20 Reasons for a boy to love a girl

di Daphne_Descends
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Reason 1 ***
Capitolo 2: *** Reason 2 ***
Capitolo 3: *** Reason 3 ***
Capitolo 4: *** Reason 4 ***
Capitolo 5: *** Reason 5 ***
Capitolo 6: *** Reason 6 ***
Capitolo 7: *** Reason 7 ***
Capitolo 8: *** Reason 8 ***
Capitolo 9: *** Reason 9 ***
Capitolo 10: *** Reason 10 ***
Capitolo 11: *** Reason 11 ***
Capitolo 12: *** Reason 12 ***
Capitolo 13: *** Reason 13 ***
Capitolo 14: *** Reason 14 ***
Capitolo 15: *** Reason 15 ***
Capitolo 16: *** Reason 16 ***
Capitolo 17: *** Reason 17 ***
Capitolo 18: *** Reason 18 ***
Capitolo 19: *** Reason 19 ***
Capitolo 20: *** Reason 20 ***



Capitolo 1
*** Reason 1 ***


Partiamo dal presupposto che non sono morta. Lo so che saranno mesi che non aggiorno “Un salto nel futuro”, ma preferisco non fare le cose di corsa e rifilarvi un bel capitolo, cosa che probabilmente accadrà verso la metà di luglio, una volta finiti (finalmente gli esami). Però ci tenevo a pubblicare qualcosa di  completo, ecco il perché di questa raccolta. E’ articolata in venti one-shot con protagoniste le quattro nuove coppie di “Un salto nel futuro”, nella loro particolare epoca.
Probabilmente compariranno personaggi o avvenimenti che non capirete, ma leggetelo nel complesso e se vi rimangono dei dubbi potete sempre chiedermi.
 
L’ispirazione è venuta tramite un’email. Era una catena d’amore e questa parte mi ha colpito un sacco, tanto da voler scrivere qualcosa. Probabilmente sarà arrivata anche a voi, chi lo sa!
 
Prima shot: James e Samantha.

 

 

 

Loro profumeranno sempre, anche se è solo shampoo.

 

 

 

 

La biblioteca era sempre stata silenziosa, da che James potesse ricordare.
Era anche vero che la sua frequentazione di quel luogo nei sette anni di scuola passati era stata poco assidua.
Non riusciva a comprendere come si potesse rimanere chiusi lì dentro per un intero pomeriggio. Se non fosse stato costretto dagli esami imminenti sarebbe stato sicuramente fuori in giardino a godersi i primi raggi di sole estivo.
Invece era rinchiuso lì, tra quelle quattro mura, sommerso dai libri.
 
Sospirò, tornando a rileggere, per quella che doveva essere la sesta volta, la prima riga del capitolo ventisei di “Pozioni Avanzate, volume settimo”.
Non capiva uno schiopodo di quel dannato libro. Perché diceva di non sbriciolare la radice di verbena se tra gli ingredienti c’era scritto radice di verbena in polvere?!
Si passò una mano tra i capelli, esasperato.

Gli sarebbe decisamente servito un aiuto.
 

«Ciao James, che sorpresa trovarti qui».
Alzò lo sguardo per trovarsi davanti una ragazza bionda che, chissà come, riusciva a resistere al caldo di inizio giugno con la divisa di Serpeverde perfettamente allacciata.
«Ehi Sam».

L’aiuto che gli serviva era giunto con un tempismo perfetto.
La osservò prendere posto davanti a lui e tirare fuori il libro di Trasfigurazione. Senza rivolgergli parola iniziò a studiare.
James si riconcentrò su quella dannata riga, anche se il suo sguardo ogni tanto saettava sulla ragazza seduta di fronte a lui.
Sam continuava imperterrita a leggere, pur avvertendo i suoi occhi verdi soffermarsi su di lei.
«Cosa c’è James?» chiese alla fine, incatenandolo con lo sguardo.
Lui, beccato in pieno, si decise a confessare.
«Ecco, non vorrei disturbarti, ma…ho bisogno di aiuto!» piagnucolò con un’espressione da cucciolo sperduto.
Presa alla sprovvista, Samantha sbatté le palpebre «Aiuto? Che aiuto?»
«E’ da più di mezz’ora che leggo questa riga, ma non ci ho capito niente!»
La ragazza sospirò, scuotendo il capo «Se tu stessi attento mentre Piton spiega…»
«Per favore!»
«Fa’ vedere» si arrese lei, sporgendosi sul tavolo.
James le passò velocemente il libro, ringraziandola felice e si sporse per indicarle la frase.
«Ma è semplicissimo!» esclamò lei e, prendendo la sua espressione ebete come quella di uno che non aveva capito, con una smorfia iniziò a spiegargli.
 
Ma a James non interessava. Non gli interessava neppure quella dannata riga che l’aveva fatto penare a lungo.
L’unica cosa che gli importasse, in quel momento, era stare così per più tempo possibile, con il naso a pochi centimetri dai suoi capelli biondi e il profumo del suo shampoo che aleggiava nell’aria e gli penetrava nelle narici.

 

 

 
 
 

La prossima non so quando arriverà, se vi piace la raccolta magari la posterò presto.

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Capitolo 2
*** Reason 2 ***


Nuovo capitolo! Oggi ho avuto gli orali e finalmente posso dire di essere libera! In qualche modo dovevo pur festeggiare! ^.^

 

Reason 2: Steve e Karen

 

 

 

 

Il modo in cui le loro teste trovano sempre lo spazio giusto sulle nostre spalle.

 

 

 

 
 

Ormai si era abituato a quella presenza silenziosa e confortante.
Faceva parte delle sue certezze. Sapeva che ovunque andasse, se avesse voluto, avrebbe potuto averla a fianco. Bastava che glielo chiedesse.
 
Si era abituato a cercare posti in cui ci potessero stare in due. Si era abituato a rimanere all’ombra nelle ore più calde del pomeriggio e a sdraiarsi sulla riva del lago al tramonto. Si era abituato a essere accompagnato da una voce allegra e squillante, invece che dal solito silenzio. Si era abituato a sentire un penetrante profumo di orchidea avvolgerlo dolcemente. Si era abituato a scorgere all’improvviso una macchia corvina tra l’erba accanto a lui e vedere due occhi più azzurri del cielo scrutarlo brillanti.
E poi c’era la sua risata che si spandeva nell’aria.
 
Ormai non si stupiva più di quei momenti, li aspettava con ansia e quando arrivavano si sentiva soddisfatto, felice, completo.
 
Si aspettavano, senza ammetterlo, al solito posto, e poi stavano semplicemente insieme.
Lei parlava e parlava, intervallando ai suoi discorsi risate e sospiri.
Lui la ascoltava in silenzio, con un sorriso sulle labbra.
Poi lei lo obbligava a sdraiarsi e guardare il cielo.
E lui non poteva fare a meno di accontentarla.
E mentre si beavano, ad occhi chiusi, dei raggi del sole, chissà come si ritrovava la sua testa corvina incastrata perfettamente sulla sua spalla.
Con quella cascata di capelli mori che gli solleticava la pelle. E una piccola mano affusolata posata delicatamente sul petto.
 
E non si stupiva più di sentire il suo respiro così vicino.
 
 
No, non si stupiva più di sentirsi inspiegabilmente felice, sentendo i loro cuori battere all’unisono.
 
 
 
 

Bene! Ringrazio tutti coloro che hanno letto lo scorso capitolo e in modo particolare Lady85 che l’ha messa nei preferiti!
Spero che vi sia piaciuto anche questo!
Al prossimo!
 

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Capitolo 3
*** Reason 3 ***


Visto come sono veloce? XD Stavolta non mi gingillo in chiacchiere e vi lascio subito alla lettura.

 
Numero tre: Sirius e Kimberly.

 

 

 

Come sono carine quando dormono.

 

 

 
Solitamente le regole sono fatte per essere rispettate, pena una punizione o, se va bene, qualche punto in meno.
Una che, infranta, può portare ad entrambe le pene è quella del coprifuoco.
Dopo le dieci tutti gli studenti devono essere nelle loro sale comuni.
E’ una regola che esiste da anni addietro e che, ovviamente, molto spesso qualcuno infrange.
Ma gli studenti che vagano di notte per i corridoi sanno bene come fare per non farsi scoprire, e ci riescono sempre.

 
«Azalea».
«Lo sai che ore sono, Sirius?»
Il ragazzo roteò gli occhi «Lo so che ore sono, grazie. Adesso mi fai entrare?»
«Modera i termini, ragazzino. Io sono qua da molto più tempo di te, tuo padre e tuo nonno messi insieme!» con una smorfia il ritratto si spostò, facendo intravedere l’ingresso alla Sala Comune di Grifondoro. Sirius entrò, borbottando contrariato.
Lanciò un’occhiata al pendolo, mentre si dirigeva verso i dormitori maschili. Era mezzanotte e un quarto.
Mentre si voltava verso le scale, i suoi occhi si posarono su un divanetto vicino al camino, in cui la brace si stava spegnendo. Si avvicinò in silenzio e, riconosciuta la persona che stava dormendo raggomitolata su un fianco, sospirò.

 
La luce del fuoco morente le illuminava i lunghi capelli ricci, rendendoli ancora più rossi. Sul viso aveva dipinta un’espressione tranquilla che aveva visto raramente rivolta a lui. Una mano era posata accanto alla testa, l’altra sul bordo del divano. Per terra c’era un libro aperto, che sembrava esserle caduto.
Senza accorgersene Sirius allungò la mano e le scostò alcune ciocche di capelli dal viso.
La sua pelle era fredda, e se la guardava con attenzione la poteva vedere tremare leggermente.
Era sempre la solita.
Sorrise, scuotendo il capo, e raccolse la coperta di lana color panna, caduta per terra vicino al libro.
Con delicatezza, per non svegliarla, la coprì.
Poi raccolse il libro, mise il segno tra le pagine, lo chiuse e lo appoggiò sul tavolino lì vicino.
Stava per andarsene quando sentì un mormorio.
«Sirius…» si voltò di nuovo verso di lei, che stava ancora dormendo «…sei in punizione».
Lui rise, silenzioso, e, dopo averla guardata per l’ultima volta, si diresse finalmente verso il suo dormitorio.

 
Non rifletté molto su quello che era successo. Era normale per lui comportarsi da fratello maggiore con Kimberly.

 
L’unica cosa che però gli rimase in mente fu il suo volto addormentato, con la luce del camino che si rifletteva sui suoi capelli ramati.

 
E sorrise, pensando che, no, quell’immagine non l’avrebbe mai dimenticata.

 

 

 

 

 
Bene! Voglio ringraziare tutti quelli che hanno letto, dinamir che ha gentilmente commentato (sono felice che ti abbia divertita quella frase! E che la raccolta ti interessi! ^.^), AmyCullen, AundreaMalfoy e virgi_lycanthrope per averla aggiunta tra i preferiti.Al prossimo capitolo!

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Capitolo 4
*** Reason 4 ***


La facilità con la quale si adattano tra le nostre braccia.

 

 

 

 
 

Il cielo era limpido. Il sole brillava, illuminando con i suoi raggi dorati l’intero parco. Gruppi di studenti si rilassavano sul prato.
Era tutto perfetto.

 
Jasper sbadigliò, appoggiandosi più comodamente al tronco dell’albero sotto cui era seduto.
Come molti altri aveva deciso di approfittare di quella strana calma di metà maggio per rilassarsi.
Chiuse gli occhi, godendosi il lieve venticello che muoveva leggermente le fronde degli alberi.

 
«Jasper!»
Si risvegliò, sentendo una voce melodiosa chiamarlo da lontano: Lily stava correndo verso di lui agitando una pergamena nella mano destra.
Quando lo raggiunse gli si accovacciò davanti e sorrise eccitata, porgendogli il foglio.
«Leggi!»
Lui obbedì, scettico, con gli occhi blu della ragazza piantati addosso.
Finito di leggere le ridiede l’annuncio.
«Allora?» chiese lei impaziente.
«Allora cosa?» le domandò, poggiando i gomiti sulle ginocchia.
«Secondo te è vero?»
«E’ firmato dalla McGrannitt e controfirmato da Silente. Secondo te?»
Lily sorrise, intrufolandosi tra le sue gambe e appoggiando la schiena al suo petto, poi riaprì la pergamena e la rilesse con gli occhi che brillavano emozionati.
Jasper appoggiò la testa al tronco dell’albero e richiuse gli occhi, respirando a pieni polmoni il profumo di giglio che emanava la ragazza seduta davanti a lui.
La sentì mettere via il foglio e voltarsi per appoggiare il capo sulla sua spalla.
«Allora?» iniziò a bassa voce «Mi ci porti?»
Il ragazzo sospirò e immerse il naso tra i suoi lunghi capelli corvini «Non lo so, Lily» biascicò.
«Dai Jasper!» si imbronciò lei «Mi avevi promesso che finché non mi fossi trovata un ragazzo mi avresti accompagnata tu a queste cose!»
Il biondo riaprì gli occhi a disagio «Sì, ma…» Non poteva di certo dirle che l’aveva fatto perché almeno nessun altro ragazzo ci avrebbe provato.
«Per favore!» sussurrò lei, accoccolandosi di più addosso.
Doveva aver scoperto che se faceva così non sarebbe stato capace di dirle di no.
«Va bene» si arrese infatti, richiudendo gli occhi.
«Grazie» gli sussurrò lei in risposta, nascondendo il volto, dipinto da un sorriso felice, nel suo petto.

 
Rimasero in silenzio, a godere di quel clima primaverile, senza preoccupazioni ad affollare le loro menti.

 
Il cielo era limpido. Il sole brillava, illuminando con i suoi raggi dorati l’intero parco. Gruppi di studenti si rilassavano sul prato.
Lily era seduta tra le sue braccia, felice che lui la portasse al ballo di fine anno, al posto di un qualunque altro ragazzo.

 
Era tutto
incredibilmente perfetto.

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Capitolo 5
*** Reason 5 ***


Un avvertimento: qui compaiono due personaggi pressoché sconosciuti, se volete saperne di più vi consiglio di andare a vedere il capitolo sette di “Un salto nel futuro”.

 

 

 

Come sono carine quando mangiano.

 

 

 

 
«E invece ti dico di sì!»
«Ma mettiti gli occhiali!»
«Sei tu quello che dovrebbe metterseli, vero James?»

 
Il ragazzo chiamato in causa si voltò verso i due gemelli con una smorfia di disappunto sul volto assonnato.
«Perché dovete discutere di mattina presto? Continuate a pranzo!»
Quello più sveglio lo ignorò e senza chiedere il suo parere lo rese partecipe della questione.

 
«Secondo Mike non c’è una ragazza carina nel raggio di cinquanta metri e invece guarda quante ce ne sono!»
«Non hanno niente di carino, Jeremy! Si saranno svegliate un’ora fa e pasticciate la faccia di trucco! E dimmi, cosa mangiano?»
«Cosa c’entra questo col trucco?!»
«C’entra, perché non fanno colazione per non toglierselo! Perché hanno paura di farsi vedere senza, di far vedere la loro faccia addormentata!»
«Non è vero! Se non fanno colazione è perché vogliono tenersi in forma!»
«Perché hanno paura di ingrassare!»
«Pensano a noi! Vogliono piacerci, diglielo anche tu James!»

 
Ma il Grifondoro non stava prestando attenzione, con lo sguardo perso verso un angolo della Sala Grande.
Jeremy gli sventolò una mano davanti agli occhi «Ehi Jim, a cosa pensi?»
«Oh, ehm…io…alla vostra domanda, no?»
I due lo guardarono con la stessa espressione scettica.
James si sentì in imbarazzo sotto il loro sguardo penetrante e cercò una via di fuga «Sì, insomma, se una ragazza vuole piacere deve avere più sicurezza in se stessa, in com’è realmente…così secondo me piace di più».
«E’ quello che dicevo io, visto?!» esclamò Mike, guardando soddisfatto il fratello, che però sembrava assorto tra i suoi pensieri.

                  
Jeremy alzò la testa e gli lanciò un’occhiata eloquente, poi si voltò verso James, che aveva ripreso a fissare lo stesso punto di prima, e ghignò.

 
«Quindi, James» iniziò divertito «secondo te una ragazza senza trucco che mangia può risultare, come dire, attraente?»

 
Il moro, ormai perso nella sua contemplazione, rispose senza pensare «Senza alcun dubbio» mormorò sospirando «Tremendamente, pericolosamente ed inevitabilmente sexy»
Mike, capite al volo le intenzioni del gemello, non esitò ad infierire «E cosa dovrebbe fare, esattamente, per essere…sexy?»

 
«Mangiare pane tostato e marmellata di fragole mentre fa sciogliere lo zucchero nel the» rispose senza indugi, con un’espressione ebete dipinta in volto.
I due, trattenendo le risate, finalmente si voltarono, seguendo lo sguardo dell’amico.

 

 


Dall’altra parte della Sala, seduta al tavolo dei Serpeverde, un’assonnata Samantha Malfoy posò il cucchiaino accanto alla tazza di the e diede un altro morso alla fetta di pane tostato guarnita di marmellata di fragole.

 

 

 

 

 

 
E da qui si ricomincia il giro! L’ordine sarà sempre questo, più o meno.
Per caso qualcuno di voi sa spiegarmi bene come inserire le immagini? Perché io non l’ho capito e non ci riesco proprio. Grazie!

 
fanny91: Sono contenta che ti piaccia la raccolta! I motivi sono davvero carini, me ne sono innamorata appena letti!

Grazie anche a chi l’ha aggiunta tra le preferite e le seguite e chi l’ha solo letta!

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Capitolo 6
*** Reason 6 ***


Il modo in cui ci mettono ore a vestirsi, ma alla fine ne fanno valere la pena.

 

 

 
 
Controllò, per quella che doveva essere la sesta volta, l’orologio.
Le lancette segnavano le dieci e quarantadue. Aveva appuntamento con Karen davanti al portone di quercia, per andare ad Hogsmeade, alle dieci in punto.


Aveva visto James trascinare felice verso i cancelli una Samantha leggermente irritata. Jeremy e Mike l’avevano salutato mentre Mark li rincorreva rosso come un peperone. Erano passate Kim, Lily e Diana. Sirius e Aaron. Persino i professori. Ma di Karen neanche l’ombra.

 
Dove cavolo era finita?

 
Era il loro primo appuntamento e lei era scomparsa.

 
Si ricordava ancora la fatica che aveva fatto per invitarla.
Aveva dovuto esercitare un notevole autocontrollo per non scappare via senza aver detto niente e fare, quindi, la figura dell’idiota.
Si era addirittura esercitato davanti allo specchio, con James e gli altri che ridevano senza ritegno, almeno finché non aveva ragionato ad alta voce sulle loro pene amorose, ottenendo così il tanto agognato silenzio.
Si era anche subito l’espressione divertita di Samantha quando le aveva chiesto un aiuto.
Aveva sopportato tutto questo perché ci teneva davvero ad uscire con lei.
E alla fine lei aveva accettato.
Sembrava anche felice.

 
Però avrebbe dovuto avvertirlo se aveva cambiato idea.

 
«Steve» sentì una voce squillante chiamarlo e, con un sospiro, si girò.
«Scusa per il ritardo, ci ho messo più del dovuto a vestirmi. Volevo fare bella figura ed essere carina» gli sorrise come se nulla fosse, come se non gli avesse appena rivelato del tempo che aveva impiegato a prepararsi per uscire con lui.
Arrossì leggermente, mentre Karen con un cenno lo invitava a seguirla verso la cittadina.

Era davvero bella.
Unica nella sua semplicità. Sincera come una bambina.
Lei diceva sempre quello che pensava. Diceva sempre la verità.

 
E adesso la osservava e capiva.
Poteva quasi intravedere la cura con la quale si era preparata, con la quale aveva scelto cosa indossare.
Riusciva a vederla perfettamente.

 
E allora, forse, aspettare come un idiota per quarantadue minuti ne era valsa veramente la pena.

 

 

 
 Grazie a tutti quelli che continuano a seguire questa raccolta! Alla prossima!

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Capitolo 7
*** Reason 7 ***


A Livia.
Anche se probabilmente
non lo saprà mai.

 
I motivi li conosci.
Ti dedico questa coppia,
perché, anche se Sirius è solo tuo,
loro due sono perfetti insieme.
E lo sai anche tu.
 

 

 

 

Perché sono sempre calde, anche se fuori ci sono meno trenta gradi.

 

 

 

 

 
Aveva nevicato per tre giorni. Tre, ininterrotti, giorni.
Le lezioni di Erbologia e di Cura delle Creature Magiche erano state sospese per “inagibilità aule”, così gli studenti dal terzo anno in su si erano trovati con diverse ore di buco.

 
«Dai Sirius, prova a prendermi!»
«Oh, ma sta’ zitto Aaron! Così sei un bersaglio troppo facile!» Sirius lanciò una palla di neve contro l’amico, centrandolo in pieno volto e scoppiando a ridere, divertito.
«Siamo sei a uno, lo sai vero?» ghignò il moro.
Aaron lo squadrò gelido, togliendosi la neve dal viso, poi si guardò attorno e all’improvviso i suoi occhi azzurri brillarono furbi. Si voltò di nuovo verso l’altro e, ghignando, gli disse «Visto che sono in svantaggio perché non mi dai una mano?»
«In che senso?»
«Un’unica possibilità» gli indicò un gruppetto di ragazze poco più in là «Se ne becchi una vinci tu, se non ne becchi vinco io, ma decido io quale sarà il tuo bersaglio».
Sirius ci pensò su, interessato «Ok» decise «Chi devo beccare?»
Aaron sorrise malefico. Era proprio quello che stava aspettando.

 
«Kimberly».

 
Sirius ghignò in risposta. Se credeva di fregarlo in quel modo si sbagliava di grosso.
Si accovacciò e preparò una grossa e compatta palla di neve, sentendo il freddo penetrare nella pelle e le mani, sprovviste di guanti, diventare di ghiaccio. Era sempre così d’inverno.
Lentamente, si avvicinò al gruppetto e prese la mira su una ragazza dai lunghi e ricci capelli rossi, nascosti in parte da un cappello di lana.
La prese in pieno, riempiendole la faccia di neve gelida.
«Ho vinto io, Aaron!» urlò per farsi sentire dal biondino, che si godeva la scena poco lontano.
«Sirius Potter!» Kimberly gli comparì alle spalle, pronta ad ucciderlo e togliere di mezzo quello scherzo della natura. O meglio, quello scherzo che la natura le aveva fatto.
Ma il ragazzo, veloce come un lampo, scappò via, inseguito dal Prefetto di Grifondoro.
«Fermati subito!»
«Neanche morto!»
Sarebbe riuscito a farla franca facilmente, se avesse prestato attenzione a dove metteva i piedi. Infatti cascò per terra come una pera cotta, facendosi raggiungere da Kim.

 
«Allora?!» esclamò trionfante. In risposta ricevette uno starnuto. Alzò gli occhi al cielo e si accovacciò di fianco al ragazzo, che nel frattempo si era messo a sedere.
«I tuoi guanti?» gli domandò.
«Al dormitorio».
Lei scosse la testa e lo fissò con aria di rimprovero «Dammi le mani».
Anziché borbottare contrariato, come al solito, Sirius si limitò ad obbedire con un altro starnuto.
«Certo che non cambi mai» lo rimproverò la rossa. Lui si limitò a chiudere gli occhi e bearsi di quel calore che lo stava poco a poco invadendo.

 
Era sempre stato così, fin da piccoli. Lui si raffreddava subito nella neve e lei gli scaldava le mani con le sue che invece erano sempre calde. Proprio come lei.

 
«Neanche tu» sussurrò in risposta, con un lieve sorriso sulle labbra.

 

 

 

 
Piccola informazione di servizio. Ho aperto un forum, il link è nella mia pagina autore, sulle mie storie e le ff in generale. Ci sono anche le immagini che avevo fatto per questa raccolta
Dateci un’occhiata! ^.^

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Capitolo 8
*** Reason 8 ***


Il modo in cui ti baciano e all’improvviso tutto va bene nel mondo.



 
Si dice che quando una giornata inizia male, tutto andrà storto.
 
E’ solo una stupida superstizione a cui, ovviamente, credono tutti. E questo porta anche i meno fatalisti a cascarci. A loro, però, non basta sapere che esiste una convinzione simile, loro vogliono i fatti.

 
Non era facile trovare, ad Hogwarts, qualcuno di quest’ultimo gruppo.
Jasper Daniel Malfoy era uno di quei pochi.
Lui non credeva a quelle scemenze.
Era solo un caso se, fino a quel momento, aveva trascorso la giornata più brutta della sua vita.
Si era solo lasciato condizionare dall’oroscopo che gli aveva letto Miriam a colazione.

 
“La vostra giornata non sarà delle migliori. Un po’ di Felix Felicis non sarebbe male. Ma non preoccupatevi, dopo il brutto tempo torna sempre il sereno.”

 
A quel punto avrebbe preferito che fosse del tutto vero. Perché fino a quel momento si era avverata solo la prima parte della previsione.
Era tutta colpa di quella fanatica della Divinazione. Se non gli fosse corsa incontro, urlando di pericoli inimmaginabili, non l’avrebbe neanche ascoltata.


Cosa gli interessava se aveva la luna in Venere e il sole in Mercurio?

 
Sospirò, togliendosi il fazzoletto sporco dal taglio che aveva sulla tempia destra.
Era soltanto andato a sbattere contro uno spigolo. Non era colpa del suo oroscopo se Vitious aveva spalancato la porta dell’Aula Professori senza curarsi di chi potesse esserci dietro.
Decise di andare in Infermeria, visto che la ferita non accennava a smettere di sanguinare.

 
Fuori dai bagni maschili, però, si ritrovò davanti Lily.
«Come stai, Jasper? Ho visto che ti sei fatto male, prima in corridoio».

Non era colpa dell’oroscopo.
«Non è niente di grave» mormorò, avviandosi da Madama Chips con la ragazza accanto.
«Ti fa male?» chiese preoccupata.
«Non più di tanto».
Proseguirono in silenzio, attraversando corridoi e scendendo scalinate. Quando ormai erano quasi giunti nei pressi dell’Infermeria, Lily si bloccò.
«In realtà non ti ho aspettato per questo».
«E per cosa, allora?»
Lei puntò gli occhi blu dritti nei suoi e gli si avvicinò, pericolosamente «Mi piaci, Jasper. Più di un amico» gli sussurrò ad un soffio dalle sue labbra.
E quando, finalmente, eliminò i pochi centimetri rimasti, il ragazzo capì una cosa.
 

Mai prendersi gioco degli oroscopi.

 
Si separarono e Lily sorrise «Il mio oroscopo aveva ragione, oggi».
Jasper ricambiò il sorriso, felice «Quanto adoro gli oroscopi» mormorò, tornando a baciarla, ormai incurante del taglio che continuava a bruciargli.

 

 

 

 
Ringrazio tanto chi continua a leggere e Ino chan per aver commentato: sono contenta che ti piaccia e spero continuerai a seguirla. Probabilmente è per via dei personaggi se non è molto seguita, ma non importa! A me bastano anche poche persone!
Al prossimo capitolo!

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Capitolo 9
*** Reason 9 ***


Il modo in cui stanno bene con qualsiasi cosa addosso.

 

 

 

 
James sbuffò, picchiettando un piede sul pavimento, a braccia incrociate.

Era stato obbligato ad andare a prendere Samantha sia dai suoi genitori sia da quelli di lei, che se n’erano andati lasciandola a casa, stufi di aspettarla. Così quel compito ingrato era capitato a lui.
L’avevano spinto fuori dalla porta, con aria perfida, e lui non aveva potuto fare altro che Smaterializzarsi a villa Malfoy.

Peccato che non ci fosse nessuno, o meglio, nessuno di sveglio.
E alla fine aveva capito perché Draco e Ginny se n’erano andati senza di lei.

Stava ancora dormendo.

Si era seduto allora sul divano, deciso ad aspettare, ma erano bastati solo cinque minuti perché iniziasse ad innervosirsi.

Finalmente sentì dei rumori provenienti dal piano superiore, seguiti da alcuni passi.

«James? Cosa ci fai qua?!»

Tutta l’impazienza che aveva accumulato svanì appena la vide.
Come poteva arrabbiarsi con una ragazza che sembrava un cucciolo smarrito?
Gli occhi assonnati erano leggermente spalancati, i capelli biondi spettinati e indossava un pigiama…ehm, carino…con disegnate pecore…rosa.
Lei notò il suo sguardo indugiare su quel…coso e arrossì.
«Smettila! Lo so anch’io che è orribile!» si imbronciò, finendo di scendere le scale e dirigendosi verso la cucina.
James sorrise «Ma no, è piuttosto…carino» mascherò una risata con un colpo di tosse.
Samantha gli lanciò un’occhiataccia, iniziando a prepararsi la colazione «Cosa sei venuto a fare qui?»
«Mi hanno chiesto di venirti a prendere» rispose, rubandole una fetta di pane.
«E perché hanno mandato proprio te?» chiese scettica.
«Forse per farmi vedere il tuo pigiama. Sono pecore?» scoppiò a ridere, divertito. Sam lo guardò irritata, poi ghignò «Sempre meglio del tuo con gli elefanti!»
Il ragazzo arrossì «Vedo che te lo ricordi ancora. Comunque, per tua informazione, non ce l’ho più!» Lei lo liquidò con un gesto della mano, continuando a mangiare.

James la osservò attentamente. Come poteva essere così bella?
Cavolo, si era appena alzata, aveva i capelli più spettinati dei suoi e un pigiama orrendo. Qualunque altra ragazza sarebbe sembrata un mostro, ma lei no. Lei era…carina!
Era adorabile in quel pigiama troppo grande, intenta a spalmarsi quella disgustosa marmellata di fragole su una fetta di pane tostato.
Si incantò a studiare ogni suo gesto e si accorse troppo tardi di aver parlato.

«Sei bellissima» si morsicò la lingua, mentre lei alzava lo sguardo, stupefatta.
«Come, scusa?»
Avrebbe dovuto pensare prima di aprire bocca, ma ormai il danno era fatto «Stai molto bene così. Non ti sto prendendo in giro» aggiunse imbarazzato, guardando verso il muro.
Ma quando la sentì mormorare «Grazie» si voltò verso di lei che, senza poterci fare niente, arrossì violentemente, abbassando lo sguardo sulla colazione.

E allora lui sorrise, pensando che gli sarebbe bastato vederla così tutte le mattine per essere felice.

 

 



 
Sono davvero contenta che sempre più gente stia leggendo questa raccolta e, devo ammetterlo, anche delle recensioni che mi lasciate!

Finleyna 4 ever: Carissima! Sono davvero super felice che ti piaccia! Spero continuerai a seguirla!

Ino chan: Grazie mille per i complimenti! Altro giro, altra coppia! XD

Penny Black: Wow! Non sai quanto sia felice della tua recensione! Sono contenta che ti sia piaciuta “Un salto nel futuro” e ancora di più che ti siano piaciuti i nuovi personaggi, perché era proprio quello il mio intento! Lily è molto diretta e sa benissimo quello che vuole, non trovi? XD Sirius e Kimberly…beh, piacciono un sacco anche a me!

Milla Nafira: Ciao! I personaggi sono proprio i figli di Harry & co., ovviamente non quelli che compaiono nel settimo libro, ma quelli del mio futuro alternativo!
 
Grazie mille anche a chi aggiunge tra i preferiti, le seguite e chi legge e basta!

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Capitolo 10
*** Reason 10 ***


Il modo in cui ricercano i complimenti anche se entrambi sapete che tu pensi che lei sia la più bella cosa sulla terra.

 

 

  

C’era un sacco di gente per quel dannato corridoio.
Faceva freddo, era ovvio che fossero tutti dentro il castello.
Stava cercando James, dopo la lezione di Babbanologia, ma si stava rivelando un’impresa praticamente impossibile.

 
Sospirò, arrivando nell’ingresso. Molti studenti si stavano dirigendo in Sala Grande, per riscaldarsi e riposarsi.
Magari anche gli altri erano lì.

 
Attraversò l’atrio velocemente, il portone era aperto per far entrare le classi di Erbologia e Cura delle Creature Magiche. Cercò di scansare quella fiumana di gente, ma si scontrò con qualcuno.
Abbassò lo sguardo sulla ragazza che aveva quasi travolto.
Aveva un cappello di lana blu, a coprirle le orecchie e la chioma corvina. Gli occhi azzurro scuro brillavano divertiti, mentre le labbra rosse si piegavano in un sorriso.

 
«Ciao Steve. Che piacere scontrarmi con te».

 
Lui arrossì. Perché doveva sempre dire la verità? Era tremendamente imbarazzante!
La osservò con attenzione. Era imbacuccata in una sciarpa voluminosa e calda, con le guance e il naso rossi. Una ciocca di capelli mossi le ricadde davanti agli occhi e lei la spostò con una mano guantata. Era carina da morire.

 
«Cosa fai adesso?» gli chiese, scrollando il mantello leggermente imbiancato dalla neve che aveva iniziato a cadere.
«Stavo andando in Sala Grande».
«Davvero? Anch’io! Samantha mi sta aspettando».
«Oh…bene…» Forse doveva chiederle se…
«Andiamo insieme?» L’aveva anticipato. Come sempre.
«Va bene».

 
Camminarono fianco a fianco, per i pochi metri che li separavano dalla porta della Sala.
«Posso farti una domanda?»

 
Steve chiuse gli occhi per un istante. Lo sapeva. Sicuramente sarebbe stata una domanda imbarazzante.
Annuì , col cuore in gola.

 
«Secondo te sto bene così?»

 
Ecco.

 
Si fermarono in prossimità della soglia e Steve si voltò a guardarla.

Cavolo! Sapeva benissimo la risposta! Gliela poteva leggere in faccia!
«Beh, ecco…» esitò, non sapendo cosa rispondere.

 
«Sì, insomma, ti piaccio così?»

 
Lui deglutì. Di male in peggio.

 
«Allora?» chiese lei impaziente «Ti piaccio o no?»

 
Maledizione! Cosa accidenti doveva rispondere? Lei avrebbe risposto di sì, di sicuro. Avrebbe detto la verità.
Allora forse doveva dirla anche lui.

 
«Ok, va bene» si arrese alla fine «Stai bene così, mi piaci, anzi, mi piaci sempre, ok? Sei contenta adesso?» il suo volto era più rosso dei capelli, mentre evitava di guardarla negli occhi, che in quel momento brillavano di qualcosa di nuovo.

 
«Sì» sussurrò, sorridendo «Sono contenta».
Fece un passo avanti e gli diede un bacio sulla guancia «Ci vediamo»

 
Entrò in Sala Grande, lasciandolo lì fuori, impietrito, a pensare che forse non era così male dire la verità.

 


 
Ben ritrovati! Siamo al decimo motivo, precisamente a metà della raccolta. Comunque sono davvero contenta che il numero delle recensioni sia aumentato, sul serio, mi fate davvero felice! ^.^

 
Milla Nafira: Bene! Speriamo che continui a piacerti ancora a lungo! XD

 
Finleyna 4 ever: Ma certo! James e Samantha sono LA coppia! Li adoro anch’io e sarebbe fantastico avere un James tutto per me! Bacioni!

 
Kimaira Malfoy: Se vuoi leggere “Un salto nel futuro” mi faresti solo felice, sai? XD Comunque sono davvero sollevata che si capiscano abbastanza anche senza aver letto l’altra storia: era una cosa che inizialmente mi frenava un po’ dal pubblicarla, quindi mi hai davvero rasserenata! ^.^

 
fanny91: Felice che ti sia piaciuta! ^.^ Il pigiama è una cosa orribile, ma in fondo doveva pur esserlo altrimenti il titolo non sarebbe andato bene! XD

 
Come sempre un enorme grazie anche a chi aggiunge e chi legge!
To the next reason!

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Capitolo 11
*** Reason 11 ***


Grazie a tutti quelli che leggono questa raccolta! ^.^

 
 

Come sono carine quando discutono.

 

 

 

 
Aveva un brutto presentimento.

Era cominciato subito dopo che avevano finito di preparare lo scherzo per tutti quelli che sarebbero passati per il corridoio est del quarto piano. Si sentiva osservato, seguito.

Forse era solo il senso di colpa…No, impossibile!

Scrollò le spalle e iniziò a fischiettare, affondando le mani nelle tasche.
Eppure sentiva che mancava qualcosa. C’era qualcosa di poco chiaro. Una strana pace.
E lo realizzò quando sentì qualcuno urlare il suo nome dal fondo del corridoio.

«SIRIUS POTTER!»

Ecco cosa mancava.

Si voltò con un ghigno sulle labbra, per fronteggiare la ragazza che l’aveva raggiunto a passo di marcia.
«Sì?» le chiese, inarcando un sopracciglio scuro «Cosa c’è, Kimberly?»
In risposta ricevette uno sbuffo «Cosa c’è? Lo sai benissimo, Sirius!»
Lui si grattò il mento, con aria pensosa «No, non mi viene in mente niente».
La ragazza tremò di rabbia repressa, stringendo i pugni e puntando gli occhi castani in quelli di lui «Non prendermi in giro!» sibilò irritata.
 
Lui la fissò divertito. Si agitava troppo: i boccoli rossi le ricadevano selvaggi sulle spalle e sul viso; le guance erano scarlatte e la fronte aggrottata.

«Lo so benissimo che sei stato tu ad incantare la statua di Gregoric il Giullare! Lo sai che ha tirato un sacco di qualcosa di non ben identificato in testa a George Prost?!»
«Davvero?!» Sirius scoppiò a ridere «Gli sta proprio bene!»
«Non c’è niente da ridere! E’ finito in Infermeria!»
«E io cosa posso farci? Non sono affari miei!» ghignò, con gli occhi blu che brillavano astuti.
«Dovresti come minimo chiedergli scusa» soffiò senza abbassare lo sguardo.
«Non sono stato io» mentì tranquillamente.
Non aveva prove per accusarlo, si vedeva, altrimenti sarebbe andata direttamente dalla McGranitt. Forse per una volta poteva scamparla con facilità.

«Sentì un po’» iniziò, girandole intorno con le mani affondate nelle tasche «Perché, quando succede qualcosa, dai sempre la colpa a me?» si fermò alle sue spalle.
Lei incrociò le braccia, stizzita «Perché ormai ti conosco! Me lo sento, lo capisco quando sei tu a fare guai!»
«Sì, ma non hai prove».
«Sta’ sicuro che le troverò, dovessi seguirti per mille anni!»
Lui ridacchiò silenzioso, poi passò alla seconda parte del suo diabolico piano.

Le si avvicinò e le posò le mani sulle spalle, facendola sobbalzare. Si chinò su di lei, accostando le labbra al suo orecchio.

«Sei carina quando ti arrabbi, sai?» le sussurrò sensuale.

La sentì bloccarsi ed esitare. Poteva quasi percepire i battiti accelerati del suo cuore, che non erano sicuramente dovuti alla rabbia che provava in quel momento.

«Maledetto» ringhiò alla fine. Si voltò di scatto, con le guance scarlatte, e lo spintonò «Come ti sei permesso?! Stavi cercando di corrompermi?!»
Sirius scoppiò finalmente a ridere, divertito dalla sua aria imbarazzata.
«Smettila! Non è affatto divertente! Sei uno stupido, Sirius!» lo superò con una spallata e si allontanò più in fretta che poté, lanciandogli un’occhiataccia.

Lui continuò a ridere, soddisfatto dalla riuscita del suo piano. C’era cascata in pieno.

Eppure qualcosa di vero l’aveva detto.
 

Era davvero carina quando si arrabbiava.

 




 

Questa volta è una Sirius/Kimberly! Spero vi sia piaciuta!

Finleyna 4 ever: James rimane il mio ragazzo ideale, ma neanche Sirius scherza, eh?

Milla Nafira: Eccone qui un’altra, spero di non essere troppo lenta!
 

IAmAFreeBird: Grazie mille! ^.^ Sono contenta che ti sembra vero, ho cercato di fare del mio meglio, per rendere bene le situazioni!

Penny Black: Non preoccuparti, l’importante è che continui a leggerla! Lily è una Potter, punto. James e Samantha sono fatti l’uno per l’altra (li ho creati io, in fondo XD) E la verità è sempre la cosa migliore da dire! Comunque i prossimi motivi, saranno un po’ diversi, sotto vari punti di vista, ma non ti anticipo nulla! ^.^
 
Come sempre un enorme grazie a chi aggiunge e chi legge!
 
To the next reason! ^.^

 

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Capitolo 12
*** Reason 12 ***


Il modo in cui la loro mano trova sempre la vostra.

 

 


 

Erano in Biblioteca, seduti allo stesso tavolo di quercia, uno accanto all’altra.
Il sole penetrava dalla finestra, illuminando con i suoi raggi tutta la stanza.
 
Girò la pagina del libro di Incantesimi, cercando qualcosa che potesse essergli utile per il tema. Aveva scritto solo qualche riga.
Si voltò verso la ragazza al suo fianco: era concentrata sulla sua pergamena, ogni tanto sfogliava uno dei quattro libri aperti davanti a lei, socchiudendo gli occhi blu e tirandosi indietro le ciocche corvine, sfuggite alla coda che aveva fatto senza attenzione.
 
Lily spostò lo sguardo su di lui e aggrottò la fronte «Perché mi stai fissando, Jasper?»
 

Beccato.
 
«No, niente. Stavo pensando» borbottò e riabbassò la testa sul suo compito.
Lei si sporse per vedere dove fosse arrivato «Sei solo qui?!»
«Scusa, sai, se non sono un genio in Incantesimi!» rispose piccato, senza pensare.
Lily sorrise «Potevi inventarti una scusa migliore».
 
Lui chiuse gli occhi. Maledizione! Perché non rifletteva mai prima di parlare?!
 
«Oggi sei distratto. Se fosse stato un altro giorno, scommetto che l’avresti già finito».
«Sì, forse» scrollò le spalle e tornò al lavoro, seguito subito dopo dalla ragazza.
 
Passarono altri minuti, in cui le poche righe che aveva scritto diventarono molte di più. Finalmente gli era tornata l’ispirazione.
Era talmente concentrato che non si accorse neanche del sobbalzo che fece Lily.
 
«Jasper, Jasper!» chiamò agitata, scuotendolo per un braccio.
«Cosa c’è?» chiese confuso, staccando gli occhi dal libro.
Lei non rispose, ma indicò un punto sul tavolo, spostandosi verso il ragazzo.
La sua mano scivolò lungo il braccio, fino ad incontrare quella di lui. Gliela strinse forte, mentre il biondo puntava il suo sguardo sul tavolo, poco più in là.
 
«Un ragno? Hai ancora paura dei ragni?» chiese incredulo.
«Toglilo!» serrò gli occhi, voltandosi.
Lui trattenne una risata e, con la mano libera, prese la bacchetta e sussurrò «Evanesco». Il ragno scomparve e Lily si rilassò.
«Non ti era passata?» chiese divertito.
Lei lo scrutò imbronciata e non rispose.
«E tu saresti una Grifondoro?» infierì.
La ragazza lo ignorò e riprese il suo compito.
 
Jasper scrollò il capo con un sorriso e si rivoltò verso la sua pergamena, intenzionato a terminare il tema.

Ma la sua mano non rispondeva più ai suoi comandi. Preferiva stare lì, appoggiata alla sua gamba, stretta a quella minuta di Lily.
 
Lei fece finta di niente, furba, e continuò a scrivere, con un sorriso soddisfatto sulle labbra.
 
Allora lui chiuse il libro e si accomodò meglio sulla sedia, senza staccarle gli occhi di dosso.
 

Il tema avrebbe potuto finirlo più tardi.

 


 

Eccoci qua! Questo è il dodicesimo capitolo, penso che siamo proprio a buon punto!
Vorrei tanto ringraziare quelli che ancora leggono e l’aggiungono, davvero!
E soprattutto chi recensisce! Leggere i vostri commenti mi riempie di gioia, sul serio, è sempre una soddisfazione vedere che vi piace! ^.^
 

Finleyna 4 ever: Bene, dunque: viva i fratelli Potter! XD Comunque, Sirius e Kimberly ricordano James e Lily, perché sono semplicemente adorabili! Io adoro James e Lily: sono semplicemente eccezionali!
 

Penny Black: Diciamo che James/Samantha e Sirius/Kimberly raggiungono a parità il primo posto nella classifica delle mie preferenze! Sono quelli che adoro in assoluto!
 

Milla Nafira: Beh, che dire? Sono felicissima che ti piacciano sia la raccolta che i personaggi! E’ una vera soddisfazione per me!
 

Alfie84: Ciao! Sono contenta che ti piaccia! Io trovo che i motivi siano bellissimi e se anche un ragazzo è d’accordo devono essere proprio veri! XD Spero continuerai a seguirla! 

Al prossimo aggiornamento!
Ah, nella mia pagina autore c'è un link di un forum, lì troverete le immagini della raccolta e qualcun'altra sui personaggi!
Dateci un'occhiata!

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Capitolo 13
*** Reason 13 ***


Il modo in cui ti baciano quando le dici “Ti amo”.

 

 

 

 

L’inverno era stato molto rigido, quell’anno. Quando finalmente era arrivata la primavera, tutti avevano tirato un sospiro di sollievo, approfittando delle giornate di sole per scappare dalle mura del castello.
 
James respirò a pieni polmoni l’aria fresca del primo pomeriggio.
Osservò, sghignazzando, i primini che scappavano dai tentacoli della piovra gigante. Poi scoppiò a ridere quando uno di loro cadde nel lago, inzuppandosi.
 
«Potresti fare meno confusione?» una voce irritata arrivò alle sue orecchie.
 
Sorrise, posando gli occhi verdi sulla ragazza seduta al suo fianco. Lei gli scoccò un’occhiata e tornò al suo libro, scostandosi i lunghi capelli biondi dal viso.
 
Era contento da morire.
Avrebbe fatto i salti di gioia quando lei aveva accettato di andare con lui al lago. Non la vedeva da una settimana intera.
 

E lei si era portata uno stupido libro da leggere.
 
Sbuffò, attirando di nuovo la sua attenzione.
«Cosa c’è?» sibilò.
«La proposta che ti ho fatto stamattina era per me e per te. Non per me, per te e il libro
«Sei geloso di un libro?» chiese incredula e vagamente divertita.
«Sono geloso di tutto quello che distoglie la tua attenzione da me!» si imbronciò, incrociando le braccia al petto.
«Egocentrico» sussurrò lei, alzando gli occhi al cielo e tornando al suo libro.
«E’ una cosa inconcepibile!» continuò lui «Merlino, tutti i fidanzati passano del tempo insieme, perché noi no?! Preferisci stare con un libro, invece che con il tuo bellissimo e stupendissimo ragazzo!»
«James, per favore» biascicò esasperata, ma lui la ignorò, continuando la sua filippica.
«Io voglio stare da solo con te e tu cosa fai?! Ti porti un inutile ammasso di fogli di carta! Sei insensibile!»
Samantha si massaggiò le tempie, poi sospirò, continuando ad ascoltare i suoi sproloqui.
«Dovresti saltare dalla gioia di essere qui con me! Giuro sulla mia scopa che lo brucerò quando meno se lo aspetta, quel dannato libro!»
«Hai finito?» gli chiese, una volta terminate le lamentele. Lui non rispose e lei riabbassò lo sguardo sulla causa della questione.
Ancora una volta James posò gli occhi sulla bionda e sospirò.
 
Era felice lo stesso, in fondo.
Gli bastava stare seduto accanto a lei e respirare il suo profumo.
 
Sorrise inconsapevolmente, guardando i suoi bellissimi occhi azzurri scorrere sulle righe.

C’era una cosa che non le aveva ancora detto.
 
La vide portarsi una ciocca di capelli dietro l’orecchio e le parole gli uscirono da sole.
 
«Ti amo»
 
Lei si bloccò, sgranando gli occhi, e strinse le labbra.
Alzò lo sguardo dal libro, un’ultima volta, e lo piantò nel suo.
James deglutì, in attesa.

Era la prima volta che glielo diceva.
 
Come incantata, lanciò il tomo alle sue spalle e gli si avvicinò, afferrandolo per la cravatta. Gli occhi le brillavano, mentre sorrideva a pochi centimetri dalle sue labbra.
Poi lo baciò con foga, dimentica di tutto il resto e soprattutto di quel libro, che ormai giaceva senza cura dietro di loro.
 

A cosa le serviva un noioso volume di un migliaio di pagine, se poteva baciare il ragazzo che amava per tutto il tempo che desiderava?

 

 
 

 
 

Beh, che dire? Ci pensa già il titolo a parlare al mio posto! A proposito del titolo: so anch’io che è grammaticalmente sbagliato (non sarebbe “le”, in quanto singolare, ma “loro”) però sta meglio così e non me la sentivo di cambiarlo, sarebbe suonato male!
 
Ovviamente non possono mancare i ringraziamenti di rito! Grazie a chi legge, aggiunge e, soprattutto, recensisce!
 

Finleyna 4 ever: Da fan di James e Sam, cosa ne pensi di questo capitolo? ^.^
 

Milla Nafira: Bene, bene! Utilizziamo i metodi di Lily, che forse funzionano sempre! E’ una furbina, lei!

Penny Black: Sei molto gentile, ma se mi fai troppi complimenti rischio di emozionarmi troppo! Sul serio! Adoro questi ragazzi, magari li potessi incontrare! XD Ne varrebbe decisamente la pena!

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Capitolo 14
*** Reason 14 ***


Il modo in cui ti baciano dopo che tu hai fatto qualcosa di carino per loro.

 

 


 

La stava cercando da quasi due ore.
Il castello era enorme, certo, ma da lì a sparire completamente ce ne voleva.
Se Sirius ed Aaron non avessero preso la Mappa del Malandrino sarebbe stato molto più semplice.
 
Si fermò in mezzo ad un corridoio e abbassò lo sguardo sul libro che aveva in mano.
La copertina era rosso scuro e le pagine ingiallite. La scritta dorata del titolo era quasi saltata via del tutto.
 
Il venditore l’aveva guardato strano, per qualche secondo, poi gli aveva chiesto se fosse un regalo ed era sembrato piuttosto sollevato quando gli aveva risposto di sì.

Davvero non aveva l’aspetto di un amante dei libri?
 
Scosse la testa, per dimenticare l’occhiata severa del libraio, e nello stesso momento sentì una risata familiare dietro l’angolo. La riconobbe anche prima di vederne la proprietaria ed esultò mentalmente.
Stava parlando con Samantha, scoppiando a ridere ogni tanto.
Alzò lo sguardo turchese e gli sorrise.
Anche la bionda lo vide e sbuffò «Me ne vado» annunciò con una smorfia «siete troppo zuccherosi».
La guardarono sparire dietro l’angolo, sicuramente diretta a cercare qualcuno in giardino.
 
Steve si sentì stringere la vita e abbassò lo sguardo per incontrare quello brillante della sua ragazza.
«Ciao» gli sussurrò con un sorriso.
Lui ricambiò e le scoccò un bacio sulla fronte.
Poi, esaltato, le sventolò il libro davanti ed esclamò «Guarda! L’ho trovato ad Hogsmeade!»
Karen spalancò gli occhi e lo afferrò, iniziando a saltellare «Ah! Come hai fatto?! Lo stavo cercando da mesi!»
«Lo so. I Weasley sono sempre pieni di risorse!» si atteggiò lui.
La mora gli sorrise dolcemente, stringendosi il tomo al petto «Grazie».
Il Grifondoro scrollo il capo, le passò un braccio sulle spalle e insieme continuarono a camminare, mentre lui le raccontava della sua avventura in libreria.
 
«…e quando gli ho detto che era un regalo ha quasi tirato un sospiro di sollievo. Dico, sembro davvero un distruttore di libri?» si lamentò, affondando il volto nei suoi capelli corvini.
Lei rise divertita «Povero» sussurrò, arricciando le labbra e carezzandogli una guancia.
Lui annuì, assumendo un’espressione contrita «Non sai quante ne ho passate per recuperarlo!» si lamentò «Mi meriterei un premio» ghignò, lanciandole uno sguardo con la coda dell’occhio.
Lei stette al gioco «Un bel premio» mormorò suadente.
Si fermarono, uno di fronte all’altra, rimanendo abbracciati.
«Cosa mi dai?» le chiese, avvicinandosi al suo viso.
«Tu cosa vorresti?» disse, guardandolo maliziosa.
Steve fece finta di pensarci «Non saprei» fece una pausa ad effetto «Che ne diresti di un bacio?»
«Direi che è una buona idea» sorrise, già sulle sue labbra.

 





 

Bene, bene! Altro giro, altra corsa! Spero vi sia piaciuta!
Non ho molto da dire, a parte che non pensavo che l’università fosse così sfiancante!
 

Milla Nafira: E beh, non dobbiamo dimenticare che, nonostante tutto, Samantha è una Serpeverde e, soprattutto, una Malfoy! Almeno un minimo di distacco lo deve mostrare! Anche se con James vicino…è decisamente difficile, per non dire impossibile! XD
 

Penny Black: Beh, allora grazie sul serio! ^//^ Come detto sopra Sam è una Malfoy! Ma sa come farsi perdonare! XD Sono contenta di riuscire a renderli come me li immagino, loro sono davvero la mia coppia preferita, la prima in assoluto. Però a volte mi sembra di concentrarmi troppo su di loro e dare poco spazio agli altri. Non è semplice scrivere su altre coppie, a parte Sirius e Kimberly…ma loro sono speciali! Non preoccuparti per la recensione, ti capisco benissimo! L’importante è che continui a farmi sapere cosa ne pensi!
 
Grazie a tutti quanti l’hanno letta!

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Capitolo 15
*** Reason 15 ***


Il modo in cui lei dice “Non litighiamo più” anche se sapete che un’ora più tardi starete discutendo per qualcosa.

 

 


 

Ancora una volta. Era la quarta, quella settimana. Ormai nessuno ci faceva più caso.
 
Sirius sospirò di nuovo, mentre faceva finta di ascoltare la ragazza rossa davanti a lui.
 
«…e dovresti smetterla una buona volta! Hai quasi sedici anni! Io non capisco proprio cosa ci trovi di divertente!»
«E’ per questo che rimarrai sempre un’antipatica secchiona!»
«Sirius» sibilò, fulminandolo «Come ti permetti?!»
«Andiamo» ghignò lui «Ho detto solo la verità».
«La verità?! La verità è che sei un lurido mentecatto!»
Il ragazzo alzò un sopracciglio, divertito dall’insulto «Mentecatto? Bello, non me l’aveva mai detto nessuno!»
Kimberly tremò di rabbia repressa e si trattenne dal prenderlo a schiaffi, anche se in quel momento avrebbe tanto voluto farlo.
«Comunque sarò anche un mentecatto, ma almeno io non urlo in mezzo al corridoio».
«Io non urlo!»
«Già, hai ragione. Tu gracchi».
«Smettila! Non ti sopporto! Sei uno stupido troll!»
«Guarda che se continui così ti si alza la pressione» stava scherzando come sempre, anche se una piccola parte di lui era vagamente preoccupata.
Ogni secondo che passava la Grifondoro diventava sempre più scarlatta. Non le era mai successo.
 
Kimberly inspirò profondamente, cercando di calmarsi. Doveva farcela.
 
Dopo qualche minuto sospirò, lasciando fuoriuscire tutta la rabbia accumulata. Si sentiva svuotata, debole e sconfitta.
 
«Ok» sussurrò alla fine «Va bene, come vuoi tu. Ci vediamo».
Sirius la guardò confuso. Che diavolo le prendeva?
«Ehi, aspetta!» le afferrò un braccio, prima che potesse andarsene «Si può sapere cos’hai?»
Lei lo fissò con occhi vacui «Sono stufa» sussurrò «Mi sono stancata di litigare sempre con te, di arrabbiarmi inutilmente, di sopportare la tua immaturità. Finiamola qui, ok? Mi arrendo, hai vinto tu. Adesso perché non torni ai tuoi stupidi giochetti e mi lasci in pace?»
Il ragazzo rimase ad occhi aperti, sbigottito «Kim-»
 
«No, Sirius. Basta. Non litighiamo più».
 
Le lasciò il braccio, come scottato.

Non litighiamo più?
Come poteva chiedergli una cosa del genere? Lui viveva per litigare con lei!
 
«No, aspetta Kim!» scattò «Non puoi dirmi una cosa simile! Cavolo! Abbiamo sempre litigato, perché non dovremmo farlo più?!» sembrava perso. Perso e disperato.
 
Un lampo passò nei suoi occhi nocciola «Ci tieni tanto a litigare con me?»
 
Sirius si passò una mano tra i capelli, nervoso «Beh…è una costante, nella mia vita! Cioè, per qualsiasi cosa possa succedermi so che ci sarai sempre tu. Cioè…» cercò di spiegarsi meglio, imbarazzato sotto il suo sguardo divertito, ma lei lo interruppe «Se continui così ti si alza la pressione, sai?» disse, con un luccichio malizioso negli occhi, e se ne andò.
 
E lui sorrise.
Era incredibile quanto si capissero ancora.
 
Non avevano bisogno di dire altro.
 
Tanto sapevano che si sarebbero rivisti ancora, uno di fronte all’altra, pronti a litigare di nuovo.

 

 

 


 

Dopo un’eternità eccomi ancora qui! Anche se questa shot non mi convince moltissimo, ma tant’è… almeno ci sono Sirius e Kimberly.
Beh, i soliti ringraziamenti sono d’obbligo, ma grazie soprattutto a Penny Black che continua a recensire, davvero sono contenta di non averti stufata! ^.^
Normalmente non faccio annunci o cose del genere, ma se andate a vedere il sito nella mia pagina autore, troverete in una sezione alcune immagini su questi personaggi!

Al prossimo aggiornamento. 

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Capitolo 16
*** Reason 16 ***


Il modo in cui sorridono.

 

 


 

Era una giornata orribile.
 
Iniziata male e continuata peggio. Se non avesse dovuto mantenere un certo contegno e l’aria da Serpeverde, sarebbe andato in giro pestando i piedi, rotolandosi per terra e sbattendo la testa contro il muro.
E invece non poteva farlo.
 

Maledizione.
Sembravano tutti contenti e sorridenti.

Li odiava tutti.
Anche quella cretina di sua sorella, che canticchiava felice davanti all’intera sala comune, fregandosene di tutto quanto.

Perché lui non ce la faceva?
 
Sbuffò esasperato, mentre un gruppetto di oche starnazzanti gli passava accanto e gli lanciava delle occhiate maliziose. Quanta pazienza! Perché non poteva semplicemente scomparire?
 
Svoltò improvvisamente a destra e proseguì velocemente per il corridoio, fermandosi di colpo davanti ad una porta rovinata. Si guardò attorno ed entrò.
 
Era un bagno in disuso, mezzo allagato, ma una voce un po’ stridula gli perforò i timpani, mentre una ragazza trasparente gli piombava davanti.
Gli sorrise gioiosa, sistemandosi i codini «Jasper! Che bella sorpresa!»
«Mirtilla» biascicò controvoglia. Proprio lui doveva beccare l’unico momento, nell’ultimo mese, in cui nel bagno era presente il fantasma? Che fortuna!
«Sei venuto a trovarmi? Era da un po’ che non ti facevi vedere».
Da uno dei cubicoli si sentì una risata e una voce femminile esclamò divertita «Dai Mirty, lascialo stare!»
Una ragazza uscì ridendo, scavalcando quello che sembrava essere un sifone rovesciato.
«Cosa ci fai qui, Jasper?»
«Stavo cercando un posto tranquillo, ma a quanto pare è impossibile».
«Non preoccuparti, me ne stavo giusto andando».
Sì passò una mano tra i capelli corvini, ravviandoli, e uscì salutandoli, con un ghigno divertito sul volto candido.
 
Jasper incontrò gli occhi diafani di Mirtilla e deglutì a disagio.
«Ehm…mi sono ricordato improvvisamente di avere dei compiti da fare. Ci vediamo!»
Senza badare al saluto affettuoso del fantasma, scappò fuori dal bagno.
 
«Trentadue secondi. Un nuovo record!»
Si voltò, incontrando gli occhi blu di Lily «Ancora con questa storia?» chiese incredulo, iniziando a camminare accanto a lei.
«E’ palese che tu le piaccia!»
«Sì, ma il sentimento non è affatto ricambiato!»
«Oh, certo».
«Cosa stai insinuando?»
«Niente, niente! Non agitarti».
Jasper preferì far cadere l’argomento. Non gli interessava davvero portarlo avanti.
 
«Comunque ti ringrazio».
Si voltò a fissarla, alzando un sopracciglio biondo «Per cosa?»
Lily sorrise enigmatica, gli occhi più brillanti del solito e le guance rosse «Grazie per avermi preferito a Mirtilla».
Un lieve colorito rosato inondò anche le sue di guance.
Si voltò imbarazzato, sfuggendo al suo sguardo.
«Non c’è paragone, Lily. Tu sei meglio di chiunque».
 

Forse non era tanto male quella giornata.

 


 
Lo so bene che è un ritardo inconcepibile, ma con l’inizio della vita universitaria ho fatto decisamente fatica a trovare il ritmo.
Comunque non ho intenzione di lasciare incompiuta questa raccolta, innanzitutto perché l’ho postata dopo averla finita, quindi i capitoli li ho già tutti, poi ne mancheranno quattro, credo, e infine odio lasciare le cose a metà!
Un grande grazie a
IAmAFreeBird che ha commentato lo scorso capitolo! ^.^

Alla prossima (che spero non sia troppo in là!)

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Capitolo 17
*** Reason 17 ***


Il modo in cui cadono tra le tue braccia quando piangono.
E poi il modo in cui si scusano per aver pianto per qualcosa di così stupido.

 

 

Jasper stava passeggiando per il corridoio, senza meta e, per una volta, senza pensieri.
Le mani in tasca e la camminata tranquilla.
Se fosse stato sicuro che non lo avrebbe sentito nessuno, si sarebbe messo a fischiettare.
Ma non era il tipo.
 
Guardò fuori dalla finestra: il sole illuminava tutto il giardino e i gruppetti di studenti stravaccati sull’erba.
All’improvviso si sentì stringere la vita da due braccia esili e si voltò lentamente, ben consapevole dell’identità della persona dietro di lui.
 
Sgranò gli occhi stupito, incontrando lo sguardo blu della sua ragazza.
Due grossi lacrimoni le solcavano le guance, arrossandole. Il labbro inferiore le tremò, mentre con voce fioca chiamava il suo nome.
 
Affondò il volto nel suo petto, la piccola schiena che sobbalzava sempre più forte.

Ogni singhiozzo era una coltellata affondata nel suo cuore.
 
La abbracciò, cercando di confortarla «Lily, cosa c’è? Perché piangi?»
Lei scosse la testa, ma non smise di singhiozzare, con un gemito intrappolato in gola.
«Lily, per favore» lo stava distruggendo. Non poteva continuare così «E’ stato qualcuno?»
«No» la sua voce era roca, quasi irriconoscibile.
«E’ successo qualcosa? Dimmelo, ti prego!»
Smise di singhiozzare e si allontanò di un passo. Si strofinò velocemente gli occhi con una mano, per cancellare le lacrime, poi forzò un sorriso.
«Sto bene, davvero» si schiarì la gola, sotto lo sguardo severo del Serpeverde.
«Non stai bene, Lily».
«Ti dico di sì. Va tutto bene» fece un bel respiro «Non era niente di importante».
Jasper sospirò, arreso. Poi le afferrò un braccio e la tirò verso di sé, di nuovo contro il suo petto.
«Devo sapere cosa c’è che non va» mormorò tra i suoi capelli «Dimmelo» fece una pausa, poi borbottò tra sé «Così posso spaccare la faccia a chi è stato».
Lily ridacchiò e lo strinse di più.
«Mi dispiace di averti fatto preoccupare. Non era niente. Una cosa talmente stupida che non vale la pena ripetere. Adesso sto bene».
«Ok» sussurrò lui «Come preferisci».
«Grazie» si alzò sulle punte e gli diede un bacio. Poi si allontanò e lo tirò per un braccio. «Andiamo in giardino? C’è il sole!» gli sorrise, senza più segni di tristezza a dipingerle il volto.
E lui si lasciò tirare, mentre anche sul suo viso compariva un sorriso spensierato.
 

Se Lily era felice, allora lo era anche lui.

 

 

 
Niente da dire…

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Capitolo 18
*** Reason 18 ***


Il modo in cui ti colpiscono e si aspettano di farti male.
E poi il modo in cui si scusano quando ti hanno fatto male sul serio.

 

 

«Guarda che è vero!»
«Non dire stupidaggini, Sirius! Non ci credo!»
«Ma ti dico di sì! Li ho visti!»
«Ma smettila!»
 
Sul volto di Sirius piombò un cuscino scarlatto, che lui si tolse sbuffando e rilanciò alla ragazza dai capelli rossi, seduta sul divano accanto a lui.
«Non lo vuoi ammettere perché piace anche a te!»
Kimberly spalancò la bocca «A me non piace Coleman!»
Sirius sorrise sornione «Ah no?»
«Lasciamo perdere!» si imbronciò lei, incrociando le braccia al seno.
 
Stettero in silenzio, beandosi del caldo emanato dal fuoco che scoppiettava nel caminetto.
Era strano vederli così, a chiacchierare tranquillamente, seduti uno accanto all’altra, a ridere e scherzare, come se non litigassero ogni giorno per qualcosa di stupido.
 
Si voltò a guardarla, avvolta in una coperta di lana blu, sferruzzata da nonna Molly. «C’è qualcosa di diverso in te, sai?» la scrutò con più attenzione.
Kimberly alzò un sopracciglio, scettica «Forse il fatto che per una volta il livello della mia voce è nella norma?»
Lui scosse il capo, serio, poi sganciò la bomba «Sei ingrassata?»

La rossa si ghiacciò all’istante, strinse le labbra e chiuse gli occhi, tremando di rabbia. Stava facendo di tutto per non turbare la quiete della sala comune con un urlo poco appropriato.
«Come ti permetti?!» sibilò, riaprendo gli occhi e fulminandolo «Dì le tue ultime preghiere, Potter!»
Prima ancora che potesse rendersene conto, se la ritrovò addosso, che colpiva qualsiasi punto riuscisse a raggiungere.
Cercò di bloccarle le braccia, ma capì quanto fosse poco utile come mossa nel preciso istante in cui sentì un dolore penetrante propagarsi nella zona del basso ventre.
«AHIA!» la mollò di scatto, portando le mani sulla parte lesa «Che dolore!»

Dannazione se gli aveva fatto male.
«Sirius stai bene?» Ora faceva anche la preoccupata.
«Sono piegato in due dalla ginocchiata che mi hai tirato, secondo te?!» sbottò acido.
«Scusa, non volevo! Cioè, volevo farti male, ma non in un posto così delicato!» lo fissò, mordendosi un labbro agitata.
«Beh, la prossima volta stai più attenta! Quanto sei violenta!»
«Scusami! Non volevo, davvero!» Aveva gli occhi lucidi e un principio di attaccò d’ansia.
Sirius fece un respiro profondo, cercando di ignorare il dolore. Era un uomo, cavolo. Doveva essere forte. «Non preoccuparti, è passato» strinse i denti, facendo una smorfia.
«Mi dispiace» ripeté ancora lei, quasi in lacrime.
«Calmati, Kim, non è successo niente, ok? Poteva capitare a chiunque. Non piangere. E’ tutto a posto, guarda» si alzò in piedi e girò su se stesso, mascherando il dolore che provava. Le sorrise rassicurante, lei annuì e ricambiò il sorriso.
Sospirando mentalmente, si risedette con cautela, stando bene attento a rimanere impassibile.
 
«Allora» cominciò, attirando la sua attenzione «Sei ingrassata o no?»
Rise, mentre guardava Kimberly imbronciarsi ancora una volta.

 

 

 

Terzultima oneshot. Ancora altre due e la raccolta sarà finita…devo ammettere che un po’ mi spiace, ma tant’è…
Un enorme grazie a
frutti_di_bosco per aver recensito e inserito la storia tra le seguite. Ti ringrazio tantissimo, è bello ricevere una recensione ogni tanto! Mi hai reso molto felice! Spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo!

A presto!

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Capitolo 19
*** Reason 19 ***


Il modo in cui dicono “Mi manchi”.

 

 


 
«Steve! C’è Karen al telefono!»
Steve alzò gli occhi dal catalogo di scope, confuso, per incontrare quelli di sua madre, che gli porgeva l’aggeggio babbano con sguardo eloquente. Lui lo afferrò e se lo portò all’orecchio.

Da quando Karen usava il telefono?
 
«Pronto?»
«Ciao Steve!» lo salutò urlando e perforandogli un timpano.
«Karen! Non c’è bisogno di urlare
«Allora perché stai urlando anche tu?!»
«Io non sto url-» si azzittì e riprese a voce più bassa «Non sto urlando».
La sentì ridere «Va bene, scusa» finalmente parlò ad una tonalità normale «E’ la prima volta che uso questo - come si chiama?»
«Telefono».
«Ah, già, feletono! Mi ha spiegato mia mamma come fare! Comunque sono contenta di sentirti, anche se è strano farlo senza poterti vedere».
«Già, ma almeno possiamo parlare».
«Sì! Mi piace la tua voce».
Steve sorrise. Era sempre la solita.
«Io adoro la tua, anche se mi piacerebbe vederti di persona».
«Anche a me» si addolcì lei «Come stanno procedendo le tue vacanze?»
«Bene. Anche se a volte mi annoio. Le tue, invece?»
Stranamente eluse la domanda «Cosa stai facendo? Non sarai stato ancora attaccato a quel giornale di scope, vero?»
Steve lanciò un’occhiata al catalogo buttato alla sua sinistra «No! Assolutamente no! Tu cosa stavi facendo?»
«Prendevo il sole in giardino».
 
Parlarono del più e del meno, ridendo e sussurrando. Finché lui non volle tornare alla domanda a cui lei non aveva risposto «Non mi hai ancora detto come vanno le tue vacanze?»
Lei esitò, cercando una scappatoia, ma alla fine prevalse la sincerità «Non voglio dirtelo! Mi prenderesti per una stupida romanticona!»
«Dai Karen! Prometto di non dirti niente!» la sentì trattenere il respiro, per qualche secondo, poi si decise a parlare.
 
«Mi manchi» era debole quanto un sussurro, ma lo colpì come se l’avesse urlato.
«Dì qualcosa» lo pregò, con un groppo in gola.
Lui sorrise, intenerito «Mi manchi anche tu».
«Non è vero!»
Steve strabuzzò gli occhi. Non ci credeva?!
«Lo dici solo per farmi contenta!»
Alzò gli occhi al cielo, esasperato dalla sua testardaggine «Senti Karen» la interruppe «Sai benissimo che ti adoro! E’ ovvio che mi manchi!»
«Ah, sì?! Se non ti chiamavo io, non te lo sognavi neanche di farti sentire!»
«Ma se ti ho mandato un gufo ieri!»
Lei lo ignorò, continuando a parlare agitata.
Allora lui mise giù il telefono e prese la bacchetta.

Se non ci credeva glielo avrebbe dimostrato.
Con un sorriso si smaterializzò.
 

E ricomparve, a miglia di distanza, davanti agli occhi sbarrati della sua ragazza.

 

 
 
 
 
Penultima shot! Ho un groppo in gola, pensando che la prossima sarà l’ultima!
Beh, spero che questa almeno vi sia piaciuta (voi che ancora aprite questa raccolta)!
Un enorme grazie a
frutti_di_bosco
: sono contenta che ti abbia fatto ridere lo scorso capitolo e sono ancora più contenta che tu abbia recensito di nuovo! Spero che anche questo si stato un briciolo divertente! ^.^
To the last reason…

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Capitolo 20
*** Reason 20 ***


Il modo in cui le loro lacrime ti fanno venir voglia di cambiare il mondo, così che non le faccia più male.

 

 

 

 

Appena uscì dal castello i raggi del sole gli ferirono gli occhi: era una bella giornata, limpida e calda.
Si passò una mano tra i capelli, guardandosi attorno. C’era sempre un sacco di gente, in giardino, quando spuntava il sole da dietro le coltri di nubi scozzesi.
Trovò all’istante il suo obiettivo, seduto all’ombra del solito faggio, ormai diventato un luogo di ritrovo per gli studenti di tutte le generazioni di Hogwarts.
Si avvicinò senza fretta, arrivando talmente in silenzio da non attirare la sua attenzione.
 
Allora si mise a fissarla.
Era seduta con le gambe strette al petto e il mento appoggiato sulle ginocchia. I lisci capelli biondi le ricadevano oltre le esili spalle. L’espressione sul suo volto era impassibile; solo dagli occhi azzurri, puntati lontano nel vuoto, emergeva qualcos’altro, una dolorosa tristezza.
 
«Sam» Lei non si voltò neanche, quando la chiamò. Si limitò a stringersi nelle spalle e aggrottare la fronte.
Le si sedette accanto, confuso dal suo atteggiamento. Certo, non che le altre volte gli saltasse addosso, ma almeno lo salutava.
«Cos’è successo?»
Per tutta risposta lei si chiuse ancora di più.
James sospirò e le passò un braccio intorno alle spalle, attirandola a sé. Senza dire una parola la bionda lo strinse, affondando il volto nel suo petto. Con un colpo al cuore il ragazzo sentì qualcosa bagnargli la camicia.

Era impossibile. Non poteva essere.
«Sam» la chiamò sconvolto, accarezzandole i capelli «Perché piangi
«Non sto piangendo» borbottò finalmente lei, scostandosi in malo modo e passandosi una mano sugli occhi, per cancellare le lacrime, invano.
Lui le porse un fazzoletto e, con tutto il tatto che riuscì a racimolare, le chiese di nuovo cosa fosse successo. Ancora una volta la ragazza non rispose, ma accettò il pezzo di stoffa che le aveva gentilmente offerto.
 
«Cosa hai fatto al braccio?» le afferrò bruscamente l’arto in questione e lo osservò con attenzione. C’era un livido intorno al polso, tendente al violaceo, circondato da un alone giallastro.
«Niente!» se lo portò dietro la schiena, nascondendolo alla vista.
«Chi è stato?» sillabò gelido, lo sguardo incupito dall’ira. Se avesse preso il colpevole, di lui non sarebbero rimaste neanche le ossa.
«Non è niente. Ho sistemato tutto io».
«Samantha, chi è stato?»
«Qualcuno che in questo momento si trova in Infermeria. E non osare comportarti da cavaliere vendicatore. Non ne ho bisogno».
Si calmò, vedendo di nuovo le lacrime affacciarsi dai suoi occhi azzurri.

Aveva bisogno solo di qualcuno che la consolasse.
«Vieni qui» allargò le braccia, seppellendo momentaneamente la rabbia nel profondo del suo animo, lasciando la vendetta in un angolo. Samantha lo abbracciò, senza pensarci due volte, e affondò il volto contro la sua spalla.
 
«Grazie» gli sussurrò all’improvviso.
Lui alzò un sopracciglio, confuso «Per cosa?»
«Per esserci sempre quando ho bisogno di te, per consolarmi e starmi accanto, per sopportarmi e volermi bene così come sono, anche se potrei essere migliore; per passare il tuo tempo con me. Scusa se a volte mi arrabbio o mi comporto in modo antipatico, se non ti mostro le mie emozioni o i miei pensieri. Ma tu sei l’unico. L’unico di cui ho bisogno. E non mi importa del resto del mondo, non mi importa quello che succede o potrebbe succedere. Mi basta questo momento…mi basta sapere che tu ci sei quando ho bisogno. Grazie di amarmi…».
James sorrise, baciandole gli occhi chiusi. Poi rimase ad osservare la sua espressione beata.
«E io ti ringrazio per aver bisogno di me…così mi permetti di starti accanto».
Lei alzò il viso, dipinto di pura felicità, e lo baciò, senza più pensieri.

E allora lui pensò che avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di vederla felice.
Felice per sempre.

 

 






 

Tuttavia non importa se le ami, le odi, desideri che muoiano o sappia che non potresti vivere senza di loro…
 

Non ha importanza.

Perché per una volta nella tua vita, qualsiasi cosa fossero per il mondo, diventano tutto per te.
 
Quando le guardi negli occhi,
viaggiando nelle profondità delle loro anime,
e dici un milione di cose senza il minimo suono,
sai che la tua vita è inevitabilmente consumata all'interno dei battiti del loro cuore.
 
Le amiamo per un milione di motivi,
nessun foglio di carta potrebbe rendere loro giustizia.
 
E' una cosa
non della mente ma del cuore.
 

Questa è una catena d'amore.

 


 
Ed eccoci alla fine! This was the last reason.
Sono un po’ triste a dire la verità, ma allo stesso tempo contenta di aver portato a termine la raccolta. E’ un sollievo sapere di riuscire a terminare una storia: io odio lasciare le cose a metà.
Comunque era un altro motivo che mi spingeva a finirla. Perché finalmente mi sono messa d’impegno per scrivere la storia di questa mia nuova generazione e sono davvero contenta e soddisfatta di come sta procedendo e sinceramente avrei proprio voglia di iniziare a postarla. Se vi sono piaciuti i personaggi di “Un salto nel futuro” e “20 Reasons for a boy to love a girl”, spero che vogliate dare un’occhiata anche alla prossima (quando la posterò, ovviamente).
 
Un grosso grazie a
fanny91
per aver recensito lo scorso capitolo: sono davvero contenta che ti sia piaciuta! ^.^
Grazie a tutti coloro che l’hanno letta, soprattutto le cinquanta persone rimaste fino alla fine, perché è bello sapere di avere qualche lettore. Non conta tanto il numero (anche se sarei ipocrita a dire che non mi fa piacere avere tante letture, recensioni e preferiti: ogni autore lo desidera), perché se davvero vi è piaciuta io sono contenta lo stesso!
Grazie alle sedici persone che l’hanno aggiunta ai preferiti e grazie alle sedici che l’hanno aggiunta alle seguite.
Grazie anche solo a chi ci ha dato un’occhiata.
Grazie per essere rimasti fino a qui e per chiudere con me questa raccolta.

Grazie.

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