Reach out for me, so I can be the one

di NeverThink
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 26: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


I personaggi non mi appartengono, tutto ciò è solo frutto della mia fantasia.
Spero solo sia di vostro gradimento.

Dedico questa fiction ad una persona speciale: Greta.

Enjoy!

 

 

PROLOGO

 

-Mi ami?- Mi chiese con voce calda e roca.
-Si.- Risposi affondando la testa nel suo petto.
-Mi amerai… fino alla fine?- Alzai il capo guardando il suo viso, tranquillo e rilassato.
Non risposi.
-E tu mi amerai fino alla fine?-
Non rispose.
Le sue labbra piano si mossero sulle mie. Morbide e vellutate come petali di rose… i miei petali di rose.
Mi accarezzò il collo con una mano mentre io incrociai le braccia al suo collo.
Fino alla fine?.... no… oltre…

 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Note dell’autrice: Bene gente, eccomi qui con il primo capitolo. Sono contenta che vi sia piaciuto il prologo, anche se davvero corto.
Non credo sarà una fiction molto lunga, almeno lo spero. L’idea per la storia mi è venuta ripensando a delle interviste che ho visto di Robert e Kristen. Spero vi piaccia.
Ho usato delle scene del film. Diciamo che ci saranno in ogni capitolo.
Ringrazio di cuore chi ha messo la storia tra i preferiti e chi ovviamente ha recensito.

ElfoMikey: Ciao! Dedicata a te! Sono contenta che ti sia piaciuto il prologo! Il tuo parer conta, e anche tanto! Ti voglio bene anche io! <3

Mooth: Ciao! Grazie davvero per aver recensito! Spero davvero che questo capitolo ti piacerà come il prologo!

Jordy Klein: Spero di non averti deluso con questo capitolo ^.^ Lo spero davvero! Grazie comunque per aver recensito!

Ed ora… Enjoy!

 

 

 

CAPITOLO 1

 

 

-Che c’è’?-
-Come… come hai fatto ad arrivare così in fretta?- Scossi il capo.
-Ero già li accanto a te, Bella. - La sua voce era calda, bassa.
-No… eri accanto alla tua macchina. Eri lontano.-
-Non è vero… no. - Le sue labbra si aprirono in un sorriso. Non ero pazza.
-Si che è vero. - Sii convincente. Continuavo a ripetermi. Sii convincente.
-Bella tu sei… hai sbattuto la testa. Sei un po’ confusa. – Sorrideva. Non ero pazza. Non sei pazza.
-Io so quello che ho visto. – Scossi il capo.
-E che hai visto esattamente?- Aprì la bocca per replicare, per replicare, ma la voce mi si strozzò in gola. Cercai di controllare i muscoli facciali ma gli angoli della mia bocca si mossero inevitabilmente verso l’alto. Scoppiai in una grande e fragorosa risata.
-Kris!- Mi riprese lui indignato. –Sarà la decima volta che la riproviamo!- Continuò incrociando le braccia al petto.
-Scusa, scusami Rob. – Dissi piegandomi in due a causa del troppo ridere. Lo sentì battere il piede sulla strada. Quella scena, purtroppo, non ci usciva bene… anzi era pessima. Colpa mia. Colpa mia perché non facevo altro che ridere.
-E’ che… “E che hai visto esattamente?”- Lo imitai mettendomi dritta. – Dovresti farmi paura?- Continuai a ridacchiare.
-Grazie, eh. Io cerco di impegnarmi. – Replicò. Mi fulminò con lo sguardo, serio, severo. Poi, inevitabilmente, come sempre, scoppiò a ridere anche lui. Era così, ogni volta. Era consapevole di non farmi “paura”, o “intimorirmi”, mettermi in soggezione, ma ciò non lo mandava in bestia. Toccava a me stare attenta. Infondo lui ci riusciva secondo l’intero cast. Io ero l’eccezione. Non sapevo spiegarmelo, non sapevo darmi una risposta. Un po’ come Bella… non aveva paura di Edward. Più o meno….
-Sei la cosa più odiosa che conosca. – Disse scompigliandomi i capelli.
-Potrei dire lo stesso di te. – Risposi sistemandomi i capelli. Meglio non far arrabbiare ancora Chat perché avevo i capelli arruffati. Tranne quella scena, che ero costretta a provare anche nel parcheggio, come in quel momento, ero una dipendente modello. Possiamo dire che lo eravamo un po’ tutti. Tranne Robert che di tanto in tanto si divertiva a trascinarmi in risate da crampi allo stomaco. Era fatto così e in fondo, anche se a volte faceva disperare la nostra amata regista, lo amavamo così com’era. Solare, spiritoso e dolce, per certi versi. Sapeva darsi un freno, una regolata. “Siete tutti troppo seri.” Diceva sempre. Ma sul set era meglio esserlo. Era meglio non far arrabbiare Chat o tutte le scene dovevano essere ripetute mille volte, fino allo sfinimento… un po’ per ripicca.
-Iniziamo da capo. – Disse serio. – Tu sei Bella Swan. Io sono Edward Cullen. Io sono un vampiro e faccio paura. Tu sei incantata da me. Tu, Kris- Disse afferrandomi le spalle con le mani – hai paura di me. Non ridere!- Mi fulminò quando sentì le mie spalle muoversi. Mi morsi il labbro inferiore trattenendo le risate. Sbuffò sonoramente allontanandosi da me. Chiusi gli occhi e feci un respiro profondo per calmarmi.
-Okay. Scusa Rob, davvero. – Dissi guardandolo negli occhi. Sospirò.
-Okay, ti perdono. Ma solo per questa volta. – Mi puntò un dito contro. Annuì energicamente, come una bambina. –Non voglio provarla all’infinito oggi. – La sua voce era calma e vellutata.
-Tranquillo. – Sorrise e mi stampò un bacio su una guancia prima di superarmi e dirigersi verso il set.


-Non ti crederebbe nessuno comunque. – La sua voce era calda, bassa.
-Comunque non lo direi a nessuno. – Fissai i suoi occhi. Le lenti li avevano resi dorati, cancellando quel verde-azzurro in cui amavo perdermi di tanto in tanto. –Devo solo… sapere la verità. – Solitamente qui arrivavano le risate.
-Non puoi ringraziarmi e dimenticare tutto?- Fu strano. Per qualche secondo rimasi a fissare i suoi occhi. Non riuscivo a distogliere il mio sguardo. Ipnotizzata. Dimenticai la mia battuta.
-Grazie. – Dissi scuotendo il capo, ricordando quella semplice e unica parola.
-Ma dimenticare no, vero?- Si c’era rabbia, nel suo volto.
-No. -
-Spero che la delusione non ti ferisca. – Scosse il capo per poi allontanarsi. Rimasi a fissarlo. Non mi accorsi nemmeno che la scena fosse finita, non mi accorsi di Chat che gridò “fantastico!”. Mi resi conto di coloro che battevano il cinque fra loro soltanto quando Robert di giro e fece un salto. Mi voltai verso gli altri che si preparano per la scena successiva.
-Grazie. – Sentì sussurrarmi all’orecchio. Sobbalzai. Non mi ero resa conto di quanto fosse vicino. Assorta nei miei pensieri non lo avevo notato avvicinarsi. Potevo sentire il suo respiro caldo postare i miei capelli. Mi allontanai di qualche passo per guardarlo meglio negli occhi.
-Mi sono concentrata!- Dissi fiera di me. Rise. La sua voce era bassa e roca.
-Si, sei stata… perfetta. -
-Allora ragazzi! Finalmente la scena è andata!- Esclamò vittoriosa la nostra regista. –Passiamo alla successiva!- Alai gli occhi al cielo.
-No! Alt, fermi tutti!- Gridò Chat. Ci fermammo tutti all’istante, spaventati. L’unica cosa che mi balenò in testa fu la frase: “Rifacciamola.” Oramai ne ero terrorizzata. Sul volto di Robert la stessa espressione che probabilmente era dipinta sul mio. Succedeva sempre così. Molte volte passavamo ad una scena successiva, ma nell’esatto momento in cui tutti ci mobilitavamo lei ci fermava urlando che non andava bene e noi, puntualmente, dovevamo ripetere la scena.
Ci guardò, non capendo probabilmente la fonte di tanta preoccupazione, facilmente visibile sui nostri visi.
-Che ora è?- Guardai Robert terrorizzata, in un certo qual modo, lui sembrava tranquillo invece, l’ombra di un sorriso sul volto.
-Le sei. – la risposta arrivò da un cameraman. Chat guardò il pavimento spostando il suo peso sulla gamba destra. Si portò una mano su un bianco e una sotto il mento.
-Kris, la tua giornata è finita. – Faci qualche conto e mi resi conto di aver trascorso lì cinque ore.
-Di già?- Chiesi accigliata. Non volevo andarmene, non in quel momento. Non sapevo bene il perché, o forse ero io che non volevo ammetterlo a me stessa.
-Oh. – Mi voltai verso Rob che fissava deluso il pavimento. Rimasi a fissarlo qualche istante fino a che non alzò il suo sguardo, puntandolo verso di me.
-Hai una vita sociale, una scuola, bla bla bla. Ci vediamo domani. E guai a te se ritardi. – Disse lei puntandomi un dito contro e costringendomi a distogliere lo sguardo da Rob.
-Ehm… si. Tranquilla. Mi rinchiuderò, nella mia roulotte a studiare e a ripete fino allo sfinimento le mie battute. – Dissi annuendo e triste. Non volevo andarmene. Non ora che…
-Allora a domani. – Aggiungi prima di perdermi in stupidi e dannosi pensieri. Mi portai una ciocca di capelli, che mi era finita davanti a viso, dietro un orecchio. Ancora non riuscivo a darmi una risposta. Solitamente amavo il momento in cui potevo fuggire dal set.
Ma in fondo… fuggire da cosa?
Amavo recitare, amavo quel film. Amavo quel cast.
Eppure la risposta era lì, a pochi passi da me, solo che non ero ancora riuscita a capirlo, ad ammetterlo a me stessa. Una cosa che il mio subconscio aveva sempre saputo.
-A domani. – Lo sentì sussurrare con flebile voce. Mi voltai e gli sorrisi, avrei voluto dirli “A domani”. Due semplici paroline, eppure la voce mi restò in gola. Me la schiarì e lo salutai con la mano.
-A do-domani. – Balbettai per poi andare via, senza mai voltarmi, dandomi senza un secondo di sosta della stupida.

 

 




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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Note dell’autrice: bene gente, chiedo umilmente perdono per l’enorme ritardo ma, non avendo internet a causa del trasloco, non potevo postare. Questo capitolo, come altri, era proto da tempo e finalmente posso cominciare a postare. La nostra piano si va piu’ viva. Spero vi sia piaciuto questo capitolo!

Ringrazio tutti coloro che hanno messo questa fiction fra i preferiti, chi legge senza recensire e soprattutto quei tre angeli che hanno recensito il capitolo precedente!

Mooth: ciao! Sono felicissima di sapere che la mia storia ti intrighi! Grazie mille per aver recensito, davvero! Spero ti piaccia anche questo! A presto! XD

ElfoMikey: Honey! Postato! Piano piano la regista avra’ un ruolo piu’ importanti! Fammi sapere come trovi questo! Baci!

Michi88: Io… non so cosa dire. Grazie, davvero. Sapere che le emozioni ti arrivano e’ una delle cose piu’ belle che potessi dirmi! Grazie! Grazie con tutto il cuore! Spero di non deluderti con questo capitolo… fammi sapere XD A presto!

Ed ora… ENJOY!

 

 

CAPITOLO 2



-Disturbo?- Mi voltai di scatto, spaventata. Ma non c’era motivo di esserlo, non con lui.
Avevo imparato a riconoscere quella voce.
-No, figurati. – Alzai lo sguardo e lui si sedette accanto a me, sul cofano di una macchina, in quel famoso parcheggio. Incrociò le gambe, assumendo così la mia stessa posizione. Mi guardò senza distogliere lo sguardo dal mio. Sul viso, un sorriso. Uno dei tanti sorrisi di Robert. Quel sorriso che amavo da… sempre.
-Cosa c’è?- Dissi guardandolo imbarazzata.
-Nulla. – La sua voce, calda e roca. Il vento gli scompigliava i capelli. Non portava le lenti e il sole, flebile del primo mattino, illuminava la sua pelle liscia rendendo i suoi occhi turchesi e limpidi. Distolsi lo sguardo ritornando a libro che avevo sulle gambe. Cercai di leggere quelle poche righe che mi separavano dalla fine della pagina, con molto insuccesso. Mi ritrovai a leggerle per circa cinque volte prima di rialzare lo sguardo.
Mi fissava. Serio.
-Cosa c’è?- Chiesi come pochi minuti prima.
-Ti guardavo. Spero non sia un reato. – Fece un risolino. Gli tirai una gomitata cercando di non perdere l’equilibrio.
-Se mi guardi non riesco a concentrarmi. – Dissi sorridendo. –Perché non guardi qualcos’altro?-
-Mmm… - Sembrò pensarci un po’ su. –Tipo cosa?- Chiese portandosi l’indice sul mento. Mi guardai un momento intorno.
-Tipo… le nuvole! Guarda quella sembra un coniglio. – Dissi socchiudendo gli occhi, affinando lo sguardo e indicando la nuvola con l’indice. Seguì il mio dito.
-A me sembra più… una pecora. – Constatò.
-Ma no, è chiaramente un coniglio. – Annuì alla mie stesse parole. Roteo gli occhi.
-Okay, è un coniglio. – Vittoriosa, anche se solo perché lui non voleva aprire una discussione sulla forma delle nuvole, tornai al mio libro.
-Che leggi?-  Chiese dopo pochi secondi. Sospirai. Addio momento di lettura-lavoro-studio. Gli mostrai la copertina del libro dagli angoli piegati.
-Twilight?- Alzò un sopracciglio. Bhè, effettivamente poteva sembrare strano, ma era per una giusta causa. Se voleva che le scene venissero meglio e che non scoppiassi a ridere ogni minuto, dovevo entrare bene nel personaggio, dovevo diventare per davvero Bella Swan.
-Bhè si. Mi aiuta per le scene. – Ammisi. Lo chiusi riponendolo nella borsa.
-Come mai qui a quest’ora? Non c’è quasi nessuno. – Dissi fissando le nuvole che lente si addensavano sulle nostre teste, nascondendo di tanto in tanto il sole.
-Potrei chiederti la stessa cosa. -
-Ma la domanda l’ho posta prima io. – Ridacchio per poi sospirare e guardarmi negli occhi.
-Bhè… ecco… non avevo molto sonno. – Risposta semplice eppure qualcosa mi diceva che non era la verità, almeno in parte. –Tu?- . Feci spallucce.
-Volevo leggere. E poi c’è il sole. Volevo approfittarne. – Dissi coprendomi il collo con una mano facendo così cadere i capelli davanti al viso. Alzò un mano spostandomeli, per mettergli così di guardarmi in volto. Sentì la sua mano calda sfiorarmi la pelle dietro l’orecchio e inevitabilmente fui attraversata da mille brividi. Avvampai e sperai che non se ne accorgesse.
Cosa ti prende? Mi dissi. Sentivo la pelle bruciare, sfiorata dalla sua mano, dalle sue dita lunghe e affusolate. Ma no c’era nulla in quel gesto, e lo sapevo bene. Niente per lui… ma per me?
Cancellai dalla mente quegli strani pensieri.
-Prima è venuto a cercarti Michael. – Nella sua voce una punta di amarezza.
-Cosa voleva?- Chiesi fredda.
-Doveva restituirti delle cose. Ehm… sono i un cartone nella mia roulotte. Mi ha chiesto di dartele. – Tra me e Michael le cose non andavano un gran che. Eravamo nella fase post-fidanzamento e di certo non poteva esserci altro che risentimento e imbarazzo. Ma in fondo, continuare a fingere… a che scopo? Continuare a illudere lui, a mentire a me stessa…
Alzai lo sguardo fissando l’orizzonte, illuminata dal sole. Il vento, freddo e leggero mi spostava i capelli.
Mi sentivo in colpa. Perché? Cancellare l’espressione di Michael era impossibile. Rabbia, rammarico, dolore, sofferenza… amore. Lo avevo ferito, lo sapevo, anche se cercava di non darlo a vedere. Ero stata egoista.
Poi, qualcosa cambiò. Sentì un braccio circondarmi le spalle. Un calore nuovo, diverso. Poggiò la sua guancia sulla mia testa accarezzandomi con una mano i capelli scompigliati dall’aria fredda. Il suo petto, su quale affondai il mio viso, si muoveva ritmicamente, lento, ad ogni suo respiro. Mi lasciai cullare da quel suono rilassante. Mi illusi, nel mio inconscio, cercai di mentire a me stessa, cercai di minimizzare il battito accelerato del mio cuore, la folle corsa che troppo velocemente aveva intrapreso. Non c’era bisogno di parlare, quel semplice silenzio valeva più di mille parole. Come se avesse letto ciò che mi tormentava e attanagliava. Mi baciò la tempia e sotto il tocco delle sue labbra la mia pelle prese fuoco.
Restai stretta a lui fino a che la lacrime che mi rigò il viso si asciugò.


-Senti volevo chiederti insomma se… se se… io lo so che manca più di un mese… tu vorresti venire al ballo?- Rimasi a guardare Robert per qualche istante prima di dire la mia battuta. Mi fissava. Dapprima sulle sue labbra c’era l’ombra di un sorriso, poi piano sul suo volto si dipinse un’espressione cupa, senza capire cosa pensassi, come, ovviamente, richiedeva il personaggio.
-Allora, che cosa ne pensi?- Ritornai a guardare Welch.
-Di cosa?- Ma questa volta nella mia vice c’era troppa naturalezza. Stava succedendo e quella consapevolezza mi travolse con la violenza di un uragano.
-Ti va di venirci? Di venire al ballo… con… me?- Abbassai lo sguardo imbarazzata. Ma da cosa in realtà?
-Oh io… il ballo. Dove si balla. Non è una buona idea per me. – Concentrati non pensare a… -Ehm… comunque ho già un impegno quel fine settimana. Devo andare a Jecksonville nel weekend. -
-Non puoi andarci un altro weekend?- Scosse il capo. Ma dietro di lui, Rob manteneva sempre la stessa espressione. Concentrati.
-Biglietto non rimborsabile. Chiedilo a Jessica, le piacerebbe andarci con te. – Incontrai lo sguardo di Robert. Piano diventavo consapevole. Era serio, sul suo viso non c’era quel solito sorriso. Un misto di angoscia, inquietudine, amarezza, sorpresa, frustrazione.
Consapevole di cosa?
La risposta arrivò lenta e inaspettata dal mio cuore. Piano cominciò a battere più veloce.



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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Note dell’autrice: salve gente! Eccomi qui con il terzo capitolo! Sono contenta di sapere che vi sia piaciuto il precedente!
Non succede nulla di eclatante, ma qual cosina succede… e di certo non anticipo nulla!
Il capitolo, come gli altri, non è molto lungo spero comunque vi piaccia.
Scusate per l’enorme ritardo ma, purtroppo, non solo il mio computer e’ stupido, ma internet ha dati grandi problemi perche’ la linea non era ancora fissa. Pero’, a quanto pare, ora non ci dovrebbero essere piu’ problemi… lo spero.
Il prossimo e’ già pronto, quindi il prima possibile cercherò di postare.

Ed ora… Enjoy!


CAPITOLO 3


Fa’ in modo che verso il bersaglio
la freccia
voli invisibile,
e con il suo incantesimo
apra di netto il cuore dell’uomo.
Lascia così che voli
verso la donna
e apra il suo cuore
con la magia.

Canto Dei Sioux Winnebago
XIX sec. d. C.

 

-Solo perché vi voglio bene ho deciso di lasciarvi il weekend libero. – Ci voltammo tutti di scatto e fissamo la nostra amata e odiata regista.
-Davvero?- Chiese Ashley.
-Non stai scherzando vero?- Aggiunse Kellan. Lei scosse il capo sorridendo.
-Il fatto che quel weekend ho un matrimonio di certo non c’entra nulla. – Sentì Robert ridere seguito da Jackson. Scossi il capo, sorridendo.
-Altro che amore. – Nikki roteò gli occhi e poi sospirò.
-Avete il fine settimana libero. Non vi basta?-
-Ti ho mai detto che ti amo, Cath?- Disse Rob circondandole le spalle con un braccio.
-Oh, solo un centinaio di volte. – Rispose lei sorridendo. –Potete fare ciò che volete, entro certi limiti sia chiaro. Vi voglio freschi e riposati per le riprese. - Annuimmo tutti insieme. Conoscendoli, non avrebbero seguito il suo consiglio, tranne me forse. In fondo, ero sempre stata un tipo tranquillo. Ridemmo ancora per un po’ durante quella pausa pranzo. Quel giorno però non riuscivo a scherzare e giocare come facevo di solito, come se fossi un tipo divertente. Nella mia testa mille pensieri fluttuavano come le onde del mare. Andavano e tornavano. Antipatici e irritanti. Avrei voluto non pensarci, eliminarli dalla mia testa, ma era del tutto impossibile. Potevo ancora sentire il calore del sole sulla pelle, la sua mano ha contatto con la mia pelle, che lentamente sembrava prendere fuoco, il mio respiro accelerato, il mio cuore che veloce pulsava nel mio petto. Lo guardavo, ed era inevitabile non essere rapita da quei piccoli gesti che lo rendevano unico, che facevano parte di lui. Il modo in cui si passava una mano fra i capelli arruffati, con disattenzione, gli occhi che, ad ogni sorriso, si illuminavano come diamanti a sole, la sua espressione concentrata quando stava pensando intensamente a qualcosa, l’espressione di quando era perso in sue congetture, come gli angoli delle sua bocca si sollevassero ad ogni battuta che veniva fatta su me e lui, da parte di Jackson.
-Ehi così ti si fonderà il cervello, dolcezza. – Ebbi un fremito quando udì quella voce al mio orecchio, quando il suo respiro caldo mi solletico la pelle sotto l’orecchio.
-Cosa?- Chiesi in un sussurro.
-Torna fra noi, Kris. – Sorrisi imbarazzata capendo cosa intendesse.
-Bene ragazzi. Io credo che sia arrivato il momento per me di fare le valigie e per voi ti dormire. -
-Ma sono appena le sette Cath!- Sbuffò Kellan.
-E allora?-


I raggi argentei della luna filtravano dalla piccola finestra della roulette. Rendevano tutto bianco e nero, la mia pelle pallida già alla luce del giorno, sembrava porcellana, fragile, morbida, liscia. Il piccolo luogo angusto era interamente grigio. Fissavo le nuvole che di tanto in tanto, leggere, oscuravano la luna rendendo tutto nero. L’unico rumore udibile era il mio respiro, corto, ritmico. Il battere incessante del mio cuore. Chiusi un momento gli occhi e mi voltai si un fianco, speranzosa di poter prendere sonno. Avevo bisogno di dormire, ma non ci riuscivo. Ancora mille pensieri, rumorosi come sciami d’api. Mi rigirai parecchi volte, con scarsi successi. Mi misi a sedere di scatto, tanto forte che per qualche ebbi delle vertigini. Guardai la radiosveglia. Segnava l’una. Senza pensarci, come se i miei muscoli si muovessero da soli, senza essere controllati, scesi dal letto dirigendomi verso la sedia accanto alla porta del bagno. Mi infilai la pesante giacca a vento nera e uscì dalla roulotte.
Il vento freddo mi assalì entrandomi nei polmoni, come mille aghi. Comincia a battere i denti. Dopo essermi infilata un berretto di lana, affondai la mani nelle ampie tasche della giacca.
Vagai per un po’, senza sapere di preciso quanto, per le roulotte bianche e grigie, con la luna che illuminava le fronde degli alberi, il mio viso pallido.
Cosa ci facevo li? Non seppi darmi una risposta. In fondo, mai ero riuscita a darmi risposte sulle domande che in quel periodo mi davano il tormento.
Dolci e leggeri note attirarono la mia attenzione. Mi avvicinai alla roulotte, riconoscendo bene di chi fosse.
Alzandomi sulle punte dei piedi sbirciai dalla finestra osservando incantata come le sue dita si muovessero lente e veloci sul quella tastiera. Come scivolavano con grazia e delicatezza sui tasti bianchi e neri. Gli occhi chiusi, l’espressione concentrata. Il viso illuminato dai raggi della luna. Aprì gli occhi fissando il muro di fronte a sé, aspirando poi ciò che rimaneva della sigaretta che reggeva fra le labbra sottili. Le vidi distendersi in un sorriso. Lentamente di alzò dirigendosi verso la porta. Mi allontanai dalla finestra, in attesa.
La serratura scattò. La porta si aprì.
-Ti congelerai lì fuori. – Senza dire una parole entrai chiudendomi la pota alle spalle.
Si sedette, ancora, dinanzi a quella tastiera cominciando a muore lentamente la mani su di essa. Nell’aria aleggiava odore di fumo mischiato al dopobarba e fresco profumo di menta.
Mi sedetti sul letto e ascoltai, semplicemente ascoltai.
-Cos’e’?- Sussurrai poi quando si fermò.
-Cath voleva che lavorassi alla “tua” ninnananna. – Disse con in leggero sorriso sul volto.
-Oh. – Non disse nulla. Si volto a guardarmi. Una parte del volto era illuminata dalle flebile luce, l’altra avvolta nell’oscurità’. Sentì il mio cuore accelerare i battiti.
-Cosa ti frulla nella testa, Kris?- La sua voce era dolce e vellutata, pari ad un sussurro. Cercai di tirare fuori le parole che mi si erano bloccate in gola.
-Nulla. – Un sussurro che di certo non avrebbe ingannato nessuno.
Scosse il capo e poi guardò il pavimento.
-Michael. – La sua non era una domanda ma un’affermazione.
-Si. – Mentì. Non era Mike mi rendeva così pensierosa e dubbiosa, no. Era lui. Lui che si era insinuato da giorni nei miei pensieri e non andava via. I suo occhi nel quale amavo perdermi, la sua voce che mi rendeva tranquilla e felice, che mi rassicurava. Il suo profumo che mi dava le vertigini, la mi pelle che bruciava a contatto con la sua.
Nel suo volto una nota di dolore.
Perché?
-Rob?- Alzò lo sguardo e tutto accadde senza premeditazione.
Mi alzai lentamente da letto per avvicinarmi a lui. Alzò lo sguardo fissandomi negli occhi, mentre gli poggiavo una mano sulla guancia, accarezzandola. Era calda e morbida. I suoi occhi erano come trasparenti. Potevo leggere il dispiacere, la sofferenza, l’impotenza, la sorpresa. Gli presi le mani che aveva poggiato sulle sue ginocchia. Mi sedetti su di esse, incrociando le mie braccia intorno al suo collo, intrecciando la mie dita fra i suoi capelli morbidi come seta. Il suo profumo mi invase i polmoni mentre sentivo il suo cuore battere insieme al mio. Le sua braccia circondarono il mio addome, facendo aderire i nostri corpi. Lo tenni stretto a me, e nulla contava.
Mi feci cullare dal dolce suono del battere del suo cuore e dal ritmo incessante del suo respiro.
-Ti voglio bene. – Un sussurro che si perse nell’aria, il mio.
-Ti voglio bene anch’ io, Kris –

 


*


LovelyGiadina: ciao! Sono contenta ti sia piaciuta! Kris che dice ha Rob di amarlo…. Mmm… presto…
Narcissa82: Io… non so che dire… grazieeeeee! Cavolo sono contenta che entrambe le mie fic ti piacciono, per me significa molto! Questo capitolo volevo postarlo al settimana scorsa ma internet era morto. Sfiga. Ecco qui il capitolo! Spero ti sia piaciuto!
Jordy Klein: Sai, soffermarsi sui sentimenti di Rob e’ molto difficile dato che l’intera storia e’ scritta dal punto di vista di Kristen. Pero’ volevo fare una one, o un capitolo all’interno della storia o alla fine, vista da Robert, cosi’ posso far capire anche cosa prova lui. Spero comunque ti sia piaciuto!
Kiarab: salve! Davvero ti e’ piaciuta? Grazieeeee! Spero sia di tuo gradimento anche questo capitolo!
Tiva95: mia grande fan? *.* Oddio, grazie! Con un po’ di difficolta’ sono riuscita a postare! Grazie ancora!
Tay_: ecco a te un altro capitolo! Spero ti sia piaciuto! Grazie mille per la recensione! XD
Michi88: Ciao! *.* Io… grazie! Sono felice di non averti delusa, davvero tanto! Ti ringrazio dal profondo del cuore e spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto. A presto!
Pucciat_:  Ciao! Sono contenta ti piaccia la mia fiction! Davvero! Grazie per aver recensito! Ecco a te il capitolo!

A voi e’ tutto,
alla prossima, Panda.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

Note dell’autrice: salve gente! Eccomi qui con in quarto capitolo.
Allora, spero prima di tutti che il capitolo vi piaccia! Mi è costato un po’, devo ammetterlo, specialmente al parte finale (che tra l’altro personalmente non mi convince tanto, ma a chi piace davvero ciò che scrive? Mi fermo o qualcuno dopo mi ucciderà XD).
Dato che non voglio anticiparvi nulla, mi fermo qui con le stupidaggini.

Ed ora… Enjoy!

 

 

CAPITOLO 4

 


L’amore aiuta a vivere, a durare,
l’amore annulla e dà principio. E quando
chi soffre o langue spera, se anche spera,
che un soccorso s’annunci di lontano,
è in lui, un soffio basta a suscitarlo.
Questo ho imparato e dimenticato mille volte,
ora da te mi torna fatto e chiaro,
ora prende vivezza e verità.
Mario Luzi
poeta italiano, 1914-2005
.

 


-Vi propongo una gita. – Aggrottai le sopracciglia e mi voltai confusa verso Jackson.
-Una che?- Chiese Nikki prima di bere un sorso di caffè.
-Una gita. – Annuì alle sue stesse parole.
-Dove?- Chiesi interessata. Ero stufa di essere perennemente sul set. Volevo vedere qualcosa che non rientrasse nel raggio di venti chilometri.
-Non so. Io ho proposto la gita, voi il posto. – Disse facendo spallucce. Analizzai lo sguardo divertito di Nikki.
-Per me va bene. Ma sarebbe meglio parlarne con gli altri. Magari ciò che proponiamo noi non va bene per loro e poi non sappiamo nemmeno se sono d’accorso. – Annuì alle mie stesse parole prima di addentare una ciambella.
-Oh, sono d’accordo. Rob ne è entusiasta e Kellan ancor di più. Quelli che hanno dato più problemi è sono stati Ashley, Kate e Mike. – Ebbi un sussulto udendo quel nome, anche se sapevo che non trattava del mio Micheal.
-Taylor?- Chiesi cercando di controllare la voce che ad un tratto sembrava mancarmi.
-Preferisce restare solo con la ragazza. – Annuì e accennai un sorriso.
-Allora ora è da decidere solo la meta?- Chiese riluttante Nikki. Jackson sorrise a trecentoventidue denti e le stampò un bacio sulla guancia. Solitamente lei era la più difficile da convincere.
-Bene. Kris perchè non avvisi tu Robert?- Fissai gli occhi azzurro-verde di quel ragazzo che non faceva alto che parlare, parlare troppo.
-Perché io?- Mi guardò con aria maliziosa.
-Bhè, io devo avvisare gli altri. Ovvio. – Un angolo della sua bocca si sollevò verso l’alto. Sospirai rassegnata. Se avessi insistito Nikki si sarebbe chiesta per quale motivo facessi tutte quelle storie. Cosa le avrei risposto se nemmeno io conoscevo la risposta? O forse ero troppo cieca per vederla, o troppo testarda da volerla ammette. E poi a Jackson –per lui ero un libro aperto- avrei dato un buon motivo per prendermi in giro a vita.
Con il cuore il gola e lo stomaco annodato mi diressi verso la sua roulotte. Feci un respiro profondo e bussai.
-Ehi, sono qui. – Sobbalzai quando sentì la sua voce. Mi voltai e lo vidi, seduto ad un tavolo da pic-nic. Fra le labbra una sigaretta, i capelli, ora ramati, arruffati come al solito, gli occhi azzurri alla luce del sole che, caldo, illuminava la sua pelle rosea, il mento appoggiato su un braccio. Un sorriso sul volto tranquillo.
-Ciao. – Dissi dirigendomi verso di lui. Le labbra si allargarono in un sorriso e sentì le guance avvamparmi di rosso. Reazione stupida. Odiavo quando succedeva.
-Qual buon vento ti porta da queste parti?- Chiese spegnendo quel che rimaneva della sigaretta.
-Jackson. – Lo vidi annuire e alzare gli occhi al cielo.
-La sua gita. – Rispose con un risolino. –Qual’e’ la sua richiesta?-
-Vorrebbe sapere se hai delle mete da proporre. -
-Il bosco, ovvio. – Sgranai gli occhi.
-Il bosco?- Chiesi perplessa.
-Certo! Non ci spostiamo di molto, niente smog, verde eccetera eccetera. Sai… contatto con la natura. – Ci pensai su per qualche secondo.
-Hai messo in conto Nikki? Ashley? Mike?- Chiesi.
-Nikki non sopporta Mike è risaputo. Non resterebbe mai con lui qui. Ashley si annoierebbe. E’ facilmente plasmabile. Semplice, no?-
-Semplice, si. – Borbottai fra me. –Il bosco. – Rientrava nei venti chilometri.
 Lo vidi sporgersi sul tavolino, fino a che il suo viso fu vicinissimo al mio.
-O semplicemente sei tu a non voler venire. – Il fresco profumo di menta mischiato all’acre odore della sigaretta mi colpì in pieno viso. Io vado dove vai tu, pensai. Un pensiero che rimase chiuso nella mia testa, da dove di certo non sarebbe mai uscito.
-Oh no. Mi… piacerebbe. – Risposi con convinzione, cercando di nascondere l’imbarazzo e la rassegnazione.
-Bene allora. – Si allontanò. –Andiamo da Jackson?- Sospirai.
-Okay. –


-Il bosco? Non puoi essere già ubriaco a quest’ora!- Robert alzò un sopracciglio fissando Nikki.
-Per una volta sono d’accordo con te Barbie. – Lei si voltò di scatto verso Mike, fulminandolo.
-Io passo. Rimango qui. – Esordi Ashley alzandosi dalla panca di legno.
-Io sono con te. – Fu la risposta in contemporanea di Mike e Nikki. Fissai Rob con un’occhiata: te lo avevo detto. Mi fece segno, con la mano, di aspettare.
-Dai Ashley, vieni con noi. Ti annoieresti qui. –
-Ma no ci sono tante cose da fare… cioè… - Dopo un paio di minuti, lei cedette. Ci aveva preso… e anche io.
-E io dovrei rimanere con… questo?- Chiese Nikki.
-Ehi dolcezza non è un piacere nemmeno per me. Vengo con voi. – Lei lo fulminò con lo sguardo, ancora.
-E io dovrei rimanere da sola?- Jackson fece spallucce e Robert lo imitò.
-Okay vengo. – Disse in fine irritata. Kellan esultò. Gli era particolarmente piaciuta l’idea della gita nel bosco e anche Kate ne sembrava entusiasta, infatti, gli battè il cinque. Risi e Rob mi diede un buffetto sulla spalla.
-Dimmi se non avevo ragione. – Sussurrò avvicinandosi al mio orecchio.
-Bhè, direi che avevi ragione. -
Nel giro di trenta minuti eravamo tutti pronti. Ci munimmo di comode scarpe da ginnastica, zainetti e teloni da pic-nic. Non avevamo intenzione di allontanarci, anzi costeggiammo la foresta senza addentraci mai, ma riuscimmo a trovare un punto in cui l’erba verde faceva da comodo materasso. L’aria era umida, e sentivo i capelli attaccarsi fastidiosamente sulla nuca. C’era odore di erba, di verde. Muschio e legno, terreno. Dopo aver camminato scherzando e ridendo ci rilassammo, seduti sui teloni. Nikki e Mike non facevano altro che litigare. Kellan di tanto in tanto si caricava Ashley sulle spalle mentre io, avanti, parlavo con Jackson. Probabilmente, ascoltando le voci, Robert scherzava con Kate. Non seppi spiegarmi la voglia irrefrenabile di intromettermi fra loro, solo dopo capì che a spingermi fu la gelosia.
-Dov’e’ il mio cellulare?- Ero intenta a scherzare con Mike quando la voce di Kate attirò la nostra attenzione. Ci voltammo in contemporanea e la vedemmo tastare il telo sul quale si era seduta.
-Hai controllato nello zaino?- Chiese Kellan che si trovava accanto a lei.
-Si ma non c’e’. Non lo trovo!- Mi alzai per aiutarla e tutti mi imitarono.
-Kate, sicura di averlo portato? Magari lo hai lasciato nella roulotte. – Scosse il capo.
-No no. L’ho usato prima, quando ero con Robert. – Alzai un sopracciglio. Quando ero con Robert?
Deglutì rumorosamente.
-Ehi, tutto okay?- Feci cenno di si a Jackson, che si accorse della mia strana reazione.
-Prima?- Chiesi. – Che strada avete fatto?- Nel mio tono di voce probabilmente c’era una punta di acidità che, mio malgrado, non riuscì a mascherare. Rob si voltò a guardarmi e sul viso c’era l’ombra di un sorriso. Arrossì e non riuscì a nascondere nemmeno quello, tanto che sul suo viso il sorriso si allargò e si dipinse un’espressione leggermente divertita, che ovviamente, contribuì a farmi irritare.
-Kris? C’eri anche tu. Mentre venivamo qui. – Spostai lo sguardo su di lei.
-Ah. – Riuscì a dire.
-Perché non lo fai squillare?- Domandò Ashley.
-La batteria è scarica. -
-Allora, ho un’idea. – Disse Rob in un risolino. Lo fulminai con lo sguardo.
-Dividiamoci. Voi rimanete qui a cercare per bene, mentre io, con qualcun altro, ripercorrerò la strada di prima. Semplice no?-
-Direi di si. – Rispose Nikki. Tutti intanto si erano messi alla ricerca, dileguandosi dal suo sguardo.
-Certo che puoi venire con me Kris!- Disse avvicinandosi e circondandomi le spalle con un braccio.
-Cosa?- Sussurrai. Mi voltai verso gli altri. Non avrebbero fatto mai la strada, ancora. E Robert, lo sapeva bene. Si erano messi tutti al lavoro, mentre io ero rimasta, li, ferma ad arrossire e maledire sia lui che me.
Sbuffò.
Ci inoltrammo ancora sul sentiero in cerca del cellulare sperduto.


-Ti sento ostile. - Disse aggrottando le sopracciglia, mentre il vento, leggero, gli scompigliava ancor di più i capelli arruffati, mentre gli accarezzava la pelle liscia e rosea del viso.
-Devo rifarmi tutta la strada. – Mugugnai. In un lampo l’espressione concentrata sul suo viso sparì, facendo largo a un dolce sorriso ed ad una risata.
-Meglio, no?- Lo guardai confusa.
-Non saprei. – Roteo gli occhi. –Perchè dovrebbe esserlo?-
-Bhè, camminare fa bene alla circolazione. – Rispose ovvio.
-Certo, certo. – Affondò le mani nelle tasche mentre io le incrocia al petto. I nostri sguardi fissi sul terreno. Si morse il labbro inferiore, mentre nella mia testa mille pensieri prendevano posto. Ma uno più di tutti, mi tormentava da tempo oramai. Con il rumore di uno sciame di api, si aggirava nella mia testa, senza abbandonarla mai.
Lui.
-Cosa c’è?- Mi chiese dopo alcuni attimi.
-Cosa?- Balbettai con la gola secca.
-Mi stavi fissando. – Continuava a guardare il terreno, senza alzare lo sguardo.
-Oh… nulla. – Spostai lo sguardo dinanzi a me, ma era troppo tardi. Non vidi la radice di abete sul alto destro del sentiero e inciampai. Lanciai un gridolino mentre cadevo indietro. Sapevo che mi sarei scontrata con il terreno freddo e umido, l’erbetta morbida e fresca, e invece no. Sentì la mia schiena aderire al suo torace caldo. Un suo braccio circondarmi da dietro le spalle e uno dietro per attutire la caduta. Finimmo sul terreno con un tonfo al dir poco sordo. Sgranai gli occhi, con timore di averli fatto male. Alzai appena il capo, che era poggiato sul suo braccio a mo’ di cuscino, poggiandoli una mano sul petto.
-Ti ho fatto male?- Fissava le fronde degli alberi che sopra le nostre testa si incrociavano.
-No… direi di no. – La sua voce era pari ad un sussurro, dolce e delicata, vellutata e roca allo stesso tempo. Sorrisi e mi guardò con la coda dell’occhio. Mi rivolse un risolino.
Feci per alzarmi, ma mi trattene. Il calore del suo corpo, in contrasto con quello del terreno, era terribilmente piacevole a contatto con il mio corpo.
-Resta. – Sussurrò. E ancora la mi pelle prese fuoco quando poggiò le sue labbra sulla mia tempia. E ancora il mio cuore intraprese una folle corsa, e ancora una volta ogni mia preoccupazione svaniva mentre con un sorriso tornava a guardare gli alberi. Mille farfalle avevano preso il volo all’interno del mio stomaco.
-E’ bellissimo, qui. – Deglutì e mi sentì la gola secca.
-Hai ragione. – Riuscì solo a dire. Sospirai chiudendo gli occhi. Lo sentì voltarsi leggermente di lato.
-Oh, ho trovato il cellulare. – Si sporse verso di me e potei avvertire il fresco profumo di menta del suo respiro. Il suo viso a poche spanne dal mio, nei suoi occhi risplendeva il verde delle vegetazione, il suo petto quasi totalmente contro il mio. Percepii il suo cuore battere, un suono così simile al mio, quasi con lo stesso ritmo, come sincronizzati. Avrei temuto che se ne accorgesse, scoppiando in una fragorosa risata. Ma ciò non successo. Tornò a stendersi accanto a me, con un’espressione rilassata sul viso, e solo in quel momento, mi accorsi di aver trattenuto il respiro.

 

*

Bene, ringrazio colore che hanno messo la fiction fra i preferiti e chi m ha messo fra i preferiti!
E ringrazio di cuore gli otto angeli che hanno recensito il capitolo precedente:
tiva95: ciao! Il capitolo precedente ti ha fatto commuovere? O.o Waw… spero questo ti sia piaciuto questo capitolo XD A presto!
Doddola93: tesoro! Ciao! Sono felicissima di sapere che ti sia piaciuto il capitolo precedente e spero ti sia piaciuto anche questo, con tutto il cuore! Mi fa tantissimo piacere sapere cosa ne pensi, il tuo parere è importante, perché ripeto, ancora, ti trovo bravissima a scrivere! Sapere che ti emoziona ciò che scrivo è la cosa più bella che potessi dirmi. Grazie, grazie davvero! <3
narcissa82: ciao! Piano piano qualcosina di più succederà, ma non ti anticipo nulla XD Sono contenta di sapere che la storia fino ad ora ti sia piaciuta! Spero al curiosità non sia andata via. A presto!
ale03: ciao! Eh lo so, i capitoli non sono molto lunghi, soprattutto per mia scelta. Però i prossimi sono più lunghi, si si. Forse non sono stata chiara io… era una tastiera ^.^ Ho cercato di farlo capire il più bene possibile. Spero ti sia piaciuto anche questo capitolo… a presto!
DreamE: salve! Grazie, grazie mille per la recensione? Bravissima? *_* Grazieeeeeeee!
pucciat_: Davvero trovi dolce la parte finale? *_* Grazie! Sono felicissima di sapere che ti piace il mio modo di scrivere, per me è davvero tanto importante! Spero ti sia piaciuto questo capitolo XD Grazie ancora!

A voi, Panda.
 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Note dell’autrice: salve gente! Eccomi qui con quinto capitolo. Spero davvero con tutto il cuore che vi piaccia, lo spero davvero!
Mi ci è voluto un po’ per scriverlo perché non volevo fosse banale e stupido. Spero di essere riuscita nel mio intento.
Quindi, a voi i giudizi!

Ed ora… enjoy!

 

 

CAPITOLO 5

 

Ti amai -  anche se forse
ancora non è spento
del tutto l’amore.
Ma se per te non è più tormento
voglio che nulla ti addolori.
Senza speranza, geloso,
ti ho amata nel silenzio e soffrivo,
teneramente ti ho amata
come – Dio voglia – un altro possa amarti.
Aleksandr S. Puskin
scrittore russo, 1799-1837
.

 

 

-Finalmente siete tornati! Credevo di dover mandare Jackson a cercarvi!- Fu la voce di Nikki ad accoglierci.
-Perché io, scusa?- Le chiese Jackson.
-Perché è stata tua l’idea della “gita”. – Lui roteo gli occhi per poi andare indietro con la schiena e stendersi sul telone azzurro, sulla quale anche Ashley era stesa. Ridacchiai e fui seguita a ruota da Rob che restituì il cellulare a Kate.
-Grazie! Ti adoro, tesoro!- La vidi alzarsi in un baleno e buttargli le braccia al collo e fu inevitabile, per me, digrignare i denti. Con la coda dell’occhio vidi Jackson voltarsi nella mia direzione e guardarmi, con aria quasi divertita, il mio volto contratto dall’irritazione. Solo successivamente, durante il ritorno verso casa, mi diedi della stupida per tale comportamento.
Fissavo le sue braccia incrociate al suo collo, il mento poggiato sulla sua spalla, gli occhi chiusi e le labbra distese un sorriso. Lui appoggiò le mani sulla sua vita, ma non la tenne stretta. Dalle sue labbra uscì un risolino e l’allontano. Jackson ancora mi guardava, ma poco mi importava, con lui oramai ogni tentativo di nascondere era crudelmente fallito. Lo guardai per un momento e un sorriso malizioso si fece largo sul suo viso chiaro, un sorriso che mi vede avvampare le guance colorandole di rosso, scosse la testa per poi ritornare a fissare gli alberi sopra la sua testa.
Sbuffai irritata e mi sedetti su un tronco.
Nascondere cosa, poi?
La risposta era nascosta, in fondo al mio cuore, o forse, non lo era mai stato. Forse ero stata solo io a non volerlo ammettere, a non voler guardare in faccia la realtà, non voler ammettere ciò che, probabilmente, il mio cuore urlava da tempo oramai.
E la risposta finalmente arrivò, lenta e travolgente come un uragano. Fissai il suo viso allegro, sorridente, fissai i suoi occhi illuminarsi incontrando i miei, brillare come diamanti al sole. Dimenticai come si facesse a respirare.
Si, ero innamorata di Robert Pattinson.


-Cara Kristen. – Sospirai.
-Cosa c’e’ Jackson?- Mi circondò amichevolmente le spalle con un braccio.
-Vedi, a me non sfugge nulla. – Come avevo già precisato, non ero riuscita a nascondere nulla a lui, lui che con un solo sguardo era riuscito a mascherarmi e a demolire tutti quei castelli fatti di incertezze e illusioni, tirando fuori la verità, ciò che oramai era fin troppo evidente, per chi realmente voleva vedere.
-Non so di cosa tu stia parlando. – Dissi con nonchalance.
-Ma davvero?- Sussurrò divertito. Mi voltai a guardarlo, fulminandolo con lo sguardo. Si allontanò scoppiando a ridere.
-Grazie, così mi sei davvero d’aiuto. – Mi diressi verso la mia roulette. Avevo bisogno di rinfrescarmi e togliermi i vestiti leggermente infangati.
-Allora ammetti di avere un problema. -
-Tu hai problemi. – Risposi acida quando ormai ero davanti alla piccola porticina.
-Dai Kris, ammettilo. So mantenere un segreto. – Disse lui implorante.
-Non capisco davvero a cosa tu ti riferisca. – Sbuffò e incrociò le braccia al petto.
-Bhè, sembra abbastanza ovvio, almeno per me, che tu provi qualcosa per Rob. -
-Cavolo Jackson non urlare. – Gli si illuminarono gli occhi e automaticamente li spalancò eccitato. Subito mi maledì.
-Lo ammetti quindi!- Esclamò.
-Non intendevo questo!- Mi difesi oramai entrata nella roulotte. Lui mi seguì, per mia grande sfortuna.
-Allora cosa intendevi. – Mi voltai e guardarlo.
-Io… ecco… intendevo dire che… non vorrei che la gente pensasse che lui mi piaccia, cosa assolutamente non vera. Per questo ti ho pregato di non urlare. – Dissi fiera di me, fiera della mia spudorata bugia.
-Non ci casco. – Sbuffai e mi sedetti con un gran tonfo sul letto.
-Ho ragione, no? Dai Kris, si vede lontano un miglio!- Lo guardai terrorizzata.
-Lontano un miglio?- Sussurrai quasi nel panico. Una cosa che solo quel pomeriggio avevo ammesso a me stessa, era ovvio già a tanti?
-Ho ragione. – Ma questa volta non era una domanda.
-Jackson. –Mugugnai. Mi presi la testa fra le mani, poggiando i gomiti sulle ginocchia. Si sedette accanto a me accarezzandomi la schiena.
-Non e’ poi così evidente. -
-Davvero?- Chiesi speranzosa sollevando il capo e guardando i suoi occhi chiari.
-No. – Sbuffai ritornando alla stessa posizione di prima.
-Sei un cretino. – Mi lamentai. –Un cretino crudele, molto crudele. -
-Lascia che mi spieghi. Vedi molti qui non hanno assolutamente idea di tutto ciò. Qualche sospetto forse e’ venuto a Mike, ma gli altri sono troppo cechi per vedere. Vedere quei piccoli gesti, le tue espressioni, i tuoi occhi che brillano quando incontri i suoi, il tuo arrossire ogni volta che ti sfiora. Come ti irrita qualsiasi persona lo tocchi, il tuo digrignare i denti ogni volta che qualcuno fa un battuta su voi due. Puoi ingannare tutti, ma non un buon osservatore, Kris. – Mi accarezzò i capelli mentre nascondevo ancor di più il viso. Mai avrei immaginato una cosa del genere, mai avrei pensato che lui potesse aver capito, aver notato cosa che a malapena io notavo, gesti e sentimenti elaborati solo in un secondo momento.
Sospirai e alzai il capo.
-Non lo dirai a nessuno, vero?- Lo pregai con voce tremante. Sorrise.
-Solo a un centinaio di persone. – Gli diedi uno scappellotto e rise per poi abbracciarmi.
-Tranquilla, non lo dirò a nessuno… forse Kellan. -
-Jackson!- Esclamai tirandogli un pizzicotto. Rise ancora e mi allontanai.
-Scherzo. Il tuo segreto con me è al sicuro. – Aprì la bocca per aggiungere una cosa, ma mi precedette.
-E non farò stupide battutine o allusioni. Certo su quelle non ci metterei la mano sul fuoco. -
-Ti prego, ti scongiuro Jackson, non dirlo a nessuno. – Puntai il mio sguardo nel suo, fissandolo. La sua espressione seria mi convinse. Mi accarezzò un guancia, baciandomi poi la fronte.
-Nulla. – Sussurrò prima che lo abbracciassi.


Fissavo il soffitto della mia triste roulotte. La piccola stufa che avevo accesso un’ora prima aveva riscaldato fin troppo l’ambiente tanto da permettermi di stare in pantaloncini e canotta.
I capelli castani erano sparsi sul cuscino lasciandomi, così, il collo fresco.
Ripensavo alla conversazione avuta con Jackson, a ciò che in quel bosco, su quel tronco avevo capito. Ascoltavo in silenzio, il ticchettare del mio orologio da polso, il battito accelerato del mio cuore, il corto respiro dei miei polmoni. A spezzare il silenzio e la tranquillità, fu il bussare di qualcuno alla porta, che mi fece trasalire e sobbalzare.
Mi alzai dal letto e mi diressi verso la piccola porticina. Ciò che vidi, lì sulla soglia, fece perdere qualche battito al mio cuore.
-Posso entrare?- Annuì con la testa, senza rispondere. Da quanto non vedevo Michael? Da quanto non vedevo il suo viso?
Era dianzi a me, mi precedeva nel piccolo luogo angusto della roulotte. Rabbrividì chiudendomi la porta alle spalle. Ma era stata solo la leggere folata di vento a causarlo?
Si voltò a guardami, ma non riuscì a reggere il suo sguardo.
Sospirai rumorosamente, e quasi il petto mi fece male. Chiusi gli occhi e lo guardai, negli occhi.
-Ciao. – Sussurrai.
-Ciao. – Fu la sua risposta. Restammo qualche secondo in silenzio.
-Volevo darti questo personalmente. – Mi porse un album fotografico. Lo stomaco mi si annodò, un grosso macigno schiaccio il piccolo cuore pulsante. Mi si formò un nodo alla gola, mentre lottavo contro quella lacrima che solitaria voleva rotolare sulla mia guancia.
-Oh. – Lo presi dalle sue mani.
-Kris… io non ce l’ho con te. Certo, non posso esserne felice, ma se e’ davvero ciò che volevi… ti capisco, lo accetto. – Quelle parole ebbero la potenza di mille aghi ghiacciati nella mia carne. Avrei voluto dire che mi dispiaceva, che ero una persona orribile, ma le parole mi si erano bloccate in gola., troppo scontate e stupide da poter essere dette. La verità era che lo avevo amato, amato con tutta me stessa, ma, di lì a pochi mesi prima, avevo capito che ciò che mi legava a lui era solo un infinito bene che in realtà non era amore… non più.
-Ti prego, dimmi che mi odi. – Sussurrai con voce incrinata.
-Si, ti ho odiata. Forse ancora ti odio, ma… a cosa serve? L’odio ti porterà da me? No, mi distruggerebbe soltanto. E distruggerebbe anche te. Un po’ ti conosco, sai?- Quelle parole furono come una coltellata nello stomaco.
Fu inutile trattenere la lacrima. Scese calda sul mio viso.
Sorrise con occhi lucidi.
-Voglio che lo tenga tu questo. – Sussurrai porgendogli il nostro album.
-No, Kris. E’… troppo. – Un’altra coltellata. Sospirò mentre sentivo gli occhi riempirsi di lacrime. –Addio. – Mi passò accanto, sfiorandomi con la fredda giacca la spalla nuda. Sentì i suoi passi dirigersi verso la porta, il freddo vento accarezzarmi i capelli che mi coprivano la schiena.
Feci cadere l’album.
In quel momento non pensai, mi affidai all’istinto.
Uscì dalla roulotte e poco mi importava se faceva freddo, se ero in pantaloncini, se avevo indosso solo una canotta.
-Michael!- Si voltò lentamente e corsi verso di lui. Il suo viso, contratto dal dispiacere, dal dolore, dal rammarico, dal risentimento.
-Mi dispiace. – Sussurrai con voce tremante, asciugandomi le lacrime che troppo velocemente rotolavano sul mio viso.
Sorrise malinconico. Mi accarezzò una guancia con una mano, mentre l’altra si posava sul mio fianco. Mi attirò a se, posando un bacio leggero sulle labbra bagnate dalle lacrime. Mi baciò e fu come infliggermi un’altra pugnalata. Gli accarezzi una guancia, ricambiando quel breve bacio. Allontanò il suo viso, il mio corpo da lui, poi andò via.
Il mio respiro caldo e corto si condensava nell’aria mentre il mio corpo era attraversato da forti brividi di freddo.
Lo avevo ferito. Lo avrei ferito comunque, rimanendo con lui. Lo avrei preso in giro, e in fondo, lo aveva anche preferito lui.
Senti qualcuno poggiare una giacca sulle mie spalle e delle braccia cingere il mio corpo, sollevarmi, mentre rimanevo, lì, a fissare il vuoto, la sua auto sparire sulla strada.
Poggia la testa sulla felpa fresca e alzai lo sguardo, incontrando ancora quegli occhi, chiari come il cielo in primavera.



*


Doddola93: genio! Alla fine ce l’ho fatta! Ho postato! Che dire? Le tue recensioni sono importantissime e sono sempre fonte di immensa letizia per me (oggi parlo in modo piuttosto strano!). Sapere che ciò che scrivo, tutte le emozioni ti arrivano è al cosa più bella ce potessi dirmi! Grazie, grazie! E poi se le mie storie sono capolavori e io sono un genio anche le tue sono capolavori e tu un genio! Grazie ancora bella, grazie con tutto il cuore!
EmilyAtwood: ciao! Davvero ti piace come scrivo? *_* cerco sempre di metterci tutta me stessa e sono contenta che la storia ti piaccia Davvero grazie! Chiaro di luna… ci penserò… XD
ale03: ciao! Guarda, sinceramente non so da dove mi sia uscita l’idea del bosco. Non sarà l’unica “gita” che faranno, la seconda penso ti piacerà di più. Sono felice di sapere che il precedente capitolo ti è piaciuto, davvero tanto! La storia del cellulare… lui è “innocente”. Magari la sua “innocenza” verrà allo scoperto più in là. A presto! Grazie ancora!
tiva95: ciao! Ecco a te il capitolo! Spero ti sia piaciuto! Grazie infinite per la recensione! *.*
Yellow_B: ciao! Bellissimo? *_* Grazieeeeeee!
KeLsey: ciao! Grazie a te invece! Sono felice di sapere che la storia ti piaccia, davvero tanto! Spero questo capitolo non abbia deluso! A presto, cara. Grazie mille!
narcissa82: ciao! Speravo in una tua recensione! Mi fa davvero piacere sapere cosa pensi! Chi non avrebbe voluto essere nei panni di Kris e le sue intenzioni erano davvero molto “innocenti”. Sono contentissima di sapere che la seconda parte ti sia andata a genio, ci ho messo un po’ per farla e me la sono anche un po’ sudata, perché non riuscivo a renderla come avrei voluto… infatti non mi convince più di tanto. Anche ti inciampi sempre? Bhè, allora contando il personaggio siamo in tre! XD Sapere cosa succederà? Mi sa che l’unica soluzione è quella di continuare a leggere la fiction ;P A presto! Grazie, grazie davvero!

A voi, Panda.

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Note dell’autrice: salve gente! Eccomi qui con il sesto capitolo che spero vi piaccia.
Non so da dove mi sia uscito, davvero. Ero partita con un’idea per poi finire con un’altra… i misteri delle vita.

Ed ora gente… enjoy!

 

 

CAPITOLO 6

 


Abbattimi come fa la tempesta,
prendi tutto quello che possiedo;
invadi il mio sonno e ruba i miei sogni.
R. Tagore, premio Nobel per la letteratura 1913.

 

 

Ero nel mio letto: la trapunta sul mio corpo infreddolito, il viso affondato nel cuscino, percossa dai singhiozzi, le sue mani che leggere accarezzavano i miei capelli. Le sue braccia calde circondavano le mie spalle e sentivo posare di tanto in tanto dei leggeri baci sulla mia testa. Cercava di tranquillizzarmi, mi diceva che forse non era ciò che realmente volevo, di scavare nel mio cuore e cercare la vera risposta, ma la risposate era sempre la stessa, semplice e complicata al contempo: lui. Lui che in quel momento mi accarezzava i capelli arruffati, che mi diceva che forse Michael era la scelta giusta, lui che mi spingeva a trovare dentro di me la vera e giusta risposta, non spendo che probabilmente la mia cura era lui, che ciò che il mio cuor in quel momento bramava… era il suo.
-Kris, se stai così… - non gli diedi in tempo di finire la frase, non gli diedi in tempo di continuare. Mi alzai di scatto mettendomi a sedere.
-Io non voglio stare con lui, non voglio. Non voglio fingere. – dissi decisa, con gli occhi arrossati e bagnati dalle lacrime. Mi prese il viso fra le mani e mi costrinse a fissarlo negli occhi, senza via di fuga.
-Allora cosa c’à?- la sua voce era ferma, roca, bassa. Nei suoi occhi vi era preoccupazione, frustrazione.
-L’ho ferito. -
-Perchè lo ami. – mi fissava ancora con occhi ardenti, il suo viso a pochi centimetri dal mio. Ancora il fresco profumo di menta del suo respiro mi colpì in pieno volto.
-Perchè gli voglio bene. E’ stato importante per me. – le sue mani piano scivolarono dal mio viso, sfiorando il collo, le spalle, soffermandosi decise sulle mie braccia ancora nude.
-E’ la scelta giusta?- la sua voce era pari ad un sussurro, gli occhi bassi sulla trapunta verde che copriva le mie gambe.
-Si. – risposi decisa.
-Ma tu… - puntò ancora i suoi occhi di ghiaccio nei miei facendomi perdere ogni certezza, facendo vacillare il mio poco autocontrollo.
-Io non lo amo. – fui sorpresa dalle veridicità di tali parole, dalla fermezza e dalla sicurezza con cui le pronunciai. Annuì col capo. Sorrisi malinconica e gli accarezzai una guancia. La sua pelle morbida e calda a contatto con la mia mano sembrò quasi prendere fuoco e non potei fare a meno di abbracciarlo. Affondai il mio viso nell’incavo del suo collo respirando il buon profumo che la sua pelle emanava, posando un bacio su di essa. Rabbrividì e sorrisi.
-Grazie. – sussurrai tornando a guardarlo negli occhi. Ardevano.
Sorrise.
Si alzò dal letto afferrando la felpa poggiata sulla sedia. La indossò mentre mi sentì sprofondare nel buio e nella solitudine, mentre la notte mi risucchiava. Gli afferrai un braccio bloccandolo.
-Resta. Resta con me. – dissi in un soffio. Non riuscì a decifrare l’espressione sul suo volto, solo avanzò lento, stendendosi sul letto, accanto a me, circondando le mie spalle con un braccio, facendo aderire i nostri fianchi. Chiusi gli occhi voltandomi su un fianco, circondando il suo addome un braccio, poggiando il viso sul suo petto, che si muoveva piano, facendomi cullare dal dolce battere incessante del suo cuore. Lo tenni stretto a me, come si tiene stretto il proprio bel sogno di bambina.
-Dormi. – Sussurrò al mio orecchio, una dolce e scura melodia.
E così, irradiata dal calore del suo corpo a contatto con il mio, ci lasciammo cullare entrambi dalle grandi braccia di Morfeo.


Non mi resi conto di essere in uno stato di dormiveglia. Tenendo ancora gli occhi chiusi, mi resi conto che era notte, era tutto troppo scuro per essere mattino. Non fui sicura di sussurrare il suo nome, sembrava un sogno, sembrava che non fossi più nel mio corpo. Non aprì gli occhi nemmeno quando sentì il materasso spostarsi accanto a me, troppo stanca per parlare e aprire gli occhi. Continuai però a percepire i rumori e i movimenti. Sentivo ancora un corpo caldo accanto al mio, una mano accarezzare il mio viso. Delle labbra, morbide e vellutate mi baciarono delicatamente le palpebre chiuse, la punta del naso, la guancia, il profilo del mento. Delle labbra calde e dolci come il miele mi sfiorano l’angolo delle bocca, sfiorarono, infine, lente, le mie labbra.
Aprì di scatto gli occhi.
Il sole illuminava la piccola roulotte e la radiosveglia segnava le sei.
Il mio viso era ancora appoggiato sul suo petto, il mio braccio ancora circondava il suo addome. Alzai lo sguardo e lo fissai. Il viso tranquillo, tipico di chi dorme, i muscoli rilassati. Il respiro regolare e pesante.
Era solo un sogno, mi dissi. Si, era solo un sogno, che mi aveva lasciata però lasciata con il batticuore e il respiro corto. Era solo un sogno, mi ripetei con un po’ di rammarico.
Ciò che successe il giorno prima mi aveva lasciata scossa, eppure in quel momento, lì, accanto a lui, il mondo sembrava perfetto, quella piccola roulotte il posto più dolce e colorato che potessi desiderare, illuminato dal colore della sua pelle, dalle sue labbra rosee.
Mi poggia su di un gomito, continuando a fissare il suo viso rilassato, restando incantata dalle sua bellezza e dalla sua perfezione. Libera di osservare il suo viso quanto volevo, senza sguardi indiscreti. Osservare le linee perfette della sua mandibola, la curva del naso, le labbra simili ad affusolati petali di rose.
-La smetto mi fissarmi?- quasi senza nessun sguardo indiscreto. Feci un risolino e mi misi a sedere sbadigliando e stiracchiandomi.
-Perchè?- chiesi arrossendo. –Non ti fissavo mica. -
-Si, vallo a dire a qualcun altro. –aprì piano gli occhi, sbattendo le palpebre alcune volte per abituarsi alla luce del primo mattino. E quell’azzurro, ancora una volta, illuminò il mio viso, la mia anima, il mio… cuore.
Mi guardò e mille farfalle spiccarono il volo nel mio stomaco, mentre il cuore sembrava scoppiami di gioia.
Possibile che un solo sguardo provochi tale reazione?
Arrossì, come da manuale e guardai il lembo di pelle del suo ventre piatto, lasciato scoperto dalla maglia leggermente alzata, per sbaglio, durante la notte.
-Ciao. – disse sorridendo e scattando a sedere. Un movimento troppo veloce, fatto senza calcolare le distanze. Mi ritrovai, ancora una volta, il suo viso a poche spanne dal mio. I miei occhi puntati nei suoi.
-Ciao. – la mia voce era appena udibile e capì, probabilmente, ciò che disse dal labiale. Si alzò stiracchiandosi.
-Forse è meglio andare. Ho bisogno di una doccia e di cambiarmi. Da segnarsi: non dormire mai più con i vestiti. – disse mentre si infilava la felpa. Sorrisi imbarazzata, in fondo era colpa mia.
-Mi dispiace. – si voltò e sul suo volto era dipinta un’espressione confusa.
-Per cosa?-
-Hai dormito vestito… per… un mio capriccio. – abbassai lo sguardo e presi a giocherellare con un lembo della trapunta. Lo sentii avvicinarsi silenziosamente. Si abbasso in modo tale da potermi guardare negli occhi, poi, poggiando le dita sotto il mio mento, mi costrinse a guardarlo negli occhi.
-Sono rimasto, per mia scelta, Kris. Sarei potuto andare via, sarei potuto sgattaiolare non appena ti fossi addormentata, o nel cuore delle notte, ma sono rimasto. -
-Certo, quando dormi non ti sveglia nessuno. – rise e lo feci anch’io, consapevole di aver detto una stupidaggine.
-Ho il sonno leggero, ricordi? Prima è stato un perfetto esempio. – sorrise e ancora il mio cuore intraprese quella stupida e folle corsa.
-Grazie. – scosse il capo.
-Quando smetterai d ringraziarmi?- chiese roteando gli occhi.
-Quando, forse, smetterai di fare l’eroe. – aggrottò le sopracciglia.
-Eroe?- nella sua voce, una punta di irritazione.
-Ci sei sempre Rob. Sei sempre qui per me. – sorrise capendo cosa intendessi dire e si alzò.
-Ci vediamo a colazione. -
-Si… a colazione. – sussurrai quando oramai la si era chiuso la porta alle spalle.
Sospirai lasciandomi cadere sul letto.
Era difficile concentrarsi, capire che lui c’era, era rimasto lì per me. Automaticamente le mie labbra si allargarono in un sorriso ripensando al suo viso, alla sua pelle a contatto con la mia. Cercai di allontanare la immagini, che oramai sembravano impresse, marchiate a fuoco, nella mia testa e mi alzai dal letto diretta alla doccia.
Colazione. Fu solo quando sentì il mio stomaco brontolare che mi accorsi di aver saltato la cena. Non ricordavo dove fosse l’album che Michael mi aveva portato, e in quel momento non volevo saperlo.
Fu abbastanza semplice facile scegliere cosa indossare quella mattina, come mio solito i miei fedeli Jeans scuri mi facevano compagnia, assieme ad una felpa che probabilmente conteneva tutti i colori al mondo esistenti. Legai i capelli in una coda alta e, indossando la giacca, uscì dalla roulotte. Mi accorsi che erano solo le otto del mattino quando non vidi nessuno fuori.
Avevo quindi due opzioni: tornare in roulotte a dormire, o approfittare del cielo sereno, minacciato da cupe nuvole all’orizzonte. Optai per la seconda. Quindi entrai nuovamente nella mia casa mobile e presi la mia copia sbrindellata di Twilight, per cercare di entrare ancora meglio nel personaggio. Avevo ormai perso il conto dei quanto volte le mie dita aveva sfiorato quelle pagine bianche.
Seduta in parcheggio, ancora una volta, mi soffermai su una macchia di caffe’ che aveva imbrattato una pagina. Mi soffermai ancora sue quel foglio, rileggendo mille volte quelle poche righe che per ovvi motivi aveva attirato la mia attenzione.

-Isabella- Pronunciò il mio nome con attenzione; poi, con la mano libera, giocò con i miei capelli, scompigliandoli. Quel contatto così casuale mi scatenò una tempesta dentro. –Bella, arriverei ad odiare me stesso, se dovessi farti del male. Non hai idea di che tormento sia stato-, abbassò gli occhi, intimorito, -il pensiero di te immobile, bianca, fredda… di non vederti più avvampare di rossore, di non poter più cogliere la scintilla nel tuo sguardo quando capisci che ti sto prendendo in giro… non sarei in grado di sopportarlo. – Mi fissò con i suoi occhi meravigliosi e angosciati. –Ora sei al cosa più importante di tutta la mia vita. –

-Non credi basti?- Sobbalzai sentendo il suono delle sua voce. –Scusa. – aggiunse poi ridendo.
-Cosa?- chiesi chiudendo il libro e guardandolo mentre si sedeva anch’egli, come me, sul cofano dell’auto.
-Con tutto questo leggere. -
-Ti ho detto che è…. -
-Si, si. Per entrare meglio nel personaggio. – disse alzando le mani e incrociando le gambe.
-E tu?-
-Io cosa?- non staccava i suoi occhi dai miei e feci fatica a rimanere concentrata.
-Non credi basti?- mi fissava ma non capiva cosa intendessi dire. Alzai gli occhi al cielo e sospirai.
-Con tutto questo seguirmi. – alzò un sopracciglio.
-Diventerà un rito? Tutto questo intendo. – con la mano indicai me, lui, auto sul quale eravamo seduti.
Sorrise e gli occhi azzurri, resi ancor più chiari dalla debole luce del sole, si illuminarono.
-Potrebbe. Ma se ti sa fastidio e vuoi che io vada non c’è problema. – Scattò in piedi sistemandosi per andare via.
-No!- fui sorpresa dalla convinzione di quel semplice monosillabo e lui si voltò, serio.
-Sicuro?-
-Resta, ti prego. – deglutii e il cuore sembrava che volesse sfondare il mio petto, talmente batteva forte e veloce. Sorrise e tornò a sedersi accanto a me.
-Ti manca Londra?- chiesi con un filo di voce, guardando le nubi all’orizzonte.
-Si, mi manca. A te? Manca casa tua?- sospirai portandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
-Si, mi manca. -
-Cosa ti manca di più?- ci pensai qualche secondo su, mentre il vento leggero mi accarezzava la pelle del viso.
-Un posto fisso. Un posto sicuro. I miei ritmi. Le mie cose. I miei amici. – mi voltai guardarlo e incrociai il suo sguardo curioso.
- A te?-
-Non saprei. Tutto, direi. Casa mia, le mie sorelle, i miei amici. Più o meno tutto quello che manca a te. –
-Mi manca anche lo zucchero filato e il cioccolato. – dissi ridendo.
-Sul serio?- chiese divertito. Annuii con il capo ricordando il loro sapore.
-Mmm… - Si portò un dito su mento, e sorrisi della sua finta espressione pensierosa.
-Cosa c’è?-
-Stavo pensando di portare il tuo stomaco a fare rifornimento di zuccheri oggi. – sgranai gli occhi.
-Se per te non è un problema, ovviamente. Se non ci dai il permesso sarà molto difficile. –
-Si. – risposi, senza pensarci nemmeno un secondo. Rise.
-Allora, puoi dire al tuo stomaco che alle sei si parte per il supermercato più vicino possibile alla ricerca dei dolci perduti. Per poi andare ad un luna park per il rifornimento di zucchero filato. -
-Ci sarà. – dissi e rimanemmo, lì, l’uno vicina all’altra, aspettando che il rimanente della troupe di alzasse per la colazione.

 

 *

 
Grazie a tutti coloro che hanno messo la storia fra i preferiti e chi legge senza recensire.
Ma un grazie speciale va soprattutto a:


ElfoMikey: ciao! Bisogna vedere cosa farà Robert… bene, sappi che io non parlo! Un grosso magone? O.o okay, la pazzia si è impossessata di te probabilmente ;P Sono felice di sapere che ti è piaciuto il capitolo, davvero tanto! E spero che questo non ti abbia delusa! A presto mostriciattolo! Ti voglio bene! <3
Alhia: ciao! *_* sono contenta di sapere che la mia fic ti è piaciuta, davvero tanto! E grazie mille per la recensione, per me è davvero importante! Spero di non averti fatta attendere troppo! A presto, cara!
doddola93: tesoro! Mio genio! Sono contenta di leggere la tua recensione! Grazie, grazie di tutto! Finalmente ha capito che è innamorata e finalmente la storia prenderà, forse una svolta diversa! Spero di non averti fatta aspettare molto! A presto! <3
ale03: ciao! Sono davvero felice di sapere che lo scorso capitolo è stato di tuo gradimento. Jackson è il classico personaggio disponibile cha capisce al volo chi li sta a cuore. Ho notato che in molte fiction è Nikki quella ad avere queste caratteristiche, ma non so perché quando ho iniziato a scrivere questa fic ho visto subito lui come “migliore amico”, in un certo senso. Diciamo che per Kris non sarà molto difficile dimenticare, perché comunque è una cosa finita da tempo fra loro… e poi ci sarà qualcuno a distarla XD Grazie mille per la recensione! A presto!
Yellow_B: ciao! Stupendo? Non è troppo? ^.^ Grazie davvero per i complimenti! *più rossa di un peperone* Spero ti sia piaciuto anche questo, lo spero davvero! A presto!

 
A voi, Panda.

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Note dell’autrice: salve gente! Eccomi qui con il settimo capitolo, come ogni lunedì da qualche settimana.
Mi è costato un po’ questo capitolo, devo ammetterlo, soprattutto perché non avevo molte idee, ma qualcosina alla fine è uscita dalla mia testa vuota.
La canzone che troverete nel capitolo è dancing in the moonlight, mi sembrava ci stesse.

Ed ora… enjoy!

 


CAPITOLO 7



Nel lago dei tuoi occhi assai profondo
il mio cuore si annega e si scioglie
E là dentro lo disfano nell’acqua
di amore e di follia…
Guillaume Apollinaire, poeta francese, 18880-1918

 

 

Aprì l’armadio e scelsi con cura ciò che dovevo indossare. Optai per un jeans scolorito ed una comodo maglia rossa. Indossai le scarpe da tennis e mi concentrai sulla massa di capelli ancora umidi che mi cadevano sulle spalle. Gli asciugai e lunghe onde mi cadevano lungo la schiena. Cercare di ignorare il battito del mio cuore, il respiro corto e il nodo allo stomaco, fu abbastanza difficile, ma ci riuscì almeno fino a quando non aprì la porta e mi ritrovai davanti lui. I capelli scompigliati, spostati dal leggero vengo, i jeans scuri, la felpa blu coperta da una giacca a vento. Il mio cuore perse un battito.
-Pronta?- la sua voce era bassa e roca. I suoi occhi grigi a causa del tempo, delle nubi che durante la giornata si erano addensate sopra le nostre teste.
-Prendo la giacca. – dissi correndo dentro e prendendo ciò che mi serviva. Lui mi attendava, li, sulla soglia con il sorriso più bello che potesse riservarmi.
Era un appuntamento? No… un normale pomeriggio con un amico, lui che durante si dai primi giorni aveva ascoltato pazientemente i miei sfoghi, senza fiatare, sorridendo e annuendo di tanto in tanto. Lui che alla fine di ogni mio monologo mi cingeva le spalle con le braccia e mi teneva stretta a sé, ed io, che cullata dal dolce suono del battito del suo cuore mi rilassavo, come non mai.
Il viaggio fu piuttosto lungo, l’unico luna park accessibile si trovava ad un’ora di strada. Osservavo di tanto in tanto il suo viso, lo sguardo fisso e concentrato sulla strada, le nuvole che piano di diradavano facendo scoprendo spazi di cielo blu. Il sole oramai stava tramontando e si poteva addirittura una mezza luna, chiara e quasi invisibile. Il debole bagliore del cruscotto illuminava il suo viso, facendo brillare i suoi occhi come luminose stelle nel nero celo notturno. La sua pelle rosea era straordinariamente ancora più chiara e sembrava esser fatta seta, dolce e morbida seta. Le labbra serrate in una linea retta e perfetta, mentre con espressione concentrata stringeva il volante. Sorrisi e sentì un debole rossore invadermi le guance. Trattenni il piccolo risolino, ma il mio vano tentativo di nascondere la mia momentanea euforia e felicità, fu subito scoperto. Si voltò, infatti, e non feci in tempo a spostare il mio sguardo, tornando a guardare davanti a me. Per alcuni attimi il suo sguardo incrociò il mio e i miei occhi furono imprigionati dai suoi, come se per la prima avessi visto la luce, come se vedessi il mondo con… occhi nuovi. Continuavo a fissarlo, incapace di scostare lo sguardo altrove, mentre lui spostava il suo da me alla strada, dalla strada a me. Sorrise e aggrottò le sopracciglia.
-Cose c’è?- chiese lasciandosi andare in un risolino. Scossi il capo e avvampando si rossore abbassai lo sguardo, per poi spostarlo ancora sulla strada dinanzi a me.
-Ehm… nulla. – la nota di imbarazzo nella mia voce, era più che visibile, tanto che avrei voluto aprire la portiera in quel momento e scappare via, nascondendomi poi dietro il primo cespuglio e ripetermi che ero una stupida.
-Sei strana. –
-Io? Forse ti confondi con qualcun altro. – presi a fischiettare tornando poi a guardarlo.
-Forse si…forse no…io mi chiamo Paperino… -
-Okay, okay. Ricevuto il messaggio. – dissi alzando le braccia in aria, in segno di resa. Mi guardò ancora e i battiti del mio cuore aumentarono vertiginosamente.
Controllati! , mi ammonì.
Un sorriso si dipinse sul suo viso. Cavolo, era un circolo vizioso quello. Avremmo potuto andare avanti così per tutto il viaggio. Decisi così di spostare la conversazione su altri argomenti… con molto insuccesso.
-Manca molto?-
-No, una ventina di minuti… credo. -
-Come credi?-
-Kris… non so quanto manca ancora, ma di sicuro non molto. Ehi.. ti dona il rosso. – mi maledì. Mi maledì perché, se fossi stata zitta e avessi guardato la strada invece di cominciare a parlare, in quel momento non sarei stata un tutt’uno con la maglia. Probabilmente un pomodoro sarebbe stato bianco a confronto con me. Tale reazione forse era stata causata anche dalla sorpresa?
Spostai lo sguardo e con la coda dell’occhio, vidi che di tanto in tanto di girava verso di me, con un largo sorriso sul volto.
-Grazie. – farfugliai imbarazzata. Mi resi conto all’istante di quanto la mia reazione fosse stata stupida e infantile. Mi ripromisi di evitare di arrossire come una quindicenne alla sua prima cotta. Mi odiai e mi maledì, per l’ennesima volta.
Accesi la radio per evitare stupide parole e stupide reazioni. Cambiai alcune volte stazione radio, fermando il mio zupping quando le note di una delle mie canzoni preferite si diffusero nell’auto. Mi concentrai sul testo delle canzone, cercando di non pensare più del dovuto. Non mi accorsi delle canzoni successive, mi persi subito nel mio piccolo mondo personale, estraniandomi da tutto ciò che mi circondava, dimenticato anche che a guidare l’auto c’era Rob.
-Arrivati. – sussultai quando udì la sua voce mi voltai di scatto. Lui sorrise, scotendo impercettibilmente il capo.
-Cosa?-
-Ben tornata Alice. – sorrisi. Già, il mio mondo in fondo era un po’ come quello di Alce, fatto di fiori parlanti e cappellai matti.
Scese dall’auto e mentre io mi infilavo la giacca, lui fece il giro completo dell’auto, aprendomi poi la portiera.
-Oh, oh. Che galanteria. – dissi quando l’aprì e il freddo pungetemi assalì le guance calde. –Grazie. – aggiunsi mentre faceva un mezzo inchino.
Davanti a me i cancelli di un luna park dal quale proveniva delle musica, risate e urla di bambini gioiosi. Il tutto collocato in una distesa di terreno con qualche ciuffetto d’erbetta verde di tanto in tanto, il parcheggio si trovava di fronte all’entrata e la ghiaia scricchiolava ad ogni mio passo, mentre ci dirigevamo verso l’ingresso. Nell’aria avvertivo l’odore salmastro del mare. Mi voltai verso Robert che si stava infilando un berretto di lana.
-C’è il mare?- chiesi aggrottando la fronte. Lui annuì col capo.
Sorrisi guardando la confusione che mi si presentava davanti, pronta a tornare alla vita caotica e allo stesso tempo tranquilla di un tempo.


-Da dove cominciamo?- chiese guardandomi negli occhi.
-Non lo so. Tu da dove vuoi cominciare?-
-La scelta alle signore. – mi portai l’indice sul mento meditando sul grande dilemma.
-Orsetti gommosi. – decisi infine. Ebbene si, eravamo su una panchina di fronte al mare, non molto lontano dal parcheggio, con l’aria fredda che mi scompigliava i lunghi capelli scuri. Circondati da circe sette pacchetti di vari dolci, tra cui padroneggiavano caramelle e cioccolata.
-Okay. Credo di aver digerito le due porzioni di zucchero filato, i bignè e la banana split. – disse afferrando un pacchetto. Lo fissai un attimo. Avevo mangiato le stesse sue cose, ma ora sembravano… troppe?
-Ci sentiremo male. – lui si voltò prima di scoppiare a ridere. Sgranai gli occhi sorpresa.
-Perché ridi?- chiesi dandoli uno leggero spintone.
-Avresti dovuto cedere la tua faccia. – rispose fra le risate. Scossi il capo. –E comunque si, ci sentiremo male. Se vuoi possiamo conservare il tutto. – lo fissai un momento con espressione offesa e scioccata.
-Non oserai! Il mio stomaco ha bisogno di quelle caramelle!- dissi strappandogliele di mano. Rise.
-Okay, okay. – cominciammo a mangiarle. Era sera, non sapevo bene che ora fosse, forse le undici. Non volli controllare. Seduta su quel quella panchina sulla spiaggia, mi godevo il vento che freddo e pungente si insidiava fra i miei capelli, scompigliandoli, che si insinuava in ogni angolo della mia giacca, facendomi rabbrividire ogni molta. La punta del naso rosse e fredda, una mani nascosta in una tasca. Mi lasciavo cullare dal dolce rumore delle onde del mare che si infrangeva sulla battigia. La luna si rifletteva sull’acqua, circondata da milioni di stelle, ora perfettamente visibili grazie alla nubi che con straordinaria velocità si erano allontanata, dirigendosi sempre più verso la linea dell’orizzonte. Dal luna park, non molto distante, arrivava l’allegra musica. Ebbi un brivido di freddo che lui non si lasciò sfuggire, quando infilai la mano nel sacchetto che Robert aveva in mano.
-Hai freddo. – la sua non era una domanda.
-Un po’. – cercai di minimizzare. Si avvicinò di più a me, fino a che i miei fianchi non toccarono i suoi. Un suo braccio mi circondò la spalle attirandomi a sé. Posò il sacchetto sul tronco e si sfilò il berretto, per poi passarmelo.
-Oh, no. Non ce ne bisogno. – dissi scuotendo il capo.
-Non fare la stupida, Kris. Mettilo e basta. – disse roteando gli occhi, sorridendo. Dire di no a quel viso, a quegli occhi, a quel sorriso, era impossibile. Obbedì in silenzio.
-Grazie.  – sussurrai stretta a lui. Mi rannicchiai contro il suo petto. Col vento freddo che  pungeva le guance avvampate di calore, i capelli che profumavano di… lui. La sua giacca profumava di zucchero filato e vaniglia.
-I biscotti allo zenzero!- dissi irrigidendomi. Si voltò verso di me e il suo viso era terribilmente vicino al mio, il dolce profumo di caramelle del suo respiro. Per un attimo dimenticai anche il mio nome, dimenticai tutto.
-Cosa?- sussurrò.
-Abbiamo dimenticato i biscotti allo zenzero. – farfugliai spostando lo sguardo dalle sue labbra ai suoi occhi. Sorrise e si alzò. Mi porse una mano per aiutarmi a rimettermi in piedi stava per prendere i pacchetti quanto si bloccò. Lo fissai, ad occhi sbarrati, timorosa.
-Rob, tutto okay? Cosa c’è?- si mise dritto, tendendo le orecchie. Mi fece segno di sentire la canzone. Alzai automaticamente un sopracciglio, poi mordendosi un labbro sorrise malizioso.

…We get it on most every night
when that moon is big and bright
it’s a supernatural delight
everybody’s dancing in the moonlight…

Si avvicinò, pericolosamente a me. Il sorriso non era ancora andato via e i suoi occhi brillavano come le stelle sopra le nostre teste. Il mio respiro si fece sempre più corto, sempre più accelerato, quasi in sincronia con battito del mio cuore, che sembrava volesse squarciare il mio petto e librarsi nell’aria come farfalle.

...We get
everybody here is out of sight
they don’t bark and they don’t bite
they keep things loose they keep it tight
everybody’s dancing in the moonlight…

Ora, il suo viso a poche spanne dal mio, il suo dolce respiro caldo mi colpiva in piena faccia, dandomi alla testa. La sua presenza, il suo corpo a pochi centimetri dal mio, il calore che emanava… dimenticai chi fossi… ancora. Il suo viso era tranquillo mentre mi cingeva con una mano la vita, poggiando la mano sulla schiena. Con l’altra mano cercò la mia e quando l’ebbe trovata la strinse, incrociando ad essa le dita.
Mi attirò a sé, con estrema delicatezza facendo aderire perfettamente i nostri corpi, come pezzi di puzzle.
-Dancing in the moonlight, everybody’s feeling warm and bright it’s such a fine and natural sight… everybody’s dancing in the moonlight… - canticchiò in un sussurro al mio orecchio, mentre il suo respiro mi solleticava la pelle vicino l’orecchio. Risi e la mia risata si librò nell’aria confondendosi con vento e con la debole ma chiara musica che proveniva dal luna park.

…We like our fun and we never fight
you can’t dance and stay uptight
it’s a supernatural delight
everybody was dancing in the moonlight…

Ballammo lì, davanti al mare, illuminati dalla debole luce argentea della luna. Ballammo stretti l’una all’altra, mano nella mano. Il respiro che mi solleticava il collo, sul quale di tanto in tanto ci posava leggeri e delicati baci, e quando le sue rosee labbra venivano a contatto con la mia pelle mille brividi mi attraversavano da capo a piedi.
-Everybody’s feeling warm and bright it’s such a fine and natural sight…- dissi in un risolino. Ci muovevamo in sincronia, disegnando piccoli cerchi sulla strada calpestando di tanto in tanto piccoli legnetti che scricchiolavamo sotto i nostri piedi. Nell’aria odore di mare e zucchero filato.
-Everybody’s dancing in the moonlight. – continuò la mia frase lasciata in sospeso e la canzone terminò. Rimanemmo fermi, l’uno dinanzi all’altra.
Piano la sua pano corse lungo il profilo del mio fianco, arrivando infine al mio viso. Con i polpastrelli, mi accarezzo la guancia che prese immediatamente fuoco.
-Scotti. – sussurrò aggrottando le sopracciglia.
-E’ solo in freddo. -
-Non dovresti tremare allora?-
-Si… no… non lo so… - farfuglia confusa. Rise e si allontanò prendendo i sacchetti subito fu come se il vento mi assalisse penetrando la mia pelle, giungendo fino alle ossa, facendomi diventare un toltale pezzo di ghiaccio.
-Credo tu abbia la febbre. -
-Credo che io non abbia la febbre. – mi sorrise scuotendo il capo.
-Dai Alice, andiamo. – sbuffando e affondando le mani nelle tasche della giacchi mi diressi al suo fianco versi l’auto.

 


*

ale03: ciao! Che bello leggere una tua recensione! Sono contenta di sapere che il capitolo precedente, come l’intera storia, ti sia piaciuto. Mi piace vedere Jackson come lo “strizzacervelli” della situazione. Spero davvero che questo capitolo non ti abbia deluso ^.^ A presto, cara! Grazie mille!
tiva95: ciao! Commossa? O.O okay, ora sono io senza parole! Grazie davvero!
doddola93: Genio! Sapere che ciò che scrivo ti piace è per me fonte di infinita letizia (si, oggi parlo un po’ così) . Che dirti? Sei un tesoro, ogni volta che leggo le tue recensioni mi sciolgo come neve al sola, credimi. Perché non ci incoroniamo entrante miss Banalità? Ti voglio bene tesoro, davvero <3
Yellow_B: ciao! *.* grazie, grazie, grazie! Dai che te lo appioppo io un Robert! XD Sono contenta di sapere che ti è piaciuto lo scorso capitolo! Davvero! Spero ti sia piaciuto anche questo!
Alhia: ciao! Eh si, la faccenda si fa sempre più intima, soprattutto dopo questo capitolo, che spero ti sia piaciuto. Sono contenta che questa storia ti piaccia da morire, davvero! Grazie infinite cara!
DreamE: ciao! *.* garzieeeee! Non me li merito tutti questi complimenti! Davvero li trovi dolci? Quando rileggo i capitoli mi sembrano così… orrendi! Sono felice che il precedente ti sia piaciuto il capitolo precedente e spero di non averti delusa con questo!


A voi, Panda.

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Note dell’autrice: eccomi qui gente! Finalmente sono riuscita a postare.
Come ho già detto, la scuola mi ha tenuta leggermente occupata.
Ho approfittato di questi giorni di relativa vacanza, in sui sono stata male, per scrivere.
Spero che questo capitolo sia di vostro gradimento.

Ed ora… enjoy!

 

 

CAPITOLO 8

 

La notte è silenziosa
e nell’abito del suo silenzio
si nascondo i sogni.
la Luna è spuntata
e per la Luna gli occhi
che controllano i giorni…
Gibran Kahlil Gibran, poeta libanese, 1883-1931.

 

 

Durante la notte non riuscii a dormire un gran che. Nella mia testa vi erano impresse ancora le immagini delle ore passate con Robert. La sua voce si aggirava in essa, potevo sentire ancore il suo profumo addosso, il leggero contatto della sua pelle contro la mia, la sua mano poggiata sulla mia schiena che mi attirava a se, il fresco profumo di menta del suo respiro, il profumo di zenzero e zucchero filato. Ed ecco che per colpa di tali pensieri, mi misi a sedere di scatto, portandomi una mano alla bocca. Mi alzai dal letto correndo verso il bagno presa da un conato di vomito. Ecco il secondo motivo della mia insonnia.
In effetti, come avevo già informato Robert, saremmo stati male, almeno io. Così, dopo essermi sciacquata il viso mi sedetti, gemendo, sul letto incrociando le gambe. Cercai il cellulare nella borsa che si trovava ai piedi del letto e presi a scrivere un messaggio.
-Spero almeno tu stai bene.
Poggia la testa chiudendo gli occhi. Poco dopo il vibrare del cellulare mi fece sobbalzare.
-Bene? Darai di tutto per esserlo.
Sorrisi.
-Alla fine avevi ragione.
-Si, ma io ti avevo proposto di mangiarle in seguito. Non dare la colpa a me, cara!
-Giusta osservazione.
-Non me ne pento.
Aggrottai un momento la fronte, confusa.
-Spiegati.
-E’ stata una bella serata. Se mangiare tutto dopo avrebbe significato andar via prima… insomma, sono felice di star male.
Strabuzzai gli occhi un paio di volte, sorpresa. Il cuore prese a battere freneticamente e mi sentii tanto stupida e sciocca, una ragazzina di tredici anni.
-Bhe… ti sembrerà strano, ma lo stesso vale per me. Anche se mi divido fra il bagno e il letto.
-Allora siamo in due. Ora cerca di dormire o domani sarà la fine.
-Ci proverò.-
anche se sarà impossibile, pensai. –Buona notte, Rob.
-Buona notte, Kris.
Poggiai il cellulare sul letto e mi infilai sotto le coperte. Fortunatamente non avevo la febbre. Le sue previsioni erano errate. Certo, non aveva considerato il fattore emotivo: ogni volta che la sua pelle toccava la mia il cuore cominciava a attere freneticamente e la pelle era come se prendesse fuoco, sotto il suo tocco leggere, tanto da sembrare febbriciante.
Chiusi gli occhi perdendo pian piano conoscenza nel tepore delle coperte. Mi addormentai finalmente tre ore prima che la sveglia suonasse.


Il mattino seguente sembravo uno zombie. Quando uscii dalla roulotte fui assalita dall’aria umida e fredda del mattino. Mi strinsi così nella grande giacca pesante che indossavo, mi diressi verso il set.
Fui sorpresa di incontrare Nikki e Jackson, parlavano e sorridendo sorseggiando un caffè. Corrugai la fronte dirigendomi verso di loro, incuriosita da tale comportamento. Solitamente erano quelli che ritardavano.
-Buon giorno. -  dissi senza riuscire a trattenere uno sbadiglio.
-Buon giorno. – risposero loro guardandomi. Ma quello che più mi preoccupò, quello che per qualche, eppure ovvio, strano motivo mi fece avvampare il viso di imbarazzo, era quello di Jackson.
-Qualcuno non ha dormito stanotte. – disse affondando il viso nelle sua tazza di caffè.
-Come?-  chiese Nikki guardandomi incuriosita.
-Perché qui a quest’ora?- chiesi fulminando Jackson con lo sguardo.
-Ieri noi siamo andati a dormire molto presto. – rispose lui con lo sguardo di chi la sapeva lunga.
-Hai una faccia stravolta Kris. – disse Nikki scrutandomi. Le guance mi si tinsero di rosso e chinai subito il capo.
-Non ho dormito molto. – sussurrai imbarazzata ancora più dal sorriso malizioso di Jackson.
-E’ successo qualcosa?- chiese lei preoccupata.
-Oh no, sono stata solo un po’ male. – mi affrettai a dire, per evitare equivoci, con Jackson.
-Oh, mi dispiace. Vuoi fare colazione?-
-No!- urlai nel panico. Nikki si allontanò istintivamente, colta di sorpresa da tale reazione. –No, grazie. – continuai con tono docile –Ho mal di stomaco, fare colazione non sarebbe una buona idea, e poi mi è passata anche la fame. –
-Oh, capisco. -
-Già, davvero un peccato. Forse hai mangiato qualcosa che ti ha fatto male ieri, Kris. – ridussi gli occhi a due fessure quando incontrai lo sguardo di Jackson. Lui rispose con un risolino.
-Ehi, ragazzi, io vado a vedere che fine hanno fatto gli altri. Sono certamente sicura, che Kellan orme ancora. – una Nikki sorridente e allegra si congedo allontanandosi con passo svelto. Così, per mia grande sfortuna, e sua grande fortuna, io e Jackson rimanemmo soli.
-Sputa il rospo. Cosa sai?- sbottai incrociando le braccia al petto.
-Tutto. Vi ho visti. – rispose lui con estrema tranquillità, con aria leggermente divertita.
-Non è come pensi tu. – mi affrettai a dire muovendomi sul posto.
-E come fai a sapere cosa penso? – aprii la bocca per replicare, ma mi resi conto che, effettivamente, non avevo nulla da dire, perché non sapevo realmente cosa pensasse. –Ho parlato con Rob questa mattina. E’ nelle tue stesse condizioni. – aggiunse ridendo. Sbuffai rassegnata. Non riuscivo a nascondergli nulla… per mia grande sfortuna. Quel ragazzo si stava tramutando pian piano nel mio peggior incubo. In effetti, era un bell’incubo… quando si comportava bene.
-Non ha potuto negare di fronte all’evidenza. – corrugai la fronte dinanzi a quelle parole, ma nel momento in cui aprì la bocca per spiegarsi, una voce, troppo familiare, fece breccia nella nostra conversazione.
-Buon giorno. – la sua voce era bassa e roca, la tipica voce di chi ha sonno, di chi ha trascorso una lunga notte insonne. Proprio come me. Mi voltai e il mio cuore accelerò i suoi battiti, mentre una morsa mi strinse lo stomaco, già annodato e dolorante. I suoi occhi, l’azzurro in netto contrasto con il grigiore delle nubi sopra le nostre testa, mi diede una sorta di pace e fu, per me, impossibile reprimere il sorriso che si fece velocemente largo sul mio viso. I suoi capelli arruffati venivano spostati delicatamente dal vento freddo del mattino, mentre i suoi occhi chiari intrappolavano i miei. Avrei voluto rivolgere lo sguardo altrove, ma mi fu impossibile. Jackons tossì. Ci voltammo immediatamente verso di lui che ci guardava con aria maliziosa.
-Bhè, direi che è il momento per me di andare dai truccatori. Devono farmi bello o niente film. E direi che ci dovreste andare anche voi, date le vostre evidenti condizioni. – così, detto ciò, si allontano allegro, con in mano anche il suo caffè.
Mi voltai verso Rob, incontrando ancora il suo sguardo, perdendomi, ancora, nell’azzurro cielo dei suoi occhi stanchi.
-Forse avremmo dovuto davvero conservarle. – disse passandosi imbarazzato una mano fra i capelli. Lo guardai fingendomi estremamente offesa.
-Come osi? E’ stata una delle più belle serate passate negli ultimi mesi!- fui travolta dalla verità delle mie stese parole, una verità che mi fece avvampare di rossore e maledire per essermi fatta scappare una frase di tale importanza. Lui sorrise e sposto la testa leggermente di lato, scrutandomi curioso.
-Sul serio?- deglutii rumorosamente, abbassando il capo.
-Si. – sussurrai. L’ombra di un sorriso che vi era sul suo viso pochi istanti, si tramuto in un vero largo sorriso che mi riempì il cuore di gioia ed allegria.
Mi scompigliò i capelli per poi circondarmi le spalle con un braccio.
-Come devo fare con te, Kris?- disse mentre trascinandomi con lui.
-Cosa intendi dire?- guardai il suo viso con espressione confusa. Sorridendo sotto i baffi, scosse il capo.
-Andiamo a farci bianchi. – Disse poi in un risolino. A quanto pareva, capire la gente, quel giorno, per me era totalmente impossibile.
Sospira, decisa a godermi, quel breve contatto.


Arrivammo e la truccatrice era lì, che ci aspettava dopo aver finito con Jackson.
Sally, la nostra fidata e adorata truccatrice rimase pietrificata.
-Cosa avete combinato?- ci bloccammo. Io avevo un piede in avanti e uno indietro. Con gli occhi guardai intorno e vidi Robert nella stessa mia posizione. Dovetti reprimere una risata mentre pensavo a come potessimo apparire agli occhi di un estraneo. Rob voltò automaticamente il capo verso di me, e, per pochi istanti, rimanemmo a guardarci negli occhi.
-Come farò a nascondere quelle occhiaie? Forse per il signor Pattinson sarà più facile, per ovvi motivi… ma Kristen, tu sei quella che deve dormire!- risi scuotendo il capo.
-A volte capita di non riuscire a dormire la notte. – disse Rob andando verso di lei.  Sally sembrò pensarci un attimo poi scosse il capo.
-No, veramente no. – feci un risolino e mi diressi verso gli altri. Jackson mi fu di fianco in un lampo e mi diede una gomitata strizzandomi l’occhio. Mi fermai di colpo e lui rimase per un attimo perplesso prima.
-Sei un idiota. – dissi poi dandogli uno scappellotto.
-Oh grazie. – rispose lui massaggiandosi la testa.
Mi sedetti sulla sedia pronta al restauro.

 

*

Tiva95: ciao! Spero con tutto il cuore ti si piaciuto anche questo capitolo! Ci ho messo un po’ per scriverlo e spero di non aver deluso!
Yellow_B: ciao! Che piacere trovare una tua recensione! Anche io amo molto quella canzone, davvero. E mi mette tanta allegria, un’allegria che avevo anche mentre scrivevo il capitolo, tranne quando ho iniziato a sudare ^^” Grazie mille per la recensione!
DreamE: ciao! Davvero ti sono piaciuti? *_* Non hai idea di quanto mi faccia piacere sapere che ti sia piaciuto! Spero sia stato di tuo gradimento anche questo capitolo! A presto!
ladyang: ciao! Troppo bella? Tu sei troppo generosa! Grazie davvero!
ale03: ciao! Anche io amo lo zucchero filato, non hai idea quanto! Per non parlare dei biscotti allo zenzero! Sono felicissima di sapere che la scena ti abbia colpita, grazie mille, davvero *.*
doddola93: socia! Ciao! Che gioia per me vedere la tua recensione! A costo di essere ripetitiva, ma davvero ci tengo a sapere ciò che pensi, il tuo parere è troppo importante! Sapere che senti ogni emozione è… una delle cose più belle che potessi dirmi! Grazie, grazie di tutto! Ti voglio bene <3
KeLsey: ciao! Dolcissima come sempre. Cavolo non merito tanti complimenti, non faccio nulla di speciale! Sono felicissima di sapere che il capitolo scorso ti sia piaciuto, davvero tanto! Diciamo che anche io e te ci amiamo a vicenda XD  A presto bella, non smetterò ami d ringraziarti!
Alhia: ciao! Era d’obbligo fermarmi lì, ma tranquilla ci saranno scene più carine… almeno lo spero. Se non erro, già dal secondo capitolo. Sono felice di sapere che la storia ti piace, non sai quanto! Spero di non averti delusa con questo capitolo! A presto!

A voi, Panda.

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


CAPITOLO 9

 


Un attesa può logorarti l'anima.
I tuo occhi sognano i suoi in cieli infiniti.
Vorresti porre fine a tale tormento,
quello che piano ti logora dentro, ma con il quale, senza non puoi vivere.
Ed aspetti quel bacio,
quel bacio che tarda ad arrivare.
Eppure, quando arriva non é come desideravi.
Ma si sa, a volte l'attesa é più dolce del bacio stesso.
Oh, amore, quel dolce bacio riservatomi e cento, mille volte, meglio di quell'attesa.

 

 

Sbadigliai mentre mi dirigevo, esausta, verso la mia roulotte. Per tutto il giorno avevo tentato, accuratamente, ti tenere lontano qualsiasi sostanza commestibile, e guarda caso, ci ero riuscita. Ma dopo intera giornata di sfiancanti riprese il mio stomaco iniziava a protestare.
Camminavo con passo strisciato e le palpebre pesanti. Magari più tardi avrei mangiato qualcosa, se le gambe e le forze me lo avessero consentito.
Non mi accorsi della ghiaia scricchiolare sotto passi leggeri, troppo presa dai miei pensieri, e sobbalzai quando una mano si posò sulla mia spalla. Trasalii e mi voltai verso il ghigno appena nato alla mie spalle.
-Scusa, non volevo spaventarti. – mormorò sorridendomi.
-Diamine, mi hai fatto prendere un colpo!- dissi portandomi una mano sul cuore.
-Perdonami, davvero. Non era mia intenzione. Anche se devo ammettere che la tua espressione era a dir poco fantastica. – un sorriso malizioso fece spazio all’espressione pensierosa che era dipinta sul suo viso.
-Stupido. – alzai gli occhi al cielo, prima di posarli ancora sul suo viso d’angelo. Per istanti che sembrarono infiniti, i suoi occhi si legarono ai miei.
-Era il tuo stomaco?- domandò piegando leggermente la testa di lato. Sorrisi e chinai il capo imbarazzata.
-Si. –
-Forse dovresti mangiare. Non hai mangiato prima?- chiese corrugando la fronte.
-Non sono un amante delle lasagne. – ammisi.
-Mmm... – si portò un dito sul pento, pensando. Poi alzò il capo, sorridendo.
-Ti confiderò un segreto. – bisbigliò. Corrugai la fronte, incuriosita. Lui mi fece segno si avvicinarmi e così feci.
-Ho ordinato la pizza. – sussurrò al mio orecchio. Il suo respiro, che solletico la mia pelle, mi fece rabbrividire. Poi si allontanò, ma il suo viso era a poche spanne dal mio e potevo perdermi, ancora una volta, nei suoi occhi, specchiarmi in essi, sentire il suo profumo, il calore della sua pelle.
-Astuto. – mormorai ritrovandomi, improvvisamente, a corto di fiato. Un sorriso sghembo comparve sul suo viso. Risi sommessamente. Poi, in un gesto inaspettato, la sua mano calda avvolse la mia, e mi lascia guidare piano verso la sua roulotte.
Mi bloccai di colpo.
-Cosa c’è?- chiese allarmato.
-Le lenti. – . Sorrise annuendo, prima di lasciare la mia mano.
-No!- dissi con troppa convinzione, a volume troppo alto. Alzò le sopracciglia.
-Cosa?- . Che avrei avuto rispondere? Un monosillabo che era uscito dalle mie labbra senza premeditazione, senza averci nemmeno pensato. Non solo sorprese lui, ma sorprese, soprattutto me. Fui travolta dalla focosità di tale affermazione e mi ritrovai a boccheggiare non sapendo con precisione cosa dire, ma si sa, alla fine la verità è sempre la miglio scelta. Così, ripresi la sua mano nella mia, cercando di ignorare il rossore che aveva tinto le mie gote, ignorando il cuore che batteva a mille e lo stomaco annodato per un’eventuale sua reazione.
Lui solamente mi… sorrise.
Ci dirigemmo verso la mia roulotte e una volta dentro mi diressi verso il bagno. Ci volle tutta la concentrazione in mio possesso per riuscire a togliere quelle odiose lenti colorate. Avevo le gambe molli e sembrava che la pelle del viso dovesse andarmi a fuoco. Mi poggia con le mani al lavandino, facendo respiri profondi.
-Kris, tutto okay?- mi voltai e lo vidi, lì, poggiato con una mano allo stipite delle porta. Mi passai una mano fra i capelli annuendo.
-Si, tutto okay. – dissi cercando di nascondere il rossore e il brillio che avevo negli occhi.
-Sicura di stare bene? Sei… sembra che tu abbia la febbre. – deglutii, rumorosamente, mentre lui si avvicinava a me. Posò una mano fredda sul mio viso accaldato.
-Effettivamente sei un po’ calda. – mormorò, mentre essa scendeva lungo il rifilo della mia guancia, sfiorando delicatamente il mio collo. Fu impossibile controllore il mio cuore.
Come dirgli che la mia pelle scottata per la vicinanza del suo corpo.
-La pizza?- alzò le sopracciglia.
-Dirò di portarla qui. -
-Perché?-
-Perché non credo ti sia in condizioni di uscire da questa roulotte, stasera. – annuii e lo vidi dirigersi verso la porta.
-Rob… tornerai?- sussurrai quasi in preda al panico. Sorrise, prima di annuire e chiudersi la porta alle spalle.
Nel piccolo spazio angusto della roulotte aleggiava ancora il suo profumo. Nella mia testa vi era l’eco della sua voce, la sua immagine come dipinta all’interno delle mie palpebre: ogni volta che chiudevo gli occhi potevo vedere il suo viso, la sua immagine. Potevo avvertire ancora la sua mano sul mio viso, che accarezzava lenta la mia pelle calda. Mi lascia cadere sul materasso sospirando. Sorrisi a me stessa e per la seconda trassi una semplice e unica conclusione: che lo volessi o no, era innamorata di lui. Situazione irreparabile, oramai. Mi voltai di scatto quando la porta si riaprì e la sua figura comparve dinanzi a me, con tutta la sua straordinaria bellezza e semplicità. Sorrise non appena incontrò i miei occhi.
Mi misi a sedere incrociando le gambe.
-Sta arrivando. – disse con voce calda e bassa. Sorrisi, flebilmente.
-Potevo uscire però, sai?-
-E io posso scalare il K2 con dei sandali. – feci un risolino, dandogli un leggero spintone.
-Dico sul serio. – dissi cercando di assumere un tono fermo e convinto.
-Oh certo, anche io. – soffocai una risata che feci vibrare il letto. –Ridi di me?- chiese fingendosi offeso.
-Non potrei mai farlo. - .
Per la mezz’ore successiva parlammo del più e del meno, del set, di Jackson, di Cath, di sciocchezze e cose futili, poi qualcuno bussò alla porta.
-Deve essere la pizza. – disse lui alzandosi. Lo precedetti e lo costrinsi a sedersi.
-Vado io. In fondo la roulotte è mia. Faccio gli onori di casa. – annuì e si mise a sedere.


-Bhe, direi che la pizza era piuttosto buona. – dissi poggiandomi contro il muro.
-Si, direi di si. – disse lui imitandomi. Fortunatamente il mio stomaco aveva finito di lamentarsi ed ora guardavo il cielo scuro attraverso la finestra. Ad un tratto riuscì a vedere piccoli fiocchi posarsi delle fronde degli alberi.
-Ehi, guarda, nevica. – dissi alzandomi ad avvicinandosi alla piccola finestrella.
-Sul serio?- lo sentii avvicinarsi con passi veloci. Annuii sorridendo.
-Dai usciamo!-
-Non credo sia una buona idea. -
-Dai, non farà male a nessuno. – dissi afferrando la giacca. Lui mi imitò.
-Forse dovresti mettere sciarpa e cappello. – non diedi retta a ciò che disse perché mi catapultai fuori dalla roulotte, dirigendomi verso gli alberi. Chiusi gli occhi, rivolgendo il viso al cielo. Allargai le braccia godendomi i fiocchi freddi sul viso, la sensazione che essi provocavano sulla mia pelle calda. Sentii un risolino alle mie spalle, così mi voltai a guardare quel viso d’angelo.
-Sei…-  non finì la frase, le parole fu come se gli mancassero. Corrugai la fronte confusa. –Una sciocca. – scossi il capo e, chiudendo gli occhi, tornai a godermi i piccoli e perfetti fiocchi di neve sciogliersi sulla mia pelle.
-La neve ti dona. – alzai il capo e fui sorpresa dalla sua vicinanza. Non lo avevo sentito avanzare. Sorrisi, guardando come i fiocchi bianchi si posavano sui suoi capelli ancora in ordine. Così, in un gesto semplice, passai un mano fra essi scompigliandoli e facendo cadere della neve.
-A te no. – dissi sorridendo. I nostri respiri si condensavano nell’aria fredda e gelida, e non vi era presenza di vento.
Una sua mano, oramai fredda, cercò la mia, trovandola subito. L’altra invece cercò il mio viso. Si mosse delicata e leggera su di esso, seguendo il contorno della mia guancia, il profilo del mio naso, del mio mento. Sfiorò, ancora, il mio collo scoperto e sposto, delicatamente, i miei capelli all’indietro, lasciandolo scoperto. Tutto avvenne così lentamente che non sembrava reale.
Piano avvicinò il suo viso sul mio collo, sfiorandolo con la punta del naso, fredda ormai come ghiaccio. Il suo respirò mi solleticò la pelle e le sue labbra la sfiorarono con estrema dolcezza. Il cuore sembrava dovesse uscirmi dal petto da un momento all’altro, e librarsi in aria come il mulinello di fiocchi di neve, che si era appena creato a pochi entri da noi, a causa di una folata di vento improvviso. Mille brividi mi attraversarono da capo e piedi e fu impossibile controllare, non solo il battito del mio cuore, ma anche il mio respiro che aumentò vertiginosamente, dandomi le vertigini. Posò un bacio sull’incavo sul mio collo e chiusi gli occhi per imprimere quel momento, quella sensazione, nella mia mente. Mi baciò la pelle sotto l’orecchio, mentre una sua mano si muoveva lenta dietro la mia schiena. Le sue labbra seguirono il percorso precedentemente dalla sua mano, baciandomi il profilo del mento e della guancia, poi piano si allontanò intrecciando il suo sguardo al mio. I suoi ardevano, a pochi centimetri dai miei, e mi tolsero quel poco di fiato che mi rimaneva. Mi prese il viso fra le mani.
Quasi trattenni il respiro, intrappolata in un dimensione che non era di certo la mia.
-Rob io…- sussurrai col fiato corto.
-Sssh… - così indugiando fece ciò che da tempo aspettavo.
Le sue labbra furono in pochi istanti sulle mie che calde si plasmarono su di esse.
Molti dicono che l’attesa di un bacio, a volte, è molto meglio del bacio stesso.
No, non era questo il caso.
Come può un gesto così semplice causare emozioni così forti e complicate?
Le mie mani si intrufolarono sotto la sua giacca, carezzando il suo ventre piatto, mentre le sua mano accarezzavano il mio viso e la mia nuca.
Piano le nostre labbra si mossero simultaneamente. Morbide e calde cercarono con dolcezza le mie, mentre la neve sfiorava i nostri visi.
-Stai tremando. – sussurrò, allontanandosi appena, sfiorando ancora le mie labbra. Aprii gli occhi cercando i suoi, trovandoli.
-Non è solo colpa del freddo. – fece un risolino sommesso  accompagnato da un, appena accennato, sorriso ed io catturai ancora le sue labbra.
-Ti congelerai. – disse ingabbiando il mio viso fra le sue mani ed allontanandolo dal suo.
-Anche tu. -
-Forse conviene rientrare. – disse sulle mie labbra.
-Vado dove vai tu. – mormorai baciando quel dolci petali di rosa. Mi accarezzò le guancie con i pollici, baciandomi la fronte.
-Oh, Kris. Sono io ad andare dove vai tu. – e ancora, con dolcezza le mie labbra ci unirono alle sue.

 

*

Ancora chiedo umilmente perdono, si lo so, sono pessima.
Ma non è colpa mia se il mio computer è stupido! Quello lo fa di proposito, mi odia! >_<
Comunque, evitiamo di ciarlare inutilmente. Allora, arriviamo al dunque. Il fatidico momento è arrivato e spero di non aver deluso nessuno. Lo spero davvero. Mi è uscito tutto di getto, non ho potuto quasi controllare gli avvenimenti… è difficile da spiegare ^^”
Spero sia stato di vostro gradimento.

Allora, voglio ringrazi ere le numerose persone che hanno messo la storia fra i preferiti e chi mi ha inserita fra gli autori preferiti! *_* Ed anche chi legge senza recensire!

Un particolare ringraziamento va poi agli angeli che hanno recensito il capitolo precedente!

tiva95: ciao! Anche a te piace? È forse l’unico personaggio che mi piace veramente! *.* Grazie mille per la recensione cara! Spero ti sia piaciuto anche questo capitolo!
AlessandraMalfoy: ciao bella! Credevo che la parte degli sms fosse banale, tremendamente banale. Sono contenta invece di sapere che è stata di tuo gradimento! Ooooh, davvero ti piace il mio modo di scrivere? Bhe, a me personalmente non piace ma mi sembra anche ovvio, quasi mai a nessuno piace ciò che scrive, o sbaglio? Spero di non averti delusa con questo! Grazie mille per la recensione!
doddola93: socia, mi adorata socia! Le tue parole mi fanno sempre piacere, non hai idea quanto! E’ importante per me sapere che ne pensi, il tuo parere per me è davvero importante! *_* Sei unica, e mi metti sempre tanta voglia di scrivere, sappilo! A presto dolcezza, ti voglio bene anch’io! <3
ladyang: ciao! Sono contenta ti piaccia! ^.^ Ecco a te il capitolo, spero ti sia piaciuto. E grazie infinite per la recensione!
Ale03: ciao! La tua non è affatto un disturbo, sappilo! Mi fa piacere sapere cosa ne pensi. Si è vero, è bello avere amici maschi e non volevo che la protagonista avesse la solita figura femminile a fianco, e poi mi piace creare conversazioni fra amici di sesso diverso. Nei prossimi ce ne dovrebbero essere molti XD Spero che questo ti sia piaciuto, finalmente il momento è arrivato! A presto bella, e grazie mille per le parole fantastiche!
Alhia: ciao! Sul serio ti entusiasma? Eppure a me non sembra nulla di che. Sally qui non c’è stata, ma prima o poi dovranno tornarci da lei… e insomma dopo questo come si comporteranno? (teoricamente io dovrei rispondere alle domande non farle. Vabè, credo si sia capito qual è il mio stato mentale.) A presto! XD E grazie, grazie, grazie!

 

A voi è tutto,

        con immenso affetto,
                        Panda.

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


 

 

CAPITOLO 10

 

 

Sólo tu corazón caliente,
y nada más.
Mi paraíso un campo
sin ruiseñor
ni liras,
con un río discreto
y una fuentecilla.
Sin la espuela del viento
sobre la fronda,
ni la estrella que quiere
ser hoja.
Una enorme luz
que fuera
luciérnaga
de otra,
en un campo
de miradas rotas.
Un reposo claro
y allí nuestros besos,
lunares sonoros
del eco,
se abrirían muy lejos.
Y tu corazón caliente,

nada más. (*)

Federico Garcia Lorca, poeta spagnolo, 1898-1936.

Deseo, 1920.

 

 

Lentamente aprii la porta della roulotte, riparandomi dal freddo. Quando fui dentro sentì le sue mani posarsi leggere sui miei fianchi, attrarmi a se fino a che la mia schiena non fu a contatto col suo petto e le sue labbra al mio orecchio.
-Sei piena di neve. – sussurrò in un una dolce melodia.
-Dici?- chiesi in un risolino, percossa da brividi. Avevo lo stomaco in subbuglio e il suo profumo, il suo odore, il suo sapore, mi davano le vertigini.
Le sue mani piano salirono sulla mia vita, fino a giungere ai miei capelli, dove trovarono rifugio. Li scompigliò e li potei sentire freddi e umidi accarezzarmi il viso, mentre un ficco di neve mi sfiorava le labbra.
-Ora sei perfetta. – sussurrò ancora al mio orecchio, solleticandomi la pelle. Sorrisi tra me.
Che fosse ancora una sogno? Che stessi ancora sognando?
L’avrei sopportato? Cosa avrei fatto al mio risveglio?
Che la pazzia, la follia, si fossero impadronite di me?
La sua mano cercò la mia, incrociando ad essa le sue dita sottili. Lentamente, alzando il mio braccio, come fosse un delicato passo di danza, mi costrinse a voltarmi verso di lui, per guardarmi ancora negli occhi. E fissai quei due diamanti che brillavano alla luce fioca della radiosveglia accanto al letto ed ebbi la conferma che non era un sogno. Solo, semplice, pura realtà, bella e impossibile allo stesso momento.
Sorrise flebilmente e il cuore mi saltò in gola, mozzandomi il fiato. Con una mano accarezzò piano il mio viso, seguendo con estrema precisione delicatezza il profilo del mio mento, del mio naso, il contorno della mia guancia. Chiusi gli occhi, beandomi di quel contatto, leggero, come se avesse paura di farmi del male, come la mia carne fosse fatta di terra friabile, che da un momento all’altro avrebbe potuto sgretolarsi. Sentii i suoi polpastrelli sfiorarmi le labbra, per poi essere sostituiti dalle sue, che piano si mossero su di esse, ancora una volta. La testa prese a girarmi mentre sentivo le gambe molli, mentre mi sentivo un’altra, come se la vera me guardasse l’intera scena dall’esterno.
Sorrisi nel bacio e se ne rese conto.
-Perché ridi?- chiese sulle mie labbra. Accarezzai la sua nuca mentre le sue braccia circondavano la mia vita.
-Tutto. – si allontanò, quel che gli bastava per guardarmi negli occhi.
-Spiegami. – mormorò.
-Non mi sento io. -
-Non è un bene. – . Feci un risolino scuotendo il capo.
-Intendevo dire che… mi sento semplicemente me stessa. – corrugò la fronte arricciando le labbra.
-Lo sai che tutto questo non ha senso, vero?- mi chiese in un soffio.
-Si… direi di si. – mi diede un bacio a fior di labbra per poi allontanarsi e dirigersi verso la porta.
Grugnii, scontenta del distacco.
-Dovresti dormire. – disse afferrando la maniglia e guardandomi negli occhi.
-Esatto, dovrei. – scosse il capo ridendo.
-Non cambierai mai, eh?-
-Vorresti che lo facessi?. – risposi incrociando le braccia al petto. Mi avvicina a lui in attesa di una risposta.
Sorrise guardando al moquette della roulotte.
-Nah. – e ancora le sue labbra si posarono sulle mie.
-Buona notte, Kris. – sussurrò poi su di esse.
-Buona notte, Rob. – così, voltandosi, aprì la porta uscendo sotto la neve, diretto nella sua roulotte.


La mattine seguente, quando mi sveglia, diluviava.
Sbadigliai mettendomi a sedere svegliata dal battere incessante delle gocce sulla roulotte, e passandomi le mani fra i capelli, portandoli all’indietro. Mi alzai dal letto, barcollando un po’, e dirigendomi verso la piccola finestra. La pioggia si scagliava forte contro gli alberi e grandi pozzanghere di esano formate sul terreno e sulla strada. La pioggia era talmente fitta che pochi suoni potevano udirsi e poco si poteva vedere attraverso essa. Ritornai sul letto e sospirai.
-Riprese rimandate. Passo. Causa pioggia. Passo. Non uscite per alcun motivo. Passo. Non voglio ammalati. Passo. Vi scotenno se vi becco altrove. Passo. Catherine. Passo. – risi di gusto ascoltando la voce della nostra, relativamente, amata regista. Solo lei, avrebbe potuto urlare a squarciagola in un megafono alle sei dal mattino. Effettivamente la pioggia era troppo violenta e non era assolutamente da prendere in considerazione il girare qualche scena. Da un lato certo, ne ero felice, dormire qualche ora n più di certo non mi dispiace, ma una parte di me pregava e sperava che la pioggia cessasse affinché i miei giovani occhi e il mio cuore potessero gioire ancora incontrando quel viso tanto agognato.
Scossi il capo cercando di cacciare via tali pensieri. Non potevo essere davvero io a pensare a… Robert. Eppure ogni volta che il suo nome mi balenava in testa, ogni volta che pensavo al suo viso, alla sua voce, alle sua morbide labbra che sfioravano delicatamente le mie, il mio cuore accelerava i suo battiti, e batteva, batteva talmente forte da farmi male il petto, da chiudermi la bocca dello stomaco e rendermi le gambe molli.
-Ma che ti prende?- sussurrai fra me. Avevo bisogno di una doccia, di acqua calda e del suo effetto rilassante, così rinunciai alle mie ore di sonno in più, anche perché dormire, in quelle condizioni sarebbe stato impossibile.
Feci cadere i vestiti sulla moquette grigia dirigendomi verso il piccolo bagno.
L’acqua calda scendeva sul mio corpo snello, sciogliendomi i muscoli e rilassandomi i nervi. Cercai di non pensare ai suoi occhi, cosa del tutto impossibile, dato che erano marchiati a fuoco nella mie mente. Mi diedi una botta sul lato destro della testa, come se volessi far scivolare via con l’acqua quelle immagini.
-Ahi!- sussurrai serrando gli occhi e facendo una smorfia di dolore, un dolore che arrivo in ritardo.
-Quanto sei stupida, Kristen. – mi dissi scuotendo il capo. In quel momento giunsi ad una conclusione: parlare da soli era indubbiamente sintomo di pazzia.
Usci dalla doccia indossando l’accappatoio. Con estrema lentezza mi vestii e proprio mentre cercavo l’asciuga capelli qualcuno bussò alla porta. Corrugai la fronte chiedendomi chi potesse essere a quell’ora del mattino.
-Kris!-
-Jackson. – risposi facendolo entrare. Lo vidi scollarsi un po’ d’acqua di dai capelli facendo cadere qualche goccia sulla moquette.
-Cath non aveva detto di non uscire?- chiese incrociando le braccia al petto.
-Lo sai, non sono uno amante delle regole. – feci un risolino sedendomi acanto a lui, incrociando le gambe. Alzi lo sguardo sul suo viso. Mi guardava con espressione maliziosa.
-Hai qualcosa da dirmi?- alzai le sopracciglia.
-No.- dissi in un filo di voce, ritrovandomi improvvisamente la gola secca.
-Sicura?- annuii col capo senza però guardarlo negli occhi.
-Okay. – lo guardai incredula. Mi aveva davvero creduto?
Soddisfatta delle mie doti d’attrice mi diressi vero il bagno, pronta per asciugarmi i capelli.
-Direi che è meglio se vada. Sono passato solo per un saluto. – disse alzandosi e dirigendosi verso al porta. Mi affaccia dal bagno.
-Di già?-
-Si, ho promesso a mia sorella che l’avrei chiamata. – . Annuii col capo sorridendogli. Poggiò la mano sulla maniglia pronto ad aprirla ed io ritornai davanti allo specchio.
-Kris?- mi affacciai ancora.
-Si?-
-Io ieri sera non ho visto niente. Solo la neve. – disse sorridendo e facendomi l’occhiolino. Deglutii rumorosamente, avvampando si rossore, mentre lui usciva dalla roulotte canticchiando.

 

Fissavo il soffitto della mia roulotte rilassandomi sulle note di un cd che avevo ricevuto per il mio precedente compleanno.
Sobbalzai quando sentii qualcuno bussare alla porta.
Ma cosa stava succedendo quella mattina?
Mi alzai dal letto dirigendomi verso la porta. Jackson quella mattina non aveva niente di meglio che darmi il tormento?
Aprii di colpo la porta spalancando la porta per parlare, ma le parole mi morirono in gola.
La pioggia bagnava le ciocche di capelli ribelli che fuoriuscivano dal cappuccio della giacca nera che indossava. Le sue labbra erano distese in un sorriso e gli occhi gli brillavano di immensa luminosità.
-Hai intenzione di tenermi sotto la pioggia ancora per molto?-
-Oh, no. Scusami. – sussurrai facendomi da parte per farlo entrare nel tepore delle roulotte. Si sfilò la giacca e lo vidi rabbrividire strofinandosi le mani.
-Non hai idea del diluvio che c’è là fuori. – disse sedendosi sulla poltroncina accanto al piccolo tavolo.
-Potevi rimanere nella roulotte. – dissi guardandomi la punta delle mie scarpe da tennis, che purtroppo, avevo dovuto abbandonare durante le riprese.
-Lo so. – rispose puntando i suoi occhi nei miei. Sorrisi mentre afferrava la mia mano e mi fece sedere sulle sue ginocchia.
-Tutto okay?- chiese, e cercai di ignorare il canto del mio cuore.
-Ora si. – portai una mano sul suo viso, accarezzando la sua guancia. Sentii una sua mano giocare con alcune ciocche dei miei capelli. Gli bacia la fronte per poi guardarlo negli occhi.
-Ti ho portato una cosa. – disse con un sorriso sghembo sul viso.
-Cosa?- chiesi curiosa. Fece per alzarsi e lo aiutai sedendomi sul letto. Dalla giacca tirò fuori un sacchetto bianco e si sedette sulla sedia. Me lo lanciò e lo afferrai al volo. Lo aprii e guardando il contenuto sorrisi.
-Caramelle. – cantilenò.
-Grazie! Sai, ne avevo seriamente bisogno. – dissi allegra, scartando la prima.
-Tu come la vuoi?- chiesi portandomela in bocca.
-Mmm… limone. – gli lanciai una caramella, l’afferro per poi mangiarsela.
-Un’altra. – gliela lanciai, ma non calibrai la forza e come un proiettile lo colpì in pieno viso. Risi prendendo a lanciarli tutte le caramelle al limone che si trovavano nel sacchetto. Alcune riusciva a schivarle altre no, e afferrandole me le rilanciava colpendomi ovunque. Le nostre risate li librarono nell’aria, accompagnate da imprecazioni e borbottii. Poi, si alzò. A lungi passi si diresse verso di me cercando di impadronirsi del sacchetto, ma nel contendercelo, si strappò facendo volare caramelle in tutte le direzioni.
-No!- esclamai ridendo. –Adesso le raccoglierai tu. – aggiunsi fra le risate. Piano il suo viso si fece serio, e i suoi occhi ardevano, oramai a pochi centimetri dai miei.
-Le raccoglieremo insieme. – sussurrò, e il dolce profumo di limone del suo respiro mi colpii in piena faccia. Con una mano mi accarezzò il collo e in contatto freddo dei suoi polpastrelli mi fece rabbrividire.
-Insieme. – ripetei perdendomi nell’azzurro cielo dei suoi occhi, poi con straordinaria lentezza annullai la distanza fra i nostri visi, facendo combaciare perfettamente lo nostre labbra.

 

 

*

Eccomi qui gente, con la scena dopo il (relativamente) bum.
Allora… non chiedetemi perché io abbia la fissa per i dolci perché davvero non lo so. Non sono per nulla una cibo-dipendente. Non sono una, come direbbe Sire, una cioccolatinomane.
Ciance a parte, spero davvero vi sia piaciuto questo capitolo.

Grazie alle mia Grè, ho potuto deliziarvi di una poesia in spagnolo ecco a voi la traduzione:

(*)Solo il tuo cuore ardente
e niente più.
Il mio paradiso un campo
senza usignolo né lire,
con un fiume discreto
e una fontanella.
Senza lo sprone del vento
sopra le fronde
né la stella che vuole
essere foglia.
Una grandissima luce
che fosse lucciola
di un'altra,
in un campo di
sguardi viziosi.
Un riposo chiaro
e lì i nostri baci,
nèi sonori dell'eco,
si aprirebbero molto lontano.
Il tuo cuore ardente,
niente più.

Grazie mille a tutto coloro che hanno inserito la fiction fra i preferiti, grazie davvero!*_*

Ladyang: ciao! Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto, grazie mille per la recensione! A presto!
tiva95: ciao! Come sono contenta sia stato di tuo gradimento il capitolo! Per me è davvero importate! Spero ti sia piaciuto anche questo! *_* A presto!
ale03: ciao! Si, il bacio è arrivato! *_* Ho cercato di rendere entrambi molto dolci e così anche la scena. Sapere che ci sono riuscita mi rende felicissima! Si si, la tua presenza mi fa molto piacere, è sempre un piacere leggere le tue simpatiche recensioni! Spero di non averti fatta attendere molto! A presto!
doddola93: ciao, genia-socia! Si ho aggiornato! XD Sul serio il bacio era stupendo? Per la centesima volta ripeto: il tuo parere per me è fondamentale. Se mi dici certe cose però mi commuovo. Grazie Dà, grazie mille! Ti voglio bene, tanto! <3
Yellow_B: ciao! Okay, me estremamente onorata! Grazie mille per la recensione stupenda! *_* Sul serio è quello che ti è piaciuto di più? Oddio… grazie! Sono felicissima di sapere che sia stata di tuo gradimento! E spero ti sia piaciuto anche questo! A presto!
ElfoMikey: mostriciattolo! Siiiii, si sono baciati! Ce l’ho fatta e sono felicissima che ti sia piaciuto! Anche il tuo parer, lo sai, per me conta moltissimo! A presto dolcezza! Ti voglio tanto tanto bene! <3
Alhia: ciao! Si, finalmente è successo! E dopo questo capitolo non solo una volta XD Spero ti sia piaciuto anche questo capitolo! Lo spero davvero tanto! A presto, e grazie mille per la recensione!

Panda.

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


CAPITOLO 11

 


E Amore sconvolse il mio cuore
come il vento sui monti
aggredisce le querce.

Saffo, poetessa greca, VII-Vi a.C.

 

 


La mattina del giorno seguente mi svegliai e mi guardai intorno. La schiena mi faceva male e ogni osso mi doleva. Cosa che mi apparve abbastanza ovvia era che non ero sul letto, bensì sulla moquette. Mi portai un mano alla testa massaggiandomela e gemendo piano. Poi, dopo aver parto di nuovo gli occhi, mi concentrai sulla figura accanto a me.
Robert in posizione fetale, circondava con un braccio il mio addome, e la sua mano si era insinuata sotto la mia maglia, poggiata sul mio fianco. Il ritmo regolare che quasi scandiva il tempo, le labbra perfette dischiuse, i capelli arruffati. Feci un risolino e gli accarezzai piano la pelle del collo. Lo sentii rabbrividire sotto i miei polpastrelli freddi. Sbadigliò mettendosi in posizione supina.
-Smettila di guardarmi. – disse con voce impastata dal sonno.
-Perché?-
-Non lo so. – rispose in un risolino. Scossi il capo e mi abbandonai sul suo petto, poggiandoci una guancia. Sentii una sua mano insinuarsi fra i miei capelli, accarezzandomi delicatamente.
-Perché siamo sul pavimento?- chiesi dopo un po’ alzandomi per guardarlo negli occhi. Mi persi per istanti infiniti il quell’azzurro cielo, chiaro e limpido. Uno sguardo che fece perdere un battito ad il mio cuore.
-Kris… tutto okay?- chiese accarezzandomi la schiena con una mano. Annuii con capo, dandomi della stupida. Sorrise, prima di rispondere.
-Ci siamo addormentati mentre parlavamo. Ricordi ora, Kris?- ancora la sua mano mi accarezzò, solo che questa molta accarezzò un lembo di pelle scoperto dalla maglia. Faticai a tenere la concentrazione e deglutii rumorosamente.
-Cosa siamo Rob?- alzò leggermente la tesa e corrugò la fronte.
-Come?- . Mi alzai in piedi passandomi un mano fra i capelli arruffati.
-Hai capito bene. – mormorai guardando la moquette sotto i miei piedi. Lui si mise a sedere alzando lo sguardo. Il cuore intraprese una folle corsa e a causarla fu probabilmente la paura.
Paura di cosa? Di un no? Di un niente? Della delusione?
Chiusi gli occhi, facendo un profondo respiro.
-Cosa siamo, Robert?- riformulai la domanda, tenendo sempre gli occhi chiusi e il capo chino. Il repentino cambiamento di conversazione mi lasciò quasi spaesata, tutto sembrava quasi irreale. Potevo ancora sentire la sua mano a contatto con la mia pelle e sentivo le guance andarmi in fiamme, talmente calde da sembrare frebbricianti.
-Io… Kris…- spostai lo sguardo su di lui, cercando una risposta, aspettando una risposta che non arrivava. Sentii l’irritazione crescere e presi a muovermi sul posto, incrociando le braccia al petto.
-Io non lo so. – 
Cosa mi aspettavo in fondo? Cosa credevo mi rispondesse? Era ovvio.
Mi passai entrambe la mani fra i capelli e mi sedetti sul letto.
-Rob… io…- le parole mi morirono in gola. Si, mi aspettavo qualche parola in più, non un semplice non lo so., che in realtà tutto era tranne che semplice.
-Kris, ascolta… -
-Ho bisogno di una doccia. – il tono della mia voce lasciò spiazzata anche me. Monocorde, fredda, distaccata. Lo sentii sospirare e dirigersi verso la piccola porta della roulotte. Quando sentii che la ebbe chiusa alzai i capo portandomi totalmente i capelli indietro e mantenendolo con le mani.
Avevo bisogno di una doccia calda.
Mentre mi dirigevo verso il bagno sentii qualcosa scricchiolare sotto le mie scarpe e cercando di mettere a fuoco ciò che avevo calpestato. Mi chinai e raccolsi una piccola caramella al limone. Mi sedetti sulla moquette e sedendomi incrocia le gambe.
-Ma che hai fatto?- sussurrai sbuffando. Bhe, ero riuscita a rovinare un momento perfetto, piano di tranquillità. Ma… era una domanda che in fondo era nata, senza essere pensata. Uscita dalle mie labbra di getto, senza troppi pensieri. Nascondere e tenere nascosto una domanda che sarebbe comunque nata in un altro momento sarebbe stata la cosa giusta?
Certo, mi maledii per non aver tenuto la bocca chiusa, ma in fondo, era meglio così. Forse avrei dovuto aspettare, o forse no. Mi diedi un piccolo schiaffo sulla testa e mi alzai, solo che mi resi conto di non aver calibrato bene forse applicata e mi fermai di colpo, strizzando gli occhi e assumendo una smorfia di dolore.
-Ahi!- dissi prendendomi la testa fra le mani.
La giornata di presentava particolarmente pesante, molto pesante.

Seduta su una sedia dalla bellezza di mezz’ora aspettavo che la truccatrice avesse finito. L’umidità che impregnava l’aria quel giorno aveva rallentato le truccatrici ed io non avevo ancora raggiunto la maggiore età, perciò si sentiva ogni tanto Cath gridare di sbrigarsi, il che non faceva altro che mettermi ansia.
Dieci minuti dopo ebbero finito.
-Ehi, mi aspetteresti? Hanno quasi finito. Andiamo insieme. -
-Ma Cath ha detto… -
-Solo due minuti. –mi implorò Nikke mentre le ritoccavano il trucco. Sospirai e mi diressi verso una sedia, ma prima che potessi sedermi qualcuno attirò la mia attenzione facendomi totalmente cambiare idea.
-Credo che bisogni sistemare il trucco. – impossibile non riconoscere quella voce. Quella voce che mi scatenava una tempesta dentro e non vi era modo di impedirla. Non vi era rimedio, ero solo costretta a subire passivamente tutti gli affetti che essa ogni volta mi provocava.
-Io vado. Scusa Nikki ma non mi va di sentirla gridare. – dissi alzandomi.
-Oh, Kris, sei qui. – alzai leggermente il capo incontrando i suoi occhi. Il mio cuore perse un battito incantato da tanta bellezza. Possibile che ne fossi dipendente?
-Ci vediamo sul set. – dissi voltandomi per andare via, ma sentii la sua mano afferrarmi per il braccio e costringermi a voltarmi.
-Dobbiamo parlare. -
-Tu credi?-
-Si, io credo. – mormorò guardandomi fisso negli occhi. Dirgli di no, dire di no a quello sguardo era del tutto impossibile, così sospirando annuii col capo. Avvicinò le sue labbra al mio orecchio e il suo respiro mi solletico la pelle.
-Perdonami. – sussurrò, prima di allontanarsi. Vidi Nikki guardarci corrugandola fronte, confusa. Le sorrisi sperando non facesse domande. Mi raggiunse mentre Rob si sedeva su una sedia libera. Ci incamminammo insieme.
-E’ successo qualcosa?- chiese subito. Le mie speranze andarono infrante.
-Oh niente. –
-Certo, certo. – disse lei alzando gli occhi al cielo. –Ed io sono bionda. - . La guardai alando un sopracciglio e prendendole una ciocca di capelli.
-Sei bionda. -
-Giusto, ma hai capito che intendo. – disse sorridendo maliziosamente.
-Piantala, non ti ci mettere anche tu. -  .Lei si bloccò ti scatto sgranando gli occhi.
-Anche io?- all’istante mi morsi la lingua, accorgendomi di essermi fatta sfuggire davvero troppo.
Aprii la bocca per replicare ma presi sono a boccheggiare non sapendo che dire. Lei incrociò e braccia al petto guadandomi di sottecchi, aspettando una risposta.
-Ehi, voi, due! Cosa ci fate qui? Cath vi cerca!- ci voltammo verso Lana, una delle assistenti, la mia salvatrice. Sospirai sollevata mentre acceleravamo in passo per dirigerci dalla nostra regista.

Girammo per qualche ora. Cath era momentaneamente in crisi. Perorare un scena c’era bisogno del buio ed era ancora pieno giorno.
Bevevo il mio caffè, in disparte, guardano tutti gli altri parlare. Il mio sguardo vagò automaticamente fra la moltitudine di persone cercando lui.  Oramai nemmeno me ne rendevo conto più, un gesto automatico, inconscio. Lo trovai. Parlava sorridente con Anna e la fitta di improvvisa gelosia che provai mi lasciò quasi costernata.
Io gelosa?
No, non era possibile. Eppure mentre continuavo a guardare le loro figura parlare, la mano di lei sforare e poggiarsi sul suo bracco, sentivo l’irresistibile voglio di andare lì ed allontanarla.
Ma in fondo, cos’era Robert per me? Cos’ero io per lui?
Ancore non seppi darmi una risposta, il che non fece che irritarmi. Mi mossi irrequieta e bevvi l’ultimo sorso del mio caffè, rima di buttare i bicchiere di carta.
-Kristen, ascolta. – mi voltai verso Cath, che richiamò la mia attenzione ticchettando col dito sulla mia spalla. –Per oggi hai finito. Cioè, hai finito per il momento. Ci vediamo quando cala la sera, okay? C’è bisogno della scena al ristorante. – annuii col capo, sorridendo flebilmente. –E riposati. -
-Signor si, signore. –dissi portandomi la mano sulla fronte a mo’ di saluto.
-A dopo soldato. – disse imitandomi. Quando di fu allontanata cercai con lo sguardo ancora i suo volto, la sua figura snella. Ma trovai Anna parlare con Nikki.
-Stai cercando qualcuno?- sentii sussurrare al mio orecchio. Sobbalzai prima di voltarmi.
-Ti ho spaventata?- chiese ancora con voce bassa e roca. Scossi il capo, guardando i suoi occhi ambrati, a causa delle lenti. Un colore che non rendeva giustizia al suo viso maledettamente perfetto.
-Vieni. – poggiando una mano sulla mia schiena mi portò lontano da quella massa di gente, dirigendosi dietro una piccola struttura, lontano da tutti.
-Kris… io… - cominciò a pronunziare frasi scollegate dandomi le spalle, lasciando le braccia inermi lungo i fianchi. Non so per quale motivo afferrai la sua mano, costringendolo a voltarsi. Desideravo sentirlo mio ancor sentire il suo respiro caldo confondersi col mio, le mani accarezzare la mia pelle accaldata. Conscia del fatto che io e lui, probabilmente eravamo niente. Lo desideravo più di qualsiasi altra cosa al mondo. Mille pensieri privi di senso,  fino troppo sensati, giravano vorticosi nella mia testa per poi sparire paino nell’esatto istante in cui unii le mie labbra alle sue, famelica.
Probabilmente, si, fu il desiderio a incitare tali miei pensieri, o semplicemente quello strano sentimento chiamato…amore. Perché in fondo, si, quello che mi spingeva ad attiralo a me, a far combaciare perfettamente le nostre labbra, ad incrociare le mie dita fra i suoi capelli, ad accarezzare il suo viso con l’altra mano, era amore. E non mi importava in fondo se lui no provava lo stesso. Per un istante, volli farmi del male, stando bene. Un paradosso certo, ma pura e vera realtà. Non mi importava, egoisticamente pensavo a me stessa, ai miei sentimenti fregandomene, per un istante, di ciò che il suo cuore conteneva.
Velocemente avanzò, spingendomi con violenza contro il muro della piccola struttura. Il suo respiro ancora mi diede alla testa, le sue labbra diventarono mie. Le sue mani fameliche si intrufolarono sotto la mia giacca, accarezzandomi la vita. Prese a baciarmi il profilo del mento, della guancia, la pelle del collo e mille brividi mia traversarono.
-Rob… io… - le mia voce si spense in sospiri, mentre le sue labbra sfioravano la mia pelle.
-Non volevo questa mattina, Kris io… - i suoi occhi tornarono a guardare i miei, impossessandosene. Gli presi il viso fra la mani, accarezzandolo lievemente.
-Kris?- ci voltammo entrambi verso la voce che interruppe le sua frase.
-Vattene di qui. – dissi allontanandolo.
-Cosa?- sussurrò con aria confusa.
-Va via. Ci vedranno. – insistetti. Mi fissò con espressione che non seppi decifrare, poi si allontanò.
-Kris! – mi voltai verso Nikki. Avevo il fiato corto e sentivo le guance in fiamme.
-Si?- chiesi quasi col fiatone cercando regolarizzare il turbinio di emozione al mio interno.
-Tutto okay?- chiese preoccupata.
-Certo. – risposi annuendo col capo.
-Dai andiamo, Cath ti stava cercando. -
-Okay. – dissi sorridendo e sotto il suo sguardo indagatore mi diressi al suo fianco, verso gli altri. Voltandomi un’ultima volta a guardare quel muro bianco.

 

 

*

Eccomi gente, allora nonostante i vari impegni scolastici sono riuscita a postare.
I prossimi due capitolo sono già scritti. Il numero dodici sarà l’ultimo ambientato nel set, dopo di che per vostra grande fortuna si cambia, e si passa alla vita fuori dal set. Scelta avvenuta soprattutto con l’uscita del dvd.

ledyang: ciao! Sono contenta ti sia piaciuto il capitolo! Grazie per la recensione, a presto! ^.^
tiva95: ciao! Scena di sesso? Io non parlo XD Bravissima? *_* grazie! Spero di non averti fatta attendere molto la scuola volte al termine e l’ultimo mese è un inferno, soprattutto per una classe di trenta. A presto!
Yellow_B: ciao! Davvero ti è piaciuto? Guarda di Jackson ti dirò, avrà un ruolo fondamentale nei prossimi capitoli! Oh bhe, la poesia è una delle mie preferite in assoluto! Spero di non averti delusa con questo capitolo! A presto! A grazie mille! *__*
ale03: ciao! Anche io amo Jackson, è come ho già detto avrà un ruolo importante nella fiction a partire dai prossimi due capitoli. Anche tu cioccolatinomane? Qui la mano compagna! Eh si, i dolci non potevano di certo mancare. Sono contenta ti sia piaciuto il capitolo e spero sia stato di tuo gradimento anche questo! A presto cara! =*
doddola93: Dà, mio tesoro, ma che fine hai fatto? Ma povero Jackson, non essere così crudele con lui! Lei la vedo terribilmente confusa nella film creatosi nella ma testa, e credo che ci stia… forse. Spero ti piaccia anche questo capitolo! Ti voglio bene, tesoro! <3
Sabry87: ciao! *_* Nuova lettrice? Me onorata! Spero ti sia piaciuto anche questo capitolo. A presto! ^.^
Axel_Twilight_93: ciao! Bellissima? Oddio, grazie, non so che dire. Sono contenta di sapere che la mia fiction ti piaccia, per me è davvero importante. Si, Robert direi che è sempre Robert. A presto e grazie ancora! *.*
KeLsey: ciao! *_* le tue parole sono sempre troppo gentili! Sapere che le mie fiction ti piacciono è una cosa bellissima, soprattutto perché io ti reputo una ragazza davvero brava a scrivere! Oh, *_ * spero ti sia piaciuto anche questo capitolo! Grazie ancora Eri! Ti voglio bene! <3
Alhia: ciao! Felice? Oddio… tu mi hai resa felice, non sai quanto! *_* Grazie mille per la recensione! Spero di non deluderti con i prossimi capitoli! A presto! =*

 

A voi, con affetto,
Panda.

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


CAPITOLO 12

 

 

Il linguaggio dell'amore è un linguaggio segreto 
e la sua espressione più alta è un abbraccio silenzioso.

Roberto Musil, scrittore e drammaturgo austriaco, 1980-1942.

 

 

-Riesco a leggere nella mente di tutti in questo posto, ma non nella tua. Ci sono soldi, - il suo sguardo vagò per la stanza, illuminato dalla fioca luce dell’ambiente. - sesso, soldi, sesso… un gatto. Ma con te, niente. E’ terribilmente frustrante. –,  il suo sguardo inchiodò il mio.
-Ho qualcosa che non va?-
-Io ti dico che so leggere nel pensiero e tu credi che ci sia qualcosa che non va in te?- , abbassai lo sguardo. Sospiro, scuotendo appena in capo, frustrato.
-Che cos’hai- , chiesi. Alzò lo sguardo, puntandolo ancora nel mio.
-Non riesco a trovare la forza per stare lontano da te neanche un attimo. – , qualcosa scattò in me, qualcosa che non seppi controllare, come se improvvisamente la finzione diventasse sogno, e si sa, i sogni sono desideri chiusi in fondo al cuore.
-Allora non farlo. – , mormorai scuotendo appena il capo. I suo sguardo rimase incatenato al mio per istanti che mi parvero infiniti, chinai il capo, dandomi subito della stupida, e scuotendolo impercettibilmente. Si dice che mai bisogna confondere i sogni con la realtà, la finzione con la realtà, eppure per me era forse troppo tardi.
-Stop!- , alzai il capo verso Cath e con la coda dell’occhio vidi Robert rilassarsi sulla sedia e poggiandosi allo schienale. Si porto le mani alla nuca sbadigliando.
-Com’era?- , chiesi alzando dalla sedia e dirigendomi verso la troupe.
-Perfetta!- , rispose Cath alzando la mano, battei il cinque e sorrisi voltandomi verso Rob. Mi sorpresi di vederlo così vicino a me, d'altronde lo avevo visto pochi secondi fa e non lo avevo sentito, silenzioso, avvicinarsi a noi.
-Perfetta?- , chiese portandosi una mano su un fianco e spostando il peso su una gamba. Una sua mano si poggiò piano sulla mia schiena e sorrise, col sorriso più bello che potesse comparire su un viso umano. Mille brividi attraversarono il mio corpo e i miei polmoni si riempirono del suo dolce profumo. Un tocco così casuale che per me, però, era molto di più. Avvampai di rossore, chinando appena il capo e puntando lo sguardo sul pavimento.
Fece un risolino, mentre faceva scivolare la mano lungo la mia schiena, fino a porre fine al contatto.
-Direi che per oggi può bastare. Si è fatto tardi e le tue cinque ore sono finite. – , disse portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Annuii col capo e guardai un momento Robert prima si tornare sorridente Cath, salutando lei e tutta la troupe.
Uscii all’aria fredda ed una macchina mia aspettava per riportarmi alla roulotte.
Aspettai qualche minuti all’aria fredda, conversando con un cameraman che caricava le cineprese su un furgoncino, poi una macchina nera si fermò davanti a me.
Salutai Adam, il cameraman, e dopo aver aperto la portiera entrai in auto senza nemmeno guardare chi vi era al volante.
-Ti rendi conto che al posto mio potrebbe esserci stato chiunque? Anche un maniaco, le ragazze d’oggi ne dovrebbero essere preoccupate, non credi?- , mi voltai di colpo guardando il proprietario di quella voce che tanto conoscevo.
-Cosa ci fai qui?- , chiesi voltandomi appena col busto.
-Ti riporto a destinazione. – , disse come fosse la cosa più ovvia del mondo e, in un certo senso, lo era. O Guardai, scostando il capo. Guardai il suo profilo, le labbra dischiuse, illuminate dalla flebile luce del cruscotto. Ritornai a guardare la strada buia dinanzi a me, i fanali che illuminava i tronchi degli alberi che si trovavano lungo il ciglio della strada.
-Vorrei per una volta conoscerti, Kris. – , un amaro mormorio giunse delicato alle mie orecchie. Mi voltai corrugando appena la fronte.
-Come?-
-Vorrei per una volta conoscere i tuoi pensieri, cosa ti si aggira nella testa, cosa… provi. – , la sua voce pian piano di fece sempre più flebile fino ad essere pari ad un sussurro, mormorato sotto un’incessante pioggia. Rimasi interdetta a fissare il suo viso appena inclinato, i tuoi occhi fissi sulla strada, una mano ferma sul voltante, mentre l’altra giocherellava con un lembo della sua maglietta.
-Vuoi sapere a cosa penso, Rob?- , voltò appena il capo, guardandomi in volto, prima di tornare a guardare la strada. Feci un lungo respiro, chiudendo le palpebre.
-Penso al mio letto, al sole, a una tazza di caffè caldo. Penso che la pioggia e il freddo, anche se mi piacciono, mi stiano stancando e che il sole mi manca. Penso che vorrei uscire, svagarmi un po’, ritornare a quelle che era la mia vita. – , mi fermai in cerca delle parole giuste, incerta se continuare ancora quel mio discordo. Dopo pochi secondi, mi voltai ancora a guardarlo, ascoltando il suo respiro lento e tranquillo. – E penso che dovrei cercare di controllare il mio cuore, ogni volta che ti avvicini, ogni volta che la tua pelle sfiora la mia. Ho paura che tutto ciò sia solo un illusione e che tutto quello che è successo sia un brutto scherzo giocatomi dall’immaginazione. Ho paura che io non sia per te ciò che tu sia per me in questo momento. Ecco, ecco ciò che penso, ciò che si aggira nella mia mente. – , la mia voce andò sempre più affievolendosi. La macchina piano rallentò, fino ad accostarsi al ciglio della strada.
Poggiò entrambe le mani sul voltante, poggiando la testa al sedile, aveva lo sguardo fisso su di esso. Rimasi in silenzio, cominciando a pentirmi di ciò che era uscito dalla mia bocca, paurosa di una sua reazione, paurosa di aver parlato troppo. Chinai il capo giocherellando con l’anello che avevo al dito.
-Kris. – sussurrò. Codarda non alzai lo sguardo. –Kris, guardami. – con voce decisa si sporse verso me, poggiando una mano sulla mia guancia e costringendomi a guardarlo negli occhi. I suoi occhi ardenti incatenarono i miei, impedendomi di scostare lo sguardo altrove. Il mio respiro corto di confuse col suo, che mi diede alla testa. Piano quella la mano seguì il contorno della mia guancia, fino a  giungere ai miei capelli, giocherellando con essi.
-Se di te non mi importasse, se per te provassi solo attrazione fisica non sarei qui, sgattaiolerei nella tua roulotte in piena notte. Se per te provassi semplice amicizia, non ti avrei mai baciata. In questi ultimi due mesi, Kris, ti ho pensata ed osservata come da tempo non ho fatto per nessuno. – le sue parole rivelatrici arrivarono alle mie orecchie come una dolce melodia sussurrata al delicato vento estivo.
-Non potrei mai rinunciare, ora, a questo. – flebilmente sorrise, accarezzandomi piano il collo con un mano e avvicinando il mio viso al suo, premendo delicatamente le labbra sulle mie.
Ed il mio cuore di riempì di luce.

 

*

Eccomi gente, finalmente. La scuola è finita ed io mi posso dedicare finalmente alle mie fiction!
Avrei postato prima ma la scuola mi ha davvero tenuta occupata.
Questo capitolo l’ho scritto tempo fa sinceramente, prima dell’uscita del dvd,e per vostra grande fortuna questo era l’ultimo ambientato nel set… spero comunque vi sia piaciuto.
Ora finalmente posso ringraziare come si deve!

Sabry87: ciao! Sono contenta la scena ti sia piaciuta, mi ha fatto un po’ sudare la rilettura di quel pezzo! Spero di non averti delusa con questo capitolo, dal prossimo le cose cambieranno ma non ti anticipo nulla XD A presto! Grazie mille per la recensione!
ledyang: ciao! Troppo bello? O.O sono senza parole! *_* grazieeee! Spero ti sia piaciuto questo. A presto!
Alhia: ciao! Incontri segreti… ci saranno molti incontri segreti! Non ti anticipo nulla ovviamente! Ancora più felice dopo che ho reso te felice perché… okay, credo tu abbia capito il concetto XD Grazie mille per la recensione!*.* a presto bella!
A l y s s a: ciao, tesoro! *_* sono felicissima ti sia piaciuto il capitolo, ci tengo davvero al tuo parere! Colpi di scena?.... mmm… non parlo o davvero va a finire che ti rivelo quello che ho in mente per la storia! Le tue parole sono sempre così belle che non credo di meritarmele tutte, ma grazie, grazie inibite! Mi metti… allegria! E spero di non averti delusa con questo capitolo! A presto bella! *.*
fede_sganch: ciao! La odori per la mia fic? *.* ma io adoro te! Non sia quanto sono contenta tu l’abbia letta! Questa fiction è nata come esperimento, prova, e mi ci sono davvero affezionata… sono contenta che ti piaccia! Spero sia stato di tuo gradimento anche questo capitolo. A presto, cara!
ale03: ciao! Si, viviamo per il cioccolato! Fondiamo un club di cioccolatinomani! Si, diciamo che hanno chiarito XD Sono contenta il capitoli ti sia piaciuto! Sinceramente credo inserirò un pezzo dedicato al cioccolato in tuo onore, si si. A presto bella, grazie mille per la recensione!
Yellow_B: ciao! No, non ti strappare i capelli! XD Davvero ti è piaciuto tanto? *_* oddio, non so che dire! Graziegraziegraziegraziegrazie! Spero ti sia piaciuto anche questo capitolo, anche se fa un po’ pena secondo me… vabbè che alla fine lo penso di qualsiasi capitolo. A presto bella! Grazie per le bellissime parole e per la fantastica recensione!
doddola93: Dà, ciao! Mi rendo conto di creare cose… okay non continuo anche perché altrimenti mi uccidi… quando mi ribecchi, dato che sei sparita dalla circolazione, brava brava! Sono contenta ti sia piaciuto, spero di non averti delusa con questo. A presto (spero), ti voglio bene… e mi manchi.
KeLsay: Eri! Bene, dopo il dialogo finale credo tu abbia dato conferma alle tue ipotesi. Sono contenta ti sia piaciuto, il tuo parere conta tanto per me, (sai perché!). Ti adoro Eri, davvero! Attrazione fisica…. Mmm… troppo leggera come cosa! ^.^ Spero di non averti delusa! A presto bella! Ti voglio bene! (L)

 

A voi è tutto, Panda.

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


CAPITOLO 13



Che il vostro cuore sia sempre colmo d'amore.
Una vita senza amore è come un giardino senza sole
e coi fiori appassiti.
La coscienza di amare ed essere amati regalano tale calore
e ricchezza alla vita che nient'altro può portare.
Oscar Wild, scrittore irlandese, 1854-1900.

Sentii il vento scompigliarmi i capelli, freddo e pungente carezzarmi la pelle. Si infiltrava nella mia giacca, solleticandomi la palle calda, facendomi rabbrividire.
Mi strinse a lui, in quel giorno d’addii.
Quando ci saremmo rivisti?
Quando avrei rivisto tutti?
Eravamo diventati simili ad una grande famiglia, con i suoi alti e bassi. Ricca di risate e lacrime. Di notti insonni e giornata passate sotto la pioggia, pregando che i raggi solari colpissero i nostri visi infreddoliti.
Mai avrei pensato che un set, che un film, potesse cambiarmi così tanto, che potesse cambiare la mia intera vita.
Ed ora, in quel parcheggio desolato, fissavo il suo viso. I grandi oggi azzurri, la pelle rosea, la leggera barba incolta. La ruga della fronte corrugata.
Cos’eravamo diventati?
Nemmeno io sapeva definirci.
Molti mi chiedevano chi fosse Robert Pattinson. Robert Pattinson era colui che ogni giorno, in ogni location, riusciva a strappare un sorriso a tutti, colui che riusciva a far battere il mio cuore, che anche col solo tocco di una mano mi dava pace e serenità.
Robert Pattinson era il ragazzo che non ne combinava mai una giusta, che faceva stupide battute, che si lamentava del tempo e che mi stuzzicava facendomi adirare.
E lui, mi saprebbe mancato più di chiunque altro.
Odiavo i momenti degli addii, è sempre dura lasciarsi alle spalle gioie così grandi. Abbandonare quei dolci momenti che solo lui riusciva a regalarmi.
-Ma mancherà averti fra i piedi tutti i gironi. – , mormorò stringendomi a se, poggiando il meno sul mio capo.
-Mancherà anche a me starti fra i piedi. – , chiusi gli occhi, dopo aver poggiato il mio viso sul suo petto, udendo il dolce battito del suo cuore. Fece un risolino, stringendomi ancor di più.
Per alcuni minuti restammo in silenzio, godendoci quell’abbraccio, consci che non presto avremmo potuto assaporare un gesto come quello.
Gemetti, sentendo le lacrime inumidirmi gli occhi.
Piano mi allontanò da lui, posando un dito sotto il mio mento e costringendolo a guardarlo negli occhi.
-Cosa c’è?- , la sua voce era calda e dolce melodia.
-Non voglio che finisca. - . Sorrise, dolcemente accarezzandomi i capelli lisci.
-Ragazza sciocca. - , poi mi baciò a fior di labbra.
-Mi ami?- , continuò guardandomi negli occhi.
-Si. -
-Mi amerai… fino alla fine?-
-E tu mi amerai fino alla fine?-
La fine di un’avventura, una dolce e tenera avventura. No, non era una fina… era un inizio.
Nessuno dei due rispose. Nessuno dei due si sbilanciò, forse consapevoli del fatto che ogni gesto rispondeva a quella domanda. Poi piano avvicinò il mio viso al suo, e le sue labbra si mossero sulle mie, plasmandosi su esse.
Era un bacio d’addio quello. Le riprese erano terminate.
Quel gesto, rispose alle nostre domande.

*

Ed eccomi qui, prima di partire non potevo di certo non postare.
Ebbene si, come aveva già anticipato la storia cambia ambientazione, e non vi dico di certo dove i nostri protagonisti finiranno e cosa succederà… forse perché in realtà non lo so nemmeno io. Ciarle e scherzi a parte, spero vi sia piaciuto questo mini capitolo, dove viene ripreso il prologo.
Ora scappo perché ho una montagna di cose da fare (tra l’altro ho solo due ore di sonno, vi lascio immaginare le mie condizioni), ma prima ci tenevo a ringraziare i nove angeli che hanno recensito lo scorso capitolo.

A l y s s a: ciaoo! Sono felicissima di sapere che i personaggi e la storia ti piacciono, ci tengo davvero tanto! *.* Mi spiace di averti fatta attendere un po’, ma ogni volta che le acque sembrano calmarsi salta fuori qualcosa di nuovo che mi scombina tutto. Non merito tutti quei complimenti! *.* Grazie infinite! Le tue recensioni sono sempre un qualcosa di bellissimo! Spero di sentirti presto! =*
noy941: ciao! Il mio vero nome è Rosaria, ma tu puoi chiamarmi come vuoi XD Sono senza parole. La tua recensione mi ha lasciata di stucco! *la mandibola le casca sul pavimento* Insomma… grazie! Sono contenta ti piaccia il mio modo di scrivere!... Onoratissima, davvero! Non so come ringraziarti! La tua recensione mi ha fatto un piacere enorme! *.* Ora spero di non averti fatta aspettare molto, lo spero davvero! A presto, cara! E ancora grazie infinte!
Yellow_B: ciao! Ecco a te il capitolo! Spero davvero con tutto il cuore ti sia piaciuto anche questo! Grazie mille per la recensione… non merito tutti quei complimenti! A presto, cara! =*
Sabry_87: ciao! Grazie! Spero non ti abbia deluso questo capitolo! Troppo dolci? *.* Awww… A presto… e grazie ancora!
doddola93: ciao, Dà, mia piccola adorata! Io non sono fantastica, tu sei fantastica. E se non lo accetti io non lo accetto, a meno che tu non lo accetti perciò io lo accetto! (che casino! XD). L’importante è che gli impegni siano finiti per adesso *saltella all’idea della scuola chiusa* Spero questo capitolo ti sia piaciuto! A presto, tesoro! Ti voglio bene, <3
fede_sganch: ciao, Fè! Rob è meraviglioso a prescindere e sono felice di averlo reso meraviglioso anche qui… per te, si intenda. Grazie mille, cavolo… grazie davvero! Spero di non averti delusa con questo! A presto, bella! =*
ale03: ciao! Sul serio ti è piaciuto il capitolo scorso? A me non sembra nulla di che… ma sono felicissima di sapere che ti è piaciuto! *.* e sperso davvero questo non sia da meno! Troppi complimenti *arrossisce* , ma… grazie, grazie davvero. Leggere le tue recensioni è sempre bellissimo! Spero di non averti fatta attendere molto! A presto, cara! =*
JoeyPotter90: ciao! Io… oddio, grazie! Sul serio ripensavi alla mia storia mentre guardavi il film? *.* Questa fiction è nata soprattutto come prova e sarebbe dovuta già essere finita, ma mi ci sono troppo affezionata e non posso non continuarla! La scena del primo bacio mi è costata un po’… nella rilettura ho sudato perché non era come avrei voluto fosse. Spero davvero di non averti fatta attendere troppo e che questo capitolo non ti abbia delusa. La tua recensione, le tue parole sono state davvero un qualcosa di meraviglioso! Grazie infinite, davvero! A presto!
SIRYA95: ciao! O.O una delle più belle? O.O *è senza parole* Cavolo, grazie! Insomma… grazie! Guarda la fine della scuola è davvero una liberazione perché si ha più tempo libero per fare un sacco di cose… come scrivere! Spero di non averti fatto attendere molto, però! Sul serio ti piace Jackson in questa fiction? È un personaggio che viene usato poco, ho pensato che poteva essere carino utilizzarlo, provare a vedere come avrebbe potuto essere! Grazie ancora per la recensione! A presto!

A voi, un bacio,
con affetto,
Panda.

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


CAPITOLO 14



Se sapessi descrivere la bellezza dei tuoi occhi
E cantare in nuovi metri tutte le tue grazie,
il futuro direbbe: questo poeta mente,
mai un volto sulla terra ebbe tratti così celesti.
William Shakespeare, drammaturgo e poeta inglese, 1564-1616.

 


Los Angeles. Quanto mi era mancata questa città?
Il calore del sole sul viso, le maglie leggere, i calzoncini, il vento caldo fra i capelli oramai color del mogano. I miei amici, la mia famiglia. I locali del sabato sera… il mare.
Quanto mi era mancato quel posto?
Scesi dall’aereo e fui assalita in lontananza da mille e mille flash. Mi portai sul naso gli occhiali dalle lenti scure, un po’ per proteggermi dal sole, un po’ per nascondermi imbarazzata dai flash.
Sentivo voce chiamarmi da ogni parte, e riuscirono a strapparmi anche dei sorrisi.
Salii in macchina dove fui scortata a casa mia.
Durante in viaggio ebbi la possibilità di pensare a ciò che era successo, ne mesi scorsi.
Poche ore e già ne sentivo la mancanza. Poche ore e già sembrava fossero passati mesi. Poche ore a già mi mancava come fosse ossigeno. Ripensai al viaggio in aereo, alle mie mani poggiate sul lavandino del piccolo bagno. Il desiderio del suo respiro caldo sulla mia pelle, del tocco leggero delle sue labbra…del dolce battito costante del suo cuore.
Sospirai passandomi una mano fra i capelli, sospirando.

I miss you…

Lui entrato nella mia testa, nel mio cuore, per caso. Senza premeditazione, senza nulla.
Com’era possibile?
Lui che aveva fatto breccia nella mia anima, impossessandosene, stringendola a se, tenendola forte proprio come io tenevo stretta a me i ricordi di quei magici momenti.
Lui, l’aria che mi permetteva di restare in vita quando tutto sembrava andare a rotoli, lui che rimaneva con me, nel buio della notte solo per strapparmi un sorriso.

Where are you,
and I'm so sorry,
I can not sleep I can not dream tonight!
I need somebody and always…

Mi diressi di nuovo al mio posto, Jackson accanto a me, guardava fuori dal finestrino perdendosi con lo sguardo nelle nuvole, simili a batuffoli di cotone.
Buttai la testa all’indietro e sospirai.
-Ehi, tutto okay?-, mormorò voltandosi appena.
-Si… tu-tutto okay. –, balbettai senza guardarlo.

…Will you come home and stop this pain tonight?

-Kris… parlami. –, sentii un su dito poggiarsi sul mio mento e costringermi a voltarmi. Fissai i suoi grandi occhi azzurri, occhi che nascondevano dietro un mondo che io non avevo mai conosciuto veramente.
Rimasi con le labbra dischiuse e sguardo perso a guardare il suo viso.
-Kris…-, la sua voce era pari ad un sussurro e la sua mano paino accarezzò il contorno della mia guancia.
-Mi manca. –, dissi un soffio, prima che le sue braccia circondassero le mie gracili spalle.

-Vi vedrete presto. In fondo, il bello deve ancora arrivare. –, disse poi allontanandosi e guardandomi negli occhi.
-Il bello?-, chiesi confusa.
-La popolarità!-, rispose ovvio, facendo una simpatica smorfia. Scossi il capo e gli diedi un leggero spintone.
-Sciocco. –, aggiunsi in un risolino, facendo ridere anche lui.
-Ovviamente scherzo. –, disse portandomi una ciocca di capelli, che mi era finita davanti al viso, dietro un orecchio. -Ha fatto la scelta giusta. –, mi voltai a guardarlo non capendo cosa intendesse dire. Chinò appena lo sguardo, guardando in basso. –Robert… ha fatto la scelta giusta. -
Mi ci volle un po’ per comprendere le sue parole, prima che le mie guance si tingessero di vivido rossore. Non riuscii a controllare i miei muscoli facciali, non potei controllare quell’angolo della bocca che automaticamente si sollevò verso l’alto.
-Sei una persona splendida, Kris, solo che non te ne sei ancora resa conto. C’è gente che venderebbe l’anima al diavolo per averti, credimi. Poter toccare la tua calda e morbida pelle. Sfiorare i capelli setosi. Bearsi delle tua risata, inebriarsi del tuo dolce. Far parte di quel tuo magico mondo. -, sentii il leggero tocco della sua mano cala accarezzarmi il viso, i suoi brillare come stelle nella notte, -Robert è davvero fortunato. –, poi sciolse il suo sguardo dal mio, ritornando a rivolgerlo al ciel sereno, oltre l’oblò.
Un mondo il suo che non capii mai.


-Dici che tutta quella gente è qui per noi?-, domandai mentre ci dirigevamo a prendere i nostri bagagli.
-Bhe, non saprei. Andiamo a scoprirlo. –, disse scompigliandomi i capelli e regalandomi un enorme ed allegro sorriso.
Ci dirigemmo verso l’uscita e, lì, fummo assaliti dai flash, dalle mille domande. L’auto nera che mi attendeva fu la mia salvezza.
Mi voltai un attimo ed incontrai il viso di Jackson, che da dietro le spesse lenti scure degli occhiali, mi fece un sorriso, mormorando : -Ti voglio bene. -
Sorrisi tra me, salutandolo con la mano e sorridendo a mia volta.
Salii in macchina e l’unica casa che riuscii a pensare fu: oh casa, dolce casa.


-Vado io!-, urlai catapultandomi dal divano, correndo verso la porta.
-Che entusiasmo. –, disse in un risolino mia cugina. Aprii violentemente la porta ed un largo sorriso comparve sul mio viso quando incontrai il suo.
-Jackson!-, trillai allegra e felice.
-Ciao anche a te, Kris. Pronta?-, annuii col capo e mi voltai a prendere la giacca.
-Kris, perché non mi presenti il tuo amico. –
Ridussi gli occhi a due fessure, - Amanda… - sibilai, ma non potei fermarlo. Mi superò, poggiandosi allo stipite della porta. Quella ragazza doveva sempre rovinare tutto, dannazione.
-Ciao. Io sono Amanda, la cugina di questo adorabile coniglietto. –, sbuffai, dondolando da un piede all’altro.
Jackson sorrise rivolgendomi una fugace occhiata.
-Jackson. –, disse poi porgendole una mano. –Coniglietta?- chiese con espressione confusa e maliziosa al contempo.
-Oh si, la chiamo così dalla recita in terza elementare, quando le hanno costretto ad indossare un costume da coniglio rosa. Ricordi, Kris?-, disse poi guardandomi ed incrociando le braccia al petto.
-Grazie, Amanda. –, dissi per poi roteare gli occhi. Jackson rise ed entrambe ci voltammo verso lui, con aria confusa.
-Devi essere stata una bella coniglietta, Kris. –, aggiunse scuotendo il capo. Mi voltai trionfante verso Amanda, la perfida cugina dai lunghi capelli scuri e grandi occhi verdi. Per l’intero pomeriggio avrei preferito ci fosse sua sorella, la amata gemella buona che adoravo con tutta me stessa, la mia amata dolce Hayle, partita per l’Europa con suo, oramai ufficiale, fidanzato Emile Hirsch. *
-Andiamo. Ci vediamo cugina. –, dissi varcando la soglia e chiudendo la porta, lasciandola, lì dentro casa, con espressione esterrefatta.
-Qualcosa mi dice che fra voi due non corre buon sangue. – 
Mi voltai spalancando la bocca e sgranando gli occhi, -Come hai fatto a capirlo?-
Fece un risolino prima di scuotere il capo.
-Lui è Napoleone?-, chiesi guardando il cane dal pelo chiaro al suo fianco. Annuì col capo, accarezzandogli la testa. -Il famoso Napoleone. - . Mi chinai per accarezzarlo e lui mi annusò il viso.
-Spiaggia?- . Alzai il viso, guardando i grandi occhi azzurri di Jackson.
-La spiaggia mi sembra perfetta. -
 

Camminavo lungo la battigia, godendomi la sensazione della sabbia morbida e bagnata sotto i piedi. Le piccola increspature del mare riflettevano il sole, che sembrava quasi voler giocare con esse. Il leggero vento faceva oscillare con delicatezza la coda con la quale avevo raccolto i capelli che non facevano altro che finirmi davanti al viso, insinuandosi all’interno delle mia cavità orale ogni qual volta provavo a parlare.
Guardai Jackson strappare un bastone di legno dalla bocca di Napoleone per poi rilanciarlo. Era così da qualche minuto: Jackoson lanciava il bastone, il cane lo riprendeva per poi riportarlo al padrone.
Ritornai a guardare l’acqua brillare come diamanti.
-Sei silenziosa. - , mi voltai verso Jackson che fissava il Napoleone correre dinanzi a lui.
-Non sono una gran chiacchierona. - , mormorai quando una piccola onda mi bagno i piedi.
-Si, lo so… ma oggi lo sei particolarmente. A che pensi?-
-Che adesso cominceranno le interviste e i servizi e le premiere… e sarà una buona occasione per vedervi. - , ammisi. Ma ovviamente non era ciò che realmente pensavo. Ciò che da tempo occupava la mia mente era altro. Un viso delicato, un viso dagli occhi azzurri come l’oceano che si estendeva alla mia sinistra, due labbra simili a petali di rose, calde e morbide. Ogni cosa, ogni mio pensiero girava attorno alla sua immagine o al suo ricordo. Ogni cosa mi ricordava lui, ogni odore, ogni frase, ogni parole, ogni gesto, ogni immagine. Mi sentivo tanto una ragazzina alla sua prima cotta, ma non potevo farci nulla, era ciò che provavo, ciò che pensavo, e negarlo o celare i miei sentimenti era oramai troppo tardi e, soprattutto, molto stupido.
-Sarà anche per me un buon motivo per vederti. - . Non feci caso a quella frase, di primo acchito. Sorvolai sulla parola vederti e avrei tanto voluto non farlo. Ma si sa, quando si cade in amore si è terribilmente distratti.
Il cellulare all’interno della mia tasca prese a vibrare, lo estrassi leggendo tre semplici lettere sul display, che però combinate fra loro esprimevano l’essenza della bellezza: Rob.
Gli occhi mi brillarono e Jackson, si allontano con un’espressione indecifrabile sul viso.

 

 

*

* piccolo riferimento ad una mia one-shot, inventata di piana santa, si intenda. Si chiama La luce della bellezza.

Eccomi gente, scusate per l’enorme ritardo ma ho avuto un po’ di cose da fare!
Non ho molto tempo e passo subito ai ringraziamenti, visto che è una cosa alla quale tengo tantissimo!

SIRYA95: ciao! Ero io che andavo via, la fic mai! XD Piangere? Oddio… spero sia una cosa positiva alla fine! Guarda anche per me le fanfictions sono la cosa più bella, e più bello è a scriverle *.* Anche a me non piacciono gi addii… gli arrivederci sono meglio. Grazie mille per la recensione, mi ha fatto tanto piacere! A presto, cara!
Sabry87: ciao! Ti sei commossa? Bellissimo?! O.O  ooooh, troppo buona! Grazie mille, grazie davvero! *saltella per al stanza sventolando le braccia* , spero che questo ti sia piaciuto. A presto!
ale03: ciao! Il loro non era un addio…era un arrivederci. Non potrei mai farlo… credo. Sono contenta di sapere che ti sia piaciuto il capitolo, non sai quanto! Scusa per il ritardo nell’aggiornamento, ho avuto mille cose da fare e questa fic è rimasta un po’ di disparte. A presto, allora! Ciaoooo!
clodiina85: ciao! Tutta d’un fiato? Non riuscivi a staccarti dal pc? *la mascella casca sul pavimento* Ne sono onorata! Ti sarai fusa gli occhi! Rob è Kris… insieme? Non sono una per gli addii. Grazie per la recensione! A presto!
Yellow_B: ciao! *.* Tranquilla, l’importante per me è che tu la segua, mi fa davvero piacere sapere che ti piaccia e grazie, grazie mille per i complimenti! Spero ti sia piaciuto questo capitolo… anche se non succede nulla di eclatante. A presto!
Nessie93: ciao, cara! Ma le mie essenzialmente non sono triste… e capirai anche perché. Tornano tutti a casa… più o meno. Okay, qui va a finire che ti rivelo tutto se mi metto a ciarlare come una papera ocosa. Bhe, spero questo ti sia piaciuto! A presto e grazie mille per le recensioni, mi fanno davvero un immenso piacere!
A l y s s a: ciao! Si, gli addii sono una cosa brutta, senza ombra di dubbio. Ma la nostra eroina sopravvivrà, scuramente. Le tue parole… mi fanno sciogliere! Non puoi scrivere recensioni così, Patt! Una grande svolta in positivo? Uhm… io non anticipo nulla, sappilo XD ma non ti farò soffrire tanto, tranquilla :P  (scherzo, più o meno). Davvero ti è piaciuta la ripresa del prologo? *.* ooooh, grazie mille! Non sai quanto tu mi faccia felice! A presto, Patt! (mi devi far sapere degli esami!)

 

A voi è tutto, Panda.

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Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


CAPITOLO 15

 


Il vero amore ti può cambiare la vita:
lascia che sia il cuore a condurre i tuoi passi.
I passi dell’amore, Nicholas Sparks, scrittore statunitense.

 


-Rob!- , risposi senza riuscire a mascherare la mia enorme allegria.
-Kris. - , disse lui in un risolino. Fu per me inevitabile immaginare il suo viso, gli occhi chiari che si illuminavano ad ogni suo sorriso, che si riducevano a fessure, nascondendo quasi del tutto quell’azzurro oceano.
Potei udire, in sottofondo, della musica, senza riuscire a capire cosa fosse.
-Dove sei?- , chiesi corrugando la fronte. –Ti sento poco, c’è un sacco di rumore. - , continuai mentre l’acqua fresca mi bagnava i piedi.
-Dieci minuti da Los Angeles. - . Strabuzzai gli occhi, sperando di aver sentito bene.
-Scherzi?-, chiesi con voce acuta.
-Ma se vuoi faccio marci indietro e ritorno per la premier di dopodomani. -
-No!- , esclamai, bloccandomi, -cioè, sarebbe un peccato. Dovresti viaggiare troppo, non è una buona idea. - , annuii alle mie stesse parole, rossa in viso dall’imbarazzo.
-Perfetto, ragazza sciocca. - , disse in un risolino.
-Dove alloggerai?-
-Ancora non lo so. Penavo che potessi consigliarmi tu qualcosa, visto che sei del posto. - 
Presi ad accarezzarmi il mento fra l’indice ed il pollice, -Okay, credo potrò fare questo sforzo. -
-Non sei a casa. - , la sua non mi parve una domanda, ma una constatazione.
-No, sono sulla spiaggia. -
-Sola?-
-No sono con Jeckson e Napoleone, il suo cane. -
-Oh… capisco. - , fu quello che disse. –spero solo di non aver interrotto qualcosa. - , aggiunse acidamente. Corrugai appena la fronte, sorpresa dal suo tono.
-Non sarai mica geloso?- , chiesi con ironica, in un risolino.
-Chi io? Pff, ovvio che no. -
-Ti hanno mai detto che fuori dal set come attore fai pena?- , chiesi ridendo.
-Un paio di volte forse… o tre, o quattro… - , risi ascoltandolo, -mi manca la tua risata. -, aggiunse poi serio.
-Torna da me. - , mormorai non sicura del fatto che mi avesse sentita.
-E’ ciò che sto facendo. - , rispose mentre posai il mio sguardo sull’acqua, osservando quel colore così simile ai suoi occhi illuminati dal sole. –Dammi le tue coordinate. -
Gli dissi di incontrarci ad uno starbucks non molto lontano dalla spiaggia. Ci salutammo velocemente e accelerano il passo affiancai Jackson.
-Sta arrivando?- , chiese guardando il cane correre sulla chiara sabbia. Annuii raggiante, mostrandogli un sorriso. Si voltò puntando i suoi occhi chiari nei miei, sorridendo poi flebilmente in risposta.
-Tutto okay?- , chiesi non riuscendo a decifrare la sue espressione.
-E’ solo il sole. - , rispose allargando il suo sorriso.
-Allora? Andiamo?-
-Dove?- , chiese confuso.
-Ad incontrare Rob. - , risposi ovvia.
-No grazie. Io passo. Ho promesso a Nikki di… passare da lei, appena arrivava. - , con un fischio richiamò Napoleone.
-Oh, d’accordo. Allora ci vediamo presto. - , dissi un po’ rammaricata per il tono e per l’espressione sul suo viso, ma felice, poiché nel giro di poco tempo avrei visto ancora il suo viso.
-A presto, Kris. –

 

Mi passai una mano fra i capelli che mi finirono davanti al viso, me li portai indietro mentre mi guardavo intorno, in cerca delle sua figura snella e slanciata.
C’erano delle persone che uscivano ed entravano nel locale, pensai così di entrare anch’io. Magari era già dentro, e se non ci fosse stato lo avrei comunque aspettato seduta ad un tavolo.
Attraversai così la strada avviandomi all’entrata, ma sentii qualcuno chiamare il mio nome ed il mio stomaco si chiuse in una morsa. Mi voltai di scatto pronta a perdermi nei suoi occhi e così fu. Era poggiato al muro dell’edificio accanto, una gamba piegata a toccare il muro, il peso spostato tutto sull’altra, il che gli face assumere una postura, curva, verso sinistra. Sul suo viso era dipinto un sorriso, ed io non potei fare a meno di imitarlo.
Mi avvicinai con passo lungo, correndo appena per raggiungerlo, senza smettere di sorridere… mi era impossibile, del tutto impossibile. In pochi attimi gli fui davanti e lui si mise diritto. Il viso era in ombra a causa del berretto blu che indossava, ma gli occhi brillavano, proprio come diamanti illuminati dal sole.
-Ciao. - , disse quando gli fui davanti.
-Ciao. - , mormorai col fiato corto. Le braccia era inerti lungo i miei fianchi avrei voluto muoverle ma per qualche strano motivo, non ci riuscii.  
Fece un passo in avanti, fino a che il suo viso non fu a poche spanne dal mio. Il suo sorriso piano si spense, mentre il mio cuore intraprendeva una folle corsa, mentre i miei battiti si intensificavano, come se il cuore volesse librarsi nell’aria. Sollevò lentamente le mani, afferrando fra di esse i miei occhiali da sole, facendoli scivolare via, scoprendomi gli occhi e incatenando anche una volta il suo sguardo al mio.
Trattenni involontariamente il fiato.
-Sei bellissima. - , mormorò posando poi il palmo di una mano sulla mia guancia.
-Mi sei mancato. - , dissi col fiato corto.
-Anche tu. - , rispose mentre la sua mano piano scivolava sulla mia nuca, attirandomi a se. Posò un leggero bacio sulla mia fronte, un tocco che sembrò durare attimi eterni.
Sentii il viso avvamparmi di rossore, mentre il cuore accelerava i suoi battiti, cominciando a galoppare, come ogni volta che le sue labbra venivano a contatto con la mia pelle.
Con grande fatica, feci un profondo respiro e mi lascia guidare dalle sensazioni… dal cuore. Circondai il suo polso con la mia mano e lo trascinai, dirigendomi verso strade secondarie. Giunsi in un vicolo cieco e fu lì che famelica avvicinai il suo viso al mio. Quasi con violenza, eppure con estrema dolcezza, feci combaciare perfettamente le nostre labbra, mentre mi aggrappavo alle sue spalle, mentre le sua mani cercavano un lembo di pelle scoperta, sui miei fianchi. Il fiato quasi mi mancò, tanto era forte il desiderio di tenerlo stretto a me. La parte raziocinante di me, urlava chiaramente di allontanarmi, ma la parte guidata dal cuore, mi indusse a soffermarmi ancora e ancora su quei petali di rosa. Sentii la barba leggermente incolta solleticarmi la pelle del collo quando posò su di esso le labbra. Le mie spalle si scontrarono con muro, mentre le sue mani giovavano sulla mia schiena, sotto la maglia leggera.
Il respiro si fece sempre più corto, assieme al suo.
Le sue labbra, il suo profumo fresco, il suo corpo che aderiva al mio… mi diede alle testa.
-Rob. -, soffiai. Piano i suoi occhi ritornarono a fondersi con i miei, riservandomi lo sguardo più dolce che esse avessero mai potuto vedere.
-Una signora anziana ci sta osservando. - , dissi poi corrugando la fronte alla vista della signora, sulla soglia di casa, con occhi sgranati a bocca spalancata.
-Magari pensava ti stessi per mordere. -, ironizzò scuotendo il capo e allontanandosi dopo avermi baciato la punta del naso.
-Stupido. - , dissi in un risolino, pizzicandogli un fianco. Rise piano, scuotendo il capo, poi nel gesto più semplice del mondo, incrociò le sue dita alle mie.


*
Salve gente! Allora, scusate il ritardo ma ho avuto un po’ di cose da fare. Non ho molto tempo, perciò vi risparmio le mie vari ciarle per passare subito ai ringraziamenti:

nightmare123:ciao! Oooh, grazie! Insomma, sono felice di sapere che tu l’abbia seguita dal primo capitolo! Allora, si, lui è il Jackson che interpreta Jasper.  Sono felice di sapere che ti sia piaciuto il capitolo precedente! Spero ti sia piaciuto questo capitolo, anche se molto corto XD A presto, e grazie mille per la recensione!
Sabry87: ciao! Davvero stupendo? *.* Grazie! Spero ti sia piaciuto anche questo! A presto! XD
Nessie93: ciao! Si, lui la chiama! La cugina è una rompiscatole, si… pur grande sfortuna di Kris. Si è vero. Nelle mie fic c’è sempre un amico maschio… non so perché  ma mi viene naturale… forse perché è scontato avere un’amica… tranne nel caso di Audry. Sono contenta ti sia piaciuto il capitolo! A presto tesoro! Grazie mille!
ale03: ciao! Intuitiva ragazza! XD Sono contenta ti sia piaciuto il capitolo… e soprattutto al parte finale! *.* Spero di non averti delusa con questo capitolo! A presto, cara! E grazie ancora, davvero!
Piccola Ketty: ciao! Guarda… questa fiction è partita come un esperimento se devo essere sincera, e le one invece le ho fatte perché delle volte è utile avere personaggi ben definiti, ti aiuta a visualizzarli meglio. Sono contenta che ti piaccia la mia fiction, davvero! Alla fine ci tengo molto,  perché personaggi… è come se mi fossi legata a loro. Le tue parole mi rendono davvero felicissima! E spero ti sia piaciuto anche questo capitolo! A presto, cara! Grazie ancora!
SIRYA95: ciao! Bhe, diciamo che sei abbastanza intuitiva cara! XD Eri curiosa di sapere cosa si sarebbero detti quei due… spero di non aver deluso le tue aspettative. Sono contenta di sapere che la storia ti travolga, quello che è nato, per me, come un esperimento è diventata una cosa importante. Spero ti sia piaciuto questo capitolo. A presto, cara!
A l y s s a: piccola, Patt! Anche a te preoccupa l’appoggio di Jackson? Bhe, sono contenta di sapere che il capitolo ti è piaciuto, davvero! Il tuo parere conta moltissimo, e credo tu lo sappia già XD Riguardo Jackson… al momento non posso parlare ma credo tu abbia già capito qualcosa. A preso principessa Patt! Ti voglio bene! <3

 

A voi, è tutto,
con affetto, Panda.

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Capitolo 17
*** Capitolo 16 ***


 

CAPITOLO 16




I'm dancing in the room as if I was in the woods with you
No need for anything but music
Music's the reason why I know time still exists
Time still exists.
So I put my arms around you around you
And I hope that I will do no wrong
My eyes are on you they're on you
And I hope that you won't hurt me*
Dancing, Elisa.

 


Le sue labbra indugiarono sul mio viso, dolci come il miele, morbide e vellutate come petali di rose, calde come il sangue che pulsava nelle mie vene, che mi avvampava ad ondate le guance.
Le sentii premere sul profilo della mia mascella, l’incavo del mio collo, muoversi lungo esso, come stesse assaporando la mia pelle, mordicchiandola, lasciando una dolce scia bollente.
Le sue mani presero a giocare sotto la mia schiena, poi sulle braccia, mentre abbandonavo il capo sul cuscino fresco, beandomi delle emozioni e delle sensazioni che mi inondarono, gemendo ogni volta che le sua labbra si staccavano, quasi impercettibilmente, dalla mia pelle.
La stanza era immersa nel buio, eppure riuscivo a distinguere i contorni del suo viso, ogni volta che alzava il capo, per premere le sue labbra sulle mie, impossessandosene, voglioso e famelico.
Intrecciai le mie mani alle ciocche scomposte ed arruffate dei suoi capelli chiari, avvicinando ancor di più il suo viso al mio, senza permettergli via di fuga, imprigionandolo nella mia delicata stretta.
Potei avvertire, sotto la leggera camicia di flanella, il suo corpo caldo aderire al mio, e il suo torace muoversi irregolarmente, assieme al mio.
Seguii il contorno del suo fianco nudo, accarezzando la pelle rosea e morbida.
Era come se il cervello fosse scollegato dal resto del corpo, come se si muovesse, frenetico, da solo. Non potevo appormi ad esso, non potevo contrastarlo. Mi abbandonai ai sensi, ma soprattutto mi abbandonai al… cuore. Da esso mi lascia guidare, lasciai che le mie labbra cercassero ancora le sue, che la mia maglia cadesse leggera sul pavimento.
Mi strinsi a lui, e lui si strinse a me, mentre i nostri interi corpi aderivano l’uno all’altro. La sue mani si posavano delicate sulla mia pelle, le mie giocavano sulla sua. Ed ogni fibra del mio essere si legava a lui.
I suoi respiri affannosi si perdevano nella grande stanza, i sospiri ed i gemiti, erano l’unica cosa che poteva udirsi nella stanza.
L’amore che nutrivo verso lui era quasi palpabile, tanto era forte e tanto era inteso.
Invocò il mio nome, con infinita dolcezza e tenerezza, mentre le sue labbra baciavano ogni centimetro delle mie pelle oramai nuda.
-Il mio cuore aveva mai amato? Occhi rinnegatelo, perché non ha mai conosciuto la bellezza fino ad ora. -, mormorò sulla pelle del mio ventre. Sorrisi, accarezzando i morbidi suoi occhi, conscia del fatto che l’oggetto del mio amore, del sentimento cantato da mesi nel mio cuore, era fra le mie braccia.
Mi misi e sedere quasi di colpo ed il panico si impossesso quasi dei suoi occhi cristallini. Mi persi in quel mare azzurro, illuminato appena dalla fioca luce lunare. Presi il suo viso fra le mie mani e lo tenni stretto, puntando i miei occhi nei suoi, come se volessi entrargli dentro, fondere la mia anima con la sua.
-Ti amo. - , soffiai. Sul suo viso piano si fece largo un sorriso, un sorrido dolce e sincero, poi famelico si mi baciò ancora le labbra… e mi lasciai guidare definitivamente dal cuore.


I raggi argentei della luna filtravano attraverso le sottili e leggere tende bianche. La mia testa era poggiata sul suo petto e potevo sentire, sotto il mio orecchio, l’incessante battere del suo cuore, musica per le mie orecchie. Carezzavo delicatamente il profilo del suo fianco, beandomi della sensazione che la sua pelle morbida creava a contatto con le mie dita.
Una sua mano era posata al centro esatto delle mia schiena nuda.
Ciò che in quel momento il mio cuore cantava…era qualcosa di indescrivibile.
Sospirai, piano, quasi titubante, come se un respiro troppo forte avrebbe potuto cancellare tutto e svegliarmi dal sogno in cui credevo di essere caduta. Le sue labbra che piano baciavano i miei capelli mi confermarono che non era un sogno… ma una dolce realtà.
-Ti ho svegliato?- , chiesi alzando appena il capo, guardando il profilo del suo mento, gli occhi chiusi.
-No. Ero sveglio da un po’. -, mormorò. Sorrisi, baciandogli il petto caldo.
-A cosa pensi?-, chiesi senza premeditazione. Le parole sgorgarono da sole dalle mie labbra.
-A te. - . Sentii le gote intingersi di rosso. Rise sommessamente. –Hai il viso che scotta. -, continuò.
-Potrebbe essere. -
-Tu a che pensi?-, chiese.
-A te. -, confessai. Rise ancora, baciandomi i capelli.
-Dormi, dolce Kris. -, mormorò con voce bassa e roca.
Il silenzio calò nella stanza, e fissai ancora per istanti infiniti il suo volto, dopo che si fu addormentato. Guardai i lineamenti del suo volto, le palpebre chiuse, le labbra morbide e delicate.
Poggiai ancora il mio viso sul suo petto, conscia del fatto che era mio… mio.
Sospirai, piano.
-
Che cos'altro è l'amore, se non una pazzia molto discreta, una amarezza che soffoca, e 
una dolcezza che fa bene?-, soffiai desiderando che quel momento durasse per sempre. Ma si sa, le cose migliori sono sempre quelle a durar meno.


-Kris, mi serve il bagno!-, gridò Robert da dietro la sottile porta bianca, battendo il pugno su di essa. Uscii dalla doccia, avvolgendomi al corpo un asciugamano color del latte.
-Un attimo!-, risposi poggiando i piedi sulle fredde mattonelle. Ovviamente sapevo bene che camminare a piedi nudi, bagnati, su una superficie liscia e scivolosa era una cattiva, dato le mie esperienze passate, ma, essendo sottopressione per via del ragazzo dietro la porta non ci badai. Cattiva, pessima idea.
-Ah!-, gridai quando scivolai e mi ritrovai seduta sul pavimento.
-Kris? Kris posso entrare?-, chiese con voce allarmata. Imprecai a voce alta contro il pavimento e non badai alla porta che sia aprì fino a che non sentii le mani di Robert sfiorarmi le braccia. Alzai gli occhi incantata, come sempre, da quell’azzurro misto al verde smeraldo.
Soffocò una risata, increspando le labbra.
-Non ridere, -, mugugnai, -mi sono fatta male. -
-Dove?-, chiese aiutandomi ad alzarmi.
-Forse mi sono rotta il coccige. -, meditai corrugando la fronte. Robert fece un risolino, scuotendo il capo.
-Se vuoi do una controllata. -, mi stuzzico, inarcando un sopracciglio.
-Va a farti la doccia, Rob. -, risposi roteando gli occhi. –Hai già ordinato la colazione?-, chiesi passandomi un asciugamano fra i capelli grondanti d’acqua.
-Si, già fatto. E’ sul tavolo. -, disse sfilandosi i pantaloni delle tuta che indossava.
-Ti aspetto. -, dissi avvicinandomi a passando una mano fra i suoi capelli.
-D’accordo. -, disse baciandomi a fior di labbra, -Sarò super veloce. -, aggiunse poi allontanandosi e carezzandomi una guancia con i polpastrelli.
Mi alzai in punta di piedi baciandogli le labbra, poi uscii dal bagno, consapevole che oltre la porta un ragazzo adorabile desidera… me.

-Pattinson. -
-Rathbone. -
Guardai i due stringersi in un abbraccio… ignorandomi completamente, -Stewart. -, ironizzai roteando gli occhi e incrociando le braccia al petto. Entrambi si voltarono, Robert corrugò la fronte, Jackson soffocò una risata.
-Ciao, Kris. -, disse Jackson baciandomi una guancia. Con la coda dell’occhio vidi Robert digrignare i denti.
-Ciao, Jackson. -, risposi sorridendo, prima di guardare il viso di Robert, dove vi era una espressione perplessa.
-Come mai da queste parti?-, chiese Robert sedendosi sulla panchina accanto a me, dove, prima che Jackson passasse di lì per caso, ci gustavamo un gelato al cioccolato e vaniglia.
-Mi vedo con un amico. Cerco di riprendere la vita sempre, anche se per pochi giorni. -, disse passandosi una mano fra i lunghi capelli castani. Robert annuii, sorridendo. Guardai il suo sorriso, illuminato dalla fioca luce di un lampione… sperando di non sembrare un ebete.
-Allora ci vediamo dopodomani, per il servizio fotografico. -, disse Jackson guardando prima lui, poi me.
-Okay. -, mormorai cercando di decifrare il suo sguardo. Ma mi fu del tutto impossibile.
Fece un sorriso, poi si allontano salutando entrambi.
-Uhm… -, fece Rob.
-Cosa c’è?-, chiese sfiorandoli con i polpastrelli il dorso della mano.
Lui scosse il capo, con lo sguardo concentrato sul punto indefinito, nel cielo scuro della sera. –Nulla, solo… era strano. -, disse, spostando lo sguardo su di me, riprendendo colore.
Annuii, col capo, -Si, l’ho notato anche io. -, mormorai.
Per alcuni istanti rimanemmo in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri, in un mondo tutto proprio fatto magari di montagne di panna montata e case di marzapane… montagne di cenere, case di carbone. Ogni cosa dipendeva dalla natura dei pensieri che vorticavano inarrestabili nel cranio.
Quasi potevo vederli, passarmi davanti agli occhi, quasi potevo sentirli ruotare in mulinelli nella mia testa, avvertire la loro intensità, ma uno in particolare attirò la mia attenzione.
Mi voltai di scatto, tanto violentemente che i capelli mi finirono davanti al viso. Robert sobbalzò, colto di sorpresa.
-Cosa c’è?-, chiese spaesato.
Accigliata e con gli occhi che mi brillavano, probabilmente, lo presi per mano e mi scattai in piedi.
-Kris?-, chiese preoccupato.
-Vieni. –, dissi non curandomi dell’espressione sul suo viso, cominciai a camminare, sapendo esattamente dove andare.
-Dove?-, chiese.
-Vedrai. -



*
Chiedo ancora una volta umilmente perdono per il ritardo ma ho avuto un sacco di cose da fare!
Prima di tutto: matematica. Bleah.
Ci ho sudato un po’, ma eccolo qui, e spero non sia scontato o banale.
Comunque, non ho molto tempo perciò passo direttamente ai ringraziamenti visto che ci tengo molto a farli.

* Sto danzando nella stanza come se fossi sul
legno con te, non ho bisogno di niente
solo della musica, la musica è la ragione
per la quale so che il tempo c'è ancora
il tempo c'è ancora.
quindi metto le mie braccia attorno a te
attorno a te, e spero che non farò niente
di male, i miei occhi sono su di te, su
di te, e spero che tu non mi ferirai.
 (ho scritto parte del capitolo ascoltandola… e nemmeno me ne sono resa conto.)

Sabry87: ciao! Jackson geloso? Su questo non mi esprimo. Sono contenta ti piacciano i due protagonisti e spero ti sia piaciuto questo capitolo. A presto!
Piccola Ketty: ciao! Che piacere leggere una tua recensione! Sono contente ti sia piaciuto lo scorso capitolo! Davvero tanto! E spero di non averti delusa con questo! A presto, cara! Grazie mille!
ale03: ciao! Si finalmente insieme! E si possono abbracciare! Sono contenta la fiction ti piaccia, mi costa un po’ perché le idee vengono e vanno, a volte ne ho una montagna altre… zero. Grazie per la recensione, grazie per le belle parole! A presto!
nightmare123: ciao! Mi dispiace se ho postato presto ma la matematica mi ha tolto un sacco di tempo, poi il mare ed i soliti casini estivi. Comunque, grazieeeeeeeeeee! Ammetto di essermi un po’ divertita nel scrivere la scena finale, non so perché, forse perché in testa avevo in mente la scena, come fosse un film. Spero ti abbia preso anche questo capitolo! Grazie mille davvero, grazie. A presto!
Nessie93: Chià, ciao! Anche di questa hai letto un un piccolo pezzetto e spero che l’intero capitolo ti sia piaciuto! Su Jackson, lo sai bene, non mi esprimo, lo scoprirai da te XD Sono contenta ti sia piaciuto lo scorso capitolo! A presto bella…e grazie.
Mimi18: ciao! *.*  Okay, ora svengo *si lascia andare sulla sedia, ma si ricompone all’istante* Io… grazie! Sono davvero senza parole non so che dire! Cioè… grazie! Insomma… io scrivo, senza starci a pensare troppo, così di getto, e particolari le descrizioni vengono naturali e sono contenta ti piacciano, davvero. Guarda gli errori di battitura sono la mia croce, cerco sempre di stare attenta ma mi si sparaflesciano gli occhi con il pc e a volte correggo e non me li salva -.-“   Cerco do stare il più attenta possibile nel descivere emozioni e sentimenti, perché credo sia la cosa più importante in un racconto, sono quelli che coinvolgono il lettore. Il desiderio alla fine è scoppiato direi, i baci eterni… nah, non per loro, non per come li vedo XD  Jackson… si vedrà! Spero ti sia piaciuto il capitolo, davvero! Grazie per la recensione le meravigliose parole, grazie di cuore.
SIRYA95: ciao! Eheh, Robert è arrivato (finalmente!) e su Jackson, come ho già detto, non mi esprimo. Guarda le vecchiette sono una costante in certo momenti… e poi non si fanno mai i fatti loro!Una teoria al riguardo? Fico! Sono contenta ti piacciono Robert e Kristen insieme, cerco di non renderli banali, e spero di esserci riuscita un po’.  Spero ti sia piaciuto questo capitolo. A presto! E grazie!

A voi,
un bacio, Panda.

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Capitolo 18
*** Capitolo 17 ***


CAPITOLO 17



So I lay my head back down
and I lift my hands
and pray to be only yours.
I know now you're my only hope.
Sing to me the song of the stars
of your galaxy, dancing and laughing
and laughing again.
When it feels like my dreams are so far,
sing to me of the plans that you have for me over again.
I give You my destiny,
I'm giving you all of me,
I want tour symphony.
Singing in all that I am.*
Mandy Moore, Honly Hope, dal film “I passi dell’amore”.

 

 

-Kris, per favore, parlami. Dimmi dove stiamo andando. -, disse cercando di sciogliere la presa della mia mano, stretta alla sua.
Sorrisi, -Fai troppe domande, Pattinson. -
-Bhe, credo sia lecito. Non avrai mica intenzione di abusare di me!-, esclamò fermandosi di colpo e coprendosi la bocca, mentre un’espressione terrorizzata e scioccata (decisamente teatrale) si dipinse sul suo viso.
Scossi il capo in un risolino, -Ma fammi il favore. -, dissi cominciando a camminare, trascinadolo ancora.
-Per favore, Kris. -, mugolò. Scossi il capo senza voltarmi, conscia che, se lo avessi guardando in viso, se avessi per un solo secondo incrociato il suo sguardo, mi sarei persa nel mare azzurro che i suoi contenevano e mi sarei ritrovata disarmata in balia del fluttuare delle onde.
-Dimmi almeno quanto manca. -
Attesi qualche istante prima di rispondere, sotto i piedi sentii la soffice erbetta verde e fresca.  Robert sobbalzò quando notò che sotto di lui non vi era più il duro marciapiede.
-Dove… ?-
-Sssh, o ci sentiranno. -, dissi senza permetterli di finire la frase.  Lui corrugò la fronte, –Non aprire gli occhi ti prego. -, implorai accarezzandogli una guancia.
Mi sorrise e scosse il capo, -Posso però avere un bacio?-
-Nah. -
-Allora apro gli occhi. -, disse incrociando le braccia al petto e sorridendo maliziosamente.
-Non lo faresti mai. -
-Scommettiamo?-
Sbuffai, e roteando gli occhi mi avvicinai al suo viso, alzandomi in punta di piedi per far combaciare le sue labbra con le mie.
-Ora non li aprirai, vero?-, mormorai su esse. Annui col capo, baciandomi a fior di labbra.
Mi allontanai e lo presi per mano.
-Ora c’è un cancello. Riesci a scavalcarlo senza farti male?-, chiesi voltandomi verso lui.
-Se mi dici com’è fatto e se mi permetti di usare le mani per sentire cosa devo scalcare, per ragioni che non conosco, si. Perché dobbiamo scavalcare? Non ci metterai nei guai Kris. Fallo e giuro che sei fritta, per non dire altro e… -
Alzai gli occhi al cielo e sbuffai, -Cavolo Rob, come la fai lunga. Fidati e basta. -, dissi senza lasciargli terminare quel flusso di coscienza.
Gli afferrai le mani e le poggiai sul grosso cancello nero, che lo percossero in gran parte delle sua lunghezza per capire come fosse fatto. Robert arricciò le labbra e corrugò la fronte, concentrato.
-Credo di aver capito. -, mormorò.
-Perfetto. -, dissi cominciando a scavalcare il cancello.
-Brutta sensazione. -, aggiunse sottovoce, sperando che non lo sentissi. Feci un risolino.
Con un tonfo sorso atterrai sui piedi, agile. Alzai lo sguardo e Robert era ancora a metà del lavoro.
Arriccia le labbra. –Okay, okay! Apri gli occhi!-, esclamai sotto voce. Robert li aprì di scatto, prima di guardarsi intorno, mettendo a fuoco il posto in cui ci trovavamo. Osservò la schiera d’alberi che costeggiava il cancello, gli alberi alle mie spalle, l’erbetta verde e fresca, i fiori, il buio nella quale si snodava un piccolo sentiero fatto di ghiaia. Guardò il cancello sulla quale si trovava.
-Forse faresti meglio a muoverti. -, lo canzonai incrociando le braccia al petto, -Ora che hai aperto gli occhi. -
Lui sbuffò e con agilità scese il cancello. Se non avesse chiuso gli occhi probabilmente lo avrebbe scavalcato prima lui. Sì, senza dubbio.
Atterrò sui piedi, come me.
-Vedi? Se tu non mi avessi fatto promettere di tenere gli occhi chiusi… -
Roteai gli occhi e sospirai, -Chiudi un po’ quella bocca, Pattinson. -. Lo presi per mano e lo trascinai fra gli alberi.
-Non seguiamo il sentiero? Kris, per favore, dove siamo?-
-Aspetta. Sta a guardare. -, continuai intrecciando le mie dita alle sue e camminando fra gli alberi.
Erano calde, esattamente come le ricordavo.
Quanto mi erano mancate? Quanto mi era mancato stringerle?
Lui, che silenzioso di era impadronito del mio cuore. Eravamo amici, sì, amici. Tutto era cominciato così. Una storia finita male, un cuore spezzato, occhi malinconici… occhi che grazie a lui hanno rivisto la luce. Gli occhi…semplice riflesso incondizionato del cuore. Esso giova quando lui mi sfiorava, gli occhi si illuminavano e la bocca sorrideva.
Amici… un anima in due corpi.
No, non potevamo essere amici.
Il mio cuore galoppava, il mio stomaco sussultava, il mio corpo fremeva, se i suoi occhi incontravano i miei. La mia pelle prendeva fuoco sotto il suo contatto leggero e, a volte, del tutto casuale. I miei polmoni si beavano dell’odore della sua pelle quando mi stringeva a sé, del suo respiro delicato sulla pelle del mio viso, del profumo dei suoi capelli… le mie labbra agognavano le sue, attendendo quegli attimi infiniti, che mai erano abbastanza, in cui le sue labbra si posavano calde sulle mie.
Amici? Mai.
Oscar Wild diceva: “Fra
uomo e donna non può esserci amicizia. Vi può essere passione, ostilità, adorazione, amore, ma non amicizia.”. E credo proprio avesse ragione.
Lo sentii sussultare quando uscimmo dagli alberi.
-Kris... -, mormorò con sguardo sorpreso.
-Bello, eh?-, chiesi alzando la testa per guardarlo in viso. –Ci venivo sempre da piccola, con mio fratello e mio cugino. Il mattino è aperto, ma la sera lo chiudono. Per questo venivamo sempre di nascosto. Siamo fortunati, c’è la luna piena E le pochi luci funzionano a luce solare. Dall’entrata principale sono… suggestive. -
Non disse niente, rimase a guardare i fiori dai mille colori che tingevano l’erba. Gli arbusti sul margine dei piccoli sentieri in ghiaia, le panchine di fronte al laghetto, sulla quale si specchiava la luna. Lei amica e complice, nella notte oscura, di un amore nato per caso.
-E’ un po’ come Kensington Gardens, non credi? Un posto magico, del tutto fatato, dove i bambini ci si perdono dentro. Che cercano di nascondersi dal custode che alle sei chiude i cancelli… in cerca di vita, divertimento, esseri magici… di Peter Pan.  E’ un po’ come casa. Il cinguettio degli uccelli, il rumore delle fronde degli alberi spostati del vento, l’odore d’erba. C’è forse posto più magico di un giardino, Robert?-, chiesi perdendomi con lo sguardo sul sentiero di ghiaia, sui fiori, e sugli alberi dietro le panchine di legno.
-Si. -, sussurrò. Mi voltai a guardarlo con aria confusa. Poi poggiandomi una mano sulla spalla mi attirò a se, stringendomi con dolcezza al suo petto, cullandomi, al suono del suo respiro. –C’è solo un posto più bello di questo. Più bello di casa, Kristen. E sei tu… ciò che hai dentro. Il prato dei tuoi occhi, il mare del tuo cuore, l’oceano dei tuoi sentimenti, la foresta delle tue emozioni. Tu sei ciò che di più bello i miei occhi hanno visto. -, mormorò al mio orecchio. Inerme, fra le sue braccia, cercai di regolarizzare il battito del mio cuore, ma vani furono i miei tentativi. Galoppava, frenetico.
Le sua labbra piano seguirono il profilo del mio collo, carezzando delicatamente la mia pelle accaldata. Mi baciò la guancia, piano, percorrendola fino a trovare le mie labbra, che attendevano le sue, come i miei polmoni attendevano l’aria. Piano le sue labbra si mossero sulle mie, morbide e delicate, come fossero fatte di fragile mousse. Chiusi gli occhi, cingendo il suo collo con le mi mie braccia.
-Ora sono a casa. -, mormorò su di esse.
-Ti amo. -, dissi premendo il palmo della mia mano sulla sua guancia.
-Mi credi se ti dico che ti amo anch’io?-
-Sempre. -, risposi premendo le mie labbra sulle sue.
-Vieni. -, dissi sciogliendo l’abbraccio e stringendo la sua mano. Si lasciò condurre da me, sulla ghiaia, lungo il piccolo specchio d’acqua.
Un gazebo di legno scuro si ergeva nascosto da una grande quercia.
Rallentammo. Feci un risolino.
-Perché ridi?-, chiese curioso Robert.
-Quando ero piccola venivo sempre a giovare qui. Qualsiasi gioco era nostro. -
Mi avvicinai ad esso ed entrai sfiorando il legno invecchiato dagli anni.
-Scommetto che tu eri la donzella da salvare. -
Arricciai il naso, -Bhe… quella era mio cugino. Ha la mia stessa età. Io ero il prode cavaliere e mio fratello il mostro della palude. -
-Cavaliere… ti ci vedo sai?-, ridacchio.
Gli feci la linguaccia.
-E’ bellissimo. -, mormorò.
-E’ il mio posto segreto. Bhe… non esattamente. Ma quando venivo di notte era come se… lo fosse. -, spiegai voltandomi per guardarlo. I suoi occhi verdazzurro ardevano, illuminati dalla fioca luce della luna.
-E’ il mio Kensington Gardens privato, ma se vuoi potrei dividerlo con te. -, aggiunsi mentre un angolo della mia bocca si sollevava verso l’alto. Immagino ti manchi, Robert.
Robert si avvicinò, in silenzio, sul viso un’espressione che non seppi decifrare.
Una sua mano accarezzò il mio viso e chiusi gli occhi, come per imprimere quella sensazione.
-Sei mai stata a Kensington, Kris?-, mormorò ad una spanna dal mio viso.
-No. -
-Mi accompagneresti per una visita? Credo di aver dimenticato come sono fatti i giardini. -, chiese con dolcezza, sorridendo flebilmente.
Il mio cuore sussultò, -Dici davvero?-
Annuii con la testa, -Vorrei riverli prima che l’inverno faccia il suo corso. -
Sorrisi, prendendo il suo viso fra le mani, ingabbiandolo in una stretta leggera… e cercai le sue labbra. Le baciai con passione e calore, percorrendo il profilo delle sue braccia, mentre le mani scendevano fino a cercare le sue. Le afferrai e le portai sulla mia schiena. Mi strinse a sé, facendo aderire perfettamente i nostri corpi, stringendomi a sé tanto da togliermi il respiro… che già cominciava a mancarmi.
-Prima che l’inverno faccia il suo corso. -, mormorai sulle sue labbra.

 

 

*

*Quindi abbandono la testa all'indietro
e poi sollevo le mani e prego di essere solo tua
prego di essere solo tua
ora so che tu sei la mia unica speranza
cantami la canzone delle stelle
della tua galassia mentre balliamo e ridiamo più e più volte
quando sembra che i miei sogni siano troppo lontani, cantami ripetutamente dei piani che hai fatto per me
ti darò il mio destino
ti darò tutto di me
voglio che la tua sinfonia canti in tutto ciò che sono
mentre ti rispondo con tutto il fiato che ho.

 

Eccomi gente, ancora qui con un altro capitolo… per vstra grande sfortuna. E’ probabile che non mi libererete tanto facilmente di me.
Alloooooora, capitolo piuttosto corto, ma continuarlo non mi sembrava il caso… anche perché poi veniva troppo lungo ^^”
Non voglio star qui ad annoiarvi con le mie stupide ciarle, perciò passo a ringraziare chi ha recensito lo scorso capitolo, dicendo alla mia Patt che se non fosse per lei molte cose sarebbero diverse.

Piccola Ketty: ciao! Sono contenta ti piaccia la storia, davvero *_*  Cerco di essere il più chiara possibile dando un quadro completo di luoghi ed emozioni. Grazie mille per la recensione. A presto!
Mimi18: ciao! Ci ho sudato un po’, sulla quella parte. Non volevo fosse stupida e scontata… e Shakespeare non poteva mancare *.*   spero di non averti fatto attendere troppo, ma era in crisi su un paio di cosucce riguardo questa storia e i capitolo successivi. Ovvio che Jackson è innamorato di Robert… chi non lo è? XD  Grazie per la recensione! Sono contenta che il mio modo di scrivere ti piaccia (anche se a me fa un po’… bleah). A presto, cara. Grazie ancora!
Nessi93: ciao, Chià! Sì, è bello vivere la quotidianità dei personaggi a volte e sono felice di sapere che ti piaccia! Eheh, l’ultima frase… sinceramente l’ho scritta senza pensarci, poi rileggendo ho pensato: “Che ho scritto?”. Poi, però, ho ricordato i piani per gli altri capitoli, ma tranquilla, nulla di traumatico XD  Scusa il leggero ritardo. L’ho detto io, tu sei troppo buona. A presto, bella! =*
nightmare123: ciao! *_*  Spero di non averti delusa con i piani di Kristen! Sono contenta di sapere che il capitolo scorso è stato di tuo gradimento, davvero! E, purtroppo, la scuola occupa molto spazio della giornata… colpa della filosofia (non c’entra ma la colpa è sempre sua U.U). Spero di non averti fatto attendere troppo. A presto! Ancora grazie!
ale03: ciao! ciao! Ed ecco svelato dove Kristen voleva portare Robert. Spero ti sia piaciuto… anche se solo un po’ XD Spero la curiosità ci sia ancora… o ho fallito nel mio intento! Grazie mille per la recensione, davvero. A presto!
A l y s s a: mia Patt! Io non scrivo capitolo meravigliosi O.O  però sono felice di saperlo che tu lo pensi! Il primo pezzo mi è costato un po’ devo ammettere. Lo troveremo il nostro sosia, tranquilla… se poi ci va male, rapiamo l’originale. La storia di Jackson sarà “svelata”, al più presto ;P Ti voglio bene, Patt. E grazie di tutto, grazie per l’aiuto, l’aiuto e le chiacchierate! A presto, socia <3

 

A voi, con immenso affetto,
                                   Panda.

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Capitolo 19
*** Capitolo 18 ***


Per te…

 

CAPITOLO 18

 


Osservate la bocca lì nascosto nell’angolo destro non è un bacio?
Un bacio nascosto.”
“A cosa serve?”
“Serve alla più grande di tutte le avventure,
coloro che lo trovano sono andati e tornati dal paradiso.”
“Che trovano cosa?”
“Colui al quale appartiene il bacio.”
Peter Pan, 2003.

 


-Allora, Kristen, il tuo camerino è da quella parte, -, disse una responsabile indicandomi il corridoio, -Non puoi sbagliare porta. -
-C’è scritto il mio nome. -, annuii. Lei fece lo stesso e si voltò verso Robert. Eravamo arrivati insieme.
-Tu Robert, parte opposta. -. Lei, Adrianne, non sapeva di noi, e non doveva saperlo. Cercai di evitare di guardare il suo viso, di concentrarmi sui mille fogli di Adrianne, ma mi fu impossibile. Non riuscivo ad evitare di guardare il suo viso, i suoi occhi quasi grigi alla luce di neon.
Ogni volta che i miei occhi incontravano i suoi, perennemente puntati sul mio viso, il mio cuore sobbalzava e fremevo dal desiderio di carezzare il suo viso. Per quanto avrebbe continuato a farmi questo effetto?
Sorrisi, scuotendo appena il capo. Adrianne si girò di scatto, guardandomi e corrugando la fronte.
-Cosa?-
Spalancai gli occhi, guardando prima lei poi Robert, poi ancora lei, -Cosa?-, ripetei.
-Ancora qui? La truccatrice arriverà a momenti. E devi vestirti. Scattare Stewart!-, mi rimproverò. Robert fece un risolino ed il cuore mi si scaldò, come illuminato dal sole, poi, imitandolo mi diressi verso il mio camerino.


-E’ una mia impressione o ci abbiamo messo più del solito oggi?-, mi voltai verso Nikki che sorseggiava un caffè.
-No, non è una tua impressione. -, rispose Taylor, poggiando un braccio sulla mia spalla.
-Tutta colpa di Robert. -, rispose Rachelle cercando il cellulare in borsa.
-Colpa mia?- , chiese Robert voltandosi, accigliato.
-Certo, se avessi evitato di fare tutto quel casino avremmo già finito.-, rispose lei, prima si sorridere e dargli una leggera spinta sulla spalla.
-Ah-ah, simpatica.- , disse lui ricambiando il sorriso, -Non è quella la tua auto? Perché non vai?-. Lei roteò gli occhi e salutando corse via.
Taylor aveva ancora il braccio poggiato sulla mia spalla, come per tenersi su, mentre Nikki parlava al telefono e Jackson, insieme a noi era l’unico a non essere andato via. Qualcosa nel viso di Jackson attirò la mia attenzione. Una strana espressione, come un misto di gelosia e delusione, rammarico e dolore. Mi lasciò interdetta, lì, come se fossi stata pietrifica.
Jackson…
Lui che mi aveva aiutata. Lui che mi aveva ascoltata e consigliata. Cosa pensava in quel momento?
Poi notai, il suo sguardo, fisso sul braccio di Taylor. L’espressione dura. Con la coda dell’occhio notai un movimento. Robert si mosse nervoso sul posto, lo sguardo fisso su Jackson, poi sul braccio di Taylor. I suoi occhi non si posarono sui miei. Come se non volesse… costringermi.
Il mio cuore sorrise.
-E’ arrivata la mia auto. Ci vediamo alla prima ragazzi.-, mormorai riservando fugaci sguardi a tutti, poi mi allontani, riservando per ultimo quel verdazzurro che tanto amavo. Quegli occhi che in quel momento fissavano me e nessun altro.



Quella sera ci sarebbe stata la prima. Il pomeriggio sarebbe stato pieno, già lo sapevo. Arduo e difficile da sopportare. Immersa fra i vestiti, fra i cosmetici di vario tipo… lontana da lui.  
Sei una sciocca, mi dissi scuotendo il capo.
Sospirai passandomi le mani fra i capelli e poggiando i gomiti sulle ginocchia.
Mi accompagneresti per una visita? Credo di aver dimenticato come sono fatti.
Dolce eco delle sue parole, erano i miei pensieri. Non facevano che vorticarmi nella testa, volteggiare come foglie spostate dal vento.
Vorrei riderli prima che l’inverno faccia il suo corso.
Un brivido mi scosse, percorrendo la mia schiena in tutta la sua lunghezza.
Sciocca.
Eppure era impossibile ignorare il veloce battito del mo cuore, il respiro corto, le gambe molli ogni volta che lui mi sfiorava o che le sue labbra delicate si posavano sulle mie. Ai miei stessi occhi, in quel momento apparivo una stupida quattordicenne. Risi di me stessa.
D’improvviso sobbalzai, quando il cellulare prese a vibrarmi nella tasca. Imprecando l’afferrai e lessi il nome sul display. Il mio cuore fremette… ancora.
-Signor Pattinson. -
-Signorina Stewart. -
-Si è perso per caso nella grande Los Angeles?-, chiesi poggiandomi allo schienale del sedile.
-Nah… volevo solo accertarmi che lei stesse bene e che fosse arrivata a destinazione. -, disse lui serio, con voce bassa e scura.
Feci un risolino, -Non ancora. -
-E mi dica, quali sono i programmi per oggi?-
-Pizza e preparazione per la prima. -
-Pizza? Ma le ragazze come lei non sono perennemente a dieta?-
-Io non sono le ragazze, signor Pattinson. -, dissi sorridendo.
-Sono assolutamente d’accordo. Lei è unica. -
-Si… deve avermelo già detto qualcuno. -
-Ah si? E posso sapere chi?-, chiese sull’attenti. Risi del suo tono di voce e mi passai istintivamente una mano fra i capelli.
-Un certo Robert. -, risposi con noncuranza facendo spallucce.
-E’ per caso un ragazzo dai meravigliosi occhi azzurri, capelli setosi, la palle morbida e fisico statuario?-
-Quanta modestia!-, ridacchiai. –Hai dimenticato di dire che ha l’animo più nobile che conosca. -, continuai in un sussurro.
Sentii un respiro e lo immaginai sorridere, mentre gli occhi si illuminavano.
-La mia Kris… -, soffiò.
Era quella la chiave di tutta, una sola e piccola parola: mia.
-Mi piace. -, dissi sentendo le guance avvampare di rossore.
-Cosa?-, chiese e lo immaginai mentre corrugava la fronte, confuso.
Chiusi gli occhi, -Tua. -, sospirai.
-Sciocca. -
-Scemo. -. Entrambi ridacchiammo.
-Signorina, siamo arrivati. -, la voce dell’autista interruppe la mia chiamata “bisbigliata”.
-Okay. -, dissi sorridendo, allontanando il telefono dall’orecchio.
-Sono arrivata, devo andare, - , dissi aprendo la portiera e infilandomi gli occhiali da sole, -Ci vediamo più tardi. -
-Okay. Non consumarti troppo. -, ironizzò.
-Non credo lo farò… cose da donne. Pff. -
-Alloro a dopo. -
-Si, a dopo. -
-Non vedo l’ora. Ti amo. -, sussurrò, la sua voce era una dolce carezza invisibile.
-Idem. –


I piedi mi pulsavano per il dolore, le gambe mi dolevano e la testa che dovesse scoppiarmi da un momento all’altro.
Chiusi gli occhi, poggiando la testa al sedile, infischiandomene dell’impalcatura che mi teneva i capelli in alto, lasciandomi le spalle scoperte. La serata era finita e capelli e trucco potevano anche rovinarsi. Non mi importava.
Sulla pelle del braccio potevo ancora avvertire il tocco leggero e apparentemente casuale della sua mano, lo sfiorarla delicatamente attirandomi a sé, per circondarmi la vita con un braccio, in posa per le foto.
Potevo avvertire ancora il calore del suo corpo accanto al mio, la sua simpatica e stramba risata, la sua voce calda sussurrava ad esso cose che potevo udire solo io, limpida, sublime musica per me.
Ripensai agli sguardi fugaci, alle occhiate maliziose, che qualcuno, a conoscenza di ciò che c’era fra di noi, aveva notato.


I flash quasi mi accecano. Persone che mi chiamano a destra, persone che mi chiamano a sinistra.
Tutti gridano i nostri nomi, mentre lo vedo avvinarsi a me.
-Riuscirai a sopravvivere?-, sussurra al mio orecchio, e la sua voce è simile ad una carezza.
Sorrido e faccio spallucce, perdendomi per istanti infiniti nel verdazzurro dei suoi occhi.
Si allontana appena e la sua mano piano si posa sul mio fianco, attirandomi a sé. Sorride ai fotografi ed il mio cuore, a quel contatto per tutti casuale, accelera i suoi battiti. E sento le guance andarmi in fiamme, mentre spero che nessuno si accorga del fremito che mi ha appena attraversata.
Ancora foto, mentre camminiamo sul tappeto color carminio.
Si allontana da me, sfiorando con i polpastrelli il braccio, rivolgendomi un’ultima occhiata.
Mi avvicino a Nikki, a pochi passi da noi ci sono Jackson e Ashley. Sorridono.
-Tutto okay?-, dice Nikki muovendo impercettibilmente le labbra.
-Bhe,le scarpe mi stanno uccidendo i piedi. -
Poi lo guardo, ancora. I miei occhi, il mio cuore, cercano i suoi, desiderosi di rincontrare quel colore così familiare. Lo trovo. Mi fissa, si fonda al verde dei miei.
Poi volto il capo, e un altro tipo di azzurro incontra i miei occhi. Colta in fallo.
Li incatena ai suoi, tenendoli stretti per alcuni instati. Poi Jackson, volta il capo.


Apro il finestrino, godendomi l’aria fredda che mi accarezza il viso, ripensando al suo viso.


Il suo hotel era di fronte  a me. Il cappuccio della felpa mi riparava dal vento fresco… e da sguardi indiscreti. Affondai la mani nella tasche della felpa.
Robert al terzo piano, nella stanza 1243 mi attendeva.
Entrai nell’hotel nascosta nella notte, credendo di essere sola.
Il due giorni dopo tutto sarebbe cambiato.

 

 

*

Salve gente! Allora, eccomi qui… bene… non uccidetemi! Scusate per il ritardo, ma ‘sta scuola mi sta già facendo impazzire!
Ho davvero poco tempo, dato che scienza mi chiama a gran voce… mannaccia!
Ringrazio nightmare123, Nessie93, Mimi18, ale03, doddola93, e Xx_scrittirce_xX, angeli che hanno recensito lo scorso capitolo. Mi dispiace di non avervi ringraziato a modo, ma davvero, ho poco tempo. Prometto che mi rifarò nel prossimo capitolo. Grazie davvero, ragazze.

A voi, Panda.

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Capitolo 20
*** Capitolo 19 ***


 

 kris

 

 

 

 
CAPITOLO 19

 


So che ti amo quando ti vedo, lo so quando ho voglia di vederti.
L’aria è ferma.
Ho cominciato ad amarti senza fare un solo passo. Senza neanche un battito di ciglia.
Non so neppure quando è successo.
Sto bruciando.
È troppo banale per te? No, e lo sai.
Vedrai.
 È quello che capita, è quello che importa.
Sto bruciando.
Non mangio più, mi dimentico di mangiare, mi sembra una cosa sciocca, che non c’entra.
Se ci bado. Ma non bado a niente.
I miei pensieri straripano furiosi.
C’è una faccia sola, l’unica che vedo, quando dormo e quando non dormo.
Tu non vai bene per me, lo so, ma quello che penso non mi interessa più, a meno che non pensi a te.
Cathleen Schine, 1953 Westpost, scrittrice americana.

 


Mi portai una ciocca di capelli dietro un orecchio e sospirai, prima di battere il pugno sulla porta color panna. Volsi lo sguardo a destra e sinistra, guardando il corridoio. Era vuoto ed illuminato da luci calde, nel silenzio della notte.
Guardai l’orologio. Le quattro del mattino. Poi, sentii dei rumori oltre il pezzo chiaro di legno e dei passi farsi vicini. Il mio cuore accelerò il suo battito.
-Chi è?-, chiese, e la sua voce mi sembrò la melodia più dolce e armoniosa del mondo.
-Sono io. -, disse fissandomi la punta delle scarpe.
-Io chi?-, chiese ed il tono della sua voce era… gioioso.
Scossi il capo e in un risolino dissi: -Il mostro di Loch Ness. Chi sennò?-
La serratura scattò e la porta si aprì. Il fiato mi mancò. Era lì, i suoi occhi verdazzurro, nascosti dalla semi oscurità, luminosi come Sirio, che nel cielo risplende come poche, la terra ne può ammirare la sua luminosità, la sua lucentezza, la sua bellezza. E, solo io, in quel momento, potevo ammirare la bellezza del suo viso.
Dai capelli cadevano gocce d’acqua, piccole perle trasparenti che gli sfioravano le labbra morbide durante la caduta. Il petto era nudo,bagnato dell’acqua della doccia. Un asciugamano color del prato, era avvolto in vita. Sul suo viso si era allargato un sorriso, eco dell’incessante battito del mio cuore, di ciò che esso cantava in quegli spazi infinitesimali fra un battito e l’altro.
-Se vuoi puoi entrare. -, disse con voce calda e bassa. Scossi il capo, come per risalire dal fitto mare di pensieri in cui mi ero immersa. Annuii col capo e lui si spostò per farmi entrare. Sentii il profumo di shampoo invadermi i polmoni e il cuore quasi fermarsi, quando si fece più vicino per richiudere la porta, senza spostare il suo sguardo dal mio. La stanza calò nel buio, illuminato dalla timida e pigra luce della luna che filtrava dalla leggero strato di nuvole che, nelle ultime due ore, si era addensato sulla città.
I nostri respiri erano l’unica cosa che si poteva udire, nel silenzio notturno di quella stanza. Il profumo di menta del suo respiro mi colpì in pieno viso quando, poggiando una mano dietro la mia schiena mi attirò a sé, facendo combaciare i nostri corpi. Chinò il capo e con la punta del naso mi sfiorò la mandibola.
Chiusi gli occhi.
-E’ possibile che abbia bisogno di te come ho bisogno dell’aria?-, mormorò sulla mia pelle.
Tum. Forte e chiaro lo sentii quel rumore, il mio cuore che nel mio petto emetteva un battito tanto forte da sembrare un’esplosione. Mi sorpresi di non vedere un buco squarciarmi il centro del petto.
-Si. -, soffiai, tremante. Lui allontanò il viso dal mio collo, dopo averlo baciato con delicatezza ed incatenò il mio sguardo al suo.
Sfiorai con la punta della dita la sua guancia e sorrisi, -Sei come l’aria. Tu sei aria. -, sussurrai.
Poi le sue labbra furono sulle mie, con violenza, con passione, con amore.
Sentii la schiena scontrarsi con il morbido materasso… e le mie labbra presero fuoco.


-A che ora devi incontrare il tuo agente?-, chiesi voltandomi sul fianco, coprendomi sino alle spalle con il lenzuolo bianco.
-Alle nove. -, disse.
-Io per quell’ora dovrei essere da Cath. -, aggiunsi mentre si voltava sul fianco anche lui, ed il suo viso fu di fronte al mio. Il lenzuolo gli scopriva l’addome, illuminato dalla luce del giorno.
Luce del giorno.
-Che ora è?-, chiesi corrugando appena la fronte. Lui fece spallucce e si voltò per afferrare il cellulare che aveva lasciato sul comodino.
Col dito, piano, seguii il contorno del suo fianco. Robert sorrise. Qualcosa però, cambiò all’istante. Dilatò gli occhi e si irrigidì, come se improvvisamente si fosse assiderato. Scattai istintivamente a sedere.
-Cosa succede?-, chiesi in un suono strozzato. Lui si voltò sconvolto.
-Sono le otto e mezza. –, mormorò. Sgranai gli occhi e per un istante infinito rimanemmo a guardarci negli occhi. Poi, contemporaneamente, scattammo in piedi, facendo volare il lenzuolo bianco.
-Merda!- , ringhiò lui dirigendosi verso il bagno.
-Sono finita!-, urlai, isterica, -Devo scappare a cambiarmi. E devo farmi una doccia. -, dissi passandomi la mani fra i capelli, tenendole poi ferme sulla nuca e guardando disperata il letto sfatto. Dietro di me, oltre la soglia del bagno, che aveva la porta aperta, sentii l’acqua infrangersi contro il fondo e qualcuno sbuffare. Robert mi afferrò per un braccio costringendomi a voltarmi e trascinandomi nella doccia.
-Quanto sei scema. -, disse entrando anche lui.
-Ahi, Rob!-, dissi saltellando sul piede, poiché, mentre venivo trascinata nel box della doccia avevo sbattuto un piede in una sua scarpa. –Ma cosa… ?-, chiesi confusa mentre afferrava il bagno schiuma.
-Non riuscirai ma a farti una doccia a casa e non so nemmeno se riuscirai a cambiarti. Posso darti una maglia, se vuoi. -, disse passandomi il sapone. Lo guardai e lui sbuffò, -Dato i recenti avvenimenti non credo ti imbarazzi una doccia… con me. E, dato che il tempo a disposizione è pochissimo, muoviti!-, disse spingendomi sotto il getto d’acqua calda, che mi colpì in pieno viso.
-Okay, okay!-, dissi, -Non possono vederci uscire insieme. -
-Lo so. Diamine, che casino. Uscirò cinque minuti dopo di te. -, disse uscendo e afferrando un paio di accappatoi.
-No, uscirò io dopo di te. Tu hai più urgenza di me. -, disse togliendomi lo shampoo dai capelli.
-Ma, Kris… -
-Non discutere. -, dissi uscendo dal box. Robert mi lasciò un accappatoio.
-Okay. -, disse dirigendomi verso l’armadio.
-Questa è una delle più piccole. -, disse porgendomi una maglia blu, semplice,  -E queste anche. -, fissai la biancheria che mi porse, avvampando di rossore. Per un attimo lo fissai, mentre si vestiva, afferrando vestiti dall’armadio e facendo scivolare l’accappatoio sulla moquette.
-Cosa c’è?-, chiese quando si accorse del mio sguardo posato su di lui.
-Ci sono ragazze che venderebbero l’anima al diavolo. -
-Per cosa?-
-Per vedere ciò che vedo io. Per accarezzare il tuo viso e baciare le tue labbra. -, mormorai in un sorriso.
Lui increspò la labbra e con la maglietta in mano, ancora a torso nudo, si avvicinò a me, accarezzando una mia ciocca di capelli, -E ci sono ragazzi che venderebbero l’anima al diavolo per fare questo. -, disse baciandomi con dolcezza, -Decisamente. -
Ricambiai il bacio. Poi, le sue labbra di allontanarono dalle mie.
-Il phon è in bagno. -
Corsi in bagno, mentre mi infilavo la maglietta, che mi stava decisamente grande. Mi asciugai appena i capelli, per poi legarli in una coda scomposta. Guardai la mia immagine riflessa nello specchio. La maglia era decisamente troppo lunga. Presi un lembo e ci feci un nodo, appena sopra la cintura dei jeans.
-Fatto. -, disse dirigendomi verso il letto e infilandomi le scarpe poggiate ai suoi piedi. Robert se le stava allacciando.
Infilateci le felpe uscimmo, quasi correndo. Chiamammo l’ascensore ed attendemmo nel corridoio.
Il suoi occhi illuminati dal sole erano ancor più chiari, tanto da essere di vivido azzurro. Magnetici, incantati. Mi fissavano, come se mi vedesse per la prima volta alla luce chiara del giorno.
Sorrisi, e lui sorrise. Poi, premendo il palmo della mano sulla sua guancia, mi avvicinai a lui, baciandolo, facendo correre l’altra mano fra i capelli.
-Potrebbero vederci. -, mormorò sulla mie labbra, sfiorandole.
-Il corridoio è vuoto. -
-Giusto. -. Mi baciò a fior di labbra, poi si allontanò e le porte dell’ascensore si aprirono.
Mi alzai il cappuccio della felpa e mi infilai un paio di occhiali da sole che gli aveva rubato dal comodino prima di uscire dalla camera. Lui si infilò berretto e occhiali, esattamente come me.
-Ci sentiamo dopo. -, mormorò.
Annuii col capo, -Ti amo. -
-Alto fino alla luna e grande quanto il mare. -, sussurrò sfiorandomi il viso con i polpastrelli.
Poi l’osservai allontanarsi… con quella sua stramba e affascinante camminata.

 

Robert Pattinson e Kristen Stewart erano sul letto, come la mattina precedente.
Si guardavano negli occhi e non servivano parole, poiché i loro sguardi ne contenevano mille, milioni, e solo loro potevano comprendere l’amore di cui i loro cuori erano ricolmi.
Robert le sfiorò il viso e lei chiuse gli occhi. Tutto era perfetto. C’era vita, c’era luce, c’era  gioia e felicità.
Gli baciò il palmo della mano, prima di ritornare a guardarlo negli occhi e ripetere ancora quanto lei fosse fortunata.
Lui sorrise e la baciò ancora, pieno d’amore e venerazione per lei.
Poi qualcuno bussò alla porta ed entrambi corrugarono la fronte.
Robert si infilò una maglietta ed il pantalone di una tuta, mentre Kristen fuggì in bagno.
Il ragazzo non sapeva chi poteva essere. Perplesso si avvicinò alla porta e l’aprì.
Cath, la regista. Sul suo viso vi era un’espressione indecifrabile, che Robert non aveva mai visto su quel volto.
Lei entrò, senza dire nulla e vide il letto sfatto, la felpa di Kristen sulla poltrona.
-Esci dal bagno. -, disse con voce ferma e dura. Robert spalancò gli occhi, mentre Kristen oltre la porta si irrigidì e sentì il freddo invaderle il corpo. Si avvolse in un asciugamano e rossa in volto uscì.
Robert notò che Cath, nella mano destra stringe una rivista arrotolata. Entrambi la fronteggiano e non sepevano cosa dire, colti nel sacco.
Le loro menti erano scollegate dal resto del loro corpo e non riuscivano a pensare a nulla.
Cosa succederà adesso? Vuolvae bene ad entrambi e da un lato entrambi erano sicuri che dopo una sgridata lei non gli avrebbe obbligati a rompere. Sarebbe stata dalla loro parte, gli avrebbe incoraggiati.  Non poteva. Non ne aveva il diritto. Eppure una parte di loro, era pervasa dal terrore. Paura che si concretizzò diventando papabile.
Cath alza una mano, rivelando la copertina della rivista.
Robert Pattinson e Kristen Stewart vedono il loro mondo sgretolarsi in mille pezzi.

 

*

Nessi93: ciao! *_*  Ooooh, le tue recensioni sono sempre così… così… *_*  Grazie, davvero! Eheheh, le tue l’avresti mai detto? Nel capitolo successivo una delle tue ipotesi si rivelerà esatta, e anche tanto…  ovvio che sono statigli alieni! >.<  Le tue recensioni mi fanno sempre tanto sorridere, oltre a farmi sciogliere come neve al sole. Spero di non averti delusa… anche se, conoscendoti un po’… bhe, penso che la prima parte ti è stata… mooooolto simpatica. A presto bella, =*
Mimi18: ciao! Sono contenta ti sia piaciuto il capitolo, davvero! La telefono è stata un po’ difficile nell’ultima parte, anche perché non finiva così. Ed è stato meglio XD  E sono contentissima di sapere che ti piaccia… il loro amore. Insomma, mi è piuttosto difficile (non sempre, lo ammetto), rendere tutto ciò senza risultare banale. Certe cose arrivano spontanee altre mi tolgono parecchio tempo. Grazie mille per la recensione, davvero, grazie. A presto!
doddola93: tesoro mio adorato! *_* Ovvio che l’ho dedicata a te, figurati se poi no potevo inserire Peter Pan! Sono contenta ti piaccia, Dà, sul serio. Il tuo parere conta troppo, sul serio. Un fiore delicato… lo pensi davvero? Certe cose dette da te… bhe, sono d’effetto! Insomma sai bene cosa penso, cocciuta. Spero di non averti delusa con questo capitolo. Grazie tesoro, grazie davvero. Ti voglio bene <3
ale03: ciao! Bhe, diciamo che qualcosa è cambiato e credo si sia un po’ capito. Sono contenta ti sia piaciuto il capitolo precedente, davvero! *_*  Spero anche questo capitolo sia stato di tuo gradimento. Grazie per la recensione, cara. Davvero. A presto!
Xx_scrittrice_xX: ciao, Ely! Credo che Jackson sarà l’ultimo dei tuoi problemi, ora XD Sono contenta ti sia piaciuta la telefonata e ciò che lega i due personaggi. Ormai sai che ci tengo a sapere cosa ne pensi! Eeeeeeeh, il muro di nome Patty… mi piace! Sei un tesoro *_* A presto cara <3  Grazie di cuore.
A l y s s a: mia Patt! “é bello vedere come Kristen abbia costantemente bisogno della presenza del suo Rob, anche solo visivamente, ma lo deve vedere. Deve sapere che lui c'è.” , l’ho detto io che sei un qualcosa di eccezionale. Mi smascheri sempre! XD Spero il mistero un po’ si sia risolto… anche se già lo sapevi! Sono contenta ti piaccia, grande piccola Patt! Grazie davvero per tutto! <3

 


A voi, con immenso affetto,

                                         Panda.

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Capitolo 21
*** Capitolo 20 ***


 

 

 

CAPITOLO 20

 

 It's amazing
how you can speak right to my heart
without saying a word, you can light up the dark
try as I may, I could never explain
what I hear when you don't say a thing.
The smile on your face lets me know hat you need me
there's a truth in your eyes saying you'll never leave me
the touch of your hand says
you'll catch me whenever I fall,
you say it best when you say…nothing at all.(*)
Ronan Keating, When you say nothing at all.

 

 Era come se un groppo macigno mi schiacciasse il petto. Premeva lì, all’altezza del cuore, distruggendomi anche i polmoni. Faceva male, ne avvertivo il dolore. L’aria, che a fatica respiravo, bruciava come fosse acido cloridrico. Mi perforava i polmoni e mi dava alla testa. 
In pochi attimi avevo visto il mio mondo crollare, sciogliersi come neve al sole, frantumarsi come fosse un vaso di creta. Sentivo le gambe molli e mi tremavano la ginocchia. Il pavimento sembrava avesse ceduto sotto i miei piedi, ed un grosso buco nero, mi risucchiava dall’interno. Non esisteva più nulla, solo quel mucchio di carta… quella pagina.
“Robert Pattinson e Kristen Stewart… amanti!”, era scritto a carattere cubitali. Parole che non facevano altro che vorticarmi nella testa, in modo confuso, crudeli e violente.
Robert Pattinson e Kristen Stewart… amanti! Parole scritte in rosso sopra un’immagine che conoscevo fin troppo bene. Quella era io. In quello stesso albergo. C’eravamo noi, dietro la grande vetrata del corridoio. La mia mano fra i suoi capelli, le sue labbra fuse alle mie, il mio corpo stretto al suo.
Sentii l’aria mancarmi.
Nessuno avrebbe dovuto sapere.
Erano nostri attimi.
Istintivamente mi aggrappai afferrai il suo braccio, come per sorreggermi, mentre lui con l’altra mano afferrava piano la rivista.
-Adesso mi direte che non è come sembra? Che è una casualità che le vostre labbra sia siano incontrate? Che è pura casualità… tutto questo?-, disse allargando le braccia, indicando il mio corpo, avvolto dall’asciugamano, e lui.
-Non è una casualità. -, rispose Robert con voce dura, glaciale, una voce che non gli apparteneva.
Mi avvicinai a lui per guardare quella copertina.
Quel momento che per me era magico, dolce, unico, era stato macchiato dall’infamità. Appariva come qualcosa di… terribile. Qualcosa da disprezzare.
-Pagina sette. -, disse Cath con voce dura.
Le dita si Robert velocemente presero a sfogliare le pagine. Non mi curai della nostra regista. I miei occhi vedevano solo quelle dita sfiorare la carta e poi soffermarsi a pagina sette.
E le vidi, le immagini. Sembrava che fossero passati anni da quella sera di due giorni primi, in cui, incappucciata, entrai nell’albergo. Erano come fotogrammi, in sequenza. Davo le spalle all’obbiettivo e con la mani nelle tasche mi dirigevo verso l’entrata. Una foto ritraeva il mio viso, chiaro, limpido, quando mi voltai per controllare che fossi sola.
Che stupida.
E poi ancora immagini di me che mi avvicinavo a lui, dietro la vetrata, che gli sfioravo il fiso, lui che sorrideva sulle mie labbra. Lui che solo usciva dall’albergo. Io che sola uscivo cinque minuti dopo… io che non alloggiavo in quell’albergo.
Mi passai una mano fra capelli, per poi porta merli dietro un orecchio.
-I dirigenti vogliono vedervi. Oggi pomeriggio alla tre. -, disse Cath, fissandoci in volto. Poi silenziosa si girò, dirigendosi verso la porta.
-Cosa succederà adesso?-, chiese Robert con voce incerta.
Cath, che stava per chiudersi la porta alle spalle, si bloccò, senza voltarsi.
Sospirò, -Non lo so, Rob. -. Poi la porta fu chiusa.
Per interminabili attimi fissai ancora le pagine con sguardo vacuo.
Tramai di freddo. Fu come se tutto fosse diventato freddo. L’aria pungeva sulla pelle nuda delle mie spalle.
-Kris… -, lo sentii mormorare, prima che le sue mani cercassero il mio viso, carezzandolo con dolcezza, ingabbiandolo in una dolce presa.
Alzai lo sguardo ed incontrai il suo, angosciato. Una pugnalata al petto. Quel suo sguardo ebbe la violenza di un uragano, mi scosse riportandomi alla realtà.
-Stai bene?-, chiese, e negli occhi vi era preoccupazione, frustrazione, dispiacere.
No, lui non doveva soffrire. Non doveva soffrire a causa mia. Doveva essere felice, lui doveva sorridere.
Sorrisi appena, -Non essere triste. -, dissi, ma il tono era poco convincente.
-Cosa?-, chiese confuso.
-Non essere triste. Non voglio che tu stia così. -
Aprì la bocca per replicare, ma la richiuse subito per poi scuotere il capo, -Stai delirando. -, disse sedendosi sul letto.
-Come posso sorridere io, se non sorridi tu?-, chiese alzando lo sguardo sul mio volto.
Sospirai e mi sedetti accanto a lui, accarezzandogli la nuca, -So che non posso sorridere se non sorridi tu. -
Sorrise e chinò appena lo sguardo. Premetti il palmo della mia mano sulla sua guancia, -Ehi… -
-Mi dispiace. -, disse con voce bassa e roca.
-Ti dispiace?-, chiesi confusa.
-Se fossi stato più attento forse… -
Sgranai gli occhi, sconcertata e poi scattai in piedi, -Cosa?-, chiesi, e la mia voce risultò un suono acuto e strozzato, -E’ colpa mia, e lo sai bene! Sono io, io che sono venuta qui, io che ti ho baciato davanti alla vetrata!-, esclamai cominciando a camminare per la stanza, -E’ colpa mia. Mia che sono venuta qui. Non dovevo, lo sapevo. E’ colpa mia se sei in questo casino, colpa mia se ci hanno visti. Colpa mia se ora tu… tu… soffri. -, dissi con isteria nella voce. La voce mi tremava.
-Ti ha dato di volta il cervello?-, urlò, -Dico… sei impazzita? Avrei dovuto essere io a stare attento, a difenderti… Io… Kris, cavolo! La sorpresa ti ha dato alla testa? -, disse scattando in piedi.
Lo guardai, e sentii lacrime la rabbia e frustrazione pungermi gli occhi, mentre un magone bruciava la gola. Il suo petto, che si muoveva velocemente, piano rallentò e dilatò gli occhi. Con una falcata si avvicinò a me, prendendomi ancora il viso fra le mani.
-Kris, Kris, Kris… perdonami, ti prego, perdonami. Non volevo… -, mormorò poggiando la fronte sulla mia.
-No perdonami tu… -
-Okay, ora smettiamola. -, disse mentre chiudevo gli occhi. Una sua mano mi accarezzò il braccio, poi mi attirò a se, stringendomi in un abbraccio. Affondai il fiso nel suo petto mentre le sue mani mi accarezzavano la schiena.
All’istante mi sentii stanca, come se non dormissi da ore, giorni.
-Ho tanto sonno. -, dissi con voce incrinata. Sentii le sue labbra baciarmi la testa, poi la terra mi mancò sotto i piedi e mi ritrovai, cullata, fra le sua braccia. Mi posò sul letto morbido, coprendomi con il lenzuolo. Poi, si allontanò.
-Dove vai?-, chiesi allarmata.
-Da nessuna parte. -, rispose sorridendo flebilmente. Si infilò sotto le coperte ed io mi accoccolai suo  petto, cullata dal suo respiro regolare. Mi strinse, circondandomi con le braccia, carezzandomi con dolcezza i capelli.
-Tutto si risolverà, vedrai. Ho te, nulla può andare storto. -, sussurrò.
Annuii impercettibilmente col capo. Eppure non riuscii a fermare quelle lacrime di paura e rabbia.


Mi vestii svogliatamente, con gesti lenti e quasi meccanici. Mi passai la spazzola fra i lunghi capelli. Mi bagnai il viso con acqua fredda. E l’angoscia era sempre lì, crudele mi attanagliava l’animo, trascinandomi in quella giostra di emozioni, dandomi la nausea. Rabbia, dolore, timore, malinconia, rassegnazione… amore.
Guardai il suo riflesso nello specchio, la sua immagine nitida e chiara, dietro di me. La sua espressione indecifrabile, mi rese ancor più inquieta.
Non notai, dietro di me, la sua mano posarsi sul mio fianco e sobbalzai quando mi toccò.
-Scusa. -, mormorò con voce roca.
Scossi il capo, chiudendo un attimo gli occhi, -Sono solo un fascio di nervi. -, abbozzai un sorriso.
Lui sospirò e, circondandomi l’addome con le braccia, mi strinse a se, fino a che la mia schiena non aderì totalmente al suo corpo. Affondò il viso nei miei capelli e fece un respiro profondo.
-Sai del mio shampoo. -, e la sua voce era una dolce carezza.
Sfiorai le sua mani incrociate sul mio ventre e subito lui intreccio le sua dita alle mie.
Sorrisi, -Mi piace. -, dissi chiudendo un attimo gli occhi, per poi riaprirli ed incontrare le fiamme azzurre dei suoi occhi, riflesse nello specchio. La sua presa strinse ancor di più, attorno al mio addome.
-Ricordi cosa ti dissi in quel parcheggio?-, chiesi voltandomi, puntando il mio sguardo nel suo.
-Si. -, mormorò. La sua voce era bassa, appena udibile. Quel tono di voce mi gettò nello sconforto, come se il mio cervello ed il mio cuore avessero letto nella sua mente la temibile risposta. Cercai di allontanarmi da lui, mentre un brivido mi percosse crudele la schiena, ma lui mi tenne stretta a sé, senza darmi possibilità di distanziare i nostri corpi, l’uno aderito all’altro.
-Ho bisogno di sapere, Rob. -, soffiai con voce rotta. I suoi occhi si accesero di una luce che non riuscii a capire da cose fosse dettata. Le sue sopracciglia si unirono e una ruga d’apprensione gli solcò il viso.
-Ti amo, Kris. E ti amerò qualsiasi cosa accada. Io ci sarò, ci sarò sempre… Kris. -. Gli occhi sono lo specchio dell’anima, dicono. Delle volte, è vero. Da essi traspaiono cose che le parole non riescono a comunicare, essi dicono sempre la verità per coloro che sanno leggerli. E lui, era sincero.
Sfiorai il suo viso con la mano a, alzandomi in punta di piedi, posai la mia fronte sulla sua.
Sospirai, piano, -Fino alla fine di ogni cosa. -
Poi mi baciò le labbra, con una delicatezza che non credevo possibile esistesse.
Lui era lì, ancora una volta. Lì per me. Come quella sera in quella roulotte, quando il suo abbraccio fu l’unico a riscaldare il mio cuore infreddolito, come quella sera al mare, come quel giorno nel parcheggio.
Per quanto mi sforzassi di credere che quella fosse la realtà, non ci riuscii. Un dolce sogno, in un amaro incubo.


Mi infilai gli occhiali da sole, sollevandomi il cappuccio sulla testa.
Sospirai e Robert si voltò verso di me, sorridendo.
-Sta tranquilla. Al massimo il tuo viso finisce su una rivista. -
-Oh, ora si che mi sei d’aiuto. -, risposi sarcastica mentre ci dirigevamo vero l’uscita.
-Bhe, sarà accanto alla mia. -, ammiccò.
Scossi il capo, -Scemo. -, risposi.
-Visto? Ti ho fatta ridere. -, aggiunse tirandomi una leggera gomitata.
Gli rivolsi un sorriso e con le dita gli sfiorai la mano. Lui fece lo stesso.
Uscimmo dall’hotel, l’uno accanto all’altro.
-Kristen!-, gridavano fotografi da un lato.
-Robert!-, gridavano altri.
-Da quanto state insieme?-, chiedevano gridando. Ignorammo tutte quelle voci, i flash, e, a sguardo chino, entrammo nella grande e lunga auto nera, dai vetri oscurati.
-Visto?-, chiese voltandosi verso di me.
Corrugai la fronte, confusa.
-Siamo vivi. -, ed un sorriso sghembo comparve sul suo viso.
Feci un risolino, baciandogli l’angolo della bocca, per poi avvicinarle al suo orecchio e sussurrare ciò che il mio cuore gridava: -Grazie. –

 

 *


(*)
E' spettacolare come tu riesca
a parlare bene al mio cuore
senza dire una parola, tu puoi illuminare il buio
ci provi come me ma io non potrei mai spiegare
quel che sento quando non dici niente
il sorriso sul tuo viso mi fa capire che hai bisogno di me
c'è una sincerità nei tuoi occhi che dice che tu non mi lascerai mai
il tocco della tua mano dice che tu mi alzerai in qualsiasi momento io cadrò
tu dici le cose migliori.. quando non dici proprio niente.


Grazi e alla mia dolce Xx_scrittrice_xX, eh si tesoro, chi non vorrebbe un Patty “vestito”, o meglio “svestito” così? Grazie mille davvero, di cuore.
Grazie a Nessie93, che poverina mi sopporta sempre. Tu ci prendi sempre… gli alieni sono sempre la soluzione migliore, eh? Sono contenta risultino quotidiani. Mi ci impegno molto per questo. <3
Grazie a x___koizumi. Per me la quotidianità è davvero tanto importante, soprattutto per questa storia. E si le cose si complicano… ma sappi che non sono molto sadica XD Grazie mille per la recensione, sul serio.
Grazie a lei, la mia dolce principessa Patt. Che farei senza te, senza le tue meravigliosi recensioni? Leggere le righe che ti hanno “colpita” mi ha fatto davvero tanto piacere, tesoro. Non sparò mai ringraziarti abbastanza. <3

 
A voi, con affetto,
                   Panda.

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Capitolo 22
*** Capitolo 21 ***


 

 

 

CAPITOLO 21

 

 Amore non è amore se muta quando scopre un mutamento
o tende a svanire quando l’altro s’allontana.
Oh no! Amore è un faro sempre fisso che sovrasta la tempesta e non vacilla mai;
Amore non muta in poche ore o settimane,
ma impavido resiste al giorno estremo del giudizio;
se questo è errore e mi sarà provato,
 io non ho mai scritto,
e nessuno ha mai amato.
William Shakespeare, 1564-1616, drammaturgo e poeta inglese.

 

-Se fra voi finisce male, salta tutto. -, la voce di Adam era dura come il marmo.
-Non potrà mai finire male!-, esclamò Kristen, sgranando gli occhi.
-Ah no, Kristen?-
-No!-, ringhiò.
-Anche tu ne sei così sicuro, Robert?-
-Si. -, sibilò il ragazzo.
-Non potete. -, disse Adam.
-Voi non sapete cosa c’è fra noi! Non potete sapere cosa mi lega a lui. Non potete… capire!-, urlò Kristen con volto rosso ed indurito dalla rabbia.
-Kris, tranquilla. -, lui le sfiorò il dorso della mano, con i polpastrelli.
-Non sto tranquilla, Rob! -, tremava per la rabbia e le mani le prudevano, desiderose di stringere il collo di Adam.
-Potrebbe non durare, nei prossimo quattro anni, ragazzi. -
-Non puoi saperlo. -, ringhiò Robert facendo un passo in avanti.
Adam sospirò, -Risolvete questo casino. Fate ciò che volete. Ma non rovinate tutto. -
-Non capisci. -, disse con voce rotta la ragazza. Robert si voltò e fu come se un grosso macigno gli schiacciasse il petto.
-Andiamo, Kris. -, disse lui intrecciandole le dita alle sue.
-Non mi importa cosa decidete di fare. Rovinate la saga, ed io rovino voi. –


Sentivo il peso dell’orribile conversazione sulle spalle. Mi avevano svuotata, gettata ancor di più nello sconforto.
Guardavo le macchine sfrecciare fuori dal finestrino dai vetri scuri. Abbandonai la testa all’indietro e sospirai.
… ed io rovino voi.
Parole che non facevano altro che vorticarmi crudeli nella testa.
Perché quando si ha la felicità in mano si ha sempre paura di perderla.
-Ehi. -, sentii la sua voce al mio orecchio. Una dolce e soave musica.
Non mi voltai. Continuai a fissare il paesaggio fuori dal finestrino, rimuginando su quella conversazione.
-Kris… -, mormorò con una traccia di disperazione nella voce calda, -Kris… -
Mi voltai per guardalo negli occhi e mi sforzai di sorridere. Le sue dita carezzarono la mia pelle, col dolcezza, come fossi la cosa più preziosa al mondo.
-Cosa c’è?-, chiese corrugando la fronte, preoccupato.
-Cosa c’è, mi chiedi? Cavolo, Rob, non c’è nulla che vada per il versi giusto. -
-Non ti seguo. -, disse allontanandosi appena.
Chiusi, per attimi infiniti, gli occhi e sentii le lacrime crudeli premere sulle palpebre. Una di esse sfuggì al mio controllo. Mi rigò paino una guancia. Sentii le sue lacrime posarsi una sulla mia gota, asciugando quella piccola perla salata con un bacio.
-Non voglio perderti. -, sussurrai con voce rotta.
-Oh…Kris. -, le sue braccia mi strinsero a sé, mentre affondavo il viso nel suo petto e circondavo il suo addome con le mie braccia.
-Non mi perderai. Tutto ciò che ho sentito lì dentro… per me non conta nulla, non ha significato nulla. Conti tu, e nessun altro. Tu ed io. Nessun altro. -, mormorò al mio orecchio, carezzandomi piano con una mano i capelli.
Tremai, cercando di fare un respiro profondo e guardai il suo viso. I suoi occhi erano sinceri.
Asciugò con i polpastrelli la mia guancia bagnata e mi baciò al punta del naso, -Credi davvero possano aver influito sul mio cuore? Batte per te, Kris. Ricordatelo sempre. -
L’intensità dal suo sguardo mi colpii in pieno petto, penetrò attraverso i miei occhi, scuotendomi come solo lui sapeva fare.
-Ti amo, Rob. -, sussurrai. Nulla intorno a me contava, dimenticai dove fossimo, perché fossimo lì. C’era lui e c’ero io. Nessun altro.
-Ti amo, Kris. -, poi con estrema ed infinita dolcezza, che nemmeno Shakespeare avrebbe potuto descrivere al meglio, le sue labbra si mossero delicate sulle mie, in attimi infiniti e preziosa come pioggia di diamanti.
Le sue mani che ingabbiavano il mio viso, lo tenevano stretto a se, come se se il vento da un momento all’altro potesse portarmi via.
Quella conversazione non contava nulla. Finché saremmo stati io e lui, il nostro amore ed i nostri cuori palpitanti, nient’altro contava.
Egoisticamente presi possesso di quella consapevolezza.
Del resto del mondo non mi importava, poiché al primo posto, vi era lui e il suo animo gentile.

 

… my starlight… 

 

*

E figuratevi se piccolo riferimento ai Muse non poteva esserci… è probabile che nei miei prossimi aggiornamenti troverete altri riferimenti (ved. my star light )
Allora, capitolo piuttosto corto, a differenza del prossimo che invece è molto più lungo. Non sono sadica, almeno non più così tanto… i sorrisi tornano.
Comunque ci tengo a ringraziare i tre angeli che hanno recensito lo scorso capitolo, perciò:

Nessie93: ciao, Chiarì! A dire il vero le immagini non sono farina del mio sacco XD Ehi, non poteri mai farli litigare, almeno non adesso. Non mi viene spontaneo, farei uno sforzo disumano. Sono felice che nel complesso il capitolo ti sia piaciuto, davvero cara. Ma si, cosa può essere successo di grave? Nulla, davvero. Poi ti renderai conto che non ci si deve preoccupare nei capitoli successivi. Credo che tutte saremmo state come gelatina davanti a Robert. Grazia di tutto, cara. Davvero. A presto!
Xx_scrittrice_xX: Ely, ciao! *_* Oh, che gioia leggere le tue recensioni! Esatto! Hai colto molto! Non è successo nulla alla fine, credo. Cioè, si. E non sai quanto mi abbia resa felice sapere che ti sei immedesimata nei personaggi. E’ ciò che tento di fare in ogni santo capitolo e sapere che, almeno un po’, ci sono riuscita… mi rende felicissima! E grazie per la fantastica immagina, sei un tesoro, come sempre. Spero ti sia piaciuto questo capitolo. A presto!
doddola93: ciao, Dà. Speravo in una tua recensione, sai? Almeno ho la mezza certezza che sei intera. Spero ti sia piaciuto questo capitolo. Il tuo parere conta, per ovvi motivi che non starò qui ad elencare ancora una volta. Grazie. A presto. Mi manchi.

 
A voi,
con immenso affetto,

                         Panda.

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Capitolo 23
*** Capitolo 22 ***


 

 

 

 

CAPITOLO 22

 
 


E’ stato Amore, che per primo ha guidato i miei pensieri,
M’ha prestato il suo consiglio
ed io gli ho prestato gli occhi.
Non sono un buon pilota: e nondimeno,
se tu fossi lontana da me quanto la riva abbandonata
cui lavorano i marosi del più remoto fra gli oceani,
non esiterei a mettermi in mare,
per un carico così prezioso.
Romeo e Giulietta, atto II, scena II.





-In fondo l’ho sempre saputo. -
Mi voltai verso Nikki, sgranando gli occhi, -Scusa?-, chiesi, e la mia voce risultò un suono acuto e strozzato.
-Si, insomma… avevo notato un movimento strano. Lo aveva anche notato Kellan, ma Jackson mi ha chiesto di tacere che al momento giusto avresti spiegato tutto… insomma, sembrava serio. Non mi è sembrato il caso di… chiedere. Ma ho indagato e non ho ottenuto niente. Non volevo metterti nei casini. -, disse sorridendo dolcemente.
La guardai, incredula, -Jackson ti ha chiesto di… aspettare?-, chiesi commossa.
Annuì piano con capo, -Mi sento dannatamente in colpa. -, si lamentò chinando lo sguardo.
-Perché?-, chiesi confusa, sporgendomi dalla poltrona, per poterla vedere meglio in viso, dato che era seduta sul divano. Sul divano di casa mia.
-Forse… forse sono stata io a non voler vedere. Come se mi rifiutavo di crederci. -
-Non ne sei contenta. -, e la mia era una costatazione. Il suo tono rammaricato fu una pugnalata in pieno stomaco.
-Oh, no, no. Non fraintendermi. -, disse agitando le mani in aria, -Non intendevo dire questo. Ecco, ho pensato che se ci fosse stato qualcosa tu me lo avresti detto. -, ed imbarazzata si guardò le mani, mentre tormentava un lembo della sua gonna appena sopra il ginocchio.
Sentii lo stomaco stringersi in una morsa, fatta di crudeli e giusti sensi di colpa. L’avevo tenuta all’oscuro di tutto. Le volevo bene. Mi voleva bene. Le avevo nascosta tutto.
-Nikki… io… mi dispiace, -, soffiai, - non avrei dovuto. Non volevo che si sapesse, volevo andare con i piedi di piombo. Nemmeno Jackson avrebbe dovuto saperlo, ma mi ha costretta ad ammetterlo. -
Lei rise, -Si, è piuttosto… insistente. -, poi alzò il suo sguardo su di me e i suoi occhi erano ricolmi di dolcezza, una dolcezza che mi sorprese. Erano tranquilli, sereni, felici.
-Sei diversa, Kristen. -
Corrugai la fronte e la guardai confusa.
Sorrise, -Sei diversa. Hai gli occhi che brillano, nemmeno fossero stelle, le guance sempre rosee, il sorriso sulle labbra. -
Un angolo della mia bocca si sollevò verso l’altro, mentre il ricordo del viso di Robert si faceva più chiaro sulla retina del mio occhio e abbassavo lo sguardo.
-Appunto. -, fece un risolino.
-Ti piace. -
-Non è una domanda. -
-Lo so. -
Sentii le guance avvamparmi ancora di rossore e mi passai imbarazzata le mani fra i capelli, tenendoli per pochi attimi dietro la testa, -E’ qualcosa di più, Nikki. -, sospirai.
-So anche questo. -, sorrise, -Basta guardarti per capire che ne sei innamorata. -
-Tutto però sta degenerando… non so cosa fare. -, e mi presi il viso fra le mani, poggiando i gomiti sulle ginocchia.
Sospirò, -Fai ciò che senti. Non curarti degli altri, Kris. Ci siete tu e lui, nessun altro al mondo. Non rinunciare a ciò che hai. Non rinunciare alla tua vita, alla vita. C’è sempre una via di mezzo, una soluzione ragionevole. Ma non rinunciare. -
-No, certo che no!-, esclamai immaginando una vita, relativamente, lontana di Robert. Vederlo, ma… non poterlo sfiorare, non poter carezzare la sua pelle calda, sfiorare le sue labbra morbide con le mie, intrecciare le sua dita alle mie, ridere con lui di quei piccoli momenti di tutti i giorni, delle sue strambe facce, delle mie smorfie, delle suo prendermi in giro ed amarmi allo stesso tempo. Se avessi potuto dipingere il paesaggio dei miei pensieri, avrei dipinto un deserto.
-Sarà pesante, lo sai. Non passate di certo inosservati. Ma la gente credo ci si abituerà, presto. -
Sorrisi flebilmente. Nikki si alzò dal divano e mi strinse a se, in un abbraccio.
-Grazie. -, mormorai.
-Ti voglio bene, Kris. Davvero. -
-Te ne voglio anch’io. Davvero. -, ed entrambe ridemmo, prima che il campanello suonasse.
Sospirai, -Chi è adesso?-, borbottai.
Nikki rise, -Credo che nel frattempo esplorerò la tua cucina. -
Sorrisi e mi diressi all’ingresso, con passo svelto. Suonarono ancora. Sbuffai ed aprii, spalancando la bocca per lamentarmi con chiunque avesse disturbato la mia quiete, ma da essa non vi uscii alcun suono. Il mio cuore perse un battito.
I suoi occhi limpidi e cristallini come l’oceano mi fissavano, colmi di felicità e dolcezza, fondendosi al verde dei miei per attimi infiniti. Le sue labbra si tesero in un sorriso.
-Ciao. -, ridacchiò.
-Ciao. -, risposi in un sussurro.
-Ti bacerei sulla porta, ma credo sia più consono entrare. -, sorrise.
Mi spostai facendolo entrare. Con un calcio chiuse la porta mentre mi prendeva il viso fra le mani, posando poi le sue labbra sulle mie, con estrema dolcezza. Intrecciai le mani ai suoi capelli arrivati, facendole scorre sulla nuca, poi sul collo, fino a poggiarle sul suo petto. Staccò la sue labbra dalla mie, poggiando poi la fronte sulla mia, affannoso.
-Mi sei mancata. -, mormorò.
-Anche se non è nemmeno passato un giorno?-, chiesi carezzando l’incavo del suo collo con la punta della dita.
-Mi manchi sempre, quando non ci sei. -, disse con l’ombra di un sorriso.
-Credevo di essere l’unica pazza. -, risposi in un risolino, baciandolo a fior di labbra.
-Mai. -, e mi baciò ancora.
-Kris?-, sentimmo chiamare dalla cucina.
Robert scostò lo sguardo da me, fissando confuso il corridoio, -Nikki?-, chiese poi tornando a guardare me.
Annuii energicamente col capo, -E’ venuta a trovarmi. -, dissi allontanandomi da lui, -Arrivo!-, gridai. Lo presi per mano e mi diressi in cucina.
-Oh, ciao Rob!-, esclamò lei masticando un biscotto.
-Ciao, Nikki. -, ridacchiò lui. Poi lo sguardo di lei si soffermò sulle mie dita intrecciate alle sue e mi sorrise. Spostati lo sguardo, imbarazzata.
-Come sono quei biscotti?-, chiese allontanandosi da me ed avvicinandosi a Nikki. Le mie mani piansero il termine di quel casuale contatto.
-Cannella, zenzero e glassa al cioccolato. -
-I tuoi preferiti. -, disse Robert prendendo un biscotto, addentandolo e guardandomi con un mezzo sorriso.
-Oh, datene uno anche a me. Mi avete fatto venir fame. -, dissi prendendo il porta biscotti e sedendomi sul tavolo, di fronte a loro due. Nikki mi guardò con espressione fra il divertito e la rassegnazione, gli occhi di Robert indugiarono nei miei, tranquilli, sereni, limpidi… e mi sentii appagata, per qualche strano motivo. L’ansia che avevo avvertito prima, era del tutto sparita.
-Allora, io vado. -
Mi voltai verso Nikki, mentre potevo avvertire lo sguardo di Robert sul mio viso, -Di già?-
-Si, nel tardo pomeriggio ho l’aereo. Si ma in Texas a trovare gli zii. -, roteò gli occhi, -E, ho promesso a Jackson che sarei passata da lui. Mi è sembrato piuttosto giù, e devo salutarlo. Tu ne sai qualcosa?-, chiese mentre ci dirigevamo in salotto, dove aveva lasciato la borsa.
-No. -, balbettai, -Tu?-, chiesi poi voltandomi verso Robert. Scosse il capo, corrugando la fronte.
Cos’aveva Jackson che non andava? Non era un tipo espansivo, che esternava con facilità ciò che aveva dentro. Non mi sorprese che nessuno di noi sapesse.
Sospirai, passandomi una mano fra i capelli e portandomi una ciocca dietro l’orecchio.
-Tutto okay?-, chiese Robert al mio orecchio.
Gli sorrisi ed annuii.
Nikki afferrò la sua borsa e di diresse verso la porta. L’accompagnammo.
-Allora ci si vede presto, ragazzi. -
-Certo che si. -, dissi in un risolino.
-Potrebbe non essere così, Nikki?-, chiese Robert sfiorandomi con la mano la schiena. Ebbi un fremito, sotto quel tocco casuale.
-Vi voglio bene, ragazzi. -, disse avvicinandosi e gettandoci le braccia al collo, stringendoci a lei.
-Anche noi. -, mormorammo nella stemmo moment io e Robert. Ci scambiammo una veloce occhiata.
Nikki sciolse l’abbraccio, -Fatti sentire in questi giorni. -, disse con voce seria puntandomi l’indice contro.
-Promesso. -, ridacchiai.
-Ehi, Rob, trattamela bene. -
-Sempre. -, rispose circondandomi i fianchi con un braccio ed attirandomi a se. Nikki sorrise prima di chiudersi la porta alla spalle.
Con la mano ancora poggiata sulla mia schiena mi fecce ruotare piano, stringendomi a se, facendo coincidere perfettamente il suo addome col mio.
-Sei preoccupata, vero?-, chiese facendo scorrere le dita sulla mia fronte contratta.
-Si. -
-Non devi. -
-Neanche tu. -, mormorai carezzando la sua fronte corrugata.
Fece un mezzo sorriso, -Dimentica tutto. -, sussurrò piano al mio orecchio. Il suo respiro mi solleticò la pelle, -Dimentica chi siamo. Solo tu ed io. Solo Rob e Kris. Nessun’altro. -, poi mi baciò appena sotto l’orecchio. Fui scossa dai brividi.
Annuii, -Solo tu ed io. -
Le sue labbra presero a scorrere sul mio collo, lasciando una scia di lava incandescente.
-
Sólo tu corazón caliente, y nada más. - , mormorò sulle mie labbra.
-Dalì e Garcia ti ha dato alla testa?-
-Forse. -, e le sue labbra catturarono le mie.

 

*

 

Ed eccomi qui. Ancora?, vi chiederete voi. Eh già, mi spiace.
Purtroppo questi tre giorni sono per me apparente vacanza, per via dei compiti e i pranzi in famiglia.
Vorrei ringraziare a modo gli angeli che anno recensito lo scorso capitolo, ma davvero, non ce la faccio.
Perciò un grazie speciale a Piccola Ketty, Xx_scrittrice_xX, erika1975, Nessie93.

 

A voi, Panda.

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Capitolo 24
*** Capitolo 23 ***


 

 

 

CAPITOLO 23

 

I want to satisfy the undisclosed desires in your heart…
… you may be a sinner,
but your innocence is mine.
Please me,
show me how it’s done.
Truste me.
You are the one
Muse, Undisclosed Desired.



Mi sedetti sul tavolo della cucina, masticando l’ultimo pezzo di biscotto allo zenzero.
I miei occhi, volenti o nolenti, erano fusi nel verdazzurro dei suoi, limpidi come l’acqua caraibica. Mi scrutavano, mi fissavano, come loro solito, cercando di leggere nel libro della mia anima i miei più profondi segreti, a volte con enorme insuccesso.
La sua espressione era tranquilla, il suo viso rilassato, colorato dall’ombra di un sorriso. Aveva le braccia conserte, all’altezza del petto, poggiato al piano della cucina, i piedi incrociati.
«La smetti di fissarmi?» dissi in un risolino, passandomi una mano fra i lunghi capelli.
Sorrise, e scosse il capo soddisfatto. «Perché rinunciare al mio passatempo preferito?»
Sospirai e scossi il capo, chiudendo per pochi istanti gli occhi. Aprii gli occhi, di scatto, quando lo sentii muoversi verso di me, con il suono caratteristico della sua stramba camminata. Alzai il capo ed incontrai i suoi occhi a poche spanne dai miei.
Il battito del mio cuore accelerò ed il respiro si fece sempre più corto, dandomi alla testa.
Com’era possibile che avesse questo effetto su di me?
La sua mano si infiltrò fra i miei capelli, accarezzandoli con dolcezza, mentre l’altra cercava la mia mano. Quando la trovò la poggio sul suo petto e potei sentire il suo cuore martellare contro il mio palmo, con violenza. Inclinò il capo di lato, avvicinando poi il suo viso al mio. Le sue labbra mi sfiorarono il mento, e presero a scorrere sulla pelle del mio collo, facendomi rabbrividire di piacere e felicità.
«Stavo pensando una cosa, signorina Stewart.» mormorò sul mio collo, senza staccare la labbra dalla mia pelle.
«Cosa?» soffia carezzandoli i morbidi capelli ribelli.
«Che sia arrivato il momento di partire.», e posò un bacio sulla mia guancia.
«Per dove?» chiesi corrugando la fronte, facendo scorrere le mani lungo la sua schiena.
«Per un posto fatato, un posto in cui il verde si fonde con i tuoi occhi, in cui puoi sentirti per una volta un bimbo sperduto, o lo stesso Peter Pan. Un posto in cui puoi essere te stessa, sempre.» mormorò. Fu lì, che capii. Capii che avrebbe mantenuto la promessa, che avrei visto quello che era il suo mondo.
Sorrisi, elettrizzata, e mi strinsi a lui, facendo combaciare il suo petto col mio, incrociando le gra,be ai suoi fianchi, tanto che sentii l’aria mancarmi appena.
«Ehi… » disse in un risolino, carezzandomi i capelli con una mano, affondando il viso in essi.
«Io sono me stessa ovunque… basta che ci sia tu.» mormorai, poggiando la fronte nell’incavo del suo collo, per poi baciarlo.
«Credevo volessi andarci.»
«Non mi sto rimangiando nulla.» dissi allontanandomi per guardarlo negli occhi. Erano limpidi, cristallini, mi persi in essi per attimi infiniti. Ingabbiai il suo viso fra le mie mani, e lui mi baciò a fior di labbra.
«Non potrei mai.» sussurrai. «Prima che l’inverno faccia il suo corso.» annui posando le mie labbra sulla sue, plasmandole su esse.
«Dopodomani.» mormorò a pochi millimetri di distanza.
Ed ancora lo sentii, il mio cuore, battere violentemente, senza poterlo essere controllare.
Ogni tassello nel mondo, ogni cosa, fu come se fosse collocata nel suo posto originario,come la realtà si avvicinasse piano alla perfezione, mentre le mie labbra si muovevano piano sulle sue.
Non c’era preoccupazione, non c’era paura, non c’era malinconia, solo felicità, gioia, allegria… ed amore.
Amore che mi legava a lui incondizionatamente.
Cingendomi per i fianchi mi sollevò dal tavolo, aggrappandomi ancora a lui con le gambe, tenendoli sempre il fiso fra le mani.
«Fidati di me, tu sei l’unica.»
«Voglio soddisfare i segreti irrivelati del cuore.»
Poi i suoi occhi incontrarono i miei, ancora. «Oh, amore mio, già lo fai.»

«Credo andrò a trovare Jackson.» dissi alzandomi dalla poltrona della sua camera d’albergo e afferrando la mia borsa.
«Ora?» chiese uscendo dal bagno con ancora i capelli bagnati. Quella vista mi mozzò il fiato e fece aumentare il battito del mio cuore. Il suo corpo nudo era solo avvolto in vita da un asciugamano. Mi sorprese indugiare con lo sguardo sul suo corpo.
Sorrise. «Hai finito?» chiese divertito.
Alzai lo sguardo di scatto, sul suo viso, avvampando appena di rossore. Mi passai, imbarazzata, le mani fra i capelli, fermandomi dietro la testa.
«Scusa.» dissi dondolando sui piedi. Si poggio allo stipite della porta e sorrise.
«Dovrò attendere molto?» chiese incrociando le braccia al petto.
Arricciai le labbra e feci spallucce. «Non so. Voglio parlargli.» risposi avvicinandomi a lui e guardandolo ancora negli occhi, quegli occhi che amavo tanto, che contenevano segreti e desideri svelati.
Annui col capo e premendo il palmo della mano sulla mia guancia, avvicino il suo viso al mio, baciandomi con delicatezza le labbra.
Con i polpastrelli gli carezzai la guance, prima di allontanarmi.
«Ti amo, Stewart.»
«Ti amo, Pattinson. Sempre.»
Mi allontanai da lui. Negli occhi, infinta dolcezza.

Presi il cellulare in mano e presi a scorrere la rubrica velocemente, fino a trovare il numero che desideravo.
Portai il telefono all’orecchio, mentre squillava.
«Kris?», la voce di Jackson rispose al terzo quinto squillo.
«E chi vuoi che sia?» chiesi corrugando la fronte, mentre entravo in auto.
«Giusto.» disse in un risolino.
«Sei a casa?» chiesi.
«Ehm… veramente sto uscendo. Porto un po’ fuori il cane.»
«E’ un disturbo se ti raggiungo?» chiesi accendendo il quadro dell’auto.
«No, non direi. Sto andando in spiaggia.»
«Solito posto?» chiesi partendo.
«Si.»
«Arrivo. », ed attaccai senza aspettare risposta.



*

Ringraziamenti.

Nessie93: ciao, Chià! Scusa per l’enorme ritardo, ma non sono riuscita a postare prima. Tu sei sempre troppo buona con me! Mi piacciono le ipotesi che hai fatto su Jackson… sono interessanti, e ci hai preso più o meno. Scoprirai però nel prossimo capitolo. Grazie, cara. <3
Xx_scrittrice_xX: Ely! Che farei senza di te? Sono contenta lo scorso capitolo ti abbia comunicato serenità e tranquillità… era quello il mio intento! E spero che questo capitolo ti sia piaciuto. Il tuo parere conta.  Il momento di Jackson è arrivato… attendi solo un altro capitolo! XD Grazie di cuore. Mi sei mancata.
GiuliaCullen: ciao! *_*  Sono contenta ti piaccia la mia fiction! Grazie! Grazie mille, davvero! Riguardo la mio modo di scrivere… beh, al riguardo non mi esprimo… stendiamo un velo pietoso XD Spero questo capitolo ti sia piaciuto come i precedenti. A presto… e grazie ancora!
Hirricane881: ciao! *_*  la tua recensione mi ha lasciata davvero senza parole. Sono contenta ti piaccia la mia fiction… ci tengo davvero tanto a ciò che scrivo. Ci metto sempre tutta me stessa, anche se poi non sono il massimo. Anche a me la luce del pc mi fa bruciare gli occhi! Specialmente quando rimango a scrivere fino a tardi. Grazie, grazie davvero di cuore. A presto!

A voi, con immensissimissimo affetto,
                                                              Panda.


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Capitolo 25
*** Capitolo 24 ***


 

 

 

 

 

 

CAPITOLO 24

 
Sei tu la parte migliore di me stesso,
il limpido specchio dei miei occhi,
il profondo del cuore,
il nutrimento,
la fortuna,
l’oggetto di ogni mia speranza,
il solo cielo della mia terra,
il paradiso cui aspiro.
William Shakespeare, poeta e drammaturgo inglese, 1564-1616.

 

Il sole giocava sulle increspature dell’acqua, e sembrava essere passato un secolo dall’ultima volta che i miei occhi avevano visto quella spiaggia. Sorrisi, scuotendo appena il capo.
Che cosa ridicola, pensai. E’ strano come la vita possa cambiare in pochi giorni, come tutto ciò che hai, tutto ciò che difendi in pochi attimi sia sbaragliato ai quattro venti, senza reali perché, solo per curiosità, solo per lavoro.
Ma esiste sempre una soluzione, un motivo per cui valga la pena stringere i denti e continuare ad andare avanti, anche se i tuoi più intimi segreti… beh, non sono più intimi come una volta. Ed io avevo la mia ragione per infischiarmene del resto del mondo, la mia ragione per crearmi un piccolo angolo di paradiso illuminato perennemente dal sole. Era lui, il mio posto, il luogo in cui ero semplicemente me stessa, solo Kristen Stewart. E valeva la pena, lottare e tenere duro, perché la vita, regalo più grande non poteva farmi.
Scesi dall’aiuto, infilandomi gli occhiali da sole e scrutando la spiaggia. E lo vidi. Jackson lanciava un bastone, il cane glielo riportava. Sorrisi e correndo mi avvicinai a lui.
Jackson era di spalle, quando Napoleone si bloccò guardandomi e rizzando le orecchie. Mi corse immediatamente incontro, e in pochi attimi me lo ritrovai addosso. Inevitabilmente, ridendo, caddi sulla sabbia, schiacciata dall’enorme peso del Golden Retriever.
«Si, mi sei mancato anche tu.» dissi ridendo, cercando di rialzarmi mentre il cane scodinzola davanti a me. Alzai lo sguardo e vidi Jackson avvicinarsi, sorridendo con fare dolce. Un sorriso che mi era mancato, mancato da morire.
«Ciao!» esclamai avvicinandomi, sorridente.
«Ciao.»  rispose lui, una strana luce negli occhi color del mare.
«Posso abbracciarti?» chiesi in un risolino.
Lui scosse il capo, ridacchiando, e afferrandomi per un braccio mi attirò a sé, stringendomi contro il suo petto.
«Mi sei mancata, Kris.» mormorò e nella vice una nota di tristezza. Amichevolmente picchiettai con la mano sulla sua spalla, prima di allontanarmi e guardarlo in volto.
«Tutto okay?» chiesi allarmata dal tono della sua voce, «è… successo qualcosa?» chiesi mentre una ruga d’apprensione mi solcava la fronte.
Lui sorrise. «Nah, è tutto okay. Sono solo molto stanco. Non ho dormito molto negli ultimi giorni… ho fatto da balia a mia sorella che ha preso la febbre.»
Sorrisi e fermai i capelli, spostati dal vento, alzandomi gli occhiali sulla fronte. Sbattei le palpebre non ancora abituata alla forte luce del sole.
«Sicuro?» chiesi corrugando la fronte.
Lui sorrise, annuendo flebilmente col capo. «E’ tutto okay. Dai, nanerottola, ti offro un caffè.»
L’uno a fianco dell’altro ci dirigemmo verso il bar più vicino.


Nell’angolo più appartato dello starbucks, Jackson beveva il suo caffè, fissando le sue mani che circondavano il bicchiere di cartone. Il suo sguardo era indecifrabile.
Con le mani, poggiate sulle gambe, torturavo un lembo della mia maglia, in attesa che parlasse.
«Così, parti?» chiese senza alzare lo sguardo, prima di bere un sorso di liquido nero.
«Si.», la mia voce era pari ad un sussurro perso nella tempesta.
«Quando?»
«Fra un paio di giorni.»
Annui piano col capo, prima di bere ancora un sorso di caffè.  Poi alzò gli occhi su di  e l’intensità del suo sguardo ebbe la potenza di una slavina, scosse il mio animo, colpendomi al cuore. Qualcosa nello sguardo, mi costrinse a chinare il capo, quasi colpevole.
«Sono felice per te, Kris.»
Alzai di scatto lo sguardo e, lo vidi, sereno. Uno sguardo che mi aveva rassicurato durante i giorni delle riprese, giorni in cui il mio cuore era in perenne tumulto, in cui il mio cuore cercava solo parole rassicuranti, qualcuno che mi dicesse che tutto si sarebbe sistemato, che tutto sarebbe andato per il meglio… ed in fondo, alla fine, era così.
«Meriti tutta la felicità di questo mondo, nanerottola.» mormorò sorridendo dolcemente. «E Robert è davvero fortunato.»
Aprii la bocca per replicare, ma la voce mi morii in gola quando il mio cellulare prese a squillare.
Sorrisi, imbarazzata. «Scusami.»
Afferrai il telefono dalla borsa. Robert.
«Ehi.» dissi voltando appena il capo, guardando il pavimento accanto a me.
«Dove sei?», nella sua voce una nota d’impazienza.
«Ehm… sono con  Jackson.»
«Ah. Sul serio?»
«Si, te l’ho anche detto, prima che andassi via. Soffri per caso di perdita di memoria a breve termine?» ridacchiai.
«Ah-ah, divertente. Devo parlarti.» disse ancora con una traccia d’impazienza nella voce.
Sbattei le palpebre e corrugai al fronte, confusa. «Mi sta spaventando.» dissi sentendo il mio corpo irrigidirsi.
«Tranquilla, non è nulla di grave, ma ho urgenza di parlarti.» si affrettò a spiegare.
«Okay. Arrivo.» risposi confusa.
«Ricorda a Jackson che sei mia.»
Feci un risolino. «A dopo, idiota.» e riappesi.
«Robert?» chiese Jackson con l’ombra di un sorriso sul volto.
Annuii, imbarazzata, col capo.
«E devi andare.» continuò sempre fissandomi in volto.
Annuii ancora col capo.
Sospirò. «Allora ci vediamo, Kris.»
«Mi mancherai, Mr Hyde.» dissi sorridendo, con cuore ricolmo di nostalgia per pomeriggi passati nella mia roulotte a guardare film.
«Mi manchi già, Dott. Jackill.» rispose con occhi luminosi. Mi sposi sul tavolo, per stringerlo a me.
«Ti voglio bene.» mormorai.
«Ti voglio bene, anch’io.»
Poi mi allontanai, salutandolo con la mano, rinfrescando la scatola dei ricordi contente l’immagine dei suoi occhi limpidi e chiari.


Jackson Rathbone osservò Kristen Stewart uscire dal locale poco affollato.
Osservò i capelli di lei mossi dal vento, accarezzati dalla brezza del mare.
La osservò allontanarsi, entrare in auto e scomparire.
Quanto le sarebbe mancata?
Forse troppo, per essere quantificato. Era la sua migliore amica, in fondo, o forse… qualcosa di più che mai avrebbe voluti ammettere.
L’aveva vista, durate i mesi delle riprese, innamorarsi di Robert. Un amore che, ora, la legava a lui incondizionatamente, attraverso un filo invisibile impossibile da spezzare. E Jackson Rathbone lo sapeva, lo sapeva bene.
Gli mancava. Gli mancavano le lunghe chiacchierate, le risate, i sorrisi, gli abbracci. Gli mancava Kristen, e lei non lo avrebbe mai saputo. La
sua Kristen…
Non avrebbe mai saputo come sarebbe potuto essere, ma ormai non gli importava. Lei era felice, e questo gli bastava.
Jackson si passò una mano fra i capelli castani, sospirando e poggiando il mento su una mano.
… e lei non lo avrebbe mai saputo.
Ma la vita cambia e va avanti, Jackson ignaro sedeva a quel tavolino.
D’un tratto qualcosa cambiò. Jackson scattò in piedi mentre liquido marrone gli veniva rovesciato sulla camicia celeste, stirata alla perfezione.
«Ma, cavolo!» ringhiò allontanandosi e cercando di non far aderire la camicia impregnata di liquido bollente al suo addome scolpito.
«Mi perdoni!» si affrettò a scusarsi una voce sottile. Jackson chiuse un momento gli occhi, cercando di calmarsi, mentre il sangue gli ribolliva nelle vene.
«Mi perdoni, sul serio! Non era mia intenzione.» esclamò ancora quella voce mentre delle mani, impacciate passavano un fazzoletto di stoffa sulla sua camicia bagnata.
Istintivamente, rosso di rabbia, Jackson aprì gli occhi, per zittire ed allontanare la ragazza che cercava invano di rimediare al danno fatto, ma non ci riuscì. Quando i suoi occhi incontrarono iridi color cioccolato, dolci come miele mescolato a zucchero, sentì la rabbia scemare.
«No, no… ferma.» riuscì a balbettare fermando le mani di lei, afferrandola per i polsi.
«E’ solo una camicia.» sorrise, sorpreso da se stesso.
La ragazza, alta, snella, dai lunghi capelli color dell’oro, sorrideva rossa d’imbarazzo, mordicchiandosi nervosa le labbra piene.
«Gliela porto in tintoria!» esclamò d’un fiato.
Jackson scosse il capo, in un risolino, ogni traccia di rabbia, scomparsa.
«Mi permetti almeno di lavargliela, signor Rathbone.» disse lei recuperando il vassoio su cui erano poggiati due cappuccini.
Jackson sospirò. «Solo se mi chiami Jackson, signorina...»
«Holly.» sorrise flebilmente lei.
«Holly.» ripeté, sorridendo. Ignaro delle meraviglie che il futuro gli riservava.

 
Entrai nell’albergo, senza sfilarmi gli occhiali da sole, mantenendo un profilo basso, cercando di passare inosservata alla coppia che leggeva il giornale sui divani della hall.
Non attesi l’ascensore, salii al terzo piano, prendendo direttamente le scale.
Con la mente vagai, cercando di immaginare cosa volesse dirmi Robert con tanta urgenza, ma la mia testolina non ne ricavò assolutamente nulla. Innervosita da me stessa, e dalla mia limitatezza mentale, dal fatto di non possedere una sfera magica che mi  svelasse tutti i segreti del mondo, mi diressi lungo il corridoio, bussando poi sulla porta bianca, ormai stanca di dovermi vedere ogni giorni.
Mi resi conto che il caffè, a quell’ora del pomeriggio, mischiato all’impazienza dovuta al “segreto oscuro” di Robert, mi mandava fuori di testa. Ed addio alla mia sanità mentale.
Scossi il capo, ridendo con leggere isteria, del mio momento di pazzia e crisi mentale.
Bussai e due secondi dopo la porta si aprì. Tutto accadde repentinamente, tanto che mi ci volle qualche secondo per capire cosa stesse succedendo. Robert mi afferrò per un polso, trascinandomi dentro, baciandomi a fiori di labbra e chiudendo la porta con un piede. Poi si diresse verso il letto sul quale era adagiata la sua valigia e mille carte erano gettate in modo confusionario sul copriletto.
Guardai quel caos, confusa e interdetta. Corrugai la fronte, prima di avvicinarmi piano a lui e poggiargli una mano sul braccio. «Rob… che mi sono persa?»
«Mi son informato sui voli. Si parte domani.» esultò, e nella sua voce era ricolma di felicità, sincera felicità. I suoi occhi brillavano come Venere nel cielo notturno. Sorrisi, involontariamente a quella vista.
«Domani?» chiesi corrugando la fronte.
Annuì col capo, ma un istante dopo la sua espressione cambiò e il suo corpo si irrigidì. «Se per te non è un problema.»
Lo guardai, come avesse appena detto la bestemmia più ignobile di questo mondo, poi un sorriso colorò il mio viso e, per me, inevitabile ed incontrollabile gettargli le braccia al collo e saltargli addosso, circondando la sua vita con gambe. Roteò su stesso, i suoi l’azzurro dei suoi occhi fuso al verde dei miei.
«Sul serio?» cinguettai intrecciando le mie dita ai suoi capelli chiari e setosi.
«Sul serio.» confermò lui, fermandosi. Con una mano gli carezzai il viso, sfiorandogli con l’indice le labbra.
«Sarai la mia scelta involontaria, l’unico capace di ascoltare le mie inquisizioni più profondepotresti essere colui che amerò, per sempre. Forse è un po’ esagerato, lo ammetto, ma dona poeticità alla mia dichiarazione, non credi?» mormorai.
Sorrise, baciandomi il polpastrello. «La mia sciocca Kris. »
«Tua… mi piace sentirtelo dire.»
«Mia, mia, mia, mia, mia… mia.»
E poi mi baciò.

 

*

Ebbene, gente, eccomi qui con una cattiva – o buona, dipende dai punti di vista-  notizia: questo è l’ultimo capitolo, prima dell’epilogo.
Non ho molto tempo per ringraziare tutti a modo, sono sommersa dai compiti e da montagne di definizioni sui limiti e derivate. Perciò ringrazio di cuore: Broken Heart, Nessie93, KeLsey, Xx_scrittrice_xX e doddola93, con la promessa di rifarmi nel prossimo capitolo.

Con immenso affetto, Panda.

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Capitolo 26
*** Epilogo ***








EPILOGO

 


La tua virtù è la mia sicurezza.
E allora non è notte se ti guardo in volto,
e perciò non mi par di andar nel buio,
e nel bosco non manco compagnia perché per me tu sei l’intero mondo.
E come posso dire d’esser sola se tutto il mondo è qui che mi contempla?
William Shakespeare.

 

 

Il vento mi scompigliava i capelli, leggero, delicato, fresco. Il cielo ero sepolto da una coltre di nuvole grigie e l’unico rumore udibile, oltre la ghiaia sotto i nostri piedi, era lo stormire delle foglie, sopra le nostre teste.
Le mie dieta erano intrecciate alle sue ed il mio cuore palpitava frenetico, galoppava come un cavallo in corsa, mentre con lo sguardo mi perdevo nelle meraviglie di Kensington Gardens.
Non vi era posto più bello, più magico di quello.
Il posto in cui lui era cresciuto.
«E’ magnifico.» dissi ammaliata guardando un albero secolare ergersi dinanzi ai miei occhi.
«Lo so.» mormorò al mio orecchio, circondandomi l’addome con le braccia e poggiando il mento sulla mia spalla.
«Sono cambiate così tante cose.» sussurrai perdendomi nei mille colori del corteccia.
«Si, è vero. Ho te, finalmente.»
Mi voltai per guardarlo in volto, corrugando la fronte, confusa. Lui fece un risolino, scuotendo il capo e costringendomi a voltarmi, per guardarlo negli occhi.
«Mi sorprende che tu non te ne sia mai accorta, Kris, ma alla fine è stata una buon cosa.»
Inclinai il capo. «Ancora non capisco.»
Mi baciò un lembo di pelle sotto l’orecchio. «I miei occhi sono stati rapiti dai tuoi sin dal primo momento, signorina Stewart. Le notti insonni nella mia roulotte, le notti fra caramelle e cioccolata, le notti consumate e ripetere le nostri parti, un cellulare non perduto in un bosco… » mormorò al mio orecchio.
Sgranai all’istante gli occhi, e mi allontanai per guardarlo in volto, prima di puntarli un dito contro e riducendo gli occhi a due fessure. «Eri stato tu! L’avevi nascosto!» esclamai, ignara di una cosa che in quel momento sembrava così ovvia.
«Si.» disse in un risolino. «Tutta opera mia.», e si picchietto sulla tempia.
Lo guardai per un istante, poi un sorriso di dipinse sul mio viso. «Potevi dirmelo prima, sai. Mi avresti risparmiato una quasi visitina da uno psicologo. Mi stai facendo uscire dai gangheri.» dissi fingendomi imbronciata.
Lui sorrise, baciandomi a fior di labbra. «Non eri l’unica, allora.»
«Non credi che, per certi versi, l’amore sia un po’ come Peter Pan?» chiesi giocherellando con i suoi capelli, mentre lui mi stringeva di più a se, facendo combaciare perfettamente i nostri corpi, come forgiati per incastrati l’uno all’altro.
«Non saprei… matura di giorno in giorno.» disse arricciando le labbra perfette.
«Ma è dispettoso, audace, allegro, gioioso… giocoso. Vive fra alti e bassi e delle volte non ha paura di nulla.» sussurrai.
«Giusto.», la sua voce era miele, bassa e melodiosa.
«Forse se uniamo i nostri cervelli uno intero e decente ne verrà fuori.» osservai ironicamente prende nomi il mento fra l’indice ed il pollice.
Lui rise sommessamente ed il suo petto vibrò. «Sei incredibile.»
«E mi ami per questo.»
«E ti amo per questo.»
Posò piano le sue labbra sulle mie, plasmandosi su esse.
«Sei il mio presente, Rob.» mormorai col cuore scoppiettante ed il fiato corto.
«Voglio essere il tuo futuro.», la voce gonfia d’emozione. I suoi occhi ardevano, come fiamme azzurre e verdi.
«Oh, Robert, tu sei il mio futuro.»
Catturò con immenso ardore le mie labbra, e sentii il mio corpo quasi fondersi con suo, diventare un tutt’uno. Citando Aristotele: eravamo un’anima sola divisa in due corpi.
Nessuno ci avrebbe separato. Non avevamo paura del mondo. Finché saremmo stati insieme tutto sarebbe passato, ed i nostri visi sulle più importanti riviste avrebbero perso, prima o poi, il loro successo.
Non contava nessuno… né gli i curiosi, né la summit, né le nostra regista, né gli i conoscenti, né i fan.
Si quella era la verità.
Lui era mio presente.
Lui era il mio futuro.
Perché insieme eravamo invincibili.

 

The greatest thing you’ll ever learn
is just to love
and be loved in return.


*

 

Ed eccomi qui, alla fine di questa tanto travagliata storia. Che dire? Mi mancherà, questo è certo. Il motivo, non lo so nemmeno io.
Non voglio restare qui ad annoiarvi con stupide chiacchiere.
Ci tengo molto a ringraziare le tante persone che hanno inserito questa fan fiction fra i preferiti, chi fra le seguite e chi ha letto senza recensire. Grazie davvero, dal profondo del cuore.
E grazie a voi che avete commentato l’ultimo capitolo.
Grazie a ladyang. Non importa se non hai recensito gli altri. Il solo sapere che l’hai comunque seguita mi rende felicissima.
Grazie e Xx_scrittrice_xX, che anche se non ha capito un ciufolo di Jackson ha comunque apprezzato il capitolo scorso. Per averla seguita, per aver contribuito alle immagini… per essere
qui.
Grazie a Nessie93 che nonostante tutto continua a seguirmi, per oscuri ed ignoti motivi. Lei felice del lieto fine, lei che mi dà la giusta dose di carica nell’ultimo periodo. Grazie per il sostegno.
Grazie a KeLsey, la mia piccola Eri. Grazie per l’appoggio, per aver diviso con me tutto questo. Sì, Eri, lei è
sua.
Grazie a Herrucane881, che sembra aver apprezzato il capitolo con le sue imprecisioni ed errori di battitura dovuti al poco tempo a disposizione. Grazie per averla seguita… grazie di cuore.

E grazie a lei, alla mia dolce e stramba , che mi manca tanto.
Per te, tesoro.
Ti voglio bene.

Grazie davvero a tutti voi per averla seguita.

Con immenso affetto, Panda.

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