Forbidden love

di Rein94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 1 ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 2 ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 3 ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO 4 ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO 5 ***
Capitolo 7: *** CAPITOLO 6 ***
Capitolo 8: *** CAPITOLO 7 ***
Capitolo 9: *** CAPITOLO 8 ***
Capitolo 10: *** CAPITOLO 9 ***
Capitolo 11: *** CAPITOLO 10 ***
Capitolo 12: *** CAPITOLO 11 ***
Capitolo 13: *** ... ***
Capitolo 14: *** CAPITOLO 12 ***
Capitolo 15: *** CAPITOLO 13 ***
Capitolo 16: *** CAPITOLO 14 ***
Capitolo 17: *** CAPITOLO 15 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


prologo forb Ciao! Questa è la mia prima fanfiction su Angel's friends, spero vi piaccia ^^

Prologo

Sulfus POV

Socchiudo leggermente gli occhi prima di sbuffare e mettermi seduto sul letto; stanotte non riesco proprio a dormire. Cavolo, non mi riconosco più. Sono sempre stanco, assente, distratto…rammollito. Chi l’avrebbe mai detto? Voglio dire, io sono sempre stato il peggiore, e ne sono sempre andato fiero. Ho sonno, e sento le palpebre che vorrebbero chiudersi e la mia mente che vorrebbe assopirsi, ma resisto. Resisto perché ad ogni sbadiglio, ad ogni mio piccolo distaccamento dalla realtà, ogni volta che chiudo gli occhi anche solo per un istante, me la ritrovo davanti. Lei che ride, che piange, che si arrabbia…lei che arrossisce imbarazzata, lei che bacia sulla guancia il suo amichetto da strapazzo, lei che guarda il vuoto distratta dopo che Malachia ha svelato a tutti del suo amore per quel terreno. Più ci penso, e meno capisco. Insomma, come ha fatto a innamorarsi proprio di un terreno? Lei, così forte e decisa, con quello sguardo così profondo e acceso…perché diventa così indifesa se si tratta di quello là? Ha infranto addirittura il V.E.T.O. per lui! Lei, così pura e innocente, ha disubbidito alle regole per un terreno. Ultimamente è sempre da sola a guardare il cielo con aria triste, e sospira. Perché poi? Sono sicuro che quel terreno è innamorato di lei…magari anche adesso si pensano a vicenda, pensano alla prossima volta in cui si vedranno. Magari lui, nella sua stanza, spera di vedersela apparire davanti, con quei capelli color dell’oro, con i suoi occhi così profondi, con la sua risata così allegra e spensierata, con la sua voce dolce e melodiosa…Sul serio; non mi riconosco più. Il solo pensare a loro due insieme mi fa sentire male, molto male. Mi alzo di scatto, e sbatto il cuscino contro la parete della mia stanza. Ho voglia di urlare, ma mi costringo a calmarmi e a riprendere il controllo di me stesso. Mi butto all’indietro sul letto, mentre i battiti del mio cuore tornano a farsi più regolari. Stavolta non ce la faccio ad oppormi, e i miei occhi si chiudono lentamente.
Di nuovo lei. Me la vedo davanti mentre mi ringrazia per averle spiegato cos’erano le proiezioni oniriche, e di conseguenza mi ritorna in mente anche la mia espressione che ho visto riflessa su quell’ampolla. Cavolo, come sembravo ebete. Ebete e distratto, confuso e…felice. Estremamente felice di averla vista, di aver sentito il suo “grazie”, di essermi perso nei suoi occhi. Poi, nuovi ricordi. Ecco Cabiria mentre mi “accusa” di essere innamorato di quel tipetto zuccheroso. Mi accusa perché io sono un diavolo, e non posso innamorarmi, tantomeno di lei. Mi accusa perché mi mette davanti a un muro, perché mi costringe a fare i conti con i sentimenti che stavo disperatamente soffocando dentro di me. E una volta che me lo sono sentito dire, non ho potuto più far finta di niente. Non ho potuto perché quella margherita che non ho avuto il coraggio di darle, avrei voluto vedergliela fra le mani. Avrei voluto che la stringesse e sorridesse, e mi ringraziasse ancora. Avrei voluto impedirmi di sentire che è innamorata di un altro, e avrei voluto non vedere l’abbraccio e il bacio che ha dato a quell’altro angelo. Quindi, anche se non capisco come è potuto succedere, non posso più ingannare me stesso. Ora come ora vorrei vederla, prenderla per mano e correre via con lei, in un luogo dove nessuno ci può accusare. Vorrei lasciare tutto quanto  indietro e vedere solo lei, ogni istante della mia vita. Vorrei abbracciarla e dirle che di una vita eterna senza di lei non me ne faccio niente. Basta, questi pensieri mi fanno male. Sospiro, e mi alzo dal letto riavviandomi i capelli con una mano. Lentamente e distrattamente esco dalla mia stanza. Ho bisogno d’aria, ho bisogno di calmarmi.

**************************************************************************

Raf  POV

Sono seduta sul mio letto da un po’, picchiettandomi leggermente il dorso della mano con una penna, in attesa di un po’ di ispirazione per cominciare a scrivere sul mio diario. Niente, è tutto inutile. Stasera ho la testa fra le nuvole. La tenda della mia stanza oscilla lievemente sotto la fredda aria della sera, e mi alzo per chiudere la finestra. Il mio sguardo viene catturato dal piccolo spicchio di luna nascosto dalle nuvole, tra poco sarà luna nuova. Chissà se anche Raoul sta guardando la luna…mi metto una mano sul petto, pronta a ricevere l’ormai familiare scossa di dolore misto a gioia che provo ogni volta che penso a lui. Ad Angie Town, quando mia mamma mi parlava dell’amore, me lo descriveva sempre come una cosa bellissima. Non sapevo che facesse anche tanto male. Dopo qualche istante tolgo la mano dal mio petto, leggermente sorpresa. Non sento male, non sento niente. Magari è perché sono stanca, o magari è perché è troppo tempo che non lo vedo…
E se…e se andassi a vederlo? Mi basterebbe anche per poco, anche vederlo dormire. Voglio sentire il mio cuore battere all’impazzata fino a farmi star male, voglio incontrarlo a tutti i costi…Mi metto di nuovo a sedere sul letto, cercando di prendere una decisione. Faccio cadere inavvertitamente il mio diario a terra, e quando lo raccolgo qualcosa scivola via dalle pagine fino al pavimento. È il fiore che ho trovato pochi giorni fa fra le pieghe della mia gonna. Lo prendo subito, e lo stringo al petto. Non so perché, ma ogni volta che lo tengo in mano mi sento bene. E poi ha qualcosa di familiare, anche se non saprei dire cos’è…sento il mio cuore che comincia a battere prepotente, e arrossendo lascio il fiore che finisce sopra al diario. Ecco, è questa la sensazione che mi mancava tanto…a questo punto ho già preso la mia decisione; mentre continuo a pensare mi accorgo che mi sto già infilando i vestiti, e cercando di fare meno rumore possibile esco in punta di piedi dalla mia stanza. Ora credo di aver capito cosa intendeva mia madre quando mi diceva che l’amore era un sentimento stupendo. È perché senza quella parte di te che si sente impazzire e che vorrebbe ridere e piangere insieme non saresti più te stesso…almeno per me è così. Quindi non voglio perdere questo sentimento…voglio sentirlo di nuovo.
La verità è che quando la scossa di dolore non è arrivata, ho avuto davvero paura. E quando il mio cuore ha incominciato a battere stringendo quel fiore, nella mia mente si è affacciato per un secondo un viso, un viso che avrei preferito non vedere.
Ecco, ormai sono praticamente fuori. Comincio a correre, probabilmente per confondere i battiti accelerati del mio cuore con il respiro affannato dalla corsa. Non voglio assolutamente che proprio il SUO viso mi faccia battere il cuore così. Chiudo di scatto gli occhi e scuoto violentemente la testa, si può sapere perché non riesco a togliermelo dalla testa? E pensare che sto andando da Raoul, e che non dovrei riuscire a pensare ad altro! All’improvviso sento di aver urtato di qualcosa, e vengo sbalzata indietro. Sento qualcosa di caldo sorreggermi da dietro la schiena, e un istante dopo riapro lentamente gli occhi. Certo, ovvio. Di tutti gli angeli, diavoli, professori e terreni che esistono proprio contro di lui dovevo andare a sbattere. Il suono della sua voce mi distrae dai miei pensieri “Stai bene?” questa poi…da quando è così gentile? Rimango come ipnotizzata dai suoi occhi ambrati, prima di ricordarmi un istante dopo della strana situazione in cui ci trovavamo, quasi abbracciati. Arrossisco e annuisco debolmente “Ehm…sto bene grazie.”…insomma, ma cosa mi prende? Sento il respiro affannato e mi batte il cuore, e non riesco a pensare coerentemente. “Dove stavi andando così di corsa?” anche lui parla molto lentamente, come se fosse distratto da qualcosa. Improvvisamente mi ricordo di Raoul. “Io…ecco…volevo andare a trovare…” le parole mi muoiono in gola non appena vedo il suo sguardo ferito, e non riesco più a parlare. Lui mi lascia all’improvviso, e la sensazione di caldo che avevo provato svanisce di colpo. Si volta dall’altra parte, come a voler evitare il mio sguardo “Dai, corri dal tuo caro terreno! Ma sei un’illusa se speri che lui ti ricambi, racchia e zuccherosa come sei!” la sua voce trema ed é debole, ma le sue parole me le sento arrivare dentro come una ventata gelida. Male. Mi fa molto male. Perché devo sentirmi così? Ricomincio a correre, spintonandolo via. Non voglio provare questa sensazione, mi distrugge. Arrivo alla fine del tetto, e comincio a volare. Non ho più voglia di andare da Raoul, non ho voglia di vedere nessuno.
Mi fermo esausta sopra al tetto di una casa, e mi abbraccio le gambe con le braccia. Non è una notte particolarmente fredda, ma io mi sento gelare. Dentro di me c’è l’inverno.

FINE prologo!
Ok, lo so che è orribile >.<
Ma se volete la continuo…
Ah, già, specifico una cosa...io continuo solo se ricevo ALMENO un commento, positivo o negativo che sia...nn x altro, ma x me è importante sapere cosa pensate della mia storia...quindi se leggere commentate ok? grz ^^

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Capitolo 2
*** CAPITOLO 1 ***


forbie1 Grz x il commento ^^

Capitolo 1

Raf POV

Un tiepido raggio di sole si ferma insistente sulle mie palpebre abbassate, e con un piccolo sbadiglio apro gli occhi. I primi particolari che focalizzo mentre la mia vista si fa meno appannata sono delle tegole, tante tegole rosse. Alzo la testa di scatto, e cerco di capire dove sono. Mi porto le mani al viso, e mi accorgo che è leggermente bagnato. Ah, già, ho pianto la scorsa notte…tutta colpa di quello stupido diavolo. Ci tiene proprio a farmi star male vero? Io sono molto sensibile, e poi mi ha fatto pensare a Raoul e mi è venuta nostalgia, ed è per questo che ho pianto…scuoto leggermente la testa, non sono mai stata brava a mentire, nemmeno a me stessa, ma non voglio ammettere che sono le sue parole ad avermi ferita, non voglio e non posso farlo. “Non me ne importa niente di quello che pensa di me!!!” Mi accorgo di essermi alzata in piedi e di aver cominciato a gridare, e mi sento davvero stupida. Mi metto una mano sulla fronte e sospiro esasperata, e subito dopo comincio a guardarmi intorno attentamente. Non sono molto lontana dalla città, e comunque dovrei essere in grado di tornare facilmente a casa. In effetti, dovrei proprio muovermi a tornare. Mi staranno sicuramente cercando tutti, saranno tutti preoccupati…Chissà, magari anche LUI si chiede che fine ho fatto…Si certo, come no. Invece sono sicura che è felice di non avermi più fra i piedi, perché io sono “racchia e zuccherosa” e lui non mi sopporta, non mi ha mai sopportata. Sento un lieve ticchettio metallico e qualcosa di freddo sfiorare la mia mano; è una lacrima. No, oggi non ho la minima voglia di andare a scuola, non posso vederlo…ho paura di come potrei sentirmi. Oggi voglio dimenticarmi di tutto e di tutti, voglio divertirmi senza pensare alle conseguenze. In punizione mi ci metteranno comunque, quindi tanto vale godermi gli ultimi momenti di libertà…oggi non mi va di seguire le regole. Voglio camminare in mezzo alla gente e confondere i miei pensieri con i rumori della città, voglio ridere più che posso e fregarmene altamente di cosa pensa la gente, di cosa pensa...Sto diventando davvero monotona, non è possibile che ogni pensiero mi riporti dritto a lui! Sarà che il suo sguardo ferito illuminato dalla flebile luce della luna non riesco proprio a dimenticarmelo, e mi fa sentire strana, come…a disagio. Ma sono davvero stanca di pensarci, quindi decido di darmi una mossa e volare a terra. Scelgo un vicoletto abbastanza isolato, e ordino a Cox di  farmi diventare una terrena. Comincio a correre, non ho bisogno di perdere tempo a domandarmi dove; so già dove sto andando. So che probabilmente la gente mi guarda sorpresa; sto praticamente correndo in mezzo alla strada, ma non mi importa. Dopotutto ho deciso che per oggi le regole le metto da parte no? E metto da parte anche i pregiudizi e le idee di tutti coloro che mi circondano; oggi è solo per me. Svolto l’angolo, scendo veloce le scalette fino alla grande piazza, e continuo a correre. Mi fermo davanti a “Pancho”, il posto dove abbiamo mangiato insieme quando l’ho conosciuto per la prima volta. Mi ricordo che ero confusa, ogni cosa intorno sembrava attutita e ovattata dal battito del mio cuore, che sembrava voler impazzire. Mi ero avvicinata, e avevo chiesto il suo nome. Mi aveva invitato a mangiare con lui delle “patatine” o roba del genere. Non sapevo esattamente cosa fossero né di che sapessero, e sinceramente non mi importava molto. Mi sentivo bene, veramente bene. Se sono venuta qui, oggi, è perché avevo bisogno di quell’euforia. Ma ho trovato solo ricordi sfumati e emozioni smorzate. Non capisco, sul serio. Non so più cosa mi sta succedendo.
Sento dei passi dietro di me, e comincio a ritornare alla realtà. Poi semplicemente una voce familiare che dice il mio nome “Raf!”, mi volto di scatto, non mi aspettavo proprio di vederlo.


Sulfus POV

Continuo a fissare svogliatamente la superficie liscia e bianca di quel banco vuoto, illuminato debolmente da un raggio di sole ribelle sfuggito alle tende tirate nella stanza. La voce della professoressa Temptel mi arriva distante, come un ronzio insistente e fastidioso che non mi permette di concentrarmi su quello che mi preoccupa veramente. Ma dove ti sei cacciata? È da ieri notte che non ti vedo…sono stato seduto sul tetto fino all’alba, con le orecchie tese a percepire un minimo fruscio della tua gonna, un lieve battito delle tue ali, qualsiasi cosa che mi dicesse che eri tornata e che stavi bene. Credo di essermi addormentato per un po’; quando ho aperto gli occhi il sole era già alto nel cielo. Ho pensato che eri tornata e che io non me ne ero accorto. Ho pensato che ti avrei rivista a lezione. Ho pensato che sarei stato tutta la mattinata a fissare il sole giocare con i riflessi dorati dei tuoi capelli, fingendo di essere semplicemente annoiato dalla lezione. Ma tu non ci sei. Ho sperato che fossi solo in ritardo, e che fossi stanca per essere stata tutta la notte a osservare quel terreno dormire…ma le lancette dell’orologio hanno continuato a girare, segnando prima i minuti e poi le ore. Arkan non ha detto nulla della tua assenza, ma all’inizio dell’ora ho visto Miki e  Uriè che andavano a parlargli. Probabilmente ti hanno coperta con un diversivo insulso, magari dicendo che non ti senti bene. Non mi è mai neanche passata per la mente l’idea che tu sia veramente in camera tua. Sei un angelo, è vero, ma per amore faresti di tutto. E comunque le occhiate preoccupate che le tue amichette continuano a rivolgere al tuo banco sono palesemente ovvie. Tu non ci sei, non sei tornata questa notte. Mi chiedo se stai bene…ti sei davvero arrabbiata quando ti ho detto quelle cose orribili. Il fatto è che non sono riuscito a trattenermi; non potevo lasciarti andare da quell’altro senza dire niente no? È già abbastanza frustrante sapere che non sarai mai mia, che i tuoi sorrisi luminosi non apparterranno mai solo a me, che i tuoi occhi non sogneranno mai noi due quando guardi il cielo distratta. Dopotutto sono un diavolo, essere egoista fa parte della mia natura. Sarò ancora imperfetto, un essere al 99%, ma quella percentuale è tutta fatta di pura malvagità, e questo vorrà pur dire qualcosa. L’1% che mi separa dall’essere completo, l’1% che mi rende ancora umano, è una quantità così piccola in confronto al resto…ma sento che prende sempre di più il sopravvento, e non la posso fermare; non sono in grado di farlo.
Insomma Raf…dove sei?
Il suono della campanella mi riscuote dai miei pensieri, e senza troppa convinzione stacco lo sguardo dal tuo posto vuoto. Con una lentezza esasperante, per me insolita, scosto la sedia dal banco, mi alzo, e faccio per uscire dalla porta. “Aspetta un attimo Sulfus, avrei bisogno di parlarti” non ho voglia di sentire le sue critiche isteriche per il mio improvviso cambiamento, so che se ne è accorta, come tutti del resto. Sospiro leggermente e mi fermo senza voltarmi, aspettando che cominci a parlare. Niente, silenzio. Mi costringo a girarmi, stando attento a farle intendere che la mia attenzione al suo discorso sarebbe comunque stata pari a zero. Non abbassa lo sguardo, tipico di una come lei che non sa accettare di poter essere debole. Mi fa rabbia pensare che io sono sempre stato come lei, io ero l’unico e l’inimitabile, nessuno era al di sopra di me. Ma questo senso di sconfitta continuo che provo costantemente da quando ho capito che è impossibile distogliere i miei pensieri da Raf per più di 5 minuti mi ha fatto conoscere il mio lato fragile. Non mi piace, non mi piace per niente, ma voglio smettere di pensarci. Aggrotto un sopracciglio, cercando di spingere la Temptel a darsi una mossa. “Ecco; io credo che non ti faccia bene rimanere qui. Stai diventando sempre meno…diabolico” l’ultima parola l’aveva pronunciata con una smorfia, e il suo tono non ammetteva repliche “Quindi, mi sono presa la libertà di rispedirti a Zolfanello City.” Non. Ci. Credo. Ok, ho capito male; ripeti per favore “Domani parti. Prepara le valige. Naturalmente non starai via per sempre, devi ultimare lo stage come tutti gli altri. Ho pensato solo che una piccola vacanza ti avrebbe fatto bene” dalla voce sembrava quasi amichevole, ma lo sguardo che mi stava rivolgendo era ghiaccio puro “Non c’è bisogno che mi ringrazi, e comunque saranno solo pochi giorni. Ora vai” mi sono mosso verso di lei, dovevo fare qualcosa “Ho detto vai” Mi gira la testa. Esco in silenzio, con la testa bassa. Sono, come dire…svuotato. Mi ritrovo fuori senza ben sapere come ci sono arrivato, aumento sempre di più il mio passo; ora la rabbia e l’adrenalina cominciano a scorrermi nelle vene. Dove cavolo sto andando? Non lo so. Mi voglio solo allontanare il più possibile. Sento le voci della gente intorno a me, che mi passa attraverso come se io non esistessi. Calcio con rabbia una lattina che mi trovo davanti, e la seguo con lo sguardo fino a che il rumore metallico che produce toccando il terreno si attenua e sparisce. Continuo a camminare con le mani in tasca, per evitare di usarle per spaccare qualcosa. Mi siedo sulla prima panchina che mi trovo davanti, allento la mano stretta a pugno dentro alla mia tasca, e socchiudo gli occhi. Vorrei calmarmi, ma non ci riesco. La Temptel non mi ha detto che ultimamente non sembro più io, non mi ha detto che non gli serve un allievo come me, non mi ha detto che preferisce rispedirmi subito a casa. Mi ha ordinato di non vederti più o meglio, me lo sta impedendo. In questo momento ci sono solo due parole nella mia testa: che schifo. E naturalmente c’è il tuo volto, ma a quello ho quasi fatto l’abitudine ormai. Faccio un gran respiro, e riapro gli occhi. Sai cosa? Ora sono arrivato al limite. Ricomincio a camminare, cercando il tuo viso tra la gente.
Ora voglio vederti.

FINE 1° capitolo! Uffi >.< ispirazione=0, e si vede >.<
Mi disp, farò meglio cn il prossimo xD

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Capitolo 3
*** CAPITOLO 2 ***


forbie2 Allora, ho postato il continuo xk è stata aggiunta fra i preferiti di I love sasunaru e di VaMpIrA89, e fra le seguite di mua ^^ vi ringrazio tanto sul serio, xò senza almeno una recensione il prossimo capitolo nn so se lo posterò...

Capitolo 2

Raf POV

Me lo vedo venire incontro, e faccio un piccolo sorriso forzato…chissà perché ma è come se glielo dovessi, di essere sempre gentile con lui. “Era da tanto che non ti si vedeva in giro, che fine avevi fatto?” Sono leggermente tesa, era da tanto che volevo vederlo. “Ehm…cioè, io…si ecco…” mi accorgo che mi sto istintivamente attorcigliando una ciocca di capelli intorno a due dita, mio tipico atteggiamento di quando sono nervosa. Abbasso lo sguardo sulle punte dei miei piedi e sento una piccola risatina divertita. “Tu…sei proprio strana, lo sai?” Devo ammettere che ha proprio un bel sorriso; è dolce, solare, aperto…ma non mi fa più battere il cuore come prima. Improvvisamente sento una stretta intorno al mio polso, e mi sento come trascinare; lui ha incominciato a correre. “Si può sapere dove mi stai portando?” continua a ridacchiare senza fermarsi “Tranquilla, seguimi e fidati di me” Non mi ricordavo che fosse così dolce, è proprio l’esatto opposto di…no, basta. Ho deciso che le preoccupazioni me le lascio alle spalle per oggi no? “Raoul, sul serio, dove stiamo andando?” Lui comincia a rallentare un po’ e si volta verso di me, senza allentare la stretta sul mio polso. Allontana leggermente lo sguardo imbarazzato dai miei occhi, e fa un piccolo sorriso “A dire la verità, non ne ho idea. Solo che ho pensato che se ti avessi lasciata andare, saresti sparita di nuovo…” Rimango immobile, senza reazioni. Ha detto una cosa bellissima, lo so. Ma non mi sto sciogliendo, non mi sto sentendo euforica, non sto nemmeno arrossendo. Raoul mi guarda con un’aria interrogativa; mi rendo conto anche da sola che mi sto comportando da…insensibile. Dovrei fare qualcosa, dovrei dire qualcosa; qualsiasi cosa. Cerco di dissimulare l’imbarazzo con un sorriso appena accennato e un “Ah, davvero?” pronunciato con un tono innocente, totalmente ingenuo. Rimango sgomenta quasi quanto lui. Sembra quasi che io lo stia prendendo in giro…lentamente allontano il mio polso dalla sua mano, e rimango sorpresa nel sentire che il contatto con la sua pelle non mi ha lasciato la sensazione di calore che mi aspettavo. È come se non avesse mai afferrato il mio polso, come se non ci fossimo mai toccati. Rimaniamo fermi per qualche secondo a guardarci confusi negli occhi, quando sento di nuovo una stretta intorno al mio polso. “Scusate piccioncini, continuate dopo ok? Te la rubo un secondo, devo parlare con lei” Raoul rimane come inebetito, come se non fosse sicuro di aver capito troppo bene “Ehi! Lei sta con me!” Lui sospira spazientito “Si, questo l’avevo capito. Stai tranquillo che non te la rovino ok? Devo solo parlarle” e senza aspettare la risposta di Raoul mi trascina lontana da lui. “E - ehi! Lasciami! Che vuoi da me ora? Pensavo che non volessi avere a che fare con una racchia zuccherosa come me!” Sto urlando cose a vanvera, non riesco a stare calma, il mio respiro diventa irregolare. Divincolo il braccio di scatto e lui lascia la presa che aveva sul mio polso. Me lo stringo forte al petto; è caldo, terribilmente caldo. Sento il cuore pulsarmi in petto, in gola, nella testa. Sento i battiti prepotenti che coprono ogni cosa. Lui si mette la mano in tasca, e sposta lo sguardo verso l’altro per non incrociare il mio. “Allora?” non sono arrabbiata, ma devo giustificare a me stessa quest’ansia irrazionale e incrocio le braccia al petto con aria indifferente. Lui sembra cadere dalle nuvole “Allora cosa?” Mi esaspera quando fa così, sembra quasi che mi prenda in giro. “Allora cosa devi dirmi?” Lui sposta lo sguardo su di me, con uno sguardo strano…sembra quasi che abbia paura. Ma la cosa che mi manda più in confusione è il fatto che questo sguardo mi pesa, mi pesa terribilmente. Provo un impulso fortissimo di abbracciarlo e stringerlo fino a far sparire quell’espressione. Vorrei ma non posso. Non è solo il fatto che io sono un angelo e lui è un diavolo. Non posso abbracciarlo come farei con Miki, Uriè, con Gabi, non  posso abbracciarlo come se fosse il mio peluche preferito. La mia non è una sensazione, ma una certezza; sarebbe diverso. Troppo diverso. Prende un respiro, sta per parlare. Mi sento così strana, pendo totalmente dalle sue labbra. È così sbagliato desiderare che il mondo si fermi in quest’ istante?


Sulfus POV
Ho girato mezza città, l’ho trovata, mi sono trasformato in terreno, l’ho praticamente trascinata via a forza dicendole che dovevo parlarle. Ora è qui davanti a me con una faccia decisamente scocciata; dopotutto l’ho interrotta mentre stava con il “suo” terreno. Giuro che quando li ho visti mi sono sentito male. Erano terribilmente vicini, troppo per i miei gusti. Prima di accorgermene stavo già camminando verso di loro e avevo preso la sua mano. Mi guarda in modo strano; più che scocciato, come avevo pensato prima, è…frustrato. È come se fosse insieme arrabbiata e angosciata, e forse anche spaventata. Rivolgo un attimo lo sguardo dietro di noi, fino a quel terreno. Se quello sguardo è colpa sua, si è appena guadagnato un diavolo per nemico. La voce di Raf mi riscuote “Allora?” incrocia le braccia un po’ imbarazzata, probabilmente nel goffo tentativo di essere scortese. Comunque rimango sorpreso dalla sua domanda, cosa vuole sapere? “Allora cosa?” lei alza leggermente gli occhi al cielo e porta la mano destra sul suo fianco “Allora cosa devi dirmi?” scandisce le parole lentamente, come se parlasse con un bambino di due anni. Comunque ha ragione, devo risponderle. Ho fatto una confusione totale e ora mi ritrovo davanti a lei senza sapere cosa dire. Ho l’impressione che qualcosa del tipo “Ehi ciao, volevo solo dirti che mi sento da schifo perché domani parto per Zolfanello City e non potrò più vederti. A proposito, te l’ho detto che ti amo?” non andrebbe troppo bene. Faccio un sospiro come a voler parlare, ma mi blocco. Basta una parola sbagliata, e sarà tutto finito. E poi sul serio, cosa mi aspetto? Mi sembra che la sua scelta l’abbia già fatta tempo fa, no? E allora perché me ne sto qui con il cuore in subbuglio e lo stomaco che sembra aggrovigliarsi, fino a farmi piegare in due dal dolore? Alzo lo sguardo su di lei, che stavolta sembra quasi…preoccupata? Fa un piccolo passo poco convinto verso di me “Tutto…tutto bene Sulfus? Sei…strano” Certo che con i miliardi di esseri viventi nell’universo potevo sceglierne uno un po’ più perspicace. Comunque è ora che io dica qualcosa, sto facendo una figura da emerito idiota “Niente, sto benissimo. Volevo solo dirti che da domani dovrai arrangiarti da sola con i Riviventi.” Ma cosa cavolo sto dicendo? Non è per questo che ho fatto la maratona in mezzo alla strada. “Me ne torno a Zolfanello City per un po’.” Capisco dal suo sguardo che è leggermente confusa, come se non fosse sicura di aver capito troppo bene. “Come scusa?” Mi sento esplodere, non voglio ripeterlo. Pensi che io mi diverta? “Hai sentito bene, me ne vado. Almeno non sarò costretto a vedere la tua faccia zuccherosa ogni giorno! Credo proprio che sarà il periodo più rilassante della mia vita…” Resto in attesa di un urlo, di uno schiaffo, di un broncio, di una qualunque rispostaccia arrabbiata e nervosa. Silenzio. Lei non parla, ma tiene il capo leggermente chino nascondendomi il suo sguardo. Quando, con una lentezza esasperante, lo rialza, accenna un piccolo sorriso. “…Capisco. Divertiti allora.” Fa una breve pausa. Il nostro silenzio, che in genere è imbarazzato e teso, ora è gelido. “Bene, se non hai altro da dirmi…io dovrei andare” e senza aspettare una mia risposta comincia a camminare. “Raf, dove stai andando?” Sono già abbastanza incasinato di mio senza che ci si metta quel terreno di mezzo “Lasciala stare,ok?” Un diavolo geloso può essere pericoloso, non ti conviene farmi arrabbiare. Ma evidentemente non è abbastanza intelligente e non coglie l’antifona, perché comincia a inseguire Raf. Lei si volta, e con lo stesso sorriso debole di prima sussurra leggermente “Scusami, mi sono dimenticata di un impegno urgente…Ci si vede in giro ok?” lui non sembra troppo convinto, ma si ferma senza replicare. Lei si volta di nuovo, e stavolta comincia a correre. Non ne sono sicuro, ma credo che volesse nascondere qualcosa. Quel sorriso così forzato…mi sembrava quasi sul punto di piangere. Vorrei seguirla, ma so di non averne il diritto; dopotutto sono io che l’ho ferita. La seguo con lo sguardo finché non sparisce dietro alla piccola stradicciola, poi mi volto in direzione opposta. Sono proprio uno stupido; non solo non so parlarle sinceramente, ma ogni mio gesto le fa male. Se mi avvicino scappa, se la sfioro si ritrae. Se le parlassi dei miei sentimenti penserebbe che le sto mentendo, se le giurassi che sono sincero avrebbe paura di me. Ma quest’ “amore” non era l’emozione più bella di tutte? Come ci può essere una disparità così grande? Come possono esistere talmente tante possibilità di perderla? Mi ritrasformo in diavolo, e volo verso casa. Devo preparare le valigie, domani parto e lascio indietro tutto. Domani, al momento di andarmene, sfumerà anche la mia più piccola possibilità di conquistarla.

FINE 2° capitolo ^^ spero vi piaccia ^^

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Capitolo 4
*** CAPITOLO 3 ***


forbie3 Ringrazio tanto TopazSunset e mua x i commenti ^^

Capitolo 3

Raf POV

Entro di corsa nella mia camera e sbatto la porta dietro di me, prima di buttarmi furiosamente sul letto. Stupido, stupido, stupido. Se ci fosse un concorso per “Mr. Universo Insensibile”, non lo farebbero neanche partecipare, gli altri iscritti non avrebbero speranze altrimenti. Prendo il mio diario da sotto al cuscino, ma mi rendo conto di non aver voglia di scrivere. Mi gira la testa, mi sento male. Mi rannicchio su un lato, mentre delle lacrime cominciano a scendere copiose sul mio viso e sulle lenzuola. Stringo forte il cuscino e vi affondo la testa, come vorrei fare lo stesso con i miei pensieri in quest’istante…“Me ne torno a Zolfanello City per un po’.” La sua voce continua a tornare insistente nella mia testa, ogni volta rimbombando più forte fino a farmi star male. In quest’istante vorrei poter abbassare il volume a zero e impedire ai miei pensieri di correre così velocemente, fino ad arrivare al questa certezza che mi fa provare una strana sensazione di amaro in bocca, fino a impedirmi di respirare per qualche attimo insieme al mio cuore che aveva smesso di battere “Se ne va, non lo rivedrò più. Domani se ne va” Mi alzo, non riesco a stare stesa. Mi avvicino alla finestra, e di colpo non riesco più a controllarmi. Guardo la luna, da quando è così lontana? Sento le gambe cedermi, e cado in ginocchio mentre continuo a sbattere impotente i pugni conto i vetri della finestra. Il mio pianto, prima silenzioso e sommesso, ora si fa sempre più forte e disperato. Sento i miei singhiozzi diventare sempre più forti, mentre il mio corpo si accascia sempre di più a terra e avverto il contatto della mia pelle con il pavimento gelido. Forse ho voglia di urlare, non riesco a capirlo. Ma anche se volessi non so se ci riuscirei, ho la bocca impastata di saliva e i singhiozzi che mi scuotono rendono la mia voce rotta e inferma. Stringo i pugni e mi agito convulsamente, mi fa male il cuore. I miei lunghi capelli sono sparsi un po’ per tutto il pavimento, e mi coprono anche il viso e gli occhi, che sono chiusi come a voler impedire alle lacrime di scendere. Sento male dappertutto, mi sento distrutta. “Calmati, calmati!” continuo a ripetermelo ma senza grandi risultati. Cerco di tirarmi su dal pavimento appoggiandomi su un braccio, ma sento la testa che mi gira per il gran pianto e non riesco ad alzarmi. Ho freddo. Voglio addormentarmi e addormentare il mio dolore. Con uno sforzo immane riesco a mettermi seduta ed appoggiarmi contro alla parete che da sulla finestra, mentre i singhiozzi cominciano leggermente a calmarsi. Mi porto una mano sulla fronte, scotto. Sono sicura di non avere la febbre, ma scotto. La parte che sento più calda in assoluto è il mio polso, me lo sento rovente. Ripenso a quando mi ha presa e mi ha trascinata via per parlarmi, e i singhiozzi ricominciano quasi più forti di prima. Sento la porta della stanza aprirsi, e dei passi. Non mi sporgo a vedere chi è, sinceramente non mi interessa. Mi trovo davanti a una Miki ed un’Uriè totalmente stravolte. “Raf! Cosa ti è successo?” Cerco di capire in che condizioni sono, e mi costringo a guardarmi. Una gamba lunga distesa sul pavimento, l’altra accovacciata vicino al petto, le braccia inerti lungo i fianchi, la testa appoggiata stancamente al muro, mi sento gli occhi quasi pesanti, e probabilmente sono rossi e gonfi, sto ancora singhiozzando forte. No, non credo che me la caverò con un “Tranquille ragazze va tutto bene”. E poi, sinceramente, non ho la forza di mentire in quest’istante, nemmeno se è per non far preoccupare le mie amiche. Apro la bocca come per parlare, ma mi sento la gola secca e la voce roca. L’unico suono che esce è una specie di grugnito rauco, e di sicuro non aiuta le ragazze a capire cosa mi passa per la testa. Miki mi si avvicina, si china e mi abbraccia. Ora le lacrime non ci sono più, probabilmente le ho già esaurite tutte, ma i singhiozzi continuano, così come la sensazione di avere un buco nel cuore. Un istante dopo scioglie il nostro abbraccio “Avanti Raf, cosa c’è che non va?” E lo chiedi a me? Vorrei saperlo anche io! Le parole comunque si affacciano da sole nei miei pensieri, e prima di rendermene conto pronuncio in un singulto “Se ne va…domani se ne va!” Miki guarda Uriè come a chiederle spiegazioni, ma questa alza le spalle e scuote leggermente la testa. Mi sorreggono entrambe per le braccia, e mi mettono sotto le coperte. “Raf…non ti va di venire a cena, di sotto?” Mi copro fino alla testa, tremando, e sussurro un “no” poco convinto. Le mie amiche annuiscono debolmente e chiudono la porta, lasciandomi sola. Alzo il cuscino e prendo il mio diario. Lo sfoglio rapidamente fino alla metà, dove ho messo la margherita che ho trovato. Ormai si è seccata, ma non mi importa. La stringo forte al mio petto cercando inutilmente di chiudere gli occhi, mentre il mio respiro torna lentamente a farsi più regolare.


Sulfus POV

Siamo seduti tutti qui, a tavola, avvolti in un silenzio innaturale. Si sente solo il rumore metallico delle posate contro i piatti e qualche sussurro biascicato. Rivolgo quasi istintivamente lo sguardo al tavolo degli angeli, e mi accorgo che tu non ci sei. Le altre angiolette da strapazzo sembrano preoccupare, chissà se ti è successo qualcosa. Nelle ultime tre ore mi sono rivisto mentalmente tutta la scena del nostro ultimo incontro, oggi pomeriggio. Conclusione? Sono uno stupido. Non mi rimprovero il fatto di non essere riuscito a parlarle dei miei sentimenti, dopotutto ci vuole coraggio…almeno credo; non mi ero mai innamorato prima. Il punto è che mi sono comportato da schifo. Potevo evitare di trattarla in quel modo assurdamente crudele solo per dissimulare il mio imbarazzo, no? Ma perché faccio sempre la cosa sbagliata? Dal silenzio emerge lo strisciare di una sedia che si sposta, e una voce che rompe la strana tensione presente nell’aria. “Scusate, avrei un piccolo annuncio” un sorrisetto malizioso spunta agli angoli della bocca della donna “In genere non uso tutte questa formalità, ma immagino che per una cosa del genere sia necessario…” fa volontariamente una breve pausa seguita da un piccolo sbadiglio; lo sta facendo apposta per farmi innervosire. “Il vostro compagno Sulfus se ne andrà a Zolfanello City per un po’ di tempo” Sento improvvisamente tutti gli sguardi rivolti su di me, e assumo un’espressione indifferente per nascondere la rabbia. La Temptel continua a parlare, stavolta rivolta a me “Partirai domattina alle 7, vedi di non fare tardi.” Con l’indice destro segue il contorno del bicchiere che si trova davanti, e poi continua “Potete andare ora, la cena è finita” Scosto con rabbia la sedia, e velocemente esco dalla sala. Strega. Ti diverti proprio eh? Mi metto seduto sul mio letto, sicuro che non potrò dormire questa notte. Provo comunque a rannicchiarmi e chiudere gli occhi, rimanendo nella stessa posizione non so per quanto tempo. Vedo il cielo che diventa sempre più nero, fino a cominciare a schiarirsi all’alba. Ora comincio a sentirmi agitato sul serio. Ora non ho più il silenzio della lunga notte che desideravo non finisse mai; fra poco dovrò partire. Quante ore mancano? Due, tre? Non fa differenza, sono sempre troppo poche. Provo una voglia irrefrenabile di alzarmi e arrivare alla tua camera, aprire la porta e svegliarti, ed essere la prima persona che vedi quando apri gli occhi. Allora vorrei prenderti per mano e dirti la verità, e smetterla di nascondermi dietro a scherzi e insulti da bambini. Sospiro, ormai saranno le sei. Ho passato tutto il tempo alzandomi di scatto dal letto e arrivando fino alla porta della mia stanza, senza mai aver il coraggio di varcare la porta e venire da te. La gente mi definiva in molti modi: bello, terribile, bugiardo, falso. Ma non hanno mai indovinato il mio aspetto più importante. Sono un codardo. Sono un codardo perché ho paura di sfiorarti, giocare con i fili d’oro che hai per capelli, abbracciarti, baciarti. Ma dirlo a me stesso non serve proprio a niente. Mi alzo con una sensazione di vuoto costante, e esco dalla stanza. All’uscita mi trovo davanti i professori, Gas, Kabalé, Cabiria e persino Uriè e Miki. Sono venuti tutti, ma tu non ci sei. Uriè si accorge dello sguardo che sto rivolgendo loro, e risponde con aria stanca “Raf non si sente molto bene. Sta dormendo…credo.” Annuisco lentamente, e faccio due passi verso la Temptel. Lei si rivolge agli altri con un “Ora che lo avete salutato potete andare, grazie” Mi guarda, poco convinta di quello che sta per dire “Hai ancora qualche minuto, va a controllare se hai lasciato qualcosa o se ti sei dimenticato di fare qualcosa” Non capisco cosa le passa per la mente, ma obbedisco e comincio a girare per i corridoi. Ok, ho salito una rampa le scale; ora mi basta scendere quest’ultima e arrivo alla mia stanza. La mia mente mi dice di andare, ma non muovo un passo. Mi volto lentamente verso l’altra rampa, quella che sale alle stanze degli angeli…No, non lo farò sul serio… giusto? Comincio a salire rapidamente, prima di pentirmi della mia “brillante” trovata, e arrivo davanti alla SUA camera. Apro la porta, e mi sembra di vedere un lieve movimento di coperte. Mi avvicino, e vedo le sue palpebre abbassate e la sua posizione rannicchiata. Devo essermi sbagliato, sta decisamente dormendo. Mi inginocchio lentamente ai piedi del letto. Osservo meglio il suo viso, e mi accorgo che è leggermente umido e arrossato, come se lei avesse pianto. Nella mano sinistra stringe una margherita, e questo mi fa tornare in mente quella che le avevo “regalato” io… Chissà, magari quando è addormentata riesco a trovare il coraggio di parlarle. “Raf…” la mia voce è incerta “Mi dispiace…sul serio per come mi sono comportato” sono come ipnotizzato, inebriato dal suo dolce profumo. Le sua labbra sono così rosse e carnose…perfette. Ho paura, mi sento tremare. Tanto lo so che non avrò il coraggio di baciarti. Con la punta del dito sfioro le tue labbra, e sospirando rassegnato dalla mia stupidità ormai confermata, mi rialzo e faccio per uscire dalla stanza. Mi giro un’ultima volta verso di lei con la mano sulla maniglia della porta “Mi mancherai, angelo” e chiudo la porta dietro di me. Mi appoggio al muro, e mi metto una mano fra i capelli. Ho sprecato l’unica opportunità che avevo per baciarla.
…No, lo so che non è così. Un bacio così, senza volontà, stile “bella-addormentata-nel-bosco” non lo volevo. Mi sembra di sentire un rumore provenire dalla stanza di Raf, forse si sta rigirando nel letto. È meglio che io mi sbrighi ad andarmene prima che lei si svegli e mi trovi qui.
Scendo velocemente le scale, e mentre la Temptel comincia a chiamare il mio nome, mi sembra di avvertire lo scricchiolio leggero di una porta che si apre…

FINE 3° capitolo
Cm è? Terribile? >.<

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Capitolo 5
*** CAPITOLO 4 ***


forbie4 Capitolo 4

Raf POV

Stanotte, alla fine, non sono riuscita a dormire. Quando Uriè e Miki sono tornate dalla cena, mi hanno comunicato la “grande notizia” su Sulfus. Allora non stava scherzando quando me l’ha detto, parte sul serio. Sono rimasta immobile, stringendo a me le coperte. Ho provato a chiudere gli occhi, ma il sonno non arrivava mai. Invece c’era l’angoscia, un’angoscia strana e crescente, unita alla mia decisone di non piangere più. Più e più volte mi sono morsa il labbro inferiore con forza, abbracciandomi contemporaneamente le braccia come per trattenermi. Non mi piace ammettere di poter essere debole. Uriè è quella comprensiva che ti ascolta sempre quando ne hai bisogno, Miki è quella che con le sue battutine ti risolleva il morale, e io sono quella sempre sorridente che non si deprime mai e continua a credere nel fatto che tutto si aggiusterà. Non voglio essere così diversa dal solito. Mi sono girata dalla parte opposta alla finestra, verso la porta; non volevo vedere la luna. Non volevo vederla perché magari la stava guardando anche lui, che era il pensiero insistente che non riuscivo a togliermi dalla testa. E così sono rimasta, accoccolata fra le coperte, guardando la stanza diventare sempre più chiara con il sorgere del sole. Saranno le sei ormai. Le mie amiche in questo istante staranno salutando Sulfus che se ne va, come tutti gli altri a parte me del resto. Sto cominciando a pentirmi di aver deciso di non andare a salutarlo, ma sono troppo orgogliosa per scendere semplicemente le scale e dire qualcosa del tipo “Divertiti e fai buon viaggio” sorridendo forzatamente, sono troppo orgogliosa e soprattutto troppo egoista. Egoista? Per cosa poi? Per non riuscire a fingere che sono felice che lui se ne vada? Insomma, io sono un angelo. Pura, bella, innocente, e roba del genere. L’egoismo e l’orgoglio non fanno parte della mia natura, forse è per questo che ultimamente mi sento così strana…
Sento la porta socchiudersi, e chiudo gli occhi di scatto. Forse è Uriè che vuole chiedermi di nuovo se sono sicura che non voglio salutarlo, e magari ricominciare con i suoi “Perché?” detti con un tono totalmente ingenuo. Tengo gli occhi leggermente socchiusi, quanto basta per avere un’idea della persona che è entrata nella stanza. Sento dei passi che si bloccano all’improvviso, esattamente come il battito del mio cuore non appena capisco chi è entrato. E ora che faccio? Grido? Lo caccio via? …Lo abbraccio e lo prego di restare? Oppure rimango immobile? Faccio fatica a respirare, ed ho paura che se ne accorga. Si inginocchia ai piedi del mio letto, e comincia a parlare. “Raf…” Mi sa che è la prima volta in assoluto che lo sento chiamarmi per nome, forse è per la sorpresa che sento le mie guancie farsi roventi. “Mi dispiace…sul serio per come mi sono comportato” non mi ha mai parlato in modo così diretto, così dolce. Attraverso le mie ciglia riesco a vedere il suo sguardo; spaventato, deciso, commosso…Qualsiasi mio pensiero si blocca all’improvviso quando vedo che si sta avvicinando pericolosamente. Cos’ha intenzione di fare? Ferma il suo viso vicinissimo al mio, riesco quasi a sentire il suo caldo respiro affannato. Sento il mio cuore che batte all’impazzata, non riesco più a focalizzare la realtà. Mi sembra che abbia mosso il suo braccio fino a portarlo all’altezza del mio viso, ma non ne sono sicura. Poi, sento qualcosa di caldo sfiorare il contorno delle mie labbra. Poi, lui si rialza. Sento il contrappeso del materasso a cui si appoggia per mettersi in piedi, e i suoi passi verso la porta. Cosa gli prende ora? Perché se ne va all’improvviso? E io, perché mi sento così disperata al pensiero che se ne stia andando? Si ferma, come se non fosse troppo convinto di voler varcare la porta.  “Mi mancherai, angelo” Ah si? E allora perché stai uscendo? Perché sento il rumore della porta che si chiude dietro di te? Perché sento i tuoi passi che si allontanano dalla mia stanza? Se davvero ti mancherò così tanto perché te ne vai? Sei solo uno stupido, ma dirlo dentro di me non serve a niente. Sospiro, e mi alzo dal letto ancora frastornata. Socchiudo la porta della mia camera, sperando di cogliere la sua figura riapparire dalla grande scalinata. Mi tocco le labbra, sono bollenti. Stringo forte la maniglia, fino a far diventare le mie nocche bianche. Faccio un  piccolo passo incerto, seguito da altri più sicuri e veloci. Corro più velocemente che posso, sento i miei passi che seguono il ritmo del mio cuore. Una domanda si affaccia nella mia mente “Perché?” vorrei capirlo anche io, per questo voglio parlargli. Perché lui non può arrivare, ferirmi, farmi piangere, parlarmi in modo dolce solo quando non posso sentirlo, toccarmi le labbra e andarsene; non glielo permetto. Perché io lo volevo quel bacio, volevo le sue labbra premute sulle mie. Ti mancherò, stupido di un diavolo? È il contrario, sei tu che mancherai a me. Non voglio che tu te ne vada, e ho intenzione di dirtelo. Io non sono una vigliacca sai? Non mi va più di scappare.
Vedo la tua figura di spalle che è a due passi dall’entrata dell’edificio, e senza ben sapere dove ho trovato il coraggio, urlo il tuo nome.


Sulfus POV

“Sulfus!” Mi giro di scatto, riconoscerei quella voce fra mille. Accenno un movimento verso di te, ma mi blocco; ho deciso di non fare passi falsi. Dato che ultimamente ogni volta che ti incontro finiamo per litigare, d’ora in poi seguirò il tuo umore per decidere che atteggiamento usare parlando con te. Esempio: mi sembri piuttosto arrabbiata. Quindi credo che mi atteggerò da indifferente un po’ scocciato. Provare non costa niente comunque, no? Mi metto le mani in tasca, e cerco di apparire il più annoiato possibile dalla tua presenza. “Che vuoi zuccherino alato? “ E ti pareva che non finivo per esagerare…non ne faccio proprio una giusta davanti a te vero? Tu ti mordi il labbro inferiore e stringi i pugni, prendi un respiro come per soffocare la rabbia e cerchi di parlare il più tranquillamente possibile “Che c’è Sulfus? Se non ho gli occhi chiusi non riesci a parlarmi senza offendermi ogni secondo?” Rimango con la bocca semiaperta, in uno stato confusionario. Eri sveglia allora. Sono proprio fregato, eh? Lei sembra calmarsi un po’ alla vista della mia espressione, e parla un po’ più a bassa voce “Per una volta, possiamo parlare seriamente senza litigare?” Annuisco lentamente, non troppo sicuro di essere d’accordo con quest’idea. Accenni un piccolo sorriso imbarazzato, e con un piccolo sospiro cominci a parlare “Ok, spiegami allora” Mi sento crollare il mondo addosso. Non solo nonostante fossi sveglia non hai ancora capito niente, ma parli in modo talmente ingenuo da farmi sembrare che tu mi voglia prendere in giro. Se non ti conoscessi bene, ci crederei sul serio che ti stai solo divertendo alle mie spalle. E poi comunque proprio qui, davanti a tutti dovevi chiedermi una cosa del genere? Cosa ti aspetti che io risponda?
Ok, mi restano due possibilità: dirti la verità una volta per tutte oppure continuare a mentire a te e a me stesso. Tu sembri spazientita dal mio silenzio, e ricominci con le tue domande “Dato che non ti decidi a rispondere allora andrò un po’ più sullo specifico: perché mi hai quasi-baciata?” Faccio istintivamente un piccolo passo indietro, cercando di inventarmi una qualche scusa plausibile “Ehm…non credo siano affari tuoi” lei aggrotta le sopracciglia, e capisco che continuando così non riuscirò di certo a togliermi da questo guaio. Faccio un respiro e mi giro dall’altra parte “Possibile che tu non abbia ancora capito che ti stavo prendendo in giro? Non c’è quasi più gusto, ci caschi sempre…” che strano, la mia voce è così debole… Sento dei piccoli passi, poi qualcosa afferrarmi per una spalla costringendomi a girarmi. Mi punta un dito contro “Ma ti senti quando parli? Non riesci a convincere nemmeno te stesso!” Beccato in pieno. E pensare che mentire era la mia specialità…Non abbasso lo sguardo, non voglio farlo di fronte a te. Tu ripeti, con voce quasi cantilenante “Allora mi vuoi spiegare o no quello che è successo? La verità, per favore”  Mi sa tanto che non c’è più via di scampo…solo che sono curioso “Perché ti interessa tanto saperlo, scusa?” Ora sei tu ad esitare, eh? Arrossisci di scatto, e cominci a tormentarti una ciocca di capelli come sempre quando sei nervosa. “Ehm…ho il diritto di saperlo no? Mi hai quasi baciata!” Non mi trattengo più, l’idea di fare l’indifferente alla fine non ha funzionato, dato che ci stiamo praticamente urlando contro DI NUOVO. “Bè, scusami se ti è dispiaciuto così tanto, ti assicuro che non si ripeterà mai più! Dopotutto me ne vado no?” Mi volto arrabbiato e comincio a camminare allontanandomi, non ce la faccio a sostenere questi litigi con lei. “Non è così…” è praticamente un sussurro, ma l’ho sentito. Mi volto lentamente, e mi accorgo che hai abbassato lo sguardo. Cosa ti aspetti che faccia ora? Anzi...Cosa mi aspetto io da te? Rimani in silenzio per un attimo, prima di alzare di scatto la testa e alzare la voce “Non è così! È solo che io non ti capisco proprio! Mi tratti male di continuo, e mi fai piangere sempre…e poi ogni tanto mi rivolgi quelle occhiate così ferite che mi fanno stare male, e ricominci a trattarmi male. Mi vieni a cercare addirittura in mezzo alla città solo per dirmi che finalmente non sarai più costretto a vedermi, e poi entri in camera mia mentre dormo e non solo mi dici che ti mancherò, ma mi quasi - baci! Te ne vai tranquillo, e quando ti chiedo spiegazioni reagisci così. Non ci capisco più niente! E poi…” abbassa leggermente il tono di voce, arrossendo “…e poi perché non mi hai baciata?” Shock, black out più totale. Sento che il mio cervello non è più in grado di elaborare pensieri di forma compiuta. Perché non ti ho baciata dici? Lo vuoi sapere sul serio? Io non credo proprio, scusa. Comunque sono affari tuoi se ci rimani di sasso. Sospiro rassegnato, la domanda che mi ha fatto è troppo precisa per poterla evitare, e a quanto pare la mia abilità innata per mentire si è presa una vacanza. “Non ti ho baciata perché non avrebbe avuto senso. E poi non te la saresti presa? Voglio dire, tu hai già il tuo caro terreno no?” Non voglio sentire la tua risposta, e mi giro di nuovo facendo un piccolo passo. “MA SI PUò SAPERE PERCHè DEVI SEMPRE DECIDERE TUTTO DA SOLO? IO NON HO ANCORA DETTO NIENTE, QUINDI VUOI FERMARTI?” fai un piccolo respiro e riprendi “Insomma, tu hai parlato no? Quindi ora non scappare via. Ora tocca a me,no?” Bè, il tuo ragionamento fila; devo darti ragione. Me ne devo stare qui ad ascoltarti e a sentire il rumore del mio cuore che va in pezzi una volta che avrai finito di parlare. Cavoli però, che schifo. Sono in una situazione orribile, e non posso fare a meno di essere felice di averti davanti a me. Parla, avanti. Parla e distruggimi. Dimmi che ti disgusto, e che nel tuo cuore non c’è mai stato posto per me. Però sbrigati, perché questo silenzio fra di noi non lo sopporto più.

FINE 4° capitolo! Ormai mi sto divertendo a lasciarvi sempre in sospeso…cm sn perfida vero? xD
Commentate x favore, spero v piaccia ^^

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Capitolo 6
*** CAPITOLO 5 ***


forbie5 Chiedo umilmente perdono se ho continuato così tardi, ma ho avuto 1 po’ di problemi…bè, allora ecco il capitolo, fatemi sapere cosa ne pensate ^^

Capitolo 5

Raf POV

Ok, ho fatto una scenata quasi…da diavolo direi, e gli ho praticamente urlato contro che mi deve ascoltare. E ora? Cosa gli dico? Sono ingenua, ma non stupida. Non serve a più a niente fingere anche con me stessa. Non voglio dare un nome a questa sensazione, non ne ho bisogno. Mi basta sentire che se non mi è accanto sto male, e che vorrei vedere solo lui, all’infinito. Mi basta sapere che vorrei riempire pagine e pagine di cuori e scarabocchi finché l’inchiostro della penna non finisce; allora traccerò il suo nome con le mie lacrime, fino a che non riuscirò a rendere meno insistente il suo viso nei miei pensieri. Mi basta poter chiamare con il suo nome ogni strada di ogni città, in modo da avere sempre un posto dove tornare e non sentirmi mai persa. Non mi interessa il perché, non mi interessa affatto. Non mi interessa il fatto che siamo…diversi; l’eternità per me è lui, adesso. Lo guardo fisso negli occhi, riesco a vederci il mio riflesso. Rimango colpita per un attimo…quella sono davvero io? Sembro così…umana, e sinceramente non so se la cosa mi dispiace. Voglio dire, i terreni sono fortunati. Non potranno vivere in eterno, ma hanno la possibilità di sfruttare la loro vita al meglio. Possono scegliere a chi voler bene senza paura di essere targati come criminali e allontanati dal loro mondo. Tendo incerta una mano verso di lui, sento come il bisogno di sentire il contatto con la sua pelle, per essere sicura che è reale e che non svanirà al mio tocco come un’illusione. Lui sembra capire le mie intenzioni, e lentamente, come per paura che la magia fra di noi scoppiasse e sparisse come una bolla di sapone, ci avviciniamo. È strano; noi siamo strani. Agli occhi di chi ci guarda, dobbiamo sembrare come minimo fuori di testa. Senza mai staccare lo sguardo l’uno dagli occhi dell’altra facciamo dei piccoli passi tremanti, avvicinandoci sempre più quasi come se fosse una danza. E proprio come in una danza sento il ritmo cadenzato e forte del mio cuore che guida i miei passi, e un ronzio che sa di musica che mi accompagna fino a lui. Dimmi Sulfus; lo senti anche tu? Senti il bisogno di accelerare questa musica, in modo da raggiungermi più velocemente? Vuoi attorcigliare le tue dita con le mie, avvicinare le nostre labbra e baciarmi, far sparire il mondo e i suoi colori e dirmi che ci siamo solo io e te, ora e per sempre? Mi mordo il labbro inferiore, nervosa. Faccio pensieri stile – giuramento – di – matrimonio quando ancora non solo non so cosa provi per me, ma non ti ho nemmeno confessato i miei, di sentimenti. Questa mia paura…la provi anche tu? Ecco, siamo a un passo l’uno dall’altra. Non credo che il fatto che non ci stiamo più urlando contro cambi troppo la situazione; tocca ancora a me a decidermi a parlare. Deglutisco e mi costringo a non distogliere lo sguardo dai suoi occhi ambrati. “Ehm…Sulfus io…” Lui sembra quasi più imbarazzato di me, e cerca di sciogliere la tensione attorno a noi “Che ti prende, angelo? Non dovevi…parlarmi?” non perdo nemmeno tempo ad arrabbiarmi, ormai lo so com’è fatto. E poi quello che devo dirgli è troppo importante, lui è troppo importante per permettermi di perderlo così. “…tu mi…” Sento il rumore di qualcosa puntato per terra, e istintivamente distolgo lo sguardo da Sulfus per puntarlo verso l’origine del rumore. La punta di uno stivale che ticchetta nervosamente a terra. Alzo lentamente lo sguardo fino al lungo vestito attillato, e comincio ad avere un nodo in gola. Le braccia severamente conserte, il collo rigido. Qualche ciuffo rosso e ribelle che cade sulle spalle, in contrasto con la pelle cinerea e con la bocca violacea. Un sorriso ironico appena accennato, sovrastato da un paio d’occhi acuti e gelidi. Riabbasso lo sguardo sulle labbra della donna, che cominciano a muoversi. Ho paura. Cerco di capire cosa sta dicendo ma ho paura, come se un improvviso senso di vertigine mi travolgesse fino a farmi sentire le gambi molli e non in grado di sostenere il peso del mio corpo. Percepisco indistintamente qualcosa passarmi davanti e dirigersi verso la professoressa. Lentamente, come se le mie orecchie e il mio cervello funzionassero a scoppio ritardato, comincio a rielaborare le parole della donna “Voi due avete parlato abbastanza, anche troppo direi. Muoviti Sulfus, è ora di andare” Una volta fissato il concetto bene in mente, sento il rumore di uno sportello che si chiude, e comincio a correre. Esco, e mi trovo davanti all’autista della macchina che ha appena chiuso il suo sportello. Sulfus sta per entrare seguito dalla professoressa Temptel. Se non mi sbrigo lo perderò, e non me lo posso permettere. Se urlassi il suo nome magari si volterebbe e si fermerebbe prima di salire, ma ho la gola secca e non sono sicura di poter contare sulla mia voce. L’autista mette in moto, ora o la va o la spacca. La Temptel si accorge di me, e fa una smorfia seccata. Sulfus sembra notarla, e esce dalla macchina nella quale stava per entrare completamente. La donna lo spinge dentro mentre lui cerca di opporre resistenza. Cavoli, sono così vicina…allungo una mano nella speranza di incontrare la sua, e vedo che anche lui fa lo stesso. “Si sbrighi, metta in moto la macchina!” L’autista ubbidisce impassibile, e la macchina comincia ad andare lentamente mentre Sulfus e la Temptel continuano a lottare. Lo sportello sta per chiudersi, e cerco inutilmente di accelerare la mia corsa. Non ce la faccio a raggiungerlo, sono esausta. Però non posso fermarmi, non prima di averglielo detto. “Sulfus!” la mia voce stridula e ansante per colpa della corsa riecheggia nell’aria. “mi…MI PIACI! …IO TI AMO!” sento lo sportello sbattersi con forza e cado a terra esausta, strisciando i gomiti e le ginocchia sul selciato, mentre la macchina sparisce all’orizzonte.

Sulfus POV

Cavolo, cavolo, cavolo. Conficco le mie unghie sul dorso della mia mano, cercando di sfogare la rabbia. Cavolo quanto sono scemo, cavolo quando odio questa macchina, cavolo quanto odio il sorrisetto strafottente della Temptel, seduta accanto a me. Cerco di controllare il mio tono di voce; non voglio dare alla strega la soddisfazione diabolica di farmi soffrire così tanto. Aumento la pressione delle unghie sulla mia pelle, e faccio un sospiro cercando inutilmente di calmarmi “Posso muovermi ora?” mi rendo conto da solo che tutti i miei propositi sono stati vani, dato che solo ascoltandomi si capisce che sto per esplodere “Siamo in macchina,no? Ora può anche togliermi questo…questo…” Calma Sulfus, controllati. “…questo stupido incantesimo!” Ok, non è proprio il massimo, ma in confronto alle parole che volevo dire sembra quasi che le abbia regalato un mazzo di fiori. Lei si gira verso di me con una lentezza esasperante, e fa un piccolo sorrisetto sarcastico “Mi dispiace Sulfus, ma credo che dovrai rimanere immobile per un po’. Saresti benissimo in grado di fiondarti fuori dalla macchina, e noi non vogliamo rischiare che tu ti faccia male, giusto?” Scusami tanto, brutta strega, ma sinceramente non mi sembra proprio che ti dispiaccia così tanto. E se vogliamo parlare di dolore, portandomi via mi stai uccidendo. Scema, crudele, insensibile. E ora anche assassina. Un bel curriculum, complimenti; sei un diavolo in piena regola. Brava. Vuoi un applauso per il tuo spettacolo? Scusami, sai, se non mi sto divertendo. Rivolgo lo sguardo verso il finestrino e cerco di concentrarmi sulle sagome degli alberi e del grattacieli sfuggenti. Sento un magone allo stomaco, e capisco che la macchina si sta alzando in volo. La mia visuale si alza sempre di più; ora mi basterebbe mettere una mano fuori dal vetro per toccare le nuvole; tutto questo, ovviamente, se potessi muovermi. La macchina si ferma di scatto, ma solo per cominciare una discesa vertiginosa subito dopo. Le altre volte che sono tornato a Zolfanello City, a questo punto del tragitto, avvertivo l’adrenalina e l’ebbrezza della velocità, ora sono solo nauseato. Sai, angelo? Mi hai davvero shockato, ci sono rimasto di sasso. Mi aspettavo tutto, tutto tranne questo. Non riesco bene a capire se sono felice perché anche tu mi ami, o se sono disperato perché non posso più vederti. L’insieme è una specie di sapore amaro in bocca, unito al battito irregolare del cuore e alla voglia di vederti. …sai? Non so bene se ti credo. Se tornassi e ti vedessi avvinghiata a quel terreno non so cosa farei. Se il tuo sguardo fosse freddo e il tuo cuore non volesse accettarmi, finirei in pezzi. Tu sei così ingenua…se una mattina ti svegliassi e scoprissi di non amarmi più, me lo diresti o soffriresti in silenzio? Non lo so; sul serio. Sei di nuovo nella mia mente. Ti vedo mentre corri, ti vedo mentre mi chiami, ti vedo mentre cadi. Sei veloce, lo sai? Stavi quasi per raggiungermi…scusami per non essere riuscito ad afferrare la tua mano. La tua voce era così disperata, così spaventata…ci tenevi così tanto a farmi restare? Attraverso lo specchietto ho visto l’ultimo sguardo che hai rivolto alla macchina prima che il tuo corpo perdesse le sue ultime energie e cadesse a terra. Ti sei fatta male? Chi è che sta curando le tue ferite? Le tue ultime parole mi risuonano nella mente. Ma sul serio ti piaccio? Io?! Un diavolo? Uno stupido egoista come me che non riesce a rinunciare al tuo sorriso, ai tuoi occhi, alle tue labbra, ai tuoi capelli…? Sul serio io merito il tuo amore? Appoggio la testa contro il finestrino ghiacciato, e abbasso le palpebre per qualche secondo. Faccio una piccola risatina sommessa e triste…quanto tempo abbiamo sprecato...Io credo che infondo…voglio fidarmi di te. Voglio fidarmi del tuo sguardo ferito e del tuo respiro ansante, voglio credere alla tua voce rotta dalla paura e del sangue uscito dalle tue sbucciature. Voglio credere nel tuo amore, così come tu dovrai credere nel mio, appena potrò dirtelo. Voglio credere che sorrideremo tenendoci per mano come gente normale e che cammineremo in mezzo alla strada senza doverci più nascondere. La macchina si ferma di colpo, e riapro svogliatamente gli occhi. Vedo la portiera aprirsi, e lo sguardo vigile della prof mentre scendo dall’auto. “Bentornato a Zolfanello City, Sulfus” cammino mestamente, ma non abbasso il capo; io non voglio avere più niente da nascondere.
Aspettami angelo, perché tornerò sicuramente.

FINE 5° capitolo!

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Capitolo 7
*** CAPITOLO 6 ***


forbie6 Capitolo 6

Raf POV

Sento i rumori della strada nella testa, nelle orecchie, nel cuore. Sento il mio respiro gelido entrarmi dentro e delle piccole lacrime scendere dal mio viso fino a sporcare il marciapiede, unite alle piccole gocce di sangue che scendono irregolari dai miei gomiti e dalle mie ginocchia. Sento un bruciore tremendo, ma so che non viene dalle ferite. Mi sento il cuore in fiamme, ho bisogno di urlare. Ne ho bisogno sul serio, ma ho finito la voce. Il sangue non accenna a fermarsi, mi sa che dovrei sbrigarmi a reagire e tornare dentro per curare le mie ferite. Mi sposto dalla mia posizione, a carponi, per mettermi seduta per terra. Abbasso svogliatamente lo sguardo sulle mie ginocchia, ma rimango impassibile. Dentro la mia mente inorridisco un po’; le sbucciature sono più profonde di quello che pensassi, ma non è questo che mi preoccupa. Sbuffo e mi afferro le braccia, allontanandole subito dopo, non appena sento il dolore per aver toccato la ferita. Mi guardo la mano sporca di sangue. È…strano. Ha un odore metallico che da quasi alla testa. Wow. Sono messa bene, vero? Sto sanguinando e mi metto a pensare tranquillamente a queste cose, analizzando la situazione come se non riguardasse me. Non mi importa di niente. Una macchina potrebbe benissimo sferzare e investirmi, e non avrei nessuna reazione. In una situazione normale a questo punto mi prenderei la testa fra le mani dicendomi qualcosa del tipo “Dannazione Raf! Reagisci!” ma non ce la faccio a fare nemmeno questo; non ne ho voglia. Non ho voglia di niente. La mia forza di volontà si è abbassata fino a toccare il fondo e sprofondare ancora più giù. Sento dei passi venirmi incontro e fermarsi dietro di me. Non mi volto, non mi importa di sapere chi è. “Raf…” Uriè parla con voce incerta, come a voler sondare quanto gli sembro fuori di testa da 1 a 10. Cosa mi prende? Questi pensieri non sono da me, sono…cattivi. “Raf, alzati. Torniamo dentro” Non ho voglia di alzarmi, non ho voglia di risponderti. “Raf…ti senti bene?” Non lo so, cara, decidi tu. Prova a strapparti il cuore dal petto e a tenerlo in mano ancora pulsante, e poi dimmi come stai. La situazione non è esattamente la stessa, ma in compenso la sensazione coincide perfettamente. Ti avvicini e mi vieni davanti. Spostati, mi copri la visuale sull’orizzonte. “Ehi, Raf…dimmi qualcosa, qualsiasi cosa…”Scusami tanto, ma non credo proprio che sia il caso. Se ora aprissi bocca (cosa che, ribadisco, NON HO VOGLIA di fare) direi delle cose che un angelo non dovrebbe dire. Chiedo troppo se voglio essere lasciata in pace? Non do fastidio a nessuno, giusto? Che noia ti do se rimango qui a fissare l’orizzonte, sperando di vedere quella dannatissima macchina riapparirmi davanti? “Raf…” Ora basta, stai incominciando a stufarmi. Ti avvicini lentamente e mi sfiori un braccio con la mano, ma io con un movimento brusco ti allontano. Mi rivolgi uno sguardo ferito e preoccupato, e lentamente te ne vai. Ecco, brava; lasciami sola, è tutto quello che chiedo. Ormai mi conviene perderle tutte in blocco, le persone per me importanti, almeno non farò la fatica di stare male dopo. Tanto peggio di così non posso stare. Ho toccato il fondo; più in basso non si scende.
Rimango immobile mentre le ombre della città cambiano, e cala il sole lasciando il posto alle stelle. Stasera non c’è la luna; un'altra cosa che sembra avermi abbandonata. Sciolgo l’abbraccio che legava le mie gambe alle mie braccia intorpidite, ed emetto un piccolo gemito. Le ferite che si stanno piano piano rimarginando mi fanno provare una piccola scintilla di bruciore quando mi muovo. Rabbrividisco quando il vento soffia sul mio corpo spettinando delicatamente i miei lunghi capelli, e mi accuccio di nuovo su me stessa. Sento dei passi dietro di me, DI NUOVO. Sono veramente esasperata. Stavolta è il turno di Miki per cercare di riportarmi dentro. Mi arriva davanti, e io distolgo lo sguardo. Con la coda dell’occhio la vedo incrociare le braccia al petto spazientita. Sento qualcosa bruciare sulla mia guancia e un breve suono secco vibrare nell’aria. Mi porto istintivamente una mano alla guancia, rossa per lo schiaffo appena ricevuto. Strabuzzo gli occhi, sorpresa. “Insomma Raf, reagisci! Credi di essere la prima a soffrire per amore? Credevi che fosse tutto rose e fiori, cuoricini e zucchero? Bè, mi dispiace, ma ti sei sbagliata! Dimmi a cosa serve esattamente stare qui ferma e tenerti tutto dentro, per giunta trattando male gli amici! Credi di potertelo permettere dato che stai male? Guarda che noi non siamo i tuoi giocattoli da sbattere contro il muro per sfogarti!” Mi sta praticamente urlando contro, e prende un secondo fiato per continuare “Se ci stai così male, allora alzati e vai a riprendertelo, questo tuo grande amore proibito no? Non puoi pretendere che il mondo non accusi i tuoi sentimenti solo perché ti senti da schifo, né tantomeno che si fermi solo per i tuoi capricci! Se ci tieni sul serio a lui, allora lotta per averlo!” Rimango immobile, davanti a Miki che sta lentamente riprendendo a respirare. In effetti il suo ragionamento non fa una piega. Ha ragione, ci ha preso su tutta la linea. Insomma, cosa sto facendo seduta qui per terra? L’autocommiserazione non mi aiuterà di certo; e se proprio il destino ha deciso di andarmi contro credo proprio che mi toccherà cambiarlo. Stringo i pugni, decisa per la prima volta da questa mattina, e annuisco. Non so come spiegarmi ma…come dire…sto meglio, molto meglio. Dopotutto ho appena deciso di andare a incontrarlo, e l’idea non può che mettermi di buon umore. Poco importa se le mie probabilità di successo sono inferiori allo 0%, dato che comunque si tratta solo di previsioni. Se non ci provo non lo saprò mai, no? E poi posso, DEVO riuscirci. Mi alzo, con le gambe intorpidite per aver mantenuto a lungo la stessa posizione, e appoggiandomi a Miki che ora mi sorride dolcemente, mi dirigo verso l’interno e la mia stanza.
Devo rivederlo a tutti i costi; se non per altro, perché non mi ha ancora detto cosa prova per me no?
Quindi curerò le mie ferite, mi rimetterò in sesto, e verrò a cercarti. Tu però aspettami, ok?

Sulfus POV

Mi fiondo esausto sul letto della mia vecchia stanza, sospirando rassegnato. Ok, vediamo di fare il punto della situazione. Partiamo dai lati positivi: la Temptel se ne è andata per tornare a scuola, la Temptel se ne è andata per tornare a scuola, e per finire la Temptel se ne è andata per tornare a scuola. A parte questo, mi sembra che faccia tutto schifo. Punto primo: sono almeno 7 ore e 45 minuti che non ti vedo, angelo. Punto secondo: sono praticamente confinato a Zolfanello City, nella mia casa. E poi, ultimo ma non meno importante, mi manchi da morire e non ho idea di come tornare da te. Mi spieghi come faccio a elaborare un piano decente, se ogni volta che penso o dico qualcosa mi vieni in mente tu? Credimi, vedere i tuoi occhi e sentire nella mia testa il tuo sorriso non è esattamente il miglior modo che conosco per concentrarmi. Dannazione, ma non potevi confessarmeli prima questi tuoi sentimenti? E io non potevo darmi una mossa e per una volta dar retta al mio cuore, invece che alla mia testaccia vuota? Ora non resisto più…voglio baciarti. Perché ho sprecato l’occasione che avevo? Vabbè, tanto rimuginarci sopra è inutile, meglio mettermi sul serio a pensare a un buon piano per andarmene da qui. Vediamo…potrei dire ai miei che vado a fare un giro per trovare i miei vecchi amici, e invece volarmene via. Magari mi riprenderebbero entro breve, ma riuscirei a parlarti. Già, cosa ci diremo la prossima volta che ti vedrò? Potrò finalmente assaggiare le tue labbra? …Ecco, di nuovo. Basta distrazioni, devo pensare. L’idea che ho avuto non è male di base, ma non riuscirei ad arrivare a scuola senza essere preso. Perché, poi? Era una specie di “vacanza” questa, no? Così sembra che io sia rinchiuso in prigione…Ehi, angelo, ti ricordi di quando ho cercato il tuo viso tra la gente fino a che non ti ho trovata? Mi sono comportato proprio da idiota quando ti ho vista, lo so. Lo so e ti chiedo ancora scusa. Certo, mi aiuterebbe molto se in cambio delle mie scuse tu mi facessi il favore di uscire dalla mia mente per qualche minuto, giusto il tempo di trovare il modo di raggiungerti. Ok? Grazie. Allora, dov’ero rimasto…? Ah, già; come migliorare il mio piano. Mi servirebbe un’auto o comunque un mezzo per viaggiare velocemente e possibilmente anche passare inosservato, e sarebbe utile non far sapere a nessuno che prendo “in prestito” quest’auto, treno, aereo o qualunque altra cosa sia.  Altro problemino estremamente insignificante: COME LO TROVO QUESTO MEZZO? Dubito che Babbo Natale sia disposto a prestarmi la sua slitta, così come dubito che i diavoli di Zolfanello City siano così generosi da darmi una mano. Sai un’altra cosa che mi piaceva di te? La tua generosità. Quando ero veramente nei guai, anche se avevamo litigato da poco, anche se io sono un diavolo, tu mi hai sempre aiutato. Ora che ci penso, non ti ho mai neanche ringraziato. Facendo due rapidi calcoli, o più semplicemente rivedendo tutta la nostra storia fino adesso, non capisco proprio come tu possa esserti innamorata di uno come me. E infatti sembra proprio che questo mio comportamento io ora lo debba pagare, dato che non riesco a tenerti fuori dalla mia testa per più di due minuti. Ok, mettiamola così: cerco il primo tizio che mi capita, se necessario mi faccio gonfiare di botte, ma alla fine gli prendo le chiavi di qualcosa e me ne vado. Ora vediamo di analizzare le mie concrete possibilità di farcela se davvero faccio così…hmm…vediamo… direi che si aggirano intorno al
– 100% . Il perché mi sembra piuttosto scontato: se vado in giro a prenderle da tutti quanti e a controllare se hanno una macchina finirò male, e allora non sarò nemmeno lontanamente nelle condizioni per venire da te. Quindi mi conviene cominciare a spremere quell’unico neurone che mi è rimasto e pensare VERAMENTE al modo di rivederti. Sul serio, sono al limite. Mi volto verso il display della sveglia sul mio comodino, e seguo assorto i numeri che cambiano minuto dopo minuto. 50, 55, 0, 10, 20…Ora sono all’incirca 8 ore e mezzo che non ti vedo. Se non mi sbrigo a tornare, cadrò in crisi di astinenza dai tuoi occhi, dai tuoi capelli, dalle tue labbra…da te. Socchiudo un secondo gli occhi, e li riapro con un piccolo sorrisetto soddisfatto agli angoli della bocca. Ho trovato! Potrebbe essere l’idea più scema e semplice sulla faccia della terra, ma proprio per questo potrebbe funzionare…Mi alzo di scatto, apro la porta e la chiudo sbattendola dietro di me. Con un po’ di fortuna, stavolta il mio neurone ha funzionato bene, forse per la prima volta da quando ti ho conosciuta. Mi avvicino alla porta di casa e biascico un “Esco un attimo, vado a trovare i miei vecchi amici!” prima di uscire frettolosamente e stranamente di buon umore.
Zolfanello City era il mio regno dopotutto, e il suo re è tornato.

FINE 6° capitolo! A dire il vero nn pensavo di farcela, e invece ecco qua xD ora mi tocca di pensare a quale idea è venuta a Sulfus, dato k nn ci ho pensato e sn in alto mare. xD
Commentate, spero vi piaccia ^^

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Capitolo 8
*** CAPITOLO 7 ***


Forbie7 ringrazio tutti coloro che leggono la mia storia, in particolar modo quelli k l'hanno aggiunta a preferite / seguite e quelli k commentano sempre...se nn metto i nomi è xk sn trpp pigra, ma voi mi perdonate vero? xD questo capitolo lo dedico a voi, k seguite sempre la mia storia, GRZ DI CUOREEEEE! ^^
Capitolo 7

Raf POV

Apro lentamente la porta della stanza e comincio a guardarmi intorno leggermente disorientata. Non è la prima volta che entro qui dentro, ma mi sento comunque fuori posto. I color cupi, gli spazi stretti, l’assenza quasi totale di finestre degne di questo nome…è proprio una stanza da diavolo. Faccio dei piccoli passi verso il letto, e con la mano accarezzo delicatamente le lenzuola. Dopotutto, non è così male questo posto; direi che è quasi…familiare, terribilmente familiare anzi. Sospiro stancamente, e mi lascio cadere a terra con la testa e le braccia appoggiate sul letto. L’odore che c’è nella stanza è strano, in un certo senso pesante, e fa girare un po’ la testa, ma cerco di respirarne il più possibile. Cerco di trattenere nelle mie mani la sensazione che il tocco di queste coperte mi trasmette, cerco di memorizzare ogni particolare presente qui intorno a me. Sai cosa? Questa stanza ti assomiglia. Questa stanza ti appartiene, ti conosce, in questa stanza ci sei tu. Ora come ora, è il posto in cui riesco a sentirti più vicino; qui ogni cosa parla di te. Le pareti strette e scure tappezzate di poster,  il piccolo buco che chiami finestra, il tuo letto sgualcito e in disordine. Mi manchi, Sulfus. Tanto, troppo, molto più di quanto io possa sopportare. Sospiro di nuovo, mi alzo, e rivolgendo un’ultima occhiata nostalgica alla stanza chiudo la porta dietro di me. Salgo lentamente le scale che portano al dormitorio di noi angeli, e entro nella mia stanza. Miki ed Uriè sono lunghe distese sul pavimento, intente a studiare una mappa della scuola. Scuoto leggermente la testa accennando un piccolo sorriso “Insomma, ragazze, dubito che questo ci aiuterà…la struttura della scuola la conosciamo a memoria, e non sarà certo questo ad aiutarci ad andarcene senza farci notare e volare verso Zolfanello City a velocità ipersonica per trovare Sulfus!” Ok, ripetere di continuo questo piano per cercare di auto convincermi che non è un suicidio non funziona, ma so che proverò lo stesso. Loro nemmeno mi ascoltano, e continuano a parlottare fra di loro senza staccare gli occhi dalla piantina. Io mi metto seduta sui talloni, appena accanto a loro, e cerco ancora di persuaderle che lo stare ore ed ore sopra ad una sottospecie di mappa non ci fornirà di certo un piano illuminante. Uriè sospira, e si mette seduta anche lei nella mia stessa posizione “Credo che Raf abbia ragione, Miki. Stiamo sopra questa cartina da due ore, e di piani geniali neanche l’ombra” Miki distoglie lo sguardo dalla piantina, e si concentra cercando di pensare a qualcosa. “Ok, avete ragione. Ma non possiamo evadere così, senza un piano! È troppo pericoloso!” Si, in effetti l’idea della mappa era l’unica che ci era venuta fino ad ora, e comunque andarsene in tre da una scuola è…Idea! Forse se…ma loro…e poi…ma è l’unico modo! Faccio un piccolo sorrisetto imbarazzato e rivolgo loro uno sguardo supplice “Ehm…in effetti…ci sarebbe una piccola cosa, ma niente di che, solo un particolare, che abbiamo trascurato, o meglio, dato per scontato quando invece potrebbe non esserlo…giusto?”  Miki mi trafigge subito con lo sguardo, non le sono mai piaciuti i giri di parole, lo so. “Quindi…io, ehm…ecco…” Sospira irritata, e incrocia le braccia al petto “Scordatelo, Raf” Io rimango allibita. “Cosa devo scordarmi, scusa?” Mi servirebbe un’agenda per prendere appunti su come comportarsi con la gente. La prima regola, sottolineata e scritta in rosso, sarebbe di sicuro: MAI far arrabbiare Miki, si rischiano guai grossi. “Non fare la finta tonta, Raf! Guarda che con me non attacca! Guarda bene le mie labbra: Tu. Non. Te. Ne. Andrai. Da. Sola. Sono stata chiara?” Ok, nota numero due; Miki è troppo intuitiva, conviene cercare di addolcirla un po’ prima di discutere con lei. “M- ma Miki, pensaci! Non abbiamo altre chance! Invece se voi rimaneste qui, potreste trovare qualcosa per coprirmi mentre io non ci sono…” La faccia di Miki è inquietante, e il mio tono di voce si fa sempre più flebile mano a mano che continuo a parlare “D - dai! Almeno ammetti che è un buon piano, l’unico realizzabile!” Mi punta un dito contro, e indietreggio di un passo “No che non è un buon piano! Può essere pericoloso andare da sola!” Uriè alza una mano imbarazzata, come a voler  chiedere il permesso di parlare “Ehm…Scusate…Io credo che Raf abbia ragione…” fa un piccolo sorriso forzato “Cioè, sono d’accordo con Miki, nemmeno io voglio lasciare Raf da sola, ma è l’unica possibilità di successo…” si sbriga ad aggiungere, vedendosi lo sguardo assassino di Miki puntato addosso. Miki abbassa il dito puntato contro di me, e annuisce poco convinta “Va bene, allora. Ma sappiate comunque che questa storia non mi piace per niente. Stai attenta Raf, ok?” Si alza, e si avvia verso la porta della stanza. “Io esco un po’, ho bisogno d’aria.” Quando sento la porta chiudersi, mi rivolgo preoccupata ad Uriè “Secondo te rimarrà così…arrabbiata per molto?” Lei scuote dolcemente la testa “Stai tranquilla, è solo preoccupata per te. Ha davvero capito che la tua idea è l’unica possibilità, o non avrebbe acconsentito ad attuarla, no?”Annuisco rincuorata, e cerco di concentrarmi di nuovo sul nostro (sul mio) obiettivo. “A proposito Raf…” chiede Uriè con noncuranza “Quando hai intenzione di partire?” Non ci sto nemmeno a pensare, mi aspettavo la domanda e so già cosa rispondere “Al più presto possibile…” cerco di spiegarmi meglio “Cioè stanotte” Capisco subito dal suo silenzio che non è troppo convinta, così come sicuramente lei capisce dal mio che non ho intenzione di rivedere la mia decisione. “Sai, Raf? Ti ammiro. Sei così forte, e coraggiosa…io non so se ce la farei al posto tuo” Sorrido, pensando a quanto in realtà Uriè si stia sbagliando su di me. Io non sono un’eroina, e mi sto comportando da tutto fuorché da angelo. Un angelo se ne andrebbe mai di nascosto dalla scuola coinvolgendo addirittura le sue amiche, rischiando di far passare dei guai anche a loro? Un angelo disubbidirebbe a così tante regole? Un angelo ha il diritto di provare questi sentimenti proibiti nei confronti di un diavolo? Credimi, Uriè, se devi sceglierti un idolo da imitare non sono affatto la persona più indicata, anzi. “Io…non sono forte, sai? Se non ci foste state voi, sarei ancora lì fuori seduta per terra con lo sguardo perso nel vuoto. Siete voi la mia forza, voi e…voi e Sulfus” Arrossisco lievemente; ora che ci penso, anche se mi sono dichiarata davanti a mezzo corpo studentesco, questa è la prima volta che dico quello che provo alle mie amiche in prima persona. Capisco che lei è imbarazzata quanto me, e probabilmente è ferita perché non gliene ho mai parlato prima. Ma d'altronde, come avrei potuto? I miei sentimenti non li conoscevo nemmeno io! E nonostante tutto lei è qui, accanto a me, che mi ascolta e mi sostiene…Potrà non crederci, ma fra noi due è lei il vero angelo. “Resta comunque il fatto che stai per volartene via per andare a Zolfanello City, in un posto che non conosci e per giunta pieno di diavoli, e tutto questo solo per incontrare lui. Andiamo Raf, non puoi dire di non essere coraggiosa!” Scuoto lievemente la testa accennando un sorriso “Il coraggio è quando hai paura di fare qualcosa ma la fai lo stesso. Quando ho corso dietro a quella macchina e non sapevo se l’avrei raggiunta, e avevo paura che non mi bastasse la voce, e ho pensato che l’avrei perso per sempre…allora sono stata coraggiosa. Ma stavolta è diverso, io non ho paura. Non sono assalita da dubbi o ansie o da timori. Io non penso che forse, impegnandomi, riuscirò a superare quello che mi si para davanti fino a raggiungerlo. Io ne sono certa. Quindi come vedi…io non sono coraggiosa, affatto. Sono ingenua, stupida, sognatrice, innamorata, e chissà quante altre cose…ma non sono coraggiosa, non mi serve esserlo.” Sembro proprio melodrammatica, vero? Non mi importa, perché è veramente quello che sento. Continuiamo a parlottare, in attesa che scenda la notte, per cercare un diversivo valido per la mia assenza. Non so quale sarà, e non mi importa sinceramente. Mi basta sapere che sto venendo a incontrarti.

Sulfus POV

Ride. Odio questa risata beffarda che ha costantemente stampata in faccia. Mi da fastidio perché ride di me, ride di quello che rappresenta la mia vita. “Quindi, ricapitolando…” dice cercando di non scoppiare a ridere di nuovo, comunque senza grandi risultati “…Ti hanno rispedito a casa perché ti sei preso una sbandata per un’angioletta da strapazzo, e tu vuoi tornare in quel posto per dire a quella caramella zuccherosa che sei innamorato di lei, in modo da poter vivere la vostra grande storia d’amore?” Vedo che cerca di trattenersi sul serio, ma ascoltandosi non riesce a non ridere “Eddai, Sulfus, smettila di prendermi in giro! Non siamo né a carnevale né ad halloween, non è divertente!” E allora perché stai ridendo? Quanto ti odio quando fai così. “Dacci un taglio, Shion.” Vedo i suoi lunghi capelli argentati che vanno su e giù, esattamente come la sua testa che non riesce a star ferma per le risate. “Pensa…pensa come la prenderanno le altre quando sapranno che il loro playboy preferito ora va dietro ad uno zuccherino alato!” la sua voce diventa stridula dal troppo ridere, è proprio più forte di lei. Dopotutto era la capobanda del nostro gruppo, io il re e lei la regina. Sta cominciando a calmarsi, finalmente. Si riavvia i capelli con una mano, mentre l’altra se la porta al fianco. Non è cambiata per niente da quando me ne sono andato: stessa espressione provocante e diabolica, stesso atteggiamento irritante e superficiale, stesso vestito dannatamente corto e attillato. In sintesi, la migliore amica d’infanzia che si potesse desiderare. Si porta un dito sulle labbra con finta nonchalance, e parla con un tono di voce basso e seducente “Peccato, sai, che tu non sia più libero…sei diventato ancora più carino dall’ultima volta che ti ho visto” fa un piccolo sospiro e poi mi rivolge un’occhiata provocante “E pensare che fino a poco tempo fa, ero io la tua regina…” Ora sono io a sospirare, non è cambiata proprio in niente “Su, ora smettila di far finta che ti piaccio. Quello che mi interessa sapere è: mi aiuterai o no?” Sorride, evidentemente soddisfatta “Ovviamente. Dopotutto, non mi hai degnata di un vero sguardo da quando ci siamo rivisti, e questo mi basta. Ci tieni davvero alla tua amichetta, no? E poi, credo proprio che sarà divertente…” Mi ero dimenticato che fosse così strana e lunatica, ma finché la conclusione dei nostri discorsi porta a un “ti aiuterò” mi sta bene comunque. “Quindi? Hai già un piano?” ho fretta, voglio andarmene di qui. “Ehi, frena bello. Non sono mica una riserva dati…però, forse, conosco la persona giusta per aiutarti…” Ok, così va meglio. Ho fatto bene a scegliere lei come alleata, era seconda solo a me in tutto. La migliore, sul serio. Bè, la migliore dopo Raf ovviamente. Raf ha qualcosa…qualcosa di speciale. I suoi occhi, i suoi capelli, il suo sorriso, la sua voce, il suo carattere…“Hey, bell’addormentato nel bosco, torna fra noi! Se proprio vuoi fantasticare sulla tua angioletta preferita, almeno aspetta di rincontrarla! Se ora non rimani concentrato e non ti impegni per cercare di elaborare un piano decente, credo proprio che dovrai dire addio alla tua bella.” Neanche nei miei sogni ad occhi aperti mi è permesso di pensarla? Shion sarà una grande, ma è pur sempre un diavolo e cioè, traducendo, il suo grado di delicatezza è ben sotto lo zero. Comunque sia, ha ragione; devo mettermi d’impegno o non mi servirà a niente. Allora, vediamo…“Chi avevi in mente per aiutarci per il nostro “piano”? A proposito, credo che mi sia sfuggito quale sia…” Sbadiglia leggermente annoiata, e parla maliziosa “Dannazione, Sulfus, ti sei proprio rammollito. Un po’ di diabolica inventiva, dai! Quest’amore non mi sembra poi tutta questa gran cosa, se questo è l’effetto che fa alla gente…” Senti, ci ho messo ben due ore per riuscire a concentrarmi cinque minuti e decidere che tu eri quella giusta per aiutarmi, quindi ora non rovinare tutto ok? Non ho proprio voglia di litigare, oggi (altra cosa per niente normale, totalmente estranea alla mia natura), specialmente con te. Ma se continui a prendere in giro i miei sentimenti, se parli così dell’amore senza conoscerlo, credo che dovrò sforzarmi di trovare il modo di andarmene senza di te. Mi guardi curiosa, con quei tuoi occhi di un colore indefinibile misto fra il grigio foschia e il nero liquirizia. “Finalmente, era ora che ti irritassi un po’! A quanto pare, anche da innamorato alla fine sei sempre tu…” Ma dai? Sul serio? Certo che sei furba. Dovevo mettermi addosso un cartello con sopra scritta una roba tipo “Sono Sulfus. Nonostante io sia totalmente rimbecillito per colpa di (o grazie a, chi può dirlo?) un angelo, in fondo in fondo sono sempre lo stesso”, magari così risparmiavamo tempo. All’improvviso diventi seria, e con un tono che non ammette repliche, mi dici di seguirti. “Eh? Dove stiamo andando?” Ti giri un attimo, sorridendo con la tua solita aria provocatoria, e sussurri un “Lo scoprirai presto.”
Senti, Raf, dove sei? Sto facendo di tutto per tornare da te. Che stai facendo? Mi stai cercando anche tu? Mi stai pensando almeno? Giuro che tornerò; fosse l’ultima cosa che faccio, tornerò da te.

FINE 7° capitolo! xD Rassicuro subito tutti quelli k si sono presi un colpo: Shion non è interessata a Sulfus (anche se credo si fosse capito xD)…il problema…è k Raf nn lo sa xD
Commentate, spero vi piaccia (lo so che quello di Raf mi è venuto + lungo, ma le mie mani scrivevano da sole xD chiamatela “ispirazione di un svalvolata cronica” xD)

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Capitolo 9
*** CAPITOLO 8 ***


Credo k lo sappiano tutti, ma x sicurezza specifico: un neutro è un diavolo / angelo k ha rinunciato all’eternità…praticamente l’unica differenza fra un neutro e un terreno è k un neutro può vedere angeli e diavoli xD

Chiedo scusa x il mega ritardo, ma ho avuto la scuola e dei problemini personali ^__^”

Capitolo 8

Raf POV

Ok, ho appena scoperto che fare le cose di fretta non è né utile, né intelligente. Quando poi uno, come me, è perseguitato da una sfortuna nera, dovrebbe star bene attento a questo consiglio. Le mie ali battono stanche, appesantite dalla pioggia che cade incessante, e spaventata dal rumore di un nuovo tuono nel cielo, cerco velocemente con gli occhi un modo per ripararmi. Cavoli…qui non c’è niente. Solo nuvole e nuvole, e qualche albero rinseccolito al suolo. Maledettissima pioggia, sono sicura al 100% che non è una coincidenza. Com’è che come tutti anche la natura ce l’ha con me? È così grave l’amore? Così terribile? Forse, ma solo per quelli che non l’hanno mai provato.
Ormai sono rassegnata all’idea di dover continuare a volare anche con questa specie di diluvio universale che imperversa, e porto una mano sopra alla fronte nell’inutile tentativo di vedere qualcosa che non sia pioggia che cade. Volare così a vuoto nn serve a niente, meglio riflettere un po’…per dove devo andare? Qui mi sembra tutto così dannatamente uguale…Chissà se Uriè e Miki sono riuscite a ingannare Arkan o se mezza scuola è già al mio inseguimento… Chissà se Sulfus mi sta pensando… Mi sento cadere per un istante, e ricomincio a battere le ali più velocemente. Vorrei fermare il mio cuore, batte troppo velocemente e soprattutto fa male. Sono proprio stupida. Ho almeno la più pallida idea di come arrivare a Zolfanello City? Forse si, ma è vaga, estremamente vaga. Tutto quello che so e che mi hanno detto, quel poco che un angelo deve sapere solo per evitare quel luogo, è che devo scendere. In basso, molto in basso, fino alle profondità e alle viscere della terra. Mi sono sempre chiesta se questo posto è sottoterra, e se è così come fanno gli abitanti a respirare. Quando avrò trovato questo posto, questa sarà la prima curiosità che voglio soddisfare. Se troverò questo posto. Non voglio ascoltare questa vocina leggera che sussurra nella mia testa, un sussurro così debole che riesce a sovrastare la pioggia, che rimbomba prepotente nei miei pensieri fino a farmi star male.
Forse sto piangendo. Non ne sono sicura, dato che la pioggia continua a graffiare insistentemente il mio viso, ma sento la vista appannata e il viso caldo. Caldo come il dolore impetuoso che mi manda in confusione, caldo come le lacrime. Mi strofino il viso con il braccio bagnato, cercando inutilmente di scrollarmi. Perché sto piangendo? Sono decisa, no? Non ho dubbi, no? È solo che mi sento un po’ persa. Come un bambino senza il suo peluche preferito, come un cielo senza stelle…ho perso il mio sole. L’ho perso, e sapere che sto andando a riprenderlo all’improvviso non mi fa sentire più così sicura. Lui è lontano, è sempre troppo lontano. Anche se riuscirò a raggiungerlo, cosa succederà dopo? A me non importa se noi siamo diversi, ma al resto del mondo a quanto pare si. Sono disposta a qualunque cosa, anche a rinunciare all’eternità e a diventare una neutra. Ma per vivere una storia d’amore si deve essere in due, e io non ho nemmeno la più pallida idea di quali siano i suoi sentimenti. Cavoli, così non va; sento che mi sto perdendo d’animo. Cosa mi prende? Ti ricordi, Sulfus? Quando dei uscito dalla mia stanza, ti ho rincorso. Mentre lo sportello della macchina si chiudeva ho urlato il tuo nome. Perché ora mi sento tanto debole? Magari è perché so che non basta più svoltare l’angolo per trovarti, devo andare molto più lontano. In quest’istante vorrei che Miki fosse con me. Magari mi darebbe un altro sonoro ceffone, ma sortirebbe di sicuro il suo effetto. E poi vorrei che ci fosse Uriè a consolarmi, e ad abbracciarmi mentre piango finché i singhiozzi non si calmano e i miei occhi si chiudono stanchi. So che lamentarmi con me stessa non serve a niente; la pioggia non smetterà di scendere, io non smetterò di sentirmi così e anzi, rischio solo di abbattermi e di abbassare ancora di più le mie possibilità di successo.
E poi io SO di non essere così debole. Lo so perché ho qualcosa per cui lottare e andare avanti, e anche se tutto il mondo mi venisse contro non smetterei di inseguire questo mio sogno.
Sento che il mio respiro si fa mano a mano più irregolare, e le mie ali fanno sempre più fatica a battere. Non ho un’idea precisa di dove Zolfanello City sia, ma da qual poco che so dovrei esserci quasi. In ogni caso devo sbrigarmi a trovare un riparo da qualche parte, non ce la farò a volare ancora per molto. Sono stanca, davvero. Vorrei semplicemente chiudere gli occhi e dormire per un po’…Socchiudo le palpebre per qualche secondo, e le riapro sentendo il vento che improvvisamente sembra soffiare fortissimo. Mi correggo; non è il vento che è diventato più forte…sono io che sto andando sempre più veloce, cadendo sempre più in basso. Le mie ali sono intirizzite e non ne vogliono sapere di muoversi. Stavolta non provo l’impulso di gridare, è come se avessi troppa paura. Così paura da rimanere quasi lucida. Vedo i miei lunghi capelli sopra di me, percepisco ogni singolo battito del mio cuore. Chissà da quanti metri sto cadendo? Troppi per sperare di rimanere illesa. Perché la mia caduta non finisce? È come se dovessi scendere all’infinito; in basso, sempre più in basso…Con la coda dell’occhio, umido per il vento, percepisco qualcosa oltre le nuvole. Quindi alla fine il mio “viaggetto” è finito, mi schianterò dritta dritta al suolo.
Chiudo di scatto gli occhi, e mi sento d’improvviso come frenare, il mio respiro mozzato e una grande paura di aprire gli occhi. “Ma guarda un po’ che abbiamo qui; uno zuccherino alato!” Di…di chi è questa voce? È calda e potente, e leggermente ironica. Sento caldo, come se bruciassi. Riesco con non poca fatica a socchiudere i miei occhi e vedo indistintamente delle braccia che mi sostengono. C’è uno strano odore qui…sembra quasi…zolfo? Sento il cuore che mi pulsa nella testa, mi sento svenire. Capisco che i miei occhi si stanno chiudendo quando tutto diventa buio.

Sulfus POV

Stiamo camminando vicino al porto, e l’odore salmastro dell’acqua scura mi entra dentro facendomi tornare alla mente tanti ricordi. Mi mancava questo posto, lo ammetto, ma non come mi manca Raf. “Ehi Shion, manca molto?” pensare a lei mi ha fatto venire ancora più voglia di rivederla, non ce la faccio più ad aspettare. “Senti, Sulfus, me lo hai chiesto almeno sette volte negli ultimi dieci minuti, sai che io non ho molta pazienza vero? Quindi stai zitto e smettila di assillarmi, ci siamo quasi.” Si ferma davanti ad un capannone, una di quelle fabbriche abbandonate che si trovano sempre nei film. Entra, e io la seguo a ruota. Mi guardo intorno, e cerco di immaginare chi mai potrebbe vivere in un posto del genere. Ok, noi diavoli non siamo esattamente amanti dell’ordine, ma in compenso le comodità ci piacciono. Qui invece non c’è assolutamente niente che possa lontanamente essere considerato comodo. Solo un vecchio divano impolverato e con qualche molla che salta fuori, e una specie di radio forse nemmeno funzionante. Ah già, e una porta di ferro ammaccata e arrugginita dall’altra parte della stanza. Shion bussa alla porta, ma non arriva nessuno. Passano 5, 10 minuti, ma niente. Uffa…fa caldo qua dentro, sembra quasi di essere all’inferno…bè, in effetti ci siamo parecchio vicini. Shion comincia a camminare impazientemente avanti e indietro, e dopo un po’ ricomincia a bussare. Niente, nemmeno un singolo suono. Sta diventando sempre più nervosa, e comincia a tormentarsi i lunghi capelli con le mani, continuando a raccoglierseli come a voler fare una coda e a lasciarli cadere di nuovo sulle spalle. Quanto è passato ormai? Mezz’ora? Quaranta minuti? Mi sono stancato di aspettare. “Ehi Shion, ce ne vogliamo andare di qui? Tanto non c’è nessuno, stiamo solo perdendo tempo!” Lei mi rivolge uno sguardo irritato; odia essere criticata. “Ti ho già detto prima di stare zitto no? Sono sicura che è in casa; deve esserlo dato che non esce mai. Noi non ci muoveremo di qui finché non aprirà quella dannata porta! Tipico di Shion, ostinata e testarda come un mulo, o dovrei dire come un diavolo? Punta i piedi, furiosa, e torna di nuovo a bussare a quella stupida porta, cominciando ad urlare “INSOMMA, VUOI APRIRE?!!? TANTO LO SO CHE CI SEI!!!” Wow; ammetto che ha un’estensione vocale invidiabile; mi ha quasi fatto diventare sordo! Si sente uno scalpiccio deciso e ovattato da dietro alla porta, che finalmente si apre cigolando. “Finalmente!” sbotta Shion “Ma quanto cavolo ci hai messo, razza di stupido?” Si rivolge di nuovo a me con aria soddisfatta “Visto che avevo ragione?” E alzando le spalle sorpassa la porta. Il diavolo che mi trovo davanti non l’ho mai visto prima; cosa alquanto strana soprattutto perché non è il tipo da passare inosservato: capelli scompigliati i un grigio biancastro che gli ricadono scompostamente fino quasi alle spalle; occhi violacei e imperscrutabili, sorriso strafottente, è alto e abbastanza robusto. Se non avessi passato degli anni a coltivare la mia vanità (qualità di cui sono sempre andato molto fiero), mi sentirei quasi minacciato, come inferiore a lui. “Ehi Shion, chi sarebbe il tuo amichetto?” Cavoli quanto mi irrita…è davvero antipatico “Guarda che so presentarmi da solo, bello. Mi chiamo Sulfus e vedi di ricordartelo” Magari è l’unico a Zolfanello City a potermi aiutare, ma non riesco proprio a calmarmi. Ride, così strafottente da somigliare in maniera impressionante a Shion. “Ok allora, vedrò di ricordarmelo, caro ‘Sulfus’. Io mi chiamo Zylaax, non dimenticartene neanche tu.” Mi volta le spalle, e si rivolge nuovamente a Shion “Allora, cuginetta, cosa ti serve?” Cuginetta? Ok, ora i conti tornano. Evidentemente la predisposizione naturale ad essere diavoli con i fiocchi circola nel loro DNA di famiglia, perché sono entrambi tremendamente irritanti quando ci si mettono. Lei lo guarda annoiata, e ignora la sua domanda “Com’è che ci hai messo tanto a rispondere? Cosa stavi facendo?” Lui si mette le mani in tasca e alza le spalle “Niente di che, ma ho trovato qualcosa di veramente interessante.” La sua innata curiosità prende il sopravvento sulla sua aria da “non – me – ne – frega – niente – di – quello – che – dici”, e si morde il labbro inferiore impaziente “Di cosa si tratta?” Lui sorride, evidentemente soddisfatto di aver attirato l’attenzione della cugina “Oh, niente. Solo una bambolina zuccherosa caduta dal cielo fra le mie braccia. Aveva la febbre, ed era così carina che me la sono portata a casa” Shion sembra capirci sempre meno, ma ora il “caro cuginetto” ha anche la mia più totale attenzione “Spiegati meglio, cosa vuol dire?” e poi “Tu sei uscito di casa? Ma se te ne stai sempre qui rinchiuso a marcire!” Lui alza di nuovo le spalle e parla indifferente “Bè, tecnicamente è precipitata proprio qui fuori. Ero uscito tanto per cambiare un po’, e me la sono praticamente ritrovata fra le braccia” Ora sono io ad essere impaziente, perché quel suo aggettivo, “zuccherosa”, mi è anche troppo familiare “Ma chi?!? Chi diamine è che ti è piombato addosso?” Sorride strafottente e scandisce bene le parole “Un angelo…o meglio; d’ora in poi, la mia bambolina.” Quante probabilità ci sono che “la sua bambolina” sia il mio angelo? Poche, anzi nessuna. Ma anche se la mia mente lo capisce perfettamente, non riesco a immaginarmi nessun’altro angelo carinissimo e zuccheroso che possa aver avuto un valido motivo per venire qui a Zolfanello City, nessuno a parte Raf. “Dov’è ora?” sento il mio cuore battere fortissimo, e lo sguardo diffidente di Zylaax puntato su di me “Che ti importa?” Non ho tempo per giocare con te ora, sul serio. “Dimmi dov’è e falla finita!” Incrocia le braccia al petto, e non risponde. Ah si? Benissimo. Conosci in detto “Chi tace acconsente”? Perché credo che prenderò il tuo silenzio come un’autorizzazione per varcare quella porta vecchia di cent’anni. “Fermati, la mia bambolina sta male e non può ricevere visite” la sua voce è fredda e distaccata, ma calmissima, non gli incuto neanche il più minimo timore. Poco importa, perché devo verificare una cosa troppo importante. “Ti ho detto di fermarti” E se io non volessi? Mi segue sospirando ma camminando con calma, come un assassino che concede alla vittima gli ultimi istanti di libertà e l’illusione di poter scappare. Mi dispiace, ma non sarò la tua preda. Vedo Shion che si è messa in un angolino con gli occhi che le brillano, probabilmente questa scena le piace da morire.
Sai cosa Raf? Ho paura di sbagliarmi, ma sento che sei vicina.

FINE 8° capitolo!
Scusate se mi ci è voluto tanto; d’ora in poi potrei metterci 1 po’ di + a scrivere i capitoli xk ho coro, teatro, la scuola e pallavolo (+ un brutto periodo…) xD cmq se avrete la pazienza di continuare comunque a seguire la mia storia vi ringrazio tanto! ^^
p.s.: si lo so k faccio pena a inventare nomi, ma nn posso farci nnt XD
x tirare fuori zylaax c sn stata mezz'ora XD

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Capitolo 10
*** CAPITOLO 9 ***


Capitolo 9
 
Raf POV

Sento freddo. Non so dove sono, ma è tutto buio. Non sono sicura di essere sveglia, tutto è così surreale…per prima cosa intorno a me c’è il silenzio più totale, ma è un silenzio strano…come dire…carico, teso. Mi sento come se non avessi il pieno possesso del mio corpo, e non sono sicura di essere in grado di aprire gli occhi. Mi gira la testa. C’è un odore forte qui, ed è un odore familiare. Solo che…dov’è che l’ho già sentito? Non è certo quel tipo di odore che potrei definire gradevole, eppure…mi piace. Non so perché, ma mi fa sentire bene, come se fossi al sicuro. Ripasso mentalmente tutti i posti che conosco, cercandone inutilmente uno che mi riporti alla mente quest’odore. A dire il vero, più che un posto mi ricorda…Ma certo, è zolfo! Mi fa venire in mente quella dannatissima stanza ormai così lontana, mi fa tornare in mente te. Ora il punto però è un altro: cosa ci fa l’odore di zolfo qui…ehm, a proposito, dove sono? Allora, vediamo…sono partita per cercare Zolfanello City, fino a qui ci sono, e poi i miei ricordi si fanno confusi. Mi sembra di ricordare un temporale, o qualcosa del genere…poi mi sembra di essere caduta…ah, già; qualcuno mi ha presa in braccio e poi…mi sono ritrovata qua. Cerco di scrollarmi questa sensazione di debolezza addosso, e apro lentamente gli occhi. Un piccolo raggio di luce fioca filtra dalla minuscola finestrella in alto, quasi sul soffitto della stanza. Non è un granché come posto; è abbastanza piccolo e ci sono crepe un po’ dappertutto, ma non è nemmeno così male. Dopotutto c’è un letto – quello dove sono sdraiata sopra -, e non è nemmeno così scomodo. Ora che ci penso, come ho fatto ad arrivare qui? Qualcuno mi ci ha sicuramente portato, ma chi? Forse la stessa persona che mi ha presa in braccio? Chiunque sia stato, devo ringraziarlo. Appoggio una mano sul materasso, e mi metto seduta. Cavoli, che mal di testa. Mi metto una mano sulla fronte e mi accorgo che c’è qualcosa appoggiato sopra. È una piccola pezza bagnata, probabilmente per far scendere la mia temperatura…chissà che è stato? Deve essere qualcuno di veramente gentile, per ospitarmi in casa sua e prendersi così tanta cura di me. Mi sforzo di alzarmi anche se mi sento le gambe molli, e appoggiandomi al muro comincio a camminare verso la piccola porta davanti a me. Sento il mio respiro ansante, e comincio ad avvertire dei brividi di freddo sulla pelle e sulla mia fronte sudata. Arrivo con passo incerto fino alla porta, e cerco di appoggiarmi. Mi lascio scivolare lungo la superficie fredda e ammaccata, con l’orecchio teso a percepire ogni minimo suono. Niente, il silenzio più assoluto. Oh, aspetta…ora sento qualcosa…il suono mi arriva distante, ma sento delle voci. Qualcuno sta parlando. Quante persone sono? Hmm…vediamo…direi due, forse tre. Si, devono essere tre, delle quali una sicuramente è una ragazza. Ha una voce troppo acuta e stridula per essere un ragazzo. Gli altri due…non riesco a sentirli bene a dirla tutta. Credo che stiano alzando i toni, forse stanno litigando. Sento dei passi che si avvicinano decisi verso la porta, e comincio ad avere un po’ di paura. È vero che tra quelle persone potrebbe esserci quella che mi ha salvato, ma dopotutto non ho la più pallida idea di dove sono, e sono debole. I passi si fermano all’improvviso. Qualcuno urla qualcosa su una bambola o roba del genere; sembra che ci sia un litigio. Sento che la febbre mi sta salendo di nuovo, la mia vista torna a farsi sfocata e i suoni intorno a me diventano ovattati. Cerco di farmi forza sulle braccia e sulle gambe per tirarmi su, ma non riesco a stare in piedi da sola. “Ti ho detto di fermarti!” mi arriva questa voce, che suona come una cantilena stanca e ripetuta, seguita da un esclamazione irritata “Falla finita! Voglio solo vederla, ok? Non rompere!” Se già prima avevo problemi di stabilità, ora sento che le mie gambe non reggeranno oltre il peso del mio corpo. Sono perfettamente conscia che potrebbe essere solo un’illusione causata dalla febbre, ma la voce che ho sentito è forte, presente, vera. Bè, l’odore di zolfo c’è. Quindi perché non potrebbe esserci anche LUI? Voglio aprire la porta; se è davvero lui voglio vederlo e abbracciarlo, ne ho il bisogno assoluto. Sento altri passi superare quelli che già si erano avvicinati, e fermarsi proprio davanti alla porta. “Scordatelo, bello. La mia bambolina sta male, quante altre volte te lo devo ripetere? E poi è mia. Non voglio assolutamente che tu la tocchi. Nessuno può, è solo mia” Questa voce è bassa, calda, sicura, ma soprattutto minacciosa. Minacciosa ed estremamente…come dire…possessiva. Spingo la porta con tutte le mie forze – che a dirla tutta non sono un granché – e cado praticamente addosso alla schiena di un ragazzo che non avevo mai visto prima. Anzi…non è un ragazzo, è un diavolo, mi correggo mentalmente guardandolo un po’ meglio. Si gira stupito verso di me, e mi abbraccia. È…come dire…caldo. Ehi, aspetta un momento! Cosa?! Chi diavolo è questo? E perché mi abbraccia? Scuote leggermente la testa e schiocca la lingua, rifiutandosi di lasciarmi andare “No, bambolina, lo sai che dovresti riposare…sei ancora debole…” Se continua a stringermi così, finirò per soffocare. Alzo leggermente lo sguardo, quanto basta per vedere un altro diavolo, praticamente paralizzato, che mi fissa sgomento. Si avvicina una ragazza, sempre un diavolo, e gli appoggia una mano sulla spalla. Faccio appena in tempo a capire che quella mano, che tutta quella confidenza, mi da un fastidio tremendo che focalizzo l’immagine. Quei capelli, quella stella, quegli occhi…mi batte il cuore così forte, mi sento così…così viva che vorrei piangere. Allungo una mano tremante verso di lui, e se…e se svanisse? E se non fosse reale? “S – sul…” mi sento debole, troppo per tenere gli occhi aperti. Vedo che anche lui si sta avvicinando, e il leggero tocco fra le nostre mani che si sfiorano è l’ultima cosa che percepisco prima di perdere il contatto con la realtà.

Sulfus POV

Mi sento…così…così…non sono sicuro che esista un nome, né una descrizione precisa per definire il mio attuale stato d’animo. Credo…di essere felice. Come potrei non esserlo, dato che lei è qui a due passi da me? Però…Però sta ansimando pesantemente. O meglio, lo stava facendo fino a tre secondi fa, prima di svenirmi davanti. Probabilmente ha la febbre. Prima di svenire, mi ha visto. Credo che ci abbia messo un po’ a riconoscermi, ma le ho letto negli occhi lo stesso desiderio, lo stesso bisogno di sentire il contatto con la mia mano. E poi è caduta. Così, all’improvviso. Ha chiuso gli occhi ed è finita in braccio a quell’altro, il bambolotto. La traduzione di tutto questo? Non solo ho permesso che stesse male (che lei, il mio angelo, soffrisse) ma sono stato buono buono – immobile come un pesce lesso -  aspettando che cadesse addosso a quello là come un sacco di patate. Naturalmente, lui ha colto l’occasione per abbracciarla. Non è mica tonto come me; che quando potevo baciarla me la sono svignata come un codardo con la coda fra le gambe! Ok, ok. Devo calmarmi perché sto impazzendo. Solo perché le sue braccia sono in contatto con il petto di quell’individuo da strapazzo, solo perché è lui a sorreggerla per impedirle di cadere, solo perché non ci sono io al suo posto, non significa affatto che io sia infastidito; o meglio, geloso. Il forte impulso di distruggere quel tipo…com’è che si chiama? (e pensare che mi aveva pure detto di ricordarmi il suo nome) Ah, già; Zylaax. Comunque dicevo che la voglia che ho di strozzarlo e stringere Raf a me non  c’entra niente con la gelosia. Io, geloso? Queste due parole non potrebbero mai trovarsi all’interno della stessa frase senza stonare. Io sono il tipo per cui le ragazze combattono, io sono quello che la gelosia la fa provare (ed è amara, si; amara e pungente), ma di essere così geloso, non me l’aspettavo proprio. Ammetto che quel terreno a cui avrei spaccato volentieri tutti i denti  non mi piaceva per niente, ma dopo la dichiarazione di Raf mi ero…tranquillizzato un po’ forse. Credevo che i problemi sulla chiarezza dei nostri sentimenti non ci fossero più, non mi aspettavo certo che mi piombasse questo qua fra capo e collo!
Accidenti Raf…cosa cavolo mi hai fatto? Mi rovinerai la carriera splendente di Guardian Devil che avevo davanti…Non che me ne importi più molto, ormai. Soprattutto perché se vorremo stare insieme veramente, dovremo rinunciare all’immortalità. Ma io…io potrei mai chiederti un sacrificio tanto grande? …COSA DIAMINE STO FACENDO? Sto divagando inutilmente. Per ora la priorità assoluta non è nemmeno abbracciarti, o strapparti da quel diavolo. L’unica cosa che importa è che tu guarisca, e se si tratta di te tutto il resto passa in secondo piano. Sono così irritato, arrabbiato…dovrò chiedere aiuto al bambolotto rimbecillito...Ora calmati Sulfus, respira. Mi giro quando sento la risatina soffocata di Shion, poco dietro di me. Deve proprio divertirsi da matti, a vedermi ridotto così. Faccio un grande sospiro per reprimere la rabbia, e mi rivolgo a Zylaax. “Senti, mi sembra chiaro che io e te non ci piacciamo neanche un po’.” Mi guarda, curioso di sapere dove voglio arrivare “Ma ora la salute di Raf è più importante, non credi?” Sembra non capire bene quello che gli sto dicendo “Raf? E chi è?” Gli lancio un’occhiata seccata ed eloquente, sperando che nonostante il suo basso grado di intelligenza riesca a capire cosa intendo. “No, aspetta. Si chiama Raf?! Tu conosci la mia bambolina?” Che voglia…irrefrenabile…di rispondergli male che ho…primo perché continui a ripetere che lei è tua, e secondo perché ne parli come se fosse un pupazzetto da buttare una volta che ci si stufa di giocarci. A questo punto è Shion che si fa avanti, e si sporge verso Zylaax per guardare meglio Raf. “Così…è questa l’angioletta che stavi cercando? Il tuo grande amore proibito? Però, è carina per essere uno zuccherino volante. E se è venuta a cercarti fin qui, ha anche un caratterino niente male.” Continua a fissarla, e riprende a ridacchiare fra sé. “Certo che comunque…non è proprio da te! Voglio dire, sembra così…così…angelica!” La situazione è parecchio strana. Lei ride, io la fulmino con lo sguardo, Raf è svenuta e Zylaax mi fissa. Più che curioso, come era prima, ora sembra…arrabbiato. “Ascoltami bene. Finché la mia bambolina non si riprenderà ti farò restare, dato che a quanto pare aveva qualcosa da dirti. Ma appena ti avrà parlato, te ne devi andare. Mettiti bene in testa che lei è mia.” Non mi sta bene, non mi sta bene per niente! Ma questo è l’unico posto a Zolfanello City dove Raf può riposare. Da qualunque altra parte la prenderebbero di mira. Quindi mi conviene cercare di resistere e trattenermi.
Quando si sarà svegliata, la porterò via con me.

FINE! Si lo so che questo nn è nnt di che…diciamo k la febbre nn ispira dei bei capitoli XD farò meglio cn il prossimo ^^

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Capitolo 11
*** CAPITOLO 10 ***


CAPITOLO 10

Sulfus POV

Stringo più forte che posso la sua mano inerte alla mia, e mi costringo a distogliere lo sguardo dalle sue palpebre abbassate per qualche secondo, quanto basta per cercare di capire cosa sta succedendo nell’altra stanza.

Attraverso la porta socchiusa riesco a sentire le voci di Shion e Zylaax che discutono animatamente, e mi concentro cercando di capire cosa stanno dicendo. Ok, lo so che Shion è stata gentile a portarlo di là per lasciarmi cinque minuti da solo con Raf, e anche se non credo che il suo buon cuore e la sua solidarietà c’entrino molto con quest’iniziativa devo ammettere di esserle grato.

Il bambolotto avrebbe sicuramente preferito rimanere qua dentro, ma lei lo ha praticamente trascinato via di peso.

Sento qualcosa stringersi intorno alla mia mano, e mi accorgo che Raf si sta agitando nel sonno.

Non so cosa fare, sul serio. Lo so che avevo deciso di scappare con lei ma…Diamine, no! Ho già dimostrato ampiamente la mia grande stupidità, mi pare. Non ho intenzione di diventare anche masochista.

Cavoli; odio questa vocina nella mia testa. Dai, che infondo lo sai anche tu…Basta! Dove lo trovo il pulsante per spegnere il cervello? Sai perché vuoi zittire questa voce? Dai, che lo sai…Ok, meglio se mi calmo. Immagino che cominciare a sentire delle voci dentro la mia testa non sia affatto un buon segno. Soprattutto quando si insinuano dentro di te, e non riesci ad ignorarle perché…Vedi che lo sai allora? È perché è vero. E lo sai anche tu.

No invece, non deve esserlo per forza! Non se io decido di non voler ascoltare! Ok, ok. Peccato, però…No, così non va. Perché sto ancora sentendo la voce? Lo vedi, allora, che vuoi sentire? No che non voglio! M porto una mano alla fronte, cercando di capire se per caso non stia salendo la febbre anche a me. Scuoto leggermente la testa, esasperato. Niente febbre; non posso attribuire la voce al cervello ridotto in pappetta.

A questo punto non è che io possa scegliere, in realtà. Se la voce viene dalla mia coscienza, lo fa perché è sporca, terribilmente sporca.

Non che io, in quanto diavolo, sia mai stato chissà quanto innocente, certo. Solo che non credevo di avere una coscienza, e se mai ne avevo avuto una questa è la prima volta che si fa sentire.

Sento un tonfo da dietro alla porta, e mi riscuoto dai miei pensieri. Senza mai lasciare la mano di Raf mi sporgo un po’ per cercare di capire meglio cosa sta succedendo.

“Eddai, Zyl, non te la prendere! Di zuccherini volanti ne puoi trovare quanti te ne pare, perché vuoi fissarti proprio con questo? E non dirmi che ti piace sul serio, tanto non ti credo.” Non posso vederla, ma sono sicuro che ha incrociato le braccia al petto come sempre quando vuole mettere qualcuno con le spalle al muro. “Non mi dirai che sei gelosa, eh cuginetta? Comunque il punto non è se mi piace o no; il punto è che lei è di mia proprietà. È il mio giocattolino preferito, non voglio che si rompa” fa una breve pausa, durante la quale mi mordo un labbro per impedirmi di andare a distruggerlo “Non mi va che il tuo amichetto le ronzi troppo intorno, perché lei è mia e solo mia. Sono stato abbastanza chiaro?” Lei fa un piccolo sospiro, e parla annoiata “Si si, ok. Non ti scaldare troppo, mi raccomando.”

Non posso rimanere qui, questo è totalmente pazzo. Solo che…Vuoi rischiare di rovinarle la vita? No, io…non…Ecco, ha ricominciato a muoversi. Sta parlottando fra sé, probabilmente sta per svegliarsi.

Senti Raf, non puoi dormire un altro po’? Mi serve più tempo per decidere, così non ce la faccio.

Vedo le tue palpebre sbattere velocemente, prima di aprirsi sui tuoi grandi occhi azzurri.

Dentro la mia testa sento un suono acuto e fastidioso, come un fischietto o una campanella. Fine dei giochi! Ora c’è il momento critico.

Riflettici…per una volta, per una minima insignificante volta, non puoi mettere te stesso in secondo piano? Diamine, è quello che faccio! Io non sono mai stato così, io…se sono così cambiato è solo per lei!

Wow, bravo. Ti aspetti che parta l’applauso? Quello che fai non è abbastanza…la rovinerai, ti dico…Vuoi che soffra?

Certo che no! Lei è la cosa più importante, anche più di me stesso!

Sento un piccolo gemito. Raf gira la testa verso di me, poi verso le nostre mani ancora unite.

Non parla, probabilmente si aspetta che io dica qualcosa.                                                                         

Allora? Hai deciso? Non c’è bisogno che tu ci pensi troppo, sai già cosa fare.

Prendo un respiro, a costo di dire qualche cavolata devo spezzare questo silenzio.

Lasciala.

Lasciala vivere in pace, lascia che sia felice.

Non costringerla ad un’eternità di persecuzioni, e lacrime, e solitudine.

Zitta! Dannatissima voce, finiscila!

“Raf, io…”

Peggio per te.

Lo sai, vero?

Un giorno la guarderai negli occhi, dopo che sarete diventati terreni per colpa della tua stupida testardaggine, e non la riconoscerai più.

La ferirai, stupido.

La ferirai, e lei finirà per odiarti.

 

Raf POV

 

Mi sono appena svegliata, e lui è la prima persona che ho visto aprendo gli occhi. A dirla tutta, ho un po’ di nausea. Non credo sia la febbre, ormai dovrebbe essersi abbassata, ma avere lui vicino mi fa praticamente lo stesso effetto.

Sono venuta fin qui ma…ehm…cosa dovrei dire ora? Forse…forse non tocca più a me parlare. Mi sembra di essere stata già abbastanza eloquente con la mia dichiarazione, e poi sono arrivata fino a Zolfanello City! Mi sembra più che ovvia la ragione, no?

E poi mi sento troppo in imbarazzo! Voglio dire, mi sta tenendo per mano! Non capisco sinceramente come riesco a stare ferma, magari è che sono ancora spossata per la febbre.

O invece…no, non voglio pensarci.

È che il suo sguardo è così strano…ho paura. Lo vedo prendere il respiro, e sento il mio cuore in gola. “Raf, io…” e si ferma. È vero che sono terrorizzata, è vero che ho paura di quello che potrei sentire, ma non lasciarmi così in sospeso, no?!

La porta si spalanca sbattendo contro il muro, e facendo rimbombare un suono metallico per tutta la stanza.

“Bambolina! Ti sei svegliata vedo!” Eh? E questo qua chi è? Uno strano tipo con un’espressione da pazzo mi corre incontro, seguito poco lontano da una ragazza, che si è appoggiata alla porta e mi squadra dalla testa ai piedi. Cavoli, se è bella. La pelle candida, i lunghi capelli argentati che le cadono dolcemente sulle spalle, gli occhi profondi e gelidi…la sua è una bellezza terrificante direi, quasi diabolica. Il tizio di prima ormai è ai piedi del letto dove sono stesa, e fulmina Sulfus con lo sguardo.

“Ehi, tu, lascia la mia bambolina” Ma…questo qua è normale? E poi...chi sarebbe la bambolina?

Non mi piace come mi guarda. L’ombra nel suo sguardo mi fa paura, e rabbrividisco leggermente.

Mi guarda con desiderio, e divertimento. Come un giocattolo.

Ma quello che mi stupisce più di tutto, è la reazione di Sulfus alle sue parole. La stretta calda che sentivo sulla mia mano svanisce di colpo, e mi volto stupita verso di lui. Lo so, mi si legge in faccia che non capisco. È solo che…mi ha tenuta per mano tutto il tempo, e pensavo sul serio che contasse qualcosa…

Non riesco a incontrare il suo sguardo, perché l’ha abbassato.

Mi sento gelare, nel vero senso della parola. Tremo. Lui…non è neanche minimamente geloso di questo qua che mi è venuto praticamente addosso, vero? Perché dovrebbe, dato che non gli importa niente di me, a quanto pare?

Mi dispiace solo di essermi montata la testa. Mi sento da schifo, sul serio. Però, Sulfus, parlami almeno. Dimmelo in faccia che non ti interesso, perché il tuo silenzio mi fa male. Oppure ritieni uno spreco di tempo parlare con uno zuccherino alato come me?

Ti alzi dalla piccola sedia sulla quale eri seduto, e senza voltarti ti dirigi verso la porta.

Il maniaco delle bambole continua a parlarmi nelle orecchie, è davvero fastidioso.

La sua voce comunque mi arriva distante e non riesco a percepire le parole, è come se ogni impulso mi arrivasse in ritardo, come se mi stessi staccando dalla realtà.

Prendo coscienza del pavimento freddo sotto ai miei piedi, e capisco che mi sono alzata e che sto camminando a passi incerti verso Sulfus. “Aspetta!...Tu…non mi hai ancora risposto veramente, sai?” la voce è secca e debole, e assomiglia di più a un grugnito. Lo vedo appoggiarsi alla porta, incerto se fermarsi o no, e stringere i pugni. “Torna a casa, Raf”

Cavoli Sulfus, se vuoi rifiutarmi almeno fallo per bene. Questa non è una risposta. Apro la bocca per parlare di nuovo, quando sento una voce familiare comparirmi alle spalle all’improvviso “Già, è quello che farete entrambi” Abbasso lo sguardo sui miei piedi, e noto del fumo celeste – grigiastro che comincia a svanire lentamente.

Rialzo lo sguardo di scatto, e poco dietro a Sulfus, in una nuvola di fumo rosso, vedo apparire la professoressa Temptel “Evidentemente Zolfanello City non ha sortito l’effetto che speravo, meglio che tu rimanga dove io posso controllarti”.

Sento un tocco sulla mia spalla, e mi volto. Mi trovo davanti il viso del professor Arkan, che mi guarda serio e dice “Mi hai molto deluso, Raf. Torniamo a casa.”

Rivolgo un’ultima occhiata disperata verso Sulfus, che come temevo tiene lo sguardo basso. Ci tieni così tanto ad evitarmi?

Sospiro rassegnata, e mi avvicino ancor di più al professore, che mi circonda le spalle con un braccio.

Uno schiocco di dita, e sono a casa.

La mia stanza, il mio letto. Cerco di capire se ho voglia di piangere, ma non riesco a trovare una risposta precisa.

Mi fiondo sul letto provocando un piccolo sbalzo, e abbraccio il cuscino.

Vorrei addormentarmi, vorrei piangere, ma non ci riesco.

Rimango con gli occhi socchiusi, accucciata su me stessa, stringendomi le braccia fino a quasi farmi male.

Vorrei solo sprofondare.

 

FINE!

 

Chiedo scusa per

1) il ritardo, ma prima sono stata male e poi ho avuto la scuola

2)     lo so che potevo mettere anche una scenetta felice tanto per cambiare, ma giuro che senza questo continuo non riuscivo ad andare avanti

3) probabilmente fino a lunedì non potrò continuare di nuovo; venerdì e sabato o delle verifiche e domenica è il mio compleanno e non credo che starò al pc ^__^”

4)  il capitolo che non è niente di che, ma in questo momento non ho il tempo materiale di concentrarmi sul serio

5)continuare così di rado…ma ho deciso di farvi un piiiiiiccolo spoiler: volevate l’avventura? Vi mancavano i riviventi? Don’t worry, sistemerò tutto dal prossimo capitolo in poi! xD

Ringrazio

1) tutti coloro che seguono la mia storia

2) quelli che l'hanno aggiunta alle preferite e alle seguite, grazie mille!

3) quelli che la commentano, perchè fa piacere sapere cosa pensano gli altri delle proprie storie, e soprattutto perchè il parere dei lettori aiuta molto a capire come continuare ^^

X solandia: wow, non scherzavi quando parlavi di una recensione lunga!

Ho provato a seguire i tuoi consigli e ad andare a capo più spesso, fammi sapere se è meglio xD

Inoltre grazie alla tua recensione ho riflettutto molto e mi è venuto in mente un continuo - forse - decente xD

In effetti non ho specificato l'età dei protagonisti, così ognuno se li immagina come vuole ^^

Se vuoi leggere il fumetto ormai su internet trovi le scans dei primi volumi (è una certezza, dato che li ho scannerizzati io stessa ù_ù)

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Capitolo 12
*** CAPITOLO 11 ***


Allora, credo di dover qualche spiegazione a chi non conosce il fumetto, e che senza questa piccola premessa potrebbe avere qualche difficoltà a capire il capitolo – tranquilli, ci metterò poco xD – (non so perchè ma i link di alcune immagini se ci clicchi sopra non succede niente...cmq basta copiare e incollare il link sulla barra dove si mettono gli indirizzi web e fa vedere l'immagine...)

 

Innanzitutto ci tengo a precisare che il “Gabi” che cito nella mia storia NON è AFFATTO il tizio con un mento grande come casa mia che si vede nel cartone U_U

Il Gabi di cui parlo è più o meno così (ho messo quest’immagine perché descrive bene il suo carattere un po’ svagato e imbranato xD Comunque Gabi nel fumetto era un fissato di aggeggini tecnologici vari ed era cotto di Raf, e io l’ho lasciato così ù_ù ) :

http://i45.tinypic.com/r2vn6d.jpg

 

Poi…Alessia…la carissima sorellina di Raoul che è stata inspiegabilmente eliminata nel cartone…io qui la cito soltanto, ma metto un’immagine così almeno sapete chi è…è la terrena di Gabi e Cabiria e ha un carattere “un po’” violento; in realtà si comporta da maschiaccio solo perché si sente derisa dai suoi compagni. (Non ha sempre la faccia di quest’immagine, tranquilli XD)

http://i49.tinypic.com/1zf7gav.jpg

 

Un altro personaggio misteriosamente scomparso è Ang – Lì…ora non mi metto a farla tanto lunga su di lui, basta sapere che è un fissato di manga, cinema (ecc…) e che  c’è una specie di storia “sottintesa” fra lui e Cabiria…cioè, hanno gli stessi interessi, si scambiano manga, si vede che fra loro c’è qualcosa xD

http://i50.tinypic.com/6i7bki.jpg

 

Sui Riviventi basta dire che sono cinque mostri creati da Malachia con le lacrime di Raf e le risate di Sulfus…questi cosi praticamente manipolano le emozioni dei terreni, e tolgono loro ogni volontà di agire, così né angeli né diavoli hanno più influenza sugli umani…possono essere sconfitti se Raf e Sulfus li toccano insieme, e ne sono già stati sconfitti due…Il problema è che quelli rimasti hanno rubato un libro a Malachia, grazie al quale (non si è capito in che modo dato che hanno interrotto il fumetto =_=) potrebbero diventare Rilucenti, cioè esseri pericolosissimi che distruggono tutto (non è proprio così, ma in generale…)

http://i47.tinypic.com/sq5eac.jpg

 

Ok, manca Malachia e ho finito. Non mi metto a spiegare tutte le sue ragioni perché sto chiacchierando troppo e sto diventando noiosa, comunque è un neutro che ce l’ha con tutto e con tutti, quindi crea i riviventi. Quando il libro gli viene rubato però comincia a preoccuparsi anche lui e diciamo che perde la parte del “cattivone” xD

Vabbè, dato che era stato attaccato dai riviventi era molto debole, ma stringendogli la mano Raf gli dona un po’ della sua energia bianca per farlo riprendere.

http://i47.tinypic.com/2n6i4ch.jpg

 

Scusate se ci ho messo tanto, ora c’è il VERO capitolo xD

 

CAPITOLO 11

 

Raf POV

 

Raf, stai bene?

Chi è che mi chiama? Lasciatemi dormire…non voglio svegliarmi, mai più.

Raf, ti prego, svegliati!

Sento che il mio corpo sta riprendendo lentamente coscienza di se stesso, fra poco mi sveglierò di sicuro.

Riconosco indistintamente le pareti della mia camera, e vedo gli sguardi preoccupati di Miki e Uriè puntati su di me.

Mi metto a sedere sul letto, e sorrido incerta…Chissà chi voglio veramente rassicurare, se loro o invece me stessa.

“Raf, come stai? Cosa è successo? Voglio dire…Arkan ti ha riportata qui, ma non ci ha detto niente e…eravamo tutti così preoccupati per te!” A dire il vero non lo so nemmeno io cos’è successo di preciso. È che, semplicemente, non voglio ricordare. Se fosse possibile prenderei una gomma da cancellare ed eliminerei la scorsa settimana dalla mia mente, ma credo proprio che i ricordi non svaniranno mai, rimarranno indelebili come una punizione per aver infranto le regole.

Cercherò di prendere la cosa con un po’ di filosofia: in fondo è mia la colpa, me lo sono meritata.

“Raf…? Tutto a posto?”  Annuisco abbassando la testa, non voglio incrociare il loro sguardo.  “È solo che sono un po’ stanca, ragazze…ho bisogno d’aria” Le vedo, mentre si guardano preoccupate l’un l’altra. State pure tranquille, non ho intenzione di fare niente di strano o pazzo. Anzi, d’ora in poi sarò un angelo perfetto: seguirò le regole, e sarò sempre impeccabile, non avrò mai distrazioni di nessun tipo e…impedirò al mio cuore di battere così forte da far male. “Il professor Arkan ha detto che voleva parlarti, appena ti fossi svegliata ma…” Uriè strizza l’occhio a me e a Miki, probabilmente cercando di tirarmi un po’ su di morale. Miki sembra capire al volo, e infatti continua al posto suo “…se lui non sa che sei sveglia, puoi rimandare la tua condanna per un altro po’, non credi?” Sorrido stancamente, probabilmente le sto facendo preoccupare anche troppo. Solo che proprio non me la sento di stare con loro,in quest’istante. Potrebbero farmi delle domande, domande alle quali io non voglio rispondere. “Si, avete ragione ma…credo che uscirò un po’. Ho sul serio bisogno d’aria.” Vedo Uriè alzarsi dalla sua posizione, china su di me, e preciso quello che intendevo dire “Ho bisogno di un po’ d’aria ma…da sola”.

Si, lo so. Lo so che non vi merito. Lo so che vengo da voi a piagnucolare, e quando avete bisogno probabilmente non me ne accorgo nemmeno. Lo so che sono una pessima amica, lo so e mi dispiace.

Mi alzo in silenzio, fingendo di non vedere i loro sguardi preoccupati e feriti.

Quando sento la porta chiudersi dietro di me, comincio a correre.

Eccomi sul tetto. Vedo le luci della città brillare sotto la luna che sta sorgendo nel cielo, e mi fermo a fissarle.

“Accidenti! E pensare che il mio G – angel 4000 era nuovo di zecca! Maledetta Cabiria, va a farti benedire! E oggi ha pure convinto Alessia a scatenare una rissa in classe…basta! Non la sopporto più!” Ma questa voce…è impossibile confonderla con quella di qualcun altro…è Gabi!

Ora che ci penso, è da parecchio tempo che non ci parlo, da quanto non lo vedo?

Cerco di capire da dove viene la voce, e mi trovo davanti ad un Gabi seduto per terra, con uno strano aggeggio in mano intento a pigiare tasti a caso. È buffo, davvero buffo, e non riesco a trattenere una piccola risatina divertita.

Sembra finalmente accorgersi della mia presenza, e con un balzo inaspettato vedo cadere il suo aggeggio giù dal tetto. Si sente come un fischio mentre attraversa l’aria, e poi una specie di piccolo botto. Oh oh…Gabi può dire addio al suo cosino tecnologico, credo.

Si mette le mani sulla testa, e comincia a correre su e giù per il tetto. La scena è davvero esilarante, e anche se non dovrei ridere non riesco proprio a fermarmi, sono praticamente piegata in due dalle risate.

Gabi si volta verso di me, con un’aria triste e sconsolata “Ehi Raf, non ridere! Guarda che fine hai fatto fare al mio amatissimo G – angel 4000!” Mi guarda, con una faccia a metà fra l’imbronciato e l’incredulo, e poi scoppia a ridere anche lui.

Non so per quanto tempo continuiamo così, ma appena ci calmiamo comincio a parlare. Non so descrivere bene come mi sento, ma è come se riuscissi a mettere da parte tutto quello che è successo per un po’…solo per un po’.

“Allora, è tanto che non parliamo, vero? Che fine avevi fatto?” Abbassa lo sguardo, e sembra rabbuiarsi un po’. “Guarda che…sei tu che eri sparita. Prima con quel terreno, e poi con…bè, lo sai, no? Sei tu che hai smesso di parlarmi.”

Ci penso per un attimo, e capisco che è vero. Wow, sono proprio una bell’amica. Lui è così gentile…ha perfino capito che...che era meglio non pronunciare il suo nome.

Sorrido colpevole “Hai ragione. Scusa.” E scusami anche perché non so dire niente di meglio, niente di più.

“Fa niente, basta che non capiti ancora” e sorride. È bello avere un amico come te, davvero.

Restiamo seduti al limitare del tetto, in silenzio, guardando le luci della città diventare più chiare.

Grazie Gabi, sul serio. Grazie per aver capito che non voglio parlare.

Sospiro lievemente, e penso come sarebbe bello se qui con me ci fosse Sulfus.

Sento una fitta dolorosa al cuore, ma rimango in silenzio.

Cerco di respirare piano, per non spezzare l’aria serena che c’è qui intorno.

Come dire…fa caldo. E questa sensazione tiepida non mi dispiace affatto.

Le luci si fanno sempre più chiare, fino a svanire insieme al buio.

È l’alba.

 

Sulfus POV

 

“Il fatto che sei un diavolo e che sei fatto per infrangere le regole, non significa che tu debba comportarti da stupido!” Uffa, cheppalle. Sono seduto sul mio letto a gambe incrociate e con la testa appoggiata sui gomiti, con l’espressione più stufa e insofferente che io sia capace di mostrare.

Ma evidentemente la Temptel si diverte fin troppo a tormentarmi, e non ha intenzione di smettere.

“Ora ascoltami bene, perché non te lo ripeterò più: STAI LONTANO DA RAF, ok?”

Tranquilla prof, no problem. Sa, non credo proprio che Raf vorrà più parlarmi o vedermi dopo quello che è successo.

“Ricordati che ti osserverò sempre, ogni momento. Un minimo passo falso e…” Ok, ora basta! Ho capito, ok? Lasciami in pace. Sbuffo pesantemente, cercando di contenere la rabbia.

La Temptel sorride soddisfatta, e con un sorrisetto malizioso sulle labbra esce dalla mia stanza con una lentezza esasperante. Diamine, quanto la odio! ...Ma mai quanto odio me stesso.

Odio la mia stupidità, in primis. Odio il mio non riuscire mai, neanche una volta, ad essere sincero. Odio questo mio masochismo folle, odio il mio essere diavolo. Odio il fatto, che nonostante mi senta così da schifo, non possa fare a meno di odiare.

Perché non posso provare emozioni belle, o almeno piacevoli? Non come la vendetta, o come prendere in giro qualcuno…perché non riesco a stare bene sul serio?

Sai cos’è che odio di più, Raf? Continuo a vedermi il tuo viso davanti, ma se provo a toccarlo, a raggiungerlo, svanisce.

Ascoltando i miei pensieri, non posso che fare una piccola smorfia di disapprovo.

Diamine, quanto sembro melenso.

Bè, lasciamo perdere. Prima o poi…mi passerà, no?...È…solo una cotta, giusto?

…Giusto?!? Deve esserlo. Voglio dire; senza vocine che mi tartassano il cervello la mia coscienza resta a nanna, e di conseguenza il mio masochismo tende – teoricamente – verso zero.

Traduzione per i comuni mortali? Non voglio più soffrire, sono stanco. Cosa vogliono tutti da me?

Ora come ora io chiedo solo di essere lasciato in pace. Ho praticamente cacciato l’unica persona di cui mi importava davvero, e l’unica a cui probabilmente importavo.

Quindi voglio distrarmi, distrarmi e non pensarci più.

Esco dalla mia stanza, e con le mani in  tasca comincio a salire le scale che portano al pianterreno.

Vedo qualcosa venirmi incontro, e mi sento cadere all’indietro.

Mi ritrovo addosso quell’angelo imbranato…massì, quello che fa il filo a Cabiria, il fissato dei fumetti, hmm…com’è che si chiama?

“S – s – s –Sulfus! Muoviti!” Questa è nuova; non sapevo che fosse anche balbuziente. Devo ricordarmi di dire a Cabiria che lui non è assolutamente un buon partito.

“Che c’è, meringa alata, hai perso mammina?” E tutta quest’ironia da dove viene?

Non lo so, sul serio, ma non mi da fastidio. Credo che…in fondo sia un modo per sfogare la rabbia.

“Non è il momento di scherzare, ora! V – v – vieni!” Aggrotto un sopracciglio, per niente convinto.

“Si può sapere che ti prende?” Sembra esasperato. Wow. Non credevo che avrei mai visto un angelo arrabbiato, e invece ecco qua: il quattrocchi mezzo svampito che mi guarda con un’espressione omicida. “Non dovevate andarvene, la situazione è precipitata!”

Ok, comincio a preoccuparmi seriamente per le sue condizioni mentali.

Mi afferra per un polso, e cerca di trascinarmi via. Io lo lascio fare, a metà fra l’incredulo e il divertito; chissà dove vuole arrivare.

“Ehi, continuerai così per molto o hai intenzione di dirmi che succede?”

Non si volta, continuando a camminare. “Ti dice niente la parola Riviventi, Sulfus?”

Oh, cavolo. In effetti, non era esattamente uno di quei dettagli da evitare.

“Senti angioletto, dove sta il problema? Io e Raf…” Mi fermo per un istante mordendomi la lingua; dovevo proprio pronunciarlo, il suo nome? “…Noi li abbiamo sempre presi con facilità, no?”

Dopotutto ne abbiamo già distrutti due su cinque e…Ma questo non ne vuole proprio sapere di fermarsi, eh?

“Dimentichi un piccolo dettaglio” fa una piccola pausa, prima di riprendere con tono incerto “I nostri cari mostriciattoli non avevano esattamente intenzione di accontentarsi di rovinare l’umore dei terreni, o sbaglio?”

Diamine, il libro! Quel libro che avevano rubato a Malachia per poter diventare Rilucenti! Come avevo fatto a dimenticarmene?

Siamo fuori, in giardino. “Senti zuccherino, puoi anche lasciarmi ora, sai? So camminare da solo”

Sento la presa attorno al mio polso allentare, e un lieve e imbarazzato “Scusa” da parte dell’angelo.

“Comunque, dove stiamo andando ora?” Faccio appena in tempo a terminare la domanda, che mi trovo davanti un albero.

Non che sia questa la cosa scioccante, certo.

La squadra degli angeli, tutti riuniti in cerchio, intenti a confabulare, sembra quasi una riunione, e in fondo deve essere proprio una cosa del genere.

Vedo Raf che avanza decisa fra gli altri, e comincia a parlare. Non so perché, ma tiene lo sguardo fisso sulle foglie giallognole e malaticce che cadono dall’albero. “Ok, la situazione la conosciamo tutti, mi pare. Io a questo punto suggerirei di andare da Malachia e chiedergli aiuto.”

Provo una sensazione strana…come di…Vergogna? Imbarazzo? Ho un sospetto…voglio provare a parlare.

“Ma…l’ultima volta che l’abbiamo visto non era messo troppo bene”

Si volta dall’altra parte prima di rispondere. “Tranquillo, tutto a posto. Gli ho donato un po’ della mia energia bianca, e ormai dovrebbe essersi ripreso.”

Ecco, ti pareva. Lo so come andrà d’ora in poi. Cos’è, Raf, ti diverti? Oppure è la mia punizione?

Hai davvero intenzione di ignorarmi così? Saremo solo…colleghi, rivali, nient’altro?

Ma dopotutto, hai ragione tu. Cosa mi aspettavo? Di certo, non che mi accogliessi a braccia aperte con un sorriso. Solo che non sarà facile rassegnarsi così.

Aaaah…e pensare che è solo colpa della mia coscienza, delle sue vocine, e della mia testaccia dura!

Sospiro, cercando di sembrare indifferente “E quando si parte?” Lei scuote la testa, insistendo comunque a rimanere voltata “Non lo so, ma non oggi. I professori ci tengono gli sguardi puntati addosso, lo sai. Appena avremo deciso qualcosa, vi faremo sapere. Tu avvisa gli altri diavoli”

Diamine, più fredda di così non poteva essere, ma non mi resta che ingoiare questo rospo e continuare con la maschera dell’indifferente.

Faccio per girarmi e tornarmene nella mia stanza, quando sento ancora la sua voce “Un’ultima cosa, Sulfus”. Mi fermo, aspettando che lei continui. “Riguardo a quello che è successo nell’ultima settimana…lasciamocelo alle spalle ok? Facciamo come se non fosse mai successo”

Rimane in silenzio, e capisco che ha finito.

Diamine, che voglia che ho di urlare! Invece filo dritto verso la mia stanza.

Facciamo come se non fosse mai successo? Ma dico, siamo matti?

Io non posso dimenticare.

E anche se potessi, non voglio assolutamente farlo.

 

FINE!

 

Ringraziamenti:

 

X Lione94…grazie di seguirmi e di recensire la mia storia ^^

 

X _faby_: se cerchi l’avventura, credo che nei prossimi capitoli sarai accontentata xD grazie 1000 anche a te ^^

 

X solandia: spero che pubblicherai la tua storia, sono davvero curiosissima *_* e grazie per la recensione, mi ha fatto molto piacere ^^

 

X lightdragon91: bè, ringrazia la tua amica e il suo revolver da parte mia, allora xD sono contenta che ti piaccia, grazie del commento ^^

 

Grazie anche a chi ha aggiunto la mia storia alle seguite e alle preferite, e anche a chi semplicemente mi segue sempre ^^

 

Vedrò di continuare al più presto possibile, ciao ciao! xD

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Capitolo 13
*** ... ***


Per un po' non potrò continuare la fanfiction, dato che ho un braccio rotto e non riesco a scrivere troppo bene... Comunque durante le vacanze di Natale vedrò di continuare Chiedo scusa >.<

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Capitolo 14
*** CAPITOLO 12 ***


Ok, uccidetemi pure. Me lo merito proprio. Lo so che è una vita che non continuo, e non potrò che chiedere infinitamente scusa per questo. Il fatto è che, quando il mio braccio è guarito, era nel pieno delle vacanze natalizie. E, ammettiamolo pure, la mia voglia di scrivere era pari a 0. Poi è ricominciata la scuola. Ed oltre ad aver esaurito ogni mio frammento di tempo libero, ho perso l’ispirazione. Totalmente. Non sto scherzando; sono rimasta bloccata alle prime due righe del capitolo (cioè “CAPITOLO 12” e “Sulfus POV”) per due mesi. Non sapevo proprio che scrivere. Presa dalla disperazione, ho pensato di scrivere un finale più corto possibile, in modo da finire la storia lì senza tanti casini. Ma l’ispirazione per questa ff era totalmente esaurita. Non ci speravo più nemmeno io, in un continuo! Almeno fino a stasera. Infatti, eccomi col nuovo capitolo – sempre che ci sia rimasto ancora qualcuno a seguirmi -, scritto di getto in un’oretta e mezzo. So che probabilmente è orribile, datosi che è tanto che non riprendo questa storia, ma ho voluto provare lo stesso. E comunque, ora le idee giuste per continuare le ho.

Quindi spero solo che leggiate e commentiate il capitolo, prometto che non farò passare così tanto tempo fra un capitolo ed un altro, mai più.

 

P.S.: In questo capitolo, cito il personaggio di Vera. Vera è la terrena di cui si era innamorato Malachia, quella per cui era diventato un Neutro. Di lei non si sa molto, a parte che è una ballerina e che ha lasciato Malachia dopo una breve ma intensa storia. Lei non l’ha mai dimenticato, anche dopo molti anni. Ora non mi metto a fare la solfa sul perché l’abbia lasciato che è storia lunga, ma lui non l’ha mai perdonata. Era per questo che aveva creato i riviventi, per vendicarsi di terreni, angeli e diavoli.

 

 

CAPITOLO 12

 

Sulfus POV

 

Passare una settimana fra Andrea, le lezioni della Temptel, e la mia stanza è indubbiamente deprimente.

Aggiungendo poi il fatto che sono un diavolo e che la pazienza non è il mio forte, ecco spiegato il mio umore nero.

… Ok, ok. Ammetto che forse (e dico forse) vedere Raf sempre appiccicata al suo amichetto alato mi da leggermente fastidio, ma non è questo il punto. Certo, ammetto che ho provato una certa frustrazione…dopotutto è una settimana che non solo non mi parla, ma fa in modo di non guardarmi nemmeno. Ma questo non significa che io sia di nuovo geloso, certo!

Primo perché mi sembrava di aver deciso che lei è solo una cotta, devo dimenticarla…e secondo perché comunque non ho il diritto di essere geloso.

Dopotutto, fra le braccia di quell’imbranato, ce l’ho spinta io.

E ora non ho il diritto neanche di sentire dolore. Questo senso…di soffocamento…non ho il diritto di provarlo.

Sento qualcuno che bussa debolmente alla porta, e vado ad aprire.

Mi trovo davanti Raf, con lo sguardo basso, che biascica un “Posso entrare, per favore?” Rimango immobile per una trentina di secondi, come inebetito.

Ma neanche lei si muove. È come se tutto l’ossigeno presente nell’aria fosse sparito all’improvviso, e noi non fossimo più in grado di respirare, o come se il tempo si fosse fermato impedendoci di muoverci.

Ma so che non posso farmi trascinare da quello che provo, non ora. Non posso condannarla.

Mi sposto lentamente dalla porta, permettendole di entrare.

E aspetto, in silenzio, che parli.

Il suo sguardo, basso, si sposta da una parte all’altra della mia stanza, come a voler esaminare il pavimento. Si tormenta le mani, nervosa, e le labbra le tremano come se sentisse freddo.

Stringo i pugni, cercando di trattenermi.

Sembra così a disagio…come se si trovasse in compagnia di un mostro, di una bestia…come se provasse disgusto.

Mi fa male. Sento il sangue pulsarmi nelle vene, a stento riesco a mantenere regolare il mio respiro.

Calmati, calmati. Respira, e calmati. “Senti, sbrigati per favore. Dimmi quello che devi dirmi e vattene. Ho da fare” Uno di questi giorni devo comprarmi un rotolo di nastro adesivo e tapparmici la bocca. Chissà, magari funziona.

Lei trema ancor più di prima. Stringe i pugni, come per cercare di calmarsi…solo che…non sembra sull’orlo di una crisi di pianto…più che altro…

Si alza in piedi all’improvviso, e mi punta un dito contro. Alza lo sguardo su di me, per la prima volta da più di una settimana. “Scusami tanto, sai, se non sono come la tua amichetta di Zolfanello City! Stai tranquillo, basta che superi lo stage e potrai tornare da lei, contento?! Da parte mia, non ti darò più fastidio!”

Rimango paralizzato, mentre lei esce di corsa dalla mia camera sbattendo la porta. Non l’avevo mai, e dico mai, vista così infuriata. Credevo che da un momento all’altro mi avrebbe staccato la testa a morsi, o roba del genere.

Mi butto a sedere sul letto, ancora scosso, quando sento dei passi dietro alla porta della stanza.

Mi alzo, e apro per vedere chi è.

Raf sta girando in tondo davanti alla porta, parlottando fra sé e sé con lo sguardo basso. La vedo prendere un respiro, girarsi, e alzare il braccio come per bussare.

Mi vede, e rimane immobile con il braccio sospeso a mezz’aria. Non posso trattenere il piccolo sorriso che si affaccia agli angoli della mia bocca, che prontamente copro con una mano. Meglio non farla innervosire di nuovo.

“Ehm…senti…Dì agli altri di ritrovarci tutti sul tetto della scuola. Stanotte. Alle 22.00. Andiamo a trovare Malachia.” Annuisco in silenzio, e lei gira i tacchi pronta a tornare nella sua stanza.

“Raf…?” Si ferma, incerta, senza girarsi “Non c’è…niente fra me e Shion”

La vedo sussultare un attimo, prima di parlare a voce bassa “Non devi giustificarti con me. E comunque, non sono affari che mi riguardano” e riparte, di corsa stavolta.

Si, ok, lo so che non dovevo dirlo. Così sembra che io stia dando delle false speranze ad entrambi.

Ma non posso farci niente, mi dava troppo fastidio il fatto che pensasse che fossi innamorato di un’altra.

Però…però lei sembrava gelosa. Davvero gelosa. Gelosa di me. Sapevo che provava dei sentimenti nei miei confronti. Solo che pensavo che ormai non ci fosse più niente.

Era così concentrata sul suo amichetto spennacchiato…

Aaaargh…le donne sono davvero troppo complicate da capire.

Specialmente se le donne in questione sono stupidi zuccherini alati, con lunghi capelli biondi e boccolosi. E vestite di orribili tonalità pastello. Tremendamente, irrimediabilmente irritanti.

Ma bellissime.

 

Raf POV

 

Mi lascio scivolare lentamente contro la parete liscia e fredda della mia stanza, sperando inutilmente che le mie guance la smettano di avvampare.

Sono una stupida. Dovevo mandare Uriè al posto mio. O Miki.

Già, sarebbe stata sicuramente la scelta migliore. Ma io, ovviamente, ho dovuto a tutti i costi intestardirmi e andare di persona, solo per fargli vedere che non mi interessa più assolutamente niente di lui.

In effetti, come piano era perfetto. E sottolineo, era. Peccato solo che ancor prima di cominciare a scendere la rampa di scale che conducono alla sua stanza, avevo già cambiato idea. Ah, e non dimentichiamo la mia bellissima sfuriata. Altro che disinteressamento, era una vera e propria scenata di gelosia. Per non parlare poi della gang comica fuori dalla sua porta.

Evvai. Dovrebbero assumermi in un circo. Avrei un grande futuro come comica.

Ok, fine del momento di pazzia pura, e del mio masochismo ironico. Basta autocommiserarsi. Soprattutto perché né l’ironia né l’autocommiserazione sono esattamente fra le prime virtù che un angelo dovrebbe avere.

Qualcuno bussa alla porta della mia stanza. È Gabi.

“Ehm…Raf? Tutto bene?” Sorrido debolmente, e annuisco stanca. “Ero solo venuto a dirti che era ora di cena…non ti ho vista, e ho pensato che ti fossi dimenticata…” E infatti, mi ero proprio dimenticata. Cosa che non ha fatto invece il mio stomaco, a giudicare dal lieve gorgoglio che si sente provenire da lì. Lieve poi, si fa per dire; dato che assomigliava più al ruggito di un troll di montagna.

Guardo Gabi. Lui mi guarda. E scoppiamo a ridere.

Continuiamo finché non cominciano a lacrimarci gli occhi, poi scendiamo per mangiare. Mi sento leggera; incredibilmente, inaspettatamente leggera.

Sensazione che svanisce appena arrivo nel grande salone da pranzo, e mi ritrovo i suoi occhi puntati addosso. A dire il vero, i nostri sguardi si sono incrociati solo per un breve attimo, durante il quale ho sentito il mio cuore smettere di battere. Ma la sensazione che i suoi occhi d’ambra continuino a seguirmi, me la sento dentro per tutta la durata della cena. Mentre mangio, mentre bevo. Mentre rido e scherzo con i miei amici. E combatto con tutta me stessa per costringere i miei occhi a non girarsi verso di lui. Non posso permettermi che fra noi ci sia magia.

Com’era quella mia bellissima, furbissima frase? Quella che farei meglio a tenere bene a mente? “Facciamo come se non fosse mai successo” Oh, si: davvero una bellissima frase. Che sarebbe ancora più bella se, per una volta in vita mia che penso qualcosa di intelligente, tanto per cambiare decidessi anche di seguire questa mia “magica” illuminazione.

Decisamente sollevata, mi alzo da tavola per tornare in camera mia.

Ed è lì che rimango chiusa, insieme a Miki, Uriè, Ang - Lì e Gabi, per ripassare il nostro geniale piano d’azione. Non che ci sia molto da tenere a mente, per la verità. La strategia consiste nel ritrovarsi tutti sul tetto, andare da Malachia, convincerlo ad aiutarci e tornare a scuola. Niente di così complicato, ma non si sa mai. E almeno, stando insieme, cerchiamo di far passare un po’ della nostra ansia crescente.

Ok; è ora. Ci dirigiamo verso il tetto, cercando di fare meno rumore possibile. Naturalmente, i diavoli sono in ritardo. Mai rispettare un appuntamento, vero? Sospiro impercettibilmente, sperando solo che si sbrighino.

Mi accorgo che Gabi sta confabulando da solo, guardando dall’estremità del tetto verso il basso. Mi avvicino, e lo guardo curiosa. “Gabi…? Che stai…?!”

Lui neanche mi sente, e continua a parlare fra sé. Sembra che stia recitando una preghiera, o roba del genere. Dopo due minuti di immobilità totale persi a fissare il vuoto, lo vedo guardarmi disperato: “Ah, che triste ricordo…è qui che ho perso per sempre il mio amato G – Angel 4000!”

Ha un’espressione così corrucciata che sembra davvero sul punto di piangere, e un piccolo sorrisetto si affaccia spontaneo agli angoli delle mie labbra. “Ehi, Raf! Ridi di me?! Bene, ora vedrai!”

Con un sorrisetto indecifrabile si avventa su di me, e comincia a farmi il solletico. “No…fermo…così…non…respiro” riesco ad articolare fra le risate.

“Shhhhhhhhhhhhhhhh!!! Volete farci scoprire?!” Miki, Uriè ed Ang – Lì ci fissano allarmati, e io e Gabi ci mettiamo subito in riga. Cerco di sbieco il suo sguardo, ridendo ancora sommessamente, e trovo i suoi grandi occhi nocciola fissarmi complici.

“Puah…neanche fossimo all’asilo!” la figura disgustata di Kabalé emerge dal buio delle scale, seguita dagli altri diavoli. “Capisco che ‘se ci beccano siamo nei guai’ sia un concetto difficile da capire per zuccherini come voi, ma almeno cercate di non infilare nei casini anche noi!”

Pur cercando con tutta me stessa di impormi di non farlo, il mio sguardo comincia subito a muoversi fra i ‘nuovi arrivati’. E una volta trovato il soggetto che cercava, rimane a fissarlo come incantato.

Noto subito che Sulfus tiene lo sguardo basso, facendolo vagare dai suoi piedi fino a quelli di Cabiria, appena accanto a lui. I suoi pugni sono stretti, serrati. Come se fosse davvero, davvero seccato.

Lo sento grugnire un “Muoviamoci, andiamo” e cominciamo a volare verso casa di Malachia.

Ovviamente i diavoli, già noti per la loro grazia e finezza, entrano in casa come in quei film dove si sfonda la porta a calci. Magari la dinamica dei fatti era un tantino differente, ma sicuramente simile.

Dopo mezz’ora d’ispezione dell’intera casa, Cabiria fa giustamente notare a tutti che “A meno che il nostro neutro non si sia infilato dentro un cassetto del comodino, non è qui. Se l’è data a gambe, il codardo.”

Continuiamo comunque a cercare un po’ dappertutto, sperando di trovare un indizio, uno qualunque. Ma l’abitazione è deserta, e anche completamente vuota. Come se non ci fosse mai abitato nessuno. Alla fine, l’unica cosa da noi trovata è una foto, sotto al cuscino del letto di Malachia. Una piccola foto, raffigurante una giovane donna vestita da ballerina. Vera. Ovvio che è lei. Era diventato un terreno, per lei! Aveva rinunciato all’eternità…Malachia non l’aveva dimenticata, mai. Neanche dopo la fine della loro storia.

Sospiro, tenendo in mano la fotografia. Lui, un diavolo, aveva rinunciato alla vita eterna. Per una donna. E lei, in quella foto…sembrava così…così… felice

Di colpo, l’illuminazione. Vera! Ma certo, chi altri? Sono sicura al 99% delle possibilità che lui sia andato a trovarla. O, molto più probabilmente, che sia andato in un posto in cui vederla senza però essere visto.

“Dobbiamo andare da Vera.” Affermo convinta, di punto in bianco.

“Ah, certo, mi pare giusto. Piombiamo lì, tranquillamente, nel bel mezzo della notte e le facciamo: ‘Ehi bella, hai mica visto Malachia? Si, proprio quello che hai scaricato secoli fa. Non per altro, sai, solo che ha creato un esercito di mostri che da un momento all’altro distruggeranno il mondo’.”

Ah ah. Davvero divertente, Kabalé. Ma ci studi sopra la notte, o ti viene naturale di essere così spiritosa?

Miki, che di pazienza ne ha poca, interviene all’istante. “Ti ricordo che non abbiamo più tempo! O troviamo il modo di fermare quei…quei cosi prima che capiscano come diventare Rilucenti, o siamo morti. Morti! Vedi un po’ se il concetto ti entra in zucca?!”

Dal silenzio totale improvvisamente calato nella stanza, deduco che tutti si siano convinti.

Vedo Sulfus sospirare, rilassandosi per la prima volta da questa notte. “Ok. Qual è il piano?”

Piano…? Non credo che ne abbiamo uno.

“Non abbiamo troppe opzioni, in verità. O andiamo da Vera, in cerca di qualche indizio…” comincio a parlare “o cerchiamo di rintracciare direttamente i Riviventi prima che si trasformino.”

Ed è in momenti come questo che, in genere, la situazione degenera.

Sento il pavimento della stanza tremare sotto ai miei piedi. Alzo lo sguardo, leggermente atterrita, e incontro gli sguardi altrettanto spaventati dei miei compagni. Il letto, davanti a noi, scricchiola pesantemente sotto al proprio peso. La lampada poggiata sul comodino cade a terra rompendosi.

“Svelti, tutti fuori!”

E ci lanciamo verso la finestra, cercando di aprire le ante bloccate. Ovvio; dato che siamo perseguitati dalla sfortuna.

Siamo tutti abbastanza intelligenti da ricordarci che, con la schermatura, dovesse caderci un muro in testa ci passerebbe ugualmente attraverso. Ma, allo stesso modo, non siamo così ingenui da credere che sia un semplice terremoto. Sarebbe tanto, troppo semplice. E comunque, se un terremoto così improvviso fosse stato in avvicinamento Arkan e la Temptel ci avrebbero avvisati, perlomeno per la sicurezza dei nostri terreni.

Un solo pensiero si affaccia alle menti di tutti noi mentre corriamo verso la porta, al piano inferiore.

Siamo arrivati tardi.

 

FINE capitolo 12!

 

Scusate se in questo capitolo non rispondo alle vostre recensioni come faccio di solito, è che devo lasciare il pc a mia sorella.

Ciao a tutti, alla prossima (spero) ^^

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Capitolo 15
*** CAPITOLO 13 ***


CAPITOLO 13

 

Raf POV

 

Un grande boato si spande nell’aria. Un penetrante odore di pioggia mi entra nelle narici. Già mi vedo davanti agli occhi case distrutte, persone disperate, alberi sradicati. Già riesco a sentire l’odore del sangue.

La porta della casa si spalanca. Noi usciamo fuori. Ci guardiamo velocemente intorno, aspettandoci di vedere qualche mostro sbucare dal nulla da un momento all’altro.

Ma non c’è niente. Solo strano, improvviso silenzio. Il battito del mio cuore irregolare, il mio respiro affannato; a parte questo, nient’altro. E quando dico nient’altro, intendo proprio che non c’è niente.

Grandi nuvoloni violacei immobili nel cielo,blocchi di mattoni e cemento sospesi a mezz’aria, gocce di pioggia immobili, asciutte.

Incrocio gli sguardi timorosi dei miei compagni, e procediamo. Non sappiamo cosa stiamo cercando, non abbiamo nemmeno parlato. Credo che noi tutti speriamo solo di trovare un segno di vita, uno qualunque.

Le persone, sono anch’esse immobili. Immobili, e grigie. Sembrano statue.

Solo guardandole, sento una stretta al cuore. Fanno impressione, con quelle espressioni terrorizzate stampate immutabili in faccia.

C’è un bambino davanti a me, immobile come tutti gli altri. Avrà 4, al massimo 5 anni. E ride. Un sorriso dolce, candido, caldo, sul suo piccolo viso paffuto. Un sorriso rivolto al nulla. Lentamente, quasi avessi paura che svanisse, allungo la mia mano tremante fino a sfiorare il suo viso. Il contatto con la sua “pelle” è sgradevole. È fredda, dura, e veramente inquietante.

Socchiudo un attimo gli occhi. E sento qualcosa, come sabbia fredda, passare attraverso le dita della mia mano. I miei occhi si spalancano, atterriti. Proprio un istante prima che il bambino si sgretoli completamente davanti a me. L’ultima cosa a diventare cenere, è il suo viso. Vedo il sorriso svanire completamente nel nulla.

Mi guardo le gambe, mi accorgo che sto tremando. Cerco inutilmente di respirare. Mi prendo il visto tra le mani. Mi accascio a terra, poggiandomi sulle ginocchia. Sento l’impatto delle mie gambe contro il catrame ruvido del terreno. Piango, continuando a tremare.

E urlo.

È un urlo freddo, il mio. E si disperde subito nell’aria secca e vuota della città, senza nemmeno un eco.

Dopo 2 secondi, o 2 minuti, o 2 ore, sento qualcosa di caldo sulla mia spalla tremante. È la mano di Miki. Lei non mi sta guardando; il suo sguardo è rivolto al cielo ancora violaceo. Ma è incredibilmente distante, e triste. Volgo lentamente lo sguardo da Uriè a Ang – Lì e Gabi, a Gas, Cabiria, Kabalé, Mefisto, fino a Sulfus. Guardano tutti in basso, e poi verso il cielo; lontano, come a non voler pensare.

Mi asciugo le lacrime, e mi alzo.

Nessuno di noi parla,  ma continuiamo a camminare.

Passo dopo passo, sento le forze che mi abbandonano sempre di più.

Faccio fatica a camminare.

E all’improvviso, dal nulla, sento provenire dei singhiozzi.

Cerco, ansiosa, di capire da dove vengano di preciso.

E, seguita dagli altri, arrivo davanti a un muro di mattoni, già crollato per metà.

Qualcuno piange. Ma più che un pianto, sembra un lamento disperato. Un lamento silenzioso, unito a strani mormorii spaventosi. Chiunque sia dietro a questo muro, è sicuramente pazzo.

Trattengo a stento uno squittio di sorpresa, quando mi trovo davanti Malachia.

È in una posizione strana, accucciata, e si dondola come se stesse cantando una ninnananna. Poi, sporgendomi ancora, capisco. Una statua distesa a terra.

Una statua dai piedini deliziosamente piccoli, e dalle gambe lunghe e slanciate. Vita sottile, braccia appoggiate sul ventre. Sembra stia dormendo.

Malachia continua a sorridere, chiamandola. Chiamandola senza possibilità di risposta.

Trema, come se non si azzardasse a toccarla.

Comincia a ridacchiare fra sé, silenziosamente. E mi sento un nodo in gola, guardandolo. Mi sento dentro una grande pena.

Ehi…svegliati…svegliati, ehi!”

Sembra quasi un bambino che chiama sua madre.

Allunga le mani per scuotere il corpo sottile. E al minimo contatto, questo si dissolve fra le sue mani.

Lui non reagisce. Solo, continua a sorridere, e a chiamare la donna.

“Svegliati…svegliati…ehi, svegliati!”

Raschia la terra con le unghie, cercando di raccogliere la cenere.

Comincia a scavare con più foga, senza mai smettere di ridere.

Una lacrima solitaria scende sul suo viso, fino a terra.

“Svegliati…ehi, ehi! Svegliati…!”

Sbatte i pugni per terra, le lacrime si fanno copiose.

Distolgo con forza lo sguardo, e chiudo gli occhi.

I singhiozzi diventano forti, potenti.

“Svegliati…ehi…svegliati…”

Così ora, con gli occhi serrati, vedo solo buio. E nel centro della mia notte, sento solo un urlo.

 

“VERA…!”

 

Rivolgo il mio sguardo incerto verso i miei compagni. Uriè, in silenzio, mi abbraccia.

“C – cosa facciamo con lui?” Mi rendo conto che la mia voce è poco più che un sussurro roco.

“Andiamo via. Non possiamo fare niente, per lui.” Sento qualcuno rispondermi. Non so neanche chi sia stato. Non so più niente, ormai.

Facciamo pochi passi, per allontanarci da quella scena orribile, e ci guardiamo tutti negli occhi.

“Io credo che dovremmo tornare a scuola” la voce di Sulfus è triste, distante “Se c’è qualcuno che può aiutarci…scommetto che è lì.”

“M – ma…sono tutti come pietrificati!” Cerco di dire senza scoppiare di nuovo a piangere.

“Credo che a scuola stiano bene. A parte i terreni, credo che stiano tutti bene. Noi stiamo bene.”

“E…Malachia? Lui è un terreno, ora!”

“Lui è un neutro. Forse è per questo che…” Non finisce la frase. Credo volesse dire “è per questo che è ancora vivo, ma non sono convinta che lo sia veramente.

…Comunque, Sulfus può avere ragione. Però, in questo caso…c’è ancora qualcosa che non capisco…

“Se noi angeli e diavoli stiamo bene, perché non è ancora venuto nessuno a cercarci? Perché è tutto così calmo?”

È Ang – Lì a continuare per lui.

“Credo…credo che Sulfus abbia ragione. Noi…stiamo bene, è vero. Stiamo bene per ora.” Fa una breve pausa, durante la quale nessuno osa aprir bocca “Non so voi, ma è già da prima che io…insomma io…sento già le forze mancarmi.”

E lo dice con una tale amarezza nella voce, che sento brividi di paura. La mia stanchezza di prima…forse non era un caso. Forse a noi succede più tardi, noi siamo eterni. Forse fra poco anche noi diventeremo…così, come loro.

Sospira lievemente, prima di continuare: “La scuola dovrebbe essere sicura per ora. C’è una forte aura magica intorno all’edificio. Ma è solo questione di tempo: si spezzerà. Per questo – credo - , nessuno si azzarda a uscire. La barriera crollerà. Da un momento all’altro, anche noi cominceremo a…cominceremo a…” Si interrompe. Nessuno di noi vuole che finisca la frase. E rimane in silenzio. Tutti lo facciamo.

Prendo un piccolo respiro, e  dico “Allora…Andiamo.”, prima di cominciare a camminare.

 

 

Sulfus POV

 

Camminare è stancante. Maledettamente, schifosamente stancante. Guardo gli altri, e capisco che non sono messi tanto meglio di me.

Dannazione. Non ricordavo che la scuola fosse tanto lontana. Sono ore che camminiamo, o almeno così mi sembra.

Il mondo intorno a me è così dannatamente strano…diverso…come se non fosse lo stesso di prima. Non riesco a orientarmi qui, proprio come se non ci fossi mai stato. E poi, d’un tratto, noto distrattamente un’ auto alla mia destra. Un’auto schiacciata da un albero. L’auto è vicina ad un marciapiede, e dietro di essa c’è una siepe. E dietro alla siepe, una casa.

Il mio sguardo rimane come incatenato a questi pochi dettagli finché non scompaiono dal mio campo visivo. Chissà perché, poi. Sto proprio impazzendo, in questo periodo.

Sospiro e socchiudo gli occhi, continuando a camminare.

Li riapro lentamente, e mi blocco di colpo.

Davanti a me, una stupida maledettissima auto schiacciata da un albero, con dietro una siepe. La scena è pressoché identica a poco fa, ma non può essere la stessa. Non può, perché non c’è la casa dietro la siepe. Non c’è niente. Come se il mondo aldilà della siepe non esistesse. La cosa, a dire il vero, è un po’ inquietante, ma cerco di non farci caso e riprendo a camminare.

E quando, per la terza volta di fila, mi ritrovo davanti una macchina schiacciata da un albero, circondata da una strana nebbiolina grigia, mi fermo di botto richiamando gli altri.

Li sento corrermi incontro, probabilmente pensano che sia apparsa chissà quale bestia.

Mi guardano preoccupati e io, in silenzio, indico semplicemente l’auto con un dito. E, ovviamente, mi ritrovo immediatamente puntate addosso 9 paia d’occhi che mi scrutano come se fossi pazzo.

Capisco che evidentemente vogliono una spiegazione per l’infarto che ho fatto prendere loro, e mi limito a dire “Guardate. È la terza volta. Non c’è più la casa. Né la siepe.”

L’angelo bassotto con i capelli blu che sembra un eschimese mi si avvicina con aria di chi è deciso a gonfiarmi di botte, e mi fa “Senti Sulfus, non è il momento ok? Falla finita di fare il bambino, non capisci che la situazione è critica?!?” Io sbuffo pesantemente, decidendo che fra tutti gli angeli questa qui è in assoluto quella più stupida.

“Miki, calmati! Almeno lascialo spiegare, no?”

“Ah, certo Raf, mi pare ovvio! Difendilo pure! Non capisco proprio cosa tu ci abbia trovato in lui, sul serio!” Grida prima di tapparsi la bocca con le mani. La vedo alzare lo sguardo dispiaciuto su Raf, che è ammutolita di colpo, e ha abbassato lo sguardo.

“Bel colpo Miki, sul serio!” E ovviamente, il carissimo paladino spennacchiato non perde occasione per difendere la  sua principessa.

“Ehm…io…Scusami Raf,non volevo…” Lei sorride malinconica, rassicurandola con un “Tranquilla, è tutto ok.”

Certo che è tutto ok, Raf è come al solito troppo gentile. Se fossi stato in lei, la sua amichetta non l’avrebbe passata liscia; poco ma sicuro.

“Ehm…Che stavi cercando di dire, prima?” Mi chiede Raf ancora imbarazzata.

Mi volto di nuovo verso l’auto, e comincio a spiegare. “È la terza volta che passiamo di qua.”

“C – cos…? Vuoi dire che stiamo girando in tondo?”

“Non lo so, credo di sì. Ma non è solo questo.” Faccio una piccola pausa. “La prima volta che siamo passati, c’erano una casa e una siepe, dietro all’auto. E quando siamo tornati qui davanti, erano sparite entrambe.”

Mi guardano tutti per qualche secondo, cercando di capire meglio dove voglio arrivare.

“Credo che questo mondo stia svanendo.”

E come se l’intero ecosistema avesse in qualche modo captato le mie parole e volesse mostrarci che erano vere, l’auto e l’albero diventano cenere davanti ai nostri occhi.

Ci guardiamo fra di noi, atterriti. E di colpo, cominciamo a correre. Non credo che qualcuno di noi sappia dove stiamo andando, anche perché con questa strana e uggiosa nebbia che sta calando non si vede un tubo. Credo che potrei tranquillamente andare a sbattere contro un palo e non accorgermene. Considerando poi che sto correndo all’impazzata, le probabilità di andarsi ad ammazzare finendo contro qualsiasi cosa aumentano almeno del 70%.

Cavoli: così non va. Rischiamo davvero grosso a correre così a vuoto, meglio fermarsi e cercare di ragionare. A quanto pare, sembra che io non sia stato l’unico a giungere a questa brillante conclusione, dato che uno dopo l’altro anche gli altri cominciano a rallentare fino a fermarsi.

Il tizio occhialuto comincia a parlare, con il respiro ancora ansante:“Ok. Ci serve un piano.”

Però, perspicace il tipo. “ E sentiamo, quattrocchi, cosa pensavi di fare?” A giudicare dagli sguardi degli altri, che sembrano volermi fucilare, capisco che è meglio lasciar stare il sarcasmo per un po’. Almeno fino alla conclusione di questa faccenda. Resisterò, almeno credo. Non che abbia troppe possibilità di scelta, comunque.

L’angioletto con gli occhiali ignora completamente il mio commentino sarcastico, e continua imperterrito “Io direi di dividerci e cercare un punto di riferimento qualunque, qualcosa che ci permetta di capire dove siamo e soprattutto, come si arriva alla nostra scuola.”

“Ehm…scusami Ang – Lì ma…a me non sembra un’idea tanto geniale…primo perché con questa nebbia non si vede niente…e secondo perché non sappiamo quello che potrebbe succederci, se ci dividiamo…” Sussurra Raf imbarazzata.

“Hai ragione, ma…che altre alternative abbiamo? Non possiamo restare qui…”

“Ok, ma almeno non dividiamoci tutti...Formiamo gruppi da 2, o 3 di noi!”

Il quattrocchi non risponde. La vedo guardarci tutti come per chiederci una risposta. “Allora…? Sta bene a tutti come piano?” Annuiamo in silenzio, non riuscendo in nessun modo a trovare una soluzione alternativa.

Sorride, tranquillizzata. “Per quel che riguarda i gruppi…?”

“…Direi che ci conviene formarne due da 3, e due da 2. Dividersi ulteriormente sarebbe inutilmente rischioso, e dividerci di meno renderebbe vano il nostro scopo.” Comincia a ciarlare lo spennacchiato fissato cogli aggeggini tecnologici. Giuro: tutte le volte che sento parlare mi viene l’orticaria. Ma come diamine fa Raf a sopportarlo?!?

“…Hmm…vediamo…secondo il mio Angel – Detector 3100 i gruppi ideali sarebbero…”

“Buono, fermati un attimo.” Lo interrompo seccato io. “fammi capire meringa alata, tu hai un aggeggio tecnologico e non lo hai usato per capire dove siamo?!?

Mi fulmina con lo sguardo; evidentemente il mio odio è ben ricambiato. “Tranquillo, Sulfus” dice, mettendo una particolare enfasi nel pronunciare il mio nome. “Per fortuna non tutti abbiamo il tuo – scarso – quoziente intellettivo. Ho provato a localizzare la nostra posizione, ma è come se fossimo incastrati da qualche parte. Dovunque siamo ora, non è dov’eravamo stanotte.” Rimane in silenzio per un po’, evidentemente preoccupato, prima di scrollare lievemente la testa e ricominciare con i suoi discorsetti stile seguite – tutti – me – che  - sono – il – genio.

“Dicevo, che secondo il mio Angel – Detector 3100 i gruppi migliori sarebbero…i…ehm…gruppi migliori…” E ora che gli prende? Com’è che il saputello s’è azzittito tutto d’un tratto?

Oh…no. No, non può essere. Sarebbe un classico. Fin troppo classico. Praticamente impossibile. Succede solo nei film!

“Ehm…dicevo che…i gruppi sarebbero…cioè…inserendo tutti i nostri parametri risulta che…i gruppi…”

“Oh insomma zuccherino, ti vuoi muovere?” Sbotta Kabalé.  

“Oh…? Ehm…si…! Kabalé con Mefisto e Uriè, Gas con Ang – Lì, Cabiria con Miki e…”

No. NON. È. POSSIBILE. Dai, sul serio…! È proprio…proprio…

“…e Raf con Sulfus e Gabi…cioè, con me.”

 

…Proprio un maledetto, dannatissimo, classico.

 

FINE 13 capitolo!

Allora? Che ne dite? Com’è il capitolo? Spero non così orribile…comunque continuerò presto, ciao a tutti! ^^

 

Ringraziamenti:

 

X solandia: Sono contenta che la storia ti piaccia, sul serio! E poi le tue recensioni sono sempre graditissime, ti ringrazio tanto ^^ Che ne pensi di questo capitolo?

 

X Lione94: bè, se è Kabalé che vuoi, nei prossimi capitoli cercherò di farla comparire di più! xD

Tu però continua a seguirmi ok? Ci conto ^^

 

E ringrazio ovviamente le 16 persone che hanno aggiunto questa storia alle preferite e le 21 che l’hanno  aggiunta alle seguite. Grazie davvero! Ringrazio anche chi semplicemente, mi segue sempre, è molto importante per me. =3

Ciao a tutti, al prossimo aggiornamento!

 

 

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Capitolo 16
*** CAPITOLO 14 ***


CAPITOLO 14

 

Sulfus POV

 

“Ehm…allora…direi di andare dritti…e girare a destra…poi a sinistra…poi…poi…”

Fantastico. Davvero fantastico. Oltre a stare troppo appiccicato a Raf per i miei gusti, l’impiastro zuccheroso fa anche pena come navigatore.

Dopo la quarta volte che dice “Ecco, ci siamo!” e che andiamo puntualmente a finire imbucati in un qualche vicolo cieco, comincio seriamente a preoccuparmi. Detto sinceramente, non è che il tizio mi ispiri tutta questa fiducia.

E infatti, come se il tipetto mi avesse letto nel pensiero, casca subito a terra, inciampando nei suoi piedi. Beh, la cosa era abbastanza prevedibile, alla fine.

Camminare in mezzo alla nebbia con lo sguardo fisso sopra strani aggeggini tecnologici quando la natura si è accanita contro di te dotandoti un equilibrio tutt’altro che stabile, e soprattutto di un cervello della grandezza poco maggiore di quella dell’unghia di un mignolo, non è un gran bel piano per evitare di cadere.

Ma forse il tipo non è così stupido come vuol farmi credere, e in realtà tutto questo faceva parte di una sua abile macchinazione. Non che io me ne intenda molto nel decifrare gesti e parole degli impiastri alati, ma quando Raf è gli è accorsa subito accanto per verificare come stava mi è sembrato in ottima salute. Altro che capitombolo sensazionale, altro che imbranato cronico, lo zuccherino l’ha fatto apposta, dico io!

“Ehi, Gabi…ti sei fatto male?” gli trotterella accanto preoccupata.

“Ehm…si…cioè…no…ma…cioè…”

Lei, per un istante, lo guarda con gli occhi spalancati, sopracciglia aggrottate, evidentemente incerta su come rispondere. Allora non sono io, l’unico a non capirci un acca quando quello parla!

Lui sembra accorgersi che il messaggio che stava tentando di comunicare non ha raggiunto la sua destinazione, in quanto con uno sforzo enorme si alza in piedi e borbotta un “Non…bene…cioè…non…” Dai che ce la fai! “Non mi sono fatto niente!” Sbotta alla fine.

Raf rilassa subito il volto, e sorride. “Meglio così, allora.” Lui diventa rosso. Anzi, direi che rosso non esprime bene il colore a metà fra il fucsia e il viola che ha assunto il suo viso. Sorride di rimando.

E a me viene il voltastomaco. Letteralmente. Ho voglia di vomitare.

“Scusatemi tanto se vi rovino il momento di melensaggine pura, angioletti, ma se permettete io darei la priorità alla ricerca della scuola, e non alle smancerie!”

Diamine, no. Devo calmarmi. Devo assolutamente calmarmi. Ho quasi gridato! Calma Sulfus, calma. Non è il momento per le scenate di gelosia. In effetti, dopo la brillante trovata di allontanare Raf, per te non è mai il momento per le scenate di gelosia.

“Ehm…Sulfus…tutto bene?”

Evvai; Miss. Perspicacia è tornata all’attacco.

“Tranquilla Raf, lascialo stare. È solo geloso.

Ok, questo è troppo.

È un attimo. Scatto in avanti, pronto a riempirlo di legnate o, in assenza di bastoni, a distruggerlo direttamente a mani nude. Chissà se a Raf l’angioletto piacerà anche col faccino gonfio come una mongolfiera. Beh, credo che lo scoprirò fra poco.

In una frazione di secondo, l’angioletto realizza evidentemente che la sua vita sta per finire, e comincia a indietreggiare terrorizzato, fra l’altro inciampando a tutto spiano.

Mi spiace per te, mio caro. Mai provocarmi fino a questo punto. Non avresti dovuto abusare della pazienza che non ho.

Poi, tutto si fa confuso. Vedo un raggio di sole. Il cuore smette di battermi in petto. E quando me lo sento pulsare di nuovo, capisco che quello che ho visto non era un raggio di sole.

I lunghi capelli biondi di Raf si spargono un po’ dappertutto nell’aria. Faccio appena in tempo a vederla in viso, e chiudo gli occhi.

Fermati, fermati, FERMATI!

Spero solo di essermi fermato…spero solo di essermi fermato in tempo…! Riapro gli occhi, con una lentezza esasperante. E solo quando vedo Raf seduta a terra, senza neanche un graffio, finalmente respiro.

Abbasso la mano, e rimango in silenzio. Mi volto, costringendomi a evitare il suo sguardo.

Non mi muovo per qualche attimo, conscio dello sguardo assassino dell’impiastro puntato addosso.

“…Ora sarà…meglio andare.”

Sarà meglio andare?!? Ma ti senti quando parli, Sulfus? Se…se l’avessi colpita? Ti rendi conto che…!?”

Si, si, si! Lo so angioletto, lo so! Credi che io non sia arrabbiato? Diamine! Credi che non vorrei sparire per quello che ho quasi fatto?

“Gabi, smettila. Sto bene, vedi?”

“Ma Raf! Poteva colpirti!

C’è qualche attimo di silenzio, mentre cerco di impedirmi di voltarmi e vedere come sta lei.

“Ma vedi, Gabi…Non l’ha fatto. Si è fermato in tempo, no?”

Non posso vedere la reazione del bamboccio, ma sono sicuro al 99% che sia più o meno come la mia.

I miei occhi si spalancano, seguiti a ruota dalla mia mascella che sta per sfiorare il terreno. Spiazzato. Sono completamente, totalmente spiazzato. Chiudo un istante gli occhi, cercando di ricapitolare, fare il punto della situazione. Incrocio confuso le braccia al petto, e senza riuscire a fermarmi mi giro piano.

Avevo ragione: l’angioletto ha reagito più o meno come me. Lo capisco quando le fa la domanda che mi stava frullando in testa da 5 secondi a questa parte.

“Cioè, Raf…fammi capire…tu non sei arrabbiata…?

Lei lo guarda con gli occhi sgranati, come se non capisse...

“Perché dovrei esserlo? Non mi ha fatto del male!” Lo dice quasi sorridendo, come se fosse la cosa più naturale del mondo. E tutto senza neanche degnarmi di uno sguardo disgustato, ferito, o simili.

L’imbranato sospira. Credo che abbia appena deciso che ce l’avrà con me per 2 volte; ovviamente si prende anche la parte di rabbia di Raf.

“Dammi la mano, Raf, ti aiuto ad alzarti. Meglio non fermarsi nello stesso punto troppo a lungo.”

Annuisce, e afferra la mano del mammalucco. Si tira in piedi per un attimo, prima di…prima di cascare tra le braccia dell’angioletto con una piccola smorfia di dolore.

“Raf, che hai?” Domanda lui, che fra l’altro non sembra neanche troppo dispiaciuto dalla situazione.

“N – non lo so…mi fa male la caviglia…”

E naturalmente, l’amichetto e la sua affidabilità vanno a farsi benedire, come dicono le caramelline alate. Infatti piomba immediatamente in uno stato di panico totale, cominciando a correre in qua e in là, totalmente spaesato.

Sospiro, irritato, e mi avvicino. “Ehi, Raf…fammi vedere la caviglia.”

Lei mi guarda per qualche secondo, arrossendo, prima di fare come le avevo detto.

Beh, non  credo che ci voglia una scienza a capirlo: si è presa una storta.

“Ehi…tu” Non  mi sembra il momento adatto per infierire sull’imbranato affibbiandogli qualche nuovo nomignolo Made -  in – Sulfus. “Si è presa una storta. Non può camminare.” Mi guarda, come se non capisse. E va bene, cercherò di essere più chiaro. “Qualcuno deve portarla in braccio.”

“Ah, ho capito. Ci penso io.” E cerca subito di caricarsela sulle spalle. Trattandola come se fosse un sacco di patate, fra l’altro. È proprio vero che la grazia non è il suo forte.

“L – lascia stare, Gabi, posso camminare! Dai, sarò pesante…!”

Dopo 10 minuti di patetici tentativi, decido che si fa a modo mio.

Semplicemente mi avvicino, la prendo, e me la carico sulle spalle, ignorando le proteste di Gabi. Lei invece sta zitta. Forse non si sente bene e ha la febbre: è bollente.

“Sulfus, lasciala subito! La porto io!”

Sospiro, e faccio un sorrisetto ironico. “Mia la colpa, mio il dovere di rimediare, no? E poi l’hai detto tu che non dobbiamo rimanere troppo fermi. Ci penso io, ok?”

Ahah! Abbassa la testa, rassegnato. Sono estremamente soddisfatto di me stesso, direi.

“Bene, per dove andiamo?” Faccio io, ritrovato il buonumore.

“Di qua…credo.” Bofonchia lui, seccato.

 

Forse stavolta la strada è giusta; non abbiamo trovato vicoli ciechi per ora. E sarà passata 1 ora, 2?

La cosa dovrebbe tranquillizzarmi. Eppure c’è qualcosa che mi turba davvero.

Piano, facendomi sentire solo da lei, parlo incerto “Ehi, Raf…perché non sei arrabbiata?”

Sento la presa delle sue braccia su di me aumentare impercettibilmente. “Te l’ho già detto: non mi hai ferita.” Dice, evitando volutamente di menzionare la storta.

“Si, ma…allora perché ti sei arrabbiata così tanto per…per…per tutto quello che è successo?”

Non risponde. Mi sembra di percepire un soffio sul mio collo, come una silenziosa risatina sarcastica. “Ma Sulfus, ti ho già risposto…” Insomma, angelo, parla chiaro! Non voglio giocare agli indovinelli!

“Ma io…non ti ho…!” La voce mi muore in gola. Ah certo, era ovvio in effetti. L’avevo ferita. E molto più profondamente di quanto avrei mai potuto fare colpendola in pieno viso, prima.

“Ehm…Sulfus…posso camminare da sola, ora.” Fa una piccola pausa poco convinta. “Fammi scendere.” Chissà perché, ma mi suona tanto come un ordine…

Mi chino lievemente per aiutarla, e quando rialzo lo sguardo incrocio i suoi occhi.

E ovviamente, entra in azione la mia linguaccia per dissimulare l’imbarazzo.

“E comunque…non mi sembra che tu ci sia stata così male, ti sei consolata subito con il tuo angioletto, no?” E…non so come, ma mentre lo dico, mi sembra vero. E ingiusto. E sento di aver ragione, dannazione! Lei mi ha preso in giro!

“Coooosa?! Ma tu sei completamente fuso!”

“Fuso? Fuso io? Diamine, Raf!” Mi sento esplodere. “Non avevi detto di essere innamorata di me?!”

L’ultima frase l’ho gridata. E mi sono reso conto di quanto forte l’ho fatto. Credo che l’imbranato ci stia fissando, ma non mi importa.

Ora sono io, quello nel panico.

Dovevo stare zitto. Ora sono nei guai. Raf è ingenua, ma non stupida. E scommetto che una scenata di gelosia in piena regola come questa la sa riconoscere anche lei, anche se darei qualsiasi cosa perché non ne fosse in grado.

Mi guarda, seria. Non sembra arrabbiata, o triste, o sorpresa. Non sembra e basta. E, giuro, per la prima volta in vita mia non so cosa dire. Semplicemente, non so cosa aspettarmi.

Lei si avvicina lentamente di un passo a me.

Io farfuglio un “No…ecco io…posso spiegarti…” Diamine, non sembro nemmeno io!

Lei non si scompone alla mia “potente” dichiarazione, e sospirando semplicemente mi fa:

 

“Ok, hai 30 secondi. Comincia a spiegare.

 

Raf POV

 

Ora basta, accidenti, mi sono stufata. Sarà anche un diavolo, sarà così di natura, ma io non ce la faccio più.

Ora basta evitare il discorso. Rimango in silenzio, braccia conserte, espressione neutra, aspettando che parli.

Tic – tac, tic – tac Sulfus. I 30 secondi stanno passando.

Fin’ora, vale a dire in questi primi 10 secondi, è riuscito solo a farfugliare cose senza senso. Francamente, non ho voglia di aspettare. Ma ormai il tempo gliel’ho concesso, e lui può sfruttarlo come meglio crede. Alla fine, è solo questione di altri 20 secondi!

Con la coda dell’occhio, cercando di rimanere impassibile, cerco distrattamente Gabi. Non lo vedo.

Sarà…dietro di me? Pazienza, ora non posso voltarmi.

E poi, poi mi pietrifico. Sulfus, quasi non lo vedo più. Poco dietro di lui, una piccola nebbiolina di un grigio tenue avanza lentamente. E, non so bene perché, mi mette i brividi.

Assomiglia incredibilmente alla nebbia strana che avvolgeva il mondo intorno alla macchina schiacciata di prima…

In un attimo, il mio cervello realizza una cosa importante: dobbiamo correre. Sulfus ha ancora lo sguardo basso, quasi assente. Lo afferro per la mano, e mi volto.

In effetti, dire che ho corso non è esattamente corretto. Anzi, non lo è affatto dato che appena voltata sono rimasta ferma, immobile. Quella strana nebbia informe e inconsistente, sta formando qualcosa. Si muove, come se stesse danzando. Mette i brividi. Si discosta per un attimo, come a lasciarmi vedere. Sulle prime, non riesco ad identificare bene la figura che mi sta davanti. Poi, quando capisco, mi pietrifico. Quasi letteralmente. Guardando la figura di Gabi, occhi spalancati, mani in avanti come a proteggersi, bocca aperta in un grido muto, quella sulla pietrificazione potrebbe essere una battuta. E sicuramente, in una qualsiasi altra situazione, lo sarebbe stata.

Rimango immobile, non so per quanto. Voglio prenderlo per mano, ma non oso farlo. So che svanirebbe. Ho paura. Chiudo gli occhi. E quando li riapro, mi accorgo che sto correndo.

O meglio; è  Sulfus che corre, tenendomi per mano e trascinandomi dietro sé.

Non so per quanto tempo continuiamo a correre senza fermarci.

So solo che ad un certo punto, vado a sbattere dritta contro la schiena di Sulfus.

Quando alzo gli occhi, capisco il motivo del suo blocco improvviso. La scuola. L’abbiamo trovata.

La notizia non mi fa sentire meglio, neanche un po’. Qui, con noi, dovrebbe esserci anche Gabi.

Sospiro stanca, e senza lasciare la mano di Sulfus, cominciamo a camminare verso l’interno.

Ma non c’è nessuno. È stato tutto inutile. Forse non rivedrò Gabi, mai più…e tutto solo per scoprire che non c’è nessuno!

Mi sento stanca…non ho più forze. Vorrei solo sedermi da qualche parte, e aspettare immobile che la nebbia si porti via anche me.

Sento la presa di Sulfus intorno la mia mano aumentare.

“Non ci pensare neppure, Raf.” Fa una pausa. La sua voce è secca, e roca. “Tu non morirai, capito?”

Anche se tecnicamente è una domanda, capisco che in realtà non lo è. E mi sento terribilmente in colpa, perché anche se mi sento così…vuota, non riesco a fermare i battiti accelerati del mio cuore, sentendo la sua mano fredda sulla mia.

Giriamo tutte le stanze dell’edificio, sperando di trovare qualcosa.

Sento come una fitta di nostalgia mista ad amarezza, al vedere tutti questi corridoi vuoti…la rampa di scale che porta al dormitorio degli angeli è scomparsa…presto anche il resto dell’edificio farà la stessa fine.

All’improvviso, sento la testa girarmi. Sento qualcosa come…un fischio perforarmi le orecchie. Come se qualcosa stesse cercando di entrarmi dentro.

Mi fa male. Terribilmente male. Così male che non mi reggo in piedi. Mi accascio su me stessa, i suoni cominciano a diventare indistinti.

“Raf!”  S – Sulfus…?

Raf, mi senti?” No, non è lui…non più, almeno. È una voce metallica, distorta…ma familiare.

R…!s…e…ati…mi…s…t…?”  È un rumore orribile, insopportabile! Mi entra dentro, e mi fa gelare.

La cosa più frustrante è che non riesco a capire…c’è qualcuno che sta cercando di dirmi qualcosa…ma è come se la frequenza fosse disturbata…io…oh,no, ricomincia!

“R…f! s…e…ati…mi…se…ti…?”

Mi sento svenire. La voce si fa mano a mano più flebile, fino a che non la sento più.

Ho come la sensazione…di essere intrappolata, perché…

 

Perché non riesco ad aprire gli occhi?

 

FINE 14° capitolo! Beh, ammetto di non essere troppo soddisfatta di quello che è venuto fuori…voi che dite? (A parte il fatto che il POV di Sulfus è stato chilometrico, in confronto a quello di Raf…=_=”)

Commentate, per favore, alla prossima ^^

 

* * * * * * *

Akire97: Grazie mille, sono contenta che la storia ti piaccia ^^  Continua a seguirmi, ci conto! xD

 

Lione94: Eheh…ma se non lascio un po’ in sospeso, che divertimento c’è? xD

Che ne pensi di questo capitolo? =3

 

solandia: guarda, sono lusingata di ricevere dei complimenti da te, che sei bravissima! Beh, a dire il vero dubito che la variante sia dovuta al periodo di riflessione, dato che mi è venuta sul momento, ma vabbè, l’importante è che piaccia ^^

Sai? Me lo chiedo anch’io dove andrò a parare, dato che non ne ho la più pallida idea…spero che mi venga in mente al più presto qualcosa di decente e – possibilmente – sensato ^^”

Ancora grazie per le tue bellissime recensioni, ciao!

 

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Capitolo 17
*** CAPITOLO 15 ***


Ciao a tutti! ^^ Allora, sinceramente non so con precisione se gli angeli e i diavoli vanno a scuola prima dello stage sulla terra. Anche perché da quel che ho capito non tutti decidono di diventare Angeli Custodi e Diavoli Confidenti. Quindi ho immaginato che ci fosse una sottospecie di sistema scolastico anche da loro, spero solo di non aver fatto una cosa troppo assurda xD Ah, durante il capitolo cito il fatto che "un angelo non dovrebbe mai piangere", il fatto è che lo hanno ripetuto talmente tante volte in tutti i fumetti che ho voluto inserirlo. Fra l'altro, i Riviventi sono nati dalle lacrime di Raf e dalle risate di Sulfus - per chi non lo sapesse -.

[Ah, già: POV sta per Point of View, cioè Punto di Vista.]

 

CAPITOLO 15

 

Raf POV

 

Mi gira la testa. Davanti a me, solo immagini sfalsate. Migliaia di immagini sfalsate che vedo apparire e scomparire velocemente, appena riesco a focalizzarle.

Ma forse, dire che le immagini sono davanti a me non è del tutto corretto. Davanti a me non c’è niente. Le immagini sono dentro di me.

Sono perlopiù immagini di Angie Town, e di mia mamma. E poi, poi cominciano le voci. Sono due.

La prima, la riconosco immediatamente: è mia madre. L’altra è una voce infantile, debole, incredibilmente familiare. Provo una sensazione calda, e sento l’odore di casa mia entrarmi nelle narici.

Vedo una bambina, un piccolo angelo. Accucciata, con il viso nascosto nel grembo di mia madre, piange. E lei le canta una ninnananna. La nostra ninnananna.

 

“Raf…” La sua voce è così dolce…così meravigliosamente rassicurante…

La bambina alza leggermente il viso, come a voler rispondere. Tira su col naso, dai grandi occhi blu scendono enormi lacrimoni. Il piccolo visetto paffuto è corrucciato, tiene evidentemente il broncio.

Ma ero davvero così buffa, da piccola…?!

“Raf, ascolta la tua mamma…un angelo non dovrebbe mai piangere…Quindi ora sorridi…! Il sorriso di un angelo illumina i cuori…”

 

Già…mi ricordo di quella volta…Mia mamma aveva ragione. Gli angeli non dovrebbero piangere. Mai.

In effetti, tutta questa storia dei riviventi è stata colpa delle mie lacrime. Se non avessi pianto, Malachia non avrebbe mai potuto…quei mostri non sarebbero mai…

La scena cambia, veloce, davanti a me. Ora vedo tutti i miei amici, i miei compagni, i professori, Angie Town, la scuola…mi passa davanti tutta la mia vita.

Le voci si ammucchiano nella mia testa, sovrastandosi l’una con l’altra, diventando sempre più assordanti.

Un istante dopo, tutto si ferma.

 

Sono sempre io, ad Angie Town, nella mia stanza. Avrò avuto 6, massimo 7 anni. Sembro pensierosa. Sono stesa sul mio letto, gambe accavallate, diario appoggiato sul cuscino e penna in mano. Sulla scrivania della camera, un libro aperto.

Qualcuno bussa alla porta, e senza aspettare una mia risposta, entra. È mia madre. Si siede vicino a me, mi accarezza la fronte, e mi sorride.

 

“Raf, piccola, c’è qualcosa che non va?”

 

“Mamma, perché dobbiamo studiare le materie dei Terreni? Noi siamo angeli!”

 

Sorride.

 

“Ma Raf, se vuoi diventare un vero Angelo Custode, allora devi conoscere i terreni! Ti aiuterà sapere cose su di loro, non credi?”

 

Io – la mia io del passato – sbuffo. Ad essere sincera, non mi ricordo di quest’episodio.

 

“Ma mamma, geometria non mi piace! È…ingiusta…!”

 

Mia mamma ridacchia lievemente, e anche io. Chissà cosa volevo dire con quella frase…

Poi la Raf del mio passato continua:

 

“Oggi abbiamo studiato le rette parallele. Lo sai, mamma, che percorrono sempre la stessa strada senza mai potersi incontrare?”

 

Pausa. Poi continua.

 

“È…triste, no?”

 

Mia mamma esita un attimo, prima di sorridere dolcemente e ricominciare ad accarezzare la fronte della me stessa del passato.

 

“Piccola mia, ti sbagli. Le rette parallele si incontrano. Si incontrano all’infinito.”

 

Rimango colpita da quelle parole. Non ricordavo di averle mai sentite. La scena cambia di nuovo, e nuove centinaia di immagini mi si parano davanti. Le voci si alzano di nuovo, ancor più di prima.

Mi viene la nausea, mi sento male.

 Una in particolare, cerca di farsi strada fra le altre. È la stessa di prima…è fredda, e metallica, e tagliente, ma ugualmente familiare. Mi mette i brividi.

 

“R…f, t…pr…o! D…i…sv…a…rti! O s…à…tr…ta…i!”

 

Non capisco, non capisco, non capisco! Non capisco cosa sta cercando di dire! Sento una tale ansia…ho come la sensazione di dover assolutamente capire cosa sta cercando di dirmi questa voce, ma non ci riesco!

La testa comincia a girarmi di nuovo, sto perdendo ancora coscienza del mio corpo, un fischio potente si fa strada nella mia mente, sto per svenire,…sto…per…

 

Sulfus POV

 

Dannazione, dannazione, dannazione!  Perché non si sveglia? È fredda, troppo fredda, e continua ad agitarsi. Forse sta avendo un incubo…? Non lo so, non ci capisco più niente!

È crollata all’improvviso, come un sacco di patate, e si è accasciata a terra. Sembra svenuta…non lo saprei dire con certezza. Cavoli, proprio ora doveva succedere? Presto quella stramaledettissima nebbia si prenderà anche la scuola, e ogni cosa al suo interno…compresi noi, se non ci muoviamo.

Non posso nemmeno caricarmela ancora sulle spalle e portarla via. Ho perso troppe energie, il mio corpo non sosterrebbe mai il peso di entrambi. Tanto più se si tratta di correre…!

Ok, devo calmarmi. Devo assolutamente trovare una soluzione. Ehm…vediamo…potrei riuscire a portarla fino alla mia camera, credo. È vero che dovremmo andarcene, ma con Raf in queste condizioni sarebbe totalmente inutile. Magari se la stendo sul mio letto per un po’ si riprende, e potremo uscire da questa sottospecie di copia della nostra scuola – venuta male, fra l’altro- .

Sospiro, e l’afferro piano per le braccia per tirarla su. Passo il braccio destro intorno le mie spalle, e cerco di camminare sorreggendo anche lei. Diamine. Se avessi abbastanza energie per portarla in spalla, sarebbe tutto più semplice.

Arriviamo davanti alla porta della mia stanza, e l’apro con un calcio. D'altronde ho entrambe le mani occupate, come facevo altrimenti ad entrare?

La corico sul mio letto il più delicatamente possibile, e aspetto qualche attimo. Ora non si muove più; forse ha smesso di sognare. Le passo una mano sulla fronte, cercando di capire se ha la febbre. No, impossibile: è totalmente gelata. Beh, se ne va sempre in giro con quello straccetto verde senza maniche, ovvio che abbia freddo. Resto a guardarla ancora un po’, cercando di decidere se è il caso di provare a svegliarla o no. Non mi intendo molto di queste cose. Vedo il suo corpo rabbrividire debolmente, comincia a venirle la pelle d’oca. E quasi istintivamente mi levo la giacca, e sorreggendo Raf con un braccio gliel’appoggio sulle spalle. Cavoli, io vengo da Zolfanello City, che per antonomasia è il posto più vicino all’inferno in assoluto; la mia giacca deve per forza riuscire a riscaldarla.

Comunque, non è affatto prudente rimanere qui fermi. Rischiamo grosso, questa volta. Sinceramente, non ci tengo proprio ad andare a far parte della nuova collezione di statue della città come l’impiastro alato.

Proprio mentre sto riflettendo sul da farsi, Raf ricomincia ad agitarsi. Tenendo sempre gli occhi chiusi, aggrotta impercettibilmente le sopracciglia e inclina lievemente la testa verso di me.

Sembra come infastidita da qualcosa, o roba del genere. Un piccolo gemito sfugge dalle sue labbra, anche se assomiglia di più a un sussurro che ad altro. Sbatte lievemente le palpebre, credo si stia svegliando. Apre piano gli occhi, si guarda intorno, nota la mia giacca sulle sue spalle.

Mi guarda interrogativa, senza dire niente. Io alzo le spalle, e rispondo con un “Tremavi, credevo avessi freddo”, sperando di sembrare indifferente.

Arrossisce impercettibilmente, e abbassa lo sguardo. Ok, non abbiamo tempo da perdere. Ora che la bella addormentata si è svegliata, ci conviene andarcene.

“Muoviamoci, o la nebbia ci raggiungerà.”

Annuisce piano, e con voce debole mi fa “Ma…dove andiamo? Non sappiamo dove siano gli altri, e nemmeno a scuola abbiamo trovato niente…!”

“Beh, qui non possiamo rimanere. Intanto avviamoci, poi si vedrà.”

Senza aggiungere altro, si alza dal letto e fa cenno di restituirmi la giacca.

“Fa niente, puoi tenerla. Serve più a te che a me.” Dico, ma solo dopo essermi voltato. Figuriamoci se uno come me si comporta da cavaliere con un angelo guardandolo pure negli occhi, fra l’altro!

Sempre restando girato, allungo una mano verso di lei. “Meglio essere sicuri di non separarci, o perderci.” La afferra, e cominciamo ad avanzare verso la porta.

La apro, e mi blocco un istante. La nebbia è aumentata in maniera esponenziale. È decisamente troppa. E ci blocca la strada. Sbatto un pugno contro il muro, frustrato.

Diamine…!” Un  istante dopo, sento la mano di Raf sopra la mia. “Non agitarti. Peggiori solo la situazione. Cerchiamo…con calma un modo…per uscire di qui.” Cerca di ostentare sicurezza, ma la sua voce trema, e anche la sua mano sulla mia.

Poi, sento un odore dolciastro. Dolciastro e sgradevole. Sembra caramello bruciato. Mi giro a guardare il muro dove sono appoggiate le mani mia e di Raf. E proprio lì, c’è una piccola voragine, come un buco nero in miniatura.

Io e lei ci guardiamo a vicenda, interdetti. “C-cosa…?”

La vedo spostare la mano incerta in un’altra parte di muro, incerta. Ma niente. Il muro resta lo stesso. Tocco anch’io quella piccola porzione di parete dove è ancora appoggiata la mano di Raf. E, di nuovo, me la vedo sparire da davanti.

“Cosa…credi che significhi…?” Chiede Raf, con una punta di paura nella voce.

“Io…non lo so, ma credo che…funzioni come con i Riviventi, ricordi? Bastava toccarli entrambi, e svanivano. Credo…sia una cosa del genere.”

“…Pensi che questo posto, l’abbiano creato loro?”

Scuoto la testa, non troppo convinto.

“Non esattamente…credo che…l’abbiamo creato noi.

“…Che?”

“Beh, i Riviventi li abbiamo creati noi. Credo che valga lo stesso anche per questo posto.”

“Scusami tanto, sai Sulfus…non è per non darti fiducia o roba simile ma…penso che me lo ricorderei se avessi plasmato un mondo, ti pare?”

Si, lo so. Non voleva essere sarcastica. In effetti, in una situazione come questa…credo che venga spontaneo porsi qualche dubbio, no?

“Ah, e poi…c’è una cosa che dovresti sapere…è da prima che…sento una voce, una voce che mi chiama. Ma non riesco a capire bene cosa cerca di dirmi, le parole mi arrivano a spezzoni.”

Ecco, e ti pareva! Nuovo problema in arrivo. Evvai.

Resto in silenzio, pensando a cosa fare.

“Per il momento, cerchiamo il modo di uscire di qui. Al resto penseremo dopo.”

Alzo lo sguardo sul corridoio davanti a me. La nebbia è vicina. Troppo vicina. Raf emette come uno squittio, come se stesse cercando di reprimere un urlo.

Guardo i suoi piedi, e i miei piedi. O quello che sono diventati. Sono grigi. Sento che stanno diventando freddi. E non riesco più a muoverli.

Raf è terrorizzata, cerca di respirare e mantenere il controllo. Sta per piangere. Alza lo sguardo su di me. “Scusami, so che non dovrei piangere ma…” Silenzio. Sinceramente, non mi capacito di come possiamo rimanere immobili in un momento come questo. Piedi a parte, per ora il resto dei nostri corpi è più o meno funzionante. Piano, vedo il grigio dei piedi estendersi fino alle gambe.

“Sulfus…” la sua voce è debole, e inferma. La guardo, cercando di rimanere calmo. Ma in realtà, anche io sono terrorizzato. “…Senti...a te piace la geometria?” La guardo alzando un sopracciglio. Che c’entra ora? Non mi sembra il momento più adatto per fare conversazione. Ormai siamo di pietra fino a metà busto. Non mi sento più le dita.

Scuote lievemente la testa, terrorizzata. “…Niente, non farci caso. Solo…” Fa una piccola pausa, incerta.

Ci guardiamo negli occhi, entrambi terrorizzati. Anche le spalle si colorano di quell’inquietante grigio spento.

La vedo diventare completamente pietra, con il suo ultimo sussurro. E sento che fra qualche millesimo di secondo toccherà anche a me. Dannazione. Anche uno come me può avere paura, allora. Anche se più che impaurito, sono letteralmente atterrito, terrorizzato.

I miei occhi diventano ciechi, smetto di percepire una qualsiasi cosa. Solo il mio cervello, mi ripete per l’ultima volta le parole confuse e incerte di Raf.

 

 

“…Incontriamoci all’infinito, vuoi?”

 

FINE! Dio, che depressione xD Ma io non ho niente di meglio da fare che scrivere ‘sta roba…?!? (La domanda è ovviamente retorica, con più che ovvia risposta: ‘no’)

Sapete, sono in crisi…come cappero vado avanti ora?? Non ho la più pallida idea di quali torture dovrò far subire ai poveri personaggi della mia storia – sono aperta a tutti i suggerimenti, sono davvero disperata! –

Comunque, spero che il capitolo vi piaccia, commentate per favore! ^^

 

Ringraziamenti:

 

X Akire97: grazie mille, sono lusingata ^///^ Che ne pensi di questo capitolo? Spero proprio di non averti delusa!

 

X Lione94:  ti prego no, non minacciarmi! xD Giuro che mi impegnerò a non interrompermi sempre sul più bello – dal prossimo capitolo in poi - . Che dici di questo? Lo so che è corto, ma sono stanca questi giorni -.-“

 

X solandia: carissima! Le tue recensioni sono sempre bellissime e ultra – gradite, anche se mi scuso: in questo capitolo ho dovuto mettere un po’ da parte il sarcasmo e concentrarmi sulla drammaticità xD vedrò di rifarmi nei prossimi capitoli…ancora infinitamente grazie per il tuo appoggio! ^^

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