Tomorrow Never Knows

di RubyTuesday_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Don't Bother Me ***
Capitolo 2: *** I Was Dreaming Of The Past ***
Capitolo 3: *** Chloe ***
Capitolo 4: *** Rain ***
Capitolo 5: *** Ma La Luna è Fatta Di Formaggio? ***



Capitolo 1
*** Don't Bother Me ***


 

 

 

Don’t bother me

Le gocce di pioggia cadevano incessantemente contro il finestrino, producendo un ticchettio tanto fastidioso quanto rilassante. I rumori giungevano ovattati dall’esterno dell’auto, e le immagini e i colori si susseguivano rapidamente fuori dal finestrino. Una giovane ragazza sedeva sul sedile posteriore dell’auto, stringendo tra le mani una borsetta.  Non sapeva di preciso dove la macchina la stesse portando; non conosceva bene la città, e dall’ultima volta che vi era stata era passato tanto tempo, per cui le veniva difficile ricordare qualunque cosa.

La macchina si fermò davanti ad un edificio. La ragazza aprì la portiera, mentre il tassista prendeva le valigie della giovane.

“Lasci che l’aiuti, Miss.”

“Grazie, molto gentile!”

Aiutata dall’uomo, arrivò fino all’ingresso. Si fermò per chiedere indicazioni al portiere, e poi s’incamminò nella direzione che le era stata indicata.

Salì una rampa di scale, percorse un corridoio poco illuminato e si fermò davanti alla porta di un appartamento. Cercò le chiavi nella borsa, le infilò nella serratura ed entrò.

La stanza era buia, ma nella semioscurità si potevano vedere le figure di alcuni mobili coperti con dei teli. La ragazza accese la luce, e si avviò verso le finestre, per aprirle. Fece un giro per la casa, togliendo i teli dai mobili. Infine andò in quella che sarebbe stata la sua camera, per sistemare le sue cose e stendersi finalmente sul letto. Tutto era ancora com’era stato lasciato. Sul comodino, vicino al letto, la ragazza scoprì un vecchio giradischi. Tanto meglio, la musica le avrebbe tenuto compagnia. Aveva anche portato i suoi LP, dai quali non si poteva separare.

Aprì una borsa e ne estrasse un vinile; lo tolse dalla copertina e lo poggiò sul piatto del giradischi. Mise la puntina più o meno a caso in punto del disco: lo faceva sempre, per divertimento.

 

Close your eyes and I'll kiss you,
Tomorrow I'll miss you,
Remember I'll always be true.
And then while I'm away,
I'll write home every day
and I'll send all my loving to you.

 

Iniziò a sistemare le sue cose, canticchiando una delle sue canzoni preferite. Spesso, prima di partire, ballava per gioco con suo fratello, sulle note di quella canzone. Le sarebbero mancate tutte quelle serate in compagnia della sua famiglia…

 

 

All my loving, I will send to you,
All my loving darling I'll be true.

All my loving, all my loving,

All my loving, I will send to you.

 

La canzone finì. Mai che riuscisse a farla iniziare dal punto giusto, prendeva sempre la parte centrale. Accidenti!

Mentre vagava per la stanza alla ricerca di un cuscino, le note della canzone successiva riempirono l’aria.

 

Since she's been gone I want no one
to talk to me. It's not the same,
But I'm to blame, It's plain to see.
So go away, Leave me alone,
don't bother me.

 

Una sfilza d’immagini, suoni e profumi le riempì la testa. Eppure, quella canzone non le aveva mai fatto quell’effetto… ma questa volta era diverso…

I can't believe
that she would leave me on my own.

It's just not right when every night
I'm all alone. I've got no time
For you right now, don't bother me.

 

Questa volta si trovava di nuovo in Inghilterra…


I know I'll never be the same,
If I don't get her back again.
Because I know she'll always be,
the only girl for me.

 

L’Inghilterra, il luogo dove aveva passato la sua infanzia… dove aveva lasciato una parte del suo cuore…

But 'till she's near
please don't come near,  just stay away.
I'll let you know when she's come home,
until that day, don't come around,
leave me alone, don't bother me.

 

In quel momento, il telefono sul comodino squillò.

“Accidenti, non ho tempo di rispondere adesso! Voglio stare in pace! Ma non sentite? I’ve got no time for you right now, don’t bother me!

Spense la musica e prese in mano, malvolentieri, la cornetta del telefono.

 

“Pronto?”

“Eve! Sei tu? Come stai? Sei arrivata? Tutto bene?”

“Ciao Danny. Sì, sono io. Comunque sono arrivata da poco, tutto bene. Tu?”

“Bene! Però, uffa, mi annoio!”

“Su, lo sai che sono qui per studiare! Tornerò a Natale…”

“Davvero? Me lo prometti?”

“Certo! Come stanno mamma e papà?”

“Bene… sono fuori a cena…”

“Ah, bene. Salutameli allora!”

“Mmh… ok. Allora, ci sentiamo domani?”

“Sì Danny”

“Oook! Allora a domani! Ciao Eveline!”

“Ciao, notte!”

 

Rimise al suo posto il telefono e si sdraiò sul letto. Daniel, suo fratello. Anche se aveva già diciassette anni, a volte si comportava ancora come un bambino. Le sarebbe mancato, però. In fondo, erano sempre stati molto legati, anche avendo così tanti anni di differenza.

Si rigirò nel letto, e notò che per terra c’era una busta; la raccolse.

L’intestazione recava il suo nome; era per lei, quindi l’aprì. Si trattava di una copia della lettera che aveva già ricevuto tempo prima… la appoggiò da un lato e si rimise sul letto.

In breve tempo si addormentò.

 

 

 

The Sound Of Silence

Buonasera a tutte! Ho dato anche io un nome al mio spazio perchè non sopportavo più quegli asterischi… e quindi ecco qua, si chiamerà The Sound Of Silence, canzone di Simon & Garfunkel che adoro…

Non potevo sopportare l’idea di lasciarvi tranquille per troppo tempo… così eccomi qui, di nuovo. Prima di tutto, non chiedetemi perché la storia si chiama Tomorrow Never Knows perché non lo so neanche io… sono strana con i titoli, di solito prendo delle frasi a caso dal testo, mentre questa volta mi ispirava particolarmente questa canzone…

Quindi, fatemi sapere un po’ cosa ne pensate… si accettano commenti positivi e critiche :D

Ora stacco xD

Un bacio a tutte quante

THE Sorriso

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Capitolo 2
*** I Was Dreaming Of The Past ***


 

I was dreaming of the past…


Si trovava lungo un grande viale alberato. Era mattina, una calda mattina di fine estate. Gli alberi cominciavano a tingersi di rosso, e rosso era il sole che stava sorgendo dietro le case. Saltellava, allegra ma anche agitata, facendo svolazzare il vestitino bianco che portava. Il vento le scompigliava i folti capelli neri. I suoi grandi occhi verdi si guardavano attorno, incuriositi.

Vicino a lei camminava una donna, che la teneva per mano e le parlava; tuttavia Eve non sentiva niente che non fosse il suo cuore che batteva a mille.

Si era trasferita in quella nuova, grande città solo da poco tempo, e quel giorno sarebbe iniziata la scuola. Una nuova scuola, dove non conosceva nessuno e non aveva amici. Tutti i suoi amici erano rimasti dove abitava prima, in un paesino vicino a Londra.

I suoi genitori si dovevano trasferire continuamente per lavoro; non avevano sempre abitato a nel paese, anche se lei non si ricordava di altre città. Quello per lei era stato il primo trasloco.

Continuando a camminare, presto le due arrivarono di fronte ad un grande edificio, che avrebbe dovuto essere la scuola. Gruppi di bambini e ragazzi entravano e uscivano dalla porta d’ingresso; c’era chi giocava nel cortile, chi stava seduto sulle panchine a chiacchierare, per sfruttare fino all’ultimo il poco tempo libero che rimaneva prima dell’inizio della scuola e chi, con aria rassegnata, si avviava verso le aule.

Eve salutò sua madre e poi si avviò all’entrata. Non sapeva minimamente dove andare, o a chi rivolgersi. Per fortuna c’era ancora molto tempo prima della campanella. Girovagò un po’ per i corridoi, entrò in diverse aule e finalmente trovò quella che sembrava essere la sua. Dentro c’erano già tanti bambini, e tutti i posti sembravano occupati. Rimase in piedi, guardandosi intorno con aria smarrita. E adesso? Gli altri non sembravano essere d’aiuto. Alcuni non si erano accorti del suo arrivo, altri la fissavano incuriositi o diffidenti. Non sembravano molto amichevoli…

Le palline di carta volavano da una parte all’altra della stanza, che più che un’aula scolastica sembrava un campo di battaglia. La povera bambina si guardava intorno, spaesata.

Per poco non fu colpita da una pallina di carta, che le sfrecciò velocemente sopra la testa. Nel frattempo, altri bambini entravano e prendevano, più o meno ordinatamente, posto ognuno nel proprio banco. Ormai sembrava che i posti si fossero esauriti. Improvvisamente, una voce riportò Eve alla realtà.

-Ti puoi sedere qui si ti va… questo posto è sempre libero tanto.-

A parlare era stato un bambino dai capelli scuri e i luccicanti occhi neri. Nella sua voce c’era una nota di tristezza.

-Va bene… se non ti dispiace!-

-No, e poi non mi sembra che ci siano altri posti qui…-

-Allora va bene.-

-Sei nuova? Non ti ho mai visto qui!-

-Sì… mi sono trasferita qui da poco.-

-Wow… come ti chiami?-

-Eveline. Tu?-

-Io sono…-

La voce del bambino fu coperta dal suono della campanella e dal rumore provocato dagli altri che correvano a sedersi. La piccola era certa che il suo nuovo compagno di classe avesse detto qualcosa, ma non aveva capito… si sentiva tuttavia troppo imbarazzata per chiedere di nuovo.

-Piacere allora…-

Allungò la mano verso l’amico senza-nome; questi si illuminò come una lampadina, e subito dopo diventò tutto rosso. A Eve scappò da ridere; quel bambino non doveva avere molti amici, anzi, doveva essere un tipo piuttosto timido.

-Dove abitavi prima di venire qui?-

-Vicino a Londra-

-Wow-

Assunse un’espressione sognante. Il suo fantasticare, però, fu interrotto dall’arrivo della maestra.

 

Per tutta la mattinata i due nuovi amici rimasero seduti uno vicino all’altra, ciascuno immerso nei propri pensieri, senza proferire parola. Quando anche l’ultima campanella suonò, raccolsero le proprie cose, sempre in silenzio, e uscirono dalla scuola camminando vicini.

-Dove abiti?-

-Da quella parte… non molto lontano.-

-Anche io! Ti va se facciamo la strada assieme?-

-Certo! Così mi fai anche vedere un po’ la città…-

-Ok!-

E così dicendo si incamminarono insieme verso casa. Per tutto il tragitto nessuno dei due parlò. Lo stare insieme, però, dava ad entrambi un senso di sicurezza, tranquillità.

Dopo non molto tempo arrivarono davanti a casa di Eve.

-Io abito qui… ci vediamo domani…-

-Sì, a scuola… ciaoo!-

-Ciao!-

Eve si avviò verso la porta di casa sua, mentre il suo accompagnatore se ne andava saltellando. Sembrava felice, talmente felice che…

-Ahia!-

Il povero bambino non aveva visto una panchina situata vicino all’angolo del marciapiede, e così ci era andato a sbattere contro.

Si rialzò velocemente, e sorrise alla sua nuova amica.

-Sto bene… a domani!-

Questa volta con più attenzione, si avviò verso casa. Eve rimase per un po’ a guardarlo mentre si allontanava. Era strano quel bambino… strano ma simpatico. In fondo, le piaceva. Era anche l’unica persona che si era mostrata gentile con lei.

Immersa nei suoi pensieri, Eve aprì la porta di casa ed entrò.

 

 

 

 

The Sound Of Silence

Ciao a tutte, come state?

Io bene tutto sommato… ho il raffreddore ma sono contentissima perché ho preso otto meno in una versione di greco dove pensavo di aver preso quattro o cinque… quindi evviva!

Scusate se non ho più aggiornato in questi giorni, ma non ho avuto molto tempo tra compiti ed altro… bene, adesso ci sono riuscita e spero che vi piaccia questo capitolo; scusate per eventuali errori, oggi non ci sto con la testa xD Ho pure cambiato carattere... boh... no, vabbe', questo è colpa dell'HTML in effetti... vabbe', dicevo:

Grazie a chi legge soltanto, e anche a chi recensisce, cioè:

Clafi: bene, sono contenta che ti piaccia la storia, ma non ti aspettare granchè… vabbe’, io ci provo xD Anche il mio diario è pieno di frasi… e non solo xD

Zazar: sono contenta, non sai quanto! Mi fanno sempre piacere le recensioni positive… non sono una con grande autostima xD Eccoti il nuovo capitolo…

Andry Black: grazie! Sono contenta di averti incuriosita… ^_^ E anche che ti piaccia il titolo del mio spazio xD

Marty: uh, anche io sono cresciuta con Mrs. Robinson! Eh dai… anche se per vedere i Beatles dovrai aspettare ancora… o forse no? Muahah xD

Thief: be’, le canzoni da mettere le ho scelte a caso… anzi no, diciamo che una è casuale ma dipende dall’altra che non è proprio casuale… ok discorso contorto e inutile. Con questo capitolo si inizia a sapere qualcosa di più… anche se c’è tempo, c’è tempo!

xSakuChanx: ecco ho aggiornato xD Sono contenta, davvero! Spero che ti continui a piacere!

 

Bene, e dopo questo poema direi che vi posso salutare xD

Un bacio a tutte

THE

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Capitolo 3
*** Chloe ***


Chloe

 

 

Eveline fu svegliata di soprassalto dal telefono che squillava. Era in ritardo? Quando aveva dormito? Era sicuramente in ritardo… che ore erano? Intanto il telefono continuava a squillare, incurante dei pensieri della povera e assonnata ragazza.

“Pronto…?”

“Ciao Eveeeee!”

“Mmh… Danny… ma che ore sono?”

“Sono già le sette meno venti…”

“Già? Ma a che ora ti sei svegliato, si può sapere?”

“Ehm… più o meno alle tre e mezza. Non riuscivo a dormire… volevo chiamarti, ma poi ci ho ripensato.”

“E hai fatto bene… sennò sarei tornata subito lì, per ucciderti!”

“Daaai… volevo solo sapere come stavi!”

“Sto bene, ci siamo sentiti meno di otto ore fa! Facciamo così, d’ora in poi ti chiamerò io, ok? Non morirò mica a stare qui! E poi non sei solo, ci sono tutti i tuoi amici, c’è Sue, ci sono mamma e papà… semmai sono io che mi dovrei lamentare!”

“Va bene… allora ciao, a presto.”

“Ciao.”

Povero Danny… forse l’aveva trattato troppo duramente… però insomma, non era certo lei che aveva deciso di svegliarsi alle sette meno venti!

Ormai era sveglia, quindi decise di farsi una doccia e di prepararsi con calma prima di uscire. Aveva tempo, grazie al suo caro fratello…

 

Circa un’ora dopo, Eve uscì di casa. Fuori pioveva ancora, e faceva piuttosto freddo. Per fortuna non doveva andare lontano. Prese un ombrello, la borsa, e si avviò, camminando velocemente. Di sicuro era in ritardo, aveva perso tempo…

Arrivò davanti alla scuola con circa mezz’ora di anticipo rispetto all’inizio delle lezioni. Il grande edificio si stagliava davanti a lei, imponente e minaccioso. Finalmente era riuscita a raggiungere quello che voleva… anche se non aveva mai saputo veramente di volerlo. Adesso doveva solo andare avanti.

I suoi pensieri furono interrotti dal rumore di una bicicletta che sembrava pericolosamente vicina a lei. In mento di un secondo, si ritrovò per terra, accanto ai suoi libri usciti dalla borsa. Vicino a lei c’era un’altra ragazza, forse la proprietaria della famosa bicicletta, anche lei per terra e con un’aria piuttosto frastornata.

“Scusa, scusa, scusa! Non volevo, non volevo! È che c’era una pozzanghera, non l’ho vista, sono scivolata e… be’, eccomi qua. Scusami! Ti sei fatta male?”

“Non fa niente… capita a tutti, tranquilla. Tu stai bene?”

“Sì benissimo… ti consiglio di togliere i libri dalla pozzanghera, se non vuoi che si sciolgano irrimediabilmente…”

“Hai ragione.”

Eveline raccolse i libri, appena un po’ umidi, e si rialzò in piedi. Si trovò faccia a faccia con la ragazza che l’aveva investita. Era fradicia… i corti capelli biondi gocciolavano attaccati al viso, le estremità della sua sciarpa colorata erano diventate color fango e tutti i suoi vestiti erano bagnati, come se si fosse appena buttata in mare. Ciò nonostante sembrava che non le importasse molto. Sorrideva, e i suoi occhi azzurri risplendevano tranquilli. Aveva delle lentiggini intorno al naso, e nella sua espressione c’era qualcosa di sbarazzino, scherzoso…

“Piacere, io sono Chloe!”

“Ehm… piacere, Eveline.”

“Studi qui?”

“Sì… cioè, dovrei iniziare oggi…”

“Bene! Che facoltà frequenti?”

“Io? Ehm… lettere…”

“Anche io! Bene, saremo compagne di corso allora! Che bello! Vieni, ti faccio vedere.”

E così le due ragazze si avviarono verso l’entrata dell’edificio. Chloe non riusciva a smettere di parlare per un secondo.

“Allora, è il primo anno che studi qui? Cosa facevi prima?”

“Sì… due anni fa ho finito il liceo, l’anno scorso ho lavorato per pagare l’iscrizione… tu?”

“No, io ho già studiato qui un anno, ma legge. Poi però non mi piaceva, così ho deciso di cambiare.”

“Ah… wow…”

“Su con la vita, vedrai che qui non è poi così male!”

“Sì… solo che sono un po’ stanca, mi sono svegliata presto questa mattina…”

“Ah… sì, si vede. Io non sono una che dorme molto invece!”

“Già… mi immagino…”

“Allora, Eve, dove stai?”

“Praticamente qua dietro, vicino al parco, nella vecchia casa di mio zio…”

“Che fortunata, non devi pagare l’affitto allora!”

“Già… tu?”

“No, io invece dovrei… dico dovrei perché non mi bastano mai i soldi. Vivo in affitto da una vecchia signora scorbutica che mi fa sborsare un sacco di soldi e mi fa dormire su una panca di legno! Ti rendi conto, una panca di legno! Non è che sia un problema, però non riesco mai a darle i soldi in tempo, non guadagno molto…”

“Lavori anche?”

“Sì, devo pur racimolare qualche spicciolo… lavoro in un bar la sera. Però i soldi non mi bastano per pagare la vecchietta, l’università e tutto il resto…”

Quella ragazza così allegra, così spensierata, così ottimista ricordava a Eveline sé stessa da piccola… era simpatica, le sarebbe piaciuto conoscerla meglio…

“Senti, nel caso dovessi avere dei problemi… puoi stare da me. A casa mia c’è una stanza in più, con un letto… se ti va…”

“Grazie, grazie! Davvero, grazie! Non ti conosco da molto ma già mi sei simpaticissima! Grazie ancora! Evviva! Addio nonna, da domani non mi rifilerai più i tuoi schifosi brodini a colazione, pranzo e cena!”

“Brodini?”

Chloe scoppiò a ridere, trascinando dietro anche Eveline.

“Sì… è che questa qua mangia solo brodini, e devo mangiarli anche io… ah, eccoci arrivate!”

Le due ragazze entrarono nell’aula, conversando allegramente.

 

The Sound Of Silence

Eccomi qua con un nuovo capitolo… spero che vi piaccia! Scusatemi, non ho tempo di rispondere alle recensioni, devo scappare!

Grazie a chi legge e a chi ha recensito.

 

Un bacio a tutte

 

THE Sorriso

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Capitolo 4
*** Rain ***


Rain

Dopo una mattinata piuttosto faticosa, le due ragazze uscirono dall’edificio davanti al quale si erano conosciute appena poche ore prima.

“Cosa fai oggi pomeriggio?”

“Io? Niente… sono appena arrivata, non ho ancora accumulato impegni.”

“Bene, allora ci vediamo alle quattro… al parco, ok?”

“Ok… va bene…”

“Perfetto! A dopo! Ciaoo!”

E così dicendo, Chloe si allontanò in sella alla bicicletta. Era proprio strana quella ragazza… strana ma simpatica, in fondo.

Eveline si avviò verso casa, assorta nei propri pensieri. Doveva chiamare Danny, si sentiva in colpa per come l’aveva trattato quella mattina; dopo tutto, era sempre suo fratello.

 

 

L’orologio segnava le quattro meno venti; Eveline si avvicinò al telefono, prese la cornetta e compose il numero di casa sua.

“Pronto, chi è?”

“Pronto… sono Eveline…”

“Ah ciao Eveline, sono Susan. Cerchi Danny?”

No, ho chiamato perché sentivo la tua mancanza… secondo te?

“Sì grazie, se non ti dispiace. È in casa?”

“A dire il vero è un po’ occupato al momento… richiama più tardi!”

“Almeno digli che ho chiamato e che volevo…”

“Certo, certo, certo come vuoi. Grazie per aver chiamato. Ciao ciao!”

E così, la ragazza si ritrovò il telefono sbattuto in faccia. Quella Susan… Eveline non riusciva proprio a capire come facesse suo fratello, che tutto sommato era un tipo abbastanza intelligente, a sopportare quell’oca; e per di più, quella era la ragazza di Daniel… non era mai riuscita a capacitarsene. Eppure erano due anni ormai che stavano insieme, lui e quell’altra oca brava ragazza.

L’orologio segnava le quattro meno cinque, era ora di scendere per incontrare Chloe.

Fuori pioveva ancora; nonostante questo, la sua amica non la aspettava al riparo. Era completamente bagnata, come quella mattina quando l’aveva conosciuta. Non aveva un ombrello? Eppure, era sempre lì, con quel suo sorriso e una strana luce negli occhi.

“Ciaaaaoo Eveline!”

“Ciao! Ma non hai freddo così? Sei fradicia!”

“Naa… mi piace la pioggia! E poi se uno è felice, pioggia o non pioggia non cambia niente!”

“Ah… be’, wow!”

“Dai… ti faccio vedere! Forza, vieni!”

“Dove?”

“Vieni con me… fidati! Chiudi l’ombrello però!”

“Ma piove…”

“Vedrai, quando piove tutto rimane uguale… forza, dai! Tanto, al massimo ti bagni… ma poi ti asciughi, no?”

“Aha… ma sì, dai, facciamolo!”

“Brava!”

Chloe prese per mano l’amica, ed iniziò a trascinarla per le strade di Londra, tutto mentre un grosso acquazzone si abbatteva sulla città.

 

If the rain comes, they run and hide their heads
They might as well be dead
If the rain comes, if the rain comes

 

“Ti faccio anche vedere un po’ la zona così!”

“Ehm… ok!”

 

When the sun shines, they slip into the shade
When the sun shines down
And sip their lemonade
When the sun shines down
When the sun shines, when the sun shines

 

Per tutto il pomeriggio, le due ragazze continuarono a correre sotto la pioggia; i passanti non risparmiavano le occhiatacce a quella ragazza dai vestiti di colori sgargianti e alla sua amica, che sembrava un po’ più normale, che correvano come due bambine, ridendo e scherzando tra loro.

 

Rain, I don't mind
Shine, the weather's fine

 

Per Eveline tutto era nuovo… era sempre stata la classica “brava ragazza”, del tutto normale sia dentro che fuori. Solo una settimana prima non avrebbe neanche immaginato di fare una cosa del genere; si sarebbe messa a ridere, e poi basta. In quel momento, invece, era davvero in giro sotto la pioggia, con quella ragazza tutto pepe che aveva conosciuto da pochissimo, ma a cui già sentiva di volere un gran bene.

 

I can show you, that when it starts to rain
When the rain comes down
Everything's the same
When the rain comes down
I can show you, I can show you

 

Alla fine, quando ritornarono al parco, erano entrambe bagnate fradice, ma felici.

 

Rain, I don't mind
Shine, the weather's fine

 

“Vuoi salire a bere qualcosa di caldo?”

“Certo, volentieri! Hai visto che non è stato poi così male?”

“Già, per niente… anzi, è meglio così!”

“Te l’avevo detto…”

“Sì. Dai, vieni.”

 

Can you hear me, that when it rains and shines
When it rains and shines
It's just a state of mind
When it rains and shines
Can you hear me, can you hear me

 

 

The Sound Of Silence

Ciao a tutte! Come va? Spero bene…

Ecco qua il nuovo capitolo, diciamo che un po’ è ispirato alla realtà perchè ci sono andata davvero in giro sotto la pioggia… però era estate e non si moriva di freddo e non l’ho fatto di mia spontanea volontà (non avevo l’ombrello… vabbe’, è stato divertente). xD

 

Grazie a chi recensisce e a chi legge soltanto!

 

Clafi: no neanche io… odio il brodino! xD Sono contenta che Chloe ti stia simpatica… anche a me sta molto simpatica (ma no? È il mio personaggio… xD).

 

Marty youchy: in effetti era un po’ che non ti vedevo… vabbe’, bentornata! Però non posso rivelarti l’identità del bambino… dovrai aspettare xD Non per molto comunque, tranquilla!

 

Martina: uh… bene! Davvero si chiamava Chloe? Una mia amica si chiama così (però senza H xD) e infatti mi sono un po’ ispirata a lei… comunque sì, hai ragione, l’ho immaginata proprio come hai detto tu. Sono contenta che ti piaccia questa storia!

 

Zazar: wow, non lo sapevo! (bene adesso lo so xD) Anche io mi immedesimo meglio nei personaggi se hanno qualcosa in comune con me J

 

Thief: grazie! Tranquilla con il tempo si scopriranno molte cose xD Eccoti qui il capitolo nel frattempo.

 

Bene, e adesso vi lascio e vado a pallavolo

Un bacio a tutte

THE Animoticon

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Capitolo 5
*** Ma La Luna è Fatta Di Formaggio? ***


Ma la luna è fatta di formaggio?

 

Daniel Harris guardò i mucchi di oggetti che aveva accumulato in quel pomeriggio. Aveva dovuto pulire la soffitta e tutte le cose accatastate accanto a lui erano quelle che aveva reputato inutili, e pertanto deciso di buttare. Si avvicinò alle ultime scatole; accanto ad esse trovò una piccola cassa rettangolare, ricoperta di polvere. L’aprì, e dentro trovò alcuni oggetti di sua sorella. Tra questi spiccava un piccolo quaderno, di colore azzurro sbiadito. Sfogliando le pagine, Daniel si accorse che quello era stato il diario di Eveline. Forse non avrebbe dovuto leggerlo… ma no… in fondo, una piccola sbirciatina non avrebbe fatto male a nessuno. Almeno, finchè la sorella non lo fosse venuta a sapere. Prese una pagina a caso e cominciò a leggere.

 

Caro diario,

ti ricordi di quel mio compagno di scuola che ho incontrato due giorni fa, di cui non sapevo il nome?

Adesso tu mi dirai: ma come fai ad essere stata tutto il giorno con una persona senza sapere come si chiama?

Bene, in effetti, come ti ho già detto, non ho sentito quando me l’ha detto. Ma questo è un piccolo particolare, no?

Comunque, alla fine ho scoperto che si chiama George, George Harrison. Non è buffo? Harris… Harrison… Harris… Harrison… i nostri cognomi sono quasi uguali!

George è molto simpatico, anche se è un po’ timido. Molto timido.

Però, dopo aver preso confidenza con una persona, non smette di parlare un attimo.

Oggi l’ho invitato a casa mia dopo la scuola, per fare merenda. Mamma aveva fatto i biscotti al cioccolato e… George li ha mangiati tutti! Credevo che non mangiasse da mesi, ma poi mi ha detto che è sempre così, perennemente affamato.

Abbiamo parlato tanto in questi due giorni… in effetti, siamo stati sempre insieme. Però non mi dispiace. È anche molto gentile.

Ieri sera siamo tornati a casa tardi, perché ci eravamo fermati in un campo a guardare le stelle. Non ne avevo mai viste così tante, erano bellissime! Siamo stati tutta la sera lì; prima c’era il sole, poi è tramontato e nel cielo sono comparsi quei puntini così lontani… sembravano diamanti!

George mi ha fatto vedere tutte le costellazioni… avevano dei nomi stranissimi!

Abbiamo deciso che quando saremo grandi saliremo su una nave spaziale e andremo insieme su tutte quante le stelle, e anche sulla luna. Perché la luna è fatta di formaggio, e George lo vuole assaggiare per sapere se è buono… mah, non ne sono così sicura, ma se lo dice lui mi fido.

Gli ho raccontato un po’ di quando vivevo vicino a Londra… gli ho promesso che quando mamma e papà mi porteranno a salutare i vecchi amici lo farò venire con noi. Era così contento!

Mi ha detto che vuole imparare a suonare la chitarra e diventare un musicista famoso in tutto il mondo, e che rimarrà famoso anche tra cinquanta o cento anni. Continua a ripetere che quando sarà celebre mi dedicherà una canzone. Non è dolcissimo? Nessuno mi ha dedicato una canzone…  be’, è vero che ho solo sette anni, ma nessuno mi ha mai neanche detto che mi avrebbe dedicato una canzone… quindi mi sembra una bella cosa, non trovi?

Non sarebbe bellissimo che scrivesse davvero una canzone per me? Perché io sono sicura che diventerà un grande musicista, che tutti conosceranno. E ha anche detto che quando girerà il mondo per fare concerti potrò andare con lui. In Francia, in Italia, negli Stati Uniti, in Giappone, in India… e poi, ovviamente, anche sulla luna e sulle stelle.

Abbiamo deciso che non ci lasceremo mai, staremo per sempre insieme. Dopo tutto, non potrei abbandonare il mio migliore amico. Già, anche se lo conosco da poco posso dire che lui è il mio migliore amico. George.

 

Adesso è meglio se spengo, oppure mamma si arrabbia.

A domani, e buona notte.

Eve – che presto avrà una canzone dedicata a lei dal più famoso chitarrista (o almeno, colui che lo diventerà) di tutti i tempi.

 

 

A quanto pare, le cose poi non erano andate come aveva scritto Eveline… a Daniel non risultava che sua sorella fosse mai stata sulla luna o sulle stelle, anche se George Harrison era diventato davvero famoso. Accidenti, certo che aveva sempre vissuto con sua sorella senza sapere che era stata la migliore amica di George Harrison! Non si ricordava niente, perché era ancora molto piccolo… era strano però che Eve non gliene avesse mai parlato…

Il ragazzo richiuse il diario e ricominciò il suo lavoro, anche se c’era un pensiero che lo tormentava da quando aveva letto una frase scritta dalla sorella… ma veramente la luna era fatta di formaggio? Forte!

 

The Sound Of Silence

Ciao a tutte! Come va?

Scusate per l’enorme ritardo… avevo un sacco di verifiche e interrogazioni e inoltre non sapevo bene come scrivere questo capitolo. L’ispirazione mi è venuta mentre ero in viaggio l’altro giorno… e l’ho scritto mentre ero sulla nave J

Scusatemi se non rispondo alle recensioni ma devo andare a cena, almeno credo.

 

A presto, un bacio a tutte!

 

THE Animoticon

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