La Promessa di un Angelo

di BaBa88
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** capitolo 5 ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***


 

 Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie Meyer, questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 

 

 

CAPITOLO 1

 

 

 

 

Bella buttò la testa sul cuscino e quell’odore famigliare fu l’ennesima prova che tutto fosse svanito. Quel profumo zuccherino le trafisse il cuore e il nodo che s’insinuava alla gola non le facilitava la respirazione. In quel momento si rese conto che tutto era perduto!

Edward se n’era andato per sempre.

Non avrebbe mai più toccato i suoi capelli morbidi e perfettamente spettinati, mai più guardato il suo sorriso sghembo rivolto sempre a lei, non avrebbe più condiviso il letto con lui, mai più litigate, né riconciliazioni, né sorrisi. Le restavano solo bellissimi ricordi di una vita insieme e avrebbe pagato centinaia di dollari se questo fosse bastato a riaverlo indietro.

Il suo unico progetto era di rimanere a fianco a suo marito: la sua anima gemella. Non chiedeva altro, eppure le era stata tolta anche questa possibilità.

Edward, dopo essersi lamentato di un continuo mal di testa, aveva accettato il consiglio di Bella ed era andato dal medico per farsi prescrivere dei medicinali, atti a far sparire quel terribile dolore. Lui presumeva che il “fastidio” fosse dovuto allo stress o alla troppa stanchezza che accumulava a lavoro. Non immaginava, però, che gli avrebbero diagnosticato un tumore al cervello.

Edward aveva venticinque anni. La morte era arrivata troppo presto a bussare alla sua porta.

Bella si alzò frettolosamente dal letto, non aveva la forza di continuare a ricordare. Tuttavia, il girare a vuoto per la casa, le ricordava sempre lui.

Stanca e afflitta, ritornò a sdraiarsi sul letto, forse con un po’ di riposo sarebbe riuscita a far trascorrere la notte più velocemente. Peccato che, per far ciò, fosse necessario andare a spegnere la luce, posizionata vicino alla porta della camera. E questo la fece crollare nuovamente in un pianto disperato.

Ogni sera, Edward e Bella lanciavano una monetina decretando che il perdente avrebbe dovuto alzarsi e arrivare fino all’interruttore per spegnere la luce. Lei odiava quel gioco, perché, ogni volta che usciva testa, doveva alzarsi senza controbattere, accentando la sconfitta. Odiava perdere, odiava alzarsi da quelle lenzuola calde e accoglienti, ma ogni volta doveva farlo e, adesso, lei l’avrebbe fatto anche volentieri, pur di avere accanto ancora suo marito.

Bella s’impose di non piangere e decretò infine che, per quella sera, avrebbe fatto a meno di alzarsi e spegnere quella maledetta luce! Con questa decisione, chiuse gli occhi e crollò fra le braccia di Morfeo.

 

Il suono del telefono la svegliò di soprassalto. Si rese conto che, dopo essere riuscita ad aprire con fatica gli occhi, la notte era passata, portando con sé un nuovo giorno da affrontare. Si alzò lentamente e prese in mano il cordless posto sopra il comodino.

<Pronto.> rispose con la voce ancora impastata dal sonno.

<Oh, tesoro, ti ho svegliata?> chiese premurosa la madre.

Renée la chiamava ogni mattina, assicurandosi che la figlia stesse bene. Odiava non poter fare altro, ma Bella aveva chiaramente affermato di poter stare in casa da sola.

<Non ti preoccupare.> rispose senza troppa enfasi.

<Tuo padre è andato a lavoro. Pensavo ti avrebbe fatto piacere una mia telefonata.> disse sconsolata.

Renée non era di certo una donna furba, ma conosceva molto bene sua figlia e sapeva che le chiamate mattutine non erano gradite. Ma era pur sempre sua madre e non poteva lasciarla in balia di se stessa.

D’altro canto per Bella era diverso. Amava la madre, ma, sentendola, le ricordava le facce buffe che faceva Edward quando stava al telefono con lei e questo non faceva altro che aumentare il dolore della sua perdita.

Edward e Renée non erano mai andati d’accordo, non per colpa del marito, bensì della madre che lo considerava un ragazzo troppo esuberante: decisamente un uomo da non sposare.

Per questi futili motivi il loro rapporto non si era mai spinto oltre. Adesso non ci sarebbe stata più nessuna occasione per recuperare il loro rapporto “d’amore”.

<Bella, perché non vieni a trovarmi? C’è ancora quella busta che non hai letto, magari è importante. Perché non fai un salto?>

<Mamma, sarà un altro biglietto di condoglianze. Non ci faccio niente, buttalo.>

<Non credo. Davanti c’è scritto “Lista”.>

Bella chiuse la chiamata senza salutare la madre.

Quella parola le ricordava uno strano discorso di Edward…

 

<Ahia!> strillò Bella.

Aveva perso, anche questa volta, al gioco del lancio della monetina e quando aveva spento la luce, era andata a sbattere contro il comodino, collocato vicino al letto. Edward rideva sotto le coperte, adorava questo momento. La sua Bella era tremendamente goffa, cadeva sempre da qualunque parte e al buio il suo equilibrio era ancora più scarso.

Si ricordò di quando la conobbe per la prima volta.

Era al quarto anno e si era trasferito a Forks dalla nonna. I suoi genitori erano sempre in viaggio per via del lavoro e lui si era stufato di essere scaraventato continuamente da uno stato all’altro senza avere la possibilità di instaurare una solida amicizia.

Per questi validi motivi, decise che l’ultimo anno l’avrebbe trascorso in un unico posto.

Il primo giorno di scuola si ritrovò nel corridoio intento a cercare l’aula di biologia e una ragazza apparsa dal nulla si scontrò con lui, cadendo poi per terra. Quella ragazza era Bella e da quel giorno non si separarono mai. Certo, non avrebbe mai immaginato che la goffaggine della moglie sarebbe andata a peggiorare negli anni.

<Edward, smettila di ridere!> disse la moglie alterata.

<Ma, amore, sei così buffa.> rispose aiutandola ad alzarsi e portandola nel caldo lettone.

<Sai, stavo pensando.> continuò.

<Edward Cullen che pensa. Questa è nuova.> disse ironica Bella, interrompendo il discorso del marito.

<Ah, che ragazza sciocca. Come farai se un giorno io non ci fossi più per salvarti? Dovrei scriverti una lista, così saprai come cavartela.>

<Tranquillo. Jake sarà lieto di aiutarmi.> Bella sapeva che nominando quel nome, Edward sarebbe esploso dalla gelosia.

Jacob -o Jake, come si faceva chiamare- era il suo spasimante ai tempi del liceo. Quando Edward entrò nella sua vita, Jacob ci provò spudoratamente e spesso finiva tutto con una scazzottata tra i due.

Il marito, all’epoca, aveva temuto di perdere Bella. Temeva che il suo rivale riuscisse nel suo intento, ma, quando le disse il fatidico “si”, non si preoccupò più e lasciò stare definitivamente quel “cane” insopportabile.

Proprio per questo, Edward non si fece prendere dalla rabbia e continuò il suo giochetto: stuzzicare Bella Swan.

<Al primo posto scriverò: comprare un’abat-jour. Cosi non hai bisogno di alzarti per spegnere la luce ed eviterai di cadere.>

<Ah ah ah, che simpatico umorista.> disse ironica Bella.

<Al secondo posto: comprare una sveglia. Ti piace troppo dormire e se non ti svegliassi io ogni mattina, faresti sempre tardi a lavoro.> precisò il marito.

<Terzo punto: comprare un cerca-chiavi. Le perdi sempre.>

<Edward, finiscila!>

<Quarto punt...>

<Amore, che ne diresti di fare un altro giochetto?>

Bella cercò in qualche modo di fermarlo. Come una gattina, si strusciò maliziosa contro di lui, gli baciò il collo e posò un leggero bacio sulle sue labbra.

<Quarto punto: ricordare di pagare le bollette. Se non ci pensassi io, ci avrebbero già staccato la luce.>

Edward non demordeva, il tentativo di seduzione della moglie non l’aveva scosso neanche un secondo.

<Buona notte, Cullen.>

Adirata e sconfitta, la moglie si girò dall’altra parte e cerco di dormire.

 

A quel tempo Bella non aveva dato peso alle parole del marito. “Edward non poteva averlo fatto davvero.” pensò sconcertata.

Si aprì un barlume di speranza per lei.

Desiderava tanto poterlo sentire ancora una volta accanto a lei…

 

Ho preso spunto dal bellissimo film e libro “P.S. I love you”. L’ho rivisto questa sera per l’ennesima volta e non ho fatto altro che immaginare i nostri personaggi in questa storia. Così non ho potuto tenere a freno questa idea e l’ho scritta xD xD spero vi piaccia!

 

 

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


Prima di iniziare vorrei ringraziare chi mi ha messo tra i seguiti e chi tra i preferiti ma soprattutto a: Alexia___18, Air_Chaos, Volpessa22 e CullenVale. grazie ragazze per aver recensito e grazie per i complimenti^^.

 

In fine vorrei chiarire un concetto: Ho preso spunto dal bellissimo film e libro “P.S. I love you”, la base della mia storia parte proprio da questo ma ovviamente (come ho appena detto è solo la base) il resto sarà tutto frutto della mia immaginazione xD. Scusate ma era giusto essere chiari perché potete trovare delle somiglianze, quindi ho voluto subito spiegare il motivo. Grazie dell’attenzione^^.

Buona lettura!!!

 

 

 Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie Meyer, questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 

 

CAPITOLO 2

 

Testo betato da Air_Chaos

 

Per settimane Bella rimase chiusa in casa. L’idea di scoprire cosa ci fosse dietro quel misterioso biglietto non la sfiorò più.

Dopo aver pensato svariate volte, arrivò alla conclusione che la sua idea fosse sciocca: un desiderio malsano di una vedova ancora affranta per la perdita di suo marito.

I giorni passarono velocemente, la casa poco a poco diventò come un campo di battaglia. Vestiti sparsi per casa, bottiglie vuote per terra, piatti sporchi per tutto il soggiorno: un vero disastro! Non si preoccupava più di niente. Le sue giornate le trascorreva per la maggior parte del tempo sul letto e, qualche volta, presa da una sfrenata pazzia, accendeva lo stereo e cantava a squarciagola, con una spazzola per capelli fra le mani, qualsiasi canzone trasmettessero alla radio.

Non le importava cosa potessero pensare i vicini, non le importava quanto baccano potesse fare, visto che le sue pazzie si scatenavano sempre di notte, non le importava di nessuno. La disperazione della sua perdita la portò a vivere in modo infelice e sbagliato e per lei questa fu l’unica cosa sensata che potesse fare. A lei andava bene così, non avrebbe cambiato il suo stato, sarebbe rimasta l’eterna infelice: l’unico modo per onorare Edward.

 

Bella si svegliò di soprassalto: qualcuno stava bussando alla porta in modo ostile.

Si alzò stordita e assonnata e andò verso l’ingresso. Prima di aprire, il suo sguardo fu catturato dall’ora che segnava l’orologio. Erano le sette del mattino! Chi era quell’infermo mentale che poteva disturbarla a quell’ora?

<Bella, finalmente! È da un’ora che busso!>

<Ah, ciao Alice.> salutò scocciata.

<Buongiorno anche a te!> ironizzò acida Alice.

Bella guardò la sua amica: solo lei poteva venire a quell’ora del mattino.

Erano amiche fin da bambine. I loro genitori erano amici da anni, molto prima che loro nascessero. Alice era due anni più piccola rispetto a lei, eppure neanche la differenza di età interferì nella loro profonda amicizia. Erano inseparabili, dove si trovava una, potevi benissimo giurare di trovare pure l’altra. Avevano condiviso tutto insieme, a parte ovviamente le lezioni scolastiche: quello era l’unico momento di separazione tra le due. La loro amicizia era assoluta, vivevano in simbiosi. Potrebbero essere considerate addirittura sorelle, se il loro aspetto non fosse totalmente diverso: Alice capelli neri corvini, occhi verdi, vestita sempre con le migliori marche; Bella capelli castani, occhi color nocciola e vestita sempre non proprio alla moda.

<Pensi che un giorno mi farai entrare?>

<Oddio! Scusami, entra pure.>

Come una vera donna di casa Bella la invitò ad accomodarsi, certo non aveva messo in conto che la sua amica sarebbe svenuta da un momento all’altro.

<Oh, santissima divinità! Questa è una catastrofe!> strillò Alice guardando la casa tutta in subbuglio.

<Emmett, Jasper. Venite subito qui!> strillò al vento.

Poco dopo comparvero due figure maschili sulla soglia di casa. Erano anch’essi amici di Bella, precisamente i migliori amici del suo amato Edward.

Il primo, Emmett, l’aveva conosciuto a scuola. Era un anno più grande di lei, proprio come suo marito ed era esattamente per questo motivo aveva avuto il piacere di conoscerlo: frequentata gli stessi corsi di Edward.

La loro amicizia si era approfondita negli anni, formando un bellissimo gruppo in cui poco dopo si aggiunsero Rosalie e Jasper i fidanzati di Alice e l’orso, come lo soprannominava lei. Jasper, infatti, lo conobbe grazie alla sua amica. Era un ragazzo molto discreto, ma con il tempo riuscì ad aprirsi a Bella e a solidificare un rapporto di grande amicizia che prima era freddo e costante. L’amore tra Jasper e la sua migliore amica aveva dell’incredibile, si erano conosciuti tramite un viaggio a Miami, per loro doveva essere un “fidanzamento” estivo, invece non riuscendo più a fare a meno dell’altro, si erano ritrovati a convivere insieme dopo soli tre mesi dalla loro conoscenza. E adesso dopo sette anni si ritrovavano più innamorati che mai. Prossimi alle nozze.

<Caspiterina, Bella. Hai fatto una festa e non ci hai invitati? Non si fa così  con gli amici.> ironizzò Emmett guardando l’area circostante.

<Oddio, che disastro!> disse poco dopo Jasper.

<Jasper, ho bisogno d’aria. Non mi sento tanto bene.> disse Alice sventolandosi una mano in faccia.

<Ragazzi non fate i melodrammatici. Sistemerò tutto. Prima o poi.> rispose subito Bella diventando paonazza in viso, avendo constatato la brutta figura appena fatta.

<Sì?! E quando? Prima che una bustina di patatine ti divori?> disse sarcastica l’amica.

<Bella, tu fatti una doccia, lavati, vestiti decentemente e poi usciamo a fare colazione. Jasper, Emmett, voi ripulite tutto. Io esco fuori a prendere un po’ d’ossigeno.>

E così Alice, come un’ape regina, impose i suoi ordini e uscì velocemente da quella discarica puzzolente.

Bella, d’altro canto, non poteva che darle ragione e andò a farsi una sana doccia per poi prepararsi ad uscire.

 

Per tutta la giornata i tre amici portarono Bella a fare una passeggiata per tutta Seattle, città che ormai abitava da tempo.

La fecero girare per mille negozi, Alice non poté fare a meno di comprarle qualche nuovo indumento, “nuova vita, nuovi abiti” così aveva detto quando Bella sbuffò contrariata.

Stanchi e distrutti dal sano shopping, la portarono a pranzo fuori, dove si aggiunse Rosalie. Tutti erano presenti all’appello.

Bella e Rosalie non andavano d’amore e d’accordo. Non si era mai spiegato il motivo del loro rapporto così distaccato. Presumibilmente era dovuto ai loro caratteri troppo diversi. Fatto sta che da questa brutta disgrazia il loro legame si rafforzò maggiormente. Rosalie la chiamò tutte le sere da quando il marito morì e a questo Bella non dispiacque affatto, anzi, apprezzò sinceramente il suo gesto. Alla fine la morte di Edward aveva portato a qualcosa di buono.

<Bella, sono passata da tua madre. Mi ha detto di consegnarti questa lettera.> disse Alice, tra un boccone e l’altro.

L’amica le porse la busta “misteriosa” e Bella tremò dalla paura mentre la prendeva.

Fino a quel momento non ci aveva più pensato, era riuscita anche ad accantonare il dolore della perdita. Era stata così bella la giornata trascorsa che sembrava di essere ritornata indietro col tempo: felice e spensierata.

Guardò la busta bianca tra le sue mani, non sapendo cosa dover fare, poi, quando la curiosità la avvolse, prese un profondo respiro e aprì molto delicatamente la busta.

Quando riconobbe la calligrafia, il suo cuore si fermò per una frazione di secondo.

Era di Edward.

Con il respiro in gola e con le lacrime agli occhi, lesse la lettera, toccando con le dita la calligrafia pulita e ordinata di Edward.

 

Amore mio,

non so quando leggerai queste mie parole.

Poco tempo fa mi hai dichiarato che non ce l’avresti fatta senza di me.

Bella, tu puoi farcela.

Sei una donna forte e coraggiosa, puoi superare tutto questo.

Se vuoi aggrapparti ai nostri ricordi, fallo pure, ma vivi la tua vita.

Io ti rimarrò sempre accanto, non ti lascerò mai sola.

Quindi non avere paura di affrontare i tuoi ostacoli.

Sei una donna così bella e carismatica… non puoi rovinarti inutilmente.

Ti sarò sempre grato per avermi concesso di far parte della tua vita.

Ti amerò per sempre.

                                                                                                    

                                                                                           Tuo marito Edward.

 

 

P.S. Ti avevo promesso una lista, tanto tempo fa. Ogni mese riceverai una lettera, aprila e fai tutto quello che c’è scritto dentro. Non barare, ricordati che io ti vedo…

Quello che devi fare per questo mese è: divertirti.

Fatti portare a spasso da Alice, sarà divertente un po’ di sano shopping.

Esci tutte le sere, vai a ballare, ubriacati, fai qualsiasi cosa, ma non rimanere sola in casa. Questo è tutto per il momento…

Ah, un’ultima cosa: compra una maledetta lampada da mettere sul comodino!

Non vorrei che ti facessi male ulteriormente….

Ti amo!

 

Bella pianse per tutto il tempo. Le sue lacrime non erano di dolore, bensì di gioia. Gioia di avere un'altra possibilità di stare accanto a Edward.

Avrebbe fatto quello che gli chiedeva il marito. L’avrebbe fatto per lui. Per lei. Per i suoi amici.

Chiacchierare per tutta la mattina con loro l’aveva fatta riflettere, vedendo la sua disgrazia da un'altra prospettiva. Aveva notato che anche i suoi amici erano infelici, i loro occhi erano spenti come i suoi ed era normale questo loro cambiamento, anche per loro era morta una persona cara, soprattutto per Emmett che era il suo migliore amico, quasi un fratello. Tuttavia erano riusciti a mettere da parte il loro dolore per aiutarla e lei non poteva che essere loro grata per questo grande gesto.

Bella si impose che, da quel giorno, avrebbe fatto di tutto per ritornare felice, perché era quello che voleva Edward per lei.

 

 

 

 

Ed ecco finito il secondo capitolo, cosa ne pensate? Io quando ho scritto la lettera mi sono commossa… che dite, ho esagerato?!

Prima di salutarvi ne approfitto per ringraziare la mia beta: Air_Chaos. Grazie tesoro! Senza di te sarei persa!!!

Ok cari lettori XD un grande bacione, grazie e alla prossima!

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Capitolo 3
*** capitolo 3 ***


Risposte alle recensioni:

Alexia__18: beh si, Bella diventerà un po’ dipendente ma grazie a questo riuscirà a ricostruirsi una vita..spero che anche questo capitolo ti piaccia. Un bacio alla prossima!

ChiaraBella: grazie tantissimo per i tuoi complimenti, mi fa davvero piacere!baci, alla prossima^^.

Air_Chaos: tesorinoooo ti adoro! Grazie di sopportarmi sempre XD xD

Ringrazio chi mi ha messo tra i seguiti e chi tra i preferiti, ma anche a chi solo legge: GRAZIE!!

NOTE:

Alcuni di voi si sono preoccupati del fatto che Edward non ci sia in questa storia, vi sbagliate. Edward sarà sempre presente, ok è morto ma questo non vuol dire che non ci sarà una parte anche per lui : )

Buona lettura e mi raccomando  recensite : )

 

 Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie Meyer, questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 

 

CAPITOLO 3

 

 

Testo betato da Air_Chaos

 

 

<Sai, Edward, credo di amarti.> disse Bella ad un tratto, smettendo di scrivere.

Stavano studiando a casa sua ormai da ore, ma il pensiero di non riuscire più a mascherare i suoi sentimenti era diventato fonte di distrazione e lavorare accanto a lui non facilitava l’impresa. Erano giorni che pensava a come dichiararsi, non trovando mai il coraggio di esprimere i propri sentimenti e questo la faceva disperare profondamente. Avevano iniziato a frequentarsi da due mesi e la loro amicizia aumentava di giorno in giorno, scaturendo in lei nuovi sentimenti mai provati per un ragazzo in vita sua. Sapeva che non era proprio il momento giusto per dichiararsi così a lui, forse sarebbe stato più carino trovarsi in un ristorante, magari a lume di candela, o trovarsi in circostanze più consone per esprimere tutti i sui sentimenti, ma era diventato tremendamente difficile e il loro momentaneo avvicinamento non la fece ragionare lucidamente.

<Credi?!> Edward rise, guardando il viso di Bella diventare di mille colori.

Lei era ignara dei sentimenti che egli celava. Edward non aveva avuto mai il coraggio di dichiararsi a lei per paura di rovinare l’amicizia che li univa, ma scoprire che il suo amore era ricambiato lo fece tremare di gioia e allo stesso tempo gli fu naturale ridere dell’imbarazzo che Bella aveva scatenato nel confessargli il suo amore.

<Io non credo di essere innamorato di te.> continuò dicendo per prenderla in giro.

Adorava stuzzicarla, ma si rese conto che le sue parole furono fraintese e cercò di rimediare subito al danno commesso.

<Io sono sicuro di amarti.> affermò soddisfatto.

Erano mesi che non vedeva l’ora di dirglielo.

Bella si riprese dallo shock del rifiuto. Era convinta di non essere all’altezza delle sue aspettative, d’altronde era diventato il ragazzo più popolare della Forks High School e le ragazze più ambite sbavavano per avere un suo appuntamento. Lei, invece, era una ragazza dalla bellezza molto comune e non avrebbe mai pensato che proprio questa sua semplicità potesse fare breccia nel suo cuore.

<Mi ami?!> domandò imbarazzata.

Le sembrò sciocco chiedere un’ulteriore conferma, ma era rimasta così spiazzata che stentò a crederci.

<Da sempre.> rispose onesto alla sua ormai futura ragazza.

 

Bella si svegliò nel suo letto da sola, ricordando come fosse stato meraviglioso il momento della sua dichiarazione. Era stato il giorno più bello della sua vita, escludendo quello del matrimonio, e i sentimenti che provò in quella stanza furono immaginabili. Non avrebbe mai creduto che confessare i propri sentimenti l’avrebbe condotta a una vita piena di momenti intensi e bellissimi.

<Mi manchi tanto, Edward.> disse, prendendo il cuscino dalla parte sinistra del letto dove suo marito poggiava sempre la testa.

Era passato un mese dalla sua prima lettera e aveva fatto tutto quello che il marito gli aveva imposto.

La prima cosa che aveva fatto era l’acquisto di una lampada. Una bellissima e costosa lampada! Lei e Alice erano andate un giovedì mattina da Denali&Co., un negozio poco distante casa sua, e, dopo svariate ore, avevano optato per una lampada di metallo cromato color blu scuro che si intonava con i colori della stanza da letto.

Quella stessa sera, Alice la trascinò di peso a un schiuma party, dove con loro si aggiunse anche Rosalie. Il ballare, il bere e lo sporcarsi con l’appiccicosa schiuma, la portò a constatare che alla fine la serata fu un vero spasso e per la prima volta, dopo tanto tempo, si ritrovò a ridere come una pazza.

Il piano di Edward stava funzionando.

I giorni successivi non furono da meno. Ogni sera le sue amiche la portarono in posti diversi e non mancò certamente lo shopping. Alla fine del mese si ritrovò un nuovo guardaroba tutto da sfoggiare, molto diverso dai vestiti che era solita indossare. I desideri di Alice, nel vedere la propria amica in abiti sgargianti e diversi, erano stati esauditi.

Per Bella quel mese passò come una folata di vento e, per quanto il suo dolore fosse ancora immenso, non poté che essere orgogliosa: era riuscita ad adempiere alla volontà di suo marito.

Adesso, però, si ritrovata persa. Il mese era finito e non c’era traccia di un'altra lettera, né di un misero bigliettino che le indicasse come procedere per i giorni avvenire. Era sciocco pensare come un foglio di carta potesse aiutare a poter andare avanti nella vita, ma per Bella era così e il non sapere la portava alla distruzione.

Edward le mancava sempre di più e il suo “aiuto” le serviva a vivere con serenità. La faceva sentire ancora vicino a lui. 

 

Questa è la segreteria di Bella ed Edward Cullen, per lasciare un messaggio parlare dopo il “bip”.

<Bella, sono Emmett. Che fine hai fatto? Chiamami appena senti il messaggio. So che sei a casa!>

<Bella, sono Rosalie. Ci stai facendo preoccupare. Ti chiamiamo da una settimana e non rispondi, suoniamo alla tua porta e non apri. Sappiamo che stai a casa. Non ci fare preoccupare, richiama!>

<Bella, maledizione, vuoi rispondere! Non puoi fare così. Edward non lo vorrebbe!> la voce di Alice.

Tanti messaggi si susseguirono dopo quest’ultimo e mai una volta Bella fece lo sforzo di rispondere alle persone che si stavano preoccupando per lei.

Era il 10 aprile, precisamente erano passati dieci giorni dall’inizio del mese, dieci giorni senza aver ricevuto nessuna lettera. Bella si era chiusa nel suo guscio chiamato “casa” e non aveva risposto ad anima viva.

Non pianse, né rise, era semplicemente vuota. Il suo corpo non aveva reazioni e questo la portò a chiudersi al mondo esterno: per lei stava crollando tutto.

Mentre si trascinò fino al divano, il telefono cominciò a squillare e, poco dopo, si attivò la segreteria.

<Bella, sono la mamma. Non rispondi ancora? È arrivata un’altra lettera. Credo sia per te, c’è scritto: “Per Monkey”. Non credo proprio che sia per noi…>

Mentre Renée continuò a parlare con la segreteria, sperando che la figlia rispondesse, sul viso di Bella si accese un sorriso che la riportò con i pensieri al passato…

 

Edward e Bella erano andati a fare una gita insieme nei pressi della foresta di Forks. Era una giornata soleggiata e proprio per questo motivo ne approfittarono per passare un pomeriggio diverso dalla solita routine.

<Edward, è bellissimo!> esultò estasiata Bella, osservando i capolavori di madre natura.

Rimase incantata tutto il tempo e dopo un lungo camminare si ritrovarono in una piazzola, dove era situato un piccolo chiosco adatto per uno spuntino.

<Vado a prendere qualcosa da mangiare, aspettami qui.> disse Edward da bravo gentiluomo.

Lo spiazzo era immerso nel verde e attorno erano situati tavoli da pic-nic, per consentire ai turisti di riposarsi -o per mangiare- dopo una lunga camminata.

Bella non riuscì a trattenere la sua euforia e, come una bambina, salì su un albero per ammirare dall’alto la foresta.

<Bella, scendi! Ti puoi fare male.>

Edward era ritornato dal chioschetto, non vedendo più la sua dolce Bella si preoccupò e andò a cercarla da ogni parte. Grazie alla risata della sua ragazza, la trovò seduta sul ramo di un albero, intenta a fare amicizia con un piccolo scoiattolo e, preoccupato che Bella si potesse far male cadendo, la sgridò.

<Edward, guarda che carino!> disse Bella rivolgendosi allo scoiattolo che cercò di scappare.

<Perché non sali anche tu? È così bello vedere il panorama dall’alto.> continuò felice.

Edward scosse la testa: l’altezza gli faceva tremendamente paura.

Con prudenza, Bella scese dall’albero e raggiunse il suo ragazzo.

<Non sapevo che fossi brava ad arrampicarti sugli alberi.> la prese in giro Edward.

Per lui era una vera scoperta, dato che l’equilibrio della ragazza non era mai stato stabile.

<Lo facevo sempre, quando ero piccola.> rispose offesa, facendo la linguaccia.

<Allora da oggi sarai la mia piccola monkey.> disse ridendo.

<Ma io non sono una scimmietta!>

<Sì, sì… Monkey.> replicò Edward divertito.

<Allora tu da oggi sarai soprannominato “il caga sotto”. Il mio caga sotto.> disse Bella, notando come prima aveva reagito alla sua proposta di salire sull’albero.

Dopo il piccolo battibecco, si rincorsero come bambini di due anni; alla fine della corsa il vincitore fu Edward, che la buttò sull’erba fresca e la baciò con dolcezza.

<La gioventù d’oggi.> disse una signora anziana vedendo il loro strano comportamento.

A quella frase scoppiarono in una fragorosa risata. “L’amore ti fa rinascere” pensò Bella, guardando Edward: quella giornata l’avrebbe portata sempre nel cuore.

 

Bella ritornò alla realtà e, notando che la madre continuava a blaterare al telefono, prese al volo l’opportunità e andò a risponderle.

<Mamma, sto venendo a Forks.> annunciò raggiante.

<Va bene, Bella. Stai attenta.> rispose Renée sbigottita, ma al tempo stesso contenta. Era da tanto che non vedeva sua figlia.

Senza perdere altro tempo Bella chiuse la comunicazione e andò a prepararsi. Il messaggio di Edward la stava spettando…

 

 

 

In questo capitolo abbiamo visto il passato dei due piccioncini e ce ne saranno ancora tanti!

Un po’ all’antica la vecchietta eh?

Chissà la mia mente malata cosa escogiterà per il prossimo capitolo… sarà una sorpresa anche per me xD

Spero che sia stato di vostro gradimento questo capitolo (che parolona che ho usato ihihih!)

Ok, l’ora tarda non giova alla mia salute xD

Fatemi sapere cosa ne pensate! Un bacio, alla prossima^^.

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Capitolo 4
*** capitolo 4 ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie Meyer, questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 

CAPITOLO 4

 

Testo betato da Air_Chaos

 

I pochi giorni trascorsi a casa dei suoi genitori erano stati tranquillizzanti.

Bella ritornò indietro nel passato, rivivendo la felicità di una famiglia unita e questo la aiutò a riordinare il groviglio di pensieri che la scombussolava da qualche tempo. Era più serena, nonostante la sua pace fosse scaturita dal messaggio di Edward.

Quel lasso di tempo, trascorso nella sua vecchia casa d’infanzia, la portò a riordinare la sua vita, se così si poteva ancora definire, dato che non era del tutto certa delle decisioni prese.

Tuttavia l’incoraggiamento di suo marito era molto chiaro: costruire nuovi ricordi.

Il compito di questo mese era trascorrere una fantastica vacanza a Galway, una città situata nella parte nord-orientale dell’Irlanda.

In un primo momento Bella rimase sbigottita nel ritrovarsi un piccolissimo bigliettino con scritto “Buona vacanza, piccola Monkey”. Non capiva cosa potesse significare, ma poi si accorse che dentro la busta c’era una brochure: Edward le aveva organizzato una favolosa vacanza di un mese nel posto in cui lei aveva tanto sperato di andare.

Galway era la città natale di Edward, ma per problemi di distanza e vari impegni lavorativi non avevano mai avuto la possibilità di visitarla. Bella era affascinata da quel posto, visto soltanto nelle poche foto che il marito aveva con sé, ed essendo un’amante della natura, desiderava intensamente visitare quel paradiso circondato da maestosi paesaggi e rovine.

Chi rimase estasiata dal bellissimo regalo furono Alice e Rosalie: Edward aveva prenotato anche per loro la vacanza.

Purtroppo restarono a bocca asciutta Emmett e Jasper, che non erano molto favorevoli nello stare un mese lontano dalle loro corrispettive fidanzate, ma per la felicità delle donzelle non fecero storie e acconsentirono alla volontà del loro amico defunto.

 

<Wow! Questo posto è magnifico!> esultò Alice.

Le tre ragazze erano arrivate da poco a Galway ed erano rimaste incantate ad ammirare l’hotel che le avrebbe ospitate per un mese.

L’albergo era sconvolgente, sembrava un castello!

Era immerso nella natura e nelle immediate vicinanze riposavano incantevoli laghetti che preannunciavano la fitta foresta dietro la struttura alberghiera. Un vero paradiso!

<Edward avrà speso fior fior di quattrini!> disse Rosalie sconvolta.

La sua ipotesi era assolutamente corretta. Edward non aveva badato a spese, ma per lui non era mai stato un problema, aveva sempre navigato nell’oro. D’altronde era figlio dei più importanti imprenditori del paese, per non parlare del suo lavoro: era un agente sportivo e portò al successo moltissimi giocatori di basket.

<Dai, ragazze! Posiamo le valigie e usciamo!> esultò euforica Bella.

Era elettrizzata da questo folle piano di Edward e non vedeva l’ora di assaporare tutte le bellezze del posto. Si era promessa che questo mese dovesse essere solo di pensieri felici, perché era stanca di buttare la sua vita, anche se il pensiero del marito non la abbandonava mai.

 

Le tre ragazze, dopo aver sistemato i bagagli nella loro lussuosissima camera, presero un taxi e andarono a visitare il centro. La città era affollata di gente e le diverse musiche che echeggiavano nei locali si mischiavano nell’aria, formando un suono a dir poco assordante.  Tutte e tre rimasero scombussolate nel vedere quanta vita ci fosse là fuori e quasi si sentirono vecchie nel vedere quante persone della loro età si divertivano ancora. Non che loro non lo facessero, ma erano sicuramente meno “attive” rispetto alla gente del posto.

Purtroppo i loro lavori occupavano parecchio tempo e spesso capitava che non uscissero per intere settimane a causa della troppa stanchezza.

Certo, per Bella non era un grande problema. Lei poteva uscire anche tutte le sere, visto che il suo lavoro non richiedeva tanto impegno, d'altronde essere proprietaria di una libreria le permetteva di addossare i propri incarichi ai suoi dipendenti. Ma a lei non piaceva comportarsi così, certe volte pensava che non fosse adatta a fare il capo, perché proprio non riusciva a imporre orari extra e quindi si occupava costantemente dell’attività, dopotutto la aprì proprio perché aveva sempre desiderato lavorare in mezzo ai libri e non si era mai dimostrato un impegno gravoso.

<Andiamo a bere qualcosa.> disse Alice, riportando alla realtà le sue amiche.

Rosalie si fermò e passò in rassegna i bar, per poi adocchiare quello più interessante.

<Lì c’è un pub carino. Sul cartellone c’è scritto che fanno musica irlandese dal vivo. Entriamo!>

Aprirono la porta del locale indicato da Rosalie, ma un buttafuori posto all’entrata chiese loro i documenti. Quasi scoppiarono a ridergli in faccia: probabilmente a causa della loro statura potevano sembrare più piccole dell’età che avevano, ma certamente il loro aspetto non era più quello di tre diciassettenni.

Quando mostrarono i documenti, l’uomo-armadio guardò con fare interrogativo la carta d’identità di Bella.

<Swan?! Beh, questa sì che è una sorpresa! Entrate pure.>

Bella non capì cosa volesse dire, ma senza aggiungere altro avanzò insieme alle sue amiche, rimaste anche loro sbalordite dalla frase del ragazzone.

 

Rimasero per lungo tempo a sorseggiare uno squisito drink chiamato “Irish mist”, bevanda tipica del posto: un concentrato di quattro alcolici molto forti e di quattro erbe aromatiche. Una bella botta di vita, dato l’elevato grado alcolico: ben 36°. Tuttavia non bastò a farle ubriacare. Forse la lucidità era dovuta all’allenamento degli ultimi mesi.

Nel frattempo nel locale echeggiò una nuova melodia: un altro musicista aveva fatto il suo ingresso. L’armonia che rimbombava nella sala era meno rumorosa rispetto alle altre appena sentite e questo catturò l’attenzione delle tre ragazze americane.

Sul palco c’era un ragazzo dai lineamenti marcati e famigliari che cantava e suonava una chitarra. Rimasero stupite nel sentire come fosse melodiosa quella voce, in più l’artista era notevolmente divino, sembrava assomigliasse vagamente a Edward, tanta era la sua bellezza, e questo scosse molto Bella, la quale pensò seriamente che la bevanda stesse iniziando a fare il suo dovuto effetto: era decisamente impossibile vedere una tale somiglianza in quel tizio. Tuttavia capì di non essere l’unica ad aver avuto la stessa impressione, perché anche le sue amiche la guardarono sbalordite: forse anche loro erano ubriache.

<Bella, hai più sentito i tuoi suoceri?> esordì Alice ad un tratto.

La visione di quel ragazzo ricordò al piccolo elfo dai capelli corvini di non aver più sentito nominare da Bella i genitori di Edward.

<No. Non li ho più sentiti dopo il funerale.> rispose Bella rabbuiandosi.

Non era molto legata alla famiglia di Edward, più che altro non era mai riuscita ad avere l’occasione di rafforzare il rapporto con loro. Erano sempre in viaggio per affari e a stento li andavano a trovare. Certamente non capiva come mai non si fossero fatti più sentire.

Per quanto li vedesse di rado, il loro legame era molto solido. Ai genitori di suo marito era sempre piaciuta e rimasero molto contenti quando seppero del grande evento. Adoravano Bella, praticamente.

<Ti mancano?> domandò Rosalie, vedendo il cambiamento della sua amica.

L’interlocutrice non sapeva quale fosse il legame che li univa, in fin dei conti li aveva visti solo in due circostanze -al matrimonio e al funerale-, quindi non avrebbe potuto capire il rapporto che c’era tra Bella e i suoceri, anche se questi ultimi si erano sempre mostrati cordiali con la nuora.

<Onestamente… molto, non l’avrei mai creduto. Però capisco il loro comportamento: in fin dei conti, ora che Edward non c’è più, niente mi lega a loro. Perché dovrebbero farsi sentire?!> rispose Bella.

<Finiscila di dire assurdità! Sei stata sposata con il loro unico figlio. È considerabile sicuramente un legame forte e poi ti hanno sempre amata.> rispose Alice innervosendosi.

<Bah, sarà…> rispose Bella, terminando il discorso.

Non voleva rimuginare sulle ferite ancora aperte: era in vacanza e voleva distrarsi, diamine!

Girò la testa da un'altra parte e si scontrò con due occhi color del mare che la fissavano insistentemente. Erano bellissimi e quasi si perse in tutto quell’azzurro.

<Oddio, Bella! Sei stata adocchiata!> disse Alice tutta elettrizzata.

Quest’ultima capì di dover abbandonare l’argomento “suoceri” e approfittò di questa nuova occasione per distrarre la sua amica, ma non ci riuscì, accorgendosi infine che Bella stava guardando il ragazzo a sua volta, persa in chissà quali pensieri.

<Devi andarli a trovare. Hai detto che Edward era di queste parti, no?! Non puoi non andarli a salutare.> decretò Rosalie, ritornando al discorso precedente.

Bella si scostò da quella visione e ritornò alla realtà. La sua amica non aveva tutti i torti.

<Sì, hai ragione.> rispose, ritornando a guardare il musicista dagli occhi color del mare.

Non riusciva a farne a meno, quel ragazzo assomigliava troppo al suo Edward e non riusciva a capire per quale motivo ci fosse questa strana somiglianza.

 

 

Prima di parlare del capitolo vorrei ringraziare le quattro persone che hanno recensito lo scorso capitolo: Alexia___18, ChiaraBella, chiarottina e Air_Chaos.

Un ringraziamento anche ai seguiti e ai preferiti.

In fine devo assolutamente ringraziare la mia stupenda beta: senza di lei il capitolo sarebbe stato un disastro!!! Grazie per il tuo lavoro sempre eccellente!!

 

Ok, ho finito. Ora parliamo un po’ di questo capitoletto xD

 

Dunque Bella trascorrerà un mese a Galway, città natale di Edward, passerà momenti di pura felicità ma anche di solitudine, perché si renderà pienamente conto di dover affrontare la sua vita da sola, senza il suo amato maritino. Per fortuna con lei ci saranno anche Rosalie e Alice che la aiuteranno a “svagarsi” e qui viene il bello….  Che cosa succederà in questo lungo mese?

Ma la domanda fondamentale non è questa.

Innanzi tutto perché l’uomo-armadio dice quella frase? Che cosa voleva intendere?

E questo fantomatico musicista? Perché sia Bella, sia le sue amiche notano una certa somiglianza con Edward? È solo frutto della loro immaginazione o per il troppo alcool che hanno in circolo?

Al momento l’unica certezza è che Bella presto rivedrà i suoi suoceri…

 

L’unica cosa che posso anticipare è che questa vacanza sarà piena di sorprese xD

 

Grazie a tutti!! Un bacio, alla prossima ^^

Recensite!!!

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Capitolo 5
*** capitolo 5 ***


Risposte alle recensioni:

Volpessa22: la base della storia è simile al film, ma non sarà del tutto uguale, ovviamente mettere anche un po’ di mio xD per l’uomo-armadio no, non è Emmett, come hai potuto leggere, lui ha già un ruolo in questa storia. Cmq scoprirai presto perché ha detto quella frase. Per il bellissimo musicista scoprirai più avanti chi potrà essere, ti dico solo che sarà davvero una bella scoperta! Però non pensare che sia Edward, lui è morto non può risorgere ;p. sono contenta che ti piaccia la mia storia, spero che anche questo capitolo sia di tuo gradimento. Un bacioneeee alla prossima^^.

Alexia__18: purtroppo non posso rispondere alle tue domande, capiresti troppe cose… xD ti posso dire solamente che ci sei vicina… e con questo ho anche detto troppo! Un bacio alla prossima^^

Air_Chaos: ciccia ti ho fatto sudare al capitolo precedente eh? Meno male che ci sei tu a risolvere i miei danni!!! Un giorno farò una statua in tuo onore xD un bacione.

ChiaraBella: grazie per i tuoi complimenti, spero che anche questo capitolo ti piaccia. Un bacio, alla prossima!

Londoner: grazie infinite per i tuoi complimenti, non puoi neanche immaginare come mi ha fatto piacere leggere la tua recensione! Ti dirò di più, una lacrimuccia mi è anche scappata xD davvero, non puoi capire come la tua recensione mi abbia reso felice! Anch’io concordo con te per il fatto che le fan fiction sono tutto uguali, ma devo anche essere onesta: io per prima ho iniziato a scrivere una storia molto simile alle altre(la prima che ho scritto in questo sito), in fin dei conti non ho mai scritto niente in vita mia, quindi ho ritenuto giusto iniziare con una storia meno articolata. Adesso invece, non è che mi ritengo bravissima, ma ho voluto rischiare scrivendo un’altra storia un po’ più complessa. (diciamo che è una sfida personale xD). Ora, dopo aver scritto questo monologo, ti lascio in pace con la lettura xD spero che anche questo capitolo ti piacerà. Un bacio alla prossima!

___La Giu: la promessa di Edward è di aiutare Bella dopo la sua morte, per questo gli scriverà delle lettere che la aiuteranno ad andare avanti nella sua vita. ora non so bene a cosa ti riferivi nella recensione, ma se stavi alludendo al fatto del musicista, ti dico subito che non è il nostro Edward, lui ormai è morto e non può risorgere xD però posso dirti che il musicista a un legame con lui… ora mi tappo la bocca che ho detto troppo! Spero che anche questo capitolo ti piacerà un bacio alla prossima.

Un grazie a: i seguiti, i preferiti e a chi legge solamente!

BUONA LETTURA!!!

 

 

 

CAPITOLO 5

 

Testo betato da Air_Chaos

<Edward, questo posto è meraviglioso.>

Sapevo che ti sarebbe piaciuto.

<A quanto pare mi conosci meglio di chiunque altro.>

Io sono parte di te.

<Mi manchi tanto…>

Io sono qui vicino a te, Bella.

<Non so se riuscirò ad andare avanti senza di te. Posso fingere di stare bene, ma io sono morta nello stesso attimo in cui tu hai smesso di respirare.>

Sono qui apposta. Veglierò su di te affinché ritroverai la tua strada.

Immersa nel cuore della natura, Bella osservò incantata, seduta su una piccola roccia, il contrasto dei raggi del sole che filtravano nell’acqua limpida e cristallina di un piccolo laghetto. L’area circostante era incantevole, quasi paradisiaca, avvolta da grandi salici piangenti che con le loro foglie accarezzavano il continuo scorrere del fiumicello.

Il soffice vento portò con sé la melodia del bosco: il cinguettio degli uccelli, il rumore delle foglie che si scontravano fra loro, la corrente del fiume che fluiva fino ad arrivare a una piccola cascata. Un vero paradiso!

Tuttavia il paesaggio che si mostrava davanti ai suoi occhi non l’aiutò affatto, anzi, persa tra i suoi soliti pensieri, si ritrovò a parlare con un Edward immaginario il quale rispose ad ogni sua parola. In un primo momento si sentì appagata nel udire la voce di suo marito, poi però comprese che fu solo il frutto della sua immaginazione e quella consapevolezza la riportò a chiudersi nel suo guscio fatto di solitudine.

<Bella! Bella!> urlò Alice.

La voce della sua amica la costrinse a ricacciare indietro le lacrime che stavano per uscire. Si alzò velocemente e cercò di mascherare quel barlume di tristezza di cui era stata avvolta poco prima: le sue amiche non dovevano accorgersi del suo cambio di umore.

<Alice! Sono qui!> disse e si avvicinò a lei per raggiungerla.

<Caspita! Che bel posticino!> disse l’amica guardando ammirata la natura.

Alice non era amante della natura, le uniche cose che le interessavano erano i vestiti e la moda, ma non poteva certo non riconoscere la bellezza di quel posto. Rimase per lungo tempo a osservare l’area, finché Bella la riportò alla realtà.

<Alice, perché mi cercavi?>

<Oh giusto! Il taxi è arrivato, dobbiamo andare.>

Insieme uscirono dalla fitta foresta e, quando arrivarono alla macchina, trovarono una Rosalie un po’ inviperita per aver aspettato le sue amiche per tutto quel tempo.

<Allora, andiamo?!> disse Rose spazientita.

<Sì, sì. Eccoci!> risposero all’unisono Bella e Alice.

Quando entrarono nel taxi, indicarono al conducente la destinazione: quel giorno sarebbero andate a trovare i genitori di Edward.

 

L’agitazione era palpabile nell’aria, Bella era agitata al pensiero di conoscere i genitori del suo ragazzo. Era un anno ormai che stavano insieme e non aveva avuto ancora l’onore di incontrare i signori Cullen: il loro lavoro permetteva loro di andare a trovare il figlio solo una volta l’anno.

<Amore, che hai?> chiese Edward prendendo la mano della sua ragazza.

<E se non piacessi a loro? Se pensassero che non sia la ragazza adatta a te? In fin dei conti sei di una bellezza unica ed io sono solo una semplice ragazza…> rispose Bella agitata.

Lei non si era mai sentita all’altezza di stare accanto a Edward, per un periodo riuscì anche ad accantonare il pensiero, ma adesso che doveva conoscere i suoi genitori, il suo timore si era ripresentato.

<Tu sei bellissima.> disse Edward mostrando un sorriso radioso.

Per lui Bella era un angelo sceso in paradiso e non poteva che desiderare altro.

<Tu sei di parte!> rispose nervosa, era inutile fare certi discorsi con lui.

Edward ridacchiò: gli sembrava proprio buffa a volte.

<Bella, piacerai sicuramente ai miei genitori. Ad ogni modo l’amore che provo per te non cambierà se non sarai di loro gradimento. E poi puoi stare tranquilla, dovranno accettarti per forza, un giorno sarai mia moglie.> disse con ovvietà.

Bella arrossì all’istante appena sentì pronunciare la parola “moglie”. Benché non credesse al matrimonio, anche se i suoi genitori erano molto uniti, la prospettiva di immaginare un futuro con Edward la rendeva veramente felice. Per lui avrebbe fatto di tutto, anche sposarlo. Avrebbe concesso solo a lui questo “privilegio”, anche se la parola “matrimonio” le faceva venire l’orticaria.

<Siamo arrivati.>

 

<Siamo arrivate.>

<Bella, siamo arrivate.> ripeté Rosalie riportando alla realtà la sua amica.

Bella ritornò in se, i sentimenti che provò a quel tempo erano gli stessi di adesso. Era molto agitata all’idea di rivedere Carlisle ed Esme: non sapeva come avrebbero reagito alla sua visita.

Pagarono il tassista e scesero dall’auto. La casa era bellissima, anch’essa immersa nel verde, le mura erano di un color bianco panna e il tetto blu scuro.

Bella andò verso l’entrata e agitata suonò il campanello.

<Bella! Che piacere averti qui.> disse Esme, quando aprì la porta.

Le due donne si guardarono e con occhi lucidi si abbracciarono calorosamente.

<Oh, che sbadata. Salve ragazze! Entrate pure.> disse accogliente la cara e vecchia Esme.

 

Le tre ragazze passarono tutto il pomeriggio a casa Cullen. Esme preparò a loro un buon tè caldo e raccontò dei mesi passati dopo la scomparsa del suo caro figlio. Anche per loro erano stati giorni difficili: Esme e Carlisle pensavano che sarebbe stato Edward a piangere per la loro morte, non il contrario. Ma si sa, la vita ha in serbo sorprese amare.

Dopo cena arrivò anche il signor Carlisle Cullen e appena intravide Bella scoppiò in lacrime abbracciandola. Gli era molto mancata sua nuora, era l’unica persona che manteneva in vita il ricordo di suo figlio, benché non fosse l’unica cosa che potesse ricordaglielo.

La serata passò tranquillamente, Bella raccontò a loro il motivo della sua presenza, il perché si trovava a Galway. Informò del buffo piano che aveva preparato Edward per lei e di come questo la avesse aiutata ad andare avanti in un periodo abbastanza tragico della sua vita. Era contenta di poter parlare con i suoi suoceri, con loro era più facile sfogarsi: erano gli unici a capire esattamente il dolore che lei provava.

Alla fine arrivò alla conclusione che la decisione di andarli a trovare era stata sicuramente un’ottima idea e ringraziò con lo sguardo le sue amiche per averla spronata a compiere quel gesto. Non avrebbe mai immaginato che rivedendoli potesse scaturire in lei un po’ di pace.

 

 

Bella era distesa sul letto, in mano teneva una lettera che le diede Carlisle prima di andarsene. Non l’aveva ancora aperta, aspettava che Alice e Rosalie si addormentassero prima di farlo: voleva tranquillità attorno a lei.

Non capiva cosa potesse contenere la busta, ipotizzò fosse di Edward, ma il mese ancora non era scaduto, quindi scartò subito quell’ipotesi. Cercò dunque di pensare chi fosse il mittente, ma il troppo riflettere non la portò a nessuna conclusione.

Interminabili minuti passarono e, quando percepì che fosse il momento giusto per aprire la busta, trattene il fiato.

Aveva paura.

Paura che il contenuto potesse distruggere quella tranquillità che aveva trovato dopo la splendida serata trascorsa a casa Cullen. Tuttavia la sua curiosità sovrastò la sua angoscia e, con movimenti lenti, aprì la lettera.

 

Ciao Bella,

So che non ti aspettavi una mia lettera, ma diciamo che questa è un extra.

Sapevo che alla fine saresti riuscita ad andare a trovare i miei genitori e non potevo non approfittarne.

Capisco che quello che scriverò non ti aiuterà molto, perdonami per quello che sto facendo, ma non posso farne a meno. Oggi mi sono ricordato di quando tu dicesti che ero la persona più importante della tua vita ed io come uno stupido, vedendo il tuo viso distrutto, ti promisi che sarei riuscito a sopravvivere all’operazione. Sono stato un incosciente, non avrei dovuto promettertelo, sapevo che non sarei riuscito a mantenere la parola data, avrei dovuto approfittare di quel momento per dirti quanto tu fossi importante per me, invece non l’ho fatto.  

Bella, ti amo e ti amerò per sempre. Perdonami se quel giorno non te l’ho ribadito.

Scusami ma avevo bisogno di dirtelo, non odiarmi per questo.

Per favore cerca di divertiti, non distruggere la tua vacanza per questa stupida lettera scritta in un momento di pura follia.

 

 

                                                                                                                 Edward

 

Bella fu travolta da una malinconia infinita e pianse. Le sue lacrime erano di puro odio nei confronti di suo marito e inevitabilmente, questo, la riportò indietro nel passato.

 

Erano passati tre mesi da quando Bella fu informata della malattia del marito e mancava poco più di una settimana all’intervento.

Bella entrò in casa e vide il marito intendo a guardare la televisione. Camminò nervosamente avanti e indietro per tutta la sala, infine decise che non poteva più aspettare.

<C’è una cosa che volevo dirti da un po’…>

Edward osservò la moglie e notò un certo nervosismo da parte sua. Spense la tv, capendo che si doveva trattare di una cosa seria, e aspettò che continuasse a parlare.

<È inutile aspettare. Non troverò mai il momento giusto.> continuò dicendo.

<Edward, tu sei la persona più importante della mia vita.>

<Mh, pensavo fosse il tuo amante. Non ti soddisfa più?> rispose Edward, cercando di sciogliere un po’ di tensione che aleggiava nell’area.

<Dico sul serio, Edward.>

Edward guardò la moglie e capì che non era il caso di sdrammatizzare.

<Tu mi hai insegnato che cos’è l’amore. Non parlo solo dell’amore romantico ma dell’amore totale, l’amore che dura per sempre. Quello che ti sostiene nelle tragedie, nelle gioie, nei momenti di crisi…>

Bella non riuscì a continuare, era straziante per lei esprimere tutto questo.

Il marito si avvicinò a lei, accostò una ciocca dietro il suo orecchio e con l’altra mano cancello le lacrime che erano uscite prepotenti dai suoi occhi.

<Bella, ti prometto che farò di tutto per non morire.> disse baciandola.

 

 

Bella uscì fuori dalla terrazza, in mano teneva una bottiglietta di wisky presa nel mini frigo posto in camera.

Le lacrime continuavano a rigargli il viso e cercando di alleviare il dolore portò la bottiglietta alle labbra, assaporando poi quel retrogusto della bevanda.

<Ti odio, Edward. Ti odio!>

Ovviamente non credeva veramente a quelle parole: era solo un momento di rabbia.

Trascorse tutta la notte sotto le stelle e, ubriaca e distrutta, si addormentò sulla poltroncina di legno, posta sul terrazzo.

 

 

 

 

Scusate per il ritardo ma il lavoro porta via TROPPO tempo!!! Infatti non so neanche quando aggiornerò il prossimo capitolo…. ad ogni modo cercherò di non far passare troppo tempo…

Allora… triste il capitolo eh? Purtroppo era davvero necessario per la storia xD

Mi dispiace se oggi sono di poche parole, ma sono davvero stanca… quindi lascio a voi la parola! Mi raccomando recensite!!!!

 

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