Capitolo
II
La nuova casa.
Adoro l’andirivieni che c’è
sulla scalinata del conservatorio. Mi rende euforica, erano mesi che
non mi sentivo così.
Sento le mie dita muoversi
frenetiche. Vogliono di nuovo danzare sul piano.
Prendo di nuovo la maniglia
del mio trolley, è ora di andare a casa, domani ritornerò. Anche se a
malincuore, saluto il mio nuovo mondo e mi dirigo verso la mia dimora.
La mia nuova casa.
Da oggi abiterò da mia zia
Sophie, la sorella minore di mia madre.
Cammino tra le strade con
in mano un pezzetto di carta. L’indirizzo del suo appartamento.
Sospiro, mentre osservo gli
innumerevoli segnali. Ma niente! Quella dannata strada non la trovo.
Giro a vuoto tra le strade e i vicoli, ormai sono esausta e come me i
miei poveri piedi che gridano vendetta.
Facciamo bene i conti:
quanto tempo ho camminato?
Boh, un paio d’ore? Credo
sì…ma che tristezza.
Mi chiedo: perché non ho
chiamato un taxi come fanno le persone normali?
Mah, alcune volte so di
essere un tipo davvero curioso.
Mi fermo sul marciapiede e
mi siedo sul mio povero trolley (credo che tra un po’ mi prenderà a
calci, lo so), prendo la bottiglietta d’acqua tonica al limone e ne
bevo un sorso. Però devo trovare una soluzione…dove, abita mia zia?
“Uffa! Mannaggia a me! Mi
sono persa!”.
Piagnucolo, quando d’un
tratto alzo lo sguardo e intravedo qualcosa che mi fa sorridere ed
esultare dalla gioia.
Saltello come un bimbo di
sei anni che ha trovato la figurina mancante del suo album. Sono
davvero buffa, infatti, un vecchietto occhialuto mi osserva…che cosa
avrà pensato?
Che sono pazza.
Riprendo la maniglia del
mio trolley e lo trascino con forza verso quella cosa ( mi ucciderà lo
so)…l’insegna della strada.
Della mia strada. Già, mi
sento un po’ padrona di quella piccola tabella.
Ho quasi le lacrime agli
occhi. La guardo e sospiro felice.
“Finalmente”.
Osservo la strada, piccola
e pulita…come piace a me.
M’incammino e finalmente
trovo la palazzina dove, abita zia Sophie. Mi avvicino e comincio a
esaminare il citofono, e trovo il suo nome. Sophie Etienne, anche se io
avrei messo Sophie la Folle.
Io sono la Ribelle, un
duetto che farà scintille lo so.
Suono e mi apre. Salgo
sopra. Abita in un attico… e che attico.
Rimango a bocca aperta,
quando entro.
“Rin, ben arrivata”.
Mi dice mia zia, mentre mi
abbraccia…anzi diciamo che mi strozza. Un boa constrictor è molto più
dolce.
“Grazie…zia”.
Dico, cercando di trovare
un po’ d’aria. Faccio mille smorfie buffe, mentre lei mi stritola.
Aria! Aiuto! Help me!
Principe azzurro vieni in mio soccorso.
“Oh! Ti sto soffocando per
caso Rin?”.
Mi dice guardandomi con
aria perplessa. Diciamo da ebete.
“Beh, un pochino”.
Dico con un sorriso molto
tirato. Ma certo zia! Stavo per morire soffocata…ma porca pupattola!
Per mia fortuna lo
stritolamento amoroso finisce, e finalmente mia zia si decide a
mostrarmi la mia camera. Sono emozionata, mentre mi accompagna. Chissà
come sarà?
Non sono più nella pelle
dall’emozione, quando…spalanca la porta di legno chiara e mi mostra…
“Spero che ti piaccia”.
Io non posso crederci.
Ragazzi o ragazze lì presenti avete due tizzoni roventi che vi avanzano
per caso? Vi prego di prestarmeli voglio bruciarmi gli occhi…oddio la
camera è…
“Il rosa è un colore
meraviglioso, come anche il personaggio oggi di moda”.
Mi sorride quella demente
di mia zia. Sapete, ha avuto il buon gusto ( cattivo) di arredare la
mia camera con Hello Kitty. No! Io detesto quel gattaccio dal sesso
ambiguo.
E poi tutto quel rosa e
pizzi. Ora so che mi verrà una vera crisi nervosa.
Sorrido
nervosamente…diciamo che ho tic al viso dove, la bocca si muove in un
sorriso, mentre mia zia saltella nella mia nuova camera. Ora so cosa
voglio per il prossimo Natale, niente cd di musica classica, ma una
bella naginata giusto per far fuori questo essere che ha il mio stesso
sangue.
“Ti piace?”.
Mi domanda sbattendo gli
occhi come un personaggio buffo di qualche anime.
“Sì, certo zia”.
Vorrei vomitare per la
cacchiata appena detta, ma non posso. Mannaggia!
Mi sento con il morale a
terra, ma devo riprendermi dopotutto passerò molte ore al
conservatorio. Sia lodato la persona che inventò la scuola. Sarò
lapidata per questo, ma vivere in un mondo rosa e zuccheroso fa davvero
orrore, fidatevi.
“Ne sono felice, nipotina
mia!”.
Come non detto. Quella
pazza mi ri-stritola in un abbraccio soffocante. Di sicuro in una vita
passata era un boa constrictor.
Per fortuna mia, il
telefono mi salva squillando il quel momento ( sia lodato l’essere che
ha chiamato).
Mia zia saltellando va a
rispondere, io resto a guardarla saltellare…ma cosa si fuma questa qui?
Roba forte annuisco. Mi
giro di nuovo verso quel luogo roseo e gattesco, ed entro. Non mi
piace, ma devo adattarmi.
Che sfiga!
Comincio a disfare la
valigia e ripongo con molta cura ogni cosa…no, ho mentito. In verità
ammonticchiò la mia roba sulla poltroncina bianca con i cuoricini rosa
dove, vi è raffigurato quel mostro.
Sono una vera disordinata.
Infatti, la mia tata mi riprendeva sempre per questo mio difetto.
Ah, come mi manca. Kaede
perché non sei venuta con me? Mi mancano le tue torte, crostate al
cioccolato, i bignè, biscotti al limone, la cioccolata con panna…beh,
diciamo tutti i dolci.
Sono una golosona e ne vado
fiera, alla faccia della dieta. Anche se, in verità non sono cicciona
ma magra.
Vorrei essere un po’ in
carne, specialmente nella zona balcone…una terza piccola, diciamo una
seconda abbondante…non è il massimo…uffa!
Ripenso alla mia tatina,
intanto ho finito la mia opera di ammonticchiamento…ne vado fiera.
“Nipotina adorata!”.
Un urlo mi fa saltare come
un canguro. Mi giro e trovo mia zia che ride come una scema. Perché?
“Zia che c’è?”.
“Ma che fai?! Gli
indumenti non si ammonticchiano, ma si ripongono con cura nell’armadio”.
Mah va? Sai non lo
sapevo…ho sempre creduto che l’armadio fosse una sorta di porta magica
per Narnia.
“Grazie non lo sapevo”.
Dico leggermente acida,
mentre afferro la mia roba e la ficco nell’armadio. Mia zia mi osserva
leggermente stranita, ma poi sorride di nuovo (soffrirà di qualche
paresi facciale?).
“Prego”.
Ed ecco che si avvicina per
stritolarmi di nuovo, ma io meglio di un terzino la evito…fregata tiè!
La serata passata
tranquilla, tranne i continui gridolini e stritolamenti…in una vita
passata ero un calippo lo so.
Finalmente mi godo un bagno
rilassante…tra le mille bolle blu.
Mi ci voleva proprio
dopotutto ho camminato per ore e poi sono stata stritolata da una donna
di circa trent’anni, amante del gattismo pelucchioso e roseo…mi chiedo
se esista una religione del genere? Speriamo di no, al solo pensiero mi
sento male.
Esco dal mio bagnetto,
quasi…quasi mi trasferisco qui, poiché la mia camera…beh, lo sapete no?
È troppo rosea per i miei gusti.
Pazienza.
“Su Rin andiamo a letto che
è tardi”.
Mi dico, anche se il mio
corpo vuole rimanere lì dentro… di sicuro quel mondo puccioso mi
tormenterà nel sonno.
Mi muovo con il capo chino
e mi ficco sotto le coperte, anche se con Hello Kitty…che martirio.
“Domani farò un po’ di
compere, voglio un copripiumone più decente”.
Mi dico, intanto mi
appoggio meglio sul cuscino e piombo in un sonno pesantissimo…sono
davvero esausta.
Speriamo di non aver
ronfato…anche se ne dubito…
La notte corre veloce, mi
rotolo ancora nel mio lettino quando…
“Nipotina adorata!!!”.
Apro gli occhi di scatto e
urlo come una pazza, mi trovo di fronte al mio naso un’orrenda bestia.
Ha il viso con un’improponibile maschera ai cetrioli, cuffietta con
tanto di fiocchetti rosa e viola, e mi guarda con quegli occhioni stile
manga.
Io mi alzo di scatto,
mentre mentalmente invoco una preghiera come farebbe un buon esorcista.
Immondo
essere esci da questo corpo.
Ma con mio sommo dispiacere
mia zia non è posseduta da nessuno…peccato! Un po' furiosa le
dico...anzi le urlo.
“Zia non farlo mai più! Mi
hai fatto venire un colpo, grazie al cielo non soffro di qualche
malattia cardiaca…se no, addio mondo meraviglioso”.
Lei china il capo in segno
di scusa e mi avverte che sono le sette e la colazione è pronta. Le
sorrido e la perdono, anche se un cazzotto ci stava.
Avvertenze: mai svegliarmi
di colpo, sono un tipo piuttosto irascibile e mordo…quindi uomo
avvisato mezzo salvato.
Mi vesto, mi infilo una
bella gonnellina nera plissettata, gilet del medesimo colore e camicia
bianca. I capelli li lascio sciolti, almeno mi coprono le orecchie che
io definisco da Dumbo…anche se molti dicono che non ho le orecchie a
sventola, però io dico sempre di sì.
Mi dirigo in cucina
attirata dal profumo di caffè…buono il caffè.
Lo bevo, mentre afferro un
cornetto caldo, mia zia anche se stramba è un’ottima cuoca…fa certi
dolci da leccarsi i baffi. Si denota che sono un amante del Dio
Zucchero a gogò? Certo.
Poggio la tazzina, saluto
la mia adorata boa
constrictor e mi dirigo a scuola…al mio mondo musicale.
Spero di trovarmi bene…ma
con il mio carattere solare sarà una pacchia fare amicizia.
Scendo e m’incammino verso
scuola…però sbaglio a chiamarla così, è un Conservatorio. Adoro questa
parola, come suona bene.
Accarezzo la mia borsa e
guardo il cielo azzurro.
“Speriamo che mi trovi bene
in questa nuova città”.
E mi dirigo verso quel
bellissimo posto…
Continua…
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Oh, bene che dire? Beh, il capitolo
è una sorta di esperimento…diciamo che cerco di provare a descrivere
una Rin meno seria, anche se non ci riesco molto…mi esce sempre un
essere strambo XD.
In questo capitolo poi fa solo
pena…però come ho già detto prima tutta la storia è una sorta di
esperimento. Buona lettura e ringrazio chi ha recensito il capitolo
precedente.
Un bacio.
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