Growing Up [Rain, Wind, Sun, Snow]

di newborn
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Rain ***
Capitolo 2: *** Wind ***
Capitolo 3: *** Sun ***



Capitolo 1
*** Rain ***


Note a fondo.


Pioggia che scorre lenta sul vetro della finestra, appannato dal respiro caldo che sfugge alle labbra del bambino. Incuriosito, fissa il paesaggio circostante.
Si è sempre chiesto come mai esistessero così tanti colori, in natura: le foglie verdi, il cielo blu, il sole giallo. Non l’aveva mai visto con i suoi occhi direttamente, ma sapeva che era giallo. Sua madre – e lei non mentiva mai – gliel’aveva detto tempo prima, quando il piccolo aveva cominciato a incuriosirsi riguardo a ciò che lo circondasse, smettendo di preoccuparsi solamente di se stesso come un qualunque essere umano di otto anni farebbe.
Nota con disappunto che l’atmosfera sembra tingersi di grigio, coprendo ogni colore vivace che aveva imparato tempo prima, rendendo il paesaggio austero e per niente divertente. Si ritrae dalla finestra, e torna a sedersi sul divano, osservando il disegno cominciato quella mattina. Sta male, si sente la testa pesante, eppure vuole disegnare: riprodurre la realtà, sbizzarrendosi con i colori, cercando di incanalare in un’unica sfumatura uniforme tutta la varietà del mondo che ha imparato a osservare solo da poco.
Riflette qualche secondo sul colore da utilizzare. Fissa la scatola in cartone leggero, quasi vuota, e cerca dentro con la mano pasticciata. Finalmente trova il pennarello grigio, toglie il tappo e si prepara a ritoccare un po’ il suo paesaggio astratto e soleggiato. Comincia a dipingere il cielo di grigio, cercando di conferire la stessa aria triste al suo disegno come fuori dalla finestra, ma senza successo. Si accorge presto che non fa che coprire il colore originario, ucciderlo senza pietà… senza poterlo smorzare lievemente come succede fuori. Si arrabbia, riordina alla peggio i pennarelli nella scatola ormai a pezzi e accartoccia il foglio rettangolare, sentendolo umido sotto le mani a causa della pressione utilizzata nel dipingere.
La madre lo chiama, e lui obbediente va da lei. Lo guarda sorridente, accarezzandogli la testa e abbassandosi alla sua altezza, per abbracciarlo.
"La pioggia non mi piace, mamma." si lamenta, stringendosi forte al petto della madre. Lei lo guarda. Occhi azzurri, a prima vista freddi come il ghiaccio, in realtà caldi come l’affetto materno che lega la giovane donna al suo pargolo.
"A volte le cose che non ci piacciono possono farci stare meglio. Pensa alla medicina: è cattiva, ma dopo che l’hai presa, non hai più la febbre, giusto?" spiega paziente lei, accarezzando la fronte del figlio, le dita ruvide di una persona la cui più grande passione è evidentemente la botanica.
Il piccolo annuisce, la segue afferrandola per mano. Sa che la medicina non è buona: è come la pioggia, ha intuito quella piccola similitudine mentre cercava di accartocciare il disegno rovinato. Fa male, ma è pur sempre il preludio a un nuovo sole, più forte del precedente.

"Si è imbambolato ancora."
Fa mente locale, realizza di non trovarsi più nel corpo di un bambino. Quasi s’intristisce nel vedere le mani vuote, aspettandosi magari di star stringendo un pennarello grigio o un foglio accartocciato.
Alza lo sguardo, Matthew.
Si chiede perché la gente perda tempo a riflettere sulla pioggia, la poesia che scaturisce nel vederla infrangersi al suolo e modellare a suo piacimento ogni cosa… colori compresi. La pioggia è solamente acqua, proveniente dal cielo, niente più. Non ci trova nulla di romantico o poetico, non vale la pena pensarci, si dice. Poi ci ripensa, e torna bambino.
"Matt?" Dominic ritenta, spostandosi accanto a lui.
"Uh?"
"Smettila di mangiare quei funghi. Ti fanno male." Sentenzia, con fare materno.
Matthew si volta verso l’interlocutore. Lo vede, sorride, dimentica.
È facile scordarsi delle proprie priorità, tanto quanto è facile ricordarsi di anteporre a esse delle vere e proprie puttanate.


Piccola one-shot senza pretese. Spero vi piaccia. :)

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Capitolo 2
*** Wind ***


Note a fondo ;)


Il vento soffiava forte, quella mattina: ma, a giudicare dallo stato d’animo del giovane, non abbastanza forte da spazzare via ansie e incertezze.
Era la solita immotivata ansia che provava ogni mattina primaverile, quando il vento soffiava tenace e la temperatura non era tra le migliori; Matthew ricordava di passare il tempo a guardare fuori dalla finestra, in quei periodi. Posava lo sguardo sull’erba, scossa inevitabilmente dalla fredda brezza mattutina, che non accennava a resistere; la siepe verde e rigogliosa che sua madre curava con tanto amore seguiva lo stesso destino, piegandosi al volere del vento.
Matt desiderava ardentemente che non piovesse. Quel giorno sarebbe dovuto andare fuori con Seline: il primo appuntamento propriamente detto della sua giovinezza era ormai alle porte. Lo stomaco era in subbuglio, pareva avesse ingoiato un tritacarne.
Decise di allontanarsi dalla finestra, abbandonando il vento ai suoi reclami di potere, e dirigendosi in camera della madre. Quella grande e illuminata, con lo specchio addossato all’armadio, che gli permetteva di controllarsi da capo a piedi prima di un’uscita.
Non che a Matt paresse opportuno vestirsi bene.
Sbuffò rumorosamente, sistemandosi una ciocca ribelle di capelli dietro l’orecchio sinistro: li odiava. Erano di un – secondo lui – insulso incrocio tra castano e biondo, e non se n’era mai fatto una ragione. Spostò lo sguardo verso il basso, e percorse con gli occhi tutto il proprio corpo riflesso allo specchio. Sbuffò più rumorosamente, incrociando le braccia sul petto fin troppo magro, pensando seriamente di mettersi un cuscino sotto la maglietta per apparire più robusto di quanto non fosse. Aveva paura del vento, temeva che magro com’era potesse portarlo via.
Una paura infantile, ma del resto nessuno gli vietava di restare ancora bambino. Almeno nella mente.
Scacciando gli ultimi pensieri da adolescente scontento, Matt tornò alla finestra, appiattendo il naso troppo grande al vetro.
Pioggia: il vento era così subdolo da voler coinvolgere altri eventi atmosferici, pur di dimostrare la sua superiorità. Un terzo sospiro fuoriuscì dalle sottili e screpolate labbra di Matt, facendo appannare il vetro dove pochi secondi prima si erano posate. Non intendeva assolutamente uscire con quel putiferio…

Il giorno dopo, a scuola, Seline non lo salutò nemmeno. Matt sorrise a quel pensiero: in fondo, per lui era solamente una ragazza. E decise di voler consultare meglio la voce “Meteoropatia” sul dizionario.



Secondo capitolo di questa piccola storia, incentrata sui cambiamenti atmosferici in relazione alla crescita del nostro Maffo ;) sarò sincera: non mi aspettavo già due recensioni per il capitolo Rain! *-*
Stregatta: Graaazie *__* ma credo che ogni Matt bambino sia carinissimo <3 (Dom ha sempre ragione v.v) grazie ancora!
skypirate: Davvero gentile, grazie mille *-* è un onore ^-^ (MUSE forevah ùù).

Grazie anche a chiunque abbia solamente letto ;)

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Capitolo 3
*** Sun ***


Il sole italiano è diverso da quello inglese.
Matthew respira a pieni polmoni l’aria leggermente frizzante del pomeriggio, che si fa prepotentemente spazio nelle sue narici, fino a invaderlo tutto, corpo e mente. Sorride, perché quell’atmosfera gli piace molto. Sa che non deve aspettarsi la solita pioggia umida che è consuetudine a Teignmouth, perciò si gode poco alla volta la luce perpetua che cercava da un pezzo, come per paura di consumarla e non poterne più fare uso.
Si sistema sul ceppo umido sul quale si è seduto, mentre fissa il lago di Como, bello come non mai. Non vuole tornare in casa, fosse per lui, dormirebbe nel prato fresco e verde che circonda la sua casa: mai decisione poteva essere più giusta.
Gaia lo raggiunge, e si rallegra nel vederlo sorridere. Gli posa una mano sulla spalla, e lui si volta, ammirandola. La ragazza arrossisce: non si è ancora abituata a sostenere lo sguardo puro e limpido dei suoi occhi azzurrissimi. "Ti vedo sollevato: hai chiarito con Dominic?".
Il sorriso si smorza, su quel volto squadrato. "Non ancora."
"Capisco… forse dovresti parlargli."
"Amo l’atmosfera italiana, sai?" Matthew evita il discorso. Non vuole pensare al diverbio che c’è stato qualche giorno prima col suo migliore amico, riguardo al trasferimento del cantante dei Muse a Como con la fidanzata.
Gaia sospira. È sorpresa ancora una volta da quanto possa essere infantile una rockstar di trent’anni suonati. "Non cambiare argomento, Matt.". L’inglese si morde il labbro, sorridendo amaramente.
"Non posso farci niente: è il mio carattere. Sono fatto così, preferisco godermi le cose belle e lasciarmi alle spalle quelle che mi fanno male."
"Ti sarai accorto che non è esattamente ciò che dovresti fare… Dominic è il tuo migliore amico, non puoi ignorarlo."
"Non intendevo quello…".
"Tu parlagli. Non ce la faccio più a vedervi così… sembrate due bambini!" sbotta l’italiana, suscitando le risate di Matt.
"Gaia, effettivamente noi siamo due bimbi. Solo, un po’ cresciutelli.".
"Di questo me ne sono già accorta.".
Cala il silenzio tra i due, e Matthew ne approfitta per respirare l’ultima boccata d’aria di quel pomeriggio. Pensa che in fondo Gaia ha ragione, e dovrebbe chiarire con Dom. Si alza, risoluto, tastandosi il retro dei pantaloni inumiditi dal ceppo sul quale era seduto, e afferra per mano la sua amata.
"Gli parlerò, allora."
Gaia annuisce, sollevata. "Ti godrai meglio l’atmosfera italiana, avendo totalmente il cuore in pace. È una sensazione di benessere che non ha eguali, te lo assicuro.".
"Hai sbagliato tempo verbale, scema!" esclama l’inglese, scoppiando a ridere. La risata sguaiata e contagiosa prende subito possesso di Gaia, suscitando anche in lei la stessa ilarità del fidanzato.
Un lungo bacio, e improvvisamente il sole sembra farsi più forte sulla pelle lattea e delicata del cantante. Adora l’Italia, mai come prima.


Terzo capitolo della storia, dove incontriamo un Matt più grandicello. A breve il quarto capitolo ;) grazie di cuore a chiunque impieghi il suo tempo per leggere questa modesta storia :*

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