Anatema

di Miyan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


CAPITOLO 1

CAPITOLO 1

Il cielo era limpido, di un azzurro tenue, poche striature biancastre, la luce del sole appena sorto che feriva gli occhi. Freddo, il gelo sembrava aver fermato tutte le cose, come se il tempo fosse stato sospeso. Era normale, l’inverno era nel pieno e la distesa pianeggiante dei campi era ricoperta di brina.

Il pullman aveva un’andatura lenta e altalenante, che cullava i passeggeri che di primo mattino dovevano raggiungere la città. Molti occhi erano chiusi nel tentativo di riprendere il sonno, altre palpebre appena appoggiate che si rifiutavano di svegliarsi completamente.

Il lungo piumino nero abbottonato fino al collo, la sciarpa di lana, i guanti anch’essi scuri infilati sulle mani strette al corpo per riscaldarsi. Gli occhi color caramello erano rivolti al finestrino, lo sguardo perso sul paesaggio che scorreva davanti ai suoi occhi. Gli auricolari nelle orecchie, il lettore appoggiato sulle gambe, la musica a basso volume che fluiva come lo scorrere dell’acqua in un rigagnolo.

Dopo circa tre quarti d’ora era giunta a destinazione. Aveva riposto il lettore spento nel suo zaino e aveva passato le mani nei lunghi riccioli sanguigni scuotendoli. Scesa dal pullman, mani in tasca, vide le sue amiche che l’attendevano pochi metri più avanti.

"Ciao ragazze…"

sorrise.

Nel vederla arrivare le due ragazze si affiancarono a lei e la salutarono.

"Ciao Molly."

Poi proseguirono con il discorso che stavano facendo ancora prima che lei giungesse. La ragazza ascoltava senza proferire una parola, mentre si dirigevano verso l’edificio della loro facoltà. Strada conosciuta, passi automatici, movimenti istintivi, noti. Mano a mano che avanzavano altri ragazzi come loro si dirigevano nella loro direzione.

Varcato il portone si diressero verso la stanza delle macchinette automatiche, la ragazza prese la chiavetta da una tasca dello zaino. Le sue amiche come al solito presero del caffè, lei invece non ne beveva e selezionò il tasto del tè.

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Era un periodo strano per lei… forse non troppo. Molti avrebbero potuto dire che era lunatica, ma in cuor suo sapeva che tale parola non evidenziava efficacemente quello che era. Si sentiva malinconica. Sentiva uno strano peso che le opprimeva il petto, che quasi le impediva di respirare, di vivere. In quei giorni era come se si guardasse dall’esterno e vedesse solo una marionetta che si muoveva meccanicamente, ma che non era viva. Lei sopravviveva.

Sopravvivere. Quante volte si era domandata se viveva o meno la sua vita. E la maggior parte delle volte si rispondeva che lei non viveva per sé stessa. Era piuttosto gentile con tutti, sempre disponibile ad aiutare chiunque glielo avesse chiesto, rigida nei suoi doveri, nei suoi divieti. Vincoli che si era imposta lei stessa, per non deludere i suoi genitori e chi le voleva almeno un po’ di bene. Vincoli che ormai erano come una voce dentro di lei, separata da lei, che la guidava senza che lei si ponesse più domande.

Lei viveva per gli altri, non faceva niente per sé. Era come se lei fosse nata per non permettere che qualcuno fosse solo. E se anche lei fosse stata sola cosa importava? I suoi problemi non erano altro che schegge al confronto con i massi che affliggevano gli altri.

Altri giorni invece sentiva che le cose le scivolavano addosso senza ferirla e danneggiarla, sempre con un timido sorriso sulle labbra, sempre vedendo il bello nelle cose semplici. Dolori e dispiaceri che in quel momento non la scalfivano ma che si nascondevano cautamente in una scatola della sua mente per riaffiorare nei giorni no. E quando ciò accadeva era come se una tenebra fitta calasse sul suo cuore.

Ed eccola lì, che sedeva di fianco alle sue amiche Susan e Liv, con le mani nelle tasche del piumino e la sensazione di essere stanca di esistere. Il tè caldo fluiva lentamente nel suo corpo. Sembrava che esso tentasse di ridestarla da un sogno.

--------

Raggiunsero l’aula in cui dovevano seguire la lezione. Alcuni ragazzi erano già presenti. Nell’entrare salutò un ragazzo dai gentili occhi azzurri e si sedette nel centro della fila, Susan accanto a lei e Liv vicino al giovane, il suo ragazzo.

Dopo essersi tolta il giaccone uscì dalla stanza raggiungendo il bagno. Aprì l’acqua del rubinetto per lavarsi le mani e alzando lo sguardo si vide riflessa nello specchio. I lunghi riccioli rossi erano luminosi come al solito, ma gli occhi sembravano spenti, come se fossero pronti a versare una lacrima da un momento all’altro. Si sforzò di fare un sorriso e vide le sue labbra incresparsi leggermente senza esprimere la gioia che un gesto del genere doveva fornire. Chiuse l’acqua maledicendosi mentalmente.

Nel rientrare in aula vide subito gli occhi azzurri dell’amico che le sorridevano sfacciati… lei riconobbe subito il significato di quel gesto. Scostando lo sguardo sul posto che lei avrebbe occupato vide accanto ad esso un ragazzo dagli occhi ed i capelli scuri che la osservava mentre si avvicinava.

Fece spostare gli amici per poter entrare nella fila, nel passare davanti al giovane dagli occhi azzurri lo sentì sussurrare divertito

"Questa volta non l’hai scampata…"

"Piantala adesso Ethan, mi sto scocciando di questa storia."

La voce rivelava la freddezza delle sue parole. L’amico la guardò incredulo mentre si sedeva accanto all’altro giovane che abbozzava un sorriso.

"Che ho fatto di male?"

si domandò tra sé e sé la ragazza mentre attendeva che il suo vicino cominciasse con i soliti racconti…

Fortunatamente poco dopo la professoressa entrò in aula e la lezione concentrò tutta la sua attenzione.

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Quando finalmente le lezioni erano terminate il cielo stava già imbrunendo. Salutò alcuni suoi compagni di corso e si incamminò verso l’uscita con le sue amiche ed Ethan.

"Corro a prendere un cioccolatino…"

disse Liv mentre si allontanava correndo verso la stanza delle macchinette automatiche.

"Vado anche io!"

affermò anche Susan raggiungendo l’amica.

Molly ed Ethan invece uscirono dall’edificio dirigendosi verso il parcheggio dove il ragazzo era solito lasciare la macchina. Camminavano in silenzio, fianco a fianco.

"Molly…"

la ragazza si voltò verso l’amico osservandolo.

"Dimmi."

"Sei arrabbiata con me forse?"

la ragazza aspettò un po’ prima di rispondergli, pensando tra sé, indecisa su cosa dire.

"Perché dovrei?"

Ethan la guardò serio.

"Da stamattina hai spiccicato poco più di tre parole con me. E poi quando sei rientrata in classe e ti ho fatto quella battuta su Alan mi hai risposto seccamente."

La giovane camminava ascoltando il ragazzo ma non guardandolo in volto, lo sguardo era fisso davanti a lei.

"E secondo te perché?"

Un sorriso di rabbia apparve sulle labbra della giovane.

"Non ti sarai offesa per la storia di Alan? Io ti faccio le battute perché mi diverte la tua reazione, e perché di solito noi due ci comportiamo così!"

Allora la ragazza si fermò. Il giovane, accorgendosene, si fermò anch’esso voltandosi verso di lei.

"Certo, anche a me piace farti le battute… ma non mi sembra di calcare la mano. Sai bene che a me Alan non interessa e che non è vero che lui ci prova con me. È solo fatto così, e mi da fastidio dover stare attenta a come mi comporto con lui perché mi sento sempre addosso i tuoi occhi, pronto a prendermi in giro."

"Ma…"

"Ma un bel niente. Lo sai come sono fatta, sai che sono permalosa… e quindi cerca di capire quando è il momento di piantarla!"

"Non volevo farti arrabbiare!"

"Lo spero bene!"

"Facciamo pace?"

la ragazza assunse un finto sguardo arrabbiato.

"Vediamo…"

Il giovane capì che era pace fatta, ormai la conosceva abbastanza bene. In quel momento li raggiunsero le altre due ragazze affiancandosi a loro.

--------

Quella sera la palestra era sovraffollata. Molly entrò nella sala seguendo Liv e Susan. Aveva la bottiglietta dell’acqua e una salvietta in mano. Ethan era già alla cyclette per il riscaldamento. Le macchine erano quasi tutte occupate. Liv stava occupando in quel momento il tapis-roulante. Molly si guardò attorno sperando che in quei pochi secondi qualcosa si fosse liberato. Vide che un tappetino era libero. Fece segno a Susan di seguirla. Occuparono il tappetino in due stringendosi. Il ragazzo sul tappetino accanto si scostò un poco facendo loro un po’ di spazio. Ringraziarono sorridendo.

Incominciò a fare gli addominali, inspirava ed espirava profondamente andando a ritmo, seguendo i suoi movimenti. Ogni tanto rispondeva a Susan che stava chiacchierando come al solito, raccontandole le sue vicende.

Dopo circa un’ora aveva finito i suoi esercizi. Passò lo sguardo sui presenti cercando i suoi amici. Liv e Susan stavano facendo alcuni pesi occupando una panca in due, come al solito per risparmiare spazio e tempo. Ethan invece stava sdraiato su un’altra panca lontana da quella delle due, mentre sollevava pesi che erano almeno quattro volte superiori a quelli delle ragazze. Stava facendo gli incroci, esercizio che odiava, e Molly non resistette alla tentazione di andare a disturbarlo.

"Siamo sicuri che le fai tutte le ripetizioni o meno?"

"Ah, ah, simpatica. Vorrei vedere te al mio posto!"

la ragazza era in piedi dietro di lui e gli sorrise divertita.

"A me non serve fare i pettorali! Su lavora!"

"Se mi disturbi mi fai perdere il conto!"

"Indovina un po’… non lo sapevo!"

La risata della ragazza si alzò cristallina.

"Io ho finito, vado a prepararmi. A dopo."

Lo salutò facendogli una linguaccia. Nell’alzare il volto da quello dell’amico vide che il ragazzo accanto ad Ethan li stava osservando. Aveva i capelli biondo scuro un po’ lunghi legati in una coda, i chiari occhi azzurri la seguirono al suo passaggio.

"Ethan…"

"Dimmi Kevin"

"Ma chi è quella?"

"Molly, una delle mie compagne di università di cui ti dicevo."

Entrata nello spogliatoio andò a lavarsi e si cambiò. Poco dopo lei e gli amici erano sulla macchina del ragazzo che attraversava la città. Arrivati a destinazione, cioè alla fermata dell’autobus, Ethan parcheggiò lì vicino. La radio accesa mandava una canzone dance… a Molly non piaceva…

Osservava fuori dal finestrino le macchine che passavano non molto distante da dove era lei. Le luci della città sapevano essere belle… ma i rumori e gli odori non ne erano all’altezza. Sentiva i suoi amici che chiacchieravano. Guardò l’ora all’orologio che portava al polso. Poi si voltò verso Susan.

"Andiamo?"

Susan fece un cenno di assenso. Nello scendere dalla macchina salutarono Ethan.

"Ciao ci vediamo domani in uni…"

Lasciarono un po’ i due morosi da soli. L’aria fredda sferzava le guance accaldate delle ragazze. Dopo qualche minuto Liv le raggiunse. Molly si voltò verso la macchina di Ethan che se ne andava e lo salutò con la mano. Lui rispose al saluto.

Finalmente l’autobus arrivò alla loro fermata. Come al solito era mezzo vuoto, in fondo c’erano alcuni extracomunitari. Si sedettero abbastanza davanti con le poche persone italiane presenti.

--------

La motocicletta correva sull’asfalto. Sembrava scivolare su di esso come sospinta dall’aria. Zigzagava tra le automobili che invece erano costrette a rimanere in coda. La città era così, soprattutto ad un certo orario, zeppa di rumori e di traffico.

Appena fu riuscito a lasciare il centro si era avviato verso nord. I grattacieli si erano trasformati in condomini e successivamente in case, poi era subentrato il marrone dei campi e la pianura era diventata via via un rincorrersi di salite e discese, di tornanti, di pareti rocciose e di dirupi.

Altra gente delle sue zone lasciava la città, luogo di lavoro e di studio, e ritornava a casa, la sera. Le strade erano trafficate, anche se non al pari degli imbottigliamenti della città. Il cielo era già scuro quando aveva lasciato la palestra, il sole era tramontato ormai da molto tempo e all’orizzonte non si scorgeva nemmeno un bagliore rossastro di luce. Quante volte percorreva quella strada, da solo, i suoi pensieri come unica compagnia, nemmeno un po’ di musica, solo il rumore del potente motore della sua motocicletta, rumore che per lui era musica allo stato puro, una musica che trasmetteva energia e liberazione.

Si piegò seguendo la motocicletta, quasi lambendo l’asfalto, ancora quell’ultima curva e avrebbe raggiunto la sua cittadina. In realtà era poco più di un paese, dove tutti conoscevano tutti e si facevano gli affari di tutti. Ma a lui non importava niente, che sparlassero pure di lui, tanto ci aveva fatto il callo. E poi, a dire la verità, si divertiva a sentire la gente bisbigliare alle sue spalle l’ultima bravata che aveva compiuto… peccato che quello che sentiva fosse completamente diverso da quello che era realmente accaduto. Un sorriso amaro comparve sulle labbra del ragazzo. Fortunatamente non erano tutti così. Aveva fatto amicizia, se così si poteva dire, con qualche ragazzo. Erano tutti dei tipi a posto, che non si impicciavano degli affari suoi. Persone come piacevano a lui.

Il motore stava perdendo giri lentamente. Si fermò davanti al cancello di casa sua, lo aprì con le chiavi e portò la motocicletta nel garage. Poi tornò al cancello per chiuderlo. Una macchina stava arrivando proprio in quel momento ed entrava nel cortile della villetta accanto alla sua. Il conducente si fermò accanto a lui abbassando il vetro del finestrino.

"Sei arrivato prima di me!"

il ragazzo osservò l’altro e sorrise.

"Io non dovevo accompagnare delle ragazze a casa."

Anche il conducente rispose ridendo all’amico.

"Oh, no. Per fortuna le ho portate solo alla fermata dell’autobus. Abitano parecchio lontano!"

con un gesto della mano si salutarono e il ragazzo si diresse verso la porta d’entrata della sua casa. Prese il mazzo di chiavi che aveva in mano e cercò quella giusta, l’inserì nella toppa e a un minimo giro della chiave la porta si aprì.

"Mia sorella è già a casa"

pensò tra sé il ragazzo mentre appendeva il giubbotto all’attaccapanni nell’ingresso. Infatti il cappotto di lana della sorella era già appeso al suo posto.

"Tess, sono a casa!"

disse ad alta voce mentre attraversava il corridoio dirigendosi verso la sua camera da letto.

"Ok, ben arrivato"

gli rispose una voce dietro di lui, mentre il viso allegro della sorella maggiore faceva capolino sulla porta della stanza.

Il ragazzo prese i vestiti di ricambio ed entrò in bagno. La stanza era calda, aprì l’acqua della doccia, e dopo essersi spogliato, vi entrò.



Ciao a tutti... mi piacerebbe sapere cosa ne pensate... anche commenti cattivi e costruttivi... l'ho messa in rete proprio per questo!
Vi ringrazio
Miyan

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


CAPITOLO 2

CAPITOLO 2

La radiosveglia quella mattina mandava insistentemente un pezzo che alla ragazza nemmeno piaceva. Sfilò la mano da sotto le coperte e la spense maledicendo di non essere andata a letto presto la sera prima. Si alzò dal letto e nel sentire l’aria più fresca della stanza rabbrividì. Prese i vestiti che aveva preparato la sera prima appoggiati su una seggiola ed entrò in bagno accendendo la stufa elettrica. Si sedette per terra, sul tappeto, ascoltando il rumore della ventola e l’aria calda che la facevano rilassare, speranzosa di ridestarsi completamente. Passarono alcuni minuti, poi s’alzò in piedi e incominciò a lavarsi e a prepararsi.

Quel mattino il cielo era cupo, minacciava pioggia, e il cattivo tempo metteva di malumore la ragazza. Era sul pullman che osservava il cielo speranzosa di vedere una luce comparire tra il fitto delle nubi, ma sembrava che il destino non la volesse accontentare. Intanto erano arrivati alla fermata dove salirono le sue due amiche. Queste al contrario di lei erano piuttosto allegre, come se non avessero influssi dal tempo e dalle poche ore di sonno.

"Ciao Molly…"

Susan si sedette accanto a lei, i capelli ancora bagnati.

"Te l’ho detto mille volte di asciugarti i capelli dopo la doccia… ti verrà un accidente!"

subito la ragazza dai riccioli rossi rimproverò l’amica.

"Ok, mammina! Ma non avevo tempo, ero di corsa!"

Molly sospirò, poi si sporse in avanti per vedere l’altra ragazza seduta al posto dall’altra parte del piccolo corridoio.

"Liv, ciao bella!"

la giovane sentitasi chiamare si girò verso di lei, gli occhiali da sole unico segno da cui si poteva capire che le occhiaie erano presenti sul suo volto magro.

"Ciao Molly…"

poi si appoggiò contro lo schienale raccogliendo le gambe e infilandosi gli auricolari nelle orecchie.

Anche Molly si appoggiò di nuovo, Susan si voltò verso di lei pronta a chiacchierare.

"Allora qualche novità?"

domandò la rossa conoscendo bene le intenzioni dell’amica.

"No, il solito. Vi fa niente se oggi non pranzo con voi?"

Molly sorrise tra sé.

"Chris?"

"Già, mangio con lui."

Molly si accomodò meglio nel sedile pronta a seguire il racconto dell’amica.

Intanto il tempo passava e stavano raggiungendo la città. La pioggia fortunatamente non era scesa, ma il cielo rimaneva tetro.

Giunte all’ingresso dell’edificio universitario c’erano ancora poche persone in giro. Una di queste era Ethan che era arrivato pochi secondi prima di loro. Salutò le amiche per poi abbassarsi a baciare Liv.

"Avete fatto colazione stamattina?"

le ragazze risposero affermativamente. Lui prese comunque un sacchetto dallo zainetto scuro e afferrò una brioche.

"Su dai prendetene una. Ve le ho comperate apposta!"

le tre, golose, non rinunciarono all’offerta. Pochi secondi dopo erano seduti ad una panchina all’interno della sala delle macchinette che confabulavano.

"Ehy Liv, non ci hai letto l’oroscopo stamattina!"

disse Susan porgendole il giornale che veniva distribuito gratuitamente nell’edificio. La minuta ragazza prese i fogli cercando la pagina che le interessava. Si schiarì la voce.

"Ariete: un malumore passeggero rischia di rovinarvi la giornata. Reagite con forza e decisione e chi vi starà vicino apprezzerà il vostro carattere… capito Molly, se vuoi ti facciamo ridere noi."

L’interessata rispose con un sorriso senza ascoltare il proseguire della lettura. Si perse piuttosto nei suoi pensieri. Osservando il via vai di persone che le passavano davanti.

"Prima che mi dimentichi…"

disse Ethan, richiamando l’attenzione delle amiche.

"…volevo invitarvi a cena a casa mia venerdì sera…"

"Come mai?"

domandò subito la rossa attendendo risposta.

"…siamo stati a cena a casa di voi tre, adesso è il mio turno."

"Ma non ce n’è bisogno!"

affermò subito Susan mentre trafficava con la sua borsa in cerca del cellulare.

"Non ti preoccupare. Con tutti i piaceri che ci fai, dovremmo essere noi ad invitarti di nuovo a mangiare."

Sorrise Molly. Ma il ragazzo sembrava insistere.

"Dai, mi farebbe molto piacere. Su, non fatevi pregare!"

Molly guardò Liv che sorrideva.

"Su ragazze, così vedrete casa sua. Voi non ci siete mai state!"

disse la fidanzata cercando di minare le indecisioni delle sue amiche. Molly si fece seria.

"Solo se non cucini tu!"

tutti sorrisero.

"No, non preoccuparti. Mia mamma mi preparerà qualcosa, loro sono a cena fuori."

"Non farla disturbare. Se vuoi cuciniamo noi."

Propose subito Susan staccando gli occhi dal display del cellulare e posando lo sguardo sull’amico.

"Non ci pensate nemmeno, siete mie ospiti e basta."

Le ragazze cedettero e accettarono l’invito.

--------

Frequentavano la palestra due sere alla settimana, quando gli orari delle lezioni permettevano loro di non essere troppo stanchi. Avevano deciso di fare qualcosa di diverso insieme, non solo frequentare i corsi. Era strano vedere un ragazzo con tre ragazze, ma erano diventati buoni amici e tra loro non c’era nessun attrito. Anzi si prendevano sempre in giro a vicenda ma senza malizia, solo con la voglia di divertirsi.

Quella sera fortunatamente non c’era troppa gente. Molly entrò in palestra per ultima, come al solito con la bottiglietta dell’acqua in una mano e la salvietta nell’altra. Purtroppo per lei gli attrezzi per fare riscaldamento erano tutti occupati. Decise allora che per cominciare poteva fare gli esercizi a terra. Appoggiò la salvietta sul tappetino e ci si sdraiò sopra, piegò le ginocchia e incrociò le mani dietro alla testa raccogliendo anche i lunghi riccioli. Uno… due… tre… contava tutte le volte che alzava il busto espirando profondamente. Nel tornare indietro alzò lo sguardo davanti a sé e lo vide. Le era sembrato che i suoi occhi fossero posati su di lei. Appoggiò la schiena a terra, aveva finito la serie e doveva riposarsi un minuto prima di riprendere. Ricominciò gli esercizi, questa volta voleva proprio vedere se era stata una coincidenza o se la stava proprio guardando. Nell’alzarsi lo guardò, ma lui stava sì guardando nella sua direzione ma si stava osservando nello specchio dietro alla ragazza per vedere se gli esercizi che stava facendo fossero corretti. La ragazza riappoggiò la schiena sul tappetino lasciando perdere il ragazzo.

Finiti gli esercizi si alzò da terra prendendo la salvietta. Si diresse alla cyclette dove c’era Susan passando proprio accanto al ragazzo. Era proprio alto. Più di un metro e ottanta sicuramente, in quanto poteva fare un paragone con suo fratello. Accostatasi a Susan incominciò a chiacchierare.

"Ti manca ancora molto?"

domandò mentre osservava l’amica rossa in viso.

"Cinquantatré secondi…"

intanto che attendeva di darle il cambio guardò Liv che sudava sul tapis-roulante. Ethan invece era già ad una macchina. Susan le lasciò il posto.

"Quanto fai?"

le chiese l’amica mentre lei alzava il sellino.

"Dieci minuti."

"Allora io faccio gli addominali così dopo ci diamo il cambio alla macchina per l’interno coscia…"

"Ok."

Susan si allontanò, Molly impostò i vari parametri ed incominciò a pedalare. Intanto anche il ragazzo si era spostato e stava facendo il bilanciere proprio di fronte a lei. La ragazza pedalava ritmicamente, mantenendo sempre la stessa velocità anche quando incominciò a sentire i muscoli dolerle. Si sentiva la faccia accaldata e sudata. Prese la salvietta appoggiata sul manubrio e si asciugò il viso.

4:47

4:46

4:45

sembrava proprio che il tempo scorresse più lentamente del solito. Prese la bottiglietta dell’acqua e la stappò. La portò alle labbra e bevve a canna portando la testa all’indietro. Nel riabbassare gli occhi le sembrò di nuovo che osservasse lei. Il ragazzo nel vedere che l’aveva visto non distolse lo sguardo, anzi continuò a fissarla negli occhi come a sfidarla, sorridendo… infatti fu lei a voltarsi da un’altra parte fingendo di guardare le sue amiche che chiacchieravano mentre facevano gli esercizi a terra.

"Ma allora lo fa apposta. E io che pensavo di essermi sbagliata!"

pensò tra sé

" Anche l’altro giorno, quando ho salutato Ethan prima di andare a cambiarmi mi era sembrato che mi stessa guardando. Forse è un caso… no, mi stava proprio fissando… con quel sorrisetto idiota poi!"

Per tutto il tempo in cui fece gli esercizi si sentiva osservata. E le dava parecchio fastidio. Prima di andarsene prese il cellulare dall’armadietto e sentì quel ragazzo che salutava Ethan.

"Ciao Ethan ci vediamo…"

"Si conoscono!"

Pensò subito la ragazza. Era indecisa se chiedere qualcosa all’amico, non voleva sembrare troppo interessata, dato che lui la prendeva sempre in giro per queste cose. Decise di lasciar perdere.

--------

Era venerdì, nel tardo pomeriggio, e lei doveva ancora incominciare a prepararsi per la serata. Era appena tornata da bottega, era andata a comperare alcune cose che servivano in casa.

"Mamma vado a farmi la doccia!"

disse dopo aver sistemato gli acquisti al loro posto. Accese la stufa elettrica e prese il suo accappatoio.

L’acqua scrosciava con quel rumore rilassante, il vapore che riempiva il box. L’acqua scorreva sul suo viso, sui suoi lunghi capelli, sul suo corpo. Quando era lì si perdeva, dimenticandosi di ciò che doveva fare, dello scorrere del tempo, era solo lei.

Spense l’acqua, uscì dal box e rabbrividì al contatto dell’aria più fresca. Prese subito l’accappatoio e se lo strinse addosso cercando di scaldarsi. Guardò il suo volto riflesso dallo specchio appannato. Prese il pettine ed incominciò a districare i capelli. Poi, dopo essersi asciugata, incominciò a vestirsi.

Driiiin… il campanello suonò.

"Mamma guarda se è Susan… devo ancora mettermi le scarpe e prendere il cappotto!"

Molly correva per la sua stanza prendendo la borsetta nera e buttandoci dentro il portafoglio e le chiavi di casa.

"Devo farla salire."

"Sì arrivo subito!"

corse a prendere gli stivali neri dal tacco a spillo altissimo e se li mise in corridoio appoggiandosi con una mano contro il muro per mantenere l’equilibrio. In quel momento Susan entrava in casa sua.

"Buonasera…"

salutò la madre dell’amica e si voltò verso quest’ultima.

"…Molly, strano che tu non sia ancora pronta…"

sorrise vedendo sfrecciare l’amica davanti a lei per prendere il cappotto appoggiato sulla spalliera di una seggiola.

"È che di solito sei in ritardo tu… mi sono regolata su questo e invece…"

la ragazza corse a baciare la madre su una guancia prima di andare…

"E invece oggi sono in orario!"

poi rivolgendosi alla madre della ragazza.

"A presto."

"Ciao ragazze"

"Ciao mamma!"

Scesero le scale ridendo… e Molly sperando di non essersi dimenticata nulla.

Salirono sull’automobile di Susan parcheggiata nel cortile della casa. Mentre si avviavano incominciarono a chiacchierare come al solito.

"Ma Molly hai messo la gonna corta!"

"Per una volta…"

inconsapevolmente tirò la minigonna come se cercasse di allungarla un po’.

"Tu stai benissimo come al solito Susan… ma dopo cena che faremo?"

Susan guidava osservando la strada davanti a lei.

"Credo che ci voglia far conoscere i suoi amici…"

"Ah…"

Molly non sembrava molto contenta di ciò.

Arrivarono a casa di Liv, salutarono i suoi genitori e suo fratello e poco dopo erano tutte e tre sulla macchina della ragazza dirette verso il paese dell’amico.

--------

Quel pomeriggio aveva avuto lezione in facoltà fino a tardi. Era proprio stancante il venerdì per lui. Ore e ore ad ascoltare i vari professori che si susseguivano, a prendere appunti sul suo quaderno senza alzare nemmeno il volto dal foglio per non rischiare di perdere una parola di quello che veniva detto. Ma finalmente la giornata era terminata anche per lui… chiuse il quaderno, mise la penna nell’astuccio, e inserì gli oggetti nello zaino. Si tolse gli occhiali dalla montatura sottile ed elegante, li chiuse nel loro contenitore e si mise gli occhiali da sole.

Stava attraversando i corridoi quando si sentì chiamare…

"Kevin!"

la voce proveniva dalle sue spalle, si voltò e vide una ragazza dai corti capelli neri raggiungerlo.

"Ciao Amber…"

La ragazza lo raggiunse e appoggiandogli una mano su un braccio si alzò sulle punte posando un bacio sulla guancia del giovane.

"Come stai?"

domandò fissandolo, cercando di intravedere gli occhi dietro le lenti scure degli occhiali.

"Bene… e tu?"

il ragazzo si mise le mani nelle tasche dei jeans larghi.

"Adesso molto meglio…"

"Non ti sei sentita bene?"

la domanda del giovane era solo retorica, sapeva bene dove voleva andare a parare la ragazza.

"Sai bene che mi riferisco al fatto di averti visto. Che fai stasera?"

"Perché non prendere la palla al balzo? È una gran bella ragazza… magari…"

pensò tra sé mentre si toglieva gli occhiali per fare in modo che lei potesse guardarlo negli occhi.

"Niente di particolare…"

"Dei miei amici danno una festa. Ti andrebbe di venire con me?"

il ragazzo sorrise e la giovane si perse a guardare quanto era bello.

"Ok… dove ci troviamo?"

"Se vuoi ti do il mio indirizzo così puoi passare a prendermi a casa mia…"

"Ok."

La ragazza sorridente strappò un pezzo del foglio del quaderno che aveva in mano, prese un pennarello e scrisse il suo indirizzo. Poi lo porse al ragazzo.

"Ti ho lasciato anche il mio numero di cellulare, se dovesse cambiare qualcosa potresti farmelo sapere."

Il ragazzo prese il biglietto, lo infilò in tasca del giubbotto e poi alzò di nuovo lo sguardo su di lei.

"Allora che ne dici per le nove?"

"Allora ti aspetto… vieni in moto?"

"Come preferisci… al massimo mi faccio prestare la macchina da mia sorella."

La ragazza sembrò ragionare sulla questione per qualche secondo.

"Vieni in auto dai… così posso mettermi la gonna!"

"Va bene… allora ci vediamo stasera!"

il ragazzo sorrise salutandola e abbassandosi a darle un bacio su una guancia.

La ragazza sembrò essersi paralizzata dal contatto. Mentre si allontanava il giovane sorrideva tra sé.

--------

Ci volle quasi un’ora per raggiungere la casa di Ethan. Per fortuna che Liv, la sua ragazza, c’era già stata altrimenti si sarebbero perse… o almeno sarebbero arrivate in ritardo. Erano quasi le otto e mezza quando suonarono al cancello del ragazzo. Poco dopo sentirono la voce di un uomo invitarle ad entrare. Varcata la porta si trovarono davanti il padre del giovane.

"Un attimo che Ethan arriva… è in cucina con sua madre che stanno finendo di preparare. Ma accomodatevi…"

Liv che si sentiva a suo agio si sedette sul divano del salotto mentre le altre due la seguirono piuttosto imbarazzate. Poco dopo Ethan e sua madre apparvero in salotto. La donna si stava infilando il cappotto.

"Buonasera ragazze… non preoccupatevi andiamo via subito. Divertitevi…"

Le giovani ebbero appena il tempo di salutare che i due signori se n’erano già andati.

"Oh… finalmente siete arrivate… credo che dovrete darmi una mano con il forno… rischio di bruciare la carne!"

subito le tre si misero a ridere osservando il ragazzo che si strofinava la testa a disagio.

"Che smemorato che sono! Se volete darmi i cappotti ve li appendo di là."

Le ragazze si alzarono e si tolsero i cappotti, Liv accompagnò il ragazzo nell’altra stanza e si salutarono finalmente. Intanto Susan e Molly stavano chiacchierando del più e del meno mentre quest’ultima osservava delle fotografie appoggiate su un mobile del salotto.

Ritornato nella stanza Ethan fece segno alle ragazze di seguirlo in sala da pranzo. Il tavolo era ben apparecchiato, la televisione era accesa ma il volume era basso.

"Liv, siediti anche tu, vado a prendere gli antipasti."

Anche Liv si sedette al posto accanto a quello che avrebbe occupato il ragazzo. Egli tornò con in mano un piatto di stuzzichini. Mentre mangiavano parlavano di cose dell’università, ritornarono alla mente vari episodi divertenti, le cene passate, e come al solito Ethan prese il suo telefonino e incominciò a scattare fotografie e a riprenderle senza che se ne accorgessero scatenando l’ira di queste.

"Se siete pronte vado a prendere gli involtini…"

nell’alzarsi il ragazzo da tavola Molly si ricordò di aver lasciato il cellulare nella macchina dell’amica.

"Liv, ho lasciato il telefono nella tua macchina. Mi accompagni a prenderlo o mi presti le chiavi?"

Liv prese le chiavi dell’automobile e le lanciò all’amica che le prese al volo.

"Vai pure, io do una mano a Ethan a prendere la carne dal forno."

Molly si alzò da tavola e Susan la seguì.

"Vengo io con te…"

poi essendosi allontanate disse

"…così li lasciamo ancora un po’ da soli."

Uscirono dalla casa e aprirono il cancello. Si avvicinarono alla macchina parcheggiata, Susan aprì la portiera e Molly prese il cellulare. In quel momento una macchina uscì dal cancello della casa accanto e si fermò accanto a loro abbassando il finestrino.

"Ciao."

Il ragazzo le salutò. Susan rispose al saluto. Molly che stava guardando il display del suo cellulare alzò lo sguardo per salutare e lo riconobbe.

"Ciao…"

"C’è una festa da Ethan?"

"No, siamo solo noi…"

rispose Susan. Molly non aveva tanta voglia di parlargli.

"Dovrò farmi spiegare da Ethan come fa ad andare in giro sempre con tutte queste ragazze…"

affermò il giovane mentre guardava prima una poi l’altra ragazza che era rimasta un po’ in disparte.

"Basta avere delle amiche!"

affermò Molly piuttosto acida. Allora il ragazzo si soffermò su di lei, squadrandola da capo a piedi, cosa che le dava parecchio fastidio.

"Non ti ricordi di me?"

domandò egli guardandola negli occhi.

"Non mi sembra…"

mentì la ragazza.

"Beh, andiamo nella stessa palestra, e ci siamo incrociati due o tre volte."

Il ragazzo avrebbe voluto essere più esplicito ma c’era anche l’altra ragazza.

"Ah sì, non mi ricordavo di te."

"Vieni nella stessa palestra?"

domandò Susan, e Molly sperò che il ragazzo smettesse di guardarle le gambe. Fortunatamente si voltò verso la brunetta.

"Già, sono un amico di Ethan. Mi ha parlato di voi. Solo che non mi ha mai presentato."

Allora Susan gli porse la mano sorridendo.

"Mi presento da sola, io sono Susan"

il ragazzo gliela strinse presentandosi

"Io sono Kevin. Piacere di conoscerti."

Poi voltandosi verso la rossa

"E tu?"

"Io sono Molly…"

la ragazza allungò malvolentieri la mano. Kevin gliela strinse saldamente per poi lasciargliela andare dolcemente come accarezzandogliela.

"…scusa ma fa freddo, ed essendo senza cappotto preferirei entrare in casa al caldo."

Molly sorrise, ma si capiva benissimo che le stava antipatico.

"Allora ci vediamo presto."

Il ragazzo fece salire il finestrino e poi parti. Le ragazze rientrarono in casa. Dopo cena raggiunsero un bar dove di solito si trovava Ethan con i suoi amici, le presentò ai ragazzi e passarono una bella serata.

--------

La macchina procedeva nel buio della notte. Amber era seduta accanto a lui, bellissima, con una minigonna striminzita che metteva in evidenza le lunghe gambe affusolate. Non era male stare con lei. Quando avevano fatto la loro comparsa alla festa, i presenti si erano girati a guardarli, invidiandoli. Lo aveva capito dai loro sguardi. Molti ragazzi avrebbero voluto essere al suo posto, ma altrettante ragazze avrebbero voluto essere al posto di Amber.

Erano arrivati a casa della ragazza. Il giovane accostò spegnendo il motore della macchina. La ragazza che fino a quel momento aveva guardato fuori dal finestrino si voltò verso di lui raggiante.

"Non ti posso dire di salire da me…"

"Non importa."

Il giovane si sporse verso di lei baciandola. La ragazza passò le mani attorno al suo collo trattenendolo. Quando si scostarono Amber lo salutò con voce dolce, aprì lo sportello e scese. Lui la osservò mentre apriva la porta di casa e si voltava a salutarlo un’ultima volta con un gesto della mano.

Quando fu entrata egli riaccese l’automobile e si diresse verso casa. Non poteva proprio lamentarsi, era proprio una bella ragazza e molto intraprendente. Avevano ballato tutta la sera a pochi millimetri l’una dall’altro, i loro corpi si sfioravano e si allontanavano in una continua rincorsa. E poi come lo guardava, sembrava che lei volesse a tutti i costi farlo perdere. Ma non si era accorta che era lei che era persa per lui. Lo aveva preso per mano e lo aveva guidato in mezzo a quel nugolo di gente verso il piano superiore entrando di nascosto in una camera da letto. E lì gli si era concessa.

Era stato bello, non c’era che dire, era stato facile e divertente per lui. Ma era una cosa da poco, non aveva assaporato il gusto della ricerca, se l’era ritrovata tra le braccia, punto e basta.

Mentre la macchina seguiva il percorso conosciuto verso casa sua senza incontrare altri veicoli nell’oscurità della notte, gli venne in mente la ragazza dai capelli rossi.

"Molly mi sembra che abbia detto di chiamarsi..."

Non era certo bella come Amber, o come la sua amica Susan dagli occhi verdi da gatta e le labbra rosse. Non aveva la loro stessa sensualità, ma… ma aveva acceso subito il suo interesse.

"..forse è il suo modo di fare così naturale e indeciso…"

Non era come tutte quelle che si mettevano in mostra a tutti i costi, anzi sembrava voler passare inosservata. Se la ricordò la sera che si era accorto di lei mentre prendeva in giro Ethan in palestra. Aveva i riccioli rossi che le sfuggivano dalla coda, il viso arrossato e sudato, ma le labbra erano di un bel rosa acceso, e la sua risata era fresca e cristallina.

"…e quel suo sguardo dolce e gentile… così diverso da quello freddo che mi ha rivolto stasera…"

sorrise morsicandosi il labbro inferiore.

"Chissà che farebbe se la baciassi?"

se la immaginò rossissima in viso che gli rifilava un sonoro ceffone e che gli urlava che era un animale, uno stupido, un insensibile. Chissà se avrebbe realmente reagito in quel modo o diversamente. Avrebbe voluto saperlo. E un sorriso divertito era apparso sulle sue labbra a quel pensiero.

--------

Liv le aveva salutate sulla porta di casa sua. Susan prese il mazzo di chiavi dalla sua borsetta scura, cercò la chiave giusta e la infilò nella serratura dell’automobile. Si era gelata. Liv, che non era ancora rientrata, vedendo ciò andò a prendere dell’acqua calda e la portò loro. Susan la versò sulla serratura. Tentò ancora una volta di aprirla e ci riuscì.

"’Notte ragazze!"

Liv le salutò di nuovo entrando in casa. Molly salì in macchina accanto all’amica.

"Sono stanchissima ma non ho sonno…"

affermò osservando l’amica che usciva dal vicolo in cui abitava Liv e prendendo la strada verso casa di Molly.

"…hai passato l’ora in cui ti addormenti di solito."

Rimasero in silenzio per qualche secondo, Susan aveva messo un cd nello stereo e una musica a volume bassissimo si diffondeva nell’abitacolo.

"Scusa una cosa…"

disse Susan senza guardare l’amica.

"Dimmi pure."

Molly invece si voltò verso la ragazza mentre quest’ultima continuava ad osservare l’asfalto davanti a sé.

"… ma conoscevi già Kevin?"

Molly nel ricordare il ragazzo ebbe un moto di stizza.

"Conoscerlo… no… diciamo che l’ho intravisto in palestra."

Non aveva voglia di parlare di lui.

"Sembrava che lui fosse certo che tu te ne ricordassi."

Molly era indecisa su cosa dire e in che modo.

"Diciamo che ho incrociato il suo sguardo una o due volte."

"Capisco…"

scese di nuovo il silenzio mentre Molly era persa nei suoi pensieri.

"Chissà se ha capito sul serio o che altro pensa…"

"Non trovi che sia bello?"

la domanda apparve improvvisa, la rossa credeva che il discorso fosse stato chiuso.

"Hai ragione, non è male…"

"Non male? Ma Molly, so che sei piuttosto parca di complimenti ma l’hai visto bene?"

Susan era sorpresa dell’atteggiamento dell’amica.

"Sì è fatto bene, e ha un bel viso, ma ce ne sono tanti altrettanto carini… e poi sai che preferisco i mori con gli occhi scuri!"

Molly sorrise.

"Beh, anche se è biondo con gli occhi chiari a me pare molto ma molto carino."

La ragazza non rispose più all’amica. Si perse a guardare al di fuori del finestrino, la campagna che conosceva bene sfrecciava accanto a lei.

Quando Susan si fermò nel cortile di casa sua Molly la salutò e si scambiarono tre baci sulle guance come loro solito.

"Ci vediamo lunedì!"

Susan usci dal cortile dirigendosi verso casa. Molly invece aprì il portoncino e prima di salire le scale si tolse gli stivali per non fare rumore con i tacchi. Entrò in bagno, si struccò e si cambiò. Appena entrata nel letto prese il cellulare e fece uno squillo alle amiche che aveva appena lasciato sperando che Susan le rispondesse appena possibile. Ciò voleva dire che era arrivata a casa sana e salva.

Ciao a tutti,

sono stata velocissima ad inserire il secondo capitolo, ma adesso per almeno una settimana non ci saranno aggiornamenti. Spero che vi piaccia almeno un po’ e che mandiate tantissime recensioni. Vi ringrazio anche delle critiche se le fate!

A presto

Miyan

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


CAPITOLO 3

CAPITOLO 3

La settimana era già arrivata a metà, e due sere prima non lo avevano incontrato. Molly si chiese se quella sera lo avrebbero intravisto. Sperò che non si azzardasse a istigarla. Se lo avesse fatto si sarebbe accorto del terribile carattere che aveva. Pensò che avendo visto Susan lui avrebbe spostato la sua attenzione su di questa lasciando in pace lei.

Intanto la lezione del pomeriggio stava per incominciare. Insieme alle due amiche e a Ethan, praticamente i soliti quattro, quasi inseparabili, raggiunse l’aula in cui si sarebbe tenuta l’esercitazione. Nell’entrare vide che Pam, una sua amica, era già arrivata. La ragazza era seduta vicino a Chris, il ragazzo con cui si vedeva ogni tanto Susan, e John, l’inseparabile amico di quest’ultimo.

Nel vederli arrivare i tre li salutarono, Pam fece loro segno di sedersi accanto a loro. Susan si sedette vicino a Chris, mentre Molly si mise accanto a Pam, che era come una specie di compagna di banco. Dopo di lei venivano Liv e Ethan.

In quel momento entrò anche Alan con un suo amico che non spiccicava mai parola. Li salutò e si sedette poco davanti.

Intanto anche gli altri frequentanti il corso si sistemarono nell’aula. E la professoressa, appena entrata anch’essa, incominciò a spiegare.

Pam le si avvicinò per parlarle sussurrando

"Credo che Alan avrebbe preferito essere al mio posto!"

Molly la guardò sorridendo.

"Pam, sai bene che non è vero… "

Intanto ascoltava la professoressa e incominciò a prendere appunti.

Durante i dieci minuti d’intervallo Molly e Pam andarono nella stanza delle macchinette a prendere qualcosa di caldo. Molti loro compagni avevano fatto lo stesso pensiero, e quindi si misero in coda. Molly si ritrovò dietro Alan.

"Ciao Molly"

"Ciao Alan"

non gli chiese come andava perché altrimenti avrebbe incominciato a raccontarle ogni suo minimo problema.

Pam l’attendeva poco distante mentre lei aspettava che l’erogatore finisse di versare il the. Si abbassò a prendere il bicchiere e si voltò a salutare Alan.

"Ciao, ci vediamo in aula."

"Ciao"

rispose il ragazzo appoggiandole una mano sulla schiena per guidarla nello spostamento in mezzo alla gente.

Era fatto così, quando parlava con una persona aveva bisogno di un minimo di contatto fisico, una mano sulla schiena o su un braccio. E molti lo interpretavano come un tentativo di approccio con una ragazza. Poi c’era il fatto che lui chiedesse spesso di sedersi accanto a lei. Ma non c’era nessun secondo fine, almeno secondo Molly. A lui faceva piacere parlarle, forse perché lei ascoltava senza dare giudizi affrettati. Una volta le aveva detto che non poteva considerarla un’amica perché non si conoscevano così bene ma sicuramente era molto più di una conoscente, diversamente da molte altre persone. I suoi compagni invece non riuscivano a vedere questa differenza e quindi continuavano a farle battute sul ragazzo. Il primo a cominciare era stato proprio Ethan, che come al solito si divertiva a prenderla in giro. In fondo Molly non se la prendeva più di tanto, la sua amicizia con il ragazzo era proprio basata sul loro modo di prendersi in giro. A volte la ragazza pensava che per lui fosse una specie di antistress con cui sfogarsi, ma un giorno Liv le aveva detto che Ethan la stimava molto.

Lei aveva bisogno di sentirsi dire ogni tanto che era stimata e apprezzata perché era molto insicura di sé. Quante volte si dava dell’idiota e della distratta, ma altrettante volte Ethan o Liv o Susan le dicevano inaspettatamente che era intelligente, simpatica e gentile. Stava bene con loro e li apprezzava per l’allegria che le mettevano addosso.

E poi c’erano altre persone, come Pam o Chris, che erano suoi amici e con cui si sentiva bene. Adorava andare all’università con loro, se non ci fossero stati si sarebbe ritirata già da molto tempo.

--------

La lezione era appena terminata, i quattro lasciarono l’aula accompagnati da Pam, Chris e John da cui si separarono al portone dandosi appuntamento per l’indomani. Raggiunto il parcheggio salirono sull’automobile di Ethan. Il ragazzo mise in moto mentre Liv accendeva la radio. La ragazza e Ethan incominciarono a discutere sulle canzoni. Molly e Susan, sedute sul sedile posteriore, li guardavano sorridendo, erano meglio di una sit-com.

Giunti in palestra lo incontrarono. Ethan stava proprio facendo esercizio accanto a lui, Molly invece era sulla cyclette. Ethan chiamò Liv e Susan che si avvicinarono a lui. Molly non poteva sentire cosa si stavano dicendo, ma sorridevano tutti e quattro. Ad un certo momento Liv stinse la mano di Kevin, sicuramente si stavano presentando.

Poco dopo Liv e Susan tornarono al loro esercizio. Ethan aveva appena finito di fare i pesi e le si avvicinò. Mentre il ragazzo dava le spalle a Kevin, quest’ultimo la fisso intensamente sorridendole. Molly fece finta di niente.

"Fammi vedere la difficoltà…"

si sporse sul display della cyclette e mise il dito sul pulsante della difficoltà pronto ad aumentarla.

"Va bene così…"

disse la ragazza spostando la sua attenzione su di lui. Il ragazzo la aumentò comunque per poi mettersi di fronte a lei.

"Mi ha detto Kevin che vi ha conosciuto l’altra sera."

"Già"

Molly fece ritornare la difficoltà a come l’aveva prima.

"Pare che tu sia stata piuttosto antipatica."

Molly alzò lo sguardo sull’amico.

"Mi sono comportata come sempre."

Il ragazzo la guardò di sottecchi incrociando le braccia.

"Ciò vuol dire che ti sta antipatico?"

la ragazza avrebbe voluto rispondergli male ma si trattenne.

"Antipatico… piuttosto che non mi sta particolarmente simpatico."

Ethan rise.

"Sei sempre la solita."

"Senti non sei mio padre, la smetti di farmi la ramanzina?"

il ragazzo accennò ad un assenso con il capo e si allontanò. Intanto lei aveva quasi finito il riscaldamento. Scese dalla cyclette, prese la salvietta e si asciugò il viso. Poi si avvicinò alla macchina per i glutei, sistemò l’altezza, e incominciò a fare gli esercizi. Pochi secondi dopo si trovò Kevin in parte.

"Ciao!"

"Ciao…"

il ragazzo si appoggiò con la schiena al muro infilandosi le mani in tasca mentre la guardava.

"Quando un ragazzo ti sorride faresti bene a rispondere al sorriso…"

la ragazza nemmeno lo guardava intenta a non sbagliare l’esercizio.

"Io sorrido a chi voglio e quando voglio."

Le risposte di Molly divertivano parecchio il giovane che continuava a fissarla. Lei aveva i nervi a fior di pelle ma non poteva fare una scenata davanti a tutti. Finito di lavorare su una gamba incominciò con l’altra. Il ragazzo le passò dietro per poi appoggiarsi al muro però dall’altra parte della ragazza.

"Devo dire che questo esercizio ti fa proprio bene…"

"Ciò vuol dire che mi ha guardato il sedere!"

pensò la ragazza.

"Vedi di sparire"

intanto era diventata tutta rossa. Il ragazzo si allontanò ma prima le sussurrò

"Impara ad accettare i complimenti."

Comunque per il resto del tempo non si avvicinò più a lei, ogni tanto la guardava ma lei non se ne accorgeva.

--------

Le ragazze erano fuori dalla palestra che aspettavano Ethan che uscisse dallo spogliatoio. Il giubbotto pesante e le sciarpe di lana per mantenere il calore corporeo che contrastava con il freddo gelido dell’inverno. Il ragazzo le raggiunse. Insieme si incamminarono verso il parcheggio. Avevano quasi raggiunto la macchina quando una motocicletta si fermò accanto a loro. Il ragazzo alzò la visiera del casco e parlò con Ethan.

"Ehy Ethan, stasera arrivo sicuramente io prima di te!"

era Kevin. Molly se ne stava in disparte.

"Troppo facile, tu non devi accompagnare nessuno in centro!"

affermò il ragazzo guardando l’amico. Intanto avevano raggiunto la macchina.

"Ok, porto una di loro…"

Kevin osservò le ragazze sorridendo. Molly mise lo zaino sulla macchina di Ethan.

"Se qualcuna di loro accetta per me va bene!"

il giovane aveva accolto la proposta.

"Molly scommetto che tu non avresti mai il coraggio di salire su una moto!"

Si stava rivolgendo proprio a lei. Non era riuscita a salire in automobile per sparire alla sua vista.

"Sinceramente non è che mi andrebbe tanto…"

cercò di sviare sperando che non insistesse.

"Dai Molly ci vediamo alla fermata!"

Susan aveva calcato la mano.

"Non sono mai salita su una motocicletta!"

cercò un’altra scusa.

"Allora è la volta buona. Su, ci vediamo là!"

anche Ethan faceva di tutto per farla andare. Di malavoglia accettò.

"Ok, ma non farmi ammazzare!"

Kevin prese un altro casco dal bauletto e lo porse alla ragazza. Lei lo mise mentre i suoi amici salivano sulla macchina e Ethan spiegava al ragazzo dove dovevano trovarsi.

"Ethan ti do il vantaggio di uscire dal parcheggio prima di me!"

la ragazza salì dietro di lui attaccandosi appena quanto bastava per mantenere l’equilibrio. Il ragazzo sorrise.

"Mi stringerai eccome!"

la macchina di Ethan intanto usciva dal parcheggiò. La moto si mosse lentamente cercando di immettersi. Appena ci riuscì il motore rombò e la velocità crebbe nel giro di pochi secondi. Molly si sentì spingere indietro e involontariamente si strinse alla schiena del ragazzo. La moto zigzagava tra le auto, la ragazza teneva gli occhi chiusi sperando di arrivare il prima possibile. A un certo punto sentì la mano del giovane che stringeva la sua. Molly aprì gli occhi e si accorse di essere ferma. Allora smise di stringerlo imbarazzata. Scese dalla motocicletta togliendosi il casco, anche Kevin tolse il suo.

"Potevi continuare a stingermi se ti andava!"

il solito sorriso sprezzante apparve sulle labbra e soprattutto nello sguardo del giovane.

"Non ce n’è più bisogno…"

Molly tendeva il casco al giovane. Egli lo prese e lo mise nel bauletto, poi scese dalla moto.

"Dobbiamo aspettare ancora qualche minuto prima che arrivino."

Si avvicinò alla ragazza.

"Pensavo che avresti urlato tutto il tempo. Sei stata brava, hai mantenuto il sangue freddo!"

"Altro che sangue freddo, era congelato nelle mie vene!"

il pensiero della ragazza però non venne espresso.

"Ti meriti un premio"

si abbassò baciandole la guancia piuttosto vicino alla mandibola, il suo respiro caldo sfiorò la pelle del collo della ragazza. Prima di allontanarsi le sussurrò all’orecchio

"Spero di rivederti presto…"

si allontanò appena in tempo per non farsi vedere dai tre ragazzi che stavano arrivando in quel momento.

"Come vedi ho vinto io!"

Kevin si appoggiò alla portiera dell’auto dove Ethan aveva abbassato il finestrino.

"Con questo traffico per te è più facile… se vuoi andare, io aspetto ancora qualche minuto con le ragazze."

"Ok, ci vediamo."

Kevin salutò con un cenno della mano anche le ragazze. Molly in piedi accanto alla moto lo vide mettersi il casco e salire. I loro occhi si incontrarono mentre lui stava partendo.

"Non è poi così male…"

alla fine anche lei era rimasta affascinata dal ragazzo.

--------

Il ragazzo era sdraiato sul suo letto e osservava un punto qualsiasi del soffitto. La luce era spenta ma dalla finestra filtrava la luce di un lampione. Lo stereo a tutto volume mandava una canzone rock che a lui piaceva particolarmente. Le mani incrociate dietro alla testa, i capelli spettinati.

Vide il volto di Molly apparire davanti ai suoi occhi, i lunghi riccioli rossi scossi dal vento, il suo sguardo limpido, le labbra... Ripensò ai pochi minuti che avevano passato insieme, da soli. A come aveva sentito un calore diffondersi in tutto il suo corpo quando sulla moto lei si era stretta forte a lui. A come le era sembrato elementare chiedere che fosse lei ad accompagnarlo in quella corsa.

Quando erano scesi dalla moto le era sembrata particolarmente imbarazzata.

"Non pensavo che ci fossero ancora ragazze ingenue come lei…"

e quando l’aveva baciata si era trattenuto parecchio, il suo primo istinto era stato l’assaggiare le labbra rosee, ma quando si era spostato sulla guancia il profumo fruttato della pelle e dei capelli della ragazza lo avevano condotto verso il collo di lei. Fortunatamente si era fermato in tempo. Si immaginò con cinque dita rosse stampate sulla faccia.

"Se non fossimo stati in mezzo alla gente mi sarei dedicato al suo collo… non avrebbe potuto tirarsi indietro…"

Era strano per un tipo come lui, desiderato e sognato da molte ragazze, il sentirsi attratto da una giovane … anonima… come Molly.

"Cosa ho intravisto in te?"

non sapeva proprio spiegarselo. Scosse la testa sperando in questo modo di cancellare dalla sua mente il pensiero della ragazza. E subito apparve un altro volto davanti i suoi occhi, i corti capelli neri, gli affascinanti occhi scuri, la bocca implacabile… Amber…

Lei sì che era la tipa adatta a lui. Non si era più fatto sentire da quella sera. Forse lei aspettava ardentemente un suo messaggio, una sua chiamata. Prese in mano il cellulare e cercò il numero di Amber in memoria. Le squillò appena. Lei gli aveva squillato parecchie volte durante quei giorni e lui gli aveva risposto ogni tanto. Appoggiò il telefono accanto a lui sul letto. Poco dopo lo sentì suonare. Aveva risposto al suo squillo. Allora decise di chiamarla.

"Pronto…"

la voce della ragazza rispose allegra. Sicuramente aveva visto che era lui che la chiamava.

"Ciao."

Una parola così piccola ma che detta con il tono giusto assumeva svariati significati.

"Kevin. È da un po’ che non ci sentiamo…"

sembrava che lei non sapesse se trattenere o meno la sua gioia.

"Scusa, avrei voluto chiamarti ma ho avuto delle giornate molto impegnative…"

bugiardo… quante volte aveva usato quella scusa? Nemmeno lui se lo ricordava.

"Non fa niente. Lo avevo pensato. Come stai?"

chiese lei.

"Bene. Spero anche tu!"

sentì un sospiro provenire dall’altra parte della linea.

"Sì, non mi lamento."

Silenzio… adesso doveva davvero decidersi…

"Che fai domani sera?"

quella domanda tanto desiderata dalla ragazza venne pronunciata dal giovane.

"Niente di particolare…"

le sue amiche avrebbero capito se non sarebbe uscita con loro.

"Ti porto a fare un giro in moto sul lago se ti va…"

se la immaginò con gli occhi scintillanti di gioia, era proprio bella.

"Va bene."

"Passo alle otto, mangiamo qualcosa lungo la strada."

"Allora ti aspetto."

Lui chiuse gli occhi.

"Ciao Amber."

"Ciao Kevin."

Nel chiudere la telefonata vide di nuovo il volto di Molly nella sua mente.

"Siamo troppo diversi…"

sussurrò mentre si metteva a sedere.

Ciao, beh spero vi piaccia almeno un po’…commentate, mi farebbe molto piacere.

Adesso per qualche settimana non potrò aggiornare, parto per le vacanze, ma quando torno aggiornerò più spesso.

Arrivederci a tutti

Miyan

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


CAPITOLO 4

CAPITOLO 4

Quella domenica pomeriggio Molly doveva incontrarsi con una sua ex compagna di scuola, la ragazza a cui era stata legata moltissimo e a cui voleva ancora bene, l’amica che aveva sempre rincorso sperando di non rimanere indietro. Ma l’aveva come persa qualche tempo prima. Erano ancora molto amiche, ma si erano perse di vista, ormai avevano degli stili di vita e dei ritmi differenti. Molly le rimproverava sempre che bisognava prendere appuntamento con lei almeno un mese prima per fare in modo che lei trovasse del tempo da trascorrere insieme. Ma ormai c’era abituata.

Entrò nella caffetteria dove avevano appuntamento. Era piuttosto piccola ma accogliente. Non c’era molta gente, lei raggiunse un tavolino nell’angolo e si sedette. Appoggiò la borsetta sul tavolo e si tolse il cappotto, piegandolo e appoggiandolo allo schienale della seggiola. Nell’alzare lo sguardo se la trovò davanti.

"Ciao Molly…"

Lo sguardo sorridente dall’amica le fece dimenticare che era da molto tempo che non la vedeva, come se fosse trascorso solamente un giorno dall’ultima volta che si erano incontrate.

"Eileen…"

Molly si alzò e le due si scambiarono tre baci sulle guance. Poi la ragazza si sedette davanti a lei. La osservò cercando di vedere se era cambiato qualcosa dall’ultima volta che si erano incontrate. I lunghi riccioli castani erano sciolti lungo le spalle fermati da un mollettone, gli occhiali da vista dalla montatura chiara erano al loro posto, e gli occhi castani mandavano ancora quella luce allegra che avevano sempre avuto. Molly sospirò.

"Sei sempre la solita!"

"Dai Molly, lo so che non mi faccio mai sentire ma lo sai come sono messa!"

Molly sorrise, non poteva rifiutare nulla all’amica. In quel momento arrivò la barista. Ordinarono due cioccolate calde e incominciarono a chiacchierare.

"Allora, a che punto sei con la casa?"

Molly appoggiò il volto su una mano mentre osservava l’amica che cominciò a raccontare.

"Diciamo ancora in alto mare. In zona non c’è niente che corrisponda ai nostri bisogni. Il problema è che tutti e due lavoriamo qui e non ha senso andare ad abitare via per poi dover tornare in paese."

Eileen incominciò a raccontare i suoi propositi. Molly ogni tanto cercava di proporre delle idee o di dare consigli, per quello che poteva proporre su un argomento di cui non era per niente esperta.

Si ritrovò a pensare a quanto erano diverse. Eileen lavorava ormai da quasi due anni, era fidanzata da parecchio tempo con un ragazzo che a lei stava simpatico, e stava cercando casa per potersi finalmente sposare. Lei invece studiava ancora, sfuggiva a qualsiasi tipo di legame sentimentale, e il matrimonio era un sogno da realizzare molto più avanti. E avevano entrambe vent’anni, anzi quasi ventuno.

Finito di parlare, e finita anche la cioccolata, si alzarono e andarono a pagare. Mentre uscivano dal bar Molly si sentì salutare.

"Ciao Molly!"

aveva incrociato un gruppo di ragazzini, tutti all’incirca quindicenni. Uno di questi l’aveva salutata. Era un ragazzo alto, dagli occhi e capelli scuri, che sembrava più grande della sua età.

"Ciao Matthew!"

gli rispose sorridendo per poi allontanarsi con l’amica.

"Chi è?"

domandò questa voltandosi indietro per guardare di nuovo il ragazzino.

"Fa volontariato con me."

"Mi sembra che tu gli piaccia!"

affermò la giovane prendendo sottobraccio l’amica.

"È solo un ragazzino… e poi lo sai che i bambini sono tutti innamorati di me!"

Molly strizzò l’occhio all’amica ridendo. Era vero quello che aveva appena affermato. I bambini di cui si occupava la adoravano, da una parte era una specie di sorella maggiore, dall’altra una specie di fidanzata ideale. E Matthew la aiutava con loro. Peccato che molte volte doveva stare attenta più a lui che ai bambini. Più di una volta lo aveva scoperto a guardarle le gambe… e recentemente aveva anche tentato di farle una fotografia con il cellulare a sua insaputa. E lei con fare scherzoso l’aveva rimesso al suo posto.

Ormai era quasi ora di cena. Le due amiche si salutarono ripromettendosi di vedersi presto, promessa che entrambe sapevano non sarebbe stata mantenuta facilmente, ma non era colpa di nessuno.

--------

Kevin guidava a tutta velocità. Era in ritardo. Amber non sarebbe di certo scappata, anzi lo avrebbe aspettato preoccupata, ma a lui non andava di arrivare tardi comunque. E poi c’era quella maledetta nebbia. Gli aveva fatto saltare i programmi per quella domenica sera. Aveva pensato di portarla in un pub che gli avevano consigliato nella città vicina. Ci sarebbero voluti solo quaranta minuti in motocicletta, ma la nebbia aveva fatto lievitare il tempo.

Parcheggiò poco lontano dalla casa della ragazza e la raggiunse a piedi. Suonò il campanello.

"Chi è?"

ne riconobbe la voce.

"Amber sono Kevin."

Sentì il ricevitore riattaccare e pochi minuti dopo se la trovò davanti sorridente con i jeans aderenti e il corto giubbotto che facevano risaltare il perfetto punto vita. Nel raggiungerlo la ragazza gli passò una mano tra i capelli, dietro alla nuca, attirandolo a sé. Lo baciò profondamente mordendogli dolcemente le labbra prima di staccarvisi.

"Mi hai fatto preoccupare!"

gli occhi d’ebano della ragazza mostravano chiaramente che le parole che aveva appena detto erano la verità.

"Scusa, colpa della nebbia."

La prese per mano avvicinandola a lui per stringerla tra le sue braccia. La guardò negli occhi e la sentì sciogliersi.

"Volevo portarti in un bel posto questa sera, ma la nebbia mi ha messo i bastoni tra le ruote!"

la ragazza sorrise accarezzandogli la guancia, il collo e poi una spalla.

"Non fa niente. L’importante è stare insieme."

"Che vuoi fare allora?"

domandò lui mentre le accarezzava la schiena infilando una mano sotto il giubbotto.

"Quello che vorrei fare per adesso non si può…"

lo guardò maliziosa

"… i miei sono a casa."

Kevin non si fece sfuggire l’occasione.

"Io ho la casa libera. Mio sorella è via per il week-end. Che ne diresti prima di passare per il bar dove ci sono i miei amici?"

la ragazza rispose subito affermativamente

"Per me va bene. Così me li presenterai."

Raggiunsero la motocicletta e salirono. Dopo un quarto d’ora si fermarono davanti ad un piccolo bar nel paese di Kevin.

Il ragazzo la prese per mano guidandola ad entrare. Vide i suoi amici seduti ad un tavolo che parlavano mentre bevevano qualcosa. Li raggiunsero.

"Ehy Kevin."

Un ragazzo lo salutò alzando il bicchiere di birra che aveva in mano. Il ragazzo salutò tutti.

"Siediti con noi…"

Era Ethan che aveva parlato. Kevin si sedette accanto a lui con Amber.

"Ti presento Amber…"

Ethan la guardò pensando che era molto carina, il genere tipico dell’amico. Allungò la mano per stringere quella che la ragazza gli tendeva.

"Piacere Ethan."

Poi lo sguardo del ragazzo ritornò di nuovo sul volto dell’amico che riprese a parlare.

"Dove hai lasciato Liv?"

"Stasera usciva con i suoi amici. Ci vediamo domani."

Rispose Ethan.

"Capisco."

Presentò la ragazza agli altri ragazzi presenti. Dopo pochi minuti si alzò da tavola seguito dalla ragazza.

"Noi andiamo. Ero passato solo per un saluto."

I suoi amici li salutarono, lui portò un braccio sulle spalle di Amber ed uscirono dal bar.

--------

Era incominciato il periodo degli esami. Ciò significava che le lezioni erano interrotte per tre settimane, giorni completamente dedicati ai vari esami scritti e orali che dovevano essere effettuati. I quattro ragazzi in quel periodo non andavano in palestra, avevano troppo da studiare. Molly ed i suoi compagni di corso avevano uno scritto il martedì mattina. Inglese. Non le piaceva per niente. Non per la materia in sé ma perché la professoressa non era stata in grado di farle apprezzare gli argomenti che aveva trattato.

Entrò in università con Susan. La ragazza aveva il test alle due e mezza, lei era venuta ad accompagnarla, avrebbe avuto il test un’ora dopo con Liv ed Ethan. Raggiunsero l’aula, essendo in anticipo pochi altri studenti erano arrivati. Si sedettero sulle scale situate poco distanti. Susan prese un quaderno di appunti dalla sua borsa.

"Molly ti ricordi la regola di questo caso?"

mostrò il punto della pagina all’amica. La rossa lo lesse attentamente.

"Non ne sono molto sicura, secondo me devi ricordarti di mettere have alla forma presente prima del participio."

Spostò gli occhi dal quaderno al volto dell’amica.

"Ah…"

disse solo questa piuttosto agitata.

"Ma prendilo con le pinze, non si sa mai!"

Susan si appoggiò al muro sbuffando.

"E smettila. Sono sicura che andrà strabene, io credo che tirerò a caso!"

disse ridendo cercando di rincuorare l’amica. Guardarono le ore all’orologio. Mancavano solo dieci minuti.

"Andiamo davanti alla porta dell’aula?"

propose Molly. Susan rispose affermativamente con un cenno del capo.

Si avvicinarono all’aula, molti studenti erano già arrivati. Videro arrivare anche Chris che nel vederle si avvicinò a loro.

"Ciao ragazze!"

Susan diede un bacio sulla guancia al ragazzo. Ultimamente i due non si frequentavano più. Avevano deciso di comune accordo di troncare la storia. Troppi problemi erano presenti. Abitavano troppo lontani. Durante la settimana lui divideva l’appartamento con John e altri due ragazzi, mentre il fine settimana prendeva il treno e ritornava al suo paese. Ciò significava che non riuscivano a vedersi molto spesso. Solo all’università o durante le pause tra una lezione e un’altra.

Molly l’aveva vista piangere per questa storia, e le dispiaceva parecchio, anche perché Chris le stava molto simpatico. Era stata Susan che glielo aveva fatto conoscere veramente. Quando lo vedeva ai corsi le era apparso grossolano e volgare. Parlandogli, invece, aveva scoperto che era sensibile e gentile. E poi avevano gli stessi gusti musicali.

"Dove hai lasciato John?"

domandò Molly.

"Nell’altra aula. Siamo divisi in ordine di cognome."

In quel momento due professoresse, assistenti della docente titolare della cattedra, raggiunsero l’aula.

"Ragazzi vi chiameremo in ordine alfabetico, preparate il libretto universitario e un documento di riconoscimento."

Molly si girò verso i due.

"Io vado allora. In bocca al lupo a tutti e due."

"Crepi"

risposero entrambi. Molly si allontanò salutandoli con un gesto della mano.

Raggiunse il cortile dell’edificio mentre cercava di chiamare sul cellulare Liv.

"Ciao Molly"

rispose l’amica.

"Ciao Liv. Sei già in facoltà?"

"Si sono nella sala delle macchinette."

"Ti raggiungo."

Chiuse la chiamata infilando il cellulare nella tasca del piumino nero. Entrata nella stanza la vide subito, era in piedi appoggiata ad un calorifero con accanto Ethan.

"Ciao ragazzi!"

--------

Guardò l’orologio che aveva appoggiato sul banco. Faceva le sedici e diciassette. Alzò lo sguardo per leggere ciò che era scritto alla lavagna: orario di consegna – sedici e venti. Ancora tre minuti di tortura. Rilesse per la terza volta tutto il compito soffermandosi sulle risposte di cui non era troppo sicura. Anche se ragionava di nuovo alla fine raggiungeva sempre la stessa conclusione.

"Pazienza, se non lo passo lo rifarò a luglio."

Anche se sperava di non dover ristudiare di nuovo.

"Ragazzi consegnate. Fate passare i fogli al compagno alla vostra sinistra sino alla fine della fila."

Disse la donna. Tanto per cambiare lei era l’ultima della fila a sinistra. Raccolse i fogli che le passavano gli altri e li consegnò alla donna che li stava radunando. Si alzò dal suo posto con la biro in mano. Andò a prendere la borsa e il piumino che le avevano fatto lasciare in disparte come a tutti gli altri. Mise la biro nell’astuccio nella borsa e si mise il piumino. Uscita dall’aula passò davanti a quella dove c’era Liv. Dal vetro riuscì a scorgerla che stava scrivendo senza alzare il volto dal foglio. Anche altre ragazze stavano guardando all’interno come lei.

"Se state aspettando qualcuno, finiranno tra mezzora, hanno cominciato dopo di noi."

Disse la professoressa che era nella sua aula durante l’esame.

Raggiunse il cortile cercando di chiamare Ethan, sperando che almeno lui avesse terminato. Il telefono suonava a vuoto. Allora fece uno squillo a Susan. Mentre aspettava risposta vide un suo compagno di corso che la stava raggiungendo.

"Ciao." Le disse il ragazzo. Le mani nelle tasche dei jeans larghi dal cavallo basso.

"Ciao Damon"

"Dio se è carino"

tutte le volte che lo vedeva aveva sempre la stessa reazione. Era un bel tipo, ma era un tipo completamente diverso da lei. Già una volta Ethan le aveva detto che non li vedeva bene insieme. Sinceramente anche lei la pensava come l’amico. Ma non poteva fare a meno di pensare che Damon era proprio un gran bel ragazzo.

"Hai dato inglese?"

domandò la ragazza guardandolo negli occhi verdi.

"Sì. E sarei anche a casa adesso ma devo aspettare i miei amici, hanno una cosa che mi serve. Per caso erano nella tua stessa aula?"

chiese egli.

"No mi spiace."

In quel momento le arrivò un messaggio da Susan che le diceva che aveva appena preso il pullman per tornare a casa. E lei invece era lì con Damon, chissà come l’avrebbe invidiata visto che anche per lei era carino. Non era altissimo, limpidi occhi verdi, i capelli rasta, e con un viso dai tratti piuttosto infantili. Quando le aveva detto che era più grande di lei, Molly non ci aveva creduto per il suo viso così delicato. Lui aveva dovuto passarle la sua carta d’identità per darle la prova. Quando lei l’aveva letta non ci aveva creduto.

Sentirono degli urli e delle risa che provenivano da un corridoio. Era una ragazza che si era appena laureata circondata dai suoi famigliari che si stavano dirigendo alla scalinata del cortile per fare delle fotografie. Nel passare accanto ai due una donna, forse la madre, disse loro che nella loro facoltà erano troppo seri, che invece nella loro città si combinavano un sacco di scherzi ai neolaureati.

"Ehy fanno le foto. Andiamo anche noi se ci vogliono!"

disse il ragazzo ridendo.

"Ma dai Damon…"

in quel momento arrivarono anche gli amici di questo e Ethan.

Si fermarono un po’ a confrontare le loro risposte mentre aspettavano Liv. Poco dopo Damon e i suoi amici li salutarono e si allontanarono.

"Ma Liv?"

domandò Ethan. Molly guardò l’orologio.

"Dovrebbe aver finito…"

la videro arrivare. Chiacchierarono ancora per qualche minuto poi si salutarono.

 

Ciao a tutti,

per prima cosa voglio ringraziare chi ha commentato… vi ringrazio, siete molto gentili… ma non c’è proprio nessuno che vuole fare qualche critica? Lo dico a chi leggendolo non trova il mio racconto abbastanza coinvolgente o affascinante… su dai, non costa molta fatica!!!!

Beh spero che accoglierete il mio appello!

A presto

Miyan

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


CAPITOLO 5

CAPITOLO 5

Come tutte le sere entrò nella palestra allo stesso orario. Non c’era molta gente, ed era strano per essere giovedì. Di solito era la serata in cui c’erano più tante persone. Si guardò in giro mentre si avvicinava al tapis-roulante. Non c’erano. Forse sarebbero arrivati più tardi. Di solito, se non si ricordava male, arrivavano dieci minuti dopo di lui. Impostò la pendenza, la velocità e il tempo, il tappeto incominciò a scorrere lentamente per poi raggiungere la velocità che desiderava. Mentre correva si guardava allo specchio che tappezzava il muro. Osservò dietro di sé, di loro nemmeno l’ombra. Era più di dieci giorni che non li incontrava.

"Che abbiano cambiato orario?"

si domandò. Decise che avrebbe preso informazioni da Ethan.

"Ma alla fine che mi importa?"

ormai lui usciva con Amber, e ci stava bene. Ma quando era lì in palestra cercava lei.

La motocicletta correva al limite della sua velocità, rombando prepotentemente. Se la polizia lo avesse visto avrebbe preso una bella multa, ma in quel momento non gli importava niente, sentiva un forte bisogno di correre. Quando vide le luci del paese avvicinarsi rallentò. Raggiunse casa sua alla velocità consentita, anche se c’era poca gente in giro.

Mentre girava nella via vide Ethan che stava entrando in casa. Era a piedi. Si fermò accanto a lui.

"Ehy dove sei andato di bello?"

Ethan si girò verso di lui e riconoscendolo lo salutò.

"Sono andato da mia sorella…"

Kevin spense il motore e si tolse il casco.

"È da un po’ che non ti si vede in palestra!"

buttò la frase sperando di ricevere l’informazione che sperava.

"Siamo in tempo di esami a economia. Non come da voi ad architettura!"

Kevin prese una sigaretta e l’accese. Anche Ethan seguì l’esempio dell’amico.

"Devi studiare. Possibile che non trovi un’ora per venire ogni tanto!"

si sedette di traverso sulla motocicletta parcheggiata.

"Io ce la farei anche, dieci minuti e sono in città. Ma le ragazze ci mettono quasi un’ora a venire su…"

Kevin pensò alle tre sedute in una corriera mentre chiacchieravano.

"Allora, quanti esami ti mancano?"

domandò dopo aver tirato una boccata dalla sigaretta.

"Domani ho un orale nel pomeriggio ma non so a che ora finisco. Per di più io e le ragazze siamo in aule diverse. E mercoledì prossimo ho un altro orale ma è roba da poco, dobbiamo presentare un progetto che abbiamo fatto."

Ethan spiegò mentre si appoggiava al muretto che cingeva il giardino della sua villetta.

"Dai dopo ti riposi!"

"Solo tre giorni… lunedì riprendiamo!"

Kevin gettò il mozzicone a terra schiacciandolo con la scarpa.

"Beh ci vediamo domani con gli altri o esci con Liv?"

non voleva farsi gli affari suoi, era solo per organizzarsi anche lui.

"Vado da Liv. Ci vediamo sabato!"

Ethan aprì il cancellino ed entrò nel giardino della sua casa. Kevin aprì il suo cancello e portò dentro la moto.

"Ok allora ci vediamo!"

--------

Erano più di tre ore che aspettava di essere interrogata. Liv era stata una delle prime ed era andata benissimo. Se n’era andata almeno due ore e mezza prima. Susan era in un’altra stanza ma era venuta in quell’aula per registrare il voto e anche lei se n’era andata più di un’ora prima. Mancavano solo lei e Ethan, una in un’aula, l’altro in un’altra.

Guardò l’orologio, erano quasi le sei del pomeriggio, e nell’aula c’erano solo dieci persone. Tra poco sarebbe toccato a lei. Vide Ethan entrare, lo salutò con la mano. Raggiunse la professoressa che lesse il voto e lo confermò. Poi si spostò da un altro professore. Questo scrisse il voto sul registro e compilò inserendo i dati del ragazzo. Quando ebbe finito il giovane si avvicinò a lei.

"Quanto ti manca?"

le sussurrò per non disturbare.

"Non ne ho la più pallida idea."

Rispose la ragazza tesa.

"Se vuoi ti aspetto."

Propose Ethan. Molly sorrise ma rifiutò.

"Vai pure, tanto andiamo in due direzioni differenti dopo. Ci vediamo mercoledì, ok?"

"Va bene. Ciao, e fammi sapere come va a finire."

Il ragazzo si allontanò. Dieci minuti dopo la professoressa chiamò il suo nome. Molly fece un respiro profondo, prese la dispensa e raggiunse la donna.

L’interrogazione non era andata male, ma la professoressa era piuttosto stretta di manica, le aggiunse solo un voto a quello dello scritto. Ventitré. La ragazza lo accettò lo stesso e dopo aver registrato lasciò l’aula.

Uscì dall’edificio incamminandosi verso la sua fermata. Sentì una motocicletta accostarsi a lei.

"Ciao Molly…"

nel voltarsi lo riconobbe, aveva alzato la visiera del casco per parlarle.

"Ciao."

Non aveva voglia di discutere, era stanca e stressata.

"Come va?"

domandò quello.

"Insomma, non mi lamento."

Kevin sorrise.

"Hai dato un esame?"

"Sì… ventitré, ma poteva andare meglio."

"Stai andando alla fermata?"

domandò questo.

"Già, e devo anche sbrigarmi o perdo la corriera!"

la ragazza aumentò il passo.

"Se vuoi ti do un passaggio. Adesso non dovrebbe più farti paura la mia guida!"

il giovane sorrise. Alla ragazza invece venne in mente la scena di due settimane prima, il bacio sulla guancia.

"Ok, grazie."

Non credeva alle sue orecchie, la ragazza aveva accettato senza troppe pressioni. Le diede l’altro casco e l’aiutò a salire. Per la seconda volta sentì le braccia della ragazza cingergli la vita, ma questa volta lo strinse da subito… non voleva rischiare di cadere. Il ragazzo sorrise e partì. Che strada fare? Quella più corta voleva dire lasciarla prima e perdere il contatto con il suo corpo che gli riscaldava il cuore. Sicuramente lei conosceva la strada… non voleva che capisse il motivo per cui lui voleva allungare la strada quindi optò per quella più breve. Superava varie automobili passando molto vicino ad esse.

Molly sentì un brivido percorrerle la schiena quando si era vista a pochi millimetri dalla portiera di un’automobile. Il passaggio era stato propizio, grazie a lui non avrebbe perso la corsa.

Parcheggiarono a qualche metro dalla fermata. Non c’era nessuno e il cielo era già scuro. Molly scese dalla moto e si tolse il casco porgendolo al ragazzo. Anch’egli scese e si tolse il casco. Si mise di fronte a lei.

"Brava, anche stavolta non ti sei impaurita più di tanto…"

si abbassò e le diede un bacio a fior di labbra senza che lei se lo aspettasse.

"… questo è un premio. Alla prossima!"

il ragazzo si allontanò senza che la giovane gli avesse detto nulla, erano passati solo pochi secondi.

--------

Il sabato sera Ethan entrò nel bar dove si trovava di solito con i suoi amici. Li vide seduti al solito tavolo e si avvicinò a loro.

"Ehy Ethan, si può sapere dove eri sparito?"

domandò un ragazzo seduto dall’altra parte del tavolo dal punto in cui era arrivato lui.

"Io sparito? Ma dove?"

domandò ridendo il ragazzo.

"È tutta settimana che non ti si vede…"

"Lo sapete bene che ho un po’ di esami, però ho quasi finito!"

affermò il giovane mentre si sedeva su una seggiola.

"Devo presentare un progetto mercoledì, ma è già pronto e non ho neanche bisogno di studiare…"

un altro ragazzo lo guardò divertito

"Sì, lo sappiamo che sei un secchione!"

"No, è che devo dire solo due o tre cose, le altre le presentano le mie compagne di corso…"

In quel momento Kevin si avvicinò al tavolo con due birre in mano. Ne appoggiò una davanti all’amico.

"Ethan sempre con quelle tre vero?"

anche Kevin si sedette al tavolo.

"Non c’è neanche bisogno di chiederlo!"

Ethan bevve un sorso di birra.

Kevin lo osservava pensieroso. Se lo immaginava con Liv, ed era normale, era la sua ragazza, e con Susan e Molly. Quante volte lo aveva visto scherzare con esse in palestra. Di solito Molly e Ethan facevano riscaldamento insieme su due cyclette attigue e li vedeva prendersi in giro e ridere.

Forse ne era un po’ invidioso…

In quel momento entrò nel bar Amber con alcune sue amiche. Kevin nel vederla si alzò dal tavolo e si avvicinò a lei.

"Ciao… come mai?"

lo sguardo del ragazzo era interrogatorio. La ragazza gli sorrise dandogli un bacio sulle labbra in segno di saluto.

"Ero in giro con le altre e così sono passata a farti un salutino…"

intanto le amiche della giovane erano in disparte, si vedeva che non avevano tanto voglia di stare in quel posto dove non conoscevano nessuno tranne il ragazzo della loro amica.

"Sei stata carina…"

le mise le mani sui fianchi attirandola a sé per abbracciarla. Mentre si parlavano si guardavano negli occhi.

"… ma credo che le tue amiche si stiano scocciando."

Le fece l’occhiolino. Questa si strinse di più a lui.

"Ok… hai ragione. Adesso vado…"

si protese di nuovo verso di lui reclamando un bacio. Egli si abbassò per darglielo. Nello scostarsi lei gli sussurrò all’orecchio.

"Le accompagno a casa al massimo per le due e mezza… e se dopo passassi da te?"

il giovane sorrise.

"Ok, ma dobbiamo fare piano, mia sorella è a casa…"

la ragazza si staccò da lui.

"Ti faccio uno squillo quando sono davanti a casa tua… ciao"

si allontanò da lui con la gioia negli occhi.

"Amber… sei sempre molto passionale…"

la osservava allontanarsi, la minigonna rosa a pieghe era in contrasto con le calze nere e le scarpe dal tacco altissimo. Poi ebbe un flash… all’immagine della ragazza si era sovrapposta al figura della rossa che non voleva lasciare la sua mente. Chiuse gli occhi per poi riaprirli. Ritornò alla tavolata dei suoi amici riprendendo a chiacchierare.

--------

Il mercoledì mattina dovevano presentarsi in facoltà per le nove e mezza. Le tre ragazze, come al solito, arrivarono in anticipo e si sedettero su una panchina del giardino.

"Devo fare uno squillo a Ethan altrimenti chi lo sente!"

disse Liv mentre prendeva il cellulare per chiamare il ragazzo. Le tre lo prendevano sempre in giro dicendo che non era capace a stare da solo. Appena almeno una di loro arrivava doveva farglielo sapere. Non si sapeva bene il motivo, ma in fondo non c’era nulla di male.

Lo videro arrivare da un lato del giardino. Il solito zaino scuro a spalle e il giubbotto leggero. Ormai i giorni si stavano allungando, la primavera era appena arrivata ma il tempo aveva ancora temperature al di sotto della media stagionale. Il sole comunque rendeva la giornata più vitale, diversamente dal grigiore dell’inverno.

"Ciao a tutte!"

tutte e tre lo salutarono.

"In che aula siamo?"

domandò il giovane.

"In A1…"

rispose Liv.

"Ne sei sicura?"

chiese conferma.

"Sì, smettila di non credermi…"

era sempre la solita storia. La domanda del ragazzo era puramente retorica ma infastidiva la ragazza. Molly intervenne.

"Sì, siamo in A1. Non vedi che sono arrivati anche altri del nostro corso?"

da dove erano seduti potevano vedere l’aula poco lontana da loro e alcuni ragazzi che frequentavano lo stesso corso che aspettavano di entrare.

In quel momento arrivava anche Pam che si stava dirigendo verso di loro, la borsa in mano e un bellissimo paio di orecchini nuovi.

"Ciao…"

si sedette sulla panchina accanto a Molly.

"…avete già consegnato il modulo per il corso?"

domando la ragazza dall’abbigliamento sempre all’ultima moda. Era piuttosto piccolina e leggermente paffuta, ma aveva proprio un bel viso e un modo di fare estroverso. Fissò i suoi occhi castani in quelli di Susan che era voltata verso di lei.

"No, non ancora…"

rispose questa prendendo un modulo dalla borsa.

"Io vado su nella segreteria a portarlo, se volete porto anche i vostri."

Propose Molly. Ethan, Susan e Liv consegnarono i loro moduli all’amica che si voltò verso Pam domandando…

"Mi accompagni in segreteria?"

Pam rispose affermativamente, lasciarono gli altri e salirono le scale che erano situate poco lontano da loro sulla destra. Percorsero il corridoio chiacchierando, i tacchi delle scarpe di Pam ticchettavano sul pavimento.

"Queste scarpe… non capisco sono nuove e fanno lo stesso questo rumore!"

Molly osservò le scarpe dell’amica.

"Che belle che sono, tu abitando vicino puoi consentirti di metterle, noi invece con tutta la strada che dobbiamo fare a piedi siamo sempre in scarpe da ginnastica!"

Pam sorrise all’affermazione dell’amica. Intanto erano arrivate all’ufficio, entrarono e, siccome la porta era aperta, invece di bussare chiesero permesso. La segretaria prese i moduli e controllò che non fosse stata dimenticata nessuna delle firme nei vari fogli, poi quando ebbe finito salutò le ragazze. Esse uscirono salutando e si avviarono per tornare indietro. Mentre attraversarono di nuovo il corridoio incrociarono Luke, un ragazzo che avevano conosciuto l’anno precedente al corso di matematica. Si salutarono.

"C’è anche Susan?"

domandò questo che, diciamo, era più amico di Susan che loro.

"Sì è giù…"

rispose Molly. Scesero insieme le scale. Susan nel vederlo lo salutò.

"Sei venuto a registrare?"

domandò questa osservando il ragazzo.

"Già, voi invece dovete presentare il progetto?"

domandò questo. In realtà il ragazzo aveva passato l’esame nella sessione precedente ma non aveva potuto registrare, quindi era venuto quel giorno per completare la registrazione del voto.

In quel momento si accorsero che era arrivata la professoressa. Si alzarono e raggiunsero l’aula entrando. Quando furono tutti seduti, la donna spiegò come si sarebbe svolta la giornata.

"Ogni gruppo presenterà il progetto davanti a tutti gli altri, alla fine di tutti io mi consulterò con le mie assistenti e assegneremo i punteggi ad ogni progetto. Alla fine ci sarà la registrazione."

--------

Erano passata quasi un’ora e mezza e avevano ascoltato l’esposizione di almeno cinque progetti. Chiamava in ordine alfabetico e quindi avevano calcolato che dopo i loro amici Chris e John doveva esserci Susan, e quindi il suo gruppo. I due intanto stavano facendo un’esposizione piuttosto traballante… Molly rideva del tentativo di Chris di rispondere ad una domanda della professoressa che non aveva capito. Quando i due tornarono a sedersi nei banchi proprio davanti a loro si voltarono a chiederle com’era andata.

"Non male, dai, vi mancava una parte, ma l’argomento che avete scelto non era male e lo sfondo delle diapositive è fantastico!"

Molly rise, ciò che aveva detto era la verità. Poco dopo sentirono chiamare il cognome di Susan, Pam fece loro un in bocca al lupo, e fecero alzare due ragazzi che erano alla fine della fila. Intanto che la professoressa caricava il file dalla chiave al suo portatile, i quattro si erano seduti.

"Ma sei così agitata?"

domandò Liv osservandola.

"Sì.."

rispose Molly alzando la mano e facendole vedere che tremava.

"Ma sei pazza… parti già da un ventotto, sta tranquilla che al trenta ci arrivi!"

cercò di rassicurarla l’amica. La professoressa aveva a disposizione quattro punti da aggiungere, e loro pensavano che almeno due punti li avrebbero presi.

Si erano suddivisi le parti. Partì Susan con l’introduzione e le prime spiegazioni. Poi fu la volta di Liv che commentò alcuni grafici. Il terzo era Ethan che spiegò alcune elaborazioni che avevano effettuato. E alla fine toccò a Molly. Questa incominciò a esporre la sua parte, ma quando arrivò alle ultime diapositive che doveva spiegare di nuovo Liv questa le sussurrò di continuare lei. Molly non si era preparata su di esse, ma comunque si ricordava quello che avevano fatto, rispose a una domanda che le aveva fatto la professoressa che voleva una delucidazione e poco dopo concluse. Fece un respiro profondo. Quando tornarono al loro posto Pam si complimentò con loro.

"Per me è un bel progetto… l’argomento è originale e l’esposizione semplice e chiara. Per me è andata molto bene!"

Pam sorrise e Molly si appoggiò allo schienale stanca.

Dopo di loro toccava a due ragazze. Molti di coloro che avevano già esposto avevano lasciato l’aula. Molly ascoltò per qualche minuto, poi si ricordò che doveva telefonare a sua madre. Chiese al ragazzo che era in fondo alla fila se la lasciava passare. Nel passargli davanti lo ringraziò. Il ragazzo le rispose che ad ogni passaggio avrebbe dovuto pagare un dazio di 10 euro. Molly gli rispose sorridendo di ricordarglielo quando sarebbe tornata.

Raggiunse un punto del cortile dove non c’era nessuno. Chiamò la madre dicendole di non aspettarla per pranzo che ne aveva ancora per qualche ora.

"Allora hai già fatto l’esame?"

domandò la donna.

"Sì, abbiamo esposto il progetto, ma dobbiamo aspettare che tutti l’abbiano descritto prima che la professoressa possa dare i voti e registrare."

Rispose la ragazza cercando di spiegarsi al meglio. Salutò la madre e ritornò verso l’aula. Si fermò a fare due parole con Susan e Chris che stavano discutendo sui nuovi corsi che sarebbero partiti il lunedì successivo, poi rientrò.

Finirono di esporre tutti i progetti che era l’una passata. Le tre professoresse parlarono per una decina di minuti poi incominciarono le registrazioni. Subito la maggior parte degli studenti si accalcò alla cattedra cercando di essere tra i primi. Molly e i suoi amici invece restarono seduti decidendo di attendere che la coda si sfoltisse.

In conclusione furono gli ultimi quattro a registrare. Avevano assegnato loro tre punti. Questo significava trenta a lode per Molly. Fu l’ultima a terminare la registrazione. Liv e Susan erano uscite dall’aula mentre Ethan, che aveva registrato poco prima di lei, stava prendendo il suo zaino e l’aspettava sulla porta. Quando ebbe finito salutò le tre donne e lasciò la stanza.

Il cielo intanto aveva assunto una sfumatura biancastra. Una leggera pioggia scendeva incessantemente.

"Io vado da Liv, se volete vi do un passaggio."

Propose Ethan. Le due accettarono e quindi si diressero tutti e quattro al parcheggio.

 

Hallo!

Non ci credo sono stata super veloce!!!! Beh spero vi faccia piacere che io aggiorni così presto!!!

Per prima cosa ringrazio Memole88, Takami e Liry… sono troppo gentili… =*

Poi ringrazio chi ha letto senza commentare… spero vi sia piaciuto ugualmente…

Alla prossima

Ciao ciao

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


CAPITOLO 6

CAPITOLO 6

L’aula studio era sovraffollata quel pomeriggio. Ciò era strano perché di solito, appena si affacciavano le belle giornate, molti studenti non resistevano a stare al chiuso ed uscivano nei giardini. Più o meno era la stessa cosa che avevano fatto alcuni suoi amici e compagni di corso. Lui invece era seduto ad un tavolo contro al muro mentre sfogliava il suo testo di architettura moderna ed evidenziava la parti che gli interessavano. Successivamente trascriveva gli appunti su un quaderno a quadretti scritto fittissimo e che conteneva anche alcuni disegni abbozzati.

"Scusa…"

sentì una voce davanti a lui. Alzò lo sguardo e vide due ragazzi, sicuramente al primo o al massimo al secondo anno, che lo osservavano.

"Sì?"

rispose.

"…sono liberi questi due posti davanti a te?"

domandò uno di essi, non molto alto e robusto.

"Sì, sedetevi pure."

Il giovane scostò alcuni suoi libri impilandoli per fare maggior spazio ai due. Poi si sistemò gli occhiali da vista e riprese a leggere il suo libro. Date, stili, nomi passavano velocemente davanti ai suoi occhi. Molte volte ritornava indietro per rileggere alcuni passi che non aveva compreso bene, oppure quando vedeva un rimando ad un architetto che si ricordava essere alle pagine precedenti sfogliava il testo cercando la parte che gli interessava.

Si appoggiò meglio allo schienale portando indietro la testa sentendo scrocchiare le ossa del collo. Erano ormai ore che era in quella posizione ed era estremamente stanco. Anche la vista si stava facendo pesante. Forse era meglio che dormisse alcune ore di più la notte.

Si alzò e attraversò la stanza. Raggiunse la sala delle macchinette e, dopo essersi avvicinato ad una di esse, selezionò un caffè corto con poco zucchero. Mentre aspettava che l’erogazione terminasse si osservò attorno. C’erano poche persone in giro. Molti erano a lezione, altri, come lui, erano a studiare. E chi invece non ne aveva voglia aveva lasciato l’edificio e si era rifugiato nel giardino.

Prese il bicchierino e si avvicinò alla finestra osservando all’esterno. Infatti vide molti studenti seduti sull’erba, alcuni con dei libri in mano in un vano tentativo di studio, altri che chiacchieravano beatamente. Portò il bicchiere alle labbra bevendone il contenuto in un sorso.

Kevin sentì delle braccia circondargli la vita e un capo appoggiarsi contro la sua schiena. Lui prese le mani della ragazza accarezzandole. Rimasero così, in silenzio, per alcuni minuti. Poi si girò ritrovandosi con il corpo esile della brunetta tra le braccia. La ragazza gli diede un leggero bacio sulle labbra.

"Ciao Kevin…"

"Ciao Amber…"

si sorrisero. Lo sguardo allegro della ragazza parve rabbuiarsi per alcuni minuti. Alzò una mano e tolse gli occhiali da vista al ragazzo.

"Ti preferisco senza occhiali, lo sai…"

affermò la giovane spiegando la motivazione del suo gesto.

"Anche io, ma quando devo studiare devo metterli altrimenti mi rovino la vista!"

Kevin era un po’ infastidito dalla pretesa della giovane. Lei vedendo ciò si strinse di più a lui e parlando con tono dolce.

"Non credi che sia stato bellissimo l’altra sera?"

domandò questa ripensando al sabato sera precedente. Kevin sorrise rivedendo la ragazza e lui entrare furtivamente in casa sua. Gli tornò alla mente l’immagine di lei che si rivestiva alla luce fioca della sua lampada da comodino. Lui si era alzato e l’aveva accompagnata alla porta dandole un bacio prima lasciarla uscire.

"Già… "

era sempre stato di poche parole.

Guardò nei suoi occhi scurissimi. Era proprio bella… ma lui non l’amava. Gli piaceva stare con lei e si divertivano, ma prima o poi avrebbe dovuto deluderla, avrebbe dovuto dirglielo prima che lei si attaccasse troppo a lui, prima che lei rischiasse di innamorarsi.

--------

Molly era appoggiata alla balaustra del balcone che dava sul giardino di sotto. Susan era seduta poco distante da lei su una panchina. Stavano aspettando che giungesse la professoressa e che quindi potessero entrare nel laboratorio. Il sole era caldo quel giorno. Quella settimana era stata piuttosto caotica in materia di tempo. Un giorno faceva caldo, mentre il giorno dopo il cielo era grigio e un vento freddo soffiava.

La ragazza sentiva i raggi del sole colpirle la schiena e scaldarla. Era in uno stato di torpore post pranzo. Il fatidico momento della digestione. Si domandò come avrebbe fatto a seguire la lezione senza rischiare di addormentarsi.

"Ciao…"

si voltò sentendo giungere una voce dalla sua destra. Riconobbe Alan. Era dal periodo degli esami che non lo vedeva. Sicuramente le avrebbe raccontato qualcosa di nuovo, come al suo solito. Il ragazzo si voltò verso di Susan salutandola, ma poi ritornò a guardare lei mettendosi di rimpetto alla ragazza.

"Allora come va?"

domandò questa per gentilezza.

"Uhm… diciamo che va.."

fu la risposta del ragazzo. Molly rimase in silenzio.

"Su dieci diciamo che sto a sei…"

fu il tentativo di conversazione del ragazzo.

"Ma su dai, non lamentarti."

La ragazza cercò di tirare su un po’ il morale al giovane. Poi, non si sa in che modo, arrivarono a parlare della vita privata di lui… come a suo solito.

"Ti ho detto che ho mollato la tipa?"

lo sguardo del giovane era sempre fisso nei suoi occhi. Lei scosse la testa rispondendo.

"No. Non so nemmeno se dirti se mi dispiace o meno. Mi sembra di capire che non ti interessa più di tanto…"

disse questa.

"Una sera siamo usciti con dei suoi amici. Prima di tutto si è presentata truccata come una troia…"

Molly portò di nuovo il suo sguardo su di lui.

"Ma sì… se è solo per il trucco!"

"Ma c’è trucco e trucco. Poi mentre ballavamo e ho cercato di baciarla mi ha scostato. Allora ho detto basta."

Molly lo ascoltava. Era abituata ai suoi racconti.

"Per non parlare che era ingrassata…"

"Si possono mettere su due o tre chili ogni tanto."

"Ma non erano due o tre chili quelli!"

la ragazza vide Ethan e Liv che stavano arrivando alle spalle del giovane. Avevano i soliti sorrisi di quando la vedevano con lui. Sperò che si avvicinassero a lei, invece si sedettero accanto a Susan che stava parlando con Chris.

E poi la frase fatidica…

"Sai…non sono mai stato con una rossa…"

l’allusione era comprensibile. La ragazza fece finta di niente e rimase in silenzio. Invece le era venuta in mente una frase che lui le aveva detto qualche tempo prima.

"Conosco tre Molly e sono stato con due di loro…"

quel giorno lei e Liv erano alla fermata dell’autobus. A sentire quelle parole la sua amica si era tirata la sciarpa sulla bocca nascondendo un sorriso. Molly lo aveva capito benissimo. La ragazza non sapeva che rispondergli.

"Sai, è un nome molto diffuso!"

tutte le volte che si ricordava di quella risposta si dava della scema. Ma che frase era? Non aveva proprio senso. Lui se ne aspettava una del tipo "non c’è due senza tre" ma non sarebbe mai uscita dalla sua bocca.

Fortunatamente arrivò la professoressa. Molly ridestandosi dai suoi ricordi entrò nel laboratorio prendendo posto.

--------

Quella sera, in palestra Kevin li vide entrare, al solito orario. Ethan fu il primo, lo raggiunse e si mi se alla cyclette accanto a lui, salutandolo.

"Ciao Kevin…"

"Ciao Ethan"

rispose questo mentre aumentava la difficoltà e pedalava velocemente.

Poco dopo le vide entrare, tutte e tre insieme, le amiche di Ethan. Liv si avvicinò al tapis-roulante, aspettando che si liberasse, le altre due invece, vedendo le cyclette occupate, decisero di fare qualche esercizio senza riscaldamento.

Gli occhi del ragazzo si posarono su di lei… come sempre. Sperò che alzasse lo sguardo, che i loro occhi si incrociassero, di poter vedere quelle limpide iridi castane. Era assurdo.

"Che cos’hai di così magnetico?"

invece che nella sua mente, desiderava pronunciare quelle parole… e ricevere una risposta.

I lunghi riccioli della ragazza erano raccolti in una coda, i due bottoni della maglietta fucsia erano slacciati, la pelle naturalmente chiara era arrossata sulle guance. La vide mordersi il labbro inferiore nel concentrarsi nello sforzo, il seno che si alzava ed abbassava ritmicamente seguendo i suoi movimenti.

Il suono che lo avvertiva di aver terminato il tempo del riscaldamento lo ridestò. La giovane in quel momento si avvicinò a loro, fermandosi a fare due parole con Ethan. Il giovane scese dalla cyclette.

"Se vuoi, adesso è libera…"

le disse sorridendo.

Lei si voltò verso di lui, lo sguardo allegro per la battuta che si era appena scambiata con l’amico.

"Grazie."

Unica risposta. Quella voce gentile e timida.

Si allontanò, la vide salire sulla cyclette e incominciare il riscaldamento.

Un’oretta dopo era fuori dalla palestra che parlava con Ethan. Le vide arrivare dallo spogliatoio, Molly come sempre per ultima.

"Allora Molly, ti accompagno alla fermata?"

la frase era stata pronunciata con noncuranza nella voce, ma in realtà contava le ore che lo separavano da quel breve contatto con lei.

"Mi spiace, ma non mi sento tanto bene. Mi gira un po’ la testa…"

gli occhi della giovane si fissarono nei suoi mentre gli rispondevano. Sembravano così sinceri. In realtà lui non lo poteva sapere ma era solo una scusa per non restare sola con lui.

"Ok… meglio che vai in auto. Allora io vado. Ethan ci vediamo. Ciao a tutti…"

salutò passando lo sguardo sui presenti.

Aveva preso una decisione, ormai non ne poteva più fare a meno. Sarebbe passato a casa di Amber.

Prese la motocicletta e si diresse da lei. Suonò al campanello e gli rispose sua madre che gli chiese chi fosse.

"Sono un suo amico. Potrebbe dirle di scendere due minuti, grazie?"

chiese cortesemente il ragazzo. Pochi minuti dopo la vide apparire sul cancello di casa. Lei nel riconoscerlo sorrise.

"com’è difficile…"

parole confuse si sovrapponevano nella sua mente. Cercò di scegliere quelle meno dolorose, quelle più sincere.

"Ciao Kevin!"

lei gli si avvicinò per abbracciarlo.

"Ciao Amber…"

il volto del giovane era serio e la ragazza se ne accorse immediatamente. La scostò da lui per poterla vedere meglio in volto.

"Cosa c’è?"

un tremolio di preoccupazione si sentì chiaramente nella voce della giovane.

"Mi spiace… ma…"

"Ma cosa?"

ora anche gli occhi scuri della ragazza erano preoccupati.

"… non me la sento più di mentirti…"

sperò che quelle parole non fossero un’arma a doppio taglio.

"Mentirmi? Che ti prende Kevin, mi stai spaventando!"

lei cercò di prendergli una mano, invano.

"Amber… io non ti amo…"

gli occhi blu del giovane si fissarono decisi in quelli d’ebano della ragazza.

"Non ti ho mai chiesto di amarmi…"

la ragazza cercò di non perdere quel poco che aveva. Avrebbe voluto essere amata da lui… ma avrebbe accettato anche quel poco affetto che Kevin poteva provare per lei, pur di non perderlo.

"Sì, lo so. Ma ormai il rischio che tu ti innamori è troppo elevato. E io non ti posso amare…"

cercò di far comprendere alla ragazza i suoi veri sentimenti.

"Ti sei stancato?"

lo sguardo interrogativo di lei sembrò scrutare negli occhi chiari del ragazzo in cerca di una risposta.

"No, non è questione di stancarsi o meno. Credo solo che sia meglio chiudere qui…"

che doveva dire per convincerla…

"Perché? Non ti piaccio più?"

domande, domande, sempre domande a cui lui però non sapeva rispondere chiaramente.

"Sei bellissima, lo sai bene. Hai una fila di ragazzi che pendono dalle tue labbra. Il problema è che io non sono uno di quelli… e non lo sarò mai!"

si infilò le mani nelle tasche dei pantaloni della tuta.

"Coma fai ad esserne così sicuro?"

ma le venne subito un pensiero alla mente…

"C’è un’altra vero?"

"Com’è possibile che le donne sappiano sempre capire queste cose…"

pensò prima di palare

"Non si può dire che ci sia… diciamo solo che so che non sei tu…"

gli occhi della giovane erano lucidi, faceva una fatica incredibile per non piangere.

"Capisco."

Silenzio.

"Ti chiedo solo un’ultima cosa. Esci ancora con me domani sera… l’ultima occasione, la serata dell’ultimo addio, prendila come preferisci. Fammi solo questo favore, poi ti lascerò stare."

Il volto triste della ragazza fece sentire in colpa anche un insensibile come lui.

"Va bene. Ma che sia l’ultima volta."

La ragazza alzò lo sguardo e lo fissò in quello del ragazzo.

"Ti aspetto per le nove… non ripensarci."

Gli diede un fugace bacio su una guancia e gli voltò subito le spalle rientrando in casa.

Ciao a tutti... vorrei ringraziare chi legge e non commenta ma soprattutto Memole88... sei un tesoro! A presto...

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


CAPITOLO 7

CAPITOLO 7

Susan, Liv e Molly stavano arrivando in città sulla macchina della prima. Erano in una zona che non conoscevano bene, ma si erano informate su dove si trovava la pizzeria in cui dovevano andare. Giunte a destinazione parcheggiarono e sentirono il cellulare di Liv suonare.

"Pronto? Ciao Ellen… siamo arrivate… dove siete tu e Pam? Davanti all’ingresso… ok. Arriviamo subito."

Quella sera avevano deciso di uscire loro cinque. Ellen era una compagna di università. Non faceva il loro stesso corso, ma ogni tanto capitava di avere un esame in comune. Era piccola di statura, i capelli castani avevano un taglio sbarazzino, gli occhi verdi erano sempre sorridenti. L’avevano conosciuta per mezzo di Ethan e di un loro amico, Matt, che all’inizio dell’università frequentava il loro corso ma che poi aveva cambiato.

Arrivarono davanti alla pizzeria e si salutarono.

"Ma Molly, non è giusto! Sei troppo alta stasera!"

affermò Ellen guardandola.

Molly, anche se non superava il metro e sessantacinque di statura, era la più alta delle cinque. Quella sera per di più portava gli stivali con un tacco a spillo altissimo che accentuava la differenza.

"A me non sembra… forse perché sono abituata a mettere i tacchi."

Intanto entrarono nella pizzeria. Avevano prenotato, quindi Pam parlò con un cameriere che poco dopo le guidò al tavolo che avevano riservato loro. Intanto che aspettavano di ordinare presero a chiacchierare…

Finito di mangiare presero un sorbetto e dopo andarono a pagare. Si soffermarono fuori dalla porta per decidere cosa fare. Optarono per una grande pub sperando che ci fosse parcheggio. Anche se erano in cinque presero due automobili. Dopo una decina di minuti si ritrovarono nel parcheggio.

"Speriamo che non ci sia troppa gente!"

disse Ellen mentre camminava dietro alle altre con Molly.

"Credo che a quest’ora ci sia già pieno… speriamo di trovare un tavolo."

Rispose Pam che era sicuramente la più esperta delle altre della zona. In fondo lei abitava in città e conosceva i locali alla perfezione.

Entrarono e furono subito invase dalla musica ad alto volume. Molti ragazzi si voltarono a guardare Susan che noncurante passava tra di loro. Era la più bella di tutte. Non che le altre non lo fossero, ma lei era veramente la ragazza che attirava su di sé gli occhi di tutti. Al contrario Molly cercava sempre di passare inosservata.

Incominciarono a cercare un tavolo. Fortunatamente se ne liberò uno e si sedettero. Ellen e Molly si sedettero su un divanetto che aveva lo schienale contro al muro, le altre invece si accomodarono su delle poltroncine dall’aria piuttosto comoda.

"Che prendete ragazze?"

domandò Liv mentre si toglieva la giacca di lana grigia.

"Io non posso bere… devo guidare…"

disse Susan guardando Pam.

"Anche io… ma potremmo dividerci una birra…"

"Va bene…"

le ragazze facevano fatica a capirsi per colpa della musica un po’ troppo alta e del vociare della gente.

"Io non saprei…"

disse Molly osservando le amiche.

"Fanno un cocktail non male… e nemmeno troppo alcolico…"

disse Pam proponendole qualcosa.

"Proviamolo…"

accettò Molly, subito imitata da Liv e Ellen.

Fermarono una cameriera e le diedero le ordinazioni. Poco dopo ritornò e appoggiò i bicchieri sul tavolino. Le ragazze pagarono e quando la cameriera se ne fu andata ripresero a chiacchierare.

--------

Kevin fermò la macchina nel parcheggio. Era quasi mezzanotte. La ragazza seduta accanto a lui era piuttosto silenziosa.

"Sei sicura che sono qui le tue amiche?"

chiese questo voltandosi verso di lei attendendo risposta.

"Sì. Mi accompagni dentro?"

gli occhi della ragazza si alzarono e si fissarono nei suoi.

Lui comunque, anche se la stava lasciando, non l’avrebbe lasciata nell’imbarazzo di entrare da sola in un locale così affollato e se non c’erano le sue amiche lei sarebbe rimasta a piedi.

"Ok."

Scesero entrambi dall’automobile. Lui chiuse le portiere attivando l’allarme.

Quando fu in parte alla ragazza questa gli fece scivolare un braccio attorno al suo prendendolo per mano. Questi non la scostò anche se sul momento gli sembrò strano.

Varcarono la porta d’ingresso, il locale era affollato come al solito. Sarebbe stato difficile trovare le amiche della ragazza. Incominciarono a camminare tra la gente.

"Amber…"

fortunatamente un’amica della giovane li aveva visti e si era avvicinata a loro.

"Ciao Jane."

Salutò la brunetta. Questa continuava a stringere la mano del ragazzo e si avvicinò al tavolo delle amiche trascinandolo con sé.

"Ehy Amber, ce ne stavamo andando. Finalmente sei arrivata."

Disse un’altra amica della ragazza.

"Scusate. Saluto Kevin e poi andiamo se volete…"

la ragazza pronunciò quelle parole sforzandosi. Il saluto al giovane in realtà era un addio.

Le sue amiche intanto si misero i giubbini di mezza stagione.

"Ok. Ti aspettiamo fuori."

Disse una di loro e poi si allontanarono. Amber allora si voltò verso di Kevin. Le persone attorno a loro si stavano divertendo e non potevano sapere che lei soffriva.

"Allora ci salutiamo adesso…"

gli occhi scuri della ragazza guardarono tristi quelli del giovane.

"Già… spero che tu sappia che è stato comunque un bel periodo per me…"

disse lui serio.

"Dannazione non essere così gentile… per me è più difficile lasciarti!"

la voce della ragazza gli giungeva ovattata tra la musica e il brusio, ma sapeva che in realtà lei aveva urlato.

"Ok."

Lei si alzò sulle punte e lo baciò con passione e disperazione… era l’ultimo bacio… l’ultima occasione per fargli capire che gli voleva veramente bene. Ma lui invece non voleva proprio quello, non voleva che lei si innamorasse di lui. Quando si staccò da lui le lacrime le rendevano lucidi gli occhi.

"Meglio che vada… ci vediamo…"

la ragazza uscì di corsa lasciandolo da solo.

Kevin si mise le mani in tasca mentre passava lo sguardo sui presenti… ed ebbe un colpo al cuore.

Lei lo aveva visto fermo a parlare con una ragazza molto bella dai corti capelli neri. Poi li aveva visti baciarsi appassionatamente… e lei aveva cercato in tutti i modi di scostare il suo sguardo da loro, ma non c’era riuscita.

"Per fortuna che ci provavi con me…"

gli occhi di Molly divennero freddi ed era così che li aveva visti Kevin quando si era accorto di lei.

"Ma non è Kevin quello?"

disse Liv vedendo anche lei il ragazzo.

"Già…"

rispose Susan mentre lo salutava con la mano.

Il giovane si avvicinò al loro tavolo. Molly non voleva vederlo a tutti i costi. Quando Kevin giunse le salutò.

"Ciao a tutte…"

il suo sorriso era bellissimo ma Molly non poteva sopportarlo.

"Scusate vado in bagno…"

disse allora alzandosi. Si allontanò in tutta fretta senza sentire la voce di Pam che si era proposta di accompagnarla.

--------

"Perché doveva essere qui anche lei… perché ha dovuto vedere il bacio di Amber…"

Kevin pensava tra sé mentre annuiva a quello che gli stavano dicendo Susan e Liv. In realtà lui voleva solo raggiungere Molly, cercarla e spiegarle. In fondo aveva lasciato Amber per lei…

"Scusate ragazze ma ora devo andare…"

le salutò e si immerse nella folla. Raggiunse i bagni e la vide uscire, lei però non si era accorta di lui. La prese per un polso facendola voltare.

Nel vederlo la ragazza parve sorpresa.

"Lasciami… mi fai male…"

la voce era dura.

"Devo parlarti."

Poche parole essenziali nel tentativo di trattenerla. Gli occhi chiari fissi in quelli caldi della giovane.

"Non ne ho voglia."

La ragazza cercò di liberarsi il braccio ma lui la teneva saldamente.

"Ok… va bene…"

rispose sconfitta. Lui allora le prese la mano e la fece uscire dal locale fermandosi in un angolo appartato nel parcheggio.

"Allora parla. Non ho tempo da perdere!"

la giovane era spazientita.

"Mi sono accorto che mi hai visto baciare una ragazza…"

incominciò lui.

"Puoi fare quello che vuoi, a me non interessa."

Rispose noncurante la ragazza.

"… a me importa spiegarti. Io uscivo con lei, con Amber, ma stasera l’ho lasciata… e lei mi ha dato un ultimo bacio. Ecco cosa hai visto…"

il ragazzo avrebbe voluto spiegarle meglio, dirle che era stato con lei ma che non l’amava, che l’aveva lasciata perché la sua mente era sempre affollata dalle immagini sue, di Molly.

"Mi spiace per lei. Ma perché mi racconti gli affari tuoi? In fondo non ci conosciamo davvero…"

ancora una risposta gelida. Possibile che non capisse che lo faceva per lei…

"Devo forse dirtelo espressamente?"

si domandò lui. Ma le parole non erano mai state il suo forte. Come d’impulso si avvicinò alla ragazza e la baciò sulle labbra. Non il lieve bacio che le aveva dato qualche tempo prima, ora cercava di schiuderne le labbra e di assaporare la sua bocca. Lei cercò di spostarlo, ma non ci riuscì. Quando lui si staccò da lei, la ragazza gli diede un forte schiaffo sulla guancia.

"Non permetterti mai più!"

le guance della giovane erano rosse dall’imbarazzo, le labbra tremanti di rabbia.

Kevin sentì il sorriso apparirgli sulle labbra mentre osservava quella ragazza tanto dolce e tanto testarda.

"Credo che tu abbia bisogno di essere baciata più spesso…"

la frase pronunciata con ilarità come per colpirla nell’orgoglio.

"Io invece credo che tu abbia bisogno di essere schiaffeggiato più spesso…"

la voce della ragazza invece era dura e furiosa rispecchiando l’animo agitato di lei.

"Allora potremmo metterci d’accordo per esercitare queste nostre capacità insieme!"

in realtà lui non voleva essere così cattivo, ma il vederla così arrabbiata risvegliava in lui la sua parte crudele… la voleva provocare a tutti i costi.

"Esercitati con qualcun'altra… ma se ti serve uno schiaffo vieni pure da me… sarei lieta di dartene un altro…"

la ragazza gli passò accanto allontanandosi.

"Ehy Molly non mi saluti nemmeno?"

le urlò lui facendola voltare di nuovo.

"A mai più rivederti Kevin…"

fu la risposta della giovane mentre lo salutava con un cenno della mano prima di voltare l’angolo ed entrare di nuovo nel locale.

"Questo lato di te… mi piace ancora di più…"

pensò il ragazzo vedendola allontanarsi. Quando non la vide più si incamminò nel parcheggio raggiungendo l’automobile che divideva con la sorella.

--------

La ragazza era ferma sul portoncino di casa sua. Si voltò indietro salutando con la mano l’amica che stava lasciando il cortile in macchina. Aprì la borsetta e prese un mazzo di chiavi, scelse quella giusta solo con il tatto, la infilò nella serratura la aprì. Accese le luci sulle scale, chiuse di nuovo il portoncino dietro di sé e si sfilò gli stivali appoggiandosi al muro. Salì le scale a piedi nudi, con uno stivale in ogni mano. Per prima cosa si mise le ciabatte e mise a posto le cose che aveva usato, prese il pigiama ed entrò in bagno per cambiarsi. Dopo essersi struccata e cambiata tornò in camera sua infilandosi sotto le coperte tiepide. Prese il cellulare che aveva infilato sotto il cuscino e vide lo squillo di Susan che l’avvertiva che era arrivata a casa sana e salva.

Chiuse gli occhi cercando di addormentarsi. Si raggomitolò su se stessa cercando una posizione comoda. Ma anche se si sentiva stanchissima non riusciva ad addormentarsi. Era agitata. Guardò l’ora… le tre e dodici.

Le venne in mente Kevin… lo rivide poco distante da lei mentre baciava quella ragazza…

"…era proprio bellissima la sua ragazza…"

si ritrovò a paragonarsi a lei. Un leggero sorriso apparve sulle sue labbra.

"…non mi ha mai pesato non essere bella… ma facendo un paragone non posso fare a meno di pensare che non sono bella nemmeno la metà di lei…"

come erano diverse. Anche se l’aveva vista da lontano aveva notato subito il suo stile all’ultima moda, la minigonna veramente mini, la pelle abbronzata… lei invece, era bianca come un fantasma, i lunghi riccioli rossi, quello strano colore castano chiaro degli occhi… che nessuno apprezzava…

"…ma lui l’ha lasciata ed ha baciato te…"

si rivide il ragazzo in piedi davanti a lei, quegli occhi blu che la guardavano e la facevano sentire indifesa. Lui aveva baciato lei, e non un semplice bacio sulle labbra come quello che le aveva dato quella sera alla fermata…no… si era impaurita nel sentire quella bocca che sembrava volerle risucchiare l’anima… e lei aveva risposto al suo bacio, senza pensarci due volte anche se ne aveva paura…

"… Credo che tu abbia bisogno di essere baciata più spesso…"

la frase del giovane risuonò nelle sue orecchie… l’aveva presa in giro, era solo un gioco per lui, un divertimento, un modo per passare il tempo… e lei che si era illusa di piacergli sul serio.

"….sei proprio ingenua… povera Molly… come potevi sperare che un tipo come lui potesse guardare te?…"

sentì una lacrima scorrerle lungo la guancia e scendere lungo il collo bagnandole il colletto del maglione del pigiama.

"…Non ti sarai innamorata di lui?…"

quella domanda evidenziava la verità… lei si stava innamorando di lui… di un ragazzo che nemmeno conosceva, di qualcuno che si prendeva gioco di lei…

scosse la testa con forza. Forse in quel modo i suoi pensieri si sarebbero mescolati un po’ e avrebbe dimenticato quel ragazzo. Aveva le guance rosse e lei lo sentiva dal calore che proveniva da esse.

"…e adesso come mi comporto con lui?…"

provò a immaginarsi la prossima volta che lo avrebbe incontrato. Sicuramente sarebbe stato in palestra. Difficilmente si sarebbero scambiati poco più di due o tre parole mentre erano in mezzo a tanta gente, ma sicuramente lui le avrebbe proposto di accompagnarla alla fermata con la sua motocicletta. La sue mente razionale incomincio a passare le opzioni.

"…prima ipotesi… mi invento una scusa e me ne torno con Ethan e le ragazze…"

si fermò per alcuni istanti per approvare o meno la possibilità.

"…niente da fare, l’ho già usata e sicuramente mi farebbe pressioni.."

scartò quindi l’idea.

"…seconda ipotesi…accetto gentilmente la sua proposta e sono molto carina con lui…"

le guance erano tornate ad essere rosse.

"…no, niente da fare, non è da me… non sarei per niente naturale… mi sentirei una scema…e poi non è detto che lui mi tratti gentilmente!.."

anche questa opzione venne eliminata.

"…terza ipotesi… accetto di malavoglia e lo tratto malissimo… così la pianta di prendermi in giro…"

questa possibilità era accettabile, ma non era sicura di riuscire a metterla in pratica.

"…quarta ipotesi… accetto ma me ne sto in disparte… facendo finta di niente.."

sorrise pensando a quel modo di fare

"…in fondo è come mi comporto sempre.."

approvata l’ultima possibilità si ritrovò improvvisamente con un pensiero nella testa

"…e se fosse lui a far finta di nulla, e nemmeno mi porta alla fermata?"

per quell’occasione non sapeva proprio come si poteva comportare. Era proprio un ragazzo strano…

Mentre ancora pensava a cosa fare si addormentò.

Ciao a tutti, un altro velocissimo aggiornamento!

Purtroppo non vedo molti commenti... ma comunque devo ringraziare Memole88 che è sempre moooooolto gentile... ;)

Ti nomino mia commentatrice ufficiale!!! Un bacio.

E naturalmente saluto tutti pregandoli di commentare... anche solo due righe mi bastano! Bye bye

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


CAPITOLO 8

CAPITOLO 8

La primavera stava arrivando. Almeno stava cercando di arrivare. Quella mattina il sole era caldo ed il cielo limpido, ma l’aria era ancora fresca. Si poteva vedere la gente vestita in tutti i modi probabili, chi con una maglietta ed il giubbino di jeans, chi con un piumino senza maniche e una sciarpa leggera, chi con il cappotto pesante comunque portato aperto, e chi con il giubbotto in mano.

Mentre camminavano in centro per raggiungere l’edificio della facoltà, le tre ragazze incontrarono come al solito l’uomo che consegnava i giornali gratuiti con le informazioni della città. Tutte e tre presero il giornale e l’uomo le salutò riconoscendole ed augurando loro una buona giornata. Come sempre, anche se non erano in ritardo, il loro passo era veloce.

"Ariete: ottima salute ed ottimo umore. Il vostro partner ne sarà ben lieto. Organizzate una bella serata."

La voce di Liv sembrava quella di una conduttrice tv che stesse dicendo l’oroscopo per tutti quelli che passavano. Alzò lo sguardo dal giornale e si voltò verso di lei.

"Capito Molly, cerca di passare una bella serata con il tuo partner…"

Molly la guardò sorridente.

"Non è che c’è anche scritto chi sarebbe questo partner? Continua con questo partner ma io non ne vedo nessuno in giro!"

anche le sue amiche si misero a ridere e Susan le disse.

"Come non lo vedi? E Alan dove lo metti?"

Molly ebbe un brivido lungo la schiena…

"No… lui no… per piacere!"

le altre si misero a ridere.

Intanto erano arrivate in università. Salirono le scale e raggiunsero l’aula. Ethan era già seduto con accanto Pam. Entrambi stavano leggendo il giornale. Dietro di loro invece c’erano John e Chris.

Molly si trovò accanto Alan dopo pochi minuti.

"Ciao…"

"Ciao"

Molly proseguì la lettura del suo giornale.

"Molly, vieni con me che devo stampare un certificato prima dell’inizio della lezione?"

Pam, che era seduta anch’essa accanto alla ragazza aveva attirato la sua attenzione.

"Certo andiamo."

Scavalcarono il banco per non far alzare tutti quanti e scesero di corsa.

"Per fortuna…"

disse Molly senza specificarne il motivo.

"L’ho chiesto apposta a te per non lasciarti da sola con lui…"

affermò Pam mentre l’amica si voltava verso di lei sorridendo.

"…però mi servi anche perché non mi ricordo la password e l’ultima volta sei stata tu a riuscire a trovarla!"

Molly guardò l’amica incredula.

"Ma Pam, non faresti prima a scrivertela da qualche parte?"

riuscirono in qualche modo a trovare la password giusta, come al solito fu la rossa che dopo vari tentativi era riuscita ad azzeccare la combinazione corretta.

Risalite in aula, la professoressa era già arrivata. Gentilmente i loro compagni le fecero passare e si sedettero ai loro posti.

"La profe ha parlato di un corso da fare quest’estate…"

sussurrò Alan all’orecchio di Molly.

"Grazie, ma sono già informata."

Rispose questa sorridendo al ragazzo per ringraziarlo. Intanto la professoressa aveva incominciato a spiegare e la ragazza si stava concentrando su quello che stava dicendo, ma Alan le disse ancora qualcosa.

"Alla pausa ti devo far vedere un libro che ho preso…"

Molly gli fece un cenno di assenso con il capo e poi si concentrò sulla lezione.

--------

Come ogni martedì sera la palestra era affollata. Molly portò l’abbonamento sul tavolino dell’istruttrice salutandola, poi si diresse alle cyclette trovandole entrambe occupate… stranamente…

Vide Ethan che ne occupava una e gli chiese da lontano se riusciva a leggere sul display della ragazza che aveva vicino per sapere quando aveva ancora. Il cenno negativo del ragazzo la fece allontanare. Decise di fare un po’ di esercizi a terra. Stese la salvietta e si sdraiò sopra di essa. Aveva già fatto due serie di addominali quando vide entrare Kevin. Portava un paio di pantaloni neri della tuta e una maglietta a mezze maniche scura a cui aveva rimboccato le maniche sulle spalle. Nel passarle davanti le fece l’occhiolino divertito. Poi si diresse alla cyclette che intanto si era liberata.

"Ehy Molly, hai ancora tanto?"

le chiese dopo qualche minuto dopo Ethan mentre si asciugava il viso con la salvietta.

"No… ho finito."

Rispose la ragazza.

"Allora ci diamo il cambio. Ti lascio la cyclette e tu mi lasci il tappetino."

"Ok"

Molly vide subito che Kevin aveva gli occhi sorridenti.

Si alzò e si diresse vicino ad Ethan.

"…tre…due…uno… ho finito"

il ragazzo scese lasciando il posto all’amica. La ragazza regolò l’altezza del sellino ed impostò i dati, poi prese a pedalare.

"Ciao… non saluti nemmeno?"

disse a bassa voce il ragazzo.

A Molly venne in mente l’ultima volta che lui le aveva detto una frase simile. Lei gli aveva risposto dicendo che non si sarebbero più rivisti… e invece eccoli lì, fianco a fianco.

"Ciao… Kevin."

Rispose seria.

"Vedo che hai imparato il mio nome…"

un’altra frase sarcastica.

"Veramente lo conosco. Piuttosto sei tu che non hai ancora imparato il mio!"

altro che noncuranza, era impossibile non rispondergli a tono.

"Mia piccola Molly, conosco bene il tuo nome…"

la ragazza si morse il labbro inferiore concentrandosi a mantenere il ritmo delle pedalate e non rispondendogli.

Intanto il ragazzo aveva finito. Si asciugò il volto con la salvietta scura e bevve un sorso d’acqua.

"…è proprio bello…"

pensò tra sé la ragazza osservandolo di sfuggita.

"Ci vediamo più tardi… ti do volentieri un passaggio…"

affermò il ragazzo passandole accanto prima di allontanarsi.

--------

Quando la ragazza uscì dallo spogliatoio, seguendo Susan e Liv, vide Ethan che stava chiacchierando e ridendo con il ragazzo. Solo Ethan lo conosceva bene, solo lui poteva sapere cosa passava per la testa del suo amico, ma la giovane non avrebbe mai avuto il coraggio di chiedere al ragazzo, anche se era un buon amico, una cosa che la riguardava molto personalmente.

"Siamo in anticipo… facciamo comunque la gara… poi ci aspettiamo alla fermata…"

propose Ethan passando lo sguardo sulle tre. Liv gli si avvicinò portandogli un braccio attorno alla vita.

"Ok… l’importante per noi è essere alla fermata in tempo!"

disse la ragazza osservandolo negli occhi.

"Su Molly vai alla motocicletta… altrimenti vinciamo noi…"

disse Susan spingendo l’amica.

Kevin vedendola recalcitrante la prese per mano e si mise a correre trascinandola dietro con sé. Questa volta avevano parcheggiato in due punti lontani. Fermandosi davanti alla moto, il ragazzo prese i caschi e ne diede uno alla ragazza, e poi mise la borsa di questa nel bauletto.

"Allora… salta su!"

le disse lui vedendola ferma con il casco ancora in mano.

"Ehy, si può sapere che ti prende?"

le tese una mano per aiutarla a salire mentre la motocicletta era già accesa.

"Non avrai ancora paura? Con tutte le volte che sei salita!"

il ragazzo cercava di scuoterla prendendola in giro.

"Non ne ho voglia…"

finalmente la ragazza gli aveva risposto alzando lo sguardo da terra. Il giovane cercò di leggere negli occhi castani della ragazza qualcosa che gli facesse comprendere il comportamento di lei.

"Su dai… altrimenti arriviamo tardi… e non posso salutarti come si deve…"

le sorrise mentre si sporgeva verso di lei e la faceva avvicinare alla motocicletta.

"E chi lo vuole il tuo saluto…"

era arrabbiata, o forse no. Salì dietro alla motocicletta infilandosi il casco. Il ragazzo spense il motore e si girò in dietro verso di lei togliendosi il casco.

"Adesso mi dici che ti prende…"

il tono della voce irremovibile. Le tolse il casco per poterla guardare bene in faccia.

"Sono stanca, punto e basta."

La risposta evasiva della ragazza non lo convinceva per niente.

"Sei proprio una tipa strana… l’ho sempre pensato io…"

disse lui guardandola fisso negli occhi.

"Io sono strana? Non sono io quella che ci prova con te e poi esce con un’altra… non sono io quella che ti bacia e mezzo secondo dopo ti prende in giro… ma si può sapere che cosa vuoi da me?"

finalmente un po’ di vita in quegli occhi, su quel volto. Anche se ciò voleva dire rabbia e confusione.

"Vorrei vederti tutti i giorni… e sentirti… e baciarti… ti sembra tanto strano?"

la ragazza abbassò lo sguardo ma Kevin le fece alzare il volto facendole pressione sotto il mento e facendo in modo che gli occhi di lei guardassero i suoi.

"Sì, mi sembra strano."

Le fece appoggiare la testa al suo petto passandole la mano nei capelli accarezzandola.

"Smettila di essere così pessimista ok? Capisco che mi conosci poco, ma ciò non vuol dire che ti prendo in giro su un argomento così importante… preferisco quando ti arrabbi e sembra che mi voglia incenerire con gli occhi… come venerdì sera… eri fantastica…"

la voce del giovane era carezzevole, la ragazza si scostò da lui, gli occhi timidi e le guance arrossate.

"Ok… ma tu non farmi del male va bene?"

il ragazzo le rispose con un cenno del capo.

"E adesso andiamo altrimenti gli altri penseranno che siamo scappati!"

disse lei ridendo cercando di superare l’imbarazzo cambiando argomento.

"Aspetta… lasciami il tuo numero di cellulare, così posso chiamarti…"

disse il ragazzo prendendo il telefono. Si scambiarono i numeri e poi partirono diretti verso la fermata. Questa volta nell’abbracciarlo la ragazza si sentì più sicura. Scesero velocissimi in mezzo alle macchine e si fermarono accanto all’automobile di Ethan, parcheggiata accanto alla fermata.

"Ehy, ma dove eravate finiti?"

domandò questo.

"Tutti i semafori rossi… non si può!"

disse Kevin.

Intanto Molly scese dalla motocicletta e si tolse il casco.

"Mi dai la mia borsa?"

gli chiese richiamando la sua attenzione toccandogli una spalla.

Anche lui allora scese dalla motocicletta, dopo averla spenta, e diede la borsa alla ragazza. Voleva avvicinarsi a lei, ma vide dallo sguardo impaurito della ragazza che non era il caso.

"Io vado."

Disse Kevin.

"Anche io."

Rispose Ethan. Allora Liv e Susan scesero dalla macchina e si affiancarono all’amica, salutando i ragazzi.

Molly prese il cellulare e scrisse un messaggio…

"Scusa se non ho voluto che ti avvicinassi, ma preferisco che gli altri non sappiano niente…"

selezionò il numero di Kevin e glielo inviò.

Mentre era sul pullman, a metà strada, le arrivò la risposta.

"Ok, capisco. Per adesso è solo un nostro segreto… un bacio tesoro…"

Molly sorrise nel leggere ciò, poi si accomodò meglio nel sedile alzando il volume del lettore, quella era una delle sue canzoni preferite.

--------

Lui le aveva proposto di vedersi il giorno dopo. Lei aveva negato la disponibilità dicendo che aveva la giornata piena in università. Al più presto l’avrebbe rivista il giovedì sera in palestra. Ma in mezzo a tanta gente lei sarebbe stata a disagio come al solito.

Si rigirò nel letto guardando l’ora al cellulare. Solo le quattro e trentasette. Cercò il numero della ragazza e le fece uno squillo. Poi si mise a pancia in su, con gli occhi aperti rivolti verso il soffitto, che naturalmente non riusciva a vedere nel buio della notte.

La vide tra le sue braccia mentre lo guardava timidamente. Tra tutte le ragazze che aveva avuto, anche solo per una serata, nessuna era timida e dolce come lei. Era abituato a ragazze più esuberanti e intraprendenti, che lo coccolavano e lo lusingavano, mentre lui faticava a tenerle a freno… ora invece si trovava nella situazione opposta. Era lui che doveva tenersi a freno per non baciarla tutte le volte che la vedeva. Doveva trovare il modo per stare un po’ da solo con lei, e non solo per cinque minuti. Voleva portarla da qualche parte, conoscere i suoi interessi, la sua canzone preferita, i gusti del gelato che sceglieva sempre. Sentì un calore partirgli dallo stomaco e propagarsi nel suo corpo mentre se la immaginava con i riccioli sciolti al vento mentre si mordeva il labbro inferiore, come faceva sempre quando era imbarazzata o concentrata.

Se l’era sognata anche quella notte. Era seduta in cucina, in casa sua. Indossava il pigiama verde di sua sorella, quello con disegnato un coniglio. Faceva colazione bevendo dalla sua tazza del latte.

"…non ti da fastidio vero?…"

gli chiedeva sorridente mentre finiva con un sorso il contenuto. Poi si alzava e lo veniva a prendere sulla porta della stanza. Lo prendeva per mano e lo faceva sedere a tavola, poi gli preparava una tazza di caffelatte e gli metteva una brioche accanto.

"…ha detto tua sorella che va via per il fine settimana con il suo fidanzato…noi due invece che facciamo?"

gli domandava sorridente.

E lui non sapeva che risponderle. Poi si era svegliato sentendo la sveglia suonare e sua sorella Tess che urlava dalla cucina.

"Kevin… io devo uscire. Alzati. La colazione è già pronta."

Poi aveva sentito la porta sbattere ed il motore dell’automobile che si allontanava.

Cosa avrebbero fatto nel fine settimana?

Se solo fosse riuscito a farla stare fuori casa tutto il sabato, l’avrebbe portata a fare una gita sul lago, o da qualche altra parte. Ma lei gli aveva detto che non era possibile.

Dopo essersi lavato e aver fatto colazione, uscì di casa ed incrociò Ethan che saliva in macchina.

"Ciao Ethan."

"Ciao Kevin…"

"Vai in facoltà?"

domandò il ragazzo appoggiandosi alla portiera aperta.

"Sì, anche tu?"

chiese anch’egli.

"Già. Giornata piena. Ci vediamo stasera in palestra?"

lo interrogò Ethan.

"Sì. Anche domani sei in facoltà tutto il giorno?"

sperò di ricevere una risposta negativa.

"No. Solo il mattino. Ma nel pomeriggio dovrei studiare."

Fortunatamente poteva fare qualcosa nel pomeriggio.

"Ci vediamo stasera allora. E buona giornata!"

disse Kevin mentre saliva sulla motocicletta e partiva dopo aver salutato l’amico che salì in auto.

Sono di nuovo qui... ciao a tutti ma sopratutto a Memole88... ti ringrazio tantissimissimo!!! =* Beh lasciate un commentino ino ino

Bacioni

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


CAPITOLO 9

CAPITOLO 9

Era giovedì sera, dopo la palestra. Kevin se ne stava seduto sugli scalini dell’ingresso che aspettava che gli altri uscissero. Poco dopo Ethan lo raggiunse e si sedette accanto a lui.

"Che tempo… per fortuna stasera è bello!"

disse Ethan incominciando una conversazione su un argomento leggero.

"Hanno detto che per una decina di giorni il tempo dovrebbe rimanere bello. E sarebbe anche ora… siamo a metà aprile e fino all’altro ieri pioveva!"

si lamentò Kevin mentre si accendeva una sigaretta. Porse il pacchetto all’amico.

"No, grazie. Sto cercando di smettere. A Liv da fastidio…"

"Capisco."

Il biondo rimise il pacchetto nella tasca dello zaino e appoggiò la schiena al muro.

"Mi chiedo come facciano le ragazze a metterci sempre così tanto tempo a prepararsi!"

disse questo mentre guardava il cielo ancora azzurro.

"Non chiederlo a me…"

i due sorrisero. In quel momento arrivarono le tre ragazze. Kevin nel vederla fece finta di niente. Si alzò gettando il mozzicone della sigaretta e guardò Ethan.

"Io ho la moto nell’altro parcheggio. Ci vediamo alla fermata…"

Molly lo seguì salutando le amiche. Camminavano fianco a fianco a poca distanza l’uno dall’altra. Quando ebbero girato l’angolo lui allungò il braccio e le mise una mano su un fianco attirandola a sé. Anche lei dopo qualche secondo di incertezza allungò il braccio e glielo fece scivolare intorno alla vita. Poi si voltò verso di lui sorridendo. Il ragazzo la stava già guardando da un po’.

"Solo cinque minuti…"

disse lui stringendola ancora di più.

"Lo so che sono pochi… ma l’importante è che siano belli no?"

affermò la ragazza mentre con un gesto della mano portava una ciocca di capelli dietro ad un orecchio.

"Senti, domani pomeriggio non hai lezione vero?"

domandò lui mentre si stavano avvicinando alla motocicletta. Lei fece un cenno di assenso con il capo.

"Allora ho pensato che potremmo fare un giro da qualche parte… poi ti riporto in città così puoi prendere il pullman per tornare a casa…"

la ragazza si voltò verso di lui.

"Lo sai che non voglio che Ethan e le ragazze lo sappiano… loro si fermano a scuola per studiare…"

"…a loro puoi dire che vai a casa, e ai tuoi che ti fermi in università… ma in realtà vieni con me…"

gli occhi del ragazzo sembravano spingerla ad accettare. Lei sorrise.

"Ok. Ci vediamo a un quarto alle due alla mia fermata. Sai dov’è vero?"

domandò lei mentre si fermavano accanto alla motocicletta.

"Certo che lo so."

Si abbassò verso di lei e le diede un bacio di sfuggita sulle labbra, poi le prese la borsa e si prepararono a partire.

Sentiva le leggere dita della ragazza sull’addome, sopra il maglione di cotone. Sentiva anche il suo capo posato sulla sua schiena ed ebbe la sensazione che ci fosse sempre stata lei in sella con lui sulla sua moto.

Scosse il capo cercando di spostare i suoi sensi dal percepire la presenza di lei ad ascoltare l’ambiente che lo circondava. La motocicletta zigzagava tra le auto, e superò quella dell’amico. In pochi minuti fu alla fermata e parcheggiò. Scesero entrambi. La ragazza si tolse il casco e glielo porse sorridente. Lui lo prese ma fermò la mano di lei trattenendola nella sua. Lei si guardò in giro.

"Lo sai che stanno per arrivare…"

disse in un sussurro.

"Hai delle belle mani… lasciami almeno questo contatto fino a quando non li vediamo arrivare…"

le serrò la mano nelle sue guardandola negli occhi.

"Per domani, ti faccio uno quillo appena esco da scuola, così ti regoli a raggiungermi."

Gli disse allegra.

"Va bene. Spero che arrivi presto domani…"

lui le fece l’occhiolino, poi nel vedere arrivare la macchina dell’amico, le lasciò la mano.

Salutò gli occupanti della macchina e lei, poi accese la motocicletta e si allontanò dirigendosi verso casa.

--------

Continuava a guardare l’orologio… ma il tempo sembrava non voler scorrere come al solito, ma più lentamente. La professoressa spiegava le ultime cose su un argomento che non le interessava molto. Prese la matita e scrisse alcune delucidazioni accanto ad un grafico e poi la portò alla bocca morsicandola leggermente.

"…bene, buon fine settimana…"

a sentire quelle parole la giovane capì che la lezione era terminata. Tutti gli studenti incominciarono a mettere via le loro cose.

"Hey Molly allora vai casa o ti fermi con noi?"

domandò Ethan osservando la ragazza.

"Vado a casa. Ma facciamo un pezzo di strada assieme…"

la ragazza prese la sua borsa e si affiancò ai tre. Salutarono Chris, Pam e John che andavano a casa e si diressero per la solita strada. Quando arrivarono ad un incrocio la ragazza salutò gli amici poi controllò l’orologio. Doveva sbrigarsi… prese il cellulare e gli fece uno squillo.

Giunta alla fermata lui la stava già aspettando. Lei gli si avvicinò sorridente. Lui le prese la borsa e le passò il casco trattenendosi dal baciarla sapendo bene che ciò l’avrebbe messa in imbarazzo. Tenendo conto di ciò aveva pensato di portarla in un posto isolato in modo da farla sentire a suo agio.

Salirono sulla motocicletta e partirono. Si diresse verso le montagne. L’aria era fresca ma il sole splendeva alto nel cielo, e i suoi raggi erano caldi. Kevin aveva pensato molto al luogo in cui doveva portarla. Doveva essere un posto semplice e bello. Allora si era ricordato di un posto in montagna poco lontano da casa sua dove di solito andava con gli amici quando organizzavano di fare un picnic.

In poco più di mezz’ora giunsero a destinazione. Parcheggiò la motocicletta in uno spiazzo dove c’era un bar e poi si diressero verso un sentiero. Aveva lo zaino in spalle mentre la ragazza portava la borsa a tracolla. Camminavano vicini in silenzio. Lui le prese la mano. La ragazza si voltò verso di lui sorridendogli. Dopo una decina di minuti raggiunsero una radura. Il ragazzo prese una coperta e la mise a terra sull’erba. Si sedettero.

"Allora com’è andata oggi?"

domandò il ragazzo mentre prendeva un sacchetto dallo zaino.

"Diciamo abbastanza bene. La professoressa sembrava volere aggiungere qualcosa ogni due minuti… non voleva proprio smettere. Sembrava facesse apposta a non volermi lasciare andare."

Il giovane le porse il sacchetto.

"Non hai ancora mangiato vero?"

domandò lui mentre si accomodava meglio. La ragazza scosse la testa in senso negativo.

"Allora prendi un panino…"

"Ma non dovevi preoccuparti!"

disse lei alzando lo sguardo dal sacchetto al volto del giovane.

"Sì… così mi svieni da un minuto all’altro per la fame!"

il ragazzo rideva mentre se l’immaginava.

La ragazza abbassò lo sguardo.

"Grazie mille…"

prese un panino con il prosciutto e passò l’altro al ragazzo.

"Però mi fai compagnia…"

Kevin prese il cibo e incominciarono a mangiare. Intanto, tra un boccone e un altro, si misero a parlare.

"Allora sai che non so proprio niente di te!"

affermò la ragazza mentre si toglieva delle briciole dalla maglia.

"Sicura di non sapere proprio nulla?"

la ragazza si soffermò pensierosa.

"Vediamo… qualcosina sì… abiti vicino a Ethan, hai una sorella… poi se non sbaglio studi architettura…"

la ragazza si mordicchiava il labbro inferiore mentre si concentrava per cercare nella sua mente altre informazioni collegate a lui.

"Mi sono trasferito accanto a Ethan da tre anni… un tipo simpatico no?"

domandò lui mentre i suoi occhi azzurri la osservavano.

"Sì è simpatico… ogni tanto mi prende in giro… ma è un buon amico…"

la ragazza prese una bottiglietta d’acqua dalla borsa, dove non mancava mai, e bevve un sorso del contenuto.

"Un po’ lo invidio…"

il ragazzo finì l’ultimo boccone del suo panino e bevve anche lui. Poi si sdraiò sulla coperta incrociando le braccia dietro la testa e osservando il cielo limpido.

"E perché mai?"

Molly era sorpresa della frase del ragazzo.

"Lascia perdere…"

Kevin chiuse gli occhi.

"Ehy… adesso me lo dici… non puoi lasciare un discorso a metà!"

Molly era sempre fin troppo curiosa… soprattutto nei casi in cui sapeva che l’argomento la riguardava in qualche modo.

" Ma sì… noi ci vediamo pochissimo… mentre lui ti vede tutti i giorni…"

il giovane sembrava un po’ scocciato di dover dire ciò che pensava.

"Beh per quello che gli interessa…solo che frequentando gli stessi corsi per forza ci vediamo sempre. Non dirmi che ti da sul serio fastidio…"

gli occhi castani della ragazza osservavano il volto del giovane sdraiato poco lontano da lei.

"Non è questione di fastidio… siete amici e lo so… ma però vorrei essere io ad avere la possibilità di vederti spesso… ma lasciamo perdere. Per adesso va bene così…"

Aprì gli occhi ed allungò una mano verso quella della ragazza.

"Anche io so poco di te… sei permalosa, timida… ingenua…premurosa… vediamo poi… sei intelligente, me l’ha detto Ethan che sai un po’ di tutto, e molto affidabile…"

la ragazza incrociò le dita della mano con quelle del ragazzo, poi disse scherzando

"Ma ne sei proprio sicuro? Ricordati che sono anche testarda e molto pessimista… e di una pigrizia che non ti puoi immaginare!"

Kevin la attirò a sé facendola sdraiare accanto a lui e abbracciandola. Anche lei adesso poteva osservare il cielo sopra di lei.

"Tutti abbiamo i nostri difetti… diciamo che i tuoi mi piacciono parecchio…non sai come mi piace farti arrabbiare!"

disse il ragazzo. Molly allora si alzò a sedere per poterlo guardare in volto.

"Davvero? Ti diverte? Ok…"

la giovane era un po’ irritata, ed era proprio quello che Kevin voleva fare per dare dimostrazione delle sue parole. Molly si alzò in piedi e si mise proprio di fronte a lui.

"Lo vedi come fai? Sei bellissima…"

"Non è vero!"

la ragazza si allontanò di qualche passo, allora Kevin si alzò e la raggiunse. Si mise proprio di fronte a lei appoggiandole le mani sulle spalle.

"Per me sei meravigliosa quando ti arrabbi, o quando sei in imbarazzo, o quando te ne freghi di tutto e tutti… questo perché lo fai solo con le persone di cui ti fidi… perché ti mostri per quello che sei, non ti trattieni…e si vede tutta la tua forza."

Molly abbassò lo sguardo imbarazzata, indecisa se essere arrabbiata o lusingata per quello che le stava dicendo… alzò di nuovo il volto verso di lui, che la sovrastava di almeno quindici centimetri…

"Ma…"

non ebbe il tempo di dire una parola che lui la baciò dolcemente sulle labbra.

"Molly dovresti essere sempre così libera, non trattenerti… chi ha la fortuna di conoscerti bene scopre che sei una persona meravigliosa e molto interessante…"

"Smettila ti prego… mi metti in imbarazzo…"

la giovane abbassò di nuovo lo sguardo mentre lui le baciava la fronte accarezzandole i capelli.

"Le persone che ti stanno accanto dovrebbero dirti più spesso che hai delle stupende qualità…"

questa volta fu lei a baciarlo di sorpresa, alzandosi sulle punte, facendolo smettere di parlare in questo modo.

"Sei molto gentile… e non dovresti illudermi… sai che ti dico… ti fai vedere forte, spregiudicato e a volte cattivo ma sei un angelo… Ti diverte troppo fare il bello e dannato vero?" domandò guardandolo fisso negli occhi.

"Già… un po’ dannato lo sono veramente… ma anche tu sei una streghetta…"

le posò un bacio sul collo proprio vicino alla giugulare…

la ragazza era un po’ sorpresa ma lo lasciò fare mentre chinava la testa e gli parlava…

"Come una strega? Ma se sono così buona e ingenua!!!"

sorrideva mentre diceva queste parole anche perché le labbra del ragazzo le facevano solletico. Lui si scostò pochi secondi da lei per poterla osservare negli occhi e risponderle.

"Non sei poi così ingenua… e poi mi hai fatto un anatema…"

"Un che?"

domandò lei non conoscendo il significato della parola.

"Una maledizione, tesoro…mi hai stregato…"

Molly sorrise lanciandogli un’occhiataccia e poi scoppiando a ridere.

--------

Il lunedì, mentre come al solito stava raggiungendo la città in corriera, era persa a guardare fuori dal finestrino pensando al venerdì pomeriggio in montagna e alle due ore della domenica pomeriggio, quando lui le aveva telefonato dicendole che la stava venendo a prendere e che se non voleva che lui si presentasse davanti la porta di casa sua avrebbe dovuto inventarsi una scusa per uscire qualche ora.

Con la motocicletta erano andati nella città vicina a visitare un palazzo. Poteva sembrare strano come luogo per un appuntamento, ma lui studiando architettura era molto interessato in tutto ciò che era arte, scultura e anche gli edifici architettonici delle epoche precedenti. Lei, come aveva ben detto Ethan a Kevin, era interessata un po’ a tutto ciò che era conoscenza… e l’arte l’affascinava.

Sorrise ripensando alle belle ore trascorse insieme. In quel momento Susan la chiamò. Era seduta con Liv davanti a lei.

"Molly ma mi stai ascoltando?"

la ragazza si voltò verso di lei cercando di fissare l'attenzione sulle parole dell’amica.

"Scusami Susan ma oggi sono un po’ persa…"

sorrise mentre si scusava.

"Oh… sei sempre la solita…."

Raggiunsero la facoltà… quel giorno il sole era piuttosto caldo, come se finalmente il tempo si fosse deciso ad avviarsi verso l’estate.

Le tre attraversarono l’edificio e si diressero verso l’aula in cui avrebbero seguito la lezione. Ethan era seduto che chiacchierava con Pam, stavano discutendo su un esercizio che avevano fatto la settimana precedente ad una esercitazione ma che la ragazza non aveva compreso molto bene. Molly salutò i due ed entrò nella stessa fila sedendosi accanto alla ragazza. Poco dopo arrivarono anche Chris e John che si sedettero dietro di loro. Susan stava parlando con Pam… Chris salutò tutti e si mise a chiacchierare con Molly…

"Allora venite su da noi?"

Molly lo guardò sorpresa.

"Perché?"

domandò questa.

"Non ti ha detto niente Susan?"

il ragazzo si appoggiò al banco mentre parlava con l’amica.

"No… dobbiamo venire in montagna?"

chiese di nuovo.

"Un giorno, quest’estate, potete venire su da noi… c’è un laghetto, si potrebbe fare il bagno."

Molly si vergognava parecchio a farsi vedere in costume, soprattutto dai suoi amici.

"Beh, per fare un giro per me è ok… ma non credo di fare il bagno…"

John stava ascoltando la conversazione…

"Ma dai Molly… è veramente un bel posto. Dovresti vedere quanta gente ci va…"

la ragazza si immaginò i due, che come al solito facevano battute su battute, che la prendevano e la buttavano in acqua vestita.

"Così vi facciamo vedere anche il nostro paese… lo sai che uno dei borghi più belli della nazione?"

"Ma va?"

la ragazza si appoggiò al suo banco voltandosi meglio all’indietro.

"Si… se vuoi oggi pomeriggio in laboratorio ti faccio vedere il sito…"

disse Chris.

"Va bene…"

in quel momento si accorsero che il professore era appena entrato in aula.

volevo ringraziare le poche persone che hanno commentato: ragazze vi ringrazio tantissimo!!!! Spero che chi non l'ha fatto anche se l'ha letta l'abbia trovata almeno carina... non pretendo troppo! Beh chi avesse voglia di lasciarmi un commentino è ben accetto. Un saluto a tutti e a presto.

Bye bye

Miyan

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


CAPITOLO 10

CAPITOLO 10

La settimana era quasi trascorsa del tutto. Kevin e Molly si erano visti soltanto le due sere in palestra e come al solito si erano tenuti a distanza cercando di non dare nell'occhio. Ma quando andavano a prendere la motocicletta, che da qualche tempo il ragazzo parcheggiava lontano da dove Ethan lasciava di solito la macchina, si prendevano per mano e ridevano felici del loro stare insieme. Si sentivano spesso anche per telefono… ogni tanto si mandavano dei messaggi a sorpresa, solo per il gusto di pensarsi.

Si erano messi d’accordo di uscire quel venerdì sera. Lui sarebbe passato a prenderla e sarebbero andati sul lago… sperando solo di non incontrare gente conosciuta.

Molly si stava preparando. Indossava un paio di pantaloni neri e una maglietta rosa a maniche lunghe dallo scollo morbido e dal taglio moderno che le lasciava scoperte le spalle. Si mise le scarpe con il tacco alto e prese la borsetta.

"Ciao mamma… non dovrei fare troppo tardi."

Uscita da casa raggiunse il punto dove la macchina del ragazzo l’aspettava. Appena salita lui la guardò serio.

"Non mi saluti?"

gli occhi azzurri del ragazzo fissavano quelli ridenti della ragazza.

"Per adesso no… forse più tardi…"

Lei si divertiva molto a negarsi in questo modo. Kevin le fece una carezza sulla guancia scostandole l’orecchino a pendente che dondolava ad ogni minimo movimento della giovane.

"Ok… come stai bene con questi orecchini…"

disse poi mettendo in moto l’automobile della sorella. La ragazza si allacciò la cintura di sicurezza ed appoggiò la borsetta davanti a lei. Allungò la mano e la posò sul braccio del ragazzo.

"Grazie…"

disse dolcemente osservando il volto del giovane che guardava la strada.

"Di niente… è vero che ti stanno benissimo."

Rispose il ragazzo felice del contatto con la ragazza, ma non esternandolo, tenendolo chiuso nel suo cuore.

"No, non per questo… grazie per prima…"

ormai la macchina sfrecciava sullo stradone diritto fuori paese. Il giovane capendo sorrise malizioso.

"Dopo mi ripagherai nel modo adeguato…"

"Vedremo…"

rispose la giovane mordicchiandosi il labbro inferiore sorridendo contemporaneamente.

Dopo una mezz’oretta giunsero sul lungolago… il lettore cd mandava un pezzo rock che alla ragazza piaceva particolarmente, cosa che il ragazzo però non conosceva. Molly si mise a canticchiare con la bella voce chiara ed intonata mentre il ragazzo cercava il parcheggio. Finalmente trovarono un posto libero. Il ragazzo parcheggiò e spense il motore, Molly intanto stava cercando qualcosa nella borsetta. Kevin si sporse verso di lei e le diede dei piccoli baci sulla mandibola. La ragazza allora lo scostò leggermente per poterlo baciare sulle labbra. Dopo pochi minuti si allontanò osservandolo divertita.

"Va bene questo come saluto?"

chiese mentre i suoi occhi castani erano fissi in quelli chiari del giovane.

"Ma sì dai… per adesso mi accontento…"

il ragazzo prese il mazzo di chiavi e se le mise in tasca sorridendole.

"Andiamo?"

scesero entrambi dall’automobile. Molly fece il giro dell’auto e si affiancò al ragazzo che le fece passare il braccio intorno alla vita. Si incamminarono insieme verso una pizzeria dove il giovane aveva prenotato. L’aria era abbastanza calda e scompigliava i riccioli della ragazza che erano fermati solo da alcune forcine. Entrati nell’edificio si sedettero ad un tavolo, uno di fianco all’altra.

Mentre mangiavano chiacchieravano di tutto quello che passava loro per la testa.

"Lo sai che canti bene…"

disse Kevin mentre osservava la ragazza accanto a lui che portava alle labbra il bicchiere e beveva un sorso d’acqua. Molly appoggiò il bicchiere e lo guardò.

"Diciamo che non sono stonata… mi piace cantare, soprattutto quando sono sola… mi vergogno un po’…"

"Sei sempre troppo timida su tutto vero? Dovresti imparare a riconoscere le tue qualità… lo sai che quella canzone è una delle mie preferite?"

domandò alla fine il giovane passando lo sguardo dalle labbra agli occhi della ragazza.

"Anche a me piace molto… ma è una di quelle canzoni che piace a tutti…"

era vero Iris dei Goo Goo Dolls era una di quelle canzoni che cantavano tutti quelli della loro generazione…

"Che genere di musica ascolti?"

le domandò continuando ad osservarla. Gli piaceva come aveva fermato i riccioli ed il trucco degli occhi… quegli occhi sinceri in cui si poteva leggere tutto ciò che provava.

"Diciamo rock… ma più che un genere diciamo che ascolto determinati gruppi o artisti…"

ultimamente la ragazza aveva reso la musica una delle componenti principali della sua vita. Anche in base all’umore ascoltava una canzone invece che un’altra.

"… i Nirvana sopra ogni altro… ma mi piacciono anche Linkin Park, Nickelback, Aerosmith, Goo Goo Dolls… pochi gli italiani… Ligabue… alcune canzoni di Vasco…"

lui la ascoltava mentre lei parlava tra un boccone ed un altro.

"Bei gusti non c’è che dire… ma non ci sono tante ragazze che ascoltano i Nirvana…"

"…io sono una di queste…"

sorrise.

Finirono di mangiare e poi presero due sorbetti, lui anche un caffè… lei come al solito non ne bevve.

--------

Camminavano vicini mentre continuavano a parlare. Ogni tanto la risata cristallina della giovane si alzava ridendo di una battuta o di un aneddoto che lui le aveva raccontato. Raggiunta l’automobile vi salirono. Prima di accendere l’auto lui si sporse di nuovo verso di lei attirandola a sé reso più sicuro dall’oscurità. Si baciarono appassionatamente. Lui avrebbe voluto baciarle anche il collo e le spalle ma sapeva fin troppo bene fino a che punto poteva arrivare con lei, per ora. Si scostò da lei vedendo comunque i lineamenti del suo volto nel buio. Accese il motore ad uscì dal parcheggio mentre le diceva.

"Avrei pensato di portarti in un locale carino, non troppo caotico…"

"Per me va bene"

raggiunsero un paese poco distante e di nuovo cercarono parcheggio.

Il locale era piuttosto grande. C’era un po’ di gente ma non era sovraffollato e la musica non era troppo alta. Fortunatamente riuscirono a trovare un tavolo e si sedettero. Ordinarono due cocktail e mentre aspettavano che li portassero un ragazzo si avvicinò a loro. Era un amico di Kevin. Il ragazzo li presentò. Mentre i due parlavano Molly osservava il suo ragazzo. Portava un paio di jeans chiari e una maglietta a maniche lunghe scura e abbastanza aderente che metteva in evidenza le belle spalle del giovane. I capelli biondo scuro erano lunghi e portati dietro alle orecchie, leggermente mossi. Aveva delle belle mascelle. Scostò lo sguardo da lui e vide un gruppo di ragazze. Tre di loro guardavano insistentemente Kevin e poi lei… Molly non poté fare a meno di accorgersene.

Intanto l’amico di Kevin se ne stava andando e la salutò. Pochi minuti dopo arrivarono i due cocktail. Molly ne bevve un sorso.

"Scusa se ho chiacchierato un po’ con lui…"

disse Kevin mentre le posava una mano sulla schiena per poi salire al collo e giocare con alcune ciocche dei capelli di lei.

"Ma scherzi? Hai fatto bene a parlare con lui… è un tuo amico…"

poi le venne in mente una cosa.

"Non conosce anche Ethan vero?"

il ragazzo sorrise.

"No, è un mio ex compagno delle superiori."

La baciò di sfuggita sulle labbra. Lei arrossì leggermente ma molto meno delle prime volte.

"Vedo che ti stai abituando…"

lei gli fece l’occhiolino…

"Solo un pochino…"

lei gli prese la mano e parlarono per un po’.

"Scusami un minuto devo andare alla toilette."

La ragazza si alzò e raggiunse il bagno. Dopo qualche minuto mentre stava tornando vide una ragazza che in piedi di fronte a Kevin gli stava parlando. Sul momento la cosa le diede fastidio. Poi fece un respiro profondo e si diresse al tavolino.

"…grazie mille allora…"

la ragazza nell’allontanarsi le sorrise.

Molly si sedette accanto al giovane in silenzio. Lui le prese di nuovo la mano facendole passare l’altro braccio attorno alla vita.

"La conosci?"

domandò lei con fare non curante.

"No."

Lui aveva capito bene i sentimenti di Molly. Quindi serio le rispondeva a monosillabi.

"Cosa ti stava dicendo?"

chiese guardandolo negli occhi.

"Niente di importante…"

il ragazzo le lasciò la mano incominciando a giocherellare con il suo pacchetto di sigarette che aveva appoggiato sul tavolo.

"Kevin…"

gli occhi di Molly sembravano attraversati da fulmini. Lui sorrise e le diede un bacio sulle labbra.

"Voleva solo una sigaretta…"

sorrideva mentre le passava una mano sulla guancia.

"ok… ci crederò…"

gli occhi di lei si abbassarono facendo finta di cercare qualcosa nella borsa.

Lui la fece voltare di nuovo verso di lui per poterla guardare di nuovo negli occhi.

"Ehy… non mi credi?"

domandò dispiaciuto.

Lei gli fece un sorriso tirato.

"Credo a te… ma non a lei… ti guardava da un po’… beh la capisco."

Le passò il braccio sulle spalle attirandola a sé ed abbracciandola.

"La mia piccola Molly è gelosa…"

rimasero in silenzio per qualche minuto lui bevve l’ultimo sorso del suo cocktail.

"Andiamo?"

domandò lui prendendola per mano.

"Ok."

Si alzarono e lasciarono il locale passando davanti proprio al gruppo delle ragazze che non gli avevano tolto gli occhi di dosso.

--------

Il lago era scuro, poche luci si rifrangevano sulla superficie dell’acqua. Altre coppie come loro avevano avuto la stessa idea. Raggiunsero una spiaggetta solitaria. Kevin tenendola per mano la guidava verso di essa. Ma Molly nel sentire la ghiaia sotto i suoi piedi si bloccò.

"Che c’è?"

si voltò a guardarla.

"Rompo i tacchi…"

lui senza dire una parola la prese in braccio avvicinandosi al lago per poi posarla proprio di fronte a sé.

"Sei pazzo…"

disse lei guardandolo in viso nell’oscurità della sera.

"Solo un po’"

mise le mani sui fianchi della ragazza per poi insinuarsi sotto la maglietta di lei, le dita sulla pelle vellutata della schiena.

Lei si morse il labbro inferiore indecisa su cosa fare. Si alzò sulle punte e lo baciò per poi portare le mani sul collo del ragazzo per sorreggersi e sussurrandogli all’orecchio…

"Sei proprio una peste…"

lui la tenne stretta a lui rispondendole.

"Invece sono bravissimo. In questo momento vorrei fare molto di più…"

le guance della ragazza erano in fiamme

"…ma sono paziente e mi trattengo."

Le posò alcuni piccoli baci sul collo.

"Ma forse è meglio andare…"

disse lui sorridendo e prendendola ancora in braccio per poterla portare sull’asfalto.

Raggiunsero l’automobile. Prima di partire lui cercò qualcosa nel cruscotto. Prese un cd e lo mise nel lettore. Dalle prime note della canzone Molly la riconobbe.

"Ma…"

disse voltandosi verso di lui.

"Piacciono molto anche a me…"

disse il ragazzo sorridendo mentre la chitarra elettrica ed il basso diffondevano la loro musica nell’automobile.

Molly sorrise.

Le ruote scivolavano sull’asfalto. Molly ascoltava la musica mentre lo guardava.

"Sai…"

disse lui

"…se fossi stata un’altra in questo momento staremmo raggiungendo casa mia."

Molly abbassò lo sguardo.

"Io…"

disse la ragazza.

"Aspetta… mi piaci per questo. Mi piacciono le tue prese di posizione, il tuo difendere il tuo modo di fare… è bello che tu non sia una delle solite svenevoli…"

"Beh, grazie. Ma forse preferiresti che io adesso ti dicessi di andare a casa tua."

Lui si voltò una frazione di secondo verso di lei per poi riportare lo sguardo sulla striscia d’asfalto.

"No. Prima o poi, ma non ora."

Poi come ripensando alle parole appena dette.

"Non che non ti desideri… ma non è il momento giusto."

Sorrise. Lei lo osservò a lungo prima di parlare.

"Ho visto come ti guardano le ragazze. Sei affascinante… e so come la gente guarda me…"

Lui la interruppe.

"Come?"

"Kevin, non son bella e nemmeno intrigante. Non ho carattere e non sono particolarmente simpatica… passo inosservata."

Kevin rallentò per fermarsi ad uno stop. Ebbe il tempo di guardarla negli occhi mentre le diceva…

"E sai anche come ti guardo io… come ti ho sempre guardata?"

il semaforo era diventato verde e la macchina riprese ad andare.

"Credo di sì… ma non me ne do una ragione…"

la ragazza portò la mano al collo incominciando a giocare con la catenina.

"Tesoro, ti dico solo che sei un angelo e un diavolo contemporaneamente… per me sei bellissima…"

"…bugiardo…"

si ritrovò a pensare lei.

Intanto erano arrivati davanti alla casa di lei. La ragazza scese dall’automobile sicura che nessuno la vedesse a quell’ora di notte. Ma prima gli diede un bacio a fior di labbra.

"Ci vediamo."

"Ciao tesoro."

Spero che qualcuno sia così gentile da lasciarmi un commentino!!!!! Per piacere!!! Un bacione

Miyan

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


CAPITOLO 11

CAPITOLO 11

Stava tornando a casa dall’università. Aveva la testa che le scoppiava… ogni minimo rumore le provocata un tremendo dolore alla testa… era anche piuttosto stanca, ogni ora libera la dedicava allo studio, nozioni di diritto si sovrapponevano a formule matematiche…le bruciavano perfino gli occhi. Fortunatamente era quasi arrivata a casa.

Susan e Liv erano scese alla loro fermata salutandola allegramente come loro solito. Lei si era raggomitolata nel sedile, stava ascoltando una canzone lenta che non le doleva…

Dopo una decina di minuti raggiunse il suo paese. Scesa alla fermata si incamminò verso casa, non distava molto, cinque minuti a far tanto. Sua madre stava stirando. Molly nel vederla la salutò. Aprì l’armadietto dei medicinali e prese un’aspirina. Raggiunto il salotto si sdraiò sul divano dopo aver abbassato le persiane delle finestre per far cadere la stanza nella penombra. Si addormentò.

Nel riaprire gli occhi si voltò verso la sveglia appoggiata su un mobile. Erano le sei del pomeriggio. Prese il cellulare e fece uno squillo a Kevin anche se sapeva che quel pomeriggio aveva lezione fino a tardi. Chiuse gli occhi di nuovo. Pochi minuti dopo sentì di aver ricevuto un messaggio. L’aprì pensando che fosse il ragazzo… invece era Alan.

"Penso di cambiare corso. Il nostro mi fa schifo… e per mettermi alla pari con gli altri esami me ne mancherebbero solo quattro…"

A Molly sembrò di aver ricevuto un pugno nello stomaco.

"Hai già preso una decisione o ci stai solo pensando?"

La ragazza si sentiva confusa, forse per il fatto che si era appena svegliata, per il mal di testa, per la decisione improvvisa di cui lei non aveva scorto i segnali.

"Domani mi informo in facoltà e ne discuto con i miei, ma credo proprio di sì…"

La ragazza si accorse che stava piangendo. Aveva le guance bagnate e le lacrime stavano scorrendo lungo il suo collo. Si asciugò gli occhi con il dorso della mano sperando che sua madre non entrasse proprio in quel momento. Fece un respiro profondo. Raggiunse il bagno e si lavò il viso per poi guardarsi allo specchio.

Che cosa le era preso? Neanche lei riusciva a capire bene quello che aveva sentito. Era strano, lei credeva che Alan fosse un semplice compagno di corso, ma in realtà aveva capito di considerarlo un amico. La sua reazione era stata forte, ma vi aveva influito lo stato di depressione in cui era quel pomeriggio. Era una delle sue paure maggiori… perdere un’amicizia. Sapeva bene che il fatto di non vederlo più li avrebbe fatti allontanare a poco a poco, in precedenza l’aveva già sperimentato.

"Mi spiace molto… non ci vedremo più…"

gli inviò il messaggio.

"Ma no dai, ci vediamo lo stesso. Avremo qualche esame insieme e poi ci si incontra lo stesso…"

Molly sorrise. O il ragazzo non capiva o non sapeva come andava a finire quando non si passava più il tempo insieme.

"Posso chiederti un’ultima cosa? Chi lo sa?"

voleva capire se era un’informazione da considerare riservata o se poteva dirlo anche agli altri se le chiedevano.

"Per ora lo sai solo tu…"

la ragazza decise di non dire nulla ai suoi compagni. Sarebbe stato il ragazzo ad informare gli altri se voleva.

"Perché me lo hai detto?"

domandò curiosa.

"L’ho detto solo a te perché ho una fiducia particolare nei tuoi confronti. Difatti vorrei che questa storia rimanesse tra di noi per adesso. "

la ragazza gli disse che aveva la bocca cucita. Aveva un buon amico, qualcuno che si fidava ciecamente di lei. E lei non se n’era mai accorta. Sperò soltanto di sbagliarsi e di non perdere quell’amicizia.

--------

L’aveva vista il mercoledì sera. Erano andati al cinema a vedere un film d’avventura un po’ surreale. Surreale come era lei. In realtà lui aveva seguito ben poco del film. Aveva passato la maggior parte del tempo a guardare il viso di lei illuminato dalla luce della scena. Era così semplice stare con lei. Solo che si vedevano così poco… mentre lui avrebbe voluto passare molto più tempo ad ascoltarla parlare. Come in quel momento. Lei gli stava raccontando di una figuraccia che aveva fatto. Era così ingenua… senza accorgersi aveva causato l’ilarità di Ethan, Liv e Susan perché aveva fatto una sua uscita senza accorgersi del doppio senso.

Parcheggiò e la baciò. Molly lo guardò e lui si perse in quegli occhi color caramello, quella sfumatura calda in cui si sarebbe volentieri sciolto. Era candida come la neve, ma nel profondo dello sguardo riusciva a leggervi una vena maliziosa e allegra. Si avviarono verso il locale. Molta gente era ferma fuori da esso mentre stava fumando. Lui la guidò in mezzo alla mischia e finalmente riuscirono ad entrare. Presero qualcosa da bere e poi si inoltrarono in mezzo alla gente in cerca di un posto libero, ma i tavoli erano tutti occupati.

"Kevin… ehy Kevin!"

Il ragazzo si voltò verso la fonte della voce e vide un suo amico. Questi li raggiunse.

"Ciao…"

disse il ragazzo per poi guardare Molly.

"…e lei?"

Kevin vide un segno di assenso negli occhi della giovane.

"Lei è Molly"

la presentò.

"Io sono Fred. Piacere di conoscerti."

Il giovane strinse la mano alla ragazza sorridendole. Poi si voltò di nuovo verso l’amico.

"Se volete venire al nostro tavolo, c’è ancora un po’ di posto. Sono qui con i ragazzi…"

Kevin accettò l’invito ed insieme a Molly seguì il ragazzo che faceva loro strada.

"Spero non ti dispiaccia…"

le sussurrò all’orecchio cercando di non farsi sentire da Fred.

"Prima o poi doveva accadere…"

gli rispose cercando di non farsi prendere dall’agitazione.

Giunti al tavolo tutti i presenti si girarono verso di loro per salutare l’amico. C’era anche Ethan che guardò sbalordito la ragazza. Si sedettero e Molly si ritrovò in mezzo a Kevin ed Ethan.

"Che sorpresa…"

le disse senza che gli altri potessero sentirli in mezzo al caos.

"Già."

La ragazza era abbastanza imbarazzata.

"Da quanto dura?"

domandò curioso mentre la guardava.

"Circa due settimane…"

il ragazzo sorrise.

"Potevi anche dirmelo. Strano che Liv non mi abbia detto niente."

La ragazza, che aveva abbassato lo sguardo lo rialzò di nuovo verso di lui.

"Forse perché non lo sa… adesso sei l’unico."

"Ok… manterrò il segreto!"

le strizzò l’occhio, poi Kevin si voltò verso di loro e incominciarono a chiacchierare.

Prima di andare via la ragazza salutò i presenti e diede un bacio sulla guancia a Ethan.

"Grazie mille!"

gli disse sussurrando.

"Di niente."

Poi si allontanò con Kevin.

--------

Era bello… fin troppo bello e lei lo sapeva benissimo. La prima volta che lo aveva visto, anche se lui l’aveva irritata, non aveva potuto fare a meno di pensare che era molto attraente. Forse erano quegli occhi chiari, irriverenti e scrutatori, o il fisico perfetto, ma nel compenso era un ragazzo che non passava inosservato. Non poteva fare a meno di guardarlo quando parlava, quando con naturalezza sorrideva o tornava serio. Lei invece, lei era una ragazza comune, non particolarmente bella, non particolarmente simpatica e non particolarmente intelligente. Non aveva potuto fare a meno di sentire alcuni commenti…

"La pensavo diversa per stare con Kevin…"

"Non mi sembra la tipa adatta a lui…"

"Ma si può sapere che cosa hanno in comune?"

…e la cosa che le dava maggiormente fastidio era che anche lei pensava le stesse cose. Se fosse stata una ragazza che non dava peso alle parole delle persone che le stavano intorno, avrebbe sorriso e avrebbe affermato che ciò che aveva era giusto. Ma lei non era così. Pensava e ripensava, cercava di capire cosa doveva fare, cosa avrebbe dovuto fare, e non si dava pace.

Era periodo d’esami per lei. Il venerdì precedente erano terminati i corsi ed il giovedì avrebbe avuto un esame. Passava ore intere sui libri, anche la sera, anche nel fine settimana. Gli aveva detto chiaramente che non poteva concedersi la minima distrazione. Lui aveva accettato la cosa a malincuore.

Il giovedì se l’era trovato in facoltà quando lei era appena uscita da un’aula dopo aver dato uno scritto.

"Ciao Molly…"

nel sentire quella voce parve svenire.

"Ciao Kevin…"

sorrise mentre sentiva gli occhi delle amiche su di lei che cercavano di capire. Ethan aveva mantenuto il segreto.

"Com’è andata?"

domandò il giovane avvicinandosi a lei.

"Mi sembra abbastanza bene. Ho fatto tutto. Spero solo di non aver fatto i miei soliti errori di distrazione."

Lo guardava negli occhi confusa.

"E ora sei libera?"

Il giovane doveva vederla, doveva stare un po’ con lei.

"Per adesso sì. Ma alle due e mezza devo tornare in facoltà per registrare il voto."

Ormai era fatta. Avrebbe dovuto dare alcune spiegazioni… ma ci avrebbe pensato dopo.

"Ti porto a mangiare allora…"

gli occhi del ragazzo fissi nei suoi. Lei vi leggeva una supplica, una dolce richiesta…

"Ok."

Si voltò verso gli amici.

"Io vado con lui. Ci vediamo dopo."

Disse allontanandosi dopo aver ricevuto risposta da Ethan.

"Vai pure. A dopo."

Le sue amiche invece erano rimaste come di pietra.

--------

La solita motocicletta. Abbracciata al ragazzo si lasciava cullare dal movimento sinuoso e dal rumore del motore. Sotto le sue mani, strette al corpo del ragazzo, sentiva la maglietta leggera di lui. Era suo, per adesso. Parcheggiarono poco lontano dalla facoltà di lui. Conosceva un bar carino e non troppo affollato. Si avviarono fianco a fianco. Lui le prese la mano. Entrati si sedettero ad un tavolo che rimaneva seminascosto da una grande pianta. Le pareti erano tinte di blu, stampe in bianco e nero di paesaggi erano appese alle pareti, una tovaglia azzurra su ogni tavolo.

"Allora come stai?"

disse Kevin mentre alzava lo sguardo su di lei dopo essersi accomodato.

"Sono molto stanca."

Mentre ancora parlavano il barista portò loro le liste.

"Adesso che è passata la tensione per l’esame la stanchezza ha il sopravvento. È normale."

Il ragazzo prese gli occhiali da vista e se li mise.

"Ora come ora invece che mangiare andrei volentieri a dormire. Quanto vorrei essere a casa."

Stanca si appoggiò con un gomito sul tavolo e il viso sulla mano.

"Carina. Grazie. Ti fa proprio piacere la mia compagnia…"

la frase era stata detta con una venatura ironica.

Lei allungò una mano per prendere quella del ragazzo.

"Sono contenta di vederti."

Ordinarono due piadine e dell’acqua. Mentre aspettavano che le portassero sentirono una voce salutare il ragazzo.

"Kevin… ciao! È da un bel po’ che non ci vediamo…"

entrambi si voltarono verso la ragazza. Molly la riconobbe. L’aveva vista solo una volta per pochi secondi, ma sapeva chi era. Il ragazzo le sorrise con naturalezza.

"Ciao Amber. Come stai?"

i soliti convenevoli. I due si ponevano le tipiche domande di rito… "come stai?", "tutto bene negli studi?", "ma dove sei sparito?" e Molly non poteva fare ameno di osservarli. Erano entrambi bellissimi. Chissà che effetto faceva alla gente vederli arrivare insieme, mano nella mano, sorridersi, baciarsi…

"Lei è Molly…"

il ragazzo l’aveva presentata. La moretta allora si voltò verso di lei, nemmeno un cenno di tremore nello sguardo e nel sorriso. Le porse la mano.

"Piacere di conoscerti. Io sono Amber."

"Piacere mio."

Disse Molly rispondendo al sorriso. Le loro mani si strinsero per una frazione di secondo, poi Amber si voltò di nuovo verso il ragazzo.

"Ora devo proprio andare. Spero di rivederti presto… non sparire di nuovo."

E si era allontanata.

Mangiarono chiacchierando di tutto ciò che passava loro per la testa. Ma Molly aveva davanti agli occhi la figura della ragazza che baciava Kevin.

"Sono quasi le due e dieci. È meglio che mi riaccompagni in facoltà…"

disse lei sorridendo appena.

"Ok. Quando hai il prossimo esame?"

domandò il ragazzo.

"Mercoledì. E devo anche preparare un progetto. Sono solo a metà…"

il ragazzo non la fece nemmeno concludere.

"Ciò significa lavoro serrato vero?"

la ragazza lo guardò di sottecchi dispiaciuta.

"Già… ma lo sai com’è…"

il ragazzo si sporse verso di lei sul tavolo e le diede un bacio veloce.

"Lo so. Andiamo ora."

Si alzarono da tavola e andarono a pagare.

--------

L’esame era andato fortunatamente bene a tutti. Anche se Molly aveva patito più degli altri. Il professore aveva chiamato in ordine di voto. I trenta e lode erano già finiti, come i trenta e i ventinove. Molly era ferma nell’anticamera dell’aula insieme a compagni di corso che conosceva solo di vista. I suoi amici erano già dentro. Il professore la chiamò.

"Signorina, come pensa che sia andata?"

la ragazza era già delusa, lo guardò ansiosa. Il professore le fece leggere il foglio che aveva in mano, era il suo esame.

31 su 31

Fece un respiro profondo rilassandosi e sorrise. Il professore le diede il foglio.

"Entri e vada a registrare il suo trenta e lode."

Quanto aveva patito per quell’esame.

Ora era sul pullman con gli auricolari nelle orecchie che ascoltava un cd che aveva appena comperato.

"Molly…"

si sentì chiamare. Le sue amiche erano sedute davanti a lei. Spense il lettore e si tolse gli auricolari.

"Sì?"

Susan la guardò.

"Volevamo aspettare che ce ne parlassi tu, ma non lo fai… volevamo sapere di Kevin."

La ragazza sorrise imbarazzata.

"Ehm… diciamo che ci frequentiamo…"

"Ma guarda… non l’avevamo capito!"

disse Liv ironica.

"Lo sapete come sono fatta. Fin quando non ero sicura non volevo dirvelo…"

abbassò lo sguardo sulle proprie mani.

"Asina… per me è che ti vergognavi…"

disse Susan.

"Un po’…"

le tre sorrisero. E le ragazze vollero farsi raccontare tutto dal principio.

--------

Sapeva perfettamente che la ragazza aveva terminato gli esami. Si era informato da Ethan. Prese il telefono e compose il suo numero che conosceva a memoria.

"Pronto?"

"Ciao Molly…"

in quelle due parole aveva racchiuso tutta la felicità di sentirla.

"Ciao."

Anche lui poteva sentire un sorriso nella voce di lei.

"Come stai?"

domandò.

"Bene. Mi sto riposando."

Rispose la ragazza.

"Volevo chiederti… hai da fare venerdì?"

sperò che la giovane gli rispondesse di no.

"No. Nessun impegno."

Gli si illuminarono gli occhi.

"Che ne dici di andare fuori a mangiare noi due?"

aveva già pensato dove portarla.

"Ok. Una pizza?"

domandò la ragazza.

"No. Ti porto al ristorante…"

se la immaginava in un posto romantico.

"Ah…non era meglio una piazza?"

sapeva bene dove la ragazza voleva andare a parare.

"Per una volta che ti porto fuori a mangiare. Fatti viziare un po’!"

sorrise.

"Ma lo sai bene che non ce n’è bisogno."

Era sempre fin troppo tranquilla.

"Molly!"

"Ok"

e alla fine era riuscito a convincerla.

Quella sera era passato a prenderla. Era molto elegante. Indossava una longuette nera e una maglietta con le maniche a tre quarti bianca. I sandali neri dal tacco a spillo altissimo le facevano fare una gran bella figura.

All’inizio chiacchieravano allegramente del tempo, della musica, dei loro amici. Poi quando la ragazza si era accorta di essere nel paese di lui si era come irrigidita.

"Ma… dove?"

domandò guardandolo. Intanto la macchina si stava fermando davanti alla casa del ragazzo.

"Ti ho portato a ristorante…"

il sorriso divertito comparve sulle labbra del giovane.

"Sei un imbroglione!"

la ragazza rise. Poi scese dalla macchina.

Entrarono in casa.

"Aspetta un secondo."

La fece rimanere qualche minuto sulla porta poi la raggiunse e la fece accomodare in sala. Musica in sottofondo, luce soffusa, una bellissima tavola imbandita. Dopo qualche minuto si sedettero entrambi a tavola ed incominciarono a mangiare ed a chiacchierare. L’atmosfera era rilassata ed allegra, ormai insieme stavano bene, ma lei non poteva fare a meno di pensare a quello che aveva sentito, al dubbio che non l’abbandonava mai.

Dopo cena raggiunsero il bar dove solitamente Kevin incontrava i suoi amici. C’erano anche Ethan e Liv. Molly si sentì un po’ spaesata… incominciò a chiacchierare con l’amica mentre ogni tanto Ethan si intrometteva per prenderla in giro come al suo solito.

La ragazza si voltò verso il bancone del bar e vide Kevin che chiacchierava con una ragazza. Non poteva fare a meno di pensare che Amber e lui stavano veramente bene insieme. Loro due invece erano troppo diversi, sia fisicamente che come modo di fare e di pensare. Lui era bello, affascinante, allegro, divertente… lei invece era bruttina, noiosa e timida. Cosa ci faceva con lui?

Si era convinta che prima o poi tutto sarebbe finito, che si sarebbe stancato della sua indecisione, che era solo un peso. Prese una decisione.

--------

Più tardi, a notte fonda, la macchina del ragazzo percorreva la strada larga che conduceva a casa di Molly. C’era un insolito silenzio, silenzio che era continuato fino all’arrivo al paese di lei. Quando l’auto si fermò il giovane si sporse verso la ragazza per baciarla e salutarla. Molly si scostò.

"Molly, che hai?"

le chiese guardandole il viso nella semioscurità. La ragazza fece un respiro profondo.

"Devo chiederti un grandissimo piacere…"

il giovane sorrise ed attese.

"Sento il bisogno di smettere di vederti, almeno per un po’ di tempo…"

la frase della ragazza scosse il giovane.

"Perché?"

riuscì a domandare.

"Fino a quando non imparerò ad essere sicura in me stessa non avrò mai fiducia negli altri… te compreso…"

quella frase era costata tanta fatica alla giovane, stava riconoscendo la sua insicurezza.

"Molly… non penso di averti dato mai motivo di dubitare di me…"

Molly alzò gli occhi e riuscì a guardare in quelli del ragazzo.

"Hai ragione… ma non riesco a continuare così, e non posso legarti a me in questo momento… non è giusto…"

il ragazzo le prese una mano.

"Vuoi lasciarmi?"

quella domanda tanto schietta la colpì al cuore.

"Devo lasciarti, è una cosa diversa!"

il tono della voce della giovane si fece più forte.

"Non ti capisco…"

solo un sussurro invece era la voce del giovane.

"Ed è proprio per questo che devo starmene un po’ per conto mio…"

fece di nuovo un respiro profondo per calmarsi.

"Molly io ti voglio bene… mi piaci molto per quello che sei… per i tuoi modi di fare, anche per i tuoi difetti…"

ma la ragazza lo interruppe.

"Kevin, lo so che mi vuoi bene, perché anche io voglio bene a te, ma fino a quando non riuscirò ad accettare i miei difetti non riuscirò a vivere bene, soprattutto con qualcun altro."

Kevin era confuso.

"Come vuoi, ma io ti aspetto…"

Molly sorrise. Era fin troppo buono.

"Facciamo così… non vediamoci per tutte le vacanze, non chiamarmi ti prego… ma se a settembre sarai ancora dell’idea di volermi bene potremmo vederci, e io ti dirò la decisione che ho preso…"

si sentiva come il personaggio di un film… non era la sua vita…

"…tre mesi… va bene. Ma ricordati di me…"

il ragazzo le fece passare il braccio sulle spalle e la attirò a lui abbracciandola forte e posandole il mento sul capo.

"Grazie…"

gli rispose in un sussurro, poi scese dall’automobile. Fece qualche passo verso casa sua poi si voltò di nuovo verso di lui. Le stava sorridendo tristemente e le fece un cenno di saluto con la mano. Lei rispose al saluto, poi Kevin accese il motore dell’automobile e si allontanò.

Molly sperò in cuor suo che il giovane non cambiasse idea in quel tempo, sperò ardentemente di riuscire a rafforzare il suo carattere. Lo avrebbe reso felice, ma prima avrebbe dovuto rendere felice sé stessa.

Ciao a tutti,

questo è l'ultimo capitolo quindi vi prego lasciatemi un commentino =(... Ringrazio come sempre Memole che è stupenda nelle sue recensioni.

Al prossimo racconto...

Miyan

PS. un megaringraziamento a damynex e Memole88 per i commenti!!! Baci

FINE

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