Destined to be together

di bibi8890
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo... ***
Capitolo 2: *** Cap 1: uno strano incontro... ***
Capitolo 3: *** Cap 2: Ho paura poiché è notte, che sia un sogno soltanto troppo seducente e dolce per avere sostanza. ***
Capitolo 4: *** Cap3: Senza sentire altro che noi, nient'altro che noi! ***
Capitolo 5: *** Cap 4: l'amico ritrovato ***
Capitolo 6: *** Ritrovarsi ***
Capitolo 7: *** La gelosia... quando arriva non va più via! ***
Capitolo 8: *** Montagne verdi... ***



Capitolo 1
*** prologo... ***


Il sole arancione e basso si rispecchiava nella distesa di acqua salata appena smossa dal vento. Continuavo a camminare, senza mai fermarmi, senza mai guardare indietro, con lo sguardo fisso davanti a me, come se fossi un fantasma… Un’altra figura mi veniva incontro: era alta, magra, e il colore dei suoi occhi era percepibile anche da quella lontananza… Il loro azzurro mi stregava! Io andavo avanti, camminavo, sempre rivolta verso quel ragazzo bellissimo. Finalmente gli arrivai davanti e lo riconobbi: era Filippo. «Cosa ci…» gli stavo per chiedere, ma le mie parole furono bloccate dal suo pollice che, lentamente, mi sfiorava le labbra. Il mio cuore batteva forte, la mia mente non desiderava altro che baciarlo. «Sei bellissima!» mi disse mentre mi toccava i capelli, arricciandone le punte come amava fare. «Filippo…» Lui mi fissava, io era ammaliata dal suo sguardo, finchè non si avvicinò lentamente al mio viso. Ogni cellula del mio corpo non desiderava altro che il contatto con le sue labbra. I nostri nasi erano l’uno affianco all’altro, le nostre labbra erano lontane ormai solo pochi millimetri, quando uno strattone mi allontanò da lui. Mi voltai e incrociai lo sguardo di un ragazzo bellissimo, ma che non conoscevo. «Chi sei? Che cosa vuoi?» gli chiesi, ma lui non rispondeva, distogliendo lo sguardo da me per guardare in cagnesco Filippo. Nell’aria la rivalità era palpabile, una cruda e intensa rivalità… «Lizzy ti prego non baciarlo… non andare con lui… lui non ti vuole veramente… » La voce dello sconosciuto era profonda, dolce, ma allo stesso tempo anche tanto autorevole. Avrei voluto sapere chi fosse, cosa aveva contro Filippo, ma non feci in tempo. Il tramonto, il mare, i due ragazzi, si allontanarono…. Tutto si fece scuro e, come in un vortice, ritornai alla realtà, nella mia camera, proprio nel momento in cui la mia sveglia suonò.

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Capitolo 2
*** Cap 1: uno strano incontro... ***


Mi stropicciai ancora gli occhi, cercando di riprendere i sensi, vedendo davanti a me solo gli occhi di quello sconosciuto, riscoprendo il desiderio di baciare Filippo… ero confusa e incuriosita da quello strano sogno che per me era quasi oscuro. Mi alzai dal letto e raggiunsi la mia scrivania, afferrando il cellulare. C’era un messaggio sul display… era di Filippo. Sorrisi… se lo era ricordato!

Buongiorno principessa! Come vedi mi sono ricordato del nostro “anniversario”! Che bravo vero? Sono quattro anni che ci conosciamo, anzi… sono quattro anni che ti sopporto!:-) scherzo naturalmente! Ci vediamo dopo! Ti voglio bene!

Misi una mano sul cuore, che aveva cominciato a battere più velocemente al sol leggere il suo nome sul display. Ero felice dell’arrivo di quel messaggio, soprattutto perché credevo non arrivasse mai.

Non stavamo insieme, non erano quattro anni che ci amavamo… eravamo solo amici, ma qualcosa ci legava, qualcosa di più profondo di un’amicizia, anche se non lo volevamo ammettere. Certo era qualcosa che sembrava amore, ma che non lo era ancora.

Ricordo ancora la prima volta che lo vidi, non avrei mai e poi mai pensato che potesse nascere un legame così forte tra noi.

Era l’inizio di maggio di quattro anni prima. A scuola la mia migliore amica si era avvicinata a un ragazzo, un bellissimo ragazzo che io però non conoscevo.

«Chi è?? Il tuo ragazzo???» avevo subito chiesto io con una vocina ammiccante, ma lei con una risata mi aveva guardata come se fossi pazza.

«Ma no scema! È il figlio di amici dei miei genitori! Non c’è assolutamente niente tra di noi! Siamo come due fratelli… ci vogliamo bene ma niente di più!».

Io sinceramente non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso e questo alla mia amica non passò certo inosservato, tanto  che mi aveva afferrato per il braccio e mi aveva letteralmente spinto verso di lui, presentandomi.

«Filippo questa è la mia amica Lizzy!» aveva detto con la sua solita faccia da schiaffi mentre io stavo sprofondando dalla vergogna.

«Piacere di conoscerti!» aveva risposto lui con un sorriso. Voleva fare il duro, ma dopo mi confessò che si era vergognato tanto quanto me.

Non so nemmeno spiegarlo, ma nello stesso momento in cui i nostri occhi si erano incrociati e c’eravamo dati la mano per presentarci, dentro di me nacque la piena convinzione che quella non sarebbe stata un’amicizia come tutte le altre… il mio cuore sapeva che sarebbe stato qualcosa di più forte.

Lui faceva il terzo, io soltanto il primo, ma ciò nonostante nacque una splendida amicizia, che continuava a durare sempre più meravigliosamente nel tempo.

Andai a lavarmi velocemente, cercando di non fare tardi… quel giorno non sarei andata a scuola! C’eravamo messi d’accordo tutti noi amici per fare una giornata al mare, in vista di tutto quello stress che sarebbe venuto in seguito per l’esame di maturità… che ansia!

Misi nella borsa il costume da bagno e di corsa scesi le scale. Mio padre era sveglio, anche se solo in teoria: gli occhi erano praticamente chiusi e il caffè fumante, che aveva davanti, non era stato davvero toccato… era troppo stanco anche per portarsi la tazza alla bocca!

«Buongiorno pà! Tutto ok» gli chiesi un po’ preoccupata. Chissà da quanto tempo non dormiva come si deve.

«Si si, sto bene!... oggi non vai a scuola vero?» mi chiese con una voce assonnata che era tutta un programma.

«Si… te lo avevo chiesto ieri…»

«Lo so, lo so… me lo sono ricordato!» disse sbadigliando.

«Ma hai dormito almeno un po’ stanotte?»

«No… ho cercato di scrivere, ma non sono riuscito a buttar giù nemmeno mezza pagina…» disse triste.

Mio padre era uno scrittore. Aveva già scritto molti libri, che avevano avuto anche abbastanza successo, ma spesso, soprattutto all’inizio di un nuovo romanzo, aveva dei vuoti, dei blocchi: niente soggetti, niente idee, niente protagonisti… niente!

Quando succedeva così, l’unico modo per uscirne fuori era andare al ristorante che lui aveva con mia madre, cucinare, magari servire anche ai tavoli e studiare le persone, scoprirne le sfumature, quello che avevano nascosto nell’anima… alcuni di loro, quelli che lui riteneva i più entusiasmanti, sarebbero stati i nuovi protagonisti del suo racconto.

Aveva scritto veramente di tutto: dal fantasy alle fiabe, alle storie per adolescenti, ai saggi… e per me era il migliore di tutti!

«Io vado allora, sennò Roberta questa volta mi uccide! A dopo!!!»

Gli diedi un bacione sulla guancia e uscii da casa, assaporando tutta l’aria di quella giornata stupenda.

Il sole brillava come non mai, cercando di farsi spazio tra i rami degli alberi e rendeva tutto incantevole. La temperatura era più estiva che primaverile ed era appunto per questo che avevamo deciso di non andare a scuola.

Mi ero preparata con cura quella mattina… era un giorno speciale e doveva essere magnifico!

Camminavo tranquilla, cercando di arrivare fresca in spiaggia, quando il suono di una macchina mi fece sobbalzare.

«Deficiente!!! Che cavolo…» ma fermai le mie parole a metà. Filippo mi guardava sorridendo da dietro il volante della sua Smart azzurra. Mi avvicinai allo sportello e salii.

«Buongiorno!» mi disse Filippo, sfoderando uno dei suoi sorrisi migliori. Io mi sciolsi come un gelato al sole. Lo abbracciai e gli diedi un bacio sulla guancia.

«Come facevi a sapere che passavo per questa scorciatoia?»

«Passi sempre da qui per andare al mare!» disse lui, come se la risposta fosse scontata.

«Uau.. come mi conosci bene!» gli risposi sorridendo.

«Oh sono quattro anni che ti conosco! Avrò imparato pure qualcosa che dici?! Ah! Dimenticavo! Questo è un pensierino per te!»

Dal sedile di dietro estrasse un piccolo pacchetto con un bellissimo fiocco verde.

«Ma Fili!!! Non dovevi…»

«Aprilo su!»

Cominciai a scartare il pacchetto, non trovando le parole per esprimere quanto fossi felice di quel regalo. E lo fui ancora di più quando dalla scatolina estrassi una catenina con un bellissimo ciondolo a forma di farfalla. I brillantini incastonati nelle ali, illuminati dalla luce del sole, coloravano la macchina di mille colori diversi.

«Fili… è bellissima!!! Ma non dovevi…»

«Finiscila di dire cretinate! Vieni qui che ti aiuto a metterla!».

Prese in mano la catenina e cominciò ad armeggiare per attaccarmela. Sentivo il suo fiato sul collo, il profumo della sua pelle e arrossii… Una strana sensazione m’invase il corpo: ero attratta da Filippo, ma nessuno lo sapeva… soprattutto non lo sapeva lui.

«Ecco! Ti sta veramente benissimo!»

«Grazie… veramente!» dissi e mi avvicinai ad abbracciarlo, stringendolo forte.

«Di niente! Ora andiamo al mare, sennò gli altri ci uccidono!».

Lungo la strada parlammo di tutto, del nostro primo incontro, di quante volte le persone avevano confuso la nostra splendida amicizia per amore… Poi a un tratto esclamò.

«Ah non te lo avevo detto! Viene anche Francesco con noi oggi!»

«E chi è Francesco?» chiesi, incuriosita.

«Come non ricordi? Era il mio vecchio compagno di scuola, il mio compagno di banco! Te ne avrò parlato milioni di volte!»

«Si ma non me lo hai mai presentato!» risposi, e poi decisi di stuzzicarlo un po’: «Non è che è talmente tanto bello che hai paura di sfigurare di fronte a lui?! Ammettilo che non vuoi perdere il primato di “bello del gruppo”!»

«Non è vero! E poi non spetta a me dire chi è il più bello tra di noi… quello è compito tuo!»

Lo fulminai con lo sguardo, mentre le mie guance diventarono rosse. Ma lui rise e lasciò cadere il discorso.

Per me non c’erano dubbi… per me il più bello in assoluto di qualsiasi ragazzo sulla Terra sarebbe stato Filippo. Proprio lui con i suoi occhi azzurri come il mare, lui con il suo fisico palestrato, con i suoi capelli chiari, lui con la sua faccia da schiaffi e il sorriso che toglieva il fiato… Era bellissimo!

Ma ero tanto ingenua a quel tempo dal poter pensare che sarei stata per sempre innamorata di lui…

Arrivammo al mare in ritardo, perché tra una viuzza e l’altra c’eravamo anche persi. Tutto ciò non passò certo inosservato ai nostri amici che, appena arrivati, cominciarono a fare le solite battute…

«Lo potevate benissimo dire che volevate stare da soli! Non c’era bisogno di farcelo capire in questo modo! Svergognati!» cominciò ad urlare Marco, il più scherzoso del gruppo.

«Guarda che non è successo niente!» rispose ridendo Filippo.

«Si si, dicono tutti così! Anche se, caro amico mio, non mi aspettavo da te tutta questa velocità! Mi hai un po’ deluso!»

Tutti risero, finchè Filippo non gli tirò uno schiaffetto scherzoso dietro la testa. Ma loro continuarono così per un bel po’, almeno finchè non arrivo Francesco. Filippo gli corse incontro, abbracciandolo, e ce lo presentò.

Non so come non svenni nella sabbia, ma sicuramente sbiancai tanto.

«Lizzy tutto ok?!» mi chiese Filippo preoccupato, ma io non risposi, non ci riuscii. Ero folgorata dal ragazzo che aveva abbracciato…

«Lizzy!!!»

Gli stessi occhi verdi, gli stessi capelli neri… lo stesso viso! Era lui! Ma non poteva essere possibile!

Filippo si era avvicinato a me, chiamandomi allarmato, cercando di farmi uscire da quello stato di trans in cui ero entrata… alla fine riuscii a reagire, anche se con molto sforzo.

«Cosa…»

«Lizzy!! Si può sapere che ti è preso?!»

«Io… niente! Sarà stato il sole!...»

«Sicura di stare bene?»

«Certo…»

Ma non era assolutamente vero. Continuavo a fissare Francesco come se fosse un fantasma, come ammaliata dal suo fascino e dal sogno di quella notte… come era possibile?!

Filippo si accorse del mio sguardo insistente su Francesco… e di certo non ne fu molto contento!

«Francesco… questa è Lizzy!...» disse Filippo, anche se la sua voce era abbastanza stizzita.

«Piacere! Finalmente conosco la Lizzy di cui mi ha tanto parlato Filippo!»

Gli diedi la mano, cercai di sorridere, ma quello che provavo dentro era indescrivibile…

Era impossibile una cosa del genere! Come avevo fatto a sognarlo se nemmeno lo avevo mai visto in faccia?! Eppure era lui, con la stessa voce, la stessa espressione da bambino… e Filippo…. Lo guardai: capii che qualcosa nel suo sguardo era cambiato, che aveva notato il mio cambio di umore, si era accorto che ero rimasta affascinata da Francesco, ma di certo aveva frainteso quegli sguardi… e adesso?

La confusione non passò e per tutto il resto della giornata continuai a guardare Francesco di nascosto, non riuscendo a convincermi di tutta quella storia. Dal canto suo Francesco si era completamente integrato nel gruppo e rideva e scherzava come se fosse stato da sempre uno di noi. Filippo invece cercava di capire che cosa mi era preso, ma… non lo capivo nemmeno io!

«Vuoi dirmi che cosa ti è preso?!»

«Lo vuoi capire?! Niente! Non ho fatto niente! Rilassati…»

«Ma se quando lo hai visto sei sbiancata!»

«Ma chi?» feci io, cercando di fare l’indifferente.

«Non fare la scema! Sai benissimo di chi sto parlando! Di Francesco! E non fare la finta tonta con me, perché stai continuando a guardarlo!» disse, quasi furibondo. Nel mio cuore intanto stava nascendo la speranza che lui facesse tutto quel macello perché era geloso… di me!

«Non è vero che continuo a guardarlo! È solo la tua folle immaginazione!»

Mi voltai verso Filippo, cercando di tranquillizzarlo, ma non ebbi un gran risultato. Ottenni solo uno strattone verso gli spogliatoi dello stabilimento per un “colloquio privato”. Andò verso la cabina numero 8 e mi ci ficcò quasi a forza.

L’interno della cabina era molto piccolo, così che ci ritrovammo a pochi centimetri l’uno dall’altra. Il suo profumo mi invadeva, il mio cuore batteva forte e non riuscivo a stargli così vicina… stavo scoppiando!

«Si può sapere che ti è preso?! Perché mi hai portata qui dentro?!»

«Devo parlarti!» mi rispose lui.

«Non mi vorrai mica chiedere se tra me e Francesco c’è qualcosa?» gli dissi io prendendolo in giro.

«Perché??!! C’è qualcosa?! Dimmelo subito perché io…»

«Ma ti è andato di volta il cervello!?!?!?? Come sarebbe possibile, scemo che non sei altro?! Me lo hai presentato stamattina! O te lo sei scordato?!»

«Però ti piace! Ammettilo!»

«Bhè… non è mica brutto… anzi!» dissi io, con un sorriso malizioso. Ero al settimo cielo perché forse quella gelosia significava che provava qualcosa per me, e io non volevo altro che stuzzicarlo per vedere fino a che punto sarebbe arrivato. Lui dal canto suo era diventato paonazzo.

«Ma non ti preoccupare… c’è qualcuno che mi piace tanto, tanto di più!»

E dicendo questo gli scoccai un grande bacio sulla guancia e uscii dalla cabina.

Non riprendemmo il discorso per tutto il giorno, almeno fino a quando non mi riaccompagnò a casa con la macchina. Avevo continuato comunque a guardare Francesco, ma con tutta la forza di volontà avevo cercato di convincermi che fosse tutto un caso e che il sogno… se ne poteva tornare da dove era venuto. Intanto Filippo continuava a essere scuro in viso…

«Fili… tutto ok?»

«Se lo sapevo non te lo facevo conoscere!» rispose lui, con lo sguardo burbero fisso sulla strada.

«Ma si può sapere che ti prende?!»

«Sei tu quella che deve rispondere a questa domanda! Che ti è successo?! Ti sei innamorata di lui?! Cos’è? Un colpo di fulmine?»

«La vuoi smettere di fare il bambino?! Non è assolutamente vero! E poi… se anche fosse… tu che cosa c’entri?»

«Come cosa c’entro?!». La sua voce era molto nervosa e avevo notato che aveva allungato la strada verso casa mia, forse per parlare più tempo.

Io non potei non sorridere… per me quelle mezze frasi, quella gelosia improvvisa, significavano moltissimo!

«Già! Cosa c’entri? Non sei mica il mio ragazzo…!»

«Che c’entra?! E poi io… io…»

«Tu cosa?» chiesi io sperando con tutto il cuore che rivelasse i suoi sentimenti.

«Io… oh! Siamo arrivati!»

Mi voltai verso il finestrino e mi ritrovai davanti casa mia… ma che sfiga!

«Lo hai fatto apposta! Eri entrato in un argomento pericoloso, ammettilo!»

«Scendi dai… tuo padre sarà in pensiero!»

«Ah! Mi vuoi pure fuori dai piedi ora?! Bene! Bell’amico che mi ritrovo! Addio!»

Scesi furibonda dalla macchina sbattendo lo sportello, ma mi ritrovai con Filippo vicino che mi tirava per un braccio.

«Ok scusa! Non volevo essere scortese! Mi perdoni?» disse, con la sua faccia da schiaffi a cui, lo sapeva anche lui, non potevo resistere.

«E tu mi prometti che la smetti di essere geloso di Francesco?»

«Ok…» disse, anche se non molto convinto.

«Bravo!» gli diedi un bacio e questa volta mi lasciò entrare in casa.

Quando entrai in cucina trovai un bigliettino sul tavolo. Era scritto in modo frettoloso da mia madre.

Cara Lizzy, tuo padre aveva bisogno di idee e io di tanto aiuto. Staremo al locale fino a tardi, forse anche domani mattina perché mi hanno commissionato un matrimonio all’ultimo momento e qui è un macello. Mi dispiace lasciarti da sola… se vuoi prendi una pizza e chiama Filippo… è così caro quel ragazzo… ci vediamo domani. Ti vogliamo bene. Mamma e  papà

Sorrisi… sapevo quanto mia madre adorasse Filippo, ancora di più da quando aveva scoperto, quattro anni prima, che era il figlio di una sua vecchia compagna di scuola che non rivedeva da tempo. Da quel giorno in poi non perdeva occasione per invitarlo a pranzo, a cena, con i suoi genitori e qualche volta era pure successo che lo avesse invitato a dormire da noi, soprattutto quando facevamo la serata “cinema” e vedevamo i film fino a notte tarda e lei non voleva che lui andasse in giro a quell’ora.

Presi subito il telefono, non me lo feci ripetere due volte e chiamai Filippo.

«Pronto?» rispose lui, forse un po’ sorpreso di sentirmi così presto.

«Filippo? Sono io…»

«Già senti la mia mancanza?!»

«Che scemo che sei! No, è che i miei stanno al ristorante fino a tardi e non volevo stare sola… ti va di mangiare una pizza e vedere un film?»

«Certo! Vengo subito… e passo a prendere anche le pizze!» disse tutto contento.

«Io voglio…»

«Una quattro stagioni! Lo so!» e riattaccò. Mi conosceva proprio bene… non c’erano dubbi.

Andai in bagno e riempii la vasca. Cercai di rilassarmi, perché da quando avevo attaccato il telefono non facevo altro che pensare a Filippo, alle parole di quel giorno, a quella gelosia inaspettata… non vedevo l’ora che arrivassero le otto per rivederlo… per passare con lui la serata più bella della mia vita!



Ciao ragazzi! questo è il primo capitolo... spero che vi piaccia... la storia è già finita ma le sto dando una ritoccatina! :) speriamo bene...

ringrazio TheDreamerMagic che mi ha scritto e si è interessata un po' alla storia... spero che continuerà a leggerla...

un bacio a tutti

bibi!

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Capitolo 3
*** Cap 2: Ho paura poiché è notte, che sia un sogno soltanto troppo seducente e dolce per avere sostanza. ***


Ecco un altro cap! spero che vi piaccia... ringrazio ancora TheDreamerMagic xk sta seguend questa storia... spero che continui a farlo! :)

un saluto a tutti! bibi!:)

 

 

 

 

Rimasi immersa nella vasca da bagno per non so quanto tempo, rilassata come non mai, mentre le mie canzoni preferite si sentivano in sottofondo. Non mi resi conto di quanto tempo fosse passato, tanto che mi spaventai sentendo la voce di Filippo che mi chiamava dalle scale.

«Lizzy dove sei??? Ho trovato aperto…»

Oh cavolo!!!

Uscii frettolosamente dalla vasca ancora insaponata e mi affacciai dalla porta.

«Fili scusa, stavo facendo un bagno… scendo subito… »

Lui mi guardò e, non ci credevo nemmeno io, lo vidi arrossire. Rispose infatti, biascicando un po’ le parole, che allora mi aspettava in cucina. Balbettava.

Io intanto svuotai la vasca e, con il mio asciugamano con le rane sopra, corsi verso camera mia, pensando già a cosa cavolo mi sarei messa. Il mio subito diventò una bella mezz’ora perché, mentre lui stava vedendo una partita in salotto, io ero rimasta ferma davanti all’armadio come una scema, a cercare di trovare qualcosa da mettermi, ma no trovai nulla. I capelli ormai si erano asciugati da soli, ricadendomi sulle spalle a formare tanti piccoli boccoli. Ero ancora indecisa quando alla fine presi a caso una salopette di jeans a gonna e una maglietta a maniche corte. Decisi che alla fine poteva anche andare e scesi di sotto.

«Ma quanto cavolo ci metti a vestirti?! Meno male che hai detto che scendevi subito, sennò…»

«Scusa non è colpa mia…» gli risposi, facendo quegli occhi da cerbiatta a cui lui non resistiva.

«Ok, ok! Non c’è bisogno di fare quegli occhi!» Era arrossito di nuovo! Sorrisi e andai in cucina.

I cartoni delle pizze erano sul tavolo. Le misi in un piatto e le riscaldai al microonde mentre lui, ormai di casa, prese il piatti, mettendo la tavola. In pochi minuti la cucina fu invasa da un gustoso profumo di pizza.

«Come mai hai chiamato me?» mi chiese all’improvviso.

«Come scusa?»

«Perché hai chiamato proprio me a mangiare una pizza e non Roberta o le tue amiche?»

«Bhò… Io…» Mi piaci scemo ecco perché! «Guarda caso sei stato il primo che mi è venuto in mente!»

Lui rimase colpito e come al solito si stranì.

«Ma si può sapere che ti prende? Ora diventi strano anche tu! Ti sei innamorato di Francesco anche tu?!» dissi io sarcastica, ma lui rimase stizzito.

«Fai pure la spiritosa! Intanto appena lo hai visto, sembrava che fosse arrivato Brad Pitt… ti mancava la bava alla bocca!»

«Adesso che fai ricominci?! Come te lo devo dire che non mi piace?! Non è come pensi tu…»

«Certo certo! Ora ricacci anche la storia che ti piace un altro vero?!»

«Certo che sei un bel tipo tu! Non solo che ti dico la verità tu nemmeno mi credi! Complimenti!»

Il timer del microonde suonò, interrompendo la nostra conversazione che stava cominciando un po’ a degenerare. Tagliai le pizze e gli porsi la sua preferita: la capricciosa.

«Grazie…»

Non riprendemmo il discorso, parlando alla fine solo di quelle pizze che erano molto buone e dello studio che non mi dava tregua. Lui dal canto suo era all’università e stava per finire il terzo anno. A novembre infatti si sarebbe laureato probabilmente.

Quando finimmo, corsi verso il grande divano del salotto. Era comodissimo ed era anche il “nostro” posto da cui vedevamo tutti i nostri film.

«Cosa ci vediamo?» domandai io, cominciando a fare zapping, mentre lui osservava tutti i DVD che, perfettamente ordinati, contornavano il televisore.

«Perché non ci vediamo un horror?» disse. Voltandomi vidi che aveva tra le mani uno dei tanti DVD horror di mio padre.

«Ok…» dissi, ma dalla mia voce si capì immediatamente che non ero certo entusiasta della scelta.

«Non dirmi che hai paura!». Aveva un sorrisino sulle labbra che non mi piaceva per niente. Voleva stuzzicarmi.

«No che non ho paura! Assolutamente…»

«Dai rilassati! Ci sono io a proteggerti dalla strega cattiva!»

Mi mise un braccio intorno alle spalle e mi strinse a sé. Avrei voluto rispondergli male, ma dalle mie labbra non usciva nemmeno un suono… era bellissimo stare così abbracciata a lui… avrei voluto rimanere così per tutta la serata.

«Facciamo un patto! Se si fa troppo cruento, cambio canale!»

Immagini di assatanati e cadaveri si susseguivano ad ogni scena, sempre più paurose. Filippo guardava tutto senza fiatare, interessato come un bambino davanti ad un parco giochi: era veramente appassionato di quel genere di film. Io invece… me la stavo proprio facendo sotto! Per non guardare alla fine decisi di raccontargli il sogno di quella notte.

«Fili..»

«Che c’è? Non ti piace il film?»

«No, no… anzi!» dissi io, mentre la protagonista buttò un urlo che mi gelò il sangue. «Vuoi sapere perché Francesco mi ha fatto quell’impressione?»

Rimase zitto, guardandomi più serio che mai, quasi mi volesse scrutare l’anima.

«Se vuoi dirmelo, io ti ascolto…» disse semplicemente, ma intuivo dal suo sguardo che era quello che aveva aspettato per tutto il giorno.

«Stanotte ho sognato di camminare lungo la spiaggia. Tu mi venivi incontro e arrivandomi davanti avevi cominciato ad accarezzarmi i capelli e…» mi bloccai… il mio cuore voleva esplodere dalla vergogna!

«… e tu stavi per baciarmi, quando è arrivato un altro ragazzo, che mi ha tolto dalle tue braccia e ha cominciato a dire che non ti meritavo… che non dovevo stare con te…»

«Aspetta! Francesco in tutto questo cosa c’entra?». La sua voce era un po’ cambiata dal momento in cui gli ho detto del bacio.

«Era lui quel ragazzo sconosciuto! Chiamalo destino, ma quando stamattina me lo sono trovata davanti mi sono spaventata!»

Filippo all’inizio mi guardò con una strana espressione, finchè non scoppiò in una sonora risata. Aveva persino le lacrime agli occhi.

«Che cavolo ci trovi da ridere?! Non è divertente! È una cosa seria!»

«Scusa! È più forte di me! E poi… primo Francesco non direbbe mai queste cose di me e secondo noi…»

«Noi cosa?! Non potremmo mai stare insieme?! È questo che volevi dire?!»

«Non ho det…»

Ero furibonda. Come aveva potuto solo pensarlo?! Era un mostro!

«Lo hai pensato ammettilo! Quindi tu pensi che non sia quella giusta per te! Sentiamo: perché sono troppo piccola o perché tu sei troppo bello per stare con una come me?!»

«Dai Lizzy calmati! Non volevo dire questo lo sai…». Il suo sorriso svanì, mentre mi vedeva perdere completamente la pazienza.

«Tu… Io…»

Gli voltai le spalle. Non ce la facevo nemmeno a parlare, mentre le lacrime cominciarono a scendere senza sosta. Salii le scale e mi rintanai in camera mia, sbattendo la porta. Mi ero illusa, illusa da quella sua strana gelosia, mi ero solo illusa che lui potesse veramente provare qualcosa per me, anche se ero più piccola o sicuramente meno bella di lui. Al sol pensiero che lui mi vedesse solo come un’amica mi lacerava.

Mi buttai sul letto, mentre le lacrime continuavano a rigarmi il letto.

«Lizzy? Posso entrare?»

«Vattene via!!! Non voglio sentirti!»

Ma lui entrò lo stesso.

«Certo! Fa come se fossi a casa tua!» gli risposi sarcastica, dandogli le spalle.

«Ma si può sapere che cosa ti è preso?! Io non ho mai detto…» stavo per ribattere, ma lui mi bloccò dicendo: «… o pensato, tutte quelle cose!»

«Tu le hai pensate eccome! È da quando ci conosciamo che mi tratti come una bambina, come una sorellina da proteggere! Bhè io non sono più una bambina caro mio!»

«Lo so benissimo che non sei una bambina! Lo so che sei cresciuta! So anche che sei diventata una splendida donna!...»

Lo guardai, tra le lacrime. Lo aveva detto veramente? Aveva detto che ero una splendida donna?

«Ascolta… non ho mai pensato quelle cose! Altrimenti questa amicizia non sarebbe divenuta così importante e soprattutto io…»

«Tu cosa?...» gli chiesi.

«Niente… lascia stare!»

Andò verso la finestra, fissando il mare, in silenzio… era pensieroso, strano come non lo avevo mai visto prima di allora… C’era qualcosa che lo turbava, qualcosa che voleva dirmi da quella mattina…

Cosa vuoi dirmi? Perché non mi parli? Mi sono comportata da stupida lo so, ma solo perché mi piaci tantissimo… e tu ancora lo capisci!

Solo allora mi accorsi di quanto fossi stata stupida, di tutto quello che gli avevo urlato in faccia senza motivo, di quanto lui mi volesse bene stando li a parlarmi nonostante tutto quello di cui lo avevo accusato… avevo rovinato quella serata, quella che volevo fosse la più bella della mia vita…

Ero solo una piccola e sciocca bambina innamorata!

«Filippo…»

Non rispose. Continuava a guardare senza sosta fuori, immerso in quei pensieri che non condivideva con me. Quei suoi occhi erano persi nel mare, quella distesa d’acqua con cui condivideva il colore dei suoi occhi.

«Filippo… senti! Lo so che ho esagerato! Mi dispiace… forse hai ragione tu: sono una bambina!»

«Non dire cretinate!... e poi io sto bene tranquilla!»

Ma continuava a non guardarmi.

«No, io non sto tranquilla! Non dovevo dirti tutte quelle cose…»

«Ormai hai fatto… magari avevi una buona ragione per dirle…»

Si voltò. Il suo sguardo era un po’ perso, quasi spento, ma mi sorrise, forse un po’ ammiccante.

«Mi perdoni?» gli chiesi io. Lui non rispose, mi tirò verso di lui e mi abbracciò. Mi abbracciò fortissimo, quasi come a volersi liberare di qualcosa che lo opprimeva dentro.

«Ti voglio bene lo sai?»

Non riuscii a rispondere, le lacrime scendevano di nuovo. Mi convinsi che, se non lo potevo avere come ragazzo, ero comunque fortunata ad averlo come amico. Un amico meraviglioso.

«Rimaniamo qui?» mi chiese «Possiamo vederci qui un film, o sentire un po’ di musica…»

Non percepii la luce che gli attraversò il volto quando risposi che andava bene.

«Però qui lo scelgo io il film!» gli dissi sorridendo.

Lui ricambiò il mio sorriso, facendo spallucce. Si buttò di peso sul letto, immergendosi nei mille cuscini che vi avevo poggiato. Era bellissimo… Sembrava un angelo in mezzo ad un oceano di nuvole azzurre.

Mi avvicinai al porta DVD e scelsi il mio preferito: Shakespeare in love!

«No ti prego!!! Questo film no!!!»

«Non fare sceneggiate! Prima fai tante storie e poi quando lo blocco ti lamenti! Sei un sentimentalone, ma non vuoi darlo a vedere!»

«Ma per favore! Comunque ok, ce lo vediamo! Ma è l’ultima volta!»

«Certo, certo! Dici sempre così!»

 

Se non lo si è visto, non si può capire quanto sia bello quel film! È magnifico, dall’inizio alla fine e in ogni momento ti fa venire voglia di amare qualcuno… Joseph Fiennes è bellissimo in tutte le scene e romantico come ogni ragazza desidererebbe il proprio fidanzato. E poi la storia di Romeo e Giulietta, che si interseca con la storia dei due protagonisti, rende tutto ancora più meraviglioso.

Avevo visto quel film centinaia, forse milioni di volte, ma ogni volta mi entusiasmava come se fosse la prima. Spesso, durante le scene più belle, mi ero girata verso Filippo, cercando qualche imperfezione, qualche appiglio per smettere di amarlo. Ma più lo guardavo, più mi piaceva, più mi sembrava perfetto in ogni sua minima imperfezione. Non ero mai stata così, non mi ero mai sentita così con nessun altro ragazzo che mi era piaciuto.

«Che c’è?» mi chiese ad un certo punto, notando la mia insistenza nel fissarlo.

«Cosa?» chiesi, cadendo proprio dalle nuvole.

«E’ un’ora che mi fissi!»

Arrossii. «Io? Niente! Volevo solo vedere se eri interessato al film… tutto qui!»

Voltai il mio sguardo bruscamente verso la televisione.

Se n’è accorto!! Che figura!!!! Si ma come posso fare a non guardarlo… è così dannatamente perfetto!

Ricominciai a guardare la televisione e, anche venendomi l’impulso di girarmi verso di lui, cercai di non farlo, di concentrarmi con tutta me stessa al film.

Intanto il film era a metà. Viola e William vivevano il loro amore clandestinamente, ma proprio per questo era vissuto in maniera intensa, vivendo ogni giorno come se potesse essere l’ultimo da poter passare insieme. Era questo l’amore che desideravo. Non tanto per la segretezza, quanto per quella voglia di stare insieme a tutti i costi, anche se pericoloso, anche se proibito.

Il tempo però passava troppo lentamente, e si faceva tardi. La stanchezza per quel sabato passato al mare si cominciava a far sentire. Col cuore che batteva forte, piano piano mi avvicinai alla spalla di Filippo, fino ad appoggiar mici con la testa. Lui mi guardò, ci fissammo a pochi centimetri di distanza, sorridemmo e continuammo a guardare il film. Io intanto avevo una tachicardia pazzesca!

Piano piano il torpore si impossessò di me, le membra cominciarono a distendersi, finchè, ormai in dormiveglia, non sentii nemmeno che Filippo mi toccava le mani.

Aprii un po’ gli occhi. Ero appoggiata sul suo petto, con il braccio intorno alla sua vita. Lui stava ancora giocando con le mie dita, fino ad intrecciarle alle sue. Sorrisi e pensai di stare sognando… e se quello era un sogno sicuramente non volevo svegliarmi!

 



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Capitolo 4
*** Cap3: Senza sentire altro che noi, nient'altro che noi! ***


my

Ciao ragazze!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! questo capitolo è un po' cortino, ma spero che vi piaccia ugualmente!....  non so se continuare questa storia.... nn credo molto nelle mie "doti".... vedremo! solo il destino lo saprà!

spero che comunque vi siate un po' affezionati alla mia Lizzy e al mio Filippo... anche se tra un po' ci dovrebbero essere un po' di colpi di scena.... :)

vi lascio al piccolo capitolo sperando che vi piaccia.... e mi raccomando, sentite "Nient'altro che noi" di Max Pezzali... ho ossessionato le mie amiche con questa canzone, e anche il mio povero Andrea, ma la amo troppo!!!!!!!!!!

kisses Bibi!

Ero ancora abbracciata a lui, dormivo così come se fosse la cosa più naturale del mondo. Ero in pace con me stessa, stavo bene… non avrei mai voluto staccarmi da quell’abbraccio, ma ad un certo punto…

«Lizzy?... Lizzy?»

No! Non volevo svegliarmi!

«Lizzy?...» lui mi accarezzava la guancia, cercando di svegliarmi, non sapendo che mi stava facendo avere un collasso.

«Dimmi…»

«Devo andare Lizzy… Stai dormendo!»

«No rimani!» dissi io ancora piena di sonno…

«Ma come? I tuoi non ci sono!...».

Non c’era molta insistenza nella sua voce, come se non aspettasse altro.

«Li chiamo ok? Sto troppo bene ora…»

«Anche io…»

Lasciò quella sua frase a metà, sospesa su noi… avevo paura che anche quelle parole fossero solo un sogno.

«Dai aspetta un secondo, non ti muovere!»

Corsi in cucina e composi il numero del ristorante. Poi guardai l’orologio. Era l’una e i miei non ancora tornavano.

«Pronto?». La voce di mia madre sembrava quella di uno zombi.

«Mamma sono io! Tutto ok?»

«Oh si tesoro! Solo che non abbiamo finito… forse rimaniamo a dormire alle camere qui sopra… non mi azzardo a mettermi in macchina con questo sonno che ho!»

Si sentiva che era stanca e ringraziai il cielo che sopra al ristorante avevano fatto fare quattro camere. Era stata un’idea di mia madre fare questa specie di agriturismo in miniatura. Di solito di sopra o ci dormivano loro quando facevano veramente tardi o le coppie di sposi, desiderosi di stare da soli in mezzo alla campagna prima del viaggio di nozze.

«Ho capito! Senti… qui è venuto Filippo a vedere un film… mica ti dispiace se rimane a dormire da noi? È l’una…»

Sentii un mezzo sorriso dall’altro lato della cornetta.

«Certo certo! Fate i bravi mi raccomando… non farmi stare in pensiero!»

Arrossii.

«Perché ti dovresti preoccupare scusa?»

«Lo sai benissimo perché! Sai anche che non voglio perdere la fiducia in voi quindi evita di fare cretinate!»

Sapevo dove voleva arrivare e sapevo anche quanto lei si fidasse di me. Mi conosceva come un libro aperto e fin da subito aveva capito quello che provavo per Filippo. Non aveva paura di vedermi cresciuta e mi aveva portata dal ginecologo fin dall’inizio, anche perché avevo dei problemi col ciclo, la cui unica soluzione era la pillola. Era una madre, un’amica… l’unica cosa che richiedeva in cambio era un po’ di sincerità e di buon senso. Non avrei potuto avere madre migliore.

«Ok, lo so benissimo, ma sai anche che non è il momento, anche perché non mi fila… non c’è pericolo!»

«Si si come no! Dai buonanotte tesoro!»

 «Notte mamma… ti voglio bene!»

«Anche io tesoro!»

Attaccai… ero fortunata in tutto e per tutto. Col sorriso risalii in camera da letto e trovai Filippo ancora affacciato alla  finestra.

«Ha detto che va bene!... e che non dobbiamo fare cavolate!» dissi ridendo. Lui si girò, con la solita faccia da schiaffi chiedendo: «Tipo?»

«Lo sai! Però io le ho detto che non ci sarebbe stato problema! Anche perché proprio con te…» dissi io ridendo, ma lui non mi fece nemmeno finire la frase tirandomi un cuscino in pieno volto.

«Ehi!» gli dissi, reggendo la morbida nuvola azzurra tra le mani.

«No! Ehi lo devo dire io! Com’era? Proprio con te…» rispose, facendomi il verso.

«Cos’è? Ti ho toccato nel profondo?!»

Gli rilanciai il cuscino e lui fece altrettanto, creando una delle nostre famose battaglia di cuscini, sul letto che ormai era completamente disfatto. Andammo avanti per una bella mezz’ora, finchè non ce la feci veramente più. Eravamo completamente sdraiati sul letto, lui era a cavalcioni su di me ed era passato dai cuscini al solletico e continuavamo a ridere, io soprattutto con le lacrime agli occhi, cercando di farlo smettere.

«Dai Fili ti prego!!! Non ce la faccio più!!!» cercai di dire, ormai senza fiato per il troppo ridere.

Ma lui si bloccò, all’improvviso. Lo guarda, ancora con le lacrime, e incrociai i suoi occhi che mi fissavano, intensi, seri… cominciò ad avvicinarsi a me, sempre con quello sguardo che mi stava sciogliendo… cominciai ad accarezzargli i capelli, il viso, ricambiando il suo sguardo. Ogni atomo del mio corpo desiderava baciarlo in quel momento, voleva solo lui. Il mio cuore intanto era salito in gola.

Chiudemmo gli occhi, insieme, a un centimetro l’uno dall’altra…

«No Lizzy aspetta!»

Spalancai gli occhi e il cuore perse un battito…

«Che c’è?»

«Non posso…» rispose lui. Alzandosi dal letto. Andò alla finestra, il suo posto preferito quella notte.

Non ci credevo! Mi stava per baciare e dopo?...

Lo sapevo! Non mi vuole! Continuerà sempre a vedermi come una bambina!

Come se mi avesse letta dentro mi disse: «Adesso non metterti in mente che non ti voglio o che per me sarai sempre una bambina…»

Non gli risposi… non ci capivo più niente!

«E’ solo che… non voglio che tu pensi di essere solo un passatempo per me, non voglio che ti senta una delle tante… non lo sei sicuramente… però è complicato!»

Io ero rimasta sul letto, senza parlare, senza sapere che dire. Ero sull’orlo del baratro e stavo precipitando.

«Lizzy?... ascolta…»

«No… Fili basta…. Non ce la faccio più… come pretendi che reagisca?! Come, dopo che stavi per baciarmi?! Come, dopo tutta la scenata di oggi?!»

Mi alzai e come un automa scesi di sotto. Casa mia era una bellissima villetta che si affacciava sul mare. Faceva caldo fuori… non sentivo Filippo che da dentro mi chiamava a gran voce… non lo volevo sentire più… non volevo sentire più le solite scuse… non capiva quanto ci soffirvo?!

Cominciai a correre, senza pensare a niente, con la luna che si specchiava sul mare. Correvo, con le lacrime agli occhi, sapendo che la serata era rovinata di nuovo. Corsi fino a che non ebbi più fiato in gola e fino a quando non sentii una mano stringermi il braccio. Mi voltai e fidi i suoi occhi color del mare.

«Dove vai?!»

«Devi lasciarmi in pace! Tu non capisci! Non puoi capirmi! O sembra che fai finta di non capire! Fili veramente! Io non ce la faccio più a tenermi tutto dentro! A far finta che mi basti esserti amica, quando invece soffro come una pazza! Quando evito di andare dove vai tu per non vederti con qualcun’altra, quando vorrei essere io! Io non…»

E lui senza parlare, prendendomi il viso tra le mani, mi baciò. Mi baciò con tutta la forza che aveva in corpo. Mi baciò e quel bacio sapeva di fragola, di buono, di dolce. Mi baciò, mentre una lacrima scese sul mio volto. Mi baciò, e io mi aggrappai a lui. E perdemmo l’equilibrio. E cademmo sulla sabbia. Ma non ci staccammo. E continuammo a baciarci, mentre le onde del mare si infrangevano sui nostri piedi. Mentre quel bacio alla fragola si mischiò alla sabbia che ci sporcava i capelli, i vestiti.

«Lizzy… mi dispiace aver rovinato tutto… mi dispiace aver rovinato quella bella amicizia che avevamo, ma non posso più far finta di niente!»

«Non mi importa niente! Voglio solo te!»

E ricominciammo a baciarci, con la voglia solo di noi due, come se staccandoci ci mancasse l’aria.

Rimanemmo lì a lungo, illuminati dalla luna, sentendo nient’altro che noi.

Si, era proprio la canzone giusta… giusta per l’amore che provavo per lui, per quello che sentivo dentro quando non c’era… giusta per noi!

Mi ero innamorata senza preavviso del mio migliore amico, avevo scoperto che ero ricambiata ed ero sicura che il nostro amore sarebbe durato per sempre!

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Capitolo 5
*** Cap 4: l'amico ritrovato ***


by

Erano le due di notte, i miei non erano ancora tornati… io cercavo di dormire, stretta tra le braccia di Filippo, che era già da un pezzo nel mondo dei sogni.
Erano successe troppe cose durante quella strana giornata: avevo fatto un sogno strano quella notte, avevo conosciuto Francesco che mi sembrava sempre di più un essere ultraterreno, avevo litigato con Filippo… ma alla fine c’era stato il bacio più bello della mia vita sul mare, con il ragazzo che credevo fosse la mia anima gemella.

Non potrò mai essere più felice di così! Mai più! Lui è la mia anima gemella, lui è il mio mondo ed era destino il nostro stare insieme!
Mi voltai verso di lui, lo accarezzai, lo strinsi forte a me, quasi ad evitare che non scappasse.
Ero ammaliata d’amore, di sentimenti troppo forti per essere veri o essere spiegati. Ma non me ne importava niente se gli davo più importanza di quello che realmente aveva quell’amore. Non mi importava nulla di nessuno. C’eravamo solo noi due, io e lui. Ero vicina al MIO Filippo, la persona che mi teneva per mano, la persona che mi stava vicino e diceva di amarmi, almeno allora…

 «Tesoro!!! Lizzy alzati!!!»
Mia madre appena entrata in casa aveva subito cominciato ad urlare. Io mi stropicciai gli occhi, cercai di svegliarmi, ma con tutta la buona volontà non ci riuscii del tutto. Mi voltai, cercando Filippo, ma trovai il letto accanto a me vuoto.

Ma dove è andato?
Le sue scarpe erano ancora buttate per terra, così come la sua felpa, segno che era da qualche parte in giro per casa. Decisi di cercarlo e alla fine lo trovai in cucina, intento a parlare con mia madre in modo cordiale ed amichevole, mentre una tavola imbandita di ogni ben di Dio aspettava solo me.
«Buongiorno tesoro!» mi disse mia mamma con un sorriso, anche se si capiva lontano un miglio che era stanchissima.
«Buongiorno! Papà?»
«Sta dormendo da tua nonna. Io sono solo passata a portare questi cornetti per voi due e lo raggiungo. Filippo puoi venire a mangiare con noi da lei se vuoi! Sei sempre il ben venuto e lei ti adora!» gli chiese sorridendo.
«Avviserò i miei e ti faccio sapere. Grazie comunque per la gentilezza!»

È perfetto in tutto! Anche quando parla con mia madre!
La mamma andò a sciacquarsi un po’ il viso, mentre noi, l’uno di fronte all’altra, facevamo colazione come al solito, come un giorno qualsiasi. Ma questa volta i nostri sguardi erano più complici, io mi sentivo parte di lui come mai prima d’ora e lo sentivo mio, mio come non lo era mai stato.
Poi d’improvviso mi guardò, pensieroso.
«Che c’è?» chiesi preoccupata.
«Niente… è una cosa sciocca, ma oggi mi sta venendo in mente una frase del “Re Leone”…»
Capii subito quale fosse, ma volli sentirla da lui.
«Siamo un’unica realtà!»
Gli sorrisi, piena d’amore per quella frase che anche io, come lui, adoravo. Gli andai vicino e lo abbracciai forte, convinta che quell’amore fosse durato per sempre.
Il pranzo a casa della nonna fu divertentissimo perché lei, sempre molto attenta a tutto, capì subito che cosa stavamo nascondendo io e Filippo a mio padre, e quindi faceva un mucchio di battute che mio padre non riusciva mai a cogliere.
«Sei proprio come tuo padre! Non capisci mai niente!» gli disse dopo due ore, mentre io, la mamma e Filippo ridevamo come pazzi.
«Che cosa dovrei capire?» fece lui, confuso come non mai, mentre la mamma lo prendeva in giro insieme alla nonna e noi avevamo le lacrime agli occhi.
Bhè, diciamo che quel clima idilliaco e complice durò per circa un mese, almeno fino a quando il lato più sconosciuto di Filippo saltò fuori in tutta la sua brutalità…

 «Allora Lizzy, questa è la lista della spesa, ti prego devi fare in fretta e non ti devi scordare niente!»
«Si mamma, me lo hai ripetuto cinquanta volte! Ti prometto di fare in fretta ma non ti assicuro niente!»
Avevo smesso di studiare allora per il mio esame di maturità, quello che mi stava  portando allo sfinimento giorno dopo giorno. La scuola era appena finita, ma l’esame era alle porte e ogni giorno Filippo cercava di aiutarmi come poteva, impegnato com’era anche lui per gli esami dell’università di Architettura che frequentava da quasi tre anni ormai.
Con la testa fra le nuvole, ancora pensando all’esame, camminavo verso il supermercato, senza guardare le persone che mi circondavano. Per un pelo non avevo sbattuto contro il cartello di un bar, una signora anziana e la carrozzina di un bimbo (che svegliai, buttandomi addosso tutte le maledizioni della madre). La scampai fin troppe volte, finchè non andai a sbattere contro un ragazzo.
«Scusa! Mi dispiace veramente… non so come…»
«Lizzy!!!»
«Io…» alzai gli occhi e incrociai quelli di un ragazzo che conoscevo fin troppo bene.
«Giacomo!» lo abbracciai fortissimo, facendolo rimanere quasi senza fiato.
«Calma,calma! Non sono tornato per farmi uccidere!»

Giacomo! Il mio bellissimo, caro Giacomo!
Giacomo era il mio cugino preferito… anzi… non proprio cugino, perché era il figlio di amici stretti dei miei. Eravamo cresciuti insieme come fratelli e io lo vedevo proprio come un cugino, visto che chiamavo i suoi genitori zii. Era passata una vita da quando si era trasferito a Bologna per studiare Chimica, anni in cui mi era mancato tantissimo. Eravamo comunque rimasti in contatto, ma non era mai stata la stessa cosa.
Il rapporto che, da quando ero nata, avevo con lui, non ero riuscita a ricrearlo nemmeno con Filippo stesso.
«Come mai sei venuto e non mi hai detto nulla?!»
«Bhè, in realtà non lo avevo previsto… è solo che mi ero anticipato parecchi esami e visto che sono alla fine, mi sono concesso un po’ di tregua dopo quasi cinque anni a Bologna senza mai tornare a casa!»
«Quindi rimani!»
Ero felicissima! Mi sembrava di toccare il cielo con un dito! La mia vita procedeva alla perfezione!
«Hai da fare?» gli chiesi.
«No, facevo solo un giro in centro e sarei venuto a trovare te e gli zii! Perché?»
«Allora mi accompagni a fare la spesa e ti porto a casa! Ti devo raccontare un sacco di cose!» dissi, felice come non mai.
«D’accordo piccola!»
«Guarda che non sono più tanto piccola!»
«Questo è vero! Ma rimarrai sempre la mia piccola cuginetta Lizzy!» sorrise e io insieme a lui, complici come una volta.
Continuando a parlare, camminammo ridendo e scherzando, mentre lui aveva il braccio intorno al collo come aveva sempre fatto.
Sapevo che se mi avesse visto Filippo lo avrebbe ammazzato, anche perché gli avevo parlato di Giacomo, ma lui non lo aveva mia visto, essendo lui partito prima di essere diventati amici.
Sapevo che sarebbe stato geloso del nostro rapporto, così simbiotico e intimo, ma non me ne preoccupai più di tanto. In fondo non c’era niente di male, era come un fratello…

 «Quindi con Luana è tutto finito!»
«Già… e non dirmi che ti dispiace, perché so che non ti è mai piaciuta!»
«Non è vero!»
Lui mi guardò, sapendo benissimo quello che pensavo della sua ormai ex ragazza: era una Barbie montata di sé stessa.
«Ok, forse non saremmo mai potute diventare migliori amiche…»
Mi guardò ancora in quel modo, il cui significato era chiaro: “ammettilo che ti faceva schifo!”
«D’accordo! Non la sopportavo! Con quei capelli biondo platino, le labbra con mezzo chilo di rossetto fucsia, con i modi di Valeria Marini! Vorrei sapere come hai fatto a starci insieme per tutto questo tempo!»
Lui sorrise. «Che cosa devo dirti?! L’amore è cieco!»
Ridemmo insieme, complici come non mai. Sembrava di essere ritornati indietro nel tempo, in un mondo parallelo dove lui non se n’era mai andato. Quando stavo con lui, non sentivo nient’altro che la sua voce, diventando euforica al sentire le sue storie sui suoi amici.
«Lizzy?»
«Che c’è?»
«Ti squilla il telefono!»

Oddio non me ne sono accorta! Sarà sicuramente Filippo, arrabbiato come una bestia!
E infatti era lui.
«Pronto? Ciao scusa, ma non lo avevo sentito… sono al supermercato e c’è un sacco di gente…»
«Lizzy, senti mi prendo la lista, così puoi parlare tranquilla e facciamo presto!»
Guardai Giacomo come se fosse un angelo sceso in terra, mentre Filippo era furioso.
«Chi era?» mi domandò.
«Giacomo!» risposi, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
«E chi è Giacomo?!» nella sua voce c’era qualcosa di diverso. Ora non era solo preoccupato, adesso era geloso.
«E’ mio cugino, quello che sta a Bologna a studiare!»«Ah!» mi sembrò di sentirlo tirare un sospiro di sollievo 
«E come mai è tornato qui?»
«Perché aveva tempo libero e non veniva qui da tanto! Ma perché mi fai tutte queste domande?»
«Niente, niente! Usciamo stasera?»
«Non credo amore, ho promesso a Giacomo di passare un po’ di tempo con lui… non lo vedo da un sacco di tempo… »
«Ok…» la sua voce era un po’ delusa, quasi come se non si sentisse più al centro del mio mondo.
«Dai amore non fare così! Facciamo una cosa, chiedo a Giacomo se puoi venire anche tu, così te lo presento! Sono sicura che ti piacerà!»
«Se GIACOMO dice che è ok…» fece lui sarcastico, ma io non lo sentii.
«Allora d’accordo! Stasera alle otto a casa mia, amore!»

scusate l'attesa... non è stata colpa mia ma del computer e soprattutto dell'università che non mi da tregua... spero di avervi lasciato con un po' di curiosità! 

a presto kisses

Bibi:)

comunque ho pubblicato un'altra storia... provate a leggere... aspetto commenti!:)

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Capitolo 6
*** Ritrovarsi ***


Mine Non ho scusanti... lo so! Non ho scritto per un tempo indescrivibile e in questo tempo è successo di tutto! Non riesco nemmeno a descrivere quante cose sono cambiate.... io sono cambiata... ma questa storia mi è rimasta nel cuore! E adesso la prendo come uan sfida con me stessa! La devo terminare! spero tanto che qualcuno legga e gradisca! :)
Io comunque ci metterò tutta me stessa! A presto! Bi:)







«Ti da fastidio se viene Filippo? Dimmi la verità!»
«Ma no che non mi da fastidio! Già te lo ripeto da un'ora! E poi era anche ora di conoscerlo non credi?! So qualsiasi cosa sul suo conto senza n emmeno averlo mai visto in faccia!»
Arrosii... era tremendamente vero! L'ultima volta che avevo sentito Giacomo al telefono, lo avevo assillato tutto il tempo parlandogli di quanto era perfetto Filippo, di quanto era fantastico, di cosa gli piaceva o non piaceva fare... tutto quello che mi veniva in mente su quello che ritenevo il mio assolutamente perfetto ragazzo.
«Si... mi dispiace! L'ultima volta non ti ho fatto per niente parlare. Ho parlato solo io! Infatti non mi hai nemmeno detto di esserti lasciato con quella sottospecie di Barbie! Sono proprio un disastro!»
Lui mi mise un braccio intorno al collo, dandomi un pizzicotto sulla guancia. Accettavo una cosa del genere solo perchè a farlo era il mio Giacomo.
«Ma quale disastro! Lo sai che mi piace tanto ascoltarti!» mi disse sorridendo, con quel suo sorriso bianco e perfetto che aveva conquistato tante ragazze.
«Sai solo tu riesci veramente ad ascoltarmi.... e soprattutto a capirmi.... bhè! A parte Filippo naturalmente!»
«Mamma mia, piccola mia! Ti vengono gli occhi proprio a cuoricino quando parli di lui!»
Sorridemmo insieme. Si, mi ero proprio presa una bella cotta! Pensavo anzi di essermi proprio innamorata, ma non lo avevo ancora detto a Filippo... mi sentivo una sciocca bambina alle prime esperienze e dire "ti amo", così, quasi tanto per, mi sembrava una sciocchezza... non volevo sminuire i miei sentimenti. Se mai avessi voluto dire a Filippo che lo amavo sarebbe stato in un momento al massimo della romanticheria!
Mentre mi perdevo nel mio mondo, fatti di me e Filippo che ci baciavamo davanti alla luna specchiata nel mare, Giacomo iniziò a correre.
«Giacomo ma che ti prende? Vuoi farmi morire?! Fermati!»
«Oddio! Come posso essere scemo! Devo correre in albergo!» mi urlò contro senza fermarsi. Quando riuscii a raggiungerlo ero tutta sudata, con le buste della spesa che solo per miracolo non si erano rotte.
«Ma che sei impazzito?! Che ti corri?! E poi scusa, quale albergo?» dissi, con un affanno indescrivibile. Mi ripromisi di andare a correre qualche volta, ma sapevo già da subito che non lo avrei mai fatto.
«Devo tornare in albergo! Mi avevano detto di tornare per ora di pranzo per prendere le chiavi dell'unica camera che si stava svuotando! Mamma mia che sciocco!»
«Cioè fammi capire! Tu torni qui, nella tua città, e stai in albergo?!» lo guardai stupita.
«Certo che sto in albergo! I miei sono partiti per la crociera e con loro sono partite anche le chiavi di casa! Sai che papà ha cambiato di nuovo la serratuta, dopo che i ladri ci hanno fatto visita! E non mi ha mai dato la copia! Giustamente si è scordato di lasciarmene una! In fatto di sbadataggine ho ripreso tutto da loro!»
«Oh per favore! Andiamo a casa mia! Non ti permetto di pagare l'albergo e non te lo permetterà nemmeno mia mamma!»

Nel momento esatto in cui entrai in sala, la busta della spesa cedette. Ormai quelle buste sembravano fatte di carta velina. Mia madre mi aspettava a braccia conserte in cucina. Ma io avevo il mio jolly segreto.
«Lizzy! Meno male che avevo detto...» ma si bloccò. Il mio jolly aveva funzionato alla grande!
«Giacomo!!! Oh tesoro sei tornato!». Mia madre gli corse letteralmente incontro e lo abbracciò fortissimo, quasi quanto avevo fatto io poco prima. Cominciai a pensare che il nostro fosse un difetto di famiglia.
«Ma quando sei tornato? Perchè non mi hai detto niente? E i tuoi? Non ci sono!»
«Ho deciso tutto all'ultimo momento! Ai miei lo avevo accennato ma loro avevano già prenotato e aspettavano questa vacanza da mesi! Alla fine li avevo visti un mese fa e non ho avuto problemi! Solo che hanno scordato di lasciarmi la copia delle chiavi! Avevo prenotato l'albergo ma....»
«Albergo?! Ma sarai diventato matto! Non se ne parla nemmeno! Tu rimani qui con noi!»
Bingo! Grande mamma! Lo sapevo che lo avresti detto!
Gongolai letteralmente dalla gioia! Avere per un tempo indefinito Giacomo tutto per me dopo tanto tempo era fantastico. Già avevo cominciato ad organizzare tutto: le gite con lui e Filippo, il cinema, la pizza... adesso il mondo sembrava perfetto! Io avevo conquistato Filippo ed era tornato anche il cugino/migliore amico. Si, il mondo girava per il verso giusto.
Mia madre, una volta recuperata la spesa, mi ordinò di preparare la stanza per Giacomo e scappò via da papà che già era andato al ristorante.
La stanza da preparare era quella degli ospiti. Era una delle mie stanze preferite, perchè mi trasmetteva un qualcosa di misterioso. Era una camera molto spaziosa, con le finestre perennemente abbassate. Mia mama l'aveva arredata con la vecchia camera da letto della nonna, una di quelle camere vecchie, di legno, tutta intarsata, con un grande specchio sul comò e il letto col baldacchino. Forse era quell'arredamento antico a trasmettermi tanto mistero, ma di sicuro niente era più entusiasmante per me di aprire le finestre facendo entrare la luce del sole, buttarmi sul vecchio e comodo divano davanti al piccolo balconcino e leggere libri, senza smettere mai, vagando in ambienti fantastici e medievali, resi ancora più belli dalla meraviglia di quella camera. Adesso sarebbe stata la camera di Giacomo.
Cominciai a prepararmi per la serata già dalle sei e mezza. Ero entusiasta, ma allo stesso tempo ero tesa come una corda di violino. Quella sera si sarebbero conosciute due delle persone più importanti della mia vita. Molto era in gioco per me quella sera. Avevo paura che non si fossero piaciuti. Soprattutto avevo paura che Filippo non riuscisse a capire il rapporto così stretto che avevo con Giacomo. Avevo un brutto presentimento addosso e l'unica cosa che speravo era che non fosse fondato.
Decisi di vestirmi carina per l'occasione. Non adoravo mettermi le gonne, tanto meno i tacchi. Ma quella sera era pur sempre una serata speciale per me, quindi decisi di "strafare". Ricacciai dall'armadio un bel vestito che mia madre mi aveva comprato l'estate prima. Povera mamma, non me lo ero mai messa. Era senza spalline, di un bel blu cobalto, con la gonna a palloncino che finiva sopra il ginocchio. Poi indossai le scarpe col tacco della mamma. Erano comode, ma non ero affatto abituata. Sapevo che me ne sarei presto pentita! Mi guardai allo specchio e nel complesso... ero veramente carina! L'unica cosa che mancava erano... i capelli! Lì era il tasto dolente! Avevo i capelli ricci, ma non quel bel riccio definito, magari! Erano tra il riccio e il mosso e non stavano mai veramente bene! Sarebbe stata un'impresa aggiustarli!
Uscii dalla mia camera pronta a combattere con i miei ricci indomabili, quando dal corridoio spuntò Giacomo.... a petto nudo!
Oh mamma mia! E tu da dove sei uscito? Che cosa ne hai fatto del mio cugino nerd?
Giacomo era sempre stato un bel ragazzo, ma si trascurava un po', preso dal suo amore per lo studio. In quel momento mi sembrò un fotomodello. Aveva il petto nudo, i pantaloni abbassati, ma al punto giusto, che lasciavano intravedere l'elastico dei boxer. Era muscoloso, ma al punto giusto.... Perfetto! Arrosii, come una stupida!
«Che è successo? Perchè mi guardi così?»
«No... niente!». Arrosii ancora di più nel momento in cui incrociai il suo sguardo. Aveva messo un po' di gel nei capelli e il suo colorito dorato metteva in risalto ancora di più i suoi occhi... quegli occhi verdi di un colore che non avevo visto in nessun altro.
«Ma dai! Mi avrai vista tremila volte così! Siamo cresciuti insieme!»
«Si ma prima era diverso! Sei cambiato! Sei...»
«Ricordati che sei fidanzata!» gongolò lui, con un sorriso beffardo sulle labbra.
«Me lo ricordo che sono fidanzata scemo! E' che... spero solo che non diventi geloso di te!»
«Ma per favore! Non dire cavolate! Nessuno è mai stato geloso di me!»
«C'è sempre una prima volta!»

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Capitolo 7
*** La gelosia... quando arriva non va più via! ***


La gelosia... quando arriva non va più via! Lo so... Non ho scritto per tanto tempo e ora invece di continuo... :) sono fatta così! Non ci posso fare niente! Mi sono messa in testa che ce la devo fare e ce la farò! Vi lascio alla cara Lizzy e alla tanto attesa cena! Alla fine ci sarà anche una piccola sorpresina che metterà su un po' di domande!... Staremo a vedere come prosegue...
Un bacio Bi:)

Filippo arrivò puntualissimo all'appuntamento. Noi invece, anche e soprattutto per colpa mia e dei miei capelli arrivamm un po' tardi. Alla fine ero stata più di un'ora a combattere con la mia "acconciatura", ripiegando su un fermaglio a fiore a un lato, per tenere ferma almeno una parte della folta chioma.
Al nostro arrivo, giustamente, Filippo era alterato.
«Come mai così tardi?!»
«Scusa amore! Colpa mia! Ma dai! Anche io sono felice di vederti!». Feci per dargli un bacio, ma si scansò.
«E' più di mezz'ora che ti aspetto!»
«No amore! Che CI aspetti! Lui è Giacomo!»
Si diedero la mano. Giacomo sorrideva beato, Filippo era un fascio di nervi. Quello sguardo fu decisivo. Filippo lo vedeva come un rivale, un intruso nella nostra storia, un elemeno di disturbo. Lo fissò malissimo, ma Giacomo non se ne accorse o almeno non lo diede a vedere. Io mi trovavo in mezzo, mentre la tensione si impossessava di me. In cuor mio pregavo affinchè quella sera le cose andassero bene!
Devo stare calma! Lizzy sta calma! Quando Filippo lo conoscerà capirà, capirà tutto! Rilassati!
«Andiamo?» esordii io, cercando di sorridere e placare quell'aria di astio che Filippo, da solo, aveva alzato.
Ci proposero il tavolo numero 8, il migliore secondo me. Era un po' appartato e ci dava la piena vista sul mare, che quella notte era meraviglioso. L'aria era calda e la luna si rispecchiava nella distesa di acqua salata, rendendo tutto molto romantico. Mi ricordò il primo bacio con Filippo. Sperando che quello fosse un segno del destino e portasse bene, mi sedetti tra di loro.
«E' bellissimo qui! E il mare è stupendo!» disse Giacomo, con lo sguardo sognante.
«Deve mancarti tanto il mare! Non sei mai riuscito a staccartene! Ricordo che da piccoli non volevi mai tornare a casa e anche d'inverno venivi a farti lunghe passeggiate sulla riva!»
Lui mi sorrise.
«Già! E' una parte di me! Ma non mi lamento! Bologna è bella e mi ci trovo veramente bene!»
«Allora come mai sei tornato?» chiese Filippo sarcasticamente. Ancora una volta Giacomo fece finta di non sentire e si versò ancora un po' di birra che butto giù tutta d'un sorso. Feci lo stesso, cercai in tutti i modi di non pensare al comportamento assurdo di Filippo. Si vedeva lontano un miglio che era geloso, ma non ancora riuscivo a immaginare a che livelli era in grado di arrivare.
«Allora... fatemi capire... com'è che siete parenti? I tuoi non erano figli unici?»
«Bhè, non siamo proprio parenti! Siamo cresciuti insieme ed è come se lo fossimo!» risposi io cercando di essere tranquilla.
«Si. I nostri padri sono sempre stati migliori amici e hanno trasmesso questo bel rapporto anche a noi! Ricordo che però da piccolo non la sopportavo! Ci portiamo quasi cinque anni e la odiavo perchè tutte le attenzioni erano rivolte a lei! Avrei voluto farla sparire delle volte »
«E poi cosa è stato? Colpo di fulmine?» chiese Filippo, al massimo del sarcasmo. Alla fine non ce la feci più! Aveva superato il limite! Non poteva trattare Giacomo in quel modo!
«Filippo, vuoi venire fuori con me un momento? Giacomo per favore puoi scusarci un attimo?»
«Si certo! Intanto ordino le pizze!» disse Giacomo al colmo della gentilezza «Tu, Filippo, che pizza prendi?»
«Una quattro stagioni. Per Lizzy invece....»
«Una caprese! Lo so» lo sfidò Giacomo. Filippo stava per rispondere, ma riuscii a portarlo via in tempo.
«Si può sapere cosa cavolo ti è preso?! Non ti sei mai comportato così!»
Mi guardò, con lo sguardo da bambino. Si sentiva in colpa, si vedeva, ma nello stesso momento viveva un conflitto interno tra il suo essere geloso e il suo essere dispiaciuto. Era geloso, era palese, ma non ne vedevo il motivo. Si, io e Giacomo avevamo un bel rapporto, ma finiva la! Avevo combattuto per conquistare Filippo, mi ero innamorata davvero eppure lui se ne era scordato.
«Che cosa ho fatto?!»
«Non puoi essere geloso di mio cugino! Filippo ti prego, non essere stupido!»
«Lui non è tuo cugino!»
«Ma è come se lo fosse!»
«Oh ti prego! Giacomo di qua, Giacomo di la! Siamo inseparabili, siamo cresciuti insieme... mi dispiace amore, ma stasera devo uscire con Giacomo!». Mi stava facendo il verso... e mi stava ferendo, senza nemmeno accorgersene. «Sono io il tuo ragazzo o è lui?! Perchè mi pare che non mi consideri più tale!»
«Ma stai scherzando?! Siamo come fratelli! Chi voglio sei tu! Ho penato due anni dietro te! Due lunghissimi anni a starti vicina e a tenermi dentro tutto quello che provavo, a fare l'amica quando volevo di più! Io sono stata male per te! E ora che ti ho per me, secondo te ora che sto proprio con te, rovinerei tutto?! »
«Io TI AMO Lizzy! E non sopporto di vedere qualcun altro che prova gli stessi sentimenti per te! Che conosce tutto di te, più di quanto ti consoca io, che ti sa capire, che ti sta vicino come e molto più di come ti sto vicino io! Non lo sopporto!»
Mi aveva detto che mi amava, me lo aveva detto in modo tremendamente serio, urlato come se fosse un peso... un momento che avevo sognato per tanto tempo era passato tra le parole di una discussione. Avevo sognato ancora come una bambina.
«Mi stai facendo male! Dici che mi ami eppure mi tratti così! come fai a dirmi di amarmi se poi non ti fidi di me?! Come fai a dire "ti amo" e poi pensare che io potrei stare con un altro?!»
Cominciai a piangere, dal nervoso. Lacrime amare mi solcavano le guance. Avevo sognato quella serata da tanto tempo e si era rivelata un disastro. Avevo aspettato quelle due parole, le avevo sognate e ci avevo fantasticato sopra eppure mi erano state buttate così... Non poteva essere geloso, non proprio di Giacomo!
Vedendomi piangere Filippo tornò se stesso. Il suo sguardo tornò dolce e si posò su me che, con le scarpe che mi facevano male, mi ero seduta allo stremo su una panchina.
«Lizzy, amore mi dispiace! Non voglio farti stare male! E' stato più forte di me, amore! Scusa!»
Mi prese tra le braccia e mi cullò. Mi asciugò le lacrime e mi chiese ancora scusa.
«Io ti amo davvero Lizzy!»
Tra le lacrime gli sussurai un debole
«Anche io ti amo!». Glielo dissi, perchè lo pensai davvero... eppure, nei miei sogni, quel "ti amo" appariva in tanti modi romantici diversi.
Filippo sorrise e mi baciò. Tutto era passato. Sperai con tutto il cuore che quella sua gelosia sparisse per sempre, che quel Filippo mai visto non tornasse più.... Avevo sperato tante cose... in cuor mio sapevo che stavo sperando invano.

Quando tornammo al tavolo, le pizze ci erano appena state servite e Giacomo si era scolato l'intera bottiglia di birra. Mi sentivo ancora un po' spossata, ma qualsiasi litigio sarebbe morto da solo di fronte a quelle pizze tanto invitanti. Filippo chiese scusa a Giacomo per il suo comportamento e Giacomo, sempre da gran signore gli disse traquillamente che non doveva preoccuparsi.

«Mangiamo le pizze piuttosto! Mi è venuta l'acquolina in bocca!»
Sei proprio un angelo, caro Giacomo! Lo so che Filippo non è stato gentile... ma mi ama... lo so... devi solo dargli modo di capirti e conoscerti!
Mi aveva ferita quella sera Filippo, come non aveva mai fatto prima di allora. Cercai in tutti i modi di trovare una scusa al suo comportamento sconsiderato, ma non c'erano scuse! Era stato uno sciocco, uno sconsiderato... stava rovinando tutto senza accorgersene.
«Lizzy a cosa stai pensando?»
«Cosa...» Giacomo e Filippo mi guardavano dubbiosi. Giacomo mi aveva rivolto qualche domanda, ma io non avevo sentito nulla, persa nel mio mondo.
«Sei d'accordo se mi fermo per tutta l'estete? Lo so che non è il massimo abitare con me, ma...»
«Certo che sono d'accordo! Sarebbe bellissimo!»
«Bene! Perchè Filippo stava giusto dicendo di organizzare le vacanze insieme! Naturalmente quando tu avrai finito l'esame!»
Mi girai verso Filippo, col sorriso sulle labbra. Stava cercando di rimediare. Come facevo a non amarlo?
«Si, perchè Giacomo non è mai andato in uno chalet in montagna e io ho a disposizione quello di mio nonno...»
«Sarebbe meraviglioso!» gli risposi prendendogli la mano. Mi aveva resa felice! Sarebbe stata una bella cosa e finalmente si sarebbero conosciuti... tutto sarebbe andato per il verso giusto.
Usciti fuori dal ristorante, Giacomo andò a rigirare la macchina e io e Filippo rimanemmo soli.
«Sai, mi è piaciuta la tua idea! Grazie!» gli dissi, mentre lui mi abbracciava teneramente
«Forse ho sbagliato a giudicarlo... parlandoci mi sembra ok! E comunque era il minimo che potessi fare dopo il casino che ho fatto... mi dispiace!»
«Lo so! L'ho capito che ti dispiace! E sai.... quando hai quella faccia sconsolata mi piaci ancora di più!»
Mi sorrise e mi strinse a se. Le sue labbra toccarono le mie e in quel momento tornai a quella sera lungo la spiaggia, le sue mani sulla mia pelle, tra i miei capelli, e scordai tutto. Io volevo lui... solo lui
«Ti amo...» dissi.
«Anche io, amore mio... anche io....». Mi ribaciò... e quel bacio sapeva di amore, di promesse e di speranze.

In lontananza, dentro una macchina scura, Giacomo guardava la scena da lontano. Sorrise, ma era un sorriso amaro. Erano carini insieme. Filippo non si era comportato bene quella sera, ma si amavano e quello era l'importante. Lei era felice in fondo, se la meritava quella felicità. Il suo posto era di rimanere in disparte. Come sempre... Era sempre stato in un angolo, lui, eterno innamorato, di lei che lo vedeva sempre come un amico, un fratello. Se n'era fatto una ragione, ma era doloroso vedersi sbattere in faccia lei con il suo amore per un altro. Sospirò. Era quello il suo destino... Non era lui che lei voleva... doveva rassegnarsi. il suo sarebbe stato per sempre un amore non corrisposto.

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Capitolo 8
*** Montagne verdi... ***


Montagne verdi... Salve care (o cari... se ci siete)! Finalmente gusteremo un po' di aria di montagna! Ci vediamo di sotto :)
Nb: ho pubblicato tre capitoli contando questo da ieri sera! Se avete perso dei pezzi tornate indietro :) Bacibaci

«In fondo è stata una bella serata!...»
Avevo salutato Filippo con un ultimo bacio. Lui mi aveva sorriso e aveva salutato anche con tanta gentilezza Giacomo, promettendo che si sarebbero sentiti per accordarsi circa la vacanza.
«Mi dispiace da morire per come si è comportato Filippo... non ci sono scuse!»
«Ma va! Lascia perdere!»
«No Giacomo davvero... mi dispiace! Me l'ero immaginata diversa questa serata....»
«Lo fa solo perchè ti vuole bene...»
Sorrisi nel buio della macchina. Pensai alle parole che mi aveva detto Filippo... a quel "ti amo" che dopo tutte quelle discussioni, che comunque mi aveva fatto palpitare il cuore.
«Già...»
Quando tornammo a casa, mi precipitai verso la mia camera e mi disfai in men che non si dica di quelle torture che la gente chiama "scarpe".  Ma com'era possibile che le ragazze se le mettessero tutti i giorni cose del genere?! Era da masochisti!
Giacomo si affacciò dalla porta della sua camera, sussurrando. I miei stavano dormendo da molto, stanchi morti e sicuramente non era nostra intenzione svegliarli.
«Buonanotte Wendy!»
Mi bloccai.
«Ancora così mi chiami?» sorrisi. Ricordavo benissimo la prima volta che mi chiamò così. Avevo cinque anni e con lui avevo appena finito di vedere il cartone "Peter Pan" e ne ero rimasta letteralmente affascinata. Giacomo se n'era accorto subito così si inventò un nuovo bellissimo gioco: io ero la sognatrice Wendy, lui era l'impavido e giocoso Peter Pan, la mia stanza era la fantastica "isola che non c'è", il bagno era diventato in men che non si dica la laguna delle sirene con al lato la nave di Capitan Uncino.
«Sono Peter Pan e un giorno ti sposerò mia cara Wendy!» urlava di continuo Giacomo.
«Ma tu non puoi sposarmi! Peter Pan non voleva crescere!» ridevo io. Ma lui continuava a ripeterlo e io ero troppo piccola per capire il vero senso di quelle parole. Alla fine non precisai più che lui era il ragazzo che non voleva crescere mai, perchè tanta era la gioia che mi prendeva il cuore ogni volta che Giacomo mi prendeva la mano e facevamo finta di volare sui tetti di Londra. Era un sogno e io adoravo sognare.
«Ma io ti chiamerò sempre così! Anche quando sarai vecchia e decrepita sarai ancora la piccola Wendy!»
«E allora buonanotte caro Peter!»
Gli sorrisi e chiusi la porta alle mie spalle. Mi buttai di peso sul letto e mi addormentai quasi subito. Si, aveva ragione Giacomo, alla fine la serata non era andata completamente rovinata. Inoltre, vista da un altro punto di vista, la gelosia di Filippo era un po' da capire:  si era ritrovato dall'essere il centro del mio mondo a ritrovarsi a spartire il mio mondo con un cugino che adoravo... Ma ci amavamo e questo contava più di tutto. Mi addormentai felice in fondo, ma i miei sogni dovevano turbarmi ancora una volta.

La scuola era buia e deserta, se non per la luce che proveniva dall'ultima classe in fondo al corridoio, la mia.
Avvicinandomi sentii alcune voci familiari e tra queste la voce di Giacomo. Allungai il passo per arrivare più in fretta. Seduti vicini c'erano tutti i ragazzi e tra questi proprio lui che in quel contesto non c'entrava nulla.
«Cosa ci fai qui?» gli chiesi, correndogli incontro e abbracciandolo forte. Intanto notai che Filippo non c'era...
«Ciao amore mio!»
No, no aspetta un attimo! Amore mio?! Giacomo?.... Stiamo scherzando!
«Giacomo?»
«Finalmente sei arrivata, piccola! Il nostro anniversario non poteva attendere ancora!»
«Il nostro... Giacomo ma stai scherzando?!»
Lui mi sorrise incredulo, come se la pazza fossi io. Incredulo come se fosse normalissimo che quello era il nostro anniversario, come se stessimo insieme da tantissimo tempo.
«Lizzy, dai non ci casco! Su dai, non mi prendi in giro! Stiamo insieme da due anni!»
«Due...»
Pensai a tutto... soprattutto pensai a Filippo... che fine aveva fatto? Ma la scuola si allontanò, tutto si fece buio. Scomparirono i miei amici, i bachi, il sorriso beato di Giacomo e i suoi occhi verdi. Mi ritrovai in una chiesa, ma questa volta vedevo tutto come se fossi uno spettatore, un fantasma. Vedevo me vestita da sposa, camminare verso l'altare, col viso emozionato e qualche lacrime che scendeva rovinando un po' il trucco Davanti a me c'era un ragazzo che però non riuscivo a riconoscere.
Sarà sicuramente Filippo.
Ma non era lui... nella penombra della chiesa riconobbi il dolce viso di Francesco, che mi guardava pieno di affetto e di amore, emozionato anche lui.
Eh no! Prima Giacomo, ora anche Francesco!
Mi vidi stringere emozionata la mano di Francesco. Insieme ci voltammo verso l'altare per scambiarci la promessa più importante della nostra vita.

Mi svegliai di colpo. Erano le nove del mattino con la mia camera che era invasa da un intenso odore di caffè. La mia testa era un vortice di immagini non reali, di figure indistinte, di Giacomo e di Francesco. Che voleva dire tutto questo? Perchè Filippo in tutto quello non c'era? Cominciai a pensare che era stata tutta colpa della birra e della discussione della sera prima. Mi ripromisi di scordarmi tutto e scesi di sotto ancora in pigiama. Trovai Giacomo che stava preparando la colazione, in canottiera e tuta.
«Buongiorno! Dormito bene?» mi chiese voltandosi. Mi sorrise e in quel momento mi sembrò di rivederlo nel mio sogno, che mi sorrideva felice e mi chiamava "amore". Ma allontanai il pensiero cercando di pensare ad altro.
«Si... diciamo di si... Ma cosa fai ai fornelli?
«La zia è uscita... e...»
«Torna tardi stasera! La solita tarantella!» terminai io. «E quindi hai ben pensato di prendere pieno possesso della cucina?... vuoi avvelenarmi?!» scherzai. E lui di rimando si finse offeso.
«Ma no figurati! Se non vuoi le frittele non ti preoccupare! Me le mangio da solo...»
Eh no! Non mi puoi comprare con le frittelle!!!
Mi venne subito l'acquolina in bocca e quindi... continuai a fare la lecchina!
«Ma tu lo sai che sei il mio cugino preferito!»
«Non siamo veramente cugini...» mi rispose scherzando e stando al gioco.
«Lo so! Ma tu sei una persona importantissima per me... Non so come farei a vivere una cupa vita senza di te....»
«Diciamo pure senza le mie frittelle!!! Mamma mia che lecchina che sei!!!!»
«Non è vero! Ti voglio solo taaaaaaaaanto bene!»
«Sei semplicemente golosa!»
Gli sorrisi, consapevole di aver vinto. Più di mezz'ora dopo le frittelle erano finite e la mia pancia era enorme.
«Oddio scoppierò!»
«Mamma mia! Sembravi un pozzo senza fondo!»
«Grazie Giacomo caro! Sei molto gentile!... e comunque sei un cuoco da sposare!»
Sorridemmo insieme, ma poi seguì un lungo, interminabile momento di imbarazzante silenzio.
«Senti... Ma com'è che tu e Barbie vi siete proprio lasciati?». Ricordai in quel momento che quando glielo chiesi al supermercato non mi aveva risposto. E infatti lo vidi ancora una volta in difficoltà. Si passò una mano tra i capelli, scompigliandoli ancora più del solito e rispose.
«Diciamo che non ero più innamorato di lei...»
«Ma ti piace qualche altra ragazza?»
«No!... certo che no! Sono e rimarrò uno spirito libero! Lo sai! E credo che rimarrò tale ancora per molto molto serenamente!»
Stava mentendo lo sentivo e c'era qualcosa che evitava di dirmi...
«Ma...»
«Lizzy, non ne voglio parlare ora ti prego... ti dispiace?»
«No certo... scusami se mi sono immischiata troppo!»
«Ma no! Non è per quello! E' che non è un bell'argomento per me...»
Non riprendemmo più il discorso, perchè non volevo metterlo in difficoltà, ma non riuscivo a spiegarmi perchè tanti misteri... o forse evitavo di capirlo.
Intanto arrivò il tanto atteso esame di stato! Fu duro, ma allo stesso tempo fu uno dei meriodi migliori della mia vita, un'esperienza che ricorderò con il sorriso per sempre! Fortunatamente ci capitò un presidente di commissione molto tranquillo, quindi gli scritti andarono benissimo, fatti anche un po' in comitiva. L'orale poi era il mio jolly. Ero sempre stata brava e avevo padronanza nel linguaggio. Certo, la mia media non era altissima, ma riuscii comunque a portare a casa un bell'80, per la felicità dei miei genitori, di Filippo e anche di Giacomo. Festeggiammo una sera la fine degli esami, con Roberta che alla fine era uscita con il suo super meritato 100. Ci divertimmo tantissimo quella sera e, per la felicità mia ma penso soprattutto di Filippo, Roberta e Giacomo legarono molto. Stettero tutto il tempo a scherzare insieme.  Lo ammetto, solo per un secondo mi ingelosii, ma solo un nano secondo, perchè la mia mente cominciò subito a vagare e a pensarli insieme.
Decidemmo di andare in montagna tutti e quattro insieme. Gli altri del gruppo erano già partiti per la Spagna e noi eravamo rimasti soli, ma alla fine eravamo contenti anche così! Avrei passato due settimane con il mio bellissimo fidanzato, la mia migliore amica e Giacomo, che per me importantissimo. Non avrei potuto desiderare di meglio.

«Non vedo l'ora di andare... mi piace tanto l'idea di vivere un po' in montagna!»
Giacomo non era più in sè dalla gioia! Sembrava un bambino davanti a centinaia di regali la notte di Natale.
«Quando parli così sembri un bambino! Eppure hai 24 anni!»
«Eh no! Ho QUASI 24 anni! Eddai!!! Non mi aggiungere gli anni! E poi io sono Peter, non crescerò mai!»
«Oh di questo sono pienamente convinta!»
Partimmo verso metà Luglio. Il caldo era veramente afoso e non vedevamo l'ora di arrivare in montagna, almeno per guastare un po' l'aria fresca e salutare. Ci mettemmo quasi un giorno intero ad arrivare, ma ne valse veramente la pena.
«Grazie per avermi invitata! E' un posto magnifico!» mi disse Roberta, con gli occhi sognanti davanti a tutto quel verde.
«Ma scherzi?! Mi volevi lasciare con questi due da sola?!»
«No no! Sarebbe stato come ucciderti! Sono due maldestri!»
«Ehi! Modera i termini signorina! Chi è che è maldestro?» rispose a tono Giacomo scherzando.
«Perchè? Sennò che mi fai?»
Roberta non lo sapeva, ma dicendo così, aveva invitato a nozze Giacomo, che infatti non se lo fece ripetere due volte e cominciò a farle  il solletico (e Roberta non soffre il solletico... di più!). La jeep di Filippo cominciò a sobbalzare e le nostre risate si sentivano anche da fuori.
«Finitela voi due!» disse Filippo ridendo «Adesso inizia la strada brecciata e potreste farvi male!»
«Mi scusi comandante! E' stata colpa mia, ma non si preoccupi! Adesso riformiamo i ranghi!» rispose Giacomo, mentre Roberta aveva ancora le lacrime agli occhi.
Intanto la jeep saltava da una parte all'altra, facendoci rimbalzare come dei palloni. Filippo era un autista bravissimo e cercava di non prendere le buche di quella strada che, lasciatemelo dire, era come un pezzo di emmenthal. Alla fine però arrivammo sani e salvi allo chalet.
Non avevo mai visto nulla del genere. Filippo me ne aveva sempre parlato, ma non immaginavo fosse  così bello.  Era enorme, un villone fatto tutto di legno e circondato da ogni lato dalle montagne. Dietro la casa c'era una piccola stalla con un cavallo e una mucca che, quando il nonno di Filippo non c'era, venivano accuditi da un pastore loro amico che abitava li vicino. Io ero in estasi! Mi sentivo un po' Heidi e tutto era fantastico!
«E' meravigliosa!»
«Si! Mio nonno ci ha messo una vita a costruirla, ma è diventato il suo angolo di paradiso!»
Entrammo dentro e, se il fuori mi aveva lasciato di stucco, l'interno mi sembrava un sogno! Il salone era enorme, con un tavolone lunghissimo di legno massiccio, delle alte sedie lavorate, il camino di marmo intagliato, una ricca libreria e i quadri alle pareti... Si, non c'erano dubbi: era la mia casa ideale! Tutto era stupendo: dal salotto, alla cucina, alle camere da letto che erano spaziose e ognuna col proprio camino. Eravamo abbastanza in alto e la sera, anche se estate, faceva freddo.
«Il frigo è pieno, ma conviene che scendiamo in paese a comprare qualcosa per precauzione»
Filippo era salito in camera per chiedermi se volevo andare con lui, ma io non mi reggevo nemmeno più in piedi.
«Scusami amore, ma non ce la faccio proprio! Sono stanchissima!»
«Ok, chiederò a Giacomo allora!»
«Sai, sono felice che abbiate legato almeno un po'!»
Lui mi sorrise.
«Anche io! E' una brava persona...»
«E lo sei anche tu amore mio!
»
Lo baciai, al colmo della gioia. Tutto si era aggiustato e io non potevo che esserne felice.
Sentii Filippo parlare con Giacomo e accendere il motore, mentre chiacchieravano animatamente. Roberta era letteralmente crollata sul letto, in coma. Decisi di prendermi un attimo di tranquillità e farmi un bel bagno caldo. Entrando in bagno sorrisi. Ne ero sicura: quelle due settimane sarebbero state fantastiche!


Finito questo capitolo!Abbiamo scoperto un po' sull'infanzia di Lizzy e Giacomo. E soprattutto ci siamo trovati davanti un altro strano sogno... ma il meglio deve ancora venire! Vi lascio con un abbraccio
Bi:)

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