L'amore supera ogni cosa...

di Caska
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


L’amore supera ogni cosa…

Salve a tutti! Vi faccio subito presente che questa è la mia prima fan-fiction quindi non siate troppo bruschi nel giudicare. Tutti i personaggi di questa storia (alcuni esclusi) non mi appartengono ma sono di proprietà di Wataru Yoshizumi. La mia storia non ha assolutamente nessuno scopo di lucro.

Qualche in formazione sulla storia: diciamo che praticamente l’ho scritta partendo dalla fine del primo volume della collection del fumetto, ma devo informarvi che nella mia storia il bacio tra Yu e Miki in infermeria non c’è mai stato; i nomi usati sono quelli del manga.

Una cosa importante: quando sono presenti gli asterischi si tratta dei pensieri dei personaggi non delle loro parole.

Questo primo capitolo sarà un po’ corto e non molto denso di fatti, ma vi darà più o meno un quadro generale. Comunque qualsiasi tipo di commento sarà bene accetto.

Grazie per la pazienza e buona lettura.

 

Caska

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L’amore supera ogni cosa…

 

Capitolo 1

 

Erano le 11 del mattino. Miki era in mansarda. Erano mesi che si era riproposta di mettere in ordine quel caos che ivi regnava dall’ultima volta che aveva avuto il coraggio di mettervi piede. Quella mattina si era dedicata alla revisione di numerosi scatoloni che affollavano il muro esattamente alla sinistra della porta d’ingresso, quelli che contenevano tutto ciò che non era riuscita a posizionare nella nuova casa dal giorno del trasloco, o più precisamente le cose che non le erano state necessarie all’interno di quella nuova vita che andava costruendosi; tutto ciò insomma che apparteneva al passato. Stava cercando di posizionarli in modo tale da guadagnare un po’ di spazio per una vecchia cassettiera, quando il suo sguardo incontrò una scritta fatta con una calligrafia che riconobbe come sua, sul lato di una delle tante scatole e che recitava “Scuole Superiori”. Dentro vi erano tutti i vecchi libri e quaderni scolastici di Miki, che, come allora, poco attiravano la sua attenzione, ma lei sapeva che tra quegli strumenti di tortura doveva esserci anche il diario che lei e Meiko usavano al liceo per comunicare. Un velo di nostalgia aleggiò dentro di lei e con un sorriso malinconico sul viso prese la scatola e, una volta  aperta, non tardò a trovare ciò che cercava. Sedendosi a terra spalle al muro, cominciò a rileggere ciò che lei e la sua migliore amica vi avevano scritto: non poté fare a meno di pensare a quanto gli mancasse quella vita spensierata che aveva vissuto solo qualche anno prima, rispetto a quella che viveva adesso, piena d’impegni e di responsabilità. Oltretutto si chiese come stava la sua amica, come le andava il lavoro, il matrimonio. Si ripropose di chiamarla. Quella leggera tristezza che l’aveva invasa, la fece tornare alla realtà; chiuse il diario per riporlo di nuovo nella scatola, salutando i bei vecchi tempi e solo allora dalle pagine chiuse del quaderno, scivolò via quella che comprese subito essere una foto. Era stata fatta insieme alla sua famiglia, durante quella gita a Karuizaiwa di parecchi anni prima.

 

Miki: *Come erano infantili i miei genitori… e lo sono tutt’ora!* si ritrovò a pensare la ragazza guardando Rumi e Jin fare con le dita il segno di vittoria mentre erano rispettivamente abbracciati a Yoji e Chiyako, decisamente molto più seri.

 

Miki: *Devo ammettere però che è stato un bel weekend. A proposito è un po’ che non parlo con la mamma. Dopo pranzo la chiamo.*

 

Improvvisamente il suo sguardo s’ immobilizzò, il suo sorriso si spense e la sua espressione si congelò. Scorrendo i volti sorridenti della foto, uno solo aveva catturato i suoi occhi così magneticamente e provocato quella momentanea paralisi delle attività motorie. Quel sorriso… quegli occhi nocciola… quei lineamenti angelici… solo lui riusciva a farla sentire… così… confusa, affranta, ma anche eccitata ed emozionata, quasi… sconvolta. Improvvisamente come se fosse stata colpita da un fulmine, Miki letteralmente lanciò la foto nello scatolone e da esso si allontanò, quasi stesse per esplodere. Lo chiuse in fretta, lo ripose sopra agli altri e in silenzio scese le scale per tornare sotto, nel corridoio del secondo piano, percorrerlo fino in fondo per poi entrare nel bagno a destra. Il suo cuore batteva a mille, aveva le mani e la fronte sudate; si guardò allo specchio e si sentì una traditrice.

 

Miki: *Possibile che dopo tutti questi anni alla sua vista mi senta ancora come la prima volta che l’ho incontrato?! Possibile che provi ancora queste forti sensazioni per lui?! Dovrei vergognarmi!!*

 

Un rumore di motore d’auto la fece riprendere; guardò il suo orologio da polso: era ormai ora di pranzo.

 

Miki: “Oh no!! Ginta è già tornato e io non ho preparato niente da mangiare!!”

 

[…]

 

Ginta: “Miki!! Sono a casa!!”  - disse il ragazzo entrando nell’ingresso e chiudendo la porta con un piede avendo la sua ventiquattrore in una mano e la posta del giorno nell’altra. Posò la valigetta a terra e si diresse in cucina mentre con lo sguardo selezionava la posta. Si rese subito conto dalla mancanza di qualsiasi tipo di odore nell’aria, che Miki non si era neanche avvicinata ai fornelli e ne ebbe conferma quando lei si precipitò giù dalle scale dal secondo al primo piano.

Miki: “Scusami… non mi sono resa conto dell’ora, ero in mansarda a fare ordine” disse con un tono di voce carico di tutte le sue scuse e con uno sguardo che implorava perdono.

 

Ginta: “Non importa. Mangio qualcosa al volo; devo tornare subito in studio. Mi è stato affidato un nuovo caso che necessita di tutta la mia attenzione.” - disse aprendo il frigo e afferrando tutto il necessario per preparare un “gustosissimo” sandwich.

 

Ginta: “Però per cena cerca di ricordarti di preparare qualcosa. Quando tornerò sarò affamato!”

 

Miki si sentiva mortificata, così gli apparecchiò velocemente davanti qualcosa da bere, un po’ di frutta e gli preparò un caffé, mentre lui ancora sgranocchiava il suo panino.

 

Miki: “Ti preparerò un’ottima cena per farmi perdonare” - disse lei con un sorrisetto non troppo convinto sul viso, sorrisetto che Ginta colse e ricambiò subito: ormai entrambi avevano perso le speranze riguardo le capacità culinarie di Miki.

 

Ginta: “Ci vediamo stasera” - le disse lui baciandola in fronte e uscendo dalla porta per avviarsi all’auto - “ti amo.”

 

Miki aveva sempre risposto a quest’affermazione, aveva sempre detto “ti amo anch’io” di rimando, ma quel giorno la frase le morì in gola, qualcosa le impedì di pronunciare quelle parole, qualcosa che Miki non volle riconoscere, ne prendere in considerazione. Era sicuramente qualcosa di poca importanza, dato che neanche Ginta ci fece caso, tant’è che chiuse la porta di casa senza nemmeno aspettare la sua risposta, o chiedersi perché non gliel’avesse data. Miki rimase qualche secondo a fissare la porta chiusa, senza pensare, senza parlare.

 

Miki: *Non è stato nulla. Lui conosce la mia risposta.* -  si disse lei, ma neanche quel pensiero la convinse. Anzi, in risposta ad esso, una vocina cominciò a farsi strada dentro di lei e a chiederle cosa le era successo negli ultimi trenta minuti, tanto da renderla insicura sulla risposta da dare a Ginta, a suo marito. Lei non sapeva che quella vocina non era che l’inizio di tutti i suoi problemi.

 

 

Continua…

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Eccoci al secondo capitolo: in queste pagine ci sarà un lungo flashback riguardo le vite dei giovani protagonisti, dove verrà r

Eccoci al secondo capitolo: in queste pagine e in quelle seguenti, ci sarà un lungo flashback riguardo le vite dei giovani protagonisti, dove verrà raccontato cosa accadde tra loro negli anni del liceo. Diciamo che, riguardo sempre i volumi della collection, la storia tra il primo e il quarto volume non cambia, ma da lì in poi è tutto di mia invenzione, a parte alcune cose.

Buona lettura!

 

L’amore supera ogni cosa…

 

Capitolo 2

 

FLASHBACK

Era passato un anno e Miki finalmente si era abituata alla sua nuova vita con la famiglia Matsura. Ma soprattutto era riuscita finalmente a fare chiarezza all’interno della sua vita sentimentale: era perdutamente innamorata di Yu. Era da troppo tempo che viveva in una costante e insopportabile indecisione tra Yu e Ginta, poi, dopo l’episodio di Meiko e Nacchan, aveva capito: i falsi tentativi di Arimi di portarle via Ginta l’avevano fatta ingelosire si, ma solo perché non voleva che lei le portasse via il suo migliore amico e nonostante il bacio che c’era stato tra loro dopo le lezioni e la successiva dichiarazione di lui, Miki aveva compreso che la persona che amava veramente e profondamente fin dal primi sguardo era solo Yu. Doveva parlargliene, sia  a Yu che a Ginta. Avrebbe fatto chiarezza.

La ragazza stava uscendo dall’aula per andare ai suoi allenamenti di tennis, quando il suo sguardo incontrò una coppia a lei ormai famigliare. Yu e Satoshi erano accanto alla finestra del corridoio e parlottavano tra loro come ormai accadeva da tempo.

 

Miki: *Com’è bello Yu* - pensò lei sentendo il suo cuore perdere qualche colpo - *il vento che entra dalla finestra e gli scompiglia i capelli gli conferisce un’ aria quasi divina… si… non ho più dubbi.*

 

I due avevano un’espressione piuttosto rilassata, cosa strana questa, dato che spesso, quando parlava con Satoshi, Yu aveva sempre uno sguardo malinconico e perso nel vuoto, come se avesse appena ricevuto una brutta notizia. Decise che gliel’avrebbe detto adesso, in questo momento, gli avrebbe confessato una volta per tutte i suoi sentimenti. Stava per chiamarlo quando una frase pronunciata da Satoshi, che lei ascoltò senza volere, la bloccò.

 

Sotoshi: “A proposito Yu… ieri ho visto quella ragazza che spesso viene qui a trovarti, mi pare si chiami Arimi. Devo ammettere che è proprio una splendida ragazza!!! Mi hai detto che siete stati insieme. Come mai un uomo affascinante come te ha rinunciato ad un partito come lei? Non era il tuo tipo forse?!”

 

Miki non riusciva a muovere un muscolo. Cosa avrebbe risposto Yu?! I secondi passavano e Satoshi aspettava una risposta. Poi, dopo un tempo che a Miki sembrò infinito, Yu parlò:

 

Yu: “Sai Satoshi… effettivamente devo ammettere che hai ragione!”

 

Improvvisamente le ginocchia di Miki sembravano non volerla più sostenere, il suo cuore non voler più battere…

 

Yu: “Arimi è davvero una ragazza meravigliosa. E’ carina, gentile, spiritosa e nonostante sia piuttosto irascibile e a volte troppo “appiccicosa”, devo riconoscere che è una ragazza d’oro. A volte mi capita di pensare che forse sarei dovuto rimanere con lei…”

 

Era troppo. Con molta fatica, Miki si girò e cominciò ad andarsene, prima camminando lentamente e in silenzio, ma ben presto si ritrovò a correre a perdifiato, come se stesse scappando dalla morte stessa.

 

Yu: “… questo però lo pensavo prima di conoscere Miki.”

Satoshi: “Miki?! Che vuoi dire?”

Yu: “Voglio dire che io sono innamorato di Miki dal primo momento che l’ho vista seduta in quel ristorante.”

Satoshi: “ … “

Yu: “Non so come ci riesca, ma quando sono vicino a lei mi sento meno oppresso dal mondo e meno solo. Lei ha il potere di rendermi felice anche solo con la sua presenza.”

Satoshi: “Sai, sono molto felice per te, ma credo che queste parole dovresti dirle a lei allora, non a me”

Yu: “Si, le parlerò. Dopo aver sistemato alcune questioni incresciose nella mia vita le chiarirò i miei sentimenti e le mie intenzioni. Dopotutto anche lei deve chiarire la sua situazione: non dimenticare che tra noi c’è ancora Ginta e credo che a Miki non sia del tutto indifferente. Devo dire che è la prima volta che desidero veramente stare con una persona, ma ho deciso che se lei dovesse scegliere Ginta, non le parlerò mai di ciò che provo adesso e mi comporterò semplicemente come un normale fratello.”

Satoshi: “Credi di riuscirci? Non è facile reprimere dei sentimenti per una persona che oltretutto ti trovi davanti tutte le mattine.”

Yu: “Lo so, ma io sono un campione nel nascondere i miei stati d’animo non ricordi?!”

Satoshi: “Già… è vero.”

Yu: “… anche quel giorno che Miki era in infermeria… sono andato a trovarla. Era lì che dormiva… bellissima… e io avevo una voglia irrefrenabile di baciarla…”

Satoshi: “ … perché non l’hai fatto?”

Yu: “…ho avuto paura. Ti sembrerà ridicolo lo so, ma temevo che se l’avessi fatto poi sarebbe stato più difficile per me fingere che non provassi nulla per lei. Non voglio che lei se ne accorga, o almeno non adesso: se veramente prova qualcosa per me, sarà lei a dirmelo, sarà lei a scegliere tra me e Ginta. Non voglio sottoporla a nessun tipo di pressione.”

Satoshi: “… io l’avrei baciata ugualmente… anche con il rischio di beccarmi uno schiaffo in piena faccia!!!”

Yu: “Ci avrei scommesso!! Ah Ah Ah Ah!!!!”

Satoshi: “… a parte gli scherzi… sei pronto per andare?... te la senti?”

Yu: “… si… sono pronto… andiamo da tuo padre.”

 

[…]

 

Il rimbombo dei passi di Miki era scomparso, si era ritrovata nel cortile della scuola senza nemmeno accorgersene. Si fermò, e solo allora si accorse di avere il volto solcato da copiose lacrime salate.

 

Miki: *… Arimi… come ho potuto anche solo pensare di paragonarmi ad una ragazza come lei! Come ho potuto pensare che Yu potesse in qualche modo ricambiare i miei sentimenti, dopotutto ci conosciamo veramente poco… avrei dovuto accorgermene dal comportamento distaccato e “fraterno” che Yu ha sempre nei miei confronti. Lui mi considera solo un altro membro della famiglia.*

 

Questa consapevolezza cadde addosso a Miki come un secchio di acqua gelata; il dolore che le scoppiò in petto le fece desiderare di non aver mai conosciuto Yu, di non aver mai guardato in quei profondi occhi nei quali tanto spesso si era persa, di non aver mai odorato il suo profumo che era tanto radicato in lei da temere che non l’avrebbe mai più abbandonata. Era un dolore mai provato, che le faceva paura. Desiderò non essere lì in quel momento. Desiderò non essere mai nata.

[…]

 

Nelle settimane che seguirono Yu percepì un cambiamento nell’atteggiamento di Miki verso di lui: era più freddo e meno spontaneo. La cosa lo turbò e lo rattristò tanto da provocare involontariamente un maggior allontanamento dalla ragazza.

 

Yu: *non capisco cos’è che l’affligge; mi dispiace vederla così giù di morale. In questo momento ho troppi pensieri in testa per potermi dedicare a lei, ma le parlerò presto.*

 

Ma quell’ attesa gli costò la sua felicità.

 

[…]

 

Miki: “Devo parlarti.” La ragazza si era avvicinata a Ginta con queste parole cogliendolo di sorpresa. Aveva riflettuto in quei giorni: aveva sofferto molto per le parole di Yu e tutt’ora soffriva sapendo di non poter mai avere la cosa che desiderava di più al mondo, ma non voleva approfittare dell’amore di Ginta verso di lei e usarlo come ancora di salvezza.

 

Miki: “In questi ultimi mesi ho capito che entrambi contate molto per me, ma in questo momento non ho intenzione di iniziare una storia, non mi sento emotivamente in grado di intraprendere questa strada e…”

Ginta: “Tu lo ami Miki?”

Miki alzò lo sguardo sugli occhi azzurri di Ginta, quegli occhi così famigliari, dolci, ma che ora apparivano solo molto fermi e decisi.

Miki: “Non ne sono sicura. E comunque anche fosse… lui mi considera solo come un membro della famiglia per cui non farebbe nessuna differenza.”

Ginta: “E per me… cosa provi?”

Miki: “ … “

Ginta: “Sinceramente.”

Miki: “… io ti voglio molto bene, sei il mio migliore amico e occupi un posto importante nel mio cuore, ma non so se può definirsi amore…”

Ginta: “Una volta sei stata innamorata di me, cosa ti fa pensare che non possa essere più così?”

Miki: “ … “

Ginta: “Senti Miki, io credo che potrebbe funzionare. Io ti amo da sempre e sono sicuro che, se tu me ne dessi l’opportunità, potrei risvegliare quell’amore che provavi per me. Ti chiedo solamente di lasciarmi provare, di darmi una possibilità.”

 

Miki iniziò a piangere. Cosa doveva fare? Sapeva che non sarebbe stato giusto nei confronti di Ginta stare con lui consapevole di essere innamorata di un altro, ma le sue parole non le sembrarono del tutto assurde. Nonostante tutto lei l’aveva amato molto, ancora adesso provava dei sentimenti forti e poi… voleva dimenticare il dolore. Vedendola confusa e incerta, Ginta istintivamente si avvicinò a lei chiudendola in un abbraccio dolce, ma presente.

 

Ginta: “Lascia che io entri nel tuo cuore e farò di te una ragazza felice.”

 

Così dicendo mise una mano sotto il mento della ragazza e alzandole lentamente il volto la baciò con dolcezza.

 

Miki: *Dopotutto l’ho amato una volta… e poi… voglio dimenticare il dolore…*

 

[…]

 

Yu si senti come se fosse stato schiacciato da tutto il peso del mondo. Erano a tavola tutti insieme quando squillò il telefono. Fu Rumi a rispondere.

 

Rumi: “Si un attimo… Miki!! C’è Ginta al telefono!!”

 

Miki si alzò da tavola con lo sguardo fisso a terra. Quando tornò a sedersi aveva il volto colorato da un leggero rossore.

 

Rumi: “Allora tesoro. Perché Ginta ti chiama all’ora di cena?” – disse la madre maliziosamente avendo intuito cosa stava succedendo.

 

Miki: “Niente. Cose di scuola.” – disse lei, ma quella scusa non convinse nessuno, Yu compreso. Dopo insistenti domande e insinuazioni da parte di tutti, la verità venne a galla.

 

Rumi: “Davvero tu e Ginta state insieme!!! Ma è meraviglioso!!!” – disse la donna con un megasorriso stampato in faccia – “sono sempre stata favorevole al tuo rapporto con lui, sono davvero contenta!” E non era l’unica. Tutti si congratularono con lei, persino suo padre nonostante tutti sapessero che la sua approvazione non era totale.

 

Rumi: “Yu, tu che ne dici? Hai avuto occasione di conoscere bene Ginta. Che ne pensi?”

 

Per la prima volta dall’inizio della conversazione, Miki alzò lo sguardo: Yu aveva gli occhi fissi sul tavolo, indifferenti, come il suo interesse per lei. Alzò lo sguardo e l’unica cosa che disse fu:

 

Yu: “Complimenti Miki.”

 

Poi si alzò da tavola e andò in camera sua. Per Miki fu come ricevere una pugnalata allo stomaco; sentì il gelo di quell’indifferenza come la lama di un coltello, penetrarle nella carne. Era finita.

 

Yu entrò in camera. Una volta chiusa la porta, vi si appoggiò con la schiena e scivolò lungo il legno fino a ritrovarsi seduto a terra. Aveva detto a Satoshi che se Miki avesse scelto Ginta, lui si sarebbe fatto da parte e sarebbe diventato solo un fratello per lei, ma non era affatto preparato alla valanga di dolore che s’impadronì di lui; non riusciva a capire perché si sentisse così distrutto: possibile che il suo amore per Miki fosse cresciuto fino a questo punto, tanto da pervaderlo fino nel profondo? Non riusciva a credere che si potesse provare tanto amore per una persona e con la consapevolezza di aver perso per sempre quell’amore, fece una cosa che per tanti anni era riuscito a controllare e a reprimere: pianse.

 

[…]

 

Da quel giorno in poi tutto cambiò nelle loro vite. Il rapporto tra Yu e Miki divenne pressoché inesistente. Quando erano a casa lei passava la maggior parte del tempo in camera sua, per evitare quegli occhi colmi di gelo, ma che ancora la scuotevano nel profondo; quando erano a scuola lui cercava di stare il più lontano possibile dalla coppia, ringraziandoli mentalmente per non abbandonarsi in chiare effusioni e manifestazioni d’affetto. Passarono così due anni. Miki riuscì ad ingannare tutti, perfino Meiko, perfino se stessa riguardo i suoi sentimenti per Ginta. Tutti tra compagni e genitori pensavano che quella sarebbe stata di certo una coppia felicissima.

Con l’avvicinarsi della consegna dei diplomi l’aria cominciò a farsi tesa, non solo a scuola, ma anche a casa. Una sera in particolare fu come se fosse precipitata una bomba in sala da pranzo.

Yu: “Ho bisogno di parlarvi.” – le parole del ragazzo attirarono l’attenzione di tutti nel giro di cinque secondi.

 

Chiyako: “Cosa devi dirci con quell’aria seria?” – chiese stupita la madre.

 

Yu prese coraggio e parlò:

 

Yu: “Per quanto riguarda la scelta dell’università, mi piacerebbe molto frequentare la facoltà di Architettura. Prendendo informazioni tra studi di architetti e varie altre facoltà, mi è stato detto che la migliore tra tutte, se voglio frequentarla seriamente, si trova in America, più precisamente a New York… ed è lì che voglio andare.”

 

BOOOOMMMMM. Come se fosse appena avvenuta la detonazione, la voce di tutti esplose in contemporanea. Quella di Chiyako era sicuramente la più sconvolta.

 

Chiyako: “Che cosa?! Vuoi andare in America?! Ma è così lontano da qui, non puoi ripensarci?”

 

Non ci fu nulla che riuscì anche solo a far ragionare Yu: la sua decisione l’aveva presa sicuramente molto tempo prima, dopo aver passato in rassegna ogni possibile soluzione. Tutti la pensavano così e ben presto si arresero vedendo la decisione stampata sul volto del ragazzo. Era vero che la decisione era stata ponderata a lungo; era vero che a New York c’era una delle migliori facoltà di Architettura del mondo, ma il motivo per cui Yu aveva scelto “l’esilio” era un altro. Aveva passato due anni nel girone più brutto dell’inferno: vedere tutti i giorni la donna che ami più della vita, ma con la quale non riesci nemmeno a parlare era davvero troppo; il suo sforzarsi di mantenere un atteggiamento freddo e distaccato verso di lei, era ormai giunto al limite. Sapeva che prima o poi il suo corpo avrebbe fatto qualcosa che non avrebbe dovuto: una carezza, un abbraccio,… un bacio. Non poteva permettere che ciò accadesse, anche perché sembrava che le cose tra Miki e Ginta andassero molto bene e lui non aveva nessun diritto di intromettersi. Era per questo che doveva partire, andarsene il più lontano possibile da lei, dal quel dolore… per dimenticare.

L’unica voce che non si era udita nel pandemonio era quella di Miki: lo shock l’aveva completamente paralizzata. Nel giro di pochi secondi immaginò se stessa alzarsi al mattino, scendere per la colazione e trovarci tutti… tranne Yu. Fu come se qualcuno le avesse strappato una parte del cuore, l’avesse gettata a terra e ora ci stesse saltando sopra. Non l’avrebbe più rivisto. Per quanto tempo? Anche se praticamente non si parlavano più, solo la presenza di Yu nella stessa casa bastava a tenere in equilibrio il suo mondo; ora tutto si sarebbe scombinato in un eterno caos. Non ebbe coraggio di pronunciare una sola parola, ne tanto meno di alzare lo sguardo: se l’avesse fatto probabilmente alla vista di Yu avrebbe iniziato a gridare. 

Ben presto la notizia si diffuse tra i loro amici, che rimasero tutti piuttosto sorpresi, ma Ginta no. Lui era preoccupato… per Miki… per loro due. In questi due anni era stato con lei pur sapendo che il fantasma di Yu era sempre presente tra loro; non poteva negare che Miki provasse un profondo affetto per lui.

 

Ginta: “Miki come ti senti?” – le disse lui quando ebbero modo di parlare liberamente in disparte.

Miki: “Che vuoi dire?” – rispose lei facendo finta di nulla, ma sapendo benissimo cosa intendesse dire.

Ginta: “Ora che Yu se ne andrà dalla tua vita come pensi che starai? Ti mancherà? Siamo stati insieme per due anni, ma sento che per te lui è comunque molto importante. Forse questa immediata partenza ti ha fatto capire che lui ti è più caro di quanto lo sono io e…” – non riuscì a terminare la frase, perché lei glielo impedì con un bacio. Era la prima volta che accadeva, che si baciassero a scuola. Praticamente nessuno ci fece caso… tranne una persona. Neanche Miki si spiegava cosa le fosse preso per reagire in quel modo… o forse lo sapeva, ma non voleva ammetterlo: il fatto di dover pensare se Yu le sarebbe mancato o meno, aveva scaturito una voragine di malinconia in lei e di riflesso aveva cercato di esorcizzare quella paura baciando il suo ragazzo. La cosa peggiore fu che Ginta la interpretò come una cosa positiva: nell’intimità erano sempre stati molto passionali entrambi, ma vedere Miki che così istintivamente lo baciava di fronte a tutti, lo convinse che dopotutto la sua ragazza lo amava veramente. Con tutto il coraggio di cui era dotata, Miki sciolse l’abbraccio da Ginta e disse:

 

Miki: “Si, lui mi mancherà. Come mi mancherebbero mia madre o mio padre, perché lui è mio fratello. La mia vita è con te ora.” – mentiva e si vergognava per questo, ma in quegl’anni aveva riscoperto il suo amore per Ginta e sperava che passato questo momento, dopo la partenza di Yu, tutto sarebbe andato a posto. Quanto si sbagliava.

 

[…]

 

Così fu. Dopo la partenza di Yu, Miki intraprese la carriera di arredatrice d’interni, Ginta quella di avvocato. Si laurearono entrambi a ventidue anni e un anno dopo Ginta la chiese in sposa. Lei accetto senza neanche pensarci: era riuscita nel suo intento… era riuscita a dimenticare. Ora aveva venticinque anni. Erano otto anni che non vedeva Yu, ne sentiva la sua voce. Tutto ciò che aveva provato per lui era come scomparso, o almeno così credeva lei, perché a causa di una maledettissima foto, tutto il suo mondo si capovolse di nuovo e tutto quello che aveva provato per Yu, riemerse più forte e più doloroso che mai.

 

Continua…

 

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Eccomi di nuovo

Eccomi di nuovo. In questo terzo capitolo vedrete ancora un flashback che riguarda cosa è accaduto a Yu dopo essere partito per l’America. Sinceramente non mi piace molto come l’ho scritto, comunque sta a voi decidere. Buona lettura!

 

L’amore supera ogni cosa…

 

Capitolo 3

 

Una volta giunto a New York, Yu passò i quattro anni più duri della sua vita, inizialmente perché aveva nostalgia di tutto ciò che si era lasciato alle spalle (anche se solo una persona gli mancava tanto da farlo star male); poi perché, come gli era stato detto, quella facoltà era molto impegnativa dato che tutti pretendevano il massimo da tutti. Tuttavia Yu gliene fu addirittura grato, poiché il tanto studio lo distraeva da ogni altro pensiero e l’aiutava ad andare avanti. Durante il primo periodo il ragazzo fece molto nuove amicizie e dopo il primo anno vissuto in dormitorio, lui e altri quattro amici decisero di prendere un appartamento insieme. E così iniziò la sua convivenza con Bill, Brian, Jinny e Doris. Furono tre anni molto divertenti nonostante tutto e quei quattro si rivelarono essere degli ottimi amici; tuttavia Yu non fu mai completamente amico di nessuno, il suo particolare carattere non glielo permetteva, non erano amicizie come quella di Satoshi o come quella che un tempo aveva con Miki. Miki… non c’era giorno che la sua immagine non attraversasse i pensieri di Yu, persino mentre studiava spesso il suo cervello si divideva in due e mentre una parte si concentrava sui libri, l’altra si chiedeva come stesse la ragazza, cosa stesse facendo, se era felice…

Col passare degli anni i pensieri su Miki si fecero sempre meno frequenti; Yu si laureò a pieni voti e riuscì a trovare lavoro quasi immediatamente, del resto era diventato davvero un valido architetto! La sua vita stava viaggiando a vele spiegate e andava migliorando.

Una sera era in un bar assieme al suo capo, Ryan Scott, una persona straordinaria col quale Yu legò senza difficoltà, quando fece la conoscenza di una magnifica ragazza. Si chiamava Lilian, era un’artista e lavorava presso una galleria d’arte molto rinomata. Era davvero bellissima: aveva capelli biondi molto lunghi e occhi di un azzurro quasi irreale; era magra, ma non eccessivamente infatti era fisicamente ben proporzionata e dotata di una notevole intelligenza. L’aveva conosciuta quasi per scherzo, scommettendo con Ryan che lei non lo avrebbe degnato di uno sguardo, infatti l’intenzione di Yu nonostante la bellezza della donna, non era affatto quella di trovarsi una ragazza. Dopo tutti quegli anni infatti non si sentiva ancora libero; aveva quasi completamente dimenticato la ragazza dai capelli castani, ma qualcosa dentro di lui gli impediva ancora di avvicinarsi ancora ad un’altra donna. Ma nonostante questo, la gentilezza e la bellezza di Lilian lo invitarono a riconsiderare questa solitudine emotiva in cui era ormai precipitato da tempo.

Nel giro di cinque mesi si conobbero, si legarono e andarono a vivere insieme a Manahattan. Yu era finalmente riuscito a trovare qualcuno che lo capiva, che lo ricambiava, che gli era sempre accanto… ma allora perché più di una volta aveva detto a se stesso che quello non era amore? In effetti non lo era perché era completamente diverso da quelle sensazioni che lo avevano attanagliato fino nelle viscere e che aveva provato solo per una persona. Sapeva che quelle sensazioni e quei sentimenti forti non li avrebbe mai più provati e con orrore si ritrovò a pensare che Lilian effettivamente non era altro che una sostituta. Sapeva che la storia non sarebbe durata tanto da farla diventare importante, ma ci fu un episodio che sconvolse completamente le considerazioni di Yu.

 

Era un mattino inoltrato di fine Marzo. Yu aveva ottenuto qualche giorno di vacanza dal lavoro: ne aveva avuto proprio bisogno, nelle ultime settimane aveva lavorato come un ossesso e quell’ufficio cominciava a stargli stretto. Lilian era al lavoro e dato che sarebbe tornata per pranzo, decise di farle una sorpresa e preparare lui da mangiare. Prima di dedicarsi ai fornelli, scese in portineria per prendere la posta: stava aspettando una lettera importante, ma quello che trovò fu solo qualcosa di estremamente shockante. Era una busta completamente bianca, sulla quale era stampato il suo indirizzo con un’elegante calligrafia a lettere dorate. Era stata spedita dal Giappone. Yu rimase qualche secondo immobile cercando di capire cosa potesse essere… ma in fondo al suo cuore, considerò in seguito, l’aveva sempre saputo. La girò e l’aprì:

 

“Al Signor Matsura.

Miki Koishikawa e Ginta Suo

la invitano al loro matrimonio

che si terrà il giorno 27 Giugno…”

 

Yu non seppe mai dove si tenne la funzione ne a che ora, perché non terminò nemmeno di leggere l’invito. Fu come se all’improvviso il pavimento fosse sprofondato e Yu stesse precipitando nella più tetra oscurità… si sarebbero sposati, di lì a tre mesi sarebbero diventati una famiglia. Qualcosa dentro di lui cadde e si frantumò, finendo in mille pezzi… era il suo cuore: era come se quella minuscola immagine di Miki che Yu avveva tenuto tanto a lungo nascosta nell’angolo più remoto del cuore, si fosse improvvisamente ingrandita a dismisura tanto da mandarlo in pezzi. Non c’era più nulla ora… neanche la speranza. Senza nemmeno accorgersene era ritornato nel suo appartamento e la prima cosa che fece, una volta tornato alla realtà, fu strappare quel maledette foglio portatore di sventura e gettarlo nel cestino. Si sentiva tradito… da Miki. Sapeva benissimo che questo non aveva alcun senso, ma non potè fare a meno di provare odio… per tutto e tutti. Odiava Miki perché era felice. Odiava Ginta perché stava per impossessarsi di qualcosa che Yu bramava da una vita. Odiava i loro genitori e i loro amici perché non avrebbero impedito che accadesse.

“Che cosa ti aspettavi cretino! Che da un giorno all’altro Miki comparisse davanti quella porta e ti dicesse di aver lasciato Ginta perché era innamorata di te?! Hai sempre saputo che un giorno sarebbe accaduta una cosa del genere. Ora che è successa devi accettarla ed andare avanti. Lei non tornerà mai più. Rassegnati e cerca di costruirti una tua felicità.”

Quella voce dentro di lui aveva ragione: con queste parole in testa e la morte nel cuore, quasi meccanicamente Yu si mise la giacca, prese le chiavi dell’auto e uscì in strada. Mentre guidava cercava di autoconvincersi che non gliene importava nulla del matrimonio e cercò di essere felice per loro… ma non era così. La notizia lo aveva sconvolto e desiderò che accadesse qualcosa di brutto tanto da far annullare le nozze. Ma ben presto, dopo essersi calmato e aver soffocato la rabbia e la frustrazione si disse:

Yu: *Devo smettere di tormentarmi. Ormai non c’è più nulla che io possa fare.*

Spense l’auto, guardò l’enorme insegna del negozio di fronte al quale si era fermato; scese dall’auto ed entrò, compiendo così l’errore più grande della sua vita, errore di cui poi si pentì molto presto.

 

Commessa: “Benvenuto da Tiffany signore. Come posso aiutarla?”

 

[…]

 

Yu chiese la mano di Lilian quella sera stessa, esibendosi in una delle sue migliori interpretazioni da giovane attore, tanto che nemmeno la ragazza si accorse che le sue ragioni erano guidate tutt’altro che dall’amore. Mentre guardava il viso sorridente di lei, una voce troppo sincera per i gusti di Yu fece la sua apparizione.

“Sai che dovresti vergognarti? Sposerai una donna che neanche ami solo per ripicca nei confronti di Miki, solo per provare a te stesso che non t’importa più niente di lei. Sei un codardo e un vile. Sai che la farai soffrire. Lilian si merita di meglio, si merita qualcuno che la ami davvero, non un vigliacco approfittatore come te!”

Yu: *Si sono un vigliacco, ma sto solo cercando di costruirmi una vita felice.*

“L’amore non è una cosa che si può progettare e poi costruire; è un qualcosa che non si controlla, che non si manipola.”

Yu: *Con il tempo imparerò ad amarla come merita.* - e con queste parole Yu scacciò quella voce dai suoi pensieri e impose a se stesso di non darle mai più ascolto. Così fece per due anni consecutivi.

 

Continua…

 

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Ecco a voi il quarto capitolo

Ecco a voi il quarto capitolo. Da qui ricomincia la storia da dove l’avevamo lasciata alla fine del primo capitolo. Ciao a tutti!!

 

L’amore supera ogni cosa…

 

Capitolo 4

 

Erano passate due settimane da quella mattina e Miki non riusciva a smettere di pensare a Yu: mentre lavorava, mentre era a casa e… si… mentre era con Ginta, quel volto sorridente era sempre con lei, non l’abbandonava mai. Aveva avuto tutto il tempo di questo mondo per riflettere su quelle sensazioni che si erano risvegliate in lei, e non potendo più mentire a se stessa alla fine le accettò: era innamorata di Yu, ancora adesso, ancora, dopo tutti quegli anni. Lo aveva amato dal primo momento e si rese conto che lo avrebbe amato per tutta la vita; nonostante tutti i Ginta che avrebbero potuto frapporsi tra loro, lei avrebbe continuato ad amarlo per il resto dei suoi giorni. La cosa peggiore era che Ginta sembrò non essersi accorto di questo terribile cambiamento e questo rendeva più difficile il compito di Miki di rivelargli la verità. Non ne aveva il coraggio: come avrebbe potuto dire a Ginta, all’uomo che l’aveva amata e le era stato accanto per tutto questo tempo, che il loro rapporto era stato una farsa fin dall’inizio? Come poteva dirgli che lei era da sempre innamorata di un altro uomo e che il loro matrimonio era stato solo un modo disperato da parte di Miki di dimenticare quell’uomo? Perché era stato questo in realtà, Miki se n’ era resa finalmente conto: il suo rapporto con Ginta era stato solo un tentativo estremo di dimenticare Yu. Si certo, lei aveva comunque cercato di amarlo, l’aveva voluto veramente, ma non ci era riuscita e tuttavia era rimasta con lui… per paura. Di cosa non lo sapeva neanche lei: forse perché non voleva ferirlo con una verità tanto cruda, non voleva vederlo soffrire… o forse lo aveva fatto solo per un motivo molto più egoistico e cioè la paura di rimanere sola.

 

[…]

 

Avevano appena finito di cenare. Miki era in cucina a lavare i piatti. Si sentiva da schifo: aveva preparato una cena disastrosa, come al solito, ma non era quello il problema. Per tutta la durata della cena non aveva degnato Ginta di un solo sguardo, ne gli aveva rivolto parola. Si vergognava troppo. All’improvviso due braccia le avvolsero la vita da dietro con dolcezza e la fecero riemergere da quei pensieri.

 

Ginta: “Miki… vuoi dirmi cos’è che ti affligge? Sono giorni che non mi guardi in faccia, ne mi sorridi o mi parli, a parte qualche frase lapidaria. Dimmi, ti ho fatto qualcosa?”

Miki si sentì morire.

Miki: “N-no… n-non è colpa tua. In questi giorni ho troppo la testa fra le nuvole, mi sento un po’ s-stanca e… s-stressata… m-ma sto bene…” – così mentendo si divincolò dall’abbraccio del ragazzo ed andò a togliere le ultime cose dalla tavola, sempre evitando lo sguardo interrogativo di lui. Poi Ginta parlò.

Ginta: “Miki ti prego parlamene… abbiamo sempre parlato quando qualcosa non andava e abbiamo sempre risolto tutto. Sento che questa volta è qualcosa di più serio… sono… due settimane che… non facciamo l’amore e…”

A quelle parole Miki s’immobilizzò qualche secondo per poi riprendersi e tornare in cucina, continuando a non mostrare il volto. Allora Ginta capì e parlò di nuovo, ma stavolta il suo tono di voce era più freddo, quasi infuriato, un tono che ammetteva solo risposte sincere. Era la prima volta che adottava un tono del genere.

Ginta: “Miki… non mi ami più? Hai… hai trovato qualcun altro… vuoi lasciarmi?”

Miki non rispose. Non sapeva cosa dire. Delle lacrime silenziose e calde cominciarono a scenderle sulle guance.

Miki: *Come faccio a dirgli la verità? Come posso dargli questo dispiacere…*

Ma i suoi pensieri furono bruscamente interrotti. Sentì una mano afferrarla e voltarla con violenza. Ciò che vide, mentre il ragazzo le teneva saldamente le spalle, le gelò il sangue nelle vene; non aveva mai visto gli occhi di Ginta così… pieni di odio e di rabbia, ma, ancor peggio, non era preparata a ciò che avvenne dopo.

 

Ginta: “MIKI, PERCHE’ NON MI RISPONDI! VOGLIO SAPERE LA VERITA’! HO FORSE INDOVINATO, C’E’ QUALCUN ALTRO NELLA TUA VITA? E’ QUALCUNO CHE CONOSCO OPPURE UNO NUOVO? VOGLIO CHE TU ME LO DICA!!”

 

Fu come se quelle urla le avessero squarciato il petto e disintegrato il cuore. Miki cominciò a tremare e a piangere più copiosamente; abbassò lo sguardo e con una voce talmente bassa e debole da credere di poterla sentire solo lei, disse:

Miki: “Non c’è nessuno di nuovo nella mia vita…”

 

Il silenzio che seguì quelle parole fu più lungo di qualsiasi infinito; era talmente denso e presente che ci si avrebbe potuto camminare sopra. Miki non riusciva a muoversi, ne tanto meno a staccare il suo sguardo da terra, ma le parole che udì in seguito, la costrinsero a reagire, ad alzare gli occhi e ad affondarli in quelli di Ginta.

Ginta: “… è… Yu… vero?” – le sue parole erano cariche di orrore, di odio, di rabbia, di incredulità.

Allo scatto repentino che fece la testa di Miki e allo sguardo devastato che incontrò i suoi occhi, Ginta finalmente capì… dopo tutti quegli anni, alla fine, era arrivato alla giusta conclusione… una conclusione che lo avvolse come un manto e lo investì… inevitabilmente… come la morte.

Ginta: “… allora è davvero così… lo è stato sempre… oh Miki… come hai potuto…”

Lacrime di delusione sgorgarono dagli occhi di Ginta. Senza dire altro si avvicinò alla porta d’ingresso, prese le chiavi dell’auto e se ne andò, sbattendo la porta di casa e lasciando Miki da sola, nella più completa solitudine e disperazione.

 

Continua…

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


L’amore supera ogni cosa…

L’amore supera ogni cosa…

 

Capitolo 5

 

Miki non seppe dire quanto tempo rimase seduta sul pavimento della cucina. Da quando Ginta se n’era andato lasciandola sola con la sua coscienza, non aveva fatto altro che insultarsi.

“Ecco. Ora sarai contenta. Sei ufficialmente riuscita a rovinare la sua vita. Dopo tutto quello che lui ha fatto per te, tu lo ripaghi facendogli capire che non lo hai mai amato in quasi nove anni che siete stati insieme. Lo hai fatto sentire un ripiego. Come pensi che possa sentirsi lui ora?”

Miki: “Almeno adesso conosce la verità.”

Era una cosa particolarmente inopportuna da dire, ma si sentiva una persona talmente orribile che la sua mente non trovò qualcosa di meglio da dire. Ginta l’avrebbe odiata e a ragione. C’era solo una cosa che poteva fare per facilitargli il compito. Si alzò da terra, si asciugò le lacrime e si diresse al piano superiore. Andò in camera da letto, prese il borsone che usava quando sporadicamente si allenava e vi sistemò alla peggio alcuni suoi vestiti. Poi scese al piano terra, prese le chiavi della sua auto e se ne andò. Dieci minuti dopo si ritrovò a suonare il campanello della casa dei suoi genitori. Fu Jin ad aprire. Alla vista di Miki in quelle condizioni, non potè fare a meno di mostrarsi sconvolto.

Jin: “Miki, tesoro, cosa è successo?!”

 

Chiyako andò in cucina per preparare un tè caldo per la ragazza, mentre gli altri si sedettero al tavolo tentando di farla calmare. Lei raccontò loro della lite avuta con Ginta, di come si sentiva in colpa perché da tempo si era resa conto che i suoi sentimenti verso di lui erano cambiati, ma non aveva avuto il coraggio di dirglielo; non raccontò loro il vero motivo della discussione. I quattro ascoltarono in silenzio cercando di tranquillizzarla; capirono subito che la questione che l’affliggeva, così come il vero motivo del litigio era qualcos’altro, ma capirono anche che Miki non voleva o non poteva ancora parlarne.

Rumi: “Non preoccuparti tesoro, puoi rimanere qui quanto vuoi, finchè le cose tra voi non si sistemeranno!” – le disse la madre prendendole le mani tra le sue.

Miki, con tutta la tristezza che aveva nel cuore rispose:

Miki: “No mamma… credo che le cose non si sistemeranno mai più.”

Ma non era solo a Ginta che faceva riferimento…

 

[…]

 

Aveva lasciato l’auto nel parcheggio accanto al parco. Aveva bisogno di silenzio e di tranquillità per pensare. Così Ginta si sedette su di una panchina, si asciugò le lacrime che ancora gli bagnavano il volto, per poi alzare lo sguardo e guardare le stelle.

Ginta: *Io… ho sempre saputo la verità… ma mi sono continuamente illuso…*

Continuò a perdere i suoi occhi nell’immensità del cielo, quando una voce femminile fece il suo nome.

?? “Ginta?!... sei proprio tu?!”

Lui si girò e la vide.

Ginta: “Arimi?!... mio Dio che sorpresa… c-come? c-cosa?…”

Arimi: “Abito qui vicino. Vengo a passeggiare nel parco tutte le sere, ma…” – guardò il volto stravolto di Ginta – “… tu cosa ci fai qui. Stai bene?”

Ginta: “Ecco io…” – iniziò lui, ma improvvisamente gli sembrò di non saper più parlare. Il dolore era ancora troppo forte e vicino da poter utilizzare parole per descriverlo.

Arimi: “Centra Miki?... hai un problema con lei?”

Lui fece segno di si con la testa, ma non disse niente.

Arimi: “Senti… perché non vieni a casa mia. Ti offro una tazza di tè e poi… magari… mi parli un po’ di quello che ti affligge ok?” – così dicendo la ragazza prese Ginta per mano invitandolo a seguirla. Lui non rispose, ma si lasciò guidare dalla sua gentilezza.

 

Rimasero fino alle tre di notte a parlare o perlomeno Ginta parlava, anzi si sfogava, e Arimi ascoltava. Non poteva credere a ciò che era accaduto: due persone così straordinarie come Miki e Ginta vittime entrambi di un perverso gioco del destino, per non parlare di Yu, la cui presenza era tangibile sebbene non visibile. Arimi poteva capire Miki, d’altronde anche lei era stata innamorata di Yu, ma capiva ancora meglio lo stato d’animo di Ginta: anche lei era stata lasciata dall’uomo che amava che, ironia della sorte, era stato proprio Yu. Le faceva male vedere il ragazzo così afflitto, ma l’unica cosa che poteva fare per lui adesso era essergli vicino e sostenerlo.

Arimi: “So che adesso come adesso quello che sto per dirti ti sembrerà una banalità ma… dammi retta… tutto passa. Come tu ben sai io amavo tantissimo Yu, ma con il tempo,… con molto tempo, sono riuscito a dimenticarlo. Ci vorrà un po’, ma vedrai che alla fine tutto il dolore se ne andrà.”

Ginta: “… Arimi… so che non sarebbe molto adeguato, ma… beh… non me la sento di tornare a casa questa notte, ne tanto meno di rivedere Miki… oh ma non posso chiederti una cosa del genere…”

Arimi: “ Non preoccuparti. Non c’è problema per me. Puoi dormire tranquillamente sul divano. Aspetta… vado a prenderti coperta e cuscino.”

Ginta rimase stupito dalla disponibilità dimostratagli dalla ragazza e gliene fu immensamente grato.

Ginta: “Grazie Arimi.” – le disse quando tornò nel soggiorno – “ non so cosa avrei fatto stanotte se non avessi incontrato te.”

E lei con il sorriso più bello del mondo rispose:

Arimi: “Non c’è di che. Ora riposa, ci vediamo domani. Buona notte Ginta.”

Ginta: “Notte Arimi.”

 

[…]

 

Passarono tre giorni. Dopo quella notte trascorsa da Arimi, Ginta tornò a casa e non fu sorpreso di non trovarci Miki; d’altronde anche lui era scappato, ma sapeva dove rintracciarla. Doveva farlo. Doveva parlarle.

Era pomeriggio. Ginta prese in mano l’agenda del telefono e trovato il numero che cercava, lo compose.

??: “Pronto?”

Ginta: “Salve Rumi, sono Ginta. Potrei parlare con Miki per favore?”

Rumi: “Oh… Ginta… ciao. Miki… non so…”

Ginta: “Ti prego… dille che è importante.”

Rumi: “Ok aspetta…”

Ginta: “…”

??: “P-pronto?”

Ginta. “Miki…”

Miki: “Ciao Ginta…”

Ginta: “Ascolta… vorrei parlare con te faccia a faccia. Ti va di venire qui a casa?”

Miki: “… d’accordo. Arrivo tra poco.”

Ginta: “Ok ciao.”

Miki: “ A dopo.”

Era contento che Miki fosse così disponibile a parlare. Voleva scusarsi e voleva spiegarle. Non dovette aspettare molto, perché la ragazza arrivò nel giro di dieci minuti.

Ginta: “Ciao Miki.”

Miki: “Ciao Ginta.”

Ginta: “Vieni. Voglio chiarire ogni cosa.”

Entrambi si sedettero al tavolo da pranzo. Mai atmosfera fu più piena d’ imbarazzo, dispiacere e sensi di colpa.

Ginta: “Ora voglio che mi ascolti Miki, senza interrompere… Innanzitutto vorrei scusarmi per aver urlato l’altro giorno; probabilmente ti ho spaventata, ma non era mia intenzione… credimi…” – qui si fermò, quasi per cercare di convincere Miki di essere sinceramente dispiaciuto, poi continuò – “Fin dal principio, da quando eravamo al liceo, o più precisamente da quando Yu è entrato nella tua vita, ho sempre saputo che eri innamorata di lui. Era chiaro come il sole, si vedeva da chilometri, ma io allora sono stato ingenuo… per la verità lo sono stato per tutti questi anni. Allora non pensai minimamente alla tua felicità, non pensai che probabilmente saresti stata più felice con lui, o se non con lui almeno non con me…”

Miki: “… non è così…”

Ginta: “Ti prego… lasciami finire. Allora il mio unico desiderio, quello che avrebbe reso felice me, era stare insieme a te. Sapevo che c’era lui nel tuo cuore, ma ho ingenuamente pensato che con il passare del tempo sarei riuscito a trasportare l’amore che provavi per lui su di me. Evidentemente mi sbagliavo. Io non ho mai avuto quello che aveva lui: lui aveva il tuo cuore, il tuo amore. Mi sono odiato per tutto questo tempo, perché non volevo vedere la verità e mi ostinavo ad andare avanti, sperando che il giorno successivo sarebbe andata meglio… Io sapevo che prima o poi tu ti saresti resa conto che l’amore che avevi dentro di te non portava il mio nome, ma quello di Yu; sapevo che un giorno l’avresti ritrovato e lo avresti scelto. Non sapevo quando sarebbe accaduto, ma ero sicuro che prima o poi… era inevitabile. Avrei potuto evitarlo in ogni momento, ma mi sono sempre rifiutato di accettare la verità, perché l’unica cosa che volevo era stare con te. In fondo è stata tutta una questione di egoismo. L’altro giorno mi sono arrabbiato si, ma la verità è che… ci sono rimasto male. Come ti ho detto, ho sempre saputo che sarebbe successo, ma una cosa è sapere che qualcosa accadrà e un’altra è sopravvivere quando quel qualcosa ti precipita addosso come un’inesorabile verità. E insieme a questa verità, mi è precipitata addosso anche la consapevolezza del mio fallimento e non so quale delle due sia più difficile da sopportare…” – si fermò di nuovo, per cercare di raccogliere i pensieri – “io ti ho amato tanto Miki, e ti amo ancora: nonostante tutto sei e rimarrai per sempre una persona importantissima per me… non t’incolpo assolutamente per quello che ci è accaduto: è stata solamente una serie di circostanze erronee che hanno portato ad un collasso generale… non rimpiango nulla di questi anni passati al tuo fianco. Nonostante fossi innamorata di Yu, che tu l’avessi riconosciuto o no, non mi hai mai fatto mancare nulla, mi sei sempre stata accanto, mi hai sempre sostenuto e aiutato e io questo non lo dimenticherò mai. Ti ringrazio Miki.”

A questo punto Ginta terminò il suo discorso. Miki aveva visto delle lacrime silenziose scendergli lungo le guance mentre parlava e non potè fare a meno di piangere anche lei. Ma adesso era il suo turno.

Miki: “No Ginta. Dovrei essere io a ringraziarti e a scusarmi. Ho vissuto tutti questi anni con l’illusione e la speranza di poterti fare felice, diventando la donna che tu meritavi, invece non ho fatto altro che deluderti e, cosa peggiore, non ti ho mai donato quell’amore che tanto brami e meriti. Sono stata ingenua anch’io o piuttosto dovrei dire che sono stata crudele. Mi sono messa con te sapendo che prima o poi ti avrei fatto soffrire, ma la mia stupidità e paura del futuro mi hanno impedito di ragionare e di prendere la giusta decisione. Questi anni per me non sono andati assolutamente sprecati: con te sono stata molto bene; mi sono sentita sempre amata e protetta. Voglio che tu sappia che io non ti ho mai tradito: sono otto anni che non vedo Yu, ne parlo con lui. Questi miei sentimenti sono ricomparsi in me così come se n’erano andati. Oh Ginta… non sai quanto mi sono odiata per la mia vigliaccheria nel non rivelarti ciò che veramente provavo. Avevo paura: paura di ferirti, paura che tu mi avresti odiato, paura di affrontare la verità. Mi dispiace così tanto di non essere stata alla tua altezza… vorrei che tu non mi avessi mai conosciuto, così ti avrei risparmiato queste sofferenze…”

Ginta: “No Miki! Non dire così! Sono contento di averti conosciuto e che tu abbia fatto parte della mia vita. Ne sarò grato a Dio per sempre!”

A queste parole seguì un silenzio molto più rilassato del precedente. Entrambi avevano esternato i loro pensieri ed ora sapevano che sarebbe andata meglio, ma c’era un ultima cosa che dovevano fare.

Ginta: “Credo sia meglio per entrambi divorziare. In questo modo ognuno sarà libero di continuare sulla propria strada.” Erano parole pronunciate da Ginta non con rammarico, ma con una nota di sollievo.

Miki: “Si, hai ragione.” rispose lei.

Ginta: “Ora che farai… chiamerai Yu e glielo dirai?”

Miki: “No!!” – la sua risposta così secca lo stupì – “questi sentimenti rimarranno solo miei. E’ da troppo tempo che non ci vediamo, sarebbe scorretto da parte mia piombare così nella sua vita. Oltretutto per lui sono solo una della famiglia, quindi…” – sospirò – “mi troverò un appartamentino e andrò avanti con la mia vita.” - così dicendo si alzò – “Fallo anche tu Ginta. Vivi e trova una donna che sappia amarti come io non ho saputo fare.”

Ginta: “Lo farò Miki. Grazie.” – si alzò anche lui, si avvicinò alla ragazza e l’abbracciò. Si strinsero reciprocamente in quell’abbraccio per molto tempo, per poter comunicare all’altro tutto ciò che le parole non potevano descrivere.

Miki: “E’ stato un onore essere al tuo fianco Ginta.”

 

Fu così che il loro matrimonio ebbe fine, ma nessuno dei due ebbe rimpianti, ne ripensamenti. Serbarono per sempre quegli anni nei loro cuori e tornarono ben presto ad essere ottimi amici, come del resto erano sempre stati.

 

Continua… 

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


L’amore supera ogni cosa…

L’amore supera ogni cosa…

 

Capitolo 6

 

“Signor Matsura. C’è sua moglie sulla linea 2.”

Yu: “Grazie Helen. Me la passi pure… Pronto?”

Lilian: “Ciao tesoro!”

Yu: “Ciao Lilian. Dimmi.”

Lilian: “Sai che giorno è oggi vero?”

Yu: “Certo, è il nostro anniversario. Non preoccuparti ho già prenotato in un ristorante italiano per stasera. Pensavi forse che non me ne ricordassi?”

Lilian: “Beh non si sa mai con te. Grazie. Allora ci vediamo stasera. Ciao.”

Yu: “Ciao.”

Avevano deciso entrambi di non dirsi mai “ti amo”, perché ognuno conosceva i sentimenti dell’altro… ma purtroppo Lilian non conosceva la verità e per Yu il motivo era un altro. Bussarono alla porta.

Yu: “Avanti… oh ciao Ryan!”

Ryan: “ Ciao Yu. Devo parlarti. Hai un minuto?”

Yu: “Per te devo averne, sei il mio capo! Siediti e dimmi tutto.”

Ryan: “Bene… la nostra azienda ha avuto un incarico molto importante all’estero, più precisamente in Giappone, così ho pensato, dato che tu sei uno dei miei migliori architetti e che oltretutto è la tua terra natale, se eri disposto ad accettarlo. Starai lì solo una settimana, il tempo di finire il lavoro e poi puoi tornare dalla tua dolce metà.  Allora, accetti?”

Giappone… l’immagine di una ragazza dai capelli castani passò fugacemente tra i suoi pensieri, ma se ne andò subito… o forse fu lui ad allontanarla. Non voleva vederla. Non voleva che riaffiorasse. Ormai non più.

Yu: “Accetto volentieri!”

Ryan: “Bene. Dovrai partire il mese prossimo. Il volo ovviamente lo paga la ditta. Dai disposizioni alla tua segretaria di procurarti il biglietto in tempo utile. Goditi la tua rimpatriata e non dedicarti troppo al lavoro, voglio che tu ti diverta anche. Comunque ora vado. Ci vediamo dopo.”

 

[…]

 

Nei mesi successivi al suo divorzio con Ginta, Miki fece ciò che aveva detto. Prese in affitto un piccolo appartamento non lontano da casa dei suoi genitori e ricevette visita quasi subito da tutti i suoi amici, compreso Ginta. Era curioso di vedere il nuovo appartamento, così disse lui, ma Miki sapeva che il vero motivo era constatare che lei stesse bene. Non ebbe molti problemi a vivere da sola: certo inizialmente quella casa vuota l’angosciava un po’, ma dopo averci fatto l’abitudine, tutta quella tranquillità non le dispiaceva. Inoltre era felice del fatto che non ci fosse nessuno che dovesse ingurgitare le sue pietanze orripilanti; fortunatamente con l’andare del tempo fu costretta, per sopravvivere, ad imparare a cucinare. Spesso si faceva aiutare da Rumi e Chiyako e sporadicamente, quando veniva a trovarla dato che viveva a Hiroshima, anche da Meiko.

 

Meiko: “Allora Miki, come stai?” – le disse un giorno al telefono.

Miki: “Bene Meiko, ti ringrazio. Quella passata è stata davvero una settimana infernale al lavoro, ma ora che è arrivato il weekend, voglio godermelo e rilassarmi!”

Meiko: “Ah, bene!... allora intanto fai una cosa… vieni a prendermi alla stazione perché sono appena arrivata a Tokyo!!”

Miki non era più in se dalla gioia. Impiegò esageratamente poco ad andare a prendere Meiko e a tornare a casa. La sua allegria era incontenibile.

Miki: “Wow Meiko!!! Sono così felice di questa sorpresa!!! Sicura che non ti crea problemi?”

Meiko: “Non ti preoccupare. Per Shinici non è un problema rimanere a casa due giorni con la bimba.”

Miki: “Già… a proposito come sta Ai? Dovrebbe avere quasi quattro anni ormai?!”

Meiko: “Oh lei sta benissimo. Ha un carattere piuttosto tranquillo per la sua età, ma è molto sveglia e ogni nuova cosa la incuriosisce da morire. Vuole sempre sapere il perché di qualunque cosa. Mi fa diventare pazza!!”

Miki: “Sono contenta. Sai un po’ t’invidio: spesso ho desiderato anch’io avere dei figli, ma…” – l’espressione della ragazza cambiò all’istante e i suoi occhi parvero oscurarsi. Meiko comprese.

Meiko: “… ma non volevi mettere al mondo dei figli con Ginta sapendo di non amarlo fino in fondo.” – non c’era nulla che potesse nasconderle; per lei Miki era sempre stata un libro aperto.

Miki: “Si… è così. Ginta me lo ha chiesto molte volte, desiderava tanto un figlio da me, ma io mi sono sempre dichiarata non ancora pronta. Sono stata un mostro… ora mi giudicherai male, vero?”

Meiko: “No Miki, assolutamente. Hai fatto la scelta giusta. Se tu e Ginta aveste avuto dei figli, la vostra separazione sarebbe stata più sofferta e dolorosa, per non parlare dello shock che potevate causare al bambino.”

Miki assentì alle parole dell’amica, poi rivolse lo sguardo fuori della finestra, in silenzio. Meiko sapeva che c’era sempre qualcosa che ancora affliggeva il cuore di Miki, ne sentiva la presenza ogni volta che le parlava al telefono. Voleva tanto aiutarla, perché lei sapeva qual era questo peso: Yu. Ma non riusciva mai a trovare le parole giuste, ne tanto meno sapeva se l’amica avesse voglia di parlarne. Ma dopo quel lungo silenzio, inaspettatamente, quasi avesse intuito i suoi pensieri, fu Miki a parlare.

Miki: “Mi manca Meiko. Yu mi manca. Ed è buffo perché sono anni che non lo vedo; magari in tutto questo tempo lui è cambiato, non è più come quando l’ho conosciuto… ma non posso farne a meno. Ogni giorno è peggio del precedente… ogni volta che apro una porta, ogni volta che giro un angolo, mi sembra che quel volto sorridente sia lì ad aspettarmi.” – con occhi lucidi spostò di nuovo il suo sguardo sugli occhi affranti di Meiko – “… non devi sentirti triste per me. Nonostante questo peso, continuo a vivere la mia vita, ma… c’è una cosa che ho deciso in questi tre mesi dal divorzio con Ginta: ciò che provo per Yu non se ne andrà mai, questi sentimenti rimarranno per sempre radicati nella mia anima; ho già rovinato una vita a causa loro, ma non voglio che questo si ripeta mai più. Ho deciso che non avrò più storie ne legami con altri uomini d’ora in poi.”

Meiko: “Cosa?”

Miki: “Lo so può sembrare ridicolo e patetico, ma è quello che ho deciso. Ogni cosa in qualche modo mi ricorda Yu e non penso che ci sarebbe differenza se ci fosse un altro uomo nella mia vita. Non essere triste. Sono più felice così, anche il solo fatto di amare Yu mi fa sentire bene.”

Non mentiva. Il volto gioioso di Miki non lasciava spazio a nessuna critica. Meiko aveva visto più volte quello sguardo: lei era davvero felice così,… anche se sola.

Meiko: “Ok Miki. Se è questo che vuoi.”

 

Furono due giorni splendidi. Miki e Meiko si divertirono come pazze andando il sabato a fare shopping poi al cinema. Lungo la strada del ritorno incontrarono Satoshi, con il quale presero insieme un caffé e parlarono del più  e del meno. L’attrito tra lui e Meiko ormai non esisteva più: lui aveva accettato il suo rifiuto e le sue nozze con Nacchan, tanto che non mancò nemmeno al ricevimento organizzato dai due. Da allora erano rimasti ottimi amici. Non parlarono però mai di Yu: le ragazze sapevano che lui era rimasta l’unica persona tra di loro con la quale ancora Yu interagiva, e anche se ormai i suoi contatti con l’amico era diventati rarissimi, Satoshi era al corrente della situazione, sapeva che l’amico si era sposato e ne conosceva persino il vero motivo nonostante non fosse stato Yu a rivelarglielo; le sue nozze erano state troppo vicine a quelle di Miki, alle quali tralaltro neanche si era presentato, per pensare che fosse solo un caso.

La domenica decisero di organizzare un pic-nic per pranzo; oltre a Satoshi, Miki invitò Ginta, il quale chiese il permesso di portare con se un’altra persona che nessuno immaginò essere Arimi (cosa che rese felice Miki); inoltre invitarono anche la cugina di Satoshi, Suzu, una bellissima modella che avevano già conosciuto poichè anni prima Yu aveva girato uno spot insieme a lei: Rumi infatti aveva proposto il ragazzo come testimonial, insieme a Suzu, del suo nuovo prodotto; con lei venne anche il suo ragazzo: si chiamava Kei e nonostante avesse un anno di meno rispetto a Miki, era un pianista di grande successo; fu subito simpatico a tutti. Infine invitarono anche Tsumotu, cugino di Ginta, e la sua ragazza Yayoi. Tutti insieme passarono così una giornata fantastica, mangiando fino a scoppiare e divertendosi come pazzi, finchè non giunse per Meiko il momento di ripartire

Miki: “Mi mancherai Meiko. Torna presto a trovarmi, mi raccomando!” – le disse l’amica mentre la stingeva forte sul binario della stazione – “Abbi cura di te, salutami Nacchan e Ai ok?”

Meiko: “Si lo faro Miki. Ti chiamo domani. Ciao.”

Dopo aver atteso la partenza di Meiko, Miki se ne tornò tranquillamente a casa. Aveva trascorso un fine settimana stupendo, come non le accadeva da tempo; si preparò qualcosa di leggero per cena (il pic-nic era stato devastante per il suo stomaco) e se ne andò a letto molto presto. Non riusciva a non sorridere ripensando alla giornata appena trascorsa.

Miki: *Era tanto che non mi divertivo così. E’ stata una domenica perfetta.*

“No. Non è stata perfetta. Mancava qualcosa… e tu sai cosa.”

Quella vocina. Si ripresentò così, senza che nessuno la chiamasse.

“Se è stata una giornata magnifica, allora perché senti la presenza di un buco dentro di te… un angolo vuoto che non sei riuscita a colmare con nessun viso sorridente o battuta spiritosa vissuta oggi. Tu sai a chi appartiene quell’angolo… sei assolutamente sicura delle parole che hai detto a Meiko?... sei sicura di poter vivere da sola con i tuoi sentimenti per tutta la vita?”

Miki: *… significa che mi prenderò un cane!*

Ma a quella battuta sarcastica nessuna voce rispose e Miki, travolta da quel silenzio, si rannicchiò sotto le coperte, abbracciò il suo cuscino e pianse tutte le lacrime che aveva in corpo.

 

[…]

 

La settimana successiva iniziò inaspettatamente bene, nonostante le premesse della sera precedente. Una volte finite le sue lacrime, Miki impose a se stessa di farsi coraggio e di andare avanti, sebbene la prospettiva di farlo da sola non fosse allettante; e comunque non era sola: con lei c’erano i suoi amici, la sua famiglia. Non sarebbe mai stata completamente sola, nemmeno se lo avesse voluto. Inoltre aveva il suo lavoro: se ne lamentava spesso, come fanno tutti, ma sapeva che non avrebbe potuto fare altro nella vita, quello che faceva le piaceva molto poiché stimolava la sua creatività e la sua inventiva; oltretutto la divertiva e la rilassava.

 

Miki: “Finalmente si va a pranzo!!”

Quando era ora di mangiare, il volto di Miki s’illuminava sempre. La sua costante allegria era una delle caratteristiche che tanto la distinguevano e alla quale nessuno dei suoi colleghi era riuscito a resistere. Le volevano tutti molto bene.

Aveva tempo un paio d’ore per pranzare, ma decise di non tornare a casa e di andare in quel piccolo fast-food a pochi passi dal suo ufficio. Così scese al piano terra (il suo ufficio era al secondo) e uscì in strada, portando con se un catalogo di stoffe orientali, per controllarlo e portarsi avanti con il lavoro.

Stava camminando anche con una certa fretta data la fame che aveva, mentre annotava mentalmente le stoffe che aveva intenzione di ordinare, quando improvvisamente urtò qualcosa. Catalogo e borsa caddero a terra.

Miki: *Perché devo essere sempre così distratta!!* pensò lei mentre si chinava per raccogliere il tutto e, sguardo a terra, diceva:

Miki: “Mi scusi tanto signore, è stata colpa mia. Cammino sempre con la testa da un’altra parte…”

??: “Miki!!... sei… tu!?”

Quella voce… Miki l’avrebbe riconosciuta tra mille… quella voce che tante volte l’aveva rassicurata, ma che altrettante volte l’aveva ferita… non aveva il coraggio di alzare lo sguardo, ne tanto meno di alzare se stessa… era come se il tempo si fosse fermato.

Miki: *No Miki… non può essere lui… il desiderio d’incontrarlo è talmente forte che il tuo cervello ti ha giocato un brutto scherzo. Ora lo guarderai e scoprirai che magari è un tuo vecchio compagno di università o addirittura del liceo, di cui hai dimenticato perfino il nome…* ma presto scoprì che tutti i suoi arti e organi, cuore compreso, si rifiutavano di obbedirle.

Passò così qualche secondo, immobile. Poi sentì una presenza dietro di lei, qualcuno che dalla posizione eretta in cui si trovava, si abbassava accanto a lei. Vide delle mani che sfiorarono le sue, che l’aiutarono a raccogliere ciò che le era caduto, che al contatto delle quali scaturirono nella ragazza una serie d’ intense sensazioni che neanche lei riuscì a descrivere. Quelle mani… si… quelle mani. Il suo sguardo incontrò poi i polsi, le maniche della giacca blu scuro; notò un cilindro trasparente a terra accanto ai piedi dell’uomo, che aveva tutta l’aria di portare al suo interno dei documenti importanti… vide il doppio petto della giacca, la camicia celeste, la cravatta scura anch’essa e poi… lo vide. Il campo visivo di Miki fu invaso dalla cosa più bella che avesse mai visto, anche più bella di quello che ricordava… era come se fosse stata accecata da una luce pari solo a quella del sole… una luce che ti meraviglia e ti spaventa nello stesso momento… una luce che ti fa male, ma che dal calore della quale non ti vorresti mai allontanare… capelli biondi… occhi grandi e nocciola…

Quello… era il volto di Yu.

Ciò che avvertì dopo, Miki lo interpretò come una stretta al cuore, come se il suo petto fosse stato mortalmente schiacciato e poi rilasciato nel giro di qualche secondo; come se il suo cuore fosse stato riempito di acqua gelida; come se qualcuno lo avesse infilzato con degli spilli. Ciò che avvertì furono soltanto delle fitte.

Miki: “Yu… ma… ma… c-cosa ci fai qui… l’America… tu non dovresti essere qui!!”

Yu: “S-sono qui per lavoro infatti. Sono arrivato ieri mattina…”

 

Solo Yu poteva capire ciò che provava Miki, perché furono le stesse sensazioni che colpirono il suo animo.

 

Si stava dirigendo allo studio con il quale avrebbe collaborato in quei giorni per mostrare i primi progetti: era anche lui assorto nei suoi pensieri e oltretutto era intento a controllare i messaggi sul suo cellulare, quando colpì qualcosa. Inizialmente pensò di aver urtato una di quelle cassette per le lettere, ma tornando in se e guardando a terra, realizzò che non era stata affatto una cassetta delle lettere, ma una donna… una donna che lui riconobbe immediatamente. Nulla avrebbe mai potuto cancellare l’immagine di quella ragazza dalla sua memoria; ma ora quella che si trovava davanti non era più una ragazza, ma una donna, ed era più bella di quanto lui avesse mai immaginato. Aveva i capelli castani più lunghi, ma la coda con la quale erano stati raccolti era inconfondibile… era la sua acconciatura preferita. Indossava una camicetta bianca stretta in vita e sul petto, che lasciava intravedere leggermente il seno attraverso i primi bottoni aperti; un paio di pantaloni attillati di un nero lucido; delle scarpe nere con il tacco e la chiusura alla caviglia, che lasciavano scoperto il collo del piede. Era splendida. In otto anni non aveva mai dimenticato la sua figura e i suoi lineamenti, ma non avrebbe mai immaginato che quella donna potesse diventare più bella di quanto già fosse.

Quella era Miki.

Nessuno… avrebbe potuto descrivere ciò che Yu provò in quel momento… o meglio… nessuno tranne Miki… ma lui non lo sapeva. Avrebbe voluto prenderla da terra, guardarla in quegli occhi nei quali per tanto, troppo tempo si era negato di guardare per paura di ciò che provava e stringerla forte a se, come non aveva mai fatto, fin quasi a fondersi in un’unica persona. Ma l’unica cosa che fece, fu chiederle se fosse davvero lei, quasi per paura di essersi sbagliato, e non ricevendo risposta, si era chinato per aiutarla.

 

Quando i loro occhi s’ incontrarono, improvvisamente nessun tipo di rumore fu più udibile per loro: i suoni della città, dei passanti, dei negozi si spensero, quasi qualcuno avesse staccato la spina; tutto sembrò essersi congelato. D’un tratto, nessuno dei due ebbe più nessun problema, nessun pensiero, nessuna preoccupazione. Tutto quel dolore e quella solitudine che per tanti anni si erano portati dentro, sparì all’istante e dopo tanto tempo sentirono finalmente nei loro cuori qualcosa che nessuno dei due aveva mai sentito fino in fondo: era felicità… inizialmente… tantissima felicità… ma poi lo riconobbero… entrambi se ne resero conto all’unisono… era amore… un amore sconfinato, profondo, bellissimo, leggero, inimmaginabile… e… nonostante tutto… irrimediabilmente vero.

 

Continua…

 

 

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


L’amore supera ogni cosa…

L’amore supera ogni cosa…

 

Capitolo 7

 

Miki: “A-allora Yu… come ti va la vita?! E’ un secolo che non ci vediamo. Non sei quasi più tornato a trovarci. Scommetto che sei stato molto impegnato a causa del lavoro, ma non immagini quante volte i nostri genitori si siano lamentati… su dimmi!”

Miki cercava in tutti i modi di apparire naturale e spontanea, non voleva che lui capisse cosa la sua sola presenza scaturiva in lei, ma, chissà perché, davanti a lui si sentiva sempre “nuda”; si era sempre sentita così, come se lui riuscisse a leggerle nel profondo, dove nessuno era mai riuscito.

Yu: “ Io s-sto bene. Il lavoro va alla grande infatti come ti ho detto sono qui per questo. Mi dispiace non essermi fatto vivo spesso in questi anni, ma come hai detto tu, gli impegni erano sempre troppi… ma… dimmi di te… come sta Ginta?” – la nota di amarezza che accompagnò queste parole per fortuna non fu notata da Miki; piuttosto fu lui a notare qualcosa. Al suono di quel nome, l’espressione di Miki si rattristò, in maniera impercettibile, ma Yu lo notò.

Miki: “Beh… veramente… io e Ginta abbiamo divorziato… circa tre mesi fa.”

Yu non potè fare a meno di provare una leggera nota di sollievo, ma poi sentendosi un verme, se ne vergognò.

Yu: “Avete divorziato!!!... ma come… perché!?”

Miki rimase un po’ in silenzio, poi disse:

Miki: “Senti… io stavo andando a pranzo in quel fast-food all’angolo. Ti va… di farmi compagnia? Ho anche il pomeriggio libero… così possiamo parlare con calma… ma se non vuoi o non puoi non importa…”

Yu: “Certo che voglio!!”

Quella risposta repentina la spiazzò, ma la rese anche felice, perché sembrava che lui ci tenesse davvero alla sua compagnia.

Yu: “Dammi solo due minuti. Vado a consegnare questi progetti nel palazzo qui accanto e poi ti raggiungo. Anch’io ho il pomeriggio libero.”

Così dicendo s’incamminò, mentre Miki si diresse verso il fast-food. Le sembrava di camminare a mezzo metro da terra: Yu era lì, in Giappone, sotto il suo stesso cielo, respirando la sua stessa aria e lei gli aveva appena parlato. Non poteva essere vero! L’aveva desiderato talmente tanto che ora non sapeva come affrontare la situazione; avrebbe tanto voluto stringerlo a se, quasi solo per appurare che fosse veramente lui e non solo un sogno; le parole di Yu, il modo in cui parlava, la bocca dalla quale quei suoni uscivano, quegli occhi che la guardavano, anzi, la scrutavano fino in fondo all’anima… sembrava che neanche un giorno fosse trascorso dalla sua partenza.

Entrò nel ristorante e prese posto in un tavolo accanto alla finestra. Non fece in tempo a sedersi, che vide Yu attraversare la strada di fronte ed entrare. Lui la vide e si diresse al tavolo.

Yu: “Eccomi.”

Quella parola… forse fu il tono che il ragazzo usò… ma per Miki fu come se Yu avesse detto “Eccomi sono qui per te, e non me ne andrò mai più via”, ma subito la ragazza s’impose di smettere di sognare ad occhi aperti e di tornare alla realtà.

Yu: “Allora dimmi… cosa è successo tra te e Ginta? Eravate così… innamorati.” – dicendolo si sentì come se avesse un nodo alla gola. Si schiarì la voce.

Miki: “Beh, il punto era proprio questo. Non eravamo innamorati, o meglio… io… non sono mai stata realmente innamorata di Ginta. Gli ho voluto e gli voglio comunque un gran bene, ma un bene che non si può definire affatto amore.”

Yu era confuso. Se non aveva mai amato Ginta, allora perché…

Yu: “Perché allora sei stata con lui tutti questi anni? Perché l’hai sposato?” – Yu non voleva essere così diretto, d’altronde tra loro non c’era più quella complicità e intesa di un tempo, ma le parole gli uscirono senza che lui potesse controllarle.

Miki rimase stupita di fronte a questa domanda così… intima: cosa poteva rispondere? Non poteva di certo dirgli la verità!

Miki: “Sai… credevo che Ginta fosse la persona giusta per me. Io l’avevo amato molto un tempo e allora ho creduto che potesse funzionare. Purtroppo ho scoperto i miei veri sentimenti troppo tardi… ma nonostante questo Ginta non mi ha incolpato di nulla; mi ha detto di aver sempre saputo la verità, ma che mi voleva troppo bene per lasciarmi. Puoi immaginare che verme mi sia sentita… comunque adesso è tutto a posto, siamo tornati ad essere buoni amici. Ora che ci penso… noi ti abbiamo invitato al nostro matrimonio, come mai non sei venuto?”

Yu: “E’ vero… ti chiedo perdono, ma … il mio lavoro è sempre imprevedibile… ho avuto un contrattempo.” A nessuno dei due questa parve una buona scusa, ma non tornarono  sull’argomento.

Dicendo quelle parole Yu si passò inconsapevolmente la mano destra tra i capelli (come faceva sempre quando non era del tutto sincero), e solo allora Miki la vide: aveva la fede.

Una forza incontrollabile s’impossessò del braccio della ragazza; senza tante cerimonie gli prese la mano fra le sue e guardò l’anello. Miki non seppe dire esattamente cosa provò in quel momento, ma non era una bella sensazione: forse tristezza, angoscia e… gelosia. Riuscì a stento a rimanere calma e impassibile, anzi tentò addirittura di sembrare felice per lui, con scarso successo.

Miki: “Ma… Yu… ti sei sposato!!”

Yu: “S-si…” – disse lui con un filo di voce; Miki avvertì una nota di disagio in quella risposta e sentì il suo tentativo di sottrarre la mano alle sue, quasi si vergognasse.

Miki: “Quando è successo?... chi è lei?.... e perché non ce l’hai fatto sapere?”

Yu: “E’ successo tre mesi dopo che ti sei sposata tu, a Settembre; lei si chiama Lilian… e…” – cosa avrebbe potuto dire per giustificare il fatto che non ne aveva parlato con la sua famiglia? Solo Satoshi ne era al corrente e una volta saputo, non aveva neanche risposto alla sua lettera. Il suo “migliore amico” sapeva il vero motivo che aveva spinto Yu a sposarsi e lui sapeva che Satoshi non aveva mai approvato la sua decisione. Miki capì subito che il ragazzo aveva difficoltà a parlare di quest’argomento e non volle infierire, così disse:

Miki: “Ascolta Yu… io non so quale sia il problema tra te e i nostri genitori; non sono nemmeno sicura se il problema sia con loro o con qualcun altro, ma so che c’è qualcosa che non và. E’ per questo che per tutti questi anni non hai chiamato, ne scritto. Spero tanto che riuscirai in qualche modo a risolverlo da solo, altrimenti ricordati che, nonostante la distanza che ci separa, io sarò sempre disponibile per parlare…” – Yu guardava il tavolo senza pronunciare parola, ma lei continuò – “… lo so che prima della tua partenza per l’America non eravamo molto uniti e non parlavamo spesso, ma ciò non significa che io non sia mai stata disposta ad ascoltarti; lo sono stata e lo sarò sempre.”

Yu l’aveva ascoltata immobile: ogni sua parola entrava in lui come una ventata fresca e profumata, che ridava vita alla sua anima ormai da troppo tempo sola e malinconica; più lei parlava, più lui s’innamorava ancora e ancora. Non aveva parole per dirle quanto fosse felice di essere lì, di fronte a lei; di poterle parlare; della gioia che provava essendo consapevole del dono che il cielo gli aveva fatto, dell’angelo che gli era stato mandato; Yu capì che qualunque cosa fosse accaduta nella sua vita, bella o brutta che fosse, avrebbe potuto affrontarla se solo Miki fosse stata con lui. Non capiva come aveva fatto a stare tanto tempo lontano dall’unica cosa che dava un senso alla sua esistenza; era per questo che lui viveva: per starle accanto, per proteggerla, per amarla.

Yu: “Ti ringrazio di cuore Miki.” – le disse con infinita dolcezza e gratitudine.

Miki: “Non c’è di che. Sono felice che tu sia tornato.” – Miki non intendeva solo fisicamente: finalmente aveva ritrovato il ragazzo che aveva conosciuto quella sera al ristorante e di cui si era perdutamente innamorata.

 

Ordinarono qualcosa da mangiare e rimasero a parlare delle loro rispettive vite per quasi tutto il pomeriggio; erano tornati ad essere quelli di una volta. Erano ormai le cinque e trenta passate e decisero finalmente di andarsene da lì. Uscirono in strada e Miki, come folgorata, disse:

Miki: “Ascolta… ti andrebbe di andare dai nostri genitori? So che può non essere facile per qualsiasi motivo tu abbia, ma sono pur sempre i tuoi genitori. Non puoi immaginare quanto siano stati male per tutto questo tempo che non ti sei fatto sentire. Allora, te la senti?”

Yu non aveva paura di incontrare i suoi, anche se si sarebbe comunque sentito a disagio, d’altronde per quasi nove anni li aveva chiamati rarissime volte e ancora peggio non  era mai tornato a trovarli. No. Una volta giunto in Giappone, Yu si era riproposto di non incontrare ne genitori, ne amici solo per paura di dover poi confrontarsi con Miki, ma ora che l’ostacolo maggiore era stato superato e soprattutto ora che lei era insieme a lui, avrebbe potuto fare qualsiasi cosa.

Yu: “Ok, andiamo.”

 

[…]

 

Erano di fronte casa Koishikawa-Matsura.

Miki: “Aspetta, dovrei avere le chiavi. Non vedo l’ora di vedere la faccia di Chiyako appena ti vedrà! Spero che non le prenda un colpo!”

Aprì la porta ed entrarono. I quattro erano tutti nella sala a guardare la tv. Erano sicuramente rientrati da poco dal lavoro ed erano tutti in pieno relax. Miki entrò facendo segno a Yu di rimanere nascosto vicino la porta d’ingresso; voleva rendere la sorpresa ancora più clamorosa. Si affacciò nella sala.

Miki: “Ciao. Sono io.”

Rumi: “Miki, tesoro, come stai? Come mai qui?” – le chiese la madre al massimo della felicità. Tutti si girarono verso di lei e la salutarono.

Miki: “Vi ho portato una sorpresa!”

I quattro la guardarono incuriositi. Poi lei si girò, fece un cenno non ben definito verso la porta e subito dopo videro comparire sulla soglia forse la persona che meno si sarebbero aspettati al mondo.

Yu: “Salve a tutti.” – disse il ragazzo un po’ impacciato – “… come state?”

La reazione che ne seguì stupì sia Yu che Miki: il silenzio più totale. Le espressioni dei loro genitori erano un misto di incredulità, gioia e rimprovero e loro erano tutti seduti, immobili come statue di marmo. Passarono così diversi secondi; nessuno fiatava. Yu si sentì improvvisamente non più accetto e avrebbe voluto andarsene; gli occhi di Miki passarono dalla felicità, alla preoccupazione, al rimpianto: si sentiva in colpa perché era stata lei a portarlo lì, credendo di suscitare una gioia generale, ma ora si pentì di averlo fatto. Poi… contro ogni aspettativa, Yoji si alzò dal divano, si diresse verso Yu e, fermatosi di fronte a lui, lo guardò negli occhi. Il suo sguardo era indecifrabile.

Yoji: “Sono quasi nove anni che non ti fai vedere…”

Yu: “…”

Yoji: “… non fare mai più una cosa del genere!” – e così dicendo abbracciò Yu talmente forte da soffocarlo – “Mi sei mancato figliolo!”

Yu aveva avuto paura che il padre lo avrebbe cacciato e ripudiato, ma aveva sottovalutato l’amore che quella famiglia provava per i propri figli. Fu una scena commovente: tutti gli altri si alzarono in piedi e urlando di gioia corsero ad abbracciare Yu e a dimostrargli il proprio affetto. Guardando quello scambio di amore famigliare e soprattutto guardando la felicità stampata sul volto di tutti, compreso quello di Yu, accompagnato dalle lacrime, Miki non potè fare a meno di piangere anche lei e finalmente… si sentì di nuovo a casa.

Fu la serata più bella che avessero mai trascorso: sia Miki che Yu non ricordavano di essersi mai divertiti tanto con la loro famiglia. Chiacchierarono di ogni cosa: Yu raccontò loro della sua vita in America, compreso il suo matrimonio (“Ma tu guarda che tipo! Si è anche sposato a nostra insaputa!” – lo apostrofò Chiyako) e loro raccontarono tutto ciò che era accaduto dalla sua partenza.

Si fece tardi e arrivò il momento di salutarsi, ma mentre Yu si stava preparando ad uscire, Yoji parlò.

Yoji: “Ehi Yu! Perché non dormi qui? La tua camera è ancora come l’hai lasciata… beh quasi!”

Miki: “Si, hai capito i nostri genitori? La tua camera è ancora intera, mentre la mia è stata smantellata!” – disse Miki con un tono scocciato, ma scherzoso rivolgendosi a Yu.

Rumi: “Ma… Miki, tesoro. Tu ti sei sposata e te ne sei andata, perché avremmo dovuto mantenere integra la tua camera!” – disse la donna come se fosse stata la cosa più naturale del mondo.

Miki: “Madre snaturata! Infatti quando ho litigato con Ginta ho dovuto dormire nella tua stanza. Scusa Yu.”

Yu: “Non importa. Comunque non posso rimanere. E’ la mia ditta che mi paga il soggiorno e la camera è stata prenotata per l’intera settimana e…”

Ma nulla riuscì a bloccare quel fiume in piena che erano i loro genitori. Ormai esasperato Yu disse:

Yu: “Va bene!! D’accordo!! Mi arrendo!!” – poi guardò Miki – “… sono incredibili questi quattro!!”

Miki: “Pensa come sto io che ci ho convissuto più di te!! Dai… ti accompagno in albergo con la mia macchina così potrai prendere le tue cose.”

Ci impiegarono circa un quarto d’ora; lungo il tragitto continuarono a parlare riguardo l’anormalità di quella famiglia e in quante situazioni imbarazzanti i loro genitori li avevano spesso cacciati. Era bellissimo essere così aperti e spontanei l’un l’altro; avrebbero continuato a girare in auto per tutta la notte, ma ben presto furono di nuovo di fronte casa. Miki aiutò Yu con i bagagli fin di fronte il portone, poi disse:

Miki: “Bene, io devo proprio andare.”

Yu: “Mi spiace Miki, ti ho fatto tardare.”

Miki: “Oh no, non preoccuparti, casa mia è qui vicino, in auto ci vorranno un paio di minuti… sono stata benissimo oggi. Ti ringrazio Yu.”

Quella dolcezza che gli occhi di lei sprigionarono, colpì dritto al cuore del ragazzo, che improvvisamente si sciolse; come poteva lasciarla andare!?

Yu: “Di niente Miki, anzi sono io a doverti ringraziare… ci vediamo domani allora… buona notte.”

Miki: “Notte Yu. Salutami quegli svitati.”

Yu: “Lo farò”

Lei si girò percorse il vialetto e uscì dal cancello. Yu la guardò andarsene e quel dolore che durante tutta la giornata era scomparso, riapparve di nuovo.

Yu: *Non riesco… non riesco più a stare senza di lei…* - si girò per entrare, ma poi si sentì chiamare.

Miki: “Yu?”

Yu: “Si?” – disse lui voltandosi di scatto.

Miki: “Ti… andrebbe di… andare al cinema domani?”

Lui sorrise.

Yu: “Con piacere… notte”

Miki: “Notte.”

Così dicendo Miki se ne andò. Mai quel tratto di strada le sembrò più bello di allora: si sentì come se nulla al mondo potesse più nuocerle ormai. Entrando in casa si scoprì a sperare che l’indomani arrivasse presto, in modo da poterlo rivedere ancora; a solo qualche centinaio di metri da lei, sdraiato sul suo letto, un ragazzo espresse lo stesso identico desiderio.

 

Continua…

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


L’amore supera ogni cosa…

L’amore supera ogni cosa…

 

Capitolo 8

 

Miki non trascorse mai più una settimana così. Fu come essere tornati indietro e mai il loro rapporto era stato più solido, vero e profondo. Nei giorni successivi andarono al cinema, al ristorante (anche quello in cui si erano incontrati) e ogni volta che riuscivano a liberarsi dal lavoro, si incontravano per prendere un caffé. Il giovedì sera Miki, in accordo con Yu, organizzò una cena con i loro vecchi amici: ognuno dei due voleva stare più tempo possibile con l’altro, tanto che in quattro giorni che Yu era tornato, non gli aveva nemmeno sfiorato il pensiero di andare a trovare i suoi amici; effettivamente i suoi pensieri erano stati letteralmente invasi da Miki: in quei giorni per lui esisteva solo lei, il resto del mondo avrebbe anche potuto scomparire. Poi però il ragazzo si sentì in colpa; sarebbe stato veramente da carogne non farsi nemmeno vedere, così optarono per questa cena a casa di Miki.

Miki: “Direi che dovremo invitare Satoshi, Ginta… che probabilmente vorrà portare Arimi…”

Yu: “Arimi!?” – si stupì il ragazzo.

Miki: “Giusto, non te ne ho parlato. Pare che in questo periodo quei due si stiano frequentando. Sinceramente sono molto contenta per loro!”

Miki volle sbirciare lo sguardo di Yu: come avrebbe reagito nel sentir nominare Arimi e nel sapere che lei si frequentava con Ginta? Lei gli mancava? Ma poi fortunatamente tornò alla realtà.

Miki: *Ma che ti dice il cervello!? Yu è sposato! Tu che dici ama ancora Arimi!?... già… lui è sposato…* - i suoi pensieri si fecero in un lampo malinconici.

Lui era sposato, perciò non ci sarebbe stata nessuna possibilità per loro. Miki non poteva neanche rivelargli la sofferenza che quell’amore per lui le provocava, ne tanto meno che provava un amore sconsiderato per lui. Avrebbe dovuto portarsi tutto dentro… fino alla fine.

Yu: “… invitare?” – la voce di Yu la riportò alla realtà.

Miki: “Come? Scusa ero soprappensiero. Dicevi?”

Yu: “Ti ho chiesto chi altro vuoi invitare?”

Miki: “Ah si. Beh Meiko non credo che varrà: è venuta a trovarmi lo scorso fine settimana… comunque la chiamerò per conferma…poi vediamo… oh!... ti ricordi Suzu, la modella con cui hai girato lo spot per la mamma?”

Yu: “Si.”

Miki: “Vorrei invitare anche lei, dopotutto è la cugina di Satoshi ed è una splendida ragazza, mi piace. Ovviamente inviteremo anche il suo ragazzo, Kei. E’ un pianista di grande talento e molto simpatico. Vedrai che ti piacerà. Poi direi anche Tsumoto e la sua ragazza Yayoi, simpaticissima.”

Yu: “Ok. Quindi, contando anche Meiko, saremo al massimo in dieci. Cosa vuoi cucinar… aspetta un attimo… vuoi cucinare tu, Miki?!” – chiese lui terrorizzato.

Miki: “Guarda che nell’ultimo periodo sono molto migliorata, spinta dal mio spirito di sopravvivenza… e comunque mi aiuterai tu. Le mie scarse doti culinarie sono nettamente migliorate. Ti stupiresti di me!”

Yu: “Tu mi stupisci ogni giorno di più.”

Non fu quello che disse, ma il modo in cui lo disse, che stordì Miki: aveva un tono calmo, uno sguardo dolce e tenero, come se con le sole parole avesse voluto abbracciarla e coccolarla. La temperatura del suo volto aumentò all’istante: quello non era un comportamento che si poteva usare con i propri famigliari…

Miki: *Questa sensazione di… protezione… la conosco… Ginta me la faceva provare spesso… è un modo di fare che potrebbe adottare… un uomo innamorato!* – la ragazza non credeva ai suoi stessi pensieri.

Yu: *Accidenti, che cavolo faccio!?* - Yu si era reso conto di aver oltrepassato il limite: si era sentito invadere dall’istinto di prendere la ragazza, abbracciarla, baciarla; per poco non aveva ceduto, ma una parte di lui, una buona parte, se ne pentì subito. Infatti ora al posto di quella sensazione istintuale c’era tristezza perché quei gesti gli erano preclusi; c’era rimpianto, per non averlo fatto; c’era la speranza di poter avere un’altra occasione, ma soprattutto c’era il pensiero di sua moglie e il suo disperato tentativo di rimanerle fedele, nonostante Miki fosse l’unica persona al mondo che avesse mai voluto veramente accanto a se. Resosi conto del suo sbaglio, tentò di rendersi indifferente.

Yu: “A-allora… cosa vuoi cucinare? Cosa hai comprato al supermercato?”

Miki: “Ah… beh… pensavo di fare degli antipastini leggeri, delle lasagne e del pollo, anche se non sono sicura di saper fare nessuna di queste cose!”

Yu: “Non preoccuparti: tu ti occuperai degli antipasti, i più semplici, le lasagne che hai comprato sono già praticamente pronte e al pollo ci penso io.”

Miki: “Ok, sono d’accordo!”

 

[…]

 

Fu una serata magnifica, come se fossero veramente tornati indietro nel tempo, come se neanche un secondo fosse trascorso da quegli anni del liceo. Ma la felicità di Miki non era causata solo da quell’atmosfera che tanto le era mancata: non era la prima volta che organizzava cene tra amici, ma mai le circostanze erano state più felici e distese e poi… ora c’era Yu accanto a lei.

Rimasero tutti di stucco quando videro Yu seduto in salotto che li guardava sorridendo e gridava “Sorpresa!!!”. Inizialmente Ginta, notò Miki, ci rimase quasi male, poi incrociò lo sguardo della ragazza e andando verso di lei disse:

Ginta: “E’ come penso io?” – con un tono tutt’altro che di rimprovero.

Miki: “Non farti strane idee Ginta. E’ venuto qui solo per lavoro” – replicò lei con amarezza.

Ginta: “Ma… glielo dirai… vero?”

Miki: “Non posso Ginta… è sposato.”

Ginta: “Cosa!?” – disse lui girandosi a guardare Yu che salutava gli altri – “Ma come….”

Miki: “Lascia stare Ginta. Sono comunque felice che sia qui con me. Su… ora vai a salutarlo… e sii educato!” – disse con sarcasmo.

Lui obbedì. Mentre si dirigeva verso Yu, pensò che avrebbe tanto voluto rivelargli ogni cosa, gli avrebbe voluto aprire gli occhi riguardo i sentimenti di Miki, ma poi pensò che non era questo che l’amica voleva, così, nonostante le sue opinioni e i loro trascorsi, disse con un sorriso sincero:

Ginta: “Bentornato Yu. Sono felice di vederti. Ci sei mancato!”

Yu: “Grazie Ginta. Grazie a tutti quanti. Bene… direi che è ora di mangiare. Ah non preoccupatevi: Miki ha preparato solo gli antipasti, al resto ci ho pensato io; quindi il problema è che potreste morire prima di assaggiare ciò che ho preparato!” – disse il ragazzo ridendo.

Miki: “Yuuu!!!! Certo che non cambi mai!!” – ribatté lei dandogli un pugno scherzoso sul braccio. Tutti sorrisero a quella scenetta così famigliare; quanto tempo era passato dall’ultima volta che li avevano visti scherzare così…

 

La cena non fu niente male (compresi gli antipasti), tanto che ben presto tutti si sentirono piacevolmente sazi. Dopo cena le donne si dedicarono alla pulizia di piatti e tavola, mentre gli uomini (com’era prevedibile) si adagiarono beatamente sui divani. Quando finalmente le ragazze si riunirono a loro, iniziarono a raccontare ognuno della propria vita: ovviamente colui che suscitò maggior interesse fu Yu, data la sua lunga assenza e anche in questa occasione tutti rimasero di sasso venendo a conoscenza delle sue nozze “segrete”. Tutti, tranne Satoshi. Fin dal loro primo sguardo di quella sera, Yu aveva temuto un qualsiasi tipo di sfogo da parte dell’amico. Credeva di averla scampata… ma si sbagliava.

Satoshi: “Come mai non ce ne hai parlato? Ci avrebbe fatto piacere assistervi, dopotutto non siamo sempre stati amici?”

Satoshi espresse il pensiero di tutti, tant’è che a quella domanda si voltarono a guardare Yu. Satoshi conosceva la risposta, ma non aveva mai accettato quel tipo di reazione da parte dell’amico e ora, quasi per ripicca, voleva sapere quale genere di balla avrebbe partorito la sua mente.

Yu rimase di stucco a quella domanda, ma in fondo se l’aspettava. Guardò gli occhi dell’amico e vi lesse un segno di sfida.

Yu: *Perché Satoshi… perché mi fai questa domanda? Tu conosci la risposta, l’hai sempre saputa senza che io te la dicessi… ma sai anche perché adesso ti dirò una bugia, e perché non posso dire la verità.* - pensò lui, poi disse, tentando di apparire naturale:

Yu. “Beh… veramente… Lilian… ha preferito una cerimonia veloce e semplice, con pochissimi invitati e… non sono riuscito a farle cambiare idea… scusate.”

Seguirono cinque secondi di silenzio assoluto. Era una pessima bugia e nessuno ci aveva creduto: tutti avevano capito che c’era un altro motivo, molto più serio e anche più doloroso da rivelare, ma nessuno replicò.

Fu Miki a rompere il silenzio.

Miki: “Q-qualcuno vuole il dolce?”

Senza attendere risposta si alzò e si diresse in cucina; anche Satoshi si alzò e, continuando a fissare Yu con sguardo accusatorio disse, seguendo la ragazza nell’altra stanza:

Satoshi: “Ti aiuto.”

 

Miki: “Grazie Satoshi. Allora devo prendere dei piatti e dei cucchiaini. Spero che il dolce vi piaccia…”

Satoshi: “Miki, sai che Yu mente. C’è un altro motivo per cui non ci ha parlato delle sue nozze.” – le disse una volta rimasti soli.

Miki lo fissò per un momento negli occhi, poi tornando al dolce disse:

Miki: “Si lo so, ma non credo che voglia dirmelo e sinceramente non credo di volerlo sapere.” – il suo sguardo s’incupì all’istante. Satoshi non poteva permettere che quella farsa continuasse.

Satoshi: “Miki, devo dirti una cosa importante…”

Ma il ragazzo fu interrotto dall’arrivo di Yu, il quale aveva capito quali fossero le intenzioni dell’amico e non voleva assolutamente lasciarglielo fare.

Miki non prestò molta attenzione alle parole di Satoshi e all’arrivo di Yu si finse allegra come al solito.

Miki: “Ah bene! Due cavalieri! Così mi aiutate a portare le porzioni in salotto.” – così afferrò due piatti e uscì dalla cucina.

I due rimasero a fissarsi per un tempo infinito, poi Satoshi parlò.

Satoshi: “Non ti riconosco più. Dov’è finito il ragazzo determinato che conoscevo un tempo… l’America ti ha cambiato così tanto?... tu non sei lui… tu sei solo un vigliacco…” – era crudele, ma voleva esserlo, voleva scuoterlo – “sei innamorato di Miki, ancora adesso, ma non hai il coraggio di dirglielo… e perché? Perché vuoi rimanere fedele a tua moglie?! Dimmi Yu: lei sa di Miki, le hai mai parlato di lei o dei tuoi genitori? Vi siete almeno parlati un po’ prima o vi siete messi insieme appena conosciuti?... lei sa che l’hai sposata solo per dimenticare l’amore della tua vita?... No. Scommetto che sei stato talmente bravo a nascondere i tuoi sentimenti, che lei non immagina nemmeno lontanamente la verità. Dimmi perché vuoi esserle a tutti i costi fedele, quando il torto più grande che tu potessi farle, lo hai già fatto. Mi hai veramente deluso. Non pensavo tu potessi scendere così in basso.”

Così dicendo prese altri due piatti e se ne andò.

Yu: *Perché… perché non vuoi capire come mi sento?!*

Yu si sentiva orribilmente male: a causa della sua codardia stava perdendo tutto ciò che al mondo aveva avuto un senso per lui.

Ma cosa avrebbe potuto fare?

 

Continua…

 

 

 

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


L’amore supera ogni cosa…

L’amore supera ogni cosa…

 

Capitolo 9

 

La serata per Yu terminò in maniera decisamente orrenda. Dopo le parole di Satoshi, quella depressione e tristezza che tanto spesso lo avevano accompagnato, non tardò a ripresentarsi. Ciò che aveva detto l’amico, insulti compresi, era tutto vero: lui amava Miki, più di ogni altra cosa al mondo e nonostante in sua presenza tentasse in tutti i modi di non abbandonarsi all’amore per non tradire Lilian, doveva ammettere che in questo modo risultava solamente un’ipocrita; lo sbaglio con Lilian lo aveva fatto molto tempo prima…

Rimase per qualche minuto in cucina per riflettere, anche perché ora si vergognava di stare di fronte ai suoi amici, ma poi la voce di Miki lo fece rinsavire.

Torno nella sala, ora piena di risate e allegria che purtroppo però non ebbero effetto sul suo stato d’animo: si sentiva in colpa… per ogni decisione che in passato aveva preso.

Rimase il resto della serata quasi sempre in silenzio, parlando raramente, non ascoltando i loro discorsi e sorridendo a comando, finché tutti non se ne furono andati.

Alla fine rimasero solo lui e Miki; si adoperarono per rimettere in ordine.

Miki: “Ti va una tazza di tè?” – disse Miki una volta terminate le pulizie.

Yu: “Si, grazie.” – la sua risposta fu fredda e indifferente e Miki se ne accorse.

Mentre sorseggiavano il tè, il silenzio che aveva invaso la stanza divenne talmente opprimente che Miki non poté più resistere: non poteva permettere che fra loro si frapponesse qualcos’altro; mai più.

Miki: “Yu… vuoi dirmi cos’hai? All’improvviso sei diventato silenzioso ed è stato come se fossi scomparso dalla stanza!... Cosa ti ha detto Satoshi in cucina di tanto terribile?”

Yu si pietrificò: temeva quella domanda; avrebbe tanto voluto dirle la verità, ma non riuscì nemmeno a formulare le frasi nella sua mente.

Yu: “Beh… ecco… Satoshi è arrabbiato con me… a causa delle mie nozze.”

Miki: “Solo per quello? Capisco che ci sia rimasto male che tu non l’abbia avvertito, ma credo che ora stia esagera...”

Yu: “Non è arrabbiato perché non l’ho avvertito… lo è perché secondo lui ho sbagliato a sposarmi e… che l’ho fatto solo per… dimenticare dei dispiaceri che ho avuto nella mia vita.” Decise in quel momento che almeno una verità gliel’avrebbe rivelata.

Miki rimase senza parole. Cosa voleva dire? Dispiaceri! Quali dispiaceri? Non sapeva assolutamente cosa dire così aspettò che continuasse. Lo vide respirare profondamente come per raccogliere un po’ di coraggio e poi… udì delle parole che la scossero nel profondo sebbene non la riguardassero.

Yu: “La prima volta che incontrai Satoshi, lui si mostrò molto amichevole nei miei confronti, troppo per i miei gusti, così la sua presenza cominciò ad infastidirmi… finché non seppi il suo nome. Ti ricordi, me lo dicesti tu.” – Miki si ricordava e si ricordava anche che al sentir pronunciare quel nome, l’espressione del ragazzo divenne molto seria – “Ti ricorderai quindi che da quel momento siamo praticamente diventati inseparabili. Non ti sei mai chiesta il perché?”

Miki: “Beh… si, ma ho sempre pensato che Satoshi avesse qualche particolare caratteristica che ti faceva sentire a tuo agio.”

Yu: “C’era un motivo preciso per cui ho legato subito con lui. Per molto, moltissimo tempo, ho creduto che Satoshi… fosse mio fratello.”

La ragazza spalancò le orbite e s’immobilizzò. Cosa? Yu e Satoshi fratelli? Inizialmente pensò ad uno scherzo, ma poi si accorse dell’espressione troppo seria di lui; non stava scherzando. Aveva già visto quello sguardo e ora che ci pensava, aveva visto spesso quella serietà negli occhi di Yu quando parlava con Satoshi.

Yu: “Quando ero piccolo, trovai per caso una lettera di mia nonna indirizzata a mio padre, la quale gli chiedeva se fosse davvero disposto a sposare una donna… incinta di un altro uomo…”

Miki: “ …”

Yu: “… così scoprii che Yoji non era davvero mio padre e dalla lettera intesi che il mio vero padre doveva essere un altro uomo vicino a mia madre poco tempo dopo la fine dell’università. Dopo varie considerazioni scoprii che il mio vero padre poteva essere… Yoshimitsu Miwa, il padre di Satoshi, presso il quale mia madre aveva lavorato.”

Miki cominciava ad accusare mal di testa e nausea: era questa la causa di quella malinconia che tante volte aveva visto negli occhi del ragazzo; Yoji non era il suo vero padre. Ripensò alla reazione dell’uomo di pochi giorni prima: lo sguardo glaciale che aveva rivolto a Yu, poi l’abbraccio, le lacrime e non riusciva a credere a quello che aveva appena sentito.

Yu: “Anche Satoshi era venuto a conoscenza di questi fatti: anche lui infatti aveva trovato una lettera di sua madre in cui accusava il marito di essere il padre del figlio che mia madre portava dentro di se… io… così decise di venirmi a cercare… ma ci sbagliavamo entrambi.”

Miki: “ …”

Yu: “Andammo insieme allo studio del signor Miwa, per incontrarlo e rivelargli quello che avevamo scoperto, ma lui negò ogni cosa; mi disse che era impossibile che lui fosse mio padre, perché in quel periodo la mamma aveva un altro compagno e non volle cedere alle avance del signor Miwa… “ - così dicendo Yu si alzò e si fermo di fronte alla finestra, osservando il suo riflesso sul vetro – “… inizialmente ci rimasi molto male: per tanto tempo avevo creduto che quell’uomo fosse mio padre e la notizia che in realtà non lo era, mi sconvolse. Non ho mai avuto il coraggio di chiedere spiegazioni ai miei genitori: magari avrei riaperto vecchie ferite che avrebbero incrinato quella nuova vita che si erano costruiti con i tuoi genitori… non me la sono sentita. Tutt’ora io vivo con la consapevolezza di non sapere che sia mio padre; nonostante mi sia abituato all’idea, questo peso non se ne andrà mai dalla mia anima.”

Miki non sapeva assolutamente cosa fare; poi iniziò a piangere, si alzò e abbracciando dolcemente la schiena di Yu, disse:

Miki: “Scusami Yu… scusami perché sono stata cieca e non mi sono mai accorta di questi tuoi sentimenti; ho sbagliato, perché nonostante avessimo smesso di parlarci non avrei mai dovuto abbandonarti… mi dispiace che tu abbia dovuto affrontare da solo questa situazione. Avrei tanto voluto esserti più vicina… sono stata un’insensibile…”

Yu: “No Miki, non dire così; è stata una mia scelta… spesso mi sono detto che avrei potuto rivelarti ogni cosa, ma poi pensavo che ti avrei fatto solo preoccupare e non volevo, tu eri felice con Ginta… non volevo interferire in nessun modo. Satoshi crede che questa tristezza che queste circostanze hanno creato, sia… uno dei motivi… per cui ho deciso di sposarmi e per questo non ha mai accettato la mia decisione. Ma si sbaglia. Io mi sono sposato… perché lo volevo.” Ovviamente non era la verità, ma Yu lo disse tentando di convincere più se stesso, che la ragazza.

 

Miki, che nel frattempo aveva a malincuore sciolto l’abbraccio, si accorse delle sue parole: che significava “uno dei motivi”? Cos’altro era accaduto a Yu?; ma guardando quegli occhi ormai stremati a causa del loro ritorno a ricordi di un passato troppo triste, non se la sentì di chiedergli altre spiegazioni. Avrebbe tanto voluto abbracciarlo come avrebbe fatto una donna innamorata verso l’uomo amato, per consolarlo e fargli sentire costantemente la sua presenza e la sua volontà nello stargli accanto, ma il pensiero di Lilian non glielo permise; questo era compito suo. Al contrario questo limite le provocò una fitta atroce al cuore, che la costrinse ad allontanarsi da Yu, per imporre a se stessa di non cedere alla tentazione di confessargli ogni cosa, ogni sentimento, ogni sensazione che la presenza del ragazzo le provocava. Ma ormai questi suoi sentimenti si erano talmente ingranditi in lei, da non permetterle più neanche quasi di respirare: cosa doveva fare? Doveva dirgli la verità rischiando così di incrinare il suo matrimonio, per non parlare dell’appena ritrovato rapporto con il ragazzo nel caso in cui lui prendesse male quella confessione, o continuare a tacere e vivere con il cuore costantemente oppresso da un peso che prima o poi l’avrebbe schiacciata?

Miki: “Yu…” – la ragazza era girata di spalle e fissava il pavimento, affatto convinta di quello che stava per fare, ma dopotutto lui le aveva rivelato un grande segreto e ora toccava a lei, anche se non sarebbe stato possibile paragonare le due confessioni. Yu si girò e guardo la schiena di lei, incuriosito da quel tono serio – “… devo dirti… una cosa… che… mi porto dentro da troppi anni… è arrivato il momento di dirtelo… non posso più vivere così…”

Yu era sempre più confuso. Cominciò a preoccuparsi.

Miki si girò e lo guardò con gli occhi ancora pieni di lacrime, come se con il solo sguardo volesse scusarsi dicendo “mi dispiace, ma non posso farci nulla”.

Miki: “… dal primo momento in cui i nostri occhi si sono incontrati… tu sei entrato nel mio cuore… e non te ne sei più andato.”

Non credeva di poter veramente dire la verità, ma quel fiume ormai aveva straripato e nulla avrebbe potuto fermarlo, tanto che quelle parole travolsero Yu così violentemente da lasciarlo senza fiato; il ragazzo non riusciva a parlare, non riusciva a pensare. Cosa voleva dire Miki? Allora anche lei si trovava nella sua stessa situazione, oppure aveva solo capito male?

Miki vide l’incertezza e l’incredulità sul volto del ragazzo e lo ringraziò mentalmente per non aver detto nulla; sarebbe stato più semplice per lei continuare.

Miki: “Io… ti ho sempre amato Yu… con una tale intensità da disintegrarmi il petto. Fin dal primo attimo, fin dalla prima parola… non ho mai smesso. Questo è il motivo della mia separazione da Ginta: io non ho mai amato lui… come amo te.”

Era un sogno? Yu non riusciva a credere a ciò che stava ascoltando: lo aveva immaginato, o meglio sperato, migliaia di volte, ma veder realizzare questa sua speranza lo lasciò di stucco. Era meravigliosamente bella mentre parlava, come non lo era mai stata; in quell’istante capì che nulla avrebbe potuto cambiare i suoi sentimenti per lei, anche rimanendo legato a Lilian, nessuno gli avrebbe mai impedito di amarla… mai.

Miki: “L’altro giorno mi hai chiesto perché mi sono messa con Ginta tanti anni fa e perché poi l’ho sposato: beh, in realtà io avevo deciso di rivelarti la verità subito dopo aver capito che ti amavo, ma… durante una conversazione con Satoshi, ti sentìi dire che ti eri pentito di aver lasciato Arimi… così ho iniziato a pensare che non avrei mai potuto competere con una ragazza come lei, che non sarei mai stata al suo livello e di conseguenza che non avrei mai potuto pretendere di essere più di una sorella per te. Dopotutto tu mi hai trattato sempre come un membro della famiglia e così… ho erroneamente pensato che con Ginta avrei potuto trovare quella felicità che stavo cercando…”

Yu: *Sbagliavi Miki. Arimi non avrebbe mai potuto scatenare in me quello che invece provochi tu. Io non avrei mai potuto amarla in modo così intenso come amo te.*

Miki: “Con queste parole non voglio importi assolutamente nulla. Non pretendo niente da te se non una sincera amicizia, ne tanto meno pretendo che tu mi ricambi; questo sfogo è stato inevitabile e l’ho fatto solo per me. Sono nove anni che porto questi sentimenti devastanti sigillati dentro di me… sono sempre riuscita a reprimerli, anzi ad un certo punto ho persino creduto di averli cancellati, ma sai cos’è accaduto? Alcuni mesi fa, riassettando la mansarda, ho ritrovato una foto fatta insieme ai nostri genitori… guardando il tuo viso sorridente ho sentito qualcosa muoversi dentro di me, che come un uragano è cominciato lentamente ed è andato ingrandendosi a dismisura. Ginta se ne è reso conto… e ha deciso che non era giusto nei confronti di nessuno continuare in questo modo.”

Yu ancora non era riuscito a riacquistare un po’ di lucidità: quelle parole lo rendevano felice come non lo era mai stato, ma contemporaneamente nessun’ altra circostanza sarebbe stata più infausta di questa; loro si amavano, da sempre, ma c’era sempre stato qualcosa che impediva loro di stare insieme: prima Arimi, poi Ginta, l’America e ora Lilian, non contando il fatto che Yu non le aveva mai confessato ciò che realmente aveva nel cuore.

Yu: *Cavolo* - pensò – *sarei disposto a dare la mia vita per poterla stringere forte a me e dirle che tutto quello che lei sta provando lo provo anche io. Ma non posso…*

Era così, nonostante dentro di lui fosse in corso una lotta accanita tra cuore e mente, lui sapeva che il cuore non avrebbe mai vinto: c’era Lilian ora nella sua vita, lui l’aveva sposata senza amarla e l’aveva condannata ad una vita che non meritava; non poteva voltarle le spalle ora. Sarebbe tornato a casa e avrebbe continuato a vivere come faceva prima che ritrovasse la sua Miki.

Yu: “Ne sono lusingato Miki… ma come tu sai, ho una vita mia che mi aspetta a New York ora e…” – faticò molto nel dire quelle parole.

Miki: “Si, lo so, infatti come ho detto non pretendo nulla da te, ma non avrei potuto resistere ancora a lungo con questa angoscia dentro. Ora mi sento meglio.”

Mentiva, ma purtroppo c’era ben poco da fare.

Miki: “Ok. E’ meglio che tu vada. Devi riposarti per poter concludere i tuoi affari al meglio questo fine settimana. Ti chiamo domani. Buona notte.”

Disse quest’ultime parole con un nodo alla gola: fece appena in tempo a girarsi e a non farsi vedere da Yu, mentre altre lacrime le scendevano lungo le guance. Senza dire altro se ne andò nell’altra stanza, chiudendo la porta dietro di se. Si era finalmente levata un peso, ma ora si era resa conto che insieme a quelle parole se ne erano andate anche tutte le poche speranze che in esse albergavano. Ora era consapevole che non sarebbe più tornato da lei, ne tanto meno l’avrebbe considerata più di una semplice sorellastra.

Miki: “Ora è veramente finita!” – si disse guardandosi allo specchio e abbozzando un mezzo sorriso che avrebbe dovuto essere di sollievo, ma che si rivelò solamente la tipica smorfia che precede il fiume di lacrime.

Ma Miki non fu l’unica a piangere quella notte.

Yu: “Ho pianto rarissime volte nella mia vita e sempre a causa di Miki, del mio amore verso di lei.” Così dicendo, Yu si avviò a piedi verso casa dei suoi genitori, allontanandosi di nuovo dall’unica persona che veramente contava nella sua vita.

 

Continua…

 

 

Che ve ne pare? Come avrete notato per quanto riguarda il racconto riguardante il padre di Yu, mi sono attenuta alla storia originale. Spero che vi sia piaciuto questo capitolo. Vi prego fatemi sapere!!!

Grazie

 

Caska

 

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


L’amore supera ogni cosa…

L’amore supera ogni cosa…

 

Capitolo 10

 

In quegli ultimi giorni i loro contatti si fecero sempre meno frequenti: Miki desiderava tanto stare con lui, ma da quella sera l’idea di trovarsi accanto a Yu la metteva a disagio; dal canto suo Yu, scoperta ormai la verità, non era in grado di fronteggiare un ulteriore sguardo della ragazza. Sapendo che il suo  amore era in un certo qual modo corrisposto, sarebbe stato più difficile per lui trovarsi accanto a Miki e comportarsi come se nulla fosse accaduto.

Si rividero solamente la domenica, il giorno della partenza di Yu. Miki era decisa ad evitare che il loro rapporto si disintegrasse di nuovo, così andò a casa dei suoi e si offrì di accompagnare Yu in aeroporto. Inizialmente lui parve quasi sorpreso, poi sembro addirittura scocciato, ma accettò ugualmente: in quei tre giorni non aveva mai sentito tanto la mancanza di una persona; sembrava quasi che lei fosse diventata la sua aria, senza la quale gli era impossibile sopravvivere. Il viaggio verso l’aeroporto fu fatalmente silenzioso: nessuno dei due riusciva a spiccicare mezza parola; non sapevano come iniziare un discorso ne tanto meno sapevano quale discorso iniziare; parlare della questione più importante sarebbe stato devastante per entrambi.

Finalmente arrivarono all’aeroporto. Il volo di Yu sarebbe partito di lì a un ora, ma il ragazzo doveva fare il check-in e inoltre, pensò Miki, sarebbe stato inutile rimanere lì se non riuscivano nemmeno a guardarsi negli occhi. Non riusciva a capire perché Yu si fosse chiuso così in se stesso, sembrava quasi che da quella sera avesse iniziato ad odiarla. Ma perché? Dopotutto lei non gli aveva chiesto di fare nulla, gli aveva solo aperto il suo cuore, per tentare di vivere, di uscire da quella spirale di angosce nella quale viveva da troppi anni; se avesse conosciuto prima le conseguenze delle sue azioni, avrebbe sicuramente deciso di continuare a soffrire, almeno lui le sarebbe rimasto accanto.

 

Yu: *Miki ti prego non guardarmi così! Mi dispiace da morire per questa situazione che ho creato, ma è l’unico modo per riuscire a controllare i miei sentimenti. Se in questi ultimi giorni avessimo continuato a parlarci e a vederci come prima, non so quanto avrei resistito prima di stringerti a me, di toccarti, di baciarti, di farti mia…*

Arrivarono di fronte al check-in.

Miki: “Bene. Io ti lascio e torno a casa. Non ha senso che rimanga fino alla partenza…” -

Miki non voleva dire quelle parole, ma l’amarezza che aveva dentro prese temporaneamente il sopravvento; cercò di far finta di nulla – “… ti auguro un buon viaggio e spero che non ti dimenticherai di nuovo di noi. Chiama qualche volta. Ciao Yu.”

Così dicendo, senza alcun sorriso o cenno di saluto, la ragazza si voltò per andarsene.

Yu: “A-aspetta Miki…” – Yu la vide fermarsi, senza però voltarsi verso di lui – “… mi dispiace… ciò che mi hai detto quella sera… mi ha spiazzato… mi ha sorpreso… ho avuto bisogno di tempo per realizzare le tue parole. Ti prego… non lasciamoci così…”

Miki lentamente si voltò.

Miki: “Io ti amo Yu, ma non voglio che tu mi allontani per questo. Saremo per sempre fratello e sorella se è questo che vuoi. Non voglio perderti ancora.” Con queste parole si diresse verso di lui e lo strinse in un profondo abbraccio col quale gli trasmise tutto l’amore di cui era capace… e che era solo per lui. Yu inizialmente tentò di mantenere un atteggiamento non troppo coinvolto; alzò una mano per posarla sulla spalla della ragazza, ma a metà strada la sua volontà cadde e le sue braccia si alzarono all’unisono, per stringere la piccola figura di Miki forte a se. Alla fine aveva ceduto.

Yu: “Scusami ti prego... neanche io voglio perderti di nuovo.”

Trascorsi alcuni secondi, durante i quali ognuno cercò di imprimere nella memoria ogni minimo particolare dell’altro, Miki sciolse dolcemente l’abbraccio: nel momento in cui aveva sentito le forti braccia di Yu sul suo corpo, le era esplosa dentro una tele felicità da procurarle un’accelerazione repentina del battito cardiaco.

Miki: “Ora vai. Mi raccomando chiama. Non sparire di nuovo dalle nostre vite.”

Yu: “Non lo farò… ciao Miki.”

Miki: “Ciao.”

La ragazza fissò la schiena di Yu mentre si allontanava: dentro di se sapeva che avrebbe presto risentito la sua voce, ma nonostante questo, era sicura che probabilmente non lo avrebbe mai più rivisto.

Miki: *Addio Yu.*

Sentì gli angoli degli occhi pizzicarle; li chiuse tentando di arginare le lacrime, si voltò e se ne andò. In quello stesso istante, Yu guardò dietro di se, in tempo per vedere la ragazza dai capelli castani scomparire tra la folla.

Yu: *Addio Miki… ti amerò per sempre.*

 

[…]

 

Lilian: “Ciao tesoro!!!! Ben tornato!!!”

Yu: “Ciao Lily”

La donna gli saltò letteralmente addosso non appena lo vide tra la folla dei passeggeri appena sbarcati dall’aereo, soffocandolo con i suoi abbracci e con i suoi baci.

Lilian: “Allora come stai? Dimmi… cosa hai fatto di bello in questi giorni?”

Yu: “Niente di che… ho lavorato più che altro.”

Lilian: “Hai rivisto i tuoi amici e la tua famiglia?”

I pensieri di Yu andarono subito a Miki: vide la ragazza accucciata a terra, la vide seduta al fast-food, a casa dei suoi, al cinema, al ristorante, alla cena con gli amici, all’aeroporto… ricordò le sue parole “io ti amo Yu”, ma impose a se stesso di non pensarci. *Devo riprendere la mia vita qui, da dove l’avevo lasciata.*

Yu: “Si ho rivisto tutti… sono stato bene.”

Così dicendo, o meglio non dicendo, i due tornarono a casa.

Yu: *Devo continuare a vivere… con Lilian… come prima.* - ma il ragazzo si rese subito conto di non credere veramente a quelle parole.

I giorni che trascorsero dopo furono tremendamente pesanti per Yu: non aveva chiamato Miki appena arrivato a casa e non la chiamò nemmeno per tutto il mese successivo.

Rimase in contatto solamente con i suoi genitori. Il motivo non lo conosceva bene neanche lui: forse perché sapendo ora la verità, ascoltare la voce di Miki, ma non poterla avere con se come lui desiderava, lo avrebbe fatto sentire vuoto e solo; oltretutto sentiva che avrebbe fatto un torto a Lilian, quasi come la tradisse e non voleva.

Ma quello che Yu aveva immaginato, appena tornato in America, si avverò pericolosamente: non ci riusciva; non riusciva a non pensare a Miki, non riusciva a non desiderare che lei fosse lì… accanto a lui… al posto di Lilian. Dopo un mese trascorso tra momenti alternati di malinconia, di sollievo, di disperazione e, sporadicamente, di serenità, Yu capì che non era giusto, soprattutto nei confronti della donna, continuare così. Si decise finalmente a porre un rimedio a tutti i suoi sbagli.

 

Yu: “Lily… devo parlarti di una questione molto importante.” – le disse una sera.

Così le raccontò ogni cosa: le parlò della sua strana situazione famigliare, del fatto che ancora non sapeva chi fosse il suo vero padre; di Miki, del suo amore per lei nato in un secondo e che era sopravvissuto in tutti quegli anni; le disse la verità riguardo il loro matrimonio, che era stato solo un suo futile tentativo di lasciarsi Miki alle spalle; le raccontò tutto ciò che era accaduto in quel viaggio; le disse della confessione della ragazza e… si… le disse anche che lui ne era ancora perdutamente innamorato. Fu crudele e spietato con lei, ma era deciso ad essere sincero fino in fondo, almeno una volta nella vita. Fu ovvia la reazione della donna.

Lilian: “N-non posso credere… che tu… mi abbia veramente detto… queste cose…”

Yu: “ …”

Lilian: “… mi vorresti dire che io sono stata sposata per due anni con un uomo che credevo mi amasse, ma che in realtà… pensava continuamente ad un’altra!?”

Yu: “… non è stato sempre così… io ho cercato di essere felice con te… ma è stato inutile… e stata solo colpa mia… tu non centri nulla… posso solo dirti che mi dispiace da morire… non avrei mai voluto arrivare a questo punto… ma so che le mie scuse non cambieranno la nostra situazione.”

Lilian: “Puoi dirlo forte che non la cambieranno…” – aveva cominciato a piangere e il suo tono di voce era alterato – “…è incredibile… non ci posso credere… ma… ma chi sei tu eh?! Chi diavolo sei?! Non sei l’uomo che ho conosciuto… oppure era una farsa anche quella?!”

Yu: “ …”

Lilian: “No. Non lo voglio sapere…”

Yu: “ …”

Lilian: “Come hai potuto farmi questo!! Cosa ho fatto per meritarmi questo! COSA TI HO FATTO MALEDETTO RISPONDI!!”

Yu: “Tu non c’entri… lo sbaglio è stato solo mio… e non preoccuparti… ne sto già pagando le conseguenze.”

Lilian: “AH, ORA DOVREI ESSERE PREOCCUPATA PER TE! ORA SEI TU LA VITTIMA! SAI, VORREI TANTO POTERMI STRAPPARE IL CUORE E METTERLO NEL TUO PETTO, COSI’ CAPIRESTI COSA STO PROVANDO!”

Yu: “… io posso capire cosa provi…”

Lilian: “NO!! NO CHE NON PUOI!! FINCHE’ QUALCUNO CHE AMI PIU’ DELLA VITA NON TI LASCERA’ DOPO AVER PASSATO CON TE DUE ANNI E AVERTI RACCONTATO UNA VERITA’ AGGHIACCIANTE, NON POTRAI MAI CAPIRE… E SAI CHE TI DICO… TE LO AUGURO… TI AUGURO DI PROVARE PRESTO SULLA TUA PELLE QUESTO DOLORE ATROCE CHE MI STA UCCIDENDO!!”

Yu: “… mi dispiac…”

Le parole di Yu furono bruscamente interrotte da uno schiaffo di Lilian, con il quale gli stampò in faccia tutto il suo odio per lui.

Lilian: “… non so che farmene delle tue scuse. Non ti azzardare mai più a comparirmi davanti. Ora voglio che tu te ne vada e che non ti faccia mai più rivedere. Ti odio.”

Così dicendo si voltò verso la finestra per non farsi vedere mentre si abbandonava alle lacrime. Yu capì che ormai non c’era più nulla da dire ne da replicare: Lilian aveva ragione su tutto; lui sapeva che sarebbe finita così, non si aspettava di certo compassione ne tanto meno perdono. Lo aveva fatto per lei, perché non lo meritava, per renderla libera di trovare qualcuno che la potesse amare veramente; lo aveva fatto per lui, per liberarsi di questo peso, come aveva fatto Miki. Voleva stare solo ora, non avrebbe detto nulla a Miki; voleva vivere questo amore che provava per lei nella più completa solitudine, forse come forma di espiazione per ciò che aveva fatto a Lilian.

Yu: “… per quello che può valere…” – disse lui alzandosi dalla sedia dove era seduto e sulla quale si era vergognato di fronte alle urla disperate e rabbiose della donna – “… ti ho voluto e ti voglio ancora bene.”

Lilian: “… vattene.”

Fu l’ultima parola che udì da Lilian; il suo tono trasmetteva odio, ma più che altro era divenuto indifferente.

Yu: *L’indifferenza è sicuramente peggio dell’odio* – pensò lui – *è l’unico modo per farti capire che non conti niente.*

Così se ne andò. Dopo quella sera non si rividero mai più. Yu andò a stare per qualche settimana da Brian e Doris (che si erano sposati), il tempo per trovare un nuovo appartamento in cui vivere. Andava a prendere le sue cose quando era sicuro di non incontrare Lilian e l’ultimo giorno di “trasloco”, le lasciò la sua copia delle chiavi di casa sul tavolo da pranzo. Non capiva bene quali fossero i suoi sentimenti riguardo questa situazione, ma si sentì talmente abbattuto in quei giorni, che spesso pensò che probabilmente non sarebbe mai più stato felice nella sua vita; era triste e si sentiva in colpa, gli dispiaceva per quello che Lilian aveva dovuto passare per colpa delle sue bugie. Ancor peggio si sentiva un’insensibile: di fronte alle sofferenze di Lilian, le sue non erano nulla, ma nonostante questo non poteva fare a meno di sentire la mancanza di Miki; nonostante fosse sempre stata lei la causa di ogni sua scelta e di ogni suo stato d’animo, non poteva fare a meno di desiderarla. Desiderava che lei fosse accanto a lui per sostenerlo, per aiutarlo, per sentirsi dire che non era sua la colpa per le sofferenze della moglie, pur essendo cosciente della verità; aveva bisogno di lei, aveva bisogno che l’abbracciasse forte come quella sera dopo la cena, che lo baciasse, che si unisse a lui, che divenissero un unico essere…

Ma non le parlò mai, ne le telefonò nei successivi tre mesi; non parlò a nessuno del suo divorzio. D’altronde cosa avrebbe potuto fare? Non poteva di certo tornare da Miki e rivelarle i suoi sentimenti dopo averle detto di voler tornare a vivere con Lilian! Si vergognava troppo. Oltretutto, non avendola più richiamata, pensò che ormai lei lo odiasse e ciò avrebbe sicuramente facilitato la loro separazione emotiva. Non poteva. Non poteva parlarle. Avrebbe continuato ad amarla in silenzio, come aveva sempre fatto. Per sempre.

 

[…]

 

Il telefono squillò a casa Koishikawa-Matsura. Rispose Chiyako.

Chiyako: “Si pronto?”

Yu: “Ciao mamma, sono io.”

Chiyako: “Yu, era ora. E’ quasi una settimana che non ti fai sentire! Cosa ti è successo?”

Yu: “Nulla di grave, ho solo avuto molto da lavorare e con il fuso orario non ho trovato un minuto per chiamarvi. Voi come state?”

Chiyako: “Noi benissimo. Stiamo pranzando tutti insieme e… li senti come urlano?!... ti salutano tutti qui!”

Yu: “Grazie, salutali anche da parte mia.”

Miki: “Dai dimmi cosa hai fatto di bello in questi giorni. A proposito come sta Lilian?”

Yu ebbe un attimo di esitazione: ancora non ne aveva parlato con nessuno, neanche con Satoshi.

Yu: “B-beh… lei… sta benissimo… il suo lavoro va alla grande…” – rispose tentando di apparire naturale – “… ma dimmi… Miki… come sta?”

Chiyako: “Oh lei bene, anche se è un po’ di tempo che ha un atteggiamento strano. E’ sempre giù di morale, non ha più quella vitalità che la contraddistingueva sempre, forse lavora troppo… ma sai… forse le cose stanno per cambiare!”

Yu: “Cosa vuoi dire?”

Chiyako: “Beh… ieri pomeriggio è passata da noi per una visita, e mentre era qui ha ricevuto una telefonata da parte di Ginta.”

Yu si sentì come se fosse stato fulminato.

Yu: “Ginta?!”

Chiyako: “Si. Le ha chiesto se dopodomani pomeriggio potevano incontrarsi. Miki ha detto che il suo tono era decisamente molto serio; ha detto che non sentiva quel tono dal giorno che le chiese di sposarlo. Sinceramente…” – si bloccò qualche secondo per poi riprendere con un tono leggermente più basso, quasi avesse paura che dicendolo a voce alta non si sarebbe avverato – “… tutti qui crediamo… e speriamo… che voglia chiederle di tornare con lui!!”

Altra fulminata.

Yu: *Cosa?! Non può essere!?*

Chiyako: “Yu? Ci sei?”

Yu: “Oh… si, si, ci sono. S-scusa mamma ma… ora devo proprio andare… m-mi chiamano sul cercapersone…”

Chiyako: “Oh… d’accordo. Allora ci risentiamo. Richiama presto!!”

Yu: “Si ok. Vi voglio bene. Ciao.”

 

Dopo aver chiuso la conversazione, Yu non seppe quanto tempo rimase immobile accanto al telefono: non poteva essere vero, non potevano tornare insieme, non l’avrebbe sopportato, non un’altra volta. Ma se lei avesse accettato? Poteva accadere, dopotutto lui non si era più fatto sentire e lei probabilmente lo stava odiando; magari avrebbe ripetuto lo stesso errore del passato! E lui cosa avrebbe fatto? Se Ginta gli avesse portato via di nuovo la sua vita, come avrebbe fatto a sopravvivere?

No… non lo avrebbe permesso. Non più. Non poteva… non voleva lasciarla andare. Non poteva sopportare l’idea che qualcun altro toccasse, abbracciasse e baciasse la sua Miki.

Lo avrebbe impedito… ad ogni costo.

 

Continua…

 

 

Che ve ne pare di questo? Troppo lungo? Spero di no. Recensite mi raccomando!!!

Ciao

 

Caska

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


L’amore supera ogni cosa…

L’amore supera ogni cosa…

 

Capitolo 11

 

Ginta: “Ciao Miki!”

Miki: “Ciao Ginta! Scusa il ritardo!!” – disse la ragazza arrivando al caffè del centro commerciale con il fiatone.

Ginta: “Non importa.”

Parlarono un pò del più e del meno e ordinarono qualcosa, ma poi Miki disse:

Miki: “Allora Ginta, per quale motivo mi hai voluta incontrare?”

Ginta rimase un attimo in silenzio fissando la sua tazzina da caffè, come se stesse cercando le parole giuste, poi disse:

Ginta: “Sai Miki… ti ho chiesto di incontrarci… perché volevo parlarti di una questione molto importante.” – si fermò e poco dopo riprese – “Tu sai che per me rimarrai sempre una persona importantissima; ti ho amato dal profondo della mia anima per tantissimo tempo e tutt’ora provo per te dei sentimenti forti e sinceri…”

Miki cominciò a preoccuparsi: cosa voleva dire? Voleva forse tornare con lei? Ma lui sapeva di Yu! Cosa voleva fare?

Ginta: “… ma ora… c’è un’altra persona che conta di più per me.”

Miki: “ …”

Ginta: “Miki… io… sono perdutamente innamorato di Arimi.”

Miki: “… come?”

Ginta: “… si lo so cosa stai pensando. Tu credi che io stia farneticando, ma da quando abbiamo divorziato ho cominciato a frequentarla, anzi la stessa sera che abbiamo litigato ci siamo incontrati per caso al parco e lei mi è stata di grande aiuto… sono stato completamente catturato dalla sua personalità. Sono sicuro che sia amore, perché il solo vederla mi provoca le stesse sensazioni che mi provocavi tu, ma… questa volta è diverso: sono emozioni cento volte più potenti e travolgenti… quando sono con lei niente intorno a me esiste più o ha più importanza. Con te non mi è mai accaduto…”

Miki: “ …”

Ginta: “Miki… io vorrei sposarla…ma ho bisogno che… tu sia d’accordo.”

Miki: “… ma cosa vuol dire?”

Ginta: “Lo so che può sembrare assurdo, ma tu mi sei stata accanto per gran parte della mia vita e sento che se tu non sei d’accordo riguardo questa mia scelta, non potrò mai essere felice fino in fondo con Arimi!”

Il ragazzo aveva uno sguardo supplichevole: sembrava proprio strano, ma Ginta voleva avere la “benedizione” di Miki e lei non poté di certo negargliela.

Miki: “Sono strafelice per te Ginta. Non ho mai visto quella luce nei tuoi occhi, nemmeno in mia compagnia. Sono contenta che tu mi reputi ancora una persona tanto importante da farmi questa richiesta, ma non devi temere: Arimi è una donna splendida e sicuramente riuscirà a donarti tutto ciò che io non ho saputo darti e che meriti tanto. Sono davvero felice per voi e non vedo l’ora di partecipare al vostro ricevimento!”

Lo sguardo di Ginta passò velocemente da una profonda preoccupazione ad un’estrema felicità, tanto che prese la mano della ragazza e la baciò; come aveva potuto anche solo pensare che Miki potesse avere qualcosa di negativo da dire riguardo la sua decisione? Aveva forse dimenticato che persona splendida fosse la sua Miki?

Ginta: “Ti ringrazio Miki! Non immagini quanto tu mi abbia reso felice!!”

Continuarono a parlare di Arimi: Ginta le raccontò della sera in cui si erano rincontrati, di come aveva iniziato ad innamorarsi di lei; le disse che ancora doveva farle la proposta e le parlò dei suoi progetti futuri. Poi d’improvviso gli tornò in mente.

Ginta: “Ora che ci penso… come va con Yu? Lo hai più sentito? Come ti senti tu?”

L’espressione di Miki si rabbuiò all’istante.

Miki: “… prima che ripartisse per New York… quella sera dopo la nostra cena… io gli ho confessato tutto… gli ho detto che l’ho sempre amato…”

Ginta: “Davvero!!!”

Miki: “Si… ma non è servito a nulla, anzi ho peggiorato le cose.”

Ginta: “Come sarebbe a dire peggiorato?”

Miki: “Quando gli ho esternato i miei sentimenti, io non gli ho chiesto nulla in cambio, non gli ho chiesto neanche se per caso lui avesse mai provato qualcosa per me; lui mi ha detto che voleva continuare a vivere con sua moglie in America e fin qui me l’aspettavo, ma poi le cose sono andate peggiorando… dal giorno della sua partenza non l’ho più sentito, non mi ha richiamato ne scritto… quasi come mi stesse evitando o addirittura mi odiasse…”

Ginta: “ …”

Miki: “Io non so dire come mi sento: sono più che altro arrabbiata con lui per questo comportamento che ha adottato nei miei confronti, dato che non ne conosco il motivo… e il fatto di essere arrabbiata con lui mi rende tremendamente triste. Non capisco dove io abbia sbagliato. Pensavo che dopo avergli detto la verità, pur non essendo corrisposta, sarei stata meglio… ma non ero preparata a questo tipo di reazione da parte sua… se non posso neanche più parlarci come posso sperare di andare avanti tranquillamente?”

Ormai aveva chiaramente gli occhi lucidi. Ginta non sapeva cosa dire per farla sentire meglio; avrebbe voluto avere Yu a portata di mano per scaricargli addosso tutta l’amarezza che il vedere Miki in quello stato gli provocava. Lui non aveva mai accettato del tutto Yu, dato che da quando era apparso non aveva fatto altro che intromettersi, seppur indirettamente, nelle loro vite. Certo, ora erano amici, ma nonostante questo non riusciva a capire il perché del suo comportamento nei confronti della ragazza: se solo Yu avesse saputo cosa Miki stava passando!!

Miki: “Comunque… non importa.” – i pensieri di Ginta furono frenati da queste parole – “Io ho fatto quello che dovevo fare e se è andata così significa che era destino; il fatto che lui sia in America e che non mi chiami sicuramente mi aiuterà a superare il bisogno di averlo accanto, anche se niente, credo, potrà mai cancellare ciò che lui suscita in me, nemmeno questa presunta rabbia che ora provo. Mi va bene lo stesso.”

Rimasero in silenzio per alcuni secondi, poi Miki, alzandosi, disse:

Miki: “Ora devo proprio andare, si è fatto tardi e credo anche che stia per piovere.”

Ginta: “Vuoi che ti accompagni?”

Miki: “No, grazie. Ho bisogno… di pensare un po’. Tornerò a piedi… dovrei addirittura avere l’ombrello con me… quando si dice fortuna! Allora… quando le farai la proposta?”

Ginta: “A questo punto pensò che non perderò più tempo… gliela farò stasera a casa sua.”

Miki. “Allora ti faccio i miei migliori auguri e spero che questa decisione ti renda finalmente felice. Chiamami domani, così mi fai sapere, ok?”

Ginta: “Contaci. Ciao Miki e grazie ancora… di tutto.”

Miki: “Non dirlo neanche per scherzo, non c’è niente da ringraziare. Ci sentiamo Ginta. Ciao.”

Così dicendo si diresse verso l’uscita. Effettivamente il tempo non prometteva nulla di buono. Miki aveva mentito, non aveva con se l’ombrello, ma aveva comunque bisogno di stare da sola e anche se rischiava di beccare un temporale coi fiocchi non le importava.

Era stata felicissima nell’apprendere i sentimenti di Ginta per Arimi (anche se lo sospettava da tempo) e ancora di più nel sapere che lei per il ragazzo contava ancora molto; si sorprese ad invidiare i due: nonostante fossero passati anni, si erano incontrati di nuovo e si erano trovati come amanti, come uno parte dell’altra; d’ora in poi sarebbero stati felici, come nessuno dei due era mai stato; avevano davanti a loro un futuro meraviglioso.

E lei? Quale futuro l’aspettava? Possedeva dentro di se un amore spropositato per una persona, un amore che sarebbe rimasto sigillato nel suo cuore per sempre. Era questo il suo destino? Rimanere sola, con il suo amore, per tutta la vita, senza avere nemmeno la possibilità di condividerlo con nessuno? Forse si. Forse era proprio questo il suo destino. Amare profondamente un uomo, che probabilmente non avrebbe mai più rivisto. Era strano, ma nonostante questa prospettiva non risultasse una delle migliori, Miki non aveva paura di affrontarla da sola. Era stata una sua scelta e l’avrebbe adottata fino in fondo.

 

Aveva cominciato a piovere pesantemente e Miki era ormai completamente fradicia, ma scoprì che la cosa non le importava; ormai era quasi arrivata. Era di fronte alla porta di casa e stava cercando le chiavi in borsa quando…

?? “Miki!”

Gelo totale. Improvvisamente Miki sentì il freddo dei vestiti bagnati sulla sua pelle. Si girò lentamente per paura di ciò che i suoi occhi avrebbero incontrato… e vide Yu, lì, sulla strada, completamente bagnato come lei, la sua valigia posata a terra, il suo sguardo indecifrabile. Avrebbe voluto corrergli incontro e abbracciarlo stretto a lei dicendogli quanto le fosse mancato in quei giorni, ma poi realizzò la scena e si ricordò dei quattro mesi nei quali non si era mai fatto sentire.

Miki: “Cosa ci fai qui? Perché sei tornato?” – lei stessa rimase sorpresa dalla freddezza delle sue parole, ma adesso non le importava, voleva solo ferirlo; per una volta voleva provare ad odiarlo invece che amarlo… ma non era possibile… non lo era mai stato.

Yu colse l’astio nello sguardo e nelle parole della ragazza che non fece altro che ricordargli che gran bastardo era stato.

Yu: “Hai incontrato Ginta?”

Miki rimase perplessa.

Miki: “Tu che ne sai che dovevo incontrarmi con Ginta?”

Yu: “Me lo ha detto la mamma. Allora, l’hai visto?”

Miki: “Si certo, perché?”

Miki cominciava a spazientirsi.

Yu: “Cosa voleva da te?” – il suo tono era deciso, serio, ma anche terrorizzato.

La ragazza non sapeva cosa pensare.

Miki: “Voleva parlarmi di una questione importante, ma scusa a te cosa importa?!” – ora era proprio arrabbiata.

Yu: “Quale questione?”

Miki: “Yu vuoi dirmi per quale cavolo di motivo sei tornato qui? Non capisco perché debba raccontarti del mio incontro con Ginta di oggi, se non ti sei interessato a me negli ultimi quattro mesi. Non è che puoi comparirmi davanti quando ti pare e aspettarti che io ti accolga a braccia aperte!”

Queste parole colpirono Yu dritto al cuore, ma il suo sguardo divenne supplichevole accompagnando questa frase:

Yu: “Ti prego… dimmi cosa voleva da te Ginta… ti scongiuro…”

Miki era sempre più confusa.

Miki: “Voleva dirmi che questa sera chiederà ad Arimi di sposarlo e voleva avere il mio appoggio. Contento? Adesso vuoi dirmi per quale diamine di motivo sei tornato qui?”

Miki si bloccò all’istante: nonostante stesse piovendo a dirotto, le lacrime di Yu erano inconfondibili. Rimase senza parole.

Yu: “Grazie a Dio… pensavo di averti persa di nuovo… non avrei potuto sopportarlo…”

Miki non capiva.

Miki: “Ma cosa stai dicendo?” – gli disse mentre scendeva lentamente le scale per avvicinarsi a lui; non lo aveva mai visto piangere – “Vuoi dirmi cosa sta succedendo?”

Lui alzò lo sguardo da terra e guardandola profondamente in quegli splendidi occhi scuri, non aspettò ulteriormente.

Yu: “… anche io ti amo Miki.”

 

Continua…

 

E via. Un altro capitolo è andato.

Vorrei rispondere alla recensione di Meiko: come vedi avevi previsto giusto riguardo le intenzioni di Ginta. Spero che questo non ti abbia fatto perdere interesse verso la mia storia! Fammi sapere la tua opinione.

Ovviamente parlo con tutti quelli che leggeranno la mia storia in generale e questo capitolo in particolare: ci tengo molto ai vostri giudizi. Non preoccupatevi, anche se le vostre opinioni dovessero essere negative, le accetterò comunque volentieri. Mi aiuteranno a migliorare.

Grazie a tutti i lettori. Al prossimo capitolo. Ciao.

 

Caska

 

 

 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Allora

Allora. Questo nuovo capitolo si potrebbe definire lemon, anche se credo che non sia eccessivo. Starà a voi decidere. Grazie e buona lettura

 

Caska

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L’amore supera ogni cosa…

 

Capitolo 12

 

Le ci vollero alcuni secondi per realizzare quella frase, ma poi pensò di aver capito male.

Miki: “Non capisco… mi stai forse prendendo in giro?! Perché se è così non è affatto diverten…”

Yu: “Credo di non essere mai stato così sincero nella mia vita.”

Miki: “ …”

Yu: “Tutto ciò che tu hai sofferto, tutto ciò che hai passato in questi anni è esattamente lo stesso che ho passato io… anche l’amore che tu provi per me è identico a quello che io provo per te.”

Miki: “ …”

Yu: “Sei entrata nel mio cuore fin dal principio. Non è stata una cosa forzata; io non avevo progettato di innamorarmi di te, non ci tenevo a complicare ulteriormente la nostra situazione famigliare… ma è stato inevitabile. Con il passare del tempo ho cominciato a desiderare che tu fossi più di una sorellastra, finché non sono giunto alla conclusione che quello che provavo per te era amore. Inizialmente non ne ero sicuro, dopotutto non avevo provato questo sentimento per nessun’altra ragazza nella mia vita, ma in seguito mi convinsi che non poteva essere altrimenti. Io mi ero innamorato di te, in una maniera talmente profonda e incalcolabile da togliermi quasi il fiato. Purtroppo ho capito questi miei sentimenti proprio quando mi crollò addosso la notizia che forse avevo trovato mio padre, il signor Miwa, così decisi che una volta risolta quella incresciosa situazione, mi sarei completamente dedicato a te e ti avrei confessato ogni mio sentimento; dopotutto a seguito di certi tuoi comportamenti credevo che anche tu provassi qualcosa di diverso dall’amore fraterno nei miei confronti… ora so che avevo ragione e ciò non fa che ricordarmi che grande idiota sono stato.”

Miki non sapeva come replicare, ma dopotutto non voleva farlo; voleva solo ascoltare quella voce celestiale e quelle parole che aspettava da una vita.

Yu: “Sono stato un idiota perché ho aspettato, ho lasciato che Ginta ti portasse via da me e ciò mi è costato la mia felicità. Quando d’un tratto ti sei messa con lui… credevo che sarei morto dal dolore. Quella è stata la prima volta che ho pianto in vita mia, talmente tanto da non riuscire più ad aprire gli occhi… io ti avevo persa per sempre…”

Miki: “ …”

Yu: “… non immagini neanche attraverso quale genere di sofferenza sia passato nei due anni successivi…è per questo che il nostro rapporto si è disintegrato: ogni volta che ti guardavo, quelle rare volte che ci parlavamo non so come sono riuscito a trattenermi dall’abbracciarti, dal baciarti; ogni volta che Ginta ti toccava o semplicemente ti rivolgeva la parola, mi sono sempre trattenuto dallo sfogarmi su di lui… perché lui ti possedeva. Avevo chiusa in me una tale passione che avevo paura di non poterla controllare… così ti evitavo e non appena se ne presentò l’occasione, me ne andai via da te. So che può non farti piacere, ma in quel periodo sono addirittura arrivato ad odiarti… perché tu sembravi felice, al contrario di me, perché non riuscivi ad accorgerti che ti amavo più della mia vita, ma soprattutto perché tu sei stata l’unica ragazza a farmi perdere il controllo delle mie sensazioni. Di fronte a te finivo sempre con lo spingermi al limite delle mie possibilità di controllo e spesso sono stato sul punto di cedere. Era una cosa che mi faceva infuriare perché non mi era mai accaduto: mi ero sempre controllato nelle situazioni più emotive, era così che avevo superato il divorzio dei miei e le successive nozze con i tuoi; è stato grazie a quest’autocontrollo che ho superato lo shock che avevo subito nell’apprendere che Yoji non era veramente mio padre… ma tu… mi hai letteralmente sconvolto.”

Miki: “ …”

Yu: “Inizialmente questa nuova sensazione che tu mi provocavi, non fece altro che rafforzare il mio amore per te, ma poi quando mi resi conto che tu non saresti mai stata mia, ho cominciato ad odiarla, ad odiare me stesso perché non riuscivo a sottometterla, ad odiare te che la provocavi… è per questo che me ne sono andato.”

Le lacrime continuavano a scendergli sulle guance. Entrambi erano talmente presi l’uno dall’altra che nulla intorno a loro sembrava avere importanza; anche la pioggia non aveva più peso, ne odore, ne rumore. Ormai tra di loro c’era pochissima distanza: Miki era stata come trainata da quelle parole, e più Yu le diceva che l’amava, più lei sentiva il bisogno di accorciare quella distanza tra i loro corpi.

Yu: “In tutti questi anni sono riuscito a sopravvivere, nonostante il peso di quest’amore impossibile che mi portavo dentro… a causa sua il mio matrimonio è finito… quattro mesi fa… d'altronde anche quello è servito solo per tentare di dimenticarti… ma il rivederti ha fatto si che non riuscissi più a sopportare quel peso… sono dovuto tornare… per poterti dire la verità, per liberarmi da questo macigno… e per chiederti se, dopo tutto questo tempo e dopo tutto quello che abbiamo passato… saresti disposta a vivere finalmente una vita felice… con me.”

Miki  rimase allibita: neanche nei suoi sogni più belli avrebbe mai immaginato una circostanza più felice di questa. La risposta era ovvia, ma prima di pronunciarla voleva fare una cosa, una cosa che aveva desiderato di fare fin dal loro primo incontro. La ragazza, senza dire nulla, si avvicinò a Yu fissandolo in quei suoi splendidi occhi nocciola e lentamente cominciò a baciarlo. Entrambi avrebbero giurato di essere andati e tornati dal paradiso in quegli istanti: le loro labbra all’inizio si sfiorarono solamente, per poter imprimere nella mente ogni più piccolo attimo di quel momento magico, ma poi la passione repressa che ognuno provava per l’altro prese il sopravvento. Le loro lingue cominciarono ad esplorare voracemente le loro bocche, ogni sensazione veniva amplificata dalla presenza dell’acqua. Miki nel frattempo aveva stretto le braccia attorno al collo del ragazzo in modo da afferrarlo con decisione e avvicinarlo a se; lo stesso fece Yu che inizialmente le cinse la vita con le sue forti mani, per poi farle lentamente risalire lungo la sua schiena, sino alle esili spalle.

 

[…]

 

Miki fu svegliata dalla calda luce del sole che le bagnava il viso. Si trovava nel suo letto e inizialmente si trovò spaesata, ma poi lentamente i ricordi della sera precedente cominciarono a farsi strada nella sua memoria e improvvisamente realizzò. Si girò di scatto e lo vide: accanto a lei c’era Yu, proprio lì; poteva sentire il suo respiro mentre dormiva profondamente. Avevano fatto l’amore.

Dopo quel loro “primo bacio” sotto la pioggia, si erano finalmente accorti della tempesta che imperversava e si erano convinti ad entrare.

Miki: “Aspetta, vado a prendere degli asciugamani.” – disse lei chiudendo la porta e cominciando ad avvertire dei brividi di freddo, ma prima ancora di poter terminare la frase, Yu la bloccò per un braccio e la tirò a se con talmente tanta foga che i loro volti si ritrovarono a brevissima distanza: potevano scrutare le loro anime l’uno negli occhi dell’altro tanto erano vicini. Miki sentiva il calore emanato dal corpo di Yu, un calore che la fece fremere dal desiderio di essere riscaldata… Dio, come lo desiderava…

Yu: “Non ho nessuna intenzione di farti allontanare da me. Stanotte sarai solo mia.”

Il suo sguardo era dolce e carico d’amore, ma il suo corpo trasmetteva una passione oltre ogni limite, un desiderio sfrenato, un’eccitazione smisurata. Senza alcun preavviso, Yu prese in braccio la ragazza e continuando a guardarla come se fosse la cosa più preziosa al mondo, la portò fino in camera e delicatamente l’adagiò sul suo letto. Miki si mise in ginocchio e avvicinandosi a Yu che ancora era in piedi in fondo al letto, continuò a baciarlo con passione, mentre lentamente cominciava a slacciargli i bottoni della camicia. Il petto muscoloso che le si mostrò non poté non attirare la sua attenzione: dopo averlo osservato per qualche secondo, Miki non poté fare a meno di avvicinare le sue labbra a quel corpo statuario; voleva scoprirlo, con ogni mezzo che aveva a disposizione e gioì del piacere che queste sue azioni provocavano nel ragazzo. Nel frattempo anche Yu aveva ormai sfilato il maglioncino che copriva lo splendido corpo di Miki e dopo averle tolto il reggiseno la spinse indietro per poterle togliere anche i jeans e gli slip. Dopo aver terminato, si fermò qualche secondo a guardarla.

Yu: “Tu non immagini neanche lontanamente quanto sei bella… e io ti amo… ti amo da impazzire… tu mi fai impazzire…”

A queste parole Miki si rialzò e avvicinandosi al ragazzo gli sussurrò nell’orecchio:

Miki: “Anche io ti amo Yu, e non amerò più nessun’altro… fino alla fine dei miei giorni.”

La sensualità con cui furono pronunciate questa parole accese un qualcosa in Yu, qualcosa che sicuramente da un momento all’altro sarebbe esploso, forse sostenuto dal fatto che mentre la ragazza gli sussurrava queste calde frasi, le sue mani così innocenti ma nel contempo così esperte, avevano slacciato i suoi pantaloni, che vennero prontamente sfilati e ben presto seguiti dai boxer.

Ora non vi era più nessun ostacolo alla loro unione, ne reale ne platonico.

Fu un qualcosa di indescrivibile: Miki lo guidò sopra di lei e quando Yu entrò in lei fu come se ne cielo, ne terra, ne tempo esistessero più. Esistevano solo loro. Inizialmente i loro movimenti furono molto dolci, lenti e profondi, quasi a voler sottolineare maggiormente la bellezza di ogni attimo e l’amore di cui ognuno di essi era ricolmo; ma poi la passione che li aveva spinti a baciarsi sotto la pioggia che li aveva guidati in ogni loro azione in quella splendida serata, prese lentamente il sopravvento e i loro movimenti si fecero sempre più veloci. I loro cuori battevano velocemente all’unisono, così come i loro respiri affannati… poi… più nulla… solo il paradiso.

Non era stata solo una cosa fisica: certo il piacere fisico c’era stato, ma quello che li aveva colpiti era il fatto che sembrava fosse stata la prima volta per entrambi. Era stato come se non avessero mai conosciuto così profondamente un’altra persona prima d’allora. La loro unione oltre che fisica era stata spirituale: le loro anime gemelle, divise da troppo tempo, si erano finalmente ritrovate e fuse, fino a divenire un unico splendido essere.

Molto lentamente Miki si girò verso il ragazzo per poterlo osservare in tutto il suo splendore: non c’erano assolutamente parole per descrivere la sua bellezza o per descrivere ciò che il guardare quel volto angelico le provocava. Delicatamente con la sua mano, Miki spostò una ciocca di capelli biondi che copriva gli occhi di Yu e sempre con delicatezza lo baciò sulle labbra calde.

Yu era sul dormiveglia. Si sentiva piacevolmente stanco, ma avrebbe rifatto volentieri tutto ciò che la sua volontà gli aveva dettato la sera precedente. Non voleva aprire gli occhi per paura di scoprire che era stato tutto un sogno, ma poi qualcuno accanto a lui si mosse e Yu realizzò finalmente la realtà. Non era stato affatto un sogno; Miki era lì accanto a lui, la sentiva muoversi, respirare, sentiva il suo profumo… poteva persino sentire il suo cuore battere quasi. Sentì le sua mani dolci spostargli una ciocca e poi avvertì le labbra di lei avvicinarsi alle sue e donargli un tenero bacio. Un bacio che per Yu fu troppo breve; il desiderio di averne di più lo spinse ad aprire gli occhi.

Yu: “Buongiorno amore mio.”

Miki lo guardò in quegli occhi profondi che quella mattina rispecchiavano una felicità di cui lei sapeva esserne la causa e sorrise.

Miki: “Buongiorno a te.”

Yu: “ …”

Miki: “… ti amo Yu… non smetterò mai di ripeterlo…”

Yu: “…ne lo farò io, stanne certa. Ora che ho la possibilità di dirtelo, sento che potrei urlarlo al mondo intero. Io ti amo e ti amerò per sempre.”

Si guardarono profondamente l’un l’altro per poi perdersi nuovamente in eccitanti effusioni: non avevano intenzione di spendere un solo altro minuto della loro vita per un qualcosa che non fosse il loro amore.

 

Per tutta la settimana successiva per i due ragazzi fu come vivere in una favola. Ora che erano insieme non avevano più preoccupazioni o problemi. Erano felici, probabilmente come non lo era mai stato nessuno al mondo. Miki diede subito la buona notizia a Meiko che inizialmente non riusciva a crederci, ma la felicità che Miki le trasmetteva via telefono non lasciava spazio ad alcun dubbio: Yu e Miki finalmente erano insieme. Meiko era talmente contenta che non riuscì a contenere le lacrime.

Meiko: “Miki, ma è meraviglioso!!!! Ancora non posso crederci. Sono così felice che mi tremano le gambe!!! Vi faccio tanti sinceri complimenti e vi auguro una vita piena di momenti felici… finalmente!!”

Miki: “Grazie Meiko!”

Meiko: “Allora… a quando le nozze? I vostri genitori che hanno detto?”

Miki: “Giusto!! Ora che mi ci fai pensare!!! I nostri genitori!! Sai che non mi è passato nemmeno per l’anticamera del cervello di dirglielo!!?”

Meiko: “Eh si eh? Vedo che in questi giorni siete stati talmente impegnati che vi siete dimenticati del resto del mondo!” – disse maliziosamente l’amica.

Miki: “Beh… effettivamente si.”

Chiacchierarono ancora per un po’, poi Miki salutò l’amica e decise di andare a parlare con Yu dei loro genitori. Si diresse lentamente in camera: il ragazzo stava riposando. Si sedette sul bordo del letto e con tono dolce tentò di svegliarlo.

Miki: “Yu?... amore?”

Yu: “Mmm?”

Miki: “Dobbiamo parlare di una questione importante.”

Yu: “… cioè di cosa?” – disse lui aprendo gli occhi e guardandola incuriosito.

Miki. “Vieni in cucina. Ti preparo un caffè così ne parliamo.”

Dopo dieci minuti Yu entrò in cucina ancora assonnato e si sedette a tavola dove Miki gli aveva già servito il caffé.

Yu: “Allora dimmi… di cosa vuoi parlare?”

Miki: “In questa settimana in cui ci siamo “esiliati” dal mondo…” – disse lei facendo finta di nulla e cogliendo il sorrisetto di Yu – “… non abbiamo considerato il fatto che dobbiamo parlarne ai nostri genitori.”

Yu s’immobilizzò.

Yu: “Ah.”

Miki: “Già.”

Yu: “Credi che sarà un problema?”

Miki: “No non credo. Certo il nostro stato di famiglia s’ingarbuglierà ulteriormente, ma non credo cha faranno storie; è una nostra decisione… e comunque non m’importa di cosa diranno. Io ti amo e nient’altro potrà più separarmi da te.”

Yu: “Concordo pienamente.”

Così dicendo Yu prese Miki tra le sue braccia baciandola appassionatamente. Dio… non si sarebbe mai stancata di quei baci.

Miki: “Vogliamo andarci oggi?”

Yu: “Mmm… oggi? Proprio oggi? Io veramente oggi volevo coccolare ancora un po’ con il mio tesoro… e poi… magari…” – disse lui maliziosamente.

Miki: “Yu, lo sai che è quasi una settimana che non usciamo di casa?”

Yu: “Lo so… qual è il problema? Ti dispiace forse?”

Miki: “No, no… anzi. Allora ci andremo domani.”

Yu: “Ok. Miki?”

Miki: “Si?”

Yu: “Quando glielo avremo detto… voglio fissare al più presto la data delle nozze. Non voglio aspettare un minuto di più.”

La ragazza inizialmente lo guardò stupita, poi, invasa da un’emozione indescrivibile, rispose:

Miki: “Si… si lo faremo.”

Anche quella giornata terminò come quelle precedenti: i due si unirono ancora e ancora, senza saziarsi mai… quasi come fosse sempre l’ultima volta.

 

Continua…  

 

 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


L’amore supera ogni cosa…

L’amore supera ogni cosa…

 

Capitolo 13

 

Yu: “Miki?!... allora vuoi muoverti! Sono solo i nostri genitori… non vedo perché devi rimanere tutto questo tempo in bagno a farti bella!”

Yu era all’ingresso. Presto sarebbero andati dai loro genitori a comunicargli la bella notizia, ma ormai era quasi un’ora che Miki era sigillata in bagno. Finalmente si decise ad uscire.

Miki: “Uffa Yu!! Certo che quando ti ci metti sei proprio un rompiscatole! Mi sono fatta bella perché comunque oggi è un giorno speciale… e poi non vuoi che il tuo tesoro si faccia bello per te?” – gli disse lei stampandogli un grosso bacio sulla guancia.

Yu: “Certo! Ma comunque tu sei bellissima in ogni caso!” – le disse sorridendo ironicamente.

Miki: “Mi stai forse prendendo in giro!?”

Yu: “No, no… non mi permetterei mai!!!”

Miki: “Finiscila. Dai andiamo.”

Così dicendo prese il suo uomo sottobraccio e felici come non mai i due s’incamminarono verso la casa dei loro genitori, convinti che nulla sarebbe potuto andare male d’ora in poi.

 

[…]

 

Chiyako: “Oddio Yu!! Come mai sei tornato così presto!!? E’ successo qualcosa!?”

Lo sguardo di Chiyako una volta aperta la porta e avervi trovato Yu, divenne subito preoccupato.

Yu: “Tranquilla mamma. Dovevo solo parlare con Miki e anche con voi.”

Chiyako: “E di cosa?”

Rumi: “Ciao Yu. Ciao Miki.”

Jin: “Ciao ragazzi.”

Yoji: “Ciao”

Presto tutti e quattro erano arrivati all’ingresso per salutare i due e per sapere perché Yu fosse tornato in Giappone così presto.

Yu: “Vi prego, vi prego… sediamoci di là e vi dirò tutto.”

Dopo essersi accomodati e aver preparato del tè, Jin parlò.

Jin: “Allora Yu, cosa devi dirci?”

Yu guardò subito Miki e lei disse:

Miki: “Veramente centro anche io in questa storia.”

Rumi: “Perché? Che storia?”

Yu & Miki: “ …”

Yoji: “Allora? Forza siamo curiosi!”

Yu: “Vedete… io e Miki… presto ci sposeremo!”

Rumi, Jin, Yoji & Chiyako: “COSA!!!!!!”

Sfortunatamente in quell’urlo i due ragazzi non riconobbero nessuna nota di gioia, felicità o anche solo comprensione. Sembravano tutti piuttosto scossi e preoccupati.

Rumi: “Ma… state scherzando?!”

Yu: “No affatto.”

Yoji: “Ma Yu… e Lilian?”

Yu: “Io e Lilian abbiamo divorziato circa quattro mesi fa, proprio a causa di questo amore che io provo per Miki.”

Chiyako: “E… da quanto tempo va avanti questa storia?”

Miki: “Da una settimana più o meno, ma praticamente ci siamo innamorati dal primo momento, da quella sera al ristorante in cui ci siamo conosciuti.”

Silenzio assoluto.

Yu: “P-perché non dite niente?”

Rumi: “Io lo sapevo… sapevo che sarebbe successo…”

Le parole di Rumi erano cariche di disperazione: Chiyako aveva il volto coperto dalle mani; Jin era seduto e con la testa all’indietro fissava il soffitto, quasi sperasse che da un momento all’altro apparisse una scritta tipo “complimenti lei è su candid camera”; Yoji fissava semplicemente il pavimento.

Yu: “Ma che vuoi dire?! Che avete tutti?!”

I due ragazzi non riuscivano a capire cosa fosse successo. Era come se Yu avesse annunciato la sua imminente morte. Perché nessuno parlava? Perché nessuno era felice?

Miki: “Volete dirci qualcosa per favore? Ci state facendo preoccupare.”

A quel punto Yoji si alzò e con un’espressione così seria che Yu non aveva mai visto, disse queste esatte parole che colpirono i due ragazzi come dardi infuocati.

Yoji: “Voi due non potete sposarvi, ne oggi, ne mai.”

Miki pensò che da un momento all’altro si sarebbe svegliata e avrebbe scoperto che si trattava solo di un incubo, ma… non era un incubo… lei non stava dormendo… era semplicemente quello che stava accadendo.

Miki: “C-come scusa?!”

Yoji: “Voi non vi sposerete.”

Yu: “E potrei sapere il perché?”

Yoji: “ …”

Yu: “Mamma?!... Jin?!... Rumi?!... qualcuno mi vuole rispondere?!”

Yoji: “Voi non potete sposarvi… perché andrebbe contro la morale…”

Yu: “ …”

Yoji guardò negli occhi Yu: era triste, preoccupato, ma anche dispiaciuto, quasi come se dire quelle parole gli costasse la sua vita.

Yoji: “… Yu… Miki… voi due… siete fratello e sorella.”

Neanche il nulla sarebbe stato silenzioso e devastato più di quella maledettissima stanza; se Yu e Miki fossero stati investiti da un treno sicuramente il dolore sarebbe stato meno intenso.

Yu: “C-cosa?!”

Miki: “Che vuol dire… come può essere… non… non ci credo.”

Yoji: “E invece è così. Ora vi racconteremo ogni cosa. Ti prego figliolo siediti.”

Così dicendo mise una mano sulla spalla del ragazzo che lui scostò bruscamente.

Yu: “… non toccarmi… non osare toccarmi… tu non sei mio padre!”

Tutti rimasero di sasso a quelle parole, poi Yoji disse:

Yoji: “Si… è vero… ma ora mi basta solo che tu mi ascolti.”

Yu rimase in piedi immobile, mentre guardava Yoji sedersi al tavolo da pranzo. Gli altri non si erano mossi di un millimetro, compresa Miki, la quale probabilmente non era neanche mentalmente presente, tanto era lo shock.

 

Yoji: “Noi quattro… non siamo stati del tutto sinceri con voi fin dall’inizio. Vi abbiamo sempre detto di esserci incontrati alle Hawaii…”

Yu: “ …”

Jin: “… ma non è vero.” – questa volta fu Jin a parlare – “Noi quattro ci conoscevamo da prima, più precisamente dall’università e… cosa più importante… stavamo insieme secondo le coppie attuali… ora cominci a capire Yu?”

Si… Yu aveva capito. Finalmente era tutto chiaro. Ma sicuramente non era pronto a parlare ne a replicare, anzi forse non sarebbe stato pronto neanche a continuare a vivere.

Jin: “Dopo aver terminato l’università, tua madre andò a lavorare presso lo studio di un architetto, il signor Miwa. Dopo alcuni mesi, mentre mi dirigevo verso casa, li vidi camminare insieme… abbracciati…”

A quel punto Jin si fermò e lanciò uno sguardo comprensivo a Chiyako, la quale ora fissva fuori dalla finestra con sguardo assente.

Jin: “… quella sera litigammo pesantemente e io in preda alla rabbia e alla gelosia me ne andai, lasciando Chiyako.”

Chiyako: “… qualche giorno dopo scoprii di essere incinta…” – disse la donna – “… di Jin naturalmente… non sapevo cosa fare. Ero disperata. In quella brutta situazione in cui mi trovavo, solo Yoji riuscì a darmi un po’ di conforto… talmente tanto da suscitare la gelosia di Rumi…”

Rumi: “ …”

Chiyako: “… che si arrabbiò con Yoji e lo lasciò, decidendo poi di partire per Londra qualche giorno dopo… insieme a Jin. Una volta rimasta sola, non avevo la minima idea di cosa avrei fatto, ma di una cosa ero certa… non avrei sicuramente abortito, non me lo sarei mai perdonato…”

Yoji: “ …”

Rumi: “ …”

Jin: “ …”

Chiyako: “… vedendo al mia determinazione e non volendo lasciare che affrontassi quella situazione da sola, Yoji si offrì di crescere lui il bambino che portavo dentro di me… tu Yu… e mi chiese di sposarlo. Io accettai. Probabilmente fu la stessa cosa che accadde a Rumi e Jin: eravamo rimasti tutti soli e delusi in qualche modo e non volevamo altro che un po’ di conforto e affetto.”

Rumi: “… tempo dopo la nascita di Yu, avvenne anche quella di Miki…”

Yu: “Questo vuol dire… che l’uomo mensionato nella lettera della nonna indirizzata a… Yoji… in realtà… era Jin?!”

Chiyako: “Si.”

A queste ultime parole seguì un silenzio glaciale. Nessuno dei presenti in quella stanza aveva il coraggio di dire qualcosa; nessuno sapeva cosa dire. Miki era ancora immersa in un profondo coma ad occhi aperti; Yu fissava il pavimento, quasi sperasse di vederlo disintegrarsi per inghiottirlo e porre fine alle sue sofferenze.

Anche gli altri quattro erano in assoluto silenzio, quasi come il ritornare a quei vecchi ricordi avesse fatto riaffiorare lontani sentimenti dolorosi e tragici, ma ben presto Yu scoprì che non gli importava che loro soffrissero; anzi cominciò a sperare che questo dolore non li abbandonasse mai. Poi finalmente riuscì a raccogliere abbastanza razionalità per poter parlare; voleva esplodere e inveire contro di loro.

Yu: “… così… è questa la verità… e dimmi una cosa… “papà”…” – disse rivolto a Jin con un tono carico di rabbia – “quando avevate intenzione di dircelo?! Eh?! Quando avremmo avuto dei figli?!”

Jin: “ …”

Quel silenzio da parte dell’uomo fu la goccia che fece traboccare il vaso e scatenare la furia di Yu. Nel giro di un nanosecondo il ragazzo si gettò sopra Jin, afferrandolo per la camicia a sbattendolo violentemente al muro.

Yu: “RISPONDI!!”

Yoji, Rumi e Chiyako, colti alla sprovvista, non ebbero il tempo di impedirglielo, ma quando si avvicinarono ai due per tentare di dividerli, Jin fece segno loro di stare indietro.

Yu: “RISPONDI BRUTTO BASTARDO!! QUANDO AVEVI INTENZIONE DI DIRMELO?! EH?! COME PENSI CHE POSSIAMO SENTIRCI ORA IO E MIKI! SONO NOVE ANNI… NOVE… ANNI CHE SIAMO INNAMORATI PERSI UNO DELL’ALTRA E ORA CHE FINALMENTE ABBIAMO INIZIATO AD AMARCI, A STARE VICINI, A VIVERE INSIEME… ORA CHE… VOLEVAMO SOLO CONDIVIDERE LA NOSTRA ESISTENZA SENZA LASCIARCI MAI PIU’… TU… E VOI… INFIDI TRADITORI E VIGLIACCHI… CI VENITE A SBATTERE IN FACCIA QUESTA TREMENDA VERITA’… CHE NOI SEMPLICEMENTE NON POSSIAMO STARE INSIEME PERCHE’ ABBIAMO LO STESSO SANGUE…”

Erano parole amare e crudeli, ma le lacrime che cominciarono a scendere dagli occhi di Jin non commossero Yu, anzi aumentarono maggiormente la sua ira: lui non aveva il diritto di piangere, di sentirsi in colpa, di provare dispiacere. Le sue lacrime non erano niente se paragonate a tutte quelle che lui e Miki avevano versato in quegli anni a causa del loro amore “impossibile”.

Jin: “… tu hai ragione Yu… noi non abbiamo scuse… speravamo che nulla sarebbe accaduto tra di voi… ma anche quando ce ne siamo resi conto… ormai non avevamo più il coraggio di rivelarvi la verità… ci vergognavamo… sapevamo che voi eravate molto importanti l’uno per l’altra e questo rendeva ancora più difficile il compito di dirvi la verità… mai i vostri volti erano stati tanti illuminati e felici come quando eravate vicini, ma più il vostro amore cresceva, meno coraggio avevamo noi per dirvi tutto… è stata colpa nostra… su questo non c’è dubbio… avremmo potuto evitarlo fin dall’inizio, ma non l’abbiamo fatto e credimi… sarei disposto a dare la mia vita pur di evitarti questo dolore che stai provando… voi non lo meritate.”

Yu: “… puoi dirlo forte che non lo meritiamo…”

Ormai la sua momentanea ferocia era svanita, anche se lo sguardo che continuava a rivolgere a Jin se ne avesse avuta la possibilità, lo avrebbe mortalmente trafitto. Lentamente Yu allentò la presa sulla camicia e dopo averla lasciata si diresse verso la finestra, dall’altra parte della stanza, dando le spalle a tutti: lo aveva fatto per evitare che tutti lo vedessero mentre cedeva alle lacrime, ma presto si rese conto che effettivamente non gl’importava.

Yu: “… cosa dovremmo fare ora?... lasciarci di nuovo?... ricominciare a fingere che quello che proviamo non esista?... dovrò di nuovo allontanarmi dall’unica cosa che abbia mai dato un senso alla mia vita?... ditemelo!”

Chiyako: “Anche se mi costa dirlo, non credo ci siano altre soluzioni, tesoro…”

Yu: “Certo… è facile per voi… ma io non vivo senza Miki…”

Miki: “E io non vivo senza Yu.”

La voce di Miki colse tutti di sorpresa: era rimasta sempre immobile per tutto il tempo, ne la rabbia precedente di Yu ne le lacrime che inconsapevolmente le erano scese dagli occhi l’avevano smossa, ma ora il suo tono era deciso, serio e presente accompagnando quelle parole. Dopo qualche secondo in cui tutti si erano girati a guardarla, lei distolse finalmente lo sguardo da quel punto inesistente che fino ad allora aveva fissato e si alzò in piedi, guardò con rimprovero e ribrezzo tutti e quattro i loro genitori.

Miki: “… io non riesco a credere… che voi… coloro che ci hanno cresciuto e che hanno sempre professato di amarci…”

Rumi: “Ma noi…”

Miki: “SILENZIO!!”

Rumi: “ …”

Miki: “… abbiano avuto il coraggio di farci… una cosa del genere. Ho sempre pensato che voi foste delle persone… eccentriche… ma mai vi avrei immaginato capaci di un’azione tanto ignobile, vile e crudele come questa…” – le parole penetravano nella carne dei quattro come fossero lame incandescenti; ad ogni frase i loro sensi di colpa si facevano più presenti e più profondi… ma a Miki non importava – “… io ho sposato Ginta per dimenticare l’amore che avevo per Yu, così come lui ha sposato Lilian cercando di cancellarmi dal suo cuore… sono state due unioni fondate sulla menzogna e ognuno di noi le ha portate avanti sapendo di sbagliare, solo per cercare, per sperare di superare quell’atroce dolore che il non stare insieme ci provocava. Mi piace farvi ricordare che in questo modo, con il vostro… schifoso… comportamento, non avete rovinato solo la nostra vita, ma anche quella di altre due brave persone.”

A quel punto i suoi occhi indugiarono su Rumi, in lacrime: ad ogni passo con il quale Miki si avvicinava a lei, i suoi occhi si abbassavano sempre di più appesantiti dalla vergogna. Ormai la ragazza torreggiava su di lei.

Miki: “Sei dispiaciuta mamma?... lo sono anch’io… ma la differenza è che i tuoi sensi di colpa non ti lasceranno mai più. Forse io potrò perdonare te… ma tu… potrai mai perdonare te stessa per aver distrutto la vita di tua figlia?! Io non credo. Ma non ti preoccupare…” – continuò rivolgendo poi lo sguardo verso Jin – “… starai sempre meglio di papà, che avrà sulla coscienza la rovina di due figli… non è vero?!... papà?!”

Chiyako: “Miki credo che tu stia esagerando.”

Miki: “Esagerando?! Oh no! Non credo affatto! Dimmi…” – le disse avvicinandosi – “… tu sai cosa significa guardare qualcuno che ami negli occhi, in quegli occhi che in solo momento possono farti sognare, la mancanza dei quali ti fa pensare di poter morire… guardarlo negli occhi desiderando con tutta te stessa di… essere solamente… uno solo… insieme a lui… ma non poter realizzare quel desiderio? Moltiplica questa sensazione angosciante e orribile per centomila e avrai provato solo una minima parte di quello che ho provato io in questi nove anni. Nessuno… potrà mai capire ciò che abbiamo passato noi due… e sinceramente non me la sento nemmeno di augurarvelo, ma sicuramente di una cosa sono oltremodo certa…” – i suoi occhi incontrarono quelli di Yu – “… per nessuna ragione al mondo, morale compresa, rinuncerò ancora a lui… mai più… qualunque cosa voi possiate dire o fare.”

Yu: “… si… noi rimarremo insieme… per sempre.”

Ricadde così il silenzio. Nessuno aveva il coraggio di replicare: le parole di Miki avevano ferito ognuno di loro e posto di fronte all’evidenza di ciò che aveva fatto.

Yu: “Vieni Miki, andiamocene. Credo che non abbiamo più niente da dire.”

Senza alcuna esitazione, Miki si avvicinò a Yu, lo abbracciò con fermezza e poi entrambi si diressero verso l’ingresso, certi di volersene andare per sempre da quel luogo, da quella famiglia, ma prima di andarsene Yu si fermò e disse:

Yu: “Da questo momento in poi… voi non avete più nessun figlio… e noi non abbiamo più dei genitori… addio.”

Così dicendo i due ragazzi se ne andarono per sempre; ne Rumi, ne Jin, ne Chiyako, o Yoji glielo impedì: erano state le loro azioni a portare a quelle conseguenze e ora l’unica cosa che potevano fare era lasciarli andare, per permettere loro di vivere finalmente quell’amore che da loro stessi gli era stato quasi negato. Non ci furono più contatti tra loro, ne lettere ne telefonate… per tutto l’anno successivo.

 

Continua…

 

 

 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Eccoci qui, all’ultimo capitolo

Eccoci qui, all’ultimo capitolo. Colgo l’occasione per ringraziare coloro che hanno seguito la mia storia e in particolare coloro che l’hanno recensita: sinceramente non mia spettavo di ricevere tanti consensi e la cosa mi ha reso davvero molto felice. Ma ora bando alle ciance! Ecco a voi l’epilogo.

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L’amore supera ogni cosa…

 

Capitolo 14

 

All’incirca un anno dopo.

 

Il campanello suonò.

Jin: “Cara? Vai tu ad aprire?”

Quando Chiyako aprì la porta, si trovò di fronte un uomo alto, robusto, con occhi e capelli scuri, chiaramente non di quelle parti, dato i suoi evidenti lineamenti non orientali.

Chiyako: “Si?”

??: “Salve. E’ la residenza dei coniugi Koishikawa e Matsura?”

Chiyako: “Si… desidera?”

??: “Io sono il sergente James Carter. Vengo da New York. Dovrei parlare con voi di una questione importante. Posso entrare?”

Chiyako: “Oh… certo… si accomodi.”

Carter: “Grazie.”

Chiyako: “Io sono Chiyako. Questi sono Jin, mio marito; Yoji e Rumi, i coniugi Matsura.” – disse la donna indicando gli altri uno ad uno mentre questi giungevano verso l’ingresso – “ E questo è il sergente Carter da New York. Prego.” – gli disse indicando il salotto.

Fecero accomodare l’ospite e nel giro di dieci minuti fu servito del tè con biscotti.

Jin: “Allora sergente…” – iniziò l’uomo – “… di cosa deve parlarci?”

Il sergente Carter sembrava molto stanco, sia fisicamente che psicologicamente, quasi come il trovarsi lì in quel momento fosse per lui una tortura.

Carter: “Sono venuto qui personalmente dall’America per darvi questa notizia che… credetemi… non avrei mai voluto darvi…”

L’atmosfera cominciava a farsi tesa; tutti avevano capito che questa “notizia” non era sicuramente buona, anzi i loro sensi li avvertirono che sarebbe stata oltremodo cattiva, orribile, ma tutti sperarono semplicemente che non fosse così.

Carter: “Sono qui… per darvi una notizia che riguarda i vostri figli… Yu e Miki…”

Ormai neanche un capello si muoveva in quella stanza, nessun respiro era udibile… solo la paura.

Carter: “… purtroppo… tre giorni fa… sono entrambi deceduti in un incidente stradale.”

Sembrava fosse giunta una nuova era glaciale: nessuno si muoveva, nessuno parlava, nessuno respirava; erano lì, quattro genitori shockati da quelle parole e atterriti dal dolore, che fissavano quell’uomo come se si aspettassero che smentisse quello che aveva appena detto. Ma il tempo passava e quell’uomo non parlava. Nessuno seppe dire quanti minuti passarono prima che Yoji parlasse, ma a tutti sembrò un’eternità.

Yoji: “C-come… è successo?” – la sua voce tremava, rotta dal nodo alla gola che si stava formando a causa delle imminenti lacrime.

Carter: “I due ragazzi erano di ritorno da una cena al ristorante… avevano festeggiato il loro primo anniversario di matrimonio e…”

Rumi: “Si sono sposati?!” – lo interruppe la donna con espressione sorpresa.

Carter: “… si…” – la reazione della donna non stupì il sergente: sembrava quasi che lui conoscesse più cose di quanto desse a vedere.

Carter: “… ritornavano verso il loro appartamento quando all’improvviso, da una strada sulla destra, è sbucata fuori un’altra auto; il guidatore era ubriaco e puntava dritto su di loro. Yu per evitarlo ha sterzato, ma la strada era bagnata e ha perso il controllo dell’auto, che si è ribaltata più volte per circa cinquanta metri. Sono… entrambi morti sul colpo… mi dispiace.”

Ormai ognuno di loro era preda delle lacrime, persino il sergente Carter, il quale nonostante questo, aveva mantenuto un tono calmo nel raccontare i fatti. Questo poteva significare solo una cosa.

Jin: “… lei… li conosceva vero?”

Carter: “… li ho conosciuti tre mesi dopo il loro arrivo in America. Yu ha progettato la mia casa… e Miki l’ha arredata per me. Lo ha fatto come piacere personale: sapete io non ho moglie e si sa… le donne hanno un dono per certe cose…”

Il suo sorriso amaro tradiva un dolore profondo, nascosto sotto una maschera di professionalità.

Carter: “E’ per questo motivo che ho preferito venire a dirvelo di persona; una telefonata sarebbe stata un insulto alla nostra amicizia.”

Chiyako: “… almeno… erano felici… della loro vita?” – disse lei tentando di contenere il dolore atroce che la stava uccidendo.

Carter: “… si… erano molto felici… quando erano insieme niente esisteva per loro, se non il loro amore…”

Passarono altri tragici minuti di silenzio, poi il sergente parlò di nuovo.

Carter: “Ora è meglio che vada. Rimarrò qui in città per qualche giorno: devo consegnarvi i documenti necessari per poter riportare i vostri figli a casa; li dovete firmare e riconsegnarmeli. Non li ho portati con me oggi perché… semplicemente non mi sembrava il caso.”

Poi estrasse un piccolo astuccio argentato dall’interno della giacca, da dove prese un cartoncino bianco che porse a Yoji.

Carter: “Questo è il mio numero di cellulare. Quando ve la sentirete chiamatemi.”

Così dicendo osservò ancora per qualche secondo quelle quattro statue di ghiaccio, desiderando di non aver mai messo piede in quella casa, per poi girarsi e dirigersi verso la porta. Ma improvvisamente si fermò e tornando sui suoi passi, prese coraggio e disse:

Carter: “Yu e Miki… erano due persone fantastiche. Nonostante io sia nato a New York, mi sono sempre sentito solo in qualche modo… escluso dal mondo… finché non li ho conosciuti. Loro incarnavano tutto ciò che io avevo sempre cercato nella gente e in me stesso e anche se ho goduto per poco tempo della loro straordinaria compagnia… ne sarò grato a Dio per sempre…” – poi continuò – “… loro… mi hanno raccontato la verità… so del loro legame di sangue… so quello che hanno dovuto passare e posso capire le ragioni che hanno dettato le vostre azioni… ma quello che volevo dirvi, anzi… che loro… avrebbero voluto dirvi… è che vi avevano perdonato… per ogni cosa e so con certezza… che non avrebbero voluto che voi vi sentiste responsabili per la loro scomparsa. Arrivederci.”

Nel momento in cui quelle parole arrivarono dritte ai loro cuori, i quattro finalmente si resero consapevoli della realtà: i loro due figli erano morti, non sarebbero mai più tornati. Era più di un anno che non avevano contatti e le loro ultime parole erano state di odio, ma… nonostante questo… erano stati perdonati.

Rumi: “Miki… Yu… NOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!”

Jin: “… i miei bambini…”

Improvvisamente nessuno di loro sembrò resistere un secondo di più al dolore. Rumi in preda alla disperazione si accasciò a terra, urlando a squarciagola i nomi dei due ragazzi come se questo potesse farli tornare. Ben presto Chiyako s’inginocchiò accanto a lei, stringendola forte a se, subito seguita da Jin e Yoji. I quattro rimasero così, a terra, piangendo, disperandosi e invocando i loro figli.

 

[…]

 

I giorni seguenti furono uno strazio. Nessuno di loro aveva avuto il coraggio di contattare il sergente Carter: farlo avrebbe significato rendere la cosa definitiva e non uno di loro aveva il coraggio di accettarlo. Poi, un giorno, Jin decise che era tempo di andare avanti. Verso le quattro del pomeriggio, si diresse verso l’ingresso. Aveva appena lasciato Rumi in camera: dopo aver pianto tutte le sue lacrime, si era finalmente addormentata; anche Yoji e Chiyako erano chiusi in camera ormai da qualche giorno, senza avere la forza di uscire. La tragedia aveva ironicamente fatto riunire le vecchie coppie, quasi come ognuno di loro volesse compiangere solo il proprio figlio, quello che avevano cresciuto e accompagnato per gran parte della sua giovane vita.

Jin era ormai giunto di fronte al telefono. Accanto vi era il biglietto da visita del sergente Carter: aveva deciso di chiamarlo, non potevano andare avanti in questo modo, doveva fare qualcosa. Allungò la mano per prendere il biglietto, quando il suo sguardo fu attratto da qualcosa. Tra la posta ricevuta i giorni precedenti, vi era una lettera che attirò particolarmente la sua attenzione; non ci aveva fatto caso prima dato che in quel momento la posta era sicuramente l’ultimo dei loro problemi… ma quel francobollo non lasciava dubbi. Prese in mano la busta e non appena lesse il nome del mittente, il battito del suo cuore si fermò e il sangue si gelò nelle sue vene.

Jin: “Oh mio Dio!!”

Impiegò pochissimo tempo a svegliare gli altri e a farsi raggiungere.

Chiyako: “Cosa c’è Jin? Cos’hai da urlare tanto?” – disse la donna terrorizzata.

L’uomo sventolando la lettera di fronte i loro occhi disse tremando:

Jin: “E’… una lettera che viene dall’America… è da parte di Yu e Miki!!”

Chiyako, Rumi & Yoji: “COSA!!!!”

Jin: “Si… è stata spedita il giorno prima… del loro incidente!!”

Yoji: “Aprila!!”

 

“Cari Yoji, Jin, Rumi e Chiyako

siamo noi. Yu e Miki. Non chiedeteci il motivo di questa lettera perché non sapremmo cosa rispondervi. Abbiamo solo capito che era tempo.

Domani sarà il nostro anniversario di matrimonio. Ebbene si, ci siamo sposati, un mese dopo essere arrivati in America. Sappiamo cosa potreste pensare al riguardo, sappiamo anche che è moralmente sbagliato, ma abbiamo comunque deciso di concederci almeno questo. È stata una cerimonia semplice, c’eravamo solo noi e i miei vecchi compagni d’università: avreste dovuto vedere Miki, era davvero bellissima. Ci è dispiaciuto non avervi al nostro fianco, ma le ferite erano ancora troppo dolorose per noi e poi sapevamo che non sareste stati d’accordo. Comunque non temete: ogni mattina al nostro risveglio ed ogni sera quando andiamo a dormire, i sensi di colpa e l’angoscia sono sempre lì, non ci abbandonano mai. Ma nonostante questo, noi continuiamo a vivere. Fintanto che saremo insieme, nulla potrà mai spaventarci. Dopotutto abbiamo già sacrificato qualcosa a causa della morale e dell’etica: sto parlando del nostro bambino. Appena giunti a New York, Miki scoprì di essere incinta. Non potete immaginare la sua felicità, ma sapevamo fin dall’inizio che si trattava di una felicità che non sarebbe durata. Non sarebbe stato giusto portare avanti la gravidanza sapendo la verità, ne per noi ne per il futuro bambino. Così, seguendo la ragione, la morale, i principi, ma andando contro il nostro cuore, abbiamo deciso di interrompere la gravidanza. Tra i due quella che ha sofferto maggiormente è stata Miki: per giorni non ha fatto altro che piangere in silenzio, fissando fuori dalla finestra, ma presto, con l’aiuto dei nostri amici, facendole sentire la mia costante presenza, nonché il grande amore che ci unisce, è riuscita a superare il dolore per la perdita sia del bambino, sia della sua possibilità di essere una madre in futuro. Ma nonostante tutto questo, noi non ci siamo mai abbandonati, non ci siamo mai arresi; abbiamo lottato… stiamo ancora lottando e probabilmente lotteremo per tutta la vita, ma sicuramente ne vale e ne varrà sempre la pena.

Voglio che sappiate però che con queste parole non intendiamo rinfacciarvi nulla, ne vogliamo farvi sentire responsabili. Si è vero, voi ci avete mentito su molte cose e noi ne abbiamo sofferto, ma solo ora, a distanza di un anno, abbiamo capito che come è stato doloroso per noi, lo è stato anche per voi: convivere continuamente con un segreto così grande ed essendo sempre più consapevoli di quello che stava nascendo tra di noi, non avere il coraggio necessario per impedirlo. Noi capiamo, nonostante le nostre ultime parole nei vostri confronti siano state di odio. È per questo che vi scriviamo in realtà: per chiedervi scusa e per dirvi che in fondo al nostro cuore vi abbiamo concesso da tempo il nostro perdono. Non vogliamo che continuiate a vivere credendo di non averci donato altro che dolore: voi ci avete cresciuto dandoci tutto l’amore di cui eravate capaci e che vi piaccia o no, è quell’amore che ci unisce ogni giorno di più.

Non so se un giorno ci rivedremo: nonostante il nostro perdono, è ancora troppo presto per noi pensare che tutto possa tornare come prima, ma io sono sicuro che quel giorno giungerà prima o poi.

In fondo ai nostri cuori, voi sarete sempre i nostri genitori… e noi… saremo sempre i vostri figli.

Con tutto il nostro affetto

Yu e Miki.”

 

Nessun tipo di reazione seguì quelle parole… solo la disperazione.

 

*********************************

“Una ben triste pace

è quella che ci reca questo giorno.

Quest’oggi il sole, in segno di dolore,

non mostrerà il suo volto sulla terra.

Ed ora andiamo via da questo luogo,

per ragionare ancora tra di noi

di tutti questi tristi accadimenti.

Per essi, alcuni avranno il mio perdono,

altri, la loro giusta punizione;

 ché mai vicenda fu più dolorosa

di questa di Giulietta e del suo Romeo.”

-William Shakespeare-

 

[…]

 

Tre mesi dopo

 

Era una fresca giornata primaverile. Il sole non troppo caldo faceva capolino tra le foglie dei grandi alberi che popolavano il cimitero cittadino. Un uomo e una donna camminavano tra le tombe, quando lo sguardo di lei fu attirato da una lapide in particolare, di marmo, sulla quale vi era una foto raffigurante due ragazzi: lui aveva folti capelli biondi, occhi molto grandi e profondi color nocciola ed un enorme sorriso; lei aveva capelli lunghi castano-rossi raccolti in una coda alta, occhi scuri e sorriso radioso. Erano abbracciati ed erano entrambi felici.

Donna: “Guarda tesoro… questi due ragazzi avevano la nostra stessa età…” – si avvicinò per leggere – “… Yu e Miki Matsura. Erano sposati.” – poi ritornò con gli occhi alla foto – “Sembrano davvero felici… però… così giovani… che tragedia.”

Ma la sua attenzione era stata attirata dal lungo epitaffio scritto al di sotto dei loro nomi, che lei lesse ad alta voce.

 

Donna: “Qui giacciono due persone splendide, due angeli, le cui vite ci sono state sottratte troppo presto; due anime gemelle, che a causa della stupidità e dei pregiudizi degli uomini, non hanno potuto vivere insieme la vita che avrebbero voluto; due anime che il destino alla fine ha fatto incontrare, ma che poi ha diviso immediatamente.

Noi che rimaniamo qui senza di voi, invochiamo il vostro perdono e speriamo che ovunque voi siate o in un tempo e in un luogo non lontano, possiate vivere finalmente in pace quell’amore che troppo a lungo avete rincorso in questa vita.

Perché l’amore supera ogni cosa, persino la morte.

Con affetto

I vostri genitori.”

 

Lassù, da qualche parte nel cielo, due ragazzi sorrisero a quelle parole, sicuri che quel tempo e quel luogo sarebbero giunti per loro… prima o poi.

 

FINE

 

 

 

 

Finito. Sono sicura che molti di voi si arrabbieranno con me per aver scelto un finale come questo, ma credetemi… io stessa sono stata indecisa fino alla fine: scrivere un lieto fine o no? Ho deciso per la strada più triste, ma c’è un motivo: non voglio dire che il vero amore debba finire sempre male, anzi, ma a parer mio questo è sicuramente uno dei modi migliori da utilizzare se si vuole descrivere il vero amore, quello profondo, duraturo… eterno. Non so se sono riuscita ad essere chiara, ma ho pensato che fosse un buon finale.

Chiedo scusa a tutti quelli che si aspettavano un epilogo diverso; sono pronta a ricevere i vostri insulti ;)

Ringrazio ancora tutte quelle persone che mi hanno sostenuto o hanno solo letto la mia storia. Spero di tornare presto con un nuovo racconto per voi.

Grazie veramente di cuore a tutti quanti.

A presto.

 

Caska

 

 

 

 

 

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