Union Faith

di Serpentina
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Happy Birthday ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18, parte prima ***
Capitolo 20: *** Capitolo 18, parte seconda ***
Capitolo 21: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 23: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Happy Birthday ***


Union Faith



Premessa
Ciao! Sono Francesca, e nelle (molte) ore di scuola noiose ho dato libero sfogo alla mia mente folle concependo questa storia, che ho poi continuato nonostante gli impegni dell'università (non fate Medicina se volete avere una vita!). La mia amica Arianna l’ha letta e le è piaciuta tanto da “puntarmi la pistola alla tempia” per convincermi/costringermi a pubblicarla, e non ho potuto non accontentarla… Spero che piaccia…
NOTA1: molti dei personaggi principali sono ispirati a persone reali, anche se ho estremizzato in modo caricaturale vari aspetti del loro carattere.
NOTA2: questo capitolo è semplicemente di introduzione, serve più che altro a presentare i personaggi, dal prossimo si entrerà nel vivo della storia.





Happy birthday to Faith

Faith Irving era una brava ragazza.
Ottimi voti a scuola (tranne che in Educazione Fisica), figlia unica apparentemente non viziata, la cocca di mamma e papà (soprattutto papà), una buona amica per le sue amiche (quando era di buon umore), buona come il pane (tranne quando era di cattivo umore, che, stranamente, non coincideva quasi mai col ciclo)… Ma aveva un acerrimo nemico che ogni giorno faceva sentire i merda lei e mandava fuori di testa chi le stava vicino: lo specchio!
Anche quella sera ci era riuscito benissimo: Faith si sentiva sempre più di merda mentre si guardava allo specchio e sua madre stava per finire in manicomio continuando a starle dietro.
– Faith, cucciolo, sei tanto una bella ragazza, non capisco perché devi maltrattarti così.
– Io non mi maltratto, semplicemente vedo quello che i tuoi occhi di mamma si ostinano a non vedere: la realtà!
E quale sarebbe questa realtà, scusa?
Faith stava per risponderle a tono quando si aprì la porta di casa Irving e la voce del padre i Faith, il dottor Irving, echeggiò nell’ingresso (– C’è qualcuno in casa?) e Faith lasciò perdere la madre per correre a salutare il padre.
– Ciao papà, come stai?
– Stanco. Ma ho una cosa per te! – esclamò felice tirando fuori dalla borsa di lavoro una tenerissima tartarughina di cera per darla a Faith, che battè le mani felice, ringraziò il padre, prese la tartarughina e corse ad aggiungerla alla sua collezione iniziata sette anni prima; Mrs. Irving, nel vedere un nuovo elemento aggiungersi alla ormai straripante collezione della figlia, si mise una mano sulla fronte e disse la frase con la quale accoglieva ogni nuova tartaruga:
– Vediamo il lato positivo: almeno abbiamo risolto il problema delle bomboniere per il tuo matrimonio.
– Fuori di qui devo vestirmi prima che arrivino Abby, Bridge, Liz e Ash… Ah, a proposito, sistema il bagno perché non so dove Liz avrà l’ispirazione per truccarmi!
– E io non so se ho l’ispirazione per pulire!
– Che madre inutile che sei!
– Pulisciti il bagno da sola, allora.
Faith fece la linguaccia alla madre mentre se ne andava sbattendo la porta, e affrontò la giungla chiamata armadio (perché la madre si lamentava sempre dello stato del suo armadio ma la riempiva di vestiti) cantando. Faith adorava cantare, e in passato si era anche iscritta ad alcuni concorsi, ma non si era mai presentata perché si vergognava di cantare in pubblico, anche se il suo più grande sogno sarebbe stato cantare in una band (la ragazza era una contraddizione vivente!).
Dopo una mezz’ora di ricerca infruttuosa urlò:
– Maaaaaaaaammaaaaaaaaaaaa!
– Che c’è? Ti è successo qualcosa?
– Ecco io… Sarò maggiorenne tra un’ora, 35 minuti e 35 secondi, ma sono ancora incapace di vestirmi senza la mamma…
– Oh Signore! E io che credevo fosse una cosa seria!
– Questa è una cosa seria. Stasera è il mio compleanno e voglio tutti gli occhi puntati su di me, nel bene o nel male!
– Megalomane – mormorò con un sorriso la dottoressa Inving.
– Che hai detto?
– Non preoccuparti cucciolo, ora ti aiuterà la tua mamma.
Mrs. Irving si inoltrò nella giungla chiamata armadio di Faith alla ricerca di qualcosa che potesse piacerle, e disse:
– Non capisco come mai in questa giungla di vestiti non sei riuscita a trovarne uno che ti vada bene.
– Non sono i vestiti, sono io che non vado bene!
– Ancora con questa storia? Avanti, sentiamo: cos’hai che non va?
– Vuoi l’elenco completo o ti basta qualche stima? – chiese sarcastica Faith, e, non avendo ricevuto risposta, iniziò ad elencare tutti i suoi (veri e presunti) difetti.
– Allora, vediamo… Ah si: ho almeno 20 chili di troppo…
– Che esagerazione, saranno al massimo 10!
– Hai detto niente? Poi: ho le cosce chiatte e cellulitiche…
– Un pochino di cellulite sulle cosce, e solo perché non ti curi.
– Hai detto niente? Poi: ho i capelli mosci che appena c’è un po’ di umidità sembrano spaghetti al nero di seppia, la pelle grassa quindi una volta al mese mi spuntano almeno un paio di bon bon in faccia…
– Potresti coprirteli col trucco.
– Sai che non so truccarmi.
– Puoi imparare.
– Hai detto niente? Poi: ho le gambe pelose.
– Depilati più spesso.
– Mi scoccio. Poi: le braccia mosce…
– Basterebbe che facessi un po’ di ginnastica.
– Hai detto niente? Poi: ho il culo grosso e basso…
– Ma dove lo vedi?
– Lo vedo, punto. E poi, ahah, e poi… Ho un paio di abnormi pagnotte a levitazione naturale!
– Sai che molte donne pagano per avere le tue… Pagnotte?
– No, le donne pagano per avere il seno più grande, non enorme in maniera abnorme!
– Ma il tuo non è enorme, è proporzionato!
– Sarà tutto quel che vuoi, ma io sono una neodiciottenne, non una pornostar, e queste… Cose… Mi danno fastidio!
– Se ti danno così fastidio allora perché invece del viaggio non ti sei fatta regalare la mastoplastica come la figlia di quel collega di tuo padre?
– Perché io non sono una psicotica da neuro, io ho un problema serio! Guarda che il seno troppo enorme porta difficoltà a trovare reggiseni della taglia giusta, il che porta ad un calo di autostima che può portare alla depressione, e il peso di due pagnotte di questa portata causa scoliosi, che porta mal di schiena, e poi da vecchia avrò due pagnotte in caduta libera che mi arriveranno all’ombelico e non è bello da vedere!
– Come dici tu… – si arrese la madre alzando gli occhi al cielo. – Io resto dell’idea che sei una bella ragazza che si ostina a vedersi brutta ed è troppo pigra per fare qualche piccolo sforzo per migliorarsi.
– Ma allora ho parlato al muro!
– Sono sicura che ha ascoltato molto attentamente – commentò stancamente la madre. – Ti piace questo con queste? – aggiunse mettendo sul letto di Faith un vestito e le scarpe da abbinare, ma Faith lo bocciò implacabile (fortuna che a scuola doveva indossare la divisa altrimenti sarebbe arrivata a mezzogiorno), e, per quella che a mrs. Irving parve un’eternità, ne bocciò molti altri.
Dopo un po’, mrs. Irving perse la pazienza e la lasciò sola a frugare nel suo ripostiglio-armadio; dopo dieci minuti Faith uscì dalla sua stanza con in braccio un vestito viola senza spalline,con un nastro nero sotto il seno e un fiore sul petto, abbinato a un paio di decolletes nere a punta tonda con un fiocchetto davanti; solo allora disse:
– Credo che metterò questo!
– Non ti pare un po’ troppo elegante? Insomma… Non sai neanche dove ti porteranno!
– È il mio compleanno, stasera posso permettermi persino di andare in un’arena di motocross col vestito che mi ha regalato nonna l’anno scorso. E poi ricorda che so dove mi porteranno, ma loro non sanno che io so, quindi…
– E cosa dovresti sapere, scusa?
– Che stasera andiamo alla serata di musica house di un amico del buzzurro di Bridget!
– E invece dove ti portano?
– Al Cinnamon Club!
– Wow, si trattano bene le tue amiche!
– Già…Credo che mi strafogherò per bene per poi passare domani a piangere sui miei chili di troppo…
– Faith! Ora basta!
– Vado a vestirmi – annunciò la ragazza solenne, e, appena ebbe indossato il vestito e aggiunto un coprispalle (perché sempre dicembre era) e le scarpe, si stravaccò sul letto e attese che qualcuno bussasse alla porta; l’appuntamento era alle 9 p.m., quindi non si stupì di sentire il campanello trillare alle 9 p.m. spaccate, e si precipitò ad aprire alla sua amica e virtual sister Abigail Venter, la fece accomodare e disse un paio di cose sul suo vestito rosa da bambolina, colle ruches, il voile e tutto il resto.
La salda amicizia tra Abigail e Faith era un mistero che nessuno era riuscito a svelare: Faith era una brava ragazza… coll’anima nera come la musica che ascoltava (che Abigail schifava); Abigail era una brava ragazza… amante del rosa, del pizzo, dei fiocchi e delle gonne (tutte cose che Faith detestava). Un normale essere umano avrebbe faticato a capire come due persone così diverse potessero essere così amiche, ma Faith e Abigail non erano persone tanto normali, quindi…
Dopo circa 20 minuti arrivarono Ashley, Elizabeth e Bridget, quest’ultima accompagnata dal suo ragazzo, che lei chiamava “l’Amore miooo” e le sue amiche “il Buzzurro” (e non a torto: la madre di Faith dovette salutarlo colla testa girata per non scappare via di fronte a cotanta fetenzia).
Appena si fu seduta Elizabeth disse che doveva rifarsi il trucco (per nulla rovinato)e scappò in bagno; quando ebbe finito chiamò Faith in “sala trucco”, e la tenne sotto per quasi un’ora prima di essere soddisfatta del suo lavoro: Elizabeth era una maniaca di trucco e parrucco, non usciva mai di casa con un capello fuori posto (addirittura per prevenire una simile eventualità si portava sempre appresso nelle sue innumerevoli borse di Hello Kitty un kit di pronto soccorso capelli e trucco), si agghindava come se dovesse partecipare all’Oscar anche quando andava a fare la spesa, sempre ingioiellata come una matrona romana, e parlava come una professoressa di letteratura inglese dell’Ottocento (quando non parlava francese).
Quando a Faith fu finalmente concesso di ammirarsi allo specchio quasi non si riconobbe: ma quanto trucco le aveva messo in faccia? Sembrava un uovo di Pasqua! Ovviamente Elizabeth fraintese la sua espressione e esclamò soddisfatta:
– Ebbene si, devo ammettere che ho davvero fatto un lavoro eccellente. Questo maquillage est marveilles!
– Non so cosa hai detto ma… ok. Ora andiamo di là che è quasi un’ora che mi tieni segregata qua dentro.
– A volte la bellezza necessita di tempo per venire allo scoperto e rifulgere della sua luce!
– Se lo dici tu… – rispose Faith poco convinta mentre andavano in salotto dove stavano Abigail seduta composta che controllava lo stato delle unghie smaltate, Ashley seduta normale che si massaggiava la gamba recentemente contusa in un incontro di karate e Bridget in braccio al Buzzurro (che da solo pesava 110kg) che facevano i piccioncini (ma dov’era la severa austerità germanica di mrs. Irving quando serviva?), poi disse:
– Io sono pronta, possiamo andare.
– Finalmente, ‘sto divano è il più scomodo che ho mai poggiato le mie chiappe! Ma dove lo avete preso?- rispose il Buzzurro cafone come sempre, e Faith, uscendo, sussurrò all’orecchio della madre:
– Disinfetta la copertura del divano mi raccomando
La donna rise, raccomandando alla figlia e alle amiche di divertirsi, poi le cinque ragazze e il Buzzurro sparirono oltre la porta dirette verso una serata esplosiva.

Il Cinnamon Club era un locale etnico molto raffinato e rinomato, e non appena ci mise piede Faith mormorò:
– Vorrei diventare maggiorenne tutti gli anni! – prima di aggiungere a voce alta – Ma… E la serata house?
– Ma quale house e house, ti abbiamo fatto una sorpresa dicevi sempre che volevi venire a mangiare qui!- rispose Bridget, che li guidò al tavolo e diede violentemente di gomito al Buzzurro perché facesse il cavaliere e aiutasse la festeggiata a sedersi, ma lui le diede una dolorosa gomitata nelle costole di risposta e chiese:
– ‘Cazzo vuoi stronza? – facendo voltare scandalizzati la coppia con bambino del tavolo accanto e i non più verdissimi invitati ai 50 anni di matrimonio di una coppia di arzilli vecchietti, ma Bridget, armata di santa pazienza, disse a bassa voce:
– È il compleanno di Faith, sii carino, aiutala a sedersi! – rispose lei per nulla turbata da come il suo ragazzo l'aveva appena appellata.
– Aiutare Faith a sedersi? E perché? Le fa forse male il culo? Irving, non sapevo hai le emorroidi, a saperlo invece di una culottes ti prendevamo delle supposte! – fu la risposta del Buzzurro, che ebbe anche il coraggio di chiedere, vedendo Faith diventare rossa e coprirsi il viso come anche le altre – Beh? Che c’è? Ah ho capito, sei arrabbiata perché le ho rovinato la sorpresa! Ma tanto prima o poi l’avrebbe scoperto scartando il regalo, no?
– Sediamoci per favore – disse perentoria Faith, incazzata perché quel buzzurro cafone le stava rovinando la festa. Fortunatamente il momento dello scartamento dei regali lo zittì per un po’, e tirò di nuovo su di morale Faith, che si beccò un paio di culottes di pizzo nero dall’aria scomodissima da Bridget e Buzzurro, un paio di orecchini da Ashley e Elizabeth e una borsa stupenda da Abby. Ringraziò felice e arrivò un cameriere che diede loro i menu chiedendo cosa volessero bere; tolta Abby, che era astemia, ordinarono tutti bevande alcoliche, ma quando anche Faith disse che per il momento volva solo della Coca Cola Bridget esclamò scandalizzata:
– Ma Faith! Non puoi prendere una Coca Cola proprio stasera! È il tuo compleanno, devi festeggiare per bene! E poi non puoi rinunciare alla soddisfazione di bere il tuo primo cocktail legale! – tutti quelli che si trovavano al tavolo, cameriere compreso, impallidirono, e Bridget, resasi conto di cosa aveva detto, cercò di riparare dicendo imbarazzata- Non che abbia mai bevuto cose illegali, ovvio! Era così per dire…
– Infatti… Però mi corregga la Coca Cola!
– Un Jack e Coke la va bene?
– Perfetto grazie!
Il cameriere andò a servire la famigliola al tavolo accanto e Faith e amici scelsero che mangiare. Il Cinnamon era divertente anche perché i piatti avevano nomi di Paesi e bandiere ed erano una sorpresa, perché non si sapeva cosa ci fosse dentro se non eventuali allergeni (ad esempio indicavano la presenza di latte e derivati etc).
Quando tornò il cameriere e chiese cosa volessero ordinare Faith prese il “Real Espana” Abby “La bandiera del Sol Levante”, Elizabeth “Ellas”, Ashley dopo un po’ di indecisione imitò Abigail e il Buzzurro pensando di fare il figo - Siccome siamo dei veri Inglesi di Inghilterra, non come voi estremofiche (– Esterofile – sussurrò Elizabeth a denti stretti), io e la mia ragazza prendiamo la Stars and Stripes!
– Come scusi?- chiese il cameriere, e Bridget, cercando di rimediare all’ignoranza patologica del suo ragazzo, disse:
– Stava scherzando,ovviamente, lo sanno tutti che la bandiera inglese è la Union Jack, vero amore?
– Fanculo troia, ho detto Stars and Stripes e quella sarà! Hai capito? – disse minaccioso al cameriere che non si degnò neanche di rispondere e andò via, mentre la famigliola al tavolo accanto e i vecchietti dei 50 anni di matrimonio si voltarono di nuovo scandalizzati.
Faith fu sollevata nel constatare che il Buzzurro taceva almeno durante i pasti, lo fu meno nel constatare che lui e Bridget avevano finito da soli otto cocktail e due bottiglie di champagne… e non erano neanche arrivati al secondo!
Dopo la megalattica torta a forma di croce celtica il buzzurro propose di porre fine a quel mortorio e andare in un posto “che non puzzasse di vecchio” (facendo ovviamente voltare scandalizzati i vecchietti del tavolo vicino per la terza volta), ma Bridget chiese di restare ancora un po’, giusto il tempo di rimettersi in piedi, e Faith, viste le sue condizioni pietose (inevitabili dopo tutto l’alcool che aveva ingurgitato), non potè fare altro che acconsentire; poco dopo la natura chiamò Faith,che dovette rispondere, facendosi accompagnare da Abby (perché tutte le ragazze normali vanno in bagno accompagnate), e al suo ritorno ebbe una bella sorpresa: sfuggita al suo controllo Bridget si era messa accanto al bambino del tavolo accanto, fissandolo come fosse il demonio, spaventandolo a morte, poi, come se non bastasse, aveva anche iniziato a strattonarlo per la camicia dicendo con la voce di una che aveva bevuto troppo:
– Sei tu il bambino dell’esorcista, vero? Si sei tu! Ammettilo demonio! – spaventando quel povero bambino ancora di più. Non contenta, sentendosi male, non trovò luogo migliore per vomitare che… il piatto del bambino, che si mise a piangere, ma Bridget, come nulla fosse, esclamò solenne – Morirai a quindici anni piccolo demonio! Hai capito? Eh?!?
Stava per aggiungere altro ma la buttarono fuori dal locale, e con lei anche le sue amiche, nonché il Buzzurro (con sommo piacere di un certo cameriere).
Una volta fuori dal locale Faith dovette chiamare un taxi perché il tasso alcoolemico dell’unico patentato era ben al di sopra del limite legale, e era sicura che avrebbe dovuto pagare dei danni a qualcuno, e anche se così non fosse stato, comunque avrebbe avuto quel povero bambino traumatizzato sulla coscienza
Ma ne era valsa la pena, aveva avuto davvero un compleanno indimenticabile!

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


 

Bentornati all’appuntamento con Union Faith! Grazie mille per le letture!

 

Capitolo 1: Faith, meet Benny

 

Il compleanno di Faith era passato in una nuvola di gloria e il natale era ormai alle porte, come del resto l’attesissima fine delle lezioni per la pausa natalizia.

Quel giorno Faith si svegliò con la luna non storta, nera, aprì la finestra della sua stanza e trovò il tipico tempo londinese a darle il benvenuto nel nuovo giorno; si stiracchiò per bene, andò a farsi una doccia e, tornata in camera sua, iniziò l’ardua scelta dei vestiti per la giornata.

Siccome quel giorno si sentiva di merda, estrasse dall’armadio un dolcevita marrone, degli anonimi jeans, e dalla scarpiera, che occupava da sola metà del ripostiglio dove Faith teneva vestiti e accessori, quelli che sua madre chiamava carrarmati, lei anfibi; guardò l’insieme allo specchio e disse, come al solito: - Faccio decisamente schifo… Ma ormai è tardi per cambiarmi!.

Scese a fare colazione, ma trovò solo sua madre, che la informò che suo padre era stato chiamato d’urgenza;

- Sono le 8 di mattina, a che ora hanno chiamato?- chiese

Sua madre sospirò e le rispose - All’alba

Faith sbuffò e mugugnò - Come al solito…

- Tesoro, che vuoi farci, è il mestiere del medico, se non vuoi questo genere di scocciature non fare medicina. Mangia ora, o farai tardi a scuola

- Mamma… Oggi è sabato, non c’è scuola!- le fece notare Faith

- Ah… Già… Allora perché esci con questo tempo?- chiese Mrs.Irving

- Perché sono una deficiente che come ogni anno si riduce all’ultimo per fare i regali di Natale- rispose Faith - Quindi devo scendere a comprare delle cose decenti per le mie amiche prima che chiudano i negozi perché domani saranno chiusi e dopo non avrò tempo!.. Ora mangiamo, ho una fame che non ci vedo!.

Finito di fare colazione Faith prese l’ombrello e uscì alla ricerca del regalo perfetto; non sapeva né cosa cercare né dove cercarlo: era un'indecisa cronica, il che, unito ad una nota di perfezionismo ereditata dalla madre, faceva si che impiegasse secoli a formulare un qualsiasi genere di scelta. Armata di puro spirito natalizio e dei soldi ricevuti per il suo compleanno uscì felice e contenta a scovare i regali per amiche e parenti.

Li trovò abbastanza in fretta: a Bridget prese un maiale di peluche ( quello vero già ce l’aveva… Quel porco schifoso del suo ragazzo!), ad Ashley un bagnoschiuma profumato con il profumo abbinato, a Liz una collana e uno specchietto da borsa, a Claude, sua “amica/nemica” ( più nemica che amica, in effetti), un insulso braccialetto pseudo vintage, di quelli che si vendono nei “Poundland”, i negozi dove costa tutto una sterlina, non avrebbe mai speso tanti soldi per quella stronza pettegola.

Le restava solo Abigail, per gli amici Abby, ma, paradossalmente, era la più facile da accontentare, perché, essendo grandi amiche, Faith conosceva a menadito i suoi gusti; perciò, senza esitare, si diresse al più vicino “Manga point”, entrò e diede un'occhiata in giro, sotto lo sguardo visibilmente seccato del proprietario, che la guardava colla coda dell’occhio mentre tentava contemporaneamente di leggere un hentai.

Faith curiosò un po’, e, quando finalmente ebbe deciso cosa comprare, si avvicinò al bancone con aria incerta; l’uomo, seccato, smise di leggere e chiese - Ti serve qualcosa?

- Ehm… Si… Vorrei il pupazzetto di Nana, no non quella, l’altra… Oh, si, quella lì, esatto!... Ehm…potrebbe farmi una confezione regalo per il pupazzetto, per favore?

In quel momento sentì una voce irritante alle sue spalle sibilare - Action Figure

- Come, scusa?- chiese Faith

- Quello che tu chiami 'pupazzetto' in realtà si chiama Action Figure- rispose lo sconosciuto antipatico, guardandola con aria di sufficienza - Profana, vero?

- Profana?- ruggì arrabbiatissima Faith - Ma come ti permetti?

- Beh, da ciò che ho visto deduco che sei il tipo che non gioca ai videogames, sa a malapena cos'è un manga e guarda sporadicamente anime, ma non con la passione di un vero otaku... Una profana, appunto!

Faith non si degnò neanche di rispondere (anche perché non sapeva cosa volesse dire 'otacosa', quindi non sapeva se era un’offesa), pagò ed uscì dal negozio, chiedendosi perché quel presuntuoso deficiente era venuto a fare shopping proprio lì.

- Pazienza- pensò - Tanto Londra è così grande che probabilmente non lo vedrò più!

Non sapeva quanto si sbagliava.

Dopo un sabato sera e una domenica deprimenti le lezioni del lunedì mattina diventano una piacevole variante, soprattutto se quella mattina il Preside comunica che la prof (s)preferita di Faith è impossibilitata a fare lezione.

Le lezioni scivolarono via piuttosto veloci, anche perché le ragazze avevano tutte le materie in comune.

La campanella che segnava la fine della giornata scolastica venne accolta come un soave annuncio di liberazione; le ragazze uscirono, si salutarono e Faith stava per allontanarsi quando Abigail la fermò, trattenendola per un braccio. Faith la fissò con aria inquisitoria e le chiese - Conosco quello sguardo, Ab… Che vuoi?

- Io? Niente… Perchè mai dovrei volere qualcosa?- rispose l'altra, dopodichè guardò di sottecchi l'amica, che non smetteva di fissarla con diffidenza, e aggiunse - Solo… Soltanto se ti va… Ma non credo faccia per te, no, non è il genere di cose che ti interessano…

- Vuoi arrivare al dunque prima che moriamo di vecchiaia?- la rimbeccò Faith

- Ok, ok, non ti scaldare… Mi sono iscritta ad un concorso di disegno, “Manga&Anime”- disse eccitata, battendo le mani come faceva sempre quando era al massimo della felicità

- Ah si? Bella pensata, i tuoi disegni sono fantasmagorici!- esclamò Faith, per poi domandare - Io che c’entro?

- Beh, ecco… Conosci il mio proverbiale senso dell’orientamento… Se potessi accompagnarmi…- pigolò Abigail, spostando il peso da un piede all'altro, in attesa di una risposta

Faith ci pensò su, poi rispose - E va bene, ma smettila di fissarmi con quell’aria implorante da cagnolino bastonato!

- Si, si tutto quello che vuoi! Dov'è che dobbiamo andare?

- 90 di Albertson Lane... Tra trenta minuti

- Cosaaaaaaaaaa? E me lo dici adesso? Spicciamoci!- strillò Faith, quindi, afferrata Abby per il braccio, corse alla metropolitana, ringraziando in cuor suo l'efficienza del trasporto pubblico. Miracolosamente arrivarono in anticipo alla sede del concorso.

Affannata per la corsa Faith si sedette sui gradini, Abigail si sistemò alla sua destra, appoggiata a una colonna, e rimasero in attesa.

Poco dopo Abigail esclamò - Essere umano all’orizzonte! Sesso maschile, circa della nostra età... Carino!

Faith si girò con fare indifferente, dato che era più unico che raro che le piacessero i ragazzi che Abby giudicava “carini”, e lo vide: alto, lunghi capelli biondi, occhiali da sole, puzza sotto naso, sigaretta in bocca, costosissimo cellulare ultimo modello in mano… Era lui, il tizio antipatico della fumetteria!

- Ma porca puttana- imprecò sottovoce, cercando un modo per eclissarsi, o meglio, scappare.

- Guarda chi si vede!- esclamò la voce irritante che tanto odiava - Non sapevo che il concorso fosse aperto anche ai profani… Altrimenti non mi sarei mai iscritto!

- E io non pensavo fosse aperto ai palloni gonfiati! Comunque non preoccuparti piccolo Lord Presuntuoso, ho solo accompagnato la mia amica- rispose Faith, indicando Abby - Anzi, stavo per andarmene. Ci vediamo domani, Ab, in bocca al lupo per il concorso. Falli neri!

- E’ lei quella a cui hai regalato il “pupazzetto” di Nana?- le chiese il biondino antipatico mentre si alzava, Faith non rispose, gli voltò le spalle e andò via inviperita.

Non conosceva nemmeno il nome di quel ragazzo, ma sapeva per certo che lo odiava a morte; detestava tutto di lui, i suoi occhiali da sole (in pieno Dicembre!), i suoi vestiti griffati da ricco figlio di papà , la sua voce, il suo modo di fare col sorriso sprezzante e la battuta sempre pronta di chi sa di poter comprare tutto coi soldi… Le dava il voltastomaco, e pregò tutte le divinità che conosceva che le loro strade non si incrociassero mai più.

Nel frattempo al civico 90 di Albertson Lane era in corso una guerra verbale tra Abigail e il ragazzo senza nome; fu Abigail ad attaccare - Come ti è venuto in mente di offendere così la mia amica?- abbaiò

- Mi irritava- rispose l'altro con semplicità - Epoi è stato divertente!

- Non per lei… E nemmeno per me!- ribattè Abigail

- Che lagna! Si vede che siete amiche, due palle… Senza offesa, eh

- Ma figurati…stronzo!- replicò Abigail

- Uuh, siamo passate alle parolacce!- la schernì lui - Non va bene, una così dolce fanciulla non dovrebbe parlare come uno scaricatore di porto!

- Ooh, taci!- ringhiò Abigail, stufa di quel battibecco

- Solo se risponderai alla domanda da un milione di sterline- rispose lo sconosciuto, Abigail deglutì, annuì, aspettandosi chissà cosa, invece le chiese semplicemente – Come ti chiami?

- Io? Ehm... Abigail. Abigail Venter

Il biondo sorrise, le tese una mano e disse, amichevole – Piacere di conoscerti, Abigail. Io sono Ben Cartridge.

Abigail strinse la mano che le aveva porto e gli sorrise: al contrario di Faith le stava simpatico a pelle.... Qualcuno Lassù voleva male a Faith!

Nel frattempo, vicino al liceo di Faith, Bridget Mc Duff complottava con Claude Sheridan per rimediare alla figuraccia fatta alla cena di compleanno di Faith.

- In pratica vorresti organizzarla una seconda festa, a sua insaputa? Mi piace! Sai che dove c'è festa, c'è Claude!- squittì la bionda

- Più che altro vorrei organizzare un'uscita a sorpresa... Per rimediare alla figura di merda che ho fatto fare a F al suo compleanno... Potremmo... Che so, dirle che andiamo all'Hard Rock Cafè e invece la portiamo in un locale chic...- illustrò Bridget

- Uhm... Mi piace, e conosco anche un posto perfetto: il 'B 4 Babylon', è un locale di tendenza, un po' periferico ma molto, molto cool- trillò Claude, felice di potersi mettere in mostra organizzando la festa riparatoria a sorpresa per Faith

Bridget annuì, entusiasta, e lasciò carta bianca a Claude per la messa a punto del piano.

Faith non ebbe il minimo sospetto, d'altronde come avrebbe potuto? La scusa che le rifilò Bridget per convincerla ad uscire fu di quanto più plausibile e ben recitato ci potesse essere: il compleanno dell'Amore suo, per Faith e gli altri 'il Buzzurro'.

Così, alle 9 p.m spaccate del 22 dicembre Faith, fasciata in un vestito nero a collo alto, coperta dal giubbotto di pelle imbottito e una sciarpona di lana, attendeva sotto casa l'arrivo di Claude e sorella, che avrebbero trasportato lei e Abigail al luogo della festa.

Per evitare che potesse tradirsi e rovinare così la sorpresa Abigail era stata tenuta all'oscuro del piano, perciò non stupisce che salutò Faith corrucciata, a braccia conserte: l'idea di una serata in compagnia di Buzzurro and friends non era certo in cima alla sua lista dei desideri.

Per tentare di estorcerle un sorriso Faith si complimentò con lei per l'abito: rosa, naturalmente, con un grosso fiocco dietro e la scollatura a V maliziosamente profonda (altro che il mini-burqa di Faith), abbinato alle ballerine e al fermaglio che raccoglieva i capelli.

Faith, osservando il proprio riflesso nel finestrino, non riuscì a salvare nulla del proprio aspetto, dai capelli, di un banale castano scuro, alle gambe eccessivamente tornite, al viso, a suo dire troppo paffuto e rotondo... Se soltanto avesse potuto si sarebbe coperta con un sacco!

Non appena Claude fece segno di scendere dall'auto Faith cominciò a nutrire qualche sospetto, sospetti che aumentarono quando, invece che nel portone del palazzo, Claude la guidò all'interno di “B 4 Babylon”, dove la assalirono tutti i suoi compagni di classe, più qualche extra, urlando “BUON COMPLEANNO!”.

Presa alla sprovvista, Faith perse l'equilibrio, finendo col sedere per terra; si rialzò tra le risate e boccheggiò – Ma cos... Cosa significa tutto questo?

- Idea di Bridget- rispose Claude – Voleva farsi perdonare per la disastrosa cena

- Bridge... Grazie!- pigolò Faith mentre correva ad abbracciare l'amica

- Su, su, basta abbracci, la serata-cucco deve cominciare!- intervenne Claude separandole

Faith, perplessa, e pure un tantino spaventata, domandò – S-Serata... Cucco?

- Tesoro, è una tradizione assolutamente trendy del locale: la festeggiata gira con questo- rispose Claude mostrandole una catenina con appeso un enorme cuore rosa di lustrini, che fece accapponare la pelle a Faith – Al collo, e deve cuccare tanti ragazzi quanti gli anni che compie!

- A saperlo avrei chiesto a mia madre di festeggiare qui il mio primo compleanno- ironizzò la festeggiata, che non ebbe tempo di protestare per l'assurdità di quella consuetudine perchè la sorella di Claude le infilò a forza l'obbrobrioso cuore di lustrini e strillò – CHE LA CACCIA ABBIA INIZIO!

- Ah, Faith, quasi dimenticavo- disse Claude – I tizi che cucchi... Devi baciarli!

- CHE COOSA? MA VOI SIETE TUTTI MATTI!- tuonò Faith

- Che vuoi che sia un bacetto, su! Ora va, ti attende una lunga serata- trillò Bridget, per poi scoppiare a ridere.

Faith si guardò intorno, in cerca di sguardi compassionevoli, ma, a parte Abigail, anche lei sconcertata, non ne trovò: erano tutti parecchio divertiti dalla cosa.

Sconsolata, si lanciò in pista, convinta che, prima avesse 'cuccato', prima la tortura sarebbe finita; non aveva fatto i conti con la follia delle sue amiche, che la rapirono, costringendola a ballare, non a bordo pista come avrebbe voluto, bensì nell'occhio del ciclone, dove Faith, compressa all'inverosimile, decretò che da quel momento in poi avrebbe avuto un rispetto tutto nuovo per le sardine in scatola.

Dopo due pezzi dichiarò di avere i piedi doloranti, nella speranza che la lasciassero un po' in pace, invece le sue aguzzine, ehm, amiche la trascinarono al bar, dove, nonostante la disapprovazione di Abigail, insistettero affinchè la festeggiata bevesse qualcosa di alcolico, e non la lasciarono alzare prima del quarto cocktail.

Con la testa che le girava Faith si mise alla ricerca di diciotto anime pie disposte ad aiutarla; trovarle fu meno difficile di quanto pensasse, anche se non si può certo dire che Faith si comportò da tipica single in cerca: arpionava la preda, gli mostrava il ciondolo e diceva, con voce annoiata, come se parlasse del tempo – Ciao. Scusami tanto. Festeggiata. Diciotto anni. Dammi un bacetto e finiamola alla svelta.

Rimasta da sola, Abigail, dopo aver osservato Bridget ubriacarsi come d'abitudine, incitata da Ashley ed Elizabeth, le quali si divertivano un mondo a farla sbronzare per poi lasciarla libera e guardare i casini che combinava, decise di respirare una boccata d'aria fresca; era sul punto di uscire quando incontrò, o meglio, si scontò con... Ben Cartridge.

- Abby!- esclamò lui, sorpreso di trovarla lì

- Ben! Ciao!- rispose lei – Non sapevo... Insomma... Non ti facevo tipo da... Non che non sia elegante, eh, però...

- Ero uscito con mio fratello, da 'Ruffles' c'era la serata in bianco e nero. Ma ho dimenticato la cravatta... Un crimine tanto grave da impedirmi di entrare, così, per non tornare a casa...- spiegò lui, mentre il suo sguardo vagava sulle forme di Abigail, ben valorizzate dal vestito, soffermandosi sulla scollatura – Stai benissimo

La ragazza arrossì, mormorò un “grazie”, e stava finalmente per varcare la soglia del locale quando Ben la fermò; - Abby, aspetta- le disse

- Dimmi, Ben

- Ehm... L'altra volta non te l'ho chiesto... Mi è mancato il coraggio... Mi daresti il tuo numero?

- Quale? Civico, di scarpe, portafortuna...- rispose lei con ironia: Ben le sembrava un bravo ragazzo, ma non voleva dargli il numero di cellulare, non si fidava.

- Ehm.. Il cellulare- precisò Ben, che non aveva voglia di giocare – Per... Beh... Scambiarci gli auguri di Natale, cose così... Oh, a proposito di natale, ho un regalo per te!... A casa, però, mi spiace. A saperlo l'avrei portato con me.

Abigail parve pensarci su, poi, però, acconsentì, quindi uscì fuori a respirare la tanto agognata aria fresca.

Faith, intanto, era sprofondata nella disperazione: le mancava un ultimo bacio per potersi liberare di quell'affare orripilante che teneva al collo, ma i volontari erano finiti... Come avrebbe fatto? Aveva persino scoperto che Claude e la sorella la tenevano d'occhio per accertarsi che non barasse!

Stava giusto chiedendosi se baciare il proprio riflesso nello specchio all'ingresso valesse come cucco quando vide Ben, il biondo antipatico, e pensò: “Se mi salva, smetterò di chiamarlo antipatico”.

Gli si avvicinò e lo salutò con un vivace – Ehilà! Chi non muore si rivede!

- Speravi fossi morto?

- Più che altro me l'aspettavo... Con tutte le maledizioni che ti ho mandato...

- Che gentile! Cosa vuoi?

- Festeggiata. Diciotto anni. Un bacetto e diventeremo amici per la pelle- recitò Faith tutto d'un fiato, sventolandogli davanti agli occhi il ciondolo

- Auguri. Cento di questi giorni. No, grazie, piuttosto bacio una lumaca bavosa- rispose Ben, freddando all'istante il suo entusiasmo

- Grazie, eh!- sputò Faith, incazzata, per poi allontanarsi borbottando commenti poco carini su Ben.

Per sua fortuna Faith completò presto il suo carnet: poco dopo il fallimentare tentativo con Ben venne raggiunta da... Bridget, più ubriaca che mai, la quale, al solo vederla, emise un grido di gioia e si fiondò su di lei strillando – AMOORE! ECCO DOV'ERI FINITO!- attirando l'attenzione di parecchia gente, compreso Ben, che le guardò sghignazzando, infine, ciliegina sulla torta... La baciò!

Faith, divincolatasi dalle spire, ehm, braccia, dell'amica, storse la bocca, schifata, ed esclamò – Bridge, ti sei bevuta il cervello? Mi hai baciata! E hai pure provato a infilarmi la lingua in bocca! Che... Schifo! Io sono fottutamente etero, cazzo, ancora più etero dopo questo!

Bridget balbettò qualcosa di incomprensibile, dopodichè si accasciò su un divanetto e lì rimase.

Assolto il suo compito di festeggiata cuccatrice Faith mollò gli ormeggi e veleggiò verso casa; bevve una camomilla, perchè tutto quell'alcool a digiuno le aveva fatto venire mal di stomaco, e si infilò sotto le coperte abbracciata al suo peluche preferito.

Era appena scivolata nel dolce torpore del sonno quando il cellulare, lasciato inavvertitamente acceso, squillò; chiedendosi chi mai potesse rompere a quell'ora rispose acida: - Chi è che rompe, anzi, interrompe la mia attività onirica?

- Abby?

- No, hai sbagliato- borbottò Faith con voce di sonno

- Faith?- disse chi aveva chiamato

Faith cercò di riconoscerne la voce, ma era troppo assonnata e intontita per riuscirci, per cui si limitò a mugugnare – Si. Ma tu chi... Ha attaccato. Fanculo!- aggiunse quando sentì il click di fine chiamata.

All'altro capo del telefono uno stupefatto Ben Cartridge meditava sulla scaltrezza di Abigail, la quale, a quanto pareva, non si fidava abbastanza di lui... Ma non sarebbe stato certo con giochetti come questo che lo avrebbe seminato, e se ne sarebbe resa conto molto presto.

 

 

Secondo capitolo andato, dal terzo in poi entreranno in scena nuovi personaggi e la storia si farà più interessante. Aspetto i vostri commenti! ^.^ 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


 

Sorry per la lunga assenza. Non sono morta, sono stata sepolta da una montagna di esami, è un miracolo che sia ancora viva e scrivente! Questo capitolo, come tutti quelli che seguiranno, è dedicato alla mia “sorellina”Arianna, senza la quale questa storia sarebbe ancora nascosta in un quaderno polveroso.

Grazie in anticipo a chi recensirà, o anche solo leggerà ^^ (inutile dire che le recensioni sono le benvenute)

 

 

Capitolo 2:

La domenica dovrebbe essere fatta per dormire in pace, alzarsi a mezzogiorno, fare colazione a ora di pranzo e cazzeggiare in libertà, soprattutto se qualcuno ha fatto le ore piccole la notte giocando a Bingo, ma il Fato aveva deciso che Faith non facesse niente di tutto ciò quella domenica; il suo ozio mattutino fu interrotto da un trillo familiare: come al solito aveva dimenticato il cellulare acceso perché aveva parlato per telefono con Abby fino a tardi. Emettendo versi strani si girò nel letto, decisa a ignorare il fastidioso rumore, ma a quel punto attaccò la sveglia, e Faith fu costretta ad arrendersi. Controvoglia si alzò, aprì la finestra, prese il cellulare e vide che le era arrivato un sms da mittente sconosciuto:” Ciao sono Ben dobbiamo assolutamente vederci. Alle 5p.m. sotto il London Eye. Non accetto rifiuti e bidoni!” Faith avrebbe voluto eliminare il messaggio e mandare a fanculo quell’antipatico, ma la sua parte buona, sepolta nei più profondi recessi del suo animo, le disse che forse doveva dargli una possibilità. Quel pomeriggio alle 5p.m. in punto Faith attendeva Ben sotto il London Eye, guardando il suo orologio con impazienza ogni 2 minuti

- Ha pure il coraggio di presentarsi in ritardo, lo stronzo!- esclamò inviperita- O forse è uno scherzo! Ma certo, mandarmi un sms ambiguo, darmi buca magari riprendendomi di nascosto e sputtanarmi su internet…Decisamente nel suo stile!- dopo qualche altro minuto passato a imprecare, quando ormai aveva deciso di andarsene, arrivò Ben, che, trafelato, le disse - Eccomi. Scusa per il ritardo, l’autista non trovava parcheggio

- Metropolitana no, eh?- sibilò Faith con sarcasmo- Comunque…come hai avuto il mio numero privato?

- Privato?- esclamò Ben con tono derisorio- No, ti prego! Vuoi dire che hai un altro numero?

- Si, quello per scocciatori&affini…quello che dovresti avere tu, insomma!

- Datti una calmata, non ho ancora detto niente e già mi aggredisci? - La miglior difesa è l’attacco

- Giulio Cesare

Faith lo guardò tra lo stupito e l’ammirato- Bravo! Sei irritante ma non ignorante!

- Allora sei capace di parlare con qualcuno senza mandarlo a fanculo!

- Se tu non fossi così irritante non dovrei sempre mandarti a fanculo, non credi? - Touchè!

- Che vuoi?- chiese Faith squadrandolo con espressione diffidente

-Parlare no?

- Di cosa? Sono solo una povera profana indegna di guardarti in faccia!

- Fai anche dell’ironia? Forse sei più intelligente di quanto pensassi!

- Più di te sicuro!! Ora dimmi: a cosa devo il dispiacere?

- Volevo parlare… Della tua amicizia con Abigail.. Voi siete solo amiche, Vero? Non c’è altro!

- Ma stai fuori? Come ti viene?

- Beh… Ecco… Mi sono giunte voci, da fonti affidabili, sul fatto che tu hai… Ehm… Baciato… Una, ehm, ragazza!

- Mettiamo bene in chiaro le cose: in caso la tua fonte sia un certo blog… Beh.. Non la definirei una fonte affidabile. Due: è stata lei a baciare me, non il contrario. Tre: era ubriaca da fare schifo, infatti mi scambiò per il suo ragazzo, che è la cosa che mi fa più incazzare… Mi scambiò per un emo psicopatico che non esce di casa senza trucco!!!

- Decisamente umiliante! Allora tra te e Abby…

- Dio no! E’ la sorella che non ho, essendo figlia unica… Tranquillo, le piacciono i maschietti, anzi direi che sei proprio il suo tipo, visto che è questo che volevi chiedermi vero?

- In effetti…

- Ho ragione

- Non suona come una domanda

- Non lo era, infatti

- Ah… Comunque.. Si, hai ragione!

- Immagino che a questo punto tu voglia che ti dica tutto di lei così da organizzare appuntamenti perfetti e avere una storia perfetta- asserì Faith in tono pratico, quindi schioccò la lingua al palato, e commentò- Patetico, ma comprensibile... Che vuoi sapere?

- Tutto il possibile

- Noto con piacere che ardi di sete di conoscenza- ironizzò Faith, sbadigliò, infine appagò la curiosità di Ben- Allora.. Fisicamente direi che sei il suo tipo, ah, un consiglio non tagliarti i capelli, i ragazzi coi capelli corti non li guarda nemmeno… Ami manga e anime, altro punto a tuo favore… Sai parlare il giapponese?

- So parlare, scrivere, servire il tè col rito antico e apprezzo il teatro no! Ok, credo tu mi abbia torchiato a sufficienza. Cambiando argomento: come hai trascorso le feste?

- Che ti frega?

- Si chiama fare conversazione, Faith, è un'usanza delle cosiddette persone civili, non so se ne hai mai sentito parlare...

Faith gli fece la linguaccia e replicò - Ho trascorso un tranquillo uguale palloso natale casalingo, Abby idem, Bridge invece è andata con Liz e Ashley a una festa a casa dell'amico di un amico del fratello di un amico del suo ragazzo… Il giorno dopo mi chiamò per farmi gli auguri di buona pasqua, chissà che si era fumata…

Ben rise poi si fece serio - Dammi il numero del cellulare di Abby

- Neanche per sogno, deve dartelo lei! Ora scusami ma devo scappare, ho una noiosissima relazione di Storia che mi attende a casa! Devo farla e bene o la Salib mi ucciderà… Già le sto sulle sue palle palestinesi. Ciao- Faith si voltò e iniziò a camminare ma Ben la bloccò afferrandole un braccio, lei si voltò, e lui le rivolse la più inaspettata delle domande - Che programmi hai per Capodanno?

- Mi confondi: non ti piace Abby?

- Infatti.. Vedi, vorrei chiederle di uscire, ma temo di spaventarla se glielo chiedo così su due piedi.. Però, invitando te…

- Ti assicuri che ci sarà anche lei senza esporti in prima persona... Astuto!

- Si, ogni tanto i miei neuroni dimostrano di meritarsi tutto lo zucchero che do loro. Allora? Ci stai?

- Ok, tanto più che per Capodanno non ho un cazzo da fare! Ma a due condizioni: uno, che mi permetta di portare le mie amiche con annessi e connessi, e due, che non inviti Claude e la sorella…un uccellino mi ha detto che sono sulla lista degli invitati…

- I volatili non sono più quelli di una volta!… Ok, però toglimi la curiosità: perché non vuoi che inviti Claude? - Diciamo che ho un conto in sospeso con quella stronza…e non essere invitata ad un party pieno di ricchi universitari mi sembra la giusta punizione…

- Aggiudicato! Detto tra noi, anche a me sta sulle palle, ma mio fratello è amico della sorella… E poi i suoi amici dicono che è la più facile da portarsi a casa, non devono nemmeno ingegnarsi per farla ubriacare!!! Prima che me lo dica, concordo, sono disgustosi. Comunque li conoscerai alla festa Faith fece una smorfia di disgusto- Non vedo l’ora! Mandami i dettagli per sms o e-mail!

- Ti costerà molto venire alla mia festa, Vero?

- Perché me lo chiedi?- chiese Faith, sospettosa

- Beh tu.. Odi le feste, la musica commerciale, il casino fine a se stesso, la tua serata ideale è cinema più concerto all’Hard Rock… Spero solo che alla festa non ti sentirai un pesce fuor d’acqua, tutto qui Faith non rispose, si limitò a scrollare le spalle mentre se ne andava alla ricerca di vestito e accessori... Non poteva certo sfigurare!

Tornata a casa con il vestito, trovato al decimo tentativo, Faith, da brava studentessa, gettò in un angolo libri e quaderni, prese il telefono e compose il numero di Abigail. Dopo qualche squillo l'amica rispose - Pronto?

- Ciao, Abby, come stai?

- Bene, grazie. Com’era la mostra?-

“ Mostra?” pensò Faith per poi ricordarsi di aver raccontato ad Abigail che quel pomeriggio sarebbe andata ad una mostra di arte contemporanea a Knightsbridge. Si diede della deficiente, poi rispose - La mostra, si… Niente di che, soliti cessi colorati simbolo sella società dell’apparenza, banane mezze mangiucchiate e preservativi usati simboli della cultura del “mordi e fuggi”… Hanno multato un poveretto che non si era accorto di essersi seduto su un’opera esposta, è stato uno spasso, l’artista era presente, e quando il tizio ha detto”una sedia scalcinata e mezza tarmata la chiamate arte?” si è quasi sfiorata la rissa… Vorrei si fossero picchiati, almeno avrei fatto un po’ di soldi con le scommesse, il denaro è una di quelle cose che non bastano mai!

- Vero! Comunque a cosa devo il piacere di questa telefonata, cara?

- Ti prego, non imitare Claude al telefono, è raccapricciante! Comunque… Cavolo, certo che se contassimo tutti i comunque nelle nostre conversazioni…Stavo dicendo?... Ah si, Lord presuntuoso, alias Bernard

- Bernard?

- Si, è il suo nome di battesimo. Credevi si chiamasse Benjamin, eh?

- Beh.. Ecco... Si... Che razza di nome è Bernard?

- Chiedilo ai suoi genitori, che hanno chiamato Lord Presuntuoso Bernard Porter Cartridge... Spero che l'aver appreso che l'oggetto dei tuoi desideri ha un nome da sfigato non influisca sui tuoi sentimenti!

- Spiritosa! Ok, lo ammetto, come sempre hai fatto centro con me: mi piace, è carino, simpatico, un vero otaku... Si lava, il che non guasta...

- Quindi se ti chiedesse di uscire accetteresti?

- Certo che si!

- Sono lieta di sentirtelo dire, perchè siamo state invitate alla festa di Capodanno di Lord… Ehm.. Ben!!

- Cooooooosa?- esclamò Abigail, sopraffatta dallo stupore - Chi te l’ha detto? Quando l’hai saputo?

- Me l’ha comunicato oggi via sms Lord Presuntuoso in persona. Prima che ti perda in ardite elucubrazioni mentali ha contattao me semplicemente perchè aveva il mio numero, non il tuo- rispose Faith- Il che mi fa pensare: come accidenti ha avuto il mio numero privato?

- Non sono stata io!- si difese prontamente Abigail, e Faith, compreso che era colpevole, sbuffò, ma decise di non accendere una polemica inutile.

- Ok, non ti scaldare, era solo per conferma…Passando a cose serie, hai pensato che metterti?

- Beh, vista l’ora ho pensato al pigiama… Sono indecisa tra quello rosa con le roselline o quello azzurro col cane che dorme su una nuvola…

- Il pigiama? Ma sei impazzita?

- Perché? Tu che ti metti per dormire?

- Abby.. Stavo parlando della festa!

- Oh.. Ecco, a proposito... Non so se potrò venire

- Coosa? Nono, sis, tu vieni, anche a costo di trascinarti per i capelli, ho garantito al 1000% che ci saresti stata anche tu, non puoi mancare, altrimenti Ben mi farà lo scalpo!

- Ma non so se i miei mi lasceranno venire… Sai come sono fatti…

- Niente ma, sis, se permettono a tuo fratello neanche 16enne di passare la notte del 31 da un amico a maggior ragione devono permettere alla figlia ormai maggiorenne di passare la notte del 31 a un party stile sesso droga e rock n roll- si infervorò Faith, quindi, dopo un attimo di riflessione, aggiunse- Magari tralascia quest’ultima parte quando glielo chiedi

- Si, forse è meglio.. Senti io ci provo ma non garantisco niente

- Ok… Ora vado… Vedo se riesco a finire quella cavolo di relazione che ci ha dato quella maledetta Salib!

- Io, invece, proverò a convincere i miei.. Tieni le dita incrociate!

-Avrai la mia artrosi precoce sulla coscienza! Buonanotte, sister!

Il giorno dopo, a casa Irving- Faaith, rispondi - Si mà… Pronto?

- Buone nuove, sis

- Hanno vietato le cure mediche agli emo?

- Meglio: ce l’ho fatta! Posso venire alla festa!

- Come direbbe Homer Simpson: miticuzzo! Sapevo che ce l’avresti fatta sis! - Io invece non ci speravo proprio, invece… E' andata! - Ottimo! Allora oggi pomeriggio shopping sfrenato, devi essere spettacolare per la festa!!!

- Certo che non perdi occasione per buttare via i soldi

- Il miglior modo di sprecare i soldi è metterli da parte- asserì saggiamente Faith

-Lascia Oscar Wilde fuori da questa conversazione- la implorò Abigail- Comunque ok per oggi pomeriggio… E per la festa… - Don’t worry, ho già pensato a tutto: verrai a casa mia per vestirti e truccarti, e andremo insieme alla festa, ci scarrozzerà mio padre, casa di Lord Presuntuoso è sulla strada per la casa dei Patterson, che hanno invitato i miei ad un 'piccolo cocktail raccolto per salutare in allegria il nuovo anno'!

-Perfetto. Allora... A domani!!!-

Abby fu fortunata, trovò il vestito perfetto nel primo negozio: rosso (per Capodanno), senza spalline, con la gonna svasata, e, cosa più importante (almeno, per Abby), un enorme fiocco sul corpetto; quanto alle scarpe, Abigail decise che si sarebbe fatta prestare delle décolleté nere da sua madre, che, quando si dice la fortuna, aveva anche una pochette nera e rossa!

- Tu hai già quel che ti serve, sis?- chiese Abigail con apprensione, timorosa che l'amica si presentasse a casa di Ben conciata nel peggior “Faith style”

-Si… E ho anche l’impressione che non resterò a lungo alla festa…

- Invece lo farai, perché ho detto ai miei che saremmo tornate insieme, e non ho intenzione di mollare la festa prima dell’una, visto che ho il coprifuoco alle 2a.m.! - Alle 2a.m.? Con cosa hai drogato i tuoi per convincerli a tanto?

- Ho solo detto loro che ci riportava a casa tuo padre - Ma non è vero, mio padre ci porta, non viene a raccattarci!

- Cavolo! E ora?

- Non preoccuparti, qualcuno auto-munito si trova sempre, e poi i tuoi non devono per forza saperlo.. Staremo alla festa fino all’una, poi in qualche modo torneremo a casa… Non preoccupiamocene adesso!! E ora… A mangiare cialde con panna e cioccolato da Rudy!!

- Cialde? Panna? Cioccolato?- sbottò Abigail mettendosi le mani sulla pancia, chiaramente a significare che non dovevano assolutamente ingrassare in vista del grande evento.

Faith, con lo stomaco che brontolava, piagnucolò - Io odio le diete!- per poi ricordarsi di avvertire le altre della festa. Mandò loro un sms, e, compiuta la missione, esclamò sorridendo - E anche questa è fatta!!!

I giorni passarono veloci, cosa normale, essendoci un veglione di Capodanno da attendere con ansia! Faith quella sera ci mise ben 3ore a prepararsi: una per farsi la doccia e acconciarsi i capelli in maniera decente, invece che frettolosamente come al solito, un’altra per indossare il vestito, le calze con i teschi e gli anfibi, l’ultima per truccarsi in modo femminile ma non volgare. Si guardò allo specchio e commentò - Fai meno schifo del solito, ragazza!- che, per lei, equivaleva a un “sei bellissima”. Stava saltellando per la stanza cantando nel cordless quando echeggiò la voce di suo padre che la informava dell'arrivo di Abigail, che Faith aiutò a vestirsi e truccarsi, nonostante fosse congenitamente impedita in qualsivoglia attività femminile. Aveva appena lasciato sola l'amica, intenta a sfogare il nervosismo sul cinturino delle scarpe, quando Mrs.Irving sbraitò - Faaaith! Ti rendi conto che hai lasciato accese tutte le luci del bagno? Dove credi di vivere, a Buckingham Palace?

- Magari! Anzi, no, meglio di no, magari anche Sua Maestà sgrida i figli se lasciano le luci accese inutilmente!-

Tra urla e dubbi dell'ultimo minuto Abigail e Faith riuscirono ad arrivare a casa di Ben puntuali come orologi svizzeri, e toccò loro aspettare le amiche ritardatarie

-Merda!- esclamò Faith, rabbrividendo - Siamo in anticipo!! Che palle!

- Dai, non è poi una tragedia!- tentò di consolarla Abigail - Le altre arriveranno a minuti…

- Vengono col porc.. Ehm, il fidanzato di Bridget, e tu conosci bene la sua puntualità: avevo detto loro alle 10p.m. perché speravo che col traffico infernale di stasera saremmo arrivate per le 10:30 p.m. così da non dover aspettare qui fuori per più di dieci minuti… E mio padre ha rovinato tutto! Che palle aspettare fuori al freddo!

- Perché non saliamo, allora?- suggerì Abigail, anche lei infreddolita - Manda un sms a Bridget dicendole di salire direttamente!

- Giusto!- esclamò Faith- Come farei senza di te, sis?- prese il cellulare e mandò un sms a Bridget, con scritto: “ Qui fa un freddo cane, quindi vi aspettiamo direttamente a casa di Ben. Ciao”. - Ok, fatto!- disse, una volta inviato - E ora… Al caldo!- e le due schizzarono dentro alla velocità della luce.

Appena mise piede in casa di Ben Faith pensò che quella non si poteva definire casa: era più una reggia: Tv lcd da qualche centinaio di pollici, porcellane, quadri di maestri alle pareti, un enorme acquario, un impianto per l’home theatre, un bar privato… C’era persino un pianoforte a coda, messo temporaneamente in un angolo per fare posto ad una mega pista da ballo!

- Cavolo!- esalò, rapita da quel tripudio di lusso- Voglio trasferirmi qui!

- Spiacente, tutte le stanze sono occupate al momento- rispose Ben, apparso magicamente davanti a lei - Ne riparleremo quando mio fratello sarà tornato all'università

- Ciao, Lord, ehm, Ben!

- Ciao, Ben!- disse con molto più entusiasmo Abigail

- Ciao, Abigail!- rispose Ben sorridendo - Ragazze, benvenute nella mia umile dimora- Faith sbuffò alla parola “umile”- E ricordate: in questa casa vige una sola regola... NIENTE REGOLE! Divertitevi!

- Sicuro!- trillò Abby, e si lanciò in pista.

Adorava il ballo, al contrario di Faith, la quale, invece, si avvicinò a Ben e gli disse - Non vedo Claude e la sorella

- Forse perché non ci sono, sono uno che mantiene le promesse, io!!

- Sarà- ribattè Faith scrutando la sala affollata con occhio di falco- Ma voglio controllare bene… Nonostante i trampoli che si mette ai piedi resta piuttosto difficile da individuare, quella tappa!!

- Ihih, vero, comunque posso garantirti che non c’è… Infatti noterai che gli amici di mio fratello sono davvero contrariati, quando li conoscerai..

- Non vedo l’ora- rispose Faith sarcastica- Vado a dare un’occhiata in giro.. E tu faresti bene ad andare a ballare, vedo una bella brunetta sola in pista… - Ricevuto. Vado!-

“ Mitico! E ora che faccio, in attesa di quelle ritardatarie croniche?” pensò Faith, ma non dovette annoiarsi per molto, perchè poco dopo una voce da strafatta di alcool chiese- Indovina chi sono?- coprendo gli occhi di Faith con due mani gelide

- Bridget?

- Si, ma… Prova ancora

- Sei tu Bridget, inconfondibile!

- Uff! Hai indovinato…

- Non è che ci volesse molto, sei l’unica che fa certi giochini dementi!

Bridget disse triste- Saprai anche riconoscermi, F, ma non sai nulla del ferimento dei sentimenti altrui!-le tolse le mani dagli occhi e Faith si girò a guardarla

- Ma.. Come ti sei conciata?- In effetti il vestito sarebbe stato accettabile… Se non avesse avuto una vaporosa gonna a tutù e le spalline di peliccetta rossa con paillettes tono su tono… Faceva sembrare Bridge un mostruoso ibrido tra una ballerina classica fatta di acido e una lap dancer!

-Ti piace?- esclamò Bridget facendo una piroetta - Me l’ha regalato l’Amore mio per Natale! L’Amore suo la seguiva, esibendo il suo più orrendo sorriso da porco mentecatto e il suo più orrendo giubbotto di pelle ( della serie “non vintage, proprio d’antiquariato!!!”), con stivali alla texana, occhiali da sole, e maglietta con su scritto “ Satan Rules”. Faith lo salutò il più in fretta possibile, per poi distogliere lo sguardo da cotanta fetenzia, e salutare Liz e Ash, vestite normali, grazie a Dio

Elizabeth non tardò ad esprimere la propria opinione sulla sede del party - Una casa davvero magnificente, devo dire. A proposito, dov’è il bagno?

- Non lo so, sono qui da 10 minuti, non mi è ancora servito- rispose Faith, per poi aggiungere ironica - Fammi indovinare: devi rifarti il trucco?

- Si, guarda in che condizioni è!

- Ma se stai benissimo! - Si, ma… Sto morendo di caldo! Ci andiamo a sedere da qualche parte?

- Ma se siamo stati fino ad ora seduti in macchina!!!- disse Ashley, la sportiva - Non vuoi sgranchirti un po’ le gambe?

- Voglio sedermi- replicò Elizabeth incrociando le braccia con fare da bimba capricciosa

- Dai, vengo con te- disse Faith, e andarono a sedersi.

I minuti passavano, e Faith si sentiva sempre peggio: i guanti di pizzo al gomito e le calze le facevano prurito, aveva caldo, e non riusciva più a fingere di trovare divertenti le porcate che sparava il ragazzo di Bridget, aveva la gola secca e arsa dalla sete.. Non poteva arrivare a mezzanotte così, non ce la faceva più! Fanculo lo stomaco vuoto, doveva bere, e subito! Si alzò e si diresse al bar, si accasciò su uno sgabello ed esalò - Un Jack&Coke, con molto ghiaccio, please!

Il barista, un giovane alto, con capelli castani lunghi al mento, un accenno di barba, maglietta degli Scorpions, e un’aria stranamente familiare si girò, fece una smorfia perfida e rispose - Documenti, prego

- COSA?- esclamò Faith, allibita - Sei impazzito?

- Direi di no, e tu?

- Ti faccio impazzire io se non mi dai il mio whiskey!

- No martini, no party, e… No documenti, no whiskey!!!

- E' inaudito!- protestò Faith, incazzata come una iena- Questa è una festa privata, sono senza documenti, voglio un whiskey… Sono maggiorenne, cazzo!!

-E chi me lo garantisce?- rispose lo sconosciuto- La tua madrina che per caso è una vecchia coi capelli azzurri che nel tempo libero si diletta a fare magie invece di giocare a bridge?

- Ti garantisco che sono maggiorenne, ho compiuto 18anni due settimane fa!

- Però!- esclamò il barista, fingendosi impressionato- Maggiorenne da due settimane e già ti dai al whiskey? Bambina cattiva!

- Tu e le tue battutine… DAMMI QUEL FOTTUTISSIMO WHISKEY!- urlò sbattendo il pugno sul bancone, incazzata nera

- Oh, Faith- disse Ben con voce soddisfatta, posandole una mano sulla spalla- Vedo che hai conosciuto mio fratello

“E di chi altri poteva essere parente qualcuno cosi irritante?” pensò Faith; fece il suo sorriso più falso e disse- Devo farti i complimenti…

- Brian

- Brian, sei più irritante di tuo fratello, cosa che, fino a qualche minuto fa, credevo impossibile!

- Non che ci voglia molto…

- Cosa?

- Ti ho detto il mio nome quindi, a meno che non desideri che ti chiami gothic lolita dovresti dirmi il tuo

- Fa.. F, chiamami F, tuo fratello mi chiama così.

- Allora.. Sei quella del negozio di fumetti!- esclamò tra le risate- Fratello, avresti potutoi dirmelo che era così spassosa! Aspetta, ti preparo il Jack&Coke!

- E i documenti?

- Era solo uno scherzo! Chi diavolo si porta i documenti ad un party? Ecco, tieni

- Grazie- pigolò Faith, sentendosi molto stupida, sorseggiò l’alcolico lentamente, assaporandone ogni goccia, linfa vitale, e, finalmente, trovò l'energia per divertirsi

- Ne vuoi un altro?- domandò Brian, agitando il bicchiere

-Vuoi farmi ubriacare?

- No, solo essere gentile

- Grazie- rispose Faith con un sorriso- Ma credo che mangerò qualcosa prima di provare un altro dei tuoi strepitosi cocktail!- scivolò giù dallo sgabello e andò dalle sue amiche.

Tutte tranne Liz erano andate a ballare; Faith si sedette e rimase a guardare per un po’ la gente in pista, chiacchierando del più e del meno, poi, quando ebbe di nuovo “sete”, tornò al bar, dove ordinò un Martini cocktail.

- Ma come?- disse Brian, stupefatto- Ti credevo abbonata al Jack&Coke!

- Non sono un tipo fedele, mi piace provare cose sempre diverse…

- Qualcosa che abbiamo in comune..- rispose Brian a voce bassa, protendendosi verso di lei

- S-Stiamo sempre parlando di c-cocktail, vero?- pigolò Faith, sentendosi andare in fiamme il viso

- Di cocktail, e niente altro- rispose Brian strizzandole l'occhio con fare malizioso - Tieni, io vado a fumarmi una sigaretta!

-Grazie- stavolta Faith buttò giù il cocktail tutto d’un fiato, godendosi quel sapore forte, ma al contempo rinfrescante.

Si girò a dare un’occhiata alla pista da ballo: Liz stava ancora seduta a mangiare noccioline, parlando di non si sa cosa col buzzurro, mentre Ashley e Bridget si dimenavano in pista. Anche Abby stava dimenandosi, mentre Ben la guardava cercando di tenere il ritmo…Poveretto, non doveva essere un gran ballerino, ma Abby sembrava divertirsi lo stesso.. Doveva piacerle davvero un sacco!

Quando Brian tornò dalla pausa fumo si fece preparare altri due Jack&Coke, mandando a fanculo una sua vecchia quanto sgradita conoscenza che aveva osato darle dell'alcolizzata, dopodiché tornò a sedersi vicino alla pista, voleva stordirsi con un po’ di sana musica scassa timpani. Abigail, avvalendosi del suo ascendente di migliore amica riuscì in un'impresa epica: coinvolgere Faith in una partita a colpi di karaoke, dalla quale la brunetta uscì vincitrice (non era un caso che ambisse a cantare in una band), ma distrutta, perchè il pubblico, che aveva gradito la sua performance, la obbligò a bissare, cosicché, quando finalmente potò risedersi accanto a Elizabeth, era sudata e stanca come se avesse corso la maratona, e, come se non bastasse, l'alcool le stava facendo venire sonno.

– Liz, perché non vai in pista a scatenarti?- domandò

- Potrei farti la stessa domanda

- Sai che odio ballare, e poi credo di essermi scatenata abbastanza prima

- Si, infatti- asserì Elizabeth con il consueto contegno sussiegoso - Hai dato bella mostra delle tue doti canore con quel karaoke... Anche io, se avessi partecipato, naturalmente avrei avuto altrettanto successo, ma, sai com'è, ho preferito non sforzare senza motivo la voce, è importante tenere a riposo le corde vocali

-Oh, beh, certo- rispose Faith- Una corista deve stare molto attenta alla voce, soprattutto se è paradisiaca come la tua.. Che ore sono?

- Le 11:30 p.m.

“Perfetto”, pensò Faith, “tra mezz'ora lascerò il 2007, e tra poco più di un’ora la festa”. Tirò un sospiro di sollievo… Sentiva la testa che le scoppiava, un po’ per i drink, ma soprattutto per la martellante musica house a massimo volume. Si alzò e andò al piano di sopra, dove aprì la prima porta che trovò, quella di una camera da letto. Senza neanche chiedersi se stesse facendo la cosa giusta, o di chi fosse la stanza, si precipitò sul letto, e lì rimase.

Nel frattempo sulla terrazza, Abigail ammirava il panorama- E’ fichissima la vista da qui!!

- Dici? Io preferisco quella che si vede dal balcone della mia camera!- rispose Ben

- Non ci provare!

- Quel che ho detto non aveva secondi fini, giuro!- si difese lui- Comunque non è per la vista che ti ho portata qui..

- Lo sapevo! E’ per fare una pausa. Ho notato che iniziavi a stancarti- disse Abigail

- Devi dirmi come fai!- esclamò Ben, ammirato- Cioè: non prendi droghe, non bevi, non fumi, come fai ad avere tutta questa energia?

- Non ti è venuto in mente che forse devo la mia energia proprio al fatto che non faccio le cose che hai appena elencato?

- Forse hai ragione… - Forse?.. Comunque non dovresti fumare, lo sai?

- Prometto di smettere… Da domani!- giurò Ben con la mano sul cuore

-A quanti “domani” sei arrivato finora?- chiese Abigail tra il preoccupato e il divertito

-Questo è il quinto- rispose Ben

- Non smetterai mai, allora- esalò Abigail, rassegnata

-No, perché?- replicò Ben- Guarda che quando mi metto in testa qualcosa ce la metto tutta per raggiungere l’obiettivo!

-Però! Che caparbietà nel rinunciare al fumo!- esclamò Abigail, tentata di tornare dentro, perchè si gelava

- E chi parlava del fumo?- replicò Ben, e, in quel preciso istante, partì il conto alla rovescia, che si concluse con un tenero bacio dei due neo-piccioncini sotto il romantico sfondo di una pioggia di fuochi d’artificio…BUON 2008!!!

Al piano superiore Faith salutava l’anno nuovo in modo molto meno eccitante: sola, semi stordita, stesa su di un letto non suo. Appena sentì il DJ iniziare il conto alla rovescia si disse che forse sarebbe dovuta tornare di sotto, ma baciare sconosciuti ubriachi urlando “Buon Anno!” non era decisamente il suo modo ideale di dare il benvenuto all’anno che iniziava, per cui restò stesa sul letto, finché la porta non si aprì, e il proprietario della stanza comparve nello spiraglio di luce che si era venuto a creare: Brian stava sul ciglio della porta, col suo classico sorriso sardonico stampato sulla faccia.

– Potrei chiederti che ci fai nella mia stanza..- disse, senza smettere di sorridere

- Non suona come una domanda- replicò Faith cercando di nascondere l’imbarazzo

- Non lo è, infatti- Faith balbettò qualcosa, che però Brian non udì, perchè coperto dalla sua voce- Dovrei incazzarmi con te e sbatterti fuori dalla mia stanza e dalla mia casa

- Ma ho la netta sensazione che non lo farai

- Non adesso. Sai avevo espresso il desiderio di iniziare l’anno con una ragazza in camera mia… Devo ammettere che non avrei mai pensato di trovarci te!

- Scusa, sai, ma non sono dell’umore

- Nemmeno io... Credo… Stiamo parlando di sesso, giusto?

- Si… Scusa la diffidenza ma mi sembri il tipo che è sempre dell’umore, se è con una che respira!

- Crudele!- gnaulò Brian, fingendosi offeso- Hai distrutto un ragazzo innocente con una sola frase!... Sembri tanto timida e dolce, invece, messa alle strette, sai cacciare le unghie.. Potrei davvero usarti!

- Te lo ripeto: non sono dell’umore!

- Mi sembrava che prima lo fossi!

- Prima quando? Stiamo parlando di sesso.. Giusto? - Veramente… Non più! Vedi, io e i miei amici abbiamo un gruppo, e ci servirebbe una vocalist

- Perché volete una ragazza? - La voce femminile è più versatile.. E poi le tet.. Le cantanti hanno più presa sul pubblico!!

- Non posso darti torto… Ma io che c’entro?

- Dio, per essere tra i 4 migliori studenti del liceo fai domande decisamente idiote, Faith!- Faith stava per chiedere come facesse a conoscere il suo nome, e che aveva una media tra le migliori 4 del liceo, ma qualcosa le disse che forse avrebbe fatto meglio a non interromperlo - Voglio usarti nella mia band, come vocalist!

- Mi vuoi prendere per il culo? Brian finse di riflettere prima di rispondere con un tono che trasudava sarcasmo - Uhm... No, non sono un amante del genere anal, ma grazie dell'offerta, molto gentile da parte..

- Fai meno il coglione e dammi una valida ragione per crederti e non prenderti a calci in ogni posto che riesco a raggiungere!- ringhiò Faith, facendo capire a Brian che aveva davanti a sé una ragazza con le palle

- Siamo in quattro, tutti maschi... Esclusa te, ovviamente, sempre che accetti... Solo, un favore: potremmo farti un provino? Non voglio che gli altri pensino che voglio scavalcarli! - Se davvero parli sul serio… A quando il provino?- chiese Faith, improvvisamente lucida e interessata

- Domenica. Ti farò sapere in seguito ora e luogo- rispose Brian con aria professionale

-Ok. Ora vado a cercare Abby, devo riportarla a casa prima che i suoi chiamino la polizia…

- L’ha già riaccompagnata mio fratello…Tu.. Chi ti viene a prendere?

- La metropolitana!

- A quest’ora? Non se ne parla!... Vorrà dire che ti ci porto io a casa! - No, davvero, non c’è bisogno che ti disturbi…

- Quale disturbo?... Non sarà mica che non mi credi in condizioni di guidare?- Faith arrossì; Brian aveva colto nel segno, ma non poteva dargli la soddisfazione di farglielo capire.

-Chi io?- rispose- Non potrei mai pensare una cosa del genere!

- Sarà meglio per te che sia vero, perché odio che si critichi il mio stile di guida; l’ultimo che l’ha fatto l’ho scaricato in aperta campagna e ha dovuto farsi 5miglia a piedi!-... Decisamente non era uno da contrariare!!!

- Sei davvero uno stronzo insensibile! Io in una macchina dove stai anche tu non ci salgo!- abbaiò Faith, e se ne andò sbattendo la porta a prendere la cara vecchia metropolitana… Per poi tornare strisciando da Brian a chiedergli asilo perchè non c'erano più corse. Naturalmente quell'animo nobile la ospitò per la notte, ma non le cedette il suo letto... Dormì con lei! Dopotutto, passare la prima notte dell'anno a letto con una ragazza, anche senza farci niente, era stato il suo desiderio!

 

Ok, avete fatto la conoscenza di Brian... Tenetelo d'occhio, perchè l'irriverente fratello di Ben ne combinerà delle belle! Alla prossima!


 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


 

Ecco il nuovo capitolo di “Union Faith”... La brunetta dovrà vedersela con Brian e... Stop agli spoilers, per sapere altro dovete leggere! (lo so, sono cattiva)

Grazie mille per le letture e un ringraziamento speciale alla mia potteramica Arianna, che ha recensito e messo questa storia tra le “seguite”! ^^

 

Capitolo3: College of Rock

 

Che Faith Irving fosse la classica brava ragazza acqua e sapone era una verità riconosciuta da tutti, meno che dalla stessa Faith, la quale, per citare il suo autore preferito, sapeva resistere a tutto , tranne che alle tentazioni, escluse quelle che le sarebbe costato troppa fatica appagare, o che sapeva l'avrebbero danneggiata fisicamente e/o mentalmente, e Faith, anche se non sembrava, teneva al proprio corpo, in particolare al cervello, era una delle poche parti di lei che non riteneva da buttare.

La sua indolenza, unita all'educazione liberale impartitale dai suoi genitori, convinti assertori della teoria, molto “europea”, secondo cui lasciare libero accesso ad alcool e sigarette avrebbe dissuaso i teenagers dall'abusarne, avevano fatto si che Faith arrivasse alla maggiore età senza essersi mai ubriacata in vita sua.... Almeno fino a quel 31 dicembre.

Tenendosi la testa tra le mani per timore che potesse sfuggirle, tanto le pulsava, Faith serrò le palpebre, già chiuse, piegò le labbra e storse il naso, decisa a ignorare nausea e minacciosi brontolii provenienti dal suo stomaco. Respirando a fondo per non doversi alzare a vomitare pensò: ” Che è tutta 'sta luce? Che ore sono? Ieri non ho nemmeno visto a che ora sono rientrata, doveva essere molto tardi, perché ho un…Yaaaaaaaaawn…Sonno… E... Sento la testa che mi.. Scoppia, e lo stomaco che... Sta un po' buono, cazzo, ti darò da mangiare dopo! Stupido stomaco, possibile che sappia pensare solo al cibo?”, poi, man mano che si riprendeva dal torpore che seguiva il sonno, si disse: ” Cavolo, ma come si fa a dormire così? Mamma mia che caldo, sono sudatissima… E che strana sensazione… Avrò mangiato pesante?”. Allarmata si toccò lo stomaco, e sentì qualcosa.. Qualcosa di morbido, liscio e caldo… Tastò l’oggetto non identificato: una superficie piatta da cui si protendevano cinque propaggini, di cui una con una strana cosa circolare fredda e scabra… Una mano! Faith si svegliò di colpo, ma non osò muoversi, si limitò a guardare la mano con occhi sbarrati. Quell’anello… Non ne era del tutto certa ma sentiva di averlo già visto…Un anellino di metallo con un teschio... Che pacchianata! Decisamente non da lei, né da nessuno di sua conoscenza, tranne, forse... Tutto a un tratto si ricordò dove aveva visto quell’anello: al dito di Brian Cartridge! Che ci faceva su una mano poggiata sul suo stomaco? Si guardò in giro, sconvolta: in che razza di posto si trovava? Perchè quella non poteva essere camera sua: da quando aveva una chitarra? Ma, soprattutto: da quando teneva appesi alle pareti poster di prosperose strafighe in topless? E che fine avevano fatto gli altri? Si mosse di colpo, chiuse gli occhi, sperando fosse tutto un sogno, ma quando li riaprì nulla era cambiato… La mano iniziò a muoversi, accarezzandole delicatamente la pancia, e, a quel punto, Faith non poté continuare a far finta di niente; lentamente si girò… E restò sconvolta: la mano, il polso al quale si articolava, il braccio al quale si articolava il polso, la spalla alla quale si articolava il braccio erano di… Brian!! Che diavolo ci faceva sdraiato accanto a lei, con un’espressione di assoluta e beata felicità sul volto? Cosa aveva fatto?!? La mano di Brian salì ad accarezzarle il viso, e la ragazza udì la sua voce, arrochita dal sonno, dirle:

- Dai, Faith, fai la brava, torna a dormire-

Impaurita, si guardò: aveva dormito con i vestiti addosso, il trucco era tutto sbavato e… E… Oh, merda... Perché era senza calze? Nella sua mente sentì la voce di Brian che diceva - Sai, avevo espresso il desiderio di iniziare l’anno con una ragazza in camera mia… .

Faith sbiancò, guardandosi le gambe nude, maledicendosi per non essersi depilata meglio, e le unghie dei piedi laccate di viola, allontanò Brian urlando, fuori di sé - LEVAMI LE TUE LURIDE ZAMPACCE DI DOSSO, MAIALE!- quindi cadde a terra, si rannicchiò in un angolino con il mento sulle ginocchia e si mise a piagnucolare - Ommioddio, l'ho persa! L'ho persa e non la riavrò mai più! Perché? Perché a me?–.

La poverina doveva veramente versare nella più profonda disperazione, perchè Faith Irving, a memoria d'uomo, non frignava MAI, anzi, si vantava di aver pianto solo cinque volte in vita sua, perché non tollerava di farsi vedere dagli altri quando era vulnerabile, perchè aveva una paura tremenda che qualcuno avrebbe potuto approfittare di un suo attimo di debolezza; piuttosto che farsi beccare in lacrime reprimeva i suoi sentimenti, manifestandoli in maniera più discreta, ad esempio, con un fine tremolio delle dita o della voce, o l'aumento della frequenza cardiaca. Chi non la conosceva bene la riteneva acida, insensibile e meno profonda di una pozzanghera, in realtà, semplicemente, era un tipo riservato che non amava mettere in piazza le proprie emozioni, la cui intensità la atterriva.

Mentre Faith sedeva immobile fissando il vuoto Brian, ormai rassegnato all'idea di dover dire addio al riposo, si alzò, sbuffando alla vista di Faith che si copriva gli occhi con le mani, lasciando, però, uno spiraglio per sbirciare, mormorò- Sono vestito, scema guardona- e si mise a rovistare tra le lenzuola e sul pavimento, suscitando la perplessità della ragazza, che gli chiese, preoccupata per la sua sanità mentale- Che diavolo stai facendo?

- Sto cercando quello che hai perso- rispose lui- Così magari la smetti di rompere, anche se sapere cosa cercare mi sarebbe di grande aiuto...

- Smettila di fare l'idiota, pezzo di cretino, sappiamo benissimo entrambi che quella cosa , una volta persa, è persa per sempre! Perché l'ho fatto? Perchè con TE, che mi hanno detto te la fai con qualunque cosa respiri e sia provvista di almeno due buchi?- esclamò Faith, la cui rabbia cresceva di secondo in secondo: quello stronzo non soltanto aveva approfittato della sua ubriachezza per portarsela a letto, adesso la prendeva anche in giro!

A quelle parole Brian si bloccò di colpo, guardò Faith strabuzzando gli occhi, dopodiché... Scoppiò a ridere, rotolandosi sul letto, infine, non pago, esalò tra le risate

- Tu... Oddio, sei ancora... Ahahah, che ridere! Oddio, morirò per le troppe risate!

- Ti lascio crepare in pace, allora! A mai più rivederci, bastardo!- esclamò Faith dopo avergli dato un pugno, infilò le calze e se ne andò, senza dare a Brian il tempo di spiegarsi, e, magari, se se la fosse sentita, di chiederle scusa.

Era appena tornata a casa Irving quando squillò il suo cellulare; quasi di scatto lo afferrò e rispose: - Pronto?- esaminandosi le occhiaie

- Questo proprio non dovevi farlo, F

- Ciao, Abby, felice anno nuovo anche a te- esalò l'interessata, preparandosi psicologicamente a un predicozzo epico, perchè, da che si erano conosciute, Abigail le aveva ripetuto ad nauseam quanto fosse importante “conservarsi” per una persona speciale, meglio ancora per il proprio marito, provocando ogni volta una lite tremenda tra lei e Faith, più “elastica”, ma non certo abbastanza da accettare di buon grado di aver perso la verginità con uno che giocava a fare il Casanova collezionando donne per hobby.

-Hai sentito che ti ho detto?

- Si- sbuffò Faith, in via di rassegnazione alla battaglia verbale - Ma non so di cosa stai parlando

- Lo sai benissimo, invece, stai facendo la finta tonta

- Sto facendo soltanto la tonta, te lo giuro- rispose Faith nel tentativo di ritardare il predicozzo dell'amica

- Come hai potuto? Brian c’è rimasto così male!! Scappare in quel modo.. Come una criminale!

- Difendi lui e non ME? Bell'amica sei, complimenti! Comunque, per tua informazione, non mi sembrava che ci fosse rimasto così male.. Anzi, quando me ne sono andata mi era sembrato piuttosto soddisfatto- replicò Faith, certa che, anche se di lei non gli importava un fico secco, quantomeno non aveva “sfigurato” con Brian- King of sex- Cartridge. Amava primeggiare, e non le andava a genio di essere una schiappa in qualcosa, che si trattasse di scuola, sport o... Attività fisica di altro genere.

- S- soddisfatto? Ma… Di che stai parlando?

- No, tu di che stai parlando!

- F, devi chiedere scusa a Brian- le ordinò Abigail

- Cosa? Stai fuori? Semmai dovrebbe scusarsi lui per quel che ha fatto, e per come mi ha trattata! Mi ha riso in faccia, lo stronzo!- protestò Faith, offesa, mordendosi la lingua per non lasciarsi sfuggire le “dolci paroline” che bramava profondamente di poter urlare a Brian, magari mentre lo pestava a sangue (noo, non era una persona violenta!)

- E tu, che lo hai offeso, insinuando che si fosse approfittato di te mentre eri ubriaca, picchiandolo, per di più?- ribattè Abigail in tono di rimprovero

Faith tirò un sospiro di sollievo: allora era di questo che parlava Abigail, non ci era andata a letto… E, forse, anche per quello il caro Brian c’era rimasto male… Ma l’importante è che non ci era andata a letto!

- Allora era di questo che parlavi- disse, quasi incredula

-Ovvio!- esclamò Abigail, per poi chiedere, preoccupata per la sanità mentale dell'amica - Di cos’altro avrei dovuto parlare?

- Oh, Abby, non sai quanto mi hai resa felice! Hai ragione, chiamo immediatamente Brian per chiedergli scusa e promettergli di non picchiarlo mai più!- esalò Faith, sul punto di piangere per la sesta volta in vita sua, stavolta di gioia

- Perfetto! Ah, ehm, F.. C’è qualcosa che dovresti sapere…- pigolò Abigail, ma non fece in tempo a completare la frase che Faith aveva già riattaccato, per saltare di gioia sul letto cantando “I am a Virgin” sulle note di “Like a Virgin”, stringendo al petto il suo morbido paperotto di peluche.

La felicità diede alla testa a Faith, che afferrò il cordless e chiamò Ben sul cellulare. Qualche squillo dopo una voce inespressiva rispose- Pronto?

- Ciao!- trillò vivacemente Faith, spaccando quasi un timpano a Ben- Scusa per il disturbo… Spero non stessi dormendo!- aggiunse, sentendo uno sbadiglio

- Dormire? Perché mai dovrei dormire la mattina di un giorno festivo?- rispose lui, cercando di far trasparire il sarcasmo nonostante la stanchezza

- Beh… Comunque… Felice anno nuovo!

- Mi hai chiamato soltanto per farmi gli auguri? Meriteresti di morire impalata, guarda!- ringhiò, inviperito.

- Sono le 11a.m., ghiro!- ribatté Faith, convinta che la reazione di Ben fosse dovuta all'irritabilità causata dall'interruzione del sonno

- E’ comunque presto!- obiettò il biondo

- Se lo dici tu… Potrei parlare con tuo fratello?- chiese Faith, tenendo le dita incrociate

“Abigail l’ha già chiamata.. Ottimo! Davvero utile quella ragazza... Anche se, forse, se fosse meno mattiniera sarebbe meglio” pensò Ben, sorridendo soddisfatto, quindi rispose

- Certo, te lo passo subito

- Grazie- mormorò Faith, tamburellando nervosamente le dita in attesa che il fratello di Ben si decidesse a prendere in mano il telefono.

Dopo un po’ di trambusto, udì l'irritante voce di Brian esclamare - Sapevo che avresti chiamato. Sbrigati a scusarti che devo uscire con un gran pezzo di...- e si incazzò a tal punto che pose fine alla chiamata, dopodiché, con l’animo traboccante di gioia vendicativa, andò a farsi una doccia.

Fece una ricca colazione con addosso l’accappatoio, si vestì, e, ristorata dal lauto pasto, aveva in programma di chiamare Bridget per fare un giro quando sua madre le portò il telefono dicendo- E' un tuo amico di scuola, vuole parlarti, dice che è urgente

- Che palle- esclamò Faith, scocciata, stropicciandosi stancamente le palpebre: a causa dei suoi buoni voti, e dell'incapacità a dire di no, veniva subissata di telefonate ed e-mail dei suoi compagni, sia quelli realmente in difficoltà, sia quelli troppo pigri per farsi i compiti da soli, che abusavano del suo buon cuore - A sentir loro è sempre urgente. Che pretendono, che gli dia i compiti persino il primo dell'anno?.. Vabè, dai, passamelo. Pronto?

- Sei una maleducata- asserì una voce familiare, e Faith, per la sorpresa, si lasciò cadere sulla sedia

-Anche tu! Ci si presenta prima di offendere il destinatario della chiamata!- replicò poi, determinata a non dargliela vinta, quindi mosse una mano per far capire alla madre che era tutto sotto controllo, l'ultima cosa che voleva era che l'implacabile Rose Irving, altrimenti detta “la Kapo inglese”, la sentisse litigare per telefono, magari usando anche un linguaggio che definire volgare è poco.

-Ok, riformulo la frase: sono Brian, e tu sei una maleducata!- concesse lui di malavoglia

- Così va meglio- sospirò lei, soddisfatta- E il “gran pezzo di” con cui dovevi uscire?

- Ho rimandato l'appuntamento, questo è più importante... E' una questione di principio, e io ai princìpi ci tengo- rispose lui con sussiego

- Fingerò di crederti per abbreviare la conversazione quanto più possibile- sibilò velenosa Faith, per poi domandare, colta da irrefrenabile curiosità- Perché sarei una maleducata?

- Hai la faccia tosta di chiedermelo?- ruggì Brian, talmente forte che Faith dovette allontanare il cordless dall'orecchio- Dopo che IO, spinto dal più puro e disinteressato altruismo- Faith emise un brontolio di dissenso- Ti ho dato asilo per la notte, concedendoti un onore per il quale qualsiasi altra appartenente al genere femminile venderebbe la madre, ossia dormire con me nel mio letto, mi hai picchiato- Faith sbuffò- Accusato di averti violentata da ubriaca- Faith sbuffò una seconda volta- E sbattuto in faccia il telefono!

Faith sbadigliò, annoiata, per poi sospirare sognante - Magari l’avessi fatto davvero...

- L’hai fatto davvero!- le fece notare Brian

- No, intendevo prendere veramente l’apparecchio telefonico e sbatterlo su quella tua faccia da stronzetto dei quartieri alti!- rispose in tono aggressivo

- Giusto, dimenticavo che vieni dal Bronx- ribatté Brian, per nulla intimidito

- Veramente sono di Chelsea… Oh!! Era una battuta! Cavolo, era talmente brutta che non me n'ero accorta! Tra parentesi, il Bronx è a New York, hai sbagliato continente- replicò Faith, per poi ridacchiare sarcastica, e domandare - Come fai ad avere il mio numero di casa?

- L'ho copiato dal cellulare di Ben, dopo che hai riattaccato- rispose Brian, Faith sbuffò, e chiese- E il mio numero di cellulare? Come lo avete ottenuto?

- Con mezzi del tutto legali, te lo assicuro- disse Brian- Vedi, appena te ne sei andata, stamani, preoccupato che potesse succederti qualcosa...

- Certo, come no- soffiò Faith, diffidente come sempre

- La tua sfiducia è commovente. Comunque ho informato Ben che eri andata via e gli ho chiesto come rintracciarti. Ebbene, tempo fa quella brava ragazza di Abigail gli aveva dato il tuo numero di cellulare invece del suo... A quanto pare non si fidava di mio fratello, il che mi fa ben sperare sia provvista di almeno un neurone funzionante... E il resto è storia nota..-

- Abby la pagherà- ringhiò Faith, infastidita dal fatto che due persone a lei sgradite avessero i suoi numeri. Perché la vita doveva fare così schifo?

Senza smettere di ardere di rabbia si affrettò a portare a termine la conversazione - Ok, veniamo al dunque; prima che la tua voce mi irritasse al punto da farmi dimenticare le buone maniere stavo per…

- Siii?- la esortò Brian

“Avanti, Faith, puoi farcela, hai le palle... In senso figurato, ma le hai!” ripeté per darsi coraggio: doveva dirlo, ora o mai più - Chiederti scusa per come mi sono comportata.. Tu cercavi solo di essere gentile, e io mi sono comportata da stronza… Scusa..

- Scuse accettate… In fondo litigare con te è stato quel che si dice “un inizio col botto”... Quelli di stanotte sono stati deludenti…

- Hai davvero guardato i fuochi d'artificio? Wow! E io che pensavo che l'unico motivo delle tue uscite in terrazza fosse fumare!- esclamò Faith osservandosi con occhio critico le unghie, chiedendosi se non fosse il caso di dare una passata di smalto

- Per quanto siano l'essenza del piacere perfetto, ossia deliziose e che lasciano insoddisfatti, c'è altro nella mia vita oltre alle sigarette- replicò Brian stizzito

“Però, il Casanova cita Wilde.... Forse, dopotutto, merita un briciolo di rispetto” pensò Faith, quindi asserì, da convinta non- fumatrice – Non ci fossero nemmeno quelle sarebbe meglio

- Immaginavo una risposta del genere. Sai, credevo nascondessi altro dietro quelle adorabili guanciotte paffute da criceto, ma mi sbagliavo: sei la classica brava figlia di papà, la prima della classe, che odia le discoteche, non fuma, non si droga, non beve… Ooops, questa mi sa che è sbagliata… O I cocktail ieri li ho serviti alla tua gemella cattiva?- domandò lui con un'evidente vena perfida nella voce

- Criceto ci sarai tu! E, per tua informazione, reggo egregiamente l’alcool- ribatté lei, che non tollerava di venire giudicata da uno della levatura morale di Brian Cartridge, che citasse Wilde o meno

-Sembrava il contrario- le fece notare lui

- Chiunque si sarebbe ubriacato se avesse bevuto quanto me a digiuno- obiettò Faith, ardente di pura ira funesta

- Parla per te, novellina, io si che reggo davvero bene l'alcool

- Ma fammi il piacere!- esclamò Faith, infastidita dall'atteggiamento da pallone gonfiato del suo interlocutore – E, se anche fosse, di questo passo morirai di cirrosi epatica!

- Come sei carina a preoccuparti per la mia salute!- replicò Brian- O era una minaccia di morte?- chiese poi, lievemente preoccupato: aveva il sentore che la cirro.. Cosa non fosse un bel modo di morire, e lui voleva abbandonare questa Terra in grande stile.

- Tutte e due le cose- rispose Faith, scocciata di quella guerriglia verbale- Ok, le scuse te le ho fatte, purtroppo ti rivedrò domenica, quindi... Ti saluto!- e, prima che Brian potesse replicare, terminò la telefonata.

Brian rimase col telefono in mano finchè Ben non lo colse alle spalle esclamando- Se ci sei batti un colpo!!

- Eh?

- Bentornato tra noi pensatore solitario… O dovrei dire fan del solitario?- lo stuzzicò Ben, che non perdeva occasione per vendicarsi delle prese in giro e dei tiri mancini che subiva ogniqualvolta suo fratello tornava a casa

- Le tue frecciatine non mi tangono fratellino, e sottolineo l’”ino”!!- replicò Brian indicando il cavallo dei pantaloni di Ben

- Ah ah, muoio dal ridere, davvero! Chi ti credi di essere, un pornodivo?- ribattè Ben, punto sul vivo: non avrebbe più accettato insulti alla sua virilità, non ora che aveva una ragazza, e che ragazza!

- No, solo uno messo meglio di te- rispose il fratello- Non che ci voglia molto... Ringrazia che la tua ragazza è di poche pretese, altrimenti…

- Altrimenti cosa, brutto…

- No! Tutto ma brutto no!- protestò Brian arricciando le labbra- A differenza del tuo il mio bel corpicino è patrimonio internazionale... Se capisci cosa intendo- aggiunse con fare complice, alludendo alle sue leggendarie “imprese”

- Vaffanculo!- latrò Ben, furibondo- Per punizione ti priverò di quello che per te è il piacere più grande dopo il sesso e il fumo..

- Dimentichi il terzo: il fumo dopo il sesso!- lo interruppe Brian, la cui ragione di vita sembrava essere far sentire inferiore, o infuriare , a seconda delle occasioni, il suo fratellino rompiscatole

- Fammi parlare!- protestò Ben- Per punizione ti priverò del piacere per te più grande dopo il sesso e il fumo…

- L’hai già detto!- cantilenò in tono canzonatorio Brian

- Fammi finire, porchissima miseria! Per punirti… Non ti chiederò cosa vi siete detti per telefono tu e Faith! Aha! Beccati questa!

- No, fratello no!!- implorò Brian- Questo è un colpo basso!!

- No - rispose Ben- Questo è un colpo basso!! - gli tirò un pugno al basso ventre e scappò via ridendo, lasciando Brian dolorante e bramoso di una rivincita.

Appena terminata la conversazione con Brian Faith chiamò Abigail, sentendosi in colpa per averle dedicato poca attenzione in precedenza.

- Pronto?

- Ciao, Abby, scusa per prima, ti ho interrotto mentre parlavi, mi dispiace…- si scusò la ragazza, sperando che l'amica non facesse domande imbarazzanti sulla sua conversazione con Brian- Lord Stronzo- Cartridge

- Ma no, figurati, capisco che volessi toglierti il pensiero.. Si, insomma... Chiedere scusa a Brian…- rispose Abigail, la quale, nonostante la bruciante curiosità, che scalpitava per venire appagata, non fece domande all'altra, che alla menzione del nome del maggiore dei fratelli Cartridge aveva emesso un gemito esasperato- Se proprio vuoi saperlo nemmeno a me piace molto, ma è il fratello di Benny, quindi…

- A proposito di Benny- sibilò Faith con voce inquisitoria- Ho notato che ieri alla festa eravate piuttosto… Intimi...

- Infatti era di questo che volevo parlarti: ci siamo baciati!... E messi insieme, naturalmente!- squittì Abigail, saltellando per casa sua come un personaggio dei suoi tanto amati videogames

- Ottimo!- trillò Faith, gaia, per poi mettere in chiaro- Cioè, non fraintendermi, non ho bevuto abbastanza da diventare una fan di Ben- Lord Presuntuoso- Cartridge ma ho notato che ti piace sul serio, perciò non posso che essere felice per te, amica mia!

- Adesso però è il tuo turno! Ah!- esclamò Abigail trionfante

- Per cosa?- domandò Faith, incerta su quale possibile risposta temere maggiormente

- Trovarti un ragazzo, ovvio! Sai , non so perché, ma, al contrario di te, credevo l’avresti trovato prima tu il ragazzo...

- Ulteriore conferma della superiorità del mio intuito sul tuo- commentò Faith, quindi precisò- Ah, mettiamo subito in chiaro una cosa: il fatto che sia felice per te non ti autorizza ad attaccare con la tiritera dell’Amore tuo e bacini e bacetti, sennò mi sa che mi do in pasto ai corvi… E non credo tu mi voglia sulla coscienza…

- Che sono questi ricatti morali, F?- chiese Abigail, fingendosi risentita

- Una tutela per la mia salute psichica- rispose Faith con sussiego- Che ne diresti di festeggiare l’inizio della tua splendida love story andando a fare spese pazze con la tua ancora più pazza amica?

- F, scusa davvero ma… Ho già detto a Ben che...

- Alt! Stop! Non aggiungere altro!! Mai e poi mai mi intrometterò nel vostro idillio!- “Stupido idillio del cazzo! Non sopporto le coppiette romantiche sempre appiccicate, mi danno la nausea!” - Sarà per un’altra volta! Ciao!

- Sei una vera amica!- pigolò Abigail- Ciao!

“Uffa!”, pensò Faith, “e ora chi mi trascino appresso?”; dopo qualche riflessione le venne subito in mente di coinvolgere.. Bridget! Prese il telefono e compose il numero.

- Pronto?- disse la voce di una che stava smaltendo i postumi di una sbronza colossale

- Ciao, Bridge!!- esclamò Faith vivacemente- Felice anno nuovo!

- Chi è?

- Sei veramente intrisa d'alcool fino al midollo, vecchia spugna: sono Faith!

- Ah… Ciao… Mi gira la testa…- biascicò Bridget, intontita

- Quanto hai bevuto, ubriacona?- chiese Faith in tono di rimprovero: erano quasi più le volte che aveva avuto a che fare con Bridget sbronza piuttosto che sobria, e non le andava giù che si riducesse in quello stato pietoso soltanto per seguire quel maledetto buzzurro nelle sue scorribande sregolate. Va bene i sentimenti, lo stare insieme, e tutto, ma anche in amore un minimo di ragione bisognava conservarla, cazzo!

- Bevuto? Tipo 8 cocktail leggeri, poi, però, l’amore mio ha tirato fuori delle pasticche…

- Anche le pasticche, adesso?- ululò Faith, stringendo i pugni- Ti avevo detto di limitarti alle canne!

- Lo so, ma erano così buone… Ti spediscono su un altro pianeta, giuro!

- Non ne dubito- esalò Faith, sperando che quello svalvolato del Buzzurro e le sue pasticchine non provocassero danni permanenti a Bridget - Sai almeno come si chiamano?- chiese poi, allo scopo di cercare su internet gli effetti della droga assunta dalla sua amica

- No.. Perché, ti interessa? Vuoi provarle anche tu?- domandò Bridget come se assumere pasticche di dubbia composizione e provenienza fosse la cosa più naturale e innocente di questo mondo

- Ti ha dato di volta il cervello? Io non mi faccio!- esclamò Faith, scandalizzata, quindi decise di cambiare argomento, tanto tentare di inculcare un briciolo di buon senso in Bridget era fruttuoso quanto allenare una tartaruga per la maratona - Lasciamo stare…Senti, che fai oggi?

- Mi vedo con l’Amore Mio per fare la maratona delle puntate più divertenti di “Pranked”- rispose Bridget, che, in verità, detestava cordialmente quel programma letteralmente da pazzi, ma avrebbe fatto qualunque cosa pur di trascorrere del tempo attaccata all'Amore suo.

Faith, sforzandosi di celare il suo disgusto, commentò- Affascinante... Beh, divertiti

- Perché me lo chiedi?

- No, niente… Sai se Ash ha qualche gara?

- No, esce col ragazzo… Ci forniamo l’alibi a vicenda- sussurrò Bridget in tono cospiratorio

- Capisco.. Vabè… Divertiti col buzz.. Ehm, l’Amore tuo… Ci sentiamo. Ciao!

“ Che palle”, pensò Faith, “e ora? Ho un assoluto bisogno di uscire… Ma mi scoccio di farlo da sola!”.. Non le restava che una possibilità: Elizabeth. Faith compose il numero e attese in linea… Qualche squillo... Molti squilli.. Faith si sentiva sempre più nervosa… Poi, finalmente.. - Pronto?

- Ciao, Liz, felice anno nuovo. Come va?- chiese Faith tenendo le dita incrociate

- Bene, grazie. Buon anno anche a te. Tu come stai?

- Bene, grazie. Allora, ti sei divertita ieri? Spero di si, non vorrei si spargesse la voce che faccio invitare i miei amici a feste schifose!- esclamò Faith con un risolino falso quanto la frivolezza della sua voce: odiava il pettegolezzo, e ancor più esserne oggetto, come detestava essere al centro dell'attenzione, se non quando cantava. Elizabeth, invece, era la Ian Thorpe del gossip, sguazzava tra dicerie e maldicenze con agilità: se il pettegolezzo fosse stato una disciplina olimpica avrebbe certamente vinto la medaglia d'oro, a pari merito con Claude Sheridan, la bionda ossigenata da Faith e Abigail tanto odiata.

- Abbastanza- rispose lei, altezzosa come sempre- Devo dire che, a parte qualche indegno faux pas, come l'assenza di stuzzichini degni di questo nome e la scandalosa sfacciataggine del barman sanno organizzare delle feste niente male quei…

- Cartridge, Ben e Brian- disse Faith- Per tua informazione Brian è quello che ti ha servito da bere..

- Oh, che individuo spregevole!- esclamò sprezzante Elizabeth, per poi aggiungere, con malcelato interesse- Sai se al momento è single? Non che mi interessi, eh, pura curiosità... Tanto per sapere se esiste un'anima abbastanza paziente da sopportarlo...

- Di Brian so soltanto quello che ho appreso dagli stralci di alcune interessanti conversazioni, vale a dire che è uno che vola di fiore in fiore, per, uhm, usare un eufemismo- rispose Faith arricciando il naso al pensiero di Brian - Ben, invece, ormai è fuori dal mercato... Sta con la nostra Abby

- COOSA? Davvero?- esclamò Elizabeth, senza neppure provare a mascherare lo stupore misto ad invidia che traspariva dalla sua voce

- Si, davvero- confermò con voce scocciata Faith

- Ma dai! Incredibile!- pigolò Elizabeth

- Perché?- replicò Faith, leale come pochi nei confronti di coloro che considerava meritevoli della sua amicizia- Abby è carina, simpatica, ha tutte le carte in regola per avere un ragazzo… E, per sua fortuna, pare aver trovato il Principe Azzurro!

- Non crederai a certe cazzate, F!- soffiò sprezzante Elizabeth

- Onestamente, Liz.. Vedendoli insieme sto iniziando a crederci- ammise Faith, sperando che l'altra non facesse la corva del malaugurio come sua abitudine

-Mah… Speriamo duri, non mi sembrano una coppia bene assortita, e Abby è un fiorellino così delicato, sarebbe terribile se dovesse rendersi conto che il suo Principe Azzurro è in realtà un rospo abilmente camuffato, non trovi?

“AAH, gli scongiuri, presto! Perchè proprio a me doveva capitare un'amica con la vocazione della menagrama?”- Durerà, durerà…- rispose Faith facendo i gesti scaramantici che le aveva insegnato la nonna paterna- La verità è che sei abituata a Bridge, per questo non concepisci due persone che, quando stanno insieme, non passano metà del tempo a farlo (o a farsi) e l’altra metà a pianificare dove farlo la prossima volta!

- Sarà… Mi hai chiamato per darmi l’annuncio, o…

- No, volevo chiederti, se non hai impegni...

- Siamo in vacanza, ovvio che non ho nulla da fare- la interruppe Elizabeth come se Faith avesse detto che due più due fa cinque

- Ottimo!- rispose Faith- Ti va di uscire un pò? Spero di trovare qualche negozio aperto, ho un desiderio assoluto di spendere i soldi di Natale... E ho pensato che, se ti va, potresti farmi da stylist!!!

- Hai scelto la migliore consulente d’immagine del pianeta! Ti farò riempire buste su buste di roba chic!

- Perfetto! Ci vediamo tra 45 minuti sotto casa tua... Sperando che la metropolitana non faccia scherzi- disse Faith, e, salutata Elizabeth, pensò, soddisfatta, “ E anche questa è fatta!!”: almeno non avrebbe passato la mattina a casa mentre le altre andavano in giro con i loro ragazzi/buzzurri a fare i piccioncini.

Stra felice e contenta infilò jeans, maglietta e stivali, prese il giubbotto e la borsa, mandò un bacio con fare da gran diva ai genitori e uscì. Arrivò con leggero anticipo, e ne approfittò per dare una prima occhiata ai negozi; adocchiò un paio di scarpe da urlo, nel senso che quando lesse il prezzo per poco non urlò, e una borsa altrettanto da urlo. Scorse con la coda dell'occhio Elizabeth che usciva dal portone e le andò incontro;

- Ciao- dissero le due all’unisono

- Allora? Si va?

- Sicuro!! Dai, voglio tornare col portafoglio leggero e una miriade di buste pesanti!!

- Con me al tuo fianco... Puoi contarci!!- le assicurò Elizabeth, e mantenne la promessa. Stanche ma decisamente soddisfatte degli acquisti si separarono e tornarono a casa, entrambe cariche come bestie da soma. Mentre aspettava la metro Faith si mise gli auricolari dell’I-Pod e canticchiò, fregandosene delle persone che la fissavano allibite, quasi certamente per la mole di buste piene zeppe che si portava appresso più che per il fatto che stesse cantando. Tornata a casa, a brava studentessa, aprì il libro di biologia, prese il quaderno, e di nascosto mandò un sms a Abigail: ”Grande shopping sfrenato con Liz stamattina. Ho comprato di tutto, ma proprio di tutto, giuro! Non vedo l’ora di farti ammirare i miei acquisti! Rispondi, cazzarola!”.

Abigail, però, non rispose, e Faith cominciò ad incazzarsi: percorrendo a grandi passi la sua stanza in lungo e in largo sbraitò:

- Capisco che ora anche lei ha un buzzurro a cui pensare, però ignorarmi così!! E che cazzo! Il giorno prima è tutta baci e abbracci, la mia inseparabile migliore amica forever and ever, e il giorno dopo un tipo odioso che mi chiama profana le ficca la lingua in bocca chiedendole di mettersi con lui e mi manda a fanculo!! E pensare che lo deve a me se sta con quel maledetto Lord Presuntuoso!- infine, col fegato grosso e verde quanto un cocomero per la bile si mise a fare i compiti e poi a guardare la tv. Se fosse stata meno pigra avrebbe scelto cosa mettersi per andare alla mostra dell'amico di Bridget, alias il provino per entrare nella band di Brian, ma, essendo una pigrona di prima categoria, preferì starsene mollemente adagiata sul divano a rimuginare sul “tradimento” di Abigail mentre guardava le repliche di vecchi programmi che nemmeno le piacevano.

Ci si potrebbe domandare perchè Faith aveva mentito ai suoi genitori, dato che era una così brava ragazza. La risposta è semplice: Mrs. Irving, madre rigida e severa, pretendeva che sua figlia mantenesse una media alta, entrasse in un'eccellente università e facesse carriera, per poi sposarsi e sfornare una nidiata di mocciosi carini e coccolosi da viziare, e non le importava se per riuscirci Faith avrebbe, in teoria, dovuto vivere per studiare, azzerando la sua vita sociale, per lei contava solamente che studiasse, tutto il resto era noia, per cui non avrebbe mai permesso a Faith di “perdere tempo con simili sciocchezze”, specialmente in un anno importante come quello del diploma.

Perciò Faith aveva mentito: non poteva rinunciare a un'occasione d'oro come quella che Brian le aveva offerto praticamente su un piatto di platino, altro che d'argento, e, poiché realizzare la sua ambizione non accademica comportava mentire a sua madre, lo aveva fatto senza rimpianti o inutili sensi di colpa; non provava particolare piacere nel mentire, quando voleva tenere nascosta qualche notizia spiacevole edulcorava la realtà oppure ometteva quello che non le piaceva, ma inventare frottole era estraneo alla sua natura... Tranne che in situazioni di emergenza, naturalmente, nelle quali faceva sfoggio di capacità mentitorie di tutto rispetto: Faith, a chi le chiedeva quale fosse il suo segreto, rispondeva che mentire era facile, bastava non lasciare a briglia sciolta la fantasia, indispensabile, a piccole dosi, per la menzogna perfetta, e sapersi calare nei panni di coloro ai quali si voleva mentire, perchè è nella natura dell'essere umano sentire solo quello che vuole.

Quella fatidica domenica Faith si svegliò sprizzante energia da ogni poro; fece vocalizzi e canticchiò per tutto il tempo mentre si lavava e vestiva: aveva deciso di mettersi la t-shirt dei Sex Pistols sopra a una maglia aderente, a collo alto, nera(era pur sempre gennaio), i jeans che aveva comprato con Elizabeth, e i carrarmati, ehm, anfibi, che sua madre non poteva vedere, e lei adorava immensamente. Prese cappotto e borsa e uscì, raggiunse la stazione, fece il biglietto e prese il treno. Giunta a destinazione non dovette neanche chiedere indicazioni, perchè sapeva già dov'era il college frequentato da Brian, dato che l'aveva visitato in gita scolastica alle elementari, e lavorava sodo dalle medie per riuscire a coronare il suo sogno di esservi ammessa.

Arrivò al garage, luogo dell'appuntamento, chiedendosi cosa ci facesse lì quella piccola folla; temendo fosse una qualche specie di raduno di fan di Brian stava per andarsene, quando un ragazzo che a occhio e croce sfiorava i 2 metri, dai lineamenti meno convenzionalmente perfetti di quelli di Brian, ma non per questo sgradevole alla vista, con capelli neri indomabili sparati da tutte le parti e un piercing al sopracciglio, le venne incontro e le chiese - Anche tu aspirante?

- D-Dipende... Sono qui per una parte in un film porno?- domandò Faith di rimando indicando le ragazze che circondavano Brian, ridendo come matte, lo sconosciuto sbuffò una risata e rispose, con uno strano sfavillio negli occhi- La presenza di Brian è fuorviante, eh? No, anche se dal loro abbigliamento sembrerebbe il contrario sono qui per le audizioni... Stiamo cercando una cantante. Sai cantare?

“Stupido idiota di un Cartridge, perchè non mi ha detto che era un provino in piena regola, e non una formalità solo per me? Mi sarei preparata meglio!... Non voglio pensar male, ma sembra quasi che desideri che fallisca” pensò Faith serrando le mascelle, irata, poi, però, per non apparire scortese, disse- Non puoi rivolgermi questa domanda, non potrei che risponderti di si- , sorridendo allo sconosciuto col piercing, che torreggiava su di lei guardandola con espressione bonaria

- Saggia considerazione. Lascia che siamo noi a giudicare, allora: sono sicuro che se hai una voce anche solo minimamente intonata risulterai essere la migliore- replicò quello strizzandole l'occhio, facendo imporporare il viso di Faith, timida di natura, al che, per infonderle un po' di coraggio, aggiunse- Resta pure qui fuori a rilassarti, ti chiamo quando è il tuo turno, ok?- e, detto questo, andò a confabulare con un altro ragazzo, più basso di lui di circa dieci centimetri, con capelli castano scuro raccolti in un'acconciatura rasta e il pizzetto legato in una treccina alla maniera di Jack Sparrow, e uno che colpì Faith per il suo aspetto singolare: non aveva un capello in testa, probabilmente perchè la radeva, portava gli occhiali da sole(a gennaio), e, invece che jeans e felpa, come gli altri, pantaloni, camicia e giacca neri. Rimase fuori per un po’, poi, vedendo che ciò le faceva solo aumentare l’ansia, decise di entrare nel garage, dove alcune delle ragazze stavano sedute su una panca a guardare i “provini”, approfittando dell'occasione per ammiccare in direzione di Brian, che, mandato loro un bacio, uscì fuori a fumare, e il tipo carino coi capelli neri e il piercing andò a sedersi... Accanto a Faith, che per poco non ebbe un infarto.

Senza notare il rossore sul volto della ragazza, le chiese - Scusa, potresti spostarti? Così mi siedo anche io

- Si, certo- disse lei spostandosi, lui le sorrise, procurandole una lieve tachicardia, e si sedette vicino a lei, che si scostò facendo bene attenzione a non sfiorarlo. Appellandosi a tutta la faccia tosta di cui disponeva (quasi zero) , Faith si voltò a guardare lo sconosciuto e gli domandò, cercando di suonare naturale - Allora… Che ne pensi?

- Impressionante- rispose lui inespressivo, assumendo un'espressione stupita e piegando la testa di lato per enfatizzare la sua affermazione

- Nel senso che ti ha positivamente colpito?- chiese Faith, timorosa di non farcela

- No, nel senso che fa impressione come ulula… Ehm... Canta... Canta! Cazzo, devo fare qualcosa per questa perfidia endogena- replicò lui fissando la lupa, ehm, aspirante cantante, Faith rise e lo sconosciuto sorrise in risposta. In quel momento Brian, finito di fumare, rientrò, andò dal ragazzo col piercing e, ignorando platealmente Faith, gli chiese

- Allora, come vanno? C’è qualcuna che non imita un coyote o dobbiamo far venire Beep-beep?

- Più che altro devo ancora trovarne una che non ti stupri spudoratamente con gli occhi invece di cantare- rispose lui - Senti, sei sicuro di aver scritto sui volantini che cerchiamo una vocalist, non una coniglietta per il prossimo numero di Playboy?- Faith rise, Brian e lo sconosciuto si girarono a guardarla, facendola arrossire

- Scusate- mormorò con un filo di voce, e se andò.

I provini proseguirono e le ragazze diminuirono, finchè non rimasero solo lei e la versione rossa di Claude, la quale, a giudicare dalla confidenza con cui lo abbracciò e baciò su entrambe le guance, doveva essere una vecchia conoscenza di Brian. Quando arrivò il suo turno, la ragazza che aveva appena finito la fece finire con la faccia sul pavimento, Faith, aiutata a rialzarsi dall'amico di Brian con il piercing, la maledisse mentalmente e fronteggiò la band, schierata come un plotone di esecuzione.

- Come ti chiami?- le chiese lo sconosciuto con i capelli rasta; Faith stava per rispondere ma Brian la precedette

- Si chiama Faith- disse inespressivo

- Cavolo, Guitar Hero, è per caso quella della festa?- gli sussurrò nell’orecchio un altro ragazzo, quello pelato

- Si- rispose Brian a bassa voce

- Non posso crederci!- disse lui facendo una faccia disgustata- Credevo avessi gusto in fatto di femmine! Insomma, non sarai mica stato con quel cesso colle tette enormi!!

- Guarda che ti sento, stronzo!- protestò Faith, incazzata- Pensavo voleste una cantante, ma se preferite una troia chiamo la mia amica Claude- prese il cellulare dalla borsa e li fissò con aria minacciosa, facendo arrossire quello con i rasta, che con Claude aveva avuto una storia; forse era stata solo una sua impressione, ma le sembrò che il ragazzo col piercing avesse sorriso.

- Bene- disse, vedendo che nessuno parlava- Premetto che non faccio stacchetti da ballerina di lap-dance, se li volete andate in un locale apposito e pagate

Il brunetto col piercing e il rasta ridacchiarono sommessamente, ma smisero all'istante alla vista dello sguardo glaciale rivolto loro da Brian.

- Quando vuoi- rispose laconico Brian, e Faith, senza accompagnamento, cominciò a cantare. Dopo un paio di minuti il brunetto col piercing si sedette alla batteria ed asserì - Secondo me funziona. Ragazzi, diamoci dentro!- per poi aggiungere, alla faccia disgustata del pelato - Non in quel senso, Jack! Muovi il culo e vai alla tastiera!!- restando, però, deluso dalla mancanza di entusiasmo dei suoi amici, cui disse- Siete veramente demotivanti-

Brian lasciò cantare Faith ancora un pò, dopodiché la interruppe- Ok, ok, non è male, ma manchi di… Presenza scenica, diciamo così

- A mio parere è perfetta- replicò il ragazzo col piercing, cui Brian scoccò un'occhiata assassina - Non fare il bambino, Brian, ha tutti requisiti che TU hai richiesto: avevi detto che la volevi brava e, possibilmente, con le.. Ehm... Avete capito, no?- aggiunse, violaceo in viso, mimando un seno prosperoso

- Io sarei ancora qui, eh- fece loro notare Faith, offesa: l'avevano forse presa per una bambola gonfiabile parlante?

Brian sbuffò, si voltò a guardarla negli occhi e disse- Ok, voglio essere sincero con te: non sei male, anzi, hai del potenziale, ma Glenn ha più esperienza...

- Oh, su questo non ho dubbi- replicò Faith con voce carica di allusioni nemmeno troppo velate

Brian, colto in fallo, sbuffò- In pratica, quello che sto cercando di dirti è che...

- Taglia corto, non abbiamo tutto il giorno- sbottò il pelato, che rispondeva al nome di Jack

- Segati la lingua Jack- O- Lantern, lo sappiamo che in questo momento vorresti ficcarla in bocca alla tua ragazza, ma questo è più importante- replicò il ragazzo col piercing

- E tu dona il tuo cazzo alla scienza, Padre Axel, tanto per quello che lo usi..- ribattè Jack malevolo

Axel fece una smorfia divertita, pensando: “Povero, ingenuo, Jack... Se solo sapessi quanto e con chi lo uso... Alla faccia di Padre Axel, mai soprannome fu più sbagliato!”

Faith, invece, pensò: “Axel... Nome particolare, ma bello... Come lui.. Così particolare, ma anche bello. Non che anche Brian non lo sia, ma è talmente odioso che la bellezza passa in secondo piano... Oh, merda, ho appena ammesso di trovare bello Brian! Dovrò autodistruggermi!”, per poi riprendersi e dire - Il pelato ha ragione, Brian, taglia corto!

- Hey, pelato lo dici a tuo padre!- protestò Jack

- Segati la lingua, Jack- O- Lantern- ribattè Brian, si schiarì la voce e concluse il discorso iniziato in precedenza- Come stavo dicendo, Faith, sei brava, però pecchi di... Come dire... Poca femminilità, ecco, e preferirei una vocalist un po' più... Esuberante, ecco

- Brian ha ragione- asserì Jack, soffocando sul nascere il tentativo di replica di Faith- Insomma, ok la bravura, ma... Come spiegartelo... Sei troppo aggressiva, e nel modo sbagliato... E poi non attireresti pubblico: avere le tette ma coprirle è lo stesso che non averle, e, a quel punto, tanto vale che ci prendiamo un maschio, così da rispettare la formazione originale!

In quel momento Faith desiderò avere un'armatura, così da potersi usare come corpo contundente e far venire una bella commozione cerebrale a Brian e Jack, e magari anche a quell'altro coi capelli rasta, che gli altri tre appellavano con il ridicolo nomignolo di Brand Sparrow, probabilmente per via del pizzetto tenuto in una treccina e della bandana, reo di aver ridacchiato. Furente, sbuffò tanto forte che avrebbe potuto emettere fuoco dalle narici, ridusse lo spazio tra le palpebre a una fessura, sbraitò, tremante di rabbia- Bene. Benissimo. Tenetevi la sua puttana rossa, ve la meritate! Però, quando questo coglione qui- indicò Brian - La butterà fuori dalla band perchè si sarà scocciato di lei, e succederà, statene certi, non osate venire da me, nemmeno strisciando, perchè vi manderei a fanculo! Anzi, vi ci mando già ora: ANDATE TUTTI A FANCULO!- e marciò fuori dal garage, sotto gli sguardi attoniti degli amici di Brian, i quali non alzarono un dito per fermarla perchè conoscevano il loro pollo, ehm, amico, e sapevano che quando prendeva una decisione era irremovibile, cascasse il mondo.

Il primo a riprendersi dallo shock fu Jack, che sospirò- Quella non sa perdere. Beh, se abbiamo finito andrei, ho promesso ad Allison che avremmo cenato fuori, se tardo mi ammazza- e se ne andò, seguito, poco dopo, da Brand Sparrow, che tornò al suo dormitorio fischiettando. Rimasero Axel e Brian, il quale, mantenendo risolutamente gli occhi fissi sul pavimento, chiese - Secondo te ho fatto una cazzata?

- Da che ti conosco non fai altro- rispose Axel, e, considerato che i due si conoscevano dai tempi dell'asilo, l'affermazione non suonava come un complimento.

Brian sbuffò e replicò- Che c'è di male nel voler unire utile e dilettevole? Glenn non sarà brava come la liceale maggiorata...

- Non si chiama Faith?- domandò Axel, che aveva notato quanto Faith irritasse l'amico, e desiderava provocarlo un po'

- Liceale maggiorata rende meglio l'idea- rispose Brian con sussiego, dando a intendere che la questione era chiusa; Axel, però, non parve concordare, perchè, represse le risatine, ribattè - Perchè va al liceo ed è... Insomma, ha... Cioè, sono due... Sono naturali? Non che mi... Le preferisco più piccole, però... Wow!

- Ok, amico, rilassati, respira, altrimenti morirai soffocato con la faccia tutta rossa, e non è bello- asserì Brian, divertito dall'imbarazzo di Axel, quindi aggiunse- Comunque, dall'alto della mia esperienza, posso assicurarti, anche senza averle viste nude, che le tette di Faith sono al 100% naturali. Ci metterei la mano sul fuoco, e sono uno che che se ne intende

Axel, divenuto bordeaux a quelle parole, non ebbe modo di replicare perchè ricevette un sms, che recitava: “Ciao, tesorino, le coinquiline vanno al gruppo di studio e il mio fidanzato mi ha detto che stasera giocherà a biliardo al pub con gli amici, quindi resterò a casa tutta sola... Ti andrebbe di rimboccarmi le coperte? Baci”. Axel rispose in tutta fretta che si assumeva volentieri il piacevole compito di “rimbocca- coperte”, e le sue risatine attirarono l'attenzione di Brian, che tentò, senza successo, di leggere l'sms, che Axel tenne accuratamente fuori dalla portata degli occhi del suo amico ficcanaso; alla fine Brian si arrese, e domandò, in tono derisorio- Un altro messaggio da “miss nessuno”, Ax?- ridacchiò della propria battuta e aggiunse- Non ti chiamo più Padre Axel, già prima lo trovavo un soprannome blasfemo e di cattivo gusto, adesso è pure inappropriato, dato che hai imboccato anche tu la via della perdizione- attribuendosi mentalmente il merito di tale cambio di rotta

- Già- rispose lui con noncuranza, giocherellando con il cellulare

- Per il momento ti concedo, in virtù della mia proverbiale magnanimità- Axel sollevò un sopracciglio, scettico - Di mantenere il riserbo, ma prima o poi pretenderò di conoscere questa fantomatica “nessuno”.... Spero per te non sia troppo bona, o potrei cadere in tentazione..- dichiarò Brian con una strizzata d'occhio amichevole

- Per me è stupenda, però dubito ti indurrebbe in tentazione, non è il tuo tipo- gli assicurò Axel con un sorriso enigmatico, che spiazzò Brian, lasciandolo senza parole(evento più unico che raro), infine Axel, che riusciva quasi a sentire il lavorio del cervello dell'amico, impegnato a immaginare che razza di femmina potesse non indurlo in tentazione, rispose alla domanda iniziale di Brian- Ah, comunque, per rispondere alla tua domanda: hai fatto una cazzata-

- Poco male- asserì Brian scrollando le spalle- E' una cazzata cui si rimedia facilmente: ovemai Glenn non dovesse dimostrarsi all'altezza tornerai da Faith strisciando a implorarla di cantare con noi... So che ti stai chiedendo perchè non io... La risposta è semplice: perchè mi odia e perchè ho una reputazione da stronzo che non deve chiedere mai da mantenere, mentre tu sei il buono, non potrà resistere al tuo fascino da bravo ragazzo che gioca a fare il cattivo- indicò il piercing di Axel, che, istintivamente, lo toccò - Vedrai che, dopo aver fatto la preziosa, cederà, si vede lontano un miglio che ha un debole per te!

Axel non replicò, si limitò a sorridere, tra il rassegnato e il compiaciuto, pensando: “Povero Brian... Credi di essere tu lo stronzo, di noi due: non sai quanto ti sbagli”.

Le doti divinatorie di Faith le sarebbero valse un Eccezionale con la Cooman se avesse frequentato Hogwarts: dieci giorni dopo i “provini” Brian, stufatosi di Glenn, la lasciò, tra l'altro a mensa, alla presenza di un gremito assembramento di curiosi, e la cacciò dalla band, che, quindi, si ritrovò nuovamente senza vocalist. Brian, naturalmente, non perse tempo, e, lungi dall'essere anche soltanto minimamente triste per la fine della sua liaison- lampo, ordinò ad Axel di strisciare da Faith a supplicarla di entrare a far parte del gruppo, ma non aveva calcolato la possibilità che Axel non si mostrasse collaborativo, come infatti accadde: si rifiutò categoricamente di, citando sue testuali parole, “gettare nel cesso la sua dignità per parare il culo a un deficiente che li aveva messi nella merda per un suo capriccio”, e, alla domanda di Brian su come avrebbe fatto senza il suo aiuto, rispose - Hai due gambe, no? Usale per strisciare TU da Faith!-

Povero Brian: avrebbe dovuto “gettare nel cesso la sua dignità” per quella liceale maggiorata.... Perchè la sua vita doveva fare così schifo?

 

Axel, Jack- O- Lantern e Brand Sparrow sono entrati in scena, Brian ha dimostrato di meritare pienamente il titolo di Lord Stronzo, e la povera Faith è stata mortalmente ferita nell'orgoglio. A proposito di orgoglio, Brian metterà da parte il suo per strisciare da Faith? E ancora, chi è questa misteriosa miss nessuno che si fa “rimboccare le coperte” da Axel? Lo scoprirete nei prossimi capitoli, in arrivo dopo Pasqua. Au revoir!


 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Bentornati all'appuntamento con Faith&Co dopo la pausa pasquale... Spero che la vostra Pasqua sia stata più cioccolatosa e meno studiosa della mia (maledettissimi esami -.-).
Come sempre grazie a chi ha letto e recensito (alias Arianna XD... By the way, thanks, sis).
Questo capitolo, come tutti, del resto, è dedicato a lei, la mia "ota.. Qualche cosa" preferita (per dirlo alla Brian) XD
 
Capitolo 4: Born to sing... With the Aluminia
Dato che aveva passato ore a rigirarsi nel letto senza riuscire ad addromentarsi Faith non si stupì di quanto fossero profonde le sue occhiaie: aveva avuto una nottataccia, costellata di incubi aventi per protagonisti Brian, Ben, Abigail, e, ciliegina sulla torta, sua madre, che le ripeteva quanto fosse delusa da lei, che la riteneva un fallimento, incapace com'era di farsi accettare in una stupida banda di scalmanati e di tenersi stretta la sua migliore amica, che le aveva preferito un damerino che la chiamava profana.
Cercando di lavare via i brutti pensieri insieme al sudore si lavò con energia, indossò la divisa con gli stivali neri alti, belli, ma terribilmente scomodi, presa da un raptus autolesionista, afferrò la borsa che aveva preparato la sera prima e scappò a scuola.
Intanto, a molti chilometri di distanza, Brian Cartridge stava lottando contro se stesso per trovare la forza di alzarsi dal letto: quello era il giorno X, il giorno in cui sarebbe dovuto andare dalla liceale maggiorata per supplicarla di passare sopra la sua incapacità di pensare con altro che non fosse il "cervello inferiore" affinchè la band potesse contare sulla sua ugola d'oro. Vedendo che non si alzava Axel pensò bene di irrompere nella stanza e spalancare le tende, abbagliando il povero Brian, che si rintanò sotto le coperte, ma non per molto, perchè Axel si avvicinò al letto e le sollevò di botto, sorridendo sadicamente divertito ai mormorii irati di un infreddolito Brian, che, sbuffando, andò a fare colazione; ingollato il latte con i cereali ( con un salutista come Axel per coinquilino uova e bacon erano fuori discussione), corse a lavarsi e vestirsi, azione questa che richiese parecchi minuti, perchè il giovane Cartridge era vanitoso a livelli patologici, e non avrebbe messo il naso fuori casa senza essere sicuro al 1000% di corrispondere ai suoi canoni estetici. Completata la vestitizione Brian tornò in cucina, dove trovò Brand Sparrow, al secolo Brandon, e Jack- O- Lantern intenti ad ingozzarsi di biscotti mentre Axel sbocconcellava una mela leggendo il giornale, lanciando di tanto in tanto un'occhiata di disapprovazione agli altri due, i quali, non appena si accorsero della presenza di Brian, esclamarono, a bocca piena- Buongiorno, Guitar Hero! Pronto per la grande impresa? E' oggi pomeriggio, no?
- Fottetevi- rispose Brian, per poi sedersi vicino ad Axel, e aggiungere- Comunque si, è oggi pomeriggio
- I ragazzi hanno ragione, Brian, non sarà facile persuadere Faith a mettere da parte il risentimento nei tuoi confronti per cantare con noi. Hai preso le ginocchiere?- domandò Axel sorridendo da dietro il giornale, quindi aggiunse, alla vista dell'espressione perplessa di Brian- Non vorrai strisciare da lei con le ginocchia scoperte! In qualità di futuro medico mi sento deontologicamente in dovere di preservarti
- Parla come mangi, Ax! E non osare mai più riferirti a me come se parlassi di un panda. Non sono un esemplare in via d'estinzione, non vado preservato, e, soprattutto, non striscio, non mi inginocchio, non supplico,  non imploro,  non prego. Sono Brian Cartridge, l'uomo che non deve chiedere mai, è chiaro?- ribattè Brian, offeso- E' già tanto se mi sono preso la briga di spendere un pò del mio tempo prezioso per andare da quella liceale maggiorata a concederle una seconda occasione. Non mi comporterò da donnicciola isterica, le chiederò civilmente se vuole essere ragionevole ed entrare nella band, e, se dovesse rifiutare, non strepiterò come un moccioso che non ha avuto il giocattolo che voleva, la lascerò al suo destino, punto
- Bravo, questo è comportarsi da vero uomo- asserì Jack- O- Lantern
- Siete dei cretini. Tutti e due. Un vero uomo capisce sempre quando è il momento di fare un passo indietro... Qualche chilometro, nel tuo caso- obiettò Brandon, indicando Brian con un cenno del capo - Non capisco perchè Faith ti sta antipatica, nè mi interessa, a patto che non ti impedisca di usare il cervello superiore, o, più esattamente, quel che ne è rimasto, e fare ciò che è meglio per la band, perchè altrimenti sappi che te la farò pagare-
Era il più lungo e serio discorso che avessero mai sentito pronunciare da Brandon, perciò gli altri tre lo fissarono a bocca aperta, sconcertati; Brandon, però, non fece una piega, si pulì la bocca con il tovagliolo, si alzò, disse- Bene. Grazie della colazione. Vado, i corsi mi aspettano... Come aspettano anche voi, lavativi! In bocca al lupo, Guitar Hero- e, afferrato un ultimo biscotto, se ne andò, lasciando i suoi amici ancora più allibiti.
Quando Faith arrivò davanti al cancello vide che le sue amiche erano già tutte lì, ma, prima di andare da loro, marciò con passo deciso verso Claude, che si era regalata una settimana di vacanza aggiuntiva per riprendersi dai bagordi delle vacanze di Natale vere e proprie, e la salutò con due baci sulla guancia che sapevano di vittoria seguiti da un trionfante    - Claude! Ciao! Come sono andate le vacanze? Non sai quanto mi è dispiaciuto non vederti alla festa di capodanno di Ben e Brian, è stato assolutamente strepitoso, peccato TU non sia stata invitata! .
Gongolante si diresse verso l’angolino dove le sue amiche stavano parlottando, le salutò e chiese loro come era andato il week-end, pregando che le risposte non comprendessero melense attività di coppia... Preghiera non esaudita!
- Bene, sono stata dall’Amore mio, abbiamo cucinato messicano!-disse Bridget  con la sua solita aria sognante
- Anche io sono stata con il mio ragazzo, siamo andati al lago!- disse Ashley
- Ben mi ha portata al Madame Tussaud!- esclamò Abigail con gli occhi a cuoricino, battendo le mani per la felicità
- Bello. Siete andati nel padiglione dell’orrore?- chiese Faith fingendo interesse
- No, però abbiamo visitato abbracciati la nuova sezione “Amanti Famosi”!- rispose Abigail sospirando, senza notare, per fortuna, Faith che fingeva di vomitare alle sue spalle
- Affascinante… Per caso vi proibivano di tenere il cellulare acceso?- ringhiò Faith in tono aggressivo
- No, perché?
- Perché una certa persona si è data alla macchia, e ogni volta che ho provato a chiamarla aveva il cellulare spento!
- Scusa, F, ma… Sai com’è…- pigolò Abigail, sentendosi inspiegabilmente a disagio
- No, non lo so!- sbraitò Faith, fuori di sè, e stava per aggiungere qualcosa quando suonò la campanella. Entrò quasi di corsa, evitando come la peste per tutta la mattina quella che avrebbe dovuto essere la sua migliore amica.
Era talmente arrabbiata che quando arrivò l’intervallo mattutino si precipitò in bagno senza parlare con nessuno, si chiuse in un cubicolo e lì rimase finchè non sentì bussare.
"Probabilmente è qualcuno che deve andare in bagno. Beh, aspetterà, i tormenti di una adolescente incazzata hanno la precedenza" pensò, ignorando bellamente i colpi alla porta, che si facevano sempre più forti e insistenti, e continuò a giocare col cellulare. All'improvviso sentì la voce di Abigail - Apri, F, so che sei lì dentro-
- No, non ci sono- rispose Faith senza riflettere
- Divertente!- ribattè l'altra- Esci immediatamente di lì, così parliamo da persone civili!
- Lascia un messaggio sulla mia segreteria, ti richiamerò appena possibile, cioè… Mai- replicò Faith, affatto intenzionata a lasciare il suo cubicolo di pace e tranquillità
- Esci di lì e affrontami!- abbaiò Abigail, spazientita
- Non parlare come un wrestler, ti prego- replicò stancamente Faith
- Allora esci, o butterò giù la porta!- la minacciò Abigail, sortendo almeno un effetto positivo: l'amica scoppiò a ridere senza ritegno, quindi esclamò - Questa sì che è bella! E va bene, esco, ma soltanto perché mi scoccerebbe accompagnarti all’ospedale a farti riparare una spalla!
- Le mie spalle sono a posto- obiettò Abigail
- Non lo sarebbero se ti fossi cimentata davvero a sfondare la porta del bagno! Senza offesa, ma con quelle spallucce dove ti avvii?- le fece notare Faith con il consueto tatto
- Adesso si che ti riconosco, F- esalò Abigail, sollevata, perchè se Faith aveva riacquistato il suo humor voleva dire soltanto una cosa: la stava perdonando. Curiosa di apprendere la ragione alla base dell'astio dell'amica nei suoi confronti le chiese- Posso capire cosa ti ho fatto?
- Niente, è questo il problema!- abbaiò Faith, sfogandosi- Capisco che ora hai Ben, ma non puoi mollarmi come una scarpa vecchia, credevo che lui fosse un'aggiunta alla tua vita, non che ti avrebbe sottratta alla mia!
- Non l’ha fatto, infatti!
- Ne sei convinta? Ti dimostro quanto ti sbagli: passi Capodanno, ma nei giorni successivi volevo uscire, e tu non c’eri... Ovviamente l’idea di avvisarmi che uscivi con Ben non ti ha nemmeno sfiorata, come del resto l'idea di combinarmi qualcosa con un suo amico e uscire tutti insieme... Volevo sfogarmi perchè avevo litigato con i miei, e tu indovina dov'eri? Con Ben. Volevo chiederti qualche consiglio su come prepararmi al “provino” per entrare nella band di Brian…
- Si, Ben me l’aveva accennato..
- E tu indovina dov'eri? Con Ben, e non ti sei nemmeno sprecata a mandarmi un sms per augurarmi buona fortuna. Per tua informazione Brian ha preso la versione rossa di Claude al posto mio soltanto perchè gliela desse;  non hai idea di quanto ci sia stata male, avevo bisogno di sfogarmi con qualcuno, e tu, indovina un po’ dov'eri?… Sempre con Ben! Ti basta o devo continuare?
- Mi dispiace, F, credevo ce l'avresti fatta, mi sarebbe piaciuto sentirti cantare… Hai ragione, non sono stata granchè presente in questi ultimi giorni, però rinfacciarmelo come fosse un crimine... Lasciatelo dire, è da vera egoista!!- confessò Abigail
- Egoista?- ruggì Faith, scoprendo istintivamente i canini
- Si!! Tu sei la mia migliore amica, dovresti appoggiarmi e incoraggiarmi… Ben mi piace, e sono felice che stiamo insieme, non puoi rinfacciarmi di trascurarti! Se davvero mi volessi bene come a una sorella capiresti che ho bisogno di passare tutto il tempo libero che ho a disposizione col mio ragazzo! Noi ci vediamo a scuola, lui posso vederlo solo il pomeriggio, sempre che non abbiamo altri impegni… Proprio non riesci a capirlo?- pigolò Abigail rivolgendo all'amica uno sguardo da cucciolo tanto cuccioloso da arrivare dritto al centro tenero del cuore di Faith, che non potè non sentirsi una merda, ed esalare - No, io.. Lo capisco… Ti devo delle scuse…
- Scuse accettate, se accetterai le mie, non sarei dovuta sparire in quel modo, ma, credimi, quando stai con la persona che ami...
- Ami? State insieme da neanche 2 settimane e già parli d’amore? Altro che cotta, sei fritta!- esclamò Faith, turbata dall'espressione entusiasta dell'amica
Abigail si schiarì la voce e, titubante, chiese- Non per rovinare l’idillio di questo momento di riappacificazione ma… Da quanto è finito l’intervallo?
Faith diede un'occhiata distratta all'orologio, convinta che mancassero secoli alla ripresa delle lezioni, invece, con suo sommo rammarico, scoprì che erano già cominciate; con gli occhi che minacciavano di uscire dalle orbite esclamò - Merda, dovremmo essere in classe!! Presto!- le due corsero fino all’aula della Salib, che le accolse con una predica storica.
Un po’ meno depressa Faith decise che, al termine delle lezioni sarebbe andata al parco, sfidando il freddo di gennaio: non era freddolosa, anzi, tollerava ottimamente anche temperature sotto lo zero, a patto che ci fosse il sole. Intenta a meditare sull'insensatezza o meno del suo piano non si accorse che qualcuno le aveva sbarrato la strada finchè non andò a sbattere contro la braciola, ehm, il braccio di  Elizabeth, che sorrise sorniona e le domandò – Ciao, Faith, dove stai andando?
- A cambiarmi, c'è Educazione Motoria adesso, non posso certo fare gli esercizi in gonna- rispose Faith, sperando che l'interrogatorio finisse sul nascere
- Si, giusto… Come mai sei arrivata tardi a Storia?
- Avevo questioni urgenti da sbrigare…- rispose Faith, preferendo rimanere sul vago, non voleva certo che tutta la scuola sapesse i cazzi suoi
- Così urgenti da non poterle rimandare a dopo le lezioni?
- Nella vita non c’è solo lo studio, Liz- replicò con sussiego Faith
- A chi lo dici!- convenne Elizabeth, annuendo, si schiarì la voce e palesò il reale obiettivo di quella conversazione- Senti…- esordì, segno che doveva chiedere qualche favore enorme o comunicare una brutta notizia
- Dimmi, Liz- rispose Faith indifferente
- Beh, ecco, io... Ho saputo da Claude… Mi dispiace…- Faith le rivolse un'occhiata di educata perplessità, cui Elizabeth rispose con uno sbuffo esasperato e un secco- Dai, ormai lo sanno tutti, è inutile fare la riservata!
- Sanno cosa?
- Della band!- esclamò Elizabeth- Claude ha saputo dalla sorella che hai provato a entrare nel gruppo di quello sciroccato di Cartridge, il fratello del ragazzo di Abby, senza però riuscirci.. Mi dispiace.... Voglio dire, essere scartata per una cornacchia con la parrucca rossa che non usa la bocca soltanto per cantare non deve essere una bella esperienza, soprattutto per te, che non sei abituata a perdere. Accetta un consiglio da amica: lascia perdere Cartridge e i suoi amici svitati, se proprio ti interessa cantare entra nella mia band, garantisco io per te
"Grazie dell'offerta, ma ho la mia voce a garantire per me senza che tu ti metta in mezzo come al solito!" pensò Faith, che, però, sorrise e rispose - Pensavo aveste già un cantante… Voglio dire, Rudy è davvero bravo, va anche a scuola di canto…
- Infatti ti sto proponendo di entrare come corista!! Io, te e Bridget saremmo meravigliose insieme!- squittì Elizabeth
Faith la guardò come se la vedesse per la prima volta, e in un certo senso era così, e replicò              - Pensavo volessi gente di talento a cantare con te… Sai, gente che, per citare le tue stesse parole, “valorizzi adeguatamente la tua voce”… Che te ne fai di una come me?
- Faith, cara, magari non avrai una gran voce, come me…- “Sapevo che non avrebbe perso occasione per autocelebrarsi" pensò Faith – Però forse hai del potenziale…- “Le stesse parole dette da Brian prima della pugnalata… Chissà perché, dette da lui facevano tutto un altro effetto...” si ritrovò a pensare Faith, sbuffando - Hai solo bisogno di qualcuno che ti aiuti a tirarlo fuori…e chi meglio delle tue amiche?
- Perdona la mia diffidenza Liz- ribattè Faith, ben decisa a non cedere- Ma dicesti la stessa cosa di Bridget quando lei- ribattè Faith, sottolineando accuratamente il lei- Ti chiese di entrare nella band che si era ricotituita con un nome e una formazione diversi… E questo potenziale non l’ho ancora visto… E' pur vero che sono miope…
- Che c’entra? Bridget serve per la… Presenza scenica, la voce ce la metto io!!- replicò Elizabeth, arretrando di qualche passo, colta in fallo
- Allora io a cosa ti servo?
- Semplice: tutte le coriste diventate famose facevano parte di un trio… Nonostante il mio peso, però, io e Bridget siamo in due…
"Oh. My. God. Ancor più delle maniere da primadonna non sopporto l'autoironia sul lardo, è patetica!" pensò Faith, respirò profondamente per calmarsi e rispose  - Non è che per caso, invece, l’hai già chiesto ad Ashley e lei ti ha detto di no?- fissò la faccia sconvolta di Liz con evidente soddisfazione: era stufa di fare la brava bambina - Anche io parlo con Claude, cara!
- Ma… Ma… Se anche fosse? Quel che conta è che ora lo sto chiedendo a te!!- esclamò Elizabeth, sudando freddo: la discussione stava decisamente prendendo una piega che non le piaceva, doveva fare qualcosa... Lo stress avrebbe potuto rovinarle il make-up!
- Oh, si, certo....- replicò Faith, pregando che l'altra scomparisse all'istante- Perchè me l'avresti chiesto ugualmente se Ash avesse accettato, no? E’bello vedere che hai subito pensato a me come rimpiazzo! Sappi che non sono la sostituta di nessuno!
- Ma no, che dici? E poi nella band c’è posto per tutti!- esclamò Elizabeth, arretrando di qualche passo
- Ma se appena la settimana scorsa hai dichiarato che una band deve avere al massimo sette componenti altrimenti diventa una band.. A di paese!- obiettò Faith
- Beh.. E- ecco…
- Ci penserò e ti farò sapere…-  le rispose Faith senza nemmeno voltarsi, e si avviò imitando la camminata sculettante di Claude.
Al termine della giornata scolastica Faith scappò al parco di fronte alla scuola. Siccome era una bella giornata, nonostante il freddo pungente, si sedette su una panchina finchè le sue natiche congelate non gridarono vendetta, allora andò a rifugiarsi nel piccolo bar, dove ordinò una cioccolata calda, fregandosene, per una volta, delle calorie. Stava osservando  un gruppetto di vivaci anatroccoli quando qualcuno le si piazzò davanti; desiderosa di un pretesto per sfogare la frustrazione risvegliata  dalla discussione avuta con Elizabeth, Faith reagì in malo modo, sbraitando – Levati, che mi togli la luce!
- Avanti, Faith, anche se non mi sopporti non puoi negare che sono una vista decisamente migliore di una manciata di brutti anatroccoli- rispose lui, Faith alzò la testa  e non poté credere ai propri occhi: in piedi davanti a lei stava Brian Cartridge, avvolto dalla luce del sole, con un sorriso a 50 denti.
Abbagliata dall'innegabile bellezza di Brian Faith deglutì, ammettendo mentalmente che, in effetti, era una visione miliardi di volte migliore dei volatili del laghetto, poi, riconquistato un minimo di autocontrollo, fece un respiro profondo e rispose- Può darsi, ma al momento preferisco uccelli di altro genere. Che ci fai qui?
- Quello che mi riesce meglio: romperti le scatole!- ribattè lui sedendosi di fronte a lei senza invito
- Il bar è quasi vuoto, non potresti accomodarti lontano da me?- chiese Faith, decisa a non lasciarsi irritare da „Lord Stronzo“ Cartridge
- Sai quante vorrebbero essere al tuo posto?- le fece notare Brian
- Glielo cedo volentieri- ribattè Faith, sopprimendo una fastidiosa vocina interiore che le faceva notare quanto quelle che avrebbero voluto essere al suo posto ne avessero ben ragione
- Non dirai sul serio!- esclamò Brian, scandalizzato, nonchè ferito nel suo smisurato orgoglio
- Ho la faccia di una che scherza?- replicò Faith, così tesa da emanare elettricità- Ho avuto una giornata di quelle che mi viene voglia di annegarmi nel lago in mezzo alle papere, e tu puoi soltanto peggiorare la situazione!
- Come sempre la tua sfiducia è commovente- sospirò Brian, più divertito che offeso o preoccupato- E se invece portassi buone nuove?
- Tsk! Impossibile!- soffiò Faith, con le palpebre quasi completamente chiuse che davano al suo volto un che di serpentesco- Da quando ti ho conosciuto hai sempre fatto parte di eventi della mia vita che vanno dall’imbarazzante al deprimente, quindi…
- Dovresti essere meno diffidente, sai? Avere fiducia nel prossimo allunga la vita- asserì Brian inzuppando un biscotto nella cioccolata di Faith, che lo lasciò fare, limitandosi a fissarlo accigliata, per poi ribattere, perfida - Non se il prossimo sei tu!
- Touchè! Ora che ti sei tolta la soddisfazione di insultarmi  posso avere la tua attenzione?
- Devo proprio?- domandò Faith, per niente desiderosa di ascoltare Brian dare fiato alla bocca
-Entra nella band! Dai!- la pregò lui, convinto che quelle semplici parole sarebbero bastate a persuaderla, ma si sbagliava: Faith, incrociando le braccia, si appoggiò allo schienale della sedia, fissandolo dritto negli occhi, soppesando attentamente i pro e i contro di qualsiasi risposta avrebbe potuto dargli. Dopo un'agonia che a Brian parve durare secoli Faith incurvò gli angoli della bocca in una buona imitazione di un sorriso, giocherellò con le frange della sciarpa e disse:
- E così, come avevo previsto, hai scaricato la rossa, e, adesso che avete bisogno di un rimpiazzo, hai pensato a me... Che pensiero carino... Ma non sarò la sua sostituta, IO NON SONO LA SOSTITUTA DI NESSUNO!- sbraitò Faith, riversando sulpovero  malcapitato la rabbia accumulata in quei giorni
- Ma… Ma.. Perchè? Ami cantare, e ti sto offrendo l’occasione per poterlo fare semi-seriamente, non hai motivo di rifutare la mia offerta!- esclamò Brian,  il quale, riverito e viziato fin dal primo vagito, non era abituato a ricevere rifiuti
- TU sei un motivo più che valido. In ogni caso non getterò nel cesso la mia dignità solamente per cantare nella tua band- asserì Faith voltandosi a braccia incrociate
- Dai F, metti da parte l’orgoglio per una volta!
- No
- Ti prego, abbiamo troppo bisogno di te!- la implorò Brian
- No- ripetè Faith, che stava facendogliela pagare ed appagando il suo lato sadico, curiosa di vedere fin dove si sarebbe spinto pur di ottenere quello che voleva
- Faith, cazzo, per quanto ancora vuoi farmi penare? Hai idea di quanto mi costi essere qui a supplicarti? Non sono il tipo che prega, io!- ammise Brian, arrossendo, evento anche questo più unico che raro
- E non sono il tipo che cede, IO! I tuoi patetici tentatvi di indurmi a compassione non funzionano- ribattè lei, impassibile, facendo sbuffare esasperato Brian, che capì perchè Axel lo avesse obbligato ad andare lui da Faith: voleva dargli una bella lezione di umiltà, fargli abbassare la cresta.... E ci stava riuscendo alla grande; Brian in Faith aveva trovato pane per i suoi denti, un pane dannatamente più duro di quanto si sarebbe mai aspettato.
Deciso a non mollare la presa Brian capì che era giunto il momento di giocare la carta della psicologia inversa. Sospirò per darsi coraggio, e disse - Ok, capisco quando è il momento di fare un passo indietro. Mi arrendo. Perdonami per averti disturbato e rotto le scatole, non accadrà più. Sarà meglio che vada, adesso, devo avvertire i ragazzi che dobbiamo indire dei nuovi provini... Peccato, a Brandon e Axel stavi simpatica, e sono convinto che anche Jack, col tempo, ti avrebbe apprezzata...
L'astuto piano di Brian andò a buon fine: Faith, che, in fondo, cullava ancora il sogno di cantare, persino con quei quattro scalmanati, avvertì una spiacevole sensazione di peso all'altezza del torace, e, associatala alle parole di Brian, rispose- Ti... Arrendi? Così? Senza lottare?
Brian puntò i suoi occhi azzurri in quelli di Faith, verde scuro, screziati di marrone, e vi lesse un cocente desiderio di fargli espiare i commenti infelici del provino misto a quello, più maturo, di appianare le loro divergenze per realizzare qualcosa di costruttivo; desistette dal suo proposito di farla soffrire e disse- Non so che idea ti sei fatta di me, ma non sono un tipo battagliero, di solito ottengo tutto ancora prima di volerlo, e, forse, proprio per questo motivo aggredisco chi mi tiene testa...- dopodichè si portò una mano alla nuca, dando fondo a tutte le sue forze per non arrossire, non l'avrebbe sopportato, non davanti a una come Faith, che rimase a bocca aperta, mentre il suo cervello lavorava frenetico: "non posso crederci... Brian Cartridge si sta mettendo a nudo con me.. Oh, merda, che espressione infelice, adesso il mio cervello inferiore comincerà a fare strani pensieri.. No, buono, cervello inferiore, niente fantasie su Brian nudo, sono tabù!".
Riacquistato il controllo del suo cervello inferiore Faith ascoltò la prosecuzione della frase di Brian - Quello che voglio dire è: nessuno di noi due è un santarellino- "Soprattutto io"- Ma questo non dovrebbe impedirci di avere un rapporto sufficientemente civile da permetterci di lavorare gomito a gomito, ti pare? Insomma, siamo persone adulte, vaccinate, mature- "Io non tanto"- E spero che, una volta che ci saremo scusati a vicenda per... Beh, per tutto, potrai riconsiderare la tua posizione- concluse schiarendosi la voce, palesemente sul punto di scappare via per la vergogna.
Faith soppresse la vocina interiore che si era rifatta viva per chiederle a quale posizione alludesse Brian, aggrottò le sopracciglia, quindi, emesso un sospiro di determinazione (si, esistono), asserì- Tu sei un bastardo apparentemente senza cuore, io una stronza apparentemente senza cuore... Direi che può funzionare!... Cioè, n-noi c-che suoniamo insieme, eh, niente.. Extra!- aggiunse in via preventiva, perchè con Brian Cartridge non si poteva mai dire.
Brian, sollevato, sorrise e le diede ufficiosamente il benvenuto nella band, comunicandole che l'aspettava alle prove, previste per quel sabato, e Faith, fuori di sé dalla felicità, soprattutto per il fatto che Brian, per festeggiare, si era offerto di pagare il conto, lo abbracciò, strillando di gioia, per poi tornare a sedersi composta e domandare , dopo essersi mordicchiata ripetutamente le labbra       - Non che non mi abbia fatto piacere, visto il risultato, ma… Come hai fatto a trovarmi?
- Semplice: mi sono appostato davanti alla tua scuola e, quando non ti ho vista tra la marmaglia di teengers sfigati che usciva ho arpionato Abby e le ho chiesto dove ti eri cacciata- rispose Brian, che ridacchiò di fronte all’espressione sconvolta di Faith, che impiegò un paio di minuti a digerire la notizia
-Oh... Ok... Ehm... Bene- balbettò Faith, incredula- Allora a sabato. Ancora non posso credere di essere anche io una... Che scema! Canto con voi e manco so come si chiama la band!
- La band? The Aluminia- rispose Brian con noncuranza mentre rispondeva a un sms
Faith ripetè mentalmente il nome diverse volte, tentando di comprendere se il suono le piacesse o meno; dopo una lunga riflessione optò per il si, quindi dichiarò- E'.. Strano. Però mi piace. Ma che lingua è? Non è inglese!
- Credo sia... Latino, o perlomeno dà quell'impressione lì- rispose Brian- Lo sorteggiammo tra una ventina di possibilità quando fondammo la band... Fu un parto della mente malata di Nick, il nostro primo vocalist... Mitico Nick, era grasso come un elefante che ha mangiato un tricheco, ma che voce che aveva... Gli somigli un pò, sai? Soprattutto a livello toracico- aggiunse scherzoso, indicando divertito il seno di Faith, la quale, incazzata nera, gli tirò un pugno alle costole
- DIO. CHE. DOLORE! Sei impazzita?!?- sbraitò Brian, massaggiandosi il costato
Faith sbuffò, irritata da quella sceneggiata, e rispose sprezzante- Te lo sei meritato! Sei stato così spoetizzante…
- Ero solo realista- obiettò Brian rivolgendole un'occhiata risentita
- No, eri solo stronzo!- ribattè Faith- Mai pensato di metterti con Claude Sheridan? Sareste una coppia perfetta!
- E tu hai mai pensato che a furia di trattare tutti dall’alto in basso resterai sola come un cane?- ringhiò Brian in risposta, pentendosene immediatamente
Faith, ferita e delusa, si alzò, pigolò- Mi hai offesa a sufficienza. Me ne vado- si alzò e se andò.
Una voce nella testa di Brian gli disse che avrebbe fatto meglio a correrle dietro, ma era troppo pigro e orgoglioso, quindi rimase seduto a osservare gli anatroccoli che sguazzavano felici nell'acqua stagnante del laghetto. Quando si destò dallo stato catalettico nel quale era caduto si alzò, prese il cellulare e digitò un sms: ”Ok. Ho sbagliato. Scusa”, dopo qualche attimo di esitazione premette INVIO e lo spedì.
Faith era appena uscita dalla metropolitana quando sentì vibrare la borsa; prese il cellulare e lesse l’sms, per poi cancellarlo subito dopo, pervasa da pura gioia sadica… Due anime gemelle quei due, non c’è che dire!
Tornata a casa, Faith studiò il minimo indispensabile per il compito di Scienze del giorno dopo, fece qualche simulazione dell’esame di ammissione al college e guardò la tv. Nel bel mezzo di una puntata dei Simpson le squillò il cellulare: era Abigail. Lievemente seccata per l'interruzione rispose e sentì all’altro capo - Osa riattaccare e ti…
- Mi cosa?- replicò Faith- Per telefono puoi farmi ben poco, Brian!
- So dove abiti- le fece notare lui
- Anche io- ribattè lei
- Voglio essere positivo e credere che non hai risposto al mio sms perché eri a secco- asserì Brian
- E io voglio disilluderti: ho cancellato l’sms subito dopo averlo letto- rispose Faith, solitamente piuttosto timida nei rapporti interpersonali, eccezion fatta per Brian, che riusciva inspiegabilmente a tirar fuori il suo lato combattivo e perfido, per cui gli parlava da pari a pari senza peli sulla lingua
- Brutta… Ci vediamo sabato mattina e pomeriggio per provare, stesso posto dove si sono tenuti i…
- Quella farsa che ti ostini a chiamare provini, ok, recepito. Ci sarò. Ah, tanto perchè tu lo sappia ritengo patetico che abbia fregato soldi ad Abby solamente per parlarmi
- Più che patetico direi scorretto, e poi lei non ha chiamate gratis verso il tuo numero?- disse Brian
- Lei!!!- ribatté Faith, e riattaccò.
Il giorno dopo, appena vide il compito, Faith si rese conto di aver studiato inutilmente: era troppo facile per essere vero! Si voltò verso Abigail e Bridget, rispettivamente alla sua destra e alla sua sinistra: entrambe ricambiarono il suo sorriso soddisfatto… In fondo avere una media eccellente per l'università  non era poi così difficile!
Finite le lezioni Bridget se ne andò col buzzurro a fare chissà cosa chissà dove, Ashley agli allenamenti, irrinunciabili, in vista di una gara importante, e Abigail, con somma delusione di Faith, rifiutò l'invito a cenare insieme e poi guardare un programma sugli sport estremi a casa Irving per andare al cinema con Ben a vedere non si sa cosa, lasciando Faith da sola a domandarsi a come passare il tempo una volta finiti i compiti.
All'improvviso Elizabeth le si avvicinò di soppiatto, facendole rischiare la morte per infarto, e le chiese nuovamente di entrare a far parte della sua band. Faith avrebbe voluto dirle ”sei arrivata tardi”, ma si limitò a chiedere altro tempo per pensarci, infine aggiunse- Se avete così disperatamente bisogno di una terza corista perché non mettete l’annuncio in bacheca e fate delle audizioni?
- Ti prego!- rispose Elizabeth storcendo il naso disgustata- Che cosa patetica! Non siamo mica "Fame"!
- Mi sembra giusto invece!- obiettò Faith- Così si sceglie in base al reale talento della persona, invece che sempre i soliti amici e amici dei conoscenti di..-
Liz sbuffò e se ne andò, Faith, invece, si appoggiò al muro... Non vedeva l’ora che fosse sabato!!
Dopo una settimana stressante passata quasi esclusivamente sui libri Faith agognava di provare con la band.
Quando arrivò al garage gi altri erano già tutti lì; non appena la videro la salutarono e Brand Sparrow, il più espansivo, la abbracciò, per poi esclamare- Sai, non mi sono presentato l’altra volta, questi deficienti non me ne hanno dato il tempo!.. Piacere, Brandon
- Faith, piacere mio- rispose lei, e si diedero una calorosa stretta di mano.
Il pelato, forse ancora offeso, sbottò- Jack, e non do la mano
- E chi la vuole?- replicò Faith, sorprendendo Jack, che, stranamente, annuì in segno di approvazione: stavano simpatizzando!
- Noi già ci conosciamo… Purtroppo- soffiò Brian, che non si degnò neppure di alzare gli occhi dalla chitarra che stava accordando
- Anche noi… In un certo senso… Ti va una birra?- chiese Axel sorridente
- No, grazie, non bevo di prima mattina- rispose Faith, arrossendo: ecco, ora l'avrebbero considerata una santarellina con tanto di aureola!
- Fai bene! Sentito?- esclamò, rivolgendosi agli altri- Non si beve di prima mattina!
- Fottiti, Padre Axel!- disse Jack, che stava giusto finendo la sua birra
Faith pensò fosse meglio cambiare argomento, perciò chiese, manifestando un interesse maggiore di quello che realmente provava- Allora… Cosa suonate?
- Rock!- rispose Brandon
- Scusa, mi sono espressa male, intendevo dire cosa suonate voi… Che strumenti- spiegò Faith
- Ah! Io suono il basso... Fa tanto povero nerd sfigato, eh?- rispose Brandon abbassando lo sguardo
- Non poi tanto- abbozzò Faith per non ferire i suoi sentimenti
- Io la tastiera- disse Jack
- Mi hai visto l'altra volta... Io sono il batterista- disse Axel, lanciando in aria le bacchette come un giocoliere
Faith si girò verso Brian- No, non dirmelo, già lo so. Devo dire che il ruolo di chitarrista ti calza a pennello: sei esibizionista, egoista ed egocentrico, sempre pronto a mettere in mostra la tua bravura per ricevere complimenti e ovazioni... Senza contare, immagino, le groupies!
- Cavolo, Brian , ti ha descritto alla perfezione - esclamò Brandon
- Potremmo iniziare a provare, per favore?- glissò lui, irato, e gli altri, ridacchiando, obbedirono: meglio non contraddire Brian quando era arrabbiato, o si sarebbe imbufalito.
Man mano che andavano avanti con le prove Brian dovette ammettere, sebbene gli stesse antipatica, che Faith aveva talento e si era inserita alla perfezione nel gruppo, sembrava davvero a suo agio; dopo appena 4 ore di prove già li trattava da pari a pari.
Smisero di provare che era ormai buio, perché Faith aveva detto ai suoi genitori che era uscita con Bridget, che aveva l’abitudine di fare le ore piccole.
Assetata per il tanto cantare Faith esalò - Adesso sì che ci vorrebbe una birra-
- Arriva subito!- rispose Axel, andando al frigo
- Grazie, addetto-birre Axel- disse, mentre le porgeva la bottiglia
- Vado a fumare- sbottò Brian, insinuandosi tra Faith e Axel per uscire dal garage
- Fumare fa male, amico- gli fece notare Axel- Perché non provi a smettere?
- Perchè non mi va, dottore!- sputò Brian, per qualche oscura ragione infastidito dall'amico
- Dottore?- chiese Faith, stupita: proprio non riusciva ad immaginare Axel in ospedale, credeva giocasse a basket, alto com'era
- Si, mister niente nicotina e niente birra la mattina studia Medicina- sibilò Brian lanciando un'occhiata di fuoco ad Axel, che ricambiò con una perplessa
- Fa anche rima! Bravo, Brian, non ti facevo così intelligente!- disse Faith, guadagandosi un'occhiata assassina da parte di un imbronciato Brian – Ragazzi… A domani! Addetto-birre mantieniti in allenamento, mi raccomando!
- Agli ordini, Capitan F!!- rispose Axel con tanto di saluto militare, Faith rise di cuore e, buttata la bottiglia vuota in un cestino, andò a prendere il treno.
Nei lunghi minuti che la separavano da Londra ebbe modo di fare un bilancio della giornata, un bilancio positivissimo: a parte Brian, che si era comportato in modo strano tutto il giorno, erano simpatici... Persino Jack, a modo suo… Anche se Faith dovette ammettere, rabbrividendo, che quando attaccava a parlare di Allison, la sua ragazza, somigliava tremendamente a Bridget che parlava dell’Amore suo… A parte questo, però, era accettabile, e un mago della tastiera.
Nel frattempo, al garage, uno sbuffante Brian, per gli amici Guitar Hero, - Capitan F? Siamo già ai nomignoli? E’ patetico!
- Scusa ma proprio non ti capisco: prima vai fino a Londra solo per chiederle di entrare nella band,  e poi passi tutta la prima giornata di prove a tenerle il muso e trattarla male?
- Lei è…Odiosa, capisci? Mi sta sulle palle!- soffiò Brian
- Allora perché l’hai fatta entrare nella band?- gli domandò Axel
- Perché è brava, pezzo di cretino!- abbaiò Brian- Questo, però, non ti autorizza a trasformarti nel suo cagnolino al guinzaglio!
- Prenderle una birra è essere gentili,  non sono il cagnolino di nessuno, chiaro?- esclamò Axel, che si smentì quando ricevette un sms dalla sua miss nessuno, con scritto: " Tesorino, ho voglia di coccole. Vieni a casa mia prima di subito"; lettolo, si schiarì la voce, balbettò - I- io, ehm, d- devo... Ciao, eh- e corse via come un fulmine.
Brandon e Brian, guardandolo andar via, scossero la testa, scettici, quindi Brandon chiese a Jack      - Secondo te perchè Brian e Ax sono ai ferri corti?
- Mi sembra ovvio, Brand Sparrow- disse Jack  - Brian è geloso. Ha paura che le nuove amichette di Padre Axel, in particolare Faith, che gli sta sulle palle, possano sostituirlo nel suo cuore, che lui ha occupato fin dall’asilo… Voglio dire, la loro è una storia seria, sono stati sempre appiccicati e adesso convivono in vista delle nozze...
- Segati la lingua, Jack- ribattè Brian, guardandolo in cagnesco… Un gruppo affiatato, non c’è che dire!
I giorni passarono in fretta, tra prove, compiti e le continue e pressanti richieste di Elizabeth di entrare nella sua band, tanto che Faith a malapena realizzò che era trascorso un mese da quando era entrata a far parte degli Aluminia… E nessuno l’aveva ancora scoperto! L’unica cosa che le mancava erano le sue amiche, ognuna a rincorrere i suoi guai, cioè, il suo buzzurro, ehm, ragazzo, ma Faith la prese con filosofia, consolandosi pensando che non si poteva avere tutto dalla vita.
Un sabato Brian, di solito molto critico con tutti loro, in particolare Faith e Axel, dichiarò solennemente di essere pienamente soddisfatto di come avevano suonato, e che al concerto avrebbero fatto furore.
- Concerto? Quale concerto?- chiese in coro il resto della band.
Brian li tenne a lungo sulle spine prima di decidersi ad appagare la curiosità degli altri Aluminia      - Abbiamo un ingaggio! E anche niente male! Venerdì prossimo, al "Mìchiko", o qualcosa del genere, non sono bravo con i nomi stranieri, mi sembrano tutti uguali, se volete cercatelo su internet, è un locale in stile manga, che, per chi non lo sapesse, sono i fumetti giapponesi, non so se li avete presenti.. Ad ogni modo aprirà questo buco a South Kensington… La proprietaria, Kono, è, una mia, ehm, intima amica...
- Si, come no! Puoi dirlo che ci sei andato a letto, non ci scandalizziamo! Vero, ragazzi?- esclamò Faith, sorridendo maliziosamente, gli altri annuirono, ridacchiando di gusto, e Brian, scoccata loro un'occhiata assassina, si rifiutò di fornire maggiori dettagli finchè Faith non gli chiese scusa.
- Prima dell'interruzione stavo dicendo che vuole che suoniamo all'inaugurazione, e ha detto che possiamo far mettere in lista tutti i nostri amici, così pagheranno meno l'ingresso! Grandioso, no?
- Però, si è sprecata! Neanche gratis, solo un misero sconto sull'ingresso! Non posso crederci!- sbraitò contrariato Brandon
- Effettivamente... - convenne Faith, dopodichè aggiunse allegra, per sollevare il morale generale- Però, che figata! Pensa come sarà contenta Allison, Jack- O- Lantern!-
- Puoi dirlo forte, Capitan F!
- La piantate di chiamarla così? E' ridicolo!- sbottò Brian con rabbia
- Perché? A me piace! Sempre meglio di "liceale maggiorata"- rispose Faith
- Si, è carino- asserì Brandon annuendo in segno di approvazione- Azzeccato, anzi, visto che in un mese Faith ci ha messi tutti in riga! Jack non beve più la mattina e tu fumi soltanto prima e dopo le prove, invece di fare le tue solite pausette...
- Grazie, Brand Sparrow- rispose Faith, pensando a chi mettere, o non mettere, in lista per il concerto.
Prima di avviarsi verso la stazione si avvicinò a Brian e gli chiese - Posso parlarti un attimo?
- Si, ma in fretta, per piacere, il mio tempo è prezioso
- Arrivo subito al dunque, non preoccuparti: potresti per favore chiedere a Ben di non spifferare ad Abby che la cantante del gruppo sono io? Sarebbe meglio se non lo venisse a sapere nessuno prima del concerto, ok?- rispose lei in tono spiccio
- Va bene.  Niente altro?- replicò seccamente lui
- Beh, in effetti una cosa ci sarebbe, ma non è una richiesta, bensì una proposta: che ne diresti se stampassimo dei manifesti per fare un po’ di pubblicità?
- Per quale motivo?- domandò Brian perplesso
- Come spiegartelo… Punto primo: più gente sa del concerto, più gente verrà al locale, che sarà gremito di gente, e, forse, se la tua amichetta vedrà arrivare moltissimi clienti magari ci darà qualcosina in più. Punto secondo: più gente sa del concerto, più è probabile che vengano in molti a sentirci, così, con un po’ di fortuna, troveremo in fretta un altro ingaggio. Ti sembrano ragioni abbastanza valide?
Brian ammise che si, era un'ottima idea, e suggerì di lasciare che se ne occupasse Brandon, un mostro di bravura con la computer grafica, quindi domandò a Faith se non avesse altri suggerimenti o lamentele da fare, e si sentì rispondere – Solamente un’ultima cosa..
- Ancora? Mai pensato di entrare nell’FBI?- sospirò Brian, rassegnato ad un lungo interrogatorio
- Simpatico… Mai pensato di intraprendere una carriera da comico? No, seriamente... Hai già pensato alla scaletta?- chiese
- Ehm, ecco, a dire il vero... Ehm.. No. Sai, confesso di non avere idea di cosa suonare in un locale manga style- rispose lui, leggermente in imbarazzo, per poi aggiungere, con fare aggressivo- Non sono mica un ota... Qualche cosa come il mio fratellino ipodotato in tutti i sensi!
"Ota- qualche cosa.... Se lo sentisse Abby!" pensò Faith ridacchiando, quindi domandò - Quanto tempo abbiamo?
- Ha detto 3 pezzi, non ha parlato di tempo
- Ok- asserì Faith, lo sguardo illumnato da una strana aura di determinazione- Dammi un paio di giorni per pensarci e quando avrò qualcosa in mente ti manderò un sms
- No, Faith, non posso mollarti questo peso sulle spalle- obiettò Brian, scuotendo la testa per rafforzare la sua affermazione- Sceglieremo la scaletta insieme, non dovrebbe essere poi tanto difficile.... Se soltanto sapessi dove cercare ispirazione...
- Beh... I cd che vidi in camera tua mi sembrano un buon inizio- gli suggerì Faith, Brian annuì, incoraggiato, si udì un verso di stupore misto al rumore di tre mandibole che cascavano, e Faith e Brian si ricordarono che il resto della band era ancora lì.
Il primo a riprendersi fu Jack, il quale, sebbene ancora sotto shock, trovò la forza di chiedere            - E’stata in camera tua? Brian, avevi detto che…
- Non è come pensi, Jack!!
- Sicuro! Come no! E gli asini volano!- ribattè Jack con l'aria di chi la sapeva lunga- Ti conosco da troppo tempo per crederti
- Possibile che… Lasciamo perdere!- esclamò Brian, sbuffando: convincere Jack sarebbe stato inutile e faticoso, e lui non aveva energie da buttare
- Ero ubriaca- disse Faith, cercando di aiutare Brian: vederlo tanto imbarazzato l'aveva sorpresa e intenerita, e il suo istinto protettivo si era risvegliato... Peccato che, nonostante le buone intenzioni, riuscì a peggiorare la situazione
- Brian, era pure ubriaca! Non hai dignità!- esclamò Jack, scandalizzato
- Intendevo che ero così ubriaca che mi sono addormentata!- chiarì Faith, per poi mordersi nervosamente un labbro non appena si rese conto che la sua era stata un'uscita infelice, che peggiorò ulteriormente la situazione
- Ti sei approfittato di una ragazza ubriaca mentre dormiva? Brian, fai schifo!- disse Jack
- Non me ne sono approfittato, idiota, faccio sesso solo con gente cosciente... E consenziente, ovvio- replicò Brian, che sembrava sul punto di picchiarlo
Axel fiutò puzza di rissa e decise di intervenire- Adesso basta!- esclamò- I deficienti fateli da un'altra parte! Jack, chiedi scusa a Brian, e tu, Brian, datti una calmata, porca miseria!- Jack e Brian, da bravi bambini, si strinsero la mano, Faith, salutati tutti frettolosamente, scappò a prendere il treno.
Durante il viaggio verso casa Faith si chiese perché Brian avesse reagito in quel modo alle provocazioni di Jack, dato che normalmente se ne strafregava, ma, soprattutto, si chiese perché le importasse tanto di lui. Vedere Brian a disagio le aveva procurato una sensazione di tenerezza mai provata prima, e si domandò perchè.... Perché si era dispiaciuta di vedere Jack maltrattare Brian, se lei non faceva altro? Decise, dopo parecchi, infruttuosi minuti, di non pensarci, non le andava di psicanalizzarsi.
Il lunedì era il giorno più brutto della settimana, eppure Faith arrivò a scuola con un sorriso a 70 denti: la certezza che venerdì avrebbe debuttato con la band, come un talismano, neutralizzava ogni  negatività e bruttura di un ordinario giorno di scuola. Aveva deciso di tenere all'oscuro della faccenda le sue amiche, un po’ per far loro una sorpresa e un po’ per… Altre valide ragioni.
- Ciao, ragazze!- esclamò gioviale, sconvolgendo le altre quattro, le quali, non appena videro Faith, smisero all'istante di parlare e risposero al saluto con un cenno del capo.
- F, hai pensato a..tu sai cosa?- le chiese Liz con un'eloquente alzata di sopracciglia
- Certo, anzi, ti comunicherò la mia decisione venerdì, inaugurano un locale a South Kensington, il Mìchiko, e, grazie a Brian, siamo tutte in lista- rispose Faith con un sorriso persino più largo che in precedenza, se possibile, quindi, accortasi che Bridget stava per parlare, la zittì con la mano e aggiunse- Ho fatto mettere in lista anche i vostri fidanzati, non preoccupatevi
- Oh, bene!!- trillarono Abigail, Ashley e Bridget contemporaneamente
- Cosa credete? Quando faccio qualcosa la faccio per bene- asserì Faith, la quale, al suono della campanella, disse alle altre di avviarsi in classe, perchè le avrebbe raggiunte dopo, Brian le aveva chiesto il favore di affiggere in giro i volantini pubblicitari del locale, e, come concluse sospirando,  con un'abilità recitativa da fare invidia a un premio Oscar, - A Brian non riesco proprio a dire di no.
Mentre lottava contro la sua goffaggine per affiggere i volantini nelle bacheche venne raggiunta da Claude, la cui voce stridula spaventò Faith, che lasciò cadere l'intero blocco di fogli. Ripresasi dallo shock, rispose con un filo di voce – C-ciao, Claude. Passato un bel week-end?
- Non posso lamentarmi, sono andata con alcuni amici di mia sorella in una beauty farm- squittì la bionda giocherellando con la collana
- Bella esperienza?- chiese Faith,china a raccogliere i volantini, più per buona educazione che per reale interesse
- A quanto pare sono l’ultima moda!- rispose Claude con un risolino querulo che ebbe sull'ipersensibile udito dell'altra lo stesso effetto di un martello pneumatico. Trattenendosi a stento dal coprirsi le orecchie con le mani Faith sorrise a fatica, sperando che la bionda le risparmiasse una cronaca dettagliata.
Inizialmente l'astio verso Claude l'aveva fatta sentire in colpa, perchè non sapeva spiegarne la ragione: ossessione per il rosa e la moda a parte, la biondina pareva normale; col tempo, però, conoscendo meglio Claude, aveva compreso ed accettato che, per quanti sforzi facesse, non sarebbe mai riuscita a sopportarla, se non a piccole dosi, perchè avevano gusti, priorità ed obiettivi troppo diversi per andare d'accordo: Claude viveva per la mondanità, che Faith rifuggiva, Claude nutriva un’insana passione per le frivolezze femminili, che Faith detestava, Claude non diceva mai di qualcosa “mi piace” o “è bello”, ma “è l’ultima moda”, Faith esprimeva sempre con convinzione quello che pensava, e non tollerava le amebe prive di personalità, cioè chi non era capace di formarsi ed esprimere un'opinione personale.
Ricacciò le parole che avrebbe voluto tanto urlarle e disse - Sembra carino… Magari una volta di queste andrò a dare un'occhiata..
- Dimmi quando, così andiamo insieme!- squittì Claude, al settimo cielo, convinta di essere riuscita a convertire Faith al meraviglioso mondo della femminilità (povera illusa!)
“Col cazzo!!”- Ma certo!- rispose Faith- Oh, a proposito, per una volta sono io a fare da maestra a te sugli eventi mondani del week-end. Tieni- le porse un volantino, che Claude si degnò di guardare solamente perchè il titolo era scritto in rosa- Venerdì ci sarà inaugurazione di un nuovo locale in stile giapponese a South Kensington, il Mìchiko. Se vuoi esserci faresti bene ad affrettarti a prenotarti sulla lista degli invitati, o non ci sarà più posto!
- Uhm... Sembra interessante... Tu ti sei già messa in lista?
-  Naturale!- esclamò Faith, tentando di gettarsi alle spalle i capelli in una perfetta imitazione delle uscite ad effetto di Claude, con un risultato, nel suo caso, ridicolo, dato che li portava corti- Anche le altre… Tutte e quattro con accompagnatori!- e schizzò in classe lasciando Claude esterrefatta.
Faith, intanto, iniziò a preoccuparsi di una questione basilare per il concerto: cosa accidenti avrebbe indossato? Aveva deciso di andare a Portobello in esplorazione quando qualcosa vibrò nella sua tasca; era il suo cellulare, e la causa della vibrazione un sms: ”Se ricordi ancora dove abito raggiungimi. Brian".
- Cambiamento di programma!- disse, richiudendo il cellulare, e si avviò nella tana del lupo, altrimenti nota come casa Cartridge.
Non aveva nemmeno finito di trillare il campanello che un raggiante Brian le aprì la porta; Faith, stupita da tanta cordialità, si mise sulla difensiva, e il suo "ciao" fu decisamente più freddo dell'altro.
Brian, seccato da quell'atteggiamento sospettoso e diffidente sbuffò e sbottò - Non preoccuparti, non siamo soli in casa, se è questo che temi. Ti ho invitata qui per discutere della scaletta del concerto. Mi credi o vuoi le prove?
- T- Ti c- credo...- balbettò Faith, arrossendo, sentendosi una merda per aver dubitato di Brian(a sua discolpa c'è da dire che ne aveva motivo, conoscendolo)
- Ho pensato che, visto che nessuno di noi, e con noi intendo la band, sa un cavolo di nulla di quella  gran cazzata che per me sono manga e spiriti...
- Anime- lo corresse Faith
- Sinonimi- replicò Brian, strappando un sorriso a Faith- Se hai finito con le obiezioni inutili finirei la frase: dato che non siamo ota... Cosi ho ritenuto fosse meglio chiedere a mio fratello di darci una mano, soltanto che adesso dove va lui va anche il suo cane, ehm, Abigail, perciò c’è anche lei…
- Cosa? Sei impazzito? Perchè diavolo mi hai fatta venire qui, allora? Sai benissimo che non voglio che Abby e le altre sappiano che canto con voi per godermi le loro facce quando lo scopriranno! Non hai pensato neanche per un nanosecondo che se Abigail mi vedrà mangerà la foglia, e addio sorpresa?- sbraitò, furente: perchè Brian rovinava sempre tutto, persino quando aveva le migliori intenzioni?
Ah, già... Giusto...- esalò lui, portandosi una mano dietro la testa e sorridendole con aria colpevole- Beh, ormai il danno è fatto, quindi accomodati, ti garantisco che Abigail non mangerà foglie di alcun genere. Ti fidi di me, no?
- No... Ma credo di non avere alternative migliori- rispose Faith, entrò e si diresse nel salone, dove si era tenuta la festa di Capodanno. Vide Ben e Abigail avvinghiati sul divano, incollati per le labbra, e, rossa in viso per l'imbarazzo, tornò nel corridoio.
Brian la raggiunse poco dopo e, vedendola nel corridoio, le domandò – Che ci fai qui? Entra, avanti
- V- veramente… I- Io.. N- non vorrei disturbare..- balbettò Faith, arrossendo sempre più ad ogni parola, fino a diventare violacea
- Disturbare cosa?- chiese lui
Faith sbuffò e rispose - Vuoi che ti faccia un disegnino?- fulminando Brian con lo sguardo, convinta che stesse facendo il finto tonto con il preciso scopo di metterla a disagio
- Oh!... Sul serio? No.. Davvero?… Aspetta!- esclamò Brian, andò nel salone e buttò giù dal divano in malo modo la coppietta, esclamando - Raffreddate i bollenti spiriti, colombelle sbaciucchiose, abbiamo ospiti!- mise la testa nel corridoio e disse- Adesso puoi entrare, Faith!
- Brian, non si fa! Poverini!- lo redarguì Faith, la quale, però, gli sorrise con fare complice
- Poverini un corno. Nostra madre ci ha educati a trattare gli ospiti con il massimo riguardo, e non mi pare che farsi beccare a pomiciare rientri nella definizione di "riguardo"- rispose lui , ignorando i borbottii contrariati di Abigail, che mormorò anche qualcosa su fratelli dementi e battute di cattivo gusto, quindi aggiunse- Vero, fratellino?-  e diede uno scappellotto sulla nuca a Ben, che non gradì
- Ohi! Mi hai fatto male, imbecille!- latrò, tastandosi la nuca come se temesse che suo fratello gli avesse procurato lesioni irreversibili al collo
- Quante storie! Non ti sapevo così delicato- rispose Brian, agitando la mano con noncuranza, facendo emettere un impercettibile sibilo a Faith, che per poco non si strozzò nel tentativo di ricacciare in gola le risate che minacciavano prepotentemente di uscire
- Ti fa davvero male, Benny?- chiese Abigail tutta premurosa, suscitando l'ilarità di Brian e Faith, che si guardarono, trattenendo a stento le risate, alzando le sopracciglia contemporaneamente, in sintonia come non mai. Godutosi la divertente scenetta di Abigail versione crocerossina Brian asserì, con tanto di allusiva strizzata d'occhio - Vi lasciamo alle vostre romantiche effusioni, piccioncini, io e Faith andiamo di sopra
- Di sopra... In camera tua?- domandò Ben, esterrefatto: Brian non aveva mai, e sottolineo, MAI, portato una ragazza in camera sua, perciò, se ci portava Faith, doveva significare che aveva qualcosa di speciale, tale da farle meritare un simile onore; scosse la testa, sempre più sconvolto: tra tutte le sue conoscenze femminili Faith gli era sembrata quella con più cervello e meno propensa a darla a suo fratello... Con cosa l'aveva drogata Brian?
- Si, di sopra in camera mia, fratellino- rispose Brian- Perchè, qualche problema? Ah, spero che la... Ehm.. Attrezzatura che ti ho chiesto sia già sulla mia scrivania, altrimenti come potremo, uhm, divertirci io e la qui presente liceale maggiorata?- aggiunse, guadagnandosi un doloroso pizzico da Faith, che lo fulminò con lo sguardo.
Sconcertata da quanto stava accadendo davanti ai suoi occhi Abigail, incapace di credere che la sua amica avesse veramente intenzione di rimanere da sola con Brian, sospirò, si schiarì la voce e chiese- Faith.. Da, ehm, da quando siete così.. In, ehm, buoni rapporti, voi due?
Faith avrebbe voluto urlarle in faccia la verità, ma non potè, perchè Brian la precedette, le cinse la vita con braccio per attirarla a sè e baciarle i capelli, un gesto affettuoso decisamente non da lui che sorprese sia Ben, che Abigail, che Faith. Quest'ultima stava giusto pensando che, forse, in fondo, molto in fondo, Brian non era poi così male, quando lui si riconfermò Lord Stronzo a tutti gli effetti: strinse la presa sulla sua vita,  rivolse ad Abigail il più malizioso dei suoi sorrisi e disse- Vedi, Abby, il colpo di fulmine non è solamente quell'avvenimento romantico per cui due persone che si incontrano per la prima volta si guardano negli occhi e capiscono che non vogliono altro se non passeggiare mano nella mano e scambiarsi la saliva... A volte due persone si guardano negli occhi,  scoprono di possedere i medesimi istinti animali, e decidono di.. Come dire... Soddisfarli insieme
- S- Soddisfarli?- esalò Abigail, divenuta pericolosamente porpora, cercando di reprimere lo sconcerto e il disgusto per le immagini mentali di Faith e Brian che... Soddisfavano i propri istinti animali.
Brian ridacchiò, divertito dall'imbarazzo di Abigail, quindi, facendo scorrere una mano lungo le curve di Faith, asserì - Già... Non immagini quanti stuzzicanti giochini di possano fare con tutto questo ben di Di... OH! CRISTO!- ululò, mettendosi a saltellare stringendosi un piede, che Faith aveva pestato con tutta la forza di cui disponeva
- Non. Osare. Mai. Più. Toccarmi. Pezzo di merda!- sbraitò Faith, fuori di sè: non tollerava di essere considerata un succulento pezzo di carne; ok, Madre Natura l'aveva premiata, o punita, a seconda dei punti di vista, donandole due tette da competizione, e allora? Lei era molto altro, e, sebbene conscia che Brian stesse scherzando, non ci aveva visto più dalla rabbia.
Brian, cessato il dolore, si vendicò: afferrò Faith per un braccio e la attirò nuovamente verso di sè, sorridendo a Ben e Abigail, che li fissavano piuttosto perplessi, esclamò, accarezzandole la pancia   - Scusatela, l'intensità dell'attrazione che prova per me la spaventa!- poi, prima che Faith potesse replicare... La baciò, trascinandola al piano superiore nonostante i suoi versi di protesta e i ripetuti tentativi di divincolarsi.
Rimasti finalmente da soli Ben e Abigail si guardarono, allibiti, quindi Ben, il primo a riprendersi dallo shock, esalò- Alleluia, e ne sono andati. Su, presto, torniamo a baciarci
- Come puoi essere tanto insensibile? Ti pare che possa riprendere a baciarti così, come niente fosse, dopo quello che ho scoperto? Non pensi che, in quanto teenager di sesso femminile, e quindi naturalmente predisposta alle seghe mentali, non sono capace di lasciarmi andare e semplicemente esplorare la bocca del mio ragazzo, infischiandomene della scioccante rivelazione di poco fa? Ti rendi conto che Faith, la mia migliore amica, una brava ragazza, che credevo di conoscere, se la fa con tuo fratello? TUO... FRATELLO! Quello che tu stesso hai definito un.. Beh, meglio che non lo ripeta, non è un'espressione adatta al linguaggio di una ragazza perbene- sbraitò Abigail, mettendosi a percorrere la stanza a grandi falcate- A proposito di perbene: come le è saltato in mente di darla via così, come non fosse sua? Non sa che la reputazione di una ragazza è qualcosa di bellissimo e fragile, che anche una folata di vento può danneggiare irreparabilmente? Non ha pensato che... Quella cosa là è come la stima di quel tizio letterario che ammira tanto: una volta persa, è persa per sempre?
Ben la osservò andare avanti e indietro per un pò, dopodichè la invitò a smetterla, perchè gli stava facendo venire mal di testa, ed asserì- Senti, non posso negare di essere rimasto sconvolto anche io, ma non dobbiamo immischiarci, ok? Non ci riguarda! Faith è maggiorenne e vaccinata, e mio fratello... Beh, forse.. Insomma, lui... Beh, non ha mai... Portato una ragazza in camera sua, e ne ha avute a bizzeffe, per cui..
Il sottinteso riempì il cuore di Abigail di speranza, e i suoi occhi di una terrificante luce, la scintillante luce della combina- matrimoni; pervasa dalla più totale gioia battè le mani, soddisfatta, facendosi mille film mentali su una auspicabile quanto poco probabile love story tra Faith e Brian, tutte che si concludevano con loro due che diventavano cognate.
Ben, divertito dalla visione di Abigail che sognava ad occhi aperti, sbuffò una risata, riportando alla realtà la sua ragazza, cui chiese- Stavi pensando a quanto sarebbe bello se tu sposassi me e Faith Brian?
- Si- ammise Abigail abbassando lo sguardo
Ben rise di cuore, e rispose- E' proprio vero che le donne possiedono una fantasia assai spigliata: passa dall'ammirazione all'amore, e dall'amore al matrimonio come niente fosse- passò un braccio intorno alle spalle di Abigail- Ora basta pensare a quei due animali in amore, riprendiamo da dove eravamo stati interrotti
- Oh, Ben, mi dispiace, non posso- rispose Abigail alzandosi dal divano- Devo accompagnare mio fratello alla festa di un suo amico... Non guardarmi così, non è colpa mia se mia madre non si fida a lasciarlo andare da solo!
Ben, maledicendo in cuor suo Mrs.Venter, salutò Abigail, la guardò andare via con espressione mesta, quindi, rimasto solo, esclamò- Ok.... Dove sono i miei hentai?
Mentre Ben si consolava con i fumetti a luci rosse Brian dovette sorbirsi la sfuriata di Faith, la quale, non appena ebbe mollato la presa, gli tirò una sberla da ematoma sbraitando- Sei impazzito? Capisco il non volere che Abby mangiasse la foglia, ma questo? Hai veramente superato ogni limite!... Baciarmi! Come ti è saltato in testa?
Brian, sedutosi alla scrivania, occhieggiò Faith con aria divertita, giocherellando con una matita, quindi, per nulla intimidito dall'atteggiamento aggressivo della ragazza, replicò- Non lamentarti sempre, brontolona. Non volevi che la tua amica mangiasse la foglia e non l'ha mangiata... E poi.... Avrei potuto fare di peggio
- Peggio che dare a intendere che vengo a letto con te e baciarmi?- sibilò Faith, scoprendo i canini, come sua abitudine quando era incazzata nera
- Si- rispose Brian, quasi divertito- Avrei potuto usare la lingua
- Oh, cielo, sto per vomitare- esalò Faith, nauseata, sopprimendo la solita, fastidiosa vocina che le faceva notare quanto più piacevole sarebbe stato se l'avesse baciata con la lingua
- Se proprio devi fallo adesso, una volta iniziata un'attività non mi fermo finchè non l'ho portata a compimento, il che vale anche per ciò che ci apprestiamo a fare- Faith sollevò un sopracciglio, fingendosi scandalizzata- La scelta della scaletta! Cazzo, Faith, sei veramente malpensante!- disse Brian in tono spiccio, Faith scrollò le spalle, si sedette sul letto e ascoltò tutti i cd generosamente prestati da Ben alla ricerca di pezzi fattibili e non troppo giappo- incomprensibili.
Terminata l'operazione Faith, sbadigliò e disse- Bene. Direi che posso tornarmene a casa!
- Vuoi un passaggio? Sono completamente sobrio- si offrì Brian
- Va bene- rispose Faith, prendendolo in contropiede: era certo che avrebbe rifiutato
- Bene, ehm.. Prendo le chiavi della macchina
- Fai con comodo, ti aspetto nell’ingresso- rispose Faith; Brian prese chiavi e giubbotto, Faith lo raggiunse e uscirono.
Nella BMW di Brian l’atmosfera era gelida: silenzio assoluto, lui fissava la strada, Faith guardava fuori dal finestrino. Il silenzio era talmente opprimente che Faith iniziò a sentirsi soffocare, di conseguenza decise di romperlo.
- Che.. Che ne pensi dei pezzi che abbiamo scelto?- domandò, titubante
- Il meglio possibile- rispose lui, per poi chiederle, cogliendola di sorpresa- Che ne pensi di Axel?
- Axel? Cosa... Perchè diavolo hai tirato fuori Axel adesso?- boccheggiò Faith, avvampando tanto intensamente che Brian avvertì il calore emanato dalle sue guance rosse
- Rispondi e basta. E, per piacere, non mentirmi, si vede lontano mille miglia che gli muori dietro
- IO NON GLI MUOIO DIETRO!- strillò Faith, punta sul vivo- Ok, può darsi, forse, che mi... Piacicchi, e allora? Non vedo cosa ci sia di male: è bello, alto, il che non guasta, simpatico, spiritoso... Non colleziona le donne come francobolli, a differenza di un'altra persona di mia conoscenza...
Brian, scioccato da quella risposta, nonchè ferito dall'opinione che Faith aveva di lui, serrò la presa sul volante e frenò di colpo, storcendo il naso allo stridore delle ruote che inchiodavano sull'asfalto, infine asserì - Non fa per te
- Non mi interessa il tuo parere
- Dovrebbe, invece. Conosco Axel come le mie tasche, viviamo in simbiosi dall'asilo, è il mio migliore amico, gli voglio forse più bene che a mio fratello... Non che Ben non mi faciliti la cosa, col caratteraccio che si ritrova... Il punto è: se ti dico che non fa per te, c'è un motivo
- Sarebbe?- chiese Faith, scettica, per poi assumere l'espressione di una che ha avuto un'illuminazione, ed esclamare - Ho capito: sei geloso!
- COSA?- "Si"- NO!- protestò Brian, ignorando gli insulti della vecchietta che per poco non aveva investito
- Ma si, è certamente così: sei Brian Cartridge, ti cadono tutte ai piedi, e non sopporti che, nonostante tutto, preferisca il tuo amico! Ci ho preso?
"Alla perfezione, maledetta liceale maggiorata"- No, non ci hai preso
- Oh... Ok. Se non è una specie di gelosia infantile allora cos'è?- chiese Faith, ottenendo, stavolta, una risposta- Axel è, diciamo.. Semi- impegnato. Non so se è una cosa seria, quel che certo è che lei è fidanzata e lo tratta come uno zerbino, ma lui non si lamenta, il che, conoscendo Ax come lo conosco io, può voler dire soltanto una cosa: è davvero preso da questa "miss nessuno"
- Miss nessuno?- pigolò Faith, delusa: scoprire che Axel era già occupato le aveva portato il morale sotto terra, apprendere che era privo di spina dorsale, per non parlare di altri organi, al punto da accettare di venire maltrattato da una donnicciola fedifraga, poi, gli aveva fatto raggiungere l'altro emisfero.
- Già. Il mio amichetto è così gentiluomo da non aver rivelato il nome della sua nuova fiamma nemmeno a ME, per rispetto della sua privacy- asserì Brian
- Secondo me, invece, Ax non te l'ha detto perchè ha paura di scoprire che la sua miss nessuno è una tua ex... Poverino, deve essere dura esserti amico- mormorò Faith, tornando a guardare fuori dal finestrino.
Quella stessa sera Brian rifletteva sugli avvenimenti della giornata bevendo tè con Axel e Brandon (Jack, come al solito, era fuori con la sua ragazza); dopo un lungo silenzio Axel si decise ad aprir bocca - Brian? Ti hanno lobotomizzato?
- No, perché?
- Era una battuta! Che hai?
- Uh? Niente…- rispose lui, dopodichè calò nuovamente il silenzio, rotto poco dopo, nuovamente da Brian - Ecco, avrei pensato... Però non so.. Mi servirebbe il vostro consiglio... Che ne direste di fare un regalo a Faith?
.- A Faith? Per quale ragione?- domandò Axel
- Beh... Ecco... Come... Segno di, ehm, benvenuto- rispose Brian, per poi aggiungere, in tono più sicuro- Voglio dire, al provino non ci siamo certo comportati da gentiluomini con lei, però adesso è una di noi, secondo me sarebbe carino dimostrarle non soltanto a parole che è la nostra liceale maggiorata del cuore. Allora? E' una buona idea?
Axel e Brandon lo fissarono preoccupati come se gli fosse spuntatata una seconda testa, Brian sbuffò, irritato, e sbottò- Per l'amor del cielo, smettetela di fissarmi, non sono un caso clinico! Aiutatemi, piuttosto, non ho la minima idea di cosa prenderle, Faith è un tipo particolare..
- Uhm... Vediamo...- disse Axel- Non so cosa possa piacere a Faith, non è una ragazza normale... Nel senso che, come hai detto tu prima, ha dei gusti, beh... Non propriamente normali... Uhm..Punta su un evergreen di sicuro effetto: mio padre quando litiga con mia madre se ne esce sbattendo la porta, per poi tornare con fiori e cioccolatini.. Gioielli, se è incazzata nera... Funziona sempre!.. Infatti finisco a trascorrere la notte sul pianerottolo!
- Hai capito i signori Hawthorne? Si danno da fare!- esclamò Brandon, Axel sbuffò, Brandon gli fece una pernacchia e aggiunse- Non ho molta esperienza, mi dispiace, di solito mi affido a mia sorella quando devo fare un regalo a una ragazza... A proposito di mia sorella: vi avevo detto che il suo fidanzato, per farsi perdonare di averla tradita, le ha regalato 2 settimane alle Bahamas?
- Si, Brand, almeno un milione di volte- rispose Axel scocciato
- Lo ha perdonato, alla fine?- chiese Brian con interesse
- Non proprio... Ha conosciuto mio cognato! Un vero colpo di fulmine: tempo due giorni si sono sposati... E tra qualche mese sarò zio!- rispose saltellando
Brian lo guardò sconvolto, poi la buttò sul ridere- Ax, annota, dato che ti sei trovato uno straccio di donna: niente viaggi alle Bahamas!
- Decisamente! Comunque, tornando a Faith, credo che le piacerebbe ricevere qualcosa di utile
- Tipo una batteria di pentole?- domandò Brian (Brandon, non visto, si colpì la fronte con la mano)
- Spero vivamente tu stia scherzando, o ti ritroverai una batteria di pentole su per il culo- sbottò Axel, giunto al limite di sopportazione
Brian gli lanciò un'occhiata mortificata, poi, a furia di pensarci e ripensarci, ebbe un'idea, una buona, per una volta: sprizzante felicità da tutti i pori mise le braccia sulle spalle dei suoi amici ed esclamò- Ragazzi, non ci crederete ma ho appena avuto la folgorazione che stavo aspettando. Ho capito cosa regalare a Faith! Domani stesso andrò a comprarlo, oh si!
- B-Brian- balbettò Axel, terrorizzato dalla frenesia dell'amico, di solito flemmatico e strafottente- S-Sei.. Sicuro di quello che fai?
- Mai stato tanto sicuro in vita mia- rispose Brian- Escluso forse quella volta in cui, ubriaco fradicio, promisi a tua cugina che l'avrei sposata... Senza offesa, Ax, non è proprio cosa, Venus sarà pure la dea della bellezza, ma è insopportabile! Allora è deciso: domani stesso andrò a prendere un regalo a Faith da parte della band... Non vi rivelo cos'è, lo scoprirete a tempo debito! E ora... Sigaretta extra per festeggiare!- e, detto questo, sparì giù per le scale, lasciando Axel e Brandon a scambiarsi occhiate preoccupate.
Nel frattempo, a casa Irving, quella santa ragazza di nome Faith stava rovistando nella sua cabina-armadio alla ricerca di qualcosa da mettersi per il concerto, mentre contemporaneamenteascoltava  la cronaca dettagliata di Abigail sull’abilità di Ben come baciatore.
- E' così dolce, capisci? Non del genere che ti prende la testa in una morsa e cerca di soffocarti con la lingua, capisci?- sospirò lei, sognante
- Decisamente..- “Vomitevole” - Grandioso,  Abby, non puoi capire…- “Quanto mi stia nauseando questa conversazione” - Quanto sia felice che tu abbia finalmente trovato una persona che ti fa stare bene!- esalò Faith, incerta se sarebbe sopravvissuta alla telefonata. Per precauzione prese carta e penna e scrisse su un foglio: "Testamento di Faith Beatrix Irving", e stava giusto pensando se e cosa lasciare alla fedele amica del liceo Abigail Venter quando questa parlò di nuovo - Grazie, F- sospirò- sapevo che avresti capito… Tu come stai?- chiese
- Io? In pigiama, perché?- rispose Faith, domandandosi il perchè di quella domanda
- Intendevo emotivamente- chiarì Abigail
- Oh… Come mai questa domanda?- chiese Faith di rimando, stupita
- Niente… E' solo che, ecco... Tu e Brian... Insieme..- rispose Abigail in tono cauto
- Sconvolgente, eh? Specialmente se pensi che non ha dovuto ipnotizzarmi, drogarmi o lobotomizzarmi! Ma che vuoi farci?- sospirò Faith in tono fintamente languido- Non si può lottare contro una passione così travolgente!
- Ah, ehm, o-ok... S-se lo d-dici tu... Com'è andata oggi, con lui?- domandò Abigail
- Alla grande- rispose Faith, che stava trovando quantomai divertente mentire alla sua amica; traendo ispirazione dal libro che stava leggendo, aggiunse- Mi ha sbattuta come un battiscopa come piace a me, non poteva andare meglio!
Abigail emise un mugolio disgustato, e pose fine alla conversazione dicendo- Oh.. Beh... S-sono felice per te... S-Siete proprio una bella coppia. Meglio che stacchi, tra poco chiamerà Ben per la buonanotte!
- Ok. Salutamelo... E chiedigli di salutarmi Brian- Stallone- Cartridge! Ah, e digli di ricordare a Brian di fare rifornimento di profilattici al cioccolato, sono i miei preferiti! Buonanotte!- trillò Faith, sadicamente soddisfatta, mentre Abigail, sempre meno convinta dell'auspicabilità di una eventuale futura parentela con la Irving, emise un gemito nervoso e riattaccò.
 Terminata la telefonata Faith si rivolse nuovamente all’armadio alla ricerca della mise perfetta per il suo debutto colla band… Niente! Non le andava bene niente!!
- Il locale è in stile manga, quindi è da lì che devo trarre ispirazione…- diede un’occhiata veloce ad un manga che le aveva prestato Abby (e che non aveva mai aperto prima), e cominciò a commentare, percorrendo camera sua in lungo e in largo - No, il kimono no, sembra terribilmente scomodo, e poi costano troppo, ai miei verrebbe un colpo se all'improvviso sparisse qualche centinaio di sterline dalla loro carta di credito!... Nemmeno il look gotico- sexy fa al caso mio, lacci e corsetti mal si adattano al mio corpo burroso, per non parlare delle "gemelle"… Uhm, forse ho trovato… Chissà se le 10:30 p.m. sono troppo tardi per chiamare…. Oh beh, chissene, leviamoci il pensiero!- . Animata da nuova energia afferrò il telefono, si stese sul letto, compose il numero e rimase in attesa.
- Pronto?- rispose una voce apparentemente maschile
- Wow, Bridge, ti viene bene la voce da transessuale brasiliano!- esclamò Faith, per poi scoppiare a ridere senza ritegno, tanto che rotolò giù dal letto
- Bridget è in bagno… Aspetta… La chiamo… Resta in linea-
"Oh. My. God. Era il buzzurro! Che figura!" pensò Faith, desiderando che il pavimento la inghiottisse per l'eternità
- Faith?- rispose Bridget, lievemente irritata- Hai detto all’Amore mio che ha la voce da trans?
- Brasiliano, però!- replicò Faith in tono accattivante, sperando che l'amica non se la fosse presa, ma Bridget non se la prendeva mai, e ancora una volta sbollì in fretta la rabbia – Senti, conservi ancora la tua vecchia divisa nera?
- Si, ma non ancora per molto, mia mamma vuole mandarla al macero
- No! Fermala! Quella divisa mi serve! Posso pagarti! Quanto vuoi?- esclamò lei tutto d'un fiato
- Per quella vecchia cosa polverosa? Stai fuori? Te la porto domani a scuola… Gratis!- la rassicurò Bridget, che, quando non assumeva strane sostanze, era piuttosto generosa
- Grazie, davvero… A domani allora. Buonanotte- Anche a te. Ciao- “E anche questa è fatta!” pensò “E ora… A nanna!”
Il giorno dopo Bridget portò a Faith la sua vecchia divisa nera. “Meno male” pensò “Ero convinta che si sarebbe dimenticata!!”.
Nell’intervallo avvisò Abigail che avrebbe saltato Educazione Motoria, e le chiese di coprirla; Abigail accettò senza fare domande, un pò perchè si fidava di Faith, un pò perchè la capiva, e, se non avesse avuto una fottuta paura di incorrere nelle ire dell'insegnanate, l'avrebbe imitata, perchè non esisteva, secondo lei, essere più osceno della professoressa Cherrylip: media statura, grassa, capelli neri corvini tinti piastrati e pieni di doppie punte, due labbrone che d’estate venivano usate come canotti da Baywatch, due cocomeri al silicone, gomma da masticare sempre in bocca, si conciava come se avesse vent’anni e pesasse 40 chili, strizzando la sua ciccia in abitini, magliettine e pantaloni attillatissimi tutt’altro che sportivi, per non parlare degli stivali da battona che indossava, rigorosamente a punta e con tacchi a spillo!
Faith e le sue amiche saltavano le sue lezioni ad ogni occasione, ma, purtroppo, era l’ultimo anno, e dovevano stare attente a mantenere una media eccellente per il college, di conseguenza almeno una settimana al mese eranoobbligate  a  sorbirsi l'irritante ticchettio dei tacchi e le labbrone botulinate, da cui non usciva altro se non commenti su quanto tutte loro fossero obese(LORO!)... Una sorte che non avrebbero augurato al loro peggiore nemico!!!
Faith scappò prima che quei pettegoli dei suoi compagni si accorgessero che stava perfettamente in salute (aveva recitato la parte della malatina febbricitante per tutta la mattina per essere credibile) e andò gironzolando per negozi alla ricerca di qualcosa: non usciva mai con obiettivi precisi, vagabondava in attesa di qualcosa che le “parlasse”, persuadendola ad acquistarlo; non era particolarmente spendacciona, ma neppure tirchia, la si poteva definire moderatamente oculata. Delusa dal giro infruttuoso stava per prendere la metropolitana a Whitechapel quando scorse Brian Cartridge uscirne;  si nascose dietro l‘angolo, e, curiosa di scoprire come mai fosse lì, decise di seguirlo.  Dopo 10 minuti di pedinamento Brian entrò in un'armeria;  Faith, convinta che la sua meta fosse, invece, la gioielleria di fronte, non potè non restare a bocca aperta, pensando: ”Brian Cartridge in un'armeria? Strano, non sembra il tipo che ama sparare!... In effetti non sembra nemmeno il tipo che prende la metro… E' vero, però, che non so praticamente nulla di lui, a parte nome, cognome, indirizzo e che suona la chitarra… Non gliel’ho mai chiesto… Perché non mi interessa… Perché mi sto facendo tante seghe mentali?”.
Senza aspettare che Brian uscisse dal negozio Faith corse via, e, durante il vagabondaggio,  comprò 5 pacchi di spille varie, scegliendole molto colorate (un miracolo, dato che di solito prediligeva il nero anche per gli accessori).
Stava tornando in metropolitana quando li vide: perfetti, alti ma non esagerati, eleganti, ma non impegnativi, assolutamente non volgari, senza tacco a spillo, che sfioravano il ginocchio.. Gli stivali dei suoi sogni… A un prezzo da urlo!! Faith rabbrividì quando lesse il prezzo, ma si convinse che stivali come quelli erano un investimento per il futuro, e decise di entrare nel negozio, dal quale uscì con un’enorme busta contenente l’ennesimo paio di scarpe nuove.
Una volta a casa prese un paio di forbici, la vecchia divisa di Bridget, tagliuzzò l’orlo della gonna e il gilet, li mise in lavatrice, prese la busta degli stivali e li indossò: se doveva tenerli una serata intera urgeva un pò di pratica sui tacchi.
Accese lo stereo e finse di essere una modella, facendo avanti e indietro nella sua stanza, nella speranza che, prima o poi, magari prima, avrebbe imparato a camminare sui trampoli, ehm, tacchi.
- Cristo!- urlò quando cadde la prima volta, - Cazzo!- quando cadde la seconda, - Porca puttana!-quando cadde la terza, e, per fortuna, ultima, volta; decise di dedicare un’oretta di pratica al giorno alla missione-tacchi, sicura che entro venerdì sarebbe stata perfetta… Quantomeno ad urlare imprecazioni.
Quando la divisa si fu asciugata (l’aveva messa nell’asciugatrice per fare in fretta) la stirò, provocandosi una piccola ustione, e appuntò sul gilet i quintali di spille che aveva comprato. Come tocco finale, al posto della squallida camicia bianca della divisa avrebbe messo la t-shirt viola che le aveva regalato Abigail per il suo diciassettesimo compleanno (probabilmente dopo essere stata drogata da Bridget, altrimenti non si spiega come mai, in barba alla crociata per la “abigailizzazione“ di Faith, l'avesse scelta viola, con un teschio di strass davanti).
Provò l’insieme davanti allo specchio  e, sorridendo ammiccante, esclamò  - Da quando in qua sono così carina?... Forse dovrei conciarmi così tutti i giorni!- .
Sentì la porta aprirsi, segno che i suoi genitori erano tornati, per cui nascose la divisa e il resto nell’armadio, e finse di studiare.
Venerdì sera alle 9:30p.m. Bridget, con appresso il suo buzzurro, Elizabeth, Ashley e il suo ragazzo stavano ibernandosi Abigail e Faith all’entrata del Mìchiko in attesa di Faith e Abigail, stranamente in ritardo. All'improvviso videro Abigail correre verso di loro, avvolta nel suo cappottino bianco(sotto aveva un vestitino a kimono rosa che le era valso innumerevoli commenti derisori da parte di Faith).
- Ciao!- esclamò con entusiasmo- Ben sta pagando il taxi, da vero gentiluomo, ci raggiunge subito… Faith?- chiese, guardandosi intorno
- Boh, aveva detto di trovarci alle 9:30p.m. all’entrata del locale- disse Ashley
- Vabbè… Che ne dite di entrare e aspettarla dentro? Non credo ci ammazzerà per questo!- propose Abigail, strofinandosi le mani guantate
- Che ne sai?- scherzò Ashley, ma entrarono comunque nel locale.
Dall’ingresso, attraverso una porticina laterale, si accedeva al guardaroba, della grandezza di un loculo, mentre un’arcata chiusa da una tenda di perline costituiva l‘ingresso alla saletta principale, dipinta a colori vivaci e piena zeppa di decorazioni e tavolini, che terminava con un piccolo palco, dove si sarebbe esibita la band. L’insieme, commentò Abigail, era carino, sebbene leggermente opprimente: c’era a malapena lo spazio per muoversi!
Il ciarliero gruppetto, capitanato da Abigail, lottò strenuamente per accaparrarsi un tavolo in posizione strategica, per godere di un’ottima visuale della band, e vinse; Elizabeth, una volta sedutasi, per prima cosa si lagnò degli spazi angusti e della scomodità dei pouf, e Bridget ordinò del sake.
Dopo un po’ arrivò Claude con la sorella e alcuni sconosciuti dall’aria molto poco raccomandabile... Intanto il tempo passava…
- Sono quasi le 10p.m. dove diavolo è finita Faith?- disse Ashley
- Magari ha trovato traffico..- disse Bridget
- Viene in metropolitana- sbottò Abigail
- Oh..- disse Bridget pensosa, per poi aggiungere subito, molto più vivacemente- Chi vuole del sake?
 Abigail e Ben non risposero, erano troppo impegnati a cercare di tradurre gli ideogrammi alle pareti per accorgersi di ciò che avveniva intorno a loro, Elizabeth, invece, gnaulò nervosamente- Perché non arriva? Voglio dire..  Mi fa venire l’ansia, e quando sono in ansia iperventilo, e se iperventilo mi si rovina il rossetto!- si schiarì la voce e aggiunse- Avrei voluto dirvelo con Faith presente ma non posso più aspettare: Faith ha accettato di entrare nella mia band come corista!
- E’meraviglioso- disse Abigail poco entusiasta: era convinta che Ben avesse barato per vincere la gara a chi traduceva più ideogrammi in un minuto e non avrebbe prestato attenzione ad altro finchè la questione non fosse stata risolta
- Che bello!!- esclamò Ashley, sinceramente entusiasta, mentre Bridget non disse nulla, era troppo impegnata a baciare il suo buzzurro.
Si spensero le luci, e una voce maschile annunciò il grupp: salirono sul palco 4 ragazzi
- Manca il vocalist- disse Ben, guardando attentamente il palco- Chissà dov’è..-
- LA vocalist- lo corresse Abigail, dato che dal cono d'ombra del palco proveniva una voce femminile - Strano, tuo fratello aveva detto che avevano preso un ragazzo- Ben scrollò le spalle e bevve del sake
- Ha una bella voce no?- commentò Elizabeth con aria saputa, quindi chiese - Quasi quasi dopo le chiedo di unirsi anche lei alla band come corista… Che ne dici, Bridget?
- Massì- rispose lei, mezza ubriaca, agitando il bicchiere dell'acqua, finendo con l’inondare la povera Ashley - Tanto nella nostra band ci vengono cani e porci
- Soprattutto porci, se c’è anche quello- bisbigliò Ben, riferendosi al buzzurro, Abigail ridacchiò e lo zittì con un bacio
- Ommioddio! La vocalist... E'... FAITH!- urlò Ashley, indicando il palco dove era appena apparsa Faith, con addosso la divisa di Bridget, le spille e tutto il resto: era truccata, una vera rarità, e si era tagliata i capelli; al posto del caschetto da fungo, ehm, da brava bambina bon ton, esibiva un taglio asimmetrico con la frangia colorata di viola.
Elizabeth la fissò a bocca aperta, così come Ashley, Bridget, che si era persino staccata dal buzzurro per non perdersi la scena, Claude e gli altri loro compagni di scuola, Abigail, invece, si alzò in piedi battendo le mani, gridò - GRANDE FAAAAAAAAAAAITH! WOO- HOO!! Però… Avresti potuto metterti qualcosa di più decente! – prese la macchina fotografica(che usava per documentare tutti i suoi appuntamenti con Ben)e si mise a scattare foto all’impazzata.
Dopo essersi sgolata e dimenata Faith scese dal palco sudatissima e assetata, dirigendosi al tavolo delle sue amiche; guardò Elizabeth dritto negli occhi e disse- Immagino che abbia capito cosa ho scelto, Liz
- Quello che hai fatto è scorretto! Claude aveva detto che non ti avevano presa!- protestò Elizabeth
- Vatti a fidare di Claude.. E poi omettere non è mentire, non ho fatto nulla di scorretto.. Credo- replicò laconicamente Faith
- Avresti dovuto avvertirmi che ti avevano presa!- ribattè Elizabeth, per poi dare una controllatina allo stato del suo make- up
- Volevo farvi una sorpresa- si giustificò Faith
- E ci sei riuscita alla grande, F! Però la prossima volta niente school-punk ok?- disse Abigail scrutandola torva
- Ok, mammina, ma non c'era bisogno che mi ripetessi quanto adori il mio look, ti avevo sentita già prima! Quanto a te, Liz, se pensi che mi sia comportata scorrettamente puoi anche andartene!
- Stanne certa! Bridget, andiamo!- sbraitò, strattonando Bridget, la quale, con la collaborazione del buzzurro, stava finendo la quinta brocca di sake
- Aspetta, ho sete!!- gnaulò lei, aggrappandosi alla brocca
Bridget, ho detto: andiamo!- ripetè Elizabeth strattonandola una seconda volta
- Ma io voglio bere!!- protestò Bridget, opponendo resistenza, obbligando, quindi, Elizabeth a risedersi, sbuffando contrariata.
- Sei stata davvero brava- disse Ashley
- Grazie… Adesso però passatemi del sake, sto morendo di sete!
- A proposito di sake- disse una voce alle sue spalle, cingendole la vita- Non credi che gli Aluminia debbano festeggiare degnamente il loro debutto?
- Assolutamente!- risposero tutti in coro, eccezion fatta per Abigail, che era astemia
- E allora… Sake a volontà!!- esclamò Brian, gli altri componenti della band unirono tre tavoli e rimasero al locale per un bel pezzo a bere e ridere.
Ad un certo punto Brian sparì misteriosamente, Abigail per poco non svenne, scioccata dalla scottante rivelazione che Faith e Brian non stavano nè erano mai stati insieme, la loro era stata tutta una messinscena per non farle capire che Faith era la voce degli Aluminia, bacio appassionato incluso, infine Bridget, completamente ubriaca, afferrò Axel per la maglietta, poggiò la testa sulla sua spalla, e, in quello che secondo lei era un tono seducente, disse- Sai che io e lui- indicò il buzzurro - Siamo una coppia aperta? In pratica lui è il mio ragazzo, ma posso vedere anche altri.. Magari possiamo vederci da qualche parte dopo, così giochiamo un pò…- gli fece l’occhiolino, sconvolgendo Axel, il quale, però, divertito quanto sconcertato, se la scrollò di dosso e rispose- Grazie, ma le ragazze le preferisco con l'alito che non sa di alcool- guardò Faith allibito, e le chiese- E’amica tua?!?
- Jack è amico tuo!- ribattè lei senza il minimo imbarazzo
- C’è differenza!- replicò Axel con sussiego, per poi ritrattare, vedendo Jack che si baciava con Allison, seduta sulle sue gambe- Ok, no, non c’è!
- Appunto
Axel avrebbe voluto replicare, ma Brian, misteriosamente ricomparso, glielò impedì:  picchiettò una bacchetta contro il bicchiere per calamitare l’attenzione generale su di lui e, schiaritosi la voce con fare solenne, disse - Membri degli Aluminia e amici di Faith, è giunto il momento che tutti voi stavate  aspettando a vostra insaputa. Come sapete, o forse no, abbiamo cercato a lungo prima di trovare qualcuno degno di entrare a far parte della band, ma i nostri sforzi sono stati ripagati da una ricompensa oserei dire maggiorata… Mi riferisco a Faith, naturalmente- applausi generali e qualche fischio che fecero arrossire l’interessata- E‘ una di noi da poco più di un mese, ma già le vogliamo bene – Jack sbuffò in segno di dissenso -  E abbiamo deciso… O, meglio, io ho deciso e gli altri si sono dichiarati d’accordo con me, di dimostrarle non soltanto a parole che per noi è mitica- Jack sbuffò una seconda volta, Brian lo ignorò , aggiunse- Ho pensato parecchio al modo migliore… Qualcosa che non ci facesse passare per idioti, visto che già ci ritiene delle emerite teste di cazzo… In particolare me… Spero ti piaccia..-  e rivelò alla vista ciò che aveva tenuto accuratamente nascosto dietro la schiena fino a quel momento, ossia il regalo della band per Faith, vale a dire… Un tirapugni!
Faith lo prese e lo fece rigirare tra le mani, fissandolo accigliata: era un oggetto utile, senza dubbio, però… Che razza di regalo era? Non che avesse chissà quali apettative, in fondo meglio un tirapugni di una trousse di trucchi o un profumo, che sarebbero finiti a far compagnia ai loro polverosi amichetti in uno scatolone nell’armadio, però avrebbero potuto dimostrarle, oltre all’affetto, che la consideravano una ragazza, cazzo!!!
Per non ferire i suoi amici si finse contenta e sorrise a Brian, che annuì incoraggiante ed asserì- Ho pensato ti possa essere utile dopo le prove.. Sai, tornare a piedi alla stazione da sola… Magari sul tardi...  Così sia tu che noi staremo più tranquilli! Nessun malintenzionato potrà sopravvivere ai tuoi micidiali pugni! Contenta?
- Non immagini quanto - rispose Faith con voce inespressiva, emise un sospiro mesto e chiese, senza pensare alle conseguenze- Aggeggio utile, non c’è che dire… L’hai preso all’armeria?
- Armeria? Si, l’ho preso lì, ma tu che… Ah-ah, ti ho beccata, Capitan F! Mi hai pedinato!- esclamò Brian puntando il dito contro Faith, che boccheggiò – I- Io… E- Ecco… I- Io… - per poi rispondere, senza balbettamenti di sorta- Non avevo niente di meglio da fare e avevi un’aria troppo sospetta per resistere, ok?  E comunque, se proprio vuoi saperlo, appena sei entrato nell’armeria me ne sono andata… Credevo saresti entrato nella gioielleria!
- Ah, si? E perchè mai avrei dovuto? Credevi forse  dovessi comprarmi dei nuovi orecchini?- ribattè Brian, suscitando l’ilarità generale, quindi sorrise sadico di fronte all’evidente imbarazzo di Faith, la quale, sentendosi molto stupida, tracannò quel che restava della brocca di sake prima di rispondere- Ho sbagliato… Uffa. A mia discolpa posso dire che non è poi così sballato il mio ragionamento… Voglio dire: avresti potuto benissimo entrare lì e comprare un gioiello per… Boh, una delle tue amiche, che ne so..
- Hai ragione, avrei potuto farlo…- ammise Brian- E l’ho fatto!- uscì dal locale senza aggiungere altro per ritornare pochi minuti dopo con in mano un pacchettino, che porse a una scioccata Faith dicendole- Cosa credevi, che ti avremmo veramente regalato soltanto quel coso? Tsk! Bell’opinione hai di noi! Se non fosse che siamo di buon cuore potremmo offenderci, sai?
- M-Ma… M-Ma… Non capisco… Vendono gioielli in armeria?- domandò Faith
- Faith, per favore, non costringermi a pensare che hai perso il cervello in uno die bicchieri di sake che ha tracannato la tua amica spugna. Lo sapevo. Sapevo che mi stavi seguendo, e, essendo un mago del depistaggio, come la tua amica Venter ha avuto modo di sperimentare…- Abigail arrossì furiosamente e si strinse a Ben- Ti ho mandata fuori strada. Dai, aprilo, sono sicuro che ti piacerà  più di quel tirapugni
Faith, che, ancor più che il regalo in sè, adorava scartare, non se lo fece ripetere due volte: lacerò la carta che ricopriva lo scatolino con bramosia, lo aprì e… Rimase a bocca aperta, stavolta per la gioia, rimirando il ciondolo che scintillava alla luce bluastra.
Mentre gli altri si passavano il ciondolo di mano in mano per ammirarlo e desprimere i propri commenti Faith ringraziò Brian, che la stritolò affettuosamente, e Axel, ricevuto un sms dalla sua miss nessuno, si dileguò.
Stavano ancora festeggiando quando Kono, la proprietaria del locale, venne ad avvertirli che era ora di chiusura, per cui dovevano sloggiare, e in fretta. Prima che se ne andassero fermò Faith e Brian e trillò - Siete stati fantastici, davvero! Che ne direste di pagarmi le consumazioni, che vi assicuro hanno raggiunto una cifra a tre zeri, suonando di nuovo qui?
- Oh, ehm, beh..- balbettò Brian
- Dipende dalla data. Quando?- chiese Faith con fare pratico
- Dunque- Kono cacciò fuori l’agenda e controllò la prima data libera- Il 14 è ok per voi?
- Il 14… Febbraio?- domandò Brian
Faith e Kono emisero all’unisono uno sbuffo di sufficienza e la prima, incurante dell’espressione men che lieta che si dipinse sul volto di Brian, rispose- Ok. Segna pure, Kono… Gli Aluminia saliranno sul palco a San Valentino… Tenetevi forte, coppiette in amore!
Sulla strada per l’automobile di Brian questi sbuffò ripetutamente finchè Faith, esasperata, non gli chiese- Che cazzarola c’è?
- C’è da chiederlo? – sbraitò Brian- Forse tu hai appuntamento con una scatola di cioccolatini, ma IO avevo ben altri programmi per San Valentino, che TU hai mandato all’aria, stronza! Bel modo di ripagarmi per la collana, grazie!
- Primo: un regalo si fa per la gioia di donare, non perchè ci si aspetta qualcosa in cambio. Secondo: ti basterà spostare i tuoi programmi dalla sera al pomeriggio, non mi pare tanto complicato. Terzo: con chi passerò San Valentino non è affar tuo- ribattè Faith
- Ho capito: sarà un menage a trois tra te, una scatola di cioccolatini e un film mieloso su una sfigatona che trova il princpie azzurro- replicò Brian, facendo diventare Faith di una preoccupante tonalità di viola- Quanto al mio, di San Valentino, lasciati dire che, dietro l’aria da dura cinica e disillusa, sei di una ingenuità disarmante, mi tocca spiegarti tutto!.. O quasi: sai almeno come si fanno i bambini?- Faith inaugurò il tirapugni colpendo violentemente Brian allo stomaco, e lui, dopo aver ululato di dolore, sospirò e aggiunse - Sei troppo brutale, F, se vuoi potrei parlare del tuo problema ad Allison, la ragazza di Jack: è una strizzacervelli, ti aiuter… AH! SEI IMPAZZITA? LE MIE PALLE SONO SACRE, C’E‘ DNA CARTRIDGE DENTRO!-  urlò, dopo aver evitato per un pelo un altrimenti dolorosissimo calcio ai testicoli
- Volevo soltanto punirti come meriti- replicò freddamente Faith
Brian sbffò, e pose fine alla conversazione dicendo- Prima che senta il bisogno di calciarmi in altre parti del corpo ti avverto, non ti piacerà quel che ti dirò, piccola, innocente verginella, ma è necessario che tu conosca la verità: il mio programma, prima che rovinassi tutto con la tua linguaccia chilometrica, prevedeva della “ piacevole attività fisica“ SIA il pomeriggio SIA la sera con… Ehm… Due persone diverse, le quali non devono assolutamente incontrarsi. Ora, se ho appagato la tua curiosità, fammi un favore: sali in macchina e non fiatare fino a casa tua, ok?
Faith non rispose, si limitò a scrollare le spalle,chiedendosi quale fosse la causa della sensazione di delusione mista a fastidio che aveva provato nel sentire le parole di Brian, il quale, pentitosi delle sue azioni, tentò di tirarle fuori di bocca qualche parola, ma invano.
Soltanto quando Brian si fermò sotto casa Irving Faith parlò- Perchè mi hai detto di Axel e miss nessuno se non sei geloso?
- Perchè…- „Un pò gelosino lo sono“- Mi andava. Non sai che sadica soddisfazione mi ha regalato vedere la faccia che hai fatto quando ti ho informata della tresca di Axel… Ho visto tante volte quell’espressione, però sul viso delle tizie che ho mollato- rispose Brian
- Ah… Capisco… Beh, non preoccuparti per me, non sono il tipo incline all’amore, le cotte mi passano in fretta- replicò Faith, scese dall’auto e, a mò di buonanotte, disse- Ah, Cartridge: baci bene anche senza lingua! Sogni d’oro!- lasciando Brian esterrefatto, e, in fondo, anche piuttosto compiaciuto.
 
 
Fine… Del capitolo, naturalmente, la storia è appena agli inizi!
A chi è arrivato fin qui senza saltare un rigo… Avete la mia stima, davvero, perchè sono la prima ad ammettere che avrei potuto accorciare, e parecchio, ma non ci sono riuscita… Questo capitolo DOVEVA essere così: ogni punto, virgola, punto e virgola, due punti… Eventuali „orrori“ grammaticali, per i quali chiedo perdono a priori… Nonostante sia consapevole che avrei potuto in qualche modo migliorarlo, non riesco a immaginarlo diverso!
So di aver aggiornato presto, ma è soltanto perchè ho modificato poco l’originale dei tempi del liceo, mentre nei prossimi capitoli dovrò rimaneggiare di più e ci vorrà più tempo ( quanto, non so dirlo).
Chiudo con una nota: nel monologo di Abigail a casa Cartridge, e nel commento di Ben sul suo sogno di diventare cognata di Faith ho tirato in ballo uno dei miei romanzi preferiti, „Orgoglio e Pregiudizio“(Jane, ti sono debitrice).
Fine del poema, ehm, volevo dire, della nota autrice. Hasta la vista, amigos/as!

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


 

Ta- dah! Rieccomi qua! Ho impiegato un pò più del solito, ma meno del previsto, ad aggiustare questo capitolo, ho soltanto ritoccato lo stile, la storia l'ho lasciata esattamente com'era, a parte alcune new entries che spero piaceranno.

Grazie a chiunque leggerà e/o commenterà (sapere che ne pensate della storia mi aiuterà a migliorarla, perciò bando alla pigrizia, recensite!). Buona lettura!

 

Capitolo 5: Romance and cigarettes, fears and fists

 

Mancavano tre giorni alla festa più zuccherosa dell’anno, San Valentino, con somma costernazione di Faith, anti-romantica convinta, la quale, da quando aveva subito la prima delusione amorosa all’età di undici anni, lo definiva ‘la festa di ogni cretino che sogna di essere amato e invece resta a casa spaiato a ingozzarsi di gelato’.

Faith odiava quella ricorrenza non tanto per cinismo, quanto perché la trovava poco democratica e diseducativa, così come la festa delle donne: secondo lei il fatto che gli innamorati e le donne fossero categorie che non corrispondevano numericamente alla popolazione generale non significava che si dovesse trattarle da minoranze in via d’estinzione dedicando loro una festa, inoltre così facendo si dava un’ulteriore scusa ai maschi per trattare l'altro sesso da schifo il resto dell’anno ( tanto c’erano San Valentino e l’8 marzo per rimediare).

“Porca miseria, non possono sfogare i loro ormoni in privato?” pensò mentre schivava l’ennesimo paio di teenagers eccessivamente espansivi che pomiciavano davanti scuola: avrebbe preferito assistere a una decapitazione piuttosto che all’annuale sfilata delle coppiette in amore.

Come se l’atmosfera mielosa non fosse sufficiente ad alimentare l’ira di Faith, quell’anno si era messo in mezzo anche Ben Cartridge, reo di essere diventato il ragazzo di Abigail, la migliore amica di Faith, che la coinvolgeva ogni anno in una serata anti-valentino durante la quale mandavano a fanculo la festa (e la linea) mangiando gelato e godendosi film su single esuberanti dal carnet fornito di fauna maschile molto, molto, molto sexy, e dalla vita amorosa decisamente ‘claudesca’.

Faith, consapevole di essere rimasta sola, al pensiero di ingollare solitarie cucchiaiate di gelato seduta in poltrona, perchè non era il caso di stare da sola sul divano, l'avrebbe ulteriormente depressa, sospirò con aria triste e sibilò a denti stretti - Odio San Valentino!-.

Sebbene il suo atteggiamento potesse apparire egoista Faith fondamentalmente non lo era: non le dava fastidio che Abigail fosse felicemente fidanzata perchè lei non lo era, anzi, anche se non poteva soffrire quel ‘biondino insipido che la chiamava profana’ era sinceramente contenta per la sua amica; non l’avrebbe mai ammesso, ma Abigail e Ben formavano una bella coppia, e lui pareva seriamente affezionato a lei. Quello che la mandava in bestia era l’assoluta certezza che fino al 14 Abigail si sarebbe trasformata in una di quelle mentecatte che consideravano sprecato ogni minuto passato senza parlare di posti romantici, regali romantici, scenari romantici, e, soprattutto, del proprio romanticissimo ragazzo allo scopo di far deprimere chi ne era priva, come lei.

Per un attimo l’aveva persino sfiorata il pensiero di chiedere di uscire al primo che avesse incontrato per strada, della serie 'adesso esco e vado col primo che incontro', poi, fortunatamente, era giunta alla conclusione che avrebbe fatto meglio a conservare la dignità per qualche altra festa.

Si trascinò alle prove straordinarie della band con il morale a terra; la sua unica consolazione era che, grazie al cielo, la sera del 14 avevano un concerto, almeno parte della giornata non scolastica avrebbe avuto un senso!

Quando mise piede nel garage erano già tutti lì ad aspettarla: Brandon, Axel e Brian che spettegolavano come femmine, e Jack… Avvinghiato a una rossa che Faith non rammentava di aver mai visto prima.

Scandalizzata e furente Faith marciò verso di loro sbuffando, li separò con una violenza che stupì lei stessa, e sbraitò - Ma bravo! Complimenti, Casanova!- Jack tentò di replicare, invano – Prima ci fai una testa così sulla tua meravigliosa ragazza, Allison di qua, Allison di là, la prima di cui sia veramente innamorato, la donna della mia vita… E poi le tiri un colpo basso del genere?- Jack tentò una seconda volta di aprir bocca senza riuscirci, la parlantina di Faith era inarrestabile - La tua ragazza lo sa che nel tempo libero ti sbaciucchi con questa testa di carota? Immagino di no! Povera Allison, non la conosco ma dubito si meriti che le metta le corna!

- Oh, a questo si rimedia facilmente- riuscì finalmente a dire Jack, per poi aggiungere, alla vista dell’espressione perplessa comparsa sul volto di Faith - Faith, ti presento Allison. Ally, lei è Faith

- Oh, si, certo, come no! Sul serio ti aspetti che ci creda? Se fosse davvero Allison l’avrei vista al nostro primo concerto, non ti pare?

- Ehm.. Ecco.. Forse non mi hai riconosciuta perché al concerto non ci hanno presentate... E avevo i capelli lisci… E indossavo un cappello... E non si è vista molto la mia faccia, dato che ho passato quasi tutto il tempo a, ehm.. Beh, con Jack- mormorò la rossa scrollando le spalle

Faith, resasi conto che la “testa di carota” era veramente Allison balbettò - T-tu… T-tu s-sei... Oddio, che stupida! Scusascusascusa!- avvampando dalla vergogna, Allison ridacchiò, fece segno con la mano che non se l’era presa, infine, senza smettere di ridacchiare sotto i baffi (che non aveva.. Dettagli!), si rivolse a Jack e gli chiese - La donna della tua vita? Addirittura? Non ti sapevo tanto romantico!

- Nemmeno noi!- esclamarono in coro con voce sarcastica Brian, Axel e Brandon, lanciando tre identiche occhiate canzonatorie al povero Jack, che arrossì furiosamente e desiderò ardentemente sparire inghiottito nelle viscere della Terra - A quando la dichiarazione in grande stile? Faresti bene a sbrigarti a mettere l’anello al dito alla donna della tua vita, amico, ora che l’hai accalappiata!- dopodiché scoppiarono in una fragorosa risata collettiva, alla quale si unirono anche Faith e Allison, che pigolò - Spero non ti dispiaccia se mi fermo ad assistere alle prove… E’ l’unico modo che ho per stare con Jack, non lo vedrò fino a venerdì

- Certo che no- rispose Faith, sorridendole in segno di scuse- Anzi, avere pubblico fa sempre piacere! Avanti, voialtri, al lavoro!-

Allison sorrise contenta e, mentre gli altri sistemavano gli strumenti, e Jack che non si faceva scrupoli a baciare appassionatamente la sua ragazza al cospetto di altri, non perse tempo: la strinse a sé per farle una dichiarazione d'amore interamente non verbale.

”Cavolo, Dio li fa e poi li accoppia… Certo, questo assortimento in particolare è alquanto discutibile” pensò Faith sarcastica, guardandoli: Jack aveva la testa rasata, gli occhi costantemente celati dietro due lenti da sole, l’orecchino all’orecchio sinistro, indossava sempre t- shirt o camicie bianche o nere e seriosi pantaloni o jeans neri, mentre Allison, con la criniera pel di carota, gli occhi azzurri, le lentiggini, i pantaloni di velluto e la maglia patchwork, sembrava l’incarnazione dello stereotipo della cantante folk di un pub irlandese, senza contare che, a giudicare dalle apparenze, era sorridente e gentile, al contrario di Jack, che se non ti mandava a fanculo a metà conversazione dovevi considerarlo un complimento

- Ah, l’amore! Un mistero ineffabile del quale tutto ciò che sappiamo è che per noi è tutto!- disse Brandon con un entusiasmo, se possibile, maggiore del consueto

- Ha ingoiato una scatola di cioccolatini con tanto di bigliettini?- chiese Faith, preoccupata per la salute mentale del suo bassista

- No, è semplicemente affetto da “valentinite”: ha racimolato un appuntamento all’ultimo minuto- rispose Axel, i cui profondi occhi scuri, notò Faith con dispiacere, erano spenti, come due tunnel bui, privi della luce malandrina che li caratterizzava

- Dai Brand, non tenerci sulle spine, dicci tutto della tua nuova vittima!- esclamò Brian torcendosi le mani, come sua abitudine quando passava tante ore senza fumare

- Non è una vittima, idiota! Per chi mi hai preso, Jack the Ripper?- ribattè Brandon

- E' una puttana?- domandò Brian, aggrottando le sopracciglia

Brandon rimase di stucco, poi rispose - Ma quale puttana! Come ti salta in mente?

- Beh, hai nominato Jack the Ripper, e ho pensato...

- Pensa di meno, allora, non ti fa bene- sbottò Brandon, offeso, per poi aggiungere, in tono leggermente addolcito - Si chiama Daisy, sta nel mio corso… E’ molto carina… La vedrete al concerto, non c’è altro da aggiungere

- Una cosa si, invece, fondamentale: che misura porta di reggiseno?- chiese Brian accendendosi una sigaretta

- Non credo siano affari tuoi, Brian- replicò Brandon con sussiego

- Significa che ancora non la conosci... Beh, vedi di concludere qualcosa, l'occasione è propizia! Da esperto posso dirti che il segreto è essere gentili: mostrale il tuo lato tenero, se non ne hai uno inventalo, e vedrai che aprirà le gambe!

- Brian, sei disgustoso!- sputò Faith

- E tu una sfigata!- ribattè Brian- Ah, sfigatella, salutami la scatola di cioccolatini che ti terrà compagnia a San Valentino

- Meglio trangugiare cioccolatini che uscire con qualcuno che pensa solo alla mia misura di reggiseno!- sbraitò Faith, furibonda

- Rassegnati, piccola Heidi, è più facile che una capretta ti faccia ciao che non che trovi un uomo che quando incontra una che gli va a genio non pensi a come portarsela a letto il più in fretta possibile. I romantici sono solo quelli che sanno nasconderlo meglio temporeggiando e blaterando quelle frasi da idioti che tanto vi piacciono- rispose Brian- A proposito, tutto questo parlare di tette mi ha fatto sorgere una curiosità… Che taglia porti di reggiseno?

A quel punto Faith e Axel urlarono in contemporanea: - BRIAN, SEI UN MAIALE!- e - Brian è una cosa orribile da dire!-, rispettivamente, ma Brian non si scompose, anzi, il suo sorriso si allargò e disse - E’ orribile perché è vero! Ma non preoccuparti, amico mio, quando avrai studiato approfonditamente l'anatomia di miss nessuno senza interferenze di sorta la penserai esattamente come me!

- Non credo proprio- si girarono tutti: era stata Faith a parlare, e non finì lì- Sei talmente egocentrico da credere che tutti siano come te. Beh, non è così, tu non ne sarai capace, ma gli altri esseri umani provano sentimenti, oltre che sensazioni

- Faith, fa un favore all'umanità- rispose Brian- Smettila di sparare stronzate

Faith lo fulminò con lo sguardo, poi decise che aveva perso anche troppo tempo dietro a Brian e ai suoi capricci: Axel aveva bisogno di lei, e lei non negava mai il suo aiuto a un amico.

Per scoprire il motivo dell’infinita tristezza di Axel, però, Faith dovette aspettare la fine della sessione di prove, perché, non appena gli si era avvicinata, Brian, per qualche oscura ragione, li aveva richiamati all’ordine, impedendole di parlargli.

Attese che Brian fosse fuori portata d’orecchi e chiese ad Axel, sedendoglisi accanto - Sei triste, Ax, come mai?

- No, non sono triste

- Si che lo sei. Sei triste e pure bugiardo, se ti ostini a mentire a ME. E' vero, spesso sono scontrosa e indelicata, e non siamo amici da tanto, ma almeno riconoscimi una sfera emotiva più ampia di quella di Brian, cazzo!

Axel stiracchiò le labbra in quello che avrebbe dovuto essere un sorriso, e disse - La questione è alla portata anche di una sfera emotiva come quella di Brian: la mia.. Insomma, quella con cui... 'Miss nessuno', ecco, mi aveva promesso che avremmo passato San Valentino insieme, poi, al 'terzultimo minuto'... Ha preferito quello zotico del suo fidanzato a me. Che vuoi farci? C’est la vie!

Faith gli rivolse un sorriso mesto: anche se la cotta per lui era ormai morta e sepolta Axel era comunque suo amico, gli voleva bene, e vederlo soffrire le dispiaceva, perciò gli accarezzò un braccio con fare consolatorio e disse - Non prendertela, quella vacca decerebrata non merita che sprechi tempo a pensare a lei, e poi si tratta soltanto di una sera, non dare tutta questa importanza a una stupida cazzata di festa messa in piedi per far buttare soldi agli accoppiati e disperare i single!

Brian, comparso all'improvviso, asserì sprezzante - Lo dici soltanto perché non hai trovato nessuno abbastanza sfigato da uscire con te, Faith. Quanto a te, Ax, non capisco come possa tollerare di fare ancora una volta la figura dello zerbino: scusa, tu e questa miss nessuno state insieme? NO! Allora perchè cazzo ti dai tanta pena per lei? Vuole stare con il suo fidanzato? Bene, benissimo, trovati un'altra con cui uscire e, magari, se non è chiedere troppo alla tua ferrea moralità, scopare, in modo da far ingelosire la tua amata, che capirà di che pasta è fatto Axel Hawthorne! Non dovrebbe essere tanto difficile raccattare uno straccio di ragazza sotto San Valentino, quando, si sa, le donne sono così disperate che uscirebbero con chiunque pur di far veder che non sono tristi e sole come un gambo di sedano!

Faith lo guardò malissimo, e la sua mano istintivamente si chiuse a pugno; respirò profondamente per impedirsi di colpire Brian, raccattò frettolosamente la sua roba, salutò velocemente e se ne andò.

Stava camminando verso la stazione quando sentì che qualcuno la stava seguendo, allora infilò il tirapugni, regalo dei ragazzi della band, e rallentò il passo finchè il qualcuno in questione non la raggiunse. Il misterioso qualcuno era Brian.

Rivoltagli l'occhiata più assassina del suo repertorio gli chiese - Mi stai seguendo?

- No. Devo incontrare una persona in un pub vicino alla stazione, ecco tutto - rispose lui con semplicità, per poi accendersi una sigaretta

- Bene - sbottò Faith - Perché tu che mi segui sarebbe stata la ciliegina sulla torta di una giornata di merda

- Ti sei sconvolta tanto solamente perchè ti ho messa di fronte a una verità scomoda? Andiamo, Faith, non mi dirai che ti illudi che le tette non contino!- Faith sbuffò e gli tirò un pugno, che non impedì a Brian di continuare col suo monologo (dopo essersi acceso un'altra sigaretta, naturalmente, visto che quella di prima era caduta a terra) - Contano, contano eccome. Non sto dicendo che è giusto o sbagliato, sto dicendo che è così che funziona il nostro cervello: come una macchina che va a testosterone, e non è nascondendo la tua femminilità dietro maxi t-shirt e pugni che cambieranno le cose!

- Io non... Vaffanculo!- abbaiò Faith, punta sul vivo

- Quello che voglio dire è che...- esordì Brian, per poi bloccarsi, ponderando bene le parole da usare mentre espirava fumo grigiastro dalla bocca - Non nego che l'amore esista, ma è qualcosa che viene dopo, e, soprattutto, non aspettarti che nasca da uno sguardo, o un bacio dato sotto la pioggia, o al parco, o chissà dove... E' l'eventuale evoluzione dell'attrazione fisica, senza quella non può esistere, ergo, fossi in te, comincerei a tirare fuori la tua... Ehm.. Prorompente fisicità

- Mi stai dicendo che secondo te per trovare qualcuno che mi voglia devo fargli vedere le tette e per capire se sono innamorata di lui devo scoparmelo?- esclamò Faith, incredula - Sei più disgustoso di quanto pensassi, il che, credimi, è tutto dire!

- Umpf! Perchè travisi tutto ciò che dico?- sbottò Brian, offeso - E' un discorso più complesso!... Come spiegartelo... Gli uccelli, di, ehm, qualunque genere...

- Uccelli di...? Qualcuno mi uccida, per favore - gnaulò Faith, esasperata

- Sono fatti per, ehm, volare, no?- proseguì lui, ignorandola - Andare in giro... Di, uhm, fiore in fiore, diciamo così... L'unico modo per trattenerli a lungo nello stesso posto è.. Si, insomma... Metterli in gabbia. E quale gabbia migliore di..

- Per il bene della mia salute psichica non finire la frase, ti prego!- ruggì Faith, coprendosi le orecchie con le mani

- Non offenderti, ma devo chiedertelo: che motivo hai per tenertela così stretta? E' forse d'oro?- sibilò perfidamente Brian, facendo arrossire la povera Faith

- Per quanto ne sai potrebbe benissimo esserlo... Non l'hai mai vista!- rispose lei, sconvolgendo Brian a tal punto che gli cadde di bocca la sigaretta.

Ripresosi dallo shock Brian sbuffò e asserì - Dovresti prendere la vita meno sul serio, te la goderesti di più. Tutta questa serietà alla tua età... Non è normale

Faith sbuffò e replicò - La normalità la lascio agli idioti. Quanto al resto, ti pregherei di farti i cazzi tuoi, la darò a chi dico io quando lo dirò io, è chiaro?

- Accetta un consiglio: non sei una bellezza mozzafiato, e con il passare del tempo la situazione non farà che peggiorare. Se vuoi trovarti un ragazzo mollala, è l'unica attrattiva che hai- asserì Brian, accendendosi l'ennesima sigaretta

- Grazie, ma il tuo fottutissimo consiglio puoi ficcartelo su per tutti i buchi del tuo corpo: ho 18 anni, non mi sveglierò domattina rugosa come una mela cotta. Inoltre, sebbene non sia quella che quando passa fa venire il torcicollo a tutti gli esseri dotati di pene in cui si imbatte, ho altre doti, oltre ai miei genitali dorati, e rispetto per me stessa, e mi illudo che tra fare sesso e fare l'amore ci sia differenza, e non sarà uno stronzo come te a disilludermi!

Brian sbuffò, riempiendo l’aria di fumo, e disse - Povera, innocente verginella: mi fai così pena che non ho manco cuore di riderti in faccia!

- Sei un maledettissimo bastardo, Brian Cartridge, e maledico il giorno che ti ho incontrato!

- Io invece sono felice di averti incontrata...- replicò Brian, stupendo Faith, che lo fissò a bocca aperta... Finché non terminò la frase - Non si incontra tutti i giorni una diciottenne vergine, l'età media di debutto sessuale in questo Paese è 13-14 anni, sei... Una creatura mitologica!

- Ripeto: maledico il giorno che ti ho incontrato. Ci vediamo domani alle prove- concluse Faith, per poi dirigersi al binario.

Salita sul treno scelse il vagone più deserto e il posto più lontano da occhi indiscreti: le parole di Brian l'avevano ferita, e avevano riaperto vecchie ferite mal rimarginate, per cui sentiva che da un momento all'altro sarebbe scoppiata a piangere come una fontana, e non voleva essere vista.

Per quanto, però, i suoi occhi fossero gonfi e le ghiandole lacrimali sul punto di scoppiare le lacrime non vennero, ma Faith, invece che sollevata, si sentì uno schifo, poggiò la testa contro il finestrino e pensò: “Non riesco nemmeno a piangere. Sono un mostro. Non sono normale. Sono un mostro”.

Solamente la voce metallica dello speaker che annunciava l'arrivo alla stazione di King's Cross la distolse da quei pensieri.

Mrs. Irving, dotata di quel peculiare intuito tipico di molte madri, comprese che qualcosa non andava non appena Faith la salutò con un “ciao, mamma” e un sorriso più glaciali dell'Antartide d'inverno; senza porre domande, da donna discreta e rispettosa dell'altrui privacy quale era, rivolse a Faith un sorriso materno e la strinse in un abbraccio di quelli che solo le mamme sanno dare quando i figli, anche cresciuti, hanno bisogno di essere rassicurati, un abbraccio di quelli capaci di far dissolvere tristezza e paure come d'incanto.

Faith stava cullandosi in quel meraviglioso limbo di protezione, dove nessun Brian Cartridge poteva farle del male, quando squillò il telefono; seccata, Faith riacquistò la solita grinta e rispose - Pronto? Abby, che diamine vuoi?

- E’ una tragedia, F, una tragedia. Ben...- piagnucolò l'amica all'altro capo del telefono

- Ti ha lasciata?- chiese Faith, sperando che Abby non notasse il suo tono di voce, ben poco dispiaciuto per la notizia

- No, peggio- piagnucolò l'altra

- Lo hai beccato con un’altra? Brutto stronzo fedifrago, io lo…

- No, molto peggio

- E’ finocchio? Checca maledetta, io lo..

- Non. E'. Gay- sillabò Abigail, risentita

- Oh... E’ finito all’ospedale?

- No

- Ha una malattia incurabile?

- No

- Prima era una donna?

- No

- Deve trasferirsi in Patagonia?

- No

- ALLORA COSA?- abbaiò Faith, esasperata

- Eravamo a casa sua, io e lui da soli…- cominciò a raccontare Abigail, prontamente interrotta da Faith, che sbraitò - Ti ha pressata per fare sesso? Ha messo le mani dove non doveva? Brutto stronzo maniaco, io lo..

- MI FAI PARLARE, PORCA DI UNA MISERIACCIA INFAME?- urlò Abigail - Niente di tutto ciò… E' successo che... Oddio, che vergogna, che figura!

- Si può sapere che cazzo è successo?- sbottò Faith, giunta al limite di sopportazione - Stai facendo un casino assurdo, manco avessi fatto saltare in aria il palazzo del Parlamento!... Per inciso, non provarci, una Bonfire Night basta e avanza!

- Ecco... Oh, cielo, è così imbarazzante... Stavamo, ehm, coccolandoci... Niente di sessuale, eh, sai che non... Però eravamo in... Ehm, una... Una posa... Equivoca, ecco... E, dal nulla, all'improvviso, chi ti arriva? I suoi genitori!

- Vi siete fatti beccare da Lord Presuntuoso Senior e signora a pomiciare sul divano? Ma allora è un vizio! Siete due esibizionisti!- esclamò Faith, la quale, non avendo colto l'angoscia dell'amica, la buttò sul ridere

- Faith, cerco conforto, non dileggio. E’ una tragedia!- piagnucolò Abigail, per poi blaterare frasi senza senso su Ben che l'avrebbe lasciata, sobillato da sua madre che l'avrebbe considerata una poco di buono, indegna di frequentare suo figlio

- Ok, Ab, calmati, fai un bel respiro... Magari due... Altrimenti finisce che iperventili e vai in fibrillazione, e Axel è troppo lontano per intervenire!- esclamò Faith in tono spiccio.

Non riusciva proprio a comprendere le seghe mentali dell'amica: l'avevano beccata in pieno pomicio, e allora? Questo non bastava certo a qualificarla come troia alla Claude! Ok, forse farsi sorprendere a sbaciucchiarsi non era l'optimum per entrare nelle grazie dei genitori del proprio ragazzo, ma se questi erano dotati di un minimo di senso critico sarebbero giunti alla conclusione che era normale, a diciotto anni, slinguazzare a destra e a manca, probabilmente anche loro lo avevano fatto, e al successivo incontro ci avrebbero riso su per stemperare l'imbarazzo. Secondo lei come l'avevano concepito Ben i signori Cartridge? Guardando i cartoni animati? Oddio, vista la sua ‘nipponofilia’ forse un anime di sottofondo, magari di quelli per adulti, ci poteva anche stare, ma comunque avevano fatto l'amore, sesso, si erano accoppiati, avevano scopato, ci avevano dato dentro, si erano dati da fare, avevano fatto esplodere i fuochi d'artificio, o come altro dir si voglia, come tutti gli esseri umani!

Abigail, schiaritasi rumorosamente la voce per riportare sulla Terra Faith, domandò - Che c’entra Axel?... Aspetta, Axel è quello che suona la batteria, giusto? Quello inquietante con il piercing al sopracciglio?

- Si, è il batterista... E non è inquietante!- strillò Faith con voce innaturalmente acuta: potevano toccarle tutto... Quasi tutto, ma non Axel! Una volta ripresasi dall'attimo di rabbia, aggiunse - E comunque, anche se può non sembrare, studia Medicina!

- Non sarà mai il mio medico, sappilo!- rispose Abigail

- Perché? Io lo trovo molto..

- Sexy?- tentò Abigail

- Stavo per dire rassicurante, ma, ora che me lo fai notare, sexy rende meglio l'idea- asserì Faith

- Eheh. Ti conosco, F, è dal concerto che ho intuito che ti piace!- trillò Abigail in un tono che lasciava trasparire un notevole compiacimento

- E' vero, lo confesso: Ax è bono e fino a poco tempo fa mi piacicchiava, ma adesso siamo solo amici

- Ah.. Ok... Ora condividi la mia angoscia!- latrò disperata Abigail

- Impossibile, Abbyna cara, perchè non c'è ragione di angosciarsi: non è successo nulla di irreparabile- rispose l'altra - Al prossimo incontro farai una battuta sull'accaduto e finirà lì, piantala di fare tanto rumore per nulla, non vi hanno mica sorpresi a mettere in cantiere un nipotino!

- Sai che non l'avrei mai fatto!- esclamò Abigail, scandalizzata- Faith, sicuro che non mi odiano? Ci tengo tanto a Ben, e mi piacerebbe fare una bella impressione sui suoi genitori

- Tranquilla, se suo padre somiglia a Brian e ti ha visto il culo hai sicuramente fatto colpo!- rispose Faith ridacchiando

- FAITH! SMETTILA IMMEDIATAMENTE O E' LA VOLTA BUONA CHE TI FACCIO FUORI!- ruggì Abigail, fuori di sé, facendo sbellicare dalle risate l'amica, che si piegò in due dal ridere, e non smise neanche alle altre minacciose minacce di morte che l'altra le rivolse

- Eddai, Abby, stavo scherzando!

- Lo spero per te, o ne pagherai le conseguenze... No, vabbè, dai, non posso essere tanto cattiva adesso, ti punirò dopo San Valentino. Ah, non ti ho detto che Ben mi ha detto che ha organizzato un programmino speciale solo per noi... Prima del concerto, ovvio, non ci perderemmo mai un'esibizione degli Aluminia! Il nostro primo San Valentino insieme, ci pensi? DEVE essere in-di-men-ti-ca-bi-le!

”Lo sapevo che prima o poi avrebbe attaccato con la tiritera di San Valentino! Che palle! Voglio un uomo usa e getta, voglio seguire il consiglio di Brian!” pensò tristemente Faith, che mormorò qualcosa che somigliava a “buon per te”, augurò la buonanotte ad Abigail e riattaccò.

Faith non fece in tempo ad andare in camera sua che il cellulare squillò una seconda volta. “E' Axel”, notò, leggendo l'identità del chiamante sul display, “cosa vorrà a quest'ora?”, accettò la chiamata e rispose - Pronto?

- Ciao, Capitan F! Che combini?

- Axel? Sei tu?- chiese Faith, sorpresa

- In carne.. Cioè, voce e… Si!- rispose lui

- A cosa devo la telefonata? E’ successo qualcosa?- domandò Faith

- No, no, è tutto a posto... Non stavi cenando, vero?

- No, sono tornata da poco. Tu che fai?

- Niente di che, riposo un po' prima di mettermi a studiare... Ti supplico: niente predica alla Brian, lo so che esagero, ma manca pochissimo all'esame e..

- Ax, vuoi darti una calmata, per piacere?- sbraitò Faith - Non sono Brian, non ho il vizio di giudicare tutto e tutti dall'alto del mio piedistallo! Mi riguarda, invece, il motivo della tua chiamata, perciò, se potessi farmi il favore di dirmelo...

- Ecco, vedi, pensavo... Si, insomma, di... Ecco.. Seguire il consiglio di Brian, e...

- Alt, stop, frena - lo interruppe Faith - Non so cosa Brian ti abbia detto riguardo il mio bisogno di mollarla, ma ti assicuro che non è vera neanche una parola, non te la darò così, tanto per aiutarti a far ingelosire la tua miss nessuno!

- Di che diavolo stai parlando? Non ho intenzione di... Ho ammesso di voler seguire il consiglio di Brian, ma solo la prima parte, te lo giuro! Usciremo insieme e basta... Sempre che tu sia d'accordo, ovviamente...

Faith, dandosi della deficiente per la figura di merda appena fatta, spinta dal senso di colpa per aver trattato male Axel, acconsentì ad uscire con lui prima del concerto, naturalmente come amici, gli augurò una buona serata e riattaccò, soddisfatta: aveva il suo uomo usa e getta, adesso! Avrebbe tenuto all'oscuro di tutto le sue amiche, però, moriva dalla voglia di godersi le espressioni che sarebbero comparse sui loro volti quando l'avrebbero vista in compagnia di Axel.

Il 12/02 mattina, seduto sulle scale della Elizabeth I School Ben Cartridge fumava in compagnia del suo amico Kyle Riley, al quale, nelle pause tra un tiro e l'altro, descrisse nei minimi dettagli i progetti romantici per il giorno di San Valentino.

Terminata la minuziosa cronaca, chiese - Che ne pensi? Se fossi una ragazza lo considereresti il programma della serata perfetta?

- Sapevo che questo giorno sarebbe arrivato, prima o poi- sospirò Kyle in risposta

Ben gli rivolse un'occhiata perplessa ed esalò - Non posso crederci: Abby non è la mia prima ragazza, e non ho nemmeno l'ansia da prestazione, tanto so che non dovrò farci sesso a fine serata, figurati se, castigata com'è, me la darebbe mai dopo neanche due mesi insieme, eppure mi sento nervoso all'idea di uscire con lei.... Davvero, sono più teso di cavo dell'alta tensione! Sono ossessionato dal timore di deluderla: è il nostro primo San Valentino, DEVE essere in-di-men-ti-ca-bi-le!

- Sapevo che questo giorno sarebbe arrivato, prima o poi- ripeté Kyle, agitando una mano per allontanare da sé la nuvoletta di fumo emessa dalla sigaretta di Ben

- Che giorno?

- Il giorno in cui ti saresti rincoglionito per amore. Spero che questa Abby sia carina, almeno- soffiò Kyle

- Carina? E' bellissima, Kyle!... Dico sul serio!- esclamò Ben, la cui espressione, in seguito alle malcelate risatine dell'amico, era passata dal sognante all'irritato

- Si, si, come no... Tanto non batterà mai le mie gemelle... Loro me la danno!- ribattè Kyle, e Ben, scrollate le spalle, finì la sigaretta, dopodiché ne accese un'altra.

Intanto, sul sedile anteriore di un'automobile parcheggiata poco lontano dalla scuola un ragazzo coetaneo di Ben stava sorbendosi, senza però ascoltarle, le raccomandazioni di sua madre. Per la gioia del suddetto ragazzo la madre, quel giorno, non si limitò ai quotidiani “fa il bravo” e “mi raccomando, segui in classe così faticherai meno a casa”, ma, terminato il repertorio consueto, aggiunse - A proposito, cambio di programma: dopodomani tuo fratello andrà alla festa di compleanno di una sua... Beh, diciamo... ‘Amichetta del cuore’, perciò hai la serata libera per poterti dare alla pazza gioia, contento?

L'interessato scrollò le spalle con aria indifferente, mentre suo fratello minore, di tredici anni, seduto dietro di lui, incrociò le braccia e protestò- ‘Amichetta del cuore’? Mamma, quanti anni credi che abbia, cinque? E' la mia RAGAZZA quella che dà la festa!

- V- Vyv, t-tu... N- Non p-puoi già... Hai soltanto tredici anni!- balbettò la madre, sotto shock

- Vyvyan, porta rispetto a nostra madre quando le parli, la tua inutile vita la devi a lei- sbottò il maggiore- Tra l'altro ha perfettamente ragione: hai tredici anni, non sei un po' troppo giovane per avere una ragazza?

- E tu non sei un po' troppo vecchio per non averla?- ribattè Vyvyan, facendo ridacchiare suo fratello, che esalò - Touchè- scompigliandogli amorevolmente i capelli, e, augurata una buona giornata alla madre, scappò a scuola.

Non appena scorse Ben, circondato da un alone di fumo, come al solito, e Kyle, avanzò verso di loro,venendo agguantato dall'amico, che esclamò - Kalimera, Riccioli d'oro... O preferisci Apollo?

- Preferisco Cyril- rispose l'altro, sbuffando, passandosi una mano nei ricci biondi perfettamente inanellati che non avrebbero sfigurato nella pubblicità di un balsamo e che, non a caso, gli erano valsi il soprannome di 'Riccioli d'oro'.

- Nah, Cyril è troppo comune- replicò Kyle, e Cyril sbuffò

Ben, per appagare la propria curiosità, e stroncare sul nascere la discussione tra i due, chiese a Cyril - Come mai Drew non è con te?

- Mi ha chiamato ieri per dirmi che sarebbe venuto con Pru- rispose l'altro laconicamente, attorcigliandosi un riccio intorno al dito

- Pru? Prudence Dobson? Non posso crederci!- esclamò sconcertato Ben

- Neanche io!- intervenne Kyle- Che razza di nome è Prudence?

Ben alzò gli occhi al cielo e si spiegò - Intendevo dire che non posso credere che Drew esca con Pru!

- Oh! Oh... Quello nemmeno io, però anche il nome.. Che razza di nome è Prudence?

- Non lo so, ma credo sia l'ultimo dei problemi di Drew- asserì Cyril prendendo posto accanto a Ben - Ok avere qualcuno per scaldare il letto, ma sarà il caso che non si faccia fare un pompino da quella lì, con i dentoni da castoro che si ritrova rischierebbe di staccarglielo a morsi!

I tre risero della battuta e Kyle esclamò - Grande, Cy! Avevo pensato la stessa cosa, però non ho avuto il coraggio di dirla, mi sembrava troppo crudele! Dammi un cinque alla tua perfidia!- Cyril ridacchiò e batté il cinque a Kyle, che gli chiese - E tu, Riccioli d'oro? Da chi ti farai scaldare il letto?

- Nessuno- rispose Cyril, quindi aggiunse, per non sminuire la propria virilità - Non che non me l'abbiano chiesto, eh, figuriamoci, però fino a stamattina sapevo di dover fare da baby-sitter a mio fratello, per cui ho rifiutato tutti gli inviti

- Se ora sei libero hai ancora tempo per racimolare una piacevole compagnia da sfoggiare come un trofeo- osservò Kyle - Hai già qualcuna in mente?- domandò poi, fissando Cyril con un'espressione che a quest'ultimo non piacque affatto.

- Beh... Ecco.. Io.. Pensavo..- balbettò lui, passandosi una mano tra i capelli per darsi coraggio - Che... Forse... Potrei... ChiederediuscireconmeaSam- concluse talmente veloce che Ben e Kyle dovettero chiedergli di ripetere perchè non avevano capito. Cyril fece un respiro profondo e ripeté, stavolta a velocità normale - Ho detto che, forse, potrei chiedere di uscire con me a Sam

Sam, al secolo Samantha Weston, era la ragazza più bella e ambita della scuola, come fece notare Kyle, il quale, cingendo le spalle di Cyril con un braccio, asserì - E così ti piacerebbe un 'tette- a- tette' con Sammy... Non posso darti torto, Riccioli d'oro, è veramente sexy!... Solo mi sorge un dubbio: se vuoi uscirci, perchè cazzo non glielo hai chiesto?

- Perchè.. Beh- boccheggiò Cyril, che stava tingendosi di un'adorabile rosso ciliegia - Perchè sanno tutti che sbava dietro a Mr. Codino!- sbottò puntando l'indice contro Ben, il quale, per la gioia di Abigail, si era fatto crescere i capelli, che adesso teneva legati un codino.

Kyle sbuffò e rispose - Vero, però questo non le ha impedito di darla a mezza scuola, compreso il sottoscritto, quindi perchè non dovrebbe darla a te? Non ti manca niente!... Almeno.. Nelle parti dove batte il sole!

Cyril assunse un'intensa colorazione violacea, ma poi si disse che l'amico aveva ragione, si alzò, e dichiarò solennemente che avrebbe parlato con Sam non appena l'avesse incontrata; Ben e Kyle batterono le mani, poi quest'ultimo disse - Ti conosco, vecchio mio, sei troppo timido per riuscire in questa impresa senza un aiuto.. Non preoccuparti, Cristiano, sarò il tuo fido Cyrano. Sam non sospetterà nulla: mi apposterò vicino a voi fingendo di leggere...

- Kyle Riley che legge di sua spontanea volontà un libro non scolastico? Questo si che è poco sospetto!- lo interruppe Cyril fulminandolo con lo sguardo, Kyle sbuffò e replicò - Fottiti, allora... Tanto mi sa che , di questo passo, non potrai fare altro!

Contrariamente alle previsioni di Kyle, Cyril ebbe un colpo di fortuna: Samantha arrivò poco dopo, li salutò con fare da gran diva, e stava dirigendosi in classe quando Cyril, raccolto tutto il coraggio a sua disposizione, la chiamò, invitandola a fermarsi; la ragazza si voltò e chiese - Cosa vuoi dirmi, Cyril?-

- I-Io... Ecco, io...

- Si? Qualunque cosa per uno con dei capelli tanto perfetti! Non è che mi sveleresti il tuo segreto? No, perchè i miei sono naturalmente mossi, ma anche con il ferro arricciante non vengono mai belli boccolosi e inanellati come i tuoi!- squittì Samantha, agitando la sua lunga chioma castana spruzzata di colpi di sole

- I-Io... Ehm...- “No, fatemi capire, di tutto questo bendiddio le interessano i capelli? Fa niente, in fondo anche a me di lei interessano solamente due parti del corpo.. Dai, puoi farcela... Non vorrai dare soddisfazione a Riley!” - Volevo chiederti se non hai impegni per il 14, dopodomani- esalò Cyril tutto d'un fiato

- Oh, accidenti, ce li ho eccome!- trillò la ragazza, dopodiché estrasse dalla borsa un'agenda, la sfogliò, si grattò una guancia con fare pensoso e aggiunse - Ma non posso dirti di no, non resisto ai tuoi ricci perfetti e al tuo fascino efebico

“Efebico IO? Ha una minima idea del significato di questa parola?” pensò Cyril con acrimonia, digrignando i denti nello sforzo di trattenersi dall'offendere Samantha come il suo cervello superiore gli stava suggerendo di fare

- Senti- aggiunse la ragazza, che non aveva notato la reazione dell'altro - Se proprio non puoi rimandare al 15 ho un buco tra le 4 e le 4:15 p.m, altrimenti, se sei uno che dura tanto, dovrai attendere la fine dei turni, alle 11p.m... Dipende anche da quando hai casa libera, perchè in macchina o in altri posti da puttana non se ne parla!

- C-Che c-cosa?- balbettò Cyril allibito, e anche leggermente offeso per essere stato definito efebico.

- Non penserai di essere l'unico a voler venire a letto con me!- squittì Samantha, arrabbiata - C'è letteralmente la fila, così per non scontentare nessuno mi sono organizzata in turni di quindici minuti ciascuno... Tanto Ben ormai è andato, sta con quella sottospecie di suora laica...- aggiunse, mesta

Cyril, il cui orgoglio superava di gran lunga l'attrazione che provava nei confronti di Samantha, rispose, senza sforzarsi di nascondere la delusione - Sai che ti dico, Sam? Lascia perdere- infine, emesso uno sbuffo contrariato, andò in classe, dove Kyle e Ben, prima, e Drew, poi, lo tormentarono rinfacciandogli l'impulsività del suo agire.

Sinceramente triste per la cocente delusione subita dall'amico Ben accolse con favore l'appello di Abigail di racimolare un qualsiasi essere umano di sesso maschile da appioppare a Faith per il 14. Conscio che Cyril, orgoglioso com'era, non avrebbe mai accettato un appuntamento al buio, fu costretto a mentirgli. Lo avvicinò nel cambio dell'ora e gli disse - Cy, ti andrebbe di venire a un concerto, dopodomani? La band è strepitosa, credo potrebbe piacerti, e tu sei di gusti difficili… E poi chissà, potresti conoscere qualcuno di interessante...

Cyril, che non era stupido, avendo notato che la proposta era partita dopo che Ben aveva ricevuto un sms, fece due più due e rispose - Non offendere la mia intelligenza. Lei chi è?

Ben dapprima boccheggiò, esalando che si stava sbagliando, che non aveva secondi fini, poi, però, quando l'amico lo obbligò a guardarlo dritto negli occhi, vacillò e crollò - Un'amica di Abby. Scusami, non volevo mentirti, ma era l'unico modo per non farti rifiutare a priori

- Grazie, Ben, ma non ho bisogno della campagna umanitaria della tua nuova fiamma per non passare da solo San Valentino... Che poi chi se ne strafrega di quella cazzo di ricorrenza, per me è soltanto ‘la festa di ogni cretino che spera di essere amato e invece resta a casa spaiato a ingozzarsi di gelato’!

- E' che... Non lo so, mi sento... In colpa.

- In colpa per cosa? Ben, per l'amor del cielo, non puoi addossarti tutte le colpe di questo mondo. Se avessi voluto avrei potuto passare un quarto d'ora di fuoco con Sam, ma ho preferito conservare la mia dignità, è stata una mia decisione- sbraitò Cyril, irritato dall'atteggiamento vittimista di Ben

- Ok.- si arrese l'altro- Dirò ad Abby che non se ne fa nulla, ma non le piacerà: Faith è la sua migliore amica, ci teneva tanto a..

Faith? Sarà mica Faith Irving? Si, deve essere per forza lei, non è un nome molto comune.. Certo che il mondo è piccolo. Chissà come sarà cambiata in questi cinque anni la balenottera..” pensò Cyril, la cui mente vagò tra i ricordi fino a quello dell'ultima volta che aveva visto Faith:

Erano usciti i risultati degli esami finali delle medie, e stava crogiolandosi nella dolce consapevolezza che fino a settembre non avrebbe dovuto aprire libro, ma soprattutto che i suoi genitori lo avrebbero viziato da morire come premio per la sua sua impeccabile pagella.

Si era seduto su un gradino in attesa che sua madre finisse di chiacchierare con la madre di un suo compagno di classe quando ecco arrivare Faith, trafelata e ancor più terribilmente simile del solito alla reduce di un disastro aereo: ciocche brune sfuggivano dal cerchietto, il sudore e la fatica della corsa le aveva reso la pelle arrossata e lucida, i brufoli più evidenti e appiccicato i capelli alla faccia, e gli abiti che indossava erano talmente fuori moda da non sfigurare in un museo.

Incapace di starle lontano le si era avvicinato e le aveva detto, storcendo il naso- Irving, non ci sono specchi in casa tua?

- Ho corso, idiota, prima ero a posto- aveva risposto lei

Risentito per essere stato chiamato idiota, aveva replicato caustico- A che ti è servito correre a scuola a vedere con che voti sei passata? Lo sapevano pure i sassi che avresti preso il massimo in tutte le materie, non c'era bisogno che ti scomodassi!

- Potrei dire lo stesso di te. E ora lasciami in pace!- gli aveva ringhiato contro Faith con le mani sui fianchi e le palpebre quasi completamente chiuse, facendolo ridacchiare, e commentare su quanto poco le donasse quell'espressione rabbiosa, il che, con suo grande divertimento, aveva reso Faith ancor più furente.

Improvvisamente aveva sentito sua madre che lo chiamava, le aveva risposto che sarebbe arrivato subito, si era voltato verso Faith e le aveva sibilato- Irving, dato che probabilmente non ci vedremo più lascia che ti dica cosa penso davvero di te: saresti una persona piacevole se non ti comportassi da stupida ragazzina immatura che si crogiola nelle sue insicurezze. Per l'amor del cielo, cresci!- dopodiché aveva raggiunto sua madre, senza vedere le lacrime che avevano solcato il viso di Faith, che da quel giorno non avrebbe pianto più per anni.”

- Cy, stai bene?- gli chiese Ben, distogliendolo dai suoi pensieri

- Si, Ben, non preoccuparti, stavo solamente riflettendo- rispose lui, si schiarì la voce e disse - Ho cambiato idea: sei stato molto gentile a pensare a me come accompagnatore per l'amica di Abby, sarei tremendamente scortese a rifiutare... Sarò lieto di uscire con questa Faith

- Oh... Ok. Bene. A- Avverto Abby. C-Ci vediamo a mensa- balbettò Ben, incredulo di cotanta fortuna, prima di andare in classe saltellando... Aveva raccattato un appuntamento per Faith! Abigail non lo avrebbe scuoiato vivo e, chissà, con un pizzico di fortuna extra magari gli avrebbe persino permesso di infilare le mani sotto il vestito!

Quando lesse l'sms di Ben Abigail per poco non svenne. Felice come una pasqua bisbigliò all'orecchio di Faith - Pss! Faith! Cosa risponderesti se ti dicessi che ti ho trovato qualcuno con cui uscire dopodomani?

“CHE COSA? MA IO HO GIA' DETTO DI SI AD AXEL! Stupida sfiga: quando niente e quando troppo!” - Ti risponderei che..- “Che cosa? Che cazzo le rispondo? Dovrei dirle di Axel?...No. Non devo dirle di Axel, ho una scusa migliore” - Sei stata davvero gentile a preoccuparti tanto per me, ma sono costretta a declinare l'invito, venerdì ho il concerto, se ben ricordi, non posso tener compagnia a questo tizio- rispose Faith senza staccare gli occhi dalla lavagna

-No problem- sussurrò Abigail in tono pratico - Dirò all'amico di Ben di venire al Mìchiko al concerto, vi incontrerete dopo

“Cazzo, mi ha fregata!... Oh beh, due è meglio di uno, no? E poi con Ax usciamo da amici, con quest'altro...” - Allora va bene... Spero solo che il mio appuntamento al buio non scappi dopo avermi ascoltata cantare! Posso almeno sapere il suo nome?- bisbigliò

- Un attimo, lo chiedo a Ben, tanto adesso ha Storia dell'arte, può tranquillamente messaggiare- rispose Abigail, per poi aggiungere, non appena ebbe notizie da Ben - Si chiama Cyril Wollestonecraft

Quelle due parole ebbero su Faith un effetto incredibile: la ragazza, non appena le udì, impallidì, sudò freddo e prese a tremare e iperventilare, poi, quando non resistette oltre, scappò in bagno, dove afferrò il bordo di un lavabo sforzandosi di non vomitare, mentre ripeteva in mente come un mantra negativo “Cyril Wollestonecraft”, il nome del suo incubo peggiore. Alzò lo sguardo allo specchio, e tornò indietro nel tempo a sette anni prima, quando una ragazzina di undici anni, piuttosto alta per la sua età, eccessivamente in carne e con le guance paffute costellate di brufoletti e punti neri, era corsa in bagno per sfuggire alle battute di scherno dei suoi compagni, in particolare uno.

Era il primo giorno di scuola, e si sentiva un pesce fuor d'acqua: superava in altezza tutte le sue compagne e la maggior parte dei suoi compagni, per non parlare della larghezza, inoltre i vestiti che sua madre l'aveva obbligata a indossare la facevano pentire di non aver fatto pressione affinchè i suoi genitori la iscrivessero a una scuola privata, dove avrebbe avuto una divisa e non avrebbe dovuto subire lo shock di trovarsi circondata da sue coetanee strizzate in minigonne e toppini graziosi e femminili che lasciavano intravedere le forme acerbe, mentre lei, in carne ma piatta come un asse da stiro, teneva addosso una t-shirt enorme con un coniglietto e dei pantaloni verdi che avrebbe volentieri dato alle fiamme.

Cercando di sorridere, nonostante non ne avesse voglia, aveva scrutato l'aula per trovare un posto libero, fingendo di ignorare risatine e commenti sarcastici rivoltile dagli altri mentre passava. Aveva individuato un posto libero accanto a un ragazzino dai ricci biondi di media lunghezza; gli si era avvicinata cautamente e gli aveva chiesto, titubante - Scusa... Ti spiace se mi siedo qui?

Quello aveva alzato la testa per guardarla meglio, poi, dopo averla esaminata da capo a piedi, aveva risposto, indicando con un cenno del capo e uno sbuffo derisorio il suo sedere - A me no, ma forse alla sedia si... Sai, non credo sia grande abbastanza da contenere i tuoi galleggianti

Ciliegina sulla torta, erano intervenuti anche altri due seduti nei banchi davanti a dargli man forte dicendo - Non ha tutti i torti- e – Galleggianti! Ahahah, gran bella battuta, amico!

- Come vi permettete?- aveva sibilato, per poi andarsi a rifugiare in bagno, dove giurò al suo riflesso odio eterno per quei deficienti.”

Arrivò la pausa pranzo, e Faith era in fila a mensa, quando ecco tornarle in mente un altro episodio spiacevole:

Cyril l'aveva invitata alla sua festa di compleanno, e, sebbene tentata dal restare a casa, su consiglio di sua madre ci era andata. Come il primo giorno di scuola aveva subito una cocente delusione: le altre, molte delle quali già sviluppate, erano truccate, e in gonna o vestitini, alcune persino sui tacchi, mentre lei aveva un viso infantile acqua e sapone e portava, sempre su consiglio di sua madre, una camicetta a quadri che pareva ottenuta da una tovaglia da pic- nic, un paio di jeans sdruciti e le Converse consunte che adorava, ma che in quel momento, comprese, erano inadatti all'occasione. Dopo un'epocale figura di merda si era rintanata in un remoto angolino della stanza e stava meditando se andarsene o meno quando Cyril l'aveva raggiunta per informarla che suo cugino Carter stava ridendo di lei con i suoi amici, al che gli aveva risposto per le rime, facendo sbuffare Cyril, che aveva sbottato, punto sul vivo - Ehi, mica è colpa mia se a mio cugino piacciono le ragazze, non i boscaioli! Non sai che in questo Paese cosiddetto sviluppato le femmine possono comprare vestiti in posti chiamati negozi di abbigliamento e centri commerciali, e i trucchi in altri posti chiamati profumerie?

Irata aveva sibilato - Vaffanculo- scoprendo i canini, quasi nella speranza che potessero emettere veleno, quindi aveva aggiunto, tentando di assumere un contegno sdegnoso- E comunque, per tua informazione, ho pensato non valesse la pena sprecare soldi per comprarmi qualcosa per la tua festa, visto che ti detesto

Cyril aveva riso, e risposto -Si, come no! Scommetto invece che non ti stava nessuno dei vestiti che hai provato perchè sei troppo grassa. Dovresti mangiare meno.”

“Mangiare meno... Troppo grassa...” rimbombarono nella testa di Faith finchè una delle arcigne comari della mensa sbraitò - Muoviti, non ho mica tutto il giorno! Che vuoi?

- Una.. Mela, per favore- rispose Faith, che andò a sedersi insieme alle sue amiche con una fitta allo stomaco unita a una sgradevole sensazione di deja-vu.

Fissò la mela, domandandosi quante calorie contenesse: il suo cervello rispose, con la voce di Cyril, “troppe”, per cui Faith la allontanò da sé storcendo il naso; Abigail, fissatala con apprensione, le chiese - F, quella miseria sarebbe il tuo pranzo?

- Si- fu la secca risposta di Faith, al che Abigail, mordicchiatasi nervosamente le unghie, chiese ancora - Stai bene? Sei così pallida...

- No, Ab, non sto bene- rispose Faith alzandosi da tavola - Credo proprio che andrò a casa. Fai le mie scuse alla professoressa Salib, non ce la faccio- prese la borsa e se ne andò.

Una volta a casa Faith si stese sul divano, e stava per tornarle l'appetito quando la voce di sua madre echeggiò nel corridoio - Faith? Sei tu? Come mai a casa così presto?

- Non c'era lezione oggi pomeriggio- mentì

- Oh.. Bene, più tempo per studiare!- esclamò Mrs. Irving, per poi chiederle - Hai già pranzato? Spero di no, ho preparato i Cornish Meat Pies che ti piacciono tanto!

“E che ti farebbero diventare della taglia di un cetaceo adulto solamente guardandoli” sbuffò la voce interiore, cui Faith diede ascolto; - Ho già pranzato, purtroppo- mentì - Se non hai bisogno di me andrei a riposare.

Quel giorno, come il seguente, Faith saltò pranzo e cena, rimase tutto il giorno, escluse le ore di lezione, in camera sua, a studiare e scovare difetti veri e presunti nel suo riflesso, suscitando la preoccupazione di sua madre, alla quale rifilò la scusa che era tesa per un imminente compito in classe.

Il 14 mattina Faith si svegliò con la testa che le girava, fortunatamente meno del giorno precedente: a quanto pareva il suo organismo stava abituandosi al digiuno.

Andò a scuola con un borsone al posto della borsa normale perchè si sarebbe cambiata in bagno al termine delle lezioni, in quanto non sapeva se avrebbe fatto in tempo a tornare a casa dopo l'appuntamento con Axel.

Accolse la campanella come una leggiadra melodia di salvezza e si trascinò in bagno, sperando che Abigail non avesse intenzione di seguirla anche lì per ripeterle la tiritera: “sei preoccupante: sei pallida e non mangi, non è normale”.

Indossò, non senza difficoltà, data la ristrettezza del cubicolo, i pantaloni di pelle nera che aveva abbinato alla maglia portafortuna, quella rossa ricoperta di fili neri disposti a formare tante ragnatele, e gli stivali del primo concerto; non si truccò: aveva messo la trousse in borsa, ci avrebbe pensato dopo, al locale, non voleva rischiare di arrivarci col trucco sbavato. Quel pensiero fece riaffiorare l'ennesimo ricordo triste:

Cyril l'aveva ferita nel profondo, al punto da farla piangere; era appena uscita dal bagno asciugandosi le lacrime quando si era trovata di fronte proprio l'ultima persona al mondo da cui avrebbe voluto farsi vedere in quello stato: Cyril.

Lui l'aveva osservata accigliato, le aveva chiesto se avesse pianto, poi, di fronte al suo cenno di assenso, le aveva porto un fazzoletto, soffiando, in risposta alla sua occhiata incredula- Umpf! Invece di fissarmi pulisciti la faccia, non vorrai che ti scambino per un panda!.. La stazza è quella!”

Dandosi un'ultima controllata allo specchio Faith sbuffò una risatina priva di allegria e pensò: “Nemmeno l'unica volta che è stato carino con me è riuscito a non offendermi... Non vedrò l'alba di domani”. Se Abigail fosse stata a conoscenza dell'odio profondo che legava Faith e Cyril avrebbe sicuramente ordinato a Ben di annullare l'appuntamento e picchiare quel piccolo bastardo, ma Abigail era all'oscuro di tutto, per cui Faith avrebbe dovuto sopportare Cyril con il carico di brutti ricordi che avrebbe portato con sé: aveva deciso di non raccontare ad Abigail dei suoi trascorsi con il biondo perchè parlarne la faceva ancora star male, perchè non voleva apparire debole o suscitare la compassione dell'amica, sarebbe morta piuttosto che fare pena a qualcuno, e perchè era convinta che la cosa riguardasse esclusivamente lei e Cyril, e nessun altro.

Nonostante il terrore per l'approssimarsi del randez- vous con Riccioli d'oro Faith si divertì moltissimo con Axel, che la fece sbellicare riferendole per filo e per segno la reazione a dir poco ridicola della sua amata miss nessuno alla notizia che sarebbero usciti insieme mentre bighellonavano per l'orto botanico (Faith, da convinta animalista quale era, si era categoricamente rifiutata di mettere piede nello zoo) mangiando hamburger e patatine, Axel, e bevendo acqua, Faith, il cui stomaco non accennava a riaprirsi, l'incubo di Cyril era un anoressizzante troppo potente.

Quando anche le piante carnivore ebbero perso ogni attrattiva Axel e Faith andarono al locale, arrivando per primi; decisero di cazzeggiare un po’ nel guardaroba in attesa degli altri, e Faith, per non starsene con le mani in mano, pensò bene di truccarsi e mettersi gli accessori.

Orecchini e collana li mise da sola senza problemi, ma per l'ultimo particolare necessitava di un aiuto esterno.

- Ax, mi dai una mano con queste?- chiese Faith tendendogli un paio di manette con i polsini ricoperti di piumette rosse che facevano tanto burlesque

- Certo che sei un'impedita!- sbottò Axel, scocciato, salvo poi aggiungere - Ma… Dove diavolo si chiudono?

- Per questo ti ho chiesto una mano: devi avvitarle! Viti e cacciavite sono nella mia borsa- fu la secca risposta di Faith, che sbuffò mentre Axel rovistava nella borsa alla ricerca del necessario per chiudere le manette.

Mentre avvitava Axel chiese con notevole interesse- Dove diavolo le hai pescate 'ste diavolerie piumate?

- Me la ha prestate Bridget- rispose Faith con semplicità

- Quella ragazza non finisce mai di sconvolgermi!- esclamò Axel, scuotendo la testa, Faith di piegò in due dal ridere e, quando Axel ebbe finito di avvitare le manette, scherzando gli mise intorno al collo la catenella che le teneva unite, fingendo di strangolarlo.

In quel momento arrivò Brian, il quale, alla vista di Faith e Axel in una posa a dir poco equivoca, impallidì, quindi si avvicinò con aria sdegnosa e li salutò con un freddo - Buonasera

- Ciao- risposero gli altri due; Faith, cercando di smuoverlo un po’ disse - Perché quella faccia da funerale, Brian? La piacevole attività fisica di oggi pomeriggio non è stata abbastanza piacevole? Vuoi aiutarmi a strangolare Axel per tirarti su il morale?

- No, grazie- rispose lui freddamente - Vedo che ve la cavate benissimo da soli, vado un po’ di là..- e girò sui tacchi.

Faith lo fissò incredula, poi domandò - Ma che gli prende?

- Non ne ho la più pallida idea... Spero non sia nulla di grave..- rispose Axel, poi, liberatosi dalla presa di Faith, raggiunse Brian per scoprirlo.

Poco dopo arrivarono Brandon e Jack, in giacca e cravatta nere e occhiali da sole, mano nella mano con Allison, e Faith non potè trattenersi dal prendersi gioco di lui - Jack! Che figurino! Quasi non ti riconoscevo!

- Non so se ringraziarti del complimento o mandarti a fanculo.. Ok, ho deciso: vaffanculo!- rispose lui, guadagnandosi una sentita alzata di dito medio da parte di Faith, la quale, a meno di un minuto dal loro turno, sbirciò nella saletta sperando di non scorgere Cyril tra il pubblico... Speranza vana.

Cyril era lì, inconfondibile, nonostante il bambino bassino e mingherlino dal viso da angioletto avesse lasciato il posto a un ragazzo alto e slanciato che di mingherlino aveva ben poco: i ricci biondi, il naso all'insù e l'espressione annoiata e snob non erano cambiati di una virgola.

Arretrò nell'ombra con le gambe che minacciavano di cedere da un momento all'altro, tremante, ansante, con lo stomaco sottosopra e il cuore a mille, e stava valutando ogni possibile via di fuga quando avvertì una mano posarsi sulla sua spalla, stringendola in una salda presa rassicurante; convinta fosse Jack, desideroso di farle espiare la precedente presa in giro Faith si girò, intenzionata a cantargliene quattro, invece rimase a bocca aperta nel constatare che si trattava di... Brian, che le rivolse un sorriso talmente dolce che Faith si sentì sciogliere, riuscì a calmarsi e ad emettere un sospiro di sollievo mentre fletteva un braccio per stringere con la sua mano quella di Brian, il quale le sussurrò, prima di salire sul palco - Chiunque lui sia la peggiore punizione che puoi infliggergli è sbattergli in faccia quanto sei mitica. Fagli vedere i sorci verdi, rossi e gialli, Capitano!... Io sarò dietro di te a guardarti le spalle.

Rincuorata da quelle parole Faith seguì Brian sul palco e, scoccata a Cyril un'occhiata ricolma del più profondo disprezzo, iniziò a cantare: avrebbe dato il meglio di sé, quello stronzo si sarebbe reso conto di che pasta era fatta Faith Beatrix Irving!

Il pubblico mostrò di gradire la performance degli Aluminia, addirittura Abigail afferrò Elizabeth e Ashley, che si trascinò dietro Bridget per farle smettere di bere, spingendole fin sotto il palco, perché la folla che riempiva l’angusta saletta non le permetteva di vedere la band da seduta.

Estasiata, esclamò - F sta davvero benissimo stasera, vero?

- Non saprei- rispose Elizabeth, che come al solito aveva qualcosa da ridire - Se avessi il fisico di Faith non metterei pantaloni di pelle, così fascianti, poi!

Abigail la fulminò con lo sguardo, quindi, rivoltale un'occhiata di sufficienza, replicò, mettendola definitivamente a tacere - Ma non hai il fisico di Faith, quindi..-

Al termine del concerto Faith, liberatasi delle manette, notò parecchi particolari che non quadravano: Ben, invece di tubare con la sua ragazza, parlottava con Cyril, che la stava fissando con un'espressione calcolatrice che non le piacque affatto, Bridget, invece di amoreggiare con il suo buzzurro o una brocca di sake, stava bisbigliando qualcosa ad Abigail, la quale, non appena la vide, le chiese - F, sai se qualcuno ha un posto libero in macchina?

- No- rispose lei, chiedendosi il perchè di quella domanda, dato che sapeva che Ben avrebbe riportato a casa Abigail, quindi si rivolse ad Axel - Ehi, Ax, sai se qualcuno ha un posto vacante in macchina? Abby ha bisogno di un passaggio

- Nella mia c'è posto- disse sorridendo ad Abigail, che lo ringraziò, poi, avvicinatasi all’orecchio di Faith, le sussurrò, prima di seguire Axel - Sarà pure gentile, ma lo trovo ugualmente inquietante!.

Assicuratasi che Abigail fosse arrivata sana e salva fino all'automobile di Axel, Faith rientrò nel Mìchiko e scolò tutta d'un fiato un'intera brocca di sake: per affrontare Cyril doveva spegnere il cervello, e stordirsi con dell'alcool era il modo più rapido per farlo. Siccome a parlare del diavolo spuntano le corna non fece in tempo ad avvertire lo stordimento desiderato che Cyril apparve dietro di lei, commentando perfido - Irving! Incredibile! Non sei cambiata di un etto!... Credevo che in tutti questi anni ti fossi degnata di perdere qualche chilo!

Forse l'alcool già entrato in circolo, oppure, più probabilmente, il livore accumulato in quei cinque anni e fatto riaffiorare dal commento canzonatorio di poco prima, tramutarono in rabbia il timore di Faith, che si girò di scatto ruggendo- TU! MALEDETTO. STRONZO. CYRIL. WOLLESTONECRAFT!- spingendolo sempre più vicino all'uscita di emergenza ad ogni parola, infine, non paga, avanzò verso di lui e lo schiaffeggiò- QUESTO E' PER AVER DEFINITO GALLEGGIANTI LE MIE CHIAPPE! QUESTO E' PER AVERMI DATO DEL CESSO PUBBLICO! QUESTO E' PER AVERMI TORMENTATA PER L'ACNE! QUESTO E' PER AVERMI CHIAMATA PALLA DI LARDO! QUESTO E' PER LE BATTUTE SUI MIEI VESTITI! E QUESTO- aggiunse, sferrandogli un pugno con tutta la forza messale a disposizione dall'ira- E' PER TUTTI GLI ALTRI MODI CON I QUALI MI HAI RESO LA VITA UN INFERNO!- lo osservò steso sul pavimento con il naso e, non si sa come, il labbro sanguinanti, e concluse- NON OSARE AVVICINARTI DI NUOVO A ME, O GIURO CHE FARO' DI TE UN EUNUCO, CAPITO?- infine gli voltò le spalle e se ne andò, sollevata e soddisfatta.

Cyril si risollevò, aiutato da Ben, che gli diede del ghiaccio per il naso e la guancia, divenuti color melanzana, si sedette su un pouf ed esalò - E' venuta su bene: oltre che baleniforme è pure psicopatica!

- Uh? Hai detto qualcosa, Cy?- chiese distrattamente Ben

- Si, che col senno di poi avrei fatto meglio a prenotarmi per quindici minuti di sesso torrido con Sam!

Intanto, in strada, Faith, appoggiata a un muro, alternava sospiri di sollievo a lacrime di gioia; all'improvviso vide un fulmine squarciare il cielo, seguito a ruota da un tuono, e, prima che potesse anche solo aprire la borsa per cercare l'ombrello venne giù un temporale.

Mentre guardava la pioggia torrenziale cadere, sentendo la rabbia scivolare via insieme ad essa, comparve Brian, munito di ombrello, ridacchiò e disse - Altro che sorci verdi, hai fatto vedere le stelle a quel poveretto!

- Poveretto un corno! Ha avuto quel che si meritava! Tu... Non hai idea di cosa mi ha fatto..- ribattè Faith abbassando lo sguardo

Brian sorrise e rispose - A dire il vero ce l’ho. Nonostante la foga del momento hai scandito ottimamente le parole mentre gli riversavi addosso il tuo rancore.... Ha veramente definito galleggianti le tue chiappe? Ha un disperato bisogno di una visita oculistica! Le tue chiappe non batteranno mai le tue tette ma sono di tutto rispetto, proporzionate al resto del corpo e perfettamente nella norma come dimensioni... E io di culi e tette me ne intendo- notato che finalmente sul volto di Faith era affiorato un sorriso Brian sorrise di rimando, le tese una mano e aggiunse - Vieni, ti riporto a casa

Faith annuì, si aggrappò a lui per ripararsi sotto il suo ombrello e non mollò la presa finchè non fu all'asciutto nell'abitacolo opportunamente riscaldato.

- Grazie del passaggio- mormorò, approfittando di un attimo di stallo del traffico per osservare il lungofiume illuminato

- Te lo sei meritato- disse Brian - Gran bell'incontro di boxe quello tra te e il tuo amico... Picchi duro, Capitano! Quali altri segreti nascondi?

- Uno, ma non posso rivelartelo, altrimenti dovrei ucciderti- asserì Faith sforzandosi di non sorridere

- Correrò il rischio- rispose Brian, Faith contorse i lineamenti in un'espressione fintamente contrariata, si avvicinò al suo orecchio, poggiando la testa sulla sua spalla, e bisbigliò - Non ce l'ho d'oro...

- Chissà perchè, l'avevo intuito

- Ce l'ho di platino!- concluse lei ridacchiando, seguita ben presto da Brian, il quale, riconquistato il self control, replicò - Sai, anche io ho un segreto inconfessabile

- Oh. My. God. Non ci credo! Quale?- chiese Faith con palpabile interesse, fissando Brian con gli occhi spalancati, in trepidante attesa di una risposta, che non tardò ad arrivare: Brian si girò verso di lei, represse l'istinto di annullare totalmente la distanza tra loro, e sussurrò con fare cospiratorio - Nemmeno io ce l'ho d'oro...

- Chissà perchè, l'avevo intuito- ridacchiò Faith

- Ce l'ho di diamante!- concluse lui annuendo vigorosamente per avvalorare le sue parole, sicuro che Faith si sarebbe scompisciata dalle risate, invece lei aggrottò le sopracciglia e borbottò - Perchè proprio di diam.. Oh, ma certo: il materiale più duro al mondo!- fece una smorfia sarcastica - Hai un'alta opinione del tuo arnese, non c'è che dire!

- Se l'è meritata in anni di fedele servizio- ribattè Brian spingendo in avanti il bacino, per quanto gli fu concesso dalla cintura di sicurezza

Faith sbuffò una risata, ma rimase in silenzio finchè non arrivarono sotto casa Irving, allora, resasi conto di trovarsi a pochi centimetri dal viso di Brian, seguì l'istinto di baciare quel ragazzo stronzo fuori e dolce dentro, irritante quanto eccitante, che riuscì a stupirla ancora una volta: invece di attirarla a sé per approfondire il bacio, e magari tentare di convincerla a passare la notte insieme, la allontanò, per poi commentare, imitando i giudici di un talent show televisivo - Decisamente superiore alle mie aspettative. Ti do... Uhm... Otto su dieci: ho apprezzato lo spirito d’iniziativa e l'abilità tecnica, meno il sapore di sake, la prossima volta che vorrai baciarmi dopo averlo bevuto ficcati in bocca una mentina, prima!

- Ti hanno mai detto che sei spoetizzante?- sbottò Faith a braccia conserte

- Qualche centinaio di volte, perchè?- chiese lui senza scomporsi

- Curiosità- sibilò Faith, contrariata: ma come? L'aveva baciato, andando contro ogni singola fibra morale del proprio corpo, e lui la ripagava con del sarcasmo squallido?

- Se lo dici tu... Buonanotte- disse Brian mentre Faith scendeva dall'auto. Se si fosse limitato a questo, si sarebbe potuta considerare una serata perfetta, invece, sfortunatamente, Brian non fu capace di impedirsi di aggiungere - Se mi eleggerai protagonista dei tuoi sogni lo sarà di sicuro- con tanto di movimento pelvico alla Elvis, rovinando l'atmosfera, con indicibile disappunto di Faith, che gli mostrò il dito medio, prima di voltarsi e sparire dietro il portone, lasciando Brian a fregarsi le mani esclamando – Eccellente… Il lato tenero funziona sempre!.

 

Spero di non avervi fatto venire il diabete, anche se mi pare che, escluso il titolo, in questo capitolo non abbondi il romanticismo ( al contrario di sigarette, paure e pugni XD), se si escludono Brandon con gli occhi a cuoricino (tenero! <3) e Ben e Abigail versione piccioncini tubanti (ancora più teneri *.*). Faith, invece, dopo un iniziale attacco di panico, perchè, anche se può sembrare incredibile, anche Faith Irving ha le sue debolezze, ha affrontato le sue paure e insegnato a Riccioli d'oro che la vendetta è un piatto che va servito freddo, soprattutto se a servirlo è una Faith Irving incazzata come una iena (così si fa, Faith u_u)... E Brian? Beh, lui... Sta ancora annaspando in alto mare, ma forse “qualcuno” gli tirerà un salvagente, chi può dirlo?

Brevi note di fine capitolo: 1)la frase di Brandon è una parafrasi dell'aforisma di Emily Dickinson “che l'amore è tutto è tutto ciò che sappiamo dell'amore” ; 2) non sono omofoba, né lo è Faith, il suo linguaggio volgare è dettato semplicemente dalla rabbia del momento(chi non lo sarebbe se scoprisse che il ragazzo della sua migliore amica in realtà è gay?); 3) per rispondere al commento di AryYuna: credo tu sia una delle poche a pensare che il basso fa figo, di solito sono i meno notati della band... Non che non ci siano bassisti interessanti, eh!

Fine del poema, alla prossima! 

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


   

Aloha! No, non sono tornata da un viaggio alle Hawaii (magari!), anzi, il mare fino ad agosto lo vedrò solo in sogno, purtroppo, sono vittima della “depressione da mare”: vedere ragazzini e famigliole già abbronzati in bermuda, mentre io sono costretta a pantaloni e camice, mi deprime... Non posso farci niente, è così.

Ma non divaghiamo: nonostante un esame in avvicinamento mi sono dedicata alla mia storia, che, a giudicare dalle visite, piace ( il che mi fa molto piacere, anche se l'unica che me lo dice , o meglio, scrive, apertamente è AryYuna, alla quale vanno i miei ringraziamenti), e ho sfornato questo capitolo. Spero piaccia. Buona lettura!

 

Capitolo 6: My antidote to boredom, my air to breathe

 

Cyril non dormì molto quella notte, il frenetico lavorio del suo cervello iperattivo lo tenne sveglio fino a tardi, e non se la sentì di abbandonarsi ad un sonno senza sogni reprimendo i propri pensieri, per spiacevoli che fossero.

Più volte aveva inconsciamente accarezzato la guancia resa violacea e dolente dalle sberle tirategli da Faith, la cui espressione carica di disprezzo era impressa a fuoco nella sua mente.

Si chiese spesso, durante quegli interminabili minuti di insonnia, perchè non si fosse difeso, e l’unica conclusione plausibile alla quale era giunto era che, in cuor suo, sapeva di essere colpevole, di meritare il livore di quella ragazza, e un Wollestonecraft espia sempre le proprie colpe, anche se dubitava che Faith avrebbe concordato con lui nel ritenere qualche schiaffo e un pugno una degna espiazione.

“ E poi“, pensò, “ Se non tengo conto dello smacco alla mia virilità devo ammettere che è stato divertente essere pestato da una ragazza, un interessante diversivo… Che non si ripeterà mai più, eh, sia chiaro!“.

Per quanto gli risultasse repellente ammetterlo, Faith era stata, ed era tuttora, una presenza importante nella sua vita, anche durante il periodo nel quale non si erano visti: adorava infastidirla, prenderla in giro, osservarne le reazioni, mai banali e prevedibili, replicare salacemente ed ascoltare la sagace risposta di colei che, nonostante non si vedessero da cinque anni, considerava la sua degna nemesi. Gli era mancata, Faith, sebbene non l'avrebbe confessato neanche sotto tortura: prendere in giro la povera Prudence Dobson non gli dava la stessa sadica soddisfazione, perchè quella ragazza era fin troppo remissiva; quando la offendeva si limitava ad abbassare il capo e andarsene, e Cyril non poteva soffrire i mollaccioni... Si, Faith gli era decisamente mancata in quei cinque anni, e rischiare che lo facesse diventare una 'voce bianca' era un prezzo ragionevole per riottenere il suo personale antidoto alla noia.

Quello della noia era per Cyril un problema serio: era certo di aver trovato la vita poco interessante nell’istante stesso in cui era nato. Dal padre aveva ereditato il sarcasmo pungente e il contegno flemmatico, nonchè quell’atteggiamento di disillusione verso il mondo che lo rendeva preda facile della noia; Cyril soffriva del cosiddetto ‚mal di vivere‘: sebbene non fosse ricco come Ben, o bello come Brian, o estroverso come Kyle, non gli mancava nulla, era di bell’aspetto, andava bene a scuola, suonava in una band, aveva molti conoscenti, qualche vero amico e una famiglia tutto sommato nella norma, eppure provava un costante senso di vuoto interiore, nè lo abbandonava, neanche per un secondo, l’angosciosa sensazione che qualcosa gli mancasse, qualcosa di importante, cui anelava, sebbene non avesse ancora idea di cosa potesse essere.

Emesso un gemito di disappunto quando uno spiraglio di luce mattutina, filtrato dalla tapparella, lo aveva colpito dritto in faccia, Cyril si girò, dando le spalle alla finestra, pronto a ronfare fino a mattino inoltrato, finalmente, sennonché in quel preciso istante la porta si spalancò, facendo entrare nella stanza fin troppa luce per i suoi gusti e, soprattutto, sua madre, l’uragano Katrina, ehm, Catherine; la forza della natura in forma umana si avvicinò al letto del figlio e lo scrollò trillando entusiasta, tutto d'un fiato - Buongiorno, piccolo sole, alzati e risplendi! Persino tuo fratello è già in piedi e mi ha raccontato nei minimi dettagli della festa della sua fidanzatina.... La sua prima fidanzatina, ci pensi? Come passa in fretta il tempo, sembra ieri che era un tenero fagottino azzurro... Ora però è il tuo turno, non puoi essere tanto crudele da tenere la tua povera mamma sulle spine in questo modo- sollevò le coperte con un gesto secco- Voglio sapere tutto di ieri: com’è andat… AH! CHE HAI FATTO ALLA FACCIA?-

- Mamma, ti prego, non strillare come un’aquila di prima mattina- mugolò Cyril tappandosi le orecchie

- Io strillo quanto mi pare e piace, e a quanti decibel voglio, capito? E poi che reazione ti aspettavi? Hai metà viso color melanzana, e il naso sporco di sangue!- ribattè Catherine con voce acutissima, prossima alla soglia del dolore

Cyril, conscio che non sarebbe riuscito a resistere ad un interrogatorio di Catherine Bates in Wollestonecraft senza prima aver ingerito della caffeina borbottò, ancora stordito – Possiamo rimandare a dopo colazione? Sto morendo di fame!

Catherine annuì a malincuore e Cyril, felice di essersela cavata, anche se solo momentaneamente, corse a tavola, dove si sedette alla destra di suo padre, come ogni mattina. Henry Wollestonecraft rivolse al proprio primogenito un sorriso sardonico, commentò perfidamente che il viola era il suo colore, infine ridacchiò finchè i suoi occhi non incrociarono quelli della consorte, che lo stava fissando a braccia conserte sbuffando furiosa, fulminandolo con gli occhi, che mandavano inquietanti lampi capaci di terrorizzare anche il più coraggioso degli uomini (quando Catherine non era a portata d’orecchi Cyril soleva dire che, secondo lui, la Rowling si era ispirata a lei per il personaggio di Bellatrix Lestrange).

- Henry Wollestonecraft- esordì in un sussurro minaccioso – Nostro figlio è tornato da un appuntamento in questo stato E TU FAI BATTUTINE IDIOTE? CHE RAZZA DI PADRE SEI?

- U-un padre normale?- azzardò lui, sfoderando uno dei suoi più accattivanti sorrisi, con il solo risultato di far infuriare maggiormente sua moglie, che gli scoccò un’occhiata più letale di un Avada Kedavra, prima di esclamare – Degenere, altro che normale! Normale sarebbe stato chiederti perché nostro figlio sente la necessità di comportarsi da adolescente ribelle facendo a pugni e mentendoci!... Perché non sei uscito con nessuna ragazza ieri, o sbaglio? Dove sei andato, sentiamo: in un locale a luci rosse? Ad un incontro di wrestling? Ad una corsa automobilistica clandestina? DOVE?

- S- Sono andato in un locale, normale, e... Ehm… E-ecco…- balbettò Cyril, avvampando – E’… Ehm… Stata la, ehm, ragazza con cui sono uscito a… Ridurmi così

Vyvyan emise un risolino strozzato, ma si placò quasi subito di fronte all’occhiataccia della madre, mentre Mr. Wollestonecraft, esterrefatto, aprì e chiuse la bocca come un pesce prima di esalare, in un tono che tradiva la fatica che gli costava reprimere le risate – Ti sei fatto picchiare da una femmina?

- Tecnicamente mi ha schiaffeggiato, il pugno è stato il colpo di grazia- replicò Cyril con sussiego servendosi del pane tostato con la marmellata, ignorando le malcelate risatine di suo padre e suo fratello e i 'toni soavi' di sua madre che sbraitava in un vano tentativo di farli smettere e, contemporaneamente, carpire altre informazioni.

Terminato il pasto, approfittò della bella giornata per fare un giretto con Kyle, Drew e Ben, i quali, per fortuna, ebbero il buon senso di, rispettivamente, non fare domande su, o accennare minimamente a, come si era procurato i lividi.

Faith, invece, si era alzata di malavoglia e si era sgranchita davanti allo specchio, ridacchiando divertita all’idea di cosa avrebbe detto Cyril se l’avesse vista in quel momento: i capelli erano una matassa informe di spaghetti al nero di seppia, lisci e sottili, le occhiaie necessitavano di una massiccia dose di correttore e il pigiama, scivolato di lato, scoprendole una spalla, era stropicciato; fu proprio quest’ultimo particolare a provocare la maggior parte delle risate di Faith: quella sottospecie di sacco a pelo a forma di pigiama, sottratto dalle grinfie di un’antipatica alla svendita dei grandi magazzini John Lewis esclusivamente per la soddisfazione di accaparrarsi l’ultimo pezzo, era di due taglie più grande, di pile ‘color Grinch’ e con sopra stampati improbabili pinguini che pattinavano… Praticamente stava al sex appeal come l’aglio a Dracula!

Aveva da poco deciso di concedersi una giornata all’insegna della comodità nel suo comodissimo pigiamone, e finito di abbuffarsi di brownies con la scusa che il suo cervello aveva bisogno di zuccheri per reggere all’intensa sessione di studio che l’attendeva, quando un sms mandò all’aria tutti i buoni propositi. Era di Abigail e recitava: “Ho bisogno di parlarti. Posso fare un salto da te? Fammi sapere se posso invadere casa tua.”. Faith rispose che poteva tranquillamente invaderle casa, se non la scandalizzava vederla in pigiama, quindi corse a pettinarsi… Va bene il pigiama, ma almeno i capelli doveva sistemarli, aspettava ospiti, dopotutto!

Stava rimirandosi allo specchio quando suonò il campanello; convinta fosse Abigail aprì senza indugi la porta, esclamando – Abby! Accidenti, che velocit… AH! ODDIO!- aggiunse, sconvolta, non appena constatò che a bussare non era stata la sua amica, bensì Brian, il quale la stava esaminando da capo a piedi sorridendo divertito. Senza pensarci Faith chiuse la porta in faccia a Brian, che, allibito, le chiese – Faith? F, tutto ok?

- SI! VA TUTTO A MERAVIGLIA!- rispose lei, cercando di non rimuginare sulla figuraccia appena fatta – ASPETTA LI’, EH, NON TI MUOVERE, TORNO SUBITO!- e, detto questo, si fiondò in camera sua alla ricerca di qualcosa di decente da indossare. Sfiga volle che non trovasse nulla di meglio di un dolcevita color panna e un paio di jeans, ma non aveva tempo di rovistare a fondo, non poteva certo lasciare Brian sul pianerottolo a mettere radici!

Andò ad aprire la porta a Brian, il quale, nel momento stesso in cui la vide, disse ironico – Preferivo i pinguini di prima

- Vaffanculo- sbottò Faith, delusa

- Ti sei offesa perché ti aspettavi un complimento per esserti fatta bella per me?- rispose Brian, affatto impressionato dall’improvvisa vanità di Faith - Spiacente, il massimo che posso dirti è che sprechi il tuo tempo, tanto, se siamo soli in casa, presto non avrai più niente addoss.. OH! CAZZO!- aggiunse poi, quando lei gli tirò un pugno allo stomaco – Questa tua mania di pestarmi è un problema serio!

- Come la tua mania di fare il coglione- ribattè Faith arricciando il naso – Che ci fai qui, comunque?

- Tsk, tsk! Non stai dimenticando qualcosa, Faithie?- cantilenò Brian facendo oscillare l’indice in un gesto di finta disapprovazione – Ad esempio… Le buone maniere? Se ti vedesse tua madre… Tsk, tsk!

- Oh, taci!- ringhiò Faith, per poi aggiungere, terrorizzata dall’incubo di sua madre che la sorprendeva a maltrattare un ospite – Vado a prenderti qualcosa da bere. Nel frattempo aspetta qui.

Brian la seguì nel salottino, che, a differenza del resto della casa, piuttosto moderna, era arredato con mobili vittoriani, si accomodò su una poltrona e sorrise sornione a Faith, che gli voltò le spalle sbuffando e, sempre sbuffando, andò in cucina, dove riempì un bicchiere del, per lei, orrido frullato di kiwi che Mrs. Irving si ostinava a preparare nonostante il parere negativo di figlia e marito.

Tornò in salotto per scoprire che Brian era sparito; lo cercò per tutta la casa, non molto grande, e stava cominciando a pensare che fosse scappato per non subire la tortura del succo di kiwi (comprensibile) quando udì la sua voce commentare – Tanto di cappello per la scelta della tinta delle pareti e dei mobili, però… Faithie, Faithie… Non sei un tantinello cresciuta per giocare con i peluche?

“Oh, cazzo di Buddha, è in camera mia!… Perdono, Buddhino, facevo per dire!” pensò Faith mentre si precipitava alla velocità della luce nella sua stanza, dove trovò Brian comodamente steso sul SUO letto, intento a giocare con il SUO adorato paperotto di peluche. Accecata dalla rabbia Faith marciò verso di lui, gli strappò di mano il peluche, che gettò con poca grazia sul comodino accanto al letto mentre sibilava – Non mi hai ancora detto perché sei qui

- Semplice- rispose Brian, per poi attirarla su di lui con un secco strattone – Il bacetto di ieri mi è molto piaciuto, e desidererei ripetere l’esperienza… Sempre che non abbia bevuto del sakè, non sopporto il sapore!

- Umpf!- protestò Faith, il cui cervello inferiore stava già iniziando a domandarsi quale vestito togliere per primo a Brian – Non bevo di prima mattina, lo sai… E non ho voglia di ripetere l’esperienza! Credevo fossi una persona decente, sotto gli strati esterni di stronzaggine, invece ti sei dimostrato... Così… Spoetizzante! Non meriti una seconda possibilità, non ti permetterò di ficcarmi la lingua in bocca ancora una vol…- non riuscì a completare la frase che Brian le aveva tappato la bocca con la propria e, per sicurezza, aveva ribaltato le posizioni con un deciso colpo di reni, per cui Faith si ritrovò schiacciata da quel, secondo il suo cervello inferiore piacevole, peso.

Dopo un po’ cedette alle suppliche del proprio cervello inferiore e rispose al bacio con entusiasmo, entusiasmo prontamente raffreddato da Brian, che non perse tempo e infilò una mano sotto il dolcevita di Faith fino a raggiungere un seno, che strinse con forza; la ragazza, allora, reagì allontanandolo da sé sbraitando – Ecco, vedi che sei spoetizzante? C’era proprio bisogno di fare il maniaco?

- Scusa- mormorò lui, per poi aggiungere con un ghigno malizioso – Impossibile resistere!- strappandole un mezzo sorriso.

Riacquistato il minimo sindacale di autocontrollo Faith scosse la testa e disse, seria – Brian, chiariamolo una volta per tutte: baci, si- annuì per dare maggior forza alle sue parole – Sesso, no- scosse la testa in segno di disapprovazione – Chiaro?

- Uffa- fu la laconica risposta di Brian

Faith ridacchiò e riprese a baciarlo, esalando, tra un bacio e l’altro – Uffa uffa?

Brian curvò le labbra in una smorfia contrariata, quindi sospirò e rispose – E va bene, mi accontenterò… Per il momento… Tanto più che mi ero ripromesso di sforzarmi di fare il bravo, almeno con te

- Cosa intende un tombeur de femme del calibro di Brian Cartridge con ‘fare il bravo’?- gli chiese Faith con fare ironico

- Seguire l’iter canonico .. Niente scorciatoie, insomma- rispose lui senza imbarazzo alcuno

- Che iter?- domandò Faith, perplessa

- Faithie, qualunque cosa tu abbia mangiato a colazione era neurotossica- replicò Brian - L’iter, santo cielo, l’iter… Sai, di solito vado immediatamente al dunque, o ci va la preda di turno, con te, però, credo sarebbe…- “Controproducente” – Inutile, perciò… Vuoi uscire con me?.. Si comincia così, no?

“Ecco a quale iter si riferiva!”- Non è detto- asserì Faith dandosi arie da esperta di relazioni sentimentali – A differenza tua credo non esistano limiti ai modi in cui una storia può cominciare… Però, nel mio caso, si, uscire insieme è il modo giusto per iniziare, così potrò conoscerti meglio… Tu sai quasi più cose di me di quante non ne sappia io, mentre io di te so poco o niente…

- Beh, a dire il vero c’è una cosa di te che ancora non ho scoperto… Che taglia porti di reggiseno?- chiese Brian, per poi strillare, colpito dall’ennesimo diretto di Faith - OUCH! CAZZO, F, MODERATI, NON SONO IL TIPO CHE SI ECCITA SE GLI FAI MALE!

- Stento a crederlo- replicò lei con sussiego

Brian era in procinto di replicare quando qualcuno bussò alla porta; Faith scattò in piedi come se avesse preso la scossa, risistemò il dolcevita e i capelli, quindi disse ad un perplesso Brian, prima di andare ad aprire – E’ Abby, mi aveva avvertito che sarebbe passata. Dammi due minuti, poi usciamo, ok? Aspetta qui finchè non se ne va, e, per l’amor del cielo, non toccare Puffy!

- Puffy? Quel coso… Ha un nome?- chiese Brian indicando il peluche, esterrefatto, guadagnandosi così un’occhiata fulminante di Faith, che non si degnò di rispondere, si voltò e corse ad accogliere la sua migliore amica, che le si presentò con un’espressione di profonda infelicità dipinta sul volto.

- Posso entrare?- domandò, depressa

Faith rispose - Certo, entra pure!- la fece accomodare in salotto - Chi sei tu, e che ne hai fatto della mia solare e incline al riso Abby?- aggiunse, dopo qualche minuto di silenzio tombale, nella speranza di tirarla su di morale, ma non ebbe successo.

Abby non rispose, rimase seduta a fissare un vaso da fiori finchè Faith non si schiarì rumorosamente la voce per rammentarle la propria presenza, solo a quel punto Abigail si accorse veramente di lei, si mise a sedere e pigolò - Ommioddio! Non avevo notato che non sei in pigiama! Mi dispiace! Sono piombata a casa tua così, e magari stavi per uscire!

- A dire il vero si, ma non era niente di importante… Vuoi un caffè?

- Sai che non ne bevo

- Devi accettare qualcosa- disse Faith fissandola con gentilezza minacciosa

- Magari un succo… Oppure, se tua madre ha fatto quell’ottimo frullato al kiwi..

- Ahimè, l’ha fatto… Crede lo adori, quando in realtà l’unica che riesce a trangugiarlo sei tu!- esclamò Faith storcendo le labbra

- A me piace!- ribattè Abigail, alla quale piaceva sul serio il sapore amarognolo del frullato di kiwi di Mrs. Irving

- Serviti pure, allora!- replicò Faith, indicando la brocca di frullato che aveva lasciato sul tavolino e il bicchiere intonso.

Abigail bevve il frullato tutto d’un fiato, poi disse, guardando il pavimento - Io e Ben ci siamo lasciati

- Oh…- “Mitico!” – Mi dispiace un sacco, davvero... Quando?- domandò Faith, esterrefatta

- Ieri

- Cooosa? Cazzo! Mollarsi a San Valentino, che tristezza!- esclamò Faith - Perché?

- Perché è uno stronzo!- rispose Abigail strigendo la presa intorno al bicchiere

- Lo so, ma credevo ti piacesse per questo!- replicò Faith

- Ha esagerato, ecco!- soffiò Abigail

- Complesso di Edipo, eh? Hai fatto qualche battuta infelice sulla sua mammina e ha dato in escandescenze?- asserì con aria saputa Faith

- Cosa? Oh, no, no, non abbiamo proprio parlato di... Insomma... Dello spiacevole episodio avvenuto a casa sua- rispose Abigail - No, è successo che, mentre eravamo seduti, poco prima che saliste sul palco... Ah, per inciso, Liz ha fatto un commento poco carino sui tuoi pantaloni di pelle, che io invece trovo ti stiano da Dio, ma l'ho sistemata, non preoccuparti-

- Grazie, ma adesso dimmi del fattaccio- la esortò Faith, tutta orecchi

- Niente… Stavamo seguendo il concerto, quando non so come mi è uscito che odio San Valentino, allora Ben ha detto ”Potevi dirlo prima, almeno mi sarei risparmiato la fatica di organizzare la serata!”… Cioè, ti rendi conto?- abbaiò Abigail, furiosa

- Si, mi rendo conto che sei una deficiente! Ora lo chiami e fate pace!- ringhiò Faith, sconvolta dalla permalosità dell'amica

- No! Mi chiama lui, tanto è sfondato di soldi!- ribattè Abigail atteggiandosi a bimba capricciosa

- Che c’entra? E’ per fare pace! Tu gli hai dato il benservito, tu devi fare il primo passo per rimediare- asserì saggiamente Faith

- Tu non stai bene- rispose Abigail rivolgendole un'occhiata preoccupata

- Vero… Quasi quasi chiedo ad Axel se mi dà un controllatina…- buttò lì Faith con tanto di allusiva strizzata d'occhio

- Faith!- la redarguì Abigail, indignata

- Mica in quel senso! Perché qualunque cosa esca dalla mia bocca ti fa pensare a occulte metafore sessuali?- si lamentò Faith

- Mica qualunque cosa… Non sei Bridget!

- Ok, non divaghiamo… Chiama Ben, subito!- ordinò Faith puntando un indice imperioso contro Abigail

- No! Dovrà tornare da me strisciando!- ribattè l'altra con fermezza

- Certo che sei di coccio! Vabbè… Che posso dirti? Se vuoi il mio parere spassionato, stavolta ha ragione lui- replicò Faith

- Faith! Lo detesti, speri che ci lasciamo, non negare, so che lo pensi, finalmente ci lasciamo e lo difendi?- ululò Abigail, sull'orlo di una crisi di nervi

- Non lo sto difendendo, sto semplicemente dicendo che secondo me ha ragione lui- si difese l'altra

- E’ la stessa cosa- ribattè Abigail

- No che non lo è!- replicò Faith

- Saresti un avvocato coi fiocchi, lo sai?- soffiò Abigail

- Non svincolare. Mi dispiace che ti abbia trattata male, ma lasciarsi per una cazzata del genere…- asserì Faith, ma non riuscì a completare la frase che Abigail intervenne con voce molto più acuta del normale - Non è una cazzata, in pratica ha affermato che è inutile organizzare qualcosa di carino per me!

- So che non mi crederai, ma sono convinta che Ben intendesse dire che quello che ha concentrato a San Valentino per renderlo speciale avrebbe potuto riservarselo per rendere speciali altri giorni, visto che non sei una che ci tiene!- rispose placidamente Faith

- Ma non farmi ridere!- ribattè Abigail, per poi sbuffare con fare derisorio - Voleva dire ”che palle ‘sta stronza che mi fa buttare il cervello a pensare a come passare la giornata per senza niente!”

- Rimango del mio parere- disse l'altra

- E io del mio, siamo in un Paese libero- replicò la Venter, per poi chiedere – Senti, ti andrebbe di fare un giro? Così ci riempiamo i polmoni di salubre smog londinese e io mi distraggo dalla recente rottura... Potremmo pranzare fuori. Eh?

- Noto con piacere che non hai perso l'appetito... Meno male, devi tenerti in forze!- commentò Faith con un'aria seria definita dalle sue amiche 'doctor mode'

- Perché?- domandò perplessa Abigail

- Perchè avrai bisogno di energie per superare la rottura con Ben- rispose Faith

- Capirai!… Però mangio lo stesso… Ho fame!- disse Abigail

- Mio padre dice che quando si ha fame si sta sempre bene- asserì Faith

- E le bulimiche?- obiettò l'altra

- Che c’entra? Mica lo digeriscono il cibo, quelle!- replicò Faith in un tono che fece capire all'altra che la questione era chiusa – Ok, dammi un minuto per prepararmi e usciamo

- Prepararti? Ma non sei già vestita?- osservò Abigail

Faith sbuffò e rispose – Non penserai che metta il naso fuori casa conciata così! Ho un'immagine da mantenere! Ok, aspetta qui, faccio in un lampo!- e, detto questo, si precipitò in camera sua per cambiarsi e informare Brian del cambio di programma.

Non appena ebbe aperto la porta dovette trattenersi dall'urlare, perchè lo spettacolo che le si parò davanti agli occhi la fece infuriare: Brian, ancora steso sul suo letto, teneva Puffy, il suo adorato Puffy, il suo paperotto morbido e cuccioloso... Sul cavallo dei jeans!

Bramosa di vendetta ringhiò tra i denti e sibilò – Quale parte di “non toccare Puffy” non ti è chiara?

Brian, per niente intimidito dall'atteggiamento aggressivo della ragazza, sorrise e rispose tranquillamente – Ci annoiavamo! Tu eri di là con Abigail, ci avevi abbandonati ed... E' successo! Mi è praticamente saltato addosso, F, non ho potuto resistere! Mica è colpa mia se hai pupazzi maniaci omosessuali!

Faith, rossa dalla rabbia, gonfiò le guance e sbraitò – Puffy non è... E' una femmina, idiota!

Oh- esclamò Brian, palesemente divertito dall'ira della brunetta – Questo spiega molte cose- dopodichè, vedendo che Faith non smetteva di fissarlo con espressione truce prese il peluche e lo posò sul comodino, infine asserì serio – Puffy, sono stato bene con te, ma tra noi non può funzionare. Conserva il ricordo dei nostri momenti felici e... Addio-

- E' la frase standard con la quale scarichi le tue amichette?- chiese Faith mentre sostituiva il dolcevita con una felpa dei Guns 'n Roses e le pantofole con un paio di anfibi

- Si... Ad essere sincero di solito improvviso sul momento, ma è sempre bene tenere una frase standard per le emergenze- rispose lui, quindi le domandò – Non per fare il rompiscatole, eh, anzi, sono contento di essere riuscito a vederti in reggiseno... Tra parentesi, mi piace il pizzo nero su di te, baby.. Comunque... Perchè ti sei cambiata?

- Ehm... Ecco... Abby mi ha chiesto di fare un giretto, e non me la sono sentita di dirle di no, era così abbattuta... Ti dispiace proprio tanto rimandare il nostro appuntamento a domani?

- A dire il vero si- rispose Brian con sincerità – Ma non fa niente, vorrà dire che mi divertirò un altro po' con Puffy... Chissà se l'intimo di pizzo le sta bene come a te... Sto scherzando, F, non ti scaldare!- aggiunse alla vista dello sguardo omicida di Faith – Stavolta la passi liscia, ma domani non accetterò scuse, dai lavori in casa all’invasione aliena, al pluriomicida che ti tiene in ostaggio.. Me ne fregherò altamente di tutto, usciremo insieme, voglio portarti in un posto carino!.

Faith trascorse una piacevole giornata in compagnia di Abigail e dormì benissimo, quella notte, sognando cosa avrebbe combinato con Brian il mattino seguente; si svegliò felice come una Pasqua, e canticchiando prese i vestiti dall’armadio: la gonna nera con la catena dietro e una delle maglie che aveva comprato nella folle mattinata di spese con Liz, bordeaux con inserti di pizzo al collo e alle maniche.

In effetti Brian non aveva detto dove l’avrebbe portata, ma aveva detto che sarebbe stato un posto carino, e Faith aveva immaginato che intendesse qualche posto di lusso, quindi si diede una parvenza femminile per non sfigurare.. Dopotutto sarebbe uscita con Brian Cartridge! Si rese conto di stare iniziando a pensare come Claude, per cui smise di farsi simili seghe mentali e si sedette sul divano in salotto aspettando lo squillo di Brian per scendere. Nel momento in cui udì la suoneria del cellulare esclamò - Deve essere lui!- precipitandosi giù per le scale cercando contemporaneamente di darsi un’ultima sistemata. Purtroppo per lei quello non era un semplice squillo, bensì una chiamata, con la quale Brian annullò l'appuntamento perchè costretto a letto con la febbre. Faith riuscì a non far trapelare la delusione mentre gli augurava pronta guarigione e rimandava il fatidico primo appuntamento alla settimana successiva: dopo aver suonato al 'Michiko' sarebbero andati, da soli o in gruppo, ad assistere ad uno spettacolo di luci e musica.

Per tutta la settimana Ben tartassò quella santa ragazza di Faith con sos-sms del tipo: ”Ti prego ho bisogno del tuo aiuto!”, “Se credi nella ricompensa karmica aiutami a riconquistare Abby” e altri troppo svenevoli per essere riportati.

Per stare un po’ in santa pace, quel venerdì Faith arrivò al locale tenendo il cellulare spento; non voleva essere crudele, ma Ben la stava veramente stressando a morte, e ogni pazienza ha un limite.

All’entrata vide Brandon abbracciato a una ragazza di colore, di altezza media, con lunghi capelli neri acconciati in treccine, che aveva intravisto la settimana precedente (quando era troppo occupata ad essere terrorizzata da Cyril per mostrarsi socievole), ma che non conosceva ufficialmente.

Si avvicinò e, assestata al povero Brandon una possente pacca sulla spalla, che gli fece andare di traverso il cocktail, ordinò imperiosa - Presentami la tua ragazza, Brand Sparrow!

Brandon tossicchiò, le sorrise e rispose – Sicuro! Capitan F, lei è Daisy, Daisy lei è Faith… Capitan F per la band!- le due si diedero la mano e Brandon esclamò, battendo le mani - Mentre vado a prendere il basso voi diventate amiche per la pelle come nei film, eh?

- Come no.. Contaci!- risposero all’unisono le due ridacchiando, quindi si fissarono senza spiccicare una parola, in preda all'imbarazzo.

All’improvviso si propagò nell'aria un profumo dolciastro forte al punto da nauseare, seguito dalla fonte: look total pink composto da top con Hello Kitty sul (nel suo caso inesistente) seno, minigonna in simil raso e trampoli tacco 12, Claude Sheridan, apparve sculettando in tutto il suo splendore, scorse Faith, alla quale sorrise, agitando vistosamente un braccio, per poi strillare - Faith, tesoro!- fiondandosi su di lei per salutarla (alias: impiastricciarle le guance con blush e rossetto rosa) - Che bello vederti!

- Ma se ci siamo viste anche a scuola!- sbottò Faith

- Si, ma a scuola sei un’anonima secchiona so-tutto-io, non la star assoluta, no?!- replicò la bionda

Faith si mordicchiò nervosamente le labbra per impedirsi di farle notare che dare dell’anonima secchiona alla star della serata non era una mossa saggia, specialmente se la star in questione si chiama Faith Irving, ma non vi riuscì, perché in quel momento Claude si accorse della presenza di Daisy, che la stava fissando incuriosita; si coprì teatralmente la bocca con le mani, ed esclamò – Ommiddio, tesoro!- le afferrò un braccio, lo accostò al suo, fresco di lampada, quindi aggiunse, rapita - Devi assolutamente dirmi dove ti fai le lampade, la tua abbronzatura è assolutamente fa-vo-lo-sa!- prese un pezzetto di carta, l'onnipresente penna frou frou di Hello Kitty, scrisse il suo numero di cellulare e lo diede a Daisy asserendo, seria – La prossima volta che vai a farti la lampada chiamami, ok? Ah, e magari anche la prossima volta che vai a fare shopping... Hai assolutamente bisogno di qualche lezione di stile, quel vestito fa tremendamente 'South Beach della passata stagione', è assolutamente out! Baci baci!- e se ne andò, lasciando Faith, scossa da

irrefrenabili risatine isteriche, e Daisy, sconvolta all’idea che qualcuno potesse essere così… Così.

- E' ubriaca?- chiese poi, senza distogliere lo sguardo dal punto in cui fino a qualche secondo prima si trovava Claude.

- No... Ubriaca è peggio- rispose Faith, per poi sorriderle e aggiungere prontamente - Non preoccuparti, le mie amiche sono normali, o quantomeno, lo sono più di Claude!- vide Axel che le faceva segno con la mano che toccava a loro suonare, annuì per fargli capire che aveva capito, si girò nuovamente verso Daisy e disse - Stiamo per iniziare, ci vediamo dopo- la lasciò e scappò a cantare, muovendosi non con la consueta disinvoltura perchè la profondità dello spacco della sua gonna di pelle la metteva a disagio (chissà perché, invece, Brian lo aveva molto apprezzato).

Finito di suonare Faith aveva programmato di andare con band e amiche a vedere il famigerato spettacolo di luci e musica di cui parlava da settimane, ma gli altri dissero che l'avevano già visto, mandando all’aria i suoi piani.

Stava prendendo il cappotto dal guardaroba, delusa, quando sentì che c’era qualcuno alle sue spalle; si girò, e rimase di stucco nello scoprirne l'identità.

- Ben, cosa...?- tentò di domandargli, ma lui le tappò la bocca con la mano e sibilò - Zitta, stronza insensibile che non risponde alle richieste di aiuto di un cuore infranto!- non avendo udito risposta, aggiunse - Beh, non dici niente?- Faith alzò gli occhi al cielo, scuotendo stancamente la testa, esasperata da tale stupidità, quindi indicò la mano di Ben, ancora premuta sulla sua bocca - Oh, giusto, scusa!- la liberò e Faith sputò - Non ti ho mai potuto soffrire, perché dovrei aiutarti?

- Faith, so che c’è un cuore che ti batte nel petto… Sepolto dalla tua doppia E di tette, ma c'è!- rispose Ben, Faith si accigliò, però decise di non chiedergli come facesse a sapere la sua misura di reggiseno, visto che neanche Brian era riuscito a scoprirla, nonostante la sua insistenza, si limitò a lanciargli un’occhiata glaciale e replicare - Devo ridere?

- Come puoi ridere quando ho il cuore a pezzi?- piagnucolò Ben, affranto

- Abby mi ha riferito per filo e per segno cosa è successo, e, per quanto ti detesti, penso che non avessi tutti i torti, ma la tua ragazza è lei, e non vuole sentire ragioni, quindi non vedo come potrei esserti d’aiuto- rispose freddamente Faith

- Invece lo sai benissimo, non vuoi aiutarmi perchè sei una stronza insensibile!- ribattè Ben

- Può darsi…- replicò Faith con una smorfia perfida

A quel punto Ben prese la mano di Faith tra le sue, e, guardandola dritto negli occhi, la implorò - Faith, ti prego…

- Oh, e va bene!- cedette lei, sopraffatta dal potere dell'espressione supplicante di Ben - Farò il possibile per farvi tornare insieme... Ne discutiamo lunedì, ok?

- Potrebbe essere troppo tardi! Domani!

- Domani? Ma…- Ben la guardò di nuovo con quell'irresistibile espressione e Faith cedette per la seconda volta - Ok, domani… Vediamoci sotto casa mia, per le.. Uhm.. 9 a.m., ok?

- Aggiudicato- rispose Ben, i due si salutarono e Faith andò da Brian a comunicargli la brutta notizia; siccome la imbarazzava dirgli: ”scusa ma domani non possiamo uscire perchè mi vedo con tuo fratello” optò per – Brian… Scusa, ma domani non posso uscire, vado a casa di Abby a studiare, lunedì ho un compito importante, sai per il college e tutto.. Mi capisci, vero?

“No che non capisco, accidenti! Se ci metto settimane soltanto per uscire con te, quanto ci metterò a portarti a letto? Non ho tutta la vita davanti, cazzo!”- Ma si, certo che lo capisco… Mantieni la tua eccellente media, sarà per un’altra volta- rispose Brian con un sorriso forzato

- Sei un tesoro- pigolò allegramente Faith, quindi lo baciò con entusiasmo, immediatamente raffreddato da Brian, che rispose con freddezza, la salutò e se ne andò.

Il mattino seguente Faith si svegliò depressa: invece di andare in qualche posto carino con Brian avrebbe dovuto sorbirsi Ben col cuore infranto… Vomitevole! Di conseguenza si vestì a lutto, vale a dire di nero dalla testa ai piedi.

Quando scese, in perfetto orario, trovò Ben ad aspettarla appoggiato ad un lampione.

Faith gli sorrise, sforzandosi di essere gentile, e gli chiese - Ciao! Hai già fatto colazione? C'è un posto qui vicino dove fanno delle crepes fenomenali, potremmo andare lì.. O, se preferisci la colazione salata, di fronte a quello delle crepes...

- Secondo te sono dell’umore di mangiare?- sbraitò Ben, offeso

- Ti prego non fare l’innamorato romantico che non mangia perchè pensa alla sua amata, sarebbe troppo patetico persino per te!- sbottò Faith, il cui stomaco prese a brontolare, quasi volesse accertarsi che lo riempisse nonostante l'influsso anoressizzante di Ben.

- Quando Keats fu respinto dalla “Belle Dame sans merci” non mangiò per settimane!- ribattè Ben

- Infatti è morto a 22 anni… Se vuoi fare la stessa fine...- replicò Faith, vincendo la partita: Ben sbuffò e disse – Vada per le crepes. E, per piacere, non essere ipocrita: so benissimo che se morissi non ti dispiacerebbe, anzi, forse ne saresti addirittura felice!

- Hai ragione- rispose Faith con noncuranza – Se dovessi morire non piangerei calde lacrime, ma, sei libero di non crederci, non traggo piacere dalla morte delle persone, neanche se si trattasse di te!

- Immagino sia il massimo della tua gentilezza… Grazie, sono commosso!- esclamò Ben sarcastico

- Muoviti, adesso, entriamo, non ho fatto colazione!- lo esortò Faith spingendolo nella saletta.

- Possibile che pensi solo a mangiare?- commentò Ben

- Placato lo stomaco il cervello pensa meglio! Andiamo!- lo prese per un braccio e lo trascinò nel caldo tepore.

Alla fine, dopo numerosi sforzi, Faith convinse Ben a prendere un cappuccino, mentre lei, che era a dieta, prese un cioccappuccino e una cialda maxi con panna, cioccolato e fragole.

Mangiarono in silenzio, poi Ben riprese la discussione da dove l'avevano interrotta – Adesso che ti sei rimpinzata a dovere ti sei fatta venire in mente qualche idea?

- Per cosa?- domandò Faith mentre finiva il cioccappuccino

- Per far andare gli uomini su Marte- rispose Ben con sarcasmo - Per farmi tornare con Abby, deficiente!

- Ah.. Beh, tanto per cominciare non dare della deficiente a colei che vuoi persuadere ad aiutarti- replicò Faith con sussiego: adorava avere il coltello dalla parte del manico, la faceva sentire potente - Secondo... Potresti chiamarla per chiederle scusa, semplice ed efficace. Ti sembra ok?

- No, visto che a quanto mi hai detto è talmente incazzata con me che o non risponderebbe al telefono o mi manderebbe a quel paese!- obiettò Ben

- Vero… Idea: mandale dei fiori!- suggerì allora Faith

- Fiori? Per chi mi hai preso, Humphrey Bogart?- sputò Ben storcendo il naso disgustato (era un tipo melenso, non romantico)

- Credevo che queste parole non sarebbero mai uscite dalla mia bocca- asserì Faith scuotendo il capo sconsolata - Ben, sei più spoetizzante di tuo fratello, il che, fidati, è tutto dire!

- Non è colpa mia se non ti vengono idee decenti!- abbaiò lui in risposta

- E di chi sarebbe? Mia?- chiese Faith, risentita

- L’hai detto tu, mica io!- replicò Ben, Faith lo fulminò collo sguardo, e lui, temendo se ne andasse, corse ai ripari – Scusa. Comportiamoci da adulti. Io non ti piaccio e tu non piaci a me, ma dobbiamo collaborare, così potremo tornare ad odiarci in pace! Puoi farcela?

- Credo di si… Uhm, senti, ehm, Brian... Gli hai detto che ci saremmo incontrati?

- Ovviamente no, l'avrebbe spifferato ad Abby, peggiorando la situazione: ci siamo appena lasciati e mi faccio pescare a uscire con la sua migliore amica? Non sono stupido! Gli ho detto che andavo a studiare da Nolan, un nerd assurdo che mi fa i compiti in cambio di hentai!

- Heche?- domandò Faith, allibita, sporgendosi in avanti per essere sicura di sentirci bene

- Umpf! Cosa mi tocca sentire! Sei veramente una profana della peggior specie!- sbottò Ben sprezzante: non poteva soffrire chiunque non fosse un otaku (otaqualchecosa per i profani) - Gli hentai sono manga e anime vietati ai minori!

- Ah... Perché la cosa non mi sconvolge e/o scandalizza?- esclamò divertita Faith

- Perché non sei normale- rispose Ben - Non capisco come tu e Abby possiate essere amiche, siete praticamente agli antipodi!

- Non è vero, è Bridget l’esatto opposto di Abby… Io possiedo una moralità, solamente più.. Di manica larga rispetto a quella di quella di Abby- si difese Faith, avvampando

- Illuminami- chiese Ben - Bridget è quella sempre ubriaca o fatta che fa coppia aperta con l’anello di congiunzione tra uomo e scimmia?

Faith annuì ridendo di gusto, quindi rispose - Bella questa! Ho definito il buzzurro in tanti modi, ma questo è azzeccatissimo!

- Grandioso! Abbiamo qualcosa in comune: l’odio per il buzzurro!- esclamò vivacemente Ben

- E dire che non l’hai ancora conosciuto a fondo… Ti traumatizzerà!

- Se parla come mangia… Sicuro! Non credevo potesse entrare tanto cibo in bocca tutto in una volta! Poi parlando a bocca piena fa volare pezzetti di cibo ovunque!

- Raccapricciante! Ad ogni modo, tornando alle cose importanti, ti consiglio di provare lo stesso a chiamare Abby, giusto per farle capire quanto ci tieni a lei- asserì saggiamente Faith

- Ok, la chiamerò- acconsentì Ben - Ma niente fiori, li detesto!

- Ripeto: sei spoetizzante!

- Si, si, quello che vuoi.. Poi?

- Poi niente, dovrò escogitare un sistema per farvi parlare che non sia attirarvi con l’inganno in uno sgabuzzino e chiudervici a chiave, 'fa così American Pie della passata stagione, assolutamente out'!- squittì Faith in una crudele quanto fedele imitazione di Claude che fece sbellicare dalle risate Ben.

Poco dopo i due uscirono dalla creperia e passeggiarono parlando di Abigail (Faith si chiese se Ben avesse altri argomenti di conversazione oltre Abigail e manga) finchè Faith non ritenne fosse giunto il momento di salutarsi.

- Ci sentiamo in questi giorni, ok? Nel frattempo, mi raccomando, sta attaccato ad Abby come una cozza allo scoglio, deve entrarle in quella testa dura che la rivuoi a qualsiasi costo!

- Eccome se la rivoglio! Ho bisogno di Abby, come dell'aria per respirare!

- Ben, no, cazzo, ho appena mangiato!- gnaulò Faith fingendo un conato di vomito

- E dai a ME dello spoetizzante? Tsk!- ribattè Ben, facendo ridacchiare Faith, che, senza pensarci, lo abbracciò

- Non disperare, Benny, ce la farai- disse sorridendo incoraggiante a Ben, che ricambiò con una smorfia titubante e un incerto – Ne sei sicura?

- Sicurissima- rispose Faith – Abby è testarda, ma noi di più... E poi... Ho fiducia in te, soprattutto dopo averti conosciuto meglio... Non sei male, sai?- mormorò

- Anche tu non sei male, Faith- rispose Ben, e, spinti da una forza oscura cui era impossibile opporsi, si diedero un bacio, non uno vero, un semplice, delicato, sfioramento di labbra, che, però, bastò a far ribollire il sangue a qualcuno armato di cellulare con fotocamera... Guai in vista per ' l'otacoso' e la sua nuova socia profana!

Ignari di tutto Faith e Ben ridacchiarono abbracciati, dopodichè lei lo invitò a salire da lei... Per sottoporlo alla tortura del succo di kiwi: sarebbe ricorsa a qualsiasi mezzo purchè quell'intruglio verdastro finisse prima possibile, non ne poteva più!

Il lunedì chiunque fosse passato davanti al liceo frequentato da Faith&co avrebbe visto Abigail Venter correre a perdifiato, in ritardo: la sua peluchosa sveglia rosa aveva deciso di abbandonarla durante la notte, impedendole quindi di alzarsi in orario, poi, tanto per mettere in chiaro che quella giornata partita col piede sbagliato era destinata a peggiorare, suo fratello le aveva versato del succo d'arancia sulla divisa, e, poiché quella di riserva era ancora nella cesta dei panni da stirare, aveva dovuto aspettare che sua madre la stirasse prima di poterla infilare alla velocità della luce e precipitarsi precipitevolissimevolmente a scuola.

Ignorò bellamente una voce femminile che aveva chiamato il suo nome ripetutamente finchè la fonte non la afferrò per un braccio costringendola a voltarsi; Abigail rimase a bocca aperta: che voleva da lei quella sconosciuta dall'aspetto impeccabile con addosso la divisa della Elizabeth I School?

- Ciao, Abigail- squittì la sconosciuta passandosi una mano tra i lunghi capelli castani freschi di parrucchiere

- Ci conosciamo?- domandò Abigail, palesemente perplessa

- In un certo senso... So tutto di te- rispose la sconosciuta sbattendo le lunghe ciglia ricoperte di mascara

- Ah, si? E chi saresti per conoscermi così bene?- replicò la Venter, occhieggiandola con un misto di ostilità e diffidenza

- La tua migliore amica- disse l'altra poggiandosi al corrimano con una sensuale naturalezza che Abigail le invidiò, perchè non l'avrebbe posseduta neanche tra un milione di anni

- Sei disinformata, cara, la mia migliore amica è Faith Irving- rispose Abigail in tono sprezzante, facendo ridacchiare la sua interlocutrice, che, con un ghigno sadico, le chiese – Ne sei proprio sicura?

Abigail, di fronte allo sguardo sicuro dell'altra, abbassò il proprio, e chiese – Che vorresti dire?

- Sarebbe più corretto chiedermi cosa voglio farti vedere- rispose la sconosciuta, tirò fuori dalla borsa il cellulare e mostrò le foto incriminanti ad una esterrefatta Abigail, che boccheggiò – N- Non p-posso... Non posso crederci... Devono essere fotomontaggi!

- Magari lo fossero- sospirò l'altra – Purtroppo, però, non lo sono, è tutto vero... Mi spiace essere la latrice di una così spiacevole notizia, ma... Credevo dovessi saperlo!- e, detto ciò, sparì, ma non prima che Abigail, scioccata e ferita, potesse chiederle il suo nome. La sconosciuta sbuffò una risata e rispose, voltandole le spalle – Il mio nome? Samantha... Ma puoi chiamarmi Sam.

Abigail entrò nell'aula senza scusarsi per il ritardo o quantomeno giustificarlo, si sedette al suo posto e finse di seguire, ignorando completamente Faith, la quale, oltraggiata, la bloccò al termine della lezione e le ringhiò contro – Si può sapere che ti prende?

- Mi prende che non voglio avere a che fare con una stronza che non ha rispetto dei sentimenti altrui!- rispose Abigail, sull'orlo delle lacrime: lei e Ben si erano lasciati, è vero, ma ci stava ripensando, e, soprattutto, non avrebbe mai pensato che Faith avrebbe approfittato della situazione per portarglielo via

- Immagino di essere io la stronza in questione... Bene, fa piacere sapere che la tua migliore amica ha una così alta opinione di te, davvero- ribattè Faith – E' chiedere troppo o posso sapere come me la sono meritata?

- Portandomi via Ben- replicò tranquillamente Abigail

- CHE COSA?- ruggì Faith, tra il colpevole e lo sconvolto – Hai fumato roba pesante, per caso?

- Hai pure la faccia tosta di fare dello spirito?- sibilò Abigail stringendo i pugni, tentata dall'idea di graffiare a sangue quella traditrice, pestarla per bene ed infine farla a pezzi che avrebbe con tutta calma bruciato o sciolto nell'acido (in momenti come questo si capiva cosa avessero in comune lei e Faith)

- Ab, smettila di comportarti da bambina insicura e paranoica, non potrei mai portarti via Ben, primo, perchè mi sta antipatico, secondo, perchè non fa per me, e terzo, perchè è pazzo di te. Ti basta?- rispose Faith sforzandosi di rimanere calma

- Ma.. Lui... Tu... Le foto...- balbettò Abigail

- Quali foto?

- Stamattina una ragazza mi ha mostrato delle foto di te e Ben che...- non riuscì a finire la frase, le faceva troppo male

- Ma porco Henry VIII, adesso non ci si può nemmeno abbracciare senza dare scandalo? Che tempi del cazzo!- sbottò Faith, sentendosi, però, leggermente in colpa, ma scacciò in fretta quella sensazione

- Ah, allora lo ammetti che sei uscita con lui a mia insaputa!- abbaiò Abigail

- E' la verità, ma ci siamo solamente abbracciati: poverino, era così triste, mi ha fatto pena e l'ho abbracciato, è ancora legale in questo Paese, mi pare- sibilò Faith

- F, ho 10/10, ci vedo benissimo, in quelle foto vi baciavate!- obiettò Abigail e Faith, messa all'angolo, tentò di uscirne nel modo forse più infelice possibile – Ah... Beh... Ok, lo confesso: ci siamo dati un bacetto, non so neanche bene perchè, è stata una cosa spontanea, ci andava e l'abbiamo fatto, tanto per suggellare la nostra alleanza, nata al puro scopo di farvi tornare insieme, tanto perchè tu lo sappia... Ma era un bacetto-etto, a stampo che più a stampo non si può, non significa niente!

Abigail ascoltò quella sottospecie di 'mea culpa' con gli occhi sbarrati e la bocca spalancata, quindi, recuperato l'uso della parola, esclamò, fuori di sé dalla rabbia – Hai dato un 'bacetto-etto' perchè ti andava al MIO RAGAZZO?

- Tecnicamente è il tuo EX ragazzo, l'hai mollato- osservò Faith, che non si faceva mettere i piedi in testa nemmeno quando aveva torto, facendo montare la collera dell'amica, che rispose, prima di girare sui tacchi e andarsene sbuffando – Sai che ti dico? Vaffanculo.. EX amica!.

Abigail, incurante dei tentativi di Faith di farsi perdonare, prese ad evitarla: non le parlava, a mensa sedeva vicino a Claude, lontano da lei, e, ogniqualvolta si incrociavano in bagno, le rivolgeva un'occhiata sprezzante e si allontanava.

A Ben, se possibile, andò peggio: sparsa la voce che era tornato single, voce confermata dalle foto da lei scattate, Samantha Weston, animata da nuove speranze, era tornata all'attacco, provando con ogni arma del suo arsenale a far uscire Abigail dalla mente di Ben, che invece era ben determinato a farcela restare; non gli piaceva Samantha, non gli era mai piaciuta, non aveva nulla che potesse interessargli a parte il suo bel fisico, al quale Ben preferiva quello più 'umano' di Abigail, con la quale condivideva la passione per manga, anime e compagnia bella... E poi Abigail aveva quel certo non so che di rassicurante che Ben adorava, Sam, invece, lo faceva sentire come un maschio di mantide puntato da una femmina, il che faceva precipitare a zero le possibilità che ci andasse a letto... Non voleva finire decapitato!

Naturalmente anche Brian venne a sapere del quadrilatero Ben-Abigail-Faith-Sam, ma non osò lamentarsi, innanzitutto perchè non voleva che Ben lo prendesse in giro perchè aveva chiesto a Faith di uscire con lui, poi perchè non riteneva possibile che suo fratello avesse perso il senno al punto da trovare attraente Faith, e per... Altri motivi che gli legavano le mani, costringendolo a restare sullo sfondo in attesa che la faccenda facesse il suo corso. Nell'attesa, ovviamente, non rimase con le mani in mano, si fece 'consolare' da varie, volenterose 'crocerossine dell'amore', delle quali Faith non venne mai a conoscenza.

Erano passati dieci giorni dalla lite, e ancora Abigail si ostinava ad ignorarla. Faith sospirò mesta mentre camminava verso casa, e, assorta nei suoi pensieri, non si accorse di Ben, che l'aveva affiancata, se non quando esclamò, divertito – BUH!- facendole rischiare un infarto; tenendosi una mano sul cuore Faith esalò – Sei impazzito? Come ti è venuto di farmi prendere un simile colpo? Stronzo! Volevi forse accopparmi?

- Adesso che ci penso se morissi risolverei in parte i miei problemi... Uhm... No, a conti fatti non mi conviene, mi servi viva... Almeno per il momento- rispose lui con un ghigno perfido

- Ti conviene sparire, farci vedere insieme non aiuta, e non sopporto di venire odiata dalla mia migliore amica per una cazzatina frutto di un attimo di eccessiva leggerezza!- gli fece notare Faith

- F... Posso chiamarti F, no? Tanto ormai siamo in confidenza- replicò Ben, Faith sbuffò ma non osò ribattere – Ti credevo il genere di persona che se ne frega dell'opinione altrui. Te lo dice uno i cui familiari finiscono sui giornali almeno una volta alla settimana: la gente vuole sparlare, e lo farà comunque, sia che tu faccia l'angioletto sia che ti scavi la fossa per l'inferno, perciò.. Perchè non spassarsela facendo il proprio porco comodo?

- Questa delirante massima filosofica alla Cartridge ha un suo perchè?- chiese Faith in tono altezzoso

- Certo che ce l'ha!- sbottò Ben, seccato - Dimmi... Ti piacciono i Corn Flakes?

- I cereali del mattino? Non mi dispiacciono, anche se, data l'ora...- rispose Faith, bloccandosi di fronte all'espressione esasperata di Ben, che si battè una mano sulla fronte esclamando – Cosa mi tocca sentire! I Corn Flakes sono un gruppo, suonano stasera ad un garage party

- E vorresti che ti accompagnassi?- esalò Faith fissandolo con tanto d'occhi

“ Tanto non hai di meglio da fare, lo so” disse Ben con un'eloquente alzata di sopracciglia, per poi asserire – Non vedo perchè non dovresti. Siamo amici, no? E, anche se tutti pensano il contrario, non abbiamo fatto niente di male- Faith balbettò qualcosa di incomprensibile sulle azioni inappropriate, ma, alla fine, cedette, sbuffò e domandò – Ci sarà anche Abby?

- Puoi giurarci- rispose Ben

- Sai che appena ci vedrà insieme vorrà farci fuori in modo lento e doloroso?- osservò la ragazza, che non comprendeva cosa l'altro avesse in mente

- Ed è a quel punto che la arpionerò costringendola ad un confronto più o meno civile dal quale uscirò vincitore!- chiarì Ben, Faith annuì e, nonostante lo considerasse folle, acconsentì ad assecondare la sua follia accompagnandolo al garage party.

Come previsto, il loro arrivo fece esplodere un vespaio di commenti: Cyril Wollestonecraft chiese a Kyle cosa, secondo lui, Ben avesse fumato per portarsi dietro quella palla di lardo della Irving (Kyle rispose: “Andiamo, Cy, non essere così severo nei tuoi giudizi... Non è malaccio... Dal collo in giù!”), Samantha, per la frustrazione di essere stata rifiutata non per Abigail, che quantomeno era carina, bensì per Faith, che, secondo lei, non lo era affatto, strusciò i piedi per terra come un toro che carica, sbuffando furibonda, Abigail commentò malevola che la vista di Ben doveva essere peggiorata di parecchio, se si era ridotto a uscire con Faith, Claude rincarò la dose mettendo l'accento su come i jeans a vita bassa ponessero in risalto i rotolini che Faith aveva sui fianchi torniti, Elizabeth si limitò a ridere sprezzante alle loro battute e Bridget... Non fece niente, se non ammiccare in direzione del vocalist della band, Andrew Dixon sotto al naso all'Amore suo, che stava scolandosi una birra.

Come previsto, a pochi minuti dalla fine della festa, mentre la band faceva scatenare il pubblico, Ben venne avvicinato da Abigail, che commentò sprezzante – Complimenti per la scelta, siete davvero una bella coppia

- Dici?- rispose lui, ostentando indifferenza – Grazie per avermelo fatto notare, stavo giusto pensando a come convincerti a tornare insieme, ma visto che pensi che stia meglio con lei posso risparmiarmi la fatica

Abigail, colpita da quelle parole dure, rimase a fissarlo a bocca aperta, Ben si godette la sua espressione allibita per un po', poi disse – Abby... Scherzavo. Cioè, sul serio credi che potrei mai preferire Faith a te?

- Perchè non potresti?- domandò Abigail lanciando un'occhiata all'amica, intenta a ballare una sorta di folle can-can sulle note di un pezzo dei Green Day insieme ad Ashley e Bridget.

- Abby, stai scherzando? Ti sei vista allo specchio? E hai visto Faith?- Abigail gli rivolse un'occhiata perplessa – Beh, io si, e ti assicuro che non c'è paragone, senza contare che mi piacciono le ragazze, non i maschiacci con le tette, e, cosa più importante, con te.... Sto bene. Non saprei in quale altro modo descriverlo. Non avevo mai provato nulla di simile, è... Inebriante... E dà assuefazione, quando non sono con te mi sento come se mi mancasse l'aria per respirare!

- Se stai tanto bene con me perchè hai baciato Faith?- obiettò Abigail cercando di non lasciar trapelare il suo risentimento

“Cavolo, certo che è permalosa forte!... Oh, beh, fa niente, non resisto a quelle dolci fossette!”- Baciato, che parolona! Era soltanto un bacetto dato per sfizio, so di aver sbagliato e farei qualunque cosa per farmi perdonare, te lo giuro, se servisse a farti tornare da me ti prometterei di non avvicinarmi mai più a Faith- replicò Ben

Abigail riflettè attentamente su quell'affermazione e rispose – Mi basta che mi prometta che d'ora in poi conterai fino a venti prima di dire che non vale la pena di organizzare qualcosa di speciale per me e che non bacerai mai più, neanche sulle guance, nessuno che non sia io... O tua madre... O tua nonna... O tua zia... O tua cugina... No, rettifico, la cugina no, meglio non correre rischi!

- Mi pare ragionevole- asserì Ben, ma, prima che potesse aggiungere altro, Faith, terminata la musica, si avventò su di lui, sudata, con in mano un bicchiere di sangria e stampata in faccia l'espressione di chi stava trascorrendo la serata della sua vita; ingoiato un sorso di alcolico esclamò, spostando lo sguardo da Ben ad Abigail – Allora, piccioncini, come procede? Posso lasciarvi da soli a tubare o c'è il rischio che vi ritrovi a scannarvi a vicenda?

- Faith... Eclissati- ringhiò Abigail, che non tollerava la ridotta distanza tra Faith e il suo non più ex ragazzo

- Oh. My. God!- pigolò la ragazza, con gli occhi lucidi, abbracciando prima lui, poi Abigail – Benny, ce l'hai fatta! Oh, che bello, sono veramente felice per voi! Vi lascio sbaciucchiarvi in pace, torno dal mio nuovo amore... La sangria! Hasta la vista, amigos!

Venne il momento di tornare a casa, e Faith, che aveva concepito un piano assurdo per non fare da terzo incomodo alla coppietta nuovamente felice e divertirsi alle loro spalle, finse di buttar giù in un sol sorso dell'inesistente sangria , quindi tornò da Ben e Abigail con passo volutamente traballante e, cinte le loro spalle con le braccia, esalò – E' giunta l'ora, amici, dobbiamo fare ritorno alle nostre dimore... Siete pronti o volete altri cinque minuti per pomiciare in pace? No, perchè in tal caso ti capirei, Ab, voglio dire... Guardalo! Chi non ne approfitterebbe?

- Siamo pron.. COSA HAI DETTO? Faith, ti prego, dimmi che non hai bevuto!- abbaiò Abigail, sconcertata

- Non ho bevuto

- Faith, seriamente... Quanto hai bevuto?- domandò Abigail, scioccata: quella non poteva essere Faith... Che Bridget si fosse sottoposta a una plastica facciale?

- Poco- rispose la Irving facendo l'occhiolino a Ben per rendere più realistica la sua interpretazione, dopodichè aggiunse, in un'ottima imitazione della parlata di un ubriaco – Ok, abbastanza da chiarirmi con Riccioli d'oro e dirgli che ha un bel culo... Gli ho anche dato una pacca, ci pensi? Non ho potuto resistere, ha un didietro da statua greca!

“Decisamente è Bridget che si è rifatta la faccia!” pensò Abigail, la quale, occhieggiando Faith con diffidenza, fece cenno a Cyril di raggiungerla, quindi gli chiese a bassa voce – Faith dice che avete fatto pace... E>' vero?

- Non la definirei pace, piuttosto una tregua... Abbiamo deciso di detestarci civilmente- rispose lui volgendo lo sguardo su Faith, che gli rivolse una muta richiesta di collaborazione, cui Cyril rispose con una discreta strizzata d'occhio

- Ha anche detto di averti toccato il sedere- aggiunse Abigail, sperando non fosse vero

- Mi avesse toccato solo il culo! E' una porcellina prosperosa e assatanata la cara Irving!- esclamò Cyril, il quale approfittò di quella ghiotta occasione per prendersi gioco di Faith, che, a quelle parole, era diventata rosso pomodoro – Altro che brava ragazza acqua e sapone: quando è sbronza la tua amica si trasforma in una belva affamata di c..

- Non. Osare. Finire. La. Frase. Ti ricordo che è della mia amica che stai parlando- lo interruppe bruscamente Abigail, che, allontanata Faith da Ben, aveva recuperato lo spirito da migliore amica iperprotettiva – Senti, non voglio essere cattiva ma in macchina con me e Ben in queste condizioni non ce la voglio, ci manca solo che, ubriaca fradicia, ci provi con lui davanti a me, credo che non risponderei delle mie azioni. Sai se qualcuno potrebbe riportarla a casa?

- Ci penso io- borbottò Cyril, Abigail lo ringraziò e andò via insieme a Ben borbottando qualcosa sull'insensatezza di ubriacarsi alle feste.

Spariti nell'oscurità Abigail e Ben Cyril e Faith si concessero una grassa risata, al termine della quale lui le chiese – Ti ho aiutato, mi devi una spiegazione: perchè ti sei finta ubriaca?

- Hai visto che sono andati via insieme abbracciati? Pensa come sarebbe stato carino il quadretto se fossi stata inclusa anche io!- rispose Faith

- Capisco...- sospirò Cyril – Non volevi il ruolo di terzo incomodo... Ma perchè inscenare quel teatrino? Perchè non dirglielo apertamente?

- Perchè era divertente! E perchè sapevo che avrebbero insistito affinchè tornassi con loro, non mi avrebbero mai e poi mai mollata qui soltanto perchè sono tornati insieme, sono troppo gentili ed educati, e meritamno un pò di intimità. Tu, al posto mio, non avresti fatto lo stesso?

- Ehm... Ecco... Forse... Si, direi di si- rispose Cyril, per poi aggiungere – Ok, come QUASI sempre hai ragione tu

Faith strabuzzò gli occhi ed esclamò – Cyril Wollestonecraft mi ha appena dato ragione? Wow!... Non è che sei sbronzo?

- Vaffanculo, Irving, cercavo di essere gentile, dato che abbiamo appena stabilito una tregua- ribattè lui, risentito

- Lo so, cercavo solo di fare dell'ironia... Non sei il genere di persona di cui si può ridere impunemente, eh?- replicò tranquillamente Faith mettendosi le mani nelle tasche dei jeans

- Decisamente no. Sono sarcastico, spesso ironico, ma mai autoironico- rispose Cyril abbassando gli occhi

- Non preoccuparti, in qualità di tua nemesi ti insegnerò io, a cominciare da stanotte- asserì Faith

- Potremmo cominciare con una bevuta al “Bug Bar”, Kyle mi ha detto che stasera ci suonano live musica scozzese... Se ben ricordo ti piace molto, una delle poche cose che abbiamo in comune- propose Cyril, scoccando a Faith un'occhiata di sfida - O la notte non è abbastanza giovane per te, e preferisci tornartene a casa? Scegli: in ogni caso sarò il tuo chauffeur

- Primo insegnamento, Riccioli d'oro- rispose la Irving – La notte è giovane finchè si vuole che lo sia. E adesso muoviamoci, devo escogitare un modo per fartela pagare per aver osato tentare di darmi della “belva affamata di cazzo”!- e, detto questo, montò in macchina, seguita da un sorridente Cyril: aveva di nuovo il suo personale antidoto alla noia, e senza aver rischiato i “gioielli di famiglia”, che poteva volere di più dalla vita?

 

Un altro capitolo andato, tanti altri di là da venire. Abigail e Ben sono tornati ad essere una coppietta felice da diabete, mentre Faith ha fatto pace con la sua inseparabile amica, ma non è riuscita ad uscire con Brian... Ce la farà? Per scoprirlo non vi resta che aspettare i prossimi capitoli! Alla prossima! Besos

Ps: non sarà uscita con Brian, ma si è consolata bene la cara Faithie: Riccioli d'oro è Riccioli d'oro, mica un ricciolino qualsiasi!

Pps: non illudetevi, Samantha non si è arresa... Abigail se ne renderà conto molto presto!*risata perfida*

Ppps: nel prossimo capitolo ci sarà una dolce new entry... Spiacente, niente spoilers (lo so, sono cattiva u_u) 

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Ciao! Sono tornata con un nuovo (e spero, atteso) capitolo. Non voglio ripetere le solite frasi trite e ritrite, perciò mi limito a ringraziare chi leggerà e/o ha letto questa storia… Mi rendete felice, davvero! *sospiro commosso*
Ps: vi consiglio di ascoltare “The hardest button to button” dei White Stripes mentre leggete… Capirete perché tra qualche rigo.
 
Capitolo 7: Queen of Cakes’ fury
 
Brandon Bailey non era un tipo pigro, nè per indole nè per educazione, però, come (quasi) tutti gli esseri umani, amava concedersi, di quando in quando, momenti di puro ozio (otium sine dignitate XD), durante i quali metteva in stand-by il cervello e si rilassava nel vero senso della parola.
La domenica mattina era appunto uno di questi momenti: dopo una settimana stressante tra studio, palestra e prove con la band credeva fosse un suo sacrosanto diritto poltrire impunemente a letto fino ad ora di pranzo… Peccato che quella domenica qualcuno ritenne giusto disturbare il suo sonno ascoltando “The hardest button to button” a tutto volume alle 8 a.m.!
A nulla valsero i tappi nelle orecchie e le cuffie antirumore, il povero Brandon udiva comunque ogni singola nota come se i White Stripes stessero tenendo un concerto nella sua stanza.
Il malcapitato resistette finchè potè, ma alla fine i suoi stoici timpani domandarono pietà costringendolo ad abbandonare il comodo tepore del letto per aprire la porta della stanza urlando – CHI CAZZO E’ IL COGLIONE CHE MI IMPEDISCE DI DORMIRE, EH?.
Il ‘coglione’, alias Axel, si affacciò dalla cucina, sistemò la cuffia da cameriera che portava sulla testa e rispose – Scusa, Brand Sparrow, abbasso subito il volume. E’ che la musica mi  dà il ritmo giusto per pulire!
Brandon, perplesso, raggiunse l’amico in cucina, quindi, incapace di trattenersi, gli rise in faccia: Axel, oltre alla ‘virilissima’ cuffietta bianca con il bordino increspato portava, a protezione del torace nudo e dei boxer, un grembiule bianco con l’orlo in pizzo “da vero uomo” (in senso ironico, ovviamente).
Non appena fu rientrato in possesso di un minimo di autocontrollo, asciugandosi le lacrime chiese – Sei posseduto dallo spirito di Mary Poppins, per caso?
Axel gli rivolse un’occhiata di sufficienza e rispose – Non direi, Mary Poppins era una tata, non una governante. Viene a trovarmi mia cugina, e vorrei non pensasse che sono un teppista che vive in un porcile, visto e considerato che, conoscendola, riferirà ogni cosa che vedrà e sentirà a mia madre.
- Capisco…- mormorò Brandon toccandosi il mento con fare pensoso – E’ carina almeno questa cugina?
- Brandon! Come puoi…? Sei fidanzato!- esclamò Axel, sconcertato
- Fidanzato, che parolona!- replicò Brandon arricciando il naso - Mica devo sposarmela, Daisy! E poi essere ‘impegnato’ non significa non poter apprezzare il bello intorno a me… In particolare il bello di sesso femminile…
- Ti faccio notare che stai parlando come Brian… Di mia cugina, la mia cuginetta preferita, oltretutto- ringhiò in tono aggressivo Axel brandendo un piumino cattura-polvere (moolto minaccioso).
- Immagino che la fanciulla sia ancora single- asserì con malcelata ironia Brandon, accarezzandosi il mento rasato di recente - I pretendenti avranno gettato la spugna se per averla devono essere passati al vaglio da TE!
In quel momento la porta della stanza di fianco alla cucina si aprì, e ne uscì una ragazza con un paio di ballerine in mano, i capelli scompigliati, il maglione infilato alla rovescia e l’espressione soddisfatta di chi non ha trascorso la notte dormendo; Axel e Brandon, affacciatisi per scoprire la causa del rumore, la fissarono con tanto d’occhi, lasciando vagare lo sguardo lungo le gambe affusolate, lasciate quasi completamente scoperte dalla gonna corta, e il resto del corpo, celato alla vista da un maglione oversize. Qualche secondo dopo fece capolino la testa di Brian, che salutò la ‘scalda-letto’ di turno con un sorriso, seguito da un estatico – Fantastico! Meraviglioso! Superlativo!…. Neanche tu sei stata male. Ci vediamo domani dopo le lezioni?- la ragazza, rossa in volto, annuì, stringendosi nel maglione, dopodichè se ne andò, ma non prima di aver ridacchiato alla volta della cuffia e del grembiule di Axel.
Axel e Brandon non fecero in tempo ad allibirsi che Brian uscì in corridoio coperto soltanto dal lenzuolo esclamando – Niente male, davvero niente male quella Minnie… No, un momento, Minnie era quella di ieri… Allora lei era Gladys… Accidenti alla mia memoria a breve termine! Oh, beh, chi se ne frega, sono ben altre le cose importanti. Miei fidati vassalli- “Vassallo lo dici a tuo fratello” pensò Axel – Buongiorno. Il mio radar ha captato le parole “cugina” e “single” e mi si è immediatamente drizzata l’antenna…
- Brian, sei l’unico che riesce a dare una sfumatura sessuale alla parola ‘antenna’- commentò Brandon scuotendo la testa – E smettila di atteggiarti a feudatario!
Axel, invece, necessitò di più tempo per riprendersi dallo shock, ma ci riuscì, ed esalò – Brian, hai davvero… Con quella? Non pensi a D… Ehm, a Faith? Non pensi a Faith? O hai già perso interesse?
- No no, Faith mi interessa ancora- rispose Brian con semplicità – Ma non ho intenzione di tenere in clausura Big B- indicò con la testa la regione pubica, occultata dal lenzuolo – Finchè non sarò abbastanza libero da poterla persuadere a mollarla… Non sono mica mio fratello, IO!
Brandon rise, Axel, dopo una strenua lotta con la propria coscienza, si concesse una smorfia divertita, infine Brian, fregandosi le mani in perfetto stile ‘Mr. Burns’, disse – Non cambiamo argomento. Si parlava di cugine single di Axel… Allora, qual è la novità? Qualcuna è innamorata del sottoscritto e pronta a lasciarsi amare? Comprensibile… Voglio dire… Guardatemi: se foste donne non vi sentireste attratti da me?
Axel e Brandon si scambiarono una veloce occhiata, ma distolsero lo sguardo quasi subito per non scoppiare a ridere dell’autostima quantomeno eccessiva di Brian, ferendo in tal modo i suoi sentimenti (si, persino Brian Cartridge ne ha).
Axel, riconquistata una parvenza di serietà, rispose – Viene a trovarmi Melanie, non so se te la ricordi, l’avrai vista si e no un paio di volte di sfuggita….
- E chi se la scorda quella piccola peste lentigginosa che si divertiva a mettermi in bocca bestie immonde mentre dormivo?- sputò Brian con la fronte aggrottata per lo sforzo mnemonico e la nausea che gli provocava quel ricordo
- Ahahah! No, quella è Monica, mia nipote, Melanie invece è mia cugina… Strano che non te la ricordi, somiglia in maniera impressionante a mia madre- rispose Axel sorridendo: non era particolarmente legato alle cugine, le considerava delle troie dalla testa piena di segatura senza possibilità di redenzione, con l’unica eccezione di Melanie, la dolce Melly, la luce dei suoi occhi, fedele compagna di avventure durante l’infanzia e impagabile amica negli anni successivi… Se non fossero stati cugini, di primo grado, per giunta, quasi certamente l’avrebbe già sposata!
- Somiglia a tua madre ed è pazza di me… Grandioso! Non potrò avverare il mio sogno proibito di farmi la bomba sexy Holly Hawthorne, ma posso ripiegare su tua cugina! Anzi, forse è meglio: carne più giovane e niente marito geloso pronto a farmi la festa!- esclamò Brian estatico
Brandon, sbigottito dalla faccia tosta di Brian, rimase a bocca aperta, Axel, al contrario, distorse i bei lineamenti in un’espressione di profonda ira e ringhiò, chiudendo le mani a pugno – Devo aver sentito male: non hai appena detto che fai sogni erotici su mia madre, vero?
Brian sbiancò, ed era sul punto di balbettare qualcosa quando Brandon pronunciò una memorabile frase delle sue – Ax non farla tanto lunga, non ci credo che sei così santarellino da non sapere che qualsiasi maschio etero amante delle curve fa sogni erotici su tua madre. Li fa persino Jack! JACK! Su, smettila di guardare Brian come se volessi fulminarlo e stringetevi la mano da buoni amici, Brian ti promette che non penserà più a tua madre in quel modo e per sdebitarsi ti permetterà di fare sogni erotici su sua madre. Vero, Brian?
- CHE COSA? Neanche per sogno! Fagli sognare TUA madre, piuttosto!- ribattè l’interessato incrociando le braccia, Brandon sbuffò e Axel soffiò –Grazie dell’offerta ma non mi piacciono le donne con le labbra rifatte. Ora sparite, devo ancora finire di pulire, lavarmi e vestirmi, e la vostra presenza non aiuta!
- No hay problema, amigo, stavo giusto pensando di fare una visitina a Daisy… Ci vediamo domani, mi sa- rispose Brandon con una allusiva strizzata d’occhio
- Io resto, sono troppo curioso di rivedere tua cugina. Torno a dormire, così non intralcerò la tua opera pulitrice, fammi un fischio quando arriva Holly jr... Due, se indossa abiti succinti!- dichiarò Brian prima di chiudersi nella sua stanza, Axel sbuffò, Brandon ridacchiò, infine, salutatolo, se ne andò, sperando che Daisy potesse offrirgli asilo fino all’indomani.
A qualche chilometro di distanza Faith, decisa ad uscire finalmente con Brian, aveva provato numerose volte a mettersi in contatto con lui, ma il “grandissimo pezzo di merda secca” ( parole testuali di Faith) non era raggiungibile, e la ragazza, inviperita, calzate le scarpe uscì di casa determinata a non sentirne la mancanza.
Ben Cartridge, al contrario, era in dolce compagnia: stava romanticamente dividendo una fetta di dolce con la sua amata Abigail, la quale, da brava fidanzata premurosa, lo imboccava (qualcuno il cui nome inizia per F avrebbe commentato: “come un poppante!”, ma, fortunatamente per i due piccioncini, questo qualcuno non  era presente).
Gustato il dolce senza staccare gli occhi l’uno dall’altra i due si recarono al vicino Hyde Park, dove passeggiarono mano nella mano, scambiandosi di tanto in tanto un tenero bacio, quindi si sedettero su una panchina a parlare guardandosi negli occhi come ogni coppietta mielosa che si rispetti.
Dopo l’ennesimo bacio da diabete Abigail esclamò, con gli occhi a cuoricino – E’ così bello averti tutto per me, senza doverti dividere con i tuoi amici… O i miei…
Ben sospirò e rispose – Ancora non hai digerito la storia del bacio con Faith, eh? Abby, è stato un gesto idiota in un momento di sconforto che sconfinava nella disperazione, quante volte devo ripetertelo? Faith voleva semplicemente…- soppesò attentamente le parole - Essere gentile
- Ci sono molti altri modi di essere gentile, la maggior parte dei quali non prevede un contatto labbra-labbra con il ragazzo della propria migliore amica- ribattè Abigail arricciando sdegnosamente il naso
- Abby, basta con questa storia, non c’è bisogno di essere gelosa. Io… Ti amo!- esalò Ben, che rimase di stucco, se possibile, persino più della sua ragazza, quasi come se non si capacitasse di aver davvero pronunciato quelle fatidiche parole.
Abigail, incredula e felice allo stesso tempo, si coprì teatralmente la bocca con le mani, dopodichè le strinse nuovamente a quelle di lui pigolando – Oh, Ben… Non posso credere che me l’abbia detto! Non sai quanto speravo di sentirmelo dire, prima o poi!... Più prima che poi, in tutta onestà… Ah, anche io ti amo, ovviamente! Oh, che momento meraviglioso, se non è perfezione questa ci si avvicina tantissimo: una cornice romanticissima, il parco, gli uccellini cinguettanti per un tocco ancora più romantico (il succitato qualcuno il cui nome inizia per F a questo punto avrebbe mimato un conato di vomito) e, soprattutto, nessun seccatore all’orizzonte!- … Le ultime parole famose!
A smentire l’affermazione di Abigail provvide una voce femminile, che abbaiò – Basta, smettila di seguirmi, ti ho detto e ripetuto che non te la do neanche se mi paghi!-, mentre una voce maschile strillava in risposta – Non hai alcun diritto di tenertela stretta in quel modo! Dammela!.
Abigail, nell’udirli, si congelò letteralmente sul posto, strinse più che potè le mani di Ben e sussurrò – Scappiamo finchè siamo in tempo!- , ma non fecero in tempo ad alzarsi dalla panchina che la voce femminile disse – Ah-ah, beccati! Ho trovato due giudici, decideranno loro se dovrò dartela o meno! Ehi Ben, Abby!
- Faith, ciao- mormorò Abigail sforzandosi di celare la delusione: la sua migliore amica aveva inconsapevolmente rovinato un momento magico – Come mai tanta concitazione?
- Questo deficiente qui- Cyril sbuffò, contrariato – Pretende che gliela dia, ma non se ne parla assolutamente!- rispose Faith stringendosi al petto una borsa (nda: avevate pensato altro, eh? Maliziosi! XD) apparentemente costosa, beige, splendidamente ricamata davanti che, sebbene troppo grossa per i suoi gusti, Abigail trovò carinissima.
Cyril, dal canto suo, sbuffò e replicò – Irving, andiamo, ho promesso di pagarti, sono pure arrivato ad offrirti il doppio di quanto ti è costata! DAMMELA!- ruggì, tentando di strapparle la borsa dalle mani.
- La vuoi? Tiè!- ribattè Faith, colpendolo molto poco delicatamente in faccia con l’oggetto della contesa.
- SEI IMPAZZITA?- ululò Cyril, per poi aggiungere non, come ci si sarebbe aspettati, “mi hai fatto male”, o “ti denuncio per aggressione”, bensì – AVRESTI POTUTO ROVINARLA, CRETINA!
- Se ti riferisci alla tua angelica faccina mi rammarico di aver fallito nell’impresa- replicò Faith con sprezzante sussiego
- Irving, ti imploro, non fare la bambina, dammi quella dannatissima borsa, ti ho spiegato che è importante!
- Ecco, appunto, Cy, spiegami… Che te ne fai di una borsa.. Ehm… Non da uomo?- chiese Ben, scrutando l’amico con espressione sospettosa: che avesse il discutibile hobby di travestirsi da donna?
- Voglio regalarla a mia madre per il suo compleanno- spiegò Cyril incenerendo Faith con lo sguardo - E’ domani e finora è l’unica cosa che ho trovato che vada bene, sarebbe perfetta per lei… Ma questa stronza non vuole saperne di cedermela!
- Col cazzo che te la cedo! Non è colpa mia se ti sei ridotto all’ultimo a cercare un regalo per tua mamma, la borsa è mia: chi l’ha scovata sotto una montagna di robaccia su una bancarella del mercatino domenicale di Hyde Park Corner? IO! Chi l’ha pagata con denaro suo la bellezza di 30£? IO!
- Faith- intervenne Abigail, la quale, pur di liberarsi di quei due scocciatori, accettò di assumere il ruolo di Salomone – Capisco che la borsa ti piaccia, credo che altrimenti non l’avresti comprata, però… Per te sarebbe soltanto un’altra delle tante borse stipate nella tua cabina-armadio, Cyril invece ne ha davvero bisogno… So che ti sta antipatico, ma pensa che non è per lui… O ti sta antipatica anche sua madre?
Faith riflettè un attimo prima di replicare – Londra è piena di borse, perché proprio questa? Potrebbe prenderne un’altra!
- Anche tu, se è per questo- controbatté Cyril - Non mi intendo certo di accessori  da donna, sono nella crisi più nera e quella dannatissima borsa finora è l’unica cosa su cui ho messo le mani che non mi vergognerei di regalare a mia madre!
- Il problema è che di borsa ce n’è una sola, giusto? Se non fosse stata l’unica l’avreste comprata entrambi senza montare tutto questo casino- asserì saggiamente Abigail, e Faith  non potè non convenirne – Perciò… Dovreste trovare un’altra borsa per risolvere la questione senza spargimento di sangue.
Cyril sibilò – Ma non mi dire-, Faith sbuffò, stringendo la borsa della discordia come per rimarcare che era sua proprietà, poi, dopo un paio di minuti di suspance, una possente gomitata della sua migliore amica la indusse ad una resa parziale – Facciamo così: ti porto in giro, e se alla fine non avrai trovato nulla che ti soddisfi di più ti darò la mia borsa, ok?
Cyril, incredulo, boccheggiò, per poi esalare, prima di avviarsi con, o, più precisamente, trascinato da, Faith - O-ok… G-grazie, Irving- “Ma soprattutto… Grazie, Venter”; Abigail si era appena guadagnata la stima di uno dei migliori amici di Ben, e, si sa, avere  gli amici di lui dalla propria parte può sempre tornare utile.
Mentre Cyril e Faith si allontanavano Abigail, vedendoli parlottare vicini unì le mani come se dovesse pregare ed esclamò, estatica – Sai, Benny… Visti così sono proprio una bella coppia!- poi aggiunse, seccata - Levami la mano dalla fronte, scemo, non ho la febbre!.
Lasciati a loro stessi i nuovamente felici innamorati, Faith e Cyril si avventurarono nel, per lui, inesplorato mondo degli accessori femminili.
Mentre Riccioli d’oro esaminava con tanto d’occhi il vasto assortimento di trousse esposte nella vetrina di una profumeria Faith, dopo averlo osservato con la coda dell’occhio, emesso uno sbuffo derisorio molto simile ad un risolino di scherno, asserì – Adesso si spiegano i regali da dimenticare che mi facesti alle medie: in fatto di femminilità sei acculturato quanto io su calcio e motori. Ma non preoccuparti, c’è qui ad istruirti la tua amichetta Faith.
- Lezioni di femminilità da Faith Irving… Tanto varrebbe che mi rivolgessi a mio fratello tredicenne!- rispose Cyril in tono sprezzante
- Rivolgiti a lui, allora. Sta giusto venendo verso di noi- replicò Faith, sforzandosi di mantenere un contegno dignitoso, girandosi ad indicare l’altro lato della strada, dove due tredicenni, entrambi biondi, stavano dondolandosi sui talloni in attesa che il semaforo diventasse verde.
Una volta giunti sani e salvi sull’altro marciapiede raggiunsero Faith e Cyril, che disse – Guarda, guarda. Parli del diavolo e spuntano le corna!
- Stavi sparlando di me, eh, fratellone? Non mi stupisce, la tua vita è un tale mortorio!- rispose Vyvyan, fratello minore di Cyril, al quale somigliava in modo quasi imbarazzante, tanto che non di rado conoscenti e amici poco attenti stentavano a distinguerli: biondi ricci da puttino di un dipinto barocco, occhi azzurri leggermente all’ingiù, naso perfettamente dritto lievemente appuntito  all’estremità, espressione altezzosa perennemente stampata in faccia… Praticamente lui e Cyril sembravano gemelli, più che fratelli, gli unici elementi di distinzione erano la minore altezza e i tratti ancora infantili di Vyvyan.
- La mia vita non è un mortorio, è la tua che è un caos totale, fratellino- ribattè Cyril, quindi aggiunse – Ora, per favore, potresti fingere di non essere il bifolco che sei almeno in pubblico?
- Non sono un bifolco, non osare mai più…- ringhiò Vyvyan, per poi bloccarsi e ripiegare su un più educato –  E comunque Faith non è un’estranea, non per me, almeno. Ciao, Faith, che bello vederti! Fichissimo il ciuffo viola! Come stai?... Contento, sir?
- Si può migliorare. Avrei evitato l’inappropriato commento sui capelli e  l’intonazione del “che bello vederti” era un po’ troppo sincera… Insomma, non sarai VERAMENTE felice di vedere LEI!- replicò Cyril indicando Faith con la testa, in faccia un ghigno vagamente divertito.
Faith, assestatogli un calcio negli stinchi, rispose al saluto e si presentò all’amico di Vyvyan, che, apprese, si chiamava Keith Allen, figlio del famoso Allen proprietario di una casa editrice, era ‘l’amichetto del cuore’ di Vyvyan e sarebbe stato anche suo compagno di classe negli anni seguenti, dato che avrebbero tutti e due frequentato la Elizabeth I School, notizia questa che stupì alquanto Faith: quella scuola era reputata, non a torto, tra le migliori di Londra, se non la migliore, e faceva pagare reputazione e qualità dello studio fior di sterline (Faith lo sapeva bene, aveva lottato per mesi nel vano tentativo di convincere i suoi genitori ad iscriverla lì).
 “ Ok gli Allen, che hanno un bel conto in banca”, pensò Faith, verde d’invidia, “ ma i Wollestonecraft come diamine fanno a permettersi di mandare il figlio in una scuola tanto prestigiosa e costosa quando i miei, che guadagnano più o meno lo stesso, mi hanno iscritta alla pubblica? Ma, soprattutto, come potranno permettersi di mantenere Cyril all’università? Perché è chiaro come il sole che andrà in una privata, nessun ex alunno della Elizabeth I prenderebbe mai in considerazione l’università pubblica! Uffa, non è giusto, perché solo io sono dovuta andare in una scuola di merda?” .
Assorta nei suoi pensieri Faith perse alcune battute della discussione in atto tra Cyril, Keith e Vyvyan finchè quest’ultimo non le domandò – Certo che si trova veramente di tutto nei mercatini, non solo ciarpame, anche roba buona. Tu che ne pensi, Faith?
- D-di c-cosa? Scusatemi, ero sovrappensiero…
- Di questa- rispose Vyvyan mostrandole… Una borsa bianca, dalla linea semplice ma raffinata, che lasciò la ragazza a bocca aperta.
Sperando in cuor suo che il timore che stava nascendo in lei non fosse errato esclamò – Hai buon gusto, Vyvyan, è davvero uno splendore. E’ per la tua ragazza?
- In un certo senso- rispose lui con un sorriso sardonico, confermando il timore di Faith – E’ per mia mamma, domani è il suo compleanno. Davvero ti piace? L’ho scelta insieme a Keith, è un esperto in materia: il senso dello stile è di famiglia, sua cugina Amber disegna abiti e scarpe fantastici!
Keith, che, a quanto pareva, era un tipo timido, quasi a voler compensare la spavalderia di Vyvyan, avvampò e  balbettò qualcosa di incomprensibile , l’altro, però, lo ignorò e disse – Voi invece che fate? Una passeggiata romantica al chiaro di luna?
- Indovinato- rispose Faith – Non abbiamo resistito all’aura romantica del chiaro di luna di mezzogiorno
Vyvyan, colto in fallo, sbuffò, Cyril ridacchiò, poi chiese – Se ti dessi metà del prezzo ti andrebbe di fare un regalo unico, Vyv? E’ da ieri che sono alla ricerca di qualcosa di abbastanza decente da non rischiare di vedermelo tirare addosso se osassi darlo alla mamma, e finora la ricerca si è rivelata infruttuosa.
- Cy, che razza di fratello credi che sia?- soffiò Vyvyan, fingendosi indignato, dopodichè tese al fratello un bigliettino rosa (Faith storse il naso), il bigliettino d’auguri per la loro madre, che recava scritto: “c’è una candelina in più sulla torta ma tu sei sempre un bocciolo di rosa, mamma! Buon compleanno! Ti vogliamo bene. Vyvyan e Cyril”. Beatosi della faccia da pesce lesso di suo fratello Vyvyan aggiunse – Sapevo che saresti finito nella merda, sei completamente negato nel fare  regali a una lei, per cui ho pensato bene di prendere le redini della situazione. Ah, la frase è di Keith… Sai com’è, una cosa che abbiamo in comune è l’inabilità congenita per le lusinghe all’altro sesso, nostra madre compresa!
Cyril ridacchiò sommessamente, riconoscendo che, effettivamente, non era quel che si dice un Cyrano de Bergerac, ringraziò suo fratello e Keith che l’aveva supportato/sopportato nell’impresa, infine si rivolse a Faith e la salutò con acrimonia – Dato che la missione è conclusa direi che possiamo separaci, Irving. Ti ringrazierei, ma mi sembra inappropriato, dopotutto non mi hai aiutato affatto
- Gentile come sempre, Riccioli d’oro- rispose Faith, cercando di ostentare un’espressione di assoluta alterigia che potesse rivaleggiare con quella dell’altro - Arrivederci… Il più tardi possibile. Invece spero di rivedere molto presto te, Vyv, grazie al cielo non hai il caratteraccio di tuo fratello!
- Vero- concordò Vyvyan, Cyril borbottò qualcosa, ma venne ignorato dal fratello
- Idea: perché non vieni a sentirmi, domani?- esclamò la ragazza - Non so se Cy te l’ha detto, sono la voce degli Aluminia; domani suoniamo al “Mìchiko” e mi farebbe davvero piacere se potessi venire. Naturalmente l’invito è esteso anche a te, Keith, gli amici del piccolo Vyv sono miei amici!
Vyvyan era sul punto di accettare ma Cyril glielo impedì, adducendo il pretesto della sua giovane età, oltretutto minacciandolo di spifferare tutto ai loro genitori se avesse osato andare al concerto di nascosto, così al povero Vyvyan, dopo aver rivolto un sorrisetto triste a Faith, non rimase che sospirare mestamente mentre tornava a casa con suo fratello e un altrettanto contrariato Keith, di umore troppo nero per consolarlo.
Intanto Brian, svegliato dall'aspirapolvere, dopo un corpo a corpo con Axel per il possesso del bagno (vinto da Axel), si era concesso una doccia, durante la quale aveva messo a dura prova il vetro della cabina con le sue “doti canore”; tornato in camera sua aveva impiegato un tempo incredibilmente lungo per vestirsi, dato che voleva ‘farsi (ancora più) bello’ per “Holly jr.”: Axel non gli aveva detto per quanto sarebbe rimasta, perciò avrebbe dovuto sfoderare tutto il suo arsenale seduttivo per riuscire a portarsela a letto in tempi brevi, sotto il naso dell’iperprotettivo cugino, per giunta, ma a Brian piacevano le sfide, altrimenti non si sarebbe cimentato con la conquista di un osso duro del calibro di Faith.
Stava finendo di improfumarsi quando sentì la porta aprirsi e un tonfo, accompagnato dal supplice – SALVALA! Non preoccuparti per me, salva lei! Come sta? E’ ancora intera? Ha bisogno di cure?.
Presumendo che a parlare era stata la cugina di Axel, Melanie, Brian si domandò chi mai potesse essere questa ‘lei’, perciò, già pregustando piccanti giochetti a tre, uscì dalla sua stanza ardente di curiosità, trovandosi ad assistere ad una scenetta esilarante: Axel, piegato in due, reggeva, a livello dei genitali, una torta, mentre, stesa sul pavimento con le braccia alzate e protese in avanti, sua cugina gli ordinava di controllare i parametri vitali della  ‘creatura’.
Incapace di trattenersi Brian scoppiò a ridere, attirando su di sé l’attenzione di Axel e, naturalmente, di Melanie, la quale, rimessasi in piedi, gli sorrise radiosa e lo salutò con un vivace – Salve, amico playboy di Axel!
- Salve a te, cugina pettoruta di Axel!- rispose Brian, avvicinandosi per osservare meglio la nuova arrivata: era bruna come Axel, che aveva ereditato i capelli corvini della famiglia materna, gli Harper, invece del color mogano caratteristico degli Hawthorne, aveva il viso rotondo dai lineamenti dolci e l’espressione gentile, la bocca a cuore, un seno che avrebbe potuto senza fatica rivaleggiare con quello di Faith e un corpo armoniosamente burroso da ‘buona forchetta’.
Axel, emesso uno sbuffo infastidito alla parola ‘pettoruta’ (era sicuro al 100% che l’amico avrebbe fatto commenti imbarazzanti sulle curve di Melanie), andò a poggiare la torta su una superficie stabile, quindi fece le presentazioni; - Brian, come avrai capito lei è Melanie. Melly, non so se ti ricordi di lui, è Brian, vi siete visti un paio di volte, più o meno…
- Anche se non mi ricordassi di lui dai nostri brevi incontri lo avrei riconosciuto comunque: finisce sui tabloid una settimana si… E l’altra pure!- asserì Melanie con un sorriso dolce che spiazzò Brian, abituato a donne che gli sorridevano fameliche mangiandoselo con gli occhi.
Sentendosi inspiegabilmente in colpa si passò una mano tra i capelli e chiese – Allora, ehm, Melanie… Qual buon vento ti porta nella famigerata Cittadella Universitaria?
- Mi sono iscritta al Wheatley Cake Contest, quindi mi sono detta: già che vado nell’Oxfordshire, perché non passare a salutare il mio cuginetto preferito?- rispose la ragazza sorridendo: a guardare lei sembrava che non esistessero motivi per essere tristi.
- Il Wheatley Cake Contest! Però! Devi essere la regina dei dolci se ti hanno presa, la selezione è durissima, non accettano mezze calzette- esclamò Brian ammirato, pensando che la passione per la pasticceria con ogni probabilità era alla base della “linea tonda” di Melanie, la quale si limitò ad annuire, per poi recarsi a controllare lo stato di salute del crumble ai mirtilli che aveva preparato per il concorso.
Mentre esaminava il dolce urtò un bicchiere, fortunatamente non di vetro, che cadde sotto il tavolo della cucina-soggiorno; Melanie, borbottando una serie di imprecazioni da far impallidire un fantasma si chinò a raccoglierlo, ma, nell’alzare la testa, non fece attenzione al tavolo, contro cui andò a sbattere. Seguirono una seconda serie di imprecazioni, ancora più colorite, e le risate di Brian, che giunse alla conclusione che con Melanie si sarebbe sicuramente divertito… Non nel modo che aveva immaginato, però.
Nei minuti successivi Brian trovò conferma alla sua prima impressione: Melanie era una compagnia molto gradevole, ma non faceva per lui, la sua dolcezza e la sua goffaggine (in dieci minuti aveva rotto due tazze e ‘battezzato’ Axel con quello che avrebbe dovuto essere tè, invece aveva finito con l’essere acqua calda, dato che quella sbadatona si era dimenticata di mettere in infusione le bustine) lo intenerivano, più che eccitarlo, per cui decise di comportarsi, per una volta, da perfetto gentleman.
Asciugatosi, Axel tornò in cucina e propose un giro turistico della Cittadella Universitaria, ma sfiga volle che, nel momento esatto in cui stava aprendo la porta, il suo cellulare squillasse; Axel rispose – Pronto? Ciao, cosa… DI NUOVO? NON POSSO CREDERCI! Ma come diavolo hai fatto? No, fermo, non muoverti, hai già fatto abbastanza (danni), cerca un infermiere e aspettami, ti raggiungo prima possibile- , quindi, terminata la chiamata, si passò una mano sugli occhi esalando esasperato – Perché? Perché a me?
- Chi era?- chiese Brian
- Patterson. Era andato in ospedale a dare una mano, e invece, per l’ennesima volta, è riuscito a far sanguinare un paziente mentre gli toglieva i punti! Non… Non posso crederci! Mi dispiace, ragazzi, il giro turistico è rimandato, al Queen’s c’è troppo poco personale perché possano star dietro a quella testa di cazzo, anche se è il figlio del ‘grande Patterson’. Sarà per un’altra volta.
- Non preoccuparti, Ax, vai pure a ricucire i poveri martiri dell’inabilità di Patty, porterò io in giro Melanie- asserì con assoluta serietà Brian
Axel lo fissò apprensivo e, temendo per la virtù della sua cuginetta adorata, balbettò – Ehm… B-Brian, ecco, io… N-non c-credo sia il caso. Insomma… Preferirei esserci anche io se uscite
Brian aprì la bocca, offeso, poi replicò – Non credo alle mie orecchie: Ax… Non ti fidi di me?
Melanie, avvertendo puzza di rissa, intervenne per tranquillizzare il cugino – Ax, dai, non fare il gelosone, so badare a me stessa, senza contare che dopo aver assaggiato un po’ della mia imbranataggine dubito che Brian nutra ancora quel genere di aspettative… Se le ha mai nutrite. Vai tranquillo, ci divertiremo da morire nonostante la tua assenza!
Sebbene fosse ancora dubbioso Axel, scoccata un’occhiata di avvertimento all’amico, li lasciò per raggiungere in ospedale Robert.
Brian e Melanie uscirono mentre Brandon, , in una specie di gioco di incastri, rincasò: aveva trascorso una meravigliosa mattinata in compagnia della sua Daisy, la quale, per la cronaca, lo aveva invitato a restare per pranzo; Brandon, però, avendo già sperimentato a sufficienza la cucina della sua nuova ragazza, non desiderava ripetere l’esperienza, perciò aveva declinato l’offerta col pretesto che Axel gli aveva chiesto di pranzare tutti insieme per presentarli al cuginO in visita.
Mentre rientrava a casa si imbatté in Jack, naturalmente mano nella mano con l’onnipresente Allison, e li invitò ad entrare, invito accettato con piacere dai due, che invasero la cucina-soggiorno del piccolo appartamento universitario prendendo alla lettera il modo di dire “fate come foste a casa vostra”.
Per non assistere alle effusioni della coppia Brandon si guardò intorno alla ricerca di più stimolanti passatempi, posò gli occhi sulla torta e fu amore a prima vista.
Ora, c’è da sapere che Brandon era goloso, molto goloso, in special modo di dolci (per sua fortuna era anche un tipo dinamico, che non lesinava sull’esercizio fisico, altrimenti sarebbe arrivato a pesare 100kg!).
Cresciuto prima a succulente pietanze preparate dalle mani di fata della nonna paterna, giamaicana, poi a piatti inglesi, decisamente meno sapidi, malamente cucinati da sua madre, che lavorando fuori casa per molte ore al giorno aveva poco tempo per preparare i pasti, sognava una vita piena di prelibatezze, magari da passare al fianco di una “femmina cuciniera”, una donna che, oltre che bella e brillante fosse anche capace di appagare il suo esigente palato.
Deglutì a fatica mentre il cuore accelerava i battiti per lo sforzo di trattenersi dal piombare su quel dolce appetitoso, e quasi certamente delizioso, per divorarlo in uno, massimo due bocconi, infine, per fugare ogni senso di colpa, mormorò – Jack, credo di stare impazzendo: ho appena sentito una torta che mi chiedeva di mangiarla tutta. Che faccio?
Jack, che quando stava con Allison considerava sprecato ogni secondo che non passava a baciarla (o altro, se erano soli), rispose telegraficamente – Fallo-, e Brandon, messa a tacere definitivamente la coscienza, pose fine ai propri tormenti azzannando voracemente il dolce.
Il rumore delle volitive mascelle di Brandon attirò l’attenzione di Jack quando ormai era troppo tardi, perché il crumble era praticamente sparito.
Esterrefatto per la golosità dell’amico, Jack chiese – Brand, come ti è saltato in mente di mangiare cibo trovato per caso?
- Non tormentarmi con assurde paranoie, non è avvelenato! Se lo trovi in cucina significa che è commestibile, è il mio motto- rispose Brandon, per poi aggiungere, estasiato, massaggiandosi lo stomaco – Aah, paradisiaco, mai gustato uno simile!
- Brandon, per l’amor del cielo, vedi di provare almeno un minimo sindacale di rimorso, sei colpevole di appropriazione indebita!- tuonò Jack – Nonostante non fosse tuo hai disposto a tuo piacimento del dolce! Capisco la golosità e tutto, ma… Non sai nemmeno chi l’ha preparato!
- Mmm… La fushua Mishis. Bailey – (traduzione: la futura Mrs. Bailey) farfugliò Brandon a bocca piena
Allison rise e replicò – Ci inviterai al matrimonio, vero, Brand? Tra parentesi, una donna avrebbe avuto la decenza di farci assaggiare un pezzettino di torta, invece di sbafarsela come se non mangiasse da mesi come hai fatto tu!
Brandon ebbe la decenza di arrossire, ma non quella di accontentare Allison, che rimase a bocca asciutta a guardarlo spazzolare via anche le briciole.
Melanie Bardon camminava colma di stupore, osservando con occhio attento i maestosi edifici delle università, le basse casette in pietra, i graziosi negozietti, in molti dei quali si fermò a fare acquisti, tutti concernenti la gastronomia, la vivacità degli sciami di indigeni e turisti che affollavano strade e vicoletti.
Brian l’aveva favorevolmente impressionata; Melanie non si capacitava che una persona famosa per il suo talento nel dare scandalo potesse essere un anfitrione tanto sollecito e gentile: le aveva assolto magnificamente al compito di guida, raccontandole numerosi aneddoti su monumenti e vita universitaria, aveva insistito per pagare tutti, sottolineo, tutti, i suoi acquisti e le aveva infuso un po’ di autostima, facendo crescere in lei la speranza di poter vincere la gara.
Al termine della passeggiata erano talmente in confidenza che Melanie non si vergognò di confessare, mentre spalancava la porta d’ingresso – E’ per questo che mi sono iscritta al Wheatley Cake Contest, capisci? Potrei sbattere la mia eventuale vittoria in faccia a quella stronza di Lyn*, senza contare che, con un pizzico di fortuna, potrei venire notata da qualche pasticciere in cerca di assistenti, e quindi diventare una pasticciera professionista con la passione per le lingue orientali, invece che una frustrata laureata in Lingue con la passione per la pasticceria!- aprì la porta della cucina e quel che vide la fece sbiancare: Brandon, seduto a tavola, con la bocca sporca, brandiva una forchetta, e, davanti a lui, giaceva il piatto da dolce…. Vuoto!
Brandon sorrise, e stava alzandosi per presentarsi quando una scioccata Melanie, sull’orlo di una crisi isterica, urlò – LA MIA TORTA! NOOOO!
-L-la t-tua t-torta? L-l’hai f-fatta tu? Wow, complimenti, era buonissima!- esclamò Brandon, sinceramente felice di incontrare colei che aveva mandato in visibilio le sue papille gustative.
- Infatti hai pensato bene di mangiarla tutta! Il MIO crumble… Andato! Sono rovinata, ed è tutta colpa tua!- piagnucolò Melanie tremando di rabbia da capo a piedi
- Ehi, non puoi biasimarmi: fai dei dolci buonissimi, non puoi incazzarti se la gente li mangia!- replicò Brandon, rendendosi immediatamente conto di aver detto la cosa sbagliata, perché Melanie, lungi dal sentirsi lusingata da quel complimento indiretto, sbuffò come un drago inferocito, poi strillò con voce tanto acuta da far tremare i vetri – BASTARDO FIGLIO DI PUTTANA, MI HAI ROVINATA E HAI PURE LA FACCIA TOSTA DI GIRARE LA FRITTATA? ADESSO ME LA PAGHI!-, dopodichè si gettò su Brandon graffiandolo a sangue ovunque la pelle fosse scoperta.
- Ow! Ahia! Ti prego, smettila, mi stai facendo male! Mi dispiace, ti chiedo perdono, è tutto quello che posso fare, smettila, ti prego! Ripeto, mi dispiace, molto, ti chiedo scusa, ma non mi pare una tragedia, puoi sempre preparare un altro dolce per Ax, no?- gnaulò Brandon
- UN ALTRO? – strillò Melanie a voce tanto alta da costringere Brian, Jack e Allison a coprirsi le orecchie - IL CONCORSO E’ TRA 2 ORE, COME CAZZO FACCIO A FARNE UN ALTRO? SI, HAI SENTITO BENE, NON ERA UN DOLCE FATTO COSI’ PER DILETTO, ERA PER UN CONCORSO, AL QUALE, GRAZIE A TE, NON POTRO’ PARTECIPARE!
- I-io n-non lo sapevo… Mi dispiace…- ripetè Brandon mentre tentava, con scarso successo, di difendersi dall’assalto
- TI DISPIACE? A ME DI PIU’! – ruggì Melanie mentre continuava a dare sfogo alla sua follia violenta - GIURO CHE LA PROSSIMA VOLTA CHE TI RIVEDO TI CAVO GLI OCCHI, FOSSE L’ULTIMA COSA CHE FACCIO!
A quel punto Brian intervenne in difesa dell’amico, poggiò una mano sulla spalla di Melanie, che si alzò, si gettò tra le sua braccia e scoppiò in lacrime, Jack, invece, aiutò un costernato e dolorante Brandon ad alzarsi commentando a bassa voce – Mi sa che ha rifiutato la tua proposta di matrimonio, Brand Sparrow!.
Melanie passò il resto della giornata a piangere in camera di Axel, maledicendo Brandon. Axel, che ricomparve soltanto a tarda sera, perché di ritorno dall’ospedale si era fermato dalla sua amata Miss Nessuno, sbattè Brandon contro un muro e finse di litigarci per far contenta la cugina. Il mattino seguente Axel accompagnò Melanie in stazione, dove prese il primo treno per tornare a casa, giurando che, semmai avesse avuto la sfortuna di incrociare nuovamente Brandon Bailey sulla sua strada, avrebbe fatto in modo che non si dimenticasse mai più di quell’incontro, e che il ricordo non fosse piacevole.
La sera seguente, a pochi minuti dal concerto, Brandon sorseggiava una birra senza la solita gaiezza; aveva coperto i graffi sul viso con del fondotinta generosamente messogli a disposizione da sua sorella, quelli sulle braccia con una maglia a maniche lunghe che lo stava facendo morire di caldo, e ancora non si capacitava che una ragazza apparentemente dolce quanto le sue torte avesse potuto assalirlo con una tale ferocia.
Quando sentì di non poter resistere oltre arrotolò le maniche della maglia, peccato che, in quel momento, arrivarono Daisy e Faith, la quale, opportuna come pochi, lo scrutò divertita ed esclamò – Accidenti, Brand Sparrow! Sei andato a letto con una tigre in calore, per caso?
Brandon avrebbe voluto replicare ma Daisy glielo impedì squittendo – Brandon! Non li avevo notati questi, prima! Come te li sei fatti?
- Ehm… Ecco… Diciamo che… Sono stato vittima della furia della Regina delle Torte- rispose Brandon, sperando che la sua ragazza si acquietasse
- La cosa? Brandon, che vai farneticando?- sibilò Daisy
- Ehm… Ecco.. La… Cugina di Axel ci è andata pesante con me. Niente di gra..
- CUGINA? AVEVI DETTO CHE AXEL HA UN CUGINO! MASCHIO! MI HAI MENTITO! PERCHE’?
- Ehm… E-ecco… Perché… Credevo che… Posso spiegare!- balbettò Brandon, che venne salvato da un’improbabile eroina: accompagnata dall’inconfondibile profumo meringato, e dall’ancora più inconfondibile voce stridula, Claude apparve dal nulla, si avvicinò a Daisy e piagnucolò - Non si fa così tesoro, proprio no!.
Daisy si staccò da Brandon seccata e fissò Claude come se non desiderasse di meglio che strapparle i capelli uno ad uno (sogno comune a molti dei conoscenti di Claude, comprese Abby e Faith), la bionda, però, non ci fece caso e continuò a cianciare - Mi avevi promesso che mi avresti chiamata per lampadarci  e sperperare soldi insieme, invece niente! Cattiva cattivella. Non. Si. Fa! Per punizione non ti farò avere il biglietto omaggio per la serata trash al “Cuba Libre”, uh-uh!-
Daisy la fissò sconcertata, e, presa dalla rabbia, rispose – Fa un favore all’umanità, Claude… Annegati in una vasca del tuo osceno profumo! E adesso sparisci!
Claude, offesa, arricciò il labbro inferiore con fare da Lolita capricciosa, fece un verso da bambina delusa e andò ad importunare Ben e Abigail.
Daisy, recuperato l’autocontrollo, si voltò nuovamente verso Brandon, che desiderò ardentemente sparire nel muro dietro di lui, disse – Quanto a te, non riesco a credere che mi abbia mentito! Su una cosa tanto stupida, per di più! Cosa credevi, che sarei stata gelosa della fantomatica cugina di Axel e avrei fatto una scenata? Anche se fosse, non dirmi la verità è stato da immaturo, e… Ne ho abbastanza del tuo infantilismo. Quando decidi di crescere fammi un fischio- e se ne andò, lasciando Brandon a mandare maledizioni e anatemi a Melanie : si era sentito in colpa per aver mangiato il suo dolce, ma la lite con Daisy e i graffi sotto il sottile strato di trucco in quel momento bruciarono troppo perché non inondasse Melanie di anatemi e preghiere di non incontrarla mai più.
Brian, materializzatosi alla sua sinistra, sospirò - Ah, le donne, croce e delizia!.. Per te  che sei stato così deficiente solo croce!
- Sei qui per ridere di me e poi darmi conforto o semplicemente per deridermi?- abbaiò Brandon
- Per deriderti, ovvio!- rispose Brian, il quale, alla vista dello scintillio omicida negli occhi dell’amico, aggiunse prontamente – Ora scusami, devo andare a deridere Axel. A dopo!- e sparì.
Povero Axel, era reduce da una giornataccia: aveva litigato con la sua innamorata segreta perché le aveva chiesto, per l’ennesima volta, di lasciare il suo fidanzato di sempre per lui, richiesta alla quale la succitata Miss Nessuno aveva risposto – Sii paziente, Ax, se resti nell’ombra il tempo necessario a farmi sposare e divorziare vivremo da nababbi per il resto della nostra vita!-, col risultato che Axel, furibondo, l’aveva mollata, incurante delle di lei lacrime e strepiti.
Faith, irritata dal tripudio di coppiette intente a godere della reciproca compagnia e della reciproca saliva, richiamò all’ordine gli altri Aluminia, i quali accantonarono temporaneamente i propri problemi e salirono sul palco con il sorriso, perché, si sa, “the show must go on”.
Al termine della sfacchinata ci fu il taglio della torta di compleanno di Kono, che gli Aluminia apprezzarono al punto da fare il bis (Brandon addirittura il tris).
Faith, il cui stomaco minacciava di esplodere, andò in strada a prendere una boccata d’aria; Brian la raggiunse poco dopo, la baciò, fumò una sigaretta, infine tentò di baciarla di nuovo, ma la ragazza si scostò asserendo, seria – Tu non sopporti il sake, io il saporaccio di nicotina, catrame e compagnia bella, ergo non provare mai più a baciarmi dopo aver fumato!
Brian sbuffò ma accondiscese alla richiesta di Faith: se voleva portarsela a letto in tempi ragionevoli gli conveniva tenerla buona.
Tutto a un tratto Faith rivolse la sua attenzione ad un punto alle spalle di Brian, tradendo con la sua espressione una profonda sorpresa.
Brian, senza girarsi, ridacchiò e la prese in giro - Chiudi la bocca F, non sei un merluzzo!- lei obbedì, però non proferì parola, e Brian continuò - Capisco che sono bello come il sole, anzi, meglio, perché a stare troppo sotto di me non vengono tumori, ma pensavo che ormai ci fossi abituata!
Faith aprì bocca per rispondere, ma il qualcosa, più precisamente il qualcuno, che aveva attirato la sua attenzione la precedette esclamando – FAITH! Visto? Alla fine ce l’ho fatta a venire! Keith no, quegli idioti dei suoi genitori non gli hanno dato il permesso, però io ci sono!
Brian si degnò di voltarsi per scoprire chi aveva parlato, e si stupì nel constatare che era stato un ragazzino molto somigliante ad un amico di Ben che bazzicava spesso a casa loro; fece una smorfia alla volta di Faith, nella speranza che non perdesse troppo tempo con quel moccioso, che pareva conoscerla bene, ma la ragazza non lo guardava, fissava sorridendo il rompiscatole riccioluto, che corse ad abbracciarla e le chiese – Non sto più nella pelle! Allora, quando suonate, eh? Quando suonate?
- Abbiamo già suonato- rispose Brian senza sforzarsi minimamente di mostrarsi cortese
- COSA? AVETE GIA’ FINITO?- strepitò il ragazzino, girandosi poi indietro – Cyril, stupido fratello, te l’avevo detto che saremmo dovuti arrivare prima!
- Vyv, l’ho sentita cantare e, credimi, non ti sei perso niente- rispose Cyril, avanzando quel tanto che bastava a rendersi visibile – Buonasera, Irving. Cartridge- aggiunse con un cenno del capo
- Cyril- esalò Faith, visibilmente turbata – Non… Credevo ci fossi anche tu.
- Irving ero convinto che, per quanto mi detestassi, mi ritenessi in possesso di un’intelligenza basilare: ti pare che avrei mai permesso a una testa calda di 13 anni di venire da solo in un posto del genere?- ribattè Cyril
- Onestamente… Si. Dì piuttosto che mammina e papino hanno insistito affinchè non lasciassi solo il tuo fratellino- sputò Brian
- Può anche darsi, e il peggio è che ho rinunciato alla mia serata per niente- ribattè Cyril
Faith, inspiegabilmente in imbarazzo, si schiarì la voce e disse – Io… Torno dentro. Ho freddo
- Ti raggiungo non appena avrò finito di fumare- rispose Brian, per poi baciarla al cospetto di Cyril e Vyvyan, tanto per “marcare il territorio”.
Faith rientrò nel locale, Brian, stufo della sigaretta ridotta quasi all’osso, ne accese un'altra fissando Cyril con sguardo di sfida; il biondo ricambiò ed asserì sprezzante – Irving, Cartridge? Ti consiglio una accurata visita oculistica, la tua vista non è più quella di una volta, i tuoi gusti stanno diventando sempre più scadenti!
- Non sono affari tuoi, e, comunque, Faith non la definirei affatto “scadente”, specialmente per quanto riguarda il lato A- replicò Brian, per poi espirare una boccata di fumo grigio
- Bah! Al posto tuo, se proprio dovessi tradire la mia fidanzata, lo farei con una più bella e di classe di lei- commentò Cyril, per poi sbuffare una risata e aggiungere – Sai, mi sono sempre chiesto come fa a passare dalle porte, con tutte le corna che le hai messo!
Brian gettò a terra la sigaretta e la spense con un piede, a significare che era stufo di quella conversazione, rispose – Sinceramente, Wollestonecraft? Me lo chiedo anche io- infine concluse, serio - Quando ci siamo messi insieme lei era perfettamente consapevole che non avrebbe avuto l’esclusiva, non ha nulla di cui lamentarsi. Ah, un’ultima cosa: sta lontano da Faith!
- Con piacere- sibilò Cyril prima di afferrare per un braccio suo fratello e trascinarlo via.
Brian raggiunse Faith, che sedeva solitaria in un angolino, lontano da Ben e Abigail, impegnati a tubare; si sedette accanto a lei e, cercando di sembrare naturale, disse – Cyril è andato a casa. Ti saluta, comunque
Faith ridacchiò e rispose – Cyril che mi manda i saluti? Brian, sicuro di aver fumato del semplice tabacco? Secondo me lo hai confuso con Vyvyan!
- Si, può darsi, non sono bravo come te, che li distingui sempre- ribattè Brian
- E con questo cosa vorresti dire?- sibilò Faith sulla difensiva – Brian, sei strano. Che ti prende?
- Niente
Faith lo trafisse con un’occhiata inquisitoria, quindi scoppiò a ridere ed esclamò, tra l’incredulo e il divertito – Brian… Sei geloso! Di Cyril! Oh my God!
- Non sono geloso. Ti pare che potrei mai invidiare qualcosa a quel ragazzino?- sbottò Brian, punto sul vivo
- Cyril ha la mia età… Mi consideri una ragazzina?- obiettò Faith
Brian deglutì e sbraitò – Faith, che dici? Tu deliri! Se non ti considerassi una donna non ti guarderei nemmeno! Ti sembro il tipo che se la fa con le ragazzine?
- Non ritieni ME una ragazzina però ti comporti come tale. Si può sapere perché questa improvvisa gelosia?- ringhiò Faith
Non. Sono. Geloso- sillabò Brian – Solo…. Non sopporto il fatto che quella sottospecie di putto troppo cresciuto non ti sia indifferente! Ecco, l’ho detto!- ammise poi, incrociando le braccia come a sfidarla a contraddirlo
- Brian, idiota, come può essermi indifferente Cyril dopo tutto quello che mi ha fatto?- ruggì Faith - Non hai idea di quanto mi abbia fatta soffrire, i commenti offensivi sulle mie natiche non sono che la punta dell’iceberg!
- Si beh, che ne so?- tentò di giustificarsi Brian, nonostante la sua parte razionale stesse dandogli dello stupido – Magari hai la… Sindrome di Stoccolma rivisitata!
- La che?- ridacchiò Faith
- La Sindrome di Stoccolma rivisitata- ripetè Brian - Si, insomma… La rabbia nei confronti di chi ti tormenta quotidianamente pian piano si trasforma in amore
- Non posso credere che una cazzata simile sia uscita dalla tua bocca- asserì Faith – Non sono masochista, non potrebbe mai piacermi qualcuno che non sopporto, e Cyril è esattamente il genere di persona che mi manda in bestia: spocchioso, sarcasticamente impertinente e che si crede una spanna sopra gli altri!
- Come me- le fece notare Brian
- Non essere stupido, Brian, non sei nessuna di queste cose!- esclamò Faith
Brian emise un risolino ironico e replicò – Vuoi scherzare? Sono la personificazione dell’impertinenza e della presunzione: si, credo che essere un Cartridge mi renda praticamente di sangue reale e mi dia il diritto di sentirmi superiore agli altri e farmi beffe di loro!
- Se stanno veramente così le cose…- disse Faith, alzandosi – Benvenuto nel club delle persone che mi stanno cordialmente sul cazzo! Bonne nuit!
- Che cos… Faith! Non puoi lasciarmi qui così! FAITH!- strillò Brian mentre Faith abbandonava il “Mìchiko”, senza però muovere un muscolo: non le sarebbe mai corso dietro, era Brian Cartridge, aveva un’immagine da mantenere, l’indomani sarebbe passato a trovarla e l’avrebbe convinta a perdonarlo (per cosa, non l’aveva ben capito)… Tanto Faith lo perdonava sempre!
Apparentemente immuni dal clima litigioso che aveva contagiato gli Aluminia Ben e Abigail, dopo aver assistito, sconvolti, all’accesa discussione tra Faith e Brian, erano usciti dal locale per tornare alle rispettive abitazioni.
Non avevano, però, fatto in tempo a svoltare l’angolo che un trafelato Kyle intimò loro di fermarsi, e, una volta raggiuntili, esalò – Beep, amico, ti ho cercato dappertutto, devi assolutamente saperlo: la pazza… E’  tornata!
Ben, a quelle parole, perse il poco colore che aveva in volto e chiese – C-come… Com’è possibile?
- Si vede che l’hanno rilasciata dalla prigione di lusso dove la tenevano rinchiusa- rispose Kyle.
- Di cosa sta parlando? Ben, chi è tornato?- squittì Abigail con voce più acuta del solito: non aveva mai visto il suo Benny così preoccupato.
La risposta si materializzò alle loro spalle trillando – BENNY! CIAO!.
Era una ragazza all’incirca loro coetanea che pareva un ibrido tra Avril Lavigne (minuta, capelli biondi, lisci, screziati di rosa shocking, moltitudine di bracciali ai polsi, uno dei quali era bendato) ed Amy Winehouse (acconciatura stile “ricovero per volatili”, aria stravolta da consumatrice abituale di sostanze illegali).
Ben fissò la sconosciuta, che l’aveva abbracciato e baciato su entrambe le guance (Abigail l’avrebbe strozzata volentieri), come se avesse di fronte a sé un fantasma, infine, recuperato l’uso della parola, esalò – Pearl! Che ci fai qui?.
 
*Lyn: Lynnel Bardon, sorella di Melanie
 
 
Ora avete capito perché vi avevo consigliato di leggere ascoltando “The hardest button to button” (Thanks, White Stripes, siete sempre ispiranti!)?
Passando a cose serie… Considerate questo capitolo un po’ di passaggio: avrebbe dovuto essere diverso, incentrato sul complicato rapporto tra Faith e Brian, con la parte dedicata a Melanie lunga solo qualche rigo, il necessario a presentarla, poi, però, tra un’aggiustatina e l’altra, mi sono lasciata prendere la mano e le contese del dolce e della borsa hanno preso vita prima nella mia mente, poi nel documento di Word, e sono stata costretta a rimandare al prossimo capitolo altri avvenimenti forse più interessanti (anche se meno divertenti… Confesso di essermi spanciata dalle risate mentre scrivevo di Melanie e Brandon e Faith e Cyril che litigavano).
A proposito del prossimo capitolo: probabilmente lo pubblicherò dopo l’estate. Dico (cioè, scrivo) probabilmente perché avvicinandosi i giorni X di esami e eventi “mondani” decisamente più piacevoli non me la sento di garantire che riuscirò a pubblicare prima di ritirarmi in eremitaggio, ehm, volevo dire, di andare in vacanza.
Kiss kiss,
Gossip Girl Serpentina
Ps: Pearl, Melanie, Vyvyan e Keith… Ce ne sono di new entries! E pure le rivelazioni non mancano: Brian… Fidanzato! Chi l’avrebbe mai detto (a parte me)?
 
 
 

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


 

Bentornati ad un nuovo appuntamento con Union Faith!

Come sempre grazie ai lettori silenziosi che seguono la storia e alla mia beta-sister Ary! :-)

Breve sunto per riprendere il filo: Faith Irving, vocalist degli Aluminia, ha litigato per l'ennesima volta con il suo chitarrista, Brian Cartridge, mentre la sdolcinata coppia Ben Cartridge, fratello di Brian, e Abigail Venter, migliore amica di Faith, è stata sconvolta dall'arrivo del ciclone Pearl... Chi è Pearl? Per scoprirlo... Basta leggere il capitolo!

 

Capitolo 8: The black Pearl

 

- Pearl! Che ci fai qui?- esalò Ben, scioccato

La ragazza sbuffò, irritata dalla sua mancanza di entusiasmo: avrebbe douto urlare, saltarle addosso in piena crisi di astinenza, non fissarla come il fantasma di un passato che credeva sepolto per sempre.

- Potresti anche fingere di essere contento di rivedermi, Benny. Io sono contenta di rivederti- squittì, per poi aggiungere – E anche di rivedere te, Kylie. Ho sentito dire che la metà inferiore del tuo corpo è piuttosto quotata

Kyle, che normalmente apprezzava i commenti malizosi sugli "inquilini del piano di sotto" serrò le mascelle e strinse i pugni: Pearl non gli piaceva, non gli era mai piaciuta, gli faceva ribrezzo il suo considerare gli altri soltanto in termini di guadagni e perdite.

- E questa dolce donzella chi è?- domandò infine Pearl, che solamente in quel momento si era accorta della presenza di Abigail, la quale, spaventata da quello sguardo famelico, strinse forte il braccio di Ben.

- Ehm.. I-Io sono Abigail, la ragazza di Ben- pigolò, tendendole una mano

Pearl cacciò un urlo e volò a strizzarla dicendo- Oh, dèi!! Ho sempre desiderato una bambola a grandezza naturale! Meglio di quelle di gomma che usavi ai bei vecchi tempi, eh, Benny?

Abigail, sconcertata all'idea che il suo ragazzo possedesse bambole gonfiabili si girò a guardarlo: Ben era arrossito dall'apice delle unghie dei piedi alla punta dei capelli, poi, dopo qualche secondo di farfugliamenti, rispose – Non le ho mai usate! Le avevo a casa solo per una stupida scommessa fatta con Kyle!- arrossendo, se possibile, ancora di più al ricordo di una tra le tante cazzate che aveva commesso quando era... Il vecchio Ben. Quello morto e sepolto.

- Ma certo. Vi saluto, cari, ho degli affari da sbrigare a Piccadilly- sospirò Pearl – Ci vediamo!... Ah, Ben, salutami tuo fratello, e digli che se gli va sono disponibile per un secondo round... Anche un terzo, se regge... Sai com'è, gli anni passano per tutti!- e, detto questo, se ne andò, lasciando Ben terrorizzato, Abigail livida di rabbia e Kyle ancor di più.

Non appena rimase da solo Ben si abbandonò alla rabbia e alla frustrazione che lo attanagliavano: aveva faticato per cambiare, e ci era riuscito, grazie al sostegno dei suoi amici e di suo fratello, si era gettato alle spalle il se stesso di una volta, e non poteva né voleva tornare indietro, non ora che aveva Abby. Si addormentò così, vestito, mordendo il cuscino, in corpo la determinazione di fare la scelta giusta, una volta tanto, cioè liberarsi definitivamente di Pearl.

Il mattino seguente Axel si svegliò con un mal di testa epocale e lo stomaco sottosopra; prima ancora che potesse scegliere a quale dei due dare la precedenza il suo corpo decise per lui, che si precipitò in bagno a vomitare anche l'anima: reggeva bene l'alcool, glielo ripetevano sempre i suoi amici, tra l'ammirato e l'invidioso, ma la sera prima ne aveva ingurgitata una quantità tale da mettere al tappeto persino un bevitore esperto come lui. Ne aveva sentito il bisogno, nonostante fosse consapevole che tanto si sarebbe sentito peggio al risveglio: preferiva nausea e cerchio alla testa ai pensieri deprimenti che affollavano il suo cervello.

In suo soccorso arrivò una telefonata, da parte di sua madre, che non potè fare a meno di urlargli nell'orecchio.

- Mamma, è prima mattina. Che vuoi?

- Chiederti se oggi puoi passare da casa, Axel. E' arrivato un pacco per te, da parte di Melanie. Che cara ragazza, ha detto che te l'avrebbe spedito al college, ma non sapeva l'indirizzo. Conoscendola direi che sono dolci... Quelli di Mel sono favolosi, le dico sempre che dovrebbe fare la pasticciera, ha del talento, sul serio! Pensa che dopo essere venuta a trovarti è andata da Lyn, poi anche da noi, e mi ha portato una sublime torta al cioccolato con crema al rhum, una roba da non crederci! Tuo padre, ripeto, tuo padre, che non tocca mai dolci, ne ha mangiate due fette, era irresistibile!

Axel emise un grugnito, massaggiandosi l'addome per placare lo stomaco che si contorceva ( sentir parlare di cibo dopo aver vomitato non era esattamente piacevole), quindi rispose – Il tempo di mettere qualcosa sotto i denti- “E prendere un'aspirina” - E sono da te

- Perfetto. A dopo! Ti aspetta una bella sorpresa a casa, e non sto parlando del pacco di Mel!- lo salutò sua madre prima di riattaccare.

Axel attese che il bruciore attenuasse prima di mangiare qualcosa: avrebbe preferito restare digiuno, ma, si sa, l'aspirina è meglio prenderla a stomaco pieno, anche se pieno di schifezze.

Si lavò e vestì, lasciò un biglietto per Brian e Brandon, ancora a letto, infine scese le scale di corsa, venendo letteralmente travolto dalla fortuna, nella persona di Robert Patterson, il quale stava, per l'appunto, preparandosi per andare dai genitori; non spiccava per intelligenza, il giovane Patterson, ma era un pezzo di pane con gli amici, infatti, non appena apprese che anche Axel era diretto a Londra gli offrì un passaggio, e non volle sentire ragioni, arrivò a tappargli la bocca con la mano per impedirgli di rifiutare.

Axel si pentì di aver accettato quel passaggio dopo pochi chilometri. Al contrario di lui, noiosamente ligio al Codice della strada, Robert sembrava aver scambiato la statale, un po' dissestata, per una pista di formula uno: guidava, pardon, gareggiava al Gran Premio di Londra incurante di bazzecole come limiti di velocità e distanze di sicurezza, per non parlare della cintura, di sicurezza!

- Ora capisco il perchè di tutte quelle sterline al mese che ti passano i tuoi: servono a pagare le multe!- esclamò Axel, ridendo sollevato: erano in dirittura d'arrivo

- Intanto siamo già quasi arrivati a casa tua. Se avessi guidato tu a quest'ora probabilmente saremmo stati ancora al passaggio a livello!- obiettò Robert

- Quello che TU hai attraversato a più di 180 all'ora mentre le sbarre si stavano abbassando? Me lo ricorderò a vita, temo- esalò Axel

- Quante storie! Siamo arrivati vivi, con una testa e quattro arti, mi pare. Oh, beh, ti lascio. Vuoi un passaggio anche al ritorno?- chiese Robert

Ma anche no!” - Mi faresti un favore enorme, ma non so quanto ci metterò dai miei- rispose Axel

- Non c'è problema: fammi uno squillo o mandami un messaggio quando sei pronto e ti dirò se posso scarrozzarti o meno... Nemmeno io so quanto ci metterò dai miei.

I due si salutarono e Axel salì di corsa le scale fino al primo piano. Bussò, si lasciò abbracciare da sua madre, che aveva aperto la porta, entrò e salutò allegramente suo padre, incollato al computer, ricevendo in risposta un sonoro 'sgrunt'.

Perplesso, raggiunse la madre in cucina, aspettò pazientemente che finisse di parlare al cellulare con il suo assistente, quindi le chiese – Mà, papà oggi 'sgrunta'.. Più del solito, diciamo. Che è successo?

- Oh, niente di che, tesoro- rispose lei agitando la mano per enfatizzare la piccolezza dell'avvenimento – Tuo cugino Max ha telefonato chiedendoci di ospitare Monica. A settembre comincerà il liceo, e suo padre vuole che vada alla Elizabeth I, come tutti gli Hawthorne. Tutto qui.

Tutto qui. Già. Peccato che la faccia di Axel, più che da “tutto qui”, fosse da “oh, porca di una puttana troia”. A contribuire alla sua espressione da pesce lesso fu anche il cervello, bloccatosi su un pensiero ciclico: “Nicky. Mia nipote. In questa casa. Oh, merda” senza riuscire a riprendersi.

Non appena ebbe recuperato l'uso della parola esclamò – Papà ha rifiutato, vero?

- Avrebbe voluto, ma gliel'ho impedito. Axel, tuo cugino ce l'ha chiesto perchè ha fiducia in noi come parenti e come genitori, sa che ci occuperemmo di sua figlia come fosse figlia nostra, non possiamo rifiutarci- asserì sua madre, che non potè dire altro perchè ricevette un'altra telefonata di lavoro.

Axel attese di nuovo pazientemente la fine della telefonata per sbottare – Mà, ti rendi conto del guaio in cui hai cacciato papà? Ci credo che sgrunta, al suo posto sgrunterei anche io da farmi sentire fino a Newcastle!

- Sei sempre esagerato, proprio come tuo padre!

- No, sono realista. Forse hai dimenticato gli anni della MIA adolescenza, quando il preside vi convocava a scuola almeno una volta la settimana e mi chiudevo in camera a suonare la batteria ogni volta che provavate a farmi la predica, ma ti posso assicurare che badare a un teenager in piena tempesta ormonale non è facile- sbraitò Axel - E non ti illudere che con Nicky avrete meno problemi perchè è una femmina: quella di femminile ha solo il nome!.... E, beh, la... Hai capito, no?- aggiunse, arrossendo imbarazzato (dopotutto era pur sempre ai genitali di sua nipote che stava alludendo).

- Sei sempre esagerato, proprio come tuo padre- ripetè sconsolata Holly Harper in Hawthorne – Sii razionale, Axel: non credi che Monica starebbe meglio in un ambiente familiare, piuttosto che in una pensione? Stando qui potremmo anche controllarla più facilmente

- Controllarla? Mamma, la tua ingenuità è disarmante! Sul serio ti illudi di poter tenere al guinzaglio Nicky? Quella è una mina vagante, un tornado, un terremoto e uno tsunami concentrati in uno, l'undicesima piaga d'Egitto!

- Le stesse, identiche parole di tuo padre. Siete fatti con lo stampino, voi due- sbuffò Holly, per poi indicare un voluminoso pacco, dicendo – Ah, comunque tua cugina ti ha mandato questo.

Cazzo, è enorme! Spero che Robert ce la faccia a darmi un passaggio, perchè non ho la forza di portarlo fino in stazione!” - La chiamerò dopo per ringraziarla. Adesso dimmi della sorpresa!

- Che sorpresa?- domandò Holly, che si divertiva a stuzzicarlo

- Mamma, sai che su certe cose non si scherza con me. Mi avevi promesso una sorpresa, oltre al pacco, quindi fuori la sorpresa o mi incazzo!- rispose Axel (noo, non è vero che i figli unici sono viziati!)

- Ooh, QUELLA sorpresa! Tieniti forte, Axel: indovina chi trascorrerà quattro giorni a Roma?

- Fingerò di stupirmi che la risposta è: tu- replicò lui, leggermente seccato

- Si... E no- ridacchiò Holly

- Come sarebbe “si e no”? Mà, o ci vai o non ci vai a Roma. Allora, ci vai?

- Si, ma non da sola: tu verrai con me- asserì Holly con un sorriso, dando per scontato che Axel avrebbe fatto salti di gioia alla notizia

- I-Io... E te? C-Cioè... Un viaggetto madre-figlio? E' un tantino.... Deprimente- ammise Axel

- Non preoccuparti, non ti starò addosso, ci vado per lavoro

- Oh- “Per lavoro. Bene. Non che non mi faccia piacere stare un po' con mia madre, ma sono cresciuto per i viaggi con la mamma... Però lei la vedrò poco, potrò visitare Roma e.. Non pensare a lei” - Allora va bene. Quando si parte?

- Domani- trillò allegramente Holly

- DOMANI? E quando pensavi di dirmelo? Mentre mi tiravi giù dal letto per andare in aeroporto?- abbaiò Axel. Respirò profondamente per calmarsi, infine disse – Vado a preparare i bagagli, chiederò a Robert di passarmi gli appunti

- Oh, che bello, come sono contenta, mi stavo rassegnando all'idea di andare da sola, visto che tuo padre non può accompagnarmi, invece vieni con me!- esclamò Holly strizzando il figlio in un abbraccio soffocante

- Vediamo il lato positivo: non mi tormenterà il pensiero di te e papà che fate cose sconce in albergo- esalò Axel con la poca aria rimastagli nei polmoni, facendo arrossire Holly.

Salutò suo padre, uscì in strada e fece uno squillo a Robert, il quale, per fortuna, arrivò in dieci minuti netti, “perchè c'è stato un incidente sul ponte, e con gli incidenti non si scherza”.

Nel frattempo Brian e Brandon si erano alzati e avevano trovato il biglietto di Axel, che avevano commentato durante la colazione.

Mandato giù l'ultimo sorso di latte Brian accese il cellulare, sperando di trovare una chiamata di Faith, invece quel che trovò furono quindici chiamate perse dei suoi genitori.

- Cazzo! Ma che sarà successo? Fammi chiamare- sbottò, stizzito – E rispondete, cazzo!- sbraitò dopo il quindicesimo squillo a vuoto: suo padre non si attardava mai oltre il quinto squillo, perchè secondo lui era una mancanza di rispetto far attendere al telefono, come mai ci metteva tanto?

- Pronto?- si sentì la voce di James Cartridge, irrochita dal telefono e stranamente affannata

- Papà, alla buon'ora! Prima mi chiami quindici volte di notte e poi non rispondi?- lo sgridò Brian

- Scusami, ero... Impegnato- esalò James

- Perchè sei affannato, hai corso?- gli domandò Brian, curioso

- No, sono a letto- rispose suo padre

- Allora perchè ci hai messo tanto a rispondere? Tieni sempre il telefono sul comodino, non riesci a dormire se non ce l'hai a portata di mano!- esclamò Brian

- Te l'ho detto, sono a letto, e sono impegnato. Più tardi vieni a casa, devo parlarti. Ciao!

- Pà, toglimi una curiosità: cosa trattiene a letto dopo le 9 a.m un mattiniero come te?- chiese Brian, ricevendo subito la risposta: captò in sottofondo la voce di sua madre, riconobbe le parole “fantastico” e “nudo”, fece due più due e rimase di stucco, quindi esalò – Oh... Oh... Oddio. Siete due pervertiti!- e riattaccò.

Brandon scoppiò a ridere alla vista di Brian con il cellulare in mano e l'espressione scioccata, poi disse l'ennesima “brandonata”: - Sei uno spettacolo, Brian: ne ho visti tanti di figli scandalizzati dalla scoperta che i loro genitori scopano, ma tu sei senza dubbio il più comico!

- Oddio. Oddio. Oddio- continuò a ripetere l'altro come una litania

- Ooh, non rompere! Non stavano facendo nulla di male!... Lo stavano facendo tra di loro, no? Cioè, non era una cosa a tre o in gruppo, no?- chiese Brandon

- Ma cos... Certo che era tra di loro!... Almeno, spero- rispose Brian

- Non posso crederci: Brian Cartridge scandalizzato dal sesso!- esclamò Brandon, per poi scoppiare nuovamente a ridere

- Non è il sesso a scandalizzarmi, sono... Loro! Insomma... Alla loro età...- borbottò Brian

- Andiamo, Brian, non vorrai dirmi che credevi davvero dividessero il letto solo per dormire?- ridacchiò Brandon con aria allusiva

- Beh... Si. Cioè, che dopo di me... E' arrivato mio fratello, è ovvio che l'hanno fatto.. Però dopo... In fondo, dopo due figli...

- Fammi capire, secondo te dopo aver figliato non si tromba più? Quindi dopo che avrai avuto dei figli chiuderai il salsicciotto nel sacchetto e lo metterai nel congelatore a vita?- esclamò Brandon, incredulo

- Io non avrò figli, primo perchè non sono uno sciroccato che ingravida a casaccio, mi riprodurrò se e quando avrò trovato una donna fissa, e ora come ora la vedo dura, secondo perchè i figli sono una gran rottura di coglioni- rispose Brian, dimentico, come al solito, di avere una fidanzata

- Ringrazia che i tuoi non la pensassero allo stesso modo, o non saresti qui a blaterare- osservò saggiamente Brandon

Brian scrollò le spalle e replicò – Ormai ci sono. Quanto ai figli non c'è problema, ho la fortuna di avere un fratello, maschio... Mai quanto me, ma dovrebbe esserlo abbastanza da procreare.... Ci penserà lui a sfornare qualche erede per tenere buono mio padre e dare a mia madre la gioia di giocare alla nonna

- Manco fossi un membro della famiglia reale!- sputò Brandon prima di scoppiare a ridere per la terza volta.

Brian sbuffò, poi andò a vestirsi, si assicurò che i suoi genitori avessero raffreddato i bollenti spiriti, infine partì alla volta di casa Cartridge.

Raggiunse suo padre nello studio, si sedette senza invito (tanto era di casa) e disse – Sputa il rospo, pà. Perchè volevi vedermi?

- Ecco, vedi, ho riflettuto attentamente sulla nostra conversazione della settimana scorsa

- E?- sussurrò Brian, esitante

- E sono giunto alla conclusione che hai ragione: da settembre sarai un adulto laureato che muoverà i primi passi nel mondo del lavoro, e come tale hai diritto ad avere una casa tutta tua, tanto più che puoi permettertelo- rispose Mr. Cartridge

- Davvero? - esclamò Brian, incredulo ma felice - Oh, papà, sapevo che avresti capito, gra...

- Ad una condizione

- Verrò a pranzo e cena da voi ogniqualvolta vorrete, tranquilli- gli assicurò Brian

- Carino da parte tua, ma non è questa la condizione: dovrai prendere con te Adam

- Adam... Cartridge? Il cuginetto inetto fissato con i cruciverba?- domandò Brian titubante, sperando in una risposta negativa

- Proprio lui- rispose Mr. Cartridge

Brian emise un lamento strozzato e mugolò – Per avere una cavolo di casa mia dovrei appiopparmi quel ragazzino? Questo è un ricatto bello e buono!

- Io lo definirei piuttosto un affare- replicò Cartridge senior – A scatola chiusa. Prendere o lasciare, figliolo, non ti lascerò contrattare

Brian aprì bocca per ribattere, ma la richiuse subito dopo, il cervello che lavorava, frenetico: prendere o lasciare? Lasciare avrebbe significato tornare a vivere con i suoi, e non se ne parlava proprio, però prendere... Avrebbe significato autonomia, un appartamentino SUO... Però il prezzo era alto: non voleva assumersi la responsabilità di un quattordicenne scalmanato, aveva casini a sufficienza già di suo!... Ma avrebbe avuto una casa tutta per sé... E per il ragazzino, vabbè, ma comunque sua, e il ragazzino dopo il liceo sarebbe partito per nuovi lidi, mentre lui sarebbe rimasto...

- I tuoi zii attendono una risposta, Brian- lo esortò suo padre

- A proposito degli zii, come mai mi affidano loro figlio tanto volentieri? Voglio dire, sono Brian Cartridge, ho una certa, ehm, fama- osservò Brian con un sorriso malizioso

- Non la chiamerei fama ma si, lo so... Non sei di quelli che seguono il detto “il gentiluomo gode e tace”- ringhiò James Cartridge – Si, Brian, so cosa combini nel tempo libero, non credere che abbia il prosciutto sugli occhi, se non ho preso provvedimenti è semplicemente perchè sei adulto e vaccinato e il tuo saltare da un letto all'altro..

- Per non parlare di altri mobili- scherzò Brian, fulminato da un'occhiataccia di suo padre

- In momenti come questo sei così simile a tua madre- sospirò James – Ad ogni modo se il tuo... Hobby non influirà sul rendimento nel lavoro non avrò niente da ridire. E' tutta pubblicità, dopotutto, e la pubblicità è sempre buona. Per rispondere alla tua domanda, invece... Le possibilità sono due: o i tuoi zii non hanno mai letto un giornale scandalistico, oppure sono impazziti e hanno deciso di accordarti la loro fiducia.

- Preferisco la seconda ipotesi- asserì Brian – Per rispondere alla tua domanda, invece... Accetto. So che sarà una mezza rottura di palle, ma tengo troppo alla mia autonomia, e badare ad Adam non è un prezzo troppo alto per conservarla- “Tanto più che avrò sotto la mia ala una mente fresca e duttile da plasmare a mia immagine e somiglianza... Farò di Adam il mio erede spirituale, ciò che non sono riuscito, né riuscirò più a fare di Ben”.

Intanto Axel, tornato al college, si era fatto aiutare da Brandon a portare il pacco, scaricato infine sul tavolo della cucina/soggiorno; sfinito, Axel agitò i pugni, esultante, dopodichè prese le forbici per aprire l'oggetto di cotanta fatica: conteneva due grossi porta-biscotti di ceramica a forma di mela e arancia.

- Ecco perchè pesava tanto! Guarda quanto sono grandi!

- E di ceramica, con un sacco di imballaggio- aggiunse Brandon – Accidenti a tua cugina, ho rischiato un'ernia per trasportarlo!

- Ehi, c'è un biglietto- disse Axel – Leggilo tu, Brand, io ho le mani occupate

Brandon obbedì, prese il biglietto, storcendo lievemente le labbra per la grafia arrotondata e quasi illeggibile, e lesse: “ Ciao, cuginetto! Per premiare il vostro impegno di studenti che studiano ho preparato dei biscotti. Nell'arancia ci sono gli amaretti per te, nella mela i Cuor di mela (tanto per restare in tema) per Brian. Spero vi piacciano. Un mare di baci, Mel. ”... Aspetta, c'è un post scriptum: “ Ps: non ti vieto di darne qualcuno al tuo amico idrovora dai capelli rasta, tanto so che lo farai ”... Però! La generosità in persona, tua cugina- aggiunse Brandon, incerto se prenderla a male o sul ridere.

- Eh, Mel è fatta così, ha sempre una buona parola e un gesto gentile per tutti- sospirò Axel, illuminandosi come sempre quando parlava di Melanie... Non aveva colto l'ironia nella voce dell'amico.

Per tutti tranne me” pensò Brandon, ripensando al loro ultimo incontro... “E tutto per uno stupido, delizioso, dolce!”. Afferrò un Cuor di mela, addentandolo con rabbia. Sin dal primo boccone avvertì una scarica di adrenalina tale da dover chiudere gli occhi ed inspirare a fondo per mettere in stand-by il cervello e concentrarsi su quel che aveva in bocca.

- Ah, Ax, è incredibile... Riesco a sentire l'amore!

- L-L' amore?- chiese Axel, preoccupato per la sua salute mentale – Oh, cazzo, non è che Mel ha scambiato qualche ingrediente con il prozac di zia Maple?

- Mi riferivo all'amore che ci ha messo nel farli, stupido!- sbottò Brandon, offeso

Axel prese un amaretto, lo assaggiò e rispose, a bocca piena – Lode alle tue papille gustative, amico, io sento solamente l'amaretto!

- Perchè non comprendi la poesia del buon cibo- asserì Brandon con tutta la solennità consentitagli dall'avere quattro biscotti stipati in bocca

Axel scosse la testa e andò a prendere i libri, lasciando Brandon solo con due biscottiere piene... Pessima decisione!

Poco dopo la porta d'ingresso si aprì nuovamente e Brian fece il suo ingresso trionfale. Colpito dal silenzio tombale aprì le porte delle camere di Axel e Brandon: vuote. Aprì infine la porta della cucina, trovandoli seduti al tavolo a studiare mangiando biscotti.

- Ma che carini, tutti seri e studiosi!- si avvicinò a Brandon, afferrò il libro e lesse - “Meccanica e Aerodinamica”... Che palle!

- Brian! Ridammelo! Devo studiare!

- Ehi, Guitar Hero- intervenne Axel – Ti propongo uno scambio: il libro di Brand in cambio di un succoso scoop... Su una mia parente carina e single - “E minorenne, ma questo è meglio non specificarlo”

Brian, sebbene tentato dall'offerta, rifiutò: aveva scoperto già abbastanza delle parenti di Axel, in tutti i sensi. Restituì il libro al legittimo proprietario e lesse il biglietto di Melanie, aprendosi in un sorriso, felice di aver trovato un'amica nel senso senza doppi sensi del termine.

- Come vuoi, non ti dirò niente- sbuffò Axel, dopodichè calò il silenzio, rotto, qualche secondo dopo, dal ruggito di Brian – Brand Sparrow, maledetto bucaniere! I miei biscotti! Li hai mangiati tutti!- , seguito dalle risate di Axel e dal sorriso carico di colpevolezza di Brandon.

Il mattino successivo, davanti alla Elizabeth I Comprehensive School, si svolse una lotta tre contro uno: Ben voleva saltare la scuola per non dover incontrare Pearl, riammessa per merito delle sterline sonanti del suo terzo patrigno, mentre Kyle, spalleggiato da Cyril e Andrew, lo spingeva, sia metaforicamente che fisicamente, verso l'ingresso.

- Avanti, Beep, non è poi così terribile, ci saremo noi con te, non ti lasceremo un attimo solo- lo rassicurò Kyle in tono fraterno

- Infatti! Pearl è il passato, punto. Rivederla non ti riporterà indietro! Muoviti, siamo in ritardo e sai quanto West sia crudele con i ritardatari, specie se scarsi nella sua materia come noi- asserì Cyril, che temeva il professore di Scienze quanto una donna incinta la rosolia e toxoplasmosi.

Ben si convinse e con passo incerto entrò a scuola, seguito dai suoi amici, che più che accompagnarlo sembravano scortarlo.

Per sua fortuna Ben non incrociò Pearl fino all'ora di pranzo, quando lo bloccò sulla via per la mensa, spingendolo contro il muro; gli lanciò un'occhiataccia e sibilò, inviperita – Sai, Benny, sto avendo l'impressione che mi eviti... Spero di sbagliarmi

- N-No, n-non t-ti sbagli. Voglio che mi lasci in pace, Pearl- balbettò lui, teso come non mai

Pearl stava per ribattere quando vide giungere un professore, allora si allontanò da Ben, ma non prima di avergli sussurrato nell'orecchio – Oggi, alle 6 p.m, all'angolo tra Vauxhall Walk e Kennington Lane. Vedremo se avrai ancora voglia di starmi lontano dopo quello che ti avrò mostrato.

Ben, scosso, si sedette accanto ad Andrew, che gli aveva tenuto il posto, guardò il piatto avanti a sé ma non ebbe la forza di sollevare la forchetta e mangiare.

- Beep, non hai toccato cibo, che hai?- gli domandò Andrew, che aveva appena terminato la seconda porzione di salsicce.

- Io.. Niente

- Si, come no! E' Pearl? Che ha fatto?- ringhiò Kyle, più che pronto a contravvenire alla regola che le ragazze non si picchiano.

- Lei... Mi ha chiesto di incontrarci oggi pomeriggio, vuole parlare - confessò Ben

- Ottimo! Così potrai dirle chiaramente che non vuoi più avere niente a che fare con lei!- esclamò Cyril – Non fare quella faccia, Beep, non è una tragedia! Non è come se tua madre ti avesse beccato in bagno a contarti i peli sul petto!

- Ti sei fatto beccare da tua madre a contarti i peli sul petto?- gli chiese Kyle tra le risate

- Si, e sai cosa mi ha detto? “Contarli non li farà crescere, tesorino bello. E' genetica, i Wollestonecraft non sono mai stati pelosi, perciò non illuderti di poterti trasformare in un orango”!- gnaulò Cyril imitando la voce lievemente stridula di sua madre

- Perlomeno non ti ha beccato a gingillarti col tuo 'dondolino', altrimenti sai che shock?- tentò di consolarlo Andrew, riuscendo a strappare un sorriso a Ben, che ridacchiò sommessamente.

La risata di Kyle divenne simile ad un ululato, attirando l'attenzione di parecchie persone sia del loro tavolo che di quello accanto, con sommo disappunto di Cyril, amante della riservatezza.

- Prima cosa: “ino” sarà il tuo. Seconda cosa: non osare mai più darmi del segaiolo. Terza cosa: Kyle, datti un contegno!- replicò Cyril dando uno scappellotto all'amico, che aveva le lacrime agli occhi dal troppo ridere, ma non servì a molto, dato che Ben e Drew scoppiarono a ridere nel medesimo istante.

Dopo una stressante giornata di lezioni, culminata in una prova di salto in alto che le era valsa parecchie contusioni e crampi, Faith non sognava altro che un bagno caldo, buona musica, un libro e la morbidezza di Puffy, l'adorato papero di peluche. Purtroppo il destino, o meglio, sua madre, aveva in serbo per lei ben altro: non fece in tempo a posare lo zaino sul pavimento che Mrs. Irving, affettuosamente ribattezzata dalla figlia “Fuhrer Rose”, la trascinò quasi di peso in camera sua a cambiarsi; alle proteste della figlia rispose sbrigativa – Ho messo i vestiti sul letto, sbrigati a cambiarti, hai appuntamento dal parrucchiere

- Che cosa?- esclamò Faith – Ma se non ho... Mamma! Hai prenotato a mia insaputa?

- Non potevo fare altrimenti, cucciola, hai la testa in condizioni pietose, una spuntatina e una sistematina sono necessarie!

Faith esaminò lo stato dei suoi capelli allo specchio: il ciuffo viola aveva perso quasi del tutto colore, però i capelli, sebbene scombinati, non erano cresciuti tanto, ma provare a spiegarlo a sua madre sarebbe stato impossibile, per cui si limitò ad emettere un sospiro di rassegnazione e rispondere – A che ora devo essere lì?

- Le 5:30 p.m, perciò sbrigati a vestirti, Vauxhall Walk non è dietro l'angolo!- chiocciò Mrs.Irving – Ah, quasi dimenticavo, sono di turno stanotte, quindi per la cena vedetevela tu e tuo padre: in frigo ci sono pollo e torta salata ai carciofi

Faith annuì, si vestì in fretta e furia e corse a prendere la metropolitana. Perse il treno per un soffio, tollerò a malapena le battute oscene di un appiccicoso sconosciuto di mezza età nell'attesa del successivo e litigò con una vecchietta carica di buste della spesa che non ne aveva voluto sapere di metterne un paio a terra per farla sedere.

- Stronza..- sibilò Faith a denti stretti mentre scendeva, avviandosi all'uscita; nel momento in cui l'aria inquinata della strada le investì le narici istintivamente tossicchiò, e attraversò la strada coprendosi naso e bocca con una mano, grata che “Hair 'n Beauty” fosse esattamente di fronte all'uscita della metropolitana.

Da ragazza poco attenta al proprio aspetto quale era Faith aveva sempre considerato più un dovere che un piacere andare dal parrucchiere; ne aveva cambiati dieci in quattro anni, e sembrava che non avrebbe mai scovato quello giusto. Come in una fiaba, però, un bel giorno la sua madrina, anche lei in cerca di un nuovo parrucchiere, le chiese di accompagnarla da 'Hair 'n Beauty', dove trovò finalmente qualcuno che le andava a genio: Pablo, un messicano che non toglieva mai il sombrero, la chiamava “querida” e le tagliava i capelli ancheggiando a suon di musica caraibica.

Dopo i convenevoli e lo shampoo Faith si sedette alla SUA postazione, quella con la sedia più comoda, le riviste accanto e la vista sulla strada. Racchiusa in una bolla di puro relax Faith non si accorse dello scorrere del tempo finchè Pablo non la informò che era pronta. Più che soddisfatta del risultato Faith andò alla cassa, ed era sul punto di ricevere il resto quando vide qualcosa che la pietrificò: Ben Cartridge... In compagnia di una biondina che certamente non era Abigail tinta. Lasciò i soldi sul bancone, mormorò un frettoloso – Tieni il resto- e si precipitò all'inseguimento, fermandosi giusto il tempo di afferrare un giornale dietro il quale nascondere il viso.

Era un'esperta in pedinamenti, avendo imparato dalla migliore, Bridget Mc Duff, la quale, ogni volta che si innamorava (vale a dire molto spesso), invece di provare a conoscere l'oggetto dei suoi desideri parlandoci, come le persone normali, lo pedinava, rasentando lo stalking (a volte sconfinandoci apertamente), accompagnata da Faith, che vigilava su di lei come un angelo custode gotico, salvandola da figuracce irreparabili.

I due pedinati si fermarono nel vicolo cieco vicino all'angolo tra Vauxhall Walk e Kennington Lane, dando modo a Faith di appoggiarsi al muro, fingendo di leggere il giornale, ed ascoltarli. Per colpa di un'ambulanza a sirene spiegate perse le prime battute della discussione. Quando le fu di nuovo possibile udirli sentì Ben ringhiare, furioso come non l'aveva mai sentito – Te lo ripeterò un'ultima volta, Pearl: non voglio più avere niente a che fare con te! Sei un capitolo chiuso di un libro terminato due anni fa!

- I libri si possono sempre rileggere, e i capitoli riaprire- ribattè Pearl accarezzandogli il torace

Ben la scostò con forza e replicò – No, ho iniziato un nuovo libro, e aperto un capitolo migliore

- Sono sicura che in questo capitolo c'è un posticino anche per me...

- NO, NON C'E'!- tuonò Ben

Pearl, invece che scoraggiata dal rifiuto, si avvicinò a lui ridacchiando, e cantilenò, sporgendo le labbra come una bimba capricciosa – Neanche una particina? Il Benny che conoscevo non mi avrebbe mai voluta fuori dalla sua vita

- Dimentica il Ben che conoscevi, quello di adesso vuole che resti a distanza di sicurezza

Pearl emise una risata simile ad un latrato e disse – Distanza di sicurezza? Addirittura? Che c'è, Benny, paura di cadere in tentazione?- Ben impallidì, arretrando fino a toccare il muro retrostante – Ooh, ho indovinato. Il nostro Benny ha paura di provare le meraviglie di Pearl perchè sa che poi non potrebbe più farne a meno, vero?

- Posso farne a meno. Ne ho fatto a meno per due anni- rispose Ben – Non nego sia stata dura, all'inizio, ma ce l'ho fatta, e...

- E adesso vorresti liberarti dell'ultimo ricordo del tuo passato da cattivone per recitare la pagliacciata del bravo bambino redento con la suora laica, vero?- gnaulò Pearl, dondolandosi sui talloni: sembrava davvero una bambina cui era stato sottratto il giocattolo preferito - Hai fatto male i conti, Benny, non ci si libera di me tanto facilmente

Eccone un'altra con l'animo da stalker” pensò Faith, sconvolta dalla seconda parte della frase, ossia - Benny, non pretendo che le cose tornino esattamente come prima, mi basta che mi paghi!

Ah! Andiamo bene! Stalker e pure puttana! Povera Ab!” si disse. Decretò di averne sentito abbastanza e se ne andò, infine, prima di entrare in metropolitana, pensò bene di informare via sms Abigail: “Ab, ho beccato Ben con una bionda, Pearl, mi pare... Erano parecchio in... Confidenza, diciamo. Puniscilo come merita.”

Anche Ben decise di averne avuto abbastanza di Pearl; asserì - Sono cambiato, Pearl. Dovresti farlo anche tu- e le voltò le spalle

- Certe cose non cambiano, Benny, dovresti saperlo. Prima o poi cederai, è questione di... Dipendenza. Nel caso, conosci la procedura- rispose lei, gli strizzò l'occhio con fare complice e tirò fuori dalla borsa un accendino e quella che aveva tutta l'aria di non essere una semplice sigaretta.

Dopo una notte insonne, costellata di incubi sul suo Benny e Pearl, Abigail non aveva una bella cera; aveva chiesto a Faith di coprirla a scuola perchè aveva una questione importante da sbrigare, ed era la verità: seduta sui gradini della Elizabeth I aspettava trepidante l'arrivo di.. No, non di Ben, bensì di Sam, Samantha Weston.

La scorse in lontananza, si alzò e la raggiunse quasi di corsa; l'altra, superata la sorpresa, le sfoderò il sorriso più falso del suo repertorio ed esclamò – Abby, ciao! Che bello vederti! Non dovresti essere a scuola?

- Anche tu dovresti, eppure sei qui- replicò Abigail

- Arrivo sempre in ritardo e non mi hanno mai punita, neppure quel bastardo di West, e lui è un osso duro... Sarà perchè sono troppo bella per seguire le regole- squittì Samantha – Allora, di cosa vuoi parlarmi? Perchè è con me che vuoi parlare, giusto?

- Cosa sai di Pearl?

- Uhm, vediamo... Si chiama Pearl Balcombe, una gran cazzeggiatrice che erediterà una fortuna. Anche ora non se la passa male... Lei dice che è il patrigno a foraggiarla, ma in pochi ci credono, anche se non si sa in quale altro modo possa guadagnare tanto una diciottenne senza esperienza che non sa fare praticamente nulla. La parte che credo ti interesserà di più è che è stata appiccicata a Ben i primi tre anni, nonostante le interferenze di Kyle, Cyril e Drew.

- A- Appiccicata in che senso?

- Venivano a scuola insieme, tornavano a casa insieme, uscivano insieme... Ah, e andavano in bagno insieme a ogni cambio dell'ora- rispose Samantha

- Come mai tanto spesso?- domandò Abigail, temendo la risposta

- Boh. Credo per fare porcate, per cos'altro?

- Già, per cos'altro?- ripetè Abigail, ripensando al messaggio di Faith

Samantha la salutò e corse in classe, Abigail, depressa, attese la pausa di metà mattina per chiamare Faith e riferirle nei minimi dettagli l'istruttiva conversazione con Sam.

Faith, nonostante le informazioni coincidessero con l'impressione che aveva avuto di Pearl, non riuscì a non diffidare di Samantha; all'inizio si disse che la causa risiedeva in una puntina di gelosia da amica: Abigail si era rivolta ad una semi-sconosciuta invece che a lei, la sua migliore amica, poi, però, comprese che al di là del pizzico di gelosia infantile c'era vera diffidenza nei confronti di questa Samantha... Decise di ascoltare un'altra campana, ben più affidabile.

Preoccupata com'era per la sua amica Faith a stento sentì le toccanti scuse telefoniche di Brian, ansioso di porre fine alla lite di tre giorni prima; lo perdonò, lo liquidò in un paio di saluti melensi ma sbrigativi e si recò nello scantinato dove provavano i Corn Flakes, i cereali del mattino amici di Ben.

Andò dritta al dunque: chiese di Kyle e, appreso che stava cambiandosi in bagno, bussò alla porta chiedendogli di aprire. Kyle obbedì... Ma a torso nudo!

Faith rimase imbambolata di fronte alla sublime visione che le si parò davanti agli occhi, e, senza riflettere, esclamò estasiata – Mamma mia! Hai degli addominali che parlano!

Andrew rise, Cyril, invece, emise un brontolio disgustato; Kyle gli scoccò un'occhiata assassina, quindi sorrise a Faith e, passatosi una mano sull'addome tanto per farvi indugiare ancora lo sguardo della ragazza, rispose – Parlano, cantano e fanno magie, dolcezza. Allora, in cosa possiamo esserti utili io e la mia tartaruga?

- Ehm... E-Ecco, i-io...- balbettò Faith, incantata da quello spettacolo: non che Brian non avesse un bel fisico, ma gli estrogeni sono estrogeni e quegli addominali... Poco ci mancava che cominciasse a sbavare!

- Kyle, per l'amor del cielo, copriti, prima che allaghi questo tugurio con la sua saliva- sputò Cyril, che, quando voleva, sapeva raggiungere vette di perfidia sconosciute agli umani.

- Vaffanculo, Riccioli d'oro- rispose Faith, incenerendolo con un'occhiataccia

- E tu va a farti una liposuzione, Irving- ribattè Cyril

- CAFONE!- urlò lei, per poi entrare nell'angusto bagno insieme a Kyle sbattendosi la porta alle spalle.

Kyle seguì il consiglio del suo amico dai ricci color dell'oro: indossò una t-shirt prima di domandare a Faith, divertito – Qual buon vento ti porta qui? Vuoi chiederci di ammetterti nella band? Fosse per me lo farei subito, ma è Drew il capo, anche se non sembra.

- No, io volevo... Ecco...- titubò prima di ammettere, tutto d'un fiato – Ho beccato Ben con una bionda di nome Pearl: voglio sapere cosa c'è tra loro, perchè se quello stronzo tradisce Abby io..

- Hai visto Ben con Pearl?- la interruppe Kyle, improvvisamente interessato – Hai anche sentito cosa si sono detti?

- S-Si. Lui continuava a ripeterle che era finita e lei che non avrebbe resistito a lungo senza le meraviglie di Pearl

- Meno male, non ha ceduto!- esalò Kyle, sospirando, sollevato

- Sono stati insieme, vero?- chiese Faith

- Chi, Ben e Pearl? No! Almeno, non nel senso che intendi- rispose Kyle – E no, non riuscirai a scucirmi altre informazioni. Spiacente, ho la bocca cucita, sappi solo che Abby può stare tranquilla, a Pearl non interessa Ben... E' da altre che dovrebbe guardarsi

- Altre... Chi?- domandò Faith, ardente di curiosità

- 'Scopami ancora Sam', ad esempio

- Ehm... Apprezzo la parafrasi di 'suonala ancora, Sam' di 'Casablanca', ma non capisco di chi parli

- Mitica!- esclamò Kyle dandole una violenta pacca sulla schiena – Sei l'unica che ha capito che cito 'Casablanca'! Comunque sarebbe Sam... Samantha Weston.

 

 

La trama si infittisce: nuove complicazioni aspettano al varco Faith & company, a cominciare da Pearl, che non è affatto innocua come la descrive Kyle... Ok, basta spoilers, vai con la pubblicità: ho pubblicato il primo capitolo di “Slices of Union Faith”, una raccolta di missing moments e varie su questi pazzi, pazzi personaggi, spero la leggerete.

Vado ad assaggiare le mie gocciole fatte in casa... Spero di non aver bisogno della lavanda gastrica! XD

Alla prossima!

Serpentina

ps: preciso che Vauxhall Walk e Kennington Lane esistono veramente, così come la fermata della metropolitana (Vauxhall, appunto), mentre 'Hair 'n Beauty' è frutto della mia fantasia. 

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


 

Lo so, è troppo che non pubblico, sono imperdonabile!

Questo capitolo è stato un parto, dico sul serio: ero indecisa su cosa togliere, cosa aggiungere, cosa aggiustare, cosa rimandare al prossimo capitolo... Una faticaccia! Ma ne è valsa la pena.

Buona lettura! ^^

 

Capitolo 9: (Black)Mails

 

 

Era buio. Buio pesto.

Samantha odiava il buio.

Da piccola ne aveva paura, e anche adesso, a quasi diciannove anni, provava un'inquietudine indescrivibile a rimanere da sola in luoghi bui, soprattutto perchè, essendo consapevole di essere una gran bella ragazza con il portafogli pieno, era spaventata dai rischi che avrebbe potuto correre.

Non stupisce, dunque, che stare in piedi davanti alla porta chiusa di una casa in una strada deserta e malamente illuminata le mettesse i brividi.

La porta si aprì, e un ragazzo mai visto prima la squadrò con aria interrogativa, quindi le chiese - Sei tu Sam?

- S-Si- rispose lei, intimorita dalla stazza dello sconosciuto

- Seguimi- disse lui in tono spiccio, e la guidò fino a una stanzetta al piano superiore, dove una vecchia conoscenza la attendeva.

- SAM! SEI VENUTA! ORA SI CHE MI DIVERTIRO'!- esclamò l'altra con voce fintamente infantile, battendo le mani: se l'intento era di apparire dolce e sinceramente felice aveva miseramente fallito.

- Sai essere molto persuasiva, quando vuoi... Pearl- replicò l'altra, sfregando il polpaccio destro contro la gamba sinistra, palesemente a disagio, lanciando occhiate guardinghe al ragazzo sconosciuto, che nel frattempo aveva preso posto sul letto, sedendosi accanto a Pearl.

- Abbiamo uno scopo comune, carina, sapevo che convincerti ad incontrarmi non sarebbe stato difficile- ribattè Pearl, passandosi una mano tra i lunghi capelli biondi con meches rosa, per poi aggiungere, notato l'evidente nervosismo di Samantha - Non preoccuparti, lui è dei nostri: è il mio fratellastro, nonché consulente di marketing.

Samantha gli rivolse un sorrisetto tirato, per non fare la figura della pavida, e chiese - C-Consulente di marketing?

- Già. Oggigiorno non se ne può fare a meno... Persino i protettori di prostitute hanno la laurea in economia, o comunque qualcuno al loro servizio che ce l'ha- rispose Pearl, sospirò, infine, baciatolo con parecchia passione (e lingua) si rivolse al fratellastro - Puoi lasciarci sole, Sam, devo fare quattro chiacchiere da donna a donna con la qui presente Sam.

Samuel si alzò, dirigendosi alla porta, ma non aveva fatto tre passi che la voce stridula di Pearl risuonò nuovamente nella stanza - Oh, dèi, ma voi siete quasi omonimi! Sam... E SAM! AAH, CHE MERAVIGLIOSA COINCIDENZA!- si alzò dal letto per raggiungere gli altri due e cingerli per la vita - Dobbiamo assolutamente organizzare un menage a trois, sarebbe fenomenale! E non rischierei di sbagliare il nome di nessuno dei miei amanti!

- Ehm... U-Un'o-offerta allettante, ma no, grazie- controbattè Samantha

Pearl mise su un'inquietante espressione da bimba delusa, e gnaulò - Niente porcate a tre?- Samantha negò col capo e Pearl, congedato il fratellastro con un secco movimento della mano, ridacchiò, divertita dalla vista di Samantha, tremante e pallida - Rilassati, stavo scherzando!... A meno che non ti vada, ovvio- aggiunse poi, strizzandole l'occhio con fare malizioso.

- Non mi va- asserì Samantha

- Peccato... A me sarebbe piaciuto sperimentare- replicò l'altra, sdraiandosi nuovamente sul letto, puntellandosi sui gomiti.

Samantha, cui non erano sfuggiti la luce folle che animava gli occhi di Pearl e il suo abbigliamento, più adatto a una giornata al mare a luglio che a una fresca notte di marzo, rabbrividì una seconda volta, ma si fece coraggio ed esalò - A-Allora... Avevi accennato a qualcosa che potrebbe aiutarmi a risolvere il mio più grande problema. Di cosa si tratta?

Pearl sospirò e rispose - Vedi, carina, io e te vogliamo la stessa persona: Benny. Tu vuoi accalappiarlo come boyfriend e io come cliente.

- C-Cliente?- balbettò Samantha, sconvolta

- Si, cliente. Hai presente? Quello che paga per avere un servizio. Ora, se hai finito con le domande stupide...- sputò Pearl

- Ti conosco, Pearl- la interruppe Samantha - Non fai mai niente per niente. Qual è il tuo prezzo?

L'altra rise, gettando il capo all'indietro in modo da far ondeggiare i lunghi capelli, quindi rispose - Il punto non è quale sia il mio prezzo, Sam... Ma se sei disposta a pagarlo.

- Posso rifletterci su?

- Ma certo!- trillò Pearl, mettendosi seduta a gambe incrociate - La notte porta consiglio, carina, perciò, se non hai di meglio da fare - le strizzò l'occhio per la seconda volta - Dormici su e mi darai una risposta domani.

- Perfetto. A domani- concluse Samantha, per poi aprire la porta della stanza e andarsene; Pearl, però, la fermò con un'ultima affermazione apparentemente sconclusionata - Ah, Sammy... La gonna, la prossima volta, più corta, ok?

Da tutt'altra parte, una soddisfatta Faith Irving sorseggiava una birra, gentilmente offertale da Kyle Riley, batterista dei Corn Flakes e amico di Ben.

Il biondino dagli addominali parlanti era stato per lei una miniera di informazioni: grazie a lui aveva scoperto che la 'cara' Samantha andava dietro a Ben dal primo anno, ed era talmente infatuata di lui da essersi 'occupata' delle rivali in modi decisamente poco ortodossi, quali piccoli incidenti, umiliazioni pubbliche, dicerie infamanti (Faith aveva commentato – Eccone un'altra con l'animo da stalker! Ma che è, un'epidemia?-).

Terminata la birra, Kyle si alzò e disse - Per stasera basta, ragazzi. Riprendiamo domani. E vedete di dare il massimo, almeno alla prova generale.

- Ehm, Kyle... Io domani non ci sono, ricordi?- gli rammentò Cyril - C'è la riunione del consiglio degli studenti. Essendone presidente, non posso mancare.

- Sei presidente del consiglio degli studenti?- scherzò Kyle - Non lo sapevo! No, aspetta, forse ti ho sentito dirlo una volta... Dieci volte.... Mille volte...

- No worries, Cy, faremo a meno del tuo impareggiabile talento al basso- rispose Andrew per placare gli animi - Però, se dovessi fare in tempo, raggiungici, ok?

Cyril annuì, Kyle battè le mani ed esclamò - Bene, direi che è tutto. A domani, compagni, riporto a casa questa leggiadra fanciulla.

Cyril sbuffò una risatina alla parola 'leggiadra', ricevendo un calcio alla gamba da parte della suddetta 'fanciulla', poi chiese, esaminandosi le unghie - E come la riporterai a casa, Kyle? A piedi?

- Ovviamente no!- replicò Kyle – Con la macch.. Oh, merda.

- Che c'è?- domandò Faith

- La macchina è dal meccanico. Viene a prendermi Ben.

- Non c'è problema- asserì Faith - Tornerò in metropolitana

A quelle parole Kyle ed Andrew sbiancarono, scossero la testa e risposero all'unisono - Assolutamente no! Non lasceremmo mai una ragazza sola in metro a quest'ora! No, no, no. Ti scarrozzerà Cyril.

- CHE COSA?- ruggirono all'unisono Faith e l'interessato

- Preferisco la metropolitana- sputò la ragazza, scoccando un'occhiata disgustata a Cyril, che non si scompose e replicò - Anche io. Sai, non sono sicuro che i sedili della mia misera Ford siano a misura del tuo sedere.

Faith, allora, capì che accettare il passaggio sarebbe stata per lui la peggiore delle punizioni, perciò gli rivolse una smorfia trasudante perfidia e gnaulò, recitando la parte della fanciulla indifesa - Cy...A ben pensarci, i tuoi amici hanno ragione: di questi tempi è pericoloso girare di notte per una ragazza sola... Mi sentirei più tranquilla se mi accompagnassi a casa tu, non voglio correre rischi, dato che ho dimenticato lo spray al peperoncino e il coltello nell'altra borsa!

- S-Spray al p-peperoncino?- balbettò Andrew

- C-Coltello?- balbettò Kyle

- Giri armata, Irving? - esclamò Cyril, storcendo il naso - Perchè mai? Nessuno sano di mente oserebbe stuprarti!

- Esistono anche gli stupratori psicopatici- ribattè Faith con sussiego - Allora, me lo dai o no?... Un passaggio?.

Intanto, steso sul letto della sua camera d'albergo, Axel fissava il soffitto stuccato, sentendo distrattamente i rumori esterni.

Era esausto: aveva camminato tutto il giorno, prima con sua madre, poi, quando lei era andata a Cinecittà, alla conferenza stampa di un film in uscita di cui non gli importava niente, si era avventurato da solo verso i principali monumenti.

Desiderava farsi un bagno caldo, o una doccia, ma sua madre, come da consuetudine, aveva occupato il bagno a tempo indeterminato per imbellettarsi per la cena: sarebbero andati in uno dei migliori ristoranti di Roma insieme ad alcuni colleghi che non vedeva da anni.

Sbuffò esasperato, domandandosi se per caso in bagno con sua madre non ci fosse un chirurgo plastico che le stava facendo qualche “ritocchino”, così da giustificare l'eternità che stava trascorrendo lì dentro, quindi si alzò e prese il portatile, nella speranza di trovare un'anima pia che gli tenesse compagnia in chat.

Niente.

Decise, allora, di controllare la posta elettronica, con maggiore fortuna: aveva ricevuto quindici e-mail, di cui quattro non spam.

- Dunque, vediamo un po'...- sospirò - Toh, Brian mi ha inviato una lista degli strip club romani e il link al video di una che spacca angurie con le tette- aprì il video e dopo pochi secondi esclamò - Raccapricciante! Solo a Brian poteva piacere una schifezza del genere! - chiuse la pagina e tornò a dedicarsi alla lettura delle e-mail - Robert, invece, mi chiede per l'ennesima volta se, secondo me, Psichiatria si può preparare solo guardando film...- ci pensò su un attimo, poi digitò in risposta : “assolutamente no, Rob, metti il culo sulla sedia e studia!”, e riprese la lettura - Venus rompe le scatole pregandomi di portarle un regalino da Roma... Col cazzo! Lo porterò soltanto a Monica e Melly, che se lo meritano!- annuì, soddisfatto dell'idea, quindi aprì l'ultima e-mail... Il cui contenuto lo pietrificò.

Recitava infatti:

Ax,

scusa... Se non trovo le parole per iniziare decentemente questa e-mail.

Ho saputo da Brian che sei a Roma... Ti invidio, è una città piena di vita e di arte, e sai che amo entrambe alla follia.

Ho riflettuto sulle tue parole, concludendone che hai ragione, non posso costringerti ad aspettarmi nell'ombra per sempre, ma non posso neppure rinunciare a quello che da sei anni è il mio fidanzato così, su due piedi, senza rimpianti.

Abbiamo bisogno di una pausa per capire cosa vogliamo veramente, per questo sono andata a trovare mia nonna a Parigi... Dove ho conosciuto un ragazzo; si chiama Jean- Baptiste ed è tutto ciò che tu e il mio fidanzato non siete.

Dubito sia l'uomo della mia vita, ma mi fa sentire una regina... E poi un piccolo flirt non farà certo male alla mia autostima!

Spero che stare lontana da casa mi aiuterà a fare chiarezza in questa terribile confusione che regna nel mio cervello.

Ti amo (per ora).

Tua,

Lily”

Axel fissò il monitor, sconvolto e ferito, finchè il cigolio della porta del bagno gli segnalò che sua madre era finalmente pronta.

Chiuse la pagina, spense in fretta e furia il portatile, dopodichè si precipitò in bagno, sperando che sua madre non avrebbe fatto domande.

- Irving, piantala di fissarmi le parti basse, mi metti a disagio- sbottò Cyril senza distogliere lo sguardo dalla strada: come previsto c'era traffico, ed era stato costretto a dividere l'abitacolo con la Irving più del voluto (non che avrebbe mai voluto dividere qualcosa con lei, sia chiaro).

Era riuscito a rimanere in silenzio fino a quel momento, quando l'irritazione procuratagli dallo sguardo insistente della ragazza aveva fatto traboccare il vaso, colmo oltre misura.

- Non fare quella faccia, Riccioli d'Oro, non stavo guardando quello che credi tu- sbottò Faith di rimando, voltandosi verso il finestrino.

“Credeva stessi guardando il suo...? E' impazzito? Fortuna che siamo quasi arrivati, ho raggiunto il mio limite di sopportazione”, pensò.

- Cosa guardavi, allora?- esalò Cyril, indeciso se credere o meno alla sua nemesi

- Le tue mani- rispose Faith con semplicità

Cyril, che si aspettava tutt'altra risposta, emise un “oh” sorpreso e un po' deluso: in confronto a Kyle era esile come un giunco, non si poteva negare, però non era certo uno stecco, aveva anche lui un fisico atletico, allora perchè tutte, compresa la Irving, che reputava tanto intelligente, si fissavano sugli addominali di quello scimmione e snobbavano i suoi?

Sforzandosi di apparire impassibile, le chiese - Le mie mani? Cos'hanno che non va?

- Niente- gli assicurò - Anzi, sono le più belle mani maschili che abbia mai visto

Cyril la ringraziò del complimento, senza faticare a crederci: aveva obiettivamente delle belle mani, lisce, morbide, con dita lunghe e affusolate (sua madre le definiva “dita da pianista”, Faith, invece, “zampe di ragno”).... Alla faccia di quello scimmione di Riley!

- Ti invidio. Le mie fanno schifo- gnaulò Faith, osservandosi le mani: non erano disarmoniche, ma le nocche particolarmente grandi e sporgenti, insieme alle unghie mangiucchiate e per nulla curate, le facevano risultare poco gradevoli alla vista.

- Se evitassi di mangiarti le unghie, Irving, forse sarebbero meno brutte- la rimbeccò Cyril, svoltando nella strada dove abitava Faith - Quanto al resto... C'è poco da fare, purtroppo, il substrato è troppo scadente.

- Brian non lo trova così scadente- si lasciò sfuggire lei senza riflettere

Cyril sbuffò e replicò, senza scomporsi - E' Brian Cartridge, si farebbe persino un bidone dell'immondizia se avesse le tette e la..

Faith, tremante di rabbia furiosa, gonfiò le guance ed esclamò - Possibile che debba sempre farmi sentire spazzatura? Credimi, non ce n'è bisogno, faccio benissimo da sola!- Cyril le rivolse un'occhiata di educata perplessità, cui Faith rispose con uno sbuffo esasperato ed un ancor più esasperato - Ogni volta che mi guardo, mi vedo esattamente come mi vedi tu: un orribile pachiderma troppo grasso e sgraziato per questo mondo!

Cyril si fermò davanti casa Irving, tirò il freno a mano e ribattè - Ehi, un momento, chiariamo una cosa: è vero che penso tu sia un pachiderma sgraziato, ma non ho mai pensato né detto che sei orribile!

Faith alzò gli occhi al cielo e scese dalla macchina sbraitando - Oh, cielo. Perdona il mio errore, devo essermi confusa tra tutti gli insulti che mi hai rivolto da quando ci conosciamo! Buonanotte, Wollestonecraft!

L'uso del cognome fece comprendere a Cyril di aver esagerato, ma non aveva il coraggio di ammetterlo; inseguì di corsa Faith fino al portone, la afferrò per un braccio, costringendola a girarsi verso di lui, infine disse, tutto d'un fiato - Ehm, Irving... Dopodomani, dalle 10 p.m., suoniamo al “Ferry Cafè”, un localino vicino al molo dei vaporetti, sai, quelli che fanno la crociera turistica sul Tamigi... Se ti va di venire.. A Kyle farà piacere vedere anche te sotto il palco a sbavare sulla sua “tartaruga magica”!

Faith, sbalordita dalla faccia tosta dell'altro, emise uno sbuffo di stupore, quindi... Gli diede uno schiaffo ( forte, per giunta), prima di girare sui tacchi e aprire il portone.

- Ahio!- uggiolò Cyril, massaggiandosi la guancia - Questo non me lo meritavo!- poi bloccò Faith una seconda volta.

- Che altro c'è?- sbottò lei, incrociando le braccia e battendo un piede per terra per fargli capire che si stava scocciando

- Sai perfettamente che c'è! Ti ho dato un passaggio gratis, almeno un misero “grazie” me lo devi!- ululò lui in risposta

Faith digrignò i denti, furibonda, gli diede un altro schiaffo, più forte del precedente, e ruggì, prima di dargli le spalle, - GRAZIE... DI NIENTE!-.

Massaggiandosi la guancia, colpita per la seconda volta, asserì, mentre osservava Faith salire le scale fino a sparire dal suo campo visivo - Ahio!... Forse questo me lo meritavo!

Il mattino successivo Brian Cartridge si svegliò pieno di energia; andò a correre insieme all'amico Brandon, fece colazione, e stava decidendo se andare a lezione o concedersi una mattinata di cazzeggio quando bussarono alla porta; si avviò ad aprire, ma venne preceduto da Brandon, che accolse nel loro bugigattolo universitario una ragazza molto carina che Brian non aveva mai visto.

Incuriosito, Brian tornò nella sua stanza, lasciando aperto uno spiraglio per spiare e origliare.

La sconosciuta sembrava conoscere piuttosto bene Brandon, perchè gli schioccò due bacioni sulle guance e squittì - Ho di nuovo bisogno di... Tu sai cosa. La volta scorsa mi hai soddisfatta ampiamente, perciò vedi di non deludere una cliente fedele.

“Cliente fedele?” pensò Brian, “ Che intenda quel che penso io? Oh, cazzo!”

- Non temere- rispose Brandon, facendole l'occhiolino - Lasciami un foglio con le indicazioni e... Uhm... Domani avrai quello che vuoi. Soddisfatta o rimborsata. Fanno 200 sterline, il 50% in anticipo.

La ragazza sorrise felice, pagò, gli diede altri due baci, finendo di impiastricciargli di rossetto rosa le guance, infine andò via salutandolo con la mano.

Esterrefatto, Brian aprì la porta e raggiunse l'amico, per poi abbracciarlo.

Brandon, sebbene confuso da quel gesto inaspettato e decisamente non da Brian, gli diede una pacca amichevole sulla schiena, lo scostò e gli chiese - Che è successo?

- Oh, Brand Sparrow, amico mio... Perchè?- piagnucolò Brian, scuotendo il capo

- Perchè cosa?- gli domandò di rimando l'altro, allibito

- Perchè lo fai? Non negare, ti ho visto con quella ragazza, prima- rispose Brian puntandogli l'indice contro

Brandon, sentendosi colto in flagrante, si difese - B-Brian, tu n-non capisci... Sono qui con una borsa di studio, devo pagarmi le spese di cancelleria, i libri... Non voglio pesare sulla mia famiglia, e il lavoro saltuario come dj non rende abbastanza, ma non posso aumentare le ore perchè devo studiare altrimenti mi buttano fuori... Non sapevo che altro fare!

- Avresti potuto cercarti un altro lavoro, chiedere aiuto a me o Axel...- replicò Brian - Qualsiasi cosa, tranne svendere il tuo corpo!

Brandon sgranò gli occhi, incredulo, quindi esalò - Svendere il mio... Credi che arrotondi facendo il gigolò? Ma sei matto?

- Se non fai sesso a pagamento, allora cosa...?

- Compiti in classe, tesine, guide allo studio- spiegò Brandon, ancora sconcertato dal fatto che il suo amico lo avesse creduto un gigolò - Le vendo ai disperati all'ultimo appello o agli sfaticati che vogliono passare gli esami senza rinunciare al cazzeggio. So che è contro le regole, ma mi permette di tirare su un po' di grana senza rovinarmi la media a un passo dalla laurea, o, peggio, essere costretto a lasciare la band... Vuoi denunciarmi?- chiese infine, rivolgendo a Brian la sua migliore espressione da cucciolotto innocente (roba da far impallidire il Gatto con gli stivali di “Shrek”).

- Certo che no- rispose Brian - Tranquillo, non lo dirò a nessuno, neppure ad Axel... Sai che, per quanto riguarda lo studio, è il “dottor palla al piede”!

Brandon gli sorrise grato, dopodichè afferrò lo zaino e scappò a lezione, lasciando Brian da solo; dopo un minuto di contemplazione del vuoto, si vestì e, per una volta, si comportò da studente diligente e andò a lezione pure lui.

Alla Elizabeth I, invece, stava avendo luogo un avvenimento inedito: Pearl Balcombe, l'ibrido tra Avril Lavigne, Amy Winehouse e Bellatrix Lestrange nei suoi momenti peggiori, stava leggendo tranquillamente, invece di andare in giro a spaventare i primini o piazzare la sua mercanzia, o perseguitare Ben.

Qualche minuto più tardi il perchè del suo strano comportamento uscì dalla porta alla sinistra della panca su cui sedeva Pearl, che balzò subito in piedi e si parò davanti a Samantha, trillando - Sammy! Credo di avere qualcosa di tuo!- le mise in mano il libro e andò via saltellando.

Samantha fissò stranita prima il libro, poi il punto in cui, fino a un secondo prima, si trovava Pearl, infine di nuovo il libro, che aprì; lesse la scritta sulla prima pagina e seguì le istruzioni: emesso uno sbuffo di irritazione, esclamò - “Proprietà di Pearl Balcombe”? Mi ha mollato il suo libro! Ma ci è, o ci fa?

Cyril, che passava di là in quel momento, rispose - Ci è, ci è... Ah, Sam: vedi che i tuoi impegni mondani, o... Umanitari- scoccò un'occhiataccia al libro - Non ti impediscano di partecipare al consiglio di oggi pomeriggio, ho sentito dire che Richard Vane ha in mente di organizzare per fine anno, al posto della tradizionale festa, un “prom” all'americana, vorrei qualcuno che appoggiasse la mia scelta di celebrare la fine del nostro ultimo anno scolastico con un evento di classe, non con una pacchianata del genere.

- Puoi contare sulla mia presenza, Cyril- replicò freddamente Samantha - Ma non sul mio appoggio: le tue informazioni sono sbagliate, sono stata io a proporre di cambiare, almeno quest'anno, e posso assicurarti che tutti gli altri consiglieri, tranne te, hanno accolto questa ventata d'aria fresca con molto entusiasmo. Ora scusami, devo lasciarti, Pearl rivorrà indietro il suo libro.

Percorse il corridoio quasi di corsa, scese le scale che portavano al piano terra, poi, quando ebbe appurato che non c'era nessuno in giro, entrò nello spogliatoio maschile. Ridacchiando tra sé e sé, pensò: “ Divertente, è la prima volta che entro qui per incontrare una ragazza, non un ragazzo”.

Pearl la stava aspettando stesa su una panca, giocherellando con la cravatta della divisa; non appena la vide si mise a sedere, ghignando con aria soddisfatta, e squittì - Sapevo che avresti accettato. Hai anche messo una gonna più corta; bene, molto bene, le cose belle vanno mostrate, e le tue gambe sono un'opera d'arte!

- G-Grazie- pigolò Samantha, lanciando un'occhiata apprensiva alla porta, come se temesse di veder sbucare da un momento all'altro qualcuno che l'avrebbe chiusa lì dentro insieme a quella pazza di Pearl.

La pazza in questione fece segno all'altra di sedersi accanto a lei, cosa che Samantha fece lentamente, rivolgendo più volte lo sguardo alla porta. Sospirò e chiese - Cosa vuoi da me, di preciso?

- Oh, qualcosa che, a quanto si dice in giro, sai fare molto bene- rispose Pearl, sporgendosi verso di lei sorridendo in un modo che ricordava le iene.

Samantha assunse un'espressione di assoluta perplessità, però non potè non capire quando Pearl le posò una mano sul ginocchio e la baciò, non sulla guancia, sulla bocca.

Allibita, si allontanò da lei, esalando - No! Non è possibile! Tu... Il tuo fratellastro... Io...

- Sammy, Sammy, dopo quel che ho sentito dire di te non ti facevo così pudica! Sai, carina, il cioccolato si apprezza di più se lo alterni ogni tanto con la vaniglia- Samatha deglutì a vuoto - Il mio prezzo è questo, prendere o lasciare- asserì Pearl in tono pratico

Samantha, fatto un profondo respiro per darsi coraggio, prese.

Le ore di lezione avevano fatto capire a Brian che seguire un professore che borbottava e si ostinava a non usare il microfono era inutile, se non palloso.

Rientrato a casa dopo un lauto pranzo, si era gettato di peso sul letto, pronto a ronfare fino a sera, quando sarebbe andato con Faith al cinema; ora che la sua fidanzata era temporaneamente fuori dai piedi poteva darsi alla pazza gioia, e farsi Faith era in cima alla sua lista di obiettivi: di solito era lui ad aspettare che la preda facesse il primo passo, e a dirle di non farsi più vedere dopo aver ottenuto ciò che voleva... Per una volta voleva andare per gradi, assaporare il gusto della conquista, e il fatto che Faith fosse un osso duro non faceva che rendere la sfida più stimolante.

Il rumore molesto del telefono lo destò dal film erotico che stava allietando il suo sonno. Reprimendo le imprecazioni che lottavano per uscirgli di bocca, rispose - Pronto?

- Brian? Ciao. Scusa se ti ti disturbo. Sono Mel, cioè, Melanie, la cugina di Axel, mi ha dato lui il tuo numero- sentì gracchiare all'altro capo del telefono

- La cugina pettoruta che fa i dolci! Come potrei non ricordarmi di te?- esclamò Brian, che aveva evitato di aggiungere “imbranata” alla descrizione per non ferire i sentimenti della poverina: dopotutto, non era colpa sua se era di una goffaggine unica - A proposito, grazie mille per i biscotti, la biscottiera è qui che ti attende, vuota.

- Era la prima volta che preparavo i Cuor di mela, davvero ti sono piaciuti?- gli domandò Melanie, ansiosa di ricevere un parere da qualcuno che non fosse un familiare o la sua coinquilina.

Brian balbettò - Ehm... E-Ecco, m-mi s-sarebbero piaciuti, se... Brandon me ne avesse lasciato almeno uno!

- Brandon il tuo amico sbafatore di torte altrui?

- Proprio lui.

- Non ci credo! Li ha mangiati tutti?- sbottò Melanie

- Briciole comprese. E ha dichiarato che sono meglio di quelli di sua nonna, che per Brandon è la massima unità di misura dell'abilità culinaria. Hai un ammiratore, Mel- scherzò Brian - Comunque, seriamente: Brandon è un bravo ragazzo, senza peli sulla lingua, e non è un pozzo senza fondo, se ha fatto fuori i tuoi biscotti e li ha paragonati a quelli di sua nonna vuol dire che sono veramente ottimi. Mi hai chiamato per questo?- chiese, poi

- Dio, che stupida!- esclamò Melanie - Ehm... No. Ti ho chiamato perchè Axel ha preso a mia insaputa il mio grembiule e la cuffietta portafortuna. Me ne sono accorta soltanto oggi perchè li ho cercati per... Beh, me ne sono accorta oggi, ok? Ci tengo tantissimo, sono un regalo di mia nonna, e gradirei riaverli, solo che Ax è a Roma con la zia, perciò...

- Ti sei rivolta a me. Non preoccuparti, li riavrai oggi stesso. Sono in camera di Axel?- si informò Brian

- Nell'armadio, così ha detto- rispose Melanie

- Vado, li prendo e vengo- asserì Brian

- Perfetto. Abito al 15 di Buck Street. Primo piano. Quando arrivi fammi uno squillo, oppure bussa al nome “Johnson”. Non so davvero come ringraziarti- esalò Melanie, sollevata

Se non si fosse trattato della cugina di Axel, Brian, probabilmente, avrebbe fatto qualche battuta per farle capire come “ringraziarlo”, ma si trattava della cugina di Axel, per cui si limitò a un frettoloso - Figurati, è un piacere- prima di riattaccare.

Certo che, senza il salutare riposino pomeridiano, sarebbe rimasto ore a fissare il libro infruttuosamente, Brian salì subito in macchina, destinazione Londra.

Parcheggiò nel garage di casa sua, per non correre rischi: una Mercedes è una Mercedes, e sarebbe stata sicuramente più al sicuro chiusa in garage che non per strada a Camden Town, incustodita.

Prese la metropolitana, scese alla fermata 'Camden Town', percorse un breve tragitto a piedi, trovò il numero 15, bussò al campanello sotto il nome 'Johnson', salì al primo piano, e stava per bussare alla porta quando udì un tonfo, un'imprecazione, il rumore di qualcosa di fragile, ceramica o vetro, non avrebbe saputo dirlo, che si rompeva, e un urlo raggelante - CAZZO! E' IL DECIMO TENTATIVO! DOV'E' CHE SBAGLIO, PORCA TROIA?

Sperando di non diventare testimone, o peggio, vittima, di un omicidio, Brian bussò con veemenza, e, quando gli aprì Melanie, dipinta in viso un'espressione quasi isterica, le chiese - T-Tutto ok?

- NO!- urlò lei in risposta, quindi si scostò per farlo accomodare nel piccolo appartamento, che divideva con un'amica dell'università, riuscendo ad inciampare nel portaombrelli.

Brian si addentrò nel piccolo ingresso-soggiorno-cucina tutto compreso, si guardò intorno, e, lanciata un'occhiata disgustata al caos che regnava sulla cucina, ricoperta di teglie, posate e piatti sporchi, commentò - Carino qui. Piccolo, ma accogliente. Era arredato o avete provveduto voi?

Melanie, massaggiandosi la zona resa dolorante dalla caduta, sbuffò - C'era quasi tutto, abbiamo comprato soltanto gli sgabelli, i comodini, qualche mensola per le camere e il bagno... Niente di che.

- E' ben arredato. In particolare mi piacciono gli sgabelli davanti alla penisola della cucina- asserì Brian annuendo

- Semplicemente non c'era abbastanza spazio per un tavolo- replicò Melanie

- Si può sapere perchè stavi urlando?- domandò Brian, sedutosi su uno sgabello

- Si può sapere perchè non mi hai ancora dato il grembiule e la cuffia?- ribattè Melanie

Brian sbuffò e buttò la busta davanti a Melanie, che la afferrò radiosa, ne estrasse il contenuto, lo indossò, infine, sorridendo, esclamò - Finalmente posso cucinare!

- Perchè senza grembiule e cuffietta con l'orlo di pizzo non puoi?- ridacchiò Brian

Melanie sospirò, posò i gomiti sul pianale della cucina, quindi confessò - Questi oggetti sono i miei “capelli di Sansone”: me li ha regalati mia nonna, senza mi sento persa, incapace di fare persino una macedonia; quando li indosso, o li tengo vicino, invece, ho come la sensazione che lei sia ancora con me, e cucino meglio. E' stupido, vero?

- Niente affatto. Anche io ho un portafortuna appartenuto a mio nonno, e vivo nel terrore di perderlo- rispose Brian, indicando il vecchio orologio che portava al polso sinistro.

- Nonna Ethel era la miglior cuoca che sia mai esistita... Con tutto il rispetto per la nonna del tuo amico. Sarà sicuramente bravissima, non lo metto in dubbio, ma mai quanto la mia! E adesso... Al lavoro!- trillò allegramente Melanie

- Che fai?- chiese Brian, curioso, mentre la osservava tirare fuori teglie pulite e altri utensili dei quali non conosceva il nome, né l'uso.

- Un dolce che inventai con nonna Ethel. Non l'ho più fatta da quando è morta, ma... Credo sia l'ideale per vincere la gara per la “migliore ricetta originale”: torta al miele e rosmarino!- esclamò con rinnovata energia

- M-Miele e... Rosmarino?- esalò Brian - Non sembra granchè appetitosa, come combinazione!... Senza offesa!

- A volte dagli accostamenti più improbabili nasce la migliore delle unioni- asserì Melanie con sussiego

- Fammi indovinare: lo diceva tua nonna- disse scherzosamente Brian - E scommetto che non si riferiva solo ai dolci...

- Esatto- rispose Melanie senza staccare gli occhi dal libro di ricette, ereditato dalla nonna (che non avrebbe potuto lasciarlo a nessun'altra delle nipoti: Lynnel, Scarlett, e, soprattutto, Venus, erano delle frane ai fornelli!) - Devo far fondere il burro con il rosmarino mentre monto a neve tre albumi...

- Prima hai urlato: “E' il decimo tentativo”. Che fine hanno fatto gli altri tentativi?- domandò Brian, curioso - Perchè stavi cercando di preparare questa torta, vero?

Melanie, senza smettere di sorvegliare il burro, mentre, contemporaneamente, montava a neve gli albumi, rispose - Parlavo sul serio quando ti ho detto che senza i miei portafortuna divento totalmente inetta: i precedenti tentativi facevano a dir poco schifo, e non so come ma ho bruciato il guanto da forno insieme all'ottavo tentativo! IO, che di solito faccio bruciare soltanto le pietanze flambè!

Brian annuì, e calò il silenzio, rotto soltanto dal canticchiare gaio di Melanie, la quale, una volta uniti albumi e burro, mentre mescolava, sbraitò - Dio, che scema! Ancora non ti ho ringraziato per avermi riportato i miei tesori! Grazie mille, non so davvero come ringraziarti, a parte dirti “grazie”... Idea: hai da fare domani?

- Domani? No. Perchè?

- Potrei offrirti il pranzo, o la cena, per ringraziarti della tua gentilezza- propose Melanie

- Non ce n'è bisogno, Mel, davvero...

- Rilassati, non voglio saltarti addosso, facendoti rischiare la morte per mano di Ax... Per quanto sexy, non sei il mio tipo... Un'uscita tra amici!

“Perchè la notizia non mi delude, anzi, mi fa sentire sollevato? E' una lei! Una lei popputa! Cosa mi prende?” pensò Brian, per poi rispondere - Allora va bene. Non sono mai uscito con una ragazza come amici, prima d'ora.

- C'è sempre una prima volta- asserì Melanie, pulendosi le mani con uno straccio - Ma che te lo dico a fare, sei Brian Cartridge! Alle 8 p.m va bene? - salutò Brian, che doveva tornare a casa, e riprese a canticchiare mentre infornava la torta, le dita incrociate, nella speranza che uscisse buona.

Fortunatamente per lui, Brian non dovette neppure rivelare a Faith che sarebbe andato a cena con Melanie: aveva appena aperto bocca quando lei l'aveva interrotto per informarlo che la sera successiva avrebbe partecipato ad una 'serata tra ragazze' per festeggiare i diciotto anni di Bridget, la quale, con sommo disappunto di Faith, aveva deciso, dopo una sostanziosa cena messicana, di concludere i festeggiamenti al “Ferry Cafè”, il locale dove avrebbero suonato i Corn Flakes.

Fu così che, la sera dell'8 marzo, fasciata in un tubino nero con due strisce di pelle ai lati, abbinato a giubbotto di pelle e anfibi, che le erano valsi parecchie occhiate sprezzanti da parte di Abigail, Claude ed Elizabeth, Faith si ritrovò incastrata tra Abigail e la festeggiata ad assistere alla performance dei 'cereali del mattino'.

Nonostante i suoi pregiudizi nei loro confronti non potè negare che erano bravi, Cyril incluso.

Non appena scesero dal palco andò a congratularsi con loro. Si imbattè in Cyril, avvinghiato ad una bionda; fu più forte di lei: ridacchiò e disse - I Wollestonecraft preferiscono le bionde, eh, Riccioli d'Oro?

Colto in flagrante, Cyril si staccò e rispose - Si, ed evitano come la peste le brune cesse, perciò puoi anche sparire.

- Gentile come sempre... E dire che ero venuta a complimentarmi. Siete bravi- replicò Faith, per poi lisciarsi il vestito

- Vero, eh? Sono spaziali! Soprattutto Cy.. E non solo con gli strumenti musicali- intervenne la biondina, arpionandosi al braccio di Cyril, che ricambiò con uno sguardo costernato il sorrisetto perfido rivoltogli da Faith.

- Zitta tu, fila in macchina!- sbottò poi, non sopportando di essere stato messo in imbarazzo in presenza di Faith Irving.

Senza smettere di sorridere, Faith attese che la biondina fosse uscita dal locale per esclamare - Tu si che sai farti rispettare, Riccioli d'Oro. “Zitta, tu, fila in macchina”!- in una accurata imitazione di Cyril - Accidenti, sono ammirata... E allibita: ha taciuto ed è filata dritta in macchina! Si, insomma... Stava pomiciando con TE, il che già la dice lunga sul suo quoziente intellettivo, ma l'averti obbedito... Ha confermato che ha la testa al solo scopo di tenere separate le orecchie!

- Perchè non avrebbe dovuto obbedirmi, Irving?- chiese l'altro

- Perchè se qualcuno ti spinge via sbraitando in quel modo gli dai un calcio nelle palle o lo mandi a fanculo, non gli sorridi raggiante e fai ciò che dice!- rispose Faith

Cyril sorrise e replicò - Scoprirai, Irving, che non tutte hanno capito che per conquistare un ragazzo, o un uomo, trasformarsi nel suo zerbino non è la strategia migliore... Uno dei motivi per cui il femminismo ha fatto cilecca!

Faith sospirò e ribattè - Una delle poche cose su cui ti do ragione.

Cyril, allora, sbuffò, apparentemente annoiato, quindi le chiese - Posso offrirti una birra?

- No, grazie, non elemosino alcolici da chi mi dà del 'cesso'. Bye, bye, baby- rispose Faith, per poi allontanarsi trionfante.

Ben, intanto, passeggiava da solo lungo il molo, fumando una sigaretta dopo l'altra: il ritorno di Pearl lo rendeva nervoso, e l'unico calmante veramente efficace erano le sigarette.

Si annoiava a morte, ma non aveva alternative: di stare chiuso in casa non se ne parlava, suo fratello era con chissà chi a fare chissà cosa e i suoi amici erano impegnati.

Avrebbe tanto voluto raggiungere il “Ferry Cafè” per salutarli e bere una birra insieme, ma Abigail gli aveva tassativamenete vietato di farsi vedere in quel posto, perchè ci sarebbe stata anche lei e non voleva sentirsi spiata durante la 'serata tra ragazze'.

- Serata tra ragazze... Bah! - sputò, tra una boccata di fumo e l'altra - Da quando cenare al ristorante e poi andare a sbronzarsi è una 'serata tra ragazze'? Lo fanno pure i maschi! Che fine hanno fatto i pigiama party dove stanno tutte in intimo sexy e si prendono a cuscinate?

- Prova sui siti porno, ne troverai a bizzeffe- rispose una voce femminile, fin troppo familiare

- Sam! Che fai, adesso, mi pedini?

- Non c'era altro modo per poterti parlare in privato, senza l'ingombrante presenza di quella là- rispose Samantha arricciando il naso

- “Quella là” ha un nome, Abigail, ed è la mia ragazza!- abbaiò Ben

- Non per molto- ribattè Samantha, ravvivandosi i capelli

- Che vuoi dire?

- Voglio dire- squittì lei, soddisfatta - Che ho fatto una lunga, illuminante, chiacchierata con Pearl- Ben impallidì - E ho scoperto una cosuccia piuttosto interessante su di te, che non credo Abigail approverebbe..

- Che ne sai? Il passato è passato, e lei è innamorata del nuovo Ben, non del vecchio- asserì Ben, deciso a non dargliela vinta

- E credi che amerebbe ancora il 'nuovo' Ben se sapesse che quello 'vecchio' non era soltanto MANGA-addicted?- sibilò Samantha, Ben deglutì a vuoto, ma non proferì parola, dandole modo di proseguire col suo monologo - Non avevo dubbi. Uhm... Ora che ci penso, quello che ho scoperto spiega molte cose: il tuo rapporto con Pearl, le fughe in bagno al cambio dell'ora, l'aria stravolta a prima mattina, il tuo tic... Non so se te ne sei accorto, ma quando sei nervoso aspiri, stringendo le narici... Ecco, lo stai facendo anche adesso... Scommetto che Abby non l'ha notato... Peccato, mi sembra dotata di un minimo di cervello, non ci avrebbe messo tanto a fare due più due...

- Cosa vuoi da me?- ringhiò Ben: provava una gravosa stretta al torace, che gli impediva di respirare, mentre il cuore pompava talmente veloce che riusciva ad avvertirne i battiti.

Un animale braccato, ecco come si sentiva.

- Te- fu la secca risposta di Samantha

Ben aveva capito dove voleva andare a parare, ma preferiva sentirselo dire da lei - Non credo di aver capito cosa intendi, scusa

- Semplice: il tuo segreto è al sicuro con me... Finchè TU starai con me- asserì Samantha avvicinandosi a lui fin quasi a sfiorarlo.

- M-Ma... N-Non posso: sto con Abby!- gnaulò Ben

- Problema facilmente risolvibile

- Non tradirò Abby! Scordatelo!- ruggì Ben

- Non ti sto mica chiedendo di tradirla!- strillò Samantha, scandalizzata - Sarebbe crudele e lesivo della mia dignità. No, no, ti sto chiedendo di... Mollarla. Per me.

 

 

Capitolo lungo... E tardivo... Spero sia valso l'attesa. ^^

A chi, leggendo la parte in cui Faith prende Cyril a schiaffi, ha pensato: “mi ricorda il film Pirati dei Caraibi”, complimenti, avete indovinato, mi sono rifatta proprio alla scena in cui Jack Sparrow (*.*), a Tortuga, viene schiaffeggiato dalle sue 'amiche'.

Ed ecco fare la sua comparsa, anche se solo virtualmente, la famosa 'miss nessuno', che non si chiama davvero Lily (piccolo spoiler) e farà soffrire non poco il povero Axel.

Melanie è unica nel suo genere, non soltanto per la goffaggine patologica: dire a Brian, Brian Cartridge, che non le interessa... Ce ne vuole di coraggio! XD

A proposito di Brian, per la prima volta in vita sua, è uscito, anche se solo come amici, con una ragazza... Quando Faith lo scoprirà, perchè lo scoprirà, non ne sarà contenta. Non avrebbe dovuto tenerglielo nascosto. XD

Benny, invece, è stato messo alle strette da Sam. Cosa farà: parlerà con Abigail o la lascerà?

Piccole note: il “Ferry Cafè” non esiste, sebbene sia ispirato a un locale dove sono stata a Londra, dalle parti del porto, mentre Buck Street, a Camden Town, esiste davvero, c'è pure un fantastico mercato.

La torta al miele e rosmarino di Melanie non è una mia invenzione, ho avuto la ricetta da un'amica, ma non so da dove l'abbia presa, so solo che è ottima.

Alla prossima!

Serpentina 

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


 

Nuovo capitolo! Postato dopo poco, stavolta, mi sentivo ispirata e ho modificato molto poco l'originale.

Grazie, come sempre, a chi segue le avventure di Faith&Co!

Enjoy! ^^

 

Alla mia amica AryYuna, "madrina" di questa storia

A tutte le "Claude" in carne ed ossa

 

Capitolo 10: Doubt and tension

 

La comodità dei sedili di un aereo varia a seconda della classe, ma si può star certi che, se si è stanchi, sembreranno comunque comodi come un morbido materasso.

Axel, infatti, assonnato e distrutto, si era addormentato poco prima del decollo, per non svegliarsi fino a destinazione, tre ore dopo. A dire il vero avrebbe continuato a dormire, se sua madre non lo avesse pungolato con un dito per destarlo.

- Axel. Axel, tesoro, sveglia! Siamo arrivati!

- Eeh?- grugnì lui, stropicciandosi gli occhi

- Bentornato a casa- esclamò Mrs. Hawthorne - Ora, se cortesemente potessi prendere i bagagli a mano... Grazie...

Axel si alzò e mugugnò - Con la scusa che siamo alti e forti fai sgobbare me e papà come schiavi!

- Avete più muscoli di me, poco ma sicuro, e la matematica non è un'opinione, centonovanta centimetri batte centosettanta, perciò zitto e comportati da gentiluomo: portami la borsa!- rispose Mrs. Hawthorne con il migliore ghigno furbo del suo repertorio, appioppando al figlio il proprio borsone ricolmo di 'spesucce'.

Ritirata la valigia di Mrs. Hawthorne, la quale non aveva saputo contenere nel bagaglio a mano l'indispensabile per quattro giorni, raggiunsero l'uscita "arrivi", dove trovarono ad aspettarli Mr. Hawthorne; al solo vederlo, Holly emise un urletto eccitato e si precipitò da lui, che la abbracciò di slancio, sollevandola da terra, ed esclamò - La mia mogliettina tascabile!

- Lo spilungone del mio cuore!- replicò lei

- Mi sei mancata da morire- trillò Mr. Hawthorne, per poi baciare la moglie.

Non appena rimise piede a terra Holly sospirò ed esalò, scuotendo la testa - Ho capito: troverò una montagna di piatti in vari stadi di decomposizione nel lavello e mutande sporche sparse ovunque!

- Adesso non esagerare- protestò Mr. Hawthorne - Non sono disordinato... Ti ho lasciato SOLTANTO la pila di piatti sporchi da lavare.... E la montagna di roba da stirare... E il cestone dei vestiti da mettere in lavatrice pieno... Oh, e anche vetri e pavimenti da pulire... E... Uhm... No, basta così!

- Ooh, grazie della gentile concessione, Vostro Onore!- ribattè Holly, infastidita, ma al contempo rassegnata: aveva compreso da tempo che suo marito veniva da Marte e le faccende domestiche da Venere! Il giorno che lo avesse sorpreso a lavare i piatti o passare l'aspirapolvere l'avrebbe portato dritto al pronto soccorso!

Dato che si scocciava di stare impalato a vederli sbaciucchiarsi come ragazzini, Axel incrociò le braccia e sbuffò - Mi sento trascurato.

I suoi genitori sciolsero l'abbraccio, Mr. Hawthorne esalò - Ciao, Axel. E' bello rivedere anche te-, quindi abbracciò il figlio, che rispose, trattenendo a stento le risate - Che disparità è questa? A me niente bacio?

- E niente fiori

- Mi hai preso anche i fiori? Grazie!- pigolò Holly

- Lo dico sempre che sarei dovuto nascere femmina- sbottò Axel, fingendosi offeso

I signori Hawthorne risero, Mr. Hawthorne rispose - Prenditela con i miei spermatozoi, non con me!-, e i tre si diressero alla macchina, poi a casa, dove Axel, senza proferire parola, si chiuse in camera sua.

Si stese sul letto a fissare il soffitto, respirando profondamente, in cerca del coraggio di fare... Ciò che stava per fare.

Appellandosi a tutto il coraggio di cui disponeva si alzò, si sedette alla scrivania, si armò di penna e di un modulo, che compilò, infine, emesso uno sbuffo soddisfatto, esclamò - Non mi resta che farlo firmare dalla professoressa Sjogren e... Adieu, Inghilterra!

Nel frattempo, a casa Wollestonecraft, uno stordito Cyril giaceva scomposto sul divano, ringraziando le divinità di tutte le religioni che conosceva per aver tenuto i suoi genitori lontano da casa per l'intero week-end: si riduceva sempre a uno straccio dopo i concerti; non era un gran bevitore, a dirla tutta, a parte la birra, non amava gli alcolici, ma finiva ogni volta col farsi trascinare dagli amici, sbronzandosi di brutto, al punto da non riuscire a raggiungere il letto.

La quiete domenicale venne turbata da qualcuno che cominciò a spintonarlo con forza, fino a farlo cadere a terra; quel qualcuno, con somma costernazione di Cyril, era l'iperattivo tredicenne Vyvyan Wollestonecraft.

Squadrandolo con sguardo critico, paurosamente simile a quello della loro madre, Vyvyan asserì - Fai veramente schifo.

- Grazie. Mmm, dove mi trovo? Dov'è Sheila?- biascicò, ancora intontito, e leggermente dolorante per la caduta

- La scimmia urlatrice ha un nome?- sbottò Vyvyan - La prossima volta imbavagliala, per favore, sembrava steste girando un film porno!

- Che vuoi saperne TU del porno? Hai tredici anni!- replicò Cyril,

- Ne so quanto basta- asserì Vyvyan con sussiego

- Che vuoi, comunque? E' domenica!- borbottò Cyril, massaggiandosi le tempie, le illusioni sull'innocenza residua del suo fratellino andate in frantumi.

- Keith sarà qui a momenti, e non mi va che ti veda stravaccato sul divano in mutande, perciò alza le chiappe e va a farti una doccia o un bagno, ti aiuterà a svegliarti e a toglierti di dosso questo nauseante tanfo di alcool- rispose l'altro, sventolando una mano per enfatizzare il concetto.

- Keith sta venendo qui? Anche oggi? Porca miseria, non ce l'ha una casa?- sbottò Cyril, scocciato: i suoi progetti di trascorrere una tranquilla domenica casalinga si erano infranti alla parola "Keith".

- Siamo amici, gli amici passano quanto più tempo possibile insieme- rispose con sussiego Vyvyan, per poi trascinarlo in bagno.

- Si, ma voi due esagerate: più che amici sembrate gemelli siamesi- osservò Cyril.

Vyvyan non rispose, si limitò ad uno sbuffo di superiorità e a sbattergli la porta in faccia.

Poco dopo Keith mise piede in casa Wollestonecraft; si sedette sul divano, dove, fino a qualche minuto prima, aveva dormito Cyril, divorò con gusto i cornetti offertigli da Vyvyan, che gli fece compagnia, infine, placato lo stomaco, discussero dei piani per la settimana seguente.

Ad un certo punto Vyvyan, accortosi che l'amico era distratto, gli disse - Sputa il rospo, Keith

- Che rospo?

- Te lo si legge in faccia che hai qualcosa che non va, perciò spara, su, così ti alleggerisci la coscienza e possiamo tornare a cazzeggiare!- esclamò Vyvyan

- Ehm... Ecco... Preferirei parlarne con tuo fratello. Scusa- pigolò Keith

Vyvyan, messo il broncio, gnaulò - Perchè Cy si e io, il tuo migliore amico, no?

- Perchè... Lui ci è passato, può capirmi- confessò Keith - Si tratta di quel problema che ti ho accennato...

Vyvyan emise un "oh" di comprensione, seguito dallo spiccio - Strane sensazioni conturbanti laggiù, eh? Non preoccuparti, a tredici anni è normale!

- Non QUESTO problema, Vyv, QUELL'ALTRO problema!- ribattè Keith, avvampando

- Ooh, QUEL problema!- si corresse Vyvyan - Scusa, ho frainteso. Aspetta, faccio venire qui Cyril, ti darà una mano-, si alzò e andò a raccattare il fratello, ancora in accappatoio, trascinandolo in salotto incurante delle sue proteste.

- Sentiamo- sputò Cyril, a braccia conserte, corrucciato, mentre fissava Keith dall'alto in basso, in tutti i sensi.

- Ah, però- commentò lui, annusando l'aria - Hai alzato parecchio il gomito stanotte, eh?

Cyril arrossì dalla vergogna, e pigolò - Si sente ancora tanto? Eppure ho fatto la doccia!

- Ma non hai lavato i denti - osservò Keith storcendo il naso

- Non è del mio alito che dobbiamo parlare, o sbaglio?- replicò Cyril, stufo di sentirsi dire che puzzava di alcool.

- No, infatti- rispose Keith, afflosciandosi sul divano - Ho un problema

Cyril annuì e, sorridendogli bonario, asserì - Strane sensazioni conturbanti laggiù, eh? Non preoccuparti, a tredici anni è normale!

Keith si battè una mano sulla fronte, avvilito: se Cyril ragionava come Vyvyan era fritto!

- Ehm... No, Cy, Keith ha un altro problema. Con una tipa a scuola- lo corresse Vyvyan

- I primi problemi di cuore, che tenerezza!- trillò il biondo, attorcigliandosi un riccio intorno al dito - E' cotta di te, ma non ne vuoi sapere, oppure sei tu che le vai dietro?

- Nessuno va dietro a nessuno!- protestò Keith, alzandosi in piedi: nonostante non fosse particolarmente basso per la sua età, arrivava con la testa allo sterno di Cyril - E' il mio incubo peggiore!

- Incubo?

- Già- sibilò Keith, stringendo le palpebre fin quasi a chiuderle - Qualsiasi cosa faccia, lei la fa meglio. Qualsiasi concorso a cui partecipi, lei lo vince. Qualasiasi carica per cui mi candidi, la ottiene lei. Lei, lei, sempre LEI, MALEDETTA!

Cyril e Vyvyan deglutirono a vuoto, esterrefatti: non avevano mai assistito ad uno scoppio d'ira del giovane Allen, di solito calmo e posato.

Cyril, che aveva compreso il motivo che aveva spinto l'amico di suo fratello a rivolgersi a lui, vide scorrere davanti ai propri occhi le immagini dei suoi insuccessi: qualunque cosa facesse, la Irving la faceva meglio di lui, maledetta balena bruna!

Si schiarì la voce ed asserì - Hai fatto bene a chiedere il mio aiuto. Cominciamo con l'elencare i punti deboli della tua nemesi.

- Non ne ha- rispose Keith

- Impossibile, tutti hanno la propria, personale kriptonite- replicò duramente Cyril

- E' questo il problema: lei è invincibile! Dovrei odiarla, perchè mi batte sempre in tutto, ma non ci riesco... E' troppo adorabile, fa tenerezza!

Cyril sbuffò, stentando a figurarsi la rivale di Keith, quindi gli ordinò imperioso - Descrivimela

Keith aprì la bocca, ma fu Vyvyan a rispondere - Un ippopotamo biondo con le treccine

- Non avevi detto che è adorabile?- esclamò Cyril, perplesso

- Vyvyan esagera: ok, è un pò... Un po' tanto... Robusta...- concesse Keith

- Ma quale "un po'"? Cy, pare la sorellina di Barbie dopo la dieta ingrassante!- disse Vyvyan, annuendo

- Secchiona e sovrappeso e non la bullizza nessuno? Non ci credo!- commentò Cyril

- Si, beh, un pò la prendono in giro, ma...

- E' un punto di partenza. Alimenta la cosa, devi colpirla nei suoi punti deboli.

- D-Devo proprio?- balbettò Keith titubante

- Devi- rispose Cyril - Giocare pulito non ti porterà mai a niente. O questo, oppure, se sei per le maniere forti, spaventala: una volta, per punirla per aver preso un voto migliore del nostro in un compito di matematica, io e Tony chiudemmo la Irving in un armadietto e la lasciammo lì... E' un miracolo che non sia diventata claustrofobica!

- Ehm... Non so se è una buona idea...- pigolò Keith: per quanto forte fosse la voglia di vincere, tanto per cambiare, giocare sporco non era nel suo stile.

- E' un'idea grandiosa, invece!- trillò Vyvyan, dando una pacca amichevole alla schiena dell'amico - Se non vuoi sporcarti le mani ci penso io a rinchiuderla da qualche parte. Che ne dici?

- I-Io... Ehm... Vorrei pensarci su...- esalò Keith, dopodichè si alzò, salutò e se ne andò, chiedendosi se assecondare le latenti tendenze criminali di Vyvyan per arrivare primo, almeno una volta, fosse poi tanto sbagliato.

Cyril sbuffò, disse - Vado a vestirmi-, quindi tornò in camera sua, dalla quale urlò al fratello - RIFIUTO UMANO, VOGLIO, ANZI, PRETENDO CAFFE', UOVA E BACON, E ALLA SVELTA, PERCIO' MUOVI IL CULO!

- Spiacente, la discarica è chiusa- ribattè Vyvyan

- Vyv, per favore, sono già abbastanza nervoso di mio!- abbaiò Cyril

- Senti, ragazzina mestruata, se vuoi la colazione anti post-sbronza porti le chiappe in cucina e te la fai da solo!- abbaiò di rimando Vyvyan, prima di mettersi a giocare alla Playstation.

Cyril, alle parole "ragazzina mestruata", tirò un calcio al comodino, quindi prese a saltellare per la stanza su una gamba, massaggiandosi il piede dolorante, infine, indossata la prima maglia capitatagli a tiro, andò in salotto.

Vide suo fratello concentrato a sparare a strane creature verdi e mollicce che gli ricordarono la gelatina di kiwi di sua zia, provocandogli un conato di vomito, e, pervaso da spirito sadico, staccò la spina, facendogli in tal modo perdere tutti i progressi ottenuti fino a quel momento, e non salvati.

- Stronzo! Ti odio!- strillò Vyvyan, per poi lanciarsi addosso a Cyril, pronto a farlo nero.

Cyril, però, agile e dotato di ottimi riflessi, si scansò giusto in tempo, facendo sbattere il fratello contro il muro; gli bloccò un braccio dietro la schiena, tenendolo fermo, ed asserì - Se la storia di Ulisse e Polifemo che ci raccontava papà da piccoli ti avesse insegnato qualcosa, sapresti che la violenza senza un minimo di criterio non porta a niente!

- Ma come?- obiettò Vyvyan, tentando di divincolarsi - Non era il gioco pulito che non portava a niente?

- Entrambi- rispose Cyril, senza allentare la presa - Giocare sporco con astuzia è il segreto del successo. Se avessi giocato sporco non sarei stato in minoranza al consiglio di venerdì.

- Lo dicevo io che eri isterico per un motivo!- esclamò Vyvyan con l'aria di chi la sa lunga - Credevo fosse per le mestruazioni, invece...

- Molto divertente - sibilò in risposta Cyril

- Lasciami e ti permetterò di sfogarti CON me. Non SU di me, sia chiaro- disse Vyvyan.

Cyril obbedì, si mise a sedere e piagnucolò - Hanno scartato la mia proposta: quest'anno "prom" all'americana, che pacchianata!

- I balli di fine anno come in America non piacciono nemmeno a me, ma se hanno votato così... Idea: boicottalo!

- Non posso, Vyv - ganulò Cyril, imbronciato - Mi hanno incastrato: per evitare che io e i miei amici boicottiamo l'evento... Ne faremo parte. Siamo stati ufficialmente ingaggiati come band per l'intrattenimento musicale.

- Bella fregatura - commentò Vyvyan

- Già - annuì Cyril - Ma qualcosa mi dice che a qualcuno l'avermi prevaricato costerà parecchio...

Notata la luce sadica negli occhi del fratello Vyvyan deglutì sonoramente e chiese - P-Parecchio... Quanto?

- Diciamo... La sua BMW nuova - rispose Cyril, per poi andare a friggere uova e bacon, ne aveva bisogno.

Neppure Ben se la passava bene: il ricatto di Smantha gli aveva dato la nausea, fortuna che non aveva mangiato nulla, altrimenti avrebbe vomitato anche l'anima; con la testa che gli girava e i nervi a fior di pelle era tornato a casa, dove si era chiuso nella sua stanza dopo aver dato fondo all'armadietto degli alcolici e alla riserva segreta di pregiati sigari cubani di Brian.

Brian, andato a prendere la propria roba prima di tornare all'università, lo trovò così: accasciato sul letto in uno stato di semi incoscienza, circondato da bottiglie vuote e mozziconi di...

- SIGARI! I MIEI COSTOSISSIMI, ADORATI SIGARI! AAARGH!

Ben mugolò qualcosa di incomprensibile, sollevando un braccio, per poi ripiombare nel torpore quasi comatoso da sbronza.

Brian gli si avvicinò, lo esaminò, sperando di non vedere indizi che suggerissero che non si era limitato ad alcool e sigari, infine, emesso un sospiro di sollievo, si diresse alla finestra ed esclamò - Che intenzioni avevi, eh? Volevi ammazzarti, cretino?

- Non proprio- rispose Ben con voce roca - Mi bastava entrare in coma etilico.

- E' confermato: sei un cretino- asserì Brian, severo, fissandolo a braccia conserte

- Il coma sarebbe stato la soluzione ai miei problemi- mormorò Ben

- La soluzione ai tuoi problemi è far entrare dell'aria fresca qui dentro - replicò Brian, che spalancò la finestra, ed aggiunse - Ah, ossigeno, finalmente! Mi chiedo come facessi a respirare, c'è un fumo che si taglia col coltello, dà fastidio persino ad un fumatore incallito come me!

- Brian, lasciami in pace- mugolò Ben, coprendosi gli occhi per proteggerli dall'abbagliante luce solare

- No che non ti lascio in pace, Ben. Non finchè non mi avrai raccontato che ti è successo, almeno- rispose Brian

- Brian, non è successo niente, adesso vattene!- gnaulò Ben, agitando un braccio nel vuoto

Brian, colto improvvisamente da un pensiero terribile, esalò, scrollando il fratello - Non c'entra Pearl, vero? Non hai ripreso a farti, vero? Ben, ti prego, dimmi che non...

- Calmati, Brian, la mia unica droga sono le sigarette- gli assicurò l'altro, tossicchiando

- Meno male. Comunque vedo che anche i sigari te gustano, eh?

- Nah, troppo dolciastri per i miei gusti- asserì Ben - Ripeto: la mia unica droga sono le sigarette.

- Perlomeno sono legali- commentò Brian, sospirò, sollevato, infine domandò al fratello - Che ti è successo?

- Niente

- Ben, non prendermi in giro: che è successo?

Ben si accasciò sul letto prima di confessare tutto a Brian - Pearl ha detto a Sam che... Beh, che prima ero un suo... Si, insomma che mi... Facevo.

- Capisco.

- No, tu non capisci! Quella bastarda figlia di puttana ha minacciato di dirlo a tutti, a cominciare da Abby, se non la lascio per mettermi con lei!- piagnucolò Ben, afferrandosi la testa tra le mani

- E' una decisione difficile da prendere... Riflettici bene

- Tu che mi consigli di fare?

- Niente- rispose Brian

Ben, sorpreso, e un pochino incazzato, sbottò - Come sarebbe a dire "niente"? Ti ho chiesto un consiglio, sei mio fratello, devi darmelo questo cazzo di consiglio!

- Spiacente, non apro la bocca per darle aria- ribattè Brian con sussiego, per poi aggiungere, alla vista dell'espressione perplessa di Ben - Quando mai mi hai dato retta? E non parlo di stronzate, come quando ti suggerii di lavarti in lavatrice, o di mettere sul gelato ghiaia, al posto della granella di nocciole, parlo di consigli seri! Ti avevo detto che Kyle e Cyril non mi piacevano, e sono diventati i tuoi migliori amici! Ti avevo detto di stare lontano da quella Pearl, e guarda com'è andata a finire! Ti avevo detto di tenere a bada quella Samantha, e guarda com'è andata a finire! Fai sempre il...- ; all'improvviso si bloccò: aveva avuto un'idea. Si schiarì la voce e disse, cercando di suonare naturale - Hai ragione, Ben, scusami: sono tuo fratello maggiore ed è giusto che tu possa contare su di me. Vuoi sapere che sceglierei, fossi in te, tra mollare Abby e mandare a fanculo Sam? La prima.

Ben, che si aspettava tutt'altra risposta, sgranò gli occhi ed esalò - Cosa? Ma...

- Benny fratellino, non ti sto dicendo di sposare Sam: ci stai insieme per un pò, poi, dopo qualche mese, inizierai a farti odiare finchè non ti lascerà, e avrai salvato capra e cavoli.

- Ma, Brian, io voglio stare con Abby. Non ho mai conosciuto nessuno come lei, è... Speciale!- sospirò Ben con gli occhi a cuoricino.

- Bleah, sembri papà quando parla della mamma, mi dai il voltastomaco!- sputò Brian, allergico da sempre alla melensaggine - Ascoltami bene: hai fatto di tutto per impedire che si sapesse in giro che... Beh, eri anche tu schiavo delle "meraviglie di Pearl", non vorrai rovinare tutto per una che non è nemmeno venuta a letto con te!

- Non osare parlare così di Abby, lei è una brava ragazza!- protestò Ben

- Appunto per questo devi mollarla! Il risultato sarebbe lo stesso!- incalzò Brian - Credi che una così, che addirittura non beve caffè per paura che le crei dipendenza, potrebbe mai capire quello che hai passato? Non ne vorrebbe più sapere di te, e non avresti avuto nemmeno la magra soddisfazione di essere stato tu a lasciarla!

- Ma... Brian... Io Abby la..

- Hai voluto il mio parere? L'hai appena sentito. Poi fa come ti pare- sibilò Brian, per poi uscire dalla stanza senza guardare in faccia suo fratello.

Il mattino seguente Abigail andò a scuola sprizzando elettricità da tutti i pori: era nervosa per l'imminente compito in classe di chimica e il colloquio di orientamento, e per il fatto che non vedeva nè sentiva Ben da sabato, quando gli aveva gentilmente chiesto (leggere: ordinato con tanto di pistola alla tempia) di stare lontano dal "Ferry Cafè" per godersi in santa pace la serata tra ragazze, culminata in uno strip tease improvvisato di una Bridget ubriaca fradicia.

Temeva se la fosse presa, ma non aveva potuto chiarire con lui perchè aveva passato la domenica a ripassare con Faith per il compito del giorno dopo.

- Asserisco e sottoscrivo: dovrebbero dichiarare illegali i compiti di lunedì!- borbottò mestamente Faith, le occhiaie visibili nonostante il correttore

- Concordo. Senza contare il colloquio di oggi pomeriggio- rispose Abigail

Faith stava per replicare, quando le squillò il cellulare. Presa alla sprovvista, lo fece cadere a terra; assicuratasi che il telefono funzionasse ancora, rispose - Pronto? No, non disturbi, però fai in fretta, devo andare in classe, compito alle prime ore- annuì un paio di volte, quindi disse - Venerdì, non questo, il prossimo? Ok. Non potrei mai dire no alla donna che mi riempie gratis di sakè caldo! Ci vediamo oggi pomeriggio. Oh, quasi dimenticavo: ho il colloquio di orientamento con i professori, se dovessi tardare cominciate senza di me- annuì ancora, infine concluse - Perfetto. A dopo, allora. Baci.

- Chi era?- domandò Abigail, mentre l'amica toglieva la suoneria al cellulare

- Brian. Kono ci ha chiesto di suonare al "Mìchiko" venerdì prossimo, perciò, oggi pomeriggio, dobbiamo provare. Ora basta parlare della band, c'è un compito che ci attende!- esclamò Faith, agitando il pugno come una condottiera sul campo di battaglia, dopodichè entrò in classe, seguita da Abigail.

Con loro evidente sorpresa, e malcelata gioia, i loro cari 'compagnucci' non si presentarono; inutile dire che questo indispettì non poco la professoressa Lee, donna severa e intelligente, che non tollerava simili atti di immaturità.

Emesso uno sbuffo irritato, la donna sibilò, furente - Assentarsi il giorno di un compito, che avevo avvertito sarebbe stato una simulazione dell'esame finale... Una mossa veramente furba. Mi complimenterei con i vistri compagni, se fossero presenti.

- Prof, mi creda, è tutta colpa di questa influenza tardiva- tentò di difenderli Tony, uno dei tanti che Faith si era portata dietro dalle medie - Prende l'intestino, è una cosa spa...

- Silenzio!- tuonò l'insegnante, e una ciocca di capelli biondi sfuggì alla stretta crocchia che portava al lavoro - Credono forse che, dato che siete soltanto sei, non farò il compito? Poveri illusi! Oggi il compito si farà!- Faith scambiò un'occhiata atterrita con Abigail e Bridget – Ma, siccome sono equa, voi avrete un voto in più- le facce dei sei si illuminarono di gioia - Mentre chi non c'è... Beh... Dovrà sostenere un compito di recupero, che, vi assicuro, li farà pentire di non essersi presentati. Bene, al lavoro, adesso. Separate i banchi mentre Venter distribuisce i fogli- concluse in tono spiccio, agitando una mano per far capire loro che dovevano darsi una mossa.

Nel tramestio che seguì, Faith posizionò il suo banco dietro quello di Abigail, che le sorrise, sussurrandole, mentre le porgeva il suo compito - Avevi ragione: venire a fare il compito è stata un'ottima idea!.

Brian, intanto, avvisata Faith delle prove pomeridiane, sbirciò in camera di Axel, sperando di torvarlo: aveva bisogno di parlargli di un problema urgente.

- Accidenti, non c'è!- esclamò, deluso, quando vide il letto rifatto e la scrivania in ordine, chiari segni dell'assenza di Axel.

- Se non avessi passato la notte a folleggiare, sapresti che Ax oggi andava in ospedale presto, doveva consegnare non so cosa a non so che proffo. Doveva essere urgente, però, perchè è schizzato via come un razzo- rispose Brandon, facendo capolino dal bagno, per poi aggiungere - Oh, ehm, spero non ti serva il bagno, perchè per almeno dieci minuti è.. Diciamo inagibile.

Allibito, Brian gli domandò - Brand Sparrow, che cazzo hai combinato?

- Tu cosa combini in bagno?- fu la divertita replica di Brandon, che aggiunse, battendo una pacca sulla spalla di Brian - Ah, quasi dimenticavo: bella prova, amico, hai avuto fegato!

Storcendo il naso al pensiero dello stato del bagno, Brian chiese - Di che parli?

- Oh, andiamo, non fare il santarellino con me, sai benissimo di cosa parlo. Sappi, comunque, che porterò i fiori sulla tua tomba dopo che Axel ti avrà ucciso in modo lento e doloroso- replicò Brandon, quindi afferrò la borsa e corse via, lasciando Brian a grattarsi la testa, confuso.

Non appena si riprese dalla trance finì di vestirsi, fece colazione, e si precipitò di corsa al Queen Victoria Hospital, dove sapeva essere Axel.

Lo cercò in lungo e in largo, chiese di lui a chiunque incontrasse, (ottenendo così i numeri di telefono di svariate dottoresse e infermiere) ma senza risultato.

Stava perdendo la speranza, quando sentì la sua voce; sospirando di sollievo, si fiondò da lui, che stava parlando con una donna in camice nel bel mezzo di una sala d'aspetto, lo afferrò per la maglia, e gemette - Tu che sei un medico, curami!

Axel, guardandolo dall’alto in basso, rispose seccamente - Sapevo che prima o poi sarebbe successo. Cos’è? Candida?

- No

- Trichomonas?

- Che cazzo è? No!

- Herpes genitale?

- No

- Chlamydia?

- No

- Gonorrea?

- No

- Sifilide?

- Peggio!- piagnucolò Brian, disperato

Axel, allora, impallidì ed esalò, atterrito - Ommioddio, hai l'HIV!

Brian, notando che tutti i presenti lo stavano fissando famelici, tossicchiò, imbarazzato, e propose - C-Che ne diresti di parlarne in privato?

Resosi conto di stare in un luogo pubblico, Axel si schiarì la voce e rispose - Ma certo. Vieni- e lo portò in una stanza vuota, dove lo fece accomodare.

Brian, per stemperare la tensione, ridacchiò - Oh, a proposito: grazie a nome di tutti i tabloid del Regno Unito, la notizia, falsa, naturalmente, che sono sieropositivo è roba da prima pagina per almeno due settimane!

- Oh.. Ooh.. Ooops!- esclamò Axel colpevole, poi cambiò discorso e gli chiese il motivo della vista; Brian respirò profondamente prima di rispondere - Ax, devo confessarti una cosa: sabato sono...

- Uscito con Melly. Si, lo so... Lo sanno tutti, Brian.

- Come fanno a saperlo? Non ho mica affisso manifesti!

- Quasi. Brian, hai dato un'occhiatina ai giornali?

- Ehm... No, perchè?

- Perchè sul Times non c'è nulla al riguardo, ma sugli altri....- replicò l'altro, mostrandogli una rivista di gossip, che titolava: " Il giovane Cartridge colpisce ancora".

- Oh... Merda- fu tutto ciò che riuscì a dire Brian, completamente basito

- Aspetta che lo scopra Faith: vorrà le tue palle su un piatto d'argento!- commentò Axel, per poi aggiungere - Devo ammetterlo: all'inizio ho provato anche io un cocente desiderio di evirarti... Poi, però, ho chiamato Melly per sapere cosa avevate combinato, e mi ha detto che ti sei comportato da perfetto gentleman; citando sue testuali parole: "mi toccava a stento la mano, Ax, quasi non sembrava lui... A parte il fatto che lanciava ogni cinque secondi occhiate al culo della barista"!

- E' questo il problema, Ax!- ruggì Brian

- Non capisco

- Tua cugina, che misura porta di reggiseno?

Axel avvampò, e balbettò - C-Che c-cosa c-c'entra, scusa?

- Dimmelo e basta- gli ordinò Brian

- Q-Quinta, c-coppa d-doppia D. P-Perchè?

Troppo preso dal suo problema personale per chiedersi come mai Axel fosse a conoscenza della misura di reggiseno di Melanie, ululò - Ecco, vedi? Sono malato! Una QUINTA, coppa DOPPIA D, e le ho a stento toccato la mano, ti rendi conto?

Esterrefatto dalla direzione che stava prendendo quella conversazione ai limiti del surreale, Axel scosse il capo e domandò - Aspetta, fammi capire: credi di essere malato perchè non vuoi farti mia cugina?

- Non solo non voglio farmela, Ax... Non la trovo neppure arrapante!... Senza offesa!- gemette Brian, percorrendo a grandi passi la stanza - Insomma, ammetto che è carina, non posso negarlo, è sotto gli occhi di tutti... Ma niente di più! Niente pensieri sconci, come: "che poppe", o peggio... Niente di niente! SONO MALATO! Oh, Ax, quanto mi resta, secondo te?

Axel, sforzandosi di non scoppiare a ridere, rispose - Brian, se vuoi il mio parere... Eri malato prima. Non fai pensieri sconci su Melly perchè... E' tua amica, ed è positivo per te avere un'amica donna, ti aiuterà a sviluppare un rapporto più sano con l'altro sesso. Ora, se vuoi scusarmi, dovrei tornare dalla professoressa Sjogren, e tu faresti bene ad andare a lezione, tanto per cambiare-, e, detto questo, congedò l'amico.

Reduce da un compito in classe, Faith avrebbe volentieri rinunciato a seguire Storia, specialmente perchè era la Salib a insegnarla, e lei non sopportava le lezioni di vita che propinava alla classe ogni volta.

Quel lunedì, poi, faticava più del solito a concentrarsi: il tema della lezione era interessante quanto la vita sociale dei tarli, infatti non aveva scritto che poche righe di appunti.

Come se non bastasse la lezione soporifera a buttarla giù, si sentiva spossata, debole, avvertiva la spiacevole sensazione di una morsa che le attanagliava la testa e il bacino; ad un certo punto, ebbe una dolorosa fitta a livello pubico, poi più niente, se non la consapevolezza che il suo utero non aveva tardato all'appuntamento mensile.

Il fastidioso rumore della campanella di fine ora venne accolto come una soave melodia salvifica da Faith, che scappò in bagno senza aspettare Abigail, o Bridget, benedicendo mentalmente sua madre, che l'aveva convinta a mettere un assorbente nello zaino.

Si sedette sul pavimento, stringendo le ginocchia al petto, e, dopo un pò, sentì i crampi diminuire, poi, però, quasi considerasse l'emorragia uterina un affronto personale, il suo stomaco cominciò a contorcersi, e a Faith non rimase che infilarsi in un cubicolo libero e vomitare.

Forse un minuto dopo, forse dieci, udì la voce di Bridget: - F, F, sei qui?

- Sono in bagno, Bridge, un attimo ed esco- rispose

- Prisca sta dicendo a tutti che hai avuto un attacco di dissenteria. E' vero?- le chiese l'altra

- Macchè! Ho vomitato, come sempre quando mi vengono, del resto.

- Meglio fuori che dentro, è il mio motto- asserì Bridget, Faith sbuffò, pensando che era anche il motto di anoressiche e bulimiche, quindi l'altra aggiunse - Sicura di stare bene?

- Sto bene, tranquilla- rispose Faith, aprì la porta, e insieme a Bridget tornò da Abigail.

A pranzo vennero raggiunte da Ashley, Elizabeth e Claude, che mai e poi mai avrebbero perso i colloqui di orientamento, soprattutto Elizabeth, che li considerava un'occasione per sentirsi dire dagli insegnanti quanto era brava.

Claude, facendo ondeggiare la lunga chioma, piastrata e tinta di fresco, rivolse a Faith un'espressione di commiserazione, prima di cingerle le spalle con un braccio, singhiozzando - Oh, Faith, amica mia!

"Amica sua? IO? Da quando?" pensò Faith, basita, scambiandosi un'occhiata confusa con Abigail, più confusa di lei.

- Sono assolutamente dispiaciuta per te- proseguì Claude - Davvero. Mi si sono screpolate le labbra dal dispiacere, pensa. E' assolutamente or-ri-bi-le! Se posso fare qualcosa per consolarti...

- Ma consolarmi di che?- ringhiò Faith

- Oh, Faith, ma allora... Non lo sai! Oh. My. God. E' ancora più grave... Un tradimento bello e buono! Oh, povera, povera, Faith! Provo tanta, tanta pena per te, le corna sono assolutamente out!- squittì Claude, a mani giunte

Faith, che avrebbe preferito un frontale con un tir alla compassione di Claude, contorse le labbra in una smorfia disgustata, poi ruggì - LE COSA? Cambia spacciatore, ti conviene!

La bionda la fissò con espressione vacua finchè Bridget, mossa a pietà, non le spiegò che era una battuta; allora scoppiò a ridere, e trillò - Oh, Faith! Ahahah! Oh. My. God. E' assolutamente fentastico che conservi il tuo umorismo pungente anche in questo momento, date le... Circostanze.

- Ma quali circostanze? E' morto qualcuno che conosco?- domandò Faith, la pazienza agli sgoccioli

- Oh, Faith, come fai a non saperlo? Non hai letto i giornali?

- No, Claude, non li ho letti. Sai com'è, mentre QUALCUNO li leggeva io, Ab e Bridge facevamo un compito di chimica- sibilò Faith, trasformata in un cavo dell'alta tensione dal ciclo

- Oh, Faith. Povera, povera, Faith. Ingenua, Faith- gnaulò Claude - Come posso farti capire che, nel mondo reale, la chimica non serve, mentre il gossip si?

- Uhm, non so- rispose Faith - Con una lobotomia?

- Vai a pagina dieci- squittì Claude, passandole una rivista, di quelle che Faith normalmente leggeva solo dal parrucchiere.

La Irving la prese, la aprì a pagina dieci... E rimase di stucco: sotto il cubitale " Gli uomini preferiscono le bionde, Brian Cartridge le brune", c'era un articolo, corredato di foto... Di Brian, in compagnia di una sconosciuta!

"A me cinema O pizza, e a questa troietta la cenetta a lume di candela? STRONZO! MA IO LO FACCIO DIVENTARE DONNA!" pensò Faith, fece dei profondi respiri per calmarsi, e disse - Sono sicura che c'è una spiegazione alternativa a quella più ovvia, Claude

- Non direi. Guarda, si tengono per mano!- ribattè la bionda, indicando la foto

La replica di Faith venne stroncata sul nascere dalla campanella che annunciava l'inzio delle lezioni pomeridiane e dei colloqui di orientamento per gli studenti dell'ultimo anno.

Faith si alzò, incamminandosi con Abigail, alla quale sussurrò - Non volevo dare a Claude altro materiale di pettegolezzo, ma a te posso dirlo: non...

- Sapevi che Brian era uscito a cena con un'altra? L'avevo capito, F- finì per lei Abigail con aria saputa

- Già- sibilò Faith, scoprendo in canini: in quei momenti sembrava un serpente in procinto di mordere - Scoprirò chi è la tizia della foto, e, quando l'avrò scoperto, quel bastardo si pentirà di essere nato maschio, parola mia!

Abigail annuì, in segno di approvazione, si sedette accanto a Faith, quindi, per distrarla dal pensiero di Brian, si mise a parlare a raffica del compito di chimica mentre "Albertson, Anthony" entrava in sala professori.

Nello stesso momento, alla Elizabeth I Comprehensive School, Ben Cartridge rifletteva sulle parole di suo fratello: " Credi che una così, che addirittura non beve caffè per paura che le crei dipendenza, potrebbe mai capire quello che hai passato? Non ne vorrebbe più sapere di te!".

- Oh, merda, no! Di tutti i posti in cui avrebbero potuto portarci... Io mi do malato!

- Si, bravo, così ti ci portano di sicuro. Tu che ne pensi, Ben? Ci andrai?

- Eh? Uh?

- Ah. Oh. Ih. Bentornato tra noi, bell'addormentato- scherzò Cyril

- Lascialo stare, Cy, non vedi che è stanco? - intervenne Kyle - Scommetto che ha passato tutta la notte a fantasticare su quello che farà quando Abby finalmente gliela darà!

- Bella rima!- esclamò Andrew, battendo le mani insieme a Cyril

- Ooh, zitti, voi tre! Abby non è... Lo faremo quando se la sentirà, punto. Fatevi i fattacci vostri, pettegoli!- li redarguì Ben: lo divertivano le battute idiote dei suoi amici, era tutto il corollario di tristi pensieri che il nome di Abigail gli riportava alla mente che lo infastidiva.

- Uuh, qualcuno ha mangiato limoni a colazione!- ridacchiò Kyle

- Non è giornata, perciò, per favore, siate seri, per una volta- li supplicò Ben, per poi emettere un sospiro e chiedere - Cy, che dicevi prima?

- Domani è la prima delle visite di orientamento, e indovina un pò dove andremo? In ospedale!- sputò, contrariato

Ben sbuffò una risatina, e stava per replicare quando qualcuno decise di usarlo come sedia: Samantha.

La ragazza salutò Ben con entusiasmo, quindi, accavallate le gambe con fare sensuale, scacciò Kyle, Cyril ed Andrew con un altezzoso - Sciò!- e un secco movimento della mano.

I tre, seppur offesi per essere stati mandati via come galline, si allontanarono.

Samantha attese che "i quattro dell'Apocalisse meno uno" fossero scomparsi dal suo campo visivo per gettare le braccia al collo di Ben e pigolare - Non vedo l'ora di diventare la tua ragazza: staremo accoccolati tutto il giorno!... Quando non saremo impegnati altrimenti, ovvio!- concluse con un'allusiva strizzata d'occhio

Ben deglutì a vuoto, chiuse gli occhi per qualche secondo, li riaprì, si girò a guardare negli occhi Samantha, e le disse - Sam, non ho ancora preso una decisione, te l'ho già detto e ripetuto. Dammi tempo.

- Ti ho aspettato anche troppo!- squittì lei – Non puoi tenermi sulle spine in eterno, perchè avrò bisogno di un cavaliere per il ballo e, se non sarai tu, dovrò cercarne uno strafigo, e, purtroppo, non ce ne sono molti in giro. Domani. Domani dovrai dirmi che hai deciso, o farò intervenire Pearl.

- Va bene. Domani. Senti, ehm, così, per curiosità.... Sai che non provo niente per te, vero?

- Per ora- rispose lei, sorridendogli radiosa - Una volta diventata la tua ragazza sono certa che saprò farti cambiare idea!- si alzò, gli soffiò un bacio e si allontanò, lasciandolo solo ad affrontare il dilemma amletico: mollare, o non mollare Abby? Questo si che era un problema!

 

Lo so, sono cattiva: Ben non ha ancora scelto tra Abigail e Smantha. Don't worry, nel prossimo capitolo saprete se lascerà la strada vecchia per la nuova, o resterà fedele alla sua amata Abby.

Brian assaggerà in prima persona l'ira funesta di Faith... Poveretto, provo quasi pena per lui! XD

Due note:

  1. Riguardo la discutibilissima affermazione di Cyril: " Secchiona e sovrappeso e non la bullizza nessuno? ", non lapidatemi, non è la mia opinione, è un dato di fatto; credo non esistano creature più crudeli col prossimo dei bimbetti di elementari e medie... Forse solo quelli del liceo, che, però, non sono bimbetti, ma giovani adulti, quindi ingiustificabili.

  2. Quanto al (spero) divertente scambio di battute tra Axel e Brian, mi sento di dire che, se qui l'ho buttata sul ridere, nella realtà, prutroppo, con le MTS (Malattie Sessualmente Trasmesse) c'è poco da scherzare: sono tante, spesso asintomatiche, soprattutto nelle femmine e nelle fasi iniziali, più diffuse di quanto si creda, e l'unico mezzo efficace per non prenderle, oltre ad una corretta igiene personale, è il preservativo/profilattico/condom, che dir si voglia.

* Future doc mode off* Alla prossima! ^^ 

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


 

Jingle bells, jingle bells, jingle all the way...

Sopravvissuta alla sessione di dicembre, posso finalmente entrare nel vivo dello spirito natalizio. Un piccolo regalo un pò (tanto) in anticipo... Spero vi piaccia.

Grazie, grazie, grazie e ancora grazie ai miei lettori, in particolare ad AryYuna e Lyssa_, che hanno recensito lo scorso capitolo, e a vale_bubu98, nuova fan (*.*) di 'Union Faith'.

Enjoy! ^^

 

Capitolo 11: Tuesday, bloody tuesday

 

Axel entrò sbadigliando nel piccolo garage dove si tenevano le prove; vide Brandon fissare divertito Jack, che camminava in cerchio borbottando qualcosa di incomprensibile.

Perplesso, si avvicinò all'amico e gli chiese - Che gli è preso?

Brandon scrollò le spalle, e rispose - Che ne so? Con quell'accentaccio scozzese è difficile capirlo quando parla, figurarsi quando mugugna alla velocità della luce!

- Ha parlato l'inglese di Oxford! Brian?

- Ha detto che avrebbe tardato.

- Bene- asserì Axel, fregandosi le mani in una perfetta imitazione di Monty Burns de ' I Simpson', per poi aggiungere - Non vi dispiace se viene qualcuno ad assistere alle prove, vero?

- Dipende da chi è questo qualcuno- rispose saggiamente Brandon

Axel era sul punto di rivelare l'identità del misterioso spettatore, quando vide Jack attentare all'incolumità della sua batteria; si precipitò da lui, lo strattonò via e sbraitò - Oi! Cindy non si tocca, CAPITO? (Si, aveva dato un nome alla batteria)

- Scusa. Volevo sfogarmi

- Fammi indovinare: guai in paradiso- esalò Axel: Jack e Allison litigavano di rado, ma quando succedeva erano litigate epiche.

- Lei mi ha dato del 'barbaro in gonnella', io della 'pezzente mangia-patate'... Il solito, insomma - sospirò stancamente Jack, aggiustandosi gli onnipresenti occhiali da sole (Brandon era convinto li tenesse persino sotto la doccia).

- Gonnella? Mangia-patate?- sussurrò una voce familiare, che indusse Brandon a voltarsi, quindi ad esclamare, sorpreso - Melanie! Che ci fai qui?

- Mi ha convocata Axel- rispose lei giocherellando con una ciocca corvina - Per tua informazione non ho dolci con me, stavolta, puoi benissimo starmi lontano.

Quel gesto portò qualcosa all'attenzione di Brandon, che osservò - Gentile come sempre, Miss simpatia. Ehi, ti sei lisciata i capelli!

Melanie gli rivolse un sorriso radioso, ed esclamò - Non posso crederci! Ci hai fatto caso!

- E' difficile non notarlo, prima avevi i capelli... A onde, diciamo, ora sono liscissimi.

Il sorriso di Melanie si allargò, quindi trillò - Un uomo che nota da solo i cambiamenti della tua chioma è da impacchettare e portare all'altare, lo dice sempre mia madre... Secondo questo ragionamento dovrei lasciare il mio ragazzo: non si è accorto di nulla finchè non gliel'ho detto io, allora ha fatto un verso strano e ha risposto: "non c'è tanta differenza"!

Brandon ridacchiò, pensando che anche sua madre si lamentava costantemente del fatto che suo marito non si accorgeva di niente: forse soltanto se fosse andata in giro in bikini a gennaio avrebbe detto qualcosa di diverso da "stai bene con tutto, quindi fa come vuoi".

Scosse la testa per riscuotersi dal viaggio mentale, quindi disse - Ehm... Comunque, per rispondere alla tua domanda.... Jack è di Fort William, nord della Scozia, mentre Allison è irlandese, ecco perchè 'barbaro in gonnella' e 'pezzente mangia-patate'. Si, lo so, sono offese stupide e razziste, ma, se ci pensi, la gente quando litiga non brilla certo per intelligenza.

Poco dopo Axel li raggiunse, abbracciò con trasporto la cugina, quindi disse, in risposta allo sguardo inquisitorio dell'amico - Relax, non c'è da preoccuparsi: Allison farà uno stage in un centro di riabilitazione dove lavora il suo ex, ecco perchè Jack è così di cattivo umore... E' geloso!- , scuotendo il capo per scacciare gli spiacevoli pensieri sulla sua Lily che faceva chissà cosa con quel mangia-lumache del cazzo.

- Vagli a dare torto, Brian ha definito l'ex di Allison un polpo dai mille tentacoli... E per dirlo Brian...- commentò Brandon

- A poposito di Brian- intervenne Melanie - Dov'è?

- L'ho trattenuto con una scusa. Volevo parlarti con lui assente

- Wow, così si che mi incuriosisci. Dimmi tutto! Oh, e, Ax... Non noti niente di diverso in me?- Axel aggrottò le sopracciglia, negò con la testa - Niente di niente? - Axel fece segno di no una seconda volta - Avanti, Ax!- sbottò Melanie, esasperata - Guarda bene i miei capelli...

- Sono tutti al loro posto- asserì Axel - No?

A quel punto Melanie non ce la fece più: esplose. - Sono lisci, Axel! LISCI, CAZZO! VAI DALL'OCULISTA, PORCA MISERIA! ANZI, PORTACI PURE JEREMY, E' MEGLIO!

Alla menzione di Jeremy Axel serrò la mascella e i pugni, quindi sibilò - Jeremy? Jeremy Jones? Credevo aveste chiuso.

- Soltanto perchè non voleva una storia a distanza. Adesso, però, abita anche lui a Londra, così abbiamo deciso di tornare insieme- sospirò Melanie, gli occhi a cuoricino.

Axel alzò gli occhi al cielo, sbuffando, poi ringhiò - Ma che caz... Ehm, volevo dire, che combinazione! Oh, beh, sempre meglio di quell'altro cervello di segatura, almeno Jeremy potrà usare la scusa che è ubriaco semmai dovessi beccarlo a letto con Ven!

- Lo hanno capito anche i muri che J non ti piace, Ax, perchè per te nessuno sarà mai alla mia altezza, ma sai che ti dico? Non me ne frega minimamente! Sei mio cugino, non il mio custode, non hai il diritto di chiudermi in una torre sorvegliata da te!- ruggì Melanie di rimando

- Da ME e un troll- precisò Axel - Lo sto già facendo addestrare

- Credevo che per un compito tanto importante ti fidassi solo di te stesso- ribattè Melanie

- Infatti: i tuoi pretendenti dovranno passare sul mio cadavere prima di arrivare al troll- replicò Axel con sussiego

- In tal caso, il troll non tarderà a diventare molto pigro, dato che non avrà nulla da fare- scherzò Melanie, per poi scoppiare a ridere insieme al cugino.

Brandon, che si era allontanato non appena avuto il sentore di una probabile rissa tra cugini, perse la seconda parte della conversazione... Peccato, gli sarebbe piaciuta!

Melanie, infatti, accantonato in fretta e furia l'argomento "vita sentimentale", incrociò le braccia e sbuffò - Vai al sodo, prima che compaia Brian

- Oh, si, giusto, hai ragione... Ehm, ti sembrerà un po' una roba da programma televisivo americano, lo so, però... Ecco, vedi...

- Ho detto al sodo, AXEL!

Arricciato il naso in segno di aristocratica offesa, Axel rispose - L'11 aprile è il compleanno di Brian... Vorrei che gli facessi la torta.

- La torta- ripetè Melanie - Perchè, dal tuo tono di voce, ho l'impressione che per 'torta' non intendi un normale dolce di compleanno, ma una scultura super-mega-iper-arci-ultra-complicata con playmates seminude e altre cose che piacciono al tuo amico?

- Perchè sei perspicace- replicò Axel, rivolgendo alla cugina un sogghigno ammiccante

Melanie alzò gli occhi al cielo, sconvolta dalla mancanza di spirito pratico del cugino, quindi rifiutò - Ax, scusa, ma non posso accontentarti. Hai visto le dimensioni della mia cucina? E' un buco, altro che "Carlo's Bake Shop"! Dove la preparo una torta grande come la vuoi tu, per non parlare delle decorazioni?

- Sapevo l'avresti detto, perciò ti ho preceduta: mia mamma sarà felicissima di lasciar usare la cucina nuova ultimo grido alla sua nipote preferita!

Melanie sgranò gli occhi, incredula, poi esalò - E il Giudice? Ha accettato senza battere ciglio?

- Mio padre ha sentenziato, con tanto di martelletto, che puoi usare la cucina, a patto che la lasci come l'hai trovata, vale a dire come nuova, dato che mia madre non cucina- rispose Axel - Lo so, è assurdo che una donna che non cucina abbia speso un sacco di soldi per una cucina enorme ed iper-accessoriata, ma che vuoi farci, tua zia è fatta così. Non puoi deludermi, Mel, sei la mia regina della pasticceria!

- Ax, una torta del genere richiede tempo, e, nel caso l'avessi dimenticato, vado anche io all'università, devo studiare!

Determinato a spuntarla, Axel le prese una mano tra le sue e, guardandola negli occhi, gnaulò - Non hai un po' di spirito patriottico? Gli americani hanno il Cake Boss, non possiamo essere da meno di una nostra ex colonia, ergo abbiamo bisogno di te, Cake Queen.... Bel nome, eh? Tra l'altro ha quel richiamo alla monarchia che non guasta....

Pur di farlo tacere, Melanie sospirò rassegnata e acconsentì a preparare la torta di compleanno di Brian.

In quel preciso istante giunse trionfalmente l'interessato, il quale salutò i presenti con un regale movimento del polso, scoccò un'occhiata di disapprovazione all'espressione men che lieta di Jack, quindi, con la testa del povero Brandon stretta nella morsa del suo braccio, corse da Melanie, la abbracciò (con gran sollievo di Brandon, che potè riprendere a respirare), le fece fare una giravolta per esaminarla accuratamente, infine commentò - Carino il vestito nuovo, ma perchè metterlo sui jeans? Mostrale un po' 'ste cosce, Melly! Dico bene, Brand Sparrow?

- Ehm... N-Non s-saprei- balbettò lui, arrossendo: si sentiva addosso lo sguardo di Axel, affilato come una spada pronta a trapassarlo da parte a parte

- Con quello che non sai di donne ci si potrebbe riempire una biblioteca- sibilò Brian

- Non essere duro con lui, Brian- lo difese Melanie, che si sentiva in colpa per averlo aggredito durante l'ultima visita al cugino - Gli interessano di più i miei capelli: finora è stato l'unico a notare che...

- Ecco, a tale proposito- la interruppe Brian - Da quale demone eri posseduta quando li hai fatti lisciare?

- Non ti piacciono?

- Ti preferivo com'eri prima. L'unica nota positiva è che ti donano un non so che di Brigitte Bardot- asserì Brian

Gli altri tre scoppiarono a ridere in contemporanea, poi Melanie, tra le risate, esclamò - Seeh, Brigitte Bardot! Al massimo J.Lo.... Per le dimensioni di questo!- girandosi e colpendosi delicatamente una natica con la mano, facendo piegare in due dalle risate Brandon, incenerito con lo sguardo da Axel. Una volta placate le risate dell'amico rasta del cugino Melanie aggiunse - Comunque il demone che mi ha trascinata di peso prima in un negozio di intimo non sexy, OSCENO, poi dal parrucchiere, è Venus. Per qualche oscuro motivo da un paio di mesi a questa parte è decisissima a diventare mia amica, dopo anni di indifferenza reciproca che a tratti sfocia nel disprezzo e il fatto che mi ha fregato un ragazzo. Bah, chi la capisce è bravo.

- Credo si senta sola- asserì Axel - Lyn ha una famiglia tutta sua...

- CHE COSA? LYN E'...SPOSATA?- ululò allibito Brian

- Da circa quattro anni - rispose Axel, scocciato - Ha anche una figlia. Credevo lo sapessi.

- Adesso lo so- replicò Brian con voce flebile

- Basta parlare di mia sorella, mi dà l'orticaria anche solo sentirne il nome- protestò Melanie, arricciando il naso "marca Harper" - Dicevi, Ax?

- Cos...? Oh, si, ehm, dicevo... Credo che Venus si senta sola: non ha mai avuto tante amiche...

- Lo credo bene: odiosa com'è!- sputò Brian

Axel alzò gli occhi al cielo: per quanto gli dispiacesse che si parlasse in certi termini di sua cugina, non potè negare che Brian aveva ragione; ringhiò - Il prossimo che osa interrompermi rischia grosso. Dunque, per la terza volta: Venus ha poche amiche, oramai quasi tutte sposate, alcune addirittura che stanno sfornando bebè, anche Lyn ha la sua famiglia a cui badare, quindi non può più folleggiare con lei come prima, Letty è a Vienna... Le resti solo tu!

- Che bello- esclamò Melanie in un tono trasudante sarcasmo

- Si, si, va bene- liquidò la questione Brian con un secco movimento della mano - Ax, Brand Sparrow, Lupo solitario depresso- Jack sbuffò, mostrandogli il medio - Melly, potete essere fieri di me: ho compiuto una buona azione che altro che scout!

- Non tenerci sulle spine, sputa il rospo- lo incitò Brandon

- Non posso darvi i dettagli per rispetto della privacy di mio fratello...

- Da quando rispetti la privacy di Ben?- ribattè Axel

- Da adesso- rispose Brian

Jack, colto da un attacco di buonumore rincarò la dose - Ma se ci hai detto persino quanto ce l'ha lungo!

- Avete finito con le interruzioni inutili? Bene. Per farla breve, ho aiutato Ben in una faccenda delicata... Dicendogli il contrario di quello che si aspettava, e che normalmente avrei consigliato.

- Gli hai suggerito di proposito di fare la cosa sbagliata? Sei uno stronzo!- esclamò Brandon, sconcertato: per quanto a volte la trovasse insopportabile non avrebbe mai fatto una simile bastardata a sua sorella.

- No, sono un bravo fratello. Vedete, Ben ha il vizio di fare il contrario di ciò che gli si dice, perciò, dicendogli il contrario di quello che volevo facesse, mi sono assicurato che farà la cosa giusta. Non è geniale?- esclamò Brian

- Geniale, si... Come no- mormorò Axel, timoroso che la genialata di Brian potesse mettere nei casini il povero Ben.

Faith camminava quasi di corsa, diretta in stazione, senza riuscire a capacitarsi di come era andato il suo colloquio di orientamento.

Era partito nel migliore dei modi: tutti gli insegnanti, esclusa quella "brutta vacca" della Cherrylip, si erano sperticati in lodi sulla sua impeccabile pagella, nonchè sull'elevato numero di attività extracurricolari cui si dedicava, assicurandola che le sarebbero valsi una borsa di studio per l'università che aveva scelto; addirittura la professoressa Simmonds aveva rimbeccato la Cherrylip, rea di aver messo l'accento sulle sue carenze nella sua materia, dicendole: " Lorna, la ragazza deve fare domanda per l'università, non per il posto di prima ballerina al teatro Bolsoj"!

Poi, all'improvviso, la mazzata, non a caso dalla prof. (s)preferita di Faith, pari merito con la Cherrylip: la Salib.

- Con voti del genere puoi fare praticamente tutto, Faith... Hai già qualche idea?-, aveva chiesto, e lei, presa in contropiede, aveva risposto: - Beh.. Ecco... So per certo che non diventerò una reginetta di bellezza- abbozzando un sorriso.

- Su, su, Irving, non vorrai dirci che a pochi mesi dal diploma non sai ancora cosa vuoi fare nella vita!- aveva allora tuonato la professoressa Chestnut, latino, un donnone nerboruto dal cipiglio di falco che era meglio non contrariare.

- Ehm... Ecco... Io... No. Purtroppo, per adesso, so soltanto quello che NON farò- aveva ammesso, sconfitta, abbassando lo sguardo

- Andiamo, Faith, non è possibile che tu non abbia qualche aspirazione, qualche sogno nel cassetto!- aveva rincarato la Salib, aggiustandosi la kefiah, offrendole una panoramica dei denti ingialliti dal fumo e macchiati di rossetto.

Ecco, allora, arrivare la seconda mazzata: una lunghissima lista di facoltà, alcune dai nomi mai uditi prima, che l'aveva mandata ancora più nel pallone.

Infine, il colpo di grazia: "so che molti tuoi compagni desiderano fare medicina. Hai mai considerato questa ipotesi?".

A quel punto, sentendosi vicina al prendere a calci quella maledetta impicciona, dopo averla strozzata con la sua kefiah, aveva risposto che no, non avrebbe mai e poi mai fatto medicina, pensando: "non voglio essere additata per il resto della vita come 'la figlia del dr. Irving e del dr. Taylor'", dopodichè l'avevano congedata per far entrare 'Maddox, Prisca'.

" Ooh, insomma, che male c'è a non sapere ancora quale strada intraprendere? C'è tempo prima della scelta! Accidenti a mia madre, che ha stroncato sul nascere la mia idea di un anno sabbatico in giro per il mondo! Perchè tutti si aspettano che vada all'università e faccia un lavoro intellettuale? Potrei decidere di fare la ragazza che si struscia sulle auto negli showroom... O la paddock girl nei circuiti di formula uno.... Oppure la spogliarellista... O la coniglietta di playboy... O la pornostar... Ci sono tante possibilità per una ragazza con la mia, ehm, fisicità", pensò, incurvando le labbra in un mezzo sorriso, annoiata all'idea della ramanzina che sicuramente Brian e gli altri avevano in serbo per punirla del ritardo, sebbene non fosse del tutto colpa sua: a pochi passi dall'uscita Bruce Brown Pepper, ribattezzato da Faith "lo hobbit", pomposo direttore del giornale scolastico, l'aveva fermata per informarla che aveva modificato il titolo del suo articolo sull'influenza aviaria perchè, secondo lui, era incomprensibile, al che Faith, esasperata, gli aveva sibilato - Di certo non per te, che sei un pollo!

Trascorso il viaggio in treno a rimuginare su quel cretino e il suo obbrobrioso modo di scrivere, corse al garage, dove arrivò trafelata.

- S-Scusate il ritardo- esalò, affannata

- Oh, non preoccuparti, sono dieci minuti- rispose Axel, conciliante

- Novantacinque, non dieci- lo corresse Brian - Che colloquio hai fatto, con la NASA?

Faith stava per replicare quando LA vide, seduta sul piccolo frigorifero alle spalle di Brian: bruna, all'incirca della sua taglia, ma con qualche centimetro d'altezza in meno... Era LEI, la troietta delle foto!

Incazzata nera, urlò a Brian - TU, BASTARDO DI MERDA! COME HAI OSATO PORTARLA QUI? CHE C'E', SPERAVI CHE, VEDENDOLA, AVREI DESIDERATO UN MENAGE A TROIS? STRONZO!- prima di afferrarlo per un braccio e... Dargli un calcio ben assestato ai testicoli!

- Dio, che dolore! Sei impazzita?- gemette Brian, steso a terra, dolorante

- Se io sono impazzita, tu, che te la sei fatta con questa troia- indicò Melanie - Alle mie spalle, cosa sei?- ruggì Faith

- F, te lo giuro, non è come sembra- piagnucolò Brian

Resa ancora più furibonda da quella frase, Faith gli tirò degli impietosi calci negli stinchi, facendolo mugolare dal dolore, dopodichè asserì, con fare da Calamity Jane del ventunesimo secolo - Mai far girare le ovaie a una ragazza con il ciclo.

- Ehm, Faith... Ti chiami così, giusto?- pigolò Melanie, avvicinandosi lentamente - Brian ha ragione. Non è come sembra, siamo usciti come amici.

- Senti, cosa- rispose Faith - Posso credere che non sapessi che sta con me, ma non rifilarmi la stronzata degli amici, altrimenti ti cambio i connotati!

- Ehi, ehi, ehi, tu non cambi i connotati a nessuno, men che meno a mia cugina!- sbottò Axel, frapponendosi tra le due.

- Tua... Cu... Cioè... Siete parenti?- esalò Faith, sconvolta

- Esatto- rispose Axel - Perciò fidati se ti dico che, se Brian avesse davvero fatto quello che credi, l'avrei già rivoltato come un calzino.

- Oh... Oddio! Brian, scusa! Scusami tanto, davvero, non volevo!- pigolò Faith, accovacciandosi accanto a lui, che esalò un flebile quanto ironico - Figurati. Che vuoi che sia un calcetto nelle palle?

Intenerita, Faith gli diede un bacio sulla fronte, dopodichè disse - E adesso in piedi, dobbiamo provare!- infine, rivolgendosi a Melanie, esalò - Quanto a te.. Scusa se ti ho maledetta mentalmente e chiamata troia.

- Scuse accettate- rispose l'altra, stringendo la mano che l'altra le aveva teso - Ad ogni modo, mi chiamo Melanie... Non granchè, come nome, ma sempre meglio di troia, non ti pare?

Al termine della sessione di prove, che Brian aveva trascorso seduto, col pretesto che si sentiva ancora un po' dolorante nelle parti basse, Faith e Melanie fecero ritorno a Londra.

Brian fu il primo ad andar via, seguito, poco dopo, da Axel; Brandon aspettò che fossero antrambi fuori portata d'orecchio per asserire - Siamo dei pezzi di merda

- Parla per te- ribattè Jack

- Parlo anche per te, invece: sappiamo che Brian è fidanzato, eppure non gli abbiamo impedito di provarci con Faith e tutte le altre, e, quando Faith ha detto che sta con lei, non abbiamo aperto bocca. Forse tu riesci a rimanere impassibile, io no, mi sento la coscienza sporca!- replicò Brandon, gesticolando per enfatizzare le proprie parole

- Ascolta un consiglio da amico, Brand Sparrow: ci sono ragioni migliori per non dormire la notte, non fissarti su questa storia.

- La userà per poi scaricarla, Jack, come ha fatto con tutte le altre, senza contare quella povera martire della sua fidanzata, che non so come faccia a passare dalle porte... E non abbiamo fatto niente per impedirlo! Non ti fa stare male?

- No, perchè sono un essere umano, non il difensore dell'umanità- rispose Jack - Guarda alla questione con razionalità: anche se glielo dicessimo, non ci crederebbe, e poi, ad una ragazza della sua età fa bene avere una delusione in amore, è un eccellente argomento di conversazione e le dona una specie di distinzione nel suo gruppo di amiche... Lasciamo che Faith si goda questa felicità illusoria, entro settembre sarà sicuramente tutto finito.

- Dovresti litigare con Allison più spesso, la rabbia ti rende poetico- commentò Brandon, ridacchiando, prima di salutare l'amico e fare rotta verso la biblioteca, spinto non da sete di conoscenza, bensì dalla volontà di constatare con i propri occhi se la nuova bibliotecaria era veramente carina come gli avevano riferito numerosi amici.

Il mattino successivo, stanca e in preda allo strodimento causatole dall'antidolorifico, Faith varcò la soglia dell'aula: aveva progettato di parlottare con Abigail durante le ore della Salib, invece l'amica, con ogni probabilità a causa del colloquio, si rivelò decisissima a seguire, cosicchè Faith dovette attendere l'intervallo di metà mattina per poterle rivolgere la parola senza venire azzittita.

- Scusami se non ti ho aspettata, Ab, avevo le prove- pigolò

- Potresti farti perdonare raccontandomi per filo e per segno del tuo colloquio, sto morendo di curiosità!- trillò l'altra in risposta

- Oh- mormorò Faith, leggermente abbacchiata - Niente di che... Fortunatamente non hanno commentato la scelta del college, altrimenti credo che avrei cavato gli occhi a qualcuno, è da quando avevo dieci anni che sogno di frequentare il New College, e guai a chi mi contraddice! Mi hanno sommersa di complimenti, a saperlo avrei portato un salvagente...- Abigail sollevò un sopracciglio, ad indicare che la battuta non era divertente - Mi hanno detto che con un curriculum scolastico come il mio posso fare praticamente tutto tranne miss mondo e l'atleta, dato che persino un elefante in cristalleria si muove meglio di me, testuali parole di quella brutta vaccona rifatta della Cherrylip...

- Ah, si? Invece con me la professoressa Cherrylip si è complimentata per la mia grazia, ha detto che quando faccio gli esercizi sembra che stia ballando! A parte quella alternativoide dai denti gialli della Salib, che mi ha accusata di essere disinteressata alle sue lezioni, mi hanno fatto tutti i complimenti, e, alla fine, mi hanno dato qualche consiglio per la scelta dell'università... Ho detto loro che le mie uniche certezze sono: facoltà scientifica, tassativamente no ingegneria o medicina, e loro giù ad annuire. Niente di drammatico, insomma- la interruppe Abigail

- Ti è andata di lusso. Il mio colloquio, al contrario, è precipitato: mi hanno chiesto cosa vorrei fare dopo il diploma e... Non ho saputo rispondere!

- Faith Irving che non sa rispondere a una domanda... Come ho potuto perdermelo?- esclamò Abigail, contrariata

- Molto spiritosa - sibilò Faith a denti stretti

- Non te la prendere, F, cercavo solo di sdrammatizzare

- Non puoi sdrammatizzare questa tragedia- gnaulò Faith - La Salib mi ha chiesto, allibita, se non avessi sogni o aspirazioni, dando il via ad un coro confuso e discordante di proposte che non ha avuto altro risultato se non mandarmi nella confusione più totale, infine, ciliegina sulla torta, la Salib ha coronato il tutto con il meraviglioso "molti dei tuoi compagni vogliono fare medicina, hai mai considerato questa ipotesi?"

- Ahia! Pessima domanda!- squittì Abigail - A parte il fatto che all'università non ti mischieresti mai con gente come i nostri compagni... Sanno tutti che sei negata per le relazioni interpersonali, come faresti a stare a contatto con i pazienti? Senza offesa, F, sei intelligente e tutto, ma che tu possa diventare un dottore è probabile quanto... Uhm... Non so...

- Che il prossimo presidente degli USA sia nero?- suggerì Faith, che non nutriva molta fiducia sull'apertura mentale degli americani

- Si! O donna- rispose Abigail, ridacchiando

- Seriamente, c'è troppa... Umanità nel mestiere del medico, non fa per me: certo, mi attira il fatto che sia un lavoro duro, sporco e a volte cruento, ma cavolo, ti segue ovunque finchè morte non vi separi, come un matrimonio senza possibilità di divorzio- asserì Faith

- Davvero? Non è come, che so, 'Scrubs', 'E.R.', e simili?- chiese Abigail, sconvolta

Faith scosse la testa in segno di diniego, e disse - Dovrebbero mostrare come funziona veramente. Non soltanto un ospedale, la vita vera in generale. Prepararci a quello che ci aspetta fuori dai cancelli del college.

- Come fa la Elizabeth I

- Cosa?

- La scuola di Ben- spiegò Abigail, calandosi con gioia nel ruolo di cicerone - Organizza per gli studenti dell'ultimo anno, oltre ai soliti colloqui, delle gite, diciamo, per, come dicevi, prepararli a ciò che li aspetta. Credo che in programma ci siano: ospedale, tribunale, accademia di belle arti, borsa, parlamento... E altro, ora non ricordo- Faith sgranò gli occhi, imprecando mentalmente contro sua madre, che non aveva voluto iscriverla alla Elizabeth I Comprehensive School, Abigail, però, la ignorò, e andò avanti col monologo - Non capisco come mai non facciano lo stesso qui. Stupido preside apatico, pensa più a microcefali come Gerald Perks, buoni solamente a dar fuoco ai cassonetti dell'immondizia, che a chi vuole davvero combinare qualcosa nella vita! Ah, non sai l'ultima: Perks ha dichiarato di voler entrare in politica. Quel cerebroleso! Se lo fa sul serio giuro su Ben che brucio la tessera elettorale!- Faith fece per aprir bocca, ma Abigail non glielo permise - Comunque, ehm... Ecco... Se oggi pomeriggio non hai da fare, dopo scuola...

- A parte studiare, nulla

- Perfetto. Puoi accompagnarmi, allora!- trillò Abigail battendo le mani

- A fare shopping?

- No, no... Oh, e va bene, lo ammetto: non sento nè vedo Ben da sabato, F, sto cominciando a preoccuparmi. Ieri sera ho telefonato a casa sua; ha risposto la madre, dicendo che era uscito con gli amici...

- Se la dev'essere presa per la storia della serata tra ragazze e ha organizzato una serata tra ragazzi per ripicca. Infantile, ma normale- asserì Faith

- Lo sarebbe... Se non l'avessi sentito perfettamente, all'altro capo del telefono, pregare sua madre di dirmi che non c'era - piagnucolò Abigail con gli occhi lucidi - Lui... Mi sta evitando, capisci? E non so neanche perchè! Voglio chiarire, F, sapere se e dove ho sbagliato, rinfacciargli i suoi errori e fare pace, perciò oggi sarò, anzi, saremo, davanti alla Elizabeth I, pronte a braccarlo!

- Dopo la caccia alla volpe, un nuovo sport nazionale: la caccia all'otaku! Al posto dei cani useremo i Pokemon?- scherzò Faith

- Spiritosa. Molto spiritosa- sibilò Abigail - Allora, ci stai?

- Ci sto.

Quel pomeriggio, alle 4:30 p.m spaccate, Abigail e una arrancante Faith si piazzarono davanti alle scale della Elizabeth I Comprehensive School, in attesa che gli studenti uscissero.

Dopo dieci minuti di attesa infruttuosa, Faith si scocciò, e, incurante delle proteste dell'amica, si avvicinò ad una coppietta che amoreggiava con ancora addosso la tuta (con il logo della scuola... Che sciccheria!), e chiese - Scusate, marmocchietti...

- Ho quattordici anni- rispose la ragazzina, offesa

- Davvero? Li porti bene, ne dimostri dieci di meno!- la ragazzina ringhiò, rabbiosa (forse Abigail aveva ragione sull'abilità di Faith per le relazioni interpersonali) - Ok, basta smancerie: che fine hanno fatto gli altri?

- Quali altri?

- I grandi, quelli dell'ultimo anno

- S-sono a-andati alla g-gita, quella 'vedi oggi il lavoro di domani', o qualcosa del genere- balbettò il ragazzo, intimorito dal sorrisetto (poco rassicurante) di Faith

- Sai anche dove erano diretti oggi?

- A-Al Queen's, m-mi pare

- Grazie, mocciosini, mi siete stati molto utili. Adios, e... Fate sesso sicuro!- esclamò Faith, prima di tornare da Abigail per comunicarle le informazioni acquisite.

- Sono al Queen's, Ab

- Sono a NEW YORK?- ululò Abigail, fuori di sè

- Ma quale New York! Sono al Queen's... Il Queen Victoria Hospital- spiegò Faith, per poi trascinare l'altra in metropolitana... Per loro fortuna l'ospedale era a pochi passi dalla fermata.

Intanto, nel cortile del Queen Victoria Hospital, gli studenti della Elizabeth I si erano radunati intorno all'insegnante, chi entusiasta, chi felice di non essere a lezione o a studiare, chi completamente indifferente, chi annoiato... Uno sull'orlo del collasso: Cyril Wollestonecraft.

In realtà Cyril non aveva la minima intenzione di partecipare a quella che Kyle aveva scherzosamente definito 'allegra scampagnata', ma era stato costretto a prendervi parte: in quanto presidente del consiglio degli studenti doveva dare il buon esempio, senza contare che i suoi amici l'avevano minacciato di farlo morire e risorgere per ammazzarlo di nuovo se non si fosse presentato.

Aveva istericamente inveito contro Ben, reo di aver pronunciato la parola "ospedale" tre volte in una frase, aveva vomitato il pranzo quando Kyle aveva commentato che sembrava sangue bollito, e aveva provato un senso di angoscia crescente man mano che si avvicinavano all'edificio, di un bianco abbacinante, al punto da essere riuscito a dare la scossa ad Andrew semplicemente sfiorandolo all'uscita dalla metropolitana.

- Essendo il solo ed unico scopo di questa visita darvi un assaggio di una giornata tipo in una struttura ospedaliera, non mi aspetto che vi divertiate, mi basta che vi comportiate da degni rappresentanti del genere umano. Vedere, ma non toccare, ragazzi, specialmente in caso doveste posare lo sguardo su sangue o altri fluidi biologici- disse il professor West con voce strascicata, Cyril assunse una sfumatura verdognola, cominciando ad iperventilare - Siete tutti maggiorenni, e questa è un'attività facoltativa, di conseguenza non perderò tempo e voce facendo l'appello. Entriamo.

I ragazzi lo seguirono, tutti meno uno... Cyril, che rimase impietrito di fronte alla porta a vetri, incapace di muovere un muscolo, almeno finchè non udì una voce familiare esclamare - Oh, cazzo di Buddha, non avevo calcolato ci saresti stato anche tu, Wollestonecraft!

- Guarda un po' chi è appena arrivato: la cessa dalle tette grandi e la sua degna compare, miss nerd fioccosa- replicò lui, cercando di non lasciar trasparire il proprio disagio, lanciando un'occhiata sprezzante all'enorme fiocco rosso che ornava il cerchietto di Abigail.

- Il dispiacere è tutto tuo, sappilo- ribattè Faith

- Smettetela di battibeccare come una vecchia coppia di sposi, voi due- si intromise Abigail, facendoli arrossire - Gli altri sono dentro?

- Si. Non so in che reparto, però- rispose Cyril

Faith colse la palla al balzo per umiliarlo; ridacchiò sommessamente, perfida, poi domandò - Come mai non sei con loro, Cy? Paura di... Vederci rosso?- Cyril impallidì, tremante, facendole capire che aveva colto nel segno - Suvvia, un ragazzo intelligente come te dovrebbe sapere che c'è di peggio che qualche schizzetto di sangue, rosso rutilante... C'è il bianco giallognolo del pus, ad esempio... Il colore violaceo dei lividi... Il verde della gangrena... Il nero necrotico...

Abigail, impietosita, diede una gomitata all'amica, e disse, muovendo le sopracciglia con fare allusivo - Faith, non dovevi aiutarmi a cercare Ben?

La Irving seguì lo sguardo dell'amica, notò lo stato di Cyril e capì di aver esagerato, quindi rispose - Vai, ti raggiungo dopo-, la vide oltrepassare la porta, e aggiunse, in tono più dolce - Vieni, entriamo

- Che cosa? Non puoi chiedermelo, Irving, non tu! Sai benissimo che.. Che ho... Una paura fottuta del... Sangue. Ecco, l'ho detto!- piagnucolò Cyril

- Che sciocchezza: non si può aver paura del sangue, al massimo può fare schifo- lo corresse Faith

- Era proprio necessaria questa precisazione? E non dire quella parola!- sbottò Cyril

- Quale, sangue?

- IRVING!!

Faith gli sorrise e promise - Scusa... Impossibile resistere! Dai, vieni con me, prometto di non farti vedere neppure una gocciolina microscopica di quel fluido rosso che non ti piace... Fidati di me.

- Perchè dovrei?- obiettò Cyril, osservandola con diffidenza

- Perchè non ti ho mai dato ragioni per non farlo. Non ti ho mai... Chiuso in un armadietto, rubato lo zaino, fatto lo sgambetto, scritto "balena" su tutti i tuoi libri e quaderni, trasformato la tua sciarpa preferita in un'opera di Pollock, tra l'altro con vernice indelebile- rispose Faith - Devo continuare?

Cyril, avvertita una spiacevole morsa alla bocca dello stomaco, che provava ogni volta che ricordava quanto male avesse fatto a Faith, scosse il capo e sussurrò - Messaggio ricevuto

- Seguimi- gli ordinò Faith in un tono che non ammetteva repliche, e al ricciolo d'oro più fifone d'Inghilterra non rimase che obbedire.

Come promesso, Faith non portò Cyril su, ai reparti, bensì lungo un corridoio che partiva dalla parete posteriore dell'atrio, e che conduceva...

- Al bar? Mi hai portato... Al bar?

- Preferivi la mensa? Spiacente, a quest'ora è chiusa- rispose Faith, raggiunse a balzelli la cassa, quindi chiese - Cosa prendi? Offro io. Consideralo... Il mio modo per chiederti scusa per aver infierito, prima. Ho esagerato

- Oh, ehm... Grazie, uhm... Prenderò... Un thè

- Aggiudicato. Due thè, e... Una confezione di brownies- trillò Faith, pagò, quindi spedì Cyril a cercare due posti, mentre lei si dirigeva al bancone.

Una volta sedutisi al tavolino più remoto del bar, vicino alla vetrata, emisero un sospiro di sollievo, dopo il quale calò il silenzio, rotto soltanto dal lieve rumore delle tazze sollevate e rimesse sui piattini, delle mascelle che masticavano e dal chiacchiericcio di sottofondo.

Cyril ne fu felice: Faith non era tipo da aprire la bocca per condividere col mondo il profumo del suo dentifricio, parlava solo e soltanto se aveva qualcosa da dire, qualcosa di interessante.

"In questo siamo simili", pensò, sbocconcellando un brownie.

I pensieri di Faith non erano molto diversi: non era una ragazza loquace, perciò trovava piacevole non sentirsi in dovere di dire la cosa giusta, anzi, qualsiasi cosa, stare semplicemente seduta a bere un thè caldo mentre osservava il cielo grigio e le cime degli alberi mosse dal vento, un vento fin troppo freddo per il mese di marzo.

Nel frattempo, al piano superiore, Ben fingeva interesse per non essere costretto a guardare negli occhi Samantha, che gli aveva arpionato un braccio da quando erano entrati, elencandogli tutto quello che gli avrebbe fatto una volta divenuta la sua ragazza.

L'intervento di una dea ex machina salvò il suo cervello dal suicidio; Pearl si avvicinò ai due ridacchiando, afferrò l'altro braccio di Ben e squittì sfarfallando le ciglia, imitando una voce infantile - Sammy, posso rubarti il tuo amoruccio per un paio di minuti? Te lo ridarò intero, promesso- dopodichè trascinò Ben lontano da orecchie indiscrete e disse - Stasera c'è un mezzo rave nella vecchia zona industriale, roba fantastica... Devi assolutamente venire

- Grazie dell'invito, ma non sono interessato- rispose Ben, rimpiangendo la presa salda, ma innocua, di Samantha

- Capisco... Ti sei convertito al natural, eh?- incalzò Pearl - No problem, mi sono arrivati certi funghi allucinogeni... Ti spediscono su un altro pianeta, giuro!

- Pearl- osservò Ben - Ti rendi conto che stai parlando di sostanze illegali in un luogo pubblico? Su, dai... Dopo- , felice di potersi liberare di lei, sebbene per poco.

Bramoso di solitudine, si sganciò dal resto del gruppo e tornò nell'atrio. Non aveva fatto i conti, però, con Samantha, che lo aveva seguito, abbracciandolo da dietro nel momento esatto in cui Ben stava per festeggiare per averla seminata, esclamando - Non puoi sfuggirmi amore mio!-, e... Con Abigail, arrivata nel posto giusto al momento sbagliato dopo un infruttuoso giro, che l'aveva portata ad essere cacciata in malo modo da una corsia.

Scioccata, dopo aver boccheggiato come un pesce rosso, la Venter esalò - Ben... Cosa significa questo?

Ben, compreso di non avere vie di fuga, rispose - Significa che... C'è qualcosa che devo dirti.

Guardando scorrere davanti ai propri occhi l'andirivieni di avventori del bar, Cyril si chiese se i suoi compagni avessero fatto caso o meno alla sua assenza; decise che non gli importava: Mr. Perfezione Wollestonecraft aveva preso una mezza giornata di vacanza, lasciando il posto ad un rilassato diciottenne, intento a godersi la sua quarta tazza di thè.

- Grazie, Irving

- Per il thè? Figurati, è stato un piacere

- Non solo, anche per... La piacevole conversazione- sbuffò lui

- Ma se non ho detto niente!- gli fece notare Faith

- Appunto

- Se non ti conoscessi mi sentirei offesa: hai dato a intendere che conversare con me è una noia- asserì lei, per poi accaparrarsi l'ultimo brownie

Cyril rimase a bocca aperta, poi si affrettò a correggersi - No, no, io non... Mi sono espresso male, quello che intendevo, in realtà, è che... Mi ha fatto piacere che non abbiamo parlato perchè, anche se la buona educazione lo imponeva...

- Non te la sentivi- finì al suo posto Faith, che allungò una mano fino a coprire la sua, e aggiunse - Non preoccuparti, l'avevo capito

Cyril, allora, decise di divertirsi un pò: strinse la mano di Faith, giocherellò con l'anulare, infine commentò - Che mani calde che hai... E morbide, anche... Peccato per le unghie mangiucchiate!

Faith, allibita, ritrasse la mano immediatamente, e sbottò - Cyril Wollestonecraft, sei l'essere più spoetizzante che abbia avuto la sfortuna di incontrare!

L'altro era in procinto di controbattere, quando qualcuno esclamò - Faith! Quanto tempo!

- Non posso crederci! Dottor Fisher! Come va?- rispose la ragazza, salutando con entusiasmo un uomo sulla quarantina in divisa blu scuro, il quale si massagiò le tempie e disse - Esco or ora dalla sala... Un turno allucinante! E tu? Presenti ai tuoi il tuo ragazzo?

Faith, che stava bevendo del tè, lo sputò, tossendo sconvolta.

Cyril, invece, commentò - Bonjour finesse!- , facendo appello a tutto il suo savoir fair sorseggiò elegantemente dalla tazza, poi, rivolto un sorriso malevolo allo sconosciuto, rispose - Se non si fosse capito dalla reazione di Irving... Non sono il suo ragazzo.

- Oh- esclamò quello - Oh, beh... Uno in più per le altre ragazze single! Ciao, Faith, ti lascio a chiacchierare con il tuo amico- e, detto questo, se ne andò.

- In questo posto lavora gente che ha venduto il cervello al mercato delle pulci- asserì Cyril tra un sorso di tè e l'altro, scuotendo il capo - Credermi il tuo ragazzo...

- Ooh, taci! E' una tragedia!- gnaulò Faith

- Esagerata! Brian non è così tanto geloso!- la rimbeccò Cyril

- Wollestonecraft - ringhiò Faith, un brillio omicida negli occhi - Se non chiudi immediatamente la bocca ti porto in sala operatoria... Come paziente!

- Ok, ok, non ti scaldare... Semplicemente non capisco perchè ti infervori tanto: nemmeno a me piace l'idea che chi non ci conosce possa prenderci per una coppia, ma non ne faccio la tragedia che fai tu!

- Forse perchè quello che ci ha presi per una coppia non lavora con tuo padre- replicò Faith

- Che co...? Tuo padre lavora... Qui?- esclamò Cyril

- Anche mia madre- rispose Faith - Hanno... Venduto i loro cervelli al mercato delle pulci.

- Oh... Oh... Oops!- esalò Cyril, avvampando per la gaffe

- Spera solo che i miei non lo vengano a sapere, altrimenti... Ti lascio immaginare. La mia vita privata deve restare pri-va-ta!

Il fruscio della porta che si spalancava fece voltare Cyril, che disse - Mi sa che al momento hai problemi più urgenti, Irving

Faith, perplessa, volse lo sguardo alla porta e vide immobile al centro della stanza, Abigail.

- ABBY!- gridò, precipitandosi da lei, per poi abbaiare, vedendola in lacrime, scossa dai singhiozzi - Cosa è successo?

- Ti prego, portami a casa- piagnucolò Abigail

- Si, certo- rispose Faith, prese la giacca, salutò Cyril e si avviò all'uscita con la fontana, ehm, la sua amica.

Quella sera, a svariati chilometri di distanza, alcuni amici stavano preparandosi ad un evento.

- POSTI DI MANOVRA!- ruggì Brian

- Non avremmo dovuto fargli vedere 'Mary Poppins', ha un brutto effetto su di lui- bisbigliò Axel a Brandon, che annuì

- Muovetevi, deve essere tutto pronto entro le 9 p.m.! Avanti, bambini, oplà!

- Ma, Brian... E' già tutto pronto!- gli fece notare Brandon

- Tutto tutto? Tv?

- Accesa

- Cellulari?

- Spenti

- Pop corn?

- Appena fatti, caldi e croccanti

- Patatine?

- Nella ciotola sul tavolino, croccanti anch'esse

- Birre?

- Fresche e alcoliche, appena tirate fuori dal frigo

- Ragazze?

- Mandate tutte a quel paese

- Eccellente- asserì Brian, si sedette sul divano accanto ad Axel, poi, accortosi che non erano schiacciati come sardine, domandò - Un attimo: e Jack?

Il suono del campanello fu la risposta alla domanda; Brandon andò ad aprire, e Jack si fiondò sul divano, esalando, trafelato - Scusate il ritardo, ragazzi, sono stato, ehm... Trattenuto.

- Jack, per tutti i supercalifragilistichespiralidoso, avevo espressamente ordinato: "ragazze a quel paese"!- lo redarguì Brian

- Non potevo godermi la partita senza prima aver fatto pace con Allison- si giustificò l'altro

Brandon e Axel fischiarono in segno di approvazione, quindi quest'ultimo ridacchiò - Immagino anche come... Hai la patta aperta!

- Davvero?- esclamò, imbarazzatissimo Jack, quindi andò per "chiudere la bottega", ma... La trovò già chiusa. Era uno scherzo!

- Ax, sei un deficiente!- abbaiò, rivolto all'amico, piegato in due dalle risate, come anche Brandon e Brian, che, dal ridere, scivolò giù dal divano.

- Silenzio, adesso, stanno per annunciare le formazioni!- ruggì poi, ritornato al proprio posto, agitando la bandierina della sua squadra.

- Silenzio totale, o possiamo almeno dire "forza Chelsea"?- chiese Brandon, guadagnandosi un'occhiataccia di rimprovero da Brian.

Il momento era cruciale: apparsi i tabelloni, il telecronista stava per elencare le formazioni delle squadre, quando il silenzio venne rotto... Dalla suoneria di un cellulare.

- "You can leave your hat on"... Brian, dannazione, è il tuo!- ululò Axel, desiderando strozzarlo con la sciarpa.

Brian, fumante dalla rabbia, prese il cellulare e si chiuse in camera sua; rispose - Senti, non per essere scortese, ma la partita sta per iniziare, stanno dando le formazioni, tra un millisecondo ci sarà il calcio d'inizio, e...

- Una stupida partita di calcio è più importante di me? Grazie!

- Uffa! E va bene, ti concedo due minuti; non di più, sai che tutte le volte che ho perso il calcio d'inizio il Chelsea ha perso!- gnaulò Brian, per poi aggiungere - A proposito, Benny fratellino... Non c'è bisogno di piangere: non abbiamo ancora vinto. Tra l'altro ho visto il portiere un po' spompato, magari un goalettino di consolazione ve lo concediamo!

- Sai quanto me ne frega, adesso- esalò Ben

- Ben, che eresie vai dicendo? Hai battuto la testa?

- Peggio- sospirò - Ho affrontato Abby e Sam

- Aah, ora capisco. Non preoccuparti, Benny, so che è stato difficile, e ti è costato molto, ma tra poco la gente avrà altro di cui sparlare. Hai fatto la scelta giusta.

- Sai, non ne sono tanto sicuro

- Io invece si- asserì Brian - Abby è davvero una brava ragazza, e...

- Credi che abbia fatto bene a mollarla?- gemette Ben

- Si, hai fatto bene a... COOSA?

- Avevi ragione, Brian: se le avessi detto la verità mi avrebbe lasciato, quindi ho deciso di rompere io.

Incapace di aggiungere altro, Brian pose fine alla chiamata.

Tornò dai suoi amici, si sedette e chiese - E' già cominciata?

- Eccome... Ci hanno già segnato un goal! Il portiere stasera avrebbe bisogno di un paio di occhiali- rispose Jack

Brian abbozzò una smorfia triste, poi disse - Brand, passami una birra, devo bere per dimenticare.

- Cattive notizie?- domandò Axel, accortosi dell'espressione funerea dell'amico, che rispose - Pessime. Ben mi ha dato retta l'unica volta che non avrebbe dovuto farlo! Cazzo! Non è così che doveva andare!

- Quando mai le cose vanno come dovrebbero?- asserì Axel, cupo - Fai progetti in base ai tuoi sogni... E poi... Qualcosa o qualcuno manda tutto a puttane, e il peggio è che spesso quel qualcuno sei proprio tu.

Brian trangugiò la birra, pensieroso, guardando senza vedere la partita: aveva il presentimento che le parole di Axel fossero rivolte più a se stesso che a Ben.

 

 

Capitolo lungo e denso di eventi, eh? Faith che non sa che pesci, ehm, facoltà, prendere, Brandon e le sue crisi di coscienza, Cyril e la sua ematofobia, Brian col suo piano geniale finito male... La coppia più sdolcinata di Union Faith scoppiata...

Spiacente, Abby, dà il benvenuto a Ben/Sam! *si arma di scudo per difendersi da Abigail e dai fan della coppia Ben/Abby*

Alcune piccole precisazioni:

  1. Per chi non lo sapesse, il programma americano cui si riferisce Axel è "Cake Boss" ("Il boss delle torte", per noi), trasmesso su Real Time. Se amate i dolci quanto me, non perdetevelo!

  2. Sempre per chi non lo sapesse, il Teatro Bolsoj, Russia, è un tempio, anzi, IL tempio del balletto classico (che adoro).

  3. La battuta di Faith sul presidente USA è cronologicamente corretta, perchè, essendo nella storia marzo 2008, Obama non solo non era stato ancora eletto, non aveva ancora neanche vinto il testa a testa con la Clinton!

  4. Non so se gli inglesi, per votare, usino tessere elettorali come le nostre, nè se facciano davvero fare dei colloqui di orientamento all'ultimo anno di liceo (sulle 'allegre scampagnate', per dirla come Kyle, mi sono documentata: le fanno fare! *.*)... Prendete per buono ciò che ho scritto.

  5. Per chi non lo sapesse parte terza: Jackson Pollock era un artista che adoro, le cui coloratissime opere... Sembrano dei grandi "inguacchi". In pratica Faith ha voluto dire che Cyril le ha imbrattato la sciarpa fino a renderla irriconoscibile.

  6. Completo la tetralogia dei "per chi non lo sapesse": la canzone che Brian ha per suoneria (per ascoltarla: http://www.youtube.com/watch?v=jbqpG5fYai4 ) è un pezzo di Joe Cocker, parte della colonna sonora di '9 settimane e mezzo'.

Volo a impacchettare i regali, alla prossima!

Serpentina

Ps: Merry Xmas and a happy New Year! ^^ 

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


 

Welcome Back!

L'Epifania tutte le feste ha portato via (purtroppo!), e, grazie al cielo, anche l'influenza che mi ha tenuta dieci giorni a letto, a tossire senza sosta.

Nelle pause tra un colpo di tosse e l'altro, ho "lavorato di lima" per rendere presentabile questo capitolo e, in preda a un'improvvisa smania socialnetworkiana, ho creato una pagina facebook della storia ( https://www.facebook.com/home.php?ref=hp#!/francy.iann ).

Buona lettura! ^^

 

Capitolo 12: Wake ups and break-ups

 

Plunf.

Sbuffando, avvolta nel piumone in posizione fetale, Abigail Venter si domandò quando era diventata così intollerante ai rumori.

Plunf.

Il suono delle gocce d'acqua che si infrangevano sulla superficie metallica del lavello di solito le conciliava il sonno, fungendo da singolare ninna-nanna.

Non quella notte.

Non dopo quanto accaduto al Queen's.

Teneva gli occhi chiusi, non per tentare di scivolare nel sonno profondo, bensì per difendersi, almeno in parte, dal buio della sua stanza e dei suoi pensieri.

Eppure, nonostante gli sforzi, facevano capolino con cadenza regolare: un brutto ricordo per ogni goccia che cadeva.

Non avrebbe dormito quella notte, ne era certa.

Plunf

La faccia sconvolta di Ben.

Plunf.

Il sogghigno perfido di quella... Quella... Samantha.

Plunf.

Quelle orribili parole.

Plunf.

"Mi piaci, Abby, mentirei se lo negassi, ma... Sam ha un valore aggiunto". Poteva benissimo immaginare quale.

Plunf.

La sua replica, con voce tremula per le lacrime che aveva stentato a trattenere: " non puoi farmene una colpa, non ti ho mai illuso, sapevi che non..."

Plunf.

La glaciale risposta di Ben: " sono un ragazzo, Abby! Cosa credevi? Che mi sarei accontentato di stupidi bacetti da dodicenne fino al matrimonio? Non essere ridicola!"

Plunf.

Lo stupore. Il dolore. Il respiro mozzato.

Plunf.

Il colpo di grazia, tagliente come una lama: " non fare quella faccia, è normale essere attratti dal corpo di una persona; la prima cosa che ho notato di te non sono stati gli occhi, ho guardato più in basso, così come tu non ti sei innamorata dei miei capelli... Almeno, spero, altrimenti saresti davvero patetica!"

Plunf.

Le prime lacrime, scese silenziose lungo le guance. Se non avesse avvertito la sensazione di bagnato sulla pelle nemmeno si sarebbe resa conto di stare piangendo.

Plunf.

"E' finita."

Plunf.

Se le parole possono uccidere, perchè non era morta?

Plunf.

Le altre lacrime, copiose, miste a singhiozzi, asciugate con un fazzoletto, prima di cercare conforto... Prima di trovare Faith.

Plunf.

L'abbraccio dell'amica, che aveva accettato di buon grado di non avere risposta alla domanda, legittima: "Ab, cosa è successo?", il ritorno a casa, la scusa che puzzava di bugia rifilata a sua madre, solo per far si che non le facesse domande e non la mandasse a scuola l'indomani.

Esaurite tutte le lacrime, voleva restare sola.

Sola con il suo dolore.

Così trascorse la notte Abigail Venter: insonne, raggomitolata sotto le coperte in attesa dell'alba, con i propri pensieri per unica, triste compagnia e il lavandino che perdeva per colonna sonora.

Tic. Tac.

Neppure Ben Cartridge era riuscito a chiudere occhio, e il fastidioso ticchettio dell'orologio non gli era d'aiuto.

Tic. Tac.

Doveva dormire. Doveva, cazzo. Non poteva affrontare il giorno seguente, anzi, data l'ora, quello stesso giorno, senza aver riposato.

Tic. Tac.

Mentre stringeva il cuscino, fissando l'oscurità che lo circondava, non faceva che ripensare a ciò che aveva fatto.

Tic. Tac.

Domani, anzi, oggi, si sarebbe presentato a scuola al fianco di Sam. Lo stomaco gli si contrasse spiacevolmente al pensiero.

Tic. Tac.

Chissà come l'avrebbero guardato i suoi amici. Cosa avrebbero commentato.

Tic. Tac.

Kyle, quasi sicuramente, gli avrebbe dato una pacca sulla spalla, una delle sue, di quelle da rischiare di finire con la faccia a terra, per poi esclamare giubilante che aveva finalmente messo la testa a posto, che l'aveva sempre detto che con la "suora laica", come chiamavano Abigail, non c'era futuro.

Tic. Tac.

Andrew avrebbe taciuto, rivolgendogli un'occhiata perplessa: era l'unico dei suoi amici a trovare Abigail simpatica, ed era convinto che, col tempo, si sarebbe fidata di lui abbastanza da ammorbidirsi e dargliela.

Tic. Tac.

Cyril, signorile come sempre, si sarebbe limitato ad un sorrisetto indecifrabile, seguito da una battuta sarcastica, condita con un pizzico di malignità. Non aveva digerito la faccenda dell'astensione forzata cui lo aveva costretto Abigail.

Ben ridacchiò. Ricordava come fosse ieri la sera in cui, ubriaco, Cyril aveva asserito: " Fare sesso è... Un modo per ripagare quanti hanno faticato per inventare intimo sexy e contraccettivi! E'... Un dovere civico!". Un dovere cui Riccioli d'oro adempiva volentieri, sebbene meno frequentemente di Kyle, essendo di gusti difficili.

Immaginare lo scontro tra titani, ehm, tra Abigail e Cyril, lo fece ridere; soffocò le risate nel cuscino, e un attimo dopo l'ilarità scomparve, lasciando il posto alla consapevolezza che ormai Abigail era perduta. Per sempre.

Tic. Tac.

Si sentiva male. Quando se l'era trovata davanti, lì, nell'atrio dell'ospedale, per un attimo gli era parso che il cuore avesse smesso di battere.

Tic. Tac.

No, non era melodrammatico, le manie da primadonna le lasciava a Brian. Aveva semplicemente avuto paura. Paura per la consapevolezza di non avere via d'uscita, e ai codardi non piace non disporre di un'uscita di emergenza, paura della decisione che stava per prendere, paura per le conseguenze.

Tic. Tac.

Per un secondo, un folle secondo, aveva pensato di essere uomo e mandare tutto all'aria, dire a Samantha che, spiacente, era tanto carina e disponibile (in tutti i sensi), ma non gli interessava; invece no, aveva tirato dritto con la commedia.

Tic. Tac.

A giudicare dall'espressione sconcertata di Abigail, e dalle lacrime che aveva versato prima di allontanarsi, possedeva abilità recitative da Oscar.

Era nauseato da se stesso.

Tic. Tac.

Era disgustato pure da Brian. Gli aveva sbattuto in faccia il telefono nel momento del bisogno, lo stronzone, soltanto per vedere una merdosissima partita di calcio.

Tic. Tac.

Magra consolazione: la sua squadra aveva perso.

"Ben gli sta", pensò, "così impara a voltare le spalle a suo fratello!"

Tic. Tac.

Avrebbe voluto poter dare la colpa a Brian. Davvero. Ma non poteva. Non era colpa di Brian, era sua: non avrebbe dovuto dargli ascolto.

Aveva sbagliato, e ne avrebbe pagato lo scotto.

Tic. Tac.

Suo padre soleva dire che non è sbgaliare che ci spaventa, quanto sapere di aver sbagliato. Ben non aveva mai compreso le sue parole... Fino ad ora.

Tic. Tac.

- Adesso basta!- ruggì, afferrò la sveglia e la scagliò con violenza contro il muro.

Un gesto inutile e immotivato, lo sapeva, ma che lo aveva fatto stare meglio... Per un secondo.

Respirando affannosamente, si alzò, accese la luce, prese il lettore mp3 e tornò a letto. Se proprio doveva passare la notte in bianco, almeno voleva una colonna sonora migliore di quella cavolo di sveglia, ormai rotta.

Faith, pur avendo dormito le otto ore necessarie a non farla svegliare con lo stomaco sottosopra e l'aria da zombie, mugolò, sollevando il piumone patchwork fin sopra la testa, - Ancora cinque minuti.

Dieci secondi dopo, irritata dal gracchiare incessante della sveglia, buttò all'aria coperte, lenzuola e Puffy, si alzò emettendo sibili irati e andò a lavarsi pensando: "se il buongiorno si vede dal mattino...".

Quando, vestita di tutto punto, trovò i suoi genitori seduti a tavola sorridenti, pronti per correre al lavoro, non potè esimersi dal pensare con acrimonia: " e certo! Loro belli riposati e felici, io una merda perchè LORO si sono regalati la sveglia ipertecnologica che li sveglia sulle note dei Genesis, mentre a me hanno rifilato il ferrovecchio che non smette di urlare che è ora di alzarsi finchè non mi alzo e lo spengo! Fanculo! Anzi, doppio fanculo, tanto mamma non può entrare nei miei pensieri per dirmi che le signorine eleganti non dicono parolacce".

Si sedette e, infastidita all'udire la voce di Mrs. Irving, ribattezzata "affettuosamente" 'Führer Rose', che blaterava senza sosta, seppellì la faccia nell'enorme tazza a forma di elefante (manco a dirlo, regalo di Cyril), gemendo - Caffèèè .

Il dr. Irving, ridendo sotto i baffi, passò una tazzina di caffè a Faith, ignorando l'incessante chiacchiericcio della consorte: aveva avuto 25 anni, tra fidanzamento e matrimonio, per abituarsi alla travolgente vitalità della sua vulcanica mogliettina.

Lui e Faith erano fatti di un'altra pasta: rilassati, pigri, amanti del dolce far niente, una volta abbandonata la comodità del letto erano scontrosi e asociali finchè non ingerivano il giusto quantitativo di caffeina; non teina, nè taurina. Caffeina.

Caffè.

Caffè vero. Non quella brodaglia che gli americani tentavano di spacciare per caffè, quello buono, preparato con la moka che la zia del dr. Irving aveva portato in dono dall'Italia.

Tra una cucchiaiata di cereali e un sorso di caffè, Faith afferrò un fumetto e lo appoggiò al bricco del latte, sfogliandolo pigramente; di fronte a lei, suo padre aveva fatto lo stesso con una rivista medica.

L'occhio di Sauron, ehm, di Rose, però, li vide, ed intervenne immediatamente: tolse dal tavolo fumetto e rivista, incurante delle proteste della sua dolce metà e della sua prosecuzione genetica.

- Mamma, e che ca... Volo! La preghiera dice: "dacci oggi la nostra lettura quotidiana", e tu me la levi?

- Faith, non essere blasfema e non ribellarti; non si legge a tavola, a tavola si mangia, si conversa, si fanno giochi da tavolo, ma non, ripeto, NON, si legge- tuonò Mrs. Irving

- Tua madre ha ragione, Tartarughina- asserì il dr. Irving, sperando in tal modo di evitare una lite di prima mattina: il caffè non aveva ancora fatto effetto, non avrebbe retto le urla di sua moglie, la quale, "quando si infervora strilla come un'aquila, benedetta donna".

- Certo che ne hai di faccia tosta!- lo rimbeccò Mrs. Irving, nota ovunque, tranne che alla scuola della figlia, come doc. Taylor (cercava di usare il cognome del marito il meno possibile) - Se TUA figlia ha preso questa cattiva abitudine è perchè ha visto te sin da piccola!

- Leggere è una sana abitudine, dovresti ringraziarmi, senza contare che dovresti apprezzare i miei sforzi di far appassionare nostra figlia al nostro lavoro- replicò lui: non permetteva alla moglie di mettergli i piedi in testa, se non gli conveniva .

- Oh, per favore! Non vorrai condannarla alla nostra vitaccia!- esclamò Rose - Faith non farà Medicina!

- La mia Tartarughina farà ciò che la rende felice- sentenziò il dr. Irving in un tono che non ammetteva repliche, e Faith, emesso un gridolino di contentezza, si precipitò a stritolare il padre in un abbraccio: era una cocca di papà della peggior specie, e ne andava fiera.

- La tratti troppo bene, tu- sbottò Rose - Tieni a mente le mie parole: tua figlia non troverà mai un uomo.

- Meglio perderlo che trovarlo un uomo; i ragazzi di oggi, tolte pochissime eccezioni, sono mezze calzette- ribattè il dr. Irving senza scomporsi – Comunque è affascinante notare come Faith diventi MIA figlia solamente quando esce dai binari che hai tracciato per lei.

- Faith è tua figlia sempre, non c'è manco bisogno del test di paternità: tiè, guarda!- rispose Mrs. Irving, mettendogli sotto il naso una vecchia foto, che ritraeva la defunta Mrs. Irving all'età di vent'anni: acconciatura e naso (e trucco) esclusi, nonna e nipote erano pressochè indistinguibili.

- Tale e quale a mia madre, buonanima- sospirò orgoglioso il dr. Irving, sorridendo alla figlia, intenerito.

Rose, allora, strizzò il naso di Faith, aggiungendo - Solamente questo ha preso da me, e meno male, altrimenti sarebbe stata veramente il clone di tua madre, con tanto di naso a becco!

- Ehi! Guarda che ho lo stesso naso di mia madre!

- Cioè a becco. Chiamarlo in un altro modo non lo raddrizzerà, tesoro- ribattè Rose, per poi scoppiare a ridere della reazione di suo marito, che aveva messo il broncio, incrociando le braccia.

Faith rise a sua volta dell'espressione buffa dipinta sul viso di suo padre, e passò un dito lungo il setto per controllare che il suo naso "a patata" fosse ancora perfettamente dritto e all'insù.

Fresca e attiva, grazie al primo caffè della giornata, Faith andò a scuola; si stupì di non vedere Abigail, solitamente puntualissima, ma non ci diede peso; "era ora che si decidesse ad arrivare tardi, un giorno, non si può arrivare puntuali a SCUOLA per cinque anni di fila, è innaturale!", pensò, ed entrò nell'aula della Salib col sorriso sulle labbra.

Il sorriso morì presto: Abigail non si era fatta viva. Seriamente preoccupata, Faith le mandò un messaggio; nessuna risposta. Mordicchiandosi il labbro, come faceva ogniqualvolta era nervosa, tentò di calmarsi, dicendosi che, forse, l'amica non le aveva risposto perchè non aveva soldi nel cellulare, e che tanto avrebbe scoperto cos'aveva nel pomeriggio, quando sarebbe andata a portarle i compiti.

Cyril Wollestonecraft non era mattiniero, e non concepiva di compiere il sacrificio di alzarsi presto per un motivo diverso da scuola/lavoro: gli risultava assurdo, ad esempio, che suo padre, persino più pigro di lui, per amore della moglie si alzasse nel week-end poco dopo l'alba per accompagnarla a fare jogging. " Stupido romanticone", pensava Cyril, "l'amore non è una buona ragione per alzarsi dal letto la mattina".

Con suo sommo rammarico, suo padre sprizzava energia solamente due giorni a settimana, sua madre, invece, era iperattiva 24 ore su 24, 7 giorni su 7, 12 mesi l'anno.

Come previsto, trovò i genitori e il fratello già a fare colazione: Vyvyan stava tentando di battere il record per il maggior numero di fette di pane tostato infilate in bocca contemporaneamente, mentre Mrs. Wollestonecraft sorseggiava il tè nelle pause tra un pettegolezzo e un rimprovero al figlio minore, e Mr. Wollestonecraft, sforzandosi di fingere di ascoltare quel fiume di parole, leggeva; Cyril, sorridendo al pensiero di non aver visto quasi mai suo padre senza un libro in mano, si accomodò e prese a leggere anche lui, finchè, come ogni mattina, sua madre non interruppe la lettura trillando - Non si legge a tavola, signorino, è cattiva educazione, senza contare che siamo una famiglia, dovremmo fare conversazione. Lo stesso vale per te, Henry, dà il buon esempio, per una volta.

Padre e figlio si scambiarono un'occhiata esasperata, dopodichè Cyril inspirò profondamente, infastidito al punto da domandarsi perchè il matricidio era illegale, esibì un sorriso stiracchiato e annuì, in un tacito assenso a partecipare alla conversazione, o meglio, al monologo, di Catherine.

- Come stavo dicendo, ieri ho visto Yvonne, in palestra, e tra la lezione di yoga e una serie di addominali è uscito fuori che la scuola della figlia, nonostante sia privata, non è poi tutto questo granchè. Alla faccia sua! Non faceva che sminuire i nostri ragazzi, cianciando "la mia Tania di qua, la mia Tania di là"... Baggianate! A quanto pare quest'anno il Ministero dell'Istruzione ha assegnato a quella topaia un punteggio infimo, e Yvy mi ha confidato che è pienamente meritato! Pensa, hanno sorpreso dei ragazzi a spacciare negli spogliatoi della palestra, fanno scommesse clandestine durante le lezioni, in classe con Tania ci sono ben DUE ragazze incinte, che vengono a scuola col pancione, e addirittura si vocifera che una di queste sia incinta di un professore!

"Più o meno le medesime 'attività extracurricolari' che facciamo alla Elizabeth I, solo che noi siamo abbastanza furbi da non farci beccare", pensò Cyril con notevole auto-compiacimento, sorbendo il suo tè.

- Ne sono lieto, cara- rispose svogliatamente Mr. Wollestonecraft, il quale, nel frattempo, aveva ripreso a leggere.

Catherine sbuffò, per poi alzarsi da tavola gettando il tovagliolo contro il marito, ululando oltraggiata - Con te non si può parlare!

Non appena fu fuori portata d'orecchio, Mr. Wollestonecraft si massaggiò le tempie ed esalò - Datemi retta, ragazzi: non sposatevi. Fate sesso, ma non sposatevi.

Cyril sbuffò divertito, rivolgendo a suo padre un ghigno compassionevole, ma non troppo: dopotutto, se l'era scelta lui quella donna chiacchierona e permalosa.

Terminata la colazione si diresse all'automobile; allacciò la cintura di sicurezza e mise il cervello in stand-by fino a quando sua madre non raccomandò loro di portarsi avanti con i compiti, per tenere il week-end libero.

- Perchè?- chiese Cyril, preoccupato

- Perchè andremo dalla nonna, contenti?- rispose Catherine, sorridendo incoraggiante ai figli

- Dipende: quale nonna?- domandò Cyril, il quale, al pari di Vyvyan, adorava la nonna materna tanto quanto detestava quella paterna. "Non per essere ingrato o che, però è veramente insopportabile. Non ha mai una parola buona per nessuno, tiranneggia la mamma, umilia lei e papà, rinfacciandogli che è lei a pagarmi la retta della scuola ogni volta che li vede, anche davanti ad altri... E tratta da schifo me e Vyv, lamentandosi di non avere una nipote a cui lasciare i suoi gioielli. Fottuti gioielli, per quanto mi riguarda può ficcarseli su per il suo culo rinsecchito, quell'avida megera. Non le auguro di crepare solamente perchè deve pagarmi il college".

- Cy, tesorino bello, è tutto a posto?

- Eh? Uh? Oh... Oh, ehm, si, va tutto bene, mamma. Dicevi?

- Stavo dicendo che vostra nonna ha deciso di dare un party, venerdì- rispose Catherine

- Perchè?- chiese Cyril, preoccupato: aveva forse dimenticato qualche compleanno, anniversario, festività?

- Dev'esserci per forza un motivo?- rispose Catherine

- Sono soltanto sorpreso

- Non dovresti, sai quanto tua nonna ami le feste. Preparati a una notte intera di canti e balli tradizionali- asserì Mrs. Wollestonecraft, controllando lo stato del trucco nello specchietto retrovisore.

- Oh, ma allora andiamo dalla nonna Bates, non dalla meg... Ehm, da nonna Wollestonecraft!- esclamò Vyvyan - Che b..

Cyril gli impedì di finire la frase tappandogli la bocca con la mano, si rivolse alla madre e le chiese - Ci saranno gli zii?

- Al 90% no, hanno un importantissimo consiglio comunale e non sanno a che ora finiranno

- E Carter?

- Tuo cugino è via con alcuni amici dell'università. Della famiglia verrà soltanto Jane- rispose Catherine, sforzandosi di non lasciar trapelare quanto l'assenza alla festa di sua sorella e suo cognato la rendesse felice.

" Niente odiosi zii, nè odioso cugino, e Jane è inquietante, ma tollerabile... Non potevo chiedere di meglio!" pensò Cyril, tolse la mano dalla bocca del fratello e disse - Ora puoi esultare, Vyv. Io vado, ci vediamo stasera-, prima di scendere dalla macchina e andare in classe con tutta calma, tanto Mademoiselle Dubois, l'insegnante di francese, non puniva mai i maschi.

Durante il cambio dell'ora si avvicinò a Kyle, che appariva teso e stanco, e domandò scherzosamente - Hai fatto le ore piccole su YouPorn?

Kyle scosse la testa e rispose - Ieri sera è arrivato l'assegno... E una lettera di mia madre.

Allora Cyril capì: sapeva che l'amico non vedeva la madre da anni, e che lei gli mandava un assegno mensile per il suo mantenimento e uno più sostanzioso in concomitanza del pagamento delle rate della retta; Kyle non amava parlare della madre, al minimo accenno all'argomento si chiudeva a riccio, perciò fu tirando fuori molto del proprio coraggio che Cyril riuscì a chiedergli - Allora che, ehm, che dice tua madre? Ha intenzione di tornare?

- Scusa, ma non ti riguarda

- E' vero, però è anche vero che hai bisogno di sfogarti, e per sfogarti non intendo piagnucolare davanti a una tazza di tè, intendo dirmi quello che ti senti, e basta- replicò Cyril - Avanti, siamo amici da anni!... Abbiamo persino ballato insieme, e due ragazzi che hanno condiviso un disastroso waltzer non possono vergognarsi di confidarsi. Non dici sempre che Ben è il tuo migliore amico, ma sono io l'amico migliore?

Kyle rispose - Perchè sei un cazzo di grillo parlante, ecco perchè. Ben mi lascia fare cazzate, tu no. - Sono una persona seria, IO- asserì Cyril con sussiego - Dai, dimmi tutto mentre andiamo in classe

- E'.. Una lunga storia...

- No problem, ho tutta l'ora di storia dell'arte per ascoltarti- ribattè Cyril, per poi aggiungere, complice - A meno che tu non abbia intenzione di seguire.

Mentre camminavano, diretti alla lezione successiva, Cyril si accorse che qualcosa non andava...

- Ehm... Non che non gradisca, ma... Come mai fissano più me che te?- chiese a Kyle, che fece spallucce.

Fu qualcun altro a rispondere, qualcuno di molto meno gradito, che disse - Proprio non ci arrivi, Wollestonecraft?

- Non tutti hanno un cervello come il tuo, Vane- "Per fortuna, o saremmo ancora scarafaggi" - Illuminami.

- Ok. Cercherò di essere il più elementare possibile, così tu e il tuo amico sarete in grado di comprendermi, nonostante la vostra intelligenza inferiore- Kyle digrignò i denti - Il ballo, Woll. Ormai le femmine di questa scuola non pensano ad altro. Mancano mesi, eppure... Sono già ossessionate. E tu, in quanto organizzatore, nonchè maschio single, sei al centro di parecchie congetture: la data, il tema... Chi sceglierai come accompagnatrice..- Cyril rischiò di strozzarsi con la sua stessa saliva - Insomma... Sei nei pensieri di molti.

- Te compreso, eh?- ringhiò Kyle, che odiava Vane almeno quanto Cyril - Sentito, Cy? Una dichiarazione coi fiocchi!

- Kyle, non metterlo in imbarazzo, altrimenti non troverà il coraggio per invitarmi, e non voglio perdermi la scena- lo schernì Cyril

Richard sorrise, e sibilò - Oh, e naturalmente, in quanto amico di Ben, sei considerato una preziosa fonte di informazioni sulla notizia del giorno: la grande rottura.

- Che rottura?- esclamarono Kyle e Cyril in coro

L'altro rise e buttò lì, con noncuranza - Ma come? Siete pappa e ciccia con Cartridge e non sapete che ieri ha mollato quella deliziosa brunetta per mettersi con la nostra Sammy? E io che avevo scommesso con Agnes Morrison che avrebbero resisito almeno sei mesi... Ho perso 15 sterline.

I due rimasero a bocca aperta, Richard rise loro in faccia e li salutò dicendo - Andate, o farete tardi, e... Cyril? Ti prego di comunicarmi al più presto il tema della festa e il budget, dobbiamo dare il via ai preparativi, un grande evento non si organizza in una settimana.

Irritato dalla sicumera di Richard, Cyril asserì, perfido - Per chi ci crede il mondo è stato creato in sei GIORNI, non vedo perchè un ballo scolastico dovrebbe richiedere più tempo. Ma se proprio ci tieni...- per poi allontanarsi ed aggiungere, al riparo da orecchie indiscrete - Questi danno i numeri: come possono pretendere che butti via il mio tempo per uno stupido ballo?

- Forse non danno i numeri. In quanto presidente del Consiglio degli studenti, Cy, sei a capo del comitato organizzativo della festa di fine anno- gli rammentò Kyle

- Ah, già... Che palle! Ho altro a cui pensare, gli esami per il CASE* si avvicinano, cazzo! Devo passarli col massimo dei voti, in modo da ottenere una borsa di studio e non farmi pagare il college dalla megera! - si sedette accanto all'amico, mandando Ben nella fila dietro, vicino ad Andrew, si calmò e sospirò - Ok, sono calmo. Dimmi della lettera.

Kyle annuì e rispose - Sono preoccupato. Ti ho detto che non vedo mia madre da anni, vero?- Cyril annuì - Non mi voleva, Cy, non mi ha mai voluto, è uno spirito troppo libero per volere della...Com'è che mi ha definito? Ah, si... Zavorra. Era andata in America perchè l'Europa le stava stretta... Tempo un anno e le stette stretta pure l'America. Un giorno tornò a casa, dicendo che il più probabile candidato alla mia paternità era morto, lasciandola sola e incinta. Poi, quando avevo cinque anni, disse che non ne poteva più dello stile di vita vuoto e consumistico dei Paesi "occidentali", che voleva trovare il suo vero io e andò via. L'ultima volta che l'ho vista avevo sei anni: i miei nonni l'avevano convinta, probabilmente minacciandola, a tornare per vedere il primo giorno di scuola di suo figlio- Cyril deglutì, incapace di pensare niente di diverso da " non mi lagnerò mai più di mia madre, giuro" - Da allora soltanto lettere, un paio di e-mail, e il famoso assegno mensile.

- Certo che deve guadagnare parecchio se riesce a mentenerti qui, dove c'è un costo della vita assurdo- gli fece notare Cyril

- E' proprio questo che mi preoccupa, Cy: secondo te, quanto si può guadagnare facendo lavoretti saltuari e meditazione in Nepal?

- Ehm, non so...

- Sicuramente non abbastanza da mantenere se stessi e pagare una costosa scuola privata al proprio figlio.

- Magari ha un amico ricco- suggerì Cyril

- O più di uno- replicò mestamente Kyle

- Cos..? Credi che tua madre...? Andiamo, Kyle!

- Credi mi faccia piacere pensarlo, Cy? Prego ogni giorno di non beccarla in qualche video porno su internet!

- Allora è per nobili motivi che vai sui siti porno! Perdonami per aver pensato male- scherzò Cyril

Kyle sbuffò, offeso, e borbottò - Ti odio quando fai così. Comunque ho intenzione di scoprire cosa combina quella sciroccata new age, con o senza il benestare dei nonni.

- Perchè, i tuoi nonni...?

- Mi hanno fatto capire che meno mi immischio di queste faccende, meglio è... Secondo me sanno, Cy, sanno che mia madre fa la... La... Hai capito, no? E non vogliono dirmelo!- gnaulò Kyle

Cyril era sul punto di replicare, ma l'insegnante lo precedette, muggendo - Riley! Wollestonecraft! Questa è l'ora di Storia dell'Arte, non di storia personale! Finchè non sentirete la campanella le geometrie di Mondrian saranno la vostra unica preoccupazione, CHIARO?

Dopo scuola, Faith si diresse a casa Venter per portare i compiti ad Abigail e vedere come stava. Aprì il fratello di Abigail, di quindici anni, che salutò Faith con un vivace - Ehi, Faith! Hai fatto bene a venire, a giudicare dalla sua faccia a Abby resta qualche giorno. Una settimana, al massimo. Ho scritto il suo testamento: videogiochi e poster sono miei- per poi tornare a concentrarsi sulla PlayStation.

Ridacchiando, Faith andò in camera di Abigail, che la accolse con un leggero movimento della mano; la Irving si sedette ai piedi del letto, e disse - Secondo tuo fratello sei moribonda. Confermi?

Abigail non rispose.

Faith non si scoraggiò - Come mai non sei venuta a scuola? Davvero sei malata?

Ancora niente.

Faith, però, non si diede per vinta - Ti ho portato i compiti. Naturalmente in caso di morte saresti dispensata dal consegnarli- esclamò, indorando, con l'allegria della voce, il 'pillolone' dell'assegno.

Ancora nessuna risposta.

In un ultimo, disperato tentativo di cavarle le parole di bocca, Faith le chiese - Mi stupisco che Ben non abbia ancora chiamato un dottore, apprensivo com'è.

- Quell'essere immondo deve farsi i cazzi suoi. Non voglio vederlo nè sentirlo mai più. Brutto stronzo, si tenga la sua troietta da due pence, anzi, un penny, due pence sono pure troppi!- sbraitò Abigail, riprendendo vita all'improvviso.

Faith, che aveva intuito ci fosse un problema di cuore alla base dell'assenza dell'amica, sospirò; credeva si trattasse di una semplice lite, invece...

- Ti ha... Tradita?- chiese

- No. Credo di no. Spero di no. Vorrei fosse stato corretto almeno in questo- squittì Abigail

- Vi siete... Lasciati?- chiese Faith senza inutili preamboli

- Si- pigolò Abigail - Perchè non sono abbastanza per lui. Non ho il "valore aggiunto" di quella puttana di Samantha.

- Samantha? Cosa...?

- E' la sua nuova ragazza- rispose Abigail - Come sono stata stupida. Credevo fosse mia amica.

Faith non potè fare a meno di ridere; - Amica tua? Quella? Ab, sveglia, la stronza puntava Ben dal primo momento che l'ha visto!

- Che ne sai?- ribattè Abigail

- Ho le mie fonti- replicò Faith con fare da "donna del mistero", quindi aggiunse - Perlomeno non piangi

- Già fatto. A questo punto non serve più a niente, conservo le lacrime per delusioni future.

- Questo è lo spirito giusto! Aspetta solo che lo sappiano Claude e Bridge: faranno a gara per organizzarti appuntamenti più o meno al buio per farti trovare un ragazzo!

- Oh, Dio, no!- esalò Abigail, atterrita

- Oh, Dio, si!- esclamò l'altra, abbracciandola, concludendo la visita con una strizzata d'occhio e l'incoraggiante - Su con la vita, sorella. Il mare è pieno di pesci, e non tutti sono scorfani come Cartridge- , andandosene prima di poter udire la replica di Abigail (- Ben non è uno scorfano... Purtroppo!-).

Nel frattempo, a casa Wollestonecraft, un sorpreso Vyvyan invitava ad accomodarsi il suo migliore amico Keith, presentatosi senza preavviso, sul volto stampata un'espressione che lasciava presagire grosse novità.

Una volta spalmatosi sulla sedia-libreria in camera di Vyvyan, Keith esclamò, giubilante - L'ho fatto, Vyv! Finalmente mi sono deciso! L'ho fatto ieri... Con Phil Fisher.

Vyvyan avvampò e balbettò - Oh... Wow... Io... Io... Non so che dire... Ehm... Wow. I-Io s-sono un tantino... Scioccato, ecco, però... Ti assicuro che questo non cambierà la nostra amicizia... C-Credevo fossi della mia stessa sponda, ma... L'importante è che tu sia felice.

Keith, ridacchiando, scosse la testa, e rispose - Ma che hai capito, stupido? E' successa anche una cosuccia, con Phoebe, quando sono andato a studiare da lei, ma... Non mi riferivo a quello!- Vyvyan ammiccò, perplesso - Ho seguito il consiglio di Cyril: dopo scuola, con la complicità di Phil, ho chiuso nell'armadietto quella rompiscatole bionda! L'ha trovata il custode il mattino dopo, spaventata e piagnucolante, dicono...

- Grande!- esultò Vyvyan - Sei stato attento a non farti riconoscere?

- Passamontagna in testa e silenzio assoluto- rispose Keith - Dubito ci riconoscerà.

- E questo Phil? E' fidato?

- Non la sopporta e mi doveva un favore... Oh, e, naturalmente, sa benissimo che, semmai dovesse denunciarmi, affonderebbe con me. Più fidato di così- asserì Keith con un sorrisetto compiaciuto.

- Dobbiamo brindare- sentenziò Vyvyan, per poi precipitarsi a prendere due bicchieri e una bottiglia di Coca-Cola. Avrebbe preferito qualcosa di alcolico, ma i suoi tenevano gli alcolici sotto chiave, e Cyril, che ne aveva ricevuta una copia al compimento dei 18 anni, non c'era, perciò dovette accontentarsi di una bibita.

- Alla bastardaggine!- brindò Vyvyan,

- Ai crimini impuniti!- brindò Keith, facendo scontrare il proprio bicchiere con quello dell'amico, che si sperticò in commenti perfidi sull'"ippopotamo con le treccine" che aveva trascorso una notte in cattività.

Ben Cartridge si aggirava guardingo per la biblioteca della Elizabeth I; era consapevole che Cyril gliel'avrebbe fatta pagare per il tiro mancino che gli aveva giocato: pur di liberarsi temporaneamente di Samantha, che si era attaccata a lui come una cozza allo scoglio, le aveva indicato Cyril, dicendo - Sammy, guarda, c'è Cy! Mi ha detto che voleva discutere con te del ballo di fine anno. Perchè non vai da lui, e mi raggiungi dopo in biblioteca? Mi raccomando, niente fretta, è un evento che va organizzato con MOOLTA calma!-.

Qualcuno lo sorprese alle spalle, facendolo sobbalzare, ma non era Cyril... Era Kyle.

- Non sono chi ti aspettavi, eh?- ridacchiò - Ho un messaggio da parte sua: "questa me la paghi, stronzo".

- Abbassa la voce, siamo in biblioteca- sussurrò Ben

- Oops, hai ragione. Scusate- disse Kyle, facendo un mezzo inchino in direzione di due ragazze che lo avevano fulminato con lo sguardo

- L'ho fatto per salvarmi- si giustificò Ben - Mors sua, vita mea.

- Non devi giustificarti con me, non ti biasimo- rispose Kyle, mettendo le mani avanti - Anzi, no, si che ti biasimo: se stessi con una tipa sexy come Sam non le sfuggirei di certo! Cazzo, Beep, sei stronzo davvero!

- Grazie, eh... "Amico"- sputò Ben, risentito - E' che... E' successo tutto troppo in fretta...

- Non mi dirai che pensi ancora alla suora laica! Beep, riprenditi!

- Kyle, non chiamarla in quel modo. E... Aaah, lascia perdere, non puoi capire- esalò Ben

- Come ti permetti di decidere cosa posso capire e cosa no? Non sono un cervellone, ma nemmeno un imbecille!- obiettò l'altro, offeso

- Kyle, non è questione di imbecillità, è che... Non puoi capire. Non puoi capire l'amore se non l'hai mai provato- asserì Ben

- Ma io l'ho provato!- ribattè Kyle - Svariate volte e in tanti posti diversi. Vuoi il numero preciso o ti basta una stima?

Ben roteò gli occhi e rispose, scuotendo il capo - Ecco, vedi? Non puoi capire!- soffocò una risata e andò a studiare: tanto valeva impiegare il tempo libero in qualcosa di fruttuoso.

All'uscita qualcuno lo placcò, cogliendolo di sorpresa.

- Kyle, non è divertente- esalò Ben, massaggiandosi il collo

- Mi offende che mi abbia preso per Testa a spazzola

- Cyril! T-Ti s-sei... Liberato... In fretta!- esclamò Ben

- Mi devi un favore enorme: per farti avere la serata libera ho detto alla tua nuova fiamma che saresti venuto alle prove del gruppo, alle quali le ragazze non sono ammesse- lo informò l'altro

- Ma, Cy... Non è vero!- osservò Ben

- Lei, però, non lo sa- replicò Cyril - Ergo... Ora hai pure gli interessi da pagarmi, stronzo. Non hai idea dell'inferno in cui mi hai cacciato, le mie palle stavano per auto-castrarsi! Quella folle invasata mi ha sommerso di ciarle su festoni, segnaposto, centrotavola, candele, profumi, si, perchè sua signoria vuole dispenser di profumo sparsi per la sala, profumo alla vaniglia e fiori di loto, più precisamente, e, non ridere perchè c'è da piangere... Vestiti! Mi ha chiesto se rendere obbligatorio l'abito lungo, se preferisco cravatta o papillon e se ritengo elegante lo scollo all'americana, che non so cosa diamine sia, perchè sua signoria lo detesta e vuole vietarlo!

- Scusa, amico. Mors tua, vita mea- si difese Ben, soffocando le risate

- A proposito di mors tua... Hai ripreso a farti?

- Certo che no! Perchè?

- Perchè non ho altre spiegazioni per l'evento della settimana: la tua rottura con Abby- rispose Cyril - Apro e chiudo parentesi: grazie per non avermelo detto, è bello venire a sapere le cose da Dick Vane- Ben aprì bocca per ribattere, ma venne fermato da Cyril, che seguitò a parlare - Non che non condivida, eh, Sam è più bona e meno complicata, però... Mi sembravi preso da quella nerdina fioccosa, perchè rompere?

- Perchè non di solo hentai vive l'otaku- mentì Ben

Cyril lo scrutò con diffidenza, quindi scrollò le spalle: se l'era bevuta. Gli scompigliò i capelli e disse - Parole sante. Hai tutto il mio appoggio.

- Ho l'appoggio di un cavaliere Jedi, quale onore!- scherzò Ben

- Spiritoso! Volevo chiederti di andare travestiti alla prossima Comic Fair, ma non te lo chiederò più, ecco!- replicò Cyril, fingendosi offeso

Ma Ben sapeva come prenderlo; ostentando serietà rispose - Peccato... Ero riuscito a convincere Drew e Kyle a venire in costume...

- Drew e Kyle? D-Drew e... KYLE? Oh... Beh... In tal caso... Vi onorerò della mia presenza. Non posso crederci: Drew e Kyle... In costume. Questa poi!- esclamò Cyril, incamminandosi con l'amico verso lo scantinato dove provavano i Corn Flakes.

Il fondo del bicchiere vuoto appariva sfocato, i rumori ovattati, eppure Axel ordinava un cocktail dopo l'altro; non amava particolarmente la birra, e i liquori puri gli lasciavano l'amaro in bocca, per questo prendeva, quando poteva, dei cocktail.

Non era sano ciò che stava facendo, persino Brian lo aveva rimproverato, prima di lasciarlo solo con la sua autocommiserazione, ma non gli importava: Lily non era ancora tornata dalla Francia, non avevano ancora chiarito, e il pensiero di lei che se la faceva con quel mangiatore di lumache gli dava i brividi, motivi più che sufficienti per far fare gli straordinari al suo (povero) fegato.

- Bere non è la soluzione ai problemi, sai?- cantilenò una voce femminile

Axel si girò, e la vide, avvolta da un alone sfocato, ondeggiare fino allo sgabello accanto al suo: era minuta, bionda, con alcune ciocche rosa shocking, occhi grandi e leggermente sporgenti; indossava un paio di pantaloncini troppo leggeri per la stagione, nonostante le calze e una maglia con le maniche lunghe, ma traforate. Con la voce irrochita dall'alcool rispose - Hai alternative migliori?

- Potresti muovere il culo e risolvere il problema- squittì la ragazza - Oppure... Potresti lasciare che ti aiuti

- Come?

- Venendo con me in un posticino privato e... Provando una delle mie "meraviglie". Fanno miracoli- sussurrò la sconosciuta

La parola "meraviglie" suonò familiare ad Axel, riecheggiando nella sua testa fino a quando non gli tornò alla mente un ricordo di qualche anno prima. Sgranò gli occhi, e biascicò - Io so chi sei! Sei Pel... Puol... Parl... Pearl!

- Ti ricordi di me! Oh, che carino!- trillò lei, posando con nochalance una mano sul suo ginocchio - Ti ho venduto della roba, per caso?

- Nah, ti ho beccata a letto col mio amico Brian- rispose Axel

- Ci sono andata a letto quattro volte, quale di queste mi hai beccata?

- Non lo so... Una...- masticò Axel, la bocca improvvisamente secca

- Mi sono fatta anche te?

Axel negò con la testa, ingollò la metà rimanente del cocktail in un sol sorso e disse - Non che non ci abbia provato. Eri intrippata di brutto, hai cercato di... Violentarmi

Pearl buttò giù il cicchetto e commentò - Violentarti! Ahahah! Oh, sarebbe stato un interessante esperimento! Ahahah! Brian era il fratello sexy del mio miglior cliente... Non ho potuto resistere... E poi... Quando sei arrivato tu...- gli soffiò nell'orecchio - Devo aver creduto che il natale fosse stato anticipato. Sai, ho sempre avuto un debole per le cose a tre...

- Ho avuto modo di constatarlo di persona- mormorò Axel, e ordinò l'ennesimo cocktail, indeciso se assecondare quella pazza, o porre fine a quel ridicolo flirt.

Pearl sorrise, si fece più vicina, la presa sul ginocchio di Axel più salda e bisbigliò, in quella che secondo lei era una voce seducente - Mi pento di non aver insistito, saresti stato una gran bella scopata... Se vuoi, però, possiamo rimediare, anche se non ho preso niente... Non ho bisogno di farmi per desiderare di toglierti tutti i vestiti di dosso...

Axel sbuffò, divertito, poi replicò, senza però spostare la mano della ragazza - Se è una strategia di marketing, spiacente, con me non attacca: faranno pure miracoli, ma non sono interessato alle "meraviglie di Pearl".

- Uffi, cos'è questa improvvisa moda di restare tutti puliti?- gnaulò Pearl - Nemmeno Ben ha più voluto niente da me, e lui era il mio miglior cliente!

"E fa bene" - Ti rifarai delle perdite. Dai, questo giro lo offro io- asserì Axel

Pearl esplose in una risatina infantile, e trillò - Grazie, ma questo giro lo offro io- si allungò fino a raggiungere con la bocca il lobo dell'orecchio - Hai ben altro da offrirmi

Avendo avvertito la mano della ragazza muoversi dal ginocchio all'inguine Axel non potè non capire; la prese, spostandola sul bancone del bar.

- Che c'è? Non ti va?

- No. Non...- esalò Axel, per poi essere travolto da immagini di Lily che faceva lo stesso a Jean qualche cosa: il pensiero che qualcuno che non fosse lui potesse baciarla, toccarla... Lo mandava fuori di testa. Colmo di rabbia cieca, si riprese, e completò la frase - Non... Qui, ecco.

Pearl sorrise soddisfatta - Adesso si ragiona- mise delle banconote sul bancone, dicendo - Questi dovrebbero bastare

- Bastano e avanzano, miss

- Tenga il resto- rispose Pearl, allontanandosi seguita da un barcollante Axel.

I raggi del sole gli diedero la sveglia, colpendolo in piena faccia. Uggiolando, Axel si girò, trovando, però, parte del letto occupata. Sconcertato, e un pò stordito, sollevò le coperte, trovandosi davanti Pearl, completamente nuda, la quale, con voce di sonno, mugolò - Se non vuoi scopare molla la coperta, ho freddo!

Sempre più sconcertato, Axel si guardò intorno: perchè c'era una semi-sconosciuta nuda nel suo letto? E che diavolo ci facevano i suoi vestiti su pavimento e scrivania?

- C-Che diavolo è successo?

- Vuoi un disegnino, o ti basta una spiegazione... Orale?- rispose la ragazza, ridacchiando

- Ehm... Magari più tardi. Dio, che mal di testa!- gnaulò Axel, massaggiandosi la fronte - Non ricordo più niente dopo che Li... Ehm, diciamo che ho ricordi frammentati e sfocati

- Lo credo bene, eri ubriaco fradicio!

- Lo avevo immaginato...- sospirò Axel - Ehm.... Tu chi sei?

- Quella che stanotte ti ha fatto urlare: "ooh, sii, così... Ancora!"- rispose Pearl, ammiccando - Per la cronaca: mi chiamo Pearl, non Lily

Axel, incredulo, deglutì sonoramente e balbettò - C-Che c-cosa?

- Hai sentito bene, e a me non piace ripetermi

- Voglio morire- ululò Axel, al colmo della disperazione, con la faccia infilata nel cuscino (forse nel tentativo di soffocarsi).

- Anche tu sei stato niente male, specie dopo che ti sei ricordato come si sgancia un reggiseno... Mi hai strappato un sentitissimo: " Aah, sii, non fermarti"!- asserì Pearl, scoperta dalla vita in su, per poi aggiungere, spalmandosi sulla schiena di Axel, accarezzandogli una spalla - Tranquillo, nonostante sia una brava attrice stanotte non ho dovuto fingere!

- Voglio morire- ripetè Axel

- Come ti pare, oramai ho ottenuto quel che volevo- sbadigliò Pearl, stiracchiandosi

La replica di Axel venne soppressa sul nascere dalla voce di Brian, che spalancò la porta esclamando - Ma che caz... AXEL?

Colto alla sprovvista, Axel scivolò giù dal letto, tirandosi dietro le coperte, lasciando così Pearl coperta solo della propria pelle. Completamente coperto dal lenzuolo bianco, biascicò - Sarò pure ancora mezzo sbronzo, ma neanche tu scherzi: la tua stanza è qui accanto!

- No, Axel, la TUA stanza è qui accanto!- lo corresse Brian, pentendosi di aver dormito fuori.

- Ah... Accidenti, ero proprio sbronzo perso...

Emesso un altro sbadiglio, Pearl si alzò, senza preoccuparsi di coprire le nudità, cantilenò - Se tu hai finito di sbavare sulle mie tette, e tu di imitare Casper- scoccò un'occhiata divertita ad Axel, steso a terra coperto dal lenzuolo - Col vostro permesso, andrei a farmi una doccia-, e, ciò detto, si chiuse in bagno.

Non appena ebbe udito la porta del bagno chiudersi, Axel esalò - Oh, merda...

- Oh merda si- ruggì Brian - Ho fatto lavare le lenzuola ieri!

Axel si mise seduto, raccattò i suoi vestiti, li infilò, chiese scusa a Brian per aver fatto sesso nel suo letto e andò nella sua stanza, dove si ferì le nocche prendendo a pugni l'armadio: come aveva potuto fare questo a Lily? Era arrabbiato, questo si, ma.. Non avrebbe dovuto perdere il controllo in quel modo.

Non avrebbe dovuto rischiare di mandare tutto a puttane per... Qualcosa privo di significato.

Per tutto il giorno combattè una guerra contro la parte di lui che voleva tenerlo nascosto, fingere che non fosse successo; vinse il suo io razionale: aveva ferito la persona che amava e si sarebbe assunto le proprie responsabilità da uomo.

Era sera inoltrata quando finalmente trovò la forza di premere il tasto di chiamata rapida corrispondente al cellulare di Lily, per lui, 'miss nessuno' per gli altri.

Il suo umore era grigio come il cielo di Parigi; quella che volgeva al termine era stata per lei una giornata da dimenticare. Spazzolava con veemenza la chioma folta, desiderando allontanare la negatività a colpi di spazzola.

- Che giornata terible, n'est pas, Princesse de Lamballe?- sospirò alla cagnolina accoccolata sul letto

Lo stesso letto in cui dormiva. Lo stesso in cui sua madre si era tolta la vita.

Rabbrividì.

La giovane donna riprese la propria toletta, rivolgendo un sorriso tirato al proprio riflesso, accigliandosi alla vista delle fossette apparse sotto gli zigomi: magra e delicata, dimostrava la metà dei suoi anni, con quegli occhioni da cerbiatta, il viso angelico e i lunghi capelli castano chiaro, ondulati, che, dopo anni di libertà, le arrivavano fin sotto il sedere (non che fosse difficile, data la bassa statura).

Sbuffando una risatina, ripensò al primo appuntamento con Axel: il proprietario della sala da bowling aveva creduto fossero fratello e sorellINA, tanto che, quando li aveva visti baciarsi, li aveva sbattuti fuori, dandogli del pervertito e del pedofilo.

Niente di più sbagliato: lei era più grande di lui di quattro mesi.

- Oh, beh, vediamo il lato positivo: nulla può farla peggiorare- esalò, spalmando sul viso della crema idratante.

In quel preciso istante squillò il telefono; pulitasi le mani in fretta e furia, rispose - Axel! Finalmente! Mi... Mi sei mancato così tanto...

- Lily, senti, io... Devo dirti una cosa...

- Oh, anche io, Ax, anzi, io ho due cose da dirti...

- Lily...

- No, aspetta, lasciami finire: mi trasferisco, Ax. Fanculo mio padre, ho bisogno di aria nuova!

- Lily...

- E... Ancora più importante, ho..

- Sono andato a letto con un'altra- confessò Axel tutto d'un fiato

- Oh... Oh... O-Ok- pigolò lei

- OK? Tutto qui quello che hai da dirmi?

- Arrabbiarmi non cancellerà quello che hai fatto, Ax- asserì, sforzandosi di mostrarsi forte

- No, infatti. Spero possa...

- Perdonarti?- concluse al suo posto, l'irritazione palese - Non ce n'è bisogno: non stiamo insieme, non devi rendermi conto delle tue azioni!

- Lily, ascolta...

- Spero ti sia divertito, almeno- ringhiò - Ah, per tua informazione: la storia di Jean Baptiste l'ho inventata per farti ingelosire, e stavo per dirti che avrei lasciato il mio fidanzato appena tornata in Inghilterra. Dillo alla tua amichetta, la prossima volta che scopate, così potrete farvi quattro risate su quanto sono stata stupida!

- Lily..

- Adieu, Axel- soffiò, per poi premere il tasto di fine chiamata.

Subito dopo, la stanza si riempì dei suoi singhiozzi e dei guaiti di solidarietà di Princesse de Lamballe.

Era stata davvero stupida.

 

* CASE = Certificate of Advanced Secondary Education, l'equivalente del nostro diploma di maturità.

 

Grazie ai coraggiosi che sono arrivati fin qui, sfidando il poema travestito da capitolo.

Forse non interesserà a nessuno, ma in origine era lungo la bellezza di 24 pagine Word (AryYuna credo se lo ricordi)!

Personalmente, mi piacciono i capitoloni, però capisco che non tutti sono dello stesso parere, perciò ho tagliato una scena di Faith, una di Kyle e l'ideazione della torta di compleanno di Brian.

Don't worry, non le ho eliminate, potrete leggerle non appena aggiornerò, non a breve perchè gli esami incombono, e quei geni dei miei proffi li hanno messi a un giorno di distanza! ><

Studiosamente (XD) vostra,

Serpentina

ps: chiedo perdono per eventuali errori di francese; non l'ho mai studiato, perciò ho dovuto fidarmi di Google traduttore.


 

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


 

Stavolta le note sono tutte alla fine. Buona lettura! ^^

 

Capitolo 13: One night at the Mìchiko

or Breakfast with Tiffany

 

Espressione concentrata, fronte aggrottata, tono concitato; si sarebbe potuto pensare che Jack, Brandon e Axel stessero tramando qualcosa...

- Ragazzi, per l'ultima volta: siamo tutti d'accordo?- disse Axel scrutando i suoi amici.

- E' la terza volta che ce lo chiedi, Ax- esalò stancamente Brandon - Come potremmo non essere d'accordo, dopo la rievocazione dei tiri mancini che ci ha tirato in passato?

- Se può tranquillizzarvi, ho controllato: per quanto moralmente discutibile, ciò che stiamo per fare è perfettamente legale- asserì Jack, mollemente adagiato sul divano.

- Avanti tutta, allora!- esclamò Axel, improvvisamente gioviale, si collegò a internet e andò su Google immagini.

Dopo dieci minuti erano ad un punto morto.

- Senti, io dico bruna con le treccine!- asserì Brandon

- Ma anche no! Rossa e minuta! Sono le migliori- propose Jack

- Jack O' Lantern, non è a te che dobbiamo trovare una ragazza- obiettarono in coro Brandon e Axel

- Anche, anzi, soprattutto perchè, se Allison lo scoprisse, ci farebbe morire di una morte lenta e dolorosa- aggiunse quest'ultimo - Bionda tipo Barbie, tanto per andare sul sicuro?

Quella che prometteva essere una lite coi fiocchi venne sventata sul nascere dal campanello.

- Vado io- disse Brandon, andò ad aprire la porta, e... Sorpresa! Si trovò davanti Melanie, con in spalla un borsone, tra le mani una busta.

- M-Melanie? C-Cosa...?

- Scusa il disturbo, è urgente. C'è Axel?- chiese la ragazza

- Si, ma.. Ehm, non per essere scortese... Non è un buon momento- rispose Brandon

- Apprezzo la tua sincerità, però momento buono o meno devo vedere Axel. Voglio cambiare il progetto per la torta di Brian- replicò Melanie

Brandon, emesso uno sbuffo esasperato, la fece accomodare in cucina. Dopo aver lanciato il cappotto sul divano, facendolo finire sulla testa di un contrariato Jack, Melanie si voltò per salutare suo cugino, il quale, prima di abbracciarla, emise un udibile brontolio di disapprovazione alla vista del tubino verde salvia corto, scollato e attillato che indossava, e che aveva lasciato gli altri due a bocca aperta.

Una volta strizzata a dovere dal cugino, Melanie ebbe modo di gettare un'occhiata al computer; ridacchiando, disse - Credevo che certe cose si facessero da soli, nella propria stanza

- Perchè mai... Oh, no! No, no, no! Non è come sembra!- si difese Brandon - Noi stavamo...

- Facendoci gli affari nostri, cosa che ti invito a fare, cuginetta- lo interruppe Axel, fulminandolo con lo sguardo

Brandon ricambiò l'occhiataccia e ribattè - Ax, tua cugina mi crede già un pozzo senza fondo, non voglio passare pure per pervertito!- si girò verso Melanie e aggiunse - Non stiamo guardando foto oscene.. Stiamo cercando una ragazza a Brian.

Melanie rise di cuore, si asciugò le lacrime che non era riuscita a trattenere ed esclamò - Oh, cielo, è la battuta del secolo! VOI, trovare una ragazza... A Brian? Ma non fatemi ridere! Brian sta con Faith! O si sono lasciati?

I tre amici si scambiarono occhiate colme di imbarazzo, prima che Jack, deciso a preservare la privacy dell'amico e la buona riuscita del piano, non deviò il discorso; si avvicinò al tavolo, fece scorrere lo sguardo lungo la figura formosa di Melanie, quindi, sfoggiando un sorriso che i suoi amici avevano visto raramente, asserì - Mi sa che ci conosciamo di vista, ma non siamo mai stati presentati. Io sono Jack. Tu, beh, lo so chi sei, Axel non fa che parlare della sua fantastica cugina Melanie. E' un peccato non averti conosciuta prima, d'altronde, con un parente così geloso..- Axel arrossì, ma non aprì bocca: aveva intuito che Jack voleva stuzzicare la vanità di Mel per distoglierla dallo scherzetto al quale stavano lavorando

- Effettivamente, Ax è un tantinello iperprotettivo, alle volte...- pigolò Melanie, imbarazzata da morire, mentre stringeva la mano a Jack.

- Parecchio iperprotettivo, per non dire sadico- rincarò la dose Jack - Prima ci ha riempito di chiacchiere sulle sue favolose cugine, poi ci ha categoricamente proibito di conoscerle. Crudele, non trovi? Ora che ti ho vista, però, capisco le sue ragioni: se le altre sono altrettanto belle...

- Anche meglio- rispose Melanie, arrossita a quel complimento - Io sono il brutto anatroccolo della famiglia

- Chissà i cigni che devono essere...- sospirò Brandon, estatico, ricevendo due identiche occhiatacce raggelanti da Axel e Jack; resosi conto di quel che era appena uscito dalla sua bocca, si schiarì la voce e, tenendo risolutamente gli occhi puntati a distanza di sicurezza dalla generosa scollatura della ragazza, balbettò - Ehm... N-Non e-eri v-venuta qui per, ehm, parlare con Axel di una torta?

- Oh, cielo, è vero! Ax...

In quel momento risuonò la suoneria del cellulare di Axel, che non ci pensò due volte prima di scappare via, seguito poco dopo da Jack.

- Bene- esalò Brandon, a disagio - A quanto pare siamo rimasti soli...

- Ah, si? Non vuoi svignartela anche tu?- sbottò Melanie, irritata: ideare una torta non era un giochetto da bambini, aveva bisogno di collaborazione, non di immaturità!

- Se nella busta c'è quel che penso, non ho motivo di svignarmela- replicò Brandon

Melanie, sforzandosi di essere gentile, si sedette al posto lasciato libero da Axel, posò il borsone sul divano, inciampando nel tavolino nel tentativo, la busta sul tavolo, quindi chiese - Cosa credi ci sia qui dentro?

- Assaggi di torta per scegliere il gusto- rispose Brandon senza esitazione

Melanie gli rivolse un sorriso enigmatico prima di esclamare - Congratulazioni, hai indovinato! Come premio, ti nomino assaggiatore. Contento?

- Non molto, dato che ho ricevuto la nomina solamente perchè Axel e Jack se ne sono andati, però... L'importante è che papperò un pò delle tue deliziose torte!- trillò l'altro allegramente, per poi aggiungere - Che tipo di modifiche vuoi apportare alla torta?

- Mentre te le illustro puoi assaggiare. Ogni fetta ha un numero, così ti basterà dirmi il numero e capirò che torta è- ribattè Melanie, porgendogli un piattino ricoperto di carta d'alluminio.

Brandon non se lo fece ripetere: si impossessò del piatto, prese una forchetta e cominciò ad allenare le mascelle, sotto lo sguardo attento di Melanie, che gli spiegò come intendeva modificare la torta di Brian.

- Ax mi ha chiesto, al posto di un classico dolce, di fare due ragazze in bikini, ma, anche se sto seguendo un corso, non sono un granchè a scolpire, specialmente la torta- Brandon annuì - Perciò ho pensato di fare tante tortine, e in cima metterci una piccola scultura- Brandon, impossibilitato a parlare dalla bocca piena da scoppiare, si limitò ad un'occhiata perplessa - Aspetta, ti disegno uno schizzo- andò in camera del cugino a rifornirsi di carta e penna, tornò in cucina e, mentre disegnava, descrisse il suo progetto - Quel che ho in mente è una specie di piramide, tipo quelle di profitteroles, solo con le mini-torte- Brandon annuì, ad indicare la sua approvazione - E, in cima, una scultura in pasta di zucchero.

Ingoiato l'ultimo boccone, Brandon potè intervenire - Mi piace molto l'idea di una piramide di torte, e approvo le ragazze in bikini, ma... Che ci fanno due libri? Brian non è un topo di biblioteca, legge solo il necessario

- Sono testi simbolici: il Kamasutra e l'Ars amandi- rispose Melanie con sussiego

- L'A... Che?

Melanie sbuffò, quindi, tentando di imitare il contegno altezzoso della sorella, replicò - Mi dolgo per la tua istruzione classica. L'Ars amandi è un opera latina, una specie di manuale in due parti per consigliare come attrarre il sesso opposto. Brian è... Era, spero per Faith... Un playboy, ho pensato fosse carino alludere velatamente a questa sua... Dote

- Personalmente mi piace, ma non so se posso dire lo stesso di Brian, lui è uno che non va tanto per il sottile- ribattè Brandon

- Non è stupido, capirà

- Non ho detto che è stupido, ho detto che non va tanto per il sottile- sbottò Brandon.

- Si, si, come dici tu...- esalò Melanie, stufa di discutere.

- Libri strani a parte, mi piace la tua idea, soprattutto se non ricoprirai le torte di glassa e zucchero, rendendole pesanti e indigeste- asserì Brandon, massaggiandosi lo stomaco: come avrebbe fatto a scegliere una tra quelle bontà?

Melanie si sporse verso di lui e sussurrò - Sai tenere un segreto?- l'altro annuì - Le torte glassate all'inverosimile, cariche di sculture e altre decorazioni di zucchero... Non piacciono nemmeno a me. Sono più belle che buone. Personalmente prediligo la semplicità, in ogni aspetto della mia vita.

- Anche io- rispose Brandon - Ehm... Sempre a proposito di torte... La numero 3 è fantastica, non l'avevo mai provata prima. Cos'è?

- Si chiama 'red velvet', è molto in voga in America. Ho avuto la ricetta da un'amica del New Jersey, conosciuta su un portale di cake design- spiegò Melanie

- Davvero ottima- commentò Brandon - Con la chantilly, poi...

- Credi che a Brian piacerà più della ragazza che volete propinargli?- domandò Melanie ridacchiando

Brandon deglutì sonoramente, quindi chiese di rimando - Sai tenere un segreto?

- Dipende dal segreto- rispose Melanie

- Ecco, vedi, in realtà la ragazza per Brian è... Finta.

- Finta?- esclamò Melanie - Cioè... Una bambola gonfiabile?

- No- rispose Brandon, tra le risate - Finta nel senso di inesistente. Brian è un dongiovanni dei nostri tempi, molte delle sue- "Prede" - Amiche le trova in rete, perciò abbiamo pensato di creare un finto profilo. Abboccherà, ne sono sicuro, e flirteremo con lui in modo da ottenere un appuntamento, al quale ci presenteremo con... Beh, su questo punto c'è ancora da lavorare: Jack ha proposto pece e piume, ma mi sembra esagerato...

- Un po' esagerato, si- convenne Melanie - Che ne dici della melassa? Quando mia cugina mi fregò il ragazzo, Axel mi vendicò sostituendo il suo shampoo con la melassa. Non ho riavuto il mio ex, ma almeno mi sono tolta una soddisfazione!

Brandon rimase di stucco, ma cercò di apparire impassibile; lisciandosi il pizzetto disse, più a se stesso che all'altra - Melassa, eh? Ci faremo un pensierino...

- Se è lecito chiedere... Cosa ha combinato Brian di tanto grave da meritarsi di essere 'pecepiumato', o 'melassato'?

- Ogni primo aprile ci ha giocati, è il momento di ricambiare- asserì Brandon

- A proposito di ricambiare... Dovresti farmi un favore- replicò Melanie, alzandosi in piedi

- Qualunque cosa per Cake Queen.

- Macchiami il vestito- ordinò imperiosa

Esterrefatto, Brandon scosse la testa e ripetè - M-Macchiarti il... V-Vestito?

- Esatto. Avanti, su, forza. Ti lascio decidere con cosa, basta che lo faccia.

- M-Ma... E' pura follia!

- Anche i folli hanno le loro ragioni- asserì Melanie - E adesso... Macchialo!

Brandon, nonostante la perplessità, obbedì; prese il suo bicchiere di succo di frutta e lo gettò sul vestito di Melanie, la quale esclamò, deliziata - Oh, cielo, pare proprio che dovrò cambiarmi d'abito. Che peccato!

Brandon strabuzzò gli occhi: sembrava... Contenta! Ignorando l'espressione allibita dell'altro Melanie chiese - Posso usare il bagno?

- C-Certamente. S-Seconda porta a sinistra - " E' ufficiale: è pazza".

La ragazza afferrò il borsone poggiato sul divano e si chiuse in bagno, dal quale riemerse venti minuti dopo.

Brandon la fissò, perplesso: al posto del vestito aveva indossato un paio di jeans scuri e una casacca a fiori rosa, lunga abbastanza da mimetizzare il sedere eccessivamente abbondante, e con ampie maniche a tre quarti, per coprire le braccia cicciottelle, si era truccata e aveva tirato indietro alcune ciocche con delle mollette perlate. Soltanto le scarpe erano le stesse, delle ballerine bianche.

Melanie sorrise, fece una piroetta, e sospirò - Finalmente mi sento una donna, non una braciola!- senza smettere di sorridere si rivolse a Brandon - Di solito è Ax il mio personal stylist, ma, dato che non c'è... Come sto?

- B-Bene- rispose Brandon, per poi aggiungere, in preda alla più ardente curiosità - Al tuo ragazzo piacerà. Uscite insieme, stasera? E' per questo che ti sei cambiata?

- Cos..? No, no, no, Jeremy non c'entra- rispose Melanie, divenuta color ciliegia, gesticolando animatamente - Oddio, è anche vero che, probabilmente, se mi avesse vista con quel fazzoletto spacciato per vestito, mi avrebbe trascinata di peso a cambiarmi. E' più geloso di Ax, il che è tutto dire... Senza contare che sono più unici che rari quelli che accettano di buon grado di vedere la loro donna andare in giro praticamente mezza nuda- Brandon annuì, emettendo una risatina colpevole - Ma no, lui non c'entra. L'ho fatto per me.

- Per TE?

- La mia coinquilina va a vivere col suo fidanzato- spiegò Melanie - Perciò ha organizzato una... Festa d'addio, chiamiamola così...

- Non capisco... L'abito di prima mi sembra adatto- asserì Brandon

- Quello straccetto me l'ha imposto mia sorella, che è piombata a casa mentre mi stavo vestendo. Me l'aveva fatto comprare lei, dicendo che dovrei "dare aria all'epidermide", ma lo detesto: il colore è orrendo, mi fa sembrare morta, è stretto tanto che mi sento un salame, e così scollato che mi controllo le tette ogni due secondi per paura di "uscire di seno"- si sfogò - E' così difficile da capire che, col mio fisico, non posso, nè voglio, andare in giro conciata come una... Come lei?

Brandon curvò le labbra in un sorriso comprensivo: aveva anche lui esperienza di sorelle tiranniche.

- E' meglio che vada. Scusa per lo sfogo e grazie di tutto - pigolò Melanie, per poi andare a recuperare il cappotto.

Poco dopo, Brandon udì un affranto - Oh, no, sta piovendo!

Avrebbe potuto limitarsi a prestarle un ombrello, invece, spinto da un attacco di bontà disinteressata, si offrì di accompagnarla - Ehm... Vuoi un passaggio?

- Sei gentile, ma non voglio darti disturbo- rispose Melanie

- Nessun disturbo. Ne approfitterò per passare a salutare i miei, si lamentano che non mi faccio mai vedere- ribattè Brandon, mettendola a tacere, quindi si avviarono all'auto.

Il dolore è egoista.

Almeno, secondo Faith.

Abigail, concordava appieno: erano passate due settimane dal... "Fattaccio", eppure non riusciva a sentire l'effetto lenitivo del tempo sulle sue ferite.

Soffriva, e il suo dolore era accresciuto dal notare che a nessuno pareva importare; certo, Faith le era stata vicino, da buona amica, confortandola e tentando di distrarla, e Claude e Bridget, come previsto, si erano profuse in esclamazioni consolatorie ( che avevano avuto il solo risultato di intristirla ulteriormente) e in piani balordi per presentarle il fior fiore della 'fauna maschile' di loro conoscenza, però, dopo qualche giorno, constatata la vanità dei loro sforzi, avevano gettato la spugna.

Com'era possibile che nessuno facesse più caso a lei, che nessuno si fermasse più a chiederle come stava, a confortarla? Com'era possibile che il mondo fosse andato avanti come se non fosse successo niente, quando il suo cuore, invece, si era fermato?

Davano per scontato che avesse superato la crisi, e per questo si sentivano autorizzati a dimenticare la sua sofferenza.

Ma non era così, e Abigail altro non desiderava se non che qualcuno se ne accorgesse, e condividesse il suo dolore.

Il dolore è egoista, e tale aveva reso Abigail, che si sentiva ribollire il sangue dalla rabbia ogniqualvolta si imbatteva in persone felici, ignare di quel che stava passando. Poi la rabbia passava, sostituita dal rimorso, rimorso per non aver saputo tenersi Ben, rimorso per il rancore immotivato nei confronti degli altri e per il desiderio che, come il suo cuore, così anche il mondo si fermasse, e condividesse il suo dolore.

Se lei non era felice, perchè dovevano esserlo gli altri?

Il giovane Wollestonecraft seguiva in silenzio la lezione di matematica, prendendo appunti inframezzati a ghirigori pseudo-cubisti: si era da tempo arreso alla sua inettitudine nella materia, ma doveva mantenere l'apparenza di studente diligente se non voleva che l'insegnante sospettasse che i suoi esercizi svolti alla perfezione non erano farina del suo sacco ( bensì del sacco di Ben).

Si girò verso l'amico, per sincerarsi che anche lui stesse prendendo appunti, dato che nel pomeriggio avrebbe dovuto spiegarglieli parola per parola, e si stupì nel vederlo armeggiare con la matita sul suo album da disegno.

- Beep?- bisbigliò - Che combini?

- Niente di che- rispose lui

- Da quel che vedo si direbbe un fumetto- asserì Cyril

- Lo è. Non ho ancora deciso il titolo, però ho già delineato la trama e i personaggi- sussurrò Ben - Lei- indicò una donna molto seducente, se non si faceva caso ai lombrichi che aveva per capelli - E' Ashantam, usa la magia nera e la sua perfida aiutante Lepra per ostacolare l'amore tra Dranreb- indicò il bel cavaliere dai lunghi capelli, scintillanti quanto la sua armatura - E la principessa Aligabi- indicò una ragazza sorridente dalla pelle leggermente olivastra, seduta in un prato fiorito, con addosso un vaporoso vestito rosa, i lunghi capelli scuri che, a giudicare dalle linee sotto le ciocche, ondeggiavano nella brezza - Assistiti dal fido scudiero Elyk, dal potente mago Lyric e dalla guardia del corpo della principessa, l'amazzone dalla chioma viola Athif.

- E'... Sconvolgente- esalò Cyril, colpito, più che dalla bravura dell'amico, che già gli era nota, da un'improvvisa illuminazione. " Due settimane e ancora pensa a lei. Riuscirà mai a voltare pagina?" pensò, mettendo il puntino a una I con tale forza da bucare la carta.

- I-In c-che s-senso?- balbettò Ben, nervoso, come sempre quando sottoponeva una sua opera al giudizio altrui.

- I disegni sono fantastici, e quel poco che hai colorato è talmente realistico da farti sembrare di essere lì- rispose Cyril - Però... Credo sia una storia senza futuro. Ritenta con una trama più originale- per poi aggiungere, scandalizzato - E cancella quell'oscenità di Athif e Lyric che si baciano!

- Storia mia, regole mie- replicò Ben con sussiego.

Cyril emise un ringhio gutturale, quindi sospirò - Cambiamo argomento, è meglio. Sua Signoria, alias la tua ragazza, mi sta tampinando per persuadermi a scegliere i diamanti come tema del ballo; è arrivata a dirmi che, se la accontenterò, si occuperà lei dell'allestimento della sala.

- Vuoi che la convinca a fare marcia indietro?- chiese Ben

- Scherzi? Mi ha servito su un piatto d'argento la possibilità di non fare un cazzo! I diamanti vanno bene, sempre meglio del party hawaiano proposto da Agnes Morrison, o del ballo in maschera in stile Luigi VI di Vane- Ben sbuffò una risatina - Potresti disegnarmi una sala elegante che Sua Signoria possa usare come modello per le decorazioni, i tavoli e... Il resto?- rispose Cyril - Non vorrei ritrovarmi un tripudio di piume e lustrini.

Ben estrasse un foglio bianco dall'inesauribile album, poi domandò - Quanto manca alla fine dell'ora?

- Dieci minuti.

- Una bozza ce la faccio a farla. Il resto a pranzo- asserì Ben, per poi mettersi all'opera.

Cyril, scoccata un'altra occhiata incendiaria al fumetto in divenire dell'amico, riprese a fingere di seguire la lezione.

Dopo scuola, Cyril, diretto a lezione di musica, venne raggiunto da Kyle, che lo salutò con un pugno al braccio e un entusiastico - Riccioli d'oro! Finalmente! Oggi avremo scambiato si e no due parole!

- Kyle, non dovresti essere alla fermata? Perderai l'autobus- osservò Cyril, massaggiandosi il braccio colpito

- Niente mezzi pubblici, faccio due passi con te- rispose Kyle, per poi aggiungere, con finta noncuranza - Ti ho visto parlottare con Ben, a mate.. Contro chi congiurate? Se è Dick Vane, voglio partecipare!

- Niente congiure- replicò Cyril - Anche se non è una cattiva idea... Comunque no, Ben mi ha fatto uno schizzo dell'aula magna addobbata secondo i dettami di Sam, per assicurarmi che non si trasformerà in un ricettacolo di piume e altre schifezze che le piacciono.

- Ah... Ti ha fatto vedere il suo fumetto?- chiese poi Kyle - A me l'ha mostrato ieri. E' bello vero? Ben ci sa fare con queste cose.

- La grafica è grandiosa, ma la storia non mi piace... E' banale- sibilò Cyril, storcendo il naso

- Non me ne intendo, ma non mi pare malaccio- ribattè Kyle - Credo, dal basso della mia poca esperienza col genere, che ci siano tutti gli ingredienti di un tipico fantasy: l'eroe, la strega cattiva, il mago buono, l'amazzone... E' carino.

Cyril roteò gli occhi, e sbottò - Kyle, ma non capisci? La storia... Parla di noi!

Kyle aggrottò le sopracciglia e rispose - Non so te, ma io non mi rispecchio in una principessa vestita di rosa.

Cyril si battè una mano sulla fronte, poi esalò, esasperato - Aspetta, lo metto nero su bianco, così ti renderai conto anche tu- estrasse dallo zaino un quaderno e una penna, e diede a Kyle la prova che i personaggi del fumetto di Ben erano i loro alter ego.

- Mi credi, adesso? Lyric è l'anagramma di Cyril, ed Elyk... Non posso credere non avessi realizzato che Elyk è Kyle scritto alla rovescia!

Kyle obiettò - Ok, il galoppino del cavaliere sono io, la versione figa di Gandalf sei tu, la guerriera conturbante è Faith e l'aiutante della strega è Pearl, però i protagonisti sono originali! Insomma, Dranreb è...

- Ben- spiegò Cyril - Al contrario.

- Ma Ben...

- Il vero nome di Ben è Bernard. Rovesciato, Dranreb- asserì Cyril

- Cazzo, è vero! A forza di chiamarlo e sentirlo chiamare Ben dimentico che si chiama Bernard!- esclamò Kyle

- Credo sia voluto... Ben detesta il suo nome.

- E la strega, A... Qualche cosa?

- Ashantam è l'anagramma di Samantha.

- Ah. Ok. E la principessa Aligabi?

- Abigail- fu la secca risposta di Cyril, che rise dello sbigottimento dell'altro.

- A-Abigail... La 'suora laica'?

- Già.

- Ma... Ma... Non è possibile! Si sono lasciati! Sta con Ash... Samantha, che ha tutto ciò che potrebbe mai desiderare, perchè continua a pensare a quella lì?- sbraitò Kyle.

- Credo sia innamorato- rispose Cyril - E pure di brutto. Per mettersi a disegnare un fumetto sul loro amore...

- Si, beh, che si disamori!- obiettò Kyle - Ha fatto un affare: dal poco che ho visto Abby è messa bene a curve, ma non hanno combinato niente, se non bacetti da mocciosi dell'asilo, Samantha, invece, è più esperta e un gran pezzo di...

- Non posso parlare per esperienza, fortunatamente, ma credo non sia così facile disamorarsi- replicò Cyril - Se qualcuno ti piace davvero, per te non esiste nessun altro. Certo, apprezzi una bella ragazza o un bel ragazzo, a seconda dei gusti, se ti passa accanto, ma nulla più, perchè non c'è paragone.

- Ho sempre sostenuto che leggere troppo nuoce alla salute mentale, e tu ne sei la prova vivente- sospirò Kyle, alzando gli occhi al cielo.

- Perchè ti risulta inconcepibile che Ben preferisca Abby a Sam?

- Perchè Abby non ha niente di speciale! Non hanno nemmeno scopato!

- Concordo sul secondo punto, sul primo, invece... Non puoi giudicare una persona che non conosci, e noi ci siamo sempre rifiutati di conoscerla- asserì Cyril

Kyle rimase a bocca aperta, incapace di ribattere. Dopo una lunga riflessione, disse - Hai ragione. Ti lascio. Tu devi andare a strimpellare e io.. Devo ripulire il mio karma. Ci vediamo-, girò sui tacchi e se ne andò.

Abigail Venter, all'uscita da scuola, emise un sospiro di sollievo non appena una folata di vento le sferzò il viso: era piacevole respirare aria fresca dopo tante ore al chiuso.

Salutata Faith, che l'aveva invitata a venire all'esibizione degli Aluminia che si sarebbe tenuta quel giovedì (aggiungendo, con un'alzata di spalle - Lo so che è intrasettimanale, ma non ce l'ho fatta a dire di no alla donna che mi riempie gratis di sakè caldo-), stava per dirigersi alla fermata dell'autobus, ma qualcuno la trattenne per la borsa.

Terrorizzata, si bloccò, pigolando - Ti prego, prendi la borsa, ma non farmi del male!

Il presunto scippatore rise di gusto, e rispose - Calmati, non voglio nessuna delle due cose.

Abigail, liberata la borsa con uno strattone, si girò, e rimase a bocca aperta: davanti a lei, ancora scosso da silenziose risatine, c'era... Kyle Riley.

Ripresasi dallo shock, incrociò le braccia e sbraitò - Se vieni da parte di Colui-che-non-voglio-nominare, sappi che..

- Lord Bennymort non sa che sono qui, è una mia iniziativa.

Se la notizia la stupì, Abigail non lo diede a vedere; sbuffò ed, evitando di incrociare lo sguardo dell'altro, esalò - Apprezzo la tua lealtà, ma, nel caso ti fosse sfuggito, è stato lui a lasciarmi, perciò, se vuole il mio perdono, deve strisciare da me di persona, possibilmente con la testa di quella troia su un piatto d'argento.

Kyle la afferrò per un braccio, costringendola a guardarlo in faccia, e disse - Potresti, per favore, concedermi un po' del tuo prezioso tempo?

- Perchè?- chiese Abigail

Come attirata da una forza ignota, si materializzò Faith, la quale si frappose tra Kyle e Abigail, sibilando - Se quell'indegno esemplare di Homo Sapiens non ha le palle di affrontare Abby di persona, non vedo perchè Abby debba comportarsi diversamente. Se hai qualcosa da dire, dillo a me.

Kyle deglutì, pensando che Ben non si era discostato troppo dalla realtà nel creare la bodyguard della principessa Aligabi: tolti i capelli viola, l'armatura che lasciava poco all'immaginazione e la forza sovrumana, Athif e il suo corrispettivo in carne ed ossa avevano molto in comune, espressione da serpente in procinto di mordere inclusa.

Kyle deglutì a vuoto, prima di rispondere - Ben non sa che sono qui. Nessuno lo sa. Io... Sono curioso. Ben sta con una bonazza come Sam, eppure ha un'altra in testa- indicò Abigail con la testa - Una che non gliel'ha manco data- Abigail arrossì - Volevo solamente capire cos'ha di speciale.

- Eh?- esclamò l'interessata, perplessa

- Te lo traduco in linguaggio femminile- sospirò stancamente Faith - Credo voglia conoscerti.

- N-Non i-in s-senso biblico, spero- balbettò Abigail, sempre più rossa.

Fu la volta di Kyle di esclamare - Eh?

Faith sospirò nuovamente - Te lo traduco in linguaggio maschile: vuoi fartela?

- Dio, no!- rispose Kyle senza esitare, ricevendo un'occhiataccia offesa da Abigail - N-Non che non sia carina, eh, Venter, però è inutile applicarmi se so di non ottenere risultati... Oppure ho qualche speranza?- aggiunse, con una maliziosa strizzata d'occhio.

- No, non ce l'hai.

- Come volevasi dimostrare- asserì Kyle

Appurato che l'amica non correva rischi, Faith si congedò dai due, non prima, però, di aver minacciato Kyle - Vi lascio... Conoscervi in pace, carucci. Tranquilla, sorella, Kyle si comporterà da perfetto gentleman, sa benissimo che, in caso contrario, gli trancerei gli attributi con un paio di cesoie per darli in pasto ai maiali!.

Con sommo sbigottimento di Abigail, Kyle desiderava davvero conscerla meglio: durante il breve tragitto fino alla fermata dell'autobus la tempestò di domande, ad alcune delle quali, particolarmente indiscrete (per non dire indecenti), rispose mostrando il dito medio.

L'ultima che le pose per poco non la fece svenire: - Ci vai a vedere la tua amica cantare, dopodomani?

- Come sai che suonano?- domandò

- Dimentichi che Colui-che-non-vuoi-sentir-nominare è il fratello del chitarrista della band- rispose Kyle tutto d'un fiato.

- Ah, già. Immagino, quindi, che ci sarai anche tu- replicò Abigail.

- Chi ti accompagna?

- La mia ombra, e il mio autista è la metropolitana.

- Checheche? - esclamò Kyle, scuotendo la testa con vigore - Assolutamente no! Ti porto io. Ho la macchina.

Abigail, lieta che fossero arrivati alla fermata, boccheggiò, prima di rifiutare l'offerta nella maniera più gentile possibile (secondo lei) - Grazie, ma non è il caso che mi faccia vedere con te, specie se ci sarà... L'Innominabile, sembrerebbe che voglio usarti per farlo ingelosire, e non è vero. Non mi interessi... In quel senso.

Kyle si slacciò la cravatta, quindi asserì - E' così importante quello che BEN potrebbe pensare?

- No- pigolò Abigail, sentendosi stupida - Però...

- Senti- la interruppe - Non nego di averti presa in giro dalla prima volta che ti ho vista...

- Grazie, eh- sbottò Abigail

- Ho riso di te alle tue spalle, ti ho schernita, chiamandoti "suora laica"...

- COME MI HAI CHIAMATA?- ruggì Abigail

- Vuoi farmi finire? Su, che tra due minuti arriva il bus, e devi andare. Insomma... Non sono stato affatto carino - Abigail sbuffò, roteando gli occhi - Però, conoscendoti meglio, ho capito una cosa: sarai anche una verginella- borbottio contrariato di Abigail - E la tua fissa di resistere fino al matrimonio mi dà i brividi...

- Ma?

- Ma... Sei più giusta per lui di qualunque Samantha, o Claude.

- CLAUDE? BEN E' STATO CON... CLAUDE?- ululò Abigail, sconcertata

- E' stata la sua prima ragazza. Credevo te l'avesse detto- si difese Kyle - Ma non è questo il punto: state bene insieme, ha sbagliato a mollarti, e voglio dargli un assaggio di quel che ha perso, perciò giovedì sera, alle 9 p.m, sarò sotto casa tua- Abigail aprì e chiuse la bocca come un pesce rosso - Non preoccuparti, conosco l'indirizzo- Abigail strabuzzò gli occhi - Il tuo ex non aveva molto rispetto per la tua privacy... Ho anche il tuo numero di telefono!

- E'... Arrivato l'autobus- esalò Abigail, affrettandosi a salire - Ci vediamo... Giovedì, allora... Si.

Il giovedì arrivò, troppo presto per i gusti di Abigail.

Dato che sarebbe uscita (- Che brutta espressione! Io non esco con quel troglodita!-) con Kyle, non si era preoccupata granchè del suo aspetto: aveva raccattato una maglietta bianca con le maniche in pizzo, molto frou frou, una gonna plissettata verde scuro, a pois bianchi, un paio di ballerine bianche e un cerchietto verde scuro degno di Blair Waldorf.

Kyle non tardò di esprimere il proprio parere sul look della Venter; rivoltale un'occhiata allibita, commentò - Credevo saremmo andati nello stesso posto, stasera. Perchè ti sei conciata come la cassiera di una saletta da tè?

- Perchè non voglio dare l'impressione, sbagliata, di essere la... La tua...

- Ragazza? Tranquilla, non ci crederebbe nessuno- le assicurò Kyle, scacciando con la mano immaginari granelli di polvere dal suo giubbotto da motociclista - Almeno.... Nessuno a parte Ben. Oh, e Sam.

- Perchè loro due dovrebbero crederci, e gli altri no?

- Sam perchè le conviene, Ben perchè ti trova sexy, e una ragazza sexy non resta a lungo sul mercato- rispose Kyle con un sogghigno allusivo.

Abigail stava per ribattere quando lo vide salutare qualcuno con la mano. Incuriosita, si voltò, trovandosi faccia a faccia con l'oggetto della loro discussione: Ben, naturalmente accompagnato da Samantha, la quale non mancò di esaminare l'abbigliamento di Abigail, cui riservò uno sbuffo derisorio.

Ben, invece, la osservava con un'aria imbambolata che la indusse a concordare con Kyle, quando gli chiese - Beep, un pesce lesso è più espressivo di te, che cazzo hai fumato?

- I-Io... Io...- balbettò lui, quindi, ripresosi dallo shock, domandò - Che ci fate qui?

Per impedire che Abigail rovinasse tutto con qualche frase infelice, o, peggio, arrossendo, Kyle rispose, prima di trascinarla nel locale - Quello che siete venuti a fare voi.

Avere la vescica piena da scoppiare e non riuscire a urinare è una situazione frustrante, di quelle che si augurerebbero soltanto al proprio peggior nemico (e, forse, nemmeno a lui); sfiga aveva voluto fosse capitata a Faith Irving.

" Perchè? Perchè a me?", pensava, tra sospiri mesti e un soverchiante senso di impotenza: insomma, era la SUA vescica, doveva obbedire al SUO cervello, cervello che le stava ordinando di aprire i boccaporti e lasciar fuoriuscire il frutto del duro lavoro quotidiano dei reni. Tutto inutile.

" Esci di lì, pipì! Fuori da questo corpo! Non puoi rompermi le palle sul palco, cazzo! Ooh, maledetta vescica! Svuotati, porca di quella troia di tua madre! Maledizione, a lei e a me: perchè non mi passa la fobia dei bagni pubblici?".

Purtroppo per lei, Faith non si sentiva a suo agio ad usare una toilette che non fosse quella di casa sua, a prescindere dal grado di pulizia. Era più forte di lei, non poteva avvicinarsi a un bagno estraneo senza sentire la voce di Fürher Rose che le diceva: "stai attenta, non sai che brutte malattie si possono prendere semplicemente sedendosi sul wc".

- Grazie mille, mamma- ringhiò con acrimonia: tutta colpa di sua madre, era sempre colpa di sua madre.

A forza di imprecare mentalmente contro tutti gli organi che le venivano in mente, Faith riuscì nell'impresa.

Felice e, diciamolo, alleggerita, uscì dal claustrofobico cubicolo, trovandosi davanti... Brian.

Sbattè le palpebre diverse volte, prima di esclamare, incredula - E' il bagno delle donne. Sei per caso una donna?

- Per quanto ne sai potrei benissimo esserlo, non hai ancora provato l'attrezzatura- rispose lui con tanto di allusiva strizzata d'occhio.

Faith scosse la testa e replicò, asciutta - Spiacente, scopare nel cesso del "Mìchiko" non è nella mia lista di cose da fare prima dei vent'anni. O meglio, scopare si, è il dove che..

- Faith, possibile che debba insegnarti tutto? Un posto vale l'altro, se lo fai con uno bravo- asserì Brian, un sorrisetto compiaciuto ad increspargli le labbra.

- Ogni riferimento a persone qui presenti è puramente casuale- ridacchiò Faith, per poi baciarlo. Si staccò solo quando la mano di Brian, passato, nel frattempo, a baciarle il collo, scivolò sotto la gonna, risalendo fino alla natica, mentre mugolava - E dai....

- Ok, ora basta. Basta, ho detto!- ululò - Non dirò addio al MIO imene in un cesso, o in macchina, o in qualunque altro posto squallido!- "Anche perchè ho già deciso dove e quando... Mollare gli ormeggi" - Ti prego, aspetta qualche altro giorno... Ti prometto che ne varrà la pena- aggiunse, suadente.

- Sei tremenda, F. Mi farai impazzire- esalò Brian, quindi uscì.

- Prima di quanto credi, tesoro - mormorò a mezza voce, sorridendo mentre si rifaceva il trucco.

Axel, intento a confabulare con Brandon, approfittando della distrazione di Brian, venne travolto dal ciclone Melanie, riuscita, non si sa come, ad inciampare nei suoi stessi piedi mentre correva a salutarlo.

Rimessosi in piedi, Axel si accorse che Brandon, da quella posizione, aveva potuto posare gli occhi sul didietro di Melanie, lasciato scoperto dal corto e svolazzante abito turchese che portava sotto la giacca di pelle, ben visibile attraverso le calze velatissime; con un cipiglio che indusse l'altro ad indietreggiare di qualche passo, gli chiese - Non hai visto le mutande di mia cugina, vero?

Brandon, arrossendo furiosamente, boccheggiò - Ehm... I-In t-tutta onestà...- "Si. Bianche con le caramelle, il genere che mia sorella metteva a dieci anni" - No.

- Ottima risposta, è quella giusta- asserì Axel, continuando a fissarlo con sguardo truce

- Oh, per l'amor del cielo, non lo spaventare!- lo redarguì Melanie - Ammesso, e non concesso, che mi abbia visto le mutande, non l'ha fatto apposta, non mi ha mica sollevato la gonna!

- Cosa direbbe il tuo ragazzo se lo sapesse, eh?- ribattè Axel

- Che mi preferisce nuda- replicò lei, con tanto di risatina maliziosa - Vuoi continuare a farmi la predica, o mi lasci salutare il tuo amico divoratore di torte a tradimento?- quindi aggiunse, soddisfatta per aver messo a tacere il cugino-mastino - Non avevo dubbi. Ciao, Brandon, come va?

- Oh, ehm, tutto ok, grazie. Un po' di tensione, ma è normale- esalò lui, ricambiando il sorrisone dell'altra; "beata lei, sempre sorridente", pensò.

Emesso un verso di disappunto, Axel si allontanò, permettendo a Melanie di appagare la propria curiosità; non appena il cugino fu fuori portata d'orecchio, domandò a Brandon - Come procede... Tu sai cosa?

- Co.. Tiffany, dici? Alla grande! Flirta con Brian che è un piacere- rispose Brandon, ridacchiando.

- T-Tiffany?

- La facilona fasulla- spiegò Brandon - Una bella bambola bionda. C'è voluto un sacco di tempo per trovarne una che mettesse tutti e tre d'accordo: bona, ma non troppo... Barbie, se capisci cosa intendo, figa, ma senza l'aria da pornostar, ma, soprattutto, non rifatta... Un'impresa!

- Immagino- esalò Melanie, tra il divertito e lo sconcertato - Ma... Tiffany? Avete scelto il nome guardando la vetrina di una gioielleria?

- L'ho scelto io- rispose Brandon, gonfiando il petto, orgoglioso - E posso assicurarti che, come per l'aspetto, è stato difficile trovare una soluzione che piacesse a tutti e tre: serviva un nome da ragazza facile per attirare Brian, ma non troppo da troia, altrimenti avrebbe sospettato qualcosa- asserì Brandon.

- Nome da...? Ma che dici? I nomi sono tutti uguali!- replicò Melanie

- Melanie. Dolce, ingenua Melanie- cantilenò Brandon, dondolandole le spalle - Ad ogni nome corrisponde uno stereotipo- ribattè Brandon

- Ma che dici? E' il nome che va collegato a una persona, non il contrario. Melanie non è sinonimo di goffaggine e chili di troppo, così come non tutti i Brandon sono mangioni rasta!

- Che c'entra?- sbuffò Brandon

- C'entra- ribattè Melanie - Nel nome può starci il destino, la personalità no.

- Sarà, ma è anche vero che associamo un certo nome a un determinato carattere. Hai mai sentito di una suor Savannah?- inquisì Brandon, sicuro di averla messa alle strette: adorava sentirsi dire che aveva ragione.

- No, ma non è detto che non esista. So dove vuoi andare a parare, e ti assicuro che no, non ho mai immaginato la Savannah tipo come una che si spoglia per sbarcare il lunario- replicò Melanie, ghignando (un'altra che adorava avere ragione).

- Fingerò di crederti- Brandon le rivolse uno sguardo che valeva più di mille parole - Resta il fatto che non puoi demolire le mie solide argomentazioni.

- Le tue argomentazioni sono degne di te: stupide!- ribattè Melanie

- Oppure... Sei tu ad essere ottusa- replicò Brandon

La ragazza, risentita, strillò, con voce man mano più stridula - Ottusa IO? Bada a come parli, testa di rapa!

Avrebbe potuto dirgli di peggio, ma l'offesa, unita al tono col quale era stata pronunciata, fece perdere le staffe al solitamente mite Brandon, che ruggì - OSI DARMI DELLA TESTA DI RAPA, ZUCCONA?

- Zuccona? ZUCCONA?

- SI, ZUCCONA!

- Ehm... Suvvia, ragazzi, abbassiamo i toni- intervenne Axel

- ZITTO, BROCCOLO!- urlarono in coro i due litiganti, che sarebbero venuti alle mani se Brian, comparso dietro Axel, non avesse commentato - Se volete fare un minestrone uscite in strada, questo non è il luogo adatto per simili scenate. O vi calmate, o vi calmate- Brandon digrignò i denti, ma non disse niente, Melanie sbuffò - Bene. Melly, è sempre un piacere, vai a sederti tra il pubblico, Brand Sparrow, il basso ti attende.

- Grazie, ma credo che me ne tornerò a casa- masticò Melanie, indicando Brandon con la testa - Tanto... Lui non mi vuole qui.

Distolto lo sguardo da Melanie, che aveva lasciato il locale, Abigail si guardò intorno: Ben, insensibile alle moine della sua nuova fiamma, la stava fissando con insistenza, mentre rideva e scherzava con il suo accompagnatore.

Istintivamente, sorrise, sporgendosi verso Kyle: non poteva negare che si era rivelato una bella sorpresa: a parte qualche battuta volgare, stava tenendo un comportamento impeccabile, da vero amico, e Dio solo sapeva quanto ne avesse bisogno.

Non appena si accorse di essere osservato, Ben distolse lo sguardo. "Che essere senza palle", pensò Abigail, dopodichè tornò a giocare a tris su un tovagliolo con Kyle.

Stava gongolando per la vittoria quando Claude la assalì; sopravvissuta all'abbraccio e a due baci a mezz'aria, Abigail abbozzò un sorriso cortese, che l'altra ricambiò, per poi esclamare - Abby, è assolutamente ma-gni-fi-co vederti! E con un ragazzo! Sba-lor-di-ti-vo! Come sono felice! I capelli sono assolutamente fa-vo-lo-si, ma il resto... Tesoro, chi ti ha truccata, una bambina di sei anni? Non parliamo, poi, di come ti sei conciata!

- Ecco, appunto, non parlarne- intervenne Kyle

- Non è con te che sto parlando- chiocciò la bionda, passandosi una mano tra i capelli - La prossima volta devo assolutamente truccarti e vestirti io, il risultato sarebbe assolutamente...

- Lasciami indovinare: fa-vo-lo-so?- completò la frase per lei Kyle.

- Esatto!- trillò lei, entusiasta - Altro che questo qui, potreste mettervi a fare porcate su questo tavolino senza smuoverlo, devi uscire dal guscio ed esprimere il tuo sex appeal per ingelosire quel deficiente di Ben! Non sei d'accordo, Kylie?

Ignorando le risatine di Abigail, Kyle, offeso per essere stato considerato alla stregua di un giocattolo (e per essere stato appellato con un nome femminile), replicò - Dolcezza, te l'hanno mai detto che sei buona solo orizzontale?

Sapeva che quello di Kyle era un commento volgare e maschilista, ma non riuscì a non ridere: a giudicare dall'espressione di Claude, nessuno aveva mai osato dirle in faccia che la sua compagnia era gradita soltanto per un certo tipo di attività fisica.

Dopo qualche altro consiglio di stile, condito con occhiatacce a Kyle, Claude raggiunse un ragazzo i cui avambracci sembravano mappe del tesoro.

- Non ha un'aria molto raccomandabile- commentò Abigail, fissando senza ritegno gli avambracci tatuati dello sconosciuto.

- Uno dei rari casi in cui l'apparenza non inganna- rispose Kyle, prima di andare a rimboccare il suo boccale di birra, e il bicchiere di Abigail.

- Come conosci quel tipo?- gli chiese, una volta tornato al loro tavolo.

- Hart? E' un tatuatore di professione, sebbene non professionale; una volta.. Sono andato nel suo studio con Ben- confessò Kyle

Abigail quasi si strozzò col suo cocktail di frutta. - C-Che cosa? V-Voi... C-Cioè... T-Tu e... B-Ben avete... V-Vi s-siete fatti... Un tatuaggio? DOVE?

- In posti che generalmente non mostriamo in pubblico- fu l'enigmatica risposta di Kyle.

- Non siete normali. Chi si farebbe tatuare i glutei?

- Stai fuori? Ti pare che mi farei marchiare le chiappe come un bufalo?- sbottò Kyle

- Oddio! Non ve lo sarete fatto... Lì!- squittì Abigail, per poi coprirsi la bocca con le mani, atterrita

- Lì dove?

- Sul... Coso- pigolò, tutta rossa

- Tu non stai bene. L' "inquilino del piano di sotto" è sacro, solo gli spostati lo bucano e tatuano. Fa, per restare in tema, un cazzo di male!- sputò Kyle, guardando Abigail come se fosse pazza.

- Allora dove..?

- Sotto il capezzolo, io, sulla caviglia, Ben.

- Ma... Avevi detto che non sono posti che mostrate in pubblico!- obiettò Abigail

- Ho detto che non sono posti che GENERALMENTE mostriamo in pubblico- la corresse Kyle - Nessuno va in giro a torso nudo, o con le caviglie scoperte, se non d'estate, e, anche in quel caso, ci si può coprire con t-shirt, canotte, pantaloni lunghi... Praticamente sono visibili solamente quando ci facciamo la doccia, o andiamo al mare.

- Mi sembra già più normale- esalò Abigail: sempre meglio la caviglia del.. Coso - Se posso chiedere... Che vi siete fatti tatuare?

- E' una lunga storia...

- Ho tempo.

Kyle finse di non averla sentita - Che ti racconterò la prossima volta, ora voglio ascoltare la tua amica cantare.

 

Welcome back, beloved readers!

Spero che il capitolo vi sia piaciuto e vi abbia stupito: ammettetelo, non avreste mai immaginato che Abby e Kyle potessero avere un rapporto civile... E che Ben potesse avere un tatuaggio XD

Voglio sia chiaro che il discorso di Brandon sui nomi "da brava ragazza" e "da ragazza facile" non è la mia opinione (anche se c'è chi lo pensa: per esempio un mio amico, fonte di ispirazione per quella parte), e che non ho assolutamente nulla contro piercing e tatuaggi; personalmente non me li farei, ero terrorizzata quando sono andata a bucarmi le orecchie (con mia madre che mi tallonava per non farmi scappare), figurarsi altre parti del corpo, per non parlare di aghi e affini, ma non significa che non possano piacermi su altri, molte volte sono davvero belli, artistici.

Esami permettendo (rinnovo l'appello: non fate medicina, se volete avere una vita), dovrei aggiornare puntuale il mese prossimo, perciò stay tuned!


 

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


 

Con qualche giorno di ritardo ecco il capitolo 14! Il prossimo è quasi pronto, ma tra università e impegni vari dubito di pubblicarlo prima di 28-30 giorni. Nel frattempo godetevi questo. ^^

 

Capitolo 14: Sex in the City

or When older doesn't mean wiser

 

Abigail non potè fare a meno di domandarsi come fosse possibile sentirsi sfinita senza aver fatto niente di più faticoso che chiacchierare con Kyle: avvertiva le palpebre pesanti come piombo, sbadigliava in continuazione e aveva scambiato il pantalone del pigiama per il pezzo superiore.

Stava per scivolare tra le braccia di Morfeo, quando il cellulare, lasciato incautamente acceso, squillò.

- Pronto?

- Oh, Ab, sei ancora sveglia, meno male- esalò Faith, sollevata

- Più o meno. Che c'è?- domandò Abigail, già per metà nel mondo dei sogni

- Voglio sapere com'è andata con Kyle, sto morendo di curiosità!- rispose l'altra

- MI HAI CHIAMATA PER QUESTO?- ruggì Abigail, per poi abbassare la voce per non svegliare genitori e fratello - Hai idea di che ore sono? Non potevi aspettare domani?

- Avrei potuto, si- replicò Faith con invidiabile aplomb - Ma non ci sono riuscita. Allora, è successo qualcosa degno di nota?

- A parte scoprire che Kyle non sopporta Claude e ha un tatuaggio... No.

- Ma... Ma come?- esclamò, scioccata - Kyle è... Beh, Kyle. Claude mi ha detto che è una specie di emulo di Brian, credevo...

- Che ci avesse provato con me? Spiacente di deluderti, a quanto pare Kyle è davvero intenzionato a conoscermi solo... Spiritualmente, diciamo- trillò Abigail.

Emesso un sospiro di incoraggiamento, Faith si decise a confidare all'amica le proprie perplessità - Sarà... Ma non mi fido. Dopo l'entusiasmo iniziale ho riflettuto a mente fredda: prima di diventare tuo amico era il migliore amico di Ben, perciò frequentalo con le dovute precauzioni.

- Potrei raccomandarti lo stesso- ribattè Abigail - Brian non resisterà a lungo prima di saltarti addosso, sono quasi quattro mesi che state insieme, e non avete ancora... Non che non approvi, eh, anzi, però, conoscendolo...

- Si, beh... Tecnicamente non stiamo insieme- precisò Faith.

- CHE COSA?- ululò, scandalizzata, Abigail - Pomiciate, o peggio, dalla mattina alla sera, e non ti ha chiesto di essere la sua ragazza?

- Non è così importante, almeno, non per me- asserì Faith - Preferisco mi dimostri con i fatti il suo interesse, e il fatto che stia aspettando il mio ok per farlo conta più di qualsiasi melensa dichiarazione.

- Bah! Secondo me è scandaloso che non vi siate messi insieme ufficialmente, nè vi siate detti che vi amate... O te l'ha detto?- commentò Abigail.

- Fortunatamente non ancora, vorrei me lo dicesse perchè lo sente, non perchè lo considera la password per farmi aprire le gambe- rispose Faith.

- Incredibile: Faith Irving ha una vena romantica- ridacchiò Abigail

- I sentimenti sono una cosa seria, per questo cerco di tenermene alla larga il più possibile- asserì l'altra, grattandosi un polpaccio con il tallone.

- Sei tra le persone più spoetizzanti che conosca- sibilò Abigail tra uno sbadiglio e l'altro.

- Lo prendo per un complimento- sospirò Faith - Ok, ho fatto il mio dovere di amica preoccupata, posso lasciarti dormire in pace. Buonanotte.

- Impicciona, F, altro che preoccupata. 'Notte, comunque- biascicò Abigail, che si addormentò all'istante.

I primi raggi del sole filtravano attraverso la tapparella, illuminando la stanza in penombra. Un fascio di luce colpì Ben dritto sugli occhi, ancora chiusi, destandolo; osservò le pareti, color pesca, la scrivania, ordinata e ingombra di ninnoli rosa e peluchosi, infine la schiena nuda della ragazza sdraiata accanto a lui, deducendo di trovarsi a casa di Samantha.

Se passare la notte con lei aveva lo scopo di scaricare la rabbia causatagli dall'aver visto la sua ex ragazza in compagnia di quello che credeva il suo migliore amico, aveva fallito miseramente: non aveva fatto che pensarci.

Sgusciò fuori dal letto e si rivestì il più silenziosamente possibile; Samantha, però, accortasi che il tepore del corpo di Ben stava svanendo, si mise a sedere, coperta soltanto dal lenzuolo, e gli chiese - Dove vai?

- A casa, devo cambiarmi- rispose lui senza guardarla, preso com'era dai bottoni della camicia.

- Puoi farne a meno- ridacchiò lei - Mi piaci senza niente addosso.

- Grazie, ma andare a scuola nudo è il mio incubo peggiore, non mi va di farlo diventare realtà- replicò freddamente, allacciandosi la cintura.

- Allora non andare- squittì Samantha in uno sfarfallìo di ciglia - Resta a letto con me, ti va?

- Ho compito di Latino- fu la secca risposta di Ben - Come te, del resto.

- Io mi do malata, non ho studiato... Una volta mi avresti imitata. Da quando in qua sei affetto da 'latinite'?

- Da quando Cyril ha ripreso a passarmi le versioni- mentì Ben; Cyril gli faceva copiare i compiti, ma non avrebbe mai e poi mai rischiato la sua reputazione facendosi beccare a passare un compito in classe, non uno di Latino: il professor Smith, a dispetto dello spessore dei suoi occhiali, aveva la vista di un falco e un udito altrettanto sensibile, quando si trattava di sgamare studenti che imbrogliavano.

- Se mi garantissi che la passerebbe anche a me, potrei arrischiarmi a venire... A scuola. Qui ho già dato- miagolò Samantha, rivolgendogli un sorrisetto malizioso.

- Fa come vuoi. Ora scusami, devo correre a casa a mettermi la divisa- asserì Ben prima di andarsene.

Una volta in classe, venne placcato da Andrew, seguito da Cyril e Kyle.

- Dove sei sparito, stronzo? Ti aspettavamo per sbronzarci allegramente dopo il concerto!- esclamò, colpendolo delicatamente (si fa per dire) alla nuca.

- Sono stato con Sam.

- Ok, non voglio sapere altro- asserì Cyril.

- Io, invece, voglio sapere- trillò Kyle.

- Anche io- replicò Ben, fulminandolo con lo sguardo - Come si comporta quella verginella della mia ex ragazza?

Sperando di apparire convincente, Kyle, lisciandosi pieghe inesistenti sulla giacca, rispose, con studiata noncuranza - L'hai istruita bene... E di questo ti ringrazio.

Ben reagì come previsto: si trasformò nella personificazione dell'ira funesta, per la gioia di Kyle, che voleva divertirsi un pò alle sue spalle.

Cyril, che alternava lo sguardo dall'uno all'altro, temendo una rissa, sbattè il vocabolario sul banco per ottenere la loro attenzione, quindi li afferrò per la cravatta e bisbigliò, minaccioso - Qualunque problema abbiate non vale una punizione, perciò risolvetelo fuori di qui!

I due annuirono, Cyril mollò la presa e ognuno si sedette al proprio posto, giusto in tempo per l'arrivo dell'insegnante.

Ben e Kyle, probabilmente spaventati dalla somiglianza di Cyril arrabbiato a un toro infuriato, fecero finta che nulla fosse successo, traditi solamente dal gelo nella voce.

Come da tradizione, il pomeriggio andarono ad assistere agli allenamenti di Andrew: non erano appassionati di rugby, ma non avrebbero mai rinunciato a dare supporto morale al loro amico.

Kyle stava affascinando un gruppetto di ridacchianti ragazzine delle medie, mentre Ben scribacchiava furiosamente sul suo album da disegno e Cyril leggeva, levando di tanto in tanto lo sguardo per vedere come se la stesse cavando Andrew.

- Cosa leggi?- gli chiese all'improvviso Ben.

- "La casa della gioia"- rispose Cyril senza staccare gli occhi dalla pagina.

- Una cosa più allegra no? Povera Lili*!- commentò Ben.

- Povera un corno- ribattè Cyril - Se l'è cercata: è stata poco lungimirante e ne ha pagato le conseguenze.

- Muore a trent'anni- gli fece notare Ben, continuando a disegnare - Non è un prezzo eccessivo?

- Nessun prezzo è eccessivo per rimediare alla stupidità- asserì Cyril - Se fosse stata furba avrebbe sposato Selden*, nonostante non fosse ricco, e avrebbe usato quel poco di patrimonio e influenza che le rimaneva per aiutarlo nella sua carriera di avvocato, facendo lievitare clientela e parcella: qualche anno di sacrifici, poi sarebbe tornata al tenore di vita cui era abituata, moglie di un uomo che le piaceva, senza tanti drammi.

- Quello che hai detto è di un cinismo impressionante... Eppure sono d'accordo con te. Dovresti discuterne con Edith Wharton, però, non con me- replicò Ben.

- Lo scrivo immediatamente sulla mia agenda, guarda: seduta spiritica- sputò Cyril con palese sarcasmo - Cosa disegni?

- Nonostante tu abbia giudicato la trama banale, ho deciso di continuare il fumetto, ancora senza titolo... Ho sempre avuto problemi a dare un titolo alle mie opere- sospirò Ben, che storse il naso e cancellò con veemenza nell'angolo superiore del foglio.

Cyril si avvicinò per dare un'occhiata al fumetto, quindi boccheggiò - Un momento, quella non è la meringa umana, ehm, volevo dire, la principessa Abi... Cioè, Aligabi?

- Si. Ha forse qualcosa che non va? I capelli, il vestito...

- No, no, è perfetta, è chi le tiene la mano che non quadra: non era promessa al cavaliere?- domandò Cyril, perplesso.

- Si.

- Allora perchè diamine si fa tenere per mano da... Come si chiama, lui?

- Elyk- rispose Ben, asciutto.

"Elyk, alias Kyle... Ma certo!" - Tiro a indovinare: il cavaliere sorprende la sua bella in... Atteggiamenti equivocabili, per così dire, col suo scudiero, si sente tradito, li fa fuori e sposa la strega. Questo si che è un finale originale!

- Ne hai azzeccata una su due: Dranreb becca l'amata con l'apparentemente fido Elyk, e, si, si sente tradito, ma non li uccide, la morte sarebbe troppo poco.

- Poi sarei io quello cinico- borbottò Cyril, a braccia conserte.

Ben non diede segno di averlo sentito - Col cuore a pezzi abbandona la compagnia per tornare a casa, ma si imbatte in una banda di Creepies, orribili creature simili ai goblin, con canini acuminati e velenosi, che lo rapiscono, portandolo nel palazzo sotterraneo di Ashantam.

- Che, provo di nuovo a indovinare, lo soggioga con un incantesimo.

- Un anello magico- lo corresse Ben.

- Il succo è quello. Il cavaliere passa dalla parte della strega e a quei poveri diavoli toccherà rischiare la pelle per salvarlo, perchè sicuramente non sarà facile uscire incolumi dalla tana del nemico, e tutto perchè il fesso non si è preso la briga di parlare con quei due, invece di saltare subito alle conclusioni; magari avevano una spiegazione, in fondo si stavano tenendo per mano, non accoppiando!- esclamò Cyril, guardando di sottecchi l'amico.

Le guance di Ben si tinsero di tutte le immaginabili gradazioni di rosso, prima che riuscisse ad esalare - Ehm... F-Forse... Non hai tutti i torti.

- Dì pure che ho ragione- rincarò Cyril, dopodichè si alzò e, prima di andarsene, aggiunse, schifato - Porca miseria, se non vuoi far morire Athif, come ti ho suggerito, almeno coprila, più che una guerriera sembra un'odalisca col costume di metallo!

Il tempo passò, inesorabile, e Marzo pazzerello cedette il posto al più propriamente primaverile Aprile. Questo, oltre all'approssimarsi del compleanno di Brian, significava solo una cosa: l'inizio dei "mesi di fuoco".

- Non posso crederci: se QUELLA era una simulazione, che bestia sarà la vera prova d'esame?- si lamentò Bridget Mc Duff, asciugandosi la fronte.

Faith le rivolse un sorriso comprensivo: non l'avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura, ma la simulazione della prova C.A.S.E aveva messo in difficoltà anche lei.

- Sarà quasi uguale, Bridge. Non a caso si chiamano simulazioni- rispose poi, voltandosi verso Abigail, che annuì.

- Mi sa che è ora che mi dia da fare- esalò Bridget, per poi aggiungere, alla vista dell'espressione allibita di Abigail - Con lo studio! Dio, Ab, non penso sempre e solo a quello, non sono Claude!

- Non bisticciate, voi due, mi fate venire mal di testa- le redarguì la Irving, fumante di rabbia per il 'gran rifiuto' di Brian di accompagnarla alla mostra "Una settimana di bontà"**.

Al termine delle lezioni Faith ( sola soletta, dato che nessuna delle sue amiche aveva voluto seguirla) si diresse alla National Gallery, che avrebbe ospitato, in via eccezionale, per una settimana soltanto, un'esposizione delle opere di Max Ernst, un artista che adorava (al contrario di Mrs. Irving, fervente sostenitrice dell'arte figurativa).

" Chissà, se avessero saputo che la tessera studenti dava uno sconto del 50%, forse Ab e le altre sarebbero venute", pensò, ma eliminò quel pensiero quasi subito: Bridget non apprezzava l'arte moderna, Ashley viveva per lo sport, era quello tutto il suo mondo, Elizabeth si sarebbe sperticata in giudizi aulici, dandosi arie da intenditrice, e Abigail avrebbe portato con sè Kyle, cui, forse, si sarebbe accodato Cyril, guastando irrimediabilmente un'esperienza altrimenti piacevole.

Stava decisamente meglio da sola. Non sarebbe stata disturbata, nè avrebbe dovuto rendere conto ad altri del tempo che sostava davanti ad ogni opera... Fare ciò che si vuole senza timore dell'opinione altrui: questa era la libertà per Faith Irving.

- Soffri della sindrome di Stendhal, Serpent?- le domandò Ben, distogliendola dalla contemplazione de "La vestizione della sposa".

Il fastidio per l'intromissione svanì quando registrò il modo in cui l'altro l'aveva chiamata. Scosse la testa, e balbettò - S-Ser-Serpent?

- Il tuo nuovo nome d'arte- rispose Ben - Bello, vero? Una mia idea: Cy mi ha fatto notare che, quando ti incazzi, somigli a un serpente; da lì a decidere di ribattezzarti Serpent il passo è stato breve.

- Posso sperare che lo cambi?

- No.

- Perchè?

- Perchè no. Al massimo puoi optare per Snakey.

Rassegnata, Faith esalò - Serpent andrà benissimo.

- Ottima scelta, anche a Brian è piaciuto- disse Ben sorridendo.

Faith alzò gli occhi al cielo - Cambiando argomento... Che morte ha fatto la tua amichetta?

- Questa è una mostra d'arte. Samantha ad una mostra d'arte?- sbuffò una risatina perfida - Si vede che non la conosci.

- E non ci tengo a conoscerla. I tuoi tirapiedi?

- I miei AMICI- soffiò Ben, cui la Irving scoccò un'occhiata di sfida - Sono stati contagiati precocemente da una grave 'strizza' pre-esami. Non ho mai visto Kyle studiare così... Non l'ho mai visto studiare, in effetti..

Faith ridacchiò - Da che pulpito, Cartridge! Non mi sembra ti stia ammazzando di studio, o sbaglio?

- E' inutile farmela sotto da adesso. Quasi sicuramente da metà maggio darò il via alla disperazione da studente in crisi, ma, per il momento, preferisco mantenere la calma- replicò Ben.

- Sai che, prima o poi, toccherà anche a te buttarti a capofitto tra i libri?

- Certo che lo so- esclamò Ben - DEVO entrare in un'eccellente università, altrimenti mio padre mi disconoscerà, mi...- deglutì, terrorizzato al solo pensiero - Diserederà!

- Togliti quella faccia da cane bastonato, potrei commuovermi- scherzò Faith.

Una donna di mezza età, scocciata dalla lunga attesa, li spinse via sbottando - Levatevi di mezzo, anche io ho pagato per vedere i quadri!

La ragazza, appoggiatasi a Ben per non cadere, sibilò una lunga serie di improperi, esibendo l'espressione che le era valsa il soprannome di Serpent.

- Ehm... Perchè non andiamo ad ammirare "L'Ange de Foyeur"?- propose Ben, trascinando una recalcitrante e ancora risentita Faith lontano da quella cafona.

- Sai- sospirò, tormentandosi una ciocca di capelli - Mi stupisce che mi parli normalmente, senza insultarmi per... Beh, lo sai.

- Quello che succede tra te e Abby non mi riguarda- rispose lei - Mi dispiace che l'abbia fatta soffrire, ti odio per questo, ma non è un crimine lasciarsi, quando si inizia una storia si deve mettere in conto che può finire.

"Non potevo aspettarmi niente di diverso da Faith Irving, l'anti-romantica per eccellenza" pensò Ben, annuendo. Rimesse in ordine le idee, respirò profondamente, cercando il coraggio di portare a termine l'obiettivo che si era prefissato.

- Senti, è da tanto che me lo chiedo, ecco... Insomma...- esitò per un istante, quindi concluse - Cosa... Cosa hai fatto con mio fratello?

- I-In c-che s-senso, scusa?- chiese Faith, arrossendo.

- Nel senso... Cosa avete... Capito?- farfugliò Ben.

- Veramente... No.

- Ooh, e va bene! Via il dente, via il dolore: ci sei andata a letto?

Faith, talmente rossa da mimetizzarsi con lo sfondo del quadro alle sue spalle, cercando di non incrociare lo sguardo di Ben, pigolò - N-Non credo ti riguardi. Io non mi sono intromessa nella tua...

- Serpent, per favore, la verità: avete fatto..

- NO!- gridò, esasperata - Contento?

- Si- rispose - Sei stata sincera con me, perciò lo sarò con te; ti do un consiglio da amico: guardati da mio fratello, non è come sembra.

- Infatti- sospirò Faith - Secondo me è meglio!

- Non sto scherzando! Non... Farti prendere troppo da lui, altrimenti finirai come l'eroina di un feuilleton, dico sul serio!

- Che ne sai?

- Come che ne so? E' mio fratello!- sbraitò Ben, che stava esaurendo la pazienza - Se proprio non riesci a trattenerti facci pure sesso- Faith arrossì - Solo… Evita di farti coinvolgere oltre, ok?- Faith aprì e chiuse la bocca ripetutamente come un pesce - Oh, e rifornisciti di anticoncezionali, Brian non è un fan del lattice, se capisci cosa intendo.

- Perchè mi stai dicendo tutto questo?- domandò Faith, più a se stessa che a Ben.

- Perchè, anche se mi stai antipatica, mi dispiacerebbe vederti in versione 'annaffiatoio umano'. Che ci creda o no, ho un cuore- rispose Ben

- Non mi sono spiegata: perche me lo stai dicendo... Adesso?

- Non credevo sarebbe durata. E poi... Avevo paura mi avresti preso a pugni, o, peggio, che lo avresti detto ad Abby, che mi avrebbe fatto la predica e messo su lo sciopero dei baci- confessò.

Faith soppesò le sue parole, quindi asserì - Accetta anche tu un consiglio da amica: smettila di fare il melodrammatico, ti stai rendendo insopportabile.

- Io non faccio il melodrammatico!- si infervorò Ben

- Credimi, lo fai, e non so se sia più ridicolo o irritante- obiettò Faith - Sei stato tu a lasciare Abby, non puoi atteggiarti a vittima. Permettile di voltare pagina.

- Dovrei... Ma non voglio.

- Potevi pensarci prima.

- Hai ragione- concesse Ben - Ok, mi farò da parte, prima, però, dimmi:..

- No.

- Non hai sentito la domanda!- gnaulò Ben

- Non ne ho bisogno. La risposta è no- rispose Faith - E smettila di piagnucolare, mi fai venire mal di testa.

- Quindi...

- No- ripetè, per poi tirarselo dietro - Ora muoviamoci, voglio buttare un po' di soldi in souvenir!

La discussione con Ben animò Faith di inossidabile determinazione (cocciutaggine, avrebbe detto Mrs. Irving).

A tre giorni dalla festa bloccò sua madre nel bel mezzo dei preparativi per la cena e le chiese, fissando insistentemente i propri piedi - Mami, potresti prendere un appuntamento con la tua estetista... Per me?

Rose, colta alla sprovvista, rimase a bocca aperta; con occhi sgranati, balbettò - F-Faith, cucciolo.. S-Sicura d-di s-sentirti bene?

- Si, perchè?

- Niente- si affrettò a rispondere la donna, agitando una mano con fare rassicurante che sortì l'effetto opposto ( probabilmente perchè la mano in questione reggeva un coltello).

- Senti, so che per te non dovrei fare altro che studiare, mangiare, andare in bagno e respirare, le ultime tre nelle pause dallo studio, ma ho diciotto anni, mi piacerebbe sentirmi ordinata e carina, per una volta- abbaiò Faith.

- Cucciolo, pretendo che studi perchè è tuo diritto, saresti stupida a non usufruirne, ma non è questo, io... Si, insomma...

- Ebbene?- ringhiò la ragazza, che portò le mani sui fianchi, battendo un piede sul pavimento.

Oh Signore, è identica a mia suocera persino nelle movenze, dov'è finito il mio 50% di geni?” - Beh, ecco, non prenderla male, ma... Me ne assumo la responsabilità, però, ecco, sei sempre stata una... Ragazza a 'bassa manutenzione', non so se mi spiego...

- Stai insinuando che faccio schifo?- ululò Faith, furibonda.

- No, semplicemente che ti nascondi dietro orribili vestiti troppo grandi e non curi il tuo aspetto quanto dovresti, tanto è vero che indossi calze nere fino a maggio, pur di non depilarti- rispose Rose, esaminando l'arrosto prima di infornarlo.

- La mia giornata ha 24 ore, ho di meglio da fare che farmi bella. Nutrire lo spirito, ad esempio.

- Mi pento di averti trasmesso questa errata convinzione. Prenderti cura di te stessa non ti renderà meno intelligente, anzi, accrescerà la tua autostima- asserì saggiamente Mrs. Irving - Lui chi è?

- L-Lui?- esalò Faith, sforzandosi di non arrossire.

- Ti conosco, cucciolo: non fai niente senza un motivo, ergo... Chi è lui?

Fanculo l'onniscienza materna” - Non c'è nessun lui- mentì, mettendo in moto i neuroni per elaborare una scusa plausibile - Ma le mie amiche mi hanno fatto notare che, se scoprissi un po' di più la mia femminilità, forse potrei trovarlo.

Mrs. Irving parve bersi la bugia della figlia; dopo qualche istante di tentennamento accese il forno, si pulì le mani, e sospirò - Meglio che chiami Tracy, prima che chiuda.

- Grazie- pigolò Faith, abbracciando la madre, che le accarezzò la testa ed esclamò - Sei carina, intelligente e hai carattere, deve pur esserci qualcuno capace di tenerti testa, a parte me!

- Quando lo becchi, fammi un fischio- replicò sarcastica Faith, sorrise raggiante e si precipitò davanti alla tv.

La sera seguente, uscita, traumatizzata e dolorante, dallo studio di Tracy, ricevette una telefonata.

- Bridge?

- E Abby- rispose la voce dell'amica - Dai, dicci com'è andata: sei ancora tutta intera, o domani verrai a scuola in una scatola di fiammiferi?

- Se vi va potete scoprirlo in anteprima, ho giusto bisogno di voi per una cosuccia... Ce la fate ad arrivare a casa mia in mezz'ora?

- Siamo a casa mia- gracchiò Bridget - Quindici minuti al massimo e siamo lì.

- Allora vi toccherà aspettare- le informò Faith - Devo prendere la metro, e non riesco a camminare veloce come al solito; ho tutto il corpo dalle tette in giù che brucia ed è coperto di puntini rossi. Grazie al cielo sono riuscita ad impedire a quella pazza di attentare ai miei poveri avambracci... Chi ha stabilito che le donne debbano essere glabre come pupetti?- Abigail e Bridget scoppiarono a ridere - Piantatela, non c'è niente da ridere!

- Basta lamentarti. Spicciati, piuttosto- ribattè Abigail, quindi pose fine alla chiamata.

Per avere più spazio, e assaporare in anticipo l'indipendenza, Brian aveva chiesto, ed ottenuto, di tenere la festa nell'appartamento che aveva preso in affitto, nel quale si sarebbe trasferito definitivamente dopo la laurea: poteva permetterselo, quindi perchè tornare a vivere con mamma e papà?

Faith lo osservava, accigliata, mentre saltellava da un capo all'altro della casa per ricevere gli ospiti e, naturalmente, i regali. Non voleva trapelasse, ma era incazzata nera: nonostante tutti gli sforzi per apparire al meglio, Brian l'aveva liquidata con un bacetto a stampo e uno sbrigativo “a dopo”, senza nemmeno degnarsi di scartare il regalo, gettato nel mucchio.

Tutto a un tratto un calice pieno fino all'orlo di champagne cozzò contro il suo.

- Salut, Irving. In caso ti fosse sfuggito non siamo a un funerale, potresti sorridere.

- Cheers- rispose lei, rivolgendogli un sorriso di circostanza.

Indicando la stanza con il bicchiere, Cyril commentò - Bella festa.

- Già.

- Brian non ha il dono dell'organizzazione, sospetto ci sia lo zampino di Heather dietro questo splendore.

- Probabile.

- Devi per forza rispondermi a monosillabi?- sbottò, stizzito

- Forse.

Stava per mandarla a quel paese, quando lo raggiunse Fanny, la ragazza che frequentava da circa una settimana, la quale, schioccatogli un bacio al lipgloss sulla guancia, sbuffò, risentita - Mi hai mandata a prendere da bere, e hai il bicchiere pieno?

- Così pare- replicò lui, inespressivo.

Faith ebbe voglia di prenderlo a sberle, per questo si stupì nel sentire l'altra ragazza dirgli - Sei un burlone, Cy. Ti perdono solo se mi inviti a ballare.

- Sai che non ballo- rispose Cyril, per poi vuotare il calice in un sol sorso.

- A me, invece, piace un sacco- squittì Fanny, ignorando deliberatamente Faith - Oh, beh, fa niente... Ti perdono lo stesso, ok? Su, dammi un bacio.

Dopo che l'abbe accontentata, il biondo asserì - Adesso, se non ti spiace, lasciami parlare con la qui presente Irving, per gli amici Serpent... Da solo.

Lanciata un'occhiataccia a Faith, Fanny si allontanò senza fare una piega; basita, la Irving esclamò - Chi è il tuo nuovo cagnolino scodinzolante, la nipote di Madre Teresa? Al suo posto ti avrei già gonfiato di botte!

- Fortuna che esco con lei, allora- ribattè lui con una smorfia divertita - Comunque non c'è nulla di male nel volere una ragazza che 'scodinzoli' e non mi contraddica.

- Vero- sibilò Faith - Siamo in un Paese libero, ognuno fa ciò che ritiene più giusto. Personalmente, non resisterei cinque minuti con uno che mi dà sempre ragione, discutere è il sale della vita.

- Oh, lo so. Fin troppo bene- esalò Cyril - Ulteriore ragione per non trovarmi un'altra piantagrane: due come te non le reggerei.

- Sei troppo delicato per reggermi, Wollestonecraft. In tutti i sensi- replicò Faith, prima di mettere in mano a Cyril il calice, intatto, e andare da Axel.

Finito di parlare con Faith, Axel, annoiato da morire, si unì a Brandon per condividere la noia con un amico.

Poco più tardi scorsero in mezzo alla piccola folla Melanie, mano nella mano con un ragazzo che fece assumere ad Axel l'espressione di chi ha appena ingerito soda caustica; Brandon intuì si trattava del famigerato Jeremy. Non gli fece una buona impressione; non avrebbe saputo spiegarne il motivo, gli stava antipatico 'a pelle'.

Melanie, semplicemente radiosa, tentò di trascinare il decisamente poco entusiasta Jeremy verso di loro, invano. Abbandonatolo alla compagnia di una pinta di birra, li salutò calorosamente, soffocandoli in un abbraccio mozzafiato.

- Perdonate J, non è molto socievole, stasera... Non lo è in generale, a dire il vero. Non vi bacio, ragazzi, evito di macchiarvi di rossetto: ho visto un sacco di belle pupe in giro, mi dispiacerebbe non rimorchiaste per colpa mia- chiocciò, premurosa, schiudendo in un sorriso le labbra, ricoperte di rossetto rosso ciliegia, che richiamava quelle della stampa del vestito.

Mai incontrata persona più altruista” pensò Brandon, che annuì all'affermazione di Axel - A proposito di belle pupe, Mel... Sei uno schianto, Jeremy dovrebbe tenere d'occhio te, non la birra!

- Grazie- pigolò, tutta rossa - Merito della nuova arrivata. Trucco e parrucco sono opera sua, così come le scarpe: volevo indossare delle ballerine, per essere sicura di non rendere memorabile il party con un capitombolo, ma ha insistito che mettessi i tacchi, secondo lei affusolano la gamba.

Brandon rispose - Lo dice anche mia sorella, e lei è una che se ne intende- “ Dice anche che chi ha più della terza di seno dovrebbe lasciar perdere i vestiti a girocollo senza maniche, perchè ingrossano le tette... Meglio che questo me lo tenga per me”.

- Com'è la nuova coinquilina?- chiese Axel - Mi era venuto in mente di passare a trovarti, ma lui- indicò Brandon, che scrollò le spalle - Mi ha dissuaso, dicendomi che avrei fatto la figura dello stalker.

- Gli hai impedito di venire a spaventare la mia coinquilina? Sei il mio eroe, meriti una torta!- rispose Melanie, abbracciandolo grata - Quanto a lei... E' un po' strana, ma simpatica.

- I-In... In che senso... Strana?- inquisì Axel, corrucciato

- Non preoccuparti, non è affiliata a una setta e non pratica riti voodoo. E' strana perchè... Ha la nostra età e ho dovuto insegnarle a passare l'aspirapolvere e a rifarsi il letto. Non l'aveva mai fatto in vita sua. Incredibile, vero? Ve la devo presentare: voi baldi giovani siete single, e lei, oltre che simpatica, è davvero carina, sembra una bambolina di porcellana!

A quelle parole Axel scattò come se avesse preso la scossa, posò il bicchiere su un tavolino, esalò - Devo andare- e corse via.

- Che gli è preso?- domandò Melanie.

- Si sarà ricordato di aver dimenticato qualcosa... Il regalo per Brian, magari- rispose Brandon.

- Oh, giusto, Brian! Com'è andata a finire la storia di Tiffany?

- Alla grande! Ci è cascato in pieno, e l'abbiamo 'melassato' a dovere. Credo ci penserà due volte, prima di farci altri scherzi- rispose, quindi si accorse di una sconosciuta che lo stava fissando insistentemente; appurato che non si trattava di patta aperta o camicia macchiata, e si affrettò ad aggiungere - Ehm, ti dispiace se...

Melanie scosse la testa, e lo rassicurò – Niente affatto. In bocca al lupo, vai e... Mia sorella direbbe “fotti”, io mi limiterò a un più raffinato “colpisci”.

Rifornitasi di coraggio liquido (leggere: scotch), Faith era sul punto di agguantare Brian e sottrarlo alle grinfie degli invitati, quando delle voci provenienti dalla cucina la indussero ad avvicinarsi furtivamente alla porta socchiusa per origliare.

Samantha, (s)coperta da un abitino nero, il cui prezzo era di certo sproporzionato alla quantità di stoffa che lo componeva, stava litigando con Pearl.

Faith emise uno sbuffo di stupore: era convinta non fosse capace di fare altro che pomiciare con Ben.

- Finiscila di tormentarmi, capito?- sbraitò, battendo il pugno sul tavolo.

- Non ti sto tormentando, ti sto rammentando i tuoi doveri- replicò l'altra, tirando una boccata da qualcosa che non era una sigaretta.

- Ci sto provando, Pearl! Con tutte le mie forze!

- Non è abbastanza!- ululò - Ti ho aiutata a metterti con Ben per farlo tornare quello di un tempo, non per beneficenza!

- Si, beh, non è colpa mia se ha chiuso col passato. Ci ho provato a persuaderlo a riconvertirsi alle 'meraviglie di Pearl', ma non vuole!- piagnucolò Samantha

- Sammy, mi devi un favore, faresti bene a non dimenticarlo. Accadono cose brutte a chi non mi ripaga- ringhiò la Balcombe, più folle che mai.

Rabbrividendo, Samantha balbettò - E'-E' u-una m-minaccia?

- Un avvertimento. Spero basti, altrimenti si che sarò costretta a passare alle minacce, e credimi se ti dico che non ti piacerebbe. Affatto- rispose lei, gettando a terra il mozzicone, che schiacciò con la punta dello stivale - Pasticca?

- No, grazie- esalò Samantha, fissando disgustata Pearl buttarne giù tre.

Sconcertata, Faith si allontanò: in quel momento aveva più che mai bisogno di distrarsi.

Brian, attento a non farsi notare, entrò in camera sua, e sorrise alla vista che gli si parò davanti: Faith lo aspettava, stesa sul letto, coperta soltanto dall'intimo.

- Che te ne pare?- gli chiese

- Non male, anche se preferisco lingerie che lascia meno spazio all'immaginazione- rispose lui, indicando con un cenno il coordinato viola.

- Io, al contrario, trovo che un po' d'immaginazione sia stimolante. Ah, per tua informazione, il viola è il mio colore preferito, e mi metterò un perizoma quando l'inferno gelerà- replicò lei, giocherellando con la spallina del reggiseno come le aveva insegnato Bridget.

Brian sbuffò - Non sto dicendo che stai male, però...

- Parli troppo- lo interruppe Faith - Vuoi farlo o devo morire di freddo?

Brian non se lo fece ripetere: saltò sul letto, attirò a sé Faith e la aiutò a... 'Riscaldarsi'.

Non fu romantico, ma non per questo un disastro; fu esattamente come se l'aspettava: meccanico, quasi da documentario, uguale alla descrizione che aveva letto sul manuale di fisiologia dei suoi genitori, lontano anni luce dalla performance da manuale vantata da Claude, ma anche dalla Passione secondo Bridget, pregna di sangue e dolore, perciò non sapeva se sentirsi più delusa o sollevata.

Optò per il sollievo: in fondo era perfettamente consapevole che Brian non era romantico, e, a parte il fatto che non le aveva rivolto la parola e l'aveva a stento guardata in faccia, era stato a suo modo carino; inoltre, aspetto da non sottovalutare, aveva ricordato di prendere precauzioni.

Spuntò la voce “perdere la verginità” dalla lista “cose da fare prima dei 20 anni”, raccolse fiato e coraggio e disse, tentando di ridurre al minimo il tremolio nella voce - E' stato- “Strano” - Bello. Non so che altro dire, non so cosa si dice in questi casi.

- In questi casi, di solito, non do il tempo di dire nulla, ma per te farò un'eccezione- rispose Brian, accendendosi una sigaretta, secondo il più classico dei clichè.

- Grazie. Sai, ho un tantinello paura a dirtelo...

- Tranquilla, non ti mangio mica! I morsi di prima erano amichevoli- scherzò Brian, dopo una fumosa espirazione.

Faith, sebbene ancora titubante, decise di buttarsi; sospirò e pigolò - Io... Ti amo.

- Tu cosa?

- Ho detto che ti amo, sordo!- sbottò Faith

- Ah, si? Buono a sapersi. Muoviamoci, adesso, manca poco al taglio della torta!- esclamò Brian, dandole un buffetto sulla guancia, per poi sparire oltre la porta alla velocità della luce.

Incredula, e, non a torto, incazzata, Faith si rivestì e andò a recuperare la giacca. Sperava in un'uscita di scena senza clamore, ma Cyril la intercettò, tagliandole la strada.

- Irving, non è negandoti qualche centinaio di calorie che diminuirai la somiglianza a un'orca assassina.

- Levati di mezzo, Wollestonecraft.

- Il tuo 'amico' non ci resterà male, non vedendoti abbuffarti di torta?

- Per quanto mi riguarda può mangiarsela tutta, e spero gli vada di traverso!- sibilò lei, prima di spingerlo da parte e lasciare la festa a mezzanotte in punto, come una novella Cenerentola che aveva perduto ben più di una scarpetta.

Credeva che una 'it girl' del suo calibro non sarebbe mai giunta a pensarlo, eppure non riusciva a non sospirare per quanto era piacevole starsene tranquillamente a casa mentre tutti erano in giro. Aveva sistemato il contenuto dell'ultimo scatolone, usando la spalliera del divano come sbarra si era dilettata con qualche esercizio, constatando che un paio d'anni di inattività non l'avevano arrugginita e le scarpette le calzavano ancora a pennello, infine aveva preparato la cena ( senza aiuto, una prima assoluta!).

Convinta che Melanie sarebbe rientrata a momenti, sprimacciò i cuscini e pulì alla meglio il ripiano della cucina.

Quasi a voler dare ragione al suo istinto, suonò il campanello; sbuffando, più divertita che irritata per la sbadataggine della sua effervescente coinquilina, corse ad aprire, rimproverandola dolcemente - Una volta di queste ti dimenticherai la testa insieme alle chiavi, Mel.

Non appena la porta si spalancò capì che il suo istinto si era sbagliato: altro che Melanie, a bussare era stato Axel, che ridacchiò e rispose - Ti aspettavi mia cugina, lo so, ma dovrai accontentarti di me... Lily.

 

* “La casa della gioia”, di Edith Wharton, narra la storia di Lili Bart, dalla vita nel lusso alla fine in miseria. Selden è un suo amico avvocato, innamorato di lei, che Lili rifiuta di sposare perchè non abbastanza ricco, e che in seguito fa fortuna.

** Max Ernst. Ho detto tutto. *.* (se non sapete chi è correte su Wikipedia, marsch! XD)

Una settimana di bontà”, “L'ange de Foyeur” e “La vestizione della sposa” sono altre

 

 

Ebbene si: Faith, ribattezzata da Ben Serpent (nickname che diventerà, in un prossimo futuro, il suo nome d'arte), ha “mollato gli ormeggi” e dichiarato il suo amore a Brian- “buono a sapersi”- Cartridge; inevitabilmente, il loro rapporto cambierà, come... Non posso dirlo.

Ben, Ben... Il tuo avviso è arrivato tardi, ormai F è cotta, andata, innamorata! Poveretto, però: lo aspetta un periodaccio.

Il finale... Spero vi abbia sorpreso. O avevate capito dalla descrizione di Melanie l'identità della nuova coinquilina? Credo che Axel andrà a trovare la cugina più spesso, d'ora in poi XD

Anche se in anticipo, BUONA PASQUA! HAPPY EASTER!

 


 

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Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


 Capitolo 15: Hardest decisions
 

Quasi quanto l'atto in sè, ad Axel piaceva il dopo, quei brevi momenti, percepiti come infiniti, in cui l'organismo poteva godere degli effetti benefici delle endorfine mentre la scarica di adrenalina, che lo aveva precedentemente scosso, scemava, la tachicardia si attenuava, il respiro si regolarizzava, i muscoli si rilassavano e la pelle sudata e calda si raffreddava.
Rinserrata quasi 'koalescamente' nel suo abbraccio, Lily sorrise, carezzandogli il torace, quindi ridacchiò e gli domandò - Sbaglio, o eri venuto qui per parlare?
- Beh, qualcosa ci siamo detti, prima...- rispose lui, per poi scendere a baciarle il collo.
Lily si scostò e replicò, dandogli una gomitata nelle costole - Quello non conta!
- Parliamo adesso, allora- propose, rassegnandosi alla prospettiva di una lunga e tediosa discussione.
Lily annuì e fece leva sui gomiti per sollevarsi, in modo da guardare Axel dritto negli occhi. Sbuffando per lo sforzo, esclamò - Accidenti. Perchè sono così nana?
- Un metro e sessanta è un'altezza di tutto rispetto- rispose, per poi aggiungere, con tanto di sogghigno malizioso - E poi... Sai come si dice, no? Donna nana, tutta...
Non riuscì a finire la frase perchè Lily ingaggiò una lotta per tappargli la bocca, rimproverandolo - Non essere volgare!
- Non sono volgare!- si difese - E' la verità, ho potuto constatarlo di person... Ahio! Da quando sei così violenta?
La giovane, che lo aveva colpito con forza, sorrise e rispose, ostentando innocenza - Da quando sei così scemo- poi, colta da un'illuminazione, gli chiese - Come hai fatto a capire che la nuova coinquilina di Mel ero io?
A quella domanda Axel sbuffò una risatina, attirò nuovamente a sè Lily e rispose - La somiglianza a una bambola di porcellana è stata un indizio determinante.
- La verità, Ax.
- Non sto mentendo, sebbene debba ammettere che ho cominciato a intuire qualcosa quando Melly mi ha riferito della tua abilità nelle faccende domestiche. Conosco ragazze che non sanno cucinare, alcune che non sanno pulire, ma l'unica che conosca che non sa rifarsi il letto... Sei tu.
- Guarda che ho imparato!- sbottò, offesa - E anche a pulire. E... Un pochino... A cucinare. Chi credi abbia preparato la cena, stasera?
- Tu? Davvero? Brava- mormorò Axel, prima di baciarla - Meriti un premio...
- Che premio?
- Uno che ti piacerà...
- Perfetto- sussurrò sulle labbra di Axel, che già pregustava un secondo round quando venne allontanato bruscamente dall'amata, che asserì - Riscuoterò dopo che avremo parlato.
- Certo che quando ti fissi...
- Non trattarmi come una bambina- abbaiò Lily, fissandolo minacciosa a braccia conserte - Abbiamo parecchio di cui discutere, è un dato di fatto: per esempio, non mi pare mi avessi chiesto scusa per essere andato a letto con quella puttanella, prima di saltarmi addosso!
- Non mi pare tu abbia opposto resistenza- osservò, gelido.
- Non girare la frittata! Me la sono cercata, è vero: ho inventato quella ridicola storia dello spasimante francese...
- Tra tutti i tuoi sbagli, quello è il minore- replicò Axel, irato.
- COSA VORRESTI DIRE, CON QUESTO?- ululò lei.
Accecato dalla rabbia, Axel lasciò che il rancore covato negli anni rompesse gli argini, e si riversasse come un fiume in piena nelle sue parole - CHE NON SONO IL TUO GIOCATTOLINO! SONO STUFO DI QUESTO TIRA E MOLLA, CAZZO! Mi hai sempre considerato al tuo servizio, anche quando stavamo insieme! Pretendevi fossi a tua completa disposizione senza mai fare domande o lamentarmi. Beh, spiacente, non sono ai tuoi comodi, principessina!
Lily iniziò a piangere. - Io... Io... Non... Non puoi dire sul serio...
- Sono serissimo. Quei pochi mesi che sei stata la mia ragazza sembrava fossi l'amore della tua vita, poi sei andata via, senza salutarmi, oltretutto, e al tuo ritorno eri cambiata: non rivolgevi la parola a nessuno, eri come... Spenta.
- Ho passato.. Un periodaccio. Ero andata a Parigi per convincere mia madre a tornare a casa, e invece si è uccisa! Come credi mi sia sentita?- sussurrò, in lacrime.
- Avresti potuto dirmelo, invece di usarmi come valvola di sfogo e gettarti tra le braccia di quel pezzo di merda!- ruggì.
- Sembrava capirmi- tentò di giustificarsi lei, tormentandosi le mani.
- CAPIRTI? Voleva solo approfittarsi di te... E ci è riuscito- sibilò Axel
- Me ne sono resa conto troppo tardi- pigolò Lily, asciugandosi gli occhi con un lembo di lenzuolo.
- Non era tardi per tornare da me- osservò Axel.
- Lo so... Adesso. Allora ero troppo orgogliosa: preferivo portare avanti per inerzia una storia morta dal principio, piuttosto che ammettere la sconfitta, soprattutto perchè tu eri, e non osare negarlo, un mezzo teppista che rischiava l'espulsione un giorno si e l'altro pure, mentre lui...
Axel emise uno sbuffo privo di allegria, e sospirò - Era il finto bravo bambino pieno di soldi che piaceva a papà.
- Sono stata così... Cieca! Non mi capacito di aver calpestato la mia dignità per ottenere la sua approvazione.
- Non tutti riescono a fregarsene dell'opinione dei propri genitori, è normale desiderassi la stima di tuo padre.
- Un desiderio irrealizzabile. Fortuna che ormai non mi importa più.
- E' per... Uhm, non... Cadere in tentazione che mi evitavi?- chiese Axel, speranzoso.
- Già- esalò - Sentivo che, se fossi rimasta nella stessa stanza con te troppo a lungo, sarebbe successo...
- Quello che è successo- concluse al suo posto Axel, stringendola in un caldo abbraccio - Sei pentita?
- No- rispose lei, scuotendo la testa per dare enfasi a quel "no" pronunciato con veemenza - Ogni tanto mi sento in colpa, ma non ho mai rimpianto di essere andata via con te, quella notte.
- Non mi spiego i tuoi sensi di colpa.
- Mi sento in colpa perchè ho tradito ripetutamente il mio fidanzato: è uno stronzo, ma non sono da meno... E ho coinvolto te nei miei casini, costringendoti al ruolo di 'amante'. Mi faccio schifo da sola per ciò che ho fatto- piagnucolò.
- Non esagerare- asserì Axel in tono conciliante.
- No, davvero. Sono stata orribile, ho agito come...- sospirò - La degna figlia di mio padre, e, credimi, non c'è offesa peggiore.
- Conoscendo tuo padre, non posso che concordare... Sul fatto che paragonarti a lui sia l'offesa peggiore che possa rivolgerti. Immeritatamente, aggiungerei: il fatto stesso che ti senta in colpa per le tue azioni e stia scusandoti ti dissocia completamente da quell'uomo che non ti ha dato altro che il cognome.
- Dimentichi un buon 50% di geni- scherzò Lily, visibilmente più serena, ora che si erano chiariti - Anche se ne dubitava: fece fare il test del DNA a me e mio fratello! Povero Demie, speravo che almeno lui avesse una vita decente...
- Si rifarà non appena andrà via di casa- cercò di rassicurarla Axel - E' un ragazzo intelligente... Un po' troppo protettivo verso sua sorella, forse, ma molto intelligente.
- Ax.... Dimmi che non stiamo davvero parlando di mio fratello mentre siamo a letto NUDI!- esclamò Lily, battendosi una mano sulla fronte.
- Sei tu che hai tirato fuori l'argomento!- ribattè Axel, mettendo il broncio.
- Accantoniamolo, ti prego, avverto la sua presenza- gnaulò la ragazza, tirandosi il lenzuolo fin sopra il mento, come se temesse che suo fratello potesse spiarla a distanza.
Dopo una lunga risata, Axel tornò serio - A proposito di tuo fratello... Sa dove ti trovi?
- No. Nessuno lo sa, escluso te. Preferisco stare alla larga dai riflettori per un po'.
- Saggia decisione. Senti, ehm.... Perchè non mettiamo una pietra sopra al passato? Capita a tutti di attraversare momenti di crisi, il nostro è semplicemente stato più lungo della media. Capisco che, a questo punto, non voglia tornare indietro, ma sappi che, se lo volessi, non sarebbe affatto una sconfitta. Avresti me, non sono abbastanza come premio?
- Il migliore- rispose Lily, dopodichè gli gettò le braccia al collo e lo abbracciò. Parlarono ancora a lungo del più e del meno, infine, si scambiarono un bacio… Un lungo bacio.
Axel, però, si fermò all'improvviso.
- Lily? Lil? E fermati un secondo, dannazione!- sbottò
- Che c'è?
- Scusa, stavo... Pensando a... Brian- bisbigliò, quasi vergognandosi dei suoi pensieri.
La ragazza strabuzzò gli occhi, incredula, quindi ruggì - Stavi pensando alla tua appendice stronza mentre mi baciavi?
- E-eddai, L-lil, n-non p-prenderla male... M-Mica p-pensavo a lui i-in q-quel senso... Pensavo solo che, data l'ora, la festa è agli sgoccioli, ho perso il taglio della torta, e Brian mi ucciderà, tutto qui- balbettò Axel, coprendosi preventivamente le "parti basse".
- Quante storie. Basterà dirgli che eri con me- rispose lei.
- Sei pazza?
- Non devi dirgli che eri con ME, solo che, incuriosito dal resoconto di Mel, sei andato a trovare la sua coinquilina e...- lo baciò di nuovo, stavolta più a lungo - Avete fatto amicizia. Tanta. Amicizia.
- Amicizia?- esalò in un sussurro lievemente roco - Si chiama così, adesso?
Lily gli diede un pugno, un bacio per farsi perdonare, infine disse - Ti amo... Anche se sei uno spilungone scemo.
- Anche io ti amo... Nanetta lunatica. Dal primo momento che ti ho vista, nonostante sia melenso e scontato- rispose Axel - E' meglio che vada, ora.
- Perchè? La festa volge al termine, l'hai detto tu poco fa.
- Ragione in più per levare le tende- la interruppe - Melly tornerà da un momento all'altro, non vorrai che ci trovi a letto insieme.
- Perchè no? Potremmo dirle che sei passato a controllarmi e abbiamo...
- Fatto "amicizia"?- concluse Axel, per poi afferrare i vestiti sparsi sul pavimento e indossarli.
Stava per andarsene quando Lily lo fermò, dicendo - Ehi, amico, hai da fare lunedì pomeriggio? Mel ha il corso di scultura dalle 4 alle 6 p.m, potresti farmi una visita.
- Mi stai chiedendo di giocare al dottore, Lil?- le chiese.
- Secondo te?- rispose lei, salutandolo con la mano - Buonanotte.
Axel ebbe fortuna: Melanie rincasò alle 3a.m, sola e incazzata nera, con tanto di nuvoletta temporalesca sopra la testa.
Dopo una notte semi-insonne, passata a rimuginare sulla festa, Faith altro non desiderava che poltrire a letto fino a lasciare un'impronta nel materasso. Peccato che Mrs. Irving e le sue amiche la pensassero diversamente.
- Buongiorno, cucciolo. Avanti, su, alzati e cammina- esordì Führer Rose.
- Non sono Lazzaro, donna, fammi dormire!- mugolò la ragazza, coprendosi il volto con le mani.
- Non posso, sarebbe maleducato far attendere oltre le tue amiche, specie perchè vogliono portarti a fare colazione fuori- rispose Mrs. Irving, prima di afferrare le coperte e tirarle con forza, segno che la figlia doveva alzarsi, altrimenti avrebbe messo in campo l'artiglieria pesante.
Lavatasi e vestitasi più bon ton del voluto, per colpa della supervisione (leggere: tirannia) di sua madre, raggiunse gli altri in salotto, sforzandosi di mantenere gli angoli della bocca puntati verso l'alto.
Abigail le rivolse un luminoso sorriso, prima di arricciare il naso e lagnarsi - Possibile che per vederti in gonna debba aspettare il tuo compleanno?
- Ho rinunciato ai teschi e messo una camicia, accontentati- replicò Faith.
- Lasciala respirare, Ab, questa per le gonne è un'ossessione- le diede man forte Bridget, che ricevette uno sbuffo irritato da Abigail.
- Usciamo, è meglio- asserì Faith, prese la borsa, annuì distrattamente alle raccomandazioni trite e ritrite di sua madre, infine andò via con le amiche.
Sedute ad un tavolino all'aperto, sotto i raggi di un sole che finalmente riscaldava, le tre consumarono il primo pasto della giornata.
Faith si premurò di farlo con studiata lentezza, consapevole che, una volta finito, avrebbe subìto un interrogatorio degno dei più implacabili agenti del K.G.B.
Quando non potè più fingere di avere ancora qualcosa da bere o mangiare, sospirò, posò la tazza sul piattino e, in accordo con la frase storica "la miglior difesa è l'attacco", confessò - Lo dico per evitare una raffica di domande imbarazzanti: ho fatto sesso. Con Brian. Ieri. Alla festa.
Abigail rimase a bocca aperta, con il biscotto a mezz'aria, Bridget, invece, battè il pugno sul tavolo, esultante.
- Grande, F! Era ora che ti levassi quel peso inutile!- esclamò, dandole una pacca sulla spalla.
- Peso inutile? Bridge, colleghi la bocca al cervello, prima di parlare?- abbaiò Abigail, scandalizzata.
- Ab, questa storia della verginità è una cagata stupida e maschilista- replicò Bridget con sussiego - Giusto, F?
La Irving, bloccata tra due fuochi, cercò di mediare - Beh, ecco.. Diciamo che... La prima volta, per una ragazza, è importante, nel senso che, non essendo tutta rose e fiori, sarebbe preferibile avvenisse in condizioni di assoluta lucidità con qualcuno che si preoccupi anche, se non soprattutto, di lei, e non col primo che ha una chiave da infilare nella serratura...
- Beccati questa, Bridge!
- D'altro canto, è anche vero che fare sesso senza pensieri è una scelta libera, che ci siamo guadagnate, e tutte le limitazioni a tale libertà sono cagate maschiliste e anacronistiche- concluse Faith, con gran disappunto di Abigail e gioia di Bridget, che non perse l'occasione di pavoneggiarsi.
- Parole sante, F, parole sante- asserì Bridget - Se eri convinta fino in fondo, non possiamo che essere felici per te - fulminò con lo sguardo l'amica, impedendole di protestare - Dai, racconta: com’è stato?
- Sinceramente- “Non saprei, non avendo termini di paragone” - Indescrivibile. Non ho parole.
Dalle loro facce capì che le amiche avevano interpretato le sue parole come “troppo bello per essere vero”, e ne fu soddisfatta: non avrebbe mai ammesso che la tensione aveva prevalso, impedendole di godersi fino in fondo Brian e il piacevole giro di lenzuola.
Abigail, che si sentiva a disagio a conversare di certi argomenti, intervenne pigolando - Ok, bene, è stato bello, buon per te, ora parliamo d'altro, eh?
- Del genere?- chiesero in coro Faith e Bridget.
- Te e Brian... La vostra storia... Te l'ha fatta la fatidica domanda?
- Niente proposte di matrimonio all'orizzonte, spiacente di deluderti- rispose candidamente Faith, suscitando le risate di Bridget, a conoscenza della sua allergia a nozze e affini.
Abigail sbuffò, alzò gli occhi al cielo, quindi si spiegò - Ti ha chiesto di diventare la sua ragazza?
- No.
Abigail, sconvolta, boccheggiò - Ma.. Ma.. Avete... Avete fatto…
- E allora?- la rimbeccò Faith.
- Cioè.. Lo hai fatto... Così? Senza starci insieme?- esalò la giovane Venter in tono accusatorio.
Faith, che più delle costrizioni odiava solo sentirsi giudicata, annuì, quindi ammise - Se è per questo l’ho fatto con uno che non so cosa prova per me.
Abigail rischiò l'infarto. Sconcertata, esalò - Come... Come sarebbe, “non so cosa prova per me”? Ci sei andata a letto senza che prima ti avesse dichiarato amore imperituro?
- Impe... Che?- si intromise Bridget.
- Eterno, Bridge- spiegò Faith, poi si rivolse all'altra - Comunque, si. Ma non importa, tanto gliel’ho detto io- le altre due la fissarono, allibite, facendola arrossire - Non era programmato... Mi è uscito. Subito dopo… Avete capito. E sapete che ha risposto?- Abigail e Bridget scossero la testa, bramose di questo succulento scoop; Faith le fece penare un po’ prima di soddisfare la loro curiosità - Buono a sapersi!
- CHECHECHE? Ma è... Scandaloso!- ruggì Abigail, balzando in piedi.
- No- replicò mestamente Faith - E’ Brian.
Essendo sabato, Lily potè dormire finchè i morsi della fame non la obbligarono a trascinarsi in cucina, dove trovò Melanie, la morbida e sedentaria Melanie, in piena attività, un grembiule bianco orlato di pizzo a celare parzialmente il pigiama giallo, lasciando intravedere soltanto il coccoloso pulcino che campeggiava sulla maglia.
- Accidenti, che vitalità!- esclamò, accomodandosi su uno sgabello dopo aver riempito una tazza di caffè.
- Vogliamo parlare di te?- rispose l'altra, muovendo i fianchi generosi al ritmo di una musica immaginaria mentre impastava quella che, a occhio e croce, era la base di un dolce.
- Di me?
- Si, di te. Hai l'espressione di chi potrebbe crepare, tanto morirebbe felice. Dì la verità, non sei rimasta sola a lungo, dopo che sono andata al party di Brian- asserì Melanie, continuando ad impastare energicamente.
- Che dici! - si difese Lily, sorseggiando il caffè - Ti ho ripetuto mille volte che il mio ragazzo e io abbiamo deciso di prenderci una pausa di riflessione, perciò...
Melanie le scoccò un'occhiata incredula, afferrò una teglia, vi spruzzò uno spray antiaderente per pasticceria, infine rispose - Guarda che, a differenza di quanto credono tutti, non sono buona solamente a preparare e mangiare dolci, ho anche spirito di osservazione da vendere..
- E molta modestia- scherzò Lily.
- Melanie è sinonimo di modestia, non lo sapevi? Seriamente, ce l'hai scritto in faccia che ti sei divertita, prima del mio ritorno. E parecchio, anche - Lily, rossa dalla punta dei capelli alle unghie dei piedi, negò con la testa, ma Melanie aggiunse, con l'aria di chi la sa lunga - Non mi interessa chi è, non sono affari miei, vorrei soltanto sapere se ho ragione.
- Mi arrendo. Hai ragione. E' venuto a trovarmi un... Amico, ieri sera, ed... E' successo.
- Aha! Ne ero sicura! Sulle questioni di cuore ho un fiuto pazzesco. Se dovessi fallire come pasticciera potrei aprire un'agenzia matrimoniale con te come socia, saremmo una squadra imbattibile: io accoppio, tu organizzi. Sei un tipo talmente organizzato, faresti faville come wedding planner... O come party planner in generale!- ridacchiò Melanie, versò il ripieno nella teglia, lo coprì con pezzetti di impasto, spennellò tutto con dell'uovo e infornò.
Era sul punto di andare a cambiarsi quando udì la sua coinquilina pigolare - Ti prego, non pensare male di me.
- Relax, non potrei mai pensare male di te! Per quanto ne so il tuo ragazzo potrebbe benissimo esserselo meritato, e poi... Questa è l'età per divertirsi, c'è tanto tempo, dopo, per comportarsi da persone responsabili- disse, e sparì, inghiottita dal disordine della sua camera.
Quando riemerse, della Melanie infagottata in un ammasso di tessuto giallo canarino non c'era più traccia: i capelli erano raccolti in un grosso chignon, il pigiama era stato sostituito da un vestito rosso a pois bianchi molto anni '50, le pantofole da un paio di ballerine, e...
- Ti sei truccata, non posso crederci!
- Che ne dici?- chiese Melanie, timorosa del giudizio della coinquilina.
- Che l'allieva impara in fretta- rispose lei, sollevando la tazza in segno di approvazione - Stai una favola.
- Grazie. Avevo paura di aver esagerato e... Che il vestito mi facesse sembrare ancora più grassa.
- Sei stupenda. Fidati. Lo saresti anche senza trucco, eh, hai un viso che te lo invidierebbero parecchie modelle, quel sorrisone fa la differenza- inarcò le sopracciglia - E' per lui?
- Lui chi?- domandò Melanie di rimando, dandole le spalle per controllare la cottura del dolce.
- Chi si papperà la torta... Il tuo ragazzo. Jeremy, giusto?- rispose Lily, mangiucchiando una barretta dietetica.
Melanie si irrigidì, immobilizzandosi a bocca aperta, come se si fosse resa conto solo in quell'istante di qualcosa di estremamente importante. Ripresasi, asserì - Non... Non è per lui.
- Ok. Sicura di stare bene? Sei pallida.
- Vado a cambiarmi
- Che? Sei impazzita? Stai una meraviglia vestita così, perchè vuoi cambiarti? Ferma lì, o ti lego a uno sgabello. Non hai bisogno di niente, a parte una collana che ravvivi il collo; vado a prenderla, non muoverti.
Non appena Melanie vide la collana che l'altra intendeva prestarle, saltò su e obiettò - E' troppo, non posso accettarla!
- Perchè?
- Perchè... Ho un prestito da chiederti, non voglio accumulare debiti.
-  Cosa ti serve?- chiese Lily.
- Un centone- pigolò Melanie a testa bassa, vergognandosi.
- Un centone? Accidenti, mi toccherà ricorrere al libretto degli assegni!
- Perchè, non hai cento sterline in contanti?- domandò, sorpresa, Melanie.
- Cento?
- Beh, si. Che avevi capito, scusa?
- Centomila.
- Centomila? E' assurdo! In quel caso mi rivolgerei alla banca, non a te, si vede lontano un miglio che non hai una simile somma!- esclamò Melanie, ridendo di cuore.
“ Se ne sei convinta...” - Eh, già, centomila è troppo per me... Cento no, però. Vado a prendere il contante- fece ritorno con una banconota tra le dita - Et voilà, frusciante e filigranata.
- Grazie, davvero- piagnucolò Melanie, commossa - Non so come ringraziarti...
- Non rovinarti il trucco sarebbe un ottimo modo.
- Prometto che prima possibile ti ...
- So che lo farai, e, tranquilla, applico un tasso d'interesse dello 0%- assicurò Lily con un sorriso, che Melanie ricambiò, per poi infilare i guanti da forno e tirar fuori il dolce, cotto a puntino.
Brandon non aveva ceduto alle lusinghe della City; smaltita la sbornia era tornato al college per studiare lontano da amici fin troppo amanti del cazzeggio, genitori invadenti e sorella taglia mongolfiera in balía degli ormoni.
Cominciò a credere che il destino gli remasse contro quando bussarono alla porta la prima volta:  una ragazza cercava Brian;  pochi minuti dopo il campanello suonò di nuovo: una matricola vendeva porta a porta inutili gadgets per finanziare l'ennesima attività inutile dell'ennesima associazione studentesca. Si era appena seduto, quando udì il fastidioso “drin” per la terza volta: il ragazzo delle consegne del ristorante cinese poco fuori dal campus aveva sbagliato appartamento. La quarta volta che fu costretto ad interrompere lo studio per andare ad aprire la porta urlò al soffitto tutta la sua rabbia, prima di far entrare Jack, ansante e frettoloso, che si precipitò in bagno.
Non c'è da stupirsi, se, al quinto trillo del campanello, trattenendo a stento una sfilza di vaffanculo, aprì la porta e ringhiò - Brian non c'è, non compro niente e detesto il cibo cinese, OK?
- O-Ok- squittì una voce familiare.
Nel momento in cui realizzò chi si trovava davanti, Brandon arrossì; incerto su cosa dire, esordì con un classico - Ehm, Ciao, Melanie. Scusa, credevo fossi...
- Una cinese, ex di Brian, venditrice porta a porta?
- Si. Ora che ti vedo, però, sembri più Minnie. Sai, la fidanzata di Mickey Mouse.
- M-Minnie?- balbettò lei, delusa: evidentemente non si aspettava di venire paragonata a un topo dei fumetti.
- Ti mancano solo orecchie e coda, per il resto sei uguale: vestito a pois, filo di perle, trucco, scarpe...
- Minnie ha le scarpe gialle- gli fece notare Melanie, ancora bruciante di delusione.
- Ah, già... Vabbè, non importa. Qual buon vento ti porta qui? Axel non c'è, si fermava dai suoi fino a martedì.
La ragazza rispose - Lo so. Vengo in pace, con un dolce... Per te. E stavolta sei autorizzato a mangiarlo.
Alla parola "dolce" Brandon si illuminò, e un sorriso felice fece capolino sul suo viso. Ricordatosi di aver ricevuto un'educazione, esalò - Ehm.. Wow,  io... Grazie.
- Te l'avevo promesso.
- Giusto. Grazie comunque. Uhm... P-Perchè non entri?
Melanie varcò la soglia e si diresse senza esitazione in cucina; posò il dolce sul tavolo, respirò a fondo, infine chiese - Ti piace ancora il crumble ai mirtilli, vero?- Brandon annuì - Bene. Oh, cielo, non ce la faccio a trattenermi oltre, devo sapere: com'è andata con quella tizia che ti fissava alla festa di Brian?
- Sapevo che eri qui per un motivo- rispose lui - E’ andata alla grande: abbiamo parlato un po', ballato un altro po', poi mi ha dato il suo numero.
- AAAH! LO SAPEVO!- strillò Melanie, per poi soffocarlo in un abbraccio rompi-costole.
Nel momento clou dello stritolamento, pardon, dell'abbraccio, Jack entrò in cucina, dicendo - Benedetto l'inventore dello smacchiatore istantaneo, non sopportavo di avere la camicia sporca, anche se la giacca copriva tutto. Ma... Che sta succedendo, qui?
Melanie lasciò andare Brandon, che ne approfittò per riempire nuovamente di aria i polmoni, ed esclamò - Brand ha rimorchiato! Non è magnifico?
- Magnifico, come no- rispose, ironico.
Brandon, che non aveva colto l'ironia dell'amico, gli battè una pacca sulla spalla ed esclamò - Ehilà, Jack-O-Lantern! Gradisci una fetta di crumble? La bontà è garantita: è frutto delle mani di fata della qui presente Miss Bardon!
Jack fece scorrere lo sguardo da Melanie all'amico, quindi rispose - Mi piacerebbe, ma vado di fretta. Ah, Melanie... Salutami AXEL quando lo vedi.
- E' più probabile che lo veda tu, ma... Ok. Ciao.
I due lo guardarono perplessi finchè non fu fuori dal loro campo visivo; allora Melanie, fattasi coraggio, disse - E' simpatico, ma sono contenta che se ne sia andato, preferisco resti tra noi.
- Ieaiaado?- bofonchiò Brandon, che aveva attaccato il dolce.
- Eh?
- Di che stai parlando?
- Di ieri notte, di quello che è successo- gnaulò Melanie
- E' per questo che mi hai fatto il crumble?- domandò Brandon, lievemente a disagio.
Melanie annuì, e pigolò - Mi dispiace ci sia andato di mezzo tu. Jeremy non è cattivo, solo...
- Quando è ubriaco- terminò la frase Brandon.
- Solo che è parecchio geloso- lo corresse Melanie.
- E spericolato.
- E sfortunato.
- Sfortunato è un eufemismo- ridacchiò Brandon - Di tutti i posti dove poteva andare a sbattere guidando in stato di ebbrezza è finito proprio contro il lampione dietro cui era parcheggiata una volante della polizia!
- Non parliamone più, mi piacerebbe fingere non sia mai accaduto... Ah, ho con me i soldi della cauzione, e... Ti assicuro che non potrò mai ringraziarti abbastanza per aver impedito che il mio J passasse una notte in cella, nonostante avesse tentato di prenderti a pugni!- piagnucolò, commossa.
" Non l'ho fatto certo per lui" - Puoi ringraziarmi promettendomi che gli vieterai di guidare se non è sobrio come un neonato.
- Ci proverò- rispose Melanie, mettendogli in mano i soldi.
- Ci provi... Anche troppo- asserì Brandon
- Che vuoi dire?
- Senza offesa, ma che cavolo ci trovi in quello?
- L'hai conosciuto quando non era in sè, per questo parli così, ma ti assicuro che Jeremy è...
- Una causa persa.
- Non è vero!- obiettò Melanie, pestando un piede per terra - Non lo conosci, come puoi giudicare? Lui è...
- Completamente inadatto a te? Concordo- rispose Brandon
- J è perfetto per me- replicò freddamente Melanie
- Abbiamo idee diverse sulla perfezione; per me "perfetto" è qualcuno che non ti lascia da sola per correre a scolarsi una pinta, e non mette a repentaglio la tua vita mettendosi al volante sbronzo perchè non si fida della guida della sua ragazza!
- Nessuno è perfetto, infatti prima ho detto che Jeremy è perfetto per me.
- Mel, c'è in giro di meglio, e tu meriti di meglio, credimi.
A quel punto la povera Melanie era sull'orlo delle lacrime. Guaì - Non hai pensato che forse il "meglio" non mi vuole?
Morso dai sensi di colpa per averla intristita, Brandon si passò una mano tra i capelli, realizzando che, forse, era giunto il momento di sciogliere le treccine, quindi le offrì una fetta di crumble, che, a sorpresa, Melanie accettò volentieri.
Stavano mangiando in silenzio, quando ricevette un sms. Stupito, bofonchiò, a bocca piena - Eoeec?
- Uh?
- Che vuole Jack? Se n'è andato via da pochissimo, e già rompe!
- Avrà scovato un'altra macchia sulla camicia- scherzò Melanie, il cui umore era migliorato dopo qualche boccone di dolce.
- Probabile- rispose Brandon, ma si sbagliava; era scritto ben altro in quel messaggio: "Tu vuoi morire."
- "Tu vuoi morire"? Oh, cielo! Deve pensare voglia avvelenarti!- esclamò Melanie, dopo che Brandon le ebbe letto l'enigmatico sms.
- Probabile- rispose lui mentre digitava: "Tu hai perso il cervello."
La risposta di Jack non si fece attendere: "E tu perderai ben altro, se Axel scoprirà che fai il cretino con la sua cuginetta prediletta."
- Non posso crederci..- sospirò Brandon, prima di replicare: "Qui l'unico che perderà qualcosa sei tu, se metterai in testa ad Ax certe cazzate. Io e Mel siamo amici, conosci il significato di questa parola?"
- Non posso crederci nemmeno io!- sbottò Melanie, sbuffando - Bell'opinione ha di me, se crede davvero che... Insomma, sono impegnata, mai e poi mai… Mi credi, vero?
- Lascialo perdere, è scemo- cercò di calmarla Brandon - Oppure si è fatto contagiare dalla sua fidanzata  strizzacervelli; chissà, magari secondo Freud il crumble di mirtilli è un'oscura metafora sessuale- Melanie lasciò cadere il cucchiaino - Scherzo, Mel!
- Oh, ehm, si, scusa- pigolò lei, per poi ingurgitare in un solo boccone quanto restava nel piatto.
Faith aveva seguito il consiglio delle sue amiche: evitare Brian come la peste. Da una settimana non aveva contatti con lui; non che Brian si fosse fatto vivo: era sparito nel nulla, il che aveva accresciuto il risentimento di Faith, determinata a non dargliela vinta.
- Brian è ancora latitante?- le chiese Abigail a pranzo.
- Si, ma non ho intenzione di cedere- rispose Faith
- Saggia decisione- approvò Bridget - Se lo cercassi per prima sarebbe come perdonare quel tremendo "buono a sapersi". O si scusa, o niente.
- Però mi manca...
- F, non mollare, vedrai che verrà da te strisciando!- asserì Abigail, certa che Brian si fosse dato alla macchia perchè si vergognava per aver trattato Faith in quel modo barbaro dopo che avevano fatto l'amore.
- Esatto; nel frattempo, puoi consolarti con un vibratore- asserì Bridget.
- BRIDGET!- la rimproverò Abigail.
- Ok, ok, manterrò la linea dura- sospirò Faith - Passando ad argomenti più piacevoli... Che fate quest'estate?- chiese con studiata noncuranza.
- Non so... Hai qualche idea?
- Certo che ce l'ho: dobbiamo fare un bel viaggio insieme, goderci fino in fondo l'ultima estate di totale libertà!- esclamò la Irving battendo il pugno sul tavolo della mensa.
- Ci sto!- risposero in coro le altre due
- Purchè non costi uno sproposito- aggiunse Abigail.
- Non preoccuparti, Ab, intendo viaggiare al risparmio in Europa, dove il cambio ci è favorevole- assicurò Faith.
- Conosco questa tattica, F: hai già deciso, stai girandoci intorno solo per indurci a dirti di si- asserì Bridget - Dove vorresti portarci?
- Qui vicino... Irlanda. Eire.
- Irlanda? Ma è a due passi!- sbottò Bridget.
- Ho detto qui vicino, infatti- le fece notare Faith.
- Si, ma credevo che con "vicino" intendessi Francia, Spagna, Portogallo, Italia... Non qui di fronte!- obiettò Bridget.
- Cos'ha l'Irlanda che non va, a parte la vicinanza? Ha la cultura e le tradizioni affascinanti che piacciono a me, costumi e leggende pittoreschi per accontentare Ab e ottimo alcool per far felice te- osservò Faith.
- Sai che mi stai convincendo?- disse Abigail, annuendo.
- F, non ho niente contro l'Irlanda, però... Vorrei andare in un posto dove ci si diverte sul serio! Claude, stamattina, mi ha accennato a Ibiza, e non sembrava male...
- Ibiza è fuori discussione. Bridge, dai, come potremmo non divertirci in un Paese pieno di gente cordiale che non fa nulla senza un boccale di birra in mano?
- Ecco, credo che quest'ultimo particolare sia meglio ometterlo, altrimenti i miei col cavolo che mi lasceranno venire- gnaulò Abigail, i cui genitori erano molto severi riguardo il consumo di alcolici.
- Potremmo sbronzarci con il vino. In Francia e in Italia ne producono di eccezionali- obiettò Bridget - Oppure con dei cocktails, sdraiate sulle calde spiagge ispaniche, ammirando i surfisti.
- Surfisti?
- Ha scoperto che c'è una località balneare spagnola famosa per i surfisti- spiegò Abigail - Algeciras, se non erro.
A quel punto Faith giocò il jolly: la sincerità.
- Sentite, non me ne frega niente di visitare cantine e castelli e sbavare su surfisti fisicati... Non è vero, mi importa, cazzo, ma ancor di più vedere dal vivo il Book of Kells; è il primo punto della mia lista di cose da fare prima dei 20 anni, e lo farò, con o senza di voi.... Naturalmente, con voi sarebbe meglio, però...
Si pentì di aver pronunciato quelle parole, perchè non voleva suonare minacciosa, ma, con suo enorme stupore, ottenne il risultato sperato: Abigail e Bridget si guardarono, quindi dichiararono che vino e surfisti sarebbero stati al loro posto anche l'estate seguente, e che esaudire il desiderio di una loro amica non aveva prezzo.
Bridget, in un impeto di generosità, si offrì di prenotare i biglietti quello stesso pomeriggio per accaparrarsi offerte vantaggiose.
Faith e Abigail si scambiarono un'occhiata nervosa, prima che la seconda dicesse - Ehm, Bridge, è... Carino da parte tua, ma... Non credo sia il caso.
- Abby ha ragione- intervenne Faith - Sei brava con il computer... Finchè non ti colleghi alla Rete.
- Non capisco...
- Bridge, ci garantisci che, se ti occuperai tu della prenotazione di biglietti aerei e bed&breakfast, non si ripeterà la storia de "Gli uccelli" di Hitchcock?- esalò Faith.
- Uffa, possibile che mi rinfacciate quella cosina da niente?
- NIENTE? Mi scaricasti un porno al posto del film che ti avevo chiesto, e lo feci partire che c'era presente tutta la mia famiglia! Lo chiami niente, questo?- sbraitò Abigail con voce man mano più acuta.
- Mi chiedesti uccelli, ti diedi uccelli... In abbondanza, aggiungerei- obiettò Bridget con sussiego.
- B, sei incorreggibile. E' il genere di uccelli che non andava bene!- rispose Faith, tenendosi la base del collo per non scoppiare a ridere in faccia ad una scandalizzata Abigail - Su, Ab, diamole fiducia, tutti meritano una seconda possibilità.
- Si, brava, così ci farà finire a Timbuctu!- replicò Abigail.
- No che non lo farà. Starà attenta, vero, Bridge?- chiese Faith, Bridget annuì, e Abigail, seppur scettica, dovette arrendersi e sorridere alla decisione dell'amica.
A chilometri di distanza, Brian, godendosi un'ora buca, stava leggiucchiando una rivista, quando ebbe la sensazione che qualcuno stesse pensando a lui.
Scacciato quel pensiero, mangiò gli ultimi biscotti della riserva speciale di Brandon, bevve uno dei suoi beveroni energizzanti e mise la bottiglia vuota in frigo per il puro gusto di farlo imbestialire, infine accolse Axel, tornato distrutto da una lezione sfiancante, con un ironico - Dura la vita dello studente universitario, ma qualcuno deve pur farla.
- Detto da te...
- Axellino, sei più acido di una teenager mestruata... Hai cambiato sesso, per caso?- ridacchiò Brian.
- Spiritoso.
- Sempre. Una domanda: prima ho avuto l'impressione che qualcuno mi pensasse, eri tu?
Axel lo fissò con tanto d'occhi, prima di rispondere - Si, ero io. Ti penso sempre, Brian, ti sogno, anche... Oh, dico, ti sei fumato il cervello? Ti pare non abbia di meglio a cui pensare?
Brian scrollò le spalle, diede un'occhiata al cellulare e asserì - Ancora niente. Ha la testa dura, quella ragazza.
- Quale?
- Come, "quale", Axel?- esalò Brian.
- Con te, non si sa mai- fu la secca risposta dell'amico, che si stese sul divano, già abbattuto al pensiero che lo attendevano altre tre ore di lezione, dopo quella breve pausa.
- Mi riferivo a Faith. E' dal mio compleanno che non si fa sentire...
- Dalle torto: ti ha detto che ti ama e si è sentita rispondere "buono a sapersi". E' un miracolo che non ti abbia cambiato i connotati, irascibile com'è!
- Non ho mai illuso nessuno, non comincerò adesso. Mentire è contrario al mio codice etico- asserì Brian in tono solenne.
Axel sbuffò un risolino - TU hai un codice etico?
Brian, offeso, replicò - Certo che ce l'ho! Ho una coscienza, IO!
- Dov'era la tua coscienza quando sei andato a letto con una poveretta innamorata di te di cui non ti importa affatto?- domandò Axel.
- Ax, sai come sono fatto, sai che amo le sfide. Faith era una sfida. Una sfida vinta. I suoi sentimenti per me sono... Un danno collaterale- rispose Brian.
- Sbaglio, o due secondi fa hai affermato di avere una coscienza?- sibilò Axel.
- Credimi, ce l'ho, altrimenti non mi sentirei così... In colpa- ammise Brian - Non so gestire il danno collaterale, capisci? Mi fa star male sapere che lei... Lasciamo perdere, non devo pensarci. Il mio obiettivo era farmi Faith e ci sono riuscito. Punto.
- Una volta ottenuto quel che volevi hai perso completamente interesse, vero?- chiese Axel, severo, Brian annuì - Tipico di te.
- Per questo non la chiamo, spero si incazzi…. Così mi mollerà, odio mollare qualcuno!- gnaulò Brian.
- Sei un coglione- sputò Axel.
- Lo so.
- Devi rimediare.
- Lo so.
- Allora sai cosa fare- disse Axel, gli mise in mano il cellulare e andò a lezione.
- Lo so- mormorò Brian tra sé e sé - Il difficile è farlo.
A Newcastle, Northumberland, una ragazza urlò.
 
 
Con un po’ di ritardo, eccomi!
Il capitolo è di passaggio, ma (spero) non noioso, ci sono tutti elementi che si svilupperanno nei prossimi capitoli, compreso il rapporto tra Faith e Brian: riuscirà il rubacuori a fare la cosa giusta, per una volta? Vi anticipo che ne vedrete, ehm, leggerete delle belle! Il prossimo sarà il capitolo di svolta, oh yes, anche perché entrerà in scena un nuovo, pazzo, personaggio!
Spero adoriate quanto me il duo (tragi)comico Abigail e Bridget e Melanie.
Non è tenerissima Melly? Io la abbraccerei subito!... E poi le chiederei di farmi una mega-torta. XD
Ciao! ^^
 
 
 
 

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Capitolo 17
*** Capitolo 16 ***


 

Le note sono a fondo pagina. Buona lettura! ^^

 

Capitolo 16: Raindrops and tears

 

Non riusciva a capire come fosse successo. Era successo e basta.

"Non è così che doveva andare" si ripeteva Brian, immobilizzato nella stessa posizione in cui lo aveva lasciato Faith trentacinque minuti prima.

Era partito con buone intenzioni: aveva chiamato Faith, chiedendole di raggiungerlo per parlare, dove per 'parlare' intendeva confessare che per lui quel che era accaduto alla sua festa di compleanno non significava niente, ma si era perso per strada, finendo, non sapeva bene come, col baciarla e ripetere l'errore.

"Colpa di quella camicetta", si disse, "il rosso ha uno strano effetto su di me. O, forse, anche dell'espressione da cane bastonato che ha messo su quando ha creduto non mi fosse piaciuto perchè non era stata abbastanza brava... La tristezza ha uno stano effetto su di me".

Maledicendosi per la propria debolezza, si rivestì e andò in cucina, dove venne raggiunto, poco dopo, da Axel.

- Che faccia!... Senza offesa, eh- esclamò.

- Potrei dire lo stesso di te- ribattè Axel, per poi sdraiarsi sul divano, coprendosi gli occhi con una mano.

- Sul serio: sembri reduce da una guerra, che hai?

- Dormo poco, ultimamente.

- Sarà... Ma credo ci sia dell'altro: non hai occhiaie, sei solamente stravolto.

- Nicky- rispose Axel, come se quell'unica parola spiegasse tutto.

- Nicky cosa?- chiese Brian

- Ha preso alla lettera la frase: "ci sarò sempre per te, se ne avrai bisogno". Sono stato la bellezza di novantacinque minuti a sorbirmi le sue paturnie da tradicenne: vuole bucarsi l'ombelico e tingersi i capelli di blu...

- Non mi sorprende, tua nipote è sempre stata fuori dagli schemi- asserì Brian.

- Fuori di testa, semmai- obiettò Axel - Ah, non hai sentito la parte migliore: non vuole più venire a studiare a Londra, con somma disperazione di suo padre, sta lottando per restare a Newcastle... A quanto pare ha un fidanzatino che non ha preso bene la prospettiva della storia a distanza. Un ragazzo. Ti rendi conto? Ha tredici anni, dannazione, è praticamente una bambina!

- Vecchio mio, devo forse ricordarti cosa combinavamo noi alla sua età? Avanti, su, prendi un'aspirina e finiscila di renderti ridicolo comportandoti da zio geloso- osservò saggiamente Brian.

- Forse, in fondo... Molto in fondo... Non hai tutti i torti- ammise Axel - Ma non osare darmi del vecchio, sei nato prima di me!

- Cinque mesi prima, Ax, non sono Matusalemme!- protestò Brian, offeso.

- Si, si, va bene... Passiamo ad argomenti più importanti: dalla tua espressione intuisco che hai parlato con Faith... Allora, com'è andata? Ha pianto? Ti ha picchiato?- domandò Axel, bramoso di notizie.

- Nessuna delle due. A dire il vero, io... Non ce l'ho fatta.

- NON L'HAI LASCIATA? BRIAN!

- Volevo farlo, poi, però... Mi è mancato il coraggio. Lei era triste, e... Non ho avuto cuore di darle il colpo di grazia.

- Questo si che è parlare da uomo con le palle- sputò acido Axel.

- Ehi! Guarda che le ho, le palle!- abbaiò Brian

- Fossi in te, controllerei- replicò freddamente Axel, prima di sorseggiare del tè freddo.

- Ok, ok, è vero: avrei dovuto fare la cosa giusta, invece di illuderla ancora... Ma era lì, così... Disponibile, e io... Non ho resistito. Oh, Ax, come ho fatto a cacciarmi in questa situazione?- gnaulò Brian.

- Ragionando esclusivamente col tuo "cervello inferiore", ecco come- rispose l'altro, facendo roteare il bicchiere - Che hai intenzione di fare, adesso?

- Assolutamente niente. Dato che non sono capace di prendere decisioni, lascerò che sia la vita a decidere per me.

- Come sarebbe niente? Brian, Faith ti ama!

- Lo so. Me l'ha ripetuto.

- Non le hai risposto, vero?- inquisì Axel

Brian scosse la testa in segno di diniego - Mi sono limitato ad accarezzarle i capelli.

- L'hai confusa con un cane?- scherzò Axel, guadagnandosi una sentita alzata di dito medio da Brian - Senti, gli errori si pagano: Faith è una persona, non una bambola, non puoi giocarci e buttarla via a tuo piacimento. Poni fine a questa... Cosa il prima possibile. Se la lasci le spezzerai il cuore, è vero, ma sarà un'emorragia acuta, che cesserà presto; se, invece, la tratti con indifferenza, e stai fermo ad aspettare che si stanchi di te, sanguinerà un poco ogni giorno, fino a dissanguarsi. Vuoi farla morire dissanguata?

- Dio, no!- esclamò Brian - Ci tengo a Faith, davvero, e mi dispiace di essermi approfittato di lei. Speravo fosse la classica "botta e via", non avevo previsto..

- L'ho già sentita, questa scusa. Cambia musica, agisci da adulto che, ogni tanto, fa lavorare il "cervello superiore".

Si mosse, cercando una posizione più comoda, dando modo a Brian di notare qualcosa che gli era sfuggito.

- Ax... E' un succhiotto, quello?

Axel si imporporò, e tentò, con scarso successo, di occultare il segno violaceo, suscitando le risate dell'amico, che aggiunse - Invece di tentare di strangolarti, dì semplicemente: "si, Brian, è un succhiotto, me l'ha fatto la mia amata Miss nessuno, che continuo a scoparmi, nonostante non abbia ancora mollato il fidanzato per me, perchè non ho le palle di mollarla e rimettermi sul mercato".

- Vaffanculo, Brian- ringhiò Axel.

- Si vede che studi medicina: predichi bene e razzoli malissimo. Dici a me di comportarmi da uomo, bla, bla, bla, e poi? Come osi giudicarmi, quando sei uguale a me?- sbraitò Brian.

Axel si alzò e abbandonò la stanza, incurante delle suppliche di Brian, che, pentitosi di quella sfuriata, si prese il viso tra le mani, mugolando - Non ne combino una giusta.

Una volta in camera sua, Axel diede sfogo alla rabbia assestando un calcio al comodino; col piede dolorante, si sedette sul letto, trasse due profondi respiri, afferrò il cellulare e premette il tasto di chiamata rapida. Rispose la segreteria, ma non gli importò.

- Ci ho ripensato- disse - Non ce la faccio ad aspettarti nell'ombra. Mollalo, o sarò io a mollare te. Scegli.

"Stupida. Sono una fottuta stupida. Dovevo maltrattarlo e obbligarlo a chiedermi scusa, non farci sesso. Stupida, stupida, stupida! Perchè cazzo l'ho fatto? Ah, già: perchè sono stupida", questo passava per la testa di Faith a intervalli regolari.

Il comportamento di Brian l'aveva lasciata perplessa: un momento prima era serio, e sembrava sul punto di lasciarla, quello dopo le era addosso, le mani che scivolavano sotto la camicia. Non sapeva come interpretare quel repentino quanto inspiegabile cambiamento d'umore, e neppure le sue amiche le erano state utili, anzi, aveva finito col litigare con Abigail, rea di aver espresso la propria opinione in merito con eccessiva veemenza.

- Checheche? Quello che ha fatto è imperdonabile: dico, ti ha scambiata per il suo cane, che bastano due carezzine a farlo scodinzolare? OH!- invano Faith aveva tentato di interromperla - Vi adoro come coppia, anche se, tecnicamente, non lo siete, ma devi troncare con lui, non puoi permettergli di trattarti come la sua puttana!

- Puttana gratis, prego, i soldi in mano mica me li ha messi!- aveva infine replicato.

La lite, fortunatamente, si era conclusa per il meglio; - So che è brutto da sentire, ma è per il tuo bene. Tu... Tu non sei così, non diventare come le altre. Non buttarti via, ti prego- aveva pigolato Abigail, sull'orlo delle lacrime, sciogliendo la rabbia glaciale dell'amica, che l'aveva abbracciata, promettendole di punire adeguatamente Brian quanto prima.

- Fagli vedere i sorci verdi, mi raccomando- aveva trillato Abigail, battendo le mani - Devo scappare, Kyle ha acconsentito ad aiutarmi ad arricchire la mia collezione di manga: è un ritardatario cronico, ma guai ad arrivare dopo di lui!

- Kyle? Riley? Lo frequenti ancora?

- Certo- rispose Abigail - Perchè non dovrei? E' simpatico, niente affatto appiccicoso, e, paradossalmente, non mi fa pensare a Ben.

- Auguri e figli maschi, allora- sibilò sarcastica Faith, arricciando il naso.

- NON MI PIACE IN QUEL SENSO! IN CHE LINGUA DEVO DIRLO PER FICCARTELO IN TESTA?- ululò la Venter.

- Aramaico?- rispose l'altra, curvando le labbra in un sorrisetto sardonico.

Abigail ridacchiò, salutò l'amica con due baci sulle guance e corse all'appuntamento con Kyle.

Mentre sfogliavano, lei minuziosamente, lui distrattamente, dei manga, Abigail esordì con - In qualità di mio unico amico maschio...

- Non sapevo esistessero amicI femmina- scherzò lui.

- Zitto e ascolta- lo rimproverò la ragazza - Ho bisogno di un parere maschile.

- Come posso esprimere la mia opinione se mi zittisci di continuo? Comunque, se è un problema di biancheria intima, sai già come la penso: niente batte un perizoma semi-trasparente!

- CHIUDI IL BECCO, CRETINO, E' UNA COSA SERIA!

- Seria? Sicura di volere il mio parere?- Abigail sbuffò - Mi hai incuriosito: sputa il rospo.

- Ecco, vedi, una mia amica...

- Alias te...

- Un'amica, ho detto!

- Fingerò di crederti. Che è successo a questa fantomatica amica?

- Ti giuro che non riguarda me!- protestò Abigail, spiegazzando le pagine del fumetto.

- Non te l'hanno detto che non si giura il falso?- la rimbeccò.

- La mia amica... E' innamorata di uno che non la considera. Secondo te c'è speranza?- chiese.

- Dipende: ci è già andata a letto?

- Si.

- Allora si tratta veramente di una tua amica!- esclamò Kyle, sorpreso.

- Ci sei arrivato, finalmente!- sbottò Abigail - Posso sapere a cosa è dovuta l'illuminazione?

- Tu non faresti mai sesso con il primo venuto, specialmente uno che non ti considera. Se non la prima notte di nozze, aspetteresti quantomeno una relazione stabile, prima di... Dare aria alla "inquilina del piano di sotto"- rispose Kyle - Peccato, perchè forse, se l'avessi fatto, staresti ancora con Ben. Non voglio giustificarlo, ma lo capisco: quel poveretto stava rischiando un'artrosi precoce del polso, non so se mi spiego...

- No, non ti spieghi, ma preferisco non approfondire- lo bloccò Abigail - Riformulo la domanda: tu, da ragazzo, come..

- Vuoi che analizzi il comportamento del tipo della tua amica? Ok- si massaggiò le tempie - Dunque... La tua amica sta con questo..

- Tecnicamente no.

- No? Non stanno insieme?

- No.

- Capisco... E, per caso, lui è sparito per giorni dopo che avevano scopato?

- Si. Perchè?- chiese Abigail, una nota di preoccupazione nella voce.

- Perchè, secondo il mio modesto parere, le conviene lasciare ogni speranza- rispose Kyle con semplicità, scrollando le spalle - Oh, guarda questo- aggiunse, porgendole un fumetto, segno che la conversazione lo stava annoiando e desiderava cambiare argomento - Sembra interessante.

- Per te, forse- replicò lei - E' un hentai.

- Appunto. Una lettura altamente istruttiva- ribattè Kyle, e il bello è che pareva convinto di quel che diceva - Potresti... Imparare l'arte e metterla da parte, in attesa del principe azzurro con una spada nel fodero e una nelle...

- Se non vuoi un pugno, ti conviene non finire la frase- ringhiò Abigail, brandendo minacciosamente l'hentai.

- Faith ha una pessima influenza su di te, dolcezza: ti sta rendendo ogni giorno meno fine- la schernì Kyle, che ricevette un pugno dritto al cuore.

- Non male- commentò - Ma puoi fare di meglio. Dovresti iscriverti a una palestra... E, magari, andarci.

- Ti odio- gnaulò la ragazza.

- Uhm... Meglio un corso di recitazione.

- Ti sto odiando per davvero.

- Vedi che ti serve un corso di recitazione? E' chiaro che mi adori- asserì Kyle, ostentando sicurezza.

Abigail sbuffò, alzando gli occhi al cielo, dopodichè prese i manga che aveva scelto (tra i quali Kyle aveva abilmente incluso l'hentai) e si avviò a pagare, seguita dal ridacchiante amico.

Maggio era alle porte, e la cortina di ferro tra Faith e Brian ancora in piedi: alla fine si era rifatto vivo per avvertirla che avrebbero ripreso a provare, ma durante le prove era freddo e sfuggente, e al di fuori di esse le rivolgeva a stento la parola.

Faith ribolliva di rabbia di fronte a tanto disinteresse.

Un pomeriggio, durante una sessione di ripasso pre-esami a casa di Bridget, il rancore represso ruppe gli argini.

- Non ce la faccio più! BASTA!- ruggì.

- Dai, F, resisti fino alla fine del capitolo, mancano soltanto due pagine- rispose Bridget.

- Chi se ne frega di questa roba, parlavo di quel grandissimo pezzo di merda secca di nome Brian! Non mi degna di uno sguardo, eppure non riesco a non essere pazza di lui. Sono una stupida!

- Sai, F, Kyle è d'accordo con me: sei senza speranza- la informò Abigail.

- Hai spifferato i fatti miei a quello lì? Sei impazzita?- ululò Faith, sbattendo il libro sul tavolo.

- Ero dell'idea che un parere maschile potesse essere utile, così ho chiesto a lui... Che ha confermato la mia tesi: ti ha usata. Devi lasciarlo, possibilmente con una scenata plateale in un luogo affollato.

- Per una volta concordo con Ab: non puoi andare avanti così, è lesivo della tua dignità- asserì Bridget con aria di superiorità.

- Guarda in faccia la realtà- continuò Abigail - Non ti cerca, non ti sfiora nemmeno con l'unghia del mignolo... Siete alla frutta.

- Mangiatela tu, la frutta, e spero ti vada di traverso- sputò Faith, fulminandola con lo sguardo.

- Non puoi prendertela con lei, F: è la legge del contrappasso- sospirò Bridget.

Le altre due la fissarono con tanto d'occhi, quindi chiesero, all'unisono - S-Sai cos'è la legge del contrappasso?

- Certo che lo so- sbottò, indignata - Per chi mi avete presa, Claude? La legge del contrappasso è quella per cui Faith, che ha sempre disprezzato il romanticismo, ha perso la testa per un bastardo, mentre tu, Ab, romanticona per natura, sei stata mollata da quello che credevi il tipo giusto.

- Il ragionamento non fa una grinza... Purtroppo- pigolò Faith.

- Si, invece- obiettò Abigail - Che razza di contrappasso è, se paghiamo allo stesso modo, soffrendo per amore? Un contrappasso che si rispetti prevederebbe... Che so... Che F, spoetizzante e dalla scorza dura, trovi l'amore della sua vita in modo iper-romantico, da film...

- Si, come no, magari in una notte buia e tempestosa- la derise Faith.

- Non ridere, potrebbe accadere.

- Si, si, sicuro- la interruppe l'altra - Secondo questa logica Ab, che sogna l'amore con la A maiuscola, dovrebbe trovare un passatempo per risollevarsi l'autostima, in attesa che Ben torni in sè, in modo squallido, ad esempio... Al supermercato, sull'autobus, in metropolitana...

Stavolta fu il turno di Bridget di commentare - Il ragionamento non fa una grinza.

- Staremo a vedere- concluse Abigail in tono di sfida.

Nonostante il divieto dell'amica, Abigail non resistette alla tentazione di discutere della faccenda con Kyle (omettendo i nomi delle persone coinvolte, ovviamente).

- La tua amica si sbaglia- la rassicurò - Non ti metteresti mai con uno che non ti piace solo per far ingelosire Ben, non è nel tuo stile. Ricordo come fosse ieri quanto ci ho messo a convincerti a venire con me all'esibizione degli Aluminia, manco fosse un vero appuntamento!

- Ora si che mi sento tranquilla. Grazie- esalò Abigail.

- Prego- rispose lui - Se vuoi la mia personale opinione, credo che l'amica in questione soffra di zitellite acuta, ma non preoccuparti, si cura facilmente, basta una sana e soddisfacente scopata... Nel caso, fammi uno squillo.

- KYLE!- abbaiò Abigail - Sei volgare e fuori luogo.

- Ho capito: è racchia.

- NON E' BRUTTA, E'.... Faith- confessò a capo chino.

Kyle si grattò il mento con fare riflessivo, quindi asserì - Ripeto: nel caso, fammi uno squillo.

Abigail per poco non si strozzò con la sua stessa saliva; tossicchiando, esclamò - Ti ha dato di volta il cervello? Primo: è Faith. Secondo: non ha ancora lasciato Brian, anche se tecnicamente non stanno insieme, quindi non potrebbero lasciarsi. Terzo: l'ultima cosa di cui ha bisogno in questo momento è qualcun altro che la usi per poi buttarla via!

- Non ti scaldare, stavo scherzando- si difese Kyle, indietreggiando a distanza di sicurezza dalla furia della Venter.

- Lo spero per te.

- Ben aveva ragione- mormorò Kyle, a voce sufficientemente alta da consentire ad Abigail di sentirlo.

- Che c'entra colui-che-non-voglio-nominare?

- Faith non te l'ha detto? Un po' di tempo fa l'aveva avvertita di stare alla larga da suo fratello... A quanto pare, aveva visto giusto.

Abigail assunse un'espressione ferita: credeva che lei e Faith si dicessero tutto, invece...

Kyle se ne accorse e si affrettò ad aggiungere - Probabilmente non te l'aveva detto per non farti pensare a Colui-che-non-vuoi-sentir-nominare, dato che avevate rotto da poco.

- Può darsi...

- Via quel muso lungo. Dai, ti riporto a casa, prima di raggiungere Cyril.

- Avete le prove?

- Si. Dobbiamo fare la scelta definitiva della scaletta per il ballo... Dio, che strano effetto fa dirlo... Ballo. Fa tanto USA.

- USA a parte... Non avevate già scelto i brani da suonare?

- Sua Signoria, alias Samantha, si è immischiata e, dato che si è autoproclamata organizzatrice-capo, ci tocca accontentarla. Povero Cy, gli mancava solamente di dover fare da balia a quella pazza. Sinceramente, mi preoccupa: ok essere ambiziosi e multitasking, ma lui esagera! E' studente modello, membro di una band, presidente del Consiglio degli studenti, capo, in teoria, in pratica membro del comitato di organizzazione della festa di fine anno... Oh, prende lezioni di musica e deve pure scrivere il discorso per la cerimonia di consegna dei diplomi. Insomma... E' troppo per una persona sola.

Abigail annuì, e rispose - Uguale a Faith, anche lei ha il vizio di caricarsi di lavoro peggio di un mulo. Non puoi farci nulla, Kyle, quando si ha a che fare con tipi del genere bisogna soltanto mettersi al riparo, in attesa che raggiungano il punto di rottura. Fidati, succederà, e non sarà un bello spettacolo.

Brian era nervoso: il cielo era nuvoloso, in linea con le previsioni meteorologiche, per una sera di maggio faceva decisamente freddo e... Faith sarebbe arrivata da un momento all'altro. Niente lamentele, però: l'aveva chiesto lui quell'incontro.

Le sue prime parole, quando si trovò di fronte a Brian, furono - Vuoi lasciarmi, non è così?

- Ecco, io- "Si" - No! Certo che no.

- Allora per quale astrusa ragione mi eviti?- chiese, i pugni serrati e l'espressione furente.

- Perchè.. Ecco... Premesso che non voglio lasciarti... Credo dovremmo prenderci una pausa. Per, ehm, riflettere su...

- Su quanto sono stata stupida ad innamorarmi di te? Concordo pienamente- terminò al suo posto Faith.

- Si, cioè, no, no, dobbiamo riflettere sulle nostre... Priorità- rispose Brian, dandosi mentalmente del codardo.

Faith era sul punto di replicare, quando bussarono alla porta. Brian andò ad aprire, e per una manciata di secondi regnò un silenzio di tomba, rotto da una voce argentina, che disse - Hai dimenticato l'ABC della buona educazione, Brian? Gli ospiti non si fanno sostare troppo a lungo sulla soglia.

Reprimendo a stento un sorrisetto divertito, Faith scrutò da capo a piedi la visitatrice; se avesse dovuto descriverla in tre parole, queste sarebbero sicuramente state: bambola di porcellana.

La sconosciuta, che l'aveva a sua volta fissata con interesse, esclamò - Io lo so chi sei: la ragazza che canta nella band! Ho visto dei video... Sei molto brava.

- Oh, ehm, wow, cioè... Grazie- pigolò Faith.

- Non ringraziarmi, è la verità- rispose l'altra, dondolando i piedi come una bambina sull'altalena.

- Non ti ho mai vista, prima. Sei un'amica di Brian?

La risposta si abbattè come un macigno sulla povera Faith. - Sono la fidanzata di Brian... Teoricamente.

- Che cosa? E'... E' uno scherzo?

- E' la verità- esalò Brian, senza aggiungere altro perchè impegnato a scansare i calci di Faith, talmente incazzata che non si sarebbe stupito se avesse preso a sputare fuoco dalla bocca.

Tra le varie imprecazioni, urlò - PERCHE' MI HAI MENTITO?

- Non ho mentito- obiettò Brian, approfittando di una momentanea tregua - Non ti ho impedito di illuderti, forse, ma mentito... No. Se, invece di comportarti come una sciocca ragazzina alla prima cotta, ti fossi domandata perchè non ti ho mai fatto intendere con parole e azioni che provo qualcosa per te, nè ti ho mai chiesto di metterci insieme, non saremmo qui!

- Ah, sarebbe colpa mia?

- In un certo senso, si- replicò Brian - Avremmo potuto divertirci e basta, invece no! Miss Serpentella sentimentale ha rovinato tutto con l'amore!

- CREPA, STRONZO!- tuonò Faith, sferrandogli un ultimo, doloroso, calcio, dopodichè, emesso un sospiro rassegnato, pigolò - Non voglio avere più niente a che fare con te. Me ne vado. Non solo da qui. Lascio la band.

- Non è necessario, possiamo...

- TU non puoi un cazzo- sibilò Faith, imboccando la porta, che sbattè alle sue spalle.

Calò nuovamente il silenzio, rotto dal sarcastico - Che cara ragazza. Capisco perchè te la sei portata a letto. Così amabile, così dolce...

- Va a farti fottere, Dinahlee!- ringhiò Brian.

- Con piacere. Appena torno a casa.

- Quale casa? Di certo non quella di tuo padre: mi ha telefonato per chiedermi dove fossi- sospirò e aggiunse - Senti... Quello che è appena successo... Non cambia niente, giusto?

- Giustissimo- rispose Dinahlee, accavallando le gambe - Ti avrei mollato comunque... Ma è bello avere una valida ragione per farlo.

Brian boccheggiò - C-Come, s-scusa? No, no, Dina, non puoi! Si tratta di pochi mesi!

- Spiacente, sono irremovibile... E' brutto perdere tutto a un passo dalla vittoria, vero? Avresti fatto meglio a tenere il salsiciotto nel sacchetto, diciamo così... Oppure... A non farti beccare- replicò.

All'improvviso, un'idea balenò nella mente di Brian, che non esitò a darle voce. - C'è qualcun altro, vero?

- Non vedo perchè ti interessi.

- Beh, perchè... Non lo so. Curiosità. Ho indovinato? Quando hai detto che, appena tornata a casa, avresti...

- Ero seria. Serissima. Sai che non scherzo sulle questioni importanti- asserì lei.

- Oh. E, ehm, da quanto..

- Mettiamola così: se i miei mal di testa sono dovuti a un palco di corna degno di un'alce, i tuoi li causa un palco di corna degno di un cervo adulto.

- CHE COSA?

- Non urlare, non siamo al mercato- lo redarguì Dinahlee - Non stupirti: avrebbe dovuto insospettirti il fatto che non mi sono mai lamentata del fatto che mi trascuravi... E che sono rimasta al tuo fianco, nonostante fosse finita.... E...

- Ho capito, ho capito. Non infierire, ti prego- la supplicò Brian - Non eri così, perchè sei cambiata?

- Per te- rispose lei - Hai l'innata capacità di tirare fuori il peggio dalle persone.

- Non è vero.

- Lo è in parte: sei capace di grande generosità, ma di altrettanto grande egoismo. Non ti fai scrupoli a usare le persone, se non ti importa di loro.

Brian fu costretto a riconoscere che aveva ragione; furioso con se stesso, cercò almeno di ottenere informazioni sull'amante di Dinahlee - Lui... Posso sapere chi è?

- Mi credi un'idiota? No che non puoi sapere chi è!- abbaiò.

- Dimmi almeno se lo conosco!- insistette Brian, ardente di curiosità.

- Lo conosci...

- Aha! Pretendo di sapere il nome di questo Giuda!

- O forse no- ridacchiò - Ormai, la mia vita non ti riguarda più- si alzò e gli tese la mano, dicendo - Spero potremo restare amici.

Brian, scrollando le spalle, la strinse - Non nell'immediato, ma... Perchè no? E' quello che avremmo dovuto essere sin dall'inizio.

- Lo saremmo stati, se non fossi così dannatamente competitivo- osservò Dinahlee - E' inutile che fai quella faccia, sai perfettamente che ho ragione: sei come un bambino, appena vedi qualcosa devi impossessartene, poi te ne stanchi il minuto dopo esserci riuscito.

- Grazie, eh! Da come mi descrivi sembro uno stronzo!- sbottò Brian, mettendo il broncio.

- Brian, tu SEI uno stronzo... Non sempre, fortunatamente.

Nel frattempo Faith, sfogata la rabbia contro un muro, si era concessa qualche lacrima, poche, però, perchè non valeva la pena di sprecare liquidi per uno del genere.

Mentre camminava, diretta in stazione, cominciò a piovere, ma non se ne preoccupò, sicura di avere con sè l'ombrello.

- Merda!- esclamò, quando si rese conto di averlo messo in un'altra borsa - E adesso?

Sbuffando, certa di rimediare una bella influenza, se non una polmonite, riprese la marcia, aumentando il passo per raggiungere la stazione quanto prima.

Fu un attimo: una luce bianca la abbagliò, perse l'equilibrio, cadendo all'indietro, e il rumore di un motore le fece temere di stare per essere investita.

Tremante, si irrigidì, in attesa dell'impatto... Che non avvenne. Timorosa, aprì lentamente gli occhi, e vide una moto (non che si intendesse di motori, ma almeno a distinguere una moto da un'automobile ci arrivava), di quelle enormi che mettevano tanta paura a sua madre, e, accanto ad essa, in piedi, qualcuno con dei grossi anfibi e un orrendo impermeabile nero, simile a un sacco dell'immondizia.

"Un ragazzo, a giudicare dalle scarpe, e le scarpe non mentono mai", pensò: aveva una fissa per le scarpe, nella scala di oggetti senza i quali non avrebbe saputo vivere venivano al secondo posto, dopo i libri, e riteneva che le calzature fossero un indice più attendibile rispetto all'abbigliamento o al taglio di capelli dei gusti e del carattere di una persona.

Le scarpe non mentirono: fu sufficiente che il 'centauro' si togliesse il casco per mostrare la sua appartenenza al genere maschile (oltre che un paio di luminosi occhi azzurri da fare invidia a un husky).

Faith, che immaginava le avrebbe posto una domanda stupida del calibro di "ti sei fatta male", o, peggio, "stai bene?", offrendole il pretesto per una sfuriata, rimase delusa; lo sconosciuto, infatti, le chiese, in tono pratico - Sei consapevole di rischiare una polmonite?

- Sono senza ombrello- pigolò Faith, sentendosi una stupida.

- L'hai dimenticato?

- Complimenti per la deduzione, Sherlock.

- Ti capita spesso di... Dimenticare le cose?- chiese, osservandola con aria preoccupata.

- Eh? No, io..

- Sei mai svenuta? Ti girava la testa, prima di cadere? Da quanto non mangi? Avverti nausea, cefalea?

- Cos...? Ti pare il momento di tempestarmi di domande? Sono stesa a terra, cazzo!

- Meno volgarità, più risposte, prego- replicò lui.

- Sai che mi stai facendo incazzare?

- Meno incazzature, più risposte.

- Sono fatti miei, razza di squilibrato!

- Adesso non più- si inginocchiò alla sua destra, le prese il polso e mise due dita all'attaccatura della mano, in corrispondenza del pollice.

Quel gesto fece sbuffare Faith, che asserì - Ora è tutto chiaro: non sei uno squilibrato, sei un dottore!

- E' assodato: le funzioni cognitive sono a posto.. Compresa la tua linguaccia- rispose quello - Comunque, ci hai azzeccato... Più o meno: non sono un dottore, sono solo uno studente... Di medicina.

- Elementare, Watson.

- Sei tachicardica- la informò - Ti gira la testa? No? Bene. Ce la fai a muoverti, o devo aiutarti a rimetterti in piedi?

- Non lo sai che non bisogna muovere chi ha battuto la testa?- ribattè Faith, sperando in una replica pungente che facesse esplodere una lite.

- Chi ha battuto la testa, ma tu hai avuto un morbido atterraggio sul sedere- sentenziò lui.

- C-Cos'ha che non va il mio sedere?- balbettò Faith, per poi aggiungere, sentendosi ridicola - Ehi! Chi ti credi di essere, il dottor House?

- Semplicemente uno con undici decimi.

- Aiutami ad alzarmi, Mr. Undici decimi, che è meglio- gli ordinò Faith, senza alcuno sforzo di cortesia.

Lui obbedì, quindi, assicuratosi che il dolore era causato solamente dalla botta, le consigliò caldamente di farsi visitare l'indomani mattina, per poi aggiungere - Non posso farti rischiare una polmonite... Vado a prenderti un impermeabile.

Imbarazzata, Faith tentò di dissuaderlo - No, dai, non disturbarti, manca poco alla staz..

- Alla stazione? Vuoi viaggiare in treno, da sola, a quest'ora? Tu sei pazza!- esclamò lo sconosciuto, rivolgendole un'occhiataccia di rimprovero.

- Sono senza macchina, come ci arrivo a Londra? Mi ci porti tu?- sbottò Faith a braccia conserte.

- Se dicessi le paroline magiche, forse... Potrei farci un pensierino.

Non le parve vero: si stava offrendo di darle un passaggio! L'entusiasmo venne immediatamente ibernato dalla voce della ragione (che, chissà perchè, somigliava in maniera impressionante a quella di Mrs. Irving): "Un momento, frena, frena, frena. Come mi viene di accettare un passaggio da uno sconosciuto? Potrebbe essere un pazzo criminale, un maniaco sessuale, un terrorista, un vampiro, un... Ho finito le possibilità terrificanti. Però, credevo di avere più paure."

- Sei ancora tra noi?

- Eh? Uh? Oh, si, si... Scusa. Io... Grazie, è molto gentile da parte tua..

- Prego. Onestamente, sono diretto là, raggiungo degli amici a una festa. Stavo giusto andando a recuperare il regalo.

- E' che non mi sembra il caso...- esalò Faith.

- Dì piuttosto che hai paura- ribattè lo sconosciuto.

- Ma no, che dici? Di cosa dovrei aver paura?- squittì la Irving, punta sul vivo.

- Ah, non ne ho la più pallida idea- rispose lui - Specie perchè mi sembri intelligente abbastanza da realizzare che le probabilità che io sia un pazzo criminale, o un maniaco sessuale, o un terrorista, o un vampiro sono le stesse che ne becchi uno sul treno, perciò... Tanto vale rischiare, no?

Faith stiracchiò le labbra nella malriuscita imitazione di un sorriso, annuì e sospirò - Touchè. Allungami un casco e... Per favore... Dammi uno strappo fino a Londra.

Recuperati un impermeabile e un casco, e rimediata una magra figura salendo al contrario in sella alla moto, Faith e lo sconosciuto partirono nella notte, destinazione casa Irving, Londra.

Diffidente di natura, Faith si fece lasciare nella strada parallela a quella dove abitava; scese, o, più precisamente, rotolò giù, dalla moto, restituì il casco al legittimo proprietario, e lo salutò con un entusiasta - E' stato fichissimo! Non ero mai salita su niente che avesse due ruote e non fosse una bicicletta. Grazie del passaggio, e buonanotte. Divertiti alla festa.

- E' stato un piacere. Sai, considero sprecata ogni giornata in cui non aiuto una damigella in difficoltà. Buonanotte.

Corse a casa nel tentativo di riscaldarsi, poi, incurante di eventuali rumori, sistemò sul letto il pigiama, si fiondò sotto la doccia, lasciandosi dietro una scia di vestiti bagnati, infine, ciliegina sulla torta, prese un barattolo di gelato dal freezer.

Fu mentre ingeriva con sonora soddisfazione il delizioso gelato che si rese conto di non aver chiesto al suo cavaliere dall'armatura anti-pioggia, simil sacco della spazzatura, quale fosse il suo nome.

Era convinta che, come l'eroina di un romanzetto rosa da due soldi, il cuore spezzato le avrebbe impedito di chiudere occhio, quella notte, ma si sbagliava: si addormentò non appena posò la testa sul cuscino, con ancora in mano il cucchiaio, e non si accorse nemmeno di sua madre, entrata in punta di piedi nella stanza all'alba.

Il mattino seguente il sole sorse troppo presto per i suoi gusti; un raggio dispettoso, in particolare, le ferì le palpebre come la lama di un coltello.

Mugolando il proprio disappunto, Faith aprì un occhio.

Aprì l'altro.

Ammiccò ripetutamente.

Mise a fuoco le lancette e realizzò che..

- E' TARDI, E' TARDI, E' TARDI!

Si lavò in fretta e furia, si vestì, se possibile, ancor più velocemente, e si precipitò a fare colazione trafelata.

Si stupì non poco nel trovare suo padre a tavola. Lo abbracciò, si sedette e gli chiese - Niente lavoro, papo?

- Convegno- bofonchiò il dottor Irving a bocca piena.

- Ah- rispose Faith, inespressiva. Stava fissando la tazza colma di latte, cercando la forza di berlo, nonostante lo stomaco pieno dello “spuntino” molto più che ino di quella notte, quando suo padre riaprì bocca, e le sue parole la fecero cadere dalla sedia.

- Faith, sai che io e tua madre siamo spesso in disaccordo, ma su due cose concordiamo: la prima, è che ci amiamo, la seconda... E' che sei malata.

- Malata? IO? Ma se scoppio di salute!- esclamò Faith, ritornata al suo posto, scoccando un'occhiata allibita prima a suo padre, poi a sua madre, che annuì, allungando una mano per stringere quella del marito.

- Tartarughina, è da un po' di tempo, ormai, che ti vediamo... Strana. Sei scostante, di umore instabile...

- E' come se avessi il ciclo 30 giorni al mese- concluse Mrs. Irving,

- E, detto da una donna, che parla con cognizione di causa, è tutto dire- rincarò il dr. Irving.

Mrs. Irving, angosciata, chiese - Non sei incinta, vero?

- MAMMA! Sei tu a non stare bene- ribattè Faith - Deliri!

- Non sei incinta?

- No.

- Meno male- sospirò Fuhrer Rose - Mi sarei sentita un fallimento come madre se, dopo tutte le prediche sull'importanza del sesso sicuro, avessi commesso qualche sciocchezza!

- Non. Sono. Incinta.

- E' forse... Droga? Oh, lo sapevo, lo sapevo, Rose! Maledizione a te e alle tue idee... Bolsceviche! Se l'avessimo mandata in una scuola privata, non sarebbe mai successo!- ululò il dottor Irving.

- Papà, ti sei drogato tu, per caso? Non ho mai neanche fumato una sigaretta, come potrei drogarmi? Senza contare che ho paura degli aghi e le pillole mi fanno senso- obiettò Faith.

- Non ti droghi e non sei incinta... Per fortuna, aggiungerei... Però c'è sicuramente qualcosa che non va. Hai litigato con le tue amiche? Avuto problemi a scuola?

- La scuola va bene, sto lavorando sodo, ed è per questo che, forse, sto trascurando gli amici: la mia giornata è di 24 ore, di cui quelle non dedicate a pasti e sonno sono di studio, perchè conto di diplomarmi col massimo dei voti, contenti?- sbottò, esasperata, battendosi una mano sulla fronte quando sua madre e suo padre risposero, rispettivamente, "si" e "no".

- Siamo felici se lo sei tu, Tartarughina- asserì il dottor Irving - E, francamente, non è questa l'impressione che dai.

- Ah, no?

- No, e gradirei che ci dices..

- Non sei obbligata a confidarti con noi, se non vuoi- intervenne il dottor Irving, incenerendo con lo sguardo la consorte, quindi, scambiato uno sguardo d'intesa con Rose, sospirò - Io e tua madre ne abbiamo discusso...

- Non avete modi migliori per passare la notte?- sibilò Faith sulla difensiva.

- Siamo preoccupati per te! Quando avrai figli capirai cosa si prova. Ad ogni modo, siamo giunti alla conclusione che non possiamo rischiare di ritrovarci nella stessa situazione di cinque anni fa.

- Cinque anni fa stavo una favola- " Se non si tiene conto delle ferite psicologiche causatemi da quel merdosissimo di un Wollestonecraft".

- Una favola? UNA FAVOLA?- ruggì Mrs. Irving - Abbuffarsi di nascosto e poi digiunare per giorni non è stare una favola!

- Si, beh, è passato, ho smesso di...

- Ci sei ricaduta, però: stanotte ti sei rimpinzata di schifezze, e stamani non tocchi cibo.

- Non ho fame- gnaulò Faith, risentita per quel terzo grado.

- Lo credo bene, hai fatto fuori un chilo di gelato! Si, Faith, un chilo, mille grammi, e non tentare di negarlo: ho visto la confezione di gelato vuota, ed era piena quando sono andata a letto.

- Mamma...

- So di essere severa, e di farti forti pressioni per quanto riguarda gli studi, ma c'è un limite a tutto: non puoi stressarti così per il CASE, devi staccare la spina.

- Quindi.. Niente scuola, oggi?- domandò Faith, incredula.

- Niente scuola- confermò il dr. Irving - Prepara i bagagli, prenderai il primo treno per Ashford.

 

 

*piange qualche lacrima*

La love story tra Faith e Brian è finita, e la cara Faith ha abbandonato la nave, ehm, gli Aluminia... Tornerà mai a gorgheggiare? Siccome mi sento generosa, vi do la risposta: si, Serpent risorgerà dalle ceneri più tosta di prima.

Qual è l'identità del misterioso buon samaritano che ha soccorso Faith? La previsione di Abigail si avvererà? Axel e la sua miss nessuno vivranno per sempre felici e contenti? Monica si convincerà a trasferirsi a Londra? Per conoscere la risposta a queste e altre domande, continuate a seguire Union Faith!

Besos,

Serpentina

Ps: grazie, grazie, grazie e ancora grazie ai lettori silenziosi (vi preferirei meno silenziosi, ma già sapere che la storia viene letta mi illumina la giornata) e ad AryYuna, che posso considerare a ragione la madrina dei miei pazzi personaggi.

*manda baci ovunque*

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

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Capitolo 18
*** Capitolo 17 ***


 

Capitolo 17: Demonia

Gli studenti vociavano beatamente prima che la campanella suonasse, ignari del fatto che, di lì a poco, avrebbero conosciuto qualcuno di veramente singolare.

Il qualcuno in questione, a sua volta ignaro di cosa lo aspettava, sedeva sui comodi sedili di un'automobile di (extra)lusso, a braccia conserte, sbuffando alle parole noiose del predicozzo di suo padre.

- E' la quinta scuola che cambi, figliolo, e manca poco più di un mese agli esami, perciò vedi di rigare dritto.

- Altrimenti?- replicò il ragazzo, visibilmente annoiato: era la quinta volta che gli toccava sentire quel discorso.

- Altrimenti te ne pentirai- gli rispose suo padre - Fa il bravo, ti conviene.

- "Fai il bravo"... Mi fa subito pensare a come potrei fare il cattivo, lo sai?

- Dovresti riservarti un trattamento migliore, è del tuo futuro che si tratta, non del mio; io ho la coscienza a posto: ti ho sempre dato qualunque cosa desiderassi, anzi, persino cose che non sapevi di desiderare.

- Non proprio.

- Non hai il diritto di lamentarti- abbaiò il padre - Ti ho dato tutto quanto il denaro potesse comprare...

- Ci sono cose che non si possono comprare- asserì il più giovane, per poi scendere dall'auto - Me, per esempio.

Per quanto abituati alle stramberie in materia di look, l'arrivo del nuovo studente fece scalpore; non si vedevano tutti giorni esemplari così pittoreschi.

Abigail Venter stava commentando con Bridget l'inspiegabile e preoccupante assenza di Faith, quando LO vide: alto e magro, un piercing al sopracciglio e uno al naso, legato da una catenella al buco nell'orecchio sinistro, un tatuaggio sulla mano, e i capelli... Verde acqua, scolpiti in un taglio tradizionale che stonava con tutto il resto.

Bridget lo fissò a bocca aperta, finchè Abigail non gliela chiuse, sbottando - Torna in te, Bridge. Non è un alieno, nonostante si conci come tale.

- Lui... Lui... E' perfetto!- esclamò in estasi l'altra.

Conoscendo l'amica, Abigail credette si trattasse di uno dei fulminei colpi di fulmine di Bridget, teenager dall'innamoramento facile, per cui scosse la testa e sospirò - Un perfetto teppista, vorrai dire. Scordatelo, B, ne hai avuti abbastanza di buzzurri mezzi delinquenti.

La Mc Duff, però, le cinse le spalle con un braccio, attirandola a sè con fare cospiratorio, e le sussurrò - Che hai capito, Ab? E' perfetto... Per Faith!

- Per chi?

- Faith. Faith Irving. La nostra amica, hai presente? Quella ragazza carina, alta, un po' in carne, che chiami sempre secchiona...

- So chi è Faith, grazie tante- sputò la Venter, risentita - E lo stesso discorso vale per lei: la mia migliore amica, a maggior ragione perchè secchiona, non se la farà con un teppista.

- Non essere prevenuta, magari è un bravissimo ragazzo- ribattè Bridget, che già stava figurandosi nella mente il piano geniale al quale lavorava dall'ultimo tentativo di convincere l'amica a lasciare Brian.

Poco convinta, Abigail cedette - Mettiamo pure che sia una persona a modo, in fondo... Molto in fondo... Faith non lo guarderebbe nemmeno con la coda dell'occhio: sta con Brian, e ha il brutto vizio di essere fedele!

- La fedeltà non implica cecità: capelli a parte quello è un bonazzo...

- Questione di gusti- rispose Abigail, che prediligeva ragazzi più convenzionali - Non vedo in che modo c'entri con Faith, comunque.

- Chiamalo... Il richiamo delle ovaie, se vuoi. F è una diciottene con un quarto di sangue latino, non resterà impassibile di fronte a uno del genere, e...

- Ho capito: vuoi sfruttare quel tipo per farle finalmente mollare Brian! Bridge, sei un genio, se non fossi una ragazza ti bacerei!- esclamò Abigail, abbracciò l'amica e si mise a saltellare sul posto, incurante delle risatine dei compagni.

Tempo due ore, e le diaboliche orditrici di trame videro andare in fumo i loro sogni: il nuovo studente non aveva rivolto la parola a nessuno, neppure all'insegnante, quando i pochi con sufficiente coraggio erano andati a presentarsi (tra cui Abigail e Bridget), non aveva aperto bocca, bensì aveva scritto i nomi su un taccuino nero, appuntando accanto ad ognuno simboli incomprensibili e, ultimo ma non meno importante, aveva consegnato il compito di matematica quando Abigail e Bridget, le migliori della classe, erano appena a metà (fatto, questo, che aveva irritato non poco la giovane Venter).

- Dobbiamo interrompere la missione sul nascere, B- asserì Abigail, decisa, durante una noiosa lezione della Salib.

- Perchè? E' figo, alternativo e ha finito prima di noi, il che dovrebbe indicare che qualche neurone che funziona ce l'ha.

- Sicuro- replicò acida Abigail - Così come qualche rotella fuori posto. Non possiamo far finire quella poveretta dalla padella nella brace.

- Con F non c'è questo rischio: è una frana in cucina!- rispose Bridget.

Abigail alzò lo sguardo al cielo, esasperata, quindi spiegò con calma - Non possiamo farle mollare uno stronzo per farla finire tra le braccia di uno psicopatico.

- Perchè no?

Allibita, Abigail ringhiò - Bridge, cazzo, ci sei o ci fai?

- Vuoi passare il C.A.S.E nella mia materia, vero, Abigail? Perchè ti avverto che non seguire ti farà ottenere il risultato opposto- intervenne la voce strascicata, e irrochita da anni di fumo, della professoressa.

Abigail, colta in fallo, borbottò delle scuse niente affatto sentite e si mise a disegnare, lasciando che le scorressero davanti agli occhi le immagini truculente delle torture che bramava di infliggere a quella "brutta vacca dai denti gialli" della Salib.

"Avvisiamo i signori viaggiatori che siamo in arrivo nella stazione di Ashford. Ripeto, siamo in arrivo nella stazione di Ashford. Prossima fermata, Folkestone."

Destata dall'altoparlante, Faith raccolse zaino e trolley, e si preparò a scendere dal treno.

La frenata fu più brusca dell'atteso, tanto che rischiò di capitombolare a terra, ma riuscì a mantenersi in equilibrio, anche grazie alla ferrea volontà di non farsi deridere da perfetti estranei.

Ashford era una ridente città, situata al centro esatto del Kent, posizione, questa, che l'aveva fatta diventare, nei secoli, un importante snodo commerciale: era sede della fiera agroalimentare più grande del Regno Unito.

Faith si trovò nel bel mezzo del mercato agricolo, che si teneva una volta al mese, perciò decise di fare un giro, prima di cercare un mezzo che la portasse a destinazione.

Non appena fu stufa di banchi di frutta e verdura, nonchè della storica diatriba tra gli agricoltori del Kent e quelli del Surrey su chi producesse le mele e il sidro migliori, tornò in stazione, si avvicinò al banco informazioni, e chiese - A che ora parte il prossimo autobus per Hangton?

- Niente autobus, cara, solamente una corriera. E' fortunata, parte tra dieci minuti, se si sbriga ce la fa a prenderla, la fermata è proprio qua davanti- le rispose un'anemica donna di mezza età.

Faith la ringraziò frettolosamente e corse alla fermata degli autobus. Della corriera neanche l'ombra, in compenso scorse una figura familiare, intenta a divertire una ragazza ridacchiante.

Attenta a non farsi sentire, li colse alle spalle dicendo, in una fedele imitazione della voce di una vecchia arpia - Giovane Cooper, come osi traviare mia nipote con disdicevoli lascivie?

Il giovane Cooper, emesso un gridolino terrorizzato, pigolò - S-Stavamo s-solo p-parlando, Mrs... Faith! - esclamò, quando la vide - Che il diavolo ti porti! Come ti viene di farmi prendere certi spaventi?

- Ammettilo, cugino, come la imito io Mrs. Gooding, non la imita nessuno- asserì Faith con sussiegoso autocompiacimento.

- Un allenamento per quando sarai anche tu una vecchia rospa bisbetica... Oops, scusa, Amy- replicò il giovane Cooper, che rispondeva al nome di Donald, figlio di un cugino di primo grado di Mrs. Irving.

Amy, nipote della suddetta "rospa", scrollò le spalle, a significare che non se l'era presa, informò Donald e Faith dell'arrivo della corriera e, schioccato un bacio sulla guancia al compagno di scuola, se ne andò, consentendo ai cugini di ridere e schernirsi a vicenda come d'abitudine.

- E' carina... Se non la conoscessi, non la collegherei a quell'informe budino brontolone- commentò, pensando ad Amy.

- E' carina, si... Peccato abbia già un ragazzo- rispose Donald.

- Davvero? Chi? Lo conosco?- inquisì Faith.

- E' proprio vero che l'aria di campagna fa miracoli: sei qui da si e no dieci minuti e già ti comporti come una comare pettegola!- la rimbeccò il cugino.

- Ti brucia che la dolce Amy sia solo un'amica, eh, cugino? Potresti sempre tentare di portarla via al suo attuale fidanzato- suggerì Faith.

- Sei pazza? Se la fa con Orson, il figlio del proprietario del pub "Swan neck"!

- Quello scimmione con il cervello grande come un portauovo?

- Si. Peccato, però, che sia tipo il triplo di me. Non voglio farmi ridurre a una frittella, grazie tante.

Faith rise, salì sulla corriera, si sedette, e trascorse i venti minuti di viaggio discorrendo amabilmente di argomenti più o meno futili, ma capaci di distrarla, almeno in parte, dal pensiero di quell'enorme casino che era la sua vita.

La corriera si fermò in una piazzetta nel cuore di Hangton, paesino di circa mille anime tra Ashford e Cranbrook. A differenza dei due centri di maggiori dimensioni, ormai completamente moderni, aveva mantenuto intatto l'aspetto vittoriano, e, sin da piccola, Faith l'aveva considerato un'amena oasi di pace e tranquillità, dove sfuggire ai frenetici ritmi della città.

Da buon gentiluomo inglese, Donald si offrì di portarle i bagagli, offerta accolta con gioia da Faith, provata dal viaggio in treno (non tanto per la durata, quanto perchè i bambini della coppia con cui aveva condiviso lo scompartimento non erano stati zitti e fermi un secondo, procurandole una forte emicrania); mentre camminavano, si sentì rivolgere la fatidica domanda: - Che ci fai qui? Non ti aspettavo prima di luglio!

- Avevo nostalgia della campagna- mentì.

- Nostalgia della campagna? Tu? Non farmi ridere! Sei pigra, hai paura degli insetti...

- Soltanto di quelli che volano- precisò Faith.

- Cioè la maggior parte... Ti lamenti in continuazione della scarsità di svaghi... Sei il prototipo della cittadina di città- sentenziò Donald.

- Che posso dire, Donnie... Ero stanca di Londra- sospirò Faith.

- Impossibile! "Chi è stanco di Londra, è stanco della vita", per citare Oscar Wilde- esclamò Donald scuotendo il capo.

- Provvederò a suicidarmi al più presto, allora- sibilò lei, sarcastica - Ah, per tua informazione la citazione è di Samuel Johnson, non di Oscar Wilde. Comunque, in questo momento vedo la mia città natale più come la definì Arthur Conan Doyle: un immondezzaio.

- Uh, la la, la cittadina ha il dente avvelenato- ridacchiò Donnie, assestando una spallata alla cugina, che ricambiò - Che è successo? Hai preso 99 invece di 100 a un test?

- Quanto sei stupido.

- No, ho capito: sono piccoli problemi di cuore! Accidenti, cugina, non ti sapevo così ricercata!- proseguì Donnie, ignorando Faith - Scherzi a parte, su con la vita: è lui a perderci. Ti riprenderai in un baleno, vedrai: tranquillità da monastero tibetano e nessunissima tentazione.. A meno che non abbia sviluppato un'insana passione per ragazzi con i denti storti e le orecchie pelose... Marvin e Martin sono gli unici della tua età ancora liberi.

- Donnie, che schifo! Non mi avvicinerei a quei due neanche con addosso uno scafandro da astronauta, sono viscidi... E puzzano- gnaulò Faith.

- Da queste parti vige ancora l'assioma: "l'uomo ha da odorare"- asserì Donald con assoluta serietà.

- Nulla in contrario... A patto che odori di pulito- ribattè Faith.

Giunti davanti a una villetta verde, i due si salutarono; Donnie proseguì verso casa, dopo aver raccomandato alla cugina di andare in biblioteca a fare incetta di gialli, mentre Faith, zaino in spalla e trolley alla mano, superato il cancello, percorse la piccola distanza che la separava dalla porta d'ingresso, e bussò il campanello.

Venne ad aprire un'anziana, ma arzilla, signora, Mary Cooper in Taylor, nonna materna di Faith, la quale non le diede il tempo di salutarla che l'aveva stretta in una morsa, ehm, abbraccio affettuoso, esclamando - Faith! Che il diavolo ti porti! Perchè non mi hai avvertita del tuo arrivo?

- Credevo ci avesse pensato mamma- rispose lei, entrando in casa - Mmm, sento profumo di... Stufato?

- Esatto. Aah, che il diavolo si porti tua madre: è stata mezz'ora a ricordarmi che la settimana prossima devo farmi gli esami del sangue e nemmeno una parola sul fatto che eri partita. Bah!

- Avrà voluto farti una sorpresa.

- Sorpresa del cavolo. Mia nipote viene a trovarmi, e nessuno mi dice niente!

- Ti trovo bene, nonna. Come va l'orto?- chiese Faith, togliendosi la giacca.

- Benone. Dopo ti porto a fare un giro, se vuoi- rispose vivacemente Mrs. Taylor - Stamattina presto sono stata con le tue zie al mercato di Ashford, ne ho approfittato per fare visita all'altro mio fratello, che se sto ad aspettare che venga lui mi tocca aspettare la SUA veglia funebre, ho fatto la spesa e comprato sementi varie... Ti piacciono i cetrioli?

- Io ODIO i cetrioli! Non ricordi che, alla cena di compleanno di zia Joss, al ristorante greco, ho praticamente fatto un'operazione chirurgica ai piatti?- sputò Faith, arricciando il naso al pensiero dell'odiato vegetale.

- Ah, si? Beh, li mangerai lo stesso. Va a sistemarti nella tua stanza, adesso, ti aspettano una tazza di tè e un terzo grado.

Abigail Venter perdeva raramente la calma, ma quando ciò accadeva, non c'erano se nè ma che tenessero.

- Secondo te devo preoccuparmi? E se l'avessero uccisa? Proprio ieri, al telegiornale...

- Ab, persino la polizia aspetta 24 ore prima di preoccuparsi. Vedrai che Faith è a casa a riposare.

- Mi avrebbe chiamata, Kyle! O... O... Mandato un sms...

- Un piccione viaggiatore, dei segnali di fumo... Ab, non renderti ridicola, Faith non è la tua gemella siamese, non deve renderti conto di tutti i suoi spostamenti. Avrà avuto... Che so... Una crisi asmatica...

- Non soffre d'asma.

- Un attacco allergico...

- Ne dubito, avrebbe preso un antistaminico e sarebbe venuta a scuola.

- Ooh, senti, solamente perchè ha saltato la scuola un giorno non puoi farti film mentali con le peggiori conclusioni! Faith è viva e in salute!

- Se lo dici tu... Uhm... Quale mi consigli?

- Non lo so... Di solito la spesa la fa mia nonna, infatti mi sfugge ancora il motivo per cui sono qui- gnaulò Kyle Riley.

- Forse il fatto che siamo amici?- rispose Abigail Venter, indecisa tra due scatole di cereali: quale prendere, quella più grande, o quella che costava meno?

- Spingere il carrello non rientra tra i miei doveri di amico- replicò Kyle - E vedi di sbrigarti, sono dieci minuti che fissi quelle scatole. Prendine una a caso e facciamola finita!

- Ok- acconsentì Abigail - Prendo questi: costano un po' di più, ma la confezione è più grande... Ed è rosa!

Kyle battè la testa sul carrello. - Abbiamo perso dieci minuti della nostra vita per scegliere dei cereali a cazzo solo perchè la scatola è ROSA?- spuntò la voce dalla lista che gli aveva affidato l'amica - Vabbè, almeno abbiamo quasi finito. Mancano l'insalata, le patate, le uova e...

- E? Perchè ti sei bloccato?- domandò Abigail.

Kyle le tese la lista della spesa senza proferire parola, Abigail la scorse e capì il motivo del suo imbarazzo.

- Credevo lo sapessi... La parola assorbenti non è tabù!- lo schernì, divertita: mai avrebbe creduto possibile che qualcuno tanto disinibito sessualmente potesse imbarazzarsi per una sciocchezza come il ciclo.

Kyle avvampò e pigolò qualcosa che suonava come "mi fanno senso queste cose da femmine".

Intenerita nel vederlo tanto a disagio, Abigail gli accarezzò una spalla e disse, in tono rassicurante - Non c'è problema, posso comprarli un altro giorno, non ne ho bisogno subito.

- Sicura? Perchè vederti dissanguarti da.. Lì... Mi causerebbe un serio trauma psichico- esalò lui, trincerandosi dietro il pacco formato famiglia di carta igienica.

Abigail sospirò, scuotendo il capo, quindi propose - Facciamo così: io vado a prendere gli as... Ehm, l'occorrente per i miei "problemi femminili", tu, invece, vai al reparto ortofrutta e compri la verdura. Meglio?

- Decisamente. Conta su di me, tornerò con dei cespi d'insalata da sogno!

- Anche non da sogno... Basta che non mi porti un cavolfiore- ridacchiò Abigail, dirigendosi verso la corsia dei prodotti per l'igiene personale.

Una volta fatta scorta di assorbenti, mentre stava recandosi da Kyle, sperando non avesse veramente confuso i cavolfiori con l'insalata, pensò bene di fermarsi a prendere le uova, già che c'era.

Optò per quelle in offerta; sfortuna volle si trovassero in cima allo scaffale, un'altezza difficilmente raggiungibile per il suo metro e sessantadue, perciò prese a saltellare sul posto, imprecando contro Madre Natura, che non le aveva dato qualche centimetro in più.

- Chi cazzo è il coglione che ha pensato che gli scaffali dovessero essere alti?- abbaiò.

- Un sadico che aveva previsto scene del genere- rispose uno sconosciuto, sufficientemente alto da raggiungere, in punta di piedi, il ripiano dove si trovavano le uova in offerta; ne prese due confezioni e ne porse una ad Abigail.

-Oh, ehm, grazie- squittì lei, troppo stupita per articolare una frase più complessa.

- Dovere- disse lui - Basta una o ne servono altre?

- A-Altre due, s-si- balbettò lei

- Sono per un pudding?- chiese lui.

- U-Un d-dolce.

Lo sconosciuto obbedì senza batter ciglio, quindi salutò Abigail con un mezzo inchino e un gioviale - Buona serata... E attenta a non fare indigestione!

Sconcertata da tanta impertinenza, Abigail marciò in direzione del banco della verdura, dove Kyle stava recitando il monologo amletico "essere o non essere" con un cespo d'insalata al posto del teschio.

Sbuffando, mise le uova nel carrello, e asserì - Piantala di palpeggiare l'insalata, scegli quella meno peggio e andiamo.

- A proposito di vegetali verdi... Ti ho preso questi per i momenti di solitudine- rispose, mostrandole un pacco di cetrioli.

- Perchè per i momenti di solitudine?- chiese Abigail, perplessa, poi lesse tra le righe e colpì Kyle sulla testa con la verdura, sbraitando - MAIALE! Vai a rimetterli a posto, SUBITO!

Conscio che far arrabbiare la Venter era più pericoloso che lanciarsi da un aereo senza paracadute, la assecondò senza fare storie, prese il carrello e l'accompagnò alla cassa.

In fila, dietro di loro, si piazzò un giovane in giacca e cravatta ("deve essere venuto direttamente dal lavoro", pensò Kyle), il quale, inaspettatamente, sorrise, ed esclamò - Poi dicono che la "serendipità" non esiste!

Abigail si girò e, allibita, rispose - Che coincidenza!

- V-Vi conoscete?

- Oh, si- replicò lo sconosciuto - Da ben quindici minuti. Siamo amici di lunga data.

- Senza di lui non sarei riuscita a prendere le uova- spiegò Abigail.

Kyle, esaminato superficialmente l'altro, e stabilito che non meritava la sua ostilità, disse - Allora grazie anche da parte mia: niente uova avrebbe significato niente dolce, e sua madre me ne dà sempre un pezzo

La cassiera li richiamò all'ordine; Abigail pagò mentre Kyle imbustava la spesa, e uscirono dal supermercato con una busta ciascuno.

Nonostante le braccia in procinto di stancarsi, Abigail insistette per fermarsi davanti all'uscita, e Kyle ne comprese la ragione quando vide il "tipo delle uova" passare dalla porta.

- Ciao- esordì Abigail, avvicinandosi.

Kyle, temendo il peggio, la seguì: doveva monitorare la situazione, non poteva permettere che un bellimbusto come quello prendesse il posto di Ben nel cuore della Venter.

- Ciao.

- Volevo ringraziarti ancora per l'aiuto e... Ecco...

- Cheiderti come ti chiami- finì la frase per lei Kyle, convinto che, tanto, quei due non si sarebbero più rivisti.

- Gary. Mi chiamo Gary.

"Gary? Ma che razza di nome è?" pensò Kyle, storcendo il naso.

L'altro dovette accorgersene, perchè scoppiò a ridere e disse - Non piace nemmeno a me, se è per questo, ma ce ne sono di peggiori... Per esempio Kenneth... Julian... Kyle... Soprattutto Kyle. Orribile!

Kyle dovette mordersi la lingua per impedirsi di mandarlo a fanculo; Abigail, di fianco a lui, gli strinse un braccio per calmarlo e rispose - Il mio nome, invece, è Abigail, e lui è...

- Nessuno- ringhiò, per poi avviarsi da solo verso casa Venter: orribile Kenneth? Era un nome stupendo, il nome del nonno che lo aveva cresciuto; come si permetteva quel Gary-nome-di-merda di considerarlo orribile? E Kyle? Kyle era il SUO nome, cazzo, e gli piaceva da morire! Se mai avesse avuto figli, in futuro, il primo lo avrebbe chiamato Kyle Junior, poco ma sicuro.

Percorsi pochi passi, avvertì la presenza di Abigail accanto a lui. La ragazza gli diede un pugno sul braccio e disse - Non prendertela, a me il tuo nome piace... Meglio di Gary... O Bernard, no?

- Meglio di Gary, sicuramente. Meglio di Bernard? Non so, ci devo pensare su- rispose, poi decise di cambiare argomento. - Mi tocca rivalutare le doti di veggente della tua amica Irving... Per inciso: sta ancora con Brian, o è di nuovo sul mercato, bisognosa di c...

- KYLE!- strillò Abigail, rossa in viso.

- Conforto! Stavo per dire conforto! Dio, quanto sei malpensante!- si difese, fingendosi risentito.

- Sarà... Comunque, a quanto ne so, sta ancora con Brian, perciò raffredda i bollenti spiriti, oppure sfogali con qualcun'altra- replicò lei - Che stavi dicendo a proposito delle sue doti di veggente?

- Che possiede davvero la Vista. Non mi avevi confidato, qualche tempo fa, che Faith aveva profetizzato che avresti incontrato la tua prossima fiamma in un "luogo squallido, ad esempio... Al supermercato, sull'autobus, in metropolitana...", per citare le sue testuali parole?

- Ehi, è vero!- convenne Abigail - Disse queste esatte parole! Vabbè, tanto non si riferiva certo a Gary... Voglio dire, conosce a malapena il mio nome...

- E il supermercato dove vieni a fare la spesa... Non ci vuole l'Occhio Interiore per prevedere che, d'ora in poi, te lo ritroverai spesso tra i piedi. Vi parlerete, entrerete in confidenza, vi scambierete il numero di telefono, comincerete a mandarvi sms idioti, poi meno idioti, poi "flirtosi", uscirete insieme e poi, finalmente... L'amour! Con buona pace di Ben, aggiungerei- sentenziò Kyle con assoluta serietà ed altrettanta rassegnazione.

Alla menzione di Ben i lineamenti di Abigail si contorsero in un'espressione di profondo dolore, ma breve durata: tempo pochi secondi, e fu di nuovo quella di prima.

- Un momento- disse - Se Faith ha azzeccato la previsione sulla mia vita amorosa... Forse ho azzeccato quella sulla sua!

- Cioè?

- Incontrerà, in una notte buia e tempestosa, il suo principe azzurro...

- Che le farà fare un giro sul cavallo bianco, ho capito.

- KYLE!

- Che c'è?

- Smettila di usare doppi sensi volgari!- lo redarguì Abigail.

- Non era un doppio senso!- si difese lui - Le leggevano anche a me le fiabe, da piccolo, e il principe azzurro aveva sempre un cavallo bianco.

Sentendosi molto stupida, Abigail pigolò - Hai ragione. Scusa.

- Scuse accettate- rispose Kyle, incapace di restare in collera a lungo - Adesso muoviamoci, tua madre deve farmi una torta!

- Far.. TI?

- Si, farmi- asserì con semplicità - Non preoccuparti, te ne lascerò un pezzo, ma soltanto perchè sei tu.

- Grazie della concessione, eh!- sbottò Abigail, prima di aprire la porta di casa sua.

- Per te questo ed altro, cherie. Ehilà, Mrs. V, il servizio spesa a domicilio è arrivato!

- KYLE!

Quando, pochi giorni dopo, Axel, Jack e Brandon raggiunsero il garage per le prove per poco non morirono dallo shock: Faith, che nei giorni precedenti aveva ignorato chiamate e messaggi, non c'era.

Allo shock si aggiunse una sgradevole sensazione di nausea quando udirono delle risatine e ne riconobbero la fonte, una rossa fin troppo familiare, caracollante su un paio di scarpe dal tacco eccessivamente alto e sottile, avvinghiata a Brian come una ballerina di lap-dance al palo.

- GLENN?- esclamarono i tre in coro.

Axel ridusse gli occhi a due fessure, mordendosi a sangue il labbro inferiore: un pessimo presentimento si era fatto strada in lui, e la speranza che non fosse vero era prossima a morire.

- RAGAZZI!- squittì la rossa, fiondandosi ad abbracciarli uno ad uno – Siete contenti di vedermi? Ma certo che si, sono una visione così tanto più migliore di quella cicciona! Aaah, non potete immaginare la mia gioia quando Brian mi ha chiesto di entrare nella band!

- Brian, come ti è saltato in mente? Faith è bravissima, non abbiamo bisogno di questa sciacquetta!- sputò Brandon, indicando una risentita Glenn.

- Faith ha lasciato gli Aluminia. Vero, Brian?- disse Axel, lanciando all'amico un'occhiata penetrante.

Brian arrossì, annuì, torcendosi le mani, infine, riacquistato il sorriso, esclamò – Via quelle facce, gente! Faith è un capitolo chiuso, abbiamo Glenn, adesso, e sono sicuro che insieme faremo grandi cose!

- Cose, di sicuro. Grandi... Ne dubito- asserì Jack, suonando la marcia funebre alla tastiera.

Mai musica fu più appropriata.

Intanto, a Ramsgate, Faith stava godendo della serenità donatale dal paesaggio e dalla fresca brezza marina, che inalava a pieni polmoni.

- E' rigenerante l'odore salmastro di quest'aria ricca di iodio! Respira, cugino, ti fa bene!

Donald Cooper, meno amante del mare di lei, assunse un'espressione disgustata, ribattendo che preferiva il profumo della terra e dei fiori di campo, e che soltanto l'affetto che nutriva per la sua parente preferita l'aveva convinto a lasciare la campagna; fattosi coraggio, aggiunse - Mi conosci, Faith, sai che non sono come Michael, che prende tutto di petto; a differenza sua, riconosco il valore di una ritirata strategica... Ma non è questo il caso. Non hai voluto dirmi cosa ti ha spinto a rifugiarti ad Hangton, e mi sta bene, sono affari tuoi, ma accetta un consiglio da tuo cugino: prendi il primo treno per Londra e va in battaglia.

Faith scagliò una pietra in acqua e la guardò inabissarsi, sospirando, prima di rispondere - Hai ragione, devo porre fine al mio eremitaggio... Ma non ne ho la forza.

- Non la troverai rimanendo qui.

- No- esalò Faith - E' ora che torni a casa.

- Tranquilla, restituirò io la montagna di libri alla biblioteca... Dopo averli letti, naturalmente- rispose Donnie, facendola sorridere per la prima volta da giorni.

Quando, due giorni dopo, Abigail la vide in corridoio, emise un urletto eccitato, prese la rincorsa e si precipitò a dare alla sua migliore amica un caloroso bentornato.

- Ab, mi stai soffocando! Abby!- si lamentò Faith, tentando di divincolarsi.

L'altra ignorò le sue proteste, anzi, la strizzò ancora più forte, e replicò - E' la punizione per essere scomparsa per quasi una settimana! Hai idea di come mi sono sentita? Credevo ti avessero rapita, o peggio! Proprio il giorno prima avevo sentito al telegiornale..

- Ab, sono andata da mia nonna, non in una base aliena!

Abigail mollò la presa e le due entrarono in classe. Le lezioni, dopo la pausa hangtoniana, sembrarono, se possibile, più noiose che mai, e Faith accolse come una soave melodia salvifica la campanella del pranzo.

Era sul punto di sedersi vicino ad Abigail, come al solito, quando Bridget sibilò - Non puoi sederti con noi!

- Come, scusa?

- Ho detto: non puoi sederti con noi. Sparisci per giorni, fregandotene delle tue amiche, e credi poterla passare liscia?

- N-No, c-certo che no...- pigolò Faith, esterrefatta: immaginava non avrebbero steso il tappeto rosso al suo passaggio, ma non si aspettava tanto livore, da parte di Bridget, poi!

- Bene, allora non ti seccherà andare da un'altra parte- proseguì Bridget, fregandosi le mani non appena vide Faith andare verso l'unico tavolo libero... Quello dove sedeva il nuovo arrivato.

- B, hai perso qualche rotella, per caso? Perchè l'hai tratta in quel modo?- protestò Abigail.

- L'ho fatto per il suo bene, Ab.

- Il suo bene? In che modo credere che la odiamo potrebbe mai farle bene, eh?

- Guarda dove si sta sedendo, donna di poca fede- rispose Bridget, scostandosi i capelli dal viso con aria di superiorità.

- Ho capito: l'hai spinta a sedersi al tavolo dello psicopatico, così faranno amicizia e... Se son rose, fioriranno.

- Non avrei saputo esprimermi meglio, Ab- asserì Bridget, salutando Claude, accomodatasi di fronte a lei con la sua solita insalatina scondita.

Faith, nel frattempo, si era avvicinata a quello che Abigail le aveva descritto come " un genio della matematica punk, autistico e inquietante"; per ragioni inspegabili, quel ragazzo la intimorì, facendole addirittura prendere in considerazione l'idea di pranzare da sola in corridoio.

Stava per andarsene, quando lui alzò gli occhi, sollevando un sopracciglio, e le chiese - Si?

- Io... Io... Non ci sono altri posti liberi, posso...

La sua risposta un un calcio alla sedia di fronte alla sua. Faith, sebbene sconcertata, si sedette in silenzio e infilò la forchetta nel piatto, evitando accuratamente di incrociare lo sguardo di quello strano tipo; se l'avesse fatto, avrebbe notato che la stava osservando, prendendo appunti sul taccuino nero.

La Irving si era ormai rassegnata ad un pranzo in compagnia di un libro di Agatha Christie, quando il genio ribelle aprì bocca, pronunciando un'intera frase: - Credevo fossi vegetariana. Hai la faccia da vegetariana.

- Non mangio molta carne, ma da qui a considerarmi vegetariana ce ne vuole!- rispose Faith, incredula che colui che Abigail aveva definito autistico le stesse rivolgendo la parola; la sua incredulità crebbe quando si accorse che stava trascrivendo quanto diceva.

- Ehi! Che fai?- chiese.

- Scusa, non credevo ti desse fastidio.

- No, è ok... Credo... Perchè scrivi quello che dico? Non è certo interessante.

- Questo lascialo decidere a me. Io riporto tutto su questo taccuino, e a fine giornata tiro le somme- asserì lui.

- Le somme di cosa?

- Della vita.

Faith lo squadrò a lungo, prima di sibilare - Non riesco a decidere se sei pazzo o geniale.

- Posso essere entrambe le cose. Tieni la mente aperta- fu la divertita risposta del ragazzo, che, per la prima volta da quando frequentava quella scuola, non provò repulsione al pensiero di un contatto umano.

Allungò una mano e disse - Sei l'unica persona qui dentro con cui vale la pena spendere il proprio fiato. E' un piacere fare la tua conoscenza, Faith Irving.

Faith la strinse con titubanza. - Grazi.. Ehi! Come sai il mio nome?

- Ho tirato le somme- ridacchiò lui, sornione.

- Oh- esclamò, colta alla sprovvista, ritirando la mano - Ehm, ok.

- Ho sentito la tua amica Abigail lagnarsi spesso dell'assenza della "cara Faith" e, dato che sei la sola Faith nell'istituto e la sola persona che non conoscevo di vista...

- Hai tirato le somme- concluse al suo posto Faith.

- La matematica non è un'opinione.

- Così come i gialli.

- Vero. Ah, quasi dimenticavo: io sono Demon. Demon Keynes.

Chiedo umilmente perdono per la lunga assenza, mi sono buttata a capofitto in un progetto di traduzione (www.efpfanfic.net/wievstory.php?sid=1973625&i=1) e ho trascurato questa storia. Non lo farò più, giuro, UF è al primo posto nel mio cuore! *si commuove*

Precisato questo punto... Vi dice niente il cognome Keynes? Se si, bene, altrimenti... Filate a leggere "Slices of UF", avanti, marsch! XD

Quanto ad Abigail... Chissà se la previsione di Faith si rivelerà giusta, "con buona pace di Ben"....

Hasta la vista, e, se siete al mare, abbronzatevi e nuotate anche per me, che non vedrò l'acqua fino ad agosto (ecco perchè il pezzo a Ramsgate: ho potuto vedere il mare almeno con l'immaginazione)!!!

Serpentina 

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Capitolo 19
*** Capitolo 18, parte prima ***


 

Premessa: originariamente il capitolo era unico, l’ho diviso in due parti per renderlo più “digeribile” e dare ad ogni personaggio il giusto spazio, per questo è più breve del solito.

Buona lettura!^^

Capitolo 18, parte prima: Ireland versus Iceland

Fu naturale, per Faith e Demon, diventare amici: lei trovava divertente la sua eccentricità, lui la sua “lingua biforcuta”, il che, unito alle molteplici passioni che condividevano, li spinse a passare moltissimo tempo insieme, per la gioia delle diaboliche “anti-Cupido” meglio conosciute come Abigail e Bridget.

- Ciao, Ab. Come mai tanto garrula?

- Ga... Che?- domandò un'esterrefatta Abigail.

- Ooh, finalmente ho trovato una parola che esiste, ma che Miss Perfettina non conosce, non come quelle inventate che uso per vincere a Scarabeo!- trillò gaia Bridget, le guance, se possibile, più rosse del solito sotto il sole quasi estivo.

- Lo sapevo che imbrogli!- esclamò Abigail, battendo i piedi per terra come una bimba arrabbiata.

- Ooh, senti, non scagliare pietre!- asserì Bridget - E, per tua informazione, disinformata, garrulo è un sinonimo di allegro... Credo.

- Come non detto- rispose Abigail, ridacchiando - Comunque sono, per dirla come te, garrula perchè Faith ha rifiutato di venire a cena da me, stasera, e sai perchè? Perchè deve vedere “L'Esorcista” a casa di Demon!

Bridget, contro ogni sua aspettativa, non si mostrò affatto entusiasta, anzi, replicò indifferente – Non capisco cosa ci sia da rallegrarsi. Quei due non si metteranno mai insieme.

- Bridge, sei impazzita? Che stai dicendo? Hai la febbre?- chiese l'altra con voce sempre più acuta.

- Oh, andiamo, Ab, non dirmi che non te ne sei accorta!- rispose Bridget con aria saputa.

- Accorta di cosa?

- Dovrai capirlo da sola. Non violerò la privacy di Demon, mi è simpatico- con concluse la Mc Duff, lasciando l'amica a lambiccarsi il cervello.

Repressa a viva forza la curiosità riguardo il segreto di Demon, pochi giorni dopo, al termine delle lezioni, mentre aspettavano Bridget, in ritardo come di consueto, la tempestò di domande: sperava ancora nel miracolo.

- Allora, com'è andata? Che ha fatto? Che ha detto? Si è dichiarato? Vi siete baciati? Cosa provi per lui? Lascerai Brian?

Stordita da quella inarrestabile marea di parole, Faith scosse il capo, massaggiandosi le tempie, quindi, consapevole di non poter procrastinare più a lungo l'umiliazione, ammise - Ab, non posso lasciare Brian: ci siamo già lasciati. Io... lui... aveva un'altra. O meglio, aveva me, che ero l'altra, perchè in realtà l'altra non era l'”altra”, capisci?- sbuffando, di fronte all'espressione attonita dell'altra - Era fidanzato, e la fidanzata non ero io. Ero... Dio, è terribile, non riesco a dirlo... ero la... ero l'amante. Avanti, ridi.

Abigail, superato lo sbigottimento iniziale, ed estorta all'amica tutta la verità, si lanciò in una ridicola danza della gioia, al termine della quale abbracciò Faith, trillando - Vuoi dire che è finita? Finita finita? Oh, che bello, non sai da quanto aspettavo questo momento! Pensa che io e B volevamo usare Demon come distrazione per farti rompere con Brian!

L'irritazione per la gioia con cui Abigail aveva reagito al racconto delle sue disgrazie fu quasi immediatamente sostituita dallo stupore.

- Demon? Volevi che finissi con... Demon? Ma è impossibile!- esclamò la Irving, per poi piegarsi in due dal ridere.

- Si può sapere cosa c'è da ridere?

- Ehm... Dovrai capirlo da sola, non violerei mai la sua privacy. Ti basti sapere che Devil è fuori dalla mia portata.

- Fuori dalla tua portata? Sei pazza?- esclamò Abigail con un cipiglio da far paura. - F, credimi, non sarai una modella ma non sei da buttar via, checchè ne dica quel cerebroleso con seri problemi di vista!

- Cyril?

- Sì, proprio lui, quel criminale!

- Criminale? Ab, sicura che parliamo della stessa persona?

- Nel mio tribunale personale distruggere l’autostima altrui è un crimine gravissimo. Fosse per me quel coglione sarebbe già sulla forca da un pezzo.

- La forca? Come sei medievale!- ridacchiò Faith, rivelando il suo lato sanguinario - Io opterei per l’acido… Dopo una lunga serie di torture psicologiche e qualche scossa elettrica, non letale ma sufficiente a ustionarlo.

- Oh, F, è in momenti come questo che capisco perché siamo amiche!- chiocciò Abigail commossa. - Non cambiare argomento, però, non mi hai ancora detto perché Demon è fuori dalla tua portata.

- Non è un problema di bassa autostima, Ab, è… Una questione anatomica- rispose l’altra - Giuri di non dirlo a nessuno?- Abigail annuì - Diciamo che… Ho troppa roba sopra e troppo poca sotto per piacergli in quel senso.

Abigail aggrottò le sopracciglia, confusa. - Non capisco.

Faith roteò gli occhi e sospirò, esasperata - E’ gay!

- GAY? Allora sì che è fuori dalla tua portata! Ora si spiega perché Bridge aveva rinunciato al piano di.. accoppiarvi- riflettè un attimo e aggiunse - Da dove esce DEVIL?

- Devil è il re dei demoni, no? E poi suona bene vicino a Serpent.

- Credevo odiassi quel ridicolo soprannome!- osservò Abigail, sospettosa.

- E' vero. Credevo che Ben mi chiamasse così perchè mi riteneva viscida e sgradevole come un serpente; poi, però, Devil mi ha fatto notare che, forse, Ben...

- Colui-che-non-deve-essere-nominato-in-mia-presenza- la corresse Abigail.

- Ogni suo desiderio è un ordine, mademoiselle- replicò Faith - Demon mi ha fatto notare che, forse, l'Innominabile intendeva che sono misteriosa, affascinante e capace di “cambiare pelle”, se necessario, proprio come i serpenti.

Abigail si morse la lingua per trattenersi dall'esprimere la propria opinione al riguardo: a differenza di Faith, detestava con tutto il cuore i rettili.

A stroncare sul nascere una probabile lite intervenne Bridget, che le raggiunse, si sedette, affannata, ed esalò - Ecco la chiave della nostra vacanza: biglietti aerei e prenotazione del bed&breakfast.

- Oh, B, ma è meraviglioso! Irlanda, stiamo arrivando!- esclamarono in coro le altre due.

- Sapete, dovete ringraziare la fortuna sfacciata dell'Amore mio se abbiamo pagato così poco per i biglietti e il posto per dormire- le informò Bridget con gli occhi a cuoricino.

Alla menzione del buzzurro il sorriso di Faith e Abigail si spense, lasciando il posto a un'espressione di assoluta angoscia. Faith, temendo il peggio, prese il suo biglietto e, ahimè, i suoi timori trovarono conferma.

- BRIDGET!- urlò.

- Lo so, nemmeno io potevo crederci, quando mi ha detto il prezzo per telefono!

- Vuoi dire che non hai controllato di persona, mentre acquistava i biglietti e prenotava il B&B?- squittì Abigail, preoccupata.

Fu Faith a risponderle.

- No, Ab, questa deficiente non li ha controllati, e il risultato è che andremo a morire di freddo, circondate da orsi polari!

- Orsi polari? Ma se il meteo ha previsto temperature superiori alla media stagionale in tutta l'Irlanda!- obiettò Abigail.

- Ma noi non andiamo in Irlanda. L’analfabeta ha preso tre posti su un volo per REYKJAVIK!

- R-Reykjavik? M-ma n-non è la capitale della... Islanda?- balbettò Abigail, sconvolta. - Oh. Mio. Dio. Finiremo davvero assiderate in mezzo agli orsi polari!

- Ringrazia quell'illetterato dell'Amore suo- sputò Faith, a braccia conserte, sbuffando in direzione di Bridget.

- Suvvia, ragazze- tentò di calmarle la Mc Duff - Può capitare a chiunque di confondere l'Islanda con l'Irlanda, in fondo c'è una sola lettera di differenza!

- Te la do io una lettera, la C di cogliona!- sbraitò la Irving, fuori di sé dalla rabbia - Come ti è venuto in mente di fidarti di quel decerebrato?

- Tra l'altro, l'offerta non prevede rimborsi o cambi di destinazione- sospirò un'affranta Abigail, controllando il suo biglietto - O Islanda, o niente.

Faith eruppe in un grido belluino e si avventò su Bridget nel tentativo di strangolarla, e ci sarebbe riuscita, se Abigail non avesse profuso tutte le proprie forze per separarle.

- Vediamo il lato positivo- sentenziò, una volta che le tecniche zen di rilassamento ebbero avuto effetto - Perlomeno l'Homo Cretins di Bridge ha avuto il buon senso di non farci dormire in un fiordo- e, detto questo, si alzò e si allontanò.

- Aspetta, F! Dove stai andando?- le chiesero Abigail e Bridget.

- Nell'aula di informatica a documentarmi, mi pare ovvio- rispose Faith, si voltò e riprese a camminare, seguita dalle amiche, anche loro curiose di apprendere qualcosa sul Paese che avrebbero visitato (qualcosa in più di: “isola piena di ghiacciai e geyser”).

Dopo un'approfondita ricerca su internet lo scetticismo di Faith si era mutato in entusiasmo. Quella sera, a cena, non fece che riferire ai suoi genitori le informazioni raccolte, in modo da dissipare la loro perplessità (comprensibile: non capita tutti i giorni che un figlio decida, all’improvviso, di trascorrere l'ultima vacanza prima dell'università vicino al Circolo Polare Artico).

- La media estiva è di 10-15 °C, ci pensate? Il record è stato 20°C. La mia temperatura ideale! Oh, e, nonostante conti poco più di 200,000 abitanti, Reykjavik ha due università e uno stagno enorme, chiamato Tjörnin, che significa, appunto, “stagno”!

- Magnifico, Tartarughina. So bene quanto ti piaccia stare all'aria aperta... Insetti a parte- commentò il dottor Irving, scambiandosi un'occhiata esasperata con la moglie: quando Faith si appassionava a qualcosa, qualsiasi cosa, non c'era verso di farla tacere (caratteristica ereditata dalla madre).

- Vero. Oh, e non avete sentito la parte migliore: ci sono un sacco di musei e altrettanti locali dove suonano dal vivo! Non dovrò andare a letto con le galline!

- Sono contenta che abbia preso bene l'imprevisto cambiamento di programma, cucciola, ma... Non potremmo parlare d'altro, adesso? Un'ora e mezza di lezione può bastare- la supplicò, stremata, Mrs. Irving.

Faith, che non sopportava di venire interrotta, sbuffò e riprese a mangiare senza proferire parola per il resto della serata.

Che sia vero o meno che gli irlandesi tengono la porta sempre aperta agli amici, quella dell’appartamento che Allison, la fidanzata irlandese di Jack, divideva con tre amiche, lo era. Quella sera, poi, altri due ospiti erano venuti a gustare una tipica cena irlandese.

- Dov’è Brian?- bofonchiò Axel a bocca piena.

- Lui, ehm… Ha avuto un impegno imprevisto- rispose Brandon, non senza un certo nervosismo.

- Imprevisto e improrogabile- aggiunse Jack, poi baciò la fidanzata, seduta sulle sue gambe.

Peggio per lui, si sta perdendo una cena coi fiocchi- commentò Axel tra un morso di pane irlandese e l’altro.

- Puoi dirlo forte- esclamò Jack, rivolgendo alla rossa un sorriso orgoglioso - La mia Allison cucina il miglior Colcannon* del mondo!

- A proposito di Col-coso… Ce n’è ancora, vero?- gnaulò Brandon allungandole il piatto (e facendo ridere le sue coinquiline, che non avevano mai incontrato nessuno con un tale appetito).

Allison annuì, lieta che gli amici di Jack gradissero la sua cucina, e gliene servì una generosa porzione (confermando la diceria che gli irlandesi non conoscono piccole porzioni).

Quando anche l’irish coffee fu sparito, Allison uscì con le coinquiline a fare una passeggiata; Jack, non appena ebbe sentito la porta chiudersi, si schiarì la voce e sganciò la prima bomba.

- Ax, ho, anzi, abbiamo una confessione da farti: Brian non aveva nessun impegno, non l’abbiamo invitato apposta.

- Cosa? Perché?- esalò Axel, confuso.

- Perché è di lui che dobbiamo parlare. O meglio, della merda in cui vuole far naufragare la band- rispose Jack.

- Non si può andare avanti così: dovremmo essere una squadra, tutti per uno e uno per tutti, invece…. E la colpa è tutta di quella gallina!- sbottò Brandon - Sempre lì a darci ordini e criticarci, quando l’anello debole della catena è lei, non la sopporto!

- Adesso calmati, Brand Sparrow. Ax, ne abbiamo discusso tra noi, e speriamo tu sia d’accordo: l’unica soluzione è abbandonare la nave.

- A-Abbandonare… Intendi… Lasciare gli Aluminia?- esclamò uno sconcertato Axel.

- Siamo legati alla band quanto te, Ax, ma gli Aluminia hanno smesso di esistere quando Nick se n’è andato. Faith era innegabilmente brava, ma ci ha lasciati anche lei- dichiarò Jack - E, piuttosto che suonare in un gruppo del quale non mi sento parte, preferisco fondarne uno nuovo.

Axel per poco non si strozzò con l’acqua.

- Vuoi mettere su una TUA band?

Brandon annuì e rispose - Direi che siamo a buon punto: con te saremmo in tre, ci mancherebbero un chitarrista, indispensabile, e una voce…. E quella sappiamo dove trovarla.

Axel aggrottò le sopracciglia, perplesso, poi capì, e sgranò gli occhi, sbuffando - Faith? Vorreste chiederlo a… Faith? Vi riderà in faccia!

- Nel migliore dei casi- precisò Brandon - Nel peggiore, ci manderà a fanculo. E allora? E’ l’alternativa migliore che abbiamo.

- Voi siete pazzi- asserì Axel, sospirò, scosse il capo e ritrattò - No, non è vero, è una buona idea, ma convincere Faith sarà dura, ci odia per non averle detto di Dinahlee e… E poi mi rode, ecco.

- Cosa?

- Che fonderete una band di cui non potrò far parte- esalò Axel.

- Perché?- domandarono in coro Jack e Brandon, allibiti.

- Perché stamattina ho ricevuto una lettera: l’anno prossimo sarò a Parigi. E’ un’occasione unica, ragazzi, scelgono soltanto due studenti, e quest’anno sono tra i fortunati. Tra l’altro, è un’ulteriore fortuna che mi abbiano assegnato Parigi, l’alternativa era Berlino e non conosco mezza parola di tedesco!

- Non ti chiederemmo mai di rinunciarci, Ax. Siamo felici per te, solo… Un tantino sorpresi, ecco- rispose Jack, il primo a riprendersi dallo shock, assestando una potente gomitata a Brandon.

- E’ una figata, Ax! Ci dispiace che vada tanto lontano perché non potremo più vederci tutti i giorni e cazzeggiare insieme, questo si…

- Brand, non cambio emisfero, vado dall’altro lato della Manica- osservò Axel, facendo ridere gli altri due, che si lanciarono in un’allegra conversazione sulle francesi in topless.

Brandon, senza smettere di ridere, diede di gomito a Jack e disse - Di’ la verità, daresti un pentolone di Col-coso in cambio di una francese in topless!

L’altro rispose con una scrollata di spalle e un serio - No. Poter vedere Allison in topless… E anche bottomless… Vale più di cento Colcannon. Meglio che vada a dormire, Brand Sparrow, credo che l’irish coffee stia cominciando a fare effetto. Buonanotte.

Mentre tornavano a casa, Brandon chiese all’amico - Tu ci credi che Jack si accontenta di vedere nuda solo Allison? Io no.

- Brand, che dici?

- Non fraintendermi: è carina, ma non è certo una strafiga!- proseguì lui - E poi ha le tette troppo piccole.

- Mi sa che è davvero l’irish coffee a parlare. Brand, ma ti senti?

- Non dico che una donna debba averle grosse come quelle di Faith o di Melanie, sarebbe chiedere troppo…

- COSA HAI DETTO?- ululò Axel.

- … ma nemmeno due noccioline. Il giusto, ecco. Non sei d’accordo?- Axel si limitò ad un poco compromettente scrollata di spalle. - Se vogliamo dirla tutta, secondo me si può stare con la più bona del mondo, un’occhiatina in giro la si dà sempre- continuò imperterrito Brandon - Non dico essere come Brian, semplicemente… apprezzare il bello intorno a sé. No?

- Mi rifiuto di continuare a starti a sentire- esalò Axel - E non osare mai più guardare mia cugina. Fingi che sia un uomo.

- Impossibile, gli airbag anteriori e posteriori sono troppo da femmina!- commentò Brandon, senza pentirsene nemmeno quando Axel gli tirò un pugno (che si trasformò in un occhio nero).

* Colcannon: piatto irlandese a base di patate, cavolo e burro, condito con varie spezie a seconda dei gusti.

Grazie, inglese, per aver permesso di mantenere il gioco di parole anche nel titolo (Irlanda-Islanda, Ireland-Iceland)!

E grazie a chiunque legge, segue, passa casualmente per questa pagina, e un grazie supersuperspeciale ad AryYuna! ^^


 


 


 


 



 

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Capitolo 20
*** Capitolo 18, parte seconda ***


Sorpresa! Ecco la seconda parte del capitolo: ancora tanta Faith e tanto Cyril… Con annessi e connessi! XD
Enjoy!

                            Capitolo 18, parte seconda: Material boy


Catherine Bates in Wollestonecraft, nonostante bisticciassero per un nonnulla almeno tre volte al giorno, amava il marito, ma se c’era qualcosa di lui che la mandava in bestia era la sua ossessione per il periodo vittoriano. Odiava i mobili pomposi che arredavano il suo studio e il salotto, e rabbrividiva al ricordo di quanto aveva faticato a convincerlo a dare un aspetto più moderno alle altre stanze.
Sul divano color porpora che Catherine non poteva soffrire sedeva, visibilmente seccato, suo figlio Cyril, insieme agli amici Ben Cartridge ed Andrew Dixon.
- Avevo detto a Kyle di arrivare puntuale- sibilò, contrariato: per colpa di quell’idiota erano in ritardo sulla tabella di marcia, e Cyril Wollestonecraft, Golden Boy della Elizabeth I, non era MAI in ritardo.
- Conosci Kyle: è sempre in ritardo… E il suo ritardo ha sempre nome e cognome- rispose Ben, gettando un’occhiata di apprezzamento alla foto di Nancy Wu, una loro compagna di scuola anglo-cinese. – E’ quasi peggio di mio fratello.
- Si, beh, tuo fratello è Brian Cartridge, può permetterselo- asserì Andrew, come se questo ponesse fine alla discussione.
Il campanello trillò e, una manciata di secondi dopo, Kyle Riley entrò trionfante nel salotto di casa Wollestonecraft.
- Sei in ritardo- lo rimproverò Cyril, sorbendo elegantemente il suo tè.
- Hai ragione, ti chiedo scusa, Abby mi..- rispose Kyle, interrompendosi quasi subito alla vista dell’espressione men che lieta apparsa sul volto di Ben. Si schiarì la voce e disse - Allora, qual buon vento mi porta a scroccare tè e pasticcini a casa tua, Riccioli d’oro?
- Ho bisogno di un’accompagnatrice per il ballo- spiegò Cyril.
Kyle scosse la testa ed esclamò - Non ti facevo così disperato, amico! Voglio dire, sei abbastanza carino e… Oddio, simpatico no… carismatico da poter invitare una ragazza normale, senza pagarla.
- Non quel genere di accompagnatrice, deficiente- replicò freddamente Cyril - Quello che intendevo è: vorrei presentarmi la sera del ballo al fianco di una ragazza… Degna.
- Degna?
- Smettila di ripetere ogni cosa che dico come un  pappagallo e ascoltami: non voglio un ornamento da braccio con si e no mezzo neurone, voglio una ragazza con cui potermi divertire anche…
- Alt. Stop. Non c’è bisogno che tu aggiunga altro, ho capito- asserì Kyle.
- Davvero?
- Certo! E’ lo stesso motivo per cui ho invitato Abby… Più o meno.
- Tu COSA?- ruggì Ben, alzandosi di scatto.
- Hai sentito benissimo- esalò Kyle con voce strozzata, in una perfetta imitazione dei modi più altezzosi di Cyril – E gradirei allentassi la presa, mi stai sgualcendo la camicia. Grazie. Abby è un’ottima compagnia, mi diverto un sacco con lei- spiegò, e Ben sbuffò, scrocchiandosi le nocche. - Il problema è: non è il mio tipo, al contrario di molte altre che mi attirano parecchio fisicamente, ma con le quali non scambierei due parole, al di là di “ti va di andare in un posto tranquillo” e “è stato bello, ti chiamo io”.
- Steso un velo pietoso sull’atteggiamento maschilista e discutibile di Kyle… Non capisco a cosa ti serviamo, Cy: non avevi chiesto ad Agnes di venire al ballo con te?- chiese Andrew.
- Ha rifiutato- ringhiò Cyril tra i denti, serrando i pugni. - Ora, se avete finito con le domande stupide, abbiamo del lavoro da fare.
- Che genere di lavoro?- chiese Ben. - Vuoi che ti facciamo da messaggeri, andando in giro a chiedere a queste tizie se vogliono venire al ballo?
- Certo che no, sarebbe oltremodo lesivo della mia e vostra dignità- rispose sprezzante Cyril. - Un consiglio. E’ tutto ciò che voglio. Che mi aiutiate a sceglierne una… Spiacente, Ben, non la Wu: ieri mi ha chiesto con quante “S” si scrive incantesimo, e da allora ogni volta che la vedo mi viene da ridere.
Gli altri tre ridacchiarono e accondiscesero alla richiesta dell’amico, senza, però, ottenere risultati: Cyril era un osso duro, eccessivamente esigente e quasi impossibile da accontentare.
Alla fine, seccato dall’inutilità dei propri sforzi, Ben sbottò - Ooh, senti, se non te ne va bene nessuna fa da solo, oppure riprovaci con Agnes… Per curiosità: come mai ti ha detto di no? Andate d’accordo.
- Ha detto che le dispiaceva non poter accettare il mio invito, ma non mischia lavoro e piacere, qualunque cosa significhi- rispose Cyril arricciando il naso: essere stato rifiutato gli bruciava ancora.
A quelle parole Kyle sorrise, assicurò a Ben con un impercettibile cenno che non l’avrebbe tradito ed esclamò - Strano non ci sia ancora arrivato, cervellone.
- Che vuoi dire?
- Che mi pare ovvia la ragione del rifiuto di Agnes: non mischia lavoro e piacere… E tu, adesso, per lei sei lavoro- spiegò Kyle, aggiungendo, in risposta all’espressione perplessa di Cyril - Mi scoccio di elencare tutte le tue numerose cariche, Riccioli d’oro. Diciamo, per non fare notte, che sei il più in vista, a scuola, per cui è normale che in molti abbiano scommesso su chi porterai con te al ballo, e chi gestisce il giro di scommesse? Agnes!
- La gente scommette su di ME?- ululò Cyril, indignato.
- La gente scommette su tutto- asserì Ben, poggiando i piedi sul tavolino - Siamo inglesi, amico.
Cyril contò fino a dieci, prima di strillare – VIA QUELLE ZAMPACCE DA LI’, E’ UN CHIPPENDALE ORIGINALE!
“La fortuna aiuta gli audaci”, recita un famoso detto. In questo caso aiutò Cyril, che non si poteva definire audace; astuto, dalle mille risorse e privo di scrupoli, sì, ma audace…
Tra le numerose attività extracurricolari che frequentava era compreso il tennis; due giorni dopo la riunione a casa Wollestonecraft, Agnes Morrison gli aveva proposto una partitina amichevole.
Dopo una onorevole sconfitta affidò a Cyril la borsa; non appena rimasto solo, la aprì, frugando alla ricerca del quaderno rosa dove Agnes segnava scommesse, puntate, debiti e crediti.
- Bingo!- esclamò quando l’ebbe trovato. Sebbene la tentazione fosse forte, il timore di venire scoperto prevalse, trattenendolo dall’esaminare il quaderno da cima a fondo; andò direttamente all’ultima pagina, dove lesse qualcosa di interessante, meritevole di uno dei suoi sorrisi calcolatori.
- Ciao, Bernard- disse, entrando nella camera dell’amico, poco più tardi.
- Cy, quante volte ti ho detto di… Oh. Mio. Dio.
- Qualcosa non va, Ben?- gli chiese Cyril, sempre col sorriso sulle labbra.
- Tu. E la mia risposta è NO!- rispose l’altro, mettendosi a sedere.
- La risposta a cosa? Non capisco- replicò Cyril, ostentando innocenza.
- Ti conosco, Cy, quel ghigno… L’ho visto poche volte, ma so che non annuncia nulla di buono, perciò, qualunque sia la tua proposta, la mia risposta è NO!
- Peccato, per una volta che volevo esserti utile, a mio discapito…
- Aspetta!- esclamò Ben, bloccando l’amico sulla porta. - Raccontami tutto.
- Non so se dovrei- gnaulò Cyril, desideroso, ora che aveva catturato la sua attenzione, di tenerlo sulle spine - Non sarebbe molto corretto fare del… Diciamo inside betting.
- Piantala di girarci intorno, o ti metto al tappeto!
- Raffredda i bollenti spiriti, la violenza non è necessaria. Ho, casualmente, avuto tra le mani il quadernino rosa di Agnes- notò con piacere che Ben aveva sgranato gli occhi alla notizia - E, sempre casualmente, mi è saltata all’occhio la puntata di un certo B. Cartridge: 5 sterline su me che vado al ballo... con la Irving!
- L’ho fatto tanto per scherzare, Cy, non prendertela. Lo so, ho praticamente buttato quei soldi, ma chi se ne frega, mi sono tolto uno sfizio!- si giustificò Ben.
- Non ti importa di perdere? Peccato… Avevo intenzione di farti vincere- asserì Wollestonecraft.
Ben per poco non svenne.
- T-Tu v-vorresti… con FAITH?- esalò Ben, incredulo - Hai battuto la testa da qualche parte, per caso?
- No.
- Sei posseduto?
- Neanche. Ben, ho visto a quanto danno la Irving come mia scelta per il ballo e, credimi, vale la pena passare una sera con lei pur di avere quei soldi.
- Ma quei soldi sarebbero miei- obiettò Ben, che, sotto il finto menefreghismo, celava un animo venale.
- Allora abbiamo un problema- ribattè Cyril, che quanto a venalità non era secondo a nessuno. - Non sono un buon samaritano, se vuoi vincere la scommessa pretendo il 50% della vincita. Prendere o lasciare. Che fai?
Ben si mordicchiò il labbro, roso dall’indecisione, quindi rispose, stringendogli la mano – Prendo.
Brian, rientrato prima del previsto, si aspettava di trovare i suoi “coinquilioni” (coinquilini secchioni) a sgobbare sui libri, invece, sorpresa delle sorprese, Brandon non c’era e Axel… Stava studiando anatomia.
“Parecchio a fondo, a giudicare dal baccano” pensò Brian. “E adesso che faccio: li interrompo e lo prendo in giro, gli urlo di abbassare il volume o aspetto tranquillo che abbiano finito e gli urlo BUH appena apre la porta? Tra l’altro non l’ha nemmeno chiusa, l’incosciente: e se fossi entrato?”
Vinto dalla curiosità, si avvicinò per dare un’occhiata: dopo averne sentito parlare fino allo sfinimento, avrebbe finalmente visto in faccia l’amichetta di Axel.
Quel che vide lo lasciò impietrito.
Axel, che aveva approfittato dell’assenza di Brian per stare con la SUA Lily, non si accorse che non erano soli in casa finchè, aperta la porta, il suo naso non si scontrò con un pugno, seguito dall’irato: - TI E’ PIACIUTO FARTI LA MIA RAGAZZA, STRONZO?
Colpito da quelle parole quasi quanto dal pugno, Axel non perse tempo e ricambiò con un violento calcio alla gamba, e un ancora più irato - SENTI CHI PARLA!
La situazione si infiammò, e i due migliori amici pluridecennali finirono a rotolarsi in un vortice di calci, pugni e morsi, sul pavimento, incuranti delle suppliche di Dinahlee, che, in lacrime, li pregava di smetterla.
- TI FA INCAZZARE, EH, ESSERE DALL’ALTRA PARTE, PER UNA VOLTA! QUANTE VOLTE SI E’ RIPETUTA QUESTA SCENA, MA AL CONTRARIO?
- STAI DICENDO CHE ME LA SONO CERCATA?
- Si’!
- NON E’ COLPA MIA SE SONO IO QUELLO CHE VOGLIONO, E TU LA SPALLA SFIGATA!
L’ultima parola, per una volta, la ebbe Axel: colpito l’ormai ex amico allo stomaco si alzò e disse – Per me sei morto, Cartridge.
Steso a terra, dolorante e con il labbro inferiore spaccato a metà, Brian chiuse gli occhi: non voleva piangere, sarebbe stato troppo umiliante.
Lentamente si trascinò sul suo letto; inconsciamente, lo sguardo cadde su una foto che teneva sul comodino, scattata il giorno del terzo compleanno di Axel, due settimane dopo che gli si era avvicinato, (ironia della sorte) lo aveva colpito alla testa e gli aveva chiesto di essere suo amico.
Curvò le labbra in una smorfia triste, poi, in preda alla rabbia, scagliò la fotografia contro il muro, rompendola in mille pezzi, esattamente come la loro amicizia.
“ Il tempo, come un medico, può sia curarti le ferite che fartene di nuove”.
Con questa frase, non sapeva se di incoraggiamento o che, l’aveva salutata sua nonna prima che salisse sul treno.
Meditando sul suo significato, si era resa conto che, nel suo caso, il dottor tempo aveva curato le ferite infertele da Brian: aveva recuperato l’energia e la voglia di andare avanti.
Il fatto che avesse acconsentito ad accompagnare Abigail nell’impresa di trovare un vestito per la festa della Elizabeth I ne era la conferma.
- Ooh, che carino questo!- trillò l’amica, volteggiando con un vaporoso abito rosa tra le mani.
- Bianco e nero, Ab. Kyle ha detto bianco e nero.
- Uffi. E se ne prendessi uno rosa, con dettagli bianchi e neri?- chiese, speranzosa.
- Direi che saresti da internare. Avanti, muoviti; non capisco perché ci metta tanto a scegliere, questi cosi mi sembrano tutti uguali!- commentò Faith.
- Relax, non ci corre dietro nessuno… Purtroppo- scherzò Abigail.
- Spiritosa! Tra un’ora devo vedermi con Jack e gli altri per decidere il nome della band.
- Ah, già, me l’avevi accennato- disse Abigail da dietro un mare di abiti. - Ancora non ci credo che hai accettato di cantare con loro. Dopotutto, hanno permesso a Brian di illuderti e…
- Scoparmi. Si può dire scopare, Ab. Comunque ho voglia di cantare di nuovo, e poi meritiamo tutti una seconda possibilità: Brian è loro amico da più tempo di me, al loro posto avrei fatto la stessa cosa- rispose Faith, provata dall’aria carica di estrogeni del negozio. – Piuttosto, abbiamo avuto una fortuna sfacciata: Devil è un chitarrista divino e un suo amico suona la batteria. Se è bravo anche solo la metà di Axel siamo a cavallo.
- Non vi basta Axel?- chiese Abigail, per poi caricarsi di altri due abiti da provare, entrambi stroncati dal suo critico più severo, Faith.
- Axel se ne va in Francia a imbottirsi di champagne e ostriche.
- Beato lui!
- Di che ti lamenti? Dopo gli esami andremo a imbottirci di… qualunque cosa mangino in Islanda- replicò Faith, districandosi in quella giungla di tulle e trine varie. - Argh! A saperlo avrei portato con me un machete!
- Esagerata! Soltanto perché TU nascondi la tua femminilità sotto queste t-shirt oscene non significa che dobbiamo farlo tutte- asserì Abigail - Che ne dici di questo?
Faith esaminò con un sopracciglio sollevato l’ampio vestito senza spalline dall’ampia, ma non troppo vaporosa, gonna bianca e corpetto nero con una rosa di lato.
- Non male- sentenziò. – E le mie t-shirt sono stupende!
Abigail, alla fine, scelse l’unico vestito che Faith non aveva criticato. Aveva appena pagato, quando, accanto alla cassa, vide appeso un altro abito, quasi completamente bianco, esclusa la parte alta del corpetto, nera. La rapì all’istante: cristalli neri erano sparsi sulla gonna ( e lei adorava i cristalli), dando all’insieme un’aria elegante ma non troppo “da principessa”.
- Ho già preso questo, accidenti! A saperlo….- pigolò Abigail, delusa.
- C’est la vie- la consolò Faith. - Comunque, se vuoi il mio parere, quello che hai comprato è più adatto a te: sei esile, questo ti inghiottirebbe.
- Da quando sei un’esperta di moda?- domandò Abigail, esterrefatta.
- Da quando non ho un fisico che sta bene con tutto- rispose l’amica.
- Sai, credo abbia ragione, sparirei in questo vestito… Su di te, invece, starebbe d’incanto.
- Non ne ho bisogno, Abby, halloween è ancora lontano- sibilò Faith.
- Ti prego, provalo- piagnucolò Abigail, tirandole un lembo della maglietta.
- Neanche per sogno!
- E dai!
- NO!
- Fallo per me!
L’ultima supplica sortì l’effetto sperato: Faith, sbuffando e imprecando sottovoce, si chiuse nel camerino di prova occupato in precedenza da Abigail.
Quando ne uscì venne investita da un fiume di commenti, dei quali gli unici comprensibili furono “sembri una principessa”, che le diede la nausea, e “ti toglie due taglie”, che la stava convincendo a prenderlo.
Incuriosita da tanto entusiasmo andò a specchiarsi; scoprì, contro ogni sua aspettativa, di piacersi, e quasi le dispiaceva non avere occasioni per indossare un capo così bello.
- Irving, sei proprio tu? Sembri… una meringa con le gocce di cioccolato!- esclamò qualcuno alle sue spalle.
- Cyril! Che ci fai qui?- chiese lei, coprendosi con un altro abito: non sapeva perché, ma si sentiva improvvisamente nuda.
- Kyle mi ha detto che la Venter oggi sarebbe andata a fare shopping, e ho immaginato saresti stata con lei, perciò mi sono fatto dare l’indirizzo dei negozi che avreste razziat.., ehm, visitato.
- Mi cercavi? Perché?
- Per chiederti se vuoi accompagnarmi alla festa della mia scuola- rispose lui senza il minimo imbarazzo.
- E’ uno scherzo?- sbuffò.
- Sono serissimo- le assicurò Cyril – Ben ha messo in dubbio i miei attributi, e quale miglior modo per smentirlo che mostrarmi in pubblico con una bal… ehm, con te?
“ La sincerità è da apprezzare”.
- In tal caso la mia risposta è no. Senza grazie, non te lo meriti.
- No?
- No. Fottiti- ripetè Faith, risoluta: non avrebbe rovinato una sera della sua vita respirando la stessa aria di Wollestonecraft, non era una masochista.
- Abbiamo un problema, Irving- le sussurrò, avvicinandosi sempre più - Non accetto un no come risposta.
Le afferrò il polso e Faith ringhiò – Mi stai facendo male.
In realtà non provava alcun dolore, ma il contatto con la pelle di colui che l’aveva chiamata “palla di lardo” dal primo momento che si erano visti la ripugnava; appurato che l’altro non aveva intenzione di mollare la presa, diede retta alla voce interiore che le suggeriva di farlo soffrire e… Lo morse.
Cyril, però, non si scompose: a parte una fugace smorfia di dolore non diede segni di fastidio, anzi, ebbe persino il coraggio di commentare - Un comportamento tanto primitivo è indegno di una persona razionale come te, Irving.
- Vaffanculo, stronzo.
- E lo è anche un simile linguaggio- aggiunse. - Credimi, neppure per me è un piacere, ma ho i miei buoni motivi per chiedertelo. Ora che ti sei sfogata, mi dirai il si che voglio?
- No.
Cyril scosse il capo, passandosi un dito sul segno del morso di Faith, quindi sibilò – Si vede che mi detesti: hai affondato per bene i denti nella carne, specialmente i canini. Volevi sbranarmi come un vero animale, Irving… Senza offesa, eh.
- Figurati…. Stronzo- sputò lei.
- Amplia il repertorio di insulti, comincio ad annoiarmi… Ah, e complimenti: hai una dentatura perfetta.
- Grazie. Te ne vai, adesso?- gli chiese, quasi supplicandolo.
- Soltanto se mi dici di si- rispose lui, poggiandosi al muro. - Posso pagarti per il disturbo, se vuoi.
“ Questo è veramente troppo” pensò Faith, che manifestò il proprio stato d’animo schiaffeggiando Cyril.
- PUTTANA SARA’ TUA MADRE, BRUTTO MALEDUCATO! ANZI, LA TUA RAGAZZA, TUA MADRE MI E’ SIMPATICA!
Ancora una volta il biondo non reagì; non ne vedeva motivo: avrebbe accresciuto la rabbia della ragazza e, anche se non l’avrebbe mai ammesso, si stava divertendo un mondo, la Irving incacchiata era uno spettacolo impagabile.
- Dovresti pensare, prima di aprir bocca: ti pare che, se avessi una ragazza, starei a farmi prendere a schiaffi da te? Secondo: se qui c’è qualcuno maleducato quella sei tu. Abbassa la voce, non siamo al mercato- replicò, reprimendo a stento un sorriso compiaciuto: litigare con lei lo metteva sempre di buonumore.
- Ti odio.
- Ma non mi dire!
- Non mi voterò mai a questo martirio- asserì Faith
Cyril serrò le mascelle, come se quel che stava per dire gli costasse un enorme sforzo.
- Lo farai, Irving… me lo devi.
- Io non ti devo niente!- strillò Faith.
- Oh, sì, invece. Sono trascorsi cinque anni, ma non hai estinto il tuo debito. E’ ancora valido e ha maturato parecchi interessi.
Faith digrignò i denti, tentata di morderlo una seconda volta, magari al collo: rompergli la carotide le avrebbe dato un’immensa soddisfazione.  Cyril faceva venire alla luce un lato di lei che la faceva vergognare.
“ Com’è possibile? Non posso essere io, non sono violenta! Tosta sì, ma violenta… mai! Come riesce a ridurmi così?”
- Mi stai ricattando?- ringhiò, desiderando sprofondare nelle viscere della Terra quando realizzò che col suo comportamento stava dandogli ragione: sembrava un animale.
- Sto semplicemente riscuotendo- rispose lui spazzando via dell’inesistente polvere dalla maglietta.
- Non puoi.
- E’ un mio diritto. Dopotutto, se non sbaglio, dicesti che avresti fatto “qualsiasi cosa”.
- Si, beh… non proprio qualsiasi qualsiasi- pigolò Faith, consapevole di essere in trappola.
- Ti avevo avvisata: prima o poi avrei avuto da te quello che mi serve- replicò freddamente l’altro.
Un lampo omicida attraversò gli occhi verdastri della ragazza.
- Sei l’essere più sgradevole, perfido, insensibile…
- Dimmi qualcosa che non so.
 -  Spero che lo smoking ti doni.
- Cos… Che hai detto?- chiese Cyril, incredulo.
- Cedo al ricatto, sporco approfittatore- rispose Faith. - Ci sentiamo nei prossimi giorni per i dettagli.
Cyril sorrise compiaciuto e si avviò verso l’uscita, poi parve ripensarci; si girò ed esclamò - Ho visto che c’è una versione di questo vestito con le maniche. Ti consiglio quella, le tue braccia sono inguardabili!
Faith lo guardò allontanarsi e tirò un calcio al muro, maledicendo i Wollestonecraft per le prossime dieci generazioni.
“Maledetto stronzo, riesce sempre a umiliarmi!”.
Emesso un sospiro, si voltò verso la commessa e le chiese - La versione con le maniche c’è della mia taglia?
 
Ammirate Cyril in tutta la sua bastardaggine! Povera Faith, non sa cosa la aspetta! XD
Un grazie di cuore ad Arianna, che mi dà un prezioso supporto in tutti i miei progetti (vedi le traduzioni delle opere di thexchromosomee) e a chiunque passi di qua e legga. Grazie! ^^
 

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Capitolo 21
*** Capitolo 19 ***


Bentrovati all'appuntamento con quello che, vi informo, è uno degli ultimi capitoli di questa long. Buona lettura!
 
Capitolo 19: Shout with the Shouters

Furente con se stessa e con Cyril, Faith uscì dal negozio insieme ad Abigail. Nei pochi metri che le separavano dalla più vicina stazione della metropolitana, non fece che imprecare e maledire “quell'abominio della natura” e la sua discendenza nei secoli a venire, sbuffando quando si accorse che l'amica non le stava prestando attenzione.
- D'accordo che ho un repertorio limitato, Ab, ma potresti almeno fingere interesse per ciò che dico!
- Se può consolarti, io lo trovo molto divertente- rispose la causa della disattenzione di Abigail: Ben Cartridge.
Essendo la prima volta che lo incontrava da quando si erano lasciati, è comprensibile che Abigail fosse imbarazzata da morire; si dondolava sul posto, mordicchiandosi nervosamente le labbra.
- Ehm... C-Ciao, B-Ben- balbettò infine, desiderando di potersi smaterializzare.
- Ciao, Abby- rispose lui senza segno alcuno di imbarazzo. - Serpent.
- Ehilà, Benny Boop. Qual cattivo vento ti porta sulla nostra strada?- chiese Faith, prendendo sotto braccio l'amica con fare protettivo.
- Il vento del caso. Londra è più piccola di quanto sembri, e casualmente mi sono imbattuto in voi due mentre girovagavo senza meta.
- Tsk! Ti aspetti che ci creda?- sbottò Faith.
- No, ma il fatto che tu non  mi creda non fa di me un bugiardo- ribattè Ben.
- Senti, non ho tempo di starti a sentire, e lo stesso vale per Abby.
- Hai di meglio da fare? Cosa?- domandò Ben spostando lo sguardo su una rossissima Abigail.
Ancora una volta, fu Faith a rispondergli.
- Ab deve finire il suo shopping e io... Devo vedermi con Demon.
- Demon Keynes?
- Sì.
Ben scoppiò a ridere.
- Sai che è gay, vero?
- Sì, lo so, grazie tante- sputò la Irving. - E allora?
- Allora niente, sto solo facendo conversazione.
La replica di Faith venne interrotta da Abigail, che la salutò e andò a prendere la metropolitana.
Non appena furono rimasti soli, Ben rivolse a Faith un'occhiata supplice e piagnucolò - Portami con te, ti prego!
- Cosa? Sei impazzito, per caso? NO!
- Abbi pietà di me, mi annoio a girare senza un cazzo da fare.
- Tornatene a casa- suggerì Faith.
- Non posso.
- Perchè?
- Adam- rispose Ben storcendo il naso.
- Adam?- ripetè Faith, perplessa.
- Adam Cartridge... "Il cuginetto inetto fissato con le parole crociate", per dirla come Brian- sputò Ben con espressione disgustata.
- Qualcosa mi dice che non andate d'accordo.
- “Non andare d'accordo” è un eufemismo. Non lo reggo più di cinque minuti, quel ragazzino è insopportabile, è... Come me- ammise Ben.
- Come ti capisco! Anche io non riesco a reggerti più di cinque minuti- commentò Faith.
- Il sarcasmo è fuori luogo- replicò Ben. - Non lo conosci, non puoi capire...
- No, ma capisco che se continui a piagnucolare mi verrà l'emicrania; se prometti di tenere la bocca chiusa, ti porterò con me- cedette Faith, massaggiandosi le tempie.
Ben annuì, sorridendo, Faith lo afferrò per un braccio e corse all'appuntamento, arrivando comunque in ritardo e trafelata.
- Scusate il ritardo- ansimò, tenendosi un fianco.
- La prossima volta non saremo altrettanto clementi, Serp. La puntualità è fondamentale- replicò Jack in tono di rimprovero.
- Avanti, Jack- O- Lantern, dalle tregua, in fondo non è una prova, dobbiamo semplicemente scegliere il nome della band- intervenne Brandon.
Non appena si accorsero di Ben, le loro espressioni mutarono e sibilarono all'unisono - Il traditore!
- Il fratello del traditore!- ringhiò Demon, pensando a Brian e sua sorella.
- Grazie dell'accoglienza calorosa- scherzò Ben. - Vedo persino le stalattiti!
- Che ci fa LUI qui?- domandò Demon.
- Mi ha supplicata- rispose Faith.
- Adam è in città.
- Adam... Quell'Adam?- chiese Brandon. - Brian parla spesso di lui, dice che è patetico e va matto per i cruciverba.
- E' il suo ritratto. O meglio, fisicamente è molto simile a Brian, ma preferisce i cruciverba a... Tutto il resto- esalò Ben.
- Sì, sì, ok- lo interruppe Demon. - Serp, devi conoscere una persona. Sheldon, Faith. Faith, Sheldon. Ex compagno di scuola, nuova compagna di scuola.
Faith non si stupì dell'aspetto singolare di Sheldon: di chi poteva essere amico uno traforato come un pizzo e con i capelli verde acqua, se non di un platinato dal ciuffo verde acido?
- Il batterista, suppongo- asserì, stringendogli la mano.
- Supponi bene- rispose lui.
- Bando alle ciance, amigos. Al lavoro!- li richiamò all'ordine Brandon.
- Giusto. Dunque, siamo tutti d'accordo alla secessione dagli Aluminia?
- Puoi contarci, bello- rispose Faith, agitando il pugno.
- Bene, allora procediamo. Scegliere un nome non è facile come può sembrare: è importante riflettere bene, non prendere decisioni affrettate... Non vogliamo certo ritrovarci con un nome ridicolo tipo “Corn Flakes”!
- Sei poco informato- disse Ben, posando i piedi sul tavolo (tra le occhiate di disappunto generali). - Sono i Tidal Waves, adesso.
- Come lo sai?- chiese Faith.
- Ricorda di chi sono amico...
- Ah, già... Giusto...
- Perlomeno, noi non prendiamo ragazzini- sputò Demon.
- Che stai farneticando, Keynes?- ringhiò Ben.
Era chiaro come il sole che tra i due non correva buon sangue.
- A quanto pare non sono l'unico poco informato- si pavoneggiò Demon. - Cyril ha fatto entrare nella band suo fratello, che ha... Quanto? Tredici anni?
- Quattordici- precisò Ben.
- Ooh, quattordici... Praticamente un uomo!- sibilò Demon, facendo ridacchiare tutti, escluso Ben.
- Me ne sbatto altamente delle discutibili scelte nepotiste di quegli idioti- abbaiò Faith. - Siamo meglio di loro.
“ Soprattutto di un certo biondino malefico”.
- Giusto. E, per questo, meritiamo un nome migliore- esclamò Demon.
Peccato che, mezz'ora più tardi, non fossero ancora venuti a capo di nulla.
- CAZZO! SPREMETE QUELLE MENINGI! O AVETE LA SEGATURA IN QUELLE TESTE?- ululò Faith, esasperata.
- VISTO CHE SEI TANTO BRAVA, PERCHE' NON TI FAI VENIRE QUALCHE IDEA, MISS PERFETTINA?- ruggì Demon, alzandosi a fronteggiarla.
- LE HO AVUTE, LE IDEE, MA “QUALCUNO” LE HA BOCCIATE TUTTE!
- BASTA!- urlò Jack. - TUTTI E DUE!
- TUTTI E DUE? E' LEI CHE HA COMINCIATO!- gridò Demon.
- E TU MI HAI SEGUITO! SPARATI UNA CAMOMILLA ENDOVENA, CHECCA CHE NON SEI ALTRO!- ribattè Faith.
- CHECCA A ME?
- A CHI, SENNO'?
- Perchè non la smettete di fare gli urlatori e vi calmate?- propose Ben, esasperato.
A quelle parole gli altri cinque si girarono a guardarlo, in silenzio e con le sopracciglia aggrottate in un'espressione pensosa.
Poi Faith parlò.
- Benny Boop, sei un genio!
- I-Io? D-Davvero? C-Cioè, voglio dire, lo so. Perchè?
- Hai appena trovato un nome perfetto per la band: Shouters. Ci descrive bene, direi: ci piace il rock duro, non siamo un complessino di musica da camera!
- Ehi, Serp ha ragione: Shouters è fichissimo!- trillò Brandon.
Jack li tenne sulle spine per un po', prima di dichiarare la nascita degli Shouters, con tanto di grido di gioia spaccatimpani.
Mentre la accompagnava a casa, Ben, che provava gusto a mettere zizzania tra le persone, chiese a Faith, con studiata naturalezza, - Allora, Cyril te l'ha chiesto?
- Cosa?
- Di... oh, andiamo, se te l'ha chiesto lo sai!
- Di andare con lui a quello stupido ballo del cavolo che avete organizzato? Sì.
- Oh, bene. Hai accettato?
- Mi ha fatto un'offerta che non ho potuto rifiutare- esalò Faith.
- Ottimo!- esclamò allegramente Ben, battendo le mani. Faith sorrise: anche Abigail aveva quella abitudine. - Scusa se sono stato indiscreto, ma mi piace curare i miei interessi.
- Interessi?- sibilò Faith, sulla difensiva.
- Cy non te l'ha detto?- rispose Ben, ridendo tra sè e sè. - Ehm, è meglio se ti siedi, è una lunga storia... che non ti piacerà.
A casa Wollestonecraft, Henry stava godendo appieno di un momento di libertà; sua moglie era al lavoro, i suoi figli chissà dove, probabilmente in giro con gli amici o, magari, con qualche ragazza (dopotutto erano giovani, se non si divertivano adesso, quando?), e lui poteva disporre della casa a proprio piacimento, mangiando cioccolatini mentre gustava un libro, per la precisione.
Emise un sospiro rassegnato e ripose il libro quando udì la porta principale aprirsi, e si affrettò a nascondere le prove del suo crimine alimentare: se sua moglie lo avesse colto in flagranza di reato gli avrebbe fatto saltare la cena.
Non sapeva se attribuire la nuova, malsana ossessione per la forma fisica della sua altrimenti dolce metà all'approssimarsi dei cinquant'anni o ad una recrudescenza di vanità, fatto sta che si era ritrovato, da un giorno all'altro, a mangiare verdura scondita e altri piatti deprimenti, nonchè un'iscrizione alla palestra dietro l'angolo. Non che l'iniziativa gli dispiacesse: sin dall'adolescenza combatteva con l'esercizio strenuo la propria indole pantofolaia da topo di biblioteca, ma avrebbe preferito esserne informato prima, e non a cose fatte.
Gli sfuggì un sospiro di sollievo quando sentì la voce di suo figlio maggiore, Cyril, echeggiare per la casa.
- Bentornato- gli disse, facendo capolino dal suo studio.
- Credevo non ci fosse nessuno. Ciao, papà. Che combini?
- Nulla di che... sane letture. Tu? Ti sei divertito?
- Da morire- rispose il ragazzo, ignorando il bruciore alla mano, nel punto in cui Faith l'aveva morso. - Finalmente ho con chi andare alla festa della scuola.
Henry stava per offrirgli un cioccolatino della sua riserva speciale (e segreta) per festeggiare, ma la proposta venne bloccata sul nascere dai "toni soavi" di Catherine.
- Ehilà, famiglia! Sono a casa! Henry, ragazzi, c'è qualcuno?
- Catherine!- esclamò suo marito. - Non ti aspettavo così presto.
- Bess, che sia benedetta, ha voluto attaccare prima- rispose la donna mentre sostituiva i tacchi con le pantofole. - Credo che il suo stakanovismo sia dovuto alle innumerevoli corna che le mette il marito, ma...
- Catherine! Per favore! Te l'ho ripetuto mille volte: non mi piace che tu faccia del pettegolezzo, specie se sono dicerie senza fondamento!- la rimproverò Henry.
- Se avessero fondamento non sarebbero pettegolezzi, caro. Mmmm, mi piaci quando sei così integerrimo, mi ricordi perchè ti ho sposato- replicò Catherine, prima di baciarlo.
Cyril, imbarazzato come ogni figlio di fronte a uno scambio di effusioni tra i propri genitori, si schiarì sonoramente la voce e disse - Io sarei qui, eh!
Leggermente rossi sulle guance, i due si separarono, quindi Catherine stritolò il figlio in un'affettuosa morsa, chiocciando - Ooh, il mio piccolino! Come stai?
- Ehm, Catherine cara... il "piccolino" ha diciotto anni- le rammentò Henry.
- Oh, scusami, Cyril. So che ti dà fastidio, ma per me sarai il mio piccolino, anche a ottant'anni!- squittì Catherine prendendogli una mano tra le sue. Fu così che notò una ferita fresca da morso, e, allarmata, esclamò - Cyril! Cos'è questa?
- Cos.. Oh, quello. Non è niente, mamma- ripose Cyril, sperando che sua madre si calmasse.
- Niente? Ti hanno morso! A sangue!- strillò Catherine con voce sempre più acuta. - E tu!- aggiunse, puntando il dito contro Henry, - Perchè te ne stai lì impalato? Bel padre che sei! Muoviamoci, Cy, ti porto subito in ospedale!
- In ospedale?
- Sì, in ospedale. Ti hanno morso, devo farti fare la sieroprofilassi anti-rabbia- spiegò Catherine.
- La siero... che?- replicò Cyril. - Mamma, per favore, calmati, non c'è bisogno di allarmarsi.
- Nostro figlio ha ragione, Catherine- intervenne Henry, l'unico in grado di farla ragionare. - La ferita non è profonda, sebbene abbia sanguinato un po', e, se ti calmassi abbastanza da esaminarla, vedresti che è il morso di un umano rabbioso, non di un cane con la rabbia.
Catherine, constatato che suo marito aveva ragione, andò su tutte le furie: come avevano osato fare male al suo bambino?
- Scommetto che è stato Kyle- asserì. - Ah, ma non la passerà liscia; telefono immediatamente a sua nonna e...
- Mamma- la interruppe Cyril, - Rilassati. Non è stato Kyle. Non è stato nessuno dei miei amici.
- Allora chi?
- Ehm... ecco... mi vergogno un po' ad ammetterlo, ma.... è stata una... lei.
- COSA? Ti sei fatto mordere da una ragazza?- tuonò, indignato, Mr. Wollestonecraft.
- Sì. Ma...
- Che hai combinato?- chiese Catherine, improvvisamente severa.
- Perchè adesso parti dal presupposto che sia colpa mia?- chiese Cyril di rimando.
- Perchè, normalmente, le ragazze non  mordono- rispose lei. - Cosa le hai fatto?
Messo alle strette, Cyril deglutì a vuoto e confessò.
- Le ho... chiesto una cosa. Ha detto di no, mi sono arrabbiato e... l'ho afferrata per il polso. Lei si è arrabbiata e... mi ha morso.
Lo schiaffo di Catherine risuonò chiaro e forte nel silenzio che aveva seguito l'ammissione di Cyril.
- Mamma!- protestò lui, massaggiandosi la guancia; mai, neanche nei momenti peggiori, sua madre lo aveva colpito.
- Mamma un corno! Non ti ho insegnato a mettere le mani addosso alle ragazze!- ruggì.
- Mani addosso? Mamma, le ho preso il polso, non l'ho mica violentata!
- Ti pare una giustificazione? Non è così che ti ho educato, Cyril. Mi hai molto delusa- pigolò Catherine, per poi ritirarsi in cucina.
- Non prendertela, sai che tua madre è una regina del dramma- disse Henry in tono conciliante, stringendo la spalla del figlio. - Su una cosa, però, ha ragione: non puoi pretendere di controllare tutto e costringere le persone ad agire in accordo con i tuoi desideri.
- Ma papà...
- E non puoi arrabbiarti se non lo fanno- concluse, secco, Henry. - Fa pure i tuoi calcoli, ma sappi che, nella vita, la matematica è un'opinione. Ora va in cucina.
Cyril bussò timidamente alla porta, la aprì e chiese - Posso entrare?
- Tecnicamente sei già entrato, la tua testa è nella stanza- rispose fredda Catherine.
- Ehm... giusta osservazione- concordò Cyril, chiuse la porta e si avvicinò ai fornelli. - Senti, ma'...
- Credo tocchi prima a me- lo interruppe Catherine, voltandosi. Nonostante l'espressione addolcita, Cyril non si sentì tranquillo, probabilmente perchè la donna teneva in mano una mezzaluna affilata. - Ti devo delle scuse. Non avrei dovuto darti quello schiaffo.
- Tranquilla, è tutto ok, non hai fatto niente che non meritassi- ammise, a denti stretti, Cyril.
- Scusami, Cyril, ho sbagliato. In quel momento sono come impazzita, ho sentito di aver fallito come madre.
- Ma', vuoi scherzare? Sei mitica!- esclamò Cyril. - Sono io che...
Sospirò. Non sopportava di vedere sua madre triste e ferita, soprattutto da lui.
- Dimmi cosa devo fare per rimediare- aggiunse. - Qualunque cosa per dimostrarti che non sono... un fallimento.
Catherine corrugò la fronte, ci pensò su, e rispose - Prendi il telefono e chiamala. Davanti a me.
Cyril rabbrividì: alla presenza di sua madre non avrebbe potuto trattare la Irving come meritava. L'occhiata penetrante che gli rivolse sua madre, però, lo convinse a obbedirle.
- Che vuoi?- rispose Faith.
- Ehm... ecco... scusarmi, per... beh, lo sai.
- No, non lo so- replicò Faith: non sapeva cosa avesse spinto Cyril a chiederle scusa, ma non aveva alcuna intenzione di rendergli la cosa facile.
- Sì che lo sai!
- Forse, ma voglio lo stesso sentirmelo dire dalla tua voce, è così sexy!- lo schernì.
- Davvero? Cioè, voglio dire… brutta str...- "Che dici, scemo? C'è tua madre!" - E va bene! Scusami per averti dato della... balena e simili, e per averti afferrata in quel modo. Spero di non averti lasciato segni.
Catherine annuì in segno di approvazione.
- Tranquillo, nessun livido, solo un lieve rossore- gli assicurò Faith. - Tu, invece? Ti prego, dammi la soddisfazione di sapere che ti resterà una cicatrice!
- Bastarda!- esplose Cyril. - Sì, cazzo, mi hai fatto male, palla di lardo che non sei altro!
- CYRIL!- lo rimproverò Catherine.
- Ti odio.
- Ricambio con tutto il cuore- replicò Faith. - Prima che riattacchi maledicendomi sotto voce: ho preso il vestito, quello con le maniche. Contento?
- Di non vedere i tuoi salsicciotti, ehm, braciole, ehm, braccia? Sì!- rispose Cyril.
- CYRIL!
- Fingerò di non aver sentito, Riccioli d'oro. A che ora passi a prendermi?
- A prenderti?
- Sì. Non pretenderai che venga al ballo in metropolitana!- esclamò Faith, oltraggiata.
- E tu non pretenderai che sprechi benzina per te!- ribattè lui, determinato a non dargliela vinta.
- CYRIL!
- Potrei rinunciare all'automobile, ma... voglio metà dei soldi.
- Q-Quali soldi?
- Riccioli d'oro, dovresti scegliere meglio i tuoi amici, saranno anche divertenti, ma non sanno tenere la bocca chiusa- ridacchiò la Irving.
Cyril ringhiò.
- Ben! Figlio di…
- Metà dei soldini, o non se ne fa niente.
- Cedo al ricatto, sporca approfittatrice!- sputò Cyril, brandendo il telefono come un'arma.
- CYRIL!
- Vedi che, quando vuoi, sai essere ragionevole? A presto, Wollestonecraft.... oh, e salutami tua madre, è lì vicino a te, no?
- Vaffanculo!- ruggì Cyril, e sbattè il telefono sul tavolo.
- Cyril! Ti sembra questo il modo di parlare a una ragazza?
A quelle parole il ragazzo curvò le labbra in un sorrisetto perfido, e rispose - Ti darei ragione, mamma... se quella fosse una ragazza.
Melanie stava andando in stazione, arrabbiata come non mai con Axel: come aveva osato darle della ragazza facile? E solo perchè aveva accennato alla possibilità di non escludere un ragazzo come possibile nuovo coinquilino ( al posto di Dinahlee, che lo avrebbe seguito a Parigi)!
- Oh, insomma, cosa crede? Che sia così stupida da prendere in casa un maniaco? Oppure che, solo perchè io e Jeremy abbiamo deciso di prenderci una pausa, salterò addosso al primo maschio appetibile che vedo? Bell'opinione ha di me!- borbottò tra sè e sè.
Qualcuno la salutò, ma non lo sentì, impegnata com'era a mandare a quel paese Axel.
- PEZZO DI CRETINO!- sbraitò per sfogarsi, e si sentì rispondere - Dici a me?
Si girò e vide Brandon, che la fissava perplessa; sentendosi una completa idiota, esalò - Oh, cielo! Certo che no! Perdonami, Brandon, non ti avevo visto.
- E' tutto ok? Sembri un po' esaurita... Senza offesa, eh!
- Niente di grave, non preoccuparti: ho discusso con Axel- ammise lei. - E' un tesoro, ma a volte esagera.
Brandon annuì, comprensivo, ma il dovere di replica gli venne risparmiato da Melanie, che aggiunse, abbozzando un sorriso - Basta parlare di me. Non voglio contagiarti col mio malumore.
"Mai conosciuto qualcuno più altruista", pensò Brandon.
- Tranquilla, non c'è pericolo, oggi niente può scalfire il mio buonumore.
Attaccò a parlare, incurante della pesante borsa issata sulla spalla di Melanie; le comunicò che aveva lasciato gli Aluminia, che usciva con una ragazza molto carina ma troppo dittatoriale, che non riusciva a sganciare... Un vero peccato, dato che in palestra ne aveva incontrata un'altra altrettanto carina e decisamente più dolce.
- Ufficialmente, però, sono libero come il vento! Oh, e dopo una breve vacanza mi trasferirò a Londra.
- Oh, wow. Dove?
- Ehm... Dove troverò una stanza abitabile a un prezzo ragionevole. I miei genitori hanno mia nonna a carico, non voglio essere di peso, e mia sorella, che pure mi ha offerto un posto letto, ha la sua famiglia... Ti ha detto Axel che ha avuto una bambina?- aggiunse, illuminandosi. - Sì sì, una bellissima bambina. Maya.
- No, non lo sapevo. Auguri!- trillò Melanie. - O si dice congratulazioni?
- Non saprei... Credo che "auguri" vada bene. Le congratulazioni si fanno quando uno si diploma, si laurea, trova un lavoro... Ah, avercela questa fortuna- sospirò Brandon. - Ho un colloquio la prossima settimana, spero vada bene, non mi piace fare il mantenuto, anche se a mantenermi sono i miei genitori.
- E' molto maturo da parte tua, sei ammirevole- squittì Melanie, sorridendogli radiosa. - Spero proprio tu ce la faccia.
Il ragazzo, a un certo punto, notò alcuni fogli che Melanie reggeva tra le mani, ne prese uno e lesse: " AAA coinquilino cercasi per dividere le spese di un confortevole mini-appartamento a Buck Street. Se sei un essere umano in cerca di un tetto sopra la testa, cogli al volo la tua occasione."
- Ma questa è una manna dal cielo!- esclamò Brandon, per poi spiegazzare il foglio, quasi a sincerarsi di non stare sognando - Appartamento a Camden Town!
Si schiarì la voce e, ignorando i pigolii imbarazzati di Melanie, proseguì nella lettura:  "L'appartamento è composto da un'altra singola, cucina- salotto e bagno"
- S-Si, b-beh, d-detto così sembra chissà cosa, ma…
- Cavolo! E' più grande della casa di mia sorella! E dovrei dividerla non con tre persone, ma con una soltanto!
- Ehm… Brandon, prima di entusiasmarti, devi sapere…
- L’affitto è alto, vero? Lo sapevo! Non me ne va mai bene una!- gnaulò Brandon, abbattuto.
- Disse quello dall'inossidabile buonumore- replicò Melanie con un sorriso.
Brandon ebbe la decenza di arrossire.
- Sii sincera, Mel: l’affitto è tanto caro?
- No- rispose lei, - Ma credo dovresti comunque dare un’occhiata al posto, prima di decidere… E se il coinquilino non ti andasse a genio? E‘ sgradevole convivere con qualcuno che detesti. Io ne so qualcosa- aggiunse, pensando a sua sorella Lynnel.
- Hai ragione- convenne l’altro, - Ma più leggo il volantino più mi innamoro di questo appartamentino.
Melanie sospirò e Brandon riprese a leggere: "Si accettano animali, purchè mammiferi, e umani, possibilmente non fumatori e tassativamente non festinari e/o casinisti".
- Tipo esigente chi ha scritto questo annuncio, eh?- commentò Melanie, visibilmente a disagio… o meglio, visibilmente per chiunque, tranne che per Brandon.
- Praticamente il mio ritratto!- esclamò.
- Uhm… sì… se togli il casinista e festinaro...- rispose l’altra.
Brandon si finse offeso e mise sui il broncio, per poi scoppiare a ridere, seguito a ruota da Melanie, che asserì - Se sei ancora interessato, puoi sempre chiamare il numero in fondo e fissare un appuntamento… Così vedrai anche che razza di coinquilina ti ritroverai..
- Coinquilina? E‘ una lei?
- Sì.
- Come lo sai?- le chiese lui.
"Perchè la conosco:  sono io!“
- La conosco, è una mia… vecchia amica- rispose lei.
- Ah, si? E com'è? Carina?- si affrettò a domandare Brandon.
“ Carina? Oddio, mica tanto...”
- Carina non direi… Normale… Non il tuo tipo, però.
- Perchè?- gnaulò Brandon, deluso. - Guarda che non sono di gusti difficili! Mi basta che sia una vera donna... Niente sorpresine sotto la cintura, non so se mi spiego…
- Ha la vagina, se è questo che intendi- sibilò tra i denti Melanie, fulminandolo con un’occhiata omicida.
- Vedi? Allora che problema c'è?
- Fidati, Brandon, non fa per te.
- Perchè?
- Perchè lo dico io.
Brandon la fissò incuriosito e disse- Spiacente, Melly, mi hai fatto troppo incuriosire… Non ti dispiace se ti chiamo Melly, vero?
- No, affatto.
- Bene. Chiamo subito per chiedere di vedere l’appartamento, sono davvero curioso! Ooh, spero proprio che la coinquilina sia una brava cuoca, amo mangiare ma non so cuocere un uovo!
- Se vuoi posso darti lezioni- si offrì Melanie.
- Magari! Accidenti, devo scappare. E‘ stato bello rivederti, Mel. Hasta la vista, amiga!-. Dopo qualche passo Brandon parve ripensarci; si girò di nuovo ed esclamò - Ah, quasi dimenticavo: fai bene a non usare più la piastra, sei più bella coi capelli mossi!
Melanie arrossì compiaciuta e lo guardò correre via, ridacchiando al pensiero della faccia che avrebbe fatto quando avrebbe scoperto che la misteriosa coinquilina era lei.
Una volta a casa, però, l'apparentemente inossidabile buonumore si corrose. Axel, che pareva avere una nuvola temporalesca sopra la testa, scattò in piedi alla vista del volantino stretto nella mano di Brandon, glielo tolse e lo stracciò.
- Cazzo fai?- ringhiò Brandon. - Era un'occasione da sogno!
- Certi sogni è meglio che finiscano nella spazzatura- replicò Axel, gettò i pezzetti di carta nella spazzatura e se ne andò.
- Fanculo a lui! Fortuna che avevo già salvato il numero nel cellulare. Si può sapere che gli prende?- abbaiò Brandon.
- Secondo te? E' da quando non parla più con Brian che ha questo atteggiamento da donna mestruata- rispose Jack.
- Che palle.
- Puoi dirlo forte.
- CHE PALLE!
- Non così forte, Brand.
Brandon, stando attento a non farsi sentire da Axel, telefonò al numero indicato sul volantino che aveva preso da Melanie. Gli rispose una certa Vi, con la quale fissò un appuntamento per vedere il famoso appartamento.
Quella stessa sera, mentre riordinava gli appunti dopo cena, Axel ricevette una telefonata.
- Ehi, Ax, sono Vi.
- Cugina carissima! A cosa devo il dispiacere?- rispose lui: fatta eccezione per Melanie e Reese, non aveva un bel rapporto con le cugine.
- Il tuo amico ha telefonato. Oggi pomeriggio- rispose lei con altrettanto veleno nella voce.
- Quale amico?
- Quel... Brady, o giù di lì.
- Brandon?
- Oh, sì, giusto. Brandon.
- Che voleva da te?
- Visitare l'adorabile casetta di Melly, ovvio!- cinguettò Venus, poi, perfida, aggiunse, - Non è un problema se il ragazzo del quale Melly non ha fatto che parlare mentre facevamo shopping, e che ha ammesso di trovarla bella, va a vivere con lei, vero, Ax?
- Lui COSA?- tuonò Axel, balzando in piedi: come osava quel... quel... Brandon pensare alla sua candida e indifesa cuginetta?
- Già. Il che fa sorgere spontanea una domanda: quanto è miope?
- Sei una stronza, Vi- ribattè Axel, sorridendo nel sentirla, per la prima volta, invidiosa di Melanie. - Comunque non approverei, ma se Mel dovesse sceglierlo come coinquilino non potrei farci niente: è adulta e vaccinata, anche se un po' ingenua. Anzi, forse ne sarei quasi felice: meglio qualcuno che conosco di uno sconosciuto qualunque.
- Mah! Io diffido di chiunque abbia un pene, e sono una che...
- Ne ha provati tanti- finì per lei Axel.
- Vaffanculo, Ax!- abbaiò Venus.
- Vacci tu, che sei un'esperta!- ribattè il cugino, sogghignando.
- Senti, so che è la tua preferita, lo è sempre stata, ma non puoi negare che Melly non è granchè- riprese Venus, reprimendo l'orda di imprecazioni che avrebbe voluto rivolgere al cugino. - Non ha l'aura di perfezione di Lyn, o il fascino etereo di Letty, o la mia superba bellezza...
- Il fatto che non abbia la tua modestia è positivo- commentò Axel con un risolino ironico.
- Di nuovo, vaffanculo. Non sto dicendo che è da buttare, ma neppure chissà cosa; ora, carina è un conto, ma lui le ha detto che è bella. Bella, capisci? Mel non sarà mai bella! E'...- "Grassa" - Tante cose, ma bella... dai! E non voglio che si monti la testa e soffra perchè quel coglione del tuo amico si vuole togliere uno sfizio!
- Vi!- esclamò Axel, sinceramente colpito. - Ma, allora... anche tu hai un cuore!
- Per la terza volta: vaffanculo. Se vuoi startene fermo a guardare fa' pure, io farò a modo mio- asserì Venus, e pose fine alla chiamata.

Cosa combinerà Venus? Povera Mel, con parenti del genere non ha vita facile! XD
E Faith? Riuscirà a non azzuffarsi con Cyril al ballo?
Lo scoprirete nei prossimi capitoli!

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Capitolo 22
*** Capitolo 20 ***


I’m sorry, lo siento mucho, mi dispiace tantissimo per la lunga assenza. Vi lascio al capitolo.
Grazie per la pazienza a tutti voi lettori silenziosi, e grazie a chiara_centini e ehy dude i love you, che preferiscono UF. ^^

 
Capitolo 20: Un cavaliere per la Meringa

La fantasia preferita di Brandon Bailey prevedeva un divano (o un letto), lui, naturalmente, e una lei molto sexy, coperta solamente da un grembiule da cucina, che lo imboccava tenendolo dolcemente tra le braccia… prima che l’atmosfera si scaldasse e diventasse esplicitamente a luci rosso fuoco.
Per questo motivo, quando si ritrovò sdraiato su un divano con la testa adagiata su un morbido e accogliente seno, non potè trattenersi dall’esalare - Sono in Paradiso?
- Oh, meno male, ti sei ripreso! Scusami, scusami tanto, Brandon. Non avrei mai voluto colpirti! Mi sento una criminale… e, sotto sotto, eccitata: fare a botte è fantastico! Mi perdoni?- rispose una voce conosciuta, straripante sensi di colpa.
- M-Melanie?- esclamò Brandon, scattando a sedere come se avesse preso la scossa. Il solo pensiero della reazione di Axel, se l’avesse beccato in quella posizione con la sua cugina del cuore, lo faceva sudare freddo. Un attimo di riflessione gli riportò alla mente una sequenza di avvenimenti incredibile: Venus, una vera dea della bellezza, gli aveva fatto visitare l’appartamento, tempestandolo di domande assurde sulle sue abitudini, poi, senza che se ne rendesse conto, gli era saltata addosso; aveva opposto resistenza, almeno all’inizio, ma, proprio quando stava per cedere, era arrivata Melanie, che aveva coperto d’ingiurie lui e Venus, prima di avventarsi su di loro. - Un momento: sei stata tu a colpirmi?
- Miravo a Venus- ammise lei con un sorriso colpevole, schiaffandogli sull’occhio una borsa del ghiaccio. - Sei stato una vittima accidentale.
- Volevi prenderla a pugni? Roba da matti!
- Scusa tanto se non mi andava di vedere profanato il mio letto!- abbaiò Melanie, assumendo un’aria minacciosa.
- Il… tuo letto?- boccheggiò Brandon. - Tu… vivi qui?
- Che intuito, complimenti!
- Ma… ma… avevo capito…
- Da quando si è liberata l’altra singola lascio che Venus la usi per… divertirsi- spiegò Melanie.
- Quindi la mia possibile futura coinquilina… saresti tu.
- Deluso?- pigolò Melanie, sulle spine.
“Un po’… anzi, no, a pensarci bene, mi va di lusso!”
- Beh, Venus è innegabilmente bona- Melanie strinse i pugni e digrignò i denti. - Peccato non sia altrettanto simpatica- Melanie battè le mani e gli sorrise radiosa. - Ora, se non ti spiace… potrei avere un po’ di quella torta?- gnaulò, supplichevole, indicando una Meringata dall’aria appetitosa, poggiata sul bancone della cucina.
- Tutta la torta che vuoi.
Brandon, soddisfatto, si stese nuovamente sul divano, poi, assalito da un dubbio, chiese - Venus se n’è andata?
Melanie, per qualche strana ragione, lo scaraventò sul pavimento e sbraitò - Se ti interessa tanto corrile dietro!
- Cosa?- esclamò lui, allibito: non aveva mai visto Melanie infuriarsi, se non per un dolce venuto male. - Non voglio… cioè, normalmente sì, eccome se… P-Perché fai quella faccia?
- Perché sei un cretino!- ululò, tagliò una minuscola fetta di torta e gliela mise davanti aggiungendo con freddezza - Spero ti vada di traverso!
Venus, che aveva assistito alla scena dal bagno, sbuffò - Per l’amor del cielo, Melly, non atteggiarti a regina del dramma, non ti riesce!
- Non tutti possediamo il tuo talento recitativo, Vi- sputò sprezzante Melanie.
- Puoi dirlo forte, cuginetta!- trillò Venus. - Ho fatto credere a questo deficiente qui, come anche agli altri che l’hanno preceduto, di volerci provare con lui, e ci è cascato in pieno!
Brandon, sconvolto, balbettò - Q-Quindi n-non… non facevi sul serio?
- Ma ti pare?- rispose Venus con uno sbuffo di scherno. - Il mio unico scopo era testare la tua resistenza. Melly è una dolce bambolina, sarei venuta a vivere qui, piuttosto che lasciarla in balia di una stronza o, peggio, un maiale!
- Oh. Ok. E ho, uhm, passato il test?
- Sei quello che mi ha resistito più a lungo- lo informò Venus con noncuranza, esaminandosi le unghie. - Per l’amor del cielo, non fare quella faccia! Sei caruccio, Brady..
- Brandon.
- Quello che è. Sei comunque lontano anni luce dal mio ideale di uomo.
In risposta all’espressione interrogativa di Brandon, Melanie sospirò - Il suo uomo ideale deve avere: conto in banca ad almeno cinque zeri, automobile di lusso, immobili di lusso, possibilmente uno yatch, anche se non capisco cosa te ne faccia, Vi, dato che soffri di mal di mare e non sai nuotare, una passione smodata per gli eventi mondani, tassativamente non culturali… Rispondi a uno di questi requisiti?
- Decisamente no- ridacchiò, per poi aggiungere, dopo che Venus ebbe levato le tende - Spero che le tue pretese siano più ragionevoli, Melly.
- Mi basta che rispetti i turni di pulizia, paghi la tua quota di spese in tempo e mi avvisi in anticipo se porti ragazze a casa. E’ abbastanza ragionevole?- domandò scherzosamente Melanie.
- Sento che andremo d’accordo… coinquilina.
- Lo credo anch’io. Soprattutto se accetterai di fare da cavia per le mie creazioni dolciarie- esclamò Melanie allargando ulteriormente il sorriso.
Brandon annuì, si alzò e replicò - Inizio subito, coinquilina. Sai, questa torta è più irresistibile di tua cugina!
Arrivò, annunciato da sole e afa, giugno: il mese dell’estate, delle feste… e degli esami. Il brutto era che, se durante la festa si riusciva a dimenticare la fatica dello studio pazzo e forsennato, una volta a casa il peso dell’approssimarsi degli esami tornava più pesante di prima.

Casa Irving, ore 7:30 p.m.

- Buon compleanno, Devil! Auguri!- trillò Faith al suo nuovo amico.
- Grazie, Serpent. Stasera ti ho lasciata ai tuoi impegni mondani, ma domani festeggiamo. Come procedono i preparativi?
- Come vuoi che procedano? Ho appena smesso di iperventilare e pensare che finirò col picchiare a morte Riccioli d’oro.
- E’ già un passo avanti.
- Mi sento ridicola, Devil. Ridicola e annoiata. Mi sembra di stare sprecando il mio tempo: potrei essere la sosia di Miss Universo, Wollestonecraft troverebbe comunque difetti da irridere col suo solito sarcasmo!
- Che ti frega di lui, Serp? E’ un coglione- asserì Demon. - Si crede tanto importante quando non è degno di allacciarti le scarpe. Fa un favore a entrambi: mandalo al diavolo e spassatela!
- Non so se ce la faccio.
La conversazione venne interrotta da Führer Rose, entrata senza bussare in camera di sua figlia. Le strappò di mano il telefono, liquidò sbrigativamente Demon, ricordandosi di augurargli buon compleanno, e la trascinò a forza in bagno; non che non le piacesse lavarsi, anzi, era un'igienista, ma il solo pensiero di farsi bella, ehm, ancora più bella per quel... quel... Wollestonecraft le dava la nausea.
- Ma chi me l'ha fatto fare?- mugolò, fissando accigliata il suo corpo burroso infagottato nell'accappatoio; era convinta che chi avesse ideato quell'indumento non aveva calcolato che chiunque l'avesse messo addosso avrebbe voluto apparire decente, se non addirittura sensuale, a prescindere dall'essere o meno uno stecchino.
- Chi ti ha fatto fare cosa, cucciolo?- le chiese Rose.
- Andare a una festa elegante con quel… quel... Wollestonecraft- rispose Faith, digrignando i denti. - Di sicuro non perderà occasione per umiliarmi e farmi deridere da tutti. Dio, quanto lo odio! Bah, meglio non pensare a lui, rischio di beccarmi un’ulcera.
- Esagerata!- ridacchiò sua madre. - Capisco tu possa avere un pentimento dell’ultimo minuto, ma cerca di superarlo pensando alle qualità di questo Cedric!
- Cyril- la corresse Faith.
- Cyril! Cyril! Perché, che ho detto?- sbottò Mrs. Irving, seccata.
- Cedric. Comunque, per risponderti, quell'essere non ha pregi. Lo detesto.
- Andiamo, Faith, sii ragionevole. Se ti ha invitata un motivo ci sarà, e se tu hai accettato il suo invito anche, no?
“ Sì, ma non è idilliaco come pensi. Miracolo dei miracoli, per una volta io e quell'antipatico abbiamo stretto un accordo spinti dallo stesso, identico motivo: il denaro”.
- Forse la sua algida bellezza mi ha mandato temporaneamente in tilt il cervello… oppure, più probabilmente, mi ha fatta ubriacare per estorcermi l’assenso. E' plausibile- scherzò Faith, sogghignando mentre accarezzava la guaina modellante nella quale aveva costretto le sue forme generose: dato che sicuramente non avrebbe "festeggiato" in privato con Cyril dopo il ballo (anche solo tentare di immaginarlo la faceva scoppiare a ridere), aveva optato per dell'intimo "talmente poco sexy da farlo afflosciare a un pornodivo" (come aveva commentato mentre lo indossava, facendo infuriare Rose), ma sufficientemente robusto da contenere quella che lei chiamava "lardo informe" e sua madre "fisico mediterraneo".
Rose Irving rise ed esclamò - Attenta, cucciolo, è la stessa cosa che dissi a una mia amica quando mi chiese come mai avessi accettato di uscire... con tuo padre!
A quelle parole Faith ebbe un semi- mancamento, seguito da un conato di vomito, seguito da un secondo conato.
”Vediamo il lato positivo: i nostri figli saranno bellissimi e con gli occhi azzurri!” pensò, scatenando un attacco di panico.
- Ti senti bene, cucciolo?
- Starò a meraviglia se la smetterai di parlare di quel… quel... Wollestonecraft.
- Ok, niente più parlare di Cedric- promise Mrs. Irving, con tanto di mano sul cuore.
- Cyril- mormorò Faith a denti stretti, facendo segno a sua madre di aiutarla a entrare nel vestito. Le calzava a pennello ed era comodo, se si escludeva la cerniera invisibile sulla schiena, che senza sua madre non si sarebbe mai chiusa.
- Non ce la faccio, mamma. Credevo di farcela, di riuscire a stare nella stessa stanza di qualcuno che non sopporto, ma... non ci riesco- gnaulò Faith, scostandosi dalla fronte una piccola ciocca sfuggita dal bigodino.
- Cucciolo, non hai idea di quante volte, in futuro, sarai costretta a dividere il tuo spazio con gente che non sopporti- asserì Rose. - A volte potrai evitarlo, altre no, perciò forza e coraggio, fa vedere a questo insopportabile qualcuno di che pasta sei fatta! Non vorrai mica dargli la soddisfazione di sapere quanto ti sta sulle scatole?
Faith, colpita da quelle sagge parole, annuì, pensando che sua madre aveva, come (quasi) sempre, ragione: non avrebbe permesso a quel... quel... Wollestonecraft di renderla uno zimbello.
"Show must go on... inside my heart is breaking, my make-up may be flaking, but my smile, still, stays on".
Avrebbe fatto suoi quei versi e ripagato quel malefico biondo con una moneta che non si sarebbe mai aspettato da lei: la gentilezza.
Oh, sì. Sarebbe stata uno zuccherino. Quanto più lui l'avesse insultata e maltrattata, tanto più lei sarebbe stata una dolce fanciulla.
Si sedette alla scrivania, lasciò che sua madre le acconciasse i capelli e le applicasse primer e fondotinta, quindi completò da sè il trucco. Stese e sfumò l'ombretto, allungò le ciglia col mascara e colorò le labbra, naturalmente rosse e carnose, di rosso.
Poi, però, le vennero in mente le parole di sua nonna paterna, Beatrice: "gli uomini sono un po' come i tori... quando vedono rosso non capiscono più niente"; agitata, tolse il rossetto rosso e lo sostituì con uno neutro.. ci mancava solo che quello lì si mettesse in testa strane idee!
Si posizionò davanti allo specchio, atteggiandosi a vamp, per constatare il risultato di un'ora e mezza di preparazione, e quasi non si riconobbe.
" Ecco come sarei se ascoltassi mia madre e mi dedicassi ogni giorno alla cura di me stessa, invece di essere una ragazza a bassa manutenzione. Voglio proprio vedere se quel montato avrà la faccia tosta di darmi dell’abominio della natura, stasera", pensò, sorridendo al suo riflesso.
"I'll face it with a grin, i'm never giving in, on with the show!"

Casa Venter, ore 8:00 p.m.

Abigail Venter stimava immensamente Faith, e ammirava il suo buon gusto; certo, la rimproverava di continuo perchè non dedicava altrettanta cura a se stessa, ma questo non voleva dire non fosse consapevole che il look da maschiaccio della sua amica era frutto di pigrizia e bassa autostima, non della mancanza di stile.
"Però, accidenti a lei, avrebbe potuto consigliarmi un abito più comodo!"
L'abito scelto insieme a Faith le calzava a pennello, sottolineava le curve da evidenziare e distoglieva l'attenzione da quelle da celare.
L'unico problema erano i bottoni. Sì, quel magnifico vestito che adorava non aveva la zip, bensì una lunga fila di piccolissimi bottoni, per cui era impossibile per lei chiuderlo da sola.
Abbandonato l'orgoglio dopo numerosi quanto inutili tentativi, uscì dalla sua camera e prese a vagare per la casa, pregando che un'anima pia la soccorresse.
- Aiuto! Qualcuno mi aiuti! Ma insomma!- urlò Abigail, spazientita.
Suo fratello la degnò di appena  uno sguardo, prima di informarla che i loro genitori erano usciti, per poi tornare a giocare alla PSP.
- Ti decidi a venire ad aiutarmi ad abbottonare il vestito, o no?
Il fratello di Abigail emise un sospiro di esasperazione, rispose laconicamente - No- e riprese a giocare alla PSP.
Abigail allora tornò nella sua stanza, dove rimase finchè i suoi genitori non tornarono a casa. Sua madre corse subito a controllare che fosse pronta e, quando la vide stesa sul letto seminuda, sospirò, la sgridò per non essersi sbrigata a prepararsi, le rammentò che Kyle sarebbe passato a prenderla tra dieci minuti esatti, e solo alla fine la aiutò a prepararsi.
Con la rapidità che solo le madri e le personal stylist professioniste possiedono, in dieci minuti chiuse l'abito, truccò la figlia e le fece un'acconciatura da star. Alle 9 p.m. in punto la principessa Abigail era pronta a salire sulla carrozza motorizzata diretta al gran ballo... peccato che ad accompagnarla non fosse il suo principe!

Casa Wollestonecraft, ore 8:30 p.m

- "I am an anti-christ, i am an anarchist, i don't know what i want but i know how to get it, i want to destroy passers by, 'cause i wanna be in anarchy! "
- Cantare "Ananrchy in the U.K" in una casa di conservatori? E' questa la tua idea di ribellione adolescenziale? Fa pena!- esclamò caustico Vyvyan, apparso come dal nulla dietro la porta del bagno, dove suo fratello Cyril stava dandosi gli ultimi ritocchi per essere impeccabile.
Interrotto durante un'attenta riflessione, concernente un problema di importanza nazionale, ossia "dopobarba o non dopobarba?", il maggiore sbuffò, irritato dalla presenza di quel piccolo rompiscatole, e rispose - Farti i fatti tuoi no, eh, Vyv?
- Che ci vuoi fare... ho preso da mamma- rispose il minore, rivolgendo al fratello un sorrisetto furbo. - Adesso schioda, devo pisciare.
- Vattene- sbraitò Cyril, aprendo la porta. - Devo decidere se mettere il dopobarba, ok? E devo ancora aggiustare il cravattino!
- Niente dopobarba, è meglio. A Faith dà fastidio.
- Che ne sai tu di cosa piace alla Irving?- sbottò Cyril, tentato di cospargersi di dopobarba: se la Irving lo detestava, ne avrebbe messi litri. La voce della ragione, però, gli rammentò che non sarebbero stati soli, ed essere ricordato come il Presidente del Consiglio degli studenti più... olezzante della storia non era certo nei suoi piani.
- Spiacente, non svelo le mie fonti- replicò con sussiego il tredicenne. - Ti basti sapere che, se volevi tenerla lontana, hai trovato un buon modo: non può soffrire i ragazzi imbevuti di profumi artificiali e simili, le piace il... aspetta, com'era? Ah, sì. Il naturale profumo di pulito.
Cyril sbuffò una seconda volta: pensare che la Irving avrebbe potuto trovare rivoltante il suo odore lo metteva in agitazione, poi capì che, grazie a doccia e deodorante, non avrebbe puzzato come un cavernicolo, e si tranquillizzò.
- Quella è tutta matta- commentò, sistemandosi il cravattino: avrebbe preferito di gran lunga una cravatta, ma c'era un dress code da rispettare, e non poteva essere proprio lui a non rispettarlo.
- Tu non sei da meno... senza offesa, eh!
- Sei mio fratello, dovresti essere dalla mia parte- asserì Cyril, lasciando il bagno a Vyvyan.
- Lo sono!- ribattè Vyvyan. - Ma Faith mi è simpatica, e non capisco perchè non ti piace. Non in quel senso, in generale.
Cyril sospirò, alzando gli occhi al cielo. Non sapeva che risposta dargli, per cui glissò su quella domanda imbarazzante.
- Non dovevi andare in bagno, Vyv? Allora vacci, e zitto!

Casa Cartridge, ore 9:00 p.m.

- Ben! Non provare a sfuggirmi!- strillava, invano, Heather, decisa a dare un’ultima occhiata a suo figlio, prima che uscisse di casa. Stufa di rincorrerlo, sbraitò - Bernard Porter Cartridge, ti ordino di fermarti! Abbi pietà di chi ti ha messo al mondo, adesso costretta a inseguirti sui tacchi.
Il cuore filiale di Ben, mosso a pietà, lo indusse a fermarsi e accogliere la supplica di sua madre.
- Allora? Sono presentabile?
- Sei bellissimo, Ben- rispose Heather, commossa. - Il mio bambino è così cresciuto!
- Ben? Sei ancora qui? Non si fa attendere una ragazza, specialmente se carina come Samantha!- tuonò James Cartridge, comparso in corridoio insieme al suo primogenito, Brian.
- Tesoro, hai visto com’è bello stasera il nostro Ben?- chiocciò Heather, aggiustando il colletto della camicia del figlio. - Un amore!
- Sì, sì, è l’ottava meraviglia del mondo, ma non può restare qui a farsi ammirare, è in ritardo!- replicò James, più pratico e meno emotivo della consorte.
- Ti suggerisco di scappare finchè sei in tempo, se mamma riesce ad abbracciarti è la fine!- gli sussurrò all’orecchio Brian.
Ben seguì il consiglio e si avviò alla porta, ma venne fermato da suo fratello, che gli mise in mano una confezione di preservativi. Piacevolmente sorpreso da quella insolita manifestazione di affetto, Ben abbracciò frettolosamente Brian e corse per le scale: non vedeva l’ora di sentire sotto le mani il volante della sua Mercy.

Elizabeth I Comprehensive School, ore 10:30 p.m.

Noia.
Già il suono faceva intuire il significato della parola.
Noia.
Ecco cosa stava provando Faith in quel momento.
Quattro lettere, una consonante e tre vocali, due sillabe: N-O-I-A. NO-IA. NOIA!
Emesso l’ennesimo sospiro depresso, mandò mentalmente a fanculo Cyril, intento a godersi le ovazioni del pubblico per la (doveva ammetterlo) memorabile performance dei Tidal Waves.
“Stacy’s mom, she’s got it going on. She’s all I want, and I’ve waited for long. Stacy, can’t you see, you’re just not the girl for me…”
Non l’aveva minimamente considerata, lo stronzo, se non per ridere di lei. Come promesso, non era andato a prenderla, obbligandola a scomodare suo padre per avere un passaggio e non dare spettacolo in metropolitana (senza contare il rischio di sporcare l’abito). A differenza dei suoi amici, che l’avevano salutata entusiasti, con baci e abbracci, non l’aveva sfiorata nemmeno di striscio (non che le dispiacesse!), limitandosi a fissarla con una strana espressione, come se non sapesse cosa dire.
“Gli ho tolto le parole di bocca? Devo fare veramente schifo!”
Irritata dal suo silenzio, gli aveva chiesto - Che problemi hai, Wollestonecraft?
- Sembri proprio… una meringa con le gocce di cioccolata.
Faith, accantonati i buoni propositi, aveva sbottato - Cominciamo bene!- e gli aveva voltato le spalle per raggiungere l’Aula Magna, trasformata in elegante sala da ballo per una sera.
Caso strano, Wollestonecraft non l’aveva seguita subito, era rimasto fermo per una manciata di secondi.
“Se non lo conoscessi, e non sapessi che è praticamente impossibile, potrei pensare che ci è rimasto male, ma cosa pensava avrei fatto? Nessuno con la testa a posto ringrazierebbe chi gli dà della meringa!”
- Ti stai annoiando?- le chiese Ben, apparso dal nulla con due calici di Mimosa in mano.
- Un intuito degno di Sherlock Holmes, complimenti- sibilò Faith, senza staccare gli occhi da Cyril. - Odio questa canzone.
- Se può consolarti, anche io. E’ stato Andrew ad insistere per metterla in scaletta- rispose Ben, ammirato dalla capacità di Faith di ingerire il cocktail in un sol sorso senza sporcarsi.
- Fa niente. Sta per finire, grazie al cielo.
- Un’altra ancora e hanno finito.
- Che gioia- sibilò Faith con evidente sarcasmo.
- Cyril è il tuo cavaliere per la serata, non vuoi concedergli almeno un ballo?- chiese Ben.
- Ora come ora, gli concederei più volentieri un calcio nelle palle- ringhiò. - Non ho un corpo da modella, non l’ho mai avuto e mai l’avrò, ma cazzo, doveva proprio offendermi in pubblico dandomi della meringa?
- Cyril ti ha chiamata… meringa?
- Meringa con le gocce di cioccolato- precisò Faith, stringendo convulsamente la gonna del vestito.
- Allora non voleva offenderti- asserì Ben.
- Cosa?
- Cyril stravede per le meringhe. Sono il suo dolce preferito.
Prima che Faith riuscisse a replicare irruppe Samantha, fasciata in un abito simile a quello di Abigail, ma molto meno casto, arpionò Ben come un rapace e lo trascinò a ballare, lagnandosi di aver sentito la sua mancanza nei tre minuti in cui si erano persi di vista.
Si guardò intorno, in cerca di Abigail, ma non la vide da nessuna parte. Agitò nervosamente un piede, arricciò le labbra nella sua migliore espressione scocciata e giocherellò con le perline della pochette, gentile prestito di sua madre. Faith non possedeva pochette, o borsette-gioiello, le reputava inutili e scomode; prediligeva, invece, borse comode e capienti, capaci di contenere il mondo, se necessario.
- Abby è tornata a casa- la informò Kyle, sedutosi accanto a lei. - Le era venuto mal di testa.
- Mal di Samantha sarebbe più corretto- ribattè Faith con una smorfia.
- Bingo. Ho cercato di convincerla a rimanere, ma non ha voluto saperne. Come darle torto? Al suo posto sarei volato in Patagonia, pur di non vedere il mio ex ragazzo con una tr… ehm, una come Sam.
- Da persona non coraggiosa, concordo. Fanculo l’onore, meglio una ritirata strategica che un’onorevole disfatta!- asserì Faith, scrutando la sala in cerca, stavolta, di Cyril.
- Cy è in bagno- disse Kyle, indovinando ancora una volta i suoi pensieri. - L’ho visto entrare, ehm, ecco… con Agnes. Mi dispiace.
- Perché? Mi ha fatto un favore. Se si fosse comportato da vero gentiluomo, mi avrebbe costretta a fare altrettanto, invece, comportandosi da stronzo, mi ha autorizzata a ricambiare. Finalmente posso andarmene.
- Perché vuoi andartene?- le chiese Kyle, sorpreso. - Ti stai forse annoiando?
- Tu e Ben dividete un cervello in due, per caso?- scherzò Faith.
- Eh?
- Lascia perdere. La risposta alla tua domanda è sì, mi sto annoiando.
- Lo credo bene: non mi sembri il tipo che si diverte a stare in un angolino- commentò Kyle. - A dire il vero mi sto rompendo parecchio pure io. Potremmo andare…
- In un posticino appartato? O, magari, a casa tua? Senza offesa, Kyle, ma per chi mi hai presa?- soffiò Faith.
- Non ho quel genere di intenzioni, giuro!- si difese lui, esibendo un’espressione di pura innocenza. - Volevo solamente farti svagare un po’. Abby mi ha detto che ti sei reinventata monaca di clausura per il C.A.S.E., pensavo che distrarti ti avrebbe fatto bene.
Faith incrociò le braccia sotto il seno e rispose – Di nuovo senza offesa, ma non mi fido.
- Capisco che, dopo Brian, ti sei fatta l’idea che siamo tutti stronzi, ma vorrei ricordarti che sono amico di Abby, non mi sognerei mai di… non riesco neanche a dirlo!
A quel punto Faith si arrese. Alzò le mani e ridacchiò - Lo credo bene! Se solo ci provassi, Abby ti inseguirebbe fino in Antartide armata di fucile a canne mozze!-. Si alzò in piedi, tese solennemente la mano a Kyle e disse - Andiamo, mio prode, la notte è ancora giovane e voglio godermela!
- Questo è lo spirito giusto!- trillò Kyle, la prese sotto braccio e si avventurò con lei nella notte (premurandosi, però, di inviare un sms a Cyril).
- Ehi, Kyle- chiese Faith mentre passeggiavano, storditi dalle luci dei locali ancora aperti, - A Cyril piacciono davvero le meringhe?
 
Aloha!
Rieccomi qui, dopo una lunghissima assenza. Sorry.
Questo è il penultimo, o terzultimo capitolo della storia. Ne manca uno solo, che potrei decidere di spezzare per alleggerirlo, dato che è piuttosto lungo e denso. Vedrò cosa mi dice il cervello.
Ho pubblicato una sorta di seguito di UF, stavolta nella sezione Romantico, se vi va dateci un’occhiata e fatemi sapere che ne pensate.
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2390258&i=1
Ciao! ^^

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Capitolo 23
*** Epilogo ***


E’ giunta l’ora. Non dico altro.
Buona lettura!

 
Epilogo

Faith, ringraziando mentalmente chi aveva messo di turno la notte precedente entrambi i suoi genitori, finse di dormire per non costringere Kyle a darle spiegazioni stiracchiate sul perché dovesse sistematicamente andarsene dopo che avevano fatto sesso.
In realtà, ne era parzialmente sollevata: Kyle Riley era decisamente bravo a letto e i suoi addominali (per sua stessa ammissione) parlavano, cantavano e facevano magie, ma aveva un involucro superiore al contenuto. In altri termini… non era quel che si dice “una cima”. Non era innamorata di lui, bensì del suo corpo, e aveva bisogno di sentirsi desiderata: ecco spiegata la loro relazione.
A dire il vero, ogni tanto la sorprendeva con un gesto dolce o una parola carina, ma erano episodi talmente sporadici che li riteneva allucinazioni.
Quella mattina, poi, aveva di meglio a cui pensare: sarebbero usciti i risultati degli esami.
Sfogata la tensione su Puffy, il tenero papero di peluche che le faceva compagnia da tanti anni, fece una doccia veloce, andò in cucina e preparò una colazione luculliana; aveva sempre avuto un rapporto conflittuale col cibo, e non era nuova a digiuni e altre pratiche malsane, ma se c’era un pasto che non avrebbe mai saltato, anche a costo della vita, era la colazione.
Tanto per non restare inattiva mentre lavorava di mascelle, si concesse una sana lettura, resa ancor più soddisfacente dal gusto del proibito: Führer Rose, infatti, vietava tassativamente di leggere a tavola. Forse fu proprio questa la ragione che la spinse a imparare a leggere in tenera età: nulla le procurava maggiore divertimento che piazzare sul tavolo un fumetto o un libro e assistere alla reazione di sua madre. Trasformata in atto di ribellione, la lettura esercitò su di lei un’attrattiva irresistibile.
Si vestì frettolosamente, quasi con frenesia: per evitare una predica di Abigail, al posto dei soliti pantaloni scelse una gonna a ruota, che abbinò a una camicetta a fiori molto poco nel suo stile, ma comoda e fresca, e ballerine del colore dei fiori sulla camicia. Pur non essendo una fashion victim, Faith si sforzava di mostrarsi in pubblico ordinata e con un abbigliamento adatto all’occasione.
Inviò un sms alle sue migliori amiche, Abigail Venter e Bridget McDuff, informandole che si sarebbero incontrate direttamente davanti alla scuola, perchè prima voleva sistemare le foto e i souvenir di Reykjavìk.

Per colpa, o, forse, merito della sbadataggine di Bridget erano finite in Islanda, invece che in Irlanda, come programmato. All’inizio l’imprevisto le era seccato parecchio -già sognava di immortalarsi accanto alla statua di Oscar Wilde, di ammirare con timore reverenziale il Book of Kells e di prendere parte alla baldoria che animava le notti di Temple Bar- poi, però, aveva soppresso la rabbia con calma zen e aveva scoperto che la capitale islandese riservava diverse sorprese; avevano visitato Hallgrìmskirkja, l’edificio più alto d’Islanda, il Museo Nazionale Þjóðminjasafn, dov’erano esposti alcuni manufatti addirittura mitologici, come la statua in bronzo di Thor e una copia in argento del suo famoso martello, la Galleria Listasafn, il caratteristico Museo all’aperto Árbæjarsafn e, su richiesta di Faith, il Museo della medicina Nesstofa, avevano folleggiato (lei e Bridget, Abigail si era limitata a mormorii di disapprovazione) nei locali di Laugavegur, cuore pulsante della vita notturna. Insomma, si erano divertite.
Peccato fosse giunto il momento di tornare alla realtà.
Come previsto Abigail, semplicemente radiosa in un vestitino da bambola con tanto di fiocco posteriore, la accolse con un abbraccio stritolante e uno strilletto gioioso alla vista della gonna, mentre Bridget, stretta in un paio di shorts decisamente troppo “short” e una canotta da meccanico sexy la salutò da lontano, avvinghiata al suo nuovo Buzzurro, ehm, la sua nuova fiamma.
- Meno male che sei arrivata, F!- gnaulò Abigail, tormentandosi le mani. - B sta facendo la stronza, caricandomi di ansia!
- Rilassati, Ab, sono sicura che hai conseguito i voti necessari per ottenere la borsa di studio- la rassicurò l’amica, scoccando un’occhiata di rimprovero a Bridget, che rispose con una scrollata di spalle.
Il torrente di dubbi e preghiere a ogni divinità nota di Abigail si interruppe soltanto quando, fattesi largo tra la calca di studenti, si trovarono davanti al tabellone con i risultati del C.A.S.E.
- Sapevo che saresti stata la migliore, F- chiocciò la Venter, più bendisposta verso la bravura di Faith, ora che aveva appurato di avere la seconda migliore media dell’anno, pari merito con Bridget.
Le tre amiche, liquidato il nuovo Buzzurro di Bridget, festeggiarono con un gelato e una passeggiata sul lungofiume. Se prima Faith era contenta e tranquilla, dopo quella conversazione venne travolta dall’ansia: non avevano fatto che discutere di futuro e altri argomenti che lei aveva relegato agli angoli più reconditi del proprio cervello. Ben presto, la soddisfazione per aver felicemente concluso il liceo venne sostituita dal terrore per un futuro troppo prossimo per i suoi gusti. Persino Vince Bull, lo sfigato dal cervello più piccolo di un uovo di colibrì, aveva dei progetti, e lei, la prima della classe, no.
Salutate le amiche, ancora preda di un inguaribile nervosismo, Faith decise di recarsi di persona a comunicare la lieta novella ai genitori. Prese la metropolitana, scese a Queen’s Park, attraversò la strada e si diresse con la consueta andatura basculante (sua madre le ripeteva che camminava come se poggiasse sempre i nudi sulla sabbia) al Queen Victoria Hospital, comunemente noto col nome di Queen’s.
Chiese di sua madre e suo padre, quindi, dato che entrambi erano impegnati, pensò di aspettarli al bar; mal sopportava il caldo, e quel giugno sembrava voler fare concorrenza ad agosto.
Stava tergendosi il sudore dalla fronte mentre era in fila per la cassa, quando una voce femminile commentò - Perdona l’impertinenza, tesoro, ma dovresti evitare capi bianchi, se sai di sudare tanto.
Faith si voltò, trovandosi davanti una biondona col camice di età indefinita: le rughette sul collo e ai lati degli occhi la collocavano sulla cinquantina, ma il resto del viso e il decolleté facevano scendere di parecchio l’età presunta.
Sorrise e rispose - E’ fortunata, sono una di quelle persone che considerano l’impertinenza una forma di sincerità.
- Bene- replicò sbrigativamente l’altra, spettinandosi ad arte la folta chioma, libera dalla costrizione di un vistoso fermaglio a forma di pavone. –Sei una paziente? No, sei troppo sana… sei una studentessa?
- In questo momento, in verità, non sono niente- sospirò mestamente Faith. - Ho appena terminato le superiori e… beh… non ho la più pallida idea di cosa fare della mia vita.
La donna, Astrid Eriksson, le rivolse un sorriso bonario: comprendeva i dubbi e le paure della giovane, nonché il meccanismo psicologico che rendeva più facile confidarsi con gli sconosciuti. Si schiarì la voce e asserì - Dì un po’… mai pensato di diventare medico?
- Onestamente… no. Non fa per me.
- Come mai? Paura del sangue?
- Oh, no!- esclamò Faith, agitando le mani. Il cassiere richiamò la sua attenzione, distogliendola momentaneamente dall’interessante conversazione. Prese un muffin al cioccolato e un beverone al tè verde, attese che la bionda ricevesse l’ordinazione e si sedette insieme a lei a un tavolino appartato.
- Tornando a noi- riprese la più anziana. - Ti consiglio di riflettere seriamente sulle mie parole: segui il cervello, il cuore non ti porterà mai da nessuna parte. Per carità, non nego che la scelta della carriera da intraprendere possa includere una piccola percentuale di emozionalità, ma deve essere innanzitutto una scelta di testa.
Faith alzò la testa, incrociando lo sguardo con quello della sconosciuta: i suoi occhi chiari ardevano di determinazione. Capì che quella donna non era tipo da contraddire, e, sorseggiando il tè, si chiese se non avesse ragione.
In quel preciso momento accorse un uomo alto e occhialuto, la cui dentatura bianchissima contrastava magnificamente con il color cioccolato fondente della pelle. Anche lui portava il camice, nella cui tasca si intravedeva una fiala piena di liquido verdastro.
- Astrid, ti prego, vieni subito, o giuro che la prossima autopsia che eseguirò sarà quella di Sullivan!
Astrid si alzò a malincuore, salutò educatamente Faith e si allontanò. La ragazza, sconcertata, addentò voracemente il muffin, gli ingranaggi del cervello in movimento.
“Segui il cervello…”

 
***

Un’altra estate era finita, e un altro autunno stava per tingere dei suoi colori la campagna e le città inglesi.
Faith Irving, però, non riusciva a cogliere la poesia del momento, impegnata com’era a spingere con tutto il suo peso sulla valigia restia a chiudersi.
Il tutto condito da un flusso interminabile di imprecazioni, naturalmente.
- Chiuditi! Cazzo, chiuditi, figlia di una…. AARGH!
- Cucciola, urlare non serve a niente. Fa un bel respiro e, se necessario, disponi il contenuto diversamente- osservò sua madre.
- Mami, credimi, non c’è disposizione che tenga. E’ la valigia delle scarpe, non so se mi spiego- replicò Faith, mettendo a tacere Mrs. Irving, cui era ben nota la passione a tratti ossessiva della figlia per le scarpe: ne aveva più di cinquanta paia, e sognava, un giorno, di possederne, più di Imelda Marcos.
- Faith, cucciola, questa per le scarpe è una vera mania! Una mania costosa, per dipiù- sbottò Rose Irving, ex Miss Taylor, alzando gli occhi al cielo.
- Senti chi parla! Sbaglio, o sei stata tu a dirmi che “siamo ciò che calziamo”?- ribattè Faith, premendo con tutte le sue forze sulla valigia.
Il miracolo avvenne: il rumore della cerniera che si chiudeva annunciò a Mrs. Irving la lieta novella: sua figlia avrebbe smesso di imprecare… almeno fino alla prossima valigia ribelle.
- Non capisco perché debba portarti appresso tanta roba- bofonchiò il dottor Irving a bocca piena, lanciando occhiate preoccupate alla montagna di bagagli della sua “Tartarughina”. - Abbiamo una Ford, non un furgoncino.
- Papino, sei uomo, non puoi capire- sospirò melodrammaticamente Faith, scuotendo il capo.  - Questo è il minimo indispensabile per una ragazza che vuole tutto a portata di mano e sarà troppo occupata a studiare per fare shopping.
- E’ stata una tua scelta, Faith. Io ti avevo sconsigliato di fare Medicina- asserì Mrs. Irving.
- Mami, credimi, se ci ripenso non me ne capacito neanche io, ma ormai la frittata è fatta. E poi sai come la penso...
- Come la pensa Astrid, vorrai dire- la rimbeccò sua madre. - Sapevo sareste andate d’accordo… per questo non te l’ho mai presentata.
- Condivido pienamente il suo pensiero: seguire il cuore non mi porterà da nessuna parte; dopo la sudata laurea devo lavorare, e, da questo punto di vista, sono coperta: finchè esisterà l'umanità esisteranno le malattie, e finchè esisteranno le malattie ci sarà bisogno di qualcuno che le curi.- asserì Faith in tono pratico.
- Per carità, fa come ti pare… del resto, è quello che fai sempre- concluse Rose e se ne andò in cucina.
- Per quel che vale, sono orgoglioso di te, Faith: sei una giovane donna assennata e razionale, e, se lo vorrai, farai grandi cose- disse suo padre, abbracciandola.
Contro ogni legge di natura il padre di Faith, campione di Tetris, riuscì a collocare quasi tutto nel bagagliaio; soltanto un borsone rimase fuori, e venne gettato sul sedile posteriore.
- Allora, Tartarughina, come ti senti? Nervosa? Emozionata?
- Curiosa, più che altro. Non vedo l’ora di fare danni!- esclamò Faith battendo le mani.
- Attenta a non farti sentire, o non vedrai nemmeno un’unghia del piede- replicò Rose.
- Chi se ne frega delle unghie, io voglio vedere le budella!- trillò Faith.
- Sentito, Rose? La ragazza è portata per la chirurgia- sospirò orgoglioso il dottor Irving.
- E' portata per qualunque branca in cui non è necessario essere gentili col prossimo- ribattè Rose, guadagnandosi un'occhiataccia di sua figlia.
I signori Irving aiutarono la figlia a sistemarsi nell’appartamentino, antistante il campus, che avrebbe diviso con altre quattro ragazze. Le coinquiline, Diane Berry, Erin Campbell, Evangeline Ferrey e Helen Gerrard, per la gioia dei suoi genitori (in particolare Führer Rose), si rivelarono essere le classiche brave ragazze inglesi: la rossa e riccia Diane un po’ meno, se ci si lasciava ingannare dal piercing al labbro e dai tatuaggi, ma se si grattava la superficie si scopriva che era un tesoro.
Erano nel bel mezzo di un vivace dibattito sul semestre appena iniziato, quando un telefono squillò: quello di Faith, la quale, convinta fossero i suoi genitori, rispose - Ehi, papino!
- Papino? C'è qualcosa che dovrei sapere?
- Kyle! Quanto sei stupido!- lo rimproverò Faith, mettendo a tacere con un cenno le risatine delle altre. – Piuttosto, sono ore che cerco di chiamarti! Dov'eri?
- Ore? Sono secoli che cerchi di chiamarmi!- si lamentò lui. - Dodici chiamate perse e dieci messaggi... mai pensato di lavorare per l'F.B.I?
- Spiritoso. Ero preoccupata.
- Sono vivo e vegeto, mammina- scherzò Kyle. - Saresti una mammina molto sexy… mi eccita questa cosa… posso chiamarti mamma quando scopiamo?
- Scordatelo, pervertito!
- Avevo il cellulare scarico. Com’è l’appartamento? Ci sono i tralci di edera?
- Che te ne fai dei tralci di edera?- domandò Faith, perplessa.
- Li uso per arrampicarmi ed entrare nella tua stanza di notte- rispose Kyle con semplicità.
- Hai visto troppe volte Romeo e Giulietta. L’appartamento è piccolo, ma confortevole, è al secondo piano della palazzina azzurra di fronte al campus.
- Oh, ma è fantastico! Sto proprio qua davanti. Scendi, su, ci sono anche gli altri!
- Altri?- pigolò Faith, senza ricevere risposta, se non un altro invito a scendere. Corse in strada e baciò Kyle quasi con violenza: non lo vedeva da quando l’aveva portata fuori a cena per festeggiare gli ottimi voti al C.A.S.E. Avevano concluso la serata in bellezza baciandosi a lungo su una panchina vista fiume, prima che quell'odioso Wollestonecraft li interrompesse. Stronzo!
Kyle, che sotto lo strato di romanticismo era un tipo pragmatico, non rinunciò ad una palpatina al suo sedere.
- Non riesci a trattenerti?
- Se ci sei tu... no.
- Suppongo che mi ci dovrò abituare. Allora, sei finito con i tuoi amichetti del liceo?
- Non potevamo sopportare di separarci. Uniti fino alla morte, è il nostro motto- asserì Kyle con sussiego. - Ben ha chiesto a suo padre di fare un po' di pressioni perché ci assegnassero lo stesso appartamento, e così è stato. I fantastici quattro together forever!-
- Quattro?- mormorò Faith, temendo la risposta. - C'è anche...
- Salve, Irving. Chi non muore si rivede.
- Come non detto- sospirò, si girò e aggiunse - Ciao, Wollestonecraft.
- Per favore, non litigate- intervenne Kyle, ponendosi tra i due, che sembravano pronti a uccidere. - Faith, sii ragionevole, Cy è mio amico. E tu, Cy... so che Faith non ti piace, ma non sei tu che te la sbatti.
Cyril si limitò a storcere il naso e replicare - Vedo che sei irremovibile, amico mio. Più che consigliarti caldamente una visita oculistica non so che fare.
- Una visita...? Ma io ti mando al Pronto Soccorso!- ruggì Faith, sferrando calci e pugni, dei quali solo uno andò a segno.
- Adesso basta! Smettetela! Tutti e due!- urlò Kyle.
- E' stato lui/lei a cominciare!- risposero in coro Faith e Cyril.
- Non. Mi. Importa- sibilò Kyle. - Voi due imparerete ad andare d'accordo, dovessi chiudervi a chiave in uno stanzino senza cibo nè acqua!
- Ah, io me la caverei egregiamente: mangiando la Irving potrei sopravvivere almeno tre mesi- ribattè Cyril, indicando con la testa la pancia non proprio piatta e i fianchi generosi di Faith.
- Non se ti faccio fuori per primo- replicò lei, serrando i pugni.
Kyle si battè la fronte con la mano: cosa aveva fatto di male per meritarsi questo?
- Non potete fare finta di non conoscervi? Ripartire da zero? In fondo è quello che stiamo facendo: oggi inizia un nuovo capitolo della nostra vita... qualcosa del genere...
- Non posso crederci: hai veramente prestato attenzione a quel barboso discorso di benvenuto- sibilò Cyril, scuotendo il capo.
- Kyle ha ragione. Sembriamo due bambini dell'asilo nido. Non voglio avere lo stress di doverti evitare per non litigare- asserì Faith, tendendogli la mano. - Questo, o restare solo con me in uno stretto, buio stanzino, Wollestonecraft. Scegli.
Cyril emise un sospiro di rassegnazione, quindi strinse la mano di Faith, e commentò - E' gelata!
- Dovresti sentire i piedi- rispose lei.
- Non ci tengo, grazie- replicò Cyril.
- L'ho detto per fare conversazione, sottospecie di Unno. Le persone civili usano fare conversazione.
- Se è per questo, le persone civili usano anche non chiamarsi l'un l'altro Unno- ribattè Cyril.
Kyle ringhiò, esasperato.
- Mi arrendo: l'unico modo per tappare a entrambi la bocca contemporaneamente sarebbe farvi baciare... e non se ne parla!
Strinse Faith con fare possessivo e rivolse all'amico un'occhiata di avvertimento, cui lui rispose con uno sbadiglio, a significare che l'articolo non lo interessava.
- Vediamo il lato positivo: è uno sprono a laurearci quanto prima, così non ci vedremo più- scherzò (ma non troppo) Faith.
- Ho l'impressione che potrei andare agli antipodi, finirei comunque col trovarti tra i piedi- rispose Cyril.
- Sono qualcuno su cui puoi contare.
- Ti sembrerà incredibile, Irving, ma l'ho sempre pensato.
Soltanto allora Faith si rese conto di stare ancora stringendo la mano di Cyril.
Era morbida e calda.

 
FINE

Note dell’autrice:
*Tira fuori i fazzoletti*
Mi sto commovendo, davvero. Questa storia è una mia creatura, e mettere la parola fine mi ha emozionata.
Mi sembra giusto chiudere ringraziando tutti i lettori, AryYuna, amica, consigliera e “madrina” di ‘Union Faith’, che senza di lei non sarebbe mai stata pubblicata, chariottina, Cathy Wood, DonnieTZ, Lyssa e Toffee, che l’hanno seguita e bimbic, chiara_centini e ehidudeiloveyou, che la preferivano.
Grazie a tutti!
Ps: se Faith già vi manca, passate a dare un’occhiata a ‘Dr. Irving, M.D.’, non ve ne pentirete! ;-)
Hugs ‘n kisses!
Serpentina
 
 
 
 
 
 

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