I Fiori di Anderson

di Melanto
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I - Moonflower e Geranio ***
Capitolo 2: *** II - Rosa Rosae ***
Capitolo 3: *** III - Orchidea ***



Capitolo 1
*** I - Moonflower e Geranio ***


Documento senza titolo

Scritta per il “Carnevale di Fanworld” indetto da “Fanworld.it”.
Tabella: “Carnevale di Nizza” | Prompt: #1 – Fiori

Sì, va beh, avevo detto che non sarei riuscita a completare un altro set… ed invece. XD
Ancora più orgogliosa mi rende il fatto che, con questa raccolta di flashfic, possa far aprire la sezione tutta dedicata a “Ai Confini della Terra”. **
Sono felice. **
Questo episodio si rifà al capitolo “Gamma” di “Riti di Passaggio”, primo libro della SeaTrilogy.
Il Capitano Anderson ha davvero un piccolo giardino nel suo alloggio dove coltiva una pianta rampicante di cui non sappiamo la specie, ma che, secondo lui, è quella che fu usata da Eva per agghindarsi i capelli (XD) ed un geranio che sta morendo.
Visto che della pianta rampicante non dice nulla, ho scelto di mio gusto il Moonflower (o Fiore di Luna o Ipomea alba o anche MorningGlory e Convolvo XD ha più nomi 'sta pianta!).

I Fiori di Anderson

I – Moonflower e Geranio

Il beccuccio dell’innaffiatoio scivolò con attenzione tra gli arbusti dei rampicanti – attaccati a delle canne di bambù, ma che ormai si erano avvinti anche tra loro – conferendo alla tre piante una continuità d’insieme come fossero una.
Anderson lo inclinò il giusto affinché fluisse un filo, non oltre, di acqua che inumidisse il terreno del vaso e ripeté l’operazione anche con le altre due piantine.
Carezzò una delle foglie con due dita per saggiarne la consistenza e parve soddisfatto di quanto fossero cresciute bene e rigogliose; tatuavano parte della vetrata lungo la parete poppiera, fondendo terra e mare insieme, tanto che avrebbe potuto sembrare di trovarsi non già su una nave quanto in una piccola serra affacciata su un promontorio.
Mise via l’innaffiatoio e si fece in là di qualche passo osservando, mani dietro la schiena, i frutti del suo operato. La luce del tramonto tingeva la saletta ed ogni suo oggetto di un carico colore aranciato.
A quella vista, sorrise, mentre il primo fiore di luna, chiuso in un bocciolo tubolare, prese ad aprirsi, adagio, sotto il sole calante. Gli occhi di Anderson brillarono di piacere nel pensare come, da un misero seme che sir Joseph Banks gli aveva detto fosse totalmente inutile, ne avesse ricavato addirittura dei fiori e senza bisogno di essere sulla terra ferma.
Un uomo solo, in totale isolamento dal resto del mondo, poteva creare vita dove si diceva che non avrebbe potuto crescere e gli confermò come le convinzioni del signor Talbot, di qualche giorno prima, fossero ancora troppo legate a sistemi di pensiero moralisti e fallaci, saldi in tradizioni che lui, ormai, aveva superato da tempo, imparando a vedere ben oltre essi e la loro inutilità: la famiglia non era una necessità, ma una scelta, di cui ogni uomo avrebbe potuto fare a meno. Un orpello, via! E la riproduzione di sé non era solo nella capacità di trovare una donna e sfornare marmocchi, ma nel saper trasmettere di sé stessi a chiunque si trovasse intorno. Piante comprese. La sua aveva appena appreso da lui la caparbietà e la testardaggine che lo avevano reso l’uomo che era, lasciandogli un fiore come segno.
Convinto di ciò, Anderson annuì in approvazione e volse le spalle alla sua serra, per recarsi sul cassero.
Nell’angolo, in disparte, il geranio morente perse un altro dei suoi rossi petali.

 

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Capitolo 2
*** II - Rosa Rosae ***


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Tabella: “Carnevale di Nizza” | Prompt: #2 – Battaglia

Sempre dal capitolo “Gamma” di “Riti di Passaggio” si viene a conoscenza del Capitano Sammel e di Anderson, allora sottotenente, impegnati in una battaglia dove, appunto, Anderson guidava una corvetta. Questa flash è ambientata in quel momento.

I Fiori di Anderson

II – Rosa Rosae

«Rosa, Rosae, Rosae, Rosam, Rosa, Rosa
«Tibbs!» tuonò imperioso alle sue spalle, mentre stringeva l’elsa della spada con tale impeto da farsi divenire le nocche bianche come spuma di mare. Non ancora a portata di tiro, le fregate francesi si stagliavano minacciose. «Che diavolo stai digrignando tra i denti come un cane rabbioso, per Dio!»
Il giovane guardiamarina, poco più di un ragazzino dal viso pallido e madido di sudore freddo, stringeva il fucile con mani tremanti, mentre restava acquattato dietro la murata di dritta. Volse appena lo sguardo alle sue spalle dove il suo superiore si stagliava ritto ed impavido verso il nemico.
«E’-è latino, sottotenente Anderson.»
«Latino?! Ti pare il momento di borbottare in latino?!» sbraitò, poi si volse ad impartire ordini all’ufficiale accanto a lui, che scomparve dal ponte per andare a riferire al cannoniere le ultime direttive. La corvetta sembrava poco più di un guscio di noce contro quello spiegamento di fregate. «Lo sai cosa se ne faranno i francesi della tua rosa latina?» riprese, un sorriso bieco gli tese il labbro in un’espressione divertita ed inquietante al tempo. L’idea della battaglia, l’idea di avere una potenza di fuoco ben minore dei suoi nemici, sembrava non spaventarlo. «Te la restituiranno di un bel rosso sangue!»
Dietro la corvetta, sopraggiunse la fregata del Capitano Sammel la cui voce risuonò amplificata dal megafono.
«Toglietevi di mezzo, pazzo che non siete altro, o sarà peggio per voi!(1)» gli gridò, ma era col sottotenente Anderson che stava parlando, ed il povero guardiamarina continuò a tremare tutto in attesa della fine di quell’incubo.
A filo di voce, seguitò a declinare l’unica cosa che aveva imparato di latino, come fosse una sorta nenia.
«Rosae, Rosarum, Rosis, Rosas, Rosae, Rosis


(1): questa frase è citata direttamente dal libro e viene detta per bocca di Anderson mentre ricorda di quella battaglia.

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Capitolo 3
*** III - Orchidea ***


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Tabella: “Carnevale di Nizza” | Prompt: #3 – Regina della Festa

Della vita del Capitano Anderson sappiamo quello che Deverel ha spiattellato a Edmund nel capitolo “&” (XD scusate, non saprei che lettera usare!) e cioè che è figlio di una unione illegittima tra un Lord L. (il nome non viene menzionato, ed io mi sono inventata fosse “Lionnel”) ed una dama molto bella. Per mantenere intatto l’onore della famiglia, la donna in questione, suo figlio ed una prebenda sono stati donati al Reverendo Anderson. Successivamente, appena fu abbastanza grande, il bambino nato da questa unione – ovvero il Capitano Anderson – si arruolò in Marina dove il padre naturale lo aiutò a fare carriera, mentre il fratellastro lo detesta.
Da questo poco che sappiamo di lui, ho provato a tirar fuori qualcosa, compresa l’ipotetica nipote di Anderson, Dhelia, pur cercando di mantenere intatto (si spera!) l’Anderson che conosciamo e che, in teoria, ci viene fornito solo da un punto di vista, quello di Edmund Talbot.
Questa flash, quindi, è un prequel dell’intera trilogia.

I Fiori di Anderson

III – Orchidea

Il ponte d’attracco era immerso nel via vai concitato di uomini e merci, gente che arrivava o che era pronta a partire, animali che venivano caricati e schiamazzi d’ogni sorta.
Con una mano dietro la schiena e l’altro braccio piegato il Capitano Anderson camminava lentamente per la banchina, diretto alla sua nave.
«Carissimo zio, questa volta siete rimasto veramente poco, non abbiamo avuto nemmeno la possibilità di cenare assieme.» gli fece notare la giovane che si accompagnava al suo fianco, tenendolo sotto braccio e sollevando appena il lungo cappotto bianco che indossava da sopra l’abito, affinché non le finisse sotto le scarpe. Il cappello, candido anch’esso e con la falda larga, era appuntato sotto al mento da un nastro di velo azzurro cielo. «E non mi avete raccontato del vostro ultimo viaggio.»
«C’è sempre lavoro da fare, Dhelia, la guerra, purtroppo o per fortuna a seconda dei punti di vista, non accenna a fermarsi e ultimamente molte delle navi sono andate perdute assieme ai loro carichi. Come vedi, siamo piuttosto presi.»
La giovane sospirò. «Me ne rendo conto. Ed io che speravo tanto nella vostra presenza al ballo di questa sera per ascoltare qualche avvincente resoconto.» si fece più vicino come per rivelare una confidenza «Almeno avreste sopperito alla noia mortale.»
Il Capitano Anderson rise divertito e con voce piena, gettando il capo all’indietro. «Mia cara nipote, temo proprio che sarai costretta a dedicarti a muliebri divertimenti quali il ballo e l’intrattenimento.»
«Che piacere.»
«E comunque, non credo che il Lord tuo padre sarebbe molto entusiasta della mia presenza. Invero, non credo sia molto lontana dalla verità la scelta di aderirvi poiché consapevole del mio precedente declino.» aggiunse con voce decisamente sprezzante.
«Sarei tentata di darvi ragione, zio, Lord Lionnel ne sarebbe capace.»
Poi la ragazza sembrò animarsi appena furono vicini alla nave, esibendo un largo sorriso e fissando il vascello con un brillio negli occhi simile a quello che, molto spesso, si vedeva vivificare lo sguardo del Capitano. Lanciò una lunga occhiata a ciò che di visibile c’era sulla sommità della murata e poi tornò a puntare lo sguardo avanti a loro.
Accanto al ponteggio che collegava il molo al ponte di coperta, il Tenente Deverel controllava l’andamento delle operazioni di carico delle merci. Appena si accorse della loro presenza sollevò il cappello in segno di saluto.
«Lady Lionnel, è sempre un piacere vedervi.»
«Mister Deverel. Buona giornata a voi.» rispose con un leggero inchino.
«A che punto siamo col carico, Mister Deverel?» gli si rivolse il Capitano in tono fermo.
Il Tenente assunse una postura ben dritta. «Queste sono le ultime casse, signore, dopodiché saremo pronti a salpare.»
«Bene così.» approvò, tornando a volgersi alla sua accompagnatrice, che riprese il discorso con vivo interesse.
«E come si sta comportando la vostra figliola
«Per la miseria, Dhelia, hai più entusiasmo tu della metà dei miei guardiamarina. Se fossi stata maschio avrei già provveduto a prenderti a bordo!»
«Se fossi stata maschio e con l’intenzione di entrare in Marina, il Lord mio padre avrebbe già provveduto a farmi impiccare o, a scelta, a rinchiudermi.»
Anderson scosse il capo con spregio. «Non ne dubito. Comunque.» e lì si volse per fare cenno al suo attendente personale, Hawkins, che restava fermo presso la passerella di carico. In mano recava un piccolo vaso dal quale spuntava un arbusto con infiorescenze dai colori vividi e grandi petali. «Questo è un mio presente dall’ultimo viaggio. In vista della tua serata danzante, potrai sfoggiare uno di questi fiori. Vedrai, mia cara, sarai la Regina della festa.»
La giovane lasciò il suo braccio per unire le mani davanti al viso, con meraviglia. «Ma, zio! Queste orchidee sono bellissime!»
«Una orchidea, per un’altra orchidea.»
Lei gli rivolse un’occhiata indagatrice e furba. «Questa galanteria non è da voi.»
Ovviamente aveva ragione. Ovviamente non le aveva fatto quel dono senza un motivo preciso. Eppure, il Capitano Anderson si limitò a sorridere nel modo che Dhelia conosceva bene ed era considerato, dai più, come spiacevole. Egli non dubitò che la giovane avesse compreso la chiara umiliazione che avrebbe voluto infliggere al suo fratellastro, con quel dono, che lo avrebbe sicuramente mandato in collera; a quanto pareva, l’intuito faceva parte del ramo Lionnel al quale appartenevano entrambi.
Dhelia ricambiò il sorriso con evidente divertimento e ben disposta a fare il possibile per accontentare il suo intento. Gli diede quindi un delicato bacio sulla guancia dove scendevano i favoriti e si allontanò di un paio di passi, tenendo il piccolo vaso tra le mani inguantate.
«Allora, buon viaggio, zio, la prossima volta dovrete assolutamente raccontarmi delle cose che avete visto, mentre io… vi narrerò degli esiti della festa.»
Anderson accennò una riverenza col capo e rimase ad osservarla allontanarsi lungo il ponteggio, mostrando un’espressione pienamente soddisfatta. Nonostante si fregiasse d’un titolo nobiliare, il suo fratellastro era persona misera, ben più del padre, e se poteva avere anche un semplice modo per poterlo ferire seppur meno di quanto era stato ferito egli stesso, beh, non se lo sarebbe mai lasciato scappare. In verità, provava sincera simpatia per sua nipote, che aveva ben più spina dorsale del suo inutile vecchio.
Fece per volgersi quando proprio la ragazza lo richiamò.
«Ah! Zio!» il sorriso luminoso emerse da sotto l’ampio cappello. «Non dimenticate di portare i miei saluti al Primo Tenente Summers.»
«Non mancherò.» le disse e lei si allontanò definitivamente in direzione della capitaneria.
Dopo un attimo, Anderson inarcò un sopracciglio a quella richiesta, con una certa perplessità, per poi scrollare le spalle e tornare a dedicarsi finalmente alla sua nave.

 

Fine

XD mi faccio schifo da sola per aver completato il terzo set.
Non ci si può far nulla: quando l’ispirazione arriva, si deve solo scrivere!

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