Venice di Anthy (/viewuser.php?uid=56253)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 - Di stressanti risvegli e gite non desiderate ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 - Smarrimenti previsti... ed imprevisti. Ah, l'amour! ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 - Di stressanti risvegli e gite non desiderate ***
Capitolo 1
Venice
Capitolo 1 - Di risvegli stressanti e gite non desiderate
“Gli amici sono pericolosi,
non tanto per ciò che vi fanno fare,
quanto per quello che vi impediscono di fare.”
Henrik Ibsen
Luca odiava San Valentino. Lo odiava con tutto sé stesso.
Non c’era un motivo preciso: semplicemente, non lo sopportava. E
non c’entrava il fatto che, in quello stesso giorno di due anni
fa, avesse scoperto il suo ragazzo con un altro. Neppure l’essere
scaricato, l’anno scorso, giusto il giorno prima della festa
degli innamorati, perché considerato “troppo
palloso” – testuali parole del suo ex – influenzava
la sua avversità verso quella festa prettamente commerciale. Ah,
senza contare che da allora era senza un compagno.
Il suo era un odio del tutto naturale: c’era chi odiava il pesce,
chi odiava trovare scritto “ritenta, sarai più
fortunato”... e c’era chi odiava San Valentino.
Punto.
Per questo, aveva deciso che il 14 Febbraio 2010 avrebbe passato tutta
la giornata a fare un benemerito cazzo. E così stava facendo,
abbracciato al suo cuscino, avvolto dal calore del piumino, per nulla
intenzionato ad abbandonare il suo bozzolo nonostante fosse quasi
sveglio. Era domenica – una domenica qualsiasi – e di domenica non ci si svegliava prima delle 10. Magari anche delle dieci e mezza.
Sì, sarebbe rimasto lì, felice e beato.
« Ehi, poltrone! Vedi di svegliarti, che siamo in ritardo?»
Storse il naso, nel sentire quella voce.
Lui non era contemplato nel suo “felice e beato”.
« Dai Luke, muoviti!»
Sprofondò maggiormente il volto nel cuscino, cercando intanto di
nascondersi sotto le coperte, maledicendosi internamente per aver
trascurato un dettaglio nel suo piano altresì perfetto.
Un dettaglio di nome Christian. E lui, così razionale e
precisino, non riusciva a credere di non essersene ricordato. Insomma,
Chris era casinista, idiota e, soprattutto, appiccicoso... come diavolo
aveva fatto dimenticarsi della sua presenza?
« Luca, Luchino... se non arrivi tu, verrò io da te».
Nella confusione del dormiveglia, non aveva dato peso alla cosa;
semplicemente, si era girato dall’altra parte. Mossa sbagliata.
Distrattamente, sentì il materasso muoversi. Ed abbassarsi. Una
spiacevole sensazione di freddo lo fece rabbrividire, il calore che
tanto anelava... evaporato. Ma la cosa passò presto in secondo
piano, quando sentì la sua schiena aderire ad un torace
decisamente freddo e maschile.
Decisamente solido.
Le sue gambe si intrecciarono con altre più lunghe, mentre una
mano birichina – e abbastanza fredda – si intrufolava sotto
la maglia del suo pigiama. Altri brividi, ma non era così certo
che fosse per il freddo.
« Luca...». Il sussurro all’orecchio lo fece
mugugnare, infastidito. Se fosse stato lucido, probabilmente avrebbe
scalciato, si sarebbe dimenato, avrebbe mandato al diavolo quello
scocciatore.
Ma non lo era. Non ancora, perlomeno.
Rimase fermo, mentre dita curiose risalivano lungo il suo petto e dei
piccoli baci venivano posati sulla sua nuca. Contro ogni previsione, si
sentiva bene in quel momento. Si sentiva cullato da quelle attenzioni
che lo vezzeggiavano con dolcezza, come non succedeva da molto.
Tuttavia, quella sensazione piacevole durò poco. Precisamente,
si interruppe quando le sue natiche furono sfiorate da qualcosa di
eccessivamente duro e puntato verso di lui. E quando si ricordò
a chi appartenesse quel corpo. Ecco perché quelle carezze erano
fastidiose. Sì, fastidiose.
La sua reazione non si fece attendere, seppure fosse avvenuta con
discreto ritardo: cominciò ad agitarsi, a puntare i gomiti
contro il petto dell’altro, sbraitando ed inveendo.
E quando alle orecchie gli giunse il suono
un’inconfondibile risata, l’ irritazione di Luca
toccò vette sproporzionate.
« Razza d’idiota pervertito! Staccati, decerebrato! Te ed i tuoi tentacoli... stai alla larga da me!»
Se da una parte la sua offensiva era andata a buon fine, permettendogli
di liberarsi, dall’altra si era reso conto che la sua reazione quasi isterica aveva fatto aumentare le risa dell’altro – effettiva causa della sua liberazione dalle sue braccia.
Si girò su sé stesso, pronto a fronteggiarlo: era
incazzato, veramente incazzato – diamine, lui voleva dormire!
– e quel... quel... insomma, non la smetteva di ridere. Di lui,
oltretutto!
Ma quando si ritrovò davanti il volto ilare di quello che si era
autoproclamato, circa due anni fa, suo migliore amico –
sì, autoproclamato, perché lui non poteva essere stato
così stupido da cercare la sua compagnia. Figurarsi la sua
amicizia! – le parole gli morirono in gola. Perché Chris
poteva essere tutto: invadente, sconclusionato, idiota... ma era bello.
Molto bello. E non contava il fatto che lui fosse omosessuale: era
praticamente impossibile pensare il contrario. I capelli castani, che
in ciuffi disordinati gli ricadevano sempre sul volto dandogli
un’aria trasandata fin troppo affascinante; gli occhi nocciola,
intensi; anche la leggera peluria che gli contornava il volto, per cui
spesso lo aveva preso in giro chiamandolo “stupida capra”,
era intrigante. Ma, soprattutto, il suo corpo, nudo tranne per i
pantaloni della tuta: un corpo ben definito, muscoloso ma non pompato,
che risaltava grazie alla carnagione abbronzata.
Davanti a quella visione, Luca ammutolì. E, sebbene il suo
orgoglio lo pregasse di non farlo, sentì le guance farsi
più calde. Rimase quindi zitto, in quello che voleva essere un
dignitoso silenzio, ma che sapeva essere tradito dal suo rossore,
facilmente riconoscibile dato il chiarore della sua pelle.
Aspettò che il suo accesso di risa terminasse, prima di chiedere
spiegazioni per la sua intrusione poco accetta, che l’aveva
oltremodo irritato; ma mentalmente, si ripeteva di mantenere la calma,
che di prima mattina faceva male agitarsi. E di agitazione ne aveva
accumulata fin troppa, in quel momento!
« Si può sapere che diavolo vuoi da me? Stavo dormendo, se non te ne fossi reso conto».
Ma non riuscì a mantenere il suo intento, nel sentire la sua risposta. «Sei arrossito!»
Decisamente, ne aveva le palle piene in quel momento e ben lungi dall’essere tranquillo.
« Fuori.Dal.Mio.Letto.» ringhiò contro il moro,
mentre con mani e piedi cercava di buttarlo giù dal materasso.
Il problema era che Christian era sempre stato più forte di lui,
soprattutto era di qualche – più di qualche, a dire il
vero, ma il suo amor proprio gli impediva di ammettere la verità
– centimetro più alto.
« Ehi, ehi, calma Lu! Stavo scherzando!». Peccato che il
suo sghignazzare facesse capire il contrario. E dovette rendersene
conto, perché cercò di farsi serio. « Okay, ora la
smetto. Tu calmati però».
Indeciso se strozzarlo al momento, avvelenare dopo il suo cibo o
buttarlo sotto il tram in seguito, Luca decise di stare ad ascoltarlo;
oltretutto, lui era tranquillissimo. Il suo selfcontrol era
riconosciuto da molti e solo raramente lo perdeva. Quel
“raramente”, però, coincideva troppo spesso con il
nome “Christian”.
Decise di non indugiare molto su quella strana combinazione, giusto per salvaguardare i suoi nervi.
« Spiegati, e forse potrei perdonarti», chiese invece,
incrociando le braccia al petto e fulminandolo con lo sguardo.
Capì subito che Chris stava per ribattere, probabilmente
ironizzando, ma una sua occhiata particolarmente truce lo
ammonì, facendolo sbuffare e desistere.
« D’accordo, simpaticone, d’accordo. Ero venuto a
svegliarti perché siamo in ritardo. Se non ci sbrighiamo,
rischiamo di arrivare tardi, quando ormai ci sarà troppa
confusione. Dobbiamo muoverci se...».
« Un momento», decisamente, Luca non aveva capito un
accidente di quello che stava dicendo. Soprattutto, non si ricordava di
avere impegni. L’unico con cui doveva incontrarsi era il suo
letto. « Dov’è che dovremmo andare? E perché?
».
Il sorriso che dipinse il volto del moro era classificabile come
“inquietante”. Perché quando sorrideva in quel modo,
quando mostrava tutta quella perfetta schiera di denti bianchi –
e, ogni volta, il suo cuore sussultava traditore – stava a
significare che avrebbe detto – o fatto – qualcosa che a
lui non piaceva.
« Ma a Venezia, mio caro! Perché chiedi? Ma perché è San Valentino!». Appunto.
Luca non reagì, né sbraitò, come l’altro probabilmente si aspettava.
Si girò, dandogli nuovamente le spalle, per nascondersi sotto il
piumino. L’unica parte di lui visibile erano i capelli biondi.
« Lu?»
Silenzio.
« Luke?»
Si mosse sotto le coperte.
« Luca?»
« Cazzo vuoi?»
Sapeva di essere stato brusco, ma poco gli importava. Chris non poteva uscirsene con certe proposte.
E fargliele a lui, soprattutto.
« Perché ti sei arrabbiato ora? Che diavolo ti prende?»
« Che diavolo mi prende? » sbottò il biondo,
gettando lontano il piumone e mettendosi a sedere, infuriato. «
Sai bene che odio Sa... questo giorno. Io festeggio domani, punto. Non
verrò a Venezia. E perché poi dovrei venirci? Non
c’è n’è motivo!»
« Perché te lo chiedo io. Per favore».
Si azzittì.
Non sapeva se fosse stato per il tono serio del moro, o se per l’intensità del suo sguardo.
Semplicemente, il “No” secco che premeva per uscire, non uscì.
Rimase a fissarlo, in silenzio.
Poi, semplicemente, si distese per l’ennesima volta, il volto
opposto al suo, la furia che sembrava essersi spenta con la stessa
velocità di un temporale estivo. Breve, ma intenso.
Si concesse solo due parole.
« Non verrò».
E, sebbene la frase avesse una connotazione negativa inequivocabile, le
labbra di Christian si aprirono in un sorrisino vittorioso; uno di
quelli che, se Luca lo avesse visto, non avrebbe esitato a definire
“irritante”.
« Oh, sì che verrai», sussurrò il moro,
avvicinandosi al corpo dell’amico e mordendogli delicatamente il
collo, prima che l’altro si allontanasse di scatto.
« Crepa>>, soffiò rabbioso il biondo, facendo ridacchiare l’altro.
« Ti aspetto di là. Sii puntuale, non farmi aspettare come le femmine».
Mentre usciva, Chris fu quasi certo di aver sentito un “Fottiti” provenire dal letto.
Ma non gli importava: l’operazione “San Valentino in Love” era cominciata.
***
“... e l’arrivo a Venezia
Santa Lucia è previsto per le ore dieci e trentaquattro minuti.
Trenitalia vi augura un buon viaggio.”.
Non poteva crederci. Alla fine era veramente salito su quel dannato
treno, verso quella dannata città, in quel dannato giorno.
Tutta colpa di quell'idiota , pensò nervoso.
Il suo sguardo smeraldino si appuntò sul soggetto in questione,
davanti a lui, che fischiettava tranquillo osservando il panorama
scorrere. Grazie al cielo, erano riusciti a trovare un posto: il treno
che avevano preso partiva proprio da Padova, quindi vuoto. Come fossero
poi sopravvissuti alla calca che spintonava per entrare nei vagoni, non
l’aveva ancora capito; ciò che importava era che avessero
un posto dove sedersi. E se anche accanto aveva un bambino travestito
in qualcosa di incomprensibile, ma ingombrante, non era un problema.
Rassegnato, prese pure lui ad osservare fuori dal finestrino. Tutto il
suo piano, tutto ciò che aveva programmato per la giornata, era
andato in fumo. Lui non voleva festeggiare San Valentino, né gli
interessava vedere gente attorno a lui che amoreggiava senza ritegno.
Voleva solo starsene a casa, a leggere un libro magari, o a studiare
per l’Università. Ed invece, si era lasciato convincere da
quello zotico del suo amico ad andare con lui.
Sapeva per certo che Chris conoscesse le sue disavventure nel giorno
degli innamorati: si erano conosciuti in un bar, nello stesso giorno in
cui aveva scoperto il suo primo ragazzo scoparsi un altro. Era andato
là per dimenticare e ci era riuscito benissimo, bevendo come una
spugna, pur non reggendo per niente l’alcol. In preda ai deliri,
si era messo a snocciolare tutta la sua vita al suo vicino, sul
bancone. Ecco, la loro conoscenza era avvenuta così, raccontando
i fatti suoi ad un perfetto sconosciuto che avrebbe scoperto poi,
trovandolo nel suo letto, chiamarsi Christian.
Le sue labbra si tesero in una smorfia, al ricordo: il moro lo aveva
sbeffeggiato apertamente per la sua espressione incredula. Beh, fosse
normale trovarsi a letto con un estraneo! Oltretutto, neanche a farlo
apposto, suddetto estraneo era pure omosessuale. Casi della vita? No,
era convinto solo che il destino, quando aveva voglia di farsi due
risate, andava a bussare alla sua porta.
In ogni caso, da quel giorno di due anni fa, la loro amicizia,
nonostante litigi vari e battibecchi, si era solidificata. Gli costava
ammetterlo, ma la presenza del moro era importante nella sua vita: il
suo ottimismo, la sua allegria, riuscivano a compensare quella parte
sempre ligia e fredda del suo carattere, riuscendo a coglierlo sempre
alla sprovvista. Si ritrovava spesso a conoscere parti di sé
stesso che non credeva di avere e, anche se le scopriva bisticciando
con l’altro – che gliele rinfacciava senza tanti problemi
–, gli faceva capire quanto fosse forte il loro legame.
Tuttavia, il loro rapporto non era mai andato oltre l’amicizia,
tranne una volta. Un momento di debolezza, che li aveva portati a
condividere il letto insieme. Luca ricordava bene, quella notte. Era
stata semplicemente perfetta, sebbene fosse nata da un momento di
malinconia e tristezza. Un momento di solitudine, uno di quelli che lo
portavano a chiedere il perché non potesse avere qualcuno
accanto, il perché non potesse trovare l’amore. E Chris...
Chris era stato fantastico. Ricordava ancora il suo corpo imperlato di
sudore, i suoi muscoli tesi, le parole dolci e il suo abbraccio, caldo
e rassicurante. Come ricordava di averlo evitato a lungo, in seguito.
Aveva avuto paura, una fottuta paura che il loro legame potesse
cambiare: lui era l’unico appiglio che aveva in un mondo che
vedeva sempre più sconosciuto e freddo. Ma poi il moro,
oltremodo irritato per la sua distanza, aveva bussato alla sua porta:
avevano litigato di brutto, quel giorno. Luca ancora sentiva nelle
orecchie gli insulti volati – da parte sua – e
l’ironia tagliente – da parte di Christian.
Alla fine, ansanti, si erano ritrovati a borbottare “Scusa” in contemporanea.
Da quel giorno, il moro abitava a casa sua.
Sì, era consapevole che il loro rapporto potesse definirsi
“particolare” e Chris, con i suoi modi sempre provocanti
– per non parlare delle palpatine gratuite che a volte gli
rifilava – non faceva che alimentare le voci su una loro
possibile relazione. L’altro suo ex, quello che gli aveva dato
del “palloso”, tra le tante cose che avevano causato la
loro rottura aveva tirato in ballo proprio il suo migliore amico.
Ma solo il pensiero lo faceva ridere: avanti, lui e Christian insieme? Quando mai?
Certo, il moro era bello, nonché affascinante; del resto, nel
tempo libero faceva pure il modello. E spesso, quando se lo ritrovava
in giro per casa mezzo nudo – il che capitava troppo spesso
– faticava a staccargli gli occhi di dosso , prima di cominciare
a sbraitargli contro riguardo la buona educazione, il suo essere
incivile e rozzo e quant’altro. Ed era pure vero che il suo
migliore amico fosse la persona che meglio lo conosceva, che sapeva
interpretare i suoi silenzi, che sapeva comprenderlo ma allo stesso
tempo tenergli testa.
Ma da lì all’essere innamorati...
Christian non aveva mai detto nulla sulla questione, limitandosi a
ridere insieme a lui. In ogni caso, cosa avrebbe dovuto dire? Certo, ci
provava con lui ogni tanto, gli faceva avance neanche tanto velate,
anzi piuttosto dirette e irritanti. Ma era per scherzare – anche se erano scherzi di cattivo gusto. Cattivissimo gusto.
Semplicemente, era il carattere di Chris quello, espansivo.
Decisamente, si stava rimbecillendo con tutto quel pensare! Se fosse
rimasto a casa, non ci sarebbero stati problemi. Scosse la testa,
cercando di risvegliarsi dalla noia che lo stava prendendo e la leggere
sonnolenza che gli appesantiva gli occhi.
Solo in quel modo, voltandosi per stiracchiare il collo, Luca si
accorse dello sguardo dell’altro puntato sul suo. Lo fissava
sorridente, ma di un sorriso privo di scherno; quasi... dolce.
Si mosse a disagio sul posto, schermendosi al suo sguardo.
« Che hai da ridere? », borbottò acidamente: odiava essere esaminato.
Soprattutto, se erano quegli occhi così profondi a farlo.
Per tutta risposta, l’altro appoggiò la testa su una mano, senza perdere il sorriso.
« Ti stavo osservando. Avevi un’aria così assorta
che era impossibile non ammirarti. E poi, facevi delle facce
buffe!>>, ridacchiò, ignorando lo sguardo omicida che Luca
gli rivolse.
« Non faccio facce buffe! », ribattè il biondo, stizzito.
« Oh, sì che le fai Lu. Delle facce buffissime. E
tremendamente belle... », sospirò l’altro,
socchiudendo gli occhi ed osservandolo da sotto le ciglia scure e
sensuali.
A quelle parole, il rossore di Luca aumentò. Non sopportava
quelle uscite da parte dell’amico. Non sapeva mai come
interpretarle! Sembrava così serio, quando le diceva – e
“serio” abbinato a “Chris” in una stessa frase
era piuttosto inquietante. Allo stesso tempo, però, credeva che
i suoi non fossero altro che i soliti giochetti, fatti semplicemente
per irritarlo.
Nel dubbio, gli inveiva contro.
« Non sparare idiozie come al tuo solito».
Si aspettava come minimo una risata divertita, una battuta sarcastica magari.
Invece nulla.
Azzardando un’occhiata in sua direzione, lo trovò a
fissare fuori dal vetro, il mento poggiato sul palmo. Ne studiò
la mascella, virile e coperta da un leggero strato di barba. Le labbra,
corrucciate in un’espressione che sembrava... fastidio?
Fu solo osservando la sua bocca muoversi, che poté capire che stava parlando.
« Non erano idiozie... »
Era stato un sussurro, ma l’aveva colto, grazie anche al labiale.
Ma Luca, nonostante la sua razionalità, nonostante la sua
intelligenza tanto vantata, quando si trattava di sentimenti diventava
un disastro.
Finse quindi di non aver sentito.
Finse di non essersi accorto del broncio dell’altro.
Finse, per evitarsi domande di cui sapeva si sarebbe pentito se avesse conosciuto la risposta.
***
Note: eccomi!
La mia prima slash *_*
Me è emozionata!
Allora, questa storia ha partecipato
al contest "Love me tender" indetto da LadyMarion88 e si è
classificata... terza!!! Sono più che soddisfatta, visto che
l'ho scritta in un giorno solo e l'ho inviata senza poterla rileggere.
Ovviamente, ora la sto postando con le giuste modifiche.
Sarà composta da due parti e
vi avviso già, visto il contest si basava su San Valentino,
l'altra parte potrebbe risultare per alcuni zuccherosa (*me ridacchia
divertita*).
Beh, mi farebbe piacere ricevere vostre impressioni!
Il giudizio dell'autrice e il banner lo posterò nell'ultima parte.
Un bacione a tutti!
Anthea
|
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 - Smarrimenti previsti... ed imprevisti. Ah, l'amour! ***
Capitolo 2
Venice
Capitolo 2 - Smarrimenti previsti... ed imprevisti.
Ah, l'amour!
"Per certo amore
è pena."
Andrea Cappellano
Arrivarono in stazione con cinque minuti di ritardo rispetto al
previsto: si erano come fermati come minimo tre volte prima di
attraversare tutto il ponte che conduceva a Venezia. Per non parlare
della sosta alla stazione di Mestre.
Appena smontati, si erano subito resi conto della situazione che li
aspettava: già dai binari, si poteva notare che non sarebbe di
certo stata una giornata tranquilla. Luca ascoltava in silenzio
Christian e le sue imprecazioni contro il caos di gente presente, ma la
sua mente ripensava a quanto si erano detti in treno: dopo quel breve
scambio di battute, non si erano più parlati. Tuttavia, ore
sembrava che il suo amico fosse tornato il solito casinista ed idiota
di sempre.
O almeno, lo sperava.
Si trascinarono fuori dalla stazione spintonando ed evitando turisti,
fermandosi solo una volta giunti alla scalinata che portava in basso,
sul piazzale.
Davanti a loro, una bolgia di gente impressionante. Una delle tante
cose che Luca odiava, era la confusione e il dover sgomitare per
camminare. E là, di fronte a sé, la vedeva dura
passeggiare serenamente senza ricevere pugni o pestoni dalla massa.
« Bene, il programma della giornata prevede di raggiungere Piazza San Marco e da lì decidere cosa fare».
Chris aveva parlato con convinzione, già pronto a partire, se il
suo compagno d’avventura non l’avesse fermato, un
sopracciglio che svettava pericolosamente verso l’alto.
« Come sarebbe a dire? Tu vuoi portare me...», e si
indicò. « ... in mezzo a quella confusione...», ed
indicò la piazza. « ... fino al posto più
incasinato della città?»
« Bravo Einstein! Allora non dici frottole quando sostieni di
essere intelligente». Il tono palesemente sarcastico andò
ad aumentare la voglia di strozzarlo che aveva.
Calmarmi. Devo solo calmarmi. E prendere la decisione più saggia.
« Perfetto. Io torno indietro», e si era voltato realmente,
pronto ad andarsene, se una mano non l’avesse trattenuto.
Senza sapere come, Luca si ritrovò stretto fra le braccia di
Christian. Sentiva le guance andare a fuoco, mentre il profumo di
colonia dell’altro gli solleticava le narici. Poco importava che
attorno a loro ci fossero altre persone, che probabilmente li
osservavano, magari additandoli con disgusto, semplicemente ignorandoli
o fissandoli interessati. In quel momento, sentiva solo quanto intimo
fosse quel contatto.
E per un attimo, la sua mente – troppo poco collaborativa in quel
giorno – aveva pure contemplato di aggiungere l’aggettivo
“piacevole” a quell'abbraccio.
« Aspetta Lu», si sentì sussurrare
all’orecchio, la presa che aumentava sulla sua vita. «
Assecondami, per favore. Desidero vedere Venezia e desidero farlo con
te. Fammi contento...»
Si sentiva smarrito, Luca. E lo era ogni volta che usciva la parte
seria o dolce di Christian. Non sapeva mai come comportarsi in quei
casi! Oltretutto, quelle parole gli avevano provocato una serie di
contrazioni allo stomaco – ed era quasi certo che non fosse per
il mal di pancia – oltre che ad un diffuso calore in tutto il suo
corpo.
Si era sentito... importante, oltre che desiderato.
Decise però di camuffare quelle sensazioni così...
– improvvise, strane, eccitanti? – sì, insomma,
preferì nasconderle in una risposta burbera, relegando come
assurda la reazione spropositata del suo corpo – brividi lungo la
schiena compresi. « D’accordo, solo per non sentirmi in
colpa. Ma se mi arrivano spintoni o pestoni, ti mollo su due piedi
ovunque siamo».
Lo sentì ridacchiare, alle sue spalle. E anche a lui venne da
sorridere, senza motivo, contagiato dall’allegria
dell’altro.
Era appurato: San Valentino aveva proprio un brutto effetto su di lui.
« Non ti preoccupare, ti difenderò con il mio corpo. Il
prode cavaliere non permetterà che la sua donzella venga
importunata da nessuno».
« Ehi!», proruppe infastidito dall’essere paragonato
ad una femmina. O almeno, avrebbe voluto essere infastidito, ma era
difficile quando la voglia di sorridere si faceva strada in lui
prepotentemente.
Soprattutto, quando quel “sua” – nonostante il genere
non fosse propriamente corretto – gli aveva procurato non pochi
brividi.
E si scoprì quasi dispiaciuto, quando il loro contatto fu
spezzato dal moro. Ma era meglio così: non era ancora
metà giornata e si era fatto fin troppi viaggi mentali. Doveva
smetterla di leggere romanzi quando andava in bagno.
« Allora, dove andiamo?», chiese, tentando di mantenere tranquillo il tono di voce.
Osservò Christian farsi pensieroso, mentre gli occhi percorrevano lo spazio davanti a loro.
Alla fine, indicò alla loro sinistra. « Di là».
Effettivamente, era la risposta più ovvia, visto che la fiumana
di persone si stava dirigendo da quella parte. Scesero gli scalini,
guardando curiosi la gente che si faceva truccare nei banchetti
appositi là davanti, guardando pittori ai lati della piazza o
ascoltando qualche artista che intratteneva la gente con la chitarra.
Si aspettava di salire su per il Ponte degli Scalzi, che, dalle –
poche – cognizioni che aveva sulla città, conduceva alla
via più conosciuta per raggiungere San Marco e Rialto; ma il suo
compagno, stupendolo, proseguì, andando dritto.
« Scusa, ma perché non abbiamo girato?»
L’altro si limitò ad alzare le spalle, lanciandogli
un’occhiata divertita. « Semplice, voglio prendere una
strada diversa rispetto a quelle convenzionali!»
Ora: Luca, di suo, era una persona molto scettica. Venezia non la
conosceva molto bene e, da quanto ne sapeva, neppure Christian era
così esperto. Il sapere di fare una strada, a detta
dell’altro, anticonvenzionale, l’aveva... come dire...
messo in agitazione.
Oltretutto, non vedeva nelle mani del moro nessuna cartina, né, magari, un navigatore portatile.
« Chris, per favore, non possiamo fare l’altra strada?
Così, per essere più sicuri di...», ma non
potè finire la frase, venendo interrotto dal suo compagno.
« Suvvia, Luchino! Qua tutte le strade portano a San Marco,
perciò non ti devi preoccupare, non corriamo mica il rischio di
perderci. Basta seguire la gente ed i cartelli», asserì il
moro, sicuro di sé.
Peccato che Luca fosse tutto, tranne che convinto.
Aveva una brutta, bruttissima sensazione.
***
Tutte le strade portano a San Marco.
Certo, illuso lui che ci aveva creduto a quelle parole! Era da una
mezzoretta che camminavano, e della famosa Piazza neppure
l’ombra. Cominciava ad essere stanco ed aveva male ai piedi, non
essendo lui un tipo molto atletico. Ma preferiva rimanere chiuso in un
serrato silenzio, che sapeva di offesa e risentimento, piuttosto che
continuare a lamentarsi come il suo ormai ex – strana la vita, si
faceva più “ex” a San Valentino che negli altri
giorni – migliore amico.
Su cui, ovviamente, ricadeva la colpa per essersi persi.
« Uff, cavolo comincio ad essere stanco. Tu, Lu, sei stanco?»
Non rispose, continuando a camminare, tentando di adocchiare sui muri
possibili cartelli gialli indicanti il nome di quella stramaledetta
Piazza.
« Ehi, sto parlando con te!». A quell’ennesimo
richiamo, sentendo subito dopo una mano sulla spalla, si voltò,
dando sfogo a tutta la sua frustrazione.
« Sì, sono stanco, molto stanco. Decisamente stanco.
Perché? Perché il mio coinquilino ha avuto la brillante
idea di venire a Venezia senza portarsi dietro una guida o
quant’altro. Ah, e oltretutto ha deciso di frequentare una strada
meno frequentata. “Non corriamo il rischio di perderci”,
aveva detto. Eppure, da mezzora giriamo in tondo, senza venirne fuori.
E di turisti non se ne vede neanche l’ombra. Sì,
Christian, sono stanco, incazzato ed irritato. Odio San Valentino e tu
mi hai voluto trascinare fuori lo stesso, pur sapendolo. Volevo
starmene a casa, io. E invece no, sono qui, perso chissà dove,
con te!»
Si concesse un momento di pausa, mentre riprendeva fiato dopo il suo sfogo.
Fu così che vide un’ombra di dispiacere calare sul volto
dell’altro; tutta la precedente allegria, che aveva mantenuto
nonostante le lamentele, persa di colpo. E la cosa non gli dava la
soddisfazione che aveva pensato di provare una volta averlo zittito.
No, non stava affatto provando soddisfazione.
« Hai ragione, ho rovinato tutto. Io che volevo farti passare una
bella giornata, ho combinato solo un guaio». Lo vide passarsi una
mano fra i capelli, scompigliandoli, un gesto che faceva spesso quando
era nervoso. O triste. « Sì, lo sapevo che tu avresti
preferito passare questo giorno a casa. Come sapevo del tuo odio per
questa ricorrenza. Credo di essere uno dei pochi a conoscerti veramente
bene. Solo... solo che volevo che questo giorno fosse speciale, per
entrambi. Perché oggi è un giorno speciale. E volevo
festeggiarlo, con te», lo aveva fissato in volto, lo sguardo
serio.
Ma Luca li aveva evitati, quegli occhi. Aveva paura che Christian
vedesse quanto le sue parole lo avessero toccato. Quanto rimorso gli
avevano provocato. Non aveva neanche preso in considerazione che il
moro avesse organizzato tutto per distrarlo, per stare in sua compagnia.
Aveva preferito credere che cercasse di indispettirlo, con una delle sue provocazioni.
Si dispiacque di ciò.
Ma il problema più grande, in quel momento, era il suo orgoglio, che lo portava a parlare senza pensare alle conseguenze.
Lo portava a proteggersi dal tono dolce, ma rammaricato, che aveva sentito.
Forse era idiozia, la sua. Ma non riuscì a frenarsi in tempo.
« Ah sì? E cosa dovremmo festeggiare, mh? Il fatto che
sono stato tradito? O mollato in questo stesso giorno? Dimmi tu»,
spalancò le braccia per enfatizzare le sue parole.
Sapeva di stare sbagliando reagendo in quel modo.
Glielo diceva lo sguardo nocciola dell’altro, che sembrava quasi... ferito.
« Volevo festeggiare i due anni della nostra conoscenza».
Sì, Luca capì di aver sbagliato su tutto il fronte. E si sentiva una merda.
Non aveva pensato a quel motivo. Non l’aveva neppure sfiorato.
Come poteva non essersene ricordato? Come poteva aver dimenticato la
nascita della loro amicizia – o del suo “supplizio”,
come spesso amava definire il loro rapporto.
Ma era facile la risposta: troppo preso a vittimizzarsi, troppo intento
a leccarsi le ferite di storie ormai concluse, aveva sempre guardato al
passato limitandosi ad osservare – e ricordare – le cose
più brutte della sua vita.
E l’amicizia con Chris era una cosa talmente ovvia, talmente
scontata, che non le aveva mai dato la giusta importanza. La presenza
del moro era sempre stata costante: quando piangeva, quando si
arrabbiava, quando si chiudeva in sé stesso... c’era
sempre. La verità era che Luca non aveva mai dato la giusta
importanza al loro incontro, perché a lui importava solo che il
suo migliore amico gli fosse accanto. Finché rimaneva,
finché lo supportava, nient’altro era importante.
E se ne vergognava, perché in pratica lo aveva sempre usato per
sfogare i suoi stati d’animo, ma in sostanza non gli aveva mai
dato la riconoscenza che meritava.
« Proviamo ad andare avanti. Se magari troviamo qualcuno, possiamo chiedere la strada per la stazione».
Sussultò nel sentire la sua voce. Una voce triste, fin troppo
pacata, così diversa da quella sempre allegra e spensierata a
cui era abituato.
Lo vide allontanarsi, consapevole di averlo fatto star male. No, Luca
non voleva deludere le sue aspettative, non dopo tutto quello che il
moro aveva fatto per lui in quegli anni.
Guidato dall’istinto e cacciando l’orgoglio in un angolo
del suo animo, l’aveva seguito, abbracciandolo da dietro: lo
stesso gesto che Chris aveva fatto a lui, appena arrivati. La
differenza d’altezza lo portava ad affondare il volto sulla sua
schiena, poco più in basso delle spalle. Ma non gli importava,
sentiva lo stesso il suo profumo. Quel profumo che spesso lo aveva
cullato nelle notte d’insonnia, o quando Christian decideva di
intrufolarsi nel suo letto senza permesso.
« Scusa», mormorò contro il suo cappotto, sentendolo
irrigidirsi a quell’abbraccio. A quella reazione, credette di
averlo infastidito e si ritrovò a stringere maggiormente la
presa. Non voleva, non voleva che se ne andasse! « Non voglio
tornare indietro. Voglio andare a Piazza San Marco, con te. Voglio
andare a vedere la laguna, le maschere, le gondole. E voglio
festeggiare l’anniversario del nostro incontro. Scusa se sono
stato egoista».
Sapeva, Luca, che ci sarebbe stato molto altro da aggiungere. Ma
più di quello non riusciva: ogni sua parola, tuttavia, era stata
proferita con sincerità, che sperava fosse stata sentita.
E così era stato: l’altro era andato ad accarezzargli le
mani, con una delicatezza che aveva fatto sussultare il suo cuore.
« Per questa volta ti scuso. Ma sappi che è anche colpa tua se ci siamo persi!»
Per un attimo, il biondo si ritrovò boccheggiante, stupito per quel cambio improvviso di conversazione.
Fu così che lo vide l’altro, mentre si girava: gli occhi
verdi sgranati, le labbra socchiuse, un’espressione stupita
– per non dire ebete – in volto.
Inevitabile scoppiare a ridere.
Luca fu seriamente deciso a chiedergli se soffriva di
personalità multiple. Ma poi capì: Christian voleva
fargli capire che era tutto a posto, voleva salvare quella giornata
cominciata in maniera disastrosa. Voleva dirgli che non si era offeso e
che l’aveva perdonato.
Ma, in quel momento, ogni domanda ed ogni possibile risposta passarono
in secondo piano, mentre contemplava il volto dell’altro ridere
divertito.
E, ormai, non stupendosi nel trovarlo bellissimo.
***
Arrivarono a San Marco verso le undici e venticinque. Esausti.
Erano riusciti a trovare la giusta via chiedendo aiuto in un negozio e
trovando, per loro fortuna, una persona che non si divertiva a fargli
fare un giro più lungo ed inutile – come era invece
successo in precedenza.
C’era un sacco di gente, tante maschere e, come Luca aveva temuto, coppie che si sbaciucchiavano ovunque.
Ma decise di ignorare la cosa. Voleva godersi quella giornata: basta
vittimismo, basta piagnistei da femminuccia isterica. Lui era un uomo.
Cominciarono a farsi largo fra le persone; doveva spintonare per
passare, proprio come aveva predetto, ma in quel momento lo preoccupava
di più perdere di vista la schiena di Christian.
Sussultò stupito, quando l’altro gli prese la mano.
« Così non ti perdo d’occhio, principessa», lo prese in giro, strizzandogli l’occhio.
Certo, Luca avrebbe dovuto arrabbiarsi e come minimo mandarlo a quel paese.
Ma non ci riuscì, troppo concentrato sul calore che sentiva partire dalla mano e che lo faceva sentire... completo.
Sì, completo.
Strinse con forza le dita dell’altro, per un puro desiderio di
avere un contatto maggiore con lui. Riuscirono a passare la Piazza,
lasciandosi alle spalle la maggior parte della calca. Ma le loro mani
non si staccarono.
Proseguirono così, in silenzio, fino a giungere ad un ponte e
lì si fermarono, incuranti delle persone che li attorniavano,
osservando la laguna ed un’isola di fronte a loro con un alto
campanile.
Luca si sentiva felice, in quel momento. E calmo. Sentiva di poter
sopportare quella giornata, senza fantasmi di ex ragazzi a
perseguitarlo.
E il merito andava tutto ad un altro ragazzo, quello che ora lo stava abbracciando da dietro, facendolo deglutire imbarazzato.
« Christian...»
« Shh, lascia parlare me», fu un sussurro, che lo fece
rabbrividire di aspettativa. « Per quanto io ti consideri a volte
noioso, intransigente e pesante, non riesco a vederti solo come un
amico. Sono attratto da te, Luca, molto attratto. Dai tuoi silenzi, dal
tuo sguardo serio, dai sorrisi che ogni tanto ti lasci scappare. E mi
piacciono pure i nostri battibecchi, mi piace farti arrabbiare, mi
piace tutto di te. E volevo portarti qui, per dirtelo. Ora, non mi
aspetto una risposta. Credimi, mi ci è voluto molto tempo per
elaborare la cosa ed accettarlo: insomma, bello come sono, potevo
trovare di meglio». Lo sentì ridacchiare, alle sue spalle,
e fu molto tentato di mollargli una gomitata, ma decise di aspettare,
mentre sentiva il cuore scoppiargli in petto, pian piano che quelle
parole si facevano strada in lui. Erano parole forti, quasi strane se a
pronunciarle era quello che, fino a poco prima, risultava essere solo
un caro amico.
O forse non era mai stato solo quello?
No, stava complicandosi la vita con quei pensieri. No gli stava chiedendo di sposarlo o altro.
Lo sentì continuare e mise a tacere la propria mente per ascoltarlo.
« Però, desideravo che tu sapessi dei miei sentimenti. E
volevo chiederti ufficialmente se ti andava ti uscire con me, uno di
questi giorni, non come coinquilini o migliori amici, ma come
possibili... ecco insomma... sì hai capito».
Fu il turno di Luca di ridacchiare divertito.
Si girò nel suo abbraccio e sorrise.
Christian
non si aspettava una risposta subito.
Insomma, anche lui non aveva
ancora ben capito quando si fosse innamorato di Luca, quel biondino
così rompiscatole e spesso indisponente.
Era successo.
E, finalmente, era riuscito a
liberarsi di quello che portava dentro. Non voleva che l’altro
continuasse a fraintendere i suoi gesti, scambiandoli per semplici
giochi o per provocazioni.
Luca non era uno qualsiasi. Luca era il suo piccoletto sempre imbronciato e acido.
Spesso si era ritrovato a paragonarlo
al limone: così acido a volte, ma indispensabile per dare sapore
a certi piatti o cibi.
Proprio come Lu.
Perciò attese, attese con il
cuore che batteva a mille, rimporverandosi mentalmente per la sua dichiarazione strampalata e senza
senso alcuno. E dire che si era fatto un discorso, quella stessa notte.
Ed era altrettanto ovvio, se non scontato, che si fosse dimenticato
ogni singola parola, quando si era ritrovato a guardare la laguna, con
la schiena e la testa di Luca appoggiate al suo petto.
Improvvisamente lo sentì
muoversi; abbassò lo sguardo, vedendolo girarsi nel suo
abbraccio. Poté vedere i suoi occhi brillare divertiti,
illuminati dal sole, di un verde stupendo.
La bocca piegata in un sorriso così strano, visto nel suo volto; sembrava quasi... timido.
Sì, aveva capito ormai di aver perso completamente la testa per quel piccoletto.
E tutto il buon senso.
Ma seppe che la sua fine era arrivata
quando lo vide allungarsi verso di lui; sentì il cuore perdere
un battito, quando avvicinò le labbra alle sue, baciandole
dolcemente.
Un contatto lieve, dolce... E le sue braccia andarono ad allacciarsi da sole alla vita dell’altro.
Solo in quel momento, si ricordò che non aveva ancora ottenuto risposta, ma non se ne crucciò.
Per le parole ci sarebbe stato tempo.
Ora andava benissimo così.
Fine (?)
***
Giudizio di LadyMarion88, ideatrice e giudice del contest “Love me tender” sul forum di Efp
Autore anthy_90
Titolo Venice
Tipologia Long-fic
Parole 1° 2669 2°
2328 (nota autrice: non avendo presentato lo schema con cui avrei
diviso la storia, è stata la giudice a dividire in due parti a
sua discrezione)
Lessico, grammatica e sintassi:11/15
Grammatica e sintassi generalmente buone: sono presenti errori di
concordanza genere-numero, causati forse dal fatto che tu non sia
riuscita a rileggere bene la storia (so che mi hai avvisato di questo
problema, ma gli errori devo segnalarteli comunque!). Hai scritto
sempre sé stesso: prima di stesso, sé non va mai
accentato. Hai commesso qualche errore di consecutio temporum nelle
forme verbali, ma niente di eccessivamente grave (ad es. “ La
reazione non si fece attendere, seppure era avvenuta con discreto
ritardo” - meglio fosse arrivata)
Il lessico è appropriato e corretto: purtroppo ho notato che
spesso tendi a ripetere parole o espressioni in frasi contigue (ad
esempio ho contato 13 decisamente, ripetuti di frequente a distanza di
poche parole).
Rispetto obblighi-divieti:10/10
Tutti gli obblighi sono stati rispettati.
La tua storia conta 4999 parole e non è esplicitamente divisa in
capitoli: tuttavia l’hai “spezzata” più volte
con degli asterischi e mi hai detto che avevi intenzione di dividerla
in due capitoli ma non ne hai avuto tempo. Non ti ho tolto dei punti
perché mi hai avvisato in extremis. L’ho divisa io in due
capitoli arbitrari.
Originalità e coerenza:8,5/10
Storia romantica ed originale: Venezia mi è sembrata uno sfondo
perfetto per una dichiarazione d’amore! I personaggi sono
approfonditi al modo giusto e sei riuscita a creare uno modo di fare
particolare per ciascuno. Mi è sembrata un po' eccessiva
l’ingenuità di Luca: se per un anno un ragazzo si infila
nel mio letto, mi palpa ad ogni piè sospinto e ci prova
spudoratamente con me, un dubbietto che si sia innamorato dopo un po'
mi viene!
Il tuo stile è davvero particolare: fresco ed ironico al punto giusto (ho veramente adorato alcune battute!)
L’unica pecca è che ogni tanto hai dato troppo per
scontato i soggetti: in alcune frasi non si capiva bene chi svolgeva
l’azione (anche perché con due soggetti maschili è
più difficile differenziare, visto che non puoi aiutarti con le
desinenze femminili), in particolare nel finale (ho adorato anche
quello, romanticismo allo stato puro, ma ho dovuto rileggerlo
più volte per capire chi baciava chi ecc!)
Punti extra:1,5/3
Ho apprezzato molto il clima che sei riuscita a creare: anche senza
troppe smancerie, l’atmosfera romantica era palpabile e
gradevole. Molto teneri quegli abbracci improvvisi e particolari e,
soprattutto, il finale davvero da diabete che ho amato alla follia!
Totale: 31/35+3
***
Note: Eccomi qua. ^^
Allora, vorrei ricordare che questa storia è stata scritta il
giorno stesso in cui il contest scadeva e non ho potuto rileggerla: quindi, ribadisco, sono
più che soddisfatta del risultato. E non parlo solo della
classifica, ma anche di quello che sono riuscita a creare. In un giorno
solo non è facile; purtroppo, causa impegni, non ero riuscita a
scrivere nulla prima.
Poi... Nel giudizio si parla di “sé stesso”, che
andrebbe scritto senza accento: come ho riferito alla giudice, ho
trovato che la forma con accento è corretta, per questo
l’ho adoperata nonostante la correzione.
Sul rapporto di Luca e Christian, pone una domanda giusta? “Ma
Luca non si accorge di Christian?”. Io ho immaginato di no, che
lo vedesse un po’ come un “provolone” e per questo
Luca non si è mai posto troppe domande.
Nel finale, anche se si baciano, non significa che siano già
innamorati persi o altro: e poi, se mi capita uno come Chris che mi
dice cose del genere, pure io ci faccio un pensierino. ^^ Pure
più di uno, se è per quello =P
Sempre parlando del finale, avrei voluto scriverlo in maniera diversa
– non so, far capitare qualcosa (leggasi come acqua alta: questa
storia ha molto di biografico, anche se con me non c’era nessuno
pseudo corteggiatore barra ammiratore barra gran figaccione -.-‘
Sono arrivata dopo non so quante ore a San Marco e ho pure trovato
l’acqua alte =.=’).
Ma visto che era un contest per San Valentino, mi va pure questo finale
pieno di zucchero che va ad attaccare i miei denti e che sembra uscire
da una soap opera.
Siate clementi però nel giudicarlo. ^^’
Ah, il pov di Christian, nel finale, l’ho aggiunto ora: non c’era nella versione giudicata.
Ringrazio LadyMarion88 per avermi mandao una mail con alcune correzioni da apportare: gentilissima!
Piccole informazioni tecniche per chi non fosse mai stato a Venezia.
Piazzale Santa Lucia è quello che si affaccia davanti alla
stazione, che ne prende il nome. Andando verso sinistra, si trova: dopo
pochi metri, sulla destra, il Ponte degli Scalzi, che attraversa il Canal
Grande; andando dritti, sempre dritti, si procede invece per prendere
il Ponte delle Guglie, quello che i signorini hanno preso (e poi, si
seguono i cartelli per raggiungere San Marco u.u); andando a sinistra... beh, si prende la
scorciatoia per la mia università, ma credo non interessi a
nessuno =P
Se dalla stazione si va a destra, invece, ci si dirige verso Piazzale Roma,
dove arrivano gli autobus e dove c’è il ponte della
Costituzione.
L’isola che vedono da Piazza San Marco, quella con il campanile, è San Giorgio
Maggiore (nella foto in alto, è in basso a sinistra).
Ho messo un punto interrogativo nel finale. Perché?
Perché magari in un futuro potrei riprenderli in mano questi due
personaggi. Far vedere un loro possibile appuntamento o
quant’altro (la mia mente viaggia già a rating rosso
*ç*)(NdVoi: Maniaca -.-‘).
Chi lo sa...
Vi ringrazio per la fiducia che avete mostrato nel primo capitolo! Spero di non avervi deluso in questa ultima parte.
Risposte ai commenti:
Cry_chan: ti ringrazio dei complimenti! Eh, lo so pure io che quei due sono... sono...
Vabbè, evitiamo. ^^’
Spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo!
Un bacione!!!
The illlusionist: chi lo sa, magari in un futuro, quando avrò
terminato un po’ di storie, potrei pure parlare ancora di Luca e
Christian. Ci sarebbe tanto da dire...
Spero che le risposte siano state trovate e gradite, sebbene la parte di Chris sia minore. ^^
Grazie dei complimenti!
Un bacione!!!
Cristy8: sono felice che la storia ti sia piaciuta. ^^
Spero che questo capitolo non abbia deluso le tue aspettative!
Un bacione!!!
Emerald_01: grazie dei complimenti! Devo dire che mi è venuta naturale, il che è tutto dire.
Però era da un po’ che ronzava nella mente l’idea di
scrivere una slash. Et voilà, scritta per un contest
addirittura! Ahahah, Luca è uno di quello burberi ed antipatici
ma poi si scioglie con niente. ^^
Un bacione!!!
Leti10: eh, Christian ha fatto strage di cuori ormai. ^^ Povero Luca
(*me se lo prende e spupazza tutto*). Eheh, e dire che a me non piace
scrivere in terza persona: di solito uso o la prima o la seconda
perché mi permettono una maggiore introspezione. Quindi sono
felice che tu abbia apprezzato lo stile. ^^ E sì, mi piace usare
l’ironia. Ci vuole un po’!
Un bacione!!!
Nemo from Mars: ti ringrazio dei complimenti, collega di concorso!
Sì, devo ammettere che c’ho dato dentro con la dolcezza,
ma per San Valentino ci voleva proprio.
Credo che l’ironia sia importante in un racconto, ma non
essenziale, quindi non preoccuparti se non viene: dipende tutto dal
tema!
È un piacere recensirti, la tua storia è veramente molto
bella! Quindi non ringraziarmi, anzi ringrazio io te per questo
commento!
Un bacione!!!
HermioneForever92: figurati, collega, è stato un piacere leggere
la tua shot! Molto, molto carina! Sono felice che trovi i personaggi
caratterizzati, sebbene io sia la prima ad ammettere che la storia
è stata scritta velocemente. Di solito, tendo ad usare la prima
o la seconda persona per narrare, proprio perché secondo me
danno una maggior introspezione rispetto alla terza.
Grazie dei complimenti!
Un bacione!!!
Katevie: ammetto che non me l’aspettavo un tuo commento. ^^
Sono felice che ti sia piaciuta! No, io sono andata su sabato, con l’acqua alta -.-‘
Ti ringrazio per i complimenti e vedrai, per lo shopping troveremo tempo (spero, ormai non ho un attimo di respiro).
Un bacione!!!
Rebecca73: e io ti ringrazio di essere di parte! Ahahah, scherzo ovviamente!
Sono felice che anche questa ti piaccia; è la prima slash che scrivo e l’ho adorata in ogni singola parola *_*
Sì, succede spesso, più che di ignorare, di dare per
scontato chi ci è vicino. Oppure di dar loro etichette, magari
non vedendoli più come effettivamente uomini o donne, ma solo
come amici. Non so se mi spiego: è la classica storia del
migliore amico innamorato, che uno continua a vedere asessuato
finchè questi non si dichiara. E là nasce la tragedia. ^^
Bacioni!!!
_lOve_MeH_: sì, non è una storia molto complessa;
è volutamente leggera (volutamente... parola grossa, visto che
di più non potevo fare sennò non riuscivo a consegnare
-.-).
Ho preferito concentrarmi su Luca anche in questo, lasciando a Chris
l’ultima parte: a mio avviso, breve ma significativa.^^
Spero ti sia piaciuto pure questo capitolo.
Un bacione!!!
Ringrazio inoltre i 6 che preferiscono e i 23 che seguono questa
storia! Ringrazio già da ora coloro che commenteranno
quest’ultimo capitolo ed i nuovi lettori che leggeranno,
seguiranno, preferiranno, ricorderanno o quant’altro questa
storia.
Un bacione a tutti
Anthea
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