Due gemelli e un segreto

di Lovy91
(/viewuser.php?uid=71277)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Perché la vita non può essere decisa? ***
Capitolo 2: *** Non può essere vero ***
Capitolo 3: *** La verità ***
Capitolo 4: *** Il demone sconosciuto ***
Capitolo 5: *** La prima esperienza ***
Capitolo 6: *** Cinque mesi dopo ***
Capitolo 7: *** Un piccolo imprevisto ***
Capitolo 8: *** Un pò di aiuto ***
Capitolo 9: *** Decisioni difficili ***
Capitolo 10: *** Ingiustizia ***
Capitolo 11: *** L'ultimo desiderio ***
Capitolo 12: *** Altri problemi ***
Capitolo 13: *** Beccati! ***
Capitolo 14: *** Dubbi ***
Capitolo 15: *** Verso la fine... o no? ***
Capitolo 16: *** Punizione ***
Capitolo 17: *** Problemi... divertenti ***
Capitolo 18: *** Passato ***
Capitolo 19: *** Il momento si avvicina ***
Capitolo 20: *** Senza poteri ***
Capitolo 21: *** Verso la fine ***
Capitolo 22: *** Chi vincerà? ***
Capitolo 23: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Perché la vita non può essere decisa? ***


Ho deciso di scrivere un altra FF, oltre quello che seguo già. Questa storia è nata oggi pomeriggio, guardando la TV. Spero che l'inzio vi piaccia e buona lettura ^^!

1. Perché la vita non può essere decisa?

Ho raccontato questa storia moltissime volte. Ai miei figli, i miei amici. Orgogliosa di farlo. E ora, la racconterò ancora...
Tutto iniziò il dieci gennaio 2009. Nel quartiere più centrale di New York, Stati Uniti, conducevano una vita normale due ragazzi, due fratelli gemelli.
Jake Julian White, sedici anni e la sua gemella Karie Fay White. Una famiglia normale, come tante altre a New York. Mark White lavorava in un ufficio come contabile e la signora Evelyn White come insegnante liceale. Avevano avuto solo Jake e Karie, gemelli inaspettati e gli unici da generazioni da entrambe le famiglie.
Bravi ragazzi: lei, cheerleader del loro liceo. Lui, ottimo studente. Ma come tutti i fratelli, seppur gemelli, erano diversi caratterialmente e di aspetto. Di norma i gemelli come loro hanno tratti simili, mentre i due non potevano essere più diversi. L'unica cosa in comune erano i colori degli occhi e dei capelli, uniti alla pelle.
Jake aveva sempre portato i capelli corti e biondi. A differenza di sua sorella Karie, portati lunghi e liscissimi fin da piccola. Gli occhi era definiti da tutti come il cielo senza una nuvola: azzurro limpido. I lineamenti di Karie era molto dolci, così come il portamento e il magro corpo. Jake aveva tratti meno dolci della sorella, ma proporzionati, rendendolo da prima un bel bambino e, poi, un bel ragazzo.
I caratteri di entrambi erano diversissimi: Jake era impulsivo, testa calda e non ragionava mai. Bastava una battuta maligna a farlo scattare e, se non avesse gli ottimi voti che aveva, lo avrebbero espulso dalla scuola molto tempo prima. Karie era riflessiva, troppo. Non era molto timida, ma aveva qualche difficoltà a conoscere persone nuove. Le piaceva, però, esibirsi e mostrarsi al pubblico. Non a caso era una cheerleader.
Le loro vite erano normali: amici, famiglia, scuola e qualche ragazzo o ragazza. Jake non era il tipo da storie serie, mentre lei era orgogliosa di essere fidanzata da almeno due anni con Josh.
Cosa c'era di strano allora?
Quel dieci gennaio, quel giorno, si è trasformato... metà tra incubo e sogno...


La scuola... ciò che gli adolescenti definisco la pena lunga diciotto anni. Per cosa poi?
Nell'appartamento di proprietà dei signori White, un ragazzo era seduto su una sedia, a gambe incrociate e stizzito.
Guardò oltre la porta per l'ennesima volta, sperando di scorgere la sorella, come sempre in ritardo.
<< Karie! >> urlò, sperando che il tono la convincesse a presentarsi all'ingresso e funzionò. La ragazza corse a prendere la giaccia, rabbrividendo
<< Fa freddo, non trovi? >> chiese e poi guardò l'espressione irritata del fratello. << Scusa >>.
<< Me lo dici ogni mattina. Chissà quando ci chiudono il cancello >>.
<< Lo scavalchiamo >> suggerì lei e Jake rise, aprendo la porta. Si tuffarono nelle strade di New York affollate, caotiche.
Camminavano in silenzio, interrotto dai trilli del cellulare di Karie.
<< Josh? >> chiese scherzosamente Jake, attraversando
<< Ma dai? >> fu la risposta di Karie, ridacchiando. A metà strada la ragazza decise di fare una domanda al gemello. << È vero che hai mollato Arianna Brown? >>.
<< E tu come lo sai? >> chiese, lanciandole un occhiata sfuggente.
<< Pettegolezzi tra ragazze. In più siamo anche fratelli >> rispose Karie, fermandosi due secondi a guardare una vetrina, trascinata via dal fratello.
<< Sì, mi aveva stufato >> confessò, per nulla in imbarazzo
Karie sbuffò, esasperata. << Credo sia... la quarta in questi due mesi >>.
<< Le conti?! >> esclamò, guardandola.
<< A quanto sembra. Si può sapere cos'hai contro le storie serie? >> chiese Karie, quasi arrivati al liceo.
<< Non ho ancora trovato la ragazza giusta>> si scusò lui, con una perfetta faccia da schiaffi e la sorella scosse la testa, per niente incantata da quelle scuse banali. Si sentì toccare la spalla e si girò, finendo tra le braccia di Josh.
Jake fece un saluto e si allontanò andando dai suoi amici. Karie abbracciò Josh.
<< Buongiorno, amore >>
<< Buongiorno a te >> replicò Josh. << Hai dormito bene, stanotte? >>.
<< Sì, benissimo. E tu? >>.
<< Una meraviglia. Ah, senti... avresti per caso fatto i compiti di matematica? >>.
Karie sciolse l'abbraccio bruscamente e lo affrontò a muso duro. Erano ormai sei mesi che Josh aveva preso lo studio come un hobby da fare ogni tanto e Karie non ne poteva più. Troppe volte lo aveva scusato e troppe volte si era lasciata abbindolare da baci e carezze, condite da dolci parole.
<< Questa volta ti arrangi! >> disse lei, con ampi gesti. << Perché non apri quel dannato libro? Vuoi finire ai corsi estivi anche quest'anno? >>.
<< No, se mi fai copiare >> rispose lui, con un accenno di sorriso che non sciolse la furia della fidanzata. Litigarono per un po', fino a quando la campanella non suonò. Jake aveva osservato da lontano la scena e si chiedeva spesso cosa ci facesse sua sorella con uno così. Certo, Josh era il capitano della squadra di basket, bello, intelligente (anche se non sembrava mostrarlo negli ultimi sei mesi). Però, Jake non lo vedeva adatto per sua sorella.
Karie era così infuriata che salutò a malapena la sua migliore amica da dieci anni, Withney. L'amica chiuse l'armadietto di scatto e guardò Karie trafficare con il suo, senza cercare realmente niente.
<< Hai litigato con Josh? >>.
<< Cosa te lo fa pensare?! >> chiese, alterata.
<< Perché stai prendendo i libri sbagliati >> le rispose, prendendo quelli della borsa e rimettendoli dentro l'armadietto dell'amica e prendendo quelli giusti, porgendoglieli.
<< Grazie >> sussurrò Karie, chiudendo l'armadietto con un sonoro rumore metallico che si sparse per il corridoio.
<< Capisco che tu sia arrabbiata e questa cosa va avanti da quattro mesi. Io dico che devi lasciarlo >> disse Withney. Era la stessa che le ripeteva da tre mesi ma l'amore rende molto ciechi.
<< Voglio vedere se migliora. Io lo amo >> disse Karie, a sguardo basso e accasciandosi contro l'armadietto rosso.
<< Okay... ma l'amore non è soffrire, amica mia. E vedere come Josh non ti ascolta e ti tratta come se fossi la sua copia-compiti non aiuta >>.
La campanella suonò e le due ragazze corsero in classe. Karie fu grata al suono trillante: l'aveva salvata dal dare troppe spiegazioni all'amica. La prima lezione di storia era la stessa di Jake: avevano diversi corsi in comune, ma altri separati. La lezione verteva sull'ennesima guerra americana e venne ascoltata sì e no da tre alunni.
All'uscita dall'aula, Jake fermò la sorella.
<< Jake, per favore >> pregò la sorella, senza guardarlo.
<< Per favore tu. Sono stanco di vederti così >>.
<< A te non è mai piaciuto! >> lo rimbeccò Karie, cercando di non guardare la realtà che il fratello gli poneva davanti.
<< È vero. Devi dire anche che non avevo tutti i torti >> disse ancora, a quel punto Karie lo superò e corse fuori dalla sua portata. Jake sospirò pesantemente, si passò una mano tra i capelli e andò a prendere il libro di matematica per la lezione successiva. Aprì il suo armadietto e rovistò al suo interno. Di colpo, sentì dei singhiozzi alle sue spalle e alzò gli occhi al cielo. Si girò, con un bel sorriso stampato in faccia.
<< Arianna >> disse, con un tono amichevole. << Che c'è? >>.
<< C'è che tu ancora non mi hai dato un motivo! >> disse ad alta voce, attirando l'attenzione di diversi ragazzi ai loro armadietti.
<< Arianna, te l'ho detto il motivo. Sono io quello sbagliato, credimi >> disse, in una delle sue perfette scuse.
La ragazza prese un respiro. << Bugiardo! La verità che mi hai tradito! Chi? >>.
<< Tradita? Arianna ma cosa ti dice il cervello?! Non ti ho tradita. Sono io quello sbagliato! >> tentò ancora, ma Arianna non ci cascò. Il suono della campanella lo salvò e corse via, fino all'aula di matematica. Uno schiaffo gli arrivò sulla nuca.
<< Ma sei scemo? >> domandò Jake, girandosi.
<< Scusa, ma ti meritavi qualcosa con tutte le cavolate che hai appena detto! >> disse il ragazzo alto e scuro di capelli e di colore.
<< Sean, riprovaci un'altra volta e te la mozzo! >> minacciò con una matita Jake.
Sean rise. <>.
<< Un incidente >> borbottò Jake, sedendosi al banco in fondo all'aula, dove poteva fare quello che gli pareva quando la lezione diventava troppo noiosa per essere seguita.
<< Eh sì. Un caso che avete pomiciato alla festa dell'incidente Katherine >> disse, guardandolo con una smorfia.
Jake alzò gli occhi al cielo nuovamente. << Non succederà più >>.
<< L'avevi detto anche con Josephine, Rebecca, Anne... >> disse, contandole sulle punte delle dita. << Dimenticavo Amber >>.
<< Okay, okay. Hai reso l'idea! >> esclamò Jake. << Non possiamo essere tutti fedeli come te, Sean >>.
Il ragazzo ridacchiò. << Non ti farebbe male assomigliarmi >>.
<< Sbruffone >> borbottò Jake e Sean rise per davvero. Il professore entrò e iniziò la lezione senza preamboli inutili. Jake non riusciva a capire perché non poteva essere davvero fedele come Sean o sua sorella: era inutile. Il suo motto era: “Per sconfiggere le tentazioni è meglio cedere”. Peccato che ogni volta era costretto a lasciare la sfortunata tradita di turno. Si riprometteva di non farlo più, ma ci ricascava prontamente. Karie aveva rinunciato ad aiutarlo, lasciandolo ai suoi guai.
Contemporaneamente, Karie seguiva la lezione di biologia distrattamente. Pensava a Josh, a cosa era successo tra loro. Possibile che quell'amore che tanto professava si fosse spento? Come poteva succedere dopo due anni?
A pranzo, affrontò il suo ragazzo. Josh l'abbracciò, baciò e le promise che non le avrebbe più mentito. Karie era tentata di non crederci, ma cedette a quegli occhi dolci e le parole troppo convincenti. Suo fratello la definì pazza, ma lei lo ignorò.
Il resto delle due ore passò tranquillamente per Karie con un sorriso sulle labbra. Jake era di cattivo umore per le parole dell'amico Sean. All'uscita da scuola si incontrò al cancello con Karie. La gemella baciò a lungo Josh, felice per quell'amore rinvigorito e Jake fece una smorfia. Finalmente, riuscirono ad andarsene.
Per strada regnava il silenzio tra i due gemelli, nemmeno molto raro. Erano entrambi persi nei loro pensieri fino a quando Karie non si fermò. Jake si girò e la guardò. Aveva uno sguardo smarrito e confuso.
<< Ehi Karie. Stai bene? >> le domandò, avvicinandosi.
<< Non hai sentito? >>.
<< Sentito cosa? >> le chiese, cominciando a guardarsi attorno. Vedeva solo le persone per strada, le macchine, i negozi chiusi per il riposo pomeridiano.
<< I passi >>.
<< Karie, siamo per strada. Dire che è anche logico che senti rumore di passi >> la prese il giro, Jake ricominciando a camminare. Ma si fermò.
Le persone attorno a loro erano bloccate, proprio bloccate. Le macchine ferme, ma non come quando si spegne il motore. I suoni erano spariti. Un silenzio inquietante addensava l'aria. Karie si strinse a Jake, spaventata e il fratello aveva il respiro accelerato per la paura.
I cuori erano tamburi impazziti, quasi a voler uscire dal petto. Jake si staccò da Karie e cominciò a camminare per controllare la situazione.
<< Jake! Attento! >> urlò Karie, indicando una figura dietro di lui. Jake si girò ma non fece nemmeno in tempo a scappare che chiunque fosse lo narcotizzò, facendole cadere a terra. Karie non sapeva se scappare o aiutare suo fratello: optò per la fuga, in modo da cercare aiuto. Ma non appena si girò, la stessa figura si materializzò davanti a lei e la narcotizzò. Karie perse i sensi e cadde sul duro selciato, cadendo nel buio più profondo insieme a Jake.




Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Non può essere vero ***


2. Non può essere vero

Jake White si risvegliò di colpo, cacciando un urlo nel suo letto e si mise seduto di scatto, portandosi le mani alla testa. La luce del mattino presto penetrava dalle tapparelle abbassate, doveva essere l'alba. Si guardò attorno, confuso. Sbatté le palpebre, cercando di ricordare com'era finito nel letto. I suoi ricordi arrivavano alle tre e un quarto del pomeriggio, poi il buio lo aveva inghiottito.
Si ricordò di un particolare che lo fece alzare dal letto e correre verso la camera di Karie. Aprì la porta e trovò la sorella seduta sul bordo del letto, con un'espressione terrorizzata sul viso.
Jake le corse incontro e le prese le mani.
<< Karie, stai bene? >>.
Non rispose subito, sembrava dovesse pensarci. Non era del tutto sicura. << Credo di sì... cosa ci è successo? Non ricordo niente >> disse, toccandosi i capelli biondi. << Ho un gran mal di testa >>.
<< Anch'io >> disse, facendo una smorfia di dolore. << Non ricordo niente... solo... le persone e le macchine ferme... e il tipo con il narcotizzante... >>.
La faccia di Karie si riempì di paura. << Cosa ci ha fatto? >>.
<< Io sto bene. Non ho niente di strano. Tu? >> chiese preoccupato.
Karie scosse la testa. << Nemmeno io. Possibile che lo abbiamo sognato, in verità dobbiamo andare ancora a scuola ed è il dieci gennaio? >>.
<< Lo stesso sogno? >> domandò scettico Jake.
Karie si strinse nelle spalle. << Saranno quelle cose strane dei gemelli >>.
Jake storse il naso e si avvicinò alla sveglia digitale sul comodino: l'undici gennaio. La mostrò alla sorella, che divenne pallida come una morta.
Quello che era successo il giorno prima era troppo strano per essere spiegato razionalmente. Erano a New York e di conseguenza ne succedevano di cose strane. Però le persone non si bloccavano per strada, lo stesso valeva le auto.
La sveglia trillò le sette e gli sguardi andarono alla porta della stanza: i genitori si sarebbero alzati e avrebbero potuto chiedere spiegazioni. Uscirono dalla stanza a passi felpati, piano, per non fare rumore e dirigersi in cucina ad aspettarli. L'attesa sembrò eterna, invece che durare pochi minuti. La signora White entrò sbadigliando in cucina, con indosso una vestaglia bianca e piena di pizzi. Guardò i due figli seduti sul divanetto consunto della cucina, meravigliata. Di solito ci volevano le cannonate per svegliarli, sopratutto Karie.
<< Che ci fate già svegli? >> chiese, andando alla cucina per cominciare a preparare la colazione.
Si guardarono e fu Karie ad azzardare la domanda. << Mamma, non è successo niente di strano ieri? >>.
Evelyn si voltò a guardare la figlia con un viso corrucciato dalla concentrazione. << No... è successo qualcosa durante gli allenamenti? >>.
Jake e Karie sgranarono gli occhi. Allenamenti? Non ne avevano avuto il giorno prima, era il giorno libero.
<< Ma... ieri non ne avevamo... >> azzardò Jake e Karie gli diede una gomitata.
La madre assunse un'espressione sospettosa. << Mi avete mentito? Avete chiamato dicendo che c'è ne era uno supplementare... >>.
<< Oh! Io volevo dire: ieri non ne avevamo, però c'è ne stato uno... di emergenza >> inventò Jake, alzandosi dal divano della cucina e costringendo la gemella a fare lo stesso. La trascinò fuori dalla stanza, sotto lo sguardo sbigottito della madre. Karie protestò fino a quando Jake non chiuse la porta della sua camera con un gesto secco.
<< Ma sei scemo?! >> esclamò Karie, massaggiandosi il braccio destro dolorante.
<< Io non ho chiamato la mamma. L'hai fatto tu? >>.
<< Certo che no, ma ti pare? Jake, io sto avendo seriamente paura... >> confessò, con lacrime agli occhi. Jake sospirò.
<< Io non ho la minima idea di cosa ci sia successo... Ma la cosa non mi piace >>.
<< E se un maniaco ci ha fatto qualcosa? >> tentò Karie, pensando ad una cosa irrazionale.
<< Ma quale maniaco, Karie! Ieri le persone si sono bloccate e anche le auto. Quale maniaco riuscirebbe a fare una cosa simile? >>.
<< E se ci hanno drogati? >> chiese, deglutendo.
<< Devi smettere di guardare quei telefilm del cavolo. Ascolta, adesso andiamo a scuola e dopo troveremo una soluzione. Non devi dirlo a nessuno, Karie. Nemmeno a Josh >>.
Karie sembrò esitare ma lo sguardo di Jake era un rimprovero irremovibile. << Va bene >>.
I due cercarono di sembrare disinvolti durante la colazione, ma senza molto successo. Karie tremava leggermente e i genitori se ne accorsero, mentre Jake era silenzioso come una tomba. Il percorsa da casa a scuola fu altrettanto silenzioso, come se non avessero nulla da dirsi. Invece, avevamo molte più cose da dirsi di quante ne immaginavano. Karie leggeva i messaggi di Josh sul cellulare e dava brevi risposte, tanto non riusciva a premere i tasti giusti del telefono. Al cancello, si staccò a fatica dal fratello, quasi fosse l'unico appoggio alla sua sanità mentale. Josh la baciò, ma si accorse di quanto fosse fredda. Le domandò cosa avesse, ma la ragazza non rispose o diceva poche parole e brevi frasi. Nemmeno la sua migliore amica riuscì a cavarle niente.
Sean notò il turbamento dell'amico agli armadietti e lo osservò silenzioso. Jake chiuse l'armadietto e Sean gli mise una mano sulla spalla.
<< C'è qualcosa che non va? >>.
<< Sto bene. Non mi sento molto bene >> mentì goffamente, non aveva proprio detto una bugia. Aveva ancora mal di testa, anche se era diminuito e per Kari non era diverso. Le prime due lezioni vennero seguite quasi per niente. Withney continuò a guardare Karie, così come Sean continuò a osservare Jake.
Al suono della campanella, simboleggiando la fine della seconda lezione, Sean cominciò a tartassare Jake di domande e si recarono in palestra per educazione fisica. Jake tentò in tutti i modi di dissuaderlo anche negli spogliatoi. Il ragazzo si sfilò la maglia per infilarsi quella bianca di educazione fisica, ma Sean lo fermo per un braccio.
<< E questo quando te lo sei fatto? >> chiese, indicando tra la nuca e la schiena, all'altezza della spalla. Jake si girò allo specchio e rimase quasi sottoshock: un tatuaggio ad inchiostro blu e nero c'era davvero, era un intreccio di strane parole in un sorta di spirale contorta. Se lo avesse visto sua madre lo avrebbe come minimo ammazzato.
Superato lo shock iniziale, dovette ammettere che non era male. Era bello e ben fatto, sicuramente da un esperto. E ne sarebbe stato entusiasta se non fosse che non aveva la minima idea di come ci fosse finito sulla sua pelle. Rimase pensieroso a fissarla e le immagini confuse del giorno prima erano ancora nel suo cervello senza spiegazione.
Una domanda gli sorse spontanea: e se lo avesse anche Karie?
<< Ehm... sorpresa! L'ho fatto due settimane fa! >> disse con un sorriso, infilandosi la maglia bianca. Sean alzò le sopracciglia, per niente convinto da quella bugia. Sdrammatizzando, Jake lo sfidò a una partita di pallacanestro. Sean era un tipo competitivo perciò si distrasse immediatamente, proprio come desiderava il ragazzo.
Intanto, alla lezione di biologia della terza ora, Karie faticava a tenere il bacher in mano con la soluzione della lezione del giorno. Withney dovette aiutarla più volte, visto che a malapena riusciva ad aprire una bottiglia. La ragazza era così agitata che non seguiva neanche una parola dell'insegnante sulla cellula. Al suono della campana, posò il bacher e si avviò all'uscita. Era sovrappensiero, talmente tanto, da urtare l'insegnante che stava riponendo i composti usati quel giorno. Si macchiò la maglietta rossa indelebilmente di una macchia verde e sgranò gli occhi.
<< Mi dispiace molto! >> si scusò l'insegnante. << Spero che tu abbia una maglia di ricambio! >>.
Per fortuna Karie l'aveva. Per le emergenze teneva sempre un ricambio in una sacca dell'armadietto che cambiava tre volte a settimana. Corse a prendere la maglia prima che fosse troppo tardi per la lezione successiva e con Withney si recò al bagno femminile. Con sua sorpresa trovò suo fratello appoggiato alla porta di quello maschile.
<< Karie! >> chiamò, facendola fermare poco prima di entrare in bagno. Withney entrò, aspettandola dentro.
<< Che c'è? Devo cambiarmi! La professoressa Sullivan mi ha macchiata con chissà quale composto chimico. Ed era nuova! >> si lamentò, fissandosi la maglia.
Jake guardò a destra e a sinistra e sbirciò dentro il bagno dei maschi. Si morse un labbro e, senza preavviso, strattonò la sorella dentro il bagno maschile.
<< Ma sei pazzo? >> gli chiese, irritata. << Se mi beccano qui che gli dico? >>.
<< Sto per farti una richiesta per cui pagherò lo scottò per anni >> cominciò, con un espressione strana che spaventò Karie. << Levati la maglia >>.
La sorella rimase a bocca aperta e alzò un dito, indietreggiando. << Senti, io non sono Josephine Lopez... >>.
Jake roteò gli occhi, scocciato. << Karie, sono tuo fratello. Levati la maglia >>.
<< No! >> esclamò. << E perché mai? >>.
<< Scommetto che hai una sorpresina sulla schiena >> disse e Karie aggrottò le sopracciglia. Jake andò alla porta per controllare che non entrasse nessuno. La sorella andò al largo specchio e prendendo un sospiro, si levò la maglia. Jake guardò altrove, imbarazzato. Karie si girò, dando la schiena allo specchio.
Se non lanciò uno strillo di sorpresa era perché si trovava in un bagno scolastico. Un tatuaggio in inchiostro blu e nero, nello stesso punto e con le stesse parole. Era anche quello a spirale contorta, però era molto più delicato, da ragazza. Karie si cambiò la maglia e si aggrappò al bordo del lavandino per non svenire.
<< Cosa ci sta succedendo? >> domandò Karie, guardando il fratello con tanto d'occhi.
<< Non ne ho idea. Ma qualunque cosa sia non è normale >> le rispose Jake, sempre a guardia alla porta.
<< Ho paura, Jake >> mormorò, con le lacrime che le uscivano dagli occhi azzurri. Jake si avvicinò e la strinse in un abbraccio.
<< Adesso, vediamo di superare queste ore di scuola e poi... troveremo una soluzione >>.
<< Devo andare all'allenamento >> disse tra i singhiozzi.
<< Non oggi. E nemmeno io andrò in palestra, il mio insegnante aspetterà >> disse e Karie annuì, anche se l'idea di perdere un allenamento non le piaceva per niente. Withney bussò insistentemente alla porta del bagno maschile e si ricordarono di lei. Arrivarono in classe con venti minuti di ritardo che costò una nota a testa, ma non ci badarono. Il pranzo passò, così come le altre due ore di lezione. Gli amici non vennero a capo del comportamento dei due fratelli e Josh vedeva quanto fosse fredda Karie nei suoi confronti. La fidanzata inventò di stare male e che sarebbe rimasta a casa, Jake confermò. Josh finse di crederci e la lasciò andare.
Ai genitori dissero di essere agli allenamenti, in modo da agire indisturbati per le vie di Manhattan, West Side. Per prima cosa si recarono nel punto dov'erano stati aggrediti.
<< Cosa speri di ricavarci? >>  domandò Karie, a braccia incrociate e appoggiata a un muro sbrecciato. Jake non le rispose e si guardò attorno. Non c'erano testimoni visto che il giorno prima erano tutti fermi e immobili per chissà quale trucco. I negozi erano chiusi. Sbuffò e si arrese.
<< E adesso? >> domandò Karie.
<< Lasciamo perdere >> suggerì Jake, spalancando le braccia. << Non abbiamo indizi >>.
<< Ah, certo. E poi cosa diciamo a mamma e papà del “fantastico” tatuaggio? >> domandò Karie, in parte ironica. << Sapete, qualcuno ci ha narcotizzati, ci siamo risvegliati nel nostro letto e avevamo il tatuaggio >>.
Jake si tirò uno schiaffo sulla fronte. << Hai ragione >> mormorò, con aria stanca. << Ma cosa possiamo fare? >>.
<< Non ne ho idea... so solo che abbiamo un buco di quindici ore nella mente e un tatuaggio. Jake, qualsiasi cosa sia, non è razionale >>.
Jake ridacchiò. << Gli alieni? >>.
<< È una cosa seria >> disse Karie, per niente divertita e Jake divenne serio nuovamente. << Se soltanto riuscissimo a ricordare il volto di quell'uomo... >>.
<< Mi ha attaccato alle spalle, quindi non l'ho visto >> disse Jake. << Ma tu sì >> aggiunse, illuminandosi. Karie tentò di ricordare, ma erano immagini sfocate come viste attraverso un vetro appannato.
<< Era circa un metro e ottanta, sui trent'anni... >>.
<< E poi? >>.
Karie pensò ancora. << Ricordo... le mani... aveva la pelle chiara... >>.
<< Non ricordi altro? >>.
Scosse la testa. << No... Il viso non l'ho visto bene >>.
<< Meglio di niente >> disse, sorridendole. << Il problema è chissà quanti c'è ne sono così >>.
Non appena finì di pronunciare quelle parole, le macchine e le persone si fermarono di nuovo. Karie si strinse al fratello come il pomeriggio prima, ma con una presa più ferrea. Jake non si allontanò come la prima volta, nel caso quell'uomo tornasse ancora. L'immobilità delle persone era sconcertante: sembravano statue immobili e scolpite da un maestro abile. Le macchine erano ferme come se fossero di cera. Non un rumore invase l'aria, a parte quello dei respiri accelerati dei due gemelli, morti di paura. I minuti passarono, lenti e terrorizzanti. Sulle spine.
Finalmente un uomo apparve da un vicolo. Camminava tranquillo e con un andatura piena di dignità. Si fermò con un passo deciso di fronte ai due e li guardò con gli occhi scuri e penetranti. Era alto un metro e ottanta, castano di capelli e dalla pelle chiara.
<< Ehi... sei tu quello di ieri! >> esclamò Karie. << Ora ricordo tutto >>.
Jake si mise davanti alla sorella. <> urlò minaccioso, ma spaventato.
L'uomo non sembrò agitarsi. Rimase della calma piatta di pochi secondi prima. << Calmati, Jake White >>.
<< Come sei come si chiama? >> domandò con voce tremante Karie, da dietro Jake.
<< So molte cose di voi. So che siete gemelli e che siete nati il primo gennaio 1993. I vostri genitori si chiamano Mark e Evelyn White. Non avete altri fratelli. Karie è fidanzata da due anni con Josh, mentre Jake non ama le storie serie >>.
<< Ci hai fatto spiare? >> chiese con modi poco gentili Jake.
Si strinse nelle spalle. << Più o meno >>.
<< Ci hai fatto tu quel tatuaggio? >> chiese ancora Jake, avido di risposte alle troppe domande.
<< No. Qualcun altro >>.
<< Senti, non voglio tirarti le risposte con le pinze. Dicci cosa ci hai fatto >> disse, stanco di quell'interrogatorio e Karie concordò.
L'uomo prese un respiro e gli sorrise, un sorriso luminoso. << Vi ho fatto un dono >>.
<< Un dono? >> domandarono all'uniscono.
<< Proprio così. All'inizio penserete che sono un mostro per ciò che vi ho fatto, ma ben presto non lo penserete più >>.
<< Che ci hai fatto? >> chiese la ragazza e poi si guardò attorno. << Come hai fatto tutto ciò? >> continuò, indicando le persone immobili.
<< Si chiama stasi molecolare. Utile >> rispose e i due fratelli aggrottarono la fronte. Poi scoppiarono in una risata fragorosa.
<< Bello scherzo... Sei un parente di Sean, vero? E poi che trucco è questo? Su, lo scherzo è bello finché dura poco >> disse Jake, ancora ridendo.
<< Scommetto che c'è anche Withney in mezzo a tutto... e Josh... che stupidi. Ci eravamo anche cascati >> disse Karie scuotendo la testa.
L'uomo rise a sua volta. << Ah, la fase della negazione... >> sussurrò, affranto. << Fate tutti così >>.
Si guardarono. << Tutti così? >>.
<< Ammettere che ci siano cose che non rasentano la normalità viene difficile accettarle >> spiegò, indicando le macchine e le persone.
I due gemelli indietreggiarono, spaventanti. Quell'uomo calmo e di una lucidità invidiabile cominciava sul serio ad intimorirli. Qualunque cosa fosse volevano starne fuori. Avrebbero nascosto quel tatuaggio tutta la vita se fosse stato necessario, avrebbero dimenticato ciò che era successo, per continuare come se non fosse successo niente. Alle loro vite di tutti i giorni.
<< È inutile che pensiate di scappare >> disse, vedendoli indietreggiare. << Ormai è troppo tardi. Immagino che stamattina vi siete svegliati con un bel mal di testa >>.
<< E tu come lo sai? >> chiese Jake, con un filo di voce.
<< Te l'ho detto. Jake White. Io so molte cose... più di quante ne possiate immaginare e ben presto, le capirete. Ci rivedremo presto, molto presto... forse domani. Qui, alla stessa ora >>.
<< Non osare andartene! >> urlarono i due fratelli.
L'uomo si girò per entrare di nuovo nel vicolo. Ma si voltò ancora una volta. <>, e dette queste parole, si inoltrò nel vicolo.
Persone e auto ricominciarono a muoversi. I due fratelli corsero nel vicolo, ma di quel Sebastian non c'era traccia. Fissarono lo sporco vicolo per diverso tempo, senza parlare. Si guardarono e i loro occhi esprimevano paura come mai prima d'ora. Se era uno scherzo era fatto bene.
Ma sentivano che non si trattava affatto di un banale scherzo. Né Karie né Jake avevano mai creduto a cose come fantasmi e affini, perciò trovarsi di fronte a qualcosa di non razionale li lasciava senza ipotesi.
Sentirono di essere incappati, senza volerlo, in qualcosa di poco piacevole. E qualunque cosa fosse, mancava poco a scoprirlo.
Kari prese una mano di Jake e la strinse. Il fratello la imitò e l'abbracciò a lungo. Come per estraniarsi da quella realtà diventata incomprensibile, capovolta nel giro di poco tempo.
Non sapevano ancora che l'intera loro vita era cambiata.
Solo una cosa era da decidere.
In meglio o in peggio?

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** La verità ***


Ecco un altro capitolo! Spero possa piacervi, fatemi sapere XD!  

 3. La verità

Tornarono a casa alle sei, dopo essere stati fuori per ore. Ore di silenzio senza risposte, sapevano solo che ora qualcuno gli aveva realmente fatto qualcosa, solo che non sapevano cosa. Per fortuna, nessuno dei due genitori erano ancora a casa quindi Karie poté sedersi sul suo letto e cominciare a piangere disperata. Jake tentò di consolarla ma anche lui era parecchio giù. Quella storia li rendeva troppo confusi: sentivano di doversi destreggiare con qualcosa di sconosciuto e terribile. Il sole calò oltre i grattacieli della città, lasciando il posto alla luna piena e argentata, insieme alle stelle brillanti nel cielo blu intenso.
Jake strinse una mano della sorella. << Andrà tutto bene, Karie. Te lo prometto >>.
<< Come puoi promettere qualcosa se non sai nemmeno cosa sia? >>.
<< Non fare la difficile >> pregò e Karie mostrò un sorrisino stentato che rincuorò il fratello. Si alzò dal letto, facendo qualche passo per la stanza e asciugandosi gli occhi. Si guardò allo specchio e si passò una mano tra i lunghi capelli biondi.
<< Jake, cosa credevi che intendesse quel Sebastian con “dono”? >>.
<< Non lo so. E non voglio saperlo >> rispose, alzandosi a sua volta e guardando allo specchio il viso stanco.
Karie lo guardò negli occhi identici ai suoi. << Io sì >>.
Jake sgranò gli occhi. << Dici sul serio? >>.
<< Ormai la cosa è iniziata e tanto vale conoscerla fino in fondo, no? >>.
<< Sei pazza. Ma, d'altronde, l'ho sempre saputo >> disse, prendendola in giro, dandole una gomitata e lei rise, ritrovando un po' di armonia in quella confusione nera.
<< Allora lo sei anche tu! Siamo gemelli, ricordi? >>.
Jake rise e l'abbracciò. Quei piccoli battibecchi scherzosi c'erano sempre stati da quanto erano nati. Ed ora che erano diventati grandi, si divertivano a prendersi in giro ancora come una volta.
<< Dobbiamo nascondere il tatuaggio ai nostri genitori >> gli ricordò Karie. << O ci uccidono sul serio >>.
<< Per ora non corriamo pericoli, siamo in inverno. Ma poi sarà un vero problema >> disse il fratello, sospirando.
<< Non è poi così brutto >> ammise, guardandosi la schiena coperta allo specchio come se potesse vederlo attraverso il tessuto.
Jake ridacchiò ironico. << Se non fosse che non sappiamo come ci sia finito >>.
<< Quel Sebastian ha detto chiaramente che è stato qualcuno a farcelo >>.
<< Ma perché? >>.
Karie divenne pensierosa. << Sai, ora che sappiamo nome e cognome, potremo fare qualche ricerca di quel tizio. Andiamo al portatile nella stanza dello studio >>.
I due fratelli corsero in una piccola stanza che il padre aveva adibito a studio, per quando era costretto a lavorare a casa con tutti i suoi lunghi calcoli. Jake accese il portatile e inserì la password di protezione, andarono su Google e digitarono il nome di Sebastian Sullivan. Aspettarono i pochi secondi di attesa e la pagina si aprì, mostrando i risultati, il suo nome spiccava in nero in un sito di annunci mortuari.  Si guardarono per una frazione di secondi e Jake cliccò sul sito. Si aprì quasi subito e mostrava diverse foto di persone morte, con date di nascita e del decesso.
La foto con il viso dell'uomo che avevano incontrato poche ore fa spiccava in mezzo alle altre. Con lo sguardo fuori dalla orbite, cercarono i dettagli su quella foto. Era proprio lui e risultava dichiarato morto proprio due mesi prima. Era sparito sette anni fa e per la legge, si viene dichiarati morti. Non c'era nessun messaggio affettuoso, nessun elogio. Dava l'idea di una persona sola.
<< Com'è possibile? Abbiamo incontrato un fantasma? >> si chiese Jake, spegnendo il PC.
<< O forse è stato dichiarato morto, ma è ancora vivo >> suggerì Karie, sedendosi sul divano dello studio, con le mani sulle ginocchia.
Jake le sedette accanto. << E dov'è stato per tutti questi anni? Non ha trovato le sigarette e la sta ancora cercando? >>.
<< Che vecchia >> lo prese in giro Karie, scuotendo la testa.
<< Scherzi a parte >> continuò il fratello, << cosa può voler dire? >>.
<< Finiremo anche noi scomparsi? >> chiese con timore Karie, portandosi le mani alla bocca.
<< Non lo so >> non le mentì il gemello, stringendo i pugni. << Odio vivere nell'incertezza! >>.
Troppe domande e poche risposte. Sebastian aveva risposto a qualcuna, ma ne aveva posto molte altre. Ed ora che sapevano molto più su di lui, si chiedevano cosa aspettasse a dirgli veramente cosa volesse da loro. Senza contare tutte quelle cose che sapeva sul loro conto. Non solo dati anagrafici o di famiglia, ma addirittura sapeva da quando Karie fosse fidanzata e che Jake non amava le storie serie. Sapeva troppo e si domandavano perché fosse tanto interessato ai due.
I genitori tornarono in quel momento insieme e li sentirono ridere. Si stamparono in faccia un bel sorriso di circostanza e gli andarono incontro, cercando di apparire tranquilli. Solite domande sulla scuola e gli allenamenti, su cui mentirono alla grande.
<< Karie ti ho comprato una maglia nuova, andiamo a provarla >> disse la madre distrattamente, mentre trafficava nelle buste della spesa.
Jake guardò Karie e scosse la testa. << No... ehm... posso provarla da sola >>.
La madre alzò la testa dalla busta della spesa. << E da quando? >>.
<< Così >> balbettò Karie, prendendo la busta con la maglia e andandosene in camera. Jake sospirò sollevato e il padre gli batté una mano sulla spalla.
<< Tutto a posto, figliolo? Ti vedo teso >> notò, battendogli ancora la mano sulla spalla.
<< Si, sto bene >> mentì, girando la testa a destra e sinistra per sciogliere la tensione.
Apparire come tutti i giorni non risultò mai così difficile per i due fratelli White. Karie tentò di essere convincente anche con Josh, sperando che ci credesse. Al telefono rise, cercando di fargli sentire quanto fosse tranquilla. Ma, non appena chiuse la comunicazione, tornò a essere turbata e preoccupata. I compiti sembravano non finire mai, ma almeno li aiutarono a tenere la mente occupata per un paio di ore. Alla fine andarono a dormire, sperando di riuscire a non pensare e a entrare nel mondo dei sogni, dove di solito tutto andava bene.
Verso le tre, Karie uscì dal bagno e camminò per il corridoio per tornarsene in camera ma si bloccò nel buio. Non aveva mai avuto paura del buio, nemmeno da bambina, Jake fino ai sei anni era rimasto terrorizzato, invece. Prese un bel respiro e ricominciò a camminare, pensando di esserselo immaginato. Ma quando abbassò la maniglia per entrare nella sua stanza, cacciò un urlo che rimbombò per tutto l'appartamento. Immediatamente, i genitori e Jake uscirono fuori dalle stanze. Quest'ultimo, ancora più preoccupato. Karie era accasciata sul pavimento e fissava il soffitto.
<< Karie! Cos'è successo? >> domandò a raffica il padre, nel suo pigiama blu.
Karie guardò i genitori e prese un bel respiro. << Uno scarafaggio, però è uscito dalla finestra del corridoio >>.
I genitori si rilassarono e la rimproverarono per averli fatti spaventare a morte in piena notte. Se ne tornarono in camera, piuttosto irritati. Jake rimase nel corridoio e l'aiuto a rialzarsi.
<< Cos'hai visto veramente? >> domandò senza esitazione. Non aveva creduto a quella bugia.
<< Un paio di occhi gialli >> rispose e Jake la guardò con il respiro a metà.
<< Te lo sei immaginato >>.
<< No, io li ho visti! E quando ho urlato sono spariti oltre la finestra >> disse, indicando la finestra aperta che Jake chiuse con un colpo secco.
<< Karie, i mostri non esistono >> dichiarò con un sorriso rassicurante. Peccato che la faccia della sorella fosse una pura maschera di terrore. Jake  si voltò e cadde a terra, dallo stupore. Due occhi gialli c'erano davvero ed appartenevano a qualcosa avvolto nell'ombra, indefinibile nella notte. Jake corse alla fine del corridoio con Karie, mettendosi davanti a lei.
<< Chi sei? >> chiese con fare minaccioso a bassa voce per non svegliare i genitori.
Non rispose. Videro solo il suo sorriso luccicante delle ombre scure, rischiarate da poca luce argentata della luna.
<< Rispondi! >> ordinò Karie, facendosi coraggio.
<< Sono venuto per vedere il patetico tentativo che hanno fatto >> rispose alla fine, una voce rauca e strozzata, quasi venisse da molto lontano.
<< Tentativo? >> domandò Jake. << Ma di che stai parlando? >> aggiunse, sempre a bassa voce per non svegliare i genitori assopiti nel sonno.
<< Che senso assoldare altri due sciocchi ragazzini! >> disse, lasciandosi andare ad una breve risata.
<< Assoldati? Ma di che stai parlando? >> chiese con un tremito nella voce Jake, senza spostarsi di un centimetro dalla sorella e dal fondo del corridoio.
<< Sebastian Sullivan ancora non ve lo ha detto, immagino. Anzi, no... il dono, vero? >>.
<< E tu come fai a saperlo? >> chiese Karie, tremando.
Qualunque essere fosse, scosse la testa. << Inesperti. E, di solito, pochi fortunati arrivano a diventare esperti >>.
Non dissero niente. Quelle parole erano servite a renderli ancora più confusi di prima, insieme ad altre domande senza risposta.
L'essere si allontanò dalla finestra. << Ci rivedremo presto... Cacciatori >>.
<< Cacciatori?! >> esclamarono i due gemelli, ma la creatura scomparve, sparendo in una scintilla dorata. Rimasero a fissare la finestra per un altro po'. Jake strinse le labbra e si fiondò in camera. Karie lo seguì e lo osservò vestirsi.
<< Ma che fai? >>.
<< Mi sono stufato, ecco cosa c'è. Adesso tu ti cambi e vieni con me in quel posto. Quello lì alzerà il sedere dal letto e ci verrà incontro >>.
<< Sono le tre di notte, Jake! >> gli ricordò Karie, turbata ma non era stupita: era da Jake fare certi ragionamenti senza pensare.
<< Non mi interessa! >> ribatté secco. << Prendiamo la macchina di papà >>.
Ci furono basse proteste per il corridoio e anche fino alla porta. Alla fine, Karie cedette. Aveva paura che lasciandolo da solo, avrebbe fatto qualcosa di cui si sarebbe pentito e poi si sarebbe pentita lei. Si strinsero nel capotto non appena misero piede fuori dall'androne del palazzo. L'aria era gelida e il fiato si condensava in nuvolette di un azzurro cristallino. Jake salì in macchina e accese il motore e il riscaldamento. Jake guidò silenziosamente per le strade fredde e buie della città, fino al posto esatto. Parcheggiò e scese. Karie lo seguì, rabbrividendo alla ventata gelida.
<< Cosa speri di trovare? >> gli chiese, non appena mise piede sul marciapiede.
Jake girò per diverso tempo per la stessa strada. Non c'era nessuno, a parte qualche vagabondo di passaggio di tanto in tanto.
Al limite della pazienza, si decise a chiamarlo lui stesso: << Sebastian Sullivan! Non mi interessa se stai dormendo o qualsiasi cosa tu stia facendo! Non so come, ma so che mi senti! Vieni subito qui e non mi muoverò per le restanti dodici ore! >>.
Karie scosse la testa, con una mano tra i capelli, imbarazzata. Come minimo lo avevano sentito nel raggio di cinque metri. Non arrivò nessuno e Jake diede un pugno a un muro.
<< Che ti aspettavi? Che apparisse in una nuvoletta di fumo bianco, stile mago? >> disse ironica e il fratello la fulminò con uno sguardo cattivo.
Dei passi e si voltarono. Sebastian, con la faccia assonata, li fissava fermo nello stesso punto del pomeriggio, quasi ci avesse messo una X. Jake puntò un dito contro di lui:
<< Molto bene, uomo dagli effetti speciali. Adesso voglio che ci dici cosa sta succedendo o giuro che ti denuncio per sequestro di minore! >> disse con un velo di minaccia spesso quanto l'aria gelida che vorticava nella notte.
Sebastian sospirò. << Perché siete qui? >>.
<< Forse perché un... coso... è venuto a casa mia, facendo venire un infarto a me e mio fratello? >> spiegò con fare molto sarcastico Karie, anche se scossa dalla paura.
Sebastian sgranò gli occhi. << Davvero? >>.
<< Sì, davvero >> confermarono in coro, per niente divertiti.
<< Speravo lo scoprissero più tardi... Be', mettetevi comodi >> disse, indicando l'auto della famiglia White. Aprirono la portiera e si sedettero sul sedile del passeggiarono, stando stretti.
Sebastian rimase in piede e camminò avanti a indietro.
<< Per caso, vi ha chiamato... Cacciatori? >>.
<< Sì >> rispose Jake. << Che vuol dire? >>.
<< Quello che siete. Cioè, loro ci chiamano così. Però la parola esatta sarebbe Protettori >> corresse con fare da insegnante.
<< Scusa? >> chiesero all'uniscono, increduli. Fu Jake ha prendere la parola. << Proteggere da cosa? >>.
<< Dai demoni >> rispose semplicemente. Se Karie non svenne, fu per un motivo inspiegabile. Divennero pallidi come non mai e si aggrapparono al sedile in pelle dell'auto.
<< I demoni? Non esistono >> mormorò Karie, in un tentativo, vano di respingere una verità che non piaceva.
<< Invece sì. Esistono grazie a lui, il genio di turno: Aric >> continuò Sebastian.
<< Non ti capiamo. Perché non ci spieghi esattamente come stanno le cose? >> chiese Jake.
Sebastian cominciò a raccontare: << Moltissimi secoli fa un alchimista trovò il modo di sfruttare i demoni a suo vantaggio. Essi sono sempre esistiti. Le cose brutte che succedono nel mondo, sono a causa loro, quasi tutte, per lo meno: le persone hanno il libero arbitrio. Comunque, quest'alchimista riuscì nel suo intento, disponendo di un potere vastissimo. Solo che non riuscì a controllarlo. I demoni si sparsero per il mondo e a lui non rimase che accettare di aver fallito. Prima di morire, passò il suo potere a un discendente, suo figlio. Lui ci riuscì. Da allora questa capacità si trasmette di padre in figlio da secoli. E così entriamo in gioco noi, i Protettori. Siamo nati alla fine del Medioevo, poco dopo la scoperta dell'America. Sapete che si dice sempre che il Medioevo è stato un periodo della storia difficile, perché caratterizzato da guerre e malattie. E anche la fine del mondo nell'anno mille... >>.
Karie lo interruppe. << Aspetta: vorresti farci credere che le dicerie sulla fine del mondo nell'anno mille... erano vere? >>.
Sebastian annuì. << Fu il periodo in cui l'alchimista trovò il modo di controllare i demoni. E quasi ci riuscì, a distruggere il mondo. Per fortuna non successe. Ma i demoni continuarono a devastare il mondo fino alla nascita della congrega dei Protettori >>.
Non sapevano se credere davvero a tutta quella storia. Erano assurda e senza spiegazione scientifiche. Certo, spiegava diversi fatti della storia, su come certe cose si erano svolte per davvero però... non riuscivano realmente a credere a tutto ciò.
<< Vai avanti >> lo incitò Jake.
<< Quindi nacquero i Protettori. All'inizio eravamo pochi, poi siamo cresciuti di numero. Ora siamo circa 1500 nel mondo a combattere i demoni ed impedire al tizio di turno di cercare di distruggerlo >>.
<< E come fate? >> chiese Karie, incuriosita, nonostante la situazione assurda.
Sebastian fece un sorriso amichevole. << Abbiamo delle capacità... La stasi molecolare è una di questa. Di norma i Protettori ne hanno due a testa >>.
<< Stiamo parlando di poteri?! >> esclamò Karie, meravigliata e Jake era rimasto a bocca aperta.
<< Già >> confermò Sebastian. << Proprio così. Per quanto mi riguarda io ho la capacità della stasi molecolare e del teletrasporto. Mi stupisco come non li abbiate ancora scoperti >> disse, divenendo pensieroso d'un tratto. Poi si riprese, vedendoli zitti. << Ovviamente non è tutto rosa e fiori come sembra. Purtroppo qualcuno muore, anche spesso. La maggior parte dei Protettori hanno dai sedici anni in poi >>.
Jake e Karie si alzarono dal sedile e fecero il giro dell'auto, per allontanarsi da quell'uomo il più possibile.
<< Cosa ci hai fatto diventare! >> urlò Jake, scuotendo la testa. << Cosa ci hai fatto! >> continuò, portandosi le mani alla testa mentre Karie emise un singhiozzo.
<< Due Protettori sono morti tre giorni fa ed era necessario trovare i sostituti. Siete stati scelti voi perché il vostro corpo è in grado di gestire le capacità che vi sono stata date. Non ricordate niente perché siamo stati noi a impedire che ricordaste, in questo modo, per i demoni sarebbe stato ancora più difficile trovarvi. Non tutti gli esseri umani sono in grado di gestire un potere come quello. Purtroppo, in passato, diversi giovani sono morti perché non sono riusciti a farcela per un nostro errore di calcolo. Dopo che vi abbiamo... >>.
Jake lo interruppe. << Non ci interessa sapere cosa ci avete fatto! >> urlò e Karie cominciò a piangere. << Non importa. Non vogliamo averne niente a che fare! Non cercarci più! >> gli ordinò, salendo in macchina e trascinando Karie impalata in mezzo alla strada come se avesse i chiodi sotto le suole.
Sebastian tenne la portiera aperta. << È troppo tardi! Sanno chi siete! Se vi rifiutate, vi uccideranno. Avete già le capacità di qualunque Protettore e ben presto le manifesterete. Anche se vi chiamate fuori a loro non importa. Vi farà uccidere! >>.
<< Lasciaci in pace! >> urlò Karie. << Jake, andiamocene! >>.
Il fratello non esitò un secondo ad obbedire. Chiuse la portiera a forza e mise in moto l'auto. Con un rumore stridente di gomme, si allontanarono da Sebastian il più possibile. L'unico rumore nell'abitacolo era quello di Karie che piangeva, scossa dai singhiozzi.
<< Non succederà nulla. Facciamo finta che se non sia mai successo >> disse Jake, fermamente, convincendo se stesso e la sorella.
Non sapevano che non bastavano le parole, non servivano. A lui non importava, sapeva già dei due gemelli. Due Protettori che rifiutavano il compito, sarebbe stato un gioco divertente per lui, facili da eliminare in un soffio leggero. Esattamente quello che era diventata la vita di Jake e Karie: da quel momento era un soffio. Un filo di vento a cui bastava poco per distruggerle.
E lui lo sapeva.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Il demone sconosciuto ***


        4. Il demone sconosciuto


Quella notte nessuno dei due dormì, sarebbe stato un autentico miracolo se ci fossero riusciti. Karie se ne stava tra le braccia del fratello a piangere e Jake guardava dritto davanti a sé, fissando intensamente il muro, a prima vista immerso in chissà quali pensieri. Invece non pensava, non ci riusciva, faceva solo male. La mattina, quando i genitori si alzarono, Karie tentò di migliorare il viso rosso e gonfio dal gran piangere e Jake tentò di sciogliere le labbra in un sorriso impossibile.
I genitori notarono un comportamento diverso nei figli e la faccia stanca ma nessuno dei figli parlò. A metà colazione il signor White chiese ai figli come andava a scuola e loro assicurarono che tutto andava bene. Come poteva immaginare il signor White che le loro preoccupazioni erano altre?
Karie aveva promesso a Jake di fare finta di niente, ma era troppo difficile. Era preoccupata, impaurita se non terrorizzata. Dato che la giornata si presentava nuvolosa e senza un raggio di luce, Evelyn aveva acceso la luce artificiale bianca della sala da pranzo.
Di colpo, quando Karie soffocò un mezzo singhiozzo, si sentì un rumore sfrigolante e la luce si spense. Si guardarono attorno e poca luce filtrava dalla finestre. Mark si alzò per andare a controllare il quadro elettrico e la signora White lo seguì con una torcia elettrica. Karie era rimasta a occhi spalancati e Jake la fissò, insospettito.
<< Sei stata tu? >>.
<< Non lo so... Io... ho cercato di soffocare le lacrime, pensavo a quello che è successo, avevo paura e... >>.
Jake si sporse verso la sorella. << Non deve accadere più, Karie. Ricordi? Dobbiamo fare finta che non sia mai successo! >>.
<< Ma se Sebastian avesse ragione? Se i nostri ipotetici poteri si manifestassero anche se non vogliamo? >>.
<< Allora ci controlleremo! Dobbiamo restarne fuori! >> esclamò Jake, tornando a sedersi per bene sulla sedia e Karie abbassò lo sguardo sul piatto finito a metà. La luce si accese nuovamente e i signori White tornarono poco dopo. Evelyn ripose nel cassetto la torcia e si sedette a tavola con il marito.
<< Che strano... La luce è saltata senza motivo. Mah... farò controllare il quadro elettrico >> borbottò, sovrappensiero e i due fratelli si guardarono per un secondo, distogliendosi lo sguardo a vicenda e poco dopo uscirono di casa, senza dirsi niente. Ultimamente parlavano di meno, come se tutta quella storia avesse creato un muro spesso e indivisibile tra i due, cosa mai accaduta prima. Karie rispondeva ai messaggi di Josh, ancora corti e freddi, non riusciva ad essere quella di sempre, era troppo difficile. Jake invece era testardo: lo era sempre stato ed ora molto di più. Voleva continuare la sua vita e in qualche modo ci sarebbe riuscito.
Josh baciò Karie quando fu al cancello, ma era glaciale e cominciò a domandarle cosa avesse in questi due giorni. Anche Withney la osservava, da lontano con il suo ragazzo Jamie, di un anno più grande. Jake andò dagli amici e Sean lo guardava, scrutando ogni dettaglio del viso stanco e preoccupato. Ignorò anche le occhiatine di qualche ragazza, cosa che non era da lui e questo sorprese Sean ancora di più. La campanella suonò e si recarono in classe, a seguire la lezione teorica di chimica. Avevano la stessa lezione ma si sedettero lontani, quasi per provare a cancellare i pensieri cattivi. La professoressa Summers iniziò la sua lezione, con grandi tabelle alla lavagna. I due gemelli seguirono piuttosto assiduamente, concentrati per non pensare ad altro. La lezione volgeva al termine, quando successe qualcosa che Jake considerò una maledizioni delle più orribili. Aveva smesso di ascoltare la lezione, non ci riusciva, per quanto si fosse giurato di lasciar perdere la sua mente tornava sempre lì, a quei due giorni difficili. Smise di giocherellale con la penna e decise di fare qualche disegnino per passare gli ultimi dieci minuti. Corrugò la fronte, la agitò ma non successe niente. Stufo, smontò la penna pezzo per pezzo per osservare il tubicino dell'inchiostro e rimase di sasso: era congelato. Guardò in tutte le direzioni per controllare che nessuno avesse visto e se lo mise in tasca e divenne agitato nel giro di dieci secondi. A lezione finita trascinò la sorella con sé, lontana da occhi indiscreti, prima della lezione successiva.
<< Guarda >> disse, mostrandole ciò che aveva fatto. Karie sgranò gli occhi e la prese in mano, guardandolo in ogni direzione.
<< Ma è congelato! >> esclamò, a bocca aperta. << Sei stato tu?! >>.
<< Credo di sì. L'ho tenuta in mano per tutta la lezione >> disse, portandosi le mani alla testa e cominciando a camminare avanti e indietro.
Karie scosse la testa e buttò ciò che restava della penna in un secchio della spazzatura. << Non possiamo più ignorare questa cosa, Jake. Sebastian ha ragione: è troppo tardi >>.
<< Non lo è >> insistette il fratello, stringendo i denti.
<< Invece lo è >> continuò Karie. << E lo sai anche tu >>.
Jake chiuse gli occhi, cercando forse di cancellare le parole della gemella. Sapeva perfettamente che era troppo tardi, qualunque cosa fosse ma non ci riusciva. La vita può cambiare, questo è vero ma non così. Non quando qualcuno decide una cosa del genere senza che tu lo voglia e Jake non voleva. E nemmeno Karie, ma il carattere posato della giovane prevaleva sulla paura. Comprendeva quanto fosse pericoloso indugiare ed ignorare: era ora di parlare con Sebastian Sullivan e di accettare la realtà.
<< Hai ragione >> si arrese alla fine il fratello. << Ma io non voglio >>.
<< E pensi che io voglia?! >> si alterò Karie. << Io voglio vivere come le altre, cosa credi? Ma è chiaro che le cose sono cambiate, Jake. E se uno di quegli esseri che ci ha fatto visita stanotte tornasse per ucciderci? >>.
Jake si passò una mano sul viso, senza rispondere. Dovevano andare in classe ed erano un'altra volta in ritardo. Si voltarono per andare lui a lezione di matematica e lei a quella di letteratura, ma si bloccarono. Il corridoio era vuoto, dopotutto, erano in ritardo. Ma era un vuoto innaturale, senza un rumore e le tre classi vicine sembravano vuote invece che piene di studenti attenti alle lezione spiegata, visto il silenzio.
<< Che succede? >> domandò Karie, indietreggiando di qualche passo. << Non dovrebbe essere così >>.
Un rumore li fece voltare e avrebbero voluto tanto non farlo. L'essere della notte prima era davanti e li fissava. Si accorsero che aveva forma umana, o perlomeno ad una prima occhiata era l'impressione che dava ma quegli occhi gialli erano impressionati. La pelle pallida come un morto, le labbra sottili e il viso spigoloso. Un corpo massiccio e alto. I due gemelli deglutirono e cercarono di indietreggiare, ma erano bloccati dal terrore.
<< Oh, che teneri >> disse, con voce mielosa. << Due gemellini... Sebastian ha fatto proprio una bella scelta... >>. Il tono era canzonatorio misto a un velo di minaccia.
Non parlarono, non ce ne era bisogno.
<< Suppongo che ancora siate restii ad accettare la verità. E sapete una cosa? Ad Aric è una delle cose che fa più piacere. Due piccoli Cacciatori inesperti che non sanno nemmeno da che parti girarsi >> continuò, inclinando la testa da un lato e scrutandoli.
Respiravano a fatica e non osavano muoversi.
<< Purtroppo è stato dato a me il compito di togliervi di mezzo e la cosa mi scoccia parecchio. Ho fallito un perfetto omicidio e mi hanno punito. Be', piacere di avervi conosciuto >> disse, avanzando di un paio di falcate.
Jake tentò di dissuaderlo: << Noi non siamo quello che dici tu >>.
<< Ah no? Eppure mi sembra di ricordare la lista del padrone: voi c'eravate >>.
<< No! Noi vogliano essere dei Protettori! >> disse ad alta voce Karie, quasi isterica.
<< Troppo tardi. Vi hanno già iniettato il siero e avete i vostri poteri, mi dispiace. Lo siete a tutti gli effetti >>.
<< Karie >> sussurrò Jake. << Scappa! >>.
<< Non ti lascio qui! >> strillò in lacrime Karie, scuotendolo per un braccio.
<< Almeno uno dei due si salverà >> insistette e la sorella si buttò tra le sue braccia, senza mollarlo nonostante tutti i tentativi del fratello. L'essere sbuffò spazientito e delle sottili lame di ghiaccio apparvero dal nulla. Alzò un braccio e le gettò contro i due fratelli che chiusero gli occhi.
Il dolore non arrivò.
Aprirono gli occhi e guardarono dietro di loro le lame conficcate del pavimento. Il demone era rimasto sbalordito e fissava Karie. La ragazza si guardò le mani e lentamente toccò il muro vicino e la mano affondò nelle mura di cemento armato come se non esistesse, la ritrasse, spaventata. Si accorse che nel momento di paura aveva dato la mano a Jake. Quindi anche lui doveva essere stato contagiato dal potere della sorella.
<< Sei una intangibile >> disse il demone, a denti stretti. << Proprio nel momento sbagliato >>.
Capirono di avere una via di salvezza. Ancora per mano, affondarono nel muro di fronte con una corsa velocissima e il demone li seguì. Lui non poteva passare per i muri, ma non poteva nemmeno distruggerli, altrimenti avrebbe attirato troppo problemi e fu costretto a prendere una via più lunga.
Intanto i due gemelli erano arrivati fuori la scuola. Lì il rumore era normale: macchine, voci, passi. Voleva dire che qualunque cosa avesse fatto il suo raggio di azione non arrivava tanto lontano. Sospirarono di sollievo ma smisero quando il demone si fermò al centro del cortile.
<< Siete fortunati! Ma non pensate che la finisca qui! >> dichiarò, sparendo dalla loro vista in una fumo acre e nero che li fece tossire.
Quando l'aria tornò pulita, si guardarono.
Jake fece un mezzo sorriso alla sorella. << Sei stata incredibile, Karie. Mi hai salvato la vita >>.
<< Per quanto? >> si chiese, a testa bassa. <>.
Il gemello strinse le labbra e camminò per un po', come faceva quand'era nervoso.
Poi si decise. << D'accordo >>.
Karie gli sorrise, incoraggiante. << Andrà tutto bene. Non so come ma succederà >>. Suonava tanto una promessa difficile.
Si presero una bella nota e una visita in presidenza. I genitori vennero avvisati e li sgridarono duramente. Si presero la ramanzina e la nota, non potevano spiegare niente cosa fosse realmente successo. O a meno che non avessero voluto passare il resto dei loro giorni in un ospedale psichiatrico. Alla fine delle lezioni, si separarono per andare ognuno ai propri allenamenti. Ancora scossa per quello che era successo, Karie faticò a cambiarsi. Tremava tanto che le compagne le chiesero più volte se stava bene, stette molto attenta a coprirsi il tatuaggio. La capitana, Anne, si mise davanti alle sei cheerleader con le mani sui fianchi e un'espressione da capo. La maglia a giro maniche azzurra e la gonna bianca, coordinate alla felpa blu erano adorati da Karie. Si legò i capelli biondi con un elastico bianco e blu e si mise a fianco di Withney, che le sorrise.
<< Quest'anno dobbiamo realizzare ancora i nuovi slogan... Allora, vi siete fatte venire un'idea? >> chiese, guardandola una ad una. Bisogna anticipare che Anne non trovava per niente simpatica Karie, per motivi di gelosia: tanto per cominciare stava con Josh, un ragazzo molto ambito tra il genere femminile del liceo. E poi sapeva perfettamente che se non ci fosse stata lei, Karie sarebbe diventata la nuova capitana.
<< Karie non dici niente? >> le chiese, vedendola zitta ed impalata al suo posto.
La ragazza si ridestò. << Ehm... no, ammetto di non averci pensato >> confessò alla fine, imbarazzata.
<< Male, sei l'unica, sappilo. Voglio che cerchiate di migliorare. Migliorare! >> esclamò, scandendo bene l'ultima parola. Le compagne risposero affermativamente per farle piacere.

Intanto, Jake era arrivato in palestra per la lezione di judo. Sean frequentava il suo corso da un annetto più di lui ma, dato che era imposto da suo padre, non gli piaceva e quindi era svogliato nel farlo.
<< Amico, devo dirti che in questi giorni sei proprio giù >> gli disse, dopo essersi cambiati e lui scosse la testa, per indicare che non aveva niente.
Il maestro si presentò in palestra, il signor Wong. Dopo un inchino formale tipico dello sport, cominciò a spiegare le mosse del giorno e Jake ascoltava distrattamente, pensando ad altro. Non vedeva l'ora che le due ore successive passassero per andare con Karie a cercare Sebastian. Assistette a un incontro tra Sean e un loro compagno, che stracciò l'amico di Jake piuttosto pesantemente. Per quel giorno, decise di starsene in disparte, non ne aveva voglia. Le cinque e mezza scoccarono sull'orologio appeso alla parete e sospirò di sollievo.
Negli spogliatoi fissò il tatuaggio con aria contraria. Era bello, si, però non ci aveva ancora fatto l'abitudine. Un compagno si avvicinò.
<< Jake, quando lo hai fatto? Niente male >>.
<< Un paio di settimane fa >> mentì, infilandosi la maglia blu e frizionandosi i capelli biondi con un asciugamano.
<< Tua madre non ti ha ucciso? >> chiese Sean.
<< Non lo sa... >> disse, dicendo la verità per la prima volta da due giorni.
<< Accidenti, se lo scopre... >>. Sean non concluse la frase, lasciando sotto intesi che Jake capì benissimo. Anche se non era colpa loro la madre avrebbe ucciso lui e la gemella alla vista di quel segno considerato terribile.
Scappò fuori, evitando altre domande e aspettando Karie. La sorella ritardò dieci minuti, salutò le amiche e si avvicinò a Jake. Peccato che in quel momento si avvicinò anche Josh. Karie era stata costretta a mentirgli e non uscivano da due giorni e a scuola si vedevano a malapena.
<< Amore >> disse Josh, con la sua voce dolce. << Usciamo? >>.
Sul volto di Karie si dipinse un'espressione di scuse. << Mi dispiace, ma ho da studiare >>.
<< Non è vero >> disse, facendosi serio di colpo. << Tutte bugie. Ho sentito dire che qualcuno ti ha vista ieri, in giro con tuo fratello. Non dovevi essere malata? >>.
Karie venne presa in contropiede e balbettò altre scuse, finché Jake non intervenne. << Ieri mi stava aiutando per una ricerca sulla città. È stata una cosa improvvisa >>
<< E oggi? >> chiese, incrociando le braccia, come un giudice.
<< Oggi non posso >> disse Karie, riprendendo la parola. << Ti prego, Josh. Cerca di capire... è importante >>.
Il suo ragazzo la guardò e si arrese. Le diede un bacio veloce, salì sulla sua moto e sgommò via. Karie si appoggiò al muretto, passandosi una mano sugli occhi.
<< Questa storia sta influendo già troppo >>.
<< Non eri tu quella che voleva tanto entrarci? >>.
La sorella non gli rispose nemmeno e cominciò a camminare, il fratello alzò gli occhi al cielo e la seguì. Decisero di andare nello stesso punto per incontrare Sebastian. Non sapevano come, ma li sentiva. Perciò camminarono decisi verso la strada al centro della West Side.
<< Ora però non puoi certo urlare >> disse Karie, pensierosa. << Come facciamo? >>.
Jake camminò per quelle strade una mezz'oretta. Poi, tutto si fermò. Sebastian uscì dallo stesso vicolo, con il suo solito passo pieno di dignità. Li squadrò con uno sguardo indecifrabile.
<< Siete tornati. Chissà perché me lo aspettavo >>.
<< Non è il momento per fare del sarcasmo >> disse Jake, alterandosi all'istante. << Avevi ragione. Un...>> prese un respiro, come se stesse dicendo una parola assurda. <<... demone è venuto a scuola per... ucciderci >>.
<< Ma va? >> disse, con un tono da finto incredulo. << Com'è andata? >>.
<< Ci siamo salvati per miracolo >> rispose Karie. << Io ho preso per mano Jake, ci ha lanciato contro delle lame di ghiaccio e non è successo niente perché ci sono passate attraverso. Mi ha chiamata intangibile >>.
Sebastian annuì. << Ah sì. Bel potere. Avete scoperto gli altri? >>.
<< Ho congelato l'inchiostro nella penna >> rispose Jake, con un espressione ancora troppo scettica come se non stesse succedendo davvero.
<< Criocinesi. E poi? >>.
<< Ho fatto saltare il contatore di casa >> aggiunse Karie.
<< Elettrocinesi. Quindi ne manca uno >> disse, alzando un dito e indicando Jake. << Devi averne due per forza >>.
<< Allora sarò ben felice di scoprirlo >> ribatté con un sorrisetto che si spense subito, molto ironico.
Sebastian rise. << State cominciando ad accettare. Perché non venite con me? >>.
<< Con te? >> domandarono all'uniscono. Sebastian annuì e i due gemelli erano molto indecisi. Fu Sebastian a decidere per loro. Sparì e apparì davanti ai due in una frazione di secondo e li prese per le mani. New York, le macchine e persone immobili, sparirono. Un buio soffocante li avvolse per attimi infiniti e tennero gli occhi chiusi, come se pensassero quali cose orribili potessero vedere. Sentirono di colpo, le suole delle scarpe toccare un pavimento lucido e bianco. Socchiusero gli occhi e li aprirono del tutto dallo stupore. Era una stanza quadrata, con un pavimento bianco e lucido e delle pareti di un giallo scuro, quasi ocra. Un paio di divani erano appoggiati alle pareti, gialli anch'essi. Sulla parete a destra della stanza un computer grandissimo attirò l'attenzione. Era semplicemente uno schermo con tasti di diversi colori, spento.
Sebastian sorrise nel vedere lo stupore nei loro occhi azzurri, ma neanche troppo sorpreso: facevano tutti così.
<< Che posto è? >> chiese Karie, guardandosi attorno.
<< Vi trovate sempre in America. È uno dei nostri quartieri generali, dove portiamo i nuovi Protettori quando li... cambiamo >>.
<< Il demone ha parlato di un siero >> disse Jake. << Cos'è? >>.
Sebastian non rispose e gli fece segno di seguirlo. Gli obbedirono senza pensarci due volte ed entrarono in un corridoio senza finestra e illuminato da una fiocca luce dorata, proveniente da lampadine attaccate alle pareti beige. Sebastian aprì una porta alla destra dei gemelli, la terza del corridoio. Li introdusse dentro una stanza più piccola delle precedente, ma ingombra. Tre armadi di legno scuro e consunto erano sia a destra che a sinistra della stanza. Un tavolo al centro, qualche scaffale e un uomo, seduto su una sedia che trafficava con delle provette. Alzò lo sguardo, di un castano chiaro, e sorrise alla vista dei due fratelli.
<< Sebastian >> salutò, bonario, alzandosi dalla sedia traballante. Non era molto alto e aveva corti capelli rossi. << Sono i due nuovi Protettori. Mi ricordo di te >> continuò, indicando Jake. << Ti ho fatto io il tatuaggio sulla schiena >>.
Karie arrossì. << Ha fatto anche il mio? >>.
<< No, quello l'ha fatto Marie. Lei si occupa dei tatuaggi delle Protettrici >> spiegò e Kari si rilassò subito e l'imbarazzo sparì.
<< Ragazzi, vi presento Joseph Diaz, un Protettore come voi, inattivo. Si occupa delle faccende teoriche, diciamo. Tatuaggi, siero... >> spiegò ai due fratelli White, che si scambiarono un'occhiata indecisa.
<< Di voi si è occupata Marie. Non ho avuto il privilegio >> disse, sempre sorridendo.
La porta si aprì e la famosa Marie entrò nella stanza. Alta e bella: capelli lunghi e color miele, con grandi occhi verdi, luminosi.
Agitò la mano nella direzione dei ragazzi: non doveva avere più di vent'anni. << Piacere di rivedervi>> disse, con un accento francese molto marcato.
<< Lei è francese? >> chiese Jake, colpito.
<< Oui >> rispose, facendoli sorridere. << Sono Marie Bernard >> si presentò, stringendogli la mano. << E voglio essere data del tu e chiamata per nome. Ho solo diciannove anni, mica sono una vecchia signora! >>.
I gemelli risero, divertiti. Nonostante la situazione e tutto il resto, cominciavano a trovarsi a proprio agio. Come se fossero in famiglia e forse era così.
<< Come state? >> chiese Marie, con una luce diversa negli occhi, forse tristezza. Compresero che ciò che avevano passato dovevano averlo passato tutti.
<< Non sappiamo risponderti >> disse Karie. << Un po' meglio >>.
<< Con il tempo diventerà più facile >> assicurò Joseph e Sebastian annuì, dietro i fratelli.
Marie ridacchiò. << È la prima volta che abbiamo una coppia di gemelli, entrambi Protettori >>.
<< Davvero?! >> esclamò Jake.
<< È una cosa molto strana che una coppia di gemelli abbiamo le caratteristiche fisiche adatto per il siero >> spiegò Sebastian. << Ci siamo stupiti perfino noi >>.
I gemelli avevano una domanda nella testa da quando avevano saputo la verità: << Come avete fatto a capire che avevamo le caratteristiche adatte? >> chiese Jake.
Fu Joseph ha spiegare: << Di norma lo capiamo osservandovi oppure tramite qualche esame. Voi non ve ne accorgete, però a volte preleviamo qualche campione di sangue o saliva da ospedali e altri luoghi di ragazzi della vostra età. Abbiamo fatto lo stesso con voi quando ci siamo accorti che avevate delle potenzialità. Senza contare che anche i demoni se ne accorgono: purtroppo per noi non sono stupidi >>.
Marie andò ad aprire un armadietto e ne estrasse una siringa con un liquido color caffellatte. La poggiò su uno scaffale e poi si avvicinò a Jake, alzandogli la manica della maglietta. Una puntura che non aveva notato, tanto era piccola, si stava rimarginando sul braccio. Karie si controllò e notò la stessa cosa.
<< Non avete sentito niente. Eravate addormentati >> assicurò Joseph. << Anche perché non è un bello spettacolo dopo che viene iniettato >>.
<< Ehi... >> mormorò Jake, girandosi verso Sebastian. << Adesso che si penso... ci hai portati qui contro la nostra volontà! >>.
Sebastian non si scompose più di tanto. << Dubito che mi avreste seguito se vi avessi detto il motivo >>.
Joseph lo difese: << Lo facciamo con tutti. Altrimenti, non esisterebbero i Protettori >>.
I due fratelli sospirarono nello stesso istante. Era chiaro, che prima o poi si sarebbero arresi. Esattamente come Sebastian, Joseph e Marie. Da come parlavano sembravano rassegnati a qualcosa che non volevano, come i due fratelli, e con il tempo si erano messi il cuore in pace e accettato la cosa. Si chiesero se anche loro sarebbero diventati così: senza problemi a parlarne e se avrebbero costretto altri ragazzi a seguire quella strada, esattamente come faceva Sebastian.
<< Ed ora? >> chiese Jake, ponendo la domanda più difficile.
<< Ora comincerete a imparare i vari tipi di demoni, a studiarli e poi... comincerete l'opera >> rispose Marie, di nuovo triste.
Quella risposta non era piaciuta per niente, ma d'altronde, cosa si aspettavano?



Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** La prima esperienza ***


big>Ecco un altro capitolo! Spero vi piaccia!

    5. La prima esperienza

Dopo aver salutato i due Protettori inattivi, Sebastian li fece camminare per un pezzo fino a una rampa di scale e scesero ad un piano inferiore. Si chiesero quanti piani dovesse avere e a giudicare da quanto era immenso il posto, dovevano essere almeno sette.
All'ultimo gradino vennero introdotti dentro un altro corridoio illuminato poco. Un'altra porta, un'altra stanza. Sebastian frugò per un po' dentro un armadietto metallico da cui estrasse dei libri. Aveva copertine di libri già visti e rivisti come Jane Austen o Shakespeare. Li guardarono con aria interrogativa.
<< Non sono veramente i libri degli autori scritti sulla copertina. Sono rilegati con altre copertine per consentire ai ragazzi di portarli a casa e non destare sospetti. Se i genitori li leggessero, penserebbe che i figli siano entrati in qualche setta satanica >>.
Strabuzzarono gli occhi per qualche attimo e cominciarono a sfogliarli. Karie non era mai stata un amante delle letture horror o fantasy, quindi non era molto convinta. Jake invece, era entusiasta.
<< Vuoi che li leggiamo? >> chiese Jake, chino su pagina cinque.
<< No. Voglio che li studiate >>.
Alzarono la testa, indignati. << Cosa?! >>.
<< Se non volete morire presto, vi conviene farlo >> disse seriamente e i volti dei due fratelli si tinsero di paura. << Credetemi, a volte i libri salvano la vita >>.
Si arresero. Ora dovevano studiare anche tre libri a testa, oltre i compiti per la scuola.
<< Fantastico >> mormorarono ironicamente all'uniscono.
Andarono alla prima pagina e notarono che il nome dell'autore era anonimo. Si strinsero nelle spalle e non ci badarono.
Sebastian trattenne una risata e frugò dentro un cassetto. Gli porse due piccoli oggetti neri. Li osservarono e  Karie storse il naso.
<< Che cosa sono? >>.
<< Cerca persone >> rispose. << Vi serviranno. Attenti a non perderli. Bene, ora che avete quello che vi serviva direi che potete andare a casa. Vi voglio qui tra tre giorni, con il primo libro studiato. Non dovete andare a scuola domani e domenica: avete tutto il tempo >>.
<< Neanche fossimo a scuola >> sussurrò Karie, con una smorfia.
Senza neanche avere il tempo di realizzare, si ritrovarono nel vicolo dove Sebastiana appariva di solito. Sbirciarono oltre e videro le persone camminare e le macchine muoversi. Uscirono dal vicolo, e cominciarono a recarsi verso casa, pensierosi. Arrivarono a casa ed erano circa le otto di sera. I genitori erano appena tornati e chiesero dove fossero stati e rispondero che erano stati in giro con amici. Prima di cena posarono i libri e si chiusero in camera di lui.
<< Odio mentire >> disse Karie.
<< E cosa vuoi dirgli? >> le chiese Jake, inarco un sopracciglio chiaro. << Dovremo mentirgli sempre >>.
<< Per forza? >>.
Jake ridacchiò incredulo. << Mamma, papà i vostri due figli sono diventati per volontà altrui dei... ammazza demoni con tanto di poteri alla X-men >>.
Karie ridacchiò con lui. << Hai ragione >> convenne, fissando la lampada sul comodino di Jake. Alzò una mano e si concentrò. Sottili fili di elettricità uscirono dalla lampada accesa e avvolsero la mano di Karie, fino a spegnersi quando chiuse il pugno.
<< Che strano: non ho sentito niente >>.
<< Forse sei immune a cose come l'elettricità. Come me per il ghiaccio >> disse, toccando la sponda del letto che divenne cristallizzata in pochi attimi. << Devo ammettere che un po' mi piace >>.
<< Forse succede così. Questa cose ti affascinano >> ipotizzò Karie, sedendosi accanto al fratello. << Ma rimane il fatto che ho paura >>.
Jake la guardò negli occhi. << Anch'io >>.
Si abbracciarono, in balia di qualcosa che da soli non sarebbero riusciti a sopportare. Qualche lacrima cadde dai loro occhi per essere asciugata subito perché per le lacrime non c'era più tempo. Era ora di prendere in mano questa cosa e di iniziare, per vivere.

Il giorno dopo Jake si alzò intorno alle dieci, deciso ad aprire quel libro. Temeva la severità di Sebastian, quasi come quella di un insegnante vero. Bussò alla porta di Karie e la sorella gli aprì, vestita e truccata a dovere.
<< Dove stai andando? >> le chiese sospettoso.
<< Sto uscendo con Josh >>.
<< Con Josh?! >> esclamò. << Sei impazzita per caso? Se non studi quel libro Sebastian ti ucciderà >>.
<< Josh è ancora il mio ragazzo >> gli ricordo la gemella, irritata. << E non usciamo da chissà quanto tempo. Quindi se permetti... >>. Non concluse la frase e lo superò, mettendosi la borsa in spalla.
Jake rimase a bocca aperta, di solito era lui quello irresponsabile. Karie si fece prestare la macchina dai genitori e andò al Central Park, per incontrarsi con il ragazzo. Varcò la soglia del parco venti minuti dopo e respirò a fondo l'aria pulita e frizzante, anche se la temperatura non era delle migliori. Josh era seduto su una panchina, di fronte al The Lake. Karie gli corse incontro e lo abbracciò con entusiasmo. Stupito, Josh ricambiò con un lungo bacio.
<< Ti sei ripresa >>.
<< Sì! Sto bene adesso! >> assicurò con un gran sorriso.
<< E sei bellissima >> si congratulò, prendendola per mano e cominciando a camminare per il parco, intorno al lago. Camminarono per circa un'ora e Karie ritrovò quella serenità con il suo ragazzo che da diverso tempo non riusciva ad avere. Rise e chiacchierè molto, tranquilla.
Quando il sole fu alto si sedettero su una panchina per riposarsi. Josh la fissò e Karie arrossì.
<< Che c'è? >>.
<< Dimmi la verità: cosa ti è successo in questi giorni? >>.
Karie fu presa in contropiede. Balbettò parole incomprensibili e spezzate. Josh gli sorrideva e gli mise una mano sul braccio, cercando di calmarla per farla parlare. Si avvicinò al suo viso, lentamente e la baciò di nuovo, più a lungo del primo bacio.
Si staccarono, ma Karie si accorse della presa ancora più ferrea di Josh sul suo braccio.
<< Josh mi fai male >> disse, sorridendo per sdrammatizzare. << Dai, adesso togli la mano >>.
Josh non diede segno neanche di sentirla. Strinse ancora di più la presa e Karie cominciò veramente a spaventarsi. Lo sguardo di Josh era sempre fisso nel suo, come se non riuscisse a staccarlo da quello di Karie. La mano di Josh, quella libera, salì lungo il braccio bloccato e andò dietro la nuca. Toccò la spalla e strappò un lembo della maglia della ragazza. A quel punto, Karie usò l'intangibilità per scappare. Cadde a terra, sperando che nessuno l'avesse vista. Non sapeva perché, ma le persone che passeggiavano per il parco sembravano non notare niente.
Josh ridacchiò. << Da quanto, Karie? Tre giorni? Quattro? >>.
<< Ma di che stai parlando?! >>.
<< Di questo! >> ringhiò, chinandosi e sollevandola di peso e girandola per indicare il tatuaggio.
<< E tu come lo sai? >> urlò ancora, spaventata, per cadere ancora a terra.
Josh le si avvicinò e lei indietreggiò istintivamente: non era il suo Josh.
<< Che storia curiosa la mia, sai? Sebastian Sunders non ti ha detto che i demoni superiori hanno un aspetto umano e possono fare figli? >>.
Karie sgranò gli occhi e si ricordò quello incontrato il giorno prima. Sembrava umano, ma un'occhiata attenta faceva intravedere che non era così. Josh dava l'impressione di qualcuno perfettamente umano.
<< I miei sono demoni >> continuò. << E con mia fortuna lo sono anch'io. Ma essendo giovane e inesperto non potevo cogliere i segni. Mi dispiace così tanto, ti ho amata sul serio >>.
Karie scosse la testa, come per cancellare quelle parole. Il suo cuore divenne piccolo piccolo, quasi a voler scomparire. Una ferita tanto grande quanto dolorosa nacque dentro di lei e le fece pungere gli occhi di lacrime che scottavano.
<<  In nome dei vecchi tempi farò veloce. Te lo giuro. Devo farlo prima che tu diventi troppo esperta >>.
<< Jake ti farà a pezzi! >> lo minacciò, trovando una briciola di coraggio in quel mare di dolore.
Josh sgranò gli occhi. << Anche tuo fratello? Ma che bella notizia! Diventerò molto quotato tra i miei simili! >>.
Karie si portò le mani alla bocca, rendendosi conto di aver detto una stupidata: ora anche Jake era nei guai. Josh si avvicinò e Karie ancora non capiva come mai le persone non si accorgessero di niente. In qualche modo riuscivano a creare una sorta di piccola dimensione che impediva chi non era dentro di vedere. Era senza speranze: inesperta, senza avere la minima idea da dove cominciare.
Josh fece un salto e le serrò le dita sulla gola, stringendole e sollevandola di diversi centimetri da terra. Karie si concentrò e le dita di Josh la trapassarono come se fosse fatta di cera. Cadde a terra e si rialzò, cominciando a correre a perdifiato per il parco, ancora nessun vedeva niente. Attraversò alberi e pali della luce, inoltrandosi tra una fitta macchia di alberi, facendo un grosso errore. Così facendo si perse in una coltre di alberi spessa e senza un filo di luce a rischiarare l'ambiente. Si girava in continuazione, presa dalla paura. Non riusciva a creare un pensiero razionale o concreto. Non sentiva niente, nemmeno il più piccolo rumore. Solo uno: foglie che si muovevamo, si rimproverò per la sua stupidità.
Josh atterrò davanti a lei, con un salto fulmineo. Kari tentò di scappare ma Josh fu più veloce, parandosi davanti a lei. I muscoli si bloccarono, rendendola immobile.
<< Che mi hai fatto?! >>.
<< Ti ho solo paralizzata, così non potrai scappare. Non ho voglia di rincorrerti in continuazione >> disse serio, avvicinandosi a lei lentamente. Karie chiuse gli occhi e verso qualche lacrima. Josh alzò una mano, e pote notare le lunghe unghie affilate che non aveva mai visto prima.
Ma non sentì niente. Aprì un occhio e vide Josh a terra, in stato confusionale. La ragazza sbatté gli occhi, meravigliata. Delle braccia la circondarono e si accorse di Jake.
<< Jake! Come facevi a sapere che ero qui? >>.
<< Withney mi ha detto che saresti andata al Central Park con Josh, ho camminato un po' e ti ho trovata. Per la cronaca ho scoperto di essere molto veloce! >>.
Josh si rialzò, sbuffando e barcollando per la botta in testa. Si appoggiò a un albero, intontito. Poi alzò lo sguardo, guardando con odio Jake e stringendo i denti.
<< Come hai fatto a capire che Josh era un demone? >> chiese Karie, ritrovando il respiro.
Jake sorrise. << Se tu fossi rimasta a casa studiare forse te ne saresti accorta anche tu! I demoni possono fare figli e quelli di aspetto umano hanno un tatuaggio come noi: un sole nella notte. Un anno fa ne ho visto uno uguale sulla schiena di Josh e così ho fatto due più due >> spiegò e Karie rimase a bocca aperta.
Josh fu invaso dalla rabbia per essere stato interrotto proprio quando era sul punto di fare un'ottima vittima.
Karie lo fissava, ancora in preda a un dolore cocente. Jake le strinse una mano, fraterno, capì che la sorella soffriva ma Josh non aveva intenzione di arrendersi. Uno scatto e sparì dalla vista dei due fratelli, si guardarono attorno. La paura era solida, aveva preso il posto del sangue nelle vene e il fiato veniva sempre meno, attimo dopo attimo. Un rumore squarciò l'aria e una lama apparsa dal nulla sferzò l'aria, pronti a colpirli. Karie venne trascinata via da Jake, solo che successe tutto in un secondo: si ritrovò dalla parte opposta in meno di una frazione di secondo.
<< Come hai fatto? >> chiese, senza fiato.
<< Sono molto veloce!>> esclamò entusiasta. << Ho la ipervelocità! >>.
<< Attento! >> urlò Karie, abbracciandolo. Altre lame si abbattero su di loro, ma li trapassarono. Josh riapparve con un altro scatto fulmineo davanti ai loro occhi ma gli occhi erano gialli e orrendi.
Karie arretrò di un passo a quella vista. Jake le mise una mano sulla spalla.
<< Dobbiamo ucciderlo >> disse con voce controllata, per non turbarla troppo, Karie guardò Josh, quegli occhi gialli e capì che non era il suo ragazzo, non più, quello che aveva amato da due anni. Annuì.
<< Come si fa? >>.
<< Dobbiamo... tagliargli la testa >> rispose e Kari fu sconvolta. << Appartiene alla categoria dei demoni della violenza, è l'unico modo >>.
Josh prese a correre verso i due gemelli e istintivamente Karie alzò una mano e una scarica fulminò Josh, che cadde a terra, tremolante. Jake si abbassò e gli mise una mano sulla fronte. Si concentrò e un sottile strato di ghiaccio coprì testa e capelli. Josh rimase quasi paralizzato dal freddo.
<< Che hai fatto? >>.
<< Gli ho... congelato il cervello. Almeno non soffrirà >> spiegò, arrossendo e Karie inarcò le sopracciglia. <<  In fondo più o meno... era un amico... in nome dei vecchi tempi >>.
<< Io non ho il coraggio di farlo. Mi dispiace... anche se è un demone >>.
<< Lo farò io. Capisco che per te è troppo difficile >> le assicurò il fratello, guardando Josh. Mise entrambi le mani sul collo e lo congelò. Karie nascose gli occhi con entrambi le mani e girò il volto. Jake si alzò e deglutì. Chiuse anche lui gli occhi e con un calcio potente ruppe il collo congelato, staccando così anche la testa dal corpo, che rotolò un metro più avanti. Con enorme sorpresa di entrambi, il corpo e la testa svanirono in una nuvola nera di fumo che si sparse per lo spiazzo.
Guardarono per diversi minuti il punto in cui Josh era fino a poco tempo prima. Poi realizzarono.
<< Ehi, abbiamo eliminato il primo demone! >> esclamò Jake, entusiasta. Karie non rispose, lo guardò e camminò per uscire dalla cerchia di alberi. Jake le corse incontro, in mezzo secondo la raggiunse. La prese per un braccio e la fermò.
<< Ehi... >> mormorò.
Gli occhi azzurri della ragazza erano già arrossati dalle lacrime. << È orribile... Cosa abbiamo fatto? >>.
<< Non è stato divertente però... era necessario >> tentò di calmarla Jake.
Karie scosse la testa. << Cosa siamo diventati, Jake? Abbiamo decapitato una... persona, demone chiamalo come vuoi! Il mio ragazzo! >>. Si scrollò la mano del fratello dal braccio e camminò a grandi passi, dimenticandosi che poteva raggiungerla in molto meno tempo. Camminò fino all'auto dove si chiuse, cominciando a piangere, nascondendo il visto tra le mani. Jake la raggiunse e si sedette in auto con lei. Ascoltò le sue lacrime per molto tempo, zitto e senza fiatare. All'ora di pranzo, fu costretta a smettere per poter tornare a casa propria. Jake mise in moto l'auto.
Erano quasi arrivati quando Sebastian apparve in mezzo alla strada, bloccando di nuovo qualsiasi cosa. Sbuffarono e scesero dall'auto.
<< Protettori, che piacere >>.
<< Abbiamo un nome >> gli ricordò acidamente Jake.
<< Certo, certo >> acconsentì. << Ho saputo che avete ucciso un demone della violenza, anche se giovane >>.
<< Chi te l'ha detto? >> domandò Karie, ancora gli occhi pieni di lacrime.
<< Marie: è una veggente >>. << Mi dispiace solo che fosse il tuo ragazzo >> aggiunse, con uno sguardo rammaricato.
<< Anche a me >> disse Karie, in un singhiozzo.
<< Ed ora? I genitori lo cercheranno >> disse Jake, preoccupato.
<< Lo sanno già. Quando un demone puro generato dall'unione di due demoni muore, i genitori lo avvertono come una terribile fitta di dolore. Come minimo vi staranno già cercando per farvi la pelle >> concluse, pensieroso e per nulla turbato.
<< Cosa?! >> esclamarono entrambi, sconvolti.
<< Abituatevi. Più o meno, tutti i demoni sono imparentati, quindi qualcuno vorrà sempre vendicare l'altro. Ora che ci penso ho un demone delle catastrofi che mi cerca... >> disse, pensando ancora e sempre calmissimo.
<< E adesso che facciamo? >> chiese Karie, ansiosa.
<< Toglieteli di mezzo, anche se forse è troppo presto... direi di affiancarvi a un'altra Protettrice. Devo cercarla... Anzi no, c'è >> disse con un sorriso. << La chiamerò e vi farò sapere >>.
<< Tutto qui? >> chiese perplesso Jake.
<< Non verranno a cercarvi a casa, i vostri li vedrebbero... Tenete solo gli occhi aperti e guardatevi le spalle >> consigliò e i gemelli annuirono. << Oh Karie... devi fare la parte della ragazza addolorata per un po'... >>.
Karie sorrise amara. << Non credo mi sarà difficile >>.
Tornarono a casa con la certezza di non riuscire a spiccicare una parola con nessuno. Invece fecero obbedire il cervello a formulare frasi sensate. Si buttarono a capofitto nel primo libro, studiandolo alla perfezione. Karie lo faceva solo per non pensare: si sentiva tradita da chi amava e ora doveva fare i conti con quel dolore. Studiavano insieme, cercando di aiutarsi a capire qualche parola difficile. Certe cose erano davvero macabre, da film horror. Si chiesero se avessero mai trovato il coraggio di metterle in pratica. Sabato passò, lentamente. Karie e Jake andarono dormire ma continui incubi li disturbavamom la gemella sopratutto. La domenica sera Sebastian gli interrogò alla perfezione il libro, chiedendo anche i particolari. Si dimostrano tanto bravi scolaretti che Sebastian pensò bene di fargli leggere il secondo libro in due giorni. Ma la protesta di Jake (che fece congelare la stanza) e quella di Karie (fece andare in tilt il portatile attaccato alla corrente di Joseph) si  convinse a concedergli altri due giorni in più.
La prima esperienza in quel campo li aveva traumatizzati non poco. Si chiesero come avrebbero fatto con altri demoni. Quel terrore, il cuore che scoppiava, i polmoni che non rispondevano ai comandi nervosi del cervello e forse anche il cervello stesso a non pensare. Avevano provato tutte quelle sensazioni dentro di loro, a prendere il posto della razionalità.
Ed ora si erano resi conto di quanto fosse difficile. Prima sui libri e prima ancora a sentirne parlare con calma e come una cosa normale, non sembrava difficile. Invece, era solo questione di tempo e prima o poi si sarebbero abituati.
Era solo questione di tempo...

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Cinque mesi dopo ***


6.    Cinque mesi dopo

Da quando il mondo ha iniziato la sua esistenza, miliardi e miliardi di anni fa, la notte ne è sempre stata protagonista. Di cose belle, impossibile da immaginare. Di cose orribili, impossibili da guardare. Cela, nasconde. Ha tante sfaccettature: la notte vista come il momento più romantico per una coppia, quando la luna guardava quell'amore sotto di essa. Oppure qualcosa che le persone preferivano non prendere nemmeno in considerazione. Perché? La paura. Sembra una cosa da niente, ma è un'arma terribile, non si può distruggere. Perché tutti abbiamo paura, chi mente è uno stolto.
A New York la notte nasconde più male che bene. Un sabato notte del dodici giugno, all'incirca le tre, le strade era quasi deserte ma New York è la città che non dorme mai. Perciò i giovani, pochi perché la maggior parte nei locali, camminavano per strada ridendo o mano per mano.
In un vicolo nella periferia della West Side, un'ombra scappava nella notte correva rapida come un felino, cercando di salvarsi. Altri due ombre le correvano dietro. Un vicolo cieco la fermò e si girò per guardare chi la rincorreva. Sapeva che non aveva speranze, a meno che non andarci sul pesante. Le altre due figure avanzarono.
La creatura, un demone della natura, ringhiò nel suo volto per niente umano, bianco come la morte, gli occhi rossi iniettati di sangue squadrarono i due ragazzi che la fissavano e andarono al pugnale d'argento tenuto stretto nella mano di uno dei due. Un liquido verde venne lanciato e i due ragazzi lo schivarono e corrose diversi bidoni là vicino.
Si distrassero e ne approfittò per tentare la fuga, scavalcando il muro ma cadde a terra, tramortito. Le due figure si avvicinarono, sorridendo: troppo facile e per niente divertente. La prima alzò una mano, reclamando il pugnale ma l'altra si mostrò indignata. Ci fu una litigata piuttosto breve perché il demone tentò di azzannare la più vicino alla gamba e quasi ci riuscì se non fosse per il pugnale affondato nel punto dove in teoria doveva esserci un cuore. Svanì in un fumo bianco e vaporoso con uno stridio acuto.
<< Non vale! >> si lamentò Jake. << Volevo farlo io! >>.
<< Karie quindici, Jake quattordici >> disse la ragazza, raccogliendo il pugnale da terra e agitandolo verso il fratello. << Sono in vantaggio >>.
<< Non tirartela >> disse secco Jake, passandosi una mano tra i capelli biondi. << Prima o poi ti supererò >>.
<< Lo dici sempre. Poi ne arriva un altro e puntualmente ti supero >> disse con aria presuntuosa la sua gemella, con il mento all'insù.
<< Dimentichi tutte le volte che ti ho salvato la vita. Ricordi il demone dell'acqua? >>.
<< Un puro caso! Io non congelo mica le cose come te! >> esclamò, facendo qualche scintilla. << E comunque, io ho tramortito il demone della natura e io lo uccido! >>.
Jake alzò gli occhi al cielo. << Il prossimo è mio! >>.
<< Come vuoi >> acconsentì, per niente preoccupata e irritò il fratello ancora di più.  << Ma di solito lo faccio io anche perché tu li fai soffrire troppo e impieghiamo un sacco di tempo! >>.
Jake si mostrò ancora più indignato della sorella prima. << Quel demone dei terremoti mi aveva tramortito e dovevo vendicarmi! >>.
<< E dovevi per forza farlo soffrire tanto? Se non è morto assiderato è perché non poteva! Sei diventato sadico, sai? >>.
<< Ma quale sadico! Se quelli ci prendono, allora si che vedremo cosa vuol dire essere sadici! >> protestò Jake, avviandosi per uscire dal vicolo. Controllò ogni direzione e uscì con Karie, presero a camminare con tranquillità. Non sembravano due ragazzi che avevano appena ucciso un pericoloso demone e rischiato la morte. In cinque mesi avevano capito perché per i loro compagni Protettore da anni fosse diventato facile. L'istinto di sopravvivenza era più forte della paura e quindi ucciderli e combatterli era diventato semplice e più in là anche divertente in certi casi. Era ormai un abitudine la notte sgattaiolare dai letti nel week-end per andare alla ricerca di qualche demone. Ne trovavano abbastanza, anche perché a New York ce ne era un alta concentrazione. Avevano sviato omicidi, rapine, crolli e tanto altro. Vittime risparmiate che avevano continuato la loro vita senza sapere di essere stati salvati. Per Karie non era stato facile: dopo la morte di Josh voleva smettere. Voleva abbandonare, ma Jake le aveva fatto capire le vite che dovevano salvare. Perché alla fine era questo che facevano: salvavano.
<< Dovremo tornare a casa >> disse all'improvviso Karie. << Se si alzano e non ci trovano nei nostri letti, cosa gli diremo? >>.
<< Che siamo andata alla caccia di demoni >> rispose e Karie scosse la testa, sorridendo divertita. Si guardò contrariata la maglia bianca, macchiata di sangue.
<< Mi sono sporcata di nuovo! >>.
<< La portiamo alla base. La laverai lì >>.
Erano quasi arrivati alla loro auto, quando sentirono urlare. Per abitudine si acquattarono da qualche parte, infilandosi in un altro vicolo. Perlustrano la strada deserta e videro una donna che correva: piangeva ed era seguita da un uomo con un cappello sbilenco. Notarono il coltello nella sua mano. Karie diede una gomitata a Jake e gli indico un vicolo a circa centocinquanta metri di distanza dalla scena: un demone se ne stava nascosto, a gustarsi la scena che aveva creato. Doveva aver fatto ubriacare un barbone con i suoi suggerimenti sussurrati ammalianti nella sua testa e poi convinto ad inseguire la donna. Jake prese in braccio Karie e corse nella direzione del vicolo, facendo un'altra strada. Il vicolo dov'era nascosto non era cieco ma si apriva in due direzioni e i due Protettori sbucarono da quella a destra. Avanzarono e si fermarono davanti al demone che non aveva notato niente, tanto era impegnato a guardare la scena, aveva in mente di tramutarlo in un bel omicidio. Un demone della morte, di sicuro. Gli occhi viola e la faccia troppo bianca, con un piccolo corpo e basso.
<< Bella scena, vero? >> chiese Jake e il demone si girò, digrignando i denti.
<< Sporchi Cacciatori! >> esclamò, mettendosi sulla difensiva.
<< Protettori! Voi demoni faticate a tenere a mente i nomi? >> chiese Karie, ironica e Jake rise.
<< Che umorismo da quattro soldi! >> disse, avanzando di tre passi velocemente.
<< Sei un demone della morte. L'unica cosa che ti uccide è una pugnalata nello stomaco da una ragazza. Simbolo della purezza. Quindi vuol dire che mia sorella mi supererà ancora >> concluse, contrariato.
Karie scoppiò in una risata e impugnò il pugnale. Il demone tentò di scappare ma andò a sbattere contro un muro di ghiaccio, malamente. Karie corse per pugnalarlo, ma scivolò su una lastra di ghiaccio per errore e sbattè la schiena, le tolse il respiro. Si portò le mani alla testa, dolorante, e Jake le urlò le sue scuse. Il demone si lanciò verso Karie, con gli artigli ma la trapassò, il pugnale le cadde di mano e il demone lo calciò lontano. Karie lo scosse e se lo levò di dosso, storcendo il naso per il cattivo odore. Jake arrivò con un fulmine alle spalle del demone e con un calcio lo stordì. Recuperò il pugnale e lo lanciò alla sorella che lo prese al volo. Il demone morse Jake a un braccio e lui urlò dal dolore, cadendo contro il muro di ghiaccio. Il demone rise e saltellò ma gli fu fatale: osservò il pugnale che Karie gli aveva affondato da dietro nella schiena e spinto fino allo stomaco. Urlò e scomparve in un fumo nero. Karie si accertò che la donna fosse salva e per fortuna lo era. Si abbassò verso Jake, che perdeva molto sangue.
<< Dobbiamo fermare l'emorragia >> disse, strappando un pezzo di maglia e avvolgendolo al braccio del fratello, stretto e lui gemette di dolore. << Non fare il bambino! >>.
<< Grazie, Karie. È inutile: sei più brava di me >>.
<< No >> lo contradisse la sorella. << Solo fortuna >>.
Risero e l'aiuto a rialzarsi. Camminarono fino all'auto e Karie si mise alla guida. Il sangue si era per fortuna fermato, ma sarebbe rimasta la cicatrice perché andava sicuramente ricucita. Avevano imparato qualche base fondamentale di medicina e di pronto soccorso, quanto bastava per non incappare in situazioni spiacevoli. Una volta a casa, Jake guardò con orrore l'ago. Karie pulì ben bene la ferita e la disinfettò e poi prese l'ago, introdusse un filo bianco e trapassò la pelle. Jake chiuse gli occhi, cercando di non pensare al dolore. Fu così rapida che non ebbe nemmeno il tempo di lamentarsi. Ruppe con i denti il filo e posò tutto.
<< Brava: saresti un'ottima infermiera >> si congratulò, osservando i punti sul braccio, almeno cinque. << Le stiamo collezionando >>.
Karie rise brevemente. << È vero. Io ne ho circa tre, tu cinque. In questo mi batti >>.
<< Andiamo a dormire, sono le quattro e mezza. Temo che domani ci sveglieremo a mezzogiorno >>.
<< Devo anche studiare. Però dobbiamo andare domani pomeriggio a fare il nostro dovere, visto che domani notte non possiamo >> disse Karie, sospirando tristemente.
Da quanto tutto era cambiato, il tempo per altro era svanito quasi del tutto, quel poco che rimaneva era dedicato allo studio. Gli amici venivano sempre visti meno: Withney non capiva perché Karie era sempre così stanca, con le occhiaie e non voleva uscire il sabato sera. Sean si preoccupava sempre di più a vedere le cicatrici sul corpo dell'amico ogni volta che si cambiavano nello spogliatoio e credeva che stesse combinando qualcosa di brutto e in un certo senso era così. Inoltre Josh era stato dato per scomparso e quando anche i genitori vennero uccisi dai gemelli, fu un caso eccezionale, si pensò a un serial killer ma ben presto il caso finì nel dimenticatoio. Karie aveva sofferto per davvero la morte di Josh, ma nessuno capiva il suo dolore. Non solo quello di chi aveva perso chi amava ma anche di chi era stata tradita ed era stata costretta ad una scelta tragica. Rifiutava molte avances di tanti aspiranti fidanzati. Jake continuava a essere il tipo da storie poco serie e le ragazze avevano cominciato a diffidare.
Sebastian era diventato un po' il tutore dei giovani protettori anche se doveva ammettere che erano molti capaci e determinati.  Avevano stretto ancora di più il rapporto con Marie e Joseph.
Il pomeriggio, dopo aver passato ore e ore a studiare prima e dopo pranzo, uscirono in città con la scusa di andare a fare una passeggiata con gli amici. Si armarono di quel che gli serviva e andarono nell'East Side. Nascondevano tutto sotto le assi dei pavimenti delle camere dove la madre non avrebbe trovato niente. La prima ora di ricerca sembrò infruttuosa e si sedettero su una panchina all'ombra, sotto degli alberi per le vie di Manhattan, per il gran caldo. Era solo il tredici giugno ma c'erano già 30 gradi.
Mentre si riposavano una macchina si fermò dietro un'altra. Il guidatore parlava la telefono e se ne stava tranquillo con la fila che cresceva. L'uomo, sulla quarantina, scese dall'auto e picchiettò pesantemente sul finestrino della macchina. Agli occhi di chiunque sembrava solo una litigata che stava per nascere, ma agli occhi di chi capiva non era così. I due gemelli cercarono la fonte e videro un demone delle discordie seduto su un alto albero che si godeva la scena. Piccolo, con una faccia tonda e un aspetto abbastanza umano. Non sembrava essersi accorto di Jake e Karie, o forse non aveva capito chi fossero. Solo quando li vide alzarsi, strabuzzò gli occhi e con un salto entrò dentro uno stretto vicolo fetido, sparendo. Jake gli si parò davanti in mezzo secondo e fece per scappare ma si scontrò contro Karie che stava a braccia incrociate.
<< Volevi creare una rissa, conclusa con due persone in ospedale? >> chiese Jake, accigliato.
Il demone esitò. << Una >> precisò, facendo una smorfia. Senza preavviso, affondò un lungo artiglio di dieci centimetri dentro la gamba di Jake che cadde in ginocchio, dal dolore. Cominciò a fuggire, ma venne attraversato da una scarica elettrica che lo stordì e tremolò per diversi minuti. Jake posò una mano sul suolo sporco e bloccò il demone nel ghiaccio. Esso tremò fortemente.
<< Questa me la paghi >> mormorò, creando altro ghiaccio.
<< Jake, basta! Togliamolo di mezzo! >> pregò Karie, stufa. Il quel momento il suo cellulare squillò e rispose, visto che il fratello non l'ascoltava neanche lontanamente. La voce di Withney le affondò nei timpani:
<< Non immaginerai mai! >> trillò, stesa sul suo letto.
<< Cioè? >> chiese, appoggiandosi la muro. Di tanto in tanto guardava il fratello che se la prendeva con il povero demone.
<< Domani niente scuola! >>.
<< Il motivo? >>.
<< Cosa sono queste urla? >>..
Karie guardò il demone, ormai allo stremo. << La TV. Il solito canale horror di Jake. Dimmi >>.
<< Dei vandali hanno rotto i tubi, pensando così di chiudere la scuola con dieci giorni di anticipo, invece entro martedì saranno aggiustati! >>.
<< E dovrebbe essere una bella notizia? >>.
<< Infatti non è questa! >> continuò Withney, stufa di essere interrotta. << Maddy dà una festa e ha invitato tutti quelli del nostro anno, amici suoi e di altre scuole! >>.
Karie si morse un labbro, a disagio. Una festa era quello che ci voleva a tutti e due, il giorno dopo non c'era scuola e questa voleva dire una nottata a caccia... Coprì il microfono e attirò l'attenzione di Jake.
<< C'è una festa stasera >>.
<< Non possiamo andarci >> disse Jake, zoppicando verso di lei.
<< Dobbiamo, non usciamo da chissà quanto. Se andiamo a caccia questo pomeriggio... >>.
Jake sembrava combattuto tra il dovere e il piacere. << Okay >>.
Karie gli diede un bacio sulla guancia. << Lo togli di mezzo? >> chiese indicando il demone totalmente congelato. << Devi calciargli via la testa >>.
<< Lo so >> sbuffò Jake. << Fallo tu >>.
Karie si portò il telefono all'orecchio. << Veniamo entrambi >>.
<< Benissimo! >> esclamò felice Withney. << Ci divertiremo un sacco! >>.
In quel momento Karie calciò via la testa congelata con un po' di difficoltà, visto il disgusto e l'umanità che aveva dentro di sé.
<< Cos'è stato? >> chiese l'amica, sentendo uno strillo.
<< TV >> rispose Karie. << A stasera >>.

La sera si prepararono per uscire. Karie adorava scoprire la schiena, perciò lo fece. Indossò un top rosso che le arrivava all'ombelico e si guardò allo specchio, cercando di vedere se era almeno accettabile. I jeans neri e gli stivali dello stesso colore le fecero sembrare il risultato migliore, sopratutto dopo essersi truccata, messi gli orecchini e sciolti i lunghi capelli biondi. Quando uscì dalla camera, trovò Jake aggiustarsi i capelli lavorati con il gel allo specchio del corridoio.
<< Vuoi fare conquiste stasera? >> ironizzò Karie, alle spalle, facendolo sobbalzare.
<< Spiritosa >> mormorò, aggiustandosi una ciocca. Karie gli abbottonò un bottone sfuggito della camicia bianca e gli batté una mano sul petto.
<< Ora sei perfetto >>.
Jake percorse con lo sguardo la figura della sorella. << Non sei un po' troppo appariscente? >>.
<< Ah ah >> esclamò, finta divertita. << Senti chi parla! >> disse indicando la camicia e i jeans chiari.
<< Il tatuaggio! E se te lo vede mamma? >>.
Kari mostrò un coprispalle rosso. Maddy Bates abitava nell'East Side e apparteneva ad una ricca famiglia. Suo padre era un avvocato di successo e sua madre una manager quindi aveva una casa di quelle delle favole: una villa di tre piani con giardino e piscina. I gemelli arrivarono alle nove, non credendo di essere fuori casa senza doversela vedere con demoni e affini.
Ma poco prima di arrivare ricevettero una chiamata da Sebastian che gli ordinava di trovarsi nello stesso punto di sempre e che sarebbe andato a prenderli. Protestarono un po', ma alla fine accettarono. Sebastian fu fortunatamente puntuale e li portò alla base. Quando il buio scomparve e si ritrovarono dentro una stanza notarono, oltre Joseph e Marie, un'altra donna. La giovane aveva sì e no venticinque anni. I capelli erano biondi e corti e portava occhiali sulla punta del naso, dalla montatura nera e lucida dietro alla quale c'erano due occhi blu intensi. Il viso era perfettamente tondo e il naso un po' schiacciato. Le labbra a cuore e un fisico longilineo. Nel complesso una bella ragazza. Ma guardandola si notava una severità incredibile.
<< Ragazzi, lei è Melinda Carter >> la presentò Sebastian.
Melinda si alzò, indossava un abito nero parecchio sopra il ginocchio. << Piacere di conoscervi. Sebastian mi ha detto che c'erano due giovani Protettori nei guai >>.
Jake affilò lo sguardo. << Quali guai? >>.
<< Calligol, vi dice qualcosa? >> domandò Melinda. << Mettiamo in chiaro le cose: sono una protettrice da sette anni, ho molta più esperienza di voi e odio essere contraddetta. Quindi mi ascolterete >>.
I due gemelli erano rimasti impressionati e si guardarono. Jake non era del tutto intenzionato a obbedirle. Sebastian lanciò un'occhiata ai gemelli e indicò Melinda. << Datele retta: è una delle mie migliori protettrici >>.
<< Non mi dimenticherò mai quando ha spodestato un intero clan di demoni del suicidio. Ti ricordi, Joseph? >> chiese Marie a l'uomo.
Annuì. << Fantastico >>.
<< Abbiamo scelta? >> chiese Jake, anche se sapeva già la risposta.
<< No >> risposero in coro Melinda e Sebastian.
<< Dove state andando vestiti così? >> chiese Marie, guardando l'abbigliamento dei due gemelli.
<< Festa >> risposero. Sebastian li riportò indietro e Jake fremeva di rabbia e decise di reprimerla per divertirsi alla festa, salirono in auto.
Quando scesero dalla macchina, Jake osservò Karie mettere nella borsa un pugnale argentato e qualche altra arma di difesa.
<< Per sicurezza >> assicurò lei, vedendo lo sguardo interrogativo del fratello. Entrarono nella villa, proprio all'inizio della festa, c'era già un sacco di gente. Withney uscì dalla folla e gli corse incontro.
<< Che piacere vederti fuori casa! >> esordì, indicando Karie. << Anche tu non ti sei visto tanto >> continuò, indicando questa volta Jake.
<< Gli impegni >> risposero in coro e Karie strinse la borsetta piena di armi di difesa.
<< Stasera pensate a divertirvi! >> esclamò Sean, avvicinandosi.
<< Senza dubbio, amico >> concordò Jake. << A dopo, sorellina >> disse e lei annuì. << Se per caso ti servisse aiuto... sai cosa fare >> precisò e la ragazza annuì ancora, con uno sguardo d'intesa. Withney non capì nulla di quello scambio di sguardi e si strinse nelle spalle: cose da gemelli, pensò.
La trascinò verso il gruppo di amiche, pronte a lasciarsi andare a pettegolezzi e chiacchiere femminili unite ad occhiate ai ragazzi.
Due ore dopo, Jake aveva cominciato a parlare con una ragazza molto carina e Karie si era scatenata nelle danze con le amiche, divertendosi molto.
Fu in quel momento che Jake vide qualcosa che attirò la sua attenzione.
Una ragazza si staccò dalla folla di ragazzi che riempivano la sala. Non guardava nessuno, sembrava che se ne stesse in disparte. Aveva lunghi e lucenti capelli neri, da potercisi specchiare, alta almeno quanto Karie e un corpo magro. Quando si voltò, Jake potè osservare ogni dettaglio del volto della giovane. Bellissimo, mai vista una ragazza di quel genere. Gli occhi erano scurissimi, di un castano intenso. Le labbra una perfetta curva sul viso e il naso dritto e perfetto, sembrava non avesse difetti. Indossava un vestito blu corto e dei tacchi argentati, con i lacci alle caviglie, coordinato con un coprispalle blu. La ragazza con cui parlava si accorse degli sguardi di Jake verso l'altra, e arrabbiata, lo piantò lì con un'esclamazione poco femminile. A Jake non importò, doveva conoscere la bella sconosciuta. Camminò verso di lei, che era uscita sul terrazzo, dove c'era la piscina. Jake la seguì e la vide sedersi su una sdraio.
<< Ciao >> salutò Jake e la ragazza lo guardò.
<< Ciao a te >>.
<< Ti annoi? >> chiese, cominciando ad intavolare un discorso.
<< Un po'. Non ti conosco: chi sei? >>.
<< Jake White. E tu? >>.
<< Lana Johns >> rispose, indicandogli la sdraio davanti a lei. Jake si sedette e la osservò ancora: era veramente bellissima.
<< Come mai non ti ho mai vista? >>.
<< Vado a un'altra scuola, un altro liceo. Privato. Mio padre pensa che sia migliore >>.
<< Ecco perché non ti conosco >>.
Cominciarono a parlare di diversi argomenti. Jake sembrava affascinato da quella ragazza così tanto da non riuscire a smettere di guardarla e lei doveva averlo notato, perché arrossì più volte. Karie notò la scena da una finestra e sperò che quella ragazza fosse quella giusta.
Non riusciva a capire cosa gli prendesse: non aveva mai provato nulla per le altre ma per lei... era diverso. Quasi un colpo di fulmine a cielo sereno. Non aveva mai creduto a una cosa simile, ma non sapeva spiegare cosa gli prendeva.
A notte fonda, si alzarono da quelle sdraio.
<< Mi ha fatto piacere parlare con te. Hai ravvivato un po' la festa >> disse Lana.
<< Sono contento. Ecco mi chiedevo... ti andrebbe di scambiarci i numeri? >>.
<< Certo >> rispose Lana, prendendo il telefono dalla pochette. Si scambiarono i numeri e poi Lana se ne andò. Jake rimase lì, diverso tempo, chiedendosi cosa gli prendesse. Stava rientrando, quando vide qualcosa che non doveva esserci. Un'ombra si muoveva tra la rimessa per gli attrezzi e la casa. Guardò dentro e tutto sembrava normale, ma c'era senza dubbio un demone. Mandò un messaggio sul cercapersone di Karie. Sbuffando e pensando che la festa era finita...





Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Un piccolo imprevisto ***


Chiedo scusa se le grandezze da capitolo e capitolo nono sono sempre le stesse. Ma a volte lo fa e altre no. Appena ci riesco le aggiusto tutte!


7. Un piccolo imprevisto


Si mosse lentamente, cercando di non farsi vedere. Strisciò contro il muro, guardando oltre l'angolo per controllare dove fosse il demone. Era in piedi su balconcino e come sempre nessuno lo vedeva, grazie alla loro straordinaria capacità di isolarsi agli occhi di chi volevano, tranne dei protettori. Jake lo osservò e si morse un labbro. L'aspetto era più che umano, quindi di livello superiore, di quello proprio tosti. Era indeciso se aspettare Karie o no: la parte del ragazzo impulsivo ebbe la meglio e decise di farsi avanti. Uscì dall'angolo dov'era nascosto, certo che lo avesse sentito. Infatti, si voltò e Jake arretrò di un passo. Era il demone che aveva tentato di ucciderli la prima volta. Lo smarrimento durò un attimo e tornò se stesso.
Anche lui sembrò stupito.
<< Jake White... Sei ancora vivo. Tutti quelli che vi incontrano non tornano mai indietro, a quanto pare >>.
<< Neanche tu >> disse a muso duro e cercando di reprimere un brivido lungo la schiena. La paura era molta di meno da quando se la vedevano con i demoni da cinque mesi, ma non in quell'occasione. Non capiva il motivo.
<< Dici? O dovranno cercare un altro cacciatore? >> chiese, giungendo le mani, pacifico e calmo.
Jake non sapeva cosa gli prendesse. Si sentiva in balia di qualcosa che non capiva. Annebbiato.
<< Che mi stai facendo? >>.
<< Si chiama persuasione. I demoni di livello superiore sono molto bravi in questo >> disse, sempre molto placido mentre Jake non lo era per niente. Cadde in ginocchio, sentendo il respiro affievolirsi secondo dopo secondo.
<< Dove sei Karie? >>.
Karie ballava con le amiche in mezzo alla pista da ballo, divertita. Non si era accorta, in mezzo alla musica e al rumore, del trillo del cercapersone. Solo quando le amiche notarono per la prima volta il tatuaggio si ricordò del cercapersone. Corse alla borsa e trovò quattro avvisi.
<< Jake >> mormorò, correndo fuori.

Jake era in difficoltà. Era in balia del demone come mai prima d'ora.
<< Hai commesso un errore >> disse, camminandogli attorno. << Hai voluto giocare all'eroe e ti è andata male >>. Detto questo si abbassò e gli procurò un graffio lungo il braccio e Jake strinse le labbra per non urlare dal dolore.
<< Non cadrò nei tuoi sadici giochetti psicologici >> dichiarò, cercando di respirare e di riacquistare lucidità.
<< Proviamo? >>. Un altro graffio e questa volta non trattenne un urlo. Karie correva alla ricerca di Jake, senza trovarlo, sempre più in panico..
Jake finì contro una parete, con la mano del demone alla gola. Posò una mano sul polso del demone nel tentativo di congelarla, ma senza successo. Esso infilò le unghie nel collo del ragazzo che chiuse ancora gli occhi e la bocca, per non dargli soddisfazione.
<< Dicevi? >> sussurrò. << I cacciatori spavaldi come te li odio ancora più di quelli fifoni. Devo ammettere che hai coraggio perciò ti farò soffrire poco. Tra un'oretta potrei essermi stancato di torturarti e a quel punto di ucciderò il più velocemente possibile. Promesso >> concluse, gettandolo a terra.

Jake non riusciva a muoversi, ancora annebbiato nel cervello. Come un filo invisibile che lo collegasse al demone, rendendo la sua mente in balia della sua. Jake si rialzò barcollando ma cadde di nuovo. Il dolore alla gamba destra, per via della ferita del pomeriggio, doleva. Il demone posò il suo piede sulla gamba di Jake.
<< Stringi i denti >> suggerì, rompendo la gamba di netto. Jake si portò le mani alla bocca, guardandolo con sfida. La sua testa calda non lo abbandonava nemmeno in quei momenti dolorosi.
<< Abbiamo ancora cinquantaquattro minuti da passare piacevolmente insieme >> contò. Stava per gettarlo di nuovo contro un muro ma una scossa gli arrivò alle spalle. Si allontanò da Jake e si girò, appena in tempo per osservare la mani di Karie abbassarsi.
<< Ehi! Ma tu sei... >> disse la ragazza, rammentando.
<< Ricordi bene. Hai interrotto il mio gioco >> si lamentò.
<< Jake >> mormorò Karie, vedendo le condizioni disperate. << Bastardo! >> urlò, creando una scarica elettrica che lo avvolse, senza fargli alcun danno. Dei mattoni si alzarono e vennero scagliati verso Karie, la trapassarono. Il demone saltò e la prese per il collo. Nessuna scossa lo faceva cedere, Karie cadde a terra e si allontanò, prese il pugnale e lo impugnò. Non sapeva se avrebbe funzionato però tanto valeva provare, non avevano trovato nulla su quel demone. Lo trapassò con forza con il pugnale nel cuore e quello si ruppe. La ragazza venne scagliata contro i bidoni della spazzatura.
<< Lasciale stare! >> strillò Jake. << Prenditela con me! >>.
<< Come vuoi >> acconsentì, stringendosi nelle spalle. Si avvicinò ma una forte luce apparve all'improvviso lo accecò, si coprirono tutti gli occhi. Il demone sparì, ringhiando. I due gemelli rimasero stupiti vedendo Sebastian correre verso di loro.
<< State bene? >> chiese, ansioso, chinandosi su Jake e prendendo il cellulare.
<< Io sì ma Jake no >> rispose Karie, pulendosi il top.
<< Marie fai venire alla base un suturante. Urgente >>. Chiuse di scattò il cellulare e aiutò Jake a rialzarsi. Offrì la sua mano a Karie che prese. Li portò alla base e mise a sedere Jake sul divano. Il ragazzo era malfermo sulle gambe, senza fiato in corpo e bruciori dappertutto. La porta si aprì e Marie insieme a Melinda entrarono nella stanza, seguita da un'altra persona, un uomo. Alto e scuro di carnagione.
<< Lui è Adam, un suturante. Guarisce le persone, oltre a guarire anche se stesso >> spiegò Sebastian. L'uomo si avvicinò a Jake e passò le mani sulla sua figura. Jake urlò per dolore ma smise quasi subito.
<< Ehi, sto bene >> disse, confuso. << Però ha fatto male >>.
<< Non doveva certo farti bene! >> esclamò Marie. << L'importante è che sia tutto apposto>>.
<< Grazie >> disse Jake e l'uomo annuì, uscendo dalla stanza dopo un breve saluto.
<< Uomo di poche parole >> commentò Karie, lanciandosi verso il fratello a abbracciandolo.
<< Cosa ti dice la testa, ah? >> esclamò Sebastian, facendosi serio, rivolto verso Jake. Il ragazzo distolse lo sguardo dal suo.
<< Mi dispiace >> mormorò. << Pensavo di farcela fino all'arrivo di Karie >>.
<< E invece dovevi aspettarla! Jake, questo non è un gioco divertente! Potevi morire! Sei stato fortunato che Marie vi vedesse e salvasse. Ringrazia anche tua sorella >> disse severamente Melinda e Jake annuì, dispiaciuto. Karie gli strinse una mano e poi si voltò verso Sebastian.
<< Che demone era? I metodi soliti non funzionavano >>.
<< << Calligol >> rispose Sebastian e i due protettori sgranarono gli occhi. Dalle loro facce sembravano spaventati a morte.
<< Ne parlate come se fosse chissà che cosa >> disse Karie, intimorita.
<< È un demone pericolosissimo ed è anche uno dei più vecchi. Avrà almeno novecento anni >> gli spiegò Joseph. << Ucciderlo è praticamente impossibile >>.
<< Perché? >>.
<< Il motivo è dovuto al fatto che esiste un unico modo: con il fuoco >> rispose Marie.
<< E perché sarebbe difficile? >>.
<< Perché il suo cuore, quello che ci somiglia, deve andare a fuoco >> specificò Melinda e loro storsero la bocca, disgustati.
<< Come facciamo? Quello ce l'ha con noi >> disse Karie, terrorizzata.
Sebastian avanzò di due passi verso i gemelli, con il dito alzato. << Vi ordino di non cercarlo. Siete ancora troppo inesperti per una cosa simile. Siamo intesi? >>. Melinda li fissò con fare inflessibile, facendogli capire che era perfettamente d'accordo con lui. Anche gli altri due annuirono.
<< Intesi >> rispose immediatamente.
Tornarono a casa, alle tre di notte. I genitori si erano preoccupati perché non rispondevano al telefono, li rassicurarono e andarono a dormire. Per lo meno Jake ci provò: ciò che era successo quella notte gli aveva fatto capire quanto ci era andato vicino. E quanto fosse terribile l'idea di morire. Ma pensò anche a lei, a Lana: quella ragazza l'aveva colpito molto e non vedeva l'ora che fosse mattina per mandarle il primo messaggio.

<> chiese Karie. Erano seduti attorno al tavolo, soli in casa. Jake alzò lo sguardo da libro di storia e bevve un sorso di succo. Era troppo caldo e il vetro si coprì di un sottile strato di ghiaccio.
<< Chi? >>.
<< Non fare il finto tonto. Ti ho visto che parlavi con lei >>.
<< Si chiama Lana. Va in una scuola privata >>.
<< Molto carina >> commentò Karie, china su matematica. << La rivedrai? >>.
<< Senza dubbio >> affermò Jake. << Ho il suo numero >>.
Karie lo guardò negli occhi identici ai suoi. << Non la tradirai, vero? >>.
<< Non questa volta. Mi ha colpito in un modo inspiegabile. Come un fulmine >>. Una piccola scossa gli arrivò alla mano e l'agitò, infastidito. << Non intendevo questo! >> si lamentò e Karie rise.
<< Sono felice per te. Spero che metterai la testa a posto >>.
Jake sbuffò. << E tu non hai conosciuto nessuno? >>.
<< No >> rispose, chinando lo sguardo su matematica. Jake non disse altro, sapeva quanto fosse un tasto dolente per la sorella. Passarono la mattina a studiare, visto che erano indietro. Anche se la scuola sarebbe finita entro dieci giorni non volevano rimanere indietro e rovinarsi la media della A. Jake rigirava il telefono tra le mani, indeciso cosa scrivere. Alla fine mandò un semplice messaggio iniziale. Ricevette quasi subito risposta e sorrise. Karie ridacchiò dall'altra parte del tavolo.
Lana era seduta sul portico di casa sua, una villetta della East Side. Sorrideva, messaggiando con Jake. Anche per lei era stata la stessa cosa: colpita da quel ragazzo tanto gentile e simpatico, oltre che molto carino.
Il pomeriggio si prepararono per la andare a caccia. Jake non aveva smesso un secondo di mandare messaggi a Lana e si era deciso a chiedergli di uscire. Anche se era solo un giorno che si sentivano, non voleva perdere l'occasione. Lana rispose positivamente alla proposta, ma la cosa che lo lasciò indeciso era l'orario dell'appuntamento: alle sei del pomeriggio.
<< Sicura? >> chiese a Karie.
<< Certo >> confermò la sorella, mentre riponeva ciò che poteva essergli utile. << So cavarmela. Non credo incontrerò niente di così terribile >>.
<< Usa il cercapersone se hai bisogno di aiuto. Arriverò alla velocità della luce >>.
Kari sorrise. << Non avevo dubbi! >>.
Jake non era mai stato nervoso per un appuntamento, per quello sì. Non sapeva cosa gli prendesse ed era ansioso di incontrarla. Arrivò al Central Park in perfetto orario e lei era lì, seduta su una panchina a giocherellale con i capelli neri e lucidi. Quando lo vide si alzò, con una lieve curva sulle labbra.
<< Ciao Lana >> la salutò Jake, ricambiando il sorriso.
<< Ciao Jake. Stai bene? Ti vedo stanco? Hai fatto le ore piccole ieri, eh? >> lo prese in giro.
Jake si trovò un attimo in difficoltà. << Già... È proprio così >>.
<< Passeggiamo? >> propose, per rompere il ghiaccio. Jake annuì e passeggiarono attorno al The Pond, chiacchierando e conoscendosi meglio. Il ragazzo si trovò ancora in difficoltà quanto gli chiese cosa facesse nel tempo libero. Balbettò per un bel po', prima di mentire. Scoprì che era una ballerina di danza classica da quando aveva tre anni.
<< Hai fratelli o sorelle? >> le chiese Jake, dopo essersi seduti su una panchina.
<< Un fratello, Terrence. Ha vent'anni e studia qui al college, informatica. Tu? >>.
<< Ho una gemella. Forse l'avrai intravista ieri >>.
<< Lei? Pensavo fosse un'amica >> disse, un po' sollevata dal pensiero che non fosse la sua fidanzata.
<< Un po' lo è >> mormorò, pensando a quanto il rapporto con Karie fosse cresciuto a dismisura da quando erano diventati protettori. Si erano uniti per poter andare avanti e le poche ostilità erano scomparse all'orizzonte.
<< Ho sempre desiderato una sorella. Essere gemelli deve essere bellissimo! >>.
<< Tu abiti nella East Side, vero? >>.
<< Da quando sono nata. Mio padre è... un manager >> raccontò e per un attiamo un'ombra apparve sul suo volto e scomparve con altrettante velocità.
<< E tua madre? >>.
<< Mamma è morta quand'ero piccola >> tagliò corto e Jake si morse la lingua perché non era stato zitto.
<< Scusa >> sussurrò, dispiaciuto.
<< Non lo sapevi>>.
<< Posso chiederti come? >>.
Gli occhi quasi neri si fecero duri come la pietra. << Un incidente >> rispose, girandosi lentamente a guardarlo e Jake quasi si spaventò a vedere quegli occhi duri. Ci fu qualche attimo di imbarazzato, poi la conversazioni proseguì ancora, più sciolta e senza imbarazzi. La sera calò, rendendo l'atmosfera ancora più leggera. Jake non era mai stato felice come quella sera: non solo era bella e simpatica, era anche spigliata e intelligente. La ragazza, ai suoi occhi, perfetta. Anche Lana era colpita da Jake, trovandolo dolce e sensibile.
Si sedettero a un tavolino di un bar appena fuori dal parco. Jake stava ridendo a una battuta di Lana, quando l'appuntamento venne interrotto bruscamente. Un uomo stava barcollando, ubriaco sul marciapiede. Stava per attraversare, senza controllare. Jake alzò lo sguardo e cercò una la fonte. Un demone era sopra un balcone di un primo piano, dall'aspetto poco umano, nero come la notte e con occhi di ghiaccio.
Jake si alzò dal tavolino e ignorando le parole di Lana, corse incontro all'uomo e lo fermò prima che attraversasse. Fece resistenza, però riuscì a salvarlo. Lana gli corse incontro, meravigliata di quel gesto.
<< Lana devo andare >> disse con un sorriso di scuse.
<< Andare?! >>.
<< Sì... ehm... mia sorella sta male e quindi devo andare a casa >> inventò, cominciando a correre e allontanandosi da lei. << Ci sentiamo! >>.
Appena svanì dalla sua vista e da occhi indiscreti, corse velocissimo nel punto dove il demone tentava di scappare. Si era accorto di Jake, del suo salvataggio e non ci aveva messo molto a fare due più due. Era veramente piccolo, alto forse novanta centimetri.
Jake lo prese per la collottola all'improvviso e lui si dimenò.
<< Da quando i demoni inferiori come te fanno questo genere di incidenti? Di solito non sei di supporto? Volevi passare di grado? >>.
<< Lasciami andare, maledetto cacciatore! >>.
<< Tanto per cominciare mi chiamo protettore. Secondo i piccoli demoni come te odiano le grandi altezze quando vi sporgete. Proviamo? >> chiese, cominciando a camminare verso un edificio abbandonato. Congelò la porta e con un calcio la mandò in frantumi. Salì le scale disconnesse fino al sesto piano dell'edificio. Sporgendosi oltre il muretto che delimitava il bordo del tetto, notò un altro edificio senza vita e due strade laterali deserte. Sporse il demone oltre che iniziò ad agitarsi come un matto.
<< Lo sai che per colpa tua ho dovuto interrompere un appuntamento fantastico? >> cominciò, sporgendolo ancora oltre.
Il piccolo demone ringhiò. << Potevi startene dov'eri! >>.
<< Purtroppo non posso. Quando vedo uno di voi dove togliervi di mezzo. Indovina a che altezza siamo? >>.
<< Poi dicono che i demoni sono sadici! Voi cacciatori non siete da meno! >>.
<< Siamo vendicativi quanto dobbiamo! >> esclamò Jake, divertito e irritato. Quel piccolo essere gli aveva fatto perdere un'occasione unica con Lana e doveva pagarla. << Addio >>. Mollò la presa e demone cadde urlando e si spiaccicò al suolò, scomparendo in una nuvola di fumo viola. Jake uscì dal palazzo e per prima cosa mandò un messaggio di scuse lunghissimo a Lana. Lei rispose piuttosto fredda e Jake si dette uno schiaffo, maledicendo il demone. Arrivò sulla soglia del suo palazzo a testa bassa, pensando a un occasione sprecata. Alzò lo sguardo e rimase a bocca aperta. Lana era seduta sui gradini con un lettore MP3 nelle orecchie, occhi chiusi. Li riaprì e notò Jake. Gli sorrise, lo spense e gli andò incontro.
<< Dai messaggi... >>.
<< Volevo farti una sorpresa. Tutti possiamo avere degli imprevisti >>.
<< Grazie per aver capito >> disse Jake, sollevato di non aver perso un'occasione con lei.
Lana si avvicinò, cingendo il collo di Jake con un braccio. << E poi ti sei dimenticato una cosa. Vediamo se te la ricordi... >>. Le labbra si Jake si sciolsero in un sorriso felice e lo erano ancora quando toccò quelle di Lana, appoggiandole le mani sulla schiena e stringendola a sé. Fu un bacio lungo e lento, per assaporare ogni secondo. Brividi passarono ovunque dentro i due, quasi una scossa elettrica che attivò ogni nervo del corpo, rendendo quel bacio uno dei più piacevoli. Non si erano accorti che qualcuno li guardava.
Karie era affacciata alla finestra della sua camera e fissava la coppia, sorridente. Poi rientrò, lasciandogli intimità. Jake si staccò da Lana, abbracciandola.
<< Hai una buona memoria >> disse Lana e scoppiarono a ridere entrambi, baciandosi ancora.
Insomma, se il demone fosse stato ancora vivo, si sarebbe suicidato lui stesso per l'opera benefica che aveva compiuto.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Un pò di aiuto ***


8. Un pò di aiuto

In un luogo senza nome un uomo era seduto su una sedia e guardarva fuori dalla finestra. Doveva avere sui trent'anni, i capelli erano neri e gli occhi verdi, carnagione pallida e un viso appuntito. In piedi sarebbe stato almeno un metro e novanta. In quel momento fissava fuori dalla finestra, con un braccio poggiato sul bracciolo della poltrona e il capo appoggiato su una mano, pensieroso. La porta si aprì e una donna avanzò.
<< Janet >> mormorò. La donna aveva un incarnato bianchissimo, gli occhi neri e i capelli castano chiaro. Bellissima. Una demone dei tradimenti.
<< Aric >> salutò, chinando il capo e rialzandolo subito. << Ho i resoconti che volevi >>.
<< Bene >> disse compiaciuto. << Sei sempre migliore >>.
<< Non è stato difficile. Sono riuscita a catturare un protettore inattivo americano e dopo un po' di tortura ha parlato >> disse soddisfatta e gli occhi illuminati.
<< Benissimo >> concordò, prendendo i fogli che gli porgeva. << Ho sentito che ci sono problemi >> aggiunse, ma questa volta ogni traccia di soddisfazione e compiacimenti sparirono.
Janet si mostrò contrariata. << Non tanti... >>.
<< Janet... >> mormorò con aria di rimprovero.
La demone si arrese. << È colpa loro >> disse, prendendo un preciso foglio da una pila. << Si chiamano Jake e Karie White. Sono Cacciatori da solo sette mesi ma hanno già fatto fuori moltissimi demoni... Anche forti >>. Appena pronunciò l'ultima parola, Aric alzò il viso dal foglio e passeggiò nervosamente per la stanza, poi guardò intensamente Janet:
<< Uccideteli >>.

Sebastian bussò alla porta di casa White insieme a una donna. Evelyn andò ad aprire, pulendosi le mani in uno strofinaccio.
<< Chi siete? >> chiese, squadrano Sebastian e la donna che era con lui.
<< Buongiorno signora White. Mi chiamo Alan e lei è Veronica Carter >> si presentò e indicò la donna che fece un cenno con la testa.
<< Cosa volete? >>.
<< Lavoriamo nella scuola dei suoi figli. Sono la nuova insegnante di biologia e devo dargli un progetto. Sono tra i più bravi nel corso >> disse la donna, molto professionale.
Evelyn rimase perlpessa e li fece entrare comunque. Proprio in quel momento Karie stava attraversando l'ingresso per posare dei libri nella libreria e li fece cadere per la sorpresa.
<< Karie non sono modi! >>.
Jake si affacciò nel corridoio nel sentire il tonfo con le mani sporche di gel, visto che si stava preparando a uscire. << Sebastian? Melinda? >>.
Lui fece segno di stare zitto e Jake cambiò subito espressione. << Volevo dire... chi è questa gente? >>.
Evelyn era confusa come non mai e, da brava padrona di casa li invitò a sedersi. Mentre preparava un caffè i gemelli li tempestarono di domande:
<< Che ci fate qui?! >> chiese Jake, pulendosi le mani dal gel con uno straccio.
<< Conoscere i vostri genitori >> disse Sebastian, scrutando l'appartamento.
<< Visto che avete bisogno di aiuto >> continuò Melinda.
<< Non ne abbiamo bisogno >> ribatté Jake e Karie gli diede una gomitata.
<< Reprimi il tuo orgoglio maschile, White. Sono una protettrice da quasi sette anni, quindi so perfettamente come fare il mio lavoro >>.
Jake si sporse verso di lei. << Anche noi >>.
Melinda fece un mezzo sorriso. << Non direi, a quanto ho sentito. Un demone di livello superiore si è divertito con te un paio di mesi fa o sbaglio? >>.
Jake contrasse la mascella e ferito nell'orgoglio. Era decisamente una ragazza difficile da tenere a bada. Esattamente come lui.
<< Touche! >>.
<< Scusalo, sai come sono i ragazzi... Stupidi >> disse Karie, calcando sull'ultima parola così tanto che Jake la fulminò con gli occhi.
<< Le cose stanno così >> iniziò Melinda. << Sono stata assunta nella vostra scuola come insegnante di biologia. Vi farò entrare in un progetto che in verità è una farsa colossale. In questo modo potrò entrare e uscire da casa vostra quando e come vorrò. A vostra madre direte che è necessario. Okay? >>.
<< Se non volessimo? >> domandò Jake.
<< Jake >> lo rimproverò Karie. << Va bene >>.
<< Allora va bene anche per tuo fratello >> disse Sebastian e Jake voleva controbattere ma non fece in tempo.
La madre tornò con delle tazze su un vassoio di ceramica e lo poggiò sul tavolino basso tra i due divani. Notò la tensione tesa e gli occhi del figlio, che fissavano Melinda duramente.
<< Mi parli di questo progetto >> la incitò Evelyn, sedendosi tra i due figli.
Melinda parlò in modo così convincente che la signora White credette a tutto. Disse che avrebbe visto spesso i due gemelli durante l'anno anche a casa loro, una scusa ottima per girargli attorno indisturbata. Sebastian rincasò la dose, elogiandola. Evelyn si dimostrò soddisfatta e accettò. I gemelli non dissero niente, anche perché sapevano che a Sebastian i no non erano accettati. Se ne andarono e Jake si ricordò dell'appuntamento.
<< Lana! >>.
Dopo il primo appuntamento, due settimane dopo si erano messi insieme e Jake stabilì un record personale: un mese e mezzo con la stessa ragazza. Non aveva guardato altre, non le aveva cercate, né calcolate. Per lui c'era solo Lana. Non vedeva niente di più bello che guardarla negli occhi, farla ridere. Anche solo un sorriso illuminava il suo viso e lui ne rimaneva incantato. Lana era felicissima, vedeva in Jake ciò che aveva sempre cercato.
Anche se in quel momento se ne stava al parco, incavolata nera con lui. Era in ritardo di almeno mezz'ora e non aveva avvertito. Batteva il piede sul terreno del parco, nervosamente e a braccia incrociate, seduta su una panchina di legno. Jake arrivò vicino al parco velocissimo e si preparò ad un'espressione di scuse, entrò e la trovò. Lei lo guardò con uno sguardo che lo avrebbe ucciso all'istante, tanto era inceneritore.
<< Sono in ritardo >>, alzò le mani a mo' di scuse. << Vengo in pace >>.
Lana scosse la testa e a suo malgrado un sorriso spuntò sul suo volto. << In pace >> acconsentì. << Solo se hai una scusa valida >>.
<< Ehm... La mia scuola ha assegnato a me e Karie un progetto di biologia perché siamo i migliori del corso. Non è fantastico? >> chiese, allargando le braccia. Lana rimase sorpresa.
<< È fantastico! >> esclamò. << Sono così contenta! >>.
<< Sapevo che mi avresti perdonato >> disse, avvicinandosi per baciarla. Poi la prese per mano e cominciarono a passeggiare per il parco. Quei pomeriggi erano sempre speciali per Jake, anche se spesso si interrompevano. Il dovere veniva prima di tutto, anche di Lana e Karie non poteva sempre farcela da sola, anche se era una ragazza determinata.
Anche Karie era una preoccupazione per Jake. Da quando Josh l'aveva tradita, lei era chiusa con gli altri ragazzi e non se ne interessava. Sfogava il dolore facendo a pezzi più demoni possibili, quasi distruggesse quel dolore che impediva al suo cuore di amare ancora, avvolto in una pellicola indissolubile.
Uscirono dal Central Park per andare a passeggiare in centro, nell'East Side. Successe una cosa strana, molto strana.
Il cellulare di Lana squillò e lei rispose immediatamente.
<< Arrivo >>. I suoi occhi erano un lago di dispiacere. << Devo andare >>.
<< Devi andare? >> ripeté Jake. << Mi spieghi dove vai ogni volta? >>.
<< Te l'ho detto, da mia nonna, sta male, lo sai. E.... io me devo occupare >> gli spiegò per l'ennesima volta.
Se Jake interrompeva a metà i suoi appuntamenti, niente era paragonabile a come lo faceva Lana. Spesso il cellulare squillava e lei scappava via. Gli raccontava che sua nonna era malata e che quindi doveva scappare via non appena veniva chiamata. Jake la lasciava andare, non faceva altre domande, dato che a quel punto Lana poteva fare domande a sua volta e lui non poteva darle risposte. Si avviò così a casa, ricordandosi che Karie era a caccia. La cercò sul cercapersone e quando quello vibrò era una chiaro segno che aveva pensato bene. Prese la macchina e andò vicino al teatro Lyceum, dove si trovava, scese e la cercò per le strada. Di colpo una mano uscì dal vicolo e lo trascinò dentro. Morto di paura, istintivamente, congelò la mano di chi lo aveva tirato e lo sbatté contro il muro. Si accorse troppo tardi che si trattava della sorella.
<< Scusa >>, si mortificò Jake, lasciandola andare, Karie sciolse il ghiaccio con una scarica elettrica.
<< Scusa tu >> ribatté Karie. << Non dovevo agire tanto bruscamente >>.
<< Hai trovato qualche demone? >>.
<< Uno degli incidenti, uno della morte e uno del cielo >> rispose, contandoli sulla punta delle unghie rovinate e nere. << Quello del cielo ha opposto resistenza, alla fine c'è l'ho fatta >>.
<< Sono fiero di te. Sei l'orgoglio di tutte le donne >> disse il fratello e lei annuì, altezzosa e scoppiarono a ridere. Poi il viso di Karie si tinse di confusione.
<< Dov'è Lana? >>.
<< Il cellulare ha squillato ed è dovuta andare da sua nonna >> rispose Jake, sconsolato.
<< Di nuovo? Credo che non riuscirete mai a portare a termine un appuntamento >> disse, camminando per il vicolo e Jake la seguì. I demoni si annidavano dove gli umani e i protettori non potessero vederli. Ad attuare i loro piani distruttivi.
Un rumore li fece mettere sulle difensiva. Jake fece segno di fare silenzio alla sorella e si mosse con lentezza tra le pareti, sbirciando oltre un muro. Non vide niente e aggrottò le sopracciglia. Si voltò per comunicare a Karie la scoperta inutile, ma una mano gli tappò la bocca.
<< Ssh... >> mormorò una demone, mostrando i denti appuntiti. << Non vorremo disturbare la sorellina >>.
Jake le diede un calcio e la fece barcollare. Lei indietreggiò e mostrò i lunghi denti, in un ringhio. Karie accorse e guardò il demone.
<< Sei un demone dei tradimenti >> la riconobbe. << Ti uccide solo un coltello dorato nella schiena >> aggiunse, frugando nella borsa. << Non lo trovo! >>.
La demone si avventò su Jake, che si spostò appena in tempo. Posò le mani a terra, deciso a intrappolare la demone con il ghiaccio partendo dalla caviglie, ma quella saltò su un muretto, mettendosi al sicuro. Karie era in panico perché non trovava il pugnale d'oro. Rovesciò il contento dello zaino che portava in spalla e cercò tra tutte le armi a disposizione. Un liquido rossastro venne gettato su Jake, ma lo evitò per un pelo anche se una piccolissima parte lo prese a un braccio. Una dolorosa bruciatura cominciò ad allargarsi sul braccio, stordendolo dal dolore. Posò una mano sulla ferita e la coprì di ghiaccio, sospirando di sollievo. Un urlo e vide Karie a terra, bloccata alla gola dalla demone. Corse ad aiutarla ma un'ombra indefinibile lo fece cadere. Un urlò stridulo e la demone sparì in un secco fumo grigio. I gemelli sbattero le palpebre, sorpresi. Una ragazza si alzò da terra e si pulì i jeans dalla polvere. Teneva un pugnale stretto nella mano destra, d'oro.
<< Melinda >>.
<< Ringraziatemi. >> disse, gettando il pugnale tra le armi di Karie. << L'avevi lasciato a casa >>.
<< Come facevi a saperlo? >> chiese Karie, aiutata da Jake a rialzarsi.
<< Sono una veggente e una geocinetica >>. << Visto? Vi servo >>.
<< Grazie >> fu gentile Karie. Jake non disse niente e la sorella gli diede un pizzicotto sul braccio.
<< Grazie >> mormorò lui.
<< Non ho sentito >> replicò Melinda.
<< Grazie >> ripeté a voce più alta.
Melinda annuì, soddisfatta. << Così va bene >>.
Jake era sicuro che non avrebbe mai sopportato quella Melinda in vita sua. Era troppo arrogante, testarda e altezzosa per i suoi canoni. Melinda l'aveva capito e si divertiva un mondo. Karie cercava di essere quella buona e razionale, senza successo. Dopo aver parlato un po', i due fratelli tornarono a casa loro per riposarsi. Jake fu costretto a fasciare la bruciatura dopo averci messo della crema lenitiva. Karie era piena di graffi rossi e sanguinanti, strinse i denti quando li disinfettò, tanto bruciava. Ferite e affini erano una conseguenza ovvia in un compito come quello. Jake si decise a chiamare Lana, per sapere come stava ma lei fu più veloce. Gli assicurò che stava bene e anche la nonna. Disse che Karie stava già meglio e poteva uscire il giorno dopo. Lana si dimostrò contenta e si lasciarono andare a chiacchiere.
<< Pensavo di andare al mare domani, ti va? >> gli propose. << Porta anche Karie >> aggiunse.
<< Facciamo una bella comitiva. Dico a Karie di portare anche Withney e io porterò Sean >>.
<< Ci divertiremo molto! >> si entusiasmò. << Proprio ieri ho scelto un costume davvero carino. Sono certa che ti piacerà >>.
<< Non ho dubbi! >> concordò Jake e entrambi si lasciarono andare ad una risata. Karie venne contagiata dalla risata, ascoltando la telefonata. Era seduta sul letto di Jake a leggere insieme a lui l'ennesimo libro sui demoni. Jake chiuse la chiamata.
Karie posò il libro sulle ginocchia. << Come la metti con il tatuaggio? >>.
Jake si batté una mano sulla fronte, chiudendo poi gli occhi. << Non ci ho pensato! E tu come farai? >>.
<< Io ho il costume intero nero. Sfina pure >> disse e Jake le diede una botta sulla spalla ma lei provocò una scossa che lo fece desistere dal rifarlo.
<< Pazienza >> concluse alla fine, tornando al libro. << Tanto Lana non sa cosa vuol dire e Sean e Withney lo sanno. Quindi non vedo il problema. E poi non è niente male >>.
<< Piace anche a me >> toccandosi le spalle coperte dal top rosa. << A mamma non piacerebbe per niente, però >>.
<< Sarebbe capace di spellarci vivi, peggio dei demoni >>.

<< Come sarebbe a dire? >> disse Aric, parlando così lentamente che le lettere vennero scandite una ad una. Un paio di demoni rabbrividirono, di basso livello, ma con un aspetto metà umano.
<< Janet è morta >> ripeté il demone di supporto della natura.
<< È stata uccisa da Melinda Carter >> continuò un altro demone, sempre di supporto ma della violenza.
Aric batté un pugno sul tavolino dov'era seduto, con rabbia. Rabbia per aver persona un demone come lei. << È stata affiancata ai gemelli? >> chiese ancora, avido di risposte.
<< Temiamo di sì >> affermò il demone più basso.
Aric si passò una mano sul viso appuntito e divenne pensieroso. << Non c'è modo di toglierli di mezzo? >>.
L'altro demone prese un foglio da una pila sulla tavola. << Ci sarebbe una cosa interessante >>.
Aric prese malamente il foglio e lesse. Sollevò le sopracciglia da di dietro il foglio. << Non lo sa? >>.
<< No >> rispose in coro i demoni.
Aric posò il foglio sulla tavola e congiunse le mani. << Allora non abbiamo problemi >>.
Quello che Aric sapeva, che i demoni sapevano, avrebbero portato un terremoto nell'esistenza dei gemelli che i due nemmeno immaginavano.
Sopratutto per uno dei due.



Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Decisioni difficili ***


9. Difficili decisioni

I gemelli si prepararono per la giornata al mare. Come sempre Jake storse il naso quando guardò Karie preparare la borsa. Una era quella di una normale ragazza che sa che passerà il pomeriggio al mare e l'altra era piuttosto inusuale. Mise un paletto di legno di pioppo dentro la borsa e Jake le chiese per cosa gli servisse.
<< Metti che ci attacca un demone della notte >>.
<< Di giorno?! >>.
<< Meglio prepararsi >> convenne la sorella, chiudendo la zip della borsa. << La nasconderò nello spogliatoio >>.
<< Anche perché se vedono cosa c'è dentro ci prenderanno per dei terroristi >> disse Jake, mettendosi in spalla la sua borsa.
Avevano scelto un pezzo di spiaggia abbastanza lontana sia dalla East Side che dalla West Side. Il ragazzo sbuffò all'idea di un lungo viaggio, ci avrebbe messo metà della metà del tempo se fosse andato a piedi. Withney e Sean li aspettarono all'imbocco del Battery Park, conversando. Lana arrivò con dieci minuti di ritardo e si scusò molte volte, aveva avuto un impegno imprevisto. La macchina di Jake venne occupata tutta e partirono alla volta del mare. Karie accese la radio, sulla stazione del telegiornale. Da quando erano protettor ascoltavano spesso il telegiornale della città per rilevare tracce di qualche demone.
Dopo mezz'ora di ascolto una notizia attirò la loro attenzione:
<< La morte sospetta di Eric Malone lascia le autorità senza indizi. Uomo di successo, sposato da dieci anni e tre figli, chi lo conosceva sapeva che aveva una vita perfetta. Ma qualcosa l'ha spinto a buttarsi dal settimo piano del grattacielo dove lavorava, come direttore di una prestigiosa banca. I passanti sono rimasti scioccati alla vista di quell'uomo buttatosi di colpo dalla finestra. Un suicidio senza spiegazioni apparenti... >>.
Jake alzò il volume e ascoltarono tutta la notizia.
<< Certa gente non è mai contenta >> commentò Withney, a notizia conclusa.
<< Già. Una vita di successo... Puff! Sprecata così! >> concordò Sean. I gemelli si guardarono con uno sguardo d'intesa.
<< Che avete? >> chiese Lana, vedendoli seri.
<< Niente >> risposero in coro, cercando di apparire calmi. Un demone dei suicidi, senza dubbio, non era il primo caso. Era già il terzo, ma dato che i primi due erano suicidi con diversi motivi per essere attuati questo non lo era. Ed era un demone pure bravo ma aveva commesso un errore. I demoni tendono sempre a creare caos, stragi, omicidi e suicidi solo dove c'è ne motivo. Altrimenti i protettori capiscono subito dove c'è il loro zampino. I due fratelli erano sicuri che quella notte non avrebbero dormito.
La spiaggia era veramente stupenda. La sabbia si estendeva a vista d'occhio, come una pagina bianca di un quaderno. Il mare azzurro e il sole splendente di metà agosto. Gli spogliatoi si trovavano a circa metà della spiaggia. I primi a cambiarsi furono i ragazzi e si misero ad aspettare le ragazze seduti sul un pezzo di un muro. Non capivano perché una ragazza doveva metterci sempre un sacco per cambiarsi, in qualunque occasione. Alla fine la prima ha uscire fu Karie, con il suo costume intero. Aria contrariata e sguardo basso.
<< Ti sta bene >> la consolò Jake.
<< Grazie >> disse a voce bassa. Anche Sean le fece i complimenti, che la fecero arrossire. Anche Withney uscì dagli spogliatoi, stupita nel vedere indossare a Karie un costume intero, sapeva che li odiava. Lei aveva scelto un due pezzi argentato e Karie lo guardò con invidia. Lana uscì timida, con un leggero rossore sulle guance. Jake rimase incantato a fissarla, tanto che Sean cominciò a soffocare risate, con la mano sulla bocca e le altre due ragazze sorrisero.
<< Ti sta bene >> si congratulò, guardando il costume rosso a due pezzi e Lana arrossì ancora di più.
<< Grazie >>.
Gli amici interruppero il momento, pregandoli di andare in spiaggia, si presero per mano e li seguirono. Erano quasi arrivati quando Jake sentì la mano di Lana lasciare la sua di colpo. Si voltò e la vide ferma a fissare qualcosa. Anche gli altri se ne accorsero.
<< Lana >> la chiamò Jake. << Stai bene? >>.
Lei non rispose e scuoteva la testa, ritmicamente. Jake aggrottò le sopracciglia, preoccupato. Si avvicinò, ma lei si allontanò come se avesse la peste. Si voltò e scappò via, il suo ragazzo le corse dietro ma Lana era già entrata negli spogliatoi, la sentì parlare freneticamente al cellulare con il padre, pregandolo di venirla a prendere. Non diede tempo a Jake di dire niente. Uscì dallo stabilimento, correndo. Lasciandolo lì, con un enorme domanda nella sua testa: cosa le prendeva?

Se per Jake la fuga di Lana era inspiegabile, tre giorni dopo impazzì totalmente. Si faceva negare al telefono, non rispondeva alle chiamate e ai messaggi e tutto questo si ripercuoteva sui suoi doveri. Aveva rischiato veramente grosso in quei tre giorni e il demone del suicidio non venne fuori. Almeno non ci furono altri gravi casi e nemmeno Karie sapeva come aiutarlo.
All'ennesima chiamata non risposta il telefono di Jake cadde a terra e il ragazzo tirò un pugno al muro.
<< Distruggendo la casa non risolverai niente >> disse Karie, infilando la testa nella porta.
<< Entra... Lo sai che mi disgusta >>. La sorella entrò passando dalla porta chiusa e incrociò le braccia.
<< Perché non vai a casa sua? Jake non ti si può parlare, il tuo lavoro è piuttosto scarso... Stavi per farti uccidere ieri >>.
<< Non so. Non vorrei... Okay, andrò a casa sua >>. Raccolse il telefono e decise di seguire il consiglio di Karie subito, non voleva attendere oltre. Se doveva essere scaricato era meglio farlo subito. La sorella gli augurò buona fortuna e rimase a casa, in attesa.
Jake guidò pensando a come cominciare il discorso con Lana. Non era mai stato mollato e l'idea che dovesse succedere proprio con lei non poteva sopportarlo. Sgranò gli occhi quanto vide la villa di Lana: tre piani, immensa. Sapeva che era di buona famiglia ma non aveva capito fino a che livello. Parcheggiò e scese dalla macchina, fermandosi al terzo scalino di marmo bianco. Fece avanti e indietro per un bel po', prendendo coraggio, non era mai stato così nervoso. Alla fine suonò il campanello e rimase in ansiosa attesa.
La porta si aprì e apparve un ragazzo che sembrava un armadio a due gambe. Doveva essere Terrence, il fratello di Lana, sembravano gemelli anche loro. I capelli erano neri e gli occhi appena più chiari della sorella. Era alto almeno due metri e doveva praticare molta palestra. Ed era chiarissimo di pelle come lei.
Jake deglutì nervoso. << Sono Jake White. Il... ragazzo di tua sorella Lana >>.
Terrence lo squadrò e Jake notò il disgusto nei suoi occhi. Come se stesse guardando qualcosa di ripugnante. << Lana non c'è >> rispose, un tono per nulla cortese. << E credo non ci sarà nemmeno domani e il giorno dopo ancora >>.
Il ragazzo non si fece abbattere dal tono. << Devo vederla >>.
<< Io credo di no. Forse è meglio che te ne vai >> disse e suonava come un ordine. Jake non si fece intimorire, la prima impressione era passata. A lui importava solo vedere Lana e parlarle.
<< Ho detto che voglio vedere Lana >>.
Terrence stava per ribadire il concetto quando Lana scese la scala in legno.
<< Terry, quanto volte ti ho detto... >>. Bloccò la frase a metà quando vide Jake. Sbiancò ancora di più e voleva tornare su ma ormai l'aveva vista.
Terrence non la pensava come lei. << Torna in camera tua >>.
<< Voglio parlare con te >>, disse mettendo una mano sulla porta per evitare che la chiudesse. Lana scese gli ultimi gradini e si fermò a fianco al fratello.
<< Vai Terry >> disse. << Me la vedo io >>. Terrence le restituì un'occhiata dall'aria prudente e se ne andò. Lana si mise davanti a Jake, a sguardo basso e le mani sulla porta. Poi lo alzò, fissandolo negli occhi azzurri e Jake ci lesse qualcosa di indecifrabile.
<< Perché sei qui? >>.
<< Perché? >> le fece eco Jake. << Non rispondi alle mie chiamate, ti fai negare al fisso e non rispondi neanche ai messaggi. Fino a prova contraria noi stiano ancora insieme >>.
<< Non più >>.
Se un pugnale avesse trapassato Jake in quel preciso istante, non gli avrebbe fatto niente. Facevano molto più male quelle due piccole parole. Il cuore cominciò a perdere qualche battito. << Che vuoi dire? >>.
<< Io e te non stiamo più insieme >> ripeté, facendogli capire bene il senso.
<< Perché? Fino a tre giorni fa non sembrava così. Cos'ho fatto di male per meritarmi questo? >>.
Lana reprimette le lacrime e cominciò a chiudere la porta. << Non si possono amare chi si deve odiare >>. E detto questo chiuse la porta.
Jake rimase lì a fissare la porta chiusa. Quelle parole gli rimbombavano nel cervello, senza spiegazione. Scese i gradini, non capendo perché non suonasse quello stramaledetto campanello e chiedesse altre spiegazioni. Si sedette in macchina e accese il motore, la stessa espressione pensierosa stampata in volto. Qualcosa gli impediva di andare da lei e chiarire la questione. Come se quelle parole gli avessero fatto capire la verità ma qualcosa del suo cervello gli impediva di elaborarla. Non fece partire la macchina e cercò di collegare quella frase all'ultimo mese e mezzo e molti ricordi passarono per la sua testa, episodi giudicati normali ma che ora apparivano strani...

<< Dai, fammi vedere! >> aveva insistito Jake, un mese prima. << Non mi tradirai! >>.
<< Ma quale tradirti! >> aveva esclamato Lana, un pò offesa. << Non mi piace che qualcuno tocchi il mio cellulare! >>.

Un altro ancora...

<< Sai, ho notato che non metti mai top >> aveva detto una volta Jake, mentre passeggiavano per la West Side una sera.
<< Oh, non mi piace scoprire la schiena. Mi... dà fastidio >>.

E altri episodi strani come quando andava via di colpo, le strane cose che diceva al cellulare, i ritardi... Chiuse gli occhi, portandosi le mani al viso.
Non poteva essere vero. Era solo un incubo.
Quei pensieri erano sbagliati.
Doveva esserci una spiegazione migliore, razionale.
Ma per un protettore la spiegazione era solo quella. Scese dall'auto e, con difficoltà, salì gli scalini. Con il dito tremante suonò il campanello e Lana aprì la porta immediatamente.
<< Sapevo che avresti capito >> disse, uscendo e socchiudendola alle sue spalle.
<< Sei un demone >> disse, traducendo i suoi pensieri in realtà. << Il demone del suicidio che non troviamo da tre giorni >>.
Lana sorrise, tristemente. << Sono furba >>.
<< Sei scappata al mare perché hai visto il tatuaggio >>.
<< Ho capito chi eri, cos'eri e sono scappata via >> confermò senza guardarlo negli occhi. << E comunque non sono un demone al cento per cento. Mia madre era una mezza demone: è stata uccisa da un cacciatore. Mio padre è un demone, anche Terrence, della discordia >>.
<< Ed ora? >> domandò Jake. << Io non voglio rinunciare a te. Non se ne parla nemmeno >>.
Piccole lacrime imperlarono gli occhi di Lana. << Sei un cacciatore... protettore >> si corresse. << Uccidi i demoni. Il vostro compito è ucciderli tutti. Io sono un demone e uccido i protettori come te. Tra me e te non è possibile >>.
<< Io non ti ucciderei >> promise Jake, posandole una mano sul viso umido che lei toccò con la sua.
<< E nemmeno io >>. << Ma prima o poi uno dei due dovrà uccidere l'altro. È così che funziona >>.
<< Non mi piace come funziona >>.
<< Neanche a me >> aggiunse, scostando la sua mano dal viso. << Uccido la gente, Jake. Non sono un'innocente >>.
<< Puoi cambiare! >>.
Lana scosse la testa. << No... Non si può cambiare la propria natura >>.
<< Allora... dovremo lasciarci? >>.
<< Sì >>.
<< Io dovrei ucciderti >>.
<< O io te >>.
Jake fece un passo indietro. << Uccidimi, perché io non lo farò con te. Io ti amo >>.
Lana non seppe cosa dire, ormai piangeva. Sembrava tanto umana, invece dentro si celava un mostro.
Lana si avvicinò e gli posò le mani sul petto. << Scappa >> sussurrò. << Prima che sia troppo tardi... >>.
Il ragazzo provò ad abbracciarla ma lei si scostò. A quel punto, lui andò via, guidando a tutta velocità verso casa. Lana si accasciò sui gradini di casa, cominciando a piangere e continuò per molte ore. Jake tornò a casa e trovò Karie sorridente ad attenderlo. La guardò di striscio e se ne andò in camera, sbattendo la porta. I genitori lo guadarono turbati e Karie gli corse dietro, passando attraverso il muro della sua camera.
<< Che è successo?! >> esclamò. Il ragazzo batté il pugno al muro con tanta forza da spellarsi le nocche.
<< Jake! >> strillò Karie, preoccupata.
<< È un demone >> ammise, abbassando la voce per non farsi sentire dai genitori.
<< Un demone? Lana? >>, esclamò, credendo di non aver sentito bene.
<< Sì, un demone! >> ripeté con più enfasi, per ribadire il concetto. << Quella del suicidio che non troviamo da tre giorni! >>.
Karie si sedette sul letto, con le mani in grembo. Non sapeva cosa dire o fare. Si leggeva negli occhi del fratello una sofferenza immane.
<< Ha ucciso, Jake >> cominciò.
Jake si girò a guardarla. << Che vuoi dire? >>.
<< Che... dobbiamo ucciderla >> rispose, tirando fuori tutta la sincerità che poteva, a forza.
<< Io non lo farò e neanche tu >>. Il tono suonava molto come un ordine.
Karie si alzò dal letto, cominciando ad alterarsi. << Capisco che tu la ami, fratello. Ma è un demone, uccide la  gente! E prima o poi lo farà anche con te! >>.
<< Gliene ho dato la possibilità e non l'ha fatto! >> disse ad alta voce e la rabbia gli salì fino al cervello.
<< È la sua natura, non la puoi cambiare! Se non lo farai tu, lo farà qualche altro protettore! Le cose vanno così! >>.
<< E chi lo dice? Se un umano può amare un demone, perché non può farlo un protettore?! >>.
<< Perché il nostro compito è ucciderli! >> gli ricordò Karie. Era chiaro che stava sfociando in una litigata. << E come tale va fatto! Mi dispiace, Jake, devo dirlo a Sebastian >>.
<< Lo faresti davvero? Sono tuo fratello. Come puoi farmi una cosa simile?! >>.
Karie scosse la testa. << Il nostro dovere viene prima di tutto. Anche dei sentimenti >>. E detto questo, andò via, passando per la porta. Jake tirò un altro pugno al muro e si buttò sul letto, con la testa fra le mani. Era chiaro che non aveva nessuna intenzione di ascoltare Karie. La sorella era intenzionata ad avvertire Sebastian, ma quando prese il cercapersone qualcosa la fermò. Lo rigirò tra le mani, combattuta. Tra la diligenza di compiere il suo dovere e il pensiero di suo fratello, sofferente. Alla fine il dovere vinse. Avvertì Sebastian. Arrivò con Melinda a casa, sempre con la solita scusa del progetto di biologia. I signori White li lasciarono fortunatamente soli.
<< Cosa devi dirci? Dov'è Jake? >> chiese Sebastian.
<< In camera sua. Non vuole uscire >> rispose Karie, torcendosi le dita piuttosto nervosamente.
<< Che sta succedendo? >> chiese Melinda, bevendo un sorso di tè.
Karie prese un bel respiro. << La ragazza che Jake sta frequentando, Lana Johns, è un demone dei suicidi >>.
La tazza di Melinda cadde a terra con un sonoro tintinnio. Sebastian si sporcò di tè e imprecò, pulendosi i pantaloni.
<< Ma... ma... è assurdo! Come ha fatto a non capirlo prima?! >> esclamò Melinda, indignata.
<< Non è demone del tutto. A quanto ho capito sua madre era una mezza demone e suo padre un demone puro... In una piccola parte è umana >>.
<< Ma uccide. Quindi direi che di umano non ha proprio niente >> la contradisse Melinda, accigliata.
<< Jake non ha nessuna intenzione di ucciderla e, a quanto sembra, lei non la pensa diversamente >> spiegò ancora Karie, sperando in una soluzione.
Sebastian ridacchiò. << I demoni sanno mentire molto bene. Sopratutto se sono belli, deve stare lontano da lei. Potremo farlo noi. In questo modo sarà più facile dover sopportare il dolore >>.
<< Non c'è altra soluzione? >> sperò Karie.
<< Alcuni miei amici protettori hanno avuto relazioni con demoni, sia puri che non >> narrò Melinda.
<< Li vedi ancora? >> chiese la ragazza, illumidando la speranza dentro di sé.
Melinda cominciò a raccogliere i cocci della tazza rotta dal tappeto. << Sì >> rispose. << Ogni tanto vado a trovarli al cimitero >>.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Ingiustizia ***


Ingiustizia

Settembre arrivò, riaprendo le scuole, un giorno scomodo per i ragazzi. Pensando all'estate appena passata era terribile il pensiero di tornare sui banchi ancora un altro anno.
Dopo che Karie ebbe spiegato la situazione a Sebastian e Melinda, dopo che anche Marie e Joseph lo vennero a sapere a Jake fu fatto un discorso molto chiaro all'inizio con le buone. Poi, vedendo quanto fosse ostinato il ragazzo, Sebastian passò alle minacce serie. Gli ordinò molto chiaramente di non vederla più e non sentirla, di rompere ogni contatto e gli comunicò anche la decisione presa dagli altri protettori di ucciderla. A quel punto il ragazzo reagì molto male.
Se la prese anche con Karie, con cui nacque un'accesa discussione. Non aveva mai litigato così e il rapporto tra fratelli si allentò per diverso tempo. Karie sentiva di aver fatto la cosa giusta e non si era pentita. Ma giusta per chi?
Osservava il fratello durante la giornata e dava l'impressione di aver ascoltato Sebastian, che stesse meglio. Gli occhi non era più spenti, erano più vivi, era anche meno pallido e le occhiaie meno pronunciate. Perfino l'umore migliorato, seppur non si era ripreso del tutto.
Il motivo era semplice, Karie e gli altri nemmeno l'immaginavano: il ragazzo non aveva dato ascolto a nessuno, in segreto continuava a frequentare Lana. Dopo quella sfuriata di Sebastian, Jake era andato a casa della ragazza, di notte, senza farsi sentire dalla sorella addormentata nella sua stanza. Inizialmente Lana gli aveva ordinato di andarsene, anche con modi poco convenzionali. Ma poi Jake aveva insistito tanto che lo aveva ascoltato, rivelandole tutti i sentimenti dentro di lui. Lana, la cui volontà era già poca, cadde completamente, accettò un compromesso meno estremo del lasciarsi: vedersi di nascosto. Perciò, con la scusa di uscire con Sean e altri amici, Jake andava anche piuttosto lontano da Manhattan con la sua ragazza, dove non potevano essere visti. Trascorrevano qualche ora tranquilla e lontana dai pregiudizi. Chiunque li avesse visti, avrebbe giurato di vedere una qualsiasi coppia di adolescenti.
Ma c'erano lo stesso difficoltà: Lana era un demone, è la sua natura era quella e Jake non sempre riusciva a passarci sopra. Lana aveva promesso di controllarsi e fare meno vittime possibili e Jake aveva accettato, sapendo che non poteva chiedere di più da lei. Un pomeriggio si ritrovarono fuori Manhattan, nel Bronks, in un bellissimo spiazzo verde. Fecero un picnic e risero molto, non pensando ad altro, se non al loro amore.
<< Lana, posso farti una domanda? >>. Lana bevve un ultimo sorso di succo e notò un certo disagio nelle parole del fidanzato..
<< Riguardo a cosa? >>.
<< Quando... hai ucciso per la prima volta? >>.
La ragazza corrugò la fronte ma quel giorno non l'aveva dimenticato, non avrebbe potuto mai. << Avevo dodici anni. Un ragazzo più grande di me, mi aveva usata. Un bacio per farsi due risate con gli amici ed ero così arrabbiata, non riuscì a controllarmi. Aumentai il suo senso di colpa, fino a indurlo al suicidio. Inutile dire che mio padre era al settimo cielo >> raccontò e Jake strinse le labbra con molto disappunto. << So cosa stai pensando. Per voi, chiudere gli occhi su queste cose, è un po' come andare contro natura >>.
<< Sì >> confermò Jake. << L'istinto mi dice di ucciderti, ma non lo farei mai >>.
<< E se un giorno arrivasse un altro cacciatore... protettore... e mi uccidesse? >>.
<< Avrebbe le ore contate >> rispose duramente e con il fuoco negli occhi.
<< Le vostre leggi non vi impediscono di uccidere i compagni? >>.
<< Impediscono anche le relazioni come la nostra. Quindi non mi potrebbe importare di meno >>.
Si sdraiò sulla coperta blu che avevano portato, fissando il cielo. << Mi sbaglio o anche tu hai un potere? >>.
<< Sono pirocinetica >>, alzò i palmi delle mani e li infiammò. Poi si stese al suo fianco, sfiorando la mano del protettore con dolcezza, ancora calda. << I demoni mezzosangue hanno tutti un potere >>.
Jake ridacchiò. << Ghiaccio e fuoco... Ironia >>.
La ragazza si avvicinò a lui, poggiando la testa sul suo petto e lui la cinse con un braccio. << Prima o poi uno dei due si farà male >>. Si strinse ancora di più a lui, quasi spaventata, come una bambina piccola.
Jake avvertì il suo spavento. << Se succederà preferisco essere io quello a farmi male, piuttosto che farne a te >>.
Lana si alzò quanto bastava per annegare le sue pupille nere in quelle azzurre del ragazzo. Perfino gli occhi azzurri di Jake, angelici quanto puri, come il suo ruolo. I suoi neri, come la morte che si trascinava dietro. << Devi mentire anche a tua sorella... Mi stava molto simpatica. Ora immagino che il paletto di anice faccia parte del suo arsenale >>.
<< Probabile >> rise Jake. << Ma solo per sicurezza. Nel nostro lavoro dobbiamo essere pronti a tutto >>.
<< Anche noi, ci insegnano un sacco di cose. Lo sai che conosco cinquantaquattro modi per torturare un cacciatore... protettore? >> disse, con un sorriso furbo sulle labbra.
<< Io sessanta: come la mettiamo? >> ribattè. Risero entrambi di quel discorso strano che finì con un bacio e poi tornarono a rilassarsi. Jake tornò a casa con la certezza di rivedere Lana due giorni dopo. I genitori erano a lavoro quindi c'era solo Karie. La trovò seduta su uno dei divani a braccia incrociate e uno sguardo impassibile.
<< Ciao >> salutò Jake, andandosene in camera ma una lieve scossa alla schiena lo fece girare. << Sei scema?! >>.
<< Eri con Sean? >>.
<< Certo >> rispose, Jake, aprendo la porta del corridoio. Un'altra scossa e questa volta caricò verso la sorella, infuriato.
<< Sean è venuto qui due ore fa chiedendo se eri in casa. Non rispondevi al telefono. Dov'eri? >> chiese, con un tono autoritario che non ammetteva repliche di alcun genere e, sopratutto, bugie.
Il fratello sospirò e alla fine confessò: << Con Lana >>.
Karie si alzò e sciolse l'intreccio di braccia. << Tu devi esserti bevuto il cervello! >> urlò, approfittando dell'assenza dei genitori per strillare.
<< O forse ho deciso di rischiare! >> urlò a sua volta con un gesto della mano.
<< Di morire? >> chiese Karie, incredula. << Io non capisco. Perché rischiare la vita? Perché è questo che stai rischiando! >>.
<< Sono affari miei! Quello che faccio e non faccio! >>.
<< Jake, tu mi costringi a fare qualcosa che non voglio! >>.
<< Del tipo? Uccidere Lana? >>.
La sorella restò in silenzio e bastò a fargli capire la risposta.
<< Allora... te la dovrei vedere con me >> disse, senza esitazioni.
Karie scosse la testa. << Cosa ti è successo, Jake? Non ti riconosco più >> sussurrò con le guance umide e camminando svelta in camera sua. Jake si sedette sul divano, chiudendo gli occhi e abbandonandosi allo schienale. La testa era pesate, con troppi pensieri, nessuno bello. Le parole della sorella faceva male, molto male e quelle lacrime ancora di più. Ma cosa poteva fare? Non poteva rinunciare ad essere un protettore. Esattamente con Lana non poteva non essere un demone.
Non se la sentiva di rovinare tutto. Avevano passato un mese di sotterfugi e le cose andavano bene.
Doveva chiarire tutto con Lana, ma ora che la sorella sapeva non poteva andarsene senza farsi beccare. Per com'era lei, troppo diligente e sincera, sapeva che l'avrebbe detto alla congrega.
Il giorno dopo Karie andò a l'allenamento di cheerleader, avevano aperto le selezioni, non guardò il fratello nemmeno di striscio. I genitori erano a lavoro e Jake ne approfittò per invitare Lana a casa e parlarle faccia e faccia. La ragazza si presentò alla porta, Jake la fece entrare e Lana guardava il salotto, curiosa.
<< Non è come casa tua, lo so >>.
<< Mi piace, c'è sicuramente più amore qui che nella mia villa >>.
Jake la invitò a sedersi sul divano.
<< Hai detto che dovevi parlarmi, avanti >>.
Jake esitò un po'. << Karie l'ha scoperto >>.
Lana si portò una mano alla bocca, turbata. << Ed ora? >>.
<< Continueremo lo stesso >>.
<< Come? Lo andrà a dire ai vostri superiori >>.
<< Ti proteggerò >>.
<< Vuoi combattere contro i tuoi compagni? Non te lo posso permettere! >>, si alzò dal divano, irritata, e Jake la imitò.
<< Non ti lascerò cadere nelle loro mani! >>.
<< So difendermi da sola. Per quanto tu lo rinneghi, io sono un demone di livello superiore! >>.
Lo fece sussultare a quelle parole.
<< Scusa >> mormorò Lana. << Non dovevo parlare così. Intendevo che posso difendermi >>.
<< Lo so. Adesso ti parlo come protettore: sai perfettamente che ti uccideranno, se ti danno la caccia >>.
<< Non puoi saperlo! >>.
<< Sì, invece >> controbatté Jake. << Purtroppo lo so perchè...>>.
<< Perchè lo fai anche tu >>. ll ragazzo non seppe cosa dire.
Lana alzò le mani. << Basta >> dichiarò. << Non pensiamoci, almeno per oggi pomeriggio. Voglio passare un po' del tempo che ci resta insieme, serenamente. Voglio che siamo una coppia normale. Possiamo? >>.
Un sorriso spuntò sul volto di Jake. << Possiamo >>.
<< Bene. Ora non possiamo più uscire o Karie capirà... A che ora torna? >>.
<< Alle sei e mezza uscirà dalle selezioni >>.
<< Guardiamo un film? Propongo io. Scommetto che tua sorella ha un sacco di film d'amore! >>.
<< No, i film d'amore no! >> pregò, congiungendo le mani. << Ti prego! Non impormi questo supplizio! >>.
Lana rise. << Troppo tardi! >>.
La ragazza vinse. Infilò nel lettore DVD della camera di Jake P.S I love you . Se ci fosse stato sangue, un assassino, qualche cadavere per il ragazzo sarebbe sicuramente migliorato, dovette sorbirsi la sviolinata storia d'amore tra i due protagonisti. Lana lo seguiva attentamente, stesa accanto a Jake, tra le sue braccia e non si accorgeva delle molte volte che la guardava. Solo quando il film fu a metà se ne accorse.
<< Che fai? >> chiese, inclinando la testa di lato.
<< Ti guardo >> rispose semplicemente. << Faccio male? >>.
<< No, per niente. Continua pure! >>.
Jake rise e la baciò senza preavviso. Lana si lasciò andare a quel bacio lento. A un certo punto, il bacio cominciò a crescere, troppo per i suoi standard. Le mani di Jake scivolarono sulla sua schiena e quelle di Lana al suo collo. Dei brividi, non di freddo, scesero lungo la schiena della ragazza. Il film andava avanti, ma loro non lo seguivano più. Lana cercava di fermare l'inevitabile, ma non ci riusciva: era troppo difficile.
<< Jake >> sussurrò, quando si staccarono e le labbra del ragazzo scesero sul suo collo. << Stiamo facendo un errore... >>.
<< Nessun errore >> le mormorò in un orecchio. << Nessuno c'è lo impedisce >>. Lana stava per controbattere, ma un bacio le chiuse la bocca. Il cuore cominciò a perdere diversi battiti, secondo dopo secondo. Sfilò la maglietta di Jake, e la parola errore le rimbombava nella testa. Voleva zittirla ma non ci riusciva. Jake non pensava altro che a Lana, per lui la parola errore non esisteva. Le mani di Jake scesero fino ai fianchi di Lana, sfilandole la magliatte e notando per la prima volta un tatuaggio esattamente nello stesso punto dove aveva il suo: un sole nella notte.
Si dice sempre che l'amore superi ogni cosa, una frase fatta. E chi lo dice? Chi dice che l'amore non sia davvero l'unica soluzione a qualsiasi cosa? Anche quando ogni speranza sembra persa, spenta in un soffio. Lana cancellò finalmente la parola errore. Che prese il posto di una sola parole: Jake. Perché pensava solo a lui in quel momento
Fu così che la ragazza si lasciò andare...

L'orologio batté le sei sul comodino accanto al letto, Lana lo guardò con la coda nell'occhio, triste. Stava per fare una cosa che il cuore le diceva di non fare ma la mente lo riteneva indispensabile. Si alzò, svegliando Jake che si era assonato accanto a lei.
<< Dove vai? >>.
<< Sono le sei, devo andare. Meglio non tirare la corda >> rispose, cercando i suoi indumenti sparsi ai piedi del letto. Jake si mise seduto, scompigliandosi i capelli. Allora Lana si decise a fare quello che doveva.
<< Jake >>.
<< Sì? >>.
Delle lacrime spuntarono dagli occhi della ragazza ma le ricacciò subito indietro. << Non possiamo vederci più >>.
<< Come? >> esclamò Jake, alzandosi e rivestendosi alla velocità della luce. << Che cosa stai dicendo? >>.
<< Quello che abbiamo fatto è stato un errore... Abbiamo superato il limite. Basta >>.
<< Non è vero! Abbiamo fatto una cosa bellissima! >>.
<< Non doveva succedere. Prima smettiamo e meno doloroso sarà per tutti e due >> spiegò fredda, infilandosi la maglietta e raccogliendo la borsa.
Jake la prese per un braccio. << Non puoi farmi questo... >>.
<< Perdonami >> gli chiese, scrollandosi il braccio di dosso e aprendo la porta della stanza, uscì e se ne andò. Jake rimase lì, ancora con il braccio sollevato, incredulo, addolorato. Si sedette sul bordo del letto, ancora senza capire esattamente cos'era successo. Il cervello sembrava in stand-by. Solo quando Karie infilò la testa della porta della stanza, si riprese.
<< Ciao >> disse tristemente. Dalla discussione del giorno prima non si erano parlati più.
Jake non rispose.
<< Jake >> chiamò Karie, preoccupata ed entrando nella stanza. << Va tutto bene? >>.
Il fratello scosse la testa.
Karie guardò la stanza: notò il lettore DVD accesso, con il timer a zero. Il letto disfatto e la TV accesa. << Che cosa è successo? >>.
<< Mi ha lasciato >> mormorò Jake. << L'ha fatto davvero >>.
<< Lana? Ti... ti ha lasciato? Quando? >>.
<< Mezz'ora fa... Ha rovinato un momento perfetto... >>.
<< Quale momento... >>. Si interruppe, osservando meglio la stanza e portandosi una mano alla bocca. << Jake... dimmi che non l'hai fatto >>.
<< L'ho fatto >>. Karie si accasciò sulla sedia della scrivania.
<< Mi dispiace che tu abbia vissuto così la tua prima volta. Ma d'altronde ti abbiamo avvertito in cinque che stavi sbagliando, che era una cosa proibita... >>.
<< Io non me ne pento >> disse, fissando sempre un punto della parete. << Ha detto che è stato un errore... >>.
<< Ha ragione >> concordò Karie con l'idea di Lana, anche se non le piaceva. Prese la mano del fratello nella sua. << Dimenticala. Vai avanti. Come ho fatto io con Josh >>.
<< Tu non sei andata avanti. Rifiuti il dolore, è diverso >> disse sincero Jake e Karie lasciò la sua mano, ferita.
<< Benissimo. D'altronde sei solo andato a letto con un demone, arrangiati >> concluse, chiudendo il discorso e uscendo dalla stanza per la porta, solo per avere il piacere di sbatterla. Jake si chinò e alzò le assi del pavimento. Prese qualche arma, la mise nello zaino e uscì dall'appartamento senza dire niente a Karie. Si diresse con velocità al centro del West Side e camminò per le strade alla ricerca di qualche segno. Un capannello di uomini in tuta blu da lavoro era riuniti sotto un palazzo e armeggiavano con una bomba e dei fili. Evidentemente stavano per farlo saltare e demolirlo, mettevano chiunque a distanza di sicurezza. Per un demone dei disastri era un'occasione troppo ghiotta per lasciarla sfuggire. Lo cercò e lo trovò, aveva gli occhi chiusi, si stava concentrando per convincere uno degli uomini a danneggiare i fili e rendere l'esplosione più potente, per fare vittime. Jake gli arrivò alle spalle in pochi attimi e lui neanche se ne accorse.
<< Divertente? >> chiese Jake e il demone si voltò, con occhi scarlatti e il viso troppo rosa per un comune demone, unito a un esile corpicino.
<< Molto >> rispose in un sussurro. Gettò del liquido verde contro Jake che lo schivò. Il demone si avventò con gli artigli sguainati su di lui ed ebbe la meglio. Provocò una profonda ferita nel braccio di Jake che gemete di dolore. Lo acchiappò per il sottile corpo e lo congelò dalla testa ai piedi, poi lo gettò a terra, rompendolo con un calcio. I pezzi sparirono, avvolti in nuvolette candide.
Jake avvolse la ferita in un panno bianco, fermando il sangue e respirando lentamente per cercare di riprendere colore. Si era sfogato, ma non era abbastanza. Capiva in quel momento perché Karie si era dedicata tanto alla caccia: sfogava davvero. Rendeva i pensieri piccoli e insignificanti, perché dovevi solo pensare a salvarti la vita.
Passò tutto il pomeriggio a caccia e parte della sera. Karie lo coprì con i genitori, capendo. Tornò a notte fonda, ferito dalla testa ai piedi e un'espressione vuota negli occhi. Karie lo medicò con cura, in silenzio e con la certezza che quel giorno, tra i due, si fosse rotto qualcosa.

Lana Johns se ne stava nel suo letto, avvolta in coperte di seta. Stringeva lembi tra le dita, piangendo silenziosamente per non farsi sentire dal fratello e dal padre. Quelle parole dette a Jake erano state così difficili, che era sicuro di non aver mai fatto niente di così orribile in vita sua. Nemmeno tutte le vite che aveva ucciso e tolto un futuro.
Era stato un errore ciò che avevano fatto, sapeva che era solo per la sua natura. I ricordi di quel pomeriggio, quei momenti passati a essere una persona sola, un'anima sola, facevano male come un coltellata. Sopratutto per la paura di non riviverli più.
La porta della camera si spalanco, nel buio della notte, e Lana si mise seduta al centro del letto. Aric fece il suo ingresso, insieme a diversi demoni, incluso suo padre e Terrence.
<< Aric >> mormorò, chinando il capo in segno di rispetto.
<< Lana >> salutò amichevole. << Devi dirci qualcosa? >>.
Lana sbiancò.
<< Abbiamo saputo della tua tresca con un protettore, Jake White. Che bella storia. Sembra tanto un film... >> disse Aric, con un sorriso compiaciuto.
<< Non dovete preoccuparvi. Io e lui non stiamo più insieme >>.
Aric scosse la testa. << Peccato che a noi importi >>.
<< Che vuol dire? >> chiese Lana, in un sussurro spaventato.
<< Jake White deve morire insieme a sua sorella. Ha infranto una barriera sottile ed ora pagherà. A te non succederà niente quindi non devi preoccuparti >>.
Lana guardò per una frazione di secondo infinito i familiari e capì che erano totalmente d'accordo. Non poteva fare altro che chinare la testa e dire: << Come comanda >>.
Per la prima volta in vita sua quella ragazza temeva qualcosa.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** L'ultimo desiderio ***


11. L'ultimo desiderio


Da quanto Lana aveva lasciato Jake, il ragazzo sembrava in stato vegetativo. Faceva tutto meccanicamente: scuola, compiti, caccia. Quest'ultima era il momento dove si sfogava e i demoni che lo incontravano erano parecchio sfortunati. Karie era sempre più disperata a vederlo così. Non sapeva come fare per sbloccarlo da quella storia, Sebastian diceva tempo, Melinda diceva di scuoterlo. Joseph e Marie di parlare con Lana. Per quanto tutti provassero disgusto per quella storia giudicata malsana, capivano anche che con l'amore non c'è niente da fare. Nemmeno quando era un protettore ad amare un demone.
Le altre ragazze a scuola erano interessate a Jake ma lui nemmeno le sfiorava con il suo sguardo. Sean sapeva solo che Lana lo aveva lasciato ma non conosceva il motivo, l'amico gli aveva raccontato che avevano avuto problemi. Una notte di un sabato, intorno all'una, erano nelle periferie di Manhattan, camminavano tra i vecchi vicoli sudici alla ricerca di qualche demone. Il rapporto tra i due gemelli era ultimamente teso e silenzioso, non sembrava voler prendere una svolta diversa.
<< Jake >>, iniziò, dopo molto tempo di silenzio. << Posso dirti una cosa >>.
<< Dimmi >>.
<< Perché non vai a trovare Lana? >, le costò tantissimo dirlo.
<< Tu odi Lana >>.
<< Ma voglio bene a te >> ribatté. << E sono stanca di questo silenzio fra di noi. Stanca di vederti come un vegetale. Parla con Lana, ti prego >>.
Jake ridacchiò basso. << Se mi presento a casa sua mi uccideranno >>.
<< Allora trova il modo. Altrimenti farò io qualcosa! >>.
Dopo quel piccolo scambio di opinioni, Karie fece passare diversi giorni per accettarsi che Jake l'avesse ascoltata e sembrava non averlo fatto.
Alla fine si convinse a fare un tentativo, in nome dell'amore che provava verso suo fratello
Così un pomeriggio, appena uscito da scuola, andò nell'East Side diretta alla scuola privata di Lana. Si nascose tra due muri e sbirciò oltre per accertarsi di vederla uscire. La vide, era circondata da alcune ragazze.
Lana agitò la mano e si staccò dal gruppo, diretta a casa. Non appena fu fuori dalla loro portata, il sorriso si spense e un'ombra buia apparve sul suo viso, sgno che soffriva anche lei. Karie si fece coraggio e uscì dal suo nascondiglio. Lana svoltò per l'angolo della vita e si trovò faccia a faccia con Karie. L'istinto di demone prese il sopravvento e indietreggiò con un ringhio, Karie non si impressionò minimamente. Lana isolò se stessa e Karie dalla vista degli altri, come praticavano tutti i demoni.
<< Che vuoi? >> le chiese aspra.
<< Parlarti... di Jake >>.
Le ostilità sparirono dal viso di Lana. << Come sta? >>.
<< No >> rispose sinceramente Karie e Lana apparve turbata. << Soffre. Ti prego, Lana, torna da lui. Non fa altro che andare a scuola, fare i compiti e cacciare... Non parliamo più e non frequenta gli amici, a malapena va in palestra. Sai che io non sono d'accordo con questa relazione ma voglio bene a mio fratello >>.
Lana si morse un labbro. << Non posso. Se lo faccio ci saranno conseguenze incalcolabili >>.
<< Dopo quello che è successo ci sono già! >>.
<< Te l'ha detto >> disse Lana. << Lo faccio per il bene di entrambi. Sopratutto il suo >>.
<< Questo non è il suo bene. Sta morendo giorno dopo giorno >>.
<< Davvero? >>.
<< Davvero >> annuì Karie.
Lana sembrava indecisa. Poi scosse la testa. << Mi dispiace, non posso. Un giorno mi ringrazierai >>.
Dette queste parole sorpassò Karie e sparì dalla sua vista. La ragazza rimase ferma diversi minuti, mentre la bolla che le nascondeva si dissolveva lentamente. Si torse i lunghi capelli biondi tra le dita, nervosa. S'incamminò verso casa, con la sensazione di aver fallito.

Jake era andato a caccia senza Karie. I ricordi di Lana erano diventati troppo opprimenti e aveva bisogno di distrarsi. Perciò aveva preso ciò che gli serviva e si era recato appena fuori Manhattan, al mare. Camminò per il perimetro di una spiaggia a lungo, prima di notare un bambino sulla riva che si era poi lanciato nelle acque troppo agitate per lui.
<< Un demone degli annegamenti >> mormorò, correndo sulla sabbia. Il bambino aveva cominciato a urlare per attirare l'attenzione ma la madre non si era accorta di niente, con la musica nelle orecchie e il capellino di paglia calato sugli occhi, sdraiata comodamente su una sdraio.
Jake si fermato dove l'acqua gli sfiorava i piedi, si tolse la maglietta e si gettò in acqua. Nuotò fino al piccolo che non aveva più le forze ed era finito sotto. Jake prese fiato e si immerse e lo riacchiappò subito e lo tirò su in superficie. Il bimbo tossicchiò e Jake lo trascinò fino alla riva, lo stese sulla sabbia, sperando che si riprendesse. Solo allora la madre si accorse di tutto e corse verso il figlio. Per fortuna il bambino aveva bevuto poco e si riprese subito.
La signora ringraziò Jak però il ragazzo non aveva tempo. Il demone si stava allontanando a tutta velocità, nascondendosi tra le alte palme assolate. Jake recuperò la maglia e gli corse dietro, aumentò la velocità non appena nessuno lo vide più. Riuscì a bloccarlo, prendendolo per le caviglie e facendolo cadere. Jake sorrise e si alzò, ripulendosi dalla polvere. Si accorse troppo tardi che non era davvero un demone. Sparì dalla sua vista e lui rimase fermo, perplesso e realizzò troppo tardi, quando più mani lo bloccarono. Aric camminò leggerò sulla strada, mani incrociate elegantemente dietro la schiena, seguito da altri demoni. Come se stesse facendo una passeggiata tranquilla.
<< Calmo, giovane protettore >> gli raccomandò pacato.
<< Tu sei Aric >> disse Jake.
<< Piacere di conoscerti >>.
<< Non posso dire la stessa cosa! >> esclamò, dimenandosi. Una scarica elettrica lo stordì, entrandogli nel cervello da quanto fosse forte.
<< Fai il bravo! >>.
<< Cosa scomoda il capo della baracca per un semplice protettore? >> chiese Jake, ricacciando la paura dentro di sé. Un'altra scarica lo stordì.
<< Non sei un semplice protettore... O meglio, lo sei. Però ci hai procurato troppi guai >> concluse e il volto divenne duro come la roccia, tanto da spaventare il ragazzo.
<< Vale a dire? >>. Il volto di Lana balenò nei suoi pensieri.
<< Lana Johns, la demone dei suicidi. Ti dice qualcosa? >>. Aric si stava divertendo un mondo.
Jake abbassò lo sguardo al suono di quel nome, come un'altra scarica elettrica. Solo che era nel suo cuore. << Non stiamo più insieme... A voi che importa? >> chiese, indicando anche i demoni con un cenno della testa.
<< Non si può tollerare una cosa simile. I tuoi compagni ti hanno minacciato pur di non farti continuare. Tu te ne sei fregato e hai continuato. Ci sono le conseguenze, Jake White. Tu la stai per pagare insieme a tua sorella >>.
Al nome della gemella si spaventò moltissimo. << Karie non c'entra! Lasciatela state! >>.
<< E perdermi i due gioielli di Sebastian Sunders? >> disse, in un tono zuccheroso che provocò connotati di vomito nel ragazzo. << Non ci penso proprio. Portatelo alla villa >> ordinò, voltandosi di scatto. << E mandate un messaggio a Karie White e... Lana Johns >>.
Jake alzò la testa al suono di quel nome. Perché volevano Lana lì?

Karie era tornata a casa, aveva gridato il nome di Jake e non aveva ottenuto risposta. Aveva controllato le assi del pavimento e le armi non c'erano, significava che era andato a caccia senza di lei. Sbuffando, andò a prendere qualche sua arma. Veloce com'era, poteva essere andato anche fuori dai confini di New York. Si sedette sul bordo del letto, con un tonfo.
Poi urlò e girò su stessa, cadendo dall'altra parte del letto. Si rialzò, dolorante.
<< Sebastian, che sei cretino? >> chiese, massaggiandosi la testa. << Apparire così! >>.
<< Non c'è tempo! >> esordì Melinda, camminando e ticchettando per la casa con i tacchi dodici centimetri. << Mi serve un portatile >>.
Kari gli indicò il suo azzurro e lei si accomodò sulla sedia. Lo accese e poi le mostrò un dischetto argentato che infilò nel lettore. Il lettore virtuale si aprì e iniziò un video di tre minuti.
<< Chi è? >>, indicò l'uomo seduto dietro una scrivania.
<< Aric >> rispose Sebastian, senza scomporsi.
Karie si concentrò sul video nuovamente e sussultò quando vide Jake, in una stanza, attorniato da demoni di ogni tipo. Era seduto su una sedia, sveglio, con una faccia che esprimeva tutta la sua difficoltà nel stare in mezzo a tutti quegli esseri. Era legato e non poteva scappare. Karie si chiese perché non usava la criocinesi, poi pensò che probabilmente dovevano averlo minacciato in qualche modo.
<< Vi invio questo video per un avvertimento >> cominciò Aric. << Il Cacciatore Jake White è nelle nostre mani. Se volete rivederlo vivo, consegnateci Sebastian Sunders entro la mezzanotte di oggi. Quindi avete sei ore per fare ciò che vi diciamo. Bene, valutate. Ovviamente non lo riavete del tutto integro... A stanotte >>.
Karie fissò Sebastian. << Perché vogliono te? >>.
Melinda si scambiò un'occhiata con lui non rispose. Karie si spazientì subito: suo fratello era in pericolo e non c'era decisamente tempo per il silenzio.
<< Sono il capo >> rispose l'uomo.
<< Questo lo sapevo già. Ma non è questo il motivo >> disse Karie. << Voglio la verità >>.
<< Ho fondato io i Protettori >> ammise alla fine e Karie aggrottò le sopracciglia, confusa. Fece due calcoli e spalancò gli occhi.
<< Hai seicento anni?! Com'è possibile? >> .
<< Perché Sebastian è un demone >> rivelò Melinda, spegnendo il portatile. Karie si allontanò subito, spaventata.  Guardandolo con occhi diversi.
<< Cosa?! La cosa non ha senso! >>.
<< Lasciami spiegare >> la pregò Sebastian. << È vero, sono un demone ma pentito. Quando sono stato generato, dopo una cinquantina d'anni, ho cominciato a sentire il senso di colpa di tutte le vite che ho strappato alla vita. Sono un demone delle morti premature e non riuscivo a farcela più. Ho un aspetto quasi del tutto umano e perciò non sarei mai passato come un demone. Decisi di contrastare l'alchimista di allora e creai i protettori. Pochi sono a conoscenza della verità. Bene o male riesco a ingannare il resto della congrega >> spiegò e Karie era rimasta a bocca aperta. Un demone che combatteva altri demoni, suoi simili. Ora capiva molte cose: perché Sebastian conoscesse così bene come tutto era iniziato, perché facesse paura quando si arrabbiava, chi avesse scritto i libri con tanta precisione.
<< D'accordo >> mormorò Karie, alzando le mani in segno di resa. Non era importante ora. << Cosa facciamo? >>.
<< Nulla >> rispose Melinda.
<< Che cosa? >>.
<< Le leggi vietano di salvare un protettore quanto finisce nelle mani del nemico. Viene sostituito >> disse Melinda e Karie non poteva credere alle sue orecchie.
<< Mi state dicendo che lo lascerete morire? >>.
<< Mi spiace >> rispose Sebastian. << Non abbiamo scelta >>.
Karie scosse la testa e andò dritta a chinarsi sul pavimento a prendere le armi. << Io non la penso così. Non lo lascerò morire >>. Sotto gli occhi dei due preparò la borsa.
<< Ditemi dove si trova >>.
Si guardarono. Poi Melinda si alzò, agitata. << Al diavolo le leggi! >>.

Seduto su una sedia con le mani legate, non poteva fare altro che attendere.
L'avevano minacciato che, se si fosse liberato usando la criocinesi, avrebbero fatto del male a Lana e quella minaccia aveva sortito abbastanza effetto. Conosceva molto bene il regolamento e sapeva che non potevano venire a salvarlo. Contava sull'amore della sorella e la sua testardaggine.
La porta si aprì ed entrarono Aric e dei demoni, tutti di aspetto umano, lo guardarono con astio e repulsione. Aric si appoggiò al bordo di un tavolino alla fine della piccola stanza.
<< Siete venuti per la tortura quotidiana? >> chiese sarcastico Jake, nascondendo la paura.
<< Oh, oh, oh >> commentò Aric. << Come siamo temerari. Vedremo per quanto riuscirai a rimanere sarcastico... >>. Un demone si avvicinò, mettendosi davanti a Jake. Il ragazzo non voleva dargliela vinta in nessun modo, dandogli la soddisfazione. Il demone alzò una mano, coordinata di lunghi artigli, pronta ad abbatterla sulla faccia di Jake, che lo fissò, coraggioso. Sentì un botto e i suoi occhi andarono alla porta. Lana era sulla soglia però non era la sua piccola, dolce fidanzata. Nei suoi scuri si leggeva qualcosa di indecifrabile.
<< Lana >> disse Aric. << Che ci fai qui? >>.
<< Voglio scambiare due parole con Jake White >> rispose, entrando nella stanza e lasciando la porta aperta. << Da sola >>.
<< Ci stavamo per divertire >> disse un demone, grosso il doppio della ragazzina.
Lana prese un respiro. << Ho detto... da sola! >>. Urlò l'ultima parola con tanta enfasi che i demoni rabbrividirono. Jake ebbe la sensazione che i capelli gli si rizzassero in testa dalla paura, per pochi attimi Lana sembrò davvero un demone. Aric contrasse la mascella e uscì, facendo segno ai demoni di seguirlo. Non amava essere comandato.
L'ultimo demone chiuse la porta con un movimento della mano e Lana guardò Jake.
<< Sei venuta per partecipare? >>.
<< Piantala, Jake. Questi non scherzano >> disse, avvicinandosi al tavolo e guardando alcuni vasetti ricolmi di liquidi colorati e poi si voltò.
<< Cosa ci fai qui? >> domandò.
<< Volevo vederti... Karie mi ha detto che soffrivi >>.
Jake aggrottò al fronte. << Hai parlato con mia sorella? >>.
<< È venuta fuori da scuola. Deve esserle costato molto, contando quanto mi odia. Ha detto che morivi giorno dopo giorno >>.
<< È vero. E sai una cosa? In un certo senso sono anche contento. La morte vera e propria è meglio della tortura che subisco e provo ogni giorno sulla mia pelle. E pensare che ero così felice dopo che io e te abbiamo... >> confessò.
<< È stato un errore, Jake >> ribadì Lana, con i brividi lungo la schiena al ricordo.
<< Un errore? >>.
<< Non fraintendermi. Sono stata molto bene però... non doveva succedere. È sbagliato >>.
Il ragazzo non poteva accettare che lei fosse stato un errore. << Be'... sei l'unica che lo considera un errore >>.
Ci fu qualche minuto di silenzio, fatto solo di sguardi. Poi, Jake parlò: << Se lo consideri tanto un errore perché hai fatto l'amore con me? >>.
Lana non rispose. Continuò a fissarlo e distolse lo sguardo per pochi secondi, incatenandolo nel suo poco dopo.
<< Perché ti amo >> rispose, frenando le lacrime. Avanzò di due passi verso di lui. << Da quando ti conosco, me stessa, la demone e l'umana combattono dentro di me. La demone dice di no, uccidilo. L'umana dice stai con lui. E me stessa dice... amalo. E le tre parti combattono dentro di me, per uscire fuori. In questi mesi la mia anima, per quanto demoniaca, ha conosciuto il dolore. Un dolore provocato da ciò che provo per te, straziandola. Ma ti amo lo stesso >>. Jake sorrise, felice. L'aveva finalmente detto.
<< L'unica cosa che posso fare ora è... rendere la tua morte il più indolore possibile. Te lo prometto >> tentò di rassicurarlo Lana, dandogli le spalle per non far vedere le lacrime che uscivano dai suoi occhi.
<< Un condannato a morte non ha diritto a un ultimo desiderio? >> chiese.
<< Una sigaretta? >>.
<< Non fumo >>.
Capì quale fosse il suo desiderio ma voleva sentirglielo dire. << E allora? >>.
<< Baciami >>. Lana ci pensò solo pochi secondi, si sedette sulle sue ginocchia, intrecciando le mani nei suoi capelli. Poi avvicinò le labbra alle sue e cominciò un bacio. Fu un bacio caricò di tante cose, positive, negative e lacrime. Durò diversi minuti, non volevano che finisse. Lana sciolse quel bacio sulle labbra di Jake e rimase a fissarlo.
<< Leggi nel pensiero? >>.
<< Lo volevo anch'io >>.
<< Ti amo >> sussurrò Jake, interrompendo lo sguardo di Lana. Si alzò e allontanò velocemente, portandosi i pugni sugli occhi per non piangere e Jake non la guardò più. Per evitare di piangere. Per quella separazione. La porta si aprì e Lana si affrettò ad asciugare le lacrime e lo sguardo tornò duro, da demone. Aric entrò, facendo segno ad altri demoni di seguirlo.
<< Puoi andare >>.
<< Voglio restare >> ribatté la ragazza con una voce glaciale.
<< Vuoi assistere? >> chiese suo padre, spuntando dalla folla.
Lana gettò un'occhiata a Jake. << Dovete proprio torturarlo? >>.
<< Non capita tutti i giorni un cacciatore tra le mani>> rispose Terrence. << E tanto vale approfittarne >>.
Jake non disse niente, mordendosi la lingua per non dire niente di cui si sarebbe pentito.
<< Togliti di mezzo >> ordinò Terrence, spostando malamente, a forza, la sorella. Lana fu più forte di lui e non si mosse di un centimetro.
<< Perché non... lo uccidete e la fate finita? >>.
<< Preferisci vederlo morto subito? >> chiese Aric, compiaciuto di tutto quel dolore. Proprio come voleva lui.
Lana soffocò un singhiozzo. << Sì >>.
Il padre non fu d'accordo. Strattonò via la figlia che gli rispose in malo modo. Fu allora che fece qualcosa che non doveva: la schiaffeggiò così forte da lasciarle il segno sulla guancia, Jake vide rosso dalla rabbia. Il braccio del signor Johns cominciò piano piano a cristallizzarsi, fino a divenire di ghiaccio. Lana guardò il ragazzo e gli urlò di smetterla o se ne sarebbe pentito. Ma il ragazzo non ascoltò e a quel punto un demone lo colpì alle spalle, deconcentrandolo. Il dolore fu tanto e Lana sciolse il ghiaccio sul braccio del padre con il suo fuoco.
<< Te ne pentirai, ragazzino >> mormorò il padre della ragazza, caricando contro Jake.
Lana era a un bivio: doveva decidere prima che fosse troppo tardi. Mettere da parte la sua natura o no? Cos'era più forte?
Doveva rispondersi subito. Corse verso Jake e si mise davanti a lui a braccia aperte.
<< Se devi uccidere lui, uccidi anche me! >>.
Il padre si fermò e il respiro non fu da meno. Gli altri demoni si pietrificarono. Aric assunse un'espressione di offesa e puntò il dito contro Lana:
<< Orribile mezzosangue, come osi tradirci così? >> urlò, afferrando un paletto di anice.
<< No! >> urlò Jake, congelando le corde per romperle. Ma non fece in tempo e Lana tentò di proteggersi con le braccia. Jake urlò il nome di Lana, per poi restare paralizzato dalla sorpresa.
La mano di Karie era sul braccio di Lana. Il paletto la trapasso come se fosse fatta di aria. Aric tentò di colpire anche Karie ma una scossa lo fece retrocedere. Melinda uccise vari demoni. Gli altri demoni e Aric si bloccarono, con l'espressione di rabbia scolpita nel volto.
Melinda e Sebastian entrarono dentro la piccola stanza ingombra di molta gente. La protettrice abbracciò suo fratello, asciungando le lacrime sulla sua maglia.
<< Grazie >> mormorò Lana.
Karie annuì, ancora abbracciata al fratelo. << Di niente >>.
<< Scusate, dobbiamo interrompere questo momento magico >> disse Melinda. Corsero fuori dalla stanza e la giovane bloccò la porta con una serie di rampicanti. Poi toccarono Sebastian e uscirono da lì. Il buio li avvolse per pochi secondi, per toccare il pavimento della base. Sentirono le voci di Marie e Joseph, allarmati.
<< State bene? >> chiese la ragazza francese.
<< Per fortuna non l'hanno toccato >> rispose Melinda. I gemelli si abbracciarono ancora.
<< Sei uno stupido >>.
<< Lo so >>.
Sciolsero l'abbraccio e Jake guardò Lana, ferma e imbarazzata in un punto della stanza. La giovane gli sorrise e camminò verso di lui, con le braccia tese ad indicare un abbraccio. Jake la strinse sotto gli occhi di tutti.
<< Ha cercato di salvargli la vita >> disse Karie.
Sebastian sospirò. << Non possiamo permetterlo. È contro la legge >>.
<< Ipocrita! >> lo accusò Karie.
<< Perché sarebbe un ipocrita? >>. Il ragazzo non era ancora aggiornato sulla recente novità.
<< Sebastian Sunders è uno dei peggiori demoni traditori della storia >> rispose Lana, quasi divertita. Sciolse l'abbraccio dalla fidanzata, con delicatezza, e caricò contro Sebastian con l'aria di chi è molto arrabbiato.
<< Sei un demone e mi vieti di stare con una delle tua razza che, tra le altre cose, non è neppure completamente demone? >>.
<< È diverso ragazzo >> replicò Sebastian. << È una relazione troppo difficile >>.
<< Cosa credi che dovremo fare, ora? >> chiese Lana. << Sono una traditrice quanto te. Mio padre e mio fratello non vorranno più vedermi >>.
<< Resta qui >> la invitò Joseph. << Diversi protettori vivono qui. Non diremo a nessuno chi sei>>.
<< E la scuola? >>.
<< Sebastian può portarti lui la mattina. Scommetto che poi passerai il resto della giornata con Jake. Joseph ha ragione, qui siamo tutti troppo impegnanti per farci troppe domande >> le rispose Marie, con un sorriso.
Lana non sapeva cosa dire, ea troppo bello per essere vero. Jake la cinse con le sue braccia.
<< Andiamo, Lana. Accetta >>.
<< Sì, accetta! >> concordò Karie.
<< Non mi odiavi? >>.
<< È più importante cosa prova mio fratello per te >> rispose sincera Karie e Jake le sorrise.
Lana si arrese e annuì. Jake la strinse, felice. La ragazza pianse qualche lacrima, questa volta di gioia. Era l'inizio di un periodo felice. O no?

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Altri problemi ***


12. Altri problemi

Per Jake la vita non era mai stata migliore di così. Aveva presentato Lana ai genitori, raccontandogli che lei aveva vinto una borsa di studio per New York e viveva in convitto. Dato che il signor Johns si era deciso a cancellare la figlia dalla sua mente, l'aveva tolta dalla scuola privata. Per fortuna le restava il patrimonio ereditato da sua madre dopo la sua morte. Perciò frequentava la stessa scuola dei gemelli.
Si era dimostrata bravissima e attirato le lodi dei professori, i complimenti dei ragazzi e l'invidia delle ragazze. Sopratutto di quelle che speravano in una chance con Jake ed ora era decaduta. Karie era molto sollevata di vedere il fratello sempre felice.
Il pomeriggio Lana rimaneva a fare i compiti con loro e poi passava il tempo con il suo fidanzaro e anche con le sue nuove amiche. Karie l'aveva inserita nel suo gruppo e si trovava bene. Insomma, le cose andavano bene per tutti.
Per quanto riguardava la sua natura, lei cercava di controllarsi il più possibile. Sebastian l'aiutava in ogni modo e si sfogava quando la tentazione era troppa. Lana aveva sempre paura quando Jake usciva di casa per andare a caccia e temeva di non vederlo tornare più.
Dicembre era arrivato, portando con sé un vento ghiacciato e tagliente. Andare a caccia era diventato fastidisoo, ma era vitale per la salvezza di New York.
<< Sei sicura di non voler restare? Non ti farebbe male >> disse un pomeriggio Lana a Karie. La ragazza si mise una borsa in spalla.
<< Ho bisogno di uscire. Piuttosto, tu sei sicura tu di non voler venire? >>.
<< No, Jake ha bisogno di allenarsi ancora. Tra un po' andremo al quartiere >>.
Karie guardò oltre Lana e osservò il fratello seduto sul divano. << Per me mio fratello ha in mente ben altro dell'allenamento, se proprio vuoi saperlo. Comunque a dopo >> concluse, aprendo la porta e uscendo. Lana sorrise e e scosse la testa, tornando in salotto. Gli porse una mano.
<< Andiamo >>.
<< Dobbiamo? >> chiese, sbuffando. << Sono distrutto >>.
Lana si accigliò. << Siamo proprio sicuri che sia questo il motivo? >>.
Jake fece uno sguardo innocente. << Certo >>.
<< Jake... >> sussurrò in tono di rimprovero. << Alzati, dai >>. Jake sbuffò ancora scocciato e dette la mano alla ragazza. Uscirono dall'appartamento per recarsi al solito posto dove si vedevano con Sebastian. Lo trovarono a leggere un libro di Shakespeare. Glielo mostrò:
<< Stupenda tragedia Romeo e Giulietta Il caro e vecchio William la scrisse in tempi modesti. Un grande colpo di genio >> disse, alzandosi e posando il libro su un tavolino in vetro.
<< Hai conosciuto Shakespeare? >> gli chiese Lana, curiosa.
<< Oh sì >> rispose Sebastian, annuendo. << Un bravissimo scrittore e una persona bravissima. Sua moglie Anne era deliziosa. Per non parlare dei suoi tre figli: uno era decisamente discolo >>.
<< Adesso ci dirai che hai conosciuto anche Hitler >> scherzò Jake.
<< Di vista... Un demone delle catastrofi decisamente sciocco: con uno così ci potevi davvero distruggere il mondo, ma poi ha perso il controllo, il resto è storia. Andiamo? >>.
In pochi minuti arrivarono alla base. Marie e Joseph stavano preparando delle fialette di siero.
<< Per chi sono? >> chiese Lana.
Marie si voltò. << Per un nuovo Protettore. Ieri ne è stato ucciso un altro e quindi... >>.
Jake annuì e preferì non pensarci. Prese per mano Lana e uscirono dalla stanza. La ragazza lo osservò per tutto il tempo, preoccupata del suo sguardo pensieroso.
Arrivarono nella palestra, non molto usata. Lana trattenne Jake per una mano.
<< Mi dici cos'hai? >>.
<< Pensavo a quel ragazzo che si vedrà la vita cambiare irreparabilmente... Com'è successo a me e Karie >>.
Lana lo abbracciò. << Almeno hai conosciuto me >>.
<< Sì, ma Karie ha visto solo il male di tutto ciò. Vorrei che ci trovasse qualcosa di positivo anche lei >>.
<< Falla innamorare di un demone >> suggerì Lana e il protettore scoppiò a ridere, seguita dalla ragazza. C'erano altri protettori dentro la palestra e guardava la scena diffidenti. Sapevano della relazione di Jake con Lana e sospettavano cosa fosse lei realmente. C'era chi la vedeva addirittura come una spia del nemico.
Lana tirò fuori dalla borsa un pugnale e lo tirò a Jake.
<< Pronto? >>.
<< Ricorda: cerca di essere più demone possibile senza esagerare >>.
<< Promesso >> concordò Lana, chiudendo gli occhi e concentrandosi. Quando li riaprì, non c'era nessuna traccia di dolcezza. Jake doveva ammettere che in quei momento Lana gli faceva un po' di paura. Pensò alla Lana demone al cento per cento: un vero incubo.
Ma in lei vedeva solo il suo sogno.
Era rimasto incantato e non si era accorto di diverse fiamme dirette verso di lui. Si abbassò appena in tempo .
<< Jake, svegliati! >> esclamò Lana. << Ti avrei già ucciso! >>.
<< Ero... distratto >> confessò, scuotendo la testa e tornando concentrato. Prima che Lana se ne potesse accorgersene, Jake le fu dietro e le affondò il pugnale nella schiena.
<< Uhm... bravino... >> commentò, quando le tolse il pugnale e la ferita si rimarginò. Il ragazzo aveva scoperto che qualunque cosa ferisse Lana che non fosse un paletto di legno di anice, non le provocava alcun danno. Aveva anche scoperto che non era eterna come i veri demoni e aveva tutti i bisogni umani, come lui. Di demone aveva solo la sua terribile natura.
Intanto Karie era in centro con le sua amiche per fare un po' di shopping. Uscì da un camerino con indosso un vestitino a maniche lunghe blu.
<< Ti sta bene >> disse Withney, porgendole un paio di orecchini con delle pietre azzurre. << Provalo con questi >>.
Karie andò davanti allo specchio e si alzò i capelli, in modo da controllare l'accostamento con il vestito.
<< Sei un'ottima consigliera >> disse Karie. << Li prendo >>.
Un commesso si avvicinò. Capelli scuri e disordinati, occhi grigi ma con una sfumatura calda e amichevole e doveva essere alto almeno 1.85.
<< Ha deciso, signorina? >> chiese a Karie.
<< Certo >> rispose la ragazza, dirigendosi al camerino. << Vado e torno >> aggiunse, indicandolo e il commesso annuì.
Karie si ricordò di una cosa e si girò per chiederla al commesso ma vide la bocca semi aperta e la fissava. Le amiche non capivano e si guardavano: se gli piaceva Karie aveva uno strano modo di dimostrarlo.
<< Va tutto bene? >>.
Il commesso fece un sorriso. << Se ti dico tenebre, cosa mi rispondi? >>.
Karie rimase sottoshock. Conosceva perfettamente quella frase: era la parola d'ordine per riconoscersi fra protettori.
<< Ti rispondo Aric >>.
Il ragazzo moro guardò le sue amiche, sempre più confuse. Poi fece un cenno a Karie e gli fece capire che avrebbero parlato dopo. Karie annuì, ancora troppo sorpresa. Rientrò e si cambiò, quasi senza accorgersene.
Quando uscì le amiche la tempestarono di domande e lei non rispose. Corse a pagare e poi disse alle amiche che doveva tornare a casa. Protestarono, lei nemmeno le sentì. Si allontanò e davanti a lei si trovò il commesso.
<< Sei un protettore >>.
<< Mi chiamo Zack Turner. E tu? >>.
<< Karie White. Da quanto lo sei? >>.
<< Due anni. Ne avevo diciassette, quando successe. E tu? >>.
<< Quasi un anno. Non ti ho mai visto, come mai? >>.
<< Non opero qui, preferisco la periferia >> rispose. << Ecco chi aiuta New York, un angelo >> disse e le guance della ragazza si colorarono di rosso.
<< Be', gli angeli sono due. Il mio gemello è un protettore anche lui >>.
<< Questa mi è nuova. Andiamo a fare un giro? >>.
<< Non dovresti lavorare? >> chiese Karie, perplessa. Zack le fece un sorriso furbo e rientrò nel negozio, facendo segno di seguirlo. Karie obbedì, curiosa di vedere cosa avesse in mente. Il capo stava discutendo con un'altra commessa. La collega andò via e Zack si avvicinò.
<< Vado via >>.
Il capo stava per replicare, ma il viso divenne calmo, piatto. << Certo, Zachary, a domani >>.
Zack fece un cenno di saluto verso il capo e uscì con Karie, rimasta a bocca aperta. Quando furono fuori gli chiese come avesse fatto.
<< L'ho manipolato, sono un manipolatore. Posso comandare le menti a mio piacimento e posso diventare anche invisibile >>.
Karie era rimasta sconvolta. << Non puoi usare i poteri per usi personali! La regola 10B lo dice chiaramente! >>.
Sbuffò. << Sembri Sunders! Per una volta non succede niente. Mi vuoi far credere che non hai mai usato le tue capacità per scopi personali?>>.
<< No >> rispose impassibile Karie, a braccia incrociate e indecisa o no se perdonarlo.
<< Va bene. Farò finta di crederci >> disse, alzando gli occhi al cielo. Poi la guardò. << Andiamo? >>.
Karie sospirò e prese a passeggiare con lui. Camminarono lungo l'East Side e Kari lo osservò. Doveva ammettere che era un bel ragazzo. Cosa le prendeva?
<< Vai al college? >>.
<< Sì, studio psicologia. Aspiro a diventare un psicologo. E tu vai ancora a scuola? >>.
<< Mi mancano due anni >> rispose Karie. << E poi io e Jake ci iscriveremo a legge. Vogliamo diventare avvocati entrambi >>.
<< Che cosa carina. Due gemelli che vogliono fare la stessa cosa! E dimmi un po', hai il ragazzo? >>.
Karie fu presa in contropiede, non si era aspettata una domanda tanto diretta. Si fermò e un dolore le strinse il cuore. Zack se ne accorse. << Che c'è? >>.
<< È un argomento un po' difficile per me... >> rispose, sedendosi su una panchina al lato della strada e Zack la imitò.
<< Se vuoi puoi dirmi tutto >>.
Karie non ne aveva mai parlato con nessuno, a parte con Jake. Si era tenuto dentro tutto e si aprì con Zack, anche se lo conosceva da meno di un'ora. Lui ascoltò attentamente e Karie si trattenne dal piangere.
<< Mi dispiace >> disse alla fine del racconto con vera tristezza negli occhi grigi. << I demoni non sanno cosa vuol dire l'amore >>.
Karie si morse un labbro a quell'affermazione, pensando a Lana però si ricordò anche che lei non era un demone del tutto. Ritornarono a passeggiare e per la prima volta da mesi si trovò benissimo con un ragazzo. Poteva parlare con lui di qualsiasi cosa, proprio qualsiasi. Da quando era una protettrice si era spesso domandanda cosa sarebbe successo se avesse incontrato un ragazzo normale, come lo era stata lei. Per suo fratello era più semplice, alla sua fidanzata poteva dire tutto ma lei non avrebbe mai potuto raccontare quello che faceva nel suo tempo libero a chiunque. Entrarono al Central Park, percorrendo un vialetto alberato e trovò Jake e Lana seduti sulla sponda del lago abbracciati. Agitò la mano nella loro direzione, amichevole, e li chiamò.
Si voltarono e la videro insieme ad un ragazzo. Si scambiarono un'occhiata e un sorriso contento. Un secondo dopo Lana si alzò di scatto, con un'autentica maschera di terrore stampata in viso. Karie si girò verso Zack e la paura le fece rizzare i peli della nuca. Il volto gentile non c'era più, ora c'era uno sguardo dell'odio più puro che avesse mai visto negli occhi di qualcuno. Anche il fratello si alzò, non capiva cosa stesse succedendo, Lana isolò la scena nel raggio di due chilometri.
Zack estrasse da una tasca un paletto di anice e corse verso Lana. La scena era così incredibile che lasciò i due gemelli imbambolati. Per fortuna Jake si riprese perché congelò il paletto di Zack che andò in frantumi.
Lana riprese colore, per quanto le era possibile, e a respirare regolarmente.
<< Perché l'hai fatto?! >> strillò Zack.
<< Lei è la mia fidanzata! Chi cavolo sei?! >>.
<< Jake >> esalò Karie, affannata. << Lui è Zack Turner, un protettore come noi >>.
<< Protettore del cavolo perché la stavi attaccando?! >> esclamò Jake, stringendo Lana a sè.
<< Perché? >> gli fece eco Zack. << È un demone dei suicidi e ha ucciso mia madre! >>.
Lana abbassò lo sguardo e non riuscì a guardare il suo ragazzo. Lui le alzò il viso.
<< È vero? >>.
Lana annuì. << Mary Turner... si è impiccata >>.
Zack fece un sorriso ironico. << Ricordi bene >>.
<< Lana è cambiata. Non è più quella di prima >> disse Karie, cercando di calmarlo.
<< I demoni non cambiamo! >> urlò Zack. << Aspetti che la trovi da sola e... >>.
<<... E cosa? >> completò Jake, lasciando Lana dietro di sè. << Continua >>.
<<.... E la farò fuori! >> finì Zack.
<< Non credo che ti convenga. Perché se lo farai ti ritroveranno in tanti piccoli pezzetti di ghiaccio... Siamo intesi? >>.
<< Ho una certa Lana Johns potrebbe risultare scomparsa. Vediamo chi vince >> insistette Zack. Nessuna delle due ragazze osava interromperli.
<< Vediamo >> concordò Jake, stringendo i pugni e resistendo alla tentazione di dargliene uno. Zack guardò Lana per un ultima volta e se ne andò ma prima si voltò a guardare Karie, con un sorriso di scuse. Gli dispiaceva.
<< Jake, non fare pazzie >> mormorò Lana. << So che le faresti >>.
<< Per te? Sì, senza dubbio >>.
<< Lana ha ragione, non puoi ucciderlo. Primo perché è una persona, secondo un protettore. Non fare cazzate >> disse Karie. Jake non parve molto d'accordo, Lana insistette tanto che accettò.
La ragazza prese in disparte Karie, lasciando andare più avanti Jake.
<< Mi dispiace >>.
<< Di cosa? >> chiese innocentemente Karie e Lana la guardò, facendole capire che non era stupida. << Okay, mi dispiace >>.
<< Forse, se sto fuori dalla sua mira, potresti anche frequentarlo >> propose Lana.
<< Vedremo >> disse Karie, andando avanti.
Quando tornarono a casa si bloccarono nel corridoio. Due valigie erano a terra, vecchissime, usate solo per il viaggio di nozze dei signori White. I genitori arrivarono correndo per il corridoio, sventolando qualcosa.
<< Abbiamo vinto! >> esclamò Evelyn.
<< Cosa? >> chiesero in coro i figli.
<< Il viaggio messo in palio dalla ditta di tuo padre! Tre giorni alle Hawaii! >> rispose per la moglie Mark, abbracciandola e facendole fare un giro completo. Lana si trattenne dal ridere divertita.
<< Quindi partite? >> domandò Karie, cercando di non far sentire l'entusiasmo nella voce.
<< Subito! L'aereo parte tra tre ore e dobbiamo muoverci >> disse la signora White, posando un'altra valigia a terra.
<< Regole >> disse severamente Mark, puntando il dito contro i gemelli che annuirono seri. << Niente feste, niente cose strane e sopratutto, se scopro che qualche ragazzo o ragazza ha varcato la soglia delle vostre camere sarà peggio per voi >>.
<< Ovviamente senza offesa Lana >> aggiunse Evelyn..
<< No, no >> assicurò Lana.
I signori White non sapevano che Lana aveva varcato molte volte la soglia della camera di Jake e non era il caso di dirglielo.
<< Certo >> assicurarono i gemelli, incrociando le dita dietro la schiena.
<< Bene >> sussurrò la signora White, dando un bacio a entrambi i figli. << Ci vediamo lunedì! >>. I signori White si chiusero la porta alle spalle, aspettarono di sentire sbattere il portone... Poi i due fratelli si batterono il cinque.
<< Chiamo gli altri! >>.
<< Anch'io! >>.
Lana scoppiò a ridere, avevano già organizzato una festa tra amici stretta per la sera. Purtroppo sapevano che almeno per le due dovevano uscire di casa per andare a caccia.
Quando la luna splendeva nel cielo scuro cominciarono a preparare la casa per la festa. In cucina, i gemelli preparavano degli spuntini e Jake si decise a chiedere una cosa alla sorella.
<< Ehm... ti potrei chiedere una cosa >>.
<< Mmm >> fu la sua risposta, versando stuzzichini in una ciotola.
Jake si passò una mano tra i capelli e non parlava.
<< Sì, Lana può stare qui >> anticipó Karie, dandogli le spalle e aprendo il frigo.
<< Ti adoro >> mormorò Jake, prendendo due ciotole e portandole in salotto. Lana uscì dal corridoio già vestita. Era blu scuro con un paio di tacchi appena più chiari, incantó Jake che rimase con le due ciotole in mano.
<< Credo che quelle vadano sul tavolino >> disse Lana.
<< Tieni a bada gli ormoni Jake, per favore >> pregò Karie, posando le bibite su un tavolino. Jake storse la bocca e Lana ridacchiò.
<< È colpa sua >> disse, indicando la fidanzata.
<< Come mi dovrei vestire? Non ho niente di strano! >>.
<< Battaglia persa in partenza, Lana. Potresti indossare anche un pigiamone con gli orsacchiotti, a lui non importerebbe >> disse Karie, andando in camera a cambiarsi. << Quando tornò voglio vedere tutte quelle bibite rinfrescate >>.
Jake posò una mano su tutte le bibite, creando una leggera patina di ghiaccio su ognuna. Poi si voltò verso Lana e notò che lo guardava.
<< Che c'è? >>.
<< Niente. Guardavo il tuo completo >>.
<< Cosa c'è di strano in jeans scuri e camicia nera? >>.
<< Sono i miei coloro preferiti >>.
<< Il nero? >>.
<< Già >> confermò Lana << A noi demoni piace molto, il nero >>.
Jake si fece serio e Lana si portò una mano alla bocca, dispiaciuta. Si avvicinò e lo strinse in un abbraccio.
<< Scusa >> mormorò. << A volte me ne dimentico >>.
<< Non voglio che tu finga di essere qualcosa che non sei >> disse Jake. << Solo che certe volte vorrei che... >>.
<< Fossi umana? Come te? >> domandò, scostandosi per guardarlo negli occhi.
<< Sì >> confessò Jake. << Ma non si può cambiare. Come me >>.
<< Ascolta, in qualche modo funzionerà. Davvero >> promise Lana e Jake le mise una mano sul viso. Si avvicinò a osservare le labbra.
<< Hai dimenticato qualcosa... >>.
<< No, non ho dimenticato... >>. Ma si interruppe, sentendo le labbra di Jake sulle sue. Posò le mani sulle sue spalle, come se avesse paura che si allontanasse e Jake la strinse per la vita.
Sentirono la porta aprirsi e si staccarono e Karie entrò in salotto. Indossava un completo jeans neri e top bianco, ampio sotto il seno e si era truccata anche troppo per Jake. Mosse i capelli biondi, sistemati con la piastra.
<< Scusate. Se volete torno dopo... >>.
Scossero la testa, imbarazzati. Il campanello squillò e Jake, il più veloce, arrivò alla porta e l'aprì. Sean e i suoi amici erano alla porta, si scambiarono i tipici saluti tra ragazzi e li fece entrare. Lana e Karie arrivarono all'ingresso per accoglierli.
Gli amici squadrarono Karie che arrossì. Jake li fulminò e distolsero lo sguardo immediatamente. Nell'ultimo anno si erano accorti del cambiamento interiore dell'amico anche se non capivano il motivo e dovevano ammettere che faceva anche più paura.
Le amiche delle due ragazze arrivarono poco dopo e si scambiarono risatine che i ragazzi guardarono alzando gli occhi al cielo.
La serata era iniziata bene ma purtroppo non sarebbe andata come i ragazzi pensavano...

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Beccati! ***


13. Beccati!

La festa, anche se tra pochi, sembrava riuscire bene. A metà serata, alcuni degli invitati proposero il gioco della verità, molto simile a quello fatto da bambini. Solo che fatto dagli adolescenti non era molto innocente.
Il primo a cui toccò fu Sean, estraendo il suo nome. Il ragazzo sbuffò.
<< È vero che, per scommessa, a tredici anni hai pomiciato con la più brutta della scuola? >>. Jake si divertì moltissimo ad averlo messo in imbarazzo.
<< Io ti ammazzo >> dichiarò Sean. << Sì, è vero! >>.
Risate proruppero nella stanza e Sean rise a suo malgrado. Poi toccò a Jake stesso, l'amico assunse un'espressione vendicativa.
<< È vero che hai tradito Alyssa, un anno e mezzo fa, con tre ragazze diverse? >>.
Un lampo passò negli occhi di Lana e Jake deglutì. << Ehm... è vero >>.
Karie gli diede una botta sulla nuca e Lana lo guardò a braccia incrociate.
<< Non ci conoscevano ancora >>.
Lei seguitava a stare in silenzio.
<< Andiamo... è successo tanto tempo fa... >>.
<< Pessimo >>.
<< Maledetto! >> imprecò rivolto a Sean. Withney fu la prossima.
Karie si sporse verso di lei. << È vero che hai baciato Sean un anno fa? >>.
La domanda sussultò mormorii e fischi. Withney buttò indietro la testa, scocciata. << Sì >>.
<< Karie, tocca a te >> disse un'amica, mostrandole il bigliettino con il suo nome e Karie annuì.
Withney non vide l'ora di vendicarsi. << Dove vai tutti i sabato sera? >>. A Karie cadde la bibita di mano, sporcando il tappeto, presa alla sprovvista. Lana e Jake si guardarono di colpo. Gli amici notarono la tensione tra i tre e si mostrarono confusi.
Withney avvertì il disagio del trio. << Ho detto qualcosa che non va? >>.
<< No, no! >> esclamò Karie, pulendo il tappeto. << Per rispondere alla domanda, leggo... tanti libri >>. Tentativo debole di mentire e gli amici se ne accorsero. Lana stava per aprire bocca ma s'irrigidì. Jake si accorse della rigidità del corpo della ragazza e le toccò un braccio, scuotendola.
<< Lana >> sussurrò Jake. << Che ti prende? >>.
<< Stai male? >> chiese un'amica di Karie, seduta accanto a lei. La ragazza non rispondeva, sembrava in ascolto di qualcosa.
<< Calligol >> mormorò, girandosi verso Jake. Il ragazzo sgranò gli occhi e Karie lasciò cadere lo straccio. Tremavano tutti e tre. Gli amici non capivano il motivo, ma cominciavano a sentirsi inquieti. Withney fece un sorriso per smorzare la troppa tensione, inutilmente.
<< Continuiamo? >> propose, prendendo il capello usato per il gioco e mischiando.
<< Amico ma che hai? >> chiese Sean, battendogli una mano sulla spalla, e lo sentì rigidissimo. << Oh, Jake! >>.
<< Dovete andare via >> disse Karie. << Ora >>.
Rimasero basiti.
<< Cosa?! >> esclamò un'amica. << Perché? >>.
<< Non possiamo dirvelo. Credeteci: un giorno ci ringrazierete >> disse Lana, voltandosi alla finestra e poi sussurrando all'orecchio di Jake: << Arriva. Lo sento >>.
I primi amici obbedirono e uscirono accompagnati dalla porta. Gli unici a opporre resistenza furono proprio Withney e Sean. Il giovane chiuse la porta con un secco gesto della mano. Era quasi un anno che sia l'uno che l'altra mentivano, non erano certo stupidi da non capire che c'era qualcosa sotto. Volevano la verità, dopo l'ennesimo episodio strano.
<< Andate via! >> ribadì Jake. << Vi preghiamo di ascoltarci! >>.
<< Perché? >> domandò stizzita Withney, scuotendo i corti capelli chiari.
Karie congiunse le mani. << Withney, ti prego! >>.
La voce di Lana si sparse nell'aria già carica di tensione e paura, appesantendola molto di più.
<< È qui >>.
Il terrore invase i volti dei gemelli. Jake aprì la porta. << Andate >>.
<< Chi è qui? >> si chiese Sean.
Karie stava per replicare quando uno schiocco la distrasse. Si voltarono nella direzione del suono e Sean e Withney fecero un gran salto indietro, corredato da un urlo. I due gemelli si misero davanti agli amici. Lana affiancò Jake.
<< Oh, ho interrotto una rimpatriata di amici. Scusate >>.
<< Che cosa vuoi? >>. La voce di Karie era affilata come un coltello.
<< Pensavate davvero che Aric passasse sopra ciò che Lana Johns ha fatto? >>.
Sean alzò un dito. << Cos'è?! >> strillò. Withney si copriva il viso con le mani, morta di paura e il cuore velocissimo.
<< Lasciali andare via >> ordinò Jake, indicando gli amici.
<< La nostra legge impone che non debbano esserci testimoni. Perciò devo ucciderli >>.
Withney strillò di terrore e Sean sbiancò.
<< Io dico di no >> controbatté Jake, alzando un braccio e creando del ghiaccio per distrarlo. Non mosse nemmeno un dito e il ghiaccio sparì, evaporando. I due amici presero a strillare ancora di più, si abbracciarono anche. Lana li strattonò per cercare di portarli via, ma Calligol creò un paletto di anice che scagliò contro Lana. Karie abbracciò Lana e la trapassò. I due strillarono ancora di più.
Una serie di scosse mandarono in frantumi i mobili dell'ingresso. Ignorando il pensiero dei genitori, Jake lo sorpassò alla velocità della luce, andandogli dietro.
<< Lana! La pirocinesi! >>.
<< Eh? >> esclamò Lana.
<< Ho un idea! Fai come ti dico! >>. La ragazza gli obbedì creando due palle di fuoco. Calligol si girò e getto Jake contro la libreria, mandandola in frantumi. Karie lo stordì con una scossa però anche lei fu mandata contro una cristalliera.
Sean e Withney erano contro una parete, terrorizzati e credendo di sognare.
Calligol gli rivolse il suo sguardo e rabbrividirono.
Jake si rialzò e si gettò contro di lui, facendolo cadere a terra.
<< Lanciale! >> urlò Jake a Lana. La ragazza gli obbedì e le scagliò contro Calligol. Lui rise e Jake le congelò. Caddero a terra, ma il ghiaccio si scioglieva a vista d'occhio. Calligol abbatté la sua mano sulla faccia di Jake che cadde all'indietro. Un pugnale uscì dal nulla e il demone lo impugnò. Jake riuscì a fermare la sua mano un secondo prima che fosse troppo tardi. Calligol gli diede un calcio deconcentrandolo. Il ragazzo chiuse gli occhi, ma sentì la mano di Karie e il pugnale non gli fece niente.
<< Prendi quelle palle di fuoco! Svelta! >> le sussurrò, quando riuscirono ad alzarsi, Karie capì. Solo una era ancora utilizzabile.
<< Distrailo! >>.
Lana fu davanti al demone, infiammando le mani e indurendo lo sguardo. Rendendo il suo volto meno umano del solito. A quel punto Withney svenne tra le braccia di Sean.
Lana finì contro un muro e quando Jake tentò di aiutarla, Calligol lo stordì con un colpo. Stava per colpire Lana, ma si bloccò, spalancando gli occhi. La mani di Karie era infilata nella sua schiena e la spinse fino ad arrivare al cuore. Poi la tolse, sporca di sangue rosso.
Calligol fece un sorriso. << Siete dei bravissimi cacciatori >>.
Si portò una mano al cuore e strillò come un ossesso, prima di sparire con una piccola esplosione, finendo di distruggere ciò che restava integro dell'ingresso. Withney si era ripresa dopo due schiaffi da parte di Sean e lei gliene restituì uno con una imprecazione.
Karie si accasciò al pavimento, riprendendo a respirare e si guardò la mano sporca di sangue, disgustata. Jake si rialzò e Lana non riuscì a staccarsi dalla parete. Alzò un dito e gli fece segno di raggiungerla e si abbracciarono. Poi tutti e tre guardarono Sean e Withney.
<< Oh merda >>.

<< Come è possibile una cosa simile?! >> urlò Sean, passeggiando avanti e indietro per il salotto, almeno quello senza danni.
Withney si sventolava con un quadernino e beveva un bicchiere di whisky forte, preso dalla bottiglia nascosta dal signor White sotto il lavello.
<< Cos'era? >>.
<< Un demone >> rispose il protettore.
<< Jake! >> esclamarono Lana e Karie, incredule.
<< Cosa gli volete dire? Che era uno scherzo? >>.
<< Un demone... vero? >>.
<< Finto. Certo che era vero >> gli rispose sarcastica Karie.
Withney prese la parola. << Quindi... non leggi il sabato sera? >>.
Fu così che gli raccontarono tutto: dell'esistenza dei demoni, di com'erano diventati protettori, perché erano sempre così stanchi...
<< E lei? >> chiese Withney, indicando Lana.
<< Sono un demone >> fu sincera, alzando un sopracciglio scuro.
Sean si allontanò, spaventato. Withney sputò il sorso di whisky che stava bevendo.
<< Hai appena detto... >> cominciò Sean ma Jake lo interruppe.
<< Lana non è un demone purosangue. Sua madre era una mezza demone, in piccola parte è umana. Il suo corpo lo è, ha i bisogni come i nostri e non è eterna >>.
<< Però è un demone >> obbiettò Withney, non convinta.
<< Lo so che è difficile da capire. È stato difficile riuscire a stare insieme però ci siamo riusciti. Sentite, so che può risultare difficile... >>.
<< Davvero? >>. I due amici non sapevano più che emozione provare.
<< Non dovete dirlo a nessuno. I protettori sono un ordine segreto che deve rimanere tale >> continuò Karie. Sean continuò a camminare su e giù per un paio di minuti, poi si voltò verso i gemelli. << Ma questa è una figata assoluta! >>.
Rimasero meravigliati. << Dici davvero? >>.
<< Serio >> concordò Withney. << Cavoli! Deve essere fantastico avere dei poteri e prendere a calci quei cosi! >>.
<< Oh, aspettate >> disse Jake. << Non è così semplice. Dobbiamo studiare in continuazione e poi... >>.
Non completò il discorso perché una leggera luce fece pietrificare i due gemelli e Lana. Sebastian e Melinda erano al centro della stanza, con un'espressione tutt'altro che amichevole.
<< Dovete dirci qualcosa? >>. Melinda bastava guardarla, faceva più paura di Calligol.
Sean fischiò in direzione della ragazza. << Sono tutte così belle? >>.
Melinda lo fulminò con uno sguardo e alzò una mano, creando un sottile rampicante che gli chiuse la bocca. Withney preferì non parlare.
<< Siete arrabbiati? >> chiese Karie.
Non risposero, rimasero a fissarli.
Jake si sporse Karie. << Secondo me sì >> le sussurrò.
<< Siete gli unici protettori che danno tanti problemi! Avete infranto metà del regolamento! Ve lo ricordate? >> urlò Sebastian, facendo sobbalzare Withney. Sean tentò di togliersi il rampicante dalla bocca, dimenandosi.
<< Sì >>, dissero docili.
<< Qual è la prima regola? >> li interrogò Melinda, con un tono da professoressa.
<< La prima regola dice: non rivelare mai dell'esistenza dell'ordine dei protettori a costo della vita >> recitarono in coro, amareggiati.
<< Appunto! E mi sembra che... Ma chi sono questi due?! >> strillò Melinda, in preda a una crisi isterica.
<< Amici >> rispose Lana. Finalmente Sean riuscì a togliersi il rampicante e sputacchiò per un bel po'. Withney seguiva, senza muovere nemmeno un muscolo, temeva di fare la stessa fine di Sean.
<< Cosa facciamo? >> chiese Melinda, crollando su un divanetto, distrutta.
Sebastian guardò i due ragazzi. << Cambiamoli >>.
<< No! >> esclamarono Jake e Karie. << Non diranno niente! >>.
<< Cambiarci? >>. Sean sembrò non capire.
<< Vuole farvi diventare come loro >>, gli spiegò Lana.
<< Non possiamo fidarci >>, sentenziò la protettrice.
<< Melinda >> replicò Jake. << Sai che non è vero. Ci prenderemo noi la responsabilità di Withney e Sean. Promesso >>.
Sebastian e la giovane si guardarono. Poi la donna si alzò e si mise davanti ai due ragazzi, che si sentivano la testa scoppiare. Si chinò così vicina da poterne sfiorare i volti.
<< Se vi scappa una sola parola di tutto questo, io vi farò pentire di essere nati. Noi protettori conosciamo sessanta modi per torturare i demoni e possono essere applicati anche agli umani. Intesi? >>.
Sean e Withney deglutirono. << Intesi >>.
Melinda si rimise dritta. << Ci capiamo >>.
Sebastian lanciò un'ultima occhiata ai gemelli, Lana e ai due amici rimasti con lo sguardo iniettato di paura. Sparirono, lasciando la stanza.
Jake mise una mano sulla spalla di Sean. << Ti è andata male, amico >>.
<< Quella non è una donna... è una macchina per uccidere >> sussurrò, ancora spaventato.
<< Ehi sì... Davvero conoscete sessanta modi per torturare i demoni? >> chiese Withney, con un po' di colore nella voce.
<< Credimi, è meglio se non li conosci. I primi tempi io e mio fratello abbiamo fatto orribili incubi >> rispose Karie e Withney preferì non sapere altro. Rimasero un altro po' e si assicurarono che gli riuscissero a varcare la soglia di casa, poi il portone per tornare a casa. Poi si girarono a guardare l'ingresso. Distrutto totalmente.
<< I nostri genitori ci uccideranno >> disse Karie, con le mani sul volto.
<< Sopratutto come glielo spieghiamo >> aggiunse Jake. Lana alzò una mano e strizzando gli occhi, si concentrò. Sotto i loro occhi, stupiti, ogni cosa andò al suo posto. Quando finì Lana era sudata e stanca. Jake la sorresse.
<< Amore stai bene? >>.
<< Sì... Solo che queste mi stancano essendo in parte umana... >> rispose affaticata. Karie diede la buonanotte e se ne andò in camera, sperando di riuscire a dormire, dopo quegli eventi.
Lana si stese a letto, con il colore tornato normale. Jake le accarezzò il viso, dolcemente.
<< Stai bene? >>.
<< Adesso sì, passa in fretta. Recuperò più in fretta degli umani. Non mi ammalo nemmeno >>.
<< Sono contento >> mormorò, baciandola. Lana aveva capito le sue intenzioni ma dopo aver sentito che il fidanzato era stato un fedigrafo assiduo si voleva divertire a punirlo un pò. Perciò aspettò che le mani di Jake scivolassero fino ai bordi del suo vestito, per fermarlo.
<< Sei in punizione >> disse, togliendoselo di dosso e alzandosi.
<< Cosa?! >> esclamò. << Ma non è giusto! >>.
Lana gli fece una linguaccia e con dignità che solo una donna può avere, uscì dalla camera per andare a cambiarsi.

La mattina dopo si alzarono di buon'ora, per andare a caccia. Non avendolo fatto la sera precedente sperarono che non avessero fatto vittime. Prepararono la colazione, aiutati da Lana. Quando la ragazza andò ad apparecchiare, Karie scoppiò a ridere.
<< Perché ridi? >> chiese Jake, versando del latte dentro una brocca.
<< Lana ti ho mandato in bianco ieri sera, vero? >>.
Jake posò rumorosamente la brocca sul mobile, irritato. << E tu come lo sai? >>.
<< Vi ho sentiti >> rispose, arrossendo un po'. Anche le guance di Jake si tinsero di un vago colore rosso. <<  Di solito Lana isola la camera e ieri non l'ha fatto >>.
<< Le passerà e si farà perdonare >> disse Jake e si prese una piccola scossa da Karie.
<< Maschilista! >> esclamò, prendendo dei piatti e portandoli in sala da pranzo.
I due si sedettero insieme a Lana, cominciando a fare colazione.
<< Sei sicura di non voler venire? >> chiese Karie, sgranocchiando un biscotto.
Lana scosse la testa. << Non è il caso, non sarei utile. E poi dimentichi il tuo amichetto >>.
<< Non è mio amico! >> ribatté Karie, arrossendo ancora.
Jake si alterò. << Peggio per lui, se lo incontro. Non voglio lasciarti qui da sola. Tu vieni con noi >>.
<< So badare a me stessa >> disse Lana. << Sono un demone. Ricordi? >>.
Sbuffò. << Per me puoi essere Aric in persona, non mi interessa. Vieni con noi >>.
Karie assistette a una discussione accesa tra i due e Lana ebbe la meglio. La litigata proseguì per un'altra mezz'ora quando furono alla porta e Karie si appoggiò alla parete, a braccia incrociate, sperando che la finissero presto.
Il campanello squillò e li sorprese tutti e tre.
<< Chi è? >> chiese Jake, fissando Lana che non distoglieva lo sguardo dal suo, quasi stessero facendo una gara.
<< Withney e Sean! >>.
I due fidanzati distolsero lo sguardo per puntarlo alla porta. Karie aprì e i due amici erano sulla soglia, con un sorriso.
<< Come mai qui? >> chiese Lana.
<< Come perché? Dopo una cosa come ieri non volete darci la dimostrazione? >> domandò Sean, varcando la soglia.
<< Eh?! >> esclamarono tutti e tre, sperando di aver capito male.
<< Siamo troppo curiosi! >> si esaltò Sean.
<< Forse non ci siamo capiti >> disse Jake. << Non possiamo portarvi con noi. Abbiamo già infranto chissà quante regole ed è molto pericoloso! >>.
<< Oh, andiamo! >> fece la voce dolce Withney. << Ti prego! >>.
<< No >> ribadì Jake.
<< Jake ha ragione. E se vi attaccano? Sareste un peso >>.
<< Staremo con Lana, a guardare da lontano! >> disse Sean.
Il viso di Jake s'illuminò e si girò a guardare Lana. Il cambio di espressione del viso della ragazza fu così veloce, quasi l'azione non fosse esistita.
<< Non ci provare >>.
<< Certo che potete stare con Lana. In questo modo anche lei starà fuori dai guai >> concordò con i due amici, che saltellarono entusiasti.
Lana rimase indignata. << Fuori da guai?! Sono un demone di livello superiore! Adesso non ti parlo più da fidanzata né da Lana. Ti parlo da demone >>, alzò un dito contro di lui, << non osare dirmi che devo stare fuori dalla mischia. Fino a prova contraria io sono ancora viva! >>.
Anche il suo fidanzato abbandonò la parte amorevole e del bravo Jake. Avanzò di un passo verso Lana: << E tu non venirmi a dire che non potresti rischiare! Io lo so cosa fanno quelli della tua razza. Nella situazione in cui sei, sono certo che non vedono l'ora di metterti le mani addosso! >>.
Withney diede una gomitata a Karie. << Ma fanno sempre così? >>.
<< Solo quando Jake diventa possessivo >>.
<< Jake Julian White, io farò quello che voglio. Siamo intesi? >> dichiarò Lana, con un tono che non ammetteva repliche.
Jake contrasse la mascella. << Lana Maddeline Amy Johns... Tu proteggerai Withney e Sean. Così va bene? >>.
Lana sospirò. << Se non posso avere di meglio >>.
E dopo altri dieci minuti di discussione con Sean e Withney, riuscirono a uscire di casa con la certezza che se Sebastian avesse saputo cosa avevano appena acconsentito, li avrebbe portati sul ciglio di un vulcano in eruzione e buttati giù...

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Dubbi ***


Chiedo scusa per il ritardo e grazie a tutti quelli che leggono e l'hanno messa tra le preferite!                    

14. Dubbi

<< Come riconoscete i... segnali? >> chiese Sean, passeggiando per le strade di Times Square. Erano in giro da almeno un'ora senza risultati.
<< Dipende >> rispose Jake. << Se per esempio due persone discutono e la discussione cresce troppo, un demone delle discordie ha messo il suo zampino >>.
<< Come fanno? >> chiese Withney.
<< Gli umani hanno il libero arbitrio >> rispose Lana. << Noi possiamo solo suggerire nelle loro menti. Qualunque demone, anche quelli di supporto, ci riescono. Induciamo gli umani a fare ciò che vogliamo. Sappiamo essere convincenti >>.
Withney rabbrividì. Lana parlava come qualcuno che aveva fatto una cosa simile e preferì non sapere se avesse già ucciso o no.
Si fermarono in una strada ad angolo, dove intorno c'era una piazza. Le persone camminavano veloci, parlavano, urlavano però non c'era traccia di problemi nemmeno lì. Il caos era sempre lo stesso: macchine e persone insieme. Faceva un bel po' freddo e perciò le persone camminavano stringendosi dentro i capotti o le giacche.
Withney e Karie si sedettero su una panchina.
<< Perciò ci deve essere qualcosa che inneschi la presenza di un demone >> disse Sean, credendo di aver capito.
<< Esatto >> rispose Karie. << Se per esempio, vediamo una macchina che corre troppo veloce, una persona attraversa quello è... >>.
<< Un demone >> disse Jake.
<< È quello che stavo per dire >> ribatté Karie, irritata per essere stata interrotta.
<< Che hai capito, un demone! >> esclamò, indicando una stradina laterale. Karie seguì il suo sguardo e si alzò dalla panchina, ordinando ai due di restare lì. Protestarono ma li ignorarono. Due donne stavano parlando e passeggiando, non si erano accorte di un uomo nascosto nel buio, con l'intento di derubarle e forse fare peggio.
Jake fece segno alla sorella di correre dalla parte opposta per bloccarli. Jake fu più veloce e si inoltrò nel vicolo. Era buio e non si vedeva molto. Strisciò contro un muro e si sporse per osservare dietro l'angolo. Vide Karie appiattita contro un muro a circa tre metri di distanza e gli fece un cenno con la testa di proseguire. Non si erano accorti di Withney e Sean che si erano avvicinati troppo, Lana aveva tentato di fermarli, ma la sua forza era umana, una contro due, di cui uno praticante di judo, non aiutava. Il demone era appostato contro un muro in concentrazione profonda. Karie mosse le labbra, facendo capire a Jake che si trattava di un demone degli assassini.
Annuì lentamente e frugarono dentro le sacche silenziosamente, approfittando della distrazione del demone. Tirarono fuori dei pugnali e li impugnarono, l'unica arma per impedire di essere uccisi. Presero un bel respiro e Karie superò il muro, passandoci attraverso. Questo distrasse il demone che aprì gli occhi gialli e ringhiò.
Jake creò una lastra di ghiaccio, facendolo inciampare e gli fu dietro alla velocità della luce. Stava per tagliargli la testa, quando venne gettato a terra da qualcosa. O meglio, qualcuno.
Un altro demone se ne stava in piedi a fissarlo. Jake balzò in piede e Karie lo avvolse in una scarica elettrica, senza successo apparente. Era lo stesso un demone degli assassini. L'altro si riprese e si avventò contro Karie, sbattendolo contro un muro e facendole cadere il coltello di mano. Tintinnando, quello andò a finire sotto i bidoni della spazzatura, insieme alla sua unica possibilità di salvezza. Jake venne placcato dall'altro demone, cadendo malamente a terra. Il primo demone spalancò la bocca, tenendo ben in vista i lunghi denti. Delle urla distrassero i due demoni. Withney era appena a due metri di distanza, così come Sean. Lana arrivò affannata, appoggiando le mani sulle ginocchia. Si riprese subito, quando si rese conto della situazione.
<< Lana, no! >> strillò Jake. Il demone gli dette un calcio, facendolo rotolare lontano. La demone non lo ascoltò e i suoi occhi cambiarono sfumatura. Si mise davanti ai due ragazzi inermi e fissò il demone. Tenne lo sguardo fissò, quasi innocente. Nessuna capiva cosa stesse facendo.
Il secondo demone si abbassò fin sotto i bidoni della spazzatura e recuperò il coltello di Karie. Sotto gli occhi dei presenti si mozzò da solo la testa, scomparendo alla vista in un fumo grigio. Lana inclinò appena la testa, questa volta sull'altro demone. Spaventato da quella ragazzina, lasciò andare Karie che scivolò contro il muro. Jake impedì al demone di scappare e Karie gli lanciò il coltello. Evitò un colpo del demone e riuscì a mozzargli la testa. Scomparì anch'esso.
Lana non era ancora tornata normale. I due amici erano rimasti ad osservare scossi e turbati. Withney dovette portarsi una mano al cuore, per accertarsi che battesse.
Lana scosse la testa e ritornò normale, strizzandoli per un attimo.
<< Cosa... hai fatto? >> balbettò Karie, barcollando verso di lei.
<< L'ho indotto al suicidio. Ho aumentato il suo senso di colpa fino ad ucciderlo >> rispose e notò lo sguardo di Jake. << Mi dispiace, ma era necessario >>.
<< Ecco perché volevo che restassi fuori dei guai >> disse Jake. << Sebastian ha detto che non devi esercitare la tua persuasione su nessuno o ti sarà ancora più difficile resistere >>.
<< Non succederà più >> promise Lana. << Ti ho salvato la vita >> gli ricordò. << Ora possiamo andare? Quei due hanno bisogno di qualcosa di forte >>.
Seguirono il consiglio di Lana e li portarono in un bar per appartarsi in un angolo lontano da orecchie indiscrete. Bevvero una bicchiere di vodka tutto d'un fiato, per poi riuscire a parlare.
<< Neanche i film di Bruce Lee sono così >> disse Sean, con gli occhi che gli luccicavano. << Superato il primo impatto è una figata >>.
<< Insomma >> discordò Withney. << Ti rovina i capelli. Ora capisco perché quelli di Karie sono sempre rovinati >>.
L'amica strinse le labbra, indignata. << Non è vero! >>.
Risero.
<< Però fa paura >> mormorò Sean, facendo calare un velo di silenzio attorno a loro. Le risate si spensero di colpo. L'atmosfera s'irrigidì.
<< Dovete rischiare sempre in questo modo? >> aggiunse Withney, più seria e ansiosa.
I due gemelli annuirono e Lana strinse una mano a Jake.
<< Vi ammiro molto >> disse la ragazza, un po' in imbarazzo. << Io non so se riuscirei a sopportarlo >>.
<< In quei momenti conta solo salvarti la vita e quella di chi ti sta accanto. Solo questo >> disse Karie, con un tono arreso.
Jake abbassò lo sguardo a quella verità, che aveva capito da mesi. Lana alzò una mano di Jake e la strinse ancora, più forte.
I due amici decisero di tornare a casa, non volevano vedere altro. Avevano visto abbastanza da farselo bastare per tutta la vita e comprendere quanto quella storia giudicata fantastica, non lo era granché. Jake insistette con Lana affinché se ne tornasse a casa ma lei oppose un'ardua resistenza. Il freddo era terribile ed essere a caccia per fetidi vicoli ed edifici abbandonati non aiutava. La sera malconci come non mai tornarono a casa, con la consapevolezza che sarebbe stata l'ultima sera prima del ritorno dei genitori. Rientrarono in casa, stanchissimi. Karie si buttò sul divano mentre Jake andò subito a farsi una doccia. Lana aspettò che la porta si chiudesse e poi si rivolse a Karie: << Potresti uscire, stasera? >>.
<< Perché? >>.
Lana inarcò le sopracciglia.
<< Oh giusto... >> bofonchiò Karie. << Sì, direi di sì... Mezzanotte? >>.
Lana guardò l'orologio. << Mezzanotte e mezza >>.
<< Ci sto >> acconsentì Karie. << Vado a prepararmi >>.
Vide Lana aprire la busta che aveva appresso da quando era calata la sera. Spuntò alle spalle della ragazza, spaventandola.
<< Cos'è? >>. Lana e Karie si consultavano spesso sulle questione dei vestiti, trucchi e affini. Perciò le risultava strano che non avesse chiesto il suo parere.
Lana sbirciò oltre la porta del corridoio per accertarsi che Jake si stesse facendo la doccia e poi aprì la scatola bianca.
<< Voilà! >> esclamò, estraendo una vestina nera e posandosela addosso. Le arrivava appena sopra il ginocchio.
Kari fischiò. << Accidente, anche trasparente. Jake morirà >>.
<< Lo sperò. Cioè, non letteralmente >> si corresse Lana. << Anche se temo che non mi durerà molto addosso >>.
<< Lo penso anch'io. Ma non era in punizione? >>.
<< Lo era >> rispose Lana, riponendola dentro la scatola. << Però... direi che ha imparato la lezione! >>.
Risero entrambe e poi sentirono Jake uscire dalla doccia. Karie si affrettò a prepararsi, augurò buona fortuna a Lana e uscì di corsa. La ragazza si affrettò ha entrare in camera e trovò Jake ad infilarsi la maglia del pigiama.
<< Amore, andresti a prendere qualcosa da mangiare? >> chiese, cercando di prendere tempo.
<< Dov'è Karie? >>.
<< È uscita >> si affrettò a rispondere. << Vai >> disse, spingendolo fuori dalla porta. Si cambiò in fretta, coordinando l'intimo con lo stesso colore. Non si guardò allo specchio per evitare ripensamenti, altrimenti sarebbe diventata rossa, anziché bianca di carnagione. Aspettò Jake con il cuore a mille e il ragazzo aprì la porta, facendo cadere la ciotola di popcorn e le bibite da mano, restando a bocca aperta.
Lana sorrise e arrossì inevitabilmente.
<< Ti sta... bene >> mormorò. Sembrava non bevesse da due giorni.
<< Ti piace? >> chiese in un mormorio Lana.
<< Molto >>. Si avvicinò per abbracciarla e cominciare un bacio. Di una cosa era certa Lana: anche Jake apprezzava il nero.

Karie aveva chiesto a Withney di farle compagnia, ma quando arrivò nella piazzetta dove si erano date appuntamento, ricevette una sua chiamata: aveva la febbre a 40° e non poteva venire. Karie cercò di non mostrare disappunto e le lasciò un augurio di buona guarigione. Si sedette contro lo schienale della panchina, scocciata.
E adesso? Non poteva certo tornare a casa. Avrebbe rovinato la serata a Lana e ai suoi buoni propositi. Guardò l'orologio che aveva al polso: già messi in atto, tra le altre cose.
Non le restava che passeggiare fino a mezzanotte e mezza per le strade di New York. Non poteva andare a caccia perché non aveva tutte le armi. Diede un calcio a un lampione e saltellò per cinque minuti buoni per il dolore. Stava quasi per cadere, quando delle braccia la salvarono.
<< Zack? >>, lo riconobbe quando si fu voltata per vedere chi fosse il suo salvatore.
<< Ti ricordi, eh? >> scherzò lui. << Cosa ci fai qui tutta sola? >>.
<< Avevo appuntamento con la mia migliore amica però sta male e quindi non so come occupare il tempo >>.
<< Perché non sei tornata a casa? >>.
Karie si morse un labbro. << Ehm perché... i miei sono fuori, in vacanza, e perciò... >>.
Zack alzò una mano. << Non andare oltre: ho capito >>.
<< Grazie >> gli fu grata Karie. << Un momento... ancora mi parli? >> se ne rese conto solo in quel momento.
<< Vale a dire? >>.
<< Mi era sembrato che dopo aver scoperto con chi sta mio fratello... >> disse impacciata.
Zack sembrò rammentare sul momento. << Ah... già... Tu non c'entri. Non hai ucciso mia madre >>.
<< Mi dispiace >>.
<< Dov'è la tua futura cognata? >> domandò sarcastico.
<< A casa mia >> rispose, ma si morse la lingua. Aveva parlato troppo.
Zack emise una faccia disgustata. << Oddio >>.
<< Come mai ti sei avvicinato? >> gli chiese Karie, irritata. Era divisa: gli piaceva, per altri versi insopportabile.
Sembrò a disagio: << Volevo salutarti, ecco... Ma visto che sei sola e non puoi tornare a casa... >>.
Karie rimase basita: gli stava forse chiedendo di uscire?
<< Se non vuoi capirò >>.
<< No, no... Solo che mi lascia perplessa... >> confessò.
<< Quindi? >>.
Karie si trovava a un bivio. Pensò a Jake, a quando odiava Zack e quanto Zack odiasse la sua fidanzata. Non si poteva certo biasimarlo, aveva ucciso sua madre nel peggiore dei modi. Però...
Poi penso a Josh, a quanto l'avesse fatta soffrire. Doveva rimanere incatenata tutta la vita inseguendo un brutto ricordo?
Si decise.
<< Va bene >>.
Zack annuì, soddisfatto. << Andiamo >>.
Cominciarono a passeggiare per la West Side. La notte era calata e la luna rendeva l'atmosfera argentata, romantica. Karie era ben intenzionata a non trasformarla in una tale serata.
Parlarono e si stupì di come era naturale parlare di demoni e caccia. Di rischiare la vita, confrontare i metodi, parlare delle esperienze. Notò che Zack non accennava mai a Lana, ma lei era sicura che fosse il prima demone della sua lista nera. Si fermarono in un fast food, cambiando l'argomento. Passarono da demoni e torture, a ricordi semplici: esperienze, piccoli ricordi di infanzia e così via. Trasformandoli in una coppia qualsiasi. Una semplice coppia di ragazzi che si godevano una serata come tanti altri.
Si spostarono al Central Park, con un autobus. Passeggiarono tra i verdi alberi e i lampioni di luce dorata. Arrivarono davanti alla statua di Alice nel paese delle meraviglie e Karie sospirò.
<< Che c'è? >> domandò Zack.
<< Da bambina sognavo sempre di fare un viaggio come quello di Alice >> rispose, guardando la statua. << Credevo che tutte quelle cose fossero bellissime. La fantasia fosse un mondo stupendo. Dove non c'erano dolori e sofferenze >>, si interruppe per qualche secondo, << Quando sono cresciuta mi sono detta: chi dice che i bambini siano stupidi? Capiscono molte più cose >>.
Zack guardò Karie e fece una cosa che lei non si aspettò. Le mise le mani sulle spalle, guardandola negli occhi. La strinse a sé. Karie non credeva a quello che stava accaddendo.
“ Lucida”, pensò, “ Non caderci”.
Alzò lo sguardo e incrociò quello di Zack. I suoi occhi grigi sembravano un oceano infinito in tempesta in cui specchiarsi. Sembrava che intorno tutto svanisse poco a poco. Solo lei, lui e la statua. Zack si avvicinò lentamente e Kari gli andò incontro. Quando le labbra di lui toccarono quelle di Karie, lei si ricordò cosa stava per fare. Fu solo un bacio a fior di labbra, ma servì a sbriciolare la sua volontà in frammenti minuscoli. Avvolse le spalle di Zack con le sue braccia e sentì aumentare la presa del ragazzo.
Durò a lungo, sotto lo sguardo di Alice che sorrideva. Come aveva sorriso a tante altre coppie sotto di essa. Ma quella era una coppia speciale e unita da un destino difficile e indissolubile. Karie aprì gli occhi tenuti chiusi di scatto e si ricordò. Si staccò da Zack, dolcemente, per non turbarlo. Un ultimo tocco e si separarono.
<< Scusa >> mormorò Zack. << Pensavi che anche tu lo volessi... >>.
Karie si sentì smarrita. Lo voleva? O no?
<< Io... io... non lo so. Perdonami >>.
<< Fa niente. Sei confusa, aspetterò >>. E detto questo se ne andò, lasciandola lì. Strinse le mani in dei pugni e poi raccolse la borsa caduta a terra. Quasi in trance, arrancò fino ad uscire dal parco per andare a prendere l'autobus.
Si sentiva in colpa. Zack era un protettore intenzionato a uccidere l'amore di suo fratello. Ma lei? Come Karie aveva accettato Lana, non poteva Jake accettare Zack? Se lo avesse convinto a desistere nel suo intento, non pretendendo il perdono a Lana, ovviamente. Riuscì a prendere l'autobus e sedersi in fondo. Si portò una mano al viso e si accorse di lacrime salate sulle guance. Piangeva e non sapeva perché.
Per un bacio? Un bacio non voluto?
O forse per la paura di non poterlo più avere?
Si portò un dito alle labbra, ricordandolo. Le sensazioni che aveva provato non l'aveva provata nemmeno con Josh.
Per una volta aveva capito cosa aveva provato Jake: provare qualcosa per qualcuno che non puoi avere.

Lana sonnecchiava accanto a Jake o forse dormiva. Il ragazzo era ben sveglio, guardando la figura di Lana, avvolta nelle coperte per proteggersi dal freddo. Lana aveva la cattiva abitudine di bisbigliare nel sonno anche se non si capiva mai nulla di quello che diceva, sussurri incomprensibili.  
In quel momento bisbigliò qualcosa delle sue cose incomprensibili. Un sorriso spuntò sul volto di Jake, passandole una mano tra i capelli, piano per non svegliarla. Lei sussultò leggermente ma non si ridestò dal sonno. Si girò dalla parte di Jake, ancora dormendo. Lui posò la testa accanto alla sua, sospirando. Lana aprì gli occhi, aveva avvertito il respiro del fidanzato sulla sua pelle.
<< Ehi >> disse piano.
<< Ehi >> le fece eco Jake, ed entrambi sorrisero. << Dormi come un ghiro, sai? >>.
<< Lo so. Mia madre diceva sempre che a volte doveva accertarsi che fossi viva, anche se è palese che non posso morire >>. Lana gli diede le spalle e si strinse contro di lui. Jake la cinse con le braccia e seppellì il viso nei suoi capelli, dandogli un bacio.
Jake ridacchiò. << Te la ricordi? >> chiese dolcemente in un sospiro impercettibile, passandole una mano tra i capelli neri.
<< Vagamente, avevo cinque anni. Era molto bella. Dalla madre umana aveva ereditato gli occhi azzurri, che io non ho, ovviamente >>.
<< Nei tuoi occhi neri ci leggo tante cose, tanto sono profondi. E ci ho letto cose molto belle nelle ultime ore... >> sussurrò Jake, avvicinando il viso al suo, dandole un bacio leggero.
<< Anch'io. I tuoi occhi sono così... chiari che sembrano quasi un cristallo... >>.
Il ragazzo scostò i capelli di Lana dalla spalla sinistra e guardò il tatuaggio della ragazza, con uno sguardo tormentato, non sapeva nemmeno perchè. Lana si accorse delle rigidità del suo corpo e si girò a guardarlo.
<< Jake... >>.
<< Sto bene. Guardavo questo >> disse, posando delicatamente un dito sul tatuaggio. << Quando l'hai fatto? >>.
<< A dodici anni >> rispose. << Dopo aver ucciso la prima volta. Mio padre ne è estremamente orgoglioso >>.
<< Sarebbe carino se non fosse il simbolo del male puro >>. Lana gli diede un calcio e lei tossicchio di dolore. Poi rise. << Ovviamente non vale per te >> specificò. << Come può una creatura tanto bella essere il male? >> le sussurrò in un orecchio.
Gli occhi di Lana si tinsero di tristezza. << Ma lo sono >>.
<< Non è vero >> non fu d'accordo Jake. << Tutti possono cambiare e tu non uccidi da chissà quanto... E non lo farai più >>.
<< Oggi l'ho fatto >> gli ricordò, triste. Jake la strinse, capendo cosa doveva provare Lana, i tormenti dentro di essa. Strinse le mani di Jake, un appiglio, un'ancora di salvezza ai cupi pensieri.
Seguì un silenzio interrotto solo dai rumori cittadini, provenienti da fuori.
<< Se potessi me lo toglierei >> disse di colpo Lana. << Ma non si può. Anche Sebastian lo avrà ancora >>. Lana si aspettò che Jake dicesse qualcosa, ma sentì le sue labbra posarsi sul tatuaggio e baciarlo. Lei rimase così sorpresa che le si bloccò il respiro. Controllò l'orologio con la coda dell'occhio e sospirò.
<< Jake... >>
Jake guardò l'orologio. << Domani tornano i miei... >>.
<< Però tornerò altre volte. Lo sai... >> lo rincuorò Lana.
<< Devo ringraziare Karie >> continuò, stiracchiandosi.
<< Chissà se si è divertita stasera... >> concordò Lana, mettendosi seduta contro un cuscino. << Glielo chiederò >>.
Jake stava per aprire bocca, quando sentirono la porta sbattere e i passi di Karie per il corridoio. Erano passi corti e veloci, sinonimo di nervosismo. Sentirono sbattere ancora la porta della camera e chiuderla a chiave. Si guardarono e Jake fece per alzarsi. Ma Lana gli mise una mano sul polso e scosse la testa.
Karie si accasciò contro la porta, portandosi le mani alla testa.
Poteva uno sconosciuto prenderla così?
Un ragazzo che aveva orribili piani per suo fratello?
Un bacio poteva davvero mandare in crisi una persona?
Troppe domane e poche risposte.
Altre lacrima caddero sulle sue guance e le asciugò con un fazzoletto a portata di mano.
L'unica cosa che le restava da fare era parlare con Jake e Lana. Sentì bussare alla porta.
<< Sono Lana >>.
<< Entra >> biascicò Karie, girando la chiave nella toppa. Lana entrò prudente, con indosso una maglia azzurra e un paio jeans. La trovò sul pavimento, piangendo.
Si sedette accanto a lei.
<< Cos'è successo? >>.
Karie non era sicuro se dirglielo però Lana si era dimostrata una buona amica quanto Withney.
<< Withney aveva la febbre e non è venuta. Ho incontrato... Zack >>.
Lana la fissò e non batté ciglio. << Va avanti >>.
<< Ho accettato di passare del tempo con lui >>. Si interruppe per vedere la sua reazione, impassibile. << E quando siamo andati al parco, sotto la statua di Alice del Paese delle Meraviglie mi ha abbracciata di colpo e... baciata. Non ho fatto niente per fermarlo... >>.
Lana sospirò. << Perché hai reagito così? Non lo volevi? >>.
<< Lo volevo >> rispose Karie. << Ma mi sento... in colpa. Mi sembra di... trasgredire qualcosa >>.
Lana scoppiò in una risatina e buttò la testa all'indietro, facendo ondeggiare i lunghi capelli neri. Karie rimase sbigottita di quel comportamento.
Lana si calmò piano piano. << Sembri me i primi tempi con Jake. Quando ancora non sapevo chi fosse non mi importava baciarlo e anche le eventuali conseguenze. Ma dopo ogni bacio era diventato un senso di colpa... E la prima volta che lo abbiamo fatto, avrei voluto annegarci nel mio senso di colpa... Karie, so cosa stai pensando. E se pensi di fare un torto a me o a Jake ti sbagli. Capisco che voglia la mia morte e me la meriterei >>. Karie aprì la bocca per ribattere, ma Lana alzò una mano. << Non ho scuse per ciò che ho fatto in passato >>.
Karie l'abbracciò. << Grazie, Lana. Sei... una cara amica >>.
<< Anche tu >>.
Si alzarono e Lana aprì la porta.
<< A proposito... com'è andata la serata con Jake? >>.
<< La sorpresa gli è piaciuta parecchio... >> rispose Lana con un sorriso e uscendo dalla camera.
Karie si mise il pigiama e a letto. Abbracciò il cuscino, pensando a meno di un'ora prima. Si accorse di aver pensato a Zack in tutto quel tempo, quasi senza rendersene conto.
Riuscì ad addormentarsi, sperando di non sognare niente di spiacevole. E per fortuna non ci riuscì. La mattina dopo, fredda, Lana sgattaiolò via dalla casa di Jake per incontrarsi con Sebastian e tornare alla base. Appena Lana si fu allontanata dal palazzo, i signori White varcarono il portone. Salirono le scale ed entrarono nell'appartamento.
Si stupirono dell'ordine perfetto e la madre baciò orgogliosa i due figli.
<< Avete seguito le regole, bravi >>.
I due incrociarono le dita dietro la schiena. << Ovvio >> risposero in coro, con un gran sorriso innocente.
La madre diede la mano al marito e si sorridettero, raggianti.
<< Che succede? Non vi vedevo così da un sacco di tempo >> disse Karie, curiosa. Anche Jake lo era.
La madre sembrava scoppiare da qualcosa che teneva dentro. << Diglielo tu! >>.
<< Dirci cosa? >> chiese Jake, sedendosi sul divano.
<< Aspettiamo un bambino! >> esclamarono in coro.
Balzarono entrambi in piedi. << Davvero?! >>.
<< Da tre mesi! Pensavo di essere ingrassata e di avere problemi ormonali. Quando siamo partiti ho avuto la nausea e per sicurezza ho comprato un test e... sono incinta! >>.
I due gemelli abbracciarono la madre, al culmine della felicità. Il padre strinse i due figli.
<< Magari sono altri due! >> esclamò il padre.
<< Speriamo sia una femmina! >> disse Karie.
<< Un maschio! >> ribadì Jake e si guardarono in cagnesco. I genitori risero.
Karie si era ripresa un po': il pensiero di un fratellino l'aiutava a pensare meno. Si portò ancora una mano alle labbra e pensò di nuovo a lui.

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Verso la fine... o no? ***


15. Verso la fine... o no?

<< Attenta! >> urlò Jake, afferrando Karie e buttandola dalla parte opposta. Un demone dell'acqua aveva tentato di imprigionarla in una bolla d'acqua salata per farla affogare. Il ragazzo evitò per un pelo l'attacco, afferrando un coltello, nel tentativo di tagliargli la testa di netto. Venne gettato contro un muro e Karie arrivò dietro il demone, passando attraverso dei bidoni della spazzatura. Il ragazzo si rialzò e le lanciò il coltello, oo afferrò ma il demone le bloccò il polso, costringendola a farlo cadere per poi gettarlo contro una fitta rete metallica. Jake lo buttò a terra e congelò le braccia per impedirgli di muoversi. Afferrò il coltello appena in tempo per mozzargli la testa.
Crollò contro un muro, passandosi una mano sulla fronte sudata. Karie si rialzò, barcollando e con un rivolo di sangue che scendeva dalla fronte.
<< Bastardo! >> esclamò, guardando la mano coperta di sangue. << Credo di aver bisogno di punti >>.
Jake la sorresse, mentre uscivano dal vicolo.
<< Come ti senti? >>.
<< Ho bisogno di punti, chiama Sebastian. Non possiamo andare all'ospedale >>.
Mezz'ora dopo, Karie urlò di dolore quando un suturante le guarì la ferita. Reprimette l'istinto di insultarlo pesantemente per il dolore e lo ringraziò.
<< Un demone dell'acqua? >> chiese Joseph, seduto su una sedia girevole e scrutando lo schermo. Le immagini delle telecamere sparse per New York erano su quegli schermi.
<< Almeno è morto >> rispose Jake e Karie si stiracchiò.
<< Mai sentita meglio! >> esclamò. << Dovremo tornare a caccia >>.
Joseph si drizzò sulla sedia e allargò l'immagine su una delle telecamere.
<< Zachary Turner >>.
Al suono di quel nome, Karie sussultò e Jake strinse i pugni. Non sapeva quello che Karie aveva fatto con lui...

Per ammazzare il tempo, Lana era andata in giro per la città. Una passeggiata per ammirare le vetrine dei negozi e quelle delle profumerie, nell'attesa. Era piena di preoccupazione sia per Jake che per Karie ma cercava di non pensarci.
Si fermò davanti a una vetrina di vestiti da sera e li guardò. Il ballo d'inverno nella scuola era vicino e doveva ancora scegliere un vestito. Uno che avrebbe fatto impazzire Jake. Si sporse per osservarne uno meglio, lilla con lo scollo a cuore, e una mano le prese un polso.
Si voltò, convinta che fosse Jake e il cuore perse battiti.
<< Zack >>.
<< Isolaci >> ordinò. Lana scosse la testa. << O preferisci che il mondo conosca la verità? Isolaci >>.
A Lana non restò che obbedire. In questo modo, Zack la trascinò in un strada cieca e la gettò a terra.
<< Mi dispiace >> disse Lana. << E capisco la tua sete di vendetta. Ma uccidermi non riporterà in vita Mary Turner >>.
Zack impugnò un paletto di anice, silenziosamente. << Hai ragione. Ma sai una cosa: non me ne potrebbe importare di meno >>.
Lana si alzò e indietreggiò, non aveva nessuna intenzione di combattere contro di lui. Perché a quel punto sarebbe stata la demone contro il protettore, avrebbe anche potuto ucciderlo. Infrangendo la regola imposta da Jake e ferendo Karie nel profondo.
<< Zack ti prego... Jake ti ucciderà >>.
<< Non mi commuovi... Non ho pietà per gli sporchi demoni >> ribatté, sparendo dalla sua vista. Il respiro di Lana diventò impercettibile quando capì che poteva rendersi invisibile. Per lei, che era in parte umana, non aveva i sensi come gli altri demoni perciò era condannata.
<< Zack... parliamone >> pregò Lana, la vista appannata dalle lacrime
<< Non se ne parla nemmeno >>, sentì una voce nell'aria. Lana andò contro un muro, almeno per non essere attaccata alle spalle.
<< E a Karie? Ci pensi? >> chiese, cercando di guadagnare tempo. Lentamente infilò la mano in tasca, dove c'era il cercapersone nero donatole dal suo ragazzo.
<< Karie? >>.
<< Me l'ha detto >> rispose, trovandolo e stringendole tra le mani. << Ed era sicura di quel bacio. Ma se tu oggi mi uccidi non la rivedrai più. Puoi frequentarla, a me non importa >>.
Zack si rese visibile nel momento sbagliato. Vide il cercapersone tra le mani di Lana e lo strattonò dalle mani della ragazza, gettandolo a terra. Lo ruppe con il piede in mille pezzi.
<< Mi pensi così stupido? >>. Lana era disperata e non voleva ricorrere ai metodi demoniaci.
<< Non reagisci >>.
<< Perché non voglio. Ho promesso a Jake che non avrei più ucciso >> spiegò, sperando che almeno questo creasse qualche crepa dentro di lui.
In parte funzionò. << Ama la persona sbagliata. Mi dispiace per lui >> mormorò, alzando il paletto. Stava per affondarlo nel cuore di Lana ma quello si congelò. Lana ne approfittò per rubarglielo e gettarlo a terra. Zack si voltò e vide i due gemelli White, dietro di lui. Jake aveva uno sguardo assassino da mettere paura mentre quello di Karie... impossibile da dire. Perché non lo guardava, i suoi occhi erano rivolti da un'altra parte.
<< Lana >> chiamò Jake, alzando un braccio e facendole segno di andare verso di lui, la ragazza non ci pensò due volte e si lasciò stringere dal fidanzato, in un rifugio sicuro.
Zack non faceva altro che guardava Karie. Jake fece segno a Lana di staccarsi da lui.
<< Andate via >> disse, con un tono che non ammetteva proteste.
Lana protestò. << Non fare pazzie! Ti prego, Jake! >> urlò, piangendo.
<< Come puoi? >> domandò Zack al ragazzo.
Lui aggrottò le sopracciglia, confuso.
<< Come fai a sopportare tutte le vite che ha ucciso? >>.
<< Perché le persone cambiano. Lei è cambiata  >>.
<< Chi parla adesso?! >> urlò, avanzando di un passo e allargando le braccia. << Jake White, il ragazzo innamorato di un'assassina o il protettore? >>.
<< Entrambi >> rispose Jake serissimo come mai in vita sua e Lana lo guardò ammirata da quella calma sul suo viso. << Il ragazzo innamorato sa cosa si cela nei suoi occhi e nella sua anima. Il protettore riconosce un demone che non merita la morte. Lei non la merita >>.
Zack restò sulla difensiva ma abbassò la mano con il paletto. Guardò Karie e finalmente lei alzò lo sguardo, stufa di scappare da quegli occhi. Lo fissò con intensità, si ricordò di quella sera e le venne d'oca. Jake notò quegli occhi, che non aveva mai visto in sua sorella.
<< Devi dirmi qualcosa? >>.
Karie si voltò verso il fratello, la verità le si leggeva in faccia. << Sì >> confessò.
<< Parla >> le ordinò.
<< Sono uscita con Zack due settimane fa e ci siamo baciati >>.
Jake scoppiò di rabbia verso il protettore. << L'hai usata! >>.
<< No! Karie non c'entra! A me piace davvero tua sorella! >> protestò Zack, ormai rompendo tutte le barriere.
Karie sussultò e un sorriso le scappò dalle labbra, ma si spense subito.
<< Non mi interessa! >> strillò Jake. << Voglio che Karie ne stia fuori! Non voglio vederti in giro con lui! >>.
Il tono era così da comandante che irritò Karie e la punse nel vivo.
<< E tu non sei nessuno per dirmi cosa devi fare! Io ho accettato Lana, ho accettato tutto per la tua felicità. Anch'io volevo ucciderla eppure non l'ho fatto! >>.
<< Lana non voleva certo uccidere persone a cui tengo, Karie. Lui sì! >>.
Lana avanzò, andando davanti a Zack. Lui alzò il paletto, sulla difensiva di nuovo. Jake se ne accorse troppo tardi e Lana ne approfittò.
Arrivò così vicino a Zack, quasi a poterlo toccare. Lui non abbassò il paletto per un istante.
<< Quando tua madre è morta ho letto la sua mente... Era depressa e tu lo sai... La morte di tua sorella non le ha fatto bene >>.
Karie si accorse di non aver mai sentito nominare nessuna bambina. << La morte della sorella? >>.
Il viso di Zack si fece scuro. << Mia sorella Alice è morta di tumore quando aveva tre anni, due anni fa >>.
Karie ne fu turbata e lo sguardo di Jake si riempì di dispiacere.
Zack sembrava trattenere le lacrime.
<< Nella sua mente c'eri solo tu. L'unico motivo per non fare gesti disperati... Se non fossi arrivata io, lei non avrebbe mai fatto niente. Ci è voluto tanto per convincerla, credimi. Pensava solo a te >>.
Zack strinse i pugni tanto che si ferì con il legno del paletto. Qualche lacrima uscì dai suoi occhi.
Lana guardò il paletto e poi tornò a guardare gli occhi di Zack. << Meriterei quel paletto nel cuore. Più di  chiunque altro. Non ho scuse per ciò che ho fatto. Ma se tu adesso mi uccidi, cosa pensi di... risolvere? >>.
Jake era sulle spine, pronto a scattare al minimo tentativo. Karie aveva gli occhi sgranati e con qualche lacrima.
<< Hai perso una madre, una sorella... Vuoi davvero perdere il tuo onore e qualcun altro per la vendetta? >> domandò alla fine Lana.
Zack rimase pietrificato per i primi dieci secondi. Poi mollò il paletto a terra, con un tonfo sonoro che si sparse per il vicolo.
Fissò Lana. << Voi demoni sapete intortare bene le persone >> disse con un sospiro. << Non ti ucciderò, promesso. Puoi uscire di casa senza temere il mio arrivo alle spalle. Ma non posso ancora perdonarti, mai>>.
<< Lo capisci e non lo pretendo >> disse Lana. << Grazie almeno per non avermi ucciso >>.
Zack annuì. Jake abbracciò Lana, sollevato. Si rivolse a Zack.
<< Spero che io e te non dobbiamo più scontrarci. Siamo entrambi protettori e non voglio dovermela prendere con un compagno >> disse, allungando la mano. Zack la prese e la strinse.
<< Con piacere >>.
Karie era rimasta in disparte dal gruppo, non la sentiva di avvicinarsi perchè non sapeva come comportarsi. Era stato solo un bacio. Si erano visti due volte e la prima per un massimo di un'ora. Non riusciva ad inquadrare bene la situazione.
Lana diede una pacca a Karie. << Bene. Io direi che i due possono uscire insieme >>.
<< Ora >> aggiunse Jake.
<< Ora?! >> esclamarono i due.
<< Ora >> confermarono la coppia, lasciandoli lì. Rimasero imbambolati per qualche secondo, prima di guardarsi e scoppiare a ridere.
<< Non ho mai iniziato un appuntamento con un precedente simile! >> esclamò Karie tra le risate.
<< Neanch'io. Potrebbe essere divertente >> disse, ricomponendosi e offrendole il braccio. Karie lo prese e  passeggiarono fino a tarda sera. Il Natale era vicinissimo, mancavano solo una manciata di giorni e la neve ricopriva ogni centimetro di strada. I bambini si rincorrevano con i capellini colorati in testa e le persone erano cariche di buste altrettanto colorate e allegre. Alberi di Natale stupendi dentro i negozi e il caratteristico albero di Times Square. Il Central Park aveva invece i laghi ghiacciati e riflettevano il cielo plumbeo e carico di nuvole. La luna faticò a uscire per via di quelle nuvole cariche di neve. Un raggio lunare illumino Zack e Karie sulla soglia di casa di lei, sui due gradini del palazzo. Zack intrecciò le dita con quelle di Karie e si avvicinò e contemporaneamente lei fece lo stesso. Il bacio fu ancora più bello del primo e forse era quello proprio il primo tra i due. Dolce, lento e tanti altri modi. Diversi modi per parlare attraverso un bacio, invece che con le parole. Un bacio racconta molto di più.
Strinse Karie tra le sue braccia e si sentì felice. Le parole di Lana si erano rivelate la verità: se quel pomeriggio avesse dato ascolto ai sussurri ammalianti della vendetta, non sarebbe lì con Karie a baciarla e la protettrice non sarebbe mai stata felice. Di dimenticare Josh. Di andare avanti. Aveva compreso quanto Jake avesse sofferto per la separazione da Lana e tutta la complicazione della storia. Ma ora capiva anche come si era sentito quando aveva potuto stringerla a sé ancora: felice

Furono due mesi bellissimi per Karie. Presentò Zack hai genitori e ne furono entusiasti. Non immaginavano nemmeno lontanamente cosa fosse davvero quel ragazzo simpatico, come i loro figli. Karie decise di presentarlo anche a Withney e Sean, ormai al corrente del segreto. Rivelò tutto a Zack e ne rimase sconvolto però accettò. Un pomeriggio li invitò a casa loro, approfittando dell'assenza dei genitori per una visita medica. Aprirono la porta e trovarono Sean appoggiato contro il muro e Withney sorridente.
<< Ehilà! >> salutò Sean. << Da tanto che non vi si vede! A fare fuori i demoni? >> domandò Sean.
<< Sssh! >> lo zittirono tutti e quattro.
<< Vuoi farti sentire da tutto il palazzo? >> gli chiese Withney e Sean alzò gli occhi al cielo.
Zack era in salotto, seduto su un divanetto. Si alzò quando vide arrivare i due amici di Karie.
Strinse a entrambi la mano.
<< Piacere di conoscervi: sono Zachary Turner. Chiamatemi Zack >>.
<< Withney Moore >> disse la ragazza, stringendo la mano a Zack e facendo l'occhiolino a Karie di nascosto, segno che approvava.
<< Sean Perry >>.
Si sedettero e Jake offrì ai due amici della cioccolata calda.
<< Quindi sei anche tu un protettore >> cominciò Withney.
<< Da due anni e mi sembra strano parlarne con chi non deve sapere >> aggiunse con un sorrisetto, sorseggiando la sua cioccolata.
<< Puro caso >> disse Jake. << Ci hanno beccato e non avevamo scelta >>.
<< Sebastian poteva cambiarli >> suggerì Zack.
<< Voleva >> ricordò Lana. << Ma i gemelli si sono opposti. Li capisco >>.
<< Peccato >> disse Sean. << Non sarebbe stato male >>. Withney annuì.
<< Non ti ci vedo proprio a rincorrere demoni per i vicoli di New York, rovinandoti i capelli >> disse Karie, rivolta a Withney.
Lei alzò il mento, con arroganza. << Tu lo fai! >>.
<< Per costrizione. Altrimenti non lo farei >> mormorò e abbassò lo sguardo così come Jake e Zack. I due amici non potevano comprendere quanto fosse difficile. Non c'erano lati positivi, solo negativi: dovevi pensare solo a salvarti la vita e quella di chi ti sta accanto. I poteri erano come piccoli premi di consolazione e Sebastian lo sapeva.

Da quando Zack era il ragazzo di Karie, andavo a caccia insieme. Anche Lana si univa qualche volta, restando però molto ai margini. Zack era più esperto e conosceva tanti tipi di modi per intrappolarli e rendere più facile ucciderli.
I demoni di New York conobbero tempi difficili. Venivano sterminati velocemente e abilmente. Tre contro uno: impossibile sopravvivere. Sebastian era felice di quel trio così assiduo nella caccia e forse la speranza che i demoni, a parte due, morissero sembrava più vicina.
Una notte, all'incirca le tre, uno sfortunato demone delle morti premature era dovuto scappare da un ospedale rincorso dai tre. Si era inoltrato in un vicolo ed era così impegnato a cercare di salvarsi l'esistenza che non aveva pensato a dove andava e infatti si scontrò contro un vicolo cieco. Emise un ringhio gutturale con la sua stretta bocca. L'aspetto non era proprio umano, perché era al livello medio. Era alto quando i Jake e Zack, però era esile e il collo quasi inesistente, oltre a essere pallidissimo.
Tentò di scavalcarlo ma si ritrovò congelato contro il muro. Di dimenò, cercando di romperlo. Zack si avvicinò ed estrasse dallo zaino un paletto di legno di pioppo.
<< Centro delle fronte >> mormorò, posandoci un dito e il demone tentò di morderlo. Karie gli dette una scossa. << Mai prendersela con il ragazzo di una protettrice >>.
<< Sciocchi! Pensate davvero che Aric ve la lasci passare liscia! Non avete la minima idea di cosa vi aspetta, sporchi cacciatori! >> strillò con la sua voce acuta. Zack strinse le labbra dalla rabbia, stava per affondare il pugnale al centro della fronte ma Jake lo fermò con una mano sul petto.
<< Che vuoi dire? >>.
Il demone strinse la bocca. Aveva detto troppo.
<< Parla o sarà peggio per te! >> minacciò Karie, facendo scintille.
<< Non dirò niente! >> esclamò testardo il demone.
<< Vedremo >> disse Jake, prendendo un coltello. << I demoni come te non hanno sangue rosso, ma verde. Mi dispiace solo per chi dovrà lavare i vestiti >> disse ironico ma tornò serio. << Parla >>.
<< No! >> ribadì testardo, con un altro ringhio.
<< Non parla >> disse Zack scontento, rivolto ai due compagni.
<< No, non parla proprio >> disse Jake con un sorriso che si spense subito. Affondò il coltello nel cuore e il demone sussultò.
<< Allora? >> mormorò. << Ti rifiuti ancora? >>.
<< Non parlerò >> disse a mezza voce. Jake affondò ancora di più il coltello e il demone si irrigidì.
<< I demoni soffrono finché la ferita non si rimargina. Quindi ti conviene parlare >> disse Karie, per niente commossa.
<< No! Mai, sporchi cacciatori!>>. Aveva detto la cosa sbagliata, perché si ritrovò accecato da altro ghiaccio.
<< Testardo >> disse scocciato Zack. Karie alzò una mano e lo scosse per un minuto buono. << Guarda che lo fa di nuovo >> lo avvertì Zack.
<< Manipolalo >> disse Jake. << Preferisce soffrire >>.
Zack lo fissò negli occhi, il demone cercò di opporsi e ci riuscì. Bloccò la sua mente e Zack si ritrovò con il respiro a metà, dallo sforzo.
<< Fa muro di gomma, il bastardo >> sussurrò, quando Karie si fu avvicinata preoccupata. << Uccidiamolo >>.
<< Aspettate! >> esalò, senza respiro e attirò la loro attenzione. << Se vi dico cosa volete sapere, mi lascerete libero? Voi siete i buoni >>.
<< Promesso >> specificò Jake. << Parla >>.
Il demone prese fiato e Jake tolse il coltello.  
<< Aric sta organizzando un'armata >>.
<< Un'armata? >> chiesero in coro.
<< Ha indetto una riunione segretissima per tutti i demoni qui, a New York. È la città con più demoni e quindi è più semplice >>.
<< Quando? >> chiese Zack, senza lasciare il paletto per sicurezza.
<< Domani. Alle otto. Davanti al centro commerciale Fortunoff, c'è un grande magazzino abbandonato. Si terrà lì dentro >> rispose, sollevato di essere sfuggito alla morte.
<< Siamo sicuri? Non è una trappola? >> chiese scettica Karie.
<< Non mentirei inutilmente >>.
<< Bravo, demone delle morti premature >> disse Jake, girandosi a guardare gli altri due che sorrisero. << Hai fatto la cosa giusta, tranne una >>.
Il demone si accigliò, un po' spaventato da quei sorrisi. << Quale? >>.
Una nuvola di fumo nero invase il vicolo cono uno stridulo grido di dolore.
<< Fidarti di noi >>.

<< Un'armata? >> chiese Sebastian.
<< Già. Aric ha deciso di porre fino a tutto >> rispose Karie.
<< Dobbiamo fermarlo >> disse Melinda, camminando su e giù per la stanza. Sempre con i tacchi e notarono che era vestita da discoteca. Anche Lana era nella stanza, in pigiama, stringendo la mano di Jake.
<< Come? >> domandò Zack.
<< Irrompiamo nella riunione. Se uccidiamo il discendente del primo alchimista i demoni spariranno. Aric non ha figli. Dobbiamo farlo prima che sia troppo tardi >> disse Marie, ma poi si portò le mani alla bocca. Joseph tornò a guardare lo schermo del computer e Melinda si passò le mani sul viso.
Jake si alzò. << Che vuol dire che i demoni spariranno? >>.
<< Quello che ha detto >> rispose Melinda. << Spariranno >>.
<< Fermi un momento >> disse Zack, alzando le mani. << E i mezzi demoni come Lana? E quelli a metà? >>.
<< Diventeranno umani normali >> spiegò Joseph. << Come se venissero curati >>.
Il volto di Lana si illuminò e balzò in piedi dal divano. << Diventerò umana?! >>.
<< Esatto >> rispose sorridente Melinda. << Come gli altri. I tuoi poteri non resteranno, nemmeno la pirocinesi >>.
<< Chi se ne importa! >> esultò, felice. << Potrò liberarmi dalla mia parte demoniaca! >>.
<< E Sebastian? >> domandò Karie, interrompendo l'atmosfera gioiosa. Gli sguardi andarono a lui, la serenità fatta a demone.
<< Morirò >>.

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Punizione ***


        16. Punizione

La notizia della futura morte di Sebastian li lasciò smarriti. Doveva averlo sempre saputo ed il momento si stava avvicinando.
Tra i quattro ragazzi le cose non si erano messe bene. La tensione si creò, lasciandoli ansiosi. La scuola era diventata difficile: erano stanchi e anche gli insegnanti se ne accorsero. Una volta Karie si addormentò addirittura durante la lezione di matematica e Jake le toccò il braccio con la mano ghiacciata per farla ridestare appena in tempo.
Una mattina, durante il pranzo, successe un fatto spiacevole. Lana era l'oggetto di attenzione da diversi ragazzi e Jake ne era molto geloso. Il suo status di protettore non poteva certo sfoggiarlo con gli altri per incutere paura, quindi si limitava ad occhiate minacciose.
Ma non quella mattina.
Lana si era attardata nell'andare a pranzo ed era arrivata poco dopo il suo fidanzato. Lui era andato avanti di qualche passo nella fila, poichè Lana non voleva essere aspettata. Aveva preso il suo vassoio e cominciato la fila. Jake era quasi alla fine quando un ragazzo le aveva messo una mano sul braccio, troppo possessivo. Alto circa 1.95, capelli corvini e occhi verdi.
<< Lana Johns >> le sussurrò. << White ti ha mollata? Perché potrebbe essere una buona occasione per conoscerci meglio. Sempre che tu abbia capito... >>.
Lana prese un bel respiro, per non cadere in una brutta tentazione. Si scrollò la mano del ragazzo di dosso e cercò di allontanarsi il più possibile ma lui si era intestardito. Jake sospirò e andò alle spalle del ragazzo, picchiettandogli zulla spalla. Quando si girò, lentamente, indurì lo sguardo all'istante. Era almeno quindici centimetri più di Jake e molto più muscoloso di lui.
<< Che cosa vuoi? >>.
<< Che lasci in pace la mia ragazza >> rispose Jake, con tranquillità e puntando il dito contro Lana.
<< E se non lo facessi? Che mi fai? La bua? >>. Certi suoi amici, seduti a qualche tavolo di distanza, scoppiarono a ridere.
Jake cercò di mantenere la calma. Karie in fondo alla mensa notò tutto grazie a Withney e le due si alzarono. Sean mise una mano sulla spalla dell'amico.
<< Jake, calmati >>.
Il ragazzo voleva provocarlo, perché mise una mano, possessivo, ancora una volta sul braccio di Lana, tirandola a sé. Gli studenti attorno e quelli seduti vicini guardavano la scena con il fiato sospeso, alcuni speravano in una rissa.
<< Quindi? Dov'è la tua vendetta? >> chiese, piegandosi verso Jake.
<< Lasciala >> gli ordino Jake. << Non lo ripeto più >>.
Il giovane commise un grosso errore.  Nel tentativo di toglierselo di torno, Lana gli aveva dato uno spintone, anche molto forte. Il ragazzo la strattonò con maggior violenza e lei si scontrò contro il bancone del cibo, facendo barcollare le vivande, non si era fatta niente. Il ragazzo, infuriato per essere stato respinto, dette un pugno a Jake ma impallidì quando lo vide bloccato nella sua mano: non aveva visto nemmeno l'azione.
<< Jake! >>. La voce della sorella rasentò il rimprovero. << Non fare lo stupido! >>.
Il ragazzo ci riprovò e mancò il colpo, poiché Jake si era spostato con un movimento quasi invisibile. Jake passò all'azione e gli dette un pugno. Barcollò, tastandosi il naso rotto e gocciolante.
<< Io ti avevo avvertito >>.
Gli amici si alzarono per difenderlo. Withney si coprì gli occhi con le mani e Karie cercò di impedire al fratello gesti insensati, tipici di lui. Sean la fermò, non voleva che si facesse male. Un ragazzo cercò di dare un pugno a Jake ma venne fermato e glielo restituì con gli interessi. Due affiancarono Jake, impedendogli di scappare, strinsero i pugni e si prepararono ha picchiarlo. Jake si abbassò nel giro di un secondo. Il primo manco l'altro, ma il secondo stramazzò a terra l'amico. Una furia cieca si dipinse sul suo viso scuro e tentò di dare un altro cazzotto a Jake però lui fu più veloce, gli dette un pugno nello stomaco. Gli alunni erano rimasti a bocca aperta e nessuno sembrava ascoltare Karie, Lana e Withney che urlavano di smetterla. Un altro arrivò alle spalle di Jake per dargli un calcio, ma si spostò, quasi l'avesse avvertito.
<< Mancato >>.
Il tipo ci riprovò, senza successo.
<< Mancato ancora >>. Di colpo, l'altro si ritrovò contro il bancone delle vivande con un labbro sanguinante.
Gli amici del primo provocatore non osarono nemmeno avvicinarsi a Jake.
<< Allora, qualcun altro vuole provare? >> chiese ai ragazzi che corsero via in un battito di ciglia.
Gli alunni andarono a sedersi perché era arrivata la preside, marciando come un generale.
Molti studenti si affrettarono ad andare a sedersi tranne Withney e Sean, rimasero accanto ai loro amici.
<< Cos'è successo qui? >> domandò autoritaria.
<< Chris Cortès ci ha provato con Lana Johns anche se lei non voleva e gli amici si sono messi in mezzo >> spiegò Withney, sperando di giustificare l'amico. << Jake White si è solo difeso >>.
<< Signor Cortès, prego. Ragazzi >> disse la preside, facendoli avanzare davanti a lei. Il ragazzo guardò Jake con uno sguardo pieno di odio, così come gli amici sanguinanti.
Karie gli mise una mano sul fianco e gli dette una scossa. Lui fece un salto come un gatto gettato in una pozza d'acqua.
<< Ma sei pazza?! >>.
<< Quello scemo sei tu! >> ribatté Karie. << Aspetta che lo sappia Sebastian! >>.

<< Sei un idiota! >>.
Sebastian camminava come un leone in gabbia per la stanza. Era calmo in ogni occasione ma questa volta era andato fuori di testa.
Jake era seduto sul divano, nella solita stanza piena di gente. Melinda gli aveva fatto una predica di mezz'ora e Marie e Joseph avevano rincarato la dose, anche Zack non si era trattenuto da un paio di frasi di rimprovero.
<< Sei quasi maggiorenne e sei un protettore da un anno! Queste cose non dovresti farle! >> continuò Sebastian. Jake lo guardava sottecchi e a braccia conserte.
<< Solo perché sei capace di fare molto male a quelli della tua età, bulletti o maniaci che siano, non vuol dire che tu lo debba fare! >>.
<< Cosa dovevo fare? >>.
<< La preside non esiste nella tua scuola? >> chiese Sebastian. << O le cose sono cambiate? >>.
<< Andiamo... chi vuoi abbia capito? >>.
Melinda afferrò un telecomando e con un gesto secco accese uno dei televisori. Immagini in bianco e nero riempirono lo schermo.
<< Le abbiamo rubate dagli archivi video della vostra scuola. In questo modo nessuno capirà nulla >> disse Joseph.
Era la scena della rissa di Jake. Era chiaro che occhi esperti avrebbero riconosciuto in lui un protettore. Il siero, oltre ai poteri, conferiva anche diverse capacità fisiche come forza, velocità e sensi più sviluppati. Nella sua impulsività li aveva mostrato a tre quarti della scuola. Nemmeno un maestro di arti marziali sarebbe stato tanto abile.
<< Devo dire che buona parte della scuola si chiederà come hai fatto a mettere da solo cinque bulletti K.O >> disse Melinda, spegnendo il televisore.
<< Mi dispiace >>.
<< Dovevi pensarci prima! >> strillò Sebastian.
<< Basta Sebastian >> intervenne Marie, seduta su uno sgabello. << Il ragazzo ha imparato la lezione >>.
<< L'hai imparata? >> gli chiese Lana e lui annuì, per farle piacere. Riteneva più che giusto ciò che aveva fatto però ritenne più saggio stare zitto.
<< Perfetto. Ora posso darvi la punizione >> disse Sebastian d'un tratto.
Lo sconcerto di Jake gli si leggeva in faccia. << Punizione? >>.
Karie si fece avanti. << Ho sentito bene? Darvi? >>.
<< Hai sentito benissimo. Non l'hai fermato >> spiegò Sebastian.
Karie si mostrò indignata. << Non è giusto! >>.
<< Melinda, fallo entrare >>.
La protettrice ticchettò fino alla porta ed entro un ragazzino. Non arrivava al metro e settanta, magrissimo. I capelli erano disordinati e castani, il visto tondo con grandi occhi celesti, acquosi, sembrava non avere più di quindici anni.
<< Chi è il moccioso? >> domandò Jake e Sebastian gli tirò uno schiaffo sulla nuca e Lana una gomitata, esagerando. Il ragazzino gonfiò il labbro, contrariato.
<< Si chiama James Anderson>> lo presentò Marie. << È un nuovo protettore >>.
Lo squadrarono diffidenti.
<< Ma avrà sì e no quattordici anni! >> protestò Zack.
James s'infiammò di colore. << E anche se fosse? >>.
<< Avevi detto che bisogna avere almeno sedici anni >> si ricordò Karie, scettica.
<< È un caso raro. Dovevamo sostituirne uno. Perciò... >>.
<< Questo ragazzino cosa c'entra con la mia punizione? >>.
<< Be'... è un protettore da una settimana >> disse Melinda.
<< Non dirmi che dobbiamo fargli da babysitter? >> domandò Karie.
<< Esatto >>, confermò Melinda, che era molto compiaciuta dal loro risentimento.
<< Noi non avevamo un babysitter! >> protestò Karie.
<< Voi eravate in due, eravate più grandi e Melinda vi ha seguito >> ribatté Marie.
Si girarono a guardare James e annuirono, arresi.
<< Non abbiamo scelta, a quanto pare >> disse Jake.
<< Sono certa che Zack e Lana saranno felici di darvi una mano >> aggiunse Melinda, sempre più divertita. I due malcapitati la sfiorarono con uno sguardo assassino.
I due gemelli battero il cinque.
James si avvicinò a Lana, si sistemò i capelli, le prese una mano e il suo sguardo celeste divenne dolce, o almeno tentò.
<< Sono contentissimo di avere una babysitter come te >> disse con un tono zuccheroso. Joseph soffocò una risata dentro un fazzoletto e Sebastian si lasciò andare a un sorriso. Melinda uscì dalla stanza, correndo per non far sentire una risata. Marie annegò la risata nella sua tazza di tè.
I gemelli rimasero talmenti scioccati da quello che consideravano un atto di coraggio. Lana non aveva nemmeno lasciato la mano del ragazzino.
<< Sai perché sono costretto a farti da babysitter? >>.
James scosse la testa.
<< Perché ho rotto il naso al tizio che oggi ci ha provato con la mia ragazza >>.
James lasciò subito la mano di Lana come se scottasse ed era vero, perché la ragazza aveva fatto brillare la sua mano. James rimase molto sorpreso, era ancora un giovane protettore.
<< Sei una protettrice? >>.
<< Un demone >> rispose pacata Lana e lui fece un salto indietro. << Non ti farò niente, sono buona. In piccolissima parte sono anche umana >>.
James si rese conto che doveva imparare tantissime cose di quello strano mondo in cui era stato catapultato e quei ragazzi erano lì per insegnarglielo.

Lo portarono fuori per capire un po' che tipo fosse. Andarono nei luoghi più isolati del Central Park.
<< Che poteri hai? >> gli chiese Zack.
<< Sono telecinetico e riesco a rigenerarmi >>.
<< Ottimo. Non facciamo che collezionare cicatrici >> narrò Karie.
<< Hai letto i libri di Sebastian? >> continuò Jake.
<< Ho quasi finito il terzo >> rispose educato e composto.
<< Quindi sai le basi, più o meno >> disse Lana.
<< Sì >>.
Si guardarono, indecisi.
<< Hai già ucciso un demone? >> domandò Karie.
James parve esitare. << No >> rispose e non sembrava molto contento di farlo.
Karie lo percepì. << Hai paura ed è normale... Ma prima di quanto penserai diventerà facile come bere un bicchiere d'acqua >>.
<< Karie >> la rimproverò Jake, scuotendo la testa.
<< Ho quattordici anni, ma non sono stupido. Lo so che si muore >> disse tristemente, a testa china.
<< Ci siamo passati tutti. Vedersi cambiare la vita così irreparabilmente e senza poter tornare indietro... Non è facile. Ma presto lo diventerà un po' di più >>.
<< Ma non sarà mai facile >> disse, capendo ciò che Karie tentava di dirgli.
<< No >> rispose sincera.
Il viso di James si fece triste. Si guardarono tutti e Lana venne un idea.
<< Che ne dici se ti facciamo vedere la teoria... in azione? >>.
<< Come? >>.
<< Io sono un demone e Jake potrebbe farti vedere >>, propose, con un tono gentile e James annuì. Andò a sedersi sull'erba con gli altri e Jake e Lana andarono al centro dello spiazzo erboso. Lana isolò la scena del giro di un chilometro e Jake brandiva un pugnale d'argento. Si guardarono per circa dieci secondi e poi Jake sparì dalla vista degli altri e James esultò entusiasta. Fu alle spalle di Lana ma lei si girò, restituendogli un unghiata sulla guancia. Jake arretrò con una mano sulla ferita, bruciava parecchio. Cristalli di ghiaccio cercarono di imprigionare il demone ma lei li sciolse con poche fiamme. Jake imprecò e sparì ancora dalla vista della fidanzata, cercando di disorientarla. La ragazza sembrò infastidita, se fosse stata un demone purosangue sarebbe stato molto più facile. Si concentrò sullo spostamento del vento e delle foglie degli alberi, di scatto lanciò una palla di fuoco e Jake ruzzolò sull'erba per evitarla. Lana ne approfittò per balzare su di lui e bloccarlo, ma il ragazzo riuscì a spostarsi in tempo. Cercò di reagire ma fu troppo tardi perché il protettore la bloccò sull'erba con le braccia e un ginocchio sullo stomaco.
Lana era accasciata senza fiato sull'erba. A quel punto si ritrovò il pugnale di Jake alla gola e le procurò solo una piccola ferita che si rimarginò subito. Respiravano piano, lo scontro era stato duro.
Il volto di Jake fu attraversato da un lungo ghigno. << Morta >>.
<< Odio quando mi sorridi così >> ammise lei. << Sembri uno... >>.
<< Uno sporco cacciatore? >>.
<< Sì >>. Jake la liberò dalla presa e l'aiuto da alzarsi, poi le dette un bacio in fronte, gettando il pugnale a terra.
James non aveva fiatato per tutto lo scontro.
<< Incredibile! >> esultò, balzando in piedi. << Voglio farlo anche io >>.
<< Non prenderla come un gioco >> disse seriamente Jake. << Qui avevo la certezza di non subire danni, almeno non gravi >> si corresse, toccandosi la guancia. << Ma nella realtà non sono così buoni. Qualche volta potrebbe essere divertente, spesso non lo è >>.
James annuì, più serio.
<< Non vogliamo spaventarti... Vogliamo che tu capisca che non è un gioco >> spiegò dolcemente Karie.
<< Okay >> disse James. << Ho capito. Ora posso provare io? >>.

Dopo due ore Sebastian e Melinda apparvero nel prato dov'erano presenti gli altri, nel momento in cui James dava un calcio a Zack in pieno stomaco, cadde dolorante. Risero tutti.
<< Sebastian, Melinda >> disse Karie, si voltò vedendoli arrivare << Come mai qui? >>.
<< Sono le sette >> rispose, guardando velocemente l'orologio argentato al polso. << Dobbiamo andare >>.
<< E James? >> chiese Lana, indicandolo con un cenno della testa.
<< I piccoli protettori devono crescere >> rispose Melinda. << Potrebbe essere una buona occasione per uccidere il suo primo demone >>.
James rabbrividì di terrore. Fino a pochi secondi fa era entusiasta ed ora si sentiva terrorizzato dalla testa ai piedi e le mani tremavano
Karie lo notò. << Non è pronto >>.
<< Lo sarà al momento >> ribatté Sebastian. << Verranno con noi anche Marie e Joseph, insieme ad altri tre protettori >>.
<< Verrò anche io, vero? >> chiese Lana.
<< Spetta a te la scelta >> le rispose Melinda.
Lana guardò Jake, uno sguardo implorante. Sospirò.
<< Lana verrà con noi >>.
<< Bene, allora armiamoci e andiamo >> ordinò Melinda. Karie strinse una mano a James per rassicurarlo. Poi prese quelle di Zack e lui la strinse. Era una missione difficile e avevano paura.
Anche Lana strinse Jake forte, tanto forte. Avrebbe voluto restare lì per sempre.

In un luogo lontano da lì, un magazzino abbandonato, i demoni giungevano tantissimi, troppi. Di qualunque tipo, grado e anche di supporto. Aric era al centro della stanza ad attenderli, paziente. Non immaginava minimamente che uno avesse fatto la spia e che la sua rimpatriata avrebbe avuto un esito negativo.
I demoni sfilavano silenziosi per le vie scure, senza luce. I lampioni erano rotti e la luce era quasi inesistente, tranne quella della luna. Erano molto tranquilli perchè quegli sporchi Cacciatori non sarebbe venuti a disturbare una riunione segreta. Entravano da una porta di metallo che veniva chiusa a chiave ogni volta.
Non si erano accorti di dodici figure sparse intorno al bordo di un tetto, appartenente a un edificio di fronte. Li fissavano impassibili, aspettando il momento insieme a tensione, ansia e paura. James era il nervoso più di tutti, si torturava le dita.
Lana respirava piano, per non andare in panico.
<< Cosa aspettiamo? >> domandò Jake, impaziente. << Perché non andiamo laggiù e li togliamo di mezzo? >>.
<< Per non farci sentire, magari? >> fu il commento sarcastico della sorella. << Qua non ci vedono, siamo al sicuro >>.
<< Siamo sicuri che siete gemelli? Non hanno, per caso, scambiato Jake con il vero gemello di Karie? >> domandò Melinda e molti ridacchiarono.
<< Ah ah >> scandì lentamente Jake. << Che ridere >>.
Un rumore li fece girare. Un minuscolo demone di supporto, basso e tozzo, si era accorto di loro. Stava per aprire bocca e urlare agli intrusi. Jake alzò una mano e gli tappò la bocca con il ghiaccio. Era così piccolo che il peso del ghiaccio lo fece cadere all'indietro.
<< Appena in tempo >> sospirò una protettrice. James lo alzò e un altro lo fece esplodere in mille pezzi che sparirono nel fumo. Tornarono a guardare giù e non c'era più nessun demone.
Era ora.
Sebastian fu giù nel giro di un secondo e un altro protettore lo seguì. Lana venne presa in braccio da Jake e corsero giù. Si fermarono davanti alla porta. Zack passò le mani sul muro e ne curvò la luce, facendole diventare trasparente. Un protettore con il super udito cercò di sentire tutto.
Distingueva perfettamente la voce di Aric nel tumulto e ripeteva pari passo le parole di Aric...
<< I cacciatori stanno guadagnando terreno! Per colpa di quel traditore di Sebastian, demone delle morti premature! >>.
Non ci fu bisogno del super udito per sentire le urla di indignazione. Sebastian rimase calmo e gli altri strinsero i denti, alterati.
<< Senza contare che la demone dei suicidi, Lana Johns, ha fatto! La fidanzata di uno sporco cacciatore! >>.
Altre urla di indignazione e risate, forse dirette al padre e al fratello di Lana. Jake strinse i pugni e caricò verso la porta, ma Melinda lo fermò.
<< La battaglia che dura da ormai mille anni deve finire! Dobbiamo sterminare la razza dei protettori e quei due demoni traditori! >>.
<< Facciamolo! >> urlarono tutti i demoni dentro la stanza.
<< I demoni sono di più dei cacciatori, perciò voglio che sopraffate con i vostri poteri di persuasione, tutti insieme, gli umani... In questo modo daremo la caccia aperta ai cacciatori, distruggendo l'ordine! >>.
I protettori fuori sbiancarono. Avevano sempre temuto che Aric usasse quel punto a loro sfavore, la minoranza numerica, e adesso lo aveva fatto. Non era difficile riconoscere i protettori per via del tatuaggio e, se gli avessero messo contro gli umani, sarebbero morti presto.
Sebastian fece cenno di agire. Annuirono e Lana andò in testa a tutti e fece esplodere la porta con un movimento del braccio. L'esplosione attirò l'attenzione dei demoni presenti, voltandosi in direzione della porta. Il capannello di cacciatori li fece arretrare. Aric scese dalla pedana su cui era e si fece largo tra la folla, puntando il dito contro di loro.
<< Come avete fatto a saperlo?! >>.
<< Un tuo piccolo demone ci ha detto tutto >> rispose Jake.
<< Non lo avrebbe mai fatto! >> sentenziò Aric.
<< Quando sei sotto tortura dici molte cose >> lo contradisse Zack con un sorriso.
Aric non voleva cedere. << Uccideteli! >>.
<< Sta attenta >> sussurrò Jake a Lana, dopo un bacio. Lei annuì e strinse il pugnale argentato nella mano.
Zack baciò velocemente Karie e si gettò nella folla dei demoni. I primi caddero e nuvolette di fumo di vario colore si sparsero per il magazzino. Aric impugnava un paletto di anice, pronto a farla pagare a Lana. Jake si ritrovò contro un muro dal fratello di Lana, anche lui pirocinetico. Non voleva ucciderlo, avrebbe ferito a morte la sua ragazza. Terrence cercò di dargli fuoco, si protesse con del ghiaccio però si sciolse subito.
<< Non mi ucciderai! >> esclamò in un ghigno. << Feriresti troppo quella traditrice! >>.
Gli occhi di Terrence si fecero vitrei. La bocca semi aperta e sparì in una nuvola di fumo nero. Lana guardava quel mucchietto, severamente.
<< Lana >>.
Lei scosse la testa e si mischiò nuovamente con la folla.
Melinda e Sebastian se la cavano egregiamente, così come gli altri. James riuscì a uccidere il suo primo demone e anche altri. Karie era alle prese con tre demoni dei tradimenti. Si avvicinavano sempre di più... Jake arrivò e trafisse una delle demoni con un pugnale nella schiena e quella sparì urlando. Karie fece lo stesso con un'altra, mentre la terza venne uccisa da Jake.
Si ritrovarono schiena contro schiena, in difficoltà. Altri demoni, meno umani del solito, li circondavano.  Karie strinse un paletto di legno e lo alzò, voltandosi a tre quarti verso Jake.
<< Pronto? >>.
Jake strinse un paletto di legno di mogano. << Quando vuoi >>.
I demoni si avventarono contro di loro, che si abbassarono appena in tempo. Si rialzarono e trafissero con un paletto il demone di fronte ai due. Lui urlò e sparì. Fecero lo stesso con altri tre.
Aric guardava tutto livido di rabbia. Doveva trovare un modo per riscattarsi.
Lana diede fuoco a un piccolo demone che sparì. Ci mise mezzo secondo a ritrovarsi bloccata, sentì il muro freddo contro la schiena. Aric le teneva una mano sulla bocca, per impedirle di urlare.
<< Non disturbiamo il tuo sporco cacciatore >> mormorò. << Solo noi due... >>.
Lana alzò un piede e gli diede un calcio negli stancu che lo fece arretrare, cadde a terra leggera e si rialzò.  Infiammò le mani, pronta a dare battaglia a Aric e, forse, ucciderlo. Poi si ricordò cosa aveva detto Jake: basta uccidere.
<< Avanti... potresti indurmi al suicidio con poche parole >>.
<< Non provarci! Io non uccido più! >> strillò, ma cominciava a cedere. Le gambe tremavano e il demone che era in lei voleva davvero farlo. Strinse i denti, cercando di controllarsi. Lì vicino c'era Zack che aveva fatto fuori una ventina di demoni in quindici minuti e si accorse della difficoltà di Lana. All'inizio non voleva, il risentimento era troppo forte.
Ma poi pensò a come lui amava Karie e a come si sarebbe sentito se lei fosse morta. Perciò caricò contro Aric, invisibile. Lana aveva il respiro accelerato e stava ormai per cedere quando sentì Aric urlare di dolore. Sanguinava da una spalla.
<< Lasciala stare! >> gli intimò Zack. << Lei non ti ascolta più! >>.
Lana lo guardò stupita, era l'ultima persona da cui si sarebbe aspettata aiuto. Zack la guardò, un pò a disagio.
<< Grazie >> mormorò Lana, riprendendosi poco a poco. << Perché? >>.
<< Perché so cosa vuol dire quando perdi qualcuno che ami >> rispose semplicemente, allontanandosi e lasciandola di stucco.
Nonostante fossero di più moltissimi cominciarono a scappare. Una bolla di dolore, paura, terrore, sangue e urla avvolgeva quel magazzino che sembrava uscito da un film dell'orrore. Aric rimase solo, dopo avergli ordinato di scappare, per salvare i pochi demoni rimasti.
I protettori erano sfiniti ma contenti di essere riusciti a distruggere i piani di Aric.
<< Me la pagherete! Non avete idea della guerra che vi aspetta! >> sibilò e scomparve nel fumo dopo aver gettato una bottiglietta a terra.
Si accasciarono tutti a terra, tranne Sebastian che rimase in piedi. Lana si buttò tre le braccia di Jake, chiudendo gli occhi e pensando al fatto di essere entrambi vivi. Anche Karie fece lo stesso, tenendo il viso sulla spalla di Zack, senza lasciarlo.
<< Che intendeva dire dicendo che ci aspetta una guerra? >> chiese Lana.
Sebastian, con la sua calma infinita come se stesse parlando del tempo, rispose: << Comincia la battaglia finale >>.
Rientrarono tutti a casa, sconvolti dalla serata.
Zack aveva dato un lungo bacio alla fidanzata, prima di tornarsene nel suo appartamento per un lungo e meritato riposo. Silenziosamente Lana varcò la porta della camera di Jake, mettendosi vestiti comodi e si sdraiò accanto a lui. Non aveva detto una parola dopo essere tornata dal magazzino e Jake preferì lasciarla ai suoi pensieri.
Qualche ora dopo si svegliò per un brutto sogno e cercò Lana nel letto, ma lei non c'era. Si sedette sulle lenzuola, scrutando il buio della stanza ma non la sentì. Si infilò una maglia e un paio di pantaloni e la cercò nel bagno e poi nel salotto ma sapeva che non avrebbe mai girato per casa, con i suoi genitori addormentati nella stanza matrimoniale. Non poteva nemmeno essere tornata al convitto dei protettori, allora dov'era?

Jake salì velocemente gli ultimi gradini per arrivare al tetto dell'edificio. Sfiorò la serratura, squagliata, e capì che Lana era là. L'aria fresca sferzò il suo viso ed ebbe la pelle d'oca per un attimo. Davanti a lui c'era solo il bordo del tetto e la ragazza non c'era, poi alzò il viso e guardò il tetto del casotto dell'ingresso: era lì.
<< Lana >>.
La ragazza era seduta a gambe incrociate, guardava davanti a sè, in silenzio.
Jake salto sopra un lucernario e poi sopra il tetto, agilmente. Rimase alle sue spalle, non sapeva se avrebbe gradito la sua compagnia.
<< Amore >>.
Non rispose.
<< Come stai? >>.
<< Sto bene >>, rispose, con un filo di voce.
Si avvicinò. << Lana, tu non stai bene. Hai ucciso tuo fratello >>.
Le si sedette a fianco e il suo cuore si strinse, di tristezza. Lana aveva gli occhi gonfi e rossi, le guance bagnate.
<< Lana... >>.
Scoppiò ancora una volta in un singhiozzo disperato, piangeva talmente tanto da mancarle il respiro. Si gettò tra le braccia di Jake, lui non poté fare altro che accarezzarle i capelli e sussurarle che sarebbe tutto andato bene...

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Problemi... divertenti ***


   17. Problemi... divertenti

Sebastian si rifiutò di spiegare a tutti cosa stesse succedendo e, per ora, di continuare con le loro vite normali. Ci furono proteste infiammate però non scalfirono Sebastian neanche lontanamente. La frustrazione era molto grande, non riuscivano ad accettare che l'epilogo sarebbe stato quello. Dopo una giornata a caccia e un paio d'ore alla base per convincere Sebastian a parlare, decisero di tornarsene a casa.
<< Resti qui? >> chiese Jake alla fidanzata.
<< Credo di sì >>.
<< Potresti venire da me ed isolare la stanza, così i miei non si accorgerebbero di nulla >> provò. Lana si alzò in punta di piedi per baciarlo su una guancia ma lui fu più veloce e la baciò sulle labbra.
Karie, da lontano con Zack, scosse la testa. Non era stupida e sapeva perfettamente che su sette notti, almeno tre, Lana isolava la stanza di Jake e dormiva da lui.
Un sorriso nacque spontaneo sulle sue labbra e Zack lo notò. Più che un sorriso felice aveva un che di maligno.
<< Che sorriso terrificante... >>.
<< Se tu fossi Jake faresti bene a temerlo... >> disse Karie.
Zack inarcò un sopracciglio. << Perché? >>.
<< Adesso lo vedrai >> rispose Karie, camminando decisa verso il fratello. Si trovavano nel giardino della base, per rimanere nascosto era coperto da una cupola e non si vedeva nemmeno il cielo. Jake guardò la sua ragazza andare via con Sebastian, un sospiro triste.
Karie gli fece segno di sedersi su un pezzo di muro con lei e Zack, lui le obbedì.
<< Voglio proporti una sfida >> cominciò, sempre più maligna.
<< Quale sarebbe? >>.
<< Ti sfido a stare quindici giorni senza fare sesso >>, propose. Zack iniziò a ridere pensando al divertimento della situazione.
Jake ridacchiò. << Che bello scherzo >>.
<< Non sto scherzando, duecento dollari >>.
<< Non lo fai per i soldi, ma per un senso di soddisfazione perverso >>.
<< Sì >>, annuì convinta.
<< Tu sei matta >> intervenne Zack. << Non puoi fargli una richiesta simile. Lo ucciderai >>.
Jake balzò giù dal muretto a velocità rapida e si mise davanti alla sorella. << No! >>.
Karie scosse la testa e si alzò anche lei, sorpassando il gemello.
<< Lo sapevo... È proprio vero che certi ragazzi pensano solo a quello. L'orgoglio sotto i piedi >>.
<< Ci sto! >>, disse Jake, la sorella era riuscita a punzecchiare la parte più vulnerabile del ragazzo.
<< Lo dirò a Lana e poi... >>.
Zack interruppe Jake. << Non puoi dirlo a Lana. Sarebbe troppo facile >>.
Jake sbarrò gli occhi. << Se non glielo dico cercherà in tutti i modi per farmi cedere! >>.
<< Appunto >> rispose in coro i due fidanzati, ormai anche Zack si stava divertendo da morire.
Jake strinse i denti e si portò i pugni alle tempie, pronto a rimangiarsi la parola. Ma l'orgoglio aveva preso d'assalto il suo cervello con le armi migliori e strinse la mano alla sorella e poi si dette uno schiaffo, pensando a quanto fosse stupido.
Karie si allontanò con Zack, per la via di casa. << Ah >> esclamò, voltandosi verso Jake. << L'altro giorno ho accompagnato Lana a fare shopping da... Victoria's Secret >>.
Jake si dette un altro schiaffo, ma la parola era ormai data e non aveva nessuna intenzione di perdere.
Zack le prese una mano. << Sei terribile! >>.
Lo guardò, con un mezzo sorriso. << Solo due cose possono far cedere un ragazzo: l'orgoglio e il sesso >>.

Il giorno dopo, un week-end per la precisione, Jake si sentiva sempre più stupido. Certo, avrebbe potuto dire a Lana come stavano le cose, ma Karie l'avrebbe scoperto subito. E se era vero quella che aveva detto, Lana gli avrebbe mostrato quell'acquisto proprio quella sera, visto che i genitori sarebbero usciti per la cena, come ogni sabato.
Andarono a caccia, ma stranamente non c'era neanche un demone. Come se si fossero volatilizzati, o forse troppo codardi per farsi vedere ancora dopo il fiasco recente.
Quando il sole cominciò a cambiare colore dal giallo al rosso e il cielo tingersi di un arancione pallido, decisero di separarsi.
<< Andiamo a cena fuori, volete venire? >> chiese Zack, con le mani intrecciate a quelle di Karie.
<< No, io e Jake andiamo a casa. Mangeremo lì >> rispose Lana, avendo in mente tutt'altro e il fidanzato deglutì.
Karie fece un ghigno e Zack si coprì la bocca con la mano, per soffocare una risata. Lana aggrottò le sopracciglia, un po' confusa, poi si strinse nelle spalle.
Si separarono a Madison Avenue. Karie augurò sottovoce buona fortuna a Jake e lui le fulminò con uno sguardo, non fu un caso quando trovò i suoi trucchi congelati, ormai da buttare. Strinse le labbra, decisa a vendicarsi.
Il ristorante scelto da Zack era carino e semplice, con cucina italiana. Si fecero portare due piatti di spaghetti da un cameriere con un pesante accento italiano e poi si rivolsero sguardi l'un l'altra.
<< Sei terribile >> ripeté Zack, prendendo la mano di Karie da sopra il tavolo.
Lei rise. << Devi vedere cosa gli aspetta. Ho in mente di suggerire qualcosa di carino a Lana >>.
Zack scoppiò in una fragorosa risata. << Poverino, lo capisco! >>.
La ragazza stava per mangiare la prima forchettata di spaghetti. << Vale a dire? >>.
<< Quando avevo diciotto anni, un amico mi propose la stessa sfida che tu hai fatto a Jake >>.
Karie s'irrigidì. Solo in quel momento si era resa conto che anche Zack aveva avuto altre ragazze prima di lei, aveva diciannove anni. Quindi aveva fatto esperienze che lei di certo non aveva nemmeno avvicinato. Con Josh non si era mai spinta oltre.
<< Quanto hai resistito? >> domandò, chiedendosi se per caso non fosse masochista.
Zack alzò due dita.
<< Due settimane? >>.
Scosse la testa.
<< Due giorni? >>.
<< Due ore >> rispose alla fine. Karie rimase con la forchetta bloccata nel piatto, sguardo basso e palesemente a disagio. Zack lo notò e le sfiorò le dita, dolcemente.
<< Ehi, che hai? >>.
<< Niente >> rispose lei, con un sorriso stentato. << Niente >>.

Jake era seduto alla sedia della scrivania, con la testa sopra. Sbattendocela ogni tanto e chiedendosi cosa avesse fatto di male per essere così dannatamente orgoglioso. Lana era andata in cucina a prendere qualcosa, ma sapeva che sarebbe partita alla carica appena entrata in camera, era solo il primo giorno. Gliene mancavano altri quattordici.
Lana aprì la porta e si avvicinò a lui con un sorriso, si sedette sulle sue ginocchia, mettendogli le mani tra i capelli.
<< Sai cosa ho comprato ieri? >>.
<< Un completo? >> domandò Jake, scioccamente.
<< Tu come lo sai?! >>.
<< Ho tirato ad indovinare >> borbottò, chiudendo gli occhi e pensando a quanto fosse idiota.
Lana si abbassò fino al suo viso e lo baciò. Per un secondo Jake, si dimenticò della sfida ma quando le mani di Lana percorsero i bottoni della camicia, la fermò.
<< Ehi, lo sai che ho scoperto un fantastico film?! >> chiese con fare entusiasta. Lana era indecisa se essere scioccata o perplessa: era la prima volta che la rifiutava.
<< Stai bene? >> si preoccupò, sperando che fosse quello.
<< Adesso che ci penso credo di avere l'influenza... Sì, sì >> mentì Jake, portandosi le mani alla fronte per far vedere che era caldo.
Lei rimase spiazzata. << Come vuoi... Vediamo questo fantastico film >>.

La serata al ristorante fu piacevole, lasciarono il ristorante intorno alle dieci e mezza.
<< Non possiamo tornare a casa. Altrimenti impedirei gli assalti di Lana! >>.
Zack scoppiò a ridere. << Hai ragione. Andiamo a casa mia, ti va? >>.
Il cervello di Karie ci mise più di un secondo per realizzare e una strana ansia le salì addosso. Un nervosismo mai provato prima.
<< S-sì >> balbettò, offrendogli la mano. Lui la prese e cominciarono a camminare per le vie notturne di New York, illuminata da mille luci. Karie era piuttosto silenziosa: non era mai stata a casa di Zack e si rese conto di non sapere dove abitasse.
Un palazzo di costruzione recente si stagliava fino al cielo. Karie alzò lo sguardo, notando quanto fosse alto. Zack aprì il portone ed entrarono in un atrio elegante ben distinto, d'oro e rosso. Diedero la buonasera al portiere e presero l'ascensore. Al settimo piano Zack si fermò davanti alla porta del primo appartamento, proprio di fronte all'ascensore. Le aprì la porta e, con un gesto largo, la invitò ad entrare. Intimidita, entrò dentro l'ingresso. Per essere di un ragazzo era ben ordinato: un salotto a colori caldi e intravide una piccola cucina.
Quadri dalle cornici scure erano alle pareti, con dipinti e ritratti ad olio. Prese un po' di aria, ancora più nervosa.
<< Vivi da solo? >>.
<< Sì. Mio padre abita ancora nella nostra vecchia casa... Non vuole lasciarla. Gli ricorda troppo la mamma e Alice >>.
Quasi come se la chiamasse, Karie si voltò in direzione della foto di una piccola. Doveva avere al massimo due anni e mezzo, forse tre. Era pallida e con gli stessi occhi di Zack, bionda e con un visetto tondo. Ma aveva profondr occhiaie e il viso smunto, sempre grazioso. Era abbracciata a una donna simile a lei, tranne per gli occhi scuri e i lunghi capelli neri. Zack, qualche anno in meno, era davanti a suo padre sorridente. Si somigliavano, ma il signor Turner aveva gli occhi azzurri. Sembravano felici, ma Karie notò che Alice indossava un pigiamino colorato e lo sfondo era quello di un ospedale. Sorrisi apparenti. Sorrisi finti. Per non turbare una bambina a cui ci aveva già pensato il destino e la vita.
<< Era bellissima >> mormorò Karie, toccando il vetro della foto.
<< È morta sei mesi dopo quella foto. Adesso avrebbe cinque anni... Mamma ne uscì distrutta e cadde in depressione e mio padre lasciò il lavoro per un anno. Io ero... non lo so neanche>>, fece un lieve sorriso, << Una settimana dopo la morte di Alice sono diventato un protettore >>.
Karie si voltò di scatto, abbracciandolo stretto, posando la testa sul suo petto. Versò una lacrima solitaria per una vita distrutta da due tragedie, di cui una poteva essere evitata. Ma il destino è così: non guarda in faccia a nessuno, neanche a chi non se lo merita.
Zack la strinse e capì il suo tentativo di rincuorarlo.
<< Vieni. Ti faccio vedere il resto della casa >> disse, prendendola per mano. Karie fece un sospiro impercettibile.
Le mostrò la camera degli ospiti, la sua sala studio e quella adibita per i demoni. Quella stanza era inquietante e Karie ci passeggio parecchio. Toccò qualche arma alle pareti e si voltò:
<< Stagno? >>.
<< A volte possono essere utili contro i demoni della violenza troppo caparbi o stupidi >> disse, calcando l'ultima parola.
Uscì dalla stanza e lui aprì un ultima porta.
<< La mia stanza >>.
Karie avanzò di tre passi all'interno. Una letto a una piazza e mezza era al centro con due comodini ai lati. Le pareti tinteggiate di bianco e il parquet sotto i piedi. Mobili chiari e tendine bianche anch'esse, ricamate, dall'aria antica, forse di sua madre. Foto ovunque, tranne sulle pareti spoglie. La madre, la sorellina e suo padre e anche sue, ritratta in facce divertenti, buffe, finte tristi. Due in sua compagnia.
<< Bella >> mormorò, voltandosi verso di lui, rimasto sulla soglia. << L'hai arredata tu? >>.
<< Già... Mamma diceva sempre che avevo buongusto. Mio padre dice che è da femminucce >> concluse, ridendo e Karie si unì alla sua risata. Poi si ricordò che doveva essere nervosa.
党Respira, Karie”, si disse mentalmente, “Sei solo in camera sua... Niente di male...“
Zack si avvicinò, abbracciandola da dietro.
<< Domani non c'è scuola... >> sussurrò. << Dì ai tuoi che dormi da Withney >>.
<< Non ci cadranno mai. Non sono stupidi >> ribatté Karie, con il cuore a mille.
Zack la fece ruotare tirandola per un polso e la baciò. Karie si lasciò andare, consapevole che era solo un bacio.
Cosa può esserci di male in un bacio?
Zack le passò un braccio in vita e la strinse contro di lui e la ragazza penso di star per svenire, perchè il cuore non riusciva a fermarsi e il cervello andava a mille. Il bacetto si stava trasformando in qualcosa di più, meno casto ogni secondo in più.
Senza accorgersene, si ritrovarono seduti sul letto, sempre baciandosi.
党Karie, reagisci”, pensò. Ma non ci riusciva. Le mani di Zack scivolarono fino ai bordi della maglia di Karie e non si oppose quando cadde ai piedi del letto.
党Karie, svegliati!”, si disse quando Zack si levò la camicia.
Non aveva per niente il controllo di se stessa. Non voleva, non se la sentiva, ma qualcosa le impediva di dire di no.
Neanche quando Zack fu su di lei si oppose. Le mani erano sulla cinta dei suoi jeans e a quel punto si riprese.
<< No, Zack, aspetta... >> sussurrò, razionale.
Zack le stava baciando il collo, si fermò. La guardò. << Va tutto bene? >>.
<< No >> rispose sincera. Zack si tolse di dosso a lei e si mise al suo fianco.
<< Ho fatto qualcosa di sbagliato? >> chiese Zack. Karie realizzò solo in quel momento cosa aveva capito lui.
<< Zack... io sono vergine >>.
Il fidanzanto rimase sbigottito. Non l'aveva capito. << Sei stata la ragazza di quell'altro per due anni... >>.
<< Avevo quattordici anni e appena sedici quando è morto >> gli ricordò. << Io pensavo che tu lo avessi capito >>.
Zack si passo una mano tra i capelli. Pensava di averla costretta a qualcosa che non voleva. << Cavoli, Karie, mi dispiace. Io non lo sapevo. Non avrei mai tentato di... hai capito >>.
Karie gli mise un dito sulle labbra. << Sssh... è tutto a posto >>.
<< Siccome sta per cominciare una battaglia, quella finale, non volevo perdermi un esperienza come questa... con te. Ho avuto altre due ragazze, con te... è diverso >> spiegò e lo sguardo di Karie si addolcì.
<< Zack, la verità è che non sono ancora pronta >> confessò. << Se adesso lo facessi,me ne pentirei. Ma non perché è successo con te ma per la situazione. Capisco che per un ragazzo possa essere sofferente, diciamo, ma non voglio farlo perchè potremo morire tra due settimane o un mese >>.
Zack la strinse in un abbraccio. << Certo, amore >>.
Karie sciolse l'abbracciò bruscamente. << Che hai detto? >>.
<< Certo >>.
<< No, no dopo >> specificò Karie con un gesto.
Zack sorrise. << Ti amo >>.
Kari si commosse e l'abbracciò. << Ti amo anch'i >> gli sussurrò in un orecchio. Un bacio lungo coronò quei minuti indimenticabili.
Zack si staccò da lei e si passò una mano sul collo, a disagio.
<< Che c'è? >>.
<< Ti ricordi quando hai detto che i ragazzi ci soffrono? >>.
Karie annuì.
<< Ecco, allora da brava rimettiti la maglia se vuoi farmi smettere di soffrire >>.

Lana era andata via dall'appartamento di Jake, confusa e arrabbiata. Ci aveva provato tutta la sera con attacchi più o meno convincenti, inutilmente. Jake, dal canto suo, aveva sofferto tantissimo. Avrebbe ceduto al primo tentativo, invece aveva dovuto inventare scuse stupide.
Karie era tornata a casa con un sorriso stampato in faccia e trovò Jake seduto sul divano con la testa china e le labbra si allargano in un sorriso ancora più grande.
<< Com'è andata la serata? >> chiese acidamente il fratello.
<< Wow, sei già in crisi di astinenza? >>..
Jake si trattenne dal congelarle la lingua.
<< La mia bene. Zack è veramente unico. Pensa, mi ha detto che mi aspetterà! >>.
<< A fare cosa? >>.
<< Quello che tu hai rifiutato a Lana tutta la sera >>.
<< Ecco cosa combini fuori casa >> disse ironicamente Jake e Karie gli saltò addosso, picchiandolo e ridendo come quand'erano piccoli. Si guardarono e Jake sorrise triste.
<< Vorrei tornare a quand'eravamo bambini. Era tutto più semplice >> mormorò e la sorella gli buttò le braccia al collo, in un abbraccio fraterno.
<< Anche adesso è bello. Tu hai Lana, io ho Zack. Abbiamo i superpoteri! >> esclamò e risero tutti e due per un minuto buono.
<< Sto vincendo >> disse Jake di colpo. << Sto benissimo >>.
<< Per adesso >> sussurrò Karie, con un sorrisetto cattivo, andandosene in camera. Jake sprofondò nello schienale, certo che sarebbero state due settimane difficili.

Secondo giorno: tentativo di non pensarci.
Terzo giorno: la speranza cominciava ad abbandonarlo.
Quarto giorno: Lana cominciava a credere le cose sbagliate.
Quinto giorno: era certo di non farcela. Karie se la rideva.
Sesto giorno: la prima settimana era passata.

Jake pregava che gli altri sette giorni passassero in fretta. Karie non voleva desistere in nessun modo e non poteva nemmeno sfogarsi con la caccia, perché i demoni sembrano spariti dalla circolazione. Perfino il telegiornale parlò della mortalità in generale calata. Di norma ne sarebbero stati felici, ma non in quella occasione. Significava che stavano tramando qualcosa.
Lana era molto confusa. Cominciava a credere che Jake non la trovasse più attraente come prima. Altri due giorni dopo erano tutti e quattro nel salotto di casa White insieme a Melinda e Sebastian, approfittando dell'assenza dei genitori per una visita di controllo della madre, al quinto mese di gravidanza.
Sebastian camminava avanti e indietro, pensieroso ma sempre calmo.
<< Cosa pensi? >> gli chiese Melinda.
<< Aric trama qualcosa >>.
<< Grazie: questo lo sapevamo anche noi >> obbiettò Jake, nervoso e Karie soffocò una risata. << Intendiamo cosa >>.
<< Forse vuole davvero riunire tutti i demoni per fare in modo che... ci diano la caccia. La verità che questa volta non ho idea >>.
Un sospiro generale riempì il salotto. Lana guardava il ragazzo, cercando di captare qualsiasi cosa che potesse esserle utile e comprendere il suo strano comportamento. Continuarono a parlare e, non vedendo niente di strano in lui, balzò in piedi.
<< Adesso basta! >> esclamò, spazientita sbattendo la tazza sul tavolinetto basso del salotto e facendo sobbalzare i presenti.
La guardarono come se fosse impazzita.
<< Va tutto bene? >> domandò Zack a Lana.
<< No! >> rispose lei. << Mi dici cosa ti prende? >> chiese a Jake e lui sbiancò.
Karie si portò una mano alla bocca, nascondendo un sorriso. Melinda e Sebastian erano rimasti sbigottiti. Anche Jake si alzò dal divano, dov'era seduto accanto a Zack.
<< In che senso? >> chiese, finto tonto ma dentro si sentiva rodere.
<< In che senso? >> gli fece eco lei. << Sono dieci giorni che... non vuoi fare l'amore con me! Ecco cosa succede! >>.
<< Lana... >> cominciò ma lei alzò un dito contro di lui e si bloccò come se avesse esercitato chissà quale potere. Dette un veloce sguardo sui presenti, sentendosi avvampare di rosso sul viso fino alla punta del capelli.
<< Dillo: non mi trovi più attraente? >>.
<< No! >> esclamò. << Non è questo! Credimi, Lana, sei molto più che attraente! >>.
Melinda aveva affogato grasse risate nel bicchiere di acqua e Sebastian dava le spalle alla coppia e lo sentirono sghignazzare. Zack e Karie seguivano il litigio come una partita appasionante.
<< Non direi! >>.
<< Lana, non hai idea di... insomma, mi sembra di averti fatto capire più volte che mi piaci... In tutti i sensi! >>.
<< E allora perché adesso non mi vuoi più?! >> strillò lei. << Sarò anche una demone ma gli ormoni li ho anche io! >>.
<< D'accordo... >> mormorò Jake, mettendo le mani avanti. << Ti dirò tutto... tra cinque giorni >>.
La ragazza caddero le braccia dall'assurdità della situazione. << Cinque giorni? Ma perché? >>.
<< Perché... non posso dirtelo! >>. Jake si coprì la testa con le braccia, chiedendosi se fosse scemo o cosa.
<< Come sarebbe a dire? Sei diventato... gay, per caso? Non ci sarebbe niente di male, però almeno dimmelo! >>.
I quattro nella stanza risero ma Jake li fulminò con lo sguardo e smisero subito.
<< Credimi se potessi... non ti rifiuterei. Credo di averlo dimostrato spesso >> le ricordò.
<< Questo lo so anch'o! Il Central Park, il camerino di H&M, il divano di casa tua >>. Zack e Karie fissarono il divano su cui erano seduti. << Me lo ricordo benissimo! Sai, c'ero anch'io! >>.
Jake non sapeva più cosa dire. L'orgoglio aveva preso possesso del cervello e non ce la faceva a dire la verità.
Lana prese fiato, strinse i denti e sentenziò: << Sai cosa ti dico? Che se ti ostini all'astinenza, allora durerà talmente tanto che sarai più casto di un monaco! >>.
Detto questo, afferrò la borsa e uscì di casa velocissima, neanche avesse la super velocità. Jake rimase impalato in mezzo al salotto. Si sentì gli sguardi di tutti addosso, un silenzio di tomba.
<< Non provate a dire niente >> gli ordinò, più minaccioso di un demone. Andò in camera sua, sbattendo la porta.
Melinda si girò verso Karie. << Si può sapere cosa è appena successo? >>.
<< Karie ha scommesso con Jake, in nome del suo orgoglio, più che altro, di stare in astinenza due settimane >> rispose per lei Zack
<< Tu devi essere pazza. Gli mancano ancora cinque giorni! >>.
<< Non sapevo che a quest'età, i ragazzi già facessero questo cose. Gioventù di oggi... >> disse Sebastian, amareggiato e scuotendo il capo.
<< Sei rimasto a seicento anni fa, eh? >> commentò Melinda. Jake rientrò nel salotto, andando in cucina.
Karie si rese conto di aver esagerato. Doveva essere solo una scommessa divertente. Al contrario di come avrebbe fatto di solito, si arrese. << D'accordo. Lasciamo perdere... >> sbuffò.
<< No! >> protestò Jake, mettendo la testa fuori dalla porta della cucina e Karie strabuzzò gli occhi.
<< Ma sei complessato forte! >> commentò. << Prima non vedi l'ora di smetterla qui, poi non vuoi rinunciare! >>.
<< L'hai sentita? Ha deciso di lasciarmi in astinenza per punizione! Tanto vale portare fino in fondo questa sfida idiota che io ho accettato! >>.
La sorella si era stufata del suo stesso divertimento. << Sai che ti dico? Fai come vuoi! >>.
<< Non mi resta che l'orgoglio... Visto che altro è andato sotto terra >> le spiegò, non era mai stato tanto imbarazzato. Melinda si coprì la bocca con una mano a Sebastian seguitava a sghignazzare, cercando di soffocarlo in un fazzoletto bianco.

Lana era uscita di casa White, prima di rendersi conto che per tornare alla base doveva andare con Sebastian. A differenza dei demoni puri lei non poteva smaterializzarsi. Camminava a passi corti e veloci, smaltendo la furia che provava nei confronti di Jake. Le aveva provato tutte, anche cose che in cuor suo aveva giurato di non fare mai e nemmeno con quelle aveva ceduto. Cominciava a pensare che non gli importasse più nulla di lei.
Si fermò in mezzo a un marciapiede semivuoto, mettendosi le mani nei lunghi capelli scuri, quasi a volerseli strappare. Diede anche un calcio al muro, facendosi pure male.
Troppo tardi si accorse di qualcuno che l'aveva seguita.
Una mano le tappò la bocca. Riconobbe di chi era e mormorò:
<< Tom >>
<< Lana... Che piacere rivederti >>.


Un grazie a tutti quelli che mi seguono e l'hanno messa tra le preferite e le seguite!


Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Passato ***


                18. Passato

<< Lasciami andare! >> borbottò Lana contro la sua mano, mentre isolava la scena e la trascinava dentro un vicolo. Lana finì contro un muro, morta di paura. O meglio, la parte umana lo era, quella demoniaca voleva reagire però Lana la teneva a freno.
<< Perché mai? Hai dimenticato tutto? >>.
<< Sì! >> esclamò Lana. << Ci ho messo sei mesi per dimenticare e non voglio ricordare. Sei solo un mostro, Tom >>.
Lacrime di dolore pizzicarono gli occhi neri della ragazza.
Lo sguardo di Tom si fece duro. << Impossibile che tu abbia dimenticato proprio tutto... >> le sussurrò vicinissimo e Lana gli tirò uno schiaffo in pieno viso. Lui arretrò abbastanza da farla staccare dal muro. Corse per uscire da quelle tre mura che la tenevano prigioniera ma si bloccò. Tom mosse la mano destra verso di lui e Lana venne attirata come una calamita. Le bloccò i polsi, con una presa ferrea.
<< Prova a usare la pirocinesi e si farò pentire! >> la minacciò, ogni traccia di dolcezza svanita in un istante. << Che ne hai fatto della Lana Johns che avrebbe ucciso chiunque l'avesse cercata di trattarla così? >>.
<< Non esiste più. Sono una persona normale! >>.
Tom scoppiò in una risata senza gioia. << Non sei più umana di me. Hai quella piccola, tenera umanità che tua madre ti ha trasmesso... Saresti un'ottima demone, se non fosse che sei una mezzosangue >>.
<< Che cosa vuoi? >>.
<< Aric mi ha ordinato di rapirti. Ho saputo della tua relazione con... quel cacciatore >>. Pronunciò l'ultima parola come uno sputo.
<< Jake ti farà a pezzi quando lo saprà, credimi! >> lo minacciò.
Si avvicinò al suo viso a pochi centimetri dal suo, fissandola negli occhi. << Ucciderò il mio quarto cacciatore. Non è fantastico? >>.
<< No! >> disse in un fiato corto lei, divincolandosi ma Tom strinse ancora di più la presa.
<< E sopratutto passerò ore con te. Non sei felice? >>.

Nessuno sapeva ancora della scomparsa di Lana. Sebastian era rimasto nell'appartamento ad aspettarla, dopo due ore non era ancora tornata. La preoccupazione cominciò a serpeggiare tra di loro.
<< Non è da Lana >> disse Jake. << Avrebbe avvertito. Per quanto potesse essere arrabbiata con me... Me l'avrebbe detto >>.
Melinda stava per rispondere e si bloccò, portandosi le mani alle tempie, come in preda di un terribile mal di testa.
<< Sta avendo una visione >> disse Sebastian, scattando verso lei.
La giovane rimase in trance qualche minuto, con un'espressione concentrata, sembrava in un'altra dimensione. Ritornò se stessa e prese fiato.
<< Che hai visto? >> domandò ansioso Zack.
Melinda non osò incrociare il suo sguardo. << Hanno rapito Lana >>.
Jake rimase di sasso, gli altri scioccati.
<< Chi? >> chiese Jake.
<< Non lo so. Un demone >>.
Jake caricò verso la porta d'ingresso ma Karie gli si mise davanti, passandogli attraverso e lui fece una smorfia di disagio da quel contatto di mezzo secondo.
<< Dove vai? >>.
<< Ha cercare Lana! >>.
<< Ah, certo. E con quali indizi? Per farci ammazzare tutti?! >>.
<< Tua sorella ha ragione >> intervenne Sebastian. << Dobbiamo aspettare che si facciano vivi >>.
<< Cosa? E lasciare che le facciano del male?! >>.
<< Lana è un demone, Jake >> gli ricordò Zack. << Sa difendersi >>.
Non era d'accordo. << Non mi interessa! >>.
<< Per una volta nella tua vita ascolta! >> urlò Melinda, alzandosi dalla poltroncina. << Tu non ti muoverai di qui o giuro che ti faccio conoscere un sacco di piante soporifere! >>.
Il ragazzo si trovò contro ogni singolo compagno. Non gli restava che accettare e sperare che Lana sapesse davvero difendersi.

<< Cosa ti fa pensare che non scapperò usando i miei poteri? >> domandò Lana a Tom, quando le legò i polsi dietro la schiena con una catena, visto che una corda non era sufficiente.
<< Questo >>. Tom mise le mise al collo una pietra marroncina a forma di mezza luna, che guardò con orrore. Poi alzò lo sguardo su di lui.
<< Bastardo! >> urlò. << È una pietra d'ambra! >>.
<< Brava, sei ancora abbastanza demone da ricordartene. Le pietre d'ambra bloccano i nostri poteri però solo quelle purissime. Ne esistono solo cinque in tutto il mondo. Ti sta molto bene >>.
Lana era intenzionata a farlo bruciare vivo ma si ricordò che non poteva usare i suoi poteri e poi non era neanche un pensiero molto umano. La parte di demone stava venendo fuori e non andava bene.
<< Sei così cambiata >> disse Tom, appoggiandosi a una delle pareti grigiastre della stanza dove si trovavano.
Lana lo guardò e si chiese cosa mai ci avesse trovato in lui. Era bello, questo era certo. Figlio di due demoni di ottocento anni, non poteva venire fuori niente di meglio. I capelli neri, tipici dei demoni. La pelle chiara, alto, spalle strette ma sempre con un bel fisico. Quegli occhi chiari, che tanto lo distinguevano dai demoni comuni, che divenivano neri quando sfruttava la sua potenza di demone al massimo.
Ma il bello si fermava lì.
<< Che guardi? >> le chiese secco, dopo diversi minuti di silenzio.
<< Mi chiedo come ho fatto ha stare con uno stronzo >> rispose sincera e si ritrovò le mani alla gola. La gettò su una delle sedie della stanza, facendole male.
<< Non chiamarmi mai più in questo modo... >> la minacciò e Lana non rimase intimorita, lo conosceva bene.
<< Io dico solo la verità >>.
Tom sorrise. << Testarda fino alla fine. Lo sei sempre stata >>.
<< Mi ero intestardita di poter salvare ciò che c'era tra noi e quella sera ti sei giocato tutto >> disse Lana, con una forte voglia di piangere al ricordo di quella mezz'ora di orrore.
<< Era passato un anno, da quando stavamo insieme. Eppure... non ti sei mai concessa >>.
<< Avevo quindici anni! >> gli rammentò lei. << E tu diciassette! Mi hai quasi violentata, Tom. Cosa speravi che facessi?! >>.
Tom la guardò con occhi intrisi di cattiveria. << Scommetto che allo sporco cacciatore ti sei concessa subito >>.
<< Non sono affari tuoi! >> strillò.
<< L'hai fatto? >> insistette Tom.
Lana non era una ragazza orgogliosa però voleva sbattere in faccia a Tom la felicità che era riuscita a ritrovare dopo quella sera terribile. << Sì! Si chiama amore! Ed è questo quello che fa una coppia che si ama... >>.
<< Sei sempre stata brava con stronzate del genere! >> esclamò Tom. << Anch'io ti amavo! >>.
Lana scosse la testa. << Io no e tu non mi hai amato. Volevi solo me >>.
Tom strinse i denti, ritraendo l'istinto di ucciderla seduta stante. Si avvicinò a lei e abbassò il viso fino a quando fu a due centimetri dal suo. Lana sostenne quello sguardo chiaro nel suo scuro, per nulla in difficoltà.
<< Prima che lui venga, passeranno molte ore. Non escludo che ciò che ho cercato di fare quella sera... accada oggi >>.
<< Non te lo permetterò >> ribatté Lana, decisa a non dargliela vinta.
Un mezzo sorriso, da demone, solcò il viso di Tom. << Lo vedremo >>.

Il pavimento di casa White stava conoscendo tempi duri. Jake non faceva che camminare avanti a indietro, avanti e indietro. Tanto che più volte Karie aveva pregato di piantarla, le stava facendo venire il mal di mare. Le ore passavano senza nessun messaggio. br> Poi un rumore di vetro infranto venne dalla camera di Jake. Corsero fino alla stanza e trovarono un sasso per terra, avvolto da foglio bianco. Lo raccolse e lo srotolò sotto lo sguardo dei presenti:

"Se volete rivedere Lana Johns, viva e vegeta, deponete le armi. Arrendetevi e il padrone Aric, governerà il mondo con il nostro aiuto. In caso contrario, la demone traditrice dei suicidi morirà per mano nostra. Avete tempo fino a mezzanotte. Venite al magazzino dell'ultimo scontro”

Il foglio di carta si congelò tra le mani tremanti di rabbia di Jake, andando in mille pezzi sul pavimento che il ragazzo calpestò, producendo un suono cristallino.
<< Che facciamo? >> domandò Melinda.
Sebastian non rispose. La scelta spettava a lui. << Non possiamo cedere a una richiesta simile. Quindi dovremmo salvare Lana a modo nostro. Chiederò a Joseph e Marie di unirsi a noi >>.
Karie corse a prendere degli zaini per mettere le armi generiche per difendersi, presero anche i cercapersone per sicurezza e poi contattarono Marie e Joseph. Accettarono e andarono davanti al grande magazzino Fortunoff, nascondendosi per non farsi vedere da eventuali guardie. Entrare e farsi scoprire non era una buona idea. Dovevano agire in modo sottile e quasi invisibile.
Essendo dispari decisero di non far separare Karie e Zack e gli affiancarono Jake. Dopo di che Marie e Joseph decisero di entrare dal tetto, grazie alla capacità molto simile a quella di Karie di passare attraverso i muri e oggetti di Joseph. Sebastian e Melinda sarebbero entranti dalla porta opposta, un lato abbandonato. Zack prese per mano Karie che a sua volta prese per mano Jake. La capacità di diventare invisibili passò anche ai due fratelli White e percorsero la strada laterale senza essere visti. Il solo era alto quindi la strada era ancora piena di gente.
Due demoni dall'aspetto umano erano vestiti di nero, Lana non scherzava quando diceva che ai demoni piaceva il nero. Avevano l'aria di buttafuori, ma chi sapeva vedere bene capiva che erano demoni e dietro le lenti scure c'erano occhi di colore non umano. Jake alzò una mano e silenziosamente li ricoprì di ghiaccio. Non fecero nemmeno il tempo ad accorgersene e divennero due statue scintillanti. Zack fece saltare la testa ai due demoni, facendo scomparire le due statue di ghiaccio in un fumo nero.
Karie passò attraverso la porta insieme agli altri due. La stanza era buia e fredda, i demoni non amavano molto la luce, solo i demoni impuri la sopportavano. Con il palmo pieno di scintille, Karie andò in testa a tutti, tenendosi sempre per mano. Altri demoni camminavano, aspetto più o meno umano. Si appiattivano contro un muro, quando passavano, per non rischiare di farsi vedere.
Agli altri non era andata diversamente. Marie e Joseph erano riusciti a entrare ed uccidere qualche demone. Anche Sebastian e Melinda erano dentro, preoccupandosi di ucciderne il più possibile. Camminavano alla ceca, senza riuscire a capire dove fosse Lana...

<< Piantala di guardarmi! >> esclamò Lana. Era stufa di Tom che la fissava.
Lui alzò gli occhi al cielo. << Quante storie! Sei sempre stata bella, Lana >>.
<< Grazie >> disse acidamente. << Non c'è bisogno che me lo dici tu! >>.
<< Suppongo che il tuo cacciatore te lo dice in continuazione e non ti lamenti >>.
<< Jake può farlo. Lui è il mio ragazzo >> ribatté Lana.
Tom scosse la testa. << Cosa ti ha portato ad innamorarti del nemico? >>.
<< Non sapevo chi fosse Jake, così come lui non sapeva chi fossi io. Era troppo tardi >>.
<< Mi stupisco come tu sia ancora viva. Non è escluso che possa ucciderti. I cacciatori... sono sadici quanto i  demoni. Cattivi quanto noi . Ma dato che proteggono le inutili vite degli umani sono guardati come i buoni >>.
<< Non sono cattivi e nemmeno sadici. Fanno il loro lavoro e ciò che è giusto. Muoiono per permettere che noi non infestiamo il pianeta, creando l'infelicità >>.
Tom appoggiò il capo al muro contro la quale si era sistemato . << Lana... smettila. Sai che non è vero >>, si voltò ad investirla con il suo sguardo. << Hai mai visto il tuo fidanzato a caccia? >>.
<< Sì >>.
<< E cosa hai provato? Dimmi la verità >>.
Lana non rispose, disarmata. Si era resa conto in quell'attimo di non aver mai considerato Jake come un protettore. Il suo viso sorridente balenò nella mente della giovane. I momenti passati con lui erano bellissimi. Le passeggiate, le cene, piccole prese in giro, le nottate passate a casa sua, tra le sue braccia... Ma oltre questo? Quegli occhi per cui impazziva a guardarli, cosa c'era oltre?
Jake era anche un protettore.
Pensò alle poche volte che l'aveva visto a caccia e si chiese come mai non avesse avuto paura. Dietro la facciata sorridente si nascondeva davvero qualcos'altro. Jake poteva essere buono, gentile, dolce, sensibile però sapeva essere ben altro. Con i demoni era cattivo e quando ci si metteva sapeva essere anche sadico. Fin da bambina suo padre l'aveva messa in guardia verso i protettori, quando sarebbe stata più grande avrebbe dovuto imparare a difendersi e ad ucciderli. L'amore per Jake aveva offuscato la sua parte di demone, quella istintiva che le aveva permesso di restare viva. Dovette ammettere a se stessa che, se solo Jake l'avesse voluto, sarebbe morta.
Perchè lui era un protettore.
Tom ridacchiò soddisfatto della sua espressione sconcertata. << Visto? Lui non è diverso. Uccide proprio come noi >>.
Lana scosse la testa di scatto. << Stai solo cercando d'intaccare ciò che provo per lui. Smettila! >>.
Sbuffò. << Come vuoi. Non dire che non ti avevo avvertito. Guarda oltre ogni tanto >> concluse seriamente, staccandosi dalla parete. << È circa mezzogiorno e mezza. Abbiamo ancora poco meno di dodici ore da passare insieme... >>.
Lana rabbrividì quando lo vide avvicinarsi. Chiuse gli occhi e pensò: “Jake... dove sei?”

<< Dovrà pur essere da qualche parte! >>.
<< Sssh! >> gli fecero Zack e Karie. << Vuoi farci beccare?! >>.
Un corridoio pieno di porte apparì davanti a loro appena svoltarono l'angolo.
<< Oh >> fecero tutti e tre: dovevano essere almeno una trentina. Si sentirono toccare alle spalle e d'istinto mandarono contro il muro chi era stato. Si accorsero troppo tardi che si trattava di Marie e Joseph si era salvato.
<< Scusa! >> esclamò Karie. << Non volevo! >>.
<< Brava! Così ci hai fatto scoprire! >> la rimproverò Jake.
In men che non si dica si riempì di demoni, apparsi in sbuffi di fumo. Si strinsero in un unico punto, circondati.
<< Chiedo scusa! >>.
<< Non è il momento >> disse con fare irritato Jake, portandosi una mano dietro la schiena e prendendo un pugnale dallo zaino. << Me la prenderò dopo con te! >>.

<< Cos'è tutto questo casino?! >> urlò Tom. Un piccole demone si inchinò davanti a lui.
<< Demoni dei tradimenti superiore, ci scusi però egli intrusi si sono introdotti qui. I cacciatori >> lo informò, tremante dalla testa ai piedi.
Tom gli sbatté la porta in faccia e corse da Lana, costringendola ad alzarsi. Lei cercò di opporre resistenza, senza successo, e aprì la porta della stanza.
<< Dove mi stai portando?! >>.
<< Via di qui. Non devono trovarti >> rispose, camminando per i corridoi e trascinandola con sé. Lana non aveva nessuna intenzione di seguirlo. Le mani di di Tom erano sulle sue spalle e lei si concentrò, ma nemmeno una scintilla.
Poi ebbe un idea.
Tom si fermò in un corridoio ceco. Lana cominciò a sentire lo stomaco attorcigliarsi.
<< Che cosa vuoi fare? >>.
<< Lana, quella sera tuo padre ti ha salvata, adesso lui non c'è... >>.
Lana arretrò, fino a toccare il muro con la schiena e deglutì. << Non toccarmi >> mormoro. Non l'ascoltò e continuò a camminare verso di lei, ignorando le proteste. Non voleva piangere.
<< Jake lo saprà >>.
<< Pazienza... Ucciderò il mio quarto cacciatore, ricordi? >>.
Le mise le mani sulle spalle e Lana approfittò di quella vicinanza. Gli diede una ginocchiata nella parti basse e lui indietreggiò, con il dolore sul viso. Lana lo superò e corse per il corridoio, sperando di trovare Jake...

Non avevano avuto fortuna, i demoni era troppi e loro pochi. Li bloccarono subito e Aric fece il suo ingresso. Camminavano lentamente tra di loro, con il mento in alto, arrogante.
<< Volevate farmi una visita? >> chiese. << O per riavere quella traditrice? >>.
<< Probabilmente la seconda. Sai, non sei un gran arredatore >> rispose Zack, beccandosi un'unghiata da parte di un demone che Karie insultò a pieni polmoni.
Aric inarcò un sopracciglio. << Voi cacciatori amate fare del sottile sarcasmo. Vedremo quanto ne farete tra un po' >>.
Stava alzando la mano per dare l'ordine di torturarli quando Tom apparve dal corridoio laterale. Ancora dolorante per il calcio di Lana, si aggrappò al bordo del muro.
<< Dov'è?! >> strillò Aric.
<< Quella maledetta è scappata. Ha approfittato di un mio momento di distrazione >>, era infuriato.
<< Ti avevo detto espressamente di non toccarla! Prima dovevamo assicurarci dello scambio! >> lo rimproverò Aric. << Non è una stupida! >>.
<< Le hai messo le mani addosso? Io ti ammazzo! >> urlò Jake contro di lui, ma un calcio nello stomaco lo fece piegare.
<< Oh, tu sei il famoso cacciatore. Cosa ci trova quella in te è un mistero >> disse Tom.
<< Aspetta che trovi un pugnale dorato e ti pentirai di essere nato! >>.
Lana aveva vagato fino a quel momento, disperata per i corridoi e aveva sentito finalmente la voce del suo fidanzato. Seguì a passi svelti la voce che sentiva ma capì tardi di aver fatto un errore. Finì tra le braccia di Tom, prima che potesse anche solo fare qualcosa.
<< Lana! Stai bene? >> le chiese Jake a bruciapelo.
<< Sto bene, sto bene >>.
<< Porta una pietra d'ambra >> notò Marie, osservando la piccola pietra al collo di Lana.
<< Blocca i poteri dei demoni >> aggiunse Zack.
<< Ti ha fatto del male? >> continuò a chiederle Jake.
<< No, sto bene davvero. Si è preso una bella ginocchiata dove dico io >>. Tom la strattonò, al ricordo di ciò che aveva fatto e Jake le sorrise, pensando a quanto Lana non fosse così indifesa. Ma si spense subito quando vide un lungo paletto passare dalla mano di Aric a quella di Tom.
<< No! >> esclamarono tutti.
Lana tremava tantissimo, sembrava immersa in un tinello di acqua ghiacciata. Non aveva paura di niente tranne dell'unica cosa che poteva mettere fine alla sua vita. Tom passò una mano sul suo cuore lentamente, scendendo con la mano fino alla vita e costringendola a girarsi. La ragazza si voltò a guardare con gli occhi pieni di lacrime Jake, e con sua enorme sorpresa, lo vide piangere: non l'aveva mai visto.
Tom alzò un braccio, lo tese e guardò Lana negli occhi.
<< Peccato... >> sussurrò. Mosse il braccio ma si bloccò a un centimetro prima della maglietta di Lana. Lei aprì un occhio e sentì un silenzio di tomba. Sebastian aveva bloccato Tom e Melinda liberò Lana, facendosi strada tra i demoni. Gli altri protettori sembravano reagire, perché i demoni che tenevano bloccati Jake diventarono orribili statue di ghiaccio e Karie trapassò quelli che la bloccavano. Zack obbligò tre demoni a lasciarlo andare e si rese invisibile. Marie calciò via i demoni e lo stesso fece Joseph. Jake strinse Lana in un abbraccio. Strofinò la sua faccia invasa di lacrime sul petto di Jake e lui appoggiò la testa su sui capelli neri, contento di poterne ancora sentirne il suo profumo dolce.
Tom si sbloccò e affondò il paletto nell'aria prima di accorgersi che Lana non era sulla traiettoria ma la trovò tra le braccia di Jake. Una rabbia ceca prese il posto della razionalità dentro di lui. In mezzo a quel tumulto, dove i protettori erano in vantaggio, Jake venne scaraventato contro la parete malamente. Lana gridò e Tom la gettò a terra, impugnando il paletto. Una mano invisibile torse quella di Tom e il paletto cadde a terra, il rumore inghiottito da strilla acute. Zack rovesciò a terra Tom con un movimento fulmineo e tese una mano a Lana.
Lei gli sorrise appena e la prese, con il respiro affannato.
<< Dobbiamo uscire di qui! >> urlò Melinda.
Sebastian bloccò i pochi demoni rimasti e Aric, cieco dalla rabbia. Il demone portò fuori più gente possibile mentre altri dettero la mano a Karie o Joseph, passando attraverso le pareti per uscire. Il sole li accecò, ancora più alto di prima. Corsero fino ad andare a ripararsi in un posto sicuro...

Jake si passava la mano tra i capelli biondi e rigirava nervosamente le dita tra loro, agitato. Finalmente la porta di camera sua si aprì e Lana avanzò leggera.
Si era ripresa, cambiata e rinfrescata. Jake guardò il vestitino bianco e le scarpe coordinate, pensando a quanto fosse bella. Si sedette accanto a lui, prendendogli una mano e portandosela alla guancia.
<< Posso ancora sentire la tua pelle... Sono felice >>.
<< Anch'io >> mormorò Jake, posando la fronte contro quella di Lana. << Chi era il pagliaccio? >>.
<< Tom, un mio ex. Siamo stati insieme un anno, tra noi le cose non andavano bene e quando gli ho detto che voleva lasciarlo... ha cercato di violentarmi. Avevo quindici anni >>.
Jake sembrò attraversato da una scossa elettrica. << Non me l'hai mai detto >>.
<< Mio padre riuscì a salvare la situazione appena in tempo >> continuò. << Tom non venne a cercarmi più. Non so perché sia tornato. Ho paura >> concluse, pronunciando l'ultima parola con voce spezzata e raggomitolandosi contro di lui, come una bambina spaventata dai tuoni notturni.
Jake strinse le braccia intorno alla piccola figura raggomitolata contro di lui. << Non temere, non permetterò che ti tocchi. Fosse l'ultima cosa che faccio >>.
<< Non dirlo! >> esclamò, ritrovando un po' di voce normale. << Non devi dirmi queste cose... Mi fanno male, lo sai >>.
<< Tu dimentichi troppo spesso che non stai parlando con una persona comune ma con un protettore o sporco cacciatore, come ama chiamarmi la tua gente >>.
Quelle parole fecero tornare a Lana in mente il discorso di Tom. Jake si accorse di quanto fosse rigida e la obbligò a guardarlo.
<< Che ti prende? >>.
<< È solo che... Tom mi ha fatto capire una cosa vera >>.
<< Quale? >>.
Si drizzò, per guardarlo meglio negli occhi. << Dietro la tua faccia >>, posò una mano delicatamente sul suo viso, << I tuoi occhi >>, passò una mano sui suoi occhi, << C'è un protettore >>.
Jake capì cosa intendeva. Aveva compreso quanto lui non fosse sempre il bravo ragazzo. Poteva divenire anche cattivo, molto cattivo.
<< Ma non con te >> ribatté. << Io sono così solo con i demoni >>.
<< E io cosa sono? >>.
<< Tutto, tranne un demone >>.
Lana si arrese subito, cadendo ancora tra le sue braccia. In silenzio, per diversi minuti.
<< Adesso me lo dici perché non vuoi più farlo con me? >>.
Jake mugolò contrariato. Sperava che non glielo chiedesse più.
<< Allora? >>.
<< Basta! >> esclamò. << Adesso te lo dico. Ho fatto una scommessa con Karie: per due settimane non avrei fatto l'amore con te. Ha messo in gioco il mio orgoglio >>.
<< Sei un idiota! >>.
<< Lo so, lo so. Credimi sto diventando pazzo... Sono passati undici giorni. Ne mancano ancora quattro >>.
Lana guardò la porta e strinse le labbra. Isolò la stanza e Jake si accorse delle sue intenzioni.
<< Mi farai perdere >> tentò, ma era inutile. Lana aveva posato le labbra sul collo, un motivo molto forte per farlo cedere.
<< Basta non dirglielo. In casa non c'è nessuno, ho isolato la stanza... >>.
Jake sorrise e la strinse a sé. << Demoniaca >>.
Risero entrambi, prima di perdersi in un lungo bacio. Jake pensò solo a una cosa prima di lasciarsi andare: non avrebbe mai più ascoltato il suo orgoglio.






Chiedo scusa per aver postato così tardi e ne approffito per fare gli auguri per un buon 2010!!!

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Il momento si avvicina ***


19. Il momento si avvicina

Sebastian era certo che la battaglia finale si stava avvicinando, lo deduceva da chiari segni. I demoni erano spariti dalla circolazione e anche dalle altri parti del mondo, a sentire i protettori. Dove? Nessuna lo capiva. Le morti erano diminuite a parte quelle reali, decise dal destino.
Così aveva ordinato a tutti i protettori di tornare a condurre una vita normale fino a nuovo ordine. I protettori adolescenti gli diedero non se lo fecero ripetere due volte. Era marzo, la primavera era arrivata leggermente in anticipo, con una brezza frizzante e la scuola stava diventando stretta.
I gemelli si dedicarono molto di più allo studio, Zack al college e al lavoro. Trascorrevano le giornate normalmente, come tanti altri ragazzi, quasi come un anno prima. Uscite a quattro, con gli amici e a coppie. Karie trascorreva qualche pomeriggio tranquillo con Jake a casa sua, a scegliere i vestitini per il fratellino in arrivo insieme a Evelyn. Alla fine Jake era stato accontentato, era un maschio.
L'ultima settima di marzo, Karie stava per uscire con Zack e Jake e Lana erano rimasti a casa sua. Jake era sceso qualche minuto in auto e Karie non pensava che anche lei fosse rimasta in casa. Perciò aprì la porta del bagno senza bussare. Trovò Lana bianca come un cencio, seduta su uno sgabellino di legno.
<< Lana >> l< chiamò, preoccupata ma non ottenne risposta. Lei alzò lo sguardo e Karie ci lesse una grande preoccupazione.
<< Che succede? >>.
<< Karie, io credo di essere incinta >> confessò alla fine e Karie rimase con il fiato in gola, senza riuscire a fare un altro respiro. Riprese a respirare solo quando non ce la fece più a resistere. Gli occhi di lei era lucidi e preoccupati.
<< Ma tu e Jake avete preso... >>.
<< Una volta si è rotto ed io... >>.
Karie l'abbracciò stretta, gettando la borsa a terra. << Lo sa? >>.
<< No, non ho il coraggio di dirglielo >>.
<< Hai fatto un test? >>.
<< Non ancora. Ho sette giorni di ritardo >>.
Karie sospirò. << Okay, adesso calmati. Devi dirlo a Jake >>.
<< Non posso! >>.
<< Devi >> fu ostinata lei. << Vedrai che troveremo una soluzione >>.
Riprese la borsa, uscì dal bagno e il fratelllo tornava proprio in quell'attimo. Si astenne dal lanciargli uno sguardo preoccupato e uscì dalla porta, scendendo a raffica le scale come se la seguisse. Jake entrò in salotto ma non vi trovò Lana, perciò andò a cercarla, trovandola nel bagno.
Lana voleva dirglielo subito.
<< Amore, che hai? >>.
<< Jake, devo dirti una cosa >> cominciò con la voce tremante.
<< Dimmi >>.
Ingoiò il nodo amaro e riuscì a parlare: << Ho un ritardo di una settimana >>.
Jake si chinò su di lui, prendendole le mani. << Ma noi... >>.
<< Una volta si è rotto, ricordi? Mi hai detto che non era successo niente e non ho preso la pillola del giorno dopo. Stupidamente. Ora temo di essere incinta >>.
Jake si passò una mano sul viso e cominciò a passeggiare per il bagno.
<< Se è vero? Se sono incinta? Che facciamo? Io sono ancora un demone >>.
Jake si voltò di scatto. << Che vuoi dire? >>.
<< Sarebbe un demone Jake. Le vostri leggi vietano questo genere di cose. Se lo scoprono saremmo entrambi nei guai! I protettori non possono avere figli da demoni, è inconcepibile! >>.
<< Anche la nostra relazione >>.
<< Non è la stessa cosa. Io diventerò umana però questo ipotetico bambino sarebbe stato concepito quando io ero ancora un demone >>.
<< Ascolta >> disse Jake, mettendole le mani sulle spalle, accorgendosi che tremava. << Fai il test e se sarà positivo... ci penseremo >>.
La strinse contro di lui e Lana pianse molte ore. Nascosti in un bagno, due diciassettenni con in mano qualcosa più grande di loro.

Karie era pensierosa e  Zack se ne accorse, aveva la testa da tutt'altra parte. A fine serata, la riportò sotto casa e finalmente si decise a chiederle cosa avesse.
<< Sto bene >> rispose lei, con un sorriso incerto e uno sguardo che diceva ben altro.
<< Karie, non mentirmi >> disse tassativo. << Io ti conosco. Non costringermi a manipolarti >>.
<< Non oseresti! >> sibilò Karie, indispettita.
<< Hai ragione >> si arrese subito Zack a quello sguardo infuriato. << Sei vuoi dirmelo, sarò sempre pronto ad ascoltarti >>.
Karie sorrise. << Grazie, amore >>. Si avvicinò a baciarlo e dopo qualche minuto rientrò nel palazzo, guardando Zack tornare a casa.
<< Sono tornata! >>.
I genitori dovevano essere andanti a dormire perché trovò Jake pensieroso sul divano di casa. Karie gettò la borsa sul divanetto e si sedette al suo fianco.
<< Te l'ha detto? >>.
<< Già >> rispose senza nessuna emozione.
<< Non agitarti o lei si sentirà peggio >> gli consigliò, mettendogli una mano sul braccio per rassicurarlo.
<< Se è incinta, è tutta colpa mia >> mormorò, chinando la testa e nascondendo il viso tra le mani.
<< Succede. Non siete due sprovveduti. Vedrai che andrà tutto bene >>.
<< E se no? >>.
Karie non rispose. Non c'era risposta.

Lana aspettò altri tre giorni e il ciclo non arrivò. Jake era sempre più preoccupato e pensieroso. Si era decisa a fare un test, comprato in farmacia. Non riusciva ha trovare il coraggio di aprirlo e farlo e fissava con Jake la scatola bianca e rosa, indecisi. Karie aveva voluto lasciargli la loro intimità.
Lana afferrò la scatola e la strinse tra le dita bianche. << Facciamolo >>.
Non fece nemmeno in tempo ad aprire bocca che i due cercapersone vibrarono e si guadarono. Significava solo una cosa...

Non avevano mai visto tanti protettori riuniti in una sola volta nella base americana, di qualunque lingua e nazionalità. Rimasero sconvolti nel vedere Sebastian, il capo, in ansia. La sala era così piena che urtarono diverse persone prima di raggiungere Karie e Zack, proprio sotto il palchetto dove sarebbe salito Sebastian.
<< Che succede?! >> domandò Lana.
<< Non lo sappiamo. Melinda non ci ha voluto dire niente! >> rispose Zack.
Sebastian salì sul palco insieme a Melinda, parlottarono per qualche minuto e poi il demone prese il microfono in mano.
<< Qui sono presenti i 1500 protettori esistenti al mondo. Se vi ho convocato qui è per un motivo >>. Non continuò, scrutò le facce dei presenti, facce spaventate. Poi aprì di nuovo la bocca per parlare: << Come avrete notato nel mondo, i demoni sono spariti dalla circolazione. Ebbene, il motivo è uno solo: si sono riuniti per poter prendere il controllo delle menti umane. Un demone di bassa lega ci ha detto tutto >>.
Mormorii si alzarono ovunque, spaventati, indignati. Terrorizzati.
<< Purtroppo >>, continuò Melinda, i bei occhi pieni di tristezza, << Ci è riuscito >>.
Jake e Karie si aggrapparono l'uno l'altro. Una mano di Karie stringeva quella di Zack, mentre quella libera di Jake stringeva la mano della fidanzata.
<< Ben presto Aric sarà alla Casa Bianca per poter prendere il posto del presidente degli Stati Uniti e comandare lo sterminio degli appartenenti all'ordine dei protettori. Vi chiediamo massima calma. Nascondevi. Non troverete l'appoggio di nessuno, nemmeno di chi amate o dei vostri familiari. Non gli importerà se siete figli, mogli, mariti o fratelli e sorelle. Vi denunceranno ad Aric che manderà demoni a catturavi. Sappiamo tutti che non sarebbe una morte veloce >> parlò ancora. << I demoni gireranno per le strade e se l'istinto vi dice di ucciderli non fatelo. Ripeto: nascondetevi >>.
Scese dal palco con Melinda. I due gemelli White si ripresero e corsero con Lana e Zack da Sebastian, cercando di avere altre spiegazioni, ma fu inutile. Si dileguò con Melinda.
Riuscirono a uscire da lì, da quella stanza soffocante, attraverso una porta laterale e uscire in un piccolo giardino. Fuori Jake si sfogò a parole e dando pugni al muro sbrecciato.
<< Capiranno subito chi siamo >> disse Zack. << Basterà far girare ovunque immagini dei nostri tatuaggi e controllare di chi sospettano >>.
Karie sbiancò. << Se quello che Sebastian ha detto è vero, Sean e Withney sanno di noi tre... Lo diranno a chi di dovere. Siamo i primi della lista! >>.
Lana cominciò a piangere e si gettò tra le braccia di Jake. Costretti alla latitanza, come criminali. Era questo che si guadagnava a cercar di rendere il mondo migliore?
<< Dove andiamo? A casa certamente non possiamo tornare >> disse Jake, stringendo sempre di più Lana che seguitava a singhiozzare.
<< Non possiamo arrenderci senza combattere! Uccidiamo Aric! >> esclamò Zack, battagliero.
<< Ora come ora non ci resta che fare quello che ci ordina Sebastian. Avrà un piano però non sente il bisogno di confidarcelo, almeno non in questo momento. Dobbiamo solo aspettare >> cercò di farlo ragionare Lana. Il fidanzato non si trovò d'accordo e nemmeno il fratello.
<< Ed ora? >> chiese Zack.
Lana si asciugò gli occhi. << Conosco un posto >>.

Due ore dopo si trovarono dentro un appartamento vecchissimo, doveva avere trent'anni. I mobili erano ancora integri.
<< Che posto è? >> osservò Zack.
<< Era il vecchio appartamento di mia madre. Quando si sposò mio nonno le donò questo posto. Dopo la sua morte è passato a Terrence, ora lui è morto perciò passa a me. Ecco perché ho le chiavi >>.
<< A tuo padre non potrebbe venire in mente che potremo trovarci qui? >> fu perplesso Jake.
Lana scosse la testa. << No. Lo so per certo >>.
Gli mostrò la casa: aveva due camere da letto, ognuna con due lettini singoli e per mangiare Zack poteva diventare invisibile, uscire in strada e pensarci lui, di conseguenza non restava che aspettare. Spensero i cellulari per sicurezza e lasciarono acceso solo il cercapersone di Lana.
Il sole cominciò a sparire dietro le nubi. Si chiesero se le loro famiglie stessero bene e se già li focalizzassero come i cattivi.
Lana andò nel bagno e dalla borsa estrasse la scatoletta del test di gravidanza. Jake entrò, notò la scatola tra le sue mani e lei si affrettò a rimetterla nella borsa.
<< Non vuoi adesso? >>.
<< Non è il momento. Quando le cose si saranno calmate >> rispose Lana e Jake annuì, pensandola allo stesso modo.
Karie sedeva su una sedia davanti a una finestra, con la testa posata contro il muro. Le luci dorate accarezzavano i suoi capelli biondi, rendendoli ancora più luminosi. Zack la circondò con le braccia, teneramente.
<< Ehi, stai bene? >>.
<< Che domanda è? Certo che no >>.
<< Hai ragione. Scusa >>.
<< Scusa tu, sono nervosa. Il pensiero di avere il mondo contro per qualcosa che non ho chiesto mi rende così >>.
La notte giunse. Le stelle punteggiarono il cielo come piccoli diamanti. Karie era rimasta lì con Zack, a fissare oltre spesse tendine e non mangiarono nulla, non ci riuscivano. Chissà se gli altri protettori stavano bene. Intorno a mezzanotte Sebastian si materializzò dentro la minuscola cucina, spaventandoli a morte.
<< Scusate >> borbottò con un tono sbrigativo.
<< Ci puoi aggiornare? >> domandò Jake, ansioso di notizie.
Sebastian si limitò ad accendere un vecchio televisore dentro la stanza. Mise sul quinto canale, forse perché tutti trasmettevano la stessa cosa. Rimasero parecchio di sasso: dove in teoria ci doveva essere il presidente degli Stati Uniti, c'era Aric. Le parole erano corte e pratiche, dicevano la stessa cosa: sterminare i protettori.
<< Sono ancora vivi? >> domandò la protettrice.
<< Sono morti tre protettori poco dopo l'annuncio >> rispose con voce spezzata Sebastian, lo sconfortò nacque nel gruppo.
<< Cosa facciamo? >>.
<< Uccideremo Aric. Purtroppo si nasconde e dove non so dirvi >> spiegò Sebastian. << Ora state nascosti. Poi vedremo >>.
<< Vedremo? >> ripeté Karie, incredula. << Non possiamo rimanere a guardare! >>.
L'impazienza apparì sul viso di Sebastian. << Se uscite di casa e vi controllano la schiena, vi uccideranno seduta stante! Stanno facendo controlli su chiunque sospettino! >>.
Karie non disse altro e si limito ad annuire, contrariata. Anche gli altri la pensavano come lei, ma non aggiunsero niente.
<< Ora vado. Controllerò la situazione ancora per un po' >>. Sparì.
Li lasciò soli con i problemi e la paura di essere scoperti. Ormai la notte era giunta e rimanere lì a guardare in strada non serviva a niente. Si dettero la buonanotte e andarono a dormire. Karie si ricordò che era la prima volta che dormiva con Zack. In tutti i sentimenti dentro di lei, trovò lo spazio anche un leggero nervosismo. Zack la circondò con le braccia e lei posò la testa contro il suo petto, chiudendo gli occhi per rilassarsi. Sentiva le dita di Zack infilarsi tra i suoi capelli e accarezzarli.
<< Ho paura >> mormorò nel buio della stanza.
<< Andrà tutto bene >> la rassicurò Zack, baciandole i capelli. Li scostò dalla spalla, intravide il tatuaggio sotto il lembo della stoffa e lo sfiorò. Karie rabbrividì a quel tocco, non le dispiaceva quel tocco. << Stai bene? >>.
<< Sì >> rispose, un sorriso illuminò per pochi attimi il buio notturno. << È stato il tuo tocco... Non sono abituata a questo genere di intimità. Con Josh non avevamo mai fatto niente, nemmeno dormito insieme >>.
<< Non farò niente che tu non voglia... Promesso >>.
Karie si voltò e scosse la testa. << Non devi promettere niente. Io mi fido di te e so che non mi costringeresti mai >>.
E con queste parole si abbandonarono a un sonno leggero, ma riposante.

Seduta su una sedia traballante, Lana guardava la luna, la poca luce argentata che rischiarava quella notte nuvolosa. Inclinò la testa, nell'osservare il cielo. Se Sebastian aveva ragione non mancava molto alla fine e questo significava due cose: la sconfitta e la vittoria. La morte o vita. La parola morte le provocò qualcosa di doloroso, come un paletto nel cuore. Si portò una mano sul petto e Jake rientrò dal bagno due minuti dopo. Anche il suo viso era attraversato da tante cose, tranne la serenità. Lana lo guardò e per la prima volta rimasero in silenzio, senza avere niente di dirsi. Gli occhi parlavano da soli.
Jake si stupì nel vedere Lana di fronte a lui nel giro di pochi secondi, gli circondò il collo con le braccia e gli diede un bacio molto intenso.
<< Lana >> mormorò il protettore, con poco fiato a causa del bacio. Appoggiò le labbra sul collo. << Non è il momento... >>, disse poco convinto.
<< Lo è, invece >> discordò lei. << Non c'è momento migliore >>.
<< Perché? >> respirò contro la pelle del suo collo e lei sospirò quando le labbra vi si posarono.
<< Se domani dobbiamo morire non voglio aver rinunciato a niente >>.
Finalmente Jake sembrò capire.
Per una volta, prevalse l'egoismo e non pensarono ad altro che a quella notte che sentivano tanto come ultima...

La mattina la situazione non migliorò. I pensieri turbinavano nella mente dei quattro, rendendoli ansiosi e impermeabili ad altre emozioni. Si accorsero di non avere armi perciò dovevano trovare il modo di procurarsene.
L'unica soluzione era andare a casa dei gemelli, la più vicina. Se avessero creato una sorta di catena umana, Zack avrebbe potuto renderli invisibili insieme a lui. Sperarono che Sebastian non lo venisse a sapere altrimenti si sarebbe arrabbiato moltissimo. Con una gran paura mai provata prima in strada, camminavano mano nella mano. L'atmosfera era così diversa. Le persone erano cupe e silenziose, era tutto ordinato, perfino le macchine sulla strada. Per il resto, non si sentiva un fiato. Cercavano di camminare attaccati al muro per non urtare altre persone. Vedevano i poliziotti girare per strada con facce poco umane e fogli in mano.
Erano quasi arrivati quando la fortuna li abbandonò. Un cane correva a tutta velocità per il marciapiede e s'inoltrò nel vicolo dov'erano nascosti temporaneamente, aspettando che la strada si liberasse poiché c'erano troppe persone. Il cane, di grossa taglia, urtò Karie che cadde a terra e con lei Jake e Lana. Zack si rese visibile, spaventato da quella botta. Aiutò Karie a rialzarsi e si ritrovarono fari puntati contro, anche se era pieno giorno.
<< Chi siete? >> domandò una poliziotta, sfoderando la pistola come davanti a degli assassini.
Non risposero, si guardarono.
<< Fateci vedere la schiena >> ordinò l'altro, impugnando anche lui la pistola.
In un gesto veloce e i due si ritrovarono statue di ghiaccio, brillanti al sole. Jake abbassò la mano, sentendosi più al sicuro.
Una bambina gli puntò il dito contro di loro, l'aveva visto.
<< Mamma, mamma! Guarda cos'ha fatto! >>.
La madre cinse le spalle della piccola e urlò: << Cacciatori! Sporchi cacciatori! >>.
Altri poliziotti li circondarono, sguainando le pistole. Si strinsero in un unico punto, non volevano fargli del male. Un poliziotto piuttosto grosso strattonò Karie con forza e abbassò la spallina della maglia, guardando il tatuaggio con disgusto.
<< Sono proprio cacciatori! Uccidiamoli! >>.
Strinsero il cerchio ma si allontanarono quasi subito. I protettori non avevano nessuna intenzione di lasciarsi sopraffare, decisero di spaventarli. Zack era sparito dalla loro vista, confondendosi tra la folla. Karie e Jake, uno a fianco all'altro, avevano sfoderato elettricità e ghiaccio. Lana si difendeva con il fuoco come meglio poteva. Zack costrinse tutti a nascondersi e far finta di dormire.
Presero un bel respiro quando anche l'ultimo se ne fu andato. Si rilassarono un attimo, il pericolo era momentaneamente passato ma non potevano temporeggiare a lungo. Si ripresero per mano e ricominciarono a camminare. Giunsero sotto casa White e passarono attraverso le pareti grazie a Karie e usarono lo stesso modo per entrare nell'appartamento. Si muovevano piano per fare in modo che i signori White non si accorgessero di niente. Evelyn era seduta su un divano, sfogliando una rivista e Mark non c'era. Sul suo viso non c'era la minima traccia di preoccupazione per i figli. La persuasione era arrivata perfino al cuore di due genitori, che in teoria dovevano essere disperati per la scomparsa dei gemelli e invece non gli importava. Anzi, provavano rabbia per quei figli che Aric aveva costretto a odiare. Karie trattenne le lacrime e Jake cercò di consolarla. Entrarono silenziosamente nella camera del ragazzo, alzando le assi piano. Fecero la stessa cosa nella camera di Karie. Fu facile, forse troppo. Non appena gli zaini furono sulle loro spalle, crearono nuovamente la catena umana, tornando invisibili e gli oggetti con loro. Prima di andare via, però, Karie prese una foto dei genitori con loro due scattata due mesi prima, con un accenno di pancia della mamma e la strinse al petto, mettendola nello zaino.
Riuscirono ad uscire dall'appartamento e dal palazzo. Era davvero stato troppo facile: Zack si sentì acchiappare per le gambe e cadde in avanti e gli altri lo seguirono, malamente. Si rialzarono, ormai la catena era stata interrotta ed erano di nuovo visibili. Si guardarono attorno, spaventati.
<< Cacciatori! >> urlò un uomo, scorgendo un accenno di tatuaggio sfuggito alla stoffa della maglietta di Jake.
Purtroppo per i quattro, l'unico demone nelle vicinanze era proprio Tom. Ora che avevano il controllo, potevano girare senza problemi e fare le loro stragi. All'urlo dell'uomo accorse, sparendo e riapparendo davanti ad essi. Cercarono di alzarsi, ma Tom li teneva ancorati al pavimento con una mano lievemente alzata. Riuscirono a malapena ad alzare lo sguardo su di lui, come se la forza di gravità li schiacciasse sul marciapiede.
<< Quanto siete stupidi >> disse, scuotendo la testa e posando il suo sguardo su Lana. << Adesso ucciderò il tuo cacciatore e poi passeremo deliziose ore insieme... >>.
Lana rabbrividì però non distolse lo sguardo da quello del demone. Jake fece per reagire e Tom lo ferì prima con il segno di una dolorosa unghiata sul braccio e poi sulla gamba.
<< Lascialo stare, Tom! >> strillò Lana. << Tu vuoi me! Lascialo stare! >>.
<< Lana, no! >> esclamò Jake. << Non farlo! >>. Si voltò versò Tom. << Se la sfiori anche solo con un dito, ti torturerò così tanto che pregerai in ginocchio di morire! >>
Tom ridacchiò soddisfatto. << E poi dicono che i demoni sono malvagi >>. Si fece serio di colpo. << Siete assassini quanto noi. Malvagi quanto noi, uccidete come noi. Ma siete i buoni perché salvate le vite degli umani, vite stupide e senza senso. Prima o poi, devono morire, quindi tanto vale ucciderli il prima possibile, no? >>.
<< Anche i mezzosangue sono destinati a morire, o sbaglio? >> controbatté Zack, cercando di entrare nella mente di Tom, sperando che non se ne accorgesse.
Inarcò un sopracciglio. << Infatti anche loro devono morire >>.
<< Mi sembra di capire che tu vuoi Lana >> disse Karie, afferando al volo le intenzioni del fidanzato.
<< È vero... Ciò non vuol dire che non la ucciderò poi. Smettiamola di parlare, adesso... >>. Si bloccò, inginocchiandosi a terra e con le mani tra i capelli, come se avesse uno spillo conficcato nel cervello. Guardò Zack con odio.
<< Liberaci >> mormorò Zack ma lui scosse la testa, cercando di opporre resistenza. << Ho detto: liberaci! >>.
Il senso di pesantezza sparì e potero rialzarsi. Diversi poliziotti si armarono contro i quattro ma le pistole saltarono dalle loro mani grazie a Karie. Si allontanarono da loro come se avessero la peste e li guardarono con terrore. Jake frugò dentro uno zaino, dove trovò un pugnale dorato. Lo impugnò e si chinò su Tom.
<< Sai una cosa? Lana mi ha fatto notare che anche i protettori possono essere cattivi e sadici. Aveva ragione. Oggi, però, non ho il tempo di divertirmi con te >> concluse, piantandogli il coltello nella schiena e andando in profondità. Si allontanò e Tom cominciò a strillare e poi sparì, nella consueta nuvoletta di fumo nero. Il coltello cadde tintinnate a terra e Karie lo raccolse. Lana si fece stringere da Jake, sollevata.
<< Non ti tormenterà più >> disse Jake, abbracciandola stretta. Poi guardò le persone per strada. << Qualcuno se la vuole vedere con noi? >>.
Gli umani scapparono urlando. Si mobilitarono per ricreare la catena umana e rendersi invisibili. Riuscirono a ritornare a casa, distrutti. Karie e Zack andarono a fare un sonnellino per qualche ora. Lana si chiuse in bagno, riprendendo il test. Lo strinse tra le mani e aprì la scatola.
Dopo un quarto d'ora, Jake entrò nel bagno e la vide seduta su un vecchio sgabello che fissava il bastoncino bianco, poggiato sul ripiano. Alzò lo sguardo sul protettore e strinse le labbra.
<< Non ho il coraggio di guardarlo >>.
<< Lo guarderemo insieme >>.
Lei annuì. Lo presero insieme e lo strinsero tra le mani, prima di voltarlo.
<< È negativo >> mormorò Lana, girandosi verso Jake. << Non sono incinta! >>.
Si strinsero in un grande abbraccio e il bastoncino cadde a terra. Fu un lunghissimo abbraccio, finito con un bacio di sollievo.
<< Non deve accadere più >> disse Jake. << Mai più >>.
<< Per questo prenderò la pillola >>.
<< Ne sei sicura? >>.
<< Non voglio rischiare come adesso. Non riuscirei a sopportare sempre questa ansia>>.
Si strinsero ancora, poi uscirono dal bagno e trovarono Karie ad attenderli.
<< Tutto a posto >>, la rassicurò il fratello.
<< Grazie al cielo. Ci mancava solo questa >> sussurrò, sollevata.
<< Superato anche questo direi che non rimane da vedere cosa vuole fare Sebastian >> disse Jake.
<< Chi lo sa >> intervenne Zack, sulla soglia della loro camera. << Non è venuto in queste ore >>.
<< Magari è impegnato >> provò Lana.
Discussero un altro po' e poi fecero per ritirarsi nelle loro camere, ma un vento gelido li fermò. Si voltarono lentamente e quello che videro li lasciò sgomenti...



TelefilmAddicted: Grazie mille per la tua recensione e la tua osservazione ^^. Sì, è vero. Faccio un sacco di errori. In effetti i capitoli precedenti erano pieni zeppi di errori di qualsiasi cosa XD Gli ultimi li sto rileggendo, ma purtroppo spesso il tempo è poco perché sto seguendo tre storie contemporaneamente e non riesco sempre a controllarli tutti! Quindi chiedo scusa per tutti gli erroracci (pastrocchi, li definirei XD). Ti ringrazio ancora ^^





Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Senza poteri ***


20. Senza poteri

Gelo assoluto. Si ritrovarono con le spalle alle pareti, reazione istintiva una reazione dettata da un pensiero irrazionale del cervello e non da loro stessi. Troppo impauriti e non sapevano il motivo, non lo capivano. Non era la prima volta che si ritrovavano di fronte a lui, ma questa volta c'era qualcosa che non andava,
<< Avete paura? >>.
Non rispose nessuno, se non il silenzio assoluto.
<< Padron Aric, io credo che siano troppo impauriti per parlare. Forse sanno di avere le spalle al muro >> disse un demone alla sua destra, inchinando la testa.
Aric ridacchiò. << Forse >>. << Meglio così. Avremo ben tre cacciatori e una traditrice in meno >>.
Automaticamente, la mano di Jake cercò quella di Lana e la trovò, tremante. La strinse ma continuava a tremare.
<< Le mie fonti mi dicono che altri dieci cacciatori sono morti: siete scesi a 1450. Già cinquanta in meno. Non potete prendere altri innocenti da mettere al loro posto, quindi direi che siete proprio nei guai fino al collo >>.
Quanto aveva ragione. Dentro di essi dovevano ammetterlo ma non lo dissero. Troppo orgoglio.
<< Come hai fatto ha sapere che eravamo qui? >> sibilò Lana, con una voce per niente umana. Jake si accorse che non tremava più e la guardò per una frazione negli occhi e si spaventò: neri come ogni giorno, ma con una tonalità che lo impaurivano. Aveva paura di Lana. Di lei.
Aric sorrise soddisfatto. << Tuo padre >>.
Lana tornò umana in meno di un secondo. Le lacrime resero lucidi i suoi occhi.
<< Pensavi che avrebbe protetto la sua bambina? Mi dispiace, non ti considera nemmeno più figlia. Gli hai levato un figlio >> disse Aric e i demoni risero soddisfatti di quella infelicità.
Quello che Aric aveva detto era pura verità. Una pallida speranza era stata dentro di lei da quanto aveva tradito i demoni e si era messa con Jake, macchiando il nome della famiglia in modo irreparabile. Che suo padre la perdonasse. Dopo il suo, di tradimento, adesso era lei che non poteva perdonarlo.
<< Povera, piccola demone dei suicidi >> disse con voce mielosa Aric. << Se tu avessi fatto ciò che la tua natura ti imponeva, forse tuo padre ti starebbe accanto. E pensare che ho fatto di tutto per evitare di portarti fuori strada >>.
Lana si accigliò, così come gli altri. Le lacrime sparirono e gli occhi assunsero un'espressione confusa e in quella di Jake di un sospetto terribile.
<< Tua madre Elisabeth aveva deciso una vita diversa per te e tuo fratello. Vostro padre non era d'accordo e venne da me. Io convocai Elisabeth e le parlai chiaro. Lei non voleva darmi ascolto, non voleva che i suoi due figli pagassero per errori per cui non avevano colpa >>.
<< L'hai uccisa tu >> affermò Jake.
Aric rise sonoramente. << Non si accorse di niente, non lo aveva previsto. Morì e vostro padre vi raccontò quella bugia. In questo modo avreste odiato i cacciatori. Per Terrence così è stato. Ma tu... >>, si interruppe per pronunciare quell'ultima parola con una smorfia sul viso e camminando per il corridoio, <<.... Tu hai fatto di più che non odiarli: hai donato il tuo cuore a uno schifoso cacciatore >>.
La ragazza lasciò lentamente la mano di Jake. Il suo viso era duro come la pietra. Bianco più del solito. E gli occhi... non si potevano guardare. Jake le toccò una spalla, ma la lasciò subito: scottava terribilmente.
<< Hai ucciso mia madre >> mormorò. I demoni avanzarono davanti ad Aric, per proteggerlo. I protettori fiutarono il pericolo.
<< Lana, no! >> urlò, scuotendola e ignorando le dolorose ustioni alle mani. << È proprio quello che vuole Aric! Tu non sei una demone, ti prego! >>.
Non sembrò nemmeno sentirlo. Karie e Zack tentarono anche loro, ma inutilmente. Lana faceva muro d'acciaio e tutto quelle che le si diceva non lo sentiva neanche.
<< Vuoi uccidermi, Lana? >>.
<< Probabile >> rispose lei, in un respiro.
<< Oh, però torneresti a essere una demone qualsiasi... e il tuo cacciatore sarebbe costretta a ucciderti. Jake White perché non reciti la regola? Sono sicura che la tua fidanzata non la conosce >>.
Non aprì bocca. Aric fece un cenno della testa verso un demone e in men che non si dica prese il controllo della mente di Jake. Costretto a piegarsi al suo volere, obbedì.
<< Qualunque demone sorpreso a uccidere, chiunque sia, deve essere eliminato seduta stante >> recitò con voce controllata e il demone liberò la mente di Jake. La sentì di nuovo leggera e prese un bel respiro.
<< Quindi non vuoi morire, vero? >> chiese, rivolto a Lana.
Lei guardò Jake.
<< Non costringermi, ti prego >> la supplicò.
Lei guardò ancora Aric, poi Karie e Zack che osservavano sconvolti la scena. Poi i demoni e alla fine di nuovo Aric. Infine lo posò su Jake.
Assunse nuovamente un'espressione più umana e smise di scottare. Jake l'abbracciò, mormorandole che aveva fatto la cosa giusta.
Aric strinse le labbra, contrariato. Troppo tardi si accorsero del cenno del padrone ai demoni. Uno prese Jake per la gola, sbattendolo malamente contro un muro. Lana venne gettata dall'altra parte della stanza, ma fece un giro a mezz'aria per atterrare elegantemente sul pavimento traballante. Zack venne sopraffatto da due demoni, ma rimasero subito disorientati poiché Zack sparì dalla loro vista. Karie venne attraversata da due demoni prima che potessero attaccarli e finirono carbonizzati da scariche elettriche.
Jake diede un calciò in faccia prontamente al demone che lo lasciò andate, atterrò senza problemi sul pavimento. Un altro demone tentò di attaccarlo, Jake gli fu alle spalle con un pugnale preso dalla borsa vicina, piantato nella schiena del demone.
Aric era a distanza di sicurezza, scortato da due demoni enormi. Guardava la scena impassibile.
Le mura e il pavimento cominciarono ad andare distrutti insieme ai vecchi mobili.
Ad uno ad uno i demoni vennero eliminati. Zack piantò un paletto nel cuore all'ultimo rimasto e presero di mira gli ultimi due. Dalle loro facce si capiva che avrebbero voluto scappare immediatamente ma servire Aric era la cosa più importante, anche a costo della vita. Karie gli passò attraverso e piantò un paletto nella schiena di uno e Jake fu così veloce a piantare un pugnale di stagno nello stomaco dell'altro che non si accorse di niente.
Aric non batté ciglio nemmeno quando anche l'ultimo demone sparì nel fuoco strillando. Puntarono lo sguardo su di lui e realizzarono che avevano un'occasione d'oro per mettere fine a tutto. Era lì, disarmato, senza demoni. Al pensiero, un leggero aumento del battito cardiaco toccò i quattro. Pensarono a Sebastian, sarebbe morto.
<< Avete un'occasione... perché sprecarla? >> domandò pacato, congiungendo le braccia.
S'insospettirono. Perché voleva tanto essere colpito? Non si muovevamo, il sospetto di una trappola era troppo forte. Jake strinse il pugnale e guardò gli altri, guardarono Aric che sorrise. Annuirono. Circondarono Aric in due secondi ma chissà perché nessuno osava sfiorarlo. Non era un demone e l'omicidio era ancora illegale.
Jake li guardò, facendogli capire che lo avrebbe fatto lui. Lana lo guardò, titubante e il fratello le fece un lieve sorriso per farla sentire meglio. Karie si coprì il volto con le mani e Zack trattenne il respiro. Gli sguardi puntati sul pugnale affondato nel cuore di Aric. La scena sembrava a rallentatore. Jake sfilò il pugnale, macchiato di sangue e lo lasciò cadere a terra. Le mani tremavano, forse impaurite.
Ma qualcosa non andava. Aric aveva le mani sulla ferita, leggermente raggomitolato su stesso. Alzò il viso e un sorriso maligno solcò il suo volto. Le mani del ragazzo seguitarono a tremare ma non furono le uniche poiché tutto il corpo venne scosso da tremori incontrollabili. Lana corse da lui immediatamente ma non riusciva nemmeno ad abbracciarlo, tremava troppo e non le restò che guardare, impotente.
<< Che cosa gli hai fatto?! >> urlò Karie, chinandosi sul fratello. Lo scosse. << Rispondimi! >>.
<< Fa male... >> mormorò Jake. << Il cuore, gli organi, i muscoli... >>.
Zack rimase a guardare il compagno finché non capì. Poi si voltò verso Aric. << Come hai fatto? >>.
<< Fatto cosa? >> domandò Lana, terrorizzata.
Il suo sguardo grigio percorse il profilo tremante di Jake. << Lo sta cambiando >>.
<< Come?! >> esclamarono le due ragazze e Aric scoppiò in una risata fragorosa.
Jake urlò e si raggomitolò su stesso, Karie ricordò delle parole, che venivano da ricordi di un anno prima. Parole di Joseph.

<< Non avete sentito niente. Eravate addormentati. Anche perché non è un bello spettacolo dopo che viene iniettato >>”


<< Sta tornando come prima >> sussurrò.
Zack annuì.
<< Come diavolo hai fatto? >>.
Sotto i loro occhi quelli di Aric divennero gialli... come i demoni.
Si pararono davanti al ragazzo sofferente. Impugnarono armi e Lana uscì dalla modalità umana per passare a quella di demone.
<< Quando passi molto tempo con i demoni acquisisci un sacco di cose! Ho eseguito il rito che mi permette di essere come loro mantenendo la mia umanità! Non è fantastico? >>.
Lana impallidì. << Tu sei pazzo! Anche il primo alchimista lo aveva vietato. Presto non riuscirai più a controllarti! >>.
<< Chi lo dice? >> controbatté, sicuro di sé. << Guarda cosa ho fatto a lui! >>.
Guardarono Jake, sembrava scosso da crisi epilettiche e sudato.
<< Ho fatto in modo che il siero dentro il suo corpo venisse annullato. Circola nel sangue in continuazione e in questo modo tornerete perfettamente normali >>.
<< Se davvero ci riesci allora perché fai uccidere i protettori?! >> domandò secco Zack.
<< Piacere personale >>.
Un urlo distrasse gli altri. Sembrava non avere più sangue dentro di sé da quanto era smorto. Respirava a fatica e si contorse su stesso come se avesse un terribile mal di pancia e quella distrazione fu fatale per Karie e Zack. Aric arrivò alle spalle della ragazza e la toccò alla schiena, sentì come se dell'acqua ghiacciata le scorresse sulla schiena finché non si accasciò sul pavimento. Zack se ne accorse troppo tardi e finì anche lui come gli altri due. A Lana non restò che guardare le sofferenze dei tre. Aveva l'intenzione di attaccare Aric, ma lui si mise a distanza con un salto impressionante che la lasciò a bocca aperta. Era davvero agile quanto un demone.
<< Addio ragazzi >>.
Un'ora dopo, tra urli di dolore e aspetto orribile, i tre riacquistarono il colore originario e sbatterono gli occhi, sembravano uscire da una trance. Si toccarono e stavano perfettamente bene. Karie si fissò le mani, aspettandosi qualcosa ma non successe niente così come Jake. Zack era in profonda concentrazione, anche lui senza risultati. Lana abbracciò il fidanzato, sollevata di vederlo almeno in salute.
Una leggera luce li distrasse e Sebastian con Melinda apparve davanti ai loro occhi. Li guardarono per bene e notarono le facce stranite.
<< State bene? >>.
Scossero la testa.
<< Che è successo? >>.
Fu Zack a rispondere: << Non siamo più dei protettori >>.

Il luogo dove li portò non era certamente la base. Sembrava una vecchia villa d'epoca. Notarono alle pareti foto di una famiglia felice. Con un'unica bambina, bellissima, e due genitori sorridenti. La riconobbero: era proprio Melinda.
<< Melinda... è casa tua? >> domandò Lana.
Lei sembrò a disagio. << Sì >>.
<< Accidenti... >> commentò Zack, guardandosi attorno.
<< Un momento... >> mormorò Karie, fissando la donna nella foto. Sgranò gli occhi e guardò Melinda. << Tua madre è Johanne Carter? >>.
<< Già >>.
<< E chi è? >> chiese Jake, totalmente a digiuno sul mondo della moda.
Lana lo guardò come se scherzasse. << È la modella più pagata del mondo! >>.
<< Accipicchia >> mormorarono i due ragazzi.
Li introdusse dentro una stanza e Joseph e Marie erano seduti su un divano a trafficare con delle scartoffie. Erano sollevati: almeno i due stavano bene.
Alzarono lo sguardo al loro passaggio e sospirarono. Erano felici anche loro di vederli, a prima vista, interi.
<< C'è un problema >> disse subito Sebastian, appena mise piede dentro la stanza. << Aric riesce a inibire il siero dentro il sangue. I tre qui sono... normali >>.
Sbarrarono gli occhi, bocca semi aperta.
<< È impossibile >> sussurrò Marie. << Il siero iniettato circola nel sangue e poi i principi si legano al DNA >>.
<< Aquanto sembra Aric ci è riuscito. Ha eseguito il rito proibito >> disse Lana.
I quattro non seppero cosa dire, lo shock era troppo grande.
<< Cos'ha di tanto proibito questo rito? >> domandò Karie, confusa.
<< Perché rinunci alla tua anima >> le rispose Sebastian. << I demoni non hanno anima, tranne i mezzosangue >>.
Zack si innoridì. << Si è venduto l'anima? >>.
<< Sì >> confermò Marie. << In poche parole umano ma senza la sua anima >>.
<< Ecco com'è riuscito a distruggere il siero dentro i tre >> sospirò Joseph, passandosi una mano tra i capelli rossi.
Jake se la prese con il muro e saltellò per il dolore, stringendo le nocche nella mano sana.
<< Attento. Adesso ti fai male >> si raccomandò Melinda. << Vi ha tolto i poteri, la resistenza fisica, l'agilità >>. Scosse la testa. << Vi ha reso umani al cento per cento >>.
Karie si asciugò le lacrime sulle guance e il suo fidanzato le sedette accanto sul divano, Jake calciò una sedia e Lana cercò di farlo calmare.
<< Non possiamo iniettarci di nuovo il siero? >> suggerì Zack.
<< Aric ha distrutto le basi e le dosi di siero >> rispose Sebastian. << Non c'è ne più >>.
<< Ci deve essere una soluzione! >> strillò Jake, alterandosi.
Karie si rese conto che non aveva idea di cosa fosse composto quel siero. << Con cosa lo fate questo siero? >>.
<< Con il sangue di Sebastian >> le rispose Joseph e lo guardarono come se fosse matto. << Sì, so che può sembrare strano ma il sangue di un demone mischiato a qualche altra sostanza chimica accuratamente scelta, vi dona le capacità fisiche e i poteri per combattere >>.
Marie s'illuminò. << Sei ci procuriamo i componenti chimici e prendiamo abbastanza sangue da Sebastian, entro quattro ore potranno tornare come prima >>.
Una speranza nacque dentro i tre ex protettori.
<< Aric non è stupido >> intervenne Melinda. << Avrà fatto in modo che i tre composti chimici siano introvabili >>.
La speranza morì rapidamente. Lana divenne pensierosa, si sedette sul divano e si frugò nelle tasche. Estrasse il suo borsellino e da lì una chiave. Ricordava ancora quando sua madre gliela aveva data, anche se era piccolissima. I demoni hanno una memoria straordinaria, anche se quella dei mezzi demoni molto meno. Però era un ricordo prezioso e non lo aveva mai cancellato...

Elisabeth Johns era seduta su una sedia a dondolo, leggendo un libro. Ogni tanto guardava la piccola Lana ai suoi piedi che giocava con un orsacchiotto, di circa quattro anni. Bellissima, come i demoni del resto, come sua madre. La donna guardò fuori dalla finestra per osservare il figlio maggiore, otto anni, che giocava a pallone con degli amichetti nel parco della villa. Poi tornò a guardare la figlia: lei era diversa da Terrence, l'aveva sempre saputo e non meritava quel destino. La piccola la guardò con i suoi grandi occhi neri e le sorrise. La donna si incantò, con un velo di tristezza: sospettava che non avrebbe mai visto crescere quella bimba.
La prese tra le braccia e la strinse a sé, dolcemente.
<< Lana >> chiamò.
La bambina la guardò, giocherellando con una ciocca di capelli della mamma e fissandola nei suoi occhi azzurri. << Sì, mamma? >>.
<< Se io nascondo una cosa in camera, tu te lo ricorderesti? >>.
Inclinò appena la testa. << Cos'è? >>.
<< Una chiave >> rispose la madre, passandole una mano tra i capelli fini. << Però non devi dirlo a nessuno. La metterò dentro una busta bianca e poi la nasconderò sotto le assi del pavimento di camera tua. Voglio che quando sarai abbastanza grande tu la custodisca >>.
<< Cosa apre? >>.
<< Una porta. Quella chiusa nel sotterraneo della villa. Quella che dici sempre è piena di fantasmi >>.
I piccoli demoni sono più intelligenti degli altri bambini quindi Lana capì al volo. << Promesso mamma >>.
Elisabeth sorrise. << Sarà il nostro segreto. Ricorda questa frase: aprila solo se l'anima non esiste più >>.
<< Aprila solo se l'anima non esiste più >> ripeté diligentemente, come una scolaretta.
<< Brava >> si complimentò la madre. << Ti voglio bene, Lana >>.
<< Anch'io mamma. Resteremo sempre insieme? >>.
Non osò distruggere i sogni della sua bambina. << Certo tesoro. Per sempre >>.

Guardò quella piccola busta, che racchiudeva la famosa chiave. Non l'aveva mai aperta.
<< Cos'è? >> le chiese Jake.
<< Mia madre me l'ha data più di tredici anni fa >> rispose Lana, persa nel ricordo. << Mi ha detto: aprila solo se l'anima non esiste più >>.
<< Tua madre non era una veggente >> disse Karie.
<< Però sapeva che un giorno mi sarebbe servita. Apre una porta dei sotteranei di casa mia >>.
<< Cosa pensi di trovarci? >> chiese Marie, senza capire.
<< Lì c'è la soluzione ai nostri problemi, ne sono certa >> rispose determinata.
<< Allora andiamoci >> esclamò Zack. << Cosa abbiamo da perdere ormai? >>.
Sebastian e Melinda non erano molto sicuri e neanche Marie e Joseph. Ma non potevano temporeggiare a lungo perchè il tempo stringeva e i protettori morivano. I demoni devastavano il mondo ed era il momento di agire. Se Elisabeth Johns sapeva come fare e quella soluzione era sepolta in un sotterraneo di una villa, tanto valeva tentare.
<< Va bene >> accettò Sebastian.
<< Ci sto >> risposero all'uniscono Joseph e Marie.
<< Non andrete soli. Casa di Lana sarà piena di demoni e voi siete senza poteri e capacità. Verremo anche noi >> spiegò Melinda, cominciando a preparare lo zaino.
La pallida speranza era diventata più luminosa. Per quanto anche Elisabeth fosse un demone, aveva capito che non era quello che voleva per sua figlia. Si era decisa a preservare qualcosa che potesse aiutarla in futuro ed ora di vedere cosa aveva tenuto in serbo per lei.
Avevano paura, sopratutto ora che erano senza poteri però non avevano scelta, non potevano piangersi addosso. Aric era diventato più pericoloso che mai e non potevano attendere a lungo.
Possibile che stesse tutto finendo?






Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Verso la fine ***


                21. Verso la fine

La luna era tonda e brillava nella notte, un cielo occupato da nuvole, forse cariche di pioggia. Villa Johns si ergeva da lontano, visibile agli occhi di chiunque. Da diverse ore, nel perimetro del parco e della villa, si aggiravano uomini. O meglio demoni.
Avevano ritenuto la villa un posto dove poter stare e decidere i loro piani. Ogni tanto qualcuno entrava, qualcun altro usciva, sempre con un ghigno.
I protettori e gli ex protettori erano abbastanza lontani e nascosti per non farsi vedere. I tre ragazzi si sentivano vulnerabili e Aric sembrava avergli tolto anche il coraggio. Tremavano a fior di pelle. Lana stava al fianco di Jake, cercando di dargli anche il suo coraggio. Anche Zack e Karie tentavano di farlo, senza successo. Fuori la porta c'erano due demoni, all'apparenza annoiati. Scambiavano due parole ogni tanto.
Sebastian fece cenno ai tre di restare dov'erano insieme a Lana e lui con Melinda e gli altri due protettori si avviarono verso la villa. I due demoni non ebbero il tempo di gridare aiuto che la testa gli venne mozzata e sparirono in una nuvola di fumo bianco vaporoso. Marie fece capire agli altri di muoversi e camminavano come ladri lungo il perimetro della villa, seguendo Lana, arrivarono su un patio. Lo scavalcarono e i tre si accorsero di essere molto meno agili di prima. Fortunatamente non c'erano demoni e potero nascondersi per non passare davanti alle ampie vetrate. Per accedere al sotterraneo bisognava aprire una porta posta accanto alle scale. Il problema era che le scale si trovavano al centro dell'ingresso e pieno di demoni e decisero di attirarli fuori. Marie e Joseph si proposero come esche. I tre protestarono ma Sebastian li costrinse ad accettare. Non rimaneva che mettere il piano in atto.
Con una paura colossale, Lana aprì lentamente la porta finestra, inoltrandosi nel piccolo salotto e nascondendosi con gli altri dietro un grosso paravento insieme a Sebastian e Melinda. Marie e Joseph si guardarono e attraversarono in pochi passi il salotto. Aprirono la porta di botto, per attirare l'attenzione dei presenti. I nascosti sentirono voci e urla, poi rumori forti. Il segnale di Marie, cioè l'uccisione del primo demone, li fece uscire dal loro nascondiglio. Sbirciarono e videro un tumulto incredibile. Si fecero coraggio e seguirono Sebastian e Melinda fino alla porta. Non vennero notati per via della scarsa luce e del casino. Aprirono la porta cigolante e corsero dentro, chiudendosela alla spalle. Era buio e la luce non funzionava. Lana andò in testa al gruppo con le mani infiammate per fare luce. Il corridoio era tinteggiato di bianco, ma sporco e non veniva riverniciato da tempo. Il pavimento era rotto in più punti e ragnatele dominavano il soffitto pieno di muffa. C'erano freddo e umidità e sicuramente un sacco di ragni che fecero rabbrividire Karie.
Alla fine c'era una porta di legno chiusa. Melinda la sfondò con dei rampicanti ed entrarono in una sala ottagonale con delle porte di metallo. Sembrava un luogo da film dell'orrore.
<< A che cosa vi servono queste stanze? >> chiese, curioso, Zack.
<< Meglio per te se non lo sai >> rispose Lana seriamente e non cercarono di insistere. Lana toccò le porte una ad una e nessuno capiva cosa stesse facendo. Mise la mano sulla penultima.
<< È questa >> disse, voltandosi verso il gruppo.
<< Come fai a dirlo? >> le chiesero.
Un sorriso tenero si aprì sul suo volto. << C'è l'impronta della mano di mia madre >>. Si avvicinarono e notarono davvero un impronta poco definita ma abbastanza chiara da essere vista. Lana tremava e infilò la chiave nella toppa con una certa difficoltà. La girò e si sentì uno scatto ma non ebbe la forza di aprirla.
Jake mise la sua mano su quella di lei per incoraggiarla e l'aprirono insieme. Un cigolio stridulo invase il piccolo ingresso in pietra. Dentro c'era buio e non si vedeva niente. Non c'era neanche un finestra e la lampadina era fulminata. Lana alzò una mano, illuminando il luogo. Camminò e non c'era niente in quella piccola stanzetta quadrata. Tranne un armadietto sopra un mobile di metallo e rettangolare. Lo osservarono e Melinda esclamò << È un frigo, di quelli usati nei laboratori! >>.
<< Ha ragione >> concordò Sebastian. Lana allungò una mano sulla maniglia rossa dell'oggetto e l'abbasso. Un nuvoletta di ghiaccio di sparse intorno a loro, provocando brividi di freddo. Quando si diradò rimasero sconcertati.
<< Il siero? >> dissero in coro. Tre fialette e tre siringhe, disposte l'una accanto all'altra, il denso liquido color caffellatte, erano lì in bella mostra.
Melinda prese una fialetta di vetro, quella sulla destra. << È proprio siero >>.
<< Com'è possibile? >> si domandò Lana. << Mia madre non può averle create >>.
<< Deve averle prese alla base >> disse Sebastian. << Forse le avrà rubate approfittando di un nostro momento di distrazione >>.
<< Come faceva a sapere che mi sarebbero servite? >>. Lana era confusa. Sua madre non era una veggente, ne era certa.
<< Sei sicura che tua mamma non fosse una veggente? >> le chiese Karie.
<< Certo. Mia madre era pirocinetica esattamente come me e Terrence >> rispose Lana ma lo sguardo si addolcì di colpo. << Mio nonno era un oracolo però >>.
<< Vuol dire che tuo nonno sapeva tutto. Non è stata tua madre ha predisporre tutto, Lana, ma lui. Deve essersi messo d'accordo con lei >> spiegò Jake.
<< Era sempre sua figlia e tu sua nipote. Lo ha fatto perché vi voleva bene >> aggiunse Zack.
Lana sorrise, certa di non aver mai pensato a suo nonno in quei termini.
Melinda prese il resto delle fiale. << Torniamo alla villa. Dobbiamo narcotizzarvi e iniettarle >>.
Annuirono e uscirono dalla stanza. Lana chiuse la porta ancora una volta e posò ancora una volta la mano sull'impronta di sua madre, ringranziandola mentalmente.
<< Commovente >>.
La voce di Aric irruppe nelle loro menti alla velocità della luce. Circondato da demoni, calmissimo, tra cui anche il padre di Lana che guardava sua figlia con disgusto. Lei lo fissò duramente.
<< Volete proprio morire >> disse Aric. << Vi ho fatto diventare normali, potevate salvarsi... ma no, non ne volete sapere di vivere >>.
Melinda cercò di nascondere le fiale dietro di lei ma Aric se ne accorse. La calma sparì e strabuzzò gli occhi.
<< Siero?! Pensavo che fossero andate tutte distrutte! >> urlò, rivolto ai demoni che tremarono.
<< Padrone, anche noi eravamo convinti... >> balbettò un demone della notte, finendo con la testa mozzata e sparendo.
Rimasero inorriditi di quel gesto, anche se a un demone.
<< Dove sono Marie e Joseph?! >> si ricordò Zack e anche il resto del gruppo si inquietò.
<< Sono vivi. Se la stanno vedendo con altri demoni >> rispose Aric, a suo malgrado. Fece per uscire. << Uccideteli >> ordinò, senza neanche girarsi e aprì la porta, andando via. I demoni si voltarono, uno sguardo assassino negli occhi violetti, rossi e neri. Erano almeno una decina e loro in tre, di cui solo la metà poteva combattere. Jake rubò le fiale dalle mani smaltate di Melinda.
<< Ma che fai? >>.
<< Dobbiamo iniettarcele ora >> rispose Jake, passandole agli altri due.
<< Sei pazzo? Se non vi narcotizziamo, soffrirete le pene dell'inferno! >>.
<< Non c'è tempo! >> ribatté Karie. << Quando dura il processo? >>.
Melinda rimase spiazzata, fece rapidamente due calcoli. << Nel vostro caso... un quarto d'ora >>.
<< Ottimo >> disse Jake. << Lana sfonda una delle porte >>.
La ragazza obbedì e la prima porta di una stanza cadette a terra, bruciando lentamente.
<< Abbiamo bisogno che ce li teniate lontani per un po' >> disse Zack, alzando la manica della maglia.
Lana annuì e si piazzò davanti alla porta. Ignorando le armi alle pareti e l'aspetto macabro della stanza, alzarono tutti la manica della maglia, inizialmente ebbero dell'esitazione e si guardarono per trovare insieme il coraggio. Inserirono di colpo la siringa nella pelle e spinsero lo stantuffo. Sentirono un liquido almeno tre volte più denso del sangue dentro le vene. Le siringhe caddero a terra quasi subito e loro si accasciarono, sembravano scossi dall'elettricità.
Sebastian e Melinda cercavano di tenerli lontani dalla stanza e Lana toglieva di mezzo quelli che cercavano di entrare e sfuggiti ai due.
Tre urli di dolore distrassero Lana che si voltò, preoccupata. I volti erano bianchi come un lenzuolo e piccole lacrime di sangue uscivano dagli occhi. Si tenevano le mani alla gola come se non riuscissero a respirare e forse era proprio così. Karie era riuscita ad alzarsi, era tutto una nebbia indistinta. Barcollò fino a un muro e vi strisciò fino a sedercisi contro. Zack non si reggeva in piedi ed era sicuro di vomitare, a giudicare da come lo stomaco lo stava torturando. Jake sentiva muscoli e organi come se si stessero sciogliendo. Lana guardò di sfuggita l'orologio al suo polso: mancavano dieci minuti. Non tremavano più, ma adesso un velo di sudore era sul viso. Faceva così male che il processo contrario era stato una passeggiata, in confronto. I muscoli sembravano fatti di cera. In verità il siero stava modificando le parti del corpo, come la prima volta, per renderle più resistenti. Jake alzò una mano e un velo di ghiaccio era lungo il braccio destro, ma faceva malissimo, cristalli di ghiaccio nella circolazione sanguigna. Zack spariva e riappariva di continuò, fino a diventare solido definitivamente. Karie era intoccabile, piccole scintille l'avvolgevano. Un demone era sfuggito anche a Lana e non vedeva l'ora di ucciderli, ma finì carbonizzato appena in tempo.
Altri tre minuti e sembravano cento anni di dolore. Lentamente, le macchie bianche sparirono dagli occhi, tornando a vedere normale. Il velo di sudore sparì...
Lana finì contro un muro, sbrecciandolo. Un demone le mise una mano alla gola: suo padre.
<< Sei stata una delusione Lana >> disse, stringendo la presa.
<< Anche tu! Hai permesso ad Aric di uccidere la mamma! >>.
<< Elisabeth non capiva niente! >> strillò. << Voleva costringervi a vivere contro natura! Hai ucciso tuo fratello, come puoi vivere con questo peso? >>.
<< Terrence ha smesso di essere mio fratello tanto tempo fa. Come tu hai smesso di essere mio padre >>.
Rabbia cieca uscì dagli occhi del demone. Gettò Lana a terra, malamente. Un paletto di anice apparì dalle sue mani. Lana cercò di proteggersi ma non ci riusciva: non era più suo padre eppure non ci riusciva lo stesso.
Chiuse gli occhi, convinta che fosse finita e non sentì arrivare nulla. Ne aprì uno e vide il padre una perfetta statua di ghiaccio. Sbatté gli occhi e si voltò, con un sorriso sollevato. I tre erano sulla soglia, perfettamente sani ma, sopratutto, di nuovo protettori.
Lana corse da Jake, abbracciandolo. Poi lo lasciò e con un gesto fulmineo, presa dalla rabbia, mozzò la testa al padre ridotto a una statua di ghiaccio e sparì in un fumo azzurrino. Nonostante tutto le venne voglia di piangere ma non c'era tempo. I tre demoni restanti non avevano nessuna intenzione di dargliela vinta ma rimasero paralizzati. Zack fece un cenno con la testa di uccidersi in fretta. Così fecero e anche loro sparirono.
Melinda sospirò e Sebastian sorrise, finalmente sereno.
<< Avevi ragione. Si soffrono davvero le pene dell'inferno >> disse Karie.
<< Aiutiamo gli altri due! >> urlò Jake già alle scale con Zack e Lana. Corsero lungo il corridoio. Jake il più veloce di tutti, uscì dal sotterraneo e vide Joseph e Marie ormai allo stremo. Stavano per essere uccisi ma delle scosse elettriche li fecero retrocedere. I due ragazzi sorrisero alla vista degli altri, tornati come prima. Sebastian e Melinda li aiutarono ad alzarsi.
<< Portali via! >> esclamò Melinda a Sebastian che annuì. Sparirono, lasciando Melinda con gli altri quattro. Circondati da demoni, si misero sulla difensiva e sentirono di nuovo quella sensazione di coraggio e adrenalina. Il siero gli aveva donato di nuovo anche la forza per combattere, la paura era sparita. Aric scese lentamente le scale corredate di un tappeto rosso, con un eleganza innata.
<< Avete riottenuto i vostri poteri... Sciocchi >>, pronunciò l'ultimo parola come uno sputo, << Decisamente non volete vivere >>.
<< O forse è ora di mettere fine a tutto questo >> disse Jake. << Hai finito di giocare al mago, Aric. Arrenditi >>.
<< Siete rimasti 1300 e il numero scende velocemente ed entro domani sarete mille al massimo. E poi cinquecento, cento... e alla fine sterminerò l'ordine. Come farete a quel punto? >>.
<< Non ci metti paura >> sibilò Karie, con una voce affilata.
<< Immagino che riavere le vostre capacità vi renda coraggiosi. Voi siete solo cinque mentre i demoni qui almeno venti >>.
<< Ho affrontato situazioni peggiori >> disse orgogliosa Melinda, dall'alto dei suoi sette anni di esperienza.
Aric si accigliò. << Di te ne sono sicura. Ma i tre ragazzini? >>.
<< Ragazzini a tua sorella! >> esclamò Zack e gli altri ridacchiarono.
<< Uccideteli! >>.
Purtroppo sapevano che le parole di Aric non erano del tutto pure bugie. Dovevano scappare, riorganizzarsi ma successe qualcosa di inaspettato. I demoni stavano per attaccare ma sparirono di colpo. Rimasero a bocca semi aperta e un'espressione confusa negli occhi, si voltarono verso Aric ma lui era tranquillissimo, una mano alzato che poi abbassò. Prese un bel respiro.
<< Che cosa hai fatto?! >> domandò Jake.
<< Ho assorbito i demoni. Ora posso vedermela io con voi >>.
Non appena finì di parlare, la villa divenne una forma confusa fino a scomparire. Lentamente tutto sparì, lasciando posto al buio. Si ritrovarono dentro una macchina erbosa mai vista prima.
<< Questo è il Central Park >> notò Lana.
<< Ho sempre adorato il parco. Mi trasmette sensazioni di calma... Qui vengo per pensare, passeggiare. Ma sopratutto, voglio che sia il palcoscenico della mia vittoria su voi cacciatori. Sono giorni che preparo tutto, all'oscuro dei miei demoni. In questo momento il parco è pieno di demoni pronti ad attaccarvi. Siamo riusciti a portare qui un centinaio di voi mentre il resto se la sta vedendo con gli altri demoni per il mondo. Il mondo è ai miei piedi, gli umani mi seguono... Certo, persuasi dai demoni, però mi seguono. Le vostre famiglie, amici vi odiano. Non avete l'appoggio di nessuno... solo di voi stessi >>.
A fine discorso, demoni di ogni tipo sbucarono da alberi e anche da sotto terra. Delle urla in lontananza li fecero rabbrividire. Sebastian arrivò alle loro spalle insieme a Marie e Joseph, malconci, pronti a combattere. Era il momento di mettere fine a tutto.
Guardarono Sebastian con il dispiace negli occhi per qualche secondo ma lui restituì uno sguardo calmo, come sempre. Si accorsero di come altri protettori erano arrivati ad unirsi a loro. Intravidero James, che gli sorrise sicuro di sé. Un po' sollevati di vedere che stava bene.
Marie mise in mano agli altri un pugnale e gli suggerì di lasciar perdere le cose complicate e di passare semplicemente a un taglio della testa. Le due fazioni non si muovevano, non si sentiva un fiato in quella notte che il mondo aspettava da mille anni. Da quanto un uomo comune aveva deciso di dominarlo e delle persone avevano votato la propria vita a difendere umani che non meritavano la morte. Ed ora una delle due avrebbe vinto. Il terrore di perdere era tanto però dovevano guardare avanti e non lasciarsi andare a quel sentimento che avrebbe reso il tutto ancora più difficile.
Lana aveva gli occhi chiusi, si concentrava. Sentì una mano sul suo polso e si ritrovò contro Jake. La strinse e lei posò la testa sul suo petto, lasciandosi andare ai ricordi. Erano passati nove mesi da quanto lo conosceva e buona parte di questi passati a provare a stare insieme. La natura di entrambi, quella storia così proibita che era, alla fine, riuscita. Le paure di Lana, quelle di mettere la sua vita a repentaglio più di quanto non fosse già, di renderlo un reietto tra i suoi simili.
Ricordava anche i momenti trascorsi insieme. Quelle giornate passate per la città, parlando, ridendo. Ogni bacio e carezza erano un ricordo che sembravano sfuggire lontano nella sua mente, conservati per non dimenticarli mai. Quei momenti in cui era una cosa sola con lui e il sussurro in cui le diceva di amarla.
Ricordi che potevano essere felici, che ora facevano male. Perché non avevano la certezza di poterne creare di nuovi. Jake la strinse ancora, poggiando la testa sui suoi capelli e Lana trattenne le lacrime di dolore che volevano uscirle. Jake posò un dito sotto il suo mento, alzandole la testa e baciandola. Con stupore, Lana si accorse delle lacrime di lui e le mischiò alle sue.
Zack abbracciò da dietro Karie, che posò le mani sulle sue braccia, chiudendo gli occhi e sospirando. Zack che l'aveva aiutata a dimenticare Josh, facendola andare avanti. Nonostante le difficoltà iniziali, il destino aveva deciso di farle un regalo. Per Zack, lei era il raggio di luce dopo due anni di oscurità per la morte della madre e della sorellina. E Karie non poteva pensare a niente di meglio che lui. Quel “Ti amo” aveva fatto capire a entrambi di non potersi lasciare mai. Karie si voltò e gli occhi lucidi di Zack la resero ancora più triste e si gettò tra le sue braccia. Si baciarono a lungo anche loro. Il resto del gruppo li osservava, commossi.
Le due coppie si staccarono. Zack passò una mano sul viso di Karie, così lentamente che lei era sicuro di riuscire a sentire ogni centimetro della pelle di Zack sulla sua.
<< Non lasciarmi mai... Promettilo >> sussurrò, posando dolcemente la sua mano su quella di lui.
<< Promesso >> mormorò in risposta, poggiando la testa contro la sua.
Lana non aveva staccato le braccia da Jake. Lo fece e sembrò costarle ogni sforzo impossibile.
<< Ti amo >> disse Jake.
<< Anch'io ti amo >>.
Karie alzò lo sguardo verso il fratello, che fece lo stesso. I loro occhi identici si catturarono in uno sguardo infinito. Camminarono l'uno verso l'altra e Jake l'abbracciò. Un anno e due mesi prima la vita per due fratelli aveva avuto in riserbo qualcosa di assolutamente incredibile da condividere. Le difficoltà iniziali, il senso di terrore era stato diviso in due, un peso portato in due. Un segreto custodito da entrambi.
Il momento era arrivato, non volevano morire e perdere tutto quello per cui avevano combatutto.
<< Ti voglio bene, Jake >> sussurrò Karie, tirando su con naso.
<< Anch'io >>.
Sciolsero l'abbraccio e si concessero un sorriso stentato. Sorrisero anche a Melinda che strizzò un occhio e ridacchiarono. La testarda Melinda che Jake non aveva sopportato dall'inizio.
Si voltarono ancora verso Aric e i demoni che avevano assistito a quella scena di addio, il livello di disgusto era al massimo.
<< Che la battagli cominci >>.

Angolino!

Grazie a tutti quelli che mi seguono e l'hanno messa tra le preferite! Un grazie enorme!!! Ormai manca un capitolo e poi l'epilogo! Mi dispiace tantissimo che stia per finire!!!



Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Chi vincerà? ***


                    22. Chi vincerà?

La tensione era solida, quasi a poterla toccare. Presto il cancello dell'inferno avrebbe spalancato le sue porte per crearlo sulla Terra. L'aria era condensata per il freddo, demoni e protettori avvertivano la morsa gelida. Si stava per tenere una battaglia millenaria.
Da una parte, i demoni e Aric, squadravano la fazione opposta con gli sguardi glaciali e pronti a uccidere appena il via immaginario avrebbe dato inizio all'inferno.
Dall'altra, i protettori. Presto la paura sarebbe stata sostituita dalla consapevolezza di dover vincere. Non solo per loro vite ma anche per le altre persone, ancora soggiogate. Per tornare a una vita normale che Aric aveva distrutto insieme a suoi avi.
Unica ad assistere era la luna, sferica e argentata. Il cielo blu scuro sembrava soffocare l'atmosfera con i suoi nuvoloni carichi di pioggia. Non si sentiva un rumore e sembrava che la morte aleggiasse ovunque. Si sentivano i respiri dei protettori e basta.
Poi, come un segnale, i demoni corsero verso i nemici. Aric rimase dov'era, incurante del pericolo, a braccia conserte. I protettori si misero sull'attenti.
A piccolo gruppi cercavano di arrivare ad Aric per ucciderlo. Jake e Karie si erano ritrovati insieme nella massa di demoni della violenza ma un forte scarica elettrica li fece retrocedere all'istante e la metà finì con la testa mozzata. Sparendo in nuvole di fumo acre.
I demoni davano il meglio di essi ma i protettori non erano da meno. In inferiorità numerica riuscivano a tenergli testa comunque però le prime vittime caddero subito. Tre protettori morirono nel giro di di dieci minuti, dolorosamente.
Erano passati solo dieci minuti?
Il tempo sembrava aver fermato la sua corsa eterna, anche lui ad assistere a quella lotta. La morte arrivò, smettendo di nascondersi e prendendo le prime vite. Persone che avevano votato la propria esistenza mortale a proteggere il mondo.
I quattro non erano ancora in difficoltà. Lana non aveva assoluto bisogno di aiuto, anche se era il bersaglio principale dei demoni, in quanto traditrice. Lasciando perdere l'umanità, liberando il demone al cento per cento dentro di lei anche i più esperti cominciarono a temerla moltissimo. Perciò Jake si dedicò alla sua difesa, anche se preoccupato per lei. Tre demoni si erano messi contro di lui, ma non riuscivano neanche a vederlo. Spariva dalla loro vista acuta nel giro di pochi secondi per riapparire lontano. Quando furono ormai al massimo della confusione, Jake riuscì ad arrivargli da dietro e ucciderli. Zack era invisibile a chiunque e i demoni erano vittime del suo lavaggio del cervello, simile al loro sugli umani. Karie era impossibile da prendere e chiunque ci riuscisse finiva carbonizzato da scariche elettriche, prima di morire. Anche Melinda se la cavava bene. Il parco era perfetto per una geocinetica. Le piante obbedivano ai suoi ordini solo con il pensiero e non riuscivano nemmeno a sfiorarla.
Sebastian partecipava attivamente alla lotta, certo di riuscire a raggiungere Aric. Non pensava che una volta morto lui, sarebbe morto anch'esso. In seicento anni aveva cercato la redenzione per qualcosa che non aveva chiesto, ma che aveva fatto. Forse pensava che uccidendo chi avesse creato quella sensazione di essere un mostro dentro di lui, il demone cattivo assasino di bambini, la trovasse e poi la pace nella morte, anche se poi dopo non c'era niente per lui.
Joseph e Marie non se la cavavano male, però le ferite riportare precedentemente non aiutavano.
Nel resto del globo, i protettori ingaggiavano la stessa lotta. Diversi morivano, ma i demoni non erano da meno. La morte lavorava a tempo pieno per portare via le anime dalla vita terrena, da quell'inferno.
Dopo altri dieci minuti... venti minuti in tutto, lunghissimi. Troppo. La situazione cominciò a peggiorare. Al Central Park, sui moltissimi protettori presenti, la metà morirono. I demoni erano in vantaggio. Aric guardava tutto, sguardo impassibile. Per nulla turbato dai cadaveri bianchi per terra e il sangue sull'erba verde e spigolosa per via del ghiaccio. La pioggia cominciò a scendere e non lavò via quell'odore di morte che impregnava ogni cosa.
I quattro erano ancora interi seppur le ferite cominciavano a bruciare. La stanchezza cominciò a fargli commettere errori di distrazione. Un altro protettore cadde, con urla lancinanti.
Aric alzò una mano lentamente e i demoni fermarono la lotta. I protettori restanti dovevano essere non più di cinquecento.
Anche i protettori fermarono quella lotta. I respiri grossi, la fatica nelle ossa e nei muscoli doloranti. Nonostante la resistenza fisica che erano in grado di tenere, perfino loro erano spossati.
I demoni si inchinarono quando Aric abbassò la mano.
<< Siete rimasti appena cinquecento e i miei demoni vi superano di molto di più. Siete distrutti e vi posso assicurare che la situazione nelle altri parti del mondo non è meglio. Qui siete sì e no una cinquantina e non ci metteremo molti a uccidervi, perciò arrendetevi. In questo modo annullerò il siero dentro di voi, tornerete normali e io vi risparmierò la vita. In questo modo potrete vivere nel mio mondo >>.
<< Mai! >> urlò una protettrice bassa e bionda, più o meno sui diciotto anni. Gli altri si unirono alla protesta sonoramente.
<< Sciocchi! >> urlò Aric, un urlo che fece rizzare i capelli in testa a tutti. << Cacciatori stupidi che avete usato la vostra miserabile vita per cosa? Morire?! >>. Il suo sguardo andò a Sebastian. << Hai condannato le vite di 1500 persone per portare avanti la tua battaglia! >>.
<< Non osare parlare di... onore, dignità e rispetto. Tu non sai neanche cosa siano! >> rispose a tono Sebastian, perdendo la sua calma.
Le labbra di Aric si stesero in un sorriso. << Ora basta giocare >>.
Congiunse le mani e intonò una preghiera a bassa voce. Un demone cominciò a dimenarsi come se avesse qualcosa che gli camminasse addosso e urlò. Ben presto anche gli altri si comportarono allo stesso modo, a parte Sebastian e Lana. Divennero sempre meno solidi, sparivano a poco a poco, tra urla di dolore.
I quattro si ricordarono cosa aveva fatto nell'appartamento.
<< Li sta assorbendo! >> esclamò Zack. << Non dobbiamo permetterglielo o diventerà perfino più forte di tutti i demoni esistenti! >>.
Il suo grido venne accolto e si scagliarono contro di lui ma si scontrarono contro qualcosa di simile a una barriera. La toccarono, era a forma di cupola. Tentarono di distruggerla ma sembrava indistruttibile.
Era troppo tardi.
I primi demoni cominciarono a sparire. Le urla cessarono di colpo, quando anche l'ultimo demone venne assorbito da Aric. Sciolse le mani congiunte, alzò il viso e aprì gli occhi: gialli, quasi cangianti.
Indietreggiarono tutti i presenti, morti di terrore per una cosa mai vista prima. Davvero pensava di tenere testa a cinquanta protettori da solo?
La risposta arrivò quanto Aric batté le mani. Un'onda d'urto di dimensioni enormi li colpì e i più sfortunati, in ultima fila, sbatterono contro alberi secolari e robusti, per via della corteccia vecchissima. Il cranio si fracassò e dieci protettori morirono sul colpo.
Era chiaro che non era come contro i demoni. Altri cinque protettori, americani, si accasciarono a terra, presi da convulsioni e non si alzarono più.
<< Ci sta uccidendo... solo con il pensiero >> mormorò Karie, rannicchiata contro Zack che la stringeva e assisteva a quello sterminio, sentendosi inutile. Sembrava che ognuno aspettasse il proprio turno per morire. Qualche protettore tentò di ucciderlo ma si ritrovò ustionato senza nemmeno essere toccato da lui. In breve ne rimasero quattordici. Si sentivano in trappola e la paura prese il sopravvento.
Lana si strinse a Jake e lui si giurò di portarla fuori di lì, ad ogni costo.
Lo sguardo assassino di Aric, in tutti i sensi, arrivò anche ai gemelli White. Quei due ragazzini che tanto avevano distrutto i suoi piani, mettendoci di mezzo quell'amore che tanto odiava. Alzò una mano, aveva in serbo qualcosa di diverso per loro. Zack intercettò ciò che stava per fare e si mise davanti a Karie di colpo, prendendosi lui la decisione di Aric. Lei urlò e Zack divenne bianco e non respirava.
<< Zack! >> urlò Karie, tra le lacrime. << No! >>.
Un protettore si avvicinò, gli mise le mani sulle gola e tornò a respirare e riprendere colore. Karie lìabbracciò, Lana e Jake sospirarono sollevati. Aric abbassò la mano, deluso dal colpo non riuscito. I protettori rimasti si misero in all'erta: non restavano che loro, compresi i due demoni, per uccidere Aric e almeno uno doveva riuscirci.
Aric alzò le braccia al cielo e un forte rumore rimbombò nell'aria. Davanti agli occhi stupefatti un'enorme massa d'acqua, staccata dal lago più grande del parco, veniva verso i protettori. Non avevano nessuno che esercitava il potere dello scudo difensivo perciò non gli restava che scappare. Tre non fecero in tempo e Zack salvò James appena in tempo. Degli alberi si piegarono grazie a Melinda e protesse i restanti. Aric correva veloce come la luce, verso di loro.
<< Dobbiamo ucciderlo! >> esclamò James.
<< Come? È diventato più forte di un demone >> obbiettò Karie.
Il tempo era poco, Aric era vicino.
<< Uno di noi deve avvicinarsi e gli altri devono proteggerlo a costo della vita. Non ci rimane altra scelta. Tendiamogli un'imboscata >> suggerì un protettore di mezza età.
<< In che modo? >> si domandò Zack.
Aric era quasi arrivato, correva e i loro cuori battevano così veloci da scoppiare. Jake strinse le labbra.
<< Io lo porto al centro del parco. Sotto la statua di Alice nel paese delle meraviglie! Raggiungetemi lì! >>.
Karie gli mise una mano sul braccio insieme a Lana.
<< Perché non pensi prima di agire? >> lo rimproverò aspra la sorella.
Il protettore sorrise. << Sai che pensare alle conseguenze non è nel mio stile >>. Le dette un bacio velocissimo sulla guancia e Melinda gli aprì un varco tra gli alberi. Jake saltò fuori proprio quanto Aric stava per arrivare. Guardava in ogni direzione, alla ricerca di un segno di vita da spegnere.
Jake si mise due dita in bocca e fischiò forte. Si voltò di scatto.
<< Ehi! Veditela con me! >>.
Aric sparì ancora dalla sua vista, velocissimo. << Questo gioco lo facciamo in due >> mormorò, prima di sparire tra gli alberi.
Melinda ordinò agli alberi di tornare come prima. Sebastian fece cenno di seguirlo e corsero tra gli alberi, sperando di arrivare in tempo. Jake l'aveva attirato dove voleva lui e doveva ammettere che era veloce. Si fermò al centro della piazza dove si trovava la statua, sulle spine. Lo sentiva però non lo vedeva da nessuna parte, spariva e appariva di continuo. Provò a prendere la mira e congelarlo, con risultati pessimi. Un colpo al viso e si ritrovò steso a terra con la bocca sanguinante e forse qualche osso rotto. Si portò le mani alla bocca, sporcandosele di liquido rosso. Cercò di rialzarsi ma qualcosa lo tenne giù. Si sentiva come legato alla fredda pietra e andò in panico perché gli altri non erano ancora arrivati.
Si chinò su Jake. << Hai voluto giocare all'eroe, White? >>.
Non rispose e gli scoccò uno sguardo di puro odio.
Aric rise. << Morte veloce o morte lenta? >>.
<< Fottiti! >>.
Si beccò un altro calcio e questa volta si ruppe davvero qualcosa. Un polso si fratturò dolorosamente e lo stordì. Gli mise le mani alla gola.
<< Stasera riuscirò in quello in cui ho sbagliato mesi fa. Dopo di te ucciderò gli altri protettori e terrò per ultime tua sorella e la tua ragazza. A quel punto mi divertirò moltissimo >>.
<< Karie ti prenderà a calci nel culo e Lana non farà di meno! >>.
Aric non si era accorto che stava prendendo tempo. Gli altri non si vedevano e il tempo stringeva. Finalmente vide una scintilla tra gli alberi, segno che erano lì. Distolse lo sguardo dalla macchia di alberi, per non far capire niente ad Aric.
<< Addio White >>.
<< No, Aric. Addio tu >>.
Aric sgranò gli occhi e si ritrovò contro la statua grazie alla telecinesi di James. La testa del coniglio saltò, cadendo rumorosamente a terra. Aiutarono Jake ad alzarsi.
Aric si rialzò, dolorante, e con gli occhi gialli iniettati di qualcosa che sfiorava la pazzia. Erano rimasti in undici e non avevano nessuna intenzione di lasciarsi sopraffare. Erano giunti fino là ed era arrivato il momento di andare fino in fondo.
Delle lame create dal nulla vennero circuite da Sebastian che le bloccò a mezz'aria. Fecero dietro front e James le scagliò contro Aric. Lui creò uno scudo e quelle caddero a terra, tintinnando. Karie e un'altra protettrice elettrocinetica inviarono scariche che Aric evitò in un soffio, con un fulmineo movimento.
<< Basta! >> urlò Aric. La terra prese a tremare sotto i loro piedi e si allontanarono negli angoli della piazza. Sotto c'era qualcosa di simile all'inferno, ci sarebbero caduti dentro non appena la terra si fosse spaccata ancora un po'.
<< Finirete nel mondo dei demoni, dove la vostra anima sarà costretta a vivere per l'eternità! >>.
Non restava molto da fare. Divisi in tre gruppetti, in tutto undici, non potevano fare niente. Dovevano uccidere Aric prima che fosse troppo tardi. Ormai la pazzia dominava i suoi occhi e rideva senza senso, pazzo.
Jake strinse il pugnale che aveva in mano e guardò Lana, Zack e Karie.
Lana capì.
<< Jake no! >>.
Il protettore fischiò in direzione di Sebastian. << Portami da Aric >>.
Sebastian si oppose. << È troppo pericoloso >>.
<< Moriremo tutti! >>.
Sebastian sospirò e toccò Jake.A toccare Sebastian, però, furono anche Lana, Zack e Karie.
<< Insieme o niente >> disse Karie e non ammetteva repliche. Anche gli due annuirono. Jake si arrese e fece un cenno con la testa a Sebastian di agire. Melinda tentò di fermarli, troppo tardi.
Si ritrovarono proprio dietro Aric. Si accorse di loro e tentò di dargli fuoco. Scansarono le fiamme e liberarono la via a Jake e Karie lo seguì. Aric fece cadere il pugnale da mano a Jake che si fermò proprio sul bordo del precipizio verso l'inferno. Aric stava per farlo cadere oltre ma Karie lo prese in tempo, sporgendosi oltre ed osservando gli orrori contenuti in quella frattura.
Aric quasi riuscì a scaraventarla di sotto, ma lei gli passò attraverso andandogli dietro. Zack lo tenne fermo per le braccia, ignorando le scottature sulle mani. Karie diede il pugnale al fratello.
<< Questa volta lo meriti tu >>.
Gli altri protettori erano rimasti con il fiato sospeso e quasi stavano per cadere giù.
Jake impugnò il pugnale e senza esitazioni lo affondò nella schiena. Aric urlò.
<< Maledetti cacciatori! >>.
<< No >> ribatté Lana. << Protettori >>.
Mise la sua mano su quella di Jake e spinse il pugnale ancora più a fondo. << Questo è per mia madre >>.
Aric cominciò ad emanare nel fumo nero, come i demoni e si decomponeva in fretta. Rimasero sconcertati e si allontanarono subito. Era ancora vivo, ma il corpo era quello di un uomo in putrefazione da settimane.
<< Un momento... Aric non ha l'anima! Non può morire! >> si ricordò Zack.
Lana lanciò delle fiamme contro Aric che barcollò sul bordo. In una frazione di secondo Jake gli fu di fronte e lo buttò giù. Strillando, Aric cadde oltre il bordo, finendo in mano a creature orribili.
La terra tremò ancora, questa volta per richiudersi. Caddero a terra, tanto tremava. Si rinchiuse nel giro di due minuti.
Ci vollero diversi secondi per rendersi conto di esserci riusciti. Balzarono in piedi, urlando di felicità. Abbracci, lacrime, baci, tanti baci perché, inaspettatamente, Marie baciò Joseph, lasciandolo basito. Zack e Jake strinsero contro di essi le fidanzate, baciandole con forza e passione. Melinda era così contenta che baciò James senza neanche accorgersene e lo lasciò stupefatto.
Ma qualcosa interruppe quei momenti gioiosi. Sebastian osservava tutto con un sorriso e la sua calma impossibile da imitare. Iprotettori rimasti si strinsero intorno a lui. Era meno solido e svaniva lentamente.
<< Non è giusto >> disse Melinda, singhiozzando.
<< Se io fossi morto tu saresti stata il nuovo capo >> le rivelò e lei scoppiò in un pianto dirotto, non da lei.
<< Sei stato un grande capo >> disse Jake, con Lana tra le braccia.
<< Sarei sempre il nostro capo >> aggiunse Zack e Karie annuì. Le ragazze piangevano e i ragazzi avevano gli occhi lucidi.
Sebastian diventava sempre meno solido, quasi stesse svanendo lentamente. Nel mondo i demoni rimasti subivano lo stesso trattamento, capendo che avevano perso. I cento protettori rimasti urlarono di felicità, capendo di aver vinto, che Aric era finalmente morto.
<< Addio Sebastian >>.
Sebastian chinò appena il capo. << Addio miei protettori. È stato un onore >>.
<< Il nostro è stato un onore >> lo corresse James.
Sebastian svanì, lasciando un vuoto nei protettori rimasti. La maggior parte non sapeva ancora che Sebastian non c'era più. Il mondo, quello che avrebbe dovuto distruggere, l'aveva invece salvato a costo della sua vita immortale.
Il resto della popolazione sembrava uscire da una trance lunga giorni. Molte persone per strada si chiesero perché si trovassero lì e ci fossero danni alle città. Altre rimasero sbigottite nel vedere ragazzi feriti e distrutti.
Lana si stava asciugando le lacrime, quando si staccò dal fidanzanto di colpo. Si portò le mani alla testa e accovacciò a terra. Preoccupato la scosse e da lei uscì una nebbiolina nera, proprio come Aric. Non sentì nemmeno un cenno di dolore, ma aveva la sensazione come se gli avessero tirato via qualcosa.
Aprì gli occhi di scatto, guardandosi attorno. Sollevò lo sguardo verso Jake.
<< Come ti senti? >>. Lana si ferì con un'unghia la pelle del braccio. Un leggero rivolo di sangue uscì e non si rimarginò.
Saltò in piedi. << Sono umana! Jake, sono umana! Non sono più un demone! >>.
Jake spalancò le braccia e lei si strinse contro di lui. Gli altri risero e finalmente un'altra cosa era andata a posto. Ora potevano amarsi come volevano, niente era più proibito.
L'unica nota storta era la morte di Sebastian e quella di 1400 protettori.
<< Ehi... ma adesso l'ordine non esiste più? >> domandò James.
<< I demoni non esistono più >> rispose Melinda. << Quindi direi di no >>.
<< Torneremo a una vita normale?! >> esclamò Karie.
<< Credo proprio di sì. Ovviamente dovremo tenerci i poteri >> specificò Melinda.
Era finita davvero. Ogni cosa era tornata al suo posto, proprio come avrebbe dovuto essere. Troppe persone avevano dato la vita per permettere ad altre di viverla. La tristezza invase il cuore di chi era rimasto, mischiata a quella felicità.
La vita normale, più o meno, sarebbe tornata.
<< Come si spiegherà il mondo di tutte queste morti? >> chiese Joseph.
Una protettrice castana e molto alta emise una bassa risatina. << Temo che ci sarà un altro interrogativo soprannaturale di cui parleranno i documentari per sempre. Tipo UFO >>.
<< Perciò... non ci rimane che tornare a casa? >> chiese Jake, mentre veniva curato da un suturante.
<< Per i cadaveri nel parco ci pensiamo noi. Voi giovani tornate a casa. Dalle vostre famiglie >> disse Marie.
Le obbedirono subito, gli adolescenti tornarono a casa. Lana andò con lui, non voleva pensare alla sua di famiglia, sarebbe stato troppo doloroso. Li riabbracciarono e non dissero niente su ciò che era successo. Gli lasciarono supporre la cosa sbagliata.
Withney e Sean corsero a casa White. Non era stupidi e avevano capito al volo e gli spiegarono che era davvero finita. Increduli, li ringraziarono con tutto il cuore.
Quella notte dormirono pacifici e Lana la passò tra le braccia di Jake. Mentre Zack andò a casa sua, solo dopo aver saluto Karie come si deve.
Non restava che una cosa: vivere

                    
                                                                                                   
                                                                                      Tre mesi dopo


L'estate era arrivata e il sole spaccava quasi le pietre dal caldo. Le persone camminavano per le vie di New York con magliette scollate e a giro maniche. La scuola era finita ed era tempo di mare.
In casa White un pianto svegliò i due fratelli, per la terza volta.
Strisciarono fuori dalle coperte e dalle stanze, assonnati.
La signora White camminava avanti e indietro nel tentativo di calmare il bimbo tra le braccia.
<< Mamma, vorremmo dormire anche noi >>.
<< Scusate, questo tesoro non vuole proprio saperne >>.
<< Peccato che il vostro tesoro non sappia dormire la notte >> borbottò Jake, stiracchiandosi.
Guardarono il bambino tra le braccia della madre, con un lieve sorriso. Due occhi azzurro cielo gonfi di pianto li scrutavano. Karie baciò la fronte del fratellino, la sua pelle liscissima. I pochi capelli castani erano molto folti.
Jason Sebastian White era nato due settimane prima. Il medico aveva decretato di non aver mai visto un bambino così in salute.
Il signor White uscì da una stanzetta, lo guardarono e sorrisero.
Il motivo per cui il medico si era sperticato in complimenti era perché non si era accorto di aver fatto un errore.
<< Non voleva dormire >> disse Mark.
<< O forse Jason l'ha svegliata >> ribatté Karie.
Emily Melinda White era nata dieci minuti dopo il suo gemello.
Il medico non si era per niente accorto di un altro, o meglio un'altra, accanto a Jason. Al momento della nascita aveva sorpreso la famiglia White dicendogli che erano in arrivo altri due gemelli.
Due coppie di gemelli non è da tutti.
Il campanello suonò. Jake corse alla porta, a velocità normale. Lana varcò la soglia.
<< Salve Lana >> salutò la signora White, troppo impegnata a non far piangere Jason.
Lana lo baciò. << Pronto? >>.
<< Prontissimo! >> esclamò in risposta e Lana scoppiò a ridere.
<< Ciao Karie >>.
Karie fece un cenno di saluto. << Auguri >>.
<< Grazie >> disse Lana, con un sorriso a trentadue denti.
Era l'anniversario del loro primo anno insieme. Jake aprì la porta per uscire ma si trovò Zack davanti. << Scusa >>.
<< Di niente. Mia sorella è di là >>.
I due se ne andarono e Zack venne accolto da Karie che gli saltò le braccia al collo.
In quei tre mesi la vita era davvero tornata alla normalità. La vita delle due coppie era perfetta: la scuola e gli amici era tutto regolare. Tutto sembrava stupendamente normale. Melinda era rimasta e New York, lavorando come insegnante elementare e trovandosi anche un fidanzato. Joseph era andato ad abitare in Francia con Marie, dove vivevano felicemente. Lei come ricercatrice e lui come perito chimico.
James vedeva ogni tanto i due fratelli e anche lui aveva trovato una fidanzata, finalmente della sua età.
Withney e Sean avevano mantenuto il segreto e stavano felicemente insieme.
In quanto minorenne Lana era stata affidata ai servizi sociali. Viveva in convitto: andava tutti i giorni nella stessa scuola del fidanzato e il resto della sua vita era come tante altre ragazze della sua età. Aveva avuto del tempo per piangere la sua famiglia andata in pezzi e viveva nella speranza di crearne una con Jake, quando sarebbe stato il momento. Tutti gli averi della famiglia Johns passarono all'unica erede, cioè Lana. Quindi dal punto di vita economico non aveva nessun problema.
Le cose sembravano essersi risolte per il meglio. Non si erano liberati del tatuaggio, in quanto non potevano ma non avevano nessuna intenzione di farlo poiché era un segno di ciò che erano stati. Avevano mantenuto i poteri però non li usavano molto. Volevano di nuovo la vita normale e l'avevano ottenuta.
Quello che avevano vissuto gli aveva fatto capire cosa volesse dire davvero tenere alla vita. Non potevano dire di non sentirne mai la mancanza, ma ora volevano vivere ogni aspetto di essa. Anni e anni per vivere e continuare il proprio percorso. Deciso dal destino e, stavolta, anche dalla propria volontà.
A volte la vita riserva cose che nessuno potrebbe immaginare. Un percorso diverso per crescere e maturare e il loro era stato tortuoso.
Ci erano riusciti ed ora dovevano solo vivere., perché non c'è più bella avventura della vita.
Ed ora l'avevano capito.


Angolino!

Ormai manca solo l'epilogo. Quanto mi dispiace che finisca!!! E' la prima storia che concludo su EFP e sì, sono una sentimentale del cavolo! Non ringrazierò qui ma nell'epilogo! Alla prossima (e ultima) volta!!!
Baci!









Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Epilogo ***


                                                                                                                        EPILOGO


Una giornata in cui il sole era coperto da nuvole pesanti, cariche di neve, primo gennaio 2027. Aveva nevicato per giorni ed era il primo giorno di quiete metereologico per poter passeggiare un pò.
Il Central Park era pieno, per approfittare di quella giornata, uscita dai libri delle favole con la sua neve bianca e morbida, fatta per giocarci.
Una donna era seduta su una panchina e lggeva un libro. I lunghi capelli biondi le incorniciavano il viso e gli occhi azzurri sembravano riflettere il cielo grigiastro. Si sistemò il capellino di lana colorato per difendersi dal freddo e sbuffò leggermente, emettendo una nuvoletta cristallina. Il libro le cadde di mano per via di un pallone giallo che le era arrivato addosso. Non si era fatta nulla ma alzò lo stesso lo sguardo sui due bambini, un po' imbarazzati.
<< State più attenti >> raccomandò, restituendo il pallone.
<< Scusa >> dissero in coro. La più grande prese il pallone e si allontanò con l'altro.
Karie sospirò e raccolse il libro: Shakespeare. Lo riabbassò quasi subito perché i due bambini erano tornati e le sorridevano.
<< Sì? >>.
<< Tanti auguri, mamma >>.
Karie sorrise. << Grazie >>. Fece una carezza a quei due, le cose più importanti della sua vita.
Erano passati diciassette anni da quando Aric era morto e il mondo non era più invaso dai demoni. Finalmente le persone morivano solo perché il destino lo aveva deciso. Era il 2027 e i gemelli White avevano realizzato tutti i sogni che sembravano essersi sgretolati quando erano diventati protettori.
Karie aveva sposato Zack dieci anni prima, appena finito il college. Lei era diventato avvocato e Zack uno psicologo infantile. Avevano due figli: un anno dopo il matrimonio era nata Mary Alice, ora di nove anni. Tre anni dopo Zachary Junior.
Era felice della sua vita. I due bambini si somigliava in modo impressionante, quasi fossero gemelli. Avevano gli stessi occhi grigi del padre e i capelli biondi della madre. Mary Alice era e sarebbe sempre stata più alta del fratello Zachary.
Due braccia circondarono Karie da dietro, cingendole dolcemente le spalle. Un sorriso nacque sulle sue labbra e alzò il viso. Zack, ormai trentasei anni, la guardava con lo stesso sguardo di diciassette anni prima. Innamorato come il primo giorno.
<< Papà! >> esclamarono i due bambini, saltandogli addosso e facendolo cadere nella neve.
<< Mary Alice non tirargli i capelli! Zachary non strattonare tua sorella! >> li rimproverò Karie, alzandoli. Il padre si riprese dall'assalto e si mise in piedi. Cinse i fianchi di Karie con le braccia e le diede un bacio.
<< Che schifo! >> esclamò Zachary, storcendo il piccolo naso.
<< Andate a giocare! >> disse in un rimprovero scherzoso Zack, i due bimbi risero. Corsero poi in un'altra direazione, indicando una coppia in lontananza.
<< C'è zio Jake! >> strillò Zachary.
Mary Alice saltò tra le braccia dello zio, facendogli gli auguri e lui che la rimise giù.
<< Ehi, peste. Che combini? >> le domandò.
Lana si chinò a baciare i due.
<< Ciao zia! >> esclamò Zachary, mettendo le mani sul pancione della ragazza. << Ma quando arriva? Sei enorme! >>.
<< Zachary! >> lo rimproverò il padre.
<< Non fa niente, ha ragione. Mi sento pesante come un rimorchio >>. Qualcuno tirò la veste di Lana. Un bambino fece capolinea da dietro. Occhi azzurro cielo e fini capelli neri, chiarissimo di pelle.
<< Anche con me eri pesante? >>.
<< No, Lucas. Con te ci domandavano se c'eri davvero! >>.
Una risatina bassa, quasi una presa in giro, venne da una bambina di circa undici anni. Anche lei aveva occhi azzurri però non come il fratello, bensì come sua nonna materna Elisabeth e capelli biondi, fino alla vita. La somiglianza con Jake finiva lì, per il resto era identica a sua nonna. Il fratellino, di circa sette anni, le fece una linguaccia.
<< Spero ti si congeli! >>.
<< Elisabeth! >> disse secco Jake.
<< Come stai? >> chiese Karie alla cognata. << Come sta la mia nipotina? >> chiese al pancione e tutti risero.
<< Sta bene e scalcia parecchio. Hayley verrà al mondo in tutta salute >>.
<< È mia figlia, ovvio >> intervenne Jake, beccandosi uno schiaffetto sulla nuca da Lana, come ai vecchi tempi.
<< Io non c'entro niente, eh? >>.
Altre risate invasero il parco. I bambini si allontanarono per giocare e gli adulti si sedettero su una panchina. Jake era diventato anche lui un avvocato mentre Lana un chirurgo. Vivevano nella vecchia villa di Lana, ereditata legalmente al compimento di diciotto anni.
Per tutti la vita era stata buona. Dopo la morte di Aric tutto era tornato alla normalità e così anche il resto degli anni appena trascorsi. Avevano ancora i poteri e non li usavano mai. I bambini non sapevano niente ed erano ancora troppo piccoli per conoscere la verità.
Per quanto riguarda gli altri, la vita non era stata tanto diversa.

Melinda aveva sposato il suo fidanzato quattordici anni prima. Era ancora un'insegnante e avevano avuto solo una figlia, Jessica, ora dodicenne. Il carattere di Melinda si era molto ammorbidito però i suoi alunni sapevano che non era il caso di farla arrabbiare.

Per Sean e Withney la loro vita non era stata proprio rose e fiori. Appena prima di diplomarsi, lei aveva scoperto di essere rimasta incinta. Sette mesi dopo arrivò Vivian, adesso sedicenne. I due si erano sposati appena dopo la nascita della bambina e avevano divorziato altrettanto presto. Erano rimasti in buoni rapporti per il bene della figlia ed entrambi si erano risposati. Withney era un'infermiera e Sean un contabile.

Marie e Joseph, alla fine, si erano lasciati. Lei aveva sposato un francese e viveva a Parigi, felicemente, con i sui tre figli maschi. Lui era andato a vivere a Berlino, dove aveva sposato una ragazza tedesca. Si erano trasferiti in Inghilterra e avevano avuto due gemelle.

James viveva a New York ed era rimasto un caro amico dei gemelli. Si era laureato in lingue straniere e insegnava alle scuole elementari. Si era sposato con una ragazza italiana e avevano una bimba di cinque anni, Margaret.

I due gemelli White non avevano potuto chiedere di meglio dalla vita. Non dimenticarono mai ciò che avevano vissuto: per quanto dolorosa quell'esperienza poteva essere stata, l'avrebbero rivissuta mille volte. Perché gli aveva fatto comprendere quanto a volte la vita sia difficile e non vuol dire arrendersi. Avevano rischiato più volte di non vivere quel futuro che tanto avevano desiderato e ottenuto ma ci erano riusciti. Soddisfatto di aver creato quelle famiglie.
La vita gli aveva donato doni preziosi che non avrebbero mai scambiato con niente: due bambini per Karie, tre per Jake.
Il sole tramontò dietro le spesse nuvole, concludendo quella giornata divertente per i bambini. Proteste a fiumi per riuscire a portarli via. Decisero di trascorrere la serata insieme, per rievocare i vecchi tempi. I bambini correvano per le strade del parco ridendo e gli adulti erano poco più indietro. Si fermarono a un certo punto, persi nei ricordi: la statua di Alice e il paese delle meraviglie aveva ancora la testa del coniglio mozzata. Sorrisero al ricordo.
<< Mamma perché sorridete? >> le domandò Elisabeth.
<< Niente Lizzie >> sussurrò la madre. << Niente >>.
Jake prese la mano della moglie e la baciò. Zack abbracciò Karie, sospirando entrambi. I bambini era rimasti piuttosto confusi, ma erano ancora troppo giovani per capire...
<< La vita è l'avventura più bella che esista >> mormorò Zack, baciando Karie tra i capelli e lei annuì, con un sorriso malinconico sul viso ancora bello.
Il destino decide le nostre vite, anche se non è proprio così, perché siamo noi gli artefici del nostro destino. Esso ci da gli strumenti e a volte ci prende in giro. I gemelli White si erano presi gioco a loro volta di quel destino che aveva riso delle loro vite, stravolgendole. Avevano preso in mano le redini del proprio fato ed ora gli sorridevano beffardi.
Anche il destino aveva imparato una lezione: quando c'è l'amore non c'è forza che tenga perché perderà sempre.

Ho raccontato questa storia tante volte agli amici e ai miei figli. Sì, ai miei figli.
Questa sera ho finalmente raccontato la storia nei particolari ai miei figli e quelli di altri, ormai adulti. Ormai gli anni sono trascorsi.
I nostri figli, stupiti, hanno ascoltato tutto pieni di stupore. Per quelle persone che avevano salvato il mondo e aver permesso la loro esistenza, a costo della vita.
Ora si sono alzati, promettendo di raccontarla ai loro figli una volta divenuti abbastanza grandi e poi la racconteranno ai figli dei figli. Diventando una leggenda di famiglia e la verità verrà sepolta. Forse è meglio così.
Perché tutte le leggende hanno un fondo di verità e io lo so. Mi sento tirare la veste rossa da una manina piccola e candida.
Due occhi celesti mi fissano, in parte nascosti da un ciuffo di capelli neri e un sorriso ampio.
<< Dimmi piccolo >>.
<< Me la racconterai un giorno, nonna Karie? >>.

                                                                                                                                            FINE



Angolino!

Sì, è finita. Sì, è proprio finita.
Mi dispiace veramente concluderla, tantissimo. Come ha detto nefertiry85, mi piacerebbe farne un seguito ma purtroppo per come finisce non è possibile e dispiace moltissimo anche a me. Ma chissà, magari un giorno, potrei narrare le avventure dei loro discendenti ;-)
Comincio con il ringraziare tutti quelli che hanno recensito, letto, messo tra le preferite e le seguite. Vi ringrazio tantissimo. Grazie a voi ho continuato a postare volta dopo volta, grazie moltissimo!
Un ultimo saluto e a chi legge anche le altre mie storie, ci vediamo lì :-)
Un bacio!!!!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=398440