Venice

di Anthy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 - Di stressanti risvegli e gite non desiderate ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 - Smarrimenti previsti... ed imprevisti. Ah, l'amour! ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 - Di stressanti risvegli e gite non desiderate ***


Capitolo 1
Venice





Capitolo 1 - Di risvegli stressanti e gite non desiderate

“Gli amici sono pericolosi,
non tanto per ciò che vi fanno fare,
quanto per quello che vi impediscono di fare.”
Henrik Ibsen



Luca odiava San Valentino. Lo odiava con tutto sé stesso.
Non c’era un motivo preciso: semplicemente, non lo sopportava. E non c’entrava il fatto che, in quello stesso giorno di due anni fa, avesse scoperto il suo ragazzo con un altro. Neppure l’essere scaricato, l’anno scorso, giusto il giorno prima della festa degli innamorati, perché considerato “troppo palloso” – testuali parole del suo ex – influenzava la sua avversità verso quella festa prettamente commerciale. Ah, senza contare che da allora era senza un compagno.
Il suo era un odio del tutto naturale: c’era chi odiava il pesce, chi odiava trovare scritto “ritenta, sarai più fortunato”... e c’era chi odiava San Valentino.
Punto.
Per questo, aveva deciso che il 14 Febbraio 2010 avrebbe passato tutta la giornata a fare un benemerito cazzo. E così stava facendo, abbracciato al suo cuscino, avvolto dal calore del piumino, per nulla intenzionato ad abbandonare il suo bozzolo nonostante fosse quasi sveglio. Era domenica – una domenica qualsiasi – e di domenica non ci si svegliava prima delle 10. Magari anche delle dieci e mezza.
Sì, sarebbe rimasto lì, felice e beato.
« Ehi, poltrone! Vedi di svegliarti, che siamo in ritardo?»
Storse il naso, nel sentire quella voce.
Lui non era contemplato nel suo “felice e beato”.
« Dai Luke, muoviti!»
Sprofondò maggiormente il volto nel cuscino, cercando intanto di nascondersi sotto le coperte, maledicendosi internamente per aver trascurato un dettaglio nel suo piano altresì perfetto.
Un dettaglio di nome Christian. E lui, così razionale e precisino, non riusciva a credere di non essersene ricordato. Insomma, Chris era casinista, idiota e, soprattutto, appiccicoso... come diavolo aveva fatto dimenticarsi della sua presenza?
« Luca, Luchino... se non arrivi tu, verrò io da te».
Nella confusione del dormiveglia, non aveva dato peso alla cosa; semplicemente, si era girato dall’altra parte. Mossa sbagliata.
Distrattamente, sentì il materasso muoversi. Ed abbassarsi. Una spiacevole sensazione di freddo lo fece rabbrividire, il calore che tanto anelava... evaporato. Ma la cosa passò presto in secondo piano, quando sentì la sua schiena aderire ad un torace decisamente freddo e maschile.
Decisamente solido.
Le sue gambe si intrecciarono con altre più lunghe, mentre una mano birichina – e abbastanza fredda – si intrufolava sotto la maglia del suo pigiama. Altri brividi, ma non era così certo che fosse per il freddo.
« Luca...». Il sussurro all’orecchio lo fece mugugnare, infastidito. Se fosse stato lucido, probabilmente avrebbe scalciato, si sarebbe dimenato, avrebbe mandato al diavolo quello scocciatore.
Ma non lo era. Non ancora, perlomeno.
Rimase fermo, mentre dita curiose risalivano lungo il suo petto e dei piccoli baci venivano posati sulla sua nuca. Contro ogni previsione, si sentiva bene in quel momento. Si sentiva cullato da quelle attenzioni che lo vezzeggiavano con dolcezza, come non succedeva da molto.
Tuttavia, quella sensazione piacevole durò poco. Precisamente, si interruppe quando le sue natiche furono sfiorate da qualcosa di eccessivamente duro e puntato verso di lui. E quando si ricordò a chi appartenesse quel corpo. Ecco perché quelle carezze erano fastidiose. Sì, fastidiose.
La sua reazione non si fece attendere, seppure fosse avvenuta con discreto ritardo: cominciò ad agitarsi, a puntare i gomiti contro il petto dell’altro, sbraitando ed inveendo.
 E quando alle orecchie gli giunse il suono un’inconfondibile risata, l’ irritazione di Luca toccò vette sproporzionate.
« Razza d’idiota pervertito! Staccati, decerebrato! Te ed i tuoi tentacoli... stai alla larga da me!»
Se da una parte la sua offensiva era andata a buon fine, permettendogli di liberarsi, dall’altra si era reso conto che la sua reazione quasi isterica aveva fatto aumentare le risa dell’altro – effettiva causa della sua liberazione dalle sue braccia.
Si girò su sé stesso, pronto a fronteggiarlo: era incazzato, veramente incazzato – diamine, lui voleva dormire! – e quel... quel... insomma, non la smetteva di ridere. Di lui, oltretutto!
Ma quando si ritrovò davanti il volto ilare di quello che si era autoproclamato, circa due anni fa, suo migliore amico – sì, autoproclamato, perché lui non poteva essere stato così stupido da cercare la sua compagnia. Figurarsi la sua amicizia! – le parole gli morirono in gola. Perché Chris poteva essere tutto: invadente, sconclusionato, idiota... ma era bello. Molto bello. E non contava il fatto che lui fosse omosessuale: era praticamente impossibile pensare il contrario. I capelli castani, che in ciuffi disordinati gli ricadevano sempre sul volto dandogli un’aria trasandata fin troppo affascinante; gli occhi nocciola, intensi; anche la leggera peluria che gli contornava il volto, per cui spesso lo aveva preso in giro chiamandolo “stupida capra”, era intrigante. Ma, soprattutto, il suo corpo, nudo tranne per i pantaloni della tuta: un corpo ben definito, muscoloso ma non pompato, che risaltava grazie alla carnagione abbronzata.
Davanti a quella visione, Luca ammutolì. E, sebbene il suo orgoglio lo pregasse di non farlo, sentì le guance farsi più calde. Rimase quindi zitto, in quello che voleva essere un dignitoso silenzio, ma che sapeva essere tradito dal suo rossore, facilmente riconoscibile dato il chiarore della sua pelle.

Aspettò che il suo accesso di risa terminasse, prima di chiedere spiegazioni per la sua intrusione poco accetta, che l’aveva oltremodo irritato; ma mentalmente, si ripeteva di mantenere la calma, che di prima mattina faceva male agitarsi. E di agitazione ne aveva accumulata fin troppa, in quel momento!
« Si può sapere che diavolo vuoi da me? Stavo dormendo, se non te ne fossi reso conto».
Ma non riuscì a mantenere il suo intento, nel sentire la sua risposta. «Sei arrossito!»
Decisamente, ne aveva le palle piene in quel momento e ben lungi dall’essere tranquillo.
« Fuori.Dal.Mio.Letto.» ringhiò contro il moro, mentre con mani e piedi cercava di buttarlo giù dal materasso. Il problema era che Christian era sempre stato più forte di lui, soprattutto era di qualche – più di qualche, a dire il vero, ma il suo amor proprio gli impediva di ammettere la verità – centimetro più alto.
« Ehi, ehi, calma Lu! Stavo scherzando!». Peccato che il suo sghignazzare facesse capire il contrario. E dovette rendersene conto, perché cercò di farsi serio. « Okay, ora la smetto. Tu calmati però».
Indeciso se strozzarlo al momento, avvelenare dopo il suo cibo o buttarlo sotto il tram in seguito, Luca decise di stare ad ascoltarlo; oltretutto, lui era tranquillissimo. Il suo selfcontrol era riconosciuto da molti e solo raramente lo perdeva. Quel “raramente”, però, coincideva troppo spesso con il nome “Christian”.
Decise di non indugiare molto su quella strana combinazione, giusto per salvaguardare i suoi nervi.
« Spiegati, e forse potrei perdonarti», chiese invece, incrociando le braccia al petto e fulminandolo con lo sguardo.
Capì subito che Chris stava per ribattere, probabilmente ironizzando, ma una sua occhiata particolarmente truce  lo ammonì, facendolo sbuffare e desistere.
« D’accordo, simpaticone, d’accordo. Ero venuto a svegliarti perché siamo in ritardo. Se non ci sbrighiamo, rischiamo di arrivare tardi, quando ormai ci sarà troppa confusione. Dobbiamo muoverci se...».
« Un momento», decisamente, Luca non aveva capito un accidente di quello che stava dicendo. Soprattutto, non si ricordava di avere impegni. L’unico con cui doveva incontrarsi era il suo letto. « Dov’è che dovremmo andare? E perché? ».
Il sorriso che dipinse il volto del moro era classificabile come “inquietante”. Perché quando sorrideva in quel modo, quando mostrava tutta quella perfetta schiera di denti bianchi – e, ogni volta, il suo cuore sussultava traditore – stava a significare che avrebbe detto – o fatto – qualcosa che a lui non piaceva.
« Ma a Venezia, mio caro! Perché chiedi? Ma perché è San Valentino!». Appunto.
Luca non reagì, né sbraitò, come l’altro probabilmente si aspettava.
Si girò, dandogli nuovamente le spalle, per nascondersi sotto il piumino. L’unica parte di lui visibile erano i capelli biondi.
« Lu?»
Silenzio.
« Luke?»
Si mosse sotto le coperte.
« Luca?»
« Cazzo vuoi?»
Sapeva di essere stato brusco, ma poco gli importava. Chris non poteva uscirsene con certe proposte.
E fargliele a lui, soprattutto.
« Perché ti sei arrabbiato ora? Che diavolo ti prende?»
« Che diavolo mi prende? » sbottò il biondo, gettando lontano il piumone e mettendosi a sedere, infuriato. « Sai bene che odio Sa... questo giorno. Io festeggio domani, punto. Non verrò a Venezia. E perché poi dovrei venirci? Non c’è n’è motivo!»
« Perché te lo chiedo io. Per favore».
Si azzittì.
Non sapeva se fosse stato per il tono serio del moro, o se per l’intensità del suo sguardo.
Semplicemente, il “No” secco che premeva per uscire, non uscì.
Rimase a fissarlo, in silenzio.
Poi, semplicemente, si distese per l’ennesima volta, il volto opposto al suo, la furia che sembrava essersi spenta con la stessa velocità di un temporale estivo. Breve, ma intenso.
Si concesse solo due parole.
« Non verrò».
E, sebbene la frase avesse una connotazione negativa inequivocabile, le labbra di Christian si aprirono in un sorrisino vittorioso; uno di quelli che, se Luca lo avesse visto, non avrebbe esitato a definire “irritante”.
« Oh, sì che verrai», sussurrò il moro, avvicinandosi al corpo dell’amico e mordendogli delicatamente il collo, prima che l’altro si allontanasse di scatto.
« Crepa>>, soffiò rabbioso il biondo, facendo ridacchiare l’altro.
« Ti aspetto di là. Sii puntuale, non farmi aspettare come le femmine».
Mentre usciva, Chris fu quasi certo di aver sentito un “Fottiti” provenire dal letto.
Ma non gli importava: l’operazione “San Valentino in Love” era cominciata.

***

“... e l’arrivo a Venezia Santa Lucia è previsto per le ore dieci e trentaquattro minuti. Trenitalia vi augura un buon viaggio.”.
Non poteva crederci. Alla fine era veramente salito su quel dannato treno, verso quella dannata città, in quel dannato giorno.
Tutta colpa di quell'idiota , pensò nervoso.
Il suo sguardo smeraldino si appuntò sul soggetto in questione, davanti a lui, che fischiettava tranquillo osservando il panorama scorrere. Grazie al cielo, erano riusciti a trovare un posto: il treno che avevano preso partiva proprio da Padova, quindi vuoto. Come fossero poi sopravvissuti alla calca che spintonava per entrare nei vagoni, non l’aveva ancora capito; ciò che importava era che avessero un posto dove sedersi. E se anche accanto aveva un bambino travestito in qualcosa di incomprensibile, ma ingombrante, non era un problema.
Rassegnato, prese pure lui ad osservare fuori dal finestrino. Tutto il suo piano, tutto ciò che aveva programmato per la giornata, era andato in fumo. Lui non voleva festeggiare San Valentino, né gli interessava vedere gente attorno a lui che amoreggiava senza ritegno. Voleva solo starsene a casa, a leggere un libro magari, o a studiare per l’Università. Ed invece, si era lasciato convincere da quello zotico del suo amico ad andare con lui.
Sapeva per certo che Chris conoscesse le sue disavventure nel giorno degli innamorati: si erano conosciuti in un bar, nello stesso giorno in cui aveva scoperto il suo primo ragazzo scoparsi un altro. Era andato là per dimenticare e ci era riuscito benissimo, bevendo come una spugna, pur non reggendo per niente l’alcol. In preda ai deliri, si era messo a snocciolare tutta la sua vita al suo vicino, sul bancone. Ecco, la loro conoscenza era avvenuta così, raccontando i fatti suoi ad un perfetto sconosciuto che avrebbe scoperto poi, trovandolo nel suo letto, chiamarsi Christian.
Le sue labbra si tesero in una smorfia, al ricordo: il moro lo aveva sbeffeggiato apertamente per la sua espressione incredula. Beh, fosse normale trovarsi a letto con un estraneo! Oltretutto, neanche a farlo apposto, suddetto estraneo era pure omosessuale. Casi della vita? No, era convinto solo che il destino, quando aveva voglia di farsi due risate, andava a bussare alla sua porta.
In ogni caso, da quel giorno di due anni fa, la loro amicizia, nonostante litigi vari e battibecchi, si era solidificata. Gli costava ammetterlo, ma la presenza del moro era importante nella sua vita: il suo ottimismo, la sua allegria, riuscivano a compensare quella parte sempre ligia e fredda del suo carattere, riuscendo a coglierlo sempre alla sprovvista. Si ritrovava spesso a conoscere parti di sé stesso che non credeva di avere e, anche se le scopriva bisticciando con l’altro – che gliele rinfacciava senza tanti problemi –, gli faceva capire quanto fosse forte il loro legame.
Tuttavia, il loro rapporto non era mai andato oltre l’amicizia, tranne una volta. Un momento di debolezza, che li aveva portati a condividere il letto insieme. Luca ricordava bene, quella notte. Era stata semplicemente perfetta, sebbene fosse nata da un momento di malinconia e tristezza. Un momento di solitudine, uno di quelli che lo portavano a chiedere il perché non potesse avere qualcuno accanto, il perché non potesse trovare l’amore. E Chris... Chris era stato fantastico. Ricordava ancora il suo corpo imperlato di sudore, i suoi muscoli tesi, le parole dolci e il suo abbraccio, caldo e rassicurante. Come ricordava di averlo evitato a lungo, in seguito. Aveva avuto paura, una fottuta paura che il loro legame potesse cambiare: lui era l’unico appiglio che aveva in un mondo che vedeva sempre più sconosciuto e freddo. Ma poi il moro, oltremodo irritato per la sua distanza, aveva bussato alla sua porta: avevano litigato di brutto, quel giorno. Luca ancora sentiva nelle orecchie gli insulti volati – da parte sua – e l’ironia tagliente – da parte di Christian.
Alla fine, ansanti, si erano ritrovati a borbottare “Scusa” in contemporanea.
Da quel giorno, il moro abitava a casa sua.
Sì, era consapevole che il loro rapporto potesse definirsi “particolare” e Chris, con i suoi modi sempre provocanti – per non parlare delle palpatine gratuite che a volte gli rifilava – non faceva che alimentare le voci su una loro possibile relazione. L’altro suo ex, quello che gli aveva dato del “palloso”, tra le tante cose che avevano causato la loro rottura aveva tirato in ballo proprio il suo migliore amico.
Ma solo il pensiero lo faceva ridere: avanti, lui e Christian insieme? Quando mai?
Certo, il moro era bello, nonché affascinante; del resto, nel tempo libero faceva pure il modello. E spesso, quando se lo ritrovava in giro per casa mezzo nudo – il che capitava troppo spesso – faticava a staccargli gli occhi di dosso , prima di cominciare a sbraitargli contro riguardo la buona educazione, il suo essere incivile e rozzo e quant’altro. Ed era pure vero che il suo migliore amico fosse la persona che meglio lo conosceva, che sapeva interpretare i suoi silenzi, che sapeva comprenderlo ma allo stesso tempo tenergli testa.
Ma da lì all’essere innamorati...
Christian non aveva mai detto nulla sulla questione, limitandosi a ridere insieme a lui. In ogni caso, cosa avrebbe dovuto dire? Certo, ci provava con lui ogni tanto, gli faceva avance neanche tanto velate, anzi piuttosto dirette e irritanti. Ma era per scherzare – anche se erano scherzi di cattivo gusto. Cattivissimo gusto.
Semplicemente, era il carattere di Chris quello, espansivo.

Decisamente, si stava rimbecillendo con tutto quel pensare! Se fosse rimasto a casa, non ci sarebbero stati problemi. Scosse la testa, cercando di risvegliarsi dalla noia che lo stava prendendo e la leggere sonnolenza che gli appesantiva gli occhi.
Solo in quel modo, voltandosi per stiracchiare il collo, Luca si accorse dello sguardo dell’altro puntato sul suo. Lo fissava sorridente, ma di un sorriso privo di scherno; quasi... dolce.
Si mosse a disagio sul posto, schermendosi al suo sguardo.
« Che hai da ridere? », borbottò acidamente: odiava essere esaminato.
Soprattutto, se erano quegli occhi così profondi a farlo.
Per tutta risposta, l’altro appoggiò la testa su una mano, senza perdere il sorriso.
« Ti stavo osservando. Avevi un’aria così assorta che era impossibile non ammirarti. E poi, facevi delle facce buffe!>>, ridacchiò, ignorando lo sguardo omicida che Luca gli rivolse.
« Non faccio facce buffe! », ribattè il biondo, stizzito.
« Oh, sì che le fai Lu. Delle facce buffissime. E tremendamente belle... », sospirò l’altro, socchiudendo gli occhi ed osservandolo da sotto le ciglia scure e sensuali.
A quelle parole, il rossore di Luca aumentò. Non sopportava quelle uscite da parte dell’amico. Non sapeva mai come interpretarle! Sembrava così serio, quando le diceva – e “serio” abbinato a “Chris” in una stessa frase era piuttosto inquietante. Allo stesso tempo, però, credeva che i suoi non fossero altro che i soliti giochetti, fatti semplicemente per irritarlo.
Nel dubbio, gli inveiva contro.
« Non sparare idiozie come al tuo solito».
Si aspettava come minimo una risata divertita, una battuta sarcastica magari.
Invece nulla.
Azzardando un’occhiata in sua direzione, lo trovò a fissare fuori dal vetro, il mento poggiato sul palmo. Ne studiò la mascella, virile e coperta da un leggero strato di barba. Le labbra, corrucciate in un’espressione che sembrava... fastidio?
Fu solo osservando la sua bocca muoversi, che poté capire che stava parlando.
« Non erano idiozie... »
Era stato un sussurro, ma l’aveva colto, grazie anche al labiale.
Ma Luca, nonostante la sua razionalità, nonostante la sua intelligenza tanto vantata, quando si trattava di sentimenti diventava un disastro.
Finse quindi di non aver sentito.
Finse di non essersi accorto del broncio dell’altro.
Finse, per evitarsi domande di cui sapeva si sarebbe pentito se avesse conosciuto la risposta.   


***


Note: eccomi!

La mia prima slash *_*
Me è emozionata!
Allora, questa storia ha partecipato al contest "Love me tender" indetto da LadyMarion88 e si è classificata... terza!!! Sono più che soddisfatta, visto che l'ho scritta in un giorno solo e l'ho inviata senza poterla rileggere. Ovviamente, ora la sto postando con le giuste modifiche.
Sarà composta da due parti e vi avviso già, visto il contest si basava su San Valentino, l'altra parte potrebbe risultare per alcuni zuccherosa (*me ridacchia divertita*).
Beh, mi farebbe piacere ricevere vostre impressioni!
Il giudizio dell'autrice e il banner lo posterò nell'ultima parte.
Un bacione a tutti!
Anthea

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 - Smarrimenti previsti... ed imprevisti. Ah, l'amour! ***


Capitolo 2
Venice





Capitolo 2 - Smarrimenti previsti... ed imprevisti.
Ah, l'amour!

"Per certo amore
è pena."

Andrea Cappellano



Arrivarono in stazione con cinque minuti di ritardo rispetto al previsto: si erano come fermati come minimo tre volte prima di attraversare tutto il ponte che conduceva a Venezia. Per non parlare della sosta alla stazione di Mestre.
Appena smontati, si erano subito resi conto della situazione che li aspettava: già dai binari, si poteva notare che non sarebbe di certo stata una giornata tranquilla. Luca ascoltava in silenzio Christian e le sue imprecazioni contro il caos di gente presente, ma la sua mente ripensava a quanto si erano detti in treno: dopo quel breve scambio di battute, non si erano più parlati. Tuttavia, ore sembrava che il suo amico fosse tornato il solito casinista ed idiota di sempre.
O almeno, lo sperava.
Si trascinarono fuori dalla stazione spintonando ed evitando turisti, fermandosi solo una volta giunti alla scalinata che portava in basso, sul piazzale.
Davanti a loro, una bolgia di gente impressionante. Una delle tante cose che Luca odiava, era la confusione e il dover sgomitare per camminare. E là, di fronte a sé, la vedeva dura passeggiare serenamente senza ricevere pugni o pestoni dalla massa.
« Bene, il programma della giornata prevede di raggiungere Piazza San Marco e da lì decidere cosa fare».
Chris aveva parlato con convinzione, già pronto a partire, se il suo compagno d’avventura non l’avesse fermato, un sopracciglio che svettava pericolosamente verso l’alto.
« Come sarebbe a dire? Tu vuoi portare me...», e si indicò. « ... in mezzo a quella confusione...», ed indicò la piazza. « ... fino al posto più incasinato della città?»
« Bravo Einstein! Allora non dici frottole quando sostieni di essere intelligente». Il tono palesemente sarcastico andò ad aumentare la voglia di strozzarlo che aveva.
Calmarmi. Devo solo calmarmi. E prendere la decisione più saggia.
« Perfetto. Io torno indietro», e si era voltato realmente, pronto ad andarsene, se una mano non l’avesse trattenuto.
Senza sapere come, Luca si ritrovò stretto fra le braccia di Christian. Sentiva le guance andare a fuoco, mentre il profumo di colonia dell’altro gli solleticava le narici. Poco importava che attorno a loro ci fossero altre persone, che probabilmente li osservavano, magari additandoli con disgusto, semplicemente ignorandoli o fissandoli interessati. In quel momento, sentiva solo quanto intimo fosse quel contatto.
E per un attimo, la sua mente – troppo poco collaborativa in quel giorno – aveva pure contemplato di aggiungere l’aggettivo “piacevole” a quell'abbraccio.
« Aspetta Lu», si sentì sussurrare all’orecchio, la presa che aumentava sulla sua vita. « Assecondami, per favore. Desidero vedere Venezia e desidero farlo con te. Fammi contento...»
Si sentiva smarrito, Luca. E lo era ogni volta che usciva la parte seria o dolce di Christian. Non sapeva mai come comportarsi in quei casi! Oltretutto, quelle parole gli avevano provocato una serie di contrazioni allo stomaco – ed era quasi certo che non fosse per il mal di pancia – oltre che ad un diffuso calore in tutto il suo corpo.
Si era sentito... importante, oltre che desiderato.
Decise però di camuffare quelle sensazioni così... – improvvise, strane, eccitanti? – sì, insomma, preferì nasconderle in una risposta burbera, relegando come assurda la reazione spropositata del suo corpo – brividi lungo la schiena compresi. « D’accordo, solo per non sentirmi in colpa. Ma se mi arrivano spintoni o pestoni, ti mollo su due piedi ovunque siamo».
Lo sentì ridacchiare, alle sue spalle. E anche a lui venne da sorridere, senza motivo, contagiato dall’allegria dell’altro.
Era appurato: San Valentino aveva proprio un brutto effetto su di lui.
« Non ti preoccupare, ti difenderò con il mio corpo. Il prode cavaliere non permetterà che la sua donzella venga importunata da nessuno».
« Ehi!», proruppe infastidito dall’essere paragonato ad una femmina. O almeno, avrebbe voluto essere infastidito, ma era difficile quando la voglia di sorridere si faceva strada in lui prepotentemente.
Soprattutto, quando quel “sua” – nonostante il genere non fosse propriamente corretto – gli aveva procurato non pochi brividi.
E si scoprì quasi dispiaciuto, quando il loro contatto fu spezzato dal moro. Ma era meglio così: non era ancora metà giornata e si era fatto fin troppi viaggi mentali. Doveva smetterla di leggere romanzi quando andava in bagno.
« Allora, dove andiamo?», chiese, tentando di mantenere tranquillo il tono di voce.
Osservò Christian farsi pensieroso, mentre gli occhi percorrevano lo spazio davanti a loro.
Alla fine, indicò alla loro sinistra. « Di là».
Effettivamente, era la risposta più ovvia, visto che la fiumana di persone si stava dirigendo da quella parte. Scesero gli scalini, guardando curiosi la gente che si faceva truccare nei banchetti appositi là davanti, guardando pittori ai lati della piazza o ascoltando qualche artista che intratteneva la gente con la chitarra.
Si aspettava di salire su per il Ponte degli Scalzi, che, dalle – poche – cognizioni che aveva sulla città, conduceva alla via più conosciuta per raggiungere San Marco e Rialto; ma il suo compagno, stupendolo, proseguì, andando dritto.
« Scusa, ma perché non abbiamo girato?»
L’altro si limitò ad alzare le spalle, lanciandogli un’occhiata divertita. « Semplice, voglio prendere una strada diversa rispetto a quelle convenzionali!»
Ora: Luca, di suo, era una persona molto scettica. Venezia non la conosceva molto bene e, da quanto ne sapeva, neppure Christian era così esperto. Il sapere di fare una strada, a detta dell’altro, anticonvenzionale, l’aveva... come dire... messo in agitazione.
Oltretutto, non vedeva nelle mani del moro nessuna cartina, né, magari, un navigatore portatile.
« Chris, per favore, non possiamo fare l’altra strada? Così, per essere più sicuri di...», ma non potè finire la frase, venendo interrotto dal suo compagno.
« Suvvia, Luchino! Qua tutte le strade portano a San Marco, perciò non ti devi preoccupare, non corriamo mica il rischio di perderci. Basta seguire la gente ed i cartelli», asserì il moro, sicuro di sé.
Peccato che Luca fosse tutto, tranne che convinto.
Aveva una brutta, bruttissima sensazione.

***

Tutte le strade portano a San Marco.
Certo, illuso lui che ci aveva creduto a quelle parole! Era da una mezzoretta che camminavano, e della famosa Piazza neppure l’ombra. Cominciava ad essere stanco ed aveva male ai piedi, non essendo lui un tipo molto atletico. Ma preferiva rimanere chiuso in un serrato silenzio, che sapeva di offesa e risentimento, piuttosto che continuare a lamentarsi come il suo ormai ex – strana la vita, si faceva più “ex” a San Valentino che negli altri giorni – migliore amico.
Su cui, ovviamente, ricadeva la colpa per essersi persi.
« Uff, cavolo comincio ad essere stanco. Tu, Lu, sei stanco?»
Non rispose, continuando a camminare, tentando di adocchiare sui muri possibili cartelli gialli indicanti il nome di quella stramaledetta Piazza.
« Ehi, sto parlando con te!». A quell’ennesimo richiamo, sentendo subito dopo una mano sulla spalla, si voltò, dando sfogo a tutta la sua frustrazione.
« Sì, sono stanco, molto stanco. Decisamente stanco. Perché? Perché il mio coinquilino ha avuto la brillante idea di venire a Venezia senza portarsi dietro una guida o quant’altro. Ah, e oltretutto ha deciso di frequentare una strada meno frequentata. “Non corriamo il rischio di perderci”, aveva detto. Eppure, da mezzora giriamo in tondo, senza venirne fuori. E di turisti non se ne vede neanche l’ombra. Sì, Christian, sono stanco, incazzato ed irritato. Odio San Valentino e tu mi hai voluto trascinare fuori lo stesso, pur sapendolo. Volevo starmene a casa, io. E invece no, sono qui, perso chissà dove, con te!»
Si concesse un momento di pausa, mentre riprendeva fiato dopo il suo sfogo.
Fu così che vide un’ombra di dispiacere calare sul volto dell’altro; tutta la precedente allegria, che aveva mantenuto nonostante le lamentele, persa di colpo. E la cosa non gli dava la soddisfazione che aveva pensato di provare una volta averlo zittito.
No, non stava affatto provando soddisfazione.
« Hai ragione, ho rovinato tutto. Io che volevo farti passare una bella giornata, ho combinato solo un guaio». Lo vide passarsi una mano fra i capelli, scompigliandoli, un gesto che faceva spesso quando era nervoso. O triste. « Sì, lo sapevo che tu avresti preferito passare questo giorno a casa. Come sapevo del tuo odio per questa ricorrenza. Credo di essere uno dei pochi a conoscerti veramente bene. Solo... solo che volevo che questo giorno fosse speciale, per entrambi. Perché oggi è un giorno speciale. E volevo festeggiarlo, con te», lo aveva fissato in volto, lo sguardo serio.
Ma Luca li aveva evitati, quegli occhi. Aveva paura che Christian vedesse quanto le sue parole lo avessero toccato. Quanto rimorso gli avevano provocato. Non aveva neanche preso in considerazione che il moro avesse organizzato tutto per distrarlo, per stare in sua compagnia.
Aveva preferito credere che cercasse di indispettirlo, con una delle sue provocazioni.
Si dispiacque di ciò.
Ma il problema più grande, in quel momento, era il suo orgoglio, che lo portava a parlare senza pensare alle conseguenze.
Lo portava a proteggersi dal tono dolce, ma rammaricato, che aveva sentito.
Forse era idiozia, la sua. Ma non riuscì a frenarsi in tempo.
« Ah sì? E cosa dovremmo festeggiare, mh? Il fatto che sono stato tradito? O mollato in questo stesso giorno? Dimmi tu», spalancò le braccia per enfatizzare le sue parole.
Sapeva di stare sbagliando reagendo in quel modo.
Glielo diceva lo sguardo nocciola dell’altro, che sembrava quasi... ferito.
« Volevo festeggiare i due anni della nostra conoscenza».
Sì, Luca capì di aver sbagliato su tutto il fronte. E si sentiva una merda.
Non aveva pensato a quel motivo. Non l’aveva neppure sfiorato.
Come poteva non essersene ricordato? Come poteva aver dimenticato la nascita della loro amicizia – o del suo “supplizio”, come spesso amava definire il loro rapporto.
Ma era facile la risposta: troppo preso a vittimizzarsi, troppo intento a leccarsi le ferite di storie ormai concluse, aveva sempre guardato al passato limitandosi ad osservare – e ricordare – le cose più brutte della sua vita.
E l’amicizia con Chris era una cosa talmente ovvia, talmente scontata, che non le aveva mai dato la giusta importanza. La presenza del moro era sempre stata costante: quando piangeva, quando si arrabbiava, quando si chiudeva in sé stesso... c’era sempre. La verità era che Luca non aveva mai dato la giusta importanza al loro incontro, perché a lui importava solo che il suo migliore amico gli fosse accanto. Finché rimaneva, finché lo supportava, nient’altro era importante.
E se ne vergognava, perché in pratica lo aveva sempre usato per sfogare i suoi stati d’animo, ma in sostanza non gli aveva mai dato la riconoscenza che meritava.
« Proviamo ad andare avanti. Se magari troviamo qualcuno, possiamo chiedere la strada per la stazione».
Sussultò nel sentire la sua voce. Una voce triste, fin troppo pacata, così diversa da quella sempre allegra e spensierata a cui era abituato.
Lo vide allontanarsi, consapevole di averlo fatto star male. No, Luca non voleva deludere le sue aspettative, non dopo tutto quello che il moro aveva fatto per lui in quegli anni.
Guidato dall’istinto e cacciando l’orgoglio in un angolo del suo animo, l’aveva seguito, abbracciandolo da dietro: lo stesso gesto che Chris aveva fatto a lui, appena arrivati. La differenza d’altezza lo portava ad affondare il volto sulla sua schiena, poco più in basso delle spalle. Ma non gli importava, sentiva lo stesso il suo profumo. Quel profumo che spesso lo aveva cullato nelle notte d’insonnia, o quando Christian decideva di intrufolarsi nel suo letto senza permesso.
« Scusa», mormorò contro il suo cappotto, sentendolo irrigidirsi a quell’abbraccio. A quella reazione, credette di averlo infastidito e si ritrovò a stringere maggiormente la presa. Non voleva, non voleva che se ne andasse! « Non voglio tornare indietro. Voglio andare a Piazza San Marco, con te. Voglio andare a vedere la laguna, le maschere, le gondole. E voglio festeggiare l’anniversario del nostro incontro. Scusa se sono stato egoista».
Sapeva, Luca, che ci sarebbe stato molto altro da aggiungere. Ma più di quello non riusciva: ogni sua parola, tuttavia, era stata proferita con sincerità, che sperava fosse stata sentita.
E così era stato: l’altro era andato ad accarezzargli le mani, con una delicatezza che aveva fatto sussultare il suo cuore.
« Per questa volta ti scuso. Ma sappi che è anche colpa tua se ci siamo persi!»
Per un attimo, il biondo si ritrovò boccheggiante, stupito per quel cambio improvviso di conversazione.
Fu così che lo vide l’altro, mentre si girava: gli occhi verdi sgranati, le labbra socchiuse, un’espressione stupita – per non dire ebete – in volto.
Inevitabile scoppiare a ridere.
Luca fu seriamente deciso a chiedergli se soffriva di personalità multiple. Ma poi capì: Christian voleva fargli capire che era tutto a posto, voleva salvare quella giornata cominciata in maniera disastrosa. Voleva dirgli che non si era offeso e che l’aveva perdonato.
Ma, in quel momento, ogni domanda ed ogni possibile risposta passarono in secondo piano, mentre contemplava il volto dell’altro ridere divertito.
E, ormai, non stupendosi nel trovarlo bellissimo.

***

Arrivarono a San Marco verso le undici e venticinque. Esausti.
Erano riusciti a trovare la giusta via chiedendo aiuto in un negozio e trovando, per loro fortuna, una persona che non si divertiva a fargli fare un giro più lungo ed inutile – come era invece successo in precedenza.
C’era un sacco di gente, tante maschere e, come Luca aveva temuto, coppie che si sbaciucchiavano ovunque.
Ma decise di ignorare la cosa. Voleva godersi quella giornata: basta vittimismo, basta piagnistei da femminuccia isterica. Lui era un uomo.
Cominciarono a farsi largo fra le persone; doveva spintonare per passare, proprio come aveva predetto, ma in quel momento lo preoccupava di più perdere di vista la schiena di Christian.
Sussultò stupito, quando l’altro gli prese la mano.
« Così non ti perdo d’occhio, principessa», lo prese in giro, strizzandogli l’occhio.
Certo, Luca avrebbe dovuto arrabbiarsi e come minimo mandarlo a quel paese.
Ma non ci riuscì, troppo concentrato sul calore che sentiva partire dalla mano e che lo faceva sentire... completo.
Sì, completo.
Strinse con forza le dita dell’altro, per un puro desiderio di avere un contatto maggiore con lui. Riuscirono a passare la Piazza, lasciandosi alle spalle la maggior parte della calca. Ma le loro mani non si staccarono.
Proseguirono così, in silenzio, fino a giungere ad un ponte e lì si fermarono, incuranti delle persone che li attorniavano, osservando la laguna ed un’isola di fronte a loro con un alto campanile.
Luca si sentiva felice, in quel momento. E calmo. Sentiva di poter sopportare quella giornata, senza fantasmi di ex ragazzi a perseguitarlo.
E il merito andava tutto ad un altro ragazzo, quello che ora lo stava abbracciando da dietro, facendolo deglutire imbarazzato.
« Christian...»
« Shh, lascia parlare me», fu un sussurro, che lo fece rabbrividire di aspettativa. « Per quanto io ti consideri a volte noioso, intransigente e pesante, non riesco a vederti solo come un amico. Sono attratto da te, Luca, molto attratto. Dai tuoi silenzi, dal tuo sguardo serio, dai sorrisi che ogni tanto ti lasci scappare. E mi piacciono pure i nostri battibecchi, mi piace farti arrabbiare, mi piace tutto di te. E volevo portarti qui, per dirtelo. Ora, non mi aspetto una risposta. Credimi, mi ci è voluto molto tempo per elaborare la cosa ed accettarlo: insomma, bello come sono, potevo trovare di meglio». Lo sentì ridacchiare, alle sue spalle, e fu molto tentato di mollargli una gomitata, ma decise di aspettare, mentre sentiva il cuore scoppiargli in petto, pian piano che quelle parole si facevano strada in lui. Erano parole forti, quasi strane se a pronunciarle era quello che, fino a poco prima, risultava essere solo un caro amico.
O forse non era mai stato solo quello?
No, stava complicandosi la vita con quei pensieri. No gli stava chiedendo di sposarlo o altro.
Lo sentì continuare e mise a tacere la propria mente per ascoltarlo.
« Però, desideravo che tu sapessi dei miei sentimenti. E volevo chiederti ufficialmente se ti andava ti uscire con me, uno di questi giorni, non come coinquilini o migliori amici, ma come possibili... ecco insomma... sì hai capito».
Fu il turno di Luca di ridacchiare divertito.
Si girò nel suo abbraccio e sorrise.



Christian non si aspettava una risposta subito.
Insomma, anche lui non aveva ancora ben capito quando si fosse innamorato di Luca, quel biondino così rompiscatole e spesso indisponente.

Era successo.
E, finalmente, era riuscito a liberarsi di quello che portava dentro. Non voleva che l’altro continuasse a fraintendere i suoi gesti, scambiandoli per semplici giochi o per provocazioni.
Luca non era uno qualsiasi. Luca era il suo piccoletto sempre imbronciato e acido.
Spesso si era ritrovato a paragonarlo al limone: così acido a volte, ma indispensabile per dare sapore a certi piatti o cibi.
Proprio come Lu.
Perciò attese, attese con il cuore che batteva a mille, rimporverandosi mentalmente per la sua dichiarazione strampalata e senza senso alcuno. E dire che si era fatto un discorso, quella stessa notte. Ed era altrettanto ovvio, se non scontato, che si fosse dimenticato ogni singola parola, quando si era ritrovato a guardare la laguna, con la schiena e la testa di Luca appoggiate al suo petto.
Improvvisamente lo sentì muoversi; abbassò lo sguardo, vedendolo girarsi nel suo abbraccio.  Poté vedere i suoi occhi brillare divertiti, illuminati dal sole, di un verde stupendo.
La bocca piegata in un sorriso così strano, visto nel suo volto; sembrava quasi... timido.
Sì, aveva capito ormai di aver perso completamente la testa per quel piccoletto.
E tutto il buon senso.
Ma seppe che la sua fine era arrivata quando lo vide allungarsi verso di lui; sentì il cuore perdere un battito, quando avvicinò le labbra alle sue, baciandole dolcemente.
Un contatto lieve, dolce... E le sue braccia andarono ad allacciarsi da sole alla vita dell’altro.
Solo in quel momento, si ricordò che non aveva ancora ottenuto risposta, ma non se ne crucciò.
Per le parole ci sarebbe stato tempo.
Ora andava benissimo così.





Fine (?)



***



Giudizio di LadyMarion88, ideatrice e giudice del contest “Love me tender” sul forum di Efp

Autore anthy_90
Titolo Venice
Tipologia Long-fic
Parole 1° 2669 2° 2328 (nota autrice: non avendo presentato lo schema con cui avrei diviso la storia, è stata la giudice a dividire in due parti a sua discrezione)

Lessico, grammatica e sintassi:11/15
Grammatica e sintassi generalmente buone: sono presenti errori di concordanza genere-numero, causati forse dal fatto che tu non sia riuscita a rileggere bene la storia (so che mi hai avvisato di questo problema, ma gli errori devo segnalarteli comunque!). Hai scritto sempre sé stesso: prima di stesso, sé non va mai accentato. Hai commesso qualche errore di consecutio temporum nelle forme verbali, ma niente di eccessivamente grave (ad es. “ La reazione non si fece attendere, seppure era avvenuta con discreto ritardo” - meglio fosse arrivata)
Il lessico è appropriato e corretto: purtroppo ho notato che spesso tendi a ripetere parole o espressioni in frasi contigue (ad esempio ho contato 13 decisamente, ripetuti di frequente a distanza di poche parole).

Rispetto obblighi-divieti:10/10
Tutti gli obblighi sono stati rispettati.

La tua storia conta 4999 parole e non è esplicitamente divisa in capitoli: tuttavia l’hai “spezzata” più volte con degli asterischi e mi hai detto che avevi intenzione di dividerla in due capitoli ma non ne hai avuto tempo. Non ti ho tolto dei punti perché mi hai avvisato in extremis. L’ho divisa io in due capitoli arbitrari.

Originalità e coerenza:8,5/10
Storia romantica ed originale: Venezia mi è sembrata uno sfondo perfetto per una dichiarazione d’amore! I personaggi sono approfonditi al modo giusto e sei riuscita a creare uno modo di fare particolare per ciascuno. Mi è sembrata un po' eccessiva l’ingenuità di Luca: se per un anno un ragazzo si infila nel mio letto, mi palpa ad ogni piè sospinto e ci prova spudoratamente con me, un dubbietto che si sia innamorato dopo un po' mi viene!
Il tuo stile è davvero particolare: fresco ed ironico al punto giusto (ho veramente adorato alcune battute!)
L’unica pecca è che ogni tanto hai dato troppo per scontato i soggetti: in alcune frasi non si capiva bene chi svolgeva l’azione (anche perché con due soggetti maschili è più difficile differenziare, visto che non puoi aiutarti con le desinenze femminili), in particolare nel finale (ho adorato anche quello, romanticismo allo stato puro, ma ho dovuto rileggerlo più volte per capire chi baciava chi ecc!)

Punti extra:1,5/3
Ho apprezzato molto il clima che sei riuscita a creare: anche senza troppe smancerie, l’atmosfera romantica era palpabile e gradevole. Molto teneri quegli abbracci improvvisi e particolari e, soprattutto, il finale davvero da diabete che ho amato alla follia!

Totale: 31/35+3

***

Note: Eccomi qua. ^^
Allora, vorrei ricordare che questa storia è stata scritta il giorno stesso in cui il contest scadeva e non ho potuto rileggerla: quindi, ribadisco, sono più che soddisfatta del risultato. E non parlo solo della classifica, ma anche di quello che sono riuscita a creare. In un giorno solo non è facile; purtroppo, causa impegni, non ero riuscita a scrivere nulla prima.
Poi... Nel giudizio si parla di “sé stesso”, che andrebbe scritto senza accento: come ho riferito alla giudice, ho trovato che la forma con accento è corretta, per questo l’ho adoperata nonostante la correzione.
Sul rapporto di Luca e Christian, pone una domanda giusta? “Ma Luca non si accorge di Christian?”. Io ho immaginato di no, che lo vedesse un po’ come un “provolone” e per questo Luca non si è mai posto troppe domande.
Nel finale, anche se si baciano, non significa che siano già innamorati persi o altro: e poi, se mi capita uno come Chris che mi dice cose del genere, pure io ci faccio un pensierino. ^^ Pure più di uno, se è per quello =P
Sempre parlando del finale, avrei voluto scriverlo in maniera diversa – non so, far capitare qualcosa (leggasi come acqua alta: questa storia ha molto di biografico, anche se con me non c’era nessuno pseudo corteggiatore barra ammiratore barra gran figaccione -.-‘ Sono arrivata dopo non so quante ore a San Marco e ho pure trovato l’acqua alte =.=’).
Ma visto che era un contest per San Valentino, mi va pure questo finale pieno di zucchero che va ad attaccare i miei denti e che sembra uscire da una soap opera.
Siate clementi però nel giudicarlo. ^^’
Ah, il pov di Christian, nel finale, l’ho aggiunto ora: non c’era nella versione giudicata.

Ringrazio LadyMarion88 per avermi mandao una mail con alcune correzioni da apportare: gentilissima!

Piccole informazioni tecniche per chi non fosse mai stato a Venezia.
Piazzale Santa Lucia è quello che si affaccia davanti alla stazione, che ne prende il nome. Andando verso sinistra, si trova: dopo pochi metri, sulla destra, il Ponte degli Scalzi, che attraversa il Canal Grande; andando dritti, sempre dritti, si procede invece per prendere il Ponte delle Guglie, quello che i signorini hanno preso (e poi, si seguono i cartelli per raggiungere San Marco u.u); andando a sinistra... beh, si prende la scorciatoia per la mia università, ma credo non interessi a nessuno =P
Se dalla stazione si va a destra, invece, ci si dirige verso Piazzale Roma, dove arrivano gli autobus e dove c’è il ponte della Costituzione.
L’isola che vedono da Piazza San Marco, quella con il campanile, è San Giorgio Maggiore (nella foto in alto, è in basso a sinistra).

Ho messo un punto interrogativo nel finale. Perché? Perché magari in un futuro potrei riprenderli in mano questi due personaggi. Far vedere un loro possibile appuntamento o quant’altro (la mia mente viaggia già a rating rosso *ç*)(NdVoi: Maniaca -.-‘).
Chi lo sa...

Vi ringrazio per la fiducia che avete mostrato nel primo capitolo! Spero di non avervi deluso in questa ultima parte.
Risposte ai commenti:

Cry_chan: ti ringrazio dei complimenti! Eh, lo so pure io che quei due sono... sono...
Vabbè, evitiamo. ^^’
Spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo!
Un bacione!!!

The illlusionist: chi lo sa, magari in un futuro, quando avrò terminato un po’ di storie, potrei pure parlare ancora di Luca e Christian. Ci sarebbe tanto da dire...
Spero che le risposte siano state trovate e gradite, sebbene la parte di Chris sia minore. ^^
Grazie dei complimenti!
Un bacione!!!

Cristy8: sono felice che la storia ti sia piaciuta. ^^
Spero che questo capitolo non abbia deluso le tue aspettative!
Un bacione!!!

Emerald_01: grazie dei complimenti! Devo dire che mi è venuta naturale, il che è tutto dire.
Però era da un po’ che ronzava nella mente l’idea di scrivere una slash. Et voilà, scritta per un contest addirittura! Ahahah, Luca è uno di quello burberi ed antipatici ma poi si scioglie con niente. ^^
Un bacione!!!

Leti10: eh, Christian ha fatto strage di cuori ormai. ^^ Povero Luca (*me se lo prende e spupazza tutto*). Eheh, e dire che a me non piace scrivere in terza persona: di solito uso o la prima o la seconda perché mi permettono una maggiore introspezione. Quindi sono felice che tu abbia apprezzato lo stile. ^^ E sì, mi piace usare l’ironia. Ci vuole un po’!
Un bacione!!!

Nemo from Mars: ti ringrazio dei complimenti, collega di concorso! Sì, devo ammettere che c’ho dato dentro con la dolcezza, ma per San Valentino ci voleva proprio.
Credo che l’ironia sia importante in un racconto, ma non essenziale, quindi non preoccuparti se non viene: dipende tutto dal tema!
È un piacere recensirti, la tua storia è veramente molto bella! Quindi non ringraziarmi, anzi ringrazio io te per questo commento!
Un bacione!!!

HermioneForever92: figurati, collega, è stato un piacere leggere la tua shot! Molto, molto carina! Sono felice che trovi i personaggi caratterizzati, sebbene io sia la prima ad ammettere che la storia è stata scritta velocemente. Di solito, tendo ad usare la prima o la seconda persona per narrare, proprio perché secondo me danno una maggior introspezione rispetto alla terza.
Grazie dei complimenti!
Un bacione!!!

Katevie: ammetto che non me l’aspettavo un tuo commento. ^^
Sono felice che ti sia piaciuta! No, io sono andata su sabato, con l’acqua alta -.-‘
Ti ringrazio per i complimenti e vedrai, per lo shopping troveremo tempo (spero, ormai non ho un attimo di respiro).
Un bacione!!!

Rebecca73: e io ti ringrazio di essere di parte! Ahahah, scherzo ovviamente!
Sono felice che anche questa ti piaccia; è la prima slash che scrivo e l’ho adorata in ogni singola parola *_*
Sì, succede spesso, più che di ignorare, di dare per scontato chi ci è vicino. Oppure di dar loro etichette, magari non vedendoli più come effettivamente uomini o donne, ma solo come amici. Non so se mi spiego: è la classica storia del migliore amico innamorato, che uno continua a vedere asessuato finchè questi non si dichiara. E là nasce la tragedia. ^^
Bacioni!!!

_lOve_MeH_: sì, non è una storia molto complessa; è volutamente leggera (volutamente... parola grossa, visto che di più non potevo fare sennò non riuscivo a consegnare -.-).
Ho preferito concentrarmi su Luca anche in questo, lasciando a Chris l’ultima parte: a mio avviso, breve ma significativa.^^
Spero ti sia piaciuto pure questo capitolo.
Un bacione!!!

Ringrazio inoltre i 6 che preferiscono e i 23 che seguono questa storia! Ringrazio già da ora coloro che commenteranno quest’ultimo capitolo ed i nuovi lettori che leggeranno, seguiranno, preferiranno, ricorderanno o quant’altro questa storia.
Un bacione a tutti

Anthea




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