Reila. Aishiteru. Aishiteru...

di HaNNiBaL_HoLLy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Presente. ***
Capitolo 2: *** Aprile1998 ***
Capitolo 3: *** Novità ***



Capitolo 1
*** Presente. ***


Reila

'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone, nè offenderle in alcun modo, inoltre non intendo raccontare qualcosa realmente accaduto'


Autore : Reina.
Titolo :  Reila. Aishiteru. Aishiteru...


-Allora hai deciso di rimanere?-

-Sì…-

-Per sempre?-

-Nulla è per sempre-

 

 

Migliaia di flash, migliaia di voci indistinguibili, migliaia di volti sconosciuti. E poi il buio.

Una luce vermiglia, un’altra verdastra, e ancora, blu, bianca, gialla. Il suono di una chitarra e via.

 

Reila

 

Bisbigliato, spirato. E la sua voce si eleva nell’aria, forte e dolce come non lo era mai stata prima. Le chitarre accarezzate e il basso appena toccato. La batteria appena udibile e il canto del pubblico copriva totalmente la sua unica e speciale voce. Sembravano cedere sotto quelle note, quella melodia sfuggente e profonda entrò nel cuore dei presenti, ma solo loro potevano cogliere la vera essenza della canzone.

 

Dare yori mo kimi wo aishiteru

Reila...

Aishiteru. Aishiteru...

 

L’ultimo ritornello e la chiusura, gridati, avrebbero potuto strappare delle lacrime, ma furono più forti di loro. Di nuovo le tenebre occuparono il palco e i cinque ragazzi si ritirarono nel silenzio. Le grida del pubblico li stordivano ma li facevano sentire al sicuro, in mezzo a persone che li amavano, che li ammiravano per come riuscivano a imprimere veri sentimenti nel testo di una semplice canzone. Ma dietro a Quella Canzone c’era qualcosa di più e solo loro ne erano a conoscenza.

 

Sedettero esausti ma appagati, scambiandosi sorrisetti e occhiatine. Contornarono le loro spalle di asciugami e qualcuno azzardò a infilare le braccia in secchi contenenti cubetti di ghiaccio.

-E anche questa è andata…- soffiò il biondo Vocalist, accasciandosi al suolo, cercando la frescura delle mattonelle color avorio.

-è…è stata dura, suonare quella canzone…- bofonchiò il batterista mesto.

Tutti voltarono la sguardo a terra e socchiusero gli occhi e le lacrime presero il sopravvento, spietate, bagnarono i loro visi, già umidi.

-e domani sarà peggio…- parlò l’ossigenato bassista alzandosi in piedi.

 

“Girano voci sulla quella canzone, ma forse sono solo parole, ma chi lo sa, chissà se non ci sia una vera storia dietro a quelle note, a quelle parole? Una storia che interessa direttamente i cinque componenti di una band, nella loro adolescenza, quando i problemi sono all’ordine del giorno e le cose vengono complicate dalle incomprensioni. Quando pensi che tutto sia finito e invece ti rendi conto di essere al principio del tuo problema più grande e finisci con l’arrenderti alla triste realtà.”

 

Il moro chitarrista si lisciò i capelli con una mano, sbuffando e guardando l’altro chitarrista che era intento ad asciugarsi le lacrime commiste alle gocce di sudore. Ruki si alzò di scatto e lanciò a terra la salvietta bianca che aveva intorno alle spalle.

-Racconteremo quella storia che ci piaccia o meno…- proruppe con voce ferma e il viso immobile. Gli altri quattro componenti lo imitarono e unendo le mani si fecero forza a vicenda.

 

Avrebbero parlato della storia dietro a quella memorabile canzone, a quel video così toccante e il motivo semplice e orecchiabile. Le ferite si sarebbero riaperte, le lacrime avrebbero ritrovato il corso lungo le guance candide e la disperazione sarebbe riaffiorata dalle onde della rassegnazione. Nulla avrebbe affievolito quei momenti, così come non si sono ancora placate le fiamme della rabbia e della desolazione in cui ormai da cinque anni sono costretti a vivere. La vita è spietata e ti lascia quando meno te lo aspetti. Il destino ha scritto il futuro su un taccuino di cristallo e quando ha deciso che è giunta la fine, lo lascia cadere, frantumandolo in mille stelle sul pavimento del nulla. Così sarà il cuore se non lotterai, non puoi accettare completamente la vita altrui se non apprezzi totalmente la tua, amati e amerai. Sotto l’arcobaleno, sogna, e cerca il suo inizio dove troverai il pentolone della felicità, senza monete, ma pieno di ricordi stupendi che ricorderai volentieri. E quando la pioggia ti bagnerà, saprai che ti sta lavando da ogni peccato, da ogni brutto ricordo, ti aiuterà a vivere il tuo presente, ti preparerà al tuo futuro.

 

______________________________________________________________________________

 

 

Preparati a dovere, col cuore in mano e la voce tremante si disposero in una saletta. Di lì a poco tutti avrebbero conosciuto la verità.

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Capitolo 2
*** Aprile1998 ***


Aprile 1998 Una mattina dell'Aprile 1998





Tesoroooooo, svegliati! È il primo giorno di scuola, non puoi far tardi!- gridò una donna dal piano di sotto.

Qualcuno sbadigliò nel buio della stanza e si rivoltò fra le coperte. Un braccio cadde morto fuori dal letto, toccando con le dita il pavimento ghiacciato e il ragazzo tentò stancamente di districarsi dalle lenzuola, ottenendo scarsi risultati. Aveva un sonno parecchio agitato, tant’è che si stupì di non ritrovarsi nuovamente a dormire sul pavimento. Levatosi in piedi e ancora avviluppato tra le lenzuola color crema, saltellò fino alla porta e col braccio libero l’aprì. Scendendo le scale riuscì finalmente a disfarsi delle coperte che lasciò stropicciate sui gradini.

-Oh Buongiorno Signorino, era ora che ti svegliassi-

Il ragazzo fece un gesto scocciato e si sedette a tavola, ancora mezzo addormentato e alquanto irritato. Dopo vari tentavi riuscì ad aprire la brioches e inzupparla nel cappuccino tremendamente bollente. Più lento di un bradipo terminò la sua colazione e con la stessa pigrizia di quell’animale, si diresse in bagno che avrebbe occupato per almeno mezz’ora, se non di più.

Una nuvola di lacca aleggiava nell’aria, rendendola irrespirabile. Aprì una finestra e il tepore del sole mattutino entrò dolcemente nel bagno, rallegrandolo. Afferrando la cartella, salutò sua madre e uscendo si vide passare il pulmino davanti. Iniziò a correre come un disperato, finchè ad un semaforo si fermò e poté salire fra le risate degli studenti. Andò fino in fondo e si sedette al fianco di un ragazzo più alto di lui e con una benda sul naso.

-Buongiorno Ruki! Ti sei fatto una bella corsetta, vedo!- e rise.

Ruki gli lanciò un’occhiataccia e si voltò nei sedili posteriori salutando gli altri due amici.

-Ciao Kai, Ciao Uruha- disse con il fiato corto.

-Ciao Ruki!- contraccambiarono i due con un gran sorriso.

-Allora, sei pronto a iniziare?- chiese Reita.

Il biondo Ruki si voltò verso di lui con un’espressione come per dire “ti pare che ho la faccia di uno che non vede l’ora di tornare in quel carcere?”. Reita lo guardò e sorrise.

-Concordo a pieno-

Stettero in silenzio fino a che non giunsero davanti a scuola e il chiacchierio delle ragazze che si abbracciavano e salutavano ronzava intorno all’istituto,mentre i ragazzi si riunivano silenziosamente nello spiazzo adiacente. C’era chi si godeva il sole di Aprile, chi già con il naso fra i libri temeva un’interrogazione il primo giorno, altri giocavano spensierati a calcio. I quattro ragazzi si sedettero nel loro solito posto e mesti rimasero silenziosi.

-Qualcuno di voi sa come stanno Aoi e Yune?- domandò Kai, per animare un po’ la compagnia.

-io li ho sentiti qualche giorno fa, hanno detto che stavano bene e ci auguravano un buon inizio di scuola- rispose Uruha, sistemandosi la divisa.

La prima campanella dell’anno suonò, richiamando l’attenzione degli studenti e smorzando la poca felicità che si era venuta a creare per aver ritrovato i propri amici.

Ruki si fermò davanti alla terza aula del secondo piano, mentre i suoi amici erano nella classe successiva. Fortunatamente il suo posticino in fondo all’aula non era ancora stato occupato così sorridente si andò a sistemare vicino alla finestra.

I suoi compagni di classe non gli erano mai stati particolarmente simpatici, perciò ci parlava poco. Quando la classe fu al completo e tutti si furono salutati calorosamente, la professoressa di lingua giapponese entrò con il suo solito passo da elefante. Tutti i ragazzi si alzarono e la salutarono con un profondo inchino. La donna li guardò impassibile e andò dritta verso la cattedra. Si sistemò gli occhialetti sul naso e aprì ogni sorta di registro. Sotto la sua frangetta scrutava ogni singolo volto, terrorizzato e ancora assonnato. Iniziò l’appello e quando arrivò al nome Matsumoto Takanori dovette ripeterlo tre volte prima di udire una risposta.

-Mastumoto, già il primo giorno dormi in classe?-

Ruki roteò gli occhi e tornò a fissare il cielo turchino fuori dalla finestra, isolandosi completamente nel proprio mondo come era solito fare quando entrava in quella classe.

 

-Satou Keisuke, metti giù immediatamente quei piedi dal banco- sbuffò una donnina entrando a passo svelto nella stanza.

Il ragazzo guardando quella mosca di donna decise di ignorarla e continuare ad ascoltare imperterrito la musica a tutto volume, dondolandosi deliberatamente sulla sedia. Reita, seduto dietro di lui, gli mise una mano sulla spalla e gli fece perdere l’equilibrio. La classe si voltò e iniziò a ridere.

-Suzuki questa me la paghi- sbottò il ragazzo rialzandosi infuriato.

-questa sarà l’ennesima volta che me lo dici- rispose Reita alzandosi a sua volta. Fronteggiò Keisuke ma un ammonimento della professoressa li fece calmare entrambi. Si voltò verso Uruha che gli mostrava i pollici all’insù e un adorabile sorrisetto, poi verso Kai, che silenzioso, se la stava ancora ridendo sotto i baffi. Keisuke affilò gli occhi e guardò malamente i due ragazzi che smisero subito di congratularsi silenziosamente con l’amico. La professoressa si sedette e iniziò a sua volta l’appello.

 

 

-Aaaah- sospirò Reita, incrociando le dita dietro alla nuca – e il primo giorno di scuola è andato-

Gli altri assentirono e Kai propose di andare a prendere un bel gelato. Era solo Aprile, ma il sole picchiava insistente sulle loro teste e l’afa iniziava a farsi sentire. Per la strada verso la gelateria, videro un grosso camion dei traslochi fermo davanti a una villa abbandonata da anni. I facchini scaricavano le innumerevoli cose dall’interno del camion e uscivano velocemente dalla casa diretti da una donna.

-No, quello non va lì, va nell’altra stanza, ecco bravi-

-Li stai facendo proprio lavorare- disse un uomo avvicinandosi alla moglie. Lei lo guardò dolcemente e gli schioccò un bacio sulle labbra.

-Ehy ehy Attenzione! Lì dentro c’è roba fragile!- gridò, quando vide due uomini prendere in spalla uno scatole enorme con poca delicatezza. I due uomini fecero un inchino e si scusarono con la signora. I tratti del volto della donna e del marito non sembrava orientali, gli occhi erano perfettamente tondi e l’intero viso era segnato da caratteri occidentali. Una bambina con un grazioso vestitino rosso scese da un SUV parcheggiato poco dietro al camion e corse incontro ai due coniugi.

-Mamma dov’è Teddy?- chiese.

-Non lo so tesoro, sarà in mezzo ai tuoi giocattoli-

Il padre la prese in braccio e le baciò una tempia.

-quella casa mi ha sempre fatto un po’ paura- ammise Uruha fermandosi a guardare la scena.

-Beh, speriamo che ora la sistemino un po’- disse Ruki, osservando la casa.

-Mah, un attimo…. Scusate, ma il parco dove ci intrufoliamo sempre, non è mica il giardino di questa casa?- chiese Reita, portandosi un dito al labbro.

-Cavolo! Hai ragione! E adesso?-

-suppongo che dovremmo cercarci un altro posto- disse Kai, sospirando.

Tornarono a camminare verso la gelateria, raccontandosi il primo giorno di scuola. Il cellulare di Reita suonò.

-Pronto?-

-Weee, ciao scemo! Come stai?- gridò Yune nell’orecchio del biondino.

-Io sto bene, ma il mio orecchio non può dire altrettanto- rispose infastidito.

-Ooh poverino, comunque ci sono anche gli altri?-

-Sì-

-Salutameli. Dove siete ragazzi?-

-Stavamo andando in gelateria-

-ottima idea, ci becchiamo lì allora-

-Perfetto. A dopo-

-A dopo, ciao- e misero giù.

Arrivarono alla gelateria in contemporanea a Yune e Aoi che li salutarono urlando come pazzi.

-Come se non ci vedessero da anni- bisbigliò Ruki.

Si sedettero ad un tavolo all’ombra con un bel gelato tre gusti. Ovviamente chi aveva esagerato erano stati Yune e Aoi, comprando un cono cinque gusti, contornato di noccioline, ricoperto di panna con una bella fragolina sulla punta. Se lo spazzolarono in meno di due minuti sotto lo sguardo attonito degli altri quattro, che assaporavano e si godevano lentamente il loro gelato.

-Avete presente il parco dove ci ritroviamo sempre la sera?- disse Ruki dopo un po’, rivolgendosi a Yune e Aoi. I due lo guardarono, attendendo che continuasse il discorso.

-Ecco, non ci possiamo più andare- al che si bloccarono con la bocca aperta- c’è una famiglia adesso-

Iniziarono a sbraitare come matti e si alzarono girando intorno al tavolo, poi presero la via per la casa.

-Oh santa polenta, seguiamoli prima che combinino qualche pasticcio- disse Kai, scuotendo la testa.







"Gradirei un commentino per sapere per ora che ne pensate :D "
Arigatou.
Reina.

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Capitolo 3
*** Novità ***


Novità "Novità"







-Dai, dai, fermatevi! Mica potete andare lì e dire “ ooh Levati, qui c’eravamo prima noi!” Ragionate!- Gridò Kai, correndo dietro a Yune e Aoi. I due si bloccarono di colpo e Reita, che li seguiva a breve distanza, ci sbatté contro, finendo a terra.

-Dio che botta- grugnì, massaggiandosi il sedere. Fu aiutato da Ruki a tirarsi su e guardò in cagnesco i due pazzi. A volte non riusciva a capire se questi due individui avessero 21 anni o il loro cervello era stato smarrito prima ancora che nascessero. Optava sempre per la seconda opzione e si ripeteva che doveva comprenderli, poverini. C’è gente meno fortunata di noi al mondo e loro ne erano l’esempio. Aoi guardò Yune e Yune lo fissò a sua volta. Restarono così per due minuti, scrutandosi negli occhi e rimanendo immobili come statuine. Che abbiano il potere della telepatia?

No, la verità è che si erano totalmente scordati quello che stavano facendo. Ruki iniziava a dare segni di impazienza e questo non era una buona cosa. Stringeva i pugni e i digrignava i denti, le venuzze delle tempie pulsavano impazzite e gli occhi diventarono di fuoco.

Uruha gli si parò davanti, iniziando a calmarlo.

-Ruki, Ruki, Ruki, tranquillo. Buono, a cuccia. Ho detto a cuccia- metodo strano per ammansire una persona, ma sembrava funzionare. La faccia riadottò la sua solita espressione e le mani si riaprirono lentamente. Reita tirò un pugno in testa ad Aoi e Yune che si ripresero e prendendo a braccetto il malcapitato biondo, lo scorrazzarono per tutta la città, seguiti dagli altri tre poveracci.

Dopo due ore di girovagare, le gambe di Reita cedettero e si lasciava trascinare dai due ragazzi che entravano e uscivano da ogni negozio di dolci che incontravano sul proprio cammino. Eppure guardando la loro linea perfetta non si direbbero golosoni e divoratori di ogni sorta di cibo.

Quando ormai la sera era giunta, ognuno se ne tornò a casa propria con le gambe e l’apparato uditivo praticamente inutilizzabili tante erano le cavolate che sparavo a raffica quei due e i chilometri percorsi.

Uruha, dopo essersi struccato e cambiato decide di chiamare Kai, rifiutandosi categoricamente di provare a intrattenere un’altra conversazione con Aoi: sentirlo per due ore di seguito gli erano bastate e avanzate. Si conoscevano da tanti anni, ma non si abitueranno mai a sentire quelle due piattole.

Il telefono squillava.

-Pronto?- rispose Kai con la sua solita voce tranquilla.

-Ciao Kai, sono Uruha-

Conversarono sulla giornata, di quanto, dopotutto, volessero bene ai Pazzi Scatenati e di un sacco di altre cose. Arrivò la mezzanotte che ancora stavano parlando, riuscivano a trovare così tanti argomenti che sembrava non dovessero smettere mai più. Era la prima volta che si intrattenevano in una conversazione così lunga. Poi alla fine, il sonno ebbe la meglio e dopo essersi augurati una buona notte, vennero presi fra le braccia di Morfeo che li portò nel mondo magico dei sogni.

 

 

-Ancora in ritardo?! Ahaha- sghignazzò Reita, all’ennesima maratona che Ruki aveva appena corso dietro al pullman.

Ruki ebbe uno scattò e agguantò il collo di Reita con le mani.

Kai staccò immediatamente Ruki dal povero biondo e iniziò a sgridarlo. Reita tossì e con voce roca maledisse il nano.

-Ma ti sei svegliato con la luna storta?- urlò Kai, inviperito.

-No, col piede sbagliato- continuò Uruha sorridendo.

-Nono, ha le sue cose- rise Reita.

-AVETE FiNiTO Di ELENCARE LE iMPROBABiLi CAUSE DEL MiO MALUMORE??- sbraitò Ruki, alzandosi in piedi e andandosi a sedere nei posti più avanti.

Kai diede un pungo in testa Reita e lo fulminò con lo sguardo.

-Maah..?!- balbettò il biondo, poi mise su il broncio.

 

Ruki, non li aspettò neanche, prima di entrare in classe e si sedette, lanciando la cartella nel suo posticino. Non si sapeva spiegare nemmeno lui cosa gli avesse preso quella mattina, era irrequieto, nervoso e un tantino lunatico. Continuava a sbuffare e chiudere gli occhi tentando di tranquillizzarsi.

La prof di Matematica entrò in classe tutta contenta, come sempre d’altronde, e battendo le mani, richiamò l’attenzione dei ragazzi.

-Buongiorno a tutti, miei cari studenti!- fece una pausa in cui tutti ricambiarono il saluto con un inchino.

-Oggi c’è una novità- la classe manifestò un certo interessamento e aspettò la presentazione di questa “novità”. La donna fece un gesto verso la porta e una ragazza entrò. Era alquanto scocciata, ma lo dava poco a vedere. Sfoggiava un’abbagliante sorriso a trentadue denti e si avvicinò alla cattedra. Tutti la fissavano impazienti di scoprirne il nome, di farci conoscenza, poiché sembrava una ragazza davvero simpatica. Salutò tutti con un inchinò e la sua voce squillò nella stanza. Ruki voltò gli occhi verso la nuova venuta e sbuffò. Poco dopo però tornò a guardarla. Somigliava molto alla donna vista il giorno prima. Era occidentale, questo si capiva subito. Bionda, occhi verdi, pelle scura. Tedesca? No, la pelle doveva essere candida. Si soffermò a guardarla per un’eternità quando la vide avvicinarsi.

-Matsumoto, da oggi avrai una nuova compagna di banco- trillò la professoressa, felice.

La ragazza si sedette vicino a Takanori e dopo avergli rivolto un dolce sorriso, preferì voltarsi dall’altra parte.

La lezione iniziò.

Ruki la sbirciava di continuo ed ogni volta cercava di parlarle, ma la voce gli moriva in gola.

-Co…come ti chiami?- Ovviamente il suo nome lo aveva detto alla classe intera, ma il giovane Ruki era troppo impegnato a fissare il cielo.

-Medlen Burk- rispose lei con un fil di voce.

-Difficile!- osservò Ruki.

-Forse per voi giapponesi- sorrise la bionda.

-Di che origini sei?-

-Mezza tedesca, mezza italiana-

-Ah capito-

il colloquio finì qui.

Per il resto della lezione e di quelle successive non si parlarono. Eppure Ruki aveva ancora quella sensazione strana, era agitato, non sapeva che gli stesse prendendo.

Al suono dell’ultima campanella della giornata schizzò fuori dall’aula e andò incontro a Kai, Reita e Uruha che, adagio, si dirigevano verso l’uscita.

Reita lo stava per salutare quando Ruki lo precedette: -Tu, per oggi, non mi devi più parlare-

Il biondo ci rimase un po’ male e si finse offeso, accelerando il passo. Kai si mise le mani sui fianchi guardando Ruki, rassegnato. Quando si rivoltò per seguire Reita, non lo trovò più e cominciò a chiamarlo.

-Ma dove diavolo si è cacciato- disse massaggiandosi la testa.

Lo trovarono vicino agli armadietti che parlava con una ragazza, visibilmente infastidita dalla presenza del ragazzo. Ruki partì in quarta verso quella direzione e prese per un orecchio Reita.

-Ahii, Ruki, ma che cavolo fai?-

-Scusalo Madlen, fa il cascamorto con tutte-

Reita, liberatosi da Ruki, lo fissò sbalordito e con lo sguardo interrogativo.

-è tutto apposto, tranquillo- e tornò a sistemare i libri nel suo nuovo armadietto.

-Vi conoscete??- per poco Reita non si strozzò per la sorpresa.

-Sì, è la mia nuova compagna di classe- allorché la ragazza si voltò e si presentò agli altri.

Reita divenne paonazzo e si scusò immediatamente con la ragazza.

-Eheh, sta tranquillo, ci sono abituata- gli sorrise, cercando di farlo sentire a proprio agio. Non capiva perché poco prima ci stava provando con lei, e subito dopo aver scoperto che il suo amico la conosceva, si scusava. I ragazzi, e chi li capisce? Alzò le spalle dopo questa riflessione e salutò i quattro ragazzi.

-Aspetta Madlen- gridò Ruki.

La bionda si voltò e attese il piccoletto che le correva incontro.

-Ascolta, sei tu che abiti in quella villa, lungo questa strada?-

-Sì, perché?-

-No, nulla. Era per sapere-

-Okay- e tornò sui suoi passi.

Ringraziamenti:

  S_jlms : Sì, in effetti, hai ragione, è un po' presto per un opinione, ma mi ha fatto piacere che tu me lo abbia detto ^^  Spero di non deluderti con i prossimi capitoli.

Arigatou.

Lion of darkness : Ti ringrazio tantissimo, mi fa piacere che già ti piaccia! Spero che sia così fino alla fine! :D

Arigatou.

DEBO94 : Eccomi al lavoro alle 10 di sera! Mi auguro che questo capitolo sia stato di tuo gradimento!

Arigatou.


"Altri commentini per sapere com'è questo capitolo? Grazzzzzzie :D "

Reina.

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