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...Convesation with the Doctor...
Pensai di essermi sbagliata. Alzai la
testa, così, per controllare. Il giovane uomo che aveva deciso comunque di
sedersi accanto a me; fregandosene della mia evidente ostilità mascherata da
quell'annuire di cortesia che gli avevo concesso, aveva parlato. Sinceramente
non avevo ascoltato e quindi mi trovai in difficoltà nel rispondere. Aggrottai
involontariamente le sopracciglia e lo vidi ricambiare la mia espressione di
disagio. Tirai ad indovinare: probabilmente, visto il suo sorriso di circostanza
e la mano tesa verso di me, si era semplicemente
presentato.
<< Sam >> dissi
arrossendo leggermente. Il giovane ritrasse goffamente la mano capendo che non
volevo ricambiare con una stretta di mano la nostra
conoscenza.
<< Piacere di conoscerti Sam
>> aggiunse con tanta gentilezza da farmi quasi sentire in colpa per il
mio atteggiamento menefreghista.
<< Scusa per la mano >>
azzardai spinta da un'incontrollabile desiderio di non offenderlo di nuovo
<< una sciocca abitudine >>
<< Non fa niente >>
mormorò lui. << non dovresti fidarti degli estranei
>>
Ridacchiai sottovoce. Beh, almeno il
senso dell'umorismo ce l'aveva.
<< Certo, e credo che non
accetterò nemmeno la caramella che mi offrirai fra poco
>>
Lo sentii ridere di rimando. <<
Beccato >>
Non so cosa fu a farmi scattare
quell'immagine nel cervello: forse il suo viso sfigurato o forse il fatto che
avessi appena ricordato quale fosse il suo nome.
"
Joshua Mayer ” aveva detto.
Ricordava quel nome, o meglio
ricordava l'articolo di giornale. Incendio, una casa, dei morti. Una foto di
cronaca davvero agghiacciante. Che fosse proprio quel Joshua? I segni del fuoco
sulla sua pelle parlarono per lui e quel piacevole luccichio nei suoi occhi
svanì quando interpretò la mia espressione.
L'insensibile Snow Queen aveva
colpito di nuovo. Il mio cuore freddo perse un battito, forse ero diventata così
masochista da cercarmi da sola le situazioni peggiori.
Invece di fregarmene come avrei
dovuto fare mi ero di nuovo data la pala sui piedi. Ero così dannatamente
empatica da affezionarmi ad ogni persona con cui venivo in contatto e così
dannatamente stupida da soffrire come un cane quando quella persona mi
abbandonava.
<< Tutto ok?>> chiese
Joshua sporgendosi dal sedile per vedere il mio viso crucciato.
<< Niente, scusami, stavo
pensando a Pandora >> mentii sperando che bevesse la mia frottola.
Evidentemente non la bevve ma fu ugualmente abbastanza intelligente e sensibile
da non cambiare discorso.
<< Sei emozionata?
>>
Come domanda era carina. Peccato che
io fossi la persona meno adatta a cui rivolgerla.
<< Più o meno
>>
Lo vidi accennare un sorriso sghembo
che mi fece arrossire. Malgrado quella cicatrice spaventosa il suo viso aveva un
che di piacevole, rassicurante, quasi angelico. Cercai immediatamente di
cancellare quelle fantasie da piccola adolescente in calore sostituendole con il
solito freddo cinismo. Era un uomo a cui facevo semplicemente compassione e che
cercava di tirarmi su il morale, tutto qui.
<< Sempre meglio di niente
>>
<< Tu sei felice di essere qui?
>> chiesi con un tono di rassegnazione nella voce. Lo vidi traballare,
come se fosse appena caduto da quell'equilibrio precario che lo teneva in piedi.
I suoi occhi si riempirono improvvisamente di tristezza, una tristezza così
profonda che la maschera di serenità che indossava non riuscì a nasconderla. Mi
morsi un labbro per obbligarmi a rimanere impassibile. La nave si mosse di
scatto, come se fosse andata a sbattere contro qualcosa. Il mio corpo fu
letteralmente sbalzato fuori dal sedile e si ritrovò appigliato a qualcosa di
caldo e piacevole. Joshua mi aveva afferrato per i fianchi evitandomi di
sbattere una capocciata a terra. Il cappuccio della felpa si mosse quando cercai
di rimettermi a sedere ed i miei capelli scivolarono sinuosi lungo le spalle e
sul viso.
<< Credo che siamo atterrati
>> constatò sporgendosi per vedere dal finestrino che si trovava oltre la
mia testa.
<< Spero che il pilota sia
assicurato, perché quando esco da qua gli farò causa! >> ringhiai cercando
di trattenere la rabbia.
Joshua sorrise divertito. Spostò lo
sguardo sul mio viso, specchiandosi nei miei occhi azzurri e soffermandosi per
un attimo sui capelli bianchi.
<< Bei capelli >> disse
d'un tratto.
Lo guardai in cagnesco alzandomi di
scatto. Alzai il dito medio accompagnandolo da un'acida linguaccia strafottente.
Lo vidi rimanere di stucco mentre mi allontanavo per raggiungere il portellone.
Un militare mi afferrò il polso costringendomi a
fermarmi.
<< Dove credi di andare?
>>
<< A prendere una boccata
d'aria stronzo >> sibilai stizzita.
<< Piccola..
>>
<< Sam, eccoti >>
intervenne Joshua mettendosi tra me ed il soldato.
<< La scusi è un po' agitata
per l'atterraggio >>
<< Se quello lo chiami
atterrare... >> mormorai facendo in modo che anche il militare mi
sentisse.
<< Sono il dottor Mayer, ci
penso io alla paziente >>
Il soldato lo guardò poco convinto ma
se ne andò lasciandoci soli.
Joshua tirò un sospiro di sollievo
prima di rivolgersi verso di me.
<< Dovrai fare di meglio per
farti perdonare, dottore >>
xXx Angolo autore xXx
Vorrei solo ringraziare chi sta leggendo questa fiction!!
Grazie soprattutto a xevel e a Zenobia_vampire che l'hanno messa fra le storie
seguite e un grazie speciale alla mia collega Agito!!
Spero che arrivino presto dei commenti per spronarci a
continuare!!!
Grazie a tutti, un bacione Shiida
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