Mari Neri e Fiamme Verdi di KyubiKonanOfAkatsuki (/viewuser.php?uid=34050)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Primo ***
Capitolo 2: *** Capitolo Secondo - Our Destination ***
Capitolo 3: *** Capitolo Terzo: Deer and Admiral ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quarto: Fly Me to the Moon ***
Capitolo 5: *** Capitolo Quinto - Holy Mother of Us All ***
Capitolo 1 *** Capitolo Primo ***
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Ok, lo so che devo
finire una fanfic, ma quando l’ispirazione ispira… Ispira.
Ebbene sì, ci sono
OC anche qui, spero che non sia un problema. E’ probabile che questa fic si
aggiornerà molto più lentamente, quindi portate pazienza, per favore.
Un grazie a chiunque
leggerà e recensirà. :3
[Sono passati
parecchi anni, da quando mi ritirai in eremitaggio nella foresta della stessa
isola che ci aveva offerto protezione. I miei figli oramai adulti erano partiti
per il lungo viaggio per trovare il tesoro del leggendario Nuovo Re dei Pirati,
che io in persona ho avuto modo di conoscere. In questi venti anni, il mio corpo
mortale è rimasto celato in questi sacri boschi, pregando, i miei occhi sono
ormai perduti. Ma la mia anima ha viaggiato, imparato ciò che c’era da imparare,
ha visto per me…]
Nonostante ne
fossero passati, di anni, da quando la ciurma di Rufy dal Cappello di Paglia si
era sciolta, gli animi dei suoi componenti non si erano affievoliti col
tempo.
Trovato il
leggendario One Piece, l’uomo di gomma aveva ormai realizzato il suo sogno, così
come i suoi amici avevano realizzato i loro e si erano avviati ognuno verso le
rispettive strade.
[Ma se un sogno
diventa la tua ragione di vita, la tua ossessione, tanto da spingerti a lasciare
ogni cosa, una volta che lo realizzi rimani un guscio vuoto. La tua vita
improvvisamente appare nulla, insignificante, senza senso. E allora cerchi di
trovare qualcosa che… Ti faccia sentir vivo. Ma a volte, dimenticarsi di se
stessi è la soluzione migliore]
Ma una donna non si
dava pace.
I suoi modi
avventati, lo spirito ribelle, forte. Non stupisce che proprio lei era la moglie
del Re dei Pirati. E’ Nami, colei che era stata la navigatrice di quella ciurma
leggendaria di cui oggi si decantano le gesta.
Gli anni non avevano
intaccato la sua bellezza, i suoi capelli di uno splendido arancione color del
tramonto lunghi poco oltre le spalle. Trentottenne, giovane in corpo e,
soprattutto, nell’animo.
[Ed è proprio grazie
a lei, la donna che venti anni fa mi diede un’importante lezione, che la ciurma
si riunì, proprio come una volta. Ma il loro viaggio era appena
iniziato…]
“Avanti, Zoro! Come
fai a dire che non è lui?”
“Semplice, perché
non gli somiglia per niente”
“Ma guarda! Se non è
lui chi è, suo fratello gemello?!”
“Stai calma! Non c’è
bisogno di urlarmi nelle orecchie! E comunque, se davvero fosse lui… Allora
significa che è vivo!”
Nami aveva da poco
trovato una strana sfera luminosa, scavando nella sabbia.
Grande quanto un
uovo, irradiava una luce bianca e appena dorata, ed era curiosamente calda al
tatto. Il tempo di avvicinarla un po’ di più al viso, che subito l’ambiente
attorno a lei era cambiato, mostrava un sotterraneo buio e umido, mentre figure
avvolte nell’ombra scendevano delle scale, trascinandosi dietro un uomo
incatenato, il Re dei Pirati.
“Appunto! E ha
bisogno di noi!”
“Lui sa cavarsela,
che credi…”
Ma lo spadaccino non
sembrava molto convinto.
Più di un mese fa,
Rufy era partito senza alcuna spiegazione. Aveva sistemato le vele, controllato
cartine, calcolato il tempo e preso tra le mani il timone della Thousand Sunny.
Senza i suoi amici.
Nami, Robin, Zoro,
Rufy e Franky si erano stabiliti in un’isola sconosciuta, non segnata da alcuna
mappa. Ma era proprio questo, che volevano: la Marina avrebbe continuato a dar loro
la caccia, ma non li avrebbe mai trovati.
Esiliati, relegati
in un angolo remoto del mondo, in un inferno dal quale non potevano sottrarsi.
Eppure, un
paradisiaco inferno. Dove la natura rigogliosa, ancora sovrana del suo regno,
prosperava con i suoi meravigliosi colori.
“Se non mi seguirai,
temo che dovrai restare qui da solo, perché Franky e Robin mi seguiranno di
sicuro”
“E va bene! Ma un
minimo di organizzazione, almeno! Hai trovato quella ‘cosa’ da appena dieci
minuti, per quel che ne sappiamo potrebbe essere anche una trappola! Nami… Non
voglio che ti succeda qualcosa…”
“Non m’importa!
Salverò Rufy, e se per farlo dovrò morire, allora che sia! Lui non ci
abbandonerebbe! E poi, Tsunami ha ormai capito che suo padre potrebbe non
tornare mai più! Ha solo quattro anni e… E già si ritrova con un genitore in
meno!”
Zoro sentì la voce
spezzata di Nami, vide i suoi occhi lucidi.
Non erano da lei, la
voce spezzata e gli occhi lucidi.
Non poteva
sopportare di vederla piangere.
[Innanzitutto,
dovevano organizzare la partenza. Avevano parlato a Franky e Robin, ed erano più
che d’accordo a partire. Prima di tutto, avrebbero dovuto rintracciare Chopper e
Sanji, che non erano all’isola con loro, e metterli al corrente della
situazione. Ma cosa ancora più importante, avevano bisogno di un’imbarcazione,
dato che la Thousand
Sunny era stata presa da Rufy]
“Beh, possiamo
tagliare qualche albero e fare del nostro meglio con quello che
troviamo”
Disse il cyborg,
guardando pensieroso la foresta dal loro accampamento.
“Comunque, con buona
volontà, ci sbrigheremo in un mesetto circa con la nave”
“Un mesetto circa?!
Rufy ha bisogno di noi ORA, Franky!”
“Non essere sciocca,
Nami! Non possiamo imbarcarci su una bagnarola qualunque! Il mare è un posto
pericoloso, dovresti saperlo!”
L’impulsività di
Nami era qualcosa di straordinario.
Entro quella sera,
avevano già tagliato una quindicina di alberi tra palme e querce.
In quell’isola,
sembravano esserci piante che sulle isole non dovrebbero trovarsi.
Stavano cominciando
a lavorare sui tronchi, quando il cielo limpido, rosso-violaceo si oscurò.
Nuvole nere
coprirono tutto, come un fumo mortale, il vento si alzò.
“Sembrerebbe una
tempesta… Come ho fatto a non prevederla? Per oggi può bastare…”
Disse
Nami.
La foresta. La
foresta era viva.
Il vento soffiava
sulle tende dei quattro come un uragano.
Madre Natura era
forse arrabbiata con loro, per quell’affronto? Privare la foresta di quegli
alberi millenari, che mai erano stati danneggiati, era un crimine tanto
grave?
“Non è
possibile”
Pensò
Nami.
Quella notte sarebbe
stata molto lunga.
Un tuono, la saetta
di un fulmine. I ruggiti del cielo. Le lacrime del cielo.
Poi, lo sciabordio
del mare diventò più forte, quasi fosse più vicino…
La navigatrice,
coraggiosamente, decise di andare a dare un’occhiata a ciò che stava succedendo
là fuori, ma quando mise la testa fuori dalla tenda rimase senza parole,
paralizzata tra la paura e la sorpresa: sulla spiaggia aveva ormeggiato un
colossale galeone.
Era sicura di non
aver mai incontrato un veliero simile, non era per nulla familiare: il legno in
cui era costruito era nero, reso lucido dalla pioggia. I parapetti erano d’oro,
così come la polena, raffigurante un leone ruggente dall’intricata criniera, con
una lacrima di diamante nell’occhio sinistro. Le vele erano spiegate, color
crema, dalle finestre del cassero di poppa si vedevano le fiamme verde smeraldo
di piccole candele. Il resto del galeone era perso nell’oscurità. Un fulmine
saettò nuovamente in cielo, illuminando per un attimo la bandiera della maestosa
imbarcazione, situata sull’alberetto di controvelaccino, ovvero nel punto più
alto dello scafo: raffigurava un teschio con le corna di cervo, contornato da
una collana di spine.
Nami urlò: una palla
di fuoco verde, grande quanto lei, schizzò fuori dalla nave. Ma l’urlo aveva
attirato Zoro che, impugnate le sue katane, le si parò davanti e defletté la
fiamma, che allora prese le sembianze di un piccolo drago serpentiforme e
scoppiò. Ora, davanti ai due, c’era un uomo. In carne ed ossa.
“Vedo che questo
luogo non solo non è disabitato, ma è anche ben protetto”
La voce dell’uomo
era roca, incolore… Cattiva.
Ma suonava giovane.
Era un ragazzo.
“Chi
sei?!”
Chiese Zoro, pronto
allo scontro, Nami dietro di lui.
La pioggia ora
scendeva giù più violentemente.
“Piuttosto, chi è
quello zuccherino dietro di te?”
“Non t’interessa, e
comunque è già impegnata”
“Oh, sei un tipo
fortunato…”
“Non con me! Con un
amico…”
“Hahaha kon kon!
Come immaginavo…”
Rise il
giovane.
“Cosa c’è di tanto
divertente?!”
“Voi siete la ciurma
di Cappello di Paglia!”
Zoro e Nami ormai lo
guardavano con gli occhi sbarrati.
Tsunami stava ancora
dormendo nella loro tenda, così come anche Franky e Robin riposavano ignari di
tutto con la loro bambina, Franny.
Era strano. Il
ragazzo era davanti a loro, Zoro con le spade sguainate, Nami dietro di lui,
sotto la pioggia battente e i soffi gelidi del vento, in piena notte.
“Come hai fatto a
sapere chi siamo?”
“E hai pure il
coraggio di farmi questa domanda?! Kon kon!”
Provocò lo
sconosciuto, beffardo.
“Vi cerca mezzo
mondo ormai! Sapete, lo sanno che siete nascosti da qualche parte, quelli della
Marina! E quando vi troveranno… Zacchete!”
Rise sguaiato,
facendo un gesto secco con il dito indice: lo passò velocemente sulla gola, come
a indicare la lama di una spada. Quella risata perfida dava sui nervi alla
navigatrice, che oltrepassò Zoro e si avvicinò all’uomo.
“Senti, o ci dici
cosa vuoi, o smammi!”
“Ahah, che
caratterino… Comunque, mi sono imbattuto in questo postaccio per puro caso… Sono
saltato fuori dalla nave per esplorare i dintorni, e quel tuo amico lì con i
capelli verdi mi ha deviato la traiettoria! Ma che ne dici se parliamo un po’ al
coperto?”
“Nella MIA
tenda”
Replicò lo
spadaccino.
Una volta
accomodatisi nella tenda, Zoro accese una lampada ad olio. Finalmente, videro in
volto lo sconosciuto: era decisamente un ragazzo. I capelli erano neri, un
groviglio inestricabile, lunghi appena oltre le spalle e vagamente riccioluti.
Una frangetta gli copriva la fronte. Gli occhi verdi, solcati da profonde
occhiaie. Il labbro superiore era sottile e nero, i canini appena sporgenti
sotto di esso. Era vestito con una camicetta bianca e pantaloni lunghi, grigio
scuro e strappati. Sulla guancia sinistra aveva tre tagli
orizzontali.
“Mi scuso per i miei
stracci, che non si addicono a un Capitano… Ma non avevo voglia di fare il
formale con questa tempesta e rovinarmi il vestiario”
Disse lui,
ironico.
“Capitano,
eh?”
“Già, Mr. Capelli
Verdi”
“Come ti
chiami?”
“Il mio nome non è
affar vostro… Ma puoi chiamarmi Lux Lucis. La rossa può benissimo chiamarmi solo
Lux, se vuole…”
“Mhm… Io sono Zoro.
Lei è Nami. Ha una figlia, si chiama Tsunami…”
“Una
figlia?”
Lux mostrò rinnovato
interesse.
“Non così in fretta!
Tu ci aiuterai!”
“Entra nei dettagli,
rossa”
“Tu ci aiuterai a
ritrovare il nostro amico…”
“Puoi dirlo che è il
Re in persona, tanto lo so”
“… Comunque, ci
aiuterai e io potrei vedere se interessi alla mia bambina. Ha diciassette
anni”
“Fantastico, io ne
ho venti! Allora affare fatto! Comunque, anche io ho i miei affari da
sbrigare…”
“Ovvero, ahem… Lux
Lucis?”
“Devo vendicarmi.
Vendicarmi di una persona…”
Zoro osservò
incuriosito Lux Lucis.
Anche lui aveva una
missione, un sogno…
Proprio come loro.
Un punto in comune.
“Lo faccio per te,
madre… Ti dimostrerò che sono ancora tuo figlio, nato dal tuo sacro
fuoco…”
Sussurrò tra se e se
il ragazzo.
Nami e Zoro si
lanciarono un’occhiata silenziosa, decidendo che sarebbe stato meglio non fargli
domande.
“Allora… Io vado a
chiamare Robin e Franky… Se conosci la ciurma conosci anche loro…”
La donna uscì di
corsa a svegliare gli amici, ma non ce ne fu bisogno, perché erano rimasti
impalati anche loro di fronte al galeone arenato sulla spiaggia. Spiegò loro
tutto, veloce e sintetica, ma Robin si oppose:
“Nami! Mia figlia è
troppo piccola, non può venire con noi! Ha solo tredici anni!”
“Ma senza di voi non
ce la faremo mai!”
“Anche noi non
sopporteremo l’idea di essere soli su quest’isola, sentirvi lontani,
ma…”
“Robin cara, noi
abbiamo affrontato sfide ben peggiori, ed eravamo anche più piccoli di lei.
Finchè starà con noi, non ci sarà pericolo”
“Ma Franky… Oh beh,
hai ragione…”
La tempesta ancora
imperversava.
Il cyborg prese tra
le braccia la propria creatura.
Quelle braccia
potenti, letteralmente armi, ora facevano da culla.
Lux Lucis fece un
fischio e dal suo galeone scese una passerella di legno.
Una volta a bordo,
videro la ciurma al completo, composta da una decina di pirati. Un coloratissimo
pappagallo volò sulla spalla del
ragazzo, che lo carezzò sul becco.
“Benvenuti sulla
Bringer of Death, ragazzi!”
Tra risate sguaiate
e grida di gioia, il gruppetto venne accolto dalla ciurmaglia.
Con uno schiocco di
dita, Lux Lucis fece comparire una moltitudine di fiamme verdi sotto la nave,
che si sollevò dalla spiaggia e fece marcia indietro sull’acqua, per poi
ricadere bruscamente su di essa generando numerose onde. Il brusco urto fece
sobbalzare Franny, che si svegliò di soprassalto, e Tsunami, che si svegliò
anch’essa, anche se praticamente stava dormendo in piedi, dato che l’avevano
fatta alzare, presa per mano e trascinata per tutto il tempo. I pirati fecero un
‘yahooo!’ emozionato e il timoniere fece partire il galeone.
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Capitolo 2 *** Capitolo Secondo - Our Destination ***
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Angolo recensioni *ringraziamenti a tutti*
xEmildrago: Ecco qui! Ho (più o meno) descritto Tsunami e Franny. Di
solito evito di inserire più descrizioni in un solo capitolo, per non farlo
risultare più ‘pesante’ e rendere l’azione più scorrevole. Lux in realtà è un
personaggio già comparso in una delle mie fanfic, nel corso della storia però si
scoprirà di più sul suo passato (sperando che non sia banale).
xLusty: Sperando che queste RuNami e FRobin non siano OOC. XD
(Beh, li ho messi come alcuni dei pg principali perché voglio vedere se
riesco a ‘gestirli’)
Beh, Tsunami l’ho letteralmente riciclata perché a immaginare OC proprio
sono negata, non avevo fantasia per i nomi e per un altro motivo. :D
Guarda, anche io nutro un odio profondo per Nami (non sembrerebbe, ma è
così. Dopo di lei odio solamente Chopper), ma ho cercato di superare le ostilità
con lei… Con risultati nulli.
Beh, ‘konkon’ sarebbe anche un modo per dire qualcuno che parla molto
velocemente, come ‘pikapika’ è qualcosa che luccica, per intenderci. Povera Ko,
ultracinquantunenne non so se riuscirebbe a reggere un’altra fanfic. *coro di
‘mandatela in pensione’*
Lo stile copione mi viene molto più semplice da usare, ma ogni tanto è
bello cambiare. In genere lo uso quando tratto di due personaggi, con più farei
molta confusione, quindi uso lo stile copione.
Sanji lo incontreranno molto presto, te l’assicuro.
(Che One Piece sarebbe senza Sanji?)(Questa frase suona familiare…
ndNami)
Mentre Lux Lucis era
filato nella sua cabina personale, Tsunami e Franny si erano svegliate. La
prima, con gli occhi color della notte, sbadigliò, ben aggrappata a sua madre
per non cadere sul pavimento nero d’inchiostro. Nami affondò una mano tra i
lunghi capelli rossastri e lisci di sua
figlia, carezzandola.
Non aveva ancora
capito in che guaio si erano andati a cacciare.
Franny si abbracciò
al collo di suo padre, i corti capelli azzurri mossi dal vento, mentre Robin la
baciava sulla fronte sussurrandole parole dolci, affettuose, mandandole indietro
la frangetta.
“Mamma… Che
succede?”
“Tsunami cara…
Aspetta…”
“Mamma… Sta
piovendo… Come siamo arrivate qui? Fa freddo…”
Le onde si
infrangevano violentemente contro la Bringer of Death.
Eppure, questa
navigava senza il minimo segno di cedimento, resisteva fiera proprio come un
leone combatte fino alla morte. Il timoniere, un tipo basso con un occhio
completamente bianco, sembrava tranquillo, anzi lanciava bottiglie di rhum a
destra e a manca, e i membri della ciurma le prendevano al volo ridendo e
scherzando.
“Mammina… Chi sono
queste persone?” ”Franny! Questi sono… Beh, una ciurma di pirati”
“La peggiore di
tutti i mari, bellezza!”
Gridò un pirata, con
uno straccio attorno al collo e una scopa stretta in pugno: il mozzo, un tipo
strano (aveva attaccati alle orecchie degli ami di ferro, e a loro volta
attaccati ad essi c’erano delle cozze usate come orecchini) con l’aria non molto
sveglia e apparentemente strabico.
Un tuono, ed ecco
che la porta che conduceva sottocoperta si aprì, mentre fiamme verdi saettavano
dalla porta, facendola assomigliare alla bocca di una fornace. Una figura fece
il suo ingresso in scena. Franny e Tsunami si spaventarono, ma la ciurmaglia
applaudì e fischiò divertita.
“Ahahah! Al capitano
Cervobianco piace fare scena!”
Lux Lucis infatti
era ora vestito molto elegantemente, come si confà a un capitano. Tsunami pensò
che somigliava molto al vestiario dei pirati ‘classici’ di cui aveva letto tempo
fa in vari libri. Aveva una benda nera sull’occhio in corrispondenza della
guancia graffiata e il suo fido pappagallo sulla spalla.
“Cervobianco! E’
così che ti chiami, allora!”
Disse Zoro,
trionfante.
Il capitano lo
ignorò e si levò il tricorno nero, facendo un inchino alla ragazza e alla
piccola Franny.
“Signore…”
Prese la mano della
rossa e le diede un bacio.
Lei ritirò la mano,
lusingata. Il ragazzo era stranamente familiare, come se l’avesse già visto da
qualche parte. Come leggendole in pensiero, egli disse:
“Sì, ci conosciamo…
Ci siamo incontrati nei miei sogni”
Nami
sbuffò.
Un perfetto estraneo
che prima ci aveva provato con lei, ora ci provava con sua figlia. Non lo
avrebbe permesso, nossignore.
Un pirata della
ciurma si avvicinò allo spadaccino.
“Non si chiama così,
il capitano. Tutti nella ciurma abbiamo un soprannome. A dire il vero, ci
chiamiamo solo con quelli”
“Vuoi dire che siete
amici ma non sapete nemmeno come vi chiamate?!”
Disse Franky, che
aveva lasciato Franny da Robin. La bimba sembrava più emozionata, che
spaventata.
L’innocenza e
l’ingenuità dei bambini, davvero qualcosa di meraviglioso.
Per lei non era che
un’avventura, magari addirittura un gioco… Un gioco probabilmente mortale.
“E’ stata tutta
un’idea del capitano… Ha dato un nome a noi che non avevamo nulla… Ci ha dato
una famiglia”
“Davvero?”
“Sì. Noi tutti non
eravamo altro che poveri straccioni che in questo mondo spaventoso vivevamo alla
giornata… Beh, viviamo alla giornata anche ora, ma almeno abbiamo un posto che
possiamo chiamare casa. La
Bringer of Death”
“Quindi… Tu come di
chiami?” ”Io sono Keresh, il Poeta. Il soprannome del capitano è Cervobianco,
la Marina lo
chiama ‘Il Mortifero’ e gli altri pirati ‘Il Despota’”
“AVANTI UOMINI!
AMMAINATE LE VELE…”
Tuonò Lux Lucis,
sguainando una sciabola d’abbordaggio dal fodero sul fianco sinistro.
“Sono già ammainate
le vele, capitano!”
“… Oh, sì? ALLORA
TIMONIERE! PROSEGUIAMO LA
NOSTRA ROTTA!”
“Dove stiamo andando
esattamente… Ahem, capitano Lux?”
Disse
Nami.
“Dove stiamo
andando? Bella domanda, non lo so neanche io”
“COME NON SAI DOVE
STIAMO ANDANDO?!”
“Non lo so! Dove
capitiamo, capitiamo!”
Lei lo prese
letteralmente per il collo, scrollandolo.
Erano nel bel mezzo
di una tempesta e non avevano neanche una meta precisa, ma sembrava che la
disorganizzazione fosse all’ordine del giorno per loro.
“VA BENE, VA BENE,
MALEDETTA PAZZA! Stiamo andando alla Taverna del Marine Annegato!”
Già il nome era poco
rassicurante.
Zoro, che stava
sonnecchiando appoggiato alla ringhiera dorata, balbettò…
“Oh, conosco quella
taverna… Un postaccio, piena di tipi loschi, dai cacciatori di teste agli
assassini. Ma almeno, la
Marina si tiene alla larga”
“Zoro… Non saprei,
forse è meglio cercare altro aiuto…”
“Avanti mamma! Non
avrai paura!”
Si intromise
Tsunami.
Lux Lucis, o
Cervobianco, la guardò, un bel sorriso sulle labbra, l’occhio non coperto dalla
benda colmo di gioia repressa.
“Mhm, vedi,
madamigella, tua madre ha un po’ paura… Stai vicina a me, non ti accadrà
nulla”
“Ahah, ci credo
assai”
Disse ironica la
ragazza, sorridendo anche lei.
La tempesta si era
placata. Il cielo era tornato nero, grondante di stelle, la luna loro compagna
si stagliava all’orizzonte. Il mare, ora chetato, non opponeva alcuna resistenza
al galeone, che navigava silenzioso.
Il suono delle onde
era una dolce ninnananna, il vento un sussurro amichevole. I pirati sembravano
essersi calmati dopo quelle che dovevano essere state ore di baldoria, e
sbrigavano ognuno le loro faccende: la vedetta appostata nel punto più alto
della nave con un cannocchiale ficcato nell’occhio, il timoniere con il timone e
una bussola di bronzo in mano, lo strano mozzo che puliva tranquillamente il
ponte, un uomo molto muscoloso che teneva d’occhio il capitano (“Lui è quello
che mi ripesca quando cado in mare. Sapete… Io non so nuotare” disse imbarazzato
Lux) e altri personaggi che ora bighellonavano in giro.
“Se volete
accomodarvi sottocoperta, troverete delle stanze. Sceglietevene una, sarà dove
dormirete. Vi stupirete di vedere come questa nave somigli a una reggia, kon kon
kon!”
Rise il
capitano.
Franny tirò
impaziente Robin per il braccio, mentre Franky faceva loro strada. Zoro subito
dietro di loro, Nami aspettava la figlia.
“Avanti,
andiamo”
“Vorrei restare un
po’ da sola con Lux, mamma”
“Oh…
Sicuro”
La donna seguì gli
amici, per niente tranquilla.
Quell’uomo era un
poco di buono, sicuro.
E purtroppo sua
figlia aveva ereditato l’ingenuità dal padre.
“Lux Lucis! Lux
Lucis!”
“Calma, calma,
principessa!”
Disse Lux,
lusingato, anche se non lo dava a vedere.
Si gonfiò
d’orgoglio, testa alta, petto in fuori e pancia indentro.
“Come posso
servirti?”
“Tanto per
cominciare smettila di fare lo stupido, e togliti quella benda finta”
“Benda finta? Non so
di cosa tu stia parlando!”
Il pappagallo sulla
sua spalla cominciò a gracchiare…
“BUGIARDO! BUGIARDO!
CRA!”
“ZITTO HANZO! ZITTO!
Scusa, non sta mai in silenzio quando dovrebbe…”
Disse lui, coprendo
il becco del pennuto con la mano.
Era arrossito.
Tsunami l’aveva notato, e ridacchiò.
“Sai, noi ci
conosciamo”
“Davvero? Non
l’avrei mai detto, una ragazza bella come te non si dimentica
facilmente”
“Sai che sei un bel
vanitoso? Lux Lucis… Non vuol dire ‘Luce delle Luci’?”
“Bingo. Ti piace il
galeone?”
“Sì, ma non ha un
nome un po’… Lugubre?”
“Forse… Magari la
ribattezzo… Prima volevo chiamarla ‘Golden Hind’… I cervi sono animali
magnifici”
Lei gli tirò la
benda sull’occhio e la rilasciò all’improvviso, facendogli male.
“HEY!”
“Allora ce l’hai,
l’occhio”
“Va bene, va
bene!”
Disse lui,
togliendosi l’oggetto.
“E ora togliti
quella frangetta dalla fronte. Vorrei vedere tutto il tuo viso, non solo una
parte…”
“NO!”
“Scusa?”
Era rimasta
sconcertata da quell’improvvisa reazione.
Perché le aveva
risposto tanto bruscamente?
“No… Mi dispiace,
no”
“Perché?” ”Cose
personali… Davvero. Comunque, puoi anche chiamarmi… Cervobianco”
“Perché ti chiamano
così? Almeno questo, posso chiedertelo?”
“Certo… Non vedo
perché no… Ecco, perché quando quei fessi della Marina sono sul punto di
prendermi, io me la cavo sempre. Infatti li chiamo i ‘cacciatori’. I cervi
bianchi sono anche i messaggeri di potenti divinità. Se vuoi, puoi avere un
soprannome anche tu…”
“Davvero?
Grande!” ”Frena! Tu non fai parte della ciurma, ne avrai di strada da fare
per guadagnartene uno!” ”Uffa!”
“Coraggio, ora le
bambine a letto!”
Disse scherzando il
capitano.
Tsunami sospirò
nervosa e poi sbadigliò: chissà che ora era. Decise di fare un’ultima domanda a
Lux.
“Tu… Hai mai avuto
una famiglia?” ”Certo! La mia ciurmaglia! Sono un po’ strani, ma…”
“No… Io intendevo…
Un padre, una madre… Una sorella o un fratello…”
“Io non sono figlio
del vile amore carnale, ragazzina”
Aveva toccato un
nervo scoperto.
Sembrava averla
presa sul serio.
“Io sono nato dal
Sacro Fuoco di mia Madre, dall’unione spirituale di due anime. Gloria Pardi,
et Matris, et Igni Sancto.
Inoru”
“Cosa?”
“Mi dispiace, ma non
è usanza di questa ciurma parlare di questioni come la famiglia. Comunque, ho
una sorella… Lei è, o forse era… Più giovane di me. Non ti svelerò il suo nome,
ma puoi chiamarla Mirage. E’ scomparsa con mio padre e non è più tornata… Non
sono più tornati… Ma è per la
Madre che io cerco vendetta. Per il Padre e la Madre, affinché quest’ultima
mi riconosca come figlio, finalmente…”
Sembrava che quelle
parole gli costassero molto.
Lacrime amare,
dolore straziante, vergogna di sé.
Sentimenti che non
mostrava, orgoglioso com’era, ad altri.
Fantasmi del
passato, scelte difficili.
Cicatrici
dell’anima.
[Cervobianco salutò
la giovane donna, accompagnandola con lo sguardo mentre scendeva sottocoperta.
Solo in quel momento realizzò quanto fosse bella. Forse le avrebbe dato quel
soprannome, alla fin fine… Congedò il timoniere e si diresse verso la polena.
Dietro la schiena, due ali di fiamme verdi. Si librò nell’aria, creando una fune
delle medesime fiamme che legò attorno all’oggetto d’oro, e lo trascinò nella
notte. Fluttuava nelle tenebre trascinandosi dietro il galeone, come uno spettro
porta con sé la propria sofferenza]
Ed ora… Beh, il
solito angolo riguardo ai vari riferimenti che ho inserito nel
capitolo:
Keresh: E’ una
figura mitica della mitologia ebraica. E’ un cervo gigante che si diceva vivesse
nella foresta leggendaria di ‘Divei IIlai’
Golden Hind:
Letteralmente, ‘Cerva d’Oro’. Era il nome del galeone di Francis Drake, pirata
inglese del 1500. L’imbarcazione era dapprima conosciuta con il nome di
‘Pelican’.
Il cervo bianco è,
nello shintoismo, messaggero di divinità.
‘Inoru’ vuol dire
‘pregare’ in giapponese.
Infine… Io e il
latino non andiamo proprio d’accordo. :D |
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Capitolo 3 *** Capitolo Terzo: Deer and Admiral ***
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Nami si osservò
intorno.
Lux aveva ragione,
la nave sembrava una reggia di lusso sì, ma davvero lugubre: anche l’interno era
nero, comprese le pareti, a eccezione delle porte che erano color avorio. Unica
fonte di luce erano le fiaccole appese alle pareti, che ardevano di fuoco verde,
rendendo il suo volto e quello degli altri stranamente surreale: deformava i
tratti, l’ambiente, infondeva uno strano senso di freddo nell’anima. Robin aprì
una porta di quello che era un lungo corridoio ed ebbe modo di essere la prima a
notare l’eccentrica mobilia della stanza, tra cui spiccava un pianoforte
(intonato al resto della piccola stanza) cabinet, solo che al posto dei tasti
aveva delle zanne. Il sedile poggiato lì davanti aveva la forma di una
gigantesca mano artigliata e squamosa, e chi si sedeva aveva veramente
l’impressione che quella cosa fosse viva, pronta a richiudersi in qualsiasi
momento. Ma solo quando la donna mora si avvicinò allo strano strumento musicale
vide quel che avrebbe dovuto notare fin da subito: un quadro gigantesco, dalla
cornice platinata, con sotto una targa d’oro con scritto ‘Mater’. Ritraeva una
donna apparentemente giovane fino al busto, di profilo, austera. Aveva gli occhi
coperti da un velo nero e una testa di volpe impagliata come cappello, ai lati
del viso altri veli di verde chiaro. Un rosario buddista al collo, vestita di un
elaborato kimono junitoe, che sembrava parzialmente fatto di… Squame? Queste
erano verde accesso, i bordi bianchi. I capelli castano scuro erano in parte
fuoco azzurro, legati in un lungo codino. Robin si avvicinò ancora… La figura
aveva la croce del Governo cucita sulla spalla del junitoe… Non si era accorta
che era rimasta indietro e Nami, Franny e Franky erano andati via. La porta
della stanza si chiuse alle sue spalle, all’improvviso, con un tonfo secco.
Sentì un sospiro provenire dal quadro e perse conoscenza, forse per lo spavento,
forse per qualcos’altro...
“Mamma,
eccomi”
Tsunami raggiunse la
madre nella sua stanza. Questa aveva in mano una lanterna, unica fonte di luce,
che preparava le coperte del letto a due posti, nere con pizzi bianchi agli
orli.
“E questo sarebbe un
galeone pirata? Sembra una nave di lusso”
“Hai ragione,
Tsunami. Hai visto, c’è tutto… Quel Lux non vuole far mancare nulla ai suoi
ospiti”
Disse la rossa,
mentre si specchiava nella specchiera di mogano e si pettinava con un oggetto
molto più simile a una mano tagliata che a una spazzola. Una volta fattasi
l’abitudine poteva anche essere piacevole vivere lì, ma… Il senso di solitudine
sembrava fare da padrone sempre e comunque.
Lux Lucis aveva
sempre trascorso tutto il tempo in quelle stanze, prima di trovare la sua
ciurma? Aveva mai sofferto la mancanza dei suoi famigliari?
Qualcuno bussò alla
porta. Le due dissero ‘avanti’ e la porta di aprì. Era Zoro.
“Ma come, a voi la
cabina di lusso e a me quella con il letto a forma di bara?!”
“Zoro, non siamo
venuti qui per i reclami!”
“Oh, già. Io e
Franky stiamo cercando Robin. Franny sta già dormendo, per questo non è con
noi”
Passi risuonavano
sul pavimento di legno scricchiolante.
Una mano pallida si
posò sulla spalla dello spadaccino, allarmandolo. Era Robin.
“Robin
cara!”
Esclamò
Franky.
Robin aveva
un’espressione tranquilla, eppure aveva qualcosa di strano. Lo sguardo, tanto
per cominciare, era vagamente ‘spento’ e sembrava reggersi in piedi con grande
sforzo.
“Sarai stanca,
guardati, stai per crollare dal sonno!”
“Sto
benissimo”
“Sicura?” ”Affermativo”
Poco convinto, il
cyborg la prese delicatamente e la portò in una delle stanze vicine, dove Franny
russava sonoramente. Zoro si rassegnò al fatto di dover dormire in una bara e se
ne andò, borbottando. Nami chiuse la porta e andò a letto, dove Tsunami cercava
di prendere sonno.
“Manco due secondi
che vengono a rompere e già l’hanno trovata?”
“Tsunami! Robin non
mi sembrava molto in forma…”
“Non lo saremo
nemmeno noi se faremo nottata, mamma”
L’ex navigatrice si
sistemò sotto le coperte e guardò pensierosa la lanterna che aveva poggiato sul
comodino lì accanto. La loro amica sembrava strana…
Due ore dopo, Lux
diede il cambio con il suo timoniere e si ritirò nelle cabine. Si diresse nella
stanza dove Robin era rimasta intrappolata e aprì la porta. Inspirò l’aria
circostante e, come avvertendo che un corpo estraneo era stato lì, tornò
indietro, fino alla stanza di Robin. Bussò ed ecco la donna, in vestaglia, con
una candela semi consumata in mano, gli occhi vitrei.
“Ancora non dormi?
Strano”
“Sei tornato
sottocoperta”
“Già. Perché sei
andata nella Stanza?”
Di colpo, la mora
accusò un forte mal di testa.
I suoi occhi avevano
appena ritrovato la vita, azzurri e brillanti come non mai.
“Stanza?”
“Oh… Mi sembra di
capire… Non importa. E’ una stanza piccola con un pianoforte e un quadro. Se ti
capiterà di ritrovarla, non entrarci! Sai… Ha il vizio di ‘possedere’…”
E con queste parole
misteriose, sussurrate quasi con odio, Lux congedò Robin, che si domandò cosa ci
facesse ancora in piedi.
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Il mattino dopo, la
ciurmaglia si mise di buona lena a lavoro: durante la notte, erano incappati in
un banco di nebbia, ma secondo Lux Lucis era un buon segno, perché voleva dire
che erano vicini alla Taverna del Marine Annegato, e a confermarglielo furono le
luci di due lampioni in lontananza. Tsunami si stupì di vedere come tutti,
compreso ‘Cervobianco’, tornarono correndo sottocoperta, facendo segno a sua
madre, Zoro, Robin, Franky e Franny di fare lo stesso.
“Cosa stiamo
facendo? Perché ci nascondiamo?”
“Ah, donne… Mai
state alla Taverna del Marine Annegato, vero?”
Sospirò seccato il
capitano a Nami.
Questa, innervosita,
fece finta di non averlo sentito.
“Quella Taverna è un
postaccio! Se dobbiamo andarci, abbiamo bisogno di, per così dire, vestirci a
tema!”
Una volta sotto,
arrivarono in un’altra stanza piena di forzieri, dai quali i pirati estrassero
dei mantelli neri che si avvolsero addosso, si abbassarono il cappuccio sulla
testa e infine presero delle maschere d’argento. Il gruppetto notò che nessuna
aveva i buchi per gli occhi e tutte avevano la forma del viso di un animale:
coccodrilli, serpenti, leoni e altre fiere, ma solo Lux Lucis ne aveva una
unica, solo per sé, a forma di cervo con tanto di corna d’oro. Se la sistemò e
ne porse altre agli ‘ospiti’.
‘LA BRINGER OF DEATH E’
QUI! IL CAPITANO CERVOBIANCO STA ARRIVANDO!”
Gridò una vedetta
che stava seduta sopra la taverna.
Lux Lucis spiegò che
è così che di solito evitano intrusioni da parte della Marina.
“Benvenuti alla più
sudicia, pericolosa, peggiore taverna dei mari”
“Proprio così,
Capelliverdi. Ricordatevi tutti che non dovrete chiamarvi per nome! Non vogliamo
essere scoperti, dico bene?”
“Capitano
Cervobianco!”
“Tu sarai
Gazzellarossa”
Ecco che Tsunami
aveva appena avuto il suo soprannome.
Lei sorrise di
cuore, anche se la maschera celava la sua felicità.
Ormeggiarono il
galeone al molo, vicino a una nave appena più grande della loro imbarcazione, ma
la nebbia impediva di capire di chi fosse.
Aprirono la porta ed
entrarono. Nami finalmente capì il motivo del loro ‘travestimento’: a quanto
pare, avere il volto coperto andava di moda, alla Taverna del Marine Annegato. I
pirati, tutti incappucciati che
facevano baldoria, subito si ammutolirono al loro ingresso, compreso un uomo
(l’unico a volto scoperto) dai capelli rossi al bancone, che posò l’alcolico che
stava sorseggiando per squadrare la ciurma che stava entrando in quel momento,
avvolti di nero e nascosti dalle maschere, in fila indiana.
“Ora silenzio,
lasciate parlare me!”
Sussurrò Cervobianco
con noncuranza.
“Il solito beverone
tossico, sbrigati barista! Voi altri che prendete? Gazzellarossa, offro
io”
“Cosa c’è sul
menù?”
“Menù? Kon kon
kon!”
Il capitano si coprì
istantaneamente il punto della maschera corrispondente alla bocca: adesso
praticamente tutti si erano voltati a guardarli, e l’uomo dal volto scoperto
posò così violentemente il bicchiere in vetro dal quale stava bevendo da
romperlo. La sedia di legno di un tavolo strisciò e da essa si alzò un uomo
alto, anch’egli coperto da varie stoffe scure. Si fece largo tra la folla e
picchiettò leggermente la spalla di Cervobianco.
“Sa, quella risata è
molto familiare, signore. Posso chiederle se ha qualche relazione con il Governo
Mondiale?”
“Io?
Noooo…”
“Che fa? Mente
sapendo di mentire?”
“E’
probabile”
Zoro, seppur lontano
dal bancone, riconobbe la voce sentita anni addietro: era un Ammiraglio.
L’Ammiraglio Kizaru, per essere precisi. Probabilmente era una nave della Marina
quella vicino alla loro… Ma che cosa ci faceva lì uno del Governo?
L’uomo dai capelli
rossi si affrettò a ritirarsi tra le ombre, dato che il locale era illuminato
solo da qualche candela.
“E allora mi dica,
quale malvento la porta qui?”
“Signor Cervobianco,
credo che questa non sia una cosa che la riguardi” ”Davvero? Allora a lei che
importa se ho relazioni con il Governo?”
Evidentemente Lux
Lucis non aveva idea di chi fosse l’uomo con cui stava parlando.
Quest’ultimo, con un
gesto rapidissimo, gli serrò la gola. I pirati cominciarono ad alzarsi per andar
via, il più lentamente possibile in modo da non attirare l’attenzione e allo
stesso tempo vedere cosa stava succedendo. La ciurma di Cervobianco accorse in
suo aiuto, ma egli fece loro cenno con la mano di stare fermi.
“Allora a lei non
importerà se vedo chi nasconde questa maschera”
Successero molte
cose, in quell’istante.
L’Ammiraglio prese
per un palco la maschera e gliela sfilò, i pirati si diedero alla fuga per
quello che videro: da dietro (ovvero dal punto di vista di Tsunami, Nami, Robin,
Franky e Zoro) si vedeva la criniera di capelli neri di Lux e un palco di corna lignee, una parte di
quello che sembrava un muso animale, lungo, marrone chiaro (quasi bianco), con
chiazze argentee e un naso umido, nero. Lunghe orecchie dello stesso colore ai
lati della testa, Cervobianco incornò Kizaru al cuore.
“Oh, non me lo
aspettavo!”
Si scompose
immediatamente in luce, illuminando tutta la taverna e i volti sorpresi dei
presenti. Lux Lucis ordinò alla ciurma di tornare alla nave e salpare senza di
lui. Era evidente che era egli a non aspettarsi un uomo che si scomponesse in
luce, e così Tsunami non capiva più
nulla: chi era quell’uomo? Come faceva a conoscere Lux? Aveva sentito il panico
dei suoi compagni, di sua madre…
“SCAPPA CERVOBIANCO!
QUELLO E’ UN AMMIRAGLIO!”
“LO TRATTERRO’! SO
GESTIRE QUESTE SITUAZIONI!”
Nami cercò di
trascinarlo via approfittando della confusione, ma venne trascinata fuori dalla
folla insieme agli altri. Era sorpresa: Lux Lucis era davvero così coraggioso, o
semplicemente stupido? Un ammiraglio era un pericolo reale e, anche se il
ragazzo sembrava cavarsela, non poteva competere contro Kizaru, che si
materializzò dietro di lui.
“ROULETTE ZODIACALE!
GEMINI!”
“Ahah, il piccolo
Bambi sa difendersi!”
Lo derise l’uomo,
schivando abilmente due colpi sferrati con le mani ora artigliate e squamose di
Cervobianco. Si stava prendendo gioco di lui, cosa che lo mandava in bestia,
facendogli perdere la concentrazione.
[E di questo si
sarebbe pentito molto presto: cedere alle provocazioni, lasciarsi trasportare
dagli insulti, è una delle debolezze dell’animo umano]
“Ridammi la mia
maschera!”
Ringhiò, arrabbiato.
Da sotto l’elegante soprabito spuntò una lunga coda serpentina, che sferzava
l’aria come una frusta, le scaglie rilucenti alla poca luce delle candele.
L’ammiraglio sembrava sinceramente sorpreso, ed esclamò…
“Pensare che il
cervo bianco è considerato simbolo di divinità, in eterna lotta contro il male,
rappresentato sotto forma di serpe… Sei una contraddizione vivente”
Cervobianco spazzò
il pavimento con la coda, sollevando un polverone che si disperse tutto attorno.
Corse dove sapeva trovarsi la porta, sperando che l’Ammiraglio si fosse
distratto con quella manovra, ma sentì una stretta salda vicino alla punta della
coda: era l’uomo con i capelli rossi, in una mano la sua maschera, con l’altra
lo trascinava verso di sé.
“Dove credi di
andare, sottospecie di stambecco?!”
“Per tua
informazione sono un CERVO, e della specie Axis axis, comunemente nota come
‘pomellata’… MA TU SEI KIDD!”
“Esatto”
Disse,
trascinandoselo abbastanza vicino da potergli raggiungere il collo.
“Ahah… Kon kon, non
dirmi che ce l’hai ancora con me per quel piccolo scherzetto…”
“Quel piccolo
scherzetto…”
E lo prese per i
palchi, lasciando cadere la maschera e la sua coda a terra, sbatacchiandolo come
un burattino…
“… MI HA QUASI
UCCISO! GIURO CHE SE ORA TI STO SALVANDO, E’ PERCHE’ VOGLIO UCCIDERTI IO STESSO
E USARE LA TUA PELLACCIA
COME SCENDILETTO!”
Lux Lucis imitò
comicamente la morte, con la lingua fuori dal muso e gli occhi spalancati.
Stava per essere
strangolato da una Supernova, Eustass ‘Capitano’ Kidd e lui ci scherzava su.
L’uomo era fuori di
sé, ansimava, continuando a tenerlo stretto. Poi lo lasciò, si addentrò tra la
polvere e sparì. Cervobianco raccolse la maschera e corse fuori, appena in tempo
per vedere il suo galeone partire senza di lui.
“EHI!”
Prese la rincorsa,
mentre con un semplice soffio creò fiamme verdi che lo avvolsero, per poi
lanciarlo come un cannone, sulla Bringer of Death. Aveva ripreso le sue solite
sembianze, ma si era rimesso la maschera.
“Forza! Ora vi
faccio volare via di qui!”
Le fiamme si
materializzarono di nuovo sotto l’imbarcazione, ricoprendola completamente.
Cervobianco stava per usare la stessa manovra che aveva usato per arrivare
lì.
“Tenetevi forte!
Signore, sentitevi libere di aggrapparvi a me!”
Il galeone schizzò
come una freccia in cielo, passando sopra la Taverna del Marine Annegato e sopra i
pirati stupiti, che li seguirono con lo sguardo.
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Capitolo 4 *** Capitolo Quarto: Fly Me to the Moon ***
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xAchamo: Ciao! Mi fa piacere che la fic ti abbia incuriosito, ci ho messo
molto a elaborare la trama e non farla troppo banale. :D
xRuNami 4 ever: Per Rufy ci vuole ancora qualche capitolo, ma comparirà.
Dopotutto anche io voglio qualche bella scena RuNami (Anche se a dire la verità
mi piacciono un po’ le ZoNami… Sto cadendo in tentazione. >__>) Sto
andando lenta con gli aggiornamenti proprio perché sto scrivendo i capitoli
dalla fine (eh sì, io scrivo prima la fine e poi vado a ritroso), nell’attesa
che mi venga l’ispirazione per i prossimi. XD
I chiassosi pirati
si misero a ridere di fronte al pericolo scampato.
Cervobianco si tolse
la maschera e il manto nero con nonchalance e con altrettanta indifferenza si
sedette sulla coda squamosa che si era fatto rispuntare a mo’ di sedia.
Si concesse una
risata alle espressioni dell’ex ciurma di Rufy.
“Kon, cosa c’è? Non
avete mai visto una coda? E non fate quelle facce, o mi farete morire dal
ridere!”
“Accidenti”
Disse Tsunami,
avvicinandosi a lui.
“Alla taverna avevi
anche due palchi di corna…”
“Lo so, sono uno
spettacolo, vero?”
“… Quante fidanzate ti hanno
lasciato?”
La domanda le venne
spontanea, manco ad averlo fatto apposta.
Lux Lucis la guardò
contrariato, chiaramente offeso, ma poi tramutò il suo disappunto in
interesse.
“Bella battuta. Mi
piace”
Nami, dopo la
battuta della figlia, pensò ancora a Rufy.
Dov’era in quel
momento? Cosa gli stavano facendo? Era ancora vivo?
Si ricordò della
piccola ‘perla’ che le aveva fatto intraprendere quel viaggio. L’aveva portata
con sé, nascosta in una tasca dei jeans che portava addosso.
Forse le avrebbe
fatto vedere quel che stava succedendo a suo marito, in quel momento. Quando la
tirò fuori, splendente come non mai, il capitano strabuzzò gli occhi tanto che
sembrava che gli stessero per schizzar via dalle orbite da un momento
all’altro.
“Tu, rossa! Hai… Hai
un Frammento!”
“Un
cosa?!”
“Un Frammento! Una
memoria di mia Madre!”
L’ex navigatrice
rimase sconcertata, non capiva di che cosa stesse parlando il ragazzo: prima di
tutto, non aveva idea di chi fosse sua madre, secondo, cosa poteva comunque
centrare quella donna con Rufy?
“Devi sapere che mia
madre è capace di, come dire, morire spiritualmente…”
“Cosa?!”
“Lasciami parlare!
Lei, dopo anni di eremitaggio, è diventata capace di lasciare il suo corpo
mortale, permettendo alla sua anima di viaggiare…”
“Scusa, ma non è
come se morisse?”
“Ahahah, non
confondere anima con vita. Sono due cose diverse. Comunque, mentre la sua anima
viaggia, raccoglie informazioni e allo stesso tempo crea quelli che io chiamo
Frammenti. Sono ciò che vede o che ha visto, e che desidera che noi vediamo. Tu,
mora”
Disse Lux Lucis,
indicando Robin.
“Quando ti ho detto
di non avvicinarti o entrare alla stanza con il quadro… E’ perché in quella
stanza parte dell’anima di mia madre alloggia”
“Potresti spiegarti
un po’ meglio?”
“Ok… Mia madre,
quando lascia il suo corpo, è capace di ‘sdoppiare’ la sua anima. Questa può
risiedere ovunque, in un animale, oggetto, persona… Parte dello spirito di mia
madre alloggia nel quadro della mia stanza, ogni tanto. Quando sei entrata tu,
lei ti è… Scivolata dentro”
“Oh… Ecco perché mi
sentivo strana…”
“Non mi stupisco.
Quando sei ‘posseduto’ non ti rendi conto di quello che fai. Ma dato che quella
era solo parte dell’anima, eri in qualche modo cosciente, ti rendevi più o meno
conto di quel che facevi, ma era mia madre a controllarti”
Franky era nervoso:
quella faccenda della possessione non gli piaceva affatto, né a lui né agli
altri.
Cervobianco
continuò:
“Ma vi chiederete,
cosa succede durante una possessione completa? Semplice, la vostra anima esce
fuori dal corpo!”
Rimase stupito dalle
espressioni degli ‘ospiti’. Per lui poteva anche essere una cosa normale, ma non
per loro.
“Non morite,
accidenti! Non confondete l’anima con la vita!”
“E allora che
succede?”
“Te lo spiegherò
solo una volta, cyborg, quindi ascolta bene. Vedrete voi stessi come se voi… Non
fosse voi stessi. Insomma, in terza persona. Io non sono capace di farlo, non
preoccupatevi… E’ una cosa complicata da spiegare…”
Il ragazzo decise di
non aggiungere altro e si rintanò in una delle sue tante stanze, questa volta
nel suo studio, situato nel cassero di prua.
La notte calò rapida
e silenziosa, e non avevano ancora toccato terra, letteralmente. Lux Lucis
manteneva il galeone in volo con le fiamme verdi, regalando ai passeggeri uno
splendido paesaggio: un oceano di nuvole, circondati dal cielo blu scuro,
stellato, con la luna di fronte a loro.
Tsunami era sola,
appoggiata alla ringhiera dorata, ad ammirare lo splendido panorama: dopotutto,
non capita spesso di viaggiare su una nave volante.
“Che
meraviglia…”
“… In other words, I love
you!”
La ragazza si girò,
sorpresa. Il capitano sembrava guardarla, ed era sicura di non essersi
immaginata quelle parole.
“Cosa hai
detto?” ”Oh, Tsunami, non mi ero accorta che tu fossi qui! Comunque non illuderti. Stavo solo
canticchiando. Fly me to the moon, and let me play on moon and
stars…”
“Ti piace
cantare?”
“Già. E’ un bel
passatempo”
“Beh, c’è gente che
fa del cantare una professione. Per loro è una ragione di vita”
“Hai ragione… Sai,
avrei sempre voluto fare il cantante lirico, ma non ho la voce
adatta…”
“Il cantante lirico,
dici? Allora ti assumo io! Domani faccio il compleanno, cantami un bel ‘Happy
Birthday’ versione lirica!”
“Domani fai il
compleanno?”
“Sì, diciotto anni!
Finalmente legalmente adulta”
“Interessante”
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In dieci anni, Enies
Lobby era stata completamente ricostruita.
Il Governo aveva
fatto tutto a tempo di record, e anche bene: erano state apportate alcune
migliorie, tanto per cominciare la Torre della Giustizia era stata
rinforzata mischiando al cemento ferro e altri materiali resistenti, e
all’esterno dell’ufficio dove una volta il CP9 si riuniva il balcone che
circondava tutto il piano era stato dotato di doccioni simili a grotteschi
draghi, le fauci spalancate, collegati a vari piani della Torre. Funzionavano
come altoparlanti.
Il Ponte della
Giustizia che portava a Impel Down era ora dotato di guardie d’elite, non più
semplici marine, e in più un vice-ammiraglio passava ogni giorno a controllare
che fosse tutto a posto.
Ma una cosa non era
cambiata: il direttore della nuova CP9.
“Capo! Abbiamo un
messaggio importante da parte dell’Ammiraglio Kizaru!”
“Sbrigatevi, non ho
tempo da perdere, io!”
Disse Spandam,
innervosito.
Se c’è una cosa che
lo disturbava era venire colto di sorpresa in pieno reato di negligenza sul
lavoro, impegnato a cercare di non rovesciarsi la sua tazza di caffé caldo come
era solito fare, anziché controllare i documenti e i rapporti di evidente
importanza.
“Le riferisce che è
appena tornato dalla Taverna del Marine Annegato, e che ha fatto un incontro che
a lei dovrebbe interessare”
“Allora avanti, che
aspetti?! Dimmi di che si tratta!”
“Dice che, se i suoi
sospetti sono fondati, ha trovato il ragazzo… Il giovane capitano…
Cervobianco!”
Il direttore si
rovesciò tutta la bevanda addosso, bruciandosi.
Evidentemente Lux
Lucis si divertiva a dar fastidio anche a quelli del Governo, oltre alle
Supernove.
“Ha scoperto chi è
quel disgraziato?!”
“No… Ma ha detto che
era in compagnia di Cutty Flam e altri della ciurma del Re dei Pirati, compresa
Nico Robin!”
Il povero marine
indietreggiò, spaventato, da come stava reagendo Spandam.
Si ricordava ancora
molto bene gli anni passati in ospedale per colpa di quella donna, ma non solo…
Di quei ragazzi che avevano osato sfidare lui e il mondo intero.
“Con… Con permesso,
signore!”
Disse la recluta,
andando via e sbattendosi dietro la porta.
L’uomo era seduto su
una poltrona di fronte al camino che si era fatto costruire, per capriccio
personale, come al solito durante il rifacimento di Enies Lobby. Le fiamme
ardevano, rosse come rubini, mentre lui ribolliva di rabbia: e così, non erano
morti come si credeva… Anzi, erano in compagnia di quel maledetto ragazzino che
giocava a far il capitano… Il ragazzino che era, senza volerlo, parte del
Governo.
“… I miei sospetti
sono fondati! E’ suo figlio… Ne sono sicuro!”
Si alzò dalla
poltrona, calciando un pezzo di legno da ardere dentro il camino.
Tra il fuoco gli
parve di vedere un cervo che balzava agilmente tra le fiamme, schivandole
abilmente.
“Lo vedo, lo sento!
Quel demonio mi perseguita!”
Il cervo di fuoco si
era girato verso di lui. Lo stava deridendo… Il muso sempre più simile a quello
di un rettile, gli occhi a fessura, i denti affilati e la lingua biforcuta, la
lunga coda con la punta a freccia simile a una frusta e le ali di pipistrello.
In un impeto di follia, Spandam mise una mano nel fuoco, come per afferrare la
creatura. Tanta era la rabbia, la furia, da non fargli sentire alcun
dolore.
[E l’anima di
quest’uomo si era macchiata di un altro vizio capitale, l’Ira. Di tutti i sette
peccati, l’ira, l’istinto animale, è il peggiore. Perché ti rende cieco alla
Giustizia e a ogni Principio, ti rende capace di azioni
inimmaginabili]
“E’ nel fuoco,
inferno! Ma io lo ucciderò… Lui sarà mio…!”
In quel momento,
qualcuno bussò alla porta.
Il direttore si
affrettò ad allontanarsi dal fuoco, colto ancora una volta di sorpresa. Chiunque
era venuto a disturbarlo in quel momento, aveva tutto il suo astio.
“Ahem… Signor
Spandam… Tutto bene? L’abbiamo sentita urlare…”
Non si era accorto
di quel che stava facendo.
Era arrivato a
urlare? Non se ne ricordava, come si fa con un fatto di poca importanza.
“Tutto bene! Vattene
idiota! Lo troverò… Lo prenderò, dovessi morire nel tentativo di ucciderlo io
stesso!”
“Mi scusi signore…
E’ sicuro di sentirsi bene?”
Spandam si girò con
una strana luce negli occhi, stranamente calmo, ma con un’aria folle, come mai
era stato il suo volto. Poi replicò, calmo…
“Sì… Ma che colpa ne
ho, se Iddio ha creato il Diavolo più potente di un uomo?”
Stava pensando a
Cervobianco.
Fino a che punto si
sarebbe spinto pur di ucciderlo?
Fino a che punto il
suo egoismo e i suoi desideri l’avrebbero condotto?
E soprattutto, fino
a che punto la sua follia l’avrebbe fatto vivere?
Ed ecco qua il
‘vocabolario’ di fine capitolo (che è pure corto, ma pazienza). :D
La canzone che canta
Lux Lucis è ‘Fly Me to the Moon’ di Frank Sinatra.
(Stavo ascoltando la
canzone rifatta nel gioco ‘Bayonetta’ e non ho potuto
resistere) |
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Capitolo 5 *** Capitolo Quinto - Holy Mother of Us All ***
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Tsunami si sedette
sulla ringhiera dorata, osservando le sue gambe illuminate dalla luce verde
delle fiamme che tenevano la nave in cielo.
“Stai attenta: se
cadi sotto, non so se sarò capace di prenderti in tempo…”
“Nah, non
preoccuparti. Però…”
Incrociò le gambe,
assumendo un’espressione pensierosa, volutamente comica.
“Però… Niente male
il potere di trasformarsi in cervo, drago o qualunque cosa tu sia stato alla
taverna”
“Cervo. Specie Axis
axis, comunemente nota come…”
“… Pomellata, lo so.
Ho letto molti libri sugli animali, da piccola. Mi piacciono molto. Però non ho
mai visto un cervo del tuo colore, quasi bianco e con macchie
argentate”
“E non hai visto
nulla”
Disse Lux Lucis,
lanciandole il soprabito, che prese al volo.
Senza alcuna
difficoltà si fece crescere due grandi ali da pipistrello dietro la schiena,
nere come i suoi capelli.
“Ok, penso che ti
aggiungerò alla lista: Cervo axis axis, sottospecie ‘fenomeno da
baraccone’”
“Kon kon, molto
spiritosa!”
Esclamò sarcastico
il capitano.
Richiuse le ali
sulla schiena e si sedette vicino alla ragazza.
“Allora principessa,
ti piace la stanza dove state tu e tua madre?”
“Un po’ lugubre, ma
ha tutto”
“Ahah, non mi sembra
che Capelliverdi sia molto contento, eh? Devi sapere che le stanze cambiano in
base a chi ci alloggia. E
Capelliverdi…”
“Si chiama
Zoro”
“… E Zoro non è
stato molto garbato con me, la prima volta che ci siamo visti, così…”
“Come si chiama la
tua ciurma?”
“Abbiamo tanti nomi.
La maggior parte ce li da la Marina e, sai, non sono molto gentili.
Se ne vuoi sentire alcuni, di quelli carini intendo, ti accontento… ‘Le Bestie
Indemoniate’, ‘Gli Spiriti Maligni’…”
Il ragazzo continuò
con una lunga lista di soprannomi, uno più inquietante dell’altro.
“… Ma in realtà ci
chiamiamo ‘Cervi D’Argento’. Non andiamo molto a genio a tua madre, vero?
Oppure, beh… Non le vado a genio io”
“No! Perché
dovrebbe…”
“Sai, ha ragione. Tu
non devi fidarti di me. Io sono un pirata… Sono un Figlio dell’Oscurità, non
sono degno di essere figlio della Madre, la Cieca che Vede…”
“Cosa?”
“Ah, tu non capisci…
Ma forse è meglio così”
Tsunami pensò alla
contraddizione della ‘Cieca che Vede’. Probabilmente era solo qualcosa in codice
per non farle capire di chi stava parlando.
“A me tu sembri
diverso… Sono sicura che ci conosciamo… E non sparare la solita metafora sui
sogni”
“Sai che la realtà è
sogno… Un illusione, nient’altro…”
“Hey, neanche le
sparate filosofiche sono valide!”
Entrambi si
misero a ridere, felici come due vecchi amici d’infanzia che si rivedevano la
prima volta dopo parecchi anni. Tsunami sentì la coda fredda e squamosa di
Cervobianco attorno alla vita.
“Certe confidenze
non sono gradite”
La ragazza
ridacchiò, si alzò e andò verso le cabine, sparendo sottocoperta. Il capitano
aveva sempre quel sorriso beffardo, che cambiò in un’espressione seria. Alzò lo
sguardo alla luna, tendendo il braccio verso di essa…
“Oh, padre… Quanto
vorrei che tu fossi qui… Dimmi se ci sei, sono forse solo un povero diavolo che
ambisce al Paradiso? Di bearsi della compagnia degli angeli?”
Mimò il gesto di
racchiudere la luminosa sfera nella mano, impensierito. Una lieve brezza spirò
sul suo viso, mentre una nuvola assunse le sembianza di un grosso felino, che lo
guardava dall’alto del cielo.
Il giorno dopo
avvistarono qualcosa, in lontananza. Era un’isola. Un’isola che galleggiava in
cielo, non molto grande (meno del galeone), interamente coperta da una
rigogliosa vegetazione. Cervobianco legò una scaletta di corda all’albero
maestro e la buttò giù. Era abbastanza lunga da permettere loro di arrivare
sull’isola senza problemi. Fu il primo a scendere, insistendo perché gli altri
facessero lo stesso, soprattutto Nami e la figlia.
“Dove stiamo
andando, capitano?”
“Dall’unica che può
aiutarci…”
Si inoltrarono nella
foresta di alberi e piante varie, quando una voce ultraterrena parlò.
“Venite a me, figli
miei. Non vi sarà fatto alcun male”
Tutti, a parte il
capitano, si fermarono improvvisamente, sorpresi.
Una voce che avevano
sentito parecchi anni fa. Qualcuno che conoscevano molto bene, che era morta ed
era risorta…
“Beh, perché vi
siete fermati?”
Disse Cervobianco,
come se non avesse sentito nulla.
“La… La
voce…”
“Oh… Avrete l’onore
di conoscere la
Madre… La
Cieca che Vede”
Dopo qualche minuto,
videro una luce filtrare da una fessura tra due tronchi d’alberi. Questi erano
disposti in un cerchio molto grande, senza apparenti buchi o fenditure, come se
custodissero qualcosa al loro interno. Improvvisamente, gli alberi davanti ai
quali stavano sostando si aprirono in due, creando un arco dal quale il bagliore
li avvolse, caldo come un abbraccio, rasserenava l’anima.
Al centro del
cerchio si trovava una figura seduta, con le gambe incrociate… Si vedeva
solamente perché era più luminosa della stessa luce. Stranamente, questa non
dava fastidio agli occhi. Udirono canti nell’aria, come angeli che lodavano la
creatura lì davanti.
“Madre!”
Lux Lucis corse
incontro la figura, Tsunami scorse lacrime cadergli dagli occhi, ma con un
semplice gesto della mano l’essere
scaraventò il ragazzo indietro, per terra.
“E’ un piacere
rivedervi… Dopo tutti questi anni, il ricordo di voi non si è affievolito nella
mia memoria. E tu, Nami… Vedo che tu e mio figlio vi siete uniti…
Carnalmente”
L’ultima parola la
disse con una forte nota di disprezzo.
La donna rimase
interdetta dalla parola ‘mio figlio’…
“Mi… Mi scusi… Ma…
Suo f-figlio?”
“Sì, amica mia.
Spiritualmente parlando, Rufy è mio figlio”
Tsunami corse verso
Cervobianco, che era ancora steso per terra, come paralizzato. Non aveva più la
frangetta sulla fronte. La luce intanto si affievolì: Robin si fece avanti,
riconoscendo la donna. L’aveva vista in quel quadro. Quella con il velo nero
sugli occhi.
Notò che il ragazzo
aveva due nei perfettamente paralleli e le sopracciglia curiosamente
arcuate.
L’archeologa allora
fece il collegamento… Ecco perché l’ammiraglio gli aveva chiesto se aveva
relazioni con il Governo… Ma non era possibile…
“So che stai
pensando, giovane donna, e la risposta è no. Quel ragazzo non è mio
figlio”
“COME PUOI DIRE UNA
COSA DEL GENERE?”
Urlò Cervobianco.
Per Tsunami fu come
se le avessero trafitto il cuore con una freccia, specialmente perché non
immaginava che il capitano potesse emettere un simile suono. Ansimava, come se
d’un tratto avesse problemi a respirare, ma poi si calmò.
“Perdonami. A volte
quasi mi scordo di quel che sono”
“Molto bene, giovane
uomo. Allora, ciurma di Cappello di Paglia. So perché siete qui, del pericolo
scampato…”
“U-una domanda…
Madre”
Disse Robin,
intimorita.
“Sì, mia
cara?”
“L-lei è… E’
Kokitsune Seirei, ex-agente del CP9?”
La donna non negò,
ma nemmeno affermò quanto detto. In compenso, un piccolo sorriso le si disegnò
sul volto.
Kokitsune, ex-agente
del CP9, era scomparsa da dieci anni da quando Rufy era diventato Re dei Pirati.
Ecco dov’era finita: in eremitaggio, in quel posto sperduto che vagava nei
cieli…
“Sei proprio una
vecchia volpe, Robin. Anche più di me, kon kon. Lichter…”
Questa volta era
rivolta proprio al figlio. E’ così che si chiamava allora, pensò Tsunami, mentre
Kokitsune continuava a parlare. L’archeologa, guardandola in viso, notò che
parlava senza muovere le labbra…
“… Vedo che, più che
un cervo, sei un mulo: non hai ancora capito che la pirateria ti porterà solo al
Male. Ma oramai sei un Figlio dell’Oscurità, non hai niente più a che fare con
me e tuo padre, quindi sentiti libero di agire come meglio credi. Comunque… Rufy
sta bene, il vostro capitano è prigioniero a Impel Down, e dietro tutto questo
c’è il Governo e una nostra vecchia nemica… Io, seppure in tutti questi anni
abbia meditato qui, senza mai lasciare la foresta, mi sono spiritualmente
elevata sino a raggiungere poteri simili alle energie divine, non posso aiutarvi
se non dandovi delle informazioni”
“Prima però potremmo
farti delle domande?”
Disse Franky,
superato lo stupore iniziale del ritrovarsi davanti la donna che era sparita da
ormai dieci anni. Lei annuì, mentre due creature angeliche scendevano dal cielo,
tessendo le sue lodi…
“Se tu sei
Kokitsune… Tu avevi avuto due figli…”
“Sì. Sarabi e
Lichter. Mentre la prima è con suo padre, il secondo è ormai
scomparso…”
Cervobianco deglutì
rumorosamente, nonostante sapesse che la donna non lo considerasse più suo
figlio, era comunque terribile da sentire…
“Come… Cosa vuol
dire che i tuoi figli sono nati dal ‘fuoco sacro’?”
“Devi sapere che,
mentre voi umani avete bisogno di unirvi carnalmente per generare una
discendenza, io grazie ai poteri divini e la forza spirituale di mio marito ho
generato da una parte di me due corpi... Ho donato loro parte della mia anima e
il Cielo ha dato loro vita”
“Come può Rufy
essere… Tuo figlio?”
“Io sono
la Madre
spirituale, la
Cieca che Vede, poiché in tutti questi anni di eremitaggio sono
stata al buio nella foresta e ho perso la vista… Ma non la Vista interiore, poiché non
si Vede solo con gli occhi. Nel mio Frutto del Diavolo è custodita parte della
Memoria e dell’Anima di Gol D. Roger. Quel Frutto, dopo gli eventi che
sicuramente ricorderete di venti anni fa, si è sdoppiato. La parte Zoo Zoo di
quel Frutto… Ce l’ha quel ragazzo che continua imperterrito a chiamarmi ‘madre’”
“Ok… Ma perché non
puoi lasciare la foresta?”
“La Foresta è il luogo sacro
dove attingo ai miei poteri. Grazie ad essa, ho superato bisogni arcaici quali
il mangiare, bere, eccetera. Qui le mie spoglie mortali sono al sicuro quando la
mia anima lascia il mio corpo per osservare… Quanto è caduto in basso il
mondo”
“Ma
Madre…”
Disse a sorpresa
Lichter…
“Se il mondo sta
proprio cadendo in basso… Perché non fai qualcosa per impedirlo, anziché stare a
guardare?”
Nami, Robin, Franky
e Zoro improvvisamente capirono con chi avevano viaggiato: quello era Lichter,
figlio di Kokitsune e Lucci, che era scomparso dall’isola sulla quale abitavano
dopo una tempesta. Tsunami non poteva ricordarsi di lui, perché lei aveva solo
quattro anni quando accadde… E Sarabi, la sorella e Lucci erano partiti per
cercarlo…
“Come puoi chiamarti
Madre, se guardi i tuoi figli farsi la guerra e morire? Come puoi chiamarti
Madre, se ignori la sofferenza e il dolore dei tuoi figli?”
Aggiornamento lento,
scusate.
Mi dispiace se non
rispondo alle recensioni… Ma è da poco accaduto un evento terribile di cui non
mi va di parlare… Mi dispiace. E questo capitolo lo dedico proprio alla persona
che è venuta a mancare oggi. La
Vita è crudele, ma lo Spirito non muore mai. <3
Ebbene sì,
Cervobianco è proprio il figlio di Kokitsune.
E che cavolo, questa
storia è il sequel di Il Leopardo, la Volpe e i Pirati… Dopo di questa la
smetto, lo giuro.
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