Light and Darkness di Clovely (/viewuser.php?uid=82227)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
Light
and
Darkness
Parte
Prima
Capitolo
1:
Elena
era a lezione di storia e non aveva la minima voglia di ascoltare. Lo
sguardo
era perso fuori dalla finestra, dove la brezza estiva scuoteva le
chiome degli
alberi. Le monotone parole del professore non la toccavano nemmeno ma
quando
sentì il suo nome si riscosse: era la segretaria.
«Elena Gilbert?»
Il
professore, seccato dall’interruzione improvvisa,
guardò nella direzione della
ragazza, che si alzò in piedi.
«Sì,
sono io.» La segretaria la guardò un momento con
uno sguardo stanco e assopito.
«Professore, mi deve firmare il permesso di uscita anticipata
per la ragazza.
E’ arrivato un famigliare e dice che deve andare a casa con
urgenza.»
Così
dicendo, diede il foglio al professore, che lo guardò per un
momento prima di
firmare. Elena era ancora in piedi. Il professore la guardò.
«Allora,
che stai aspettando? Vai.» Elena lanciò uno
sguardo a Bonnie e poi raccolse le
sue cose. Era preoccupata. La prima cosa che le venne in mente fu sua
sorella,
Margaret. Magari ne aveva combinata una delle sue. Però una
richiesta di uscita
con urgenza… Si buttò lo zaino in spalla,
salutò e seguì la segretaria fuori
dalla porta; prima che si richiudesse riuscì a sentire il
professore che
ricominciava a spigare la sua noiosissima lezione.
Seguì
la signorina in segreteria, dove le diede il permesso e senza dire
niente, si
allontanò. “Che strano, forse non sta tanto
bene… di solito è cortese con me.”
Uscì dalla segreteria e si diresse al parcheggio. Non vide
la macchina di zia Judit,
ne quella di Robert. Strano, probabilmente erano nei dintorni. Rimase
ad
aspettare e lesse il premesso, per vedere chi l’aveva
firmato. Arrivò alla
fine, ma rimase stupita: non riconosceva la firma. Non era quella di
zia Judit,
fin qui era certa, e non ricordava che Robert avesse depositato la sua
firma…
Rimase un momento sbigottita, ma poi capì. Era una firma
strana, la calligrafia
era raffinata e molto elegante, sembrava la firma di un documento
risalente al
secolo scorso. Inquieta, alzò lo sguardo, che venne
catturato da un’auto nera,
parcheggiata di fronte a lei, con i finestrini oscurati, perfettamente
lucida e
pulita, con un cavallino sul cruscotto. Guardò di nuovo la
firma e non ebbe più
dubbi. “Devo andare via subito da qui!” Si
girò in fretta e si allontanò.
Ma
non fece in tempo, perché si scontrò…
contro lui. Venne leggermente sbalzata
indietro, ma una mano l’afferrò.
«Damon!»
«Buongiorno.» Disse il ragazzo,
con una
voce terribilmente attraente.
La
prima domanda che le venne in mente. «Cosa ci fai
qui!» Solo dopo pensò che era
una domanda davvero stupida. Infatti Damon, sempre con la mano di Elena
stretta
nella sua, sorrise in quel suo modo arrogante.
«Sei
stato tu!» Altra domanda stupida.
«A
fare cosa?» Rispose lui, con innocenza.
«Lo
si cosa! Oh, lasciamo perdere!» Disse lei, in un miscuglio di
rabbia,
rassegnazione ed esasperazione.
«Brava,
vedo che inizi a ragionare.»
«Damon,»
«Sì?»
«Lasciami
la mano.»
«No.»
«Cosa?!
Ma come ti…»
«Sali
in macchina.»
«No!»
«Va
bene… Fa come credi.»
Elena
lo guardò con sfida; e Damon sorrise.
«Tu
sai solo…» Non fece in tempo a finire la frase,
perché Damon mollò la presa
sulla mano di Elena, ma la afferrò per i fianchi e la
sollevò e la tenne tra le
braccia.
«Damon!
Damon! Ma che diavolo fai! Mettimi subito giù!» Ma
Damon non la ascoltò e la
mise sul sedile dalla sua ferrari nera e poi salì sul sedile
del viaggiatore e
chiuse le sicure dell’auto.
«Ma
cosa fai! Fammi scendere! Subito!» Sbraitò Elena.
«Non
così in fretta, Elena.» Disse Damon, guardandola
intensamente. Damon accese la
macchina e partì. Elena incrociò le braccia e
guardò fuori dal finestrino il
paesaggio che scorreva veloce, ignorando Damon.
«Allora,
dove vorresti andare? Luogo chiuso o luogo aperto?» Disse,
guardandola. «Voglio
andare a casa mia»
«Ah,
allora luogo chiuso.» Era incredibile come riuscisse a
ribaltare le situazioni per
farle arrivare in suo favore, ed era anche esasperante.
«No!»
Disse, ora fissandolo.
«Ok,
vada per il luogo aperto, allora»
«Damon!»
Lo fissò e lui le prese una mano, ma Elena la tolse subito e
tornò a guardare
fuori dal finestrino.
Passò
più o meno un quarto d’ora (Damon guidava molto
velocemente).
«Eccoci.»
Le aprì la portiera, ma lei non si mosse.
«Uff,
Elena, non costringermi di nuovo.» Elena lo guardò
con rabbia, ma scese
dall’auto: non le andava di essere trattata come una
bambolina.
«Damon,
sai che potrei denunciarti, vero? E lo farò. Questo
è rapimento!»
Sbraitò
la ragazza guardando accigliata Damon.
«Tecnicamente
ho il permesso.» Disse lui sogghignando e guardando il
foglietto firmato e
assolutamente in regola, se non fosse per il fatto che lui non
è un famigliare.
Elena
continuò a guardarlo truce, ma lui iniziò a
camminare trascinandosela dietro.
Fecero
qualche passo a piedi e Elena continuò ostinatamente a
guardarsi le scarpe. Poi
Damon si fermò e Elena fece lo stesso.
«Eccoci.»
Disse semplicemente. Elena alzò lo sguardo e rimase
sbalordita: il lago. Questo
non sfuggì a Damon.
«Ti
piace allora.»
«Forse.»
«Vieni.»
Disse, e si incamminò, sospingendo Elena poggiandole una
mano dietro la
schiena. Elena camminò. Arrivarono fino alla riva del lago.
Damon si sedette e
guardò Elena, lei invece guardò il lago, il bosco
e le montagne che lo
circondavano. A quell’ora del mattino il cielo era limpido e
ancora striato di
rosa. Era uno spettacolo davvero gradevole, considerato che lei doveva
essere a
scuola, dove al massimo poteva guardare il triste e vuoto giardino
dalla
finestra. Damon poteva essere dolce? Non lo sapeva.
Lo
guardò e si sedette al suo fianco.
«Vedo
che ti sei addolcita.»
Non
rispose, ma guardò la liscia superficie del lago.
«Elena…»
Disse, lei lo guardò e vide i suoi occhi. Non erano
arroganti o strafottenti,
ma vedeva qualcosa di diverso, c’era desiderio, passione,
amore?
«Perché
mi hai portata qui?»
Damon
sospirò e guardò il lago.
«Lo
sai il perché.»
Damon
si avvicinò alla ragazza e le cinse la vita, poi con
l’altra mano le spostò una
ciocca di capelli.
«No,
non lo so.»
Disse
lei allontanandosi di poco.
Damon
ridacchiò.
«E’
così allora. Vuoi che ti spieghi?»
Rise
ancora.
«Perché
tu mi piaci, Elena. Noi due siamo uguali. Belli, desiderabili,
testardi. Noi
otteniamo sempre quello che vogliamo.»
Questa
volta fu Elena a ridere.
«E
anche modesti vedo!»
«Perché
non mi vuoi dare una possibilità, Elena? Staresti meglio con
me.»
La
ragazza ci pensò. Forse aveva ragione. Forse sotto sotto
anche in lui c’era del
buono.
«Elena…»
Lui si avvicinò. «Concedimi una
possibilità.» Sussurrò al suo orecchio.
«Tu
sei cattivo.»
Disse
lei, che però si sentiva già persa, attratta
inesorabilmente da Damon.
Sentì
la sua risata nell’orecchio.
«Sono
quello che sono Elena. Io sono un vampiro.»
Sentì
il suo respiro vicino, ma non lo allontanò. Non riusciva, non riusciva ad allontanarlo. Ma era
sicura che non la stava
soggiogando. Quello che provava e pensava, era ciò che lei
sentiva
davvero.
Lui
lentamente poggiò le labbra sul suo collo. Elena chiuse gli
occhi, e reclinò la
testa all’indietro, anche se sapeva che non stava per
morderla.
Le
mise una mano sul suo collo e continuò a sfiorarlo
lentamente con le labbra.
Elena
non resisteva, si sentiva attratta da Damon, e rischiava di perdere il
controllo.
Allora
cinse le spalle di lui con le braccia.
Damon
si fermò allora lei aprii gli occhi, e lo guardò.
Rideva.
«Mi
stai prendendo in giro?»
Disse
lei, sentendosi arrossire.
Lui
scosse la testa, poi si allontanò si scatto, lasciando Elena
attonita.
Si
alzò in piedi e le sorrise, poi, si levò la
maglia e le scarpe, e si buttò nel
lago.
Tutto
questo accadde molto velocemente, come solo un vampiro poteva fare.
«Damon!»
Urlò la ragazza. Ma il ragazzo non riemerse.
Guardò l’acqua liscia aspettando
di vederlo riemergere. Incrociò le braccia e
preparò un espressione
imbronciata.
Damon
rispuntò qualche attimo dopo, ridendo.
«Sai
che potrei stare sottacqua più di un ora senza
respirare?»
«Damon!»
Ma
Elena non riuscì a mantenere la sue espressione imbronciata.
La dolce risata di
Damon era contagiosa e anche lei si mise a ridere.
Si
sentiva leggera, si sentiva bene. E le sembrava strano. Ma era
piacevole.
Si
chinò e si tolse scarpe e calze, rigirando i pantaloni sino
al ginocchio, e si
avvicinò alla riva.
Damon
nuotò finchè non si trovò sdraiato a
riva.
Elena
immerse i piedi e si sedette su un piccolo scoglio a riva.
Si
guardarono senza dire nulla.
«Non
entri anche tu?» Disse lui guardando con desiderio la
maglietta della ragazza.
Questa
volta fu lei a ridere, scuotendo la testa.
«Forse
tu non senti il freddo, ma io sì.»
Damon
si mise seduto, poco più avanti di Elena. I loro volti erano
vicinissimi.
«Allora,
me la dai questa possibilità.»
Prese
l’iniziativa, come aveva sempre amato fare. Prese il viso di
Damon tra le sue
mani. Era bagnato e l’acqua era davvero gelida. Elena ebbe un
tremito, ma non
le importò.
Fissò
un istante i suoi occhi. Occhi neri come la notte dentro i suoi occhi
blu come
il cielo. Oscurità e luce. Tanto diversi, ma allo stesso
tempo simili, e uniti.
Senza
ulteriore indugio poggiò le sue labbra su quelle di Damon.
Per
un istante sembrò confuso, come se non si aspettasse questa
reazione da lei, ma
poi iniziò a baciarla, con amore, desiderio.
Le
cinse i fianchi, bagnandole la maglietta.
Elena
inarcò la schiena, rabbrividendo per il freddo, ma non se ne
preoccupò, perché
da dentro di lei arrivava un calore, che la scaldò in un
istante.
Passò
le dita tra i riccioli scuri e bagnati di Damon, intrecciandoci le dita
e
stringendo il corpo
al suo, senza più
preoccuparsi del freddo.
Le
loro labbra danzavano assieme, prendendo confidenza, ma era come se si
aspettassero da tempo. Si baciarono con ardore, ma non con violenza.
Elena
non aveva mai pensato che Damon potesse essere così.
“Forse
non è così sbagliato. Forse è la
scelta giusta. Forse ha davvero bisogno di me.
Ci sarebbe qualcosa di male, di sbagliato in questo? No, non credo
proprio.”
Questa
fu l’ultima cosa che Elena Gilbert riuscì a
pensare, prima di perdersi
completamente in lui.
Ciao!
Spero vi sia piaciuta questa storia!! L’avevo scritta mesi
fa, poi solo oggi
l’ho ritrovata sul computer, l’ho ultimata e
modificata!
Vi
prego, se la leggete, fatemi sapere cosa ne pensate! Mi farebbe davvero
piacere!
Almeno
saprei se proseguire o farla diventare un one-shot!
Grazie
davvero!
Cecy
|
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
Light
and
Darkness
Capitolo
2:
Continuarono
a baciarsi, finchè Elena non si staccò dalle sue
labbra di poco, per riprendere
il respiro.
Sentiva
il
cuore battere fortissimo, come se stesse per uscirgli dal petto, e
aveva caldo,
fin troppo caldo.
Tenne
gli
occhi chiusi, come se non volesse lasciar finire
quell’istante.
Aveva
agito
d’istinto, senza quasi pensarci.
“Oddio,
gli sono saltata addosso!” realizzò,
tenendo sempre gli occhi chiusi.
Sentiva
lo
sguardo di Damon su di se, e percepiva il suo respiro, il suo alito
fresco
sulle labbra.
Si
decise ad
aprire gli occhi. Quelli di Damon erano li, vicinissimi al suo viso, e
lui la
fissava, la fissava con così tanta intensità che
Elena arrossì e fu costretta
ad abbassare lo sguardo, sciogliendo quasi imbarazzata
l’abbraccio.
Solo
Damon
riusciva ad intimidirla e questo la faceva sentire strana.
Il
ragazzo
le sollevò il viso con le dita, fissando di nuovo i suoi
occhi neri dentro
quelli di Elena.
Per
la prima
volta, Elena non vi trovò traccia di scherno o derisione.
La
stava
studiando, cercava di capire cosa stesse provando.
«Scusa
Damon, non volevo….»
“Saltarti
addosso?” completò lei nella mente, sorridendo.
«A
no?»
Disse
lui,
inarcando un sopracciglio.
Elena
si
alzò.
Era
immensamente confusa. Si era sentita tanto vicina a Damon, quando le
loro
labbra si erano toccate.
Anche
lui si
alzò, al suo fianco.
Elena
lo
fissò. Per un istante osservò il suo fisico. Era
davvero bellissimo. Ma cercò di
riportare il suo sguardo sul suo volto, e cercò di
concentrarsi sulle parole
che doveva dire.
«Vuoi
sapere
se ti lascerò una possibilità, Damon?»
Il
ragazzo
la guardò, come se fosse la cosa più ovvia al
mondo.
«Perché
ti
avrei rapita e portata qui, altrimenti?»
«Ho
bisogno
di pensarci, Damon. Tu… hai fatto cose bruttissime in
passato e io… ci devo
pensare.»
Damon
si
mise a passeggiare sulla riva, recuperando la maglietta.
Elena
si
ricordò di essere bagnata e per la prima volta
sentì freddo e rabbrividì.
«Tieni.»
Disse
lui,
porgendole la sua giacca di pelle nera.
Elena
la
guardò e indugiò, ma poi la prese e se la
buttò sulle spalle.
«Mi
porti a
casa?»
Damon
si
mise la maglietta e la guardò.
«Va
bene,»
disse sogghignando «Ma sappi,» Uno spostamento
d’aria, e inaspettatamente Elena
se lo ritrovò alle spalle, la bocca vicina al suo orecchio
«Che non amo
aspettare.»
La
ragazza
si voltò ma lui si stava già incamminando verso
la macchina.
Si
strinse
la giacca addosso e lo seguì, guardando truce la sua schiena.
Il
ragazzo
procedeva, stando sempre davanti a Elena, che provò a
raggiungerlo, ma ogni
volta che ci tentava lui allungava il passo.
Arrivarono
alla macchina quasi correndo e quando Damon si voltò, stava
ridendo.
Elena
respirava affannosamente e andò verso la portiera del
passeggero ignorandolo.
«Divertente.»
Disse
allacciandosi la cintura, mentre Damon sbatteva la portiera del
guidatore.
Lui
ridacchiò.
«Pensavo
ti
fossi offeso.»
«Scherzi?
Ci
vuole molto di più per offendermi.»
Partì
a
tutta velocità con la sua ferrari nera.
«E
poi ti
ripeto. Non importa quello che sceglierai. Tu sarai
mia.»
Elena
lo
fissò, ma lui sembrava seriamente concentrato sulla strada.
Non
riusciva
a capire se scherzasse o no.
Il
silenzio
regnava incontrastato nell’ auto, finchè Damon non
parlò di nuovo.
«Allora,
suppongo che non mi denuncerai per rapimento.»
Questa
volta
fu Elena a ridacchiare.
«Penso
di
no. Per ora.»
Dopo
pochi
minuti Damon si fermò davanti a casa Gilbert.
Elena
sospirò, guardando la porta. Zia Jenna e Margaret non erano
a casa, meglio
così.
«Bene,
allora direi che ci vediamo domani. E spererei che non mi rapissi di nuovo, ok?»
«Domani
avrai una risposta?»
Elena
sapeva
che era inutile rispondere un forse, non lo avrebbe accettato.
«Sì.»
«Allora
ci
vediamo domani, Elena.»
Disse,
posando enfasi sul suo nome.
Il
battito
cardiaco della ragazza aumentò di poco. Di solito era lei
che faceva aumentare
il battito ai ragazzi, non il contrario.
Si
slacciò
la cintura e fece per aprire la portiera, ma una fredda mano la
fermò.
Damon
aveva
preso il suo polso.
Fece
scorrere le dita sulla sua mano, poi fissò un istante le due
mani intrecciate,
e si portò quella della ragazza alla bocca, sfiorandola con
le labbra.
«A
domani.»
Elena
deglutì e scese dall’auto.
Damon
sorrideva, mentre inforcava un paio di scuri occhiali da solo di marca,
e
ripartiva con la sua ferrari tirata a lucido, che sembrava luccicare al
sole.
Rimase
qualche istante a guardare la strada vuota, stringendosi la mano che il
ragazzo
aveva sfiorato con le sue labbra. Il suo cuore batteva ancora forte.
Odiava
questa sua reazione, la faceva sentire vulnerabile.
La
ragazza
sospirò e entrò in casa.
Fece
cadere
lo zaino in corridoio e non si preoccupò di mangiare,
desiderava fare una sola
cosa.
Arrivò
in
camera sua e individuò il piccolo libricino blu.
Lo
prese e
si buttò sul letto, iniziando a scrivere. Quando diceva
“pensare”, intendeva
scrivere il diario.
28
aprile
Caro
diario,
sono
confusa. Di solito non lo sono mai, di
solito so sempre cosa fare, ho sempre le idee chiare. O perlomeno ho
sempre un piano,
uno schema da seguire, oppure Bonnie e Meredith che mi aiutano. Ma
questa è una
decisone che devo prendere da sola.
Ma
non so cosa fare. Damon mi ha chiesto di
dargli un opportunità, e io l’ho baciato.
Non
so cosa mi è preso, ho agito così, senza
pensare. Sul momento non mi sono pentita, e forse nemmeno ora lo sono.
Mi
sono sentita così in contatto con lui! Ma
non posso dimenticare cosa ha fatto. Lui è cattivo, ma
è come se questa cosa
non contasse. Ma deve, lui ha ucciso delle persone.
E
ora mi domando, se io glielo chiedessi, per
me, smetterebbe di farlo? Non so se ci tiene tanto a me. Non so se mi
vuole
solo per il mio sangue.
Ma
quando l’ho baciato non ho provato questo.
Io sapevo che non voleva farmi del male. L’ho sempre saputo,
per tutto il
tempo.
Forse
lui ha bisogno di me, forse lo posso
aiutare. E io voglio aiutarlo.
Sento
che c’è attrazione tra noi, io sono
legata a lui, lo sento ogni volta che lo vedo.
Quando
guardo i suoi occhi neri, sento come
un richiamo.
Cosa
devo fare diario? Gli concedo questa
opportunità?
28
aprile, dopo cena
Caro
diario,
ci
sto ancora pensando. Ci penso da tutto il
giorno.
Zia
Judith ha detto che a cena ero distratta.
L’ha detto anche Bonnie quando l’ho chiamata per
dirle ch andava tutto bene.
Ma
non va tutto bene. Sono combattuta.
Damo
ha detto che sarò sua lo stesso. Ma
sappiamo entrambi che sarebbe diverso.
A
volte sa essere così irritante, ma sento
che non lo fa per farmi arrabbiare, non davvero almeno. Lui
è semplicemente
così. Ma a volte sa essere anche davvero dolce e con me si
è sempre comportato
bene, in questi tempi. Non ha mai provato ad approfittarsi di me,
nemmeno oggi.
Sono stata io a saltargli addosso, non lui.
Chissà
dov’è ora. Potrebbe anche essere qui
in questo momento. Bè, non in camera mia però,
perché non l’ho mai invitato a
entrare. Ma ora non importa.
E’
vero, ha ucciso delle persone. Ma per
colpa della sua natura. Lui è un cacciatore, anche noi
uccidiamo per mangiare.
Quindi è così cattivo?
Non
riesco più a scrivere diario. Ho bisogno
di riposare. Ma sono sicura che domattina avrò la mia
risposta.
Elena
chiuse
il libricino e lo ripose con cura al suo fianco, sul comodino.
Ci
aveva
pensato davvero tutto il giorno, e aveva davvero trovato una sfilza di
pro e
contro sulle decisioni che avrebbe potuto prendere.
Ma
le
domande erano poche.
Lei
lo
amava? Voleva passare il suo tempo con lui? Si fidava
di lui?
In
fondo al
suo cuore, Elena sapeva di conoscere la risposta.
Ciao
a
tutti!
Prima
di
tutto, vorrei ringraziarvi di aver letto la mia fan fiction! E in
particolare
vorrei ringraziare loli89, Erika90 e KeLsey per aver recensito! Le
vostre
critiche positive mi anno fatto piacere e mi hanno incoraggiata non
poco!!! =)
Così
ho
deciso di fare diventare la oneshot una fanfiction!
So
che
questo capitolo è un po più statico del
precedente, cercherò
di farne altri più dinamici! ^^
Anche
perché
ora sto cercando di costruire una trama, visto che questa storia era
nata per
essere solo un capitolo… quidni… vi starete
chiedendo che fine ha fatto Stefan!
xD
Bè,
vi dico
che prima o poi spunterà fuori anche lui!
E
magari
spunteranno anche gli altri personaggi principali! =)
Bene
allora
vi ringrazio moltissimo dell’attenzione!
Al
prossimo
capitolo!
Cecy
p.s.
chiedo
scuse se ci metto tanto ad aggiornare, ma quando scrivo, devo essere
tranquilla
e rilassata, e in questo periodo la scuola è davvero uno
stress, quindi ho poco
tempo per scrivere!
|
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
Light
and
Darkness
Capitolo
3:
Era
seduto
nel bosco, sopra un tronco di un vecchio albero abbattuto.
Si
passò il
dorso della mano sulle labbra, anche se sapeva di non essere sporco. Si
era
appena nutrito.
E
ora che si
sentiva sazio e in forze, poteva concedersi qualche istante per pensare.
Strano
come
stessero andando le cose.
Pensò
ad
Elena, e a cosa gli aveva detto, ma la sua mente vagò molto
più lontano.
Tornò
indietro nel tempo, a più di un secolo fa.
Era
da tanto
che non ci pensava. Che non pensava al suo fratellino.
Un
sorriso
sprezzante si fece largo sul suo volto.
Suo
fratello. Gli aveva promesso un eternità di sofferenza, ma
ora aveva fatto una
tregua. Lo aveva lasciato la, dove tutto aveva avuto inizio.
“Povero
sciocco, legato al passato e ai dolci ricordi.”
Ripensò
anche a lei, alla causa di tutto. A Katherine. Quel nome
aleggiò nella sua
mente qualche istante, ma non provocò la solita fitta di
dolore in lui. No
qualcos’altro si faceva largo tra i ricordi, qualcosa di
più reale e più dolce.
Elena.
Lei
gli aveva rubato l’anima. Era difficile da ammettere per
Damon, lui non amava
mostrare i suoi sentimenti. Ma lei… per lei avrebbe fatto di
tutto, lo sentiva.
Lei era l’unica in grado di capirlo, e di fargli dimenticare
il dolore e l’ira
che lo accompagnavano da secoli.
Scrollò
la
testa e si alzò dal tronco.
Oggi
sarebbe
stata una giornata importante, Damon lo sapeva.
Si
avviò
verso la scuola, e avrebbe aspettato, aspettato che Elena lo chiamasse,
che gli
dicesse la sua scelta.
Sorrise
guardando il cielo azzurro e limpido.
***
Quando
quella mattina si svegliò, si sentiva bene.
Un
senso di
sicurezza la rendeva euforica. Finalmente era tornata la Elena di
sempre, che
sapeva cosa fare, che non aveva dubbi.
Si
vestì in fretta, salutando di volata la zia e la piccola
Margaret.
Per
tutta la mattina si guardò attorno, in attesa di qualcosa.
Non
riuscì quasi a parlare con Bonnie e Meredith, ma per il
momento non le
importava.
Durante
l’ora di letteratura, mentre fissava con aria assente il
giardino della scuola,
fu sicura di aver visto un corvo.
La
fissava, appollaiato su un ramo. C’erano dei riflessi
arcobaleno tra le sue
penne nere e lucide. Sembrava volergli comunicare un messaggio. Fu
costretta a
distogliere lo sguardo quando il professore la richiamò, e
quando si voltò di
nuovo, il corvo era sparito.
In
quel momento capì che non sarebbe venuto Damon, ma era che
sarebbe stata lei, a chiamarlo, a
comunicarli quando
sarebbe stata pronta.
Damon
le aveva lasciato tempo, la rispettava.
E
così passò la giornata. Appena suonò
la campanella la ragazza scattò in piedi e
si precipitò fuori da scuola, verso il parcheggio.
Non
aspettò Bonnie e Meredith, ma si promise di chiamarle
più tardi. Avrebbe dovuto
dare loro molte spiegazioni.
Per
fortuna zia Judith non c’era, e nemmeno Margaret.
Elena
posteggiò l’auto e entrò in casa
chiudendosi la porta alle spalle e lasciando
cadere la borsa nell’ingresso. Si tolse la leggera giacca e
rimase
perfettamente in silenzio, guardandosi attorno e ascoltando ogni rumore.
«Damon?»
Immediatamente
sentì un fruscio alle sue spalle e sorrise, voltandosi
lentamente.
Damon
era li, dietro di lei, tanto vicino che Elena rimase intrappolata nei
suoi
occhi neri come la notte.
Era
rilassato, con le mani nelle tasche dei jeans, e un sorrisetto
arrogante sul
volto.
Anche
Elena sorrise al ragazzo, in modo enigmatico. Non dissero nulla, e si
fissarono per
qualche altro istante.
«Bene?»
Disse lui, continuando a sorridere, e fissando la ragazza. Lei ancora
non disse
nulla, e si voltò, dandogli le spalle. Iniziò a
salire le scale, sicura che lui
la stesse seguendo.
Non
era ancora del tutto convinta di quello che stava per fare di, ma
oramai era
tardi, si sarebbe fidata di lui.
Oltrepassò
la soglia della sua stanza fermandosi nel centro e voltandosi verso la
porta.
Damon era li, fermo sulla soglia, sembrava che stesse per entrare, ma
qualcosa
lo frenava,qualcosa che poteva essere annullato solo con un invito.
Alzò
lo sguardo dubbioso sulla ragazza, che sorrise, vedendo il suo sguardo.
Aveva
confuso Damon.
Era
vero, lui era stato invitato ad entrare in casa, ma la sua stanza da
letto e il
salotto facevano parte del vecchio edificio, e nessuno lo aveva mai
invitato ad
entrare li.
Deglutì,
indugiando ancora un istante.
«Entra,
Damon.»
Lui
la fissò un istante ancora, poi mosse un primo passo
esitante dentro la stanza,
e questa volta nulla lo fermò. Con soli altri due passi
raggiunse la ragazza,
senza tuttavia toccarla.
«Ho
deciso di darti una possibilità Damon.»
Il
ragazzo sorrise ancora, trionfante e allungò una mano verso
Elena, che però
fece un passo indietro.
«Ma…»
Damon
ridacchiò. «Ma?»
«Ci
sono delle… regole.»
«Sentiamo.»
Disse lui, incrociando le braccia al petto, senza smettere di
sorridere, come
se avesse già intuito tutto.
«Devi
promettermi che non ucciderai più nessuno.»
Disse
lei d’un tratto seria.
«E
devi promettere di non usare i tuoi poteri psichici su di me.»
Damon
continuò a fissarla, impassibile.
«E…»
iniziò lei «Non devi mordermi, se io non ti
darò il permesso.»
La
ragazza mantenne lo sguardo fisso negli occhi neri di Damon, pronta a
cogliervi
qualsiasi cambiamento. In effetti, posta l’ultima condizione,
il suo sorriso
compiaciuto vacillò, ma solo per un istante.
«Finito?»
Disse inarcando le sopracciglia.
Elena
lo fissò sorpresa, si era aspettata un'altra reazione, era
sicura che si
sarebbe arrabbiato, invece… invece era li, il sorrisetto
canzonatorio di nuovo
al suo posto, le braccia conserte, gli occhi neri mostravano
compiacimento. Era
bello come non mai, notò Elena. L’ansia
passò e lei si sciolse.
«Sì,
ho finito.»
Disse
rilassando i muscoli tesi e lasciandosi andare in un sorriso.
«Rispetterai
queste regole, Damon?»
Il
ragazzo rimase un attimo in silenzio, poi annuì.
«Per
te, lo farò.»
Elena
si avvicinò a lui, felice. In fondo era stato
così semplice. Non ci avrebbe
giurato, ma credette di vedere nello sguardo di Damon qualcosa di molto
simile
alla dolcezza.
Dolcezza
nello sguardo di Damon? Questo era
strano si disse lei.
«Ti
va di fare un giro?»
«Oh,
questa volta lo chiedi?» Disse Elena ridacchiando.
«Potrei
semplicemente fare così.» Disse lui sollevandola.
Un istante dopo si
ritrovarono entrambi al pianterreno, davanti alla porta. «Ma
non sarebbe molto
cavalleresco non trovi?»
Disse,
rimettendola con delicatezza a terra.
«Ok,
non farlo più!» Disse la ragazza, sorridendo.
Damon
le porse la giacca e aprì la porta, il suo sorriso sghembo
sembrava più
spontaneo del solito.
«Forse
dovresti aggiungerlo alla tua lista delle regole.»
Elena
sorrise e uscì nella fresca brezza estiva. Il sole era alto
nel cielo, non
c’erano nuvole e lei era con Damon Salvatore.
***
Tornò
a casa quando ormai il sole era quasi tramontato. Damon la
lasciò davanti al vialetto
e la salutò sfiorandole la guancia con la mano,e
semplicemente osservandola.
Elena
era felice. Aveva passato una giornata bellissima. Damon
l’aveva portata in
città, e avevano passeggiato, parlando del più e
del meno, ogni tanto parlavano
delle loro vite.
Ogni
traccia di imbarazzo aveva abbandonato la ragazza, che si sentiva
così a suo
agio in sua compagnia.
E
per di più non aveva provato ad approfittarsi di lei in
alcun modo. Non aveva
tentato di ipnotizzarla, baciarla o morderla.
Elena
stava ancora pensando ai bei momenti trascorsi con il ragazzo, quando
venne
aggredita.
«Elena
Gilbert!»
Sobbalzò
e si voltò di scatto verso la voce che aveva urlato il suo
nome, con il cuore
in gola, aspettandosi di vedere chissà che. Invece vide solo
una massa di
riccioli rossi venire verso di lei a passi di marcia.
«Tu
ci devi delle spiegazioni, ragazza!»
«Bonnie!»
Disse Elena guardando la ragazza con sollievo, ma anche con irritazione.
Dietro
di lei vide una ragazza dai capelli neri corvini che la seguiva, senza
dire
nulla.
«Ciao
Elena.» Disse Meredith.
«Ciao.
Su per favore, entrate.»
Fece
entrare le due ragazze (Meredith silenziosa e calma, Bonnie agitata e
rabbiosa)
e le condusse in camera.
«E
da quando non ci saluti nemmeno più a scuola?!»
«Io…»
iniziò Elena, ma non fece in tempo a finire.
«E
da quando esci con quel tipo?! Lo sai che non ci piace! Lo hai detto
anche tu,
che è pericoloso! E adesso?»
«Bonnie!»
Finalmente Meredith intervenne. «Ok, calme.»
Disse
la ragazza, vedendo che Elena fissava a bocca spalancata
l’amica.
Si
sedette sul letto, assieme alle altre due.
«Ero
di fretta.» Disse guardando con occhi minacciosi Bonnie.
«O
dai, ti abbiamo vista scendere dalla sua macchina! Cosa stai
combinando!»
«Ok
si, lo ammetto. Usciamo insieme. E allora?»
«E
allora?» Riprese Bonnie. «Ti ho detto quello che ho
sentito. Quello che penso
di quel ragazzo. Ha qualcosa di strano, qualcosa di oscuro! Tu hai
detto che ha
ucciso delle persone! E mi dici
allora?» Bonnie ormai era isterica.
«Bè,
mi sbagliavo! Damon non è così. Bisogna
conoscerlo e… comprenderlo. Non mi
farebbe mai del male.»
Bonnie
aprì la bocca, ma non uscì alcuna frase,
guardò Meredith in cerca di aiuto.
«Ok,
io mi fido di te Elena, quindi se tu dici che lui non è
cattivo… io ti credo.»
Concluse lei semplicemente.
«Ma
che…?!» Bonnie fece passare i suoi occhi
accusatori prima sull’una poi sull’altra
amica. Poi si alzò. «Va bene, fate un po come
credete. Io ho detto quello che
dovevo dire. Ci vediamo a scuola.» Si diresse come una furia
verso la porta, ma
prima di sbattersela dietro la schiena, disse «Ma sappi che
io ti ho
avvertita.»
Le
due rimasero ad ascoltare i suoi passi pesanti finchè non
sbatté anche la porta
d’ingresso.
Elena guardò
Meredith, sentiva gli occhi
gonfi, pieni di lacrime che volevano scendere, ma le trattenne.
«Elena,
non prendertela, lei lo fa perché ti vuole bene. Le
passerà presto vedrai. Se
Damon è come dici tu, lo capirà anche
lei.»
Elena
annuì, e guardò piena di gratitudine
l’amica.
«Grazie
Meredith.»
La
abbracciò brevemente, poi si alzò dal letto.
«Ora
è meglio che vada.»
Elena
accompagnò la ragazza fino alla porta.
«Però
Elena, sta attenta, ok?»
La
ragazza annuì e chiuse la porta. Sentì una
lacrima sfuggirle e tornò in camera
sua sbattendo la porta. Era un ingiustizia. Perché tutti
dovevano odiare Damon?
Anche lei non si era fidata all’inizio, però le
era bastato conoscerlo per
cambiare idea.
Sentì
una folata di aria fredda e alzò gli occhi, ma
anziché guardare la finestra
guardò il letto.
Damon
vi era sdraiato sopra, a sua agio come se fosse a casa sua. Elena
sobbalzò,
presa alla sprovvista, cercò di asciugarsi gli occhi, ma
appena Damon si
accorse che lei lo guardava, si alzò dal letto e fu davanti
a lei.
«Scusa.»
Sussurrò Elena nascondendosi al suo sguardo.
Lui
le prese la mano e asciugò le lacrime con il pollice.
Elena
lo guardò. Lo sguardo triste del ragazzo si
trasformò in un sorrisetto.
«La
streghetta ti da fastidio?»
Elena
sorrise.
«Se
vuoi posso ricordarle le buone maniere.»
La
ragazza prese la sua mano fresca e la strinse.
«No, è
meglio di no.» Sospirò e sorrise al
ragazzo. Di nuovo il suo cuore esplose, emanando un onda di calore
dentro lei.
Era così bello e
irresistibile. Elena
era felice di averlo al suo fianco.
«Non
piaccio alle tue amiche.» Osservò lui, guardando
la testa bionda della ragazza.
Lei
si sedette sul bordo del letto, facendolo accomodare al suo fianco.
«A
quanto pare… Ma non mi importa.»
«Certo
che no!» Disse lui stringendole la mano.
«Io
mi fido di te, Damon.»
Lui
annuì, sfiorandole il viso con una mano.
Per
un lunghissimo istante si fissarono. Elena era rapita da quello
sguardo, così
affascinante e misterioso. La attraeva come una calamita.
Sentì che stava
avvicinando il volto a quello di Damon, ma…
«Elena!»
La
ragazza sospirò irritata.
«Accidenti!»
Era tornata zia Judith. Si alzò di scatto dal letto stufa di
essere interrotta
nel bel mezzo dei momenti importanti. Damon la seguì.
«Devo
andare a cenare, penso.»
«Sì,
anche io.» Il sorriso enigmatico comparse sul volto di Damon.
«Hmm..
ok.»
Il
ragazzo le lanciò un ultimo sguardo e si diresse al
davanzale.
«Damon?
Tornerai dopo?»
«Se
tu lo vorrai…»
Un
istante dopo si buttò giù, ma non si
sentì nessun impatto con il suo suolo.
Elena
vide un corvo nero volare in alto, verso il bosco.
Sorrise
e scese al piano di sotto, salutando sorridente la zia e la sorella.
Ed
eccovi il terzo capitolo!!! Prima di tutto grazie a tutti quelli che
hanno
recensito e letto la storia! E quelle che l’hanno aggiunta ai
preferiti! Ve ne
sono davvero grata, e spero di non deludervi con i prossimi capitoli! =)
Bè
allora, Stefan non è ancora rispuntato… ma si
può intuire che probabilmente
non si trova a Fell’s
Church! Invece sono apparse Bonnie e Meredith!! ^^
Ok,
allora vi ringrazio ancora moltissimo!! Al prossimo capitolo!
Cecy
|
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Capitolo 4 *** Capitolo 4 ***
Light
and
Darkness
Capitolo
4:
Damon
venne
quella sera. Elena era appena salita nella sua stanza, dopo cena,
fingendosi
stanca, e lo aveva visto li, seduto pigramente su un ramo
dell’albero di fronte
alla sua finestra, come se fosse la cosa più naturale del
mondo.
Si
era
avvicinata alla finestra aperta. «Bè, non vuoi
entrare?»
Lui
le aveva
rivolto un sorrisetto sghembo e con un unico ed aggraziato balzo, era
atterrato
al suo fianco.
«Sei
triste,
Elena.»
Non
era una
domanda, era un dato di fatto. La ragazza non rispose. Damon le si
avvicinò,
sfiorandole la guancia con il pollice e cercando di incrociare il suo
sguardo,
ma Elena lo evitò. Sentiva gli occhi lucidi, e si sentiva
strana, davvero.
Era
distrutta per aver litigato con Bonnie, me era così
felice che Damon fosse li al suo fianco.
«Vedi,
per
me litigare con una mia amica è come litigare con me
stessa.»
Disse
la
ragazza sospirando e chiudendo gli occhi. Le calde e robuste braccia di
Damon
la avvolsero.
«Non
devi
essere triste principessa.» Le sussurrò lui
all’orecchio. «Sai cosa possiamo
fare, per levare quell’espressione dal tuo dolce
viso?»
«Cosa?»
Elena si voltò tra le sue braccia, aprendo gli occhi e
trovandosi tanto vicina
a quelli di lui che ne rimase intrappolata.
«Domani
posso portarti fuori. Possiamo divertirci. Possiamo andare dove vuoi, e
fare
quello che vuoi. E poi se ne avrai voglia, potrai andare a parlare con
le tue
amiche.»
Elena
ci
pensò. Le sarebbe piaciuto davvero uscire con lui.
Già se lo immaginava. Lei,
la bellissima ragazza umana, di fianco a lui, lo stupendo ragazzo
vampiro.
«Sarebbe….
Bellissimo.»
«Dove
vorresti andare, principessa? Dimmelo, ti porterò ovunque tu
vorrai.»
Gli
occhi di
Damon erano così sinceri e profondi e pieni di… qualcosa. Qualcosa che Elena
classificò come desiderio. Era sicura
che se gli avesse chiesto di portarla dall’altra parte del
mondo, l’avrebbe
fatto.
“Oddio,
come
fanno a odiarlo?!” Si chiese nella mente pensando a Bonnie e
Meredith. Ma loro
non lo conoscevano come lei, non potevano capire.
Elena
sciolse l’abbraccio e si mise a passeggiare per la stanza,
pensando.
«Hmmm…
bè,
domani inizia la fiera di Fells Church. Potremmo fare un giro li. Non
ho voglia
di andare lontano.»
La
ragazza
si era voltata ad osservare il viso assorto di Damon, che probabilmente
stava
già programmando una fuga per andare chissà dove.
«Sul
serio?
Vuoi restare qui?» Inarcò un sopracciglio.
Elena
sorrise e annuì.
«E
va bene
principessa. Questa volta resteremo qui. Ma la prossima volta
deciderò io.»
«Va
bene!»
Elena
si
ricordò di essere andata a letto felice quella sera.
Ora
era
davanti allo specchio e osservava la sua immagine riflessa. Prese la
spazzola e
si diete un ultimo ritocco ai lunghi e lisci capelli biondi e luminosi,
che le
ricadevano come onde sulle spalle.
Stava
aspettando che arrivasse Damon. Questa sera, si sarebbe comportato da
umano.
Avrebbe suonato il campanello e avrebbe parlato con zia Judith. Niente
entrate
dalla finestra, quindi.
La
ragazza
si sedette sul bordo del letto, pensando.
Non
riusciva
a capacitarsi di quanto fosse cambiato Damon. Quando era arrivato in
città,
Elena lo odiava. Odiava la sua arroganza, il suo modo di apparire, la
sua aria
di superiorità e l’attrazione che provava verso di
lui.
Si
ricordava
di quando era apparso nella palestra, e aveva cercato di baciarla. Si
ricordava
delle volta in cui si era intrufolato in casa di Bonnie, e di tutte
quelle
volte che
l’aveva “minacciata”, che
aveva detto che sarebbe diventata sua.
Alla
fine
era stata lei ad adattarsi al suo gioco. E non se ne pentiva.
Aveva scoperto che Damon non
la desiderava
come un oggetto, ma la desiderava, come un suo pari. La trattava con
una sorta
di rispetto e riverenza, e in modo protettivo. Nessuno però
pareva vedere
questo suo lato, tranne Elena.
Aveva
anche
mantenuto le promesse che aveva stretto con lei.
Ma
Elena
sapeva che non sarebbe durato per sempre. Tutto aveva un prezzo.
E
per quanto
lui la trattasse come un suo pari, lei non lo era. Per il momento.
Tutto quello
che Damon voleva fare era renderla la sua “Principessa delle
Tenebre”. La
ragazza non sapeva ancora cosa sarebbe successo, ma cercava di non
pensarci, di
convincersi che c’era tempo. Tempo…
Sentì
il
campanello suonare di sotto. La porta si aprì, e si richiuse
un istante dopo
con un debole tonfo. Dopo si sentì un brusio al piano di
sotto.
Elena
si
alzò e si diede un’ ultima occhiata. Era
bellissima, come sempre. Sospirò,
guardando i suoi jeans e la semplice maglietta, le scarpe da ginnastica
e i
capelli lasciati sciolti. Afferrò una giacca leggera e la
borsetta, e dopo
essersi data un ultimo sguardo, scese in fretta le scale, per arrivare
in
salotto, da dove provenivano le voci.
Sorrise
nel
vedere la scenetta che si trovò davanti. Damon gesticolava e
parlava
animatamente con zia Judith con un espressione assolutamente rilassata.
La zia
ascoltava sorridendo, mentre lui raccontava un chissà quale
aneddoto che solo
lui poteva conoscere. Addirittura Margaret, la piccola e timida
Margaret, lo
guardava con un certo fascino, o almeno così
sembrò ad Elena, guardando il viso
assorto della sorellina di quattro anni.
Damon
terminò la sua storiella e si girà verso Elena,
con lo stesso sorriso
compiaciuto.
«Ciao
Elena.»
Lei
gli fece
un cenno, sfoderando uno dei suoi sorrisi. La zia le si fece incontro.
«Va
bene
Elena, allora andate pure, e divertitevi ragazzi!»
Aggiunse
guardando Damon che si avvicinava ad Elena e la scortava alla porta.
La
zia la
bombardò con raccomandazioni last minute e poi aggiunse,
guardando Damon: «E
non tornate a casa tardi!»
Lui
era già
fuori dalla porta, ma strinse ugualmente la mano di zia Judith.
«E’
stato un
piacere conoscerla. E, certo, la riporterò a casa
presto.»
Elena
schioccò un veloce bacio alla zia, e spettinò i
capelli biondi delle sorellina,
dandole un frettoloso buffetto.
«A
dopo!»
Si
affrettò
a seguire Damon. Lanciò uno sguardo alla sua ferrari nera,
parcheggiata poco
più avanti, ma quella sera sarebbero andati a piedi.
Quando
furono a debita distanza dalla casa, dove zia Judith probabilmente era
in
postazione dietro alla finestra, Elena prese la mano di Damon, e lo
guardò
sorridendo allegra.
«Vedo
che
stai già meglio principessa.»
«Quando
sono
con te sto sempre bene.»
Camminarono
ancora un poco, e iniziarono già ad apparire le prime
bancarelle.
Dopo
poco le
strade iniziarono ad essere più affollate, e il vociare
delle persone molto più
udibile.
«E’
animata,
questa cittadina.» Osservò Damon.
«Già,
e…»
Elena
si
fermò. Poco più avanti aveva visto una massa di
rossi riccioli, impossibile non
riconoscere Bonnie, anche da quella distanza. Damon seguì il
suo sguardo,
finchè non vide entrambe le ragazze, che stavano comprando
qualcosa da una
bancarella di collane artigianali.
«Hmm…
ho
sete. Entriamo?» Disse indicando il locale più
frequentato di Fells Church.
Damon
ridacchiò. «Come vuoi!»
Si
sedettero
ad un tavolino da due, e subito un barista arrivò a prendere
le ordinazioni.
Per tutto il tempo, notò la ragazza, il barista
l’aveva fissata con uno sguardo
abbastanza imbarazzante. Era abituata ad essere fissata, ma non in quel
modo,
non da uno sconosciuto. Ordinò in fretta, aspettando che il
ragazzo se ne
andasse. Per fortuna Damon non aveva notato nulla,o avrebbe potuto
arrabbiarsi,
ma era troppo concentrato su di lei.
«Ti
avevo
detto che era meglio andare a qualche altra parte.»
Disse
lui,
sfoderando uno dei suoi maliziosi sorrisetti.
Elena
sbuffò, guardandolo accigliata. I drink arrivarono e
finirono quasi con la
stessa velocità.
«Allora,
vogliamo uscire ed affrontare questo dispiacevole inconveniente, oppure
hai
intenzione di passare tutta la serata in questo squallido
locale?»
Damon
aveva
ragione, doveva parlare con le sue amiche, non poteva andare avanti
così.
«E
va bene,
concedimi un secondo, devo andare alla toilette.»
Il
ragazzo
annuì e lei si alzò. Il bagno era squallido,
più del resto del locale, ma
fortunatamente era vuoto. Si fissò davanti alla specchio e
si sciacquò le mai,
fissandosi.
“Coraggio
Elena, cosa vuoi che sia? Se sono davvero tu amiche capiranno. Ti
appoggeranno.
Altrimenti…”
Non riuscì a finire la
frase. Altrimenti cosa?
Prese
un
lungo e profondo respiro, sbatté le palpebre un paio di
volte e cercò di
sorridere. “Ok. Ci riuscirò. Solo le mie migliori
amiche. Se non riesco a
parlare con loro, con chi?”
Decise
che
si sentiva pronta, allora si avviò verso la porta della
toilette, a sguardo
basso, pensando a cosa avrebbe potuto dire, e non si accorse che
c’era qualcuno
davanti a lei, e ci andò a sbattere violentemente.
Arretrò di un passo.
«Mi
scusi,
io…»
Alzò
lo
sguardo e rimase basita.
«Nessun
problema.» Il barista che prima l’aveva guardata
con uno sguardo al limite
della discrezione, ora le stava davanti, vicinissimo. E il suo sguardo
sembrava… bè, per Elena era indescrivibile.
Ancora peggio di prima. Deglutì
cercando di calmarsi.
«Bene,
allora.»
Solo
in quel
momento si accorse che le mani del ragazzo erano sui suoi avambracci, e
la
tenevano, non con forza, ma lei non riuscì a divincolarsi.
Iniziò a sentirsi
inquieta. “Damon, Damon, Damon!” Riusciva a pensare
solo al suo nome mentre il
viso di quell’uomo sembrava farsi più vicino. Il
suo viso sembrava sorridere
assieme alle sue labbra, un espressione di trionfo, di attesa di
insaziabile…
Elena non riusciva a capirlo.
«Hey!»
Il
ragazzo
si fermò e solo per un istante a Elena sembrò di
vedere una strana luce in
quegli occhi castani.
«Elena?»
«Matt!»
La
ragazza si divincolò dalla presa del barista, e
indietreggiò.
Il
ragazzo
si ricompose, e lanciò uno sguardo di quelli che potevano
uccidere, poi rivolse
un sorriso insolente ad Elena.
«Con
permesso.» Entrò nel magazzino. Elena
sospirò di sollievo e guardò Matt piena
di gratitudine.
Matt
invece
sembrava sconvolto.
«Quello…
quello stava… stava cercando di…»
«Ti
prego
Matt, lasciamo stare. Ti ringrazio comunque.»
«Ok,
lasciamo stare. Come… come stai?»
«Bene,
grazie.» Nonostante fosse passato del tempo da quando lei e
Matt si erano
lasciati, c’era ancora imbarazzo tra loro.
«Bè
io ora…
dovrei andare.»
Il
suo
sguardo si spostò inconsapevolmente nella direzione di
Damon, che si era
alzato, e fissava infastidito la schiena di Matt. Il ragazzo
seguì lo sguardo
di Elena e vide Damon.
«Oh…»
Sembrò
deluso. Elena cercò di correggere il suo errore.
«Devo
andare
a parlare con Meredith e Bonnie. Ci vediamo Matt!»
E
con questo
si allontanò senza aspettare alcuna risposta. Fece cenno a
Damon di seguirla,
mentre usciva dal locale.
«E’
tutto a
posto?» Chiese Damon studiando la sua espressione.
«Se quel Mutt ti ha fatto
qualcosa lo sistemo io.»
«Matt?
No
che non ha fatto nulla!»
Esclamò
lei.
Si sentiva ancora scossa per quello che era successo al locale. Non
sarebbe
riuscita a parlare con le sue amiche quella sera. E peggio ancora era
la
consapevolezza che Damon sapeva che qualcosa non andava, e pensava che
la colpa
fosse di Matt. Si sentiva la testa esplodere, e anche se sapeva che
avrebbe
dovuto parlare a Damon di quel ragazzo sconosciuto, preferì
evitare. Non aveva
mai visto un Damon davvero geloso.
«Possiamo
tornare a casa?»
Il
ragazzo
la fissò ancora qualche istante, poi annuì.
Camminarono
in silenziò finchè lui non si fermò e
la prese per le spalle.
«Elena,
sappi che non riuscirai a tenermi allo scuro… da qualsiasi
cosa tu stia
cercando di nascondermi.»
Fece
una
buffa espressione confusa e proseguì. «In qualche
modo lo verrò a sapere. E…»
La lasciò andare e la sospinse a proseguire. «Se
questo Gnat centra qualcosa…»
«Si
chiama
Matt! E Damon, ti ho già detto che non c’entra
niente. Te lo dirò domani, ok?»
Damon
sospirò scocciato ma si arrese.
«Ma
sono
felice che ti preoccupi per me.»
Disse
lei,
addolcendo il tono e stringendosi a lui. Il ragazzo sorrise, incantato
dalle
parole della dolce creatura che teneva tra le braccia. In quel momento
non si
sentiva un vampiro vecchio di secoli, ma solo… Damon, un
ragazzo che stringeva
tra le braccia l’unica persona che contasse davvero per lui.
E nulla avrebbe
mai potuto cambiare questo fatto.
Con
delicatezza alzò il volto di Elena, e con altrettanta
delicatezza, posò sulle
sue labbra un dolce bacio.
Salva
ragazze! Chiedo scusa se ci ho messo un’infinità a
postare il capitolo!
Ma
se sono
stressata per la scuola… non riesco proprio a concentrarmi
per scrivere!! Oh,
sante vacanze!!! xD
Allora,
spero sia stato di vostro gradimento il capitolo!! E’ venuto
un po lunghino
però… spero di non avervi annoiate!!!
Vorrei
ringraziare tutte quelle ragazza che hanno aggiunto la mia storia tra
le
preferite o le seguite!! Grazie davvero, mi rendete davvero felice!!!
E
grazia
anche a KeLsey e Deliah_ che hanno recensito! Grazie davvero ragazze,
sono
felice che vi piaccia la mia storia!!!
Vi
prego,
recensite in tante!! Sono accettati anche commenti negativi,
purché siano
costruttivi, sono ben accetti anche i consigli!!! xD
Vi
ringrazio
ancora per l’attenzione, al prossimo capitolo!!!
|
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Capitolo 5 *** Capitolo 5 ***
Light
and
Darkness
Capitolo
5:
«Elena,
sei sicura di volerci
tornare?»
Damon
la guardava con un
espressione dubbiosa.
«Sì
Damon. Sono stufa di questa
situazione. Mi sento… un idiota! Devo assolutamente parlare
con loro questa
sera!»
Il
ragazzo scosse la testa e
sospirò, arrendendosi per l’ennesima volta.
«Cambiando
argomento, dove sono
tua zia e la tua graziosa sorellina?»
«Saranno
in giro anche loro.
Questa sera ci sono anche le giostre per i bambini!»
Disse
Elena sorridendo e
voltandosi verso il ragazzo.
«Oh
no, non mi farai anche andare
su una giostra per bambini!»
«Ok
ok, niente giostra!»
Elena
ridacchiò. «Possiamo
andare.»
La
coppia uscì di casa e iniziò a
camminare. Elena prese la mano di Damon per farsi forza. Quel giorno
gli aveva
parlato del barista invadente della sera passata, e prima che lui
potesse
commentare gli aveva fatto giurare di non staccargli la testa.
Elena
aveva dato appuntamento a
Meredith e Bonnie fuori dal bar, e fu li che le trovò.
«Ok,
ora tu resta qui.»
«Sì
ma fai in fretta.» Disse lui,
e il suo sguardo voleva dire “non ho intenzione di passare
qui più di dieci
minuti.”
Elena
lasciò a malincuore la sua
mano e si diresse verso le ragazze, che, com’era sicura,
avevano visto lei e
Damon, insieme.
Si
fermò a qualche passo da loro.
«Ciao.»
Stranamente non si
sentiva imbarazzata, ma
sicura di sé.
Aveva un obiettivo in mente e lo avrebbe raggiunto ad ogni costo.
Questa era
Elena Gilbert.
«Oh
sei arrivata.» Bonnie mise il
broncio e lanciò uno sguardo a Damon, che con molta
discrezione fingeva di
guardarsi attorno, ma Elena sapeva che avrebbe origliato ogni cosa.
Meredith
lanciò uno sguardo di
rimprovero a Bonnie e poi si rivolse ad Elena sorridendole.
«Ti
va di entrare?»
Elena
guardò la porta del locale.
«Preferirei
restare fuori.»
«Oh,
potrebbe perdere di vista il
suo ragazzo…» Commentò acida la piccola
ragazza con i riccioli rossi. Elena
sospirò cercando di mantenere la calma.
«No
Bonnie… ho dei… problemi con
il barista. Comunque non importa.»
«Esatto
non importa.» Aggiunse
Meredith. «Elena, siamo qui per scusarci.»
Bonnie
le rivolse uno sguardo
contrariato. «Ok! Sono
qui per
scusarmi. Lei non so perché sia qui!» Disse
lanciando un altro sguardo di
rimprovero all’amica.
«Ho
sbagliato. Damon potrà non
piacermi, ma se tu ti fidi ciecamente
di lui, allora mi fiderò anche io.» I freddi occhi
grigi di Meredith si
puntarono nei suoi, cercando di capire se lei si fidasse ciecamente o
no del
ragazzo. Elena mise nel suo sguardo tutto l’orgoglio e la
fiducia possibile,
poi si sciolse in un sorriso. Era felice che Meredith si fidasse di lei.
«Grazie
Meredith.» Lo sguardo di
tutte e due si posò su Bonnie.
«E
tu cos’hai intenzione di
fare?»
La
ragazza si sentiva osservata
ed attorniata, alla fine cedette.
«E
va bene! Mi fido di te, Elena!
Quindi mi fido anche di lui!»
Elena
si sentì leggera. Era stato
così semplice. Non riusciva nemmeno a capire
perché si fosse così tanto preoccupata
per quella conversazione. Si vergognò per aver dubitato di
loro, delle sue
amiche.
«Grazie
ragazze!» Si spinse in
avanti a cancellare la distanza tra di loro e le strinse entrambe in un
abbraccio, subito ricambiato.
Si
separarono e rimasero qualche
istante a fissarsi sorridendo.
«Ok
Elena, va da lui.» Disse
Meredith.
«Ma
sappi che ti teniamo
d’occhio!» Aggiunse Bonnie, con un aria minacciosa
che non le si addiceva.
«Vi
voglio bene ragazze!» Disse
Elena mentre si voltava per tornare da Damon.
Il
ragazzo era la dove lo aveva
lasciato. La accolse con un sorriso smagliante.
«Tutto
risolto allora?»
«Hai
origliato ogni parola.»
«Certo
che sì. Ero stanco di
farti da consulente sui “litigi tra amiche”.
Finalmente potremmo occuparci di
altro.» Inconsapevolmente il suo sguardo si spostò
sul suo collo. Elena si
sentì in imbarazzo. Non si sentiva ancora pronta per il
grande passo, così
cercò di cambiare argomento, o meglio, di riportare
l’attenzione sulle sue
amiche, ma commise un errore. Si voltò in direzione delle
ragazze, e fece
appena in tempo a vedere un volto famigliare entrare nel locale. Il
barista. Di
nuovo. Elena non voleva essere paranoica, ma volle allontanarsi da li
il prima
possibile. Afferrò il braccio di Damon e si
allontanò tra la folla.
«Tutto
a posto?» Sussurrò il
ragazzo studiando la sua espressione.
«Sì…
accidenti, quanta tensione
in così pochi gironi.» Elena sospirò
sconsolata.
«Mhhh…
dovremmo trovare il modo
di far rilassare questa ragazza così
tesa…»
Disse
lui, sussurrando al suo
orecchio, con un tono maledettamente seducente. Iniziò a
massaggiarle le
spalle. Elena non potè non sorridere.
«Ops,
non qui però!» Disse
ridacchiando. La prese per mano e la trascinò in mezzo alla
folla. Elena fece
in tempo a vedere zia Judith passare li vicino a dove si trovavano
qualche
istante prima, e ridacchiò insieme a lui.
«Allora
principessa, questo
giorno è ancora tuo. Dimmi cosa vuoi fare e lo faremo.
Qualsiasi cosa tu voglia
fare.» Un sorrisetto furbesco si dipinse sul suo volto.
«Ma… sappi che la
prossima volta, io
deciderò le
regole, ok?»
La
ragazza ridacchiò. «E va bene!
Hmm… se oggi è ancora mio…»
Disse iniziando a guardarsi attorno, in cerca di
ispirazione cercando di ignorare il più possibile i
tentativi di Damon di
sedurla. Finalmente trovò quello che cercava. Damon
notò lo scintillio nei suoi
occhi.
«Li.
Andremo li.» Damon si girò
titubante e quando vide quello che la ragazza stava indicando
scoppiò a ridere,
ma poi si accorse che lei era seria.
«Oh
no, ti prego! Dimmi che stai
scherzando.»
«Per
niente.»
«Ma…»
«Ah
ah ah, oggi è ancora mio!»
Elena sorrise in segno di vittoria, mentre il ragazzo sospirava.
«Quanto
mi pento di aver detto
quelle parole.»
«Andiamo,
i tuoi sguardi
seducenti non ti salveranno!» Disse bloccandolo prima che
potesse iniziare a
corromperla. Lo prese sottobraccio e lo condusse all’ingesso
di un’attrazione
della fiera.
«Mia
mamma mi ci portava sempre.
Adoravo queste case dell’orrore quando ero piccola.»
Damon
riuscì a sentire la
nostalgia nascosta sotto quella frase.
«Ok
lasciami solo…» Si guardò
attorno controllando che nessuno lo guardasse. Poi sparì.
Elena rimase stupita,
ma solo cinque secondi dopo era tornato al suo fianco.
«…
dare un’occhiata.»
«Sei…
hai appena…»
«Fatto
il giro di tutto questo?»
Disse indicando la struttura dietro di se. «Sì e
credimi, non è nulla di
speciale. Se vuoi il terrore vero , non devi far altro che
chiedere.»
Disse lanciandole uno sguardo pieno di significati. Elena
deglutì. A volte
Damon riusciva a inquietarla. Non sapeva se c’era un fondo di
realtà in quelle
parole.
Fatto
sta che pochi minuti dopo
si ritrovarono entrambi a camminare in un corridoio buio pieno di cose
che
avrebbero dovuto spaventare la gente.
«Dico
davvero Elena. Io potrei
fare molta, molta più paura.» Disse Damon
guardandosi attorno nell’oscurità,
che per lui non era un problema.
«Oh
ti credo.» Disse la ragazza.
«E… ma che diamine!» Era scivolata su
qualcosa, ma Damon l’aveva afferrata
prima che potesse cadere e ora la reggeva, stringendola a se e
ridacchiando.
«Hey,
hai preso davvero sul serio
questo posto!»
«Che
cos’è?» Elena guardò a
terra. C’era un liquido. Aveva un pessima sensazione. Prese
il cellulare e
puntò la luce sul pavimento. Il liquido sparso non sembrava
messo li per caso e
per di più aveva un pessimo odore. Con la luce del cellulare
seguì la scia, che
andava man mano aumentando. Sentì Damon che la lasciava
andare. Continuò a
seguire le tracce di liquido e… rimase pietrificata.
Cercò
di urlare ma non ci riuscì,
l’urlo le rimase in gola. C’era qualcosa contro la
parete. Spostò di poco la
luce e tutto fu chiaro, maledettamente chiaro. Era scivolata sul
sangue, sangue
che sgorgava da una ferita. A terra c’era un uomo; era bianco
e rigido. Gli
occhi aperti fissavano il vuoto, irreparabilmente morti, come lo stesso
uomo.
Il suo collo era squarciato e il sangue colava ancora. Era successo da
poco,
forse da pochi minuti. Elena si voltò e guardò
Damon, piena di terrore e di
odio.
Non
gli lasciò il tempo di
parlare, iniziò a correre.
Vide
l’uscita per fortuna non
erano andati troppo lontani.
«Aiuto!
Aiuto! Serve aiuto! C’è
qualcuno ferito la dentro! Aiuto!»
Immediatamente delle persone
entrarono per
controllare, ma lei si allontanò, gli occhi inondati di
lacrime, le gambe le
tremavano e si sentiva pervasa dal terrore.
«Elena!
Elena che accidenti stai
facendo!» Le urlò Damon seguendola.
«Vattene
Damon, stammi alla
larga!»
«Cosa?!»
Damon si fermò,
guardando la ragazza. Si sentiva crollare in mille pezzi, Poteva
sopportare di
essere odiato da tutti. Dalle amiche di Elena, dal suo ex ragazzo,
persino dal
suo stesso fratello, la sua unica famiglia, ma non da lei. Vederla
mentre gli
urlava di sparire, mandò in frantumi il suo cuore morto.
«Non
sono stato io.»
«E
chi allora!» Urlò lei, gli
occhi inondati di lacrime.
Il
suo mondo gli crollò addosso.
Non era stato lui, ne era sicuro. Ma allora… chi?
C’era un altro vampiro in città, e lui doveva
trovarlo, doveva
proteggerla.
«Pensavo
di potermi fidare di
te!»
«Elena…»
mosse un passo verso di
lei, ma lei indietreggiò.
«Ti
prego Damon, lasciami sola.
Vattene!»
Damon
sentì la furia montare
dentro di se. Elena se ne accorse, perché
indietreggiò di nuovo, davvero
spaventata. Lui non disse più nulla. Tutte le barriere che
aveva costruito con
gli anni, per nascondere la sua anima a chiunque, quelle barriere che
Elena era
riuscita a distruggere, tornarono ad avvolgerlo, ad avvolgere il suo
essere, la
sua anima. Ora solo una fredda determinazione lo animava.
«Ti
devo riportare a casa.
Subito.»
Elena
indietreggiò ancora di
qualche passo. Damon vedeva la disperazione, la paura e la rabbia in
quegli
occhi azzurri come il cielo, che era tanto abituato vedere pieni di
amore,
passione e determinizione.
Ma
ora non gli importava. Doveva
solo portarla al sicuro, doveva portarla nella sua casa, e assicurarsi
che lei
fosse al sicuro, e poi avrebbe trovato il vampiro, e gli avrebbe
strappato il
cuore per quello che aveva fatto. Nessuno poteva mettersi tra lui ed
Elena.
«Elena.»
«No!»
La ragazza si voltò e si
mise quasi a correre verso casa.
Damon
la vide allontanarsi, e
mise da parte la sua furia. La vendetta poteva aspettare.
«Elena ti prego.» Dopo pochi passi le
fu di fronte. Lei sobbalzò, ma lo
evitò. Damon si arrese e si ritirò nelle ombre,
conscio del fatto che lei non
si sarebbe arresa. Ma la scortò fino a casa, fin quando non
fu entrata, fin
quando non seppe che era al sicuro.
Rimase
a fissare la casa,
sentendo un vuoto dentro di sé. Lo mise da parte, mise da
parte tutto.
Ora
doveva trovare il vampiro. E
ucciderlo.
Elena
corse in casa e sbatté con
violenza la porta dietro di sé. Sapeva che Damon
l’aveva seguita, e che avrebbe
potuto entrare in quel preciso istante e ucciderla. Ma non lo avrebbe
fatto.
Corse
nella sua stanza e si buttò
sul letto, cercando di placare l’orrore e la rabbia.
“Pensavo
di potermi fidare. Ero
sicura che fosse cambiato! Me lo aveva promesso.”
Tutto
ciò non aveva senso per
Elena, ma non poteva essere andata in altro modo. Lui era entrato pochi
minuti
prima in quell’attrazione.
Se l’uomo
fosse già stato li, lo avrebbe visto. Invece no. Lui lo
aveva ucciso. Ma
perché? Non aveva senso, non aveva alcun senso.
Iniziò
a dubitare. Forse era
stata affrettata. Ma non riusciva a trovare un'altra risposta, una
spiegazione
logica a tutto questo.
Come
poteva esserci un altro
vampiro? Era impossibile. Perché a Fells Church? Era solo
una piccola cittadina,
accidenti! Perché due vampiri dovrebbero trovarsi qui? Non
ha senso.
Continuò a
piangere, piena di domanda. La
testa iniziò a farle male. Il corpo era scosso da tremiti.
Ma c’era qualcosa
che faceva più male, molto più male. Un dolore
cha andava oltre al male fisico.
Non si era mai sentita così. Era stata una sciocca, aveva
dubitato della
persona che amava, senza neanche pensarci due volte. Si sentiva un
mostro.
Continuò
a piangere, ma a poco a
poco un caldo torpore l’avvolse, conducendola in un sonno
senza sogni. O senza
incubi.
Salve
ragazze!!! Grazie grazie
ancora a tutte quelle che hanno letto e commentato la mia storia!!!
In
particolare, vorrei
ringraziare Lisa (okkidacerbiatta), Deliah_, KeLsey e Erika 90 per le
bellissime e gentilissime recensioni!!! Sono felicissima che la mia
storia vi
piaccia!!!! *-*
A
KeLsey e Deliah_ , ci avete
visto bene!! Il barista ha un che di misterioso e
inquitante…. Ok, forse sono
un po prevedibile!! xD
Allora,
spero vi sia piaciuto il
capitolo!!! Spero davvero di non deludere nessuna di voi!!! Allora, ah,
la
fiera di Fells Church è una cosa inventata, ispirata ad
alcune fiere che fanno
in alcuni paesi vicino a casa mia… =)
E
vorrei avvisarvi che sarò assente
per tuuuuta la prossima settimana, a partire da domenica,
perché vado in
gita!!! ^^
Quindi
non so quando riuscirò a
fare il prossimo capitolo!!! Spero presto, comunque!!!
Un
saluto a tutte voi e ancora
grazie!!!!!
Cecy
|
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Capitolo 6 *** Capitolo 6 ***
Light
and
Darkness
Capitolo
6
Damon
restò appollaiato sul
solito albero di fronte alla finestra di Elena, semplicemente
osservandola,
come faceva prima di conoscerla. Non si avvicinò e non
provò a chiamarla,
sapeva che doveva lasciarla sola. Così si limitò
a tranquillizzare la mente inquieta
della ragazza utilizzando il suo speciale potere da vampiro. Rimase
affascinato
nel sentire il cambiamento al di la della finestra.
Elena era davvero agitata, poteva
sentire i suoi tremiti anche da li. Mano a mano che dirigeva ondate di
caldo e
confortevole potere, la ragazza si calmava, scivolando lentamente
nell’incoscienza, nel caldo torpore di un sonno senza sogni.
Damon sorrise nell’oscurità. “Hai
visto principessa? Sono il tuo angelo custode. O dovrei dire
demone?” Il
sorriso gli si spense immediatamente.
Cercò di auto convincersi che la
lontananza di Elena in quel momento era la cosa migliore che potesse
capitare,
visto che in città c’era un altro vampiro, e lei
gli sarebbe solo stata
d’impiccio.
Sospirò, osservando il corpo di
Elena raggomitolato sul letto. L’impulso di sgattaiolare
dentro la sua stanza
era forte, ma Damon lo scacciò via immediatamente. Aveva
altre cose a cui
pensare, cose più importanti e più imminenti.
Decise che pensare davanti alla
finestra di Elena non era affatto una bella idea, così a
malincuore, gettando
un ultimo sguardo alla ragazza, scese dall’albero e si
allontanò dalla casa,
con un unico pensiero che lo potesse rincuorare: “Trova il
vampiro, e riavrai
Elena.”
Si mise a camminare senza meta,
facendo il punto della situazione e allontanando il più
possibile Elena dai
suoi pensieri, per restare lucido e tornare ad essere il vampiro senza
scrupoli
e determinato che era prima di conoscere la ragazza.
“Allora, le possibilità sul
nostro vampiro sono due: o è uno nuovo, talmente imbecille
da non provare
nemmeno a coprire le sue tracce, o è un vampiro molto
potente che sa della mia
presenza qui a Fells Church e cerca di infastidirmi senza alcun
motivo.” Pensò
lui, infilando le mani nelle tasche e continuando a camminare
distrattamente.
“E penso proprio che l’idea più
plausibile sia la prima. Non vedo perché un
vampiro dovrebbe venire qui per dar fastidio proprio a me.
La questione è semplice. Trovare il vampiro e
ammazzarlo.” Un
sorriso da predatore si dipinse sulle labbra di Damon
“Così capirà che vuol
dire mettersi contro di me e creare problemi tra me ed Elena.”
Senza accorgersene i piedi di
Damon lo avevano condotto al vecchio cimitero. Si guardò
attorno. Non c’era
nessuno, tranne qualche gufo che svolazzava e un lontano ululato di un
lupo. La
luna era piena nel cielo e risplendeva luminosa più che mai.
Fu allora che Damon percepì
qualcosa. La quiete di quel posto aveva spinto al massimo i suoi sensi.
Gli
sembrava di sentire urla in lontananza e poi…
sentì l’aura del vampiro. Non era
definita, ma era molto confusa e difficile da percepire, come le aure
dei nuovi
vampiri: instabili. Il ragazzo iniziò a correre verso la
direzione dalla quale
provenivano le urla.
“Questa sera sono fortunato.
Presto Elena si renderà conto dell’enorme errore
che ha commesso.” Di nuovo
sulle labbra si fece spazio un sorriso di vittoria. “La sua
aura è talmente
bassa che quasi non si può individuare. Sì,
l’avevo inquadrato bene allora. E’
solo un vampiro incapace di fare quello che deve.”
Damon spiccò un salto proprio nel
momento in cui la sua corsa aveva raggiunto la massima
velocità. Un normale
essere umano si sarebbe schiantato e sfracellato al suolo qualche
istante più
tardi, ma Damon non era umano. A metà salto si
trasformò in un corvo leggero e
aggraziato, che planava verso la periferia della città in un
frullare d’ali
indistinto.
Seguì gli urli che man mano
aumentavano d’intensità, il più veloce
possibile.
“Forza, ancora una curva… ci sei
quasi!”
Quando sentì di essere arrivato
si trasformò in umano, atterrando con grazia al suolo. Si
guardò attorno,
sorpreso dalla quiete che sentiva. Eppure ne era sicuro, non poteva
essersi
sbagliato. Il suo infallibile udito da predatore non mentiva. Mosse
qualche
passo nell’oscurità, e subito capì.
L’odore del sangue era intenso, e c’era un
perché. Esso era sparso copiosamente a terra. Poco distante
giaceva un corpo
accasciato e con il collo a penzoloni, in un strana inclinazione. Si
avvicinò
di poco, i sensi all’erta.
Era una donna, ed era
visibilmente morta. “Non da molto però.”
Subito si guardò attorno e lanciò
ondate di potere per ricercane la fonte, ma nulla. Proprio come alla
fiera.
“Stupido dilettante.” Damon era
davvero irritato. Non aveva trovato quell’idiota e per di
più ora gli toccava
ripulire i suoi resti.
Con riluttanza si avvicinò alla
donna, lanciandole uno sguardo vuoto, privo di sentimenti; e con
riluttanza la
sollevò, cercando di non sporcarsi di sangue.
“Il lavoro sporco tocca sempre a
me, anche quello degli altri.”
Pensò il ragazzo, mentre si
accingeva ad eliminare le prove dell’omicidio del vampiro.
***
Elena
venne
svegliata il mattino successivo da un costante bussare alla sua porta. Aprì piano gli
occhi,m sentendosi
intorpidita, fisicamente e psicologicamente.
«Elena?» Era
zia Judith. «Elena tesoro? Ci sono giù Bonnie e
Meredith!»
La ragazza
si mise a sedere con fatica. «Di loro che scendo!»
Farfugliò
ancora mezza addormentata. Dopo che la zia scese le scale, i ricordi
della sera
prima le ripiombarono addosso. Non capiva come avesse riuscito a
dormire senza
sognare.
C’era una
sola cosa che doveva fare ora. Trovare Damon. Parlare con Damon.
Scusarsi con
Damon.
Ciò che
aveva fatto era imperdonabile. Anche se aveva scoperto da poco la
storia dei
vampiri, aveva tradito la persona alla quale teneva di più
al mondo. E questo
era imperdonabile. Avrebbe fatto di tutto per farsi perdonare. “Di
tutto…” Pensò.
Si vestì in
fretta e scese, pronta a affrontare le amiche. Sapeva perché
erano li, e
sperava che non fosse una cosa lunga. Probabilmente le avrebbero fatto
la
ramanzina, ma lei non ne aveva tempo.
Arrivò in
salotto e vide le amiche sedute sul divanetto che parlottavano.
Annunciò la sua
presenza schiarendosi la voce.
«Ciao.»
«Elena!»
Esclamò Meredith vedendola entrare. Entrambe la guardarono.
«Stai… bene?»
Se lo
sguardo di Bonnie era semplicemente indagatore, quello di Meredith era
come
quello di un dottore che parlava ad un bambino con parecchi problemi,
come se
potesse scoppiare a piangere da un momento all’altro.
«Sì, sto
bene.» Evidentemente le due rimasero stupite dalla sua
risposta.
«Ma Elena…
ieri sera sei stata tu…» Bonnie non
riuscì a finire la frase.
«Sì.» Ma
Elena capì lo stesso. «Sì,
l’ho trovato io il corpo.» Ore le ragazze avevano
uno sguardo alla “ok, è completamente
impazzita.” Meredith la guardò, non in
faccia, ma esaminò il suo corpo, in cerca di qualcosa. Elena
decise di chiarire
tutto, ed il più in fretta possibile.
«Sentite,
Damon non mi ha cancellato la memoria o influenzato in qualche modo, ho
addosso
la verbena, Meredith, non l’ho mai tolta.» Disse
mostrando all’amica la prova
che cercava. «E non è stato Damon a uccidere
quell’uomo.»
Bonnie non
parlò, ma Meredith, come una perfetta investigatrice, prese
la parola. «Vi
abbiamo visti litigare. E tu non volevi che lui ti accompagnasse a
casa.»
Elena
sospirò. «Lo so. Ecco… ieri sera la
pensavo come voi, ma ora ho capito di
sbagliare. Io mi fido di lui, e lui ha detto di non averlo fatto.
Perciò gli
credo.» Terminò lei stringendosi nelle spalle.
Meredith stava già per
controbattere, e anche Bonnie aveva aperto la bocca, ma Elena le
anticipò
entrambe.
«Sentite, io
so quello che faccio. E so anche che in città
c’è un altro vampiro e che,
probabilmente, ora Damon lo sta cercando. E io ho bisogno di parlargli,
e di
aiutarlo, se mi sarà possibile. Voi potete continuare a
fidarvi di me… oppure…»
«Elena, noi
ci fidiamo di te!»
«Ma non di lui!»Terminò
Bonnie.
Elena scosse
la testa e si avviò alla porta.
«Ne abbiamo
già parlato e non ho intenzione di farlo di nuovo.»
Uscì di casa
seguita dalle ragazze.
«Elena, ma
dove vai?!»
«E se ti
succedesse qualcosa? Che sia o no il tuo ragazzo,
c’è in giro un assassino,
Elena. Devi stare a casa.»
«Non mi
succederà niente, devo solo trovare Damon.»
Le due non
provarono più a fermarla, così lei si
incamminò. Continuò a pensare alle sue
amiche. Non poteva biasimarle, anche lei aveva dubitato.
Solo quando
fu a metà strada, si rese conto di non sapere dove cercare
Damon. Ma
l’abitudine l’aveva portata nei paraggi del
cimitero. “Non dovrei essere qui.”
Non sapeva perché, ma ne era certa. Il cimitero non era il
posto adatto,
proprio per niente.
***
Non
riuscì
più ad individuare il vampiro dopo quella sera.
Così, alle prime luci
dell’alba, tornò da Elena, per vegliare sul suo
sonno. Si trasformò in corvo e
si posò sul solito ramo.
E li rimase,
fin quando la ragazza non si svegliò chiamata dalla zia. Nel
salotto la
attendevano le sue amiche.
Damon decise
che era il momento di andare e così fece.
Il resto del
giorno lo passò a cercare il vampiro, ma senza trovarlo.
Solo mentre
il sole stava già calando, sentì la sua presenza.
Era un aura debole, che si
aggirava nei pressi del cimitero.
Si diresse
immediatamente li, cercando di non essere percepito. Ma mentre si
avvicinava,
sentì un’altra presenza. Non era un vampiro, era
un umano.
Correzione:
un’ umana.
“Accidenti
Elena! Che cosa diavolo sei venuta a fare qui?! Accidenti!”
Imprecò
Damon, cambiando direzione e dirigendosi verso l’aura della
ragazza.
Subito la
vide, avanzare fiera tra le vecchie lapidi decadenti. Sotto la sua
sicurezza
però Damon poteva cogliere l’incertezza.
Tornò di
nuovo ad essere il bellissimo ragazzo, abbandonando le ali del corvo, e
apparendo improvvisamente davanti ad Elena, che sobbalzò.
«Damon!»
Esclamò presa alla sprovvista. Con stupore Damon non
trovò tracce dell’odio che
vi aveva visto fino al giorno prima.
«Io… ti devo
parlare.» Disse lei, accesa da una ceca determinazione.
Damon si
guardò attorno con fare teatrale.
«Qui?»
«Sì. Io… non
sapevo dove trovarti.»
“Bè, non mi
sono mai realmente allontanato Elena, ma tu questo non lo
sai…”
«Non è il
momento. Il vampiro, che tu ci creda o no, sta venendo qui, e io gli
avrei dato
il benvenuto, se tu non fossi spuntata così.»
Disse aspramente.
Damon vide
nell’espressione della ragazza che le sue parole
l’avevano ferita, ma questo
non era il momento per certi pensieri. Non aveva tempo, il vampiro
sarebbe
arrivato, e il suo profumo era così delizioso…
«Devi
andartene da qui, Elena, subito. Non sei al sicuro. Non posso
fare… quello che
devo se tu sei nei paraggi.»
«Ma, Damon…»
«No, Elena!»
Damon la interruppe bruscamente. Non era felice di trattarla in questo
modo, ma
doveva farlo, c’era poco tempo. «Non
riuscirò mai a concentrarmi se non avrò la
certezza che tu starai al sicuro in casa tua!»
Gli occhi
della ragazza si fecero lucidi, anche se Damon non capì il
perché, e non ebbe
il tempo di indagare.
«Devo
portarti a casa. Subito.»
Lui le porse
la mano, e lei l’afferrò, capendo che non
c’era modo di parlare in quel
momento, e che la situazione era davvero grave.
Lui la tirò
a se, stringendola per un istante.
“Ok, non è
il momento per… accidenti.” Quel contatto lo
mandò in tilt. “No, no.
Concentrati Damon.”
La sollevò
delicatamente da terra ed iniziò a correre.
Elena si
strinse a lui, presa alla sprovvista, per la seconda volta in pochi
minuti.
Ed in
altrettanto poco tempo si ritrovarono davanti a casa sua.
Lui la
depositò sulla soglia.
«Ora entra
dentro e, ti prego, promettimi che ci resterai!»
Disse
stringendole le spalle.
«Te lo prometto
Damon.»
Rimasero per
qualche istante a fissarsi, occhi neri dentro ad occhi blu. Notte
dentro il
giorno, buio dentro la luce.
Poi la magia
finì, e Damon la lasciò, aspettando che lei
aprisse la porta ed entrasse in
casa. Poi si voltò pronto ad andarsene.
«No! Damon
ti prego, aspetta un minuto!»
Urlò Elena. Lui
si bloccò e voltò di poco la testa, continuando a
dare le spalle alla ragazza.
Aspettò che
parlasse, anche se il tempo scorreva, e lui doveva andare.
Note
d'autrice:
Allora
ragazze, eccovi il sesto cpaitolo!!! Scusate se ci ho messo una vita,
ma come vi avevo detto, ero andata in gita! ^^ E KeLsey e Deliah_ se vi
interessa sono andata una settimana in Inghilterra! ** e "grazie" al
vulacno Islandese, sono rimasta bloccata la un paio di giorni!!! xD
Siamo dovuti tornare in bus, con un viaggio di ben 24 ore!! o.O
Ahahaha! Ok dai, ora passiamo ai ringraziamenti per tutti i fantastici
lettori! Ancora un grazie enorme!!!
Per questa volta, avendo tempo, vi ringrazierò una per una,
e vi anticipo che non ci metterò tantissimo a postare il
capitolo 7, perchè l'ho già scritto in questo
magnifico piccolo ponte dell'1 maggio! xD
Erika90:
no ti prego, non venire ad uccidermi con torce e forconi!!!
In fondo, l'amore non è bello se non è
litigarello!!! xD no?? Penso che questo valga anche per i vampiri!!! xD
Già, a volte Bonnie proprio non la sopporta... ci prova
sempre con Damon!!! ç____ç è anche per
questo che ho di gran lunga preferito "l'anima nera" ai libri
precedenti partendo dal ritorno! xD
Hihihi! Son contenta che ti piaccia il barista! xD E... no mi spiace,
Stefa non è andato a beeeep! xD
Grazie davvero per le tue recensioni, spero ti piacciano anche i
prossimi capitoli! =)
KeLsey:
oh ti capisco, la scuola è davvero una cosa indecente in
questo periodo... comunque no, non odiare Elena poverella! xD Devi
tenere presente che nella mia storia lei conosce da pochissimo tempo la
verità sui vampiri, e l'unico vampiro che conosce
è apputno Damon... quindi con lo shock il suo cervello ha
reagito impulsivamente... ma poi si è ricreduta, per
fortuna! xD
Hihihi, ok, sono stata un po prevedibile sul barista?! Bà, e
chi lo sa! xD
Grazie davvero per le recensioni!! ;)
okkidacerbiatta:
grazie Lisa per le tue recensioni!! Sei sempre gentilissima!!
Eheh, non preoccuparti, Elena e Damon torneranno a essere un dolce
coppietta... forse... un giorno... chi lo sa?
Ok scehrzo, non uccidermi! xD
Hihi, belle intuizioni per il vampiro davvero!
Spero che troverai presto il tempo per continuare a scrivere,
perchè sei davvero brava!!
Grazie ancora bella!!! =)
biafin:
grazie davvero per la bellissima recensione!!! Eh già, hai
ragione, in giro si vedono solo storie su Dmaon e Bonnie! =(
Sono felice che tu pensi che abbia reso bene i personaggi! Certe volte
è difficile immedesimarmi in Damon, e a volte ho paura di
farlo troppo sdolcinato o troppo diverso da quel che è in
realtà! Come ho detto prima, Elena a poca esperienza con i
vampiri, per questo reagisce in modo così impulsivo vedendo
il cadavere!!
Ok, spero che ti piacereanno anche i capitoli successivi, grazie mille
per la recensione!!! =)
Deliah_
: grazie per le recensioni sempre gentilissime!!! Allora,
come ho scritto nelle righe precedenti, Elena ha reagito
così perchè a poca esperienza con i vampiri, ma
poi, azionando il suo cervello, capisce il suo errore! ^^
Hihihi, ok, sono stata prevedibile con la storia del barsita! Eh
vabbè! xD
Spero che aggiornarai presto la tua storia, Follia, perchè
è magnifica!!! **
Grazie ancora, comunqe!!! =)
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Capitolo 7 *** Capitolo 7 ***
Salve
ragazze!!! Vi chiedo scusa se ci metto tanto ad aggiornare, ma in
questo perioda ho poca ispirazione, perchè la suola mi
stressa davvero un sacco... l'ultimo mese!!!
Ma non preoccupatevi, non abbandonerò mai la mia storia, e
anche se ci vorrà molto, prima o poi arriverò
alla fine!!! Oramai mi ci sono affezionata!!! ^^
Allora, premetto che il seguente capitolo sarà un po
più differenete dagli altri, spero vi piaccia, e spero con
tutto il cuore di non ricevere minacce mortali da voi!!!! xD
Buona lettura!
Light and
Darkness
Capitolo
7
Damon
non si voltò quando lo
chiamai. Si fermò semplicemente, ma sapevo che mi stava
ascoltando, tanto
quanto sapevo che non ne aveva il tempo.
«Damon… mi dispiace. Voglio che
tu sappia che mi fido di te. So che non sei stato tu.» Fissai
la sua schiena
immobile, sperando che potesse perdonarmi.
Lentamente si voltò, i suoi occhi
erano inespressivi e concentrati. Fissai il mio sguardo in essi.
Mosse qualche passo verso di me,
e sorrise. Il suo sorriso strafottente e vittorioso gli
illuminò il volto, e
per quanto di solito quel suo sorriso potesse irritarmi, ora mi rendeva
solo
felice.
Non disse nulla e si voltò di
nuovo.
«Fai attenzione, ti prego!»
«Stai tranquilla, Elena. Sono io
il cacciatore qui.»
Ed era vero. Non potevo immaginarmi
nessuno che potesse mettere in difficoltà Damon.
Lo guardai mentre si allontanava,
e poco più lontano sparì, trasformandosi in uno
splendido corvo nero, che
volava di nuovo in direzione del vecchio cimitero.
Mi sentivo leggera e libera,
perché sapevo che una volta tornato, tutto si sarebbe
sistemato, avremmo
parlato e chiarito ogni equivoco, e io avrei trovato il modo di farmi
perdonare.
Entrai in casa, come gli avevo
promesso, sorridendo.
***
Le parole di Elena lo avevano
tranquillizzato e determinato ancora di più a trovare
quell’idiota e a
staccargli la testa senza pensarci due volte.
Poi sarebbe finalmente tornato
dalla sua principessa delle tenebre.
Planò sopra il cimitero,
aguzzando i sensi, riuscì a percepire la sua presenza verso
la parte più
vecchia e abbandonata. Fu li che andò, e in una radura
appena prima
dell’entrata, si trasformò in umano.
“Il nascondino è finito. E’ ora
di mettere fine a questa storia.”
Mosse qualche passo tra le
vecchie e decrepite lapidi, guardandosi attorno e ascoltando, ma non riuscì
più a percepirlo. Da nessuna
parte.
“Ma che accidenti…?!”
Sentì un rumore proprio alle sue
spalle, spostarsi verso sinistra, ma quando si voltò era
già sparito.
Si stava prendendo gioco di lui?
Damon era davvero arrabbiato e stanco di questi stupidi giochetti.
«Dove sei, codardo? Fatti vedere!
Lo so che ti nascondi tra le lapidi.»
Urlò lui all’oscurità, facendo
scattare impercettibilmente gli occhi da destra a sinistra.
Di nuovo sentì un fruscio alle
sue spalle e…
«Buona sera, Damon Salvatore.» La
voce era bassa e mielosa, con una finta tonalità da amico di
vecchia data.
Damon osservò il vampiro che gli
aveva dato tutti questi problemi. Sembrava un ragazzino, forse era
anche più
piccolo di Elena, non lo sapeva. I suoi occhi erano rossi ed assetati,
e i
canini gli graffiavano il labbro inferiore. La pelle era bianca lattea
e
portava i capelli leggermente lunghi, riccioli e castani.
“Dove? Dove ho già visto questa
faccia?”
«Scommetto che ti ricordo
qualcuno, vero? Ma non ricordi chi!» Il ragazzino si mise a
ridere, e Damon
rispose inclinando il suo ringhio feroce in un sorrisetto di scherno.
«Quindi sei tu, a causare tutti
questi problemi, vero, ragazzino?»
«Ragazzino?! Io?! Salvatore, sei
ingenuo come all’ora!»
Ciò che disse lo lasciò
spiazzato, ma non fece in tempo a pensarci, perché il
ragazzo gli saltò
addosso.
Damon lo schivò prontamente, e lo
afferrò per il collo, sbattendolo con violenza contro ad un
albero.
«Non - provarci - mai - più! »
Disse, ogni parola intervallata dal tonfo della testa del vampiro
contro il
duro tronco dell’albero.
D’un tratto lo riconobbe.
«Sei quello che ha dato fastidio
ad Elena. Il barista del locale.»
«Già, proprio io, Jonathan.» Il
ragazzo rise di nuovo. «La tua memoria deve avere qualche
problema però, ma è
passato molto tempo. Come potresti ricordare? Probabilmente non ti eri
nemmeno
accorto di me, visto che eri talmente preso con i tuoi
affari… Ahahah!»
Continuava a ridere, e questo faceva infuriare ancora di più
Damon, che strinse
la presa sul suo collo, quasi soffocandolo.
«Di che diavolo stai parlando?!»
«Ahahaha!» Continuò a ridere,
anche se la voce si affievoliva lentamente, notò Damon con
estremo piacere . Continuò
a sbattergli la testa contro il tronco.
«Parla stronzo!»
D’un tratto il vampiro smise di
ridere e si immobilizzò, fissando intensamente Damon.
Il ragazzo pensò di aver stretto
troppo la presa e di averlo soffocato in qualche modo, ma non fu
così.
Con un movimento fulmineo e
inaspettato il vampiro ribaltò la situazione, sbattendo con
molta più violenza
la testa di Damon contro l’ormai ammaccata corteccia.
Damon era allibito.
Jonathan rincominciò a ridere.
«E adesso cosa mi dici, stronzo?
Pensavi davvero che fossi un
povero deficiente ed incapace, vero? Siete così facili da
imbrogliare, voi
Salvatore!»
Disse lui sorridendo
malvagiamente. Damon provò a divincolarsi, ma senza successo.
«Chi sei?»
Jonathan tornò di nuovo serio.
«Non lo sai? Mi dispiace. In realtà non mi
dispiace affatto, però. Sappi solo
che presto andrò a far visita ad Elena.»
Quelle parole fecero montare l’
ira di Damon.
«NO!» Si trasformò in un corvo,
sfuggendo alla presa del vampiro, volando verso l’alto, poi
iniziò a scendere,
veloce come un proiettile, verso Jonathan, graffiandolo.
Ma il vampiro era molto più forte
di quanto lui avesse pensato, e lo scagliò lontano.
Si ritrasformò in umano,
rialzandosi a fatica e reggendosi il braccio destro, che sanguinava.
Osservò il
nemico, che invece era uscito quasi del tutto illeso dal suo attacco,
solo con
qualche graffio in faccia e su un braccio.
«Mi è stato detto di non
ucciderti, ma non ho mai simpatizzato troppo per voi Salvatore, quindi
mi sa che
farò uno strappo alle regole.» Disse dirigendosi
lentamente verso di lui. A
meno di un metro fece uno scatto verso Damon, cercando di colpirlo, ma
il
ragazzo lo schivò prontamente. Jonathan si voltò
con un movimento fulmineo,
spingendolo contro una grande lapide, che si frantumò con
l’impatto del suo
corpo.
Damon si rialzò a fatica e
coperto di polvere, sentendo solo silenzio attorno a se.
“Dov’è sparito, ora?”
Sentii un fruscio e si voltò, ma
commise un errore.
«Sorpresa.» Il sussurro veniva da
dietro le sue spalle. Damon si voltò con uno scatto, una
mano già tesa verso il
collo del nemico, ma lui agì per primo.
Sentì qualcosa perforargli la
pelle all’altezza del cuore. “Legno…
dannazione! Un paletto di legno!”
Si portò le mani al cuore, preso
alla sprovvista, sentendo le ginocchia cedere sotto al suo peso.
Quello non era un vampiro nomale,
non era affatto un novellino. Era potente, potentissimo. Era
addirittura in
grado di celare la sua aura a piacimento, in pochi secondi. I suoi
riflessi erano
troppo sviluppati per lui se era in quelle condizioni, e si poteva
muovere
troppo velocemente, tanto da riuscire ad aggirarlo nella casa della
fiera,
commettendo l’omicidio in meno di qualche secondo. Aveva
sbagliato tutto, non
avrebbe dovuto affatto sottovalutare il nemico.
“Chi accidenti è? Che cosa vuole?
Cosa ci fa qui?” Pensò Damon, prima di cadere in
ginocchio.
Il vampiro si mise alla sua
altezza, e spinse il paletto ancora più dentro. Damon
gemette.
«Potrei anche stare qui a
guardarti morire, Salvatore, oppure potrei bere ogni singola goccia del
tuo
sangue. Ma ho di meglio da fare. Quella Elena sembra così
appetitosa. E posso
fare di lei ciò che voglio. Potrei trasformarla in un
vampiro, scommetto che
sarebbe fenomenale. Sarebbe davvero uno spreco ucciderla… Ma
si vedrà, deciderò
sul momento.» Il suo sorriso nauseò ulteriormente
Damon.
«N-no! Non az-azzardarti a
toccarla!»
Ma in tutta risposta quello lo
sollevò e lo mandò a sbattere contro
un’altra lapide.
Mentre gli occhi gli si
chiudevano e sentiva le forze abbandonarlo, vide il sorriso del vampiro
e la
sua ombra incombere su di lui.
«Addio Salvatore.»
Damon sperò solo che Elena
mantenesse la sua promessa e restasse in casa.
Poi non vide più nulla.
***
Elena entrò in casa e come aveva
promesso a Damon, non uscì. Si sdraiò sul letto
in attesa che lui tornasse, e
al solo pensiero la ragazza sorrideva, chiudendo gli occhi.
Però sperava che il vampiro non
facesse problemi. Si sentiva agitata, ma di sicuro era
perché non vedeva l’ora
di parlare con Damon.
“Nessun vampiro potrebbe fargli
del male.” Pensò la ragazza rotolandosi nel letto,
pensando che per fortuna
tutto si sarebbe sistemato. “Mi fido di Damon. Mi fido di
Damon. Mi fido di
Damon.” Queste parole le riecheggiavano nella testa, e
sorrideva al pensiero,
perché esse erano la verità. Quello che era
successo qualche sera fa, era stata
solo una sua debolezza.
E tutto si sarebbe risolto.
Era già quasi passata un’ora
dalla partenza del ragazzo, e lui ancora non era tornato. Elena
provò a
controllare che non fosse sull’albero di fronte alla sua
finestra, magari in
forma di corvo, ma lui non c’era.
Iniziò
a camminare avanti e indietro per la stanza in attesa.
Solo dopo qualche minuto sentì
chiamare il suo nome.
Elena!
«Damon?»
Si rese conto che la
voce era nella sua testa. «Damon sei tu?» Disse
cercando il ragazzo per la
stanza e fuori dalla finestra, ma senza trovarlo.
Sì.
Elena ho bisogno del tuo aiuto! Ti prego… devi
venire…
Quelle
parole stupirono la
ragazza, ma reagì subito. Se Damon aveva bisogno di aiuto,
lei sarebbe andata.
«Damon, dimmi dove sei!» Ora
Elena si sentiva davvero agitata. Cosa poteva essergli successo?
Esci
da casa tua, ed entra nel boschetto che c’è di
fronte. Veloce…
La
ragazza si precipitò al piano
di sotto, con il cuore a mille. Se Damon non veniva nemmeno da lei,
voleva dire
che era davvero grave.
Elena non avvisò nessuno,
semplicemente corse fuori sbattendo con violenza la porta e correndo
nel bosco.
Dopo qualche metro non vide ancora nessuno.
«Damon? Dove sei?!» Era
preoccupatissima e non capiva perché Damon si nascondesse in
un bosco. Era
ferito? Iniziò a penare che qualcosa non andava, che
c’era qualcosa di strano,
perché Damon non l’avrebbe chiamata nel bosco
così.
Decise di tornare indietro, ma
sentì un rumore. Damon non si sarebbe nascosto da lei.
C’era qualcuno, o
qualcosa la fuori, ma qualsiasi cose fosse, non era Damon,
realizzò in un
istante la ragazza. Ora ne era sicura, non sapeva perché, ma
non aveva dubbi.
Doveva andarsene.
Si mise a camminare con passo
spedito, seguendo a ritroso il percorso, ma qualcosa cadde davanti a
lei, che
sobbalzò. Non riuscì a vedere, perché
li sotto era piuttosto buio, così si girò
e iniziò a correre nell’altra direzione. Ora era
disperata.
Nell’oscurità, non si accorse di
essere andata a sbattere contro… una persona. Immediatamente
ci si strinse.
«Damon!» Urlò piena di sollievo.
“O dio, o mio dio, per fortuna mi ero sbagliata! Damon
è…” Alzò lo sguardo, ma
non vide Damon. Urlò e si allontanò dalle braccia
dello sconosciuto.
«Calma, Elena. Non c’è bisogno di
urlare. Non voglio farti del male.» Disse l’uomo
alzando le mani. Il suo tono
era falso. Infatti un istante dopo quello iniziò a ridere.
«Chi sei!» Domandò, cercando di
vederlo in faccia, mentre i suoi occhi si abituavano
all’oscurità.
Dov’era Damon. Quello era il vampiro?
Perché era li? Damon non lo aveva trovato?
«Audace. Sono davvero colpito,
sei una ragazzina coraggiosa. Ma anche stupida. E’ stato
così facile
imbrogliarti.» Lui mosse un passo verso Elena, ma lei
indietreggiò. Strinse i
pugni e si fece coraggio. Doveva temporeggiare, pensò,
osservando il ragazzo, e
riconoscendolo.
«Dov’è Damon!»
Urlò, con le
lacrime agli occhi, non sapendo cosa aspettarsi.
«Salvatore? Era il tuo ragazzo?»
“Era? Che accidenti vuol dire?!”
«Già, mi duole dirtelo, ma l’ho
appena ucciso, giù al cimitero.»
Le si fermò il respiro. Le
ginocchia sembrarono cederle. Il suo cervello, che stava già
macchinando un
piano di fuga, si fermò. Tutto il suo essere era concentrato
su Damon.
“Mente.” Urlò una voce nella sua
testa. “Ma Damon avrebbe dovuto ucciderlo, invece lui
è qui…”
Pensò con angoscia. Non si accorse nemmeno
che si stava avvicinando a lei. “No. No! Mente, è
ovvio!”
«Sai Elena, hai un ottimo odore.
Scommetto che sei anche … gustosa.»
La ragazza alzò lo sguardo su di
lui, e lo riconobbe il barista, quello che già una volta le
aveva lanciato
sguardi imbarazzanti.
“No, no non può essere!”
«Tu?!»
«Ah, mi hai riconosciuto allora.
Mi chiamo Jonathan, comunque.» Disse sorridendo.
«Tu menti!»
«Oh, sul tuo ragazzo? No, non
mento affatto. Voleva uccidermi, ma mi aveva sottovalutato. Intrigante,
vero?
Come la situazione si sia ribaltata.» Disse, mangiandola con
lo sguardo. Si
faceva sempre più vicino. Elena non sapeva cosa fare, si
sentiva male. Damon
non poteva essere morto, morto davvero. Era una bugia, doveva
resistere, presto
lui sarebbe arrivato a salvarla.
«Non essere troppo in pena per
lui. I Salvatore sono tutte persone viscide ed egoiste.»
Continuò a guardare Elena. Oramai
era così vicino che allungò una mano a sfiorarle
la guancia.
«Sei così… non riesco ancora a
crederci. Per questo mi pare uno spreco dover… Oh, ma devo
attenermi alle
regola. Ma sappi che mi dispiacerà davvero. Prima
però, nessuno mi vieta di divertirmi
un poco…» Disse ridacchiando. Elena
tornò in se, e scacciò con un colpo la mano
del vampiro, provando a correre verso casa, ma ovviamente lui la
bloccò,
prendendola per un polso con un movimento velocissimo.
«Non mi credi vero? Hmmm…
proviamo questo.»
Improvvisamente Elena vide nella
sua mente immagini che lei non aveva mai visto.
Ricordi
che non appartenevano a lei.
E, oddio, vide Damon. Jonathan
che impalava Damon. Che lo lanciava lontano, mentre si accasciava al
suolo.
Elena si allontanò di scatto,
portandosi le mani alla testa e lasciando cadere le lacrime.
«NO! No, no, no!» Non poteva
essere vero, no, non poteva.
Sentì le mani del vampiro
prenderla per le spalle costringerla a rialzarsi, ma non le importava
più
nulla. Quelle immagini, quelle orribili immagini…
Quasi non sentiva nemmeno più le
parole del vampiro.
«Uno spreco… un terribile spreco.
Ma non c’è altro modo.»
Si sentì sorretta dalle sue
braccia, e sentì che lui cercava di farle reclinare il
collo. Non oppose
resistenza, semplicemente non ci riuscì.
“Damon. Damon. Damon!” Non poteva
pensare ad altro. Non poteva essere
vero! Le immagini
erano li, nitide nella
sua testa, poteva vedere il volto di Damon. Il sangue, il dolore,
persino. Non
era vero. Era una finzione, era tutta una maledetta finzione! Doveva
esserlo…
Sentì le labbra del vampiro sulla
sua gola, e poi un dolore che risvegliò i suoi sensi, ma era
troppo tardi
ormai. Cercò di lottare e di liberarsi, ma così
faceva ancora più male.
I denti del vampiro erano nella
sua gola, e lui succhiava avido il suo sangue.
Ed Elena lo capì, la fine era
vicina. Presto sarebbe morta, perché era quello che doveva
fare il vampiro.
Doveva ucciderla. Lo aveva capito sin dal primo momento che lo aveva
visto, ora
se ne rendeva conto.
Ma la cosa peggiore era che non
avrebbe rivisto mai più Damon. Non sapeva se era vivo o
morto. E lei non si era
nemmeno scusata dignitosamente con lui. Sarebbe morta lasciando un
sacco di
faccende in sospeso. Non voleva, non poteva. Damon! Dove sei!
Pensò
disperatamente con le ultime forze.
E si ricordò che poche ore prima
aveva pensato che tutto si sarebbe sistemato, che al ritorno di Damon,
tutto
sarebbe tornato come prima.
Note
d'autrice:
Spero
abbiate gradito il capitolo, un poco più dinamico dei
precedenti!!! Chissà cosa succederà dopo... mah!
xD
Allora, come al solito vorrei ringraziare tutti quelli che leggono la
mia storia, e che la recensiscono, come Erika90, okkidacerbiatta,
Ila_D, Deliah_, biafin e Clixa!! ^^ Grazie mille a voi, e a
chi l'ha aggiunta apreferiti o seguit!! Grazie mille, mi rendete
davvero felice!!!! **
Con questo vi saluto, sperando di riuscire ad aggiornare presto la
storia!!!
Baci!
Cecy
ps:
Seguite la serie tv?? Se sì, avete visto l'episodio 1x22
Founder's Day??? Oddio... o.O
Ma c'era una scena che penso abbiate più o meno gradito!!!
Più o meno, chi lo ha visto sa il perchè!
Però era una scena fantastica... ok, ora vi saluto
definitivamente! Kiss!
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Capitolo 8 *** Capitolo 8 ***
Light
and
Darkness
Capitolo
8
Le
forze la stavano abbandonando.
Sentiva una lacrima solitaria scorrerle sulla guancia.
“Che fine… Elena Gilbert, ti
saresti mai aspettata di morire così?”
Mentre si sentiva cadere,
accompagnata dalle braccia dell’assassino, le
sembrò di vedere un corvo volare
alto nel cielo. Una seconda lacrima si aggiunse alla prima.
Seguì il volo del
corvo, finchè non fu troppo lontano. Se doveva morire,
avrebbe fatto in modo
che i suoi ultimi ricordi fossero legati a Damon. Così
iniziò a ricordare il
suo viso, i suoi occhi, il suo sorriso, la sua voce… tutto
ciò che poteva
ricordare, tutti i bei momenti…
***
«Bonnie!
Bonnie svegliati!»
La ragazza sobbalzò, scattando e
mettendosi seduta sul letto, con un movimento robotico.
«Bonnie! Mi hai fatta spav…»
Meredith non riuscì a finire la frase. Osservò
attentamente il volto
dell’amica. Gli occhi erano sbarrati e velati. Sembravano spenti.
Non era un buon segno. La ragazza
provò di nuovo a scuotere l’amica con forza,
tenendola per la spalla.
«Bonnie ti prego torna in te!»
La rossa si voltò, lo sguardo
lontano, fisso su un punto invisibile al di fuori della finestra.
«Il corvo.»
Disse Bonnie, con una voce
profonda, e così tanto diversa da quella del solito.
Meredith seguì il suo sguardo,
e in effetti qualche istante dopo riuscì a vedere in
lontananza una macchiolina
nera che planava verso terra.
Improvvisamente gli occhi di
Bonnie si chiusero e lei iniziò a bisbigliare parole
incomprensibili, muovendo
appena le labbra. Meredith smise di scuoterla, arrendendosi e
aspettando. Poco
dopo la ragazza aprì gli occhi, sobbalzando di nuovo. Il suo
sguardo incrociò
quello dell’amica, ma ora era uno sguardo normale, umano e
spaventato. Subito
si buttò tra le braccia di Meredith.
«Oh! Oh Meredith! Ho avuto una
visione!»
«Bonnie, calmati forza! Ricordi
cos’hai visto? Vuoi parlarmene?» Disse lei,
cercando di tranquillizzarla e
stringendola a se.
«Era strano. Ho visto un corvo.
Volava sopra delle lapidi. Poi il corvo ha sorvolato uno spiazzo e ho
visto
Elena! Oddio Meredith, è stato orrendo!»
La rossa singhiozzava, cercando
di controllare il tremito del corpo.
«Era a terra, piena di sangue.
Sembrava morta…»
Fece una pausa e Meredith si
alzò, portandola con se.
«Dobbiamo andare da Elena.»
«No, aspetta non è tutto! Poi ho
visto… persone… qui, a Fell’s Church.
Vedevo tante persone, ma era strano. Non
sembravano persone. E sapevo che erano qui per cercare qualcuno. E
poi… e poi…»
«Poi?»
«Non mi ricordo. So solo che alla
fine ho visto Elena. Ma stava bene. E rideva.»
Bonnie si era calmata e ora si
reggeva in piedi da sola. «Che sogno stupido.»
Meredith invece era pensierosa.
«Hmmm… forse dovremmo chiamare
Elena, per sentire se sta bene.»
«Un sogno non è mai solo un
sogno.»
«Come?» Disse Meredith. La frase
era stata un sussurro appena udibile.
«Cosa?»
«Bonnie, non hai appena detto…
lasciamo stare.»
Meredith prese il cellulare e
compose il numero di Elena, lasciando Bonnie dubbiosa e confusa.
***
Credeva di essere già morta,
perché finalmente sentì la presa del vampiro
allentarsi sul suo collo, e si
sentì cadere.
Ma sentì il tonfo, sentì
l’impatto con il suolo, sentì
il
dolore.
Se sei morto, non senti nulla.
Non era stata liberata dalla
presa del vampiro, qualcuno lo aveva strappato da lei, ed ora Elena
sentiva
delle calde mani raccoglierla delicatamente, cercando di metterla a
sedere. Si
sentì avvolta da un corpo caldo e tremante.
Ma nessuna delle sensazioni
provate prima fu intensa quanto quella che stava per provare.
«Elena?»
Quella voce… quella voce!
Ma era morta? Perché c’era una sola spiegazione a
tutto ciò. No, non poteva essere… non…
«Elena!»
“Stupida, stupida, stupida! Non
sei morta!” Elena si sentì rinata, comprese di
essere ancora in grado di
sentire, di annusare, di muovere i muscoli, e di aprire gli occhi.
E gli aprì, cercando di
sollevarsi.
«Damon!»
Era lui, era proprio lui, lo
vedeva, lo sentiva.
Posò le mani sul suo volto, per
accertarsi che non fosse una visione. Le sue mani si appoggiarono sulla
pelle
calda del ragazzo.
Il suo cuore scoppiava di gioia.
«Oddio! Non sei morto! Damon!» Lei
lo strinse forte, ma lui ricambiò debolmente.
«Sei ferito.» Lo osservò
attentamente. Allora ciò che aveva detto il vampiro non era
del tutto falso.
Damon era messo male. Sanguinava.
Un senso di allerta la pervase.
Iniziò a guardarsi attorno spaventata. Dov’era
finito?
La risposta arrivò pochi attimi
dopo. Prima ancora di vederlo arrivare, Damon strinse Elena a se,
cercando di
nasconderla.
«Non vuoi proprio morire
Salvatore!» Esclamò Jonathan. Nei suoi occhi e
nella sua espressione, che
voleva sembrare solo lievemente scocciata e canzonatoria, Elena
riusciva a
vederci la furia e la sete di vendetta, vendetta per averlo interrotto
mentre
compiva il suo compito, vendetta per averlo strappato
dall’immenso piacere del
nutrirsi.
Damon invece… sorrideva. L’angolo
della bocca sollevato nel suo tipico sorriso, guardava con odio e
divertimento
il vampiro davanti a lui.
«Hai una pessima mira.» Disse,
mostrando lo squarcio tra i vestiti insanguinati.
«Ero sicuro di averti colpito. Al
cuore. Dovresti essere morto.»
Damon ridacchiò. Elena ammirava
il coraggio, perché riusciva ad essere così
convincente e sicuro di sé
anche
nelle situazione catastrofiche, come questa.
«E presto lo sarai.» Disse il
vampiro, rispondendo con un sorriso smagliante. «Per avermi
interrotto.»
Elena strinse forte il braccio di
Damon. Era indebolito, lo vedeva. Non avrebbe potuto fronteggiare il
nemico in
queste condizioni.
“Devo trovare un modo… mi serve
un’idea… un piano A!” Iniziò
a pensare freneticamente la ragazza. Era pervasa
da una scarica di adrenalina, dopo ciò che era successo.
Troppe emozioni,
troppo dolore. Dolore… “Sangue. Damon ha bisogno
di sangue. Ma come posso
fare?!”
Anche Elena era stata indebolita
dal vampiro, ma ormai si sentiva solo un po debole, niente di
così importante.
Doveva solo fare in modo che il vampiro si allontanasse,
così avrebbe avuto il
tempo… di offrire il suo sangue a Damon.
«Vedremo…» Sussurrò Damon
freddamente, l’espressione scontrosa, canzonatoria e
apertamente furiosa.
Tutto quello che accadde dopo
avvenne in pochi secondi.
Jonathan balzò verso Damon con
uno scatto felino, Damon si mise davanti ad Elena, spingendola
indietro,
cercando di allontanarla dal pericolo. Elena non fece quasi in tempo ad
accorgersi dell’attacco, che vide il vampiro volare dalla
parte opposta, verso
la foresta, con un paletto insanguinato piantato nella pancia.
«Occhio per occhio, dente per
dente.» Sussurrò Damon, infuriato. Si
voltò, stringendo Elena a se.
«Devi andare a casa, prima che
torni, solo li sarai al sicuro.»
«No!» Disse lei, divincolandosi,
visto che Damon si stava già muovendo. «Damon sei
troppo debole, hai bisogno di
sangue!» Lo guardò disperata, lui rimase in
silenzio per qualche istante.
«Non se ne parla nemmeno. Sei troppo
debole, quella lurida sanguisuga ti ha già
dissanguata.» Elena riuscì a
percepire tutto il disprezzo e l’odio celato in quella frase
e nel suo tono
freddo e controllato.
«No Damon, ti sbagli! E poi ne
hai bisogno, o non riuscirai mai a ucciderlo!»
Elena scosse Damon, tenendolo perle
braccia. «Ti prego…» Lo supplicava,
quasi in lacrime, e quello sguardo convinse
Damon. Non poteva permettersi di morire, non finchè Elena
fosse rimasta in vita.
Nessuno le avrebbe più fatto del male, lo promise a se
stesso.
La cinse per la vita, facendo
scorrere una mano tra i biodi e scompigliati capelli. Lei si
abbandonò alla sua
stretta, reclinando il collo e chiudendo gli occhi.
Sentì le labbra di Damon sul
collo, a lambirle la ferita lasciata da Jonathan. Poi di nuovo
sentì le pelle
perforata come da due aghi. Stranamente fu tutto più
piacevole di quanto si
aspettasse. Percepiva Damon come non mai, lo sentiva vicino, e i loro
pensieri
e le loro emozioni si fondevano. Elena finì col pensare a
cose stupide e senza
senso, persa in un torpore che le fece dimenticare la loro disastrosa
situazione.
“Non l’avrei mai immaginata così
la nostra prima volta…” Pensò.
Sentì Damon ridacchiare, ma sapeva che era
d’accordo con lei.
Si strinse al corpo del vampiro,
comunicandogli i passati istanti di panico di poco prima, quando ancora
credeva
che fosse morto. Ora era così confusa… si strinse
a Damon, guastando quei pochi
di attimi di tranquillità. “La quiete prima della
tempesta…” Non sapeva di chi
fosse quel pensiero, tanto le loro menti erano unite.
A mano a mano che passavano i
secondi, sentiva la stretta di Damon diventare più decisa,
buon segno, voleva
dire che stava prendendo energia.
Elena sarebbe rimasta
intrappolata in Damon per tutta la vita, in quella dimensione
parallela,
lontano dai problemi e dal vampiro che voleva dividerli, rifugiarsi in
quegli
attimi rubati alla battaglia, ma già sapeva che non era
possibile.
Sentì i denti di Damon ritirasi,
mentre lui lambiva con le labbra la ferita ormai non più
dolorante dei morsi.
Quei piccoli ed innocenti baci la fecero tremare, e se non fosse stato
per
l’autocontrollo di Damon, sarebbe davvero
rimasta così per sempre.
L’allontanò di poco per guardarla
negli occhi.
«Elena, ora però devi andare a
casa. Se sarai al sicuro, potrò concentrarmi
meglio.»
La ragazza si sentiva stordita e
non riuscì a rispondere, ma sorrise nel vedere
l’energia negli occhi di Damon,
occhi che un istante dopo furono trapassati da una luce scura. Si
sentì il
rumore del legno rotto, e lui si voltò di nuovo, trovandosi
esattamente come
prima, proteggendo Elena con il suo corpo.
«Troppo tardi. Mi dispiace
interrompervi, ma ho un lavoro da portare a termine.»
Il vampiro ora era davvero
infuriato, e non cercava nemmeno di nasconderlo. Pareva di vedere tante
piccole
scintille uscire dai suoi occhi cremisi. La maglietta era strappata
all’altezza
dello stomaco, e li era pieno di sangue secco.
«Smettiamola di giocare, ok? Ora
mi sono davvero stufato. Pensavo di averti già messo a
posto, ma mi ero
sbagliato, ora vediamo di sistemare la faccenda. E quando
avrò finto con te,
potrò tornare alla tua graziosa umana.» Elena
incrociò il suo sguardo e tremò,
indietreggiando, spinta da Damon.
«Forza allora. Fammi vedere
quanto vali.» Disse lui, con un tono volutamente canzonatorio.
Poi iniziò lo scontro.
Elena indietreggiò sino ad
arrivare al limite della radura. Si appoggiò ad un tronco,
lasciandosi
scivolare, sentendo le gambe cedere. Era debole, la testa le girava e
vedeva
tutto confusamente. Sentiva grida e tonfi, ma oramai non riusciva
più a capire
di chi fossero; e svenne.
***
Damon combatteva con tutte le sue
forze, e malgrado si fosse appena nutrito, Jonathan riusciva a metterlo
in
difficoltà, anche se ora era una lotta ad armi pari.
Bloccò il vampiro, prendendolo
per la gola.
«Per chi lavori!?»
In risposta lui lo guardò con
sguardo folle e assetato di sangue.
«Io non lavoro per nessuno.»
Pochi istanti dopo la lotta riprese, e Damon sentiva le poche forze
guadagnateabbandonarlo,
minuto dopo minuto.
Si accorse che Elena era svenuta.
Doveva resistere, per metterla al sicuro. Questa piccola distrazione
giocò a
suo svantaggio. Un ginocchio del vampiro lo colpì allo
stomaco, costringendolo
a piegarsi in avanti. In seguito si ritrovò con le spalle
contro un basso
muretto ricoperto di muschio, con Jonathan che lo sovrastava.
«E ora di farla finita! Mi sono
davvero stufato di giocare!»
Il vampiro stava per sferrare il
suo colpo mortale.
***
Elena si risvegliò, ma non seppe
dire per quanto tempo era rimasta a terra.
“Alzati, accidenti! Non è questo
il momento per svenire!” Si maledisse la ragazza, tirandosi
in piedi a fatica
appoggiandosi al tronco. Le rimasero in mano pezzi di corteccia e
foglie
secche, e urtò ance un bastone. Era sporco di sangue, il
bastone che aveva
usato Damon per infilzare il vampiro. C’era silenzio attorno
a lei, non se ne
era accorta.
Fece vagare lo sguardo, e
individuò immediatamente ciò che cercava. Si
avvicinò con passo felpato, il
cuore in gola, le mani che sudavano e le gambe che minacciavano di
cederle da
un momento all’altro. Contava sul fatto che il vampiro fosse
troppo concentrato
per sentirla.
Ma poi lo vide alzare il braccio
pronto a sferrare il colpo di grazia.
«NO!» Elena agì d’impulso, si
buttò in avanti, stringendo tra le mani la sua arma, e senza
guardare la
conficcò nella schiena del vampiro. Un urlo agghiacciante
riecheggiò per tutto
il bosco, e Jonathan portò subito entrambe le mani
all’indietro, cercando di
estrarre il legno, conficcato tra le sua costole.
***
“Dannazione Elena!”
Pensò Damon, vedendo la ragazza
avanzare silenziosamente alle spalle del nemico.
Non avrebbe dovuto, lui stava
solo bluffando, perchè anche lui stava preparando il suo
colpo mortale. Ma non
c’era modo di avvertire la ragazza. Così attese, e
con sua grande sorpresa
Elena agì, lo colpì davvero.
Non appena Jonathan aveva alzato
le braccia in preda ad uno spasmo di dolore lo aveva spinto
all’indietro,
alzandosi e schiacciandolo contro il terreno, in modo che il legno
penetrasse
ancora più in profondità. Il vampiro urlava
agonizzante, ed Elena era
terrorizzata.
«Dimmi per chi lavori!» Sussurrò
Damon, fissando gli occhi agonizzanti del vampiro.
«E’ la tua ultima
occasione.»
«Io non ho paura di te
Salvatore.» Disse lui ridendo a fatica. «E ti
volevo solo uccidere. Ma prima o
poi pagherai per tutto ciò.»
Damon era stufo di sentirlo
parlare, di sentirlo anche solo respirare.
«E’ tutto?» Disse, inclinando
l’angolo della bocca, con uno sguardo sadico e divertito.
«Peccato.»
Un’ istante dopo Jonathan era
morto. Per davvero.
Damon aveva letto l’odio nei suoi
occhi, prima che si spegnessero per sempre. Si voltò,
guardando Elena. Il suo
piccolo angelo che tremava con gli occhi lucidi e un’
espressione terrorizzata.
Non poteva immaginare il suo aspetto, di sicuro era sporco di sangue, e
la sua
espressione non doveva essere delle migliori. Per un istante Damon
pensò che
Elena avesse paure di lui. Ma dovette ricredersi.
«Damon!» Urlò lei, riprendendosi
e gettandosi tra le sue braccia, stringendolo e singhiozzando.
«Va tutto bene Elena.» Disse lui,
ricambiando la stretta e carezzandole i biondi e arruffati capelli
sulla
schiena. «E’ finita. Non potrà
più fare del male a nessuno. Mai più.»
Ora tutto sarebbe tornato alla
normalità, dopo qualche giorno quegli orrendi ricordi si
sarebbero offuscati, e
tutto sarebbe tornato come prima. Questo era quello che Damon voleva
dire ad
Elena, per calmarla, per rassicurarla, perché
l’unica cosa che voleva era
renderla felice.
Ma sapeva che sarebbe stata solo
una grande bugia, un’illusione alla quale non voleva
abbandonarsi. La storia
non era ancora finta, pensò, guardano di sfuggita il corpo
del vampiro al di
sopra della spalla di Elena.
Non le avrebbe mentito.
Salve fedeli lettrici!!!
Visto che in questi giorni la voglia di studiare è pari a
zero, ho deciso di completare il capitolo 8... spero vi sia piaciuto, e
vi ringrazio per la pazienza, visto che, mi rendo conto, è
un po lunghino!! ^^
Cercherò di scrivere al più presto il 9... wow,
9! **
Grazie per avermi segutia fino a qui! E grazie ancora a Erika90, Clixa,
biafin, ila_D e Deliah_ che commentano sempre i miei capitoli!!! Un
milione di volte grazie!!!
Allora, preannuncio che la storia non finisce qui, no no, anzi,
è solo l'inizio! xD vi attendono davvero delle belle
sorprese!! ^^
Ora vi saluto, al prossimo capitolo!!!
Ancora mille grazie a tutti voi!!!
Cecy
|
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Capitolo 9 *** Capitolo 9 ***
Light
and
Darkness
Capitolo
9
Damon
l’aveva riportata a casa
solo qualche istante dopo. Con un solo agile balzò
atterrò sul pavimento della
sua stanza, posandola delicatamente sul materasso.
Elena era confusa, perché erano
successe davvero troppe cose in così poco tempo, ed era
stanca, si sentiva
debole. Ma riusciva a non pensarci, solo grazie alla presenza di Damon,
li al
suo fianco. Lui era vivo, stava bene, e ora le sorrideva, sistemandole
i
capelli spettinati e pieni di foglie secche e rametti.
Elena cercò di mettersi a sedere,
anche se questo le costò un forte giramento di testa. Si
appoggiò ai cuscini e
osservò Damon.
«Come ti senti?»
Damon scosse la testa. «Tu piuttosto
come ti senti. Non avresti
dovuto farlo, hai rischiato grosso!» Disse ammonendola con lo
sguardo.
«Cosa?!» Esclamò lei. «Ti ho
salvato la vita.» Elena sorrise vittoriosa.
«Non vantarti troppo principessa,
stavo solo bluffando. Lo avrei colpito un istante più tardi,
ma tu ti sei
intromessa…»
«Hey! Un po di riconoscenza! Ho
quasi impalato un vampiro… per te.»
Damon la guardò, fissò i suoi
occhi azzurri, tanto limpidi e sinceri, come i lapislazzuli.
«Grazie.»
Elena sapeva che sotto a quella
semplice parola, c’erano molti altri significati.
D’un tratto lo sguardo di
Damon si fece serio.
«Elena, hai perso molto sangue
stasera.»
«Non… oh.»
I loro sguardi si incrociarono.
Elena sapeva dove volesse arrivare lui. Stava per negare, per dirgli
che non ne
aveva bisogno, ma mentre cercava di sporgersi verso di lui, la testa le
girò
paurosamente. Chiuse gli occhi, ributtandosi sui cuscini, incapace di
parlare.
Sentì Damon muoversi, ed un secondo dopo la stringeva tra le
sue braccia,
guidando le sue labbra sul suo collo, verso un piccolo taglio. Elena
era
incerta, non aveva mai scambiato il suo sangue con un vampiro. A dire
la verità
non aveva mai bevuto sangue. Ma dopo che la prima goccia
toccò le sue labbra,
si rese conto che era di quello che aveva bisogno, per stare bene.
Iniziò a bere lentamente,
scacciando il ribrezzo, e abbandonandosi di nuovo alla sensazione di
essere
tanto vicina a Damon, Damon che la stringeva tra le braccia,
abbandonandosi
anche lui a quel momento tanto atteso.
***
«Elena!»
La ragazza
scattò a sedere, svegliata da un rumore che le parve
assordante, ma che invece
era solamente sua zia che bussava con impazienza alla porta.
«Che c’è…»
disse stancamente.
La zia aprì
lentamente la porta, lasciando filtrare la luce del mattino.
Sentì qualcuno
salire sul letto, e saltarle letteralmente addosso.
«Ahia!
Margaret mi fai male così!»
«Scusa.»
Biascicò la sorellina cercando di togliere le coperte ad
Elena.
«Porto
Margaret a scuola, poi vado a fare delle commissioni. Conviene che ti
alzi, o
farai tardi!» La zia si avvicinò prendendo la
manina di Margaret.
«Ieri Bonnie
e Meredith sono passate, ma ho detto loro che eri già andata
a dormire perché
eri stanca… passeranno stamattina, sembravano
preoccupate…»
Zia Judith
uscì, ma prima di andarsene
aggiunse un tipico “e non rimetterti a dormire!”
La ragazza si mise a sedere,
riordinando le idee, e improvvisamente si ricordò che doveva
esserci qualcuno
li al suo fianco, perché la sera prima si era davvero
addormentata con qualcuno
li al suo fianco. Si portò una mano al collo, e li
sentì una crosta, che le
fece immediatamente tornare indietro chi gliela aveva procurata, e chi,
invece,
l’aveva curata.
«Damon?» Sussurrò alla stanza
apparentemente vuota.
Un lieve fruscio, e un istante
dopo Damon si ritrovò seduto al suo fianco.
«Buongiorno.»
Elena invece lo baciò. Non sapeva
perché, ma in quel momento le era sembrato il gesto
più naturale che potesse
compiere, quasi come un bisogno. Damon rispose al bacio con dolcezza.
«Dovresti prepararti principessa.
C’è scuola oggi!»
Esclamò alzandosi. Elena fu
costretta a cedere, e andò in bagno, vestendosi e
sistemandosi i capelli ancora
arruffati. Poco dopo scese a fare colazione, e decise di toccare
l’argomento
che entrambi volevano evitare.
«Damon?»
«Hmm?» Disse lui osservandola
mentre mangiava un toast. Sembrava distratto, felice ma anche
pensieroso.
«Cosa ne hai fatto del… corpo?»
«Non sono cose che ti
riguardano.» Elena lo fulminò. «Davvero
Elena, non preoccuparti, ho pensato a
tutto io.»
«Ma… ora cosa succederà?»
«Ecco. Ammiro la tua abilità
nell’arrivare
al punto, Elena, ma questo non è affatto il momento per
parlarne, credimi.»
«Oh… invece penso sia proprio
quello perfetto!» Esclamò lei avvicinandosi a
Damon e perforandolo con lo
sguardo.
«Ne sei sicura, Elena?»
«Assolutamente.» Un'altra caratteristica
che Damon e Elena avevano in comune era che entrambi volevano sempre
avere
ragione, volevano sempre prevalere sugli altri, ma si sa,
c’è sempre un solo
vincitore. Elena si avvicinò ancora di più a
Damon, i loro corpi si sfioravano,
i loro respiri si fondevano. Damon sfoderò il suo sorriso
seducente e
battagliero.
«Dimmi una sola buona ragione per
cui questo non è il momento giusto.» Gli
sussurrò lei a fior di labbra.
«In realtà Elena, ho due buoni
motivi. Primo devi andare a scuola.» Disse sghignazzando e
sfiorando le labbra
di Elena con le sue. «E secondo…» Fece
una pausa, e poi…
Din don!
«Accidenti!» Esclamò Elena presa
alla sprovvista, per l’improvviso suono del campanello, che
aveva rotto
l’atmosfera. «Devono essere Bonnie e
Meredith.» Guardò Damon, ed entrambi si
diressero alla porta.
Elena l’aprì, preparandosi un
sorriso smagliante per le amiche, non sapendo ancora come spiegare loro
ciò che
era successo solo il giorno prima a lei e Damon, anche
perché i due stavano
cercando di non parlare troppo della triste faccenda, e del terrore
provato
sapendo che il proprio amato era in pericolo di morte.
Ovviamente lei non sapeva della
visione di Bonnie. Infatti il sorriso le si spense non appena vide le
facce
tese e preoccupate delle amiche. I secondi seguenti furono tutti uno
scambio di
sguardi confusi. Elena guardò le amiche e capendo che
qualcosa non andava
guardò Damon, che fissava lei, palesemente scocciato per
l’interruzione. Bonnie
e Meredith passavano lo sguardo da Elena a Damon e viceversa.
«Oh.» Disse Meredith non appena
vide Damon.
«Ciao ragazze!» Esclamò Elena,
cercando di alleggerire la tensione. «Volete
entrare?»
«Che ci fa lui
qui?» La interruppe Bonnie.
«Dai, entrate.» Disse seccamente
Elena tirandole in casa quasi a forza.
«E buongiorno anche a voi, amiche
di Elena.» Disse Damon divertito, buttandosi sul divano, come
a sottolineare
che la sua presenza non era un fatto nuovo.
«Quello che Bonnie vorrebbe
dire,» disse Meredith sospirando. «E che ti
dobbiamo parlare di una cosa
importante.»
«Bè,» Disse Elena, sedendosi sul
bracciolo del divano dove si era buttato Damon. «Potete farlo
davanti a tutti e
due.» Disse guardando Damon e poi le amiche, sorridendo.
Damon le cinse la
vita, sorridendo a sua volta, felice di creare imbarazzo nelle due
ospiti.
«Elena, tu stai… bene?» Chiese
Meredith con fare indagatore.
«Sì, ma perché…? Oh, voi
sapete?»
«Sappiamo cosa?» Bonnie scrutò i
ragazzi seduti sul divano, sempre più confusa.
«Possiamo parlarne strada facendo
Elena, è tardi.» Osservò Meredith.
«Ma certo.» Elena si alzò,
allontanandosi a malincuore da Damon, e prendendo la borsa.
«Esco anche io.» Disse Damon
seguendola e indossando la sua giacca di pelle nera, nonostante fuori
facesse
abbastanza caldo.
Si recarono tutti alla porta, nel
solito clima teso, provocato dalla presenza del vampiro, che invece
sembrava
orgoglioso di portare problemi.
Nello stesso momento in cui Elena
aprì la porta, suonò di nuovo il campanello.
«Matt!» Esclamò Bonnie. Matt
guardava confuso tutte le persone che si era ritrovato davanti, poi il
suo
sguardo si posò su Damon, e sulla mano che lui teneva sulla
spalla di Elena.
«E tu che ci fai
qui?» Domandò con rabbia. Elena si frappose tra i
due, evitando che Damon trovasse il tempo di rispondere. Era ovvio che
lui a
Matt non andasse a genio, ma non fu abbastanza veloce.
«No, che ci fai tu, qui,
Mutt.»
«Mi chiamo Matt!» Disse lui in
tono minaccioso.
Elena sospirò lanciando sguardi
di fuoco ad entrambi. Questa volta spinse tutti fuori di casa, chiuse
la porta
con violenza e trascinò un baldanzoso Damon e un irritato
Matt , seguiti da
Bonnie e Meredith, che scrutavano i tre in silenzio.
«Ok. Damon, ci vediamo dopo
scuola, ok?»
«Certo. Ti vengo a prendere.»
Disse stringendole la mano.
«Che cosa farai ora?» Sussurrò,
cercando di non farsi sentire, anche se percepiva tre paia di occhi
puntati su
di loro. Damon si strinse nelle spalle, sorrise a tutti, e poi
guardò Elena.
«Ho un paio di affari da sbrigare. Ci vediamo più
tardi principessa.» Sussurrò,
posandole un live bacio sulla guancia. «Bonnie,
Meredith…» Aggrottò le
sopracciglia in un modo davvero dolce, pensò Elena.
«Gnat.» Disse salutando
anche loro. “E’ di buon umore.”
Pensò felice Elena. Lo osservò mentre inforcava
i suoi occhiali neri e si allontanava.
«Andiamo?» Disse guardando i suoi
amici e cercando di ignorare i loro sguardi.
«Elena…»
«Di cosa volevate parlarmi
ragazze?»
«Anche tu ci devi delle
spiegazioni! Cos’è che dovremmo già
sapere?» Disse Bonnie.
«Aspettate, perché io invece non
so nulla?» Precisò Matt.
«Ok, iniziamo con calma.»
Ovviamente Meredith prese il controllo della situazione, e quando
arrivarono a
scuola, Matt ed Elena erano stati informati della visone, ed Elena
aveva
spiegato a tutti la storia di Jonathan, il vampiro-barista,
tralasciando i
particolari più orrendi della storia.
Si dovettero dividere per andare
in classe.
Elena era felice di dover andare
con Meredith, non avrebbe sopportato gli sguardi accusatori di Matt e
Bonnie
per un istante di più.
Elena pensò alla visione. Bonnie
aveva previsto l’attacco del vampiro quindi. Per fortune
però lei non era
morta. Subito capì perché erano rimaste
così sorprese e preoccupate nel vedere
Damon.
«Meredith? Tu e Bonnie pensavate
che Damon centrasse con la visione, vero?»
La ragazza esitò, i seri
lineamenti si fecero pensierosi. «Sì. Sei
arrabbiata.»
«Bè… no. Voi non sapevate
dell’altro vampiro. Vi perdono. Però…
cercate di essere più comprensive con
Damon, ok?» L’amica annuì, mentre il
professore entrava in classe.
Elena non vedeva l’ora che la
scuola finisse per vedere Damon.
Quando finalmente la campanella
liberatrice suonò, Elena scattò in piedi,
guadagnandosi un’occhiataccia dal
professore, e svegliandosi di colpo.
Con Meredith uscì dalla scuola.
Aspettarono Bonnie, che arrivò con Matt, che dovette
scappare subito per un
allenamento. Anche Meredith era di fretta e corse via salutando
frettolosamente
le amiche.
Rimasero solo lei e Bonnie. Ed
Elena decise di togliersi un peso.
«Bonnie? Perché odi Damon?»
La rossa rimase spiazzata. «Io…
io non lo odio!»
Elena inarcò le sopracciglia. «Ah
no?»
«No… io… è che ho un brutto
presentimento, ok? E’ solo per questo. Tu sei la mia migliore
amica. Voglio
solo il tuo bene.»
Elena sorrise. «Grazie Bonnie.»
La strinse in un abbraccio, poi riprese a camminare verso il cancello.
«Ma non
ti devi preoccupare, davvero!»
Bonnie si strinse semplicemente
nelle spalle, visibilmente poco convinta dalle parole
dell’amica. Elena iniziò a
guardarsi attorno, individuando subito la ferrari nera di Damon.
«Ok, ora vado. E, Bonnie, ti
prego, se non vuoi fidarti di lui, almeno fidati di me. Ci tengo a te,
sei la
mia migliore amica, no?»
Bonnie sorrise e la salutò,
mentre lei si avviava alla macchina.
Aprì la portiera, e Damon era
seduto li, al posto di guida, che si toglieva gli occhiali da sole,
regalandole
un sorriso tanto atteso.
«Buongiorno!»
«Ciao.» Rispose lei, ricambiando
il sorriso. Prima di essere distratta dalla presenza del ragazzo,
decise di
parlare delle questioni importanti. «Riguardo a quella cosa
che dovevano dirmi
Bonnie e Meredith…»
«Quella della visone?»
«Sì quella… cosa?!»
«Sono già informato.» Damon mise
in moto sorridendo. «Oh, dai Elena,
poter essere un corvo ha i suoi vantaggi, non
credi?»
«Ci hai spiate!» Esclamò lei,
leggermente irritata.
«Ti ho risparmiato la fatica di
dovermi spiegare tutto. E so anche che le tue amiche pensano che sia
io, il tuo
pericolo.» Il suo sorriso ammiccante si accese per qualche
istante.
«Bè, non ci darei troppo peso,
comunque. Alla visione, intendo.»
Damon rimase in silenzio,
guardando la strada. Solo dopo qualche secondo si decise a parlare.
«Invece credo che dovresti,
Elena.»
«Cosa vuoi dire?» La ragazza
cercò il suo sguardo, ma Damon si ostinava a guardare la
strada che scorreva
fin troppo veloce sotto le ruote della ferrari.
«Una visone di una strega non va
mai presa alla leggera.»
«Ma, quello che ha visto è già
accaduto…» Osservò la ragazza.
«Qui ti sbagli. Ha detto di aver
visto persone arrivare qui a Fell’s Church, persone con un
obiettivo ben
preciso, che cercano qualcuno…»
«Damon, cosa vorresti dire?!»
Esclamò, iniziando a comprendere. Si sentì male,
non poteva essere, le aveva
detto che la storia era finita, che sarebbe tutto tornato
normale…
«Ebbene,
sostituisci vampiri a
persone, e qualcuno con Elena. Avrai la perfetta interpretazione
della
visione.»
Damon
arrestò la macchina davanti
a casa Gilbert. Intanto Elena fissava un punto indefinito
oltre
al vetro.
«No,
non è vero. Non è possibile
Damon!» Esclamò la ragazza,
esasperata.
«E
invece sì. Mi dispiace Elena.
Ma ne ho la conferma. Ho già ucciso un altro vampiro in
città,
questa
mattina. Una vampira. Per
fortuna non era come il suo amico, Jonathan.»
«Ma
Damon, perché? Perché
dei vampiri dovrebbero venire qui per cercare me?»
«E
questo è quello che voglio
sapere. Ma fino ad allora, questa città non sarà
sicura per te.»
Elena
scuoteva la testa, confusa
e stanca di tutta quella storia.
«Ed
è per questo che…» Damon
cercò lo sguardo di Elena, i loro occhi si incrociarono, ed
a
Elena
parve di leggerci dentro la
fine della frase, colpita da una consapevolezza spaventosa.
«No,
Damon. Oh, no! Non lo farò
mai!»
«Ed
è per questo che dovrai
lasciare questa città.»
Elena
continuò a fissare gli
occhi neri come la notte del vampiro che le sedeva di fronte.
Quelle
parole pronunciate ad alta
voce sembravano ancora più spaventose.
Rimase
allibita a fissare Damon.
Note d'autore:
Ciao Ragzze!!! Scusate se ci ho messo tanto!!!! La scuola diventa
sempre più pesante... oggi ad esempio è stata
davvero una giornataccia... uff... ma sono riuscita comunque ad
ultimare il capitolo 9! A volte c'è bisogno di staccare un
po... eh!
Allora, spero vi sia piaciuto!!! Mi rendo conto che questi ultimi
coapitoli sono un po lunghi... la mia capacità di sintesi
non è molto sviluppata! xD Per questo vi ringrazio della
pazienza che avete, sempre, nel leggere e reensire i miei capitoli!
Ringraziamenti speciali vanno di nuovo a Erika90, biafin, ila_D, clixa
e Deliah_!!! Grazie ragazze, e anche grazie alle vostre bellissime
recensioni che continuo a scrivere questa storia!!!
Bè, allora... spero che ultime evoluzioni prese dalla storia
vi piacciano, e spero di riuscire presto a scrivere il capitolo 10, che
penso sarà abbastanza sorprendente... e che
segnerà la fine... di qualcosa!! xD
Bè, allora alla prossima, ragazze, grazie ancora di tutto!!!
Cecy
ps: che bello, il 10 giugno esce "il diario del vampiro - L'ombra del
male!". Sono troppo curiosa di sapere cosa succederà ai
nostri due protagonisti!!! Anche se, molto stupidamente, ho letto un
spoilerino su Damon... ma perchè l'ho fatto?!!?
Vabbè, vi saluto definitivamente! =)
|
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Capitolo 10 *** Capitolo 10 ***
Light
and
Darkness
Capitolo
10
Elena
fissava Damon, immobile ed
in silenzio, come se aspettasse di vederlo sorridere e dire
“Scherzetto!” Ma
questo non accadde.
«No.» La risposta di Elena aveva
un tono definitivo e risoluto, la ragazza si voltò, dando le
spalle a Damon, e
fece per aprire la portiera e scendere, ma Damon fu più
veloce, e bloccò le
portiere.
«Tu! Brutto…» Si accanì la
ragazza, cercando inutilmente di aprire la porta.
Damon attese che la sua ira si
placasse per poter parlare civilmente, ma la ragazza non voleva
guardarlo.
«Elena…» Sussurrò,
sporgendosi
verso di lei, che in tutta risposta incrociò le braccia
senza degnarlo di uno
sguardo.
Lui attese. «Non mi importa, ho
tutto il tempo del mondo sai…»Si mise comodo sul
sedile, ma dopo qualche minuto
di silenzio decise di arrendersi.
«Elena, ti prego, non fare la
bambina.»
Tutto d’un tratto esplose. «Damon
io non lascerò la mia
città, non ci
penso nemmeno! Io voglio restare qui!»
Damon stava esaurendo la
pazienza, e si tratteneva solo perché la ragazza che gli
stava davanti era la
bellissima e orgogliosa Elena, la ragazza che aveva rubato il suo cuore
morto.
«Mi dispiace, ma in questa
situazione, devo dire, che non mi importa niente di quello che
vuoi.»
A quel punto la ragazza decise di
fissarlo, lanciandogli sguardi di fuoco. Nell’azzurro dei
suoi occhi c’era un
fuco di orgoglio, e si capiva che lei non voleva perdere la battaglia.
“Bè, mi piacciono le ragazza
combattive.” Pensò il vampiro accennando un
sorriso.
«Invece dovrebbe!»
«Elena,» Damon parlava con una
calma spaventosa. «Secondo te per chi faccio tutto questo,
eh? Perché vorrei
portarti via di qui, secondo te? Per metterti in salvo da quei
vampiri!»
Esclamò lui, afferrandola per il
polso.
«E come pensi che questo potrebbe
cambiare le cose? Quando torneremo i nostri problemi ci saranno
ancora!» Urlò
lei, strattonando il suo braccio, per liberarsi dalla sua presa.
«E non ho
intenzione di
lasciare questi problemi alla mia famiglia, ai miei amici, alla
mia città! Nessuno di loro morirà a causa
mia.»
«Elena, sei tu che attiri i
vampiri! Lo vuoi capire? Vogliono te, o non hai sentito quel vampiro
parlare?
Se te ne andrai, ti seguiranno. E la tua preziosa città, i
tuoi preziosi amici
e la tua preziosa famiglia saranno salvi.» Disse spostando lo
sguardo sul
tramonto fuori dal finestrino.
Elena rimase in silenzio.
«Ma se vuoi restare qui a farti
ammazzare, bene, sei libera di farlo.» Disse lui, sbloccando
le portiere, anche
se era convinto che con le sue parole l’aveva convinta a
prestargli ascolto.
«E dove vorresti andare, dimmi?»
Damon sorrise, sentendosi già
vincitore.
«In un posto dove troverò aiuto,
in un posto dove potrò indagare sapendoti al sicuro.
Più o meno. Nel posto da
dove penso arrivi il nostro caro Jonathan.»
«E sarebbe?»
«Adesso non te ne preoccupare,
penso a tutto io. Tu preoccupati solo di dirlo ai tuoi familiari e
amici.»
Entrambi fissavano il tramonto,
senza guardarsi.
«Damon? Lo so che fai tutto
questo per me. Scusa.»
Il ragazzo sorrise stringendole
la mano.
***
12
giugno
Caro
diario,
ti chiedo scusa, è da molto tempo che non ti
scrivo!
E’ solo ce questo periodo è stato
maledettamente stressante, sai. Avere una schiera di vampiri assetati
di sangue
alle spalle non è proprio il massimo.
Per fortuna è finita la scuola. E questo vuol
dire una sola cosa: parto con Damon.
Ma lui si ostina a non volermi dire dove
andiamo, e questo mi spaventa. Penso che lo stress abbia colpito anche
lui.
Cerco di essere arrabbiata, ma non ci riesco. Ha fatto così
tante cose per me.
Sono felice di averlo al mio fianco.
Tornando al discorso di prima, ho già detto a
Bonnie, Meredith e Matt che partirò. Non ne sono affatto
felici, ma ho cercato
di spiegargli che è per il bene di tutti loro. Sono degli
amici stupendi,
perché cercando di fidarsi di Damon, e ciò vuol
dire che ci tengono molto a me.
Ho accennato qualcosa a zia Jenna, ma mi sa
che dovrò cedere al piano di Damon. Non mi lascerebbe mai
partire, altrimenti.
Damon dovrà soggiogarla, convincendola che
partirò per un viaggio didattico. Mi
dispiace doverlo fare, ma è l’unico modo, e
continuo a ripetermi che solo così
allontanerò i vampiri dalle persone che amo, ma ho fatto
giurare a Damon che se
il piano non funzionerà, e i vampiri resteranno a
Fell’s Church, torneremo
indietro immediatamente. Per questo mi farò tenere
aggiornata sulla situazione
dalle mie amiche.
Ora ti saluto, devo iniziare a preparare i
bagagli. O bagaglio, visto che Damon mi ha categoricamente vietato di
portarne
più di uno, e questo potrebbe essere un problema, non il
peggiore, ma si sa,
come sono fatta…
Tra meno di due settimane partirò con Damon,
per non so dove, per salvare i miei cari da dei vampiri che vogliono
uccidermi.
Come cambiano le cose. L’unico fatto che mi rincuora ogni
giorno è sapere che
Damon sarà sempre al mio fianco. Lo amo davvero.
A presto,
Elena.
***
Damon arrivò
in camera sua, un sorriso che gli riempiva tutto il volto.
«Fatto.»
Disse sedendosi accanto ad Elena. «Su, ti prego non fare
così. E’ anche per il
suo bene.»
«Lo so. Ma
non mi sembra leale soggiogare zia Judith. Sì sì,
lo so, era l’unico modo.»
Disse la
ragazza, guardando sconsolata il suo bagaglio, pronto e chiuso in un
angolo
della stanza.
Damon le
strinse la mano. Sembrava non condividere affatto la malinconia di
Elena. In
fondo quella città non contava proprio nulla per lui.
«Damon,
partiamo domani. Ti scongiuro, dimmi dove andremo!»
Damon guardò
gli occhi imploranti di Elena e decise che in effetti, era arrivato il
momento
di renderla partecipe del suo piano.
«Effettivamente…
direi che ho rimandato sino all’ultimo. Però
l’ho fatto solo perchè pensavo che
altrimenti avresti potuto arrabbiarti.»
Disse
abbassando lo sguardo e tracciando linee invisibile con le dita sulla
mano
della ragazza.
«Damon, mi
spaventi.»
Il ragazzo
sorrise e rimase di nuovo in silenzio. Elena sbuffò.
«E va bene!
Giuro che non mi arrabbierò! Ormai è troppo tardi
per tornare indietro, no?»
Damon alzò
lo sguardo, ipnotizzandola con uno sguardo da angelo. In
quell’istante parve
davvero innocente come un angelo.
«Andiamo in
Italia. Peno sia arrivato il momento che tu
conosca lamia famiglia.»
Damon
sorrise, Elena sgranò gli occhi, stringendogli la mano,
stritolandogli la mano.
***
Quando lo disse ai suoi amici,
rimasero sconvolti quanto lei. Tutti avevano pensato che si sarebbe
spostata in
qualche altro stato dell’America, non in un altro continente!
Alla fine Elena non
era riuscita a resistere
al dolce sguardi che Damon le aveva rivolto,
e anche se consapevole di regalargli un’altra
vittoria, aveva sospirato,
accettando di buon grado la destinazione.
«Non ho mai
visto l’Italia.» Aveva detto.
Ora era il
mattino della partenza. La zia era già andata, con la
piccola Margaret in
lacrime, perché doveva lavorare e portare
a scuola la piccola. A casa invece c’erano i suoi amici.
Damon gli
aveva lasciato un po di intimità, sistemando le poche valige
nel baule della
sua ferrari nera e sedendosi al posto di guida.
«Elena ti
prego, ti prego, fai
attenzione.»
Disse Bonnie fissandola preoccupata.
«Per qualsiasi cosa,
basta che chiami.»
Aggiunse Meredith.
«E
ti
verremo a prendere. E se qualcuno»
Lo
sguardo di Matt volò inconsciamente verso la
ferrari «O
qualsiasi vampiro ti darà fastidio, io…»
«Ragazzi,
ragazzi, lo so. Vi voglio bene.» Disse stringendoli tutti in
un abbraccio
caloroso. Avrebbe voluto dimostrare loro quanto bene gli volesse, ma
non sapeva
come fare, e non c’era tempo, avrebbero perso il volo. Li
lasciò andare con le
lacrime agli occhi, notando che anche le sue amiche si stavano per
commuovere.
«Ok, ci
sentiremo con il cellulare, e poi…»
«Ok Elena,
ne abbiamo già discusso.» Tagliò corto
Meredith regalandole un raro e spontaneo
sorriso.
Tutti e
quattro si diressero alla macchina, Elena li salutò
un’ultima volta, prendendo
posto nel sedile del passeggero allacciandosi la cintura.
«E tu, vedi di trattarla
bene.» Aggiunse
Matt rivolto a Damon, che era rimasto in silenzio.
«Certo.»
Disse lui rivolgendogli un mezzo sorriso sbruffone.
«Sei
pronta?» Disse addolcendo il tono e rivolgendosi ad Elena. La
ragazza annuì, e
alla fine lui partì. Elena salutò per
l’ultima volta i suoi amici, guardando
Fell’s Church allontanarsi velocemente sotto le ruote della
ferrari.
Era pronta a
partire? A lasciare ogni certezza che si era creata dopo anni di
fatica? Ad avventurarsi
in un paese totalmente sconosciuto? Pensava a questo, mentre la
macchina
sfrecciava verso l’aeroporto.
«Damon?»
«Dimmi
principessa.»
«Ti amo.»
Damon
sorrise, accelerando.
Fine
Prima
Parte
Tattatatà!
Ecco a voi il captiolo 10!!!!
Spero vi sia
piacituo! Diciamo che è stato un capitolo
“abbastanza” leggero, eh?
Allora, vi
ho tutte allarmate con lo spoilerino della “fine di
qualcosa”, invece era solo
la fine della prima parte!!! xD
Spero siate
felici della destinazione scelta da Damon! Anche perché ora
si vedrà l’atteso
ritorno di un certo personaggio!!! Chi????? Mah, chissà! xD
Bè, che
dire, grazie mille a tutti quelli che leggono la mia storia! Siete voi
che mi
date l’ispirazione e la forza, soprattutto in questo periodo
nero, di
proseguire!!!
Spero di
riusicare presto a postare un nuovo capitolo, ma prima devo riordinare
un poco
le idee, per creare una storia intrigante e interessante,
perché non voglio
deludervi, no no!
^^
Bè, a questo
punto direi di passare ai ringraziamenti…
ila_D: grazie
mille per le recensioni e i complimenti!
No no, non
si sono lasciati, visto?? E come potrebbero?? Quei due sono perfetti!
*-*
Spero ti sia
piaciuto anche questo capitolo! Bacio!!! =)
Biafin:
spero ti sia piaciuto anche questo capitolo!!! No no, non si lasciano,
tranqui!!! ^^
Grazie per
recensire sempre la mia storia!!! Nooooo!!! Per carità, non
farmi spoilerrr!!
Bè, tnato
presto scopriremo tutto… Bacio! ^^
Erika90:
grazie grazie grazie per la recensione e per il tuo commento poetico
sulla
lunghezza del capitolo!!!! xD ah, presto recensirò il tuo
capitolo nuovo!! E’
bellissimo!!! *-*
Baci!!!
Samirina:
oh, nuova lettrice! Grazie per aver recensito! Sono felice che ti
piaccia la
storia! Davvero, su Damon/Elena ce ne sono poche in giro, son quasi
tutte con
Bonnie… mah! Anche io trovo che Elena/Stefan siano molto
dolce e romantici, ma
quando leggo di Damon ed Elena, bè, è fantastico!
*-* ahahah!! Penso proprio
che gli errori siano di battitura, sai, a volte mi faccio prendere la
mano e
cerco di scrivere troppo veloce, scrivendo cose oscene! Ma poi mi
accorgo e
correggo tutto!!! xD
Spero
continuerai a seguire la mia storia! =)
Deliah_:
grazieeee di recensire sempre i capitoli!!! Sei gentilissima!! Sono
felice che
ti sia piaciuto il capitolo! Spero che tu abbia gradito anche questo!!!
^^
Ah be, son
felice che ti piacciano i capitoli lunghi! Non so perché, ma
proprio non ci
riesco a farli più corti!!!!! xD
Grazie
ancora e spero che gradirai anche i capitoli successivi! Bacio!!! =)
KeLsey: wiiii!! Sei tornata!! E
hai anche aggiornato
la tua fic! *-* appena riesco leggo e recensisco, promesso!!! Ovvio che
ti
perdono dai, la mia storia mica ha la priorità, eh!!! xD
Sono felice
che ti siano piaciuti i capitoli, e bè, non hai aspettato
moltissimo per il
seguito! ^^
Spero ti
piaceranno anche gli altri capitoli!!! Baci!!!! =)
Allora
ragazze, al prossimo capitolo!!! *-*
Baci,
Cecy!
Ps:
avete
sentito che “l’ombra del male” esce
l’8 anziché il 10?!?!
Me troppo
curiossssa!!!! xD
Baci a
tutte!!
(=
|
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Capitolo 11 *** Capitolo 11 ***
Capitolo 11 parte 2 nvu
Light and
Darkness
Parte Seconda
Capitolo 11
Erano
passate solo poche ore
dalla partenza di Elena e Damon, e nessuno aveva ancora avuto il
coraggio di
parlare.
Matt era andato via poco dopo, le
ragazze lo avevano salutato sorridendogli e tirandogli pacche sulla
schiena, e
lui cercò di apparire sereno, ma nel profondo dei suoi occhi
blu come l’oceano,
si vedeva la tristezza, la malinconia, la preoccupazione…
Quella partenza
sanciva per lui la perdita di Elena.
Bonnie e Meredith invece erano
rimaste nel salotto di quest’ultima, parlando di cose inutili
e superflue,
quando sapevano che entrambe pensavano ad Elena.
La prima a parlare fu Meredith,
come sempre.
«Pensi che abbia fatto la scelta
giusta?»
Bonnie non rispose subito.
«Voglio dire, avrebbe potuto
partire solo lui. Perché coinvolgerla?» La
incalzò Meredith.
«E chi l’avrebbe protetta qui?
Noi?» Disse Bonnie sarcastica.
«Ma perché proprio l’Italia!
E’
così lontano… non pensi che… potrebbe
essere… non so…»
«No.» La interruppe secca le
rossa. «No. Damon non l’ha rapita, o cose del
genere. Meredith, lui vuole solo
il suo bene.»
L’altra si rassegnò.
«Mi mancherà Elena. Spero solo
che torni presto.»
Bonnie annuì. Ma se qualcosa
fosse andato male, loro avevano già il loro piano B di
riserva.
***
L’aereo era
decollato ormai da più di un’ora, ed Elena aveva
appena finito di scrivere il
suo diario, riponendolo con dolcezza nella sua borsetta. Mentre la
chiudeva, il
suo sguardo vagò oltre il piccolo finestrino
dell’aereo. Nuvole, questo si
vedeva, una distesa infinita di nuvole bianche, di ogni forma o
dimensione,
baciate dal sole, che si stagliava alto sopra di esse, colorandole di
tonalità
dolci e rilassanti.
Mai Elena
aveva visto uno spettacolo così stupendo, quasi da mozzare
il fiato.
Forse solo…
«Damon? Non
è bellissimo?»
Il ragazzo
era rimasto tranquillo e silenzioso sin dal decollo
dell’aereo, e aveva parlato
pochissimo. In risposta fece uno strano verso, che sembrava
d’assenso.
La ragazza
si voltò verso di lui, e lo vide… bè,
strano.
«Damon, cosa
c’è che non va?»
Lei gli
strinse la mano, con la speranza che lui parlasse, perché
sapeva che sarebbe
riuscita a farlo parlare. Gli rivolse uno sguardo sincero e speranzoso.
«Dai… sii
sincero!» Lui la scrutò un istante, scocciato,
perché c’erano cose che lui non
amava raccontare.
«Non mi
piacciono gli aerei. Quando si parla di volare…»
Abbassò la voce per non farsi
sentire. «Preferisco le mie ali.»
Elena si
rilassò, si era già preparata a sentire
chissà quali storie. Però sorrise.
«Hai paura
degli aerei?» Esclamò, guardandolo divertita.
«Io non ho
paura!» Non si accorse di aver parlato un po troppo ad alta
voce, e qualche
passeggero li vicino si voltò. «Non ho paura di
niente.» Le rivolse uno sguardo
di sfida e di scherno.
«Sì, sì
certo, come no. Cavaliere senza macchia e senza paura.»
La ragazza
tornò a guardare le nuvole e il cielo infinito, stringendo
la mano di Damon,
del suo Damon, del ragazzo a cui aveva affidato la sua stessa vita.
Visto che
lui stava in silenzio, lasciò vagare la sua mente.
Pensò ai suoi amici, Matt,
Meredith e Bonnie, e si chiese come stessero. Sperò che
fossero felici e che
non fossero preoccupati.
Pensò a zia
Judith, e alla piccola Margaret, sentendo una fitta allo stomaco al
pensiero di
come l’aveva imbrogliata.
Ma la sua
partenza era anche per il suo bene. Era per il bene di tutte le persone
che
amava. Per il bene di Fell’s Church. Doveva assolutamente
allontanare da li
quei vampiri assassini, perché ne era certa, nessuna delle
persone che
abitavano li, meritavano di morire per mano di un vampiro che, con
molte
probabilità, era li per lei.
Anche se
Damon sosteneva di non sapere nulla di quei vampiri, Elena sapeva che
nella sua
mente diabolica c’era già qualcosa in
macchinazione. Altrimenti perché? Perché
scegliere una destinazione così lontana? Un altro
continente, addirittura…
l’Italia. Di sicuro non voleva solo farle conoscere la sua
famiglia.
E questo era
l’altro punto dolente. La sua famiglia. Da quello che aveva
capito, gli era
rimasto solo un fratello. O forse si sbagliava?
Poi un
dubbio prese forma nella sua mente.
«Damon?»
«Hmm?» Fece
lui, con la stessa aria assente di prima. Allora gli aerei non gli
piacevano
davvero.
«Stavo
pensando… Quando parli di “tua
famiglia”, ti riferisci a tuo fratello, no?»
Damon annuì,
senza parlare.
«E non mi
hai nemmeno detto come si chiama.»
«Ogni cosa a
suo tempo.» Rispose acido lui.
«Ma… se vuoi
due vi siete uccisi per quella ragazza, cioè vampira,
Katherine.» Elena osservò
la sua reazione, ma lui spostò semplicemente lo sguardo su
di lei, e le sorrise.
Allora aveva già capito.
«Ed io sono
uguale a lei… tuo fratello
penserà…»
«Te l’ho
detto Elena. Ogni cosa a suo tempo.» Dopo di che chiuse gli
occhi, poggiando la
testa sullo schienale del sedile, continuando a stringere la sua mano.
«Ma almeno
dimmi come si chiama!»
Il sorriso
sulla faccia di Damon sembrava divertito «Stefan.»
Rispose
senza più aprire gli occhi. Elena si lasciò
cadere sul sedile, ripetendo quel
nome nella sua mente. “Stefan… Stefan…
Stefan Salvatore. Damon e Stefan
Salvatore.”
Provò a
immaginarsi nella sua mente il fratello di Damon, ma si
ritrovò solo con due
immagini identiche dello stesso. Non sapeva come avrebbe potuto essere
questo
Stefan.
Era uguale a
Damon? Fisicamente e magari caratterialmente? Come si sarebbe
comportato con
lei? Come avrebbe reagito appena l’avesse vista?
Ma tutto
nella mente di Elena si sintetizzò in un’unica
domanda: cosa sarebbe successo?
E così, con
la mente piena di dubbi e di domande, si addormentò,sperando
di arrivare il più
presto possibile. Il suo ultimo pensiero fu che Damon non era affatto
simpatico
quando viaggiava in aereo. Con uno sbadiglio si lasciò
cullare dal caldo
torpore del sonno.
Note
d’autore:
Salve
a
tutte ragazze!!!!
Allora, vi
chiedo scusa, perché questa volta ci ho messo davvero tanto,
tantissimo, troppo
ad aggiornare!
Il fatto è
che, con le vacanze, sto quasi sempre da mia nonna, e qui internet non
c’è… -.-
abbiamo comprato la chiavetta vodafon, ma va lentissima,
però almeno sono
riuscita a connettermi! E per di più, la mia mente malata
sta elaborando anche
altre ff, e addirittura un libro! xD (se vi può interessare
ho scritto e
pubblicato una storia su Dark Visions, una trilogia della Smith che
adoro!
*-*).
Ma ora
passiamo al capitolo… vi direte, tutta questa attesta per
questo capitoletto??
Perché
effettivamente non accade nulla… possiamo dire che
è un’introduzione alla
seconda parte della mia storia, e qui si può vedere una
Elena molto riflessiva
e un Damon un po… scocciato dal viaggio?? xD
Comunque nel
prossimo capitolo, che spero di scrivere il più presto
possibile, cercherò di
dare più risposte, e di farlo un po più
interessante, fino ad allora vi
ringrazio per leggere e commentare la mia storia! Se non fosse per voi
magari
oggi non sarei qui a scrivere!!! Quindi grazie mille a tutte!!!
E passate
delle bellissime vacanze!!! ;)
Ringraziamenti:
In breve,
vorrei ringraziare per le splendide recensioni: ila_D, Clixa, _Delena_,
biafin, Samirina, KeLsey e Razieletta95!!! Grazie 1000!!!! =)
|
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Capitolo 12 *** Capitolo 12 ***
Light&D. cap 12 efp
Light and
Darkness
Capitolo 12
Il
viaggio era stato davvero
lungo, tanto che la tolleranza della stessa Elena per gli aerei stava
giungendo
al limite.
Atterrarono in un posto vicino a
Milano, una città molto importante in Italia, che Elena
aveva sentito nominare
soprattutto per le sfilate di moda e spettacoli importanti.
La ragazza era scombussolata
quando scese dall’aereo, e non solo perché ovunque
si girasse trovava tabelloni
scritti in una lingua per lei quasi sconosciuta, ma anche per il fuso,
e per la
stanchezza. Infatti il suo corpo era intorpidito per le troppe ore
passata
seduta e quasi del tutto ferma. I suoi capelli erano un disastro e
sentiva un
forte bisogno di farsi un bagno.
Al contrario Damon sembrò
riaccendersi quando uscì dall’aeroporto;
respirò a pieni polmoni, cosa del
tutto inutile per lui, e si aprì nel suo primo sorriso
spontaneo da quando
erano partiti. Anche il suo carattere, notò Elena con gioia,
era tornato alla
normalità.
«Direi che gli umani qui hanno
bisogno di dormire un po.»
«E i vampiri non ne hanno
bisogno?» Replicò Elena, guardando il panorama
attorno a se, anche se vedeva
solo traffico, mentre si dirigevano alla città di Milano.
Damon la guardò divertito,
scompigliandole i capelli già troppo arruffati. «I
vampiri avranno altro da
fare stanotte. Non sono venuti qui in vacanza, sai. Devono indagare.»
Elena si strinse nelle spalle,
palesemente dispiaciuta. Avrebbe voluto passare almeno una sera assieme
a
Damon, al di fuori dell’aereo, ovvio.
Scesero dalla metropolitana, ma
prima di salire le scale per tornare alla superficie, Damon la
bloccò per il
braccio.
«Ora siamo in quella che tutti
chiamano piazza del Duomo. Il Duomo di Milano, è abbastanza
famoso, no?»
Elena annuì distrattamente,
mettendo da parte la stanchezza, perché aveva sempre voluto
vedere un paese al
di fuori dell’America. Una volta era stata in Francia, ma mai
in Italia.
Salirono i luridi scalini ed
Elena rimase affascinata da ciò che vide: una costruzione
imponente si
stagliava, alta diversi metri, su una grande piazza piena di gente. Il
cosiddetto Duomo era davvero imponente. Damon sembrava soddisfatto
della
reazione di E lena.
«Sai che il tuo è un nome italiano,
vero?»
Elena annuì, e sorrise,
continuando a guardarsi attorno. Sotto dei lunghissimi portici poteva
vedere
centinaia di negozi.
«E quella cos’è?»
«Quella è la Galleria. Ma ora non
c’è tempo per visitare. Andiamo in albergo, ti
devi riposare.»
Elena decise di non contraddirlo,
perché era davvero troppo stanca. Si fece trascinare da
Damon per le vie
affollate ed illuminate della città, che sembrava non voler
dormire. Elena si
ricordò che quel giorno era un sabato.
L’albergo non era lontano dal
centro, ed era molto raffinato. E di lusso, ma scommetteva che Damon
poteva
permetterselo. Non capì una parola di ciò che
Damon e gli addetti dell’albergo
si dissero, fatto sta che solo qualche minuto dopo si
ritrovò in una specie di
suite super lussuosa, con Damon e i loro piccoli bagagli.
Il letto era grande e morbido,
pieno di cuscini invitanti, ma Elena aveva un priorità:
lavarsi.
Si diresse verso la sala da
bagno, che era davvero enorme e
dotata di una vasca. Prese la sua trousse dalla borsa, guardandosi
attorno.
«Non vuoi dormire?»
Elena lo guardò con scherno.
«Prima mi devo dare una ripulita.» Prese tra le
dita una ciocca di capelli
increspati e pieni di nodi. Damon parve essere d’accordo.
«Allora mentre tu… ti
dai una ripulita, vado a sbrigare
alcune faccende.»
Elena non volle indagare oltre,
ma entrò nella spaziosa sala, e stava per chiudere la porta,
quando urlò:
«Damon!» Lui la sentì anche se aveva
già chiuso la porta della stanza. Si
precipitò in bagno, pensando di trovare chissà
che cosa, ma Elena era semplicemente
in piedi, e guardava con un espressione assonnata un oggetto.
«E quello
cos’è?»
Damon seguì il suo sguardo,
e poi
scoppiò a ridere. Le cinse le
spalle. «Quello principessa, è un
bidè.»
Elena gli rivolse uno sguardo
interrogativo.
«Un giorno forse ti spiegherò a
che serve. Ora stai tranquilla.» Le posò un lieve
bacio sulle labbra, prima di
uscire dalla stanza.
La ragazza lanciò un ultimo
sguardo a quello strano oggetto, prima di riempire la vasca
d’acqua calda. Fece
in modo di creare una vaporosa schiuma profumata, poi si
spogliò da quei
vestiti sporchi a appiccicosi, per immergersi nella vasca.
Tirò finalmente un
sospiro di sollievo, immergendosi completamente.
Quando
Damon tornò in stanza
Elena ancora non dormiva, ma era sdraiata sul letto, con una candida
camicia da
notte bianca addosso, e lottava con le sue palpebre, cercando di non
farle
chiudere.
La sua pelle era tornata liscia e
candida come un petalo di rosa, e i suoi capelli erano di nuovo del
colore
dell’oro e lisci come l’olio, senza nodi o segni di
crespo.
Era tornata la solita, splendida
Elena Gilbert.
Quando entrò nella stanza, i suoi
occhi dai colori dei lapislazzuli lo catturarono, e lei si mise a
sedere.
«Che ci fai ancora sveglia
principessa?»
«Aspettavo te.» Disse lei
sbadigliando, il volto sconvolto dalla stanchezza.
«Sono qui.» Damon si sedette al
suo fianco, facendola sdraiare sul confortevole materasso. La sua testa
affondò
nei morbidi cuscini, e i suoi lunghi capelli si poggiarono a ventaglio,
sparsi
tutt’attorno a lei sul letto. Una visione irresistibile per
Damon, che tuttavia
dovette lottare contro se stesso per restare impassibile. Non era il
momento
per scambi di sangue o cose simile, era troppo stanca.
I loro occhi erano ancora
incatenati, e i due si fissavano senza parlare.
Elena si rese conto che quella
era la prima volta che stavano davvero
da soli (a parte in aereo). Avrebbe voluto essere romantica, ma non ci
riusciva. Voleva solo dormire.
Damon si chinò su di lei, sfiorandole
le candide labbra con un bacio leggero, che lei riuscì a
stento a ricambiare.
Le sfiorò la guancia, guardando
per un’ultima volta quegli occhi così intensi,
mentre le palpebre si chiudevano
lentamente.
«Dormi, mia principessa, domani
ci aspetta un altro lungo giorno.»
«’notte ‘amon.»
Damon sorrise nell’oscurità,
mentre Elena si accoccolava al suo fianco, cedendo velocemente al
sonno. Rimase
li qualche istante, beandosi di quel momento, ma poi la
scostò con delicatezza,
e si alzò.
Per il vampiro era ora di agire.
Doveva cacciare, impresa che sarebbe stata facilissima,
pensò, guardando il
paesaggio al di fuori delle vetrate. C’era davvero tanta
gente in giro.
La seconda cosa era procurarsi
una macchina. Altra faccenda semplice.
La terza era scoprire dove si
fosse cacciato quell’ingrato di suo fratello. E forse questo
avrebbe potuto
dargli qualche piccolo problema, niente di non risolvibile, non per lui.
Uscì dalla stanza, e silenzioso
si tuffò nelle vie della città ancora sveglia.
Il
mattino dopo, quando si
svegliò, Damon era nella stanza, in piedi davanti alla
finestra. Al fianco del
letto c’era un vassoio pieno di cibo. Quando Damon si accorse
che Elena si era
svegliata, le si avvicinò, salutandola con un grosso sorriso.
«Buon giorno principessa. Penso
che tu abbia fame.»
Ed era così. «Che ore sono?»
«Le undici e trenta di mattina.»
Elena iniziò a mangiucchiare dal
vassoio, mentre Damon si sedette al suo fianco.
«Hai voglia di starmi a sentire?»
«Ho sempre voglia di starti a
sentire.» Elena prese subito la tazza di caffè
fumante e un cornetto alla marmellata.
«Allora devo dirti un paio di
cose. Purtroppo non ci saranno altre occasioni per visitare la
città. Ce ne
andremo quando tu avrai finito di prepararti.»
«Cosa?»
«Ho rimediato una macchina, ci
sposteremo con quella.»
«E dove dobbiamo andare, esattamente?»
Elena finì con un altro morso la brioche, poi prese dei
biscotti.
«Ho scoperto che mio fratello ha
vissuto qui, qualche anno fa. Poi si è trasferito in una
città poco distante da
qui, Pavia. Ma dopo lo zuccone ha deciso di tornare a casa.»
«Vuoi dire che…»
«Esattamente, è tornato a
Firenze. Ed è li che noi andremo. Dopo parecchi secoli ha
ritenuto di potersi
recare là senza essere riconosciuto. Probabilmente si
spaccerà per il figlio di
un qualche sconosciuto parente. E se non mi sbaglio, so già
dove andare a
cercarlo.»
«Quindi il viaggio ricomincia.»
Elena finì di mangiare, poi si affiancò a Damon.
«Esatto. Ma non è tutto. Non è da
solo. Ogni cosa che ha comprato, era per due.»
La ragazza si alzò e prese dei
vestiti puliti dalla borsa. «Allora mi cambio, e poi
partiamo.»
Damon annuì, alzandosi anche lui.
Si avvicinò ad Elena, posandole le mani sulle spalle e
fissando quegli occhi
magnetici.
«Mi dispiace che tu debba subire
tutto questo. Ma una volta trovato il mio fratellino, saremo un po
tranquilli.
Tu lo sarai, io sarò impegnato nelle mie indagini.»
«Così sei diventato un
investigatore?»
Damon ridacchiò, lasciandola
andare. «Scendo a pagare, poi ti aspetto fuori sulla
macchina.»
Elena si cambiò in fretta,
raccogliendo tutte le sue poche cose. Diede un’ultima
occhiata alla stanza,
stringendo la borsa, poi uscì, sbattendo la porta alle sue
spalle.
Salutò gli addetti dell’Hotel,
poi uscì. Rimase paralizzata nel vedere una ferrari nera,
identica a quella che
avevano lasciato all’aeroporto, parcheggiata proprio davanti
all’Hotel. Ma non
era la stessa, la targa era decisamente italiana. Un gruppetto di
persone la
fissava da lontano, ammirando la costosa macchina scintillante.
Salì in fretta al posto del
passeggero, mentre il gruppetto di persone fissava la giovane e
stupenda
ragazza che saliva nella favolosa auto.
«Non ti chiedo dove hai
recuperato questa macchina.»
«Vedo che inizi a conoscermi.»
Entrambi sorrisero, mentre Damon
partì. Dopo poco tempo si erano già lasciati alle
spalle Milano.
Arrivarono
a Firenze nel tardo
pomeriggio, dopo aver fatto alcune soste. Elena scese dalla macchina,
trovandosi davanti ad una villa favolosa.
Non si sorprese che Damon e la sua famiglia vissero in un posto come
quello.
Era un posto enorme, in perfetto stile rinascimentale. Oltre
all’elegante
cancello Elena poteva vedere moltissimi alberi e
un’infinità di aiuole e fiori
di ogni tipo.
Al centro del parco vi era un
fontana in marmo perfettamente funzionante. La scalinata
d’ingresso portava ad
un portone in elegante legno massiccio.
La ragazza era emozionata solo
all’idea di entrare, ma quando azzardò un passo
avanti, Damon la bloccò.
«No, no, no, no. Tu aspetterai qui.»
«Cosa? Non ci penso nemmeno! Io voglio
entrare.» La ragazza lo sfidò con
lo sguardo, ma lui fu irremovibile, e alla fine Elena si arrese,
riconoscendo
che Damon aveva ragione.
«Se ti vedesse piombare li senza
preavviso morirebbe d’infarto. Ti sei dimenticata a chi
assomigli,
principessa?»
Elena chinò il capo, rammaricata.
«Hai ragione. Fa in fretta però.»
Damon annuì, e poi si intrufolò
nella proprietà dei Salvatore. La sua casa.
Non era cambiata di una virgola
dall’ultima volta che l’aveva vista. Ricordi
dolorosi riaffiorarono nella sua
mente, ma lui li scacciò, focalizzando il suo obiettivo.
E lo sentiva, suo fratello. Era
nel salotto. Damon si ricordava alla perfezione ogni stanza, ogni
scala, ogni
sgabuzzino di quella casa.
Si appoggiò alla porta aperta del
salotto, e lo vide, di schiena, che sistemava alcune carte.
Da quanti anni non lo vedeva? Non
si ricordava nemmeno più.
Ed era cambiato, proprio come era
cambiato lui.
Ci mise un’eternità ad accorgersi
di lui, segno che, come nel passato, non aveva rinunciato alla sua
dieta. Patetico. Pensò
Damon, sorridendo.
Lui si voltò, e rimase a bocca aperta.
Un libro gli cadde dalle mani, schiantandosi al suolo con un tonfo
sordo. Il
resto fu silenzio.
Damon sorrideva. Stefan sbatteva
le palpebre incredulo.
Strano che, dopo secoli, si
fossero rincontrati proprio li, dove tutto era iniziato.
Dove tutto era finito.
«Damon?»
«Allora mi riconosci! Ciao,
fratellino.»
Stefan fissava allibito suo
fratello. A casa Salvatore regnò il silenzio.
Note
d’autore:
Salve fedeli lettrici! E rieccomi
qui, con un nuovo capitolo della mia storia! Spero vi sia piaciuto, e
come ogni
volta, spero di non avervi deluse!!!
Questo è stato un po più lungo di
quello vecchio, anche se ancora non accade nulla di particolarmente
rilevante.
Finalmente i due fratellini si
rincontrano. Chissà che succederà ora ai nostri
cari Damon ed Elena… mah! xD Vi
dico solo che nel prossimo capitolo scopriremo qualcosa in
più su Stefan, e sui
secoli che ha vissuto dalla sua separazione con Damon.
Ah, e vorrei chiedere scusa se
non recensisco le fan fiction che sto seguendo, ma con la chiavetta
è già tanto
che riesco a pubblicare! Quando tornerò tranquilla mi
metterò in pari,
promesso!
Passiamo ai ringraziamenti:
- Samirina: grazie mille per le gentilissime recensioni!!!
Sono
felice che ti piaccia la mia storia, spero di non deluderti con i
prossii capitoli!!! Ah, e grazie anche per i constrolli grammaticali!
;) baci!!!
- Razieletta_95: grazie mille per la recensione!!! Ahahah, è
vero, povero Damon!!!! xD Spero ti piaccia il capitolo!!! Baci!!!! :)
- biafin: eh... invece no! Stefan non lo consoce! Ma si
capirà meglio nel prossimo capitolo! Per adesso non mi resta
di
ringraziarti per recensioni!!! Grazie mille!!! Baciiii!!! ;)
ila_D: non preoccuparti, non abbandonerò mai
quedsta fic!
Soprattutto grazie alle persone stupende che la recensiscono!!! Ahaha,
non ami troppo Stefan, eh?!?! xD Spero ti sia piaciuto anche questo
capitolo! Bacioni! =)
- Deliah: non ti preoccupare, anche io ci metto motlo ad aggiornare, e
non riesco nemmeno a recensire, purtroppo! :( No no, non
abbandonerò mai la storia! ^^ Grazie mille per i
complimenti,
sei troppo gentile! E aggiungerei che nemmeno tu ami troppo
Stè!! ahah! xD spero ti piacciano anche i prossimi capitoli!
*-*
un bacioneone!!! :)
- KeLsey: grazie per la recensione!!! Spero ti sia piaciuto anche
questo capitolo!!! Allora... io non ho msn, purtroppo... uff... tu hai
facebook?? Ad ogni modo, appena riesco, ti mando una mail, ok?? Baciiii
e grazie!!! ;)
- _Delena_: grazie per la recensione!!! A quanto pare molte
di
voi non vedono di buon occhio il povero Stefan!!! xD ahahah!! Davvero
scrivi libri? Nono, non lo sapevo!! Che bello!!! *-* E poi, nella mia
storia su Dark Visions ho scritto dei ringraziamenti alla fine, se vuoi
leggili! Anche perchè non ricordo bene cosa ho scritto...
o.O
ahaha!! Bè, grazie di nuovo!!! Baci bacioni! :)
- clixa: ciao bella!! Grazie per la recenzione!! ^^ nono, Damon non
può fare brutta figura!! xD spero ti sia piaciuto il
capitolo! E
per sapere che succederà.... eh... chissà...
bisogna
attendere! xD Baci e grazie! :)
E
per rispondere ad una domanda comunitaria: chi lo sa cosa
accadrà tra Elena e Stefan?! Mah, si scoprirà
solo
leggendo! xD
Ancora grazie e tutte, vi adoro!!!
Al prossimo capitolo!!!
Cecy
|
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Capitolo 13 *** Capitolo 13 ***
cap13nvu
Light and
Darkness
Capitolo 13
Passarono
almeno
altri dieci minuti prima che Stefan riuscisse a parlare. E Damon
attese, senza
fretta, gustandosi il momento, godendo delle espressioni di sorpresa,
incredulità, rabbia, paura che passarono in sequenza sul
volto del fratello.
Lui
semplicemente continuò a sorridere, consapevole del fatto
che quel suo gesto lo
avrebbe fatto infuriare ancora di più.
«Cosa ci fai
qui?»
Damon si prese
la libertà di aspettare qualche secondo prima di rispondere,
si diede una lieve
spinta, allontanandosi dallo stipite della porta, le braccia
intrecciate
all’altezza del petto, il sorriso arrogante sempre al solito
posto.
«Non sei felice
di vedermi, fratellino?» Si avvicinò a Stefan di
qualche passo. Ora erano uno
di fronte all’latro, con solo qualche passo di distanza a
dividerli.
«Non fare
l’idiota.»
Era evidente,
pensò Damon, che Stefan stava trattenendo a stento la
rabbia. Questo rendeva
tutto ancora più divertente agli occhi del vampiro.
«Dimmi cosa
accidenti sei venuto a fare in questo posto.» Lo
attaccò di nuovo Stefan.
Damon allargò le
braccia, con fare innocente.
«Sono a venuto a
trovare il mio fratellino!»
Stefan non
rispose, un bagliore d’ira a stento repressa
attraversò i suoi occhi verdi come
le foglie d’estate.
«Ok, non è
vero.» Disse Damon, tornando d’un tratto serio.
«Dobbiamo parlare. E’
importante.» Aggiunse quando lo sguardo di Stefan divenne
isterico. Dopo
qualche occhiata torva al fratello, Stefan accettò,
sospirando.
«Ti ascolto.»
Stefan si appoggiò mollemente alla scrivania, osservando con
preoccupazione il
fratello. Non era niente di buono, pensò, di sicuro. Se
Damon era riapparso,
voleva dire che c’era qualcosa sotto. E non sarebbe stato
affatto bello.
Quando
Damon
finì il suo discorso, Stefan rimase attonito a fissarlo per
qualche secondo.
Suo fratello sembrava diverso, cresciuto. Anche se, ovviamente, non
poteva
essere davvero cresciuto, i vampiri
non invecchiano.
Però rimase
qualche secondo a fissare gli occhi neri come la pece, che in quel
momento, più
che mai, sembravano seri.
«Mi stai
dicendo,» iniziò lui «Che sei venuto a
Firenze, a cercare me,
perché dei vampiri hanno tentato di uccidere la tua ragazza,
in
America?»
Stefan ora era
decisamente esterrefatto. Sentire il discorso da Damon era stata una
cosa,
riassumerlo evidenziando le parti salienti, lo aveva reso ridicolo.
«Questo non
ha senso Damon!»
Stefan sapeva
che c’era qualcosa sotto, Damon aveva un piano in mente, ne
era certo. Ma non
riusciva proprio a capire perché fosse li.
Dopo tutti quegli
anni...
Anche se,
dovette ammettere, non sembrava nella sua fase
“un’eternità di sofferenza per
il mio fratellino!”.
Allora cosa
accidenti voleva?
Stefan non
riusciva a capire, era confuso. Se avesse potuto avere il mal di testa,
ora
avrebbe avuto un’emicrania davvero molto dolorosa. Si
passò una mano tra i
capelli.
«Bè, la mia
ragazza è proprio qui fuori. E’ scortese farla
aspettare, non credi?»
«Lei è...? Tu
l’hai...?»
«Sì.»
«E va bene.
Falla entrare. Ma, Damon. Sappi che non mi fido di te.»
Damon sorrise. Stefan
ricordava con dolorosa certezza quel sorriso così sicuro di
se, era
l’espressione tipica di suo fratello.
«Ed è così che
deve essere. Se fosse stato il contrario, fratellino, saresti diventato
più
stupido di quanto mi ricordavo! Però puoi considerare questa
mia visita come...
una tregua.»
Damon si girò e
uscì dalla stanza, mentre suo fratello chiudeva gli occhi,
improvvisamente
stanco, come se il peso di tutti i secoli passati gli fosse crollato
sulle
spalle improvvisamente. Sospirò.
In fondo lo sapeva,
no? Che Damon sarebbe tornato un giorno. Lo aveva sempre saputo.
«Ah,» Damon fece
capolino nella stanza, di nuovo. «Ci terrei ad aggiungere,
che la mia ragazza
potrebbe chiarire alcuni interrogativi che si sono formati nella tua
mente
acuta.»
Stefan sentì una
brutta sensazione irradiarsi in tutto il suo corpo.
Quando
Damon
tornò a prenderla le sembrava che fossero passati secoli.
Aveva osservato con
ansia e poco interesse i passanti, che invece guardavano con immenso
piacere la
ferrari nera, e probabilmente avrebbero guardato con interesse anche
lei se non
fosse stato per i finestrini oscurati.
Stava per aprire
la portiera con l’intenzione di entrare, quando lo vide
uscire dal cancello,
con un sorriso palesemente soddisfatto.
«Ora puoi
entrare.» Le disse, porgendole la mano. Elena gli sorrise,
uscendo dall’auto ed
inspirando una boccata d’aria a pieni polmoni.
«Andiamo.» Disse
lei, iniziando a camminare. Non capiva perché, ma Damon le
sembrava decisamente
troppo euforico.
Ma quando superò
il cancello e si trovò davanti alla fontana i suoi pensieri
si dissolsero,
sciogliendosi come neve al sole. Quel posto era magnifico.
Il parco sembrava ancora più grande, visto da dentro, la
fontana era perfetta, decorata in maniera maestosa, e l’acqua
era limpida e
quasi invitante. Non riuscì a esaminare meglio il resto dei
dettagli, perché
Damon la stava letteralmente trascinando, e in meno di qualche secondo
si
trovarono sull’elegante scalinata di marmo bianco, diretti al
portone d’ingresso.
Elena si fermò
proprio davanti ad esso, il cuore le batteva a mille, si sentiva
agitata.
«Damon, hai
detto a tuo fratello che io... assomiglio a... vero?»
Il ragazzo
ampliò il suo sorriso sornione, prima di lanciarle una lunga
occhiata. «Certo.»
Senza indugiare
oltre spalancò la porta, ed Elena non ebbe modo di
riprendere l’argomento,
anche se il tono di voce di Damon l’aveva messa in allarme.
Improvvisamente
si rese conto di essere in un paese straniero, con il suo fidanzato
vampiro,
nella casa doveva aveva vissuto secoli prima, e dove ora viveva il
fratello
che, come aveva intuito più volte, lui odiava.
Immediatamente realizzò che
quell’incontro non sarebbe stato semplice e piacevole, ma lo
fece troppo tardi.
Damon la
trascinò attraverso il corridoio, che Elena non
riuscì quasi a vedere,
fermandosi sulla soglia di un’altra stanza, così
all’improvviso che la ragazza
andò a sbattere contro la sua schiena.
Il resto accadde
così velocemente che Elena non riuscì quasi a
reagire.
«Fratellino, ti
presento la mia ragazza.»
La tirò
lievemente per il braccio, facendola arrivare esattamente al suo
fianco. Elena
strinse forte la sua mano, fissando il pavimento.
Alzò lo sguardo
con lentezza, preparandosi un sorriso cordiale, ma poi i suoi occhi ne
incrociarono un altro paio, di un colore così armonioso da
essere quasi
magnetico.
Verdi come
l’erba d’estate, accarezzata da una brezza
tiepida... per un istante, un solo
istante quegli occhi parvero sorpresi, ma poi un’ombra vi
calò sopra, veloce,
incessabile, oscurando quel verde, come se una nuvola avesse coperto il
sole di
quella giornata estiva.
Il ragazzo
trattenne il respiro, gesto abitudinale, perché non aveva
bisogno di respirare.
Il suo corpo si irrigidì, i muscoli tesi, gli occhi scuri e
terrorizzati.
Elena accennò un
piccolo passo avanti, come se volesse stringergli la mano.
Aprì la bocca per
presentarsi, sicura che, non appena avesse chiarito quel malinteso, gli
occhi
del ragazzo sarebbero tornati curiosi e verdi come due smeraldi.
Ma non fece in
tempo. Il ragazzo balzò all’indietro, urtando
l’elegante scrivania di legno
scuro alle sue spalle. La sbalzò all’indietro,
mandandola a sbattere contro la libreria dietro stante. Il contenuto
della
scrivania rovinò a terra insieme a parecchi libri.
Elena si sentì
male. Lo sguardo del ragazzo era così... era indecifrabile.
Orrore, paura,
dolore, incredulità...
E Damon non
faceva nulla per impedire che ciò accadesse. Stava li, il
suo sorriso sulle
labbra, lo sguardo fisso sul fratello. Elena lo guardò,
incapace di reggere lo
sguardo di Stefan un minuto di più, mentre al contrario il
ragazzo pareva avere
occhi solo per lei.
«Damon!» Esclamò
sottovoce, scuotendogli il braccio con forza. Il ragazzo non
reagì, fissava suo
fratello, come se fosse ipnotizzato. “E’ un
folle!” Pensò Elena in un momento
di pura crisi. Disperata si rese conto di dover prendere in mano la
situazione.
Si allontanò da Damon, avanzando verso il centro della
stanza, verso il
ragazzo.
Stefan
Salvatore. Il fratello di Damon. In un momento di isteria
pensò che erano
davvero diversi. Molto diversi.
Stefan scuoteva
la testa lentamente, le ginocchia sembrava volessero cedere sotto il
suo peso.
«Stefan,
giusto?» Il ragazzo non rispose, la fissò come se
avesse visto un fantasma,
tornato dal mondo dei morti apposta per torturarlo.
«C’è stato un malinteso, io
sono...»
«Katherine.»
Terminò lui, con una voce roca e bassa; ora nel suo sguardo
c’era qualcosa che
Elena non riuscì a decifrare. Sembrava quasi...
La ragazza sentì
Damon, risvegliato dalla sua ipnosi, avvicinarsi a lei.
«No.» Rispose
Elena, cercando di apparire tranquilla e sicura di se. Con uno sforzo
enorme,
si costrinse a sorridere. «No, io sono Elena. Elena Gilbert,
e vengo da Fell’s
Church.»
Lo sguardo di
Stefan si fece dubbioso, si raddrizzò, le ginocchia che
reggevano di nuovo il
suo peso. Ora il suo sguardo si posò alle spalle di Elena,
verso suo fratello.
La ragazza non
vide il loro scambio di sguardi, ma quando gli occhi di Stefan si
fissarono di
nuovo su di lei, erano tornati verdi, e spaesati, confusi e...
mortificati.
«Io... mi
dispiace... Tu sei... uguale...» Scosse la testa,
osservandola ancora un
istante, non del tutto convinto. Alle sue spalle, Elena
sentì che Damon era...
irritato.
«Io sono
Stefan.» Fece il ragazzo, con un sorriso tirato e
immensamente stanco,
porgendole la mano.
Elena sorrise.
La situazione stava migliorando. «Lo so.» Rispose,
stringendogliela. Sentì una
strana sensazione quando le loro mani si toccarono. La pelle si Stefan
sembrava
quasi tiepida, forse era solo per le sensazioni che aveva provato
qualche
istante prima.
Sentì un senso
di riconoscimento, capì che quello era davvero il fratello
di Damon, anche se
erano diversi come il giorno e la notte. Elena sentiva
qualcosa in quel ragazzo...
La mano di Damon
si strinse con forza alla sua spalla.
«Bene, ora che
siamo tutti amici...»
Tirò indietro
Elena, quasi con scortesia, interrompendo il loro contatto, e lasciando
il
fratello ancora più sbalordito e folgorato. Elena si accorse
con imbarazzo che
Stefan raramente distoglieva gli occhi da lei.
Calò un velo di
silenzio nella stanza, che Elena notò, era un salotto
davvero enorme.
La situazione si
stava facendo complicata; Stefan era sconvolto, confuso, Damon sembrava
irritato, eppure compiaciuto, forse perché il suo diabolico
piano per
distruggere emotivamente il fratello era andato a buon fine.
Elena dal canto
suo, si sentiva confusa. Guardava quel ragazzo pallido, con due occhi
verdi che
sembravano opachi, pieni di disperazione celata con maestria,
sentendosi in
pena per lui. Sentiva la mano di Damon sulla sua spalla, e si sentiva
infuriata
con lui: come aveva potuto fare una cosa simile a suo fratello? Poi si
rese
conto che la colpa era effettivamente sua; se solo non fosse stata
così
maledettamente identica a quella Katherine...
Ormai il
silenzio si stava protendendo oltre misura, diventando eccessivamente
imbarazzante, Elena voleva solo buttarsi su un letto e chiudere gli
occhi su
quella situazione surreale, nascondendosi nel mondo dei sogni, dove i
problemi
apparivano sfocati e lontani...
Fu un rumore a
interrompere quel silenzio.
Una porta che
sbatteva. Improvvisamente Stefan alzò la testa di scatto,
fissando l’entrata
del salotto, e liberando Elena dal peso del suo sguardo. Nei suoi occhi
passò
una scintilla di consapevolezza, come se si fosse appena ricordato di
una cosa
importante.
Ma non riuscì a
fare nulla, non ne ebbe il tempo, e la disperazione mista alla
stanchezza
presero il sopravvento sul suo volto, mentre una voce dal corridoio
gridava:
«Stefan! Sono tornata!»
Tutti e tre
fissavano l’ingresso, sentendo dei passi in avvicinamento.
Elena deglutì, non
sapendo cosa aspettarsi, Damon lanciò un’occhiata
al fratello, e in quel
momento qualcuno entrò nel salone.
Damon inarcò le
sopracciglia. «Le sorprese non finiscono mai, vero
fratellino?»
La nuova
arrivata si bloccò sulla soglia, impietrita.
Osservò Stefan, la scrivania mezza
ribaltata alle sue spalle, di nuovo Stefan, e poi gli sconosciuti nel
salotto.
Le labbra rosse
erano socchiuse, i suoi occhi mandavano silenziosi messaggi
interrogativi.
Stefan sospirò. «Kassy,
questi sono Damon ed Elena.» Disse stancamente.
La ragazza
sorrise, come se avesse appena capito chi si trovava davanti.
Damon cinse la
vita di Elena, attirandola a se con fare protettivo, mentre la ragazza
avanzava
verso di loro.
Note d'autore:
Salve
a tutte, mie care lettrici!!! Finalmente riesco ad aggiornare la mia
fanfic!!! Forse qualcuna di voi avrà l'istinto di impalarmi,
sono passate davvero tante settimane dall'ultima volta che ho
aggiornato!!! :( vi chiedo umilmente scusa! Durante le vacanze sto la
maggiorparte del tempo a casa della nonnina, e la non c'è
internet!! xD
Bè, spero comunque che abbiate passato delle belle e
rilassanti ferie!!! Purtroppo però sono finite... ed
è ricominciata la scuola... -.-' altro motivo che mi
rallenta nell'aggiornare!
Vabbè, passiamo alla storia, sarà meglio!
Allora, finalmente Elena e Damon incontrano Stefan! Premetto che nel
prossimo capitolo verrà detto quelaocsa su di lui... e sul
nuovo personaggio arrivato proprio nelle ultime righe!!!
Spero che continuerete a seguirmi, e che questo capitolo, e i prossimi,
siano di vostro gradimento!!!
Non
ho tempo di ringraziare tutte una per una, ma vorrei comunque dire
grazie a quelli che hanno recensito: Samirina, biafin, _Delena_, ila_D,
Razieletta95, marty occhiblu e ragazza lupo!!! Vi ringrazio
davvero di cuore, spero la prossima volta di trovare il tempo per
rispondere alle vostre gentilissime recensioni! :)
Ed infine grazie a tutti quelli che hanno messo questa storia nei
preferiti, o nelle seguite o chi semplicemente l'ha letta e
apprezzata!!! Un grazie enorme a tutti!!!
Cecy
|
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Capitolo 14 *** Capitolo 14 ***
Lighe&Darkness cap 14
Light and
Darkness
Capitolo 14
Elena
non fu in
grado di ricordare come finì nel letto nel quale si trovava
in quel momento. I
ricordi della sera prima era annebbiati e confusi.
Tutto ciò che si
ricordava erano i capelli rosso fuoco della ragazza di nome Kassy.
Anche Stefan
era stato in grado di prendere alla sprovvista Damon. Kassy a quanto
pareva,
era la sua compagna, da moltissimi anni ormai. Ma nulla di
più era stato detto.
Stefan fece
gentilmente notare che Elena aveva un’aria davvero stravolta,
e le consigliò
di andare a riposarsi. La ragazza
non obiettò. La sua testa stava di sicuro per esplodere, e
non avrebbe retto
un’altra notizia.
Improvvisamente
tutto quel viaggio le parve una stupidata, una cosa assurda, insensata,
ma poi
si ricordò perché erano li. Questo
bastò a riportarla alla realtà.
Si tirò a
sedere, puntellandosi sui gomiti e socchiudendo gli occhi alla debole
luce del
mattino. Le pareva strano pensare che si trovasse a Firenze. In Italia.
Si chiese dove
fosse Damon, avrebbe dovuto parlarci, chiarire. Forse era stato lui a
metterla
a letto, la notte precedente. Elena non lo ricordava.
«Oh, ti sei
svegliata finalmente.»
Elena sobbalzò,
volgendo gli occhi verso la porta, che ora era socchiusa. Kassy si
sporgeva
verso l’interno, come se non sapesse se entrare o no. Si
mordicchiò un labbro,
ma poi fece un altro passo, aprendo di più la porta e
restando sulla soglia.
Elena deglutì, non era sicura di potersi fidare di quella
ragazza. O meglio, di
quella vampira.
«Il tuo ragazzo
ha detto di dirti che è uscito, con Stefan. Per indagare. Mi
ha già raccontato
tutto.»
Elena fece per
parlare, per chiedere qualcosa, ma Kassy la interruppe.
«Mentre tu dormivi.
Sai, avrei voluto aiutarli, ma mi hanno obbligata a restare qui. Per
farti da
guardia!» La sua voce era immersa di sarcasmo, come se la
proposta dei fratelli
fosse indecente. Ma in realtà non sopportava di essere
lasciata da parte, pensò
Elena.
«Se ti va di
alzarti, possiamo andare a fare un giro.»
«Fare... un
giro?»
«Sì. Se per
milady non è troppo rischioso. Devi sapere che mi hanno
vietato di uscire, ma
suppongo che se tu vieni con me, il divieto si annulli.»
Elena annuì, non
aveva realmente voglia di uscire, si sentiva ancora scombussolata
dall’orario e
la testa le pulsava ancora un poco, ma non avrebbe dato a quella
ragazza dai
capelli di fuoco alcuna soddisfazione.
Le ci volle poco
per prepararsi, si infilò vestiti puliti, si
pettinò i capelli e mangiò una
brioche prima di uscire con Kassy, inspirando l’aria
mattutina.
«Allora,» disse
Kassy mentre si lasciavano alle spalle villa Salvatore.«Dimmi
qualcosa di te.
Ti chiami Elena, sei identica a Katherine, e un mucchio di vampiri
pazzi da la
caccia a te e al fratello di Stefan. Giusto?»
Elena non potè
fare a meno di ridere. «E’ la storia della mia
vita.»
Anche Kassy, suo
malgrado, sorrise.
«Dimmi qualcosa
di te, invece.»
Le due ragazze
si fermarono in attesa che il semaforo pedonale diventasse verde. Kassy
si
strinse nelle spalle. «Non c’è molto da
dire. Quando Stefan fuggì da Firenze,
mi offrii di accompagnarlo. Ero una schiava nella villa, qualche secolo
fa. Poi
venni trasformata in vampiro, nessuno se ne accorse, chi bada ad una
schiava?
Ma conoscevo entrambi i fratelli Salvatore, anche se Damon non si
ricorda di
me. Ho sempre apprezzato Stefan.» Nella sua voce si poteva
udire un tono
affettuoso quando parlava di Stefan. Elena si chiese se assumeva lo
stesso tono
quando parlava di Damon. Poi si rese conto che non aveva mai avuto
l’occasione
di parlare di Damon in modo positivo. I suoi amici l’odiavano.
«E poi basta. Io
e Stefan abbiamo girato l’Europa. Non è stato
facile, Stefan era distrutto in
quel periodo. Lo è stato per parecchi anni. E poi siamo
tornati a Firenze. E
poi siete arrivati voi.»
Elena guardò la
strada davanti a se, sentendosi più sveglia ogni passo che
muoveva. «Hanno
scoperto qualcosa di nuovo, Damon e Stefan? Sui vampiri?»
Kassy scosse la
testa. «Te l’ho detto, sono usciti questa mattina.
Stop, entriamo qui.»
“Qui” aveva
l’aria di trattarsi di un locale, o di un bar. Elena
desiderò immensamente
poter essere con Damon, a casa.
Uscirono
dal bar
almeno un’ora dopo. Kassy conosceva quasi tutti, li. Ma non
si era presa la
briga di presentare Elena, così la ragazza aveva passato un
buon quarto d’ora
in bagno, parlando al cellulare con Bonnie e Meredith. Le ragazze erano
felicissime di sentirla, non si lamentarono nemmeno
dell’orario. Le fecero un
interrogatorio degno di un investigatore, ma Elena rispose a tutte le
domande,
e promise loro informazioni giornaliere. Le salutò
assicurandosi che le
salutassero anche Matt.
In situazioni
normali, Elena sarebbe stata indignata dal comportamento di Kassy, ma
quella
non era una situazione normale, anzi, gli sguardi delle persone
presenti nel
locale la irritavano e basta. Voleva vedere Damon,
nessun’altro.
Mentre
camminavano per tornare alla villa, Kassy prese la parola.
«Spero che non ti
sia annoiata.»
«Sinceramente,
sì. Spero non ti dispiaccia.»
Kassy rise. «Sei
una ragazzina perspicace per dare una risposta del genere ad un
vampiro.»
«Cerchi di
spaventarmi?»
«Non
particolarmente.»
Rimasero in
silenzio per un po, mentre Elena seguiva la rossa tra scorciatoie a lei
sconosciute. Si chiese se fosse stata troppo sfrontata con lei, ma a
Elena non
importava, non si sarebbe fatta mettere i piedi in testa da quella
sconosciuta.
Sconosciuta. Era
proprio così. Un pensiero si fece largo nella sua testa. Un
brutto
presentimento. Stava seguendo una sconosciuta in scorciatoie mai
percorse. Le
strade erano vuote.
Kassy si fermò
all’improvviso. Elena la imitò, il cuore le
saltò in gola. Era certa di non
essere simpatica alla ragazza, ma... l’avrebbe davvero
attaccata? Bè, allora
sarebbe stata pronta.
Ma non accadde.
«Hai sentito?»
Elena non fece
in tempo a rispondere. Qualcosa piombò tra di loro, un ombra
nera, che spinse
via Kassy.
«Corri!» Sentì
gridare. Ed Elena lo fece. Era in un vicolo stretto, che dava sul retro
di
alcune ville. C’erano molte aiuole che spuntavano verso la
strada. Corse, fino
a quando ne vide una, sembrava un po secca, i rami sporgenti erano
spogli.
Senza pensare ad altro si fiondò verso quella, evitando allo
stesso tempo
l’ombra che si fiondò su di lei.
Afferrò un ramo e tirò.
Sentì le schegge
ferirle i palmi, ma le ignorò, continuò a tirare
e torcere, fino a quando il
ramo non si strappò.
Si voltò,
l’adrenalina a mille. Era stufa di quelle situazioni. Non ne
poteva davvero
più. Era giunto il momento di farsi valere.
L’ombra era li,
davanti a lei, e avanzava veloce, il viso coperto da un cappuccio nero.
Quando
fu abbastanza vicina Elena attaccò, riuscendo a colpire il
suo avversario al
braccio. Continuò ad infierire, fino a quando
l’ombra non afferrò il ramo,
cercando di strapparglielo via.
Ma in quel
momento Kassy lo afferrò per le spalle, sollevandolo senza
sforzo e buttandolo
lontano. Il vampiro si rialzò... e corse via, veloce
com’era arrivato.
Elena aveva il
fiatone e i palmi graffiati. Lasciò cadere il ramo mentre
Kassy si sistemava i
vestiti e i capelli leggermente scompigliati dal precedente schianto.
Sembrava
agitata.
«Muoviamoci. Dobbiamo
andare a casa. Subito.» Prese Elena per un braccio
trascinandola senza che lei
potesse fare obiezioni.
«Oh, non gli
piacerà questa storia.»
Kassy era
preoccupata. «Però devo ammettere che hai dei
riflessi pronti. Ti avevo
sottovalutata, biondina.»
Elena, ancora in
preda ad una scarica di adrenalina, sorrise.
Pochi minuti
dopo varcarono la soglia di villa Salvatore e non appena aprirono il
portone
d’ingesso, i due Salvatore furono loro di fronte.
«Dove accidenti
eri andata Kassy!» Esclamò Stefan, mentre la
ragazza lasciava il braccio di
Elena, scostandosi. «Mi sembrava di averti detto di stare a
casa!»
A Elena non
importava nulla di loro due, i suoi occhi erano incrociati con quelli
di Damon,
immersi in una profonda comunicazione senza parole.
«Cosa ti è
successo?» Sussurrò Damon, prendendola
delicatamente per i polsi. «Sanguini.»
Disse voltandole le mani, in modo che i graffi fossero visibili.
«No, non è
nulla... è che...»
«Un vampiro ci
ha attaccate.» Disse Kassy. La reazione di Stefan fu del
tutto isterica. Damon
roteò gli occhi, trascinando dentro Elena.
«E’ meglio se ti sciacqui.» La
condusse senza parlare in bagno, dove aprì l’acqua
del rubinetto, aspettando
che Elena lavasse via il sangue rimasto.
«Avete scoperto
qualcosa?»
Damon scosse la
testa. «Un buco nell’acqua.» Disse
chiudendo il rubinetto. «Tu piuttosto.
Accidenti, siamo arrivati solo ieri! Ah, sappi che da ora in poi non
resterai
più sola, non con lei.»
«Meglio, io
voglio stare con te.»
Elena abbracciò
Damon, osservandolo con attenzione. Finalmente era con lui, era tutto
ciò che
desiderava da quando erano arrivati.
«Ti prometto che
arriverò fino in fondo a questa faccenda,
principessa.» Damon le prese le mani,
passando i pollici sui palmi, dove i graffi oramai non sanguinavano
più. Nascosta
sotto la sua tranquillità Elena vi scorgeva l’ira
e la voglia di staccare la
testa all’aggressore. Per quanto il pensiero potesse essere
macabro, Elena si
ritrovò a sorridere. Voleva dire che Damon ci teneva davvero
a lei.
«Damon. Posso
farti una domanda?» Il vampiro annuì.
«Perché non avevi detto a Stefan di me?»
Damon si strinse
nelle spalle, con fare innocente.
«Sei stato
meschino!»
«Ma io sono meschino,
Elena. E cattivo, anche.»
La ragazza
liberò i polsi dalla presa di Damon. «Ma resta pur
sempre tuo fratello, che tu
lo voglia o no!»
«Questo
purtroppo lo so già.» Rispose lui cercando di
mantenere la calma.
«Come puoi
parlare così! A volte non ti capisco, Damon.»
«Non litigherò
con te a causa sua.» Damon mosse un passo verso Elena.
«Nessuno ti ha
chiesto di litigare, solo di spiegare.» Elena fece un passo
indietro.
«Non c’è nulla
che tu non sappia già.» Un altro passo avanti.
«So solo che
avete litigato secoli fa per una donna. Secoli, Damon!» Elena
urtò il
lavandino.
«Lo scorrere del
tempo è diverso per noi. E poi sto solo mantenendo la mia
promessa.»
«Sei
incredibile.» Damon oramai era vicinissimo, il suo sorriso
beffardo comparve
sulle sue labbra.
«Lo so.»
A quel punto
nessuno dei due riuscì a resistere all’altro; le
braccia di Damon cinsero
Elena, mentre quelle della ragazza gli circondarono il collo, le dita
intrecciate ai neri capelli di lui.
Le labbra si
sfiorarono, prima in un bacio delicato, interrotto immediatamente, per
diventare ardente e passionale, dettato dal desiderio. I sentimenti di
Elena
parvero risvegliarsi, guidati da Damon. Non si era resa conto che erano
passati
giorni ormai, da quando lei e Damon non si baciavano in questo modo.
«Damon!» Dei
passi concitati di fermarono proprio sulla soglia della porta. Qualcuno
si
schiarì la voce e bussò.
Elena si sentì
arrossire, mentre cercava di riprendere contegno, lasciando cadere le
braccia
lungo i fianchi. Damon invece, per niente imbarazzato,
lasciò trapelare tutta
la sia irritazione, che come un pugnale scagliato raggiunse il
fratello, immobile
sul ciglio della porta.
«Abbiamo delle
novità.» Sussurrò, mentre Kassy
spuntava da dietro di lui.
«Perfetto.»
Disse Damon con sarcasmo. «Sei arrivato proprio nel momento
più adatto. Dimmi.»
«Sarebbe meglio
andare in salotto.» Fece notare Kassy.
Così pochi
istanti dopo erano tutti e quattro seduti su due antichi divani, uno di
fronte
all’altro.
«Quali sono
queste novità?»
«Ho mostrato a
Kassy le immagini di quel Jonathan, quelle che mi hai mostrato ieri
sera.»
Damon si fece
attento, poggiò i gomiti sulle ginocchia, sporgendosi in
avanti. «Ebbene?»
«L’ha
riconosciuto.»
Elena sgranò gli
occhi, mentre il silenzio calava sui quattro. Se Kassy
l’aveva riconosciuto,
voleva dire che lei e Damon avevano seguito la pista giusto,
poiché Kassy e
Stefan avevano girato tutta l’Europa.
«Proprio così. E
lo avreste fatto anche voi, visto che lui viveva qui, assieme a noi.
Lavorava
nelle cucine.»
Elena guardò
Damon. Un lampo passò attraverso i suoi occhi neri,
illuminandoli. Balzò in
piedi. «Lo sapevo! Sapevo di averlo già
visto!»
«Ma non finisce
qui!» Esclamò Kassy. «Se non mi sbaglio,
credo di averlo visto, qui, a Firenze.
L’anno scorso. Ma credevo di essermi sbagliata. Nessuno era
sopravvissuto,
quella notte.»
«E se lui era
qui a Firenze, può voler dire che abitava nei paraggi,
magari non da solo.»
Damon si
sedette, guardando Elena. «Il vampiro che avete incontrato
oggi. Era uomo o
donna?»
Elena scosse la
testa. «Non lo so, aveva il viso coperto. Non l’ho
visto.»
Entrambi
guardarono Kassy, che scosse il capo sconsolata.
«Di sicuro c’è
una connessione. Tra tutti questi vampiri. Elena, abbiamo seguito la
traccia
giusta. Firenze, la risposta si trova qui! Dobbiamo solo ritrovare quel
vampiro.»
«O vampira.»
Precisò Stefan.
«Potrebbe non
essere solo. Ce ne sono altri.»
«Sì, ma perchè
Jonathan? Cosa potrebbero volere questi vampiri da voi?»
Nessuno seppe
rispondere. Di certo Damon avrebbe dovuto scavare nel suo passato,
ritornare in
quella villa, parecchi anni prima. C’era qualcosa che avrebbe
potuto avere
fatto a quei vampiri?
Damon si alzò di
nuovo.
«Non lo so. So
solo che la caccia è iniziata.» Negli occhi di
Damon passò una scintilla.
Diceva pericolo. Il cacciatore era pronto a cacciare la sua preda. E
Damon non
si sarebbe fermato di fronte a nulla.
«La domanda è...
sarete con noi?»
Stefan e Kassy
si alzarono. Gli occhi verdi del ragazzo erano tormentati, come sempre,
ma la
sua voce era decisa. «Sì.»
«Bene.» Damon
sorrise. «Che la caccia abbia inizio.»
Note
d’autore
Salve lettori e
lettrici! Come state? Avete passato un buon Halloween?? Io
sì! *-*
Bando alle
ciance, chiedo scusa per il ritardo, ma la scuola è davvero
uno stress in terza
liceo! Non ti da respiro! Ed io per scrivere ho bisogno di essere
rilassata,
quindi...
Vabbè, spero vi
sia piaciuto il nuovo capitolo! Penso sia giusto fare un punto della
situazione.
Finalmente Damon
ed Elena arrivano a Firenze, e la nostra eroina ha subito un incontro
ravvicinato con un/a vampiro/a! E poi c’è questa
Kassy... ci si potrà fidare di
lei? Sappiamo che è stata con Stefan per molti anni... ma
per ora solo
questo...
Stefan non ha
ancora avuto molto spazio, di lui sappiamo solo che
c’è qualcosa che lo tortura
dall’interno, e che a differenza dei libri, decide di restare
in Europa.
Mentre Damon...
ritornerà ad essere il vampiro/cacciatore senza scrupoli?? E
chi lo sa!
Allora spero di
non avervi annoiati, e spero di riuscire a postare presto un nuovo
capitolo!!!
Ringraziamenti:
-
Razieletta_95: grazie mille per i commenti!!!! *-* sei troppo
gentile!!! So che la ripresa di questo capitolo è un po
muffa... però spero di averti chiarito qualche dubbio sulla
new entry! (che tra parentesi non sapevo come chiamare!! O.o) ti chiedo
scusa per il ritardo, ma questo ponte dei morti mi ha dato tempo di
scrivere, e poi oggi ho preso pure due votuzzi bellini, quindi ho
aggiornato!! ^^ Spero continuerai ha seguire questa lunghiiiiissima
storia!!! :) grazie mille ancora!!! Bacio!!!
-
Leuviah_Utopia: grazie per la recensione!!! :) e non ti preoccupare se
non hai recensito gli altri capitoli, mi rendo conto che sono tanti e
lunghi, anzi, ti ringrazio per aver recensito questo!!! Sono felice che
ti sia piaciuta la storia, spero ti sia piaciuto anche questo
capitolo!!! ;) ancora grazie mille!!!
- Smirina: grazie, grazie, grazie!!!! Siete tutte troppo genitli!!!
Povero Stefan, lo sto forse dipingendo un po troppo tonto??? Ahahah!!
Vabbè, credo avrà più spazio nei
prossimi capitoli, ma don't worry, Damon è Damon!
ù.ù ahah! Grazie ancora! Baci!!!
- _Ericuzza_ bè che dire, imploro perdono!!!! xD a
parte gli scherzi, grazie per la recensione!!! Spero che aggiornerai
presto la tua fantastica ff!!! Tanti baci!!!! :)
- ila_D: benotrnata!!!!!! :) non preoccuparti, ti capisco, la
scuola è una brutta bestia... ehh... ma sono felice che sei
passata a dare un'occhiata alla mia storia!!! ^^ ahaha povero Stefan,
direi che non ti piace eh??? Mi farò prestare una
anello magico da Jeremy per non farmi ammazzare dal tuo paletto
allora!!! xD Spero di non averti delusa con questo nuovo capitolo,
magari verrà spiegato qualcosa di più su questa
Kassy... intanto non resta che attendere!!!! xD Grazie ancora
per la recensione!!! Baci!!!! :)
|
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Capitolo 15 *** Capitolo 15 ***
Light
and Darkness
Capitolo
15
Elena
venne svegliata da una luce improvvisa che
l’accecò per qualche
istante. Si rigirò nel letto, cercando riparo sotto le calde
coperte, ma una voce la costrinse a riemergere e ad aprire finalmente
gli occhi.
«Non
vorrai dormire tutto il giorno, spero.»
Una
mano le sfiorò la guancia sistemandole i capelli dietro
l’orecchio.
Elena borbottò qualcosa in risposta, ma Damon la
ignorò, porgendole
un vassoio.
«Colazione
a letto! Ti va principessa?»
Improvvisamente
Elena si fece interessata e si tirò a sedere, poggiando la
schiena
contro i cuscini. Prese un croissant e si mise ad osservare Damon,
gli occhi ancora impiastrati di sonno.
Anche
lui la osservava, un sorriso obliquo sulle labbra. Anche se non
voleva darlo a vedere, Damon appariva stanco come Elena non lo aveva
mai visto prima. E si sentiva in colpa, perché non poteva
fare nulla
per aiutarlo. Anzi, per aiutare gli altri nelle ricerche.
«Devi
andare anche oggi, vero?»
«Sì.»
Da
quando avevano scoperto che Jonathan aveva un legame con loro, non
avevano smesso di indagare e cercare il vampiro, o la vampira, che
aveva attaccato Elena e Kassy qualche giorno prima.
«Mi
dispiace Principessa, ma è necessario. Stiamo seguendo una
vampira,
sai? Per ora non fa nulla di strano, ma preferiamo non fidarci, non
dopo quello che è successo.»
«Mi
sento dannatamente inutile.» Sussurrò sconsolata
Elena, pulendosi
le labbra rosee con un tovagliolo e sorseggiando del caffè
latte
caldo.
Damon
scosse la testa posandole una mano sulla gamba distesa accanto a lui.
Elena poggiò la tazza sul vassoio, allontanandolo con una
spintarella. Si sporse verso Damon. «Vorrei solo che tutto
ciò
finisse presto. Vorrei poter tornare a casa e... stare con te. E
basta. Come una normale coppia.»
Elena
sorrise maliziosamente.
«Non
c’è nulla di normale in noi, dolcezza. Ma sarebbe
bello. Quando
tutta questa storia sarà finita, ti porterò
ovunque vorrai, e
faremo qualsiasi cosa vorrai. Abbiamo un accordo?»
«Credo
di sì.» Rispose Elena cingendo il collo di Damon
con le braccia
pallide e fresche.
«Ti
prometto che tutto finirà presto, Elena. Mi sono stufato di
questi
giochetti.» Sussurrò il vampiro, cingendo Elena
per i fianchi e
attirandola a se. Le loro labbra si sfiorarono, un tocco leggero e
ricco di desiderio. Il cuore di Elena iniziò a battere
impazzito,
come sempre quando Damon le si avvicinava. Si lasciò
scivolare sul
letto bianco, tirando Damon con se. Si ritrovarono sdraiati, si
sorrisero, si baciarono. In quel momento Elena dimenticò
tutti i
problemi del mondo, ora esisteva solo Damon. Avrebbe voluto che la
sua vita fosse sempre così, le mani di Damon sfioravano la
pelle
fresca delle sua braccia nude e i baci diventavano sempre
più
appassionati ma...
Ma
i problemi sono sempre dietro l’angolo, e aspettano solo di
essere
dimenticati, per poi tornare improvvisamente a farsi notare,
più
forti di prima.
Una
porta sbatté al piano di sotto. Damon sospirò,
mettendosi a sedere.
Elena lo seguì, ancora tra le sue braccia.
«Questa
è Kassy. Devo andare.»
Anche
Elena sospirò, ricambiando il bacio leggero di Damon, prima
che lui
si alzasse, lanciandole un lungo sguardo.
«Ritornerò questo
pomeriggio, ok? Ci vediamo più tardi Principessa.»
Elena
annuì e quando la porta di sotto sbatté di nuovo,
segno che Damon
aveva lasciato la casa, si alzò, vestendosi di malavoglia.
Aveva
passato i giorni seguenti il suo incontro con il vampiro a scrivere
il suo diario, quando Damon era di turno. Il tempo restante lo aveva
occupato al telefono. Non c’erano grandi novità a
Fell’s Church
e non c’erano più stati nemmeno attacchi di
vampiri. Un altro
indizio che confermava la teoria di Damon: Firenze era la risposta.
Un
pallido sole splendeva fuori dalla finestra ed Elena decise
finalmente di uscire dalla sua stanza. Avrebbe esplorato
l’immensa
villa Salvatore quel giorno. Non aveva molte altre
possibilità,
visto che non poteva uscire di casa. E poi Kassy non le rivolgeva
più
la parola dopo l’attacco. Era diventata taciturna con tutti,
quando
era in presenza sua e di Damon.
Elena
aprì la porta e uscì in corridoio. In quel piano
c’erano le
camere da letto, non sapeva quante fossero in tutto, ma erano davvero
molte. Non sapeva nemmeno dove dormissero Stefan e Kassy, o se
dormissero, non che le importasse gran che. Sapeva che al piano di
sotto c'erano l’immenso salotto, la cucina e uno studio.
Aveva
intravisto anche delle scale che portavano ad una cantina. Si chiede
cosa ci fosse la sotto, e quanto fosse grande. Ma in realtà
Elena
era più attratta dalle scale che portavano verso
l’alto, al piano
più elevato della casa.
Si
fermò davanti ad una finestra, osservando
l’immenso giardino:
anche quello doveva essere un bel posto. Decise di recarsi li, e di
approfittare della giornata soleggiata.
Il
portone d’ingresso sbatté di nuovo e un istante
più tardi Elena
vide la testa rossa di Kassy uscire dal cancello ed incamminarsi alla
sua destra. Si chiese dove stesse andando. Il suo turno era finito.
Kassy
era strana in quei giorno, pensò Elena. Ma se anche lei era
andata
voleva dire che la casa era vuota: più spazio per lei.
Scese
velocemente le scale di marmo, aprì il portone e si
ritrovò in
giardino. Il tiepido sole le baciò il volto riscaldandola
piacevolmente. Elena si lasciò sfuggire un sorriso. Si
incamminò
sul vialetto che portava verso sinistra e poi ripiegava attorno alla
villa, portando sul retro. La ghiaia scricchiolava sotto le sue
scarpe ma oltre quel rumore, regnava la natura: si potevano udire
degli uccelli cantare, il vento leggero scuoteva le foglie delle
enormi querce, ogni tanto si sentiva il ronzio di qualche insetto.
Procedendo verso il retro della casa il rumore del traffico si
affievoliva sempre di più, lasciando il posto allo
scrosciare
dell’acqua. Infatti al centro del giardino c’era
una fontanella.
Bè, non proprio, le sue dimensioni erano decisamente
maggiori di
quelle di una normale fontanella: era quasi grande come una fontana.
Elena
si avvicinò, e si specchiò nell’acqua
limpida. Dentro la fontana
c’erano dei piccolo pesciolini rossi.
Adorava
quel posto, era una villa immensa e magnifica. Se solo avesse potuto
stare li con Damon... ma come benissimo sapeva, non erano li per una
vacanza.
Persa
nei suoi pensieri Elena quasi non si accorse del portone
d’ingresso
che sbatteva in lontananza, per la quarta volta quel mattino.
Questo
doveva essere Stefan.
Decise
di tornare dentro e chiedergli se aveva delle notizie. Se avevano
scoperto qualcosa su quella vampira.
Si
intrufolò in casa, ma tutto taceva.
«Stefan?» Chiamò la ragazza.
Nessuna risposta. Elena iniziò a salire le scale e lo
chiamò di
nuovo, ma non ottenne nessuna risposta. Era sicura di aver sentito la
porta sbattere! Guardò le scale che portavano alla soffitta,
indugiò
solo un istante ma poi decise di salire. Le scale erano strette e
alla fine c’era una porta di legno, socchiusa. Elena la
spinse ed
entrò.
Sbatté
le palpebre un paio di volte colta alla sprovvista da quella luce.
Non si immaginava che la mansarda fosse così luminosa,
invece gran
parte delle pareti erano occupate da larghe finestre che mostravano
una magnifica vista su Firenze. Doveva essere stupendo passare del
tempo li dentro. Le pareti senza finestre erano di legno chiaro, e la
maggior parte di esser erano occupate da scaffali colmi di libri. Sul
pavimento c’erano tappeti preziosi e poi divani
dall’aria
invitante, soprammobili curiosi ed un telescopio che puntava fuori da
una finestra. Al centro della stanza vi era una scrivania, ed dietro
di essa c’era Stefan. Il ragazzo poggiò un
libricino dall’aria
molto vecchia e cercò di nascondere la sorpresa nel vedere
li Elena.
«Ciao.»
Disse la ragazza. «Scuse se sono piombata qui senza bussare.
Ti ho
sentito rientrare così...»
Stefan
assentì ma non disse nulla.
«Mi
chiedevo se portavi novità.»
Stefan
parve illuminarsi, felice di distrarsi e di rompere il ghiaccio.
«Sì,
abbiamo seguito la vampira. In un bar qui vicino, l’abbiamo
sentita
parlare con il barista. Parlava di un certo Jonathan.»
Elena
dischiuse le labbra, lasciandosi sfuggire un
‘‘Oh!’’.
«Purtroppo
si è accorta di noi. Abbiamo perso le sue tracce. Ma ora
sappiamo
che le due cose sono collegate!» Stefan sorrise, ed Elena non
fece a
meno di notare che era molto più carino quando sorrideva.
Quell’aria
sofferente lo faceva sembrare diverso. Così invece riusciva
quasi a
intravedere delle leggerissime somiglianze con suo fratello.
«Damon
e Kassy stanno cercando di ritrovarla.»
«Fantastico.
Sono sicura che ci riuscirete. E poi finalmente avremo delle
risposte.» Elena sorrise al ragazzo, felice di aver fatto un
passo
avanti, anche se piccolo, era sempre meglio di niente.
«Già.»
«Senti,»
iniziò lei facendosi seria. «Mi dispiace di avervi
coinvolti in
questa faccenda. Se c’è qualcosa che posso fare
per aiutarvi,
qualsiasi cosa...»
«Non
devi sentirti incolpa.» Stefan si mise davanti alla
scrivania,
riacquistando il suo sguardo perso e spento. «Damon
è mio fratello,
sono sempre pronto ad aiutarlo.»
Ad
Elena quella frase suonò assurdamente falsa. Stefan si
avvicinò di
qualche passo alla ragazza, scrutandola. Poi Elena ricordò
la sua
reazione di qualche sera prima. Elena per lui era un’altra
persona
ed ora che lui le era così vicino poteva vedersi riflessa
nei suoi
occhi. Ma non era davvero lei quello che Stefan vedeva. Il dolore
riaffiorò in quegli occhi verdi.
«Stefan.»
Elena voleva chiarire la situazione una volta per tutte. Ma non
riuscì a proseguire.
«Dio,
sei identica a lei.»
«N-non...»
La
mano di Stefan le si posò sulla guancia. Elena
sobbalzò, ma non
fece in tempo a sottrarsi: le labbra di Stefan si poggiarono
dolcemente sulle sue, senza vere e proprio pretese, semplicemente.
Elena
tornò lucida.
Fece
due passi indietro e guardò Stefan. Il ragazzo chiuse gli
occhi e si
voltò dall’altra parte.
«Stefan!»
Esclamò la ragazza. Ma lui si avvicinò ad una
finestra senza
parlare. «Stefan?» Ripeté lei.
«Mi
dispiace.» Disse il ragazzo senza mai voltarsi.
«Io
non sono Katherine. So che è dura capirlo ma... non sono
lei. Sono
Elena, Elena Gilbert.»
Stefan
abbassò la testa e tacque. Elena capì che doveva
andarsene subito.
Voleva
aiutarlo con tutto il suo cuore, era il fratello di Damon, si sentiva
in qualche modo legata a lui. Avrebbe voluto che la smettesse di
essere triste e afflitto. Ma non poteva aiutarlo, non ora. Non se lui
credeva che Elena fosse Katherine.
La
ragazza si chiuse nella sua stanza, lasciandosi scivolare contro il
muro e sedendosi per terra, le mani tra i capelli. Si
mordicchiò le
labbra, laddove quelle di Stefan si erano posate.
Pensò
a Kassy. Quanto doveva essere difficile per lei stare al fianco di
Stefan? O forse lei non sapeva quanto in realtà Stefan fosse
tormentato? Quanto amasse ancora quella ragazza morta da secoli?
Questo
era un problema, un enorme problema da aggiungere alla lista.
Sapeva
di non poter dire nulla a Damon, altrimenti era abbastanza sicura che
avrebbe staccato la testa del fratello a morsi.
Sospirò.
Elena odiava avere segreti con Damon, ma non c’era altro
modo,
avrebbe dovuto mentirgli.
***
Quando
Damon tornò a casa quella sera Elena lo accolse
più felice che mai.
Lui era la sua unica certezza, ora. Se stava con lui, era sicura che
sarebbe andato tutto bene.
Non
rivide Stefan quel giorno, ma forse era meglio così.
«Novità?»
Chiese Elena uscendo dal bagno con indosso la sua camicia da notte
nera. Damon le fece segno di sedersi sulla poltrona con lui ed Elena
non esitò ad accontentarlo. Quando le braccia di Damon si
avvolsero
attorno al suo corpo snello, si sentì a casa. Si strinse a
lui sulla
poltrona, guardando fuori dalla finestra della loro camera le luci
della città che spiccavano contro il cielo nero della notte.
«Abbiamo
perso le sue tracce, ma non per molto. E’ solo un passo
avanti a
noi. Non riuscirà a fuggire per molto ancora.»
Damon sfoderò un
sorriso diabolico.
«Presto
avremo delle risposte.» Constatò Elena.
«Non vedo l’ora.»
Damon
annuì, arrotolandosi una lunga ciocca bionda attorno alle
dita.
Elena invece lo baciò.
E
si rese conto che quel bacio era giusto.
Lei amava Damon, le dispiaceva per Stefan, ma era così.
Avrebbe
dovuto dimenticare ciò che era accaduto quel pomeriggio.
Damon
ricambiò il bacio, ed un istante dopo si ritrovarono
entrambi
sdraiati sul letto, avvinghiati in un abbraccio passionale.
«E
tu invece?» Chiese Damon, allontanandosi di poco dalle labbra
di
Elena. «Cos’hai fatto tutta sola?»
Elena
deglutì inquieta. Odiava
mentire a Damon. Ma doveva farlo. Stefan era stato fin troppo gentile
con loro, non si meritava di subire l’ira di Damon.
«Niente.»
Rispose Elena, cercando di apparire innocente.
«Niente?»
«Ho
fatto la brava.» Concluse. Diede un ultimo bacio a Damon, poi
si
sdraiò al suo fianco, al riparo tra le sue braccia. Non
capì se
Damon sospettasse qualcosa, ma Elena decise che sarebbe stato meglio
dormire per evitare di tradirsi. Si sentiva troppo incolpa quella
sera.
I
suoi pensieri vennero interrotti dalla voce di Damon. «Tra
non molto
ti riporterò a casa, lo giuro.»
«Ma
io sono a casa.» Sussurrò lei. Se n’era
resa conto quel giorno.
Diceva sempre di voler tornare a casa, ma casa vuol dire essere con
la persona che ami, vero? «Quando sono con te, sono a
casa.»
Damon
ridacchiò sfiorano Elena con una mano. «Dormi
bene, Principessa.»
-
Note d’autore:
Salve
a tutti! Ok spero che vi ricordiate di questa storia, perchè
è
davvero da mesi
che non aggiorno! ç_____ç chiedo umilmente scusa!
Ho avuto vari
problemi e quindi non ho più avuto ispirazione! Ma ora mi
è tornata
la voglia di scrivere e mi sono maledetta per aver abbandonato Damon
ed Elena per così tanto!
Bè,
spero che vi sia piaciuto il capitolo! E che non mi uccidiate per
quello che ha fatto Stefan! (Hmmm... ora avete un duplice motivo per
farmi fuori: il ritardo nel postare e Santo Stefan che si
intromette!!! Aiuto, credo che dovrò farmi davvero prestare
l’anello
di Jeremy! xD)
Insomma,
salta fuori che il triste e sentimentale Stefan non ha ancora
dimenticato la sua ex... Anzi, Elena lo sta facendo impazzire! Cosa
ne penserà Kassy di tutto ciò? E chi lo sa... xD
E
poi... non erano dolci Damon ed Elena in questo capitolo? Intanto le
ricerche continuano e le cose iniziano a farsi un poco più
chiare...
chissà chissà...
Spero
ci sia ancora qualcuno che si ricordi delle mia storia e che
recensisca!!! :D
Io
intanto vorrei ringraziare yuuki_love, Dark Moon, Samirina e
_Ericuzza_ per le recensioni!
Cercherò
di postare i prossimi capitoli senza farvi aspettare così
tanto,
anche perchè la storia sta giungendo al termine!
Quindi
non mi resta che salutarvi, augurarmi che ci sia ancora qualcuno che
ha voglia di leggere la mia storia e... bò! Buona domenica a
tutti!!! ;D
Cecy
P.S.
Avrete notato che ho cambiato nick! Bè, comunque sono
Cecy94, anche
se ora mi chiamo Faith!xD
|
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Capitolo 16 *** Capitolo 16 ***
Light
and Darkness
Capitolo
16
Qualche
giorno dopo finalmente ci furono delle novità degne di nota.
Anzi,
molto di più.
Damon
e Stefan erano usciti presto anche quel mattino, continuando le loro
ricerche. Kassy invece era rimasta a casa, ma come nei giorni passati
non degnò Elena di molte attenzioni. Non che alla ragazza
importasse
molto: approfittava di quei momenti per sentire Matt, Meredith e
Bonnie. Nessuna novità da Fell’s Church.
Quel
giorno, poco dopo l’ora di pranzo, Elena sentì dei
passi
affrettati in avvicinamento appena al di fuori del portone
d’ingresso. Sapeva che Damon e Stefan sarebbero tornati a
momenti,
così si fiondò all’ingesso, impaziente
di rivedere Damon, seguita
da Kassy, che invece aveva un’espressione vigile.
I
due Salvatore non erano soli: infatti Damon trascinava qualcosa con
se, qualcosa di vivo. Un
corpo, capì Elena senza però riuscire a
distinguere niente di più
nitido.
Il
corpo si scuoteva con forza, emettendo gemiti soffocati solo grazie
alla mano di Damon che ne tappava la bocca. Stefan sbatté
con forza
la porta alle sue spalle mentre Damon scaraventava il corpo su una
sedia. Stefan fece appena un cenno a Kassy e la vampira
tornò meno
di un istante dopo con delle corde e un sacchetto.
Elena
quasi non si accorse di tutto ciò, ma pochi istanti dopo il
corpo
era saldamente legato alla sedia, e Damon era al suo fianco e le
stringeva la mano.
L’essere
alzò lo sguardo sulle quattro figure che le stavano in
fronte e solo
allora Elena si accorse che si trattava di una donna e che era
ricoperta di sangue: le colava dalla bocca, scivolando giù
per il
collo fino a insozzare la maglietta che era lacerata sulle maniche,
lasciando intravedere dei profondi graffi. La
‘‘donna’’ emise
un gemito cercando inutilmente di liberarsi, poi ringhiò,
mostrando
ai quattro i suoi denti affilati come lame bramanti sangue.
«Lasciatemi
andare o giuro su Dio che vi stacco la testa a morsi!»
Urlò la
vampira con una voce tutt’altro che umana, continuando a
scuotersi
come un’ossessa.
Damon
ridacchiò. «Non credo che Dio abbia molta
considerazione di te.»
Il
vampiro ringhiò ancora, questa volta rivolgendosi a Damon.
Stefan
rivolse al fratello uno sguardo corrucciato, prima di concentrarsi
sulla vampira.
«Non
vogliamo farti del male, vogliamo solo che collabori.»
La
vampira si contrasse di nuovo, senza dare segno di aver ascoltato o
di voler collaborare. Damon fece per avanzare ma sia Elena che Kassy
lo trattennero.
Stefan
proseguì. «Sei stata tu ad aggredire queste due
ragazze, vero?»
Nessuna
reazione da parte della vampira, che si ostinava a tenere la testa
bassa. «Ascoltami!» Esclamò Stefan
avvicinandosi di più. «Sei
stata tu vero? Perché l’hai fatto?»
Silenzio.
«Dovevi
esserti accorta che una delle due era una tua simile. Non sei certo
sciocca. Allora perché? Ti hanno fatto qualcosa? O lavori
per
qualcuno?»
Stefan
si avvicinò ancora di più ma la vampira
scattò in avanti
improvvisamente e con tanta velocità, che per poco non
colpì
Stefan, con la bocca spalancata e le zanne grondanti sangue. I suoi
occhi fecero rabbrividire Elena tanto erano carichi d’odio e
di
follia. Damon se ne accorse e lasciò andare la sua mano,
allontano
anche Stefan, che si stava rialzando.
«Bene
allora. Si fa a modo mio.» Sussurrò Damon con un
sorriso diabolico
sulle labbra.
«Non
parlerò.» Disse la vampira con la sua voce
strascicata.
Damon
rise. «Vedremo.»
Fece
un cenno e Kassy si avvicinò, porgendogli uno spesso guanto
di
cuoio. Damon lo indossò e Kassy gli allungò la
busta che aveva
portato con se prima, assieme alle corde.
Damon
lo aprì arricciando il naso. Quando estrasse la mano
guantata Elena
si accorse che vi stringeva dei ramoscelli.
«Verbena!»
Sussurrò la ragazza, comprendendo ciò che Damon
avrebbe fatto. Ora
era solo lui a fronteggiare quella vampira demoniaca, lui con il suo
ramo di verbena e un sorriso diabolico.
La
vampira guardò spiritata la verbena, deglutendo.
«Sai,»
iniziò Damon «Abbiamo ragione di sospettare che tu
lavori per
qualcuno, non è vero? Credo di aver incontrato dei tuoi amici
in passato. Fell’s Church ti dice qualcosa?»
Pareva
proprio di sì, constatò Elena facendo un passo
avanti. Sentì
Stefan mormorarle di stare indietro ma lo ignorò.
D’altronde dopo
il loro incontro in soffitta non si erano più parlati,
quindi...
La
vampira sussultò, osservando Damon con profondo disgusto.
«Il
gatto ti ha mangiato la lingua?» Disse Damon avvicinando
ancora di
più la verbena. La vampira si ritrasse.
«Parla.»
Il tono di Damon era autoritario e suonava molto come un ultimatum.
Quando
la vampira si morse le labbra ritraendosi cercando di sfuggire alla
verbena, Damon l’avvicinò con calcolata lentezza,
sempre di più,
fino a quando sfiorò la sua guancia. Sembrava che la stesse
carezzando con un fiore... ma non era affatto così. La
verbena si
lasciava dietro strisce di pelle ustionata e carne rossa viva. La
vampira urlò contorcendosi e cercando di liberarsi.
«Riproviamo:
chi è il tuo capo?»
«Va
al diavolo!» Urlò questa con uno sguardo
assatanato mentre le sue
guance iniziavano a sanguinare. Ad Elena venne in mente una terribile
immagine di un demone che piange lacrime di sangue. Senza
accorgersene fece un altro passo avanti proprio mentre Damon
avvicinava la verbena all’occhio sinistro della vampira, che
urlò
di dolore.
Elena
poggiò la mano sul braccio di Damon, che si fermò
per un istante.
«Per
favore,» iniziò Elena, presa da un impeto di pena
per quell’essere.
Sapeva che la vampira non meritava la sua compassione visto che pochi
giorni prima non avrebbe esitato ad ucciderla senza pietà.
Me era
più forte di lei e per di più in questo modo non
avrebbero ottenuto
niente se non insulti. «Per favore, sia tu che noi vogliamo
evitare
tutto ciò. Ti basta dirci la verità. Non ti
faremo più del male.»
Elena sapeva che i suoi occhi color del lapislazzuli ora sarebbero
diventati grandi e lucidi mentre cercava di trasmettere fiducia alla
vampira.
Si
chinò di poco e la osservò, mentre Damon cercava
inutilmente di
spingerla indietro, voglioso di proseguire la sua lenta tortura. La
vampira la osservava a testa bassa, e ora i suoi occhi erano freddi e
inespressivi. Le terribili ustioni sulle guance iniziavano lentamente
a guarire ribollendo, ma dovevano ancora farle male. Sotto il sangue
e le ferite, Elena riuscì a scorgere l’umana che
era un tempo. Non
sembrava molto più vecchia di lei, forse era solo una
ragazza. Forse
sarebbero bastate delle parole per farla ragionare...
«Ascolta,
capisco che tu...»
Ma
non fece in tempo a finire. Di nuovo la vampira balzò in
avanti, gli
occhi che un momento prima ad Elena erano sembrati d’oro ora
erano
iniettati di sangue. La vampira era riuscita a liberare una mano,
così cerco di afferrare Elena, ma la ragazza era
già balzata
all’indietro. Tuttavia la vampira riuscì a
graffiarla
superficialmente. Elena fece appena in tempo ad accorgersi di
ciò
che stava accadendo, quando Damon la spinse indietro gettandosi sulla
vampira e bloccandola. Senza indugiare premette la verbena suoi suoi
occhi.
La
vampira urlò, contorcendosi in maniera disumana, senza
tuttavia
riuscire a scrollarsi Damon di dosso.
«Adesso
parlerai, o giuro che te la faccio ingoiare!»
Esclamò il vampiro
colpendo senza pietà. «Chi è Jonathan?
Tu lo conosci vero?
Lavorava con te?»
Stefan
allontanò a forza la mano di Damon e la vampira si
passò la mano
sugli occhi. Elena osservò la scena con orrore,
perché al posto di
essi c’erano due orbite insanguinate, le palpebre erano
calate ed
ora pareva davvero che stesse piangendo sangue. La ragazza si chiese
se sarebbe mai riuscita a vedere di nuovo.
La
vampira singhiozzò. «Jonathan... lui... era il mio
compagno. Voi lo
avete ucciso. Pagherete per questo.»
Damon
si fece d’un tratto interessato. Finalmente ne avevano la
conferma:
Jonathan arrivava da qui. E la vampira era legata a lui. Questo
voleva dire che doveva esserci qualcuno che aveva ordinato loro di
fare quello che avevano fatto.
Elena
cercò di avvicinarsi, ma questa volta Kassy la
bloccò
risolutamente.
«Lui
voleva uccidere noi. O non lo sapevi? Ora devi dirmi perché.
Chi lo
ha mandato?»
La
vampira tremò, il corpo in preda alle convulsioni. Il sangue
era
ovunque. «Nessuno.» Rispose soffocando un gemito.
«A,
ma davvero?» Damon sghignazzò. Fece un cenno che
la vampira non
poté vedere, e Stefan le puntò un paletto di
legno poco più in
basso del cuore. «Ti conviene parlare.»
«Non
l’ha mandato nessuno. Voleva vendicarsi.»
«Non
mentire!»
Ma
la vampira non disse più nulla. Gemette, imprecando e
soffocando nel
suo stesso sangue. Damon provò ancora e ancora, ma nulla la
fece
parlare, né la verbena né le minacce. Non
avrebbero ottenuto altro.
«Stefan.»
Sussurrò Kassy, comunicando un messaggio al vampiro. Damon
gli sfilò
il paletto dalle mani e lo puntò dritto al cuore della
vampira.
«Avrebbe
potuto finire in un altro modo.» Sussurrò, prima
di sollevare il
paletto e calarlo con un colpo deciso nel corpo della vampira. Quella
emise qualche gemito, poi tacque. Per sempre.
***
Il
resto della giornata passò rapido. Damon e Stefan si
disfarono del
corpo ed Elena si offrì per ripulire l’ingresso
dal sangue, tanto
per non essere completamente inutile. Odiava essere inutile.
E
poi sembrava che Kassy non potesse restare un istante di più
a
contatto con del sangue. Sembrava pallida, più pallida del
solito.
Quando
Damon e Stefan tornarono a casa, qualche ora più tarsi,
Elena aveva
finito da poco di sistemare, buttando via la verbena insanguinata e
tutto ciò che era rimasto nell’ingresso.
Stefan
e Kassy uscirono poco dopo per andare a caccia ed Elena si
ritrovò...
sola.
Iniziò
a salire le scale, andando alla ricerca di Damon, ma non lo
trovò
nella loro stanza, e nemmeno nelle altre camere del corridoio.
Sconsolata si avviò nell’altra ala della casa
aprendo la porta del
grande bagno che dava su un terrazzo con vista sulla città.
Amava
quel posto, la faceva sentire a suo agio, lontana dal resto del
mondo.
Damon
era li, sdraiato nella vasca più grande che Elena avesse mai
visto.
‘‘Jacuzzi.’’ Pensò
la ragazza. Quando Elena si chiuse la
porta alle spalle Damon aprì gli occhi, mettendosi a sedere.
Elena
sentì il suo cuore umano aumentare i battiti,
perché non si era
ancora abituata a Damon, in realtà. Perché era
sempre il ragazzo
più affascinante, misterioso e pericoloso che avesse mai
conosciuto
ed ora era li, a torso nudo, e la osservava con i suoi occhi profondi
come l’universo, neri come la notte più oscura
«Credevo
che te ne fossi andato.» Sussurrò Elena muovendo
qualche passo
nell’enorme stanza e sentendo i vapori dell’acqua
calda posarsi
sulla sua pelle. Inspirò il profumo dolce dei bagnoschiuma e
delle
piante che erano disseminate nella stanza.
Damon
continuò a fissarla per qualche istante. «Sei
sporca di sangue,
Principessa.»
Elena
si guardò e scoprì che aveva ragione. Aveva
passato il pomeriggio a
pulire l’ingresso, cercando di dimenticare lo sguardo della
vampira, quando l'aveva guardata negli occhi, di dimenticare i suoi
gemiti di dolore. Di dimenticare la sua tortura. E di non pensare che
Damon, lo stesso Damon che ora sembrava così umano e
così innocuo,
non aveva esitato nel torturarla con immenso sadismo.
«Dovresti
farti un bagno.» Sussurrò lui con voce suadente.
Elena lo guardò e
lui le sorrise, piegando gli angoli della bocca e lasciando vedere i
suoi denti bianchi e affilati.
«Dovrei?»
«Assolutamente.»
Assentì lui, facendole cenno di avvicinarsi. Elena non se lo
fece
ripetere, perché dopo una giornata come quella tutto
ciò che voleva
era lavarsi di dosso i ricordi, il dolore e il sangue. Si tolse
maglietta e pantaloni e si lasciò scivolare nella vasca, di
fianco a
Damon. l'acqua calda la lambì, facendola sussurrare di
piacere.
Elena chiuse gli occhi, scivolando sempre più in
profondità
nell’acqua e nella schiuma, desiderando di restare li e
dimenticare
il resto.
Ma
non poteva. «Le credi?» Chiese Elena, tenendo gli
occhi chiusi.
«Credi davvero che Jonathan volesse solo vendicarsi? Che non
ci sia
nessuno oltre loro due?»
Damon
rimase in silenzio qualche istante, prima di rispondere.
«No.»
«Nemmeno
io. Finirà mai questa storia?»
«Ci
stiamo avvicinando alla verità. Ogni giorno di
più. Ed ora che
anche lei è stata eliminata... Bè, suppongo che
tra poco avremo
delle novità.»
Elena
non rispose. Non c’era nulla che potesse dire: Damon aveva
ragione.
La
dita di lui le si posarono sul collo, iniziando a strofinarlo
delicatamente e con lentezza. «Non avresti dovuto
avvicinarti. La
tua forza persuasiva non funziona su tutti, Principessa.»
Elena
si ricordò del graffio che la vampira le aveva inferto. Non
le
faceva più male, era solo una ferita superficiale, niente di
che.
Pochi istanti dopo Damon iniziò a strofinare il suo braccio,
lavando
via il sangue ormai secco dalla mano strofinando ogni singolo dito
con una delicatezza che Elena non credeva potesse appartenere ad un
vampiro. Aprì gli occhi e lo guardò.
Un
vampiro che lava via il sangue? Pensò sorridendo a Damon. Il
suo
sguardo era terribilmente serio quando fece scivolare il braccio di
Elena al suo posto, sott’acqua, scostando di poco la mano,
fino a
sfiorarle il fianco. Elena rabbrividì, anche se si ritrovava
immersa
in una vasca di acqua calda. Non poté evitare di farlo,
mentre la
mano del vampiro si poggiava sulla sua pancia, lieve come il tocco di
un fiore. L’immagine del rametto di verbena sulla guancia
della
vampira riaffiorò nella sua mente. Ma la mano di Damon non
lasciava
dietro di se carne bruciata. Il fuoco che Elena sentiva ardere era
dentro di se, e cresceva spandendosi per tutto il corpo. Si spinse
verso Damon, lasciandosi cingere dalle sue braccia, sentendosi
protetta, sentendosi bene. Poggiò le mani sul suo petto,
facendole
risalire fino al collo e poi dietro, intrecciando le dita ai capelli
neri e bagnati, prima di baciarlo con dolcezza. Ma non era la
dolcezza che volevano, Elena lo capiva dalle mani di Damon sulla sua
schiena, che la spingevano verso di lui, sempre di più...
sempre di
più...
Il
bacio diventò più passionale, Elena quasi non
riusciva respirare,
ma non le importava, non in quel momento. I loro corpi si sfioravano
mentre Elena si stringeva a lui e l'acqua sembrava diventare sempre
più calda, come se assorbisse il calore della loro passione,
del
fuoco che ardeva nei loro cuori.
Elena
reclinò la testa all'indietro mentre Damon le baciava il
collo,
passando le labbra delicatamente sui suoi graffi, prima di risalire
sul mento, sino alle sua labbra. Elena lo fermò.
Doveva
dire una cosa, prima di tutto. Se la sentiva premere sulle labbra,
salirle direttamente dal cuore. Sorrise, passando le mani sul viso di
Damon. «Ti amo.»
Anche
lui sorrise. «Anche io ti amo Principessa.»
Rimasero
solo un altro istante a fissarsi: gli occhi azzurri di lei in quelli
neri di lui. Il giorno e la notte. La luce e
l’oscurità. Gli
opposti che si appartengono indissolubilmente.
Poi
la passione ebbe la meglio e quella notte, per la prima volta dopo
tanto, troppo tempo, appartenne solo ed esclusivamente a loro e
nient’altro.
Note
d’autore:
Salve
a tutti! E’ da un po che non aggiorno... chiedo venia!
Ne
approfitto per farvi gli auguri di Pasqua anche se un poco in
ritardo! xD Ah, e buon primo maggio! Uuhh... l’8 è
il mio
compleanno! Come passano in fretta gli anni ragazze...
vabbè, ma sto
divagando!
Speri
vi sia piaciuto il capitolo! Forse un po strano... cioè, si
parte
dal sadismo puro di Damon, dalla tortura, alla passione e alla
dolcezza... Hmmm... ma non sono riuscita a trattenermi, volevo
regalare loro almeno un momento romantico, se lo meritano! ^__^ che
ne dite, no??
Vabbè
non mi pare di aver altro da dire, quindi vi saluto e... al prossimo
capitolo!
E
grazie a Erika e AriaSolis per le recensioni! ;)
Un
bacio,
Cecy
|
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Capitolo 17 *** Capitolo 17 ***
Light
and Darkness
Capitolo
17
~
Passò
qualche giorno di calma piatta a villa Salvatore. Elena non sapeva
dire perché, ma l’unica frase che le veniva in
mente per
descrivere quei giorni era la
quiete
prima della tempesta.
Si
odiava per questo. Avrebbe voluto essere rilassata, se fosse stata
più tranquilla forse avrebbe potuto aiutare Damon. Invece
no.
L’ansia era quasi palpabile in casa, come se l’aria
fosse
diventata pesante e di fuoco, quasi volesse spingerli furori di casa,
tanto era soffocante.
Elena
gironzolava da sola per l’enorme tenuta Salvatore, quel
mattino.
Damon, Stefan e Kassy erano da qualche parte nella villa, a fare
chissà-che-cosa. Ma c’era sempre qualcosa da
scoprire in quel
posto. C’era così tanta storia, così
tanto passato.
Elena
cercò di immaginarsi un piccolo Damon che correva per quei
corridoi,
spensierato allora, con i soli pensieri che un bambino può
avere.
Provava a creare quelle immagini nella mente, ma non ci riusciva
proprio!
Senza
quasi rendersene conto si ritrovò nella cantina. Essa si
estendeva
per tutto il perimetro della villa, e questo era tutto dire,
considerando quanto fosse enorme l’intera struttura. Mastodontica,
pensò Elena. Si sentiva l’odore di
umidità tipico delle cantine.
Laggiù non vi erano finestre e l’estetica delle
stanze non era
curata come nei piani superiori. Chissà per cosa erano usate
quelle
cantine, una volta. Forse per tenere i vini o per far stagionare
formaggi e salumi. O forse erano gli alloggi della servitù.
O magari
erano sale di tortura.
Elena
sogghignò di fronte alle mille possibilità che
poteva trovare.
Camminava lentamente sotto le luci tremule, sfiorando con le dita i
muri grigi in mattoni.
Fu
allora che sentì un rumore.
-
Saranno dei topi. - le comunicò il suo cervello
immediatamente. Ma,
non richiesto, il suo sesto senso si fece sentire. Qualsiasi cosa
fosse, doveva uscire da quel posto, subito.
Elena
si voltò, tornando sui suoi passi. Ora che il suo cuore
accelerava i
battiti e la consueta sensazione di ansia e pericolo tornavano a
farsi sentire, la ragazza maledì le luci tremolanti e il
silenzio
assoluto di quel posto. Se si fossero spente le luci, era perduta.
Improvvisamente
la cantina perse il fascino che aveva esercitato su di lei. Ora
sembrava una prigione. Una buia trappola dove avrebbe rischiato di
perdersi.
Elena
allungò il passo. Poi si fermò.
Erano
passi quelli che aveva sentito? Il panico montò dentro di
lei. La
ragazza iniziò a correre. Oddio, c’era qualcosa
laggiù. Qualcosa, o forse qualcuno, la stava inseguendo! O
forse si
trovava proprio davanti a lei, pronto a prenderla e ad ucciderla. La
ragazza iniziò a correre veloce, svoltando nei vicoli
soffocanti
della cantina, cercando di ricordarsi il percorso che aveva compiuto
poco prima.
Era
la sua immaginazione oppure le luci iniziavano a farsi più
soffuse?
Più opache?
-
Dannazione, no! -
Poi,
quando finalmente la ragazza si ritrovò di fronte al lungo
corridoio
che portava al piano di sopra, le luci si spensero del tutto. Elena
sentì freddo.
La,
di fronte a lei, c’erano i pochi gradini che conducevano
all’uscita. Poteva vedere il rettangolo di luce della porta
che
aveva lasciato aperta... la ragazza corse a perdifiato, salì
i
gradini ma...
Ma
la porta le si chiuse in faccia. Subito si mise a scuoterla, presa
dal terrore. Normalmente Elena non perdeva il controllo, cercava di
restare fredda e calcolatrice ma... ma quella parte riusciva meglio a
Meredith.
Elena
iniziò a battere i pugni contro la spessa porta di legno.
«Damon!»
Urlò con tutto il fiato che aveva in gola.
«DAMON!»
Improvvisamente
la porta si aprì, cigolando. Elena non sapeva come o chi
l’avesse
aperta, tutto ciò che sapeva era che voleva uscire da li. Si
sentiva
soffocare.
Mosse
qualche passo nel corridoio, immersa nel silenzio. Sembrava deserto.
Possibile
che si fosse immaginata tutto?
Forse
erano davvero degli animali, dei topi quelli che aveva sentito. E
forse le luci, che parevano essere già instabili da prima,
avevano
esalato il loro ultimo respiro. E forse la chiusura della porta era
dovuta a della semplice corrente... Forse Elena era troppo ansiosa.
Si sentiva tirata come una corda di violino e...
Le
parve di sentire di nuovo un rumore. - Stai calma... Calma Elena... -
Si disse prendendo un profondo respiro.
Ma...
credeva davvero di sentire qualcosa. Era... era forse una risata?
***
Damon
passeggiava avanti e indietro nello studio della mansarda, pensando,
pensando... La soluzione era vicina, lo sapeva. Lo poteva sentire.
Dopo
tutti quegli sforzi, stavano per arrivarci. Solo che...
Damon
sentì un suono in lontananza. Non un suono, una voce. Una
voce che
urlava.
«Elena.»
Sussurrò quando finalmente la sentì nitidamente:
la sua Elena
urlava il suo nome. Damon si fiondò contro la porta,
spalancandola
con forza. Corse giù per le scale, saltando parecchi
gradini. In
lontananza, credette di sentire una porta sbattere. Era al piano
terra, era da li che veniva la voce.
Damon
arrivò davanti al portone d’ingresso. Era chiuso.
Poi
sentì un sospiro. Si voltò di scatto, in allerta,
ma subito si
rilassò. Elena era la, davanti alla porta che dava sulla
cantina.
Respirava affannosamente e lo fissava, ma sembrava stare bene.
Il
vampiro si avvicinò con aria guardinga.
«Elena,
stai bene?»
La
ragazza sembrava avere il fiatone.
«Sì...» sussurrò con voce
bassa. «Ma c’è qualcosa in casa.
C’è qualcuno qui. L’ho
sentito. Qualcuno mi stava seguendo.»
Damon
la fissò in silenzio, mentre Stefan e Kassy lo raggiungevano.
«Che
succede?» Chiese suo fratello.
«Presto,»
rispose Damon, con voce fredda e determinata, senza perdere di vista
Elena. «C’è qualcuno in casa. Dobbiamo
trovarlo.» Stefan lanciò
uno sguardo d’intesa al fratello, prima di partire come un
missile.
«Kassy,
tu resterai con Elena, chiaro?» La ragazza annuì,
sapendo che era
inutile contestare con lui, soprattutto quando si trattava della sua
Elena. Kassy si avvicinò alla ragazza, allungando una mano
con
l’intenzione di prenderla per un braccio, ma quella
indietreggiò,
come se Kassy avesse cercato di bruciarla con una fiammifero. Kassy
la guardò con espressione interrogativa.
«Che
ti prende?» Chiese.
Elena
scrollò le spalle. Forse si era spaventata.
Le
due ragazze si incamminarono all’esterno della villa, con
aria
circospetta, cercando di notare qualcosa che non fosse al proprio
posto. Qualcosa di sospetto.
Ma
tutto sembrava normale la fuori.
Kassy
si rilassò.
«Sicura
che ci fosse qualcuno?» Osservò Elena, i quali
occhi erano
inespressivi, mentre fissavano da tutt’altra parte. Non
rispose.
«Ti senti bene?»
«Mai
stata meglio.» Elena sorrise.
***
Damon
e Stefan perquisirono ogni millimetro della villa, ma non trovarono
assolutamente nulla. Controllarono più volte la cantina, ma
tutto
ciò che trovarono furono delle lampadine bruciate.
I
due fratelli tornarono al piano superiore. La porta
d’ingresso era
aperta ed Elena era li davanti, da sola.
«Dov’è
quella Kassy?» Chiese Damon, spazientito. «Le avevo
detto di stare
con te.»
Elena
si strinse nelle spalle. «E’ andata a controllare
il giardino.»
Il
vampiro sbuffò, spazientito. «Abbiamo controllato
la casa. Non
c’era nessuno. Stefan.» Disse Damon con voce da
perfetto
comandante, rivolgendosi al fratello. «Resta con lei. Torno
tra
poco.»
Damon
lanciò un ultimo sguardo ad Elena, uno sguardo molto
più dolce che
pareva dire ‘‘mi dispiace per tutto questo.
Sistemerò ogni
cosa.’’
Un
istante dopo, era scomparso.
«Forza,
vieni dentro.»
Stefan
fece passare Elena, chiudendole la porta alle spalle. La ragazza si
diresse in salotto e iniziò ad osservare i mobili di mogano
che
contenevano migliaia di libri.
«Credi
che fosse un vampiro?»
«Probabile.»
Rispose Elena con una voce bassa e appena udibile. Stefan la
osservò:
si era raccolta i lunghi capelli biondi ed indossava dei semplici
jeans e una maglietta nera. Sembrava strana, ma come poteva sentirsi
un’umana perseguitata da dei vampiri sanguinari che volevano
ucciderla? Stefan la capiva perfettamente.
Elena
continuò a passeggiare per la sala, sfiorando con le dita i
dorsi
dei vecchi tomi impolverati. Stefan non disse nulla, incapace di
interrompere quella visione. Perché anche se Elena era la
ragazza di
suo fratello, anche se Kassy era la sua ragazza... non poteva
impedire a se stesso di provare qualcosa per lei. Gli riportava alla
mente così tanti ricordi... tanti sentimenti.
Anche
se, Stefan lo sapeva bene, la ragazza non era realmente collegata a
tutto ciò che stava riaffiorando nella sua mente. Lei era
diversa,
era qualcosa a parte... ma era meravigliosa e lui non riusciva a
smettere di guardarla, anche ora, mentre prendeva un libro dallo
scaffale, le dita sottili che si posavano sulla rilegatura in pelle
marrone rovinata dal tempo, lo apriva e ne sfogliava le pagine
ingiallite con delicatezza. Si fermò guardando intensamente
una
pagina, poi un sorriso si dipinse sulle sue labbra rosee. Rimase
così
per qualche istante, poi chiuse il libro di scatto, riponendolo al
suo posto.
Improvvisamente
parve accorgersi che Stefan la stava fissando. Il vampiro distolse
immediatamente lo sguardo, imbarazzato. Pochi istanti dopo Elena era
di fronte a lui.
«Stefan.»
Lo chiamò.
Il
vampiro alzò lentamente gli occhi, lasciando che si
incatenassero a
quelli azzurri di lei. Non avrebbe dovuto farlo, perché i
suoi occhi
erano come una prigione per lui. Sapeva che i sentimenti che stava
provando erano del tutto proibiti e che presto si sarebbe sentito in
colpa per Kassy. Per Damon.
«I
tuoi occhi... sono sempre così tristi, Stefan. Come se
fossero privi
della loro luce vitale.» La mano candida di Elena si
poggiò sotto
il suo mento. «Come se non fossi felice. Tu sei felice,
Stefan?»
Il
vampiro provò ad allontanarsi, ma Elena non glielo
consentì,
tenendolo imprigionato in quei suoi occhi lapislazzuli.
«Elena...
che ti succede? Stai bene?»
«Non
rispondere con un altra domanda. Tu sei felice, Stefan? Sei
soddisfatto della tua vita? Così tanti anni da vivere,
così tante
possibilità che si aprono davanti a te... ma sei comunque
infelice.»
Stefan
non rispose, colpito da quelle parole. Come poteva dire
così? Come
poteva comprendere così profondamente la sua anima? Aveva
sempre
saputo che Elena era una ragazza speciale. Ma in quel modo lo stava
torturando.
«Non
mi rispondi. Vuol dire che è vero. Perché passi
la tua vita con una
donna che non ami? Vedo come la guardi, come ti comporti con lei. Tu
non la ami.»
Stefan
fece un passo indietro, allontanandosi da quell’Elena che lo
spaventava. «Basta così, Elena.
Dovresti...»
Ma
la ragazza lo raggiunse di nuovo, incalzandolo con nuove parole
affilate come coltelli. «So che non la ami. Perché
io so cosa vuol
dire amare. Vedo come Damon mi guarda, come i suoi occhi brillano
quando si incrociano con i miei. I tuoi occhi sono sempre spenti e
lontani. Perché tu ami un’altra donna.»
«No...
smettila...»
«Chi
è, Stefan?»
Il
vampiro cercò di indietreggiare ma ogni volta che lo faceva,
Elena
avanzava. «Era quella vampira, vero? Quella uguale a me.
Quella che
è morta a causa tua e di Damon, non è
così? Tu la ami ancora, e
quando guardi me, vedi lei. E ti struggi.»
«No!»
Urlò Stefan. «Elena, lascia perdere!»
Ma
la ragazza gli posò una mano sulla spalla, avvicinandosi
troppo.
«Dimmi Stefan... ti piacerebbe baciare di nuovo la tua amata?
Sarebbe come se stessi baciando davvero lei...»
Le
labbra di Elena si avvicinarono lentamente alle sue, e Stefan non
poteva scappare, perché i suoi occhi erano ancora
intrappolati in
quello scorcio di cielo azzurro e non riuscivano a fuggire.
Riuscì
solo a sussurrare un flebile no, prima che le labbra di Elena si
posassero sulle sue. Poi tutto non ebbe più senso. Il tempo
parve
fermarsi e scorrere all’indietro. C’erano solo loro
due. Non
c’erano più né Kassy, né
Damon, né il senso di colpa. Solo loro
due e dei sentimenti che non potevano essere descritti.
Tutto
rimase così, fino a quando una voce non lo
riportò alla realtà.
«Allontanati
da lei.»
Stefan
sobbalzò, preso alla sprovvista.
«Mi
hai sentito? Ho detto allontanati da lei, prima che ti
strappi il
cuore.»
Il
paradiso che si era formato dentro e attorno a lui prese
repentinamente fuoco, trasformandosi in un inferno di fiamme e
disperazione. Non si era mai sentito peggio di così, non
c’erano
giustificazioni per quello che aveva appena fatto. Lanciò
uno
sguardo ad Elena, che guardava Damon con espressione apparentemente
impassibile.
«Mi...
mi dispiace.» E un secondo dopo, non era più li,
ma correva.
Correva veloce lasciando che il senso di colpa e il dolore, suo
fidati compagni nel corso dei secoli, lo invadessero.
D’altronde
era giusto così.
Era
quello che meritava.
***
Quando
Elena aprì gli occhi, sentì una dolorosa fitta
alla testa. Non
vedeva nulla, solo oscurità e puntini di luce confusa. La
seconda
cosa che notò era quella di avere i polsi legati.
Quando
finalmente riuscì a mettere a fuoco qualcosa,
realizzò di trovarsi
al chiuso in una stanza. Si trovava per terra in un angolo, poteva
sentire il pavimento freddo anche attraverso i vestiti. Di fronte a
lei distinse un tappeto e una poltrona. La parve di sentire il rumore
del legno che bruciava quindi suppose che la poltrona si trovasse di
fronte ad un camino acceso.
Dalla
finestra filtrava solo qualche debole raggio di luce, essendo
oscurata per metà da delle pesanti tende in velluto rosso.
«Finalmente
vi siete svegliata, signorina.»
La
voce la prese talmente alla sprovvista da farla sobbalzare. Poi
ricordò. Si trovava a casa Salvatore, questo le diceva il
suo ultimo
ricordo. Stava fuggendo... da qualcosa. In cantina. Era riuscita ad
uscire e aveva creduto che si fosse trattato solo della sua
immaginazione, invece...
Invece
aveva sentito una voce. Una voce che rideva. Poi c’era stato
il
buio.
La
voce che aveva parlato era di una donna, ma Elena non seppe dire
altro.
«D-dove
mi trovo?» Chiese cercando di alzarsi.
«Questo
non ha importanza.» Disse la voce. Elena intravide la testa
della
donna che aveva parlato e realizzò che quella si stava
alzando
lentamente dalla poltrona.
«Chi
è lei?» La paura le gelò il sangue. Era
sola, li dentro? Dov’era
Damon?
La
donna iniziò a muovere qualche passo verso Elena. Indossava
qualcosa
di lungo, una specie di grembiule da lavoro grigio e i suoi capelli,
notò la ragazza cercando di distinguere dettagli nel buio,
erano
scuri ed acconciati in una capigliatura elaborata.
«Non
sei tenuta a sapere nemmeno questo». Disse la donna, che
ormai
l’aveva raggiunta. La guardò un’istante
prima di chinarsi verso
di lei. Improvvisamente il suo viso occupò tutto il campo
visivo
della ragazza, che si trovò costretta a sbattere le
palpebre.
Elena
vide due dita accompagnate da lunghe unghie smaltate di rosso che le
si poggiavano sotto il mento, costringendola ad alzare il viso.
Gli
occhi azzurri di Elena, arrossati e lacrimanti, si fissarono in
quelli della donna, che erano invece di un colore verde scuro. Il
viso non era giovane, si poteva vedere qualche piccola ruga ai bordi
delle labbra eccessivamente rosse o attorno agli occhi magnetici.
Le
labbra sottili si incurvarono in un sorriso che avrebbe potuto
sembrare dolce, ma che invece la fece tremare. Quella donna era
cattiva,
Elena lo sentiva.
«Interessante»
disse quella esaminando con molta attenzione il volto stanco e
impaurito di Elena. «Davvero interessante»
«C-cos’è
interessante?» Chiese la ragazza con voce ferma e coraggiosa.
Molto
più di quanto si sentisse in realtà.
«Oh,
ma la vostra somiglianza, ovviamente! Oserei dire che siete
identiche.»
Un
campanello d’allarme si accese nel cervello di Elena,
echeggiando
in tutto il corpo.
«Chi
siete voi?» Chiese stringendo gli occhi e guardando la donna
con
sospetto. Quella le lasciò il mento, ma continuò
ad osservarla da
vicino.
«Dunque,»
disse rimettendosi dritta e ignorando la domanda di Elena.
«Siete
voi che avete fatto innamorare
il mio Damon, è così?» La donna le
diede le spalle. Sotto al
grembiule, notò distrattamente Elena, indossava un vestito
lungo dal
quale spuntavano scarpe eleganti.
Non
sapeva chi fosse quella donna. Cosa volesse da lei. Perché
l’avesse
rapita e dove l’avesse portata. Non sapeva cosa
c’entrasse Damon
con tutto ciò.
Sapeva
solo che non era nulla di buono e che qualcosa di terribile stava per
accadere. O forse stava già accadendo. Aveva paura per Damon.
«Interessante.»
Ripeté la donna, facendo baluginare nel buio un sorriso
tutto denti.
SPAZIO
AUTORE
Saaaalve!
So che ormai quelli che seguono la storia mi odieranno. Ci ho messo
di nuovo mesi e mesi per aggiornare! Solo che l’ispirazione
per il
finale stava praticamente svanendo e le idee che mi venivano erano
prevedibili e non mi soddisfacevano... poi invece, improvvisamente,
mi è venuto un flash. Ed ecco che un’idea ha preso
spazio nella
mia mente...
Spero
solo che abbiate gradito il capitolo e che questa idea fulminea possa
piacervi!!! xD Allora, questo è un capitolo un poco
misterioso, nel
senso che si capisce quello che accade, anche se non viene
effettivamente detto!
Perché voi avete capito quello che
è
successo ad Elena, non è così? Sono sicura si
sì! xD
Anche
se... vi chiederete chi è la donna... eh... è un
bel mistero, non è
così? Bene, la smetto di parlare prima di farmi scappare
qualcosa di
troppo! Spero solo che il capitolo sia stato di vostro gradimento e
di riuscir a scrivere al più presto il prossimo!!! ^^
Inoltre,
vorrei ringraziare chi ha recensito lo scorso capitolo: AriaSolis,
stellina_pallina, xbrokenarrow e soprattutto grazie a Ericuzza che mi
sollecita in continuazione per farmi proseguire questa storia! Grazie
cara! ;)
Vi
saluto e alla prossima!!!
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