L'Amore che gioca a nascondino

di Umi rebel 90
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Serate particolari ***
Capitolo 2: *** una nuova vita ***
Capitolo 3: *** Cose strane ***
Capitolo 4: *** In campeggio ***
Capitolo 5: *** Voliamo insieme ***
Capitolo 6: *** La lettera ***
Capitolo 7: *** nascondino ***



Capitolo 1
*** Serate particolari ***


cap1-serate particolari

Serate particolari



Aaah. Che bello fare questa doccia fredda in pieno Agosto, mi sento come se il mio corpo si rigenerasse e diventasse più bello, per non parlare di quanto sia rilassante farmi lo shampoo ai capelli, se c’è una cosa che mi fa star bene è massaggiarmi i capelli e la nuca! Uso lo shampoo della Sunsilk per capelli lisci, purtroppo i miei capelli sono liscio stecco come gli spaghetti; ovviamente io vorrei averli mossi. Ovviamente perché è sempre così: chi ha i capelli lisci li vorrebbe mossi e chi li ha mossi li vorrebbe lisci. È una legge matematica, forte come la legge gravitazionale, con rare eccezioni che confermano la regola. Invece il mio bagnoschiuma è della Vidal al muschio bianco, è veramente buonissimo e a volte mi chiedo se potrebbe essere quella la causa del fatto che ogni volta che esco con un ragazzo, questo si innamora di me. Mi sento di essere un fiore profumato e che tutte le api vengono da me. È pazzesco. Tanti si dichiarano innamorati anche se in realtà lo fanno solo con scopo di ingannare noi ragazze, tanti tranne quelli che conosco io. I ragazzi che si dichiarano a me sono tutti sinceri e lo si capisce dal fatto che quando poi decido (sempre e solo io) di non vederli più, questi fanno cose assurde tipo mettersi a piangere come bambini e ad implorarmi, dicendomi che sono disposti a fare tutto quello che desidero purché non li lasci, mi mandano rose rosse e lettere e lasciano scritte ovunque, compresa la strada di casa mia. Il problema è che io non mi sono mai innamorata, c’è stato qualcuno a cui ho tenuto di più del “normale” se così si può dire, ma non ci sono mai stata male più di mezza giornata. A volte mi chiedo se riuscirò mai a provare quello che provano loro, non che io abbia fretta di innamorarmi, però mi piacerebbe provare quella sensazione magica dell’amore.
Finita la doccia guardo il telefono e noto che c’è un messaggio della mia migliore amica, Chiara, in cui mi chiede se quel pomeriggio mi andava di fare un giro in centro con lei e con i ragazzi che avevamo conosciuto la sera precedente insieme a Jessica: Alessandro, il classico fighetto biondo, occhi verdi e vestito D&G (con il quale c’è andata Jessica durante la serata), e Simone, un tipo semplice, con gli occhi marroni e i capelli castani. Ieri sera mi sono divertita in loro compagnia e, anche se oggi avrei preferito andare al mare, decido di accettare la proposta della mia amica. Di solito era sempre lei che si metteva d’accordo con i ragazzi che conoscevamo perché io preferivo non dare il mio numero in giro, visto che sono stata costretta a cambiarlo già quattro volte nel giro di un anno a causa delle persistenti chiamate da parte dei miei ex. Alessandro un pochino mi interessa, ma è meglio lasciarlo perdere per il momento, visto che va con Jessica e Simone non mi piace, ma è simpatico e credo che cercherò di essere sua amica, anche se ieri sera ha mostrato un evidente interesse nei miei confronti. Quindi non devo essere carina con nessuno e perciò decido di vestirmi in modo semplice: un paio di jeans corti a metà coscia, una canottiera bianca e un paio di All Star bianche. Mi faccio la coda, trucco gli occhi con un filo di matita nera (senza non metterei piede fuori casa) e sono pronta. Ah no, quasi dimenticavo: profumo e occhiali da sole Just Cavalli. Mi metto la borsa a tracolla ed esco salutando i miei genitori e la mia cagnolina, che è una trovatella e si chiama Baby. Fuori da casa mia c’è Chiara ad aspettarmi sul suo motorino. Corro a prendere il mio, un liberty nero, che non vedo l’ora di cambiare, non appena avrò 21 anni e potrò prendere la patente A3. Indosso il mio casco blu notte e accelero. Come sempre guidiamo per la strada una di fianca all’altra andando agli 80 km/h anzi che hai 50 come vorrebbe il codice della strada. Chi se ne frega del codice, a me piace la velocità, mi è impossibile tenere i 50 km/h, mi fa stare male. Purtroppo non posso permettermi ancora una macchina e poi sto risparmiando i soldi per potermi comprare una DUCATI.
Dopo essere arrivate e aver parcheggiato ci dirigiamo verso la piazza dove Chiara aveva dato appuntamento a quei due; l’orario stabilito è per le 16:00 e noi siamo un po’ in anticipo, così intanto ci fumiamo una sigaretta per ingannare il tempo. Entrambe fumiamo Marlboro Gold e a volte ci compriamo il pacchetto insieme, perché tanto ci vediamo tutti i giorni. Chiara è come una sorella per me, con lei parlo di tutto e abbiamo un sacco di interessi comuni e sappiamo sempre come aiutarci a vicenda. Il nostro legame è qualcosa di profondo e di puro che non si spezzerà mai. Lei è una ragazza semplice e carina, ha i capelli neri e gli occhi neri. Mentre rifletto su queste cose vedo Chiara salutare qualcuno alle mie spalle e in più noto un velo di sorpresa nella sua espressione. Così, senza voltarmi, le chiedo:
-    Sono arrivati? –
-    Si Hilary sono loro, ma sono in tre! –
-    Forse se ne sono portato uno in più perché ieri sera eravamo in tre! –
-    Già hai ragione! –
-    Allora? Com’è?? –
-    Sono ancora lontani, però mi sembra carino.
Voltai lentamente il capo di lato e, con la coda dell’occhio, potei vederli mentre venivano verso di noi. Mi rigirai subito e strizzai l’occhiolino a Chiara.
-    Chissà che tipo è.. – sorrisi
-    Che tipo è chi? Cosa? – domandò una voce alle mie spalle
Era stato il biondino a parlare, accidenti, mi ha sentita, ora mi sento proprio stupida. Non avevo scelta, per rispondere era meglio optare per la verità.
-    Vi abbiamo visti arrivare in tre e quindi…  – arrossii
-    Ah ok! Ahahah! – e fece un sorrisetto, lanciandomi un’occhiata maliziosa
-    Va bè, comunque ciao, io sono Hilary – dissi rivolgendomi a quel ragazzo
-    E io sono chiara  –
-    Ciao, Matteo – rispose
Che tipo strano, ha un’aria così misteriosa.
-    Allora, che volete fare ragazzi? Vi va un gelato? – propose Chiara
Io annuì semplicemente.
-    Ok – disse Simone – vi seguiamo  –
Ci alzammo dalla panchina sulla quale eravamo sedute e cominciammo a dirigerci verso la gelateria più vicina che si trovava a circa 100 metri da dove eravamo noi. Io e Chiara camminavamo davanti e i tre ragazzi stavano dietro di noi.
-    Hila – mi sussurrò Chiara
-    Ho capito, ti piace il nuovo arrivato, vero? –
-    Ormai mi leggi nel pensiero –
-    Io ti capisco anche solo se ti guardo i capelli – sorrisi – dai, ci penso io –
-    Cosa vuoi fare?! – chiese preoccupata
-    Fidati – risposi tranquilla
Mi allontanai da lei e mi avvicinai ai ragazzi, mi misi in mezzo tra Ale e Simo, li presi a braccetto e iniziai a parlare con loro.
-    Dove siete andati di bello ieri sera? – domandai
-    Che suonata! Eravamo con voi! – rispose Ale sghignazzando
-    Ma grazie! Io intendevo dopo che ve ne siete andati! Non credo che siete andati a nanna a mezzanotte – ribattei
-    Siamo andati al bowling e poi ci siamo fatti un giro con altri nostri amici – rispose Simone – voi? –
-    Jessica è tornata a casa, era stanca, mentre noi siamo andate ad una festa in spiaggia, poi abbiamo fatto colazione e infine siamo tornate a casa – risposi
-    Quanti ragazzi hai conosciuto? – mi chiese subito Simone
Lo guardai malissimo e non gli risposi. Non è mica il mio ragazzo che deve fare il geloso!
-    Cosa c’è Simo, sei geloso?? – gli chiese Ale ridendo.
Ale rideva sempre e per qualunque cosa, è incredibile. Mentre continuavo a parlare con loro diedi un’occhiata a Chiara e a Matteo. Il mio metodo è infallibile, infatti ora si stavano parlando mentre camminavano davanti a noi, ma a un tratto vidi che Matteo mi lanciò un’occhiata veloce e furtiva che non riuscii a decifrare. Feci finta di niente e continuai a parlare con i miei due amici.
-    Hilary – mi sentii chiamare, era Ale
-    Dimmi –
-    A Simo piaci –
-    E allora? –
-    Ci vai? – domandò
-    No – risposi seccamente
-    Perché?- chiese deluso
-    Lui a me non piace –
-    E dai! Che antipatica! –
-    Per me sarà sempre e solo un amico –
Sbuffò. In quel momento tornò Simone, che era entrato in un tabacchino per comprarsi le sigarette. Ci lanciò un’occhiataccia quando si rese conto che ero rimasta a braccetto con Ale. Finalmente arrivammo alla gelateria. Io presi un cono piccolo con fiordilatte e fragola e, siccome avevo ordinato per prima, mi diressi subito verso l’unico tavolo libero per tenere il posto a tutti, lasciando detto, senza essermi rivolta a nessuno in particolare, di portarmi il gelato non appena fosse pronto. Ero convinta che sarebbe stato Simone a portarmelo, invece, dopo un minuto scarso, vidi arrivare Matteo con il mio gelato che me lo porse e disse:
-    Te l’ho portato io, perché non ho preso niente –
-    Come mai? –
-    Non lo so, non mi va – disse sedendosi di fronte a me, dalla parte opposta del tavolo
Arrivarono anche gli altri e Simone si sedette vicino a me a destra, Chiara a sinistra e Ale era tra Simone e Matteo.
-    Che ne dite se domani andiamo al mare? – proposi
Tutti tranne Matteo diedero subito la loro risposta affermativa, mentre Matteo si limitò ad un cenno del capo. Ad ogni modo aveva detto di si e io ero contenta per Chiara, così l’indomani avrebbero potuto conoscersi meglio.

Era venerdì sera e di solito io e Chiara ci vedevamo con le nostre amiche per andare in qualche pub a bere. Le nostre amiche erano studentesse universitarie come noi della scuola di giurisprudenza di Pisa, ed erano: Harumi, una ragazza di origini giapponesi nata e vissuta in Italia; Enrica, Alessia e Sabrina. Già, sono una studentessa universitaria e ho finito il primo anno dando 5 esami, che non sono male come inizio. Mi sono diplomata con 83/100 al liceo classico ed è alle superiori che ho conosciuto Alessia, mentre Chiara la conoscevo già dalle medie e, invece, Enrica, Sabrina e Harumi le ho conosciute all’università. Queste ultime vivono a Lucca, mentre io Chiara e Alessia siamo di Firenze. Tutte le settimane, di venerdì sera, ci vediamo tutte insieme e facciamo a turno, una volta per uno, per spostarsi.  Questo venerdì tocca a loro venire a Firenze.
Superman, superman…uouououou!
È il mio telefono, qualcuno mi sta chiamando. È Jessica.   
-    Ciao Jessy, dimmi –
-    Ciao, senti che fai domani? –
-    La Chiara stasera deve sentire Ale e Simo per andare al mare, vuoi venire? – non ero entusiasta all’idea di invitarla, ma se non lo avessi fatto lei si sarebbe auto invitata e la cosa avrebbe finito per irritarmi
-    Si certo! Fammi sapere ora e luogo, ciao ciao! –
-    Ciao – riattaccai
Sospiro. Mi preparo e mi dirigo al luogo dove ci incontriamo sempre. Decidiamo di andare in un pub in cui c’è anche il karaoke, è un locale molto carino cha ha più anni di mia nonna, ma che va sempre perché nel corso degli anni si è evoluto. Si chiama “Il pub della pantera nera”, secondo me chi ha scelto il nome era fissato con le pantere, una di quelle persone che in casa hanno un sacco di pupazzi e soprammobili, lenzuola e poster a tema. Dentro ci sono le luci molto basse, solo nei tavoli e al bancone ci sono delle luci più forti al neon blu. La musica è quella del momento. Ci sediamo ad un tavolo qualunque e dopo 5 minuti una signorina arriva a prendere l’ordinazione.
-    Per me un analcolico alla frutta – disse Sabrina che era astemia
-    Io vorrei un thè al limone in lattina – disse Alessia, che era una teinomane
-    Io prendo una vodka alla fragola e lemon soda – dissi io
-    E io un mojito – disse Chiara
-    Io un bacardi breezer all’arancia – disse Enrica
-    Io vorrei un bicchiere di vino rosso – disse infine Harumi
Successivamente io, Chiara e Harumi avremo fatto due giri di rum e pera. Dopo essermi sciacquata la bocca per la seconda volta con il succo di pera, iniziai a sentire che i miei neuroni saltavano di qua e di la nella mia testa senza una meta. È ufficiale, sono brilla. Al karaoke chiedono se c’è qualcuno che voglia cantare e io, senza sapere bene cosa stessi facendo, vado verso il microfono. La canzone è di Nek e il titolo è “cuori in tempesta”. È una bella canzone e la conoscevo bene, quindi potevo ritenermi fortunata. Inizio a cantare, mentre noto le mie amiche che se la ridono.
È mezzanotte e Enrica, Sabrina e Harumi devono andare in stazione a prendere il treno. Ci alziamo dal tavolo e ci dirigiamo verso l’uscita in fila indiana, poiché l’ingresso permette il passaggio di una persona alla volta. Sono l’ultima della fila e, mentre sto per uscire, qualcosa mi trattiene. Una mano ha afferrato il mio braccio e mi stava tirando indietro. Ero brilla, ma mi resi conto che ero in pericolo e così ero sul punto di chiamare Enrica, che stava uscendo giusto prima di me, ma un’altra mano mi aveva bloccato la bocca da dietro. Cosa stava succedendo?? Non capivo. Ero nel panico, quando una voce mi sussurrò all’orecchio:
-    Tranquilla, ti devo solo dire una cosa, dì alle tue amiche di aspettarti qui davanti – disse una voce maschile.
Si trattava della voce di un ragazzo, ma non mi era nuova. Ora ero più calma. Senza voltarmi corsi fuori.
-    Ehi ragazze, mi potete aspettare un minuto qui? –
-    Perché? – chiese Chiara
E ora cosa mi invento???
-    Devo chiedere una cosa al barista – risposi
-    Cos’è, ti piace? – chiese maliziosa Alessia
-    No no! Ehm…volevo solo chiedergli se per caso ha lavorato in un altro pub, perché la sua faccia non mi è nuova – risposi dicendo la prima cosa che mi è venuta in mente
-    Ok, sei ubriaca. Va bè, fai come vuoi, ma non metterci un’eternità! – rispose Chiara
-    Certo! – dissi, e di fretta tornai dentro
Ero curiosissima di vedere in faccia il tipo che mi aveva fermata. Quando entrai mi resi conto che le uniche luci accese erano quella del bancone e quella della pedana del karaoke. Era passata la mezzanotte e a quell’ora facevano sempre così, mentre dalla pedana una donna lanciava rose rosse a caso. Era un modo diverso per attirare la gente nel locale. Il problema ora era che non sapevo come ritrovare quel ragazzo. Mentre mi dirigo verso la pedana, cercando di non cadere per il buio, qualcosa mi ferma per la seconda volta. Due mani mi avevano afferrata delicatamente per la vita e tirata piano indietro. Lo sentivo dietro di me a pochi centimetri, pochissimi direi, forse due o tre. Il suo respiro lo sentivo dapprima nei capelli e poi sull’orecchio. Feci per girarmi, ma mi fermò. Accidenti, voglio sapere chi è! Spostò una mano dal mio fianco e la portò sui miei occhi e piano me li chiuse.
-    Tienili chiusi, me lo prometti? –
-    Te lo prometto – risposi
Mi girò lentamente e con una mano mi toccò piano il mento. Istintivamente dischiusi le labbra. Continuavo a tenere gli occhi chiusi, ma morivo dalla voglia di vederlo in faccia, però, se lo avessi fatto, avrei distrutto la magia di quel momento. Percepii che aveva avvicinato il suo viso al mio e, un istante dopo, sentii le sue labbra appoggiarsi sulle mie con la stessa soavità di una farfalla che si appoggia su un fiore. Arrossii. Rimasi immobile fino a che non si staccò, dopo circa tre secondi. A questo punto dovevo dire qualcosa.
-    Non so chi sei e non voglio nemmeno saperlo. È stato bellissimo questo momento e voglio che rimanga così com’è, avvolto nel mistero e nelle ombre di questo locale. Non farò lo stesso errore di Psiche.
Detto questo mi voltai e me ne andai. Mi sentivo felice senza un motivo preciso.
Quando tornai a casa, all’incirca verso l’una di notte, non avevo nessuna voglia di dormire e così andai nel giardino di casa mia e mi sedetti in terra in mezzo al prato. Avevo voglia di pensare. Alzai gli occhi al cielo e mi si illuminarono quando vidi tutto completamente stellato. In quel momento ripensai alla leggenda della storia di Amore e Psiche. I due erano amanti, ma Amore aveva chiesto a Psiche di non accendere mai la luce. Psiche, però, spinta dalla curiosità, infranse la promessa, accese la luce e vide il vero volto di Amore e la loro storia finì, perché Psiche aveva visto ciò che Amore voleva nascondere. Sorrisi. Stasera avevo fatto la cosa giusta. Sorrisi di nuovo e rientrai in casa. Quando toccai il letto mi addormentai subito.

Mi ritrovai nel pub e improvvisamente qualcuno afferrò la mia mano e mi trascinò contro un muro. La persona che mi aveva presa era un ragazzo con una strana maschera in faccia. Per colpa di questo e del buio non ero in grado di riconoscerlo. Si avvicinò fino a che le punte dei nostri nasi non si sfiorarono. Stavo arrossendo. Le sue mani stavano una stretta nella mia e l’altra appoggiata al muro con il braccio teso sopra la mia spalla. Non potevo più resistere, dovevo scoprire chi era. Sciolsi la stretta e avvicinai entrambe le mani al suo viso. Volevo levargli la maschera e, mentre lo facevo, lui non fece niente per impedirmelo.

Mi svegliai e capii subito che avevo solo sognato. Che delusione. Non potevo svegliarmi dopo avergli tolto la maschera? Naturalmente no. Ecco un’altra legge matematica inconfutabile: quando si sogna ci si sveglia sempre sul più bello.
Che ore erano? L’orologio segnava le 11:00. Avevo dormito più o meno dieci ore. Il mio cellulare segnava una chiamata persa: era Jessica. Sicuramente voleva sapere il programma di oggi pomeriggio. Me ne ero completamente scordata, io non sapevo ancora niente, così chiamai subito Chiara per sapere se e come si era messa d’accordo con i nostri amici. Ci dovevamo vedere in centro alle 14:30 per poi organizzarci con i mezzi. Chiamai subito Jessica e le spiegai tutto.
Mentre mangiavo la pasta al sugo pensavo a quale costume mettermi e con cosa avrei potuto abbinarlo. Pensai che sia Chiara, sia Jessica, avrebbero indossato le cose più carine che avevano, così decisi che non potevo essere da meno. Mi infilai un costume blu notte a due pezzi: il pezzo di sotto aveva i laccetti sui fianchi, il reggiseno era a triangolo con due lacci, uno dietro il collo e uno dietro la schiena. Era un costume semplicissimo, ma io trovavo che proprio per questo mi avrebbe dato un’aria più seria e quindi anche più affascinante. Sopra al costume infilai un vestitino grigio, la cui gonna si fermava a metà coscia e infine ai piedi decisi di mettere le mie superga blu. Aggiunsi inoltre una cavigliera che avevo acquistato la settimana scorsa in un negozietto di bigiotteria. Matita, occhiali da sole e sono pronta. Nella borsa da mare avevo messo un asciugamano, il portafoglio, il cellulare, la crema abbronzante e l’i-pod.
Arrivata sul luogo dell’appuntamento, notai che stavano tutti aspettando me, che figure, ero arrivata per ultima. Notai inoltre che i tre ragazzi erano venuti in macchina.
-    Ciao a tutti, scusate il ritardo – annunciai
-    Ciao Hila! – mi salutò Chiara dandomi un bacino – abbiamo deciso come organizzarci. Scommetto che tu vuoi venire col tuo motorino. Io e Jessica andremo in macchina con loro, mentre tu ci seguirai. Ti sta bene? –
-    Certo, come no! – risposi
Non amavo allontanarmi senza il mio motorino e quindi ero contenta così.

Arrivati in spiaggia ci affrettammo a cercare uno spazio abbastanza grande per tutti e sei. La disposizione che avevamo preso era: noi ragazze eravamo una vicino all’altra, con Chiara al centro, mentre i ragazzi avevano messo i loro asciugamani davanti ai nostri con Ale al centro, Simone davanti a me e Matteo davanti a Jessica. Poco dopo Jessica e Chiara andarono al bar per prendersi una bibita, mi avevano chiesto di andare con loro, ma non avevo nessuna voglia di alzarmi. Simone e Matteo andarono in acqua a farsi un bagno. Sulla spiaggia eravamo rimasti soltanto io e Ale. Mi voltai a pancia in su, mi infilai le cuffie dell’i-pod nelle orecchie e chiusi gli occhi. Dopo  due minuti mi sentii toccare la spalla, sicuramente era Ale che voleva qualcosa. Mi girai a pancia in giù e lo ritrovai sull’asciugamano di Simone rivolto verso di me.
-    Allora? – mi chiese
-    Non ho cambiato idea, Simo non mi piace – risposi scocciata
-    Poveraccio, sei cattiva – mi accusò
-    Tanto lo sa, la prima sera che ci siamo conosciuti gli dissi subito che a me lui non piaceva e che mi piacevi tu –
-    E con me ci usciresti? –
-    Tu che dici? – gli dissi sorridendo
Lui mi sorrise, un po’ stupito da quella confessione. Decisi di lasciarlo bollire nel suo brodo e ritornai alla posizione in cui mi trovavo prima che mi chiamasse. Dieci minuti dopo eravamo di nuovo tutti insieme, ognuno sul proprio asciugamano. Avevo voglia di fare una passeggiata sul bagno asciuga e Simone e Matteo si offrirono di accompagnarmi. Prima però dovevo mettermi l’abbronzante, ma non potevo metterlo da sola sulla schiena e Simone era ben disposto ad aiutarmi. Camminammo fino alla scogliera. Da lì molti decidevano di buttarsi e dato che non avevo ancora fatto il bagno, decisi che era il momento giusto.
-    Ragazzi io mi tuffo e poi raggiungo gli altri a nuoto – li avvisai
-    Ok, noi andiamo a piedi – disse Matteo
-    Io mi faccio una corsetta – disse Simone
Lo salutai con un gesto della mano e mi tuffai. L’acqua ero calda, ma si stava benissimo, l’unico mio timore era quello di beccarmi qualche bruciatura di medusa. Eliminai quei pensieri dalla testa e inizia a nuotare a stile libero, come avevo imparato quando praticavo il nuoto agonistico per sport. Dopo cinque minuti che nuotavo mi fermai e vidi che Simone non c’era più, probabilmente aveva già raggiunto gli altri, mentre Matteo lo potevo vedere benissimo, anche se ero abbastanza lontana dalla riva, infatti non ci toccavo, credo che in quel punto l’acqua sia alta circa 2.5 metri e mezzo. Decisi di andare in profondità, così presi fiato e mi immersi. Riuscii a toccare il fondo, ma dovetti subito risalire perché mi stava mancando il fiato. Quando riemersi notai che Matteo si era fermato perpendicolarmente a me, come se mi volesse aspettare, così presi a nuotare verso riva. Forse voleva dirmi qualcosa. Quando arrivai, rimanendo sdraiata sulla sabbia, gli feci cenno di avvicinarsi.
-    Devi dirmi qualcosa? – gli chiesi
-    No, niente –
-    Ah, ok. Ti va di venire in acqua con me? –
-    Si – rispose solamente
Insieme nuotammo di nuovo lontano dalla riva. Inaspettatamente mi si avvicinò, dopodiché sparì sott’acqua e, quando riemerse vicino a me, mi schizzò l’acqua. L’avevo preso per un tipo serio e poco socievole e invece ecco che ha voglia di giocare. Non potevo perdere quell’occasione e così cercai di affogarlo facendo pressione sulle sue spalle, ma senza successo, era rimasto immobile.
-    Mi dici cosa stai facendo? –
-    Sto cercando di affogarti!!! –
-    Davvero? – disse ridacchiando – aspetta, ti aiuto –
-    Cosa…? –
Andò sott’acqua e non feci in tempo a finire la frase che mi slacciò il reggiseno e me lo sfilò di dosso. Riemerse con il suo trofeo in mano, ridacchiando.
-    Ridammelo subito! – gli urlai rossa come un pomodoro
-    Devi prenderlo! – mi disse continuando a ridere
-    E come faccio con una mano sola?? – gli gridai
-    Ne hai due di mani – mi disse – forse ce le fai se le usi entrambe – mi provocò
-    Si..certo! – stavo avvampando.
Ero costretta ad usare una mano per coprirmi. Lo fissai per un attimo con sguardo assassino cercando di escogitare qualcosa, ma non avevo scelta. Nuotai verso di lui utilizzando l’unica mano libera che avevo e quando fui abbastanza vicino lo abbracciai stringendolo contro il mio petto e quindi liberai l’altra mano per cercare di prendere il mio reggiseno. Purtroppo, anche se lo tenevo fermo, avendo il braccio più lungo del mio non riuscivo a prenderlo.  Inoltre con l’altra mano lui cercava di tenermi ferma. Mi prese la mano e la portò dietro il suo collo senza mollarmela. Che situazione imbarazzante. Notai comunque che non aveva mai abbassato lo sguardo e da un lato lo apprezzai.
-    Io ora potrei farti qualunque cosa – affermò con un’aria quasi arrabbiata
Non gli risposi, abbassai lo sguardo, irritata. Non potevo fare niente, ero nelle sue mani. Il modo con cui si rivolse a me era strano, sembrava che mi volesse sgridare.
-    Dai, girati – mi disse d’un tratto
-    Neanche per sogno! –
-    Fidati – mi disse serio
Non so perché, ma mi fidai. Ora gli davo le spalle e non sapevo cosa aspettarmi. Con una mano sulla mia pancia mi teneva vicina a lui. Ero convinta che da un momento all’altro ne avrebbe approfittato per toccarmi e ci rimasi di stucco quando mi infilò il reggiseno dalla testa per poi allacciarmelo sulla schiena, dove in precedenza aveva sciolto il fiocco. Ero imbarazzata, ma sollevata per il fatto che nonostante tutto non mi aveva nemmeno guardata.
-    La prossima volta facci un doppio nodo, non sono tutti gentiluomini come me – affermò
Lo guardai malissimo, ma sapevo che aveva ragione.
Non avevo più voglia di stare in acqua e così ritornammo a riva per poi continuare a piedi. Quando arrivammo agli asciugamani mi lanciò uno sguardo d’intesa prima di sdraiarsi. Simone ci guardò malissimo. probabilmente si stava chiedendo come mai ci avessimo messo tutto quel tempo e come mai il suo amico fosse bagnato. Fortunatamente non indagò. Forse chiederà spiegazioni a Matteo nel momento in cui si fossero trovati da soli. Io invece avrei raccontato tutto a Chiara stasera.

Era sabato sera e, come sempre, sarei andata a ballare. Mentre mi preparavo ripensavo a come erano cambiate le cose da oggi pomeriggio. Jessica aveva mandato a quel paese Ale dopo aver scoperto che lui si vedeva anche altre ragazze. Chiara aveva rinunciato a provarci con Matteo perché, dopo quello che era successo oggi tra me e lui, si era convinta del fatto che lui mi venisse dietro.
Andai allo specchio a guardarmi. Non ero soddisfatta, perciò mi spogliai e provai a fare un nuovo abbinamento. Questa volta ero compiaciuta: indossavo un paio di stivaletti bassi, senza tacco e di colore bianco; un paio di calzoncini azzurri molto corti e un top della stessa tonalità di azzurro dei pantaloncini. Mi piaceva indossare maglie corte perché così mi si poteva vedere il piercing all’ombelico. Ho anche un piercing sulla lingua e un tatuaggio a forma di rosa sulla schiena, sotto il collo. Anche Chiara ha il piercing all’ombelico, ce lo eravamo fatte insieme. Decisi di cambiare il piercing all’ombelico sostituendolo con uno che aveva il brillantino azzurro. Mi feci la coda alta e mi truccai gli occhi con la matita e l’ombretto blu.
Fu il padre di Chiara a portarci a ballare e quando entrammo, verso mezzanotte, c’era già pieno dentro. La discoteca in cui mi trovavo era disposta su due piani, con annesso il giardino. Al piano terra il dj metteva musica house, le luci intermittenti blu e rosa davano l’impressione di essere in un posto magico perché nell’attimo in cui la luce era blu la pista si illuminava di rosa e un attimo dopo, quando la luce diventava rosa, la pista era blu e noi sembravamo tutti dei marziani viola, inoltre i laser verdi si muovevano per tutta la sala a una velocità impressionante. Al primo piano il dj metteva musica commerciale; le luci erano molto belle, ma non c’era lo stesso effetto che veniva creato al piano di sotto. In compenso nella sala c’erano molti divanetti, mentre di sotto c’erano pochi punti in cui ci si poteva sedere. In entrambe le sale vi erano due bar. In giardino c’erano diversi tavoli, divanetti e sedie che erano sempre tutti occupati. Il giardino serviva soprattutto ai fumatori, poiché dentro non si poteva fumare. Al piano terra, al primo piano e in giardino c’erano tre buttafuori. Uno di loro lo conoscevo e spesso lo trovavo a controllarmi che non fossi in pericolo. Che assurdità. Comunque era uno tosto, io lo chiamavo Brunetto perché è di bassa statura, però tutti ne avevano paura; è uno di quelli che, come si dice, “piacchia duro”.
Dopo un’ora ero già mezza ubriaca: avevo bevuto cinque rum e pera. A dirla tutta io non reggo molto l’alcool.
Mentre ballavo in pista, tra la folla riconobbi un ragazzo che mi piaceva un po’ di tempo fa, si chiama Giacomo, è un tipo molto timido e, dopo una settimana che ci uscivo insieme non mi aveva ancora baciata. Avevo dovuto fare io il primo passo e quando ci provai sembrava restio a farlo. Avevo iniziato a pensare che fosse gay e quindi non lo cercai più e lui fece la stessa cosa. Con mia grande sorpresa lo vidi venire verso di me.
-    Ciao, come stai? – mi chiese salutandomi con un bacino sulla guancia
-    Bene, tu? – risposi fredda
-    Bene. Senti, ti va di accompagnarmi al bar? –
-    Si, ok. – gli risposi, poi mi rivolsi a Chiara – Mi aspetti qui? Accompagno lui e torno subito –
-    Vai tranquilla! –
Uscimmo dalla pista dirigendoci verso il bar. Voleva una bottiglietta d’acqua, ma le avevano finite. Stavamo ritornando verso la pista, quando mi prese una mano e mi condusse verso una parete dell’edificio. Mi lasciò la mano e si mise davanti a me; io indietreggiai stupita contro il muro. Mi prese il viso tra le mani e mi baciò. Era diventato coraggioso improvvisamente?? Ad ogni modo fu un bel bacio, molto dolce direi. L’unica nota negativa era data dal fatto che mi sentivo osservata. Dopodiché tornammo in pista, lui dai suoi amici e io da Chiara, come se niente fosse. In quel momento ebbi un flashback: mi rivenne in mente quel misterioso ragazzo, di cui non conoscevo l’identità, che mi baciò nel pub quel venerdì sera. Potrebbe essere…? No, non è possibile. Lui non frequentava quel pub. Ricacciai indietro quei pensieri e raccontai a Chiara quello che era successo.
-    Mi ha baciata – le dissi
-    Davvero?! – chiese stupita
-    Si! Mi ha colta di sorpresa! –
-    E chi l’avrebbe mai immaginato! – esclamò
-    Si, ma non urlare – le intimai
-    E chi vuoi che ci senta con questo casino! – disse ridendo, poi si fece seria – ma tu credi che… -
-    No, per un momento l’ho pensato, ma non può essere stato lui –
-    Come fai ad esserne certa? –
-    Non lo so… - ammisi – però… - mi bloccai. Di nuovo avvertii la sensazione di essere osservata. Mi guardai intorno, ma non notai nulla di strano.
-    Ehi, che hai? – mi chiese Chiara preoccupata
-    Prima, mentre Giacomo mi baciava, ho avuto la sensazione che qualcuno mi osservasse e ora ho avuto la stessa impressione –
-    Ah, caspita! Ma stai tranquilla, forse ti sbagli –
-    Forse hai ragione. Comunque ti dicevo.. – e ripresi il discorso che avevo interrotto – il bacio è molto diverso e poi, che io sappia, lui non frequenta quel posto –
-    Se lo dici tu! Tuttavia penso che anche Giacomo è innamorato di te –
-    Sai che novità – risposi ridendo, ma annoiata allo stesso tempo.
Riprendemmo a ballare. Ballare era una di quelle cose che non smetterei mai di fare, non a caso nel tempo libero frequentavo un corso di danza latino-americana. Mi piacevano tutti i tipi di danza, perché, qualunque essa fosse, era “mia complice”, ballando potevo sentire il mio corpo e la cosa che più amavo era chiudere gli occhi e muovermi ascoltando le emozioni che mi suscitava una canzone o il ritmo della musica.
Dopo un po’ Chiara mi propose di fare un giro al piano di sopra ed io accettai volentieri, almeno cambiavamo un po’; inoltre la mia amica era stanca e quindi speravamo di poterci sedere.
Quando arrivai in cima alle scale e inizia a camminare verso il centro della sala, per la terza volta avvertii la sensazione di essere osservata. Mi voltai, decisa a scoprire chi è che mi spiava. Rimasi a bocca aperta quando li vidi. Gli sorrisi e gli andai incontro.

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Capitolo 2
*** una nuova vita ***


cap1-serate particolari

Una nuova vita

Che giorni strani sono stati questi, pieni di avvenimenti inaspettati e incontri particolari. Non è che inconsapevolmente sono protagonista di un film? Iniziavo a pensarlo sul serio.

Gli occhi che mi sentivo puntati addosso erano di Matteo. Se ne stava comodamente appoggiato ad un pilastro. Mi sorrise quando ci vide andargli incontro. Era insieme ad Ale che però era girato di spalle e non si accorse del nostro arrivo. Cosa ci facevano loro lì? Sono più di due anni che frequento questo posto e non li ho mai visti qui. Anche se non conosco tutti, le facce sono sempre le solite, escludendo la gente che non è di Firenze. Da quello che sapevo, loro preferivano andare al bowling o in posti poco frequentati per potersi fare gli spinelli. Inoltre, considerando che abitano in periferia, ero convinta che, se decidevano di andare in discoteca, sarebbero andati in quella che si trova più vicino a loro, anche perché venire fino in centro di sabato sera con la macchina poteva essere molto problematico, considerando che molte strade sono a traffico limitato. Nonostante tutto loro erano lì. Decisi di fare uno scherzetto ad Ale e, prima che Matteo lo avvisasse della nostra presenza, gli feci cenno di stare zitto, poi mi voltai e lo feci anche a Chiara. Da dietro portai le mie mani sugli occhi di Ale.

- Chi sono? – gli domandai

- Mmm.. Susanna? –

- No –

- Silvia –

- Sbagliato di nuovo! Magari puoi provare con un nome che inizia con un’altra lettera! –

- Dai, chi sei?! –

- Ti arrendi? –

- Si –

- Che disastro che sei – gli dissi prendendolo in giro

Tolsi le mani dai suoi occhi e mi misi di fronte a lui a braccia incrociate.

- Buonasera! – mi disse

- Ciao ragazzi! Che ci fate qui? – chiese stupita Chiara

- Bé, che domande fai, siamo venuti a ballare – rispose Ale

- E a rimorchiare – aggiunsi io

- È naturale – rispose

Rivolsi lo sguardo a Matteo, che guardava la scena divertito.

- Vi va di stare un po’ con noi? – gli domandò Chiara

- Figuriamoci! – esclamai – sono a caccia di donne e noi gli saremo solo d’intralcio –

- No dai, andiamo a ballare tutti insieme – propose Ale – anche voi siete donne, quindi… -

- Quindi? – lo incitai

- Quindi andiamo – intervenne Matteo

- Scusa, ma Simone non c’è? – gli chiese Chiara

- No, a lui non piace questo posto e per questo ha preferito andare a bere con altri nostri amici – le rispose Ale

- Però se avesse saputo che c’era lei – disse Matteo indicandomi – sarebbe venuto lo stesso – affermò sghignazzando

- Non ha speranze con lei – rispose Chiara precedendomi

Matteo mi rivolse un sorriso ed io ricambiai. Devo ammettere che ha un bel sorriso, in realtà è proprio un bel ragazzo. I suoi capelli sono neri e sono di lunghezza media e porta una frangetta tutta spettinata; gli occhi sono azzurri ed ha anche un bel fisico. Per di più questa sera è vestito molto bene: porta una camicia nera a maniche corte con i primi bottoni sbottonati, un paio di jeans scuri che delineano in modo perfetto le sue gambe muscolose da calciatore (infatti gioca a calcio da 8 anni se non ricordo male). Mentre ballavamo Matteo non faceva altro che lanciate occhiate furtive e ogni tanto assumeva un comportamento strano e induriva l’espressione del viso, rivolgendo il suo sguardo oltre le mie spalle. Ma cosa stava facendo? Minacciava silenziosamente i ragazzi che ci provavano con me? Decisa a chiedergli spiegazioni mi avvicinai a lui e gli dissi:

- Si può sapere perché ti comporti così? –

- Così come? –

- Non fare il finto tonto! –

- D’accordo, scusami –

- Senti, non so perché ti dia fastidio che i ragazzi ci provino con me, forse sei geloso o hai un altro motivo, ma non mi interessa. Se il tuo problema è questo, allora balla con me –

Diventò rosso. Avevo visto giusto, però non mi rispondeva, così feci per allontanarmi, ma me lo impedì abbracciandomi incrociando le sue braccia sulla mia pancia.

- Posso tenerti vicina a me? – mi chiese dolcemente

- S-si – risposi arrossendo un poco

In quel momento notai che Chiara si era messa a parlare con il nostro amico dj, che entrambe conoscevamo molto bene, mentre Ale ci stava provando con una biondina molto bella, una di quelle che io assegnavo alla categoria “oche”. Io, tra  le braccia di Matteo, mi sentivo al sicuro ed era una bella sensazione. Sarei rimasta così ancora per molte, molte ore.

 

Mi strofinai gli occhi ancora intontita. Non feci in tempo a sbadigliare che starnutii; subito dopo avvertii un forte mal di testa e mi resi conto che avevo la febbre. Fantastico, siamo in piena estate ed io mi sono ammalata. Il display del cellulare segnava le 14:00 del pomeriggio. Questo voleva dire che avevo saltato il pranzo e infatti, non appena ci pensai, sentii il mio stomaco brontolare.

- Mamma! – urlai

- Dimmi, che c’è? – disse apparendo sulla porta di camera mia

- Ho fame, puoi portarmi qualcosa da mangiare, qualunque cosa? – povera me, sembravo una morta di fame

- Certo! – rispose sorridendo

La mia mamma era sempre molto gentile e molto dolce con me, più che una mamma sembrava la fatina dei desideri e per questo Chiara mi invidiava moltissimo. Mia madre riapparve dopo 5 minuti con in mano una coppetta di gelato e un piattino con una mela sbucciata.

- Grazie mamma! –

- Prego – mi sorrise di nuovo

Starnutii per la seconda volta.

- Stai male? – mi domandò preoccupata

- Tranquilla, credo di avere qualche linea di febbre, tutto qui – risposi

- Allora per oggi è meglio che rimani a casa – sentenziò

- Si hai ragione – dissi continuando a mangiare il mio buonissimo gelato alla fragola

Mia madre mi diede un bacio sulla fronte per poi tornare alle sue faccende. Quando ebbi finito di mangiare, mandai un messaggio a Chiara per avvertirla del fatto che stavo poco bene e che quindi non sarei uscita fino al giorno seguente. La sua risposta fu scontata: sarebbe venuta a trovarmi nel pomeriggio, ci saremo ordinate una pizza per cena e sarebbe rimasta con me anche dopo mangiato. Era incredibile quanto ci volessimo bene, non potevamo stare lontane nemmeno per un giorno. La ringraziai e le dissi che poteva venire quando voleva. Speravo solo di non attaccarle i microbi. Onde evitare di contagiarla andai in bagno a prendere una mascherina e la indossai. Era terribilmente scomoda, ma quanto mai utile. Iniziai a pensare a come potevamo passare il tempo, ma non mi veniva in mente niente, l’unica idea che ebbi fu quella di noleggiare un film per guardarcelo stasera. Accipicchia, a forza di pensare mi era aumentato il mal di testa. Alla fine passammo il pomeriggio a parlare di ragazzi e dell’estate, giocammo a carte e successivamente a monopoli con i miei genitori. Per cena non ci ordinammo la pizza come avevamo programmato perché mia madre si era offerta di prepararci le cotolette con le patatine fritte. Mentre aiutavo mia madre ad impanare le fettine di carne, Chiara uscì per andare a noleggiare un film. E così passò la nostra giornata. Avevamo già fatto i programmi per l’indomani: saremo andate a fare un pic-nic all’aperto con i nostri amici Ale e Matteo. Quando Chiara li aveva chiamati, aveva proposto loro di invitare anche Simone, ma Matteo ci aveva detto che lui preferiva non vedermi visto che tanto io gli davo poca importanza. A quelle parole mi sentii un po’ in colpa e anche se mi dispiaceva, non potevo farci niente. Non ero obbligata a farmelo piacere per forza, sarebbe stato come prenderlo in giro e soprattutto mentire a me stessa. Non so perché, ma mi sentivo felice del fatto che avrei passato una giornata insieme a Matteo. In quel momento capii che gli volevo bene, con lui sentivo che potevo essere me stessa e inoltre ero sicura che anche a lui piacesse stare in mia compagnia. Per la sera non avevamo fatto programmi perché mia madre mi disse che doveva parlarmi di una cosa importante. Ero molto curiosa e non sapevo proprio che cosa aspettarmi, non avevo idea nemmeno se mi avrebbe detto una cosa bella o una cosa brutta. Ad ogni modo mi fidavo di lei e decisi di aspettare pazientemente. Prima di andare a letto preparai il necessario per il pic-nic: dentro una borsa avevo messo una bottiglietta d’acqua, due panini ed una fetta della crostata con la marmellata di fragole che aveva fatto mia madre.

 

Il giorno dopo, verso l’una del pomeriggio…

- Ehi, ma che fai?! Metti giù quelle zampacce dalla mia crostata! – gridai a Matteo

- Non ci pensare neanche, ha l’aria di essere proprio buona! – disse ridendo – ora la assaggio – proseguì

- Uffa, ma è mia! – replicai guardandolo addentare la crostata

- Ok, tieni, la rivuoi? – mi chiese porgendomela

- Che bella faccia tosta, ormai l’hai assaggiata, quindi finiscitela! – sbottai

- Grazie, troppo gentile – disse sghignazzando

Mi sedetti imbronciata sul mio plaid con le braccia conserte. Matteo mi aveva fregato il pezzo di crostata che mi ero portata come dessert. Quello che mi faceva rabbia non era il fatto di non aver mangiato io quella crostata, anche perché a casa ne avevo già gustata una fetta per colazione prima di uscire, ma che me l’aveva sottratta di nascosto. Se me l’avesse chiesta invece gliela avrei data volentieri.

- Mi voglio far perdonare – mi disse ad un certo punto

- Non sei il benvenuto sul mio plaid – risposi acida quando lo vidi accomodarsi

- Che cattiva, dire che ero venuto per darti un bacino –

- Un bacino?! – dissi arrossendo

- Si – rispose

Si avvicinò e mi diede un bacino sulla guancia. Non so per quale assurdo motivo, ma avvertii una strana sensazione in quel momento; quel piccolo bacio era stato così dolce che dimenticai l’accaduto.

- Sei perdonato – dissi imbarazzata, abbassando lo sguardo

- Perché sei arrossita? – mi chiese guardandomi accigliato

- Non dire sciocchezze, non sono affatto rossa! – replicai ancora più imbarazzata.

Mi sorrise. I suoi sorrisi mi davano un senso di tranquillità e quel viso così tenero era irresistibile.

- Ehi ragazzi, che ne dite di fare un gioco? – chiese Chiara interrompendo i miei pensieri

- Che genere di gioco? – domandai perplessa

- Obbligo o verità – rispose

- Cosa?! Ma sei matta?! – esclamai

- Ok, ci sto! – disse Ale – tu, Met? – chiese all’amico

- Certo, non mi tiro indietro! – rispose

- Allora io vado a farmi un giro ok? – dissi io

- No, tu giochi con noi – affermò Matteo.

Mi prese per mano e mi trascinò sul plaid di Ale che era il più grande, dove già si trovava Chiara.

- Io mi rifiuto – dissi

- Dai Hila! Che ti costa? – mi pregò Chiara

- Ma tu non avevi niente di meglio da proporre? Magari qualcosa di più sensato? – la rimproverai

- Dai, quante storie! Siediti e gioca – mi disse Ale

Mi sedetti scocciata e lanciai un’occhiataccia a Chiara. Non ero arrabbiata con lei, però poteva risparmiarsela questa idea. Che cosa le passava per la testa?

- Comincio io – disse facendo ruotare una bottiglietta di plastica vuota.

Quando si fermò puntava Ale.

- Verità – disse

- Bene. Ti piacerebbe baciare Hilary? –

- Penso di si – rispose lui tranquillo

Ero molto imbarazzata e, sicuramente, andando avanti con questo gioco le cose non sarebbero migliorate. Ora toccava a Matteo. La bottiglietta mi aveva risparmiata per la seconda volta, ora puntava Chiara.

- Obbligo o verità? – le chiese Matteo

E così andò avanti il gioco. Continuammo a giocare per circa un’oretta, finché non ci stufammo. Durante il gioco, i momenti più imbarazzanti furono quando fui obbligata a levare la maglietta ad Ale e quando Matteo fu obbligato a darmi un bacio sul collo; si avvicinò lento e poi appoggiò le sue labbra nell’incavo del mio collo, dolce e sensuale al massimo, mi vennero i brividi. Mi baciò per circa mezzo minuto poi si levò e mi guardò negli occhi sorridendomi. Che sguardo magnetico.

Si può dire che l’idea di Chiara alla fine non fu così male perché ci divertimmo molto. La giornata però fu tanto piacevole quanto stancante, tanto che al ritorno mi addormentai (eravamo venuti in macchina con Ale che era passato a prenderci a casa).

 

- Ehi, bella addormentata, svegliati – sentii la voce di Matteo

Quando aprii gli occhi riconobbi subito casa mia attraverso i finestrini dell’auto. Arrossii. Che imbarazzo: mi ero addormentata come una pera cotta e, come se non bastasse, mi ero abbracciata a Matteo. Come avevo fatto?! Ricordo che quando ero salita in macchina, seduta dietro con me c’era Chiara.

- Che ci fai tu qui dietro? –

- Bé, mentre tornavamo indietro Ale si è fermato per andare in bagno e quando è risalito ha proposto a me e alla tua amica di cambiare posto.

- E perché mai? –

- A dire il vero non lo so, ma anche lei era d’accordo, diceva di voler stare davanti –

- E come mai ero abbracciata a te? –

- Mentre dormivi ho visto che eri messa in una posizione che ti avrebbe fatto venire il torcicollo, così ho messo un braccio sulle tue spalle in modo da farti       appoggiare meglio ed istintivamente tu ti sei abbracciata a me –

- Ah..davvero? –

- Proprio così. Comunque non mi ha dato noia, tranquilla – mi disse facendomi l’occhiolino e sorridendomi

- Allora vado. Ci vediamo! – così dicendo salutai tutti e scesi dalla macchina

Mi ricordai subito del fatto che mia madre aveva detto di volermi parlare di una cosa importante.

- Mamma, papà, sono tornata! – annunciai varcando la soglia di casa

- Tesoro siamo in camera nostra, vieni che dobbiamo parlarti – rispose mia madre

Arrivai in camera loro e trovai mia madre seduta sul letto e mio padre in piedi vicino a lei. Avevano decisamente un’aria strana.

- È una cosa bella o brutta? –

- Nessuna delle due, è..è meglio che tu ti sieda – rispose mio padre

- Mi sto preoccupando – dissi sincera – dai non tenetemi sulle spine! –

- Ecco tieni, questo è appartiene a te – disse mia madre porgendomi un medaglione

Era d’oro bianco (credo) a forma di cerchio, rifinito con disegni strani, più che altro erano un groviglio di linee curve di cui non capivo il significato.

- Cos’è questo? –

- Devi sapere che tu non sei una ragazza come tutte le altre. Il medaglione che ti abbiamo dato ti aiuterà a trovare il tuo spirito interiore e grazie ad esso         potrai anche trasformarti – disse mia madre

Li guardo confusa: trasformarmi? Cosa vuol dire? In cosa mi dovrei trasformare?! Non sapevo cosa dire, la mia mente era tutto un susseguirsi di domande senza ne capo ne coda. Mi stava venendo il mal di testa.

- Ti starai chiedendo in cosa ti dovresti trasformare, vero? – chiese mio padre accarezzandomi il viso – noi non sappiamo in cosa ti trasformerai, siamo tutti    diversi, io per esempio mi trasformo in un cavallo nero e tua madre in una tigre bianca –

- È uno scherzo? – chiesi allibita

- No, è difficile da capire e da accettare lo so, ti sconvolge la vita, ma col tempo imparerai a conviverci, non è poi così terribile – disse mia madre

- E se io mi rifiutassi?! –

- Non puoi, coloro che rinnegano la propria natura finiscono per ammalarsi gravemente – disse mio padre

- Non ti sei mai accorta di una cosa strana? – domandò mia madre

- Tutti i ragazzi con cui esci si innamorano di te, tutti i ragazzi “semplicemente” umani – continuò mio padre

Annuii. Era vero. Quindi i ragazzi si innamorano di me perché io sono diversa. Diversa. Diversa da tutti gli esseri viventi, a parte quelli come me. Devo mantenere la calma. Agitarsi non serve a niente. In teoria ora dovrei indossare il medaglione e trasformarmi. In pratica avevo una paura incredibile. E se mi trasformavo poi come facevo a tornare umana? Come se mio padre mi avesse letto nel pensiero, disse:

- Quando ti trasformerai la tua mente dimenticherà tutti quelli che conosci, tranne coloro che sono come noi. Ti comporterai e avrai gli istinti dell’animale       che diventerai, ma rimarrai consapevole di quello che sei perciò per tornare umana basta che tu lo desideri. Ovviamente devi tenere sempre il medaglione     al collo. Se lo dovessi perdere non potrai più trasformarti, in qualunque forma ti trovi e perderesti ogni ricordo dell’altra forma e ti ammaleresti perché tu     sei l’uno e l’altro e il tuo essere ha bisogno di soddisfare entrambe le forme – concluse

Be almeno era stato esauriente. Wow. Ovviamente non potrò parlarne con nessuno, nemmeno con Chiara e io detesto l’idea di nasconderle un segreto così importante.

- Non posso parlarne con nessuno, vero? – chiesi afflitta

- Non c’è una legge che lo vieti, però sarebbe più saggio non farlo, se la gente sapesse della nostra natura ci guarderebbe come dei mostri da rinchiudere –    rispose mia madre

- Ora vado a farmi due passi all’aria aperta, da sola. Ho bisogno di schiarirmi le idee –

Afferro le chiavi di casa al volo ed esco. Sono le 20:00 e sto cercando di riprendermi dopo la super notizia che ho avuto. Non riesco a capacitarmene, è una cosa così assurda! Stringo il medaglione nella mano. Da un lato ammetto di essere curiosa di provare a metterlo, dall’altra ho paura. Direi che mi è concesso averne dopotutto. Mi sento catapultata in un universo parallelo. Ecco perché io non mi innamoro mai, io posso innamorarmi solo di chi è come me. Ma come farò a capire chi ha la mia stessa natura? Dubito del fatto che possano esserci molti muta forma in giro. O si? Comunque il problema di trovarmi un ragazzo non è in cima alla lista. È inutile che continuo a girarci intorno. Devo infilarmi questo maledetto medaglione e trasformarmi. Faccio un respiro profondo e me lo metto al collo.

Vorrei trasformarmi per conoscere la natura del mio spirito” penso. Funzionerà? Non faccio in tempo a chiedermelo che sento il mio corpo..modificarsi! Non sento nessun dolore, ma solo molto caldo, dubito però che sia a causa delle temperature estive. Mi sto rimpicciolendo e mi stanno venendo le..piume? il becco? E al posto dei piedi gli artigli? Sono un uccello! Mi guardo come posso con i miei nuovi occhi. La mia vista è assolutamente perfetta. Sono un’aquila.

Quindi posso..volare..

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Capitolo 3
*** Cose strane ***


cap3-cose strane
Cose strane

Nel momento stesso in cui mi resi conto di avere le ali spiccai il volo. Fu semplicissimo, come se lo avessi fatto molte altre volte. Mi sentivo come se mi avessero tolto le catene e ora fossi libera; libera di volare nei cieli più alti con le mie grandi ali, sopra ai tetti, i prati, in mezzo alle nuvole, sul mare sfiorando i miei artigli sull'acqua fresca, lasciarmi trasportare dal vento e catapultarmi verso il basso per poi dispiegare le ali all'ultimo secondo. Non esiste nulla di più bello.
Dopo qualche ora iniziai ad avvertire un pò di stanchezza al che mi appoggiai su un albero e mettendo la testa sotto un'ala mi addormentai. Quando mi svegliai e mi resi conto che era ancora mattina presto decisi di tornare a casa. Mi appoggiai sul davanzale della finestra della camera dei miei genitori e col becco diedi qualche colpetto al vetro nel tentativo di svegliarli. Vidi mio padre alzarsi velocemente. Era diverso osservarlo con i miei nuovi occhi, vedevo molti più particolari. Quando mi aprì volai dentro e mi appoggiai sul braccio di mio padre stando attenta a non graffiarglielo.
- Hilary sei un'aquila! - lo sentii dire.
Potevo capirlo, bè questo non me lo aspettavo, ma naturalmente non potevo rispondergli e così, istintivamente, dispiegai le ali come per affermare.
- Una splendida aquila! - disse mia madre che nel frattempo si era alzata, accarezzandomi le ali - immagino che tu ora voglia tornare umana, aspettatemi qui, vado a prenderti dei vestiti -.
Nel frattempo mio padre prese la sua digitale e mi scattò qualche foto. L'espressione del suo viso esprimeva in ogni angolo soddisfazione. Tornò mia madre con in mano l'intimo e una tuta. Uscirono entrambi dalla stanza, io volai sul pavimento e nel momento in cui desiderai di trasformarmi, mi ritrovai in piedi nella stanza completamente nuda. Mi vestii velocemente mentre ripensavo ai miei poveri vestiti che avevo prima di trasformarmi che si erano distrutti. Uscii dalla camera e raggiunsi i miei genitori. Mio padre mi lanciò la macchinetta per farmi vedere le foto. Ero un rapace bellissimo (ecco la foto: http://www.destrablog.eu/wp-content/uploads/2009/11/aquila.jpg) e tra me e me iniziai ad vedere in tutto questo qualcosa di assolutamente meraviglioso. A dire il vero non vedevo l'ora di riprendere il volo!
Come vorrei parlarne con Chiara, sono sicura che capirebbe e che non lo direbbe mai a nessuno.

- Mamma, papà, mi piacerebbe vedermi nella forma animale del vostro spirito. Non avete delle foto? -
- Certo! - rispose pronta mia madre porgendomi un album di fotografie
- Sapevate già che ve lo avrei chiesto? -
- Tua madre ci sperava tanto -.
Iniziai a sfogliarlo. Il primo doveva essere papà poichè le foto ritraevano uno splendido stallone nero (http://www.horse-wallpaper.com/backgrounds/black-horse-running-in-green-meadow.jpg); poi trovai quelle di mamma, una bellissima tigre bianca (http://www.naturasegreta.it/img/tigreBianca.jpg). E io sarei stata poi inserita tra quelle foto. Un cavallo nero, una tigre bianca e un'aquila. Da loro ero nata io, più ci pensavo più mi sembrava assurdo.
- Ma come è possibile che da un cavallo e una tigre sia venuta fuori un'aquila?? - domandai perplessa
- E' un mistero, nessuno lo sa. L'unica cosa di cui possiamo parlarti altro non è che una vecchia leggenda - rispose mio padre - secondo la quale da due spiriti uguali può nascere solo lo stesso spirito. Credo che dipenda dal fatto che essi possono accoppiarsi in entrambe le forme..ma è solo una leggenda, non si sa quanto ci sia di vero - concluse.
"Accoppiarmi" ripetei tra me e me. Non avrei mai usato questo termine. Faceva un certo effetto.
Tra un pensiero e l'altro decisi di rimettermi a dormire, ero davvero tanto stanca e il mio cervello aveva avuto un sovraccarico di informazioni e quindi aveva decisamente bisogno di staccare un momentino.

Nel pomeriggio al telefono con Chiara.....
- Ehi Hila per oggi non ti devi preoccupare di nulla, ho organizzato tutto io! -
- Mi devo arrabbiare? -
- No assolutamente, vedrai, ti piacerà!! -
- OK, mi fido... - "o almeno ci provo" pensai
- Ci sono anche Matteo e Ale -
- OK. A che ora ci vediamo? - chiesi
- Alle 16 da me ok? -
- Si, a dopo, ciao! -
- Baci - e riagganciò.
E ora cosa mi metto che non ho idea di dove dobbiamo andare??? Mannaggia. Guardai l'orologio: erano le 15!! Corsi subito a farmi una doccia e alla fine decisi di indossare un paio di calzoni leggeri a pinocchietto e una magliettina scollata e le ballerine. Presi il motorino e andai da Chiara. Vidi che lei indossava una tuta estiva e un paio di scarpe a tennis. Quindi io avevo decisamente sbagliato abbigliamento!
- Chià, devo cambiarmi! Tu sei in tuta! -
- Non preoccuparti, ho pensato io a te, ho preso una delle mie tute anche per  te e un paio di scarpe a tennis, tanto abbiamo le stesse misure più o meno! -
- Ma dove andiamo? Me lo dici?! -
Fece no con la testa e mi guardò con un sorrisetto che non prometteva nulla di buono. - Dai andiamo - disse e mise in moto il suo phantom.Così misi in moto anch'io e la seguii. Ad un certo punto stavamo salendo, quindi capii che voleva andare in montagna, ma dove stava la sorpresa? Ma quando arrivammo capii subito. In mezzo agli alberi davanti a me c'erano 2 tende, un tavolinetto e un fuoco acceso. Matteo e Ale erano tutti indaffarati a preparare qualcosa da mangiare. Campeggio. Problema 1: odio gli insetti. Problema 2: ci sono solo 2 tende e nessuna delle due è mia, perciò chi dormiva con chi?? Problema 3: ero in un posto perfetto dove potermi trasformare quindi se solo lo avessi desiderato tutti mi avrebbero vista. Calma, tanto non potevo tirarmi indietro, maledetta me e quando non insisto per sapere i piani diabolici della mia amica. Intanto chiamai subito mia madre per avvertirla del fatto che non sarei tornata a casa. Poi mi avvicinai a quei tre che mi avevano trascinata in quella situazione. Stavano facendo un pò di carne alla griglia. Chiara stava preparando la tavola e mi fece cenno di raggiungerla. Passai davanti a Matteo e Ale senza nemmeno salutarli. Non so il perchè, ma non mi andava di rivolgere loro la parola.
- Non farai mai più una cosa del genere! - le dissi scocciata
- Ma suvvia... so che ti piace Matteo, così avete modo di stare un pò insieme in questo posto mooolto appartato! -
- Ma smettila, non è vero!! -
- E allora perchè sei tutta rossa? -
- MMM, perchè mi irriti!!!! -
- Non la darai a bere a me - mi intimò. La fulminai per poi allontanarmi. Ecco fantastico, adesso non potrò nemmeno mangiarmi la carne perchè dal nervoso mi si è chiuso lo stomaco. Uffa.
- Non si saluta? - mi chiese Ale, mentre vidi Matteo guardarmi con un aria un pò dispiaciuta da lontano.
- Si... ciao, ora va meglio? - chiesi sempre più scocciata
- Siamo nervosette oggi? -
- Non rompere -
- Ok come vuoi... - mi lanciò un bacino con la mano per poi tornare da Matteo. Io presi il mio i-pod blu, mi sdraia sull'amaca che avevano montato e con le cuffie nelle orecchie e gli occhi chiusi, staccai la spina da loro, cercando di rilassarmi un pochino. Dopo una mezz'oretta...
- Lo vuoi uno spiedino? -
Aprii gli occhi e Matteo era davanti a me con in mano due spiedini.
- Si grazie - dissi afferrandone uno. Mi ero calmata e la fame era tornata. E poi quegli spiedini facevano gola. O forse il fatto che fosse Matteo a offrirmelo cambiava le cose. Che assurdità. Lui non c'entrava un bel niente. Io avevo fame, punto. Si sedette in terra contro uno degli alberi a cui era attaccata l'amaca. Mi sentii un pò cattiva a lasciarlo seduto li, mentre io ero bella comoda.
- Dai siediti qui con me, l'amaca è abbastanza grande per tutti e due -
Gli si illuminarono gli occhi e subito si mise seduto di fronte a me a gambe incrociate e io mi accomodai nella sua stessa posizione.
- Dovresti far pace con Chiara, si vede che ci è rimasta male ed è molto dispiaciuta -
Riflettei. In effetti avevo esagerato. E anch'io sono convinta del fatto che fosse dispiaciuta. E poi mi dava fastidio essere arrabbiata con lei.  Così feci per alzarmi per andare da lei, ma come mi mossi....qualcosa andò storto. L'amaca si sganciò e noi finimmo in terra. Mamma che botta! Scoppiai a ridere e lui con me, ma ci bloccammo quando ci rendemmo conto di essere troppo vicini, o meglio quasi avvinghiati l'una all'altro, io ero praticamente sopra di lui, le mie gambe intrecciate alle sue e le mie mani sul suo petto, lui invece le mani le aveva sui miei fianchi, forse nel tentativo di sostenermi mentre cadevamo. Che prontezza di riflessi. In quel momento mi venne voglia di baciarlo, lo guardavo negli occhi ma non riuscii a muovermi, lui allungò la testa verso di me, eravamo vicinissimi, potevo sentire il suo respiro sulle mie labbra, ma.....



Ecco il terzo capitolo...chiedo scusa per la lentezza, ma sono molto impegnata col lavoro e con la danza...
Comunque spero che vi piaccia e ringrazio chi mi ha inserito tra i preferiti e le storie seguite.
Mi raccomando recensite, se avete dei consigli vi ringrazio perchè è la prima ff a capitoli che scrivo!
Baci, Lu

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Capitolo 4
*** In campeggio ***


cap4-in campeggio
Dal capitolo precedente
 "In quel momento mi venne voglia di baciarlo, lo guardavo negli occhi ma non riuscii a muovermi, lui allungò la testa verso di me, eravamo vicinissimi, potevo sentire il suo respiro sulle mie labbra, ma....."

In campeggio

- Ehi Met vieni, mi devi aiutare a spegnere il fuoco! - gridò Ale
Mi diede un bacino sul naso, e gentilmente mi aiutò ad alzarmi. Raggiungemmo la nostra compagnia e io ancora un pò frastornata andai subito a far pace con Chiara. La abbracciai e le dissi che era tutto apposto. Notai l'espressione del suo viso rilassarsi. Vidi intanto che Ale e Met stavano prendendo qualcosa nelle loro tende alle spalle di Chiara.
- Sai che stavamo per.... - . Non ebbi il tempo di finire la frase che quei due idioti avevano cominciato a spruzzarci l'acqua addosso con i liquidator!! Merda, avevo la maglietta bianca!! Chiara invece con la sua tuta blu era tranquilla, io invece avevo una magliettina bianca che grazie all'acqua era diventata trasparente mostrando a tutti il mio reggiseno rosso con il pizzo. Che imbarazzo! Met, il mio inseguitore, mi guardò in un modo che per un momento ebbi paura che mi saltasse addosso. Si vedeva benissimo che aveva voglia di me. Decisi di stuzzicarlo ancora di più, tanto bagnata com'ero non faceva alcuna differenza...così mi sfilai la maglietta e la lanciai sul tavolo. Lo guardavo, rossa di imbarazzo, ma allo stesso tempo curiosa per averlo sfidato e di vedere come avrebbe reagito. Mi guardò per qualche secondo e notai con soddisfazione che mi fissava, se possibile ancora con più desiderio di possedermi rispetto a prima. Mi guardai intorno e mi resi conto che eravamo soli, Chiara e Ale probabilmente a furia di rincorrersi chi sa dove erano finiti! Lo vidi appoggiare il liquidator a terra e alzare le mani in segno di resa, mentre si avvicinava a me molto lentamente e non ebbi il tempo di accorgermene che ormai era a solo un metro di distanza. Si fermò un secondo e quando riprese ad avanzare io, istintivamente, feci due passi indietro. Mi dovetti fermare per forza perchè ero appena finita contro un albero. Mentre rimanevo lì appoggiata, mezza nuda e bagnata, il mio cuore batteva forte vedendo Matteo continuare ad avanzare. Lo guardavo dritta negli occhi; vedevo in lui tanto desiderio, ma anch'io lo desideravo. Era una sensazione che non avevo mai provato prima ma che non mi dispiaceva affatto. Mi cinse i fianchi con le mani aperte e interpose una gamba in mezzo alle mie. Fece scivolare una mano sulla schiena e in questo modo mi strinse ancora di più a lui.
- Sei bellissima - disse con una voce caldissima e sensuale - non sai quanto ti desideri in questo momento - continuò
Accarezzai i muscoli delle sue spalle, mentre lui aveva iniziato a tormentare il pizzo del mio reggiseno. Mi abbassò una spallina e mi baciò la spalla e poi la clavicola, andando più in basso sul seno per poi risalire subito. Mi stava letteralmente facendo impazzire. Avevo una voglia matta di fare l'amore con lui. Ormai io avevo le mani immerse nei suoi capelli.
- Ti voglio. Adesso. - mi disse
- Non oppongo resistenza - dissi completamente ubriaca di lui
- Ma poi te ne pentiresti - mi rispose accarezzandomi il viso. Feci di no con la testa ma lui riprese a parlare - Non preoccuparti, io posso aspettare -
- Io no - risposi...ma dove la tiravo fuori tutta questa sicurezza?! - Perchè non mi baci? - chiesi
- Perchè poi ti innamoreresti di me -
Innamorarmi? E perchè mai? Per un bacio..no, ma figurati, è impossibile io potevo innamorarmi solo di chi fosse stato come me, al massimo era lui che correva il rischio di innamorarsi di me!
- Correrò il rischio - dissi sicura, lo volevo baciare, lo volevo tantissimo e non mi importava che poi avrebbe sofferto
Mi prese il viso tra le mani e mi baciò. Prima mi leccò le labbra, poi me le mordicchiò per poi intrecciare le nostre lingue. Mi baciò con passione, mentre sentivo i nostri corpi eccitarsi. Poi si staccò da me, con un'espressione che la diceva lunga su quanto gli costasse resistermi.
Un bacio così sensuale, così assolutamente unico non lo avev...no aspetta..il tipo sconosciuto del pub!! Il bacio era uguale! Era lui, avevano anche lo stesso sapore di fragola in bocca! Ero sicura di questo e prima o poi glielo avrei chiesto. Si levò la sua maglietta e me la fece infilare.
- Se arrivano gli altri e ti vedono così chissà cosa vanno a pensare - disse
- E invece se vedono te mezzo nudo no è?? -
Mi sorrise. Adoravo il suo sorriso. Mi piaceva da morire Matteo. Purtroppo è una storia destinata a finire, io non mi innamorerò mai di lui e lui farà la stessa fine dei miei ex. Mi rattristai e lui se ne accorse.
- Tutto bene? -
- A dire il vero no. Senti tu...tu mi piaci e non voglio farti soffrire, ti prego non innamorarti di me come tutti gli altri - gli dissi quasi in un lamento
Mi fissò stupito dalle mie parole. Come se avessi detto chissà quale assurdità, ma purtroppo era la triste realtà.
- Andiamo, vieni - disse soltanto.
Arrivati alle tende gli restituì la sua maglietta e mi infilai la tuta che mi aveva portato Chiara e le scarpe a tennis. Bè le scarpe non erano comodissime perchè erano un numero di troppo però sempre meglio che le ballerine che nei boschi non sono proprio l'ideale.
Quella notte feci molta fatica a dormire. Si erano fatte le 2 e ancora non avevo preso sonno.Chiara invece era nel mondo dei sogni già da un pezzo. Decisi di uscire. Andai verso il fiume che si trovava a 200 metri circa da lì, mi spogliai completamente e indossai il medaglione, che avevo tolto per sicurezza. Dopo un secondo stavo volando. Mentre volavo mi ritrovai a pensare. Ma non ricordavo niente. Mi veniva solo in mente il volto di Matteo e non ne capivo il motivo. Decisi che volevo vederlo così mi posai in terra di fronte alla sua tenda. Infilai la testa dentro un piccolo spiraglio rimasto aperto e vidi un ragazzo che dormiva, ma Matteo non c'era. La cosa mi preoccupò e decisi di ispezionare la zona. Non lo trovai. Ritornai dove avevo lasciato i miei vestiti e ritornai in forma umana. Mi rivestii e mi sedetti lì stringendomi le ginocchia contro il petto. Perchè potevo ricordarmi di Matteo? I miei genitori hanno detto che posso ricordarmi solo di chi è come me. Lui non può essere come me. Sarebbe troppo assurdo. E perchè non era nella sua tenda? Ritornai nella mia tenda con tutte queste domande che mi frullavano per la testa. Alla fine, per la stanchezza mi addormentai.

- Ehi Hila svegliati, dai sono le 11:30! -
Riaprii gli occhi e vidi Chiara davanti a me in ginocchio. Che palle, io avevo sonno ancora, mi ero addormentata alle 4 del mattino!! Ma ovviamente questo lei non poteva saperlo e di certo non potevo dirle: "eh sai ieri sera non riuscivo a dormire, sono uscita, mi sono trasformata, ho cercato Matteo e poi sono ritornata qui in forma umana"! Quindi decisi di fare uno sforzo e alzarmi.
- Ale e Met? - chiesi facendo finta di niente
- Sono fuori che stanno accendendo il fuoco - mi rispose - dai però mi racconti quello che è successo ieri tra te e Met?? - chiese impaziente
- Non ti sfugge niente eh?? -
- Dai dai, dimmi tutto! -
- Allora ieri si è sganciata l'amaca da un lato e siamo caduti uno addosso all'altro, e stavamo per baciarci ma poi Ale lo ha chiamato e quindi...niente, poi dopo che mi aveva bagnata col liquidator, io mi sono tolta la maglietta zuppa e ormai trasparente...- e continuai raccontandole tutto.
- W-O-W - disse infine
- Shhhhhhhhhh!! - le intimai
- Met è troppo carino, beata te! Però dai non piantarlo in asso poi come hai fatto con gli altri! - mi disse
- Lui mi piace davvero Chià - le dissi abbassando lo sguardo
- Speriamo.. è così gentile con te.. va bè dai usciamo, ci staranno aspettando -
- Si andiamo - dissi
Uscimmo dalla tenda. Loro erano intorno al fuoco senza maglietta, sicuramente per il troppo caldo. Non sapevo come comportarmi con Matteo. Forse era meglio lasciar perdere tutto subito con lui prima di portare avanti qualcosa di impossibile.
- Buongiorno! - mi disse Ale
- Buongiorno - risposi io sbadigliando
Matteo mi lanciò un'occhiata furtiva. Che situazione. Ma alle persone normali queste cose non succedono. Ah si giusto...io non ho proprio nulla di normale. Continuavo a guardarlo. Era ancora più bello di ieri se possibile. Aveva i capelli spettinati e un paio di pantaloni di jeans al ginocchio e scarpe a tennis. Quanto era sexy lo so solo io.
- Caldo eh ragazzi? - dissi io
- Si molto, voi no? Potete togliervi anche voi la maglietta se volete! - disse Ale
Io e Chiara ci lanciammo un'occhiata d'intesa. Aveva in mente quello che avevo in mente io. Ci sfilammo entrambe la maglia e le lanciammo in faccia ad Ale.
- Così ci abbronziamo! - disse Chiara trionfante
Chiaramente Ale non se lo aspettava. Ci guardò come se fossimo due coniglietti e lui fosse un cacciatore.
- Lei è mia - disse Met all'amico facendo un cenno verso di me. Lo disse piano ma io riuscii a sentirlo. Quindi lui era geloso di me. Mi faceva piacere, però non so..c'era qualcosa di strano in lui, dovevo scoprirlo.
- Met posso parlarti? -
- Ci pensi tu Ale? - chiese lui all'amico
- Si andate non vi preoccupate, lo aiuto io - disse Chiara
Venne vicino a me, io lo presi per mano e lo trascinai dentro la tenda dove avevamo dormito io e Chiara.
- Ieri sera...ecco io ieri sera non prendevo sonno e così sono uscira a farmi un giro - vidi il suo volto irrigidirsi - e poi ho sbirciato nella vostra tenda per vedere se eri sveglio ma tu non c'eri -
- Nemmeno io avevo sonno e sono uscito -
- Ah ok.. comunque ti volevo chiedere un'altra cosa -
- Dimmi pure - mi incoraggiò
- Sei mai stato al pub della pantera nera? Perchè vedi..lì un ragazzo venerdì scorso mi ha baciata e..quando ho baciato te, bè mi sono convinta che fossi tu - dissi in un soffio
- Non so cosa dirti - mi rispose
- La verità -
Vidi il suo sguardo cambiare direzione attratto da qualcosa. Lo seguii e vidi che stava osservando il mio medaglione, che, sbadata, lo avevo lasciato sul sacco a pelo invece di metterlo nella borsa al sicuro. Lui tornò a guardarmi con una nuova luce negli occhi.




Ho messo subito il 4° capitolo perchè il 3° era molto corto. Spero che vi piaccia e che recensirete! :)

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Capitolo 5
*** Voliamo insieme ***


cap5
Ringrazio tutti coloro che seguono questa mia fic, spero davvero che vi piaccia e che anche questo capitolo sia di vostro gradimento!
E mi raccomando recensite, è importante per me sapere quello che pensate, soprattutto se avete dei consigli da darmi! E poi è sempre piacevole leggere qualche commento magari positivo (sempre se ce ne sono!!!! XD)
Un bacione a tutti, Lu


Voliamo insieme


- Ti stavo cercando, tu sei come me - mi disse
Quelle parole mi arrivarono addosso come una bomba a mano. Lui era come me? Ma quanto è piccolo il mondo? Era difficile da credere anche se questo avrebbe spiegato molte cose. Tirò fuori dalla tesca destra dei suoi jeans una catenina il cui ciondolo era un medaglione simile al mio. Sgranai gli occhi.
- Tu...tu ti trasformi? -
- Si -
- Non ci posso credere -
- Finalmente ho trovato una ragazza come me! Dopo averti incontrata la prima volta ho avuto il sospetto che tu potessi essere come me quando mi sono trasformato, perchè potevo ricordarmi di te. L'episodio del pub è stato un espediente... il nostro bacio ha il potere di fare innamorare gli umani, così ti ho baciata ma a te non è cambiato niente! E ieri sera, quando ti ho detto che ti saresti innamorata di me, tu hai fatto una faccia come se ti avessi detto una cosa impossibile...per finire, mi sono sentito attratto da te come mai da nessun'altra! -
- Io..anch'io ho sentito una fortissima attrazione per te - risposi arrossendo. Mi sorrise, poi continuai - in cosa ti trasformi? -
- In un aquila, tu? -
Mi bloccai. Un aquila??? E' veramente troppo assurdo. Il mondo ormai è diventato minuscolo perchè GUARDA CASO scopro di essere un mutaforma, GUARDA CASO conosco un ragazzo che è come me e che SEMPRE PER CASO ha il mio stesso spirito!
- Bè? - mi chiese
- Ehm...sono anch'io un aquila! -
- Allora tu sei...tu sei la mia anima gemella! - pronunciò quelle parole con una felicità incredibile - noi siamo destinati a stare insieme - disse facendosi serio.
- Ehm...non so cosa dire... Sono senza parole... -
- Dimmi solo che non mi lascerai solo, non voglio perderti - fu dolcissimo e mi colpì il cuore.
- Non mi perderai - e lo abbracciai. Fu uno di quegli abbracci che ti rimangono impressi per sempre. Ricco di dolcezza e amore.
Matteo era bello, dolce, sexy...Matteo era mio...

Presto venne la sera, io e Met ora stavamo insieme e ci eravamo scambiati i numeri di cellulare. Non vedevo l'ora di rivederlo il giorno dopo. Quella sera mi addormentai con il sorriso sulle labbra. Non facevo che pensare a lui. Avevo anche raccontato tutto ai miei genitori che erano felicissimi per me. La mia vita non poteva andare meglio di così. Met mi aveva rivelato che anche Ale era uno di noi e a lui era stato detto di me. Lui si trasformava in un ghepardo. Fortunatamente Chiara non era interessata a lui, altrimenti avrebbe preso una bella scottatura, anche perchè Ale non si faceva troppi problemi, anzi era contento di poter ammaliare una ragazza solo con un bacio. Mutaforma o no, Ale era comunque un maledettissimo donnaiolo. A me non mi cambiava assolutamente niente, però non era carino giocare con i sentimenti delle persone! Purtroppo però certe persone sono del tutto incorregibili e lui era una di quelle persone. Invece Matteo, da quando aveva scoperto di essere un mutaforma era stato attento a non ferire altre ragazze.Ah non erano drogati, ma semplicemente frequentavano persone con la fama da drogato. Con tutti questi pensieri in testa mi addormentai per poi svegliarmi il mattino dopo carica e piena di energie! Mi feci la doccia e poi chiamai subito Matteo.
- Buongiorno piccola - mi rispose
- Buongiorno Met, che ne dici di vederci presto oggi? Così poi convinco Chiara ad andare via presto così possiamo stare un pò da soli io e te? -
- Certo piccola mia, ottima idea, ho già in mente un posto molto carino dove portarti, vedrai...ti farò volare! - sghignazzò. Che battutaccia...
- .....non te lo ha mai detto nessuno quanto sei simpatico? -
- Guarda che sono serissimo! -
- Ah..mmm...si certo... -
- Giuro! Allora ti passo a prendere con Ale verso le 15 va bene? -
- Si benissimo, avverto Chiara, ciao, un bacione -
- Smack -
Mentre ancora ridacchiavo tra me e me per la conversazione appena avuta con Matteo, chiamai Chiara per avvertirla di prepararsi e di essere da me per quell'ora e le spiegai anche che dopo avrei voluto rimanere un pò da sola con lui. Lei capì al volo e non replicò. Se ce la avessi avuta davanti mi avrebbe fatto l'occhiolino e dato una gomitata da brava amica quale era.
Quel pomeriggio andammo in un giardino dove c'erano delle altalene fatte con le gomme delle ruote aventi le dimensioni di quelle per i camion. Passammo lì tutta la giornata e ci divertimmo molto fra un ghiacciolo caduto in terra (ovviamente a me), la caduta di Chiara dalla ruota su cui si stava dondolando e una figuraccia quando ci mettemmo a cantare e tutti e tre poterono sentire quanto fossi stonata. Pazienza. Ora invece erano le 18e30 e mi trovavo da sola con Matteo, seduta fra le sue gambe a guardare il tramonto. Si esatto, mi aveva portata a guardare il tramonto in un posticino poco distante, molto romantico. In realtà non era niente di speciale ma il fatto di essere lì con lui a guardare il tramonto lo rendeva assolutamente meraviglioso. Un piccolo spiazzo erboso, una staccionata di fronte a noi al di là della quale c'era un dirupo. Qualche albero qua e là e molti uccellini che fischiettavano felici. Spero di tornarci molte altre volte, ovviamente sempre con lui.
- Questo d'ora in poi sarà il nostro posto - dissi io
Lui strinse le sue braccia ancora di più intorno a me e mi diede un bacio sulla spalla. - Vuoi volare con me? -
Girai la testa e lo guardai negli occhi. Si, io volevo assolutamente volare con lui. Feci cenno di si con la testa e mi alzai. Si alzò anche lui stringendomi la mano. Mi guardava intensamente e poi mi lasciò la mano e iniziò a spogliarsi. Io feci lo stesso. Non provavo vergogna anche perchè lui continuava a fissarmi negli occhi sostenendo il mio sguardo. Completamente nudi ci riprendemmo per mano. Un minuto dopo stavamo volando uno di fianco all'altro. Era bellissimo volare con lui. Volammo nei cieli più alti intrecciando i nostri voli, sfiorando le nostre ali ma senza mai scontrarci. Era come una magia.
Ma in fondo l'amore è una magia.

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Capitolo 6
*** La lettera ***


cap6 da finire Come sempre ringrazio coloro che seguono questa fic..
E mi scuso per il grosso ritardo, ma è un periodo per me molto stancante e quindi non sono riuscita a farlo prima!
Buona lettura!


La lettera
Cinque mesi e mezzo e dopo...

Per l'ennesima volta mi ritrovai a leggere quella dannata lettera:
"Dolce Hilary, ti scrivo perchè c'è una cosa che devi sapere. Noi non ci vedremo più e non ci sentiremo più. Mai più. Ho lottato tanto perchè mi dessero la possibilità di scriverti quest'unica lettera. Quest'unica perchè non ce ne saranno altre. Come vedi non c'è il mittente e io non posso dirti dove mi trovo perchè mi controllano. Non sai quanto mi dispiaccia e quanto io soffra. Mi mancherai tanto e penserò a te ogni giorno della mia vita, ma tu, tu devi dimenticarti di me. So che starai male e, credimi, per me non esiste dolore più grande che saperti triste soprattutto a causa mia e non poter fare niente. Ti prego, odiami se puoi, in questo modo ti scorderai più facilmente di me.
Ora devo salutarti. Accolgo quest'ultima occasione per dirti che ti ho amata e ti amerò sempre, custodirò nel mio cuore il tuo ricordo come la cosa più preziosa al mondo. Addio
Tuo per sempre Matteo
"

Da circa un mese lui se n'era andato, non so dove, non so perchè, ma sapevo che gli stavano facendo del male e io non ci dormivo la notte. Io e Ale avevamo provato a cercarlo ininterrottamente per due settimane, senza tregua giorno e notte, ma di lui nessuna traccia. Con lui, erano scomparsi anche i suoi genitori. Da quando ricevetti quella lettera mi sentivo come svuotata, per la precisione, come se mi fossero entrati dentro e mi avessero aspirato via ogni cellula felice del mio corpo.
Eccola qui, un'altra legge della natura: quando le cose ti vanno troppo bene prima o poi deve succedere qualcosa di brutto. Ok, sono d'accordo, non si può sempre avere tutto e pretendere di essere felici per sempre, ma proprio così dovevano andare le cose?! I miei genitori mi erano stati molto vicini e naturalmente anche Chiara, che ormai sapeva tutto della mia vita parallela da circa due settimane. Ricordo benissimo il momento in cui le rivelai tutto. Be rivelai è un parolone.
Ero triste e piangevo, lei cercava di aiutarmi come poteva. Quel giorno mi ero dimenticata di togliermi il medaglione e, nella situazione pensai di volermi trasformare. Volai fuori dalla finestra e quando tornai in forma umana a casa, mi guardava, no mi fissava con occhi sgranati e increduli. Scoppiai a ridere non so come e le raccontai tutto.
Vorrei tanto che le cose fossero diverse, vorrei che Matteo fosse con me, mi manca tutto di lui e poi sono sinceramente preoccupata per la sua incolumità. Da quando lui non c'è più io e Ale siamo molto più uniti, passiamo molto tempo insieme, ormai siamo diventati buoni amici e anche lui mi ha sostenuto ogni volta che stavo male. Era un'altra spalla su cui piangere, su cui versare altre lacrime inutili che non mi avrebbero portato indietro Matteo ma che avrebbero solo bagnato le magliette di Ale.

Questa mattina sarei andata per l'ennesima volta a cercare Matteo con Ale. Come al solito lui perlustrava da terra e io dal cielo. Non riuscivo ancora ad arrendermi, nel mio cuore, la speranza di ritrovarlo persisteva. Partimmo alle 7. Avevamo scelto di cambiare zona e spingerci verso le montagne. Con la mia vista aguzza perlustravo ogni cm del terreno su cui volavo, ero molto vigile e attenta. Era necessario. In più tenevo d'occhio anche Ale in modo da non perderlo di vista.
Verso le 11 vidi Ale fermarsi, notai che era molto concentrato ad ascoltare qualcosa. Volai veloce verso di lui. Mi guardò con i suoi occhi felini e le orecchie tese e mi fece capire che dovevo rimanere in ascolto. Sentii, molto in lontananza, il verso di un rapace e anche delle voci umane mischiati ad altri piccoli rumori. Stavo per spiccare il volo ma Ale mi fermò mettendosi davanti a me e ringhiando piano. Perchè non voleva? Se per caso era Matteo non potevamo aspettare un secondo di più! Andai dietro ad un cespuglio per trasformarmi e rivestirmi.
- Cosa stiamo aspettando?! - chiesi irritata
- Possibile che non ci arrivi?? -
- Illuminami! -
- Probabilmente è tenuto prigioniero, quindi, ammesso che sia lui il rapace che abbiamo sentito, non possiamo presentarci lì senza avere un piano! -
- Hai ragione..Quindi cosa facciamo? - chiesi sconfitta e impaziente
- Non lo so, dobbiamo pensarci un attimo con calma -
- Ma quale calma!!!!!!! - sbottai
- Si dobbiamo rimanere calmi, Hilary fermati! Dove stai andando?!!! -
- Mollami! Lasciami andare ti prego! - dissi in lacrime
Lui mi abbracciò forte e, accarezzandomi la schiena, mi disse
- Lo so, lo capisco quello che provi, ma in questo modo non risolveremo nulla, dai ora sediamoci e iniziamo a elaborare un piano e tu...cerca di riprenderti, così puoi aiutarmi, due cervelli fanno meglio di uno! - concluse.

Mezz'ora dopo...
- Allora hai capito bene? - mi domandò Ale
- Siiiii! Non mi assillare, non sono stupida! -
- Ripetimi tutto - insistè lui
- Uffa... Io devo fare un giro di controllo, stando molto attenta a non farmi vedere da nessuno, intanto tu ti avvicini un pò di più, poi io ti raggiungo e ti dico tutto quello che ho visto, ok capo? -
- Benissimo! Vai! -
Mi trasformai e volai velocissima nella direzione dalla quale avevamo sentito provenire quelle voci prima. Trovai un piccolo accampamento, c'erano 3 tende abbastanza grosse e circa una decina di uomini tutti armati, ma del rapace nessuna traccia, niente di niente! Avevamo preso un granchio? Mi ero già fatta troppe illusioni, probabilmente quelli erano solo un gruppo di cacciatori...Stavo già cambiando rotta per tornare indietro quando lo sentii... il verso del rapace di prima... di nuovo cambiai rotta e cercai di capire da dove venisse di preciso. Piano mi adagiai sul ramo di un albero poco distante dalle tende, stando ben attenta a non muovere una foglia. Mi misi in ascolto. Lo sentii di nuovo. Non avrei saputo dire se era lui o un semplicissimo rapace ma dovevo verificare. Volai su un altro albero poco più avanti, sempre molto silenziosamente. Ero sicura che fosse vicinissimo, perciò mi guardai intorno e li vidi..due profondi occhi gialli che mi fissavano da un altro albero a fianco al mio. 

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Capitolo 7
*** nascondino ***


cap7-nascondino

Nascondino


Quegli occhi gialli li avrei riconosciuti fra mille. Mi guardavano e io guardavo loro. Mi ero già persa in quello sguardo magnetico. Poi notai però che al collo non vi era il suo medaglione. Quindi non era lui, forse mi stavo sbagliando. Poi il mio sguardo fu attirato più in basso: una delle sue zampe era bloccata da un cerchio di metallo collegato al ramo su cui stava da una catena. La mia mente iniziò a fare automaticamente dei collegamenti, forse giusti o probabilmente sbagliati ma mi convinsi del fatto che quello che avevo davanti era Matteo, che lo avevano preso, gli avevano rubato il medaglione e lo tenevano legato a quel maledetto albero; sapevo anche che lui mi aveva riconosciuta, anche perché il mio medaglione era ben in vista. L’istinto mi avrebbe spinto a volare da lui, ma fortunatamente e chissà grazie a quale forza della natura riuscii a ragionare e a capire che la cosa più giusta da fare era tornare da Ale, renderlo cosciente di tutto quello che avevo visto e scoperto.

Silenziosamente volai via. Silenziosamente lasciai il mio cuore lì. L’idea di tornare “alla base” era sicuramente la scelta migliore onde evitare di farmi scoprire e fare qualche sciocchezza, ma il mio cuore si era opposto con tutte le sue forze. Ma sarei tornata, a riprendere ciò che era mio. Non c’era alcun dubbio.

Quando tornai da Ale e mi trasformai, dopo avergli raccontato tutto ero scoppiata di nuovo in lacrime. Il pensiero di Matteo ridotto in quello stato mi distruggeva. Grazie al conforto che seppe darmi Ale riuscii a riprendermi un pochino. Dovevo tirare fuori un po’ di forza e di coraggio, dovevo farlo per lui.

Si era fatto tardi, il sole era tramontato e Ale mi costrinse a tornare a casa per riposare, ma accettai solo dopo essermi fatta promettere che saremmo tornati lì quella notte stessa.

Arrivati a casa mia, dovetti spiegare tutto ai miei genitori. Non erano molto contenti del fatto che saremmo tornati lì, avevano paura per noi, che ci avrebbero potuti catturare, ma riuscimmo a tranquillizzarli. Mi dispiaceva per mia madre, era molto evidente di quanto la facesse stare male la situazione che si era creata. Anche mio padre stava male però, si sa, gli uomini affrontano meglio questo tipo di cose. Quindi mangiai velocemente un boccone, a dire il vero, nonostante in tutto il giorno avessi mangiato solo 2 biscotti a colazione con un po’ di latte, non avevo molta fame, lo stress e il dolore che provavo mi avevano letteralmente chiuso lo stomaco con tanto di lucchetto. Ale, al contrario di me, si abbuffò, sosteneva che fosse importante mangiare per essere al pieno delle energie.. mah, beato lui che riusciva a prenderla così. Non aveva tutti i torti, ma io proprio non ce la facevo. Dopo aver mangiato il mio misero toast me ne andai in camera mia e mi lanciai letteralmente sul letto. Con fatica riuscii a mettermi sotto le coperte. Ma non ce la feci nemmeno a dormire, dopo un’ora ero ancora sveglia a rigirarmi nel letto sempre più nervosa. L’ansia si stava letteralmente impossessando di me. Guardai l’orologio e vidi che era ancora mezzanotte. Il tempo non passava mai. Avevo ancora 3 ore per dormire perché poi saremmo dovuti ritornare in quel posto. Mi alzai dal letto e, cercando di fare il più piano possibile aprii la porta di camera mia. L’idea era quella di raggiungere la cucina per farmi una camomilla con il fine di rilassarmi. O almeno volevo disperatamente provarci. Ma, per arrivare alla cucina, bisognava attraversare la sala. Il problema era che Ale si era fermato, per comodità, a dormire da me; visto che in casa mia non ci sono stanze per gli ospiti, aveva dovuto accontentarsi del divano-letto della sala. Riassumendo dovevo stare attenta a non svegliarlo. Ma mi sembra assurdo anche solo sperare di riuscire in un’impresa così ardua!

- vedi di tornare a letto, prima che ti ci costringa con la forza - .

Sobbalzai dallo spavento, anche perché nel pronunciare quelle dolci parole, mi aveva bloccato una gamba con la mano.

- tanto non riesco a dormire – dissi in preda a una crisi

- devi riuscirci – fu la sua risposta

- prendi qualcosa e tiramelo in testa se vuoi, così forse mi addormento! Se non ci riesco, non ci riesco! – risposi seccata, nervosa, e altre mille brutte sensazioni che mi tormentavano

- mi metti in una situazione in cui mi sento costretto a fare cose poco carine –

- cosa vuoi dire? O meglio, cosa hai intenzione di fare? –

- non ti fidi di me? –

- mah.. la mia fiducia in te è molto relativa, mi fido di te perché sei l’unico che può aiutarmi – mi stupii da sola della mia acidità

- ah.. quindi non siamo nemmeno amici? – chiese lui alzando un sopracciglio

- solo per modo di dire.. –

- ah è così eh? Va bè, ad ogni modo devi dormire – insisté lui

- uffa! Non mi stressare! – quasi gridai e per un momento ebbi paura di aver svegliato i miei, ma per fortuna questo non accadde. Ogni tanto un colpo di fortuna. Evviva.

Vidi Ale mettersi seduto sul divano. Afferrò con delicatezza la mia mano che se ne stava comodamente a penzoloni e piano mi attirò a se facendomi sedere a fianco a lui. Nel buio di quella sala, illuminata solo dalla luna la cui luce attraversava i vetri della finestra, gli occhi azzurri di Ale brillavano e li trovai molto dolci. Ero rimasta incantata e rapita dal loro luccichio. Lo abbracciai forte e lui ricambiò. Che stupida che sono, io gli voglio bene, non dovevo trattarlo così, mi era stato vicino in tutto questo tempo.

- scusa – gli sussurrai all’orecchio.

Lui si staccò da me e mi fece cenno di sdraiarmi. Lo feci e appoggiai la testa sulle sue gambe. Lui iniziò ad accarezzarmi i capelli guardandomi negli occhi, e io grazie a quelle carezze ed a quel azzurro, piano piano chiusi gli occhi, addormentandomi.

 

Tre ore dopo ero in volo verso il posto in cui ero stata il pomeriggio scorso. Ero molto agitata per il piano che dovevamo mettere in atto: andando a liberare Matteo, dovevamo anche recuperare il suo medaglione e, nel caso in cui i cacciatori si fossero svegliati, Ale avrebbe dovuto attirarli lontano dalle loro tende, spaventandoli. Apparte la paura di non riuscire a liberare Matteo, avevo il terrore che potessero sparare ad Ale, così forse alla fine sarei rimasta sola, o sola con Matteo. Quest’ultimo pensiero era ancora più distruttivo dell’essere completamente sola e non capisco proprio il perché. Scrollai la testa. Non dovevo pensarci. Sarebbe andato tutto bene, si sar….

COSA SIGNIFICA????????!!!!!!!!!!!!!!

Ok, ora ci stavo affondando nel dolore. Nel luogo dove ero stata quel pomeriggio adesso non c’era più niente! Niente di niente! Mi ero sognata tutto? O forse stavo sognando adesso? Non so cosa mi prese, ma la forza nelle mie ali mi abbandonò e precipitai a terra. Ero frastornata e dolorante. Vidi Ale chino su di me in forma umana. Era piuttosto agitato. Spaventato quasi. Quando riuscii a riprendermi, realizzai subito che dovevo assolutamente ritrovarli e feci per spiccare il volo ma Ale mi bloccò. Con le sue braccia mi teneva bloccate le ali. Mi dimenavo, ma la sua stretta era troppo forte per me. Non so come mi trasformai e continuavo a dimenarmi con tutte le mie forze. Che stavano veramente arrivando al limite ormai. Ero nuda tra le sue braccia, scalciavo, tiravo i pugni eppure non riuscivo a provare vergogna di quella situazione alquanto ambigua. Riuscivo a sentire solo dolore e rabbia. Dopo un po’ la forza mi abbandonò del tutto. Il dolore mi investì per l’ennesima volta, distruttivo e potente. Come un’onda che ti travolge. Inarrestabile. E tu non puoi fare niente.

- è tutta colpa tua! – gridai disperata tirandogli l’ennesimo pugno.

I suoi occhi si accesero, bruciavano quasi, come se un fuoco divorasse quell’azzurro.

- adesso basta! – mi gridò – non lo capisci da sola? Bene te lo dico io! Non puoi continuare a correre dietro un fantasma. Capisco che sei innamorata, ma l’amore non gioca a nascondino! Basta! Devi metterti il cuore in pace Hilary, ti prego! Io non ce la faccio più, è una situazione di merda, tu che piangi tutti i giorni.. io voglio ricominciare a correre, ma non dietro a qualcuno di introvabile, ma voglio correre perché mi va di farlo, hai capito? E tu devi volare per sentire il vento su di te, non per precipitare a terra. Hilary ti prego.. hai capito quello che ho detto? – il viso contratto dal dolore e dalla rabbia.

A quelle parole mi bloccai. Tutto il mio corpo si bloccò. Il respiro. Il cuore. I pensieri. Tutto.

- i-io non… - balbettai

Lui sospirò e allentò la presa che mi teneva stretta a lui.

Forse la pazzia si era nascosta dietro un cespuglio, grazie al buio si era avvicinata e mi era saltata addosso in quel preciso momento. Quello che accadde poteva essere frutto solo della pazzia.

Fu un attimo.

E di sensato poi non ci fu più niente.

Voglio ringraziare DivinaTheBest, lasdivinas99, StArStArMinnie e TanyaCullen che hanno messo la storia fra i preferiti e cino nero, crazykika, Idril Inglorion, ikuto_shin, Kicks, leonedifuoco, Luciana Menditegui che l'hanno messa tra le storie seguite. Spero tanto che questo capitolo vi sia piaciuto! Preparatevi perchè il prox sarà particolare e secondo me ci rimarrete tutti secchi, o forse mi sbaglio tantissimo!!! XD Me fuori di cabina!!! Un bacio, Lu'

ps: vi invito a leggere la nuova ff che ho iniziato, si chiama "100 giorni" !

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