Light and Darkness

di Clovely
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


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Light and Darkness

Parte Prima

Capitolo 1:

 

Elena era a lezione di storia e non aveva la minima voglia di ascoltare. Lo sguardo era perso fuori dalla finestra, dove la brezza estiva scuoteva le chiome degli alberi. Le monotone parole del professore non la toccavano nemmeno ma quando sentì il suo nome si riscosse: era la segretaria. «Elena Gilbert?»

Il professore, seccato dall’interruzione improvvisa, guardò nella direzione della ragazza, che si alzò in piedi.

«Sì, sono io.» La segretaria la guardò un momento con uno sguardo stanco e assopito. «Professore, mi deve firmare il permesso di uscita anticipata per la ragazza. E’ arrivato un famigliare e dice che deve andare a casa con urgenza.»

Così dicendo, diede il foglio al professore, che lo guardò per un momento prima di firmare. Elena era ancora in piedi. Il professore la guardò.

«Allora, che stai aspettando? Vai.» Elena lanciò uno sguardo a Bonnie e poi raccolse le sue cose. Era preoccupata. La prima cosa che le venne in mente fu sua sorella, Margaret. Magari ne aveva combinata una delle sue. Però una richiesta di uscita con urgenza… Si buttò lo zaino in spalla, salutò e seguì la segretaria fuori dalla porta; prima che si richiudesse riuscì a sentire il professore che ricominciava a spigare la sua noiosissima lezione.

Seguì la signorina in segreteria, dove le diede il permesso e senza dire niente, si allontanò. “Che strano, forse non sta tanto bene… di solito è cortese con me.” Uscì dalla segreteria e si diresse al parcheggio. Non vide la macchina di zia Judit, ne quella di Robert. Strano, probabilmente erano nei dintorni. Rimase ad aspettare e lesse il premesso, per vedere chi l’aveva firmato. Arrivò alla fine, ma rimase stupita: non riconosceva la firma. Non era quella di zia Judit, fin qui era certa, e non ricordava che Robert avesse depositato la sua firma… Rimase un momento sbigottita, ma poi capì. Era una firma strana, la calligrafia era raffinata e molto elegante, sembrava la firma di un documento risalente al secolo scorso. Inquieta, alzò lo sguardo, che venne catturato da un’auto nera, parcheggiata di fronte a lei, con i finestrini oscurati, perfettamente lucida e pulita, con un cavallino sul cruscotto. Guardò di nuovo la firma e non ebbe più dubbi. “Devo andare via subito da qui!” Si girò in fretta e si allontanò.

Ma non fece in tempo, perché si scontrò… contro lui. Venne leggermente sbalzata indietro, ma una mano l’afferrò.

«Damon!»

«Buongiorno.» Disse il ragazzo, con una voce terribilmente attraente.

La prima domanda che le venne in mente. «Cosa ci fai qui!» Solo dopo pensò che era una domanda davvero stupida. Infatti Damon, sempre con la mano di Elena stretta nella sua, sorrise in quel suo modo arrogante.

«Sei stato tu!» Altra domanda stupida.

«A fare cosa?» Rispose lui, con innocenza.

«Lo si cosa! Oh, lasciamo perdere!» Disse lei, in un miscuglio di rabbia, rassegnazione ed esasperazione.

«Brava, vedo che inizi a ragionare.»

«Damon,»

«Sì?»

«Lasciami la mano.»

«No.»

«Cosa?! Ma come ti…»

«Sali in macchina.»

«No!»

«Va bene… Fa come credi.»

Elena lo guardò con sfida; e Damon sorrise.

«Tu sai solo…» Non fece in tempo a finire la frase, perché Damon mollò la presa sulla mano di Elena, ma la afferrò per i fianchi e la sollevò e la tenne tra le braccia.

«Damon! Damon! Ma che diavolo fai! Mettimi subito giù!» Ma Damon non la ascoltò e la mise sul sedile dalla sua ferrari nera e poi salì sul sedile del viaggiatore e chiuse le sicure dell’auto.

«Ma cosa fai! Fammi scendere! Subito!» Sbraitò Elena.

«Non così in fretta, Elena.» Disse Damon, guardandola intensamente. Damon accese la macchina e partì. Elena incrociò le braccia e guardò fuori dal finestrino il paesaggio che scorreva veloce, ignorando Damon.

«Allora, dove vorresti andare? Luogo chiuso o luogo aperto?» Disse, guardandola. «Voglio andare a casa mia»

«Ah, allora luogo chiuso.» Era incredibile come riuscisse a ribaltare le situazioni per farle arrivare in suo favore, ed era anche esasperante.

«No!» Disse, ora fissandolo.

«Ok, vada per il luogo aperto, allora»

«Damon!» Lo fissò e lui le prese una mano, ma Elena la tolse subito e tornò a guardare fuori dal finestrino.

Passò più o meno un quarto d’ora (Damon guidava molto velocemente).

«Eccoci.» Le aprì la portiera, ma lei non si mosse.

«Uff, Elena, non costringermi di nuovo.» Elena lo guardò con rabbia, ma scese dall’auto: non le andava di essere trattata come una bambolina.

«Damon, sai che potrei denunciarti, vero? E lo farò. Questo è rapimento!»

Sbraitò la ragazza guardando accigliata Damon.

«Tecnicamente ho il permesso.» Disse lui sogghignando e guardando il foglietto firmato e assolutamente in regola, se non fosse per il fatto che lui non è un famigliare.

Elena continuò a guardarlo truce, ma lui iniziò a camminare trascinandosela dietro.

Fecero qualche passo a piedi e Elena continuò ostinatamente a guardarsi le scarpe. Poi Damon si fermò e Elena fece lo stesso.

«Eccoci.» Disse semplicemente. Elena alzò lo sguardo e rimase sbalordita: il lago. Questo non sfuggì a Damon.

«Ti piace allora.»

«Forse.»

«Vieni.» Disse, e si incamminò, sospingendo Elena poggiandole una mano dietro la schiena. Elena camminò. Arrivarono fino alla riva del lago. Damon si sedette e guardò Elena, lei invece guardò il lago, il bosco e le montagne che lo circondavano. A quell’ora del mattino il cielo era limpido e ancora striato di rosa. Era uno spettacolo davvero gradevole, considerato che lei doveva essere a scuola, dove al massimo poteva guardare il triste e vuoto giardino dalla finestra. Damon poteva essere dolce? Non lo sapeva.

Lo guardò e si sedette al suo fianco.

«Vedo che ti sei addolcita.»

Non rispose, ma guardò la liscia superficie del lago.

«Elena…» Disse, lei lo guardò e vide i suoi occhi. Non erano arroganti o strafottenti, ma vedeva qualcosa di diverso, c’era desiderio, passione, amore?

«Perché mi hai portata qui?»

Damon sospirò e guardò il lago.

«Lo sai il perché.»

Damon si avvicinò alla ragazza e le cinse la vita, poi con l’altra mano le spostò una ciocca di capelli.

«No, non lo so.»

Disse lei allontanandosi di poco.

Damon ridacchiò.

«E’ così allora. Vuoi che ti spieghi

Rise ancora.

«Perché tu mi piaci, Elena. Noi due siamo uguali. Belli, desiderabili, testardi. Noi otteniamo sempre quello che vogliamo.»

Questa volta fu Elena a ridere.

«E anche modesti vedo!»

«Perché non mi vuoi dare una possibilità, Elena? Staresti meglio con me.»

La ragazza ci pensò. Forse aveva ragione. Forse sotto sotto anche in lui c’era del buono.

«Elena…» Lui si avvicinò. «Concedimi una possibilità.» Sussurrò al suo orecchio.

«Tu sei cattivo

Disse lei, che però si sentiva già persa, attratta inesorabilmente da Damon.

Sentì la sua risata nell’orecchio.

«Sono quello che sono Elena. Io sono un vampiro.»

Sentì il suo respiro vicino, ma non lo allontanò. Non riusciva, non riusciva ad allontanarlo. Ma era sicura che non la stava soggiogando. Quello che provava e pensava, era ciò che lei sentiva davvero. 

Lui lentamente poggiò le labbra sul suo collo. Elena chiuse gli occhi, e reclinò la testa all’indietro, anche se sapeva che non stava per morderla.

Le mise una mano sul suo collo e continuò a sfiorarlo lentamente con le labbra.

Elena non resisteva, si sentiva attratta da Damon, e rischiava di perdere il controllo.

Allora cinse le spalle di lui con le braccia.

Damon si fermò allora lei aprii gli occhi, e lo guardò.

Rideva.

«Mi stai prendendo in giro?»

Disse lei, sentendosi arrossire.

Lui scosse la testa, poi si allontanò si scatto, lasciando Elena attonita.

Si alzò in piedi e le sorrise, poi, si levò la maglia e le scarpe, e si buttò nel lago.

Tutto questo accadde molto velocemente, come solo un vampiro poteva fare.

«Damon!» Urlò la ragazza. Ma il ragazzo non riemerse. Guardò l’acqua liscia aspettando di vederlo riemergere. Incrociò le braccia e preparò un espressione imbronciata.

Damon rispuntò qualche attimo dopo, ridendo.

«Sai che potrei stare sottacqua più di un ora senza respirare?»

«Damon!»

Ma Elena non riuscì a mantenere la sue espressione imbronciata. La dolce risata di Damon era contagiosa e anche lei si mise a ridere.

Si sentiva leggera, si sentiva bene. E le sembrava strano. Ma era piacevole.

Si chinò e si tolse scarpe e calze, rigirando i pantaloni sino al ginocchio, e si avvicinò alla riva.

Damon nuotò finchè non si trovò sdraiato a riva.

Elena immerse i piedi e si sedette su un piccolo scoglio a riva.

Si guardarono senza dire nulla.

«Non entri anche tu?» Disse lui guardando con desiderio la maglietta della ragazza.

Questa volta fu lei a ridere, scuotendo la testa.

«Forse tu non senti il freddo, ma io sì.»

Damon si mise seduto, poco più avanti di Elena. I loro volti erano vicinissimi.

«Allora, me la dai questa possibilità.»

Prese l’iniziativa, come aveva sempre amato fare. Prese il viso di Damon tra le sue mani. Era bagnato e l’acqua era davvero gelida. Elena ebbe un tremito, ma non le importò.

Fissò un istante i suoi occhi. Occhi neri come la notte dentro i suoi occhi blu come il cielo. Oscurità e luce. Tanto diversi, ma allo stesso tempo simili, e uniti.

Senza ulteriore indugio poggiò le sue labbra su quelle di Damon.

Per un istante sembrò confuso, come se non si aspettasse questa reazione da lei, ma poi iniziò a baciarla, con amore, desiderio.

Le cinse i fianchi, bagnandole la maglietta.

Elena inarcò la schiena, rabbrividendo per il freddo, ma non se ne preoccupò, perché da dentro di lei arrivava un calore, che la scaldò in un istante.

Passò le dita tra i riccioli scuri e bagnati di Damon, intrecciandoci le dita e stringendo il  corpo al suo, senza più preoccuparsi del freddo.

Le loro labbra danzavano assieme, prendendo confidenza, ma era come se si aspettassero da tempo. Si baciarono con ardore, ma non con violenza.

Elena non aveva mai pensato che Damon potesse essere così.

“Forse non è così sbagliato. Forse è la scelta giusta. Forse ha davvero bisogno di me. Ci sarebbe qualcosa di male, di sbagliato in questo? No, non credo proprio.”

Questa fu l’ultima cosa che Elena Gilbert riuscì a pensare, prima di perdersi completamente in lui.

 

 

 

Ciao! Spero vi sia piaciuta questa storia!! L’avevo scritta mesi fa, poi solo oggi l’ho ritrovata sul computer, l’ho ultimata e modificata!

Vi prego, se la leggete, fatemi sapere cosa ne pensate! Mi farebbe davvero piacere!

Almeno saprei se proseguire o farla diventare un one-shot!

Grazie davvero!

Cecy

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


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Light and Darkness

Capitolo 2:

 

Continuarono a baciarsi, finchè Elena non si staccò dalle sue labbra di poco, per riprendere il respiro.

Sentiva il cuore battere fortissimo, come se stesse per uscirgli dal petto, e aveva caldo, fin troppo caldo.

Tenne gli occhi chiusi, come se non volesse lasciar finire quell’istante.

Aveva agito d’istinto, senza quasi pensarci. “Oddio, gli sono saltata addosso!” realizzò, tenendo sempre gli occhi chiusi.

Sentiva lo sguardo di Damon su di se, e percepiva il suo respiro, il suo alito fresco sulle labbra.

Si decise ad aprire gli occhi. Quelli di Damon erano li, vicinissimi al suo viso, e lui la fissava, la fissava con così tanta intensità che Elena arrossì e fu costretta ad abbassare lo sguardo, sciogliendo quasi imbarazzata l’abbraccio.

Solo Damon riusciva ad intimidirla e questo la faceva sentire strana.

Il ragazzo le sollevò il viso con le dita, fissando di nuovo i suoi occhi neri dentro quelli di Elena.

Per la prima volta, Elena non vi trovò traccia di scherno o derisione.

La stava studiando, cercava di capire cosa stesse provando.

«Scusa Damon, non volevo….»

“Saltarti addosso?” completò lei nella mente, sorridendo.

«A no?»

Disse lui, inarcando un sopracciglio.

Elena si alzò.

Era immensamente confusa. Si era sentita tanto vicina a Damon, quando le loro labbra si erano toccate.

Anche lui si alzò, al suo fianco.

Elena lo fissò. Per un istante osservò il suo fisico. Era davvero bellissimo. Ma cercò di riportare il suo sguardo sul suo volto, e cercò di concentrarsi sulle parole che doveva dire.

«Vuoi sapere se ti lascerò una possibilità, Damon?»

Il ragazzo la guardò, come se fosse la cosa più ovvia al mondo.

«Perché ti avrei rapita e portata qui, altrimenti?»

«Ho bisogno di pensarci, Damon. Tu… hai fatto cose bruttissime in passato e io… ci devo pensare.»

Damon si mise a passeggiare sulla riva, recuperando la maglietta.

Elena si ricordò di essere bagnata e per la prima volta sentì freddo e rabbrividì.

«Tieni.»

Disse lui, porgendole la sua giacca di pelle nera.

Elena la guardò e indugiò, ma poi la prese e se la buttò sulle spalle.

«Mi porti a casa?»

Damon si mise la maglietta e la guardò.

«Va bene,» disse sogghignando «Ma sappi,» Uno spostamento d’aria, e inaspettatamente Elena se lo ritrovò alle spalle, la bocca vicina al suo orecchio «Che non amo aspettare.»

La ragazza si voltò ma lui si stava già incamminando verso la macchina.

Si strinse la giacca addosso e lo seguì, guardando truce la sua schiena.

Il ragazzo procedeva, stando sempre davanti a Elena, che provò a raggiungerlo, ma ogni volta che ci tentava lui allungava il passo.

Arrivarono alla macchina quasi correndo e quando Damon si voltò, stava ridendo.

Elena respirava affannosamente e andò verso la portiera del passeggero ignorandolo.

«Divertente.»

Disse allacciandosi la cintura, mentre Damon sbatteva la portiera del guidatore.

Lui ridacchiò.

«Pensavo ti fossi offeso.»

«Scherzi? Ci vuole molto di più per offendermi.»

Partì a tutta velocità con la sua ferrari nera.

«E poi ti ripeto. Non importa quello che sceglierai. Tu sarai mia.»

Elena lo fissò, ma lui sembrava seriamente concentrato sulla strada.

Non riusciva a capire se scherzasse o no.

Il silenzio regnava incontrastato nell’ auto, finchè Damon non parlò di nuovo.

«Allora, suppongo che non mi denuncerai per rapimento.»

Questa volta fu Elena a ridacchiare.

«Penso di no. Per ora.»

Dopo pochi minuti Damon si fermò davanti a casa Gilbert.

Elena sospirò, guardando la porta. Zia Jenna e Margaret non erano a casa, meglio così.

«Bene, allora direi che ci vediamo domani. E spererei che non mi rapissi di nuovo, ok?»

«Domani avrai una risposta?»

Elena sapeva che era inutile rispondere un forse, non lo avrebbe accettato.

«Sì.»

«Allora ci vediamo domani, Elena.»

Disse, posando enfasi sul suo nome.

Il battito cardiaco della ragazza aumentò di poco. Di solito era lei che faceva aumentare il battito ai ragazzi, non il contrario.

Si slacciò la cintura e fece per aprire la portiera, ma una fredda mano la fermò.

Damon aveva preso il suo polso.

Fece scorrere le dita sulla sua mano, poi fissò un istante le due mani intrecciate, e si portò quella della ragazza alla bocca, sfiorandola con le labbra.

«A domani.»

Elena deglutì e scese dall’auto.

Damon sorrideva, mentre inforcava un paio di scuri occhiali da solo di marca, e ripartiva con la sua ferrari tirata a lucido, che sembrava luccicare al sole.

Rimase qualche istante a guardare la strada vuota, stringendosi la mano che il ragazzo aveva sfiorato con le sue labbra. Il suo cuore batteva ancora forte. Odiava questa sua reazione, la faceva sentire vulnerabile.

La ragazza sospirò e entrò in casa.

Fece cadere lo zaino in corridoio e non si preoccupò di mangiare, desiderava fare una sola cosa.

Arrivò in camera sua e individuò il piccolo libricino blu.

Lo prese e si buttò sul letto, iniziando a scrivere. Quando diceva “pensare”, intendeva scrivere il diario.

 

28 aprile

Caro diario,

sono confusa. Di solito non lo sono mai, di solito so sempre cosa fare, ho sempre le idee chiare. O perlomeno ho sempre un piano, uno schema da seguire, oppure Bonnie e Meredith che mi aiutano. Ma questa è una decisone che devo prendere da sola.

Ma non so cosa fare. Damon mi ha chiesto di dargli un opportunità, e io l’ho baciato.

Non so cosa mi è preso, ho agito così, senza pensare. Sul momento non mi sono pentita, e forse nemmeno ora lo sono.

Mi sono sentita così in contatto con lui! Ma non posso dimenticare cosa ha fatto. Lui è cattivo, ma è come se questa cosa non contasse. Ma deve, lui ha ucciso delle persone.

E ora mi domando, se io glielo chiedessi, per me, smetterebbe di farlo? Non so se ci tiene tanto a me. Non so se mi vuole solo per il mio sangue.

Ma quando l’ho baciato non ho provato questo. Io sapevo che non voleva farmi del male. L’ho sempre saputo, per tutto il tempo.

Forse lui ha bisogno di me, forse lo posso aiutare. E io voglio aiutarlo.

Sento che c’è attrazione tra noi, io sono legata a lui, lo sento ogni volta che lo vedo.

Quando guardo i suoi occhi neri, sento come un richiamo.

Cosa devo fare diario? Gli concedo questa opportunità?

 

28 aprile, dopo cena

Caro diario,

ci sto ancora pensando. Ci penso da tutto il giorno.

Zia Judith ha detto che a cena ero distratta. L’ha detto anche Bonnie quando l’ho chiamata per dirle ch andava tutto bene.

Ma non va tutto bene. Sono combattuta.

Damo ha detto che sarò sua lo stesso. Ma sappiamo entrambi che sarebbe diverso.

A volte sa essere così irritante, ma sento che non lo fa per farmi arrabbiare, non davvero almeno. Lui è semplicemente così. Ma a volte sa essere anche davvero dolce e con me si è sempre comportato bene, in questi tempi. Non ha mai provato ad approfittarsi di me, nemmeno oggi. Sono stata io a saltargli addosso, non lui.

Chissà dov’è ora. Potrebbe anche essere qui in questo momento. Bè, non in camera mia però, perché non l’ho mai invitato a entrare. Ma ora non importa.

E’ vero, ha ucciso delle persone. Ma per colpa della sua natura. Lui è un cacciatore, anche noi uccidiamo per mangiare. Quindi è così cattivo?

Non riesco più a scrivere diario. Ho bisogno di riposare. Ma sono sicura che domattina avrò la mia risposta.

 

Elena chiuse il libricino e lo ripose con cura al suo fianco, sul comodino.

Ci aveva pensato davvero tutto il giorno, e aveva davvero trovato una sfilza di pro e contro sulle decisioni che avrebbe potuto prendere.

Ma le domande erano poche.

Lei lo amava? Voleva passare il suo tempo con lui? Si fidava di lui?

In fondo al suo cuore, Elena sapeva di conoscere la risposta.   

 

 

 

 

 

Ciao a tutti!

Prima di tutto, vorrei ringraziarvi di aver letto la mia fan fiction! E in particolare vorrei ringraziare loli89, Erika90 e KeLsey per aver recensito! Le vostre critiche positive mi anno fatto piacere e mi hanno incoraggiata non poco!!! =)

Così ho deciso di fare diventare la oneshot una fanfiction!

So che questo capitolo è un po più statico del precedente,  cercherò di farne altri più dinamici! ^^

Anche perché ora sto cercando di costruire una trama, visto che questa storia era nata per essere solo un capitolo… quidni… vi starete chiedendo che fine ha fatto Stefan! xD

Bè, vi dico che prima o poi spunterà fuori anche lui!

E magari spunteranno anche gli altri personaggi principali! =)

Bene allora vi ringrazio moltissimo dell’attenzione!

Al prossimo capitolo!

Cecy

 

p.s. chiedo scuse se ci metto tanto ad aggiornare, ma quando scrivo, devo essere tranquilla e rilassata, e in questo periodo la scuola è davvero uno stress, quindi ho poco tempo per scrivere!  

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


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Light and Darkness

Capitolo 3:

 

Era seduto nel bosco, sopra un tronco di un vecchio albero abbattuto.

Si passò il dorso della mano sulle labbra, anche se sapeva di non essere sporco. Si era appena nutrito.

E ora che si sentiva sazio e in forze, poteva concedersi qualche istante per pensare.

Strano come stessero andando le cose.

Pensò ad Elena, e a cosa gli aveva detto, ma la sua mente vagò molto più lontano.

Tornò indietro nel tempo, a più di un secolo fa.

Era da tanto che non ci pensava. Che non pensava al suo fratellino.

Un sorriso sprezzante si fece largo sul suo volto.

Suo fratello. Gli aveva promesso un eternità di sofferenza, ma ora aveva fatto una tregua. Lo aveva lasciato la, dove tutto aveva avuto inizio.

“Povero sciocco, legato al passato e ai dolci ricordi.”

Ripensò anche a lei, alla causa di tutto. A Katherine. Quel nome aleggiò nella sua mente qualche istante, ma non provocò la solita fitta di dolore in lui. No qualcos’altro si faceva largo tra i ricordi, qualcosa di più reale e più dolce.

Elena. Lei gli aveva rubato l’anima. Era difficile da ammettere per Damon, lui non amava mostrare i suoi sentimenti. Ma lei… per lei avrebbe fatto di tutto, lo sentiva. Lei era l’unica in grado di capirlo, e di fargli dimenticare il dolore e l’ira che lo accompagnavano da secoli.

Scrollò la testa e si alzò dal tronco.

Oggi sarebbe stata una giornata importante, Damon lo sapeva.

Si avviò verso la scuola, e avrebbe aspettato, aspettato che Elena lo chiamasse, che gli dicesse la sua scelta.

Sorrise guardando il cielo azzurro e limpido.

 

***

 

Quando quella mattina si svegliò, si sentiva bene.

Un senso di sicurezza la rendeva euforica. Finalmente era tornata la Elena di sempre, che sapeva cosa fare, che non aveva dubbi.

Si vestì in fretta, salutando di volata la zia e la piccola Margaret.

Per tutta la mattina si guardò attorno, in attesa di qualcosa.

Non riuscì quasi a parlare con Bonnie e Meredith, ma per il momento non le importava.

Durante l’ora di letteratura, mentre fissava con aria assente il giardino della scuola, fu sicura di aver visto un corvo.

La fissava, appollaiato su un ramo. C’erano dei riflessi arcobaleno tra le sue penne nere e lucide. Sembrava volergli comunicare un messaggio. Fu costretta a distogliere lo sguardo quando il professore la richiamò, e quando si voltò di nuovo, il corvo era sparito.

In quel momento capì che non sarebbe venuto Damon, ma era che sarebbe stata lei, a chiamarlo, a comunicarli quando sarebbe stata pronta.

Damon le aveva lasciato tempo, la rispettava.

E così passò la giornata. Appena suonò la campanella la ragazza scattò in piedi e si precipitò fuori da scuola, verso il parcheggio.

Non aspettò Bonnie e Meredith, ma si promise di chiamarle più tardi. Avrebbe dovuto dare loro molte spiegazioni.

Per fortuna zia Judith non c’era, e nemmeno Margaret.

Elena posteggiò l’auto e entrò in casa chiudendosi la porta alle spalle e lasciando cadere la borsa nell’ingresso. Si tolse la leggera giacca e rimase perfettamente in silenzio, guardandosi attorno e ascoltando ogni rumore.

«Damon?»

Immediatamente sentì un fruscio alle sue spalle e sorrise, voltandosi lentamente.

Damon era li, dietro di lei, tanto vicino che Elena rimase intrappolata nei suoi occhi neri come la notte.

Era rilassato, con le mani nelle tasche dei jeans, e un sorrisetto arrogante sul volto.

Anche Elena sorrise al ragazzo, in modo enigmatico. Non dissero nulla, e si fissarono  per qualche altro istante.

«Bene?» Disse lui, continuando a sorridere, e fissando la ragazza. Lei ancora non disse nulla, e si voltò, dandogli le spalle. Iniziò a salire le scale, sicura che lui la stesse seguendo.

Non era ancora del tutto convinta di quello che stava per fare di, ma oramai era tardi, si sarebbe fidata di lui.

Oltrepassò la soglia della sua stanza fermandosi nel centro e voltandosi verso la porta. Damon era li, fermo sulla soglia, sembrava che stesse per entrare, ma qualcosa lo frenava,qualcosa che poteva essere annullato solo con un invito.

Alzò lo sguardo dubbioso sulla ragazza, che sorrise, vedendo il suo sguardo. Aveva confuso Damon.

Era vero, lui era stato invitato ad entrare in casa, ma la sua stanza da letto e il salotto facevano parte del vecchio edificio, e nessuno lo aveva mai invitato ad entrare li.

Deglutì, indugiando ancora un istante.

«Entra, Damon.»

Lui la fissò un istante ancora, poi mosse un primo passo esitante dentro la stanza, e questa volta nulla lo fermò. Con soli altri due passi raggiunse la ragazza, senza tuttavia toccarla.

«Ho deciso di darti una possibilità Damon.»

Il ragazzo sorrise ancora, trionfante e allungò una mano verso Elena, che però fece un passo indietro.

«Ma…»

Damon ridacchiò. «Ma?»

«Ci sono delle… regole.»

«Sentiamo.» Disse lui, incrociando le braccia al petto, senza smettere di sorridere, come se avesse già intuito tutto.

«Devi promettermi che non ucciderai più nessuno.»

Disse lei d’un tratto seria.

«E devi promettere di non usare i tuoi poteri psichici su di me.»

Damon continuò a fissarla, impassibile.

«E…» iniziò lei «Non devi mordermi, se io non ti darò il permesso.»

La ragazza mantenne lo sguardo fisso negli occhi neri di Damon, pronta a cogliervi qualsiasi cambiamento. In effetti, posta l’ultima condizione, il suo sorriso compiaciuto vacillò, ma solo per un istante.

«Finito?» Disse inarcando le sopracciglia.

Elena lo fissò sorpresa, si era aspettata un'altra reazione, era sicura che si sarebbe arrabbiato, invece… invece era li, il sorrisetto canzonatorio di nuovo al suo posto, le braccia conserte, gli occhi neri mostravano compiacimento. Era bello come non mai, notò Elena. L’ansia passò e lei si sciolse.

«Sì, ho finito.»

Disse rilassando i muscoli tesi e lasciandosi andare in un sorriso. «Rispetterai queste regole, Damon?»

Il ragazzo rimase un attimo in silenzio, poi annuì.

«Per te, lo farò.»

Elena si avvicinò a lui, felice. In fondo era stato così semplice. Non ci avrebbe giurato, ma credette di vedere nello sguardo di Damon qualcosa di molto simile alla dolcezza.

Dolcezza nello sguardo di Damon? Questo era strano si disse lei.

«Ti va di fare un giro?»

«Oh, questa volta lo chiedi?» Disse Elena ridacchiando.

«Potrei semplicemente fare così.» Disse lui sollevandola. Un istante dopo si ritrovarono entrambi al pianterreno, davanti alla porta. «Ma non sarebbe molto cavalleresco non trovi?»

Disse, rimettendola con delicatezza a terra.

«Ok, non farlo più!» Disse la ragazza, sorridendo.

Damon le porse la giacca e aprì la porta, il suo sorriso sghembo sembrava più spontaneo del solito.

«Forse dovresti aggiungerlo alla tua lista delle regole.»

Elena sorrise e uscì nella fresca brezza estiva. Il sole era alto nel cielo, non c’erano nuvole e lei era con Damon Salvatore.

 

***

 

Tornò a casa quando ormai il sole era quasi tramontato. Damon la lasciò davanti al vialetto e la salutò sfiorandole la guancia con la mano,e semplicemente osservandola.

Elena era felice. Aveva passato una giornata bellissima. Damon l’aveva portata in città, e avevano passeggiato, parlando del più e del meno, ogni tanto parlavano delle loro vite.

Ogni traccia di imbarazzo aveva abbandonato la ragazza, che si sentiva così a suo agio in sua compagnia.

E per di più non aveva provato ad approfittarsi di lei in alcun modo. Non aveva tentato di ipnotizzarla, baciarla o morderla.

Elena stava ancora pensando ai bei momenti trascorsi con il ragazzo, quando venne aggredita.

«Elena Gilbert!»

Sobbalzò e si voltò di scatto verso la voce che aveva urlato il suo nome, con il cuore in gola, aspettandosi di vedere chissà che. Invece vide solo una massa di riccioli rossi venire verso di lei a passi di marcia.

«Tu ci devi delle spiegazioni, ragazza!»

«Bonnie!» Disse Elena guardando la ragazza con sollievo, ma anche con irritazione.

Dietro di lei vide una ragazza dai capelli neri corvini che la seguiva, senza dire nulla.

«Ciao Elena.» Disse Meredith.

«Ciao. Su per favore, entrate.»

Fece entrare le due ragazze (Meredith silenziosa e calma, Bonnie agitata e rabbiosa) e le condusse in camera.

«E da quando non ci saluti nemmeno più a scuola?!»

«Io…» iniziò Elena, ma non fece in tempo a finire.

«E da quando esci con quel tipo?! Lo sai che non ci piace! Lo hai detto anche tu, che è pericoloso! E adesso?»

«Bonnie!» Finalmente Meredith intervenne. «Ok, calme.»

Disse la ragazza, vedendo che Elena fissava a bocca spalancata l’amica.

Si sedette sul letto, assieme alle altre due.

«Ero di fretta.» Disse guardando con occhi minacciosi Bonnie.

«O dai, ti abbiamo vista scendere dalla sua macchina! Cosa stai combinando!»

«Ok si, lo ammetto. Usciamo insieme. E allora?»

«E allora?» Riprese Bonnie. «Ti ho detto quello che ho sentito. Quello che penso di quel ragazzo. Ha qualcosa di strano, qualcosa di oscuro! Tu hai detto che ha ucciso delle persone! E mi dici allora?» Bonnie ormai era isterica.

«Bè, mi sbagliavo! Damon non è così. Bisogna conoscerlo e… comprenderlo. Non mi farebbe mai del male.»

Bonnie aprì la bocca, ma non uscì alcuna frase, guardò Meredith in cerca di aiuto.

«Ok, io mi fido di te Elena, quindi se tu dici che lui non è cattivo… io ti credo.» Concluse lei semplicemente.

«Ma che…?!» Bonnie fece passare i suoi occhi accusatori prima sull’una poi sull’altra amica. Poi si alzò. «Va bene, fate un po come credete. Io ho detto quello che dovevo dire. Ci vediamo a scuola.» Si diresse come una furia verso la porta, ma prima di sbattersela dietro la schiena, disse «Ma sappi che io ti ho avvertita.»

Le due rimasero ad ascoltare i suoi passi pesanti finchè non sbatté anche la porta d’ingresso.

 Elena guardò Meredith, sentiva gli occhi gonfi, pieni di lacrime che volevano scendere, ma le trattenne.

«Elena, non prendertela, lei lo fa perché ti vuole bene. Le passerà presto vedrai. Se Damon è come dici tu, lo capirà anche lei.»

Elena annuì, e guardò piena di gratitudine l’amica.

«Grazie Meredith.»

La abbracciò brevemente, poi si alzò dal letto.

«Ora è meglio che vada.»

Elena accompagnò la ragazza fino alla porta.

«Però Elena, sta attenta, ok?»

La ragazza annuì e chiuse la porta. Sentì una lacrima sfuggirle e tornò in camera sua sbattendo la porta. Era un ingiustizia. Perché tutti dovevano odiare Damon? Anche lei non si era fidata all’inizio, però le era bastato conoscerlo per cambiare idea.

Sentì una folata di aria fredda e alzò gli occhi, ma anziché guardare la finestra guardò il letto.

Damon vi era sdraiato sopra, a sua agio come se fosse a casa sua. Elena sobbalzò, presa alla sprovvista, cercò di asciugarsi gli occhi, ma appena Damon si accorse che lei lo guardava, si alzò dal letto e fu davanti a lei.

«Scusa.» Sussurrò Elena nascondendosi al suo sguardo.

Lui le prese la mano e asciugò le lacrime con il pollice.

Elena lo guardò. Lo sguardo triste del ragazzo si trasformò in un sorrisetto.

«La streghetta ti da fastidio?»

Elena sorrise.

«Se vuoi posso ricordarle le buone maniere.»

La ragazza prese la sua mano fresca e la strinse.

 «No, è meglio di no.» Sospirò e sorrise al ragazzo. Di nuovo il suo cuore esplose, emanando un onda di calore dentro lei. Era così bello e irresistibile. Elena era felice di averlo al suo fianco.

«Non piaccio alle tue amiche.» Osservò lui, guardando la testa bionda della ragazza.

Lei si sedette sul bordo del letto, facendolo accomodare al suo fianco.

«A quanto pare… Ma non mi importa.»

«Certo che no!» Disse lui stringendole la mano.

«Io mi fido di te, Damon.»

Lui annuì, sfiorandole il viso con una mano.

Per un lunghissimo istante si fissarono. Elena era rapita da quello sguardo, così affascinante e misterioso. La attraeva come una calamita. Sentì che stava avvicinando il volto a quello di Damon, ma…

«Elena!»

La ragazza sospirò irritata.

«Accidenti!» Era tornata zia Judith. Si alzò di scatto dal letto stufa di essere interrotta nel bel mezzo dei momenti importanti. Damon la seguì.

«Devo andare a cenare, penso.»

«Sì, anche io.» Il sorriso enigmatico comparse sul volto di Damon.

«Hmm.. ok.»

Il ragazzo le lanciò un ultimo sguardo e si diresse al davanzale.

«Damon? Tornerai dopo?»

«Se tu lo vorrai…»

Un istante dopo si buttò giù, ma non si sentì nessun impatto con il suo suolo.

Elena vide un corvo nero volare in alto, verso il bosco.

Sorrise e scese al piano di sotto, salutando sorridente la zia e la sorella.

 

 

 

Ed eccovi il terzo capitolo!!! Prima di tutto grazie a tutti quelli che hanno recensito e letto la storia! E quelle che l’hanno aggiunta ai preferiti! Ve ne sono davvero grata, e spero di non deludervi con i prossimi capitoli! =)

Bè allora, Stefan non è ancora rispuntato… ma si può intuire che probabilmente non si trova a Fell’s Church! Invece sono apparse Bonnie e Meredith!! ^^

Ok, allora vi ringrazio ancora moltissimo!! Al prossimo capitolo!

Cecy

 

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


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Light and Darkness

Capitolo 4:

Damon venne quella sera. Elena era appena salita nella sua stanza, dopo cena, fingendosi stanca, e lo aveva visto li, seduto pigramente su un ramo dell’albero di fronte alla sua finestra, come se fosse la cosa più naturale del mondo.

Si era avvicinata alla finestra aperta. «Bè, non vuoi entrare?»

Lui le aveva rivolto un sorrisetto sghembo e con un unico ed aggraziato balzo, era atterrato al suo fianco.

«Sei triste, Elena.»

Non era una domanda, era un dato di fatto. La ragazza non rispose. Damon le si avvicinò, sfiorandole la guancia con il pollice e cercando di incrociare il suo sguardo, ma Elena lo evitò. Sentiva gli occhi lucidi, e si sentiva strana, davvero.

Era distrutta per aver litigato con Bonnie, me era così felice che Damon fosse li al suo fianco.

«Vedi, per me litigare con una mia amica è come litigare con me stessa.»

Disse la ragazza sospirando e chiudendo gli occhi. Le calde e robuste braccia di Damon la avvolsero.

«Non devi essere triste principessa.» Le sussurrò lui all’orecchio. «Sai cosa possiamo fare, per levare quell’espressione dal tuo dolce viso?»

«Cosa?» Elena si voltò tra le sue braccia, aprendo gli occhi e trovandosi tanto vicina a quelli di lui che ne rimase intrappolata.

«Domani posso portarti fuori. Possiamo divertirci. Possiamo andare dove vuoi, e fare quello che vuoi. E poi se ne avrai voglia, potrai andare a parlare con le tue amiche.»

Elena ci pensò. Le sarebbe piaciuto davvero uscire con lui. Già se lo immaginava. Lei, la bellissima ragazza umana, di fianco a lui, lo stupendo ragazzo vampiro.

«Sarebbe…. Bellissimo.»

«Dove vorresti andare, principessa? Dimmelo, ti porterò ovunque tu vorrai.»

Gli occhi di Damon erano così sinceri e profondi e pieni di… qualcosa. Qualcosa che Elena classificò come desiderio. Era sicura che se gli avesse chiesto di portarla dall’altra parte del mondo, l’avrebbe fatto.

“Oddio, come fanno a odiarlo?!” Si chiese nella mente pensando a Bonnie e Meredith. Ma loro non lo conoscevano come lei, non potevano capire.

Elena sciolse l’abbraccio e si mise a passeggiare per la stanza, pensando.

«Hmmm… bè, domani inizia la fiera di Fells Church. Potremmo fare un giro li. Non ho voglia di andare lontano.»

La ragazza si era voltata ad osservare il viso assorto di Damon, che probabilmente stava già programmando una fuga per andare chissà dove.

«Sul serio? Vuoi restare qui?» Inarcò un sopracciglio.

Elena sorrise e annuì.

«E va bene principessa. Questa volta resteremo qui. Ma la prossima volta deciderò io

«Va bene!»

Elena si ricordò di essere andata a letto felice quella sera.

 

Ora era davanti allo specchio e osservava la sua immagine riflessa. Prese la spazzola e si diete un ultimo ritocco ai lunghi e lisci capelli biondi e luminosi, che le ricadevano come onde sulle spalle.

Stava aspettando che arrivasse Damon. Questa sera, si sarebbe comportato da umano. Avrebbe suonato il campanello e avrebbe parlato con zia Judith. Niente entrate dalla finestra, quindi.

La ragazza si sedette sul bordo del letto, pensando.

Non riusciva a capacitarsi di quanto fosse cambiato Damon. Quando era arrivato in città, Elena lo odiava. Odiava la sua arroganza, il suo modo di apparire, la sua aria di superiorità e l’attrazione che provava verso di lui.

Si ricordava di quando era apparso nella palestra, e aveva cercato di baciarla. Si ricordava delle volta in cui si era intrufolato in casa di Bonnie, e di tutte quelle volte  che l’aveva “minacciata”, che aveva detto che sarebbe diventata sua.

Alla fine era stata lei ad adattarsi al suo gioco. E non se ne pentiva.

 Aveva scoperto che Damon non la desiderava come un oggetto, ma la desiderava, come un suo pari. La trattava con una sorta di rispetto e riverenza, e in modo protettivo. Nessuno però pareva vedere questo suo lato, tranne Elena.

Aveva anche mantenuto le promesse che aveva stretto con lei.

Ma Elena sapeva che non sarebbe durato per sempre. Tutto aveva un prezzo.

E per quanto lui la trattasse come un suo pari, lei non lo era. Per il momento. Tutto quello che Damon voleva fare era renderla la sua “Principessa delle Tenebre”. La ragazza non sapeva ancora cosa sarebbe successo, ma cercava di non pensarci, di convincersi che c’era tempo. Tempo…

Sentì il campanello suonare di sotto. La porta si aprì, e si richiuse un istante dopo con un debole tonfo. Dopo si sentì un brusio al piano di sotto.

Elena si alzò e si diede un’ ultima occhiata. Era bellissima, come sempre. Sospirò, guardando i suoi jeans e la semplice maglietta, le scarpe da ginnastica e i capelli lasciati sciolti. Afferrò una giacca leggera e la borsetta, e dopo essersi data un ultimo sguardo, scese in fretta le scale, per arrivare in salotto, da dove provenivano le voci.

Sorrise nel vedere la scenetta che si trovò davanti. Damon gesticolava e parlava animatamente con zia Judith con un espressione assolutamente rilassata. La zia ascoltava sorridendo, mentre lui raccontava un chissà quale aneddoto che solo lui poteva conoscere. Addirittura Margaret, la piccola e timida Margaret, lo guardava con un certo fascino, o almeno così sembrò ad Elena, guardando il viso assorto della sorellina di quattro anni.

Damon terminò la sua storiella e si girà verso Elena, con lo stesso sorriso compiaciuto.

«Ciao Elena.»

Lei gli fece un cenno, sfoderando uno dei suoi sorrisi. La zia le si fece incontro.

«Va bene Elena, allora andate pure, e divertitevi ragazzi!»

Aggiunse guardando Damon che si avvicinava ad Elena e la scortava alla porta.

La zia la bombardò con raccomandazioni last minute e poi aggiunse, guardando Damon: «E non tornate a casa tardi!»

Lui era già fuori dalla porta, ma strinse ugualmente la mano di zia Judith.

«E’ stato un piacere conoscerla. E, certo, la riporterò a casa presto.»

Elena schioccò un veloce bacio alla zia, e spettinò i capelli biondi delle sorellina, dandole un frettoloso buffetto.

«A dopo!»

Si affrettò a seguire Damon. Lanciò uno sguardo alla sua ferrari nera, parcheggiata poco più avanti, ma quella sera sarebbero andati a piedi.

Quando furono a debita distanza dalla casa, dove zia Judith probabilmente era in postazione dietro alla finestra, Elena prese la mano di Damon, e lo guardò sorridendo allegra.

«Vedo che stai già meglio principessa.»

«Quando sono con te sto sempre bene.»

Camminarono ancora un poco, e iniziarono già ad apparire le prime bancarelle.

Dopo poco le strade iniziarono ad essere più affollate, e il vociare delle persone molto più udibile.

«E’ animata, questa cittadina.» Osservò Damon.

«Già, e…»

Elena si fermò. Poco più avanti aveva visto una massa di rossi riccioli, impossibile non riconoscere Bonnie, anche da quella distanza. Damon seguì il suo sguardo, finchè non vide entrambe le ragazze, che stavano comprando qualcosa da una bancarella di collane artigianali.

«Hmm… ho sete. Entriamo?» Disse indicando il locale più frequentato di Fells Church.

Damon ridacchiò. «Come vuoi!»

Si sedettero ad un tavolino da due, e subito un barista arrivò a prendere le ordinazioni. Per tutto il tempo, notò la ragazza, il barista l’aveva fissata con uno sguardo abbastanza imbarazzante. Era abituata ad essere fissata, ma non in quel modo, non da uno sconosciuto. Ordinò in fretta, aspettando che il ragazzo se ne andasse. Per fortuna Damon non aveva notato nulla,o avrebbe potuto arrabbiarsi, ma era troppo concentrato su di lei.

«Ti avevo detto che era meglio andare a qualche altra parte.»

Disse lui, sfoderando uno dei suoi maliziosi sorrisetti.

Elena sbuffò, guardandolo accigliata. I drink arrivarono e finirono quasi con la stessa velocità.

«Allora, vogliamo uscire ed affrontare questo dispiacevole inconveniente, oppure hai intenzione di passare tutta la serata in questo squallido locale?»

Damon aveva ragione, doveva parlare con le sue amiche, non poteva andare avanti così.

«E va bene, concedimi un secondo, devo andare alla toilette.»

Il ragazzo annuì e lei si alzò. Il bagno era squallido, più del resto del locale, ma fortunatamente era vuoto. Si fissò davanti alla specchio e si sciacquò le mai, fissandosi.

“Coraggio Elena, cosa vuoi che sia? Se sono davvero tu amiche capiranno. Ti appoggeranno. Altrimenti…”  Non riuscì a finire la frase. Altrimenti cosa?

Prese un lungo e profondo respiro, sbatté le palpebre un paio di volte e cercò di sorridere. “Ok. Ci riuscirò. Solo le mie migliori amiche. Se non riesco a parlare con loro, con chi?”

Decise che si sentiva pronta, allora si avviò verso la porta della toilette, a sguardo basso, pensando a cosa avrebbe potuto dire, e non si accorse che c’era qualcuno davanti a lei, e ci andò a sbattere violentemente. Arretrò di un passo.

«Mi scusi, io…»

Alzò lo sguardo e rimase basita.

«Nessun problema.» Il barista che prima l’aveva guardata con uno sguardo al limite della discrezione, ora le stava davanti, vicinissimo. E il suo sguardo sembrava… bè, per Elena era indescrivibile. Ancora peggio di prima. Deglutì cercando di calmarsi.

«Bene, allora.»

Solo in quel momento si accorse che le mani del ragazzo erano sui suoi avambracci, e la tenevano, non con forza, ma lei non riuscì a divincolarsi. Iniziò a sentirsi inquieta. “Damon, Damon, Damon!” Riusciva a pensare solo al suo nome mentre il viso di quell’uomo sembrava farsi più vicino. Il suo viso sembrava sorridere assieme alle sue labbra, un espressione di trionfo, di attesa di insaziabile… Elena non riusciva a capirlo.

«Hey!»

Il ragazzo si fermò e solo per un istante a Elena sembrò di vedere una strana luce in quegli occhi castani.

«Elena?»

«Matt!» La ragazza si divincolò dalla presa del barista, e indietreggiò.

Il ragazzo si ricompose, e lanciò uno sguardo di quelli che potevano uccidere, poi rivolse un sorriso insolente ad Elena.

«Con permesso.» Entrò nel magazzino. Elena sospirò di sollievo e guardò Matt piena di gratitudine.

Matt invece sembrava sconvolto.

«Quello… quello stava… stava cercando di…»

«Ti prego Matt, lasciamo stare. Ti ringrazio comunque.»

«Ok, lasciamo stare. Come… come stai?»

«Bene, grazie.» Nonostante fosse passato del tempo da quando lei e Matt si erano lasciati, c’era ancora imbarazzo tra loro.

«Bè io ora… dovrei andare.»

Il suo sguardo si spostò inconsapevolmente nella direzione di Damon, che si era alzato, e fissava infastidito la schiena di Matt. Il ragazzo seguì lo sguardo di Elena e vide Damon.

«Oh…» Sembrò deluso. Elena cercò di correggere il suo errore.

«Devo andare a parlare con Meredith e Bonnie. Ci vediamo Matt!»

E con questo si allontanò senza aspettare alcuna risposta. Fece cenno a Damon di seguirla, mentre usciva dal locale.

«E’ tutto a posto?» Chiese Damon studiando la sua espressione. «Se quel Mutt ti ha fatto qualcosa lo sistemo io.»

«Matt? No che non ha fatto nulla!»

Esclamò lei. Si sentiva ancora scossa per quello che era successo al locale. Non sarebbe riuscita a parlare con le sue amiche quella sera. E peggio ancora era la consapevolezza che Damon sapeva che qualcosa non andava, e pensava che la colpa fosse di Matt. Si sentiva la testa esplodere, e anche se sapeva che avrebbe dovuto parlare a Damon di quel ragazzo sconosciuto, preferì evitare. Non aveva mai visto un Damon davvero geloso.

«Possiamo tornare a casa?»

Il ragazzo la fissò ancora qualche istante, poi annuì.

Camminarono in silenziò finchè lui non si fermò e la prese per le spalle.

«Elena, sappi che non riuscirai a tenermi allo scuro… da qualsiasi cosa tu stia cercando di nascondermi.»

Fece una buffa espressione confusa e proseguì. «In qualche modo lo verrò a sapere. E…» La lasciò andare e la sospinse a proseguire. «Se questo Gnat centra qualcosa…»

«Si chiama Matt! E Damon, ti ho già detto che non c’entra niente. Te lo dirò domani, ok?»

Damon sospirò scocciato ma si arrese.

«Ma sono felice che ti preoccupi per me.»

Disse lei, addolcendo il tono e stringendosi a lui. Il ragazzo sorrise, incantato dalle parole della dolce creatura che teneva tra le braccia. In quel momento non si sentiva un vampiro vecchio di secoli, ma solo… Damon, un ragazzo che stringeva tra le braccia l’unica persona che contasse davvero per lui. E nulla avrebbe mai potuto cambiare questo fatto.

Con delicatezza alzò il volto di Elena, e con altrettanta delicatezza, posò sulle sue labbra un dolce bacio.

 

 

 

 

 

Salva ragazze! Chiedo scusa se ci ho messo un’infinità a postare il capitolo!

Ma se sono stressata per la scuola… non riesco proprio a concentrarmi per scrivere!! Oh, sante vacanze!!! xD

Allora, spero sia stato di vostro gradimento il capitolo!! E’ venuto un po lunghino però… spero di non avervi annoiate!!!

Vorrei ringraziare tutte quelle ragazza che hanno aggiunto la mia storia tra le preferite o le seguite!! Grazie davvero, mi rendete davvero felice!!!

E grazia anche a KeLsey e Deliah_ che hanno recensito! Grazie davvero ragazze, sono felice che vi piaccia la mia storia!!!

Vi prego, recensite in tante!! Sono accettati anche commenti negativi, purché siano costruttivi, sono ben accetti anche i consigli!!! xD

Vi ringrazio ancora per l’attenzione, al prossimo capitolo!!!

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


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Light and Darkness

Capitolo 5:

«Elena, sei sicura di volerci tornare?»

Damon la guardava con un espressione dubbiosa.

«Sì Damon. Sono stufa di questa situazione. Mi sento… un idiota! Devo assolutamente parlare con loro questa sera!»

Il ragazzo scosse la testa e sospirò, arrendendosi per l’ennesima volta.

«Cambiando argomento, dove sono tua zia e la tua graziosa sorellina?»

«Saranno in giro anche loro. Questa sera ci sono anche le giostre per i bambini!»

Disse Elena sorridendo e voltandosi verso il ragazzo.

«Oh no, non mi farai anche andare su una giostra per bambini!»

«Ok ok, niente giostra!»

Elena ridacchiò.  «Possiamo andare.»

La coppia uscì di casa e iniziò a camminare. Elena prese la mano di Damon per farsi forza. Quel giorno gli aveva parlato del barista invadente della sera passata, e prima che lui potesse commentare gli aveva fatto giurare di non staccargli la testa.

Elena aveva dato appuntamento a Meredith e Bonnie fuori dal bar, e fu li che le trovò.

«Ok, ora tu resta qui.»

«Sì ma fai in fretta.» Disse lui, e il suo sguardo voleva dire “non ho intenzione di passare qui più di dieci minuti.”

Elena lasciò a malincuore la sua mano e si diresse verso le ragazze, che, com’era sicura, avevano visto lei e Damon, insieme.

Si fermò a qualche passo da loro.

«Ciao.» Stranamente non si sentiva imbarazzata,  ma sicura di sé. Aveva un obiettivo in mente e lo avrebbe raggiunto ad ogni costo. Questa era Elena Gilbert.

«Oh sei arrivata.» Bonnie mise il broncio e lanciò uno sguardo a Damon, che con molta discrezione fingeva di guardarsi attorno, ma Elena sapeva che avrebbe origliato ogni cosa.

Meredith lanciò uno sguardo di rimprovero a Bonnie e poi si rivolse ad Elena sorridendole.

«Ti va di entrare?»

Elena guardò la porta del locale.

«Preferirei restare fuori.»

«Oh, potrebbe perdere di vista il suo ragazzo…» Commentò acida la piccola ragazza con i riccioli rossi. Elena sospirò cercando di mantenere la calma.

«No Bonnie… ho dei… problemi con il barista. Comunque non importa.»

«Esatto non importa.» Aggiunse Meredith. «Elena, siamo qui per scusarci.»

Bonnie le rivolse uno sguardo contrariato. «Ok! Sono qui per scusarmi. Lei non so perché sia qui!» Disse lanciando un altro sguardo di rimprovero all’amica.

«Ho sbagliato. Damon potrà non piacermi, ma se tu ti fidi ciecamente di lui, allora mi fiderò anche io.» I freddi occhi grigi di Meredith si puntarono nei suoi, cercando di capire se lei si fidasse ciecamente o no del ragazzo. Elena mise nel suo sguardo tutto l’orgoglio e la fiducia possibile, poi si sciolse in un sorriso. Era felice che Meredith si fidasse di lei.

«Grazie Meredith.» Lo sguardo di tutte e due si posò su Bonnie.

«E tu cos’hai intenzione di fare?»

La ragazza si sentiva osservata ed attorniata, alla fine cedette.

«E va bene! Mi fido di te, Elena! Quindi mi fido anche di lui!»

Elena si sentì leggera. Era stato così semplice. Non riusciva nemmeno a capire perché si fosse così tanto preoccupata per quella conversazione. Si vergognò per aver dubitato di loro, delle sue amiche.

«Grazie ragazze!» Si spinse in avanti a cancellare la distanza tra di loro e le strinse entrambe in un abbraccio, subito ricambiato.

Si separarono e rimasero qualche istante a fissarsi sorridendo.

«Ok Elena, va da lui.» Disse Meredith.

«Ma sappi che ti teniamo d’occhio!» Aggiunse Bonnie, con un aria minacciosa che non le si addiceva.

«Vi voglio bene ragazze!» Disse Elena mentre si voltava per tornare da Damon.

Il ragazzo era la dove lo aveva lasciato. La accolse con un sorriso smagliante.

«Tutto risolto allora?»

«Hai origliato ogni parola.»

«Certo che sì. Ero stanco di farti da consulente sui “litigi tra amiche”. Finalmente potremmo occuparci di altro.» Inconsapevolmente il suo sguardo si spostò sul suo collo. Elena si sentì in imbarazzo. Non si sentiva ancora pronta per il grande passo, così cercò di cambiare argomento, o meglio, di riportare l’attenzione sulle sue amiche, ma commise un errore. Si voltò in direzione delle ragazze, e fece appena in tempo a vedere un volto famigliare entrare nel locale. Il barista. Di nuovo. Elena non voleva essere paranoica, ma volle allontanarsi da li il prima possibile. Afferrò il braccio di Damon e si allontanò tra la folla.

«Tutto a posto?» Sussurrò il ragazzo studiando la sua espressione.

«Sì… accidenti, quanta tensione in così pochi gironi.» Elena sospirò sconsolata.

«Mhhh… dovremmo trovare il modo di far rilassare questa ragazza così tesa…»

Disse lui, sussurrando al suo orecchio, con un tono maledettamente seducente. Iniziò a massaggiarle le spalle. Elena non potè non sorridere.

«Ops, non qui però!» Disse ridacchiando. La prese per mano e la trascinò in mezzo alla folla. Elena fece in tempo a vedere zia Judith passare li vicino a dove si trovavano qualche istante prima, e ridacchiò insieme a lui.

«Allora principessa, questo giorno è ancora tuo. Dimmi cosa vuoi fare e lo faremo. Qualsiasi cosa tu voglia fare.» Un sorrisetto furbesco si dipinse sul suo volto. «Ma… sappi che la prossima volta, io deciderò le regole, ok?»

La ragazza ridacchiò. «E va bene! Hmm… se oggi è ancora mio…» Disse iniziando a guardarsi attorno, in cerca di ispirazione cercando di ignorare il più possibile i tentativi di Damon di sedurla. Finalmente trovò quello che cercava. Damon notò lo scintillio nei suoi occhi.

«Li. Andremo li.» Damon si girò titubante e quando vide quello che la ragazza stava indicando scoppiò a ridere, ma poi si accorse che lei era seria.

«Oh no, ti prego! Dimmi che stai scherzando.»

«Per niente.»

«Ma…»

«Ah ah ah, oggi è ancora mio!» Elena sorrise in segno di vittoria, mentre il ragazzo sospirava.

«Quanto mi pento di aver detto quelle parole.»

«Andiamo, i tuoi sguardi seducenti non ti salveranno!» Disse bloccandolo prima che potesse iniziare a corromperla. Lo prese sottobraccio e lo condusse all’ingesso di un’attrazione della fiera.

«Mia mamma mi ci portava sempre. Adoravo queste case dell’orrore quando ero piccola.»

Damon riuscì a sentire la nostalgia nascosta sotto quella frase.

«Ok lasciami solo…» Si guardò attorno controllando che nessuno lo guardasse. Poi sparì. Elena rimase stupita, ma solo cinque secondi dopo era tornato al suo fianco.

«… dare un’occhiata.»

«Sei… hai appena…»

«Fatto il giro di tutto questo?» Disse indicando la struttura dietro di se. «Sì e credimi, non è nulla di speciale. Se vuoi il terrore vero , non devi far altro che chiedere.» Disse lanciandole uno sguardo pieno di significati. Elena deglutì. A volte Damon riusciva a inquietarla. Non sapeva se c’era un fondo di realtà in quelle parole.

Fatto sta che pochi minuti dopo si ritrovarono entrambi a camminare in un corridoio buio pieno di cose che avrebbero dovuto spaventare la gente.

«Dico davvero Elena. Io potrei fare molta, molta più paura.» Disse Damon guardandosi attorno nell’oscurità, che per lui non era un problema.

«Oh ti credo.» Disse la ragazza. «E… ma che diamine!» Era scivolata su qualcosa, ma Damon l’aveva afferrata prima che potesse cadere e ora la reggeva, stringendola a se e ridacchiando.

«Hey, hai preso davvero sul serio questo posto!»

«Che cos’è?» Elena guardò a terra. C’era un liquido. Aveva un pessima sensazione. Prese il cellulare e puntò la luce sul pavimento. Il liquido sparso non sembrava messo li per caso e per di più aveva un pessimo odore. Con la luce del cellulare seguì la scia, che andava man mano aumentando. Sentì Damon che la lasciava andare. Continuò a seguire le tracce di liquido e… rimase pietrificata.

Cercò di urlare ma non ci riuscì, l’urlo le rimase in gola. C’era qualcosa contro la parete. Spostò di poco la luce e tutto fu chiaro, maledettamente chiaro. Era scivolata sul sangue, sangue che sgorgava da una ferita. A terra c’era un uomo; era bianco e rigido. Gli occhi aperti fissavano il vuoto, irreparabilmente morti, come lo stesso uomo. Il suo collo era squarciato e il sangue colava ancora. Era successo da poco, forse da pochi minuti. Elena si voltò e guardò Damon, piena di terrore e di odio.

Non gli lasciò il tempo di parlare, iniziò a correre.

Vide l’uscita per fortuna non erano andati troppo lontani.

«Aiuto! Aiuto! Serve aiuto! C’è qualcuno ferito la dentro! Aiuto!»

 Immediatamente delle persone entrarono per controllare, ma lei si allontanò, gli occhi inondati di lacrime, le gambe le tremavano e si sentiva pervasa dal terrore.

«Elena! Elena che accidenti stai facendo!» Le urlò Damon seguendola.

«Vattene Damon, stammi alla larga!»

«Cosa?!» Damon si fermò, guardando la ragazza. Si sentiva crollare in mille pezzi, Poteva sopportare di essere odiato da tutti. Dalle amiche di Elena, dal suo ex ragazzo, persino dal suo stesso fratello, la sua unica famiglia, ma non da lei. Vederla mentre gli urlava di sparire, mandò in frantumi il suo cuore morto.

«Non sono stato io.»

«E chi allora!» Urlò lei, gli occhi inondati di lacrime.

Il suo mondo gli crollò addosso. Non era stato lui, ne era sicuro. Ma allora… chi? C’era un altro vampiro in città, e lui doveva trovarlo, doveva proteggerla.

«Pensavo di potermi fidare di te!»

«Elena…» mosse un passo verso di lei, ma lei indietreggiò.

«Ti prego Damon, lasciami sola. Vattene!»

Damon sentì la furia montare dentro di se. Elena se ne accorse, perché indietreggiò di nuovo, davvero spaventata. Lui non disse più nulla. Tutte le barriere che aveva costruito con gli anni, per nascondere la sua anima a chiunque, quelle barriere che Elena era riuscita a distruggere, tornarono ad avvolgerlo, ad avvolgere il suo essere, la sua anima. Ora solo una fredda determinazione lo animava.

«Ti devo riportare a casa. Subito.»

Elena indietreggiò ancora di qualche passo. Damon vedeva la disperazione, la paura e la rabbia in quegli occhi azzurri come il cielo, che era tanto abituato vedere pieni di amore, passione e determinizione.

Ma ora non gli importava. Doveva solo portarla al sicuro, doveva portarla nella sua casa, e assicurarsi che lei fosse al sicuro, e poi avrebbe trovato il vampiro, e gli avrebbe strappato il cuore per quello che aveva fatto. Nessuno poteva mettersi tra lui ed Elena.

«Elena.»

«No!» La ragazza si voltò e si mise quasi a correre verso casa.

Damon la vide allontanarsi, e mise da parte la sua furia. La vendetta poteva aspettare.

«Elena ti prego.» Dopo pochi passi le fu di fronte. Lei sobbalzò, ma lo evitò. Damon si arrese e si ritirò nelle ombre, conscio del fatto che lei non si sarebbe arresa. Ma la scortò fino a casa, fin quando non fu entrata, fin quando non seppe che era al sicuro.

Rimase a fissare la casa, sentendo un vuoto dentro di sé. Lo mise da parte, mise da parte tutto.

Ora doveva trovare il vampiro. E ucciderlo.

 

Elena corse in casa e sbatté con violenza la porta dietro di sé. Sapeva che Damon l’aveva seguita, e che avrebbe potuto entrare in quel preciso istante e ucciderla. Ma non lo avrebbe fatto.

Corse nella sua stanza e si buttò sul letto, cercando di placare l’orrore e la rabbia.

“Pensavo di potermi fidare. Ero sicura che fosse cambiato! Me lo aveva promesso.

Tutto ciò non aveva senso per Elena, ma non poteva essere andata in altro modo. Lui era entrato pochi minuti prima in quell’attrazione.  Se l’uomo fosse già stato li, lo avrebbe visto. Invece no. Lui lo aveva ucciso. Ma perché? Non aveva senso, non aveva alcun senso.

Iniziò a dubitare. Forse era stata affrettata. Ma non riusciva a trovare un'altra risposta, una spiegazione logica a tutto questo.

Come poteva esserci un altro vampiro? Era impossibile. Perché a Fells Church? Era solo una piccola cittadina, accidenti! Perché due vampiri dovrebbero trovarsi qui? Non ha senso.

 Continuò a piangere, piena di domanda. La testa iniziò a farle male. Il corpo era scosso da tremiti. Ma c’era qualcosa che faceva più male, molto più male. Un dolore cha andava oltre al male fisico. Non si era mai sentita così. Era stata una sciocca, aveva dubitato della persona che amava, senza neanche pensarci due volte. Si sentiva un mostro.

Continuò a piangere, ma a poco a poco un caldo torpore l’avvolse, conducendola in un sonno senza sogni. O senza incubi.

 

 

 

 

Salve ragazze!!! Grazie grazie ancora a tutte quelle che hanno letto e commentato la mia storia!!!

In particolare, vorrei ringraziare Lisa (okkidacerbiatta), Deliah_, KeLsey e Erika 90 per le bellissime e gentilissime recensioni!!! Sono felicissima che la mia storia vi piaccia!!!! *-*

A KeLsey e Deliah_ , ci avete visto bene!! Il barista ha un che di misterioso e inquitante…. Ok, forse sono un po prevedibile!! xD

Allora, spero vi sia piaciuto il capitolo!!! Spero davvero di non deludere nessuna di voi!!! Allora, ah, la fiera di Fells Church è una cosa inventata, ispirata ad alcune fiere che fanno in alcuni paesi vicino a casa mia… =)

E vorrei avvisarvi che sarò assente per tuuuuta la prossima settimana, a partire da domenica, perché vado in gita!!! ^^

Quindi non so quando riuscirò a fare il prossimo capitolo!!! Spero presto, comunque!!!

Un saluto a tutte voi e ancora grazie!!!!!

Cecy

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


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Light and Darkness

Capitolo 6

Damon restò appollaiato sul solito albero di fronte alla finestra di Elena, semplicemente osservandola, come faceva prima di conoscerla. Non si avvicinò e non provò a chiamarla, sapeva che doveva lasciarla sola. Così si limitò a tranquillizzare la mente inquieta della ragazza utilizzando il suo speciale potere da vampiro. Rimase affascinato nel sentire il cambiamento al di la della finestra.
Elena era davvero agitata, poteva sentire i suoi tremiti anche da li. Mano a mano che dirigeva ondate di caldo e confortevole potere, la ragazza si calmava, scivolando lentamente nell’incoscienza, nel caldo torpore di un sonno senza sogni.
Damon sorrise nell’oscurità. “Hai visto principessa? Sono il tuo angelo custode. O dovrei dire demone?”  Il sorriso gli si spense immediatamente.
Cercò di auto convincersi che la lontananza di Elena in quel momento era la cosa migliore che potesse capitare, visto che in città c’era un altro vampiro, e lei gli sarebbe solo stata d’impiccio.
Sospirò, osservando il corpo di Elena raggomitolato sul letto. L’impulso di sgattaiolare dentro la sua stanza era forte, ma Damon lo scacciò via immediatamente. Aveva altre cose a cui pensare, cose più importanti e più imminenti.
Decise che pensare davanti alla finestra di Elena non era affatto una bella idea, così a malincuore, gettando un ultimo sguardo alla ragazza, scese dall’albero e si allontanò dalla casa, con un unico pensiero che lo potesse rincuorare: “Trova il vampiro, e riavrai Elena.”
Si mise a camminare senza meta, facendo il punto della situazione e allontanando il più possibile Elena dai suoi pensieri, per restare lucido e tornare ad essere il vampiro senza scrupoli e determinato che era prima di conoscere la ragazza.
“Allora, le possibilità sul nostro vampiro sono due: o è uno nuovo, talmente imbecille da non provare nemmeno a coprire le sue tracce, o è un vampiro molto potente che sa della mia presenza qui a Fells Church e cerca di infastidirmi senza alcun motivo.” Pensò lui, infilando le mani nelle tasche e continuando a camminare distrattamente. “E penso proprio che l’idea più plausibile sia la prima. Non vedo perché un vampiro dovrebbe venire qui per dar fastidio proprio a me. La questione è semplice. Trovare il vampiro e ammazzarlo.” Un sorriso da predatore si dipinse sulle labbra di Damon “Così capirà che vuol dire mettersi contro di me e creare problemi tra me ed Elena.”
Senza accorgersene i piedi di Damon lo avevano condotto al vecchio cimitero. Si guardò attorno. Non c’era nessuno, tranne qualche gufo che svolazzava e un lontano ululato di un lupo. La luna era piena nel cielo e risplendeva luminosa più che mai.
Fu allora che Damon percepì qualcosa. La quiete di quel posto aveva spinto al massimo i suoi sensi. Gli sembrava di sentire urla in lontananza e poi… sentì l’aura del vampiro. Non era definita, ma era molto confusa e difficile da percepire, come le aure dei nuovi vampiri: instabili. Il ragazzo iniziò a correre verso la direzione dalla quale provenivano le urla.
“Questa sera sono fortunato. Presto Elena si renderà conto dell’enorme errore che ha commesso.” Di nuovo sulle labbra si fece spazio un sorriso di vittoria. “La sua aura è talmente bassa che quasi non si può individuare. Sì, l’avevo inquadrato bene allora. E’ solo un vampiro incapace di fare quello che deve.”
Damon spiccò un salto proprio nel momento in cui la sua corsa aveva raggiunto la massima velocità. Un normale essere umano si sarebbe schiantato e sfracellato al suolo qualche istante più tardi, ma Damon non era umano. A metà salto si trasformò in un corvo leggero e aggraziato, che planava verso la periferia della città in un frullare d’ali indistinto. 
Seguì gli urli che man mano aumentavano d’intensità, il più veloce possibile.
“Forza, ancora una curva… ci sei quasi!”
Quando sentì di essere arrivato si trasformò in umano, atterrando con grazia al suolo. Si guardò attorno, sorpreso dalla quiete che sentiva. Eppure ne era sicuro, non poteva essersi sbagliato. Il suo infallibile udito da predatore non mentiva. Mosse qualche passo nell’oscurità, e subito capì. L’odore del sangue era intenso, e c’era un perché. Esso era sparso copiosamente a terra. Poco distante giaceva un corpo accasciato e con il collo a penzoloni, in un strana inclinazione. Si avvicinò di poco, i sensi all’erta.
Era una donna, ed era visibilmente morta. “Non da molto però.” Subito si guardò attorno e lanciò ondate di potere per ricercane la fonte, ma nulla. Proprio come alla fiera.
“Stupido dilettante.” Damon era davvero irritato. Non aveva trovato quell’idiota e per di più ora gli toccava ripulire i suoi resti.
Con riluttanza si avvicinò alla donna, lanciandole uno sguardo vuoto, privo di sentimenti; e con riluttanza la sollevò, cercando di non sporcarsi di sangue.
“Il lavoro sporco tocca sempre a me, anche quello degli altri.”
Pensò il ragazzo, mentre si accingeva ad eliminare le prove dell’omicidio del vampiro.

 

***

 

Elena venne svegliata il mattino successivo da un costante bussare alla sua porta.  Aprì piano gli occhi,m sentendosi intorpidita, fisicamente e psicologicamente.
«Elena?» Era zia Judith. «Elena tesoro? Ci sono giù Bonnie e Meredith!»
La ragazza si mise a sedere con fatica. «Di loro che scendo!»
Farfugliò ancora mezza addormentata. Dopo che la zia scese le scale, i ricordi della sera prima le ripiombarono addosso. Non capiva come avesse riuscito a dormire senza sognare.
C’era una sola cosa che doveva fare ora. Trovare Damon. Parlare con Damon. Scusarsi con Damon.
Ciò che aveva fatto era imperdonabile. Anche se aveva scoperto da poco la storia dei vampiri, aveva tradito la persona alla quale teneva di più al mondo. E questo era imperdonabile. Avrebbe fatto di tutto per farsi perdonare.  “Di tutto…” Pensò.
Si vestì in fretta e scese, pronta a affrontare le amiche. Sapeva perché erano li, e sperava che non fosse una cosa lunga. Probabilmente le avrebbero fatto la ramanzina, ma lei non ne aveva tempo.
Arrivò in salotto e vide le amiche sedute sul divanetto che parlottavano. Annunciò la sua presenza schiarendosi la voce.
«Ciao.»
«Elena!» Esclamò Meredith vedendola entrare. Entrambe la guardarono. «Stai… bene?»
Se lo sguardo di Bonnie era semplicemente indagatore, quello di Meredith era come quello di un dottore che parlava ad un bambino con parecchi problemi, come se potesse scoppiare a piangere da un momento all’altro.
«Sì, sto bene.» Evidentemente le due rimasero stupite dalla sua risposta.
«Ma Elena… ieri sera sei stata tu…» Bonnie non riuscì a finire la frase.
«Sì.» Ma Elena capì lo stesso. «Sì, l’ho trovato io il corpo.» Ore le ragazze avevano uno sguardo alla “ok, è completamente impazzita.” Meredith la guardò, non in faccia, ma esaminò il suo corpo, in cerca di qualcosa. Elena decise di chiarire tutto, ed il più in fretta possibile.
«Sentite, Damon non mi ha cancellato la memoria o influenzato in qualche modo, ho addosso la verbena, Meredith, non l’ho mai tolta.» Disse mostrando all’amica la prova che cercava. «E non è stato Damon a uccidere quell’uomo.»
Bonnie non parlò, ma Meredith, come una perfetta investigatrice, prese la parola. «Vi abbiamo visti litigare. E tu non volevi che lui ti accompagnasse a casa.»
Elena sospirò. «Lo so. Ecco… ieri sera la pensavo come voi, ma ora ho capito di sbagliare. Io mi fido di lui, e lui ha detto di non averlo fatto. Perciò gli credo.» Terminò lei stringendosi nelle spalle. Meredith stava già per controbattere, e anche Bonnie aveva aperto la bocca, ma Elena le anticipò entrambe.
«Sentite, io so quello che faccio. E so anche che in città c’è un altro vampiro e che, probabilmente, ora Damon lo sta cercando. E io ho bisogno di parlargli, e di aiutarlo, se mi sarà possibile. Voi potete continuare a fidarvi di me… oppure…»
«Elena, noi ci fidiamo di te!»
«Ma non di lui!»Terminò Bonnie.
Elena scosse la testa e si avviò alla porta.
«Ne abbiamo già parlato e non ho intenzione di farlo di nuovo.»
Uscì di casa seguita dalle ragazze.
«Elena, ma dove vai?!»
«E se ti succedesse qualcosa? Che sia o no il tuo ragazzo, c’è in giro un assassino, Elena. Devi stare a casa.»
«Non mi succederà niente, devo solo trovare Damon.»
Le due non provarono più a fermarla, così lei si incamminò. Continuò a pensare alle sue amiche. Non poteva biasimarle, anche lei aveva dubitato.
Solo quando fu a metà strada, si rese conto di non sapere dove cercare Damon. Ma l’abitudine l’aveva portata nei paraggi del cimitero. “Non dovrei essere qui.” Non sapeva perché, ma ne era certa. Il cimitero non era il posto adatto, proprio per niente.

 

***

 

Non riuscì più ad individuare il vampiro dopo quella sera. Così, alle prime luci dell’alba, tornò da Elena, per vegliare sul suo sonno. Si trasformò in corvo e si posò sul solito ramo.
E li rimase, fin quando la ragazza non si svegliò chiamata dalla zia. Nel salotto la attendevano le sue amiche.
Damon decise che era il momento di andare e così fece.
Il resto del giorno lo passò a cercare il vampiro, ma senza trovarlo.
Solo mentre il sole stava già calando, sentì la sua presenza. Era un aura debole, che si aggirava nei pressi del cimitero.
Si diresse immediatamente li, cercando di non essere percepito. Ma mentre si avvicinava, sentì un’altra presenza. Non era un vampiro, era un umano.
Correzione: un’ umana.
“Accidenti Elena! Che cosa diavolo sei venuta a fare qui?! Accidenti!”
Imprecò Damon, cambiando direzione e dirigendosi verso l’aura della ragazza.
Subito la vide, avanzare fiera tra le vecchie lapidi decadenti. Sotto la sua sicurezza però Damon poteva cogliere l’incertezza.
Tornò di nuovo ad essere il bellissimo ragazzo, abbandonando le ali del corvo, e apparendo improvvisamente davanti ad Elena, che sobbalzò.
«Damon!» Esclamò presa alla sprovvista. Con stupore Damon non trovò tracce dell’odio che vi aveva visto fino al giorno prima.
«Io… ti devo parlare.» Disse lei, accesa da una ceca determinazione.
Damon si guardò attorno con fare teatrale.
«Qui?»
«Sì. Io… non sapevo dove trovarti.»
“Bè, non mi sono mai realmente allontanato Elena, ma tu questo non lo sai…”
«Non è il momento. Il vampiro, che tu ci creda o no, sta venendo qui, e io gli avrei dato il benvenuto, se tu non fossi spuntata così.» Disse aspramente.
Damon vide nell’espressione della ragazza che le sue parole l’avevano ferita, ma questo non era il momento per certi pensieri. Non aveva tempo, il vampiro sarebbe arrivato, e il suo profumo era così delizioso…
«Devi andartene da qui, Elena, subito. Non sei al sicuro. Non posso fare… quello che devo se tu sei nei paraggi.»
«Ma, Damon…»
«No, Elena!» Damon la interruppe bruscamente. Non era felice di trattarla in questo modo, ma doveva farlo, c’era poco tempo. «Non riuscirò mai a concentrarmi se non avrò la certezza che tu starai al sicuro in casa tua!»
Gli occhi della ragazza si fecero lucidi, anche se Damon non capì il perché, e non ebbe il tempo di indagare.
«Devo portarti a casa. Subito.»
Lui le porse la mano, e lei l’afferrò, capendo che non c’era modo di parlare in quel momento, e che la situazione era davvero grave.
Lui la tirò a se, stringendola per un istante.
“Ok, non è il momento per… accidenti.” Quel contatto lo mandò in tilt. “No, no. Concentrati Damon.”
La sollevò delicatamente da terra ed iniziò a correre.
Elena si strinse a lui, presa alla sprovvista, per la seconda volta in pochi minuti.
Ed in altrettanto poco tempo si ritrovarono davanti a casa sua.
Lui la depositò sulla soglia.
«Ora entra dentro e, ti prego, promettimi che ci resterai!»
Disse stringendole le spalle.
«Te lo prometto Damon.»
Rimasero per qualche istante a fissarsi, occhi neri dentro ad occhi blu. Notte dentro il giorno, buio dentro la luce.
Poi la magia finì, e Damon la lasciò, aspettando che lei aprisse la porta ed entrasse in casa. Poi si voltò pronto ad andarsene.
«No! Damon ti prego, aspetta un minuto!»
Urlò Elena. Lui si bloccò e voltò di poco la testa, continuando a dare le spalle alla ragazza.
Aspettò che parlasse, anche se il tempo scorreva, e lui doveva andare. 

 

 Note d'autrice:

Allora ragazze, eccovi il sesto cpaitolo!!! Scusate se ci ho messo una vita, ma come vi avevo detto, ero andata in gita! ^^ E KeLsey e Deliah_ se vi interessa sono andata una settimana in Inghilterra! ** e "grazie" al vulacno Islandese, sono rimasta bloccata la un paio di giorni!!! xD Siamo dovuti tornare in bus, con un viaggio di ben 24 ore!! o.O
Ahahaha! Ok dai, ora passiamo ai ringraziamenti per tutti i fantastici lettori! Ancora un grazie enorme!!!
Per questa volta, avendo tempo, vi ringrazierò una per una, e vi anticipo che non ci metterò tantissimo a postare il capitolo 7, perchè l'ho già scritto in questo magnifico piccolo ponte dell'1 maggio! xD

Erika90:  no ti prego, non venire ad uccidermi con torce e forconi!!! In fondo, l'amore non è bello se non è litigarello!!! xD no?? Penso che questo valga anche per i vampiri!!! xD
Già, a volte Bonnie proprio non la sopporta... ci prova sempre con Damon!!! ç____ç è anche per questo che ho di gran lunga preferito "l'anima nera" ai libri precedenti partendo dal ritorno! xD
Hihihi! Son contenta che ti piaccia il barista! xD E... no mi spiace, Stefa non è andato a beeeep! xD
Grazie davvero per le tue recensioni, spero ti piacciano anche i prossimi capitoli! =)

KeLsey: oh ti capisco, la scuola è davvero una cosa indecente in questo periodo... comunque no, non odiare Elena poverella! xD Devi tenere presente che nella mia storia lei conosce da pochissimo tempo la verità sui vampiri, e l'unico vampiro che conosce è apputno Damon... quindi con lo shock il suo cervello ha reagito impulsivamente... ma poi si è ricreduta, per fortuna! xD
Hihihi, ok, sono stata un po prevedibile sul barista?! Bà, e chi lo sa! xD
Grazie davvero per le recensioni!! ;)

okkidacerbiatta:  grazie Lisa per le tue recensioni!! Sei sempre gentilissima!! Eheh, non preoccuparti, Elena e Damon torneranno a essere un dolce coppietta... forse... un giorno... chi lo sa?
Ok scehrzo, non uccidermi! xD
Hihi, belle intuizioni per il vampiro davvero! 
Spero che troverai presto il tempo per continuare a scrivere, perchè sei davvero brava!!
Grazie ancora bella!!! =)

biafin: grazie davvero per la bellissima recensione!!! Eh già, hai ragione, in giro si vedono solo storie su Dmaon e Bonnie! =(
Sono felice che tu pensi che abbia reso bene i personaggi! Certe volte è difficile immedesimarmi in Damon, e a volte ho paura di farlo troppo sdolcinato o troppo diverso da quel che è in realtà! Come ho detto prima, Elena a poca esperienza con i vampiri, per questo reagisce in modo così impulsivo vedendo il cadavere!!
Ok, spero che ti piacereanno anche i capitoli successivi, grazie mille per la recensione!!! =)

Deliah_ :  grazie per le recensioni sempre gentilissime!!! Allora, come ho scritto nelle righe precedenti, Elena ha reagito così perchè a poca esperienza con i vampiri, ma poi, azionando il suo cervello, capisce il suo errore! ^^
Hihihi, ok, sono stata prevedibile con la storia del barsita! Eh vabbè! xD
Spero che aggiornarai presto la tua storia, Follia, perchè è magnifica!!! ** 
Grazie ancora, comunqe!!! =)

 

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Image and video hosting by TinyPic Salve ragazze!!! Vi chiedo scusa se ci metto tanto ad aggiornare, ma in questo perioda ho poca ispirazione, perchè la suola mi stressa davvero un sacco... l'ultimo mese!!!
Ma non preoccupatevi, non abbandonerò mai la mia storia, e anche se ci vorrà molto, prima o poi arriverò alla fine!!! Oramai mi ci sono affezionata!!! ^^
Allora, premetto che il seguente capitolo sarà un po più differenete dagli altri, spero vi piaccia, e spero con tutto il cuore di non ricevere minacce mortali da voi!!!! xD
Buona lettura!


Light and Darkness

Capitolo 7

Damon non si voltò quando lo chiamai. Si fermò semplicemente, ma sapevo che mi stava ascoltando, tanto quanto sapevo che non ne aveva il tempo.
«Damon… mi dispiace. Voglio che tu sappia che mi fido di te. So che non sei stato tu.» Fissai la sua schiena immobile, sperando che potesse perdonarmi.
Lentamente si voltò, i suoi occhi erano inespressivi e concentrati. Fissai il mio sguardo in essi.
Mosse qualche passo verso di me, e sorrise. Il suo sorriso strafottente e vittorioso gli illuminò il volto, e per quanto di solito quel suo sorriso potesse irritarmi, ora mi rendeva solo felice.
Non disse nulla e si voltò di nuovo.
«Fai attenzione, ti prego!»
«Stai tranquilla, Elena. Sono io il cacciatore qui.»
Ed era vero. Non potevo immaginarmi nessuno che potesse mettere in difficoltà Damon.
Lo guardai mentre si allontanava, e poco più lontano sparì, trasformandosi in uno splendido corvo nero, che volava di nuovo in direzione del vecchio cimitero.
Mi sentivo leggera e libera, perché sapevo che una volta tornato, tutto si sarebbe sistemato, avremmo parlato e chiarito ogni equivoco, e io avrei trovato il modo di farmi perdonare.
Entrai in casa, come gli avevo promesso, sorridendo.
 

***

 
Le parole di Elena lo avevano tranquillizzato e determinato ancora di più a trovare quell’idiota e a staccargli la testa senza pensarci due volte.
Poi sarebbe finalmente tornato dalla sua principessa delle tenebre.
Planò sopra il cimitero, aguzzando i sensi, riuscì a percepire la sua presenza verso la parte più vecchia e abbandonata. Fu li che andò, e in una radura appena prima dell’entrata, si trasformò in umano.
“Il nascondino è finito. E’ ora di mettere fine a questa storia.”
Mosse qualche passo tra le vecchie e decrepite lapidi, guardandosi attorno e ascoltando,  ma non riuscì più a percepirlo. Da nessuna parte.
“Ma che accidenti…?!”
Sentì un rumore proprio alle sue spalle, spostarsi verso sinistra, ma quando si voltò era già sparito.
Si stava prendendo gioco di lui? Damon era davvero arrabbiato e stanco di questi stupidi giochetti.
«Dove sei, codardo? Fatti vedere! Lo so che ti nascondi tra le lapidi.»
Urlò lui all’oscurità, facendo scattare impercettibilmente gli occhi da destra a sinistra.
Di nuovo sentì un fruscio alle sue spalle e…
«Buona sera, Damon Salvatore.» La voce era bassa e mielosa, con una finta tonalità da amico di vecchia data.
Damon osservò il vampiro che gli aveva dato tutti questi problemi. Sembrava un ragazzino, forse era anche più piccolo di Elena, non lo sapeva. I suoi occhi erano rossi ed assetati, e i canini gli graffiavano il labbro inferiore. La pelle era bianca lattea e portava i capelli leggermente lunghi, riccioli e castani.
“Dove? Dove ho già visto questa faccia?”
«Scommetto che ti ricordo qualcuno, vero? Ma non ricordi chi!» Il ragazzino si mise a ridere, e Damon rispose inclinando il suo ringhio feroce in un sorrisetto di scherno.
«Quindi sei tu, a causare tutti questi problemi, vero, ragazzino?»
«Ragazzino?! Io?! Salvatore, sei ingenuo come all’ora!»
Ciò che disse lo lasciò spiazzato, ma non fece in tempo a pensarci, perché il ragazzo gli saltò addosso.
Damon lo schivò prontamente, e lo afferrò per il collo, sbattendolo con violenza contro ad un albero.
«Non - provarci - mai - più! » Disse, ogni parola intervallata dal tonfo della testa del vampiro contro il
duro tronco dell’albero.
D’un tratto lo riconobbe.
«Sei quello che ha dato fastidio ad Elena. Il barista del locale.»
«Già, proprio io, Jonathan.» Il ragazzo rise di nuovo. «La tua memoria deve avere qualche problema però, ma è passato molto tempo. Come potresti ricordare? Probabilmente non ti eri nemmeno accorto di me, visto che eri talmente preso con i tuoi affari… Ahahah!» Continuava a ridere, e questo faceva infuriare ancora di più Damon, che strinse la presa sul suo collo, quasi soffocandolo.
«Di che diavolo stai parlando?!»
«Ahahaha!» Continuò a ridere, anche se la voce si affievoliva lentamente, notò Damon con estremo piacere . Continuò a sbattergli la testa contro il tronco.
«Parla stronzo!»
D’un tratto il vampiro smise di ridere e si immobilizzò, fissando intensamente Damon.
Il ragazzo pensò di aver stretto troppo la presa e di averlo soffocato in qualche modo, ma non fu così.
Con un movimento fulmineo e inaspettato il vampiro ribaltò la situazione, sbattendo con molta più violenza la testa di Damon contro l’ormai ammaccata corteccia.
Damon era allibito.
Jonathan rincominciò a ridere.
«E adesso cosa mi dici, stronzo? Pensavi davvero che fossi un povero deficiente ed incapace, vero? Siete così facili da imbrogliare, voi Salvatore!»
Disse lui sorridendo malvagiamente. Damon provò a divincolarsi, ma senza successo.
«Chi sei?»
Jonathan tornò di nuovo serio. «Non lo sai? Mi dispiace. In realtà non mi dispiace affatto, però. Sappi solo che presto andrò a far visita ad Elena.»
Quelle parole fecero montare l’ ira di Damon.
«NO!» Si trasformò in un corvo, sfuggendo alla presa del vampiro, volando verso l’alto, poi iniziò a scendere, veloce come un proiettile, verso Jonathan, graffiandolo.
Ma il vampiro era molto più forte di quanto lui avesse pensato, e lo scagliò lontano.
Si ritrasformò in umano, rialzandosi a fatica e reggendosi il braccio destro, che sanguinava. Osservò il nemico, che invece era uscito quasi del tutto illeso dal suo attacco, solo con qualche graffio in faccia e su un braccio.
«Mi è stato detto di non ucciderti, ma non ho mai simpatizzato troppo per voi Salvatore, quindi mi sa che farò uno strappo alle regole.» Disse dirigendosi lentamente verso di lui. A meno di un metro fece uno scatto verso Damon, cercando di colpirlo, ma il ragazzo lo schivò prontamente. Jonathan si voltò con un movimento fulmineo, spingendolo contro una grande lapide, che si frantumò con l’impatto del suo corpo.
Damon si rialzò a fatica e coperto di polvere, sentendo solo silenzio attorno a se.
“Dov’è sparito, ora?”
Sentii un fruscio e si voltò, ma commise un errore.
«Sorpresa.» Il sussurro veniva da dietro le sue spalle. Damon si voltò con uno scatto, una mano già tesa verso il collo del nemico, ma lui agì per primo.
Sentì qualcosa perforargli la pelle all’altezza del cuore. “Legno… dannazione! Un paletto di legno!”
Si portò le mani al cuore, preso alla sprovvista, sentendo le ginocchia cedere sotto al suo peso.
Quello non era un vampiro nomale, non era affatto un novellino. Era potente, potentissimo. Era addirittura in grado di celare la sua aura a piacimento, in pochi secondi. I suoi riflessi erano troppo sviluppati per lui se era in quelle condizioni, e si poteva muovere troppo velocemente, tanto da riuscire ad aggirarlo nella casa della fiera, commettendo l’omicidio in meno di qualche secondo. Aveva sbagliato tutto, non avrebbe dovuto affatto sottovalutare il nemico.
“Chi accidenti è? Che cosa vuole? Cosa ci fa qui?” Pensò Damon, prima di cadere in ginocchio.
Il vampiro si mise alla sua altezza, e spinse il paletto ancora più dentro. Damon gemette.
«Potrei anche stare qui a guardarti morire, Salvatore, oppure potrei bere ogni singola goccia del tuo sangue. Ma ho di meglio da fare. Quella Elena sembra così appetitosa. E posso fare di lei ciò che voglio. Potrei trasformarla in un vampiro, scommetto che sarebbe fenomenale. Sarebbe davvero uno spreco ucciderla… Ma si vedrà, deciderò sul momento.» Il suo sorriso nauseò ulteriormente Damon.
«N-no! Non az-azzardarti a toccarla!»
Ma in tutta risposta quello lo sollevò e lo mandò a sbattere contro un’altra lapide.
Mentre gli occhi gli si chiudevano e sentiva le forze abbandonarlo, vide il sorriso del vampiro e la sua ombra incombere su di lui.
«Addio Salvatore.»
Damon sperò solo che Elena mantenesse la sua promessa e restasse in casa.
Poi non vide più nulla.
 

***

 
Elena entrò in casa e come aveva promesso a Damon, non uscì. Si sdraiò sul letto in attesa che lui tornasse, e al solo pensiero la ragazza sorrideva, chiudendo gli occhi.
Però sperava che il vampiro non facesse problemi. Si sentiva agitata, ma di sicuro era perché non vedeva l’ora di parlare con Damon.
“Nessun vampiro potrebbe fargli del male.” Pensò la ragazza rotolandosi nel letto, pensando che per fortuna tutto si sarebbe sistemato. “Mi fido di Damon. Mi fido di Damon. Mi fido di Damon.” Queste parole le riecheggiavano nella testa, e sorrideva al pensiero, perché esse erano la verità. Quello che era successo qualche sera fa, era stata solo una sua debolezza.
E tutto si sarebbe risolto.
Era già quasi passata un’ora dalla partenza del ragazzo, e lui ancora non era tornato. Elena provò a controllare che non fosse sull’albero di fronte alla sua finestra, magari in forma di corvo, ma lui non c’era.  Iniziò a camminare avanti e indietro per la stanza in attesa.
Solo dopo qualche minuto sentì chiamare il suo nome.

Elena!
«Damon?» Si rese conto che la voce era nella sua testa. «Damon sei tu?» Disse cercando il ragazzo per la stanza e fuori dalla finestra, ma senza trovarlo.
Sì. Elena ho bisogno del tuo aiuto! Ti prego… devi venire…
Quelle parole stupirono la ragazza, ma reagì subito. Se Damon aveva bisogno di aiuto, lei sarebbe andata.
«Damon, dimmi dove sei!» Ora Elena si sentiva davvero agitata. Cosa poteva essergli successo?

Esci da casa tua, ed entra nel boschetto che c’è di fronte. Veloce…
La ragazza si precipitò al piano di sotto, con il cuore a mille. Se Damon non veniva nemmeno da lei, voleva dire che era davvero grave.
Elena non avvisò nessuno, semplicemente corse fuori sbattendo con violenza la porta e correndo nel bosco. Dopo qualche metro non vide ancora nessuno.
«Damon? Dove sei?!» Era preoccupatissima e non capiva perché Damon si nascondesse in un bosco. Era ferito? Iniziò a penare che qualcosa non andava, che c’era qualcosa di strano, perché Damon non l’avrebbe chiamata nel bosco così.
Decise di tornare indietro, ma sentì un rumore. Damon non si sarebbe nascosto da lei. C’era qualcuno, o qualcosa la fuori, ma qualsiasi cose fosse, non era Damon, realizzò in un istante la ragazza. Ora ne era sicura, non sapeva perché, ma non aveva dubbi. Doveva andarsene.
Si mise a camminare con passo spedito, seguendo a ritroso il percorso, ma qualcosa cadde davanti a lei, che sobbalzò. Non riuscì a vedere, perché li sotto era piuttosto buio, così si girò e iniziò a correre nell’altra direzione. Ora era disperata.
Nell’oscurità, non si accorse di essere andata a sbattere contro… una persona. Immediatamente ci si strinse.
«Damon!» Urlò piena di sollievo. “O dio, o mio dio, per fortuna mi ero sbagliata! Damon è…” Alzò lo sguardo, ma non vide Damon. Urlò e si allontanò dalle braccia dello sconosciuto.
«Calma, Elena. Non c’è bisogno di urlare. Non voglio farti del male.» Disse l’uomo alzando le mani. Il suo tono era falso. Infatti un istante dopo quello iniziò a ridere.
«Chi sei!» Domandò, cercando di vederlo in faccia, mentre i suoi occhi si abituavano all’oscurità.
Dov’era Damon. Quello era il vampiro? Perché era li? Damon non lo aveva trovato?
«Audace. Sono davvero colpito, sei una ragazzina coraggiosa. Ma anche stupida. E’ stato così facile imbrogliarti.» Lui mosse un passo verso Elena, ma lei indietreggiò. Strinse i pugni e si fece coraggio. Doveva temporeggiare, pensò, osservando il ragazzo, e riconoscendolo.
«Dov’è Damon!» Urlò, con le lacrime agli occhi, non sapendo cosa aspettarsi.
«Salvatore? Era il tuo ragazzo?»
“Era? Che accidenti vuol dire?!”
«Già, mi duole dirtelo, ma l’ho appena ucciso, giù al cimitero.»
Le si fermò il respiro. Le ginocchia sembrarono cederle. Il suo cervello, che stava già macchinando un piano di fuga, si fermò. Tutto il suo essere era concentrato su Damon.
“Mente.” Urlò una voce nella sua testa. “Ma Damon avrebbe dovuto ucciderlo, invece lui è qui…”  Pensò con angoscia. Non si accorse nemmeno che si stava avvicinando a lei. “No. No! Mente, è ovvio!”
«Sai Elena, hai un ottimo odore. Scommetto che sei anche … gustosa.»
La ragazza alzò lo sguardo su di lui, e lo riconobbe il barista, quello che già una volta le aveva lanciato sguardi imbarazzanti.
“No, no non può essere!”
«Tu?!»
«Ah, mi hai riconosciuto allora. Mi chiamo Jonathan, comunque.» Disse sorridendo.
«Tu menti!»
«Oh, sul tuo ragazzo? No, non mento affatto. Voleva uccidermi, ma mi aveva sottovalutato. Intrigante, vero? Come la situazione si sia ribaltata.» Disse, mangiandola con lo sguardo. Si faceva sempre più vicino. Elena non sapeva cosa fare, si sentiva male. Damon non poteva essere morto, morto davvero. Era una bugia, doveva resistere, presto lui sarebbe arrivato a salvarla.
«Non essere troppo in pena per lui. I Salvatore sono tutte persone viscide ed egoiste.»
Continuò a guardare Elena. Oramai era così vicino che allungò una mano a sfiorarle la guancia.
«Sei così… non riesco ancora a crederci. Per questo mi pare uno spreco dover… Oh, ma devo attenermi alle regola. Ma sappi che mi dispiacerà davvero. Prima però, nessuno mi vieta di divertirmi un poco…» Disse ridacchiando. Elena tornò in se, e scacciò con un colpo la mano del vampiro, provando a correre verso casa, ma ovviamente lui la bloccò, prendendola per un polso con un movimento velocissimo.
«Non mi credi vero? Hmmm… proviamo questo.»
Improvvisamente Elena vide nella sua mente immagini che lei non aveva mai visto.

Ricordi che non appartenevano a lei.
E, oddio, vide Damon. Jonathan che impalava Damon. Che lo lanciava lontano, mentre si accasciava al suolo.
Elena si allontanò di scatto, portandosi le mani alla testa e lasciando cadere le lacrime.
«NO! No, no, no!» Non poteva essere vero, no, non poteva.
Sentì le mani del vampiro prenderla per le spalle costringerla a rialzarsi, ma non le importava più nulla. Quelle immagini, quelle orribili immagini…
Quasi non sentiva nemmeno più le parole del vampiro.
«Uno spreco… un terribile spreco. Ma non c’è altro modo.»
Si sentì sorretta dalle sue braccia, e sentì che lui cercava di farle reclinare il collo. Non oppose resistenza, semplicemente non ci riuscì.
“Damon. Damon. Damon!” Non poteva pensare ad altro. Non poteva essere vero! Le  immagini erano li, nitide nella sua testa, poteva vedere il volto di Damon. Il sangue, il dolore, persino. Non era vero. Era una finzione, era tutta una maledetta finzione! Doveva esserlo…
Sentì le labbra del vampiro sulla sua gola, e poi un dolore che risvegliò i suoi sensi, ma era troppo tardi ormai. Cercò di lottare e di liberarsi, ma così faceva ancora più male.
I denti del vampiro erano nella sua gola, e lui succhiava avido il suo sangue.
Ed Elena lo capì, la fine era vicina. Presto sarebbe morta, perché era quello che doveva fare il vampiro. Doveva ucciderla. Lo aveva capito sin dal primo momento che lo aveva visto, ora se ne rendeva conto.
Ma la cosa peggiore era che non avrebbe rivisto mai più Damon. Non sapeva se era vivo o morto. E lei non si era nemmeno scusata dignitosamente con lui. Sarebbe morta lasciando un sacco di faccende in sospeso. Non voleva, non poteva. Damon! Dove sei! Pensò disperatamente con le ultime forze.
E si ricordò che poche ore prima aveva pensato che tutto si sarebbe sistemato, che al ritorno di Damon, tutto sarebbe tornato come prima.

Note d'autrice:

Spero abbiate gradito il capitolo, un poco più dinamico dei precedenti!!! Chissà cosa succederà dopo... mah! xD
Allora, come al solito vorrei ringraziare tutti quelli che leggono la mia storia, e che la recensiscono, come Erika90, okkidacerbiatta, Ila_D, Deliah_, biafin e  Clixa!! ^^ Grazie mille a voi, e a chi l'ha aggiunta apreferiti o seguit!! Grazie mille, mi rendete davvero felice!!!! **
Con questo vi saluto, sperando di riuscire ad aggiornare presto la storia!!!
Baci!
Cecy

ps:
Seguite la serie tv?? Se sì, avete visto l'episodio 1x22 Founder's Day??? Oddio... o.O
Ma c'era una scena che penso abbiate più o meno gradito!!! Più o meno, chi lo ha visto sa il perchè! Però era una scena fantastica... ok, ora vi saluto definitivamente! Kiss!

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Light and Darkness

Capitolo 8

Le forze la stavano abbandonando. Sentiva una lacrima solitaria scorrerle sulla guancia.
“Che fine… Elena Gilbert, ti saresti mai aspettata di morire così?”
Mentre si sentiva cadere, accompagnata dalle braccia dell’assassino, le sembrò di vedere un corvo volare alto nel cielo. Una seconda lacrima si aggiunse alla prima. Seguì il volo del corvo, finchè non fu troppo lontano. Se doveva morire, avrebbe fatto in modo che i suoi ultimi ricordi fossero legati a Damon. Così iniziò a ricordare il suo viso, i suoi occhi, il suo sorriso, la sua voce… tutto ciò che poteva ricordare, tutti i bei momenti…
 

***

 «Bonnie! Bonnie svegliati!»
La ragazza sobbalzò, scattando e mettendosi seduta sul letto, con un movimento robotico.
«Bonnie! Mi hai fatta spav…» Meredith non riuscì a finire la frase. Osservò attentamente il volto dell’amica. Gli occhi erano sbarrati e velati. Sembravano spenti.
Non era un buon segno. La ragazza provò di nuovo a scuotere l’amica con forza, tenendola per la spalla.
«Bonnie ti prego torna in te!»
La rossa si voltò, lo sguardo lontano, fisso su un punto invisibile al di fuori della finestra.
«Il corvo.»
Disse Bonnie, con una voce profonda, e così tanto diversa da quella del solito. Meredith seguì il suo sguardo, e in effetti qualche istante dopo riuscì a vedere in lontananza una macchiolina nera che planava verso terra.
Improvvisamente gli occhi di Bonnie si chiusero e lei iniziò a bisbigliare parole incomprensibili, muovendo appena le labbra. Meredith smise di scuoterla, arrendendosi e aspettando. Poco dopo la ragazza aprì gli occhi, sobbalzando di nuovo. Il suo sguardo incrociò quello dell’amica, ma ora era uno sguardo normale, umano e spaventato. Subito si buttò tra le braccia di Meredith.
«Oh! Oh Meredith! Ho avuto una visione!»
«Bonnie, calmati forza! Ricordi cos’hai visto? Vuoi parlarmene?» Disse lei, cercando di tranquillizzarla e stringendola a se.
«Era strano. Ho visto un corvo. Volava sopra delle lapidi. Poi il corvo ha sorvolato uno spiazzo e ho visto Elena! Oddio Meredith, è stato orrendo!»
La rossa singhiozzava, cercando di controllare il tremito del corpo.
«Era a terra, piena di sangue. Sembrava morta…»
Fece una pausa e Meredith si alzò, portandola con se.
«Dobbiamo andare da Elena.»
«No, aspetta non è tutto! Poi ho visto… persone… qui, a Fell’s Church. Vedevo tante persone, ma era strano. Non sembravano persone. E sapevo che erano qui per cercare qualcuno. E poi… e poi…»
«Poi?»
«Non mi ricordo. So solo che alla fine ho visto Elena. Ma stava bene. E rideva.»
Bonnie si era calmata e ora si reggeva in piedi da sola. «Che sogno stupido.»
Meredith invece era pensierosa.
«Hmmm… forse dovremmo chiamare Elena, per sentire se sta bene.»
«Un sogno non è mai solo un sogno.»
«Come?» Disse Meredith. La frase era stata un sussurro appena udibile.
«Cosa?»
«Bonnie, non hai appena detto… lasciamo stare.»
Meredith prese il cellulare e compose il numero di Elena, lasciando Bonnie dubbiosa e confusa.
 

***

 
Credeva di essere già morta, perché finalmente sentì la presa del vampiro allentarsi sul suo collo, e si sentì cadere.
Ma sentì il tonfo, sentì l’impatto con il suolo, sentì il dolore.
Se sei morto, non senti nulla.
Non era stata liberata dalla presa del vampiro, qualcuno lo aveva strappato da lei, ed ora Elena sentiva delle calde mani raccoglierla delicatamente, cercando di metterla a sedere. Si sentì avvolta da un corpo caldo e tremante.
Ma nessuna delle sensazioni provate prima fu intensa quanto quella che stava per provare.
«Elena?»
Quella voce… quella voce! Ma era morta? Perché c’era una sola spiegazione a tutto ciò. No, non poteva essere… non…
 «Elena!»
“Stupida, stupida, stupida! Non sei morta!” Elena si sentì rinata, comprese di essere ancora in grado di sentire, di annusare, di muovere i muscoli, e di aprire gli occhi.
E gli aprì, cercando di sollevarsi.
«Damon!»
Era lui, era proprio lui, lo vedeva, lo sentiva.
Posò le mani sul suo volto, per accertarsi che non fosse una visione. Le sue mani si appoggiarono sulla pelle calda del ragazzo.
Il suo cuore scoppiava di gioia.
«Oddio! Non sei morto! Damon!» Lei lo strinse forte, ma lui ricambiò debolmente.
«Sei ferito.» Lo osservò attentamente. Allora ciò che aveva detto il vampiro non era del tutto falso. Damon era messo male. Sanguinava.
Un senso di allerta la pervase. Iniziò a guardarsi attorno spaventata. Dov’era finito?
La risposta arrivò pochi attimi dopo. Prima ancora di vederlo arrivare, Damon strinse Elena a se, cercando di nasconderla.
«Non vuoi proprio morire Salvatore!» Esclamò Jonathan. Nei suoi occhi e nella sua espressione, che voleva sembrare solo lievemente scocciata e canzonatoria, Elena riusciva a vederci la furia e la sete di vendetta, vendetta per averlo interrotto mentre compiva il suo compito, vendetta per averlo strappato dall’immenso piacere del nutrirsi.
Damon invece… sorrideva. L’angolo della bocca sollevato nel suo tipico sorriso, guardava con odio e divertimento il vampiro davanti a lui.
«Hai una pessima mira.» Disse, mostrando lo squarcio tra i vestiti insanguinati.
«Ero sicuro di averti colpito. Al cuore. Dovresti essere morto.»
Damon ridacchiò. Elena ammirava il coraggio, perché riusciva ad essere così convincente e sicuro di sé
anche nelle situazione catastrofiche, come questa.
«E presto lo sarai.» Disse il vampiro, rispondendo con un sorriso smagliante. «Per avermi interrotto.»
Elena strinse forte il braccio di Damon. Era indebolito, lo vedeva. Non avrebbe potuto fronteggiare il nemico in queste condizioni.
“Devo trovare un modo… mi serve un’idea… un piano A!” Iniziò a pensare freneticamente la ragazza. Era pervasa da una scarica di adrenalina, dopo ciò che era successo. Troppe emozioni, troppo dolore. Dolore… “Sangue. Damon ha bisogno di sangue. Ma come posso fare?!”
Anche Elena era stata indebolita dal vampiro, ma ormai si sentiva solo un po debole, niente di così importante. Doveva solo fare in modo che il vampiro si allontanasse, così avrebbe avuto il tempo… di offrire il suo sangue a Damon.
«Vedremo…» Sussurrò Damon freddamente, l’espressione scontrosa, canzonatoria e apertamente furiosa.
Tutto quello che accadde dopo avvenne in pochi secondi.
Jonathan balzò verso Damon con uno scatto felino, Damon si mise davanti ad Elena, spingendola indietro, cercando di allontanarla dal pericolo. Elena non fece quasi in tempo ad accorgersi dell’attacco, che vide il vampiro volare dalla parte opposta, verso la foresta, con un paletto insanguinato piantato nella pancia.
«Occhio per occhio, dente per dente.» Sussurrò Damon, infuriato. Si voltò, stringendo Elena a se.
«Devi andare a casa, prima che torni, solo li sarai al sicuro.»
«No!» Disse lei, divincolandosi, visto che Damon si stava già muovendo. «Damon sei troppo debole, hai bisogno di sangue!» Lo guardò disperata, lui rimase in silenzio per qualche istante.
«Non se ne parla nemmeno. Sei troppo debole, quella lurida sanguisuga ti ha già dissanguata.» Elena riuscì a percepire tutto il disprezzo e l’odio celato in quella frase e nel suo tono freddo e controllato.
«No Damon, ti sbagli! E poi ne hai bisogno, o non riuscirai mai a ucciderlo!»
Elena scosse Damon, tenendolo perle braccia. «Ti prego…» Lo supplicava, quasi in lacrime, e quello sguardo convinse Damon. Non poteva permettersi di morire, non finchè Elena fosse rimasta in vita. Nessuno le avrebbe più fatto del male, lo promise a se stesso.
La cinse per la vita, facendo scorrere una mano tra i biodi e scompigliati capelli. Lei si abbandonò alla sua stretta, reclinando il collo e chiudendo gli occhi.
Sentì le labbra di Damon sul collo, a lambirle la ferita lasciata da Jonathan. Poi di nuovo sentì le pelle perforata come da due aghi. Stranamente fu tutto più piacevole di quanto si aspettasse. Percepiva Damon come non mai, lo sentiva vicino, e i loro pensieri e le loro emozioni si fondevano. Elena finì col pensare a cose stupide e senza senso, persa in un torpore che le fece dimenticare la loro disastrosa situazione.
“Non l’avrei mai immaginata così la nostra prima volta…” Pensò. Sentì Damon ridacchiare, ma sapeva che era d’accordo con lei.
Si strinse al corpo del vampiro, comunicandogli i passati istanti di panico di poco prima, quando ancora credeva che fosse morto. Ora era così confusa… si strinse a Damon, guastando quei pochi di attimi di tranquillità. “La quiete prima della tempesta…” Non sapeva di chi fosse quel pensiero, tanto le loro menti erano unite.
A mano a mano che passavano i secondi, sentiva la stretta di Damon diventare più decisa, buon segno, voleva dire che stava prendendo energia.
Elena sarebbe rimasta intrappolata in Damon per tutta la vita, in quella dimensione parallela, lontano dai problemi e dal vampiro che voleva dividerli, rifugiarsi in quegli attimi rubati alla battaglia, ma già sapeva che non era possibile.
Sentì i denti di Damon ritirasi, mentre lui lambiva con le labbra la ferita ormai non più dolorante dei morsi. Quei piccoli ed innocenti baci la fecero tremare, e se non fosse stato per l’autocontrollo di Damon, sarebbe davvero rimasta così per sempre.
L’allontanò di poco per guardarla negli occhi.
«Elena, ora però devi andare a casa. Se sarai al sicuro, potrò concentrarmi meglio.»
La ragazza si sentiva stordita e non riuscì a rispondere, ma sorrise nel vedere l’energia negli occhi di Damon, occhi che un istante dopo furono trapassati da una luce scura. Si sentì il rumore del legno rotto, e lui si voltò di nuovo, trovandosi esattamente come prima, proteggendo Elena con il suo corpo.
«Troppo tardi. Mi dispiace interrompervi, ma ho un lavoro da portare a termine.»
Il vampiro ora era davvero infuriato, e non cercava nemmeno di nasconderlo. Pareva di vedere tante piccole scintille uscire dai suoi occhi cremisi. La maglietta era strappata all’altezza dello stomaco, e li era pieno di sangue secco.
«Smettiamola di giocare, ok? Ora mi sono davvero stufato. Pensavo di averti già messo a posto, ma mi ero sbagliato, ora vediamo di sistemare la faccenda. E quando avrò finto con te, potrò tornare alla tua graziosa umana.» Elena incrociò il suo sguardo e tremò, indietreggiando, spinta da Damon.
«Forza allora. Fammi vedere quanto vali.» Disse lui, con un tono volutamente canzonatorio.
Poi iniziò lo scontro.
Elena indietreggiò sino ad arrivare al limite della radura. Si appoggiò ad un tronco, lasciandosi scivolare, sentendo le gambe cedere. Era debole, la testa le girava e vedeva tutto confusamente. Sentiva grida e tonfi, ma oramai non riusciva più a capire di chi fossero; e svenne.

 
***

 
Damon combatteva con tutte le sue forze, e malgrado si fosse appena nutrito, Jonathan riusciva a metterlo in difficoltà, anche se ora era una lotta ad armi pari.
Bloccò il vampiro, prendendolo per la gola.
«Per chi lavori!?»
In risposta lui lo guardò con sguardo folle e assetato di sangue.
«Io non lavoro per nessuno.» Pochi istanti dopo la lotta riprese, e Damon sentiva le poche forze guadagnateabbandonarlo, minuto dopo minuto.
Si accorse che Elena era svenuta. Doveva resistere, per metterla al sicuro. Questa piccola distrazione giocò a suo svantaggio. Un ginocchio del vampiro lo colpì allo stomaco, costringendolo a piegarsi in avanti. In seguito si ritrovò con le spalle contro un basso muretto ricoperto di muschio, con Jonathan che lo sovrastava.
«E ora di farla finita! Mi sono davvero stufato di giocare!»
Il vampiro stava per sferrare il suo colpo mortale.
 

***

 
Elena si risvegliò, ma non seppe dire per quanto tempo era rimasta a terra.
“Alzati, accidenti! Non è questo il momento per svenire!” Si maledisse la ragazza, tirandosi in piedi a fatica appoggiandosi al tronco. Le rimasero in mano pezzi di corteccia e foglie secche, e urtò ance un bastone. Era sporco di sangue, il bastone che aveva usato Damon per infilzare il vampiro. C’era silenzio attorno a lei, non se ne era accorta.
Fece vagare lo sguardo, e individuò immediatamente ciò che cercava. Si avvicinò con passo felpato, il cuore in gola, le mani che sudavano e le gambe che minacciavano di cederle da un momento all’altro. Contava sul fatto che il vampiro fosse troppo concentrato per sentirla.
Ma poi lo vide alzare il braccio pronto a sferrare il colpo di grazia.
«NO!» Elena agì d’impulso, si buttò in avanti, stringendo tra le mani la sua arma, e senza guardare la conficcò nella schiena del vampiro. Un urlo agghiacciante riecheggiò per tutto il bosco, e Jonathan portò subito entrambe le mani all’indietro, cercando di estrarre il legno, conficcato tra le sua costole.

 
***

 
“Dannazione Elena!”
Pensò Damon, vedendo la ragazza avanzare silenziosamente alle spalle del nemico.
Non avrebbe dovuto, lui stava solo bluffando, perchè anche lui stava preparando il suo colpo mortale. Ma non c’era modo di avvertire la ragazza. Così attese, e con sua grande sorpresa Elena agì, lo colpì davvero.
Non appena Jonathan aveva alzato le braccia in preda ad uno spasmo di dolore lo aveva spinto all’indietro, alzandosi e schiacciandolo contro il terreno, in modo che il legno penetrasse ancora più in profondità. Il vampiro urlava agonizzante, ed Elena era terrorizzata.
«Dimmi per chi lavori!» Sussurrò Damon, fissando gli occhi agonizzanti del vampiro. «E’ la tua ultima occasione.»
«Io non ho paura di te Salvatore.» Disse lui ridendo a fatica. «E ti volevo solo uccidere. Ma prima o poi pagherai per tutto ciò.»
Damon era stufo di sentirlo parlare, di sentirlo anche solo respirare.
«E’ tutto?» Disse, inclinando l’angolo della bocca, con uno sguardo sadico e divertito. «Peccato.»
Un’ istante dopo Jonathan era morto. Per davvero.
Damon aveva letto l’odio nei suoi occhi, prima che si spegnessero per sempre. Si voltò, guardando Elena. Il suo piccolo angelo che tremava con gli occhi lucidi e un’ espressione terrorizzata. Non poteva immaginare il suo aspetto, di sicuro era sporco di sangue, e la sua espressione non doveva essere delle migliori. Per un istante Damon pensò che Elena avesse paure di lui. Ma dovette ricredersi.
«Damon!» Urlò lei, riprendendosi e gettandosi tra le sue braccia, stringendolo e singhiozzando.
«Va tutto bene Elena.» Disse lui, ricambiando la stretta e carezzandole i biondi e arruffati capelli sulla schiena. «E’ finita. Non potrà più fare del male a nessuno. Mai più.»
Ora tutto sarebbe tornato alla normalità, dopo qualche giorno quegli orrendi ricordi si sarebbero offuscati, e tutto sarebbe tornato come prima. Questo era quello che Damon voleva dire ad Elena, per calmarla, per rassicurarla, perché l’unica cosa che voleva era renderla felice.
Ma sapeva che sarebbe stata solo una grande bugia, un’illusione alla quale non voleva abbandonarsi. La storia non era ancora finta, pensò, guardano di sfuggita il corpo del vampiro al di sopra della spalla di Elena.
Non le avrebbe mentito.



Salve fedeli lettrici!!!
Visto che in questi giorni la voglia di studiare è pari a zero, ho deciso di completare il capitolo 8... spero vi sia piaciuto, e vi ringrazio per la pazienza, visto che, mi rendo conto, è un po lunghino!! ^^
Cercherò di scrivere al più presto il 9... wow, 9! **
Grazie per avermi segutia fino a qui! E grazie ancora a Erika90, Clixa, biafin, ila_D e Deliah_ che commentano sempre i miei capitoli!!! Un milione di volte grazie!!!
Allora, preannuncio che la storia non finisce qui, no no, anzi, è solo l'inizio! xD vi attendono davvero delle belle sorprese!! ^^
Ora vi saluto, al prossimo capitolo!!!
Ancora mille grazie a tutti voi!!!
Cecy

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


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Light and Darkness

Capitolo 9

Damon l’aveva riportata a casa solo qualche istante dopo. Con un solo agile balzò atterrò sul pavimento della sua stanza, posandola delicatamente sul materasso.
Elena era confusa, perché erano successe davvero troppe cose in così poco tempo, ed era stanca, si sentiva debole. Ma riusciva a non pensarci, solo grazie alla presenza di Damon, li al suo fianco. Lui era vivo, stava bene, e ora le sorrideva, sistemandole i capelli spettinati e pieni di foglie secche e rametti.
Elena cercò di mettersi a sedere, anche se questo le costò un forte giramento di testa. Si appoggiò ai cuscini e osservò Damon.
«Come ti senti?»
Damon scosse la testa. «Tu piuttosto come ti senti. Non avresti dovuto farlo, hai rischiato grosso!» Disse ammonendola con lo sguardo.
«Cosa?!» Esclamò lei. «Ti ho salvato la vita.» Elena sorrise vittoriosa.
«Non vantarti troppo principessa, stavo solo bluffando. Lo avrei colpito un istante più tardi, ma tu ti sei intromessa…»
«Hey! Un po di riconoscenza! Ho quasi impalato un vampiro… per te.»
Damon la guardò, fissò i suoi occhi azzurri, tanto limpidi e sinceri, come i lapislazzuli.
«Grazie.»
Elena sapeva che sotto a quella semplice parola, c’erano molti altri significati. D’un tratto lo sguardo di Damon si fece serio.
«Elena, hai perso molto sangue stasera.»
«Non… oh.»
I loro sguardi si incrociarono. Elena sapeva dove volesse arrivare lui. Stava per negare, per dirgli che non ne aveva bisogno, ma mentre cercava di sporgersi verso di lui, la testa le girò paurosamente. Chiuse gli occhi, ributtandosi sui cuscini, incapace di parlare. Sentì Damon muoversi, ed un secondo dopo la stringeva tra le sue braccia, guidando le sue labbra sul suo collo, verso un piccolo taglio. Elena era incerta, non aveva mai scambiato il suo sangue con un vampiro. A dire la verità non aveva mai bevuto sangue. Ma dopo che la prima goccia toccò le sue labbra, si rese conto che era di quello che aveva bisogno, per stare bene.
Iniziò a bere lentamente, scacciando il ribrezzo, e abbandonandosi di nuovo alla sensazione di essere tanto vicina a Damon, Damon che la stringeva tra le braccia, abbandonandosi anche lui a quel momento tanto atteso.

 ***

«Elena!»
La ragazza scattò a sedere, svegliata da un rumore che le parve assordante, ma che invece era solamente sua zia che bussava con impazienza alla porta.
«Che c’è…» disse stancamente.
La zia aprì lentamente la porta, lasciando filtrare la luce del mattino. Sentì qualcuno salire sul letto, e saltarle letteralmente addosso.
«Ahia! Margaret mi fai male così!»
«Scusa.» Biascicò la sorellina cercando di togliere le coperte ad Elena.
«Porto Margaret a scuola, poi vado a fare delle commissioni. Conviene che ti alzi, o farai tardi!» La zia si avvicinò prendendo la manina di Margaret.
«Ieri Bonnie e Meredith sono passate, ma ho detto loro che eri già andata a dormire perché eri stanca… passeranno stamattina, sembravano preoccupate…»
 Zia Judith uscì, ma prima di andarsene aggiunse un tipico “e non rimetterti a dormire!”
La ragazza si mise a sedere, riordinando le idee, e improvvisamente si ricordò che doveva esserci qualcuno li al suo fianco, perché la sera prima si era davvero addormentata con qualcuno li al suo fianco. Si portò una mano al collo, e li sentì una crosta, che le fece immediatamente tornare indietro chi gliela aveva procurata, e chi, invece, l’aveva curata.
«Damon?» Sussurrò alla stanza apparentemente vuota.
Un lieve fruscio, e un istante dopo Damon si ritrovò seduto al suo fianco.
«Buongiorno.»
Elena invece lo baciò. Non sapeva perché, ma in quel momento le era sembrato il gesto più naturale che potesse compiere, quasi come un bisogno. Damon rispose al bacio con dolcezza.
«Dovresti prepararti principessa. C’è scuola oggi!»
Esclamò alzandosi. Elena fu costretta a cedere, e andò in bagno, vestendosi e sistemandosi i capelli ancora arruffati. Poco dopo scese a fare colazione, e decise di toccare l’argomento che entrambi volevano evitare.
«Damon?»
«Hmm?» Disse lui osservandola mentre mangiava un toast. Sembrava distratto, felice ma anche pensieroso.
«Cosa ne hai fatto del… corpo?»
«Non sono cose che ti riguardano.» Elena lo fulminò. «Davvero Elena, non preoccuparti, ho pensato a tutto io.»
«Ma… ora cosa succederà?»
«Ecco. Ammiro la tua abilità nell’arrivare al punto, Elena, ma questo non è affatto il momento per parlarne, credimi.»
«Oh… invece penso sia proprio quello perfetto!» Esclamò lei avvicinandosi a Damon e perforandolo con lo sguardo.
«Ne sei sicura, Elena?»
«Assolutamente.» Un'altra caratteristica che Damon e Elena avevano in comune era che entrambi volevano sempre avere ragione, volevano sempre prevalere sugli altri, ma si sa, c’è sempre un solo vincitore. Elena si avvicinò ancora di più a Damon, i loro corpi si sfioravano, i loro respiri si fondevano. Damon sfoderò il suo sorriso seducente e battagliero.
«Dimmi una sola buona ragione per cui questo non è il momento giusto.» Gli sussurrò lei a fior di labbra.
«In realtà Elena, ho due buoni motivi. Primo devi andare a scuola.» Disse sghignazzando e sfiorando le labbra di Elena con le sue. «E secondo…» Fece una pausa, e poi…
Din don!
«Accidenti!» Esclamò Elena presa alla sprovvista, per l’improvviso suono del campanello, che aveva rotto l’atmosfera. «Devono essere Bonnie e Meredith.» Guardò Damon, ed entrambi si diressero alla porta.
Elena l’aprì, preparandosi un sorriso smagliante per le amiche, non sapendo ancora come spiegare loro ciò che era successo solo il giorno prima a lei e Damon, anche perché i due stavano cercando di non parlare troppo della triste faccenda, e del terrore provato sapendo che il proprio amato era in pericolo di morte.
Ovviamente lei non sapeva della visione di Bonnie. Infatti il sorriso le si spense non appena vide le facce tese e preoccupate delle amiche. I secondi seguenti furono tutti uno scambio di sguardi confusi. Elena guardò le amiche e capendo che qualcosa non andava guardò Damon, che fissava lei, palesemente scocciato per l’interruzione. Bonnie e Meredith passavano lo sguardo da Elena a Damon e viceversa.
«Oh.» Disse Meredith non appena vide Damon.
«Ciao ragazze!» Esclamò Elena, cercando di alleggerire la tensione. «Volete entrare?»
«Che ci fa lui qui?» La interruppe Bonnie.
«Dai, entrate.» Disse seccamente Elena tirandole in casa quasi a forza.
«E buongiorno anche a voi, amiche di Elena.» Disse Damon divertito, buttandosi sul divano, come a sottolineare che la sua presenza non era un fatto nuovo.
«Quello che Bonnie vorrebbe dire,» disse Meredith sospirando. «E che ti dobbiamo parlare di una cosa importante.»
«Bè,» Disse Elena, sedendosi sul bracciolo del divano dove si era buttato Damon. «Potete farlo davanti a tutti e due.» Disse guardando Damon e poi le amiche, sorridendo. Damon le cinse la vita, sorridendo a sua volta, felice di creare imbarazzo nelle due ospiti.
«Elena, tu stai… bene?» Chiese Meredith con fare indagatore.
«Sì, ma perché…? Oh, voi sapete?»
«Sappiamo cosa?» Bonnie scrutò i ragazzi seduti sul divano, sempre più confusa.
«Possiamo parlarne strada facendo Elena, è tardi.» Osservò Meredith.
«Ma certo.» Elena si alzò, allontanandosi a malincuore da Damon, e prendendo la borsa.
«Esco anche io.» Disse Damon seguendola e indossando la sua giacca di pelle nera, nonostante fuori facesse abbastanza caldo.
Si recarono tutti alla porta, nel solito clima teso, provocato dalla presenza del vampiro, che invece sembrava orgoglioso di portare problemi.
Nello stesso momento in cui Elena aprì la porta, suonò di nuovo il campanello.
«Matt!» Esclamò Bonnie. Matt guardava confuso tutte le persone che si era ritrovato davanti, poi il suo sguardo si posò su Damon, e sulla mano che lui teneva sulla spalla di Elena.
«E tu che ci fai qui?» Domandò con rabbia. Elena si frappose tra i due, evitando che Damon trovasse il tempo di rispondere. Era ovvio che lui a Matt non andasse a genio, ma non fu abbastanza veloce.
«No, che ci fai tu, qui, Mutt.»
«Mi chiamo Matt!» Disse lui in tono minaccioso.
Elena sospirò lanciando sguardi di fuoco ad entrambi. Questa volta spinse tutti fuori di casa, chiuse la porta con violenza e trascinò un baldanzoso Damon e un irritato Matt , seguiti da Bonnie e Meredith, che scrutavano i tre in silenzio.
«Ok. Damon, ci vediamo dopo scuola, ok?»
«Certo. Ti vengo a prendere.» Disse stringendole la mano.
«Che cosa farai ora?» Sussurrò, cercando di non farsi sentire, anche se percepiva tre paia di occhi puntati su di loro. Damon si strinse nelle spalle, sorrise a tutti, e poi guardò Elena. «Ho un paio di affari da sbrigare. Ci vediamo più tardi principessa.» Sussurrò, posandole un live bacio sulla guancia. «Bonnie, Meredith…» Aggrottò le sopracciglia in un modo davvero dolce, pensò Elena. «Gnat.» Disse salutando anche loro. “E’ di buon umore.” Pensò felice Elena. Lo osservò mentre inforcava i suoi occhiali neri e si allontanava.
«Andiamo?» Disse guardando i suoi amici e cercando di ignorare i loro sguardi.
«Elena…»
«Di cosa volevate parlarmi ragazze?»
«Anche tu ci devi delle spiegazioni! Cos’è che dovremmo già sapere?» Disse Bonnie.
«Aspettate, perché io invece non so nulla?» Precisò Matt.
«Ok, iniziamo con calma.» Ovviamente Meredith prese il controllo della situazione, e quando arrivarono a scuola, Matt ed Elena erano stati informati della visone, ed Elena aveva spiegato a tutti la storia di Jonathan, il vampiro-barista, tralasciando i particolari più orrendi della storia.
Si dovettero dividere per andare in classe.
Elena era felice di dover andare con Meredith, non avrebbe sopportato gli sguardi accusatori di Matt e Bonnie per un istante di più.
Elena pensò alla visione. Bonnie aveva previsto l’attacco del vampiro quindi. Per fortune però lei non era morta. Subito capì perché erano rimaste così sorprese e preoccupate nel vedere Damon.
«Meredith? Tu e Bonnie pensavate che Damon centrasse con la visione, vero?»
La ragazza esitò, i seri lineamenti si fecero pensierosi. «Sì. Sei arrabbiata.»
«Bè… no. Voi non sapevate dell’altro vampiro. Vi perdono. Però… cercate di essere più comprensive con Damon, ok?» L’amica annuì, mentre il professore entrava in classe.
Elena non vedeva l’ora che la scuola finisse per vedere Damon.

 
Quando finalmente la campanella liberatrice suonò, Elena scattò in piedi, guadagnandosi un’occhiataccia dal professore, e svegliandosi di colpo.
Con Meredith uscì dalla scuola. Aspettarono Bonnie, che arrivò con Matt, che dovette scappare subito per un allenamento. Anche Meredith era di fretta e corse via salutando frettolosamente le amiche.
Rimasero solo lei e Bonnie. Ed Elena decise di togliersi un peso.
«Bonnie? Perché odi Damon?»
La rossa rimase spiazzata. «Io… io non lo odio!»
Elena inarcò le sopracciglia. «Ah no?»
«No… io… è che ho un brutto presentimento, ok? E’ solo per questo. Tu sei la mia migliore amica. Voglio solo il tuo bene.»
Elena sorrise. «Grazie Bonnie.» La strinse in un abbraccio, poi riprese a camminare verso il cancello. «Ma non ti devi preoccupare, davvero!»
Bonnie si strinse semplicemente nelle spalle, visibilmente poco convinta dalle parole
dell’amica. Elena iniziò a guardarsi attorno, individuando subito la ferrari nera di Damon.
«Ok, ora vado. E, Bonnie, ti prego, se non vuoi fidarti di lui, almeno fidati di me. Ci tengo a te, sei la mia migliore amica, no?»
Bonnie sorrise e la salutò, mentre lei si avviava alla macchina.
Aprì la portiera, e Damon era seduto li, al posto di guida, che si toglieva gli occhiali da sole, regalandole un sorriso tanto atteso.
«Buongiorno!»
«Ciao.» Rispose lei, ricambiando il sorriso. Prima di essere distratta dalla presenza del ragazzo, decise di parlare delle questioni importanti. «Riguardo a quella cosa che dovevano dirmi Bonnie e Meredith…»
«Quella della visone?»
«Sì quella… cosa?!»
«Sono già informato.» Damon mise in moto sorridendo. «Oh, dai Elena,  poter essere un corvo ha i suoi vantaggi, non credi?»
«Ci hai spiate!» Esclamò lei, leggermente irritata.
«Ti ho risparmiato la fatica di dovermi spiegare tutto. E so anche che le tue amiche pensano che sia io, il tuo pericolo.» Il suo sorriso ammiccante si accese per qualche istante.
«Bè, non ci darei troppo peso, comunque. Alla visione, intendo.»
Damon rimase in silenzio, guardando la strada. Solo dopo qualche secondo si decise a parlare.
«Invece credo che dovresti, Elena.»
«Cosa vuoi dire?» La ragazza cercò il suo sguardo, ma Damon si ostinava a guardare la strada che scorreva fin troppo veloce sotto le ruote della ferrari.
«Una visone di una strega non va mai presa alla leggera.»
«Ma, quello che ha visto è già accaduto…» Osservò la ragazza.
«Qui ti sbagli. Ha detto di aver visto persone arrivare qui a Fell’s Church, persone con un obiettivo ben preciso, che cercano qualcuno…»
«Damon, cosa vorresti dire?!» Esclamò, iniziando a comprendere. Si sentì male, non poteva essere, le aveva detto che la storia era finita, che sarebbe tutto tornato normale…

«Ebbene, sostituisci vampiri a persone, e qualcuno con Elena. Avrai la perfetta interpretazione

della visione.»

Damon arrestò la macchina davanti a casa Gilbert. Intanto Elena fissava un punto indefinito

oltre al vetro.

«No, non è vero. Non è possibile Damon!» Esclamò la ragazza, esasperata.

«E invece sì. Mi dispiace Elena. Ma ne ho la conferma. Ho già ucciso un altro vampiro in città,

questa mattina. Una vampira. Per fortuna non era come il suo amico, Jonathan.»

«Ma Damon, perché? Perché dei vampiri dovrebbero venire qui per cercare me?»

«E questo è quello che voglio sapere. Ma fino ad allora, questa città non sarà sicura per te.»

Elena scuoteva la testa, confusa e stanca di tutta quella storia.

«Ed è per questo che…» Damon cercò lo sguardo di Elena, i loro occhi si incrociarono, ed a

Elena parve di leggerci dentro la fine della frase, colpita da una consapevolezza spaventosa.

«No, Damon. Oh, no! Non lo farò mai!»

«Ed è per questo che dovrai lasciare questa città.»

Elena continuò a fissare gli occhi neri come la notte del vampiro che le sedeva di fronte.

Quelle parole pronunciate ad alta voce sembravano ancora più spaventose.

Rimase allibita a fissare Damon.

 

 

Note d'autore:
Ciao Ragzze!!! Scusate se ci ho messo tanto!!!! La scuola diventa sempre più pesante... oggi ad esempio è stata davvero una giornataccia... uff... ma sono riuscita comunque ad ultimare il capitolo 9! A volte c'è bisogno di staccare un po... eh!
Allora, spero vi sia piaciuto!!! Mi rendo conto che questi ultimi coapitoli sono un po lunghi... la mia capacità di sintesi non è molto sviluppata! xD Per questo vi ringrazio della pazienza che avete, sempre, nel leggere e reensire i miei capitoli!
Ringraziamenti speciali vanno di nuovo a Erika90, biafin, ila_D, clixa e Deliah_!!! Grazie ragazze, e anche grazie alle vostre bellissime recensioni che continuo a scrivere questa storia!!!
Bè, allora... spero che ultime evoluzioni prese dalla storia vi piacciano, e spero di riuscire presto a scrivere il capitolo 10, che penso sarà abbastanza sorprendente... e che segnerà la fine... di qualcosa!! xD
Bè, allora alla prossima, ragazze, grazie ancora di tutto!!!
Cecy

ps: che bello, il 10 giugno esce "il diario del vampiro - L'ombra del male!". Sono troppo curiosa di sapere cosa succederà ai nostri due protagonisti!!! Anche se, molto stupidamente, ho letto un spoilerino su Damon... ma perchè l'ho fatto?!!? Vabbè, vi saluto definitivamente! =)

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


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Light and Darkness

Capitolo 10

Elena fissava Damon, immobile ed in silenzio, come se aspettasse di vederlo sorridere e dire “Scherzetto!” Ma questo non accadde.
«No.» La risposta di Elena aveva un tono definitivo e risoluto, la ragazza si voltò, dando le spalle a Damon, e fece per aprire la portiera e scendere, ma Damon fu più veloce, e bloccò le portiere.
«Tu! Brutto…» Si accanì la ragazza, cercando inutilmente di aprire la porta.
Damon attese che la sua ira si placasse per poter parlare civilmente, ma la ragazza non voleva guardarlo.
«Elena…» Sussurrò, sporgendosi verso di lei, che in tutta risposta incrociò le braccia senza degnarlo di uno sguardo.
Lui attese. «Non mi importa, ho tutto il tempo del mondo sai…»Si mise comodo sul sedile, ma dopo qualche minuto di silenzio decise di arrendersi.
«Elena, ti prego, non fare la bambina.»
Tutto d’un tratto esplose. «Damon io non lascerò la mia città, non ci penso nemmeno! Io voglio restare qui!»
Damon stava esaurendo la pazienza, e si tratteneva solo perché la ragazza che gli stava davanti era la bellissima e orgogliosa Elena, la ragazza che aveva rubato il suo cuore morto.
«Mi dispiace, ma in questa situazione, devo dire, che non mi importa niente di quello che vuoi.»
A quel punto la ragazza decise di fissarlo, lanciandogli sguardi di fuoco. Nell’azzurro dei suoi occhi c’era un fuco di orgoglio, e si capiva che lei non voleva perdere la battaglia.
“Bè, mi piacciono le ragazza combattive.” Pensò il vampiro accennando un sorriso.
«Invece dovrebbe!»
«Elena,» Damon parlava con una calma spaventosa. «Secondo te per chi faccio tutto questo, eh? Perché vorrei portarti via di qui, secondo te? Per metterti in salvo da quei vampiri!»
Esclamò lui, afferrandola per il polso.
«E come pensi che questo potrebbe cambiare le cose? Quando torneremo i nostri problemi ci saranno ancora!» Urlò lei, strattonando il suo braccio, per liberarsi dalla sua presa. «E non ho intenzione di
lasciare questi problemi alla mia famiglia, ai miei amici, alla mia città! Nessuno di loro morirà a causa mia.»
«Elena, sei tu che attiri i vampiri! Lo vuoi capire? Vogliono te, o non hai sentito quel vampiro parlare? Se te ne andrai, ti seguiranno. E la tua preziosa città, i tuoi preziosi amici e la tua preziosa famiglia saranno salvi.» Disse spostando lo sguardo sul tramonto fuori dal finestrino.
Elena rimase in silenzio.
«Ma se vuoi restare qui a farti ammazzare, bene, sei libera di farlo.» Disse lui, sbloccando le portiere, anche se era convinto che con le sue parole l’aveva convinta a prestargli ascolto.
«E dove vorresti andare, dimmi?»
Damon sorrise, sentendosi già vincitore.
«In un posto dove troverò aiuto, in un posto dove potrò indagare sapendoti al sicuro. Più o meno. Nel posto da dove penso arrivi il nostro caro Jonathan.»
«E sarebbe?»
«Adesso non te ne preoccupare, penso a tutto io. Tu preoccupati solo di dirlo ai tuoi familiari e amici.»
Entrambi fissavano il tramonto, senza guardarsi.
«Damon? Lo so che fai tutto questo per me. Scusa.»
Il ragazzo sorrise stringendole la mano.
 

***
 

12 giugno

Caro diario,
ti chiedo scusa, è da molto tempo che non ti scrivo!
E’ solo ce questo periodo è stato maledettamente stressante, sai. Avere una schiera di vampiri assetati di sangue alle spalle non è proprio il massimo.
Per fortuna è finita la scuola. E questo vuol dire una sola cosa: parto con Damon.
Ma lui si ostina a non volermi dire dove andiamo, e questo mi spaventa. Penso che lo stress abbia colpito anche lui. Cerco di essere arrabbiata, ma non ci riesco. Ha fatto così tante cose per me.
Sono felice di averlo al mio fianco.
Tornando al discorso di prima, ho già detto a Bonnie, Meredith e Matt che partirò. Non ne sono affatto felici, ma ho cercato di spiegargli che è per il bene di tutti loro. Sono degli amici stupendi, perché cercando di fidarsi di Damon, e ciò vuol dire che ci tengono molto a me.
Ho accennato qualcosa a zia Jenna, ma mi sa che dovrò cedere al piano di Damon. Non mi lascerebbe mai partire, altrimenti. Damon dovrà soggiogarla, convincendola che partirò per un viaggio didattico. Mi dispiace doverlo fare, ma è l’unico modo, e continuo a ripetermi che solo così allontanerò i vampiri dalle persone che amo, ma ho fatto giurare a Damon che se il piano non funzionerà, e i vampiri resteranno a Fell’s Church, torneremo indietro immediatamente. Per questo mi farò tenere aggiornata sulla situazione dalle mie amiche.
Ora ti saluto, devo iniziare a preparare i bagagli. O bagaglio, visto che Damon mi ha categoricamente vietato di portarne più di uno, e questo potrebbe essere un problema, non il peggiore, ma si sa, come sono fatta…
Tra meno di due settimane partirò con Damon, per non so dove, per salvare i miei cari da dei vampiri che vogliono uccidermi. Come cambiano le cose. L’unico fatto che mi rincuora ogni giorno è sapere che Damon sarà sempre al mio fianco. Lo amo davvero.
A presto,
Elena.

 
***

 
Damon arrivò in camera sua, un sorriso che gli riempiva tutto il volto.
«Fatto.» Disse sedendosi accanto ad Elena. «Su, ti prego non fare così. E’ anche per il suo bene.»
«Lo so. Ma non mi sembra leale soggiogare zia Judith. Sì sì, lo so, era l’unico modo.»
Disse la ragazza, guardando sconsolata il suo bagaglio, pronto e chiuso in un angolo della stanza.
Damon le strinse la mano. Sembrava non condividere affatto la malinconia di Elena. In fondo quella città non contava proprio nulla per lui.
«Damon, partiamo domani. Ti scongiuro, dimmi dove andremo!»
Damon guardò gli occhi imploranti di Elena e decise che in effetti, era arrivato il momento di renderla partecipe del suo piano.
«Effettivamente… direi che ho rimandato sino all’ultimo. Però l’ho fatto solo perchè pensavo che altrimenti avresti potuto arrabbiarti.»
Disse abbassando lo sguardo e tracciando linee invisibile con le dita sulla mano della ragazza.
«Damon, mi spaventi.»
Il ragazzo sorrise e rimase di nuovo in silenzio. Elena sbuffò.
«E va bene! Giuro che non mi arrabbierò! Ormai è troppo tardi per tornare indietro, no?»
Damon alzò lo sguardo, ipnotizzandola con uno sguardo da angelo. In quell’istante parve davvero innocente come un angelo.
«Andiamo in Italia. Peno sia arrivato il momento che tu conosca lamia famiglia.»
Damon sorrise, Elena sgranò gli occhi, stringendogli la mano, stritolandogli la mano.
 

***

 
Quando lo disse ai suoi amici, rimasero sconvolti quanto lei. Tutti avevano pensato che si sarebbe spostata in qualche altro stato dell’America, non in un altro continente!
 Alla fine Elena non era riuscita a resistere al dolce sguardi che Damon le aveva rivolto,  e anche se consapevole di regalargli un’altra vittoria, aveva sospirato, accettando di buon grado la destinazione.
«Non ho mai visto l’Italia.» Aveva detto.
Ora era il mattino della partenza. La zia era già andata, con la piccola Margaret  in lacrime, perché doveva lavorare e portare a scuola la piccola. A casa invece c’erano i suoi amici.
Damon gli aveva lasciato un po di intimità, sistemando le poche valige nel baule della sua ferrari nera e sedendosi al posto di guida.
«Elena ti prego, ti prego, fai attenzione.» Disse Bonnie fissandola preoccupata.
«Per qualsiasi cosa, basta che chiami.» Aggiunse Meredith.

«E ti verremo a prendere. E se qualcuno» Lo sguardo di Matt volò inconsciamente verso la
ferrari  «O qualsiasi vampiro ti darà fastidio, io…»
«Ragazzi, ragazzi, lo so. Vi voglio bene.» Disse stringendoli tutti in un abbraccio caloroso. Avrebbe voluto dimostrare loro quanto bene gli volesse, ma non sapeva come fare, e non c’era tempo, avrebbero perso il volo. Li lasciò andare con le lacrime agli occhi, notando che anche le sue amiche si stavano per commuovere.
«Ok, ci sentiremo con il cellulare, e poi…»
«Ok Elena, ne abbiamo già discusso.» Tagliò corto Meredith regalandole un raro e spontaneo sorriso.
Tutti e quattro si diressero alla macchina, Elena li salutò un’ultima volta, prendendo posto nel sedile del passeggero allacciandosi la cintura.
«E tu, vedi di trattarla bene.» Aggiunse Matt rivolto a Damon, che era rimasto in silenzio.
«Certo.» Disse lui rivolgendogli un mezzo sorriso sbruffone.
«Sei pronta?» Disse addolcendo il tono e rivolgendosi ad Elena. La ragazza annuì, e alla fine lui partì. Elena salutò per l’ultima volta i suoi amici, guardando Fell’s Church allontanarsi velocemente sotto le ruote della ferrari.
Era pronta a partire? A lasciare ogni certezza che si era creata dopo anni di fatica? Ad avventurarsi in un paese totalmente sconosciuto? Pensava a questo, mentre la macchina sfrecciava verso l’aeroporto.
«Damon?»
«Dimmi principessa.»
«Ti amo.»
Damon sorrise, accelerando. 
  

 

Fine

Prima Parte

 
Tattatatà! Ecco a voi il captiolo 10!!!!
Spero vi sia piacituo! Diciamo che è stato un capitolo “abbastanza” leggero, eh?
Allora, vi ho tutte allarmate con lo spoilerino della “fine di qualcosa”, invece era solo la fine della prima parte!!! xD
Spero siate felici della destinazione scelta da Damon! Anche perché ora si vedrà l’atteso ritorno di un certo personaggio!!! Chi????? Mah, chissà! xD
Bè, che dire, grazie mille a tutti quelli che leggono la mia storia! Siete voi che mi date l’ispirazione e la forza, soprattutto in questo periodo nero, di proseguire!!!
Spero di riusicare presto a postare un nuovo capitolo, ma prima devo riordinare un poco le idee, per creare una storia intrigante e interessante, perché non voglio deludervi, no no!
^^
Bè, a questo punto direi di passare ai ringraziamenti…

 
ila_D: grazie mille per le recensioni e i complimenti!
No no, non si sono lasciati, visto?? E come potrebbero?? Quei due sono perfetti! *-*
Spero ti sia piaciuto anche questo capitolo! Bacio!!! =)

Biafin: spero ti sia piaciuto anche questo capitolo!!! No no, non si lasciano, tranqui!!! ^^
Grazie per recensire sempre la mia storia!!! Nooooo!!! Per carità, non farmi spoilerrr!!
Bè, tnato presto scopriremo tutto… Bacio! ^^

Erika90: grazie grazie grazie per la recensione e per il tuo commento poetico sulla lunghezza del capitolo!!!! xD ah, presto recensirò il tuo capitolo nuovo!! E’ bellissimo!!! *-*
Baci!!!

Samirina: oh, nuova lettrice! Grazie per aver recensito! Sono felice che ti piaccia la storia! Davvero, su Damon/Elena ce ne sono poche in giro, son quasi tutte con Bonnie… mah! Anche io trovo che Elena/Stefan siano molto dolce e romantici, ma quando leggo di Damon ed Elena, bè, è fantastico! *-* ahahah!! Penso proprio che gli errori siano di battitura, sai, a volte mi faccio prendere la mano e cerco di scrivere troppo veloce, scrivendo cose oscene! Ma poi mi accorgo e correggo tutto!!! xD
Spero continuerai a seguire la mia storia! =)

Deliah_: grazieeee di recensire sempre i capitoli!!! Sei gentilissima!! Sono felice che ti sia piaciuto il capitolo! Spero che tu abbia gradito anche questo!!! ^^
Ah be, son felice che ti piacciano i capitoli lunghi! Non so perché, ma proprio non ci riesco a farli più corti!!!!! xD
Grazie ancora e spero che gradirai anche i capitoli successivi! Bacio!!! =)

KeLsey:  wiiii!! Sei tornata!! E hai anche aggiornato la tua fic! *-* appena riesco leggo e recensisco, promesso!!! Ovvio che ti perdono dai, la mia storia mica ha la priorità, eh!!! xD
Sono felice che ti siano piaciuti i capitoli, e bè, non hai aspettato moltissimo per il seguito! ^^
Spero ti piaceranno anche gli altri capitoli!!! Baci!!!! =)

 Allora ragazze, al prossimo capitolo!!! *-*
Baci,
Cecy!

 Ps: avete sentito che “l’ombra del male” esce l’8 anziché il 10?!?!
Me troppo curiossssa!!!! xD
Baci a tutte!!
(=

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Image and video hosting by TinyPic Capitolo 11 parte 2 nvu

Light and Darkness

Parte Seconda

Capitolo 11

Erano passate solo poche ore dalla partenza di Elena e Damon, e nessuno aveva ancora avuto il coraggio di parlare.
Matt era andato via poco dopo, le ragazze lo avevano salutato sorridendogli e tirandogli pacche sulla schiena, e lui cercò di apparire sereno, ma nel profondo dei suoi occhi blu come l’oceano, si vedeva la tristezza, la malinconia, la preoccupazione… Quella partenza sanciva per lui la perdita di Elena.
Bonnie e Meredith invece erano rimaste nel salotto di quest’ultima, parlando di cose inutili e superflue, quando sapevano che entrambe pensavano ad Elena.
La prima a parlare fu Meredith, come sempre.
«Pensi che abbia fatto la scelta giusta?»
Bonnie non rispose subito.
«Voglio dire, avrebbe potuto partire solo lui. Perché coinvolgerla?» La incalzò Meredith.
«E chi l’avrebbe protetta qui? Noi?» Disse Bonnie sarcastica.
«Ma perché proprio l’Italia! E’ così lontano… non pensi che… potrebbe essere… non so…»
«No.» La interruppe secca le rossa. «No. Damon non l’ha rapita, o cose del genere. Meredith, lui vuole solo il suo bene.»
L’altra si rassegnò.
«Mi mancherà Elena. Spero solo che torni presto.»
Bonnie annuì. Ma se qualcosa fosse andato male, loro avevano già il loro piano B di riserva.
 

***

 
L’aereo era decollato ormai da più di un’ora, ed Elena aveva appena finito di scrivere il suo diario, riponendolo con dolcezza nella sua borsetta. Mentre la chiudeva, il suo sguardo vagò oltre il piccolo finestrino dell’aereo. Nuvole, questo si vedeva, una distesa infinita di nuvole bianche, di ogni forma o dimensione, baciate dal sole, che si stagliava alto sopra di esse, colorandole di tonalità dolci e rilassanti.
Mai Elena aveva visto uno spettacolo così stupendo, quasi da mozzare il fiato.
Forse solo…
«Damon? Non è bellissimo?»
Il ragazzo era rimasto tranquillo e silenzioso sin dal decollo dell’aereo, e aveva parlato pochissimo. In risposta fece uno strano verso, che sembrava d’assenso.
La ragazza si voltò verso di lui, e lo vide… bè, strano.
«Damon, cosa c’è che non va?»
Lei gli strinse la mano, con la speranza che lui parlasse, perché sapeva che sarebbe riuscita a farlo parlare. Gli rivolse uno sguardo sincero e speranzoso.
«Dai… sii sincero!» Lui la scrutò un istante, scocciato, perché c’erano cose che lui non amava raccontare.
«Non mi piacciono gli aerei. Quando si parla di volare…» Abbassò la voce per non farsi sentire. «Preferisco le mie ali.»
Elena si rilassò, si era già preparata a sentire chissà quali storie. Però sorrise.
«Hai paura degli aerei?» Esclamò, guardandolo divertita.
«Io non ho paura!» Non si accorse di aver parlato un po troppo ad alta voce, e qualche passeggero li vicino si voltò. «Non ho paura di niente.» Le rivolse uno sguardo di sfida e di scherno.
«Sì, sì certo, come no. Cavaliere senza macchia e senza paura.»
La ragazza tornò a guardare le nuvole e il cielo infinito, stringendo la mano di Damon, del suo Damon, del ragazzo a cui aveva affidato la sua stessa vita.
Visto che lui stava in silenzio, lasciò vagare la sua mente. Pensò ai suoi amici, Matt, Meredith e Bonnie, e si chiese come stessero. Sperò che fossero felici e che non fossero preoccupati.
Pensò a zia Judith, e alla piccola Margaret, sentendo una fitta allo stomaco al pensiero di come l’aveva imbrogliata.
Ma la sua partenza era anche per il suo bene. Era per il bene di tutte le persone che amava. Per il bene di Fell’s Church. Doveva assolutamente allontanare da li quei vampiri assassini, perché ne era certa, nessuna delle persone che abitavano li, meritavano di morire per mano di un vampiro che, con molte probabilità, era li per lei.
Anche se Damon sosteneva di non sapere nulla di quei vampiri, Elena sapeva che nella sua mente diabolica c’era già qualcosa in macchinazione. Altrimenti perché? Perché scegliere una destinazione così lontana? Un altro continente, addirittura… l’Italia. Di sicuro non voleva solo farle conoscere la sua famiglia.
E questo era l’altro punto dolente. La sua famiglia. Da quello che aveva capito, gli era rimasto solo un fratello. O forse si sbagliava?
Poi un dubbio prese forma nella sua mente.
«Damon?»
«Hmm?» Fece lui, con la stessa aria assente di prima. Allora gli aerei non gli piacevano davvero.
«Stavo pensando… Quando parli di “tua famiglia”, ti riferisci a tuo fratello, no?»
Damon annuì, senza parlare.
«E non mi hai nemmeno detto come si chiama.»
«Ogni cosa a suo tempo.» Rispose acido lui.
«Ma… se vuoi due vi siete uccisi per quella ragazza, cioè vampira, Katherine.» Elena osservò la sua reazione, ma lui spostò semplicemente lo sguardo su di lei, e le sorrise. Allora aveva già capito.
«Ed io sono uguale a lei… tuo fratello penserà…»
«Te l’ho detto Elena. Ogni cosa a suo tempo.» Dopo di che chiuse gli occhi, poggiando la testa sullo schienale del sedile, continuando a stringere la sua mano.
«Ma almeno dimmi come si chiama!»
Il sorriso sulla faccia di Damon sembrava divertito «Stefan.»
Rispose senza più aprire gli occhi. Elena si lasciò cadere sul sedile, ripetendo quel nome nella sua mente. “Stefan… Stefan… Stefan Salvatore. Damon e Stefan Salvatore.”
Provò a immaginarsi nella sua mente il fratello di Damon, ma si ritrovò solo con due immagini identiche dello stesso. Non sapeva come avrebbe potuto essere questo Stefan.
Era uguale a Damon? Fisicamente e magari caratterialmente? Come si sarebbe comportato con lei? Come avrebbe reagito appena l’avesse vista?
Ma tutto nella mente di Elena si sintetizzò in un’unica domanda: cosa sarebbe successo?
E così, con la mente piena di dubbi e di domande, si addormentò,sperando di arrivare il più presto possibile. Il suo ultimo pensiero fu che Damon non era affatto simpatico quando viaggiava in aereo. Con uno sbadiglio si lasciò cullare dal caldo torpore del sonno.

 

 Note d’autore:

 Salve a tutte ragazze!!!!
Allora, vi chiedo scusa, perché questa volta ci ho messo davvero tanto, tantissimo, troppo ad aggiornare!
Il fatto è che, con le vacanze, sto quasi sempre da mia nonna, e qui internet non c’è… -.- abbiamo comprato la chiavetta vodafon, ma va lentissima, però almeno sono riuscita a connettermi! E per di più, la mia mente malata sta elaborando anche altre ff, e addirittura un libro! xD (se vi può interessare ho scritto e pubblicato una storia su Dark Visions, una trilogia della Smith che adoro! *-*).
Ma ora passiamo al capitolo… vi direte, tutta questa attesta per questo capitoletto??
Perché effettivamente non accade nulla… possiamo dire che è un’introduzione alla seconda parte della mia storia, e qui si può vedere una Elena molto riflessiva e un Damon un po… scocciato dal viaggio?? xD
Comunque nel prossimo capitolo, che spero di scrivere il più presto possibile, cercherò di dare più risposte, e di farlo un po più interessante, fino ad allora vi ringrazio per leggere e commentare la mia storia! Se non fosse per voi magari oggi non sarei qui a scrivere!!! Quindi grazie mille a tutte!!!
E passate delle bellissime vacanze!!! ;)

Ringraziamenti:
In breve, vorrei ringraziare per le splendide recensioni: ila_D, Clixa, _Delena_, biafin, Samirina, KeLsey e Razieletta95!!! Grazie 1000!!!! =)

 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


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Light and Darkness

Capitolo 12

Il viaggio era stato davvero lungo, tanto che la tolleranza della stessa Elena per gli aerei stava giungendo al limite.
Atterrarono in un posto vicino a Milano, una città molto importante in Italia, che Elena aveva sentito nominare soprattutto per le sfilate di moda e spettacoli importanti.
La ragazza era scombussolata quando scese dall’aereo, e non solo perché ovunque si girasse trovava tabelloni scritti in una lingua per lei quasi sconosciuta, ma anche per il fuso, e per la stanchezza. Infatti il suo corpo era intorpidito per le troppe ore passata seduta e quasi del tutto ferma. I suoi capelli erano un disastro e sentiva un forte bisogno di farsi un bagno.
Al contrario Damon sembrò riaccendersi quando uscì dall’aeroporto; respirò a pieni polmoni, cosa del tutto inutile per lui, e si aprì nel suo primo sorriso spontaneo da quando erano partiti. Anche il suo carattere, notò Elena con gioia, era tornato alla normalità.
«Direi che gli umani qui hanno bisogno di dormire un po.»
«E i vampiri non ne hanno bisogno?» Replicò Elena, guardando il panorama attorno a se, anche se vedeva solo traffico, mentre si dirigevano alla città di Milano.
Damon la guardò divertito, scompigliandole i capelli già troppo arruffati. «I vampiri avranno altro da fare stanotte. Non sono venuti qui in vacanza, sai. Devono indagare
Elena si strinse nelle spalle, palesemente dispiaciuta. Avrebbe voluto passare almeno una sera assieme a Damon, al di fuori dell’aereo, ovvio.
Scesero dalla metropolitana, ma prima di salire le scale per tornare alla superficie, Damon la bloccò per il braccio.
«Ora siamo in quella che tutti chiamano piazza del Duomo. Il Duomo di Milano, è abbastanza famoso, no?»
Elena annuì distrattamente, mettendo da parte la stanchezza, perché aveva sempre voluto vedere un paese al di fuori dell’America. Una volta era stata in Francia, ma mai in Italia.
Salirono i luridi scalini ed Elena rimase affascinata da ciò che vide: una costruzione imponente si stagliava, alta diversi metri, su una grande piazza piena di gente. Il cosiddetto Duomo era davvero imponente. Damon sembrava soddisfatto della reazione di E lena.
«Sai che il tuo è un nome italiano, vero?»
Elena annuì, e sorrise, continuando a guardarsi attorno. Sotto dei lunghissimi portici poteva vedere centinaia di negozi.
«E quella cos’è?»
«Quella è la Galleria. Ma ora non c’è tempo per visitare. Andiamo in albergo, ti devi riposare.»
Elena decise di non contraddirlo, perché era davvero troppo stanca. Si fece trascinare da Damon per le vie affollate ed illuminate della città, che sembrava non voler dormire. Elena si ricordò che quel giorno era un sabato.
L’albergo non era lontano dal centro, ed era molto raffinato. E di lusso, ma scommetteva che Damon poteva permetterselo. Non capì una parola di ciò che Damon e gli addetti dell’albergo si dissero, fatto sta che solo qualche minuto dopo si ritrovò in una specie di suite super lussuosa, con Damon e i loro piccoli bagagli.
Il letto era grande e morbido, pieno di cuscini invitanti, ma Elena aveva un priorità: lavarsi.
Si diresse verso la sala da bagno, che era davvero enorme e dotata di una vasca. Prese la sua trousse dalla borsa, guardandosi attorno.
«Non vuoi dormire?»
Elena lo guardò con scherno. «Prima mi devo dare una ripulita.» Prese tra le dita una ciocca di capelli increspati e pieni di nodi. Damon parve essere d’accordo.
«Allora mentre tu… ti dai una ripulita, vado a sbrigare alcune faccende.»
Elena non volle indagare oltre, ma entrò nella spaziosa sala, e stava per chiudere la porta, quando urlò:
«Damon!» Lui la sentì anche se aveva già chiuso la porta della stanza. Si precipitò in bagno, pensando di trovare chissà che cosa, ma Elena era semplicemente in piedi, e guardava con un espressione assonnata un oggetto.
«E quello cos’è?»
Damon seguì il suo sguardo, e  poi scoppiò a ridere. Le cinse le spalle. «Quello principessa, è un bidè.»
Elena gli rivolse uno sguardo interrogativo.
«Un giorno forse ti spiegherò a che serve. Ora stai tranquilla.» Le posò un lieve bacio sulle labbra, prima di uscire dalla stanza.
La ragazza lanciò un ultimo sguardo a quello strano oggetto, prima di riempire la vasca d’acqua calda. Fece in modo di creare una vaporosa schiuma profumata, poi si spogliò da quei vestiti sporchi a appiccicosi, per immergersi nella vasca. Tirò finalmente un sospiro di sollievo, immergendosi completamente. 

Quando Damon tornò in stanza Elena ancora non dormiva, ma era sdraiata sul letto, con una candida camicia da notte bianca addosso, e lottava con le sue palpebre, cercando di non farle chiudere.
La sua pelle era tornata liscia e candida come un petalo di rosa, e i suoi capelli erano di nuovo del colore dell’oro e lisci come l’olio, senza nodi o segni di crespo.
Era tornata la solita, splendida Elena Gilbert.
Quando entrò nella stanza, i suoi occhi dai colori dei lapislazzuli lo catturarono, e lei si mise a sedere.
«Che ci fai ancora sveglia principessa?»
«Aspettavo te.» Disse lei sbadigliando, il volto sconvolto dalla stanchezza.
«Sono qui.» Damon si sedette al suo fianco, facendola sdraiare sul confortevole materasso. La sua testa affondò nei morbidi cuscini, e i suoi lunghi capelli si poggiarono a ventaglio, sparsi tutt’attorno a lei sul letto. Una visione irresistibile per Damon, che tuttavia dovette lottare contro se stesso per restare impassibile. Non era il momento per scambi di sangue o cose simile, era troppo stanca.
I loro occhi erano ancora incatenati, e i due si fissavano senza parlare.
Elena si rese conto che quella era la prima volta che stavano davvero da soli (a parte in aereo). Avrebbe voluto essere romantica, ma non ci riusciva. Voleva solo dormire.
Damon si chinò su di lei, sfiorandole le candide labbra con un bacio leggero, che lei riuscì a stento a ricambiare.
Le sfiorò la guancia, guardando per un’ultima volta quegli occhi così intensi, mentre le palpebre si chiudevano lentamente.
«Dormi, mia principessa, domani ci aspetta un altro lungo giorno.»
«’notte ‘amon.»
Damon sorrise nell’oscurità, mentre Elena si accoccolava al suo fianco, cedendo velocemente al sonno. Rimase li qualche istante, beandosi di quel momento, ma poi la scostò con delicatezza, e si alzò.
Per il vampiro era ora di agire. Doveva cacciare, impresa che sarebbe stata facilissima, pensò, guardando il paesaggio al di fuori delle vetrate. C’era davvero tanta gente in giro.
La seconda cosa era procurarsi una macchina. Altra faccenda semplice.
La terza era scoprire dove si fosse cacciato quell’ingrato di suo fratello. E forse questo avrebbe potuto dargli qualche piccolo problema, niente di non risolvibile, non per lui.
Uscì dalla stanza, e silenzioso si tuffò nelle vie della città ancora sveglia. 

Il mattino dopo, quando si svegliò, Damon era nella stanza, in piedi davanti alla finestra. Al fianco del letto c’era un vassoio pieno di cibo. Quando Damon si accorse che Elena si era svegliata, le si avvicinò, salutandola con un grosso sorriso.
«Buon giorno principessa. Penso che tu abbia fame.»
Ed era così. «Che ore sono?»
«Le undici e trenta di mattina.»
Elena iniziò a mangiucchiare dal vassoio, mentre Damon si sedette al suo fianco.
«Hai voglia di starmi a sentire?»
«Ho sempre voglia di starti a sentire.» Elena prese subito la tazza di caffè fumante e un cornetto alla marmellata.
«Allora devo dirti un paio di cose. Purtroppo non ci saranno altre occasioni per visitare la città. Ce ne andremo quando tu avrai finito di prepararti.»
«Cosa?»
«Ho rimediato una macchina, ci sposteremo con quella.»
«E dove dobbiamo andare, esattamente?» Elena finì con un altro morso la brioche, poi prese dei biscotti.
«Ho scoperto che mio fratello ha vissuto qui, qualche anno fa. Poi si è trasferito in una città poco distante da qui, Pavia. Ma dopo lo zuccone ha deciso di tornare a casa.»
«Vuoi dire che…»
«Esattamente, è tornato a Firenze. Ed è li che noi andremo. Dopo parecchi secoli ha ritenuto di potersi recare là senza essere riconosciuto. Probabilmente si spaccerà per il figlio di un qualche sconosciuto parente. E se non mi sbaglio, so già dove andare a cercarlo.»
«Quindi il viaggio ricomincia.» Elena finì di mangiare, poi si affiancò a Damon.
«Esatto. Ma non è tutto. Non è da solo. Ogni cosa che ha comprato, era per due.»
La ragazza si alzò e prese dei vestiti puliti dalla borsa. «Allora mi cambio, e poi partiamo.»
Damon annuì, alzandosi anche lui. Si avvicinò ad Elena, posandole le mani sulle spalle e fissando quegli occhi magnetici.
«Mi dispiace che tu debba subire tutto questo. Ma una volta trovato il mio fratellino, saremo un po
tranquilli. Tu lo sarai, io sarò impegnato nelle mie indagini.»
«Così sei diventato un investigatore?»
Damon ridacchiò, lasciandola andare. «Scendo a pagare, poi ti aspetto fuori sulla macchina.»
Elena si cambiò in fretta, raccogliendo tutte le sue poche cose. Diede un’ultima occhiata alla stanza, stringendo la borsa, poi uscì, sbattendo la porta alle sue spalle.
Salutò gli addetti dell’Hotel, poi uscì. Rimase paralizzata nel vedere una ferrari nera, identica a quella che avevano lasciato all’aeroporto, parcheggiata proprio davanti all’Hotel. Ma non era la stessa, la targa era decisamente italiana. Un gruppetto di persone la fissava da lontano, ammirando la costosa macchina scintillante.
Salì in fretta al posto del passeggero, mentre il gruppetto di persone fissava la giovane e stupenda ragazza che saliva nella favolosa auto.
«Non ti chiedo dove hai recuperato questa macchina.»
«Vedo che inizi a conoscermi.»
Entrambi sorrisero, mentre Damon partì. Dopo poco tempo si erano già lasciati alle spalle Milano. 

Arrivarono a Firenze nel tardo pomeriggio, dopo aver fatto alcune soste. Elena scese dalla macchina, trovandosi davanti ad una villa favolosa. Non si sorprese che Damon e la sua famiglia vissero in un posto come quello. Era un posto enorme, in perfetto stile rinascimentale. Oltre all’elegante cancello Elena poteva vedere moltissimi alberi e un’infinità di aiuole e fiori di ogni tipo.
Al centro del parco vi era un fontana in marmo perfettamente funzionante. La scalinata d’ingresso portava ad un portone in elegante legno massiccio.
La ragazza era emozionata solo all’idea di entrare, ma quando azzardò un passo avanti, Damon la bloccò.
«No, no, no, no. Tu aspetterai qui
«Cosa? Non ci penso nemmeno! Io voglio entrare.» La ragazza lo sfidò con lo sguardo, ma lui fu irremovibile, e alla fine Elena si arrese, riconoscendo che Damon aveva ragione.
«Se ti vedesse piombare li senza preavviso morirebbe d’infarto. Ti sei dimenticata a chi assomigli, principessa?»  
Elena chinò il capo, rammaricata. «Hai ragione. Fa in fretta però.»
Damon annuì, e poi si intrufolò nella proprietà dei Salvatore. La sua casa.
Non era cambiata di una virgola dall’ultima volta che l’aveva vista. Ricordi dolorosi riaffiorarono nella sua mente, ma lui li scacciò, focalizzando il suo obiettivo.
E lo sentiva, suo fratello. Era nel salotto. Damon si ricordava alla perfezione ogni stanza, ogni scala, ogni sgabuzzino di quella casa.
Si appoggiò alla porta aperta del salotto, e lo vide, di schiena, che sistemava alcune carte.
Da quanti anni non lo vedeva? Non si ricordava nemmeno più.
Ed era cambiato, proprio come era cambiato lui.
Ci mise un’eternità ad accorgersi di lui, segno che, come nel passato, non aveva rinunciato alla sua dieta. Patetico. Pensò Damon, sorridendo.
Lui si voltò, e rimase a bocca aperta. Un libro gli cadde dalle mani, schiantandosi al suolo con un tonfo sordo. Il resto fu silenzio.
Damon sorrideva. Stefan sbatteva le palpebre incredulo.
Strano che, dopo secoli, si fossero rincontrati proprio li, dove tutto era iniziato.
Dove tutto era finito.
«Damon?»
«Allora mi riconosci! Ciao, fratellino.»
Stefan fissava allibito suo fratello. A casa Salvatore regnò il silenzio.
    

Note d’autore:
Salve fedeli lettrici! E rieccomi qui, con un nuovo capitolo della mia storia! Spero vi sia piaciuto, e come ogni volta, spero di non avervi deluse!!!
Questo è stato un po più lungo di quello vecchio, anche se ancora non accade nulla di particolarmente rilevante.
Finalmente i due fratellini si rincontrano. Chissà che succederà ora ai nostri cari Damon ed Elena… mah! xD Vi dico solo che nel prossimo capitolo scopriremo qualcosa in più su Stefan, e sui secoli che ha vissuto dalla sua separazione con Damon.
Ah, e vorrei chiedere scusa se non recensisco le fan fiction che sto seguendo, ma con la chiavetta è già tanto che riesco a pubblicare! Quando tornerò tranquilla mi metterò in pari, promesso!
Passiamo ai ringraziamenti:

- Samirina: grazie mille per le gentilissime recensioni!!! Sono felice che ti piaccia la mia storia, spero di non deluderti con i prossii capitoli!!! Ah, e grazie anche per i constrolli grammaticali! ;) baci!!!
- Razieletta_95: grazie mille per la recensione!!! Ahahah, è vero, povero Damon!!!! xD Spero ti piaccia il capitolo!!! Baci!!!! :)
- biafin:  eh... invece no! Stefan non lo consoce! Ma si capirà meglio nel prossimo capitolo! Per adesso non mi resta di ringraziarti per recensioni!!! Grazie mille!!! Baciiii!!! ;)
ila_D:  non preoccuparti, non abbandonerò mai quedsta fic! Soprattutto grazie alle persone stupende che la recensiscono!!! Ahaha, non ami troppo Stefan, eh?!?! xD Spero ti sia piaciuto anche questo capitolo! Bacioni! =)
- Deliah: non ti preoccupare, anche io ci metto motlo ad aggiornare, e non riesco nemmeno a recensire, purtroppo! :(  No no, non abbandonerò mai la storia! ^^ Grazie mille per i complimenti, sei troppo gentile! E aggiungerei che nemmeno tu ami troppo Stè!! ahah! xD spero ti piacciano anche i prossimi capitoli! *-* un bacioneone!!! :)
- KeLsey: grazie per la recensione!!! Spero ti sia piaciuto anche questo capitolo!!! Allora... io non ho msn, purtroppo... uff... tu hai facebook?? Ad ogni modo, appena riesco, ti mando una mail, ok?? Baciiii e grazie!!! ;)
- _Delena_:  grazie per la recensione!!! A quanto pare molte di voi non vedono di buon occhio il povero Stefan!!! xD ahahah!! Davvero scrivi libri? Nono, non lo sapevo!! Che bello!!! *-* E poi, nella mia storia su Dark Visions ho scritto dei ringraziamenti alla fine, se vuoi leggili! Anche perchè non ricordo bene cosa ho scritto... o.O ahaha!! Bè, grazie di nuovo!!! Baci bacioni! :)
- clixa: ciao bella!! Grazie per la recenzione!! ^^ nono, Damon non può fare brutta figura!! xD spero ti sia piaciuto il capitolo! E per sapere che succederà.... eh... chissà... bisogna attendere! xD Baci e grazie! :)

E per rispondere ad una domanda comunitaria: chi lo sa cosa accadrà tra Elena e Stefan?! Mah, si scoprirà solo leggendo! xD
Ancora grazie e tutte, vi adoro!!!
Al prossimo capitolo!!!
Cecy

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


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Light and Darkness

Capitolo 13

Passarono almeno altri dieci minuti prima che Stefan riuscisse a parlare. E Damon attese, senza fretta, gustandosi il momento, godendo delle espressioni di sorpresa, incredulità, rabbia, paura che passarono in sequenza sul volto del fratello.
Lui semplicemente continuò a sorridere, consapevole del fatto che quel suo gesto lo avrebbe fatto infuriare ancora di più.
«Cosa ci fai qui?»
Damon si prese la libertà di aspettare qualche secondo prima di rispondere, si diede una lieve spinta, allontanandosi dallo stipite della porta, le braccia intrecciate all’altezza del petto, il sorriso arrogante sempre al solito posto.
«Non sei felice di vedermi, fratellino?» Si avvicinò a Stefan di qualche passo. Ora erano uno di fronte all’latro, con solo qualche passo di distanza a dividerli.
«Non fare l’idiota.»
Era evidente, pensò Damon, che Stefan stava trattenendo a stento la rabbia. Questo rendeva tutto ancora più divertente agli occhi del vampiro.
«Dimmi cosa accidenti sei venuto a fare in questo posto.» Lo attaccò di nuovo Stefan.
Damon allargò le braccia, con fare innocente.
«Sono a venuto a trovare il mio fratellino!»
Stefan non rispose, un bagliore d’ira a stento repressa attraversò i suoi occhi verdi come le foglie d’estate.
«Ok, non è vero.» Disse Damon, tornando d’un tratto serio. «Dobbiamo parlare. E’ importante.» Aggiunse quando lo sguardo di Stefan divenne isterico. Dopo qualche occhiata torva al fratello, Stefan accettò, sospirando.
«Ti ascolto.» Stefan si appoggiò mollemente alla scrivania, osservando con preoccupazione il fratello. Non era niente di buono, pensò, di sicuro. Se Damon era riapparso, voleva dire che c’era qualcosa sotto. E non sarebbe stato affatto bello. 

Quando Damon finì il suo discorso, Stefan rimase attonito a fissarlo per qualche secondo. Suo fratello sembrava diverso, cresciuto. Anche se, ovviamente, non poteva essere davvero cresciuto, i vampiri non invecchiano.
Però rimase qualche secondo a fissare gli occhi neri come la pece, che in quel momento, più che mai, sembravano seri.
«Mi stai dicendo,» iniziò lui «Che sei venuto a Firenze, a cercare me, perché dei vampiri hanno tentato di uccidere la tua ragazza, in America?»
Stefan ora era decisamente esterrefatto. Sentire il discorso da Damon era stata una cosa, riassumerlo evidenziando le parti salienti, lo aveva reso ridicolo. «Questo non ha senso Damon!»
Stefan sapeva che c’era qualcosa sotto, Damon aveva un piano in mente, ne era certo. Ma non riusciva proprio a capire perché fosse li.
Dopo tutti quegli anni...
Anche se, dovette ammettere, non sembrava nella sua fase “un’eternità di sofferenza per il mio fratellino!”.
Allora cosa accidenti voleva?
Stefan non riusciva a capire, era confuso. Se avesse potuto avere il mal di testa, ora avrebbe avuto un’emicrania davvero molto dolorosa. Si passò una mano tra i capelli.
«Bè, la mia ragazza è proprio qui fuori. E’ scortese farla aspettare, non credi?»
«Lei è...? Tu l’hai...?»
«Sì.»
«E va bene. Falla entrare. Ma, Damon. Sappi che non mi fido di te.»
Damon sorrise. Stefan ricordava con dolorosa certezza quel sorriso così sicuro di se, era l’espressione tipica di suo fratello.
«Ed è così che deve essere. Se fosse stato il contrario, fratellino, saresti diventato più stupido di quanto mi ricordavo! Però puoi considerare questa mia visita come... una tregua.»
Damon si girò e uscì dalla stanza, mentre suo fratello chiudeva gli occhi, improvvisamente stanco, come se il peso di tutti i secoli passati gli fosse crollato sulle spalle improvvisamente. Sospirò.
In fondo lo sapeva, no? Che Damon sarebbe tornato un giorno. Lo aveva sempre saputo.
«Ah,» Damon fece capolino nella stanza, di nuovo. «Ci terrei ad aggiungere, che la mia ragazza potrebbe chiarire alcuni interrogativi che si sono formati nella tua mente acuta.»
Stefan sentì una brutta sensazione irradiarsi in tutto il suo corpo. 

Quando Damon tornò a prenderla le sembrava che fossero passati secoli. Aveva osservato con ansia e poco interesse i passanti, che invece guardavano con immenso piacere la ferrari nera, e probabilmente avrebbero guardato con interesse anche lei se non fosse stato per i finestrini oscurati.
Stava per aprire la portiera con l’intenzione di entrare, quando lo vide uscire dal cancello, con un sorriso palesemente soddisfatto.
«Ora puoi entrare.» Le disse, porgendole la mano. Elena gli sorrise, uscendo dall’auto ed inspirando una boccata d’aria a pieni polmoni.
«Andiamo.» Disse lei, iniziando a camminare. Non capiva perché, ma Damon le sembrava decisamente troppo euforico.
Ma quando superò il cancello e si trovò davanti alla fontana i suoi pensieri si dissolsero, sciogliendosi come neve al sole. Quel posto era magnifico. Il parco sembrava ancora più grande, visto da dentro, la fontana era perfetta, decorata in maniera maestosa, e l’acqua era limpida e quasi invitante. Non riuscì a esaminare meglio il resto dei dettagli, perché Damon la stava letteralmente trascinando, e in meno di qualche secondo si trovarono sull’elegante scalinata di marmo bianco, diretti al portone d’ingresso.
Elena si fermò proprio davanti ad esso, il cuore le batteva a mille, si sentiva agitata.
«Damon, hai detto a tuo fratello che io... assomiglio a... vero?»
Il ragazzo ampliò il suo sorriso sornione, prima di lanciarle una lunga occhiata. «Certo.»
Senza indugiare oltre spalancò la porta, ed Elena non ebbe modo di riprendere l’argomento, anche se il tono di voce di Damon l’aveva messa in allarme.
Improvvisamente si rese conto di essere in un paese straniero, con il suo fidanzato vampiro, nella casa doveva aveva vissuto secoli prima, e dove ora viveva il fratello che, come aveva intuito più volte, lui odiava. Immediatamente realizzò che quell’incontro non sarebbe stato semplice e piacevole, ma lo fece troppo tardi.
Damon la trascinò attraverso il corridoio, che Elena non riuscì quasi a vedere, fermandosi sulla soglia di un’altra stanza, così all’improvviso che la ragazza andò a sbattere contro la sua schiena.
Il resto accadde così velocemente che Elena non riuscì quasi a reagire.
«Fratellino, ti presento la mia ragazza.»
La tirò lievemente per il braccio, facendola arrivare esattamente al suo fianco. Elena strinse forte la sua mano, fissando il pavimento.
Alzò lo sguardo con lentezza, preparandosi un sorriso cordiale, ma poi i suoi occhi ne incrociarono un altro paio, di un colore così armonioso da essere quasi magnetico.
Verdi come l’erba d’estate, accarezzata da una brezza tiepida... per un istante, un solo istante quegli occhi parvero sorpresi, ma poi un’ombra vi calò sopra, veloce, incessabile, oscurando quel verde, come se una nuvola avesse coperto il sole di quella giornata estiva.
Il ragazzo trattenne il respiro, gesto abitudinale, perché non aveva bisogno di respirare. Il suo corpo si irrigidì, i muscoli tesi, gli occhi scuri e terrorizzati.
Elena accennò un piccolo passo avanti, come se volesse stringergli la mano. Aprì la bocca per presentarsi, sicura che, non appena avesse chiarito quel malinteso, gli occhi del ragazzo sarebbero tornati curiosi e verdi come due smeraldi.
Ma non fece in tempo. Il ragazzo balzò all’indietro, urtando l’elegante scrivania di legno scuro alle sue spalle. La sbalzò all’indietro, mandandola a sbattere contro la libreria dietro stante. Il contenuto della scrivania rovinò a terra insieme a parecchi libri.
Elena si sentì male. Lo sguardo del ragazzo era così... era indecifrabile.
Orrore, paura, dolore, incredulità...
E Damon non faceva nulla per impedire che ciò accadesse. Stava li, il suo sorriso sulle labbra, lo sguardo fisso sul fratello. Elena lo guardò, incapace di reggere lo sguardo di Stefan un minuto di più, mentre al contrario il ragazzo pareva avere occhi solo per lei.
«Damon!» Esclamò sottovoce, scuotendogli il braccio con forza. Il ragazzo non reagì, fissava suo fratello, come se fosse ipnotizzato. “E’ un folle!” Pensò Elena in un momento di pura crisi. Disperata si rese conto di dover prendere in mano la situazione. Si allontanò da Damon, avanzando verso il centro della stanza, verso il ragazzo.
Stefan Salvatore. Il fratello di Damon. In un momento di isteria pensò che erano davvero diversi. Molto diversi.
Stefan scuoteva la testa lentamente, le ginocchia sembrava volessero cedere sotto il suo peso.
«Stefan, giusto?» Il ragazzo non rispose, la fissò come se avesse visto un fantasma, tornato dal mondo dei morti apposta per torturarlo. «C’è stato un malinteso, io sono...»
«Katherine.» Terminò lui, con una voce roca e bassa; ora nel suo sguardo c’era qualcosa che Elena non riuscì a decifrare. Sembrava quasi...
La ragazza sentì Damon, risvegliato dalla sua ipnosi, avvicinarsi a lei.
«No.» Rispose Elena, cercando di apparire tranquilla e sicura di se. Con uno sforzo enorme, si costrinse a sorridere. «No, io sono Elena. Elena Gilbert, e vengo da Fell’s Church.»
Lo sguardo di Stefan si fece dubbioso, si raddrizzò, le ginocchia che reggevano di nuovo il suo peso. Ora il suo sguardo si posò alle spalle di Elena, verso suo fratello.
La ragazza non vide il loro scambio di sguardi, ma quando gli occhi di Stefan si fissarono di nuovo su di lei, erano tornati verdi, e spaesati, confusi e... mortificati.
«Io... mi dispiace... Tu sei... uguale...» Scosse la testa, osservandola ancora un istante, non del tutto convinto. Alle sue spalle, Elena sentì che Damon era... irritato.
«Io sono Stefan.» Fece il ragazzo, con un sorriso tirato e immensamente stanco, porgendole la mano.
Elena sorrise. La situazione stava migliorando. «Lo so.» Rispose, stringendogliela. Sentì una strana sensazione quando le loro mani si toccarono. La pelle si Stefan sembrava quasi tiepida, forse era solo per le sensazioni che aveva provato qualche istante prima.
Sentì un senso di riconoscimento, capì che quello era davvero il fratello di Damon, anche se erano diversi come il giorno e la notte. Elena sentiva qualcosa in quel ragazzo...
La mano di Damon si strinse con forza alla sua spalla.
«Bene, ora che siamo tutti amici...»
Tirò indietro Elena, quasi con scortesia, interrompendo il loro contatto, e lasciando il fratello ancora più sbalordito e folgorato. Elena si accorse con imbarazzo che Stefan raramente distoglieva gli occhi da lei.
Calò un velo di silenzio nella stanza, che Elena notò, era un salotto davvero enorme.
La situazione si stava facendo complicata; Stefan era sconvolto, confuso, Damon sembrava irritato, eppure compiaciuto, forse perché il suo diabolico piano per distruggere emotivamente il fratello era andato a buon fine.
Elena dal canto suo, si sentiva confusa. Guardava quel ragazzo pallido, con due occhi verdi che sembravano opachi, pieni di disperazione celata con maestria, sentendosi in pena per lui. Sentiva la mano di Damon sulla sua spalla, e si sentiva infuriata con lui: come aveva potuto fare una cosa simile a suo fratello? Poi si rese conto che la colpa era effettivamente sua; se solo non fosse stata così maledettamente identica a quella Katherine...
Ormai il silenzio si stava protendendo oltre misura, diventando eccessivamente imbarazzante, Elena voleva solo buttarsi su un letto e chiudere gli occhi su quella situazione surreale, nascondendosi nel mondo dei sogni, dove i problemi apparivano sfocati e lontani...
Fu un rumore a interrompere quel silenzio.
Una porta che sbatteva. Improvvisamente Stefan alzò la testa di scatto, fissando l’entrata del salotto, e liberando Elena dal peso del suo sguardo. Nei suoi occhi passò una scintilla di consapevolezza, come se si fosse appena ricordato di una cosa importante.
Ma non riuscì a fare nulla, non ne ebbe il tempo, e la disperazione mista alla stanchezza presero il sopravvento sul suo volto, mentre una voce dal corridoio gridava: «Stefan! Sono tornata!»
Tutti e tre fissavano l’ingresso, sentendo dei passi in avvicinamento. Elena deglutì, non sapendo cosa aspettarsi, Damon lanciò un’occhiata al fratello, e in quel momento qualcuno entrò nel salone.
Damon inarcò le sopracciglia. «Le sorprese non finiscono mai, vero fratellino?»
La nuova arrivata si bloccò sulla soglia, impietrita. Osservò Stefan, la scrivania mezza ribaltata alle sue spalle, di nuovo Stefan, e poi gli sconosciuti nel salotto.
Le labbra rosse erano socchiuse, i suoi occhi mandavano silenziosi messaggi interrogativi.
Stefan sospirò. «Kassy, questi sono Damon ed Elena.» Disse stancamente.
La ragazza sorrise, come se avesse appena capito chi si trovava davanti.
Damon cinse la vita di Elena, attirandola a se con fare protettivo, mentre la ragazza avanzava verso di loro.

 
Note d'autore:

Salve a tutte, mie care lettrici!!! Finalmente riesco ad aggiornare la mia fanfic!!! Forse qualcuna di voi avrà l'istinto di impalarmi, sono passate davvero tante settimane dall'ultima volta che ho aggiornato!!! :( vi chiedo umilmente scusa! Durante le vacanze sto la maggiorparte del tempo a casa della nonnina, e la non c'è internet!! xD
Bè, spero comunque che abbiate passato delle belle e rilassanti ferie!!! Purtroppo però sono finite... ed è ricominciata la scuola... -.-' altro motivo che mi rallenta nell'aggiornare!
Vabbè, passiamo alla storia, sarà meglio!
Allora, finalmente Elena e Damon incontrano Stefan! Premetto che nel prossimo capitolo verrà detto quelaocsa su di lui... e sul nuovo personaggio arrivato proprio nelle ultime righe!!! 
Spero che continuerete a seguirmi, e che questo capitolo, e i prossimi, siano di vostro gradimento!!!

Non ho tempo di ringraziare tutte una per una, ma vorrei comunque dire grazie a quelli che hanno recensito: Samirina, biafin, _Delena_, ila_D,  Razieletta95, marty occhiblu e ragazza lupo!!! Vi ringrazio davvero di cuore, spero la prossima volta di trovare il tempo per rispondere alle vostre gentilissime recensioni! :)
Ed infine grazie a tutti quelli che hanno messo questa storia nei preferiti, o nelle seguite o chi semplicemente l'ha letta e apprezzata!!! Un grazie enorme a tutti!!!

Cecy

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


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Light and Darkness

Capitolo 14

Elena non fu in grado di ricordare come finì nel letto nel quale si trovava in quel momento. I ricordi della sera prima era annebbiati e confusi.
Tutto ciò che si ricordava erano i capelli rosso fuoco della ragazza di nome Kassy. Anche Stefan era stato in grado di prendere alla sprovvista Damon. Kassy a quanto pareva, era la sua compagna, da moltissimi anni ormai. Ma nulla di più era stato detto.
Stefan fece gentilmente notare che Elena aveva un’aria davvero stravolta, e le  consigliò di andare a riposarsi. La ragazza non obiettò. La sua testa stava di sicuro per esplodere, e non avrebbe retto un’altra notizia.
Improvvisamente tutto quel viaggio le parve una stupidata, una cosa assurda, insensata, ma poi si ricordò perché erano li. Questo bastò a riportarla alla realtà.
Si tirò a sedere, puntellandosi sui gomiti e socchiudendo gli occhi alla debole luce del mattino. Le pareva strano pensare che si trovasse a Firenze. In Italia.
Si chiese dove fosse Damon, avrebbe dovuto parlarci, chiarire. Forse era stato lui a metterla a letto, la notte precedente. Elena non lo ricordava.
«Oh, ti sei svegliata finalmente.»
Elena sobbalzò, volgendo gli occhi verso la porta, che ora era socchiusa. Kassy si sporgeva verso l’interno, come se non sapesse se entrare o no. Si mordicchiò un labbro, ma poi fece un altro passo, aprendo di più la porta e restando sulla soglia. Elena deglutì, non era sicura di potersi fidare di quella ragazza. O meglio, di quella vampira.
«Il tuo ragazzo ha detto di dirti che è uscito, con Stefan. Per indagare. Mi ha già raccontato tutto.»
Elena fece per parlare, per chiedere qualcosa, ma Kassy la interruppe. «Mentre tu dormivi. Sai, avrei voluto aiutarli, ma mi hanno obbligata a restare qui. Per farti da guardia!» La sua voce era immersa di sarcasmo, come se la proposta dei fratelli fosse indecente. Ma in realtà non sopportava di essere lasciata da parte, pensò Elena.
«Se ti va di alzarti, possiamo andare a fare un giro.»
«Fare... un giro?»
«Sì. Se per milady non è troppo rischioso. Devi sapere che mi hanno vietato di uscire, ma suppongo che se tu vieni con me, il divieto si annulli.»
Elena annuì, non aveva realmente voglia di uscire, si sentiva ancora scombussolata dall’orario e la testa le pulsava ancora un poco, ma non avrebbe dato a quella ragazza dai capelli di fuoco alcuna soddisfazione.
Le ci volle poco per prepararsi, si infilò vestiti puliti, si pettinò i capelli e mangiò una brioche prima di uscire con Kassy, inspirando l’aria mattutina.
«Allora,» disse Kassy mentre si lasciavano alle spalle villa Salvatore.«Dimmi qualcosa di te. Ti chiami Elena, sei identica a Katherine, e un mucchio di vampiri pazzi da la caccia a te e al fratello di Stefan. Giusto?»
Elena non potè fare a meno di ridere. «E’ la storia della mia vita.»
Anche Kassy, suo malgrado, sorrise.
«Dimmi qualcosa di te, invece.»
Le due ragazze si fermarono in attesa che il semaforo pedonale diventasse verde. Kassy si strinse nelle spalle. «Non c’è molto da dire. Quando Stefan fuggì da Firenze, mi offrii di accompagnarlo. Ero una schiava nella villa, qualche secolo fa. Poi venni trasformata in vampiro, nessuno se ne accorse, chi bada ad una schiava? Ma conoscevo entrambi i fratelli Salvatore, anche se Damon non si ricorda di me. Ho sempre apprezzato Stefan.» Nella sua voce si poteva udire un tono affettuoso quando parlava di Stefan. Elena si chiese se assumeva lo stesso tono quando parlava di Damon. Poi si rese conto che non aveva mai avuto l’occasione di parlare di Damon in modo positivo. I suoi amici l’odiavano.
«E poi basta. Io e Stefan abbiamo girato l’Europa. Non è stato facile, Stefan era distrutto in quel periodo. Lo è stato per parecchi anni. E poi siamo tornati a Firenze. E poi siete arrivati voi.»
Elena guardò la strada davanti a se, sentendosi più sveglia ogni passo che muoveva. «Hanno scoperto qualcosa di nuovo, Damon e Stefan? Sui vampiri?»
Kassy scosse la testa. «Te l’ho detto, sono usciti questa mattina. Stop, entriamo qui.»
“Qui” aveva l’aria di trattarsi di un locale, o di un bar. Elena desiderò immensamente poter essere con Damon, a casa. 

Uscirono dal bar almeno un’ora dopo. Kassy conosceva quasi tutti, li. Ma non si era presa la briga di presentare Elena, così la ragazza aveva passato un buon quarto d’ora in bagno, parlando al cellulare con Bonnie e Meredith. Le ragazze erano felicissime di sentirla, non si lamentarono nemmeno dell’orario. Le fecero un interrogatorio degno di un investigatore, ma Elena rispose a tutte le domande, e promise loro informazioni giornaliere. Le salutò assicurandosi che le salutassero anche Matt.
In situazioni normali, Elena sarebbe stata indignata dal comportamento di Kassy, ma quella non era una situazione normale, anzi, gli sguardi delle persone presenti nel locale la irritavano e basta. Voleva vedere Damon, nessun’altro.
Mentre camminavano per tornare alla villa, Kassy prese la parola. «Spero che non ti sia annoiata.»
«Sinceramente, sì. Spero non ti dispiaccia.»
Kassy rise. «Sei una ragazzina perspicace per dare una risposta del genere ad un vampiro.»
«Cerchi di spaventarmi?»
«Non particolarmente.»
Rimasero in silenzio per un po, mentre Elena seguiva la rossa tra scorciatoie a lei sconosciute. Si chiese se fosse stata troppo sfrontata con lei, ma a Elena non importava, non si sarebbe fatta mettere i piedi in testa da quella sconosciuta.
Sconosciuta. Era proprio così. Un pensiero si fece largo nella sua testa. Un brutto presentimento. Stava seguendo una sconosciuta in scorciatoie mai percorse. Le strade erano vuote.
Kassy si fermò all’improvviso. Elena la imitò, il cuore le saltò in gola. Era certa di non essere simpatica alla ragazza, ma... l’avrebbe davvero attaccata? Bè, allora sarebbe stata pronta.
Ma non accadde.
«Hai sentito?»
Elena non fece in tempo a rispondere. Qualcosa piombò tra di loro, un ombra nera, che spinse via Kassy.
«Corri!» Sentì gridare. Ed Elena lo fece. Era in un vicolo stretto, che dava sul retro di alcune ville. C’erano molte aiuole che spuntavano verso la strada. Corse, fino a quando ne vide una, sembrava un po secca, i rami sporgenti erano spogli. Senza pensare ad altro si fiondò verso quella, evitando allo stesso tempo l’ombra che si fiondò su di lei. Afferrò un ramo e tirò.
Sentì le schegge ferirle i palmi, ma le ignorò, continuò a tirare e torcere, fino a quando il ramo non si strappò.
Si voltò, l’adrenalina a mille. Era stufa di quelle situazioni. Non ne poteva davvero più. Era giunto il momento di farsi valere.
L’ombra era li, davanti a lei, e avanzava veloce, il viso coperto da un cappuccio nero. Quando fu abbastanza vicina Elena attaccò, riuscendo a colpire il suo avversario al braccio. Continuò ad infierire, fino a quando l’ombra non afferrò il ramo, cercando di strapparglielo via.
Ma in quel momento Kassy lo afferrò per le spalle, sollevandolo senza sforzo e buttandolo lontano. Il vampiro si rialzò... e corse via, veloce com’era arrivato.
Elena aveva il fiatone e i palmi graffiati. Lasciò cadere il ramo mentre Kassy si sistemava i vestiti e i capelli leggermente scompigliati dal precedente schianto.
Sembrava agitata.
«Muoviamoci. Dobbiamo andare a casa. Subito.» Prese Elena per un braccio trascinandola senza che lei potesse fare obiezioni.
«Oh, non gli piacerà questa storia.»
Kassy era preoccupata. «Però devo ammettere che hai dei riflessi pronti. Ti avevo sottovalutata, biondina.»
Elena, ancora in preda ad una scarica di adrenalina, sorrise.
Pochi minuti dopo varcarono la soglia di villa Salvatore e non appena aprirono il portone d’ingesso, i due Salvatore furono loro di fronte.
«Dove accidenti eri andata Kassy!» Esclamò Stefan, mentre la ragazza lasciava il braccio di Elena, scostandosi. «Mi sembrava di averti detto di stare a casa!»
A Elena non importava nulla di loro due, i suoi occhi erano incrociati con quelli di Damon, immersi in una profonda comunicazione senza parole.
«Cosa ti è successo?» Sussurrò Damon, prendendola delicatamente per i polsi. «Sanguini.» Disse voltandole le mani, in modo che i graffi fossero visibili.
«No, non è nulla... è che...»
«Un vampiro ci ha attaccate.» Disse Kassy. La reazione di Stefan fu del tutto isterica. Damon roteò gli occhi, trascinando dentro Elena. «E’ meglio se ti sciacqui.» La condusse senza parlare in bagno, dove aprì l’acqua del rubinetto, aspettando che Elena lavasse via il sangue rimasto.
«Avete scoperto qualcosa?»
Damon scosse la testa. «Un buco nell’acqua.» Disse chiudendo il rubinetto. «Tu piuttosto. Accidenti, siamo arrivati solo ieri! Ah, sappi che da ora in poi non resterai più sola, non con lei.»
«Meglio, io voglio stare con te.»
Elena abbracciò Damon, osservandolo con attenzione. Finalmente era con lui, era tutto ciò che desiderava da quando erano arrivati.
«Ti prometto che arriverò fino in fondo a questa faccenda, principessa.» Damon le prese le mani, passando i pollici sui palmi, dove i graffi oramai non sanguinavano più. Nascosta sotto la sua tranquillità Elena vi scorgeva l’ira e la voglia di staccare la testa all’aggressore. Per quanto il pensiero potesse essere macabro, Elena si ritrovò a sorridere. Voleva dire che Damon ci teneva davvero a lei.
«Damon. Posso farti una domanda?» Il vampiro annuì. «Perché non avevi detto a Stefan di me?»
Damon si strinse nelle spalle, con fare innocente.
«Sei stato meschino!»
«Ma io sono meschino, Elena. E cattivo, anche.»
La ragazza liberò i polsi dalla presa di Damon. «Ma resta pur sempre tuo fratello, che tu lo voglia o no!»
«Questo purtroppo lo so già.» Rispose lui cercando di mantenere la calma.
«Come puoi parlare così! A volte non ti capisco, Damon.»
«Non litigherò con te a causa sua.» Damon mosse un passo verso Elena.
«Nessuno ti ha chiesto di litigare, solo di spiegare.» Elena fece un passo indietro.
«Non c’è nulla che tu non sappia già.» Un altro passo avanti.
«So solo che avete litigato secoli fa per una donna. Secoli, Damon!» Elena urtò il lavandino.
«Lo scorrere del tempo è diverso per noi. E poi sto solo mantenendo la mia promessa.»
«Sei incredibile.» Damon oramai era vicinissimo, il suo sorriso beffardo comparve sulle sue labbra.
«Lo so.»
A quel punto nessuno dei due riuscì a resistere all’altro; le braccia di Damon cinsero Elena, mentre quelle della ragazza gli circondarono il collo, le dita intrecciate ai neri capelli di lui.
Le labbra si sfiorarono, prima in un bacio delicato, interrotto immediatamente, per diventare ardente e passionale, dettato dal desiderio. I sentimenti di Elena parvero risvegliarsi, guidati da Damon. Non si era resa conto che erano passati giorni ormai, da quando lei e Damon non si baciavano in questo modo.
«Damon!» Dei passi concitati di fermarono proprio sulla soglia della porta. Qualcuno si schiarì la voce e bussò.
Elena si sentì arrossire, mentre cercava di riprendere contegno, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi. Damon invece, per niente imbarazzato, lasciò trapelare tutta la sia irritazione, che come un pugnale scagliato raggiunse il fratello, immobile sul ciglio della porta.
«Abbiamo delle novità.» Sussurrò, mentre Kassy spuntava da dietro di lui.
«Perfetto.» Disse Damon con sarcasmo. «Sei arrivato proprio nel momento più adatto. Dimmi.»
«Sarebbe meglio andare in salotto.» Fece notare Kassy.
Così pochi istanti dopo erano tutti e quattro seduti su due antichi divani, uno di fronte all’altro.
«Quali sono queste novità?»
«Ho mostrato a Kassy le immagini di quel Jonathan, quelle che mi hai mostrato ieri sera.»
Damon si fece attento, poggiò i gomiti sulle ginocchia, sporgendosi in avanti. «Ebbene?»
«L’ha riconosciuto.»
Elena sgranò gli occhi, mentre il silenzio calava sui quattro. Se Kassy l’aveva riconosciuto, voleva dire che lei e Damon avevano seguito la pista giusto, poiché Kassy e Stefan avevano girato tutta l’Europa.
«Proprio così. E lo avreste fatto anche voi, visto che lui viveva qui, assieme a noi. Lavorava nelle cucine.»
Elena guardò Damon. Un lampo passò attraverso i suoi occhi neri, illuminandoli. Balzò in piedi. «Lo sapevo! Sapevo di averlo già visto!»
«Ma non finisce qui!» Esclamò Kassy. «Se non mi sbaglio, credo di averlo visto, qui, a Firenze. L’anno scorso. Ma credevo di essermi sbagliata. Nessuno era sopravvissuto, quella notte.»
«E se lui era qui a Firenze, può voler dire che abitava nei paraggi, magari non da solo.»
Damon si sedette, guardando Elena. «Il vampiro che avete incontrato oggi. Era uomo o donna?»
Elena scosse la testa. «Non lo so, aveva il viso coperto. Non l’ho visto.»
Entrambi guardarono Kassy, che scosse il capo sconsolata.
«Di sicuro c’è una connessione. Tra tutti questi vampiri. Elena, abbiamo seguito la traccia giusta. Firenze, la risposta si trova qui! Dobbiamo solo ritrovare quel vampiro.»
«O vampira.» Precisò Stefan.
«Potrebbe non essere solo. Ce ne sono altri.»
«Sì, ma perchè Jonathan? Cosa potrebbero volere questi vampiri da voi?»
Nessuno seppe rispondere. Di certo Damon avrebbe dovuto scavare nel suo passato, ritornare in quella villa, parecchi anni prima. C’era qualcosa che avrebbe potuto avere fatto a quei vampiri?
Damon si alzò di nuovo.
«Non lo so. So solo che la caccia è iniziata.» Negli occhi di Damon passò una scintilla. Diceva pericolo. Il cacciatore era pronto a cacciare la sua preda. E Damon non si sarebbe fermato di fronte a nulla.
«La domanda è... sarete con noi?»
Stefan e Kassy si alzarono. Gli occhi verdi del ragazzo erano tormentati, come sempre, ma la sua voce era decisa. «Sì.»
«Bene.» Damon sorrise. «Che la caccia abbia inizio.»

 

Note d’autore
Salve lettori e lettrici! Come state? Avete passato un buon Halloween?? Io sì! *-*
Bando alle ciance, chiedo scusa per il ritardo, ma la scuola è davvero uno stress in terza liceo! Non ti da respiro! Ed io per scrivere ho bisogno di essere rilassata, quindi...
Vabbè, spero vi sia piaciuto il nuovo capitolo! Penso sia giusto fare un punto della situazione.
Finalmente Damon ed Elena arrivano a Firenze, e la nostra eroina ha subito un incontro ravvicinato con un/a vampiro/a! E poi c’è questa Kassy... ci si potrà fidare di lei? Sappiamo che è stata con Stefan per molti anni... ma per ora solo questo...
Stefan non ha ancora avuto molto spazio, di lui sappiamo solo che c’è qualcosa che lo tortura dall’interno, e che a differenza dei libri, decide di restare in Europa.
Mentre Damon... ritornerà ad essere il vampiro/cacciatore senza scrupoli?? E chi lo sa!
Allora spero di non avervi annoiati, e spero di riuscire a postare presto un nuovo capitolo!!!

Ringraziamenti:

- Razieletta_95:  grazie mille per i commenti!!!! *-* sei troppo gentile!!! So che la ripresa di questo capitolo è un po muffa... però spero di averti chiarito qualche dubbio sulla new entry! (che tra parentesi non sapevo come chiamare!! O.o) ti chiedo scusa per il ritardo, ma questo ponte dei morti mi ha dato tempo di scrivere, e poi oggi ho preso pure due votuzzi bellini, quindi ho aggiornato!! ^^ Spero continuerai ha seguire questa lunghiiiiissima storia!!! :) grazie mille ancora!!! Bacio!!!

- Leuviah_Utopia: grazie per la recensione!!! :) e non ti preoccupare se non hai recensito gli altri capitoli, mi rendo conto che sono tanti e lunghi, anzi, ti ringrazio per aver recensito questo!!! Sono felice che ti sia piaciuta la storia, spero ti sia piaciuto anche questo capitolo!!! ;) ancora grazie mille!!!
- Smirina: grazie, grazie, grazie!!!! Siete tutte troppo genitli!!! Povero Stefan, lo sto forse dipingendo un po troppo tonto??? Ahahah!! Vabbè, credo avrà più spazio nei prossimi capitoli, ma don't worry, Damon è Damon! ù.ù ahah! Grazie ancora! Baci!!!
-  _Ericuzza_ bè che dire, imploro perdono!!!! xD a parte gli scherzi, grazie per la recensione!!! Spero che aggiornerai presto la tua fantastica ff!!! Tanti baci!!!! :)
- ila_D:  benotrnata!!!!!! :) non preoccuparti, ti capisco, la scuola è una brutta bestia... ehh... ma sono felice che sei passata a dare un'occhiata alla mia storia!!! ^^ ahaha povero Stefan, direi che non ti piace eh???  Mi farò prestare una anello magico da Jeremy per non farmi ammazzare dal tuo paletto allora!!! xD Spero di non averti delusa con questo nuovo capitolo, magari verrà spiegato qualcosa di più su questa Kassy... intanto non resta che attendere!!!! xD Grazie  ancora per la recensione!!! Baci!!!! :)

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


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Light and Darkness

Capitolo 15

Elena venne svegliata da una luce improvvisa che l’accecò per qualche istante. Si rigirò nel letto, cercando riparo sotto le calde coperte, ma una voce la costrinse a riemergere e ad aprire finalmente gli occhi.
«Non vorrai dormire tutto il giorno, spero.»
Una mano le sfiorò la guancia sistemandole i capelli dietro l’orecchio. Elena borbottò qualcosa in risposta, ma Damon la ignorò, porgendole un vassoio.
«Colazione a letto! Ti va principessa?»
Improvvisamente Elena si fece interessata e si tirò a sedere, poggiando la schiena contro i cuscini. Prese un croissant e si mise ad osservare Damon, gli occhi ancora impiastrati di sonno.
Anche lui la osservava, un sorriso obliquo sulle labbra. Anche se non voleva darlo a vedere, Damon appariva stanco come Elena non lo aveva mai visto prima. E si sentiva in colpa, perché non poteva fare nulla per aiutarlo. Anzi, per aiutare gli altri nelle ricerche.
«Devi andare anche oggi, vero?»
«Sì.»
Da quando avevano scoperto che Jonathan aveva un legame con loro, non avevano smesso di indagare e cercare il vampiro, o la vampira, che aveva attaccato Elena e Kassy qualche giorno prima.
«Mi dispiace Principessa, ma è necessario. Stiamo seguendo una vampira, sai? Per ora non fa nulla di strano, ma preferiamo non fidarci, non dopo quello che è successo.»
«Mi sento dannatamente inutile.» Sussurrò sconsolata Elena, pulendosi le labbra rosee con un tovagliolo e sorseggiando del caffè latte caldo.
Damon scosse la testa posandole una mano sulla gamba distesa accanto a lui. Elena poggiò la tazza sul vassoio, allontanandolo con una spintarella. Si sporse verso Damon. «Vorrei solo che tutto ciò finisse presto. Vorrei poter tornare a casa e... stare con te. E basta. Come una normale coppia.»
Elena sorrise maliziosamente.
«Non c’è nulla di normale in noi, dolcezza. Ma sarebbe bello. Quando tutta questa storia sarà finita, ti porterò ovunque vorrai, e faremo qualsiasi cosa vorrai. Abbiamo un accordo?»
«Credo di sì.» Rispose Elena cingendo il collo di Damon con le braccia pallide e fresche.
«Ti prometto che tutto finirà presto, Elena. Mi sono stufato di questi giochetti.» Sussurrò il vampiro, cingendo Elena per i fianchi e attirandola a se. Le loro labbra si sfiorarono, un tocco leggero e ricco di desiderio. Il cuore di Elena iniziò a battere impazzito, come sempre quando Damon le si avvicinava. Si lasciò scivolare sul letto bianco, tirando Damon con se. Si ritrovarono sdraiati, si sorrisero, si baciarono. In quel momento Elena dimenticò tutti i problemi del mondo, ora esisteva solo Damon. Avrebbe voluto che la sua vita fosse sempre così, le mani di Damon sfioravano la pelle fresca delle sua braccia nude e i baci diventavano sempre più appassionati ma...
Ma i problemi sono sempre dietro l’angolo, e aspettano solo di essere dimenticati, per poi tornare improvvisamente a farsi notare, più forti di prima.
Una porta sbatté al piano di sotto. Damon sospirò, mettendosi a sedere. Elena lo seguì, ancora tra le sue braccia.
«Questa è Kassy. Devo andare.»
Anche Elena sospirò, ricambiando il bacio leggero di Damon, prima che lui si alzasse, lanciandole un lungo sguardo. «Ritornerò questo pomeriggio, ok? Ci vediamo più tardi Principessa.»
Elena annuì e quando la porta di sotto sbatté di nuovo, segno che Damon aveva lasciato la casa, si alzò, vestendosi di malavoglia. Aveva passato i giorni seguenti il suo incontro con il vampiro a scrivere il suo diario, quando Damon era di turno. Il tempo restante lo aveva occupato al telefono. Non c’erano grandi novità a Fell’s Church e non c’erano più stati nemmeno attacchi di vampiri. Un altro indizio che confermava la teoria di Damon: Firenze era la risposta.
Un pallido sole splendeva fuori dalla finestra ed Elena decise finalmente di uscire dalla sua stanza. Avrebbe esplorato l’immensa villa Salvatore quel giorno. Non aveva molte altre possibilità, visto che non poteva uscire di casa. E poi Kassy non le rivolgeva più la parola dopo l’attacco. Era diventata taciturna con tutti, quando era in presenza sua e di Damon.
Elena aprì la porta e uscì in corridoio. In quel piano c’erano le camere da letto, non sapeva quante fossero in tutto, ma erano davvero molte. Non sapeva nemmeno dove dormissero Stefan e Kassy, o se dormissero, non che le importasse gran che. Sapeva che al piano di sotto c'erano l’immenso salotto, la cucina e uno studio.
Aveva intravisto anche delle scale che portavano ad una cantina. Si chiede cosa ci fosse la sotto, e quanto fosse grande. Ma in realtà Elena era più attratta dalle scale che portavano verso l’alto, al piano più elevato della casa.
Si fermò davanti ad una finestra, osservando l’immenso giardino: anche quello doveva essere un bel posto. Decise di recarsi li, e di approfittare della giornata soleggiata.
Il portone d’ingresso sbatté di nuovo e un istante più tardi Elena vide la testa rossa di Kassy uscire dal cancello ed incamminarsi alla sua destra. Si chiese dove stesse andando. Il suo turno era finito.
Kassy era strana in quei giorno, pensò Elena. Ma se anche lei era andata voleva dire che la casa era vuota: più spazio per lei.
Scese velocemente le scale di marmo, aprì il portone e si ritrovò in giardino. Il tiepido sole le baciò il volto riscaldandola piacevolmente. Elena si lasciò sfuggire un sorriso. Si incamminò sul vialetto che portava verso sinistra e poi ripiegava attorno alla villa, portando sul retro. La ghiaia scricchiolava sotto le sue scarpe ma oltre quel rumore, regnava la natura: si potevano udire degli uccelli cantare, il vento leggero scuoteva le foglie delle enormi querce, ogni tanto si sentiva il ronzio di qualche insetto. Procedendo verso il retro della casa il rumore del traffico si affievoliva sempre di più, lasciando il posto allo scrosciare dell’acqua. Infatti al centro del giardino c’era una fontanella. Bè, non proprio, le sue dimensioni erano decisamente maggiori di quelle di una normale fontanella: era quasi grande come una fontana.
Elena si avvicinò, e si specchiò nell’acqua limpida. Dentro la fontana c’erano dei piccolo pesciolini rossi.
Adorava quel posto, era una villa immensa e magnifica. Se solo avesse potuto stare li con Damon... ma come benissimo sapeva, non erano li per una vacanza.
Persa nei suoi pensieri Elena quasi non si accorse del portone d’ingresso che sbatteva in lontananza, per la quarta volta quel mattino.
Questo doveva essere Stefan.
Decise di tornare dentro e chiedergli se aveva delle notizie. Se avevano scoperto qualcosa su quella vampira.
Si intrufolò in casa, ma tutto taceva. «Stefan?» Chiamò la ragazza. Nessuna risposta. Elena iniziò a salire le scale e lo chiamò di nuovo, ma non ottenne nessuna risposta. Era sicura di aver sentito la porta sbattere! Guardò le scale che portavano alla soffitta, indugiò solo un istante ma poi decise di salire. Le scale erano strette e alla fine c’era una porta di legno, socchiusa. Elena la spinse ed entrò.
Sbatté le palpebre un paio di volte colta alla sprovvista da quella luce. Non si immaginava che la mansarda fosse così luminosa, invece gran parte delle pareti erano occupate da larghe finestre che mostravano una magnifica vista su Firenze. Doveva essere stupendo passare del tempo li dentro. Le pareti senza finestre erano di legno chiaro, e la maggior parte di esser erano occupate da scaffali colmi di libri. Sul pavimento c’erano tappeti preziosi e poi divani dall’aria invitante, soprammobili curiosi ed un telescopio che puntava fuori da una finestra. Al centro della stanza vi era una scrivania, ed dietro di essa c’era Stefan. Il ragazzo poggiò un libricino dall’aria molto vecchia e cercò di nascondere la sorpresa nel vedere li Elena.
«Ciao.» Disse la ragazza. «Scuse se sono piombata qui senza bussare. Ti ho sentito rientrare così...»
Stefan assentì ma non disse nulla.
«Mi chiedevo se portavi novità.»
Stefan parve illuminarsi, felice di distrarsi e di rompere il ghiaccio. «Sì, abbiamo seguito la vampira. In un bar qui vicino, l’abbiamo sentita parlare con il barista. Parlava di un certo Jonathan.»
Elena dischiuse le labbra, lasciandosi sfuggire un ‘‘Oh!’’.
«Purtroppo si è accorta di noi. Abbiamo perso le sue tracce. Ma ora sappiamo che le due cose sono collegate!» Stefan sorrise, ed Elena non fece a meno di notare che era molto più carino quando sorrideva. Quell’aria sofferente lo faceva sembrare diverso. Così invece riusciva quasi a intravedere delle leggerissime somiglianze con suo fratello.
«Damon e Kassy stanno cercando di ritrovarla.»
«Fantastico. Sono sicura che ci riuscirete. E poi finalmente avremo delle risposte.» Elena sorrise al ragazzo, felice di aver fatto un passo avanti, anche se piccolo, era sempre meglio di niente.
«Già.»
«Senti,» iniziò lei facendosi seria. «Mi dispiace di avervi coinvolti in questa faccenda. Se c’è qualcosa che posso fare per aiutarvi, qualsiasi cosa...»
«Non devi sentirti incolpa.» Stefan si mise davanti alla scrivania, riacquistando il suo sguardo perso e spento. «Damon è mio fratello, sono sempre pronto ad aiutarlo.»
Ad Elena quella frase suonò assurdamente falsa. Stefan si avvicinò di qualche passo alla ragazza, scrutandola. Poi Elena ricordò la sua reazione di qualche sera prima. Elena per lui era un’altra persona ed ora che lui le era così vicino poteva vedersi riflessa nei suoi occhi. Ma non era davvero lei quello che Stefan vedeva. Il dolore riaffiorò in quegli occhi verdi.
«Stefan.» Elena voleva chiarire la situazione una volta per tutte. Ma non riuscì a proseguire.
«Dio, sei identica a lei.»
«N-non...»
La mano di Stefan le si posò sulla guancia. Elena sobbalzò, ma non fece in tempo a sottrarsi: le labbra di Stefan si poggiarono dolcemente sulle sue, senza vere e proprio pretese, semplicemente.
Elena tornò lucida.
Fece due passi indietro e guardò Stefan. Il ragazzo chiuse gli occhi e si voltò dall’altra parte.
«Stefan!» Esclamò la ragazza. Ma lui si avvicinò ad una finestra senza parlare. «Stefan?» Ripeté lei.
«Mi dispiace.» Disse il ragazzo senza mai voltarsi.
«Io non sono Katherine. So che è dura capirlo ma... non sono lei. Sono Elena, Elena Gilbert.»
Stefan abbassò la testa e tacque. Elena capì che doveva andarsene subito.
Voleva aiutarlo con tutto il suo cuore, era il fratello di Damon, si sentiva in qualche modo legata a lui. Avrebbe voluto che la smettesse di essere triste e afflitto. Ma non poteva aiutarlo, non ora. Non se lui credeva che Elena fosse Katherine.
La ragazza si chiuse nella sua stanza, lasciandosi scivolare contro il muro e sedendosi per terra, le mani tra i capelli. Si mordicchiò le labbra, laddove quelle di Stefan si erano posate.
Pensò a Kassy. Quanto doveva essere difficile per lei stare al fianco di Stefan? O forse lei non sapeva quanto in realtà Stefan fosse tormentato? Quanto amasse ancora quella ragazza morta da secoli?
Questo era un problema, un enorme problema da aggiungere alla lista.
Sapeva di non poter dire nulla a Damon, altrimenti era abbastanza sicura che avrebbe staccato la testa del fratello a morsi.
Sospirò. Elena odiava avere segreti con Damon, ma non c’era altro modo, avrebbe dovuto mentirgli.

***

Quando Damon tornò a casa quella sera Elena lo accolse più felice che mai. Lui era la sua unica certezza, ora. Se stava con lui, era sicura che sarebbe andato tutto bene.
Non rivide Stefan quel giorno, ma forse era meglio così.
«Novità?» Chiese Elena uscendo dal bagno con indosso la sua camicia da notte nera. Damon le fece segno di sedersi sulla poltrona con lui ed Elena non esitò ad accontentarlo. Quando le braccia di Damon si avvolsero attorno al suo corpo snello, si sentì a casa. Si strinse a lui sulla poltrona, guardando fuori dalla finestra della loro camera le luci della città che spiccavano contro il cielo nero della notte.
«Abbiamo perso le sue tracce, ma non per molto. E’ solo un passo avanti a noi. Non riuscirà a fuggire per molto ancora.» Damon sfoderò un sorriso diabolico.
«Presto avremo delle risposte.» Constatò Elena. «Non vedo l’ora.»
Damon annuì, arrotolandosi una lunga ciocca bionda attorno alle dita. Elena invece lo baciò.
E si rese conto che quel bacio era
giusto. Lei amava Damon, le dispiaceva per Stefan, ma era così. Avrebbe dovuto dimenticare ciò che era accaduto quel pomeriggio.
Damon ricambiò il bacio, ed un istante dopo si ritrovarono entrambi sdraiati sul letto, avvinghiati in un abbraccio passionale.
«E tu invece?» Chiese Damon, allontanandosi di poco dalle labbra di Elena. «Cos’hai fatto tutta sola?»
Elena deglutì inquieta.
Odiava mentire a Damon. Ma doveva farlo. Stefan era stato fin troppo gentile con loro, non si meritava di subire l’ira di Damon.
«Niente.» Rispose Elena, cercando di apparire innocente.
«Niente?»
«Ho fatto la brava.» Concluse. Diede un ultimo bacio a Damon, poi si sdraiò al suo fianco, al riparo tra le sue braccia. Non capì se Damon sospettasse qualcosa, ma Elena decise che sarebbe stato meglio dormire per evitare di tradirsi. Si sentiva troppo incolpa quella sera.
I suoi pensieri vennero interrotti dalla voce di Damon. «Tra non molto ti riporterò a casa, lo giuro.»
«Ma io sono a casa.» Sussurrò lei. Se n’era resa conto quel giorno. Diceva sempre di voler tornare a casa, ma casa vuol dire essere con la persona che ami, vero? «Quando sono con te, sono a casa.»
Damon ridacchiò sfiorano Elena con una mano. «Dormi bene, Principessa.»


- Note d’autore:
Salve a tutti! Ok spero che vi ricordiate di questa storia, perchè è davvero da
mesi che non aggiorno! ç_____ç chiedo umilmente scusa! Ho avuto vari problemi e quindi non ho più avuto ispirazione! Ma ora mi è tornata la voglia di scrivere e mi sono maledetta per aver abbandonato Damon ed Elena per così tanto!
Bè, spero che vi sia piaciuto il capitolo! E che non mi uccidiate per quello che ha fatto Stefan! (Hmmm... ora avete un duplice motivo per farmi fuori: il ritardo nel postare e Santo Stefan che si intromette!!! Aiuto, credo che dovrò farmi davvero prestare l’anello di Jeremy! xD)
Insomma, salta fuori che il triste e sentimentale Stefan non ha ancora dimenticato la sua ex... Anzi, Elena lo sta facendo impazzire! Cosa ne penserà Kassy di tutto ciò? E chi lo sa... xD
E poi... non erano dolci Damon ed Elena in questo capitolo? Intanto le ricerche continuano e le cose iniziano a farsi un poco più chiare... chissà chissà...
Spero ci sia ancora qualcuno che si ricordi delle mia storia e che recensisca!!! :D

Io intanto vorrei ringraziare yuuki_love, Dark Moon, Samirina e _Ericuzza_ per le recensioni!

Cercherò di postare i prossimi capitoli senza farvi aspettare così tanto, anche perchè la storia sta giungendo al termine!
Quindi non mi resta che salutarvi, augurarmi che ci sia ancora qualcuno che ha voglia di leggere la mia storia e... bò! Buona domenica a tutti!!! ;D

Cecy

P.S. Avrete notato che ho cambiato nick! Bè, comunque sono Cecy94, anche se ora mi chiamo Faith!xD

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


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Light and Darkness

Capitolo 16

Qualche giorno dopo finalmente ci furono delle novità degne di nota. Anzi, molto di più.
Damon e Stefan erano usciti presto anche quel mattino, continuando le loro ricerche. Kassy invece era rimasta a casa, ma come nei giorni passati non degnò Elena di molte attenzioni. Non che alla ragazza importasse molto: approfittava di quei momenti per sentire Matt, Meredith e Bonnie. Nessuna novità da Fell’s Church.
Quel giorno, poco dopo l’ora di pranzo, Elena sentì dei passi affrettati in avvicinamento appena al di fuori del portone d’ingresso. Sapeva che Damon e Stefan sarebbero tornati a momenti, così si fiondò all’ingesso, impaziente di rivedere Damon, seguita da Kassy, che invece aveva un’espressione vigile.
I due Salvatore non erano soli: infatti Damon trascinava qualcosa con se, qualcosa di vivo. Un corpo, capì Elena senza però riuscire a distinguere niente di più nitido.
Il corpo si scuoteva con forza, emettendo gemiti soffocati solo grazie alla mano di Damon che ne tappava la bocca. Stefan sbatté con forza la porta alle sue spalle mentre Damon scaraventava il corpo su una sedia. Stefan fece appena un cenno a Kassy e la vampira tornò meno di un istante dopo con delle corde e un sacchetto.
Elena quasi non si accorse di tutto ciò, ma pochi istanti dopo il corpo era saldamente legato alla sedia, e Damon era al suo fianco e le stringeva la mano.
L’essere alzò lo sguardo sulle quattro figure che le stavano in fronte e solo allora Elena si accorse che si trattava di una donna e che era ricoperta di sangue: le colava dalla bocca, scivolando giù per il collo fino a insozzare la maglietta che era lacerata sulle maniche, lasciando intravedere dei profondi graffi. La ‘‘donna’’ emise un gemito cercando inutilmente di liberarsi, poi ringhiò, mostrando ai quattro i suoi denti affilati come lame bramanti sangue.
«Lasciatemi andare o giuro su Dio che vi stacco la testa a morsi!» Urlò la vampira con una voce tutt’altro che umana, continuando a scuotersi come un’ossessa.
Damon ridacchiò. «Non credo che Dio abbia molta considerazione di te
Il vampiro ringhiò ancora, questa volta rivolgendosi a Damon. Stefan rivolse al fratello uno sguardo corrucciato, prima di concentrarsi sulla vampira.
«Non vogliamo farti del male, vogliamo solo che collabori.»
La vampira si contrasse di nuovo, senza dare segno di aver ascoltato o di voler collaborare. Damon fece per avanzare ma sia Elena che Kassy lo trattennero.
Stefan proseguì. «Sei stata tu ad aggredire queste due ragazze, vero?»
Nessuna reazione da parte della vampira, che si ostinava a tenere la testa bassa. «Ascoltami!» Esclamò Stefan avvicinandosi di più. «Sei stata tu vero? Perché l’hai fatto?»
Silenzio.
«Dovevi esserti accorta che una delle due era una tua simile. Non sei certo sciocca. Allora perché? Ti hanno fatto qualcosa? O lavori per qualcuno?»
Stefan si avvicinò ancora di più ma la vampira scattò in avanti improvvisamente e con tanta velocità, che per poco non colpì Stefan, con la bocca spalancata e le zanne grondanti sangue. I suoi occhi fecero rabbrividire Elena tanto erano carichi d’odio e di follia. Damon se ne accorse e lasciò andare la sua mano, allontano anche Stefan, che si stava rialzando.
«Bene allora. Si fa a modo mio.» Sussurrò Damon con un sorriso diabolico sulle labbra.
«Non parlerò.» Disse la vampira con la sua voce strascicata.
Damon rise. «Vedremo.»
Fece un cenno e Kassy si avvicinò, porgendogli uno spesso guanto di cuoio. Damon lo indossò e Kassy gli allungò la busta che aveva portato con se prima, assieme alle corde.
Damon lo aprì arricciando il naso. Quando estrasse la mano guantata Elena si accorse che vi stringeva dei ramoscelli.
«Verbena!» Sussurrò la ragazza, comprendendo ciò che Damon avrebbe fatto. Ora era solo lui a fronteggiare quella vampira demoniaca, lui con il suo ramo di verbena e un sorriso diabolico.
La vampira guardò spiritata la verbena, deglutendo.
«Sai,» iniziò Damon «Abbiamo ragione di sospettare che tu lavori per qualcuno, non è vero? Credo di aver incontrato dei tuoi amici in passato. Fell’s Church ti dice qualcosa?»
Pareva proprio di sì, constatò Elena facendo un passo avanti. Sentì Stefan mormorarle di stare indietro ma lo ignorò. D’altronde dopo il loro incontro in soffitta non si erano più parlati, quindi...
La vampira sussultò, osservando Damon con profondo disgusto.
«Il gatto ti ha mangiato la lingua?» Disse Damon avvicinando ancora di più la verbena. La vampira si ritrasse.
«Parla.» Il tono di Damon era autoritario e suonava molto come un ultimatum.
Quando la vampira si morse le labbra ritraendosi cercando di sfuggire alla verbena, Damon l’avvicinò con calcolata lentezza, sempre di più, fino a quando sfiorò la sua guancia. Sembrava che la stesse carezzando con un fiore... ma non era affatto così. La verbena si lasciava dietro strisce di pelle ustionata e carne rossa viva. La vampira urlò contorcendosi e cercando di liberarsi.
«Riproviamo: chi è il tuo capo?»
«Va al diavolo!» Urlò questa con uno sguardo assatanato mentre le sue guance iniziavano a sanguinare. Ad Elena venne in mente una terribile immagine di un demone che piange lacrime di sangue. Senza accorgersene fece un altro passo avanti proprio mentre Damon avvicinava la verbena all’occhio sinistro della vampira, che urlò di dolore.
Elena poggiò la mano sul braccio di Damon, che si fermò per un istante.
«Per favore,» iniziò Elena, presa da un impeto di pena per quell’essere. Sapeva che la vampira non meritava la sua compassione visto che pochi giorni prima non avrebbe esitato ad ucciderla senza pietà. Me era più forte di lei e per di più in questo modo non avrebbero ottenuto niente se non insulti. «Per favore, sia tu che noi vogliamo evitare tutto ciò. Ti basta dirci la verità. Non ti faremo più del male.» Elena sapeva che i suoi occhi color del lapislazzuli ora sarebbero diventati grandi e lucidi mentre cercava di trasmettere fiducia alla vampira.
Si chinò di poco e la osservò, mentre Damon cercava inutilmente di spingerla indietro, voglioso di proseguire la sua lenta tortura. La vampira la osservava a testa bassa, e ora i suoi occhi erano freddi e inespressivi. Le terribili ustioni sulle guance iniziavano lentamente a guarire ribollendo, ma dovevano ancora farle male. Sotto il sangue e le ferite, Elena riuscì a scorgere l’umana che era un tempo. Non sembrava molto più vecchia di lei, forse era solo una ragazza. Forse sarebbero bastate delle parole per farla ragionare...
«Ascolta, capisco che tu...»
Ma non fece in tempo a finire. Di nuovo la vampira balzò in avanti, gli occhi che un momento prima ad Elena erano sembrati d’oro ora erano iniettati di sangue. La vampira era riuscita a liberare una mano, così cerco di afferrare Elena, ma la ragazza era già balzata all’indietro. Tuttavia la vampira riuscì a graffiarla superficialmente. Elena fece appena in tempo ad accorgersi di ciò che stava accadendo, quando Damon la spinse indietro gettandosi sulla vampira e bloccandola. Senza indugiare premette la verbena suoi suoi occhi.
La vampira urlò, contorcendosi in maniera disumana, senza tuttavia riuscire a scrollarsi Damon di dosso.
«Adesso parlerai, o giuro che te la faccio ingoiare!» Esclamò il vampiro colpendo senza pietà. «Chi è Jonathan? Tu lo conosci vero? Lavorava con te?»
Stefan allontanò a forza la mano di Damon e la vampira si passò la mano sugli occhi. Elena osservò la scena con orrore, perché al posto di essi c’erano due orbite insanguinate, le palpebre erano calate ed ora pareva davvero che stesse piangendo sangue. La ragazza si chiese se sarebbe mai riuscita a vedere di nuovo.
La vampira singhiozzò. «Jonathan... lui... era il mio compagno. Voi lo avete ucciso. Pagherete per questo.»
Damon si fece d’un tratto interessato. Finalmente ne avevano la conferma: Jonathan arrivava da qui. E la vampira era legata a lui. Questo voleva dire che doveva esserci qualcuno che aveva ordinato loro di fare quello che avevano fatto.
Elena cercò di avvicinarsi, ma questa volta Kassy la bloccò risolutamente.
«Lui voleva uccidere noi. O non lo sapevi? Ora devi dirmi perché. Chi lo ha mandato?»
La vampira tremò, il corpo in preda alle convulsioni. Il sangue era ovunque. «Nessuno.» Rispose soffocando un gemito.
«A, ma davvero?» Damon sghignazzò. Fece un cenno che la vampira non poté vedere, e Stefan le puntò un paletto di legno poco più in basso del cuore. «Ti conviene parlare.»
«Non l’ha mandato nessuno. Voleva vendicarsi.»
«Non mentire!»
Ma la vampira non disse più nulla. Gemette, imprecando e soffocando nel suo stesso sangue. Damon provò ancora e ancora, ma nulla la fece parlare, né la verbena né le minacce. Non avrebbero ottenuto altro.
«Stefan.» Sussurrò Kassy, comunicando un messaggio al vampiro. Damon gli sfilò il paletto dalle mani e lo puntò dritto al cuore della vampira.
«Avrebbe potuto finire in un altro modo.» Sussurrò, prima di sollevare il paletto e calarlo con un colpo deciso nel corpo della vampira. Quella emise qualche gemito, poi tacque. Per sempre.

***

Il resto della giornata passò rapido. Damon e Stefan si disfarono del corpo ed Elena si offrì per ripulire l’ingresso dal sangue, tanto per non essere completamente inutile. Odiava essere inutile.
E poi sembrava che Kassy non potesse restare un istante di più a contatto con del sangue. Sembrava pallida, più pallida del solito.
Quando Damon e Stefan tornarono a casa, qualche ora più tarsi, Elena aveva finito da poco di sistemare, buttando via la verbena insanguinata e tutto ciò che era rimasto nell’ingresso.
Stefan e Kassy uscirono poco dopo per andare a caccia ed Elena si ritrovò... sola.
Iniziò a salire le scale, andando alla ricerca di Damon, ma non lo trovò nella loro stanza, e nemmeno nelle altre camere del corridoio. Sconsolata si avviò nell’altra ala della casa aprendo la porta del grande bagno che dava su un terrazzo con vista sulla città. Amava quel posto, la faceva sentire a suo agio, lontana dal resto del mondo.
Damon era li, sdraiato nella vasca più grande che Elena avesse mai visto. ‘‘Jacuzzi.’’ Pensò la ragazza. Quando Elena si chiuse la porta alle spalle Damon aprì gli occhi, mettendosi a sedere. Elena sentì il suo cuore umano aumentare i battiti, perché non si era ancora abituata a Damon, in realtà. Perché era sempre il ragazzo più affascinante, misterioso e pericoloso che avesse mai conosciuto ed ora era li, a torso nudo, e la osservava con i suoi occhi profondi come l’universo, neri come la notte più oscura
«Credevo che te ne fossi andato.» Sussurrò Elena muovendo qualche passo nell’enorme stanza e sentendo i vapori dell’acqua calda posarsi sulla sua pelle. Inspirò il profumo dolce dei bagnoschiuma e delle piante che erano disseminate nella stanza.
Damon continuò a fissarla per qualche istante. «Sei sporca di sangue, Principessa.»
Elena si guardò e scoprì che aveva ragione. Aveva passato il pomeriggio a pulire l’ingresso, cercando di dimenticare lo sguardo della vampira, quando l'aveva guardata negli occhi, di dimenticare i suoi gemiti di dolore. Di dimenticare la sua tortura. E di non pensare che Damon, lo stesso Damon che ora sembrava così umano e così innocuo, non aveva esitato nel torturarla con immenso sadismo.
«Dovresti farti un bagno.» Sussurrò lui con voce suadente. Elena lo guardò e lui le sorrise, piegando gli angoli della bocca e lasciando vedere i suoi denti bianchi e affilati.
«Dovrei?»
«Assolutamente.» Assentì lui, facendole cenno di avvicinarsi. Elena non se lo fece ripetere, perché dopo una giornata come quella tutto ciò che voleva era lavarsi di dosso i ricordi, il dolore e il sangue. Si tolse maglietta e pantaloni e si lasciò scivolare nella vasca, di fianco a Damon. l'acqua calda la lambì, facendola sussurrare di piacere. Elena chiuse gli occhi, scivolando sempre più in profondità nell’acqua e nella schiuma, desiderando di restare li e dimenticare il resto.
Ma non poteva. «Le credi?» Chiese Elena, tenendo gli occhi chiusi. «Credi davvero che Jonathan volesse solo vendicarsi? Che non ci sia nessuno oltre loro due?»
Damon rimase in silenzio qualche istante, prima di rispondere. «No.»
«Nemmeno io. Finirà mai questa storia?»
«Ci stiamo avvicinando alla verità. Ogni giorno di più. Ed ora che anche lei è stata eliminata... Bè, suppongo che tra poco avremo delle novità.»
Elena non rispose. Non c’era nulla che potesse dire: Damon aveva ragione.
La dita di lui le si posarono sul collo, iniziando a strofinarlo delicatamente e con lentezza. «Non avresti dovuto avvicinarti. La tua forza persuasiva non funziona su tutti, Principessa.»
Elena si ricordò del graffio che la vampira le aveva inferto. Non le faceva più male, era solo una ferita superficiale, niente di che. Pochi istanti dopo Damon iniziò a strofinare il suo braccio, lavando via il sangue ormai secco dalla mano strofinando ogni singolo dito con una delicatezza che Elena non credeva potesse appartenere ad un vampiro. Aprì gli occhi e lo guardò.
Un vampiro che lava via il sangue? Pensò sorridendo a Damon. Il suo sguardo era terribilmente serio quando fece scivolare il braccio di Elena al suo posto, sott’acqua, scostando di poco la mano, fino a sfiorarle il fianco. Elena rabbrividì, anche se si ritrovava immersa in una vasca di acqua calda. Non poté evitare di farlo, mentre la mano del vampiro si poggiava sulla sua pancia, lieve come il tocco di un fiore. L’immagine del rametto di verbena sulla guancia della vampira riaffiorò nella sua mente. Ma la mano di Damon non lasciava dietro di se carne bruciata. Il fuoco che Elena sentiva ardere era dentro di se, e cresceva spandendosi per tutto il corpo. Si spinse verso Damon, lasciandosi cingere dalle sue braccia, sentendosi protetta, sentendosi bene. Poggiò le mani sul suo petto, facendole risalire fino al collo e poi dietro, intrecciando le dita ai capelli neri e bagnati, prima di baciarlo con dolcezza. Ma non era la dolcezza che volevano, Elena lo capiva dalle mani di Damon sulla sua schiena, che la spingevano verso di lui, sempre di più... sempre di più...
Il bacio diventò più passionale, Elena quasi non riusciva respirare, ma non le importava, non in quel momento. I loro corpi si sfioravano mentre Elena si stringeva a lui e l'acqua sembrava diventare sempre più calda, come se assorbisse il calore della loro passione, del fuoco che ardeva nei loro cuori.
Elena reclinò la testa all'indietro mentre Damon le baciava il collo, passando le labbra delicatamente sui suoi graffi, prima di risalire sul mento, sino alle sua labbra. Elena lo fermò.
Doveva dire una cosa, prima di tutto. Se la sentiva premere sulle labbra, salirle direttamente dal cuore. Sorrise, passando le mani sul viso di Damon. «Ti amo.»
Anche lui sorrise. «Anche io ti amo Principessa.»
Rimasero solo un altro istante a fissarsi: gli occhi azzurri di lei in quelli neri di lui. Il giorno e la notte. La luce e l’oscurità. Gli opposti che si appartengono indissolubilmente.
Poi la passione ebbe la meglio e quella notte, per la prima volta dopo tanto, troppo tempo, appartenne solo ed esclusivamente a loro e nient’altro.


Note d’autore:

Salve a tutti! E’ da un po che non aggiorno... chiedo venia!
Ne approfitto per farvi gli auguri di Pasqua anche se un poco in ritardo! xD Ah, e buon primo maggio! Uuhh... l’8 è il mio compleanno! Come passano in fretta gli anni ragazze... vabbè, ma sto divagando!
Speri vi sia piaciuto il capitolo! Forse un po strano... cioè, si parte dal sadismo puro di Damon, dalla tortura, alla passione e alla dolcezza... Hmmm... ma non sono riuscita a trattenermi, volevo regalare loro almeno un momento romantico, se lo meritano! ^__^ che ne dite, no??
Vabbè non mi pare di aver altro da dire, quindi vi saluto e... al prossimo capitolo!
E grazie a Erika e AriaSolis per le recensioni! ;)
Un bacio,
Cecy

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Light and Darkness

Capitolo 17

~



Passò qualche giorno di calma piatta a villa Salvatore. Elena non sapeva dire perché, ma l’unica frase che le veniva in mente per descrivere quei giorni era
la quiete prima della tempesta.

Si odiava per questo. Avrebbe voluto essere rilassata, se fosse stata più tranquilla forse avrebbe potuto aiutare Damon. Invece no. L’ansia era quasi palpabile in casa, come se l’aria fosse diventata pesante e di fuoco, quasi volesse spingerli furori di casa, tanto era soffocante.
Elena gironzolava da sola per l’enorme tenuta Salvatore, quel mattino. Damon, Stefan e Kassy erano da qualche parte nella villa, a fare chissà-che-cosa. Ma c’era sempre qualcosa da scoprire in quel posto. C’era così tanta storia, così tanto passato.
Elena cercò di immaginarsi un piccolo Damon che correva per quei corridoi, spensierato allora, con i soli pensieri che un bambino può avere. Provava a creare quelle immagini nella mente, ma non ci riusciva proprio!
Senza quasi rendersene conto si ritrovò nella cantina. Essa si estendeva per tutto il perimetro della villa, e questo era tutto dire, considerando quanto fosse enorme l’intera struttura. Mastodontica, pensò Elena. Si sentiva l’odore di umidità tipico delle cantine. Laggiù non vi erano finestre e l’estetica delle stanze non era curata come nei piani superiori. Chissà per cosa erano usate quelle cantine, una volta. Forse per tenere i vini o per far stagionare formaggi e salumi. O forse erano gli alloggi della servitù. O magari erano sale di tortura.
Elena sogghignò di fronte alle mille possibilità che poteva trovare. Camminava lentamente sotto le luci tremule, sfiorando con le dita i muri grigi in mattoni.
Fu allora che sentì un rumore.
- Saranno dei topi. - le comunicò il suo cervello immediatamente. Ma, non richiesto, il suo sesto senso si fece sentire. Qualsiasi cosa fosse, doveva uscire da quel posto, subito.
Elena si voltò, tornando sui suoi passi. Ora che il suo cuore accelerava i battiti e la consueta sensazione di ansia e pericolo tornavano a farsi sentire, la ragazza maledì le luci tremolanti e il silenzio assoluto di quel posto. Se si fossero spente le luci, era perduta.
Improvvisamente la cantina perse il fascino che aveva esercitato su di lei. Ora sembrava una prigione. Una buia trappola dove avrebbe rischiato di perdersi.
Elena allungò il passo. Poi si fermò.
Erano passi quelli che aveva sentito? Il panico montò dentro di lei. La ragazza iniziò a correre. Oddio, c’era qualcosa laggiù. Qualcosa, o forse qualcuno, la stava inseguendo! O forse si trovava proprio davanti a lei, pronto a prenderla e ad ucciderla. La ragazza iniziò a correre veloce, svoltando nei vicoli soffocanti della cantina, cercando di ricordarsi il percorso che aveva compiuto poco prima.
Era la sua immaginazione oppure le luci iniziavano a farsi più soffuse? Più opache?
- Dannazione, no! -
Poi, quando finalmente la ragazza si ritrovò di fronte al lungo corridoio che portava al piano di sopra, le luci si spensero del tutto. Elena sentì freddo.
La, di fronte a lei, c’erano i pochi gradini che conducevano all’uscita. Poteva vedere il rettangolo di luce della porta che aveva lasciato aperta... la ragazza corse a perdifiato, salì i gradini ma...
Ma la porta le si chiuse in faccia. Subito si mise a scuoterla, presa dal terrore. Normalmente Elena non perdeva il controllo, cercava di restare fredda e calcolatrice ma... ma quella parte riusciva meglio a Meredith.
Elena iniziò a battere i pugni contro la spessa porta di legno.
«Damon!» Urlò con tutto il fiato che aveva in gola. «DAMON!»
Improvvisamente la porta si aprì, cigolando. Elena non sapeva come o chi l’avesse aperta, tutto ciò che sapeva era che voleva uscire da li. Si sentiva soffocare.
Mosse qualche passo nel corridoio, immersa nel silenzio. Sembrava deserto.
Possibile che si fosse immaginata tutto?
Forse erano davvero degli animali, dei topi quelli che aveva sentito. E forse le luci, che parevano essere già instabili da prima, avevano esalato il loro ultimo respiro. E forse la chiusura della porta era dovuta a della semplice corrente... Forse Elena era troppo ansiosa. Si sentiva tirata come una corda di violino e...
Le parve di sentire di nuovo un rumore. - Stai calma... Calma Elena... - Si disse prendendo un profondo respiro.
Ma... credeva davvero di sentire qualcosa. Era... era forse una risata?

***

Damon passeggiava avanti e indietro nello studio della mansarda, pensando, pensando... La soluzione era vicina, lo sapeva. Lo poteva sentire.
Dopo tutti quegli sforzi, stavano per arrivarci. Solo che...
Damon sentì un suono in lontananza. Non un suono, una voce. Una voce che urlava.
«Elena.» Sussurrò quando finalmente la sentì nitidamente: la sua Elena urlava il suo nome. Damon si fiondò contro la porta, spalancandola con forza. Corse giù per le scale, saltando parecchi gradini. In lontananza, credette di sentire una porta sbattere. Era al piano terra, era da li che veniva la voce.
Damon arrivò davanti al portone d’ingresso. Era chiuso.
Poi sentì un sospiro. Si voltò di scatto, in allerta, ma subito si rilassò. Elena era la, davanti alla porta che dava sulla cantina. Respirava affannosamente e lo fissava, ma sembrava stare bene.
Il vampiro si avvicinò con aria guardinga.
«Elena, stai bene?»
La ragazza sembrava avere il fiatone. «Sì...» sussurrò con voce bassa. «Ma c’è qualcosa in casa. C’è qualcuno qui. L’ho sentito. Qualcuno mi stava seguendo.»
Damon la fissò in silenzio, mentre Stefan e Kassy lo raggiungevano.
«Che succede?» Chiese suo fratello.
«Presto,» rispose Damon, con voce fredda e determinata, senza perdere di vista Elena. «C’è qualcuno in casa. Dobbiamo trovarlo.» Stefan lanciò uno sguardo d’intesa al fratello, prima di partire come un missile.
«Kassy, tu resterai con Elena, chiaro?» La ragazza annuì, sapendo che era inutile contestare con lui, soprattutto quando si trattava della sua Elena. Kassy si avvicinò alla ragazza, allungando una mano con l’intenzione di prenderla per un braccio, ma quella indietreggiò, come se Kassy avesse cercato di bruciarla con una fiammifero. Kassy la guardò con espressione interrogativa.
«Che ti prende?» Chiese.
Elena scrollò le spalle. Forse si era spaventata.
Le due ragazze si incamminarono all’esterno della villa, con aria circospetta, cercando di notare qualcosa che non fosse al proprio posto. Qualcosa di sospetto.
Ma tutto sembrava normale la fuori.
Kassy si rilassò.
«Sicura che ci fosse qualcuno?» Osservò Elena, i quali occhi erano inespressivi, mentre fissavano da tutt’altra parte. Non rispose. «Ti senti bene?»
«Mai stata meglio.» Elena sorrise.

***

Damon e Stefan perquisirono ogni millimetro della villa, ma non trovarono assolutamente nulla. Controllarono più volte la cantina, ma tutto ciò che trovarono furono delle lampadine bruciate.
I due fratelli tornarono al piano superiore. La porta d’ingresso era aperta ed Elena era li davanti, da sola.
«Dov’è quella Kassy?» Chiese Damon, spazientito. «Le avevo detto di stare con te.»
Elena si strinse nelle spalle. «E’ andata a controllare il giardino.»
Il vampiro sbuffò, spazientito. «Abbiamo controllato la casa. Non c’era nessuno. Stefan.» Disse Damon con voce da perfetto comandante, rivolgendosi al fratello. «Resta con lei. Torno tra poco.»
Damon lanciò un ultimo sguardo ad Elena, uno sguardo molto più dolce che pareva dire ‘‘mi dispiace per tutto questo. Sistemerò ogni cosa.’’
Un istante dopo, era scomparso.
«Forza, vieni dentro.»
Stefan fece passare Elena, chiudendole la porta alle spalle. La ragazza si diresse in salotto e iniziò ad osservare i mobili di mogano che contenevano migliaia di libri.
«Credi che fosse un vampiro?»
«Probabile.» Rispose Elena con una voce bassa e appena udibile. Stefan la osservò: si era raccolta i lunghi capelli biondi ed indossava dei semplici jeans e una maglietta nera. Sembrava strana, ma come poteva sentirsi un’umana perseguitata da dei vampiri sanguinari che volevano ucciderla? Stefan la capiva perfettamente.
Elena continuò a passeggiare per la sala, sfiorando con le dita i dorsi dei vecchi tomi impolverati. Stefan non disse nulla, incapace di interrompere quella visione. Perché anche se Elena era la ragazza di suo fratello, anche se Kassy era la sua ragazza... non poteva impedire a se stesso di provare qualcosa per lei. Gli riportava alla mente così tanti ricordi... tanti sentimenti.
Anche se, Stefan lo sapeva bene, la ragazza non era realmente collegata a tutto ciò che stava riaffiorando nella sua mente. Lei era diversa, era qualcosa a parte... ma era meravigliosa e lui non riusciva a smettere di guardarla, anche ora, mentre prendeva un libro dallo scaffale, le dita sottili che si posavano sulla rilegatura in pelle marrone rovinata dal tempo, lo apriva e ne sfogliava le pagine ingiallite con delicatezza. Si fermò guardando intensamente una pagina, poi un sorriso si dipinse sulle sue labbra rosee. Rimase così per qualche istante, poi chiuse il libro di scatto, riponendolo al suo posto.
Improvvisamente parve accorgersi che Stefan la stava fissando. Il vampiro distolse immediatamente lo sguardo, imbarazzato. Pochi istanti dopo Elena era di fronte a lui.
«Stefan.» Lo chiamò.
Il vampiro alzò lentamente gli occhi, lasciando che si incatenassero a quelli azzurri di lei. Non avrebbe dovuto farlo, perché i suoi occhi erano come una prigione per lui. Sapeva che i sentimenti che stava provando erano del tutto proibiti e che presto si sarebbe sentito in colpa per Kassy. Per Damon.
«I tuoi occhi... sono sempre così tristi, Stefan. Come se fossero privi della loro luce vitale.» La mano candida di Elena si poggiò sotto il suo mento. «Come se non fossi felice. Tu sei felice, Stefan?»
Il vampiro provò ad allontanarsi, ma Elena non glielo consentì, tenendolo imprigionato in quei suoi occhi lapislazzuli. «Elena... che ti succede? Stai bene?»
«Non rispondere con un altra domanda. Tu sei felice, Stefan? Sei soddisfatto della tua vita? Così tanti anni da vivere, così tante possibilità che si aprono davanti a te... ma sei comunque infelice.»
Stefan non rispose, colpito da quelle parole. Come poteva dire così? Come poteva comprendere così profondamente la sua anima? Aveva sempre saputo che Elena era una ragazza speciale. Ma in quel modo lo stava torturando.
«Non mi rispondi. Vuol dire che è vero. Perché passi la tua vita con una donna che non ami? Vedo come la guardi, come ti comporti con lei. Tu non la ami.»
Stefan fece un passo indietro, allontanandosi da quell’Elena che lo spaventava. «Basta così, Elena. Dovresti...»
Ma la ragazza lo raggiunse di nuovo, incalzandolo con nuove parole affilate come coltelli. «So che non la ami. Perché io so cosa vuol dire amare. Vedo come Damon mi guarda, come i suoi occhi brillano quando si incrociano con i miei. I tuoi occhi sono sempre spenti e lontani. Perché tu ami un’altra donna.»
«No... smettila...»
«Chi è, Stefan?»
Il vampiro cercò di indietreggiare ma ogni volta che lo faceva, Elena avanzava. «Era quella vampira, vero? Quella uguale a me. Quella che è morta a causa tua e di Damon, non è così? Tu la ami ancora, e quando guardi me, vedi lei. E ti struggi.»
«No!» Urlò Stefan. «Elena, lascia perdere!»
Ma la ragazza gli posò una mano sulla spalla, avvicinandosi troppo. «Dimmi Stefan... ti piacerebbe baciare di nuovo la tua amata? Sarebbe come se stessi baciando davvero lei...»
Le labbra di Elena si avvicinarono lentamente alle sue, e Stefan non poteva scappare, perché i suoi occhi erano ancora intrappolati in quello scorcio di cielo azzurro e non riuscivano a fuggire.
Riuscì solo a sussurrare un flebile no, prima che le labbra di Elena si posassero sulle sue. Poi tutto non ebbe più senso. Il tempo parve fermarsi e scorrere all’indietro. C’erano solo loro due. Non c’erano più né Kassy, né Damon, né il senso di colpa. Solo loro due e dei sentimenti che non potevano essere descritti.
Tutto rimase così, fino a quando una voce non lo riportò alla realtà.
«Allontanati da lei.»
Stefan sobbalzò, preso alla sprovvista.
«Mi hai sentito? Ho detto allontanati da lei, prima che ti strappi il cuore
Il paradiso che si era formato dentro e attorno a lui prese repentinamente fuoco, trasformandosi in un inferno di fiamme e disperazione. Non si era mai sentito peggio di così, non c’erano giustificazioni per quello che aveva appena fatto. Lanciò uno sguardo ad Elena, che guardava Damon con espressione apparentemente impassibile.
«Mi... mi dispiace.» E un secondo dopo, non era più li, ma correva. Correva veloce lasciando che il senso di colpa e il dolore, suo fidati compagni nel corso dei secoli, lo invadessero. D’altronde era giusto così.
Era quello che meritava.

***

Quando Elena aprì gli occhi, sentì una dolorosa fitta alla testa. Non vedeva nulla, solo oscurità e puntini di luce confusa. La seconda cosa che notò era quella di avere i polsi legati.
Quando finalmente riuscì a mettere a fuoco qualcosa, realizzò di trovarsi al chiuso in una stanza. Si trovava per terra in un angolo, poteva sentire il pavimento freddo anche attraverso i vestiti. Di fronte a lei distinse un tappeto e una poltrona. La parve di sentire il rumore del legno che bruciava quindi suppose che la poltrona si trovasse di fronte ad un camino acceso.
Dalla finestra filtrava solo qualche debole raggio di luce, essendo oscurata per metà da delle pesanti tende in velluto rosso.
«Finalmente vi siete svegliata, signorina.»
La voce la prese talmente alla sprovvista da farla sobbalzare. Poi ricordò. Si trovava a casa Salvatore, questo le diceva il suo ultimo ricordo. Stava fuggendo... da qualcosa. In cantina. Era riuscita ad uscire e aveva creduto che si fosse trattato solo della sua immaginazione, invece...
Invece aveva sentito una voce. Una voce che rideva. Poi c’era stato il buio.
La voce che aveva parlato era di una donna, ma Elena non seppe dire altro.
«D-dove mi trovo?» Chiese cercando di alzarsi.
«Questo non ha importanza.» Disse la voce. Elena intravide la testa della donna che aveva parlato e realizzò che quella si stava alzando lentamente dalla poltrona.
«Chi è lei?» La paura le gelò il sangue. Era sola, li dentro? Dov’era Damon?
La donna iniziò a muovere qualche passo verso Elena. Indossava qualcosa di lungo, una specie di grembiule da lavoro grigio e i suoi capelli, notò la ragazza cercando di distinguere dettagli nel buio, erano scuri ed acconciati in una capigliatura elaborata.
«Non sei tenuta a sapere nemmeno questo». Disse la donna, che ormai l’aveva raggiunta. La guardò un’istante prima di chinarsi verso di lei. Improvvisamente il suo viso occupò tutto il campo visivo della ragazza, che si trovò costretta a sbattere le palpebre.
Elena vide due dita accompagnate da lunghe unghie smaltate di rosso che le si poggiavano sotto il mento, costringendola ad alzare il viso.
Gli occhi azzurri di Elena, arrossati e lacrimanti, si fissarono in quelli della donna, che erano invece di un colore verde scuro. Il viso non era giovane, si poteva vedere qualche piccola ruga ai bordi delle labbra eccessivamente rosse o attorno agli occhi magnetici.
Le labbra sottili si incurvarono in un sorriso che avrebbe potuto sembrare dolce, ma che invece la fece tremare. Quella donna era cattiva, Elena lo sentiva.
«Interessante» disse quella esaminando con molta attenzione il volto stanco e impaurito di Elena. «Davvero interessante»
«C-cos’è interessante?» Chiese la ragazza con voce ferma e coraggiosa. Molto più di quanto si sentisse in realtà.
«Oh, ma la vostra somiglianza, ovviamente! Oserei dire che siete identiche
Un campanello d’allarme si accese nel cervello di Elena, echeggiando in tutto il corpo.
«Chi siete voi?» Chiese stringendo gli occhi e guardando la donna con sospetto. Quella le lasciò il mento, ma continuò ad osservarla da vicino.
«Dunque,» disse rimettendosi dritta e ignorando la domanda di Elena. «Siete voi che avete fatto innamorare il mio Damon, è così?» La donna le diede le spalle. Sotto al grembiule, notò distrattamente Elena, indossava un vestito lungo dal quale spuntavano scarpe eleganti.
Non sapeva chi fosse quella donna. Cosa volesse da lei. Perché l’avesse rapita e dove l’avesse portata. Non sapeva cosa c’entrasse Damon con tutto ciò.
Sapeva solo che non era nulla di buono e che qualcosa di terribile stava per accadere. O forse stava già accadendo. Aveva paura per Damon.
«Interessante.» Ripeté la donna, facendo baluginare nel buio un sorriso tutto denti.


SPAZIO AUTORE

Saaaalve! So che ormai quelli che seguono la storia mi odieranno. Ci ho messo di nuovo mesi e mesi per aggiornare! Solo che l’ispirazione per il finale stava praticamente svanendo e le idee che mi venivano erano prevedibili e non mi soddisfacevano... poi invece, improvvisamente, mi è venuto un flash. Ed ecco che un’idea ha preso spazio nella mia mente...
Spero solo che abbiate gradito il capitolo e che questa idea fulminea possa piacervi!!! xD Allora, questo è un capitolo un poco misterioso, nel senso che si capisce quello che accade, anche se non viene effettivamente detto!
Perché voi avete capito quello che è successo ad Elena, non è così? Sono sicura si sì! xD
Anche se... vi chiederete chi è la donna... eh... è un bel mistero, non è così? Bene, la smetto di parlare prima di farmi scappare qualcosa di troppo! Spero solo che il capitolo sia stato di vostro gradimento e di riuscir a scrivere al più presto il prossimo!!! ^^
Inoltre, vorrei ringraziare chi ha recensito lo scorso capitolo: AriaSolis, stellina_pallina, xbrokenarrow e soprattutto grazie a Ericuzza che mi sollecita in continuazione per farmi proseguire questa storia! Grazie cara! ;)
Vi saluto e alla prossima!!!


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