Kiss the Rain

di echo kiriky
(/viewuser.php?uid=13588)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** I'll Try ***
Capitolo 3: *** Tra la pioggia e le nuvole ***
Capitolo 4: *** Only Hope ***
Capitolo 5: *** Prima che tu vada. ***
Capitolo 6: *** You are no longer here. ***
Capitolo 7: *** Più che ricordi. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Titolo: Kiss the Rain
Autore: .:Alexis:.
Personaggi: Ben Barnes, Altri Personaggi
Rating: Adatto a tutti.
Genere: Sentimentale ...
Note: Nessuna.
Disclaimer: Ci tengo a precisare che con questo mio scritto privo di alcuno scopo di lucro, non intendo dare una rappresentazione veritiera del carattere o della vita di Ben Barnes, né desidero offenderlo in alcun modo.

Prologo.


Ginevra Black, capelli rosso fuoco, lentiggini sotto gli occhi color smeraldo, è sempre stata una tipa particolarmente vivace ed estroversa. Già durante l'infanzia era lei ad incoraggiare i suoi due compagni di bravate, i fratelli Barnes, a compiere le più stravaganti azioni.
Ora però sembra non trovare quel coraggio che sempre l'ha contraddistinta. Fissa il portone della casa adiacente alla sua, in una via anonima vicina al centro di Londra. E' tanto che non li vede, da quando aveva fatto le valigie quattro anni per potersi staccare dalla famiglia e da tutto ciò che questa le comportava.
Non li aveva neanche salutati, aveva solo scritto quattro righe ciascuno per non farli preoccupare inutilmente e anche per evitare che fossero ancora più arrabbiati con lei.
Sì, era stata egoista, dopo tutto loro erano i suoi migliori amici... gli unici amici, che le erano sempre stati accanto.
Ecco perché ora osserva quella porta , a lei così nota, come se da un momento o l'altro questa potesse prendere vita e azzannarla.
"Fai un respiro profondo." Si ripete dentro di sé, cercando di prendere coraggio. "Conta fino a cinque... e vai!"
"... 1..." Si avvicina. "...2..." Fa un ultimo passo. "...3..." Allunga appena la mano destra. "...4..." La ritrae appena, intimorita. "...5..." Suona, di impulso e con uno scatto veloce, il campanello.
"Visto?! Non era poi così difficile!" Eppure le gambe ancora le tremano e si affretta ad aggrapparsi alla ringhiera in ferro battuto lì accanto, per cercare di non cadere. E' ancora peggio quando nota il portone aprirsi. Il cuore batte senza sosta ed è sicura che prima o poi le uscirà dal petto.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** I'll Try ***


Disclaimer: Ci tengo a precisare che con questo mio scritto privo di alcuno scopo di lucro, non intendo dare una rappresentazione veritiera del carattere o della vita di Ben Barnes, né desidero offenderlo in alcun modo.

I'll Try

"Vorrei riuscire a crederci anche io
Vorrei quello che un giorno era mio
Vorrei, vorrei, vorrei"


Non appena vede gli occhi color cobalto che le aprono la porta ha capito che non appartengono a nessuno dei due fratelli Barnes.
Poco profondi ed espressivi per poter appartenere a Ben; troppo scuri e per niente color cioccolato per essere quelli di Jack.
Infatti è la signora Barnes ad aprirle.
"Sì?" E' una semplice domanda. No, ancora più semplice è una parola, una sillaba.
Forse questo per qualsiasi individuo ma non per lei, non per Ginevra. Troppi ricordi sono legati a quella voce tranquilla e sicura, così calda.
I lunghi discorsi davanti ad una tazza di thé caldo o di cioccolata calda, a seconda della stagione, nella veranda sul retro.
"Cercavo Ben e Jack". Cerca di rimanere impassibile, anche col tono della voce per non far trapelare la propria agitazione né, tanto meno, la sua emozione.
"Non..." si ferma e la osserva per bene "Ginevra?"Lo stupore della donna è possibile vederlo in volto, cosa assai insolita per lei, abituata a non far trapelare, non più del necessario, le sue emozioni.
La ragazza riesce solamente ad annuire con il capo, accennando un sorriso timido ed imbarazzato.
In meno di cinque secondi sono strette in un abbraccio.
Per Ginevra occorre un po' di tempo per riuscire a ricambiare quel gesto di affetto. Stretta in quell'abbraccio un aroma dolce, che pensava di aver dimenticato, le giunge al naso. Un odore che le ricorda Londra, che le ricorda casa.

"Dove sei stata tutto questo tempo?" Ora sono sedute in salotto di casa Barnes, attorno ad un tavolino dove è servito thé con biscotti, come da buona tradizione inglese. "Quattro anni vero?"
Ginevra ha in mano una tazzina da thé con fiorellini blu, ma non riesce a bere. Se la rigira tra le mani con fare nervoso e se la porta ogni tanto alle labbra senza, in verità, riuscire a bere neanche mezzo sorso.
"Danimarca, Germania...ho girovagato un po' lì, un po' là" Risponde un po' sul vago, osservandosi attorno. Nulla era cambiato in quella stanza. Gli stessi quadri antichi alle pareti, le foto di Ben e Jack da piccoli, una in cui appare anche lei. I divani e le poltrone dove spesso avevano riposato da bambini dopo le loro lunghe escursioni.
"Oh, Ben e Jack saranno felici di sapere che sei qui."Sentendo i nomi dei due ragazzi, non riesce a non sobbalzare appena. Pur essendo un gesto accennato, sa con certezza che non è passato inosservato alla donna, ha sempre avuto occhio per questo e, dopotutto, questo è il suo lavoro.
"Come... come stanno?" Trova il coraggio per fare questa domanda.
"Benissimo. Ora non vivono più qui. Da due anni hanno comprato un appartamento a qualche isolato da qui." Ne rimane spiazzata, non aveva per niente preso in considerazione una simile possibilità.
"Jack ha cominciato a lavorare in un giornale locale come giornalista nella sezione musicale. Ben lavora per diversi film, forse ti sarà capitato di vederlo al cinema, di recente!" Annuisce. Aveva sospettato della carriera giornalistica di Jack, mentre l'anno prima aveva visto Ben nei panni del Principe Caspian.
"Ti scrivo il loro indirizzo. Sono sicura che sarebbero felici di rivederti."
Ginevra, però, non ne è altrettanto sicura e la sua espressione deve esprimere il suo pensiero, perché la signora Barnes le si siede accanto, sul divano, prendendole la mano e stringendola nella sua.
"Lo so che hai paura, e lo capisco. Ma non ti hanno dimenticato e so per certo quello che ti ho detto."
Ginevra annuisce, abbassando lo sguardo.
"Ora, finisci il tuo thé, nel frattempo ti trascrivo il loro indirizzo." Le lascia la mano e Gin, forse più come riflesso involontario che per reale voglia, riprende in mano la tazzina e sorseggia lentamente, aspettando il ritorno della signora Barnes.
"Ecco" e le porge un post-it rosa acceso, in cui sono trascritti un indirizzo ed un paio di numeri.
"Ti ho trascritto anche i loro numeri, di casa e di cellulare, se desideri prima chiamarli. Ben dovrebbe essere fuori questo week-end e tornerà lunedì, è ad una premiere del suo nuovo film."
Ginevra annuisce, ripiegando il post-it e mettendolo in tasca per non perderlo.
"Sarebbe bello poter organizzare qualcosa per festeggiare il tuo ritorno... dove alloggi?"
"Sì, sarebbe bello. Sono dai miei per il momento, almeno fino a quando non troverò un appartamento." Silenzio.
"Ora devo proprio andare. Però è stato bello passare e rivederla." Si alza, subito seguita dalla signora Barnes.
"Non sai quanto mi ha fatto piacere vederti. Spero che tornerai presto a trovarmi ora che sei tornata." Le sorride per poi abbracciarla. Poi insieme si dirigono verso la porta d'ingresso.
"Spero di rivederla presto." Un ultimo sorriso e poi esce, decidendo di andare a vedere l'indirizzo scritto nel post-it.
Tentare non nuoce... magari neanche sono in casa.

Spazio Autrice:
 DarkSakura: Grazie! Sicuramente racconterò delle bravate dei giovincelli! xD Spero che anche questo capitolo sia di tuo gradimento.
 anythingforyou: Grazie! Spero di aver soddisfatto, almeno in parte, la tua curiosità anche con questo capitolo.

E grazie anche alle quattro persone che hanno aggiunto la storia alle seguite. 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Tra la pioggia e le nuvole ***


Disclaimer: Ci tengo a precisare che con questo mio scritto privo di alcuno scopo di lucro, non intendo dare una rappresentazione veritiera del carattere o della vita di Ben Barnes, né desidero offenderlo in alcun modo.

Tra la pioggia e le nuvole.


"E mi perdo così,
tra la pioggia e le nuvole [..]
io ti ascolterò,
parlami se vuoi,
dei problemi tuoi per ore..."

La fortuna sembra esserle per lo più avversa e ad avvalorare queste tesi, ci si è messo l'acquazzone, venuto giù non appena uscita da casa Barnes.
Senza ombrello, né cappuccio per ripararsi, percorre di corsa, cercando di coprirsi sotto le tettoie delle case, l'isolato in cui si trovano casa sua e quella dei Barnes.
Poi svolta a destra e si appresta a guardare l'indirizzo nel post-it prima di proseguire.
Nella via, ricontrolla il numero civico. "Eccoci!". Osserva la casa per un po', con incertezza, mentre ritorna quel timore che fino a quel momento l'ha perseguitata.
"Ok, un respiro!"Lentamente, e per un tempo che le sembra un secolo, Ginevra percorre il breve vialetto per poi fermarsi davanti al portone.
In un attimo, approfittando del suo momento di sangue freddo, suona il campanello sotto al quale c'è scritto "Ben e Jack Barnes".
Aspetta uno, due minuti. E' sul punto di girare e tornare verso casa anche perché essendo completamente bagnata, ha paura di prendere freddo a causa del vento che nel frattempo si è alzato. Non riesce a spostarsi se non di due centimetri, che sente il rumore del portone che si apre ed una testa mora, dai cappelli corti e tenuti leggermente all'insù, fa capolino da esso.
Ginevra trattiene il fiato e si immobilizza quando i suoi occhi smeraldo si incontrano con quelli cioccolato di lui in cui si diffonde quasi subito lo stupore. Lui si fa avanti, osservando meglio la ragazza davanti a lui con i capelli bagnati che le si sono appiccicati in viso. Sembra quasi che davanti a sé ci sia un fantasma.
"Ginevra...?!"Quasi un sussurro che ripete poco dopo ma leggermente più forte "Ginevra Black?!"
Riprendendo l'uso corretto delle vie respiratorie in tempo per non prendere un colorito viola in volto, la ragazza annuisce col capo accennando un sorriso tirato dall'agitazione.
Il volto del ragazzo si illumina in un attimo, prima che si getti ad abbracciarla con calore, sorprendendo Ginevra che aveva sospettato tutt'altra reazione.
"Ginevra!" Dice il nome dell'amica con calore, e dopo che lei ha ricambiato l'abbraccio, la solleva da terra facendole fare un piccolo giro, la fa scendere per poi soffermarsi a guardarla.
"Come stai? Dove sei stata? Che cosa hai fatto? E..." Le domande escono di getto, senza che riesca a fermarle e Ginevra ride, ritrovando in lui il Jack lasciato alla sua partenza.
"Devo rispondere a tutte oggi? Perché non so se riesco..." così, fa scoppiare a ridere anche lui e facendo seguire un altro abbraccio.
"Ops, ma sei tutta bagnata... entra che mentre ti asciughi mi racconti tutto." Come se solo in quel momento si fosse accorto della situazione dell'amica. Le fa strada, aprendole la porta e poi chiuderla alle sue spalle, prima di precederla all'interno dell'abitazione.
Un modesto appartamento, abbastanza grande per poter ospitare almeno quatto persone, sebbene in realtà ci abitino in due.
Alle pareti ci sono appese diversi quadri con foto dei fratelli Barnes, molte recenti che non aveva mai visto.
"Siediti qui, ti prendo dei vestiti asciutti ed un asciugamano." Le sorride prima di prendere un porta laterale alla stanza del salotto.
Nell'attesa, Ginevra si guarda attorno con interesse.
"Tieni!"Si volta verso la direzione in cui sente la voce di Jack e fa appena in tempo a voltarsi e prendere l'asciugamano al volo, prima di trovarselo in faccia.
Gli lancia un'occhiataccia scherzosa. "Ti ho lasciato dei vestiti, una mia tuta, sul mobile del bagno. Seconda porta a sinistra." Facendole l'occhiolino.
Ginevra annuisce per poi seguire le indicazioni datele da Jack.
Si lega i capelli nell'asciugamano, mentre si toglie i suoi vestiti completamente bagnati e li appende allo stendi panni posizionato nella doccia.
Sostituisce i suoi vestiti con la tuta verde acido di Jack. Si guarda allo specchio. Le sta leggermente grande, oltre ad essere lunga, e per questo è costretta a ripiegare non solo le maniche per tre volte, ma anche i pantaloni e qui non bastano quattro risvolti.
A questo punto passa velocemente l'asciugamano sopra i capelli per asciugarli. Dopo qualche passaggio, li lascia lunghi, leggermente mossi e boccolosi.
Appoggia l'asciugamano sopra il cesto della biancheria sporca e poi si dirige in cucina, seguendo il rumore delle vettovaglie spostate.
"Jack?" domanda.
"Sono qui." Ginevra si appoggia allo stipite della porta e osserva l'amico intento a preparare qualcosa sui fornelli.
"Rimani a cena, vero?"Ginevra sta per rispondere ma Jack continua a parlare "Certo che sì" Alza lo sguardo su Gin e le sorride complice " E rimani anche a dormire qui. Non accetto nessun : no!" Gin, suo malgrado, non può porre alcuna resistenza, non solo perché sa che l'amico è irremovibile, ma anche perché in fondo lei è la prima a non volersi allontanare da lì.
Jack continua a lavorare con i fornelli mentre Gin si sposta, sedendosi sul davanzale della finestra e per qualche momento si sofferma ad osservare i nuvoloni neri che lentamente si spostano per fare posto a quelli bianchi.
"Vedrai come sarà contento Ben quando saprà che sei tornata!" Finevra viene riportata bruscamente alla realtà e si volta di scatto verso Jack.
Lui lo nota ma non fa domande, continuando il suo lavoro.
"Non l'ha presa bene, vero?" Jack prima annuisce e in un secondo momento si appresta a dire: "No. Sopratutto all'inizio. Si sentiva in colpa, riteneva che fosse a causa sua se te ne eri andata così, senza dire niente."
Ginevra si morde il labbro inferiore.
"Per quanto mi riguarda, ero sicuro che qualcosa ti aveva costretto ad andartene così. Non accusavo nessuno. " Si guardano. "Ne sono ancora sicuro e penso che anche Ben si sia convinto di questo, forse però, gli ci è voluto più tempo."
Le sorride.
"E quando te la sentirai, ci spiegherai la tua fuga improvvisa. "
Ginevra annuisce solamente .


Spazio Autrice:
DarkSakura: Grazie ancora! Mi fa piacere sapere che ti piace ciò che scrivo. Purtroppo non sono riuscita ad aggiornare molto presto ma, spero, che questo capitolo sia comunque di tuo gradimento.
romina75: Grazie! Spero che continuerà a piacerti.
Un grazie anche a coloro che si limitano a leggere.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Only Hope ***


Disclaimer: Ci tengo a precisare che con questo mio scritto privo di alcuno scopo di lucro, non intendo dare una rappresentazione veritiera del carattere o della vita di Ben Barnes, né desidero offenderlo in alcun modo.

Only Hope



"There's a song that's inside of my soul.
It's the one that I've tried to write
over and over again.
I'm awake in
the infinite cold,
but you sing to me over and
over and over again.

Mandy Moore- Only Hope.

Ben si sveglia nella sua stanza d'hotel, in un letto che non è il suo. Questo però è l'ultimo giorno di questa tournée di promozione del film.
Si appoggia con la schiena al muro, mentre cerca di focalizzare la stanza ed eliminare l'intorpidimento dovuto al sonno.
Lentamente gli torna alla mente il sogno che lo ha colpito di più durante la notte.
Non ricorda il contesto ma nitide sono le due persone protagoniste: egli stesso e lei, Ginevra Black.
E' perplesso; è da tanto che non pensa a lei, o meglio, che cerca di dimenticarla e sono anni che non la sogna, per di più così nitidamente.
Il senso di colpa, senza senso e assolutamente inesistente, torna a farsi largo nell'animo del giovane ragazzo.
Se solo potesse tornare indietro e rimediare per non farla allontanare. Ora, forse, non si sentirebbe così.
Il suono insistente del telefono lo riscuote dai suoi pensieri, allunga la mano per sollevare la cornetta, certo che è Colin che lo invita ad alzarsi.
"Ben, è ora di alzarsi. Colazione e poi viaggio di ritorno." Proprio come pensava.
"Buongiorno anche a te, Colin. Sì, ho dormito bene anche io." Ride, suscitando anche le risa dall'altra parte della cornetta.
"Su dormiglione, si torna a casa!" E chiude la chiamata.
Ben scuote il capo, dopo di che si decide ad alzarsi e si fionda in bagno per una doccia veloce, calda e assolutamente rilassante prima di scendere per la colazione.
I jeans e la semplice t-shirt, preparati il giorno prima, sono adatti e quindi non ha bisogno di cambiarli. Si veste con una certa fretta, si specchia per sistemarsi ulteriormente prima di scendere a colazione.
Arrivato nel salone, si rende conto che è l'ultimo, anche Rebecca è già seduta, così come Rachel intente a parlare tra di loro e tra le mani una tazza di caffè fumante. Colin invece è preso dalla conversazione con Oliver Parker, il regista del loro ultimo film.
"Buongiorno!" Saluta regalando un sorriso a tutti i presenti, prima di prendere posto ed ordinare un cappuccino.
"Finalmente ti sei svegliato. Però... , hai una faccia!" E con questa osservazione da parte di Rebecca, si ricorda della capacità innata della ragazza di accorgersi di ogni più piccolo dettaglio, anche ora che aveva pensato di aver nascosto tutto per bene.
Anche gli altri lo guardano.
"Dormito poco bene, niente di preoccupante." Si affretta a dire Ben.
"Dai, che questa sera sarai di nuovo a Londra, nel tuo appartamento." Ci scherza su Colin.
"Già!"Ed ora un altro pensiero si fa spazio. E', infatti, da un paio di giorni che non sente il fratello, esattamente da quando il suo cellulare ha deciso di raggiungere un luogo migliore, abbandonando la sua compagnia.
Certo, non temeva pericoli particolari per il fratello, non solo perché grande e vaccinato, ma anche perché a meno di un isolato da casa dei suoi, su cuoi può contare in qualsiasi momento. Ma, contattare il fratello, lo faceva sentire a casa.
Finita la colazione, ognuno ritorna nella propria stanza per finire le valigie e poi dirigersi all'aeroporto e fare ritorno a casa.

"Che stai facendo?"
Ginevra abbassa leggermente il libro, quel tanto per far vedere gli occhi e guardare il suo interlocutore con uno sguardo scettico.
"Secondo te?" Domanda ironica.
"Che leggi?" Pur avendo davanti gli occhi e anche in bella vista il titolo.
"Un libro sull'archeologia." Risponde semplicemente prima di riprendere la lettura.
"Ben torna questa sera!" Buttata là da Jack, ha l'affetto desiderato ed infatti Ginevra chiude il libro appoggiandolo sulle proprie ginocchia.
"E non provare a sparire all'improvviso con la speranza di evitarlo." E per tutta risposta riceve una linguaccia.
"Posso almeno tornare a casa a prendere un cambio o due e dare un segno di vita? Sono un paio di giorni che non torno a casa e usufruisco dei vestiti di Ben e dei tuoi."
"Ok, ok... però, se esci, fai anche la spesa. Mi raccomando!" Ora Ginevra guarda con tanto d'occhi l'amico davanti a sé.
"Credo proprio che tu mi abbia scambiato per la mia domestica, Jack Barnes." Alzandosi di scatto e facendo cadere il libro che, nell'atto si apre.
"Sai, mi fai quasi paura quando mi chiami con il nome e cognome."
E forse era proprio quello il fine di Ginevra Black che però si arrende e, sconfitta nell'animo, si prepara ad uscire di casa per il suo giro.
"Prendo le chiavi o saresti anche capace di lasciarmi fuori al freddo e al gelo."
Jack ride, ricevendo così una linguaccia da Ginevra prima di recuperare il suo cappotto ed uscire.
Lungo la strada per arrivare a casa sua, decide di fermarsi prima in un supermercato per rifornire la credenza dei fratelli Barnes. Poi, con una busta di carta in una mano ed una di plastica nell'altra, si avvia verso la sua abitazione nella quale si rifornisce di tutto ciò che le serve e decide di farsi anche una doccia con calma e cambiarsi.

L'aereo è finalmente atterrato all'aeroporto di Londra, Heathrow.
Recuperata la sua valigia, si raduna con gli altri vicino all'ingresso.
Rachel è la prima a salutarlo con un caloroso abbraccio, seguita poi da Rebecca.
Lui e Colin si stringono le mani, poi quest'ultimo gli da' una leggere pacca sulla spalla dicendogli "Mi raccomando"
E saluta ciascuno di loro con cui ha passato dei bei momenti sul set del film.
Poi si disperdono.
Ben si dirige verso un taxi libero. Si fa aiutare nel caricare le valigie e poi dice all'autista l'indirizzo al quale deve essere condotto.
Quando il mezzo è partito, tutti i suoni della città si fanno ovattati, mentre osserva la città scorrere oltre il finestrino. La voce del giornalista di turno alla radio fa da sottofondo e quasi non sente i clacson suonati furiosamente e di continuo da automobilisti privi di pazienza.
Le luci notturne che cominciano a farsi largo nel paesaggio che il ragazzo scorge, stimola tutto ciò e di certo Ben non fa nulla per frenare questo.
Solo quando sente il taxi fermarsi e poco dopo spegnere il motore, ritorna con i piedi per terra. Recuperate le valigie, paga il taxista per la corsa.
Poi, mentre questo riparte, rimane un paio di minuti in contemplazione della casa prima di decidersi ad andare avanti, prendere le chiavi ed entrare.
Le luci del salotto sono accese, come quelle della cucina, alla faccia del risparmio di energia. Appoggia le valigie per terra, accanto all'ingresso, per poi dirigersi in salotto dve, proprio come sospettava, non c'è nessuno.
Si toglie il cappotto, mentre lo sta appoggiando sul divano, sente dei rumori dalla cucina, seguiti da dei passi che si avvicinano di tutta fretta.
"Come mai ci hai messo tant..." Ben guarda il fratello e Jack... bhè, anche Jack guarda Ben con tanto d'occhi per poi dirgli semplicemente "Sei tornato."
"Che vitalità... anche io sono contento di rivederti, eh!" Ci scherza su Ben, guardando perplesso il fratello con una sensazione strana, come se gli stesse nascondendo qualcosa.
"Aspettavi qualcuno?" Gli domanda. Il rumore della porta d'ingresso non obbliga Jack a rispondere, almeno per il momento.
"Jack, sono tornata. E..." La ragazza con il suo cappotto nero ed un cappello di lana rosso fa il suo ingresso nella stanza con le buste della spesa che appoggia per terra ed una borsa a tracolla. Attira su di se lo sguardo di entrambi i fratelli.
Però Ginevra, avendo camminato a capo chino per paura di inciampare su qualcosa, non è ancora accorta della presenza di Ben.
"E... ma che c'è?" Domanda quando ha alzato lo sguardo verso Jack.
L'amico non risponde, ma sposta lo sguardo alle spalle di lei, costringendole a fare altrettanto.
"Cos-?" La domanda le mure tra le labbra mentre il suo cuore fa una doppia capriola su sé stesso.
"Ginevra?" Domanda Ben non credendo ai proprio occhi.
"Ben?!"


Spazio Autrice:
Romina75:
Ciao! Purtroppo non posso dire molto... anche perché sono la prima a non esserne informata al 100%. Le idee vanno e vengono, si modificano facilmente.
Enris: Grazie per i complimenti. Mi fa davvero piacere che ti piaccia. Spero che anche questo capitolo sia di tuo gradimento.
Sappir_ama_ben: Spero di aver rispettato abbastanza i tempi per pubbliccare il nuovo capitolo. Mi fa piacere di aver "conquistato" nuovi lettori... fa sembrare meno orripilante ciò che scrivo. Spero che il nuovo capitolo non ti dispiaccia.
Anythingforyou :Grazie ancora perché segui la fanfiction. Bhè, la reazione di Ben ancora non si sa con precisione... dovrai aspettare ancora un po'. Nel frattempo spero che questo capitolo sia di tuo gradimento.
DarkSakura: Ciao! Scusa il ritardo dell'aggiornamento ma sono stati diversi, gli appuntamenti che mi hanno tenuto lontano dal computer. Per lo scorso capitolo si erano uniti problemi di connessione alla gita scolastica. Questa volta un esibizione e la scuola. Spero che anche questo capitolo ti piaccia.


Grazie anche a chi si limita a leggere.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Prima che tu vada. ***


Disclaimer: Ci tengo a precisare che con questo mio scritto privo di alcuno scopo di lucro, non intendo dare una rappresentazione veritiera del carattere o della vita di Ben Barnes, né desidero offenderlo in alcun modo.

Prima che tu vada.



"Es ist schon spät, kannst du noch bleiben ?
ich mag noch nich alleine sein,
ich kann nicht reden und will nicht schweigen,
du atmest schwer und bist bereit.
Leider hab ich mich nie getraut,
dir zu sagen,was du für mich bist."

[Bevor Du Gehst- Panik]

"Cosa ci fai, tu, qui?" La domanda viene esposta in modo rude e con un tono a dir poco rigido.
E per questo Gin sobbalza sul posto, abbassando lo sguardo e trovando, subito, più interessante fissare le proprie scarpe.
Jack a questo punto decide di intervenire, prima che la situazione possa degenerare. "Non è stupendo? E' tornata a Londra da qualche giorno." Prendendo per le spalle Ginevra e spostandola leggermente in avanti, il tutto sorridendo.
"Ah!" L'unico commento che gli esce da dire, prima che cada un silenzio imbarazzante nella stanza.
"Io... bhè... devo andare.." così, liberandosi dalla presa di Jack, corre verso l'uscita salutando mestamente i due fratelli prima di varcare la porta d'ingresso ed uscire.
Il silenzio è rotto solamente dalla porta che si apre, per poi richiudersi pochi secondi dopo.
"Perché fai così? Pensavo che avessimo discusso abbastanza su questo e che avessi superato la situazione!" E, Ben è sicuro, il fratello è sul punto di urlargli contro per quanto la situazione gli prema molto. E' questo il motivo per cui è tanto arrabbiato con lui.
"Che vuoi Jack, eh? Quando ne abbiamo parlato non avevamo la minima idea che sarebbe tornata. Cosa pretendevi che facessi? Che le riportassi un mazzo di fiori?"
Jack scuote la testa. "Non ti chiedo questo. Solo di capirla."
Ben ride, una risata ironica che fa salire i nervi allo stesso Jack.
"Capirla? E come potrei? Non riesco neanche a spiegarmi per quale motivo se ne sia andata da un giorno all'altro, senza dirci niente!"
E detto questo, per sbollire la rabbia e la frustrazione che comincia a sentire salirgli, esce di casa per girare Londra. Jack, rimasto solo, si getta sul divano in salotto. Doveva immaginare quello che sarebbe potuto accadere.


Ginevra, arrivata a casa, corre nella sua stanza ignorando completamente il richiamo della madre vedendola rientrare.
Si getta sul proprio letto e, stringendo il cuscino, piange senza che riesca a fermare le lacrime e si addormenta sfinita senza neanche accorgersene.

Sono passate due ore, nelle quali Ben ha percorso un notevole tratto di strada a piedi.
Già due chiamate di Jack ed una anche da casa dei suoi, sicuramente suo fratello li aveva chiamati pensando che fosse andato da loro.
Alla terza chiamata, risponde semplicemente con un "Sto tornando!" Ma non è del tutto vero, non è proprio sulla via di casa e neanche i suoi piedi sono d'accordo. Infatti non solo si ritrova nell'isolato dei suoi, ma anche davanti casa di lei.
Le luci sono spente, anche quelle della sua camera.
Così, senza volerlo, comincia a ricordare di quando erano tutti e tre più piccoli ed erano molto uniti. Dalla finestra della sua camera poteva vedere quella di Ginevra da cui, ogni sera, proveniva la luce della piccola lampada che lasciava accesa per paura del buio.
Forse, dopotutto, aveva ragione Jack. Doveva assolutamente mettere da parte il proprio orgoglio e fare in modo di tornare come prima, ora che lei è finalmente ritornata.

La stanza è buia ed immersa in un silenzio quasi surreale.
L'unica luce è quella della luna che fiocamente arriva dalla finestra.
Facendosi strada con le mani, il ragazzo tenta di non andare a sbattere contro gli oggetti che potrebbe incontrare e sono nascosti dal buio.
Purtroppo però non vede un paio di scarpe lasciate abbandonate in mezzo alla stanza e, quasi senza accorgersene (se non fosse stato per il dolore lancinante alla schiena), si ritrova per terra.
Svegliata da una serie di rumori sinistri, Ginevra si muove velocemente accendendo la luce.
Rimane perplessa nel ritrovarsi Ben disteso sul pavimento della sua stanza che, sottovoce, ripete in una cantilena "Ahio!Ahio!Ahio!", massaggiandosi la schiena dolorante.
"Cosa ci fai qui?" Ben apre di scatto gli occhi fissando Ginevra seduta a gambe incrociate sul letto. Si affretta a ricomporsi, alzandosi e spolverandosi i vestiti. "Ma, sopratutto, come sei entrato?" Aggiunge poco dopo, osservandolo sospettosa.
"Dalla finestra.." indicando alle sue spalle "... come quando eravamo più piccoli".
Ginevra annuisce solamente, abbassando il capo e fissando i suoi piedi. Sembra proprio che non trovi nient'altro di meglio da fare oggi.
"Ho sbagliato!" Ben non pronuncia queste parole con un tono di voce troppo forte, a nel silenzio, lo si sente molto distintamente.
Gin alza lo sguardo e vorrebbe ribattere ma Ben non le permette di farlo.
"Tu hai avuto le tue ragioni per decidere di partire, e non voglio saperle Gin. Mentre io sono stato troppo stupido perché prima ho accusato me e poi te! Quando la colpa non è di nessuno di noi due."Fa una piccola pausa. "Anche se , come scuse, fanno schifo, spero che riuscirai a perdonarmi." La guarda accennando un sorriso timido.
Ginevra, per tutta risposta, scende di corsa dal letto e abbraccia Ben, il quale, ricambia e comincia a ripeterle "Scusa. Scusa. Scusa."
Dopo quasi un quarto d'ora, Ben stringe ancora Gin a sé. La ragazza si è addormentata tra le sue braccia mentre stavano parlando distesi sul suo letto.
Recuperato il proprio cellulare, prima che si addormenti, compone velocemente un messaggio.
"Non torno. Mi sono fermato a dormire. E' tutto a posto ora." Certo che il destinatario, suo fratello Jack, ha inteso. Ed infatti poco dopo viene confermato da uno squillo.

Spazio Autrice:
Scusate se ho aggiornato così tardi, ma comincio a non avere tempo per scrivere con gli esami che si avvicinano... è possibile (ma anche certo) che non riuscirò a postare prima della seconda metà di luglio.
Enris: spero di non aver deluso nel raccontare il loro incontro. Forse non è il massimo, lo ammetto, potevo lavorare più con la fantasia sotto alcuni aspetti.
sappir_ama_ben: mi piace parecchio terminare in suspance, credo che lasci il desiderio di continuare a leggere. O, per lo meno, per me è così. Grazie.
DarkSakura: se dico che anche io ne so poco del comportamento di Ben? coff... coff... forse era meglio non dire tutto questo! Spero che la reazione di lui non sia troppo banale e che il capitolo sia comunque di tuo gradimento.

Un grazie anche a coloro che si limitano a leggere.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** You are no longer here. ***


Disclaimer: Ci tengo a precisare che con questo mio scritto privo di alcuno scopo di lucro, non intendo dare una rappresentazione veritiera del carattere o della vita di Ben Barnes, né desidero offenderlo in alcun modo.

You are no longer here.
I wake up now
Was how confused
My view is coloured
I see your picture only blurred
You are no longer here,
What happened?
I know not yet exactly
[Killerpilze- Ich Kann Auch Ohne Dich]


Il sole picchiava forte quel giorno di fine giugno. Anche a Londra era scesa una leggera afa, tale da rendere ogni azione difficile, anche una semplice passeggiata.
E' lo stesso per Ben sebbene deve fare solamente pochi metri, da casa sua a quella della sua migliore amica nella casa accanto.
Suonato il campanello, attende. Non riesce a stare fermo e a non spostarsi i capelli, così fastidiosamente attaccati al viso.
"Ben?" Ad aprire è il padre di Ginevra e sembra non aspettarlo per niente, vista l'espressione sorpresa dipinta sul volto dell'uomo.
"Salve, c'è Gin?"Ed ora l'espressione passa dal sorpreso allo scettico.
"Non c'è, è partita in mattinata. Non ti ha detto niente?"
Ben scuote la testa, "E quando rientra?"
"Sì è trasferita dalla zia, in Germania."
Ed il mondo gli è crollato addosso, rimanendo poi schiacciato da tutto quel peso. Non ricorda cosa sia successo poi con certezza, in testa vortica solo un "in Germania" e, "si trasferisce lì".

Sono ancora molte le domande irrisolte e, anche se ora è tornata ed è addormentata tra le sue braccia, non più fare a meno di metterle in un angolo ritenendo ancora più importante il fatto che lei sia tornata.
La fissa dormire, l'espressione rilassata e a tratti corrucciata, così buffa.
Oramai è un'oretta che è stato svegliato dal dolce aroma del caffè, proveniente dal piano di sotto; ha anche sentito i coniugi Black uscire di casa e allontanarsi per andare a lavorare.
Osserva lo schermo del suo cellulare: una chiamata persa. Naturalmente è il fratello che vuole accertarsi che tutto vada per il meglio.
Cerca di alzarsi senza disturbare il sonno di Ginevra, facendola spostare lateralmente con delicatezza. Sembra riuscire nell'intento, visto che la ragazza continua a dormire.
Compone velocemente il numero del fratello. "Hey, è tutto ok. Ora sta dormendo. Incontriamoci alle dieci da Starbucks."
Chiusa la chiamata col fratello, sposta l'attenzione su Ginevra, scoprendo che si è svegliata e che lo sta fissando.
"Parlavi con Jack?" gli domanda con la voce leggermente roca, ancora impastata dal sonno.
"Sì. Gli ho detto che ci saremo incontrati da Starbucks tra un'oretta. Hai tutto il tempo di sistemarti." Le sorride e lei fa altrettanto mentre cerca di svegliarsi un minimo indispensabile per alzarsi e buttarsi sotto il getto rigenerante di una doccia con acqua calda.
"Che programmi hai per oggi?" Le domanda Ben dall'altra parte della porta. "Nulla di preciso. Trovarmi un lavoro è certamente la priorità...poi trovarmi un appartamento ed infine, fare un salto a salutare Annie che ancora non sa del mio rientro.
"Com'è la Germania?" Forse è un tentativo di farsi spiegare il motivo che l'ha spinta ad andarsene, oppure con il reale interesse, Ben le porge la domanda.
"Fredda. Gli inverni tedeschi non si possono paragonare a quelli londinesi, sono tutta un'altra storia. Però è bella. La natura; i paesaggi. Dillingen, dove vive mia zia, è una città particolarmente tranquilla."
"Ti sei creata qualche amicizia?"
"Naturale", risponde mentre asciuga un po' i capelli strofinandoli con un asciugamano."Diversi della mia età, più o meno. Anche due fratelli... sai, mi ricordavano te e Jack, anche se non potevano in nessun modo sostituirvi."
"Certo, cosa credevi?! Noi siamo unici!"
"Lo so!" Dice Ginevra uscendo dal bagno e sorridendogli.
"Sbrigati. Sai che Jack odia aspettare!" Le dice mentre la vede intenta a cercare qualcosa nell'armadio. "Veramente stai descrivendo te stesso. Jack è quello che arriva in ritardo." Ride.
"Ok, ok. Ora sbrigati."

***
Sono seduti tutti e tre nei tavoli fuori di Sturbucks. Tutti con un frappuccino e cannella, una delle cose che hanno assolutamente in comune i tre amici.
"A che lavoro pensavi?" Domanda Jack.
"Vorrei trovare qualcosa che mi permetta di fare foto. In poche parole: chiedo un miracolo!"
Ben rimane un per un po' pensieroso, "Jack, non avevi detto che nel giornale per il quale lavori cercano personale?" Il fratello annuisce, "Non c'è qualcosa che possa adattarsi a Gin?"
"Ma certo, perché non ci ho pensato subito; ci sarebbe qualcosa che fa proprio al caso tuo. Questa sera ti porto l'annuncio ed i moduli per fare richiesta."
Ginevra non può fare altro che ringraziarlo.
"Per quanto riguarda l'appartamento... noi avremo un'idea." E, di una cosa Ginevra è certa, quello sguardo che si stanno scambiando i due fratelli Barnes, proprio non le piace.


Spazio Autrice:
Sono riuscita ad aggiornare molto prima di quanto credevo. Gli esami non sono andati troppo alla lunga e ho trovato la "giusta" ispirazione.
Un grazie a coloro che si limitano a leggere, anche se non mi dispiacerebbe ricevere qualche commento.... anche costruttivo. Grazie.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Più che ricordi. ***


Disclaimer: Ci tengo a precisare che con questo mio scritto privo di alcuno scopo di lucro, non intendo dare una rappresentazione veritiera del carattere o della vita di Ben Barnes, né desidero offenderlo in alcun modo.


Più che ricordi.
"It wasn't fair
For me just to go
Act like I knew waht you've been though
Cuz I wasn't there
And I'll never know
Couldn't see from
Your point of view
But I'm doing all I can
For you to see
That I understand
That I understand "
[More that a Memory- Hoobastank]




Il colloquio di lavoro al giornale è finito da poco e sulla via di ritorno, ne ha approfittato per vedere delle case. Vorrebbe trovare un appartamento ad un buon prezzo. Non ha fatto nessun riferimento a tal riguardo né a Jack né a Ben, conscia del fatto che entrambi avrebbero fatto di tutto per farla andare a vivere con loro.

Una gentilezza tipica dei fratelli Barnes, una gentilezza che questa volta vorrebbe evitare per cavarsela da sola.
L'interesse di Ginevra finisce per cadere su un appartamento in un attico di un palazzo non distante né da casa sua, né da quella dei fratelli. Dopo essere riuscita ad avere un appuntamento con l'agente immobiliare per vedere l'appartamento il giorno seguente, decide di fare ritorno a casa.
Rientrata, si dirige da subito nella sua stanza al secondo piano. Il letto, a baldacchino ad una piazza e mezzo, al centro della stanza è stato rifatto abbastanza velocemente. Si toglie le scarpe all'ingresso, indossando le sue fidate ciabattina con dei fiori sul davanti, regalatele da Jack qualche Natale passato. Dopo di che si siede al computer accendendolo. L'obiettivo è quello di controllare la posta, accendere la chat di messenger e scaricare le ultime foto scattate la sera prima in compagnia di Jack e Ben.
Mentre aspetta che si carichi, Ginevra apre la finestra e sistema le ultime cose ancora impilate malamente a terra o sopra la piccola biblioteca. In particolare si sofferma a guardare oltre la finestra, verso la casa lì accanto e alla strada laterale., e le due finestre praticamente davanti alla sua , quella della stanza di Ben e quella di Jack.
E' immersa nei suoi pensieri quando viene ridestata alla realtà dalla voce di Jack proveniente dalla finestra a destra della sua.
«Che cosa ci fai lì?» Gli domanda Ginevra dopo averlo salutato con un cenno della mano.
«Dovevo prendere un paio di cose. In più i miei mi hanno detto di passare in mattinata a prendere un altro paio di sacchetti.» Le dice Jack, alzando leggermente le spalle prima di iniziare a parlare e nel finire, si sposta una ciocca di capelli da davanti al viso. «Invece, cosa fai te? Il colloquio come è andato?»
«Al momento stavo riordinando un po' di cianfrusaglie e volevo passare le foto di ieri al computer. Non so dirti con esattezza come sia andato. » Sorride in direzione dell'amico.
«Che ne dici se tra cinque minuti passo da te, vediamo insieme le foto e poi facciamo un giro per Londra? Ti concedo anche un giro illimitato per negozi, per poterti dare allo shopping sfrenato » e nel dirlo accenna un sorriso, un modo ulteriore per tentare l'amica.
«Hai detto shopping illimitato, per caso? No, perché avrei bisogno di rifarmi parte del guardaroba!»
«Bene, allora ci si vede tra cinque minuti.» Nemmeno il tempo di dirlo che già è sparito oltre la finestra e l'ha chiusa.
Rimasta sola, Ginevra si rimette al computer, passate le foto si dirige in cucina per preparare un caffè, per lei stessa e per Jack.
Nell'attesa comincia a rovistare nella dispensa alla ricerca di una qualsiasi cosa commestibile che potrebbe servire al suo ospite, non appena arriverà.
Mentre sta tagliando due fettine di torta alla mela, suonano alla porta. Prima di andare ad aprire, però, prepara due tazzine col caffè sul tavolo e due piattini accanto alla torta, appoggiata al centro del tavolo.
«Jack, alla faccia dei cinque minuti! » Gli dice aprendo la porta e facendolo accomodare, prima di avviarsi insieme in cucina. «Scusa, mi hanno fermato qualche minuto di più. Inoltre mi ha anche chiamato Ben per ricordarmi di fare la spesa o questa sera non si mangia!»
«Bene, quindi dobbiamo aggiungere un giro al supermarket... quasi, quasi ne approfitto anche io. La dispensa è quasi vuota!» Si siede cominciando a sorseggiare un po' di caffée.
"Le torte di tua madre sono sempre fantastiche!» Nel mentre, si taglia un altro pezzetto di torta, «mi ricordano i tuoi compleanni di quando eravamo piccoli... eccetto quello del tuo decimo compleanno...» Lanciandole un'occhiata profonda.
«Mi sembra di averti già spiegai per quale motivo non vi avevo invitato. Ero gelosa marcia di voi e non volevo farvi vedere ad altre ragazzine. In più volevo passare il mio compleanno solo con voi, senza dovervi dividere con altro. Comunque, anche io non ricordo il tuo undicesimo compleanno, se non mi sbaglio!»
«Avevo invitato tutti maschi, non li conoscevi e non volevo farti sentire a disagio...» Ginevra lo interrompe, «e ammetti che ti vergognavi di dire che eri amico di una femmina!» Ammonendolo con lo sguardo perché non dice- Non è vero!
«Ok, ok... rimaniamo qui ancora a lungo a rivangare i torti passati, oppure mi fai vedere le foto?»
Lanciatagli una linguaccia, Ginevra si alza e sparecchia la tavola: le tazzine dentro la lavastoviglie e la torta al riparo sotto un panno. Dopo di che fa strada a Jack verso la sua stanza.
Gli mostra le foto, facendo alternare sullo schermo facce buffe e sorridenti. Una volta finite la vedere, Jack scende al piano di sotto, in salotto, per aspettare che Ginevra finisca di cambiarsi per poter finalmente uscire. Non aspetta molto, per poterla vedere scendere in jeans e t-shirt, più una giacca in pelle sopra.
«Ci hai messo poco!» Le fa notare, memore dei tempi che solitamente impiega l'amica per prepararsi.
«Non dovevo truccarmi!» Recuperata la borsa, finalmente possono uscire ed avviarsi verso la mattinata di sano shopping, senza limiti.


Spazio Autrice:
In realtà questo capitolo non mi piace per nulla. Mi dispiace avervi fatto aspettare ed ora farvi leggere questa schifezza. Cercherò di diventare regolare con gli aggiornamenti e di non presentare più certe oscenità.
La canzone centra e non centra, quindi non è indicativa.
ranyare: Sono contenta che hai seguito il mio desiderio, così come sono estremamente felice che ti piaccia questa storia insieme ai suoi personaggio. Non posso dirti: spero che anche questo capitolo sia di tuo gradimento perché -lo so da me- lascia molto a desiderare. Spero di riuscire ad aggiornare prima la prossima volta e che continuerai a seguirla.
anythingforyou:
Nessun problema, sono felice che tu sia tornata. Non sarei mai riuscita a tenere un Ben ammusolito per tanto tempo, sarebbe stato più forte di me, lo vedo sempre troppo allegro per poterlo immaginare in quel modo. No, purtroppo non studio tedesco ma ascolto un po' di musica made in Germania, quindi ogni tanto capita che inserisco musica che mi ispiri.
Darksakura: Grazie mille. Che idea ti sei fatta sui due fratelli? Ora sono curiosa di sapere! Grazie anche per i complimenti sull'esame, li ricambio a te! Per quanto riguarda Ginevra, ed il passato, piano piano cercherò di far uscire qualcosa... qui già c'è un pochino.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=469923