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Lista capitoli: Capitolo 1: *** Profumo -Presentazione- *** Capitolo 2: *** Affinità armonica *** Capitolo 3: *** Testa, cuore, base *** Capitolo 4: *** L'essenza decisiva *** Capitolo 5: *** la tredicesima, quella fondamentale ***
Questa fanfic è ispirata al film “Profumo” del 2006; più precisamente, prende ispirazione da un monologo di Dustin Hoffman, presente anche nel trailer del film, nel quale l’attore, che interpreta un profumiere, spiega al suo giovane apprendista l’arte di fare profumi.
Questo monologo verrà ripreso all’interno della storia, tuttavia lo ripropongo intero qui di seguito.
“
Così come un accordo musicale, l’accordo di un profumo contiene quattro essenze, o note, accuratamente selezionate in base alla loro affinità armonica.
Ciascun profumo contiene tre accordi: la testa, il cuore e la base.
E quindi fanno dodici note in totale.
L
’accordo di testa racchiude la prima impressione, dura pochi minuti, prima di lasciare il posto all’accordo del cuore, il tema dominante del profumo, che dura alcune ore e, infine, l’accordo di base, la scia del profumo, che dura alcuni giorni.”
“
Ma gli antichi egizi credevano che si potesse creare un profumo assolutamente fuori dal comune aggiungendo solo una note in più, un sorta di essenza decisiva, che avrebbe risuonato e dominato su tutte le altre”
“
Un’antica leggenda narra che fu rinvenuta un’anfora nella tomba di un faraone, dicono che quando venne aperta si sprigionò una fragranza che dopo tutti quegli anni era rimasta intatta, un profumo di una tale soave bellezza, ma così potente che anche per un solo fugace momento qualunque persona lo annusasse, pensava di trovarsi in paradiso.
Dodici essenze furono identificate, ma la tredicesima, quella fondamentale, non la individuarono mai.
”
Bene, credo che questo basti per ora, il resto lo scoprirete solo leggendo.
Bis bald, dear readers!
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P.S.: Comunicazione per i lettori di “New”
Sono veramente dispiaciuta, ma non riesco a proseguire la fanfic, per ora.
Pertanto, vi chiedo gentilmente di pazientare ancora un po’ e di non perdere la speranza.
“Così come un accordo musicale, l’accordo di un profumo contiene quattro essenze, o note, accuratamente selezionate in base alla loro affinità armonica.”
Anche se nessuno se ne sarebbe mai potuto accorgere a prima vista, nella Villa Phantomhive regnava una strana alchimia, una miscela rara e raffinata che creava un’atmosfera magica, irreale.
Quello che sarebbe stato ancora più improbabile notare, anche dopo una sporadica frequentazione della magione, era che tutto ciò veniva creato da elementi molto semplici e molto complessi, a modo loro.
Questi ingredienti erano molto particolari, poiché si muovevano in continuazione, emettevano suoni e odori, andavano e venivano prevalentemente all’interno della casa.
Tuttavia queste particolari essenze avevano altri aspetti fondamentali, quali dei volti e dei nomi, come Bard, Finnian, Maylene e Tanaka.
Bard, era un uomo sulla trentina con gli occhi azzurri e i capelli d’un biondo cenere. Ufficialmente era il cuoco della villa, tuttavia il suo spasmodico interesse per le armi e la fastidiosa abitudine di cuocere tutto come un lanciafiamme rendevano la preparazione del pasto più semplice in una vera e propria battaglia.
Finnian era un ragazzino di quasi vent’anni, il cui ruolo era quello del giardiniere. Tuttavia c’erano dei piccoli dettagli in lui che gli rendevano particolarmente difficile svolgere tale attività. In primis, la sua esagerata forza, che, mal controllata, provocava irreparabili danni (sradicamento di alberi, distruzione di muri e aiuole, ecc.); in secundis, bisogna sottolineare che Finnian era anche un ragazzino piuttosto distratto e alcune tra le sue dimenticanze (come un insetticida sgocciolante …) avevano serie ripercussioni sul povero giardino di cas Phantomhive.
Maylene era un giovane donna, anch’ella sui vent’anni. Era la cameriera di casa Phantomhive, ma anche nel suo caso, alcuni dei suoi tratti caratteristici le impedivano di svolgere la sua mansione correttamente. La scarsa vista figurava sicuramente tra di essi; infatti, la povera Maylene vedeva ben poco (per non dire che era cieca come una talpa) e nonostante ciò non aveva nessuna intenzione di abbandonare i suoi vecchi occhiali (fondi di bottiglia). Un altro tratto della sua personalità, che condivideva con Finnian, era la sbadataggine: oltre a non vedere ad un palmo di mano, Maylene causava disastri appena si muoveva, facendo cadere o rompendo oggetti di grandissimo pregio.
Infine, vi era Tanaka, il maggiordomo; o almeno, questo era ciò che ognuno pensava di primo acchito. Tuttavia il suo fare serafico e il completo lassismo con cui si comportava rendevano davvero difficile pensare che lui organizzasse tutto il lavoro di casa (cosa che, infatti, non faceva), data anche la sua età.
Ma nonostante tutti questi difetti, questi quattro elementi di casa Phantomhive creavano un’atmosfera unica, che non si sarebbe potuta ripetere in nessun’altra magione d’Inghilterra.
Forse loro non erano coscienti della magia che suscitavano in coloro che li conoscevano bene (forse Tanaka, ma era così difficile da leggere quell’uomo …), ma se ne rendeva perfettamente conto il loro piccolo signorino, il quale li aveva scelti apposta per la sua villa e non avrebbe voluto nessun altro.
Innanzitutto, volevo ringraziare tutti i lettori che
hanno letto il primo capitolo e ringraziare mille volte ancora chi si è spino
fino al secondo capitolo: spero gradiate altrettanto
il terzo.
Buona lettura…
name
Profumo
Testa, cuore, base
“Ciascun profumo contiene tre accordi: la testa, il
cuore e la base.
E
quindi fanno dodici note in totale.”
Tutti coloro che
erano invitati a casa Phantomhive erano sempre un po’
in soggezione.
Quel piccolo lord dall’aria glaciale e
spietata incuteva timore e rispetto in tutti, ma le cose cambiavano leggermente
quando si era a casa Phantomhive.
“L’accordo
di testa racchiude la prima impressione, dura pochi minuti …”
Quando si arrivava, si veniva
accolti dallo spoglio numero di servitori di casa Phantomhive.
Vedendo dei volti così
diversi tra di loro non si riusciva proprio a capire come potessero convivere
persone simili.
Lo sguardo saettava subito ai loro volti,
sorridenti, seri, imbronciati, in pose buffe, ecc. e i loro vestiti: frav, pantaloncini e maglietta, completo nero e bianco,
cappotto bianco con occhialoni da aviatore. Quasi ci
si dimenticava di essere in casa di uno dei più
potenti lord di tutta Inghilterra.
“… prima di lasciare il posto all’accordo del cuore,
il tema dominante del profumo, che dura alcune ore …”
Poi si passava alla serata vera e propria e
dei servitori non si vedeva quasi più l’ombra, ma se
ne sentivano distintamente i rumori.
Ovviamente, ad
qualcuno venuto per discutere di affari questi rumori erano quasi
impercettibili; tuttavia, per qualcuno più abituato all’osservazione e
all’ascolto questi suoni non sfuggivano.
Quindi, si poteva chiaramente sentire le
esultanze del giardiniere trattenute dal cuoco, gli
striduli urletti di giubilio
della cameriera e la voce roca e profonda del cuoco che imponeva il silenzio e
la calma.
A un ascoltatore qualsiasi, questi suoni risultavano
semplicemente fastidiosi ed irritanti; ma se suddetto ascoltatore avesse fatto
lo sforzo di ragionare un attimo sul perché certi suoni erano permessi in casa Phantomhive, allora avrebbe sorriso deliziato.
“… e, infine, l’accordo di base, la scia del profumo,
che dura alcuni giorni.”
Infatti, se l’ascoltatore avesse
continuato ad udire i vari rumori per tutta la sera avrebbe finalmente
capito.
Gli urletti, le esultazioni, i rimproveri, le battute.
Tutti insieme creavano un senso di familiarità e di tranquillità
caldo e avvolgente.
Molti tra gli ascoltatori più attenti, al
momento di congedarsi dal piccolo conte, gli
rivolgevano un sorriso caldo, che il più delle volte il giovane non capiva, e
facevano un cenno con un sorriso a tutta la servitù, la quale, capendo forse
più del conte, arrossiva salutando educatamente.
Se si fosse
chiesto in giro, tra i conoscenti di CielPhantomhive, tutti avrebbero risposto che in quella casa
lui è un vero e proprio sovrano assoluto.
Ma pochi avrebbero anche asserito che era solo grazie al calore e alla devozione che i servitori
avevano nei riguardi del loro benefattore, che il piccolo conte CielPhantomhive sembrava aver
ritrovato una famiglia.
Grazie a tutti coloro che
hanno letto fin qui. Spero che la storia vi sia piaciuta.
name
Profumo
L’essenza decisiva
“Ma
gli antichi egizi credevano che si potesse creare un profumo assolutamente fuori dal comune aggiungendo solo una note in più, un sorta
di essenza decisiva, che avrebbe risuonato e dominato su tutte le altre”
A qualsiasi frequentatore assiduo di casa Phantomhive saltava subito all’occhio il potenziale
catastrofico della servitù.
Eppure, tutti sapevano della proverbiale
efficienza dei servizi di casa Phantomhive.
Com’era possibile?
Coloro che assistevano
alla realtà di casa Phantomhive dall’esterno
pensavano che, alla fine, la collaborazione tra coloro che servivano in quella
casa desse frutti eccellenti.
Tuttavia, i conoscenti più stretti sapevano
che la risposta era un’altra ed era ben precisa: Sebastian.
Sebastian era il leggendario maggiordomo si
casa Phantomhive.
Alto, bruno, pallido, occhi bordeaux.
Devoto, colto, educato e di bella presenza.
I frequentatori più assidui di casa Phantomhivesapevano, o intuivano,
che era lui a regolare tutta la vita della casa e ad organizzare in modo a dir
poco perfetto la giornata del suo esigente padroncino.
Molti si chiedevano come potesse sopportare
tutto quello stress: cuochi piromani, giardinieri supersbadati e superforti,
talpe cieche e maldestre travestite da cameriere, nullafacenti con l’ossessione
per il tè e, soprattutto, un padrone con delle esigenze al
limite dell’assurdo.
Eppure, Sebastian
non dava mai spiegazioni, eseguiva tutto alla perfezione, senza contrattempi o
ripensamenti.
Manteneva un atteggiamento
serafico e distaccato con tutti, persino con i suoi collaboratori domestici.
Anche nel servire il suo
padrone mostrava un atteggiamento deferente, ma devoto.
Forse gli era davvero affezionato.
Forse, alla fin fine, gli piaceva quel
generale trambusto domestico che lui sapeva gestire così bene.
Forse era felice di poter
condividere i suoi giorni con quelle persone.
Forse.
O forse no.
Ci sarebbero potuti essere milioni di motivi,
effettivamente.
Capitolo 5 *** la tredicesima, quella fondamentale ***
Questo è l’ultimo capitolo. Spero che la mia
storia vi sia piaciuta e ringrazio chiunque l’abbia letta, anche se
nessuno mi ha fatto sapere che ne pensa.
Un ringraziamento particolare alle cupe cupesisters, che hanno messo la mia storia tra le seguite!
Spero a presto, quindi arrivederci a tutti quanti.
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Profumo
La tredicesima, quella fondamentale
“Un’antica
leggenda narra che fu rinvenuta un’anfora nella tomba di un
faraone, dicono che quando venne aperta si sprigionò una fragranza che dopo
tutti quegli anni era rimasta intatta, un profumo di una tale soave bellezza,
ma così potente che anche per un solo fugace momento qualunque persona lo
annusasse, pensava di trovarsi in paradiso.”
Il conte CielPhantomhive aveva vissuto incredibilmente a lungo, contro
ogni aspettativa, ed aveva svolto il suo lavoro per
l’azienda di famiglie e per la regina in modo egregio, come ci si aspettava.
All’età di 18 anni si
era sposato con la sua ufficiale fidanzata: Elizabeth. Insieme erano vissuti felici, ma non avevano mai avuto figli.
Si diceva che la contessa Elizabeth fosse
l’unica capace di scaldare un po’ il cuore gelido del
conte e ciò era abbastanza vero.
Come sempre, la vita a villa Phantomhive sembrava scorrere sempre tranquilla e serena,
ma questo valeva solo per chi non ci viveva dentro.
Infatti, più che portare gioia e serenità,
l’arrivo di Elizabeth aveva provocato solo più
scompiglio in una casa già di per sé molto movimentata.
La giovane contessina
faceva comunella con la servitù e questo rendeva ogni giornata in casa Phantomhive imprevedibile e rumorosa, per la felicità del
conte e del suo fedele domestico Sebastian.
I due, infatti, sembravano essere gli unici
con un po’ di buon senso e senso comune.
Insomma, chi avrebbe voluto mangiare
involtini vegetali sbruciacchiati con ripieno di nutella e glassa di zucchero?
Chi avrebbe voluto prendere il tè in un
giardino dove sembrava fosse appena passato un uragano, ma tutto ricoperto di
fiocchi?
Chi avrebbe mangiato in un servizio di
porcellana a orsacchiotti che, chissà perché, era
l’unico a rimanere sempre integro?
Tutti i giorni i due avevano a che fare con
certi problemi: erano molto stressati.
Ma, alla fine della giornata, quando Ciel si coricava con la sua consorte e veniva sepolto dalle
miriadi di chiaccheredi Elizabeth,
pensava che, in fondo, era bello avere una nuova luce ad illuminare la sua buia
esistenza.
A modo suo, si poteva dire che l’amava.
Ma dopo anni di convivenza più o meno
tranquilla, la contessa, ormai diventata vecchia era stata logorata da una
malattia che le aveva rubato a poco a poco la sua eterna vitalità
e l’aveva in fine stroncata.
Tutta casa Phantomhivese ne addolorava.
Il conte portò il lutto
secondo la regola, poi aveva continuato la sua vita.
Non si era mai
risposato.
A poco a poco, tutti i componenti
della servitù della magione si ammalarono e morirono con gli anni.
L’unico che rimaneva sempre accanto al suo padrone e che non sembrava neanche essere invecchiato
era il fedele Sebastian.
Nessuno seppe mai come morì il conte Phantomhive; o, almeno, nessuno lo seppe mai veramente.
Una notte, misteriosamente, si spense e, stranamente, la stessa notte morì anche il fedele
maggiordomo.
Quella notte il demone sapeva che
finalmente avrebbe potuto mangiare quella succulenta anima ormai sprofondata
nell’oscurità.
Tuttavia non si aspettava che nel suo
angolo più profondo quell’anima conservava
ancora il chiarore di una stella che nel mondo reale si era spenta tanto tempo
addietro.
Il primo a notarlo fu Undertaker e ne sorrise. Poi, a mano a mano che i
corpi venivano visitati nella camera ardente, lo
notarono anche altri.
Curioso come i due cadaveri presentassero opinioni così diverse: il conte aveva
un’espressione quasi serena, mentre il sempre perfetto maggiordomo sembrava
stranamente amareggiato.
“Dodici
essenze furono identificate, ma la tredicesima, quella fondamentale, non la individuarono mai.”