Ghiaccio e Fuoco

di xadhoom
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inizio del declino ***
Capitolo 2: *** Corpo di bambola ***
Capitolo 3: *** Lesioni di fuoco ***
Capitolo 4: *** Fastidiose perversioni ***
Capitolo 5: *** Incubi dal passato ***
Capitolo 6: *** Una mente velata ***
Capitolo 7: *** Si alza il sipario della verità ***
Capitolo 8: *** La risata di una bambola di pezza ***
Capitolo 9: *** Troppo tardi ***
Capitolo 10: *** Dolorosa ma necessaria verità ***
Capitolo 11: *** La fiamma si spegne ***
Capitolo 12: *** L'alba di un nuovo sogno ***



Capitolo 1
*** L'inizio del declino ***


Quella sera faceva particolarmente freddo per i suoi gusti...
E se lo pensava proprio un russo, voleva dire che la temperatura era davvero bassa. Yuriy Ivanof si appoggiò alla balaustra della nave, cercando d'intravedere il proprio riflesso nelle acque giapponesi sulla quali traghettava la nave. Nulla...era troppo buio perché si riuscisse a vedere qualcosa...Meglio così.
Abbassò lentamente le palpebre, poggiandosi una mano sulla fronte, come se fosse stato preda di un forte mal di testa. Aveva fatto davvero bene ad operare quella scelta
I suoi compagni di squadra, d'apprincipio un po' riluttanti, credevano di si, poiché quell'atto avrebbe aumentato di parecchio le loro possibilità di vittoria...
Ma allora perché la sua mente continuava ad essere pervasa da dubbi?
"Ehi, bel sedere, tra un paio di minuti attraccheremo al porto, quindi preparati"
...calma Yuriy, calma...Non era il caso di ammazzare un uomo ancor prima di aver varcato il territorio giapponese...
"Su, tesoro..." aggiunse il marinaio, avvicinandosi e dandogli una sonora pacca sul fondoschiena "Si scende!"
...però, proprio perché si trovava ancora in mare aperto, forse nessuno si sarebbe mai accorto di un omicidio! Stava per rifilare un gancio al soggetto in questione, quando i suoi grandi occhi azzurri intravidero qualcosa...
Deglutì pesantemente...Dannazione! Dire che aveva sperato fino in fondo che si sarebbe rifiutato di presentarsi...

Una foltra e coltra nebbia sembrava aver inaspettatamente avvolto il porto, quasi come se avesse voluto celare la presenza dei due ragazzi presenti...L'uno, dal viso affascinante e dal corpo perfetto e muscoloso, appariva freddo e distaccato nella maggior parte dei casi, ma nelle situazioni più estreme era capace di generare un'inarrestabile fuoco, elemento del suo stesso bit-power; l'altro, custode del lupo siberiano signore dei ghiacci, era il possessore dei più affascinanti e incantatori cristalli azzurri al mondo, capaci di mantenere la più assoluta tranquillità anche quando l'animo del rosso era scosso da contrastanti sentimenti...Proprio come in quel momento.
Accidenti, accidenti! Ma che razza d'idea gli era venuta in mente?!
"Sei in ritardo" risuonò la voce fredda del nipponico, generando un'ulteriore scossa al cuore del russo.
Ahhh...maledizione!
Perché, perché quel giorno non si era preoccupato semplicemente di scegliere cosa preparare per cena, anziché pensare di chiedere a Kai Hiwatari di partecipare al nuovo torneo di beyblade con la squadra russa?!
Sigh...quella decisione era addirittura peggio di quella volta che aveva accettato di provare un nuovo night a Mosca su insistenza di Boris...Ricordava ancora i brividi freddi quando avevano scoperto di trovarsi in un locale riservato ai travestiti...Non che avesse qualcosa contro di loro, figurarsi...Ma essere palpato da un uomo dalle scoperte e pelose gambe e cercare di sfuggire alle sue labbra imperniate di rossetto non rappresentava certo il suo ideale di serata...
Due grandi e profonde pozze rosse si concentrarono nelle sue iridi acqua-marina, leggendovi dentro... Oh, cavoli! Lo sguardo di quel ragazzo gli faceva desiderare di tornare in quel night...
Ahhh! Yuriy Ivanof, sei un uomo, comportati come tale e rispondigli, prima che pensi che il freddo della Russia ti abbia rimbecillito del tutto "Bentornato, Kai..." esclamò, con ritrovato tono distaccato.
Gli tese la mano, per puro spirito di cortesia. Il blader non rispose al gesto, continuando ad osservarlo in silenzio...Ma tu guarda! Che razza di maleducato!
Cominciava bene la loro collaborazione...Inaspettamente Kai afferrò la sua mano, come se si fosse svegliato da un lungo letargo. Bene, pensò Yuriy, allora non era un soggetto così intrattabile...O così pensava.
Quando cercò infatti di ritirare la mano, scoprì che l'altro non era dello stesso parere. Cominciò ad agitarsi...Che cavolo gli prendeva adesso? Il suo sguardo incrociò quello del blader dell'aquila rossa, ancora fisso su di lui...Non sapeva perché, ma ogni volta quel ragazzo lo metteva a disagio...Con quei suoi occhi freddi e distaccati, quel suo atteggiamento presuntuoso e strafottente...
E con quello sguardo indecifrabile. Le dita di Kai strinsero maggiormente la sua mano, azione che causò sul volto del rossino una piccola smorfia di dolore.
"Confesso che non mi sarei mai aspettato una tua proposta di rientrare nella squadra russa..." proruppe il nipponico, assolutamente incurante dell'espressione dell'altro "devi avere davvero dei motivi seri se hai deciso di chiamare una delle persone che detesti di più..."
Yuriy digrignò i denti stizzito, distogliendo lo sguardo...Non voleva certo rivelargli i motivi che l'avevano spinto a partecipare al campionato mondiale di beyblade...Mica erano affari suoi!
Constatando il silenzio del rosso, Kai riprese a parlare "Non nego che per me stare con un'altra squadra rappresenti un vantaggio. Se rimanessi con i Blade Breakers dovrei dividere la vittoria con Takao..."
Takao...Il sangue di Yuriy ribollì, senza che il russo sapesse spiegarsene il motivo...Ma non ebbe il tempo di rimuginarci troppo sopra che la voce dell'altro catturò nuovamente la sua attenzione
"Ma questo non significa che io sia obbligato ad entrare nella tua squadra." Il ragazzo dai fiammeggianti capelli rossi sgranò gli occhi, stupito:
C-che diavolo stava dicendo, quello?
"Ho ricevuto proposte da numerossisime squadre internazionali, anche migliori della vostra...Il che non è difficile..." aggiunse, con un tono talmente sprezzante da risvegliare in un lampo l'orgoglio del russo.
"Se non hai intenzione di entrare nella nostra squadretta" ringhiò, ripetendo con ironia e rabbia l'ultima parola "dimmelo e basta. Non ho intenzione di obl..."
Non ebbe il tempo di terminare la frase che si sentì preda di un violento strattone...Guardò con aperto stupore quelle iridi cremisi e indecifrabili, ora talmente vicine che poteva specchiarvisici dentro...
La voce suadente di Kai risuonò nelle sue orecchie, anche se gli ci volle qualche attimo per riuscire a comprenderne il senso... "Hai frainteso le mie parole..." mormorò, non distogliendo un attimo lo sguardo da lui. S'interruppe per alcuni secondi, i quali sembrarono al giovane Ivanof secoli...Infine il nipponico riprese a parlare...
"Io sono disposto a collaborare con voi..." spiegò, frase a cui seguì un'altra pausa...
"Ma ad una condizione..."
Il capitano russo sbatté ripetutamente le palpebre, inebito...Cosa aveva in mente?
Lo stupore lasciò il posto ad una morsa e ad un senso di vuoto quando le labbra di Kai sussurrarono quelle parole... "...dovrai venire a letto con me"
Spiazzato. Completamente...Tentò di riprendere a respirare, deglutendo più e più volte...
No...non era possibile...Alzò il viso di scatto, incatenando i suoi zaffiri in quei rubini, freddi come sempre nonostante la frase da poco pronunciata. La mano dapprima prigioniera della stretta di Hiwatari si posò sul suo petto, quasi come se avesse voluto rassicurare il cuore palpitante. Infine tornò a fronteggiare quello sguardo... "Perché?" un suono flebile, appena percettibile, ma sufficiente per scatenare una reazione divertita da parte dell'altro
"Non esiste una ragione particolare..." spiegò, il tono tornato perfettamente calmo e distaccato "E' solo l'unica clausola che pretendo in cambio della mia prestazione da blader: io entro nella Neo-borg e vinco tutti gli incontri che mi vedranno protagonista e in cambio tu mi offrirai senza esitazioni e ogni qualvolta io lo desideri il tuo corpo.
Il tuo bellissimo corpo..." aggiunse, fissandolo con uno strano sguardo a cui Yuriy, incapace di sopportarlo, sfuggì.
Kai lo fissò attentamente per qualche secondo, per poi voltargli le spalle ed iniziare ad incamminarsi... "Non è mia intenzione obbligarti...La scelta spetta a te. Decidi: o accetti e sottostai alle mie condizioni, assicurandoti la vittoria ad ogni match di beyblade grazie al mio talento...
Oppure rifiuta e tornatene in Russia, dalla tua amata squadra e dai tuoi eccelsi compagni..."
Al giovane capitano della Neo-borg non sfuggì la tonalità ironica con la quale il nipponico si era riferito ai suoi compagni e il suo primo istinto fu quello di mollargli un bel pugno per fargli rimangiare tutto...ma la realtà di quella parola aveva agito da calmante. Era doloroso ammetterlo, ma nelle prossime gare non poteva contare sui suoi amati compagni: Boris, Ivan e Sergej erano blader dotati d'enorme talento, indiscutibilmente...Ma non abbastanza.
Non per quel mondiale, non per le loro ambizioni, non per il loro obiettivo. Questo era troppo importante per affidarsi ad incertezze...
Per questo aveva contattato Kai. Per quanto gli costasse fatica ammetterlo, quel ragazzo era un vero asso del beyblade e con lui al loro fianco la possibilità di una futura vittoria ai campionati mondiali aumentava di molto. Però...non a quelle condizioni!
Perché? Perché?! Per qual motivo Kai voleva lui?! Per il suo desiderio carnale non poteva accontentarsi di qualche povera ragazza o ragazzo che chiedeva soldi in cambio di una prestrazione? Glieli avrebbe dati lui i soldi, cavolo! Anche se il monastero non godeva di prospere risorse finanziarie...
Scosse energeticamente la testa, puntando lo sguardo sulla fonte dei suoi dilemmi, la quale si stava progressivamente allontanando...Doveva decidere...

Ma cosa?

Continua...

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Capitolo 2
*** Corpo di bambola ***


Così tornava in Russia...La sua amata Russia...Finalmente.
Tendeva sempre ad avere una profonda nostalgia della sua casa quando vi si allontanava. Forse a causa delle scarsità delle volte in cui ciò accadeva...o forse per colpa della rigida segregazione nel monastero durata per ben dodici anni della sua vita. Borkov impediva loro qualsiasi possibilità di rapportarsi col mondo esterno...Non che questo fosse poi quel granché...
La società con la quale si era scontrato terminata la tirannia del suo austero allenatore non si era dimostrata poi tanto diversa dalle guardie e dallo stesso Borkov che sfruttavano loro ragazzi. L'unica differenza era forse l'ipocrisia...si, l'ipocrisia di un atteggiamento gentile e premuroso per nascondere sentimenti d'invidia e odio, i quali venivano allo scoperto solo alle spalle del soggetto in questione. Oppure il menefreghismo, il conformismo, lo sfruttamento e altre gravi malattie di cui il mondo era affetto.
Al confronto, il monastero non appariva poi così male...
Cavoli, che pensieri deprimenti...pensò, passandosi una mano tra i capelli spettinati...Constatazioni purtroppo veritiere, ma solitamente protagoniste nella mente del capitano della Neo-borg quando leggeva libri dal calibro di -1984-, -Il rosso e il nero-,...oppure quando leggeva nei quotidiani le continue guerre finanziate dai grandi industriali di armi o quando cercava alcuni motivi per non strozzare Boris e Ivan che si mettevano a urlare alle sette della mattina di domenica!
Mai quando era sdraiato in un alquanto scomodo ma sempre letto dalle ruvide lenzuola bianche che lo ricoprivano. Socchiuse gli occhi, il viso che si contraeva in una smorfia addolorata...
Forse ciò era dovuto al fatto che quel luogo non rappresentava veramente la propria camera da letto. Anche perché, di solito, lui dormiva da solo...
Un improvviso calore toccò lo stomaco di Yuriy, dovuto ad un braccio che lentamente gli circondò la vita. Si sentì voltare in parte, in modo da far poggiare la sua schiena sul materasso...e sotto lo sguardo di due grande pozze rosse.
Neppure una parola sfuggì alle labbra dell'altro, che invece preferì avventarsi con violenza sul collo dell'affascinante russo, mentre una mano vagava lentamente sul suo petto...Yuriy non si oppose più. Tanto, sapeva che a quel trattamento avrebbe dovuto presto farci l'abitudine.

"Il match si è concluso: Yuriy Ivanof è il vincitore dell'incontro!"
Urla e applausi si levarono terminato l'annuncio del presentatore del torneo, in completa estasi per lo spettacolare match da poco disputato. Sensazioni che non toccavano minimamente il bel russo dagli occhi glaciali...Con passo lento e fiero Ivanof s'incamminò verso la panchina sulla quale sostavano i rappresentanti della Neo-borg:
Boris, l'ex spietato blader che nel precedente torneo aveva ferito gravemente il nuovo capitano della squadra cinese, Rei Kon; un alto e robusto ragazzo chiamato Sergej, il quale nascondeva il suo lato protettivo e amichevole sotto una smorfia austera; e Kai.
Ex membro dei Blade Brekers; giovane e futuro ereditiero dell'immensa fortuna della famiglia Hiwatari; fenomenale blader possessore del bit power del fuoco; e proprietario del corpo di Yuriy Ivanof.
Il volto di quest ultimo dovette faticare moltissimo per celare la sensazione di rabbia che provava nel guardare quel maledetto, quel bastardo...Come se avessero reagito di conseguenza, le ferite sul suo corpo cominciarono a pulsare, regalino che il blader dalle guance tautate aveva voluto fargli proprio la prima sera che avevano stipulato quell'accordo. Usufruire totalmente del suo corpo...In fondo, stringere in una violenta morsa i polsi del rosso per tenerlo fermo e mordendogli rabbiosamente la diafana pelle tanto da farne uscire sangue significavano questo, no?
Sentì le sue mani fremere di rabbia...Quel maledetto! Per di più Kai aveva visto le profonde cicatrici e lesioni già impresse sul suo corpo. Non gli aveva chiesto spiegazioni...Ma d'altronde Yuriy questo se lo aspettava: cosa poteva importargliene al grande Kai Hiwatari se già in precedenza qualcuno aveva lacerato le sue splendide carni e rubato la sua innocenza?
Una dimostrazione lampante della sua insensibilità era stato lo stesso atteggiamente tenuto da Kai nei confronti di Takao, quando questi era venuto a chiedergli spiegazioni circa il suo abbandono...Parlare di completo menefreghismo era addirittura una minimizzazione. Il ragazzo dalle grande iridi cremisi gli aveva rivolto si e no due parole per poi dargli cordialmente le spalle. Povero Takao. Un po' gli faceva pena...D'accordo, aveva rincarato anche lui la dose con pungenti frecciatine che, a dire il vero, avrebbe potuto evitare di dire, però...Provava rabbia nei confronti di quel ragazzo. Lui era libero di partecipare ad un torneo per puro divertimento, per la sua stessa passione per quello sport e invece lui...
"Ben fatto Yuriy, bell'incontro"
"Si, sei stato grande!"
I complimenti di Boris e Sergej lo riportarono con la mente al presente, facendogli accorgere di essere arrivato di fronte alla panchina. Era così immerso nei suoi ragionamenti che non se ne era reso conto...Si sedette in parte a Sergej, non prima di avere ringraziato i compagni con un lieve sorriso accennato sulle labbra. Non si prese il disturbo di guardare Kai: tanto sapeva che dalle sue labbra non sarebbe scappato alcun complimento, anzi, era più facile che uscisse una predica...Quel maledetto, anche quando taceva lo disturbava!
"E ora..." annunciò nuovamente lo speaker, catturando l'attenzione di tutti i presenti "diamo inizio al seguente incontro, che vedrà protagonisti l'ex membro dei Blade breaker, Kai, contro lo sfidante spagnolo! I concorrenti si avvicinino!"
L'interpellato nipponico si alzò con molta lentezza, un poco disturbato per l'assordante chiasso che la folla aveva cominciato a produrre all'annuncio del suo nome. Frattanto le iridi azzure di Yuriy si nascondevano dietro le palpebre, desiderando mostrare la più assoluta indifferenza...Quando improvvisamente il suo corpo fu pervaso da una tentazione...Perché non provocarlo un poco?
Cominciò a commentare lo strano comportamento mostrato dal suo ex compagno di squadra nell'incontro con la squadra cinese, nella quale Takao aveva sfidato contemporaneamente Rei e Lee, con il risultato di ottenere una clamorosa sconfitta. Essendo stati insieme per tanto tempo, il bel russo sperava che le sue punzecchiature avrebbero innervosito un poco il glaciale blader...Così, tanto per metterlo in soggezione durante l'incontro...
Quattro parole, espresse tra l'altro nell'indifferenza più assoluta...Questo era tutto quello che Kai Hiwatari osò ribattere contro le calunnie di un suo caro amico! Stava per mettersi a gridare...
Le frasi più lunghe che era riuscito a cavargli fuori erano state tutte relative al suo nuovo bey. Tze, come se una cosa di così poco conto potesse...
"Incredibile, ragazzi! Kai Hiwatari ha brillantemente sconfitto il rappresentante spagnolo in un match dalla durata di pochissimi minuti! Con la sua vittoria la squadra russa si aggiudica l'incontro!"
...essere importante...
Sbigottimento fu il sentimento che dapprincipio prevalse nell'animo del capitano della Neo-borg, sostituito però immediatamente da una completa tranquillità all'avvicinarsi del nipponico. Questi si posizionò proprio davanti a lui, come a pretendere qualcosa. Beh, in fondo Yuriy gli aveva esplicitamente detto che si fidava poco della sua parola e proprio per questo avrebbe saggiato la sua bravura nel beyblade con i proprio occhi.
I suoi occhi ora avevano visto e disgraziatamente non potevano non ammettere la realtà dei fatti. Anche se, ovviamente, il suo orgoglio gli impediva di manifestare una sincera ammirazione...
"Devo dire..." pronunciò, con un tonalità di voce volutamente vellutata e bassa "che non sei niente male". Mossa molto sbagliata.

"Auch!"
Il lamento gli sfuggì involontariamente dalle labbra, mentre avvertiva le mani dell'altro inchiodargli i polsi sul muro, per poi posare le labbra sul suo sottile collo, lasciandovi scie umide di piccoli baci
"No, basta...fermati Kai!" esclamò, prima di avvertire la mano dell'altro posarsi violentemente sulle sue labbra, costringendolo al silenzio. "Abbassa la voce o ci sentiranno..." lo ammonì, lanciando occhiate furtive intorno al corridoio nel quale stavano. Constantando l'assenza di anima viva, riportò lo sguardo sul rosso, increspando le labbra in un sogghigno, prima di appoggiarle violentemente contro quelle di Yuriy, mordicchiandole e assoporandole lentamente
"Sei stato tu a incitarmi..." mormorò, facendo scendere la propria mano verso il basso del corpo del russo, provocando gemiti da parte di quest ultimo "con quella voce così sensuale...L'ho percepita come un invito" Yuriy sussultò, avvertendo le calde mani di Kai abbassare lentamente la cerniera dei propri pantoloni "No! Fermati! Non voglio..." Un paio di labbra lo interruppero, baciandolo con foga e desiderio...
"Ti ricordo il contenuto del contratto...", gli soffiò nell'orecchio, per poi mordicchiarne sensuamente il lobo "Io posso disporre del tuo corpo in OGNI momento, qual'ora mi aggrada..."
Voltò il viso del russo verso di sé, fronte contro fronte "E si dal caso che adesso mi aggrada"

Un violeno tonfo risuonò improvvisamente per la stanza, facendo traballare i quadri appesi sulla parete colpita. Non riusciva a sopportarlo!
Sospirò...Ma tanto, a che serviva arrabbiarsi? La sua schiena scivolò sul muro, fino a che le sue gambe toccarono terra. Ricordi sepolti e nuovi riaffiarorono alla mente del giovane Ivanof, quasi come se il suo stesso inconscio volesse punirlo, facendogli rivivere i momenti dove sentimenti come l'umiliazione e il senso di nullità avevano partecipato da protagonisti.
Raccolse le gambe attorno al petto, nascondendo il capo. Scomparire...Volare via da un mondo dannato dove, per quanti sforzi facesse, era sempre vittima del suo triste e tormentato passato. Ma perché? Perché?!
Sussultò al rumore di una porta sbattuta, alzandosi precipitosamente in piedi. Non voleva assolutamente che qualcuno lo vedesse in quello stato...Dopo qualche secondo la porta della stanza si aprì, mostrando il coinquilino con il quale condivideva la stanza: Kai.
Le due iridi fredde e cremisi lo osservarono per qualche secondo, sgranandosi d'improvviso "Che cos'hai fatto alla mano?"
Yuriy fissò il punto indicato, notando che era macchiato di sangue...Probabilmente si era ferito quando aveva mollato quel pugno...Non se ne era reso conto.
"Io..." cominciò, non sapendo quale scusa escogitare. Infine volse il capo stizzito, concentrando lo sguardo sul pavimento "Non sono affari tuoi!" ringhiò, sedendosi sul proprio letto.
L'altro, dopo averlo osservato silenziosamente per un po', abbandonò la stanza, dirigendosi verso il bagno. Meglio così, penso Yuriy, rilassandosi un poco all'assenza del ragazzo. Preferiva di gran lunga che l'altro lo ignorasse, piuttosto che chiedesse specificazioni circa il suo strano comportamento...In fondo, a lui cosa poteva importarne? L'essenziale per lui era che non opponesse resistenza quando i suoi ormoni si risvegliavano, perciò... "Cosa stai facendo?"
La domanda gli uscì spontanea...Ricordava di aver sentito i passi di Kai allontanarsi...perché invece ora era seduto sul suo letto?
Senza proferir parola, il blader dalle guance tatuate gli prese la mano, analizzandola un po' prima di decidere di metterci sopra del disinfettante...All'inaspettata sensazione di dolore, il rosso reagì indietreggiando istintivamente, frenato però subito da un braccio dell'altro "Sta fermo o non riuscirò a curartela"
A quell'avvertimento Yuriy si quietò, cercando di rimanere perfettamente fermo. All'ulteriore accenno di dolore digrignò i denti, ma non si spostò minimamente, permettendo a Kai di continuare il suo operato. Contrariamente a quanto si sarebbe aspettato, il discendente della famiglia Hiwatari era dotato di una particolare delicattezza e dolcezza nei movimenti, tanto che non provò il benché minimo dolore quando l'altro circondò la sua mano con delle bende.
"Fatto." dichiarò il nipponico, terminata la sua operazione di fasciatura. Il blader dai grandi occhi azzurri osservò la sua mano con espressione assorta e...sorpresa. Il fatto che Kai lo avesse aiutato lo giudicava un evento strano. E soprattutto preoccupante. Si chiese se l'altro non si aspettasse qualcosa in cambio...
Ma con sua enorme sorpresa il ragazzo dalla gote tatuate si alzò, senza emettere la benché minima parola, dirigendosi verso il proprio armadio. La stanza piombò in un assoluto silenzio, intercallato solo dai rumori dei cassetti che Hiwatari aprì per estrarne fuori nuovi indumenti, che velocemente indossò.
Solo quando ebbe terminato di vestirsi si girò verso il russo, che finalmente rialzò lo sguardo dalla mano "Boris e Segej vogliono assistere ai prossimi incontri. Tu che fai, vieni?"
Il capo del rosso annuì silenziosamente, restando tuttavia seduto sul letto. "Ci vediamo sugli spalti" proferì il nipponico, incamminandosi verso la porta. "Ehi, Kai"
L'interpellato si voltò, la mano ancora poggiata sulla maniglia della porta. Yuriy si stava mordicchiando le labbra nervosamente, passandosi delicatamente le punta delle dita sulla bende...Infine alzò il capo, incrociando lo sguardo di fuoco impresso nel suo azzurro
"Volevo...ecco...si..." tentennò, spostando l'attenzione dal ragazzo alla mano fasciata "...grazie"
Il volto di Ivanof era diventato ancor più, se possibile, rosso dei suoi stessi capelli, segno dell'evidente imbarazzo con il quale aveva pronunciato quella frasi di ringraziamento. Passato qualche secondo, Kai si voltò, mormorando un semplice "Di niente."

Continua...

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Capitolo 3
*** Lesioni di fuoco ***


Aveva perso...non ci poteva credere!
Sbatté con forza la porta dietro di sé, non badando se dietro a lui ci fosse stato qualcuno. Non gli importava.
Spronfondò sul divano blu del camerino dei componenti della Neo-borg, la quale aveva da poco disputato un incontro con la squadra dei Blade Revolution. E dalla quale erano usciti sconfitti...
Serrò con forza i denti, cercando di reprimere la cocente rabbia che aveva già invaso il suo animo. Ira destinata non alla sconfitta subita, non alla sua incapacità di battere un moccioso arrogante, ma...
"Hai giocato da schifo"
Aprì gli occhi di scatto, ritrovandosi davanti a due grandi occhi cremisi...che lo guardavano con superbia e disprezzo. Sguardo che scatenò la furia del proprio animo "Tu sei l'ultima persona che può venirmi a dire una cosa del genere!" ringhiò, alzandosi di scatto e fulminando con lo sguardo l'altro ragazzo. Questi, quasi come se non si fosse accorto degli sguardi rabbiosi del rosso capitano, si diresse senza dire una parola verso il frigorifero, estraendovi qualcosa da bere. Gesto che aumentò a dismisura la collera di Yuriy...
"Mi stai ascoltando?!" Kai si voltò verso di lui, la bibita ghiacciata ancora stretta in mano "Non vedo perché dovrei. Hai giocato malissimo, punto e basta. Non c'è altro da aggiungere"
Come...come...poteva essere così arrogante? E usare quel tono infastidito e stizzito con LUI?!
Semmai era lui che doveva essere arrabbiato, furibondo! "Non sono io quello che non si è minimamente impegnato e ha perso contro quel moccioso di Daichi!" urlò, alzandosi di scatto in piedi, incantenando i propri zaffiri nei rubini dell'altro. Rimasero in un assoluto silenzio per alcuni secondi, finché un ghigno non si disegnò sulle labbra di Hiwatari.
"IO non mi sono impegnato, mentre tu si, e sei stato in grado di perdere comunque"
...Adesso...basta. Senza neanche il tempo di soffermarsi a pensare, le sue gambe si mossero da sole, avanzando verso il nipponico in questione, con un'andatura veloce e rumorosa. Quella era stata l'ulima goccia del grado di sopportazione di Ivanof!
Le sue intenzioni erano assolutamente chiare, eppure...Kai stava lì, immobile, perfettamente tranquillo, con le braccia incrociate al petto. Beh, tra poco avrebbe perso tutta la sua fiducia.
Almeno era quello che Yuriy Ivanof pensava, prima di sentirsi afferrare il braccio, sospeso a mezz'aria, e ritrovarsi per terra, bloccato.
Sbatté più volte le palpebre, per riprendersi dal colpo alla testa subito, quando avvertì qualcosa muoversi sulle sue gambe...Alzò di scatto il capo, impallidendo dal terrore
"Kai! No...!" urlò, cercando di svincolarsi e sfuggire alla presa dell'altro. Inutilmente. Muovendosi velocemente e con un accenno di impazienza, il ragazzo dalle gote tatuate sfilò i pantaloni dal corpo del bel russo, a cui seguirono subito i boxer...Il cuore del rosso smise di battere per alcuni secondi, paralizzato dalla paura. No! Non voleva...no! Urlò, cercando di liberarsi, tentando di attirare l'attenzione dei suoi compagni di squadra nei paraggi...finché non avvertì un forte bruciore innondargli la guancia.
Smarrimento...questo mostravano gli occhi azzurri di Yuriy, ai cui angoli avevano cominciato a formarsi delle lacrime, dovute al dolore generato da quello schiaffo e, soprattutto, dal terrore che stringeva il suo cuore in una morsa di gelo. Fregandosene minimamente dello stato dell'altro, il blader dagli occhi cremisi strinse con forza quei sottili fili ramati, avvicinando il volto del capitano della Neo-borg al suo, come a volerlo osservare meglio. Yuriy avvertì le sue labbra avventarsi violentemente contre le sue, obbligandole ad assecondarlo.
Prima che il capo del russo ricadesse sul pavimento, il giovane Ivanof udì le fredde parole del compagno...
"Fai il bravo...se non vuoi che ti faccia del male"
Ma male Kai comunque glielo fece. Un male tremendo. Perforante.
Yuriy ignorava il tempo che avevano trascorso in quella stanza. Era all'oscuro dei minuti passati sotto il peso di quel corpo, a sentire le mani dell'altro scorrere sulla sua pelle, a reprimere gemiti di dolore ad ogni morso, ad ogni violenta spinta, ad ogni mano che con forza si scaraventava sulla sua guancia ogniqualvolta tentava di liberarsi...Sapeva solo che i suoi incubi erano ricominciati.

Arrivato al culmine del piacere, Kai si era accasciato sul suo corpo, ansante, gocce di sudore che ne incorniciavano il corpo. Anche Yuriy era nelle stesse condizioni...con qualcosa in più: i polsi segnati, rossi, a causa delle forti mani che li avevano trattenuti; il corpo martoriato, ferito, segnato da vari segni violacei che cominciavano a cicatrizzarsi; e le guance, rosse...per gli schiaffi ricevuti, per la violenza subita...ma anche per le lacrime che piano avevano cominciato a segnarle.
Il giovane Ivanof si maledisse mentalmente, chiedendosi come potesse essere così stupido da mostrare il proprio dolore davanti a lui, colui che era la causa del suo male. In passato, il suo animo si era dimostrato più forte. Era sempre riuscito a non mostrare i suoi veri sentimenti anche in situazioni terribili, perfino peggiori di quella. Invece ora...
Sussultò, non riuscendo a reprimere un singhiozzo e odiandosi per questo. A quel suono, Kai si alzò un poco dal suo corpo, ritrovandosi faccia a faccia con un volto sconosciuto, con delle lacrime estranee...Due grandi pozze rosse si fermarono a osservare il suo viso, come se non riuscissero a credere a quello che vedevano...
Incapace di sopportare un tale sguardo, Yuriy voltò il capo, fissando insistentemente le mattonelle del pavimento. Avvertì a poco a poco il suo cuore calmarsi e il corpo scosso da sempre minori singhiozzi, segno che si stava riprendendo. L'altro intanto non accennava a muoversi...Ma il russo sapeva che lo stava guardando, ancora, con quei suoi occhi profondi e scrutatori, che sembravano riusicire a leggere gli animi altrui...E Yuriy non voleva questo. Perché...in quel caso...allora lui avrebbe...
Improvvisamente si sentì più leggero, come se un grosso peso si fosse spostato. Kai si trovava in piedi, accanto al divano, nell'atto di rivestirsi, dandogli completamente le spalle...Yuriy non aspettò altro segnale. Lentamente si alzò, non staccando un attimo gli occhi dal ragazzo nipponico, temendo che potesse voltarsi da un momento all'altro...Ma non successe.
Cominciò a cercare intorno alla stanza i propri vestiti, mordendosi con forza le labbra all'improvvisa fitta di dolore al fianco destro, dove le unghie dell'altro avevano lasciato un segno indelebile. Un altro...Gli venne da ridere, nonostante la situazione...Forse era proprio il destino del suo corpo diventare simile ad un muro su cui sfogare ogni tipo di barbaria...Esattamente come in passato.
Con la mente che continuava a vorticare intorno a quei pensieri, il giovane Ivanof si rivestì, quietando il proprio stato d'allerta...Non si accorse di due occhi fissi su di lui.

Il tempo passò e la squadra della Neo-borg disputò numerosissimi incontri, vincendoli tutti...Takao era ritornato il solito blader carismatico e tenace, dopo la prima crisi che lo aveva colto durante il duello con il capitano della squadra cinese. Quel giorno l'ex campione di beyblade avrebbe disputato l'incontro contro la squadra americana, quindi contro il suo caro amico Max. Yuriy sapeva che il suo compagno di squadra nipponico aveva tutta l'intenzione di assistere a quello scontro e in verità anche lui...doveva scambiare qualche parola con una certa persona...
"Allora, andiamo?"
La voce di Hiwatari lo riscosse dai suoi pensieri. Una voce stranamente normale. Non acida, stizzita, rabbiosa. Semplicemente...normale.
Le bellissime iridi del giovane russo si concentrarono per un attimo sulla figura del ragazzo dalle gote tatuate, soffermandosi a pensare.
Kai era cambiato parecchio da un po' di tempo...Precisamente dopo il loro scontro contro i Blade Revolution...
Non che fosse stato vittima di chissà quali trasformazioni.... In pubblico rimaneva lo stesso blader dal cuore di ghiaccio di sempre...Ma in privato, con lui, era mutato. Ricercava meno la compagnia del giovane Ivanof, dal punto di vista fisico, e le volte in cui lo faceva si comportava in maniera estremamente strana: il suo corpo non era più vittima di brutali violenze, ma era divenuto oggetto di mani calde e delicate, di baci lunghi e piacevoli...Era diventato davvero...dolce.
Avvertì le guance infuocarsi quando si rese conto di quel pensiero...Kai dolce?! Che gli veniva in mente?
Sospirò...stava veramente cominciando a preoccuparsi per la sua salute mentale...E a proposito di cervelli un poco manomessi...
"Ehi, Yuriy: guarda che le tribune sono da quella parte" esclamò Boris, indicando con un dito la direzione in questione e guardando interrogativamente il proprio capitano.
Pure Sergej e Kai si voltarono a guardarlo, non capendo perché il rosso si stesse dirigendo verso i camerini dei blader che dovevano disputare gli incontri.
Ecco...e adesso che s'inventava?! Che voleva semplicemente ammonire il piccolo Daichi di vincere, perché voleva assolutamente riuscire a batterlo in un successivo incontro e perché si era reso conto che quel piccoletto era un blader dotato di ottime capacità? Come minimo avrebbero pensato che aveva perso del tutto il senno! Coraggio, coraggio, pensa! Devi trovare una scusa... "Devo andare in bagno"
...ok, come scusa non era un granché, anche a giudicare dalle facce stranite dei suoi compagni di squadra... "In bagno?" ripeté Boris, sbattendo più volte le palpebre "ma ci sei appena stato!"
...ecco, ora avrebbero cominciato a pensare che aveva problemi sia fisici che psicologici! Ma porca...
Guardò di sfuggita l'orologio, accorgendosi dell'ora tarda...Ahh! Se non si sbrigava non sarebbe riuscito a parlare con Daichi...
Si voltò verso i propri compagni, una smorfia annoiata e corrucciata impressa sul viso "Embé? Devo andarci ancora" Perfetto, così! Tono freddo e infastidito...Le sue gambe cominciarono a incamminarsi in direzione dei camerini, non prima di aver esclamato un "Ci vediamo sugli spalti" e sparire dalla vista dei loro compagni.
Boris e Sergej si guardarono, stupore sulle loro facce... "Ma..." cominciò il blader dai capelli violetti "...i bagni si trovano vicino all'ingresso dello stadio..."
Segej alzò le spalle, non sapendo cosa rispondere. Un'altra persona invece aveva qualche sospetto su cosa stesse passando per la mente del bel rosso ce l'aveva...e per questo motivo il suo volto non esprimeva il sorriso più allegro...

Continua...

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Capitolo 4
*** Fastidiose perversioni ***


L'incontro stava finalmente per iniziare... Lo stesso capitano dei Blade Revolution sembrava stupito dalla tranquillità del compagno...compreso quel buffo ragazzo con gli occhiali che tutti chiamavano "professore" e quella ragazzina isterica che era solita litigare e sbraitare contro quel piccolo scalmanato rosso.
Ma improvvisamente questultimo fece un'azione che destò parecchio stupore:
Con uno scatto, voltò il capo in direzione delle tribune, con sguardo fiero e deciso, finché non incrociò le sue verdi pupille con due pozze azzurre fredde come il ghiaccio...
Yuriy non lasciò trapelare alcuna emozione, limitandosi a ricambiare lo sguardo e aspettando che il piccolo blader si posizionasse per disputare l'incontro...Anche se, dentro di sè, il capitano della Neo-borg provò piena soddisfazione. Era stata sua intenzione scambiare quattro chiacchiere con Daichi fin dal loro primo scontro, dal quale era uscito sconfitto...
Non perché ne provasse ancora rabbia...
Semplicemente, dopo aver riflettuto a lungo, si era reso conto che quel ragazzo incarnava i suoi stessi ideali: amava il beyblade più di ogni altra cosa. Riponeva in ogni suo incontro una passione, un desiderio di vittoria e di condurre uno splendido match talmente intensi che il giovane russo ne era rimasto colpito. E a poco poco quello stupore aveva dato origine a una sincera ammirazione... Certo, Daichi rimaneva pur sempre uno sbruffone egocentrico pronto a dar spettacolo...Ma, nonostante Yuriy disprezzasse profondamente quel genere di persone, questo non aveva impedito al blader dominatore dei ghiacci di spronare il suo giovane rivale a vincere quell'incontro...per poter così disputare una nuova gara con lui.
E a giudicare dalla furia del suo bey, il moccioso doveva averlo preso davvero in parola...Quella piccola trottola schizzava da una parte all'altra dello stadio ad una velocità sorprendente, infierendo micidiali e secchi colpi al bey di quell'ammasso di muscoli americano, di cui il rosso non ricordava, e sinceramente non si dava tanta pena per questo, il nome.
Il potere persuasivo di Yuriy Ivanof si era dimostrato ancora una volta trionfante. Anche se, in quel caso, il carattere infiammabile e orgoglioso della sua "vittima" era stato determinante. Le glaciali iridi del russo si staccarono per un attimo dal combattimento in atto, soffermandosi sulla figura del ragazzino...
Determinato; insopportabile; coraggioso; testardo; talvolta idiota...Si, possedeva innumerevoli qualità detestabili secondo il parere di Yuriy.
Però aveva pur sempre quell'incredibile passione per quel gioco, per quello stesso gioco per cui lo stesso russo stava conducendo la sua battaglia. Chissà, si chiese il giovane capitano della Neo-borg mentre l'annunciatore dichiarava l'esito dell'incontro, forse Daichi rappresentava il prototipo dei nuovi adolescenti che si sarebbero appassionati a quello sport...

"Ragazzi, che incontro!"
"Già...credo che dovremo allenarci maggiormente o i nostri avversari finiranno per essere troppo avanti a noi..."
"Andiamo Sergej! Sei troppo ansioso. Nessuno può battere la squadra della Neo-borg"
"...dimentichi che si sono riusciti i Blade Revolutions?"
I commenti spensierati di Boris e quelli preoccupati di Sergej risuanavano come parole vuote nella mente di Yuriy...Era soddisfatto dell'esito dell'incontro e questo gli bastava. Non gli interessava il futuro, per ora. Ci avrebbe pensato in seguito...
All'improvviso un lampo attraversò la sua mente, inducendolo a voltarsi verso destra. A lui forse non interessavano le considerazioni dei suoi compagni di squadra, ma a Kai...Il carattere orgoglioso e scontroso del blader possessore dell'aquila rossa avrebbe potuto non sopportare un certo tipo di commenti. E dato che sarebbe stato il corpo del giovane dai fiammanti capelli rossi a subirne le maggiori conseguenze, decisamente era meglio porre la parola fine alla questione.
"Piantatela di discuterne."
Le voci concitate di Boris e Sergej si spensero in un lampo, mentre due paia d'occhi si concentrarono sul giovane Ivanof...o meglio, tre paia...
"la questione non è se loro siano più forti di noi o viceversa..." esclamò Yuriy, scandendo lentamente le parole "il fatto certo è che noi vinceremo. E basta" I sorrisi sui volti dei suoi compagni sembrarono aver suscitato l'esito sperato. A quella vista il capitano della Neo-borg si strinse lievemente il labbro.
Adorava i suoi amici. Sarebbe stato perso senza il loro appoggio in tutti quegli anni lugubri e seppure non glielo avesse mai dimostrato, voleva loro bene dal più profondo del cuore...Per questo provava la terribile sensazione di tradirli nascondendo loro il...patto stipulato con Kai.
Loro credevano ciecamente in lui e riacquistavano fiducia nei momenti di depressione o incertezza soltanto grazie alle sue parole, mentre lui li teneva all'oscuro di tutto..
Ma dover rivelare un segreto di quella portata sarebbe stato troppo umiliante per il giovane rosso. Anche se Boris e Sergej erano i suoi migliori amici.
Con questi pensieri nella testa non si accorse che erano arrivati davanti all'uscita dallo stadio. Cominciava davvero a divagare troppo con la mente...Stava per aprire la porta quando improvvisamente un'altra mano si avventò sulla maniglia "Kai..."
Non seppe spiegarne il motivo...ma quando le sue iridi si rispecchiarono in quelle del blader tatuato, un brivido freddo attraversò la sua schiena.
Nelle pozze scure di Kai fu sicuro d'intravedere uno scintillio di...rabbia. Un'ira talmente forte che costrinse Yuriy ad indietreggiare...
A quel gesto il volto di Hiwatari mutò espressione, rilassandosi un poco. Aprì la porta, invitando il rosso ad uscire con un elegante cenno del capo. Senza farselo ripetere troppe volte Yuriy accolse l'invito, precipitandosi fuori e allontanandosi di alcuni passi...Che gli era preso? Quello sguardo...Dire che esprimeva rabbia era effimero.
Non aveva mai visto un simile sentimento agitarsi negli occhi del compagno giapponese...Che si fosse risentito a causa dei commenti di Sergej e Boris?
"Yu..." L'interpellato si voltò in direzione di quella voce, che scoprì appartenere al suo amico dai capelli violetti
"Cosa c'è?" chiese, sperando che l'altro non riuscisse a sentire i turbolenti battiti del suo cuore ancora scosso dall'avvenimento di poc'anzi. Osservò l'amico avvicinarsi, lanciando di tanto in tanto delle occhiate dietro di sè...
"Senti..." mormorò Boris, stringendosi maggiormente a lui "ho notato che Kai...si è comportato in maniera davvero strana oggi..."
Brividi...brividi freddi, lungo il corpo. Ma Yuriy era il blader dei ghiacci. E per questo riuscì a mantenere un atteggiamento impassibile.
Annuì, passandosi una mano sulla fronte "Si, lo so...Quando mi ha aperto la porta, prima..." "No, no..." lo interruppe Boris "io mi riferivo durante lo scontro tra Daichi e quell'americano"
Lieve stupore si disegnò nelle iridi di Yuriy "Durante l'incontro?"
"Si. Vedi, quando quel moccioso è entrato in campo, ricordi che ti ha guardato, si? Beh, non era l'unico..."
Volse il capo in direzione degli altri compagni, ancora vicini alla porta dello stadio...Infine riportò l'attenzione sul suo capitano "Mentre tu e Daichi eravate persi a guardarvi intensamente negli occhi..."
"Ehi! Mi hai scambiato per un pedofilo?!" protestò il rosso alzando la voce stizzito
Boris agitò freneticamene le mani davanti a lui, intimandogli di tacere "E non urlare! La prenderanno come una tua affermazione! Ad ogni modo..." continuò, dopo lo sbuffo offeso e infastidito del compagno "...in quel momento tu non ti sei accorto che anche Kai ti stava osservando molto attentamente, e da un bel po'?"
Yuriy spalancò gli occhi, sbattendo freneticamente le palpebre "Cosa?...No, non me ne sono accorto..."
"Sei proprio sicuro di non provare attrazioni perverse per dei bambi..."
"BORIS!"
"Ok ok...era solo per sincerarmi della natura mentale e sessuale del mio migliore amico...Ad ogni modo, tornando a Kai...ti consiglio di stare attento. Potrebbe avere in mente qualcosa..."
"Andiamo!" protestò Yuriy, ritenendo assurda una simile idea "Kai sarà anche asociale e detestabile la maggior parte delle volte, ma da qui ad ordire un complotto contro di noi..."
"E allora come lo spieghi il suo strano comportamento?"
...quello era il problema: non ne aveva idea.
Sarebbe riuscito a fornire una spiegazione razionale all'asocialità, scorbuticheria, anche atto di violenza da parte del blader del fuoco, a tutto, tranne che a quella rabbia. Era...strana.
Non causata dal rifiuto di Yuriy di concedersi a lui, nemmeno per una sconfitta subita o per un'offesa al suo orgoglio...Ma allora da che cosa?

Tornati finalmente in albergo, il capitano della Neo-borg fu assillato da continue telefonate da parte di giornalisti che desideravano conoscere la sua opinione sull'incontro di quel pomeriggio e, in particolare, riuscire a strappargli un commento sulla prestazione del giovane Daichi...Aveva la faccia da maniaco pervertito, forse?!
La rabbia stava raggiungendo limiti talmente alti che la voce del giornalista nel suo orecchio gli appariva come un fastidiosissimo ronzio...
"Suvvia, Ivanof, ci rilasci un suo parere: a suo avviso Daichi si è meritato la vittoria del match? Pensa che sia un buon blader? E che mi racconta dello scontro che ha visto partecipe il finora campione di beyblade? Crede che lei e la sua squadra riuscireste a vincere in un successivo scontro contro di loro?"
La vena sulla fronte del rosso prese a pulsare violentemente, mentre il suo istinto omicida cresceva a dismisura...
"Senta..." sibilò, con una voce talmente tagliente e raggelante da scatenare il panico nel suo interlocutore "le mie opinioni, come tali, restano mie e dato che voi giornalisti siete tanto bravi a creare notizie al puro scopo di rendere meno noiosa e grigia la vita di tutta quella massa di persone omogenee che non può vivere senza vedere ogni secondo squallidi programmi televisivi strappalacrime o falsissimi sceneggiati nei quali anche un pollo farebbe una figura migliore, ideati al solo scopo di svuotare la mente degli individui per non fargli affrontare la fame e la povertà della realtà di cui si sono sempre sbattuti, faccia lei: costruisca pure la storia più idiota che le venga in mente. Racconti di come io mi struggevo dal timore che Daichi potesse ferirsi durante lo scontro; che l'americano improvvisamente si è girato verso di me e io ho d'un tratto ho scoperto quanto fosse affascinante e seducente; che ho subito accettato le sue avances e siamo partiti per Las Vegas allo scopo di sposarci e avere una nidiatia di bambini; che mentre ci stavamo per sposare il prete si è dichiarato follemente innamorato di me e ha intrapreso uno scontro con l'americano allo scopo di ottenere il mio cuore...
Scriva insomma quello che le pare, basta che lei e i suoi colleghi mi lasciate finalmente IN PACE!!" E affermato questo gli sbattè giù il telefono.
Il suono improvviso di una voce lo distolse dalle sue maledizioni mentali...
"Non sapevo che l'ira ti rendesse così loquace..."
Kai se ne stava appoggiato alla porta che divideva il soggiorno dalla loro camera, con gli occhi fissi sul giovane Ivanof e una leggera incrinatura divertita dipinta sulle labbra...Yuriy, dopo un attimo di smarrimento, sbuffò, passandosi stizzito una mano tra i capelli
"Vorrei vedere te al mio posto...Non mi hanno lasciato neanche il tempo di respirare!" sbottò, cadendo con un tonfo sul divano e chiudendo lentamente gli occhi.
Dopo alcuni secondi di assoluto silenzio, nei quali il russo avvertì le rosse pupille di Hiwatari costantemente su di sè, il giovane nipponico riprese a parlare
"Perché non ti fai un bagno?"
Le iridi di Yuriy si spalancarono, tornando a fissare il compagno "Hu?"
"Sei nervoso, un bagno rilassante nella vasca dovrebbe riuscire a calmarti un po'..."
Non riuscì a spiaccicare una parola.Un pensiero gentile...da parte di Kai Hiwatari?! Quelle telefonate avevano completamente scombussolato le sue facoltà mentali...
Però doveva ammettere che un bagno era proprio quello che gli ci voleva...
"Si..." mormorò, alzandosi dal divano "credo proprio che seguirò il tuo consiglio..."

La mano di Yuriy tastò la calda e invitante acqua della vasca ormai mezza piena...Sorrise soddisfatto. Un bel bagno caldo era proprio quello che ci voleva...
L'unico inconveniente era la mancanza di un bagnosciuma da aggiungere all'acqua...Che razza di hotel era quello?! In più quel bagno gli appariva piuttosto singolare...
Innanzitutto per il piccolo sgabello collocato di fianco alla vasca...Che relazione poteva mai avere con un bagno Yuriy lo ignorava. In più quegli strani buchi in parte alla vasca...Non ne capiva l'utilità...
Cercò di scervellarci per riuscire a capire un nesso, quando avvertì improvvisamente qualcosa sulla sua spalla
"Ho pensato che avresti avuto bisogno di aiuto"
Il blader dell'aquila tolse la mano dalla spalla del compagno, raccogliendo lo strano sgabellino che aveva riscosso l'attenzione del russo pochi istanti prima...
Il giovane ragazzo dagli occhi acqua marina stava osservando così attentamente i gesti del compagno che non si accorse che questi aveva cominciato a parlare "Questo è un bagno tipicamente giapponese quindi, sono desolato, ma non troverai alcun bagnoschiuma."
Yuriy sbattè le palpebre un paio di volte "Come? E allora a che serve la vasca?"
Al giovane rosso sembrò di scorgere un guizzo divertito nelle iridi rosse di Kai, ma gli fu impedito di accertarsene dallo stesso soggetto
"Siediti qui" disse, indicando al tempo stesso la piccola sedia di plastica che aveva posto davanti a lui. Di fronte allo stupore dell'altro, Kai ritenne di dover fornire maggiori delucidazioni...
"In Giappone le persone inizialmente si insaponano seduti su uno sgabello simile a questo e si sciacquano con un po dell'acqua della vasca grazie a questa specie di pentolino..." spiegò, mostrando l'oggetto in questione "Successivamente si immergono nella vasca, per darsi un'ulteriore risciacquata. Nelle case, solitamente, tutti i membri di una famiglia utilizzano la stessa acqua, senza mai cambiarla..."
"Cosa?!" eslcamò Yuriy, la bocca spalancata dal ribrezzo "Ma che schifo!"
"Guarda che ci si pulisce perfettamente prima di entrare nella vasca. In questo modo l'acqua rimane perfettamente pulita"
"Sarà..." mormorò il russo, ancora dubbioso "ma sinceramente l'idea non mi ispira molto..."
"E' perché non l'hai mai provato...Forza, siediti qui: dopo che ci saremo lavati, ti assicuro che l'acqua sarà rimasta perfettamente limpida."
Il cuore del capitano della Neo-borg mancò d'un battito "...C-ci? Vuoi dire...insieme?"
"Si..." ripetè il blader del fuoco, guardandolo negli occhi "qualche problema?"
"No..no..." anche se avrebbe desiderato intensamente affermare l'opposto "nessun...problema..."

Accidenti! Avrebbe voluto sprofondare dentro la vasca ed annegarci dentro. Almeno così non avrebbe dovuto affrontare una simile situazione...Sbuffò, il capo appoggiato su una parete della vasca e le gambe languidamente distese al suo interno, mentre vaghi rumori provenivano dal fianco della vasca...
Yuriy non osò neppure volgere lo sguardo in direzione del compagno, il quale stava finendo di insaponarsi i capelli color azzurro pallido...Il blader possessore del lupo siberiano raccolse una propria ciocca setosa tra le dita, giocherellandoci.
Era stato Kai a lavargli la testa, con profondo imbarazzo per il giovane russo, il quale temeva che l'altro volesse offrirgli un lavaggio...completo.
Arrossì al solo pensiero, sprofondando di più nella vasca nel tentativo di nascondersi. Anche se, a causa della trasparenza dell'acqua, l'impresa risultava un poco impossibile...
Improvvisamente avvertì un leggero tocco sulla sua spalla, che lo fece sussultare. Le sue grandi pupille azzurre ne incontrarono due rosse, rimanendo per un attimo come incantentate a fissarle...Quegli occhi...così caldi e magnetici...
Era talmente perso in quella contemplazione che non si accorse del lieve sorriso che si disegnò sulle labbra di Kai "Mi fai un po' di spazio?" chiese gentilmente, spronandolo con una mano ad avanzare.
Un violento rossore coprì le guance del russo, che si affrettò a rispondere un balbettante "S-subito..."
Gli ci vollero alcuni secondi per riuscire a comprendere la complicata situazione nella quale si ritrovava ora...Kai, dietro di lui, lo circondò con le braccia, attirandoselo vicino, fino a che la schiena di Yuriy non poggiò al suo petto.
Cavolo! Cavolo! Cavolo! I battiti del cuore del ragazzo dai capelli rossi risuonavano così violentemente nel suo petto che credette l'avrebbero squartato. Dannazione! Come diavolo aveva fatto a ritrovarsi in una situazione simile?! Come se la sua vita non fosse già abbastanza incasinata...Sentì i muscoli del suo corpo tesi fino allo spasimo, talmente il suo animo era agitato. Ma porca...possibile che lui dovesse cacciarsi sempre in ogni genere di situazione?! Il timore che l'altro cominciasse a manifestare i suoi desideri era piuttosto alto nella mente del giovane Ivanof e sinceramente quello non era proprio...
"Stai tranquillo..." sussurrò una calda voce al suo orecchio, facendolo sobbalzare dalla sorpresa "non ti faccio niente, anche se non mi dispiacerebbe..."
Yuriy arrossì nuovamente, avvertendo che anche un parte del corpo del blader del fuoco la pensava allo stesso modo...Non era del tutto sicuro di potersi fidare di Hiwatari, in fondo all'inizio aveva assunto con lui un comportamento brutale e violento e...
Un sussulto sfuggì alle labbra del rosso quando due forti ma gentili mani cominciarono a scorrere sulle sue spalle, sul suo collo, sulla sua schiena...
"Rilassati..." ripetè nuovamente il compagno, continuando la sua opera con estrema lentezza e precisione, provocando dei lievi gemiti da parte del russo.
Era...incredibile: Kai gli stava davvero facendo un massaggio! Ed era...oh...
Chiuse lentamente gli occhi, reclinando un poco avanti la testa per facilitare l'operato di quelle calde mani che lo stavano dolcemente accarezzando...
...meraviglioso.
Quelle dita affusolate passarono dolcemente sulla sua schiena, per poi trasferirsi sulle spalle, eleminando tutta quella tensione che precedentemente attanagliava l'animo del blader. Senza che se rendesse conto, il corpo di Yuriy era scivolato maggiormente all'indietro, aderendo perfettamente la propria schiena al petto del nipponico. Questi, reprimendo uno sbuffo divertito, avvicinò nuovamente le labbra all'orecchio del rosso
"Ti piace?" chiese con un sussurro, mentre gli occhi del giovane Ivanof restavano celati dalle sue lunghe ciglia
"Hm?" mormorò, socchiudendo un poco le palpebre "Perché?"
"Stai facendo le fusa..."
In quell'istante il volto di Yuriy avvampò completamente, tanto che non si riusciva a capire se fossero più rossi i capelli o il viso. Ecco, aveva fatto nuovamente la figura del fesso...Ma Kai sembrò non darci peso. Appoggiò le labbra sulla nuda spalla del compagno, cincendolo poi completamente con le braccia.
Per un po' di tempo i due rimasero in quella posizione, le braccia di Kai che circondavano possessivamente il corpo di Yuriy, con un profondo silenzio che faceva da sovrano.
Seppure all'inizio Yuriy si fosse trovato alquanto imbarazzato, ora il tepore sprigionato dalla calda pelle di Kai non lo infastidiva poi molto. Era quasi...piacevole.
Sgranò gli occhi non appena si reso conto del pensiero formulato: Che cavolo gli stava succedendo?! Forse Boris aveva buone ragioni per dubitare della sua sanità mentale...
"Che ne pensi di Daichi?"
Il corpo del giovane Ivanof ebbe un balzo. La sua mente stava talmente navigando per i suoi pensieri che si accorse con qualche secondo di ritardo che l'altro gli stava nuovamente rivolgendo la parola...Ad ogni modo, non riusciva a capire il motivo di quella domanda...
"Daichi? Beh, non so..." mormorò perplesso "cosa vuoi che ti dica?"
Uno sbuffo sfuggì dalle labbra di Hiwatari, prima che questi volse il capo stizzito verso destra, fissando lo sguardo sulle mattonelle del pavimento "Se ti piace come gioca, se lo rispetti come blader, se ti piace...come persona"
Le ultime parole furono pronunciate dal nipponico a denti stretti, tanto che il giovane dai capelli vermigli faticò non poco a comprenderle. Ma, nonostante fosse riuscito a sentirle, non riusciva a comprenderne il significato... Che diavolo gliene fregava a lui delle sue opinioni?! Kai si era sempre disinteressato del parere del giovane russo. La sua attenzione si era riversata unicamente sul suo corpo. Non riusciva a comprendere...Ma dal soffio spazientito che udì dietro di sè capì che sarebbe stato maggiormente conveniente pensare ad una risposta, e in fretta!
"Hu...che posso dirti...lo ritengo un blader in gamba...certo, ha ancora molto da imparare, a cominciare dalle sue emozioni. Le manifesta troppo chiaramente e dato che l'umore influenza la capacità di controllo del bey, dovrebbe cercare di moderarsi. Il suo stile mi pare piuttosto efficace: fino ad ora non ha perso un incontro e credo che questo sia merito della sua imprevedibilità.
Quanto al suo carattere..." continuò, avvertendo l'irrigidimento del corpo attaccato al suo "lo ritengo un moccioso arrogante e strafottente. Un avversario contro cui ritengo inaccettabile perdere due volte."
Ecco, aveva detto tutto...E poiché aveva raccontato esattamente quello che pensava su quel ragazzino, non intravide future possibili complicazioni col suo compagno. In effetti la voce di questi, quando ricominciò a parlare, sembrava meno tesa e più rilassata
"Non sembrava, a giudicare dagli sguardi languidi che vi lanciavate oggi..." sussurrò con tono scherzoso, mordicchiando piano il lobo del rosso
"Cosa?!" urlò, girandosi di scatto verso il nipponico per poterlo squadrare con uno sguardo colmo d'ira e stizza, unito ad un violento rossore scatenato dal sensuale gesto del compagno "Anche tu ti ci metti??! Non bastava Boris, ora dubiti anche tu delle mie scelte sessuali! Di' un po': ti sembra che abbia tanto l'aspetto di un pedofilo io?!"
Kai osservò attentamente il volto arrossato del giovane dai sfavillanti e furenti occhi azzurri, avvicinatosi al suo dopo la questione posta dallo stesso soggetto in questione...Chinò il capo, mormorando qualche parola che il russo non riuscì a decifrare. Infine le sue grandi iridi rosse incontrarono delle gemelle azzurre, mentre una mano imprigionava tra le dita un sottile filamento rosso dell'altro, strattonandolo leggermente "Che ne diresti di uscire prima che le nostri pelli diventino simili a quelle di vecchie prugne?" chiese alzandosi al contempo, lasciando l'altro sconcertato.
Se qualcuno avesse lanciato uno sguardo al ragazzo ancora a mollo nella vasca probabilmente sarebbe scoppiato a ridere fragorosamente...La bocca di Ivanof era talmente spalancata che a breve avrebbe incanalato tutta l'acqua nella quale era immerso...
M-ma porca miseria! Oltre che calunniato pure preso per i fondelli! Prima quello gli poneva una domanda in tono truce e infastidito, come se a porgli una questione idiota fosse stato lui; poi accusava la stessa persona con cui si trastullava la maggior parte delle notti di avere chissà quali malsani interessi; e per finire cambiava argomento da un momento all'altro senza degnarlo di una risposta!
Sigh...quanto gli mancava la sua amata Russia...
Scotendo la testa rassegnato, si apprestò ad uscire dalla vasca, cercando di reprimere i suoi istinti omicidi...
"Sai Yuriy...." esclamò Kai mentre si sistemava un asciugamano attorno alla vita e con un altro si asciugava gli umidi capelli "...sei davvero carino quando diventi tutto rosso..."
E il pavimento del bagno si ricoprì di un improvvisa ondata d'acqua, a causa del tonfo di un povero disgraziato nella vasca...


Continua...

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Capitolo 5
*** Incubi dal passato ***


Paura...terrore...Angoscia...Sentimenti devastanti che lacerano l'animo.
No...
Sentirsi come un prigioniero in una buia cella, con la sola compagnia del proprio cuore devastato e incrinato.
Basta...no...
Marchi rossi a rovinare una perfetta e liscia pelle diafana, macchiandola di un peccato eterno.
Perché? Perché proprio io...?
Condannato ad essere disprezzato e additato dall'intera società come un essere abietto e malato.
No...non è colpa mia. Io...
Solo in mezzo a tanti. Per sempre, per l'eternità.
Basta...vi prego...basta.
Continua preda e vittima del tuo più terribile incubo. Che ti cercherà sempre. E ovunque.
"AH!"
Yuriy si alzò di scatto a sedere, il respiro affannato, goccioline di sudore che rigavano la bianca pelle. Si portò una mano sul petto, nel tentativo di calmare i violenti battiti del cuore che sembrava star per scoppiare. Quell'incubo...Ancora una volta...
Il suo sguardo si posò per un attimo alla sua destra, in direzione della figura addormentata al suo fianco. Il rosso ebbe il timore di incontrare due sfere rosse, svegliate dal suo improvviso scatto...
Ma così non fu. Il respiro calmo e regolare dell'altro convinse Yuriy che Kai si trovava ancora nel mondo dei sogni. Meglio così. Non sarebbe riuscito a fornirgli spiegazioni circa il violento tremore che scuoteva il suo corpo e gli incessanti battiti che gli laceravano il petto. Anche perché, se avesse spifferato anche solo una parola, Kai avrebbe capito e allora...
Scostò le coperte e si alzò in punta di piedi, stando attento a non produrre il benché minimo rumore. Dopo pochi secondi si ritrovò a contatto con l'aria fresca della sera, mentre le artificiali luci della città lo salutavano con i loro sgargianti e vivi colori.
Posò le braccia sulla ringhiera del piccolo balconcino color latte, chiudendo contemporaneamente gli occhi e beandosi delle dolci carezze del vento sul suo viso e sui suoi capelli color del fuoco.
Erano arrivati in quella città verso le nove della mattina, dopo una faticosa notte trascorsa in aereo. Boris e Sergej avevano deciso di visitare subito la cittadina, incuriositi dagli strani ed imponenti edifici che avevano intravisto durante il viaggio in taxi. I due blader della Neo-borg avevano esteso l'invito anche al loro capitano, sicuri che un giro per la città avrebbe portato benifici all'esausto amico. Con tono freddo ma gentile, Yuriy aveva declinato l'invito, affermando che avrebbe trovato la pace restandosene semplicemente in albergo.
E per un po' fu così: un bagno rilassante, qualche ora di esercizio nella palestra dell'albergo e un caldo té riuscirono a togliere tutta la stanchezza causata dalle lunghe ore di aereo servite per arrivare in quel luogo.
Fino a quella telefonata...
Terrore...panico. Si, erano stati questi i sentimenti che la voce di Ivan aveva lasciato trapelare nella conversazione col giovane russo. E, sinceramente, non poteva che compatirlo...
Continuava a ripetere di aver letto la notizia su un giornale a tiratura internazionale, in un articolo in fondo, quasi come se si fosse trattata di una notizia di poca importanza...Forse per gli altri. Ma per loro rappresentava la salvezza. O forse la più crudele minaccia.
C'erano voluti parecchi minuti per tentare di calmare Ivan, in modo che riuscisse a parlare senza far più risuonare la sua voce di balbettì confusi e tremanti. Il giovane dalle iridi acqua marina gli aveva parlato col suo solito tono freddo e calmo, assicurandogli che era improbabile che si sarebbe ripresentato al monastero, che tutto procedeva secondo i piani e che alla fine tutto si sarebbe svolto come prestabilito.
Ma non appena aveva posato la cornetta, un freddo vortice lo aveva risucchiato. Le gambe improvvisamente avevano ceduto, facendolo cadere con un tonfo, sordo. Quello che accadde dopo...Non si ricordava molto bene. I ricordi erano confusi, disordinati...
Rammentava solo la violenta corsa verso il bagno e lì...Un violento bruciore allo stomaco lo colse, quasi come se il suo corpo avesse voluto rammentargli l'esperienza precedente.
Non ricordava di esser stato mai così male...fisicamente, almeno.
Per fortuna nella stanza non c'era nessuno. Con Boris e Sergej in giro per la città a fare i turisti e Kai sparito come al solito chissà dove, Ivanof aveva potuto dar sfogo a tutta la rabbia che agitava il suo animo. Nessuno aveva chiesto spiegazioni circa la lampada al neon improvvisamente scomparsa. Neppure Kai, seppure dovesse aver per forza notato il taglio sul dorso della mano del russo, quando gli altri due componenti della Neo-borg si erano ritirati nella loro stanza.
Ma il giovane nipponico dagli occhi rossi non aveva posto domande, per sua fortuna. Perché se avesse osato solo interpellare Yuriy in quel frangente avrebbe ricevuto una risposta aspra e stizzita del tipo "Non sono affari tuoi!", il che avrebbe inevitabilmente rovinato il precario equilibrio che si era creato tra loro da un po' di tempo...
All'improvviso la mente del rosso fu invasa da altri spiacevoli immagini, accompagnate da un violento tremore. Poggiò una mano sulla fronte, con forza. Voleva cancellare quelle immagini, farle sparire, per non doverle mai più rivedere e...ricordare.
Faceva male...un male immenso.
Era questo che pensava il giovane Ivanof mentre cercava conforto nelle sue braccia. Avvertì gli angoli degli occhi riempirsi della più antica e salata sostanza trasparente conosciuta al mondo. Ma, anche se il cuore desiderava in tutti i modi che quelle calde lacrime rigassero il suo pallido volto, la mente si rifiutava di farlo.
L'orgoglio era stato sempre il peggior difetto del blader dei ghiacci e mai sarebbe riuscito a toglierselo. Nè lo voleva.
Lui era il capitano della Neo-borg. Il freddo e glaciale Yuriy Ivanof. E aveva delle precise responsabilità verso il suo gruppo e i piccoli orfanelli del monastero. A tal motivo, non poteva lasciarsi andare. Mai.
Anche se...
Inghiottì pesantemente.
Anche se in quel momento avrebbe soltanto desiderato scomparire.
Ricacciando indietro gli ultimi rimasugli di lacrime che ancora innondavano le sue stupende distese azzurre, chiuse la porta che portava al balcone e si diresse verso il letto matrimoniale che condivideva con il blader dell'aquila rossa.
Sospirò silenziosamente, scostando le coperte e ritornando sotto il caldo tepore delle coperte. Si coricò di fianco, gli occhi ancora aperti...
Aveva paura ad addormentarsi. Paura di rivivere quelle sensazioni. Paura di...vederlo.
Non seppe ancora quando successe. Fu solo sicuro di aver fatto un balzo quando avvertì quell'improvviso ma familiare calore avvolgergli il corpo. Il petto di Kai aveva aderito completamente alla schiena del blader dai capelli rossi, mentre le sue muscole braccia lo avevano stretto a sé. Non una parola, non un sussurro. Solo quell'abbraccio.
E per Yuriy fu più che sufficiente.
Avvertì gli angoli degli occhi pizzicare un'altra volta, stavolta più prepotentemente. E ancora una volta l'orgoglio fermarle, spingendole indietro, proibendo loro di uscire. Ma non riuscì a fermare quelle mani che scivolarono sulle braccia del ragazzo dagli occhi cremisi, stringendosi ad esse. A quel gesto, Kai lo strinse più forte a sé, poggiando la testa su quei sottili fili ramati sparsi sul cuscino.
E sotto quello strano ma piacevole strato di calore, Yuriy si addormentò.

Continua...

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Capitolo 6
*** Una mente velata ***


"Non riesco a credere a quello che ho visto!"
"Già..." mormorò Sergej, lo sguardo ancorato al maxi schermo dello stadio, sul quale compariva ancora il corpo del giovane Lai privo di sensi.
Il match aveva preso una piega singolare quando il cinesino con la faccia da leone aveva cominciato a dar di matto, indirizzando il suo bey in tutte le direzioni, anche in quella del bey del compagno.
Il biondo russo corrugò la fronte "Chissà perché si è comportato in quel modo..." mormorò, una nota di perplessità nella voce "non che lo considerassi chissà quale eccelso blader, ma svolgere un simile incontro..."
Nel frattempo le telecamere riprendevano ancora il soggetto di tanta attenzione, ora sorretto dalle braccia del suo affascinante compagno di squadra dagli occhi dorati. Boris strinse gli occhi fino a farli diventare due fessure
"Di che ti stupisci?" sbuffò, incrociando le braccia dietro la testa "quel tipo è sempre stato fuori di zucca ed ora tutto il mondo ha potuto averne la conferma e...che c'è?" chiese, notando lo strano sogghigno comparso sulle labbra del compagno.
Questi, continuando a ridacchiare silenziosamente, gli batté affettuosamente una mano sulla spalla "Ah, quanto sei buffo quando cominci a ingelosirti..."
Boris lo guardò con profonda stizza "Chi sarebbe geloso, scusa?!"
"Tu" ripetè tranquilllamente Sergej, incrociando le braccia "ogni qualvolta si parli di quel cinesino..."
S'interruppe quando si ritrovò il volto furente del blader dai capelli violetti a pochi centimetri dal suo. Le sue iridi emanavano pericolose scintille e, chi non l'avesse conosciuto abbastanza bene, sarebbe scappato a gambe levate dal terrore. Sergej, al contrario, lo conosceva da una vita e sapeva che non gli avrebbe mai fatto del male.
Oddio, male gliene avrebbe sicuramente fatto in talune circostanze. Come quella...
Indietreggiando prudentemente, osservò il volto contratto dall'ira del compagno, non sapendo se mettersi a ridere o cominciare a preoccuparsi. Boris avanzò verso di lui, agitando freneticamente un pugno davanti al biondo
"IO NON SONO AFFATTO GELOSO! Che vuoi che mi freghi di chi frequenta Rei!"
"Olala, adesso siamo così intimi da chiamarlo per nome?" chiese ironicamente il russo, mentre un violento rossore incorniciava il volto del blader dalle pupilla color lilla.
Questi cominciò ad aprire la bocca per cercare di difendersi, con l'unico risultato di far uscire degli strani rantoli "Uh...no...ecco...io..."
Sergej non seppe trattenere una fragorosa risata esplodergli dal petto "Ah, Boris Boris...vergognati. Sembri una giovane liceale alla sua prima cotta...Ah! Sta buono..."
Dopo aver evitato i micidiali colpi dell'amico che cercava in tutti i modi di farlo tacere, il componente più anziano della Neo-borg si posizionò di fianco al proprio capitano, cercando di frenare la sua risata
"Ah, era da un pezzo che non vedevamo Boris in questo stato, eh Yu?"
Nessuna risposta pervenne alle orecchie del russo.
Stupito, questi si avvicinò maggiormente all'amico, notando che aveva lo sguardo assente.
La mente di Yuriy era infatti concentrata verso altri pensieri...O, per meglio dire, verso un'altra persona... "Yuriy?"
Un guizzo cosciente attraversò le iridi del giovane rosso, riportandolo al presente. Volse il capo in direzione di quel richiamo, incontrando lo sguardo del suo alto compagno di squadra
"Hu?"
"Yuriy, stai bene?" chiese l'altro un po' preoccupato "mi sembri...strano"
Il rosso annuì, passandosi una mano sugli occhi "Sto bene, sto bene. Sono solo...un po' stanco."
"Forse dovresti andare a riposare..."
"Si..." mormorò "credo che lo farò. Ma non prima di aver ritrovato chi so io..." disse, scandendo le ultime parole solo nela sua mente.
Cominciò ad incamminarsi verso l'uscita, seguito dagli sguardi dei suoi compagni di squadra "Ci vediamo dopo in albergo. Ah, Boris..." chiamò, catturando l'attenzione del compagno su di sé "cerca di non avventarti su quel povero cinese svenuto. Tanto lo sai, no, che alla fine Rei non riuscirà a resistere al tuo fascino..."
E con quelle ultime parole abbandonò lo stadio. Sotto l'allegra risata di Sergej e le feroci imprecazioni di un Boris completamente bordò.
Si bloccò, posizionando le mani sulle ginocchia. Il capo chino, con i capelli che gli scivolavano sul volto...
"Ma porca miseria...QUANTI STRAMALEDETTI SCALINI CI SONO?!!"
Dopo l'urlo liberatorio e le occhiate alquanto perplesse dei vari condominiali attorno, il giovane Yuriy Ivanof proseguì la sua scalata all'interno dell'edificio, con la precisa intenzione di arrivare sulla terrazza.
Un basso ringhio sfuggì alle sue labbra "Dannazione a lui..." si disse mentalmente, avanzando di un altro scalino "possibile che non possa scegliersi posti in pianura dove andarsi a rifugiare? Ma no! Quello deve andare ogni volta su un diverso Everest!"
E finalmente arrivò in cima. Dopo una lunga serie di imprecazioni, s'intende...Infine lo vide. Anche se...
Meow!
...sinceramente non si aspettava di vederlo in quel modo.
Almeno una decina di gatti zampettavano attorno alla figura del blader possessore dell'aquila rossa, il quale teneva in mano delle strane pallottoline arancioni...probabilmente bocconcini per gatto. Quei piccoli peluche viventi pendevano dalle mani del nipponico, che le sfamava inginocchiato con una strana espressione dipinta sul volto.
Palpebre socchiuse che lasciavano intravedere calde pupille rosso fuoco; labbra increspate in un lieve sorriso quasi mai presente sul suo volto.
Un'espressione...dolce.
Ma la dolcezza era un sentimento che Yuriy esitava ad attribuire al giovane Hiwatari. Seppure precedentemente avesse svolto alcune azioni che sembravano manifestare un accenno di amorevole bontà, il ritorno improvviso del comportamento glaciale del nipponico aveva fatto credere a Yuriy di essersi solo sognato simili momenti. E a rifletterci bene, in effetti era quasi impossibile...
Kai era orgoglioso, testardo, intrapendente e tutto quello che si voleva, ma dolce...Era un pensiero assolutamente inconcepibile.
E quando si ritrovò lo sguardo indagatore e vagamente furente dell'altro su di sé le sue convinzioni furono rafforzate...
"Che diavolo ci fai qui?!"
Oh, cara e tranquilla normalità...
Cercando di reprimere il primo istinto di rispondere all'interpellato con lo stesso tono aspro e scontroso, il ragazzo dalle iridi acqua marina avanzò lentamente verso il centro della terrazza, dove si trovava l'altro blader. "Eri sparito chissà dove..." cominciò, frenato immediatamente dal pericoloso alone di fuoco che circondò la figura del nipponico.
"Lo faccio di continuo, non vedo perché in questo caso tu mi sia dovuto venire appresso..." ringhiò squadrandolo con il suo sguardo freddo "Se vuoi fare la parte della baby-sitter vai da quel moccioso di Daichi!"
Eh?...e adesso che diavolo c'entrava il giapponesino? Le mani presero a tremargli lievemente, sintomo non di un'iniziale paura...ma di una cocente rabbia. Nei confronti di lui, quell'individuo che ora si trovava ad una decina di passi da lui, lo sguardo rivolto verso la città, col chiaro intento di ignorarlo.
Dannato! Dannato! Era soltanto un...
Chinò il capo, mordicchiandosi forte le labbra, quasi come per impedire alle violenti parole d'ira di sgorgare dalla sua bocca.
"Forse hai ragione" mormorò, alzando in alto le braccia, in segno di resa "si, dovrei farlo...sicuramente Daichi non tratterà la gente come spazzatura soltanto perché gli si rivolge la parola"
Affermato questo girò sui tacchi e avanzò verso l'uscita, quando...Uno strano rumore risuonò nelle sue orecchie.
Sorpreso, spostò lo sguardo verso terra, incontrando due pozze verdi che lo osservavano incuriosite. "Meow..." miagolò la piccola palla di pelo nera, quasi come se volesse salutare l'umano dagli sgargianti capelli rossi.
Quest ultimo rimase d'apprincipio un po' indeciso sul da farsi...Il micetto si avvicinò maggiormente a lui, strofinando affettuosamente la sua testolina contro le gambe del russo. Il povero Yuriy non aveva molta dimestichezza con gli animali...Ricordava che al monastero, un paio di anni fa, Ivan si scaraventò all'interno della sua stanza, col respiro trafelato e le mani strette attorno al cappotto troppo leggero per quell'inverno così freddo.
Gli sembrava ancora di udire i brutali rimproveri di Boris e Sergej all'indirizzo del piccolo Ivan quando dal cappotto di questi sbucarono fuori due lunghe orecchie bianche, attaccate al più dolce visetto che Yuriy avesse mai visto. I due componenti degli ex Demolition Boys avevano continuato a urlare a squarciagola contro il loro compagno più giovane, gridandogli la sciocchezza che aveva commesso, l'impossibilità di tenere un cagnolino anche se cucciolo all'interno del monastero, di come Borkov avrebbe reagito se l'avesse scoperto...
Ma nessuna persuasione era servita. Ivan continuò a tenere in braccio quel piccolo cucciolo, stringendoselo forte al petto, mentre questi gli leccava teneramente le dita, come se avesse voluto ripagare l'amico umano di tanto attaccamento...Di fronte ad un simile spettacolo, anche le forti avversità di Boris e Sergej scemarono.
Costruirono un piccolo rifugio nel giardino, sotto un folto cespuglio coperto di neve che non riusciva mai a fiorire in primavera, nonostante si trovasse nella zona più assolata del monastero...Certo, la paura che quel minuscolo esserino cessasse di vivere a causa dell'incessante freddo era onnipresente nell'animo di tutti i membri della squadra. Ma nasconderlo all'interno di una delle loro stanze era impensabile, a causa delle mattiniere perquisizioni che dovevano subire ogni giorno ad opera delle guardie. Quindi, armandosi di pesanti coperte e abbondanti porzioni di cibo sottratte di nascosto alle proprie razioni, i ragazzi avevano costruito il rifugio perfetto. Ogni sera uno di loro andava a far visita al cucciolo, regalandogli tutto quell'affetto e quell'amore che ciascuno di loro avrebbe desiderato avere su di sé.
Il tutto filò liscio per parecchie settimane, nelle quali si levò alto il disgusto di Boris ogni volta che toccava a lui il turno di pulire la piccola scatolina nella quale il cagnolino lasciava qualche ricordino. Finché...
Una notte un alto lamento svegliò ogni ragazzo del monastero. Solo cinque seppero cos'era realmente successo.
E nei giorni seguenti lo sperimentarono sulla propria pelle.
Non ebbero il coraggio di riprovare ad ospitare un altro esserino peloso affamato all'interno della loro "casa". Una decisione affatto dettata dal timore del dolore sulla pelle. Quanto da quello sul cuore.
Rivide lo stesso sguardo affettuoso del loro Fiocco di neve, nome piuttosto smielato deciso da Ivan, in quel micetto che ora si trovava tra le sue braccia. Le alte fuse che si lasciava sfuggire fecero capire al giovane Ivanof che le sue carezze erano apprezzate...Si ritrovò a sorridere inconsciamente, una nota di dolcezza dipinta nelle sue pozze marine...
Era talmente catturato da un simile spettacolo che non si accorgeva di nulla. Neppure della mano che silenziosamente si posò sulla sua spalla
"Kai..." si lasciò sfuggire, quando si accorse della presenza dell'altro.
Questi, senza dire una parola, prese il gatto tra le sue braccia, depositandolo con molta delicatezza a terra, ignorando i miagolii di protesta del soggetto in questione. Si voltò, rispecchiandosi nelle stupende iridi azzurre ora fisse su di lui, come in attesa...Di una spiegazione, di un chiarimento o...di una scusa. Che non arrivò.
Il blader dominatore del fuoco s'incamminò verso la porta, senza mai voltarsi verso la figura dietro di sé, il cui capo ormai aveva preferito chinarsi verso il pavimento.
Come un segno di stanchezza, di rinuncia.
Inutile, pensò tristemente tra sé, mentre le sue gambe si muovevano da sole, non sarebbe mai riuscito a comprendere quel carattere tanto volubile. Con questi pensieri nella testa, si avvicinò all'uscita, felice almeno di ritornare dai suoi fedeli compagni di squadra.
Ma accadde un imprevisto. Uno strano imprevisto.
Yuriy fu certo di aver sgranato gli occhi a dismisura quando le labbra di Kai si posarono sulle sue, improvvisamente, senza alcun preavviso. La sua prima reazione fu quella di indietreggiare, ma la delicatezza di quel bacio, e anche la mano del nipponico ferma dietro la sua testa, gli impedirono di seguirla.
Chiudendo completamente gli occhi, si abbandonò del tutto a quel contatto di cui, anche se non riusciva a darne una spiegazione, sentiva la necessità.
Il tempo sembrò scorrere più lento del solito, come se avesse deciso di prendersi una pausa...Yuriy fu conscio solo di quel morbido tocco e di quella antica e dolcissima danza...
Quando si staccarono, entrambi erano senza fiato e tutti e due non riuscivano a guardarsi negli occhi. Per vergogna o per il semplice fatto di ignorare il perché di quel gesto...
Come se fossero stati di comune accordo, nessuno fiatò. Varcarono invece l'uscita, camminando di fianco a fianco senza mai sfiorarsi.
Di una solo cosa Yuriy fu certo: della profonda confusione e preoccupazione nella sua testa.


Continua...

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Capitolo 7
*** Si alza il sipario della verità ***


"Signori e signori, un caloroso benvenuto a tutti voi! Oggi il nostro beyblade stadio assisterà a due eccezionali scontri e dal vostro già infuocato tifo capisco che non aspettavate altro....
Tra qualche ora infatti la squadra della Neo-borg si scontrerà con quella dei Blade Revolution e l'attenzione principale è ovviamente rivolta al duello che vedrà protagonisti il fenomenale Takao e il fantastico Kai. Riuscirà il nostro attuale campione del mondo di bey ha conservare il primato o si vedrà soffiare il titolo dal suo ex compagno di squadra? Lo sapremo tra poche ore!"
"Si, tra poche ore..." mormorò una voce "e noi abbiamo già un problema: dannazione, Yuriy, dov'è?!"
Il rosso dalle iridi color acqua marina si voltò in direzione di Boris, notando l'espressione contratta dell'amico. Preoccupazione del tutto comprensibile...Mancavano poche ore all'inizio del loro incontro e uno dei due duellanti era sparito.
Comportamento del tutto abituale, da parte del soggetto in questione, ma vista la situazione...Poco appropriato.
Yuriy sospirò pesantemente, chinando il capo silenziosamente. Kai, Kai...non poteva cercare di essere un po' meno egocentrico almeno per una volta?
Quell'incontro non sarebbe stato solo l'occasione di proclamarsi il migliore di tutti per il grande e onnipotente Kai Hiwatari. Era importante, fondamentale, VITALE per loro!
Non dovevano, non potevano perdere!
Ad un tratto si alzò in piedi, lo sguardo carico di determinazione "Vado a cercarlo" proclamò, catturandosi addosso gli occhi dei compagni.
Questi ultimi si scambiarono un'occhiata prima di ritornare a fissare un poco incerti il loro capitano. Il primo a parlare fu Sergej
"Sei sicuro?" chiese infatti poco dopo, il tono che lasciava trapelare le sue incertezze
"Non sappiamo neppure dove si sia cacciato..." aggiunse Boris "potresti fare un giro inutile. E non è il caso che ti affatichi."
Li guardò attentamente, uno per uno. Infine diede loro la schiena, scomparendo dietro la porta del loro camerino.
Non prima di aver affermato:
"Ho una mezza idea di dove sia. Aspettatemi qui"

Lo trovò. Ne era sicuro. Quel ragazzo arrogante e strafottente non poteva che essere lì.
Il bey che custodiva al suo interno il bit power dell'aquila rossa sfrecciava imperterrito sull'ampio pavimento della terrazza. E, a giudicare dai profondi lividi sulla sua superficie, era da un bel pezzo che Dranzer dava prova della sua potenza.
Spostò lo sguardo dal bey al suo possessore, in piedi nel bel mezzo della terrazza, lo sguardo chino, il caricatore di lancio ancora in mano. Fu allora che la rabbia di Yuriy Ivanof esplose
"Si può sapere che ti passa per il cervello?!"
Kai non rispose e questo convinse l'adirato russo a colmare la distanza che lo separava dal suo interlocutore. "E' il giorno che tutti noi attendevamo; Takao sta già affrontando il suo primo incontro; tra poche ore avrà inizio il nostro. E tu sei qui!" urlò, il viso a pochi centimetri da quello del compagno. Ancora chino. Ancora con lo sguardo rivolto verso il pavimento.
Un atteggiamento che il giovane Ivanof non riuscì a sopportare
"Lo vuoi capire o no che questo non è solo un gioco, dannato sbruffonde arrogante e..."
Un tonfo. Sordo. Un violento bruciore sulla guancia a cui seguì pochi secondi dopo un lieve rossore, che sarebbe facilmente scomparso entro brevi istanti. E infine la mano di Kai che afferrava con forza un lembo della sua camicia, strattonandoselo violentemente vicino, in modo che il russo potesse rispecchiarsi con terrore in quelle fiammeggianti pupille color sangue, nelle quali l'ira regnava suprema. E udire la sua voce...Secca e sibilina...
"Stammi bene a sentire, -capitano-..." cominciò, accentuando l'ultima parola con profondo disprezzo e sarcasmo "io sono l'ultima persona al mondo che considera questo torneo un -gioco-, come l'hai chiamato tu... Ho atteso questo momento per anni e finalmente sono stato ripagato da tanta attesa: mi batterò con Takao e lo sconfiggerò"
Brividi freddi corsero lungo la spina dorsale del giovane russo. Sia a causa della voce tagliente dell'altro blader che dal cocente scintillio che animava e rendeva pericolosamente vive le pupille del nipponico.
"Mi sono allenato e mi stavo ancora allenando proprio per questo." riprese, strattonando più vicino il volto della sua -vittima- "Quindi, sei pregato di chiudere quella tua dannata boccaccia e farti gli affari tuoi. O giuro che te l'ha chiuderò io in un modo molto brutale. Hai capito, Yuriy?"
Questi annuì lievemente, un pesante groppo in gola che non riusciva a inghiottire e la pura paura a perforargli l'animo. Improvvisamente avvertì il forte impatto a terra, il quale gli causò un forte dolore alla caviglia sulla quale era atterrato. Era ancora intento a massaggiarsi il punto indolenzito che apprese le parole della figura del ragazzo che si allontanava con qualche secondo di ritardo "Vedi di non mettermi i bastoni fra le ruote, Yuriy. Vinci il tuo torneo bene e in fretta, perché non ho nessuna intenzione di rimediare alla tua incapacità"

"Ho ottenuto solo un misero pareggio. Eppure ho dato il meglio di me. Mi sono impegnato al massimo per cercare di vincere e, anche se non ci sono riuscito, mi sento soddisfatto di me stesso. Perché ce l'ho messa tutta. Ma a te questo non importerà, vero Kai?"
I pensieri trovarono risposta nel maxi schermo, nel quale si potevano osservare le figure di Takao e Kai disputare uno spettacolare incontro, senza esclusione di colpi. I bey viaggiavano ad una velocità impressionante, scagliondosi tra loro con una sorprendente forza, al solo scopo di disintegrare l'avversario. Gli spettatori erano elettrizzati da un simile spettacolo. Unico. Irripetibile. E i due blader...
I due blader erano più vivi che mai. Correvano da una parte all'altra del ring seguendo i loro bey e finendo inevitabilmente per subire i loro stessi colpi. Ma questo non sembrava importar loro.
Sorrisi colmi di sfida e di eccitazione sostavano sui loro volti, mentre le iridi di ognuno di loro brillavano di una luce intensa e accecante. Una luce...che mai Yuriy aveva visto in Kai...
Un basso lamento distolse per un attimo la sua attenzione dallo schermo, facendola concentrare sulle due figure stese su dei divanetti.
"Non preoccuparti Boris, sono qua..." sussurrò rassicurante, prendendo una mano di Boris tra le sue e stringendogliela con forza, come a dargli conferma della sua vicinanza.
Il giovane blader dai capelli violetti teneva ancora gli occhi chiusi, nonostante ogni tanto mugugnasse qualche parola, per lo più bassi lamenti...In effetti, i lividi sulla sua pelle dovevano fargli parecchio male...
Ne aveva diversi su ogni parte del corpo, sul collo, sulla faccia, sul petto...Quello sulla fronte sembrava il più preoccupante, a giudicare dai continui rivoli di sangue che ne uscivano. Strappandosi un pezzo della divisa ormai lacera, il capitano della Neo-borg riuscì a tamponare la piccola ferita, prestando attenzione a non procurare maggior dolore al suo povero amico.
Boris...
Un tempo, quando erano ancora sotto la mercé di Borkov, simili trattamenti erano all'ordine del giorno. E Yuriy rammentava in modo indelebile il comportamento del suo giovane amico dalle iridi violette in quelle occasioni. Per ogni schiaffo, per ogni pugno, per ogni frustata ricevuta le labbra del giovane russo non si erano mai, e poi mai, lasciate trapelare alcun lamento, alcun mugugno...Niente.
Aveva sempre sopportato tutto in modo stoico, incoraggiando gli altri a fare altrettanto. Per non regalare un'ulteriore soddisfazione a quel maledetto Borkov. Mentre ora...
Digrignò i denti, cercando di soffocare l'ira che sentiva crescere dentro di lui.
Ora Boris si ritrovava steso a terra. Inerme. E Sergej... Una folta capigliatura bionda fu teneramente accarezzata da una delicata e scarna mano. Le labbra di Yuriy si incresparono in un tenero sorriso, mentre sentiva gli angoli degli occhi pizzicare.
Il suo caro fratello maggiore...Il suo fratellone...Spesso di poche parole, ma sempre presente ogni qualvolta qualcuno necessitava del suo aiuto o di una spalla su cui piangere o semplicemente di un amico sincero col quale sfogarsi. Invece lui non si sfogava quasi mai...
Tutte le umiliazioni, il rancore, l'odio che sicuramente il russo doveva aver provato durante tutta la prigionia e tirannia di Borkov erano rimaste all'interno di lui. Poche volte era riuscito ad esternare quei sentimenti e tutte le volte che ciò accadeva...era terribile. Per chi lo conosceva e per chi gli voleva un bene dell'anima. Come i suoi compagni.
Osservare un amico soffrire e scagliarsi contro qualsiasi cosa che provochi dolore è straziante. Fa sentire gli altri impotenti, perché incapaci di porre fine ai suoi incubi. L'unico conforto che potevano dargli...era stargli vicino. Fargli capire che anche loro potevano dargli tutto l'aiuto di cui necessitava, che anche sulle loro spalle poteva versare amare lacrime, che anche loro avrebbero ascoltato i suoi tormenti. Perché erano amici.
Il ragazzo dai capelli color magenta spostò lo sguardo dal viso al corpo del compagno, incontrando le varie lesioni e segni violacei impressi sul suo corpo. Con molta delicatezza fece scivolare un dito su una di quelle ferite, quasi come se credesse che dopo quel tocco il livido sarebbe scomparso...
Invece non era così...L'alto blader steso a terra non era mai rinvenuto e questo fattore avrebbe preoccupato seriamente il capitano della Neo-borg, se non fosse stato per il lento ma presente respiro dell'amico, che gli faceva capire che era ancora vivo. E lì con lui.
Sorrise amaramente, cacciando indietro quella dannata sostanza che lottava con tutte le sue forze per uscire...Faceva male, lo stava provando direttamente, faceva davvero male vedere i propri migliori amici ridotti in quello stato.
Notando un simile spettacolo Yuriy sentì il rimorso di non aver mai espresso il proprio affetto ai due compagni. O meglio dire tre compagni...Neppure Ivan era stato vittima di una dichiarazione d'amicizia da parte del suo capitano...Quest ultimo aveva capito, dalle espressioni sui loro volti, che gli altri componenti della Neo-borg comprendevano le sue emozioni, il suo affetto...Sapevano che il loro caro capo non sarebbe forse mai riuscito ad esternarli chiaramente, ma non gliene avevano mai fatto una colpa.
Gli volevano bene...E voler bene ad una persona vuol dire accettarla in tutte le sue sfumature. Anche quelle più dolorose.
Il piccolo Ivan; l'imprevedibile Boris; il caro Sergej.
I suoi amici. I suoi fratelli. I suoi compagni.
E ora lui aveva lasciato che due di loro finissero in...in quello stato. A causa di una persona...
Occhi lucidi ma perfettamente intatti fissarono le due figure riprese dalle telecamere, concentrandosi su quella che indossava una lunga sciarpa bianca, ormai sporca dalla polvere...Quando avrebbe desiderato che gli si fosse stretta intorno al collo e l'avesse strangolato!
Scosse il capo, dandosi delle piccole sberle in faccia.
Non era il momento di pensare a Kai...I suoi amici avevano bisogno di lui.
Armandosi di sovrumana pazienza e tentando di fare il minor sforzo possibile, a causa delle pessime condizioni in cui versava la sua stessa persona, vagò avanti e indietro per la piccola saletta in cui era riuscito a trascinare i suoi compagni di squadra, passando dal lavandino ai due blader. Al contatto con della stoffa umida Sergej sembrò riprendere i sensi, tanto che Ivanof lo sentì mugugnare qualcosa, finché...
"Sergej!" urlò, osservando al settimo cielo l'amico alzarsi a mezzo busto, molto lentamente ovviamente. Il russo, dopo essersi massaggiato la testa dolorante, riuscì a focalizzare la figura ansiosa che si trovava davanti a lui "Yuriy..." mormorò, il tono di voce che lasciava intendere tutto il suo disorientamento "cos'è successo?"
L'interpellato chinò il capo, rilasciando un lungo sospiro. Stava bene, meno male...
"Mm..."
Due paia d'occhi si concentrarono sulla figura distesa pochi centimetri da loro, la quale stava appena appena cominciando a muoversi. Subito il russo possessore dei ghiacci si avvicinò all'amico, notando che le sue labbra si stavano muovendo.
"Kai..." lo sentì dire, in un tono di voce che sembrava più un sussurro "stai sicuro che me la pagherai per tutto questo..."
Una lieve risata sfuggì alle labbra di Ivanof, seguita da quella di Sergej, che sembrava essersi ripreso completamente. Dopo qualche secondo due pozze color lilla riscoprirono la luce e ne incontrarono due acqua marina, che lo osservavano divertite.
"Ehi..." mormorò il proprietario di queste ultime "riesci a maledire qualcuno anche in uno stato di dormiveglia. Non finirai mai di stupirmi..."
"Va al diavolo, mio capitano, sinceramente..." sbottò, acuendo la risata del rosso. Infine sorrise "Vedi che riesco a maledire anche da sveglio?"
Yuriy annuì, dandogli una leggera pacca sulla spalla e aiutandolo al contempo ad alzarsi "Non avevo dubbi..."
Si scambiarono qualche altra battuta e qualche altro sorriso divertito, prima che una voce mettesse fine alla loro conversazione
"Ragazzi..." esclamò Sergej, lo sguardo fisso in alto "l'incontro è terminato."

Tre figure si incamminarono verso lo stadio, decise a seguire fino alla fine gli accadimenti di quel giorno. Riuscivano ad udire le grida di festa della folla e degli altri blader presenti, nonostante si trovassero ancora all'interno dell'edificio. Ancora pochi passi e sarebbero stati sotto la luce del sole, a contatto diretto col mondo esterno...
Ma le menti di quei tre ragazzi conoscevano già l'esito di quello scontro. Lo sapevano...dalle urla festose che risuonavano nelle loro orecchie.
In più, Yuriy Ivanof era conscio di un'altro fattore: era stato usato.


Continua...

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Capitolo 8
*** La risata di una bambola di pezza ***


Dannazione! Dannazione! Dannazione!
Rumore di vetri infranti. Resti di cocci sparsi sul pavimento. Sedie, comodini rivoltati. Carte stracciate gettate per terra. E una figura abbandonata al centro della stanza.
Lunghi filamenti rossi gli ricadevano sul volto, nascondendo quelle stupende iridi azzurre che erano ad ogni modo aperte, fisse sul pavimento. Ma non vi era alcun bagliore vivo in quelle pozze acqua marina.
Sembravano...spente. Morte. Come l'animo del giovane Ivanof.
Il torneo di beyblade era terminato, riconoscendo nuovamente a Takao il titolo di campione del mondo. Tutte le squadre avevano festeggiato i vincitori, congratulandosi con loro per lo splendido incontro disputato.
Oh, sul fatto che il duello si fosse rivelato entusiasmante Yuriy non nutriva alcun dubbio, seppure non vi avesse assistito interamente. I due blader non erano stati nient'altro che i grandi Takao Kynomiya e Kai Hiwatari, perciò era scontato che avrebbero assistito ad uno spettacolo senza precedenti. Ma allora...
Serrò con forza le dita nei palmi delle sue mani, mentre gocce di sangue cadevano silenziose sul pavimento.
Perché? Perché gli aveva fatto questo?!
Calciò con forza l'unica lampada rimasta ancora in piedi, mandandola a frantumarsi contro la parete già cosparsa di strane macchie colorate, provocate dai liquidi contenuti nelle bottiglie scagliate contro di essa. Le ginocchie gli cedettero nuovamente e tutto il suo corpo si accasciò a terra, tremante.
Sentimenti di odio e di rancore albergavano con forza nel cuore del blader dominatore dei ghiacci ma, a differenza dal passato, stavolta la causa di tanto malessere non era Borkov...Ma Kai.
Quel dannato, maledetto sbruffone egocentrico e viziato! Urlò, dando sfogo a tutto il suo dolore, a tutta la sua sofferenza. Per colpa sua.
Yuriy Ivanof aveva sopportato tutte le più crudeli ingiustizie e le più atroci umiliazioni nel corso della sua vita...Ma mai aveva provato una simile rabbia. Mai si era sentito così idiota e preso in giro.
Il nipponico possessore dell'aquila rossa aveva dato sfogo a tutta la sua forza, a tutta la sua bravura nello scontro con il suo eterno rivale. Takao...quel ragazzino sempre sorridente e sicuro di sé! Quell'antipatico d'un bamboccio amato da tutti, osannato da tutti! Anche da Kai!
Un grido strozzato sfuggì alle sue labbra, un urlo simile a quello di un animale ferito, in gabbia, sofferente.
Kai...ammirava davvero tanto Takao, vero? Si era sottoposto ad estenuanti e micidiali allenamenti solo per poter gareggiare contro di lui. Rammentava ancora quando, un giorno, a sera tardi, era ritornato al monastero in pessime condizioni: graffi, segni violacei, profonde ferite presenti su tutto il corpo. I vestiti strappati, sporchi, ormai utili soltanto come stracci...
Il giovane russo l'aveva squadrato con il suo sguardo freddo, lì, davanti alla porta d'ingresso dove aspettava da innumerevoli ore, non essendo riuscito a trovarlo da nessun'altra parte. La stizza e l'ira trattenute fino ad allora erano esplose al continuo silenzio di quel presuntuoso alle sue domande. Che diavolo pretendeva?! Era nel monastero della Neo-borg, come loro OSPITE e pretendeva di comportarsi come più gli aggradava?!
Ricordava di averlo fermato, bloccandolo per un braccio, su cui individuò subito dei profondi graffi...Alla domanda di come se li fosse procurati, Kai aveva reagito come suo solito: staccandosi da lui in modo brusco e violento e non degnandolo di una risposta. Bella riconoscenza per essersi preoccupato per lui!
Avrebbe dovuto sperare che quelle ferite lo dissanguassero, quell'ingrato!
Ma oggi, oggi...aveva superato se stesso...
Lo aveva scelto...perché era un essere asociale? Perché...non andava d'accordo con i suoi compagni di squadra?
Una strana sostanza si depositò agli angoli dei suoi occhi, senza che tuttavia si riversasse sulle sue bianche e scarne guance.
Lui...lo dipingeva in quel modo? Un essere insensibile che...se ne fregava dei suoi amici? Ma se lui avrebbe sacrificato la vita per salvare i suoi compagni, i suoi fratelli!
Che ne sapeva lui di com'era fatto? Come poteva aver compreso la sua persona quando lui stesso non riusciva ancora a capire chi era? Chi l'autorizzava a denigrare in un modo tanto spregevole un individuo di cui non conosceva nulla? Cosa ne sapeva di quello che aveva passato, delle sue sofferenze, dei suoi dolori, della sua infanzia distrutta, della sua vita stroncata?!
Lui non sapeva niente! Per questo...proprio per questo motivo non aveva alcun diritto di affermare simili calunnie!
Il rosso riconosceva di possedere un carattere freddo, distaccato e difficile. Era il primo ad affermarlo. Ma lui era fatto in quel modo e niente avrebbe potuto cambiarlo.
Nè lo voleva. Le persone per lui importanti lo avevano accettato e questo gli bastava. Individui vuoti, gli innumerevoli perbenisti che dominavano nella società non rientravano nella cerchia di coloro che Ivanof stimava. Però Kai...
Serrò con forza i denti, chiudendo gli occhi, come se in quel modo credesse di riuscire ad estraniarsi dal mondo circostante.
Anche se era doloroso, umiliante ammetterlo, Yuriy ammirava il nipponico. Quando era entrato a far parte dei Demolition Boys, il ragazzo dai lunghi fili ramati aveva tenuto verso il nuovo arrivato un atteggiamento freddo e scostante. Ma non a causa del carattere antipatico e impossibile dell'altro. Quanto...
Per la sua bravura. Ogni volta che Kai giocava l'animo di Ivanof era scosso da violenti tremiti. Quel bey...era incredibile. Capace dei più crudeli e devastanti attacchi, ma allo stesso tempo autore di meravigliose e ipnotiche danze, da lasciare senza fiato. E ovviamente il merito era di Kai.
Il bey era animato dalla sua energia vitale, dal fuoco della sua passione. Pochi al mondo sarebbero stati capaci di dominare una simile fiamma. Tra questi, Takao. Chissà...magari in realtà provava qualcosa per quel giapponesino. Un sentimento di certo più profondo di quello che lo legava al russo dagli sfavillanti occhi azzurri. Il che non era difficile...
Se Kai avesse giocato assieme a Takao durante il torneo, il povero Hiwatari non sarebbe riuscito a dimostrare tutto il suo valore...Lui VOLEVA disputare con Takao più di qualsiasi altra cosa al mondo. L'aveva letto nelle sue iridi rosso sangue. Una luce che Yuriy non gli aveva mai visto...quando era con lui.
Così alla fine il capitano russo era riuscito a comprendere i motivi che avevano spinto l'ex membro dei Blade Breakers ad unirsi alla loro squadra. Per quello. SOLO per quello.
Quindi, quando Kai gli aveva posto quelle condizioni per entrare nella Neo-borg, stava solo giocando...Lo stava solo prendendo in giro, umiliando. O forse desiderava solo trovare un divertente passatempo per evitare d'annoiarsi...Comprensibile, no? Tanto Yuriy vi era già abituato, che male poteva fare al suo animo di vetro incrinato fino allo spasimo un simile trattamento?
Si ritrovò a ridere, una risata strana, surreale, isterica...non umana. La risata di una bambola di pezza.
Esattamente come si sentiva.
La risata a poco a poco fu stroncata da strani gemiti, simili a singhiozzi, che diventarono sempre più frequenti, più violenti, più intensi. Lacrime cominciarono a rigare la sua pelle diafana, mentre le mani non riuscivano a zittire i continui singhiozzi che sfuggivano alle sue labbra.
Visto Kai? Visto dove mi hai portato?
Piangere...lui...Yuriy Ivanof. Capitano della Neo-borg.
Inginocchiato sul pavimento di un hotel a consumarsi le splendide pupille acqua marina per...un bastardo.
Contento Kai? Oh, sicuramente si. O forse no. Magari avrebbe assunto una faccia disgustata nel vedere il suo giocattolo preda di amare lacrime.
In fondo per lui tutto quello che avevano passato si era rivelato solo un semplice gioco. Prima aveva deciso di tenere un atteggiamento da perfetto bastardo, sforzandolo a soddisfare i suoi istinti sessuali e mollandogli brutali ceffoni ogni qualvolta aveva posto resistenza...
Poi aveva cambiato idea. Proviamo ad essere un poco più gentili, un po' più dolci, per vedere se il pupazzetto diventa più efficiente a letto. Si...magari iniziando nel mostrarsi magnanimo nell'atto di curargli una mano ferita, oppure nel toccarlo con maggior delicatezza, nel sfiorargli le labbra e nel baciarle teneramente invece che avventarsi con forza su di esse facendone uscire sangue.
Il culmine poi sarebbe arrivato con un romantico massaggio in una vasca da bagno, solo loro due, facendo pensare al povero Ivanof che forse in quel cuore nipponico vi era un barlume di umanità. E il complimento, sulla bellezza del suo volto arrossato...Oh si, quello sarebbe stato proprio un tocco da maestro.
Ma una maschera di cera, a contatto con la fiamma della speranza, si scioglie, e a poco a poco sotto la finzione riaffiora il vero volto. Quello spietato, menefreghista, egocentrico...che mai muterà.
E infine...ritorno al vecchio inferno! Frasi sprezzanti, gesti infastiditi...come se la sola vista del giovane dai capelli rossi fosse insopportabile. Sentimenti di disprezzo, di totale repulsione...
Yuriy Ivanof era abituato anche a quelli. Seppure rammentasse con profondo terrore quelli lussuriosi e bramosi di orribili mostri.
Il pavimento raccolse ancora un'altra goccia d'acqua salata, lasciando che la piccola sfera trasparente si ricongiungesse con le sue precedenti sorelle. Poi un colpo. Forte. A cui ne seguirono altri.
La pelle continuò ad essere violata da altre lacrime, accompagnate da forti singhiozzi e continui colpi.

Questa è tutta colpa tua, Kai! Sei tu che che hai provocato tutto questo.

Le immagini di un travagliato passato e di un doloroso presente continuavano a riaffiorare nella mente del rosso, ferendo ulteriormente il suo cuore.

Sarai contento, adesso, oppure il tuo orgoglio è rimasto ferito dalla cocente sconfitta che ti ha inferto Takao? Spero tu soffra almeno un poco di quanto sto soffrendo io!

Il gelido vento della Russia che sferzava la sua bianca pelle. I lamenti degli altri ragazzi del monastero, che non riuscivano a sopportare le torture, le punizioni, gli estenuanti allenamenti cui li sottoponeva Borkov. Almeno, per un po' di tempo...Poi il loro corpo vi avrebbe fatto l'abitudine e sarebbe diventato duro come l'acciaio. Esattamente come il loro cuore.

Hai colpito più volte il mio animo, fino a romperlo del tutto, spargendo le sue schegge di vetro dappertutto.

Le guardie che li sorvegliavano ogni giorno, ogni ora, ogni minuto. Senza dar loro un attimo per respirare. Per essere dei normali ragazzi qual'erano. No, loro erano...Come li chiamavano sempre Borkov e le guardie? Inetti, idioti, esseri inutili, mocciosi senza spina dorsale, rifiuti della società, giovani talmente dannati da essere rifiutati dalle loro famiglie...E ancora le convocazioni di Borkov. Rammentava i lunghi corridoi che doveva attraversare per giungere all'ufficio del suo "allenatore". La voce di Borkov che gli ordinava di chiudere a chiave la porta e poi...Il nulla.

Ti odio, Kai, ti odio! Maledetto dannato! Mi hai umiliato come nessuno aveva fatto mai.

Il suo presente non gli aveva riservato un destino migliore. Un nuovo torneo di beyblade accompagnato dal disprezzo della maggior parte degli spettatori nei loro confronti. Loro erano gli ex cattivi, coloro che avevano cercato di dominare il mondo...Cosa importava al pubblico sapere di chi era effettivamente la colpa? Quante guerre scoppiavano ogni giorno sotto il pretesto di numerosissime motivazioni tutte lontane dalla verità? La gente si era mai curata di questo? No. Vivevano ogni giorno nella falsità, prodotta da loro stessi, dai ridicoli sceneggiati che sfornavano i mass media, dai giornali che dimenticavano di scrivere metà del contenuto delle loro storie perché poco interessanti o sconvenienti per qualcuno...Cosa poteva mai importare loro quindi dei loro veri sentimenti, delle loro più vive angosce?

Ti odio! Ti odio! Tu e il fottuto menefreghismo verso tutto e tutti, tranne verso te stesso.

A nessuno importava di loro. Di lui. A tal motivo si era sempre comportato di conseguenza. Un atteggiamento freddo e impassibile, già presente e naturale in lui. Talmente forte da renderlo intoccabile.

Perché mi hai fatto questo? Faccio davvero così schifo? Ti odio! Ti odio!

Neppure quando aveva incontrato Kai il velo di ghiaccio attorno al suo cuore si era sciolto. Così era riuscito a sopravvivere. E a rimanere forte.

Perché non mi hai mai trattato con rispetto, come una persona? Ti odio! Ti odio!

Si, lui era forte. Ma allora...allora perché faceva così male?

Si accasciò al suolo, scivolando sul muro coperto da macchie rosse, il corpo tremante. Singhiozzi. Lacrime amare. E un sussurro "Ti amo..."

Continua...

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Capitolo 9
*** Troppo tardi ***


"Beh...ci siamo"
"Già..."
Una figura dai biondi capelli volse il capo verso la sua destra "Sei sicuro, Yuriy?"
L'interpellato non rispose. Il vento scuoteva i suoi corti capelli color del fuoco, mentre due stupende pozze azzurre brillavano di una viva luce. Finalmente...Lo avevano trovato.
Portò lo sguardo verso i due compagni, in febbrile attesa di una sua risposta "Certo che sono sicuro. A cosa sarebbe servito partecipare al torneo di beyblade, altrimenti?"
Sergey e Boris annuirono, tornando a fissare l'imponente edificio davanti a loro.
Una struttura davvero maestosa. Abbastanza plausibile, del resto...Un accordo stipulato con uno dei più potenti industriali russi non poteva che creare un simile risultato. In quell'istante Ivanof riusciva perfettamente a provare il sentimento di puro terrore che aveva sconvolto l'animo di Ivan alla lettura del banchetto organizzato a Mosca dalla grande azienda in onore del nuovo azionista. Il quale non aveva affatto perso il suo tempo.
La sede della BEGA, la nuova organizzazione a cui tutti i blader d'ora in poi avrebbero dovuto essere iscritti per poter partecipare ai tornei ed acquistare nei negozi fornitori di beyblade. Che sciocchezza! Il piacere di praticare uno sport era un diritto di tutti, non di un esclusivo gruppo di élite! L'ideologia della BEGA di trasformare il beyblade in uno sport agonistico e privato avrebbe tolto alle persone dotate di un grande talento ma economicamente deboli la possibilità di dimostrare le proprie capacità. Dal punto di vista del capitano della Neo-borg era un comportamento inaccettabile.
D'altronde, cosa si sarebbe potuto aspettare da uno come lui?
Improvvisi ricordi riaffiorarono alla sua mente, riempiendogli il cuore di rabbia e di...terrore.
No, pensò, scuotendo la testa, non era quello il momento. Guardò una per una le figure ai suo lati, riuscendo a cogliere nei loro occhi la sua stessa determinazione e paura...
"Andiamo" esclamò improvvisamente con tono deciso, varcando al contempo la porta d'ingresso.
Non appena furono entrati una vasta serie di guardie si parò loro davanti, intimandogli di fermarsi. In risposta, Yuriy li cacciò malamente con una spinta, seguito dagli altri due membri della squadra. Niente li avrebbe fermati. Non in quel momento.
Stavano lottando cercando di liberarsi dalla stretta di quegli individui, quando all'improvviso sentirono una voce. La sua voce.
Il cuore del giovane russo ebbe un balzo, varie goccioline di sudore cominciarono a scendere sul suo pallido volto. Alzò la testa, lentamente, mentre un violento tremore scuoteva le sue mani. Infine lo vide
"Borkov..." sentì Boris mormorare, la voce che tradiva il terrore del suo animo. Come del resto, il suo.
"Ben arrivati, miei cari ragazzi. Sapete, mi stavo proprio chiedendo dove foste finiti dopo lo scontro con la squadra di Takao"
Una violenta ira avvelenò l'animo del blader dominatore dei ghiacci, seppellendo in un lampo la precedente paura "Risparmiati i commenti ipocriti, Borkov." ringhiò "Non siamo venuti fin qui per ascoltarli"
"Ah no?" chiese l'uomo, una nota di ironia nella voce "Potrei sapere allora il motivo che vi ha spinto a cercarmi?"
"Per sconfiggerti!" esclamò Sergej, con ritrovato coraggio. Gli altri due annuirono con convinzione, senza tuttavia distogliere lo sguardo dal loro ex allenatore.
A quella risposta, Borkov scoppiò in una piccola risata "Sconfiggermi? Oh, mi offendete, cari ragazzi...Pensare che io avevo intenzione d'includervi nella mia organizzazione"
C-che cosa? Entrare a far parte...della sua organizzazione? Come...come poteva, OSAVA dir loro una cosa simile, dopo tutto quello che aveva fatto loro passare?!
"Scordatelo!" urlò con rabbia Yuriy, seguito a quota da Boris, l'ira che infiammava il suo volto "Siamo venuti qui con la precisa intenzione di intralciare i tuoi piani, infliggendoti una clamorosa sconfitta a beyblade! Combatti!" urlò infine, alzando in aria il pugno.
Ma l'uomo non rispose.
Le iridi di Borkov cominciarono a studiare attentamente i tre giovani russi, concentrandosi in particolar modo sulla figura di Yuriy. Il luccichio che il rosso intravide in quegli occhi viola scatenarono il panico nel suo cuore, facendogli rivivere al contempo orribili ricordi del suo passato. L'ufficio di Borkov...il rumore di una porta che si chiude...un gelido tocco sulla sua pelle...Chiuse di scatto gli occhi, cercando di cancellare quelle visioni.
No. Non poteva dimostrarsi debole in quel momento. Non doveva.
Riportò l'attenzione sull'uomo fonte di tutti i suoi problemi, ora intento a scambiare qualche parola con un misterioso ragazzo di cui non conosceva l'identità. Aveva lunghi capelli azzurri, tenuti insieme da una bassa coda e grandi occhi dello stesso colore. Non si ricordava di averlo visto prima...Forse perché la sua mente era totalmente concentrata sull'ex padrone del monastero...
"Bene" proruppe ad un certo punto quest ultimo, tornando a rivolgersi ai tre membri della Neo-borg "accetto la vostra sfida. Ma prego, seguite le mie guardie...vi condurranno davanti allo stadio"
"Finalmente..." pensò Yuriy, le gambe che si muovevano da sole "finalmente quest'incubo avrà fine"
I tre blader camminarono silenziosamente dietro alle loro guide, fianco a fianco, ciascuno conscio della presenza dei compagni. E grato di questo.
Se si fossero trovati soli, davanti a colui che rappresentava la rovina della loro infanzia, non ce l'avrebbero mai fatta. Ma non erano soli. Erano insieme.
Una squadra. Anche se mancava il componente più giovane...Ma proprio questo fattore costituiva l'unico aspetto positivo dell'intera vicenda. Il piccolo Ivan non sarebbe riuscito a sopportare una situazione del genere, non dopo aver provato l'ebbrezza della libertà. Libertà grazie alla quale aveva potuto finalmente mostrarsi per quell'adolescente che era. Un diritto che gli era sempre stato negato.
Tutto a causa di Borkov....Avrebbe pagato anche per quello.
"Allora, miei cari ragazzi: lo stadio è di vostro gradimento?"
Tre paia d'occhi si concentrarono sul campo che li avrebbe visti gareggiare, posto davanti a loro. E su, in alto sopra di esso, Borkov. Con un sorriso sulle labbra talmente fasullo e ipocrita da provocare un senso di nausea al giovane Yuriy. E, ne era sicuro, anche ai suoi compagni.
"Forza, Borkov: cominciamo!" decretò il rosso, estraendo il suo lanciatore "Presentaci il tuo miglior blader!"
"Oh, non così in fretta..." mormorò Borkov, rivolgendo loro un sorriso enigmatico "prima Garland vorrebbe osservare le vostre capacità...ed io notare i miglioramenti dei miei ex blader..."
Le dita del giovane Ivanof si conficcarono con forza nel palmo delle sue mani. SUOI ex blader...una vergogna di cui ancora portavano il marchio addosso. Ma presto sarebbe finita.

Disputarono e vinsero l'incontro contro quei ridicoli blader con sorprendente facilità, usando neanche il terzo delle loro rispettive forze. Infine, quando l'incontro ebbe termine, un dito fu puntato contro la figura sopra il balcone, mentre una cieca rabbia illuminava due azzurre pupille "Ci siamo allenati duramente per anni aspettando questo giorno, col preciso scopo di smascherare i tuoi nuovi piani. Umiliandoti e sconfiggendoti una volta per tutte!"
Le parole di Yuriy erano intrise di una rabbia e un furore completemente inusuali alla sua persona fredda e controllata. Persino Boris e Sergej guardavano con occhi colmi di stupore il loro capitano, il cui sguardo iracondo era ancora fisso sul loro ex allenatore. Questi, come se non fosse stupito dell'atteggiamento di Ivanof, si limitò a sorridere lievemente "Oh, le tue parole mi feriscono davvero, mio caro Yuriy. Ma non ho nessuna intenzione di portarvi rancore, anzi, vi faccio una proposta: se perderete il prossimo incontro, entrerete a far parte della BEGA, che ne dite?"
"QUESTO NON SUCCEDERA'! SAREI DISPOSTO A FARE QUALUNQUE COSA PUR DI NON AVER PIU' NIENTE A CHE FARE CON TE, CAPITO?!"
I due membri della Neo-borg guardarono con crescente stupore e evidente preoccupazione il loro capitano, il cui corpo era scosso da violenti tremiti. Yuriy non stava bene, per niente...Come avevano potuto essere così stupidi! Era logico che Yuriy sarebbe rimasto profondamente scosso nel rivedere Borkov, dopo tutto quello che gli aveva fatto...Il loro amico russo non aveva mai rivelato loro una parola, ma questi avevano capito ugualmente. Perché Borkov lo mandasse a chiamare ogni notte, trattenendolo per ore; cosa succedesse all'interno di quell'ufficio...Innumerevoli volte i ragazzi avevano cercato d'intervenire, ma ogni volta si erano ritrovati coperti di ferite inferte dalle guardie poste davanti all'ufficio di Borkov, allo scopo di bloccare qualsiasi disturbatore...o salvatore.
I loro occhi avevano dovuto sempre rimanere celati, incapaci di aiutare il loro capitano. Ma erano frenati anche da quest ultimo. Ricordavano perfettamente i numerosi tentativi di parlargli, di farlo sfogare...Ma lui niente. La prima volta erano riusciti ad ottenere solo una risposta secca, brutale, nella quale Yuriy consigliava loro di lasciarlo in pace, di non immischiarsi. La seconda, dopo che il rosso era ritornato nella loro stanza completamente sanguinante, gli abiti stracciati, l'occhio sinistro pesto, Boris era andato fuori di sé: aveva afferrato Yuriy per la camicia, sbattendolo sopra il proprio letto, urlandogli che non poteva continuare così, che doveva lasciarsi aiutare, mentre Ivan e Sergej cercavano di calmarlo, timorosi che il compagno dai capelli violetti ferisse ulteriormente il loro già martoriato amico. Mentre quest ultimo...
Aveva sorriso. Non un sorriso arrogante, impertinente, fasullo come era solito esibire. Uno sincero, caldo, che veniva dal cuore. E soltanto per loro. Come se avesse voluto ripagarli dell'affetto che gli dimostravano. A quella vista, la presa di Boris era divenuta meno salda e amare lacrime si fecero strada in quelle grandi iridi violette. Infine, il giovane blader aveva ceduto, abbandonandosi sul petto del suo capitano, il corpo scosso dai singhiozzi. Conscio che Borkov ogni notte avrebbe chiamato l'amico nel suo ufficio; consapevole che Yuriy, nonostante tutte le resistenze che poteva attuare, avrebbe finito per soccombare ai suoi malati desideri; e che loro non avrebbero potuto porvi rimedio.
Con quei pensieri per la testa i due russi guardavano il loro amico dai capelli rossi, i cui gli occhi accecati d'ira erano tutt'ora rivolti verso l'alto, su Borkov.
Anche quest ultimo era rimasto leggermente sorpreso dall'ultima reazione del russo. Forse non si aspettava che la sua bambola della stupenda diafana pelle fosse capace di simili scatti...Stupore dipinto anche nelle pupille azzurro pallido del misterioso blader, Garland, che si erano sgranate nell'udire le parole del giovane Ivanof. Vi erano ancora molti lati oscuri che non conosceva sul passato del suo allenatore...O forse il suo sgomento era dettato da quel briciolo di umanità che ancora albergava nel suo cuore.
Improvvisamente l'individuo in questione si posizionò davanti a loro, saltando giù dal balcone con un balzo. Era dotato di una notevole agilità...E, come purtroppo scoprirono sulla loro pelle, una straordinaria abilità nel beyblade.

"Boris! Sergej!"
La sua mente urlò quei nomi con tutta la pena che il cuore provò nel vedere i suoi amici, i suoi migliori amici, riversi a terra. Il suo primo istinto sarebbe stato quello d'abbandonare la sua posizione e di gettarsi sui suoi compagni, per sincerarsi delle loro condizioni, per vedere se stavano bene...Ma non lo fece.
Troppo era il timore di mostrarsi debole e vulnerabile di fronte agli occhi di Borkov. Per questo, seppure avvertisse un forte senso di colpa nel lasciare che fossero altri a trasportare i corpi di Boris e Sergej altrove e, lo pregava sinceramente, a prendersi cura delle loro ferite, continuò a fissare dritto davanti a sé, specchiandosi nelle iridi del blader davanti a lui.
Dannazione...ma chi diavolo era quel ragazzo? Aveva steso i suoi compagni con un solo colpo. No...calmo, doveva rimanere calmo. Lui era Yuriy Ivanof, capitano della Neo-borg, colui che aveva partecipato ai campionati mondiali di beyblade. Non avrebbe perso. Non contro un blader di Borkov.
"Cominciamo!" esortò con voce sicura, brandendo con forza il lanciatore nella sua mano
Ma Garland era di altro avviso "Dobbiamo aspettare che lo stadio si riempia"
Cosa...? Volevano che altre persone assistettero al loro scontro? Il suo non era un gioco! Non era uno stupido duello per dimostrare quanto era forte! Lui voleva umiliarlo, mettere fine alla tirannia di Borkov una volta per tutte e interrompere così il numero delle sue vittime. Già troppo alto.
Sentì dietro di sé le voci dei Blade Revolution, seppure non si fosse voltato un attimo a guardarli. Imrovvisamente la mente del rosso si illuminò: forse la presenza di altri si sarebbe rivelata utile...Si, in questo modo avrebbe avuto dei testimoni e l'umiliazione di Borkov sarebbe avvenuta sotto gli occhi di tutto il mondo. E questi avrebbe finalmente compreso la vera natura di quell'uomo.
Dopo minuti di snervante e dolorosa attesa per il cuore del russo blader, l'incontro ebbe finalmente inizio. I due bey sfrecciarono sullo stadio, animati da una forza misteriosa, mentre le urla che provenivano dagli spalti risuonavano confuse nelle loro orecchie. Il lupo di Yuriy fu il primo ad attaccare, su ordine del suo blader, i cui occhi continuavano a brillare di una luce carica di determinazione e rabbia. Sferrò una serie di micidiali colpi, facendo barcollare il bey avversario. O almeno fu quella la prima impressione...
In realtà Wolborg si stava infrangendo contro l'aria, a causa dei velocissimi spostamenti del bey di Garland, il quale evitava con incredibile facilità tutti i suoi attacchi. Il giovane russo ne fu impressionato.
Maledizione, era davvero in gamba...
Spostò lo sguardo dal campo d'azione alla figura antagonista, notando che anche questi lo stava osservando "Dimmi" cominciò, la voce che tentava di celare la crescente preoccupazione che aveva cominciato a farsi strada nel suo animo "perché un blader di talento come te lavora per Borkov?"
"La BEGA mi offre le attrezzature necessarie per allenarmi e diventare un grande blader, un campione nello sport come tutti i componenti della mia famiglia." spiegò con voce calma e pacata, seguitando a fissare quelle iridi color del cielo "Invece di criticare tanto, perché non approftti anche tu di questa opportunità e ti unisci a noi?"
Unire...a loro? Ironico, in diverse circostanze Yuriy avrebbe pensato che quel ragazzo stesse flirtando...Ma non c'era tempo per pensare a certe cose.
"Ma quale opportunità! Non capisci che Borkov vuole solo sfruttare le tue doti di blader? Credimi" aggiunse, lanciando un'occhiata carica d'odio al soggetto in questione "io non vorrei avere più niente a che fare con lui..."
"E' un peccato..." mormorò il suo rivale, socchiudendo gli occhi "questo significa che non potremo mai andare d'accordo. E ora...in guardia"
Improvvisamente la situazione mutò. In peggio. Il bey di Garland cominciò a sferrare micidiali attacchi contro il suo lupo, senza sosta, senza lasciargli la minima possibilità di attaccare. Notevole, pensò Yuriy, mentre Garland balzava in aria, deciso a infliggergli un colpo decisivo...Peccato per lui che Yuriy lo attendesse.
"L'hai voluto tu! Attacco tempesta di ghiaccio!"
Garland fu investito in piano dal suo attacco, che lo mandò completamente al tappeto. O forse no...
In pochi secondi il ragazzo si alzò, leccandosi davanti ai suoi occhi il rivolo di sangue che gli usciva dal labbro "Niente male." sussurrò ammirato, le labbra curvate in un piccolo sogghigno "Ma adesso è arrivato il mio turno. In guardia"
La velocità del bey avversario aumentò, come pure il numero dei colpi inferti al suo povero lupo. La situazione stava peggiorando...Wolborg si stava limitando a ricevere gli attacchi avversari. Troppi. Doveva contrattaccare...
Ma il destino sembrava non voler sorridere al giovane Ivanof.
Questi non riuscì a reprimere un "Cosa?!" di fronte all'ennesimo fallimento del suo attacco...Mentre l'altro blader sembrò essere sparito nel nulla...Non era possibile...Dov'era finito?!
Alzò di scatto lo sguardo, osservando con stupore unito ad un accenno di...preoccupazione?...l'avversaio davanti a sé, le iridi incandescenti e battagliere. Infine il colpo.
Devastante. Lacerante. Ebbe appena il tempo di rendersi conto del forte dolore all'addome che un'altra serie di colpi lo investì, facendolo barcollare.
"Maledizione..." sbottò, rialzandosi da terra, cercando di non pensare al dolore.
Non doveva cedere...Il dolore era solo una sensazione fisica. Doveva concentrarsi sull'incontro, sul suo bey.
Questo l'avrebbe portato alla vittoria. Almeno, lo sperava...

Nel frattempo una figura stava osservando in silenzio l'andamento dell'incontro, su un balcone che sbucava proprio davanti al bey stadio, nel quale era appena arrivato. Subito ritrovò la figura dai capelli rossi che aveva catturato la sua attenzione sullo schermo della TV che stava osservando una mezz'ora prima e che l'aveva spinto a recarsi lì di persona.
"Yuriy..." disse, appena in un sussurro.
"Finalmente ti si rivede, Kai."
Una voce lo distolse dai suoi pensieri, costringendolo a voltarsi in direzione di colui che l'aveva chiamato.
Itoshi...il fratello di Takao. E, a quanto aveva appreso dalla televisione, il nuove allenatore della BEGA.
Il soggetto in questione si avvicinò a lui, seguitando a parlare "che fine avevi fatto?"
"Perché me lo domandi? Non sono affari che ti riguardino" sbottò, volgendo il capo e ritornando a porre l'attenzione davanti a sé.
L'alto giovane lo osservò attentamente, per poi guardare anch'egli il match che si stava svolgendo "Se non ti conoscessi bene" disse ad un tratto "direi che sei preoccupato per il tuo compagno in difficoltà"
"Il mio compagno?" ripeté ironico il blader possessore del fuoco "Ho accettato di far parte di quella squadra solo per potermi battere contro Takao. Non ho mai considerato Yuriy come un vero compagno. E poi..."
"E poi?" lo incitò Itoshi, facendoglisi più vicino "C'è una cosa che non mi è chiara: Yuriy sapeva fin dall'inizio che sarebbe successo tutto questo?"
Hitoshi sembrò aver formulato una sua teoria al riguardo.
Secondo il suo parere il giovane capitano della Neo-borg, dato i suoi trascorsi con Borkov, avrebbe dovuto essere a conoscenza dei nuovi piani del suo ex allenatore da molto tempo. E spinto proprio da questo avrebbe deciso di partecipare ai campionati internazionali di beyblade: per bloccare i piani dell'uomo che tanto odiava. Itoshi riteneva che Yuriy fosse consapevole del fatto che i nuovi campioni di beyblade sarebbero stati immediatamente contattati da Borkov, nel tentativo di accrescere il prestigio della nascente BEGA.
La mente di Kai cominciò allora a capire, a comprendere le motivazioni che avevano spinto quel russo dai capelli color fuoco a comportarsi in quel modo
"Yuriy"

Un colpo. Un altro. Uno ancora.
Si ritrovò improvvisamente disteso a terra, la testa che gli pulsava, il dolore che aumentava in ogni parte del suo corpo. Non ce la faceva più...eppure...
"Non posso mollare..." mormorò tra i denti, sforzandosi di alzarsi "continuerò fino alla fine"
Non avrebbe rinunciato. Mai. Lo doveva fare per i suoi compagni di squadra, per vendicarli dell'onta subita; lo doveva fare per Ivan, per potergli garantire un'adolescenza serena e priva da incubi, come si meritava; lo doveva fare per tutti i ragazzi del monastero, un tempo schiavi della prigionia di Borkov; lo doveva fare per persone come i Blade Revolution, i White Tigers, gli All Stars e ogni altra squadra che, come lui, combatteva con passione ogni incontro di beyblade, uno sport nobile e avvincente; e lo doveva fare per se stesso.
Per avere la sua vendetta. La sua vittoria per tutti quegli anni di umiliazioni e dolori che aveva dovuto subire in silenzio. Per vendicarsi di quell'uomo per cui il suo corpo non aveva significato altro che un semplice giocattolino da rompere e modellare come più gli aggradava.
Per porre fine agli incubi che ogni notte lo attanagliavano, facendogli desiderare la morte per non più riviverli.
Per questo...lui...doveva lottare!
Ombre comparvero davanti ai suoi occhi, offuscandogli la vista. No...che stava succedendo? Non poteva, no, non poteva! Forza, ancora! Solo un altro po'...
Intravide Garland rivolgere lo sguardo verso l'alto, rivolgergli delle parole che non riuscì a comprendere...Uno strano ronzio risuonò nelle sue orecchie, che aumentò sempre di più, di più...Infine una luce. Accecante, talmente intensa da farlo precipitare a terra. Dolorante. Seza più forza di lottare. Sconfitto.
Il suo respiro si fece più pesante. Le urla degli spettatori gli sembravano strani ronzii, di cui non riusciva a comprendere una parola. Si sentì afferrato, poggiato su qualcosa, mentre i suoi occhi incontravano due pupille blu scuro.
Takao...Sembrava preoccupato per le sue condizioni...Doveva essere ridotto proprio male...Ma Yuriy non avvertiva un gran dolore, anzi. Non sentiva più niente...Come se la sua sensibilità se ne fosse andata...Ma la mente era ancora presente e concentrata su un unico pensiero: Borkov.
Non poteva lasciare che finisse in quel modo.
Con la poca voce rimastagli, cercò di spiegare a Takao i veri motivi che avevano spinto Borkov ad ideare la BEGA. Gli spiegò i complotti che aveva ordito, la sua sete di potere mai placata e la sua spregevole ipocrisia per ottenere tutto quello. Sentì improvvisamente qualcosa di bagnato sul volto...Lacrime?
Takao stava piangendo? Per lui? Sembrava di si...
Forse, allora, rimaneva ancora qualche speranza...
Una foschia buia si allargò nel suo manto azzurro, mentre le palpebre si facevano sempre più pesanti...pesanti...
Sergej...Ivan...Boris.
Aveva fallito. Non era stato in grado...di...mantenere...quelle promesse.
Avrebbe voluto chieder loro perdono e sapere se questi glielo avrebbero dato...
Ma ormai...era troppo tardi.

Continua...

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Capitolo 10
*** Dolorosa ma necessaria verità ***


Una piccola e fioca luce comparve dinanzi ai suoi occhi. La prima apparizione dopo un lungo periodo di oscurità, completamente solo e senza possibilità di uscita.
Non riusciva a comprendere come fosse arrivato in quel luogo...Non sembrava il monastero. Per esserlo avrebbe dovuto essere stracolmo di barattoli di pittura e pennelli sparsi un po' ovunque e di decine di teli posti sopra i pochi mobili rimasti al monastero. Inoltre, per rassomigliare alla sua amata casa, ogni due minuti le sue orecchie avrebbero dovuto essere devastate dalle urla dei suoi scalmanati bambini che vi abitavano, unite agli alti brontolii di Boris che, come di consuetudine, li rincorreva intimando loro di fermarsi prima di combinare altri disastri...
Accidenti, gli mancavano davvero. Se pensava che non molti mesi prima si trovava in cucina a maledire quegli stomaci senza fondo dei suoi orfanelli che pretendavano ogni giorno porzioni sempre più abbondanti...Eppure, quando ogni notte si sincerava che tutti andassero a letto ad un orario consono per dei bambini della loro età, non poteva reprimere un tenero sorriso nel vederli distesi sui loro lettini, spesso ammassati uno all'altro, come per darsi reciproco calore...o forse troppo esausti dopo intense lotte col cuscino per tornare nei propri letti.
Erano dotati di una forza vitale inesauribile. E le povere ossa e orecchie dei membri della Neo-borg ne sapevano qualcosa...Boris non riusciva a trattenere la rabbia ogni qualvolta Dimitri o un altro bimbo della sua banda di teppistelli combinava qualche marachella a danno dei vicini, che naturalmente venivano da loro a protestare.
Quante lamentele si erano dovuti sorbire in quei quattro anni! Dopo ogni guaio combinato, a quei piccoli colpevoli veniva inflitta una punizione, come dipingere un'intera facciata del monastero con un pennellino minuscolo, il che assicurava ai quattro russi più anziani un breve periodo di pace...Fino a quando il lungo e irritante suono del campanello ritornava a farsi udire.
Secondo il pensiero di Ivan, che di loro quattro era quello che passava maggior tempo a giocare con i ragazzini, la piccola banda di birbanti seguiva soltanto le direttive di quel demonio dalle iridi verdi di Dimitri, che considerava un vero e proprio leader. Quanto a quest ultimo...beh, il suo era solo un gioco per attirare l'attenzione di Boris su di sé. Il blader possessore dei ghiacci non riuscì a comprendere subito il motivo che spingeva Dimitri a comportarsi a quel modo: inizialmente credeva fosse a causa della buffissima espressione che il suo amico dai capelli violetti assumeva ogni qualvolta perdeva le staffe: le sue guance si gonfiavano a dismisura, facendolo rassomigliare ad un rospo, un violento rossore gli incorniciava tutto il volto e gli occhi diventavano incandescenti scatenando, contrariamente a quanto si sarebbe aspettato, le più allegre risate. Dei bambini e di loro.
Però il vero motivo per il quale quel piccolo pestifero si faceva rincorrere per tutto il monastero dal blader era un altro: adorava Boris.
Gli piaceva, nutriva per lui una stima immensa, fin dal giorno in cui aveva allontanato violentemente quattro buletti che volevano rubare il giubotto col cappuccio a forma di sole del piccolo Dimitri, suo unico ricordo dei defunti genitori e regalo per il suo sesto compleanno.
Quello stesso giorno, Boris ritornò al monastero completamente fradicio, a causa del violento temporale scoppiato pochi minuti prima, e gli altri componenti della Neo-borg poterono notare stupiti sotto la sua giacca un piccolo bambino tranquillamente addormentato, le braccia strette attorno al suo collo. Oh, quanto l'avevano preso in giro da quel momento! Soprannomi come "chioccia-boris" "pulcino-mamma bagnata" erano utilizzati ancora da molti bambini del monastero, con somma gioia del destinatario...Quanto a Dimitri...
Beh, era diventato praticamente l'ombra di Boris. O, per meglio dire, la sua peggiore dannazione...Ma dietro i suoi borbottii e rimproveri, i tre blader russi erano certi che chiunque avesse solo osato sfiorare un capello a Dimitri si sarebbe ritrovato un pugno in un occhio.
Quanto a Yuriy...beh, ogni bambino pestifero mutava improvvisamente atteggiameto in sua presenza. Persino Dimitri non osava fiatare quando le fredde iridi del blader dai capelli rossi lo trapassavano nel tentativo di farsi raccontare la verità sullo svolgimento dei fatti.
Nessuno poteva resistere al carisma di Yuriy Ivanof, capitano della Neo-borg. Seppure fosse Ivan a detenere la più alta schiera di fans all'interno del monastero. Forse a causa del suo carattere gaio e irrequieto, grazie al quale stregava ogni piccolo cuore. Anche se non catturava quello di Sergej quando gli portava i vestiti da lavare ridotti a stracci intrisi di fango...
Fortunatamente per lui, e per tutti loro ad essere sinceri, Sergej era dotato di una graaande pazienza. Non si arrabbiava neppure nei casi in cui delle "misteriose" palle fracassavano i pochi vasi presenti all'interno della casa e a cui Sergej prestava molta cura. Un cuore d'oro rimaneva pur sempre un cuore d'oro...Per ripagarlo di tanta gentilezza, ogni tanto un misterioso e nuovo vaso compariva in qualche angolo della casa.
Ma ora non un urlo, non una risata allegra il giovane Ivanof riusciva a sentire. Udiva solo...il silenzio e il lento battito del suo cuore.
Che diavolo stava succedendo? Dove cavolo si trovava?! La paura cominciò ad avvelenargli l'animo, rendendogli difficile persino il semplice atto di repirare. L'unico movimento su cui esercitava ancora il controllo.
Le mani, le braccia, le gambe invece...non riusciva a muoverle. Quasi come se...fossero rotte. No. Calma, calma, doveva rimanere calmo. Agitarsi di sicuro non avrebbe portato alcun miglioramento...
Innanzitutto bisognava cercare di ricordare cos'era successo prima di ritrovarsi in quello stato. Purtroppo riusciva a rammentare solo immagini confuse e sfocate, quasi appartenessero al vissuto di un'altra persona.
Un immenso edificio...i volti di Sergej e Boris, intrisi di preoccupazione...Borkov, quel maledetto! L'impulso della sua testa dettava alla mano di conficcare le proprie dita nella magra carne, per cercare di alleviare il dolore dettato da quell'improvviso ricordo. Solo...solo che la mano non rispondeva.
Dannazione...se avesse potuto, sarebbe scoppiato a piangere dalla frustrazione. Ma non poteva! Non ci riusciva!
Basta. Calmo, doveva concentrarsi o non sarebbe venuto a capo della situazione...
Una luce inaspettatamente apparve davanti ai suoi occhi.
Stranamente, non fu scosso da alcun timore. Era come se...la conoscesse. Ma si! Era la stessa luce di poco prima...Era davvero...magnifica.
Sembrava riscaldarlo, dandogli la sensazione di avere ancora un corpo, di essere ancora una persona. Com'era calda...e rassicurante. Rammentava pochissime occasioni in cui aveva provato una sensazione simile...Era piacevole...davvero piacevole...

Si ritrovò nuovamente cieco, immerso in una completa oscurità. Cos'era successo? Si rammentava solo di quello strano calore brillante, che sembrava avvolgerlo dolcemente dentro di sé...Perché se ne era allontanato? E come?
Non capiva...sentiva soltanto uno strano sottofondo.
Rumori, che parevano simili a delle...voci. Voci umane. E lui...le conosceva!
"Ciao Yuriy, siamo venuti a trovarti..."
Takao...era davvero lui?
"...volevamo vedere come stavi" continuò un'altra voce, che il giovane Ivanof non faticò a riconoscere.
Daichi...Quel mocciosetto era venuto a trovarlo? Forse aveva ragione Boris ad affermare che quel rossino era innamorato di lui...Altre voci si aggiunsero alle loro.
Max, Rei, il signor Daitenji...
Tutti lì...per lui? Stentava a crederlo. Pensava...era sicuro, anzi, che quei ragazzi provassero per lui e per i suoi compagni della Neo-borg soltanto un sentimento di pietà misto a odio. Però, ora, non ne era più certo...
"Se sei preoccupato per i tuoi compagni, puoi stare tranquillo, stanno bene" gli comunicò ad un certo punto il cinesino, interrompendo il fiume di parole dei due casinisti del gruppo "hanno ripreso conoscenza un paio di ore dopo l'attacco subito da Garland. Boris, poi, ha cominciato a inveire contro di lui non appena si è svegliato..."
Sbagliava o aveva avvertito una nota di tenerezza in quella voce? Guarda guarda...Allora Boris non era del tutto privo di speranze. Hm, chissà perché provava un po' d'invidia nei suoi confronti...Ehi! Che stava accadendo di nuovo? Perché era ricomparsa quella luce? No! Non voleva ritornare da lei, non in quel momento almeno.
Voleva...sentire... Ancora un altro po'...quelle...

Il buio prese nuovamente il sopravvento, lasciandolo completamente spiazzato. Ma porca! Possibile che non avesse il minimo controllo di quel continuo andirivieni? Ci avesse capito qualcosa almeno...
L'unico fattore positivo era il ritrovamento dei tasselli del puzzle che gli mancavano per comprendere quelle confuse immagini del passato. L'incontro con Garland, lo scontro di beyblade, quei colpi così violenti, i visi di Takao, Max, Rei, il professor K, quella ragazzina castana di cui non ricordava il nome e infine...il buio. Dal quale non era ancora riuscito a uscire.
Provò a concentrarsi, a tentare di aprire gli occhi...Niente da fare. La situazione si rivelava più difficile di quanto si aspettasse...
L'improvviso rumore di una porta che si apriva lo distolse dalle sue congetture. Qualcuno era entrato all'interno della stanza, ne poteva udire i passi...Disgraziatamente le sue pozze azzurre non volevano saperne di cooperare! Avrebbe dovuto aspettare che l'altro iniziasse a parlare.

...però se non si decideva entro pochi minuti la luce l'avrebbe trascinato via un'altra volta! Chi diavolo era quel tipo? O magari si trattava di una ragazza? E se fosse stata una sua fan?? Il ricordo di urla spaccatimpani e inferocite mani tra le cui dita vi erano frammenti di vestiti bianco-arancione e sottili filamenti rossi ebbero il potere di scatenare il panico nella sua mente. Ma porca! Ma porca! Forza, luce, adesso si sentiva pronto.
Luce? Stella? Dove diavolo...?
Un fruscio inatteso lo colse di sorpresa, costringendolo a riportare l'attenzione sul presente. Infine, quella voce.
"Ciao, Yuriy"
K-kai? Era lui? Era...lì...nella sua stanza? Perché? E per qual motivo la sua voce risuonava così affaticata?
Che avesse subito un incidente? Oppure, oppure si sentiva male? Questo avrebbe spiegato il suo tono addolorato.
Ma che stava pensando? Preoccuparsi per Kai? Kai Hiwatari? Quell'essere che aveva giocato col suo corpo come se fosse stato quello di un burattino, martoriandolo e umiliandolo, fregandosene dei suoi sentimenti?! Esattamente come...come Borkov.
Se avesse avuto padronanza del suo corpo gli avrebbe volentieri mollato un pugno in faccia, mandandolo a terra.
Per fargli provare almeno in parte il dolore che lui stesso gli aveva causato. Eppure...
Eppure in fondo al suo cuore il giovane russo sapeva che non ci sarebbe mai riuscito.
Perché nonostante quel carattere freddo e asociale, quella testaccia dura e caparbia, in quelle pozze rosse e imperscrutabili Ivanof aveva visto qualcosa. E di quel qualcosa si era innamorato. In fondo, Kai rappresentava la sua esatta anima gemella: entrambi erano persone chiuse che difficilmente esternevano i propri sentimenti; ognuno di loro credeva ciecamente in quello che faceva ed avrebbe combatutto con qualsiasi arma, anche a costo della vita, pur di ottenere ciò che desiderava...L'unico difetto era che Yuriy l'amava. Kai no.
E non vi era nulla che potesse rimediare a quel problema. In fondo, forse, era meglio così. Attenzioni, affetto, parole sincere, carezze erano elementi di cui il blader dei ghiacci necessitava, di tanto in tanto. Ed era ovvio che...
Improvvisamente qualcosa si avvicinò ulteriormente a lui.
Avvertì un suono vicinissimo, proprio accanto al suo orecchio. Ad un tratto un lampo attraversò la sua mente. Il bey portato da Takao. Si, ricordava vagamente un discorso relativo ad un nuovo bey, affidato a lui...Ma allora...Allora era per quello...che Kai....
Stupido! Stupido! Che sciocco credere che il grande Kai Hiwatari fosse venuto in ospedale col solo scopo di sincerarsi della sua salute! Dello stato della sua bambola di pezza! Non imparava mai, mai...La speranza non si decideva ad abbandonare il suo animo. Forse, perché, dentro di lui avvertiva il desiderio di...essere amato.
Il vortice di pensieri si interruppe. Avvertì qualcosa. Precisamente...davanti a lui. Un lieve respiro, ma al contempo veloce, sul suo volto.
"Mi dispiace Yuriy..."
La voce di Kai? Non se ne era andato? Era venuto in possesso del suo nuovo bey, quindi perché, perché era ancora lì?
"non avrei mai pensato, voluto vederti in queste condizioni..." continuò il blader nipponico, mentre le orecchie del russo si fecero attente, per cercare di non perdersi nemmeno una parola del discorso del giovane dalle gote tatuate
"ti sembrerà strana una simile affermazione, detta da me, dopo come ti ho trattato..."
In effetti si...Lo aveva maltrattato, usato e disprezzato. Anche se ormai a quel comportamento Yuriy avrebbe dovuto farci l'abitudine...
"...ma credimi, Yuriy, io...non avevo davvero intenzione di trattarti in quel modo.
Non sono mai...mai stato in grado di manifestare apertamente le mie vere emozioni, i miei sentimenti...Forse perché le prime persone per cui ho provato qualcosa hanno preferito dedicarsi alla loro vita colma di viaggi interminabili e feste lussuose, dimenticandosi che anche il sottoscritto era parte della loro esistenza..."
...a chi si stava riferendo? Ai suoi genitori? Possibile che fossero state delle persone così insensibili ed egoiste? Beh, visto il nonno del nipponico forse non si doveva stupire più di tanto...
"Per questo la loro morte non mi sconvolse troppo...In fondo fu come assistere al funerale di due estranei...In seguito andai ad abitare con mio nonno e...beh, tu stesso l'hai conosciuto, quindi puoi capire che tipo di persona sia..."
...peccato che non riuscisse a parlare, aveva per la testa una serie di curiosi epiteti...
"Di sicuro non posso condannarlo per avermi fatto mancare qualcosa dal punto di vista economico. Sotto il profilo materiale ho ottenuto sempre tutto quello che desideravo...però era altro a cui ambivo inizialmente..."
S'interruppe. Dopo attimi che parvero al giovane russo secoli il dominatore del fuoco riprese a parlare
"Ma dopo numerosi tentativi fallimentari, abbandonai del tutto la speranza, concentrandomi sull'unica mia fonte di sicurezza e appagamento: il beyblade. Almeno, lo era un tempo...
Quando mi hai contattato, mesi fa, per propormi di entrare a far parte della Neo-borg, mi è sembrato che si realizzasse un sogno. Un sogno bellissimo...Quel giorno, poi, quando ci siamo incontrati al porto, non riuscivo a credere ai miei occhi. Tu eri lì, davanti a me: il tuo corpo snello e sensuale, su cui ho sempre desiderato far scorrere le mie labbra; i tuoi sottili filamenti rossi, così morbidi al tatto; le tue labbra, due splendidi boccioli il cui sapore mi inebriava ogni volta che li assaporavo; e i tuoi occhi. Due stupende pozze azzurre dallo sguardo magnetico, su cui ho sognato innumerevoli volte. Ma non è solo il tuo corpo quello che mi piace di te...
La tua caparbietà nel disputare ogni incontro di beyblade; il tuo coraggio con cui affronti qualunque situazione; il tuo sarcasmo che non non ti abbandona mai; la tua testardaggine a cui nessuno può porre rimedio, poiché una volta che ti sei messo in testa qualcosa è impossibile farti cambiare idea.
E la tua dolcezza, che cerchi sempre di tenere nascosta; la tua generosità, anche questa celata in profondità; e il tuo spirito d'amicizia."
Come?
"Si, so che probabilmente mi manderesti al diavolo per questo. In fondo io ti ho definito un essere asociale che si disinteressa dei suoi amici. Perdonami, io...non volevo, te lo giuro. Non so cosa mi abbia preso."
Un sospiro, seguito da una lieve risatina.
"O forse ero soltanto geloso"
Yuriy non credette a quello che aveva appena udito.
Kai...geloso?
"Tu hai un rapporto straordinario con i tuoi compagni di squadra." continuò Hiwatari, la voce incerta, sempre affaticata "Siete uniti da un profondo legame. E, sebbene tu ti ostini a mostrare raramente il tuo affetto per loro, questo vostro affiatamento si nota, molto. E questo mi ha fatto ingelosire. Come il tuo rapporto con Daichi"
Daichi?? pensò il rosso incredulo, mentre l'altro sbuffava infastidito.
"Quando ti sei allontanato, dicendo che andavi in bagno...L'ho capito, sai, che andavi a trovarlo? E la cosa non mi è piaciuta per niente."
Ma...Daichi?! Daichi è...
"...è solo un ragazzino, lo so, ma non sopportavo come ti guardava durante il suo match contro Max e l'americano. E quella sua battuta sul fatto della fidanzata che l'attendeva alle finali..."
L'alto tono di voce fu interrotto da un basso lamento.
"...auw...l'incontro con Brooklyn produce ancora i suoi effetti..."
Brooklyn? Chi era costui?
"...sai, poco tempo fa ho combattuto con un blader della BEGA, si chiama Brooklyn. E purtroppo mi è successo quello che è accaduto a te. Quando ha utilizzato quell'attacco..." s'interruppe, la voce che tradiva un certo tremore "mi sono sentito come...risucchiato, in un profondo vortice nero. Senza via d'uscita. Con l'unica consapevolezza...di essere stato sconfitto. Mi sembra ancora di sentire la sua risata sprezzante nella mia testa!"
Terminò le ultime parole con un'alta tonalità d'ira, che dopo pochi secondi sfumò, acquistando una venatura triste
"Anche se a te...è andata peggio."
Avvertì una mano passare sulla sua guancia, come una dolce carezza.
"C'ero anch'io al tuo match, sai? E quando...quando ti ho visto in quello stato...ho provato una tale rabbia! Tu eri lì, steso a terra, privo di coscienza, tra le braccia di Takao...Ci crederesti? Ho provato gelosia anche nei suoi confronti, nel vedere come ti stringeva a sé. Non ho potuto evitare di rivolgergli uno sguardo sprezzante quando l'ho sorpassato per raggiungere la squadra della BEGA."
Cosa...? Questo voleva dire...che si era unito a loro? Come aveva potuto? Come?! Dopo quello che gli avevano fatto?!
"Non pensare che io abbia accettato d'unirmi alla loro organizzazione solo per sconfiggere Takao..." ricominciò poi Kai, la mano sempre sulla sua pelle diafana "Io l'ho fatto...anche per te.
Qualche giorno fa, quando si era concluso il torneo di beyblade, ho ricevuto una telefonata da Borkov, il m'invitava a far parte della sua nuova società. All'inizio pensavo di rispondergli con un secco rifiuto, ma poi nella mia mente si sono formate due opportunità: la prima, quella di scontrarmi nuovamente con Takao e di sconfiggerlo una volta per tutte. E la seconda, la più importante, di aiutarti."
Aiutarlo?
"Pensavo che diventando un blader della BEGA avrei potuto scoprire i veri piani di Borkov, perché ritenevo e ritengo ancora impossibile che le intenzioni di quel bastardo siano di creare unicamente una nuova associazione di bey, e riuscire a sventarli con maggiore facilità. In questo modo la vostra squadra non avrebbe più dovuto vivere col timore di ritornare sotto la sua tirannia. E tu avresti smesso di avere quegli incubi."
Il cuore di Yuriy mancò di un battito e per un attimo gli sembrò di rivedere quella luce. Lui...sapeva?
Le mani si spostarono sulla sua folta capigliatura, cominciando a giocherellare con quei setosi fili di rubino
"Molte notti ti svegliavi di sopraffiato, sudato, il tremore che ti scuoteva il corpo. Ti ho dato sempre l'impressione che dormissi, poiché ero sicuro che non mi avresti mai raccontato niente, sei troppo orgoglioso...Ma una notte, quando ti sei trattenuto a lungo su quel balcone, a rimuginare sui tuoi incubi, non ho resistito: appena ti sei sdraiato ti ho stretto a me. Volevo farti capire che ti ero vicino, che potevi contare su di me. E tu l'hai capito, vero? Altrimenti non avresti mai ricambiato la mia stretta. Poi...è cambiato tutto. O meglio, io sono cambiato. E ancora una volta il mio egoismo e la mia superbia hanno preso il sopravvento."
Avvertì un profondo sospiro sfuggire alle labbra del nipponico, come se stesse raccogliendo tutto il proprio coraggio per pronunciare quelle parole, vere, ma vergognose per la sua persona.
"Tu, non puoi capire cosa provo ogni volta che Takao riesce a battermi...Mi fa sentire inferiore, riesce a togliermi quell'unica sicurezza che sono riuscito a conquistare dopo anni lunghi e faticosi e non riesco a capire, proprio non riesco a comprendere perché perda. Mi alleno duramente, più di ogni altro, forse solo Rei può eguagliare i miei sforzi. Eppure...eppure arrivo sempre secondo. Sarà perché Takao è mosso anche da altri desideri che dimostrare di essere il migliore, non so, fatto sta che desideravo a tutti i costi vincere. Era diventata un'ossessione! E, per sfogare il mio nervosismo, non ho pensato a nient altro che prendermela con te...
Mi faccio schifo..."
Il giovane Ivanof avvertì la pena nella voce dell'altro, talmente forte e sincera che tutto l'odio covato nel suo cuore scemò. Un'odio intenso, profondo. A cui credeva che non vi avrebbe mai trovato soluzione e...Pioggia? Qualcosa di bagnato era caduta sulla sua pelle, seguita da un altra goccia. Ma era impossibile, si trovavano al coperto.
Allora quelle erano forse...
Lacrime? Udì dei rumori sommessi, simili a singhiozzi. Kai stava...stava piangendo.
"Credimi Yuriy..." proruppe nuovamente il nipponico, con difficoltà causata dai continui singhiozzi "io non avrei mai voluto trattarti così male. Non ho giustificazioni, né voglio trovarle. Posso solo dirti che...Mi dispiace. Da morire. Anche per come mi sono comportato con te all'inizio."
Il ragazzo possessore dell'aquila rossa si interruppe, riacquistando la padronanza di sé
"Al porto, quando ci siamo incontrati, non ho potuto pensare nient'altro a quanto eri bello. Così fiero, con quel tuo sguardo impertinente e seducente che mi fa impazzire...E' stato in quel momento che ho pensato di giocarmi il tutto per tutto: anche se non sarei mai riuscito ad avere il tuo cuore, volevo almeno possedere il tuo corpo. Che si trattasse di poche settimane, non mi importava. L'unica cosa che volevo...eri tu.
Ero conscio che non avresti mai potuto innamorarti di un tipo egocentrico come me, così ho deciso di giocare l'ultima carta. Anche se...nei giorni che abbiamo passato assieme mi è sembrato di scorgere in te un sentimento diverso dall'odio o dalla pietà che credevo tu provassi nei miei confronti. Da allora in me ha cominciato a crearsi una debole speranza. Che si è poi affievolita a causa della chiacchierata con Hitoshi..."
Hitoshi...? Ah si, il fratello maggiore di Takao.
"Durante il tuo incontro con Garland l'ho incontrato e le mille domande che mi ero posto durante tutti questi mesi hanno trovato risposta. Ora sapevo con certezza che il tuo obiettivo non era misurarti con Takao per ottenere il titolo di campione. Tu volevi conquistarlo per incontrare Borkov. Secondo...secondo Hitoshi tu lo desideravi così ardentemente da...includermi nella tua squadra."
Dolore. Puro dolore. Questo esprimeva la voce di Hiwatari.
"Alla fin fine, sembra che ci siamo usati reciprocamente. Ognuno per il proprio scopo. Però io...io non..." un sospiro rabbioso, dettato dalla difficoltà di parlare "...non era così che desideravo che andasse. E finisse..."
Dita affusolate si mossero dolcemente sul suo viso, andando a tracciare i contorni delle sue palpebre
"I tuoi stupendi occhi azzurri sono celati. E non si sa quando e se si schiuderanno.
Non hai idea di quanto vorrei avere tra le mani quel bastardo di Borkov in questo istante! Se penso che è per colpa sua che tu sei...sei..."
Le dita si fermarono, il contatto terminò e dei passi si fecero sempre più lontani, mentre quella voce continuava a risuonare nelle sue orecchie
"...Ma non temere. Penserò io a vendicarti"


Continua...

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Capitolo 11
*** La fiamma si spegne ***


Prima di cominciare voglio innanzitutto scusarmi con tutti voi per il ritardo del mio aggiornamento. Per una serie di circostanze sono stata impossibilitata a scrivere. Quindi per farmi perdonare ho deciso di inserire contemporaneamente gli ultimi due capitoli finali. Dopo questa fic non sono sicura di tornare a scrivere...almeno non su questo tema. Il mio umore attuale non me lo permette. Ma non voglio annogliarvi troppo, quindi vi lascio alla storia.
Ringrazio tutti quelli che hanno sempre letto la mia fic.

Colorati festoni erano appesi agli angoli del soffitto, mentre altri ricadevano dolcemente fino a terra; stelle comete e disegni svolti da evidenti mani infantili rallegravano il vasto salotto dell'enorme casa; un alto albero di natale era collocato al centro della sala, costellato da vivaci sfere dalle svariate dimensioni, da nastri color oro e argento e da infinite lucine colorate, che lo rendevano simile ad una brillante stella; infine, biscotti a forma di orso e bambola, meringhe ripiene di soffice panna montata, una grande torta gelato posta al centro del tavolo, ciotoline contenenti budino al cioccolato con biscotto, fette di panettone e pandoro con sopra uno strato di zucchero filato e altre ghiottonerie oggetto di desiderio di ogni bambino del mondo...
"Posa subito quella pasta, Ivan!"
...e anche persone con qualche annetto in più.
"Ma uffa!" sbottò un giovane ragazzo, posando l'oggetto accusatorio in questione "che senso ha esporli se non si possono prendere?"
Un fulmine partì da un paio d'occhi azzurri inaspettatamente, raggelando in un secondo il blader che aveva osato levare quella protesta "Ti ricordo le regole per questa sera: nessuno toccherà un solo dolce posto su quel tavolo finché non arriverà Babbo Natale, chiaro?"
Il basso ragazzo sbuffò, allacciandosi le braccia dietro al collo "D'accordo, d'accoro...Chi cavolo avrà avuto questa idea, poi..."
"...tu, perché volevi essere il primo ad avventarti sulle cibarie mentre gli altri dovrebbero essere presumibilmente impegnati a scartare e rimirare i loro regali..."
Un leggero colpo di tosse imbarazzato fu l'unica risposta che il rosso ricevette. Scotendo la testa rassegnato, si diresse in cucina, dove trovò l'alto amico biondo indaffarato a riempire bicchieri di aranciata e altre bevande frizzanti. Un lieve timore invase il suo animo "Sergej, dimmi che hai comprato altre bevande per noi quattro adulti..." gli disse con tono supplichevole.
L'interpellato gli lanciò appena un'occhiata di sfuggita, preferendo tornare a concentrarsi sul suo operato "Certo che si..." mormorò in risposta, a cui seguì un sospiro di sollievo da parte del capitano della Neo-borg "il latte tu lo preferisci scremato o parzialmente scremato?"
Dopo un attimo di silenzio il blader russo si abbassò di scatto, per evitare l'impatto con uno strofinaccio lanciatogli dall'altro "Andiamo, scherzavo!" esclamò, esplodendo in una risata "ho comprato vodka e champagne. Su questi hai qualcosa da ridire?"
"No, approvo...Potremo goderceli dopo mezzanotte e mezza, quando i bambini saranno a letto..."
"Mezzanotte e mezza?" ripetè, inarcando un sopracciglio "Non ti pare un limite di tempo esagerato?"
"Parliamo di bambini che non raggiungono neanche i dodici anni, Sergej..." mormorò, una mano stretta sulla maniglia "e poi, la metà di loro si trova già nel mondo di Morfeo..."
I fatti sembravano dar ragione all'affascinante russo: sulle poltrone del salotto si erano addormentati almeno una decina di bambini, tutti con dei sospettosissimi baffi bianchi o neri sul volto, segno che le regole erano già state infrante...
Le labbra del biondo si curvarono in un lieve sorriso "Guardali...sembrano così tranquilli quando dormono, contrariamente a quando sono svegli..."
"Già..." sussurrò il rosso, chinando un poco il capo "Se penso che la loro tranquillità potrebbe terminare..."
Due pupille cariche di preoccupazione e timore si posarono su di lui. Sergej stava per aprire bocca quando qualcosa lo bloccò. O, a voler essere più specifici, qualcuno...
"Yui?"
Due simpatici codini neri legati da buffissimi lacci con la faccia da gatto colpirono immediatamente l'attenzione del blader dominatore dei ghiacci. Abbassando maggiormente lo sguardo individuò il possessore di quella mano che aveva debolmente strattonato i suoi pantaloni. E che gli rivolgeva un radioso sorriso.
"Si? Cosa c'è, Natasha?" chiese dolcemente, inginocchiandosi per poter essere quasi alla sua altezza
"Ci acconti la tolia di Babbo Natale?"
"Ancora?!" esclamò con voce esasperata "ma ve lo già raccontata cinque volte solo questa settimana!"
"Ti prego..."
Yuriy era decisissimo a rifiutare la richiesta, talmente aveva la testa stracolma di folletti verdi, renne col naso rosso e imitazioni di "Oh Oh!", per i quali erano ancora preso in giro dagli altri membri della Neo-borg...Ma quando incontrò quello sguardo da cucciolo e dalle sfumature bluastre seppe che aveva già ceduto.
"E va bene" sospirò, lasciandosi condurre da una estasiata Natasha al centro della stanza "ma che sia l'ultima volta"
E così la storia ricominciò. Circondato da una miriade di bambini che pendevano dalle sue labbra, in prima fila il piccolo diavoletto che l'aveva incastrato, e seduto proprio accanto all'illuminato albero di Natale, il giovane Ivanof iniziò a raccontare per la millesima volta la straordinaria storia del genoroso nonno col panzone rosso che ogni venticinque dicembre partiva dal Polo Nord a bordo della sua slitta trainata da velocissime renne dal naso rosso col preciso intento di portare regali a tutti i bambini del mondo. Il come e perché una persona facesse un simile gesto i bimbi del monastero non gliel'avevano mai chiesto. Per fortuna. O Yuriy avrebbe dovuto inventare l'adolescenza travagliata e colma di privazioni di Babbo Natale, a cui era seguito un periodo di droghe e continue sperimentazioni sessuali. Tutto questo avrebbe poi spinto il vecchietto a cercare un certo appagamento e una sicura espiazione attraverso la distribuzione di magnifici regali a tutti i pargoletti del mondo, che qualcuno avrebbe potuto vedere in chiave pedofila.
Storia forse non propriamente adatta per dei minorenni...
"Bambini!" urlò ad un tratto Ivan, destando anche coloro che stavano sonnecchiando sul divano "è arrivato! Babbo Natale!"
Il mondo di Morfeo si ritrovò di colpo spopolato, mentre tutti i bambini del monastero e i loro tutori si dirigevano verso l'ospite tanto atteso. Sergej, Ivan e Yuriy lasciarono avvicinare per primi i loro piccoli, mentre Boris...
"Oh oh...buon natale..."
...mentre Boris salutava con evidente voce sarcastica la miriade di bambini che si stava avventando sulla sua persona.
Gli altri membri della Neo-borg tentarono di tappare i violenti scoppi di risa che le loro bocche cercavano di fare uscire: berretto rosso, lunga barba bianca, stivaloni neri grandi due misure in più della sua, che gli procuravano così una camminata lenta da cowboy e, dulcis in fondo, un'abbondante imbottitura a far da pancione.
Assolutamente e-s-i-l-a-r-a-n-t-e. Se poi si aggiungevano le acutissime grida degli orfanelli che reclamavano i loro regali...
"Babbo Natale! Babbo Natale!"
"Il trenino! Il trenino Babbo Natale!"
"Mi ai potato il videooco, veo Babbo Natale?"
"Voglio il mio pacchetto, Babbo Natale!"
"Babbo Natale, perché il suo regalo è più grosso del mio?"
Povero Boris...Conoscendo la sua pazienza, forse era la persona meno indicata per interpretare quel ruolo. E dalle occhiate assassine che lanciava ai suoi compagni di squadra doveva pensarla allo stesso modo.
"Babbo Natale?"
"Cosa c'è?"
FLASH!
Anche se questo non vietava agli altri blader di divertirsi un po'...
"Ehm, bambini, ora che tutti avete ricevuto i regali, sareste così gentili da togliere le vostre zamp...ehm, manine dalla mia giacca, affinché vada a dare i regali ai vostri zietti?"
E affermato questo Boris in versione Babbo Natale si avvicinò barcollante verso le tre figure vicine al camino, tra le quali una gli sventolava sorridente una macchina fotografica, scambiandosi al contempo un cinque con il biondo ragazzo.
"Vi state divertendo, suppongo!" sbottò, la rabbia che gli scuoteva il corpo.
"Oh si, ci puoi giurare..." sghignazzò Sergej, beccandosi un'occhiata inceneritrice dall'altro "e aspetta di vedere la fotografia che ti ha scattato Ivan..."
"Dannati" ringhiò, togliendosi con un gesto stizzito il capello che gli penzolava davanti agli occhi "ad ogni modo l'anno prossimo il Babbo Natale lo farà uno di voi tre! Io non voglio più sentir parlare di imbottiture."
"Andiamo, non è colpa nostra se il lancio della moneta ti ha prescelto" sogghignò Yuriy, ritornando improvvisamente serio "sei stato all'agenzia prima di cambiarti?"
Boris annuì e un cupo silenzio si frappose tra loro. La voce incerta di Ivan fu la prima a tentare di riprendere il discorso
"Yu...sei..sicuro che...?"
Il rosso annuì, incatenando lo sguardo sulle fiamme che scintillavano nel caminetto "Non abbiamo scelta. Se vogliamo fermare Borkov questa è l'unica soluzione possbile..."
"Lo so..." mormorò Sergej, passandosi una mano sugli occhi "Non riesco a credere che sia tornato"
"Ma è così" decretò il ragazzo più giovane "Piotr ci ha mostrato le foto che lo riprendevano mentre parlava con uno strano tipo in un caffé qualche giorno fa. E ricordate che Piotr abitava nel monastero con noi una volta. Non ci avrebbe mai fornito un'informazione errata o priva di fondamento."
Ne erano consapevoli. Anche se, in cuor loro, avrebbero sperato nel contrario. Borkov...Il solo pensare a quel nome richiamava alla mente spiacevolissimi ricordi, troppo recenti. Ce l'avrebbero fatta ad affrontare una situazione del genere, in quelle condizioni?
Non lo sapevano. Potevano solo provarci.
"Babbo Natale! Babbo Natale! Vogliamo fare una foto in braccio a te. Tutti quanti!"
E il filone del discorso fu perso dalle risate della squadra e dal sospiro di disperazione di Boris.

Il ricordo terminò e i volti di quelle persone conosciute scomparirono, lasciando il posto all'oscurità.
Il suono di una voce estranea gli fece comprendere che si trovava ancora nella sua stanza d'ospedale. Senza alcun cambiamento. Il corpo continuava a rifiutarsi di rispondere ai suoi ordini, lasciandolo con le uniche due facoltà di cui era ancora padrone: ascoltare e pensare.
Seppure talvolta la sua mente viaggiasse in mondi a lui sconosciuti o gli facesse rivivere esperienze passate. Come lo scorso Natale.
Un clima di festa e gioia oscurato dal timore di una nuova minaccia. Di un vecchio ritorno. Il giorno in cui Piotr aveva spedito quella foto Yuriy se lo sarebbe ricordato per sempre. Si era sentito mancare, il cuore bloccato in una morsa e un vortice nero l'aveva catturato nelle sue spire. E poi il piano.
Curato nei minimi dettagli, programmato punto per punto...E clamorosamente fallito. In più, ora, ci si metteva quell'indomabile diavolo dagli occhi cremisi.
"Non temere. Penserò io a vendicarti"
Quelle parole non lo avevano affatto tranquillizzato.
Perché? Cosa voleva dire con quella frase?
"Signori e signori, credo di poter giurare di non aver mai visto un simile spettacolo in tutta la mia vita..."
La stessa voce di prima si fece udire, distraendo la sua mente. Doveva essere la televisione lasciata accesa dal signor Daitenji. Veniva ogni giorno a trovarlo, portandogli dei fiori, ne poteva avvertire il profumo che si sprigionava ogni volta che l'ex presidente della BBA varcava la soglia della sua stanza.
Davvero una persona gentile. Magari avessero avuto lui al monastero come allenatore. Le cose sarebbero andate molto diversamente...
"....il pubblico è rimasto senza parole come il sottoscritto nell'assistere al violento attacco scatenato da Brooklyn contro il ritornato membro dei Blade Revolution Kai Hiwatari. Il match sembra non lasciar più molta immaginazione su quale sarà l'esito dell'incontro"
Un momento...aveva detto...Kai Hiwatari? Ma allora...
"...ti vendicherò..."
L'idea del nipponico fu finalmente compresa anche dal blader dei ghiacci. E proprio per a tal motivo cominciò a provare una cocente rabbia
Era quello il modo con cui voleva vendicarlo? Stupido! Stupido!
Cosa credeva? Che battendo quel Brooklyn a beyblade Borkov si sarebbe arreso, che non si sarebbe più fatto vedere e sarebbe scomparso dalle loro vite?
Non capiva che era un gesto inutile e estramamente...pericoloso? Ieri, quando era venuto a trovarlo, riusciva a malapena a parlare. Come gli era venuto in mente di combattere un'altra volta, contro la stessa persona che l'aveva ridotto in quello stato?
Idiota...era soltanto un'idiota! Dimostrare il suo valore agli occhi del mondo intero, era questo l'obiettivo di Kai Hiwatari! Essere il migliore. Il solito egocentrico e presuntuoso bastardo di sempre! Oppure...
...oppure davvero lo faceva anche per lui?
"...il beyblade stadio è stato invaso da una cupa foschia, non riesco a vedere niente. Ad ogni modo, visto come si stavano svolgendo le cose, temo che anche questo match vedrà vincitore la squadra della BEGA"
Cosa? No, non poteva essere...Non Kai, non con lui in campo! Stupido DJ-man, cosa diavolo sbraitava a quel microfono? Stava parlando di Kai, di Kai Hiwatari, colui che era arrivato secondo al torneo di beyblade! Colui che era stato in grado di controllare un bey potente come Black Dranzer!
Colui che aveva sciolto il ghiaccio difensivo attorno al suo cuore e l'aveva preso possessivamente per sé.
Kai...era proprio un suo vizio cercare nuovi stratagemmi per farlo soffrire. Proprio non si curava di lui...Lo colpiva direttamente al cuore, tutte le volte. Solo...che stavolta forse non avrebbe avuto più l'occasione di rinfacciarglielo...
"Kai."
Doveva reagire, non poteva lasciarsi sconfiggere
"Kai..." "Kai..."
Dov'era andato a finire il suo orgoglio? Non era forse lui quello che avrebbe preferito morire piuttosto che farsi umiliare in quel modo da qualcuno?
"Kai..."
Era venuto in ospedale? Aveva voluto fargli quella promessa? Bene...allora doveva rispettarla!
"KAI!"
All'improvviso lo vide. O meglio, vide Dranzer, l'imponente aquila rossa che combatteva fianco a fianco con Kai. Ed era...stupenda. Un magnifico essere alato circondato da un'alone di fuoco, talmente potente da togliere il fiato.
Bruciava, ardeva e urlava a gola spiegata il suo grido di guerra, come per testimoniare la sua forza, la sua...vittoria.
La mano di Yuriy avanzò timida verso di lei, con l'intenzione di accarezzarla, nonostante comprendesse che se si fosse avvicinato ulteriormente sarebbe rimasto vittima di quelle fiamme...Non gli importava. Voleva solo...
Toccarla.
Prima che riuscisse solo a tendere una mano, l'aquila scomparve, lasciando il posto al buio tanto familiare al giovane Ivanof. Dov'era finita? Perché se ne era andata? La voce di Dj-man frattanto continuava a raccontare...
"...Sorprendente, signori e signori! Colui che era considerato la punta di diamante della BEGA è stato sconfitto dal grande Kai Hiwatari! Che match, ragazzi! Spettacolare! Con questo i Blade Revolution ottengono la loro prima vera vittoria, anche se per poter pareggiare con gli avversari il nostro neo campione del mondo, Takao, dovrà vincere il suo duello contro Garland, altro blader di spicco della..."
Che volevano che gli importasse di Takao e Garland? Kai! Dov'era finito Kai? Perché non parlavano di lui? Di come stava, di com'erano le sue condizioni...Al diavolo Takao! Avrebbe disputato l'incontro soltanto domani!
Ad un tratto fu colto da un atroce dubbio.
L'improvvisa scomparsa della fenice...che fosse...
No! Si rifiutava di crederlo. Non poteva essere...Non lui, no! Non dopo quello che gli aveva confessato...
Dovevano chiarirsi, parlare, chiedersi reciproco perdono.
Non poteva essere...non voleva...
Avvertì qualcosa scendere sulle sue guance, qualcosa di umido...Lacrime? Erano davvero sue quelle scie di acqua salata che stavano rigando la sua pelle?
Allora forse...c'era ancora una speranza. Per tutti.

Continua...

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Capitolo 12
*** L'alba di un nuovo sogno ***


"Kai..."
Un nome. L'unico nome che albergava nella sua mente. E nel suo cuore.
Il giovane Ivanof era in compagnia come sempre della sua cara e antica compagna, l'oscurità, mentre la viva luce che nei giorni precedenti lo aveva rapito prepotentemente per trascinarlo con sé l'aveva abbandonato. O forse era lui che si rifiutava d'incontrarla...
Perché ora aveva un valido motivo per svegliarsi da quello stato di sonno perenne: sincerarsi della salute di Kai Hiwatari. E urlargli con tutto il fiato che aveva in gola che era un'idiota.
Non male come dichiarazione.
"Forza, Takao..."
La voce di Daitenji lo riscosse dai suoi pensieri. Aveva avvertito un accenno di apprensione nelle parole dell'ex presidente della BBA...Come dargli torto? Quello era l'incontro decisivo. Takao contro Brooklyn.
L'altro giorno il mondo intero aveva assistito ad un nuovo trionfo del neo campione del mondo. Takao era riuscito a sconfiggere Garland, uno dei migliori blader della BEGA. Oltre ad essere anche la causa che costringeva a letto il ragazzo dai fiammanti capelli rossi...Ma in fondo Yuriy non gliene faceva una colpa, aveva solo seguito gli ordini di Borkov, come lui un tempo. Inoltre ricordava di aver visto, prima di svenire, una strana espressione sul volto del blader dalla lunga coda azzurra.
Un'espressione...preoccupata.
Quel ragazzo non sembrava proprio un sottoposto di Borkov. Nessun blader della BEGA lo appariva. Esprimevano le loro emozioni troppo apertamente, troppo liberamente. Agli ex Demolition Boys questo diritto non era stato concesso. Mai.
Fierezza. Freddezza. Forza.
Queste erano le caratteristiche base di un blader della Borg. Non doveva, non poteva mai esternare sentimenti, altrimenti gli avversari avrebbero scoperto la sua umanità. E di conseguenza la sua debolezza.
Borkov aveva creato degli esseri perfetti o imperfetti, a seconda dei punti di vista...Chi credeva in valori come il potere e il denaro, avrebbe apprezzato quei cyborg privi di emozioni; chi invece amava, si arrabbiava, rideva, scherzava, soffriva li avrebbe compatiti. Perché non riuscivano a vivere.
Erano burattini nelle mani di un mostro che manovrava i fili che l'imprigionavano, li soffocavano...
"...un potentissimo vortice ha innalzato Brooklyn in cielo e...Cosa sta facendo, Takao? Incredibile, ragazzi! Il nostro Takao ha deciso di seguire Borkov nel vortice, mettendo così a repentaglio la sua vita. Un coraggio davvero ammirevole. Speriamo che ne valga la pena..."
Takao...era stato durante il match contro di lui che il rosso aveva cominciato a vedere il mondo con i propri occhi. Ricordava le parole che aveva detto al giapponesino, quando questi gli aveva teso la mano
"Non conoscevo questo modo di giocare"
Già. Nessun Demolition Boys aveva mai pensato con la propria testa, risposto con proprie parole ad una domanda, giocato a beyblade per semplice passione. Come Takao. Quel ragazzino...All'inizio lo odiava, lo odiava da morire. O, a voler essere onesti, lo invidiava. Veniva da un mondo migliore del suo, pieno di affetto, di passione, di luce...Una luce che, infine, quel giorno, aveva riscaldato anche lui.
Padroni di un nuovo coraggio, i ragazzi avevano cacciato Borkov dalla loro casa, denunciandolo alle autorità locali, per impedire che si avvicinasse nuovamente al monastero, dove loro avrebbero continuato ad abitare. La paura non li aveva attanagliati nella sua morsa al pensiero di rivivere all'interno della stesso ambiente dove erano stati vittime delle più crudeli umiliazioni e tirannie. Vi erano troppe voci gaie e occhi puri come cristalli per avvertirne il terrore.
Ora la minaccia di Borkov era ricomparsa. E loro erano intervenuti. Per placare la loro angoscia, per vendicarsi dell'uomo che li aveva resi suoi schiavi per anni, per demotivarlo a rientrare nelle loro vite...Ma anche per salvare le anime innocenti di ragazzini dominati da una sincera passione per il beyblade.
Per non far loro rivivere le loro stesse esperienze. Per lasciarli vivere.
Per questo...proprio per questo...loro non si potevano arrendere.
Improvvisamente qualcosa d'inaspettato accadde. La sua mano...la sua mano si era mossa!
La determinazione a sconfiggere una volta per tutte quel maledetto del suo ex allenatore era stata talmente intensa da fargli riprendere per un nano secondo il controllo del suo corpo. Provò a concentrare tutte le sue forze per tentare di produrre nuovamente un movimento simile...Niente. Maledizione.
Forse lo sforzo di prima era stato troppo intenso. Se si riposava un poco, magari...
"...un'improvvisa luce è entrata all'interno del vortice nero nel quale, lo ricordiamo, sono rinchiusi Brooklyn e Takao. Mi pare sia partita ora dalle tribune quasi completamente distrutte uno strano raggio di luce..."
Logico, pensò Yuriy, ritenendo stupido il commento di DJ-man che seguitava a raccontare lo svolgimento dei fatti.
Gli amici del giapponese dovevano star assistendo all'incontro e sicuramente uno di loro doveva avergli dato una mano con la forza del suo bit-power. Perché per sconfiggere i blader di Borkov quel ragazzo necessitava di tutto l'aiuto possibile. Quanto avrebbe voluto esser lì, dare anche lui un contributo...Avvertiva un profondo senso di impotenza e...di rabbia. Perché Borkov era la causa dei SUOI problemi, dei SUOI incubi.
Aveva lottato tanto per poterlo sconfiggere. Boris, Sergej e Ivan avevano creduto ciecamente in lui, quando aveva promesso, giurato, che quel bastardo avrebbe pagato per i crimini commessi. Per questo...lui...non si poteva arrendere!
Due pupille azzurre ritornarono a rivivere, animate da un vivo fuoco, uguale a quello presente nel grido che si diffuse nella stanza
"Ci sono anch'io!"
Wolborg, il suo fedele lupo, uscì dal bey che reggeva con forza in una mano, esplodendo in tutto il suo splendore. Avvertì di colpo una pesante stanchezza attanagliargli le tempie, ma non ne fu infastidito, neppure quando atterrò violentemente sul letto. Anche lui aveva dato il suo contributo.
"Yuriy! Grazie al cielo, ti sei ripreso!" urlò il signor Daitenji, avvicinandosi a lui in fretta, un velo di preoccupazione sul volto non appena notò la difficoltà a respirare del giovane Ivanof "Yuriy, stai bene?"
Dalle sue labbra uscivano respiri affannossi; il petto saliva e scendeva ritmicamente, a intervalli veloci; la testa gli pulsava da morire, dolore causato di sicuro dall'improvviso risveglio. Nonostante questo, sorrise.
"Mai stato meglio"
L'anziano signore rimase un attimo interdetto. Forse non si aspettava di vedere un simile sorriso illuminare il volto del glaciale Yuriy Ivanof, rendendolo talmente bello da togliere il fiato...Come successe davvero al capitano della Neo-borg, quando si ritrovò tra le braccia del presidente Daitenji, che lo strinsero con forza.
Yuriy sgranò gli occhi sorpreso. Non si aspettava una simile reazione...Come le gocce d'acqua salata che s'infransero sulla sua spalla, dono di quel vecchietto che continuava ad abbracciarlo con tutta la forza che le sue povere ossa erano capaci.
Doveva essere davvero preoccupato per lui. Cavolo, la sua reputazione di cattivo era rovinata del tutto...pensò con una vena di nostalgia il rosso, mentre timide braccia circondavano la figura piangente aggrappata a lui.
Pupille azzurre ora più sveglie che mai si concentrarono ad un tratto sullo schermo della televisione alla sua sinistra, osservando con un lieve sorriso le figure allegre riprese. Eh già, c'era ancora una cosa che doveva fare...

"Yuriy, ragazzo mio, sei proprio sicuro di sentirti bene?" L'interpellato annuì, senza mai voltarsi
indietro "Sicuro..."
"Allora rallenta un po' il passo per le mie povere gambe lente. Uff, mi sembra che tu ti sia ripreso alla grande, mio caro ragazzo!"
Le labbra del rosso sogghignarono divertite, mentre diminuiva gradatamente la velocità. Non appena si era vestito, e non dopo prima di mille raccomandazioni e premure da parte del signor Daitenji sul fatto se fosse davvero il caso di muoversi in quelle condizioni, l'affascinante russo aveva fatto una visita ai suoi cari compagni di squadra, che gli sarebbero volentieri saltati addosso se non fosse stato per le loro gambe e braccia ingessate...
A causa di quegli impedimenti, il ragazzo dalle iridi acqua marina si era recato da solo nel luogo dove un tempo sorgeva il palazzo della BEGA, ora distrutto. Ma questo non impediva a due blader di continuare a gareggiare...
Li individuò subito, attorniati da una marea di persone che li incitavano e gridavano festosi. Il tutto, senza la presenza di Borkov. Era semplicemente...
Meraviglioso.
Un senso di felicità pervase il suo animo. Non riusciva a crederci...davanti a lui si stava svolgendo l'unico tipo di match di beyblade che approvava: leale e animato solo dall'amore per quello sport. L'odio, il disprezzo, il desiderio di mostrarsi il migliore erano elementi del tutto assenti. I due avversari si stavano fronteggiando con l'unico scopo di...divertirsi.
Il piano di Borkov era fallito. La BEGA era stata distrutta ancor prima di essersi sviluppata del tutto. Grazie alla passione per il beyblade che animava tutti quei ragazzi. E verso cui il russo provava un profondo senso di gratitudine.
Ad un tratto avvertì una strana sensazione. Come se qualcuno lo stesse osservando...
Si voltò, portando lo sguardo in alto e incontrando così due stupendi rubini. Beh, in verità ne vide solo uno, a causa della benda che copriva l'occhio sinistro del nipponico...Ma a parte le bende che gli incorniciavano tutto il corpo, sembrava stesse bene.
L'azzurro si perse nel rosso e il lupo dei ghiacci rincontrò l'aquila dalle ali di fuoco. Dal loro silenzioso contatto trascorsero solo pochi secondi. Ma al giovane russo sembrarono un'eternità.
Tutte le parole che avrebbe voluto dirgli, quei segreti ancora da svelare passarono in secondo piano. Per quel momento, gli bastava vederlo. E rassicurarsi di questo.
Il nipponico decise d'interrompere il contatto, riportando lo sguardo davanti al match che si stava svolgendo di fronte a loro. Ivanof rimase a fissarlo ancora per qualche altro secondo. Quasi come se temesse che se avesse distolto lo sguardo lui sarebbe scomparso. Per sempre.
Ma in fondo al suo cuore sapeva che questo non sarebbe successo. Le sue grandi iridi azzurre tornarono ad osservare l'incontro, sul volto un sorriso che non si decideva a svanire, lieve ma sincero come quello di Kai che lo aveva accolto quando aveva posato lo sguardo su di lui.
Decisioni prese durante il suo soggiorno in quel mondo così cupo ma chiarificatore presero nuovamente possesso della sua mente, come a spronarlo a metterle in pratica.
Ma vennero frenate dallo stesso blader dei ghiacci. Per quelle c'era ancora tempo...

"Allora Boris, hai preso tutto?"
"Si, Sergej, per la millesima volta, si..."
"Il tuo bey? I tuoi maglioni? Il tuo pigiama?"
"Si, Sergej...anche perché non sarebbe il massimo dormire nudo durante una notte russa..."
"Il cappellino souvenir di Ivan? I giocattoli gommosi per i bambini?"
"Santo cielo Sergej, SI! Quanto sei assillante...Non sono più un ragazzino, ho la testa saldamente attaccata al collo, io..."
"E i biglietti?"
"S..." s'interruppe, lasciando cadere le valige "Porca miseria! No! Non li ho!"
"Perché li ho io..." mormorò il biondo, continuando ad avanzare e lasciando indietro un ragazzo con una bocca lunga fino al pavimento
"Ce li hai tu?!" urlò il ragazzo dai capelli violetti colmando la distanza col compagno e beccandosi al contempo gli sguardi allucinati degli altri individui presenti nell'aereoporto "Mi hai fatto prendere un colpo! Ma perché diavolo me li hai chiesti, allora?!"
"Desideravo vedere se hai davvero la testa sulle spalle come dici. E a quanto pare no..."
Solo il timore di passare il resto della sua vita in una cella giapponese frenarono l'impulso del giovane russo di lanciarsi contro la figura del biondo sghignazzante "Ah, com'è bello vedere che il colpo di Garland non ha scombussolato troppo la tua zucca vuota, Boris" mormorò l'alto ragazzo, lanciando al contempo un'occhiata dietro di sé "Muoviti, Yuriy, o perderemo l'aereo!"
Una testa rossa si alzò di scatto, ritrovando contatto col mondo circostante "C-come? Ah, si si, arrivo"
In un paio di veloci passi raggiunse i due compagni di squadra, intenti a bisticciare amichevolmente tra loro.
Boris appariva parecchio nervoso quel giorno, per qualche ignoto motivo, mentre Sergej mostrava un umore allegro e scherzoso, probabilmente per il lieto svolgimento degli ultimi fatti. Mentre Yuriy...
Beh, lui sembrava quasi non appartenere a questo mondo. Le sue pozze turchesi avevano deciso di tornare a fissare verso il basso, ovvero la scala mobile, e la mente vagava per sentieri di cui neppure lui conosceva la direzione. Non ce l'aveva fatta. Non era riuscito a parlargli...
L'intenzione immediata dei tre membri della Neo-borg era stata quella di prenotare i biglietti per il primo volo diretto a Mosca, sollecitati via telefono da Ivan che non stava più nella pelle di rivederli. E anche di condividere con altre persone la "gioia" di accudire una miriade di bambini scalmanati...Ad ogni modo alla partenza mancavano un paio di giorni, giusto il tempo che occorreva a Yuriy di trovare una certa persona e chiarirsi con questa. Ma non ci era riuscito.
Aveva provato d'appertutto, perfino a casa sua, ma niente.
Kai sembrava scomparso nel nulla. A dire il vero non era riuscito a contattare neppure Takao, Rei e Max, quindi probabilmente erano tutti impegnati a ricostruire la nuova sede della BBA, visto che il suo palazzo era andato distrutto.
Così, il giovane Ivanof si era ritrovato la testa ingombra di parole non dette. E il cuore svuotato.
"Yu?"
La voce di Boris lo riscosse, costringendolo a guardare il suo interlocutore
"Eh?" mormorò, scendendo dalla scala mobile e ritrovandosi due paia d'occhi che lo fissavano intensamente e due sorrisi tristi che sembravano volerlo consolare.
"Che c'è?" domandò, inarcando un sopracciglio, un po' infastidito di tutta quella attenzione.
"Stai bene, Yuriy?" gli chiese il giovane delle ametiste iridi, passandogli un braccio attorno alle spalle "Certo che sto bene. Perché non dovrei?"
Sergej tossichiò con fare innocente, svoltando al contempo l'angolo del corridoio "Forse perché non sei riuscito a parlare con un certo..."
"RAGAZZI! Siamo qui!"
La conversazione dei tre russi si interruppe di colpo.
Davanti a loro stavano tutti i componenti dei Blade Revolution, dei White Tigers, degli All Stars, insomma di tutte le squadre di beyblade che avevano partecipato al campionato assieme al presidente Daitenji, a un vecchietto coi baffi e all'ex allenatore della BEGA, il fratello di Takao. Fu proprio quest ultimo il primo che si avvicinò a loro, un sorriso allegro stampato sul volto "Che ci fate voi qui?" mormorò Sergej, la voce che tradiva la sorpresa che aveva colto lui e i suoi compagni "Che domande, siamo venuti a salutarvi!" esclamò il neo-campione, mentre gli altri si radunavano attorno a loro "abbiamo saputo che stavate per tornare a casa, così abbiamo deciso di venire a dirvi arrivederci..."
"E a raccomandarvi di ritornare presto" terminò Rei, alla cui vista il corpo di Boris ebbe un balzo.
Yuriy non riusciva ancora a credere ai suoi occhi "Io...non so cosa dire..."
"Di' solo che ritornerai" esclamò il piccolo Daichi, in piedi davanti a lui "così potrò di nuovo schiacciarti a beyblade!"
...ah, quanto gli sarebbe mancato quel piccolo presuntuoso...
"Fossi in te non ne sarei troppo sicuro. Yuriy sa essere un avversario parecchio temibile..."
Tutti si voltarono in direzione di quella voce, che scoprirono appartenere a Garland.
"Ma come, Garland" protestò Max, mentre il ragazzo in questione si faceva sempre più vicino "parli proprio tu che l'hai sconfitto?"
"Appunto perché ho disputato un incontro con lui lo dico: non è stato affatto facile batterti, Yuriy" confessò, incatenando lo sguardo in quelle stupende pozze azzurre "Anche se ammetto che è stato uno dei match più spettacolari che abbia mai disputato...Quindi spero mi concederai in futuro l'opportunità di ripetere la piacevolissima esperienza di duellare con un fenomenale avversario come te."
"Oh..." mormorò il russo, cominciando a credere con maggior convinzione che l'altro ci stesso provando con lui "certo"
Strinse la mano che gli veniva offerta, faticando però a riaverla indietro. Dove aveva già visto quella scena?
"Inoltre mi voglio scusare per il mio comportamento con voi" continuò il ragazzo dalla lunga coda azzurra, inchinandosi profondamente "a causa mia siete stati ricoverati in ospedale. Sono davvero desolato..."
"Fai bene ad esserlo!" sbottò Boris, inasprendo lo sguardo "a causa tua ho dovuto subire sette iniezioni al giorno e tutte nel punto dove non batté il sole! Se vuoi davvero essere perdonato, va in quell'ospedale e subisci la mia stessa tortura!"
Uno scoppio di risa risuonò per il corridoio, mentre gli occhi di Garland si riempivano di stupore, prima di scoppiare a ridere assieme agli altri. Una risata, in particolare, risuonava più strana delle altre...
"Sei incredibile..." mormorò Rei, poggiando una mano sulla spalla di Boris "Quasi quasi mi dispiace che tu parta..."
Le guance del giovane dai capelli violetti si tinsero di rosso, mentre le sue labbra mormorarono una risposta che Ivanof e Sergej non si sarebbero mai aspettati d'udire
"B-beh...anche a me...dispiacerà...d-di non vederti per un po'..."
Stavolta fu il turno del cinesino di arrossire, sotto un sottofondo di sghignazzi e aperte risa. Anche Yuriy sorrise, felice per il suo amico e allo stesso tempo geloso. Almeno lui era riuscito ad ottenere qualcosa, mentre lui...Mentre lui stava per sentirsi mancare nel scorgere due pozze di lava scure concentrate su di lui.
"Kai..." disse, solo nella sua mente. Era venuto anche lui...Era davvero lì per...salutarlo?
Come se avesse sentito il richiamo della sua mente, il giovane Hiwatari si avvicinò, lasciando di stucco le altre persone presenti, in special modo i suoi amici più intimi, che mai si sarebbe aspettati che il loro solitario amico si sarebbe staccato dal muro dove era rimasto appoggiato fino a poco tempo prima per salutare i suoi ex compagni di squadra.
Il cuore di Yuriy batteva così forte che temeva gli sarebbe esploso il petto o che qualcuno l'avrebbe sentito. Ma niente di tutto quello successe.
Accadde solo che Kai ridusse la distanza che lo separava dai tre ragazzi russi e si posizionò davanti a loro, proprio di fronte ad un tremante Ivanof. Questi si chiese il motivo della misteriosa occhiata che il ragazzo dalle gote tatuate rivolse a Garland prima di fermarsi. Sembrava avesse voluto trapassarlo con lo sguardo...
Infine accadde di nuovo. Il rosso incontrò l'azzurro e Yuriy si ritrovò di nuovo perso in quel caldo e magnetico sguardo...Per un paio di secondi nessuno di loro due spiaccicò una parola o fece il benché minimo gesto. Stetterò così. A fissarsi...
Ma la quiete fu interrotta da numerose esclamazioni di sorpresa quando Hiwatari afferrò le spalle del capitano della Neo-borg e lo avvicinò a sé, unendo le proprie labbra con quelle di lui. Dapprima si trattò di un semplice casto bacio sulle labbra, poi la lingua di Kai chiese prepotentemente l'accesso a quei sottili petali rosa di cui credeva esserne il proprietario, creando maggior confusione negli animi delle persone che li stavano guardando ad occhi sgranati. Quanto a Yuriy...beh, lui era troppo piacevolmente impegnato ad assecondare i desideri del giovane Hiwatari, le cui mani erano strette attorno ai suoi capelli e alla sua vita, per averlo maggiormente vicino.
Infine si staccarono. Il russo socchiuse le stupende iridi celesti che aveva precedentemente sigillato, rimanendo incantato dallo sguardo focoso e brillante che gli stava lanciando il blader possessore dell'aquila rossa. Ma non ebbe il tempo di dire alcunché che una voce lo riportò alla realtà
"Ehm, Yuriy..." mormorò Boris, la voce incerta "dobbiamo andare adesso..."
A quell'avvertimento il contatto con il nipponico svanì. Questi si girò, allontanandosi a grandi passi senza mai voltarsi indietro, lasciando un Ivanof completamente immobile e confuso, troppo inebetito per chiedere spiegazioni circa quel gesto.

"Oh, finalmente si torna a casa!" esclamò allegramente Boris, allacciando la cintura del suo sedile.
"Già, ci vuole proprio un po' di pace dopo tutte queste sorprese..."
Due paia d'occhi si concentrarono sulla figura vicino al finestrino, che si limitò a rivolgere loro uno sguardo stizzito
"Beh?! Che avete da guardare?"
"Niente, niente..." esclamò Boris, alzando in alto le mani a mo' di difesa "solo che non ci aspettavamo che tu e Kai foste così focosi. E' stata una benedizione aver sempre avuto la camera da letto lontana dalla vostra"
Un violento rossore inondò il volto di Ivanof "C-come? Voi...voi sapevate...?"
"Di te e Kai, si si" finì il biondo russo, mentre Yuriy sprofondava sempre più nel suo sedile "Sai, era difficile non notarlo, in particolar modo per i tuoi sospiri ansiosi quando lui scompariva chissà dove e le occhiate rabbiose e colme di gelosia di Kai su qualsiasi persona, inclusi noi due, ti rivolgesse la parola. Ad ogni modo, siamo felici di constatare che le cose tra voi vadano a gonfie vele. Sai, ci era sembrato che nei giorni scorsi tu e Kai aveste avuto qualche problema..."
"Se è per questo di alcuni non ne abbiamo anco..."
Uno strano pezzo di carta nelle tasche dei suoi pantaloni gli impedì di finire la frase. Da dove diavolo arrivava quel bigliettino? Aprendolo, notò che vi era scritto un numero di telefono...

-3234089256. Chiamami quando vuoi.
Ti amo. Kai-

"Yu? Va tutto bene?" domandò Sergej, preoccupato del prolungato silenzio dell'amico.
Questi ripiegò il pezzetto di carta, ponendolo con cura nelle proprie tasche. Infine annuì "Si..." mormorò, poggiando la testa sul sedile, un sorriso che gli incorniava il volto "ora si."


Fine

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