About my life

di RoseHale
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** A Perfect Life - Una Vita Perfetta ***
Capitolo 2: *** Violence ***
Capitolo 3: *** New Life ***



Capitolo 1
*** A Perfect Life - Una Vita Perfetta ***


1° capitolo – A perfect life (Una Vita Perfetta)

Era il 1933.. avevo 18 anni, la mia vita era perfetta.

Venivo da una piccola famiglia di ceto medio. Mio padre aveva un lavoro fisso in banca, e solo ora mi rendo conto di quanto se ne compiacesse: era convinto di aver ricevuto quel benessere come ricompensa dei suoi sforzi e del suo talento, anziché ammettere che fosse stata anche una questione di fortuna. All'epoca davo tutto per scontato; a casa mia la grande depressione era solamente un pettegolezzo fastidioso. Ovviamente vedevo i poveri, quelli che non erano fortunati come noi. Ma mio padre mi aveva indotto a pensare che erano essi stessi la causa dei loro problemi.

Il compito di mia madre - e mio, e dei miei fratelli più giovani - era di tenere la casa lucida come uno specchio. Ovviamente, ero la sua preferita e il suo primo pensiero. All'epoca non potevo capirlo, ma avevo il sospetto che i miei genitori non fossero soddisfatti della propria condizione, sebbene avessimo un tenore di vita nettamente al di sopra della media. Volevano ancora di più. Avevano aspirazioni di un certo genere... li si potrebbe definire arrampicatori sociali. La mia bellezza per loro era un tesoro. Ci vedevano molte più possibilità di quante non ne vedessi io.

Loro non erano soddisfatti, ma io sì. Ero entusiasta di essere Rosalie Hale, di essere me stessa. Compiaciuta perché da quando avevo 12 anni, ovunque andassi attiravo gli sguardi degli uomini. Compiaciuta perché le mie amiche sospirassero d'invidia quando mi toccavano i capelli. Felice che mia madre fosse orgogliosa di me, e che a mio padre piacesse comprarmi vestiti. Volevo il meglio dalla vita, e sembrava non ci fossero ostacoli a ottenere ciò che desideravo. Volevo essere amata, adorata. Volevo un matrimonio sfarzoso, pieno di fiori, con tutta la città ad assistere mentre mio padre mi accompagnava all'altare, a guardarmi come fossi la cosa più bella cosa mai vista. L'ammirazione per me era come l'aria. Ero stupida e superficiale... ma ero contenta.

L'influenza dei miei genitori era così forte da farmi desiderare anche le cose più materiali. Volevo una casa enorme con mobili eleganti che qualcun altro avrebbe pulito e una cucina moderna in cui qualcun altro avrebbe cucinato. Ero superficiale. Giovane ma molto superficiale. E non vedevo una sola ragione per cui non avrei ottenuto tutto questo. Ma certi desideri mi stavano a cuore più di altri. Uno in particolare. La mia migliore amica era una ragazza di nome Vera. Si era sposata giovane a soli 17 anni. Con un carpentiere, un uomo che i miei genitori non avrebbero mai preso in considerazione per me. Un anno più tardi aveva avuto un figlio, uno splendido bambino con le fossette e i riccioli neri. Per la prima volta il vita mia mi ero sentita davvero invidiosa di qualcun altro.

Era un'altra epoca. Avevo solamente 18 anni, ma ero pronta. Sognavo un figlio mio. Volevo una casa mia e un marito che mi baciasse quando tornava dal lavoro. Proprio come Vera. Solo che avevo in mente un altro tipo di casa...

A Rochester c'era una famiglia nobile - si chiamavano King. Royce King possedeva la banca per cui lavorava mio padre, e quasi ogni altra impresa della città. Fu così che suo figlio Royce King II mi vide per la prima volta. Era destinato a rilevare la società, motivo per cui ne fu nominato supervisore. Due giorni dopo, mia madre dimenticò apposta di dare a mio padre il pranzo da portare al lavoro. Ricordo ancora la mia confusione, mentre insisteva che indossassi l'abito d'organza bianco e che mi aggiustassi i capelli, soltanto per arrivare fino alla banca e portarglielo.

Non notai che Royce mi guardava in modo particolare. In fondo non era l'unico. Ma quella sera arrivò la prima rosa. Ogni sera durante il corteggiamento, mi mandava un mazzo di rose. Anche Royce era bello. Aveva i capelli più chiari dei miei, e occhi cerulei. Un giorno disse che i miei occhi erano come le viole e, a un certo punto iniziarono ad arrivare anche quelle, assieme alle rose.

I miei genitori approvavano. Era ciò che avevano sempre sognato. E Royce sembrava tutto ciò che sognavo da sempre. Il principe azzurro venuto a trasformarmi in principessa. Era tutto ciò che volevo... ma niente di più che ciò che mi aspettavo. Ci fidanzammo neanche due mesi dopo esserci conosciuti.

Non trascorrevamo tanto tempo insieme. Royce diceva di avere troppe responsabilità al lavoro, e quando era in mia compagnia gli piaceva che la gente ci guardasse, che mi vedesse fra le sue braccia. Anche a me piaceva. C’erano tante feste balli e bei vestiti. Essere un King ti apriva tutte le porte, c’erano tappeti rossi ovunque. Non fu un fidanzamento lungo. Stavamo organizzando un matrimonio sfarzosissimo. Sarebbe stato come avevo sempre desiderato. Ero felice. Quando parlavo con Vera non mi sentivo più invidiosa. Immaginavo i miei bambini dai capelli biondi giocare nel giardino di Villa King, e provavo compassione per lei.

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Capitolo 2
*** Violence ***


2° Capitolo - Violenza

Avevo trascorso la serata a casa di Vera. Il suo piccolo Henry era adorabile, tutto smorfie e fossette, già stava in piedi da solo. Quando me ne andai, Vera mi accompagnò alla porta, con il bambino in braccio e il marito accanto che le cingeva la vita. Lui la baciò sulla guancia, in un momento in cui pensava non stessi guardando. Provai fastidio. Quando Royce mi baciava non era la stessa cosa: non era così dolce… Misi da parte quel pensiero. Royce era il mio principe. Un giorno sarei diventata regina.

Per strada era buio, i lampioni erano già accesi. Non mi ero resa conto di quanto fosse tardi. Faceva anche freddo. Molto freddo per essere fine aprile. Mancava solo una settimana al matrimonio e mentre tornavo in fretta a casa pensavo preoccupata al tempo.

 Mi stavo preoccupando del tempo… non volevo celebrare il matrimonio al chiuso… Ero a pochissimi passi da casa quando li udì. Un campanello di uomini che ridevano chiassosi sotto un lampione rotto. Ubriachi. Avrei dovuto chiamare mio padre per farmi scortare fino a casa, ma la distanza era così breve che mi sembrava stupido.

Passai davanti a loro e li guardai. Uno… due… cinque! Erano cinque ubriachi! Ero decisa a tornare a casa presto.

Poi uno di loro urlò il mio nome.

<< Rose! >> strillò, e gli altri risero come degli stupidi. Non avevo notato che quei ubriaconi erano tutti molto ben vestiti.

Erano Royce e altri suoi amici, altri rampolli come lui.

<< Ecco la mia Rose!! > gridò il mio futuro marito e rise con loro. Anche lui sembrava uno stupido. << Sei in ritardo. Abbiamo freddo, ci hai fatto aspettare tanto >> Non l’avevo mai visto bere prima. Un brindisi ogni tanto, alle feste. Mi aveva detto che non amava lo champagne. Non avevo capito che era perché preferiva cose più forti. Con lui c’era uno sconosciuto. L’amico di un amico, venuto da Atlanta.

Puzzavano d’alcool. Un odore nauseante, schifoso.

<< Cosa ti ho detto John >> esultò Royce, stringendomi il braccio con violenza e tirandomi verso di sé. << Non è forse più attraente di tutte le tue bellezze della Georgia? >>. Questo ragazzo, John, aveva i capelli neri ed era molto abbronzato. Mi guardava come fossi un oggetto da comprare.

<< Mmmh… difficile da dire >> rispose strascicando lentamente le parole. << E’ tutta coperta >> risero tutti, anche Royce. Di colpo, Royce mi strappò la giacca di dosso – era un suo regalo – facendo saltare i bottoni metallici, che si sparpagliarono sulla strada.

<< Fa vedere come sei fatta, Rose!! >> rise di nuovo e mi tolse via il cappello.

 Quel giorno avevo messo più forcine del solito, c’era vento e non volevo spettinarmi. Le forcine mi strapparono i capelli e per il dolore scoppiai in lacrime. Mi coprì il viso con le mani, per non farmi vedere da loro.. mentre parecchie lacrime scendevano dagli occhi. Avevo tutto il viso rigato.

Subito Royce con violenza mi tolse le mani dal viso e io singhiozzai. Lo guardai in faccia e rideva.. anche gli altri ridevano.. sembrava che godessero.. del suono del mio dolore…

<< Bastardo >> sibilai e con la mano sinistra gli diedi uno schiaffo con tutta la forza che avevo.

Scappai. Corsi più veloce che potevo e sarei arrivata a casa, se non si fosse rotto un tacco.

Caddi. Le ginocchia si sbucciarono e la gonna si strappò. Cercai di alzarmi, ma ero troppo debole e non ce la facevo.

Subito i cinque ragazzi mi furono avanti. Era la fine. Gemetti. John e un altro si misero dietro di me e mi presero per le braccia. Mi tenevano stretta e.. mi facevano male.

Royce, di fronte a me, mi diede uno schiaffo fortissimo, tanto che il mio viso che guardava lui, si ritrovò a guardare alla mia destra.

I due dietro di me mi mollarono e io caddi a terra. Fui di nuovo presa dal dolore.

Royce e gli altri mi strapparono il resto della gonna.

<< Su ragazzi. Portiamola in quel vicolo >>

Royce mi teneva stretta. Mi divincolai, ma senza successo.

Mi portarono nel posto più buio che avessi mai visto.

Mi buttarono a terra. Un altro dolore lancinante.

Si avvicinarono sempre più a me e Royce si fece avanti. Si inginocchiò al mio fianco. Ero contro il muro.

Avevo capito quello che mi stava per succedere.

Lo guardai con aria di supplica << Royce… ti prego… >>. Ma lui mi prese per il polso e mi disse << Rose! Non ti immagini neanche quello che ti farò ora!! >> era furioso. Vedevo nei suoi occhi, nonostante fosse tutto buio, il desiderio di farmi del male. Più male che poteva.

Cominciò a sbottonarmi la camicetta lentamente, finché non me la tolse del tutto. La buttò da un lato, ma non vidi dove.

Mi tolse anche il reggiseno. Io lo guardavo ancora con sguardo di supplica ma lui non voleva darmi ascolto.

Cominciò a baciarmi con violenza, mentre gli altri ridevano di me e del mio destino.. da che stavo per sposarmi con un principe.. a che mi ritrovai in un vicolo buio a essere violentata. Era forse quello il mio destino?

Mi baciò.. non con passione o con amore.. ma facendomi più male che poteva.

Mi baciò il collo e arrivò al seno. Me lo toccò e racchiuse la mano con forza.

<< E ora.. ci divertiamo davvero >> disse mentre gli altri guardavano il mio corpo perfetto e ridevano.

Mi tolse gli slip e li lanciò da qualche parte, nel buio.

La sua mano andò al basso ventre. Ci passò la mano sopra e andò all’interno gambe. Me le toccava con quelle mani unte e poi accarezzò la mia intimità.

Con l’indice andò dentro. Mi scappò un gemito di dolore.

Poi.. premette più forte che poteva verso dentro. Urlai.

Mi faceva male, molto male.

<< T-ti prego R-Royce… basta.. >> mormorai con le poche forze che avevo. Si avvicinò a me e mi diede un altro schiaffo con l’altra mano. Mi prese in pieno viso, facendomi molto male.

Con tutta la mano nella mia intimità premette verso dentro. Mi fece ancora più male di prima. Molto male. Urlai. Quel dolore non riuscivo a sopportarlo.

Royce, finito di stuprarmi, si alzò. Si fece dare qualcosa dal suo amico John. Non capì di cosa si trattava.

S’inginocchiò nuovamente accanto a me.

<< Morirai Rose… questa sarà la tua ultima sera… >> mi disse minaccioso. Ero più terrorizzata di prima. La paura mi si leggeva in volto.

Mi tirò dai capelli e inclinai la testa indietro. Il pugnale che teneva in mano si avvicinò alla mia gola. Gemetti di paura.

<< Royce…ti supplico.. >> lo supplicai con le lacrime agli occhi. Cominciarono a scendere, sul mio viso, una dopo l’altra.

Non mi diede ascolto e non mi stupì affatto.

 Un dolore lancinante  mi distrusse la gola. Sentivo il sangue scendere… caldo sul mio corpo nudo e inerme…  

Mi diede altre coltellate e mi lasciò a terra. Ridevano. Tutti ridevano. Mi guardavano piangere insanguinata.

Royce si avvicinò a me e mi baciò spingendomi verso il muro. Per la velocità con cui lo fece sbattei contro di esso. La mia testa si spaccò in due dal dolore.

<< Rose! >> fece minaccioso << Sei morta!! >>. Scoppiò a ridere e di conseguenza lo fecero anche gli altri.

Si girarono e se ne andarono, lasciandomi a terra.

Mi avevano violentata… accoltellata.. e io stavo per morire.   

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Capitolo 3
*** New Life ***


3° capitolo: Una nuova vita

Mi lasciarono lì da sola.. nuda e sola.. mi avevano violentata, picchiata e accoltellata.. non avevano avuto pietà di me.

Sentivo il sangue scendere sul mio corpicino perfetto.

Chiusi gli occhi, in attesa di morire. Aspettavo la morte.

Faceva freddo, ma stavo così male che mi sorpresi di riuscire a sentirlo.

Cominciò a nevicare..

Mi chiesi perché non morivo. Non vedevo l’ora che arrivasse la morte, per far cessare il dolore.

Pochi istanti dopo senti una coperta coprirmi. Qualcuno sussurrò nel buio della notte. Era una voce calda, buona << Rosalie.. ti porterò in salvo da qui >>.

Guardai l’uomo che aveva pronunciato quelle parole. Era il dottor Cullen.

Mi guardava e io, distrutta, mormorai << La prego.. mi lasci morire.. >>.

<< Non lascerò che tu muoia >> disse, sicuro delle sue parole.

Mi prese in braccio e cominciò a correre. Sembrava stessimo volando.

Mi tenni stretta a lui e al suo corpo.

Era freddo, molto freddo.

In pochi secondi, arrivammo a Casa Cullen.

Mi portò in una stanza luminosa e calda e mi appoggiò in un letto comodo.

Stavo per spegnermi... Ne ero lieta, perché il dolore si stava alleviando.

Ma all’improvviso sentii qualcosa di affilato tagliarmi la gola, i polsi e le caviglie.

Gridai nel panico, certa che mi avesse portato lì per farmi del male.

Urlai. Faceva malissimo: non tanto per il morso, ma per il veleno che si stava propagando nel mio corpo.

Un dolore immenso. Avevo la testa in fiamme.

Poi il fuoco cominciò a bruciarmi dentro e non mi preoccupai di niente.

Lo implorai di uccidermi.

<< Per favore.. >> mormorai << uccidetemi.. non ce la faccio.. >> dissi.

Quando Esme ed Edward tornarono a casa, pregai anche loro di uccidermi.

Carlisle restò a vegliarmi.

Mi prese per la mano << Mi dispiace tanto.. ma finirà presto >>.

E mi raccontò tutto; riuscivo ad ascoltare solo a tratti. Mi spiegò che cosa era lui e che cosa stavo diventando.

Non gli credetti. Ad ogni mio grido, chiedeva scusa.

Edward non era contento. Ricordo che li sentii parlare di me, quando finalmente smisi di urlare. A quel punto urlare non serviva a niente.

<< Cosa ti è saltato in mente, Carlisle? >> diceva Edward. << Rosalie Hale? >>.

Non mi andava il modo in cui pronunciava il mio nome, come se in me ci fosse qualcosa che non andava.

<< Non potevo lasciarla morire >> rispose Carlisle tranquillo. << Era troppo.. troppo orribile, uno scempio tremendo >>.

<< Lo so >> rispose Edward, come se volesse liquidare la faccenda. La cosa m’irritò. Allora ignoravo che lui sapeva tutto ciò che Carlisle aveva visto.

<< Era uno scempio. Non potevo lasciarla lì >>, ripeté Carlisle in un sussurro.

<< Certo che no >> annuì Esme.

<< Con tutta la gente che muore >> commentò Edward con voce dura. << A ogni modo, non ti pare che sia un po’ troppo riconoscibile? I King attraverseranno mari e monti per ritrovarla, anche se nessuno sospetterà di quel maniaco >> ruggì. Ero felice che sapessero che il colpevole era Royce.

<< Non mi cercheranno >> affermai. I tre mi guardarono. << Ho sentito Royce dire, mentre se ne stava andando, che avrebbe dovuto trovare una nuova moglie.. e che avrebbe dovuto imparare a essere più paziente.. >> dissi abbassando lo sguardo.

<< Certo! Con tutto quello che mi hanno fatto non possono pretendere che sia ancora viva.. >> mormorai << Solo che.. mi dispiace per i miei genitori.. non sanno niente di me.. stavo tornano da casa di un’amica.. ed è successo.. >> ripensai al fatto accaduto ore fa.

I miei occhi si riempirono di lacrime.

Carlisle si avvicinò a me e mi accarezzò la fronte.

<< Su.. non ci pensare.. >> sussurrò guardandomi.

Io sorrisi.

Ritornarono al discorso. Ancora non capivo che era quasi finita, che stavo diventando più forte e riuscivo a sentire i loro discorsi.

Il dolore iniziava a scivolare via.

<< Cosa ne faremo? >> disse Edward con un tono che mi sembrò di disgusto.

Carlisle sospirò.

<< Dipende da lei, ovviamente. Potrebbe volersene andare per conto suo >>.

Gli avevo creduto quanto bastava per sentirmi terrorizzata. Sapevo che la mia vita era finita, che non sarei più tornata indietro. Non potevo sopportare il pensiero di rimanere sola.. Alla fine il dolore svanì ; mi spiegarono di nuovo cos’ero diventata, questa vola compresi. Sentivo la sete, la pelle dura; vidi i miei brillanti occhi rossi.

Superficiale com’ero, quando scorsi la prima volta la mia immagine riflessa nello specchio, mi sentii meglio. A parte gli occhi, ero la cosa più bella che avessi mai visto.

Ci volle un po’ di tempo prima che iniziassi a incolpare la mia bellezza di ciò che era accaduto, perché capissi che era stata una sciagura.. per desiderare di essere, non dico brutta, ma normale. Come Vera. Così avrei potuto sposare qualcuno che mi amava, e avere dei bei bambini. Era quello ciò che volevo davvero, in fondo. Non mi sembrava di aver chiesto troppo.

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