Niente è come sembra

di Akanexx87
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

 

“Ron! Muoviti o faremo tardi!”

Hermione già di prima mattina inveiva contro un povero Ron ancora mezzo addormentato che stava tentando di chiudere il suo, forse un po’ troppo pieno, baule.

Era l’ultimo giorno del Terzo anno a Hogwarts ed erano le 9.30 di mattina.

Tutti gli studenti dovevano radunarsi in Sala Grande prima di dirigersi verso la Stazione.

Nella stanza del rosso erano rimasti solo lui ed Hermione. Harry era già sceso in Sala Grande per fare colazione, ma soprattutto perchè era stanco di aspettare il suo amico, dato che mai una volta si era presentato puntuale ad un qualsiasi appuntamento. Così aveva delegato l’attesa all’amica, certo che con il caratterino che si ritrovava e la sua smania di arrivare puntuale avrebbe messo fretta a Ron costringendolo, se necessario a scendere in pigiama, in altre parole a presentarsi in Sala Grande in boxer.

Hermione stava sullo stipite della porta, braccia conserte e sguardo furioso nell’attesa che Ron si muovesse a chiudere quel suo maledetto baule.

Ron aveva tentato in tutti i modi di chiuderlo, tranne ovviamente la magia, perchè non conosceva l’incantesimo da utilizzare e prima di sbagliare e magari farlo svanire aveva deciso di usare la forza bruta, ovvero accovacciarsi sopra il baule e spingere con tutto il suo peso.

Hermione a quell’utilizzo poco ortodosso dei muscoli sbuffò irritata.

“Un attimo Herm. Ci sono quasi.”

 Alla fine Ron ce la fece e con un sonoro e un po’ troppo strano clack il baule si chiuse, anche se aveva l’aria di dover esplodere da un momento all’altro.

 

Finalmente Hermione e Ron varcarono la Sala.

Tutti si girarono a guardare chi fosse o fossero i ritardatari, dato che l’ora in qui dovevano essere tutti lì erano le 9.00.

Presero a correre, entrambi rossi in viso, verso il loro tavolo dove un Harry li stava aspettando con aria preoccupata.

 “Finalmente” sogghignò Harry.

Hermione sbuffò arrabbiata, guardando Ron in malo modo. Un ritardo così grande non le era mai successo.

“Tu e il tuo stupido baule mi avete fatto fare una figuraccia davanti a tutta la scuola! Te ne rendi conto?”.

“Eddai... non vorrai tenermi il muso per tutto il viaggio! E poi anche Silente è in ritardo.” Ron cercò di discolparsi.

Hermione fece vagare lo sguardo verso il tavolo dei Professori, oltre a prendersi un’occhiataccia dalla McGranitt costatò che effettivamente il Preside mancava.

“Harry, sai come mai è in ritardo?” chiese curiosa.

Il suo amico scosse la testa.

“No. Prima la McGranitt ha assicurato che sarebbe arrivato con qualche minuto di ritardo, ma non ha spiegato il perchè.”

 

La Sala Grande iniziò a riempirsi di mormorii, tutti ormai avevano notato che il Preside aveva preso ben più di qualche minuto di ritardo. Anche i professori avevano iniziato a parlare fra loro con sguardi un po’ confusi.

 

All’alba delle 10.15 Silente decise di farsi vedere. Entrò dalla porta principale, non da quella laterale che dava subito al tavolo dei professori. Trafelato, con passo svelto si diresse verso la sua postazione.

“Ragazzi, scusate il ritardo. Il Signor Gazza ha avuto qualche problema con alcuni dei vostri bagagli.”

Dal tavolo dei Serpeverde si sentirono dei mormorii d’approvazione verso due studenti che si stavano stringendo la mano per complimentarsi tra loro. Draco e Blaise.

“Dato che siamo in tremendo ritardo, non mi dilungherò troppo nei saluti. Vi auguro, solamente buone vacanze estive, divertiteti ma ricordatevi di studiare soprattutto per coloro che l’anno prossimo avranno gli esami. Bene, ora con calma uscite dal Castello dirigendovi verso le carrozze che vi porteranno alla Stazione.”

 

Un fragoroso applauso salutò il Preside.

 

Quando arrivarono alla Stazione, il treno, di un rosso abbagliante già li aspettava.

“Hermione! Harry! Venite, questa carrozza è libera!” Ginny sbraitava cercando di sovrastare il chiacchiericcio degli altri studenti. Per fortuna Hermione la notò.

“Grazie Ginny per averci tenuto il posto... Non volevo fare tutto il viaggio da sola o con qualche studente che non conosco...” Hermione era davvero grata all’amica.

“Figurati Herm, sono sgattaiolata subito fuori appena il Preside ci ha lasciato così sono riuscita ad arrivare prima e a prendere una carrozza tutta per noi.”

Hermione e Ginny stavano sistemando i loro bagagli a mano, quando lo scompartimento si aprì facendo entrare un trafelato Ron con dietro Harry.

“Ragazzi tutto bene?” Chiese preoccupata Ginny.

“Sì tutto bene... Come sempre è colpa di Ron che, in sostanza è uscito per ultimo così abbiamo dovuto correre per raggiungere appena in tempo il treno.” Harry si era seduto esausto.

“Oh ragazzi... Non è sempre colpa mia...” Ron non sapeva come scusarsi...

Hermione già particolarmente irritata decise di cambiare discorso.

“Avete già programmi per quest’estate?”

“ Penso che andremo a trovare Charlie in Slovenia.” Rispose Ginny.

 “E tu Herm?”

“Nulla di particolare, me ne starò in casa a godermi un po’ di riposo.”

“Oh si, già t’immagino: tu seduta nel giardino all’ombra con in mano un libro più grande di te!” disse scherzoso Ron. Hermione gli lanciò un’occhiataccia.

“Permalosa?”

Hermione stava per colpirlo in testa con la sua borsa, quando la porta del loro scompartimento venne aperta di colpo, lasciando entrare due ragazzi.

“Oh cosa abbiamo qui? Lenticchia 1 e 2, lo Sfregiato e la Mezzosangue!”

Draco, sempre con quel suo tono strafottente entrò nello scompartimento accompagnato da Blaise.

“Malfoy esci immediatamente!” Disse, con voce squillante Ginny.

“Non credo proprio verginella!”

Draco la guardò con aria di sfida.

“Ma come ti permetti!”

Ron si era alzato, adesso stava di fronte al biondo ragazzo con sguardo minaccioso.

“Ron calmati!”

“Si, da bravo segui il consiglio del tuo amichetto.”

Questa volta parlò Blaise, mettendosi tra il suo migliore amico e Ron.

“Ma cosa siete venuti a fare qui?” chiese Hermione.

Il biondo la guardò intensamente negli occhi, per poi inaspettatamente uscire dallo scompartimento seguito a ruota dal moro.

“Ma che gli prende a qui due?” chiese Ron sedendosi al suo posto.

“Non so, ho smesso di dare un significato alle loro azioni.” Confessò Hermione.

“Però devo ammettere che la loro pazzia eguaglia la loro bellezza!” Si permise di dire Ginny, ricevendo uno sguardo non poco rassicurante dai due ragazzi.

“Ginny!” Strillarono all’unisono Harry e Ron.

La rossa li guardò scioccata, in fondo non aveva detto o fatto nulla di male.

“Ma che ho detto? Ok, sono stronzi e insopportabili ma non puoi dire che sono brutti. Vero Herm?” Si discolpò Ginny arrossendo.

L’amica che fino a quel momento era rimasta zitta ed immobile, proprio per non essere tirata in causa, dovette raccogliere le forze ed ammettere che aveva ragione.

“Beh ragazzi... devo darle ragione...” Confessò un po’ titubante.

Ron si vide i suoi sogni infranti. Aveva da sempre una cotta per Hermione, la quale non ricambiava altro se non l’amicizia. Sapeva di non essere particolarmente bello e di non avere chance con l’amica, ma sentirselo dire così direttamente lo aveva fatto stare male, cercò in ogni modo di mascherare il suo turbamento.

“Sarà, ma nel biondo platinato non ci trovo nulla di bello e Zabini è troppo strano! Io penso che sia molto meglio Harry!”

“Ron ma cosa dici?” Harry avvampò lanciando un’occhiata a Ron che se ne stava seduto a guardare il mondo dal finestrino facendo finta di niente.

“No Harry, Ron ha ragione. Ma insomma ragazzi, voi proprio non capite niente. Harry non hai mai notato niente in quest’ultimo anno di scuola?” Ginny stava cercando di far ragionare il suo amico, il quale di pettegolezzi non sapeva proprio niente.

“Che cosa avrei dovuto vedere?” chiese perplesso.

“Oh insomma... hai le fette di salame sugli occhi? Non hai notato che ogni volta che ti aggiri per i corridoi tutte si girano a guardarti e poi iniziano a sparlare fra loro?”

“Si... avevo notato qualcosa di simile, ma pensavo che avessi qualcosa che non andava.. non so: la camicia fuori posto, la zip abbassata cose così...”

Ginny rimase scioccata... davvero non si era reso conto che il corpo femminile di Hogwarts non vedeva l’ora di mettere le mani sul Bambino Sopravvissuto? Non si era mai accorto degli sguardi maliziosi che ogni tanto gli lanciavano?

“Harry, come sempre non hai capito niente... dai Hermione, diglielo.”

Hermione aveva assistito a tutta la conversazione e sperava in cuor suo che l’amica non glie lo chiedesse, ma così non fu. Fece un sospiro ed iniziò a parlare. Harry la guardò incuriosita.

“Beh vedi Harry... noi ragazze facciamo una specie di gioco all’inizio dell’anno, che si conclude alla fine dello stesso. Raccogliamo foto, interviste, e tutto quello che può essere minimamente interessante sul lato fisico e psicologico del ragazzo e stiliamo una lista. Alla fine dell’anno vengono decretati i tre ragazzi più belli dell’anno. Naturalmente per non influenzare i pareri non possiamo raccogliere informazioni provenienti dalla Casa d’appartenenza. Per esempio io e Ginny non potevamo fare il tifo per te.” Hermione fece una pausa, lasciando così il tempo a Harry di assimilare tutto il discorso.

“Ed io cosa c’entro?” chiese temendo la risposta.

“Beh l’anno scolastico è terminato e quindi conosciamo i tre fatidici nomi.” Hermione vedendo Harry ancora in fase ‘non ho capito niente, ma lasciamola parlare’ continuò il discorso.

“Allora al terzo posto ci stai tu Harry, al secondo Zabini e al primo posto Malfoy! Ti è tutto chiaro adesso Harry?” Hermione finì il discorso temendo la reazione di Harry.

“Avete fatto una classifica?” Chiese allibito ancora non capiva bene tutto il meccanismo che aveva portato a quei risultati.

“Hei no! Un momento, e io dove sono?”

Ron, aveva smesso di guardare fuori dal finestrino concentrandosi sulle ragazze che ora si stavano guardando a vicenda in cerca d’appoggio. Dovevano trovare le parole adatte per dirglielo altrimenti avrebbe tenuto il muso per chissà quanto tempo.

“Emm... vedi Ron... veramente il tuo nome non compare nella lista...” Disse Hermione distogliendo lo sguardo.

Ron già preso male, cadde in una crisi depressiva ancora più profonda. Stava per uscire dallo scompartimento, quando sua sorella lo fermò.

“Dai Ron! Non prendertela... Non è solo per la bellezza che stiliamo la classifica. Prendiamo in considerazione anche l’andamento scolastico. Se tu alzassi anche solo di un punto la tua media vedrai che l’anno prossimo comparirai anche tu.” Ginny cercava di confortarlo, anche se già sapeva che se anche avesse preso in tutte le materie il massimo dei voti non sarebbe mai entrato nella lista.

“Magra consolazione... Comunque devo andare in bagno quindi mollami Ginny!” Il suo tono era freddo.

“Ma cosa c’è di così bello nello stilare una lista?” Chiese Harry, mentre si sdraiava sul sedile occupando quello che prima era il posto di Ron.

“E’ abbastanza divertente. Poi come diceva Ginny è molto importante la media scolastica perchè alla fine questa lista va in mano hai professori.” Rispose Hermione con tranquillità.

“COSA?” Harry si era alzato di scatto. “Perchè i professori dovrebbero vederla?”

“Perchè in palio ci sono dei punti che vengono assegnati alle Case. Per il primo posto ci sono 3 punti, per il secondo 2 e per il terzo 1.” Concluse Ginny.

 

Il treno procedette la sua corsa ininterrotto. Il viaggio proseguì abbastanza tranquillo fino alle 15.00, quando con una fragorosa frenata decretò la fine della corsa.

La stazione fu presa d’assalto da tutti gli studenti, troppo euforici per mantenere un minimo di controllo. Si udì a mala pena il fischio di partenza del treno.

Solo i genitori di pochi alunni erano venuti a prendere i propri figli nella stazione magica, la maggior parte di loro, doveva attraversare il portale per arrivare in quella babbana.

 

Harry, Ron, Ginny e Hermione sbucarono dal binario 9/3.

Molly Weasly era già li ad attenderli.  Ad uno ad uno li baciò tutti quanti.

“Oh ragazzi, come sono felice di vedervi. Avete fatto buon viaggio?” Molly era ancor più agitata dei ragazzi ed incominciò a far loro mille domande.

“Si, mamma tutto bene.” Risposte atona Ginny.

Hermione si era messa un attimo da parte. Non le piaceva la madre di Ron. La trovava troppo impicciona e troppo chiacchierona per i suoi standard, quando poi s’impuntava su una cosa dovevi farla per forza altrimenti andava avanti per giorni interni fin quando non la facevi. Le venne in mente quell’anno in cui aveva passato le ultime settimane, prima di ritornare a scuola, in casa Weasly. Non l’aveva lasciata in pace nemmeno un attimo, lei voleva solo un angolo di pace per ripassare le materie prima dell’inizio dell’anno scolastico, mentre la signora Weasly voleva a tutti i costi che uscisse in giardino a giocare con gli altri. Alla fine aveva dovuto abbandonare i suoi libri ed uscire, anche se contro voglia.

Mentre Molly continuava a tormentare i suoi amici, cercò con lo sguardo i suoi genitori, sperando che fossero già arrivati a prenderla. Erano quasi fuori dalla stazione quando li intravide dal lato opposto a dove si trovava. Si stavano aggirando con occhi puntati ovunque alla ricerca della figlia.

“Ragazzi, ho intravisto i miei genitori. Sarà meglio che vada prima che si preoccupino ulteriormente.” 

Ecco trovata una via di fuga a quel calvario.

“Oh certo cara, spero di vederti qualche volta quest’estate.” La salutò calorosamente Molly. La quale, naturalmente, ignorava i veri pensieri di Hermione.

“Ma certo Signora Weasly. Ragazzi fate buone vacanze, spero di rivedervi presto.” Hermione abbracciò i suoi amici e si dileguò tra la folla.

Anche la famiglia Weasly si diresse verso casa, accompagnando Harry alla sua.

 

Hermione riprese la ricerca dei suoi genitori, trovandoli poco più avanti seduti su una panchina, con gli occhi che saettavano da una parte all’altra. Appena i suoi la videro le corsero in contro.

“Ciao Herm.” La salutò sua madre abbracciandola, poi fu il turno del padre.

“Allora com’è andato quest’anno?” Le chiese suo padre salendo in macchina.

“Tutto bene papà, come sempre. Non è successo nulla di particolare. Le lezioni erano fin troppo facili, la maggior parte delle cose le conoscevo già. Non vedo l’ora che arrivi l’anno prossimo, così potrò mostrarvi qualche magia!”

“Non avere fretta tesoro, il tempo passa già troppo velocemente.” L’ammonì suo padre.

 

“Che bello essere a casa.” Disse Hermione varcando la soglia di casa sua.

L’arredamento non era cambiato più di tanto durante la sua assenza. Il soggiorno, ampio e luminoso grazie a due grandi finestre era arredato da un ampio divano ad angolo di un candido bianco, il televisore al plasma stava sopra un mobile di legno anch’esso bianco molto raffinato, ma la cosa che le piaceva di più era il tappeto, situato al centro della stanza occupandone una buona porzione. Era un di quelli con folte setole morbide di color nero piacevole al tatto.

Si diresse in camera sua, notando che le sue valige erano già arrivate. La stanza non aveva nulla a che fare con quella di Hogwarts. Il letto ad una piazza e mezza era rivestito da un copriletto con decorazione floreali tendenti al lilla, quello a scuola invece era a baldacchino con i colori della casa: rosso e oro. I mobili erano molto più nuovi e non avevano quell’aria di vissuto che contraddistingueva quelli a Hogwarts.

Iniziò a disfare i bagagli, riempiendo la sua scrivania di tutti i libri che era riuscita a prendere dalla biblioteca. 

 

La giornata passò tranquillamente. Hermione aveva raccontato ai suoi genitori tutti i vari avvenimenti successi a scuola. Molte cose suo padre e sua madre non riuscivano ancora a capirle, ad esempio non riuscivano a trovare una spiegazione logica sul perchè un Cappello dovesse parlare o sull’utilità di un Platano che faceva solo danni.

 

I genitori di Hermione erano dentisti molto famosi quindi stavano fuori casa quasi tutto il giorno, così lei aveva a disposizione tutta la casa e tutta la tranquillità che le serviva per leggere o fare i compiti.

Un’altra cosa che le piaceva fare durante le giornate più calde, era di andare in piscina, ed era proprio lì che si stava dirigendo.

Era una fin troppo calda giornata di fine Giugno. Si mise il costume, prese la sacca e uscì da casa. Erano le 10.30 di mattina. Il sole, già batteva forte.

La piscina non distava molto da casa sua, giusto due isolati. La struttura non era molto grande, c’erano in totale tre piscine che si univano tra loro attraverso degli stretti o dei ponti sopraelevati, per chi voleva passare da una vasca all’altra senza bagnarsi.

La vasca centrale era predisposta per i bambini quindi non superava i 50cm d’altezza, da questa si formavano due diramazioni una che portava l’acqua ad un massimo di 1.50m e l’altra fino a 3.00m, anche queste ultime due erano collegate da una strettoia che le univa. Il tutto era circondato da un enorme prato, pieno di sedie a sdraio con al centro un chiosco. I lettini erano numerati così che ognuno ne avesse uno personale.

Hermione raggiunse il suo lettino, tolse dalla sacca il telo adagiandolo per tutta la sua lunghezza sulla superficie plastificata. Prese un po’ di crema solare e se la spalmò su tutto il corpo con un po’ di difficoltà, quando arrivò alla schiena.

Si era appena rilassata, quando qualcuno iniziò a chiamarla.

“Herm!”

Hermione, titubante aprì gli occhi, trovandosi di fronte una ragazza mora che le sorrideva.

“Kate! Che bello vederti! Come stai?”

Kate, la sua amica babbana. Era una bella ragazza, forse un po’ troppo bassa, aveva dei lunghi capelli neri che le incorniciavano il viso da bambina, aveva 16 anni, anche se ne dimostrava 14. Abitava nella sua stessa via, erano amiche dall’infanzia, anche se il loro rapporto si era affievolito con l’inizio della scuola.

“Tutto bene Hermione. E te? E’ da un po’ che non ci vediamo, e con la scuola?”

I genitori di Hermione avevano affermato che la loro figlia frequentava una scuola privata nell’Irlanda, per farle ricevere un’istruzione più che buona. Naturalmente tutti gli avevano creduto, dato che problemi economici non ne avevano.

“Tutto bene, anche la scuola. E si, un altro anno scolastico se ne è andato ed eccoci qui come tutte le estati.”

Kate nel frattempo si era seduta sul lettino accanto a quello dell’amica.

“Ma dimmi, ancora nessun ragazzo all’orizzonte? Come sono i ragazzi nella tua scuola?”

“No, niente ragazzi, troppo studio non ne ho il tempo. In generali direi che sono come tutti i ragazzi che ci sono anche qui!”

Kate aveva il chiodo fisso dei ragazzi. Tutte le estati le faceva sempre le stesse domande, come se cambiassero col passare del tempo, certo c’erano i primini ma non gli interessavano, troppo piccoli e stupidi.

“Oh dai vorresti dirmi che non ce n’è nemmeno uno carino?!”

Ad Hermione vennero in mente le parole di Ginny.

“In effetti ce n’è uno. Il più ambito della scuola che è un gran bel ragazzo.”

“Ahh vedi allora che qualcuno c’è... E non ci hai mai provato con lui?”

“NO!” Hermione arrossì. “E’ bello e questo è un dato di fatto ma non è il mio genere di ragazzo... è di quel tipo con la puzza sotto il naso che sanno di essere belli e perciò si sentono in diritto di prenderti in giro...”

Kate, sospirò guardando il cielo.

“E si, il difetto di tutti i bei ragazzi... tanto sono belli, tanto sono stronzi.”

Hermione, stanca di questo discorso decise di tuffarsi in acqua.

“Io mi tuffo. Tu cosa fai?”

Kate guardò l’orologio. Erano le 11.00.

“Io penso di doverti salutare ed andare a casa, è quasi ora di pranzo...”

“Ok, va bene. Ci vediamo presto... ciao ciao.”

“Ciao, mi ha fatto piacere vederti. Ciao”

 

La giornata passò tranquillamente e fin troppo velocemente arrivò l’ora di tornare a casa. Hermione fece un’ultima vasca e poi si avvivò verso l’uscita.

 

I suoi genitori dovevano ancora ritornare dal lavoro, così decise di andare in camera, prendere un libro e leggerlo comodamente sul divano.

Quando arrivò in camera, però trovò un gufo bianco appollaiato sul suo davanzale. Aprì la finestra, lasciandolo entrare. Delicatamente si posò sulla scrivania porgendo una lettera, Hermione la prese, riconoscendo subito lo stemma, un Grifone, un Serpente, un Tasso ed un Corvo. Veniva da Hogwarts.

Il gufo come era entrato uscì, lasciando ad Hermione la lettera, che prese a leggere.

Il Preside la informava di essere stata ammessa alla classe successiva ed allegato c’era la lista dei nuovi libri.

“Bene, prima che inizi la scuola andrò a fare un giro ad Hogsmeade.”  Disse tra se e se.

In lontananza sentì lo sbattere di una portiera, segno che i suoi genitori erano tornati.

Hermione corse giù dalle scale.

“Ciao Hermione” la salutò sua madre. “Che strano vederti a casa. Passato bene il pomeriggio?”

“Si tutto  bene mamma, sono stata in piscina. Sai chi ho incontrato? Kate!”  

“Sta bene? E’ da un po’ che non la vedo?”

“Si tutto bene.”

Continuarono a parlare in cucina mentre preparavano la cena, intanto suo padre stava comodamente seduto sul divano a guardare un po’ di tv.

Finita la cena Hermione fece vedere la lettera ai suoi.

“Sono contento che tu ti sia subito ambientata in questa strana scuola. Mi ricordo ancora quando ti ho accompagnata alla stazione il primo giorno... ed ora eccoti qua, già la quarto anno... ah la mia bambina.”

“Eddai papà!”

“Per i libri, andrai come gli altri anni a Hogsmeade?”

“Si, penso che ci andrò con Harry e Ron.”

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

“Ciao Hermione, cinque minuti e Kate è pronta!”

“Buon giorno, la ringrazio.”

Hermione si era messa d’accordo con Kate per andare in piscina quel giorno. Conosceva i tempi dell’amica quindi si era preparata ad aspettarla.

“Ok, sono pronta. Andiamo? Ciao mamma.”

“Arrivederci.”

“Ciao ragazze, divertitevi.”

 

Arrivarono in piscina alle 10:00. Il sole già batteva forte.

 

“Ti aiuto con la protezione?” Chiese Kate vedendo l’amica impegnata in una difficile opera di contorsionismo per spalmare la crema solare sulla schiena.

“Oh si grazie!”

Kate si mise seduta sul lettino di Hermione con il tubetto della crema in mano, quando la sua attenzione venne catturata da un particolare in acqua.

“Mmmmh... ragazzo a ore 3:00.”

Hermione però dava le spalle alla piscina, quindi non poteva vederlo.

“Lo conosci?” Chiese curiosa.

“No, ma penso che presto farò la sua conoscenza.” Disse Kate sorridendo tra se e se.

Hermione sapeva che la sua amica moriva dalla voglia di descriverglielo, così la accontentò.

“Descrivimelo.”

Kate lo osservò, anche se era più esatto dire che gli stava facendo una radiografia a raggi X.

“Beh, è un gran figo...”

“Si Kate, questo l’avevo capito, un po’ più nei particolari?”

“Ok ok... allora, capelli corti neri, fisico tonico non troppo muscoloso, abbronzato e poi il suo viso è così... perfetto... bello... e gli occhi! Blu mare...”

“Si ok abbiamo capito... hai finito di sbavarmi sulla schiena e di mettermi la crema?” Chiese Hermione esasperata, mettendosi seduta per osservare questo fantomatico ragazzo.

“Si ho finito. Lo vedi? E’ laggiù dritto a te!”

Kate indicava un punto in mezzo all’acqua, proprio dove stava un ragazzo che rispecchiava la descrizione dell’amica.

Hermione rimase sorpresa dalla vista della sua amica... Come faceva a vedere gli occhi del ragazzo? Era abbastanza lontano. E’ proprio vero che quando t’interessa una cosa ti si sviluppano tutti i sensi pur di analizzarla nel minimo dettaglio e in fatto di ragazzi Kate aveva i sensi sviluppatissimi.

Hermione lo guardò intensamente, doveva ammettere che era un bel ragazzo, ma qualcosa in lui le diceva di averlo già visto.

Continuò ad osservarlo, fin quando i suoi occhi non si incrociarono con quelli del ragazzo. Subito capì dove lo aveva giò visto, era uno studente di Hogwarts, ma non uno qualsiasi. Spostò lo sguardo verso il bordo della piscina alla ricerca di qualcosa d’altro.

Eccolo!

Un’altro ragazzo stava fermo immobile, immerso fino al collo nell’acqua. Capelli biondi gli ricadevano lungo il viso, pelle bianca, perfetta, occhi di un azzurro-cenere, così profondi e penetranti.

“Zabini, Malfoy.”

Due nomi pronunciati a bassa voce.

“Come Hermione? Zabini e Malfoy? Chi sono?” Chiese curiosa Kate interrompendo i pensieri di Hermione.

“Come? O scusa ero soprappensiero. Zabini è il ragazzo che hai puntato te prima e Malfoy è il suo amico. Sono miei compagni di scuola.”

“Davvero? Ci sono studenti così nella tua scuola? E tu che ammettevi il contrario.”

“Hai presente quando ti parlavo del ragazzo più bello della scuola? Ecco quello è Malfoy e come ti dicevo è bello quanto stronzo e il suo amichetto non è da meno.” Hermione iniziava ad irritarsi.

 

Cosa ci facevano due purosangue in una piscina babbana?

A cosa stavano puntando in realtà? A lei?

 

Hermione e Kate ritornarono con lo sguardo nella piscina nel punto esatto dove c’era il ragazzo, ma lì non lo trovarono. Hermione fece scorrere tutto il bordo, ma sembrava che anche Malfoy se ne fosse andato.

“Ma dove si sono cacciati?” Chiese Kate un po’ delusa.

“Siamo qui.”

Qualcuno dietro di loro aveva parlato. Le due ragazze trasalirono.

“Scusate se vi abbiamo spaventato. Non era nostra intenzione.”

Kate pendeva dalle labbra del moro.

Hermione si era alzata in piedi posizionandosi davanti al biondo.

“Cosa volete?” Chiese duramente guardando Draco fisso negli occhi.

“Granger tranquilla, non siamo a scuola e non siamo qui per litigare.” Rispose tranquillo.

“Giusto, avevano visto due belle ragazze e così ne abbiamo approfittato. Abbiamo fatto male? Se volete possiamo...” Zabini non ebbe neanche il tempo di finire la frase che un esuberante Kate si piazzò davanti a lui con la mano tesa.

“No, no avete fatto benissimo. Ciao io sono Kate!”

“Piacere di conoscerti Kate. Io sono Blaise Zabini.” Rispose educato facendole il baciamano.

“Ed io Draco Malfoy.” Disse altrettanto educato.

Hermione non si fidava di loro, ma decise di non trasformare una così bella giornata in una catastrofe, soprattutto per la sua amica.

“Avevi ragione Herm, sono davvero belli.” Disse Kate a bassa voce rivolta alla sua amica. Frase che però, venne intercettata dal biondo.

“Grazie.” Rispose Draco compiaciuto.

“Malfoy, falla finita. Come dicevo prima a Kate: sarete anche belli ma siete altrettanto insopportabili!” Hermione si morse il labbro, aveva appena riconfermato al più tremendo ragazzo di tutta la scuola che lei lo riteneva bello.

Draco e Blaise però, forse erano davvero intenzionati a non litigare difatti non commentarono e non schermirono la Grenger che già temeva la reazione dei due Serpeverde.

Blaise decise di intervenire, cambiando discorso.

“Ragazze, vi va qualcosa da bere?”

Kate si alzò dal suo lettino prendendo sotto braccio Blaise.

“Certo volentieri! Herm vuoi qualcosa?”

“Un EstaThe alla pesca, grazie.”

“Lo stesso della Granger.” Disse Draco sedendosi sul lettino di fronte alla riccia.

Hermione li osservò andarsene verso il bar, sicura di non essere sentita si rivolse a Malfoy.

“Malfoy! Cosa volete? Perchè siete qui? Pensavo che voi figli di Papà non frequentaste questi luoghi Babbani!” Chiese Hermione marcando la parola Babbani.

“Oh avanti Granger, te l’ho detto anche prima. Siamo qui solo in veste di.... come dire... turisti. Non pensavamo di trovarti qui, anche se non mi dispiace.”

Draco si era sdraiato sul lettino di Kate, godendosi il sole ma, pronunciò l'ultima frase guardando negli occhi la Granger che arrossì.

“Dove sono lenticchia e Potter? Pensavo che trascorreste anche l'estate tutti assieme.” Chiese Draco incuriosito.

“A parte il fatto che non sono affari tuoi comunque non passiamo mai l'estate tutti assieme almeno per quanto mi riguarda. Tu e Zabini, invece sempre assieme?” Chiese di rimando.

“Si, io e Blaise siamo praticamente cresciuti assieme. Dato il lavoro dei nostri genitori, ci ritrovavamo molto spesso a casa da soli così preferiamo condividere le nostre giornate assieme.”

Hermione lo capiva perfettamente, anche lei più o meno era nella stessa sua situazione.

“Su questo posso capirti. I miei genitori hanno uno studio dentistico e sono abbastanza famosi, quindi non sono quasi mai a casa. Per questo passo le mie giornate qui con Kate. A proposito Kate è babbana quindi non sa niente...”

Draco la interruppe.

“Si si lo so Granger, non sono mica così scemo da spifferare tutto. Dimmi solo quello che dovrei sapere.”

Hermione arrossì dandosi della stupida, sapeva che il segreto sta alla base di tutti i maghi.

“Certo, scusa. Allora, come ti ho detto i miei genitori sono abbastanza ricchi quindi tutti i miei conoscenti sanno che vado in una scuola privata in Irlanda.”

“Ok, cercherò di ricordarmelo. La tua amichetta sembra molto interessata a Blaise. Dico bene?”

“Si abbastanza per cui non voglio assolutamente che lui giochi con lei o che la ferisca!” Hermione lo guardò minacciosa, sporgendosi verso di lui.

“Hei Granger, per chi ci hai preso? Blaise è una persona corretta non la tratterà male.” Draco si era avvicinato ulteriormente, ora i loro visti stavano a pochi centimetri di distanza.

La vicinanza fece aumentare il respiro di Hermione che come una carezza si posava sul bel viso del biondo.

Draco la scrutò molto attentamente, poi gli venne in mente una splendida idea.

“Granger, ti propongo un patto!” Disse incredulo della sua stessa idea.

“Sono tutta orecchie Malfoy!” Hermione si era ritratta un pochino.

“A me personalmente piace questo luogo e so che anche a Blaise non dispiace, quindi verremo qui spesso, indi per cui a meno che tu non voglia evitarci deliberatamente ti propongo una sorta di tregua. Non dico di diventare subito amici ma quanto meno di non trovare in tutto quello che faccio o dico un secondo fine. Almeno fin quando non inizierà la scuola. Ti va Hermione?” Draco aveva pronunciato il nome della ragazza quasi con dolcezza, guardandola dritta negli occhi.

Hermione era stata catturata da quel suo sguardo che sembrava così sincero. Si era venuta a creare un'intesa che Hermione non poteva ignorare.

“Ci sto Draco!” Accordò Hermione stringendo la mano del ragazzo.

Restarono qualche minuto a fissarsi negli occhi.

 

Argento e Oro.

Luna e Sole.

 

Un brivido percorse la loro schiena.

 

Quel momento così perfetto venne però interrotto dall'arrivo dei loro amici.

“Ops... abbiamo interrotto qualcosa?” Chiese Kate imbarazzata.

Draco e Hermione si staccarono immediatamente rossi in viso.

“Kate, cosa dici?” Hermione prese il suo teh iniziando subito a berlo.

Per qualche minuto tutti restarono in silenzio a sorseggiare la propria bibita, finché Draco non ebbe la sua seconda splendida idea.

“Ragazzi, che ne dite di un bagno?”

Naturalmente la proposta venne accettata da tutti.

 

“Bene, ed ora? Chi si tuffa per primo?”

Si erano schierati tutti e quattro sul bordo indecisi se tuffarsi o no.

“Io propongo Blaise.”

Draco spinse il suo amico in acqua, il quale però si aggrappò a Kate facendo cadere anche lei.

“DRACO!!” Kate urlava e sputava acqua.

Draco si girò verso Hermione che lo stava guardando con occhi supplichevoli.

“Draco non oserai!”

“Oh si invece.”

Malfoy prese in braccio Hermione ed insieme si tuffarono.

Una volta riemersi dall'acqua iniziò una guerra a colpi di schizzi contro Draco, il quale si vide costretto ad un immersione.

Riemerse dopo poco, dietro a Blaise, con un balzo gli saltò sulla schiena.

Il moro, conoscendo l'amico si aspettava una mossa del genere così si era preparato. Appena sentì il peso di Draco, si spostò in avanti. Draco colto di sorpresa si sbilanciò cadendo in acqua.

Kate ed Hermione vedendo la scena si misero a ridere.

 

La giornata passò così, tra le risate fin quando non venne l'ora di separarsi.

“Ragazze, mi ha fatto piacere incontrarvi, spero di rivedervi il prima possibile.” Blaise salutò le ragazze baciandole la guancia.

“Kate, Hermione sono felice di avervi conosciuto.” Draco fece l'occhiolino a Hermione e poi come aveva fatto il suo amico le baciò la guancia.

“Grazie a voi ragazzi.” Kate era felicissima di aver incontrato Blaise, ma un po' le dispiaceva doverlo lasciare senza neanche avere la certezza di poterlo rivedere. Così decise di prendere l'iniziativa e ovviare al problema.

“Blaise... mi chiedevo... una sera potremmo uscire tutti e quatto assieme... non so... andiamo a fare un giro da qualche parte. Se vi va!” Kate un po' imbarazzata guardò Blaise con sguardo supplichevole.

Hermione era rimasta zitta in attesa della risposta dei due ragazzi. Conosceva i loro genitori e un conto era sparire per l'intero pomeriggio mentre loro erano al lavoro, ma farlo di sera voleva dire farlo di nascosto e assumersi le responsabilità nel caso venissero scoperti.

Hermione si era divertita tanto quel giorno e aveva conosciuto un lato di Draco che pensava non esistesse, quindi avrebbe voluto passare ancora del tempo con loro ma se questo voleva dire metterli nei guai non sapeva se avrebbe accettato di stare con loro.

Pensava quanto meno che i due ragazzi ci pensassero un po' di più sulla richiesta dell'amica, invece così non fu. Dopo un breve sguardo tra di loro Blaise acconsentì.

“Volentieri Kate. Emm vediamo... Siete libere Sabato prossimo? O è troppo presto?”

“Oh no va benissimo. Oggi è Lunedì quindi abbiamo tutto il tempo di prepararci.”

Kate era felicissima, non aveva sperato subito in un si.

“Bene allora a Sabato prossimo ragazze.” Salutò Draco “Ah, un ultima cosa. Dove ci incontriamo?”

Hermione era un po' perplessa, non voleva far vedere a Malfoy la casa in cui abitava, ma non voleva che neanche Kate lo facesse, anche se loro avevano stretto un patto di amicizia restavano comunque figli di MangiaMorte e non voleva correre rischi.

“Che ne dite se ci incontriamo qui. Non abitiamo tanto distanti e poco più avanti c'è la fermata dell'autobus. Qui i mezzi pubblici sono molto efficienti e soprattutto fanno orario continuato.” Propose Hermione pentendosene quasi subito dato lo sguardo schifato di Draco ma, per fortuna Kate era d'accoro con lei.

“Si è vero, anche perchè la mia macchina è dal meccanico.”

“No ragazze. Se permettete vi accompagneremo noi con la nostra macchina e l'incontro sarà sotto una delle vostre case. Non vi lascio andare in giro da sole Sabato sera.” Draco, naturalmente non ammetteva repliche ed Hermione lo sapeva.

“Ok, allora che ne dite di accompagnarci a casa, così vedete dove abitiamo? Ed intanto ci accordiamo anche sull'ora?” Propose Hermione iniziando già ad incamminarsi.

“Va bene.”

Draco raggiunse Hermione mentre Blasie e Kate restarono dietro di loro per fare un po' di conversazione.

“Allora Blaise anche tu frequenti la stessa scuola di Herm?”

“Si, anche Draco, ma purtroppo non siamo nella stessa classe di lei.”

Dalla fila davanti si sentì un mormorio molto simile alla parola 'ipocrita'.

Draco sogghignò.

“Rilassati Hermione. Ho detto a Blaise quello che la tua amica sa di noi e sul nostro patto.”

Hermione tentò di seguire il consiglio del suo 'amico'.

“OK, cercherò di stare tranquilla e di fidarmi un po' più di voi due! Ma anche voi, cercate di capirmi, non è una cosa molto abituale che io e te ce ne stiamo a paralare tranquillamente.”

“Si, in effetti non poso darti torto ma, davvero credimi quanto ti dico che non abbiamo secondi fini.”

Draco la guardò dritto negli occhi.

Ed ecco di nuovo quella sensazione strana propagarsi in tutto il corpo.

“Va bene, come ti ho già detto voglio darti fiducia. Ah posso chiederti una cosa? Tu e Blaise guidate?”

Draco la guardò un po' sbalordito.

“Hermione, non pensavo che mi chiedessi una cosa del genere! Certo! Abbiamo la patente ed una macchina!”

Hermione si diede della stupida da sola. Era naturale che l'avessero.

“Si in effetti è una domanda stupida. Scusa, abituata a stare con Ron ed Harry non ho mai sentito parlare ne di macchine ne di patenti. Penso che la famiglia Weasly si muovi soltanto o con la polvere volante o a piedi. Dopo che Ron ha distrutto la macchina non ne hanno più comprata una.”

“La mia famiglia ha abbandonato il calesse circa tre generazioni passate da allora abbiamo introdotto le auto che devo dire sono molto più comode. E tu Hermione, hai la patente?”

“Veramente no. Passo la maggior parte dell'anno ad Hogwarts e quanto sono a casa non mi sposto così tanto da dover prendere l'auto e anche se dovessi ci sono i miei genitori o Kate. Anche se non mi dispiacerebbe averla... ma poi pensandoci bene come ti ho detto non la sfrutterei appieno. ”

 

Continuarono a parlare per altri due minuti, fin quando non arrivarono alla casa di Kate.

“Io sono arrivata.”

Blaise osservò la casa. Era una villetta molto carina di un rosa antico.

“Bella casa. Allora potremmo incontrarci qui Sabato prossimo, verso le 20.00 va bene?”

Tutti acconsentirono.

“Herm cosa fai ora? Resti un po’ a casa mia?” Chiese l’amica.

“No grazie Kate, sarà meglio che ora vada a casa. I miei staranno arrivando. Vi ringrazio della bella giornata. Ci vediamo Sabato!” Hermione salutò i ragazzi e si avviò verso casa.

“Aspetta! Ti faccio compagnia.”

“Draco! Questa è la mia via, la conosco molto bene, non corro alcun pericolo!” Rispose un po' scocciata ma, Malfoy non aveva intenzione di cedere.

“Non mi interessa. Io ti accompagno!”

“Ok, fa come vuoi!”

 

Hermione abitava cinque case più avanti.

Quando arrivarono a destinazione Draco rimase stupito nel vedere la casa di Hermione.

Una villa a due piani, troppo grande per sole tre persone con ampie finestre finemente lavorate, un portico dava sul grande giardino curato nei minimi dettagli.

“Wow Hermione. E' davvero bella la tua casa.”

“Grazie mia madre ne sarà felice questa casa l'ha progettata praticamente lei. E grazie di avermi accompagnato.”

“Figurati, così abbiamo dato agli altri due un po' di intimità.”

“E si. Bene allora ci vediamo Sabato!”

Hermione stava oltrepassando il cancello quando Draco la fermò abbracciandola.

“Grazie per avermi dato un po' di fiducia.” Le sussurrò all'orecchio, poi le baciò la guancia e se ne andò.

Hermione era stata per tutto il tempo immobile, lo sguardo perso e il respiro affannato.

Questa nuova versione di Draco non le dispiaceva affatto.

 

Ed eccoci qui con il secondo capitolo… Spero che la storia vi piaccia, naturalmente siamo soltanto agli inizi e molto dovrà an

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Ed eccoci qui con il secondo capitolo… Spero che la storia vi piaccia, naturalmente siamo soltanto agli inizi e molto dovrà ancora accadere… come avrete potuto notare, per chi ha letto Oblivion, la stesura della storia e nettamente diversa… tranquilli sono sempre io, soltanto che per questa volevo che fosse così… non voglio lasciare tutto al caso e voglio cercare di ampliare i miei discorsi, gli avvenimenti, rendendo la lettura anche più facile… ma ora basta con i miei sproloqui.. passiamo ai ringraziamenti:

 

GilGalahad: grazie, e si dopo una pausa sono tornata.

 

barbarak: grazie, il titolo è abbastanza azzeccato non so nemmeno io come sia venuto in mente ma direi che per questa storia si addice.

 

scharznana: grazie, mi dispiace ma proprio Ron non è il mio personaggio preferito… non lo mai preso molto in considerazione forse perché sono abituata a leggere Draco/Harry o Draco/Hermione e quindi non mi sono mia posta il problema di Ron… certo la sua famiglia è abbastanza eccentrica e particolare e forse bisognerebbe prendere spunto da loro.. anche nei momenti difficili restano uniti ed affrontano le difficoltà sempre col sorriso… Ron, in quanto amico di Hermione farà parte della storia ma non penso di soffermarmi troppo sul suo personaggio… o magari si.. boh… devo ancora decidere… effettivamente la vita di Hermione è regolare e magari anche monotona ma è giusto che sia così.. lei vive molto serenamente, anche se potrà risultare prevedibile a me piace così forse perché anche io sono come lei… per quanto riguarda l’amica, avrà un ruolo importante in questi primi capitolo, ma non essendo strega appena inizierà la scuola dovrò abbandonare il suo personaggio o magari metterlo in secondo piano…

 

flopi: grazie, effettivamente per il primo capitolo è difficile lasciare una recensione un po’ più corposa… almeno lo è per me… diciamo che il primo capitolo è più una sorta di presentazione per vedere se la storia ti può piacere oppure no…

 

LadyCassandra: grazie, ed ecco qui un’altra invaghita di Ron… poi mi dovrai spiegare cosa ha questo ragazzo… grazie per il benvenuto… per ora sto ancora studiando storia ed anche geografia… essendo negata in quest’ultima materia mi sono dovuta munire di atlante per seguire tutti i vari spostamenti… il problema è che il mio atlante risale praticamente alla preistoria… ha ancora la Jugoslavia unita per non parlare dei vari confini che sono cambiati durante il tempo… la storia mi è sempre piaciuta quindi non mi lamento e poi è abbastanza divertente.. ma non andiamo oltre i nostri lettori ancora non sanno che dovranno fare pure loro un ripassino di storia…

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

 

I giorni si susseguirono fin troppo velocemente.

 

Sabato mattina Hermione si svegliò un po’ agitata, non voleva ammetterlo ma, era in ansia per l’appuntamento di quella sera. Non sapeva cosa aspettarsi e non voleva neanche immaginare la serata, ma soprattutto non sapeva cosa mettersi!

 

Hermione era immersa nella sua cabina armadio alla ricerca di qualcosa da mettersi.

Sul letto c’era il completo che aveva comprato durante la settimana con Kate ma ora era indecisa se metterselo o no.

Era un completo di raso nero.  La mini gonna a pieghe le fasciava le gambe snelle e ad ogni passo ondeggiava in modo provocante. La cintura argentata le faceva risaltare i fianchi e le piccole borchie le davano un tocco di trasgressione. La camicia a maniche corte faceva risaltare la sua carnagione chiara, i bottoni grigio chiaro arrivavano fino al seno sodo evidenziandolo in modo molto sexy. Il retro della camicia era composto da una retina nera con disegnato un paio d’ali d’angelo argentate.

Dopo circa un’ora di indecisione optò per il completo nuovo, chiuse la cabina prima che le venisse in mente qualcosa d’altro e si diresse in bagno, dove la sua vasca ad idromassaggio era già pronta.

Mise nello stereo il suo cd preferito, quello dei Within Temptation, un gruppo sinfonico, gotico, matel olandese. Glie li aveva fatti conoscere la sua amica Kate e da allora li aveva sempre ascoltati.

La voce melodica della cantante le infondeva un senso di tranquillità.

Come prima canzone c’era Angels, la sua preferita, non era particolarmente allegra ma a lei piaceva lo stesso.

 

Sparking angel                                                         

I believes                                                                  

You were my saviour                                                            

In my time of need                                                                            

Blinded by faith                                                        

I couldn’t hear                                                                     

All the whispers,                                                                   

The warnings so clear                                                          

 

I see the angels                                                                                 

I’ll lead them to your door                                                               

There’s no escape now                                                                     

No mercy no more                                                    

No remorse cause I still remember                          

The smile when you tore me apart                           

 

You took my heart                                                    

Deceived me right from the start                             

You showed me dreams                                            

I wished they’d turn into real                                   

You broke a promise                                                

And made me realize                                                

It was all just a lie                                                    

 

Sparkling angel,                                                       

I couldn’t see                                                           

Your dark intentions,                                                

You feelings for me                                                  

Fallen angel,                                                            

Tell me why?                                                            

What is the reason?                                                    

The thorn in your eye?                                             

 

I see the angels                                                                                 

I’ll lead them to your door                                       

There’s no escape now                                             

No mercy no more                                                    

No remorse cause I still remember                          

The smile when you tore me apart                           

 

You took my heart                                                                

Deceived me right from the start                             

You showed me dreams                                            

I wished they would turn into real                           

You broke the promise

And made me realize             

It was all just a lie     

Could have been forever

Now we have reached the end

 

This world may have failed you

It doesn’t give the reason why

You could have chosen

A different path in life

 

The smile when you tore me apart

You took my heart                                                    

Deceived me right from the start                             

You showed me dreams                                                                   

I wished they’d turn into real                       

You broke a promise

And made me realize             

It was all just a lie

Could have been forever

Now we have reached the end.

           

Si spogliò e si immerse nell’acqua calda, prese degli oli profumati e li versò nella vasca poi fece partire l’idromassaggio. Venne subito cullata da tutte quelle bollicine profumate e dalla canzone.

Dopo quasi due ore uscì dal bagno con addosso solo un asciugamano.

Si diresse sul letto, spostò i vestiti e si sdraiò. Rimase immersa nei suoi pensieri per circa una mezzora fin quando la sua amica bussò alla porta.

Avevano deciso di prepararsi in casa di Hermione, dato che i suoi erano al lavoro avevano tutta la casa a loro disposizione, poi si sarebbero trasferite in casa di Kate per aspettare i due ragazzi.

“Herm, io sono super agitata! Sto iniziando ad avere dei ripensamenti sul vestito che ho preso!”

Kate si era seduta sul letto mentre la sua amica era andata a vestirsi in bagno.

“Ma no Kate, io penso che il vestito sia perfetto. Ti fa risaltare i tuoi occhi verdi!”

Kate entrò nella cabina armadio per togliere il suo vestito. Lo aveva lasciato all’amica così non avrebbe dovuto portarselo dietro e magari rovinarlo.

Era un bel vestito di seta di una tonalità chiara di verde con dei riflessi più scuri e più chiari. Lungo poco più sotto del ginocchio, con una scollatura molto provocante. Il vestito le ricadeva morbido sulle gambe lasciandole libere data la stoffa leggera e non aderente.

“Sicura?”

“Sicurissima!” Rispose Hermione uscendo dal bagno. “Dai andiamo a pranzare così poi abbiamo tutto il tempo per iniziare a preparaci.”

 

La cucina era molto spaziosa. I mobili di un rosso accesso occupavano tutta una parete, fuoriuscivano due penisole, una che faceva da lavello mentre l’altra era un piccolo tavolino per due persone con relativi sgabelli.

“Mia mamma ci ha preparato dell’insalata di pollo. Ti va bene?” Disse Hermione quasi immersa nel frigorifero, alla ricerca del pranzo.

“Va benissimo!”

Kate non si faceva molti problemi sul cibo, in pratica le piaceva qualsiasi cosa e l’insalata di pollo era uno dei suoi piatti preferiti soprattutto d’estate. Era composta da del pollo cotto e tagliato a cubetti, insalata, pomodorini, funghi e carciofi sott’olio, prosciutto a cubetti, formaggio a dadini e qualsiasi altra cosa tu ci volessi.

Hermione prese due piatti fondi e li mise sul tavolino, non voleva apparecchiare nella sala da pranzo dato che erano solo lei e la sua amica.

Kate finì di preparare il tavolo.

“Buon appetito!”

“Altrettanto!”

Iniziarono a mangiare di gusto soprattutto Hermione dato che non aveva fatto colazione ed aveva quindi un certo appetito.

Dopo circa un’ora avevano finito e si apprestavano a salire le scale dirette in camera della ragazza.

“Herm, a voi hanno dato tanti compiti per le vacanze?” Chiese Kate salendo le scale.

“Abbastanza, ma sono a buon punto. Voi? Vi hanno caricato?” Hermione doveva stare attenta a parlare di scuola non voleva che per errore parlasse di qualche strana materia come ad esempio incantesimi o pozioni per non parlare di trasfigurazione.

“Tantissimi. Per ora sono ferma sul tema di storia. Io odio la storia!” Disse rassegnata.

“Anche io ho un tema storico da fare! Magari possiamo farlo assieme. Sai già cosa fare?”  

Erano arrivate in camera. Kate si era sdraiata sul letto in attesa dell’ispirazione giusta mentre Hermione vagava per la stanza alla ricerca di qualcosa.

“Veramente non ne ho la più pallida idea, però volevo farlo su una donna ma devo ancora decidermi. Tu? Sai già di cosa parlare?”

Kate si era alzata e seguiva con lo sguardo Hermione.

“A me piace molto Napoleone e penso che parlerò di lui!”

Hermione ora stava sotto il letto.

“Ma si può sapere cosa stai cercando?”

Kate si abbassò e guardò anche lei sotto il letto.

“Sono alla ricerca di un libro che avevo preso in libreria. Lì venivano spiegati in ordine cronologico tutti i più grandi uomini della storia. Ma mi sa che l’ho lasciato a scuola. Peccato! Comunque io sono abbastanza brava in storia posso darti una mano.”

Hermione riemerse dal letto sedendoci sopra.

“Davvero? Oh grazie! Ma ora pensiamo a cose più importanti! Dobbiamo prepararci!” Disse Kate euforica.

“Ok! Mettiamoci al lavoro!”

 

Alle 19.00 le nostre due ragazze erano pronte.

Indossavano i loro nuovi completi.

Hermione aveva aggiunto un tocco di trucco abbastanza scuro ma non troppo in modo da non farlo pesare troppo sulla sua immagine. Kate, invece aveva preferito utilizzare colori pastello dato che il suo completo era di una tonalità molto più chiara di quello della sua amica.

Scesero in soggiorno. Si misero le scarpe: sandali neri tacco otto per Hermione e ballerine bianche lucide per Kate, presero le loro borse e uscirono di casa.

I genitori di Hermione erano appena arrivati, così riuscirono a salutarle.

“Wow, ma come siamo belle stasera!” Il padre di Hermione le osservò.

“Oh papà!” Hermione arrossì.

“Grazie Signor Granger” Kate non rinunciava mai ai complimenti.

“Fate le brave ragazze, mi raccomando!”

“Certo mamma!”

 

Alle 20.00 precise Draco e Blaise suonarono alla porta della casa di Kate, suo madre andò ad aprire.

“Buona sera ragazzi. Prego entrate. Kate ed Hermione saranno pronte tra poco.”

Rosalie, la madre di Kate rimase stupita dalla bellezza dei due ragazzi.

Draco indossava un paio di jeans bianchi aderenti che gli facevano risaltare il fondoschiena ed una camicia a maniche corte anch’essa bianca. Tutti e due i capi riportavano in oro e con caratteri grandi la scritta D&G.

La camicia gli stava a pennello, sembrava fatta apposta per lui. I capelli lasciati liberi gli ricadevano sul viso in morbide ciocche e gli davano un aria angelica.

Blaise, invece indossava un paio di pantaloni blu scuro dal taglio largo ed una camicetta azzurra anch’essi firmati D&G.

Il completo gli faceva risaltare ancora di più i suoi occhi blu mare.

I capelli mossi tenuti a bada da un po’ di gel gli incorniciavano il viso.

 

Dopo dieci minuti Hermione e Kate scesero le scale.

Era d’obbligo far aspettare i ragazzi.

“Buona sera ragazze.”

Le salutò Blaise facendo il baciamano.

“Siete splendide.” Aggiunse Draco salutandole.

Hermione imbarazzata osservava Kate bearsi di tutti quei complimenti.

“Anche voi due stasera non siete niente male, quei completi vi donano.” Ricambiò Kate.

Una volta uscite di casa le due ragazze rimasero allibite nell’osservare la macchina.

“E’ vostra quest’auto?” Chiese incredula Kate. 

“Veramente è mia.”

Blaise estrasse le chiavi dell’auto, premette un pulsante e la macchina con un bip si aprì illuminando l’interno dell’abitacolo. “Ha qualcosa che non va? Non vi piace?”

“Scherzi? E’ fantastica!” Rispose prontamente Kate.

Hermione un po’ se lo aspettava, conosceva i gusti dei due ragazzi e quando c’era da dar spettacolo in strada la macchina ideale era il Porsche Cayenne ed era proprio su quella che stavano salendo. Blaise alla guida con accanto Kate mentre sul sedile posteriore stavano Draco e Hermione.

“Ragazze avete già in mente qualcosa di particolare per la cena?” Blaise si era rivolto alle sue amiche sulle quali si dipinse un velo di indecisione. “Io e Draco avevamo pensato a del pesce. Conosco un posto dove lo fanno benissimo. Ma se non vi va possiamo cambiare menu.”

Blaise si stava immettendo nella strada principale.

“A me va benissimo. Avevo proprio voglia di pesce.” Ammise Kate.

“Anche a me va bene. Posso sapere dove è questo posto?” Chiese Hermione temendo la risposta.

“E no! Questa è una sorpresa!” Intervenne Draco.

“Certo che è veramente grande la tua auto Blaise.” Costatò Kate osservando l’abitacolo.

“Si in effetti gli interni sono abbastanza spaziosi. Quest’auto è dotata di tutti i confort possibili.”

Blaise aveva schiacciato un bottone alla sua destra.

Kate rimase piacevolmente stupita nel sentire qualcosa di gradevole propagarsi per il suo sedile.

“Sedili massaggianti?”

“Si, sono sia massaggianti che riscaldanti. Ma magari in questa stagione non sono molto utili. Sono particolarmente piacevoli d’inverno.”

Mentre Blaise mostrava a Kate tutti i confort, Draco osservava Hermione mentre lei era intenta a guardare fuori dal finestrino.

Doveva ammettere che quel vestito le stava d’incanto e le faceva risaltare tutte le curve. Continuò a fissarla fin quando i suoi occhi incrociarono quelli di Hermione.

“Scusami, non voleva fissarti ma il tuo vestito ti sta veramente bene.” Sussurrò Draco.

“Grazie.” Rispose la ragazza sempre più in imbarazzo.

Draco si era accorto che i complimenti rendevano timida Hermione mettendola in difficoltà, così decise di cambiare discorso.

“Dimmi, hai già fatto i compiti di quest’estate?”

Con l’argomento scuola sapeva di farla calmare e di riportare le sue guance ad un colore un po’ più sbiadito di quel rosso fuoco.

“Quasi, mi manca il tema storico-babbano, ed erbologia. Tu? Già finito?”

“No, anche a me manca il tema storico. Abbiamo fatto talmente tante cose che non so cosa fare. Sono indeciso tra Giulio Cesare e Napoleone, però anche Mussolini non mi dispiace.” Ammise Draco distogliendo lo sguardo da Hermione.

“Direi che Napoleone lo potresti scartare dato che avevo intenzione di farlo io. Tra i due rimasti... Non saprei... Sono tutti e due grandi personaggi che hanno segnato la storia... io farei Giulio Cesare, fra i due mi sembra il più simpatico.”

“Vada per Giulio Cesare allora.”

“Toglimi una curiosità Draco. Cosa hai fatto per erbologia? Io proprio non so da che parte iniziare…” ammise Hermione.

“ Ho parlato dell’Acconito. Come mai queste perplessità? Ci sarà qualche pianta che ti piace più delle altre…”

“ Ad essere sincera, erbologia non mi piacce molto…” ammise Hermione.

“Wow colpo basso per la professoressa Spriete… la sua migliore alunna che ammette di non piacerle la materia…” rise Draco.

“Si beh…. Vorrei comunque che tu non ne parlassi in giro… come dici tu, ho una reputazione da difendere…” Si morse la lingua Hermione…

 

“Caspita.. proprio a lui dovevo rivelare una cosa del genere?! E se si venisse a sapere in giro?! Non oso pensare cosa potrebbe accadere…”

 

Tranquilla Hermione, nessuno lo saprà… sarà il nostro segreto… comunque se ti dovesse servire aiuto… fammi sapere. Ok?”

 

Baise guardò nello specchietto retrovisore.

“Voi due! Non starete mica parlando di scuola?”

“Ma no Blaise! Figurati.” Si discolpò Draco facendo l’occhiolino ad Hermione.

“Quindi devo dedurre che Giulio Cesare sia un tuo amico che ti ha chiesto un consiglio per un tema di erbologia, vero?” Chiese ironico parcheggiando l’auto. “Comunque siamo arrivati.”

 

Scesero tutti e quattro dall’auto, ritrovandosi di fronte un cancello con l’insegna “Nettuno”.

“State scherzando vero ragazzi?” Kate appena letta l’insegna si era bloccata.

Quello era il più ricco e sfarzoso ristorante in città, una cena ti poteva costare tantissimo, certo il cibo era ottimo e il servizio impeccabile ma tutto questo incideva sul conto.

“Kate ha ragione. Questo ristorante è il più caro in assoluto.” Concordò Hermione guardando Draco avvicinarsi a lei.

“Di questo non dovrete preoccuparvi, al conto ci penseremo io e Blaise, e poi veniamo qui da anni ed il padrone è nostro amico quindi rilassatevi ed entriamo.”

Draco aveva offerto il braccio ad Hermione che lo accettò volentieri ed insieme entrarono nel vialetto che portava al ristorante.

Il viale era costituito da una siepe e da una moltitudine di rose rampicanti che si univano formando un arco.

L’edificio già di per se dava l’idea di sfarzo, costituito sulle basi di una vecchio castello aveva mantenuto le pareti di sassi e la struttura. Davanti all’entrata c’era un enorme fontana che spruzzava acqua ad intervalli regolari con al centro una statua raffigurante Nettuno.

Kate osservava bene tutto quello che la circondava, doveva memorizzare ogni singolo centimetro, ancora non ci credeva di star per entrare nel più famoso e rinomato ristorante della città.

L’enorme salone era costituito da una serie di poltroncine in pelle nera accanto ad una postazione bar dove un barman stava dando il meglio di se nella preparazione di un cocktail, continuando a far girare lo shaker tra le sue mani facendogli compiere strane acrobazie.

Una leggera musica si propagava tra le mura.

Un enorme lampadario pendeva pesante dal soffitto, costituito da tante gocce di Swaroski intarsiate nell’oro bianco con una ventina di lampadine a forma di fiamma.

Il pavimento ricoperto di una soffice moquette rossa faceva risaltare i quadri antichi posti lungo le pareti, le loro cornici massicce li proteggevano dal tempo immortalando così momenti di vita passata ormai persa.

Un ragazzo sui vent’anni in completo nero, si avvicinò a loro.

“Buona sera Signori. Potreste dirmi i vostri nomi così controllo sulla lista la vostra prenotazione?” Chiese gentilmente avvicinandosi al leggio posto poco più avanti.

“Zabini e Malfoy, però noi non abbiamo prenotato... è possibile avere lo stesso un tavolo per quattro o vi creiamo qualche problema?”

Blaise non aveva mai visto quel ragazzo, ciò voleva dire che era nuovo e significava che non sapeva che per le famiglie Zabini e Malfoy un posto c’è sempre. Decise comunque di puntare sulla trattativa.

“Mi dispiace ma siamo al completo. Dovevate prenotare.”

“Certo capisco...” Blaise stava cercando di trovare le parole giuste per far capire al cameriere che loro non erano degli ospiti qualsiasi, quando Draco decise di intervenire.

“Potresti chiamarci il Concierge?”

Il ragazzo era un po’ titubante ma alla fine decise di chiamare il suo superiore.

Kate si avvicinò piano a Blaise.

“Blaise, fa niente troveremo un altro posto.”

Hermione concordò.

“Vero. E’ inutile chiamare il Concierge se non c’è posto.”

“Ragazze, un po’ di fiducia. Lasciate fare a noi.” Le tranquillizzò Draco.

 

Dopo poco ritornò il cameriere accompagnato da un uomo che con sguardo un po’ arrabbiato gli stava parlando. Appena vide i ragazzi il Concierge tramutò il ghigno in un profondo sorriso.

“Signor Malfoy, Signor Zabini è un piacere vedervi.” Si avvicinò ai ragazzi stringendo loro la mano.

“Il piacere è nostro. Ci dispiace di non aver prenotato ma se non è troppo disturbo riuscireste lo stesso a trovare un tavolo per quattro?” Chiese cortese Blaise sapendo già la risposta.

“Oh ma certo. Prego da questa parte!” Gli fece strada attraversando l’ampio salone dirigendosi in una saletta privata.

La sala dalla pareti bianche aveva la centro un tavolo già apparecchiato per quattro persone con ai lati quattro sedie rivestite di seta bianca, ad un lato c’erano due poltroncine beige con un piccolo tavolino.

Il Concierge scostò le sedie di Hermione e Kate facendole sedere.

“Grazie” Risposero.

“Prego. Fra poco manderò il vostro cameriere con il Menu.”

Quando il Concierge lasciò la stanza Kate prese a parlare.

“Ora voi mi dovete spiegare chi siete! Già il fatto di averci portato qui ha qualcosa di strano poi avete trovato un posto quando il cameriere aveva affermato che erano al completo! Badate bene non mi sto lamentando semplicemente vorrei sapere chi voi siate. Siete troppo gentili e ben educati per essere dei ragazzi normali.” Kate si era alzata iniziando a vagare per la sala, mentre Hermione osservava i due ragazzi aspettando una loro risposta. Fu Draco a prendere la parola.

“Ci dispiace di averti in qualche modo mentito, ma vedi... non siamo abituati a vantarci dei nostri... Titoli Nobiliari. Ti chiedo scusa.”

“Si Draco a ragione. Ti chiedo scusa anche io. Per il ristorante semplicemente il padrone è molto amico delle nostre famiglie.” Blaise si era alzato avvicinandosi a Kate.

“Se questo ti crea qualche disturbo possiamo andarcene e scegliere un altro posto.”

“No! Va benissimo questo. Scusatemi voi se vi sono sembrata sfacciata.” Kate in effetti non aveva posto la domanda con un tono molto amichevole ed ora se ne stava pentendo.

“Figurati. Abbiamo sbagliato noi a non dirti subito chi eravamo.”

Nel frattempo Hermione si era avvicinata a Draco sussurrandogli all’orecchio.

“Nobili?”

Draco sorrise.

“E’ la prima cosa che mi è venuta in mente.”

Si erano appena seduti ai loro posti quando un cameriere entrò nella saletta con in mano quattro Menu, che diede ad ognuno di loro per poi uscire silenziosamente.

Kate aprì il suo, rimando stupita di un particolare.

“Ehi ma! Qua non ci sono i prezzi!”

Draco e Blaise soffocarono una risata.    

“Solo gli uomini hanno il Menu con scritto i prezzi a noi donne non è concesso saperlo.” Rispose tranquilla Hermione.

Kate rossa in viso decise di immergersi nella lettura del Menu e non fare più domande stupide.

Draco osservò la mora intenta nella lettura, sapeva che non stava capendo niente di tutti quei nomi ma decise di non interromperla per ancora qualche minuto.

“Io e Blaise stavamo pensando di dividere le portare, dato che queste sono abbastanza grandi così avevamo pensato di prendere un antipasto misto, una pasta allo scoglio, un risotto con le seppie ed un astice per ognuno.”

Kate sospirò di sollievo, era arrivata a leggere la terza pagina e di quelle precedenti aveva capito solamente poche righe dato che i nomi delle pietanze erano quasi tutti scritti in francese e la maggior parte dei tipi di pesce erano a lei sconosciuti, quindi accettò molto volentieri.

“Anche per me va bene. Però a me non piacciono molto le seppie quindi puntavo ad una risotto ai gamberoni. Se per voi va bene.”

“Si, va benissimo Hermione. E da bere? Cosa preferite?” Chiese Blaise.

“Vi piace il vino?Avevo pensato ad un Bella Vista.”

Draco era un intenditore in fatto di vini e sapeva che il Bella Vista era ottimo per un menu a base di pesce.

Il loro cameriere arrivò poco dopo a prendere le ordinazioni.

 

I piatti come previsto erano ottimi ed abbondanti.

La cena trascorse tranquilla tra chiacchiere amichevoli riguardanti vari argomenti.

 

“Ed ora cosa preferite fare ragazze?”

Erano arrivati alla macchina e Blaise non sapeva dove andare.

“So che hanno aperto un nuovo pub qua vicino. Potremmo vedere come è?” Propose Kate.

“Per me può andare. Sai dove è?” Si informò Blaise.

“Più o meno. So che si chiama “Le tre Corone” e l’insegna si dovrebbe vedere dalla strada principale ma non so di preciso dove sia.” Spiegò cercando di ricordarsi più dettagli possibili.

“Non c’è problema lo cercherò sul navigatore. A voi due va bene?” Blaise si era rivolto a Hermione e Draco che fin ora non avevano detto nulla. Concordarono sull’idea dell’amica e poi salirono tutti e quattro in macchina.

Mentre Blaise impostava la destinazione sul navigatore Hermione guardava fuori dal finestrino con sguardo assente.

“Tutto bene Hermione? C’è qualcosa che non va?” Chiese Draco osservando la ragazza.

“Oh... tutto bene ero soprappensiero. Ripensavo alla serata” Confessò la riccia.

Draco si avvicinò a lei.

“Qualcosa non ti piaceva?” Indagò.

“No, andava tutto benissimo. Solo mi fa strano tutta questa situazione. Tutto qua!” Hermione era arrossita. Non voleva esporsi troppo con Draco ma comunque voleva fargli sapere che era stata bene in loro compagnia, specialmente con la sua.

“Si in effetti non è roba da tutti i giorni. Vorrei vedere la faccia di Potter e Weasly se ci vedessero adesso.” Draco soffocò una risata.

Hermione tentò di immaginarsi la scena.

“Si anche io. Penserebbero che io sia sotto un qualche strano incantesimo e se la prenderebbero solo con te. Ron già me lo immagino fumante di rabbia.”

Kate si intromise nella conversazione.

“Chi sono Potter e Weasly? Vostri amici?”

Draco rimase stupito dal fatto che Hermione non avesse mai raccontato all’amica dei suoi due compagni.

“Si sono miei compagni di classe ma non vanno molto d’accordo con Draco e Blaise.” Puntualizzò Hermione.

 

Seguendo le indicazioni del navigatore arrivarono al locale. I ragazzi per strada osservarono la macchina di Blaise parcheggiare incuriositi da chi potesse avere un mezzo così costoso. Quando i quattro ragazzi scesero dall’auto i clienti rimasero ancora più stupefatti nel vedere che alla guida del suv c’era un giovane ragazzo, li osservarono nel complesso arrivando alla conclusione che era gente ricca.

 

Dalla quantità di gente che stava al di fuori del locale i ragazzi capirono che trovare un posto all’interno si sarebbe rilevato un impresa ardua.

Decisero comunque di entrare.

Draco e Blaise si avvicinarono alle ragazze cingendo loro la vita come a voler segnalare il territorio. La clientela sembrava non troppo ubriaca ed abbastanza tranquilla ma era meglio non correre rischi.

Il locale nel complesso sembrava carino. Luci soffuse, musica non troppo alta lasciava spazio alla conversazione.

Si guardarono in torno alla ricerca di un posto libero.

“La vedo dura riuscire a trovare un tavolo.” Disse Draco un po’ remissivo.

“Peccato, sembrava carino come locale.” Ammise Blaise.

Stavano per uscire quando qualcuno in mezzo alla folla urlò.

“Signorina Granger!”

Un uomo sulla cinquantina si avvicinò hai ragazzi, rivolgendo la parola ad Hermione.

“Lei è la Signorina Granger, vero?”

La riccia un po’ titubante rispose.

“Si sono io. Come fa a conoscermi?”

“Oh ma certo, scusatemi. Sono Will Savior sono il padrone del locale e cliente dei suoi genitori. Non ci siamo mai incontrati ma i suoi genitori tengono una sua foto nello studio, è per questo che ti ho riconosciuto.”

Will strinse la mano di Hermione.

“Posso darle del tu, vero?”

Hermione sorrise. “Oh ma certo.”

Ad uno ad uno si presentarono anche i suoi amici.

“Piacere di conoscervi. Posso offrirvi qualcosa da bere?”

Will si stava già avvicinando al bancone per ordinare quando Hermione lo fermò.

“Veramente non abbiamo ancora trovato un tavolo.”

Will ridacchiò.

“Non c’è problema ragazzi. Tengo sempre un tavolino riservato in caso arrivassero ospiti.”

Savior fece spazio tra la gente ed accompagnò i ragazzi ad un tavolo poco più avanti, tolse il cartellino con scritto riservato e li fece accomodare.

“La ringrazio, ma siamo sicuri che non vi diamo fastidio.”

“Non si preoccupi signorina Kate, stasera sarete miei ospiti. Vi mando una ragazza con le liste.” Così dicendo Will scomparve fra la gente.

Draco si sistemò meglio sulla panca avvicinandosi ad Hermione che si era seduta alla sua destra, mentre Blaise e Kate restavano di fronte a loro.

“E brava la nostra ragazza che ci ha trovato un posto libero.” Scherzò Blaise.

“Il merito è tutto dei miei genitori.” Hermione arrossì lievemente particolare che non sfuggi a Draco al quale piaceva vederla in imbarazzo.

“Wow sono circondata da gente famosa.” Constatò Kate.

Hermione non ebbe modo di rispondere perchè arrivò la ragazza con le liste.

 

La serata passò fin troppo velocemente. Verso l’una i ragazzi decisero di tornare a casa.

Arrivati di fronte alla casa di Kate scesero tutti e quattro dal suv.

“Grazie ragazzi per la splendida serata. Buona notte!” Kate stava entrando nel suo viale quando Blaise la fermò dandole un bacio sulla guancia

“Buona notte.”

Draco decise di lasciare da soli i due ragazzi.

“Io accompagno Hermione. Buona notte Kate.”

La riccia aspettandosi quel gesto non si lamentò, salutò soltanto l’amica e Draco augurando loro una buona notte.

Il tragitto verso la casa di Hermione fu più lungo del previsto, tutti e due non volevano che questa atmosfera svanisse.

“Hermione, ti ringrazio della compagnia, mi sono trovato davvero bene questa sera. Non pensavo che fosse così piacevole trascorrere una serata con te.”

Malfoy si era avvicinato ad Hermione, la quale era restata immobile con il respiro accelerato e le guance leggermente arrossate.

“Anche per me, ho fatto bene a darti un po’ di fiducia.”

Hermione abbassò il viso. “Sarebbe bello poter trascorrere delle serate così belle anche ad Hogwarts.” Ammise tristemente.

Draco fece scorrere una mano sul viso della ragazza, le spostò una ciocca di capelli che le copriva gli occhi per poi delicatamente posare due dita sotto il mento ed alzarle il viso.

 

Oro e Argento si fusero assieme.

 

“Si sarebbe fantastico ma per ora godiamoci questi momenti, quando andremo a scuola ci penseremo.” Detto questo Draco si avvicinò all’orecchio di Hermione sussurrando “Buona notte Herm.” Sfiorò delicatamente con le labbra il lobo della ragazza depositandovi un leggero bacio, poi se ne andò.

Quando il respiro di Hermione tornò regolare entrò in casa, il cuore ancora le batteva forte nel petto ma Morfeo era già li pronto ad accoglierla fra le sue calde braccia.

 

 

Rieccomi qui con il terzo capitolo… mi sono presa la libertà di fare una piccola pausa… spero che l’attesa ne sia valsa la pena…

Resto sempre in attesa dei vostri sempre graditi commenti.

 

Barbarak: Draco carino… fa un certo effetto… ma Hermione ha deciso di fidarsi quindi lasceremo che le cose si evolvano da sole…

 

LadyCassandra: penso che alla fine anche a Draco piaccia questa situazione… quindi per adesso non mente e le sue intenzioni sono amichevoli… ma si sa col tempo tutto può cambiare… siamo solo agli inizi ed ancora tutto deve essere deciso vedremo in seguito le scelte che farà Draco e di conseguenza quelle che farà Hermione.

 

Schwarznana: Si… povero sesamo… ha tentato in tutti i modi di non essere mangiato… ma alla fine non ce l’ha fatta…

 

Piccola pausa in commemorazione al nostro caduto.

 

Vero, il titolo dice che nulla è come sembra quindi le tue deduzioni possono essere esatte entrambe… Draco può rivelarsi buono come può anche essere cattivo… ma è anche vero che Hermione da buona può trasformarsi in cattiva… ogni cosa, sentimento, situazione può farci vedere il mondo sotto una nuova luce che sia questa bella o brutta… tutto può cambiare…  

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

 

Il giorno seguente Hermione si svegliò relativamente presto. I suoi genitori dormivano ancora, così decise di scendere in cucina e preparare la colazione per tutti e tre.

Preparò la moka sul fornello, non le piaceva il cafè americano trovava che fosse troppo annacquato, preferiva quello italiano più concentrato ma molto più gustoso.

Prese dal frigo il burro e la marmellata e li spalmò su delle fette biscottate.

L’aroma di cafè invase la stanza. Hermione si fermò ad annusarlo, persa nei suoi pensieri. Le tornarono in mente alcune scene della sera precedente e si diede mentalmente della stupida per non aver reagito quando Draco le aveva augurato la buona notte anche solo per ricambiare.

 

“Mmmh... che buon odore di cafè!” Jane era appena entrata in cucina, ancora in vestaglia. Si era avvicinata ad Hermione per aiutarla a finire di preparare la colazione.

“Ciao mamma. Dormito bene?” Hermione aveva spento il gas ed ora stava versando il cafè in tre tazzine.

“Tutto bene anche se papà non ha smesso neanche un minuto di russare.”

Jane stava addentando una fetta biscottata ma Tom glie la tolse di mano ancor prima di metterla in bocca.

“Ehi, quella era mia!”

“Ora non più!” Sorrise il padre di Hermione addentando la fetta biscottata.

“Allora Herm, come è andata ieri sera?” Chiese Jane mentre stava mettendo lo zucchero nel suo cafè mischiando con cura.

“Benissimo. A cena siamo andati al Nettuno e poi...”

“Siete andati al Nettuno? Un posto meno caro non lo avevate?” Chiese Tom sorseggiando il suo cafè.

“Hanno insistito i ragazzi, loro sono amici del proprietario quindi siamo riusciti a trovare un posto anche senza prenotare.” Spiegò tranquilla Hermione. “Ah dimenticavo, mi ha detto di salutarvi un certo Will Savior, siamo andati nel suo locale finita la cena.”

Jane stava imburrando un’altra fetta “Will Savior? Oh certo è un nostro affezionato cliente. Hai capito chi è vero Tom?”

Tom riflette un momento cercando di associare il nome ad un viso “Mmmm... ci sto pensando... Will Savior ma certo ora me lo ricordo, ci aveva detto di aver aperto un pub.”

 

Hermione finita la colazione si diresse in camera sua, stava salendo le scale quando sua madre la chiamò.

“Herm, mi faresti un favore? Andresti con papà a fare la spesa mentre io sistemo la casa?”

“Certo mamma, non avevo fatto ancora programmi per oggi. Mi cambio e poi possiamo andare.”

 

“Carote, insalata, prezzemolo... ma dove saranno le cipolle?”

Tom ed Hermione avevano diviso la lista della spesa e a lei era toccata la sezione ortaggi.

Stava facendo passare tutti i cartellini alla ricerca delle cipolle che naturalmente stavano dal lato opposto a dove stava lei.

Ne prese una analizzandola per vedere se era fresca, quando intravide una figura a lei conosciuta avvicinarsi.

 

Draco.

 

“Ciao Draco. Cosa fai, mi segui?” Chiese allegra Hermione andandogli in contro.

“Ciao Hermione. Veramente ero alla ricerca di una cipolla.” Confessò osservando l’ortaggio in mano alla riccia.

“Allora sempre dritto sulla destra.” Indicò Hermione.

“Grazie, sai anche dove posso trovare una lingua di rospo?”

Draco si era avvicinato alla cassa delle cipolle. Ne prese una analizzandola nei minimi dettagli.

“Una lingua di rospo? Non saprei... Draco! Cosa ti ha fatto quella povera cipolla? A me sembra in buono stato!” Chiese Hermione afferrando la cipolla.

Draco ne prese un’altra.

“Me ne serve una con tredici strati.”

Hermione lo osservò allibita.

“Draco, che intenzioni hai? Lo sai che non ci è permesso l’utilizzo della magia fuori da Hogwarts?”

Draco la guardò un po’ scettico, riprendendosi la cipolla.

“Tecnicamente è proibito l’uso della bacchetta ma se noi preparassimo un minestrone di lingue di rospo e pronunciassimo delle parole a caso questo non andrebbe contro le regole, e poi mi serve per il tema storico. A te cosa serve la cipolla?”

“Le persone normali la usano per il soffritto. Sono proprio curiosa di sapere come un intruglio ti possa aiutare in un tema storico.” Chiese con fare indagatore Hermione.

“Se vuoi oggi posso dimostrartelo!”

 

Tutti e due non vedevano l’ora di passare ancora del tempo assieme ed ecco che ora si era presentata l’occasione, e naturalmente Hermione non se la lasciò sfuggire.

 

Alle tre del pomeriggio Draco si presentò a casa di Hermione.

Hermione aveva già avvisato i suoi che sarebbe arrivato un suo amico per studiare e che la cucina sarebbe stata occupata per tutto il pomeriggio.

Aprì la porta scorrevole che dal soggiorno dava alla cucina, invitando Draco ad entrare, poi richiuse la porta.

Draco appoggiò un libro vecchio dalla copertina sbiadita sul piano di lavoro, lo aprì seguendo un segno che aveva già fatto in precedenza.

Hermione lo osservò, non aveva mai visto quel libro e di sicuro non proveniva dalla biblioteca scolastica.

“Dove lo hai preso?” La ragazza si era avvicinata al tomo analizzandolo meglio. Le scritte, di un inchiostro nero risaltavano bene sulla carta ormai ingiallita dal tempo.

COME RESUSCITARE LA STORIA era il titolo, scritto ben in grande all’inizio della pagina.

“Dalla mia biblioteca, penso che appartenesse a mio nonno. Puoi leggermi gli ingredienti così controllo se ci sono tutti?” Draco aveva appoggiato sul tavolo una borsina.

“Certo. Allora, Ingredienti:  -    lingua di rospo

-         una cipolla a 13 strati

-         10cc di bava di lumaca

-         50cc di pozione ossofat

-         3 foglie di erba salterina appena colta

-         1l d’acqua

-         Un foglio con scritto il nome di chi volete invocare

 

“Bene, abbiamo tutto” Draco aveva disposto tutti gli ingredienti sul tavolo.

“Alla fine dove hai trovato le lingue di rospo?” Hermione si era avvicinato al tavolo iniziando ad osservare gli ingredienti.

“Al supermercato non le avevano così mi sono dovuto arrangiare... ho convinto Blaise a giocare a: caccia la rana. Non ne era molto entusiasta ma alla fine ha ceduto. Hai per caso il pentolone?”

Hermione si girò a guardarlo.

“Convinto o minacciato? Il mio pentolone l’ho lasciato a scuola, dato che a casa non mi serve lo lascio là... ti va bene lo stesso una pentola?” Hermione si era avvicinata ad uno sportello della cucina, lo aprì tirando fuori una pentola molto grande. “Può andare?” La porse a Draco.

“Si penso di si.” La riempì d’acqua poi la mise sul fornello.

“Bene, se vuoi possiamo iniziare. Mi leggi le istruzioni?”

“Va bene. Se ti dovesse servire il mestolo sta nel secondo cassetto in parte a te.” Hermione aspettò che Draco prendesse l’utensile poi iniziò a leggere.

 

La persona che sta per preparare questa pozione deve sapere innanzitutto che questo non è un gioco, non si possono rievocare i morti solo per piacere ma si deve avere ben in mente cosa chiederle e focalizzarlo bene durante la preparazione della pozione per far si che questa abbia effetto e che raggiunga la qualità massima. Ricordatevi più intensa è la vostra richiesta e più sarà visibile la persona da voi richiamata.

Non potete assolutamente chiederle come è il Mondo dei Morti altrimenti questa scomparirà all’istante e per voi non sarà più possibile rievocarla per almeno 36 ore.

Non si possono rievocare parenti o affini anche di generazioni ormai passate, se un parente dovesse comparire nella stanza l’essenza del richiamato scomparirà all’istante e per voi non sarà più possibile rievocarla per almeno 36 ore.

Questa pur essendo una pozione di un livello elevato non ha nessun vincolo di età e chiunque con la giusta preparazione potrà farla e non incomberà in nessuna violazione della legge.   

Il richiamato scomparirà soltanto quando avrà esaudito la vostra domanda e comunque non potrà restare nel Mondo dei Vivi per più di 24 ore.

Il richiamato può liberamente non rispondere alla vostra richiesta in questo caso appena formulata la domanda scomparirà.

 

Preparazione:

Nel calderone portare ad ebollizione l’acqua, aggiungete 3 foglie di erba salterina e lasciate che si sciolgano nell’acqua. Aggiungete la bava di lumaca. Mescolate fin quando l’acqua non sia diventata verde brillante  e densa. Aggiungete 10cc di pozione ossofat e i primi tre strati di cipolla, mescolate per tre volte nel verso orario e per cinque volte in quello antiorario. Aggiungete altri 10cc di pozione ossofat e quattro stradi di cipolla. Continuate a mescolare come prima.

Lasciate riposare a fuoco basso la pozione per 20minuti.

Mescolate per due volte in senso orario e aggiungete 30cc di pozione ossofat e gli ultimi sei strati di cipolla. Continuate a mescolare fin quando gli ultimi ingredienti non si siano ben amalgamati. Intingete la lingua di rospo e poi avvolgetela nella carta con scritto il nome di colui che volete evocare e immergetela nella pozione. Alzate la fiamma al massimo e lasciate che il vapore sprigionato si sparga per la stanza.

Se la pozione è riuscita dal vapore si dovrebbe scorgere la persona da voi richiamata, e nel pentolone non dovrebbe più esserci niente.

Ricordatevi bene più il pensiero durante la preparazione è forte e più la sagoma sarà ben distinta.

 

Draco si avvicinò ad Hermione.

“Bene ora non ci resta che aspettare.”

Presero due sedie e si sedettero di fronte alla pentola che pian piano iniziava ad emettere del fumo denso e verdastro.

Aspettarono una decina di minuti poi la nebbia si concentrò in un solo punto. Prese forma, i contorni da sfumati passarono ad una linea ben definita che delineava una sagoma umana.

Dopo altri cinque minuti Gaio Giulio Cesare apparve davanti a loro in tutta la sua potenza.

“Chi mi disturba?” Cesare si avvicinò ai due ragazzi guardandoli con sospetto.

Draco si schiarì la voce.

“Io sono Draco Malfoy mentre lei è Hermione Granger, ci dispiace di averti disturbato ma ci serve il suo aiuto per un compito scolastico.”

Giulio Cesare ascoltò in silenzio, sembrava quasi pensieroso.

“Hai detto che ti chiami Draco Malfoy vero?” Draco annuì. “Questo nome l’ho già sentito... ed ora che ti osservo bene anche l’aspetto mi ricorda qualcuno? Per caso mi hai già evocato?”

Draco rifletté un momento.

“No, questa è la mia prima volta. Ma forse voi vi confondete con mio nonno anche lui si chiama come me...”

Giulio Cesare prese a camminare per la cucina osservando l’arredamento, soffermandosi sul microonde e sul frullatore. Sembrava incuriosito ma non affascinato, come se quegli utensili li avesse già visti.

“Hai ragione, perdonami se vi ho scambiato per tuo nonno. Sai ogni tanto io e il Signor Malfoy facciamo due chiacchiere. Ha una mente molto acuta, se lo avessi conosciuto quando ero ancora in vita mi avrebbe aiutato tantissimo con l’amministrazione del mio impero. Ma ora torniamo a noi, hai detto che ti serve il mio aiuto. Cosa vuoi sapere?”

 

Hermione era letteralmente senza parole, non aveva mai letto ne sentito di un incantesimo del genere e ancora stentava a credere di avere l’Imperatore Giulio Cesare nella sua cucina.

 

“Praticamente tutto, è per un compito scolastico. Dobbiamo scegliere un personaggio storico e parlare di lui, ed io ho scelto Lei.” ammise Draco.

“Ne sono lusingato. Invece, lei signorina cosa ha scelto?”

Hermione rossa in viso osservò Draco. Non voleva che Giulio Cesare si offendesse dicendogli che aveva scelto qualcun altro, ma non poteva fare altrimenti.

“Io farò il tema su Napoleone.”

Cesare soffocò una risata.

“ Napoleone! Ne sarà felice, è da molto che nessuno lo richiama. Quando lo vedete potete dirgli che mi deve 50 marshmallow?”

Draco ed Hermione lo guardarono esterrefatti.

“Io adoro i marshmallow, ai miei tempi non c’erano è stata una scoperta recente, comunque durante una partita a carte Napoleone aveva scommesso contro di me 50 marshmallow, naturalmente vincere contro di me ad una partita a carte è un impresa ardua e lui lo sapeva, ma nonostante ciò a voluto lo stesso scommettere. Ad ogni caso torniamo alle cose serie. Volevate sapere tutto su di me? Vi accontenterò, ma prima di tutto voglio che voi sappiate una cosa molto importante. Non tollero assolutamente che mi chiediate se veramente i Galli mi hanno reso la loro conquista difficile e se disponevano di un druido che fabbricava per loro pozioni che rendeva invincibili. Molti prima di voi si sono presi gioco di me con questa strana storia ed io non voglio che accada di nuovo.”

 

 

 

 

Capitolo concluso… so di averci messo tantissimo ad aggiornare ma sapete tra una cosa e l’altra il tempo è volato via…

La pozione l’ho praticamente inventata, non so se effettivamente ne esista una ma se dovesse esserci fatemelo sapere…

Preparatevi a ripassare un bel po’ di storia, perché nei prossimi capitoli ce ne sarà un bel po’.

Non so se ai tempi di Giulio Cesare c’erano o no i marshmallow, presumo di no, ed ovviamente non so se possano piacergli o meno, è tutto frutto della mia fantasia.

Ed ora dedichiamoci alle recensioni:

 

… … …

… … …

… … …

 

Ahhhhh me tristissima… io adoro i commenti sia positivi che negativi quindi vi invito caldamente a lasciare una piccola recensione. La storia è ancora tutta da scrivere, più o meno, quindi si accettano molto volentieri dei suggerimenti…

Ciao!!!

 

 

 

 

 

 

 

           

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


 

Io Gaio Iulios Caesar nacqui il 13 Luglio del 101 a.C. a Roma, non come molti storici affermano il 12 Luglio del 100 a.C.

La mia famiglia pur essendo aristocratica non aveva molte ricchezze e non era particolarmente influente, quindi per attuare la mia conquista che fin da piccolo mi aveva sempre spronato dovetti partire praticamente da zero.

 

Come imparerete presto, io sono un tipo abbastanza caparbio e quando voglio una cosa la ottengo! Quindi pur di ottenere anche solo una piccola carica pubblica mi indebitai.

Cercai in tutti i modi di farmi notare ma a quel tempo su di Roma incombeva una Guerra Civile tra gli Optimates che volevano il potere aristocratico e i Populares che sostenevano la possibilità di rivolgersi direttamente all’elettorato.

Mio zio Gaio Mario ed io sostenevamo la causa dei Populares e questo non giovò affatto alla mia immagine in quanto ci inimicammo la nobilitas repubblicana,  ma io non sono un tipo ipocrita che pur di avanzare di livello passa sopra i propri ideali e la propria familia, quindi fui ben felice di aiutare mio zio che nel frattempo divenne il capo del nostro ‘partito’.

Quando avevo quattordici anni però, mio zio morì seguito qualche anno più tardi da mio padre.

In onore di mio zio decisi di ripudiare la mia promessa sposa Cossuzia, che detto tra noi non mi piaceva tantissimo… e poi che nome sarebbe Cossuzzia?! Bah…., e decisi di sposare Cornelia Cinna Minore, figlia di Lucio Cornelio Cinna alleato e amico di mio zio Gaio Mario.

Naturalmente questa mio unione non venne vista di buon occhio da Lucio Cornelio Silla ormai capo indiscusso di tutta Roma; il quale mi ordinò di divorziare... solo perchè Cornelia non era patrizia.

 

Lui mi ordinava di divorziare??!!! E chi era, mia madre?! Mah valli a sapere cosa passa per la testa a certa gente...

 

Io, naturalmente mi rifiutai e per ripicca Silla meditò di uccidermi, ma per fortuna non lo fece, comunque non mi fidavo affatto di lui, così decisi di lasciare Roma rifugiandomi in Sabina dove però ero costretto a cambiare residenza ogni giorno. Una fatica tremenda.

Quando finalmente raggiunsi l’età per il servizio militare partii per l’Asia come legato del pretore Marco Minuccio Termo. Qui ebbi il mio primo incarico: recarmi presso la corte di Nicomede IV, sovrano di un piccolo stato della Britagna. Durante il viaggio già prevedevo dure e sanguinolente battaglie e mi vedevo già a capo di un armata tutta mia... l’immaginazione non mi mancava affatto... ah bei tempi quelli... comunque solo durante l’assedio di Mitilene provai il primo vero scontro armato. Naturalmente io mi distinsi per il mio coraggio e la mia bravura tanto che mi fu conferita la corona civica, riconoscimento che veniva dato a chi in combattimento salvava la vita di un cittadino... ne andavo fiero, soprattutto perchè grazie ad una recente riforma di Silla, che probabilmente ignorava il mio riconoscimento, a chiunque veniva conferita una corona militare aveva accesso garantito al Senato, questo mi permetteva di scalare un altro gradino verso la mia conquista...

Dopo due anni di potere assoluto Silla decise di riportare il normale governo consolare. Gesto abbastanza strano dovuto, a mio avviso dalla stanchezza o dalla vecchiaia che avanzava, comunque io non mi feci ingannare da questo sua atto e restai fuori Roma. Volevo essere sicuro di non correre rischi, così aspettai la morte di Silla. Non dovetti aspettare molto, di fatti nel 78 a.C. dopo aver saputo del suo decesso mi precipitai a Roma.

Appena arrivato mi ritrovai subito nel mezzo di una ribellione anti-silliana con a capo Marco Emilio Lepido ma questa venne prontamente bloccata da Gneo Pompeo.

Lepido conosceva le mie capacità sia da guerriero che da oratore così venne da me a chiedere sostegno in questa sua ribellione.

Io però mi stavo concentrando su altro così rifiutai la sua proposta. Sapevo che se avessi accettato mi sarei fatto un bel po’ di pubblicità ma sapevo anche che Lepido era negato in fatto di ribellioni e quindi mi sarei trovato con una mole di lavoro ben maggiore e io non volevo che accadesse.

Comunque ottenni lo stesso un po’ di pubblicità positiva, di fatti il mio rifiuto mise in luce la mia ottima intelligenza nello scartare battaglie e ribellioni male organizzate e destinate all’insuccesso.

 

In quel frangente mi dedicai alla carriera forense come pubblico accusatore e a quella politica come esponente dei popolari dichiarando apertamente il mio nemico: gli ottimati.

Decisi di sostenere l’accusa di concussione contro Gneo Cornelio Dolabella, per atti durante il suo mandato di governatore in Macedonia e quella di estorsione contro Gaio Antonio Ibrida.

Feci un discorso bellissimo, ancora me lo ricordo, avevo in pugno tutta la sala e tutti naturalmente mi davano ragione, finchè non arrivarono gli avvocati di Dolabella, i quali, non so come ma riuscirono a far cadere le accuse di Gneo ed io persi la causa.

Maledetti, già prevedevo la vittoria...

Comunque, sorte analoga mi toccò anche con Ibrida, ma lui lo feci sudare un po’ di più tanto che dovette appellarsi ai tribuni della plebe, sostenendo che non gli erano garantite delle eque condizioni processuali.

 

Mah... a parer mio era equo il processo comunque persi anche questa causa.

 

Per paura di eventuali ripercussioni decisi di trasferirmi a Rodi, ottima città se volevi apprendere la cultura e la filosofia greca.

 

La Grecia... bel paese, ricco di storia e con una cultura superiore alla nostra...

 

Purtroppo però non ci arrivai mai, perchè lungo il tragitto venni rapito da dei pirati, e portato sull’isola di Farmacussa.

Era un vero e proprio rapimento con tanto di riscatto: 20 talenti.

Io ne promisi 50, così mandai i miei uomini a Mileto per ottenere la somma richiesta.

Mi divertii troppo tanto in quel frangente. Componevo poesie e poi le sottoponevo al giudizio dei pirati, li trattavo come se fossi io il loro capo e ogni volta promettevo a loro che una volta liberato li avrei uccisi tutti.

Quando i miei compagni tornarono con il denaro io mi rifugiai subito nella provincia d’Asia. Armai delle navi e ripartii di fretta in Framacussa. Qui come avevo promesso catturai i pirati conducendoli in Bitinia perchè pensavo che il pretore li punisse, ma invece che aiutarmi, come tutti gli uomini di potere pensò soltanto alle ricchezze dei pirati.

Meno male che capii subito le sue intenzioni... mi rimisi subito in mare lasciando la Bitinia con a seguito i miei prigionieri. Dato che non volevo che soffrissero durante la loro morte prima li strangolai e poi li fece crocifiggere, mi ripresi i soldi e li restituii al popolo che me li aveva prestati per liberarmi.

Quando tornai a Roma mi elessero tribuno militare, scoprendo di essere addirittura il primo degli eletti.

Mi impegnai molto nelle campagne per sostenere i populares, sopratutto con la  Lex Plotia che avrebbe permesso il rientro a Roma di tutti coloro che erano stati esiliati per aver sostenuto la causa di Lepido; non solo, cercai anche di riportare il diritto di veto alla plebe dato che era stato notevolmente ridimensionato da Silla.

Provvedimenti che si attuarono nel 70 a.C. l’anno del consolato di Gneo Pompeo Magno e Marco Licinio Crasso. Entrambi avevano acquistato grande prestigio dopo aver vinto varie guerre e naturalmente Crasso era mio amico sopratutto perchè durante la campagna elettorale si affidò al mio carisma per vincere.

Grazie al loro consolato il clima politico cambiò notevolmente, grazie al quasi smantellamento della costituzione silliana.

Io continuai la mia avanzata in politica e nel 69 a.C. venni eletto questore.

Mi recai nella Spagna Ulteriore, governata dal pretore Antistio Vetere, qui mi dedicai all’attività giudiziaria. La popolazione iniziò a stimarmi sempre di più quando ridussi i pesi fiscali a cui erano imposti.

Una notte però feci un incubo che mi scosse profondamente, sognai di avere un rapporto incestuoso con mia madre, questo mi spinse a tornare a Roma in quanto il significato stava proprio nel ritorno alla patria e un presagio di dominio del mondo.

Durante il mio viaggio di ritorno però mi imbattei nella statua di Alessandro Magno a Cadice, qui rimasi come folgorato da tanta imponenza, ancora stento a crederci ma mi misi a piangere e non riuscii più a smettere tanto che dovetti inventare una scusa per i miei compagni che increduli mi osservavano versare lacrime, così dissi loro: non vi sembra ingiusto che alla mia età Alessandro Magno era già a capo di mezzo mondo mentre io ancora niente? Naturalmente mi arrampicai sugli specchi ma l’importante è che i miei uomini mi avessero creduto, e ciò avvenne.

Nel 69 a.C. venni eletto Edile Curule.

Dati tutti i miei sforzi per aiutare la popolazione venni definito il nuovo leader dei populares e questo non fece altro che accrescere la mia popolarità tra la gente.

In seguito decisi di rendere pubbliche la mie collezioni d’arte al Foro e al Campidoglio. Organizzai per intrattenere e divertire la mia gente dei giochi di gladiatori che scaturirono un enorme successo tanto che gli Optimates, a mio avviso gelosi di tanta popolarità, cercarono in tutti i modi di ostacolare questa mia nuova attività.

 

Vedo dalla tua faccia Hermione che non approvi questi tipi di giochi... è vero sono abbastanza crudeli ma alla popolazione piacevano e io li ho soltanto accontentati, senza contare che i gladiatori venivano ben pagati e sopratutto erano tutti volontari… chi più chi meno… ma questi sono piccoli dettagli...

 

Con la morte di Quinto Cecilio Matello Pio cercai di far riportare la carica di pontefice massimo una carica elettiva, così decisi anche se un po’ scettico di candidarmi. La mia preoccupazione stava nel fatto che a sfidarmi c’erano due esponenti degli optimates, i più anziani e già da tempo giunti al culmine del cursus homorum.

Per vincere fui costretto a chiedere aiuto a Marco Licinio Crasso che mi procurò una grande quantità di denaro con la quale corruppi l’elettorato.

Lo so ragazzi, è stato un gesto un po’ avventato e non del tutto legale ma ero disposto a tutto per vincere, e quando avvenne decisi di lasciare la mia casa natale nella Suburra proprio per dimostrare l’importanza che davo a questa carica.

Trasferitomi nella Via Sacra cominciai ad attuare una politica volta ad accattivarmi le simpatie di Pompeo Magno.

 

Nel 63 a.C. arrivò Lucio Sergio Catilina a mettermi i bastoni fra le ruote.

A quanto ne so era un nobile decaduto senza soldi che cercò più volte di impadronirsi del potere. Poverino, dovevate vedere tutti i suoi sforzi per quanto meno riabilitare il suo nome. 

Iniziava a seccarmi questa sua testardaggine così decisi di porvi rimedio.

Feci finta di sostenere la sua congiura. Chiesi a Crasso di aiutarmi nell’opera, così entrammo in contatto con Catilina, il quale ignaro di tutto decise che una volta portata a termine la sua congiura Crasso sarebbe addirittura diventato dittatore ed io suo migister equitum.

Naturalmente il suo attentato fallì perchè Crasso si ritirò ed io, casualmente mi scordai di dare il segnale che avrebbe dovuto dare inizio al programmato assalto al Senato.

Catilina però non si diede per vinto ed organizzò una seconda congiura, questa però venne scoperta da Cicerone e da Lucio Vezio. Catilina trovandosi alle strette fece qualche nome, tra qui il mio.

Detto tra noi me lo ero aspettato, ma non pensavo che davvero, sotto poche minacce facesse dei nomi.

Traditore.

Comunque venni prontamente scagionato da Cicerone.

Catilina da “bravo” uomo di comando quale era scappò con la coda tra le gambe lasciando Lentulo e Cetego a continuare la sua ribellione.

Quando però vennero arrestati io mi battei in loro favore per commutare la pena di morte con qualcosa di meno avventato.

Decisi di aiutarli perchè mi sembravano delle brave persone e soprattutto mi avevano dato una mano nella progettazione del primo attacco al Senato e mi parevano due uomini dotati di grande intelligenza solo che non la sapevano sfruttare.

Feci il mio discorso davanti al Senato, come sempre convinsi molti senatori a trasformare la pena in confiscazione dei loro beni e a confinare i prigionieri.

Con questo mio discorso passai come un uomo saggio e poco vendicativo e questo fu molto gradito al popolo ma come voi sapete bene non è il III Stato a decidere e quando venne pronunciato il discorso di Marco Porcio Catone Uticense, il verdetto rimase la pena di morte.

Così svanirono i miei sogni di portare sotto il mio controllo due menti intelligenti come le loro... peccato... a mio avviso un vero spreco...

 

Comunque andiamo avanti...

 

Nel 61 a.C. venni eletto pretore poi fui governatore della provincia della Spagna Ulteriore, dove portai avanti delle operazioni contro i Lusitani.

Scontri che vinsi egregiamente tanto che venni acclamato imperator ma fu solo quando tornai a Roma che ottenni il trionfo, o almeno così pensavo io. Ero già pronto a far festa, quando Catone smorzò la mia euforia. Per celebrare il trionfo seguendo le tradizioni avrei dovuto mantenere le vesti di militare e restare fuori dalla città di Roma cosa che assolutamente non volevo fare, così rinunciai al festino.

 

Anche se, che resti tra noi, diedi un piccolo party la sera... ma nulla che possa interessare a due minorenni come voi...

 

A quel tempo erano due i maggiori capi politici: Crasso e Pompeo.

Crasso era l’uomo più ricco di tutta Roma ed un esponente di spicco della classe dei Cavalieri.

Pompeo era il generale con più successi alle spalle.

Io questi dettagli li conoscevo bene, così decisi di stringere un patto con loro. Nel 60 a.C. stipulai una strategica alleanza... penso che gli storici l’abbiano chiamata Primo Triunvirato.

Io confidavo tantissimo in questa alleanza perchè la vedevo come l’unico modo per raggiungere i vertici del potere.

Affidai a Pompeo il compito di sostenere la mia candidatura al consolato, mentre Crasso l’avrebbe dovuta finanziare. In cambio, avrei fatto in modo che hai veterani di Pompeo venissero distribuite delle terre, e come era desiderio di Crasso, diminuire di un terzo il canone d’appalto della provincia d’Asia.

Grazie a questo patto ottenni le province della Gallia Cisalpina, un esercito formato da tre legioni, la provincia della Norbonense e la X legione.

Per far crescere ulteriormente il mio potere e per conquistare immensi bottini decisi di dirigermi verso la Gallia. Prima di partire però, volevo assicurarmi che il senato non prendesse decisioni che avrebbero compromesso i miei piani.

 

Sapete: fidarsi è bene, ma non fidarsi è ancora meglio.

 

Chiesi al mio amico ed alleato Publio Clodio Pulcro di far in modo che Cicerone fosse costretto a lasciare Roma.

Clodio fece allora approvare una legge con valore retroattivo che puniva tutti coloro che avevano condannato a morte dei cittadini romani senza concedere loro la provocatio ad populum, Cicerone fu quindi condannato e dovette lasciare Roma e la vita politica.

Dovevo ancora preparare le valige per la partenza quando venni a sapere che gli Elvezi si accingevano ad attraversare il territorio della Gallia Narbonense.

Dovetti quindi partire in fretta e furia per raggiungere la Gallia, perchè avevo paura che gli Elvezi al loro passaggio compissero razzie.

Mi portai appresso solo la decima legione, l’unica pronta, ma sapevo che non sarebbe stata sufficiente così feci distruggere il ponte sul Rodano per impedire agli Elvezi di attraversarlo e iniziai a reclutare in tutta la provincia forze ausiliarie.

Gli Elvezi mi inviarono dei messaggeri che chiedevano l’autorizzazione ad attraversare pacificamente la Gallia Narbonense.

 

Ma secondo voi io sono fesso?

 

Dopo il mio rifiuto gli Elvezi furono costretti ad attraversare il territorio dei Sequani, ma per me costituivano ancora una minaccia. Così decisi di affrontarli sconfiggendoli ineluttabilmente.

Tolto il problema, dovetti tornare in Gallia perchè temevo una invasione germanica.

Sapete, io sono tutto sommato un tipo pacifista, quindi avevo chiesto a Ariovisto, il capo germanico di stipulare un accordo, ma lui non volle ed io fui costretto ad uno scontro che naturalmente vinsi.

 

Un’altra terra che volevo fare mia era la Britannia. Non la conoscevo molto bene così iniziai a fare dei piccoli sopralluoghi. Nell’estate del 55 a.C. salpai con ottanta navi e due legioni per sbarcare nei pressi di Dover.

Dopo un’estenuante combattimento riuscii a vincere, ma i britanni, testardi si ribellarono subito dopo. Ci scontrammo una seconda volta fin quando non furono costretti a chiedere la pace.

Fu una scena abbastanza patetica.

 

La Gallia, molto probabilmente era una terra molto ambita perchè avevo appena lasciato la Britannia, quando il capo degli Arverni, Vercingetorige iniziò ad invadere i miei territori.

Non so neanche perchè lo fece dato che quando io gli diedi battaglia lui si ritirò, pur avendo un esercito molto più numeroso del mio.

Iniziai a giocare con lui: mi diressi a Gergovia dove Vercingetorige si era asserragliato, qui evitò di nuovo lo scontro e si ritirò nella città di Alesia.

Lo seguii.

Una volta raggiunto feci costruire una doppia linea di fortificazione che si estendeva per oltre diciassette chilometri.

Quando arrivarono i rinforzi di Vercingetorige potei finalmente dare libero sfogo alla mia battaglia. Dopo una decisiva vittoria finalmente il loro capo dovette arrendersi e consegnarsi.

 

Nel frattempo in Italia, con la morte di Crasso il mio triunvirato si potè dire concluso.

Il Senato, che come sempre non poteva sopportarmi decise di eleggere Lucio Cornelio Lentulo Crure e Gaio Claudio Marcello come consoli, scartando deliberatamente la mia candidatura.

Io chiaramente presi questo atto come una affronto personale, così decisi di varcare armato il confine politico della penisola italiana, il fiume Rubicone.

 

Il 10 Gennaio lo attraversai, pronunciando:

“Alea iacta est.”

Ah non mi stancherò mia di dirlo.

 

Con questo mio atto dichiarai apertamente guerra al senato.

Tentai di riconciliarmi con Pompeo ma questo, spaventato fuggì in Puglia.

Ed ecco che parte la seconda caccia al topo.

Lo seguii ma Pompeo assieme ai consoli in carica e a gran parte dei senatori scappò a Durazzo.

Io mi fermai un attimo per consolidare la mia dittatura poi ripartii.

Il primo scontro si ebbe a Durazzo dove subii una tremenda sconfitta ma per fortuna quello stupido di Pompeo non ne approfittò e si arrivò ad un secondo scontro dove ne uscii vincitore.

Pompeo mi sfuggi un’altra volta rifugiandosi in Egitto. Qui però non gli andò molto bene di fatti dopo pochi giorni mi arrivò la sua testa imbalsamata.

Io mi arrabbiai tantissimo perchè Pompeo era la MIA preda! Così partii anche io per l’Egitto per punire il faraone.

Arrivato a destinazione scoprii che il faraone Tolomeo XIII e sua sorella Cleopatra VII stavano litigando per la loro dinastia.

Non so bene i particolari, perchè a me interessava soltanto la mia vendetta, così decisi di riconoscere come sovrana Cleopatra.

Devo dire che era una gran bella donna, incominciai un relazione con lei dalla quale nacque un figlio, Tolomeo XV anche se tutti lo chiamavano Cesarione. C’era un solo problema: la popolazione non mi vedeva di buon occhio. Fui così costretto a rinchiudermi con Cleopatra nel palazzo reale in attesa di rinforzi. Una volta liberato potei tornare vittorioso nella mia Roma dove venni gioiosamente accolto.

Per festeggiare offrii alla mia popolazione rappresentazioni teatrali, giochi di atletica, lotte tra gladiatori e ricostruzioni di combattimenti terrestri e navali.

Finalmente potei soddisfare le rivendicazioni dei populares avviando la riorganizzazione del mondo romano.

Mi stavo appena rilassando quando mi dovetti recare in Spanga dove i pompeiani sopravvissuti si erano riorganizzati. È stata la più difficile e sanguinolenta di tutte le campagne. La crudeltà era d’obbligo.

Nell’Aprile del 45 a.C. con la battaglia di Munda potei finalmente affrontare e sconfiggere irreparabilmente i miei avversari.

Tornato a Roma presi il potere come dictator, presi il titolo di imperator fino al 14 Febbraio quando ottenni la carica di dittatore a vita.

 

Potei finalmente dichiararmi soddisfatto di me stesso.

 

Portai avanti alcune riforme di Silla. Decisi di estendere la cittadinanza romana agli abitanti della Gallia Cisalpina. Rinnovai l’organizzazione dei municipi italiani e limitai la durata degli incarichi dei generali.  

Anche se ero a capo di tutto un mio impero volevo che gli abitanti fossero fieri di me, così diedi vita a nuove opere architettoniche.

La mia popolazione era felice e sempre più numerosa tanto che dovetti allargare le antiche mura e censire gli abitanti per migliorare la gestione cittadina. Le strade però erano restate strette così proibii durante il giorno la circolazione a tutti i veicoli a due ruote. 

Un altro imminente problema era lo stipendio dei legionari, così feci costruire una mia zecca personale dove coniare le monete che naturalmente mi ritraevano.

Nel 44 a.C. mi auto nominai console assieme a Marco Antonio mio fidato amico, attribuii la pretura a Marco Giunio Bruto e Gaio Cassio Longino.

Questo fu un grave errore da parte mia, di fatti Longino mirava al ruolo di console e non ottenendolo incominciò ad organizzare una congiura contro di me. Non gli fu difficile trovare l’appoggio di altre persone, tra cui dei pompeiani che avevano solo fatto finta di stare dalla mia parte.

Il 15 Maggio, al Senato si sarebbe tenuta la cerimonia per la mia incoronazione a Re. La mattina non mi sentivo molto bene, mia moglie mi aveva detto di stare a casa ma io preferii dare ascolto a Decimo Bruto Albino, il quale riteneva sconveniente che io non mi presentassi alla mia cerimonia.

Entrai in Senato, sedendomi al mio posto dove venni subito attorniato dai miei congiurati. Io ignaro pensai che volessero congratularsi con me ed invece Publio Servilio Casca Longo sfoderò il pugnale colpendomi al collo.

Era una ferita superficiale, come vedete non mi ha lasciato neanche la cicatrice. Cercai di difendermi ma alla fine dovetti cedere alla violenze dei traditori primo fra tutti mio figlio Bruto, e dopo poco morii trafitto da ventitre coltellate. 

 

 

Lo so ragazzi, la scuola è appena finita, siete in vacanza ed assolutamente non volete sentire parlare di libri, storia e tutto quello che ne fa parte… ma abbiate pietà di me… non l’ho fatto apposta a pubblicare questo capitolo (per non parlare dei prossimi due) a Luglio… spero comunque che vi sia piaciuto questo nuovo metodo di imparare la vita di Giulio Cesare…

Gli avvenimenti, le date ed i fatti principali dovrebbero essere corretti per il resto, i vari pensieri e le emozioni le ho inventate io quindi non c’è nulla di fondato e di vero.

 

Le mie fonti sono state: i miei vecchi libri di storia e ovviamente Internet.

 

Ringraziamenti:

Hinata Chan: grazie!! Scusa, non ho aggiornato molto presto…

Zebraviola: si per adesso è molto ooc, e lo sarà per ancora un bel po’… devo ancora decidere bene come far evolvere la storia ma per adesso resteranno solo semplici amici… quindi mi dispiace dirtelo ma niente bacetti… o forse no.. boh… come ti ho detto è ancora tutto da decidere…

Schwarznana: non ti preoccupare anche io sono molto occupata con mille cose che non porterò mai a termine, ma che mi piace avere in sospeso… quindi ti capisco perfettamente… troppi impegni e troppo poco tempo… si, le cose si stanno mettendo bene per entrambi e resteranno così per ancora un po’di tempo (o almeno lo spero…) caspita mi è appena venuto in mente che ho lasciato in sospeso l’altra nostra coppia…. Accipicchia devo dedicarmi anche a loro… ecco vedi… tante cose a cui pensare e troppo poco tempo… uffaaaaaaa…  voglio un po’ di ferieeeeee… nelle quali non farò assolutamente niente di quello che mi prefisserò e quindi sarò sempre al punto di partenza… povera me… Beh sarà meglio salutarti altrimenti qui si cade nell’oblio della depressione… ciao ciao kiss kiss kiss!!!

 

Spero di aggiornare presto… anzi so già che non lo farò… quindi abbiate pazienza… Aspetto nuovi commenti e nuovi consigli!! Ciao alla prossima!!!!!

 

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Giulio Cesare durante tutto il racconto non aveva mai smesso un attimo di muoversi

Giulio Cesare durante tutto il racconto non aveva mai smesso un attimo di muoversi.

Hermione aveva notato quanto fosse orgoglioso di se stesso, delle proprie gesta.

“Sono stato abbastanza esaustivo?” Chiese Giulio lasciando trasparire una certa nota di sarcasmo.

“Direi proprio di si. Il tuo racconto è stato ottimo.” Rispose Draco osservando il suo block dove la penna incantata aveva riportato tutto.  Parola per parola.

“La ringrazio per averci raccontato della sua vita. Avevo già letto e studiato tutte le sue battaglie ma raccontate dallo stesso Comandate le rende ancora più vere e formidabili.”

I ragazzi salutarono Giulio Cesare, il quale sparì poco dopo dissolvendosi.

“Allora Hermione, vuoi ancora fare una ricerca sui libri?” Draco si era avvicinato al suo manuale chiudendolo.

“No, penso che possa bastare, anzi ne sono convita. Non vedo l’ora di parlare con Napoleone, e non scordiamoci i 50 marshmallow…  Altro che giocare a carte mi piacerebbe vederli giocare a Risiko…” Hermione sorrise al pensiero.

“Si, in effetti sarebbe ancora più emozionante che una semplice partita a carte… dovremmo proporglielo… beh si è fatto tardi sarà meglio che mi avvii verso casa… altrimenti poi Blaise chi lo sente?!”  Draco aveva ormai raccolto tutte le sue cose.

“Passate la serata assieme?” Chiese curiosa Hermione.

“Si bhe noi due più altre 100 persone… oggi è il compleanno di suo cugino Zaccaris… loro due non vanno assolutamente d’accordo ma dato che sono parenti stretti non ha potuto non invitarlo… Blaise per non annoiarsi ha chiesto a me di accompagnarlo… se non mi faccio vivo andrà in crisi!” sbuffò Draco.  

“Ah scusa non lo sapevo… ma se avevi impegni potevi anche dirmelo e ci saremmo visti un altro giorno…”

Hermione lo stava accompagnando alla porta d’ingresso.

“Figurati è stato un piacere per me venire. E poi chi lo sopporta tutto il giorno Blaise? Per Napoleone, quando ci vediamo?”

“Già, me ne stavo dimenticando… non saprei, questa settimana dovrei essere libera, forse ho un impegno con Kate per aiutarla col suo tema storico ma non ci siamo ancora messe bene d’accordo. Tu quando puoi?” Se fisse stato per Hermione l’avrebbe rivisto molto volentieri anche il giorno dopo ma non voleva stargli troppo addosso.

“Domani devo andare ad Hogsmeade per i libri… potremmo fare mercoledì pomeriggio.” Riflettè Draco.

“Vai domani a prendere i libri? Ma non è troppo presto? Siamo solo a Luglio io un anno ci ho provato ad andare ad Agosto a prenderli ma mi hanno detto che dovevo aspettare almeno fino a Settembre…” chiese scettica Hermione.

“Bhe certo se ci vai tu Hermione Granger ti fanno aspettare ma se ci vado io Draco Malfoy i libri li ho subito… Se vuoi possiamo andare assieme domani a prenderli, se per te non è un problema.”

“Per me va benissimo… ma non pensi che daremmo un po’ troppo nell’occhio se ci aggirassimo assieme ad Hogsmeade?” Hermione era un po’ dubbiosa. Le sarebbe piaciuto andare a fare spese con Draco ma non voleva metterlo nei guai perché qualche pettegolo li aveva visti ed aveva avvisato Lucius.

“Si beh in effetti non hai tutti i torti… ma non ti preoccupare a questo dettaglio ci penserò io… se non ti dispiace chiedo anche a Blaise se si unisce a noi così in tre daremo meno nell’occhio.” Propose.

“Per me va bene. Ma ne sei sicuro? Io posso andare con gli altri a Settembre così domani potrai aggirarti indisturbato, senza dover pensare anche a me…” Hermione restava ancora un po’ titubante non voleva rovinare la giornata a Draco.

“Sicurissimo! Ti passo a prendere alle 10.00 a casa tua!” Decise, senza pensarci troppo.

“Ok, a domani allora.”

Hermione lo accompagnò fino al cancello principale, dove Draco le diede un leggero bacio sulla guancia in segno di saluto.

“A domani Hermione.”

“A domani.” Concordò la riccia. Questa volta non si era fatta prendere dall’emozione ed era riuscita a ricambiare il saluto anche se le sue guance stavano pian piano assumendo il solito color bordeaux.

 

 

“Finalmente! Hai presente che ore sono?” sbottò Blaise appena vide Draco aprire la porta di casa.

“Ciao anche a te! Non è poi così tardi… ho tutto il tempo per preparami ad una meravigliosa serata.” Ammise il biondo guardando l’orologio, aveva ancora più di due ore abbondanti per preparasi alla festa.

Si diressero tutti e due in camera del biondo.

“Allora come è andata con Herimione? Avete fatto il tema storico? O vi siete concentrati su altro?” chiese Blaise aggiungendo una punta di sarcasmo nell’ultima domanda.

“Ha ha ha ma quanto sei simpatico…ovvio abbiamo fatto tanto sesso?!” Ammise divertito Draco mentre cercava nel suo armadio in suo abito.

“Davvero?! Buon per voi!” Blaise non vedendo il volto del suo amico non era riuscito a capire se era una semplice battuta o se quello che aveva appena ammesso era vero.

“Ma no! Scemo! Abbiamo fatto un’allegra chiacchierata con Giulio Cesare. Tutto qua!” Confessò voltandosi per dirigersi in bagno.

Il sorrisetto sornione di Blaise si spense in un attimo. “Uff che delusione… a proposito di Giulio Cesare, ti ricordo che domani sei mio prigioniero! Dobbiamo andare a fare un po’ di spese ad Hogsmeade!”

“Giusto, quasi me ne dimenticavo. Ho chiesto ad Hermione se voleva unirsi a noi! Ed ha accettato. Quindi mi serve il tuo aiuto! Ma adesso vado a farmi una doccia. Ci vediamo dopo!” E sparì dietro la porta del bagno.

Blaise ci mise qualche secondo ad elaborare il tutto. “Hermione, con noi ad Hogsmeade! Ma Draco se impazzito??? E se qualcuno ci vedesse?” Urlò avvicinandosi alla porta che lo divideva dal suo amico.

“Ho già pensato a tutto io! Ho un piano!” Confessò.

“Andiamo bene… spero che il tuo piano funzioni altrimenti preparati ad essere esiliato il più lontano possibile!”

 

 

“Ok…. Respira Hermione…. Respira ed espira… calmati… domani è soltanto un altro giorno… un giorno qualunque… l’unica eccezione: lo passerai con Draco… ahhh Draco…. Quel meraviglioso ragazzo che in questi mesi ho saputo apprezzare… quel suo sguardo così penetrante… i suoi occhi di ghiaccio che lasciano trasparire un po’ di emozioni, quando lo vuole…. Le sue mani magre, affusolate, curate nei minimi dettagli… la sua carnagione chiara…i suoi rari sorrisi……

 BASTA HERMINE DEVI ASSOLUTAMENTE DORMIRE!!

Altrimenti domani resterai in coma per tutto il giorno… NO mai, se no non riuscirò ad assaporare appieno la giornata… Draco… che riuscirà a stupirmi ancora una volta, ne sono sicura… domani non sarà come tutti gli altri anni con Ron ed Harry… domani sarà diverso, sarà… molto molto più bello ed emozionante… non rischierò di perdere la voce a forza di urlare contro Ron ed Harry che si fermano ore ed ore nel negozio del Quidditch… non perderò tempo inutilmente a correr dietro a quei due… No, domani sarà diverso… sarà semplicemente indimenticabile… unico… speciale… anche se ci sarà Blaise, non mi importa… voglio proprio vedere cosa si inventa per farmi passare inosservata… ahhh e si sono proprio curiosa…”

 

Hermione proprio non riusciva a dormire… continuava a girarsi sotto le coperte alla ricerca di una posizione comoda che le facesse scordare quei due bei occhi grigi… Finalmente alle 2.00 Morfeo decise di fare la sua comparsa e di accompagnare Hermione nel mondo dei sogni.

 

“Ok ragazzi, sono pronta.”

Hermione si stava cambiando nel suv di Blaise. Draco le aveva preparato un completo scuro composto da: pantaloncini, maglietta e un mantello con cappuccio che le copriva tutto il viso.

“Perfetta.” Costatò Draco osservando la ragazza. “Non si capisce chi tu sia. Naturalmente il mantello è stregato altrimenti, col cappuccio calato sugli occhi non vedresti niente.”

“E si lo avevo notato. Bene, se ne siete sicuri possiamo andare.” Hermione era immensamente grata di quel cappuccio, la rendeva praticamente immune agli sguardi indiscreti della gente ma soprattutto le permetteva di arrossire e di imbarazzarsi senza essere vista… e questo la faceva stare tranquilla…

“Let’s go allora!” Blaise afferrò sotto braccio la ragazza e lo stesso fece Draco, assieme si apprestarono ad entrare ad Hogsmeade.

 

La via principale era abbastanza affollata di maghi e streghe che si aggiravano per i negozi accompagnando i loro figli.

Hermione pensò che dovessero essere per la maggior parte primini alle prime armi con l’acquisto dell’occorrente per Hogwarts. Lo si capiva dai loro sguardi increduli verso qualsiasi forma di magia, dalla più elementare a quella più complicata.

La gente le passava accanto senza degnarla di uno sguardo, per lo più salutavano Draco o Blaise ma non si soffermavano troppo sulla terza persona e questo fece tranquillizzare un po’ Hermione.

“Visto Herm nessuno se ne è accorto.” Le sussurrò Draco guardando altrove.

“Vero, ne sono felice. A proposito di gente, come è andata la festa ieri?” Chiese curiosa Hermione.

“Alla grande.” Rispose euforico Draco.

“Un vero schifo. Non capisco perché ha dovuto invitare praticamente tutto il mondo magico! Esibizionista, ecco cosa è io cugino!” Rispose smorto Blaise.

Hermione soffocò una risata.

“Sai non c’è niente da ridere. Ho rischiato la vita ieri sera!” Confessò inorridito.

“Dai non farla così tragica. Era soltanto una ragazza! Di solito non ti tiri mai indietro se una ragazza ti chiede di ballare.” lo schernì Draco.

“Un ragazza?! No quella  non era una ragazza! Era tutto tranne una donna!” rabbrividì al solo ripensarci.

“Ieri sera una ragazza si era incollata, stile cozza a Blaise, non lo mollava un attimo!” Draco raccontò vari aneddoti ad Hermione mentre si aggiravano per le strette vie del paese.

Come loro prima meta avevano deciso di andare al Ghirigoro ad acquistare i libri. Una volta arrivati Draco e Blaise cambiarono repentinamente atteggiamento. Le loro risate si trasformarono in ghigni di disappunto. Hermione notò subito questo cambiamento chiedendosene il perché.

Il locare era molto impolverato ed ospitava tonnellate di libri ammucchiati in ogni angolo e in ogni posto potessero starci. Il bancone era praticamente invisibile attorniato da pile di libri di diverse grandezze.

I tre ragazzi si guardarono in torno alla ricerca del proprietario, il Signor Gustav Simon, un vecchio uomo che amministrava il negozio praticamente da sempre.

“Signor Simon, è qui?” Blaise lo chiamò ad alta voce, ma del proprietario neanche l’ombra.

Nel completo silenzio iniziarono a sentirsi dei leggeri passi provenienti dal piano di sopra.

“Solo un attimo e sarò subito da voi!” La voce roca si propagò per il negozio.

Hermione si aggirava indisturbata per il negozio alla ricerca di qualche libro che attirasse la sua attenzione, ma durante la sua ricerca qualcosa la distrasse: Draco. Dalla sua posizione poteva osservarlo senza essere notata. Lo trovava veramente interessante da guardare, calmo, tranquillo mentre aspettava di essere servito. Indossava un paio di jeans slavati neri con una camicia bianca, indumenti abbastanza comuni ma che indosso a lui gli davano quel tocco in più. I capelli gli ricadevano morbidi incorniciandogli il viso dai lineamenti dolci. Lo sguardo perso fra i suoi pensieri ma comunque sempre vigile su quello che lo circondava.

“Davvero interessante…”

Hermione trasalì. Blaise dietro di lei la osservava.

“Come scusa?” Chiese ringraziando di avere il cappuccio a ricoprirle il volto ormai bordeaux.

Blaise ignorò la domanda. “Lo sai che Draco capisce quando lo si stà osservando? È una sua specie di dote naturale… comunque non penso che gli dispiaccia più di tanto essere guardato da te…”

Hermione avrebbe voluto sotterrarsi dall’imbarazzo ma per fortuna il Signor Simon comparve per servirli.

“Allora ditemi in cosa posso esservi utili?” Il vecchio proprietario stava in cima ad una scala che gli serviva per passare da una libreria all’altra, non aveva ancora visto i suoi clienti, intento com’era a sistemare una pila di libri che lo seguivano a mezz’aria.

“Signore vorremo comprare i libri per il Quarto anno ad Hogwarts.” Rispose impassibile Draco.

Una leggera risata si propagò per la stanza.

“Ragazzi siete un po’ in anticipo. Potete tornare verso Settembre?” chiese scendendo dalla scala, per andare verso di loro.

“Signore, non ha ricevuto l’avviso da parte di mio padre Lucyus Malfoy con l’ordine di acquisto di quattro copie?” Draco si staccò dalla colonna avvicinandosi al bancone dove il signor Simon stava spostando un tomo.

Il proprietario osservò accuratamente Draco mettendosi un paio d’occhiali dalle lenti spesse. “Oh, certo. Mi scusi non l’avevo riconosciuta. Provvederò subito.”

Hermione era restata di sasso. Come poteva un semplice cognome cambiare in modo così radicale le situazioni? 

“Utile il cognome Malfoy…” scherzò Hermione raggiungendo l’amico.

“Certo se ti trovi in pericolo fai il nome Malfoy e vedrai che tutto si risolverà…” ammise Blaise.

“Hei non vale, voglio i diritti d’autore!” Draco osservò i due con sguardo divertito. “Come vedi Hermione, siamo riusciti ad avere i libri prima di Settembre.”

“E si, ma a tuo padre come hai spiegato il fatto che te ne servissero quattro copie? Non si è insospettito? E poi perché quattro?” Chiese curiosa.

“No, tranquilla. Tutti gli anni ne ordiniamo sempre una o due copie in più per paura che non arrivino tutti in un colpo solo. Vedi, è più facile che la merce arrivi esatta e con tempestività se l’ordine è consistente, anche se non compriamo le altre copie Simon le può sempre rivendere ad un'altra persona così facendo non ci rimette nessuno.”  Rassicurò Draco.

“Ecco a voi i vostri libri.” Simon comparve da una porticina posta sotto la scala che conduceva al piano di sopra. I libri lo seguivano fedelmente andandosi a posarsi delicatamente sul bancone.

Draco estrasse dalla sua tasca la lettera che Silente aveva spedito a tutti i suoi studenti riportante la lista completa di tutte le cose che occorrevano per frequentare il quarto anno tra cui i libri. La porse al proprietario che la controllò accuratamente cercando un riscontro con i volumi che aveva portato.

Dopo alcuni minuti Simon porse la lettera al ragazzo.

“Perfetto, sono tutti giusti.”

“Non avevo dubbi. Può darmene tre copie?” Rispose Draco con tono freddo e distaccato.

Hermione rimase stupita dal modo in cui il ragazzo si era rivolto al proprietario del negozio. Quello sguardo lo conosceva bene, molte volte se lo era ritrovato contro se stessa. In questi mesi però lo aveva visto sotto una altra luce e si era scordata di quanto fosse perfido e crudele quando lo voleva. La riccia proprio non capiva come mai questo repentino cambio d’umore e non ne era affatto contenta.

“Certo, glie li faccio avere come gli anni scorsi?” Chiese un po’ intimorito.

“Si, li mandi pure a casa mia ma solo due. Una copia la prendo adesso.” Draco manteneva sempre quel suo tono freddo.

Hermione era un po’ preoccupata non voleva tornare ai tempi della scuola quando erano solo battute di cattivo gusto e sguardi perfidi ormai si era affezionata a quel nuovo lato di lui e voleva tenerselo ancora un po’ per se.

“Va bene, come desidera. Il totale è 70,58 Galeoni“

Hermione in silenzio pagò i suoi libri e poi uscì dal negozio, seguita a ruota da Blaise e Draco.

“Ed ora cosa faccio? Mi comporto normalmente come se nulla fosse? O magari è meglio lasciarlo in pace? Non vorrei farlo innervosire ulteriormente… e se si fosse già stancato di me? Magari si è offeso perché lo stavo spiando… no, non penso anche se… uffa… non voglio assolutamente tornare come ai tempi della scuola. Questo nuovo Draco mi intriga tantissimo ogni volta che lo vedo mi stupisce sempre positivamente… sto così bene in sua compagnia… non è come stare con Harry o Ron… lui è… lui è… semplicemente Draco. Posso ritenermi fortunata di averlo conosciuto sotto questa luce… sarà il nostro piccolo segreto…”

“Hermione? Tutto bene?”

Una voce la distrasse dai suoi pensieri.

“Si, scusa Blaise. Tutto bene.” Rispose un po’ delusa.       

Si stavano aggirando per le vie di Hogsmeade alla ricerca di qualcosa che attirasse la loro attenzione, ma per la ragazza sembrava che tutto avesse perso d’interesse.

“Sicura di stare bene Herm?” Blaise era sospettoso aveva notato un cambiamento d’umore della ragazza da quanto erano usciti dal negozio del Signor Simon.

“E adesso? Non posso continuare a fingere… se Blaise si è accorto di qualcosa allora anche Draco se ne è accorto, ma se così fosse perché non mi ha chiesto niente come ha fatto il moro? Forse è veramente cambiato… forse è tornato hai tempi della scuola… se così fosse io cosa faccio?! Uff in che situazione mi sono cacciata…”

“Si penso di si…” Ammise rattristata.

“Se c’è qualcosa che ti turba puoi anche dircelo. So che può suonare strano detto da due Serpeverdi. Abbiamo detto o fatto qualcosa che non ti è piaciuto?” Chiese cortese Blaise.

“Draco, perché fai così? Possibile che non ti sei accorto di niente? Perché non mi chiedi cosa ho, come ha fatto Blaise? Non ti importa proprio nulla! Davvero siamo tornati ai tempi della scuola? Continui a camminare come se nulla fosse, come se io non esistessi… magari è quello che veramente vuoi… Ma no dai, non essere così pessimista. Draco non è il tipo che cambia idea così velocemente se non mi avesse voluto con se oggi, non me lo avrebbe chiesto… quindi tranquilla Hermione!”

“No, davvero sto bene.” Sorrise Hermione. Sorriso che Blaise non scorse a causa del cappuccio.

“Blaise, mi hai deluso. Davvero non te ne sei accorto?” Finalmente Draco fece la sua comparsa.

“Be si, più o meno.” Ammise il moro. 

“Ahi, qui si mette male!”

Draco prese la mano di Hermione.

“Vieni, qui non dovrebbe vederci nessuno.” Draco aveva condotto Hermione in un vicolo lì vicino.

Il cuore della ragazza prese a battere sempre più velocemente.

Draco la fece appoggiare al muro, poi con gentilezza le tolse il cappuccio così da poterla osservare negli occhi. La ragazza restò immobile, era un po’ confusa, ed ora senza quella stoffa che la separava dal resto del mondo si sentiva fin troppo vulnerabile. Il suo volto era un libro aperto per coloro che lo sapevano leggere e Draco ne era in grado, fin troppo.

Draco accarezzò il viso di Hermione, scostandole una ciocca di capelli..

“Ti ha dato fastidio il modo in cui ho trattato il Signor Simon, vero?” Chiese guardandola dolcemente negli occhi. Hermione non rispose ma scostò lo sguardo soffermandosi sulle sue scarpe.

“Hai paura che sia tornato tutto come hai tempi della scuola?” Draco sollevò il viso della ragazza, soffermandosi a guardarla. Il volto di Hermione incominciava a tingersi di colori più accesi, tutta questa attenzione non le piaceva. Una lacrima solitaria prese a percorrere i lineamenti del suo volto.

“Scusa…” Sussurrò.

Draco la abbracciò.

“Non ti devi scusare Hermione. Non ce l’ho con te, non sono tornato lo stronzo di un tempo e non lo sarò per ancora un po’ di tempo. Ricordi? Avevamo un patto noi due, ed intendo mantenerlo. Col Signor Simon mi sono comportato in modo freddo ed arrogante per il semplice fatto che ho un cognome da difendere. Essere un Malfoy può avere dei lati positivi ma altrettanti di negativi. Il proprietario doveva capire fin dall’inizio con chi aveva a che fare, altrimenti non avrebbe mai rispettato i miei ordini, anche se si tratta soltanto dell’acquisto dei libri. La gente deve capire fin dall’inizio che con me non c’è tanto da discutere. Ora hai capito perché mi sono comportato così? Se ti sei sentita offesa mi dispiace e ti chiedo scusa.” Draco l’aveva stretta un po’ più forte.

“Scusami tu, non sono abituata a queste cose. Io non posso utilizzare il mio cognome.” Hermione affondò il volto nell’incavo del collo di Draco.

“Questo non è vero. Quando siamo usciti a cena se non ci fossi stata tu, un tavolo in quel nuovo locale non lo avremmo trovato. Come ti dicevo il cognome Malfoy non è sempre positivo. Ad esempio: molte volte vengo associato ad un Mangiamorte solo perché credono che mio padre lo sia, non è bello far affari con qualcuno solo perché questo ha paura delle conseguenze di un suo rifiuto. Io voglio essere rispettato come persona e non temuto per il cognome che porto.” Draco la scostò leggermente. “Ti ringrazio Hermione per la fiducia, che dal primo giorno hai deciso di concedermi guardando ben oltre quello che sono stato in questi tre anni di scuola.” Si avvicinò lentamente a lei lasciandole un leggero bacio sulle labbra. “Ed ora andiamo a mangiare. Avrai fame. Io ne ho tanta!!” Proruppe Draco sorridendo verso la ragazza.

Hermione concordò, si mise il cappuccio ed uscirono dal vicolo dove Blaise li stava aspettando seduto su una panchina.

“Blaise che ne dici di un po’ di cibo?” Chiese Draco sapendo già la risposta dell’amico.

“Volentieri. Hermione, pensi di farcela a pranzare con il cappuccio sul viso?” Domandò il moro, osservando la ragazza.

“Si, dovrei farcela.” Rispose con calma.

I tre ragazzi si stavano avviando verso la taverna prescelta quando vennero interrotti da un imprevisto.

“Ehi bambini, guardate dove mettete i piedi!” urlò Draco aiutando Hermione a rimettersi in piedi.

Due ragazzi si erano appena scontrati con la povera Griffondoro che ora giaceva a terra dolorante.

“Oh quanto mi dispiace Malfoy… ma è colpa del vostro amico, se non avesse quel cappuccio sugli occhi forse ci avrebbe visti!” Rispose a tono Ron.

“Oh ma guarda chi abbiamo qui? Lenticchia e San Potter!! Quale piacere! Per tua informazione il mio amico ci vede benissimo forse sei tu quello che avrebbe bisogno di una visita dall’oculista!” Draco si stava scaldando, era da un po’ che non se la prendeva con le sue due prede preferite.

“Mi sa che qui c’è solo un cieco e quello non è Rom… lo hanno visto tutti. E’ stato il ragazzo a venirci addosso… e vedo che in quanto ad educazione è proprio uguale a te… potrebbe anche togliersi il cappuccio e farsi vedere in viso. O ha qualcosa da nascondere?” Harry si era avvicinato ad Hermione con il braccio alzato pronto a toglierle il cappuccio. La ragazza indietreggiò proteggendosi dietro a Blaise.

“Oh avanti che hai da nascondere?” Si avvicinò anche Ron.

“Lascialo stare!” Li fermò Blaise.

“Altrimenti che ci fai?” Chiese con tono di sfida Harry.

“Potter, ci tieni così poco alla tua patetica vita? Fai un favore ad entrambi: vai a rompere le scatole a qualcun altro!” Draco si stava alterando. Non poteva offendere o picchiare Harry davanti ad Hermione ma non poteva neanche fare la figura dell’idiota davanti ai due Griffondoro.

“Dai Harry andiamocene, non ne vale la pena!” Ron lo prese per il braccio tirandolo via.

Appena andati via i tre ragazzi poterono trarre un sospiro di sollievo.

“Mi scuso io per loro. A volte sanno essere veramente snervanti ed infantili.” Hermione si rivolse verso Draco. Lei sapeva bene quanto Harry e Ron potevano essere stressanti soprattutto con alcune persone.

“Ah non ti preoccupare Hermione. Ormai ci siamo abituati.” La tranquillizzò Blaise.

“E’ vero! Alle loro idiozie ormai abbiamo fatto il callo, ma è sempre un piacere discutere con loro. Ci hanno movimentato un po’ la giornata. Bene, dove eravamo rimasti? Ah giusto, il pranzo!” Sorrise Draco.

 

La giornata passò tranquillamente, tra le risate dei ragazzi. Nessuno ad Hogsmeade si era accorto della presenza di Hermione e questo li fece stare molto più sereni.

 

“Grazie di avermi fatto compagnia oggi e di avermi fatto avere i libri con un bel po’ di anticipo.” Ringraziò Hermione sulla soglia di casa.

Erano le 18.23 i ragazzi stavano riaccompagnando Hermione a casa, che nel frattempo si stava cambiando nel suv rimettendosi i suoi vestiti.

“Figurati. Grazie a te! E’ stata una giornata magnifica e spero di poterla ripetere. Ciao Hermione e buona serata!” Draco la salutò con il solito bacio sulla guancia al quale la ragazza rispose prontamente.

“Lo spero anche io. Buona serata anche a te. Salutami Blaise.” Hermione entrò in casa, chiudendosi la porta alle spalle. Salì le scale e una certa nota di euforia la invase. Rimembrò tutta la giornata passata con Draco e Blaise, erano dei ragazzi davvero gentili e simpatici non lo avrebbe mai creduto. Al contrario Harry e Ron si erano dimostrati maleducati e scortesi. Un pensiero però la travolse: il tema storico. Non aveva più chiesto a Draco quando si sarebbero incontrati per evocare Napoleone, ed ora non poteva più rintracciarlo non avendo assolutamente la più pallida idea di dove abitasse.

“O cavolo e adesso cosa faccio? Non ho un numero di telefono e assolutamente non posso inviargli la mia civetta prima che venga intercettata da suo Padre… non mi resta che ricorrere ai miei vecchi libri… anche se mi sarebbe piaciuto tantissimo incontrare dal vivo Napoleone…. Uff… vabbè ormai è andata così…”

Hermione si stava rilassando nel suo letto quando una civetta comparve alla sua finestra picchiettando il vetro. La ragazza la fece entrare prendendo la lettera che portata legata alla zampina. Subito riconobbe il sigillo. Proveniva da casa Malfoy. Il cuore di Hermione prese a battere sempre più velocemente, questa missiva stava ad indicare che qualcuno l’aveva riconosciuta e che Lucius ne era al corrente. L’aprì, osservando l’impeccabile calligrafia, fin troppo conosciuta. Un sospiro di sollievo la percorse quando notò che non si trattava del Signor Malfoy ma di Draco.

Ciao Hermione,

   volevo ringraziarti ancora una volta per la splendida giornata  che abbiamo trascorso assieme. Spero che tu sia stata bene e che ti sia divertita. Tralasciando l’inconveniente dei tuoi amici è stata una bellissima giornata. Ti chiedo scusa se ho dovuto mascherare la tua identità ma, sai bene quanto me, quanto sia pericoloso far sapere in giro della nostra relazione. Questo è un aspetto del mio cognome che non mi piace.

Quando ci siamo lasciati, poche ore fa, non ci siamo messi d’accordo sul giorno in cui studiare Napoleone.  Se per te va bene, proporrei questo Venerdì alle 14.00 sempre a casa tua se non do fastidio.

A presto,

                               Draco

P.S.: la lettera svanirà appena lette queste parole. Se per te va bene vederci Venerdì inviami il gufo con allegata la lettera con scritto Ok. Non aggiungere altro, non vorrei che venisse intercettata da mio Padre.

Hermione controllò un‘ultima volta la data che aveva prefissato Draco prima che prendesse fuoco, dissolvendosi nell’aria.

Si diresse nella sua scrivania alla ricerca di una penna e di un foglio di carta sul quale appuntare la risposta: OK. La legò al gufo e gli aprì la finestra facendo segno di uscire.

“Consegnala a Draco Malfoy.” Gli sussurrò.

 

 

 

 

Bene ragazzi eccoci arrivati, con molta fatica al sesto capitolo. Sono in mega ritardo, lo so… ma cosa volete farci… non è colpa mia se ci sono periodi in cui non riesco a mettere insieme nemmeno una piccola frase….

 

Hinata_Chan: grazie mille per il commento… lo so i temi storici non sono mai proprio il massimo ma preparati perché ne è in arrivo un altro… beh effettivamente vorrei tanto saperlo anche io come andrà a finire… ho le mie linee guida ma non ho un vero e proprio finale in mente… 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7

13.00

13.15

13.30

Ok basta Herm. Manca ancora più di mezz’ora all’appuntamento. Se posso definirlo tale… è inutile continuare a guardare l’orologio ogni cinque minuti… Draco è un ragazzo estremamente puntuale quindi  è inutile contare tutti i minuti… fin troppo puntuale… magari arriva con qualche minuto in anticipo… mmhh non penso…

13.35

BASTA… questa attesa è fin troppo snervante… devo trovare qualcosa da fare per ingannare il tempo… ma cosa posso fare? Potrei leggere un libro…. No, sono troppo agitata per capire anche solo una parola di quello che leggo… fa fin troppo caldo qui… uscirò in giardino a prendere un po’ d’aria fresca… si, meglio uscire…

Il giardino, situato sul davanti della casa era abbastanza grande. L’erba bassa, di un verde brillante si muoveva appena cullata dal leggero vento. Curato nei minimi dettagli non lasciava nulla al caso.

Dal portico partivano una serie di piccole piastrelle che formavano un sentiero, per congiungere il cancello pedonale con l’entrata della casa, a metà tragitto si diramava in altri due sentieri, paralleli che portavano sul retro della casa. Il prato viene quindi diviso in quattro parti.

La prima, alla destra del cancello aveva nell’angolo una serie di girasoli, tutti rigorosamente aperti in direzione del sole. Vi erano in oltre dei piccoli gruppi di gladioli attorniati da delle violette.

Nella seconda parte, alla sinistra del cancello l’erba verde quasi non si vedeva dall’abbondanza di ciclamini e roselline che si disperdevano sul terreno, tutte variopinte facevano risaltare la terza parte del giardino, quella confinante col portico.

Era formata da dai sassi che ne delimitavano il diametro, mentre l’interno era formato da tanti piccoli pezzettini di corteccia rossiccia con al centro un albero di ciliegio nano in fiore.

Il quarto riquadro era formato da una serie di Tulipani con Garofani e Margherite.  

Hermione si stava soffermando su un piccola ape che di fiore in fiore stava facendo il carico di nettare da portare alla sua regina quando qualcuno la chiamò.

“Hermione!”

Draco al di la del cancello aveva interrotto i suoi pensieri.

Hermione entrò in casa per aprire il cancelletto.

Osservò l’orologio, le 14.00 in punto.

Non avevo dubbi…

“Ciao Draco. Vieni entra!”

Hermione lo accompagnò, come la volta precedente in cucina.

“E’ davvero bello il tuo giardino… soprattutto il piccolo ciliegio.” Draco aveva posizionato il suo libro e tutti gli ingredienti sul tavolo. Ora se ne stava seduto su di uno sgabello ad osservare Hermione vagare per la stanza.

“Grazie, comunque dovresti complimentarti con il nostro giardiniere.  Mia mamma lo ha progettato, ma non avendo assolutamente il pollice verde ha chiesto ad un suo amico di realizzarlo e di curarlo. Anche a me piace molto. Il ciliegio nano lo abbiamo fatto arrivare apposta da una qualche località sperduta chissà dove, perché a mia mamma piacciono tantissimo le ciliegie e i ciliegi ma non avendo il posto per tenerne uno a grandezza naturale abbiamo dovuto prenderne uno in miniatura… ma dimmi, come è andata la settimana?”

Hermione aveva recuperato la pentola, ed ora la stava riempiendo d’acqua mentre Draco apriva il libro alla pagina segnata.

“Tutto fin troppo tranquillo. Stamattina sono andato con mia madre a fare un po’ di shopping… voi donne siete davvero tremende quando vi date agli acquisti… non che mi dispiaccia aggirarmi per negozi ma io sono molto più risolutivo di voi… se una cosa non mi piace, non mi piace. Non la provo tre volte di seguito per essere sicuro che davvero non mi piace! A te invece, come è andata?”

 Draco stava osservando l’acqua in attesa che iniziasse a bollire, nel frattempo aveva tolto dalla busta tutti gli ingredienti occorrenti, mentre Hermione se ne stava seduta su di uno sgabello.

“Per me niente shopping, ma rimedierò presto… mi hai fatto proprio venir voglia di un po’ di compere…  per il resto tutto bene o meglio tutto come al solito… i miei sono assidui lavoratori ed anche oggi sono al loro studio… e a me non resta che starmene qui o in piscina… come vedi le mie vacanze estive sono sempre molto tranquille…”

L’acqua iniziò a bollire.

“Questa volta vuoi provare te a preparare la pozione? Mentre io te la leggo?” Chiese Draco avvicinandosi al suo libro antico.

“Si, grazie.”

Hermione si posizionò davanti alla pentola aspettando le istruzioni del suo amico.

 

Come per la volta precedente un fumo denso e verdastro prese ad invadere la stanza concentrandosi poi in uno solo punto…

Apparve una piccola sagoma dai contorni sempre più nitidi.

“Chi mi ha risvegliato?” La voce roca di Napoleone si propagò per la cucina.

Hermione osservò la statura dell’uomo… era davvero basso…

Napoleone indossava un vestito di un tessuto rosso sgargiante composto da una giacca a collo alto con due lunghe code sul retro mentre sul davanti era intarsiata con fili d’oro, si chiudeva con due file di bottoni anch’essi d’oro. Le maniche lunghe riprendevano il motivo dorato che proseguiva anche sul retro. I pantaloni attillati arrivavano fino al ginocchio con una piccola strisciolina d’oro, dalla quale partivano delle calze (se così possiamo definirle) bianche che finivano in un paio di mocassini (orribili) neri con filamenti d’oro. Alla cinta vi era la sua fedele spada.

“Ci scusi per averla disturbata.” Rispose Draco in perfetto francese.

“Oh nessun problema, il mio amico Cesare mi aveva già informato. Sono onorato di potervi narrare le mie immemorabili gesta! Madmoiselle enchantè!” si rivolse ad Hermione facendole il baciamano.

“Il piacere è mio.” Arrossì Herm.

“Bene, se vogliamo iniziare… fatemi tutte le domande che volete.” C’era una certo tono nella sua voce che sembrava quasi lusingatore come se non gli interessassero le eventuali domande ma solo quello che lui poteva rispondere.

“Noi vorremmo sapere tutto quello che riguarda la sua persona. La sua storia, le sue battaglie… e tutto quello che può essere minimante interessante.” Chiese con tono calmo Draco.

“Minimamente interessante? TUTTO di me è minimamente interessante!! Oh parbleu mi toccherà tagliare su qualche cosa… Bene se site pronti possiamo iniziare.”

Napoleone si sedette su di una sedia posta li vicino. Non osservava, come aveva fatto Cesare, l’arredamento della cucina ma restava con lo sguardo fisso su di loro.

 

“Io Napoleone Bonaparte nacqui il 5 Agosto 1760 ad Ajaccio in Corsica.

I miei genitori però non vollero che io ricevetti un’educazione corsa, loro non la ritenevano alla mia altezza, così intrapresi una scuola militare francese, indi per cui fui costretto a trasferirmi in Francia dove conclusi i miei studi a Parigi. All’età di vent’anni ero già sottotenente di artiglieria quando scoppiò la Rivoluzione Francese.

Data la mia posizione sociale potevo trarre vantaggio solo se vinceva la borghesia sul regime feudale assolutistico. Quindi Vive la Révolution!! Inoltre mi affascinava tantissimo la dichiarazione dei diritti dell’uomo poiché così facendo solo le capacità delle singole persone potevano innalzare l’uomo nella scala sociale. Vedete ragazzi, a quei tempi non importava quanto tu fossi intelligente o brillante, contava soltanto  in quale classe appartenevi. Quindi capitava molto spesso che le persone dotate di un senso pratico e di una spiccata intelligenza nate da una famiglia povera non venissero mai prese in considerazione anzi venivano soltanto derise… e molte volte uccise perché sapevano o parlavano troppo…  Per fortuna io nacqui in una famiglia borghese altrimenti non avrei mai potuto essere quello che sono stato.

Mi piaceva inoltre la letteratura illuministica per la sua dottrina dell’uguaglianza.

Nel 1792 divenni Capitano. Dovevo ancora godermi appieno questo nuovo grado, quando una flotta inglese aiutò la nobiltà facendo partire un’insurrezione controrivoluzionaria. Questo nuovo esercito assediò Tolone dalla costa ma grazie al mio intervento, li feci saltare per aria tutti con un bombardamento, riuscii a conquistare un punto molto favorevole per avere la vittoria dal quale aprii il fuoco contro la flotta inglese, che fuggì.

Grazie a questa vittoria e all’aiuto di Agostino Robespierre per la prima volta si sentì parlare di me!

Ma facciamo un salto indietro.

In Francia ormai la guerra stava dilagando sempre di più. Il Re sperava che qualcuno al di fuori desse battaglia contro il suo stesso paese in modo tale da sedare questa rivoluzione ma i Girodini, al governo dal 1792 contavano proprio su di una guerra per rafforzare il senso di unità nazionale, costringendo il Re a prendere una posizione definitiva, o con i francesi o contro. Inoltre i rivoluzionari volevano sposate la loro guerra e le loro idee un po’ in tutta Europa e così arrivai io… Il 20 Aprile del 1792 Robespierre sotto la mia influenza preparò l’invasione del Piemonte per minacciare l’Austria. I miei piani però non andarono come avevo sperato difatti nel 1794 a causa di un improvviso tramonto del potere giacobino e l’arresto di Maximilien (fratello di Agostino Robespierre), fui costretto a fuggire dalla ghigliottina.

In questo modo la borghesia fu costretta a trovare nuovi mezzi per stabilire il suo dominio.

Nel contempo si accentuava sempre di più il contrasto tra il genere di vita dei sobborghi colpiti dalla carestia e al vita gaia della borghesia. Questo portò ad un assalto della Convenzione da parte degli operai che però vennero repressi con delle esecuzioni e con un disarmo forzato.

Questo attacco fece sorgere il dubbio alla Convenzione di un possibile secondo assalto da parte della borghesia e della nobiltà conservativa e questo non doveva accadere. La Convenzione aveva già elaborato una nuova costituzione e non voleva che succedessero casini al momento dell’applicazione della stessa così ritornai in campo io.

Nominarono Barras comandante supremo, ma lui non era affatto un militare così nominarono me generale. Sapevano che io non avrei avuto problemi, difatti il 13 Settembre gli insorti marciarono contro la Convenzione. Sapete, erano più di 20.000 mentre i miei raggiungevano a fatica i 6.000 uomini, nonostante questo  grazie ed un mio infallibile piano riuscii ad ottenere una vittoria schiacciante… aprii il fuoco contro tutti loro… fu un vero massacro… ma ne è valsa la pena, no?”

Hermione lo osservò esterrefatta, conosceva il personaggio di Napoleone aveva letto sui libri le sue battaglie ma sentirlo parlare dal vivo e vantarsi delle proprie conquiste a scapito di povera gente non le andava proprio ma non poteva opporsi se voleva fare il suo tema storico…

“Dopo questa immemorabile vittoria venni nominato comandante.

Sapete io sono un uomo prevalentemente nato per combattere ho dedicato praticamente tutta la mia vita a questo ma Dio oltre ad avermi dato un corpo forte ed un grande capacità strategica mi  ha dato anche un cuore ed è grazie ad esso che ho potuto sperimentare le gioie dell’amore. Il mio primo vero amore l’ho trovato con Giuseppina Tascher de la Pagerie, vedova Beauharnais. Tutti mi avevano sconsigliato di prenderla come sposa in quanto più vecchia di me di sei anni, vedova con due figli… ma io non diedi ascolto alle loro male lingue così il 9 Marzo 1796 ci sposammo.

Io non sono tagliato per la vita matrimoniale così tornai a dedicarmi alla mia guerra…

Subito ritenni necessaria una prevenzione contro una coalizione antifrancese, di cui facevano parte Austria, Inghilterra, Russia, Regno di Sardegna, Regno delle due Sicilie ed alcuni stati tedeschi.  Io volevo avviare una guerra offensiva contro gli Austriaci e i loro alleati Italiani invadendo quindi l’Italia. Il Direttorio invece voleva invadere i possedimenti austriaci passando dalla Germania. Non trovandoci d’accordo decidemmo di attuare tutti e due i piani così facendo io, con la mia invasione li distraevo dal vero attacco verso la Germania.

Prima di un qualsiasi attacco ovviamente dovevo controllare le mie truppe, per far si che tutto fosse regolare. Meno male che me lo sono ricordato… le trovai altamente disorganizzate e indisciplinate… molti addirittura non volevano che io fossi il loro capitano… ma basta mettere le cose in chiaro fin da subito e motivarli a dovere. Feci comprendere a tutti che non avrei tollerato nessuna volontà contrastante alla mia accettavo naturalmente nuove idee ma se io davo un ordine loro dovevano rispettarlo. Spiegai inoltre ai soldati che la guerra doveva alimentare se stessa così interessai personalmente ogni soldato, dimostrandogli che da esso dipendeva lo strappare al nemico tutto il necessario, ma questo a quel branco di zoticoni scalzi e mal nutriti non bastava e per incentivarli ulteriormente dovetti elencare tutte le innumerevoli ricchezze che avrebbero potuto trovare, per non dire rubare, in Italia.

Tra il 5 ed il 9 Aprile il mio esercito oltrepassò la Catena Alpina. Mi trovai di fronte gli eserciti austriaci e piemontesi che tentarono inutilmente di proteggere le strade che portavano al Piemonte e a Genova. Andai per ordine, iniziando con gli Austriaci dove a Montenotte li battei. Due giorni dopo a Millesimo sgominai le truppe Piemontesi. Continuai l’avanzata, ma prima per precauzione stipulai col Piemonte una pace separata, così facendo avrei dovuto combattere solo contro gli Austriaci, i quali pur essendo già stati battuti continuavano a rompermi le scatole.

Dopo nuove vittorie riuscii a spingere gli Austriaci verso il Po. Mi avvicinai a Lodi tentando di attraversare l’Adda ma mi trovai di fronte un reparto di 10.000 austriaci. Il 10 Maggio ci fu la famosa battaglia di Lodi.

Sapete tutt’oggi, su dove sto io si parla ancora di questa battaglia, su come io sia un grande stratega e su come io abbia potuto spostare in modo così veloce il mio esercito da un terreno all’altro… Devo proprio dirlo… vado fiero di me stesso… delle mie gesta…”

Hermione e Draco lo guardarono in malo modo.

“Vabbè torniamo al racconto…

20 cannoni stavano puntati contro il mio esercito e continuavano a spazzare via i miei uomini e non solo… tutto quello che trovavano lo distruggevano… eh era così un bel ponte… gli austriaci non hanno proprio un minino di senso artistico… comunque io non mi feci di certo sconfiggere… presi sotto mio ordine i granatieri, grazie ai quali riuscii ad impossessarmi del ponte e respinsi le truppe nemiche.

Il 15 Maggio 1796 finalmente riuscii a varcare Milano.

Come promesso ai miei soldati feci razzie di tutte le opere d’arte, dell’oro e delle armi presenti in città.

Invasi anche Mantova, ma quei guasta feste degli Austriaci riuscirono ad ostacolarmi liberandola, anche se per poco dato che io riuscii di nuovo a riprendere il controllo.

Tra il 15 ed il 17 Novembre 1796 finalmente ebbi uno scontro diretto contro gli Austriaci ad Arcore. Fu un vero e proprio tira e molla… io conquistavo il ponte d’Arcore e loro me lo rubavano, io lo riprendevo e loro lo riconquistavano… i Francesi per ben tre volte se ne impadronirono e per tre volte lo persero, ma alla fine io ebbi la meglio.

Nel Gennaio del 1797 come di consueto gli Austriaci si prepararono per una rivincita, si ebbe così una nuova battaglia di Rivoli, dove io riuscii a sbaragliare l’intero esercito nemico.

L’Austria finalmente stufa di queste innumerevoli sconfitte iniziò a preparate le trattative di pace.

Io però volevo andare ad estirpare il problema principale. Vedete, durante tutte queste battaglie mi ero sempre chiesto chi finanziasse gli Austriaci in modo così accanito. Dopo varie ricerche risalii al Papa Pio VI. Le truppe papali furono al quanto facili da sconfiggere. Il Papa intimorito, per non dire terrorizzato mi chiese la pace così il 19 Febbraio 1797 venne sottoscritta la pace a Tolentino. Papa Pio VI fu costretto a cedermi i più ricchi possedimenti, versarmi un tributo in oro, e consegnarmi tutti i quadri e le statue migliori, dopo di questo si ritirò nel Vaticano.

Continuai quindi la mia lotta contro gli Austriaci fin quando  il 17 Ottobre 1797 fu firmata la pace di Campoformio fra la Repubblica Francese e Impero Austriaco. Gli Austriaci ricevettero Venezia mentre i Francesi ottennero il Reno e tutti i possedimenti precedentemente conquistati.

Subito dopo questa prima imponente vittoria il Direttorio mi richiamò a Parigi nominandomi comandante supremo dell’esercito che doveva operare contro la Gran Bretagna. Io fui molto contento di questo nuovo ordine anche perchè avevo il sospetto che il Direttorio iniziasse a temermi e pensai che essi si erano affrettati a nominarmi generale perché volevano mandarmi via dall’Italia dove ero più sovrano che generale.

Io conoscevo molto bene la potenza delle flotte inglesi e ritenendole molto forti proposi di conquistare l’Egitto e di creare in oriente delle basi per minacciare il dominio inglese in India, dirottando per la via del Mar Rosso il commercio dell’Oceano Indiano.

Il 5 Marzo 1798 iniziai i preparativi per la spedizione seguendo molto attentamente i movimenti della squadra di Nelson che era molto vicino alle coste francesi. Ormai tutta l’Europa era a conoscenza della mia spedizione ma non sapeva dove io fossi diretto, approfittai di questa mancanza per diffondere la notizia, naturalmente falsa di voler oltrepassare Gibilterra per sbarcare in Irlanda. All’inizio pensai che come stratagemma non andasse mai a buon fine perché ritenevo Nelson una persona dotata di grande intelligenza e perspicacia, ma mi sbagliai. Il Comandate della flotta inglese ci credette, così mi aspettò presso Gibilterra mentre la mia flotta puntava verso Malta, la quale si arrese subito dichiarandosi possedimento della Repubblica Francese.

Il 30 Giugno sbarcai nelle vicinanze di Alessandria. Nelson saputo della burla che gli avevo tenuto si recò velocemente in Egitto arrivando addirittura 48 ore prima di me. Non vedendomi pensò che io mi fossi diretto verso Costantinopoli così vi si recò.

Tutta questa serie di errori mi permise di avanzare tranquillamente verso Alessandria, dove dopo una serie di ore di fucileria incominciai a crearvi i presupposti per una durevole dominazione francese.

Dopo questa vittoria entrai al Cairo, dove la popolazione impaurita mi accolse silenziosamente. Essa però ignorava chi io fossi, il perché ero lì e a chi io facevo la guerra.

Io non capivo molto dei loro simboli e della loro storia così mi feci inviare alcuni scienziati con il compito di studiare la storia dell’egittologia.

Nel frattempo il mio caro e vecchio amico Nelson aveva scoperto la mi squadra alla fonda di Abukir e l’aveva completamente distrutta, così facendo l’esercito che operava in Egitto si ritrovò tagliato dalla Francia. A questo punto anche la Turchia si mosse e mi inviò contro un esercito in Siria, dove mi stavo recando. Io, naturalmente non mi ritirai e gli andai contro. A cominciare da El-Arisch una città dopo l’altra si arrendeva a me.  Mi avviai verso Giaffa e l’assediai ma la popolazione non volle arrendersi così fui costretto ad assalirla, saccheggiarla e sterminai tutti. Mi diressi verso Acri assediandola per due mesi senza successo.

Iniziarono inoltre delle rivolte nei villaggi siriani, questo pose fine al mio sogno di affermare il mio dominio in Siria. Fui costretto a tornare indietro ma, sapete da quelle parti fa un caldo allucinante e molti dei miei uomini furono attaccati dalla peste, riuscimmo però a trovare un po’ di quiete saccheggiando e distruggendo i villaggi siriani.

Ormai ero escluso totalmente dalla mi patria ma per fortuna riuscii ad ottenere delle informazioni sulla Francia e quello che venni a sapere non mi piacque. L’Austria, Inghilterra, Russia e Regno di Napoli avevano ricominciato al guerra contro la Francia e Suvorof (generale Russo) era venuto in Italia e aveva sconfitto i francese abolendo la Repubblica cisalpina.

Il 23 Agosto 1799 dovetti partire in fretta verso la Francia, lasciando a Kleber un esercito ben provvisto, un apparato amministrativo e fiscale funzionante.

Il 16 Ottobre 1799, quando finalmente arrivai in Francia venni acclamato “salvatore”, i contadini e i cittadini mi andarono incontro e gli ufficiali mi salutarono con entusiasmo. Tutta questa situazione mi sembrava al quanto strana dato che non si erano comportati così neanche quando ero tornato dalla spedizione in Italia, così mi feci spiegare cosa fosse successo durante la mia assenza.

La piccola e media borghesia e i contadini non si fidavano più del Direttorio in quanto volevano un dittatore che desse alla Francia la pace esterna e un forte ordine interno mentre il Direttorio aveva dimostrato di saper difendere la Francia ma non era stato capace di creare un solido ordinamento borghese. La vita rincarava in seguito alla generale disorganizzazione del commercio e dell’industria e alle disordinate e ininterrotte requisizioni di cui approfittavano i grandi speculatori. Le classi abbienti ritenevano il Direttorio inutile e incapace, le masse dei nullatenenti lo consideravano il regime dei ricchi ladri e speculatori.

Quando venni a sapere tutto ciò, capii perché tutti mi vedevano di buon occhio ed io ne approfittai per imporre la mia dittatura. Prima però dovevo vedermela con Barras e Sieyès. Niente di più facile.

Sieyès vedeva di buon occhio il mio ritorno considerandomi la spada e lui stesso l’edificatore del nuovo regime. Io ovviamente non lo disillusi.

Barras invece tentò con ogni mezzo di assicurarsi la più alta e la più comoda posizione possibile. Io glie la concessi ma sapevo che non potevo contare su di lui perché la popolazione lo odiava ritenendolo il simbolo della corruzione e del vizio.

Anche il ministro degli affari esteri Talleyrand andò senza indugio al mio servizio, come pure il ministro della polizia Fouche. Naturalmente nessuno di questa gente fa niente per niente, loro pensavano che io di economia e politica non ne capissi niente e volevano, per così dire aiutarmi nella gestione del regno, ma si sbagliavano perché io, onestamente me ne intendo sia di politica che di economia. Iniziai cercando l’appoggio dell’esercito ed intanto tranquillizzavo le masse popolari.

Anche se a dirlo così sembra facile in realtà diventare imperatore di un regno non lo fu affatto… o meglio, bisognava organizzare nei minimi dettagli ogni mossa, ed io in quanto organizzazione sono un master.

1)     Mi assicurai l’appoggio di generali, ufficiali e naturalmente delle masse popolari... mi serviva il consenso di più gente possibile... Tenni numerosi discorsi per alimentare la mia popolarità fin quando giunse il momento di “salvare la repubblica”

2)     Delegai un mio agente di riunire tutto il Consiglio degli anziani. Doveva sembrare il più legale possibile. Lui aveva il compito di abbindolare i consiglieri con un lungo discorso che terminava con la proposta di votare un decreto che, per salvare la repubblica da un complotto, stabiliva che le sedute dei due Consigli dovevano tenersi a Saint Cloud

3)     Io dovevo essere nominato comandate di tutte le forze armate in modo tale da poter approvare personalmente il decreto e quindi spostare il consiglio nella cittadina distante alcuni chilometri da Parigi

4)     Annunciai alle mie truppe di accompagnare i due consigli a Saint Cloud.

In realtà a me non interessava niente di dove si sarebbe tenuto il Consiglio, dato che il mio scopo era quello di sterminarlo ma ho preferito farlo fuori da Parigi perché avevo paura di un insurrezione da parte delle masse popolari anche se per ora non avevo avuto nessun sentore di una possibile rivolta… ma sapete è sempre meglio non rischiare.

Il Direttorio, ovvero il potere esecutivo riuscii a liquidarlo senza tanti problemi.

Nel frattempo erano iniziate separatamente le sedute delle due Camere. Il mio scopo principale era che le assemblee riconoscessero da se la loro inutilità, si sciogliessero da se e consegnassero a me il potere… ciò però non avvenne. Fui costretto ad entrare in tutte e due le Camere e cercare di porre fine a questo tira e molla… dopo poco ci riuscii e senza alcun spargimento di sangue. Si arrivò ad elargire un nuovo decreto che dava il potere della repubblica in mano a sole tre persone chiamate consoli di cui facevo parte io, Sieyès e Ducos. Non ero ancora riuscito ad ottenere pieno potere ma ero sicuro che non avrei trovato ostacoli con i miei due colleghi.

Fin da subito iniziai ad organizzare il mio nuovo potere, naturalmente la costituzione era già pronta ed io la misi subito in atto.

Come detto prima a capo della repubblica c’erano tre consoli dei quali il primo aveva pieni poteri, cioè io, mentre gli altri due avevano solo il voto consultivo. I consoli nominavano il Senato e questo a sua volta nominava i membri del Corpo legislativo e del Tribunato, tratti da parecchie migliaia di candidati eletti dal popolo.

Una cosa che mi dava immenso fastidio era la libertà di stampa, partendo dal fatto che in Francia c’erano 73 giornali, ovvero 73 persone che la pensavano in 73 modi diversi e che davano libero sfogo alle loro 73 idee, si era venuto a creare un immenso casino, la gente non sapeva più a cosa credere. Così decisi di tenere solo 4 giornali sotto stretta sorveglianza del ministro di polizia.

Per avere massimo controllo sui miei domini delegavo i miei fratelli o lasciavo i monarchi vinti a capo degli stessi. Tutto andava gestito secondo il mio volere se non si voleva incorrere in qualche morte accidentale.

Una volta gestiti i miei possedimenti restavano ancora da risolvere le guerre civili nella Francia Meridionale e l’estirpazione del banditismo.

 I banditi negli ultimi tempi avevano reso impraticabili le mie strade ma io riuscii a cacciarli. Riuscii a far cessare anche le guerre civili.

La borghesia andava fiera di come avevo organizzato la politica finanziaria e di come gestivo la Francia.

Avevo fatto in modo che ogni centesimo che veniva dato allo stato venisse registrato in modo esatto.

Lasciai la Francia divisa in dipartimenti ma tolsi le autonomie locali abolendo le cariche e le assemblee elettive.

 Mi autonominai primo console per 10 anni, inoltre nominavo personalmente gli 80 membri del Senato, tutti i ministri, i funzionari civili e militari e tutti erano naturalmente responsabili solo verso di me.

Nella primavera del 1800 riuscii a portare a termine tutti gli affari più urgenti, ciò però non vuol dire che io abbia finito con le guerre… purtroppo no… dovevo assolutamente riconquistare l’Italia Settentrionale. Così l’8 Maggio 1800 partii per una nuova guerra, contro i miei nemici di sempre: gli Austriaci.

Naturalmente non lasciai nulla al caso… feci pensare all’esercito austriaco di voler passare da Genova così mentre loro cercavano di occupare la città io, passando dal passo del Gran San Bernardo puntavo direttamente su Milano. Quando si accorsero del mio inganno ormai era troppo tardi. Avevo già conquistato Pavia, Cremona, Piacenza e Brescia. Il 14 Giugno 1800 ci scontrammo nei pressi di Marengo. La battaglia non fu affatto facile dato che gli austriaci erano davvero tanti, non avevo preso in considerazione il numero dei militari austriaci e questo non giovò affatto ai miei piani ma dato che io non sono un militare qualunque feci sopraggiungere una nuova divisione in tal modo riuscii a sbaragliare completamente gli austriaci.

Ero stufo, però di dovermi sempre battere contro gli austriaci. Mi piaceva come Stato, aveva un’ottima posizione geografica ed era carico di storia e poi gli austriaci non mi stavano così antipatici, così l’8 Febbraio 1801 riuscii a contrattare la pace di Luneville. Li raggirai ben bene, fin quando non ottenni ciò che volevo, ovvero: il Belgio, il Lussemburgo, i possedimenti tedeschi sulla riva sinistra del Reno, il riconoscimento della Repubblica di Batavia, della Repubblica elvetica e delle repubbliche Cisalpina e Ligure. Caspita detto così sembra davvero tanto... sono stato veramente bravo.

Con l’Austria “sconfitta” restava soltanto un’altra grande potenza che avrebbe potuto mettermi i bastoni fra le ruote: l’Inghilterra.

Il 26 Marzo 1802 sottoscrissi un’altro trattato di pace, grazie al quale ottenni tutte le colonie inglesi tranne Ceylon e Trinidad. Poco male dato che comunque avevo sotto il mio controllo tutta la sponda Nord a contatto con l’Inghilterra. In oltre per decretare definitivamente chi comandava decisi di proibire alle merci inglesi di attraversare le mie terre.

Sistemati gli affari esteri mi concentrai su quelli interni. Per prima cosa venni proclamato console a vita e già, il passo per diventare imperatore si accorciò notevolmente. Uno Stato che si rispetti, inoltre deve anche avere una propria religione, così mi riconciliai con la Chiesa cattolica. In fine uno Stato per dichiarasi tale deve anche avere un proprio codice. Il 12 Agosto 1800 costituii una commissione per l’elaborazione del codice civile, doveva essere pronto per quanto sarei diventato console così che lo potessi approvare io stesso e di fatti fu così. Il nuovo Codice Civile rappresentava la vittoria assoluta della Borghesia sul regime feudale. Nel 1804 dopo essere stato approvato dal Tribunato, dal Consiglio di stato e dal Corpo legislativo il codice, firmato da me stesso divenne legge. Col passare degli anni aggiunsi anche nuove leggi come: il libretto del lavoro, senza il quale un operaio non poteva essere assunto ed elessi una nuova persona, che avrebbe dovuto dominare sulla classe operaia: me stesso. Venne notevolmente ampliato e completato con il Codice di Commercio e con il Codice Penale.

Mentre ero ancora in fase “elaborazione Codice Civile” l’Inghilterra iniziò a non rispettare più la pace appena stabilita. Tutto perchè io impedivo alle loro merci di attraversare i miei territori così nel 1803 dovetti di nuovo scontrarmi contro le truppe inglesi.

Iniziai ad occupare Hannover nel frattempo preparai le flotte in modo tale da poter attraversare la Manica sfruttando le nebbie.

Il capo del governo inglese Guglielmo Pitt, pensandosi furbo organizzò un attentato contro la mia stessa vita...

Ah... povero illuso... il complotto venne scoperto ancora prima di metterlo in atto...

Anche se il colpo non andò in segno, questo atto mi fece riflettere: come può da una sola persona dipendere la vita di tutta una popolazione? Ancora adesso me lo chiedo... per ovviare a questo dilemma la borghesia che, nel frattempo aveva acquisito un enorme potere decise di eleggermi Imperatore. In tal modo, anche se io fossi morto ci sarebbe stato un mio erede a prendere il mio comando e in secondo luogo: un conto era uccidere un generale mentre uccidere un Imperatore voleva dire non avere vita lunga e soprattutto sarebbe stato molto più difficile.

Così il 18 Aprile 1804 il Senato mi conferì la carica d’imperatore ereditario dei francesi.

Dato che avevo da poco fatto “pace” con la chiesa, dovetti convocare anche il Papa per la mia incoronazione e quale chiesa migliore poteva fungere per la mia incoronazione se non quella di Notre-Dame? Papa Pio VII non vedeva l’ora di farmi imperatore ma io lo battei sul tempo... stava quasi per incoronarmi quando io gli strappai di mano la corona e mi auto-incoronai. Io non avevo intenzione di farmi incoronare da nessuno se non da me stesso.

Mentre noi stavamo ancora aspettando le nebbie per poter salpare, gli inglesi stavano preparando il loro esercito… ovvero stavano chiedendo aiuto agli austriaci e ai russi. L’Austria voleva tornare ad essere uno stato di prim’ordine e credeva di potercela fare con questa nuova guerra. La Russia era interessata allo scambio delle merci che avrebbe potuto fare con l’amicizia dell’Inghilterra.

Per far capire anche ai miei Stati alleati chi comandava mi proclamai, nel 1805 Re d’Italia. Ormai non c’era più tempo di perdesi con i riconoscimenti, i russi avevano raggiunto gli austriaci e si stavano avviando verso le mie terre, io dovetti lasciar perdere l’attraversamento della manica e concentrarmi su questo nuovo esercito.

Il 24 Settembre, radunato tutto il mio esercito partii verso il Danubio ed in 20 giorni lo raggiunsi.

Suddivisi il mio esercito in 7 corpi, ognuno allestito come un esercito indipendente e con a capo un maresciallo, inoltre vi erano delle sezioni speciali di artiglieria e di cavalleria,in più vi era la guardia dell’imperatore composta da 7000 uomini scelti.

I primi due corpi più una cavalleria attraversarono il Danubio e raggiunsero alle spalle Mack, generale a capo dell’esercito austriaco. Una parte di soldati austriaci fuggi, ma le principali forze, per mia fortuna rimasero.

Altrimenti sapete che noia allestire un intero esercito e poi non doverlo far combattere perché il nemico scappa con la coda tra le gambe.

Gli austriaci praticamente si ritrovarono circondati  e si rifugiarono nella fortezza di Ulm. Il 20 Ottobre 1805 però si videro costretti ad arrendersi. Dopo questa prima vittoria, puntai direttamente a Vienna ed il 13 Novembre vi entrai nominando governatore un mio generale.

Sconfitta l’Austria mi restava la Russia, la quale vista la mia potenza chiese aiuto alla Prussia, questa però resto indecisa perché aveva paura sia di me sia della Russia quindi non sapeva da che parte stare.

Io continuai ad avanzare facendo finire l’esercito russo ad Olmütz dove si incontrarono lo Zar Alessandro I ed il re di Prussia. Io restai in disparte pensando che ormai la Prussia avesse scelto da che parte stare. Ovviamente scelse la parte sbagliata. I Russi fecero capire all’esercito di avermi in pugno così si allearono tutti contro di me.

Finalmente il 2 Dicembre 1805 ebbi la mia battaglia. Fu molto dura e sanguinosa ma per mia fortuna indovinai la strategia del nemico. Avevano intenzione di tagliarmi la strada che da Vienna arrivava al Danubio per poi circondarmi e spingermi verso nord.  Io riuscii a spingerli verso le alture di Pratzen, interi reggimenti annegarono o furono distrutti altri si arresero mentre i due imperatori fuggirono.

Distrutte le due potenze austriache e russe potei concentrarmi su quella inglese. L’ammiraglio Nelsen aveva approfittato della mia mancanza per distruggere una mia flotta, ma adesso che ero di nuovo libero di dedicarmi solo a lui decise di contrattare una pace.

Poco male... ormai le truppe erano armate e pronte alla battaglia, non potevo annullare tutto così mi spostai verso i territori della Prussia.

L’8 Ottobre 1806 penetrai in Sassonia, alleata della Prussia. Attraversai le terre senza grandi difficoltà per lo più i nemici scappavano e non si arrivò ad uno scontro diretto fino al 14 Ottobre, ma anche qui ebbi vittoria facile... l’esercito prussiano e quello sassone, sconfitti si diedero alla fuga...

Il 27 Ottobre senza grandi problemi entrai a Berlino, con la quale il 21 Novembre 1806 firmai il decreto di Berlino sul blocco continentale. Naturalmente tutto questo andava a discapito dell’Inghilterra ed era proprio quello il mio intento, basti pensare a come iniziava il decreto: le isole britanniche sono dichiarate in stato di blocco, è vietato qualsiasi commercio e qualsiasi rapporto con le isole britanniche”.

Il mio scopo era l’intero monopolio del mercato imperiale. Naturalmente la borghesia industriale era contenta perchè così facendo non ci sarebbe più stata la concorrenza inglese. Il problema era il contrabbando, perchè affinché il mio piano funzionasse tutti i territori dovevano aderire a questo mio monopolio. Anche solo uno stato sfavorevole poteva mandare in fumo tutto il mio operato in quanto da esso le merci inglesi si sarebbero sparpagliate in tutto il mio impero. Per impedire questo inizia ad occupare tutte le coste tedesche.

La Gran Bretagna non trovando più sbocco per le sue merci dovette chiedere aiuto ad Alessandro I. Se i Russi avessero fatto guerra contro il mio esercito l’Inghilterra li avrebbe aiutati finanziariamente, naturalmente i russi ci accettarono.

Caso volle che un uccellino mi venisse a spifferare tutto, così io ebbi il tempo di preparare tutto il necessario per l’imminente scontro.     

Il 26 Dicembre 1806 iniziò il primo scontro a Pultùsk, il combattimento finì praticamente impari. L’8 Febbraio ci fu una nuova battaglia, dopo lunghi e sanguinosi combattimenti sembrava che anche questa dovesse finire pari ma la mia cavalleria riuscì a sconfiggere il grosso delle truppe russe. Io però non ne ero molto contento perchè avrei voluto una vittoria schiacciante, così aspettai la primavera per ricominciare un nuovo scontro.

In questi mesi di tregua non rimasi con le mani in mano aspettando la primavera. Ogni tre o quattro giorni arrivavano dei corrieri da Parigi, Amsterdam, Milano, Napoli, Berlino con i rapporti dei ministri, marescialli e luogotenenti. In qualità di imperatore dovevo amministrare al meglio i miei averi ed effettuavo scrupolose verifiche.

Il 5 Giugno i russi cominciarono l’offensiva iniziando ad attaccare le truppe francesi più vicine a loro, quelle comandate da Ney. Le mie truppe iniziarono la ritirata combattendo ma inaspettatamente il generale russo si fermò presso Heilsberg. Io ne approfittai per giungere in soccorso, quando improvvisamente i russi proposero un armistizio.

Ora, a me piace combattere e non mi tiro mai in dietro se qualcuno mi sfida e soprattutto se inizio un combattimento lo porto a termine… evidentemente i russi non conoscono le buone maniere… prima mi attaccano e poi mi chiedono la pace?! Non si fa… … ... comunque io accettai ed iniziarono le trattative per la pace. Alla Prussia vennero tolti i possedimenti ad ovest dell’Elba ed assieme al Granducato d’Essen e all’Hannover entrarono a far parte del nuovo Regime di Vestaflia, creato apposta da me. Lo Zar ricevette dei possedimenti polacchi. In più stipulai anche un accordo segreto con lo Zar Alessandro il quale si impegnava ad applicare il mio decreto di restrizione sulle merci inglesi.

Dopo quest’ultima conquista potei tornare a Parigi. L’ordine regnava in Francia, l’amministrazione era corretta e le finanze erano in ottime condizioni. Tutti i miei paesi pagavano i tributi e mantenevano a proprie spese l’esercito francese. L’Europa era praticamente in mano mia… restava soltanto la penisola iberica grazia alla quale avrei potuto finalmente attuare al 100% il mio piano contro gli inglesi.

Io sapevo fin dal principio che sia i portoghesi che gli spagnoli non avrebbero mai rovinato i rispettivi paesi proibendo di vendere agli inglesi la lana merinos e vietando l’importazione dei manufatti industriali inglesi, a meno che io non divenissi loro padrone così iniziai a preparate il mio esercito.

Nell’Ottobre del 1807 col mio esercito avanzai verso il Portogallo attraversando la Spagna. Il principe del Portogallo chiese subito aiuto all’Inghilterra. Lui mi temeva ma temeva anche gli inglesi in quanto non voleva che bruciassero le sue città pur di non farli aderire al blocco da me imposto se li avessi conquistati.

Divisi il mio esercito in due parti ed affidai ad ognuno un compito ben preciso: il primo gruppo con a capo Junot aveva l’incarico di entrare a Lisbona, e lo fece il 29 Novembre 1807. Il secondo gruppo comandato da Murat doveva marciare verso Madrid e vi arrivò il 23 Marzo. Intanto io attiravo con l’inganno la famiglia reale e i principi spagnoli in Francia a Baiona. Io volevo ridurre al minimo gli attacchi alla popolazione, ma anche all’esercito nemico così chiesi alla famiglia reale di abdicare e di eleggere me nuovo sovrano e così fu. Come potrete immaginare la popolazione Spagnola non la prese molto bene e tentò una rivolta, ma grazie all’aiuto del mio amico Murat venne soffocata e non ci furono grosso conseguenze.

Lo spargimento di sangue avvenne dopo, quando io misi a capo della Spagna mio fratello Giuseppe perché con esso arrivò anche il mio programma: la Spagna doveva fornire solo e soltanto alla Francia la sua preziosa lana merinos ed esser usata per la coltivazione di quelle qualità di cotone necessarie all’industria tessile francese. Così facendo non solo si inimicò l’Inghilterra ma soprattutto i piccoli artigiani e l’intera classe contadina sarebbe caduta in rovina. In questo frangente si scatenò una guerra di bande contadine contro i conquistatori.

Io continuai comunque la mia marcia verso la conquista totalitaria della regione iberica. Il 24 Gennaio 1809 però successe una cosa al quanto strana…

Dovete sapere ragazzi, che di solito quanto si entra in collisione con il nemico lo si fa in una valle desolata o in una città deserta perché in primis c’è la salvaguardia delle donne e dei bambini e quindi le case sono quasi tutte più o meno disabitate questo però non avvenne quando entrai a Saragozza… ogni casa si trasformò in una fortezza e bisognava conquistarle ad una ad una in pratica quello che poteva risolversi con un minimo di spargimento di sangue si trasformò in una carneficina.

Vi ricordate quando vi ho parlato della mia prima moglie? Lei, con il primo marito aveva già avuto dei figli ed adesso che il mio piano di conquista era ormai all’apice volevo assicurarmi la vecchiaia con un erede, sangue del mio sangue, al quale lasciare in eredità il mio impero. Io e Giuseppina ci provammo molte volte ma lei non restò mai incinta… e tutt’ora non ne trovo la causa… comunque sia io volevo assolutamente un erede maschio sul quale fare affidamento, quindi dovetti divorziare da mia moglie.

Come mia seconda moglie avevo pensato alla Granduchessa Anna, sorella dello Zar. Io volevo che la Russia diventasse mia alleata per questo chiesi la sua mano. La risposta però non fu affatto positiva. L’odio che provava la Russia nei miei confronti mandò a monte il matrimonio, così chiesi all’imperatore austriaco Francesco II se era disposto a darmi sua figlia Maria Luisa in sposa. Ciò avvenne e nel 1811 potei finalmente avere il mio legittimo erede.

Non riuscii però, a godermi appieno la paternità in quanto nello stesso anno scoppiò una profonda crisi economica.

Io ero convito di due cose: la prima di poter far crollare l’Inghilterra solo col blocco e la seconda di essere onnipotente.

Convinto di ciò, e ne sono convinto tutt’ora, decisi di rafforzare il blocco vigente fino ad ora. Feci fucilare i contrabbandieri e diedi fuoco alle merci inglesi confiscate. Il problema stava però più a fondo, in quanto i consumatori pagavano i prodotti coloniali dalle 8 alle 10 volte più di prima, questo guadagno finiva nelle tasche degli armatori inglesi, dei contrabbandieri, degli impiegati doganali e dei gendarmi francesi ai quali veniva offerta una somma pari al loro stipendio di 5 anni perché dormissero tranquillamente una notte.

Maledetti… sono riusciti a corrompere pure il mio esercito…

Non parliamo poi dell’America, la quale si stava arricchendo a mio discapito in quanto copriva con la propria bandiera i prodotti inglesi e poi li smerciava con le loro navi. Io fui costretto a confiscare e bruciare pubblicamente tutti questi prodotti e resi impossibile il commercio dei prodotti coloniali… un vero spreco a mio avviso ma altro non potevo fare, senza contare che con questo ultimo mio provvedimento diedi vita ad un’innumerevole serie di lamentele… insomma se facevo una cosa mi contestavano se ne facevo un’altra non andava bene comunque, ditemi voi cosa avrei dovuto fare…

Le fabbriche tessili si lamentavano per la mancanza di cotone e dell’indaco tintorio.

I commercianti si lamentavano dei prezzi del caffè, dello zucchero e dei manufatti.

Gli operai si ritrovarono senza lavoro e così iniziarono ad emigrare.

Io cercai di venire in contro alle loro richiesta offrendo dei sussidi ma questo non bastava… si stava avviando una bella crisi… causata soprattutto dalla non vendita dei miei prodotti, perché i miei acquirenti provenivano da terre al di la del mare, ma questo era governato dagli inglesi e quindi impraticabile per non parlare dei loro affari interni notevolmente danneggiati dal mai blocco…

Wow che bel macello ho fatto col mio amato blocco continentale…

Così dovetti acconsentire un limitato numero di licenze in base alle quali si potevano importare in Francia merci proibite per un determinato importo a patto che si spedisse all’estero merci francesi per un ammontare identico.

La crisi non cessò ma io volevo prima essere sicuro che l’Inghilterra deponesse le armi prima di far cessare il blocco. Così decisi di portare la Grande armata a Mosca, di sottomettere lo zar e di realizzare completamente il blocco, in modo tale da averla vinta sull’Inghilterra.

Iniziai quindi a trasformare la Germania in una piazza d’armi. Non potevo farcela con solo il mio esercito così chiesi aiuto alla Prussia e all’Austria.

La Prussia aderì subito soprattutto perché non poteva fare altro, il re mi adulava. Il 24 Febbraio 1812 si firmò l’accordo in base al quale la Prussia si obbligava a prender parte a qualsiasi guerra io avessi deciso di condurre.

L’Austria invece firmò il patto solo per convenienza in quanto venne a sapere che l’Inghilterra non stava affatto bene e quindi preferì stare sotto il mio dominio.

Riuscii ad allestire un esercito di mezzo milione di uomini.

Durante la mia partenza per la Russia venni a sapere che il comandate supremo Barclay, per paura di venir circondato aveva abbandonato l’idea di difendersi nel campo fortificato di Drissa e l’esercito russo si stava ritirando all’interno del paese. Io iniziai subito i preparativi per una grande battaglia… volevo al più presto risolvere la questione Russia… ma naturalmente nulla va come vorrei io… l’esercito russo si era nuovamente spostato ad oriente. Pertanto io dovetti continuare ad avanzare, questo non giovò affatto al mio esercito. La necessità di tenere una ferrea comunicazione con la Francia soprattutto con i magazzini, di continuare l’avanzata anche se il clima non era affatto favorevole, le malattie che impestavano il mio esercito avevano dimezzato la mia armata.

Almeno non ero l’unico a trovarsi in crisi…

Nella corte Russa regnava il caos, dare Mosca senza combattere sembrava impossibile quindi lo zar revocò Barclay e nominò al suo posto Kutusof. Il  nuovo comandate aveva intuito il piano di Barclay: per sconfiggermi bisognava portarmi lontano dalle mie basi, in un immenso paese deserto ed ostile. Ma Kutusof sapeva anche che non gli sarebbe stato concesso di cedere Mosca senza una battaglia, quindi l’esercito russo rallentò la ritirata e si fermo nei pressi di Borodino dove costituì delle fortificazioni. La battaglia si svolse tra il 5 ed il 7 Settembre, fu una delle più tremende carneficine. Noi riuscimmo ad espugnare gradualmente le opere fortificate difese dai granatieri russi. Il 7 Settembre Kutusof si accorse che stava perdendo più uomini di quelli che gli restava così decise di salvarne almeno una parte di cedere Mosca.  

Il 16 Settembre quanto entrai a Mosca la trovai deserta e mezza incendiata. Per nostra fortuna il fuoco non aveva distrutto tutte le provviste ma questo non bastava i miei soldati saccheggiavano e sparivano senza farsi più vivi, la disciplina era visibilmente scossa.

Io mi accorsi che il mio esercito non avrebbe retto a lungo un’ulteriore lontananza dall’Europa, perciò tentai di iniziare le trattative di pace con Alessandro ma questi non acconsentì. Decisi allora di spostarmi verso Smolensko e di passarvi l’inverno, ma Kutusof se ne accorse e decise di tagliarmi la strada.

Kutusof seguiva attentamente  il mio esercito ma non mi attaccava direttamente, il suo scopo era solo quello di farmi uscire dalla Russia.

A causa del freddo molti soldati morirono assiderati durante la marcia, soprattutto perché io… sapete andavo di fretta… molte cose a cui pensare… mi ero scordato di far prendere gli indumenti invernali… può capitare a tutti una piccola dimenticanza…

Finalmente la terribile campagna di Russia era finita. Il 5 Maggio a Smorgoni lasciai il comando dell’esercito a Murat e partii per Parigi per organizzare un nuovo esercito. Fu una decisione segretissima nessuno doveva sapere di questa mia partenza.

Giunsi senza troppi problemi a Parigi il 18 Dicembre.

Per la primavera io puntavo ad avere di nuovo un esercito di 400-450.000 uomini.

Il 27 Agosto presso Dresda si ebbe la prima grande battaglia dove vinsero i Francesi… ovviamente…

Ai primi di Ottobre i Russi invasero il Regno di Vestfalia, il re Gerolamo Bonaparte fuggì e la Baviera passò alla coalizione. Il 16 Ottobre vicino a Lipsia si ebbe un’ulteriore battaglia che si concluse quasi in parità. Il 18 Ottobre si ebbe una nuova battaglia nel mezzo della quale l’intero esercito sassone mi tradì improvvisamente… girò i cannoni e cominciò a far fuoco sul mio esercito.

Viste le terribili perdite non potei più resistere e decisi di ritirarmi verso la linea del Reno. Ormai mi restavano 47.000 soldati grazie ai quali riuscii il 25 Gennaio ad espugnare S.Dizier ed il 31 vinsi di nuovo  a Brienne.

Mentre io cercavo in tutti i modi di trovare una soluzione alla perdita dei miei soldati i miei “alleati” avevano avuto la brillante idea di marciare verso Parigi per togliermi definitivamente il controllo. Io avevo lasciato circa 40.000 uomini a difesa della città ma questi non bastarono, quando me ne accorsi subito mi precipitai verso la capitale ma ormai non c’era più nulla da fare. Così feci l’unica cosa che ancora mi restava, rinuncia al trono a favore di mio figlio. I realisti però, i soliti rompi scatole, non approvarono questa mia proposta e decisero di mettere al trono i Borboni, in cambio mi sarebbe stata ceduta l’Isola D’Elba.

Così il 20 Aprile, dopo la mia ufficiale abdicazione mi preparai per la partenza.

I primi giorni sull’isola passarono abbastanza bene, diciamo che era la novità del momento e inizialmente l’avevo presa come una vacanza, ma i giorni passavano e la voglia di prendere un battaglione e guidarlo alla conquista di qualcosa cresceva ogni giorno. Per tenere a freno la mia voglia di conquista iniziai a seguire quello che accadeva in Francia col congresso di Vienna.

Pessima idea.

Più mi arrivavano notizie e più la voglia di essere lì cresceva sempre di più. Stavano commettendo un sacco di errori e questo mi faceva impazzire. Non potevo resistere ancora a lungo isolato sull’isola, ma ecco la mia ancora di salvezza: il 26 febbraio arrivò sull’isola un funzionario mandato da Maret per narrarmi il crescente malcontento e per dirmi che quasi tutto l’esercito  mi considerava il loro legittimo sovrano. Ecco la mia via di fuga.

Mi imbarcai con circa 1100 soldati in assetto di guerra e il primo Marzo 1815 raggiunsi la costa francese. Tutti, ovviamente mi cedevano il passo gridando “Viva l’Imperatore!”. In lontananza potevo vedere le truppe incaricate di fermare la mia avanzata, ma il comandate costatando che i suoi soldati tremavano al solo pensiero di sparami ordinò di ripiegare.

Li avevo addestrati bene, nessun soldato poteva avercela con me a tal punto da sparami.

Io comunque riuscii a raggiungerli prima della ritirata definitiva. Se ne stavano fermi immobili. Chiesi loro se avessero capito chi fossi. Loro risposero in coro di si. Ed ecco che parte la provocazione, domandai: chi di voi è disposto a sparare contro il suo imperatore? Sparate!

Ovviamente nessuno sparò, erano troppo felici di vedermi.

Così facendo l’esercito che avrebbe dovuto fermare la mia avanzata si alleò con me.

Le mie intenzioni questa volta però erano diverse, non avrei combattuto per la grandezza o per le conquiste ma avrei adottato una politica diversa: volevo liberare i contadini e fare dell’impero una monarchia costituzionale rappresentativa.  Così partii verso Lione con 6 reggimenti ed altre forze di artiglieria molto notevoli. I contadini ci seguivano portando viveri ed offrendo il loro aiuto.

Quando a Parigi giunse la notizia del mio sbarco ovviamente non tutti ne erano contenti. I rivoluzionari ed i giacobini ne gioirono, mentre i realisti andarono in preda al panico.

Le truppe passavano dalla mia parte senza combattere: provincia su provincia, città su città cadevano sotto il mio potere senza alcuna resistenza. Il fratello del re assieme al maresciallo Macdonald andarono a Lione dove radunarono tre reggimenti, anche se sapevano benissimo che presto sarebbero passati dalla mia parte. E così fu.

Il 10 Marzo entrai a Lione dove riconfermai che avrei dato alla Francia la libertà interna e la pace. Firmai l’atto che dichiarava abolite le due camere create dai Borboni e annullai la costituzione.

Il maresciallo Ney  credendo di riuscire a farmi abdicare, decise di partire con un suo esercito, ma ben presto si accorse che l’artiglieria che doveva aiutarlo nella sua impresa era già passata sotto il mio controllo, come molte città facevano scacciando le autorità realiste.

Ovviamente c’era un perché al fatto che tutti passavano sotto il mio comando: tutto il merito era delle mie promesse, al quanto facili, per me da mantenere. Così deciSi di fare una riforma liberale dello Stato che soddisfacesse la borghesia e pacificasse i giacobini. Proposi al liberale Constant di preparare una costituzione, lui non fece altro che prendere la vecchia costituzione e renderla un po’ più liberale. Ovviamente non tutti furono d’accordo di fatti la borghesia insistette per una convocazione delle camere e di sottoporre la costituzione ad un plebiscito. E così feci, il primo giugno si aprirono le camere.   

Più io mi sforzavo di rendere più vivibile la Francia e più tutti mi andavano contro. Non bastava la borghesia a rompere le scatole si doveva aggiungere anche l’Europa, la quale decise di dichiararmi fuorilegge. Ed eccomi di nuovo in sella al mio destriero diretto verso una nuova guerra. Ad attendermi a Waterloo c’era l’esercito inglese. Il 18 Giugno 1815 mi trovai di fronte a Wellington.

I miei 72000 soldati contro i 70000 del mio nemico.

Io ne attendevo altri 36000 mentre Wellington ne attendeva altri 50000, caso volle che il mio supporto non arrivò mai, mentre quello del mio nemico purtroppo riuscì a raggiungere il campo di battaglia sbarrandomi la strada. Io cercai di tener duro e di spronare i miei uomini ma ormai era tutto finito, c’era ben poco da fare.

Decidi di ritornare a Parigi, non per lottare ma per cedere tutte le mie posizioni. Ormai non mi restava altro che quello e così il 22 Giugno abdicai a favore di mio figlio.

Volevo salpare per l’America ma ancora una volta gli Inglesi me lo impedirono decidendo di esiliarmi sull’Isola di Sant’Elena. Lì trascorsi i miei ultimi giorni, tra libri, cavalcate e tanto ozio fin quanto il 5 Maggio 1821 morii.

Nato per combattere dovetti morire combattendo a causa del cancro.”

Concluse così Napoleone con tono rassegnato di chi sa di aver fatto di tutto per il suo popolo.

 

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Buona sera ragazzi, alla fine ce l’ho fatta. Ecco a voi il mio regalo di Natale per tutti i miei fidati lettori. Grazie mille per i vostri commenti ed abbiate fede prima o poi riuscirò pubblicare anche l’ottavo… Buone feste e Buon 2011!!!!

Baci baci.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8

 

“Wow, mi piace sempre di più questa pozione!” ammise Hermione. Era felice di aver conosciuto in prima persona Napoleone e Giulio Cesare, ma soprattutto era felice di aver fatto entrare nella sua vita Draco anche se sapeva che presto si sarebbero dovuti separare.

“Ne sono contento! Anche se non pensavo che tu ignorassi l’esistenza di questa pozione” la punzecchiò Draco iniziando a sistemare tutti gli ingredienti, come aveva fatto la volta prima.

Hermione si fermò in mezzo alla stanza, traendo un lungo respiro. “ Beh, se devo essere sincera avevo letto qualcosa di simile, ma non ho mai approfondito l’argomento.” Ammise tristemente.

Draco si stupì della confessione. “Ma come, La-So-Tutto-Io non ha approfondito la ricerca? Davvero strano?!” Scherzò, non pensando al reale motivo.

“Mi è cosato molto, lo ammetto… una parte di me, voleva sapere il più possibile, ma l’altra sapeva che questo avrebbe portato ad una catena di bugie.. e non me la sono sentita di ferire Harry.” Hermione si sedette sullo sgabello ripensato a quel giorno.

 

“Dai Herm, per favore! Te lo chiedo in ginocchio.” Harry la stava supplicando da ore ed adesso si era messo in ginocchio con le mani unite e con sguardo supplichevole. “Ti scongiuro, nessuno è brava come te nelle ricerche! E poi lo sai che ti voglio tanto bene!”

“Uff, e va bene. Vedrò quello che riesco a trovare ma non ti assicuro niente!” Esasperata Hermione accettò.

Era orami da una settimana che Harry la tormentava per scoprire un qualsiasi incantesimo che gli facesse rivedere, anche solo per una volta i suoi genitori. Secondo lei i morti non andavano risvegliati e conoscendo Harry non si sarebbe limitato a vederli solo una volta, ma li avrebbe tormentati fin quando non li avrebbe raggiunti. Ovviamente le dispiaceva tantissimo per Harry, i genitori sono una figura molto importante ma se così aveva deciso il fato era meglio non interferire troppo. Aveva deciso fin dall’inizio di mentirgli, avrebbe fatto solo finta di condurre la ricerca.

Si diresse in biblioteca, diretta nella sezione proibita e prese qualche libro a caso iniziando la ricerca. Aveva trovato in vari tomi una qualche traccia che parlava del risveglio dei morti ma mai la pozione vera e propria, ovviamente sapeva che sarebbe bastato ampliare di poco la sua analisi per trovare qualcosa di concreto ma per non mettere in pericolo Harry aveva deciso di far tacere la sua sete di sapere e di raccontare una piccola bugia a fin di bene al suo amico.

 

Draco capì subito il problema “Certo, posso immaginare, hai fatto bene!”

“Si, non è stato piacevole ma ne è valsa la pena.” Concluse Hermione alzandosi dallo sgabello.

“Ma come, vorresti dirmi che non hai mai detto una bugia a Potter o a Weasly?” chiese stupito Draco mentre si dirigevano in sala.

Hermione si fermò un attimo a riflettere… “Mhhh… penso proprio di no, non ne ho mai avuto il bisogno, forse qualcuna ma piccola piccola..” si accomodò sul divano pensando, Draco la imitò.

“Davvero? E che scusa hai inventato per non andare da loro quest’estate? Avresti potuto passare del tempo con loro anzi che con me.”

“Come di avevo già accennato, loro sono molto importanti per me ma le vacanze estive preferisco passarle qui con i miei genitori, anche se loro non ci sono quasi mai. Sento che mi fa bene un po’ di riposo.”

“Ovvio, li sopporti per tutto l’anno scolastico!” scherzò Draco.

“ Si, hai ragione..” Dopo un secondo Hermione si corresse. “Ma cosa mi fai dire?! Lo ammetto sono un tantino pesanti ma sto bene in loro compagnia e sopportarli è piacevole. Ehi, se non hai fretta di tornare a casa, ti va un po’ di the freddo?” Chiese Hermione alzandosi dal divano.

“Volentieri a patto che poi andiamo fuori a berlo, hai un così bel giardino, sfruttiamolo.” Propose seguendola in cucina.

Presero il loro the e poi si diressero fuori, in veranda. Sorseggiarono la bevanda in silenzio, una patina di imbarazzo li aveva colpiti. Quell’ambiente fiorito aveva reso l’atmosfera quasi romantica. Per fortuna Draco prese parola. “Quasi dimenticavo, Blaise mi aveva chiesto, anzi pregato, di chiederti il numero di Kate. Vorrebbe invitarla ad uscire.”

“Certo, vado di sopra a prendere il mio cellulare, non penso che le dispiaccia se do il suo numero a Blaise.” Hermione corse su per le scale dritta in camera sua quando un pensiero si fece strada per la sua mente.  E se fosse solo una trappola? Insomma posso davvero fidarmi a dare il numero della mia amica a Draco? E’ anche vero che se avesse voluto farmi del male lo avrebbe già fatto… però si tratta sempre di Malfoy! Uffa… cosa posso fare?! BASTA! Gli ho promesso che mi sarei fidata di lui e così intendo fare… niente pensieri negativi!”

Prese il cellulare e lo accese. Aspettò che tutta la procedura di accensione finisse e controllò se aveva ricevuto qualche chiamata o messaggio. Non si stupì nel vedere il suo schermo vuoto, praticamente il suo numero non lo aveva nessuno a parte i suoi genitori e qualche suo amico babbano, d’altronde ad Hogwarts non le serviva. Ritornò sui suoi passi raggiungendo Draco.

“Eccoti il numero.” Hermione porse il suo cellulare al biondo che riportò il numero di telefono dell’amica su di un pezzo di carta.

“Grazie, Blaise ne sarà felice!” Le porse il telefono. “Sai ha fatto davvero colpo la tua amica..”

“Anche Blaise non è passato inosservato. Se solo avessero più tempo da condividere…” ammise amareggiata. Avremmo anche noi più tempo a disposizione. “Penso che non debba essere facile, conoscere una persona che ti piace e poi per più di un anno non poterla più vedere, è triste.”

“Si hai ragione, ma scommetto che Blaise avrà già preso in considerazione questo problema.” Rispose fiducioso, sorseggiando il the.

“Si beh, io mi riferivo per lo più in generale, ma lo spero anche io.”

“E poi ci si può sempre scrivere” aggiunse Draco.

“L’importante è che utilizzi la posta babbana, non penso che le faccia piacere ritrovarsi per casa una civetta.” Sorrise Hermione immaginandosi la scena, osservò il cielo, sgombro da nuvole, perfettamente limpido, era davvero una bella giornata. “A proposito di civette, penso che quella sia destinata a te.” Costatò notando il volatile planare nella loro direzione. Draco prese la lettera leggendo il destinatario ‘Hermione’. “No, mi sa invece che è per te!” Le disse porgendole la missiva.

“Davvero?” Hermione la prese notando subito il sigillo dei Weasly. “ Sarà da parte di Ron, la leggerò dopo.” Prese la lettera e se la mise in tasca.

“Sicura? Magari è una cosa importante?”

“No, no figurati, nulla di importante e di urgente.. o almeno lo spero, sarà il solito invito a trascorrere qualche giorno a casa sua.” Rispose tranquillamente Hermione.

 

“Tesoro, siamo a casa!”

Hermione sentì i suoi genitori entrare in casa.

“Caspita, sono già le 19.00?!” si stupì nel costatare quanto il tempo fosse volato via.

“Wow, non me ne ero accorto nemmeno io.” Anche Draco si stupì.

“Sono qua mamma!” Hermione la raggiunse seguita da Draco.

“Ciao, non ti avevo vista.” La salutò sua madre.

“Si, ero in giardino con Draco, non mi ero accorta che fossero già le sette”.

“Buona sera Signora Granger.” La salutò educatamente Draco.

In quel momento entrò anche sue padre, carico di buste della spesa, che posò subito sul tavolo. “ Ah siete tutte qui!” Esordì avvicinandosi al biondo. “Ciao, tu devi essere l’amico di nostra figlia! Piacere di conoscerti.” Gli tese la mano.

“Buona sera, il piacere è mio!” Ricambiò.

“Come è andato lo studio?” Chiese curioso.

“Molto bene, abbiamo incontrato Napoleone, davvero un gran bel personaggio.” Rispose subito Draco.

“Ahh, avessi anche io potuto studiare incontrando direttamente i personaggi che hanno fatto la storia.. e non leggendo un noiosissimo libro… sarebbe stato molto meglio.. e magari mi sarei applicato di più..” Rispose il padre di Hermione, ripensando ai tempi passati.

“Si, certo caro… devi sapere che lui odia la storia.. non gli è mai piaciuta..” sogghignò sua moglie, iniziando a svuotare le borse della spesa aiutata da Hermione.

“E come facevo a farmela piacere, avevo un professore severissimo, non ci lasciava mai in pace un momento.” Si giustificò.

“Se è per questo anche i nostri sono abbastanza severi. Vero Draco?” chiese Hermione sistemando la frutta nel contenitore.

“Vero. Anzi sapendo che possiamo attingere a materiale ‘alternativo’ pretendono sempre il massimo.” Concordò.

“E fanno benissimo, vi devono sempre spronare a dare il massimo!” Aggiunse la madre di Hermione.

Draco iniziò a sentirsi un po’ di troppo in quell’aria di casa. Era bello vedere del calore familiare, non che a casa sua non ci fosse, ma era diverso.

“Beh, sarà meglio che vada. Buona serata Signori Granger.” Si congedò.

Hermione lo accompagnò alla porta e poi fino al cancellino d’entrata.

“Grazie per avermi aiutata con il mio tema storico.”

Hermione glie ne era davvero grata. Non solo perché aveva scoperto una nuova pozione ma soprattutto perché la vicinanza di Draco iniziava a piacerle davvero tanto, era in qualche modo attratta da lui. Non solo fisicamente, ovvio era un bel ragazzo, ma era anche molto intelligente e ben educato, certo doveva tener ben presente chi fosse  e da quale famiglia provenisse, ma decise che per il momento non glie ne importava. 

“Qualcosa non va?” chiese Draco vedendola ferma immobile nei suoi pensieri.

“Oh no, tutto ok! Pensavo…” si riscosse Hermione.

“Posso sapere su cosa?” chiese curioso. Gli piaceva osservala mentre era concentrata su qualcosa o mentre era assorta nei suoi pensieri. Non sapveva nemmeno lui il perché, ma lo faceva stare tranquillo, soprattutto quando la si interrompeva, le sue guance assumevano una colorazione un po’ più rosea e a Draco questo gli piaceva molto.

E così avvenne. Le guance di Hermione si colorarono un po’ di più e come se si vergognasse abbassò gli occhi.

“Niente di particolare. Ora che abbiamo finito con i temi storici cosa farai aspettando Settembre?”

“Bella domanda, non so, non faccio mai programmi a lunga scadenza, soprattutto perché poi Blaise me li rovina sempre tutti. A proposito, noi due volevamo trascorrere il prossimo fine settimana nella mia casa nelle colline scozzesi. Se ti va, saremmo lieti di averti con noi. Penso che Blaise voglia chiederlo anche a Kate.”

Propose semplicemente Draco.

Hermione, rimase un po’ sorpresa da questa inaspettata proposta. Non sapeva se era il caso di allontanarsi da casa per passare un week-and sola con Draco, non la faceva stare tranquilla, per di più non avrebbe potuto usare la magia, sia per la presenza di Kate sia perché non le era ancora concesso.

Draco notò l’esitazione di Hermione “So, che può sembrarti strano. Io per primo rifiuterei l’invito. Troppo sospetto! Ma fidati se ti dico che non è una trappola.”

Hermione però non era ancora convinta. “Per te è semplice, ma come faccio veramente a fidarmi di te? Un conto è vederti qui, alla luce del sole in un posto pieno di babbani, un altro è seguirti in un posto che non conosco con la mia amica. Vorrebbe dire fidarmi di te ciecamente. Non so se ne sono in grado. Sento che non starei tranquilla. Per di più non posso usare neanche la magia.”

“Posso comprendere le tue ragioni. So di non essermi ancora meritato la tua fiducia, in questi anni non mi sono comportato molto bene. Comunque se ti va devi solo dirmelo. Ok?” Fin’ Draco dandole un bacio sulla fronte. “ciao!”

“Va bene, ci penserò! Ciao.” Lo salutò ancora immersa nei suoi pensieri.

Rientrò in casa e quasi andò a sbattere contro sue padre. “Scusa, ero distratta.”

“Lo avevo notato. Qualcosa non va?” chiese osservando meglio sua figlia.

“Tutto a posto. Devo solo riflettere su alcune cose che non mi sono ancora chiare.” Rispose salendo le scale verso camera sua.

“Se ti posso aiutare sarei ben lieto di farlo!” si propose suo padre, anche se non era un mago e non conosceva la magia era pur sempre suo padre e avrebbe sempre cercato di aiutarla.

Hermione si sdraiò sul letto ripensando alla proposta di Draco. Le sarebbe piaciuto andarci, avrebbe voluto, ma sapeva che era altamente rischioso. Draco le piaceva e su questo ormai ne era certa ma non poteva mettere a repentaglio la sua vita e quella di Kate solo perché voleva stare in compagnia di Draco. No, proprio non poteva! Doveva prendere in considerazione anche il fatto che Kate, avrebbe sicuramente accettato, con o senza di lei. Non poteva lasciarla da sola. Quindi decise di aspettare notizie da Kate.

Tolse il telefono dalla tasca dei pantaloni facendo cadere la lettera da parte di Ron. Se ne era del tutto dimenticata.

Ruppe il sigillo estraendo il contenuto. Un foglio sgualcito carico di inchiostro.

Quando imparerà a stare leggero col pennino?

 

Ciao Herm, come procedono le vacanze? Qui alla Tana va tutto bene, anche se mia mamma continua a rompermi le scatole per lo studio, ma ovviamente tu avrai già finito tutti i compiti, io… diciamo… che sono a buon punto… più o meno… mi sto allenando tanto, quest’anno voglio mantenere il ruolo di portiere nella squadra di Quiddich e voglio essere al massimo della forma.

Questa te la voglio proprio raccontare.

Qualche giorno fa sono andato con Harry a Diagon Alley, per delle commissioni, indovina chi ho incontrato? Quella serpe di Malfoy. Ci siamo scontrati con lui. Un suo amico incappucciato ci è venuto addosso e pensa che non si è nemmeno scusato, tipico delle serpi.

Ad Hermione gli scoppiò un sorriso, ripensando alla scena, certo Ron non poteva proprio immaginare che dietro al cappucci si nascondeva lei.

Comunque ti voleva informare che Harry fra poco spedirà gli inviti per il suo compleanno. Hai già pensato che regalo fargli? Mi potresti consigliare?

Hermione se lo era proprio dimenticato. Come aveva potuto?! Doveva rimediare immediatamente!! Iniziò a pensare ad un possibile regalo, scartando i libri (fino ad adesso glie ne aveva regalati fin troppi) e gli articoli per il Quiddich (di solito ci pensa Ron) restava ancora un bel po’ di cose… l’unica soluzione era di fare un giro a Diangon Alley.

Io avevo intenzione di andare a Diagon Alley con Ginny. Se vuoi unirti a noi, ci farebbe piacere. Così possiamo approfittarne per ordinare i libri.”

Certo i libri, doveva assolutamente trovare una scusa plausibile su come aveva fatto ad averli non solo già ordinati ma anche già acquistati.

Beh, penso che per ora possa essere tutto. Aspetto tue notizie.

                      Rom.

Decise di rispondere subito a Ron. Prese un foglio pulito e si sedette sulla sua scrivania.

Caro Ron, sono contenta di sentirti. Le vacanze procedono bene, mi sto rilassando. Strano vero, io che mi rilasso e mi godo un po’ di riposo… ma questo è dovuto al fatto che IO i compiti li ho già terminati… quindi appoggio in pieno tua madre!! Datti da fare perché manca solo un mese all’inizio della scuola!

Sarei felicissima di accompagnare te e Ginny a Diagon Alley, quindi fammi sapere quando volete andare, così vi posso raggiungere.

Harry è già li da voi? Come sta? Sai già cosa ha in mente per la sua festa di compleanno? Per il regalo… prova ad informarti senza farti scoprire, ripeto, senza farti scoprire… magari gli serve qualcosa di particolare, comunque qualcosa trovermo a Diagon Alley.

Ora doveva solo inventarsi una scusa per i testi scolastici, ma cosa poteva dirgli? Che li aveva già acquistati con Draco? Sarebbe sembrato a dir poco strano e molto probabilmente non ci avrebbe creduto.. quindi decise di dire semplicemente la verità omettendo alcuni piccoli particolari.

I libri, fortunatamente li ho già acquistati. Non ci crederai, qualche settimana fa sono andata a Diagon Alley per fare degli acquisti ed ho provato ad entrare al Ghirigoro… pensa un ragazzo ne aveva ordinate tre copie ma poi ne aveva acquistate solo due, così la terza invenduta, ha potuto darla a me! Sono stata fortunata.

Si, così era molto più credibile. Decise di non commentare ulteriormente lo scontro avvenuto tra di loro e così chiuse la lettera.

Spero di vederti presto.

   Hermione.

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La mattina seguente Hermione si svegliò con un cerchio alla testa. Non aveva dormito molto a causa di Draco. Continuava a riflettere se accettare o meno il suo invito. Voleva andarci,  ma qualcosa le diceva che sarebbe stato uno sbaglio. Un grosso sbaglio. Se per puro caso i genitori di Draco fossero andati a trovarlo? Cosa avrebbero pensato? Come avrebbero reagito? Non bene, di questo ne era sicura. Non poteva mettere a rischio la vita di Kate…

Kate… se ne era dimenticata. Lei di certo avrebbe accettato l’invito senza porsi troppi problemi. Cosa poteva fare? Si sentiva tremendamente vulnerabile, non le era mai successo di ritrovarsi in una situazione del genere..

Ancora immersa nei suoi pensieri si accorse a mala pena che il suo telefono aveva iniziato a vibrare. Aveva ricevuto un messaggio. Non si stupì più di tanto nel leggere il mittente: Kate. Aveva quasi paura a leggerlo... sapeva cosa poteva contenere... si fece forza e lo aprì: news importanti… ti aspetto oggi pomeriggio all’una in piscina… ci sono anche i ragazzi…

News importanti… già le conosceva. Fece un profondo respiro e rispose all’amica. Ok, ci vediamo oggi. Rimase un attimo indecisa se inviarlo oppure no… chiuse gli occhi e premette invio… sullo schermo comparve la solita busta chiusa animata... messaggio inviato…

“Forza e coraggio Hermione, ormai ci siamo…”

 

Ringrazio come sempre per la vostra illimitata pazienza…

A causa di una mia imperdonabile svista ho dovuto modificare alcune cose:

Capitolo 1: per motivi di età ho modificato l’anno di Hogwarts, non sarà più la fine del terzo ma la fine del quinto così facendo i nostri protagonisti avranno 16 anni e non 14.

Vari capitoli: dopo essere capitata sotto l’incantesimo confundus ho scambiato i luoghi Hogsmeade con Diagon Alley.

Se vi accorgete di altri errori fatemelo sapere.

Buona giornata a tutti e mi raccomando commentate!

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Erano le 10.00 mattino. Hermione aveva ancora tutto il tempo per prepararsi. Si diresse in cucina per fare un piccolo spuntino. Prese un succo d’arancia con dei biscotti e si diresse in veranda. Si sentiva quasi sola ad osservare il giardino nel silenzio. Il giorno prima era stata così bene in compagnia di Draco.

Si perse come sempre nei suoi pensieri, ormai le succedeva spesso. Si immergeva in una realtà parallela molto più tranquilla e solida di quella reale. Soprattutto immaginava il rientro a scuola senza dover dire addio ad una parte di Draco, quella più bella e solare.

Il tempo era perfetto per una giornata in piscina ciò nonostante avrebbe preferito non andarci, un senso di angoscia l’aveva assalita, sapeva di cosa si sarebbe discusso e sapeva come sarebbe andata a finire e non voleva che ciò accadesse o meglio lo voleva ma non ne era ancora convinta.

Rientrò in casa, salì le scale e preparò il suo borsone, era ora di avviarsi all’appuntamento. Per la verità mancava ancora più di mezz’ora ma era stanza di tormentarsi con i suoi incontrollati pensieri. Con molta calma uscì da casa sua, chiuse il cancellino e si diresse verso la piscina.

Passò davanti a casa di Kate. Riuscì ad intravvedere l’amica dalla finestra che dava nella sua camera, probabilmente si stava preparando. Proseguì girando l’angolo in direzione della piscina. Continuò a tenere lo sguardo basso fin quanto non urtò una persona ritrovandosi per terra.

“Mi dispiace.” Si scusò subito Hermione rialzandosi e focalizzando la persona che le stava di fronte.

Draco l’aiutò a rialzarsi. “Sempre immersa nei pensieri Granger?”

“Scusa, non ti avevo visto…”

“Si, lo avevo notato… Non ti sei fatta male?” Chiese camuffando una piccola risata.

“No, tutto bene… e non c’è niente da ridere!”

“Dai Draco lasciala in pace…” Blaise comparve dietro il biondo con in mano la sacca di Hermione. “Tieni.”

“Grazie Blaise” Hermione si mise in spalla la sua borsa.

“Bene ragazzi, io devo vedere Kate. Quindi vi lascio soli e ci vediamo dopo fra mezz’ora. Ciao!” Blaise li salutò oltrepassandoli per raggiungere la casa dell’amica.

“A dopo” lo salutò Draco prima di concentrarsi su Hermione. “Allora Hermione, stavi andando da qualche parte?  Manca ancora quasi mezz’ora al nostro appuntamento.” Sapeva che quella domanda avrebbe messo in crisi Herm. Il fatto che si aggirava a testa bassa per il suo quartiere stava solo a significare una cosa: stava riflettendo. Quindi, molto probabilmente stanca di stare a casa aveva deciso di uscire per cercare di liberarsi dei suoi pensieri. Questo era quello che credeva Draco e Hermione non sapeva quanto i pensieri dell’amico fossero veri.

“Veramente stavo vagando senza una meta ben precisa.” Era inutile inventare delle scuse. In questo mese passato in compagnia del biondo, Hermione aveva capito che il suo amico non era affatto uno stupido  e che la conosceva molto bene e che probabilmente sapeva già la risposta alla sua domanda.

“Ti va di vagare senza meta in mia compagnia?” Chiese sorridendo Draco.

Hermione si perse in quel sorriso. Aveva già visto ridere Draco ma non così… così… rilassato. Sembrava felice, tranquillo cosa che a scuola non accadeva mai.

Presero a camminare lungo il  marciapiede. Un velo di silenzio calò su di loro.

“Posso farti una domanda personale?” Prese l’iniziativa Hermione sedendosi sulla panchina che avevano appena raggiunto.

“Certo, chiedi pure.” Acconsentì sedendosi in parte a lei.

Draco volse il viso verso di lei. I loro occhi si incrociarono per un breve attimo. Il cuore di Hermione prese a battere più forte. Era da un po’ che voleva chiederglielo ma non aveva mai avuto occasione di farlo, forse ora era giunto il momento, anche se, se ne stava già pentendo. Si fece coraggio, ormai non poteva più tirarsi indietro.

“Perché tuo padre ti lascia frequentare posti e persone babbani?” Hermione osservò l’espressione di Draco mutare, da rilassato a pensieroso. “Si, insomma sembra strano. Tuo padre ovviamente sa che oggi sei qui, nonostante questo ti ha lasciato venire.” Hermione non voleva assolutamente offendere Draco ne tanto meno rinunciare alla sua amicizia, voleva solo capire cosa era successo.

Il biondo rifletté un attimo prima di rispondere. “Ovviamente come ha detto tu mio padre sa tutto. Quasi tutto perché non gli ho ancora detto che sei te la ragazza con la quale mi vedo. Nonostante questo perché dovrebbe impedirmi di frequentare posti babbani?” Chiese Draco sorpreso.

Hermione rimase spiazzata. Insomma lui era un Malfoy, generazioni su generazioni di maghi puro sangue era quasi impensabile che frequentassero posti invasi da gente senza poteri. Draco molto probabilmente capì i pensieri dell’amica. “Forse tu pensi che solo perché sono purosangue non possa e di conseguenza mi vengo proibito frequentare posti babbani. Beh sappi che non è così. Ovvio mi padre preferirebbe che frequentassi gente purosangue, per mantenere il nostro sangue ‘pulito’, ma dato che a me non interessa ormai se ne è fatta una ragione e mi lascia decidere da solo. Ne sei sorpresa?”

“Giusto un pochino. Io ho sempre creduto che tu odiassi… praticamente tutti tranne Blaise.”

Draco si mise a ridere. “Io non odio nessuno… si forse qualcuno, tipo Weasly… mi comporto male solo per il gusto di farlo… mi piace che la gente mi tema, è l’unico modo per essere lasciati in pace... e’ una specie di tradizione di famiglia. Incutere timore nella gente per proteggere la propria privacy. Prendi ad esempio Potter, la sua vita è praticamente sbandierata ai quattro venti, ogni sua mossa viene messa in pubblico. Noi teniamo alla nostra riservatezza.” Concluse Draco sperando di essere stato il più esaustivo possibile.

Hermione non era sorpresa era letteralmente scioccata. Tutto quello che lei aveva sempre creduto riguardo al biondo era sbagliato… si sentiva tremendamente in colpa. Ma una cosa ancora non le era chiara. “Comprendo il tuo ragionamento, ma non ti sembra che comportandoti da persona cattiva attiri comunque l’attenzione su di te? Anche la tua famiglia è spesso sui giornali.”

“Vero, ma mai per questioni private. Compariamo in prima pagina ma solo per faccende lavorative. Abbiamo un nome che da generazioni prima di me è sempre stato temuto e deve essere anche adesso per preservare i nostri equilibri sociali. Magari ti sembrerà un discorso un po’ strano e un tantino ipocrita ma io ci tengo al mio cognome e ne vado fiero e quindi lo onoro ogni volta che ne ho l’occasione.”

Hermione lo osservò allibita. “Ok, adesso mi fai paura. Apprezzo comunque la tua sincerità.” Si sentiva sollevata, finalmente aveva compreso, almeno in parte i comportamenti di Draco.

“Adesso è il mio turno. Possa farti una domanda personale?”

Hermione osservò il ragazzo per capire se stava scherzano oppure no. No, non stava scherzando. Non potè comunque continuare la conversazione perché la voce entusiasta di Kate li aveva raggiunti.

“Buon giorno ragazzi! E’ da tanto che aspettate?” Kate e Blaise si erano avvicinati a loro.

 

 

“Di Herm?” Ci divertiamo, non lasciarmi andare da sola!!”

Kate non aveva perso tempo, appena arrivati all’interno della piscina subito aveva dichiarato la sua intenzione di passare il weekend in compagnia dei ragazzi ed ovviamente voleva che ci fosse anche Hermione.

 

Era il momento decisivo , doveva assolutamente prendere una decisione…

 

Non fece in tempo  a rispondere che qualcuno la sollevò da terra, facendola oscillare sopra l’acqua cristallina della piscina.

“Allora Hermione  a te la scelta! Cosa fai vieni con noi evitandoti un bel tutto in piscina o ci dai buca finendo irrimediabilmente in acqua?” Draco la teneva ben salda.

Hermione rossa in viso lo guardò cercando di assumere un’aria arrabbiata. “Draco, mettimi subito giu! Questo è un ricatto!! Non oserai buttarmi in acqua ancora vestita?” chiese timorosa della risposta.

“Questo dipende da te. Tu dacci la risposa che vogliamo e vedrai che ai tuoi vestiti non accadrà niente, in caso contrario… finiranno in acqua con te!” Draco fece per mollare la prese e quasi Hermione finì in acqua, ma venne subito ripresa dallo stesso. “Allora?”

Non aveva scelta.

“E va bene, verrò con voi. Ma questa me la pagherai Malfoy! Ed ora mettimi subito giù per terra!”

“Ai suoi ordini milady!” la adagiò per terra ridacchiando.

Hermione subito si staccò da lui allontanandosi. Kate la abbracciò felicissima. “Oh grazie Herm!! Sapevo che alla fine ti saresti unita a noi!”

“Come se avessi avuto altra scelta!”  rispose offesa/divertita. Ora che aveva finalmente preso una decisione si sentiva molto più sollevata e poteva godersi quella bella giornata.

 

Si divertirono molto tutti e quattro tra nuotate, tuffi e risate. Ma alla fine arrivò il momento di salutarsi. Come sempre Draco accompagnò Hermione fino al cancello di casa sua, lasciando un po’ di ‘intimità’ anche a Kate e Blaise che avevano deciso di salutarsi con un bel bacio bocca a bocca.

“Wow questa estate mi è praticamente volata via, ormai non ci resta che poco più di un mese!” ammise Hermione.

“E già, tra poco io tornerò l’odioso Serpeverde e tu al so-tutto-io Grifondoro…” sorrise Draco al pensiero della scuola.

“Già, devo ancora riuscire a capire questo tuo cambio repentino che subito mi torni il solito insopportabile ragazzo!” scherzò Hermione.

“Forse è meglio così, abbiamo distorto già abbastanza la realtà.” Rispose quasi serio.

Piaceva anche a Draco il legame e l’armonia che si era venuta a creare ma dovevano ammettere entrambi che la cosa non era normale e soprattutto doveva restare segreta, altrimenti avrebbero rischiato tutti e due, anzi tutti e quattro.

“Quasi dimenticavo, Kate compie gli anni il 28 Agosto. Potrebbe essere un informazione utile per Blaise.” Riferì a Draco, mentre cercava nel suo borsone le chiavi per aprire casa.

“Grazie dell’informazione Blaise ne sarà felice. Perso le chiavi?” osservò Draco aiutandola a sostenere la borsa.

“Si, sono sicura di averle messe in questa tasca… trovate!” Vittoriosa mostrò il mazzo di chiavi a Draco.

“Bene allora ci vediamo Venerdì mattina a casa di Kate?” Chiese sarcastico.

“Si.” Rispose poco convinta come se sapesse che sarebbe andato storto qualcosa.

“Ascolta, oggi stavo scherzando, se non vuoi proprio venire non importa. Non voglio obbligarti.” Si scusò il biondo.

“No, no. Ormai ho detto di si. E poi Kate mi ucciderebbe. Quindi non preoccuparti ci vediamo Venerdì.” Ormai ne era convinta, voleva andarci.

“Ok, ci vediamo Venerdì!” La salutò Draco con il solito bacio sulla guancia al quale Hermione rispose ricambiando.

Il biondo ritornò sui suoi passi raggiungendo Blaise.

“Blaise, è ora di andare. Staccati da Kate!” Scherzò mentre ticchettava le dite sulla macchina del moro.

“Arrivo subito e lascia stare la mia auto!” lo rimproverò salutando la ragazza con un piccolo bacio.

Salirono in macchina e si allontanarono dal quartiere delle ragazze e quando furono lontani da occhi indiscreti Blaise azionò un pulsante sul volante. Il Suv diventò invisibile e prese quota.

“Sai, dovresti darti da fare anche tu con Hermione!” Si concesse Blaise.

“Cosa vorresti insinuare?” Fece il finto offeso Draco.

“Assolutamente niente, ma al posto di mangiarvi con gli occhi potreste passare al livello successivo!" Concluse cercando di evitare un uccellino che ignaro si stava dirigendo proprio verso di loro.

“Ma sentitelo, solo perché lui è già arrivato al quarto stadio non vuol dire che tutti facciano come te!”

“Come scusa: al quarto stadio? Hai una scaletta da rispettare?” Chiese curioso.

“No, era una battuta. Preferisco pazientare ancora un po’. Sto bene in sua compagnia non voglio affrettare le cose.”

“Parole sagge…. Ma ricordati che quando saremo a scuola non sarà tutto così semplice e potresti ritrovarti in competizione… magari con Weasly.”

Draco lo guardò schioccato. “Mi sati paragonando alla lenticchia? Non c’è storia… vincerei io!” Disse sicuro di se stesso.

“Io non ne sarei così sicuro… passeranno assieme un bel po’ di tempo e soprattutto lui ufficialmente non la odia! E poi c’è anche Potter da tenere presente.”

“Io non mi preoccuperei più di tanto, da quello che ho potuto capire sono ottimi amici e nulla di più.” Cercò di convincere, più che Blaise se stesso.

 

 

“Tesoro, siamo arrivati!”

Hermione uscì dalla sua stanza e scese le scale raggiungendo i suoi genitori in cucina.

“Ciao, come è andato il lavoro?”

Suo padre esausto si sedette sulla sedia. “Uff, un vero caos. Oggi abbiamo avuto di tutto dalla semplice carie alla creazione di una dentiera. Una signora è arrivata da noi disperata. Ha detto di aver perso la sua protesi dentaria…”

“… o si… davvero divertente…. Ha detto di averla appoggiata da qualche parte ed ora non la trova più…” si intromise sua madre mentre preparava la cena aiutata da Hermione.

“A te, tutto bene? Come è andata in piscina?”

“Benissimo, ci siamo divertiti molto!” Sorrise Hermione. “I ragazzi ci hanno invitate a trascorrere il prossimo fine settimana in Scozia. Ho deciso di accettare. Se a voi va bene.” Hermione sapeva che i suoi genitori non le avrebbero mai negato il permesso ma era comunque giusto chiedere il loro parere.

“Per me va bene, mi sembra affidabile il tuo amico.” Rispose in assenso sua madre.

“Anche per me va bene. Non lo conosco bene questo ragazzo, ma mi ha fatto una buona impressione.” Via libera anche dal padre.

“Si, ha sorpreso anche me questa sua amicizia.”

“Harry e Ron, invece come stanno? Li hai sentiti?” chiese sua madre.

“Ieri ho ricevuto una lettera da parte di Ron. Stanno bene . presto vedrò anche loro. voglio andare con Ron e Ginny a Diagon Alley a comprare il regalo per Harry, dato che a fine mese compirà gli anni.”

Ad Hermione gli venne un tuffo al cuore. Si era completamente dimenticata della lettera di Ron. Sperò soltanto che non decidessero di andare a far compere il prossimo fine settimana.

Ed ecco che l’ansia la raggiunse di nuovo. Se le fosse arrivata la risposta di Ron e avessero organizzato per quel week-and, a chi avrebbe dato buca? Subito pensò di non andare con Draco, alla fine Ron era il suo migliore amico non poteva metterlo in secondo piano. Non poteva, però lasciar Kate da sola, e poi ormai voleva andare in Scozia.

Per fortuna le sue paure vennero subito placate.

Quella sera stessa arrivò una lettera da parte di Ron.

“Cara Hermione,

    sono contento di sapere che stai bene. Non prendertela anche tu con me se non ho ancora finito i compiti. Lo sai anche tu come sono fatto… non è colpa mia…

Io e Ginny abbiamo pensato di andare a Diagon Alley Venerdì 23 Luglio. Sei libera quel giorno? E’ la settimana prima del compleanno di Harry. Ginny non poteva questo fine settimana quindi abbiamo dovuto rimandare. Spero che per te non sia un problema. Se sei libera passo a prenderti Venerdì mattina e se vuoi puoi restare con noi per tutto il tempo che vuoi. Noi ne saremmo felici. Fammi sapere se il programma ti va bene.

Spero di rivederti presto,

   Ron.

Anche il destino le era favorevole. Ormai non aveva più motivo per preoccuparsi. Come la volta precedente decise di rispondere subito a Ron.

Ciao,

 Per me va benissimo come avete organizzato. Non penso  però di potermi fermare da voi per molto tempo, forse solo per il fine settimana. Il 27 Luglio compie gli anni una mia amica e vorrei festeggiare assieme a lei.

Ci vediamo presto

 Hermione.

 

Non era sicura che Kate avrebbe fatto una festa di compleanno ciò nonostante le sarebbe piaciuto farle gli auguri di persona.

 

 

Ringrazio di cuore tutti coloro che leggono e che recensiscono la mia storia.

Spero che l’evoluzione di questa storia non diventi troppo scontata e che continui a piacervi.

Nell’attesta di qualche vostro commento, sempre ben accettato vi auguro una buona giornata!

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10

“Buon mattino ragazze, pronte a partire?” chiese sorridente Blaise mentre apriva il baule della sua auto.

Alla fine era giunto il fatidico giorno.

Erano le 4.00 del mattino e come avevano già programmato, Blaise e Draco erano venuti a prenderle con il suv. I ragazzi dopo vari tentativi per fa si che Kate non si accorgesse dell’utilizzo della magia per arrivare in Scozia avevano optato per un viaggio alla babbana. Avrebbero preso l’aereo. Molto più veloce e sicuro.

Il loro aereo decollava alle 7.00 di mattina, per non trovare traffico avevano deciso di partire con un largo anticipo. Veramente aveva programmato tutto Blaise perché se fosse stato per Draco, Kate e Hermione sarebbero partiti alle 6.30 e sarebbero rimasti imbottigliati nel traffico perdendo così l’aereo.

“Vi vedo sveglie!” commentò ironico Draco vedendo gli sguardi ancora assonnati delle due ragazze, mentre prendevano le loro valige e le mettevano nel baule.

“Io ho sonnissimo…” ammise Kate, sbadigliando.

“Lo avevo notato.” Disse Blaise abbracciando la ragazza e dandole un leggero bacio sulle labbra.

Hermione non aveva detto una parola, aveva troppo sonno e questo le impediva di formulare frasi di senso compiuto.

Arrivati all’aeroporto e sbrigate tutte le trattative per l’imbarco si concessero una piccola pausa/colazione per tentare di darsi una svegliata.

“Ci voleva proprio un bel caffè.” Ammise Hermione stiracchiandosi sulla sedia.

“ E già, ora sono pronta a tutto!” Concordò Kate.

“Molto bene ragazze, perché mi sa che tocca a noi.” Blaise stava osservando la hostess, nella sua mise impeccabile, dirigersi verso il bancone dal quale poi si arrivava, tramite un corridoio, all’aereo.

Non ci volle molto e la voce pacata della ragazza chiamò i passeggeri diretti in Scozia. I quattro amici si alzarono e andarono verso la hostess, con ben in vista il biglietto.

Presero posto nelle rispettive file. Avevano scelto i quattro posti centrali.

Il viaggio non durò molto ed una volta atterrati poterono tranquillamente proseguire il viaggio con l’auto di Blaise che aveva fatto viaggiare anch’essa in aereo.

“Ti ricordi la strada, vero?” Chiese dubbioso Draco vedendo l’amico indeciso davanti ad un incrocio.

“Certo, per di qua.” Svoltò a destra in direzione Grantown on spey.

“Ecco lo sapevo, dovevi girare a sinistra verso Kincraig.” Lo contraddì subito Draco. “Lo sapevo che dovevo guidare io. Tu non ti ricordi mai la strada.”

“Sai da questa angolazione è più difficile orientarsi.” Replicò Blaise. Di solito viaggiavano sopraelevati e da li è molto più facile capire la direzione.

Kate ed Hermione guardavano i paesaggi pian piano mutare, da grandi città andavano a perdersi nelle gradazioni del verde della campagna. Distese di prati incontaminati si perdevano nel loro occhi.

“Wow che bel posto.” Ammise Hermione ammirando il paesaggio.

“Si, davvero meraviglioso.” Concordò Kate.

“Per fortuna che vi piace l’ambientazione perché la casa di Draco è circondata dalla natura.” Le informò Blaise, prendendo una stradina laterale.

“E’ molto distante casa tua? Io da qua non vedo altro che campi coltivati.” Chiese Kate cercando di aguzzare la vista alla ricerca di una probabile casa.

“No, siamo quasi arrivati. E’ un po’ nascosta.” Spiegò Draco.

Hermione pensò che molto probabilmente la casa era protetta, con la magia da occhi indiscreti.

“Ora dovreste riuscire a scorgerla. Sta dietro quegli alberi.” Indicò Blaise.

Effettivamente tra le fronde si riusciva a intravvedere una figura rossastra. Oltrepassate le piante si poteva ammirare la casa.

Un cancello apparve davanti a loro. Hermione non si meravigliò più di tanto nel vederlo. Un cancello esattamente in stile Malfoy. La sua altezza lo rendeva invalicabile, le punte arrugginite all’estremità superiore non lasciavano scampo ad eventuali malintenzionati. Le sbarre di ferro battuto erano lavorate in maniere impeccabile, le due “parti” erano perfettamente simmetriche. E per finire una grossa M anch’essa in ferro, era posta al centro e faceva congiungere i due grandi battenti.

“Eccoci arrivati.” Avvisò Blaise facendo aprire il cancello con l’apposito telecomando.

Hermione si stava chiedendo se effettivamente non veniva utilizzata la magia o se era solo un trucco per passare inosservati.

Oltrepassato il cancello, che si chiuse subito alle loro spalle, vi era un largo viale, delineato da due lunghe file di roseti che andavano ad intrecciarsi fra di loro formando un meraviglioso arco fiorito. Oltre i rovi vi era un incantevole giardino in fiore.

Arrivati in fondo al viale si presentò davanti a loro la casa. Di forma quadrata, le mura erano molto semplici, lisce e senza la presenza di terrazze. Vi erano in totale quattro finestre disposte lungo la parete. Al centro vi era un grosso portone dal quale si poteva accedere all’interno dell’abitazione.

I ragazzi si avviarono verso l’entrata dove un uomo li stava aspettando. “Albert il maggiordomo si occuperà di noi nel week-and. Per qualsiasi cosa, chiedete a lui.” Annunciò Draco avvicinandosi all’uomo.

Sembrava il tipico cameriere altolocato e super istruito. Vestito in maniera impeccabile e con sguardo fermo nel vuoto.

“Buon giorno signorino Malfoy!” la sua voce era calma e calda. Un suono davvero piacevole costatò Hermione.

“Buon giorno Albert. Queste due ragazze sono le nostre ospiti. Hermione Granger e Kate…” Draco si fermò, ricordandosi di non sapere affatto il cognome della ragazza.

“Kate Weallow.” Si presentò ufficialmente.

“Signorine Granger e Weallow buon giorno. E buon giorno anche a lei Zabini.”

“Buon giorno.” Risposere all’unisono le due ragazze.

“Bene, ora che ci siamo presentati. Vi faccio fare un giro della casa. Albert potresti portare in camera i nostri bagagli?” Ovviamente la domanda non meritava risposta ma Albert era fin troppo educato. “Certo, signorino.”

“Bene allora seguitemi.” Draco aprì il grosso portone di legno massiccio.

Kate si fermò ad osservare gli intarsi che si andavano a congiungere come in un grande mosaico. “E’ davvero bello questo portone, chissà che lavoro per fare tutti questi piccoli ricami.” Costatò tra se e se.

Il salone principale era costituito da una grande stanza di forma quadrata con delle porte situate lungo le pareti. I due finestroni posti ai lati della porta facevano entrare i raggi solari ed illuminavano tutta la stanza, facendo brillare il pavimento di marmo bianco lucidissimo così come lo erano i mobili che ne costituivano l’arredamento. Vi erano delle colonne con sopra delle statue raffiguranti delle persone che Hermione non seppe riconoscere. Si avvicinò ad un mezzo busto di un volto maschile. La riccia ne rimase affascinata, quella profondità negli occhi le ricordava tanto lo sguardo di Draco. I lineamenti fini, la pelle liscia e perfetta era proprio il biondo Slyterin se non fosse per l’età che sembrava dimostrare il volto. Non meno di 40 anni.

Kate si avvicinò ad Hermione incuriosita anche lei.

“Wow che uomo affascinate. Draco sai per caso chi è?” Chiese subito con voce squillante.

Draco si avvicinò alle ragazze. “Queste statue sono state create tutte da mio nonno e quello che state osservando voi è un autoritratto di lui stesso.”

“Quindi questo sarebbe tuo nonno?!” Kate si avvicinò ancora di più alla scultura. “Vi assomigliate molto in effetti. Comunque è davvero bravo tuo nonno.” Si complimentò raggiungendo Blaise poco più avanti.

“Vi spiego come è strutturata la casa.” disse Draco prima di passare in rassegna tutte le stanze. “Questo come avrete capito è il salone principale. La porta a destra vi conduce in cucina mentre quella subito dopo alla sala da pranzo.” Indicò due porte di legno scuro sulla destra. “Mentre le due sull’altro lato uno è il salotto, mentre l’altra è un piccolo bagno.”

Hermione si chiese mentalmente cosa Draco intendesse con piccolo bagno.

Malfoy proseguì con la spiegazione avvicinandosi a due grandi scalinate. “Le scale vi condurranno al piano di sopra dove sono disposte le camere da letto. Per non disperderci ho pensato di sistemarci nell’ala a sinistra dove di solito stiamo io e Blaise. Ogni camera ha il suo bagno privato. Mentre quella porta.” Draco indicò un piccolo portoncino situato esattamente tra le due gradinate. “Vi porterà al giardino interno.”

“Che bello un giardino interno… posso vederlo?” Chiese incuriosita Kate avvicinandosi alla porta.

“Certo.” Draco aprì la porta.

Il giardino, di forma quadrata era racchiuso dalle quattro mura della casa. Delle lastre trasparenti costituivano il tetto, facendolo assomigliare ad una grande serra. Vi era solo un albero, al centro di tutto. Un meraviglioso ciliegio in fiore. A circondarlo c’era tantissimi fiori, dalla forme, specie e colori differenti.  A condurre al ciliegio c’erano dei piccoli sentieri di terra battuta.

“E’ bellissimo questo giardino.” Sussurrò Hermione più a se stessa.

“Si, davvero meraviglioso.” Concordò Kate con sguardo sognante.

Blaise si avviò lungo il piccolo sentiero avvicinandosi all’albero. Allungò la mano verso un ramoscello e staccò diverse ciliegie poi tornò dalle ragazze. “Volete assaggiare?” Chiese avvicinando una ciliegia alla sua bocca.

Kate, Hermione e Draco ne presero una assaggiandola anche loro.

“Mmmh sono buonissime…” farfugliò Kate con ancora in bocca il frutto.

“Si, davvero buona e gustosa” Hermione ne prese un’altra dalla mano di Blaise.

Finito il piccolo spuntino ripresero il loro giro della casa.

Presero la scalinata di sinistra. Gli scalini di marmo come del resto il corrimano erano freddi al tatto ma nessuno ci fece molto caso.

Kate si soffermò ad osservare i quadri posti sulla parete che percorreva le scale. Come per la statua anche questi sembravano vagamente familiari.

“Questi dipinti raffigurano la tua famiglia, giusto?”

Draco si soffermò sul quadro che aveva davanti. Un uomo dai biondi capelli e sguardo severo, con accanto una splendida donna in abito chiaro. “Si, sono tutti miei parenti. Ad esempio questi sono i miei genitori.”

Kate si avvicinò al quadro. “Che splendida donna.”

Raggiunsero il primo piano. Un salottino faceva comunicare i due corridoi. Draco si diresse verso il corridoio di sinistra. Questo risultò molto semplice. Alle pareti non vi erano quadri ma quattro piccole plafoniere che illuminavano il corridoio. Vi erano in totale sei porte: quattro lungo la parete di destra e due lungo quella di sinistra.

“La prima porta a destra  è la mia stanza, la seconda è quella di Blaise mentre quelle subito dopo sono le vostre.” Annunciò Draco osservando le ragazze. “Le due porte di fronte sono il ripostiglio e la libreria. Io direi di fermarci qui con il tour. Fra poco Albert preparerà il pranzo. Vi consiglio di riposare un pochino nella stanza.” Disse Draco avvicinandosi alla maniglia della porta.

“Ottima idea. Ne approfitterò per rinfrescarmi.” Concordò Hermione raggiungendo la sua stanza.

I quattro ragazzi così facendo si divisero ognuno nella propria stanza e si dettero appuntamento un’ora più tardi.

Hermione entrò nella stanza. Non si meravigliò dell’arredamento. Un grande letto a baldacchino era posto al lato sinistro della stanza, le pesanti tende bordeaux ricadevano morbide ai lati del letto. Un grande armadio intarsiato era posto sul lato destro della stanza, mentre sul lato di fronte alla porta d’entrata vi era una grande vetrata che illuminava tutta la stanza. C’era anche una scrivania lavorata come l’armadio. Lungo la parete di sinistra, subito dopo il letto c’era anche una porta che dava al bagno privato. Hermione si avvicinò aprendola. Si ritrovò di fronte un piccolo bagno accogliente. Le mattonelle verde acqua percorrevano tutta la parete. Si accostò al lavandino e fece scorrere l’acqua. Si diede una rinfrescata e poi tornò in camera. Aprì l’armadio, notando che la sua valigia si trovava al suo interno. Lo richiuse decidendo di provare il letto. Sembrava molto comodo, e di fatto lo era.  Si stava godendo la pace appena ritrovata, sdraiato sul letto quando qualcuno bussò alla porta. In cuor suo sperò che fosse Draco.

“Kate.” Costatò un po’ delusa quando aprì la porta.

“Mi sentivo sola, posso entrare?” Chiese quando ormai era all’interno della stanza.

“Certo.” Si fece da parte Hermione ritornando a sedersi sul letto ed invitando l’amica a fare lo stesso.

“Wow, Herm questa casa è fantastica!” Kate era al settimo cielo, tutto di quella casa le piaceva dai piccoli intarsi sulle porte all’arredamento ricercato. “E’ davvero perfetta. Ma l’hai visto il bagno? E’ davvero… davvero…” non sapeva come definire il tutto.

“Si Kate, l’ho capito. Questa casa ti piace un sacco.” Sorrise Hermione all’amica. La riccia sapeva in che ambiente era cresciuto Draco e quindi un po’ se lo era aspettata di trovare una casa davvero particolare. Mentre Kate ignorava totalmente l’ambiente in cui i due ragazzi avevano vissuto e nel quale continuavano a vivere. Restarono a parlare in camera di Hermione fin quando non si fece l’ora dell’incontro.

Le due ragazze uscirono dalla stanza dirigendosi verso il salottino, dove trovarono Draco seduto in una poltrona. “Ciao ragazze, vi piace la vostra stanza?”

“Si, è perfetta.” Ammise Kate guardandosi attorno. “ma dove è Blaise?”

Draco sospirò. “Si sarà addormentato come al solito. E’ meglio svegliarlo o quello è capace di dormire per tutto il giorno. Ci pensi tu Kate?” Ovviamente sapeva che la ragazza non si sarebbe rifiutata.

“Certo.”

Hermione un po’ imbarazzata per essere rimasta sola con Draco, si avvicinò alla finestra dalla quale si poteva scorgere il viale dal quale erano arrivati ed in parte anche il cancello.

“Ti piace come posto?” Chiese Draco avvicinandosi alla ragazza.

“Si, è davvero magnifico.”  La riccia si girò verso il biondo. I loro occhi si incrociarono per un breve istante. Hermione abbassò subito lo sguardo, aveva paura di restare intrappolata in quei splendidi occhi chiari. Draco delicatamente le accarezzò il viso col dorso della mano. Hermione si perse in quel contatto. Non erano mai stati così vicini e la distanza iniziava pian piano a diminuire. Draco avvicinò il viso a quello di Hermione finché le loro labbra non si incontrarono.

 

 

 

Ringrazio di cuore tutti coloro che seguono la mia storia e soprattutto ringrazio la vostra pazienza.

Ogni commento/suggerimento è ben accetto.

 

Akanexx87

 

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