La Promessa di un Angelo di BaBa88 (/viewuser.php?uid=81200)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** capitolo 5 ***
Capitolo 1 *** capitolo 1 ***
Questi personaggi non mi appartengono, ma
sono proprietà di Stephenie Meyer, questa storia
è stata scritta senza alcuno
scopo di lucro.
CAPITOLO
1
Bella
buttò la testa
sul cuscino e quell’odore famigliare fu l’ennesima
prova che tutto fosse
svanito. Quel profumo zuccherino le trafisse il cuore e il nodo che
s’insinuava
alla gola non le facilitava la respirazione. In quel momento si rese
conto che
tutto era perduto!
Edward se
n’era andato
per sempre.
Non avrebbe mai
più
toccato i suoi capelli morbidi e perfettamente spettinati, mai
più guardato il
suo sorriso sghembo rivolto sempre a lei, non avrebbe più
condiviso il letto
con lui, mai più litigate, né riconciliazioni,
né sorrisi. Le restavano solo
bellissimi ricordi di una vita insieme e avrebbe pagato centinaia di
dollari se
questo fosse bastato a riaverlo indietro.
Il suo unico
progetto
era di rimanere a fianco a suo marito: la sua anima gemella. Non
chiedeva
altro, eppure le era stata tolta anche questa possibilità.
Edward, dopo
essersi
lamentato di un continuo mal di testa, aveva accettato il consiglio di
Bella ed
era andato dal medico per farsi prescrivere dei medicinali, atti a far
sparire
quel terribile dolore. Lui presumeva che il
“fastidio” fosse dovuto allo stress
o alla troppa stanchezza che accumulava a lavoro. Non immaginava,
però, che gli
avrebbero diagnosticato un tumore al cervello.
Edward aveva
venticinque anni. La morte era arrivata troppo presto a bussare alla
sua porta.
Bella si
alzò
frettolosamente dal letto, non aveva la forza di continuare a
ricordare.
Tuttavia, il girare a vuoto per la casa, le ricordava sempre lui.
Stanca e
afflitta,
ritornò a sdraiarsi sul letto, forse con un po’ di
riposo sarebbe riuscita a
far trascorrere la notte più velocemente. Peccato che, per
far ciò, fosse
necessario andare a spegnere la luce, posizionata vicino alla porta
della
camera. E questo la fece crollare nuovamente in un pianto disperato.
Ogni sera,
Edward e
Bella lanciavano una monetina decretando che il perdente avrebbe dovuto
alzarsi
e arrivare fino all’interruttore per spegnere la luce. Lei
odiava quel gioco,
perché, ogni volta che usciva testa, doveva alzarsi senza
controbattere,
accentando la sconfitta. Odiava perdere, odiava alzarsi da quelle
lenzuola
calde e accoglienti, ma ogni volta doveva farlo e, adesso, lei
l’avrebbe fatto
anche volentieri, pur di avere accanto ancora suo marito.
Bella
s’impose di non
piangere e decretò infine che, per quella sera, avrebbe
fatto a meno di alzarsi
e spegnere quella maledetta luce! Con questa decisione, chiuse gli
occhi e
crollò fra le braccia di Morfeo.
Il suono del
telefono
la svegliò di soprassalto. Si rese conto che, dopo essere
riuscita ad aprire
con fatica gli occhi, la notte era passata, portando con sé
un nuovo giorno da affrontare.
Si alzò lentamente e prese in mano il cordless posto sopra
il comodino.
<Pronto.>
rispose con la voce ancora impastata dal sonno.
<Oh,
tesoro, ti ho
svegliata?> chiese premurosa la madre.
Renée
la chiamava ogni
mattina, assicurandosi che la figlia stesse bene. Odiava non poter fare
altro,
ma Bella aveva chiaramente affermato di poter stare in casa da sola.
<Non ti
preoccupare.> rispose senza troppa enfasi.
<Tuo
padre è andato
a lavoro. Pensavo ti avrebbe fatto piacere una mia telefonata.>
disse
sconsolata.
Renée
non era di certo
una donna furba, ma conosceva molto bene sua figlia e sapeva che le
chiamate mattutine
non erano gradite. Ma era pur sempre sua madre e non poteva lasciarla
in balia
di se stessa.
D’altro
canto per
Bella era diverso. Amava la madre, ma, sentendola, le ricordava le
facce buffe
che faceva Edward quando stava al telefono con lei e questo non faceva
altro
che aumentare il dolore della sua perdita.
Edward e
Renée non
erano mai andati d’accordo, non per colpa del marito,
bensì della madre che lo
considerava un ragazzo troppo esuberante: decisamente un uomo da non
sposare.
Per questi
futili
motivi il loro rapporto non si era mai spinto oltre. Adesso non ci
sarebbe
stata più nessuna occasione per recuperare il loro rapporto
“d’amore”.
<Bella,
perché non
vieni a trovarmi? C’è ancora quella busta che non
hai letto, magari è
importante. Perché non fai un salto?>
<Mamma,
sarà un
altro biglietto di condoglianze. Non ci faccio niente, buttalo.>
<Non
credo. Davanti
c’è scritto “Lista”.>
Bella chiuse la
chiamata senza salutare la madre.
Quella parola le
ricordava uno strano discorso di Edward…
<Ahia!>
strillò Bella.
Aveva
perso, anche questa volta, al gioco del lancio della
monetina e quando aveva spento la luce, era andata a sbattere contro il
comodino, collocato vicino al letto. Edward rideva sotto le coperte,
adorava
questo momento. La sua Bella era tremendamente goffa, cadeva sempre da
qualunque parte e al buio il suo equilibrio era ancora più
scarso.
Si
ricordò di quando la conobbe per la prima volta.
Era
al quarto anno e si era trasferito a Forks dalla nonna. I
suoi genitori erano sempre in viaggio per via del lavoro e lui si era
stufato
di essere scaraventato continuamente da uno stato all’altro
senza avere la
possibilità di instaurare una solida amicizia.
Per
questi validi motivi, decise che l’ultimo anno
l’avrebbe
trascorso in un unico posto.
Il
primo giorno di scuola si ritrovò nel corridoio intento a
cercare l’aula di biologia e una ragazza apparsa dal nulla si
scontrò con lui,
cadendo poi per terra. Quella ragazza era Bella e da quel giorno non si
separarono mai. Certo, non avrebbe mai immaginato che la goffaggine
della
moglie sarebbe andata a peggiorare negli anni.
<Edward,
smettila di ridere!> disse la moglie alterata.
<Ma,
amore, sei così buffa.> rispose aiutandola ad
alzarsi e portandola nel caldo lettone.
<Sai,
stavo pensando.> continuò.
<Edward
Cullen che pensa. Questa è nuova.> disse
ironica Bella, interrompendo il discorso del marito.
<Ah,
che ragazza sciocca. Come farai se un giorno io non
ci fossi più per salvarti? Dovrei scriverti una lista,
così saprai come
cavartela.>
<Tranquillo.
Jake sarà lieto di aiutarmi.> Bella sapeva
che nominando quel nome, Edward sarebbe esploso dalla gelosia.
Jacob
-o Jake, come si faceva chiamare- era il suo spasimante
ai tempi del liceo. Quando Edward entrò nella sua vita,
Jacob ci provò
spudoratamente e spesso finiva tutto con una scazzottata tra i due.
Il
marito, all’epoca, aveva temuto di perdere Bella. Temeva
che il suo rivale riuscisse nel suo intento, ma, quando le disse il
fatidico
“si”, non si preoccupò più e
lasciò stare definitivamente quel “cane”
insopportabile.
Proprio
per questo, Edward non si fece prendere dalla rabbia
e continuò il suo giochetto: stuzzicare Bella Swan.
<Al
primo posto scriverò: comprare un’abat-jour. Cosi
non
hai bisogno di alzarti per spegnere la luce ed eviterai di
cadere.>
<Ah
ah ah, che simpatico umorista.> disse ironica
Bella.
<Al
secondo posto: comprare una sveglia. Ti piace troppo
dormire e se non ti svegliassi io ogni mattina, faresti sempre tardi a
lavoro.> precisò il marito.
<Terzo
punto: comprare un cerca-chiavi. Le perdi
sempre.>
<Edward,
finiscila!>
<Quarto
punt...>
<Amore,
che ne diresti di fare un altro giochetto?>
Bella
cercò in qualche modo di fermarlo. Come una gattina, si
strusciò maliziosa contro di lui, gli baciò il
collo e posò un leggero bacio
sulle sue labbra.
<Quarto
punto: ricordare di pagare le bollette. Se non ci
pensassi io, ci avrebbero già staccato la luce.>
Edward
non demordeva, il tentativo di seduzione della moglie
non l’aveva scosso neanche un secondo.
<Buona
notte, Cullen.>
Adirata
e sconfitta, la moglie si girò dall’altra parte e
cerco di dormire.
A quel tempo
Bella non
aveva dato peso alle parole del marito. “Edward
non poteva averlo fatto davvero.” pensò
sconcertata.
Si
aprì un barlume di
speranza per lei.
Desiderava tanto
poterlo sentire ancora una volta accanto a lei…
Ho
preso spunto dal
bellissimo film e libro “P.S. I love you”.
L’ho rivisto questa sera per
l’ennesima volta e non ho fatto altro che immaginare i nostri
personaggi in
questa storia. Così non ho potuto tenere a freno questa idea
e l’ho scritta xD
xD spero vi piaccia!
|
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Capitolo 2 *** capitolo 2 ***
Prima
di iniziare vorrei ringraziare chi mi ha
messo tra i seguiti e chi tra i preferiti ma soprattutto a:
Alexia___18,
Air_Chaos, Volpessa22 e CullenVale. grazie ragazze per aver recensito e
grazie
per i complimenti^^.
In
fine vorrei chiarire un concetto: Ho
preso spunto dal bellissimo film e libro “P.S. I love
you”, la base della mia storia parte proprio da questo ma
ovviamente (come ho
appena detto è solo la base) il resto sarà tutto
frutto della mia immaginazione
xD. Scusate ma era giusto essere chiari perché potete
trovare delle somiglianze,
quindi ho voluto subito spiegare il motivo. Grazie
dell’attenzione^^.
Buona
lettura!!!
Questi personaggi non mi appartengono, ma
sono proprietà di Stephenie Meyer, questa storia
è stata scritta senza alcuno
scopo di lucro.
CAPITOLO
2
Testo
betato
da Air_Chaos
Per settimane
Bella
rimase chiusa in casa. L’idea di scoprire cosa ci fosse
dietro quel misterioso
biglietto non la sfiorò più.
Dopo aver
pensato
svariate volte, arrivò alla conclusione che la sua idea
fosse sciocca: un
desiderio malsano di una vedova ancora affranta per la perdita di suo
marito.
I giorni
passarono
velocemente, la casa poco a poco diventò come un campo di
battaglia. Vestiti
sparsi per casa, bottiglie vuote per terra, piatti sporchi per tutto il
soggiorno: un vero disastro! Non si preoccupava più di
niente. Le sue giornate
le trascorreva per la maggior parte del tempo sul letto e, qualche
volta, presa
da una sfrenata pazzia, accendeva lo stereo e cantava a squarciagola,
con una
spazzola per capelli fra le mani, qualsiasi canzone trasmettessero alla
radio.
Non le importava
cosa
potessero pensare i vicini, non le importava quanto baccano potesse
fare, visto
che le sue pazzie si scatenavano sempre di notte, non le importava di
nessuno.
La disperazione della sua perdita la portò a vivere in modo
infelice e
sbagliato e per lei questa fu l’unica cosa sensata che
potesse fare. A lei
andava bene così, non avrebbe cambiato il suo stato, sarebbe
rimasta l’eterna
infelice: l’unico modo per onorare Edward.
Bella si
svegliò di
soprassalto: qualcuno stava bussando alla porta in modo ostile.
Si
alzò stordita e
assonnata e andò verso l’ingresso. Prima di
aprire, il suo sguardo fu catturato
dall’ora che segnava l’orologio. Erano le sette del
mattino! Chi era
quell’infermo mentale che poteva disturbarla a
quell’ora?
<Bella,
finalmente!
È da un’ora che busso!>
<Ah, ciao
Alice.> salutò scocciata.
<Buongiorno
anche a
te!> ironizzò acida Alice.
Bella
guardò la sua
amica: solo lei poteva venire a quell’ora del mattino.
Erano amiche fin
da
bambine. I loro genitori erano amici da anni, molto prima che loro
nascessero.
Alice era due anni più piccola rispetto a lei, eppure
neanche la differenza di
età interferì nella loro profonda amicizia. Erano
inseparabili, dove si trovava
una, potevi benissimo giurare di trovare pure l’altra.
Avevano condiviso tutto
insieme, a parte ovviamente le lezioni scolastiche: quello era
l’unico momento
di separazione tra le due. La loro amicizia era assoluta, vivevano in
simbiosi.
Potrebbero essere considerate addirittura sorelle, se il loro aspetto
non fosse
totalmente diverso: Alice capelli neri corvini, occhi verdi, vestita
sempre con
le migliori marche; Bella capelli castani, occhi color nocciola e
vestita
sempre non proprio alla moda.
<Pensi
che un
giorno mi farai entrare?>
<Oddio!
Scusami,
entra pure.>
Come una vera
donna di
casa Bella la invitò ad accomodarsi, certo non aveva messo
in conto che la sua
amica sarebbe svenuta da un momento all’altro.
<Oh,
santissima
divinità! Questa è una catastrofe!>
strillò Alice guardando la casa tutta in
subbuglio.
<Emmett,
Jasper.
Venite subito qui!> strillò al vento.
Poco dopo
comparvero
due figure maschili sulla soglia di casa. Erano anch’essi
amici di Bella,
precisamente i migliori amici del suo amato Edward.
Il primo,
Emmett,
l’aveva conosciuto a scuola. Era un anno più
grande di lei, proprio come suo
marito ed era esattamente per questo motivo aveva avuto il piacere di
conoscerlo: frequentata gli stessi corsi di Edward.
La loro amicizia
si
era approfondita negli anni, formando un bellissimo gruppo in cui poco
dopo si
aggiunsero Rosalie e Jasper i fidanzati di Alice e l’orso,
come lo
soprannominava lei. Jasper, infatti, lo conobbe grazie alla sua amica.
Era un
ragazzo molto discreto, ma con il tempo riuscì ad aprirsi a
Bella e a
solidificare un rapporto di grande amicizia che prima era freddo e
costante.
L’amore tra Jasper e la sua migliore amica aveva
dell’incredibile, si erano
conosciuti tramite un viaggio a Miami, per loro doveva essere un
“fidanzamento”
estivo, invece non riuscendo più a fare a meno
dell’altro, si erano ritrovati a
convivere insieme dopo soli tre mesi dalla loro conoscenza. E adesso
dopo sette
anni si ritrovavano più innamorati che mai. Prossimi alle
nozze.
<Caspiterina,
Bella. Hai fatto una festa e non ci hai invitati? Non si fa
così con
gli amici.> ironizzò Emmett guardando
l’area circostante.
<Oddio,
che
disastro!> disse poco dopo Jasper.
<Jasper,
ho bisogno
d’aria. Non mi sento tanto bene.> disse Alice
sventolandosi una mano in
faccia.
<Ragazzi
non fate i
melodrammatici. Sistemerò tutto. Prima o poi.>
rispose subito Bella
diventando paonazza in viso, avendo constatato la brutta figura appena
fatta.
<Sì?!
E quando?
Prima che una bustina di patatine ti divori?> disse sarcastica
l’amica.
<Bella,
tu fatti
una doccia, lavati, vestiti decentemente e poi usciamo a fare
colazione.
Jasper, Emmett, voi ripulite tutto. Io esco fuori a prendere un
po’
d’ossigeno.>
E
così Alice, come
un’ape regina, impose i suoi ordini e uscì
velocemente da quella discarica
puzzolente.
Bella,
d’altro canto,
non poteva che darle ragione e andò a farsi una sana doccia
per poi prepararsi
ad uscire.
Per tutta la
giornata
i tre amici portarono Bella a fare una passeggiata per tutta Seattle,
città che
ormai abitava da tempo.
La fecero girare
per
mille negozi, Alice non poté fare a meno di comprarle
qualche nuovo indumento, “nuova
vita, nuovi abiti” così aveva
detto quando Bella sbuffò contrariata.
Stanchi e
distrutti
dal sano shopping, la portarono a pranzo fuori, dove si aggiunse
Rosalie. Tutti
erano presenti all’appello.
Bella e Rosalie
non
andavano d’amore e d’accordo. Non si era mai
spiegato il motivo del loro
rapporto così distaccato. Presumibilmente era dovuto ai loro
caratteri troppo
diversi. Fatto sta che da questa brutta disgrazia il loro legame si
rafforzò
maggiormente. Rosalie la chiamò tutte le sere da quando il
marito morì e a
questo Bella non dispiacque affatto, anzi, apprezzò
sinceramente il suo gesto.
Alla fine la morte di Edward aveva portato a qualcosa di buono.
<Bella,
sono
passata da tua madre. Mi ha detto di consegnarti questa
lettera.> disse
Alice, tra un boccone e l’altro.
L’amica
le porse la
busta “misteriosa” e Bella tremò dalla
paura mentre la prendeva.
Fino a quel
momento
non ci aveva più pensato, era riuscita anche ad accantonare
il dolore della
perdita. Era stata così bella la giornata trascorsa che
sembrava di essere
ritornata indietro col tempo: felice e spensierata.
Guardò
la busta bianca
tra le sue mani, non sapendo cosa dover fare, poi, quando la
curiosità la
avvolse, prese un profondo respiro e aprì molto
delicatamente la busta.
Quando riconobbe
la
calligrafia, il suo cuore si fermò per una frazione di
secondo.
Era di Edward.
Con il respiro
in gola
e con le lacrime agli occhi, lesse la lettera, toccando con le dita la
calligrafia pulita e ordinata di Edward.
Amore
mio,
non
so quando leggerai queste mie parole.
Poco
tempo fa mi hai dichiarato che non ce l’avresti fatta
senza di me.
Bella,
tu puoi farcela.
Sei
una donna forte e coraggiosa, puoi superare tutto questo.
Se
vuoi aggrapparti ai nostri ricordi, fallo pure, ma vivi la
tua vita.
Io
ti rimarrò sempre accanto, non ti lascerò mai
sola.
Quindi
non avere paura di affrontare i tuoi ostacoli.
Sei
una donna così bella e carismatica… non puoi
rovinarti
inutilmente.
Ti
sarò sempre grato per avermi concesso di far parte della
tua vita.
Ti
amerò per sempre.
Tuo
marito Edward.
P.S.
Ti avevo promesso una lista, tanto tempo fa. Ogni mese
riceverai una lettera, aprila e fai tutto quello che
c’è scritto dentro. Non
barare, ricordati che io ti vedo…
Quello
che devi fare per questo mese è: divertirti.
Fatti
portare a spasso da Alice, sarà divertente un po’
di
sano shopping.
Esci
tutte le sere, vai a ballare, ubriacati, fai qualsiasi
cosa, ma non rimanere sola in casa. Questo è tutto per il
momento…
Ah,
un’ultima cosa: compra una maledetta lampada da mettere
sul comodino!
Non
vorrei che ti facessi male ulteriormente….
Ti
amo!
Bella pianse per
tutto
il tempo. Le sue lacrime non erano di dolore, bensì di
gioia. Gioia di avere
un'altra possibilità di stare accanto a Edward.
Avrebbe fatto
quello
che gli chiedeva il marito. L’avrebbe fatto per lui. Per lei.
Per i suoi amici.
Chiacchierare
per
tutta la mattina con loro l’aveva fatta riflettere, vedendo
la sua disgrazia da
un'altra prospettiva. Aveva notato che anche i suoi amici erano
infelici, i
loro occhi erano spenti come i suoi ed era normale questo loro
cambiamento,
anche per loro era morta una persona cara, soprattutto per Emmett che
era il
suo migliore amico, quasi un fratello. Tuttavia erano riusciti a
mettere da
parte il loro dolore per aiutarla e lei non poteva che essere loro
grata per
questo grande gesto.
Bella si impose
che,
da quel giorno, avrebbe fatto di tutto per ritornare felice,
perché era quello
che voleva Edward per lei.
Ed
ecco finito il
secondo capitolo, cosa ne pensate? Io quando ho scritto la lettera mi
sono
commossa… che dite, ho esagerato?!
Prima
di salutarvi ne
approfitto per ringraziare la mia beta: Air_Chaos. Grazie tesoro! Senza
di te
sarei persa!!!
Ok
cari lettori XD un
grande bacione, grazie e alla prossima!
|
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Capitolo 3 *** capitolo 3 ***
Risposte
alle recensioni:
Alexia__18:
beh si, Bella diventerà un po’ dipendente
ma grazie a questo riuscirà a ricostruirsi una vita..spero
che anche questo
capitolo ti piaccia. Un bacio alla prossima!
ChiaraBella:
grazie tantissimo per i tuoi
complimenti, mi fa davvero piacere!baci, alla prossima^^.
Air_Chaos:
tesorinoooo ti adoro! Grazie di sopportarmi
sempre XD xD
Ringrazio
chi mi ha messo tra i seguiti e chi
tra i preferiti, ma anche a chi solo legge: GRAZIE!!
NOTE:
Alcuni
di voi si sono preoccupati del fatto che
Edward non ci sia in questa storia, vi sbagliate. Edward
sarà sempre presente,
ok è morto ma questo non vuol dire che non ci
sarà una parte anche per lui : )
Buona
lettura e mi raccomando recensite
: )
Questi personaggi non mi appartengono, ma
sono proprietà di Stephenie Meyer, questa storia
è stata scritta senza alcuno
scopo di lucro.
CAPITOLO
3
Testo
betato da Air_Chaos
<Sai,
Edward, credo di amarti.> disse Bella ad un
tratto, smettendo di scrivere.
Stavano
studiando a casa sua ormai da ore, ma il pensiero di
non riuscire più a mascherare i suoi sentimenti era
diventato fonte di
distrazione e lavorare accanto a lui non facilitava
l’impresa. Erano giorni che
pensava a come dichiararsi, non trovando mai il coraggio di esprimere i
propri
sentimenti e questo la faceva disperare profondamente. Avevano iniziato
a
frequentarsi da due mesi e la loro amicizia aumentava di giorno in
giorno,
scaturendo in lei nuovi sentimenti mai provati per un ragazzo in vita
sua. Sapeva
che non era proprio il momento giusto per dichiararsi così a
lui, forse sarebbe
stato più carino trovarsi in un ristorante, magari a lume di
candela, o
trovarsi in circostanze più consone per esprimere tutti i
sui sentimenti, ma
era diventato tremendamente difficile e il loro momentaneo
avvicinamento non la
fece ragionare lucidamente.
<Credi?!>
Edward rise, guardando il viso di Bella
diventare di mille colori.
Lei
era ignara dei sentimenti che egli celava. Edward non
aveva avuto mai il coraggio di dichiararsi a lei per paura di rovinare
l’amicizia che li univa, ma scoprire che il suo amore era
ricambiato lo fece
tremare di gioia e allo stesso tempo gli fu naturale ridere
dell’imbarazzo che
Bella aveva scatenato nel confessargli il suo amore.
<Io
non credo di essere innamorato di te.> continuò
dicendo per prenderla in giro.
Adorava
stuzzicarla, ma si rese conto che le sue parole furono
fraintese e cercò di rimediare subito al danno commesso.
<Io
sono sicuro di amarti.> affermò soddisfatto.
Erano
mesi che non vedeva l’ora di dirglielo.
Bella
si riprese dallo shock del rifiuto. Era convinta di non
essere all’altezza delle sue aspettative,
d’altronde era diventato il ragazzo
più popolare della Forks High School e le ragazze
più ambite sbavavano per
avere un suo appuntamento. Lei, invece, era una ragazza dalla bellezza
molto
comune e non avrebbe mai pensato che proprio questa sua
semplicità potesse fare
breccia nel suo cuore.
<Mi
ami?!> domandò imbarazzata.
Le
sembrò sciocco chiedere un’ulteriore conferma, ma
era rimasta
così spiazzata che stentò a crederci.
<Da
sempre.> rispose onesto alla sua ormai futura
ragazza.
Bella si
svegliò nel
suo letto da sola, ricordando come fosse stato meraviglioso il momento
della
sua dichiarazione. Era stato il giorno più bello della sua
vita, escludendo
quello del matrimonio, e i sentimenti che provò in quella
stanza furono
immaginabili. Non avrebbe mai creduto che confessare i propri
sentimenti
l’avrebbe condotta a una vita piena di momenti intensi e
bellissimi.
<Mi
manchi tanto,
Edward.> disse, prendendo il cuscino dalla parte sinistra del
letto dove suo
marito poggiava sempre la testa.
Era passato un
mese
dalla sua prima lettera e aveva fatto tutto quello che il marito gli
aveva
imposto.
La prima cosa
che
aveva fatto era l’acquisto di una lampada. Una bellissima e
costosa lampada!
Lei e Alice erano andate un giovedì mattina da
Denali&Co., un negozio poco
distante casa sua, e, dopo svariate ore, avevano optato per una lampada
di
metallo cromato color blu scuro che si intonava con i colori della
stanza da
letto.
Quella stessa
sera,
Alice la trascinò di peso a un schiuma party, dove con loro
si aggiunse anche
Rosalie. Il ballare, il bere e lo sporcarsi con l’appiccicosa
schiuma, la portò
a constatare che alla fine la serata fu un vero spasso e per la prima
volta,
dopo tanto tempo, si ritrovò a ridere come una pazza.
Il piano di
Edward
stava funzionando.
I giorni
successivi
non furono da meno. Ogni sera le sue amiche la portarono in posti
diversi e non
mancò certamente lo shopping. Alla fine del mese si
ritrovò un nuovo guardaroba
tutto da sfoggiare, molto diverso dai vestiti che era solita indossare.
I
desideri di Alice, nel vedere la propria amica in abiti sgargianti e
diversi,
erano stati esauditi.
Per Bella quel
mese
passò come una folata di vento e, per quanto il suo dolore
fosse ancora immenso,
non poté che essere orgogliosa: era riuscita ad adempiere
alla volontà di suo
marito.
Adesso,
però, si
ritrovata persa. Il mese era finito e non c’era traccia di
un'altra lettera, né
di un misero bigliettino che le indicasse come procedere per i giorni
avvenire.
Era sciocco pensare come un foglio di carta potesse aiutare a poter
andare
avanti nella vita, ma per Bella era così e il non sapere la
portava alla
distruzione.
Edward le
mancava
sempre di più e il suo “aiuto” le
serviva a vivere con serenità. La faceva
sentire ancora vicino a lui.
Questa
è la segreteria di Bella ed Edward Cullen, per
lasciare un messaggio parlare dopo il “bip”.
<Bella,
sono
Emmett. Che fine hai fatto? Chiamami appena senti il messaggio. So che
sei a
casa!>
<Bella,
sono Rosalie.
Ci stai facendo preoccupare. Ti chiamiamo da una settimana e non
rispondi,
suoniamo alla tua porta e non apri. Sappiamo che stai a casa. Non ci
fare
preoccupare, richiama!>
<Bella,
maledizione,
vuoi rispondere! Non puoi fare così. Edward non lo
vorrebbe!> la voce di
Alice.
Tanti messaggi
si
susseguirono dopo quest’ultimo e mai una volta Bella fece lo
sforzo di
rispondere alle persone che si stavano preoccupando per lei.
Era il 10
aprile,
precisamente erano passati dieci giorni dall’inizio del mese,
dieci giorni
senza aver ricevuto nessuna lettera. Bella si era chiusa nel suo guscio
chiamato “casa” e non aveva risposto ad anima viva.
Non pianse,
né rise,
era semplicemente vuota. Il suo corpo non aveva reazioni e questo la
portò a
chiudersi al mondo esterno: per lei stava crollando tutto.
Mentre si
trascinò
fino al divano, il telefono cominciò a squillare e, poco
dopo, si attivò la
segreteria.
<Bella,
sono la
mamma. Non rispondi ancora? È arrivata un’altra
lettera. Credo sia per te, c’è
scritto: “Per Monkey”. Non credo proprio che sia
per noi…>
Mentre
Renée continuò
a parlare con la segreteria, sperando che la figlia rispondesse, sul
viso di
Bella si accese un sorriso che la riportò con i pensieri al
passato…
Edward
e Bella erano andati a fare una gita insieme nei pressi
della foresta di Forks. Era una giornata soleggiata e proprio per
questo motivo
ne approfittarono per passare un pomeriggio diverso dalla solita
routine.
<Edward,
è bellissimo!> esultò estasiata Bella,
osservando i capolavori di madre natura.
Rimase
incantata tutto il tempo e dopo un lungo camminare si
ritrovarono in una piazzola, dove era situato un piccolo chiosco adatto
per uno
spuntino.
<Vado
a prendere qualcosa da mangiare, aspettami qui.>
disse Edward da bravo gentiluomo.
Lo
spiazzo era immerso nel verde e attorno erano situati
tavoli da pic-nic, per consentire ai turisti di riposarsi -o per
mangiare- dopo
una lunga camminata.
Bella
non riuscì a trattenere la sua euforia e, come una
bambina, salì su un albero per ammirare dall’alto
la foresta.
<Bella,
scendi! Ti puoi fare male.>
Edward
era ritornato dal chioschetto, non vedendo più la sua
dolce Bella si preoccupò e andò a cercarla da
ogni parte. Grazie alla risata
della sua ragazza, la trovò seduta sul ramo di un albero,
intenta a fare
amicizia con un piccolo scoiattolo e, preoccupato che Bella si potesse
far male
cadendo, la sgridò.
<Edward,
guarda che carino!> disse Bella rivolgendosi
allo scoiattolo che cercò di scappare.
<Perché
non sali anche tu? È così bello vedere il
panorama
dall’alto.> continuò felice.
Edward
scosse la testa: l’altezza gli faceva tremendamente
paura.
Con
prudenza, Bella scese dall’albero e raggiunse il suo
ragazzo.
<Non
sapevo che fossi brava ad arrampicarti sugli alberi.>
la prese in giro Edward.
Per
lui era una vera scoperta, dato che l’equilibrio della
ragazza non era mai stato stabile.
<Lo
facevo sempre, quando ero piccola.> rispose offesa,
facendo la linguaccia.
<Allora
da oggi sarai la mia piccola monkey.> disse
ridendo.
<Ma
io non sono una scimmietta!>
<Sì,
sì… Monkey.> replicò Edward
divertito.
<Allora
tu da oggi sarai soprannominato “il caga sotto”.
Il mio caga sotto.> disse Bella, notando come prima aveva
reagito alla sua
proposta di salire sull’albero.
Dopo
il piccolo battibecco, si rincorsero come bambini di due
anni; alla fine della corsa il vincitore fu Edward, che la
buttò sull’erba
fresca e la baciò con dolcezza.
<La
gioventù d’oggi.> disse una signora anziana
vedendo
il loro strano comportamento.
A
quella frase scoppiarono in una fragorosa risata.
“L’amore
ti fa rinascere” pensò Bella, guardando Edward:
quella giornata l’avrebbe
portata sempre nel cuore.
Bella
ritornò alla
realtà e, notando che la madre continuava a blaterare al
telefono, prese al
volo l’opportunità e andò a risponderle.
<Mamma,
sto venendo
a Forks.> annunciò raggiante.
<Va bene,
Bella.
Stai attenta.> rispose Renée sbigottita, ma al tempo
stesso contenta. Era da
tanto che non vedeva sua figlia.
Senza perdere
altro
tempo Bella chiuse la comunicazione e andò a prepararsi. Il
messaggio di Edward
la stava spettando…
In
questo capitolo abbiamo visto il passato dei due piccioncini e ce ne
saranno
ancora tanti!
Un
po’ all’antica la vecchietta eh?
Chissà
la mia mente malata cosa escogiterà per il prossimo
capitolo… sarà una sorpresa
anche per me xD
Spero
che sia stato di vostro gradimento questo capitolo (che parolona che ho
usato
ihihih!)
Ok,
l’ora tarda non giova alla mia salute xD
Fatemi
sapere cosa ne pensate! Un bacio, alla prossima^^.
|
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Capitolo 4 *** capitolo 4 ***
Questi
personaggi non mi appartengono, ma sono
proprietà di Stephenie Meyer, questa storia è
stata scritta senza alcuno scopo
di lucro.
CAPITOLO
4
Testo
betato
da Air_Chaos
I pochi giorni
trascorsi a casa dei suoi genitori erano stati tranquillizzanti.
Bella
ritornò indietro
nel passato, rivivendo la felicità di una famiglia unita e
questo la aiutò a
riordinare il groviglio di pensieri che la scombussolava da qualche
tempo. Era
più serena, nonostante la sua pace fosse scaturita dal
messaggio di Edward.
Quel lasso di
tempo,
trascorso nella sua vecchia casa d’infanzia, la
portò a riordinare la sua vita,
se così si poteva ancora definire, dato che non era del
tutto certa delle
decisioni prese.
Tuttavia
l’incoraggiamento di suo marito era molto chiaro: costruire
nuovi ricordi.
Il compito di
questo
mese era trascorrere una fantastica vacanza a Galway, una
città situata nella
parte nord-orientale dell’Irlanda.
In un primo
momento
Bella rimase sbigottita nel ritrovarsi un piccolissimo bigliettino con
scritto
“Buona vacanza, piccola Monkey”. Non capiva cosa
potesse significare, ma poi si
accorse che dentro la busta c’era una brochure: Edward le
aveva organizzato una
favolosa vacanza di un mese nel posto in cui lei aveva tanto sperato di
andare.
Galway era la
città
natale di Edward, ma per problemi di distanza e vari impegni lavorativi
non
avevano mai avuto la possibilità di visitarla. Bella era
affascinata da quel
posto, visto soltanto nelle poche foto che il marito aveva con
sé, ed essendo
un’amante della natura, desiderava intensamente visitare quel
paradiso circondato
da maestosi paesaggi e rovine.
Chi rimase
estasiata
dal bellissimo regalo furono Alice e Rosalie: Edward aveva prenotato
anche per
loro la vacanza.
Purtroppo
restarono a
bocca asciutta Emmett e Jasper, che non erano molto favorevoli nello
stare un
mese lontano dalle loro corrispettive fidanzate, ma per la
felicità delle
donzelle non fecero storie e acconsentirono alla volontà del
loro amico
defunto.
<Wow!
Questo posto
è magnifico!> esultò Alice.
Le tre ragazze
erano
arrivate da poco a Galway ed erano rimaste incantate ad ammirare
l’hotel che le
avrebbe ospitate per un mese.
L’albergo
era
sconvolgente, sembrava un castello!
Era immerso
nella
natura e nelle immediate vicinanze riposavano incantevoli laghetti che
preannunciavano la fitta foresta dietro la struttura alberghiera. Un
vero
paradiso!
<Edward
avrà speso
fior fior di quattrini!> disse Rosalie sconvolta.
La sua ipotesi
era
assolutamente corretta. Edward non aveva badato a spese, ma per lui non
era mai
stato un problema, aveva sempre navigato nell’oro.
D’altronde era figlio dei
più importanti imprenditori del paese, per non parlare del
suo lavoro: era un
agente sportivo e portò al successo moltissimi giocatori di
basket.
<Dai,
ragazze! Posiamo
le valigie e usciamo!> esultò euforica Bella.
Era elettrizzata
da
questo folle piano di Edward e non vedeva l’ora di assaporare
tutte le bellezze
del posto. Si era promessa che questo mese dovesse essere solo di
pensieri
felici, perché era stanca di buttare la sua vita, anche se
il pensiero del
marito non la abbandonava mai.
Le tre ragazze,
dopo
aver sistemato i bagagli nella loro lussuosissima camera, presero un
taxi e
andarono a visitare il centro. La città era affollata di
gente e le diverse
musiche che echeggiavano nei locali si mischiavano nell’aria,
formando un suono
a dir poco assordante. Tutte
e tre
rimasero scombussolate nel vedere quanta vita ci fosse là
fuori e quasi si
sentirono vecchie nel vedere quante persone della loro età
si divertivano
ancora. Non che loro non lo facessero, ma erano sicuramente meno
“attive”
rispetto alla gente del posto.
Purtroppo i loro
lavori occupavano parecchio tempo e spesso capitava che non uscissero
per
intere settimane a causa della troppa stanchezza.
Certo, per Bella
non
era un grande problema. Lei poteva uscire anche tutte le sere, visto
che il suo
lavoro non richiedeva tanto impegno, d'altronde essere proprietaria di
una
libreria le permetteva di addossare i propri incarichi ai suoi
dipendenti. Ma a
lei non piaceva comportarsi così, certe volte pensava che
non fosse adatta a
fare il capo, perché proprio non riusciva a imporre orari
extra e quindi si
occupava costantemente dell’attività, dopotutto la
aprì proprio perché aveva
sempre desiderato lavorare in mezzo ai libri e non si era mai
dimostrato un
impegno gravoso.
<Andiamo
a bere
qualcosa.> disse Alice, riportando alla realtà le sue
amiche.
Rosalie si
fermò e
passò in rassegna i bar, per poi adocchiare quello
più interessante.
<Lì
c’è un pub carino.
Sul cartellone c’è scritto che fanno musica
irlandese dal vivo. Entriamo!>
Aprirono la
porta del
locale indicato da Rosalie, ma un buttafuori posto
all’entrata chiese loro i
documenti. Quasi scoppiarono a ridergli in faccia: probabilmente a
causa della
loro statura potevano sembrare più piccole
dell’età che avevano, ma certamente
il loro aspetto non era più quello di tre diciassettenni.
Quando
mostrarono i
documenti, l’uomo-armadio guardò con fare
interrogativo la carta d’identità di
Bella.
<Swan?!
Beh, questa
sì che è una sorpresa! Entrate pure.>
Bella non
capì cosa
volesse dire, ma senza aggiungere altro avanzò insieme alle
sue amiche, rimaste
anche loro sbalordite dalla frase del ragazzone.
Rimasero per
lungo
tempo a sorseggiare uno squisito drink chiamato “Irish
mist”, bevanda tipica
del posto: un concentrato di quattro alcolici molto forti e di quattro
erbe
aromatiche. Una bella botta di vita, dato l’elevato grado
alcolico: ben 36°.
Tuttavia non bastò a farle ubriacare. Forse la
lucidità era dovuta all’allenamento
degli ultimi mesi.
Nel frattempo
nel
locale echeggiò una nuova melodia: un altro musicista aveva
fatto il suo
ingresso. L’armonia che rimbombava nella sala era meno
rumorosa rispetto alle
altre appena sentite e questo catturò l’attenzione
delle tre ragazze americane.
Sul palco
c’era un
ragazzo dai lineamenti marcati e famigliari che cantava e suonava una
chitarra.
Rimasero stupite nel sentire come fosse melodiosa quella voce, in
più l’artista
era notevolmente divino, sembrava assomigliasse vagamente a Edward,
tanta era
la sua bellezza, e questo scosse molto Bella, la quale pensò
seriamente che la
bevanda stesse iniziando a fare il suo dovuto effetto: era decisamente
impossibile vedere una tale somiglianza in quel tizio. Tuttavia
capì di non
essere l’unica ad aver avuto la stessa impressione,
perché anche le sue amiche
la guardarono sbalordite: forse anche loro erano ubriache.
<Bella,
hai più
sentito i tuoi suoceri?> esordì Alice ad un tratto.
La visione di
quel
ragazzo ricordò al piccolo elfo dai capelli corvini di non
aver più sentito nominare
da Bella i genitori di Edward.
<No. Non
li ho più
sentiti dopo il funerale.> rispose Bella rabbuiandosi.
Non era molto
legata
alla famiglia di Edward, più che altro non era mai riuscita
ad avere
l’occasione di rafforzare il rapporto con loro. Erano sempre
in viaggio per
affari e a stento li andavano a trovare. Certamente non capiva come mai
non si fossero
fatti più sentire.
Per quanto li
vedesse
di rado, il loro legame era molto solido. Ai genitori di suo marito era
sempre
piaciuta e rimasero molto contenti quando seppero del grande evento.
Adoravano
Bella, praticamente.
<Ti
mancano?>
domandò Rosalie, vedendo il cambiamento della sua amica.
L’interlocutrice
non
sapeva quale fosse il legame che li univa, in fin dei conti li aveva
visti solo
in due circostanze -al matrimonio e al funerale-, quindi non avrebbe
potuto capire
il rapporto che c’era tra Bella e i suoceri, anche se questi
ultimi si erano
sempre mostrati cordiali con la nuora.
<Onestamente…
molto, non l’avrei mai creduto. Però capisco il
loro comportamento: in fin dei
conti, ora che Edward non c’è più,
niente mi lega a loro. Perché dovrebbero
farsi sentire?!> rispose Bella.
<Finiscila
di dire
assurdità! Sei stata sposata con il loro unico figlio.
È considerabile
sicuramente un legame forte e poi ti hanno sempre amata.>
rispose Alice
innervosendosi.
<Bah,
sarà…>
rispose Bella, terminando il discorso.
Non voleva
rimuginare
sulle ferite ancora aperte: era in vacanza e voleva distrarsi, diamine!
Girò
la testa da
un'altra parte e si scontrò con due occhi color del mare che
la fissavano
insistentemente. Erano bellissimi e quasi si perse in tutto
quell’azzurro.
<Oddio,
Bella! Sei
stata adocchiata!> disse Alice tutta elettrizzata.
Quest’ultima
capì di
dover abbandonare l’argomento “suoceri” e
approfittò di questa nuova occasione
per distrarre la sua amica, ma non ci riuscì, accorgendosi
infine che Bella
stava guardando il ragazzo a sua volta, persa in chissà
quali pensieri.
<Devi
andarli a
trovare. Hai detto che Edward era di queste parti, no?! Non puoi non
andarli a
salutare.> decretò Rosalie, ritornando al discorso
precedente.
Bella si
scostò da
quella visione e ritornò alla realtà. La sua
amica non aveva tutti i torti.
<Sì,
hai
ragione.> rispose, ritornando a guardare il musicista dagli
occhi color del
mare.
Non riusciva a
farne a
meno, quel ragazzo assomigliava troppo al suo Edward e non riusciva a
capire
per quale motivo ci fosse questa strana somiglianza.
Prima
di parlare del
capitolo vorrei ringraziare le quattro persone che hanno recensito lo
scorso
capitolo: Alexia___18, ChiaraBella, chiarottina e Air_Chaos.
Un
ringraziamento anche
ai seguiti e ai preferiti.
In
fine devo
assolutamente ringraziare la mia stupenda beta: senza di lei il
capitolo
sarebbe stato un disastro!!! Grazie per il tuo lavoro sempre
eccellente!!
Ok,
ho finito. Ora parliamo
un po’ di questo capitoletto xD
Dunque
Bella
trascorrerà un mese a Galway, città natale di
Edward, passerà momenti di pura
felicità ma anche di solitudine, perché si
renderà pienamente conto di dover
affrontare la sua vita da sola, senza il suo amato maritino. Per
fortuna con
lei ci saranno anche Rosalie e Alice che la aiuteranno a
“svagarsi” e qui viene
il bello…. Che
cosa succederà in questo
lungo mese?
Ma
la domanda
fondamentale non è questa.
Innanzi
tutto perché l’uomo-armadio
dice quella frase? Che cosa voleva intendere?
E
questo fantomatico
musicista? Perché sia Bella, sia le sue amiche notano una
certa somiglianza con
Edward? È solo frutto della loro immaginazione o per il
troppo alcool che hanno
in circolo?
Al
momento l’unica
certezza è che Bella presto rivedrà i suoi
suoceri…
L’unica
cosa che posso
anticipare è che questa vacanza sarà piena di
sorprese xD
Grazie
a tutti!! Un bacio,
alla prossima ^^
Recensite!!!
|
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Capitolo 5 *** capitolo 5 ***
Risposte
alle recensioni:
Volpessa22:
la base della storia è
simile al film, ma non sarà del tutto uguale, ovviamente
mettere anche un po’ di
mio xD per l’uomo-armadio no, non è Emmett, come
hai potuto leggere, lui ha già
un ruolo in questa storia. Cmq scoprirai presto perché ha
detto quella frase. Per
il bellissimo musicista scoprirai più avanti chi
potrà essere, ti dico solo che
sarà davvero una bella scoperta! Però non pensare
che sia Edward, lui è morto
non può risorgere ;p. sono contenta che ti piaccia la mia
storia, spero che
anche questo capitolo sia di tuo gradimento. Un bacioneeee alla
prossima^^.
Alexia__18:
purtroppo non posso
rispondere alle tue domande, capiresti troppe cose… xD ti
posso dire solamente
che ci sei vicina… e con questo ho anche detto troppo! Un
bacio alla prossima^^
Air_Chaos:
ciccia ti ho fatto
sudare al capitolo precedente eh? Meno male che ci sei tu a risolvere i
miei
danni!!! Un giorno farò una statua in tuo onore xD un
bacione.
ChiaraBella:
grazie per i tuoi
complimenti, spero che anche questo capitolo ti piaccia. Un bacio, alla
prossima!
Londoner:
grazie infinite per i
tuoi complimenti, non puoi neanche immaginare come mi ha fatto piacere
leggere
la tua recensione! Ti dirò di più, una
lacrimuccia mi è anche scappata xD
davvero, non puoi capire come la tua recensione mi abbia reso felice!
Anch’io
concordo con te per il fatto che le fan fiction sono tutto uguali, ma
devo
anche essere onesta: io per prima ho iniziato a scrivere una storia
molto
simile alle altre(la prima che ho scritto in questo sito), in fin dei
conti non
ho mai scritto niente in vita mia, quindi ho ritenuto giusto iniziare
con una
storia meno articolata. Adesso invece, non è che mi ritengo
bravissima, ma ho
voluto rischiare scrivendo un’altra storia un po’
più complessa. (diciamo che è
una sfida personale xD). Ora, dopo aver scritto questo monologo, ti
lascio in
pace con la lettura xD spero che anche questo capitolo ti
piacerà. Un bacio
alla prossima!
___La
Giu:
la promessa di Edward
è di aiutare Bella dopo la sua morte, per questo gli
scriverà delle lettere che
la aiuteranno ad andare avanti nella sua vita. ora non so bene a cosa
ti
riferivi nella recensione, ma se stavi alludendo al fatto del
musicista, ti
dico subito che non è il nostro Edward, lui ormai
è morto e non può risorgere
xD però posso dirti che il musicista a un legame con
lui… ora mi tappo la bocca
che ho detto troppo! Spero che anche questo capitolo ti
piacerà un bacio alla
prossima.
Un
grazie a: i seguiti, i preferiti e a chi
legge solamente!
BUONA
LETTURA!!!
CAPITOLO
5
Testo
betato da Air_Chaos
<Edward,
questo
posto è meraviglioso.>
Sapevo
che ti sarebbe piaciuto.
<A quanto
pare mi
conosci meglio di chiunque altro.>
Io
sono parte di te.
<Mi
manchi
tanto…>
Io
sono qui vicino a te, Bella.
<Non so
se riuscirò
ad andare avanti senza di te. Posso fingere di stare bene, ma io sono
morta
nello stesso attimo in cui tu hai smesso di respirare.>
Sono
qui apposta. Veglierò su di te affinché
ritroverai la
tua strada.
Immersa nel
cuore
della natura, Bella osservò incantata, seduta su una piccola
roccia, il
contrasto dei raggi del sole che filtravano nell’acqua
limpida e cristallina di
un piccolo laghetto. L’area circostante era incantevole,
quasi paradisiaca,
avvolta da grandi salici piangenti che con le loro foglie accarezzavano
il
continuo scorrere del fiumicello.
Il soffice vento
portò
con sé la melodia del bosco: il cinguettio degli uccelli, il
rumore delle
foglie che si scontravano fra loro, la corrente del fiume che fluiva
fino ad
arrivare a una piccola cascata. Un vero paradiso!
Tuttavia il
paesaggio
che si mostrava davanti ai suoi occhi non l’aiutò
affatto, anzi, persa tra i
suoi soliti pensieri, si ritrovò a parlare con un Edward
immaginario il quale
rispose ad ogni sua parola. In un primo momento si sentì
appagata nel udire la
voce di suo marito, poi però comprese che fu solo il frutto
della sua
immaginazione e quella consapevolezza la riportò a chiudersi
nel suo guscio
fatto di solitudine.
<Bella!
Bella!>
urlò Alice.
La voce della
sua
amica la costrinse a ricacciare indietro le lacrime che stavano per
uscire. Si alzò
velocemente e cercò di mascherare quel barlume di tristezza
di cui era stata
avvolta poco prima: le sue amiche non dovevano accorgersi del suo
cambio di
umore.
<Alice!
Sono
qui!> disse e si avvicinò a lei per raggiungerla.
<Caspita!
Che bel
posticino!> disse l’amica guardando ammirata la natura.
Alice non era
amante
della natura, le uniche cose che le interessavano erano i vestiti e la
moda, ma
non poteva certo non riconoscere la bellezza di quel posto. Rimase per
lungo
tempo a osservare l’area, finché Bella la
riportò alla realtà.
<Alice,
perché mi
cercavi?>
<Oh
giusto! Il taxi
è arrivato, dobbiamo andare.>
Insieme uscirono
dalla
fitta foresta e, quando arrivarono alla macchina, trovarono una Rosalie
un po’
inviperita per aver aspettato le sue amiche per tutto quel tempo.
<Allora,
andiamo?!> disse Rose spazientita.
<Sì,
sì.
Eccoci!> risposero all’unisono Bella e Alice.
Quando entrarono
nel
taxi, indicarono al conducente la destinazione: quel giorno sarebbero
andate a
trovare i genitori di Edward.
L’agitazione
era palpabile nell’aria, Bella era agitata al
pensiero di conoscere i genitori del suo ragazzo. Era un anno ormai che
stavano
insieme e non aveva avuto ancora l’onore di incontrare i
signori Cullen: il
loro lavoro permetteva loro di andare a trovare il figlio solo una
volta
l’anno.
<Amore,
che hai?> chiese Edward prendendo la mano della
sua ragazza.
<E
se non piacessi a loro? Se pensassero che non sia la
ragazza adatta a te? In fin dei conti sei di una bellezza unica ed io
sono solo
una semplice ragazza…> rispose Bella agitata.
Lei
non si era mai sentita all’altezza di stare accanto a Edward,
per un periodo riuscì anche ad accantonare il pensiero, ma
adesso che doveva conoscere
i suoi genitori, il suo timore si era ripresentato.
<Tu
sei bellissima.> disse Edward mostrando un sorriso
radioso.
Per
lui Bella era un angelo sceso in paradiso e non poteva
che desiderare altro.
<Tu
sei di parte!> rispose nervosa, era inutile fare
certi discorsi con lui.
Edward
ridacchiò: gli sembrava proprio buffa a volte.
<Bella,
piacerai sicuramente ai miei genitori. Ad ogni
modo l’amore che provo per te non cambierà se non
sarai di loro gradimento. E
poi puoi stare tranquilla, dovranno accettarti per forza, un giorno
sarai mia
moglie.> disse con ovvietà.
Bella
arrossì all’istante appena sentì
pronunciare la parola
“moglie”. Benché non credesse al
matrimonio, anche se i suoi genitori erano
molto uniti, la prospettiva di immaginare un futuro con Edward la
rendeva veramente
felice. Per lui avrebbe fatto di tutto, anche sposarlo. Avrebbe
concesso solo a
lui questo “privilegio”, anche se la parola
“matrimonio” le faceva venire
l’orticaria.
<Siamo
arrivati.>
<Siamo
arrivate.>
<Bella,
siamo
arrivate.> ripeté Rosalie riportando alla
realtà la sua amica.
Bella
ritornò in se, i
sentimenti che provò a quel tempo erano gli stessi di
adesso. Era molto agitata
all’idea di rivedere Carlisle ed Esme: non sapeva come
avrebbero reagito alla
sua visita.
Pagarono il
tassista e
scesero dall’auto. La casa era bellissima,
anch’essa immersa nel verde, le mura
erano di un color bianco panna e il tetto blu scuro.
Bella
andò verso
l’entrata e agitata suonò il campanello.
<Bella!
Che piacere
averti qui.> disse Esme, quando aprì la porta.
Le due donne si
guardarono e con occhi lucidi si abbracciarono calorosamente.
<Oh, che
sbadata.
Salve ragazze! Entrate pure.> disse accogliente la cara e
vecchia Esme.
Le tre ragazze
passarono tutto il pomeriggio a casa Cullen. Esme preparò a
loro un buon tè
caldo e raccontò dei mesi passati dopo la scomparsa del suo
caro figlio. Anche
per loro erano stati giorni difficili: Esme e Carlisle pensavano che
sarebbe
stato Edward a piangere per la loro morte, non il contrario. Ma si sa,
la vita ha
in serbo sorprese amare.
Dopo cena
arrivò anche
il signor Carlisle Cullen e appena intravide Bella scoppiò
in lacrime
abbracciandola. Gli era molto mancata sua nuora, era l’unica
persona che
manteneva in vita il ricordo di suo figlio, benché non fosse
l’unica cosa che
potesse ricordaglielo.
La serata
passò
tranquillamente, Bella raccontò a loro il motivo della sua
presenza, il perché
si trovava a Galway. Informò del buffo piano che aveva
preparato Edward per lei
e di come questo la avesse aiutata ad andare avanti in un periodo
abbastanza
tragico della sua vita. Era contenta di poter parlare con i suoi
suoceri, con
loro era più facile sfogarsi: erano gli unici a capire
esattamente il dolore
che lei provava.
Alla fine
arrivò alla
conclusione che la decisione di andarli a trovare era stata sicuramente
un’ottima idea e ringraziò con lo sguardo le sue
amiche per averla spronata a
compiere quel gesto. Non avrebbe mai immaginato che rivedendoli potesse
scaturire in lei un po’ di pace.
Bella era
distesa sul
letto, in mano teneva una lettera che le diede Carlisle prima di
andarsene. Non
l’aveva ancora aperta, aspettava che Alice e Rosalie si
addormentassero prima
di farlo: voleva tranquillità attorno a lei.
Non capiva cosa
potesse
contenere la busta, ipotizzò fosse di Edward, ma il mese
ancora non era
scaduto, quindi scartò subito quell’ipotesi.
Cercò dunque di pensare chi fosse
il mittente, ma il troppo riflettere non la portò a nessuna
conclusione.
Interminabili
minuti
passarono e, quando percepì che fosse il momento giusto per
aprire la busta,
trattene il fiato.
Aveva paura.
Paura che il
contenuto
potesse distruggere quella tranquillità che aveva trovato
dopo la splendida
serata trascorsa a casa Cullen. Tuttavia la sua curiosità
sovrastò la sua angoscia
e, con movimenti lenti, aprì la lettera.
Ciao
Bella,
So
che non ti aspettavi una mia lettera, ma diciamo che
questa è un extra.
Sapevo
che alla fine saresti riuscita ad andare a trovare i
miei genitori e non potevo non approfittarne.
Capisco
che quello che scriverò non ti aiuterà molto,
perdonami per quello che sto facendo, ma non posso farne a meno. Oggi
mi sono
ricordato di quando tu dicesti che ero la persona più
importante della tua vita
ed io come uno stupido, vedendo il tuo viso distrutto, ti promisi che
sarei riuscito
a sopravvivere all’operazione. Sono stato un incosciente, non
avrei dovuto
promettertelo, sapevo che non sarei riuscito a mantenere la parola
data, avrei
dovuto approfittare di quel momento per dirti quanto tu fossi
importante per
me, invece non l’ho fatto.
Bella,
ti amo e ti amerò per sempre. Perdonami se quel giorno
non te l’ho ribadito.
Scusami
ma avevo bisogno di dirtelo, non odiarmi per questo.
Per
favore cerca di divertiti, non distruggere la tua vacanza
per questa stupida lettera scritta in un momento di pura follia.
Edward
Bella fu
travolta da
una malinconia infinita e pianse. Le sue lacrime erano di puro odio nei
confronti di suo marito e inevitabilmente, questo, la
riportò indietro nel
passato.
Erano
passati tre mesi da quando Bella fu informata della
malattia del marito e mancava poco più di una settimana
all’intervento.
Bella
entrò in casa e vide il marito intendo a guardare la
televisione. Camminò nervosamente avanti e indietro per
tutta la sala, infine
decise che non poteva più aspettare.
<C’è
una cosa che volevo dirti da un po’…>
Edward
osservò la moglie e notò un certo nervosismo da
parte
sua. Spense la tv, capendo che si doveva trattare di una cosa seria, e
aspettò
che continuasse a parlare.
<È
inutile aspettare. Non
troverò mai il momento giusto.> continuò
dicendo.
<Edward,
tu sei la persona più importante della mia
vita.>
<Mh,
pensavo fosse il tuo amante. Non ti soddisfa più?>
rispose Edward, cercando di sciogliere un po’ di tensione che
aleggiava
nell’area.
<Dico
sul serio, Edward.>
Edward
guardò la moglie e capì che non era il caso di
sdrammatizzare.
<Tu
mi hai insegnato che cos’è l’amore. Non
parlo solo
dell’amore romantico ma dell’amore totale,
l’amore che dura per sempre. Quello
che ti sostiene nelle tragedie, nelle gioie, nei momenti di
crisi…>
Bella
non riuscì a continuare, era straziante per lei
esprimere tutto questo.
Il
marito si avvicinò a lei, accostò una ciocca
dietro il suo
orecchio e con l’altra mano cancello le lacrime che erano
uscite prepotenti dai
suoi occhi.
<Bella,
ti prometto che farò di tutto per non morire.>
disse baciandola.
Bella
uscì fuori dalla
terrazza, in mano teneva una bottiglietta di wisky presa nel mini frigo
posto
in camera.
Le lacrime
continuavano a rigargli il viso e cercando di alleviare il dolore
portò la
bottiglietta alle labbra, assaporando poi quel retrogusto della bevanda.
<Ti odio,
Edward.
Ti odio!>
Ovviamente non
credeva
veramente a quelle parole: era solo un momento di rabbia.
Trascorse tutta
la
notte sotto le stelle e, ubriaca e distrutta, si addormentò
sulla poltroncina
di legno, posta sul terrazzo.
Scusate
per il ritardo ma il lavoro porta via
TROPPO tempo!!! Infatti non so neanche quando aggiornerò il
prossimo capitolo….
ad ogni modo cercherò di non far passare troppo
tempo…
Allora…
triste il capitolo eh? Purtroppo era
davvero necessario per la storia xD
Mi
dispiace se oggi sono di poche parole, ma
sono davvero stanca… quindi lascio a voi la parola! Mi
raccomando recensite!!!!
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