per praticità ho preferito spezzarlo in due, e questa è la prima parte, il seguito, in cui ci sarà la chiacchierata di Rob con il suo amico, alla prossima puntata!!!!!!!!!
E MI RACCOMANDO RECENSITE!!!!!!!!!!!!!!!!!

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


capitolo 10 Ragazzi!!!!!!!! Insomma, sono molto preoccupata!!! Due capitoli nuovi, e neanche una recensione!!!!
Questo mi fa pensare che la mia storia non vi piaccia!!! Ma vi ho detto mille volte che accetto anche le critiche, perché sono altamente costruttive, e mi permettono di ricercare un risultato migliore. Certo, so da me che non sto scrivendo un capolavoro della letteratura, ma sto condividendo con voi qualcosa di molto importante per me e che mi da delle emozioni.
Ammetto che ultimamente sto incontrando delle difficoltà enormi, che si ripercuotono sulla mia produzione con capitoli un po' bruttini, devo essere sincera: il fatto è che sto perdendo l'ispirazione, e mi chiedo se non sia il caso di smetterla, perché trascinarla così per le lunghe senza dei buoni  risultati non ha senso.
Ciò che sto pubblicare è ancora leggibile, ma andando avanti non so se sarà ancora così...ed è per questo che chiedo il vostro aiuto!
perciò: COMMENTATE COMMENTATE COMMENTATE!!!!!!!!!!!!!!






Capitolo 10
- P.O.V. Robert

Tra la folla non era difficile scorgere Paul, o meglio St. John, come lo chiamavamo tutti quanti, da quando aveva deciso di intraprendere la carriera ecclesiastica: era molto alto, biondo, e magro. E con la talare nera, spiccava sugli altri facilmente. Mi avvicinai a lui e gli chiesi di poter parlare. Gli esternai la mia preoccupazione sul suo comportamento, e lo vidi senza dubbio impallidire, segno che allora c’avevo preso, anche se a Kris, fortunatamente, l’aveva data a bere, e non si era accorta di niente. “Perché St. John? Cosa c’è che non va in lei?” “Rob, ma vi siete visti? Siete due ragazzini, lei non ha più di vent’anni” “Diciannove” precisai io. “Appunto Robert; tua madre mi ha detto che vivete insieme, non ti sembra un atteggiamento irresponsabile? Avete idea di cosa significhi questo passo? Sono preoccupato per voi, davvero, siete così giovani, e state insieme da così poco, che a cose così più grandi di voi, non ci dovreste nemmeno pensare!” “Chi sei tu?” gli inveii contro, mantenendo un tono di voce il più basso e più calmo possibile, per non far insospettire nessuno dei presenti “Chi sei tu per venirmi a dire che cosa devo o non devo fare? Se è mia madre ad essere preoccupata dimmelo, non ti mettere in mezzo!” “No Rob tua madre non c’entra nulla, parlavamo così, di te e Kristen, e lei come anche tuo padre mi sembrano fieri di come ti stia comportando, ma a me non piace per niente. Il vostro mi sembra un comportamento incosciente, te l’ho già detto” “Cos’è, le oche pie donne che ti ronzano intorno ti hanno fatto il lavaggio del cervello, Paul? Non devo rendere conto a nessuno di ciò che facciamo io e la mia ragazza, e poi mi sembra che tu sia l’ultimo a dover parlare di gesti irresponsabili, visto che avevi 19 anni quando hai deciso di diventare prete!” “Ma questa scelta non pregiudica il resto della mia vita, non ti rendi proprio conto a cosa potresti andare incontro. Potreste avere … un …  incidente di percorso e … pregiudicare le vostre carriere …” “Ho capito St. John, basta così, non ho bisogno che tu mi dica altro!” Eravamo molto uniti da ragazzi, ci accomunava la grande passione per la recitazione, mi ricordo che aveva un talento naturale per la drammaturgia ed era sempre scelto tra i personaggio principali nei lavori a scuola, finché non arrivai io. Ma la vocazione l’aveva messo di fronte ad una scelta, e lo aveva portato a rinunciare ai suoi sogni. Lui temeva che io per amore potessi fare lo stesso. Ad essere sinceri, lo avrei fatto, ma non avrei mai potuto pentirmene, non per Kris. “Kris!”mi sbracciai tra la folla, e le feci segno di venire da me. Potei giurare di vederla affrettarsi, per venire dove ci trovavamo io e St. John. “Reverendo, è un piacere rivederla!” gli strinse la mano “Complimenti è stata una serata stupenda. Ho appena fatto le congratulazioni anche al maestro di coro!” “Ti prego Kristen, mi fa sentire vecchio essere chiamato reverendo e dammi del tu!” Mi inserii nella loro conversazione: “St. John aveva espresso il desiderio di vederci insieme, dice che non può credere che io abbia messo la testa a posto!” rivolsi l’occhiolino a St John, doveva stare al mio gioco. Kris rispose: ”Beh, se ha messo la testa a posto non lo so, ma di sicuro sta con me, e ho intenzione che ci rimanga per un bel po’ di tempo!” mi guardava lei, e scorgevo orgoglio nei suoi occhi, e possesso. St. John la studiava. “Da quanto state insieme, Kristen?” le chiese, provocandomi. “Sei mesi, purtroppo solo sei mesi.” “Perché purtroppo,amore?” “Perché se fossi stata meno cieca e stupida, adesso staremmo insieme da almeno un anno!” “Amore” posai il mio indice sul suo nasino dolce e delicato “non importa il quanto, ma il come!” Mi diede un bacio, e non potevo essere più contento del suo tempismo, perché a St. John venne quasi un colpo. “beh ragazzi, che dire, vi auguro ogni bene! E se avete bisogno di me per qualsiasi cosa, un matrimonio, un battesimo, sapete dove trovarmi! ”.

Tornati a casa, mentre Kris era in bagno a prepararsi per la notte, mi arrivò un messaggio, era di St. John:

 

ciao Rob! Sono Paul … St. John. Il tuo numero me l’ha dato tua sorella Victoria, spero non ti dispiaccia! Volevo scusarmi per il mio comportamento di stasera, sono stato un completo stupido. Ho capito che vi amate, davvero! L’ho capito da come la guardi e da come lei guarda te! Vi auguro ogni bene possibile! E scusa ancora!

 

Gli risposi dicendogli di non preoccuparsi, e che apprezzavo il suo interessamento, significava molto per me, perché era un grande amico, sincero. Se non altro aveva avuto il fegato di dirmi le cose in faccia, invece di tenersele per sé e magari parlarmi alle spalle.

A notte inoltrata, mentre Kris già dormiva, come al suo solito usando il mio petto come cuscino, me ne arrivò un altro, con lo stesso mittente:

 

Rob, ho dimenticato di dirti una cosa: forse è una mia impressione, ma Kristen mi è sembrata strana stasera, non che io possa fare paragoni perché non la conoscevo prima, ma era particolarmente luminosa … io non ti ho detto niente, però … buona notte, e tanti auguri …

 

In quel momento mi ricordai di come si era congedato in chiesa, ma allora non ci avevo fatto caso, e nemmeno Kristen:

E se avete bisogno di me per qualsiasi cosa, un matrimonio, un battesimo, sapete dove trovarmi!

Angolo dell'autrice

Ecco concluso l'ennesimo capitolo. Forse la risoluzione con StJohn è stata troppo semplice, ma capite che il rapporto tra lui e Rob è talmente intenso e profondo, che un'amicizia non si poteva rovinare per una stupidata come quella, anche se in fondo non è mica una stupidata!

Sto cercando di postare sempre più capitoli a P.O.V. Robert, in quanto ho molta difficoltà a mettermi nei panni di un uomo, e raccontare la storia da un punto di vista maschile, perché ho sempre paura di cadere nel volgare o nella dolcezza estrema. Perciò sto allenandomi non poco, spero che i risultati siano leggibili.

Un altro argomento, di sottecchi, si sta avvicinando alla nostra attenzione, sapreste indovinarlo? già l'ho affrontato un paio di capitoli fa....

vi dico che tra un po' avremo delle belle notizie per questa nostra amatissima coppia...ma non sarà una vita tutta rose e fiori...

ci vediamo con il prossimo capitolo .... L'ANNO PROSSIMO!!!!!!! XD

BUON ANNO NUOVO A TUTTI!!!!

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


capitolo 11







CAPITOLO 11 - P.O.V. Kristen





Pur breve, il tragitto che in automobile ci separava da casa di Claire e Richard mi pareva infinito, aiutato anche dal traffico natalizio di parenti e amici che si spostavano per riunirsi a cena per il cenone della Vigilia. Conoscevo pochissimo Londra, ma alla fine conclusi che quello era solo il normale traffico di Londra, e della poesia del Natale non ne aveva per niente traccia.
Stavo per conoscere parte della mia nuova famiglia; la parte che, secondo Kitty, è quella più tranquilla e gioviale e, per lei, non valeva la pena preoccuparsi troppo. 
Eppure non mi sentivo affatto bene: il mio stomaco era stretto in una morsa, ed i miei arti non la smettevano di tremare. Avrei voluto tanto vomitare, magari mi sarei liberata di tutta la tensione che avevo in corpo. Rob, il mio ragazzo dolce e premuroso, alzò il riscaldamento dell’auto per far distendere i miei nervi e mi strinse forte la mano, pur continuando a tenere gli occhi fissi sulla strada e rimanendo in silenzio. Sapeva che nessuna parola sarebbe stata d'aiuto in quel momento.
Nonostante avessi le mani fasciate in caldissimi guanti di pelle nera – parte del coordinato che Olivia mi aveva preparato per la serata, insieme ad un abito a minigonna bianco, stivali con tacco alto, e cappellino – le sentivo fredde e contratte come due ghiaccioli; avrebbero potuto anche staccarsi dalle braccia, perché tanto non avrei sentito dolore, tanto la mia mente era occupata da altro.
Sulle mie gambe, che non avevano smesso un minuto di muoversi, seguendo un nevrotico ritmo immaginario, un vassoio con la tipica torta natalizia, la mince pie: da bambina ne lasciavo sempre una bella fetta in salotto, affianco alla calza, assieme ad un bicchiere di latte, affinché Santa Claus fosse generoso con me e mi lasciasse tanti doni. Poi avevo scoperto che il vecchio Santa era il mio papaStew, che a mezzanotte, mentre noi dormivamo, andava a papparsi la torta e ci lasciava i regali sotto le calze appese; così, furba e birbante come solo una bambina cresciuta in mezzo ad un manipolo di maschi scalmanati può essere, iniziai ad rubare il pezzo di torta prima che mio padre potesse mangiarlo in gran segreto nel cuore della notte ... beata infanzia ...
Avevo chiesto a Claire di lasciarmi preparare almeno quel dolce, visto che non aveva voluto l’aiuto di nessuno per organizzare la cena. Arrivati, scendendo dall’auto, un’improvvisa raffica di vento gelido mi colpì; nell'aria il profumo pungente dell'inverno, quello che sa di neve e di Natale, e che a Los Angeles non mai sentito. Era strano poter avere un bianco Natale, anche se la neve non c'era per terra, un Natale da cartolina; era come un sogno di bambina, dal quale difficilmente avrei chiesto di fermarmi. Fui costretta a stringermi nel mio cappottino turchese, maledicendo il momento in cui decisi di indossare la gonna, qualunque fosse stato il clima; pensai, per farmi forza, al proverbio: chi bello vuole apparire, un poco deve soffrire. Per fortuna non doveva essere ancora arrivato nessuno, perché Rob riuscì a trovare posto per l’auto proprio davanti la villetta di Claire e Richard, e con una piccola corsetta raggiungemmo la casa rapidamente.
Per un attimo mi sentii triste: mentre percorrevo il vialetto della casa dei miei suoceri, scortata da Robert che mi cingeva le spalle, soffermai il mio sguardo sulla casa attigua, quella delle mie amiche, buia e desolata; pensai che ciascuna di loro era nella propria casa, insieme alla propria famiglia e festeggiava il Natale come tradizione. 
Io invece non avrei rispettato nemmeno una delle mie, perché non ci sarebbe stato mio padre, né mia madre, né i miei fratelli, né il sole della California. Una lacrima mi rigò il volto ed immediatamente Rob mi strinse ancora più forte tra le sue spalle: "Ehi! Che c’è?” mi sussurrò, dolcemente. "Niente" risposi, riuscendo a mentire abbastanza facilmente "è solo il freddo, non ci sono abituata”. Gli sorrisi e andammo avanti; non volevo che pensasse che avevo cambiato idea, anche perché non era così. Volevo quel Natale speciale, volevo stare con la sua famiglia e nella sua Londra, ma soprattutto volevo stare con lui, tutto il resto passava in secondo piano.
Ma fu solo un attimo: di tradizioni ne avrei scoperte di nuove, di risate ero sicura ne avrei fatto indigestione, così come di leccornie e bevande con le bollicine. 
Alla porta ci accolse Richard, come al solito con un caldo e avvolgente sorriso in volto, rosso come le decorazioni sulla ghirlanda del portone, certamente per via del riscaldamento troppo alto in casa: con qualche chilo in più e la barba candida sarebbe stato un Papà Natale, come lo chiamano in Inghilterra, perfetto! 
Un profumo di casa, dolce, caldo ed inebriante ci avvolse nonappena varcammo la soglia dell'abitazione: carne arrosto mista allo zenzero dei dolci, ma anche vin brulé ed odore di muschio e naftalina delle decorazioni. Il salotto era un’esplosione di luci e colori, ghirlande e fiocchi rossi e dorati bardavano tutta casa, ed un fuoco vivo scoppiettava nel camino. La sala da pranzo era già stata sistemata con una grande tavolata, in cui l’oro e il rosso dominavano, creando un colpo d’occhio fantastico. Fu allora che realizzai davvero di essere in Europa, con quell'immacabile stile retrò che ti rapisce completamente, ma che rende perfettamente benvenuto, accolto davvero come se fossi in casa tua.
Diedi il cappotto e gli accessori a mia cognata Vittoria, che si offrì di porli via. Per la tensione non mi accorsi di quanto fosse irresistibilmente bello Robert quella sera: completo giacca e cravatta nero, con cravatta nera di seta, camicia bianca immacolata … mi avrebbe fatto impazzire!
“Ecco vedi siamo tremendamente in anticipo, come avevo detto io!” si lamentò con me Rob, frignando come un bambino strappato dai videogame, anche perché effettivamente avevo dovuto tirarlo via a forza dalla Playstation, il bambinone che mi mandava gli ormoni a mille “non è ancora arrivato nessuno!”. 
Ma io ribattei, più tenace e lamentosa di lui: “Siamo tremendamente in ritardo invece, come ho detto io, perché volevo aiutare tua madre, ed invece è già tutto pronto!” 
“Kristen non dirlo nemmeno per sogno” intervenne Claire “tu qui sei un’ospite stasera, e come tale non devi muovere un muscolo!” “Kristen, piccola!” Richard, il mio amato secondo papà “sei stupenda stasera, raggiante!” “Ti ringrazio Richard, si fa quel che si può!” sentii una folata di calore avvamparmi le guance, non so se per il caldo della casa o per l’imbarazzo che mi crea ogni volta ricevere dei complimenti. Ci accomodammo in salotto, in attesa che il resto della famiglia Pattinson arrivasse. Sono una famiglia molto numerosa, e da quanto ho potuto capire, anche molto unita. Richard è il primo di 3 figli, ed ha due sorelle. Una, Mary, si è sposata a vent’anni ed infatti i suoi figli sono già adulti, ed hanno mogli e figli, mentre i figli dell’altra zia, Jane, sono tutti miei coetanei, più o meno. Mi erano già stati presentati tutti in occasione delle première di Twilight e New Moon, ma talmente di sfuggita che non ne ricordavo uno. Nelle settimane precedenti avevo tentato di ri-conoscerli tramite le foto, ma più che un insuccesso il mio fu un disastro totale.
Suonò il campanello. Alla porta andò Claire, da lontano la senti salutare con grande affabilità gli ospiti appena arrivati.
“Mamma, papà, buonasera! Non state lì a congelarvi! Prego entrate!!!” 
Erano i nonni di Rob, Thomas e Victoria i loro nomi, genitori di Richard. Una vocina dolce si alzò di un paio di toni, trillando: “Dov’è? Dov’è il mio nipotino? Robbie???”
Quello che mi sedeva affianco non era più il mio ragazzo, quello dalle guance rosee, come un neonato; era piuttosto il suo fantasma, tanto era sbiancato, sicuramente messo a disagio dal nomignolo che la nonna aveva erroneamente usata; sapevo quando gli desse sui nervi quando lo chiamavano Robbie o Bobbie. Gli avrei riso in faccia se non fossi stata nervosa per l'incontro, infatti quello che uscì dalle mie labbra fu più uno sbuffo isterico che una risata. Ma probabilemente anche il cambiamento della sua cera fu dovuto al nervosismo; in quel momento più che Robert, il nome Edward sarebbe stato più appropriato. Mi strinse forte la mano e mi invitò senza dover usare parole, semplicemente con uno sguardo più che eloquente, ad accompagnarlo dai nonni. E meno male che tra i due dovevo essere io la più nervosa!!!
“Ciao nonna!!! Nonno, buonasera!” Li baciò entrambi sulla guancia. “Posso presentarvi Kristen, anche se credo che già la conosciate...” il nonno di Robert prese per primo la parola, come a voler ricordare chi è che portava i pantaloni in quella coppia “Certo che la conosciamo, è la tua collega! Siamo vecchi Robert, non rimbambiti! Piacere Kristen, io sono Thomas!” ricambiai con un gran sorriso ed una stretta di mano, ma lui volle dare anche a me un bacio sulle guance, come si usa fare nel vecchio continente. “Be’, vedete, non si tratta più solo di una mia collega" disse timidamente, con la voce un po' tremante, e passando la mano nervosamente tra quella massa informe che erano i suoi capelli "ma della mia ragazza … sì, insomma, io e Kristen stiamo insieme, nonno!” 
Ci fu un attimo di silenzio, più che un attimo un’eternità, in cui anche gli altri presenti si fermarono nelle loro attività e prestarono attenzione al nostro quartetto. A prendere la parola stavolta fu la dolce nonnina di Robert, che sembrava davvero uscita da un libro di fiabe, forse la nonna di Cappuccetto Rosso avrebbe dovuto avere esattamente quell’aspetto, o ancor meglio la dolce e simpatica Fata Smemorina: “Oh allora benvenuta nella nostra famiglia bambina!!!” mi abbracciò forte, e poi abbracciò anche il nipote “Robbie non puoi capire quanto mi faccia piacere questa notizia. Tua madre ci aveva parlato di una sorpresa, ma non potevo immaginare potesse essere così bella!!! Finalmente ti sei sistemato!!!” “Nonna …” la riprese
Rob “… ma se ho solo 23 anni …”
I nonni e Robert vennero risucchiati dalla conversazione con Richard e Claire così potei tirare il fiato per un momento, e le mie care cognate vennero in mio soccorso “Allora, pensi ancora che sia una cosa così terribile?” mi chiese Vicky . “Mi pare che sia andato tutto bene, nonna mi è sembrata molto positiva nei tuoi confronti!” anche Lizzie mi confortava. Beh, lo era stata davvero, ma la serata era appena cominciata.
Non potei sperare in qualcosa di meglio!!!
La famiglia Pattinson era dir poco straordinaria: simpatia, giovialità e gentilezza al primo posto; ma la lista degli aggettivi favorevoli per descriverli potrebbe andare all’infinito.
Le zie e gli zii di Rob sono stati tutti estremamente cordiali con me, i cugini molto simpatici e con la battuta sempre pronta, le cugine irresistibili con la loro allegria, soprattutto la brunetta Suki, figlia adottiva di zia Jane, che sembrava piuttosto una partecipante a Jersey Shore che l'assistente ai tavoli di una delle Tea Room più alla moda di Londra. Mathias e Joey, figli del cugino maggiore di Robert, erano di una tenerezza sconvolgente, di bimbi così calmi non ne avevo mai conosciuti in vita mia: sono venuti a stare in braccio a me senza fare storie, anche se era la prima volta che mi vedevano, e non è una cosa normale per dei bambini così piccoli. Tutti dicevano, lusingandomi, che era difficile starmi vicino senza rimanere abbagliati. Ma, modestia a parte, sembrava davvero così: non ci fu un'istante in cui mi sentii inappropriata, il solito pesce fuor d'acqua; tutti sembravano interessati davvero a ciò che avevo da dire, e non dovetti formalizzarmi troppo nel linguaggio e nel portamento. 
Quando i tacchi iniziarono a fare male infatti, Lizzie mi venne in aiuto sfoderando delle comodissime e caldissime pantofolone di Bart Simpson facendomi compagnia insieme alle altre ragazze con altrettanto grandi e buffe pantofole.son facendomi compagnia insieme alle altre ragazze con altrettanto grandi e buffe pantofole.
Sembrava di stare dentro un film, in una di quelle famiglie della pubblicità, troppo perfette per essere vere: eppure stavolta lo era, tutto era meravigliosamente reale, ed era mio, per una volta. La tavola imbandita di mille prelibatezze e le risate ed i pettegolezzi che le facevano da cornice, vista anche la copiosità dei miei commensali, mi fece pensare al film “il mio grosso grasso matrimonio greco”. Non potei che essere soddisfatta della mia condizione, perché una famiglia così era meglio di quanto io stessa avrei osato chiedere.
La cena scivolò via velocemente, tra una storiella e l’altra, aneddoti più o meno imbarazzanti che non risparmiarono nessun membro della famiglia. Venni a conoscenza di alcune tradizioni di famiglia, come quella riguardante l’erede: mi spaventò po’ questa, perché mentre il nonno la esponeva, sentivo gli sguardi posarsi ripetutamente ed alternativamente su me e su Robert, su Robert e su me. A quanto pare, il primogenito maschio ha l’obbligo di tramandare al proprio primogenito maschio il secondo nome di suo padre e, come secondo nome, quello del nonno. Come conseguenza si ottiene il nome del proprio bisnonno, tradizione sempre rispettata. Richard infatti ha il nome del proprio bisnonno, Richard Robert, il mio Rob si chiama come il suo, Robert Thomas, e Rob sarò obbligato a chiamare il suo primo figlio maschio come il nonno, e cioè Thomas Richard. L’intervento di nonno Tom venne concluso magistralmente da nonna Victoria, nei confronti di Rob: “ e poi non dire che non ti abbiamo avvisato!!! Mi raccomando ragazzi!!!”.
Mi correggo, l’avviso era per entrambi. Ma come correvano!!!
Finite le portate, ci spostammo in salotto dove Claire servì il caffè e Robert fu obbligato dai suoi famigliari a mettersi al piccolo pianoforte a muro. Finimmo col cantare vecchie ballate popolari, stonate, grazie anche al vino che incominciava a dare il suo effetto; l
a serata passò via serenamente e piena di grasse risate, alcune fino alle lacrime; non vidi neanche per secondo un viso annoiato e nessuno ebbe mai motivo di controllare l'ora, se non per dire "cavoli è già mezzanotte!" 
Andammo in chiesa tutti insieme, ma anche quello che poteva sembrare un supplizio data l’ora, con la possibiltà di addormentarsi che diventava sempre più una realtà, si trasformò un piacevole diversivo, grazie anche al più simpatico ed impertinente dei cugini, Andrew, ragazzone di ventuno anni, col fisico più da giocatore di football americano che da studente di Cambridge, tanto che mi portò a pensare al mio fratellone cinematografico Emmett Cullen. Si divertiva ad infastidire tutti i fedeli più o meno assonnati o completamente addormentati dalla digestione di una cena pesante e dal sermone non proprio comico, svegliandoli in maniera burrascosa e meschina - usando delle candele, cantando più forte - e noi non riuscivamo a trattenere le risate. Le vecchine più devote presero a guardarci, alterate, di sottecchi,blaterando poco velatamente sulla gioventù bruciata, blasfema e miscredente dei giorni nostri, che va in chiesa solo la notte di Natale e non ha rispetto di chi, a certe cose, ci crede. Con la coda tra le gambe, chiesi ai ragazzi di darsi una calmata, ma non ci credevo nemmeno io a quello pseudo rimprovero, divertita dalla situazione. Anche quell’ora più o meno seria passò, così tornammo a casa, per continuare le chiacchiere e iniziare i giochi di società; tutti erano particolarmente elettrizzati all’idea di dover scartare i regali

Tutti, sì, tutti tranne io!

L'ANGOLO DELL'AUTRICE

edit 15/12/2010: ho aggiornato il capitolo, cercando di accrescerlo e ampliare le descrizioni, dandovi più informazioni possibili per identificare la scena.

In più noterete che alla storia ho aggiunto un banner. Che dite, vi piace?

Mi piacerebbe che commentaste il capitolo anche ora...

soggiorno  soggiorno 2(immaginate le due foto come se fosse la sala vista da due punti di vista diversi ed, ad una parete un pianoforte a muro) 

sala da pranzo (tavolata molto più grande, deve ospitare molte più persone)

kris  kris 2


à bientot!!!

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


capitolo 12

Ciao a tutti!!! E buona domenica!!! Posto ora, perché nel pomeriggio e in serata ho da fare, e non potrò avvicinarmi al pc. Come promesso ho postato già oggi, anche perché i capitoli sono più di quelli che avevo previsto, in quanto l'ispiirazione, che per un certo periodo mi aveva abbandonata, oggi si sta facendo rivedere più forte di prima. Sono molto contenta, ma ciò mi impedisce di finire la ff in tempi utili per le feste, a meno di non pubblicare più capitoli alla volta. Voi che dite?

Tornando alla storia, oggi sono molto felice di pubblicare questo capitolo perché .... scopritelo da voi leggendo! ;-)

ah, dimenticavo! come al solito date uno sguardo all'angolo dell'autrice, a fine capitolo, perché in questo capitolo ci sono alcune spiegazioni ed illustrazioni. 

e poi tocca a voi: COMMENTATE COMMENTATE COMMENTATE !!!


Capitolo 12 -  P.O.V. Kristen

Era il momento più importante, quello dello scambio dei regali.
Il più atteso, il più temuto anche.
Cercavo di rimanere serena il più possibile, ma non ci riuscivo proprio. Non all’idea di ciò che stavo per fare.
E se lui non fosse stato del mio stesso avviso? Forse ho sbagliato il momento, forse dovevamo essere da soli, i parenti non erano lo sfondo migliore.
Però quello era il mio regalo di Natale … per tutti loro.

Lui non mi aveva ancora dato il suo, perciò tirò fuori una calza di lana, di quelle che si appendono al camino e me la porse. Dentro c’era solo una scatolina argentata, molto leggera: ebbi un sussulto al cuore e tanta, tanta paura. “E questo cos’è?” chiesi. “Apri” ovviamente erano vietate le domande, che regalo sarebbe stato senza la sorpresa?! Dentro non c’era nulla di ciò che avevo immaginato, per fortuna, altrimenti sarei certo svenuta, solo un foglietto di carta ripiegato. Mentre tentavo di aprirlo mi lamentai: “Cos’è una caccia al regalo di Natale? Amore, dopo aver comprato casa non dovevi fare altre spese per questo Natale, non ce n’era bisogno!!!” Avevo avuto non poca difficoltà ad aprire quel misero cartiglio nervosa com’ero, perché, anche se il pericolo era stato scampato, sapevo che Rob non mi avrebbe lasciata senza regalo il 25 Dicembre.

Who would you most like to kiss under the mistletoe?

Questo è quanto era scritto sul biglietto: non ebbi dubbi sulla mia risposta, così lo baciai immediatamente. “Ti ringrazio amore, ma qui non c’è il vischio!” acuta osservazione del mio amore. Mi prese per un braccio e mi condusse sotto lo stipite della porta d’ingresso del salone dove, guarda caso, c’era un ramoscello di vischio “ecco adesso puoi procedere”: come resistere a quelle labbra, dopo che vi aveva mirabilmente disegnato la sua personale interpretazione del sorriso di un certo vampiro …

Non sentii più niente, tanto quel bacio mi aveva trascinato un vortice di emozioni in quel momento: purtroppo, o per fortuna, mi succedeva ogni volta, e sinceramente non avevo la più pallida idea se mi sarebbe mai passata. Non sentii né gli applausi dei più grandi, né le risatine pettegole delle ragazze, né tantomeno le battute dei cugini di Rob. Tutto era ovattato, come quando sei dentro casa e fuori c’è lo scroscio insistente di pioggia, che pur non da’ fastidio.

Tutto ciò che percepivo era il contatto di Rob con il mio corpo, le sue labbra, le mani che giocavano con le mie; per questo non mi fu difficile distinguere un qualcosa di freddo che risaliva il mio anulare sinistro.

Frenai, a malincuore, il bacio, e mi scostai dalla fonte della mia rovina. Non mi ero nemmeno resa conto che nel frattempo ci eravamo spostati: non più davanti a tutta la famiglia, in sala da pranzo, ma in soggiorno, da soli. Era tutto buio, le uniche fonti di luce erano il focherello fumicante che ancora ardeva nel camino, e il barlume degli addobbi dell’albero. Portai alla mia attenzione il dito incriminato, su cui sentivo un peso diverso. Brillava, no meglio, luccicava: un solitario, piccolo e discreto, vi faceva capolino. Cercai il suo volto, per chiedere spiegazioni: lo trovai a terra, inginocchiato. Un paio di mesi prima, in Canada, stando nelle stesse condizioni e posizioni, insieme avevamo recitato quella stessa scena, quindi sapevo perfettamente dove volesse andare a parare, ed ebbi timore.

In fin dei conti, se avesse saputo, non sarebbe stato un gesto poi così insensato, ma non così; mi vergognavo da morire. Nascosi con la mano il mio volto, non volevo vedesse la maschera purpurea che lo copriva in quel momento, anche perché il fuoco che vi bruciava sopra stava per essere mitigato da un fiume di lacrime …

“No ti prego Rob!!!” le uniche parole che fui capace di dire, tanto la tensione mi aveva mandato in tilt il cervello. “Kris, amore, ti prego io, non rendere le cose più difficili di quanto lo sono già!” lo osservai con attenzione: era teso come una corda di violino, e si vedeva lontano un miglio quanto dovesse costargli fatica; lo conoscevo troppo bene per non sapere che si sentiva terribilmente goffo e ridicolo, ma doveva significare così tanto per lui che lo faceva comunque, e volli lasciarlo continuare, glielo dovevo.

“Amore” esordì “non spaventarti, perché tra i due al momento, credo di essere io ad avere i motivi migliori per esserlo” inizio a balbettare e a passarsi la mano tra i capelli, mentre io andavo in estasi “Non sono mai stato bravo a fare discorsi davanti a qualcuno, soprattutto di mio pugno, ma non potevo lasciare quello che sto per dirti su un pezzo di carta, e poi non potevo perdermi il tuo viso mentre ricevi il tuo regalo” “Il mio regalo … sbaglio o me lo hai già fatto indossare il mio regalo?” dissi, acidamente, mostrandogli l’anello che mi aveva posizionato al dito. Che stupida che sei Kristen, solo tu puoi rovinare un momento così, facendo la stronza acida, col tuo ragazzo! 

“Ssshhhhhhh!!!” mi zittì. “Come ti ho detto non sono bravo né a fare discorsi, né tanto meno a scriverne, però le parole per questa circostanza le ho trovate … aiutandomi con qualche pagina di un buon libro o con le immagini di un bel film …” non la smetteva di impappinarsi nel discorso, ed io non potevo trattenere qua e là qualche sorriso. Però, invece che innervosirlo, il mio comportamento scellerato finì col rilassarlo, perché mi rispose con un sorriso del suo repertorio. Prese delicatamente la mia mano destra, e la baciò gentilmente: “Non voglio la risposta subito, né la pretendo entro un certo periodo di tempo … non voglio che ti senta obbligata a fare ciò che ti sto per chiedere, né stanotte, né domani o tra qualche mese. Se sarà fra 10, 20, 50, 100 anni, io aspetterò. Ma una promessa sola voglio, che nell’attesa non mi lascerai solo, perché la mia non è vita senza di te”.

Non sapevo che dire, non aveva toccato il cuore del suo discorso, anche se avevo già capito qual era la domanda che doveva pormi, l’aveva fatto apposta. Tuttavia meritava una risposta, perché aveva pronunciato le parole più dolci, così, passandomi anch’io una mano tra i capelli, e incespicando un po’ nel parlare, dissi: “Non ti lascerò mai solo perché ti amo ma, non te lo prometto no, TE LO GIURO!!!”sorrise con gli occhi, come solo lui sapeva fare, e continuò: “Spero che insieme vivremo solo nella gioia, nella salute e nella buona sorte, ma so anche che questi momenti non esistono senza il dolore, la malattia e la cattiva sorte; so già che forse non sempre manterremo fede ai nostri giuramenti. Ma ti prometto che farò di tutto, anche di più, perché questo non accada, affinché tu non debba mai pentirti di avermi scelto, perché io non mi pentirò mai te!” Le lacrime ormai scendevano copiose eppure ero felice, per la prima volta nella mia vita ero definitivamente felice. Il mio cuore decise, in combutta con il mio cervello e con la mia bocca, di farmi delirare, così: “Rob ti amo, lo voglio, ti voglio sposare!” lo precedetti, senza che neanche mi rivolgesse la domanda ufficiale “Io ti amo, e non trovo un motivo per dover aspettare. Hai ragione: ci saranno tempi duri, magari in alcuni momenti vorremmo anche farla finita, ma ti garantisco che se non diventi mio, lo rimpiangerò per tutta la vita”.

Non avemmo più bisogno di altro, né parole, né gesti, solo un lungo sguardo romantico. Quante volte avevo avuto paura di sostenerlo, quello sguardo, perché non leggesse nei miei occhi la verità: che ero innamorata di lui, eppure non mi decidevo. Quante altre invece, ancor più indietro nel tempo, non volevo vedere i suoi, perché ricordarmi che era pazzo di me mi faceva star male quando, ancora fuori di senno, non mi arrendevo a ricambiare i suoi sentimenti. 

Mi sono negata per troppo tempo la felicità, preferendogli la stabilità, la sicurezza, la tranquillità, ma era arrivata l’ora di riprendersela, con tanto di interessi. Mi strinse a sé ed io asciugai le mie lacrime sulla sua camicia, e il suo torso era il miglior rifugio che possa donna aver mai trovato su questa terra: ed era mio, tutto mio, e niente me lo avrebbe più portato via.

L'angolo dell'autrice

eccomi a voi, spero sia piaciuto il capitolo perché un tra i più importanti di tutta la storia, ovviamente.

Tra le precisazioni di fare c'è una traduzione dall'inglese della frase che Rob ha scritto sul bigliettino. Senza ripeterla qui, significa: chi più ti piacerebbe baciare sotto il vischio? Questa era una domanda che in due interviste separate venne posta ai nostri beniamini: noi sappiamo la risposta, ma loro glissarono la domanda.

Questo è l'anello che Rob regala a Kris

Grazie ai fedelissimi della mia storia, mi piacerebbe che fosse di più però, comunque sempre meglio di niente!!! Grazie a chi la insierita tra le seguite e tra le preferite, ciò mi onora molto, perché il numero cresce di giorno in giorno.

@lindathedancer : grazie per i complimenti, sono contenta che la storia ti piaccia e le descrizioni non ti abbiano annoiata, però a volte mi sembra di dilungarmi troppo in dettagli che potrebbero essere evitati, ma che sono nella mia mente, come le immagini di un film e non posso non "inquadrarli". Che dici, ti ho spiazzato un po' con questo capitolo, o credi che il tuo sospetto abbia ancora del fondamento?

@enris : davvero miglioro di capitolo in capitolo? grazie! pensavo piuttosto il contrario. i primi capitoli mi convicevano molto di più di questi. Mi farebbe piacere se mi dicessi quale fosse il tuo preferito ed un giudizio più approfondito su ciascuno. Se c'è qualcosa che non ti è piaciuto invece dimmelo, non farti problemi. Sì, Andrew è molto simpatico; purtroppo non credo che avrò modo di dargli altro spazio.

Ci vediamo al prossimo capitolo, à bientot!!!

 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


capitolo 13

Ciao a tutti!!! Passato una buona domenica? Io sì, ma sono un po' nervosa ora perché giovedì si ricomincia e non ne ho voglia...

Sono rimasta sorpresa dal fatto che in capitolo come quello precedente, molto importante ai fini della storia, non siano saltati fuori dei commenti, vabbé dai, capisco che siete di poche parole...

...comunque questo capitolo nuovo è una continuazione del precedente, per cui invito magari a ridare un'occhiata prima a quello se magari l'avete letto di sfuggita o non l'avete letto proprio!

Il punto di vista sarà di Robert, perché come vi ho detto mi sto esercitando al P.O.V. maschile, che mi risulta molto difficile.










Capitolo 13-P.O.V. Robert


Aveva detto sì, senza neanche averle chiesto nulla lei aveva detto sì. Non era una risposta la sua, era la più bella delle dichiarazioni! Mi avrebbe sposato e non avremmo dovuto aspettare. Perché mi amava, perché voleva che fossi suo per il resto dei suoi giorni.

Nell’apoteosi della gioia, quando avrei voluto suggellare quel momento con un bacio, ecco sgattaiolare via il mio dolce folletto, lasciandomi a bocca asciutta, come si era già divertita a fare molte altre volte. "Adesso tocca a me, sweetie!" avrebbe fatto di me quello che voleva, ero il suo servo più fedele; lei era la mia principessa, la mia vita … a breve sarebbe stata anche mia moglie.

Tornò presto e gli occhi le brillavano. Certo ci eravamo appena giurati amore eterno e promesso reciprocamente di sposarci, ma le lacrime si erano asciugate ed i nodi in gola sciolti, perciò non capivo cos’altro potesse esserci. Le emozioni di quel momento, infatti, mi avevano fatto rimuovere, dal cervello, ogni traccia di evento passato. In quel momento contava solo il presente, ma ancor di più il futuro, il nostro futuro insieme.

Mi porse un cartoncino d’auguri blu, con un nastro argentato a fermarlo: “Questo è il mio regalo”. Lo aprii, con non poca difficoltà, nonostante il fiocco del nastro fosse stato fatto molto delicatamente, opera di delicate e piccole mani femminili;  c’era un foglio di carta all’interno, con diverse scritte e numeri all’interno, ma non riuscivo a capire proprio cosa potesse essere. Cercai degli indizi, dei dettagli: mi rifugiai nel suo volto, ma era diventato impassibile, non trapelava niente se non attesa spasmodica; così rilessi più attentamente il foglio tentando di trovare delle tracce: sull’intestazione c’era scritto il nome di un laboratorio analisi di Los Angeles.

Non potevo aspettare oltre, dovevo sapere: “Kris cos’è? Cioè, che sono delle analisi l’ho capito, ma uesto ti prego non mi far morire di paura! Non la notte di Natale!”

“Scemotto!!!” mi riprese quasi ridendo di me, divertita dai miei complessi e dalle mie paure, quasi sempre infondate. Ma ero fatto così e mi amava anche per quello; ed io adoravo il modo in cui mi chiamava quando non capivo qualcosa, mi faceva sembrare un peluche o qualcosa di morbido, non so … “secondo te, io la notte di Natale ti porto cattive notizie? ma se ti ho appena detto oltretutto che è il tuo regalo!!! Ti facevo un po’ più sveglio amore !!!”

Ero confuso, forse avevo bevuto troppo vin brulé, ed il sonno non faceva connettere bene i miei neuroni. “Basta amore" le dissi, per me il gioco era durato abbastanza, "non sto capendo più nulla, dimmi cos’è, ti prego!!!

“Sono" mi rispose "come già hai capito, delle analisi del sangue, per la ricerca dell’ormone beta-Hcg!” mi disse come se io potessi capire quello che mi diceva. “Ehm, sì, grazie!!!” sarcastico, la incitai a dirmi di più; non ero mai stato una cima a scuola, e non avevo sviluppato di recente alcuna passione per la medicina.

Rise sotto i baffi, e diventò rossa tutt'a un tratto. Abbassò il volto, lo nascondeva alla mia vista; non riuscivo ad indovinarne la motivazione, ma certamente aveva paura di dirmi di cosa si trattasse e forse la mia reazione la preoccupava di più. La lasciai continuare: “Vedi Rob è questo il punto … quest’ormone è detto anche … sì insomma, viene chiamato anche ormone della GRAVIDANZA!!!" mi guardò fissa negli occhi "… io, … io aspetto un bambino, Rob!” sorrideva, era estasiata, ecco cos’era quell’aura che si portava dietro da qualche giorno, oppure i suoi repentini cambiamenti d’umore, come le crisi isteriche e le lacrime improvvise … ERA INCINTA.

Probabilmente la mia mimica facciale ed il linguaggio del mio corpo non avevano ancora reagito alla notizia, perché rimasi nella stessa posizione ancora per un tempo indefinito; è vero anche però che nemmeno il mio cervello aveva metabolizzato: recepito, assimilato, immagazzinato ma non elaborato, non ancora.

Kristen probabilmente fraintese il mio modo di fare e cambiò la sua espressione, era scura in volto, sembrava quasi disperata. Si avvicinò a me più di quanto già non fosse, e poggiò le sue mani sul mio torace: erano terribilmente fredde. A lei capita così, quando è nervosa. “Io …” balbettava “...io lo so che … che non è il momento, e che … e che forse è troppo presto …” 
A sentirla parlare così mi ridestai dal mio stato di estasi totale, immaginando cosa potessero significare per lei il mio atteggiamento e cosa volesse dirmi con quelle sue parole. “ Ma io sono felice" la frenai "... sono … sono l’uomo più felice del mondo!!!” 
Il verde dei suoi occhi si riaccese nuovamente alle mie parole: “Davvero?!?” “Sì, amore mio, sì!!! Ti amo da morire … VI amo da morire …” ci abbracciamo e baciammo per non so quanto tempo esattamente, la nostra bolla privata ci rapì dal resto del mondo ancora una volta.

Le avevo detto che ero felice, lo ero davvero, come mai lo ero stato in vita mia. Non lo avrei mai detto, eppure lo volevo tanto un figlio, me ne accorsi immediatamente, quando compresi l'entità della notizia. Ma, cosa più importante, era un figlio SUO che volevo, un legame eterno e perfetto con l'unica donna che avrei mai amato in vita mia: la mia luce, la mia gioia, la mia vita. 

Era la notte di Natale e Gesù Bambino era venuto anche da me, in un modo tutto speciale.

L'angolo dell'autrice

capitolo molto più corto rispetto al precedente, ma immaginando Robert anche come una persona estremamente timida, immagino anche la sua difficoltà nel raccontare certe cose, certi dettagli particolarmente intimi e personali. Non vorrei che queste parole passasserò come delle scuse però, anche se mi rendo conto di non essere bravissima a raccontare dei momenti di intimità come questi, perché la gioia della maternità non l'ho ancora ... per fortuna ... vissuta, e non so cosa si prova ad annunciare una garvidanza ad un compagno. E ne sono uomo, perciò l'emozione reciproca, quella della paternità non la proverò mai...

sweetie, per chi è pro-Robsten quanto me, evocherà certamente dei bei ricordi: Mtv Movie Award '09, best kiss...

mi raccomando commentate! ci tengo a sapere se vi è piaciuto il capitolo o meno!!! 
Per favore!!!!!!! *me fa gli occhioni del gatto con gli stivali di Shrek*

a domani con un nuovo capitolo, che ci riserverà delle sorprese incredibili ... à bientot!!!

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


capitolo 14

Buondì gente!!!come va? io mi sento particolarmente triste, perché le vacanze stanno volgendo al termine, e non ho concluso un bel niente!!! 

In ogni caso, come promesso, ecco un nuovo capitolo della storia, che sta anch'essa volgendo al termine, com'è giusto che sia. Però vi porto una bella notizia: ho deciso di farne un seguito, a tema diverso, più tradizionale, e con la quale non mi darò scadenze. Non so quando comincierò però a postarla, perché mi concedo un margine di 5 o 6 capitoli di vantaggio rispetto al sito, per non avere intoppi poi nel postare. 

Bando alle ciance, torniamo alla nostra storia. Non vi dico niente, vi auguro solo buona lettura e ci vediamo a fine capitolo!

Capitolo 14 -P.O.V. Kristen

Avevo vuotato il sacco, l’arcano era stato svelato.

Ero incinta e potevo gridarlo al mondo … o quasi. La cosa più bella è che Rob lo voleva, desiderava ardentemente quel bambino, ed arrivò addirittura a confessarmi che se lo sentiva e che se non fosse accaduto, mi avrebbe chiesto di provarci. A quel punto però non so se avrei accettato la sua proposta. È capitato, ed è una cosa meravigliosa, ma rimaneva sempre il fatto che dovevo ancora compiere vent’anni, che stavamo insieme sa soli sei mesi, e non sapevo che genere di madre sarei mai potuta essere per quella creatura. Avevo un gatto che adoravo, dei cani con cui mi divertivo a giocare nel prato della casa dei miei, ma non avevo mai pensato, prima di allora, a come deve essere occuparsi dei cuccioli d’uomo. E sentirli parte di sé.

Sì perché una sensazione strana mi invadeva nelle ultime settimane: calore, nel petto e nel ventre, ed a volte, percepivo come dei calci in pancia. Suggestione, l’aveva chiamata la mia ginecologa, perché ero incinta da sole quattro settimane, e non era possibile in alcun modo che il bambino potesse interagire con l’esterno a quel modo. “Nella maniera più assoluta” aveva sentenziato la dottoressa. Eppure io sentivo che c’era.

Stavo bene, fisicamente, niente nausee o problemi affini; non avevo mai avuto quel che si dice un buon carattere, ma la mia psiche ed il mio umore erano peggiorati in maniera repentina. E Rob, povero il mio amore, fu la vittima, il capro espiatorio, dei miei problemi. Quella notte, dopo essere tornati a casa, eravamo entrambe estremamente euforici. Avevamo dato il lieto annuncio alla sua famiglia, e tutti ne erano rimasti estasiati. Non ero sicura che l’indomani, qualcuno dei parenti di Claire, fosse ancora all’oscuro della faccenda, perché mia suocera si era trasformata in una piccola strillona *, ed il telefono di casa sua aveva iniziato prima a bollire e poi a fondere, tanto era spropositato l’uso che ne stava facendo.

Avevamo improvvisato un festeggiamento tutto nostro, perché in fondo i veri protagonisti eravamo noi due, o meglio noi tre … decisi di non aspettare oltre, così indossai il completo intimo che avevo ricevuto in regalo … per Capodanno ne avrei comprato un altro, per quello che serviva un completo intimo in quelle circostanze …

Era tutto perfetto: le lenzuola di seta, le luci soffuse, champagne in fresco e quell’Adone del mio futuro marito pronto a soddisfare ogni mio desiderio. Volevo solo tanta tenerezza, quella notte, e lui era un maestro in questo. Delicatamente, neanche fossi una bambolina di porcellana, mi baciò le mani e poi passo alle braccia, dolcemente, le spalle … aveva delle labbra morbidissime … , il collo … un brivido percorse la mia schiena. Poi, l’inferno.  Avevamo tolto anche l’intimo dai nostri corpi, tra baci e carezze, eravamo pronti ad appartenerci, come sempre, a diventare una sola cosa, come se non lo fossimo già. Non so cosa andò storto, cos’avesse la mia mente. Come in un flash vidi me stessa nuda su quel letto, Rob bellissimo davanti a me, il David di Michelangelo che aveva preso vita … e mi sentii inopportuna, insopportabilmente nulla, al suo confronto. Scoppiai in lacrime, che non riuscii a trattenere; mi raggomitolai e coprii il mio volto con le mani: lui non avrebbe dovuto vedere quello spettacolo indecoroso. Uno scempio, un mostro dal corpo in trasformazione. Mi sentivo davvero fragile, e con attenzione lui prese le lenzuola, morbide e pregne del SUO odore, e mi coprì gradevolmente, perché non prendessi freddo. Tra le lacrime non mi accorsi che si era già rivestito … eppure, anche con la t-shirt e i boxer faceva impazzire i miei ormoni … e con il suo cuscino e una coperta stava uscendo dalla stanza : “dove vai?” gli chiesi “prenditi pure tutto il tempo e lo spazio di cui hai bisogno … starò bene, nella stanza degli ospiti!” sorrideva, eppure i suoi occhi non mi avrebbero mai nascosto che in realtà stava morendo dentro. “No! No! Non mi lasciare, non stanotte!!!” implorai angosciata, con la voce rotta di pianto: si vedeva lontano un miglio, che non aspettava altro. Corse da me e venne a coricarsi al mio fianco; non potevo, non sapevo resistergli, il suo profumo era così maledettamente buono, e mi avvinghiai a lui con tutte le mie forze, anche se meritavo l’esilio per come lo avevo trattato poco prima. Celai il mio volto nel suo collo e rimasi così, immobile, per il resto della notte. Non parlammo, eppure fu assordante quell’attesa: che ci rapisse Morfeo oppure che salisse il giorno …

D’un tratto sentii la sua calda voce in un sussurro che prese a cantare fievolmente, accarezzandomi i capelli, una delle sue canzoni, la mia preferita, “Never Think”. La stupida egoista che è in me, come se non bastasse l’offesa che gli aveva inflitto, ebbe anche la pretesa di comandarlo: “ancora!”. Si alzò dal letto ed uscì dalla stanza: stavolta non lo fermai, aveva tutte le ragioni di questo mondo per avercela con me. Mi girai di lato e mi sforzai di prendere sonno …  nemmeno il tempo fuori casa aiutava: la pioggia batteva forte, e mi lasciò addosso una sensazione di inquietudine e di abbandono … che pure meritavo tutta!

Nel dormiveglia percepii una melodia famigliare, e di nuovo quella splendida voce d’angelo. Era davanti a me, seduto sul davanzale della finestra e fissava la notte buia e piovosa della sua Londra, mentre suonava la sua chitarra. Era bello, e maledetto; era mio, e non me lo meritavo. Davvero: era bello …

Insopportabile: la musica, parole, il suo sguardo perso nel vuoto … non riuscivo più a lasciare gli occhi aperti, e sprofondai nel mondo dei sogni, in cui probabilmente già mi trovavo, anche se con gli occhi aperti. L’ultimo ricordo di quella lunghissima notte fu la sua voce,

… I’m in love … I’m in love …

Angolo dell'autrice

non mi chiedete da dove sia spuntato fuori questo capitolo, piuttosto corto, peraltro. So solo che la storia ha preso questa piega un po' maliconica nel momento esatto in cui la scrivevo.
Per me "Never Think" è la canzone più bella che Robert Pattinson abbia mai scrittto, e l'arrangiamento musicale con la chitarra ha un qualcosa di magico. Non a caso è al primo posto nella playlist "i più ascoltati" del mio iPod.
Come molte di voi avevano suggerito, non è naturale che le cose procedano così lisce infatti, e mi è venuta in mente questa specie di tragedia; ma siccome sono una a cui le cose che finiscono male non piacciono, ho dato un finale piuttosto sospeso, di libera interpretazione. Voi che dite? Robert si sarà arrabbiato?
Volevo descrivere una situazione di intimità tra i due, eppure mi risultà molto difficile, perché a scendere troppo nei particolari, ho sempre il terrore di arrivare alla volgarità. Perciò, per quanto mi riguarda non avrete mai storie con un rating che non sia il verde. Mai dire mai comunque.
Grazie a tutte per i commenti al capitolo precedente, addirittura 4 recenzioni... che emozione!!! Ringrazio in particolar modo chi ha anche recensito alcuni capitoli precedenti, nonostante la storia vada avanti.
Grazie quindi a bo19 Imaginary82 Enris lindathedancer
Grazie ancora, come sempre a chi inserisce la mia ff tra i preferiti e tra le seguite: non vi elenco tutti perchè siete tantissimi, fortunatamnete, ma sappiate che "controllo" sempre!!!
Qualche risposta più approfondita ai commenti:
@Imaginary82: hai perfettamnete ragione per quanto riguarda l'età di Kristen e sul fatto che la faccio diventare moglie e madre così presto. Anche a me era venuto questo dubbio, scrivendo, infatti poi , come avrei letto, l'ho fatta riflettere un po' alla luce degli eventi che sono accaduti. E non mi sembra che abbai reagito così bene.  Come dici tu ha solo 19 anni. Per i capitoli precedenti, mi dispiace che il cappotto turchese prorpio non ti sia piaciuto, ma ricorda che la visione della moda per gli inglesi è un tantino diversa dalla nostra; io mi sono limitata a cercare abiti che le ragazze inglesi ritengono eleganti: pensa poi al fatto che Kristen non è una che si intende esattamente di moda... Per questo lavoro di ricerca mi sto appoggiando ai membri più giovani della famiglia reale inglese, modello per le giovanissime, anche se poi in Inghilterra ognuno si veste come gli pare...
@Enris : il capitolo che mi piace di più invece, perché è quello che mi ha fatto divertire di più mentre lo scrivevo è stato quello a P.O.V. Ashley, il quinto. Ti ringrazio per la tua recensione così approfondita, mi aspetto che ce ne saranno delle altre, ma non metterti fretta, tanto sai dove trovarmi.
@lindathedancer : ero proprio ocnvinta di averti lasciata di sasso, spero di averlo fatto anche con questo!
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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


capitolo 15 Vi posto molto velocemente questo capitolo nuovo, perché vado di fretta. Ringrazio tutti quelli che hanno letto e-o commentato il capitolo precendente. A fine capitolo troverete le mie risposte alle recensioni come al solito, che avevo già pronte, però niente spiegazione del capitolo perché non ho tempo. Se avete qualche domanda, di qualsiasi tipo, non esitate a chiedere nelle recensioni!














Capitolo 15 - P.O.V. Robert

Alla fine riuscì a prendere sonno. Non riuscivo a capire cosa le fosse preso, perché non l’avevo mai vista così. Eppure mi sembrava che tutto stesse andando nel verso giusto, e di non essermi spinto troppo oltre. Forse avevo frainteso, però mi sembrava che anche lei lo volesse. Anche dopo, quando mi pregò di restarle vicino, sembrava tutto a posto, come sempre. Avevo bisogno di capire, ma non le avrei fatto alcuna pressione: se avesse voluto parlarne lo avremmo fatto, altrimenti andava bene lo stesso. Certo è, che probabilmente in quel caso, io stesso avrei impiegato più tempo a riprendermi. Era la mattina di Natale, e non volevo rovinarla con brutte discussioni o musi lunghi. Avrei lasciato che tutto scorresse in maniera naturale.

Dovevamo essere splendidi e raggianti, perché di lì a fine estate saremmo diventati genitori, perché ci saremmo sposati presto, e avremmo dovuto incominciare a parlare di bomboniere, fiori, culle, seggioloni e quant’altro. Poi era quello anche un giorno abbastanza stressante per Kristen, lo riconosco: era in programma il pranzo dalla mia nonna materna, nonna Elizabeth, e Dio solo sa quanto era in pensiero per quell’incontro. Devo darle atto, che in quella parte di famiglia tutti sono piuttosto formali, al contrario di quella di papà, nella quale sento di riconoscermi maggiormente, dove la semplicità regna sovrana.

Le lasciai un vassoio con la colazione sul mio lato del letto, assieme ad un piccolo bouquet. Dovevo ringraziare a volte quei piccoli crucci della mia infanzia, come essere cresciuti contornati da donne, che ti vestono come delle bambine o ti chiamano Claudia. Avevo imparato un minimo di etichetta e tra le varie cose anche il significato dei fiori. Mi sedetti ai piedi del letto ed attesi il suo risveglio.

P.O.V. Kristen

Con gli occhi incollati ancora dal sonno, impiegai un po’ per svegliarmi completamente. L’odore di soffici cornetti e tè caldo mi invase le narici, inebriandomi, e permise il mio completo risveglio. Prima di uscire dal bozzolo di coperte in cui mi ero sotterrata mi misi a riflettere a quanto accaduto la notte precedente, o meglio qualche ora prima. Avevo rifiutato Robert, la più grande blasfemia! E tutto perché una pioggia di ormoni ribelli aveva deciso di attraversarmi nel momento meno opportuno, con un tempismo record.

“Hei! Sei sveglia?” La sua voce calda fece sussultare il mio cuore; si era accorto che ero sveglia, ma non c’era cosa che avrei voluto più evitare quella mattina: il suo sguardo. Cosa gli avrei detto? come avrebbe reagito alle giustificazioni di una pazza? Per un atto per cui giustificazioni non ce n’erano! Eppure non sembrava arrabbiato, seccato o deluso: il suo noto era quello di sempre, dolce e pacato. Mi scoprì, si allungò leggermente su di me e posò un bacio a stampo sulla mia guancia: “Buon Natale, amore!”

Oh cavoli, è il 25 dicembre! Me ne ero dimenticata! Oggi è il terribile giorno!!! 

Lo guardai, estasiata per la sua bellezza da poeta maledetto, con la barba incolta e i capelli arruffati, le sopracciglia poco curate, eppure così naturale … e perfetto. Mon bohemien. Il cielo dei suoi occhi fugò via ogni mia paura e tensione e mi fece concentrare unicamente sul presente. 
“ ’giorno amore!”risposi con la voce ancora impastata, mentre mi stiracchiavo, “Buon Natale anche a te!” strinsi il suo volto tra le mie mani, e mi sollevai leggermente dal letto per poter arrivare alle sue morbide labbra e baciarlo, dolcemente. Le sue mani arrivarono alla mia schiena e mi cinse per tirarmi su. Non mi opposi, non ne avrei avuto motivo. 
Staccandoci per prendere fiato, notai il vassoio della colazione – i miei sensi ne avevano percepito la presenza prima di me – ed un piccolo bouquet di fiori gialli, che assomigliavano a delle roselline, bellissimi. Mi staccai da Rob e le presi. Dal profumo potei confermare che erano rose, inconfondibili, eppure il loro aspetto non era tale. “Bellissimi! Ma cosa sono? Rose?” “Si chiamano rose Banks: sai cosa ti dicono?” Scossi la testa, non ho mai avuto quel che si chiama pollice verde. “Dicono che sei bella sia nel sorriso che nel pianto” e prese una ciocca di capelli che mi scendeva sul volto e la portò dietro l’orecchio, delicatamente. Mi stupì, come sempre, del resto. Ero diventata rossa in viso, tanto era il calore che infiammò le mie guance. 

Abbassai lo sguardo e presi a violentare i miei capelli, come ogni volta che il nervosismo si impossessa di me “senti Rob, io …” “Shhhh”pose il suo indice destro sulle mie labbra “se non te la senti amore, stai tranquilla, non è successo niente”. Non era granché come bugiardo, anche se ottimo attore, per cui sapevo che sarebbe stato meglio se avessimo chiarito, perciò andai avanti. “Vorrei spiegarti, o almeno provarci, cosa è successo stanotte. Te lo devo!” Era stato un vero cavaliere, e tanto, tanto dolce. 
Presi un bel respiro profondo, e cominciai: “è stato un attimo, una scarica, improvvisa, incontrollabile. D’un tratto mi sono sentita nulla, brutta, inopportuna al tuo fianco. È per via di tutti questi ormoni che ho in corpo, mi giocano dei brutti scherzi” “Brutta? Nulla al mio fianco? Perché dici questo? Mi sembra che non manco mai di ricordarti cosa provo per te!” era esterrefatto, incredulo. Forse anche un po’ deluso e contrariato. 
“Non è tua la colpa amore, è mia, tu non c’entri! Guardami, e dimmi cosa vedi” era sicuro della sua risposta “Vedo la bellissima, complicata e dolcissima donna che amo, con cui passerò il resto dei miei giorni e da cui sto aspettando un bambino” “Ecco, ora concentrati su quest’ultimo dettaglio e chiudi gli occhi: immagina sempre me tra otto mesi, cosa vedi?” Ci pensò un attimo, e sorrise. Se avesse avuto gli occhi aperti, probabilmente avrebbero  brillato “Non è cambiato niente Kris! Vedo sempre la bellissima, complicata e dolcissima donna che amo, con cui passerò il resto dei miei giorni e da cui sto aspettando un bambino” “Ed è qui che ti sbagli. Tra otto mesi non sarò più bellissima, sempre che io lo sia già, come tu sostieni. Sarò grassa e goffa. Avrò un pancione che arriverà prima di me ed i nervi a fior di pelle. Le gambe ed i piedi gonfi non mi permetteranno di camminare e le voglie a tutte le ore del giorno e della notte ti faranno impazzire per starmi dietro”. Non mi ero accorta che le lacrime avevano di nuovo inondato il viso “ tra breve incomincerò con le nausee ed il vomito, e poi, quando la pancia crescerà avrò le smagliature ed il mio ombelico diventerà un noccio duro ed orribile. Per non parlare dopo il parto, quando mi esaurirò per occuparmi del bambino e della casa, dormendo poco perché lui o lei scambierà il giorno con la notte, e dovrò allattare ogni  2 o 3 ore. Non sarò più quella che si dice una donna desiderabile!” 

Lui sorrise, e probabilmente per rispetto nei miei confronti non mi rise in faccia apertamente. “Perché ridi di me?” chiesi “Non rido di te, sciocchina! Sorrido perché è strano, perché la tua descrizione non corrisponde al ritratto che ho di te nei prossimi mesi. Avrai degli occhi bellissimi e più grandi e limpidi, la tua pelle sarà distesa e luminosa, e più paffutella sarai dolcissima. Il pancione ti renderà perfetta, ne sono sicuro. Il tuo seno si ingrandirà, per effetto del latte, e non potevo sperare in meglio, perché con molta probabilità rimarrà uguale anche quando smetterai di allattare. Probabilmente ci saranno anche tutte le cose che tu hai citato, ma io non ne farei una tragedia, perché saranno parte di te, te che amo più della mia stessa vita. È normale che il tuo corpo si trasformi, perché stai compiendo un miracolo dentro di te, stai dando alla luce un bambino, che sarà la tua e la mia gioia per il resto dei nostri giorni! E ricordati che io non ti lascio sola. Non impazzirai perché saremo in due, perché non vedo l’ora di cullarlo o di cambiargli i pannolini, al nostro cucciolo” 
“Non è vero. Adesso parli così perché non mi hai ancora visto in quello stato. Non mi vorrai più!!!!” 
“Allora questo significa che anche tu non mi vorrai più” 

Mi guardò con una faccia seria, il volto corrugato che mi fece preoccupare. “Cosa? Che cosa significa? Non dire sciocchezze! Io ti vorrò sempre, e ti amerò per sempre!” “Non è vero, invece. Se ragioni in questi termini, no. Ti stancherai di me quando spunteranno i primi capelli bianchi, e le rughe. Quando la ciccia prenderà il posto degli addominali su cui ti piace dormire accoccolata. Non mi vorrai più quando sarò vecchio.” 

Era il mio turno di sorridere. Aveva colpito nel segno, e come al solito mi aveva levato di dosso tutte le mie paranoie, al costo però di una bella strigliata delle sue. Ma s’era resa necessaria. Ricambiò il mio sorrido e ci abbracciamo forte “Scusa amore, scusa!!!” lo implorai “Scusami tu, se sono stato così severo, non volevo!” Ed un dolce bacio suggellò la nostra riconciliazione. 

“Allora vedi che avevo ragione?”mi disse.
“Riguardo a cosa?”domandai 
“Riguardo alle rose." rispose "Bella nel sorriso e nel pianto.



risposta ai commenti
@Lady Alexandra:
sono felice di esserti stata d'aiuto! infatti è per questo che sprono le mie lettrici a dirmi anche ciò che a loro non piace, perché, come dico io, è tensione al miglioramento, non so se mi spiego... cmq anche io vedo molto maturi Robert e Kristen per la loro età, Kristen soprattutto, più di me che sono più grande di lei di quasi un anno, è per questo che gli ho messo sulle spalle delle responsabilità così pesanti. perché, avendo voglia di continuare la storia, so di poter contare su loro due...
mi fa piacere sentire che leggerai la mia storia,e sarei molto contenta se recensissi ogni capitolo e dirmi che ne pensi, perché del tuo giudizio mi fido molto. So di chiederti tanto, ma anche una sola frase va bene!
@enris: forse per la tua giovane età non puoi capire cosa significhi per una donna essere incinta, ne io lo so, però essendo nel ambito sanitario e avendo un'amica ostetrica, ti posso garantire che i primi mesi della gravidanza non sono facili per una donna, la cosa che ha bloccato Kris è stata essenzialmente accorgersi delle trasformazioni che subirà il suo corpo, come hai potuto leggere nel capitolo, spero sia stata chiara, per altre domande, non esitare a chiedere.Mi dispiace non essere stata chiara a sufficienza mentre scriveo, ma buono a sapersi...
@Imaginary82 : spero che il ragionamento di Kris ti abbia convinta, e lo so che sembra che Rob sia rimasto male nel capitolo precedente, ma lui è un tipo molto zen, e ce ne vuole per farlo arrabbiare...

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


capitolo 16 Ciao a tutti!!! Eccomi qui, puntuale quanto posso, a postare un nuovo capitolo dellla mia fan fiction. Vi annunciò che siamo agli sgoccioli. Questo non è il primo capitolo, ma sicuramente l'inizio della fine. Vi spavento se dico questo? Spero di no, ma con me non aspettatevi niente di scontato, sono la donna delle sorprese.
In questo capitolo, come quelli a venire, parlerà solo Kristen. Mi dispiace abbandonare Robert, ma con lei mi sento più a mio agio, e la storia sento che fluisce meglio se è lei a parlare. Vi prometto che nella prossima storia, continuo di questa, Robert vi farà sognare. Ho già scritto un capitoletto, ed è favoloso!!!


Buona lettura, e vi aspetto all'angolo dell'autrice ... e alla pagina dei comemnti!!!










Capitolo 16 -  
P.O.V. Kristen

Eravamo arrivati al luogo dell’esecuzione. Il patibolo ed il mio boia erano più vicini che mai. Se le esperienze dei giorni precedenti mi avevano rafforzata, prendendo confidenza con questo strano Paese chiamato Inghilterra, ora avevo definitivamente fatto crollare ogni minima certezza e speranza. Dico strano perché per me e Rob non è normale poter passeggiare mano nella mano per strada, senza essere fermati, o più propriamente assaliti, dai fan o dai paparazzi. In fondo, se non fosse stato per il lavoro, non mi sarebbe dispiaciuto stabilirmi a Londra.
Rob posteggiò l’auto a poche decine di metri dall’abitazione di sua nonna, e ci incamminammo a piedi, mano nella mano. Non avevo più paura che ci beccassero, perché tanto, volenti o nolenti, la mia gravidanza non l’avrei potuta tenere nascosta a lungo, così come il matrimonio, e tutti si sarebbero chiesti chi fosse il fortunato: a dirla tutta, nessuno probabilmente se lo sarebbe chiesto, conoscendo bene la risposta.
Tutti i malumori della mattinata erano passati, come le nuvole in una giornata ventosa, ed io e Rob eravamo pronti ad affrontare il mio nemico numero uno, sua nonna.

In mattinata, dopo una bella doccia scacciapensieri, mi rifugiai nella cabina armadio della nostra stanza, per vestirmi e truccarmi. Rimasi imbambolata “E ora?” mi dissi. “Non starai rincominciando con la storia che non hai niente da mettere,eh Kris?!?” si allarmò Rob. L’ ultima volta c’era mancato poco che mi lasciasse a Los Angeles. “No, per carità! Semmai il problema è l’esatto contrario: ora c’è troppa roba! Aiutami a scegliere qualcosa di carino.” “Io?” chiese, stupito. “Sì, perché? Sei o non sei stato premiato come l’uomo meglio vestito dell’anno?” Mi guardò con un’espressione poco convinta: “Certo che a voi basta davvero poco, una camicia, una cravatta ed il gioco è fatto. Poi vi domandate perché noi donne non ci sbrighiamo mai a prepararci!!!”
Si aggirava lungo i ripiani del guardaroba, leggendo con attenzione le etichette di ogni cosa che estraeva. “Sai, nonna è fissata con le case di moda inglesi, e questi sono gli unici abiti che rispecchiano questa regola … ” Incredibile! Era riuscito a pescare proprio quelli che Olivia mi aveva preparato per l’occasione: evidentemente conosceva questo particolare, e s’era premunita. “… e comunque amore, non essere così agitata, non ne vedo proprio il motivo. Sarai in famiglia!!!”
“Tu sarai in famiglia! Io avrò un giudice davanti a me, che emetterà la sua sentenza a fine giornata! Da lei dipende il nostro futuro!” “Uh che esagerata! Ma per chi mi hai preso, per un burattino?” Mi vergognai di quello che avevo detto poco prima, ma in realtà, da come me l’avevano descritta Victoria e Lizzie, l’immagine di Rob burattino nelle grinfie di nonna Mangia-fuoco non stonava affatto. “Senti amore” il tono di Robert divenne improvvisamente più serio “c’è una cosa che però devo dirti …” Mi prese per mano e mi accompagnò a sedermi sulla sedia della toeletta, lui si accomodò invece sul pavimento, seduto sulle ginocchia. “Dimmi, mi preoccupi!” “No, non devi preoccuparti!!! Solo … tu sai che mia nonna è per me come una mamma, perché mentre la mia lavorava, lei mi cresceva …” annuii “beh, io sono sempre stato abituato a dirle tutto, anche di te. Le ho detto anche mi volevo fidanzare con te …” gli saltai addosso con le parole “E?” “… e per la prima volta non è stata d’accordo con una mia decisione. Mi ha detto che doveva conoscerti, e darmi la sua approvazione” “Ma scusa, tu hai disobbedito allora?” “Certo, non sono un automa io! Io ti amo e non mi importa niente del giudizio degli altri, anche se è il giudizio di mia nonna. E poi sono sicuro che la farai impazzire. Ed è per questo che non devi mostrarti a lei come vorrebbe lei, perché non saresti te stessa” Stavolta gli saltai addosso fisicamente: era il mio angelo, così buono e dolce e tanto, tanto bello. “fosse per me” gli dissi “verrei a casa di tua nonna con jeans, Converse ed una felpa ma: punto numero 1, se neanche tu ti vesti così, evidentemente significa che non è il caso; punto numero 2, non ho neanche una delle cose che ti ho detto, perché questo guardaroba è stato creato dalla persona più elegante di tutta Inghilterra, la personal shopper di tutta l’alta società inglese …” Mi abbracciò alla vita: “Aaaaaahhh, lo sapevo io che c’era lo zampino di quella gattina morta di Olivia!!! Non mi lamento perché sei splendida, ma …” lo interruppi con un bacio perché non mi andava di discutere per l’ennesima volta; con gli ormoni attaccabrighe che mi ritrovavo, non era proprio il caso di correre quel rischio. A quanto pare nemmeno lui ne aveva voglia, e lasciò correre, ricambiando il mio bacio. “Però amore” continuò quando dovemmo staccarci, controvoglia, per respirare, tornando serio “oggi nonna potrebbe essere un po’ di cattivo umore, con me e con te, proprio perché ho osato sfidarla; ma stai serena, perché non ti lascio sola nemmeno per un secondo. Deve finirla con quel fare da despota … le mie sorelle ci sono rimaste traumatizzate!!!”. Ah, ecco spiegati i loro discorsi!

Alla porta, fortunatamente, venne ad aprirci Hailey, una delle zie di Robert. Era così solare, e mi ricordava tremendamente sua sorella Claire. Ci venne incontro anche l’altra zia, Jenny, e mi abbracciò con una foga inaspettata: evidentemente tutti già sapevano dei lieti eventi. Meglio, pensai, perché mi sarei dovuta risparmiare tutti quei discorsi e annunci ufficiali, che mi mettevano terribilmente in imbarazzo. La mamma di Rob e le sue sorelle erano, come si dice, state fatte con lo stampino: 3 fotocopie l’una delle altre. Tutte bionde, con un sorriso smagliante e degli occhi colore del cielo, che rendevano i loro volti di una solarità inaudita: ecco da dove veniva il SUO splendore. Mi strappò letteralmente dalle braccia di Robert, non mi diede neanche il tempo di spogliarmi dal soprabito, che mi condusse per la casa a mostrarmi, quasi fossi un trofeo o un’esemplare raro di chissà quale specie animale, al resto della famiglia. Erano già arrivati tutti: era evidente che il nostro arrivo fosse stato organizzato in maniera tale da farmi diventare l’ospite d’onore. Al termine della visita guidata potei ritenermi alquanto soddisfatta; certo, il calore della famiglia Pattinson mi era fin troppo chiaro che non sarei mai riuscita a trovarlo in quella famiglia, o meglio non in tutti loro, ma almeno non avevo ricevuto dimostrazioni palesi di disprezzo. Più che altro erano molto riservati, o meglio indifferenti a qualcosa che non fossero loro stessi. TROPPO PIENI DI SE, ecco l’espressione giusta! Le cugine di Robert erano troppo prese dai principi William ed Harry sulle riviste per badare a me, e mi liquidarono con un sorriso spento ed ciao all’unisono, salvo poi accorgermi che appena voltata mi avevano letteralmente analizzata ai raggi X … probabilmente il mio abbigliamento era piaciuto, e il mio anello ancor di  più; gli zii di Robert, non mi degnarono di uno sguardo finché non terminarono le carte, e poterono tirare su i loro musi dal tavolo verde. Gli unici che sembrarono interessarsi a me, oltre le zie, erano i cugini di Rob: ma forse, anzi quasi certamente, erano solo gli ormoni a guidarli.
Ero stata presentata a tutti: zii, cugini, fidanzati più o meno ufficiali … persino agli animali domestici; la nuova mascotte di casa Pattinson, Parker, aveva il suo bel da fare ad attirare l’attenzione della sua padroncina, Elizabeth, se io stavo nelle vicinanze. Purtroppo, ero io la vera novità quel giorno. Avevo conosciuto tutti, meno una persona. Ero stata in cucina, dove le zie di Rob stavano finendo di sistemare il pranzo, ma LEI non c’era; in salotto, ad ascoltare il concerto di Natale, neppure; in sala da pranzo, dove Richard e i cognati stavano giocando a Bridge, di lei neanche l’ombra. Strinsi il braccio di Rob con tutta la forza che potevo, dopo che mi ero liberata dalle grinfie di zia Jenny: “Ma dov’è?”, stavo per aggiungere un apprezzamento molto poco garbato nei suoi confronti. Ma che diamine! Che nonna era? Me la immaginavo giovane, piena di vita, con un grembiule da cucina occupatissima davanti ai fornelli, ma forse l’immagine di una vecchia, grigia, raggrinzita sopra una sedia a dondolo cigolante era più appropriata. Ma questa aggiungeva a se un tratto di tenerezza che in lei non mi aspettavo. Perciò dedussi che la verità era un’altra: che era talmente giovane, e bella, che non poteva rovinare la sua permanente o la french-manicure, e che il pranzo a casa sua era giustificato solo dalla grandezza dell’edificio, e poi le figlie avrebbero dovuto provvedere al resto. Sì forse era esattamente così che andavano le cose. E così sarebbero dovuto uscire le parole dalla mia bocca, ma il cervello batté fortunatamente sul tempo la mia lingua e mi zittii.
In ogni caso, non c’era bisogno di aver particolari doti intellettive per capire a chi mi stessi riferendo. Lui mi prese per mano, e mi condusse dall’ingresso dove eravamo in quel momento, verso un corridoio abbastanza buio, per essere mezzogiorno. “Vieni, ci sta aspettando” mi disse, molto semplicemente. Rabbrividii. Robert, sempre solare e di buon umore, stavolta nascondeva una severità che in lui mai avevo notato, neanche quando si arrabbiava con me assumeva quell’espressione. Mi fece preoccupare, e non poco. Il corridoio ricordava i ponti interni delle navi, stretti, lunghi e senza luce naturale. Erano ricoperti di legno, il che rendeva quel lungo passatoio pregno di calore, ed ancor più scuro. Ad un lato della parete sinistra vi era addossato un tavolinetto con uno specchio. Mi fermai per riflettermi ed aggiustare un secondo i miei capelli. Una serie di cornici erano state poste minuziosamente, e con geometria studiata, sul tavolino. Erano tutti i membri della famiglia. Rob era in delle cornici più grandi e quasi al centro. Solo una figura era più importante di lui tra quelle nei ritratti. In una cornice argentata, la foto in bianco e nero di un soldato in posa faceva bella mostra di sé. Lo guardai perché qualcosa in lui mi ricordava Robert, probabilmente lo sguardo assorto, come di sognatore … e le labbra.
“è mio nonno, il padre di mamma” “è molto … bello! Ti manca?” il nonno di Rob era morto parecchi anni prima, “non è che me lo ricordi tanto, avevo 4 anni quando è morto. Però so che mi voleva bene tanto. Sono stato il primo nipote maschio per lui, puoi immaginare …” annuii, ma invece non potevo. Perché nella mia famiglia di considerazioni simili non ne erano mai state fatte, che assurdità, pensai. “E aveva anche un nome?” Rob era talmente abituato a parlare di “nonne” o “nonni” che si dimenticava spesso di dire i loro nomi. “… è … è meglio per me se non lo sai …” “che significa è meglio per … TE?” “lascia stare Kris. Fidati, è meglio se il suo nome non lo sai” non feci a tempo a ribattere che con un colpo secco la porta in fondo al corridoio si aprì, mostrandomi la donna che avrebbe segnato il mio destino in quella famiglia. Robert mi aveva garantito fino alla nausea che sarei stata parte di quella famiglia con o senza il suo consenso, ma da lei sarebbe certamente dipeso il modo, civile o meno, in cui i nostri rapporti si sarebbero intrattenuti.
Mi squadrò dalla testa ai piedi, un piccolo arricciamento della labbra - forse approvazione, forse no – e ci fece cenno di entrare nella stanza con la testa. Mille parole racchiuse in tre movimenti fluidi e quasi impercettibili del suo volto. Entrammo io e Robert, mano nella mano, sempre più in iperventilazione, e lei chiuse la porta alle nostre spalle.

 


L'angolo dell'autrice
La parte centrale è ovviamente un flashback; spero si capisca, e spero che il ritorno al racconto non sia troppo difficile. Anche graficamente ho fatto in modo che la divisione fosse netta, per non creare confusione.
Il capitolo è molto lungo, ma nella versione originale era il triplo; così ho deciso di dividerlo in tre parti, e dar vita ad altri 2 capitoli. Nel prossimo, piccolo spoiler, ci sarà il colloquio con la nonna. Lei l'ho immaginata una specie di Emily Gilmore, ma meno simpatica...
Mi dispiace se la famiglia di Claire sia risultata così acida, ma doveva contrastare quella di Richard. Però qualche eccezione l'ho inclusa. Per quanto ancora riguarda la famiglia di Claire, bisogna ricordare una frase, che ho scritto al primo capitolo, detta da Victoria ed Elizabeth, che citavano la loro nonna: "Siamo inglesi, dimostriamo affetto solo per cani e cavalli": è evidente che crescere con una persona del genere intorno porta a certi risultati.
Ringrazio chi, sempre più nomerosi, segue la mia storia, l'ha inserita tra le seguite o le preferite. E chi con grande solerzia e fedeltà commenta i capitoli-
@Imaginary82: per la storia delle rose, beh, cercavo un fiore che avesse un significato importante, non solo il solito amore, spaittellato, triturto e condito in tutte le salse, e quando ho letto quello, beh, mi si è stretto il cuore, te lo giuro, ho detto a me stessa. è perfetto!!! poi sono anche motlo carine le banksiae.
@enris: spero di non essere troppo severa con kristen facendo comportare nonna Elizabeth in un certo modo, ma se la storia andasse tutta rosa e fiori non sarebeb poi così bella, non ti pare, Robert è stato un signore con lei nei due capitoli precedenti, e lei in fondo molto dolce e perfettamente comprensibile nel ruolo di madre in cui si trova ancora stretta. Forse sono troppo sdolcinati, ma i miei Robsten sono così.

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


capitolo 17

Eccomi a voi!!!!!!!! Scusate l'incredibile ritardo, ma ho avuto il pc rotto e non l'ho visto per una settimana. Comunque come si dice, meglio tardi che mai. Visto che è tanto tempo che non riposto, magari vi è utile una rilettuta quantomeno del capitolo precedente...cmq siamo arrivati al fatidico colloquio con la terribile nonna Elizabeth.Spero non sia troppo pesante o troppo banale!

non volevo certo chiudere con il capitolo 17, anche se è un numero che mi ha sempre portato fortuna, però sappiate che questo è il penultimo cpaitolo di questa storia. Mi dispiace averla tirata così per le lunghe, ma tra problemi di ispirazione e problemi prettamente tecnici non è sttao possibile concluderla prima.

Spero che i commenti non si facciano attendere troppo e siano numerosi!!!

Vi ricordo l'angolo dell'autrice a fine capitolo.

Capitolo 17 - P.O.V. Kristen

Robert si fece avanti e prese la parola, prima che lei potesse iniziare qualche sorta di rimprovero. Aveva tutta l’aria di una che mi avrebbe cacciata di casa a calci nel sedere ben volentieri, se fossi stata un’estranea. Ma ero la fidanzata di suo nipote, del suo nipote preferito.

“Nonna, ti presento Kristen” rimase molto serio, e formale. Per la prima volta lo vidi assumere la stessa espressione delle sue sorelle nei riguardi della nonna; di solito invece lui la difendeva, e ne parlava sempre bene, dovevano aver litigato … per me.

“Kristen lei è mia nonna, Elizabeth”

“Vieni qua” mi disse, altezzosa e con un tono di voce curato nei minimi dettagli. La pronuncia inglese dava quasi il voltastomaco per quanto era perfetta, e perdeva su di lei quella bellezza, che invece aveva quando usciva dalle labbra del mio Rob. Per un attimo ebbi quasi la tentazione di fare un inchino, tanto si presentava regale, in confronto a noi. Ma scrollai dalla mia mente all’istante quel genere di tentazione, non dovevo dargliela vinta a quel modo, mi sarei umiliata con le mie stesse mani. “Lasciati guardare” “Si, ma’m”: il suo modo di fare aveva messo ben in evidenza da subito quanto distanti i nostri rapporti sarebbero dovuti essere per il momento, a meno che la sua considerazione di me non fosse cambiata. Prese a girarmi intorno, squadrandomi, soffermandosi su ogni dettaglio che potesse trovare interessante o deludente di me. Allora ringraziai Olivia, per lo splendido cappotto stile impero che mi aveva lasciato, per le scarpe marroncino ed il fermaglio a colore per i miei capelli. “Non senti caldo? Leva quel paltò” A chi non la conosceva sarebbe parsa gentile, ma in realtà nascondeva solo la voglia di scoprire cosa celassi al di sotto. Ma per sua sfortuna, non mi ero fatta trovare impreparata. Robert mi guardava, e dai suoi occhi traspariva disagio, mortificazione, e implorava le mie scuse. Non ne aveva bisogno, mai.

“Beh, alta non lo sei davvero.” Sentii nascere dentro di me una forza inaspettata, forse era una forma di difesa verso il mio bambino, e non esitai per un attimo a rispondere. “Purtroppo no, è vero. Ma è un difetto di famiglia. Mia madre e mio padre non sono certo alti.”

Si accomodò su una poltrona dello studio, ma non ci diede nessun cenno di accomodarci, ne sprecò del fiato per noi: era decisa a farci torturarci anche in quella maniera … tanti piccoli aghetti conficcati alla lunga fanno più male di un solo coltello piantato nel fianco. Perciò rimasi al centro della studio e Robert un paio di passi dietro di me.

Prese un taccuino, e l’appoggiò sulle gambe, e vi scriveva su, e si distingueva una bella grafia, qualcosa. Più in là capii che si trattava delle sue domande e delle mie risposte. Affianco segnava distintamente un più o un meno, a seconda che la mia risposta fosse stata esaustiva, o non la convincesse.

“Parlami della tua famiglia: i tuoi genitori. Qual è il loro impiego?” “Mia madre e mio padre sono anche loro nel mondo dello spettacolo, anche se dietro le quinte, si occupano di produzioni. I miei fratelli invece no.” “Fratelli? Ero convinta che avessi un solo fratello?” “Uno solo di sangue, diciamo così: Cameron, più grande di me. Ma i miei genitori hanno adottato un ragazzo, Taylor di 18 anni, ed una ragazza, Dana, di 15 … io li considero miei fratelli del tutto , al pari di Cam.” “Gesto molto nobile, è giusto condividere i propri averi ed i propri affetti con chi non ne ha.” “Istruzione?” “Ho il diploma di scuola superiore, ma non credo che proseguirò mai gli studi; a meno che non si tratti di una scuola di recitazione” “Per un donna l’unico scopo dell’università è quello di trovare un buon marito, e questo credo che tu l’abbia già fatto.” Non era una domanda quest’ultima, solo una sua personale constatazione sulla situazione attuale. Be’, se riteneva Robert per me un buon partito, doveva essere già una gran conquista, perché Rob mi strinse le spalle, in segno di incoraggiamento; mi voltai e vidi i suoi grandi occhi azzurri strizzarmi un occhiolino: “Stai andando alla grande!!!” mi disse, doveva essere molto orgoglioso di lui, glielo si leggeva in faccia. 2 a 0 per me, pensai. Le cose stavano prendendo la direzione giusta, infatti vedevo Rob più  rilassato. Dovevo essere forte, anche se avevo una gran voglia di piangere, perché ero molto, molto nervosa. Però sapevo che ci sarebbe stato male, e si sarebbe arrabbiato con sua nonna se mi avesse visto cedere. Le vuole troppo bene però, ed ero sicura che se ne sarebbe pentito semmai avesse compiuto qualche gesto malevolo nei suoi confronti. Perciò dovevo stringere i denti … e resiste, quell’interrogatorio non sarebbe durato all’infinito!

“Parli altre lingue, oltre l’inglese?” “Conosco un po’ di francese, perché mio padre è originario di Lione” Di nuovo l’arricciamento delle labbra: probabilmente doveva essere un segno negativo, di disprezzo, perché non tardò a commentare malamente la mia risposta: “Robert parla fluentemente francese, ed ha imparato lo spagnolo quando è stato in Spagna a girare la pellicola biografia su Salvador Dalì. È importante parlare altre lingue oltre alla propria, in un mondo come quello di oggi” e detto questo, scosse la testa mentre segnava un grosso meno, affianco alla mia risposta. Stava vantando il nipote, sminuendo così la mia posizione, ma io conoscevo abbastanza Rob per sapere che i suoi erano solo ingigantimenti: Rob parlava francese, sì, ma si vergognava a morte quando doveva parlarlo, così non ci si cimentava mai e lo spagnolo non ha mai avuto modo di praticarlo dopo le riprese di Little Ashes, per cui in gran parte era stato perso. Mi girai verso di lui, per cercare conforto, e scosse anche lui la testa, ma per dire di non badare a sua nonna.

“Musica?” non un attimo di pausa, la tensione in quella stanza era sempre molto alta, al punto che iniziava ad essere tangibile, se non visibile. “Mi piace, molto.” Corresse la sua domanda: “Suoni qualche strumento?” “La chitarra, … ma molto poco, … e molto male” La sua espressione facciale lasciava intravedere un sorriso, di compiacimento si sarebbe detto, come se pregustasse già la vittoria, perché i suoi sospetti erano fondati, ed io non ero la ragazza giusta per suo nipote. “Ogni membro della nostra famiglia suona uno strumento. Violino, flauto, sassofono, violoncello, ma anche canto … Robert ad esempio è un ottimo pianista, oltre alla chitarra che ha studiato nei ritagli di tempo. E compone, anche. Per non parlare della sua voce! C-E-L-E-S-T-I-A-L-E!!!” “Lo so, signora” dissi, quasi rassegnata.

Eppure una speranza, anzi, una certezza, mi rimaneva. Un particolare che lei non aveva fino a quel momento mai preso in considerazione: lui mi aveva scelta.

“Quali sono i suoi programmi per il futuro, signorina Stewart?” Aveva incominciato con quella precisa domanda a darmi del lei, quasi a volermi escludere dalla cerchia dei familiari, perché non ero degna di farne parte. “Conto di prendermi un attimo di pausa. Ho diversi film da presentare il prossimo hanno, e non voglio impegnarmi con altri progetti, escluso Breaking Dawn, ma sarà autunno, quindi molto lontano nel tempo. “Apprezzo la tua decisione, ci troppo vuole nulla stringe si dice, giusto? Ma più in generale?” Era tornata al tu, forse stavo tornando ad avere i suoi favori. “Be’ continuare il mio lavoro, facendo sempre meglio. E poi … creare una famiglia” e mentre pronunciavo queste parole, mi rivolsi sorridendo verso Robert, anche per celare il rossore che mi era spuntato in volto: sua nonna non sapeva ancora del bambino, quindi fui costretta a mantenermi sul vago: sapeva però che Robert voleva sposarmi e mi domandavo quando avrebbe toccato l’argomento.

“Certo, nelle aspettative di ogni donna c’è quella di diventare moglie … e madre. Ma, mi chiedevo, se in qualche modo la tua risposta sia stata influenzata da mio nipote” “In che modo, non capisco signora” “Mi risulta che Robert abbia intenzione di chiederti di sposarlo, ne eri a conoscenza?” Bene, ci siamo, pensai. Ma che guastafeste: se Rob avesse mai voluto farmi una sorpresa, lei l’avrebbe rovinata in pieno.  “A dire il vero sì. E penso che sia proprio questo il motivo per cui siamo qui, o sbaglio?” “Sei perspicace ragazzina. E cosa ne pensi?” A quel punto avvenne una cosa che non mi aspettai: “Nonna!” intervenne Rob “Mi vedo costretto a correggerti. Perché vedi … la mia … la nostra … non è solo un’intenzione, ma un’azione! IO E KRISTEN SIAMO FIDANZATI NONNA … CI SPOSIAMO” Prese la mia mano, con cui cercai di opporre una strenua resistenza, che non gli fu però difficile vincere, e le mostro l’anello di fidanzamento che mi aveva messo all’anulare neanche 12 ore prima. Se non fosse stata seduta, credo che la nonna si sarebbe accasciata su divano in quel momento, eppure non avvenne ciò che avevo immaginato: la sua faccia era rimasta impassibile, la maschera di cera che aveva in voltò non colò, ne si modellò allo stato d’animo. Eppure i suoi occhi, gli stessi del nipote, bruciavano.

“Sapevo che avrei dovuto fare i conti con una cosa del genere, prima o poi. Immagino dovrò fare un salto da Philip Treacy e vedere la collezione primavera-estate …” “Mi dispiace rovinare i tuoi piani” continuò lui, ed immaginai che fosse pronto per dirle la verità “ma ci sposeremo molto prima, al massimo entro Marzo.” Era confusa, disorientata, eppure cercava di mascherarlo. “In estate avremo qualcos’altro da preparare nonna … la nascita di un bimbo!!!” Era il ritratto della felicità, gli brillavano gli occhi, e sembrava che luccicassero più dei miei. Però era molto cauto nella scelta delle parole, come se temesse di scalfirla. Come se lei potesse essere scalfita.

Lei però si alzò, di scatto, ed andò ad appoggiarsi al piano della scrivania dandoci le spalle. Robert le si avvicinò, ipotizzando un malore o qualcosa di simile. “Uscite immediatamente!” Non avemmo margine di errore in quella frase, ed io sentii il mondo crollarmi addosso. Certo che la notizia del matrimonio non l’aveva propriamente esaltata, ma riuscì comunque a riderci su, sempre che quella fosse una battuta …
Ma stavolta era diverso, non tollerava la nostra, la mia presenza in quella stanza.
Robert mi strinse le spalle e mi condusse fuori dallo studio.

Mi ritrovai in lacrime in men che non si dica: “Io lo sapevo, lo sapevo che sarebbe andata a finire così!!!” “Non mi importa. Siamo noi a doverci sposare e ad dover diventare genitori, quindi quello che pensa lei non mi tocca proprio!!!” Mi strinsi a lui, abbracciandolo con tutta la forza che avevo ed asciugando le mie lacrime sulla sua camicia “E pensare che mi sono resa ridicola, per lei!” Mi voltai verso lo specchio che era nel corridoio e vidi la mia immagine riflessa: il rimmel e la matita per gli occhi stavano incominciando a cedere : “Non sono io quella, sono diventata un maschera per farla contenta, e guarda a cosa è servito!!! A metterla persino contro di te!” “Ha fatto tutto da sola, Kris! Non centri tu, mi sarei messa contro di lei anche per molto meno. E non perché si è opposta al matrimonio, o non sia contenta della gravidanza. Ma perché ti ha offesa, umiliata.  Io non tollero che ti si faccia del male. Non voglio che tu soffra più!” Mi sorrise, con quel sorriso sghembo, che mi faceva sentire rinata, ogni volta. Con il dorso della sua mano mi accarezzò la guancia e fermò l’ultima lacrima che mi stava rigando il viso. “Sistemeremo tutto, ok?” Annuii, ero sempre sicura, se c’era lui al mio fianco, anche se all’apparenza ero io a portare i pantaloni tra i due. 

Le voci dalla zona giorno ci segnalarono che il pranzo era pronto e che dovevamo correre in tavola. Ormai il muro era miserabilmente caduto, più di quello che avevamo fatto, non c’era altro. 

Che pranzo sarebbe stato, quello con la donna che ci aveva cacciati: l’ennesima, inutile recita.

 

 

ANGOLO DELL'AUTRICE

Prima spiegazione: per questa scena mi sono ispirata alla commedia teatrale che preferisco, "The importance of being Earnest" (in italiano - L'importanza di essere Franco), in cui il protagonista maschile subisce un terzo grado dalla madre della sua fidanzata. 

Cito ad un certo punto Philipp Treacy, che è un creatore di cappelli molto noto, se non il più famoso, in Inghilterra. 

Kristen ha davvero un fratello ed una sorella adottivi, ma l'età l'ho immaginata io, perché su un giornale c'era la foto di suo fratello Taylor, ed era molto giovane, La sorella non si è mai vista, quindi suppongo sia più piccola. Le origini francesi del padre le ho estrapolate da Wikipedia, spero fossero corrette.

Non credo ci sia altro da aggiungere, ma per qualsiasi chiarimento sapete che sono a vostra completa disposizione, e vi basta chiedere.

Vi ringrazio come al solito per il seguito della ff e per i commenti, a cui rispondo qui di seguito:

@lindathedancer : sono contenta che ti siano piaciuti gli ultimi capitolo, e tranquilla, ti capisco se non puoi recensire, capita anche a me di essere indaffaratissima, con il ritorno all'univ, chi ha più il tempo di stare tanto al pc...

@enris : sono contenta che le descrizioni sia state d'effetto, perché le ho curate e ricorrette all'inverosimile. Non pensavo di poter addirittura intimorire, col personaggio della nonna, anche se l'idea di fondo era quella di creare una sorta di strega cattiva, che mette i bastoni tra le ruote a Rob e Kris.

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 - Finale ***


capitolo 18 eccomi a voi, dopo una settimana di assenza dal sito, ma purtroppo sono stata fuori casa per la gran parte delle mie gironata e a sera ero troppo stnza per mettermi al pc. Poi ho voluto revisionare al meglio il capitolo, perché è quello finale, e forse il più importante. Sappiate, come ho già detto in precedenza, che ho intenzione di dare un seguito a questa ffan-fiction. Sono infatti già pronti diversi capitoli. Questo è un po' lunghetto, un po' tanto a dire il vero, lo so, spero di non annoiarvi troppo... buona lettura e ci sentiamo a fine capitolo! Ricordatevi di lasciare un commento!!! Vi voglio numerosissimi!!!











Capitolo 18 - Finale
P.O.V. Kristen


Così Richard mi aiutò ad accomodarmi … è incredibile come la conoscenza di una sola notizia possa sconvolgere l’intero comportamento di una persona nel giro di 24 ore! Ecco, mio suocero non era cambiato come il giorno e la notte, con me è sempre stato gentile, ma avevo l’impressione che le sue premure fossero aumentate. Non ero però sicura che la gravidanza fosse la reale, o almeno unica, ragione del suo atteggiamento. Forse si era accorto dei miei timori, forse Rob si era confidato con lui. Fatto sta che mi invitò a sedere accanto a lui, con Rob alla mia destra.  Se fossero stati degli angeli custodi, avrebbero certamente ricevuto la medaglia d’oro .

A capotavola, ovviamente, andò Lei. L’altro capo, pur apparecchiato, non ospitava nessuno. Cercai, benché fossi decisamente distante, di sbirciare il segnaposto col nome. “E’ il posto di mio suocero, buon’anima”. Che maniaca!!! Ha disposto la tavola anche per un morto!!! Roba da matti … o da innamorati … “erano così uniti, e per lui questa era la festa più importante. Lei non vuole che lo dimentichiamo in questo giorno di festa!!!”  Senza preavviso mi sentii gli occhi lucidi: poteva esistere un amore tanto grande? Mi chiesi se il mio cuore potesse essere in grado di contenerne. Forse iniziavo a capire la sua ossessione per Robert, quel nipote così somigliante al suo bene più grande, che troppo presto l’aveva lasciata sola. Probabilmente aveva paura di affrontare l’abbandono, di nuovo. O forse, peggio ancora, aveva subìto l’annuncio del matrimonio e della mia gravidanza come fosse un tradimento. Mi sentii quasi in colpa, per un attimo.
Ora che sapevo di più di lei, ora che le avevo letto un po’ nell’animo, il suo sguardo, per quanto impenetrabile, non sembrava essere più di ghiaccio. Eppure, con il solito savoir-faire, e la solita pienezza di sé ci invitò ad alzare i calici e brindare al Natale tutti insieme. Sembrava tollerare abbastanza bene la mia presenza a quel tavolo, così come il gelo iniziale con il resto della famiglia, con mia somma gioia, sembrava svanito. Tutti erano premurosi ed attenti con me: che non mi mancasse una portata, che i cibi fossero di mio gradimento, che non esagerassi con il vino e lo champagne. Eppure l’atmosfera non era esattamente rilassata. Avvertivo uno sguardo inquisitore fisso, costantemente, su di me. Una spada di Damocle puntata sulla mia testa, a giudicare ogni mio singolo movimento. Forse la conversazione di qualche ora prima costituiva solo la prima parte del mio processo, ed il pranzo era il vero banco di prova. Al termine, il verdetto. Dunque, ecco spiegati i gesti di attenzione di tutti. Questo mi rese, come evitarlo, nervosa ed instabile, le mie mani e la fronte iniziarono a sudare freddo, quasi avessi avuto un febbrone e la temperatura fosse calata repentinamente. Robert e suo padre si accorsero del mio malessere perché, per quanto cercassi di tenerlo nascosto, dovevo avere l’aspetto di una che ha appena visto un fantasma … o forse dovevo sembrare io, il fantasma!

Non avevo la minima intenzione di dar modo a quell’arpia di parlare ancora male di me, perché avrebbe significato  dare altri pensieri al mio amore, ma la pressione che mi aveva messo addosso, aveva mandato all’inferno ogni mio pensiero razionale.

Sentii da sotto il tavolo una stretta forte alla mia mano destra: quella mano grande, forte e calda l’avrei riconosciuta tra mille. Cercai il suo sguardo per esserne abbagliata, ma i suoi occhi rimasero discreti e distanti dai miei, per evitare che le occhiate attente del parentado si fissassero ancor di più su di me. In più, il mio sesto senso aveva visto giusto: Rob doveva aver palato davvero con suo padre, il quale cercò di rasserenarmi “Vedrai, le passerà … “ mi disse. “No, non le passerà, Richard. Tu non l’ hai vista, tu non c’eri in quella stanza con noi!” “Non sarò stato lì con voi, ma conosco lei da molto più tempo di te … e credimi, non mi stupirebbe se a fine giornata il suo umore fosse all’opposto di come sembra essere in questo momento!” “Ma ..” “Niente ma! Ora ti racconto una cosa. Sai che quando è nato il tuo fidanzato mi ha tenuto il muso fino al suo primo compleanno?” “Cosa?” domandai, stupita. Ero totalmente allibita; d’altronde, ero convinta che Rob fosse il suo nipote preferito: “ … e perché mai?" “Perché era convinta che il nome di suo nipote sarebbe stato quello che lei stessa aveva stabilito, come era accaduto già per Lizzie. Per Vicky invece riuscimmo a svincolarci perché le piaceva il nome di mia madre. Ma per lui … tu sai, ormai, che nella mia famiglia c’è una tradizione ben precisa da rispettare ”. Allora mi tornò in mente l’avvertimento della sera precedente, e cioè che i nomi degli uomini della famiglia Pattinson, almeno i primogeniti, erano trasmessi di generazione in generazione, fissati chissà quanto tempo. Un lampo mi fece pensare che dovevo abituarmi all’idea di avere nella pancia, forse, un piccolo Thomas Richard … non mi dispiaceva come nome. In fondo anche suo padre si chiama Thomas … era incredibile quanto potessi distrarmi facilmente in gravidanza. Poi tornai in me e a prestare la mia attenzione al racconto di Richard, che intanto proseguiva: “Era furiosa. Ma ciò che mi stupì maggiormente fu che la persona che si sarebbe dovuta offendere maggiormente, in realtà rimase indifferente a tutto quel trambusto.” “In che senso? Chi si sarebbe dovuto arrabbiare?” “Beh, vedi” sul suo viso nacque un sorriso che mano a mano si ingrandiva “il nome di Robert doveva essere quello di mio suocero“ fino a sfociare in una grassa risata, anche se non ne capivo il motivo. Robert non si era mai degnato di dirmi il nome del nonno scomparso. Probabilmente era un nome talmente antico e curioso, per non dire … improponibile, che povero il mio amore si era risparmiato una bella condanna per l’eternità. Continuò mio suocero: “A conti fatti, per come sono andate poi le cose a Rob, gli è andata proprio bene” “Scusa ma come si chiamava il nonno, io proprio non ti seguo Richard …” “Possibile che Rob non te l’abbia mai detto?” “Nn,nn” scossi la testa. Ridacchiò ancora “Beh, mio suocero portava il nome di suo padre, nato nei primi del Novecento, allora era un nome molto in voga …” ecco, i fatti stavano avvalorando la mia tesi … già immaginavo qualcosa del tipo Sigmund, Siegfried, Algernoon, Fitzwilliam … passavo in rivista tutti i nomi più strambi dei personaggi della letteratura anglofona e provavo ad abbinarli al volto del mio angelo … come stonavano!!! Intanto mio suocero sogghignava ancora “… Edward!”

Stooooooooop!!!

Il mio cervello subì un’improvvisa frenata. Robert si sarebbe dovuto chiamare Edward!!!

Fissai mio suocero ammutolita “Mi stai prendendo in giro vero?” sperai che la sua risposta fosse affermativa, e che scoppiasse a ridere come al suo solito, compiaciuto dall’espressione che era riuscito a farmi assumere; ma la sua risposta fu negativa, non era mai stato così serio come in quel momento. Mi girai verso Rob e lo fissai, impallidita: il nome Edward non gli stava male, in fondo c’era un Edward in lui, marchiato a fuoco per giunta e a voler fare una battuta … il sangue di Edward scorreva nelle sue vene … ma non si trattava più del famoso Cullen. Non potei trattenere un sorriso, e capii cosa intendeva dire Richard con l’espressione “in fin dei conti gli è andata bene”: se Edward fosse stato davvero il suo nome, il ruolo di vampiro gli sarebbe rimasto attaccato addosso per tutta la sua esistenza; i due, persona e personaggio, sarebbero diventati davvero una cosa sola …

A fine pranzo, dopo aver mangiato il famosissimo e tipicissimo pudding natalizio inglese, nonna Elizabeth abbandonò il suo posto a sedere, ordinandoci di non muoverci. Dopo breve tempo, eccola di ritorno. Aveva con se un vassoio d’argento, con tanti pacchetti regalo, tutti uguali nel decoro: carta da regalo rossa e fiocco argenteo. Ben aderente al fiocco, ogni pacco portava con sé un bigliettino, sicuramente con una frase benaugurante al suo interno. Li consegnò a tutti, ma proprio tutti: ebbene sì, mi incluse nella sua lista, doveva pur significare qualcosa … la parte più negativa di me, mi fece balenare in mente l’ipotesi che il regalo altro non fosse che uno scherzo per prendermi in giro davanti a tutti: ahimè, la ritenevo capace di tanta cattiveria. Ma la parte che invece vedeva il bicchiere costantemente mezzo pieno, mi tranquillizzò: suo nipote non glielo avrebbe mai perdonato, quindi non avrebbe mai azzardato una manovra simile. Il mio pacco sembrava essere più grande rispetto agli altri, strano! La scatola era quadrata, ma mi tremavano le mani e così cercai di rilassarmi un attimo prima di scartarlo. Bevvi un sorso della tisana di tiglio e rose che la zia Jenny mi aveva preparato al posto del caffè: aveva detto che era una mano santa per le donne in stato interessante, e aveva ragione. Calda, dal sapore e dal profumo inebrianti, ebbe il potere di rilassarmi sufficientemente, placando l’impercettibile ma fastidiosissimo tremore delle mie mani. Intanto sbirciai i regali che aveva fatto agli altri. Fermagli per capelli impreziositi da cristalli Swarovski per le gemelle Wendy ed Angela, un ciondolo d’argento alla più glamour Clarissa, degli orecchini di brillanti a Lizzie, un braccialetto di pelle, impreziosito da perline pendenti, alla più sportiva Vicky. Non osai guardare oltre; certo non aveva badato a spese. Vidi però, un luccichio nelle mani di Rob: nella scatola di un gioielliere facevano bella mostra di sé un paio di gemelli da polso, in oro bianco, con un brillantino ciascuno. “Mi ero stufata di vederti degli insulsi bottoni sulle camicie che indossi sui red carpet. Così ho deciso di porvi rimedio!” spiegò così a Robert il regalo; era sempre molto attenta ai particolari, bisognava dargliene atto “ e poi guarda che fortunata coincidenza, sono anche riuscita a farti un regalo adatto per il fidanzamento: questi potrai indossarli con l’abito del matrimonio, saranno perfetti.” A dire il vero, avrei da obiettare: Robert è perfetto comunque, con o senza gemelli d’oro ai polsi. La cosa che più mi sbalordì, fu il sorriso che le vidi stampato sulle labbra: non più una forzatura, una paresi di circostanza, ma un sorriso vero, dedicato a quel nipote per cui aveva tanta cura ed apprensione … poi, con mia sorpresa, mi rivolse la parola per la prima volta  dall’inizio del pranzo “e tu, Kristen, non lo apri il tuo regalo?” il suo tono di voce non era severo e acido come lo ricordavo; chissà, i dolci che si era pappata l’avevano ammorbidita … sembrava piuttosto in apprensione, come se temesse che il suo regalo potesse non piacermi. Abbozzai una smorfia di consenso, e mi affrettai ad aprire il mio pacchetto. Era una custodia di velluto nero. Sicuramente anche il mio regalo proveniva, come quello delle altre ragazze, da una gioielleria. Riprese a parlare, prima che l’aprissi: “Ad essere sinceri, è un regalo dell’ultimo minuto …” Allora si era ricordata di me solo perché suo nipote non aveva gradito la sua ostilità: ma come potevo pensare che le cose potessero essere andare diversamente. Continuò: “ … non fraintendermi, non voglio dire che ho deciso di farti un regalo solo adesso” stava cercando di salvare un po’ la faccia, dopo la figuraccia che stava facendo, si vedeva che arrancava “è solo che ho capito all’ultimo momento che il regalo che avevo deciso per te mi sembrava troppo poco … avanti, ora puoi aprire.” Mi guardava con occhi diversi, più attenti, ma anche più dolci. Forse dovevo darle fiducia, forse quello che mi aveva detto corrispondeva alla verità. Aprii la custodia e quel che vi trovai andava aldilà di ogni mia aspettativa. Un meraviglioso filo di perle bianche, a girocollo. Rimasi senza parole. Tanta la confusione mentale che non mi accorsi del vociare che si era alzato attorno a me. Di sfuggita intravidi la zia Hailey portarsi una mano davanti la bocca, come a reprimere lo stupore “Mamma … la collana che ti ha regato papà … quella del tuo matrimonio?” ... o forse invidia, forse avrebbe desiderato vederla al collo di sua figlia, Clarissa. Ma lei le rispose per le rime: “Che sposa sarebbe, senza un filo di perle al collo!” Robert mi guardava soddisfatto, come se fosse stato certo che quel dono avesse appianato le nostre divergenze. Sperava forse di comprarmi, di comprarci? A mio modo di vedere era ancora troppo poco, nonostante il valore che potesse avere quella collana, sia materialmente che affettivamente. Intanto Rob mi porse il biglietto che accompagnava il regalo; ero talmente stordita che me ne dimenticai completamente. Si vedeva che era stato scritto di fretta, perché a differenza degli altri la calligrafia non era precisa e minuziosa, ed era stata usata una penna normale, anziché la stilografica, per evitare macchie e sbavature: aveva avuto, quindi, poco tempo per scriverlo. Forse lo aveva preparato dopo il nostro incontro.

Carissima Kristen,
ti scrivo qui quello che, per colpa del mio pessimo carattere, non il coraggio di dirti di persona.
Ho cercato il meglio per mio nipote, ma mi sono dovuta capacitare che la completezza non esiste. Allora ho tentato di scovare qualcosa che ti rendesse giusta per lui ai miei occhi. Guardavo  … ma non osservavo davvero. Poi ho capito il mio errore. Mi sono soffermata all’esterno senza esplorare la tua anima. È stato lì che ho compreso cosa dovessi indagare. Ho scrutato i vostri occhi, e vi ho visti riflessi l’uno in quelli dell’altro. Ecco il segno: lui ti ha scelta, cosa potrebbe renderti meno perfetta?

                                                                                                                                    Buon Natale,
nonna Elizabeth

Ero senza parole. Ero felice. 
Era davvero tutto finito.


FINE

ANGOLO DELL'AUTRICE

Grazie!!! 

Un grazie di cuore a tutti quelli che nel tempo hanno seguito, chi con più costanza, chi di meno, la mia prima fan fiction. spero di essere stata una discreta autrice, di non avervi annoiato troppo, e di essere degna delle vostre attenzioni, anche per il futuro. Grazie a chi, indegnamente, ha inserito questa storia tra le sue seguite, e ancor di più a chi  l'ha posta tra le preferite.

Ringrazio chi, con i suoi commenti , mi ha dato preziosi consigli o ha esternata le sue emozioni ed impressioni. Non avete l'idea di quanto sia importante tutto questo per un autore. E' motivo di crescita, di miglioramento. E' tensione positiva, come dico io.

arrivederci alla prossima storia, e mi raccomando...commentate numerosi!!!

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