La vendetta è un piatto che va servito freddo

di Ater Chrysanthemum
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Eric Shulte ***
Capitolo 2: *** In auto ***
Capitolo 3: *** Caldo e Freddo ***
Capitolo 4: *** Desiderio ***
Capitolo 5: *** "Ti amo" ***
Capitolo 6: *** Liberi ***
Capitolo 7: *** La fuga ***
Capitolo 8: *** Fine della corsa ***
Capitolo 9: *** Troppi pensieri ***
Capitolo 10: *** Un errore (?) ***
Capitolo 11: *** Porre fine alla questione ***
Capitolo 12: *** Al cuor non si comanda ***
Capitolo 13: *** La verità viene sempre a galla ***
Capitolo 14: *** Funerali ***



Capitolo 1
*** Eric Shulte ***


 

Rivedere la luce del sole e respirare l’aria fresca era una cosa che Eric Schulte non assaporava più da vent’anni.
Da quel giorno che fu messo in gatta buia per omicidio.
Eppure la cosa si sarebbe potuta evitare. Aveva un piano perfetto,nessuno avrebbe sospettato di lui.  
Invece,era stato arrestato e condannato per ben dieci anni di reclusione.
Respirò affondo l’aria della mattina,ormai tutti quegli anni persi erano andati via per sempre e la sua vita non contava più nulla. L’avrebbe presto fatta finita, ma prima c’era un conto in sospeso da saldare. Gliel’avrebbe fatta pagare. Lui non dimenticava affatto. Per anni e anni aveva pensato e ripensato fino all’odio più estremo a come farla pagare a quei due maledetti sbirri del Cobra 11.
Sorrise ed estrasse una foto. Un giovane Semir sorridente era impresso in quello scatto. L’avrebbe cercato anche in capo al mondo,pur di trovarlo. E sarebbe stato allora che avrebbe messo in atto la sua vendetta.

Non c’era cosa al mondo che gli desse più fastidio di quella scena.
Jan stava osservando Andrea e Semir che se ne stavano stretti l’uno all’altro a baciarsi.
Non che a lui dava fastidio il fatto che Semir baciasse Andrea. Era solo che non lo trovava consono in un luogo di lavoro come quello.
Avrebbero benissimo potuto farlo quando erano a casa loro.
'Ma che ha di tanto speciale Andrea?'
Il suo pensiero slittò senza che se ne rese conto su quella domanda assurda. 'Cos’ha di speciale Andrea? Ma saranno anche affari di Semir!'
Che pensieri strani che ti vengono in mente quando lavori per troppo tempo.
<< Semir,c’è un certo Simon Wolf che vorrebbe parlare con te >> disse Dieter distraendo Jan dai suoi pensieri.
<< Non ho idea di chi sia >> disse Semir con vaga sorpresa << A me invece ha detto che la conosce molto bene. Ah, ha chiesto anche di Jan >> disse poi spostando lo sguardo su Richter.
<< Andiamo allora >> disse Semir scrollando le spalle e dirigendosi verso la porta d’ingresso. Jan lo seguì.

Eccolo…la causa della mia infelicità…

Eric Schulte era riuscito a convincere Peter sotto falso nome. Fissò Semir per tutto il tempo che impiegò per raggiungerlo << Mi scusi, è lei Simon Wolf? >> chiese Semir avvicinandosi all’uomo.
<< Ma come Semir >> sogghignò l’uomo << Non mi riconosci? >>
Semir lo guardò meglio. Poi spalancò gli occhi << Certo, Eric Shulte.Ti avevano dato trent’anni >> disse , ma Eric lo interruppe << A volte fare i buoni aiuta. Mi hanno scarcerato prima per buona condotta >> disse e poi portò il suo sguardo su Jan che stava ascoltando il loro discorso.
<< Molto piacere,sono l’uomo a cui il suo caro collega ha rovinato la vita >> squadrò di nuovo Semir << Ma che non ha intenzione di fargliela passare liscia >> estrasse la pistola con una tale velocità che nessuno dei due ebbe la prontezza di fermarlo.
Jan venne colpito a una gamba,Semir alla spalla. Caddero a terra doloranti.
Eric sogghignò di nuovo. Si guardò attorno e senza farsi scoprire fece entrare i due nella sua automobile.
Dopo un' ultima occhiata accese il motore e,sgommando, partì.

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Capitolo 2
*** In auto ***


 

Jan si svegliò lentamente. Si sentiva debole,non riusciva neanche a parlare. Aprì gli occhi, Semir era seduto sull’auto accanto a lui. Eric stava guidando l’auto da molte ore. Chissà cosa voleva fare… Jan incominciò a tastarsi le tasche e la giacca << Cercavi questa? >> gli chiese Eric mostrandogli la sua pistola stretta nelle mani. Lo guardò attraverso lo specchietto retrovisore e rise freddamente. Jan si girò verso Semir. Vedeva la sua mano stretta sulla spalla zuppa di sangue. Provò ad alzarsi. Con difficoltà si avvicinò a Semir. Notò che una rete separava loro due dai due sedili anteriori. Aveva pensato proprio a tutto << Semir >> chiamò Jan scrollando l’amico. Emise un verso incomprensibile e lamentoso. Jan fissò di nuovo il sangue che usciva dalla sua spalla. Prese la sua giacca e la strappò in tanti pezzi in modo da formare un pezzo abbastanza lungo da annodarlo intorno alla spalla di Semir. Fece un forte nodo e osservò la sua gamba,nella stessa situazione << Che cosa vuoi da noi? >> chiese Jan faticosamente << Nulla >> disse Eric alzando le spalle << Solo uccidervi >> rise di nuovo e svoltò una curva. Jan sentiva le sue forze abbandonarlo,scivolando lentamente via come il sangue che scorreva lungo tutta la sua gamba.Cercava di resistere,ma la sensazione di svenimento e di torpore non lo lasciava un momento. Semir non dava segni di movimento. Forse era davvero la fine…

 

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Capitolo 3
*** Caldo e Freddo ***


 

Eric frenò di fronte a una villetta isolata dal resto della città. Prese la pistola e ordinò ai due poliziotti di scendere dall’auto. Jan scese dal veicolo ma Semir rimase seduto li dov’era << Scendi anche tu! >> disse Eric puntando la pistola su Semir che non ne voleva sapere di muoversi << Ho detto di scendere! >> caricò il proiettile << Se non si muove è perché lo hai ferito gravemente!! >> disse Jan disperato << Non mi importa,doveva soffrire >> disse sogghignando. Jan approfittò del momento di distrazione di Eric per colpirlo sul volto. Il malvivente si tastò la bocca insanguinata e ringhiò dalla rabbia. Jan avrebbe potuto benissimo metterlo a k.o. ma un dolore lancinante alla gamba lo bloccò. Eric gli sferrò quindi un calcio allo stomaco e Jan cadde a terra gemendo. Semir aprì gli occhi << Scendi >> disse di nuovo Eric << Scendi o ti ammazzo adesso >> Semir scivolò lentamente da un sedile all’altro e con difficoltà smontò dal veicolo << Bene,adesso camminerete davanti a me. Non voglio scherzi. O farete una brutta fine >> disse mettendosi dietro Jan e Semir con la pisola puntata contro i due << Camminate sempre dritto,entriamo nella mia bella villetta >>sogghignò e seguì i due fino all’entrata del suo appartamento. Semir si teneva la spalla,Jan era piegato in due dal dolore << Semir,come stai? >> gli chiese Jan con un filo di voce << Io ce la faccio, tu piuttosto, non dovevi fare quella mossa così avventata >> salirono una rampa di scale che li portò in un corridoio lunghissimo << Non sopportavo l’idea che ti stesse maltrattando in quel modo >> confessò poi Jan continuando a mantenersi lo stomaco. Semir sorrise quel poco che il dolore gli permetteva.

Il lungo corridoio conteneva innumerevoli porte. La luce fievole illuminava i muri bianchi e il parche di legno scuro. Qua e la mobili antichi e un forte odore di vecchio e di ebano. Eric aprì una di quelle porte e vi spinse Jan e Semir dentro << Notte notte >> sogghignò Eric << Quando i vostri colleghi si accorgeranno della vostra mancanza,voi già sarete cibo per coccodrilli >> e così dicendo rise freddamente e chiuse la porta digitando un codice segreto. Il portone di ferrò si chiuse con un tonfo e Eric riscese le scale,convinto di ritrovare fra qualche giorno i due poliziotti senza vita.

<< Jan >> disse Semir tremando dal freddo << S-sì? >> disse Jan stringendosi nella giacca. Quella stanza era una cella frigorifera. Ma il freddo era troppo per potersi chiedere di come Eric potesse avere una stanza del genere in una villa. Jan si avvicinò a Semir << Secondo me il c-capo si renderà conto d-della nostra assenza…Per il momento cerchiamo di non morire a-assiderati, che ne dici? >> gli chiese Jan abbracciandosi all’amico << C-così va meglio >> disse Semir sistemandosi accanto a Jan. Ma in realtà non era il calore dei due corpi uniti a scaldare Semir. Un altro tipo di calore lo aveva avvolto e lo stesso era stato per Jan.  Richter senza neanche rendersene conto trascinò Semir ancora di più accanto a lui,in modo da stringerlo a se << Grazie >> disse Semir convinto che l’amico volesse solo scaldarlo di più. Per Jan era una sensazione strana. Che non aveva mai provato prima. Voleva proteggerlo e nello stesso tempo lo voleva suo, solo suo. Semir si rilassò appoggiandosi a Jan. Ne era convinto, i suoi colleghi non gli avrebbero lasciati morire così…

 

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Capitolo 4
*** Desiderio ***


<< Bonrath >> il capo chiamò Dieter distraendolo dalla sua animata conversazione con Otto << Sì capo? >> fece lui attonito << Si può sapere che fine hanno fatto Richter e Gerkhan? >> chiese stizzita << Non saprei, da quando quell’uomo ha chiesto di loro sono scomparsi >> spiegò scrollando le spalle << Mh,non mi fido >> disse il capo pensierosa << Cercateli e riportateli qui,intesi? >> Dieter fece cenno di sì con la testa e chiese a Otto di aiutarlo nella ricerca.

<< Semir >> Jan scosse l’amico << Sai benissimo che non devi cedere al sonno,altrimenti.. >> Semir aprì gli occhi << Tranquillo non stavo dormendo >> lo assicurò aggrappandosi a lui per sistemarsi meglio. Poi richiuse gli occhi << Semir >> sussurrò Jan << Tranquillo >> disse Gerkhan senza riaprire gli occhi. Jan sospirò e appoggiò la testa al muro ghiacciato della cella << Come mai ce l’ha con noi quell’uomo? >> chiese Jan per tenere sveglio Semir che,se lo sentiva,stava perdendo le forze << Lo arrestai vent’anni fa per omicidio…a quanto pare ce l’ha con me perché ha perso parecchi anni della sua vita in galera. Ma ha fatto un grosso errore. Adesso se l’è davvero rovinata del tutto l’esistenza >> Jan annuì e tornò a guardare Semir. Da quando si erano messi in quell’abbraccio una strana morsa allo stomaco non lo aveva mai abbandonato. Sorrise senza rendersene conto. Semir aprì gli occhi e per un momento stettero a fissarsi. Poi Jan parve accorgersi che l’amico lo stava guardando e scosse la testa concentrando lo sguardo altrove. Il cuore gli batteva all’impazzata e quasi si pentì di essersi messo così stretto a lui. Aveva paura che Semir udisse il battito irregolare del suo cuore << Non ti senti bene? >> gli chiese poi con un filo di voce << Fai tu, con questo freddo… >> non sapeva cosa inventarsi. Oppure Semir doveva smetterla di fare il finto tonto. Era impossibile non accorgersi di come lo facesse sentire ogni volta che lo guardava e ogni volta che si muoveva accanto a lui. Il cuore gli batteva troppo forte per non accorgersene. Semir lo sapeva… e si divertiva a torturarlo. Perché?

<< Sì certo! Se lo vedessi me lo ricorderei… Otto non sono così stupido! >> Dieter e Otto erano alla guida della loro auto di servizio alla ricerca di Semir e Jan << E la macchina di questo tizio? >> chiese Otto diffidente << Sì! Era una Mazda nera! >> Dieter sbuffò contrariato dalla poca fiducia del collega << Al cellulare non rispondono accidenti! >> esclamò Otto allontanando il telefonino dall’orecchio con espressione amareggiata << Che genio! Credi che non ci abbia gia pensato anche io di chiamarli? >> fece Dieter << Allora se credi di essere migliore di me perché non li trovi da soli? >> disse Otto con una vena di nervosismo nella voce << Devi sempre trovare il modo di litigare con me!!! >> si lamentò Dieter << Smettila! Puttosto riflettiamo. Se quell’uomo per caso gli ha rapiti dove pensi che li porterebbe? >> chiese Otto << Facile a dirsi…ci sono innumerevoli luoghi dove qualcuno potrebbe nascondere delle persone >> rifletté Dieter << Sicuramente non nel centro della città. Con la speranza che siano nei dintorni,proviamo a cercare in periferia >> Così presero la strada che li portò ai confini della città con la speranza di avvistare quell’auto nera.

 

<< Con Andrea va sempre tutto bene? >> domandò all’improvviso Jan << Se oggi dovessi sopravvivere…direi di sì >> rispose Semir leggermente sorpreso da quella domanda << Perché? >> Jan mosse gli occhi nervoso << Così >> disse semplicemente reprimendo la voglia di spiegargli il vero motivo. Ma come avrebbe potuto? Non ne aveva il coraggio e poi neanche lui era sicuro di quello che provava. Semir si sentiva un gran bugiardo. Non era affatto vero che con Andrea andava tutto a meraviglia. Non era nemmeno sicuro di amarla tanto come prima… Prima? Solo qualche ora prima la stava baciando…E ora? Non era più sicuro di amarla. Non riusciva a credere a se stesso. O forse era stato solo per quell’attimo che aveva desiderato baciare Jan… Guardò l’amico consapevole che era ancora di quell’idea. Si era così affezionato a lui. Gli voleva un bene enorme e oltretutto era un ragazzo davvero bello. Non riuscì anche in quel momento a mentire a se stesso e dare la colpa al freddo per i suoi pensieri deliranti. No,si stava innamorando e lo sapeva perfettamente.

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Capitolo 5
*** "Ti amo" ***


 

<< DIETER! >> gridò Otto facendo sobbalzare il collega << E’ una Mazda nera! >> disse indicando un’auto parcheggiata ai margini di una villa situata in periferia << Ma certo! Ora che ricordo bene l’auto aveva uno striscio sul fianco destro! >> sospirò Dieter scendendo dal veicolo << Bene,allora è proprio questa >> sorrise Otto indicando il lato rovinato dell‘auto nera. Suonarono il campanello ma non rispose nessuno. << E adesso che facciamo? >> chiese Otto alzando le braccia. Eric sogghignò. Gli amici di quei due sbirri erano arrivati ad aiutarli. Come previsto…vorrà dire che anche loro due andranno a fargli compagnia. Ridendo attraversò il corridoio e aprì il cancello. << Hanno aperto! >> Dieter indicò il cancello << Finalmente! >> sbuffò Otto spingendolo e entrando dentro il giardino della villa. Che fessi… Eric prese la pistola poggiata sul tavolo e percorse l’anticamera con estrema tranquillità. Aprì la porta d’ingresso ma Dieter e Otto si erano come volatilizzati. Eric si guardò attorno e sorpreso richiuse il portone. Forse hanno cambiato idea appoggiò di nuovo la pistola e si sedette sul divano di fronte al camino acceso.

<< Che cosa fai? >> chiese Otto a un ragazzo biondo apparso dal nulla << Vi metto in salvo! >> disse lui strascinando con se anche Dieter << Quello vi avrebbe fatti gia fuori! >> disse in tono ovvio << E tu come lo sai? >> chiese Dieter sospettoso << Lo so e basta >> fece lui << Dobbiamo distrarlo >> estrasse una bomba a mano dalla tasca e strappò il tappo con i denti << Che fai! >> sibilò Otto << Sta a vedere >> e lanciò la bomba sotto l’auto nera di Eric che in cinque secondi esplose.

<< Hai sentito? >> chiese Jan agitandosi accanto a Semir << Era come un’esplosione >> Richter fece per alzarsi in piedi ma Semir lo tirò in giù impedendoglielo << Hai paura? >> gli chiese girandolo delicatamente verso di lui << Io non… >> ma non riuscì a finire la frase perché Semir,preso da un attimo di coraggio o di follia,lo aveva baciato sulle labbra. Jan rimase con gli occhi spalancati anche quando Semir si staccò da lui. Un calore e uno strano senso di felicità lo pervase << Scusami >> disse Semir << No,tu non…>> farfugliò Jan con le labbra tremanti. Non poteva crederci. Si erano davvero baciati << Semir >> disse poi Jan ancora attonito << Dimmi >> fece Semir come se nulla fosse successo << Ti amo >>.

 

Eric lasciò cadere a terra il bicchiere pieno di vino che andò in frantumi. Un forte boato lo aveva distratto. Uscì dalla sua abitazione dimenticando l’arma sul divano per andare a contemplare la sua auto in fiamme. Il ragazzo prese Eric alla sprovvista e lo immobilizzò a terra << Avete un paio di manette voi? >> chiese con la voce alterata nella fatica di tenere fermo il malvivente. Otto prese le sue manette dalla tasca della giacca e le passò allo sconosciuto << Adesso vuoi dirci chi sei? >> gli chiese Dieter quando Eric fu ammanettato << Io sono suo fratello. David Shulte >> disse stringendo loro la mano << E perché ci hai aiutati? >> chiese Otto << Diciamo che ha fatto male a fidarsi di me. Ogni volta che lo venivo a trovare in carcere parlava di vendetta. Voleva vendicarsi di chi lo aveva arrestato. Che gliel’avrebbe fatta pagare. E io non me la sentivo di diventare complice di una simile cosa >> Dieter e Otto si guardarono << Dovremmo andare a salvare i nostri colleghi se non ti dispiace >> disse poi Bonrath con un implicita domanda di aiuto << Certo,sono nella villa? >> chiese David << Probabilmente >> disse Otto correndo all’interno seguito da Dieter e il fratello di David.

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Capitolo 6
*** Liberi ***


 

<< Semir >> chiamò Jan semi disteso a terra coi capelli e le sopracciglia ghiacciate. Semir gli rispose stringendo più forte la mano di Richter << Sai,sto iniziando a perdere le speranze >> sibilò Jan socchiudendo gli occhi. L’unica cosa che riusciva a sentire era freddo,per tutto il corpo. Fatta eccezione della mano destra con cui teneva stretta la mano del collega, che solo pochi minuti prima aveva dato la conferma che la loro era più di una semplice amicizia.

Salirono la lunga rampa di scale e arrivarono al piano superiore. Dieter e Otto si guardarono attorno osservando le varie porte presenti al piano. David si fermò di fronte alla cella frigorifera << Ho un presentimento >> disse e i due poliziotti si voltarono a guardare il portone grigio metallico << Jan,Semir! >> chiamò Dieter dando dei pugni al portone. Semir si scosse e si alzò di scatto. Tutte le sue ossa scricchiolarono << Siete qui?!? >> urlò Otto. Semir cercò di parlare ma il freddo trasformava il suo grido in un flebile suono. Disperato incominciò a dare calci al portone per farsi udire dai colleghi. Dieter tese l’orecchio << Sono li dentro >> disse David << Come entriamo? >> chiese Otto guardando i tasti per inserire il codice << Lascia perdere >> David riscese le scale lasciando Otto e Dieter davanti al portone della cella << Stiamo per liberarvi,resistete >> gridò Otto.

<< Dimmi il codice >> ordinò David a Eric. Lo aveva raggiunto correndo e lo teneva per la colletta della giacca. Eric rise di gusto e non rispose. David lo guardò con disprezzo e corse di nuovo all’interno della villa. Eric lo seguì con lo sguardo. Gli occhi pieni d’odio.

David riuscì a trovare quello che gli occorreva per far saltare il portone. Con la speranza che la sua non fosse una bomba troppo debole attaccò con dello scotch la dinamite al lato della porta d'acciaio << Allontanatevi dalla porta! >> gridò Otto. Semir diede un colpo al portone per far capire che aveva sentito e corse verso Jan che lo guardava con le palpebre semi chiuse << Dobbiamo allontanarci >> e trascinò Richter il più lontano possibile dalla porta.Sentiva le braccia e le gambe insensibili ma aveva ancora la forza di camminare. David accese il filo della dinamite e indietreggiò raggiungendo Dieter e Otto che fissavano il portone senza sbattere ciglio. La fiamma raggiunse l’inizio della dinamite e la chiusura della porta saltò con un tonfo seguito da scintille e fumo. I tre si affrettarono ad aprire la porta << Semir, Jan! >> esultò Dieter raggiungendo i due colleghi << Come siete ghiacciati >> commentò Otto quando sfiorò Semir che teneva stretta la mano di Jan e aveva occhi solo per lui << Semir, che succede? >> Gerkhan strinse più forte la mano del collega << Non lo so… Non reagisce più >> disse con voce tremante Semir, cercando di cogliere un suono o un minimo movimento di Jan che giaceva inerme sul pavimento della cella.

 

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Capitolo 7
*** La fuga ***


 

<< Mettetelo li >> disse David indicando il divano più vicino al camino. Dieter e Otto con un ultimo sforzo fecero distendere Jan,ancora privo di sensi, sul divano. Semir guardava la scena come imbambolato << Spero che non sia andato in ipotermia >> la voce di David risultò fin troppo pessimista e cupa per Semir che sentì come un nodo alla gola soffocarlo all’improvviso << Su Semir,vedrai che si riprenderà >> gli fece coraggio Otto vedendo l’espressione triste del collega. David fissò il fuoco che scoppiettava nel camino e nessuno parlò più. Cadde il silenzio più totale. Che solo una furiosa sgommata di auto riuscì a rompere. David sussultò e d’istinto afferrò le chiavi della sua automobile << Eric >> disse più a se stesso che agli altri .Otto e Dieter si guardarono con aria preoccupata. Il fratello di Eric corse fuori dalla villa << Maledetto!! >> gridò vedendo l’auto di servizio di Otto e Dieter allontanarsi velocemente sbandando e lasciando dietro di se una fitta coltre di polvere e fumo. David non esitò ad entrare nella sua auto e accendere il motore.

Semir fissò ancora un momento Jan E se non si fosse mai più svegliato? Una rabbia mai provata prima gli infiammò le viscere. Per un attimo l’unica cosa a cui riusciva a pensare era a come ammazzarlo,quel criminale. Ma poi ricordò che era un poliziotto e che per tanto non poteva permettersi il lusso di farsi giustizia da solo più di ogni altra persona. Ma c’era qualcosa che potava ancora fare. La sua BMW era fuori che lo aspettava, pronta per l’ennesimo inseguimento.

Che suo fratello fosse un tipo strano David lo aveva sempre saputo. Fin da quando era ragazzino aveva un innato talento nello scegliere le compagnie peggiori. Aveva dato sempre molto filo da torciere ai suoi genitori ed era per questo che anche lui non era riuscito ad avere una gioventù felice. Lui era suo fratello ed era come se si sentisse in dovere di mettere fine a questa storia una volta per tutte e per il bene di tutti. E se lo sentiva, che oggi sarebbe stato il giorno giusto. Vedeva quell’auto impazzita che correva davanti a se, ma la cosa non lo turbava. Era una corsa inutile.

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Capitolo 8
*** Fine della corsa ***


 

Otto e Dieter assistettero alla scena senza pronunciar parola. Quando la barella dell’ambulanza caricò Jan sul mezzo,la sua pelle pallida e il suo restare immobile lo faceva sembrare un morto. Una visione che dava i brividi.

Semir la vedeva davanti a se,l’auto rossa di David. Un po’ di nervosismo lo assalì. Adesso avrebbe dovuto far attenzione anche a non scontrarsi con lui. Ma non poteva assolutamente prendersela col fratello di Eric,perché era per merito suo se adesso era ancora vivo. E poi arrestare Eric veniva prima di tutto e quasi ci sperava nell’aiuto di David.

Eric guardò nello specchietto retrovisore. Sogghignò e premette di più sull’acceleratore. Così fecero anche David e Semir che erano alle sue calcagna. Gerkhan non distoglieva lo sguardo dall’auto di Eric, ma con la testa era altrove. Davanti ai suoi occhi aleggiava ancora l’immagine di Jan che si stringeva a lui e sentiva ancora il suo tono sincero che diceva “ Ti amo ”. Ora che era più lucido di quando era rinchiuso nella cella al freddo più totale, non riusciva a credere a quello che era accaduto tra loro due. Era stato lui a baciarlo,a fare la prima mossa. Sentiva il cuore che aveva incominciato a battere forte contro il petto fargli quasi male. Perché lo aveva fatto? Si era solo messo in un mare di guai… E adesso, Andrea? Cosa avrebbero pensato gli altri? Sospirò. Era come se l’aria gli si fosse stretta in gola. L’ultima speranza era che Jan avesse gia dimenticato tutto. O almeno questo era quello che desiderava razionalmente. Col cuore,invece,desiderava che anche Jan provasse davvero quello che gli aveva confessato qualche ora prima.

Eric adocchiò la pistola che sbatacchiava qua e la sul sedile accanto al suo. Doveva mettere fine a questa storia. La afferrò e la puntò contro il parabrezza dell’auto del fratello. David cercò di girare appena intravide la pistola puntata contro di lui. Riuscì a evitare solo che la pallottola non prendesse lui. Il vetro del parabrezza andò in frantumi e David rallentò la corsa. Quindi Semir ne approfittò per superarlo ed estrasse la sua di pistola. Puntò alle gomme, ma la cosa era piuttosto complicata perché Eric continuava ancora a sparare all’impazzata contro di lui. Aspettò che il criminale esaurisse le pallottole per agire. Fece di nuovo capolino dal finestrino aperto e sparò due o tre colpi sulle gomme dell’auto che sbandò raschiando l’asfalto e emanando scintille dalle ruote sgonfie. Era stato troppo impulsivo a sprecare le sue munizioni. Ma ormai era fatta. Riuscì a frenare e uscì di corsa dall’auto,abbandonandola pericolosamente sulla strada. Semir lo perse di vista ma il fratello No. Scese anche David dalla sua auto e fece cenno a Semir di seguirlo.

Eric era entrato in un’enorme fabbrica dimessa che odorava di vecchio .Era una fabbrica di indumenti. Alcuni erano ancora abbandonati al suo interno << Eric,smettila ormai è finita >> gridò David e la sua voce rimbombò nella grande e fredda costruzione. Eric si nascose tra un cumulo di scatoloni e tese l’orecchio al massimo. Prese una maglia di lana da uno delle tante scatole e la attorcigliò. David fece segno a Semir di restare fermo dov’era e di strare in silenzio mettendo un dito davanti alla bocca. Semir si immobilizzò,non proprio felice di dover obbedire << Eric >> David di avvicinò agli scatoloni dove era nascosto Eric e in un attimo il malvivente afferrò il fratello sorprendendolo dietro le spalle e cercando di soffocarlo con la maglia stringendogliela forte in gola. David boccheggiò cercando di respirare,ma stava gia diventando viola in volto. Semir puntò la pistola contro Eric che fu sorpreso di trovarlo ancora dietro di lui << Ah,ci sei anche tu >> disse , questa volta perdendo la calma << Vorrà dire che chiuderò i conti anche con te >> ma non era convincente. La voce gli tremava e gli occhi erano fissi sulla pistola di Semir. Eric si mosse all’indietro e raggiunse un dirupo nei pressi della fabbrica tenendo sempre il fratello davanti a se << Fermo, o lo ammazzo >> disse sporgendo David sul dirupo. Semir posò lentamente l’arma a terra e alzò le mani << Calmati,lascia stare David >> disse procedendo a passi lenti << Ho detto di stare fermo >> Eric guardò di sotto e si sentì mancare il fiato. Aveva sempre sofferto di vertigini. Ma fu attirato da qualcosa. Innumerevoli auto della polizia erano sotto di loro, con le armi puntate contro di lui. No,un’altra volta in carcere non lo avrebbe sopportato. Sospirò e sotto lo sguardo incredulo e impotente di Semir si lasciò cadere dal dirupo assieme al fratello.

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Capitolo 9
*** Troppi pensieri ***


 

Semir ancora non riusciva a realizzare quello che era successo solo qualche minuto fa. Era fermo sulla strada illuminata dalla luce blu delle ambulanze e guardava le due bare grigie provvisorie. Era accaduto tutto così in fretta. Non aveva avuto il tempo di fare niente per impedire la loro morte. Entrò nella sua BMW e cercò di non pensarci troppo,adesso era Jan che ne aveva bisogno.

Mentre era alla guida della sua auto lo raggiunse una chiamata << Andrea! >> rispose Semir con finto tono allegro << Ho appena saputo di Jan, so che è stato ricoverato ,come sta? >> chiese Andrea dall’altra parte del telefono << Non lo so Andrea, non ho avuto ancora notizie >> disse Semir non riuscendo a contenere la sua tristezza << Va bene, allora se mi fanno sapere qualcosa ti informerò >> fece Andrea preoccupata << No,tesoro non c’è bisogno,sto andando a trovarlo in ospedale >> disse Semir cercando di essere il più normale possibile << Allora vengo anche io. Ci vediamo li,ti amo >> e richiuse il telefono lasciando Semir ai suoi pensieri. Ti amo… le stesse due parole che aveva pronunciato anche Jan quando lui l‘aveva baciato… che mossa stupida. Accelerò. Doveva vedere Jan,doveva stare al suo fianco.

<< Ma si riprenderà vero? >> chiese Otto all’infermiera che era entrata nella stanza dove l’unico suono che si udiva era l’elettrocardiogramma affianco al letto dove era disteso Jan << Purtroppo >> disse l’infermiera in tono serio << Questo non possiamo saperlo,finche le sue condizioni rimangono stazionarie non possiamo dirle nulla con precisione >> Semir fece il suo ingresso all’interno della stanza d’ospedale accompagnato da Andrea proprio quando l’infermiera andò via << Allora? >> chiese Andrea a Otto << Non si sa nulla >> rispose lui rivolgendosi anche a Semir che fissava afflitto il suo collega ancora privo di sensi. Non riusciva proprio ad immaginare che cosa avrebbe fatto se Jan lo avesse abbandonato così. Andrea lo abbracciò per confortarlo e insieme a Dieter e Otto furono invitati a uscire fuori dalla stanza dall’infermiera.

<< Sono sicuro che se la caverà >> disse Dieter vedendo l’espressione tetra di Semir << Sì Dieter,anche io ne sono sicuro >> fece Gerkhan,poco convincente. Non riusciva a non pensare al peggio ed erano accadute troppe cose insieme per poter essere positivi. Si sedette sulla sedia e incominciò a tamburellare con le dita sulla scrivania. Otto e Dieter lo guardavano senza sapere cosa dire per consolarlo. Ogni minuto che passava si chiedeva che cosa stesse accadendo all’ospedale, se Jan si stava riprendendo. E anche se il suo cervello era per la maggior parte occupato da questi pensieri negativi,c’era anche spazio per pensare a cosa avrebbe dovuto fare una volta e se Jan si fosse svegliato. Dopo quello che era successo non poteva mettersi tutto a tacere così. Qualcosa sarebbe accaduto e la cosa un po’ lo spaventava. Guardò Andrea intenta a fare le sue solite ricerche al computer. Che cosa avrebbe dovuto fare?

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Capitolo 10
*** Un errore (?) ***


 

Ormai quasi non ci sperava più che Jan si svegliasse. E non riusciva a capire il perché dei suoi pensieri pessimistici. O forse un’idea ce l’aveva,ma era alquanto crudele per essere esaminata meglio. Infondo quello che era accaduto in quella cella era stato solo un errore. Una cosa dovuta alla mancanza di lucidità. O forse aveva solo avuto un momento di coraggio? Semir scacciò quei pensieri e si concentrò su Andrea. Lui amava Andrea,era sposato con lei e per lui esisteva solo lei. Era tarda notte quando tornarono nella loro casa. Semir prese energicamente Andrea per le spalle e baciandola con voga la buttò sul letto. Questo perché lui amava e voleva solo lei. Le si mise sopra e continuò a baciarla e accarezzarla per tutto il corpo. Era lei l’unico amore della sua vita… Ma se amava solo lei,perché non riusciva a provare nulla? Perché tutte le emozioni che cercavano di entrare in lui si arrendevano e scivolavano via? Il suo pensiero slittò su Jan… Che cosa gli prendeva? Si alzò da Andrea e la guardò immobile,con lo sguardo assente. Lei lo fissò a sua volta,desiderosa di continuare e sorpresa dall’improvviso ripensamento del marito. Semir indietreggiò e sospirò. Era infastidito da questa situazione ambigua e soffocante. Perché Jan stava invadendo ogni suo pensiero? Che cosa significava tutto questo? Il cellulare di Andrea vibrò,distraendola << Pronto >> rispose mettendosi seduta sul letto << D’accordo,glielo dico immediatamente! >> esclamò Andrea con sguardo raggiante << Jan >> fece non riuscendo quasi a parlare. Semir la guardava con espressione interrogativa << Si è svegliato! >> concluse alzandosi dal letto << Fantastico no? Che ne dici di and…. >> Andrea si rigirò verso Semir ma lui era gia scomparso. Il sorriso sulle sue labbra si affievolì. Quella notte era così strano.

Non riusciva a spiegarselo. Come mai il suo corpo agisse da solo. Non aveva nemmeno dato il tempo ad Andrea di finire la frase che subito era partito in quarta. Guidava con estrema velocità. Forse un po’ troppo di come dovrebbe guidare un poliziotto della polizia autostradale. Ma non gliene importava. Infondo l’ospedale era li vicino. Quando arrivò a destinazione corse per il corridoio leggendo sottovoce tutti i numeri delle stanze d’ospedale cercando quella di Jan. Quando la individuò si fermò sulla soglia della porta ed ebbe una specie di sussulto nel reprimere la sua inspiegabile voglia di correre verso il suo collega e abbracciarlo << Semir >> sentire la voce di Jan gli fece venire la pelle d’oca << Jan! Mi sei mancato >> e nel pronunciare quelle parole il suo tono di voce si trasformò nel tono più innaturale che avesse mai avuto << Come stai? >> sorrise Jan << E tu lo chiedi a me? Tu piuttosto come stai? >> disse Semir camminando verso di lui fino a raggiungerlo << Mai stato meglio >> disse facendo segno a Semir di sedersi sull’angolo del letto accanto a lui. Una richiesta che trovò leggermente imbarazzante ma si sedette lo stesso << Accidenti,adesso sì che sappiamo come si sente un povero pollo surgelato >> Semir si girò verso di lui con un mezzo sorriso << Questa te la potevi risparmiare >> disse guardandolo negli occhi. Jan arrossì violentemente << Ma quanto sei noioso! >> disse con voce nervosa e tremante cercando di non farsi vedere da Semir. Da quando lo aveva visto sulla soglia della porta il cuore gli aveva battuto forte sul petto togliendoli il respiro. Di certo Semir non si lasciò sfuggire questo strano comportamento e si chiese a questo punto se anche Jan provasse le stesse cose che provava lui << Fortuna che il fratello di Eric è venuto in nostro aiuto. Non ho avuto ancora occasione di ringraziarlo e vorrei farlo il più presto possibile >> disse sollevato di essere riuscito a trovare un argomento su cui parlare. Semir si ridestò dai suoi pensieri e si fece cupo << Non credo sia più possibile >> disse tormentando il lenzuolo bianco del letto. Jan lo guardò gia sicuro di sapere il perché << David è morto >> e scese di nuovo il silenzio nella stanza.

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Capitolo 11
*** Porre fine alla questione ***


 

<< Sembra che non entro in questa casa da una vita >> disse Jan poggiando le chiavi della macchina sulla credenza dell’ingresso di casa sua. Semir aveva deciso di accompagnarlo << Ora che ci penso questa è la prima volta che vengo a casa tua >> notò Gerkhan guardandosi attorno << Però,immaginavo ci fosse il caos più totale >> commentò << E perché pensavi questo? >> chiese Jan accendendo tutte le luci della stanza << Così >> scrollò le spalle Semir curiosando ancora per la casa << Deve essere noioso vivere soli >> disse Semir pensando ad Andrea << Non sai quanto >> confermò Jan sedendosi sul divano << E’ infatti una bella sensazione averti qui a casa mia oggi >> disse poi invitando anche Semir a sedersi << Davvero? >> chiese lui. Jan si schiarì la gola e subito si pentì di quello che aveva detto << Beh sai,sono sempre solo a casa e quindi > farfugliò << Sono felice che il mio miglior amico sia con me…ovvio no? >> disse con una risatina nervosa << Che ti prende? >> era questo il momento,Semir si era buttato in quella domanda pur sapendo,forse,la risposta. Ma lui voleva sentire le cose come stavano da Jan << Che mi prende? >> fece Richter muovendo gli occhi per la stanza << Niente >> come aveva previsto. Niente. Ma Semir non poté far a meno di sentirsi deluso lo stesso. La verità era che lui voleva capire che cosa era successo tra di loro,ma non voleva essere lui a fare la prima mossa << Ti va qualcosa? Non so dimmi tu… >> fece Jan alzandosi dal divano << No! Assolutamente niente grazie >> disse Semir intento a trovare un pretesto per poter chiudere la questione << Stavo pensando che siamo stati davvero fortunati >> Gerkhan cercò di spedire di nuovo la conversazione sulla sventura appena vissuta a causa di Eric << Gia, anche se non avrei mai voluto che qualcuno si sacrificasse per noi >> disse Jan riferendosi alla scomparsa di David << Credo ci abbia aiutato anche il fatto di stare in due >> continuò Semir,ormai nessuno lo avrebbe più fermato. Jan era desideroso di cambiare argomento. Aveva come la sensazione di sapere dove volesse andare a parare Semir << Saremmo morti sicuramente se non ci fossimo abbracciati l’uno con l’altro >> come temeva Jan,Semir era riuscito nel suo intento << Gia, una vera fortuna >> avrebbe preferito scappare e mettersi a correre in quel momento. Non riusciva ad affrontare la questione,perché neanche lui sapeva come era potuto accadere quello che era successo tra di loro nella villa di Eric << Non credo di ricordare tutto però. Sai,sono stato male e credo di aver perso un po’ di memoria >> si stava arrampicando sugli specchi lo sapeva,ma non trovava via d’uscita << Quindi non ricordi nient’altro? >> Semir ebbe quasi paura che il cuore gli uscisse fuori dalla bocca. Le viscere gli si strinsero fino a farlo stare quasi male,però era intento ad andare avanti. Era sempre stato un tipo testardo lui… Jan lo guardò con un misto di supplica e di fastidio << No,credo proprio di no >> fu la risposta secca di quest’ultimo. Semir sospirò in cerca di coraggio. Che cosa sarebbe successo se avesse detto come pensava che stessero le cose? Aprì la bocca ma non fu capace di parlare quindi la richiuse e incominciò a guardarsi le ginocchia. Jan continuava a guardare altrove. Adesso ci stava davvero male.Perché da quando si era svegliato non aveva fatto altro che pensare a lui e a quello che gli aveva fatto << Perché mi hai baciato? >> la domanda uscì spontanea. Quasi fosse un pensare ad alta voce. Semir non se l’aspettava e rimase paralizzato sul divano senza riuscire a parlare,sotto lo sguardo di Jan che pur pentito della domanda attendeva una risposta << Forse il freddo mi ha dato alla testa >> disse Semir con voce flebile << E’ stato un attimo di smarrimento,nulla di più >> concluse poi guardando Jan negli occhi. Era palese che non credeva a nemmeno una parola di quella storiella che non stava affatto in piedi << Mai sentito che per il freddo si abbia l’improvvisa voglia di baciare il primo che ti capita a tiro >> ormai la discussione era avviata,tanto valeva portarla a termine << Allora tu mi saprai di sicuro spiegare il perché di quelle parole che mi hai detto nella cella >> Jan ebbe un fremito << Non ricordo di averti detto nulla >> disse distogliendo lo sguardo << No? Io invece sì >> fece Semir cercando di far ricadere tutti i sensi di colpa sul collega << Non credo che per il freddo si abbia l’improvvisa voglia di dire “ti amo” al primo che passa >> disse Semir alzandosi dal divano << Ma comunque se quello che ti ho fatto ti ha dato fastidio tolgo immediatamente il disturbo >> Jan lo guardò di nuovo << No Semir >> disse alzandosi a sua volta << Non mi ha dato fastidio >> aggiunse fissandolo di nuovo negli occhi << Jan,ascolta io non so dove tu voglia arrivare con questo discorso ma io credo che l’unica cosa che dobbiamo fare sia dimenticare tutto. Io sono sposato e poi noi due siamo due uomini. Quindi si è trattato di un semplice sbaglio tutto qui >> disse Semir per porre fine alla situazione. Ma Jan non voleva finirla qui << Mi hai baciato sulla bocca di proposito! Si chiama sbaglio per te questo?! >> esclamò << Allora visto che ormai ci sono te lo dico! Quelle parole che ti ho detto…le ho dette perché è la verità >> sentiva come il bisogno di vomitare, stava per svenire ma almeno ce l’aveva fatta. Gli aveva detto quello che provava per lui, il che non era poco. Semir cercò di sorridere nel modo più naturale possibile << Jan mi spiace dirlo ma stai delirando >> disse << Io devo andare da Andrea. Ci vediamo domani >> salutò Semir dirigendosi verso la porta d’ingresso << Semir >> Jan lo prese per la manica impedendogli di camminare << Jan lasciami stare! >> disse Semir alzando la voce,evidentemente arrabbiato. Per Jan il suo modo di fare fu come una scottatura. Non lo aveva mai sentito arrabbiarsi così << Perché mi stai facendo questo? >> chiese Jan reprimendo le lacrime,perché piangere davanti a Semir non lo avrebbe di sicuro aiutato << Jan, smettila >> disse Semir ma non era più nervoso come prima. Jan lasciò la presa e Semir abbassò lentamente il braccio << Che mi prende? >> disse sottovoce prima di prendere Jan dietro il collo e baciarlo di nuovo sulla bocca. Richter sentì la lingua di Semir a contatto con la sua e una vampata di calore lo avvolse,come quella volta. Semir lo sapeva…questa volta si era cacciato davvero in un grosso guaio.

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Capitolo 12
*** Al cuor non si comanda ***


 

<< Cosa fai?! >> le loro labbra si staccarono con un sommesso schiocco e Semir si allontanò da Jan << Che fai,tocchi? >> chiese alzando leggermente il tono di voce. Ma Jan parve non sentirlo e lo tirò di nuovo verso di se << Jan!! >> cercò di divincolarsi dalla stretta prepotente del collega << Ti ho detto di lasciarmi accidenti! >> la voce di Semir venne soffocata da un bacio sulla bocca di Jan. Gerkhan sentì il muro freddo contro le sue spalle. Jan ce lo aveva sbattuto senza pensarci nemmeno due secondi. Per Semir questo fu troppo << Basta! >> con uno strattone riuscì a separarsi da Richter che respirava affannosamente. Si allontanò da lui e lo guardò qualche secondo con gli occhi spalancati. Se lo meritava! Così la prossima volta ci pensava più di una volta prima di fare una sciocchezza << Ti amo >> disse Jan avvicinandosi. Semir fece alcuni passi indietro << Jan non ti avvicinare! >> era come paralizzato. Non se lo sarebbe mai aspettato da Jan un comportamento simile << Non ti devi vergognare Semir. E’ una cosa normalissima >> Gerkhan continuò ad allontanarsi << Non è questo il punto! Tu mi stai…violentando >> disse incapace di credere all’ultima parola che aveva pronunciato. Fu allora che Jan si arrese e lo guardò andarsene. Non sapeva che cosa gli era preso quella sera,ma sapeva solo che così aveva rovinato tutto.

Quando Semir entrò in caserma tutti si accorsero che qualcosa non andava. Era furibondo e non salutò nemmeno Andrea che ne rimase parecchio offesa. La prima cosa che notò Semir era la mancanza di Jan << Richter ha deciso di prendersi qualche giorno di convalescenza >> spiegò il capo a Gerkhan. Certo,come No. La sera prima gli aveva detto che non ne avrebbe avuto bisogno e adesso,all’improvviso,si era preso dei giorni di convalescenza. Semir era sicuro di sapere il motivo della sua assenza e,nonostante fosse infuriato con lui,quel giorno sentì molto la sua mancanza. Guardò Andrea senza che lei se ne accorgesse. Se avesse saputo che cosa avevano fatto lui e Jan la sera prima… Ma Andrea era pericolosamente diventata come una semplice conoscenza o al massimo un’amicizia. Questo però lo sapeva solo Semir. Era bastata una semplice giornata insieme a Jan per cambiare tutto.

Quando entrò nella sua auto intento a tornare a casa,decise,invece,di andare a trovare Jan. Gli mancava davvero tanto.Così tanto che stentava anche lui a crederci. Infondo loro due erano inseparabili. Ognuno come il prolungamento dell’altro. Ma se Jan era sempre stato segretamente innamorato di lui,come aveva fatto a partecipare persino al suo matrimonio con Andrea? Chi lo sa,magari soffriva in silenzio. Arrivò sotto casa di Jan. Dopo quello che era successo l’altra sera si stupì di se stesso che stesse andando proprio a casa di lui. Suonò il campanello e attese che Jan gli aprisse la porta. Richter guardò dallo spioncino e il cuore gli saltò in gola. Mise la mano sulla maniglia ma non aprì. Non ci riusciva,non ne aveva il coraggio. Così abbassò la mano e tornò dov’era prima. Semir aspettò ancora qualche minuto,poi visto che Jan non gli apriva decise di andare via.

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Capitolo 13
*** La verità viene sempre a galla ***


 

Semir premette violentemente il tasto del cellulare per riagganciare. Jan teneva il telefonino spento da due giorni e lui tentava invano di chiamarlo. Si lasciò scivolare sul letto e sospirò Accidenti a te, mi stai facendo del male. Dopo tutti quei giorni di stress, di stanchezza e di nervosismo Semir cedette lentamente al sonno,abbassò le palpebre e il suo ultimo pensiero prima di addormentarsi fu Jan e solo Jan.

Era così rilassante stare distesi,immobili ad ascoltare il silenzio. Il tepore lo avvolgeva e lui respirava lentamente. Si sentiva solo un suono lontano e indistinto. Un suono insistente che si faceva sempre più forte finchè…Semir di svegliò di soprassalto. Qualcuno stava suonando al suo campanello. Si stropicciò gli occhi e guardò l’orologio. Probabilmente era Andrea,forse aveva dimenticato le chiavi. Si avviò alla porta con gli occhi che gli bruciavano e le guance rigate da alcune lacrime che non era riuscito a fermare prima di addormentarsi. Aprì la porta. Era Jan. Semir non se lo aspettava e per qualche secondo rimase immobile senza riuscire a spiccicare una parola << Jan,ti sto cercando da una vita! Che fine hai fatto? >> furono le parole di Semir quando trovò il coraggio di parlare << Mi dispiace,stavo male >> si giustificò Jan << D’accordo,entra >> disse Semir facendosi da parte per far entrare Jan in casa << Perché sei venuto? >> domandò Semir quando si sedettero << Perché hai gli occhi rossi? >> gli chiese a sua volta Jan. Semir si passò la manica della giacca sugli occhi << Allergia.Ti ho fatto una domanda comunque >> mentì lui << Sono venuto perché mi mancavi. E’ inutile resistere,ormai ci sono dentro >> disse alzandosi dalla poltrona di fronte a Semir per sedersi accanto a lui << Mi dispiace per l’altra volta non succederà mai più >> si scusò Jan prendendolo per un braccio. Semir ebbe i brividi. Quanto gli mancava la sua voce,la sua presenza << Non importa,è acqua passata >> disse con tono basso. Jan si stava avvicinando sempre di più alla sua bocca. Questa volta allora sarebbe stato lui a fare la prima mossa. Avrebbe voluto girarsi e non farsi baciare ma invece si lasciò trasportare,in fondo era quello che aspettava da tanti giorni. Lentamente Jan distese Semir sul divano finche non si ritrovò sopra di lui,sempre continuando a baciarlo. Nessuno dei due si rese conto del rumore della chiave girata nella toppa. Andrea entrò in casa con la spesa << Semir sono… >> le buste e la chiave caddero a terra con un tonfo assordante. Jan e Semir si separarono e terrorizzati fissarono Andrea che era rimasta a bocca aperta e con gli occhi spalancati guardava Semir incredula << Proprio l’unica persona di cui mi fidavo >> disse poi rivolgendo lo sguardo verso Jan. Andrea uscì di casa e piangendo corse per le scale << Andrea! >> chiamò Semir inseguendola. Jan si affacciò per la rampa di scale e un sorriso spontaneo gli si formò sulla bocca. Si sentiva in colpa ma non poteva far a meno di provare piacere,quasi maligno,per quello che era successo. Se non altro adesso Semir sarebbe stato per sempre e solamente suo.

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Capitolo 14
*** Funerali ***


Mai più… Non se lo sarebbe mai aspettata.Lei che si fidava di Semir,che lo amava e si sentiva ricambiata…lui che lo tradiva con Jan,un’altra persona in cui riponeva grande fiducia. E adesso li aveva visti li,insieme come se lei non esistesse per Semir,come se non fosse più nessuno per lui. Mai più si sarebbe fatta rivedere,non sapeva bene dove,ma se ne sarebbe andata via per sempre.

Era stata dura ritrovare i corpi di Eric e David. Il dirupo era così alto e pieno di buche ed erba che erano riusciti solo tre settimane dopo a trovarli,ancora uniti tra loro. Di certo la scena non era delle migliori ma adesso l’unico problema rimasto era far loro un funerale.

Jan e Semir non potevano di certo mancare al funerale di David,era per merito suo se adesso loro due erano ancora vivi << Era un angelo >> disse Dieter. Anche lui e Otto erano venuti a dare l’ultimo saluto a David,anche la loro vita era stata salvata per merito suo. Se non ci fosse stato lui,ad impedire al fratello di fare quel che avrebbe fatto,adesso nessuno di loro sarebbe sopravvissuto. Semir mise una mano sulla scura bara di legno come a volerlo salutare,per l‘ultima volta. Erano successe così tante cose da quando l’aveva conosciuto.Oltre a salvargli la vita per ben due volte. Andrea era scomparsa,inutile era stato cercarla ovunque. Non riuscirono a spiegare al capo il perché della sua assenza dal lavoro. L’aveva chiamata al cellulare,ma era sempre spento. Lo sapeva che questa faccenda sarebbe andata a finire male. Ma non poteva far a meno di pensare che per lo meno aveva ancora Jan su cui contare. Infondo la colpa non era di nessuno se si erano innamorati. A volte se ci pensava la trovava la situazione più assurda del mondo. E dire che prima erano solo amici,che scherzavano e si prendevano in giro a vicenda. Erano solo colleghi e ognuno era pronto ad aiutare l’altro perché erano e sono una squadra. Anche Jan mise una mano sulla bara di David e lentamente raggiunse quella di Semir fino a stringergliela. Faceva freddo e c’era la nebbia. Nessuno si sarebbe mai dimenticato di David << Grazie >> mormorò Semir e insieme allontanarono le mani dalla fredda superficie di legno.

FINE

Alla fine non posso non ringraziare Alchimista,Masquedqueen,Hope52 per aver commentato tutti i capitoli della mia fanfiction e ovviamente anche per averla messa tra le seguite o preferite. E ringrazio anche chi ha letto e seguito la fanfiction se pure senza commentare. GRAZIE di cuore!

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