~ Wonderwall di BlackPearl (/viewuser.php?uid=17189)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Quando tutto cambia; ***
Capitolo 3: *** First sight; ***
Capitolo 4: *** One step closer; ***
Capitolo 5: *** Butterflies; ***
Capitolo 6: *** Never say never; ***
Capitolo 7: *** Emotions; ***
Capitolo 8: *** When it hurts so bad; ***
Capitolo 9: *** How can you mend a broken heart?; ***
Capitolo 10: *** Dangerously in love; ***
Capitolo 11: *** I've got you under my skin; ***
Capitolo 12: *** Almost lovers; ***
Capitolo 13: *** Give me you; ***
Capitolo 14: *** The more I see you, the more I want you; ***
Capitolo 15: *** Come what may; ***
Capitolo 16: *** Fireworks (Ovvero, tutto è bene quel che finisce... a letto); ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
First
Prologo;
In uno scatto improvviso Daniel prese il posacenere e
colpì
violentemente Nicole sul viso. Lei cadde
a terra e si toccò la fronte che cominciava a sanguinare.
Daniel
continuò
a picchiarla sul viso che lei cercò di coprire con le
braccia.
Riuscì a dargli un calcio e lui cadde pesantamente sul
tappeto.
Non si muoveva.
Indietreggiai istintivamente fino a trovarmi con le spalle al muro. Col
fiato corto e la mano tremante cercai qualcosa per colpire Daniel per
dargli la botta finale, quando lo sguardo mi cadde sul telefono.
«Io chiamo la polizia»
«NO!» L'urlo arrivò strozzato,
disperato, e mi
paralizzò. «Ti prego» La voce di Nicole
si
addolcì appena, le lacrime scendevano copiose
sul suo volto che mi implorava di non farlo.
Devo fare qualcosa, mi
dispiace, pensai, ma appena alzai la cornetta sentii
Daniel
russare. Si era addormentato così, sul pavimento.
Mi guardai
intorno: dov'era Nicole?
Avrei voluto chiamarla, ma avevo paura di svegliare il pazzo dormiente.
Mi portai
una mano al petto, sentendo i battiti accelerati rallentare un po' alla
volta.
Nicole scese le scale fulminea, tra le mani aveva due grosse
valigie. «Dove vai?!» La fermai per un braccio, lei
mi
guardò e scosse la
testa.
«Non posso restare» Sfuggì alla mia
presa e aprì la porta. Un
vento gelido riempì la casa e mi fece rabbrividire talmente
da sembrare
che fossi in preda a una convulsione.
«E' mezzanotte passata! E sei ferita! Promettimi almeno che
andrai in ospedale!» Guardai la
ferita sanguinante sulla fronte e sulla spalla, e i lividi sulle
braccia. Mi venne da piangere.
«E tu promettimi che non chiamerai la polizia. Ti prego
Vianne.»
«Ma.. non puoi lasciarmi così! Cosa faccio se gli
succede
ancora?» Ormai stavo urlando. Il groppo alla gola non voleva
saperne di
scendere giù.
«Chiama suo fratello, Vianne. Chiama lui» Mi prese
la mano e poi andò via, scomparendo nella bufera.
Mi lasciai cadere a terra, affranta. Presi il telefono e cercai il
numero nella rubrica. Pigiai il tasto verde e attesi.
Eccoci quì, con una nuova long, stavolta su Johnny. Se la
merita, dai.
Dunque.
L'idea è nata per caso, parlando su Msn, un paio di mesi fa.
Tengo molto a questa storia, spero vi piaccia.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Ah, Nicole -se non si fosse capito- è la moglie di Danny.
Nome inventato, eh.
Disclaimer grande quanto una casa: Quest'opera - opera
poi.. che paroloni! - è totalmente
frutto della mia fantasia.
Non ho alcuna intenzione di offendere Johnny, nè i vari ed
eventuali personaggi famosi che compariranno.
I fatti citati NON corrispondono alla
realtà, tranne per il fatto che Danny è davvero
il
fratello di Johnny. So solo questo, quindi il resto è
inventato.
XD
Okay. Credo
di aver detto tutto.
Un grazie speciale va a Rachele,
Federica
(che devo
ringraziare anche per la stupenda presentazione!), Daiana
e la Wife
che mi hanno aiutato tanto mentre mi disperavo coi miei blocchi dello
scrittore.
La storia è
dedicata a voi, in particolare. Vi amo tutte, alla follia.
A presto,
Sarè.
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Capitolo 2 *** Quando tutto cambia; ***
Second
Capitolo uno
Quando tutto cambia;
Tutto sommato, mi sono sempre considerata una ragazza abbastanza
fortunata.
Semplice, di buona famiglia, un'infanzia felice alle spalle e
un'adolescenza altrettanto spensierata.
Mi ero diplomata al conservatorio con ottimi voti e avevo imparato a
suonare quattro strumenti.
Poi cominciai a studiare legge all'università, ma
lasciai
tutto un anno e mezzo prima della laurea, perchè ero
esausta.
Ricordo ancora il giorno in cui trovai l'annuncio di Danny e Nicole. E
ricordo anche l'espressione di Ashley quando le dissi che mi sarei
trasferita in pianta stabile da lui, il fratello di Johnny Depp.
«Non gli servirebbe anche una
babysitter? O un giardiniere? O.. che
so.. una dama di compagnia?» Era impossibile. Mi
costrinse davvero a
chiederlo a Daniel, e quando le
riferii la risposta negativa lei sbuffò affranta.
«Se incontri Johnny chiamami. Immediatamente. Hai capito?»
Mi ammonì puntandomi un dito sul naso.
«Sissignora. Ti voglio bene.» Ci abbracciammo per
un tempo infinito, manco dovessi partire per la Siberia a bordo di un
caimano.
La prima settimana a casa Depp passò lenta e fu un po'
stancante. Non ero abituata a tante pulizie e cose da fare, ma la mamma
mi aveva insegnato bene, quindi me la cavai egregiamente. Preso il
ritmo, poi, divenne perfino piacevole.
I miei aspiravano a qualcosa di meglio, per me, ma io ero contenta
così e grazie a Dio lo capirono. Amo i miei genitori.
Comunque, bastò poco per diventare una di famiglia. Nicole
era un vero
tesoro, un'amica di cui fidarsi e una spalla su cui contare quando
c'era
bisogno.
Daniel.. Daniel era un simpaticone. Aveva sempre la battuta pronta e
non
era per niente timido come Johnny. E poi era uno scrittore eccezionale.
Per me era la famiglia perfetta. Un'armonia tale non si vedeva nemmeno
nelle pubblicità delle fette biscottate.
Col passare del tempo, però, mi resi conto che non mancavano
gli
screzi e i litigi. Si sa, tutti abbiamo dei difetti, più o
meno
evidenti, e uno di quelli che accomunava Danny e Nicole era l'orgoglio.
Quando litigavano, infatti, nemmeno a pregarli si chiedevano scusa.
Semplicemente si ritrovavano a combattere una guerra fredda fatta di
silenzi e occhiate furtive, che magari terminava con uno sguardo
più lungo del solito e una risata da parte di entrambi.
Qualche volta ci sedevamo a parlare, Nicole ed io, e lei mi raccontava
di come l'aveva conosciuto, delle cose che avevano fatto insieme e di
quelle che avrebbero voluto fare.
Ci fu un periodo, però, in cui Nicole divenne taciturna e
pensierosa. Dovevo tirarle le parole di bocca, perciò
aspettai
che lei fosse pronta a parlare.
Quando arrivò quel momento, capii che niente sarebbe stato
più come prima. Mi raccontò delle incomprensioni
e dei
litigi che doveva affrontare quasi ogni giorno con Danny, che gli
altri, me compresa, percepivano come lievi tensioni ma in
realtà
erano molto di più.
Qualche volta li avevo sentiti alzare i toni, chiusi nella loro stanza,
ma non mi ero preoccupata più di tanto. Scoprii
però che
non riuscivano ad andare più d'accordo, da quando Danny
aveva
cominciato a frequentare certe persone. Degli "artisti".
Si sa, gli artisti, il più delle volte, sono un po'
schizzati.
Quelli che conosceva lui erano oltremodo fuori di testa. Scrittori,
cantanti, musicisti.. tutti accomunati dall'amore per l'arte ma anche
da quello per l'alcool, che ben presto trasmisero a Danny.
Dall'alcool alla droga il passo fu breve.
Scoprimmo che assumeva cocaina perchè ne trovai una busta in
fondo al cassetto delle mutande. Non che di solito rovistassi tra le
mutande di Daniel, ma le mettevo a posto ed evidentemente lui se ne era
dimenticato.
Corsi da Nicole con la busta in mano e il respirò mi
mancò quando vidi che era con Daniel.
Vidi la sua espressione cambiare, e i suoi occhi guardarmi torvi. Ebbi
paura. Colta da un'idea improvvisa, fuggii di sopra, e lui
provò
a seguirmi, ma Nicole lo trattenne. Quella fu la prima volta che la
picchiò.
Col cuore in gola svuotai la busta nella tazza del wc e tirai lo
sciacquone, terrorizzata dalle urla di Nicole.
Litigò tutta la notte con lei. Volarono parole pesanti,
insieme a qualche soprammobile.
La mattina dopo, però, lui non c'era. Passammo gran parte
della
giornata a piangere. Piangere e pulire tutto quel casino nella loro
stanza.
Non avevo mai immaginato che mi sarei trovata in una situazione simile.
Danny tornò la sera, visibilmente sballato e con gli occhi
iniettati di sangue. Una visione spettrale.
Non appena mi vide, avanzò verso di me e mi
afferrò per il collo. «Dov'è?»
Sapevo a cosa si riferiva.
«Non c'è, Daniel.»
Serrò la presa e io cominciai a tossire. Nicole prese la
prima
cosa che gli passò per le mani, una scopa, e gliela
tirò
in testa.
L'effetto non fu quello desiderato. Scatenò il putiferio.
Daniel prese allora il posacenere e
colpì violentemente Nicole sul viso.
Lei cadde
a terra e si toccò la fronte che cominciava a sanguinare.
Continuò
a picchiarla, ma lei riuscì a dargli un calcio che lo fece
cadere pesantamente sul
tappeto. Battè forte la testa, e non si muoveva.
Col
fiato corto e la mano tremante cercai qualcosa per colpirlo e dargli la
botta finale, quando lo sguardo mi cadde sul telefono.
«Io chiamo la polizia»
«NO!» L'urlo arrivò strozzato,
disperato, e mi paralizzò. «Ti prego» La
voce di Nicole si addolcì appena, le lacrime scendevano
copiose
sul suo volto che mi implorava di non farlo.
Quando la vidi scendere con le valigie e poi scomparire nella bufera,
sembrò crollarmi il mondo addosso. Sembrava di stare in un
film
dell'orrore.
Con le mani che ancora tremavano, feci come mi aveva detto, e cercai
nella rubrica il numero di Johnny. Pigiai il tasto verde e attesi.
Il segnale era libero, con mio sommo sollievo.
«Allô?» La vocina delicata e ignara di
Jack mi fece sorridere per un istante.
«Ehm.. ciao, sono un'amica di.. - di chi? Nessuno mi
conosceva
laggiù - di tuo zio Danny. Posso parlare con papà?»
Sentii una voce femminile dire qualcosa in francese, per poi prendere
possesso del telefono. «Allô? C'est quì?»
Sospirai, immaginandomela. Storsi la bocca in una smorfia.
«Vanessa, mi chiamo Vianne. Lavoro per Daniel Depp, ho
urgente
bisogno di parlare con Johnny, potresti passarmelo?»
Sussultai quando
Daniel, quasi avesse sentito, si girò su un fianco e
borbottò qualcosa.
Restai immobile e smisi persino di respirare pregando che non si
svegliasse.
«Johnny non è in casa, al momento»
Dannazione. Lo sapevo.
Sperai solo non fosse in Giappone o nei dintorni. Mi passai una mano
sul viso.
«Se vuoi puoi lasciarmi un messaggio, gli riferirò
tutto
app- oh, eccolo. E' tornato» Sentii il vociare dei bambini
che
correvano dal papà.
Vanessa gli disse qualcosa che non capii, a parte il mio nome.
Probabilmente gli stava dicendo della telefonata.
Qualche istante dopo sentii la sua voce: «Pronto? Vianne,
vero?»
«Ahm sì, ciao.» Oddio. Sto parlando con lui.
Il cuore riprese la sua galoppata.
«Dimmi. Come sta Danny?» Apparentemente era
tranquillo, ma credo avesse capito che c'era qualcosa che non andava.
«Non bene. Beh, veramente è.. non so da dove
cominciare.» Mi feci coraggio e parlai. «E'
da un po' che beve e assume droga. Stasera ha picchiato Nicole, che
è andata via. Ha fatto le valigie e mi ha lasciata da sola
con
lui. Ora dorme, ma ho paura. Non voglio lasciarlo da solo,
però.. non credo di farcela» Mi interruppi prima
di piangere.
Sentivo che avrei potuto farlo da un momento all'altro.
Lui esitò per un istante. «Ha fatto del male anche
a te?» La voce ora era tesa, dura.
«No. Mi ha solo spinta nella furia e sono caduta a terra, ma
nient'altro.» Mentii. Non c'era tempo. «Nicole mi
ha fatto promettere di non chiamare la polizia.
Non voglio farlo, ma se dovesse succedere ancora..»
«Ci sarò io. Parto il più presto
possibile.»
Grazie al cielo. Stavo per mettermi a piangere dal sollievo, stavolta.
«Grazie.»
«Grazie a te, Vianne. Non so quante altre persone sarebbero
rimaste con lui» Già.
«E' il mio capo da quasi dieci anni ormai, non posso
abbandonarlo
così.» Anche se Nicole era sua moglie, e lo aveva
abbandonato lo stesso. Mi morsi la lingua per non parlare.
«Chiamami se succede qualcos'altro. Spero di no.
Arriverò presto, non preoccuparti.»
«Va bene. A presto.»
«Ciao.»
Appena
misi giù, mi sentivo già più
tranquilla.
Corsi di sopra e scavai nel cassetto dei medicinali. Ci dovevano essere
dei sonniferi, da qualche parte, e quando Danny si sarebbe svegliato
glieli avrei messi
nell'acqua.
Avrei continuato così fino all'arrivo di Johnny.
Non avevo altra scelta.
Mi passai una mano tra i capelli, espirando piano. Daniel.. non
riuscivo a crederci. Per un istante, rividi me stesso parecchi anni
prima, e il solo pensiero mi fece venire la nausea.
Vanessa mi sfiorò il braccio con la mano costringendomi a
guardarla. Aveva una faccia tutt'altro che amichevole.
«Che
vuol dire "Arriverò presto, non preoccuparti?"»
Chiusi gli occhi. Non
ora. Non un altro litigio.
Jack attirò la mia attenzione tirandomi per i pantaloni e io
gli sorrisi, prendendolo tra le braccia. «Eccolo il mio
pirata! Come stai?»
«Bene! Ho parlato con la nonna»
«Davvero? E cos'ha detto?» Cercavo di ignorare lo
sguardo di Vanessa che mi trapassava da parte a parte.
«Ha detto che il nonno ci ha costruito una casa sull'albero
come quella che avevi tu quand'eri piccolo!» Risi, rincuorato
dal suo entusiasmo.
L'anno precedente non voleva andarci per nessuna ragione, dalla nonna
in Vermont. Ero contento che quella volta non vedesse l'ora di partire.
«E Lily? Dov'è?» Stava per replicare, ma
fu interrotto da Vanessa.
«Hai intenzione di rispondermi o no, Johnny?» Posai
Jack a terra, dicendogli di andare a giocare con la sorella, e mi
decisi ad affrontarla.
Sospirai. «Daniel ha bisogno di me. Devo andare da lui.»
«Cos'ha?» L'interrogatorio aveva inizio.
«Deve disintossicarsi.»
«Esistono le cliniche, no?»
«Immagini lo scandalo se si venisse a sapere? Sarebbe una
tragedia»
Lei scrollò le spalle, indifferente. «E Nicole?
Dov'è?»
«E' andata via. Con lui ora c'è solo la loro
domestica.»
«Non andarci.»
«Prego?»
«Dalla voce sembra una ragazzina! Credi davvero che ti
lascerà curare tuo fratello in santa pace? Io no.»
Dio, ti prego. Dammi la
forza.
«Sempre la stessa storia, Vane. Inutile riparlarne.»
Mi avviai di sopra a preparare le valigie. Non ne potevo più.
La sentii sbuffare sonoramente e andare in cucina.
Perso nei miei pensieri, cominciai a prendere quello che capitava e
metterlo in valigia.
«Stai andando via?» Lily era accanto alla porta, i
lunghi capelli raccolti in una treccia dorata. Mi si strinse il cuore.
La raggiunsi e la abbracciai forte. «Solo
per un po'. Lo zio Danny sta molto male. Ma tornerò presto,
non
preoccuparti. Quando tornerete dal Vermont, io sarò
quì
ad aspettarvi.» Le sorrisi, promettendoglielo più
volte.
Non potevo sapere che purtroppo non sarebbe andata così.
Johnny è entrato in scena,
finalmente. Nel prossimo capitolo la nostra Vianne lo vedrà
in
carne ed ossa. Beata lei!
So di avervi lasciato a bocca aperta, huahauahau. Cosa
accadrà mai? Ehhh.
Spero tanto che non vi abbia annoiato, questo capitolo. Il riassunto
iniziale serviva, però. Dovevo mettercelo per forza.
Prometto che i prossimi saranno più interessanti.
Vi piacciono i mini-blend per il POV? *__* A me sì. XD
Vabbè.
Graziegraziegrazie
a chi ha recensito:
Daiana,
splendida
stella, non so che farei senza te. Tu fastidiosa? Ma quando? XD Dubito
che tutti amino ciò che scrivo. Si nota dalle recensioni XD
Ma
vabbè. Io scrivo per me. Anyway, grazie perchè ci
sei.
T'adoro!
Chiù, quanto mi
ha fatto piacere la tua recensione. *_* Per quanto riguarda Vianne,
ammetto che non conoscevo il nome prima di vedere Chocolat, quindi ho
inevitabilmente preso spunto da quello. Anche se la mia Vianne
è
più bella della Binoche ù_ù
TORNA A SCRIVERE, ti prego. Fallo per me. Per noi. Mi manca tantissimo
leggerti! Non ti spoilero niente che quì già
troppa gente
sa che succederà. Almeno tu rimarrai con un po' di
suspance..
v.v Un bacione fortissimo cucciola!
Fede,
adorabile gamba
del treppiedi. Ti fa male leggermi troppo spesso. Eh si. Devi
smetterla. Solo io posso leggerti un giorno sì e l'altro
pure.
ù_ù Comunque, spero di riuscire a portarla
avanti, sta
storia. Lo devo allo Zio. Bello lui. Tu scrivi. CAPITO? Brava. T'adoro!
Rak,
grazie anche a
te, che mi sostieni sempre e comunque. Quanto ti voglio bene, tu non ne
hai un'idea! Mi manchi tanto picci *_* Mi raccomando, scrivi pure tu!
Che voglio leggere ù_ù T'adoro!
Summerbest,
grazie *__*
Mi fai felice. Beh, Johnny ispira parecchio, in questo periodo. Se non
fosse che mi devo scervellare per la presenza di Vanessa ne scriverei
una dietro l'altra di fic su di lui XD Spero ti sia piaciuto questo
capitolo, anche se non era niente di che XD Un bacio!
Ramona37,
non vorrai far
mica leggere questa storia a tua mamma? XD No, è che io mi
preoccupo per la vostra sanità mentale, dopo la lettura. Non
per
altro. Hai ragione. Dal prologo non si capisce molto. Spero che questo
capitolo ti abbia un po' chiarito le idee. Nel caso, chiedi e ti
risponderò! XD Un bacio forte!
Un abbraccio,
Sarè.
|
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Capitolo 3 *** First sight; ***
Third
Capitolo due
First sight;
L'indomani fui svegliata dal trillo del telefono.
Saltai su come una
molla e mi scapicollai per rispondere. Non sia mai che si svegli Daniel!
«Pronto?» Mormorai con voce flebile e impastata.
Cercai di
scollare le palpebre che non ne volevano sapere di aprirsi.
«Vianne, sono Johnny. Sono fuori la porta.. ho bussato
diverse volte, ma..» Gesù!
«Oddio, aspetta che arrivo!» Cominciamo alla grande, proprio.
Scesi le scale a due alla volta, e vidi un'ombra che sbirciava alla
finestra. Mi diedi una controllatina allo specchio, aggiustai i capelli
e
aprii.
«Scusa, mi dispiace!» Stavo per inginocchiarmi e
baciargli i piedi, quasi.
Lui mi guardò e sorrise. Dio quant'è bello.
Non ci sono parole per descriverlo. Stunning.
«Dormivi?» Disse guardando il mio pigiama con le
mucche in tutù, che avrei bruciato appena possibile.
Annuii imbarazzata. «Vado a rendermi presentabile. Tu fai
quello
che vuoi. Le valigie puoi metterle vicino al divano.»
Lo vidi appendere cappotto, sciarpa e roba varia sull'appendiabiti.
Meglio tornare di sopra.
Infilai velocemente i pantaloni di una tuta e una felpa calda -viva la
comodità e abbasso la seduzione, proprio- e cominciai a
preparargli la stanza degli ospiti, che era proprio accanto alla
mia.
Mentre stavo infilando il cuscino nella federa, sentii qualcuno
schiarirsi
la voce. Mi voltai e incontrai il suo sguardo gentile; era in piedi
accanto alla porta con le mani in tasca.
«Daniel dorme fino a tardi di solito?» Chiese e io
avvampai.
«Veramente no. Gli ho dato un sonnifero ieri.»
Sorrisi colpevole
e aspettandomi un rimprovero che non arrivò. Rise piano.
«Hai fatto
bene.»
Menomale.
Sto davvero parlando con
Johnny Depp! Mi stupiva la mia disinvoltura.
«Quindi Nicole è andata via.. credi sia
temporaneo?» Mi domandò entrando nella camera.
«Sinceramente.. no. Un minuto prima era a terra che tremava e
quello dopo era di sotto con le valigie.. probabilmente le aveva
preparate
da diversi giorni. Litigavano continuamente, per colpa di Danny.
Suppongo che lei avesse già intenzione di andare via.. se
solo
l'avesse fatto prima..»
Johnny si avvicinò. «Non oso pensare la reazione
di Danny in quel
caso. Se la sarebbe presa con te, e con più violenza
forse.»
Sgranai gli occhi, e un brivido mi percorse la schiena da cima a fondo.
«Ehi.. stai tremando. Cosa..? Perdonami, non avrei dovuto
dirlo.» Inaspettatamente mi abbracciò, e a quel
punto non riuscii
più a trattenere le lacrime.
«Shhh.. non accadrà più, Vianne. Non lo
permetterò! Male che vada chiamerò il mio
esercito
privato di cloni, e lo faremo incatenare alla parete attrezzata del
soggiorno.» Una risata si fece spazio tra i singhiozzi, che
si calmarono
gradualmente.
«Okay. Dopo questa scena imbarazzante posso anche tornare
alla vita
normale.» Incalzai rompendo il silenzio teso che dominava la
stanza.
«Che tanto normale più non
è.»
«Esatto» Ridacchiai e mi alzai dal letto. Bene,
dovevo
stirare di nuovo le lenzuola. Sospirai cominciando a toglierle.
«Che fai?»
«Devo stirarle, si sono tutte stropic-» Mi bloccai
quando la sua
mano si posò sulla mia e rimise l'angolo del lenzuolo al suo
posto.
«Ma ti pare, Vianne? Le lenzuola stropicciate sono l'ultima
cosa a
cui penserò. Anzi, non ci penserò
proprio.» Scosse la
testa come a confermare ciò che aveva detto.
Adoravo il modo in cui ripeteva il mio nome di continuo.
«Okay. Se lo dici tu. Hai già mangiato?»
Gli chiesi guardando l'orologio. Erano appena le undici.
«A dire la verità no.» Si
portò una mano allo stomaco e io feci una smorfia di
disappunto.
«Stammi bene a sentire. Sono una domestica. Mi aspetto che tu
mi ordini
di fare qualcosa, non posso stare sempre a chiedertelo» Lo
dissi
cercando di non sembrare brusca. In realtà non volevo che si
trovasse male durante il suo soggiorno, che non avevo idea di quanto
sarebbe durato. Speravo il più possibile, in
realtà,
anche se le circostanze non erano proprio delle migliori.
«Non sei la mia
domestica, e per quanto mi riguarda potresti anche
prendere il posto della vecchia padrona di casa che ci ha abbandonati.
Che ne pensi?»
Ci riflettei un po' su. «C'è ancora il padrone di
casa però.»
«Non è nella condizione di decidere. Ci
vorrà un bel po' prima che lo faccia.»
«Testardino eh?» Dissi più a me stessa
che a lui, che intanto se la rideva.
Scendemmo di sotto, e mentre disponevo la colazione in tavola cercai di
riflettere sul da farsi.
«Come hai intenzione di procedere?» Domandai
preoccupata. Lui
addentò un pancake e ci pensò, poi
annuì tra sè. Lo osservavo
masticare in silenzio ed educatamente, in un modo quasi sexy. Va bene,
tronchiamo il pensiero sul nascere.
Quando ebbe finito, si pulì la bocca -già pulita-
con un tovagliolo che ripose accuratamente accanto al piatto.
«Dovrà disintossicarsi.» Disse senza
mezzi termini.
Sputacchiai il caffè che mi andò di traverso e
lui mi porse un bicchiere d'acqua per farmi smettere di tossire.
«Cosa? Qui? Da solo?!» Esclamai piuttosto
istericamente, tra un sorso e l'altro.
«Ci siamo noi» Rispose lui come se fosse ovvio.
«Lo so, ma non siamo infermieri. A meno che tu non abbia una
segreta laurea in medicina, insieme alla macchina per
clonarti.»
«Beh, in effetti no, ma so come fare. Ci sono passato
anch'io,
dopotutto, o quasi.» Fece una breve pausa. «Hai mai
letto Qualcuno
con cui correre?»
«Sì. Ma quello è un libro, Johnny. Non
perchè
ci è riuscita una bambina immaginaria significa che ce la
faremo
anche noi!»
Lui tacque. Un rumore nelle scale catturò la nostra
attenzione: entrambi
ci voltammo e vedemmo comparire un Daniel traballante e pallido come un
cadavere. Era ancora visibilmente fatto. Ma quanta gliene avevano data
il giorno prima, sant'Iddio?
Johnny gli andò subito incontro e lo aiutò a
scendere. O almeno, avrebbe voluto farlo.
Appena lo toccò, infatti, Daniel si ritrasse e lo
guardò come se non lo
avesse mai visto prima. «Chi sei?» La voce era cupa
e
ostile.
«Sono Johnny, Dan»
«Non ti conosco» Si tirò ancora indietro
e inciampò nello
scalino. Johnny fece per aiutarlo ma lui lo spinse con forza contro il
muro.
«Vattene! Vattene! Dov'è Nicole?
NICOLE!»
Oh Dio. Sentivo il mio respiro cominciare ad accelerare. Prendo una
padella. Sì, prendo una bella padella e...
«NICOLE!» Daniel
urlò con una voce che non credevo possedesse.
«Johnny vieni via» Sussurrai terrorizzata.
Merda.
Danny si girò
verso di me e cominciò a venirmi incontro malfermo e
palesemente arrabbiato. Indietreggiai, e dopo qualche passo le mie
spalle trovarono
il muro; avevo superato di poco la porta della cucina, alla mia
sinistra.
Neanche il tempo di pensare che lui mi bloccò contro il
muro.
«Dov'è Nicole?» Pronunciò il
suo nome come se
lo sputasse.
Era fuori di sè.
Johnny era un passo dietro di lui, attento a ogni movimento. Lo
guardai implorandolo con gli occhi di suggerirmi cosa dire. Lui mi fece
un
segno con le dita.
«E'-è uscita» Balbettai infine.
«Uscita? Le avevo detto di non uscire! Dov'è
andata?!»
«A fare l-la spesa» La prima cosa che mi venne in
mente.
«Ci sei tu per fare la spesa, infima bugiarda! DOV'E'
ANDATA?!»
Lo schiaffo arrivò forte e improvviso e la guancia
cominciò a
dolere e pizzicare.
Johnny lo afferrò da dietro bloccandogli le braccia.
«Daniel smettila!»
Corsi in cucina e presi la padella più pesante che trovai.
Vedendomi, Daniel si dimenò con più forza e vidi
lo sforzo
immane che stava facendo Johnny nel tentativo di trattenerlo.
«Nella mia valigia, tasca interna, ci sono dei sedativi,
corri!»
Feci come mi disse, e con grande sollievo trovai delle siringhe in
fondo alla tasca.
Ci misi un tempo infinito ad aprire lo scatolo, e lo feci cadere tre
volte per via delle mani che mi tremavano come foglie. Quando
riuscii a prenderla, mi avvicinai cauta a Daniel e con tutto il
coraggio
che sapevo di non avere, gli infilai l'ago nel collo.
Bastarono pochi secondi
perchè facesse effetto, e qualche istante dopo potevamo
guardarlo dormire placidamente sul divano.
Ansimante e scioccata, guardai Johnny, che non staccava gli occhi dal
fratello. «Quanto tempo..?» Non riuscii a
continuare la domanda,
ma lui mi capì al volo.
«Cinque o sei ore, su per giù. Spero solo che mi
riconosca
al risveglio, altrimenti non so quanto potrò
aiutarlo.» Io
non risposi. Credevo di aver perso l'uso della parola.
Sovrappensiero, sussultai quando mi posò una mano sulla
guancia rossa e
bollente. «Mi dispiace. Forse.. Vianne, se vuoi andartene, mi
rendo
conto che..»
Scossi la testa, e lui si
interruppe. Daniel era stato il mio capo
per tanti anni, un uomo adorabile e gentile. Non era lui in quei
frangenti. Se
potevo fare qualcosa per aiutarlo, avrei dovuto farlo. Poi, sapendo che
avevamo i sedativi -non avevo idea di come avesse fatto Johnny a
procurarseli- mi sentivo più sicura.
«Resto. Non puoi farlo da solo.»
Mi prese le mani e le strinse forte. «Grazie.»
«Allora. Il piano è questo.» Eravamo
seduti sul divano,
l'uno di fronte all'altra. Se avessi potuto gli avrei fatto una foto:
era in pigiama seduto a gambe
incrociate sul morbido tessuto color crema, con un bicchiere di vino
tra le mani. Quello non mancava mai.
«Fai attenzione al vino. Se macchi il divano sei un uomo
morto, per
quanto ti adori e ti.. ehm.. per quanto ti adori.» Avvampai
come una
scolaretta e distolsi lo sguardo dal suo guardandomi le unghie delle
mani.
Joh, puoi scusarmi un
secondo? Vado a prendermi a testate nel muro.
«Non preoccuparti. Macchierò il pigiama, se
proprio devo.» Sì,
così poi te lo togli e.. OH, VIANNE, PER L'AMOR DEL CIELO!
Sbuffai dal naso, irritata dal fatto che non riuscissi proprio a
contenermi, alle volte. Era una situazione seria e io andavo a pensare
a Johnny Depp!
E vedi tu, ce l'hai a
settanta centimetri di distanza! Mormorò una
vocina nella mia testa. Provai a zittirla.
«Vianne?»
«Mh?» Alzai lo sguardo dal tappeto e incrociai
quello di Johnny che mi guardava preoccupato.
«Stai bene?»
«Sì, sì. Benissimo. Allora, dicevi? Il
piano.» Sembravo strana persino a me stessa.
«Già. Ho parlato con un mio carissimo amico,
è un medico che si occupa anche di
disintossicazione.»
«Ora si spiegano i sedativi.» Mormorai.
«Esatto. Comunque, dato che non è poi molto che
Danny ha
cominciato, sarà facile e non dovrebbe durare più
di un
mese.»
L'unica cosa che la mia mente -indubbiamente malata- riuscì
a
pensare fu "quindi resterà per un mese, minimo". Mi maledii
da
sola.
«Mmm.» Incalzai prima che mi chiedesse come mai ero
così
distratta. Sapevo che me l'avrebbe chiesto, non gli sfuggiva niente.
Di cos'era che stavamo parlando? «Ah, un mese»
Ripetei, annuendo. «E come procederemo?»
«Le tre cose essenziali sono "corsa, sauna, dialogo".
Più una buona dose di vitamine e minerali.»
«Corsa, sauna, dialogo?» Alzai un sopracciglio.
«Sì. Deve eliminare le tossine presenti nel corpo,
insieme
alla dose di stupefacenti. Con la corsa e la sauna le cose
accelerano.»
«Dobbiamo ringraziare Nicole allora, che ha insistito
così
tanto due anni fa per mettere quella sauna di sopra. In caso contrario,
che avresti fatto?»
«Non lo so. Davvero, che fortuna.»
La
casa, oltre alla sauna di cui sopra, disponeva anche di un giardino
enorme sul retro con tanto di piscina. Mai usata, però.
Peccato
che siamo in pieno inverno, altrimenti, un pensierino..
Johnny mi spiegò che avremmo iniziato la settimana seguente.
I
primi giorni Danny avrebbe solo dovuto riposarsi, e noi potevamo stare
relativamente "in pace".
Poi sarebbe iniziato l'inferno.
Il trillo della sveglia si insinuò vivace nei miei sogni.
C'era Johnny che mi sorrideva e mi accarezzava dolcemente il viso, e
schiuse le labbra per dirmi qualcosa. Tutto quello che riuscii a
sentire fu Titititì,
titititì, titititì...
Allungai un braccio e scaraventai la sveglia da qualche parte. Serrai
gli occhi cercando di riacchiappare quel sogno. Lottai con tutte le mie
forze contro le palpebre, ma alla fine vinsero loro, aprendosi.
«Ma porcamisè.»
Restai a guardare il soffitto, avvilita. Mezza volta che avevo sognato
Johnny Depp... non mi capitava mai. Oltretutto, era l'unica
possibilità che avevo per parlargli. In tanti anni di lavoro
per
Danny, non l'avevo mai visto. Che schifo.
Non dovresti ricordarti
qualcosa, Vianne? C'era una vocina che ronzava nella
mente. Ricordare cosa? Boh.
Ormai ero sveglia, quindi decisi di scendere dal letto. Feci per
dirigermi in bagno, mentre sbadigliavo come un panda, quando una
visione celestiale mi fece bloccare sul posto.
«Oddio!»
Balzai all'indietro, completamente dimentica della presenza di Johnny
in casa, per giunta nella stanza accanto alla mia!
Come si fa a dimenticare
una cosa del genere?!
Santa me.
Dormiva placidamente con un braccio sopra la testa, e il cuscino
stretto a sè. Le coperte mi impedivano di vedere altro.
Avrei dovuto alzare la temperatura del riscaldamento, così
si sarebbe scoperto. Huahauha,
che piano geniale.
Repressi l'istinto di prendere la macchina fotografica e improvvisare
un book collezione autunno-inverno e mi chiusi in bagno.
Mamma mia. Due occhiaie
che manco Sweeney. Ma che è.
Mi armai di creme idratanti e correttori vari e ritoccai qua e la,
rendendomi presentabile.
Lavata, vestita e profumata, feci per aprire la porta e infartai,
trovandomelo davanti. Aveva allungato una mano e stava per entrare,
evidentemente.
Restò con la mano a mezz'aria per qualche secondo, poi se la
portò tra i capelli, scompigliandoli.
Wow, Johnny, che fine ha
fatto la maglia del pigiama?
Era in canottiera e.. mamma mia.
«Ciao» Mi salutò educatamente,
sorridendo.
Io sbattei le palpebre due volte, inebetita, e ricambiai.
Dio, mi avrà
presa per una demente. Fuggi Vianne, fuggi.
Mi defilai veloce come un'anguilla, sgattaiolando di sotto. Aprii tende
e finestre, permettendo al sole di riscaldare la casa. Le richiusi
subito dopo. C'era un vento gelido assurdo.
Accesi la tv e iniziai a preparare la colazione. Non avevo idea di cosa
volesse Johnny quella mattina, così svuotai i mobili -o
quasi- e
sistemai il tutto sul tavolo. Preparai una colazione intercontinentale
che nemmeno il migliore degli hotel avrebbe saputo fare di meglio!
Soddisfatta, mi sedetti sospirando e presi il telecomando. Due denti
attirarono la mia attenzione.
Alzai gli occhi al cielo. Vanessa Paradis per Chanel.
Cioè, no, pure la
pubblicità? Santo cielo! Guardavo la voragine che aveva
tra i denti disgustata e mugolai qualcosa sentendo la sua voce odiosa
canticchiare qualcosa.
«Ma Rouge Cocò sti cavoli, devono farle fare la
pubblicità della dentiera.»
Ovviamente Johnny era dietro di me.
«Senza
offesa. Ma è oggettivo. Cioè, ci entra un altro
dente
lì in mezzo» Continuai imperterrita. Lui si
sedette e mi
guardò sorridendo.
Fece
spallucce. «In effetti.»
L'ha ammesso? L'ha
ammesso! Verrà uno tsunami.
«Beh, comunque, non importa. Sarà bella
dentro.» Sì,
diamoci la zappa sui piedi. Masochista.
Lui
fece una smorfia poco convinta.
«Cambiamo argomento. Ehm..» Incalzai, cercando
qualcosa di cui parlare.
«Raccontami qualcosa di te. Sei fidanzata?»
Azz, discreto!
«No, no.»
«Spasimanti?»
«No.» Stavo per dirgli «se proprio vuoi
saperlo, sto aspettando te», ma mi trattenni.
Lui mi
guardò scettico. Sospirai.
«E va bene. In effetti ci sarebbe un ragazzo.. si chiama
Ryan. Ha
origini tedesche o svedesi o giù di lì. Biondo
con gli
occhi blu. Consegna le pizze.»
«Le pizze.» Ripetè tra sé,
annuendo. «E ti piace?»
Bevvi un sorso d'acqua per prendere tempo. «Non lo so.
Cioè,
è un bellissimo ragazzo, per carità. E a me
piacciono da
morire i biondi..» Sì,
brava, digli pure che ti piacciono senza tatuaggi e rigorosamente sotto
i quaranta e siamo a posto!
«Però.. mmm.. non so. Non mi immagino con
lui.» Peggio di così non poteva andare.
Johnny sorrise e non disse nulla per un po'. Poi si schiarì
la voce.
«Dicono che i tedeschi siano noiosi. E spocchiosi. Senza passione.»
«Certo. E gli inglesi a letto fanno schifo. Gli americani
invece
non hanno difetti, eh?» Replicai ironicamente, e lui rise
appena,
sporgendosi verso di me.
«Certo che no. Noi siamo il top.»
Sussurrò, ghignando.
«Non faccia così il modesto, Mr Depp!»
«Ma è vero. E tu, di dove sei
esattamente?»
«Sono nata in California, ma ho origini russe e polacche da
parte
di papà e olandesi, francesi e tedesche da parte di mia
madre.
Che ne dici?»
«Un mix originale!» Ridemmo. «Beh, sembra
che tu abbia preso il meglio di ognuna.» Via con la vampata.
Posò forchetta e coltello e si appoggiò allo
schienale della sedia. «Sono sazio. Sei un'ottima cuoca,
sai?»
«Grazie. Io credevo mangiassi di meno, a dire il vero. Non
hai un filo di pancia.»
Lui mi guardò malizioso. «Liposuzione.»
Scoppiai a ridere, e lui con me. Adoravo il suo senso dell'umorismo.
«Posso farti una domanda indiscreta?» Gli chiesi,
sorridendo. Lui socchiuse gli occhi e mi guardò con fare
sospetto. «Spara»
«Quando iniziate le riprese di Potc 4? Su internet non si
trova niente. Sai, non vorrei disturbare Bruckheimer, perciò
lo chiedo a te» Aggiunsi, guardandomi le unghie con finta
aria indifferente. Lui ridacchiò e si alzò,
cominciando a sparecchiare.
Che uomo adorabile.
«Tra poco. In estate, penso. Non sono sicuro, questi tizi
della Disney mi comunicano tutto all'ultimo minuto.»
In estate... ancora diversi mesi. Uffa.
«Quindi uscirà l'anno prossimo» Conclusi
con una smorfia avvilita.
«Non mettere su quel broncio, dai. Non si addice al tuo viso
dolce.» Sorrise mentre posava le tazze nel lavandino. Io me lo mangio.
Io. Me. Lo. Mangio.
«Io lavo e tu sciacqui?» Chiese poi indicando il
detersivo.
«No, macchè, faccio io! Ma ti pare,
Johnny..» Quasi mi scappò da ridere, tanto ero
incredula. Lui insistette e non volle sapere ragioni.
Che carino era tutto insaponato!
«Sai, penso di poterti procurare il dvd in anteprima. Dei
Pirati, intendo. Di solito è pronto un paio di mesi prima
dell'uscita al cinema.»
Disse tutto d'un tratto, mentre si asciugava le mani.
Lo fissai incredula con la bocca aperta per diversi secondi.
«No, sul serio?»
«Mh-mh» Annuì tutto soddisfatto.
«Tra poco, per esempio, dovrebbe essere pronto quello di
Alice.»
Dovevo davvero avere gli occhi fuori dalle orbite.
«Ma io ti amo! Cioè, wow... dovevo fare l'attrice,
lo sapevo.»
«Saresti ancora in tempo»
«Pffff..» Liquidai l'argomento dandogli una leggera
spinta.
Ridemmo. Compiaciuta, osservai la cucina che brillava splendente.
Sembrava essersi accorta anche lei della presenza di Johnny.
«Ehi. Per caso c'è tempo per una seconda domanda
indiscreta?»
«C'è tempo per tutto» Rispose lui con un
sorriso smagliante. Ma..
ma.. JOHNNYDEPP, birichino che non sei altro!
«Hai il copione?» Ora mi uccide. Ora mi uccide.
Ora mi...
«No, sfortunatamente. O almeno, non tutto. Dovrei avere la
prima parte. E in effetti dovrei cominciare a dargli
un'occhiata.»
Dillo che t'aiuto,
figlio mio!
Per un attimo immaginai di aiutarlo a preparare le scene. Noi due, in
una stanza, che recitavamo insieme... e poi da cosa nasce cosa.. e poi..
«Vianne? Il tuo cellulare lampeggia. Ti sta chiamando una
certa
Ashley» Certa di vivere ormai in un universo parallelo, dove
le
comuni mortali parlano con gli Adoni dell'Olimpo, mi ero proprio
dimenticata del resto del mondo. Inclusa la mia migliore amica.
«Grazie» Gli sorrisi quando me lo passò.
Scacciai prepotentemente l'immagine di noi due coi copioni e mi
concentrai su Ash.
«Pronto?»
«Ehi, tu! Chi
non muore si rivede! Che fine avevi fatto? Perchè non
funziona più il telefono di casa?»
«L'abbiamo staccato. Sai, Nicole è andata via. Un
casino. Poi ti racconto con calma.»
«Oddio.
Se ti serve qualcosa dimmelo eh. Vuoi che ti passi a trovare? Ho la
serata libera. Magari porto un film, due buste di p-»
«No! Ehm.. no. Ho molte cose da fare, sai.» Andavo
su e giù per la stanza sotto lo sguardo confuso di Johnny.
Avrei voluto comunicargli mentalmente che lo stavo facendo per lui, se
non l'avesse capito.
«Tu non me la
conti giusta.» Ashley mi conosceva fin troppo
bene. «Spiegami
ora e subito cosa sta succedendo.»
Johnny intanto si era avvicinato e aveva mormorato qualcosa che non
avevo capito. Allontanai il cellulare per un istante.
«Dimmi. Ti serve qualcosa?»
«Sì, scusa, vorrei controllare se ce l'ho qui, il
copione..»
Infilò la mano in tasca e tirò fuori una
chiavetta USB.
«C'è un computer?»
«Sì, certo. Sulla mia scrivania. Puoi usare il mio
account, la password è.. ehm.. deppendent»
Sperai non capisse il gioco di parole.
Lui sorrise e mi ringraziò, prima di andare di sopra.
Tornai ad Ashley.
«Ash? Scusa, ero..»
«Perchè
ho sentito la voce di Johnny?»
Domandò, e io mi morsi la lingua. Non risposi. «Vianne?
Dimmi che stavi guardando un suo film e che no-»
ODDIO!
Corsi in camera mia e fortunatamente lui si era appena seduto alla
scrivania.
«Ehm, scusa un secondo..»
Gli sfilai il portatile dalle mani e lo girai verso di me. Lo
chiusi appena quando lui si sporse di lato per vedere.
«No! Aspetta, faccio una cosa e te lo do..»
«Ma..» Provò a dire lui.
E Ashley al telefono che ripeteva: «Ma con chi stai parlando?
VIANNE?!»
Inserii
la password e incrociai i suoi occhi stupendi sul desktop. Per nessun
motivo al mondo avrebbe dovuto vedere che praticamente avevo la
gigantografia del suo naso perfetto come sfondo del pc.
«Vianne?
C'è Johnny con te?»
Lui provò a sbirciare. «Che segreti
nascondi?»
«Vianne?
VIAAAAANNEEEEEEE!»
«CHE C'E', PER L'AMOR DEL CIELO!» Sbottai guardando
il
cellulare, che porsi a Johnny esasperata. «Parlaci tu, per
cortesia»
Lui guardò il display e mise il vivavoce. «Ashley?
Ciao.»
Non sentimmo risposta dall'altro capo del telefono.
«Ehm, io sono Johnny. Piacere di conoscerti.»
Ancora silenzio. Poi parlò. O meglio, balbettò.
«P-potresti passarmi Vianne?» Mi
avvicinai. «Dimmi tutto cara.»
«Sei una
stronza! Ti odio.
Maledizione!» Ridemmo sentendola sbuffare. «Questa
me la
paghi, V. Sappilo.» Alzai gli occhi al cielo e riattaccai,
dopo
averla salutata.
«Scusala, è fuori come un balcone. E ti ama alla
follia.»
«Spero che
le due cose non siano collegate» Replicò lui.
«No, no. E' così dalla nascita.»
Ridemmo e lo lasciai al suo lavoro.
Sentivo i click
del mouse ma non accennavo a sbirciare. Non volevo sembrare maleducata,
pur essendo curiosa come una bertuccia.
Ero in camera mia, però, quindi decisi di restare. Mi misi a
osservare il giardino dalla finestra che dava sul retro.
D'un tratto lo sentii ridere.
Senza che potessi chiedere nulla lui parlò, interrompendo il
pensiero. «Dicono che a volte in amore il vincitore
è semplicemente colui che non ha mai smesso di sognare. Non
so se sia davvero così, ma in ogni caso se quel sogno porta
il tuo nome, vale la pena provare, Vianne.»
Si lasciò scappare un'altra risatina.
Sulle prime non capii nulla. A dire il vero rischiai un infarto
sentendolo pronunciare quelle parole, poi conclusi che dovevano essere
di qualcun'altro.. e visto che c'era il mio nome..
«Ryan!» Corsi alla scrivania e chiusi il notebook,
guardando Johnny con aria truce. «Che.. come..?»
«E' lui lo spasimante?» Si portò una
mano alla bocca, camuffando una risata. «Sarà
stato sveglio tutta la notte per pensare a una frase del
genere»
Rinunciò al camuffamento, sembrava divertirsi proprio tanto.
«Chi ti ha detto di aprire le mie email? Eh? E poi cos'hai da
dire? E' una frase molto.. molto..» Oddio, non mi veniva in
mente niente da dire. Compro
una vocale!
«Idiota. E' questa la parola che stavi cercando?»
Aprii la bocca per replicare ma non avevo niente di sensato da dire.
«Comunque non l'ho fatto apposta. Stavo cliccando una cosa in
basso a destra ed è comparsa una finestrina azzurra e si
è aperta la mail. Non ho colpe, vostro onore.»
Alzò le mani in segno di resa.
Io e la mia stupida testa. Far partire Msn in automatico non era mai
stata una buona idea.
Sospirai, rimettendo il computer al suo posto. Chiusi la finestra del
browser senza leggere il resto della mail e gli restituii il mouse.
«Te la sei presa?»
Come posso mai avercela
con te, John Christopher Depp II?
Nemmeno nel
più lontano universo parallelo!
«No. Sono troppo buona, per tua fortuna.»
«Sapevo di avere a che fare con un angelo.»
Mormorò, sorridendo sghembo.
Seh, seh. Ridi, ridi.
Dannato te, mi farai
crepare.
Olè. Mamma
mia, che ritardo mostruoso. E pensare che la maggior parte del capitolo
era già scritto e preparato.
Quando l'ispirazione se
ne va, che sia per due righe o per un capitolo intero, non
c'è niente da fare. Mi blocco.
La mia pseudo-sorella Rak
mi ha costretto a pubblicare e ho concluso il capitolo grazie a lei.
L'angelo mio <3
Ah, la "voragine" è di sua proprietà. Ce la
dovevo mettere XD
Johnny
è entrato in scena! Nel prossimo capitolo ci sarà
anche il suo POV. *-*
Grazie di cuore a chi
legge, chi mette nei preferiti/seguite, e ancora di più chi
si ferma un minutino a commentare.
Rak: io ti voglio troppo bene.
Troppo. E grazie davvero che continui a sopportarmi. Non so che farei
senza te. Che farei? Boh. Appropò, ti devo recensire. Me
tapina. Corro subito. Ti adoro <3
Ramona37:
Vianne ha reagito piuttosto normalmente. E' una donna adulta,
dopotutto. Non può morire, visto che ce l'avrà
davanti giorno e notte per parecchie settimane XD E che
succederà in queste settimane... *ok, mi cucio* Spero ti sia
piaciuto questo capitolo. Grazie davvero. Baci!
Fede:
Vorrei darti un po' di ispirazione ma anche io ne sono a corto.
Purtroppo. Spero tu abbia scritto qualcosa. Sono in astinenza. E visto
che non ci sono storie decenti sul Mengò, sei la mia unica
speranza. Ti voglio troppo, troppo troppo bene!
Doddi:
Amore mio, sai, la cosa più bella che uno scrittore possa
sentirsi dire, secondo me, è che quello che scrive fa stare
bene il lettore. E' davvero la gratificazione più grande. E
io ti voglio troppo bene. E tutto ciò che dici, vale anche
per te. Grazie. Grazie. Grazie.
Leia_the_Witch:
Grazie! Davvero, è una parolina così piccola..
vorrei riuscire ad esprimere tutta la mia gratitudine ma le parole sono
limitate! Come inizio non siamo sul leggero, hai ragione. Ma questo
è niente XD Poi vedrai, se continuerai a seguirmi *-* Lo
spero! Un abbraccio forte.
KeLsey:
Grazie, grazie, grazie (: Mi fa tanto piacere che ti piaccia la storia!
No, che io sappia Daniel è un brav'uomo, poi non so XD
Comunque, vedrai quello che gli aspetta. Ho una mente molto malefica. E
contorta. xD Però in fondo sono una brava ragazza. Spero tu
continui a leggere e a farmi sapere che ne pensi *-* Un bacione!
Yunie992:
La bellissima dentatura da cavallo mi ha fatto collassare XDDD E
comunque l'ho dovuta mettere per forza. Ma non disperare, qualcosa
accadrà. ù_ù Sono tanto felice che ti
piaccia la storia *_______* Davvero, ho adorato la tua recensione *si
scioglie* Grazie, grazie, grazie. Un abbraccio fortissimo!
A presto,
Sarè.
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Capitolo 4 *** One step closer; ***
Fourth
Capitolo
tre
One step closer;
«Vado di sopra a fare una doccia»
«Certo.» Mormorai imbambolata. La visione di tale
corpo sotto la
doccia invase prepotentemente i miei pensieri e ci rimase per
qualche istante.
«Ah, ho spostato gli asciugamani. Sono nel mobile a destra,
stavolta.» Quando non ho niente da fare, metto sotto sopra il
bagno.
E' una delle mie settecento manie. L'avevo fatto il giorno prima,
quando Johnny era uscito a fare la spesa.
Joh mi fece un segno di assenso con la testa e prese a salire le scale
canticchiando un motivetto a bocca chiusa.
Dovetti reprimere -e con forza, direi- l'istinto di seguirlo e
sbirciare dallo spioncino e mi sedetti sul divano a leggere.
Quella mattina erano arrivate tutte insieme, le mie copie di Us Weekly, Vanity Fair e People. Ero -e
sono- abbonata da tempo immemore e praticamente non vivo senza.
Tolsi il cellophane e mi sistemai bene sui cuscini pronta ad assaporare
una delle copie fresche di stampa.
Ma quanto è
brutta Lindsay bionda. E vogliamo parlare di quella bocca? Santa me.
Ecco, un'altra cosa da
fare al più presto: rapire Brad Pitt e
tagliargli quella barba orrenda. Sembra Mosè! Come ha fatto
a
perdere tutto il suo fascino? Come?
Mah.. oh, ancora con
George e quella italiana?! E basta! Non se ne può
più! Era così carina quella Sarah..
#Brrrr.. brrrr#
Eh? Chi è che
vibra?
#Brrrrrrrr#
Mi alzai circospetta cercando di capire da dove provenisse la
vibrazione. Il
mio cellulare aveva la suoneria, non poteva essere.. ah, ecco! Sul
tavolino
accanto all'ingresso c'era uno smartphone che si spostava lentamente
vibrando come un ossesso. Doveva essere di Johnny.
«Johnny?» Mi avvicinai alle scale e lo chiamai. Eh, come no. Quello sta nel
meglio della doccia.
#Brrrrr.. brrrr.. br-# Grazie al cielo, chiunque fosse aveva
smesso.
Neanche il tempo di
tornare al divano che ricominciò. Sbuffai e mi sedetti lo
stesso. Dopo un po' si sarebbero stancati, no?
No.
Chiunque fosse, aveva smesso e ricominciato altre sei volte. Ora, francamente, basta.
Mi alzai per l'ennesima volta e al diavolo la privacy.
Presi il telefono e lessi Vanessa.
Avrei voluto tanto rispondere e
dirle di SMETTEREDIROMPERE! Ero leggermente isterica.
Vianne, inspira..
espira.
Okay. Prima
che la furia
omicida mi trasformasse nell'incredibile Hulk, decisi di portare questo
coso infernale al legittimo proprietario.
Salii le scale a due alla volta con l'eleganza di un mammut e mi fermai
davanti alla porta del bagno. Sentivo il rumore dell'acqua che scorreva
e
la voce di Johnny che cantava quella che sembrava una canzone di Bob
Dylan.
Risi da sola immaginandolo improvvisare un falsetto con il
flacone di shampoo a mo' di microfono.
Bussai. Tre
volte, per sicurezza.
«Johnny? Joh? Il telefono!» Avevo praticamente
spalmato la bocca
sulla porta, come se questo servisse a farmi sentire di
più.
Provai ancora a bussare, senza ricevere risposta. Senza pensarci girai
la
maniglia della porta, sicura che fosse chiusa, quando questa si
aprì.
Restai immobile per un po' con gli occhi leggermente sgranati. Una nube
di vapore mi investì insieme al profumo del bagnoschiuma di
Dior.
Ma quello è da donna, lo sa? Chiesi a
me stessa sopprimendo un attacco isterico di risate.
«Joh-Johnny?» Sant'Iddio
ma che è, sordo?
Il rubinetto si chiuse e io deglutii a vuoto. Non si era ancora accorto
di me. Ora esce tutto
nudo e bagnato e io muoio.
Oddio, sarebbe stato troppo imbarazzante. Feci due passi indietro e
bussai
di nuovo alla porta, anche se ormai ero dentro. Finalmente mi
rispose.
«Aspetta un secondo, esco sub-»
«Merda» Nello
stesso istante in cui aprì la tenda della doccia mi girai e
mi coprii gli occhi con entrambe le mani. Intravidi comunque qualcosa,
involontariamente.
Partii in quarta con le scuse, quasi balbettando tanto parlavo veloce:
«Scusa, scusa, perdonami, è che ti ho chiamato
dieci volte e
non rispondevi, e Vanessa sta chiamando da mezz'ora, e ho pensato di
portarti il telefono quì ma non mi hai sentito bussare, e
visto
che la porta era aperta..»
«Ehi, calma! -mi interruppe ridendo- Non è morto
nessuno! Mi
sono coperto, puoi anche girarti.» Ci misi un po' a capire
quello
che aveva detto, e anche a scollare le mani dagli occhi.
Mi girai con un sorriso di scuse che si gelò sulle labbra. Ora svengo.
Lo sguardo mi cadde subito sul Principe Albert avvolto nell'asciugamano
bianco e diventai istantaneamente color porpora.
Avendo perso momentaneamente l'uso della parola, mi limitai a porgergli
il telefono mentre cercavo di bearmi di tanta bellezza in un modo
più.. discreto.
Non si può descrivere una cosa così. Il modo in
cui le
gocce percorrevano lente il suo collo e si perdevano tra gli incavi del
petto, girando attorno all'ombelico e proseguendo giù, dove
non
mi era consentito vedere. Se poi devo parlare dei capelli bagnati
e del modo in cui sembrava Roux, in quel momento.. mi servirebbero le
parole
adatte. Non ne hanno ancora inventate.
«Grazie. Sapresti dirmi dov'è il phon?»
Annuii cadendo dalle nuvole e aprii
l'anta del mobile vicino allo specchio. Cosa non darei per
asciugarglieli io, i capelli! Mi morsi la lingua per non
dirlo. Ci
mancava solo questo.
«Mmm.. lo sai che quel bagnoschiuma è da
donna?» Certo,
brava, mettilo in imbarazzo. La tua intelligenza mi commuove.
«Sì! Spero non ti dispiaccia se l'ho usato.. ho
aperto il
flacone per sbaglio, ma non ho potuto fare a meno di metterne una
goccia. Il
profumo è inebriante.»
Dio, se dici di nuovo inebriante
in quel modo ti salto
addosso. Urlando BANZAI!.
E non sarebbe stupro, ma legittima difesa. Non puoi attentare alla mia
salute mentale così. Nè tantomeno ai miei ormoni.
«Tranquillo. Io uso il Lacoste, pensa un po'.» Ecco
un'altra
delle mie manie assurde. Uso profumi da uomo. Non sempre,
però.
«Va bene, ora vado. A cucinare. Pennette al salmone, ti
piacciono?»
«Non c'è niente che non mi piaccia. E tu cucini
meravigliosamente.» Si,
infatti. Voglio vedere se Vanessa sa
accendere un fornello.
Prima di scendere a segregarmi in cucina, feci un salto nella mia
stanza a controllare le email.
Niente di particolare, a parte Ryan che mi chiedeva di uscire, come al
solito. Sospirai.
Non lo incontravo spesso -di solito preferivo farla io, la pizza, anche
se quelle della pizzeria dove lavorava erano ottime- ma quelle poche
volte
che era successo era stato imbarazzante. Cioè, non
imbarazzante tipo io e Johnny poco prima, ma imbarazzante tipo "mi
sento
un'adolescente alla prima cotta/certo che è proprio
carino/ci
dev'essere qualcosa che non va nell'aria perchè sembra
ricambiare". Effettivamente, l'ultima volta mi chiese di uscire, ma il
momento era davvero critico -una delle solite sfuriate di Danny e
Nicole- e lo liquidai senza troppi complimenti.
Poi lui ebbe la geniale idea di contattarmi tramite il mio indirizzo
email -che
usavo per ordinare le pizze. Sì, preferisco sempre evitare
di
parlare al telefono. Mania numero 365.- per chiedermelo ancora, e
ancora. Eravamo a quota tre.
Mi sarebbe piaciuto uscirci, sia chiaro. Ma aveva scelto il periodo
decisamente
sbagliato! Poi adesso che dovevo praticamente barricarmi in casa e
improvvisarmi infermiera.. figuriamoci!
Cliccai su "Elimina" e chiusi la finestra del browser.
«Vanessa, non posso. No, non se ne parla!» La voce
dura e a
tratti arrabbiata di Johnny mi arrivò alle orecchie come se
fosse stato a
due centimetri da me. Mi avvicinai alla porta della mia camera e
lanciai
un'occhiata dallo spioncino. Johnny doveva essere ancora in bagno. E le
pareti della casa non erano proprio insonorizzate. Non so cosa
c'entrassero quelle pareti di cartapesta con il giardino e la piscina,
ma tant'è.
Erano più sottili di un foglio di carta lucida, quindi
riuscivo
a sentire tutto senza nemmeno aver bisogno di prendere un bicchiere.
Non che ne avessi l'intenzione, certo.
«Daniel sta male.
Non puoi
portare i bambini quì e.. no, non puoi! Ma non
riesci a capire?
Non mi sembra COSI' DIFFICILE!» Sentii un sospiro.
«Mi dispiace io.. non volevo urlare in quel modo.
Dì ai
bambini che li saluto tanto. Lo so. Lo so, anch'io volevo vederti. Mi
dispiace tanto.. davvero.»
Silenzio. Feci per sbirciare ancora quando sentii la
porta del bagno sbattere e saltai di tre metri all'indietro dallo
spavento.
Okay, magari era meglio scendere prima che si accorgesse che ero nella
stanza accanto
e avevo sentito tutto. Sgattaiolai di sotto velocemente, più
di
quanto le gambe mi consentissero e per poco non presi il volo di sola
andata per il parquet.
Scongiurata la caduta e la rottura di qualche osso -cosa che mi
capitava
praticamente sempre. Devo avere il gene della sfiga predominante
perchè rischiavo la morte ogni santo giorno, con quelle
scale. E
non solo- mi rifugiai in cucina e tirai fuori pentole e padelle.
Fischiettavo ignara e spensierata, mentre giravo il profumatissimo sugo
al salmone, quando il proprietario di una voce da infarto
sbucò
dal nulla dietro di me, facendomi spaventare come se mi fosse scoppiato
un fuoco d'artificio nell'orecchio.
«Che Dio ti aiuti, Johnny. Perchè non so ce la
farai da
solo a sopportare il peso di avermi sulla coscienza, cosa che
accadrà molto presto visto che continui ad apparire dal
nulla e
mi fai rischiare un angina pectoris ogni santa volta.» Quella me la fai rischiare anche
solo guardandomi, ma è sempre meglio stare zitti.
Lui rise deliziosamente, e ancora una volta mi sorpresi a
darmi
un pizzicotto sul braccio per ricordarmi che tutto quello era reale.
«Va bene, questa volta hai ragione. Ma è anche un
po' colpa
tua, che sei sempre tra le nuvole.. a cosa pensi tutto il
giorno?»
A te e al tuo naso
disegnato con la squadretta.
Feci spallucce e assaggiai la pasta, tanto per tenere impegnata la
bocca impedendole di sproloquiare sulle cartilagini di Johnny. Che, tra
l'altro, aveva messo su una polo a righe bianche e marroni che gli
stava da Dio. Per non parlare degli occhiali che facevano venire fuori
tutto il Mort Rainey che era in lui.
«Buona?» Eh? Ah, si riferiva alla pasta. Un
pensiero mi
balzò in mente. Avrei voluto tanto resistere alla tentazione
di
farlo, ma non ci riuscii.
Infilzai una pennetta con la forchetta, vi soffiai delicatamente sopra
e la avvicinai alle sue labbra. Lui le schiuse appena e le richiuse
sulla forchetta senza smettere di guardarmi.
Ecco, non ho mai
desiderato tanto essere una pennetta in vita mia.
Il mio cuore, intanto, era salito al livello delle tonsille e stava
ballando il tiburon.
«Ottima. Cotta al punto giusto.» Si
complimentò con
l'aria da chef navigato, e quasi quasi avrei preferito che iniziasse
una conferenza sulla cottura della pasta e l'indice glicemico invece di
continuare a guardarmi in quel modo.
Mi schiarii la voce che sembrava ricoperta da tonnellate di sabbia e
gli chiesi gentilmente di apparecchiare la tavola.
Mentre portavo la pentola mi sentivo stranamente agitata. Certo, la
conversazione che avevo ascoltato per sbaglio non aiutava. E nemmeno la
vocina nella testa che diceva *ahah!
sta litigando con Vanessa!*. Vocina
bastarda.
Dovevo tenere la bocca occupata il più possibile, o avrei
finito per mettere in mezzo l'argomento.
Fui molto più che sorpresa, perciò, quando ne
parlò lui. Esordì con un sospiro scocciato.
«Non ti piace?» Gli chiesi spaventata all'idea.
Eppure sembrava buono, il sugo.
«No, non è questo. E' buonissimo.»
Sorrise, ma sembrava pensieroso. *E
ti credo. Prima litiga con Vanessa, poi amoreggia con la tua
forchetta...*
«Cos'è allora?» Discreta la ragazza. Ancora
complimenti. «Ehm.. sempre se vuoi parlarne. Se
non vuoi, cioè.. io sono quì, comunque.»
Dio come odiavo quando incasinavo tutte le frasi in quel modo. Sembrava
avessi il quoziente intellettivo di una nocciolina. Sempre colpa di
Johnny, comunque. Mi scombinava.
Lui tacque per un po', forse incerto. Parlare o non parlare?
Cercai di trasmettergli col pensiero che non l'avrei detto a nessuno.
Figuriamoci se sbandieravo ai quattro venti che lui e Vanessa erano in
crisi con tutte le iene assatanate in giro per il pianeta! Ma nemmeno
sotto tortura! E poi, è vero che sono un'invasata totale, ma
un
pregio ce l'ho di sicuro, ed è proprio quello di saper
mantenere
i segreti.
Evidentemente lui lo intuì. I miei occhi non sanno mentire.
Me lo dicono sempre.
Prese un grosso respiro come se gli costasse tanto
dirmelo. «Ultimamente.. ci sono delle incomprensioni con
Vanessa.»
Censurai la vocina impertinente nella mia testa per non fare pensieri
malefici.
«Oh. Mi.. dispiace. Vedi che passerà. Passa
tutto.» Feci
un sorriso di circostanza, non volendomi impicciare oltre.
Lui storse la bocca in una smorfia. «E' sempre isterica. Se
la
prende con me per tutto, ultimamente.» Gli si leggeva la
frustrazione negli occhi.
Sentivo la rabbia crescere dentro come il mercurio in un termometro
messo al caldo.
Non sapevo cosa dire. «Menopausa?» La parola mi
scivolò dalla bocca senza che potessi impedirlo, e davvero, davvero avrei
voluto morire.
Va bene, chiamo il
Centro Igiene Mentale. Lo chiamo.
Mi schiarii la voce e biascicai un «Scherzo, eh. Battuta
infelice,
sorry.» per provare a salvare il salvabile. Johnny, con mia
sorpresa, rise piano addentando un altro paio di pennette.
«Gradirei ci fosse una spiegazione ormonale al suo
comportamento.»
«Non provare a capirci. Noi donne siamo lunatiche e talvolta
schizzate. Fuori come un citofono. Ovviamente, anche voi non siete da
meno, ma noi di più. Dopotutto, soffriamo di più.
Logico
che dobbiamo sfogarci in qualche modo. Poi, figurati, lei
soffrirà il triplo stando con un fig.. un pez.. un bell'uomo come te.
Sarà gelosa, credo. Ogni tanto.»
«Gelosa? Ogni tanto?! Dire che Vanessa ogni tanto
è gelosa
è come dire che Obama è di colore a giorni
alterni.» Risi
di gusto al paragone.
«Va a dire a destra e a manca che non ha problemi, che lo sa
che io
sono suo.. ci credesse ogni tanto a quelle parole! Non hai idea di come
si è comportata durante le riprese di Public
Enemies.»
«Ho sentito qualcosa. La notizia "Vanessa è gelosa
di Marion" ha riempito i siti di gossip per settimane intere.»
«Ecco, infatti. Ma.. quello che voglio farle capire.. ho
avuto a
che fare con attrici molto più belle di Marion. Prendi
Charlize
Theron, prendi la Winslet, prendi Rosamund Pike..»
«Eh. Rosamund specialmente..» Mi scappò
detto e sentii il
sangue affluirmi alle guance colorandole di viola. Le immagini della
scena della carrozza, nel suo film "The Libertine", affollarono la mia
mente per un tempo infinito. Johnny abbassò lo sguardo e
parve imbarazzato anche
lui. Evidentemente aveva capito a cosa stavo pensando.
«Comunque.. vero, Marion non è stata la prima
bella donna
con cui hai lavorato..» Cercai di riportare il discorso sul
filo
originale.
«Appunto. E Vanessa? Mi ha tenuto il muso come una bambina
per
giorni.» Scuoteva la testa, ancora incredulo al ricordo.
«Certo,
è vero che Marion era un po'.. come dire.. espansiva, nei suoi
rapporti sul set..»
Sgranai un tanto d'occhi. «E' vero quello che dicevano i
giornalisti?» Lui mi guardò eloquente.
«Ma dai! Perchè Marion può toccarti il
sedere e io no?» Esclamai divertita facendolo ridere.
«Se proprio ci tieni, potrei fare un'eccezione..»
Sorrise, lo sguardo fisso sul tavolo.
«Come no. Poi arriva Vanessa e mi mette sotto col suo Joe le
Taxi.» Ridevamo come bambini. Ero davvero
contenta che riuscissi a farlo felice. Vedere la tristezza nei suoi
occhi era come ricevere una pugnalata al cuore.
Quella sera, nel letto, ripercorsi con la mente le
giornate che avevamo passato insieme.
Non avevo idea che mio fratello avesse una governante così
giovane. Mi aspettavo una donna sulla quarantina, un po' tozza e
arrossata, e mi ero ritrovato invece una giovane ragazza bella e
solare. Avrei dovuto intuirlo dalla voce al telefono, in effetti.
Vianne era stata una piacevole sorpresa. Aveva un carattere tutto da
scoprire, e avevo intenzione di farlo durante la mia permanenza a Los
Angeles.
Mi scoprii a pensare che amavo la sua compagnia.
Avevamo parlato di argomenti piuttosto imbarazzanti, per due
sconosciuti, ma lei si comportava come se parlasse con un amico
di vecchia data.
Mi metteva completamente a mio agio. Anche quando
aveva scherzato sulla menopausa di Vanessa, o su Marion e i suoi
incontri
ravvicinati col mio sedere, non era stato sgradevole o di cattivo
gusto. La trovavo davvero divertente, e sentivo che mi aveva fatto bene
parlare con lei. Era così spontanea. Quando si accorgeva di
aver
detto qualcosa che non avrebbe voluto dire, due pomelli rossi
prendevano il posto delle sue guance. Sembrava la statua del pudore.
Scossi la testa sorridendo, col suo volto delicato impresso nella
mente.
«Etciù!»
Sentii uno starnuto proveniente dalla camera
accanto alla mia. Sorrisi. «Etciù!
Merda. Etciùù!
Ohhh e che caz- e-e-e-etciù!»
Scoppiai
a ridere sentendola imprecare contro i propri starnuti. Non riuscivo a
dormire, per cui decisi di alzarmi per andare a vedere se stesse bene.
Certo che sta bene,
idiota, ha solo starnutito!
Va bene, volevo andare da lei e basta. Decisi di ignorare i sensi di
colpa che questi pensieri mi suscitavano, e mi diressi in corridoio.
La porta della sua stanza era aperta. Quando mi affacciai, fui accolto
da un altro starnuto.
«Salute!» Risi mentre bussavo alla porta, per
essere educato e non spaventarla.
«Oddio! Mi hai fatto prendere un colpo!» Come non
detto. «Ti
ho svegliato? Scusa.. ho gli starnuti a raffica. E' genetico.
Credo. Anche a mio padre succede.» Chiuse gli occhi e si
portò una mano alla bocca, pronta all'ennesimo starnuto, che
però non arrivò.
«Abortito?» Domandai, facendola ridere.
«Comunque no, non mi
hai svegliato. Non riesco a prendere sonno.» Aggiunsi con una
smorfia.
Lei battè piano la mano sul letto, invitandomi a sedere. Era
praticamente seduta, appoggiata a due cuscini. Non sapevo che fare.
Declinare l'invito mi sembrava scortese e incoerente: dopotutto, ero
andato io da lei. Così, cinque passi dopo, ero seduto sul
suo letto.
«Se vuoi puoi metterti sotto le coperte. Anche se magari non
è il caso.» Sembrava imbarazzata, e quasi
contrariata.
Annuii. «No, tra un po' me ne torno di là. Non
vorrei darti
troppo fastidio.» Indicai con un cenno del capo il libro che
stava
leggendo: Orgoglio e
Pregiudizio. Un classico per le donne.
«Macchè, figurati.. perchè non leggi
qualcosa anche
tu? Magari prendi sonno.» Suggerì, poi parve
illuminarsi
d'immenso. «Ti andrebbe di leggermi qualcosa da
quì?» I
suoi occhi brillavano talmente all'idea che non riuscii a dirle no. La
vidi sfogliare le pagine velocemente e fermarsi in un punto preciso,
dove c'era già un segnalibro. Un segnalibro con la mia
faccia
sopra.
«Oh. Ehm..» Sorrise mettendolo via, con il viso
tendente al
rosso carminio. «Quì» Indicò
col dito un punto
sulla pagina.
Tra lo spazio tra un paragrafo e un altro, c'era una frase scritta a
penna, con bella grafia. Decisi di cominciare da lì.
«Ho lottato
invano. Non
c'è rimedio. Non sono in grado di reprimere i miei
sentimenti.
Lasciate che vi dica con quanto ardore io vi ammiri e vi
ami.» Mi
fermai, guardandola negli occhi. Sembrava pendere completamente dalle
mie labbra, e a giudicare dall'espressione sorpresa, non si aspettava
che leggessi anche la sua citazione. Le sorrisi e tornai a leggere i
caratteri stampati.
«Se i vostri
sentimenti sono
ancora quelli dello scorso aprile, ditemelo subito. Il mio affetto, i
miei desideri sono immutati, ma basta una vostra parola
perché
questo discorso sia chiuso per sempre..»
Vianne sorrideva
beata, come se stesse in paradiso. Si sistemò meglio sui
cuscini, girandosi su un fianco. Gli occhi fissi sulla mia bocca.
«Elizabeth,
che ora sentiva
qualcosa di più di una semplice pena ed imbarazzo per la
situazione in cui egli si trovava, si sforzò di dire
qualcosa; e
subito, se pur con una certa difficoltà, gli fece capire che
i
suoi sentimenti avevano conosciuto un tale mutamento dopo il periodo
cui egli aveva accennato, da farle accettare con gioia e
gratitudine le sue dichiarazioni. La felicità prodotta da
questa
risposta fu tale quale egli non aveva forse mai
conosciuto prima, e Darcy si espresse con tutto il sentimento ed il
calore con cui può esprimersi un uomo profondamente
innamorato.»
Continuavo a leggere, provai a immedesimarmi nei personaggi e mi
riuscì bene, a giudicare dai sospiri estasiati di Vianne.
Non
smise di sorridere, nemmeno quando chiuse gli occhi. Si
addormentò col sorriso sulle labbra, bella come un angelo.
«... qui, nel
vestibolo, si separarono.»
Chiusi il libro rimettendo il segnalibro al suo posto. Non credevo
fosse una mia fan. Almeno, non lo dava a vedere molto. Mi sarebbe
potuto capitare di peggio, ma anche quella volta ero stato fortunato.
Se vuoi restare a
fissarla tutta la notte fai pure eh..
Scossi la testa riscuotendomi da quello stato di trance e tornai in
camera mia. Il sonno cominciava a farsi sentire, proprio come aveva
detto Vianne.
Mi addormentai dopo pochi istanti, pensando a lei.
Eccomiiiiiiii di nuovo tra voiH.
Finalmente abbiamo un Johnny's POV, così sapete cosa gli
passa per la testa v.v
Che ne pensate?
Ah, qui sono passati tipo un paio di giorni dall'arrivo di Johnny.
Sarà sempre così, più o meno. A parte
il prossimo capitolo che parte dal risveglio di Vianne, proprio dopo
questa notte. Vabbè, poi vi avviso xD
Questo capitolo mi piace XD *strano ma vero* Sarà la
pennetta...
Anyway, le cose cominciano a smuoversi. Nessuno dei due sa bene cosa
sta succedendo -o meglio, Vianne lo sa e l'ha sempre saputo ma Johnny
no-.
Uhm, mi faccio pubblicità da sola. Ho scritto una shot su
Johnny XD Parla di tre amiche che partono per andare a cercare un fiore
che cresce dalle parti delle Bahamas e naufragano a causa di una
tempesta. Indovinate su quale isola? BRAVE! XD
Ecco il link: Survivors.
Se ci fate un salto mi fa piacere *-*
Bon, finisco di sproloquiare e passo alle recensioni meravigliose che
mi hanno fatto commuovere ç-ç
Grazie
a:
Rak,
che dice tante scemenze XD "il mondo doveva leggere queste cose
meravigliose" ma che dici?? XD Scema. Anch'io ti voglio troppo troppo
troppo bene e non smetterò mai di volertene <3 Grazie
davvero per tutto quello che fai.
Marty314,
la new entry =) Grazie davvero, sono contenta che ti piaccia! Il merito
è tutto di Johnny XD Spero continuerai a seguirmi e a farmi
sapere se ti piace! Un abbraccio.
FourWalls,
hai ragione, ci ho messo davvero tanto tempo a pubblicare XD Chiedo
venia é_è Però meglio tardi che mai,
dai. Grazie anche a te, sono davvero felice che ti sia piaciuto il
capitolo precedente e spero tu pensi lo stesso del nuovo *-* Un bacio!
Summerbest,
ovvero Silvia, ovvero Lollynah su Twitter XD, mi hai fatto morire dal
ridere con quella recensione, giuro! Sono davvero contenta che tu segua
la fic e che ti piaccia, e soprattutto amo l'entusiasmo che metti nelle
recensioni *-* Sei una lettrice perfetta *sospira, commossa* Che ne
pensi del capitolo? Piaciuto? XD Un abbraccio forte!
Liz,
la mia fedele lettrice *_* Grazie, grazie, grazie, grazie [and so on..]
davvero, ricevere le tue recensioni è sempre un'onore. La
complicità tra Johnny e Vianne aumenta, ma in proporzione
alle grandi figure di niente di Vianne, pare XD Evvabbè,
almeno lo mette a suo agio. Un abbraccio forte forte Liz!
Daiana,
scricciolo mio, ma quanto ti amo? Eh? Me lo dici? Davvero, non so che
dire. Ogni tua recensione è una lacrimuccia per me. Sono
onorata di averti come amica, sul serio. Marò, devo stendere
la lavatrice altrimenti mamma mi affetta! Vado. Spero di sentirti
presto che mi manchi troppoooo! Ma sei andata a Londra?! E io non so
niente?! è_é Vabbè, poi mi racconti.
T'amo.
Fede,
muahauahau, non ti mando tutto apposta XD Ogni tanto ci vuole un colpo
di scena, no? Beata te che vai a vedere il MengMeng -carino!-
salutamelo calorosamente mi raccomando. E non farti riconoscere come al
solito. XD Ti adoro infinitamente!
Yunie992,
ecco un'altra lettrice che adoro *-* Adoro le tue recensioniiiii, mi
fai morire ogni volta *-* Grazie davvero, grazie! Mentadent dici? Nah,
io pensavo Algasiv. XD Spero ti sia piaciuto questo capitolo! Fammi
sapere. Ti stimo, sorella XD Un bacio!
Sweetevil,
che bello, una nuova lettrice *.* Se tu non trovi aggettivi adeguati
per descrivere la storia, io non trovo parole per ringraziarti.
Davvero. Mi fa tanto piacere leggere le vostre recensioni, e sapere che
quello che scrivo in un modo o nell'altro vi rende felici. Siete la
gratificazione più grande. Grazie. Un abbraccio forte, spero
continuerai a seguirmi!
Leia_the_Witch,
menomale! Inizialmente pensavo che il carattere di Johnny non sarebbe
piaciuto. Non so, mi faccio troppi complessi XD Però
è adorabile lui *-* Cerco di renderlo come me lo immagino,
in base alle interviste che ho letto e ascoltato. Chissà,
chissà. Vorrei tanto conoscerlo per dirvi meglio, ma
tant'è.. xD La vocina parlante è una figata! E
poi sono convinta che ce l'abbiamo tutti, quindi dovevo mettercela XD
Grazie grazie grazie davvero, amo le tue recensioni. Un bacio!
Vi adoro oltre ogni dire, davvero.
A presto,
Sara.
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Capitolo 5 *** Butterflies; ***
Fourth
Capitolo
quattro
Butterflies;
La
sveglia trillò più dolce del solito, la mattina
seguente.
Cercai di ricordare cosa avessi sognato, quella notte,
perchè
avevo la sensazione che fosse una bella cosa. Anzi, doveva davvero
essere molto più che bella, dato che sorridevo come un'ebete
-cosa impossibile, per me, appena sveglia-.
Ho sognato Johnny.
Quello era poco ma sicuro. Ormai lo sognavo tutte le notti. Aggrottai
le sopracciglia, afferrando un ricordo al volo.
Johnny era sul mio letto.
Mi alzai di scatto, ricordando. Johnny era davvero stato sul
mio letto. Altro che sogno!
Presi tra le mani Orgoglio
e Pregiudizio. Gli avevo chiesto di leggere per me.
Dio, sentire la sua voce stupenda pronunciare quelle altrettanto
meravigliose parole fu indimenticabile. Mi aveva fatto venire i brividi
più volte; fortunatamente ero coperta fino al collo e lui
non se
ne accorse. Credo.
Qualcosa cadde dal libro, finendo sul mio piede: il dannato segnalibro
con la sua foto. L'ennesima splendida figura.
Sperai solo che non fosse così avventato da considerarmi una
sua
fan sfegatata e irrecuperabile -cosa che ero, però, e sono
ancora- e decidesse di tenere le distanze. Pregai in aramaico in
proposito mentre mi
lavavo e vestivo.
Scesi in cucina a preparare la colazione e lo trovai che armeggiava con
la scatola di cereali.
«Buongiorno Miss Elizabeth!» Esclamò
raggiante appena mi vide. Okay,
allontanamento scongiurato. Grazie al cielo.
«Buongiorno Mr Darcy!» Risposi io altrettanto
felice, poi storsi
il naso. «Nah, non ti ci vedo come Darcy. Darcy è
Matthew
McFayden. Ormai è lui, mi spiace.» Aggiunsi
sperando che non
se la prendesse. «Invece ti vedo come Dorian Gray. Bello e
dannato.» Dissi sospirando, mentre mi sedevo.
«E' un complimento? Dorian Gray non è proprio il
massimo, moralmente.» Giustamente.
«Devo ricordarti che hai interpretato personaggi come John
Wilmot,
George Jung, Sweeney Todd e Don Juan? Ma soprattutto John Wilmot e le
sue mani lunghe» Lo guardai scaltra e lui si
grattò la nuca
imbarazzato.
«Anche se con quella parrucca eri inguardabile, devo
ammetterlo.» Cercai di deviare il discorso buttandolo sullo
scherzo.
«Dici? E dire che l'ho anche conservata. Ogni tanto me la
metto e
giro per casa con l'aria depravata tirando fuori il libertino che
c'è in me.»
Scoppiai a ridere. «Dubito che ne siano rimaste molte tracce,
ormai..» Lo provocai dopo aver bevuto un sorso di
caffè. Lui
mi guardò con un'espressione maliziosa e cattiva al tempo
stesso, meditando vendetta. Sperai solo non fosse il solletico,
altrimenti sarei morta.
«Dillo di nuovo» Si avvicinò
pericolosamente -ero
seduta con le ginocchia vicino al petto- e non feci in tempo a scendere
che lui era già davanti a me, tra la sedia e il tavolo.
Tra una risata e l'altra glielo ripetei, provocandolo sempre di
più: «Sei vecchio e sei buono solo come reliquia
in un museo
archeologico»
Cercai di coprirmi con le braccia, ma lui riuscì a prendermi
i fianchi e cominciò a torturarmi col solletico.
Cominciai a ridere e a divincolarmi, implorando pietà.
«Cosa
sono allora?» Si fermò permettendomi di respirare
e io lo
guardai trattenendo a stento una risata. «Sei un vecchiaccio
e
ormai per fartelo alzare ci vuole il cric!» Dissi tutto d'un
fiato
prima di scoppiargli a ridere in faccia.
«Ti faccio vedere io il vecchiaccio!» Furono le sue
ultime
parole, poi nella casa riecheggiarono solo le nostre risate.
Non riuscivo più a respirare, e -hai voglia di implorare
pietà- Johnny non ne voleva sapere di fermarsi. Sembrava
proprio
che gli piacesse torturarmi. *Tortura
con conseguente libero accesso al tuo corpo per le sue mani*,
berciò la vocina bastarda.
Non so come successe, ma a un certo punto la sedia perse l'equilibrio e
cademmo tutti e due a terra con un tonfo.
«Ahiahi-ahahahahaha» Nonostante il fianco
dolorante, non riuscivo
a smettere di ridere. Johnny stava sopra di me, e ridere mi sembrava
l'unica cosa da fare, o avrei finito per stuprarlo lì, sul
tappeto. Con un colpo di reni invertii la situazione, mettendomi a
cavalcioni su di lui.
No, non lo avrei stuprato, se è questo che vi state
chiedendo.
Mi toccai la testa mugolando di dolore. «Ti sei fatta molto
male?» Chiese lui apprensivo, sistemandosi sui gomiti. Dire
che era
sexy significava bestemmiare.
«No. Altrimenti saresti morto. Ahia, qui però mi
uscirà un bel livido..» Sfiorai il fianco destro
spostando un
po' la maglia per controllare. In effetti era tutto rosso.
Joh mi spostò per alzarsi e poi mi prese in braccio
portandomi sul divano.
«Torno subito» Proferì dopo avermi
posato delicatamente e
andò di sopra. Scese dopo un paio di minuti con qualcosa in
mano.
Socchiusi gli occhi per mettere a fuoco e vidi che era una pomata per
le contusioni.
Johnny si sedette accanto a me e cominciò a passarmela sulla
zona infiammata, massaggiando con fare da esperto.
Non riuscivo a dire niente. Mi limitai a guardarlo e a sorridere tra me
sentendo il tocco delle sue mani sulla mia pelle.
Passarono diversi minuti. L'unico rumore nella casa era il ticchettio
dell'orologio appeso alla parete. Johnny mi guardò e sorrise.
«E quindi sei una mia fan» Disse all'improvviso.
Quasi quasi mi strozzai con la mia stessa saliva, sentendoglielo dire.
Un
immaginario peso di trecento quintali mi piombò sulle
spalle, e
da brava pessimista pensai che sarebbe arrivato il peggio.
«Ehm.. sì. Sai, sei bravo. Molto più
che bravo. Il
migliore attore dell'ultimo decennio, te l'hanno detto, no?»
Lui
annuì.
«Grazie. Eppure non mi hai chiesto un autografo. Di solito i
fans lo fanno» Beh,
cosa me ne faccio dell'autografo quando ho te in carne ed ossa?
Pensai beandomi della sua bellezza, in dolcevita bianco e jeans
scoloriti.
Teoricamente non ce
l'hai, scema. Mi ricordò la solita vocina.
«Giusto! Vabbè, c'è tempo.. no? Te lo
chiederò
più in la, quando mi avrai conosciuto meglio e potrai
farmi anche una bella dedica.» Ero fiera di me. Che bella
risposta.
Lui sembrò rifletterci. Annuì.
«Bene.» Chiuse il tappo della pomata.
«Comunque, non mi
piace quella foto sul segnalibro. Sembro un drogato in quel servizio
fotografico, accidenti a People. Non ne hai un'altra?»
Non ne ho un'altra?
Magari non
è il caso di parlare delle 985379640
foto tue che ho sul computer. No, non mi sembra proprio il momento
adatto.
«Devo cercare. Sia mai che Sua Signoria vomiti davanti alla
sua
stessa faccia» Lo canzonai alzando gli occhi al
cielo.
«Scema. Perchè non hai mai provato a contattarmi
quando hai capito per chi lavoravi?» E queste domande? Ma lo fa
apposta?
«Ti senti bene? E cosa avrei dovuto dirti? "Ciao, sono
Vianne, sono perdutamente innamorata di te, vuoi sposarmi?"»
Lui rise e io avrei voluto sotterrarmi, per quello che avevo detto. Va
bene scherzare, ma avevo un filino esagerato. O no?
«Non era una cattiva idea!»
«Ah no? E cosa avresti risposto, sentiamo?» Gli
chiesi con aria
di sfida. Poi me ne pentii subito, temendo la sua risposta.
Johnny sorrise malizioso, alla John Dillinger. «Who
knows?»
E insomma, tra episodi più o meno imbarazzanti, era passata
una
settimana senza che me ne rendessi conto, ed era arrivato il momento di
dire a Danny che avrebbe dovuto iniziare a curarsi.
Non aspettavamo una reazione positiva.
Salimmo entrambi da lui senza sapere come dirglielo. Johnny si grattava
la nuca in silenzio e decisi di parlare io.
«Danny..» Iniziai, sedendomi sul bordo del letto.
«Dobbiamo
parlare di una cosa.» Guardai Joh che continuava a tacere, lo
sguardo basso.
«Vedi, tra poco.. insomma, il tuo corpo vorrà..
ora sei
molto debole, ma tra poco comincerai a sentire l'esigenza di assumere..
droga.. e non puoi continuare così» Dio, era un
argomento
difficile e parlavo come se di fronte a me avessi un bambino!
Mi feci coraggio e inspirai profondamente. «Quello che stiamo
cercando di dirti è..»
«Danny, devi disintossicarti.» Johnny
arrivò dritto al punto, senza troppi giri di parole.
Lui ci guardò sorpreso e spaventato. Poi, inaspettatamente,
scoppiò a piangere. Incrociai lo sguardo preoccupato di
Johnny
per un istante e pensai che sarebbe stata dura.
«Ho bisogno di Nicole» Riuscì a dire
Danny tra i
singhiozzi, e mi si strinse il cuore a vederlo così. Aveva
ragione. Eppure capivo anche lei, non era facile per nessuno dei due.
«La chiamo.» Dichiarai decisa e mi avviai in
salotto. Johnny mi raggiunse in fretta, bloccandomi per un polso.
«Non. Mi. Fermare.» Dissi truce.
«Non voglio fermarti, voglio farti ragionare»
Sbuffai dal naso e mi costrinsi ad ascoltarlo.
«Non credo sia una buona idea.» Incalzò,
scuotendo la
testa. «Insomma, lei viene, lui si convince che sia tornata,
poi se
ne va.. No»
«Sì, ma così non inizierà
mai la cura, Johnny!
Non possiamo sedarlo a vita! Se ne farà una
ragione»
Lui mi guardò per qualche secondo senza dire niente, poi
fece un cenno d'assenso con il capo. Andai al telefono.
«No» La risposta di Nicole mi fece perdere un paio
di battiti. Chiusi gli occhi, inspirando lentamente.
«Per una settimana soltanto. Ti prego.» Ero sul
punto di
mettermi in ginocchio. Come avremmo fatto? Non potevamo mica legarlo
alla Dr House sul letto!
«...»
«Nicole, fallo per lui.» Stavo sudando freddo.
«Una soltanto.» Espirai scaricando la tensione
accumulata, e ringraziando il suo buon senso.
Andai da Johnny a riferirgli la notizia. Non accennava un sorriso.
«Non sono d'accordo e lo sai.» Mi
rimproverò, torvo.
«Mi hai proclamata padrona di casa, no? Decido io
ora» Scherzai, sperando di riuscire a strappargli un
sorriso.
«Dai, sorridi.» Dissi, alzandogli gli angoli delle
labbra con le
dita. «C'è già troppa depressione in
questa casa»
Lui sospirò e sorrise, finalmente.
«Ce la faremo.» Gli strinsi la mano, cercando di
trasmettergli un po' di convinzione e ottimismo.
«Vedrai.»
***
Saranno state le due di notte, all'incirca.
Sentii dei lamenti provenienti dal corridoio. Sospirai pesantemente e
spostai le coperte, imprecando a bassa voce. Avevo un sonno assurdo.
Camminai a occhi chiusi verso la stanza di Danny, e li aprii appena per
vedere in che condizioni stava Johnny. La luce debole della luna mi
permise di distinguerne la figura in movimento. Forse si stava alzando.
«No, dormi. Faccio io» Sussurrai, e senza aspettare
la risposta mi diressi dal fratello.
«Cosa c'è, Dan? Ti fa male qualcosa?»
Gli chiesi paziente, accendendo l'abat-jour.
Lui mugolò qualcosa di incomprensibile, tranne la parola
'acqua'.
«Arriva subito. Sta calmo.»
Lui si acquietò un po' e bevve un paio di sorsi. Stavo
facendo uno sforzo immane per mantenerlo dritto.
«Gr-a...» Non finì nemmeno la parola che
si
addormentò. Sorrisi, per quel suo tentativo di essere
civile.
Una parte del vecchio Danny c'era ancora, dopotutto.
Mi dispiaceva troppo per lui.
«'Notte Dan.» Mormorai a vuoto.
Socchiusi la porta e mi stiracchiai. Bene, non avevo più
sonno. Sbuffai.
«Vianne?»
Sussultai appena quando sentii il mio nome. Per un attimo pensai di
averlo immaginato.
«Joh?» Aggrottai le sopracciglia e mi avvicinai
alla porta della sua stanza.
«Tutto bene? Cosa voleva?» Mi domandò
preoccupato, mentre accendeva la luce del comodino.
«Oh, sì, bene. Voleva bere.» Non sapevo
se entrare o no.
Restai abbracciata allo stipite, tamburellando le dita con fare
piuttosto nervoso.
Calò un silenzio di tomba che mi fece rabbrividire.
«Ehm.. tu.. hai bisogno di qualcosa?» Gli chiesi,
titubante.
«Di un po' di sonno. Non riesco a dormire.» Disse,
ridacchiando.
«Nemmeno io. Cioè, prima avevo un sonno boia.
Adesso mi
è passato» Non so cosa, ma qualcosa mi fece
rabbrividire. E
lui lo notò.
«Stai morendo di freddo. Vieni qui dai» Lo disse
così velocemente
che non ebbi il tempo di soffermarmici. Forse neanche lui, a giudicare
dalla faccia che fece. Forse se ne pentì, chissà.
«Okay.» Tanto il letto era matrimoniale. Non
dovevamo stare per forza appiccicati, giusto?
Johnny sorrise appena e ci coprì entrambi con le coperte. La
mia gamba sfiorò la sua e mi sentii il cuore in gola.
Ci guardammo per un sacco di tempo, senza dire niente. Poi lui fece una
faccia buffa e scoppiammo a ridere. «Sembri il fratello scemo
di Sparrow»
«Oh, smettila. Mi fai arrossire» Ridemmo ancora,
sciogliendo
ogni traccia di imbarazzo. Il sonno però stava tornando.
Pensai che Vanessa mi avrebbe uccisa all'istante, se ci avesse visti
così. Non stavamo facendo niente di male, però.
Eravamo a
qualcosa come trenta centimetri abbondanti di distanza.
Quando sbadigliai mi resi conto che avrei dormito con lui. Stavo
proprio per crollare e non avevo mica la forza per tornare in camera.
«Mi spiace dover occupare il tuo letto, ma a meno che tu non
voglia
portarmi in braccio di là mi sa che dormirò
qui» Mormorai con
la voce ormai impastata.
«Fai pure. Tiri calci, mentre dormi?»
«Da piccola sì. Ora non saprei.»
Sorrisi, sempre a occhi chiusi.
«Ti farò sapere allora.» Ridemmo piano,
esausti -almeno io- e pochi secondi dopo non sentii più
nulla.
Buonanotte.
Dormiva proprio come una bambina.
Il sorriso che le increspava le labbra, l'espressione beata. Quando mi
svegliai la trovai che mi dava le spalle. Stranamente pensavo che
l'avrei trovata accoccolata tra le mie braccia, e invece no. Con
qualche secondo di ritardo, notai che la cosa mi dispiaceva. E non poco.
Idiota, ma che vai a
pensare? Datti un contegno!
Sospirai, cercando il lenzuolo. Era finito chissà dove.
Spostai
le coperte per sistemarlo e deglutii a vuoto un paio di volte vedendo
che la maglia di Vianne si era sollevata e le scopriva quasi
metà schiena. Come se non bastasse, notai
l'estremità
delle mutandine di pizzo, rosa e bianche.
Istintivamente allungai una mano, fino a sfiorarle la maglia. Indugiai
qualche secondo, e mi dissi che era per una buona causa. Non volevo
mica che le venisse una bronchite, con quel freddo!
Mi avvicinai di più per fare il più velocemente
possibile. Quando tirai giù la maglia, lei si mosse e
inarcò appena la schiena, sfiorando il mio bacino col suo.
Ecco, stavo morendo.
Mi immobilizzai manco avessi una tarantola sul braccio, e trattenni il
fiato, pregando in tutte le lingue che conoscevo che non si svegliasse.
Deglutii a vuoto un paio di volte e riprovai. Riuscii nell'impresa ma
imprecai a bassa voce vedendola muoversi. In pochi istanti si
voltò verso di me e finì sul mio petto. Un
braccio mi
circondò la vita e mi strinse a sè, a
mò di
cuscino.
Stava ancora dormendo.
E io stavo ancora morendo.
Cominciai a sudare freddo, e mi insultai da solo. Sembravo un
adolescente alle prime esperienze sessuali. Ecco, ci mancava solo
l'alzabandiera e.. no,
ti prego.
Guardai in basso e mi vergognai come un ladro. Ma porca di quella miseria!
Ma non era possibile! Mi passai una mano sul viso, col
cuore che
andava a tremila. Vianne dormiva placidamente e pensai che il suo
ginocchio era molto vicino a.. beh, avete capito, e se mi avesse
sfiorato avrei dato di matto. Sicuramente.
Cominciavo ad avvertire le vampate di calore.
Ed era pure mattina..
Ma certo, doveva essere quello! Era mattina, perciò
c'era il saluto al Fuhrer.
Bene.
Urgeva una doccia fredda.
Non osavo pensare a cosa sarebbe successo se Vianne si fosse svegliata,
trovandomi in quello stato. Inorridii solo al pensiero.
«Buongior-
ommioddio, cos'è quello?!»
«Ehm.. non
è come sembra»
«SPORCOMALATOPERVERTITOALLONTANATIDAME!»
Sbiancai immaginando la scena.
Facendo attenzione cercai di spostarla nel modo più delicato
possibile, scongiurando il risveglio. Sentivo una goccia di sudore
scendermi lungo la tempia con una lentezza spasmodica.
Una volta libero dal suo abbraccio ad alto contenuto erotico mi
defilai, trovando rifugio nella doccia.
Non avevo idea di che cavolo mi stava succedendo.
Anzi, forse ce l'avevo.
Dopotutto siamo uomini, no? Non era colpa mia. Vianne era bella,
travolgente, dolcissima.. e Vanessa ed io avevamo passato l'ultimo
periodo esclusivamente
davanti alla tv, e.. insomma, se non si fosse messa quelle dannate
mutandine di pizzo forse avrei scongiurato la sauna.
Che non mi passi
più per la testa di invitarla nel mio letto!
*E se ci finite insieme,
nel tuo letto?*
E' impossibile. Taci.
*Ma ti piacerebbe..*
Ho detto TACI.
Dannazione.
A volte la nostra coscienza, quella vocina che ti rimbomba in testa e
spesso ti contraddice.. beh, a volte risiede nell'alzabandiera.
Era da tanto che non avevo un dialogo con la mia coscienza.
E comunque quella doccia mi aveva fatto più che bene. Mi ero
calmato ed ero pronto ad affrontare un'altra giornata, normalissima
come le precedenti.
*Lo pensi tu...*
Ritardo mostruoso, I know.
E' che con questa scuola non capisco più niente. Menomale
che siamo a maggio, dai.
E poi non è del tutto colpa mia. C'è Madama
Ispirazione che non mi degna della sua presenza, e c'è l'aitante fanciullo
che mi invade i pensieri. (No,
ora non piùùùù!
ndVocinaMaleficaInside)
Anyway.
Capitolo piccino, lo so. Però ho intenzione di pubblicare il
quinto tra al massimo una settimana. Non passerà molto
tempo, giuro XD E' quasi finito, quindi dovrei metterci davvero poco.
Promised.
Dunquedunque. I piccioncini si stanno avvicinando sempre di
più, pare. Ma siamo ancora all'inizio XD Vedrete cosa li
aspetta.. *parte la risata malefica registrata*
Passiamo alle splendide, adorabili, stupenderrime personcine che hanno
recensito! Mi fate sciogliere *_*
Rak, in pole
position: Anch'io amo te in una maniera sconsiderevole,
sconfinata e indicibile <3 Quand'è che ti metti a
scrivere, EHHHH?! Dobbiamo pensare alla tua fic, dai. Oppure a una
nuova, se proprio questa non ti ispira più. Con Ben, magari,
eeeh? *dà di gomito* Love you darlin'!
FourWalls:
Dopo questa credo che tutte vorremmo essere una pennetta xD Per non
parlare di quando Johnny mastica una chewing-gum.. cioè..
è una cosa proprio.. che gli salteresti addosso urlando
BANZAI! Okay, conteniamoci. Grazie davvero, mi ha fatto troppo piacere
la tua recensione! Che pensi di questo capitolo? Fammi sapere! Un
abbraccio!
Summerbest e le
sue recensioni chilometriche adorabilissime!:
Cioè, io guardo che hai recensito e mi viene da piangere
ancora prima di leggere! Non puoi immaginare quanto mi fanno piacere.
Ahhhh mi hai fatto morire quando hai detto "dopo essere stata gelosa
del sasso in Potc ora sono gelosa della pennetta"! Mi ero completamente
dimenticata di quella scena, e me la sono andata a rivedere. Sono
morta, ovviamente. Mamma mia. MAMMA. MIA. I pensieri di Johnny saranno
sempre presenti, sisi. Anzi, il prossimo capitolo è quasi
tutto dal suo POV. Ne vedremo delle belle XD Oh, grazie anche per la
recensione alla shot <3 Ma quanto sei bedda da uno a dieci? EH?
Trentamila? *-* Ti abbraccio fortissimo!
DarkStar:
Ora sono io a fare la dichiarazione d'amore a te, altrochè!!
Ho letto la recensione a Pieces e mi hai fatto sciogliere
letteralmente! Io non so come farei senza di voi. Seriamente. Spero tu
non sia stramazzata al suolo, piangente, o abbia perso il sonno per il
ritardo sconsiderato con cui ho pubblicato xD Mi dispiace! Prometto che
sarò veloce con il prossimo XD Oddio, sono andata a
rileggere la recensione a Pieces *_______* Ora la metto in cornice!
*muore* Okay. Che dire, carissima. Spero continuerai a leggere e a
farmi sapere che ne pensi! E sappi che l'amore è totalmente
ricambiato :D Alla prossima, un abbraccio!
Fede:
Pur'io ti adoro infinitamente. Quand'è che mi mandi il bacio
tra Elena e il MengMeng? EH? Oh. ù_ù
Yunie992:
Yoo sorella xDDD Vuoi che ti presti Johnnino Deppino? Uhm.. okay, vedo
se Vianne è d'accordo. Ti faccio sapere. Hahaha, mi fai
morire XD Dannata school sì, puoi dirlo forte
<_» Dai, manca poco e almeno ce ne liberiamo per tre
mesi. Poi di nuovo. Almeno io xD Un bacio, al prossimo capitolo! :*
Liz:
Sono davvero contenta che vi riusciate a riconoscere in Vianne, in
qualche modo. E' sempre stato questo uno dei miei obiettivi e mi fa
tanto piacere vedere che almeno in parte ci sono riuscita! Dopotutto,
Vianne è molto molto molto simile a me -uno dei miei tanti
alteregHI- e io sono una comunissima ragazza di quasi diciott'anni.
Facile immedesimarsi ;) Anyway. Grazie, grazie, grazie. :* Alla
prossima, un bacione!
Dod:
Ammmmore mio, da quanto tempo non ci sentiamo!! Mi manchiiiiiiiiiiiiii!
Tutto bene, sì? Spero di sì. Altrimenti dimmi chi
devo picchiare ù_ù Non sei una decerebrata. Sei
un donnino adorabile e intrepido, e un po' folle, che è ben
diverso. E comunque, anche se fossi decerebrata, ti amerei lo stesso.
Love you <3
DolceRosellina:
Una nuova lettrice! *si commuove* Grazie grazie grazie! Sono
contentissima ti piaccia la fic! Eccoti servito il nuovo capitolo,
più in fretta di quanto immaginassi XD Che ne pensi? *-*
Beddina lei che si immedesima in Vianne! Sono contenta che ti riesca
facile =) Un bacione forte, alla prossima!
Eowyn 1:
Un'altra nuova lettrice! *si commuove nuovamente* Non so come
ringraziarti. Non li merito tutti questi complimenti *_* Beh, Vianne
è molto spontanea perchè.. perchè..
mmm.. perchè non può permettersi di
rimbecillirsi, altrimenti Johnny scappa xD E' una donna saggia. Non
come noi comuni mortali XD Non ci sarà bisogno di
polverizzare il telefono. Vedrai come ci libereremo di Vanessa *si
cuce* Grazie ancora dei complimenti! Un bacio!
Vi lascio uno spoilerino del nuovo capitolo:
[JOHNNY's POV] «Ti
piace?» Ecco, appunto. Avevo pensato alla domanda ma non alla
risposta, però.
Provai a sfoderare le
mie abili doti di attore. «Pfff, a me? No, ma che
dici?»
Nicole mi
lanciò un'occhiataccia. Cos'è, dov'era finito il
migliore attore del decennio?!
«Non lo so,
forse. Cioè sì, indubbiamente è una
ragazza straordinaria..» Mi stavano brillando gli occhi,
vero?
«Ma?»
«Ma io ho
Vanessa, ricordi?» Dissi con una smorfia che non riuscii a
camuffare. Nicole mi guardò.
«Se guardi
Vanessa come guardi lei..» Lasciò la frase in
sospeso e si alzò, lasciandomi solo come un deficiente.
Ah, ultima cosa (promesso, poi vi lascio XD): grazie a Summerbest, LadyElizabeth,
Christine_
e Princesseelisil
che hanno recensito Survivors!
Un bacio,
Sara.
|
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Capitolo 6 *** Never say never; ***
Fourth
Capitolo
cinque
Never say never;
«Vado a fare la spesa. Ti serve
qualcosa?» Disse
mentre preparava la borsa per uscire. Scossi la testa e la raggiunsi.
«Vado io, dai. Fai sempre tutto tu, non mi sembra giusto per
niente» Allungai la mano a prendere la lista della spesa,
stretta
tra le sue dita.
Lei la ritirò, infilandola nella borsa. «No, ma
figurati. Nessun problema.»
«Vianne..» Mormorai, con tono predicatorio. Lei mi
guardò
nascondendo un sorriso. Approfittai del momento per prendere la borsa e
sfilare la lista.
«Cosa vuoi per pranzo?» Mi chiese, mentre aprivo la
porta.
Feci spallucce. «Spaghetti?» Proposi, ridendo. Lei
ricambiò, alzando il pollice. «A dopo»
Dunque, dunque.. mi mancava il detersivo per i piatti. Oddio, ce ne sono
tre miliardi. Quale prendo?
Mi sentivo un handicappato. Perchè non avevo mai insistito per
fare la spesa prima d'ora?
Vedevo donne più o meno giovani procedere sicure e riempire
i loro carrelli, aiutate dai loro mariti.
«Posso aiutarla?» Una commessa si
avvicinò, vedendo che fissavo il reparto dei detersivi da
mezz'ora.
«Ehm..»
Senza bisogno di aggiungere altro, lei si alzò sulle punte e
prese un flacone in alto. «Questo è
ottimo.»
La ringraziai e mi avviai alla cassa.
Ero stato talmente fortunato da non essere riconosciuto da nessuno.
Bene, bene.
Fischiettavo allegro sotto il primo sole primaverile quando il
cellulare squillò. Doveva essere Tim. Non lo sentivo da
secoli.
Vanessa.
Sbuffai rumorosamente, posando le buste su una panchina poco distante.
Va bene Johnny, calmati.
Viviamo in
una società civile e siamo assolutamente capaci di parlare
normalmente senza litigare.
«Pronto?»
«Ciao» Fece
una piccola pausa, io non fiatai.
«Allora,
come va?» Proseguì senza un minimo di entusiasmo.
«Come sempre. Niente di nuovo.» Era la
verità, cosa dovevo dirle?
«Mmm.. eloquente.»
Silenzio. Avremmo litigato di nuovo, me lo sentivo.
«Eloquente?» Non
può cadere un meteorite così non sono costretto a
parlarle?
«Non mi hai detto nulla, da quando sei arrivato
lì.
Impegnato a fare altro con quella ragazzetta che non vede l'ora di
saltarti al collo?»
Il sangue bolliva nelle vene e sentivo che stava affluendo
prepotentemente alla testa.
«Devo anche risponderti?» Cercavo di mantenere un
tono di
voce calmo e pacato, ma lei mi stava indispondendo da morire.
«Non so, fai tu. Cosa devo pensare?»
«Niente, che vuoi pensare! Tanto, che succeda qualcosa o no,
dai
sempre la colpa a me. Nella tua testa ti ho tradito con tutte le donne
del pianeta!»
«Mi stai dando della pazza?» Strinsi i pugni. Sì, dopo questa
risposta SI'!
Mi passai una mano sul viso, e poi la morsi appena per controllare la
rabbia.
«Te lo stai dicendo da sola.»
«Lasciamo stare va, che non ho troppa voglia di litigare dato
che
sono già in aeroporto» Un cattivo pensiero
sull'aereo mi
balzò alla mente ma lo fermai appena in tempo.
«Di certo non sono io quello che inizia a
litigare!»
Silenzio, respiro pesante. «Non mi dici nulla su come va,
c'è QUELLA che ti gira intorno.. mettiti nei miei
panni!»
«QUELLA ha un nome, si chiama Vianne e sicuramente in questo
periodo preferisco che sia lei a girarmi intorno, piuttosto che una
compagna scazzata e gelosa!»
No, non l'avevo detto. No, no. Cazzo, avevo esagerato.
Dovevo scusarmi. «Vane.. scus-» Mi bloccai,
sentendo che aveva riattaccato.
«'FANCULO!» Urlai al telefono, come se potesse
sentirmi.
Presi le buste e mi avviai verso casa, digrignando i denti. Dio, che
rabbia!
«Ehi, ci hai messo un sacco di tempo» Vianne mi
accolse con un
sorriso dolcissimo, che smontò parte della mia rabbia.
«Sì, ho avuto un contrattempo.» Buttai
lì, distrattamente.
Lei annuì. «Capisco.» Era
così discreta, lei! Esattamente l'opposto di Vanessa.
«Il pranzo è pronto.» Ci sedemmo a
tavola e cominciammo a mangiare.
La mia mente stava ripassando tutti gli insulti possibili e
immaginabili, come se avesse il pilota automatico. Com'era possibile
litigare un giorno sì e l'altro pure?
Le cose erano sempre andate tutte rose e fiori, tra noi. Che diamine
era cambiato nell'ultimo periodo? Mah.
Stavo portando la forchetta alla bocca ma mi bloccai con la mano a
mezz'aria, notando che Vianne mi stava fissando.
«Che c'è?»
«No, niente. E' solo che stavi infilzando gli spaghetti come
se
stessi accoltellando qualcuno. Non hanno fatto niente di male,
loro.»
«Loro no, hai ragione.» Sorrisi. Aspettavo la sua
domanda, che
non arrivò. Guardava distrattamente la sua forchetta
mordendosi
il labbro.
«Se vuoi parlarne sono qui. Altrimenti chiamo la protezione
civile e la facciamo rinchiudere direttamente, che dici?»
Aveva già capito. Non riuscivo a smettere di sorridere. Era
incredibile.
«Lei.. è gelosa di te»
Vianne cadde dalle nuvole, sgranando gli occhi. «Di me?!
C'è
da essere gelose di me?» Sembrava sinceramente sorpresa.
Certo che c'è
da essere gelose di te, Vianne, avrei voluto dirle. Mi
limitai ad alzare le spalle e a scuotere la testa.
Sussultammo appena sentendo il rumore delle chiavi infilate nella toppa
della porta di casa. Doveva essere Nicole.
Quando ci vide si aprì in un sorriso. Erano secoli che non
la vedevo.
Corsi ad abbracciarla. Salutò Vianne stringendola forte.
«Lui dov'è?» Ci chiese, apprensiva. Le
indicammo la loro
stanza e la accompagnammo di sopra. La guardammo osservare Danny che
riposava. Gli occhi le si riempirono di lacrime e corse in bagno.
Guardai Vianne che sospirò. Notò subito la mia
espressione leggermente alterata.
Non avevo certo cambiato idea.. pensavo ancora che far venire Nicole
fosse stato un errore, e sperai
che almeno riuscissimo nell'intento di curare Danny. Poi, per il suo
cuore spezzato, avremmo rimediato in seguito, in qualche modo.
«Non ti preoccupare. Danny capirà.»
Vianne mi strinse la
mano improvvisamente e fu come se il mio cuore avesse perso un paio di
battiti.
«Lo spero.» Le risposi, ancora un po' stranito.
Come al solito aveva ragione.
La cosa andò splendidamente bene, meravigliando tutti. Danny
si
comportò come un angioletto, sembrava avesse capito
l'importanza
di curarsi e tutto il resto. Provai a parlargli un paio di volte della
possibilità che Nicole non restasse, ma non ne ebbi il
coraggio.
Sembrava troppo felice.
Tre giorni che era arrivata Nicole, tre giorni di disintossicazione. Il
dottor Anderson mi aveva detto che la prima settimana sarebbe passata
liscia, più o meno, con l'aiuto degli anestetici.
Così fu.
Nicole non mollava Danny un secondo. Gli stava vicino, tenendogli la
mano, quando dormiva e quando aveva delle piccole crisi. Nel bene e nel
male, si dice, no?
Nonostante sembrasse stare sempre da lui, ebbe il tempo di osservare me
e Vianne. Insomma, sapevo che Nicole era parecchio acuta come donna, e
che non le sfuggiva nulla, ma quando butto lì il discorso a
metà settimana mi stupii lo stesso.
Fu quando Vianne chiamò Ryan. La vedevo ridere alle parole
del ragazzo e
un qualcosa mi si smuoveva dentro. Quando poi salì di sopra
con
il telefono all'orecchio mi diede parecchio fastidio. E Nicole colse
l'occasione per farmelo notare.
«Non la perdi d'occhio un secondo»
Mormorò gentile
con un sorriso. Ricambiai, imbarazzato, aspettando la domanda che sicuramente mi
avrebbe fatto. Ci avrei scommesso la testa.
«Ti piace?» Ecco, appunto. Avevo pensato alla
domanda ma non alla risposta, però.
Provai a sfoderare le mie abili doti di attore. «Pfff, a me?
No, ma che dici?»
Nicole mi lanciò un'occhiataccia. Cos'è, dov'era
finito il migliore attore del decennio?!
«Non lo so, forse. Cioè sì,
indubbiamente è
una ragazza straordinaria..» Mi stavano brillando gli occhi,
vero?
«Ma?»
«Ma io ho Vanessa, ricordi?» Dissi con una smorfia
che non riuscii a camuffare. Nicole mi guardò.
«Se guardi Vanessa come guardi lei..»
Lasciò la frase in
sospeso e si alzò, lasciandomi solo come un deficiente.
Guardavo Vanessa nello stesso modo in cui guardavo Vianne?
Come guardavo Vianne?
Anzi, il problema era come mi
sentivo quando guardavo Vianne.
Come? Eh. Lasciamo perdere.
Fortunatamente era andato tutto bene. Almeno, fino a quel giorno. Danny
si lasciava curare, io avevo rivisto Nicole, che mi mancava da morire,
e il mondo sembrava girare nel verso giusto.
Johnny era un po' strano, ma pensai fosse preoccupato per il fratello.
Sì, doveva essere quello.
Avevo notato l'occhiata fulminante quando avevo chiamato Ryan, e anche
le sue reazioni strane ogni volta che mi avvicinavo.. ma sinceramente,
non volevo illudermi. Avrei preso una cantonata stratosferica!
Perciò, meglio rimanere coi piedi per terra, no?
La svolta -o meglio, una specie- accadde il giorno della partenza di
Nicole. Quella sera ero davvero stanca e non mi andava di cucinare,
così chiamai Ryan e ordinai le pizze.
Venti minuti dopo, all'incirca, il fedele pizza deliverer
bussò alla porta.
Presi i soldi che avevo già preparato e andai ad aprire.
«Ehi! Ciao Ry!» Scambiammo pizze-soldi e mi sporsi
per salutarlo
con un bacio sulla guancia, ma lui mi interruppe con una domanda.
«Ti
sono arrivate le mie email?»
Oh, merda.
Speravo non
arrivasse mai questo momento. L'ultima volta che aveva chiamato non ne
aveva fatto parola, perciò avevo pensato che se ne fosse
dimenticato...
«N-sì. E scusa se non ti ho risposto, ma.. vedi,
Ryan.. non
che non voglia uscire con te.. ma è proprio un brutto
periodo..» Stavo annaspando alla ricerca di una scusa
plausibile
senza sbottonarmi troppo sulla questione di Danny, quando due mani
calde si posarono sui miei fianchi.
Il respiro si fermò e il cuore mi salì in gola,
impedendomi di continuare. Johnny aprì di più la
porta,
facendosi vedere da Ryan.
Intanto le sue mani stavano lì, adagiate sui miei fianchi
che ormai bruciavano come se vi fosse un ferro rovente.
Guardai Ryan, e posso giurare di aver visto la sua faccia diventare di
almeno tre colori diversi.
«J-?» Pronunciò solo la prima lettera,
come se chiedesse
a se stesso "ma è lui? Possibile che sia lui? No.. non
può es- okay, magari è lui.."; poi
spostò lo
sguardo alla mia sinistra e lesse la targhetta posta sopra al
campanello. Precisamente lesse il cognome inciso su quella targhetta, e
divenne pallido come un cencio. Poi si incupì.
«Beh, mi dispiace per il brutto
periodo..»
Ironizzò guardando torvo Johnny. Merda. Mi dispiaceva
tantissimo
per lui. «Grazie per aver scelto Crazy Pizza.»
Concluse atono e
se ne andò sbattendo la porta del camioncino.
Tolsi le mani di Johnny dai miei fianchi e rientrai in casa stizzita e
sommersa dai sensi di colpa.
«Potevi anche evitare di umiliarlo in quel modo!»
Sbottai dopo un paio di minuti di silenzio.
«Che ho fatto?» Johnny mi guardò
con espressione
angelica e innocente.
«Già lo stavo scaricando per la quarta volta, poi
si vede
arrivare Johnny-Depp-il-più-figo-del-mondo a dare la botta
finale! Ora andrà a suicidarsi!»
Lui rise disinteressato. «E' stato più forte di
me, scusa.»
*A me sembra un po'
geloso* Mormorò Ermengarda, la vocina bastarda.
Pfff.. figuriamoci! Geloso! Johnny Depp? Di ME? Prima Vanessa e ora
lui?!
«Non dire stronzate» Questa era diretta a
Ermengarda, ma avrei dovuto dirlo a bassa voce.
«Dai, ti ho solo risparmiato un'uscita noiosa! Che devi fare
con
quel crucco?» Notai il tono teso e leggermente impacciato. *Ho ragione! Ho ragione!
Trallallà!* Canticchiava Ermengarda.
«Sai, se non fossi impegnato con Vanessa, direi
che sei..
come dire..» La parola premeva per uscire, incitata da
Ermengarda,
assatanata come non mai. «..geloso.»
Lui rise sotto i baffi e stava per dire qualcosa, ma fu interrotto
dallo squillo del suo cellulare.
Sempre il solito
fortunato. Salvato
in calcio d'angolo anche stavolta.
Sbuffò contrariato guardando il display. «Parliamo
del diavolo...»
«..e spunta Satana in persona. Col tunnel della Manica tra
gli
incisivi.» Conclusi beccandomi un'occhiataccia da Johnny.
Sorrisi
serafica e gli feci una linguaccia.
«Pronto?» Rispose con l'aria scocciata.
Non sapevo che fare. Non volevo muovermi da lì, ma d'altra
parte avrei dovuto lasciargli un po' di privacy.
«Oh. Okay. I bambini come st- sì, d'accordo. Senti
ma..
c-ciao» Allontanò il telefono dall'orecchio e lo
guardò sconvolto. Non gli aveva nemmeno lasciato il tempo di
risponderle!
«Mah.» Commentò Johnny incredulo. Poi,
senza che io chiedessi nulla prese a parlare.
«Mi ha chiamato solo adesso per dirmi che è
arrivata e che
è tutto okay. Ha detto che non ha avuto un secondo libero.
Ha
riattaccato in tre secondi netti»
«Ho notato» La cosa puzzava. Il mio sesto senso era
in allerta.
«Cosa deve fare in Spagna?» La curiosità
è donna, si sa.
«Gira un video.» Perchè, ha ancora una
carriera musicale? Non lo sapevo.
Sospirammo all'unisono, senza sapere cosa dire. Qualcuno
bussò
alla porta e mi precipitai ad aprire. Sembrava piuttosto nervoso, a
giudicare dal modo in cui aveva bussato.
Ryan?
«Che ci fai q-» Non ebbi il tempo di parlare, che
lui mi
attirò a sè con forza e mi baciò.
Davanti a Johnny.
Restai senza fiato, letteralmente. Quando si allontanò
azzardò un sorriso e alzò le spalle.
«Scusa, dovevo
farlo. Non faccio altro che pensarti»
Mi girava un po' la testa.
Deglutii a fatica e provai a sorridere. «Ci vediamo,
Vianne» Disse e sparì veloce come era arrivato.
Credo che restai a guardare la strada con la porta aperta parecchio
tempo, perchè fu Nicole -che era stata in disparte a
guardare, fino ad allora- a chiuderla e a risvegliarmi da quello
stato di trance.
Però bacia
bene.
«Wow» Sussurrai, ancora sorpresa.
Guardai Johnny che mi stava fissando e mi sentii a disagio, sotto il
suo sguardo.. arrabbiato? Dio, sembrava davvero arrabbiato.
«Che c'è?» Non riuscii a trattenermi dal
chiederglielo. Che avevo fatto? Nulla!
«Niente»
«Sei.. arrabbiato?» Chiesi titubante.
*No, è
geloso, scema* Ermengarda, ma un'insalata di cazzi tuoi
mai?
«No, perchè dovrei?» Disse con eccessiva
enfasi, insospettendomi.
«Non lo so, mi guardi come se volessi uccidermi»
Replicai,
dicendo semplicemente la verità. Lui mi diede le spalle.
«Non è te che voglio uccidere»
Ribattè lui tra i
denti, ma riuscii a capire lo stesso. Si girò a guardarmi
con
un'espressione sorpresa e mi scrutò a fondo, forse per
capire se
avessi sentito.
Non l'avevo detto ad alta voce, vero?
E soprattutto lei non aveva sentito, vero?
Nicole mi guardava ridendo sotto i baffi, e Vianne
sembrava confusa. Troppo ingenua, quella ragazza.
Mangiammo in silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri. (Detti anche
comunemente pippe
mentali, ndA.)
«Ti accompagno io» Mi offrii, prendendo le chiavi.
Nicole scosse
la testa. «No, non ti disturbare! Prendo un taxi!»
Sorrise,
amabile.
Cercai di farle capire che avevo bisogno di parlare con lei, e in un
qualche modo contorto ci riuscii. Con l'espressione da complottatori
salutammo Vianne e ci rifugiammo in auto.
«Su, spara. Apriti. Confida i tuoi segreti alla
cognatina.» Risi, nervoso, alle sue parole.
«Sto impazzendo. Almeno credo.»
«No, ti sbagli.»
«Sì, invece! Dico cose senza senso. Me ne esco con
certe
frasi che non hanno nè capo nè coda. Tipo quella
di
prima..»
«Per me un senso ce l'hanno. Poi fai te.»
Scrollò le spalle, guardandomi maliziosa.
Sbuffai. «Come la guardo?» La domanda mi premeva
parecchio. Ci
avevo pensato per tutta la settimana, dannazione. Mi stavo arrovellando
il cervello e alla mia età non era una buona cosa.
«Prego?»
«Hai detto che guardo Vianne in un modo.. particolare.
Come?»
«Te l'ho già detto come la guardi.»
Sorrise divertita. Ci aveva preso proprio gusto.
«No che non me l'hai detto!»
«Sì invece. Gli occhi sono gli stessi di quando
guardi Vanessa.»
«Oh, non dire stronzate»
Lei scoppiò a ridere, e io realizzai ciò che
avevo appena detto. Sospirai pesantemente.
«Vedi? Lo sai da solo come la guardi, Joh. Non c'è
bisogno
che te lo dica io.» Mi diede una pacca sulla spalla.
«Sì, ma cosa posso fare? Dimmi
qualcosa!» Lei scosse la testa.
«Non posso dirtelo io. Lo sai tu cosa senti
davvero.» Fermai l'auto, eravamo arrivati.
«Wow. Mi sei stata proprio d'aiuto.» Le dissi,
scocciato.
«Sono sicuro che farai la cosa giusta.» La salutai
con un bacio.
Lo spero proprio.
Ciao amori miei! *-* Posso chiamarvi così o vi offendete?
ù_ù Beh, anyway, rieccomi tra voi!
Come vi è sembrato questo capitolo? A me stranamente piace
tanto XD E adoro Nicole.
Muahauah, Johnny sta delirando. E vedrete nel prossimo capitolo (date
un'occhiata allo spoiler)!
*parte di nuovo la risata malefica*
Dovrei riuscire a pubblicare il prossimo entro la fine del mese, scuola
permettendo. Sono a dir poco settimane di fuoco. Si spera siano le
ultime, così a giugno non ci vado. Bah. Vedremo.
Siccome non so mai cosa dire per farvi capire quanto siate adorabili a
recensire, mi limito a dirvi grazie,
ma davvero.
Siete una delle poche cose belle di questi mesi. Di quest'anno, che non
è iniziato proprio bene.
Grazie a chi legge, a chi mette nelle seguite/preferite/da ricordare, a
chi si ferma a commentare.
Rak:
Ora la storia ce l'hai, quindi scrivi più che puoi, che mi
ispira tanto!! Se vuoi una mano sai sempre dove trovarmi e ricorda, non
sottovalutarti mai. E non sei sola more mio. Per ora ci sono io, poi
arriverà anche lui
a farti compagnia. E ti farà stare bene. Per forza,
altrimenti lo uccido. Non so chi sia questo lui, ma so che
arriverà. Punto. T'amo (L)
lilyblack:
Hahaha mi hai fatto morire dal ridere xD Povera mamma tua! Anzi, povere
mamme nostre! Anche la mia si è rassegnata. Ecco il continuo
per te, che ne pensi? Un bacione!
DarkStar: La
recensitrice dell'anno (L) Io ti amo, lo sai? E comunque smettila di
rileggerti ste cagate che scrivo, che poi ti vengono i conati di vomito
xD Eddai! Io nel letto di Johnny Depp CON Johnny Depp non dormirei, ma
comunque.. xD Come mi è venuta? Non lo so. A volte rileggo i
capitoli e trovo certe frasi geniali e penso "wow, ma le ho scritte
io?" XDDD Per tua informazione, da ora in poi pubblicherò
spoiler a ogni capitolo, quindi stai attenta xD Quello di oggi
è molto spoileroso *muahauah* Beh, cara. Ti ringrazio
davvero tanto per i complimenti e ti mando un abbraccio forteforte!
<3
Eowyn 1:
Siii, ultimamente i giornali sono pieni di interviste a Vanessa. Come
se lei avesse una carriera lontanamente paragonabile a quella di
Johnny! Bah. Menomale che la pubblicità non la stanno
trasmettendo più. Il momento in cui faremo ciao-ciao a
Vanessa sta per arrivare, non disperare. XD Intanto spero tu continui a
seguirmi (L) Un bacio!
Leia_the_Witch:
Non preoccuparti per le recensioni (: Graziegraziegrazie, anch'io
ridevo come una demente mentre lo scrivevo xD Non siamo normali, credo.
Comunque, felice che ti piaccia! Davvero! Mi rendete fiera di me. *-*
Non potete immaginare quanto vi adori. E te in particolare, una delle
fedelissime <3 Un bacione!
DolceRosellina:
Sangue dal naso? xD Oddio, se la fic ti fa quest'effetto smetti di
leggere eh, non voglio causarti problemi xD Comunque, felice d'averti
fatto ridere! *-* Gli sviluppi tra questi due pazzi sono di tuo
gradimento? :D Fammi sapere! Un bacione!
Summerbest:
Ho fatto prima che ho potuto xD "Che serate interessanti che passa con
la Vane" ahahah mi hai fatto morire! XD Sei adorabile <3 Mamma
mia. Dovrei proprio andare a studiare. Fuggo. Che te ne pare questo
capitolo? Aspetto il tuo resoconto dettagliato :D Un baciooo!
Liz: Va bene.
Mi sono commossa quando ho letto la recensione. Tu non puoi dirmi certe
cose ç__ç Quanto sei beddddda. Grazie per il
sostegno che continui a darmi. E' davvero importante per me <3
Ti adoro!
Dreamer235:
Grazie! Sono davvero contenta ti abbia colpito! E sono ancora
più contenta del fatto che ti sembra realistico. E' uno
degli obiettivi che mi sono sempre posta nello scrivere fanfiction. Mi
fa tanto piacere che tu abbia recensito! *-* Grazie ancora, spero ti
sia piaciuto anche questo capitolo! Un abbraccio :)
Grazie anche a Eowyn
1 che ha recensito Survivors!
Ecco lo spoilerino -o meglio
spoilerONE xD- del nuovo capitolo:
[...]
Mi lasciai sfuggire un sospiro. Stare accanto a lui era così
appagante.
Non facevamo niente, ma mi sentivo bene lo stesso, senza
contare però i battiti che perdevo ogni volta che si
muoveva.
Quando si stiracchiò appena e allungò un braccio
per attirarmi
a sè, in un moto improvviso di affetto, ne persi parecchi.
Poi posò un bacio tra
i miei capelli mentre il mio cuore decollava come un Boeing 747.
Non potei fare a meno di accoccolarmi sul suo petto sfregandovi sopra
la guancia.
Non riuscivo a distinguere i nostri battiti: o non sentivo
il suo cuore, oppure anche i suoi battiti erano accelerati quanto i
miei. [...]
Un bacio (muahauahau xD),
Sara.
|
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Capitolo 7 *** Emotions; ***
cc
Capitolo sei
Emotions;
Danny
gridò, pianse e vomitò su tutto ciò
che gli
stava attorno. A volte si coricava con lo sguardo perso, grattandosi
braccia e gambe fino a farle sanguinare.
Spesso spalancava la bocca in sbadigli rumorosi e colossali, al punto
da
slogarsi quasi le mandibole.
Si addormentava per pochi secondi, esausto, poi, all'improvviso, il suo
corpo si contorceva e veniva quasi proiettato in aria dal dolore.
Ci prendemmo cura di lui in tutti i sensi. Lo ripulimmo, lo lavammo, lo
cambiammo, lo facemmo bere, lo asciugammo.
Quasi non mi accorgevo che si era fatta notte. Il tempo non era
composto da attimi ma da azioni. In ogni istante c'era qualcosa da fare.
Nella casa si sentivano solo i
rantoli di Danny.
Io e Johnny non parlavamo quasi mai. In poco tempo si
era instaurata un'intesa fatta di occhiate e di gesti, quasi fossimo
un'équipe medica in una sala operatoria.
Era la cosa peggiore, questa. Non potergli parlare. Le uniche cose che
riuscivamo a dirci erano 'passami la siringa' o 'aiutami col cuscino'.
E io avrei voluto parlargli di quello che aveva detto prima della
partenza di Nicole, due giorni prima.
Quel 'non è te che voglio uccidere'. Cosa significava? Che
ce l'avesse con Ryan? Per cosa poi?
*Per
il bacio che ti ha rubato davanti a lui, è ovvio. Togliti
quei prosciutti davanti agli occhi, santo cielo!*
Non
ho i prosciutti davanti agli occhi.
*No, hai due maiali interi*
Sembrava
parecchio turbato a pensarci bene. Johnny, intendo.
Quando era rincasato dopo aver accompagnato Nicole aveva un'espressione
corrucciata e.. ansiosa?
Mi aveva guardato spaventato per un paio di secondi, poi aveva
miagolato un 'buonanotte' ed era sparito di sopra.
Ma ero stata troppo occupata per badarci, la mia mente era totalmente
concentrata su altro. Poi, capitano quei due minuti in
cui hai un po' di respiro, e ti freghi. Perchè
inevitabilmente
finisci per pensarci e ripensarci e ti vengono in mente tutte
le
stranezze del caso... e, come me, ti scervelli in cerca di una
spiegazione.
*Gli
piaci.*
Qualcuno
mi ha sentito interpellare la mia vocina interiore?
*Taci
e vedi che ho ragione io.*
Vianne
non è in casa al momento, ti spiacerebbe provare
più tardi?
*Chiama
Nicole e chiediglielo.*
Ermengà,
ma una vacanza tu mai eh? Tsk. Ma guarda un po' questa.
Però...
Però mi aveva messo la cosiddetta pulce nell'orecchio.
Pensai
seriamente di chiamare Nicole e provare a chiedere se sapesse qualcosa,
se conoscesse una spiegazione allo strano comportamento di Johnny.
Indugiai col dito sul tasto verde per parecchi secondi, poi decisi di
lasciar perdere.
Avevamo tante di quelle cose da fare che non avevo tempo per pensare a
me, a Johnny, a noi, alla possibilità remotissima che
Ermengarda
potesse avere ragione.. macchè! Ma aveva capito di chi stava
parlando? Di Johnny Depp! Potevo capire Ryan, ma Johnny era un altro
livello, e oltretutto aveva compagna e figli.
Quindi l'argomento era chiuso. Che a Ermengarda piacesse o no.
Danny
diceva che le ossa gli si spezzavano per il dolore. Le sentiva
sgretolarsi; i muscoli gli si laceravano, si
squarciavano, si contraevano, si contorcevano.
Ansimava come in preda al panico, poi si calmava per qualche istante,
cadendo in un sonno leggero.
Dopo un paio di giorni, la situazione sembrò migliorare, e
Johnny ed io potemmo tirare un sospiro di sollievo. Riuscimmo a fare
cose normali come la spesa o delle commissioni in banca senza avere
l'ansia costante e la paura di dover fare presto per tornare ad aiutare
chi dei due era rimasto con Danny.
Durò troppo poco. Quasi come fosse terminata una breve
vacanza, Danny
riprese a star male e venimmo di nuovo assorbiti dalle sue cure.
Erano
ancora dolori muscolari, meno forti dei precedenti, ma pur sempre
fastidiosi. La stanza si riempì del tanfo della pomata che
Johnny aveva comprato per alleviarli e Danny si lamentò che
gli
provocava ondate di caldo e di freddo.
Una notte fummo svegliati di soprassalto da un rumore forte. Sembrava
che qualcosa di metallico e pesante fosse caduto sul pavimento. Quasi
caddi dal letto dallo spavento, credendo fossero i ladri o peggio.
Incrociai Johnny nel corridoio e insieme corremmo in cucina, da dove
sembravano provenire quei rumori.
Quello che vedemmo fu agghiacciante: Daniel era seduto per terra con
due coltelli in mano. Era riuscito a procurarsi un taglio abbastanza
profondo su un polso, e il sangue stava iniziando a percorrere gli
spazi tra le mattonelle, denso e veloce.
Il cassetto delle posate, contenente in modo specifico i
coltelli
e qualche altro attrezzo da cucina tagliente era caduto -ecco spiegato
il rumore metallico- e tutto il suo contenuto si era rovesciato.
Notai che Danny si era tagliato superficialmente un piede, passandoci
sopra, ed era probabilmente scivolato, rischiando di spezzarsi qualcosa.
Johnny era come paralizzato. Guardava la scena con gli occhi sgranati e
un'espressione sconvolta.
Non sapevo cosa fare. Mossi un piede per raggiungere Daniel prima che
potesse farsi ancora del male, ma avevo paura che mi si rivoltasse
contro.
«Johnny» Provai a chiamarlo ma quello che
uscì dalle mie labbra fu un flebile sospiro. Mi mancava
l'aria.
«Daniel, ti prego, posa quei coltelli.» Quasi non
riconobbi la
voce di Johnny. Non l'avevo mai visto nè sentito
così
spaventato e notai che le mani gli tremavano leggermente.
Quelle di Danny, invece, sembravano foglie al vento. Quando Johnny gli
si avvicinò, intimandomi di stare indietro, temetti il
peggio.
Fu questione di un secondo.
Vidi il coltello fermarsi a un centimetro dalla gola di Johnny e urlai,
con le lacrime agli occhi.
Corsi a prendere i sedativi, sperando di trovarli, e soprattutto
pregando perchè non accadesse nulla a nessuno dei due.
Quando tornai il pavimento era ricoperto di sangue e con orrore guardai
le ferite sulle gambe di Johnny. Era in ginocchio e teneva suo fratello
tra le braccia.
Non si muoveva.
Mi portai una mano alla bocca e due lacrime rigarono silenziose le mie
guance. Volevo urlare, chiedere cosa fosse successo, ma era come se la
gola mi si fosse chiusa, come in un brutto incubo.
«Ho dovuto colpirlo, è.. svenuto»
Un'ondata di sollievo mi percorse la schiena. Avevo già
temuto
il peggio e.. Dio, non sarei stata in grado di sopportarlo.
Quando l'ago trovò la vena, Daniel fece uno scatto e
sgranò gli occhi. Spinsi lo stantuffo velocemente, sperando
che
non si muovesse ancora o l'ago si sarebbe spezzato. Fortunatamente,
Johnny lo teneva ben stretto.
Qualche secondo prima di addormentarsi, Daniel tossì, e
guardando Johnny negli occhi sospirò: «Voglio..
morire»
«Potrebbe bruciare un po'...»
Era ormai l'alba. Il sole cominciava a fare capolino e illuminava
debolmente la
mia stanza. Ero seduta sul letto, accanto a Johnny, e stavo per
passargli l'acqua ossigenata sul collo.
Il coltello che Danny aveva usato gli aveva sfiorato la gola,
graffiandola appena.
Avevo già medicato i tre tagli sulle sue gambe e i sette su
quelle di Danny. La ferita al polso era molto meno profonda di quanto
pensassi, nonostante sanguinasse parecchio. Dovevamo ringraziare le sue
mani tremanti. Non era riuscito a tagliarsi decentemente.
«E così sei anche infermiera»
Mormorò Johnny
stringendo gli occhi per il bruciore. Eravamo vicini, troppo vicini.
Gli tenevo due dita sul viso per farlo stare fermo, e se mi fossi
avvicinata di tre centimetri avrei potuto baciarlo senza che lui
potesse opporre alcuna resistenza.
«Ecco fatto.» Sorrisi, mettendogli un cerotto.
«Come nuovo.»
«Grazie, nursie»
Ridacchiai a quel soprannome, 'infermierina'.
Danny dormiva. Di tanto in tanto emetteva un grido e il suo corpo si
contorceva come se qualcuno lo avesse colpito. Dormì tre
ore, ma
sostenne di non aver chiuso occhio, si alzò,
divorò
quattro snack al cioccolato e si riappisolò.
Johnny ed io non parlammo molto dell'accaduto. Nemmeno quando entrambi
rischiavamo di vomitare mentre pulivamo il pavimento della cucina,
nè quando fianco a fianco sciacquammo i coltelli e li
riponemmo
in un posto sicuro.
Sapevo che in qualche modo ce l'aveva con me. Avevo percepito la sua
rabbia mentre teneva Danny tra le braccia. Sembrava avesse voluto dirmi
'ecco, è colpa tua. Hai fatto venire Nicole e ora che se
n'è andata Danny è disperato'.
Ma avevo altra scelta? Daniel non avrebbe mai voluto curarsi
altrimenti! Non potevo buttarmi giù per una cosa del genere,
per
un episodio così, per quanto terrificante fosse stato.
«Sei stata brava, prima» Trasalii
impercettibilmente. Aveva
parlato di 'prima', e senza accusarmi. Forse stavo sottovalutando la
sua benevolenza. Forse non ce l'aveva affatto con me. O sì?
Non
c'erano tracce di ironia nella sua voce.
«Johnny.. se ce l'hai con me.. insomma, dimmelo.. lo so che
il
fatto che Nicole sia..» Il suo indice premuto sulle mie
labbra mi
costrinse a fermarmi.
«Non dirlo neanche. Sarebbe accaduto comunque.»
«Non sei arrabbiato con me?» Lui scosse la testa,
sospirando. «No, Vianne. Può sembrare una frase
fatta, ma
se non ci fossi stata tu in questi giorni non so cos'avrei fatto. Anche
prima.. non ti sei fatta prendere dal panico, nemmeno alla vista di
tutto quel sangue. E so quanto il sangue ti faccia
impressione..»
Si riferiva forse a quella volta in cui ero quasi svenuta quando si era
ferito mentre tagliava le carote?
Sorrisi. «Credo che in occasioni come queste non ci sia tempo
per
pensare alle cose che ti fanno schifo» E poi, sinceramente.
Se
non svenivo tutti i giorni davanti alla sua bellezza.. non vedo come
due goccioline di sangue avrebbero potuto sconvolgermi.
Facemmo colazione in silenzio. La tv era accesa. Mi morsi la lingua
quando passò la pubblicità di Chanel.
Sorprendentemente,
Johnny non alzò nemmeno lo sguardo, sentendo la voce di
Vanessa.
Chissà che stava combinando in Spagna, quella.
«Hai notizie dei bambini?» Gli domandai, tanto per
parlare di qualcosa.
«Li ho chiamati qualche giorno fa. Stanno bene.»
Sorrise. «Vogliono conoscerti.»
Quasi sputai il succo d'arancia sulla tovaglia pulita, dalla sorpresa.
«Gli hai parlato di me?»
«Certo.» Rispose lui, come se fosse ovvio.
Buon Dio.
Chissà cosa penseranno...
«Lily mi ha detto che mi sente.. felice, da quando sono
quì.» Alzai lo sguardo e incontrai il suo.
Accennò
un sorriso, e sembrò come se qualcuno accendesse un fuoco in
una
notte d'inverno, dentro di me. Avvertii quello stesso calore, quando
comincia a riscaldarti e tutto il ghiaccio si scioglie.
Mi aveva detto che riuscivo a farlo felice. Avevo contribuito a farlo
stare bene. Era.. non avrebbe potuto farmi regalo migliore.
«Non dirmi queste cose che potrei mettermi a piangere. O
peggio, abbracciarti.»
«Non ci sarebbe niente di male..» Sorrise,
stringendomi la
mano. Sì, aveva proprio allungato la mano verso la mia e
l'aveva
stretta, carezzandola lievemente.
Il cuore mi si fermò, e capii che qualcosa stava cambiando.
Eravamo a dir poco provati
dopo quello che era successo la notte precedente. Dopo quello che era
successo l'ultima settimana. Era stata assurdamente
lenta ed estenuante.
Danny sembrava stare meglio, ed era questo ciò che contava.
Quella sera
eravamo, come la maggior parte delle sere -Danny permettendo-, stesi
sul divano. La televisione trasmetteva un film di vecchia data, ma
nessuno dei due lo stava guardando veramente. Johnny aveva allungato le
gambe sul tavolino basso di fronte, e io mi tenevo le mie tra le mani.
Mi lasciai sfuggire un sospiro. Stare accanto a lui era così
appagante. Non facevamo niente, ma mi sentivo bene lo stesso, senza
contare però i battiti che perdevo ogni volta che si
muoveva.
Quando si stiracchiò appena e allungò un braccio
per attirarmi
a sè, in un moto improvviso di affetto, ne persi parecchi.
Poi posò un bacio tra
i miei capelli mentre il mio cuore decollava come un Boeing 747.
Non potei fare a meno di accoccolarmi sul suo petto sfregandovi sopra
la guancia. Non riuscivo a distinguere i nostri battiti: o non sentivo
il suo cuore, oppure anche i suoi battiti erano accelerati quanto i
miei.
Decisi di rompere il silenzio imbarazzante colmo di tensione che
aleggiava nella stanza buia.
«Johnny?» Mormorai incerta, senza muovermi di un
millimetro.
«Mh?»
«Davvero piangi quando ti guardi allo specchio per via della
tua
bella faccia?» Era una domanda che volevo fargli da secoli.
Lui mi allontanò appena per guardarmi, così
decisi di
tornare a una posizione normale e non compromettente. Non che quella di
prima fosse compromettente, ma avrei finito per saltargli addosso. Ecco.
«L'ho letto una volta in un'intervista o qualcosa del genere.
Non
potevo crederci. E' per questo che ti fai conciare peggio del
copriwater a fiorellini di mia nonna da quello sciroccato di
Tim?»
Lui scoppiò a ridere, contagiando anche me. Provò
a dire
qualcosa, ma continuò a ridere, gettando la testa
all'indietro.
Era bellissimo.
«Adoro quando ridi così. Di solito lo fai quando
sei con
Tim. Siete una coppia stupenda! Ti basta che apra bocca che cominci a
ridere come un bambino a cui fanno il solletico!» Risi
anch'io al
ricordo. «Quando sei con lui sembri perdere tutta la
timidezza. Sei
più.. tu.»
Aggiunsi infine, sorridendo.
Lui puntò i suoi occhi nei miei e non so che avrei dato, in
quel momento, per sapere cosa gli passava per la testa.
Cominciai a riflettere. E poi partii in quarta, scollegando il cervello
e ignorando le conseguenze di quello che stavo per dire. Non che fosse
qualcosa di scandaloso, osceno o compromettente. Era qualcosa
che
volevo dirgli da tanto.
«Sai, tu dici di non essere divertente. Invece non
è vero.
Non te ne rendi conto, ma sei davvero spiritoso. Hai un'ironia sottile
e sai prendere in giro anche te stesso. Soprattutto te stesso, direi.
Sei talmente umile. E timido. Quando ritiri un premio, per esempio. Lo
stringi fra le mani e lo guardi, come se non ci credessi. Poi ti
avvicini al microfono e timidamente ti sfiori i baffi, proprio
quì, sotto il naso. Lo fai sempre. E sorridi. Il sorriso non
abbandona mai le tue labbra, nemmeno per un istante. Anzi, non
abbandona mai il tuo viso, perchè ce l'hai negli occhi.
Quando
sorridi non credo ci sia essere vivente che non perda un battito, o che
non si senta felice. E' contagioso, ed è vero. Tutto quello
che fai e che dici, non è una montatura e nemmeno lontanamente
può venire l'idea che sia una montatura. E così,
riesci a
fare il miglior discorso di tutti. Poche parole, parole semplici ma
tanto vere. Credo che siano la gratificazione più grande,
per i
tuoi fans. E la cosa bella sai qual è? E' che non ti serve
un
premio, per continuare quello che fai. Anzi, fosse per te non ne
vorresti vedere nemmeno l'ombra. Sinceramente a me sembra
insignificante una statuetta in confronto a tutto quello che dai tu col
tuo lavoro, con la tua presenza. Lo so che ora stai pensando "ma senti
questa. Cosa faccio di tanto importante? Non
sono nessuno. C'è gente che fa molto più di me" e
invece no! Tu riesci a dare tanto, ma davvero tanto a chi ti
segue. Sono
sicura che lavorare con te è una grande esperienza, infatti
invidio
molto le persone che hanno collaborato con te. Un'altra cosa bella
è che dopo tutto questo parlare, la tua idea di te stesso
non
sarà cambiata di una virgola, ed è questo il
motivo per
cui bisogna ricordartelo ogni tanto, quanto vali. E sappi che non
è per la bella faccia, anche se quella davvero non scherza
eh.
Pagherei oro per ritrovarmi bella come te a quarantasei anni. Non che
tu sia vecchio, intendiamoci. Sei sempre sexy come ai tempi di Cry
Baby. Anche di più. Hai un'affinità col vino in
tutti i
sensi. Più invecchi più sei buono. Non da
mangiare,
ovviamente. Anche se un pensierino.. ehm. Scusa, ogni tanto parto con
la diarrea verbale e non mi fermo più.» Ridacchiai
nervosa.
Non so come ci
eravamo ritrovati così vicini. Entrambi seduti, l'uno di
fronte
all'altra. Lui aveva la schiena appoggiata al bracciolo del divano, e
la spalla sinistra che sfiorava il cuscino. Io ero inginocchiata con le
gambe in mezzo alle sue. Le sue, leggermente piegate, mi sfioravano le
mani che finalmente avevano smesso di gesticolare e ora disegnavano
cerchi sulle sue ginocchia. Per niente al mondo mi sarei mossa da
lì.
Voglio baciarla. Quella consapevolezza raggiunse la mia
mente in modo inaspettato e mi si
chiuse lo stomaco per l'agitazione. Aveva parlato ininterrottamente per
quella che mi era parsa un'eternità, e non avrei mai voluto
che
smettesse.
In quel momento non riuscivo a distogliere lo sguardo dal suo. Non
trovavo una
sola frase da dire che potesse in qualche modo ringraziarla per tutte
le cose assurdamente meravigliose che mi aveva detto. Niente sembrava
abbastanza.
Una sensazione di calore mi avvolse la nuca quando prese a sfiorarmi
delicatamente un ginocchio, come se stesse disegnando qualcosa.
O avevo le allucinazioni, o ci stavamo avvicinando sempre di
più. E io dovevo dirle qualcosa, o alzarmi, o.. non lo
sapevo.
Non mi trovavo in una situazione così da millenni. Non avevo
mai
pensato a cosa avrei fatto se mi fossi trovato da solo con una donna
che non fosse un'attrice con cui dovevo recitare.
E, francamente, ci poteva anche stare l'essere da solo con una donna.
Ma dopo un discorso così, dopo quelle parole dette da una
persona che apparentemente non mi conosceva molto ma in
realtà lo faceva
più di quanto non sapessi io stesso, non potevo restare
indifferente.
Mi tornò in mente la conversazione avuta con Nicole. Ora, in
quel preciso istante, con Vianne a pochi centimetri da me, la cosa
giusta da fare sembrava solo una. Avrei voluto baciarla, prenderla,
sentirla su di me e.. Dio, non potevo pensarci, o l'amico dei piani
bassi avrebbe potuto giocare brutti scherzi.
Tornai a guardarla -come se questo aiutasse...-.
Mi scrutava timida coi suoi occhi color caramello, forse temendo di
aver detto qualcosa di sbagliato. Aspettava me, e io? Cosa aspettavo?
Schiuse appena le labbra, lasciandosi sfuggire un breve sospiro e le
richiuse piegandole all'ingiù, in una smorfia corrucciata.
Poi, diede un lieve schiaffetto sulle mie gambe e fece per alzarsi.
«Beh, mmm... io direi di..» Si bloccò
quando mi avvicinai
di più a lei -più di quanto volessi, in
realtà- e
le presi il polso destro in un moto quasi involontario. Le sorrisi
senza farlo realmente. Forse era quello che intendeva, quando diceva
che sorridevo con gli occhi.
Lei si
liberò dalla presa e, ricambiando il sorriso,
cominciò a tracciare il contorno del
mio viso con l'indice. Sembrava studiare con attenzione ogni centimetro
della mia pelle, come a voler imprimere nella sua mente quella immagine.
Lentamente, così lentamente che mi si mozzava il respiro,
passò sul mento, e giunse infine sulle mie labbra. Le
percorreva
piano con la punta del dito, il sorriso che si allargava appena.
L'idea di baciarla era sempre lì, aspettando solo un po' di
coraggio da parte mia. Una fastidiosa vocina nella mia testa mi
ricordava la presenza di Vanessa, nella mia vita. Ma un'altra parte di
me richiamò alla mente le ultime settimane passate con lei.
La
Vanessa nervosa, arrabbiata, confusa.
E davanti a me Vianne: dolce, divertente, spontanea. Bella.
Fu un attimo. La razionalità mandata a quel paese e il tocco
caldo delle sue labbra sulle mie, accennato appena.
Poi, un urlo strozzato al piano di sopra e un tonfo pesante.
Ci allontanammo l'uno dall'altra come se fossimo stati scottati,
guardandoci spaventati negli occhi.
Corremmo di sopra, e trovammo Daniel steso per terra che si contorceva.
«Daniel!» Johnny gli andò vicino e lo
aiutai a metterlo sul letto. Danny rideva. Dio, stava proprio male.
Le risate portarono un attacco di tosse e non so come riuscimmo a farlo
bere per calmarlo.
Approfittai del momento in cui Johnny gli stava rimboccando le coperte
per andare in camera. Almeno avrei evitato un gran silenzio
imbarazzante.
Due ore dopo, ero ancora perfettamente sveglia e lucida. La sveglia
segnava le due meno dieci.
Che codarda.
Ero fuggita lasciandolo solo con Danny. Senza dire nulla. Non
mi ero
alzata nemmeno sentendo che stava lavando i piatti. Dio, stava lavando
i piatti al posto mio, a mezzanotte passata, mentre io fingevo di
dormire!
Mi passai una mano sul viso, maledicendomi.
Cretina codarda.
Fuggire è sempre semplice. Troppo comodo.
Sbuffai. Era da un po' che non sentivo alcun rumore, così
decisi
di alzarmi. Infilai le ciabatte e ciondolai per il corridoio, poi
giù per le scale. Accesi la luce più fioca del
salotto,
per non dare troppo nell'occhio.
Sorrisi. Aveva messo tutto a posto. Le coperte, le ciotole coi popcorn,
i bicchieri.. la cucina era linda e pinta come tutto il resto.
Anche se non volevo ammetterlo, desideravo che lui si svegliasse e
venisse da me. Mi ritrovai a stringere i pugni, pensando a quanto lo
desiderassi. E quanto
non potessi averlo.
Atterrai sul divano, sconsolata come solo una povera stupida come me
poteva essere, e accesi la tv, tenendo il volume basso. Inspirai
profondamente e sbuffai subito dopo.
Mi sentivo il suo odore addosso. Tutt'intorno. Sul divano, quello
stupido divano che ci aveva visti abbracciati poche ore prima. Sistemai
convulsamente un cuscino, battendoci sopra la mano ripetute volte per
appiattirlo, anche se era già piatto. Stupida sì,
e
nervosa pure.
Okay, Vianne. Un bel
respiro e ora cerchiamo di dormire.
Avrei voluto tanto parlare con qualcuno. Ma era notte fonda, con chi
potevo mai parlare?
No, Ermengarda non era contemplata.
Per niente.
E va bene, contiamo le
pecorelle,
come i bambini. Dovrà funzionare, prima o poi. Una
pecorella.
Due pecorelle. Tre pecorelle. Quattro pecorelle...
Quella notte sognai di baciarlo, di continuare quello che era stato
interrotto. Ma un dubbio mi assaliva, attanagliandomi lo stomaco e
facendomi dare di matto: c'era stato qualcosa, la sera
precedente? Possibile che avessi immaginato tutto?
Quel tocco era stato talmente impercettibile da non sembrare vero: fu
la prima cosa che pensai mentre correvamo da Danny, la sera prima.
La tensione che si era creata tra noi, dopo quegli attimi sul divano,
era un segno a favore della mia lucidità mentale.
Forse dovevo parlargliene, ma non mi sembrava il caso. Dopotutto, se me
l'ero
davvero immaginato avrei collezionato l'ennesima bella figura, e
così decisi di lasciare semplicemente che il dubbio mi
lacerasse il fegato.
E le capacità intellettive.
«Etciù!» Uno starnuto mi
riportò alla realtà. E, cosa ancora peggiore, non
era un mio starnuto.
Mi alzai barcollante, cercando di aprire gli occhi.
Incrociai lo sguardo di Johnny, che aveva appena posato un bicchiere
sul tavolo da pranzo.
«Oh, scusa. Non volevo svegliarti»
Accennò un sorriso.
Ricambiai. «No, figurati. Ero in dormiveglia.» Mi
sedetti,
stiracchiandomi come un panda. Dio, quel divano mi aveva ucciso. Avevo
il torcicollo. Grandioso.
Sgranocchiai qualche cereale, cercando qualcosa di intelligente da
dire. Avevo la mente più vuota di una mongolfiera sfiatata.
Mi schiarii la gola più volte, pronta a parlare, ma ogni
volta
deglutivo e lasciavo perdere. Lui faceva finta di leggere il giornale.
Si vedeva. Stava sulla stessa pagina da più di mezz'ora.
A un certo punto lo posò, e sospirò pesantemente.
Poi mi guardò dritto negli occhi.
continua...
Lo so, sono
in ritardissimo!
Inutile elencare una marea di scuse, che ahimè, sarebbero
anche
valide. L'unica cosa che posso dirvi e che è davvero quella
che
conta è
che purtroppo l'ispirazione spesso manca e io non posso farci
più di
tanto. Poi va a finire che scrivo senza voglia e viene fuori un
disastro, più di quanto non lo sia già XD
Comunque, è un bel capitoletto lungo, no? Mi sarò
fatta perdonare? *musetto triste*
Ebbene, le cose si evolvono. Nei prossimi capitoli ci saranno molte
sorprese. Sta a voi scoprire se belle o brutte ;)
Come al solito, trovate lo spoiler alla fine del capitolo.
Prima che mi dimentichi, molte delle parti in cui Vianne descrive la
situazione di Danny -come le prime frasi di questo capitolo- sono prese
dal libro "Qualcuno con cui correre", di David Grossman. E' stupendo.
Ve lo consiglio.
Passo alle meravigliose recensioni:
Lilyblack:
Grazie mille! Mi spiace, in
questo capitolo non ho proprio potuto inserire più di un POV
di
Johnny.. mi serviva l'alone di mistero intorno al suo comportamento XD
Muhuahaua, credo che tutti i fidanzati del mondo tremerebbero di fronte
a uno come lui XD Un bacione anche a te!
Sweetevil:
Quella non sarà la prima e ultima volta che
impazzirà XD Poi vedrai! Vedrai un Johnny geloso che non lo
immagini nemmeno XD Diciamo che Ryan ci prova, ma con scarsi risultati.
Chi può reggere il confronto con Joh? Però non
è
detta l'ultima parola. ù_ù Potrei sempre cambiare
la
trama all'ultimo momento xDDD
AmmoremioChris: Ci sarò sempre, qualunque cosa accada. E'
l'unica cosa che voglio che tu sappia. T'amo!
Yunie992:
Ma non ti preoccupare! Spero la crisi nera sia passata!
Niente di grave? Johnny sta impazzendo, si nota? XD Ti posso dire che
la cosa non andrà a migliorare.. XD Non ti scusare per il
commento triste e deprimente, piuttosto dimmi che va tutto bene! Che
poi mi preoccupo! Un bacione carissima!
Leia_the_Witch:
Muhauaha, dovevo pensarci prima, agli spoiler! Beh,
meglio tardi che mai.. ora devo pensare a quale mettere per il prossimo
capitolo.. cercherò di essere il meno perfida possibile
muahauah. Il povero Zio ci prova ad andare al sodo, ma Danny ha deciso
che questa sera non andava bene, putroppo xD Chissà.. lo Zio
lascerà perdere o non demorderà? Lo scopriremo
solo
vivendo ù_ù Ermengarda è presente
nella vita di
tutti noi, non ho potuto fare a meno di inserirla, e noto che ha
riscosso parecchio successo =) Beh, almeno lei ci tiene e vuole che
questi due si diano una mossa! Potrebbe anche essere lei a farli
muovere ù_ù Vedremo. Intanto ti mando un bacio e
aspetto
il tuo parere su questo capitolo.. un abbraccio!
Eowyn 1:
Nemmeno io mi sarei aspettata che arrivasse alle spalle di Vianne!
Giuro! Si muove da solo lui, io scrivo soltanto XD Così come
Ermengarda, anche le 'pippe mentali' credo facciano parte di tutti
noi.. era giusto dare spazio anche a loro. Comunque, per quanto
riguarda Vane e il padre di Willy, credo che le abbia dato un'occhiata
e abbia deciso di prendersi una vacanza a Honolulu. Non c'è
niente da fare per lei, mi dispiace xD Allora? Che ne pensi? Questo
capitolo è stato.. "WOW" come ti aspettavi? XD Spero di
sì! Ti lascio, un bacio forte forte!!
Summerbest/Silvia:
Carissima! La tua telecronaca mi fa morire xD Povero Ryan daiiii.. lui
ci ha provato a marcare il territorio.. ma purtroppo Johnny
è Johnny e lui è solo un crucco tedesco xD
Chissà. Come ho detto a un'altra, potrei anche cambiare le
sorti di Ryan in questa storia mauahauahauah! Vedremo! Un bacioneee
Silvietta! E scusa per il ritardo eh!
Liz:
Il Johnny geloso che hai visto nello scorso capitolo non è
niente xD Vedrai che gli aspetta.. sinceramente nemmeno io so cosa
farà Vianne con Ryan. Sai, ci devo pensare. Qualche idea?
Hahaha mi hai fatto morire con l'ultima frase.. mi sa che il cervello
fritto ce l'abbiamo un po' tutte qui.. specialmente voi che mi leggete
xD Aspetto con ansia un tuo parere! T'adoro (L)
Maccioccafrancesca:
Ciao! Benvenuta! Che bello avere nuove lettrici! (L) Mi spiace tu abbia
dovuto aspettare così tanto! Spero non ti sia suicidata
davvero, poi mi sento in colpa xD Grazie grazie grazie per i
complimenti, spero questo capitolo ti sia piaciuto! Un bacione!
DarkStar:
Eccolaaa la mia fan preferita!! Ogni volta che leggo le tue recensioni
mi sciolgo letteralmente! Mi fai morire dal ridere e mi viene voglia di
abbracciarti! Bella lei <3 Ce l'hai msn caVa? Dimmi di
sì! ù_ù Pure io ho immaginato Johnny
mentre diceva «Vianne..» con tono
predicatorio xDDD E' impossibile non immaginarlo! Il cuoricino volante
da un occhio mi ha fatto collassare.. sei troppo simpatica! Nessuno
l'ha riconosciuto perchè l'ho messo sotto una campana di
vetro xD Stava già abbastanza scazzato per i fatti suoi,
muahauahu, avrebbe finito per uccidere qualcuno! Se vuoi, se riesco lo
faccio riconoscere da una ragazza simpaticissima di nome Cinzia, che ne
pensi? =P Se vogliamo parlare del suo naso possiamo indire una
conferenza stampa.. mamma mia! :Q__ Come hai potuto constatare, quello
dello spoiler era il POV di Vianne. Se ti può
tranquillizzare, non ci sono altri punti di vista in questa fic, quindi
puoi subito capire chi è che parla xD Comunque. T'adoro alla
follia, sappilo. Aspetto la tua recensioneee! (L)
_Kia_Smile_:
Una nuova fan! Che bello (L) Ma che pervertita e pervertita, non ti
preoccupare. Anzi, è lui che dovrebbe camminare col fucile
dietro, o indossando un burqa. E' troppo
bello per essere vero. Dovrebbe aspettarsi tanti di quei BANZAI.. xD Ma
noi siamo signorine a modino. Eh. Queste cose le pensiamo soltanto. xD
Comunque, hai detto che Vanessa non ha ancora motivo di
essere gelosa. Beh, come scoprirai nel prossimo capitolo, non
l'avrà mai! :P Grazie tante dei complimenti.. mi fate felice
*_* Un bacione!!
vAle_rApS:
Un'altra fan! <3 Grazie, sono contentissima che questo delirio
ti piaccia! La *vocina* è tale e quale alla mia. Sono
convinta che un po' tutte ce l'abbiamo, perciò ho dovuto
inserirla! :P Spero ti sia piaciuto anche questo capitolo! Un abbraccio!
Leyra:
Non scervellarti troppo, che poi ti fa male! Non vorrei perdere una mia
nuova fan! Sono stracontenta che ti piaccia, spero ti sia piaciuto
anche questo capitolo! Un bacio, e concordo con te.. w gli spoiler!
Grazie mille a _Kia_Smile_,
Leia_the_Witch
e vAle_rApS
che hanno recensito Pieces
e Survivors!
Ecco lo spoilerino del prossimo capitolo:
[...] Andai nella sua stanza per vedere come stava, ma mi
bloccai sulla porta. «Che cosa stai facendo?»
«Io.. vado. Me ne vado.» Non si girò a
guardarmi,
occupato a buttare cose alla rinfusa nella valigia. Mi sentii morire.
«Cosa? Dove vai?» Lo afferrai per il braccio
costringendolo a guardarmi. Un'ondata di puro panico mi percorse tutta.
«Nella mia tenuta a Los Angeles»
«E perchè mai? Perchè,
Johnny?»
«Non posso più restare quì» [...]
Spero di riuscire a pubblicarlo presto.
Vi adoro. Ma proprio tanto.
Non fatevi prendere dal panico! XD
Un bacione,
Sara.
|
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Capitolo 8 *** When it hurts so bad; ***
Fourth
Capitolo
sette
When it hurts so bad;
Poi mi guardò dritto
negli occhi.
Sospirò, come se volesse arrendersi, dichiarando bandiera
bianca. Arrendersi a cosa?
«E' inutile fare finta che non sia successo
niente.» Disse poi, senza smettere di guardarmi. Ecco. Si era
arreso
all'evidenza. Entrambi ci comportavamo in modo strano, più
strano del solito e finalmente avevo avuto la conferma che
sì,
ci eravamo baciati. Un lieve, microscopico, impercettibile bacio. Non
che si potesse considerare propriamente un bacio, in realtà.
Avevo percepito il calore delle sue labbra sulle mie, scoprendole
morbide e piene. Mi aveva provocato più brividi e farfalle
del
primo vero
bacio col mio ex fidanzato.
Mi aveva sconvolto. Mi chiedevo se avesse fatto lo stesso effetto anche
a lui.
Annuii. «Sì, già. In questo momento..
mi sento la persona
più imbarazzata della terra, e probabilmente il colorito
purpureo non abbandonerà il mio viso per il resto della mia
vita.. ma direi che possiamo parlarne.»
A Johnny scappò una breve risata, che mi fece rilassare un
tantino. Almeno avevo sdrammatizzato un po'.
«In realtà non so cosa ci sia da dire... non
fraintendermi,
non che non sia stato importante... ma, beh, sono più
imbarazzato di te, e..»
No, fermi tutti! Aveva appena detto che il nostro pseudo-bacio era
stato importante?
Mi sentii mancare per un istante e dovetti aggrapparmi alla sedia per
non sciogliermi come burro caldo.
«S-sì.. ehm, ti capisco..» Mi ci volle
parecchio per
ritrovare la mia proprietà di linguaggio. «Senti,
tu...»
Dio, avrei voluto dirgli tante cose.
Avrei voluto dirgli sta
a te decidere. Io sono qui, e lo sai.
Avrei voluto dirgli hai
una compagna e dei figli, che ne sarebbe di loro?
Avrei voluto dirgli ti
desidero notte e giorno, e la cosa peggiora ogni minuto che passa.
Invece presi un'altra direzione. Non so perchè. Forse per
paura di ricevere un no, che mi avrebbe distrutto.
«Senti, dimentichiamolo. E' stato un momento..
così,
irrilevante. Eravamo stressati e provati dalla settimana appena
trascorsa e non pensavamo lucidamente. Lasciamo semplicemente perdere,
mh?»
Sulle prime mi parve di scorgere un'ombra di delusione nei suoi occhi,
così mi affrettai ad aggiungere qualcos'altro. «Se
poi
accade accade. Voglio dire, siamo aperti alle nuove
possibilità,
no? Siamo.. innovativi. Ci evolviamo. Come le scimmie.»
Lui sorrise. «Interessante paragone. Non credo di
aver capito cosa intendi ma va bene così. Hai ragione. E'
stato
un
momento di.. defaillance. Ciò non significa che.. non
potrebbe
accadere più, giusto?»
«Giusto.» Annuii convinta. Quest'ultima frase mi
piaceva proprio tanto.
«Come le scimmie.» Ghignò lui.
La scemenza delle dieci e venti, by Vianne Maran. Come le scimmie. Ma
come mi era venuto?
Il suono del campanello mise fine alla nostra conversazione.
Sorrisi a Johnny e andai alla porta, dopo aver posato la tazza di
caffè sul tavolino accanto al divano.
Era Jim, il postino. Quella mattina aveva consegnato più
riviste
del solito. Avevano tutta l'aria di essere edizioni speciali.
Evidentemente c'era qualche notizia bollente e piuttosto scandalosa. Huahauahua, le mie preferite!
Posai la pila di giornali sul divano e bevvi un sorso di
caffè, mentre toglievo il cellophane a People.
«Bene. Io sarò fuori
per un paio d'ore, lo sai, no?» Era quello che gli dicevo
quando mi
arrivavano le riviste di gossip. Mi immergevo completamente nella
lettura al punto di non sentire il telefono o.. che so, il microonde.
Johnny annuì. «Ricevuto.»
Mi sistemai meglio sui cuscini, e guardai finalmente la copertina.
Quello che vidi mi lasciò a bocca aperta.
«Oh. Mio. Dio.» Boccheggiai e il caffè
mi
andò di traverso, facendomi tossire più volte. Mi
sentivo
gli occhi fuori dalle orbite.
Johnny alzò lo sguardo dal giornale che stava rileggendo e
fece
per alzarsi, preoccupato. Agitai la mano cercando di sorridere.
«Sto bene, sto bene. Non preoccuparti.» Non doveva
avvicinarsi nemmeno di un millimetro!
«Cos'hai letto di tanto sconvolgente?» Sconvolgente? Mi sconvolgerebbe
di meno un attacco alieno guidato da Barbie Raperonzolo!
Il cuore cominciò a battere freneticamente e un'improvvisa
ansia mi attanagliò lo stomaco.
Merda. MERDA.
«Niente. Mmm.. B-Brad dice di amare la Aniston.
Caspita.»
Sorrisi a trentadue denti e lui scosse la testa, poco convinto.
Sfogliai
velocemente le pagine per trovare l'articolo di copertina e la rabbia
prese il posto dell'ansia, corredata da espressioni non esattamente
ortodosse che mi affiorarono alle labbra.
Scuotevo la testa.
Non è
possibile.
Presi OK!
e vidi le stesse foto, con qualche informazione in più.
Borbottavo tra me frasi senza senso, sconvolta come non mai.
«Ma come si fa?!» Mormorai in un moto di
disperazione, nascondendo la testa
nel giornale. Quando lo abbassai, sbuffando, mi trovai Johnny di fronte.
«ODDIO!» Chiusi il giornale e col cuore in gola
raccolsi gli altri quattro e corsi di sopra.
«Vianne?
Che ti prende? C'è qualcosa che devo sapere?»
Sentii i suoi passi sulle
scale e temetti che sarebbe arrivata la fine. Nascosi velocemente i
giornali sotto il cuscino del mio letto e uscii dalla stanza con un
sorriso innocente dipinto sulle labbra.
Johnny mi si piazzò davanti. Avevo la schiena premuta contro
la porta e le mani chiuse attorno alla maniglia.
«Vianne.» Gli bastò solo pronunciare il
mio nome.
Sembrava preoccupato. Per la mia sanità mentale, forse.
«Vado
a fare una doccia, mh?» Sgattaiolai pregando che non entrasse
nella mia
stanza. Sperai di aver nascosto bene il cuscino sotto le coperte.
Lui provò a fermarmi afferrandomi per il polso ma sfuggii
alla sua presa, rifugiandomi in bagno.
Valutai le varie opzioni.
a) Non uscire mai più per non affrontare la sua furia. Ma c'è Danny. Non
posso lasciarli da soli, nelle loro condizioni. No.
b)
Uscire e portarlo in cucina, per poi regalargli il servizio di piatti
di porcellana da ventiquattro pezzi e dirgli che può farne
ciò che
vuole. Mh, non male.
c) Aspettare e vedere la sua reazione. E se non l'ha scoperto?
d) Dirglielo e passare al punto c. Shit.
Circa dieci minuti dopo mi decisi a uscire. La casa era silenziosa,
tranne per Daniel che russava pesantemente. Beato lui.
In punta di piedi percorsi il corridoio, trattenendo il respiro. Persi
parecchi battiti notando che la porta della mia stanza era socchiusa.
Mi avvicinai, spingendola piano per aprirla.
«Joh?» Sussurrai, e le parole mi morirono in gola.
Era seduto sul letto, un giornale tra le mani e un'espressione
indecifrabile. Se non avessi visto il suo petto alzarsi e abbassarsi
appena nel respirare, lo avrei preso per una statua.
Aveva lo sguardo fisso sulle foto stampate sul giornale, quelle che
ritraevano Vanessa e un tale spagnolo Raul, l'una tra le braccia
dell'altro, più volte uniti in un bacio.
Non sapevo cosa fare.
Feci quello che mi sembrò più giusto: mi sedetti
accanto a lui e lo abbracciai forte.
Lui rimase immobile per un tempo che mi sembrò infinito.
Pensai a tante cose, ma soprattutto pensai che mai, mai avrei voluto
vederlo così.
Piuttosto avrei dato qualsiasi cosa per tornare a vedere le sue labbra
sorridere.
Improvvisamente, sospirò. Non c'era traccia di rabbia nei
suoi occhi, piuttosto rassegnazione e malinconia.
«Mi chiedo solo.. dove ho sbagliato» Disse,
guardando fisso nel vuoto.
L'istinto di andare in Spagna, a nuoto, a fracassare la testa di una
tale Vanessa era tanto forte che credetti di scoppiare.
«Se qualcuno ha sbagliato, di certo non sei tu»
Avrei
voluto insultarla a gran voce per il resto della giornata, ma mi
limitai a farlo solo mentalmente. Non potevo fare altrimenti, per non
peggiorare le cose.
«Potresti.. lasciarmi?» Sussurrò Johnny,
senza
guardarmi. Quelle parole ebbero lo stesso effetto di una pugnalata al
cuore, ma mi costrinsi a mettermi nei suoi panni, così
annuii e
uscii dalla stanza.
Non mi ero mai trovata in una situazione simile. Certo, avevo avuto
amiche da consolare. La stessa Ashley, tradita più volte..
ma
per lei i rapporti con gli uomini non erano mai stati una cosa seria, e
aveva tradito a sua volta.
Con Johnny era diverso. Era lui la vittima, senza colpe.
Sapevo come ci si sentiva. Avevo avuto solo una storia importante nella
mia vita, finita cinque anni prima e durata quasi sei.
Ti crolla il mondo addosso. Tutte le certezze che avevi svaniscono come
cenere al vento. I ricordi belli, i momenti passati insieme.. ti
tormenti chiedendoti quanto di tutto quello sia stato vero.
Nel suo caso, poi, con due figli al seguito.. Dio, non volevo nemmeno
pensarci.
Semplicemente camminavo avanti e indietro per il salotto scuotendo la
testa e mormorando "bah", sempre più sconvolta.
Trovai pace guardando un po' i backstage su Coming Soon, e riuscii a
distrarmi per un po'.
Qualche tempo dopo guardai l'orologio. Erano passati appena venti
minuti. Dal piano di sopra giunse qualche rumore e mi alzai.
Andai nella sua stanza per vedere come stava, ma mi bloccai sulla
porta. «Che cosa stai facendo?»
«Io.. vado. Me ne vado.» Non si girò a
guardarmi,
occupato a buttare cose alla rinfusa nella valigia. Mi sentii morire.
«Cosa? Dove vai?» Lo afferrai per il braccio
costringendolo a guardarmi. Un'ondata di puro panico mi
percorse tutta.
«Nella mia tenuta a Los Angeles»
«E perchè mai? Perchè,
Johnny?»
«Non posso più restare quì»
«Credi
che ti renderà le cose più facili andartene?
Quella casa
è piena di oggetti che ti ricorderanno lei! Non puoi restare
lì da solo, non te lo permetterò!»
Il solo pensiero mi terrorizzava. Lui, da solo, tra i ricordi della
loro storia e la notizia di quella mattina ancora nella mente.
No. Dovevo impedirglielo. Si sarebbe fatto solo del male.
«Non dirmi cosa devo o non devo fare!»
Gridò quando provai a sottrargli la valigia. Per un attimo
mi chiesi chi fosse l'uomo
a cui stavo parlando.
Non lo riconoscevo.
«Se non vuoi farlo per te, fallo per me! Fallo per Daniel!
Non
puoi abbandonarlo» Mi guardava, ma non mi vedeva realmente.
La
sua apparente indifferenza mi fece montare una rabbia pazzesca.
«Santo cielo, Johnny!» Sbottai urlando
più di quanto
volessi. «C'eri anche tu quando ha rovesciato i coltelli e si
è quasi tagliato un polso! C'eri anche tu quando si dimenava
dicendo di voler morire,
perchè fai finta che non sia successo nulla?! Sei la persona
più altruista del mondo, ma adesso non ti riconosco
più» Fui costretta a fermarmi prima di piangere.
Il groppo
alla gola non voleva saperne di scendere.
«Mi dispiace» Replicò, e fece per
andarsene. Strinsi i pugni e non riuscii a trattenermi. «Io
non ho più una vita, ormai! Vivo solo per te e Danny, e tu
cosa
fai? Te ne vai, fregandotene di tutti?! Ma che razza di persona
sei!»
Fu allora che finalmente si voltò e mi guardò
negli occhi. «Beh,
nessuno te l'ha chiesto! Potevi anche andartene e tornare alla tua
inutile vita, di certo non ti ho costretta a restare!»
Boccheggiavo, come se mi avesse dato uno schiaffo. Quello che mi aveva
detto, però, faceva molto più male.
«Via..Vianne» Ci voltammo entrambi verso il
corridoio. Daniel si era svegliato.
Sospirai e a malincuore uscii dalla stanza, dirigendomi in quella di
Danny. «Dimmi, cosa c'è?»
«Vorrei.. dell'acqua»
«Certo,
eccol.. no, deve essere di sotto. Vado a prenderla» Gli
sorrisi e
lui chiuse gli occhi. Mi accorsi che tremava.
Quando tornai in corridoio, vidi Johnny che mi guardava, con la valigia
stretta tra le mani. Era fermo dove l'avevo lasciato.
«Credo
che Daniel abbia la febbre.» Gli dissi passandogli davanti.
Non
aspettai la sua risposta, che infatti non arrivò.
Cercai la siringa provando a ricordare dove l'avevo lasciata l'ultima
volta. La trovai sul tavolo della cucina, insieme al bicchiere. Mi
diressi a passo svelto di sopra.
Trovai Johnny nella stanza di Daniel, gli stava misurando la febbre.
Un'ondata di sollievo mi attraversò per qualche istante. Fui
così ottimista -strano, per me- da pensare che gli fosse
passata
la rabbia o quel che cavolo aveva avuto.
Allo
scadere dei cinque minuti, appurato che aveva solo qualche decimo di
febbre, sentii nuovamente il cuore accelerare i suoi battiti, in preda
all'ansia.
Mi stavo dirigendo in camera mia, quando lui si schiarì la
voce. «Scusa.» Lo sussurrò
così piano che per un momento pensai di averlo immaginato.
«Perdonami. Non ragiono più» Si
lasciò
sfuggire un sospiro e si appoggiò con la schiena al muro,
prendendosi la testa tra le mani.
Che
stavo facendo?
Che cazzo stavo facendo?
Mi stavo comportando come un codardo idiota, ecco cosa stavo facendo.
E l'avevo ferita.
Gliel'avevo letto negli occhi. Quegli occhi tanto espressivi e
trasparenti. Vianne era un libro aperto, e vedere la sua espressione
ferita mi aveva smontato in mezzo secondo, oltre a farmi sentire un
verme.
La notizia di Vanessa era arrivata come un secchio d'acqua gelata in
pieno viso. Non avevo mai pensato potesse farmi una cosa del genere.
Povero illuso. D'un tratto mi tornarono alla mente tutti quegli
atteggiamenti strani degli ultimi mesi. Le telefonate nel cuore della
notte, le uscite improvvise, il cellulare spesso spento o non
raggiungibile... come avevo potuto essere così cieco? E
soprattutto, così presuntuoso da pensare che non mi avrebbe
mai
lasciato?
Hollywood aveva avuto una certa influenza su di me, forse, volente o
nolente. Sono un uomo come tutti gli altri, ho mille difetti e a volte
è difficile starmi vicino. Evidentemente l'avevo
dimenticato,
pensando che bastassero la mia bella faccia e le mie doti di attore a
tenerla con me.
Chiusi gli occhi, con la testa che girava.
Sentii il tocco caldo delle mani di Vianne sulle mie. Mi costrinse a
guardarla negli occhi e abbozzò un sorriso.
«Mi dispiace, Vianne. Non.. non intendevo dire quelle
cose»
Strinsi forte le sue mani. «Non hai affatto una vita inutile.
Quello sono io..»
Inaspettatamente mi abbracciò. La sentii inspirare ed
espirare
piano, per poi sussurrare a pochi centimetri dal mio orecchio.
«Se
hai bisogno di qualcosa, di parlare.. sono qui. Ricordalo,
Johnny..»
La strinsi forte e alzai lo sguardo oltre le sue spalle. Notai un'ombra
alla finestra e mi irrigidii.
«Cosa c'è?» Domandò Vianne
premurosa, osservandomi.
«C'è il tuo spasimante del cazzo. Sta andando
avanti e indietro con un.. mazzo di fiori in mano? Puah.
Ridicolo.»
*Complimenti per l'aria
scazzatissima*
Non sono scazzato.
*NOOO! Di questo passo
esci e te lo mangi a morsi.*
Davvero?
*Si, vecchio mio. *fa pat pat sulla spalla**
Vianne si allontanò e scese le scale di corsa, proprio
quando il crucco suonò il campanello. Quel suo gesto mi
irritò da morire.
«Ciao..» Esordì il crucco,
imporporandosi. Oddio, era davvero arrossito? Trattenni a stento una
risata.
«Ciao..» Sorrise Vianne, imbarazzata. Lui le porse
il mazzo di rose che lei accettò subito. Con mio grande
sgomento lo invitò a entrare.
Va bene, ora scendo e lo
stendo con un pugno solo. Un destro fatto bene. Non ci vuole niente.
Secondo me colpisce come
una ragazza. Anche peggio.
*OKAY, FERMATI! Ma ti
stai ascoltando? Sei di un cinismo cosmico e di una stronzaggine acuta!
Che ti prende?!*
Non lo so.
*Io sì.*
Stronza.
Sbuffai un paio di volte e mi decisi a scendere. Sperai che i giornali
non fossero ancora usciti in paese. Di solito Vianne li aveva in
anticipo, ricordai con un briciolo di sollievo. Almeno mi sarei
risparmiato la finta solidarietà di quel bamboccio.
«Volevo chiederti se ti andava di.. insomma.. uscire con me,
stas-» Si interruppe notando la mia presenza. Con un gesto
nervoso alzò la mano per salutarmi. Ricambiai con un cenno
del capo.
Tornò a guardare Vianne, che era visibilmente combattuta. La
cosa mi ferì. Se era combattuta voleva dire che una parte di
lei sarebbe andata volentieri a cena col crucco.
No, dovevo impedirlo.
*Ma impedire che?! Ma
sei cretino? Prima ti fai sotto quando devi baciarla e poi vuoi
chiuderla in casa perchè sei geloso! Ma sentitelo..*
Ma non eri tu a volere
che mi svegliassi e facessi qualcosa di concreto?
*Hai avuto la tua
occasione ma l'hai sprecata. Danne una anche al ragazzo.*
Crucco di merda.
«Ehm..» Vianne mi guardò, come se
chiedesse un parere, o un permesso. Mi voltai senza darle la
possibilità di guardarmi negli occhi.
«Va bene.» Disse infine, e fu come una pugnalata.
«Ma non stasera.. non posso..»
Il crucco sembrò illuminarsi d'immenso. «Non
c'è problema. Che ne dici.. di sabato?» Lei
annuì, e così dopo i vari convenevoli finalmente
lui si congedò.
Rimanemmo a fissarci per un tempo infinito.
Era
come se dovessi chiedergli scusa. Mi guardava con un'aria arrabbiata e
delusa.. insopportabile!
E continuò così per i seguenti due giorni. Fui
quasi grata che Daniel richiedesse tutte quelle cure: l'idea di dover
passare ore intere a contatto con un Johnny scazzato come non mai mi
deprimeva. Sembrava cambiare umore ogni secondo, come le donne durante
le mestruazioni.
Era per la faccenda di Vanessa, ovviamente. Lo capivo, ma non poteva
rispondermi sempre male o ignorarmi totalmente. Più che
ripetergli che ero lì se avesse avuto bisogno di sfogarsi
che dovevo fare?
Sbottai il venerdì pomeriggio. Ero arrivata al limite, e lui
avrebbe dovuto capirlo.
Stavo chiamando Ryan. Avevo trovato due chiamate perse sul cellulare e
volevo richiamarlo.
Rispose la segreteria telefonica, e mi decisi a lasciare un messaggio.
Johnny stava sicuramente ascoltando dal divano.
«Ciao, Ry, sono io. Ho trovato le tue chiamate. Tutto bene?
Spero di sì. Beh.. richiamami. L'appuntamento di domani
è sempre confermato? Un bacio, Vianne.»
Dal divano arrivò una voce attutita: «Chiedigli
pure cosa vuole per cena, mogliettina premurosa»
Oh, aveva proprio superato ogni limite!
«Ma si può sapere che ti prende?! Che ti ha fatto?
EH?»
«Lascia stare» Rispose, alzandosi e dandomi le
spalle.
«Col cazzo che lascio stare» Ringhiai, mettendomi
davanti a lui. «Johnny, non ti sopporto più! Sei
lunatico come una zitella acida! E' per Vanessa? Dimmelo!»
Una parte di me avrebbe voluto che lui dicesse di no, l'altra avrebbe
voluto semplicemente prenderlo a pugni.
«Ma non stavi parlando con quello? Torna di
là» Mi guardò. «E comunque
quello che mi succede non sono affari che ti riguardano.»
Mi trattenni a stento dall'urlare. «Invece sbagli! Mi
riguardano eccome, visto che mi tratti peggio di uno scendiletto! O
rispondi male o mi ignori totalmente! Vorrei capire che è
successo, sarà un mio diritto, o no?!»
«No, non è un tuo diritto! Chi sei nella mia vita?
Mi stai aiutando con mio fratello e basta, discorso chiuso!»
Non riuscii a rispondere. Sentivo tutte le lacrime represse premere per
uscire, e non potevo piangere davanti a lui. Per un secondo
sembrò accorgersi di aver fatto un casino. «Scusa,
ho esagerato» Disse, ma le lacrime erano sempre
lì, pronte a scorrere come un fiume in piena. Corsi in
camera sbattendo la porta.
Lo sentii dare un pugno sul tavolo e imprecare.
Che schifo.
Bene bene bene. Non uccidetemi,
grazie. Un bel casino, questo capitolo, me ne rendo conto XD Però almeno Vanessa
è un problema archiviato XD
Johnny sta passando proprio un
brutto periodo e questo è solo l'inizio! Che
succederà tra loro? Frattura totale o, come si dice, 'se non
uccide, fortifica'?
Lo scoprirete nei prossimi capitoli. As usually, lo spoiler lo
trovate alla fine.
Un grazie gigante a Rak che mi ha aiutato con il solito blocco dello
scrittore *-* Come farei senza di te, EH?
Comunque, mi aspetto una bella pioggia di insulti XD Nel frattempo,
rispondo alle personcine splendide che mi recensiscono:
Sweetevil:
Grazie della comprensione! Dai, stavolta vi ho fatto aspettare di meno
XD Allora! Johnny non è andato via. Ma è un bel
casino lo stesso! Che succederà? Muahahauah. :) Spero
continui a seguirmi per scoprirlo! Un bacio!
Leyra:
Ce l'ho fatta ad aggiornare XD Ecco, il tuo musino minaccioso mi ha
fatto rinsavire. Non può andarsene, Johnny. Vero che sta
passando un periodo di cacca, ma è pur sempre l'omo
meraviglioso che conosciamo. O, almeno, vorremmo conoscere! Grazie dei
complimenti, mi commuovo sempre *_* Un abbracccccio!
_Kia_Smile_:
Chissà se mi perdoni pure ora XD non tanto per il ritardo,
quanto per quello che è successo. Ma ti assicuro che non
è colpa mia. Sono loro che si muovono così, nella
mia testa. ù_ù Ecco spiegato il non avrà motivo di
essere gelosa. Contenta? Almeno il problema Vanessa
l'abbiamo risolto XD Per ora. *si cuce* Non posso proprio dirti niente!
Il prossimo capitolo sarà il culmine del culmine del culmine
[and so on..]. Mettete da parte l'ascia di guerra. Un bacio, tesoro!
Leia_the_Witch:
Grazie *_* Muhauahua, mi adori ancora nella mia perfidia e cattiveria?
Ne dubito. ù_ù Ma don't worry, mi adorerai di
nuovo. Spero. XD Ermengarda è una grande. Ancora meglio il
fatto che sia presente anche nella testa di Johnny. Almeno lei ci
capisce qualcosa. Beh, ti aspetto al prossimo capitolo! Un bacio forte
tesoro!
Eowyn 1:
Hahaha, ti stai trasformando in Ermengarda? Hahaha, mi hai fatto
morire! Vianne è troppo paurosa. Ha paura di ricevere un
palo colossale con Johnny e quindi evita ogni situazione imbarazzante.
Col risultato che poi litigano a morte e si incasina tutto. Poerannoi.
Non piangere, dai. Almeno non se n'è andato, e Vanessa non
è più un problema. Vediamo il bicchiere mezzo
pieno xD Fammi sapere che ne pensi, e grazie ancora! P.S. il tuo gatto
è un grande ù_ù Un bacione carissima!
Summerbest:
Felice di averti fatta infartare! Cioè, non letteralmente.
Però sapere che riesco a emozionare è una cosa
bellissima, la più grande gratificazione *_* Aspetto la
telecronaca di questo capitolo, caVa! Un bacioneee!
DarkStar,
l'ammmmore: Povero Danny, non prendertela con lui. Hahaha,
crepa Danny,
mi ha fatto rotolare! Certo che, mi sto rendendo conto che state
soffrendo più di Vianne, sento i vostri spasimi per il tanto
atteso bacio che non arriva fin da qui xD Sei troppo simpatica, lo sai?
(Joh: Cos'è
stato? Io: Ehm, niente? Dov'è che eravamo rimasti?
è stato il colpo di grazia, mi dovevo pure trattenere dal
ridere che mamma girava per la stanza come un soldatino XD) Beh, in
effetti nel monologo di Vianne a Joh ho messo molto di me. Tutto,
praticamente. E' quello che gli direi io. Sono contenta che sia
riuscita a rappresentarvi, almeno in parte. Morale della favola: anche
io ti amo! Purtroppo, non ha fatto nessuna cosaccia con Vianne, ma sono
sicura che la tua mente arguta come quella di Ermengarda -sia la
versione di Vianne che quella di Johnny, l'Ermengarda 2.0- ha capito
perchè Johnny si comporta così.
ù_ù Vedremo se riuscirà a farlo capire
a quella testona di Vianne. Nel frattempo, ti mando un bacio
fortissimo, o mia adorata recensitrice. Ti stimo, davvero. *-*
Memols:
Grazie mille! Magari spuntasse nelle nostre cucine..! Vabbè,
mai dire mai però, no? XD Spero che continui a seguirmi! Un
bacio!
iLARose:
Una nuova lettrice *_* Grazie! Sono contentissima che ti piaccia!
Johnny non se n'è andato, ma in compenso ha combinato un
casino ancora più grande XD Si risolverà? Ehh..
mistero! :) Spero continui a seguirmi! Un abbraccio!
maccioccafrancesca:
Hahaha, no, non vorrei averti sulla coscienza! Anche se.. dopo questo
capitolo e il prossimo.. mi sa.. anzi no, mi sa che avrai tu sulla
coscienza me, visto che vorrai uccidermi! xD Vabbè, non
anticipo altro. Non sono malvagia, dai.. forse un po' sadica XD Un
bacio!
Rak:
L'ammore bello senza il quale non sarei nulla. Non mi fare tutti sti
complimenti che arrossisco. Devo ancora recensirti, me tapinissima -.-
Ma dove ho la testa? Non sulle spalle, sicuramente. L'avrò
lasciato nella cervelliera insieme a quello di Evelyn. XD T'amo alla
follllllia!
vAle_rApS:
Grazieee! Mi mettono una carica assurda le tue recensioni! Oddio,
confido nella tua benignità. Non uccidermi dopo questo
capitolo. E anche dopo il prossimo, possibilmente. Un bacio forte!
Grazie a Kayla_Blake
che ha recensito Survivors!
Come al solito, lo spoiler:
[...]
«E
ho pensato che magari, stasera.. potremmo cenare insieme.»
Ero
talmente distratta dalla sua mano che si accarezzava la nuca, che quasi
non feci caso alle sue parole. Poi, realizzai.
Lo guardai ma non dissi nulla.
«Ho chiamato Debbie. Starà lei con Danny. Non
c'è
di che preoccuparsi.» Annuì, per rassicurarmi.
«Okay.»
Cosa ci si mette per una
cena con Johnny Depp? Si accettano consigli. [...]
Credo di
riuscire a pubblicare in tempi abbastanza decenti. Pregate per me!
Vi adoro.
Sara.
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Capitolo 9 *** How can you mend a broken heart?; ***
Fourth
Capitolo
otto
How can you mend a broken heart?;
*Per quanto tempo ancora gli
terrai il muso?*
Non sono affari tuoi,
lasciami in pace.
*Va a parlargli. Dai, ti
ha chiesto scusa ieri sera!*
Sì, dopo
avermi urlato quanto sono inutile nella sua vita!
*Dopo aver scoperto che
la fidanzata
lo tradiva da chissà quanto tempo, scusa tanto se sta un po'
scazzato eh! Vorrei vedere te al suo posto!*
Ma che c'entra!
*C'entra. MUOVI IL CULO*
Insomma, non parlavamo dalla sera precedente. Ero uscita dalla mia
camera per andare in bagno e l'avevo incrociato nel corridoio, senza
osare guardarlo negli occhi.
Lui mi aveva aspettato nella mia stanza ma l'avevo cacciato di malo
modo, ancora scossa per quella discussione che mi aveva ferita non poco.
Non avevo chiuso occhio, quella notte. Avevo battibeccato con
Ermengarda sulle ragioni che avevano spinto Johnny a reagire
così, e, anche se non volevo ammetterlo, non aveva tutti i
torti. Mi ero convinta che avremmo dovuto fare pace. Ero pronta a fare
il primo passo.
Se solo lui fosse uscito dalla sua stanza, la mattina seguente.
Sembravo una sentinella della Muraglia Cinese. Andavo avanti e indietro
per il corridoio aspettando che aprisse la porta e si decidesse a
scendere e a fare colazione.
Non avevo il coraggio di bussare, però. Magari stava ancora
dormendo.
Con la scusa di controllare Danny, che riposava placidamente
abbracciato al cuscino, passavo davanti alla sua camera e mi fermavo
qualche secondo a origliare. Non sentivo il benchè minimo
rumore.
La cosa stava iniziando a darmi sui nervi.
Sbuffavo consultandomi con Ashley al telefono.
«Secondo me, dovresti bussare.»
«Poi si arrabbia. Gli da fastidio quando lo
svegliano»
«Per quanto ne sai potrebbe essere morto soffocato tra le
lenzuola,
non è il tipo che poltrisce a letto! Dai, vai a controllare,
fallo per me! Non hai paura che gli sia successo qualcosa?»
«Certo che ho paura, idiota! Ho il batticuore da quando mi
sono
alzata! Ci manca solo che gli sia successo qualcosa, davvero. Poi posso
anche suicidarmi.»
«Ci tieni troppo a lui, V. Faglielo capire, dimostragli che
ci sei,
anche quando ti tratta male.. lo apprezzerà. Vedrai, secondo
me
non vede l'ora di farsi perdonare» Aggiunse, con un tono
malizioso.
«Stupida»
«Quando vi metterete insieme, voglio fare un giro sulla
giostra. Ricordalo!»
«...»
«Sto scherzando, daiii! Apri. Quella. Benedetta.
Porta.»
«Va bene.»
Riattaccai e presi un bel respiro profondo. In quel preciso istante, la
suoneria del cellulare di Johnny arrivò forte e chiara
persino a
me, dall'altro lato della porta.
Okay. La prova del nove.
Se è sveglio risponderà. E se non è
sveglio si sveglierà, che cacchio.
Il telefono continuò a squillare per diversi minuti. Stavo
iniziando a preoccuparmi seriamente.
«Johnny» Lo chiamai, sperando mi sentisse.
«Johnny,
rispondi» Osai bussare un paio di volte, col cuore in gola.
Niente.
«Ora basta» Aprii la porta e mi spaventai,
vedendolo sul letto
con le braccia incrociate sotto la testa a fissare il soffitto.
Particolare trascurabile, indossava solo un paio di pantaloncini
particolarmente aderenti.
«Joh, perchè non rispondi? JOH!» Mi
avvicinai al comodino
e presi il telefono, sul quale lampeggiava la scritta 'mamma'.
«E' tua madre, vorrai rispondere spero»
«No» Finalmente una parola. Sospirai sollevata,
chiudendo gli occhi per un istante.
«Come sarebbe no? Non puoi dire no, è tua madre.
Ha bisogno di sentirti, e lo sai»
«Non ora»
Presi il telefono e pigiai il tasto verde. Poi glielo premetti
sull'orecchio. «Parla»
Lui mi guardò storto e sbuffò, per poi dire
«Pronto?» Mi sistemai accanto a lui per ascoltare.
Volevo assicurarmi
andasse tutto bene.
«Tesoro, mi
hai fatta preoccupare»
«Sto bene» Tipico. Gli tirai un leggero spintone e
lui mi diede un pizzico.
«Da quando in
qua mi prendi in giro? Credi che me la beva?»
Povera mamma.
«Francamente, spero di sì»
«Va bene, non
hai voglia di parlare. Stai mangiando almeno?»
Mimai un 'noooo' e ricevetti un altro pizzico.
«Ahia, stronzo!» Ridacchiai cercando di morderlo
sulla spalla, ma lui mi allontanò col braccio.
«Sì mamma, sì»
Mormorò scocciato.
«E Danny come
sta?»
Johnny allontanò il telefono dall'orecchio e
sbuffò. «Ohh, per l'amor del cielo! Un
interrogatorio di prima mattina»
Sospirai e presi il telefono.
«Ehm, salve, signora.. sono Vianne, la governante. Johnny
è
in preda a un attacco di pigrizia acuto, sono sicura che la
richiamerà più tardi. Comunque Danny sta bene,
Johnny
sta.. superando la.. cosa della Paradis, e insomma, tutto va per il
meglio. La prego, non si offenda se ho risposto io, ma Johnny
è
molto stanco.»
«Chiedile come stanno i bambini» Mormorò
Johnny prima di sprofondare di nuovo nel cuscino.
«A proposito, Johnny vuole sapere come stanno i
bambini» Chiesi,
gentile. Mi alzai e uscii dalla stanza, lasciandolo ancora un po' da
solo.
Parlai ancora del più e del meno con colei che ha reso il mondo un
posto migliore, e riattaccai salutandola.
Il corridoio era silenzioso così come il resto della casa.
Aprii
la porta della stanza di Joh piano piano, preparandomi nuovamente alla
visione di tanta bellezza.
Johnny era sdraiato e fissava la porta. In quel momento, fissava me.
Deglutii un po' in imbarazzo e mi avvicinai, senza sapere bene cosa
fare.
«I bambini stanno bene. Tua madre non gli ha ancora detto di
Vanessa, ma lo farà presto e con la dovuta cautela. Dovresti
chiamarla stasera, o domani. E' preoccupata per te.»
«Sto bene.»
Lo guardai scettica. «Tranne per il fatto che stai per essere
fagocitato dal tuo stesso letto»
«Piccolezze» Sorrise lui.
Rimanemmo a guardarci, in silenzio. Sbattemmo le ciglia
contemporaneamente e fui costretta a serrare le labbra per non
scoppiare a ridere. Brutta idea quella di guardare le sue, che
fremevano e le guance cominciavano a sollevarsi.
Due secondi dopo stavamo ridendo come bambini a cui fanno il solletico,
con la pancia tra le mani.
Johnny allungò una mano e mi trascinò sul letto,
stringendomi tra le sue braccia. Mi diede un morso sulla spalla
facendomi ridere ancora di più.
Quando le guance iniziarono a dolere, cominciammo a respirare
regolarmente, calmando la crisi di risate che ci aveva assalito
all'improvviso.
«Mi dispiace tanto per ieri. Non posso prometterti che non
accadrà più, ma cercherò seriamente di
cucirmi la
bocca la prossima volta. Non intendevo dire quello che ho detto, sul
serio»
«Tranquillo, ti ho già perdonato. Stai passando un
brutto periodo, è comprensibile»
«Niente è comprensibile in questa vita. Nelle
ultime
settimane, poi.. se c'è una cosa che ho capito è
che la
vita è imprevedibile, e spesso può succedere
anche
l'impensabile. Ci si può sentire come mai prima, nel bene e
nel
male. Soprattutto nel bene, devo dire, nonostante tutto» Mi
sussurrò all'orecchio, facendo accelerare nuovamente i
battiti
del mio povero cuore.
Queste frasi.. quest'animo poetico e dannato.. lo faceva proprio
apposta a provocarmi.
«La mia parte filosofica ti lascia sempre senza parole,
eh?» Ridacchiò alle mie spalle.
«Sì, e pure quella provocatoria» Gli
lanciai un'occhiata divertita prima di alzarmi. «Dove
vai?»
«Non ho mosso un dito da stamattina. Troppo occupata a
scervellarmi
a causa tua. Devo lavorare. E sarebbe ora che lo facessi anche tu!
Alzati, pigrone. C'è il copione che ti aspetta»
«E va bene, mommy.»
«Joh, a tavola! E' pronto» Entrai nello studio dove
stava leggendo il copione.
«Ferma, donna! Non sapete che avete a che fare col Capitan
Jack
Sparrow?» Si alzò e mi venne incontro, sventolando
il copione
davanti al mio naso.
Risi ed ebbi un'irrefrenabile voglia di strappargli quei fogli da mano
e leggerli tutto d'un fiato.
«Certo, Capitano. Anche Jack Sparrow deve mangiare,
però. Vedo se posso procurare anche una bottiglia di rum,
mh?»
«Ho trovato la donna della mia vita» Disse, serio.
Sta recitando. E' ovvio
che sta recitando. Mi costrinsi a sorridere, e lo
trascinai in cucina.
«Dopo mi fai vedere qualche scena, però. Non
voglio obiezioni!»
«Mi stai ricattando?»
«Sì.»
«Mmm.. badass»
«Toc toc» Due ore dopo ero di nuovo alla sua porta,
con uno spuntino tra le mani.
«Anche la merenda? Ma sei davvero da sposare»
Sorrise, guardandomi a metà tra il divertito e il malizioso.
«Se non smetti di provocare non sai dove te la trovi, la
merenda.» Risposi con lo stesso sorriso, facendolo ridere.
«Ehi, scherzi a parte. Volevo ringraziarti. Sei stata
meravigliosa,
tutto questo tempo.. davvero. Ho pensato che magari, stasera.. potremmo
cenare insieme.»
Ero talmente distratta dalla sua mano che si accarezzava la nuca, che
quasi non feci caso alle sue parole. Poi, realizzai.
Lo guardai ma non dissi nulla.
«Ho chiamato Debbie. Starà lei con Danny. Non
c'è
di che preoccuparsi.» Annuì, per rassicurarmi.
Non era solo quello che mi preoccupava, però. C'era qualcosa
che
dovevo ricordare.. ma cosa? Mah, non doveva essere nulla di importante.
«Okay.» Risposi, col cuore in gola, pregustando la
serata.
Cosa ci si mette per una
cena con Johnny Depp? Si accettano consigli.
Ovviamente, la prima cosa che feci fu chiamare Ashley. Era lei
l'esperta di moda, tra le due.
«Devi vestirti di nero. Quella è la prima
cosa.»
«Uhm. Pantaloni o gonna?»
«Dio, Vianne. Pantaloni
o gonna? Non devi andare a cena coi compagni del liceo,
nè a un colloquio di lavoro. V-E-S-T-I-T-O!»
Tasto dolente.
Non avevo molti vestiti. Neri, poi.
«Ho capito» Sbuffò Ash, interpretando il
mio
silenzio. «Ne ho io uno perfetto, e te lo porto tra.. una
mezz'ora.»
Si sentiva lontano un miglio che cercava di camuffare l'euforia.
«E va bene.»
«Sìììì!»
«Ma te ne vai subito.»
«Subitissimo.» Rispose, e quasi riuscivo a vederla,
che sorrideva a centosessantamila denti.
Il vestito
era davvero bello. Corto -molto-, nero, di jersey, e
lasciava una spalla scoperta. Sembrava il vestito di una dea moderna.
E mi stava una meraviglia.
Quando finalmente terminò la seduta di trucco,
Ashley andò via tutta soddisfatta. Non solo aveva visto
Johnny, ma era rimasta più tempo del previsto.
Mi guardai allo specchio, dopo aver constatato che mancavano
più o meno cinque minuti all'ora X.
I capelli erano mossi e cadevano morbidi sulle spalle, fermati solo da
un lato con una piccola forcina a forma di fiore.
Sussultai quando qualcuno bussò alla porta. Era Debbie.
«Mr Depp.. attende.» Disse, con la stessa riverenza
di
Tockins ne 'La Bella e la Bestia'.
Sorrisi, e mi affrettai a scendere.
Johnny mi sentì e si voltò a guardarmi. Era la
prima volta che mi vedeva così elegante.
«Wow» Fu l'unica cosa che disse. E
bastò, credetemi. Mi prese la mano e vi posò un
soffice bacio.
«Non ho parole. Sei.. bellissima, Vianne.»
«Anche tu» Davvero. Stava da Dio. Camicia grigia,
gilet
aperto nero e pantaloni scuri. Aveva tirato indietro i capelli, come in
Chocolat, e.. mamma mia, era proprio illegale. Come i pensieri che
suscitava.
Ashley era sicuramente della stessa opinione, a giudicare
dall'espressione ebete e dal cartello appeso in testa che recitava
'chiuso per ferie'.
«Il sabato più bello della tua vita»
Sussurrò,
guardandomi con gli occhi lucidi. «Sto morendo di invidia, lo
sai?»
«Lo so.» Sorrisi, mentre Johnny andò al
telefono per prenotare un taxi. Meglio passare inosservati.
Eppure, c'era qualcosa che stavo tralasciando. Un pensiero che premeva
per essere ricordato. Mi era balzato alla mente quando Ashley aveva
detto 'sabato'.
Sabato.. sabato..
*Se ti dico 'Ryan'?*
CAZZO.
Avevo completamente dimenticato l'appuntamento con Ryan! Mi portai una
mano alla bocca, imprecando mentalmente.
«V, che hai? Che è successo? Ti fa male un
dente?»
«No, scema! L'appuntamento con Ryan»
Lei sgranò gli occhi guardandomi allucinata, proprio mentre
Johnny fece la sua comparsa al mio fianco.
«Va tutto bene?» Domandò, scrutandoci.
«Ehm, sì! Ci penso io V, vai pure» Ash
ci spinse fuori casa promettendomi che se ne sarebbe occupata lei.
Di tutti gli appuntamenti galanti che avevo avuto nella mia vita -mica
tanti, poi- quello con Johnny fu sicuramente
il più imbarazzante.
Avevo il cuore nelle orecchie per l'emozione e nello stomaco per
l'agitazione. Ero talmente nervosa che temetti di vomitare tutto, a un
certo punto.
Di tanto in tanto mi fermavo per respirare. Dio, sembrava avessi
l'asma. Johnny però non notò nulla, o almeno, fu
tanto
discreto da non farne parola.
Ogni gesto, ogni sguardo, ogni tocco, seppur casuale, mi provocavano
un'ondata di emozioni, triplicata rispetto a quella provata con
qualsiasi altro uomo.
Accanto a noi c'era una di quelle coppie da diabete, che non smettevano
di tenersi la mano e di guardarsi, coi piatti che freddavano sotto ai
loro nasi.
Quasi mi aspettavo arrivassero i violinisti e suonassero qualche dolce
melodia di sottofondo.
Invece no, fu il turno di una cameriera che passava tra i tavoli e
metteva due candele rosse a forma di cuore al centro dei tavoli.
Quando fu il nostro turno, guardai Johnny e desiderai di sprofondare.
La cameriera ci guardò dolce e ci augurò una
bella
serata. Avrei voluto dirle 'no, guarda, ti sbagli. Non siamo fidanzati,
nè sposati, nè innamorati. Almeno, non tutti e
due.'
Invece tacqui e continuai a fissare la fiamma che emanava un buon
odore, fresco e delicato.
Avrei tanto voluto sapere cosa significava, quella serata. Non era
un'uscita tanto per cambiare aria. Mi aveva portato in un ristorante
esclusivo di Los Angeles, frequentato da gente importante. Non sono
luoghi dove porti la governante, o no?
Johnny era davvero pronto a iniziare qualcosa di serio con me? Non
sapevo cosa pensare.
A metà della cena, Johnny sussultò appena e si
portò una mano alla tasca, estraendo il cellulare.
«E' Debbie.» Mi guardò allarmato.
«Deb?»
Restò in ascolto per un istante. «Deb, calmati!
Cos'è suc-» Si interruppe e stette ad ascoltare.
Potevo
sentire Debbie urlare e.. piangere?
«Arrivo» Fu l'unica cosa che disse. La sua
espressione mi fece venire i brividi.
«Cos'è successo? Johnny? Parlami.
Johnny» Fui
costretta a correre per stargli dietro. Si era alzato senza dire
niente. Aveva lasciato un pacchetto di banconote da cinquecento sul
tavolo ed era andato di scatto al guardaroba.
«Johnny, mi vuoi spiegare?» Gli mormorai cercando
di stare
calma, per non attirare ulteriormente l'attenzione su di noi. Quasi
urlai però per farmi dare il cappotto -quelli della
reception
erano proprio degli incompetenti- mentre Johnny era già
corso in
strada a chiamare un taxi.
«Ma mi aspetti almeno?!» Esclamai esasperata,
stringendo il cappotto sul collo.
Feci appena in tempo a salire sul taxi, altrimenti sarei rimasta anche
a piedi!
Johnny guardava fuori, lo sguardo teso e inquieto. Scattò
come
un fulmine quando arrivammo davanti casa, e per l'agitazione -e la
fretta- fece cadere le chiavi, mentre cercava di aprire la porta.
«Debbie!» Urlai appena la vidi. Era seduta per
terra,
accanto alle scale, e si teneva la testa tra le mani, singhiozzando.
Johnny corse di sopra senza dire nulla.
«Debbie guardami, guardami. Calmati. Ehi, cos'è
successo?» Le spostai le mani dal viso, costringendola a
guardarmi.
Lei scosse la testa. «Non respira» Disse con un
filo di
voce. Un forte capogiro mi costrinse a mantenermi al corrimano.
Andai subito da Johnny, e lo trovai nel bagno, inginocchiato accanto a
Danny.
Aveva posato due mani sullo sterno e si muoveva su e giù
comprimendo il torace. «Uno, due, tre,
quattro..»
Sussurrava, poi si avvicinava alla bocca per sentire il respiro.
«Johnny..»
«Uno, due, tre, quattro..»
Il sudore gli imperlava la fronte e aveva gli occhi lucidi.
Mi avvicinai, e sfiorai il collo di Danny con le dita. Non c'era
battito. «Johnny» Provai a richiamarlo, dolcemente.
Posai una mano sulla sua, e lui la spostò bruscamente,
riprendendo il massaggio cardiaco. Poi, tirò su col naso e
vidi
la sua bocca incresparsi.
Sospirò, e si fermò. Si passò le mani
sulla fronte, sugli occhi, senza smettere di guardare Daniel.
Poi, pianse.
continua...
Rieccomi, dopo quasi un mese! Questo capitolo è stato
davvero sfiancante XD
E non c'è niente da ridere, lo so.
Insomma, eccoci qua. Siamo arrivati alla grande svolta.
Non so bene cosa dire, lascerò le parole a voi.
Grazie mille, davvero grazie a chi ha recensito lo scorso capitolo *__*
Non ho il tempo di ringraziarvi una a una, ma sappiate che ho adorato i
vostri commenti. In questo periodo un po' così, mi strappate
tanti di quei sorrisi che non immaginate nemmeno <3
Come al solito, lo spoiler (prometto che le cose miglioreranno dal
prossimo capitolo ;)):
[...]
Stavo facendo il giro del letto per stendermi quando lui si
alzò. «Dove vai?»
«A farmi una doccia. Non puoi dormire con me in queste
condizioni»
Risi e scossi la testa. Ma quanto era adorabile da uno a mille? [...]
A presto,
Sara.
|
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Capitolo 10 *** Dangerously in love; ***
Fourth
Capitolo
nove
Dangerously in love;
Non avevo mai organizzato un funerale.
Fu un'esperienza devastante, più di tutto ciò che
avessi mai affrontato nella mia vita.
Una stretta al braccio mi fece sussultare appena, riportandomi al
presente. Inspirai profondamente, concentrandomi su Johnny. Era
lì, tra le mie braccia, sembrava essersi addormentato ma
ogni
tanto si muoveva a scatti, facendomi sobbalzare dallo spavento.
«Shh..
Joh..» Lo
cullai, cercando di calmarlo. Gli accarezzavo i capelli, delicatamente,
quasi impercettibilmente, poi posavo la mano sulla sua fronte.
L'aveva
presa male. Ma male tanto.
Ed era accaduto tutto così in fretta.. la faccenda di
Vanessa,
poi la morte di Danny. Non osavo immaginare come doveva sentirsi. Si
stava sgretolando interiormente giorno dopo giorno, e io non sapevo
cosa fare.
Erano passati tre giorni dal funerale.
////
Flashback \\\\
Bene. So quello che devo fare e
lo farò. Al diavolo tutto.
Sentire il suono del segnale libero mi fece salire l'ansia. E io che
credevo di essere calma.
«Allô?» Deglutii, cercando le parole
adatte.
«Spero davvero tu ti stia autoflagellando andando in giro
vestita di
sacco col capo cosparso di cenere e i fianchi cinti da un
cilicio!» Non
riuscii proprio a trattenermi. E avevo il fiatone.
«Chi diavolo sei?» Simpatica.
«Sono
una persona a cui interessa la salute fisica e mentale di Johnny, e che
ci tiene decisamente più di te a lui»
Silenzio, dall'altra parte. Continuai imperterrita.
«Sono Vianne Maran. Abbiamo scambiato due parole circa un
mese e mezzo fa, ricordi?»
«Come osi darmi del tu, ragazzina?»
«Scusi tanto, nonnina.» Ops. Questa mi era proprio
sfuggita.
Cercai
di deviare il discorso, ricordando il motivo per cui avevo chiamato.
«Comunque, ho chiamato per dirti che Daniel è
venuto a mancare, ieri
sera. Il funerale si terrà tra due giorni. Domenica mattina
alle dieci
in punto.» Quanto mi costava dire quelle parole. Sperai solo
che
sarebbero servite a qualcosa.
«Poteva chiamarmi Johnny! Dov'è?» Chiusi
gli occhi, reprimendo l'istinto di riattaccare.
«Come puoi immaginare, Vanessa,
al momento Johnny è un po' scosso. Ha avuto poco tempo per
digerire
tutte le orrende notizie che si sono susseguite senza un
attimo di
tregua. Non credi?»
«Poteva chiamarmi lui!» Si è inceppato il
disco?
«Ma
non te ne frega niente, vero? Dio, ma cos'hai in testa?!
Hai idea
di cosa hai provocato? Li hai letti i giornali ultimamente o eri troppo
impegnata a sbatterti il tuo amichetto spagnolo? EH?» Tremavo
dalla
rabbia. Era impossibile che non capisse! Eppure mi sembrava una persona
ragionevole!
«Non sono affari che ti riguardano, e comunque io n.. stop it, Raul»
Sussurrò trattenendo a stento una risata. Era con lui.
«Avrai quello che meriti, tr-» Mmm.. contegno Vianne!
Sbuffai e riagganciai, sbattendo il telefono.
Qualche
istante dopo vidi Johnny scendere le scale con indosso solo un
asciugamano bianco avvolto sui fianchi, e un altro col quale si
frizionava i capelli bagnati.
«Con chi sbraitavi al telefono? Ti ho sentita urlare perfino
sotto la doccia»
Oh, no. Un
brivido mi percorse la schiena e avvampai.
«Io? No.. era la televisione, forse. Non ho mica
urlato.» Sorrisi, e
quasi mi inginocchiai ringraziando che la tv fosse accesa e
sintonizzata su uno di quei telefilm per ragazzi dove tutti urlano come
forsennati.
Johnny socchiuse gli occhi e alzò un sopracciglio. Bene, non
mi credeva. Come bugiarda valevo meno di uno sputo.
«Uh, com'è tardi. Preparo la cena.»
Mi diressi in cucina sentendomi un'impostora. Vero, l'avevo chiamata a
sua insaputa, ma l'avevo fatto per lui.. per loro! Sacrificando ogni
possibilità di provare a stare con lui.
Avrebbe dovuto ringraziarmi, se mai l'avesse scoperto. Cosa che non
sarebbe accaduta, perchè non c'era modo di farlo. A meno che..
Sbarrai gli occhi, mentre avvertivo una spiacevole sensazione alla
bocca dello stomaco.
Tornai da lui col cuore in gola, e come al solito, scoprii di non
essermi sbagliata. Aveva il mio cellulare in mano.
Sospirai. «Johnny..»
«Perchè?» Fu tutto quello che disse.
«Perchè no?»
«Ne abbiamo già parlato, credevo di essere stato
chiaro.»
«Ma..»
«Tu non hai il diritto di immischiarti nella mia vita
PRIVATA! Non sai il motivo per cui l'ho fatto, e..»
«No,
ma so il motivo per cui IO l'ho fatto! Hai idea di cosa mi sia costato
farlo? Potevo tranquillamente fregarmene e mi avrebbe fatto parecchio
comodo, e invece no! E lo sai PERCHE'?»
«No, PERCHE'?!»
«Perchè
io..» Lo guardavo e quelle due parole premevano per uscire,
assieme al cuore che sembrava voler scoppiare da un momento all'altro.
«Io..» Scossi la testa, respirando affannosamente.
Me ne andai. Non riuscii a sostenere oltre il suo sguardo e uscii dal
retro, in giardino, dando libero sfogo a lacrime che non versavo da
troppo tempo.
«PERCHE'?!»
La sua voce arrivò attutita ma mi fece trasalire lo stesso.
Sentii i suoi passi di sopra, e poi la porta di casa sbattere e mi
sentii morire.
Avevo rovinato tutto.
Avevo infilato qualche vestito in fretta e furia, ed ero volato di
sotto. Un'occhiata alla finestra che dava in giardino e il cuore mi si
spezzò. Sentirla piangere dopo tutto questo tempo mi fece
venire
i brividi. Era stata forte, era stata davvero forte a superare tutto
quello che le era successo. Non aveva versato una sola lacrima per
Danny, ma era chiaro che non ci riusciva. Sapevo bene come ci si
sentiva.
Succede spesso, quando stai male. Accumuli tanto di quel dolore che
è come se andasse a formare una barriera davanti agli occhi.
Hai
il groppo alla gola, il nodo allo stomaco, le lacrime che vorrebbero
varcare la soglia delle palpebre per dare libero sfogo all'uragano che
hai dentro. Ma non ce la fai.
Urli dentro, il cuore sanguina, ma gli occhi restano asciutti.
E ora, piangeva.
Arrivai all'aeroporto in pochi minuti. O almeno, mi sembrò
così.
Aspettai paziente in auto, per evitare che qualcuno mi riconoscesse,
finchè lo sportello non si aprì, rivelando una
massa
informe di capelli, e un paio di occhiali dalle lenti blu.
Inconfondibili.
«Amico mio» Tim mi abbracciò, senza
aggiungere altro. Non
mi fece domande su Danny, nè su Vanessa. I veri amici sanno
quando tacere, quando è il momento di starti semplicemente
accanto.
Parcheggiai davanti casa, e spensi il motore. Tim si sistemò
meglio sul sedile, quando capì che non avevo intenzione di
scendere per un bel po'.
«Sai, dovrai pagarmi di più per il prossimo film.
Ho
sborsato tanti di quei soldi per far tacere i giornali che tra poco
dichiaro banca rotta.»
Tim sorrise, stringendomi affettuosamente la spalla.
«Vianne come sta?» Gli avevo accennato di lei
qualche volta. Non
credevo tirasse in ballo l'argomento. O meglio, speravo non lo facesse.
Sospirai. «Possiamo non parlare di Vianne?»
Lui mi ignorò totalmente. «Che è
successo?»
Lo guardai storto, e lui mi guardò eloquente. Dovevo
parlare.
Ogni cellula del mio corpo urlava 'ho bisogno di aiuto'. E Tim, lui
sì che capisce che mi passa per la testa.
Sbuffai. «Niente.» Almeno ci provai. Ovviamente
sapevo che non
si sarebbe arreso, quindi mi lasciai andare a un sospiro esasperato e
vuotai il sacco.
«Credo che mi ami»
«E me lo dici così?» Replicò
lui, ironico.
Gli rifilai un'occhiataccia. «Non ti ci mettere pure tu a
dire 'te l'avevo detto'» Lui rise.
«Dai, allora?» Mi incoraggiò alzando le
sopracciglia.
Feci spallucce. «Allora niente, ha chiamato Vanessa anche se
le
avevo detto di non farlo, dicendole di Danny... abbiamo litigato e lei
ha detto che le è costato tanto fare quella chiamata,
perchè..» Lasciai cadere la frase, con lo stesso
tono che
aveva usato Vianne.
Tim sorrise, beffardo. Grugnii qualcosa e scesi dall'auto.
«Non
è proprio il momento nè il luogo adatto per
parlarne, non
mi interessa, non sono dell'umore, ho una vita orrenda e lei non lo
pensa davvero. E mio fratello è morto, cazzo. Il suo corpo
è ancora nella stanza. Gran bel rispetto gli sto mostrando,
pensando a quella..»
«Joh. Non si tratta di non rispettarlo e lo sai anche
tu..» Ci
guardammo per qualche istante e lui mi diede una pacca sulla spalla,
proprio mentre infilavo la chiave nella serratura.
«Forse è ancora in giardino» Mormorai,
prima di entrare. Lui mi bloccò. «Ma lo sa che
sono qui?»
«Ehm.. no»
«Sarà meglio per te che non stia ancora piangendo,
allora» Disse, ed entrammo.
Ero
riemersa in salotto qualche tempo dopo. La casa era terribilmente vuota.
Non mi ero mai sentita così sola in vita mia. Sola, fatta
eccezione per il corpo esanime di Danny, che giaceva al piano di sopra.
La situazione aveva un qualcosa di macabro, e rabbrividii solo al
pensiero. Debbie era tornata a casa, Nicole sarebbe venuta solo il
giorno dopo...
Avrei voluto chiamare Ashley, ma cosa potevo dirle? "Ciao, ho fatto una
cazzata enorme. E abbiamo litigato per l'ennesima volta."
Dio, che fallita. Sperai solo non ce l'avesse con me. Dopotutto,
l'avevo perdonato due volte. Johnny era abbastanza uomo da perdonare
me, ne ero sicura. Forse.
Decisi di mettermi a leggere, aspettando il suo ritorno. Presi un libro
a caso e lo aprii al centro, iniziando a leggere.
Non era trascorso molto tempo quando sentii la chiave infilarsi nella
serratura della porta di casa.
Mi preparai mentalmente al peggio, a una sua possibile sfuriata o
addirittura alla sua totale indifferenza. Non sapevo quale delle due
avrei preferito.
Quello che ricevetti, invece, fu una semplice e del tutto inaspettata
sorpresa.
Mi ero alzata, già con lo sguardo colpevole e le scuse a
fior di
labbra ed ero rimasta a bocca aperta, vedendo chi c'era con Johnny.
Avrei dovuto aspettarmelo. Dopotutto, è il suo migliore
amico.
«Ciao.. finalmente ti conosco. Tanto piacere, io sono
Tim»
Allungò la mano e strinse la mia, mentre un rosso vivace mi
colorava le guance.
«Tim Burton» Mormorai senza fiato.
«Sì, mi chiamano così»
Sorrise lui, amabile.
Dovevo avere un aspetto orribile. Gli occhi rossi e le occhiaie non
sono proprio accessori da indossare al tuo primo incontro col tuo idolo
di tutti i tempi.
Spostai lo sguardo su Johnny, che aveva un'espressione strana. Un mezzo
sorriso gli piegava le labbra, ma non arrivava agli occhi. Era
preoccupato per qualcosa. Angosciato, confuso. Freddo.
«Hanno chiamato le pompe funebri?» Finalmente mi
rivolse la
parola. Certo, non era questo che mi aspettavo.. ma era un passo avanti.
«Sì, stanno arrivando..» Annuii e lui
fece lo stesso. Poi portò Tim nella sua stanza.
Grandioso. Davvero
grandioso.
*Concordo*
Sono
disperata. Talmente disperata che sto consensualmente parlando con te.
Ci pensi?
*Mi hai offesa*
Il suono del campanello interruppe la mia sfrenata
conversazione con Ermengarda, riportandomi allo spiacevole presente.
Ci tennero occupati per un sacco di tempo a scegliere la bara,
organizzare il funerale e via di seguito. Ci tenemmo in contatto
telefonico con Nicole e la madre di Johnny, per discuterne anche con
loro.
Quando finalmente se ne andarono, eravamo esausti. Era ormai sera e
dovevo sbrigarmi a preparare la cena o Tim sarebbe fuggito a gambe
levate per il terrificante disservizio di questa governante, troppo
occupata con le pippe mentali e i dialoghi interiori.
Mangiammo in silenzio. Tim ogni tanto faceva qualche battuta sul
viaggio aereo, e fui felice di constatare che il pessimo umore di
Johnny non era immune al divertentissimo senso dell'umorismo
dell'amico. Finalmente avevo ascoltato ancora la sua risata, che mi era
mancata così tanto.
Avrei voluto conservarla e tenermela stretta, per sollevarmi nei
momenti di sconforto.
A dirla tutta, ahimè, avrei voluto tenere stretto lui.
Il funerale fu una terribile esperienza.
C'eravamo solo io, Johnny, Tim, Debbie e Nicole. Di Vanessa nessuna
traccia.
Delle guardie circondavano le zone circostanti, evitando che occhi
indiscreti si infilassero a vedere ciò che non li riguardava.
Debbie e Johnny si tennero stretti per l'intera durata della cerimonia,
Tim stringeva tra le mani il suo cappello e io abbracciai Nicole.
Non avevo ancora realizzato che Danny non c'era più. La
morte
è un qualcosa di strano, inconcepibile. E la cosa che mi
premeva
di più, era che non avevo avuto il tempo di ringraziarlo.
Avrei
davvero voluto dirgli grazie per avermi fatto conoscere Johnny. Volente
o nolente, era merito suo, e avrei rivissuto tutto se ne avessi avuto
la possibilità.
Litigi compresi.
Non ci guardavamo ancora in faccia. Mi rendevo conto che probabilmente
ero l'ultimo pensiero che gli frullava in testa, in quel momento. La
sua indifferenza però mi lacerava il cuore, lentamente..
ormai
ci ero dentro fino al collo, inutile negarlo.
Il momento dei saluti fu il più tragico.
Debbie e Nicole promisero che avrebbero chiamato più spesso,
e
Tim dovette partire in anticipo per problemi con il volo aereo.
Tutti e tre, però, quando mi abbracciarono per salutarmi, mi
sussurrarono che sarebbe andato tutto bene. Sapevo che si riferivano a
Johnny.
Guardai Nicole con un'occhiata implorante. Avevo bisogno del suo aiuto,
cos'avrei fatto con Johnny d'ora in poi? Soprattutto perchè
non
ci rivolgevamo ancora la parola.
Dio, dovevo scusarmi al più presto. Avrei implorato il suo
perdono strisciando sui ceci, giurai che l'avrei fatto, se fosse stato
necessario.
Prendemmo due strade diverse, per tornare a casa. Presi un taxi e andai
da Ash, mentre lui andò a bere qualcosa con Tim prima di
accompagnarlo all'aeroporto.
La mia migliore amica mi accolse con un abbraccio.
«Com'è andata?» Incalzò, con
voce flebile. Forse
aveva paura di chiederlo, e a ragione. Dovevo avere una faccia stanca e
sbattuta.
Alzai le spalle. «E' andata.» Non sapevo che dire.
Le spiegai
brevemente la situazione tra me e Johnny e lei sospirò.
«Mi dispiace tanto.. ma vedrai che capirà. Non ha
tre anni,
V. E' un uomo maturo e ora è solo scosso da quello che gli
sta
succedendo. Se lo abbandoni adesso te ne pentirai, credimi»
«Lo so» Replicai. Abbandonarlo era l'ultima cosa
che avrei
fatto. «Non me ne vado finchè non me lo dice lui,
questo
è poco ma sicuro»
«E comunque quella è ancora casa tua.»
Mi fece notare
lei, giustamente. Sì, e adesso avevo paura che se ne andasse
lui, come aveva minacciato di fare la settimana prima. Non c'era nulla
che potesse trattenerlo a casa di Danny, ormai.
Questa consapevolezza mi fece rabbrividire. Avevo paura come non mai.
«Devo andare, Ash. Prega per me.» Il taxi ci mise
un'eternità letterale per tornare a casa. Fremevo sui sedili
posteriori, implorando l'austista di muoversi.
Feci due conti mentalmente, a quell'ora doveva essere tornato a casa,
per forza di cose. L'aeroporto era vicino...
Se lo trovo con le
valigie in mano mi metto davanti alla porta e gli dico che deve passare
sul mio corpo.
*Non
ti rispondo nemmeno*
Ermengarda, sei mai stata innamorata?
*...*
Appunto.
Quando aprii la porta di casa, lo
spettacolo che mi si
presentò davanti mi fece cadere la borsa di mano. Mi portai
le
mani alla bocca, sgranando gli occhi.
Il soggiorno era distrutto.
I quadri giacevano a terra, il servizio di piatti di porcellana era
stato rovesciato, e i cocci avevano raggiunto ogni punto del pavimento.
Le piume dei cuscini erano cadute in una pioggia bianca sul parquet,
insieme all'appendiabiti e allo specchio. Era un disastro, e poteva
esserci solo un responsabile.
Corsi di sopra, il cuore che galoppava furioso.
Mi buttai sulla porta della sua camera, girando la maniglia, convinta
che fosse aperta. Invece ci sbattei contro con la spalla, facendomi non
poco male.
«Johnny» Bussai un paio di volte, furiosamente.
Nella mia mente
si affollarono i pensieri più disparati, e i più
terrificanti.
«Johnny, rispondi» Ripetei, più forte.
Poggiai l'orecchio
alla porta ma tutto ciò che sentivo era il battito
accelerato
del mio cuore.
«Johnny, cazzo, dimmi se sei vivo o morto!» Urlai,
tirando un
calcio alla porta. Era mica un comportamento normale quello?! Farmi
prendere un colpo del genere!
Quasi persi l'equilibrio quando la porta si aprì, rivelando
un
volto pallido e inquietante. «Sono vivo e lasciami in
pace» Ebbi
il tempo di avvertire una zaffata di alcool, e di intravedere una
bottiglia di vodka vuota sul comodino, prima che lui sbattesse la
porta, chiudendola a chiave.
Maledizione.
Mi buttai a peso morto sul divano, esausta. Mi ero rimboccata le
maniche e avevo lavorato sodo sei ore di fila, per rimettere tutto a
posto. Mi ero messa a sfogliare cataloghi di negozi di arredamento per
rimpiazzare i pezzi della mobilia che si erano rotti. Avevo chiamato
Nicole, che mi aveva dato il permesso di ordinare ciò che
serviva e addebitarlo sul suo conto.
Quella mezza giornata era volata, tra pensieri e paure, ed era ormai
buio. L'orologio a forma di sole in cucina segnava le otto meno un
quarto. E di Johnny neanche l'ombra.
Non avevo voglia di cucinare, quindi preparai un panino al volo e lo
mangiai senza appetito. Pensai di preparare qualcosa di leggero anche
per lui, che però non avrebbe voluto mangiare dopo la
sbronza
che si era volutamente beccato. Leggera, ma sempre una sbronza.
Menomale che gli alcolici erano sotto chiave, e in ogni caso c'era solo
la mezza bottiglia di vodka che avevo visto in camera sua.
Decisi che non sarebbe più entrato un solo goccio di alcool
nel suo corpo,
fin tanto che avessi potuto controllarlo. Temevo che potesse ricaderci
come in passato, e i risultati sarebbero stati devastanti.
Erano appena passate le nove quando sentii dei passi su per il
corridoio. Drizzai la testa -se avessi potuto avrei drizzato le
orecchie, come i cani- e aspettai di vederlo comparire sulle scale.
*Eccolo lì,
sciupato come uno straccio ma sempre un tocco di..*
PREGO?
*No, niente, scusa*
Con mia grande sorpresa, lo vidi guardarsi intorno sbattendo gli occhi
gonfi più volte e poi venire a sedersi accanto a me, sul
divano.
Si era messo a una distanza di sicurezza, una quarantina di centimetri,
e constatai con piacere che la puzza di alcool era svanita, anche se
non del tutto.
Sembravamo i Simpson. Seduti sul divano con gli occhi sgranati senza
capire quello che stava succedendo.
Tutto ad un tratto, lui parlò. «Mi dispiace.. per
il soggiorno»
Ah, certo. Gli dispiaceva per il soggiorno.
*Dagli il beneficio del
dubbio*
Santa Vianne da Los
Angeles mi dovevano chiamare.
*Bla, bla, bla..*
Sospirai, cercando di buttar fuori tutto il nervosismo, la rabbia e
l'altro miliardo di emozioni contrastanti che provavo in quel momento.
«Non ti preoccupare. E' tutto a posto» Feci una
pausa,
torturandomi le dita. «Senti, per il fatto di
Vanessa...»
Incalzai, ma lui mi fermò.
«Non fa niente» Finalmente si girò a
guardarmi.
L'espressione del suo viso era ancora un po' dura e stanca, ma capii
che era sincero. «L'hai fatto per me. Avrei dovuto
ringraziarti,
invece di urlare a sproposito» Sbuffò.
«Non ne faccio una giusta. Una. Che schifo»
Sibilò, con la fronte appoggiata al palmo della mano.
Mi sentii pervadere da un moto di affetto assurdo. Sentivo il bisogno
di stringerlo, ma avevo ancora paura che fra noi non fosse tornato
tutto come prima. Mi sentivo come Cristina con Owen, timorosa di
azzardare un contatto fisico per non suscitare una reazione violenta o
istintiva da parte sua.
Ci sarei stata quando lui me l'avrebbe chiesto.
Passarono i minuti, riuscii a farlo mangiare e lo accompagnai in
camera. Non ci eravamo proprio stretti il mignolino dicendo 'pace,
pace, pace', ma già era un inizio. No?
Andai a dormire fiduciosa che le cose si sarebbero risolte per il
meglio.
Lo speravo davvero.
Mi
alzai nel cuore della notte, sentendo delle urla.
Corsi nella camera di Johnny e lo trovai che si dimenava nel letto,
girandosi da un lato e dall'altro, sudato e ansante.
«No, Danny, nooo!» Urlò, stringendo gli
occhi.
«Johnny» Mi avvicinai e gli sfiorai il viso,
parlandogli. «Johnny, svegliati. Joh..» Gli diedi
un leggero schiaffo sul braccio
e lui aprì gli occhi, bloccandosi di colpo.
Si passò il braccio sulla fronte guardandosi attorno
spaesato.
«Joh. Sei nel tuo letto. E' stato solo un brutto sogno.
Calmati» Gli sussurrai, accarezzandogli la guancia.
«Mi.. mi dispiace di averti svegliato»
«Non preoccuparti. Vuoi qualcosa? Ti faccio un the, una
camomilla?» Lui continuava a guardarmi ma non disse nulla.
«Vorrei.. te. Potresti.. insomma, dormire
quì?» Disse
titubante, guardando altrove. Mi sembrava un cucciolo indifeso.
Sorrisi. «Ma certo.»
Stavo facendo il giro del letto per stendermi quando lui si
alzò. «Dove vai?»
«A farmi una doccia. Non puoi dormire con me in queste
condizioni»
Sorrisi e scossi la testa. Ma quanto era adorabile da uno a mille?
////
Fine flashback \\\\
Johnny sussurrò qualcosa nel sonno e mi strinse
a sè.
Pensai, sorridendo, che dopotutto mi aveva chiesto di stare con lui, si
era esposto a tal punto da farsi cullare come un bambino che ha paura
del buio. Era un passo avanti non indifferente.
Chissà.
Magari il mio lieto fine l'avrei avuto davvero.
continua...
Lo so, lo so, ora sono io a
cingermi i fianchi col cilicio, vestita di sacco. Avete ragione.
E' passato un sacco di tempo, ma dovete sapere che questi sono i
capitoli più difficili.
E' davvero dura entrare nell'umore dei personaggi, non sempre ci riesco
bene.
Mi sono decisa a darmi una mossa quando il mio amour Rak mi fa "sai,
stavo parlando con un'amica, e mi dice 'ho letto una fic su Johnny
troppo bella su Efp! Solo che l'autrice non aggiorna mai!'" e allora ho
pensato "no, devo mettermi a scrivere a tutti i costi.
Uscirà
una schifezza ma non mi interessa" XD *Agita la manina per
salutare l'amica di Rak*
Comunque, spero possiate perdonarmi. Dopotutto, vi ho sfornato un
capitolo bello
lungo eh. Non dite che non vi tratto bene ù_ù
Insomma, come avete passato le vacanze? Tra poco si ricomincia con la
scuola. Meh, menomale che è l'ultimo anno.
Anyway.
Passo a ringraziare le stupende persone che mi hanno recensito (che
sono diminuite é_è):
Leyra:
Purtroppo
sì, Danny è morto davvero. Era previsto fin
dall'inizio.
Menomale che c'è Vianne, davvero. Ha una santa pazienza con
quello zuccone XD Grazie, davvero, che continui a seguirmi *_* Un
abbraccio forte!
Dod, amore della
vita mia:
Tesoro mio adorato! Anche tu mi manchi troppo. E 'troppo' è
un
eufemismo. Ma.. ma.. DOVESONOFINITETUTTELETUESTORIE? Che hai fatto?
ç_________________ç Devi spiegarmi! Comunque,
remember
che t'amo et adoro alla follia (L)
Leia_the_Witch:
Nemmeno
io immaginavo che gli avrei fatto fare la brutta fine (non è
vero, lo sapevo eccome @_@ porello, però. Mi dispiace un
sacco.
E' che la tragedia nelle mie fic ha sempre un ruolo di primo piano, in
quest'ultimo periodo è_è) Mi spiace di averti
fatto
aspettare così tanto. Mi hai perdonata? Il tuo parere
è
uno dei più importanti (L)
Eowyn 1:
Carissima!
Ermengarda ti saluta tanto. Scusa se ho aspettato tanto per aggiornare
;__; Quando ho letto la tua recensione a Underground (grazie mille,
davvero!) mi sono sentita proprio in colpa. Ho pensato "no, devo
aggiornare e basta". E finalmente ce l'ho fatta! Grazie, grazie,
grazie. Non smetterò mai di dirlo.
Euridice Volturi:
Grazie
mille, della recensione e di aver messo la storia nei preferiti :) Non
la abbandonerò, promesso. Ci tengo tanto a questa storia ed
è quasi tutta scritta. So che a volte tardo con
l'aggiornamento
(spesso, lo so) ma non è del tutto colpa mia
ç__ç
Il blocco dello scrittore prende tutti, no? :) Spero ti sia piaciuto
anche questo capitolo.. un bacione!
Rak:
Non ho parole per
ringraziarti, ancora. Ogni volta che parlo con te finisco un capitolo.
Ma come si fa? Boh, ti amo troppo, comunque. Più di quanto
possa
dire.
vAle_rApS:
*___* amo le
tue recensioni, che ci posso fare? Grazie. *__* Mi scuso anche con te,
vi ho fatto aspettare più di un mese. Ma mi perdonate,
vè? ç_ç Io ce la metto tutta, really.
E credetemi,
mi sento in colpa ogni volta che penso alle fostre facce tristi quando
non trovate l'aggiornamento (ma quali facce tristi? ndVoi)
perchè so come ci si sente. Btw, spero ti sia piaciuto il
capitolo. Non chiedo altro *_* Un abbraccio stritolante!
Summerbest:
La mia
cronista! XD Eh, diglielo pure tu a Joh che deve andarci piano con
Vianne, chè sennò non ne escono vivi, tutti e
due. Povero
Ryan, non ve la prendete con lui. E' innocuo XD Purtroppo, per Danny
è finita male. Non so nemmeno perchè l'ho fatto
finire
male, in realtà °.° Però l'idea
c'era fin da
subito. Magari lo resuscito.. XD Fammi sapere cosa ne pensi di questo
capitolo. Un abbraccio forteforte!
Spoiler per voi, as usually!:
[...] «Mi canti
qualcosa?»
Johnny impallidì. «Oh, no.»
«Dai! Un pezzettino! Ti faccio da microfono» Chiusi
la mano a
pugno e la avvicinai alla sua bocca. Lui la spostò con la
sua.
«Non se ne parla. Mi vergogno.» Distolse lo sguardo
concentrandosi sugli intarsi della porta.
Teeenero!
«E va bene. Bacino?» Mi indicai la guancia con
l'indice e lui
si sporse verso di me schioccandovi un bacio, non prima di aver alzato
gli occhi al cielo.
Risi. Quanto lo adoravo. [...]
A presto,
Sara.
|
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Capitolo 11 *** I've got you under my skin; ***
Fourth
Capitolo
dieci
I've got you under my skin;
Il mio fu un risveglio turbolento.
Mi sentivo una merda spiaccicata. Avete presente, quelle che sono
appena passate sotto un tir? Ecco.
Mi faceva male tutto.
Inizialmente mi venne un colpo quando vidi Vianne stesa accanto a me.
Era rivolta verso di me e una mano era posata sul mio petto.
Il mio cervello idiota collegò lei ai miei dolori, pensando
alla
notte appena trascorsa. Poi mi ricordai degli incubi, della mia
richiesta
di dormire con lei e scacciai subito quei pensieri impuri.
Sentivo caldo.
Molto caldo.
Presi una rivista dal comodino e mi feci aria con quella. Poi cominciai
a sentire freddo. Improvvisamente fui costretto a coprirmi col piumone,
scosso dai brividi.
Urtai Vianne nel prendere le coperte e lei si svegliò.
«Ehi, hai freddo?» Miagolò, stringendo
gli occhi al contatto con la luce.
«Sto t-t-tremando» Dissi, battendo i denti. Non
riuscivo a fermarmi!
Vianne si alzò di scatto e posò le labbra sulla
mia fronte. «Ma sei bollente!»
Corse di sotto e tornò con un termometro, un bicchiere
d'acqua e una bustina di paracetamolo.
«Merda, devi mangiare qualcosa.» Tornò
di sotto e mi
portò qualcosa da mangiare. Sembrava una crocerossina.
«Trentanove e uno» Annunciò allibita
guardando il termometro.
Sbuffai. L'ultima cosa che volevo era esserle ancora di peso, dopo
tutto quello che era successo.
Dio, le avrei fatto una statua d'oro. Anche due, magari. La mia mente
iniziò a lavorare febbrile.
«Bene, signor Malato. Vado a mangiare qualcosa, tu fai lo
stesso
e riposati. Torno più tardi.» Disse dolcemente.
Esitò per qualche secondo; sembrava davvero
dispiaciuta di dover lasciare la stanza, anche se per poco.
La vidi sparire oltre la porta e sospirare, forse preoccupata. O forse
stanca.
Dovevo farmi perdonare. Dovevo fare qualcosa.
Ignorando il mal di testa pulsante e la nausea crescente, mi costrinsi
a mangiare qualcosa e buttai giù la medicina. Tesi
l'orecchio
verso il corridoio, e sentii rumore di stoviglie e contenitori vari.
Bene, quello era il momento perfetto per agire.
*Finalmente hai avuto
una buona idea. Clap, clap.*
Non sarà mai
abbastanza in confronto a quello che ha fatto lei per me, ma..
*Fidati,
è un buon inizio*
«Pronto?»
Alzai il cordless dalla base, dopo aver
addentato un waffle appena sfornato, e lo avvicinai all'orecchio. Chi
poteva essere, così presto?
«Ciao Vianne, sono Tim» Tossii, quando una briciola
malefica
decise di aggrapparsi alla mia faringe. Dopo aver
tossito anche le tonsille, ritornai a un colorito normale e riuscii a
rispondere. «Ehm, scusa, Tim. Ciao.»
«E' un brutto momento? Ho interrotto qualcosa?»
Domandò, cauto.
«No, no. Stavo facendo colazione e un waffle aveva deciso di
uccidermi. Vuoi parlare con Johnny?»
«Sì, grazie. Volevo giusto sapere come
sta..» Mi avviai
su per le scale, la testa che ancora pulsava per la tosse.
«Con la febbre, in realtà.» Allontanai
il cordless e
bussai alla porta. «Johnny? C'è Tim al
telefono» Stavo
per aprire, quando sentii un tonfo e un rumore strano, come un
fruscìo di fogli di carta.
«Aspetta! Non aprire!»
Aggrottai le sopracciglia, avvicinando l'orecchio alla porta.
«Perché no?»
«Perché.. perché.. sono
nudo!» Gridò lui, dopo qualche secondo di
esitazione.
*Sarà, ma non
me la conta giusta.*
Nemmeno a me.
Tim, intanto, rise dall'altro capo del telefono, poi cercò
di dissimulare con un colpetto di tosse.
Sentii qualche altro rumore proveniente dalla stanza di Johnny e poi,
finalmente, il silenzio.
«Ecco, puoi entrare, mi sono coperto.»
Aprii la porta e mi preparai a radiografare la stanza. Mi stava
nascondendo qualcosa, sicuramente.
Apparentemente, però, ogni cosa giaceva nella stessa
posizione in cui l'avevo lasciata.
Passai il cordless a Johnny, che mi abbagliò con un sorriso
enorme, poco tipico di lui. Lui era più il tipo dai sorrisi
sghembi, di sbieco, i sorrisi appena accennati che avevano
più
effetto di qualsiasi sorriso a cinquantasei denti.
Controllai che avesse mangiato e preso la medicina. Preparai il
termometro e lo costrinsi a rimisurarsi la febbre.
«Ehi, vecchiaccio.. come stai? Io bene.. ah, sì,
ho un po'
di febbre. No, macchè.. qualche decimo..» Alzai
gli occhi al
cielo. Solo io ero più preoccupata del normale alla vista di
quel trentotto e sette che era apparso sul display del termometro?
Sbuffai.
Johnny aveva tirato le coperte fin sotto il collo, impedendomi di
vedere oltre. Aveva ancora indosso il pigiama, come faceva a essere
nudo prima? Chi ha la febbre non si spoglia mica.
Concluse la conversazione con Tim con un «Ti richiamo io tra
poco», che puzzava più di tutta la situazione
vista
nell'insieme.
Decisi che non avrei chiesto niente. Dopotutto, se non voleva mettermi
al corrente di qualcosa, ne aveva tutto il diritto.
Rimanemmo a guardarci inespressivi per qualche istante.
«Non hai caldo?» Vedevo delle goccioline scendergli
giù
per la fronte lentamente, segno che la medicina stava iniziando a fare
effetto.
Lui scosse la testa. «No, quando mai.» E si tirava
il piumone addosso.
Stavo per andarmene quando notai una cosa fuori posto che prima mi era
sfuggita: la borsa del portatile.
Johnny ne aveva ordinato uno, qualche settimana prima, e lo usava per
lavorare. La borsa era aperta ed evidentemente vuota. Feci qualche
passo avanti e guardai la scrivania, dove il computer non c'era, ma in
compenso la spia del bluetooth della stampante emanava un bel blu
elettrico. Collegai quella vista al rumore di fogli che avevo sentito.
Avevo una tale voglia di prendere il piumone e tirarlo giù
che quasi mi bruciavano le mani.
Dovevo andarmene, o l'avrei fatto davvero.
Johnny mi sorrise con gli occhi da cucciolo, come a chiedermi
silenziosamente scusa. Feci roteare gli occhi e lasciai la stanza. Poi
mi affacciai di nuovo. «Vado a fare la spesa. Fra un'ora
misurati
la febbre e fammi sapere. Ti faccio un thè?»
Dio, c'era mancato pochissimo. Fortunatamente avevo sentito i passi di
Vianne per
le scale e avevo iniziato a togliere il computer dalla
scrivania. Quando aveva bussato alla porta mi ero gelato sul posto, tra
la scrivania e il letto, senza sapere che fare.
«Aspetta! Non aprire!» Avevo urlato, in preda al
panico. Nel
tentativo di voltarmi dopo aver nascosto il portatile ero inciampato
nel comodino, urtando col ginocchio il libro che vi giaceva sopra, che
cadde a terra in un tonfo sordo. Imprecando silenziosamente, stavo per
allungare la mano verso la stampante, per prendere i fogli freschi di
stampa, quando la voce di Vianne mi giunse nuovamente all'orecchio.
«Perché no?» I fogli mi sfuggirono di
mano. Li raccolsi velocememente.
Oh, merda, e ora che
dico?
«Perché..» Pensa, pensa, pensa! «Perché..
sono nudo!» Mi diedi dell'idiota subito dopo aver
pronunciato quelle parole. Come potevo essere nudo se avevo la febbre e
avrei dovuto coprirmi fino alle orecchie?!
*Risparmio i commenti,
stavolta*
Ottimo, grazie.
Mi buttai nel letto facendo attenzione a non schiacciare il portatile e
tutto il resto e mi coprii fino al naso. Poi pensai che dovevo essere
davvero ridicolo, così, e abbassai il piumone fino al
colletto
del pigiama.
«Ecco, puoi entrare, mi sono coperto.» Mi preparai
ad
accoglierla col sorriso più grande che mi riuscì.
Un tantino esagerato,
forse.
Vianne entrò lentamente, scrutando la stanza in ogni minimo
particolare. Mi porse il cordless e la vidi rilassarsi, almeno
inizialmente, dopo il suo sguardo superficiale all'ambiente.
«Ehi vecchiaccio! Come stai?» Dissi, concentrandomi
sul telefono.
«Io sto bene,
tu piuttosto?» La voce di Tim,
che ancora ridacchiava, ebbe un effetto calmante sui miei poveri nervi.
«Io bene..» L'occhiata esasperata di Vianne mi fece
sorridere. «Ah, sì, ho un po' di
febbre..»
«Un po'? Non
devo preoccuparmi?»
«No, macchè.. qualche decimo..»
Minimizzai, alzando le
spalle. Vianne alzò gli occhi al cielo, lasciando trasparire
tutta la preoccupazione che l'attanagliava.
Era dolcissima. Avrei voluto tanto stringerla forte. Ma questa febbre
del cavolo...
«Allora, che
cos'è che stai organizzando?» Gli
avevo
accennato qualcosa per sms, e volevo parlargliene per avere la sua
opinione. Vianne riprese a guardarmi con quell'aria scettica e
sospettosa, e capii che non era il momento adatto per parlarne.
«Tim, ti richiamo io tra poco» Mormorai, e chiusi
la
comunicazione. Tornai alla bellissima donna che mi stava accanto, e che
mi guardava strano.
«Non hai caldo?» Mi domandò, con un
sorriso sadico appena accennato. In effetti, mi stavo squagliando.
«No, quando mai» Mentii, mentre le goccioline mi
imperlavano la fronte.
Il
mio cuore si fermò
per certo quando lo sguardo di Vianne andò oltre il letto,
posandosi
sulla scrivania. Aveva sicuramente notato la borsa vuota del computer,
e pregai perché non si accorgesse della stampante accesa. Ma
avevo i miei
dubbi.. era troppo attenta.
Pregai perché non si arrabbiasse, o pensasse che le stessi
nascondendo
qualcosa di importante. Sapevo che non mi avrebbe chiesto nulla, era
troppo discreta e a volte anche troppo ingenua.
Fidati di me, tra
qualche ora saprai,
cercavo di trasmetterle mentalmente. Lei fece una smorfia e mi disse
che sarebbe andata a fare la spesa. Dopo le solite raccomandazioni da
crocerossina, la vidi uscire, e riuscii finalmente a tirare un sospiro
di sollievo. Presi il telefono e composi il numero di Tim.
Naturalmente, non
passò un solo minuto in cui non pensassi a lui.
Direttamente o indirettamente, con la scusa del suo comportamento o
senza, la mia testa era perennemente occupata dal suo volto, dai suoi
occhi, dalla sua voce.
Guardavo i flaconi di shampoo e non vedevo l'ora di tornare a casa.
Intorno a me, coppiette felici litigavano scherzosamente per questa o
quella scatola di cereali, poi scoppiavano a ridere e si baciavano. Le
guardavo torve, crepando d'invidia.
Poi pensai che le cose tra me e Johnny bene o male si stavano
sistemando, e mi rilassai. Il periodo di crisi, di ubriacature, di
stanze sfasciate era passato, e adesso magari potevamo trascorrere del
tempo insieme, come due persone normali.
La paura che lui si alzasse e decidesse di tornare a casa mi
tormentava, anche se non volevo pensarci troppo.
Sono sempre stata una campionessa nel fasciarmi la testa prima di
romperla, come si dice.
Terminai quella spesa del cavolo e mi diressi sul marciapiede. Mi
fermai sul ciglio e allungai una mano per chiamare un taxi.
Dall'altro lato della strada, un uomo stava facendo lo stesso. Quando
il taxi si fermò, ci ritrovammo entrambi seduti in macchina.
Allungai una mano sulla maniglia, pronta a scendere. «Mi
scusi..»
«No,
no, scusi lei.. non scenda, la prego. Possiamo dividere la corsa, se
vuole» Propose, sorridendo. Era un bell'uomo, sulla trentina.
Occhi di un verde smeraldo e capelli neri. La barbetta incolta di un
giorno gli stava da Dio.
«Okay..»
Esitai, accennando un sorriso. «Lei dove
va?»
Percorremmo quei chilometri che ci dividevano dal supermercato alla
villetta di Danny parlando del più e del meno. Mi scoprii a
pensare che David, questo era il suo nome, era anche simpatico, oltre
che bello.
Tra una risata e l'altra, mi affacciai davanti e comunicai al tassista
che doveva fermarsi cinquecento metri più avanti.
Lui si fermò e io frugai nella borsa alla ricerca del
portafogli. David mi battè sul tempo.
«No, ma come?
Dovevamo dividerla» Fermai la sua mano scuotendo la testa
contrariata.
«Non preoccuparti,
Vianne» Mi liquidò lui con un sorriso.
«No,
no, no»
La mia testardaggine si fece sentire. Al mio rifiuto categorico, David
sorrise e si passò la lingua sui denti, in un gesto molto sensuale. «Permettimi di
offrirti un caffè, allora» Indicò lo
Starbucks poco lontano da casa mia.
Oh, Dio, ero davvero combattuta. Spostai lo sguardo dalle sue labbra
carnose alle finestre della villetta, dove mi aspettava Johnny coi suoi
misteri assurdi.
«Il
tassista può aspettare qui, non ci metteremo
molto»
Dichiarò, dopo aver ottenuto il consenso di quest'ultimo.
Vedendo che mi ero ammutolita come un pesce ritardato, riprese le
redini di quella strana conversazione e aprì la portiera.
Girò intorno all'auto e fece lo stesso con la mia.
«Dai,
posa le buste e lasciati offrire questo caffè» Il
suo
sorriso era talmente ipnotizzante che quasi non mi accorsi di aver
allentato la presa sui sacchetti; non mi accorsi nemmeno che un piede
era già fuori dalla macchina, pronto a seguire
quell'affascinante sconosciuto.
Arrossii e mi decisi a scendere.
Mi sentivo una traditrice. Se mi avesse visto Johnny...
«Cosa
c'è? Stai pensando al fidanzato geloso che mi farebbe a
fettine se ci vedesse insieme?»
Ridacchiai. In effetti aveva quasi indovinato, pensai, mentre
constatavo quanto gli stesse bene quel cappotto lungo.
Aveva tutta l'aria di essere un uomo d'affari. Pensai che magari, in
un'altra vita, avrei potuto farci benissimo un pensierino. Ma adesso..
la mia volontà non vacillò nemmeno per un
istante. L'uomo
che riempiva i miei pensieri era un altro.
Lo assecondai e mi lasciai offrire il caffè per essere
gentile e
non fare la parte della scorbutica, ma lui si accorse che la cosa era
un po' forzata.
«E' solo un
caffè, Vianne.» Mi
rassicurò. «Devo
pur fare la parte dello sciupafemmine ogni tanto, facendo vedere che
esco con
una bella donna come te, no?» Mi fece l'occhiolino, e io mi
rilassai.
Ci trattenemmo una decina di minuti, poi fu lui ad alzarsi per primo.
«Ti lascio andare
da lui» Ammiccò, accompagnandomi al taxi.
Sospirai, malinconica.
«Mi ha fatto
piacere, David. Grazie di tutto.» Magari ci rivediamo se Johnny mi
dà buca?, avrei voluto aggiungere.
«Il
piacere è tutto mio. Arrivederci, dolcezza» Mi
salutò con una stretta affettuosa sul braccio, regalandomi
un
altro dei suoi sorrisi stupendi.
Rientrai in casa sorridente, lieta di aver preso questa 'boccata d'aria
fresca'.
Ad aspettarmi c'era un'altra boccata d'aria fresca, ben più
forte di quella precedente. David poteva anche essere affascinante e
tutto il resto, ma Johnny.. Johnny era un attentato ai miei ormoni.
Mi accolse con un sorriso caldo che fece accelerare di qualche battito
il mio cuore.
«Trentotto e
uno» Affermò lui, tutto fiero di sè.
«Davvero?
Menomale!» Replicai sollevata. Sentivo il bisogno di
toccarlo.
Avrei tanto voluto passare il resto della giornata accoccolata nel suo
letto, ma non era fattibile. Non riuscii a trattenermi e posai le
labbra sulla sua fronte, gesto assolutamente superfluo data l'esistenza
del termometro. Indugiai per qualche secondo, e lo vidi chiudere gli
occhi. Il contatto con la sua pelle mi provocò
dei brividi leggeri alla base della schiena.
«Stasera tornerai
come nuovo» Sorrisi, reprimendo la voglia di abbracciarlo.
Lui mi guardò in un modo così dolce che
dimenticai il suo
comportamento strano, lasciai perdere il computer che era tornato nella
sua borsa, e i fogli di carta che erano comparsi sulla scrivania.
«Va bene, vado a
cucinare» Dileguarsi,
Vianne, dileguarsi subito. «Ti chiamo quando
è pronto»
Appurato
il trentasette e cinque di febbre, scesa rapidamente dopo
un'altra
bustina di paracetamolo, chiesi a Vianne di farmi compagnia. Di notte.
Di nuovo.
Sperai che non fraintendesse la mia richiesta, e infatti non lo fece.
«Ma
certo» Rispose sorridendo. «A patto che
domani tu mi dica che cosa stavi facendo oggi» Disse, con un
accenno di rimprovero nella voce.
Alla fine la giornata era passata senza che le dicessi nulla, e prima
che me ne rendessi conto era già ora di andare a letto,
quindi
rimandai la faccenda al giorno dopo. Lei me lo ricordò.
«Affare
fatto» Le strinsi la mano e ci infilammo sotto le coperte.
Ormai
ci
avevamo proprio preso gusto. Non era niente di poco casto o
compromettente, anzi, era l'esatto contrario. E mi stupii di quanto
potesse essere appagante anche solo stringerla durante il sonno.
Non so come, ma sapevo che era lo stesso anche per lei.
Quando aprii gli occhi, il mattino seguente, trovai Vianne ad
aspettarmi con il termometro in mano.
«Sei
tremenda» Le dissi, scuotendo la testa.
«No, sono solo
preoccupata» Rispose semplicemente lei, come se fosse la cosa
più naturale del mondo.
«Forza,
pigrone» Posizionai il termometro e aspettammo il beep guardandoci
negli occhi, in silenzio.
Il segno del cuscino impresso lungo tutta la sua guancia sinistra mi
fece sorridere. Com'era bella,
anche appena sveglia.
Beep.
«Oh,
finalmente. Trentasei e cinque. Ora puoi uscire da questa stanza
infetta e tornare alla vita normale» Rise, e si
alzò. La
imitai, stiracchiandomi.
«Vado a fare la
doccia» Le dissi, mentre frugavo nei cassetti alla ricerca
dei vestiti puliti.
«Okay. Io preparo
la colazione, mangiamo e poi..
ti sfiati» Indicò i fogli sulla scrivania con un
cenno del capo, sorridendo sadica.
«Deal»
Risi, alzando le mani in segno di resa.
«Allora..»
Incalzai, sistemandomi meglio sul divano. Eravamo seduti l'uno di
fronte all'altra, come il primo giorno. Notai il suo sguardo curioso e
impaziente, che mi fece sorridere. Pregai perché la sorpresa
le
piacesse. Secondo Tim, le sarebbe piaciuta tanto.
«Comincio
col dirti che.. non so come ringraziarti, Vianne, per tutto quello che
hai fatto per me. Per me, per mio fratello.. sei stata essenziale,
in tutto questo tempo. E' passato un mese e mezzo, ormai, e ogni giorno
che passa mi sento in colpa, in debito nei
tuoi confronti. Perciò.. ho pensato che potremmo staccare un
po'
la spina» Le mostrai i
fogli, e lei si portò le mani alla bocca, con gli occhi che
brillavano.
«Tu sei
pazzo»
Non riesco a descrivere la gioia che mi pervase in quel momento. Ero
così felice di averla sorpresa, così contento che
le
fosse piaciuta la mia idea. Non era niente di che, in fondo, ma poteva
essere un'ottima occasione per cambiare aria e forse.. iniziare
qualcosa di nuovo.
«Cioè,
hai già prenotato tutto?» Mi strappò
letteralmente
i fogli da mano, eccitata come una bambina, e li scorse velocemente con
lo sguardo. «Viaggio
aereo, hotel, ingresso per Disneyland.. oddio, tu sei pazzo
davvero!» Alzò lo sguardo dai fogli e mi
guardò con
un'intensità tale da farmi perdere qualche battito.
«Non so cosa
dire.. davvero.. è.. meraviglioso. Hai pianificato tutto in
ogni minimo dettaglio»
«E' il minimo che
possa fare per ricambiare» Le dissi, sincero.
Lei
posò i fogli sul tavolino accanto al divano e mi
abbracciò. Inspirai a fondo il suo profumo, beandomi di
quegli
attimi di vicinanza. Fosse stato per me, non l'avrei più
lasciata.
«Grazie,
Johnny» Mi strinse forte. Se fossi morto in quel momento,
almeno sarei morto felice.
Stavo pulendo la casa, dopo aver preparato le valigie. Saltellavo tra
una stanza e un'altra, pensando al weekend meraviglioso che mi
aspettava. Dio, mai mi sarei aspettata una cosa del genere.
Ma ci pensate? Il giorno prima quasi soffocavo nel terrore di vederlo
sparire da un momento all'altro, e quello dopo stavo per partire con
lui per un weekend da favola. Due giorni al Walt Disney World Resort,
in Florida, con pernottamento all'Hilton. L'Hilton. Non
riuscivo a crederci.
Finito di pulire la camera di Johnny, andai nella mia, per completare
l'opera.
Arrivata in camera, accesi lo stereo e feci partire le canzoni di
'Sweeney Todd'.
«My frieeeeeeenddddds my faithful
frieeeeeendddds..» Cantavo
beandomi della sua voce meravigliosa, tanto bella in alcune sfumature
da farmi venire i brividi. «You've been locked out of sight
all
these yeeeearsssss..»
Ballavo a tempo di musica spolverando i mobili, poi mi girai verso la
porta e «UAAARGH!» Feci un salto alto due metri e
mi portai una
mano sul cuore, per controllare che fosse ancora dentro il petto.
«MIHAIFATTOPRENDEREUNCOLPODISGRAZIATO!» Ero rossa
come la camionetta dei pompieri e mi bruciavano le guance.
Johnny era poggiato allo stipite della porta a braccia incrociate
chissà da quanto tempo e mi guardava ghignando.
Che discreta figura di
merda.
«Scusa. Avrei voluto bussare, ma sembravi così
assorta nei
tuoi pensieri. Non volevo interromperti. Ero affascinato.»
Mormorò, con una voce talmente sensuale.. Affascinato. Johnny Depp. Da me.
Ma sì, diamo un ultimo colpo di grazia ai miei poveri ormoni.
Il cuore faceva ancora centotrenta battiti al minuto, manco avessi un
febbrone a quaranta. Mi feci aria col piumino per la polvere, poi
starnutii e lui rise.
«Canti molto bene.»
«Come no.»
«Davvero. Testona.»
Spensi lo stereo e sorrisi a trentadue denti. «Mi canti
qualcosa?»
Johnny impallidì. «Oh, no.»
«Dai! Un pezzettino! Ti faccio da microfono» Chiusi
la mano a
pugno e la avvicinai alla sua bocca. Lui la spostò con la
sua.
«Non se ne parla. Mi vergogno.» Distolse lo sguardo
concentrandosi sugli intarsi della porta.
Teeenero!
«E va bene. Bacino?» Mi indicai la guancia con
l'indice e lui
si sporse verso di me schioccandovi un bacio, non prima di aver alzato
gli occhi al cielo.
Risi. Quanto lo adoravo.
Finalmente, arrivò il giovedì pomeriggio. Ero
letteralmente su di giri.
Nel taxi che ci accompagnava all'aeroporto non riuscivo a stare un
secondo ferma. Johnny rideva, vedendomi così eccitata
all'idea.
«Calmati,
ti farai venire qualcosa» Mi prese in giro, mentre giocavo
coi
finestrini, premendo il pulsante su e giù in continuazione,
sotto lo sguardo accigliato del tassista.
«Zitto tu,
lasciami sclerare in pace. Pensa che dovrai sopportarmi in questo stato
per tutto il weekend»
Lui si portò una mano alla fronte e scosse la testa,
fintamente
spossato all'idea di dover avere intorno una bambina di tre anni. No,
vabbè, non esageriamo. Però l'entusiasmo era
quello,
più o meno.
Arrivammo all'aeroporto in pochissimo tempo, o almeno così
mi
sembrò. Johnny si calcò il cappello sul viso e si
alzò la sciarpa. Inforcò gli occhiali da sole e
mi disse
di fare lo stesso. Camuffai il mio aspetto in modo da essere quasi
irriconoscibile, ed entrammo nella grande struttura pronti
all'improvvisa invasione dei paparazzi.
Paparazzi che, purtroppo, non mancarono.
Johnny aveva chiamato il suo bodyguard per l'occasione, che ci tenne
lontani per quanto possibile dall'ondata di fan che lo assalirono.
Johnny si fermò a firmare qualche autografo e poi mi
raggiunse
al check-in.
Incrociando le dita delle mani e dei piedi, i paparazzi non si
sarebbero dovuti accorgere della mia presenza accanto a lui. Mi
confondevo tra la folla, cercando di mantenere una distanza consona a
una semplice estranea.
Dopo aver fatto il check-in, salimmo di un livello e potemmo liberarci
dal 'travestimento'.
Una volta in aereo, poi, ci rilassammo totalmente. Almeno lui.
Io fui pervasa dal mio terrore per gli aerei. Nove ore di viaggio non
erano proprio il massimo del comfort.
«Stai tranquilla,
arriveremo in un batter d'occhio» Mi rassicurò
Johnny per l'ennesima volta.
Mettemmo le cinture di sicurezza e Joh mi offrì la mano. Gliela
strinsi e ci preparammo al decollo.
continua...
Eccomi
di ritorno dopo più di un mese. Perdonatemi. Prometto che da
ora
in poi gli aggiornamenti saranno più frequenti,
perché i
capitoli sono tutti scritti, almeno per la maggior parte.
Allora, vi è piaciuto questo capitoletto? (Non tanto etto, visto che non
finiva più XD)
A me sì. Ho deciso di farli andare in Florida, e non al
Disneyland a Parigi, sia perché Parigi mi sembrava troppo..
sia
perché Johnny e il suo ritorno in Francia -con una ragazza,
poi-
avrebbe potuto suscitare scalpore. Invece in Florida nessuno dovrebbe
accorgersene. Si spera. Beh, farò in modo che non accada XD
Vi piacciono i nuovi mini-blend? Come avrete potuto notare, sono
decisamente più.. sexy
dei precedenti, vero? Ho deciso di cambiarli perché questo
capitolo segna un po' la svolta nella relazione tra Johnny e Vianne.
Da ora in poi è tutto in discesa. Almeno dovrebbe, a meno
che
non mi venga in mente qualche altra idea strana XD
Alla fine della pagina trovate come al solito lo spoiler. Spoilerone,
direi, in questo caso. (:
Okay, posso ritirarmi in pace. Passo a rispondere alle meravigliose
recensioni che mi avete lasciato e poi mi dileguo:
Rak:
Amore mio! Stavolta
il capitolo l'hai letto tutto già fatto, o almeno in parte
XD
Mamma mia, era da dieci secoli che non ci sentivamo! Che non succeda
più ù_ù #Ioooo che non vivooo
più di
un'oraa senza teee# XD T'amo my love, alla follia!
Summerbest:
Tutte le
nostre forze unite nell'insultare Vanessa, olè! XD Quella
maledetta. è_é Tim è entrato da solo,
nella
storia. Sì, ormai i miei personaggi fanno tutto di testa
loro.
Anche David. Si intrufolano senza il mio permesso! XD Aspetto i tuoi
pareri anche per questo capitolo, carissima. Un bacio grande!
Euridice_Volturi:
Grazie
grazie grazie! (: Mi fa piacere che ti sia piaciuto così
tanto
lo scorso capitolo! Spero tu pensi lo stesso di quest'ultimo! Fammi
sapere. Un bacio!
Eowyn 1:
Adorabile
creatura (L) In ogni capitolo c'è una sorpresa
perché i
personaggi si intrufolano nella storia senza il mio permesso XD
Davvero, fanno tutto loro! Nei prossimi capitoli hai voglia di
sorprese, cara mia XD Sono i capitoli che adoro di più *__*
Vabbè, la smetto di gongolare e passo la parola a te!
Aspetto la
tua recensione con ansia. E non ti preoccupare per il blocco dello
scrittore. Prima o poi l'ispirazione ritorna ;) Un abbraccio fortissimo!
maccioccafrancesca:
"poveri tutti ma beata Vianne" mi ha fatto morire XD Eh sì,
è capitato di tutto in questa storia. Ma il peggio
è
passato ù_ù Almeno per un po'. Vabbè,
taccio.
Cercherò di aggiornare il più presto possibile,
promesso.
Un bacio!
iLARose:
Grazie mille!
Sono contenta che ti sia piaciuto lo scorso capitolo. Sì, le
cose si stanno decisamente sistemando, ed entrambi stanno capendo piano
piano quello che provano l'uno per l'altra. Fammi sapere se ti
è
piaciuto anche questo capitolo. Un bacio!
Leyra:
Altro che angelo
custode. Vianne è una santa! XD Però credo che lo
saremmo
state un po' tutte, al suo posto. Si lasceranno o si dichiareranno il
loro amore? Ehhhh.. mistero della fede! No, scherzo. Scendi
giù
e guarda lo spoiler XD Parla da solo. MA non è tutto, eh.
Non vi
rilassate ancora XD Grazie dei complimenti, mi fate davvero felice (L)
Aggiornerò presto, promesso. Un bacione!
Leia Gylls:
Carissima!
In questo capitolo i due hanno aperto un po' la finestra, e l'aria
pesante che si respirava in casa è uscita un po' XD A parte
la
febbre, vabbè.. dettagli XD (Povero Johnny, ma
smetterà
mai di tribolare?) Grazie mille dei complimenti e del tuo immancabile
parere e sostegno. Te ne sono davvero grata. Rallegrati pure con lo
spoiler XD Un bacio!
_Kia_Smile_:
No, no. Non
pensare alla Paradis che lo va a trovare, ti prego XD Ci pensi se fosse
tornata? No, no. Non diciamo queste eresie, che poi il neurone se ne
parte e se mi convinco la faccio tornare per davvero (uh, magari ci
penso..). Ermengarda è stata poco presente in questo
capitolo.
Ma tornerà presto in tutto il suo splendore. Anch'io farei
distruggere mille salotti a Johnny.. molto volentieri XD Ehhh..
l'amour... Aggiornerò presto, promesso. Scuola permettendo.
Così evito di andare in giro vestita di sacco, come mi hai
suggerito :D Un bacione!
_vAle:
Tim è
stato davvero una provvidenziale apparizione XD E' piombato da solo nel
capitolo, senza dire niente a nessuno XD Una vera "amica" ce l'ha
già, Johnny, dici.. anche se non se ne accorge. Se ne
accorgerà, se ne accorgerà.. Vedi spoiler,
appunto XD
Fammi sapere se ti è piaciuto questo capitoletto. Un
abbraccio!
NihaL91:
Un GRAZIE
enorme per la new entry *__* Come mi ha fatto felice la tua recensione
*__* Grazie, davvero. Quando mi dire che vi faccio ridere, che la
storia è realistica, e che descrivo bene Johnny mi fate
sciogliere.. sul serio. Vuol dire che ho raggiunto il mio obiettivo e
tutti i pomeriggi passati a scervellarmi per continuare a scrivere sono
serviti a qualcosa *__* Grazie, grazie, grazie. Continuerò
prestissimo, promesso. Intanto aspetto la tua recensione con ansia (L)
Un
bacio forte!
piccadilly:
Sono felice
che tu abbia trovato il tempo e la voglia di commentare :) Ti capisco,
anch'io sono una frana con le recensioni :) Però mi
costringo a
recensire perché so quanto sono importanti per l'autore,
specialmente quelle belle come le tue *_* Grazie mille, mia omonima.
Dovrei ringraziarti per ogni parola stupenda che hai scritto *_* E
comunque, tanto per la cronaca (non so se t'ho mandato una mail per
dirtelo, mi sono dimenticata XD) ho iniziato la storia tra Johnny e la
'Sara' :) Ci vorrà un po' di tempo però per
pubblicare,
perché non ho sviluppato bene la trama. Mi
concentrerò
meglio una volta conclusa questa, che spero tu continui a seguire :)
Grazie ancora, un bacio!
Tawara:
Grazie anche a
te, personcina meravigliosa! Mi hai fatto davvero felice con la tua
recensione! Sono contenta che ti piaccia la storia, e arrossisco in un
modo assurdo quando leggo tutti quei complimenti *_* Grazie, sul serio.
Fammi sapere se ti è piaciuto anche questo capitolo (: Un
bacio
grande grande!
E, infine, lo spoilerone tutto per voi XD Piccolino, ma consistente:
[...]
Anche Johnny
era parecchio su di giri. Ridevamo più del solito e ci
sfioravamo in continuazione, di proposito.
Dopo l'ennesimo sorso, cominciai a sentire davvero caldo. Joh sembrava
pensarla come me, e inaspettatamente si sfilò il maglione,
rimanendo in canottiera. Lo guardai senza vergognarmene e feci lo
stesso, scoprendo il reggiseno nero.
Johnny percorse la mia figura con uno sguardo che sembrava accarezzarmi
e allo stesso tempo volermi divorare, e posò il bicchiere
sul
tavolo.
Con gesti lenti e studiati, che mi fecero quasi impazzire, fece lo
stesso con gli occhiali.
A quel punto le sue intenzioni non si potevano fraintendere, e in ogni
caso avevo deciso che non m'importava di niente e di nessuno.
Percorsi il poco spazio che ci divideva e presi il suo viso fra le
mani, cercando la sua bocca come se fosse la mia unica ragione di vita. [...]
A molto
presto,
Sara.
|
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Capitolo 12 *** Almost lovers; ***
Fourth
Capitolo
undici
Almost lovers;
Arrivammo in albergo a mezzanotte e dieci. Non erano bastate le nove
ore di volo, dovevamo aggiungere anche le quattro ore di differenza con
Los Angeles.
Dio, stavo morendo di sonno.
«Ma ci fanno entrare a quest'ora?» Domandai, mentre
scendevamo dal taxi.
Lui mi rivolse un sorriso beffardo.
«Ehi, sono o non sono Johnny Depp?»
«Prego,
signori, da
questa parte» Il tizio della reception, vestito di tutto
punto,
ci fece strada nella suite che Johnny aveva prenotato.
Era una delle sette suite ultra accessoriate con tutti i
comfort possibili e immaginabili. Una di quelle che io non avrei mai
visto se non fosse stato per lui, insomma.
Mi lasciai sfuggire un sospiro, poi mi guardai intorno. Divano enorme,
ad angolo,
tvlcdschermopiattodolbysurroundtrecentosessantacanalidipurodivertimento,
un tappeto grande quanto il giardino di Danny, e non osavo immaginare
il bagno!
Feci il giro della suite con la mascella che sfiorava il pavimento. A
momenti piangevo dalla gioia.
«Gesù» Sussurrai,
guardando la camera da letto. Era.. stupenda,
nei toni del rosa chiaro e del marrone. Il più grande letto
a
baldacchino che avessi mai visto era posizionato accanto a una grande
vetrata. Sotto, un morbidissimo tappeto rosso ne tracciava i contorni,
e davanti c'era un tavolino basso, coperto da una stoffa leopardata.
«Mi
credi se ti dico che sto per piangere?» Balbettai, scioccata.
Lui
scoppiò a ridere e mi abbracciò dolcemente,
baciandomi sulla guancia.
«Per
te questo e altro»
Mi rilassai tra le sue braccia, però c'era come qualcosa che
mi
sfuggiva. Un pensiero nascosto in un angolino della mia mente che
premeva per essere ascoltato.
*Ti riferisci al fatto
che il letto è uno solo, il bagno pure, e quella doccia
è completamente trasparente?*
Esauriente come sempre.
Dio, quella doccia mi aveva fatto impallidire. Le pareti erano di
vetro, senza uno straccio di tenda, completamente esposte al resto del
bagno.
Poteva avere tutti gli idromassaggi del mondo, ma era parecchio
imbarazzante. Beh, magari avrei usato la vasca. Piccolo particolare: la
vasca era in camera da letto.
Sì, avete letto bene.
Oltre al bagno enorme c'era questa specie di mini-bagno nella camera da
letto, senza porta, composto da due lavandini separati, lo specchio e
la vasca. Il
tutto rivestito di mattonelle rosa antico.
*Ti rendi conto che ti
vedrà nuda, uno di questi giorni, vero?*
Sì, c'ero
arrivata.
«La
privacy non è proprio il loro forte..»
Mormorò Johnny, probabilmente pensando la stessa cosa.
«Già»
«Vuoi
una suite a parte? Posso provvedere, se credi che..» EH?! Ma tu sei pazzo!
«No,
no, macché. Cioè, possiamo sopravvivere per tre
giorni. E
poi ormai abbiamo accumulato tante di quelle figure di cacca che una in
più non mi sconvolge tanto» Gli feci notare,
e lui rise, annuendo.
«Allora.
Doccia o vasca?» Chiese, poi si corresse.
«Che
domande idiote, ovvio che userai la vasca. Mi sacrifico io, in quella
doccia ignominiosa» Annuì.
«Grazie,
mio salvatore»
Mi
sentivo un idiota,
e non riuscivo a entrare in quella doccia. Era troppo grande e troppo
trasparente. Mi guardai intorno alla ricerca di telecamere nascoste.
*Non farti le paranoie
inutili*
Meglio farsi le paranoie
che pensare a Vianne che si sta spogliando nella stanza accanto.
*Uhm.. forse hai ragione*
Sbuffai e presi due asciugamani enormi, mettendoli sulla doccia a mo'
di tenda. Okay, andava già meglio.
«Johnny?»
Mi gelai sul posto, con una mano sulla porta della doccia, tutto nudo,
sentendo la voce di Vianne oltre la porta.
«Che
c'è?»
«Hai
dimenticato la tua roba per il bagno» Disse, riferendosi
forse al
miliardo di bagnoschiuma che aveva portato nel suo beauty case.
Mi guardai attorno, sollevato. «Non ti preoccupare, ce ne
sono qui»
Una boccetta minuscola, ma c'era.
Primo nudismo scongiurato.
Mi avvolsi nella vestaglia di seta, sentendomi un pascià. Mi
ero
completamente rilassato, sotto il getto caldo dell'acqua, liberando la
mente da ogni pensiero.
Entrai in camera ancora avvolto nel vapore.
Il vapore mi aveva annebbiato anche la mente, però.
«Oddio»
Balbettai, gelandomi sul posto.
Vianne era immersa nella vasca, un piede poggiato sul bordo, e la lunga
gamba liscia ricoperta di schiuma.
Deglutii a vuoto, sentendo qualcosa smuoversi nelle parti basse.
«E'
matematicamente impossibile che tu riesca a vedermi, con tutta questa
schiuma. Mi sa che ho messo un po' troppo sapone» Fece una
smorfia, guardandosi.
«Sappi
che potrei restare qui dentro un'eternità, mi sa che non ti
conviene aspettare fuori» Disse, piegando la testa
all'indietro,
sul poggiatesta della vasca.
«Se
lo dici tu» Entrai, scettico, cercando di evitare di
guardarla.
Pensa alla maestra coi
baffi, la maestra coi baffi e il neo gigante, mi ripetevo,
come un mantra.
Mi infilai a letto e chiusi gli occhi. Okay, ogni tanto davo una
sbirciatina, ma solo perché le palpebre non ne volevano
sapere
di restarsene chiuse.
Era come se tutta la stanchezza del viaggio si fosse dissolta nel
nulla. Guardai l'orologio, era quasi l'una di notte.
Considerai l'ipotesi di prendere una di quelle fasce di tessuto per gli
occhi che si usano in aereo, per dormire, ma l'idea era talmente
ridicola che la abbandonai a priori.
Passarono i minuti, e mi rilassai. Sussultai quando Vianne mi
chiamò.
«Scusa,
non volevo svegliarti» Inutile dirle che non stavo dormendo.
«E'
che volevo avvertirti, sto per uscire, e non volevo che tu aprissi gli
occhi proprio mentre..» Lasciò cadere la frase,
rossa in
viso.
«Insomma,
potresti passarmi l'asciugamano?»
Quando le diedi le spalle per prenderlo, la sentii muoversi nell'acqua.
Mi girai e dovetti ripensare alla maestra coi baffi, vedendo Vianne
seduta nella vasca con un braccio che le copriva il seno. Tutta
bagnata. Oddio..
Incrociai il suo sguardo e vidi che sorrideva divertita. Eh, certo. Lei
non aveva mica reazioni involontarie del corpo evidenti come
le mie.
Non che fosse successo, ma non mancava molto.
«Okay,
girati e non guardare» Mi disse, dopo aver preso il pigiama
per rivestirsi.
Feci come mi aveva chiesto, sedendomi sul letto, di spalle.
«Non guardo»
Dissi con un sorriso.
Peccato che la vetrata riflettesse tutto. Le tende erano chiuse, ma
sfortunatamente non del tutto. Il vento leggero le muoveva, lasciando
scoperta una parte della finestra, proprio la parte in cui potevo
vedere Vianne.
Avrei voluto spostarmi, davvero. Ma le gambe non si muovevano.
Piuttosto, si muoveva qualcos'altro.
Era
evidente. L'avevo sentito, mentre mi sistemavo nel letto.
Il principe Albert si era svegliato.
Ma cavolo, gli avevo detto di non guardare!
*Uhhhh, ave principe
Albert! Mi ha spaventata!*
Vai a dormire tu! Sei
piccola per queste cose!
*Seeeh, ti piacerebbe...*
Non riuscii a trattenere un sorriso, però. Ero molto
lusingata.
«Buonanotte,
allora» Gli dissi, avvicinandomi a lui ma facendo attenzione
a non toccarlo.. lì.
«Buonanotte,
dolcezza» Mi sfiorò la guancia in una dolce
carezza.
«E'
stata colpa della finestra, lo giuro. Io non volevo guardare»
Aggiunse, pentito.
Scoppiai a ridere.
«Va
bene, sei perdonato. Notte, delfino
curioso»
Ci svegliammo alle nove del mattino seguente. Almeno io. Lui non c'era.
Mi stiracchiai lentamente, inspirando a fondo. Mi sembrava di stare in
un sogno.
«Buongiorno,
principessa» Ecco, appunto. La mia visione personale aveva
fatto
la sua comparsa, con un vassoio pieno di ogni ben di Dio.
«Wow,
ti sei dato da fare» Mi complimentai, e lui alzò
le spalle, modesto.
Poi rise. «Macché, è un bluff. Ha fatto
tutto l'albergo, ovviamente»
Uhhhh, i profiterole!
Ne addentai uno e chiusi gli occhi, assaporando il gusto del cioccolato
fondente.
«Nutriti,
mia cara, nutriti. Ci aspetta una lunga giornata» Mi fece
l'occhiolino.
«Non
vedo l'ora»
Il Walt Disney World Resort era più di un sogno.
Era un posto magico, un posto in cui era impossibile non fermarsi a
guardare affascinati ogni minimo particolare.
Sapevo che sarebbe stata decisamente una delle giornate più
belle della mia vita.
«No,
tu sei pazzo»
«Ma
dai, non fare la stupida, andiamo» Mi tese la mano, e vedendo
che
non facevo alcuno sforzo per afferrarla, lo fece lui per me,
trascinandomi nel Big
Thunder Mountain. Era
un percorso assurdo in mezzo a spruzzi d'acqua causati da geyser e
cascate. A bordo di un ottovolante impazzito. Con un giro della
morte.
Ero sicura che Johnny mi volesse troppo bene per volermi morta, ma non
ammise repliche. Dovevamo andarci e basta.
«Prego, salite» Un tizio ci
aprì lo sportello e Johnny mi spinse dentro. Ci
sedemmo, abbassammo quella specie di barriera a cui aggrapparci, e
attendemmo che tutti fossero saliti.
Le mie mani stringevano convulsamente quella barra di acciaio, mentre
osservavo il percorso da lontano. In mezzo a tutte quelle montagne
finte non si vedeva niente, accidenti!
«Sembri
terrorizzata» Mi prese in giro lui, rilassandosi contro lo
schienale.
Lo guardai torva.
«Sei
uno stronzo, Depp. Ti giuro che appena scendiamo
ti-AAAAAAAAAAAH»
L'ottovolante si mosse improvvisamente, sparandoci in avanti a tutta
velocità.
«OddioddioddioddioddioJohnnyyyy»
Mi coprii gli occhi con le mani, quando lui si decise finalmente a
stringermi a sè.
«Ma
non c'è sfizio se non guardi, apri gli occhi,
dai!» Dopo
averlo ripetuto diecimila volte, mi dissi che non mi avrebbe fatto mica
morire una sbirciatina.
Sì, come no.
Nemmeno il tempo di togliere le mani dal viso che uno spruzzo d'acqua
gelata ci investì in pieno.
Johnny rideva come un bambino, io restai a bocca aperta per qualche
istante, con le gocce che mi scendevano sul viso. Poi lo guardai e risi
anch'io.
«Sto
per vomitare» Annunciai, sedendomi su una panchina.
«No
che non stai per vomitare» Johnny mi strinse il braccio
affettuosamente, coprendomi con la felpa. Eravamo tutti bagnati,
inzuppati dalla testa ai piedi.
«Secondo
me dovremmo cambiarci» Feci per prendere lo zaino dove Johnny
aveva saggiamente messo dei vestiti di riserva, ma lui mi
fermò.
«Prima
ci facciamo un giro sulle navi»
Mi fece alzare e ci dirigemmo a sinistra.
«Quali
navi?»
«Vedrai»
Sorrise sghembo.
Le navi
facevano parte del Pirate
Lagoon,
ed erano dei velieri dotati di cannoni ad acqua, con cui potevi sparare
contro gli avversari, stipati nelle imbarcazioni di fronte a noi. Fu
una battaglia all'ultima goccia, e vinse la
nostra nave.
Non credo che avremmo potuto essere più inzuppati di
così.
Uscimmo grondanti d'acqua, insieme ad altri turisti nelle stesse
condizioni, e ci dirigemmo ai bagni per cambiarci. Mi faceva ancora
male la pancia dalle risate.
«Oh,
Dio, è stata la cosa più divertente che abbia mai
fatto» Commentai, ancora scossa dalle risa isteriche.
«Li
abbiamo distrutti!» Gridò fiero di sè
lui, dicendo
che era tutto merito del Jack Sparrow che era in lui. Gli diedi una
spinta e lui rise.
«Andiamo
a mangiare qualcosa?»
Propose, indicando uno dei miliardi di ristoranti presenti in quel
parco. Annuii e ci avviammo dentro.
«Uuuh,
Joh, il cinema 4D!» Non ci ero mai stata prima, e la cosa mi
incuriosiva parecchio.
Il film proiettato era Viaggio
al centro della terra. All'ingresso ricevemmo gli
occhialetti stile nerd, con le lenti speciali che già
brillavano colorate.
La cosa ancora più divertente, che giustificava la presenza
di quel 4,
erano le poltrone, che si muovevano sincronicamente alle immagini
proiettate.
In alcuni punti del film, credetti di soffocare dalle risate.
L’esperienza delle tre dimensioni valeva da sola il biglietto
e
furono urla divertite quando lo scienziato Trevor si
sciacquò i
denti dal dentifricio e sputò l’acqua addosso al
pubblico.
Gridolini e risate si aprirono in platea, quando lo yo-yo sembrava
schiaffartisi in viso o quando gli uccellini azzurri luccicanti come
stelle sembravano uscire dallo schermo.
Uscimmo dal cinema tutti elettrizzati.
Guardai Johnny che osservava la mappa del parco. Alzò lo
sguardo e sorrise.
«Autoscontri?»
Tornammo in albergo sfiniti e andammo dritti a letto, dopo una doccia
veloce. Niente nudismi, però.
Il giorno dopo ci aspettò il lato fatato del parco, con il
castello della Bella Addormentata, la Stazione di Fantasylandia, lo
Star Tour con tanto di effetti speciali curati da George Lucas in
persona, il labirinto di Alice e infine l'attrazione che aveva ispirato
la saga dei Pirati, chiamata appunto Pirates of the Carabbean.
Mi veniva da ridere in un modo pazzesco, sentendo la gente che
commentava dicendo
«Oh, t'immagini c'è Johnny Depp?!», ignorando che lui
era proprio accanto a loro.
Fummo davvero fortunati. Nessuno lo riconobbe, stranamente.
Anzi, quasi
nessuno.
«Ommioddio, ma quello
è Johnny Depp!» Sentii
il suo nome pronunciato da una ragazza alla nostra sinistra. Mi voltai
e vidi che aveva richiamato l'attenzione di una sua amica, che era
assorta nel consultare la mappa del parco. Quest'ultima alzò
lo
sguardo e disse qualcosa che non capii, probabilmente era italiano, o
spagnolo.
Rimasero pietrificate per qualche istante, a guardarci stupite. O
meglio, guardavano Johnny stupite.
Sorrisi, vedendole in quello stato. Probabilmente anch'io, anni
addietro, avrei reagito così vedendo il mio idolo.
«Johnny» Lo chiamai, dolcemente. Lui si
voltò a guardarmi.
«Dimmi»
«Credo
ci siano due
ragazze che vorrebbero conoscerti» Le indicai con un cenno
del
capo e Johnny guardò nella loro direzione. Le due
sbiancarono.
«Sembrano tranquille» Mormorò, prima di
incamminarsi verso di loro.
«Se non altro ti hanno riconosciuto in silenzio»
Risi io, seguendolo.
Vedendo l'uomo più bello del pianeta avvicinarsi a loro, le
ragazze non mossero un muscolo. L'unica cosa che si muoveva erano i
loro occhi, sgranati fino all'inverosimile.
Presi Johnny sottobraccio e ci fermammo davanti a loro.
«Ciao» Dissi, in italiano. L'unica parola che
conoscevo.
«C-ciao»
Biascicò una, stringendo la mano dell'amica. Dovevano avere
diciotto anni, su per giù.. anno più, anno meno.
La
più bassa delle due non aveva parlato. La vedevo deglutire a
vuoto, gli occhi fissi su Johnny.
«Johnny Depp» Disse infine, come se si aspettasse
che lui scomparisse in una nuvola di fumo da un momento all'altro.
«Sì,
mi
chiamano così» Replicò lui, e la scena
mi
ricordò il mio primo incontro con Tim. L'espressione
sconvolta
delle ragazze doveva essere la stessa che mi si era dipinta in faccia
quel giorno.
La ragazza che aveva parlato per prima, senza fiatare,
lasciò la
mano dell'amica e abbracciò Johnny. Chiuse gli occhi al
contatto
col suo petto e lui le circondò la schiena con le braccia.
Sorrisi, era dolcissima. Johnny allargò un braccio, a
invitare
anche l'amica, che non se lo fece ripetere due volte.
Mi guardai intorno, sperando che nessuno avesse notato la scena.
Sembravano tutti concentrati a guardarsi intorno con aria sognante.
Quando si liberò dall'abbraccio-stile-koala delle ragazze,
Johnny strinse loro affettuosamente le braccia e le due gli chiesero
una foto e un autografo.
«Con piacere» Rispose lui, rivolgendo loro un
sorriso caldo e sincero.
Presi la macchina fotografica delle ragazze e scattai le due foto.
Firmati gli autografi, la più alta si fece avanti e mi
spiazzò con una domanda a bruciapelo.
«Sei la governante di Danny, vero?»
Domandò con un sorriso. Io guardai Johnny e lui
annuì.
«Sì, sono io. Come fate a saperlo?»
L'altra alzò le sopracciglia, gonfiando fiera il petto.
«Le fan sanno sempre tutto» Mi fece l'occhiolino.
«Mi dispiace per Vanessa» Aggiunse la prima.
Poi storse il naso. «Cioè, forse no. Voi due state
molto
meglio insieme» Fece un sorrisone che mi fece arrossire fino
alla punta dei capelli. Non osavo guardare Johnny.
«Va bene, andiamo dai» Si guardarono e annuirono,
di comune accordo. «E'
stato un piacere, Johnny. Grazie mille. E anche a te» Mi
abbracciarono, sussurrando qualcosa come "in bocca al lupo", che non
capii bene. Ero ancora un po' stordita da quella frase, e il sangue mi
pulsava in testa rendendomi un pochino ebete.
«Ciao ragazze» Le salutò Johnny,
gentile.
E poi mi guardò.
*Sorridi, Vianne. Sembra
che tu abbia un bastone nel sedere*
Ermengarda!
*Che vuoi? E' vero*
Ohhhh.
«Okay, faremo finta di non aver sentito» Disse
Johnny, annuendo convinto. Mio
eroe.
«Zucchero filato?»
Lo sapevo che stavamo benissimo insieme.
Voglio dire, eravamo fatti per stare insieme. Era evidente, dopo tutto
quello che avevamo passato. Più di un mese e mezzo di
convivenza, tra tensioni e casini vari, non sono roba da niente.
Chiunque avrebbe sclerato, eppure tra noi si era instaurata quella
perfetta sintonia che contraddistingue una coppia collaudata.
Ma noi non eravamo una coppia. Tantomeno una collaudata.
*Non ancora, almeno*
Giusto.
Forse dall'esterno potevamo sembrarlo, però. In quel
momento,
per esempio, Vianne aveva strappato un po' di zucchero filato e mi
stava imboccando, con un sorriso divertito sulle labbra. La lasciai
fare, godendomi quel momento.
Quel weekend avrebbe segnato una svolta, lo sentivo. Negativa o
positiva che fosse, l'aspettavo impaziente.
Per
ultimo, costrinsi Johnny ad accompagnarmi alla pista di pattinaggio sul
ghiaccio, una nuova attrazione allestita da poco.
«No,
no, sono un imbranato» Ripeteva lui, ma io non volevo sentire
ragioni. Gli ricordai che il giorno precedente mi aveva costretto a
salire sulle montagne russe, e così riuscii a convincerlo.
«Ma
ti dico che farò la figura dell'idiota! E' come quando
ballo,
sono un incapace totale» Mormorò, mentre
infilavamo i
pattini.
«Sarà pure giunta
l'ora di sfotterti un po', no?» Gli feci una linguaccia a cui
lui rispose con una smorfia buffa.
Effettivamente, era un po' rigido.
Okay, rigido è un eufemismo.
Era un palo di legno imbalsamato, con le gambe aperte e gli occhi
sbarrati, che ogni tanto lanciava delle urla simili a quelle di Jack
Sparrow, facendomi morire dal ridere.
«Vieni
con me» Pattinare sul ghiaccio mi era sempre piaciuto. Mio
padre
mi ci portava tutte le domeniche, si può dire che fossi
un'esperta.
Johnny si staccò dal bordo della pista e mi prese le mani,
seguendomi.
«Guarda, non è
niente di complicato. Apri leggermente le gambe e lasciati
portare» Scoppiai a ridere.
«Leggermente,
Johnny! Non devi fare lo schiaccianoci!»
«Quando torniamo in albergo ti
faccio vedere io» Disse con fare vendicativo, ghignando
malizioso.
«Oooh,
che paura» Lo lasciai all'improvviso e lo vidi vacillare
agitando
le braccia per mantenere l'equilibrio. Poi, non so come, prese
velocità e mi venne incontro tutto sparato, travolgendomi.
Cademmo entrambi a terra, ridendo come matti.
«Ahia, il mio povero
sedere» Si lamentò lui, massaggiandoselo.
«Ridi, ridi, che ti aspetta una
guerra di cuscini e solletico all'ultimo sangue, stasera!»
«Uhh.. non vedo
l'ora!» Gli schioccai un bacio sulla guancia e lo aiutai a
rialzarsi.
Una volta giunta in albergo, più sfinita del giorno
precedente,
mi buttai a peso morto sul letto. Avevo completamente dimenticato la
sua minaccia di vendetta, quindi mi rilassai totalmente aspettando il
suo arrivo. Era andato a domandare qualcosa alla reception, o che so io.
Dopo qualche minuto sentii la porta della camera chiudersi e i suoi
passi avvicinarsi al letto.
Mi girai, mettendomi supina, e lo guardai sorridendo. Lui fece lo
stesso, e si sfilò la felpa.
«Bene, adesso sei
finita»
Mi si buttò addosso e afferrò prontamente i miei
fianchi,
iniziando a farmi il solletico. La stanza si riempì delle
mie
urla sfrenate e delle sue risate, e come aveva previsto, la tortura si
trasformò in una lotta di cuscini.
Una lampada purtroppo non sopravvisse.
«Oh,
merda» Disse, portandosi una mano alla bocca. La lampada del
comodino giaceva in pezzi sul tappeto rosso. Restammo a guardare la
scena del crimine per un po', poi ci guardammo e scoppiammo a
ridere, riprendendo la nostra lotta.
«Okay,
okay, mi arrendo, smettilaaaaa» Gridai, cercando di fermare
quelle mani che non smettevano di torturarmi. Lui si fermò,
col
fiatone, ma non lasciò la presa. Era quasi completamente su
di
me, con il viso a pochi centimetri dal mio.
«Che
mi dai in cambio?» Sussurrò, malizioso.
«Cosa vuoi in
cambio?» Dissi
in un soffio, il cuore in gola.
Lo vidi spostare
lo sguardo dai miei occhi alle mie labbra, in una chiara e muta
richiesta.
Il tic-tac
dell'orologio era l'unico rumore nella stanza. Scandiva i secondi che
ci dividevano dal concederci quel bacio tanto atteso.
Era letteralmente a qualche millimetro dalla mia bocca, quando il mio
cellulare squillò.
Chiusi gli occhi, lasciandomi sfuggire un sospiro disperato.
Evidentemente, non era ancora giunto il tempo.
Lui si spostò lasciandomi alzare in piedi; mi diressi al
mobile
di fronte al letto, dove il telefono vibrava e squillava
ininterrottamente.
Incoming call: Ashley.
Uscii dalla stanza e mi rifugiai in bagno.
«Tu.
Potrei ucciderti, ora e subito» Mormorai a denti stretti,
dopo
aver premuto il tasto verde. Stavo per impazzire. Se avessero inventato
il teletrasporto, sicuramente Ashley sarebbe morta.
«Perché? Cosa? Non mi
dire che ho interrotto qualcosa» Il mio silenzio
fu abbastanza eloquente.
«NO! Oddio scusaaaaa!
Midispiacemidispiacemidispiace»
Sbuffai.
«Vabbè, non potevi
saperlo» Lei tacque immediatamente, dimenticando le scuse.
«RACCONTA, muoviti»
Le raccontai tutto. Non sapeva ancora nulla della nostra partenza, e
reagì come me venendo a conoscenza del weekend da favola che
stavo passando.
«Wow»
Commentò, estasiata.
«E così, stavate per
darci dentro, eeeeh?» Sghignazzò
maligna.
«Sì, finché la mia migliore amica
idiota non ha avuto la geniale idea di interromperci»
Replicai, ancora arrabbiata. Lei si lasciò sfuggire una
risatina
e mi disse che sarebbe capitato di nuovo. Non era la fine del mondo,
sicuramente ci sarebbero state altre occasioni.
*Sì,
sì, concordo*
Sei anche preveggente,
ora, Ermengarda?
*Certo che
sì. Per chi mi hai preso, scusa?*
All'improvviso, udii una voce
maschile familiare in lontananza, dall'altro capo del telefono: «Ash, torna a letto, dai»
«Ashley?
C'è qualcosa che devi dirmi?» Le domandai,
serafica. Lei
biascicò qualcosa velocemente, tanto che non capii nulla.
«Cosa? Puoi ripetere, aprendo
la bocca?»
«Lui.. io.. insomma, tu gli avevi
dato buca, e poi siamo usciti un paio di volte, e a dire il vero io non
volevo che succedesse, ma..» Accolsi la notizia
con una risata sorpresa.
«Ma
congratulazioniiii» Gridai, tutta felice.
«Finalmente Ryan ha trovato la
pace dei sensi»
Mi raccontò di come le cose si erano evolute velocemente,
tra
loro. In men che non si dica si erano ritrovati a casa sua, avvinghiati
come due panda in calore, e non erano usciti dalla camera da letto per
un bel po'.
«Hai
capito, la bastarda. Sto morendo di invidia» Le dissi, e lei
fece una pernacchia.
«Abbi fede, Vianne, abbi fede»
Quando tornai in camera trovai Johnny sotto le coperte, che leggeva un
giornale.
«E'
finita la confessione?» Domandò prendendomi in
giro.
«Non
ci crederai mai!» Dissi, tutta eccitata, mentre mi infilavo
nel letto.
«Ashley e Ryan si sono messi insieme»
Lui mi guardò sorpreso.
«Oh,
davvero? Il crucco ha trovato la pace dei sensi»
Commentò,
e io spalancai la bocca, constatando che aveva risposto proprio come me.
«Sono
troppo contenta. Almeno loro hanno concluso qualcosa..»
Eh, certo. Almeno loro.
Mi morsi la lingua, dandomi dell'idiota. Come mi era venuto in mente di
dire una cosa del genere?!
Johnny non rispose. Posò il giornale sul comodino e spense
la luce.
*Ringrazia il cielo che
ha fatto finta di non sentirti*
Già fatto.
*Ecco, brava. Ora dagli
la buonanotte
e cerca di dimenticare l'ennesima gaffe che hai fatto. Dio, ma come
posso essere la vocina interiore di una tale imbranata?*
Oh, chi ti ha dato tutta
questa confidenza? Bastarda.
*Va bene, mi dileguo*
«Buonanotte,
Joh» Dissi, sospirando.
«Notte,
Vianne. Non sognarmi troppo» Ridacchiò. Gli diedi
uno spintone e lui mi abbracciò.
«Beh,
almeno a me non si muove nulla, se ti sogno» Grandissima
provocazione.
«Touchè»
Rispose lui, mordendomi il collo. Risi e mi sistemai meglio tra le sue
braccia. Avrei potuto restarci per sempre.
La partenza era prevista per
il pomeriggio seguente.
Johnny mi fece un'ulteriore sorpresa, portandomi in un centro benessere
dove passammo la mattinata, tra massaggi e saune varie.
Non era un paradiso. Di più.
Alle ragazze della beauty farm quasi venne un ictus, vedendo Johnny
Depp entrare. Una di loro ebbe l'onore di fargli un massaggio, cosa che
avrei fatto volentieri io al suo posto.
Le occhiate maliziose che gli lanciava e i numerosi tentativi di flirt
mi fecero davvero innervosire, ma lui non le diede corda nemmeno per un
secondo.
Alla fine, la ragazza si rassegnò. Per ricevere le
attenzioni di
Johnny sarebbe dovuta passare letteralmente sul mio cadavere.
Tornando in albergo, ridemmo ripensando a quelle assurde mutande di
carta, alle candele che avevamo rovesciato tre volte, alla mia caduta
esilarante nella sauna e al suo starnuto che aveva fatto trasalire
tutto il centro.
Quella esperienza mise a dura prova i miei ormoni. Dopotutto, eravamo
mezzi nudi, insieme, sudati e accaldati, e sapevo che lui stava morendo
quanto me. O forse peggio.
Ma avevamo un autocontrollo pazzesco. Era come se aspettassimo entrambi
il momento giusto, che evidentemente non era ancora arrivato.
Quel momento arrivò la sera del nostro ritorno a
casa.
«Joh!
Johnnyyyyy! Guardaguardaguarda!» Saltellavo per la stanza
come un grillo impazzito, stringendo tra le mani un dvd dai colori
sgargianti.
Sulla copertina spiccava a grandi lettere la scritta Alice in Wonderland.
Johnny alzò lo sguardo dalla valigia e sorrise:
«E' arrivato, finalmente»
Lo abbracciai di slancio,
facendogli quasi perdere l'equilibrio. «Lo vediamo stasera,
vero?
VERO?» Sembravo una bambina di tre anni.
Lui mi guardò scettico.
«Non è che abbia molta voglia di vedermi. Lo sai
com'è.. una volta finito il lavoro, non mi interessa
com'è il film»
«Interessa a me.
E tu mi farai compagnia.» Gli strinsi dolcemente la guancia
tra due dita, consapevole che si sarebbe arreso.
«Va bene. Però tu dovrai assaggiare quei
vini.» I vini!
Qualche tempo prima avevamo parlato della sua passione per il vino, e
quando aveva scoperto che non sapevo distinguere un Pinot da uno
Chardonnay, Johnny aveva deciso che mi avrebbe fatto degustare i suoi
preferiti. Evidentemente, era giunta l'ora.
«E sia.» Dichiarai infine, sospirando.
«Guarda che non reggo
bene l'alcool. Dopo un paio di bicchieri comincia a girarmi la
testa.» Aggiunsi.
Lui non si scalfì nemmeno un po' e sorrise sornione:
«Ci sono io.»
«Popcorn?»
«Presi.»
«Coperta?»
«Eccola.»
«Pepsi?»
«C'è.»
«Cellulari?»
«Spenti.»
«Okay, direi che possiamo andare.» Mi lasciai
cadere sul divano
con un tonfo, affondando nei morbidi cuscini color crema. Johnny si
sistemò accanto a me e ci coprì entrambi col
plaid
matrimoniale.
Al mio Play,
apparvero i capelli sparati in aria di Tim e i suoi occhiali blu. Era
seduto al centro di una stanza bianca.
Guardava la telecamera inespressivo. Poi parlò:
«Johnny, spero davvero che ne sia valsa la pena,
perché mi
sono fatto un culo quadrato per farti avere questo DVD e la Disney
vuole scuoiarmi, quindi.. se non mi senti più tra una
settimana,
preoccupati. Ti ho voluto bene.»
Johnny scoppiò a ridere e io mi sentii impallidire.
«Oddio, mi
sento in colpa.» Mormorai preoccupata. Lui mi strinse a
sè
sorridendo e scherzò: «Questo e altro per il
più grande
duo di tutti i tempi. La Disney mi fa un baffo,
tzè.»
Ridacchiai, ma non sapevo ancora se prenderlo sul serio o no, e se ne
accorse. Mi conosceva benissimo, ormai.
«Ci stai ancora pensando? Su, Vianne! L'ha fatto apposta. E'
o non è uno sciroccato megalomane mentalmente
instabile?»
«Giusto.» Alzai il viso per guardarlo, ma non
riuscivo a
metterlo bene a fuoco. Eravamo troppo vicini. Comunque, sorrisi e mi
sistemai sulla sua spalla. Più comodo di un cuscino.
Mi abbandonai totalmente alla visione del film. Quando apparve il
Cappellaio Matto gemetti piano, storcendo la bocca in una smorfia.
Quegli occhi verdi facevano impressione. «Rimpiango Edward
mani di forbice. Un figo da paura, in confronto.»
Johnny rise gettando la testa all'indietro, i capelli gli cadevano
sulle guance. Gli avrei volentieri dato un morso sul collo.
«Che ti ridi? E' assurdo quanto sei brutto in questo film! E
per
imbruttire te ce ne vuole..» Mormorai mostrando tutto il mio
disappunto.
Lui aprì la bocca per dire qualcosa ma lo battei sul tempo:
«Non dire che era questo l'effetto desiderato,
così per
una volta
ti liberi del tuo sex appeal, che ti sgozzo come Sweeney.»
Gli
puntai un dito sul collo, percorrendolo da un lato all'altro.
«Mi hai tolto le parole di bocca.» Gli diedi una
gomitata e lui,
per tutta risposta, cominciò a farmi il solletico.
«Johnnyyyyyyyy smettil-hahaha» Col solletico
è sempre una
battaglia persa.
«Vogl-ioveder-hahah-ilfil-Johnnyyy!» Lo spinsi
con tutta la mia forza e lui mi lasciò fare,
perché non
ce l'avrei mai fatta da sola. Tornai a respirare normalmente e mi
raggomitolai al suo fianco. Lui mi circondò la vita con un
braccio.
Presi i popcorn e cominciai a sgranocchiarli, cercando di calmarmi. E
comunque non stavo capendo niente del film, con lui vicino.
Incontrai la sua mano nella scatola e sussultai impercettibilmente.
Poi, azzardai una mossa che avevo sempre sognato di fare. L'avevo
già fatto altre volte, ma le circostanze erano diverse.
Presi un paio di popcorn tra pollice e indice e lentamente avvicinai la
mano alla sua bocca. Lui sorrise malizioso e schiuse le labbra,
mordendo piano il mio dito. Quando lo lasciò, me lo portai
alla
bocca e lentamente lo leccai, senza smettere di guardarlo, con una
sicurezza che non sembrava appartenermi.
Lui si morse
appena il labbro inferiore e mi lanciò uno sguardo che non
avevo mai
visto prima, e che mi fece rabbrividire dalla testa ai piedi.
Alice se ne stava lì a contemplare la regina di cuori e io
non riuscivo a muovere un solo muscolo.
Il respirò mi mancò quando sentii la sua mano
insinuarsi
sotto la maglia e percorrere le mie vertebre una ad una, con una
lentezza incredibile.
«Joh..» Un sussurro strozzato mi morì
sulle labbra nel
momento in cui le sue dita oltrepassarono l'elastico dei pantaloni.
Lui sembrava indifferente, continuava a guardare il film come se la
cosa non lo riguardasse, il che mi faceva perdere la testa ancora di
più.
Chiusi gli occhi e rividi ancora una volta John Wilmot nella dannata
carrozza, e pensai che se glielo avessi chiesto, Johnny avrebbe
volentieri ripetuto il supplizio con me. Chiamatelo supplizio, poi.
Ma non era il luogo nè il momento adatto.
Chiamai a raccolta le ultime briciole di pudore e determinazione, e mi
chinai leggermente in avanti per prendere il telecomando del dvd, che
spensi.
«Dal momento che non riesco a concentrarmi - gli lanciai
un'occhiataccia, a cui Johnny rispose con un sorriso angelico - mi
sembra inutile stare a guardare. Ubriachiamoci.»
Mezz'ora più tardi, Johnny versava del liquido rosso scuro
in un calice brillante, felice come una pasqua.
La luce tenue dell'abat-jour illuminava debolmente la stanza, ma andava
bene così. Creava un'atmosfera rilassata, di cui avevo un
estremo bisogno.
Ero al mio sesto bicchiere di vino, e sentivo che avrei ceduto entro
poco. L'unica cosa che mi aveva frenato, mentre guardavamo il film, era
quel poco di inibizione che distingue una ragazza normale da una
pornostar. Un altro paio di bicchieri e anche quella sarebbe andata a
farsi benedire.
E francamente non avevo idea di ciò che sarebbe
successo dopo, conseguenze annesse.
Anche Johnny era parecchio su di giri. Ridevamo più del
solito e ci sfioravamo in continuazione, di proposito.
Dopo l'ennesimo sorso, cominciai a sentire davvero caldo. Joh sembrava
pensarla come me, e inaspettatamente si sfilò il maglione,
rimanendo in canottiera. Lo guardai senza vergognarmene e feci lo
stesso, scoprendo il reggiseno nero.
Johnny percorse la mia figura con uno sguardo che sembrava accarezzarmi
e allo stesso tempo volermi divorare, e posò il bicchiere
sul
tavolo.
Con gesti lenti e studiati, che mi fecero quasi impazzire, fece lo
stesso con gli occhiali.
A quel punto le sue intenzioni non si potevano fraintendere, e in ogni
caso avevo deciso che non m'importava di niente e di nessuno.
Percorsi il poco spazio che ci divideva e presi il suo viso fra le
mani, cercando la sua bocca come se fosse la mia unica ragione di vita.
Lui mi afferrò per i fianchi e mi fece sedere sul tavolo
poco
delicatamente; urtai infatti il bicchiere che cadde rovesciando
il suo contenuto sul tavolo e sul mio ventre scoperto, disegnando una
riga rossa che circondava l'ombelico. Johnny si chinò su di
me
sorridendo e con la lingua ne tracciò i contorni, seguendo
la
linea in tutta la sua lunghezza tanto lentamente da farmi perdere la
testa.
E pensavo. Pensavo a tutta la scena, che solo immaginarla sarebbe
bastato a farmi impazzire, ma viverla era devastante.
Sentivo che da un momento all'altro sarei potuta esplodere, tanto
intenso era il piacere che mi procuravano le sue labbra che
percorrevano smaniose la mia pelle nuda e accaldata.
Quando inarcai la schiena trattenendo un gemito, per poco non feci
cadere anche la bottiglia, che rotolò fino allo spigolo del
tavolo e fu afferrata dalla mano di Joh. Ci guardammo negli occhi e
scoppiammo a ridere.
Il Pinot grigio si faceva sentire.
Scesi dal tavolo e lo baciai. Ridevamo, occhi e mente annebbiati
dall'alcool, mentre urtavamo ogni cosa al nostro passaggio. A fatica
salimmo le scale, senza dividere le nostre labbra se non per respirare.
Johnny barcollava parecchio. Per un paio di volte mi sfiorò
l'idea di lasciar perdere, perché non era completamente
conscio
delle sue azioni, e magari non l'avrebbe fatto se fosse stato sobrio,
ma
la mia forza di volontà era ormai inesistente.
Finalmente arrivammo nella sua camera. Le lenzuola blu notte sembravano
chiamarci a gran voce.
Cademmo sul letto l'uno sull'altra, e io invertii la posizione
mettendomi a cavalcioni su di lui. Gli sfilai la canottiera e cominciai
a baciargli il petto liscio, sfiorandolo con le mani e godendo dei suoi
fremiti. Ricordai le infinite volte in cui avevo sognato questo momento
e quasi non riuscivo a crederci.
Lo sentivo armeggiare con il gancio del reggiseno e
arrossii, pur
consapevole che non si vedeva un granché, buio com'era.
La sua bocca sul mio seno mi colse impreparata, facendomi sfuggire un
gemito di sorpresa. Le sue mani arrivarono ai miei pantaloni, che in
breve raggiunsero il pavimento assieme ai suoi.
Sentivo distintamente la sua eccitazione farmi pressione sull'inguine,
il respiro corto e irregolare sul mio collo e la sua voce roca che
pronunciava il mio nome.
Era il paradiso.
Quando la sua mano raggiunse i miei slip ebbi un momento di esitazione.
Lui se ne accorse e mi accarezzò la guancia posando un dolce
bacio sulle mie labbra. Io sorrisi e presi un bel respiro.
«Aspetta..» Lo vidi sistemarsi sui cuscini mentre
scendevo
e andavo in bagno. Speravo di trovare ciò che cercavo. Ci
misi un po' più tempo del previsto, e quando tornai in
camera sgranai gli occhi.
Johnny dormiva.
*compare
la scritta LOST bianca su sfondo nero*
Ta-da-da-dànnnnn!
Non ve l'aspettavate, eeeeeh? XD
Mi sento molto perfida, muhauahauahauah. Mi perdonate, vero?
Quest'ultimo pezzo è nato per primo, o quasi, subito dopo
aver
sviluppato la trama della storia. Era pronto da secoli e non vedevo
l'ora di pubblicarlo *__*
Stiamo giungendo alla fine, ahimè. Sono previsti altri tre
capitoli più epilogo, secondo i miei calcoli.
é_è
Mamma mia, è davvero finita. O quasi.
Come finirà? Mistero
XD.
Che dire, dolci donzelle? Sono tornata presto, stavolta, dai. Con un
capitolone enorme e sostanzioso. ù_ù Non potete
lamentarvi. Piuttosto, esprimetevi.
Ah, giusto per darvi un'idea. Qualche foto della suite qui
(doccione enorme trasparente in fondo), qui
(che forte il bagno in camera!) e qui.
Ho preso atto della nuova funzione per le risposte alle recensioni, e
infatti potrete trovare le risposte in un link sotto la vostra
recensione. Farò così anche per quelle di questo
capitolo, e così via.
Aspetto i vostri pareri.
Nel frattempo, eccovi lo spoiler del prossimo!:
[...] Deglutii a vuoto un paio di
volte e mi passai la lingua sulle labbra aride.
«Johnny..»
Non riuscii a formulare un pensiero completo perché lui si
avvicinò di scatto e prese il mio viso tra le mani,
così velocemente da spaventarmi.
A meno di due millimetri dalle sue labbra, col suo respiro che si
confondeva col mio, chiusi gli occhi. «Io.. ti amo.»
Non ebbi il tempo di pensare alle mie parole, al tono con cui le avevo
pronunciate, al suono che avevano avuto, che le sue labbra furono sulle
mie e non opposi alcuna resistenza.
Mi baciò con rabbia, con impeto, togliendomi il fiato. [...]
A presto,
Sara.
|
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Capitolo 13 *** Give me you; ***
Fourth
Capitolo
dodici
Give me you;
La testa pulsava.
Accidenti, se fa male.
Provai ad alzarmi ma un capogiro me lo impedì,
costringendomi a restare sul cuscino. Allungai una mano, come se
sapessi, inconsciamente, che avrei trovato qualcuno accanto a me, ma
tutto ciò che trovai furono le lenzuola vuote e fredde.
Mmmh.. c'è
qualcosa che devo ricordare, vero?
Strinsi gli occhi espirando lentamente, mentre cercavo di collegare i
pensieri nel modo meno doloroso possibile.
Ieri. Che ho fatto ieri
sera?
A giudicare dal mal di testa, dedussi che avevo bevuto.
Vino. Alice.
Alice? Ah, il dvd.
Vianne.
Il ricordo fu tanto violento che quasi mi fece male.
Merda. Ci sono andato a
letto insieme.
Avrei voluto una conferma da parte di qualcuno. Se solo i muri
potessero parlare...
Mi avviai malfermo verso il bagno e cercai disperatamente due aspirine
nel cassetto dei medicinali, mentre il dubbio continuava ad assalirmi.
Avevo addosso solo i boxer, quindi...
«Vianne?» La chiamai. Doveva essere in cucina a
preparare la colazione. Non arrivò risposta.
«Vianne? Non è che avresti degli analgesici
più
forti?» La mia voce riecheggiò nella casa,
tornando dritta al
mittente.
Mi accontentai delle aspirine e scesi di sotto. Nella casa regnava il
silenzio più totale. Era tutto in ordine, non c'erano tracce
del
vino che era caduto ieri sera, nè dei popcorn o di tutto il
resto.
Tutto lindo e pinto come la prima volta che avevo messo piede in quella
casa.
Aprii la porta d'ingresso e lanciai un paio di occhiate alla strada.
Deserta anche quella.
Quando la richiusi avevo il battito accelerato, e l'ansia aveva
cominciato a divorarmi lo stomaco.
Cercai il cellulare preoccupato come non mai. Avevo il terrore di aver
fatto qualcosa di sbagliato, la sera prima, e che l'assenza di Vianne
fosse in qualche modo attribuibile a questo.
Digitai il suo numero dicendomi che stava bene, che forse era solo
andata a prendere una boccata d'aria, una passeggiata nel parco..
Okay, squilla. Grazie al
cielo.
Non sentivo altro che i battiti del mio cuore, con la speranza di
sentire la sua voce.
Poi, sentii un chiaro segnale. Aveva riattaccato.
Non so dire per certo che effetto mi fece leggere il suo nome sul
display del cellulare.
Premere il tasto rosso mi venne naturale. Non avevo voglia di parlare
con lui, cosa che poteva benissimo evincere dal fatto che fossi uscita
senza avvertire.
Non avevo dormito per niente, quella notte.
Mi ero alzata alle quattro del mattino, stanca come se avessi appena
finito il Tour de France, e avevo riordinato il soggiorno, cancellando
ogni traccia di ciò che era successo -e stava per succedere-
poche ore prima.
Poi avevo trascorso le successive tre ore a guardare Johnny dormire.
La cosa più bella che abbia mai visto.
Persi parecchi battiti quando lo sentii pronunciare il mio nome nel
sonno. Mai avevo provato un'emozione simile.
Lo vidi stringere il cuscino a sè e tutti i sentimenti che
avevo
cercato di reprimere nelle settimane precedenti riemersero
travolgendomi come un fiume in piena.
Spostai i capelli che gli cadevano sulle guance e mi avvicinai di
più, sfiorandogli la bocca con la punta dell'indice.
«Ti amo.»
Le parole mi scivolarono dalle labbra prima che potessi rendermene
conto.
Lo sentivo talmente che avrei potuto urlarlo al mondo. Eppure non
riuscivo a dirglielo. Perciò sussultai quando lui si mosse e
mi
immobilizzai, trattenendo il respiro.
Fui certa che mi avesse sentito e mi gelai, andando in
iperventilazione. Di certo, con tanti modi in cui avrei potuto farlo,
non avrei mai scelto di dirglielo mentre dormiva.
Ecco perché me ne ero andata, ed ecco perché non
gli avevo risposto.
Lasciai che il cellulare squillasse, pensando a cosa avrei fatto una
volta a casa. Avrei dovuto affrontarlo, e non sapevo cosa dirgli.
Persa nei miei pensieri, non mi accorsi che qualcuno mi si era
avvicinato. Sobbalzai quando sentii una mano posarsi sulla mia spalla.
Merda. E' fatta. Mi ha
trovato.
Mi voltai lentamente col cuore in gola, poi tirai un sospiro di
sollievo. «Ryan!» Lo abbracciai di slancio. Avevo
bisogno di
conforto.
«Ehi, piccola! Come stai?» Mi passò una
mano tra i capelli e mi strinse forte.
«Bene.» Mentii. Sorrisi per convincerlo e
apparentemente ci riuscii. «Tu?»
Si guardò intorno, osservando il parco in fiore, e
infilò
le mani in tasca. «Bene. Caffè?»
Indicò con un
cenno del capo una caffetteria all'altro lato della strada, e
io
mi sorpresi ad annuire.
«Come vanno le cose a casa? Danny?» Mi chiese con
un sorriso.
Dio, non sapeva ancora nulla. Mi meravigliai del fatto che Ashley non
gliene avesse parlato. Beh,
avranno avuto altro da fare.
«Danny è.. morto, circa due settimane
fa.»
«Oddio, mi dispiace Vianne! Come..» Scossi la
testa. Non
avevo proprio voglia di parlarne, e lui lo capì. Apprezzai
molto
il suo gesto.
«Johnny è ancora da te, vero? L'altro giorno sono
passato
davanti all'edicola di Baker Street, c'era la sua faccia
ovunque»
Feci una smorfia. La notizia di Vanessa faceva ancora
scalpore.
«Sì, è ancora da me. E mi sta chiamando
da
mezz'ora» Sbuffai, mostrandogli il cellulare che lampeggiava
come un ossesso.
«Se vuoi parlare sono qui.» Serrai le labbra, e
quando la sua mano si posò sulla mia sentii gli occhi
riempirsi
di lacrime. Non riuscii a trattenere le parole.
«...e poi la settimana scorsa abbiamo litigato, e io gli ho
detto "vuoi sapere
perché ho chiamato Vanessa, anche se non hai idea di quanto
mi
sia costato farlo?", e lui ha urlato "sì,
perché?!" e io
stavo per dirgli che..» Mi fermai di nuovo. Ryan sorrise.
«Che lo ami.» Sgranai gli occhi e lo guardai
sorpresa. Poi, tirai su col naso e bevvi un sorso di caffè.
«Gliel'ho sussurrato stamattina, mentre dormiva. Temo mi
abbia
sentito.» Gli spiegai quello che era successo la notte
precedente. Per sommi capi, s'intende.
«Wow. Che bel casino.» Ryan si grattò
una tempia, alla ricerca di una soluzione. «Secondo
me dovresti dirglielo chiaro e tondo. Non credo che
rifiuterà
l'offerta. Dopotutto, mi sembra un uomo responsabile. Non ha quindici
anni, ha un sacco di esperienza alle spalle e sa quello che fa, no? Se
ieri è successo qualcosa, o quasi, non credo fosse dovuto
all'alcool.» Si interruppe lanciando uno sguardo assassino al
telefono che vibrava sul tavolino.
Mi guardò per un istante e poi lo prese. «Santo
cielo, ci lasci parlare un secondo? Te la mando subito,
promesso!» Disse, e poi riattaccò.
Spalancai la bocca, ma non dissi niente.
Ryan rise. «Adesso sarà geloso marcio!»
«Non è divertente» Replicai.
«Bene, devo andare.» Mi alzai e ciondolai fino
all'uscita.
Lasciai cadere le mani nelle tasche della giacca e guardai Ryan che
sorrideva.
«Ho paura.» Fui costretta ad ammetterlo. Almeno, ad
alta voce. «Sei una donna forte, Vianne. E lui sa quanto
vali. Otherwise, he's
an idiot.»
Lo salutai con un abbraccio, ringraziandolo sinceramente.
Quello stronzo d'un crucco scandinavo! L'avrei preso volentieri a
pugni, se l'avessi avuto davanti.
Come aveva osato.. e perché era con lei? Un'uscita? Non
credo.
Alle nove del mattino? No.. E poi, non aveva detto di stare con Ashley?
E perché allora era con Vianne?
Perché non aveva risposto lei? Come si era permesso
quell'invertebrato...
«Stronzo»
Ringhiai, tirando un calcio al divano. Avevo il respiro corto e
irregolare, e una gran voglia di picchiare qualcuno.
Non mi sentivo così da.. secoli.
Ci lasci parlare un
secondo..
che avevano da dirsi? Che cazzo aveva fatto lui per essere diventato
improvvisamente il suo confidente? Perché era ovvio che lei aveva bisogno
di parlare, e non certo lui..
Dio, che rabbia!
Il ricordo di quel bacio rubato davanti alla porta diverse settimane
prima si
materializzò davanti ai miei occhi, facendo salire la rabbia
alle stelle.
In un lampo di lucidità pensai che ero davvero un cretino a
lambiccarmi il cervello così, ma mandai a quel paese la
razionalità e tornai a comportarmi come un quindicenne
furioso.
E geloso.
Sì,
ammettiamolo pure. E' talmente evidente.
Ogni tre secondi andavo alla finestra e controllavo la strada.
Avevo setacciato ogni angolo della casa alla ricerca di un messaggio,
un biglietto, un post-it.. qualcosa! Un mi fai schifo, non voglio
più vederti, starò fuori un'ora e al mio ritorno
non voglio trovarti.. qualsiasi cosa!
L'idea di averla persa per qualche motivo a me sconosciuto mi lacerava.
L'idea di perderla e basta era insopportabile.
Ormai era entrata nella mia vita e nel mio cuore, e non ne sarebbe
uscita così facilmente.
Presi il cellulare e passai il dito sul tasto verde, chiedendomi se
fosse il caso di chiamare di nuovo.
Avrei fatto la figura dell'isterico.
Cosa che ero, in realtà.
Che diavolo avevo fatto quella notte per farla scappare
così?
Possibile che non riuscissi a ricordare qualche particolare importante?
Facevo davvero così schifo a letto? Sempre che ci fossi
andato... forse era questo il problema! L'avevo respinta.
Oddio, l'avevo respinta. O magari avevo detto qualcosa che non pensavo
veramente e l'avevo ferita.
Non berrò mai
più del vino in sua presenza. Mai più.
Dannazione...
Considerai l'idea di andarmi a fare una doccia gelida, per calmarmi.
Stavo per salire il primo gradino quando il rumore della chiave
infilata nella toppa mi fece letteralmente morire.
Glielo dico. Devo dirglielo.
Sarà la prima
cosa che farò. Vado da lui e.. glielo dico. E basta. Al
diavolo tutto.
Infilai la chiave nella serratura, col cuore che galoppava furioso.
Mi gelai sul posto quando lo vidi proprio davanti alla porta. Non mi
aspettavo di vederlo.. subito.
Restai a guardarlo con la bocca socchiusa per parecchi
istanti,
mentre racimolavo le ultime briciole di coraggio per dirgli
ciò
che avevo da dirgli.
Deglutii
a vuoto un paio di volte e mi passai la lingua sulle labbra aride.
«Johnny..»
Non riuscii a formulare un pensiero completo perché lui si
avvicinò di scatto e prese il mio viso tra le mani,
così
velocemente da spaventarmi.
A meno di due millimetri dalle sue labbra, col suo respiro che si
confondeva col mio, chiusi gli occhi. «Io.. ti amo.»
Non ebbi il tempo di pensare alle mie parole, al tono con cui le avevo
pronunciate, al suono che avevano avuto, che le sue labbra furono sulle
mie e non opposi alcuna resistenza.
Mi baciò con rabbia, con impeto, togliendomi il fiato.
Affondai le mani nei suoi capelli e lui fece scendere le sue fino a
stringermi i fianchi, strappandomi un gemito.
In qualche modo a me sconosciuto riuscimmo a salire le scale senza mai
separare i nostri corpi e finimmo per la seconda volta sulle lenzuola
blu, stavolta lucidi e consapevoli.
La stanza si riempì presto dei nostri sospiri, che si
facevano più frequenti ogni minuto che passava.
La sua bocca sul mio collo era una cosa assurda. Sembrava essere nata
per baciarlo, morderlo, succhiarlo...
Ci liberammo in fretta degli indumenti superflui, bramando un contatto
più profondo.
Lo liberai dai boxer e lui indugiò appena mentre
risaliva l'interno coscia per raggiungere il pizzo delle mie mutandine,
che sfilò velocemente sostituendole con la sua mano.
Mi morsi il labbro inferiore, mentre impazzivo per le sue carezze
sempre più audaci. Mi aggrappai alle sue spalle inarcando la
schiena quando lo sentii entrare in me ansimando piano, e reclinai la
testa all'indietro consentendogli di appropriarsi nuovamente del mio
collo.
Quando sussurrò il mio nome nel momento più
bello, mi sentii
travolgere da mille sensazioni diverse, non ultimo un piacere
incontrollato che divampò come un fuoco in ogni fibra del
mio corpo.
Johnny si chinò lentamente su di me e mi baciò
con una dolcezza
struggente le labbra, suggellando quel momento che avrei ricordato per
sempre.
«Avrei
dovuto dirtelo, quel giorno. Invece mi sono trattenuta e non
so perché. Avevo paura, forse.» Mi sollevai sul
gomito per guardarlo e
sorrisi, percorrendo il suo profilo perfetto con la punta dell'indice. Mi fermai sulle labbra.
«Adesso
potrei ripetertelo all'infinito. Ti
amo.»
La mano che mi accarezzava la schiena si fermò.
Il suo sguardo incontrò il mio per un momento, poi
tornò
al soffitto. Mi scoprii a trattenere il fiato, improvvisamente tesa.
Tutti i miei pensieri svanirono, lasciando spazio alla paura. Paura
della sua risposta.
Tornò a guardarmi e non riuscii a decifrare la sua
espressione. Schiuse
le labbra e le mosse appena, come se stesse trovando le parole.
Ma non disse nulla.
Che
idiota. Coglione. Codardo.
Era come se la lingua si fosse bloccata e non avessi più la
capacità di parlare. Mi aveva spiazzato completamente.
Ricordai
che me l'aveva detto anche un attimo prima che mi avventassi sulle sue
labbra, e la mia era stata una reazione anche a quelle parole.
Avrei
voluto esprimerle con quel bacio tutto quello che provavo, tutti i
sentimenti repressi. Non ultimo l'infinito sollievo che mi aveva
procurato
l'averla di nuovo tra le mie braccia.
Poi me l'aveva ripetuto. Me
l'aveva ripetuto con una dolcezza disarmante e io non avevo risposto.
Mi sentivo un perfetto fallito.
Ma Vianne aveva sorriso ugualmente. Posato un bacio sul mio petto si
era coperta col lenzuolo ed era andata in bagno.
Mi passai una mano sul viso, tirandomi su a sedere. Potevo solo
immaginare come doveva sentirsi. Dio, che idiota.
La cosa peggiore era che non avevo dubbi sui miei sentimenti, non
più ormai.
Dopo il weekend appena trascorso, e
le ultime ore passate a torturarmi in preda al terrore di averla
ferita, o peggio ancora persa, mi ero reso conto che non era per niente
semplice
affetto tra amici. E non lo era mai stato.
Per quello avevo lasciato Vanessa. Almeno ufficialmente; dentro di me
l'avevo lasciata da un pezzo.
L'avevo
chiamata quando Vianne aveva riattaccato. Lei non si era mostrata tanto
sorpresa, forse se l'aspettava -e c'era da aspettarselo-.
Quello
sorpreso ero io. Sorpreso che non provassi più nulla per
lei; anzi, mi
sentivo quasi sollevato -cosa che generò sensi di colpa, ma
li misi a
tacere-.
Ormai l'unica persona che volevo era finalmente riuscita ad aprirsi
completamente a me, e non potevo esserne più felice.
Dovevo dirglielo.
Vianne doveva sapere.
Infilai
i boxer che trovai sepolti tra le lenzuola e mi avviai spedito verso il
bagno. Certo, avrei voluto dirglielo in un modo più elegante.
Una
cena romantica, un mazzo di rose rosse, uno smoking coi risvolti di
seta... o anche una passeggiata in riva al mare, al tramonto.
Ci sarà tempo
per questo.
La trovai che si pettinava i capelli, coperta, per modo di dire, da una
mini sottoveste rosa trasparente.
Mi
vide entrare e si fermò subito. Notai che aveva gli occhi
arrossati
appena, e la cosa fu insopportabile. L'idea di averle procurato dolore
era straziante.
Dovevo rimediare, immediatamente.
Le
sorrisi, per cominciare, e lei ricambiò senza esitare.
Posò la spazzola
sul mobile e cominciò a torturarsi le mani, tipico di quando
era
nervosa.
Gliele presi e le strinsi forte, accarezzandole poi con i pollici.
Lei abbassò lo sguardo, forse imbarazzata -e a ragione- e le
alzai il mento con un dito, avvicinandomi di più.
Mi
persi nei suoi occhi dolcissimi e pensai che avrei voluto abbracciarla
e coccolarla per il resto della mia vita. Sarebbe stata una vita spesa
bene.
«Ti amo anch'io, Vianne»
continua...
Ecco
quaaaaa.
Finalmente! Siete contente? *__* Io zizi, tanto tanto. Li amo troppo
sti due. La parte di Johnn furioso come una belva l'ho scritta scompisciandomi dalle risate. E' stato troppo divertente, spero che abbia divertito anche voi!
E insomma, ce l'hanno fatta. E ora vissero per sempre felici e cont- va
bene, le bugie non si dicono. XD
Lo scopriremo solo vivendo...
Anyway, non so che dire. Queste vacanze stanno passando troppo in
fretta e tra poche ore saremo nel 2011.
Non so quando arriverà il prossimo capitolo.. ce l'ho
scritto per metà, però. E' già un buon
segno.
Sto scrivendo un'altra long con Johnny. Ve l'ho già detto?
Forse. Mi ispira un sacco e credo che inizierò a pubblicarla
appena finita questa. Vado a scrivere, per l'appunto.
Vi mando un bacio enorme e un grazie ancora più grande. Le
risposte alle recensioni le trovate come nello scorso capitolo nel link
sotto la recensione.
Vi lascio lo spoiler del prossimo capitolo e mi rintano a scrivere!
*cerca lo spoiler*
Eccolo qui:
[...] «Ti ho preparato la
borsa. Andiamo.»
«Dove andiamo?»
«Abbi fede.»
Lo guardai scettica e un po' preoccupata. Non che non mi piacciano le
sorprese, ma...
«Ti fidi di me?»
«Che domande, idiota di un Johnny Depp. Certo che mi fido di
te»
Replicai alzando gli occhi al cielo. Lui prese il mio viso tra le mani
e mi baciò, sorridendo.
«E allora andiamo.» [...]
A presto,
Sara.
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Capitolo 14 *** The more I see you, the more I want you; ***
Fourth
Capitolo
tredici
The more I see you, the more I want you;
«Ti ho preparato la borsa. Andiamo.»
«Dove andiamo?»
«Abbi fede.»
Lo guardai scettica e un po' preoccupata. Non che non mi piacciano le
sorprese, ma...
«Ti fidi di me?»
«Che domande, idiota di un Johnny Depp. Certo che mi fido di
te»
Replicai alzando gli occhi al cielo. Lui prese il mio viso tra le mani
e mi baciò, sorridendo.
«E allora andiamo.»
Stavamo entrando nell'Audi decappottabile e io veleggiavo su una nuvola
completamente estranea a ogni tipo di avvenimento. Johnny sorrideva,
felice come una Pasqua.
Dopo aver posato le borse nel cofano prese posto accanto a me. Il vento
leggero gli scompigliava i capelli, e quando inforcò gli
occhiali i miei ormoni decisero di mettersi a ballare sulle note di waka waka.
Non avevamo ancora battezzato i sedili dell'auto, a pensarci bene...
«Ehi, come sarebbe a dire che mi hai preparato la
borsa?»
Sbottai tutto d'un tratto risvegliandomi dallo stato
catatonico-molto-coglionico in cui ero profondamente caduta.
L'Audi partì con un rombo e Johnny mi guardò
strano.
«Ti ho preparato la borsa. Che c'è da capire?
Pianeta
terra
chiama Vianne, pronto-pronto?» Scherzò parlando
lentamente
come a una ritardata. *No,
parlando ALLA ritardata. Hai sbagliato.*
«Non si può preparare la borsa a una donna, a meno
che tu non sia una donna» Replicai come se fosse ovvio.
Lui si ravviò i capelli e fece schioccare la lingua, proprio
come una ragazza. «Ohh.. avrei voluto che scoprissi questo
mio
lato più tardi..» Disse con una voce femminile
perfetta,
facendomi scoppiare a ridere.
«No, seriamente. E se avessi bisogno di qualcosa di
assolutamente indispensabile che tu non hai portato?»
«Sei sempre così paranoica?»
Lasciò cadere una
mano sulla mia gamba con molta nonchalance, facendomi morire.
«Ehm, sì.»
Mi lanciò un'occhiataccia e scosse la testa.
Sospirai.
«Okay, ora sto per dirti una cosa molto molto molto smielata e ti
prego, contieni gli urti di vomito.» Lo avvertii sbattendo le
ciglia.
Lui rise. «Spara.»
«No, niente, pensavo che sono una cogliona totale. Ho te, di
cos'altro
potrò mai aver bisogno?» Era vero. Lo pensavo
davvero e la
cosa mi sconvolgeva.
Pensare di averlo, tutto per me. Dio, che botta di culo stratosferica. Bonjour finesse!
Johnny mugolò qualcosa e si morse il labbro.
«Ringrazia che
siamo in auto altrimenti non so cosa ti farei. Seriamente.»
Lo disse
talmente convinto che mi fece rabbrividire.
«Oh, anch'io.»
Continuavo a non avere la più pallida idea di dove stessimo
andando.
Non avevo mai viaggiato un granchè, o almeno non negli
States,
fatta ovvia eccezione per New York e dintorni. Sapevo solo che non
eravamo più a Los Angeles.
O almeno, eravamo lontani da Los Angeles.
Non lo so, sono negata
con le strade, la geografia e tutto il resto. Punto.
«Un indizio no?»
«Tra poco lo scoprirai da sola.»
«Mpf. Cattivo.»
Quando vidi il mare in lontananza mi balenò l'idea che forse
mi
stava portando sulla spiaggia. Ohhh, sarei morta! Non andavo su una
spiaggia da millenni!
Tipregotipregotipregofachesialìììì!
«Joh?»
«Mh?»
«E' per caso.. mmm.. una spiaggia?» Chiusi gli
occhi aspettando
la sua risposta. Che non arrivò. Li riaprii e vidi che stava
sorridendo.
«Ma io ti amoooooo!» Lo abbracciai di slancio e lui
sterzò bruscamente a sinistra, beccandosi un paio di clacson
a
centocinquanta decibel. Mi guardò come per rimproverarmi,
poi
sorrise e mi passò una mano dietro la nuca, accarezzandomi
il
collo e il lobo dell'orecchio in un modo che mi faceva impazzire.
«Giuro, appena mettiamo piede a terra.. non sai che ti
combino» Mugolai spostando la sua mano.
«Vuoi picchiarmi?» Domandò malizioso,
sorridendo sghembo.
«L'idea mi ha sfiorato un paio di volte.. hai portato anche
il
frustino?» Risposi a tono, trattenendo un accesso improvviso
di risa.
Lui sospirò forte e scosse la testa. «Le manette
vanno bene lo stesso?»
Arrivammo a destinazione più in fretta di quanto pensassi.
Stavamo camminando
sulla spiaggia piuttosto affollata, alla ricerca di un posto libero.
Faceva un caldo boia.
«Ehm.. non era meglio cercare una spiaggia meno
affollata?»
Domandai, guardandomi attorno. Sperai che il cappello coprisse bene il
viso di Johnny, o altrimenti l'avrebbero riconosciuto subito. Aveva la
camicia mezza sbottonata e si intravedeva il tatuaggio col nome della
figlia.
«Stiamo andando in una conca privata. Non ti
preoccupare.»
Oh. Bene. Che bello! Una
spiaggia tutta per noi!
Un tizio ci aiutò a caricare le borse su un gommone e
partimmo
per questa conca. In lontananza riuscii a distinguere tre persone che
giocavano con una palla. Due sembravano.. bambini?
Un brivido mi percorse la schiena vertebra dopo vertebra.
Sbiancai.
«Ehi, tutto bene?» Johnny mi strinse il polso e io
sgranai gli occhi.
«Ma.. c'è qualcu.. ehm.. loro..» Non
sapevo cosa dire. Ero terrorizzata. Indicai la spiaggia con un dito.
Lui rise. «E' Nicole.» Fece una pausa.
«E.. sì, ci sono i miei figli.»
Indietreggiai istintivamente finendo sul bordo del gommone che stava
accelerando, e quasi caddi in mare. Johnny mi prese per le braccia e mi
tirò giù a sedere.
Prima che potesse dire qualsiasi cosa lo anticipai. «Non sono
pronta.»
«Oh, sì che lo sei»
Scossi la testa come un'ossessa. «No che non lo sono. No,
Johnny. No.. loro.. io.. Vanessa.. no!»
«Senti. Sanno già di Vanessa. Hanno visto anche
loro i
giornali e se è questo che ti preoccupa, non pensano
assolutamente che tu sia una sfasciafamiglie o roba simile. Non
potresti mai esserlo» Mi rassicurò, ma non ero
convinta per niente.
«Lo so, ma.. davvero, è troppo presto. Non posso.
Non gli piacerò, ne sono sicura!» No, no, no. No, Johnny, cavolo.
«Ma se gli piacevi anche prima! Ricordi, quando volevano
conoscerti? Quando Lily disse che mi sentiva felice, da quando ti avevo
conosciuto?»
«Sì, ricordo. Ma non vuol dire che...»
«Vianne.»
«Va bene.»
Gli bastava pronunciare il mio nome con quel tono da maestro
spazientito per mettere a tacere tutti i se e tutti i ma.
Scendemmo dal gommone e i due pargoletti accolsero il padre
stritolandolo in un abbraccio collettivo. Approfittai del momento per
trovare rifugio tra le braccia di Nicole.
«Non posso farcela, Nic.»
«Certo che puoi, stupidina! Già ti adorano,
credimi»
«Ma almeno poteva avvisarmi prima.. non ne sapevo
niente!»
«Vianne?» Johnny mi chiamò e capii che
era giunto il
momento. Col cuore in gola e un sorriso sulle labbra mi avvicinai a
lui. Aveva Jack in braccio e Lily che gli stringeva la vita.
Quando mi inginocchiai, per arrivare all'altezza di Lily, lei mi
sorrise e mi abbracciò di slancio, facendomi quasi cadere.
Scoppiai a ridere e un'ondata di autentica gioia mi pervase. Jack si
unì all'abbraccio, e vidi l'espressione compiaciuta di
Johnny
oltre le sue spalle. Mi sentivo la persona più felice del
mondo,
e sentivo di non meritare tutto quello che avevo. Tutto quello che lui mi aveva dato.
«Finalmente conosco questi signorini! Mamma mia, quanto siete
belli. Tu sei proprio un ometto, eh? Sembri Braccio di Ferro»
Dissi
e Jack rise, guardandosi il costumino a righe bianche e blu, proprio
come un marinaretto. Poi mi rivolsi a Lily, e la somiglianza con la
madre mi fece rabbrividire appena.
«E tu invece.. oh, che bei capelli che hai.. che
dici, posso
prenderli?» Domandai, prendendo tra le dita qualche ciocca
bionda e
morbida.
Lei sorrise e scosse la testa. «Ma no, tu ce li hai
già!»
«Come nooo? Daiii, solo qualcunooo..» La presi per
i fianchi e
iniziai a farle il solletico. La sua risata contagiò tutti
quanti. Se avessi visto la scena da lontano, avrei detto che eravamo il
ritratto della felicità.
«Viaaanne, vieni a fare il bagnooo!» Dopo essersi
ripresi dalla
crisi di risate, i pargoli si tuffarono in acqua, accompagnati dalla
zia.
«Infilo il costume e vengo!» Guardai Johnny, che mi
porse la
borsa. Frugai un po' e vi trovai il mio costume preferito, quello blu
notte con le ruches.
«Hai scelto a caso?» Gli chiesi, e lui
annuì. Avevamo proprio gli stessi gusti.
«Ehm..» Mi guardai intorno, ma ovviamente non
trovai nessuna
cabina dove cambiarmi. Sbiancai per un nanosecondo. Johnny mi
guardò trattenendo una risata, folgorandomi con uno sguardo
malizioso. Prese un asciugamano e lo aprì, mettendomelo
davanti.
«Ecco il vostro separè, madame.»
Dichiarò,
sistemandosi davanti a me, in modo da coprire la visuale ai figli e a
eventuali occhi indiscreti.
«Ohhh. Ma guarda te se è normale una cosa del
genere... non
mi cambio con l'asciugamano avvolto addosso dall'età di
cinque
anni. Renditi conto.» Gli lanciai un'occhiataccia, alla quale
lui rispose con un sorriso divertito.
Oltretutto mi vergognavo da morire. Certo, mi aveva già
vista
nuda. Anche alla luce del giorno... ma facevamo altro. Non se ne stava
lì a fissarmi con lo sguardo puntato sul mio sedere.
«Devo guardare altrove?» Domandò,
fischiettando. Faceva anche il finto gentiluomo.. tzè!
Emisi un suono indistinto e sfilai canotta e reggiseno, cercando di non
pensare ai suoi occhi che divoravano la mia pelle, centimetro dopo
centimetro.
Feci lo stesso coi pantaloncini e finalmente terminai l'ignominiosa
operazione. Mi voltai verso di lui, pronta a seppellirmi sotto la
sabbia dalla vergogna, e incrociai i suoi occhi, che bruciavano nei
miei.
Lasciò cadere l'asciugamano e afferrò saldamente
i miei
fianchi, per poi catturare le mie labbra con un gesto quasi violento.
«John-» Cercai di allentare la sua presa ma lui mi
zittì e mi morse il labbro inferiore, facendomi gemere.
«Ituo-ifig-li» Provai a dire, tra un bacio e
l'altro.
«Mmmh..» Si lamentò lui, senza
allontanarsi di un
millimetro.
Poi, dopo qualche istante si spostò, permettendomi di
riprendere fiato.
Mi sentivo un maniaco ninfomane. L'avrei presa
anche lì, subito,
sulla spiaggia, davanti ai miei figli. Non credevo fosse possibile
desiderare tanto una persona.
Insomma,
non era tutta colpa mia. Vianne mi aveva attratto fisicamente dal primo
momento in cui l'avevo vista. Ero un uomo normale, dopotutto.
Poi l'attrazione era passata anche al lato caratteriale, mettendomi in
croce una volta per tutte.
L'avevo sempre desiderata, e ora che era finalmente mia avrei voluto
passare la vita dentro di lei.
«Andiamo, perv.» Mi
canzonò, riportandomi al presente.
«Perv! Da che
pulpito viene la predica.. non credo di essere l'unico pervertito,
qui.» Le dissi, alzando un sopracciglio.
Sì,
insomma. Ci divertivamo parecchio. Avevo riscoperto quel lato un po'
selvaggio che si era decisamente assopito negli ultimi anni.
Vianne mi fece una linguaccia e mi prese per mano, trascinandomi in
acqua.
Nicole raggiunse Vianne in poche bracciate.
«La
mia cognatina preferita» Disse, sorridendo come lo Stregatto.
Vianne arrossì fino a diventare viola e i miei figli
ridacchiarono, poi corsero a prendere la palla e in pochi minuti demmo
inizio a un torneo di pallavolo.
Vianne era bravissima con loro. Nonostante sostenesse di non avere
molta pazienza, i fatti dimostravano il contrario.
«Ma sei
un campione, Jack!»
Applaudì quando lui si buttò in acqua per salvare
la
palla. Riemerse tossendo un po' ma le rivolse un sorriso stupendo,
fiero di sé.
Giocammo per diverso tempo, poi Nicole prese Vianne sottobraccio e se
ne andarono a cincischiare al largo. Avrebbero commentato anche le mie
performance a letto?
Beh, non che avessi da temere chissà che...
«Com'è
bella» Sospirò Lily, che con lo sguardo seguiva
Vianne.
Quella frase mi fece quasi esplodere dalla gioia. Dovetti trattenermi
dal chiamare Vianne per fargliela sentire con le sue orecchie.
«Sei
felice, papà?» I miei due angeli mi si
avvicinarono e li
strinsi a me. Lily mi incoraggiò a rispondere con un sorriso.
Guardai Vianne e non potei fare a meno di sorridere anch'io.
«Sì, piccola mia. Sono felice.»
«Dai, dai, dai» Piagnucolò Nicole,
pregandomi a mani giunte.
«Ohhh!» Sospirai
esasperata e pensai di affogarla. «Ma
cosa vuoi che ti dica? E'.. bravo.»
La buttai lì, guardando altrove.
«Sì,
e io sono Michael Jackson»
«Apperò,
ti facevo più magro» Lei rise e mi
schizzò l'acqua, bagnandomi tutti i capelli.
«Eddai,
ma cerca di comprendermi! Sono la cognata di Johnny Depp da quasi
trent'anni e non ho mai e dico mai
avuto la possibilità di conoscere un solo dettaglio della
sua
vita sessuale. Vanessa-la-voragine l'avrò vista si e no due
volte, e figuriamoci se mi mettevo a chiederle certe cose...»
«Appunto,
certe cose
non si chiedono» Nicole alzò gli occhi al cielo.
Sapevo che non si sarebbe rassegnata mai.
«E va bene. Vuoi
prendere i popcorn o stai comoda così?» La presi
in giro. «Perché,
il fatto è lungo?» Sorrise sorniona, e cominciai a
raccontare.
«Ma la
volta più bella è stata sul... vostro
letto»
«NO!»
Nicole spalancò la bocca, incredula.
«Sì...»
Arrossii, colpevole.
«No!»
Scoppiò a ridere istericamente.
«Ma
non è colpa mia se lui è...
insaziabile» Dio, lo
stavo dipingendo come un libertino arrapato. In realtà non
immaginavo che fosse così aggressivo, alle volte. Certo, io
non
ero da meno; lo provocavo in tutti i modi possibili e immaginabili.
Però fondamentalmente era un romanticone.. dolcissimo e
premuroso.
«Io
stavo semplicemente pulendo la vostra camera. Ero piegata sul letto a
sistemare le lenzuola, e...»
«Oh, ti capisco!
Anche a me è capitato...» Divenne paonazza. «Quel
letto è talmente grande che per lisciare le lenzuola al
centro devi per forza piegarti a novanta gradi...»
Cavolo,
sembravamo due ninfomani ubriache.
«Io
suggerirei un libro sul kamasutra. Ci sono alcune posizioni
che...» Si interruppe, guardando la mia espressione.
«Che
c'è?!» Il colorito bordeaux ormai non mi avrebbe
abbandonato più.
«Non
mi dire. Già ci avete pensato.»
«Internet
è un potente mezzo di informazione..»
Ci guardammo e scoppiammo a ridere.
«Oh,
attenta!» Nicole non fece in tempo ad avvisarmi che avvertii
una
botta in testa. Dopo un momento di smarrimento mi voltai e vidi la
palla con cui qualcuno mi aveva colpito. Johnny.
«Avete
finito di parlare di me?» Gridò spazientito,
avvicinandosi.
Mi massaggiai il capo dolente, guardandolo in cagnesco. «Ma
non potevi chiamarmi in modo più delicato?»
«Scusa,
non volevo colpirti davvero» Ridacchiò. Quando mi
raggiunse sostituì la mia mano con le sue, deliziandomi con
uno
dei suoi massaggi irresistibili.
«Gliel'avevo
detto di non tirarla» Si intromise Jack.
«Papà
è un testone» Disse, con la sua "s" accentuata.
«Lo so,
lo so» Sorrisi. «E'
un adorabile, magnifico, insostituibile testone.»
Johnny spostò una mano dalla testa al mio fianco, l'altra la
fece scorrere sul mio viso, fino al mentò, che
alzò
leggermente per baciarmi.
«Lily, girati. Stanno facendo le cosacce»
Sussurrò
Jack alla sorella, mentre si allontanavano per lasciarci un po' di
privacy.
Scoppiammo a ridere, e Nicole con noi, che li aveva sentiti.
Ci
lasciarono qualche momento di intimità, in cui ci concedemmo
qualche
bacio più trasgressivo, qualche carezza più
audace. Johnny mi stringeva
a sé come a voler fondere i nostri corpi, come se nessun
tipo di
contatto fosse mai abbastanza.
«Io
credo che tutto questo sia un sogno» Sospirai,
dopo aver ripreso fiato. «Ho
paura di addormentarmi e di svegliarmi il giorno dopo con Nicole e
Danny e la casa da pulire.» Johnny ridacchiò,
prima di baciarmi ancora.
*Dio,
menomale che le labbra non si consumano. Altrimenti eravate belli che
fregati.*
Ermengarda, ma non ti
eri presa una pausa?
*Chi, io? No*
Mi pare ovvio che la tua
presenza qui sia inutile, nonché inopportuna.
*In effetti devo farmi
l'insulina. Fate schifo.*
«E'
tutto reale, fortunatamente» Mi
rassicurò Johnny, accarezzandomi il viso con la sua guancia.
Sorrisi e mi allontanai un po'. «Pungi,
amore.»
«Lo
so.» Per tutta risposta prese il mio viso con una mano e lo
tenne fermo
mentre sfregava forte la guancia sulla mia e mi graffiava tutta.
«Ahia,
scemo!»
Risi
e lo spintonai. «Non
mi provocare» Ghignò, meditando chissà
quale
vendetta. In acqua non mi fidavo tanto, per cui alzai le mani e mi
arresi.
«No,
no, no, non farmi niente» Dissi, e ottenni l'effetto
desiderato.
Mi abbracciò e mi cullò appena seguendo il ritmo
delle onde. «Quanto
ti amo, Vianne, non ne hai un idea.»
D'amore
non si muore, diceva qualcuno. Io, invece, credevo proprio
che di questo passo sarei morta sicuramente.
La giornata volò in un batter d'occhio, lasciando una serie
infinita di ricordi bellissimi.
Johnny
era radioso, i suoi figli erano un qualcosa di meraviglioso e speciale
ed erano capaci di mettermi a mio agio, in quella situazione un po'
strana.
Persi qualche battito quando, in spiaggia, cercando una
nostra foto sul cellulare di Johnny, notai tre chiamate perse da parte
di Vanessa.
Johnny si accorse subito della mia espressione, a metà tra
il
sorpreso e l'atterrito, e mi rassicurò dicendomi che l'aveva
lasciata.
«Davvero?»
Avevo chiesto, stupita. Era passata ormai una settimana dalla sera del
"misfatto" e in effetti forse ero stata un po' stupida a non chiedergli
nulla di Vanessa.
«Certo.
L'ho lasciata mentre mi mangiavo le mani a morsi quando stavi col
crucco scandinavo»
Sorrise.
«E lei
che ha detto?»
Non potei fare a meno di domandarglielo.
Johnny
alzò le spalle. «Non ricordo nemmeno, a dire il
vero.
Quello che dovevo dirle l'ho detto e la mia mente è tornata
subito a te. Cosa
poteva dire? Nemmeno se si fosse opposta con la migliore scusa del
mondo l'avrei perdonata.»
E allora perché cavolo lo stava chiamando?
Decisi di non pensarci più. Godiamoci la giornata e via.
Qualche minuto dopo squillò ancora il cellulare. Il mio,
però.
Era Ryan. Johnny assunse un'espressione curiosa ma non nel senso buono
della parola. «Pronto?»
Risposi, coi suoi occhi addosso. Quasi quasi si avvicinava con
l'orecchio al ricevitore. «Ciao,
carissimo!» Lo feci apposta. Johnny mi guardò
stortissimo e mi diede un pizzico sulla coscia. «Ahi-si,
tutto bene! Voi?»
«Che
vuole? Digli che hai altro da fare»
Mi faceva morire quando era così geloso. E se avesse visto
David, allora? Una risata mi sorse spontanea.
«Uh,
che bella idea! Sì, sì, certo che vengo!»
Era a un passo dallo strapparmi il cellulare di mano, lo
sentivo. «Veniamo, voglio
dire» Mi corressi e lui si tranquillizzò un po'.
«Certo
che stiamo sempre insieme» Dissi, e Johnny si
passò una mano sulla fronte. «Eh?
No, no. Dì a Ash che il resoconto l'ho già fatto
a Nicole e per oggi basta e avanza»
Silenzio, ascoltai la risposta di Ryan. «Sì.
Talmente che
è lungo.» Arrossii e pensai subito al
doppio senso di cui anche Johnny si accorse e sorrise compiaciuto.
«Va
bene tesoro, ci vediamo più tardi!»
Schioccai un bacio nel ricevitore e attaccai.
Posai il cellulare nella borsa con molta calma, facendo finta di
niente. Quando mi voltai Johnny alzò un sopracciglio. «Tesoro?»
*Sei una stronza assurda*
Lo so.
*No, ma dico. Peggio di
me! E per superare me...*
Lo so.
*No, ma..*
Lo so!
«Che
c'è? Ti dà fastidio?» Sorrisi a
centocinque denti e lui mi prese il
viso con una mano e lo strinse forte, mordendosi il labbro. «Ti
devo uccidere» Disse a denti stretti, con un sorriso appena
accennato.
Mi liberai dalla
morsa d'acciaio e provai a parlare seriamente. «Ci hanno
invitato a cena, un'uscita a quattro.»
Riferii entusiasta.
Mi
guardò scettico. «A me quel crucco non sta
simpatico per niente.»
«Daaaai!
Dici sul serio? Ma è stato solo un innocentissimo bacio a
stampo. Cioè,
più o meno. Niente di che» Sapevo che ci pensava
sempre e che si
riferiva a quello, quando diceva di detestarlo.
«Sì,
sì, dicono tutti così.»
«Vuoi
paragonare quel bacio freddo e nordico con i tuoi baci? Con i nostri
baci che definirli passionali è un eufemismo?»
Mi avvicinai e gli morsi
un labbro. Lui fece l'offeso per un po', lasciandomi fare. Mi misi a
cavalcioni su di lui, ignorando l'allegra combriccola che prendeva il
sole, e lo stuzzicai baciandolo nei punti più sensibili.
Quando gli
leccai lentamente la pelle del collo appena sotto l'orecchio lui
rabbrividì e mi strinse forte le gambe. Fece risalire le
mani fino alle
natiche e le accarezzò coi pollici, mentre imprimeva le sue
labbra sul
mio collo. «Sei
proprio una gattina dispettosa» Sorrise sulle mie labbra
prima di baciarle.
«Stanotte
ti faccio le fusa per farmi perdonare, allora.»
*Ci
sono i suoi figli a portata d'orecchio, cavolo! Potresti anche
risparmiare queste metafore squallide!*
«Mmm..
ti prendo in parola» Johnny non si scalfì per
niente, anzi stette al gioco.
E insomma, la giornata passò così, tra alti e
bassi. Soprattutto alti, direi.
Tornammo a casa dopo il tramonto.
Mancavano venti minuti all'appuntamento ed eravamo ancora in bagno.
«Uff,
devo farmi la barba»
Si lamentò Johnny guardandosi allo
specchio. Io ero appena
uscita dalla doccia e mi stavo infilando la biancheria.
Non avevo idea di come facessi a restare così tranquilla
tutta nuda davanti a lui.
Mi avvicinai al lavandino, in mutandine e reggiseno, e gli guardai il
viso. «Te
la faccio io?»
Lui
sorrise e annuì. Prese l'occorrente dal mobiletto accanto
allo
specchio, mentre io mi sistemai sul ripiano di marmo accanto al
lavandino. Lui si fece spazio tra le mie gambe e appoggiò le
mani ai
lati del mio sedere, coi pollici sui bordi della culotte.
Agitai
la bomboletta di schiuma da barba e ne feci uscire la giusta
quantità
che gli stesi sul viso. Lui mi porse il rasoio e mi guardò
divertito.
«E'
tutto tuo, Sweeney.» Poi ci
ripensò e si corresse. «Anzi,
a dire il vero somigli di più ad Adolfo Pirelli.
Sì, sì, stessi baffetti.»
Scoppiammo a ridere e lo minacciai di sgozzarlo come una
gallina. «Non
ho i baffetti!»
«Lo
so.» Si avvicinò per
baciarmi e mi sporcò di schiuma sul mento. «Sei
peggio di un bambino!» Lo presi in
giro e iniziai a passargli la lama sul viso.
Non l'avevo mai fatto prima, se non contavamo le poche volte in cui me
l'ero passata sulle gambe, da ragazza.
Me la cavai piuttosto bene. Lui mi aveva agevolato inclinando la testa
e suggerendomi di passarla con più decisione.
«Non
vorrei sfigurarti» Gli confessai. Non sia mai, avrei rovinato
il Patrimonio Universale dell'Unesco.
Johnny
alzò gli occhi al cielo. «Vai tranquilla, non puoi
sfigurarmi. Sono talmente bello
che nemmeno una crema all'acido muriatico può sfigurarmi»
Oh oh, era diventato pure vanitoso!
«Hai
ragione, Narciso» Constatai, con orgoglio. Era troppo bello.
Troppo,
troppo, troppo
bello. Dovevano ancora inventare la parola per
descrivere quanto era bello.
Stavo per concludere l'operazione sulla
guancia sinistra quando ovviamente lui iniziò a farmi morire
con quelle
maledettissime mani.
«Joh..
smettila» Mormorai. Dall'esterno erano passate all'interno
delle
cosce, muovendosi lente ma decise. Lo guardai stupita quando le
infilò sotto le mutandine. Lui mi guardava fisso con gli
occhi
socchiusi appena, osservando ogni mia reazione al suo tocco.
«John
Christopher D-» Mi morsi un labbro per soffocare un gemito.
Lui
sorrise divertito, senza smettere di torturarmi. Fui costretta a
poggiarmi a lui per non sciogliermi come neve al sole.
«Fammi
finire, almen-ohh, Gesù..» Appoggiai la fronte
alla sua e poi inarcai
la schiena involontariamente, reclinando indietro la testa. Lui mi
baciò sul mento, godendo dei miei sospiri fino all'ultimo,
più intenso, carico di piacere.
«Sei..
sei proprio..» Provai a riprendere fiato e a trovare un
aggettivo adatto, ma ero senza parole.
«Vieni
qui» Mi prese in braccio e si diresse
nuovamente verso la doccia. «Aspetta»
Dissi. Gli passai la lametta sull'ultima striscia di barba e la buttai
nel lavandino.
Pensai che avremmo fatto tardi e provai a dirglielo, titubante: «Ma..
ma non abbiamo tempo, Joh..» Lui mi zittì con un
bacio e sospirai forte
sentendo la sua erezione vibrare contro le mie cosce. «Va
bene, in fin dei conti possiamo anche ritardare un pochino..»
Ashley e Ryan avrebbero capito.
«E
così Johnny Depp è un ritardatario. E chi se lo
sarebbe
mai aspettato» Commentò divertita Ashley quando ci
vide.
«Avete
avuto qualche problema?» Si informò Ryan,
più educato. Johnny e io ci
scambiammo un'occhiata complice e io arrossii inevitabilmente.
«Oh,
capisco. Va bene, siete giustificati» Pigolò Ash,
esibendo una faccia da schiaffi.
Ordinammo da bere e iniziammo a parlare del più e del meno.
Johnny e io ci comportavamo come due adolescenti cotti l'uno
dell'altra. Ci facevamo i dispetti, ci lanciavamo le frecciatine,
litigavamo per il menù, lui mi pizzicava la gamba e io gli
tiravo i calci. Ashley e Ryan invece non perdevano occasione per tubare
innamorati. Mano nella mano, occhi negli occhi, trottolino amoroso
du-du-da-da-da.
Io e Johnny eravamo nella fase sesso
sfrenato, loro evidentemente nella fase amore smielato.
La gente intorno ci osservava curiosa. Era un locale discreto, di una
certa importanza. Di certo non c'erano ragazzine in calore o fan
sfegatate. Notai qualche sguardo lascivo rivoltogli da delle signore
attempate brutte come la morte, che solo a guardarle ti veniva la
lebbra. Tutto sommato, comunque, non ebbi motivo di sentirmi minacciata
o gelosa, almeno da loro.
Una musichetta interruppe la conversazione tra Johnny e Ashley. Stavano
parlando della sua isola alle Bahamas e lei voleva a tutti costi
strappargli un invito. La conoscevo troppo bene.
«Oh,
scusate. E' il mio.» Johnny
affondò le mani nelle tasche dei pantaloni e
tirò fuori il cellulare. Intravidi il nome di Vanessa e una
morsa mi
attanagliò lo stomaco.
Guardai Ash eloquente e lei mi rivolse un sorriso di incoraggiamento. Johnny
mi guardò, col cellulare che non smetteva di vibrare. Cercai
di
cacciare giù il groppo alla gola e sorrisi:
«Rispondi, dai.»
«Con
permesso.» Si congedò e uscì dal
locale. Dal tavolo dove eravamo seduti
potevo vederlo parlare, camminare avanti e indietro e gesticolare
appena. Non riuscivo bene a vedere le espressioni del viso,
però.
«Dai,
non pensare male. Magari chiama per... ehm... per...» Nemmeno
Ashley
riusciva a trovare una scusa plausibile. Mi torturai le mani,
nell'attesa.
Quando vidi che riattaccava, uno sciame di gente gli si
avvicinò, e qualche flash gli illuminò il viso. «Merda»
Feci per alzarmi ma Ash mi prese per mano.
«No,
Vianne. Non credo che sia una buona idea...»
Lo
vidi fare qualche autografo e sorridere ai fotografi. Poi
tornò dentro
e si scusò col proprietario del locale, il quale gli diede
una pacca
sulla spalla, tranquillizzandolo.
Dopotutto, era pubblicità gratuita al suo locale. Mica
poteva protestare. Johnny era sempre troppo gentile.
Tornò al tavolo col solito sorriso. «Eccomi
di nuovo.» Mi sforzai di ricambiare il sorriso, ma dentro
stavo morendo
di paura. Volevo sapere quello che si erano detti, volevo sapere e
basta. Quasi gli tolsi la mano dalla mia gamba, tanto ero nervosa e
irritabile.
«Vianne,
mi accompagni in bagno? E' urgente.. non riesco a
trattenerla» Ashley
cercò di salvare le apparenze con un sorriso imbarazzato, e
mi trascinò
nella toilette di corsa.
«Stavi
per mangiartelo vivo» Mi
rimproverò. «Dai,
concedigli il beneficio del dubbio!»
«Sono
stati insieme per più di dieci anni, Ash! Quale beneficio
devo
concedergli?! E' Johnny Depp! Pensi che non passi ogni secondo del
giorno con la paura che qualcuno me lo porti via?!» Urlai,
con le
lacrime agli occhi. Dovevo calmarmi. Dovevo calmarmi.
Ashley espirò lentamente, abbracciandomi. «Nessuno
te lo porterà via, V. O dovranno passare sul mio cadavere,
su quello di
Ryan, e sui nostri corpi reincarnati, anche se non ci credo»
Risi e mi
calmai almeno un pochino.
Mentre stavamo tornando al tavolo Ashley scosse la testa e
sospirò. «Ma
lo vedi come ti guarda? No, dico, lo vedi? Quello ti ama più
di
quanto ha amato tutte le sue donne messe insieme.» Lo guardai
e me ne accorsi.
Ashley aveva ragione. Johnny mi guardava come un uomo guarda la donna
che sta per sposare, quando fa la sua comparsa lungo la navata.
Sorrisi emozionata e mi sedetti accanto a
lui, che mi baciò la spalla. «Mi sei
mancata.»
continua...
Amo
questo capitolo *________*
Amo questi due testoni. Soprattutto lui. XD
Bon, bon, bon. Che dire? Nulla! Il capitolo è quello che
è, loro sono quello che sono, i bimbi (*_*) sono adorabili.
Il prossimo capitolo sarà l'ultimo ç_ç
E poi
l'epilogo... Come vedrete dallo spoiler, può ancora
succedere di
tutto.
Chissà, chissà. (Beh, qualcuno che sa c'è.
Ma non fiaterà ovviamente. Vero? XD)
Insomma, fatemi sapere se vi sono piaciuti i due piccioncini (L)
Grazie per le recensioni. Grazie, davvero. Non ho parole per dirvi
quanto vi amo et adoro.
Vado a scrivere l'altra, ché altrimenti col cavolo che la
pubblico, visto che qui siamo agli sgoccioli XD
Che poi ho un dilemma esistenziale che mi frulla in testa come un
criceto sulla ruota... perché stavo pensando di pubblicare
quella nuova storia come originale, lasciando il nome e il volto di
Johnny (vi faccio vedere il blend,
dai.).. non so, non so. Voi che dite? Mi seguirete lo stesso?
ç_ç Al 70% pubblicherò qui, ma
c'è quel 30%
che mi lampeggia in testa xD
Anyway, poi vedremo. Voi esprimetevi. Se volete picchiarmi fate pure XD
Ecco il vostro spoilerone (non linciatemi!):
[...] Due passi in avanti, e il
cuore che si ferma.
Lui e lei. Seduti a tavola, l'uno di fronte all'altra. La mano di lei
su quella di lui.
Un brivido mi attraversò la schiena da cima a fondo,
regalandomi uno spiacevole senso di nausea.
Vanessa mi sorrise, e compresi esattamente come ci si sente quando
‘ti cade il mondo addosso’. [...]
Lots of love,
Sara.
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Capitolo 15 *** Come what may; ***
Fourth
Capitolo
quattordici
Come what may;
«Sto
facendo più
esercizio fisico adesso che da giovane» Commentò
Johnny,
dopo la quarta performance in un giorno. Ridemmo e mi strinsi a lui,
che mi coprì col lenzuolo fino al seno.
«Tu
ci credi che abbiamo passato quasi due mesi insieme, giorno dopo
giorno... e alla fine ci siamo innamorati? E tutto è partito
da Daniel... Dio, quanto vorrei che fosse ancora qui per
ringraziarlo...» Mormorai in un momento di tristezza. Lui mi
accarezzò la spalla.
«Anch'io...»
Non parlavamo quasi mai di Danny. La cosa non era un tabù,
certo, ma cercavamo di lasciarci il passato alle spalle, anche se
davvero avrei voluto - e dovuto - abbracciarlo e ringraziarlo
per il resto
della mia vita. Un altro argomento era tabù, invece. Ci
siete
arrivati? Bravi. Di lei non parlavamo proprio mai. Io non riuscivo a
chiedergli niente e lui non ne faceva mai argomento di conversazione.
Facevamo finta di niente, aggiungendo una fetta di prosciutto sugli
occhi giorno dopo giorno.
*Il mio radar
anti-dentone si è attivato. Ti conviene tenere gli occhi
aperti*
Lo sapevo
già, grazie tante.
*Ma perché
sei sempre così acida? Dopo tutto questo sesso, poi...*
Ma che ne vuoi sapere,
tu?! Vai a tormentare qualcun'altro!
Insomma, ero un po' tesa.
«Credo
che qualche paparazzo ci abbia beccato alla cena con Ashley e il
crucco. Mia sorella Christie mi ha chiamato e ha saputo che a breve
uscirà qualche giornale... non credo di essere ancora in
tempo a
fermarli, ma se me lo chiedessi potrei provarci, se ti dà
fastidio...» Il solito tesoro adorabile. Si preoccupava di
tutto.
«Non
ti preoccupare. Che il mondo ci veda pure.» E che Vanessa ci veda pure,
soprattutto. Così potrà anche dire "Ah! Avevo
ragione!".
Era proprio il momento perfetto per tirare in ballo l'argomento. Mi
sarebbero bastate due paroline, proprio due, per chiedergli se avrebbe
rilasciato qualche dichiarazione in proposito, o per dire semplicemente
"E Vanessa lo sa?". Ce l'avevo proprio sulla punta della lingua, ma
proprio lì...
«E'
il mio telefono?» Johnny aggrottò la fronte
sentendo la
musichetta che gli avevo messo per suoneria. Annuii e mi si
annodò lo stomaco e pure gli intestini e magari anche il
fegato
e il pancreas. Johnny sbuffò e si buttò addosso a
me. «Mi
scoccio di alzarmi.» Strofinò la testa sul mio
seno
stringendomi per la vita e io gli tirai i capelli per farlo
allontanare. Rise e mi diede un morso, poi si alzò. Nudo
come
Santa Betty Sue l'aveva fatto. Lo fissai e sorrisi maliziosa.
«Mi
stai violentando, smettila» Esclamò mentre si
infilava i
pantaloni della tuta. Io ridacchiai e mi sporsi a baciarlo. Intanto il
telefono squillava sempre, e avrei voluto proprio scaraventarlo dalla
finestra.
Johnny andò in camera sua a recuperarlo e si
fermò in
corridoio per rispondere.
«Salve. Sì.
Sì, certo. Va benissimo. Sì, sì. A
presto.»
Queste le poche parole che disse e che riuscii a carpire tendendo
l'orecchio verso la porta. Quando tornò in camera mia
sorrise e
posò il cellulare sul comodino.
«Chi
era?» Stavolta non potei fare a meno di chiederglielo. Di
certo
non mi sarei messa a controllare le chiamate ricevute, non ero il
tipo... piuttosto sarei morta di ulcera.
«Mmm... nessuno» Mi
baciò con trasporto e impiegai parecchio tempo per
allontanarlo.
«Come
nessuno?» Sfuggii
alla sua bocca per quattro volte, poi lui mi bloccò sul
letto e
confermò quello che aveva detto. «Nessuno.
Roba di lavoro. Pallosissima roba di lavoro.» E si
appropriò nuovamente delle mie labbra, facendomi
sconcentrare.
Quella canaglia! Sapeva che impazzivo coi suoi baci, sapeva che erano
il modo
migliore per distrarmi.
«Se
mi stai
nascondendo qualcosa, io-mmh..» Mugugnai contro le sue
labbra,
cercando di opporre un minimo di resistenza.
«Fidati
di me, Vianne.» Mi guardò serio e io mi persi nel
suo sguardo. Annuii e sospirai.
«Ho
bisogno di una doccia.» Disse e fece per alzarsi. Lo afferrai
per l'elastico della tuta. «E mi lasci
così? Dopo quei baci tu hai il coraggio di
lasciarmi così?!» Gli chiesi fintamente
arrabbiata. Lui rise e ammiccò. «Il tempo di
ricaricarmi un po' e poi ti assicuro che non uscirai da questa stanza
per molto
tempo...»
Sembrava di stare in un centralino.
Il cellulare di Johnny era diventato rosso fuoco ed emetteva fumo dagli
altoparlanti.
«Ma
che cavolo...» Sibilai, all'ennesimo squillo.
Johnny sbuffò, controllò il numero e per una
volta
riattaccò. Tornò da me in cucina e si mise il
grembiule
coi fiori.
«Allora,
dicevi? Tre uova?»
Stavamo provando a fare le crepes.
«Sì.
Sbatti le uova e mettici un pizzico di sale. Così, vedi, con
la
forchetta.» Iniziai a girare la forchetta velocemente e lui
prese
il mio posto. Presi la farina e il latte e li versai nel contenitore. «Bisogna
amalgamare il tutto in modo da non formare grumi.»
«Sarà
fatto, grande chef.» Dichiarò solenne.
Effettivamente lo
fece, e lo fece anche bene. Misi a scaldare la crepiera e la unsi con
un po' d'olio.
«Comincia
a prendere la ciocc-ooohhhh, ma non si può!»
Guardai verso
il tavolo dove il telefono aveva iniziato di nuovo a trillare.
«Sto per prendere il blackberry e passarci sopra con un
camion.» Sfiatai, spazientita. Johnny mi schioccò
un bacio
sulla guancia e andò a rispondere.
«Pronto?
Ohilà, sei vivo allora!» Il neurone si mosse da
solo e
capii al volo con chi stava parlando. Lasciai perdere le crepes e
raggiunsi Johnny sul divano.
Quando mi sedetti lui scoppiò a ridere. Ma quanto era bello,
quanto era cuccioloso
quando rideva così?
*Hai la faccia da ebete.
Svegliati!*
Ma tu non la senti la
sua risata? Che diamine, anche la coscienza è donna! O tu
fai eccezione?
*Certo che sono donna,
idiota!
Purtroppo non posso fare commenti smielati né erotici su
Johnny
altrimenti mi mandi nella camera a gas, ricordi?*
Ah, hai ragione. E
allora perché mi scatafasci i cosiddetti?
*Per ripicca, ovvio.*
«Sì, l'ha visto. Cioè,
insomma...» Mi guardò trattenendo una risata. «Non
abbiamo finito di vederlo...» Disse, vago. Ci mancava solo
che si
mettesse a fischiettare. Tim lo conosceva troppo bene, e
capì
subito. Johnny mise il vivavoce.
«Aspetta,
devo prenderla come un'offesa? Il film faceva talmente schifo che avete
avuto bisogno di fare altro per passare la serata? No,
perché
ribadisco che la Disney voleva accopparmi, non so se mi spiego! Aveva
il mio scalpo tra le mani!» Mi faceva male la
pancia dal ridere. Quell'uomo era un mito.
«No, Tim. Il film è bellissimo, ma Johnny mi ha
impedito di vederlo tutto.» Intervenni, per difenderlo.
«Birbantello.»
Commentò, e io gli diedi ragione.
«Ascolta,
Vianne, dovrei parlare di alcune cose di lavoro con Johnny. Sono robe
prolisse e assolutamente noiose, oltre a essere top secret, quindi...»
«Va bene, capita l'antifona. Me ne vado.» Tornai ai
fornelli con un sorriso che si spense subito. Riflettei.
Quando mai Tim Burton aveva diretto un film prolisso e noioso? Mai.
Ergo, prima balla colossale.
Ruando
mai Johnny non mi aveva descritto ogni particolare dei suoi nuovi
lavori? Top secret?!
Seconda balla colossale.
La cosa puzzava enormemente.
*Guarda che hai bruciato
la crepe. E' quella che puzza.*
Non è
bruciata! E'... bionda!
*Bionda? A me sembra
mora con riflessi mogano*
Risi da sola per la disperazione.
No, seriamente. Johnny
mi sta
nascondendo qualcosa. Tutte quelle telefonate? I numeri che ho trovato
sulla scrivania? Tu non ti insospettiresti?
*Non sembra essere la
dentona, se è questo che credi. Magari è un'altra
delle sue sorprese*
Sarà, ma io
ho un brutto presentimento.
«Allora,
come vanno le crepes?» A parte quella bruciata, ne avevo
cotte
due e vi stavo spalmando la cioccolata sopra. Dall'odore sembravano
ottime.
«Bene,
tieni.» Gli porsi la prima e presi un altro mestolo di
composto che versai nella crepiera.
«Mmm...»
Johnny iniziò a mugolare con approvazione. «Sto
per svenire»
Sorrisi al complimento e cercai di scacciare tutti i pensieri negativi
su quella cavolo di telefonata con Tim. Certo, magari voleva discutere
dei suoi problemi col suo migliore amico... ne aveva tutto il diritto;
ma perché camuffare il tutto parlando di "cose di lavoro"?
*SMETTILADIFARTILESEGHEMENTALI!*
Ermy! Ma tu non capisci!
*Ermy? ERMY?! Aspetta,
chiamo la neuro.*
«E
questa? Si è suicidata?» Chiese divertito Johnny
indicando
la crepe bruciata. Non potei fare a meno di ridere e alzai le spalle. «No,
ero distratta.» Lo guardai eloquente e cercai di
trasmettergli
mentalmente che doveva sputare il rospo al più presto. Santa Vianne mi dovevano chiamare...
«Ho
delle novità.» Eravamo telepatici e non me n'ero
accorta? Mi preparai alla grande rivelazione.
«Dica,
dica.»
Cercai di restare calma, mentre in realtà fremevo dalla
voglia
di sapere che cavolo voleva Vanessa e che cosa stava tramando lui.
«Domani
ho un servizio fotografico. Se vuoi venire...» Lascio cadere
la frase addentando un'altra crepe.
«Certo
che voglio venire! Che domande!» Replicai senza pensarci due
volte. Era quella la sorpresa? Le diecimila chiamate erano tutte per il
servizio fotografico? No, non ci credevo.
«E poi
dovrò rilasciare una dichiarazione a People.»
Il mestolo mi sfuggì di mano e cadde a terra, macchiando il
pavimento. Nessuno dei due si mosse a raccoglierlo, né
tantomeno
si accorse che una seconda crepe si preparava al suicidio.
«Su..
su noi due?» Balbettai, incerta se svenire o fuggire a gambe
levate. Johnny annuì e sorrise. «Vanessa
ha già parlato, con un giornale meno importante. Era anche
ora,
viste le migliaia di foto con il nuovo compagno...»
La prima cosa che mi colpì fu la frase "con un giornale meno
importante". Certo, adesso che non era più nessuno mica
poteva
permettersi di chiamare OK!
o People
per dire quattro scemenze. Ero proprio curiosa di sapere cosa aveva
detto, come aveva giustificato il sacrilegio che aveva compiuto.
Poi pensai al resto della frase. Voleva dire che le nostre foto erano
già uscite?
«Ma..
solo stamattina mi hai detto delle foto, non capisco...»
«Sono
uscite online. Ora lo sa già tutto il mondo... quindi, prima
che
pensino chissà che, voglio spiegare.»
«Parlerai
anche di Danny?» Lui annuì.
Wow. Era abbastanza scioccante.
Pensai ai miei genitori, per primi. Avrei dovuto chiamarli,
assolutamente. Pensai ad Ash e Ryan, che sarebbero divenuti i migliori
amici di una persona famosa. Pensai a me, che sarei diventata... la ragazza di Johnny
Depp? Non sapevo nemmeno come ci avrebbe definiti, lui, e avevo paura
di chiederglielo.
«Devo...
scusami...» Mi sfilai il grembiule e mi chiusi in camera.
Dovevo pensare. Da sola.
La cosa mi era piombata addosso all'improvviso. Dopo quasi due mesi di
vita tranquilla - cioè, dopo trentadue anni di
vita tranquilla e
gli ultimi due mesi di vita tranquilla con Johnny Depp - la mia faccia
sarebbe stata su tutti i giornali finché sarebbe durata la
mia
storia con lui. Deglutii. Non era una cosa che accadeva tutti i giorni,
né una cosa da prendere alla leggera. Ecco, stavo andando
nel
panico. Presi il cordless e composi il numero di Ashley, col cuore che
batteva a mille.
«Hopaurahopaurahopaura.
JohnnydiràdinoiaPeopledomani.
DiventeròfamosacomeMichelleObama.
Sìhaicapitobene.»
Dissi tutto d'un fiato.
Dopo
un attimo di pausa in cui Ash dovette metabolizzare il colpo,
parlò. «Calmati. Per favore, calmati.»
«Non ci riesco,
Ash.»
«Vianne,
ascoltami. Tu ami Johnny, vero?»
«Certo che
sì.»
«E
allora questo basta. Sei consapevole che se solo glielo chiedessi lui
si ritirerebbe in cima a una montagna nel Burundi e vivrebbe da solo
con te per il resto della sua vita, vero?»
Ci pensai su e giunsi alla conclusione che sì, avrebbe fatto
di
tutto per proteggermi dalla vita mondana, se avessi voluto.
«Devi
solo abituarti all'idea, tesoro mio. Johnny non è uno che
sta
sulle copertine dei giornali tutti i giorni. Purtroppo per noi,
aggiungerei. Voglio dire, a meno che non andiate a fare bungee-jumping
sull'Himalaya o vi droghiate come Bob Marley nessuno parlerà
di
voi, passato il primo periodo...»
«Credo
tu abbia ragione.» Ammisi, alla fine. Mi ero calmata e stavo
già molto meglio.
«Ho sempre ragione, cara. E poi
scusa, non ti ha già rassicurato lui?»
«Non
gliene ho dato il tempo. Sono fuggita in camera appena me l'ha
detto.»
«Oddio,
Vianne. Ma sei tremenda! Ma.. ma.. ora si starà mangiando le
mani a morsi, per colpa tua! Salva questo scempio, ti prego! Scendi
giù immediatamente!»
Ordinò perentoria. Io ubbidii. La salutai e presi un bel
respiro.
Quando aprii la porta me lo trovai davanti. Stava fumando e batteva il
piede a terra, nervosamente.
«Va
bene, cancella tutto. Non rilascio nessuna dichiarazione. Scegli un
paese e ce ne andiamo a vivere lì.» Mi disse
appena mi
vide. Io risi e lo abbracciai.
«Scusami,
ho reagito come una stupida. Non ti preoccupare, amore mio.
Starò
benissimo. Finché saremo insieme starò bene, che
sia in
casa o alla premiere di un film.»
«Sei
sicura?» Mi sfiorò la guancia con il pollice,
scrutando
attentamente la mia espressione. Gli sorrisi e lo baciai. «Sono
sicura.»
«Eccolo,
finalmente. Si fa sempre attendere, il grande Johnny Depp!»
Esclamò una voce familiare quando entrammo nello studio
fotografico.
«Non
per niente mi chiamo Johnny Depp» Ribatté senza
fare una piega lui, abbracciando Tim.
«E'
stata colpa mia, veramente. Non trovavo le scarpe.» Ammisi
con un
sorriso imbarazzato. Tim abbracciò anche me e mi
presentò
il miliardo di tizi che avrebbero contribuito alla riuscita di questo
servizio fotografico.
«Cavolo,
tutta questa gente?» Osservai sbigottita. C'era davvero un
sacco di gente. Tante donne.
«Non
è un servizio come un altro. Vedrai.» Tim mi
strizzò l'occhio e mi fece sedere in un angolo. Il fotografo
e
gli assistenti iniziarono a provare le luci e i vari teli colorati, e
Johnny ogni tanto mi scoccava un'occhiata esasperata. Quando ebbero
trovato la sistemazione perfetta, lo fecero sedere e iniziarono a
tirargli indietro i capelli.
Aggrottai la fronte. Che stavano facendo? Due ragazze gli misero del
gel nei capelli e li stirarono per bene, fermandoli con delle pinzette.
Poi venne un tizio e iniziò a spruzzargli in faccia della
roba che lo fece diventare bianco
come un cadavere. Una donna giapponese iniziò a truccargli
gli
occhi e gli zigomi di viola, e a quel punto il neurone si
ritirò
per deliberare. Quando gli misero delle sopracciglia
enormi color rosso carota, capii. Con grande sgomento.
Lo stavano trasformando nel Cappellaio Matto.
Una punta di fastidio mi fece arricciare il naso quando lo fecero
spogliare - ovviamente non del tutto - per mettergli i vestiti di
scena. Tim mi mise il cappello enorme in testa e chiese al fotografo di
farmi una foto con lui. Sorrisi divertita e mi misi in posa. Il flash
forte mi accecò per un momento. Sbattei le palpebre un paio
di
volte e quando rimisi bene a fuoco mi trovai Johnny davanti e mi
spaventai.
«Gesù
quanto sei brutto!» Esclamai, suscitando le risate di tutti.
Faceva proprio impressione! Una cosa era vederlo sullo schermo dove si
sa, c'è di tutto... ma dal vivo faceva quasi paura. Quelle
lentine verdi erano davvero inquietanti.
«Se
non vi dispiace, il mio cappello.» Lo indicò con
un cenno
del capo e tese la mano con un gesto buffo. Glielo misi in testa e lui
si sporse per baciarmi.
«No, ti
prego, altrimenti me lo sogno stanotte.» Indietreggiai e lui
rise.
«Me ne
ricorderò, stanotte...»
«Qualcuno
divida i due piccioncini! Io sono il suo migliore amico, non potrei
mai...» Tim ci interruppe e si mise in posizione davanti
all'obiettivo. Johnny - o meglio, il Cappellaio - lo raggiunse e
insieme sorrisero per il successivo triliardo di flash accecanti.
Sempre nella stessa posa,
poi. Sai che strazio.
Quando furono finalmente soddisfatti, ne fecero un'altra con Johnny
che guardava sorridente Tim. Ecco, quella foto faceva proprio
impressione. Figuriamoci Edward mani di forbice quanto era spaventoso!
Rabbrividii al solo pensiero.
«Benissimo,
abbiamo finito!»
Gridò finalmente il fotografo, e tutti tirammo un sospiro di
sollievo. Johnny si venne a sedere accanto a me, sempre infagottato nei
panni del Mad Hatter, solo senza lentine. Almeno quello.
«La
prossima volta mi porti a quello di Jack Sparrow. Lì
sì
che ti bacerò, altroché!» Sorrisi a
tremila denti e
lui alzò gli occhi al cielo.
«Ma
come, se fossi così brutto non mi ameresti
comunque?»
Io storsi il naso. «Non
so se potrei sopportare il sopracciglio.» Lui si tolse il
cappello e me lo mise in faccia. Era talmente grosso che quasi quasi ci
entrava tutta la testa, dentro. «E'
pure viziata, la signorina...» Mormorò facendomi
ridere.
Le risate rimbombarono nel cappello. Quando me lo tolse ripresi fiato e
feci una smorfia.
«Dio
santo, fatti struccare, non ce la faccio a guardarti» Mi
morsi la guancia per non ridere.
«Ehi
voi, qualcuno faccia tornare Johnny, vi prego!» Agitai le
braccia
e la crew rise, mentre ci raggiungeva. Fecero il loro lavoro e potemmo
abbandonare lo studio.
Prima di tornare a casa, ci fermammo a bere un caffè con Tim.
«Io
prendo un caffè alla vaniglia, grazie.» Sorrisi al
cameriere che si congedò con un cenno del capo.
«Allora,
piccioncini. Le cose vanno a gonfie vele, vedo.» Tim si
sfilò le lenti azzurre e le pulì col bordo della
maglia.
Guardai Johnny e sorrisi. «Già.»
«Il
mondo sa.»
Continuò, annuendo tra sé.
«Già.
Quasi.» Mormorai, riferendomi all'intervista con
dichiarazione
che Johnny avrebbe dovuto rilasciare di lì a poco. «Ma non
è detto che tutto
il mondo legga People, comunque...» Cercai di convincermi,
ancora un po' terrorizzata all'idea.
«Ogni
dubbio sarà sciolto alla premiere, senz'altro.»
Momento di silenzio. Johnny guardò Tim. Tim
guardò Johnny. Poi guardò me, imbarazzato.
«Non
gliel'avevi detto?»
«Non
ancora.»
«Bene.»
«Bene.»
«Cazzo.»
Salve.
Qualcuno mi conosce, forse no.
Io sono presente in ognuno di voi.
Qualcuno mi ascolta, qualcuno no.
Qualcuno mi dà un nome, qualcuno no.
Vianne mi chiama Ermengarda.
E soffro di manie di protagonismo, sì. Che volete? Io posso.
Visto che Johnny sta dichiarando al mondo intero di aver lasciato
Vanessa e di stare con Vianne, e visto che Vianne si sta facendo fin
troppe pippe mentali per tutte le telefonate e cose varie, insisto per
prendere la parola. Almeno per salvarvi dalle pippe di Vianne, di cui
vi sarete davvero stufati.
Adesso, spostiamo la telecamera dalla mia faccia e puntiamola su quella
di Vianne. Siamo a casa, dopo il caffè con Tim. Lei sta
spulciando i vari siti di gossip alla
ricerca delle foto incriminate, quando suona il campanello.
Vianne alzò gli occhi dallo schermo del computer
e li
sgranò leggermente. Aggrottò le sopracciglia,
pensando a
quanto fosse stata veloce quell'intervista. Scese le scale
di corsa, pronta a sapere tutte le novità, e aprì
la
porta, piena di speranza. Quando si trovò davanti un uomo -
ma
non quello che amava - lo guardò spaesata.
«S-salve...
desidera?» Teneva aperta la porta quanto bastava per vederlo.
Era
sempre molto previdente - o paranoica - in questo genere di cose, forse
più del necessario.
«Sono
Mike Harris, sono qui per conto dell'agenzia immobiliare
House&House»
Dichiarò quello, lisciandosi la cravatta. Vianne
alzò un sopracciglio.
«Ehm,
credo che abbiate sbagliato casa...» Azzardò,
pronta a chiudere la porta. Il tizio scosse la testa.
«No,
no. Mi ha chiamato il signor Depp.» Quasi si
strozzò con
la sua stessa saliva, Vianne, sentendo quella frase.
Le
venne da ridere. «E' sicuro? Scusi, posso vedere un
documento?
Non è un paparazzo o robe del genere?»
Iniziò a
insospettirsi. Quel tizio poteva essere chiunque. Una valigetta e un
bel completo scuro non garantivano che fosse chi dicesse di essere. Lui
non si scalfì nemmeno un po'. Prese il suo distintivo, col
marchio House&House di cui Vianne aveva già sentito
parlare, e glielo mostrò. Lei si trovò costretta
ad
annuire lentamente.
Il
tizio, un po' imbarazzato, vedendo che Vianne non accennava un sorriso
né tantomeno voleva farlo entrare, si schiarì la
voce e
provò a balbettare qualcosa. «Forse il signor Depp
non
gliene ha parlato, ma noi abbiamo preso un appuntamento... è
già passato un quarto d'ora, lui...»
«Lui
non c'è, e non so quando tornerà. Ha avuto un
impegno
imprevisto.» La mente di Vianne rimuginava febbrile sugli
ultimi
avvenimenti. Tanti pensieri cozzavano tra loro senza riuscire a
incastrarsi.
Non sto qui a
raccontarvi le pippe
mentali, che ne avete passate già troppe. Purtroppo io sono
la
sua vocina interiore e devo sorbirmele tutte.
«Ho
capito, allora gli dica che lo richiamo. Arrivederci.» Vianne
pensò di essere stata un po' scorbutica, con quel tizio, ma
la
verità era che non sapeva cosa pensare.
Io lo so cosa
pensava, e ripeto che desidero risparmiarvi l'impiccagione. Vedete come
sono brava? Poi Vianne dice il contrario.
Il tempismo non è
mai stato il forte degli esseri umani, vero? Johnny bussò
alla
porta esattamente dieci minuti dopo che Vianne l'ebbe chiusa alle
spalle di Mike Harris.
«Finalmente
a casa. Ciao amore mio.»
Johnny chiuse la porta con un calcio e prese Vianne per la vita,
attirandola a sé. Si scambiarono un bacio che lei interruppe
praticamente subito. Era troppo tesa, ma non lo diede a vedere, almeno
all'inizio.
«Allora?
Non mi dici niente?» Gli sorrise, cercando di controllare il
respiro.
«Allora
è andato tutto bene. La signorina che mi ha intervistato
è stata gentile, non invadente, ha promesso di scrivere solo
quello che ho detto e mi ha pure detto di essere contenta per
me.» Spiegò lui, felice.
«Sono
contenta anch'io» Lo baciò e poi
inspirò
profondamente, allontanandosi verso il tavolo della cucina. «Ah,
prima è venuto a cercarti uno... Mike qualcosa, non
ricordo...» Buttò lì, mentre sfogliava
distrattamente le pagine di un giornale. Johnny deglutì.
E la sua vocina interiore gli suggerì una risposta immediata.
«Oh,
no! Ancora? Quel giornalista mi perseguita... da quando è
successa la cosa di Vanessa non mi lascia un secondo in pace... cose
assurde, pure qui è venuto?» Scosse la testa con
fare
melodrammatico. Vianne serrò le labbra.
Altro che
pippe mentali. Ora corrono paroloni.
«Ahhh...
capisco. Sul cartellino non c'era scritto "giornalista stalker",
però...» Si chiese cosa avrebbe inventato ancora.
Lo
guardò dritto negli occhi e lui si finse spaesato.
«Oh.
Allora forse non è quel Mike... avrà sbagliato
casa.»
Vianne sorrise. «In
effetti questa via è piena
di Johnny Depp...»
Gli si avvicinò e puntò le mani sui fianchi.
Johnny trattenne una risata, ormai palesemente scoperto.
«Hai
esaurito le scuse?» Pigolò lei, avvicinandosi
lentamente.
Non sembrava arrabbiata, però. Forse stanca.
La
verità è che nessuno lascerebbe Johnny Depp. Mai.
Ecco. Diciamo le cose come stanno.
Tranne Vanessa, ovviamente. Ma lei è un caso a parte. Un
caso PATOLOGICO a parte.
Johnny
la prese per mano, si sedette sulla poltrona e la fece sedere su di
lui. Mentre parlava, non smise di accarezzarle le mani, se le portava
alla bocca, intrecciava le dita con le sue. «Sto cercando
casa,
per noi due.» Scrutò l'espressione di Vianne per
un momento e lesse la sorpresa nei suoi occhi,
poi riprese a parlare. «Forse
l'avrai già intuito, o forse no... cavolo, mi era riuscita
quasi bene questa.
Doveva essere una sorpresa, ma ho dimenticato di dire a Mike di tacere.
Che coglione.» A Vianne scappò un sorriso e si
rilassò.
«Ne
avevo vista una, l'altro ieri, quando sono andato a fare la spesa... mi
è piaciuta subito e volevo conoscere i vari dettagli. Ecco
spiegate le chiamate e la visita di Mike.» Si
fermò di
nuovo, per accarezzarle la guancia col pollice. «Una
casa tutta per noi. Più ci penso e più vorrei
mettermi a
inventare una macchina del tempo per tornare indietro e proporti di
venire a vivere con me nel modo in cui l'avevo pensato... portarti
nella casa, magari bendata, in una stanza vuota con un solo tavolo al
centro, tutto apparecchiato e con due candele a forma di
cuore...» Vianne iniziò a piangere senza
rendersene conto.
Qualche lacrima rotolava giù dalla sua guancia senza che lei
potesse controllarla. Johnny le asciugava con la punta delle
dita, continuando a parlare. «E
poi avremmo fatto l'amore davanti al camino, sul tappeto persiano, e ti
avrei ripetuto che ti amo fino all'alba.» Vianne non
resistette.
Lo baciò cercando di trasmettergli tutto quello che stava
provando, tutto l'amore che sembrava sconvolgerla tanto era forte.
«Mi dispiace tanto, ho rovinato tutto...» Disse
Johnny quando si separarono.
«E'
come se
l'avessi fatto.» Lo rassicurò lei, con uno sguardo
e uno
sorriso che non lasciavano spazi a dubbi o rimpianti.
Lo so, lo so. Mi sono lasciata prendere la mano. Di solito non sono
così sdolcinata, né così obiettiva.
Ma Johnny Depp fa sempre un certo effetto.
Sono praticamente a un passo dal
diventare una star mondiale.
Sono praticamente a un
passo dal diventare la ragazza più odiata del pianeta.
Sono praticamente a un
passo da... David?
«Dolcezza!»
Lo incrociai sul marciapiede, con il braccio teso a chiamare un taxi.
«Ho
come un deja-vu.» Sorrisi e lo salutai con un bacio. Sempre più bello, eh?
«Come
va?» Mi chiese, aiutandomi a caricare le buste della spesa
sul taxi.
A parte il fatto che tra
qualche giorno mi vedrai sui giornali e addirittura in televisione, va
tutto benissimo.
«Bene.
A te come va?»
«Non mi
lamento.» Mi regalò uno dei suoi sorrisi da
svenimento istantaneo. «Col
fidanzato? E' ancora lì a fare da terzo incomodo in questa
nostra potenziale bellissima storia d'amore?»
Risi e annuii. «Sì,
è sempre lì, fermo più che
mai.»
«Mi fa
piacere.» Mi fece l'occhiolino, sinceramente contento.
«Oh. Il
cellulare.» Presi la borsa e aprii la tasca interna,
agguantando l'aggeggio che trillava impazzito.
«Deve
avere dei poteri soprannaturali, il tuo lui.» Ridacchiai e
scossi la testa. Era Ashley.
«Ash?»
«Tu
non hai IDEA del vestito che ti ho trovato. Cioè, tu... tu,
davvero... io sono troppo un genio! Costa più di me e te
messe
insieme, ma credo che Johnny se lo possa permettere...»
Sì, avevo affidato alla mia migliore amica schizzata il
compito di scegliermi l'abito per la premiere.
«Non
sarà una cosa alla Lady Gaga, vero?» Chiesi
preoccupata.
«No, no. Niente pezzi di carne.»
«Mh.»
Il taxi volò e presto giungemmo alla mia fermata. Gli dissi
di
lasciarmi all'ingresso del viale, così da non far perdere
tempo
a David.
«Tesoro,
ti devo lasciare. Ti richiamo dopo.» Attaccai e salutai il
mio accompagnatore con un abbraccio.
Mi incamminai nel viale con le buste tra le braccia e mille pensieri in
testa. Chissà che strana roba mi avrebbe fatto indossare
Ashley.
Era sempre dell'idea che a un evento del genere non bisogna passare
inosservati, quindi fatevi un po' i conti.
Ero talmente
sovrappensiero che quasi non feci caso al taxi fermo fuori casa.
Quando lo vidi e me ne resi
conto, mi bloccai sul posto. Non osavo muovere un solo passo in avanti.
Chi poteva essere?
Col respiro corto e un bruttissimo presentimento, mi decisi ad
avvicinarmi. L'autista stava leggendo
il giornale. Mi sembrava stupido chiedergli chi avesse accompagnato, ma
ero troppo curiosa e non volevo affrontare la situazione totalmente
impreparata.
«Qualche problema?» Feci un salto all'indietro,
colta di sorpresa. Il tassista mi guardò strano.
«No, no.» Col cuore in gola, salii i tre gradini
per arrivare alla porta e infilai la chiave nella toppa.
«Dica alla signora che sto morendo di fame! Aveva detto che
si
sarebbe sbrigata...» Borbottò il tizio scuotendo
la testa.
Fu come essere presi in pieno da un secchio d'acqua gelata.
Dica alla signora.
Si sarebbe sbrigata..
perché, doveva approfittare della mia assenza?
Dio, ti prego, fa che
non sia lei.
Considerai la possibilità di comprare un fucile, ma poi il
tassista avrebbe sentito lo sparo. Anche
avvolgendola con un piumone? Sì, penso di sì.
Okay, okay. Restiamo
calmi.
La porta si aprì con un 'clac', e feci in tempo a sentire
delle
voci provenienti dal salotto, che però si zittirono subito.
Due passi in avanti, e il cuore che si ferma.
Lui e lei. Seduti a tavola, l'uno di fronte all'altra. La mano di lei
su quella di lui.
Un brivido mi attraversò la schiena da cima a fondo,
regalandomi uno spiacevole senso di nausea.
Vanessa mi sorrise, e compresi esattamente come ci si sente quando ti cade il mondo addosso.
Sfoderando
la mia migliore
espressione impassibile, posai borsa e chiavi e li raggiunsi,
presentandomi come la governante. Lei non fece
una piega.
Che grande presa in giro. Lo sapeva tutto il mondo che Johnny e io
stavamo insieme, perché lei faceva finta di niente?
*Stanotte
avrò gli incubi. Hai visto che faccia? No, ma dico, hai
visto che faccia?!*
«E così ti vedo,
finalmente.» Vanessa mi strinse la mano continuando a
sorridere. Non ricambiai.
Con la scusa di portare le buste della spesa in cucina mi defilai,
chiudendo la porta alle mie spalle.
Li sentii ridacchiare, ma non riuscii a capire di cosa parlavano. Mi
sentivo umiliata come non mai.
*Va bene. Ora ti calmi,
prendi un bicchiere, avvicini l'orecchio alla porta e cerchi di capire.*
Potrei prenderti in parola.
*Vai, Perry Mason dei poveri!*
Evitai di prendere il bicchiere e mi avvicinai alla porta,
cercando di calmare me stessa e soprattutto il mio cuore, il cui
battito mi rimbombava fastidiosamente nelle orecchie.
La conversazione
riprese da Johnny. «Allora, facciamo
lunedì?»
«Non lo
so... dovrei riuscire a liberarmi... nel caso va bene anche
mercoledì?»
«Sì,
certo. Non c'è problema.»
«Lei
è d'accordo?»
«Ehm...
sì»
«Non
gliene hai parlato, vero?»
Oh, non ce la facevo più. Quante cose non mi aveva detto
Johnny, quante? Quante sorprese
mi aspettavano ancora? E di che cazzo stavano parlando?!
*Calmati. Calmati. Ci
dovrebbe essere del vino, in frigo.*
Vai a cogliere tu!
Non capii la
risposta di Johnny, o forse non ci fu bisogno di rispondere.
«Perché non gliel'hai detto?»
«Una
cosa per volta, già ha avuto tante notizie da
assimilare...»
«E
quando hai intenzione di parlarne?»
«Non mi
sembra chissà che notizia sconvolgente, Vane...»
Avrei tanto voluto avere una bomba per gettarla in salotto e fare fuori
tutti quanti. Non so con quale forza mi stavo trattenendo dal
trasformarmi in una belva, fiondarmi di là e chiedere di che
cavolo stessero parlando.
«Hai
ragione. Peccato che ora starà sicuramente per sbroccare,
credendo chissà cosa, dietro quella porta... me ne vado,
così potete chiarire in pace.» Sentii lo schiocco
di un
bacio e poi il rumore dei tacchi sul pavimento.
Johnny
aprì la porta e mi vide, seduta sul ripiano di marmo, con le
gambe penzoloni e un bicchiere di vino rosso tra le mani. Ancora pieno.
«Non so cosa tu stia pensando, ma non è niente di
tragico.» Mi tolse il bicchiere dalla mano e mi
baciò.
«Mi fai
una sorpresa al minuto, ormai. Potrei aspettarmi di tutto.»
Commentai, inespressiva.
«Stavamo
prendendo accordi per l'affidamento dei bambini.»
Ah.
Mi diedi della
stupida per aver temuto il peggio. «Giusto.»
«Faremo
a turno... due settimane ciascuno. Capiterà anche che
dovremo
stare tutti insieme, forse... volevo parlartene ma non mi sembrava il
momento adatto...»
«Non
ti preoccupare. Lo capisco.» Erano cose in cui io non
c'entravo
nulla, dopotutto. Era una situazione così strana...
«Vivo
col terrore che tu mi possa lasciare da un momento all'altro. Sto per
impazzire.» Disse, stringendomi a sé.
«Sapessi
io...» Mormorai, passandogli le braccia attorno alla vita.
«Amore
mio... so che non saranno sempre rose e fiori, che stare con uno come
me non è facile... sia per la fama sia per il carattere che
mi
ritrovo. Però ti prometto che sarai felice. Saremo felici,
insieme.»
Con
un groppo alla gola gli sorrisi, senza riuscire a rispondergli in modo
adeguato.
Mi
prese la testa tra le mani e iniziò ad accarezzarmi i
capelli.
«La nostra nuova casa ci aspetta. Verrai a vivere con me,
Vianne?»
Finalmente
ce l'ho fatta. Non so
come scusarmi. Dovevo aggiornare alla fine di gennaio, e invece... mi
dispiace tantissimo. Purtroppo non ho scritto più una
virgola
dalle risposte alle recensioni ed è stato un caso che abbia
terminato il capitolo, ieri sera. L'ispirazione va e viene... anzi,
sarebbe il caso di dire che va e basta, ultimamente. Il periodo non
è dei più felici ma insomma, non voglio accampare
scuse
né tediarvi coi miei problemi inutili.
Cavolo, è proprio finita.
Voi ci credete? Sembra di averla iniziata una vita fa... e ora
è giunta alla conclusione.
Inutile dire che sono super affezionata a questi due testoni. Lei
è la mia copia - quella bella - e lui è il mio
sogno
erot... ehm, il mio sogno.
Ermengarda è Ermengarda ed è anche lei un mio
alter-ego, quello bastardo. Mi mancherà tantissimo.
Che dire.
Ci sarà un epilogo, ovviamente, come promesso. Non so quando
lo
pubblicherò... non voglio dirvi date tanto poi non le
rispetto
quasi mai (l'avrete notato) e lo stesso vale per la nuova storia. Non
credo che vi avvertirò singolarmente o robe simili (a meno
che
non lo chiediate espressamente)... mi fa strano e sarebbe un po' come
costringervi a leggere... magari c'è chi vuole liberarsi di
me e
non vede l'ora XD
Voi date un'occhiata ogni tanto al mio profilo, e se c'è una
nuova storia... beh, è quella.
Vi lascio con due spoiler e tanti baci.
Un grazie infinito a chi ha letto, commentato, chi ha sorriso e chi si
è emozionato leggendomi.
A voi va ogni parola di questa storia.
Spoiler dall'epilogo:
«Vieni
qui amore mio, vieni!» Allargai le braccia e accolsi il
corpicino dell'ometto che sgambettava verso di me.
«Ma
quanto è bello? Quanto è bello questo patato qui?
Eh?» Christie gli prese la manina e iniziò a fare
delle
smorfie buffe per farlo ridere.
Qualche metro più in là, Johnny e Debbie ci
osservavano sorridenti. «Ci
sa proprio fare coi bambini, Vianne» Commentò lei,
scompigliando i capelli a Jack, che passava di lì con una
palla
tra le mani.
Spoiler
dalla nuova storia... o meglio, il prologo:
La mia vita non faceva poi
così schifo.
Un
ritmo ordinario, degli amici ordinari, ero ordinariamente felice.
Poi,
la catastrofe.
I
litigi dei miei genitori,
la separazione, il divorzio. Io scelsi di stare con papà,
con la speranza che un giorno le cose sarebbero tornate come prima.
La
vita tornò quasi normale, col ritmo normale, amici normali.
Fino
all'arrivo della nuova compagna di papà, Betty Sue, e di suo
figlio, Johnny.
Lots of love,
Sara.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 16 *** Fireworks (Ovvero, tutto è bene quel che finisce... a letto); ***
Fourth
Epilogo
Fireworks;
«Vieni
qui amore mio, vieni!» Allargai le braccia e accolsi il
corpicino dell'ometto che sgambettava verso di me.
«Ma
quanto è bello? Quanto è bello questo patato qui?
Eh?» Christie gli prese la manina e iniziò a fare
delle
smorfie buffe per farlo ridere.
Qualche metro più in là, Johnny e Debbie ci
osservavano sorridenti. «Ci
sa proprio fare coi bambini, Vianne» Commentò lei,
scompigliando i capelli a Jack, che passava di lì con una
palla
tra le mani.
«Vianne,
dov'è che tieni la pastina per il piccolo?» Betty
Sue, la
madre di Johnny, mi posò una mano sulla spalla e mi sorrise.
Le
indicai il mobile della cucina e lei tornò dentro,
battibeccando
con Nicole sulla quantità di proteine degli omogeneizzati.
Mia
madre chiamò a raccolta l'allegra combriccola qualche minuto
dopo, e tutti si avviarono nella sala da pranzo e presero posto. Io
restai un paio di secondi col piccolo in braccio, a sbaciucchiarmelo
tutto sulla guancia morbida e rotonda.
«Bellissimi» Sussurrò Johnny, alle mie
spalle.
Sentii le sue labbra sul collo e una serie di brividi corsero veloci
lungo la mia schiena.
Il piccolo Flynn allungò la manina e mostrò il
sorriso
semi-sdentato a Johnny, che come al solito si avvicinò e gli
permise di toccargli i baffi. Si divertiva troppo a tirarglieli e
rideva come un pazzo.
«Ti sta
ancora sbarbando?» Orlando comparve in salotto per ritirare
il suo fagotto.
«Fustacchione!
Vieni da papà, vieni!» Gli passò le
mani sotto le
braccia e io lo aiutai nella manovra. Si morse il labbro inferiore e
iniziò a fargli il solletico sul collo, fingendo di
mangiarselo.
Flynn aveva una risata stupenda, contagiosa al massimo.
«Tua
madre ci sta per scannare, venite, su.» Seguimmo il consiglio
e prendemmo posto a tavola.
Sorrisi, osservando la grande tavolata con tutte le persone a me care.
O quasi tutte. Mancavano Ashley e Ryan, che erano in viaggio alle
Bahamas, sulla famosa isola di Johnny.
«Vianne,
scusa, mi passeresti il bavetto?» Miranda mi sorrise e tese
il
braccio a prendere il quadrato di spugna con su scritto "Baby VIP" che
le porsi.
«Max,
aiutami a fare le porzioni.» Ordinò perentoria
mamma, e
mio padre alzò gli occhi al cielo. Johnny vide la scena e
ridacchiò, offendosi di alzarsi al posto suo.
«Mi
piaci sempre di più, Johnny.» Disse
papà, e tutti scoppiammo a ridere.
Era passato un anno dalla proposta di Johnny.
Ogni giorno fu migliore del precedente, e niente in confronto al giorno
successivo.
La nostra casa era semplicemente stupenda. Una villetta su due piani
con mansarda, box auto e un giardino immenso, dotato di ogni comfort.
Per lui sarebbe stato facile acquistare un castello con
millecinquecento stanze, ma mi conosceva troppo bene. Non volevo dare
nell'occhio, specialmente dopo che la bomba fu lanciata
ufficialmente, alla premiere di Alice in Wonderland.
- Flashback -
«Ash,
per favore, vuoi calmarla?»
Ashley sospirò, gli occhi di una che ha perso le speranze. «Vianne,
ti prego. Riprenditi! E stai un po' ferma, per l'amor del
cielo!»
Sbottò e mi prese le mani, costringendomi a guardarla negli
occhi.
«Ti
rendi conto che tra un'ora sarai sul red carpet? Ti rendi conto che
stai indossando un vestito che costa più di te e me messe
insieme? Ti rendi conto che stai affettando le CAROTE CON QUESTO
VESTITO ADDOSSO?! MA COSA TI SALTA IN MENTE?!»
Strillò
facendo vibrare ogni singolo quadro appeso a ogni singola parete della
casa.
«Vianne...»
Provò a intervenire Johnny, con un tono molto più
calmo.
«Non mi
prendere per una pazza isterica che fa un dramma per ogni cosa. E' che
non so se ti rendi conto...»
«Certo
che se ne rende conto. Siamo solo preoccupati per il vestito, che
credi.» Borbottò Ash, scuotendo la testa.
La guardai scettica. Lei
sbuffò. «Ti
sembra il caso di metterti ad affettare tutte le verdure presenti in
frigorifero?! Capisco che sei nervosa, ma ci sono tanti modi per
scaricare la tensione... e magari senza rovinare il vestito, che
andrebbe tolto...»
«Ti
sembra il caso di parlare di sesso ora?» Sbottammo Johnny ed
io,
contemporaneamente. Ash scoppiò a ridere. «L'invidia
mi fa sragionare, scusate.»
«Il
tempo scorre, gente...» Intervenne Ryan dal salotto. Se ne
stava stravaccato sul divano a leggere un giornale.
«Taci
tu, crucco.» Ormai ci avevamo fatto l'abitudine. Nonostante
il
pericolo fosse bello che scampato, Johnny continuava a chiamarlo con
quel nomignolo; Ryan sapeva che nonostante tutto era un segno
d'affetto... Johnny in fondo gli voleva bene. Molto in fondo.
«Mi
odieranno tutti.» Mormorai, guardando affranta le carote
tagliuzzate, messe tutte in fila come i pezzi del domino.
«Ma
non è vero, ho controllato su internet e tutte le fan ti
amano,
te lo assicuro. Smettila di farti le seghe mentali.»
«E se
anche ti odiassero? Mi spieghi cosa diamine dovrebbe
fregarcene?» Chiese Johnny, esasperato. «Ci
sarà sempre qualcuno a cui non piacerai. E allora?
Chissenefrega! Stai con me o con loro, scusa?»
Mi sentii tremendamente in colpa. Mi facevo troppi problemi... ma avrei
sfidato qualunque ragazza normale a non farseli, messa nelle mie
condizioni!
«Lo
so, che io sono abituato e tutto... ma dovrai farci il callo anche tu,
amore mio...» Mi prese il viso tra le mani e mi
baciò
sulla fronte. Chiusi gli occhi a quel contatto e presi un bel respiro.
«E va
bene, andiamo.»
«Allora,
Orlando, com'è essere genitori?» Mia madre
sembrava non
rendersi proprio conto di star parlando con una star internazionale...
per lei era Orlando, l'amico di Vianne e del suo fidanzato Johnny. La
mia passione adolescenziale per lui - non tanto adolescenziale, poi, in
fin dei conti - l'avevo condivisa con le mie amiche, e mai con loro.
Certo, non vivevano nel Burundi. Sapevano che a quel tavolo erano
sedute più persone famose che persone normali, ma insomma,
ci avevano
fatto l'abitudine.
Come avessero fatto in così poco tempo, rimase un mistero.
«E'
la cosa più bella del mondo...» Rispose Orlando,
guardando il piccolo
Flynn. Gli occhi gli si inumidirono e un nanosecondo dopo anche io
iniziai a vedere un po' appannato. Maledetta sindrome premestruale.
«Non
so perché ma ti vedo sempre il solito Orlando, il ragazzino
del Signore
degli Anelli... e ora sei padre. Awwww....» Commentai,
prendendolo in
giro. Lui mi fece una linguaccia e tornò a guardare le sue
ragioni di
vita. Fortunatamente Flynn aveva preso dal padre.
Ma ci pensate,
che ero diventata amica di Orlando Bloom? L'avevo conosciuto alla
premiere. Mi aveva implicitamente fatto capire che odiava quella
racchia bionda di Vanessa e che invece adorava me. E io come gli avrei
fatto capire che odiavo quella racchia mora di Mir- ehm... dicevamo?
Sì, mamma e papà. Quando abbiamo dato la notizia
a mamma
e papà, i ruoli del coniglio e del leone si sono invertiti.
- Flashback -
«Sei
nervoso?»
Johnny
ticchettava il pollice sullo sterzo. Il rumore dell'anello che portava
al dito era abbastanza irritante, segno del suo probabile nervosismo.
«Mmh.»
Rispose, con lo sguardo fisso sulla strada.
Ridacchiai tra me e me, sapendo bene che non aveva nulla di cui
preoccuparsi. Volevo farlo soffrire un po', però.
«Dai,
i miei genitori sono severi e un po' all'antica, ma niente che non si
possa risolvere in un paio di mesi di conoscenza e frequentazione
assidua...» Dissi, con nonchalance.
Lui mi guardò torvo. «Stronza.
Non ci credo che sono severi. Da dove sei uscita tu,
altrimenti?»
«Che
vorresti dire, che sono una bonacciona?»
«Beh,
sì.»
«Ti
faccio vedere stasera...»
Le solite frasi minacciose che si concludevano con un round di sesso
sfrenato.
Quando arrivammo dai miei genitori, Johnny ci mise ben cinque minuti
contati a scendere dall'auto.
«Mi
sembra di essere al mio primo provino. E che cazzo...»
Borbottò, incredulo. Scoppiai a ridere e lo baciai. «Stupido
Depp, scendi, dai.»
Lui
obbedì, e ci dirigemmo lentamente alla porta di casa. Mentre
stavo per
bussare mi scoccò un'occhiata cucciolosa. Quasi quasi faceva
anche il
labbrino.
«Stai
seriamente pensando di non poter piacere a qualcuno sulla faccia della
terra? No, dimmelo, perché se esiste qualcuno a cui non
piaci vado a
tranciargli il pene o le cucio la Jolanda(*), a seconda dei
casi!»
Johnny rise e mi abbracciò forte. Poi bussò al
posto mio.
Fece scendere il braccio lungo il mio e mi strinse la mano.
Ci
aprì mia madre, tutta sorridente. Rimase un secondo
incantata dalla
bellezza di Johnny, che per l'occasione aveva indossato una camicia a
mezze maniche e un cardigan leggero sopra. Pantaloni chiari e bandana
intonata legata a un passante sotto. Un figo pazzesco, roba da far
ballare la macarena a ogni singolo ormone quando posavo lo sguardo su
di lui. Anche se, diciamocelo... Johnny starebbe bene anche con un
cerchione bucato addosso. Lui non rientra nella categoria umani. No.
«Ragazzi!
Perfettamente puntuali! Entrate, entrate...»
Mamma ci accolse nel salotto e ci fece accomodare sul divano. Ci
offrì due Martini e Johnny scolò il suo tutto
d'un sorso.
«Sei
nervoso?» Mia madre gli fece la stessa domanda e Johnny
ridacchiò. «Un
po', signora.»
«Chiamami
Rose! MAAAXXX, VIENIIII!»
«Arrivooo!»
Gridò papà dalla camera da letto. Due secondi
dopo fece il suo ingresso
in salotto, sorridendo. Mi abbracciò e poi strinse la mano a
Johnny.
«Benvenuto
in famiglia.» Disse, e posso giurare di aver visto i suoi
occhi diventare lucidi.
«E' un
onore, signor Maran.»
«E'
ostinato il ragazzo... dacci del tu!»
«Fatelo
sciogliere un po', dai... io per dare del tu a sua madre ci ho messo
due giorni...» Intervenni in sua difesa, ricordando la
tremenda
esperienza della mia entrata ufficiale nella famiglia Depp. Non che
fosse stata così disastrosa... mi sentivo solo un po'
accerchiata da
tutte le donne Deppiane, che gli assomigliavano un sacco.
Fortunatamente c'era anche Nicole, mia insostituibile alleata. E
c'erano anche Lily e Jack, che ormai adoravo alla follia.
«Ah,
tesoro, complimenti per la premiere di ieri! Ti abbiamo seguito in
diretta, eri splendida!» Disse mia madre, raggiante.
«Sì,
ma quel vestito era troppo scollato.» Borbottò mio
padre, sempre troppo esagerato.
«Ma no,
Max, scollato no... però...»
«Però
era tanto più bello il vestito di quella moretta,
magrissima... vestito
celeste, bello accollato... lei poi uno spettacolo...»
«Natalie
Portman...» Completò mia madre, facendomi
innervosire non poco.
«Preferisco
di gran lunga sua figlia, se mi permette...»
Commentò Johnny, stringendomi a sé.
Papà sorrise.
«Fai benissimo, Johnny.»
«Ciao,
mamma. Ci sentiamo prossimamente...» Salutai mia madre e mio
padre, che mi avevano aiutato a riordinare un po' dopo che gli altri
ospiti si furono congedati.
Papà abbracciò Johnny e poi fu il mio turno. Mi
avvolse tra le sue braccia forti, e mi sentii ancora una bambina,
irrimediabilmente legata all'uomo più importante della mia
vita.
«E' un
uomo d'oro.» Mi sussurrò nell'orecchio,
stringendomi calorosamente le braccia. Gli sorrisi con ogni cellula del
mio corpo. Questa sua affermazione mi aveva riempito di gioia.
«A
presto.» Johnny li salutò e chiuse la porta. Vi si
poggiò con la schiena e aprì le braccia in una
muta richiesta; mi ci buttai subito senza farmelo ripetere due volte.
Mi baciò sulla fronte, sul naso, sulle guance e sulle labbra
che non smettevano di sorridere.
«Cosa
ti ridi?» Domandò, curioso.
«Papà
ha detto che sei un uomo d'oro.» Gli confessai, fiera di lui.
«Lo
sono diventato grazie a una bellissima donna che ho incontrato per una
strana coincidenza... una situazione purtroppo spiacevole che si
è trasformata in una favola meravigliosa.»
«Mio
principe...» Gli passai le mani sul petto e iniziai
casualmente a sbottonargli la camicia. Lui mi passò due dita
sotto il mento e aspettò che finissi l'operazione senza
smettere di guardarmi negli occhi. Si avvicinò lentamente
alle mie labbra, portando i battiti del mio cuore a una
velocità decisamente elevata. Con lui era sempre come la
prima volta. Quando fui a mezzo millimetro dallo sfiorare quel
meraviglioso strumento di tortura lui deviò il percorso e
finì sul mio collo, che baciò e morse
delicatamente. Posò una scia di baci lungo tutta la
mandibola, ed esitò ancora arrivato alle mie labbra. Mi
faceva letteralmente morire. Lo vidi schiudere quelle labbra perfette e
sentii il suo respiro caldo intrecciarsi col mio. Gli strinsi le
spalle, impaziente; lo desideravo troppo e lui stava giocando col
fuoco. Quando sentì le mie unghie graffiargli la pelle della
schiena mi attirò a sé con forza facendo
scontrare i nostri bacini.
«Mmm...
mia regina, il suo letto regale la reclama a gran voce...»
Mormorò contro le mie labbra. Non ebbi il tempo di
rispondere, un po' per il cuore in gola e un po' per la sua mano che si
insinuò sotto la maglia. Sfiorò
contemporaneamente il mio seno con la mano e le mie labbra con la sua
lingua, regalandomi un'intensa scarica di piacere che si
concentrò tutta nel basso ventre.
«Il
divano va bene lo stesso, sua Maestà.» Sussurrai
eccitata fino all'estremo. Alzai le braccia per aiutarlo a sfilarmi la
maglia e prima che l'indumento raggiungesse il pavimento le sue labbra
erano già sulle mie. Mi lasciai sfuggire un gemito
compiaciuto: finalmente mi aveva accontentata.
Ci trascinammo sul divano inciampando nei nostri stessi vestiti,
spezzando i sussurri rochi con qualche risatina leggera. I cuscini
volarono a terra insieme alla biancheria, che ci permise di
avvinghiarci pelle contro pelle, anima contro anima. Johnny mi
baciò con trasporto, e prima di entrare in me, mi
regalò uno sguardo che non dimenticherò mai.
«Ti
amo.»
E vissero felici, contenti e spesso e volentieri nudi.
Dopo taaaaanto
tempo, I'm back! Lo so, vi ho fatto aspettare un sacco.
Purtroppo l'ispirazione proprio non si decideva a tornare... ma ce l'ho
fatta, finalmente!
Non è l'epilogo che mi aspettavo, ma insomma... è
quanto di meglio sono riuscita a tirar fuori!
E così anche questa storia è finita.
Wow. Non ci posso credere.
Devo dire che mi mancheranno questi due testoni, ma non eccessivamente.
Mi sono scervellata troppo per i miei gusti nella stesura di alcuni
capitoli, e ora basta, è giusto che riposino in pace nel
loro
letto. (Seh, perché loro riposano? XD)
Comunque. Ah, prima che mi dimentichi.
(*) La Jolanda,
come molte sapranno, è un termine usato da Luciana
Littizzetto, riferito a... beh. La nostra amichetta lì
sotto. Lucià, ti amo (L)
Beeeene.
Ragassuole, notiziona dell'ultim'ora.
Ho pubblicato la nuova storia. Alla fine ha vinto il famoso 30%, e l'ho
pubblicata nella sezione 'Originale - Romantico', mantenendo
però il nome e il volto di Johnny per il personaggio
maschile.
Quindi, può essere considerata a tutti gli effetti una fic
su
attori, in realtà XD
Eccola qui, la mia nuova figliola:
Mi farebbe tanto piacere se passaste a commentare. *_* Per ora
c'è il prologo, non so quando posterò il primo
capitolo... ma se dovessero esserci tante recensioni potrei postare
prima :D
Insomma.
Grazie, a tutte voi che avete letto, recensito, gioito e sofferto con
me e i miei personaggi. Chi ha inserito questa storia nei preferiti,
seguite o nelle storie da ricordare, chi è solo passato di
qui e
chi mi ha sostenuto fino ad oggi.
Grazie.
Spero di ritrovarvi presto.
Vi adoro,
Sara.
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