DIGIMON RECALLED – The Black Sector

di WhiteLight Girl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7 ***
Capitolo 8: *** 8 ***
Capitolo 9: *** 9 ***
Capitolo 10: *** 10 ***
Capitolo 11: *** 11 ***
Capitolo 12: *** 12 ***
Capitolo 13: *** 13 ***
Capitolo 14: *** 14 ***
Capitolo 15: *** 15 ***
Capitolo 16: *** 16 ***
Capitolo 17: *** 17 ***
Capitolo 18: *** 18 ***
Capitolo 19: *** 19 ***
Capitolo 20: *** 20 ***
Capitolo 21: *** 21 ***
Capitolo 22: *** 22 ***
Capitolo 23: *** 23 ***
Capitolo 24: *** 24 ***
Capitolo 25: *** 25 ***
Capitolo 26: *** 26 ***
Capitolo 27: *** 27 ***
Capitolo 28: *** 28 ***
Capitolo 29: *** 29 ***
Capitolo 30: *** 30 ***
Capitolo 31: *** 31 ***
Capitolo 32: *** 32 ***
Capitolo 33: *** 33 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


Salve a tutti, è la prima volta che scrivo una fan fiction che non sia di Card Captor Sakura. Adoro i Digimon e la terza serie è la mia preferita, sono venuta per la prima volta in questa sezione esattamente una settimana fa e me ne sono innamorata, peccato che ci siano poche ff. Ho letto tutte quelle che avevano Rika come protagonista e mi sono accorta che è il mio personaggio preferito (non mi ero mai soffermata troppo a rifletterci su), anche se è irascibile e un po’ bisbetica la adoro, e anche Ryo, che mi è troppo simpatico, quindi quando ho finito di leggere tutte le fan fiction su questa coppia (paring che mi ha appassionata da una settimana esatta!) non trovandone più in giro ho deciso di scriverne una io. Spero di non aver pensato (in realtà è solo abbozzata) una trama troppo banale; spero che leggerete e recensirete, e spero soprattutto che vi piaccia. Incrocio le dita. Se non vi piace o se vi sto antipatica (o entrambe le cose) ditemelo che la cancello e me ne torno dritta dritta nella sezione di Card Captor Sakura.

DIGIMON RECALLED – THE BLACK SECTOR

Rika Nonaka camminava per le vie del centro di Tokyo a passo lento. L’MP3 nelle orecchie era acceso a tutto volume e le impediva di sentire il baccano che imperversava per le strade e il rombo dei motori delle auto. Nonostante tutto l’odore dello smog le arrivava dritto alle narici facendole pizzicare il naso.
Mentre camminava la gonna grigia a pieghe che le arrivava al ginocchio ondeggiava delicatamente dandole un tocco di classe, ma questo a Rika dava fastidio; odiava quella divisa scolastica e non vedeva l’ora di arrivare a casa per toglierla e indossare i jeans.
Questi pensieri l’avevano distratta da altri, che probabilmente erano ancor più cupi e sicuramente nostalgici di quelli sull’abbigliamento. Con rammarico la sua mente tornò per l’ennesima volta al periodo in cui, anni prima, tornava da scuola sapendo che, dall’alto dei grattaceli, il suo Digimon Renamon vegliava su di lei.
Le mancava quel periodo; le mancavano gli scontri, le avventure, ma soprattutto le mancava il suo Digimon.
Alzò il passo ulteriormente, evitando accuratamente di urtare contro i passanti; strinse la borsa che aveva a tracolla e sistemò meglio gli occhiali scuri sul naso.
Non vedeva l’ora di arrivare a casa, non vedeva l’ora di cambiarsi, non vedeva l’ora di finire i compiti che ancora non aveva incominciato ma che, già lo sapeva, sarebbero stati tanti e. forse, non le avrebbero permesso di uscire.
Era talmente concentrata sui suoi pensieri che avanzò verso l’incrocio senza riflettere e, soprattutto, senza notare che era rosso.
Stava andando dritta in mezzo alla strada, e probabilmente sarebbe andata avanti per essere centrata in pieno se qualcuno non l’avesse afferrata alle spalle e riportata indietro.
-Che cavolo…?- Borbottò, prima di rendersi conto di chi aveva davanti e di quello che stava per combinare.
-Stà attenta! Se non vuoi farti ammazzare.- Le disse Henry scrutandola con un sorriso tranquillo stampato in faccia.
-G… Grazie.- Mormorò lei togliendosi le cuffie dalle orecchie. –Cosa ci fai qui?- Gli domandò poi confusa.
-Avevo promesso un regalo a Suzie, quindi sono passato a comprarglielo.- Disse sollevando la busta di carta che reggeva in mano.
-che cos’è?- Gli chiese la ragazza curiosa. Henry infilò una mano nel sacchetto e ne tirò fuori uno strano peluche. Sembrava un semplice coniglietto marrone, con la differenza che rispetto ai docili animaletti aveva due orecchie tonde grande quasi quanto lui.
-Non trovi che somigli a Lopmon?-
Rika accennò un sorriso: - Somiglia anche a Terriermon se è per questo, se non fosse per il colore.- Henry annuì, poi rimise il peluche nella busta e afferrò Rika per un polso, trascinandola con se nell’incrocio ormai sgombro dalle auto.
-Sai? Oggi hai rischiato di brutto.- Disse Henry riferendosi a quello che stava per accadere poco prima.
-Non è grave, me la sarei cavata come sempre.- Si difese Rika.
-Devi stare più attenta, l’altro giorno sei quasi inciampata su un povero cagnolino, prima o poi finirai per farti ammazzare!-
-Io non…- iniziò a difendersi per poi rendersi conto di una cosa, - chi te l’ha detto? Tu non c’eri, te l’ha detto Ryo, vero?- Domandò furiosa. Non le piaceva che si parlasse di lei.
Henry scrollò le spalle, la sua espressione assentiva.
-Parlate spesso di me in mia assenza?- Domandò la ragazza con tono fiero sollevando il mento, lasciando intendere che la cosa non le andava affatto a genio.
-Non così spesso, non è nel mio interesse sollevare l’argomento “Rika non c’è perché è sommersa di compiti” o cose simili. Comunque non nego che il gruppo non è più lo stesso senza di te.-
-Dovrei commuovermi?- Domandò ironica la ragazza continuando a camminare al fianco dell’amico; comunque, prima che questo potesse ribattere aggiunse:
-Non sono un impiastro come quell’idiota di Takato! Non ho bisogno di una balia che mi impedisca di finire sotto le macchine o di inciampare su cose, persone o animali!-
-Povero Takato, ce l’hanno sempre tutti con lui. Lo credi davvero un idiota?- Si corrucciò Henry. -Se non lo è ci si comporta, da idiota.- Gli rispose Rika convinta, - A volte…- Aggiunse poi con tono più calmo.
-Wow, dovresti dirglielo, credo che lui pensi che tu lo consideri sempre un idiota.-
Rika sbuffò.
-Ce la fai questo pomeriggio a venire al parco?- Le domandò.
-Non credo, - disse scotendo la testa piano; - troppi compiti a casa.-
-Certo che ti sei scelta una scuola pesante.-
-Ormai è fatta.- Sospirò lei.
-Si, ma ti vedo stressata, le poche volte che ti vedo, dovresti prenderti una vacanza.- Commentò Henry.
-Non sai quanto mi piacerebbe, ma la scuola… è la scuola…-

Rika entrò a casa lasciando le scarpe all’ingresso, salutò la nonna in cucina e si recò in camera. Appena chiusa la porta sbottonò la gonna grigia e la lasciò scivolare giù per terra; subito dopo si sbarazzò anche della camicia bianca e la scaraventò in un angolo.
Ogni giorno, appena tornata a casa, non aspettava neanche di prendere i vestiti da indossare a casa prima di levarsi quella stupida divisa; così, con solo la canottiera a coprire le curve del suo fisico slanciato da adolescente, si mise a cercare nell’armadio un paio di pantaloni comodi e una maglia non troppo leggera, data la stagione.
Senza pensare a nulla, già seccata dal solo pensiero, afferrò la cartella e ne tirò fuori i libri e i quaderni, sedendosi sulla scrivania e tentando di concentrarsi.
Suzie rigirava tra le mani la lattina di the che aveva appena finito; suo fratello Henry, affianco a lei, aveva avviato con Takato un’accesa discussione che lei non stava ascoltando.
-Devo andare a prendere Jeri.- Affermò il ragazzo all’improvviso dopo aver guardato l’orologio.
-Vai pure, - gli rispose Henry; - e spera che al tuo ritorno anche gli altri siano arrivati; oggi sono tutti in ritardo.- commentò.
-Succederà un cataclisma!-

Era ormai il tramonto e Rika era ancora china sui libri.
Sbuffò per l’ennesima volta, grattandosi la testa con la matita. Erano ore che studiava senza concedersi una pausa.
Fu quando si rese conto che sarebbe impazzita che lanciò la matita sulla scrivania e si alzò di scatto dirigendosi all’armadio. Lo spalancò mettendosi a cercare qualcosa da mettere; fortunatamente era una ragazza di poche pretese e le bastò prendere un paio di jeans ed una maglietta a maniche lunghe. Si cambiò e si diresse svelta verso l’ingresso passando davanti a sua nonna che la richiamò un po’ confusa.
-Rika? Tesoro, dove stai andando?-
-Esco a fare un giro, prima che mi vada in pappa il cervello.- Affermò la ragazza tentando di non scaricare sulla nonna il nervoso che aveva accumulato sui libri.
La donna lo capì e le disse solo: -Prendi la giacca che fa freddino.-
Rika le obbedì, afferrò la giacca ed uscì di casa diretta al parco.

Kazu e Kenta stavano tornando dal bar con il rifornimento di patatine e merendine quando si imbatterono in Rika che gli veniva incontro.
Si fermarono stupiti ad osservarla, incerti sul da farsi.
-Beh? Si può sapere che vi prende? Gatomon vi ha mangiato la lingua?-
I due si guardarono. –Pensavamo vi aver visto un Bakemon travestito da Rika Nonaka in verità.- Fece Kazu.
Rika strinse i pugni: -Mi state dando del Bakemon per caso? No dico, il Digimon fantasma con i dentoni aguzzi?- Domandò strizzando gli occhi con aria minacciosa.
-Ma no… - Si giustificò Kenta, sistemandosi gli occhiali che gli erano scivolati giù per il naso; -Kazu voleva solo dire che ultimamente non ti si vede più in giro, sei diventata sfuggente come un fantasma; un Bakemon appunto…-
-Vaneggiamento interessante il tuo, mi complimento.- Commento sarcasticamente la ragazza.
Kenta arrossì e Kazu nascose il viso tra le buste per soffocare una risata.
-Sei venuta per restare?- Domandò Kenta per cambiare discorso.
-Direi di si, non mi volete forse?-
-Ma no, figurati, gli altri saranno contentissimi di vederti! Ti facciamo strada!- Disse Kazu convinto. E i due ragazzi la sorpassarono e andarono dritti al nascondiglio di Guilmon.
-Ma la so la strada!- Si lamentò la ragazza; i due ragazzi erano già lontani e lei li seguì.
-Reggimi questi!- Disse Kazu a Takato che stava seduto affianco all’ingresso, lasciandogli cadere addosso tutte le buste che aveva.
-Signore e signori!- Esclamò Kenta con tono autorevole e falsamente umile, - abbiamo il piacere di annunciarvi… -
Attesero per creare l’effetto suspense, poi continuarono in coro:
-Il ritorno della regina!-
-Quale regina?- Domandò Takato confuso. Proprio in quel momento Rika raggiunse l’ingresso e il ragazzo capì di chi stavano parlando. –Quella regina!- esclamò poi illuminato.
-Come sarebbe “quella regina”? Io sarei quella regina?- Si lamentò lei incrociando le braccia al petto.
-Ha ragione, Takato, lei non può essere quella regina, lei è la regina!- Affermò Ryo convinto, poi alzò lo sguardo verso la ragazza: -Dico bene?-
Lei lo ignorò glaciale.
-Allora, vostra altezza vuole accomodarsi?- Propose Henry, che stava seduto sul lato opposto del rifugio con affianco la sorellina.
-Giusto, facciamole spazio!- Esclamò Suzie contenta. Il rifugio era piccolo, ma stringendosi ci stavano tutti senza problemi.
-Dove vuoi sederti?- Chiese Jeri sorridendole, senza staccarsi dall’abbraccio di Takato che stava seduto alla sua destra. Dalla parte sinistra di Jeri c’era seduto Ryo, che si spostò convinto;
-Che domande, la regina si siede affianco al re!-
-Se ne sei convito.- commentò la ragazza disinteressata sedendosi affianco a lui. Ryo la guardò sorridendo; alcuni degli altri ragazzi lo guardarono atterriti, come se avesse appena fatto qualcosa che avrebbe decretato la sua morte.
Jeri e Suzie sorrisero semplicemente alla ragazza, ma nella stanza era scesa una strana aria di tensione. Rika la captò immediatamente.
-Allora? Che succede?- Domandò con falso disinteresse.
-Nente! E’ che siamo contenti di vederti, tutto qui.- si giustificò Takato.
-Ci sei mancata!- Aggiunse Jeri abbracciandola. Anche Suzie lasciò il suo posto per correre incontro alle due.
Rika ricambiò gli abbracci imbarazzata, non si aspettava un’accoglienza simile. Kazu si sedette dall’altra parte di Ryo, e affianco gli si sistemò Kenta.
Quest’ultimo si sporse per mormorare qualcosa nell’orecchio del Leggendario Digimon Tamers:
-Se hai intenzione di suicidarti non farlo oggi ti prego. Diglielo un altro giorno o più tardi…- Lo supplicò evitando di essere sentito dagli altri.
-Tranquillo, non sono pazzo, non glielo dirò.- Gli rispose Ryo sorridendo rassicurante; poi entrambi, assieme a Kazu, si voltarono verso Rika. La ragazza non si era accorta di nulla e continuava a parlare animatamente con Jeri.

****
Terriermon correva a perdifiato sulla sabbia del deserto. Le grandi orecchie erano mosse dal vento che gli sferzava addosso, e spesso sfioravano il terreno quando lui si voltava di scatto a controllare ciò che aveva alle spalle.
Attorno a lui, immensi fasci di luce rosa si muovevano frenetici, e lui riusciva ad evitarli solo per pura fortuna.
Continuò a correre mettendo una zampa dietro l’altra anche se ormai gli facevano male entrambe. Il deserto sembrava essere infinito, ma sapeva che doveva uscirne, sapeva che era la sua unica possibilità di salvezza. Si voltò ancora a guardarsi le spalle e si rese conto di essere spacciato.
A questo punto aveva una sola alternativa, e si rese conto che l’idea non era poi così male. Prese di mira il raggio rosa più vicino a lui e vi si gettò dentro.

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Capitolo 2
*** 2 ***


-Aspetta! Rika! Ti accompagno a casa!- Stava urlando Ryo mentre correva dietro alla ragazza.
-Credi forse che io abbia bisogno di una balia?- Gli domandò lei non troppo felice.
-Sempre sull’attenti, eh? Non ti farebbe male scioglierti un po’.- Commentò il ragazzo.
-Sono scioltissima, non si vede forse?- Borbottò lei. E prima che l’amico potesse ribattere aggiunse: - Dico sul serio, sono molto più rilassata di questo pomeriggio, tranquillo.-
-Sei sempre troppo carica di compiti…- Ricordò Ryo abbattuto.
-Che vuoi farci, è la vita.- Rispose la ragazza come se non le importasse.
-Sembra che dispiaccia più a voi che a me.-
-Non è vero, t’importa, o non saresti venuta qui nel tuo unico momento libero.- Osservò Ryo convinto.
-Non sarei venuta da voi se fosse stato il mio momento libero, sono venuta da voi perché ho mollato i compiti a metà.-
-A maggior ragione! Ti mancavamo!- Azzardò. Un’occhiataccia fulminante di Rika lo fece zittire.
-Non.Sono.Fatti.Tuoi.- Scandì lei decisa.
E il ragazzo decise di non parlare più.
Proseguirono in silenzio per un’altra decina di metri, poi, innervosita da tutto quel silenzio Rika diede un pizzicotto a Ryo.
-AIH!- si lamentò lui. –Eih! Piccola Rika! Certi scherzi non si fanno!-
La ragazza si bloccò di colpo e mormorò a testa bassa, con un tono che non ammetteva repliche:
-Non chiamarmi piccola Rika.-
Ryo si bloccò affianco alla ragazza, non ribatté, il tono che lei aveva usato l’aveva quasi spaventato; Rika Nonaka non aveva mai usato qual tono; non in sua presenza almeno.
-Rika…- la chiamò sfiorandole un braccio. Lei sussultò.
-Per favore.- Gli disse dopo aver alzato lo sguardo. – Icedevimon una volta mi ha chiamata così, e ha tentato di uccidere Renamon per farmi diventare la sua domatrice.-

Takato e Jeri stavano lasciando il nascondiglio di Guilmon. Erano rimasti per ultimi, come sempre, erano solo loro due quando una luce accecante invase il rifugio. I due ragazzi tornarono indietro correndo; Takato andò avanti e Jeri rimase appena dietro di lui.
La luce era talmente forte che superava le travi in legno che i ragazzi avevano sistemato davanti alla buca che Guilmon aveva scavato anni prima; per celare alla vista il varco per Digiworld che ogni tanto si riapriva.
In quel momento il varco pareva proprio essere aperto, ma i ragazzi sapevano bene che non era prudente entrarci.
Takato trattenne indietro la ragazza, per proteggerla, ed entrambi rimasero immobili, coprendosi gli occhi da tutta quella luce finché non si affievolì.
Tornò tutto buio e solo dopo un paio di istanti i ragazzi si decisero ad avanzare verso il fondo della stanzetta.
-Stai indietro.- Ordinò il ragazzo, poi iniziò ad avanzare. Si bloccò di colpo quando iniziò ad udire un rumore di unghie che graffiavano dall’altra parte del legno; come se un animale stesse tentando con tutte le sue forze di superare l’ostacolo. Dopo aver superato il primo momento di smarrimento Takato tornò a guardare Jeri per un istante, poi riprese ad avanzare.
-Non andare, è pericoloso…- Lo pregò la ragazza.
Lui la ignorò.
-Guilmon, sei tu?- Domandò Takato speranzoso.
Il rumore si fermò un istante, poi riprese ancora più frenetico, ma la domanda di Takato non ebbe una risposta chiara.
Non era Guilmon.
-Takato, andiamo via, ti prego, ho paura.-
-Dammi solo un secondo, poi andiamo.- La rassicurò Takato. –Terriermon? Impmon? C’è qualcuno che conosco?- L’unica risposta che ricevette fu un sibilo che lo fece arretrare. Jeri si aggrappò al suo braccio mentre sul legno venivano battuti forti colpi.
Quel sibilo non era certo rassicurante, i ragazzi erano più che certi di non conoscere un Digimon che facesse quel verso e si allontanarono.
-Takato… - Mormorò ancora la ragazza.
-Allontaniamoci da qui.- La incitò lui arretrando assieme a lei.
Fu proprio in quel momento che le travi cedettero. La luce esplose ancora più forte di prima e un’ombra scura si lanciò minacciosa verso di loro.
I ragazzi finirono per terra, quando riuscirono a rialzarsi la luce ero scomparsa, e con lei anche la cosa che era bioemersa.
Takato e Jeri si guardarono attorno preoccupati.
-Cos’era?- Domandò la ragazza sconvolta.
-Non lo so, ma non è prudente restare qui, vieni, ti porto a casa.- Le disse alzandosi e porgendole una mano per aiutarla a fare lo stesso.

Henry e Suzie entrarono in casa con calma. Dopo aver salutato i loro genitori se ne andarono ognuno nella sua stanza.
Suzie si buttò sul letto a pancia all’aria, stringendo al petto il coniglietto che gli aveva regalato suo fratello.
-Lopmon.- mormorò sospirando.
Henry si sedette e accese il computer, mettendosi a cercare su internet le prime cose che gli venivano in mente. Sulla scrivania, affianco a lui, da dentro un portafoto, Terriermon gli sorrideva restando tra le sue braccia, qualche anno prima.

*****

Guilmon stava seduto sul fondo di un burrone. Sulla sua testa, oltre le rocce, la terra era un cerchio lontano. Un caldo fuocherello scoppiettava davanti a lui proiettando riflessi arancioni sul candido e paffuto musetto di Calumon.
Il piccolo Digimon teneva gli occhi bassi, lo sguardo era triste, con la zampetta sulla bocca socchiusa.

*****

Kazu e Kenta camminavano spediti uno affianco all’altro. Canticchiavano.
-Ma hai visto come la guardava?- sbottò poi Kenta piegandosi in due dalle risate.
Kazu portò le mani tra i capelli ridacchiando a sua volta.
-Già! Povero Ryo però, credo che Rika non si sia accorta di nulla…-
-Secondo me fa finta di non capire ma lo sa da un bel pezzo! Insomma, è difficile notare la faccia da pesce lesso con cui la guarda. E Rika non è mica una stupida.- Disse Kenta lanciando un’occhiata all’amico.
-Credi che sia possibile che lei ricambi?-
Si fissarono per un istante, per poi scoppiare a ridere a crepapelle.
-Mi dispiace per Ryo però, si è innamorato proprio della glaciale Regina dei Digimon.- Commentò Kazu.

Dopo aver accompagnato Jeri a casa Takato afferrò il telefono e si stese a letto con espressione corrucciata. Compose il numero di Henry e aspettò con impazienza che il ragazzo rispondesse.

Henry mise il piatto vuoto nel lavello, prima che Suzie lo raggiungesse saltellando con il telefono in mano.
-Takato al telefono.- Disse la bambina.
Henry sciacquò le mani e le asciugò, poi prese il telefono e lo portò all’orecchio dirigendosi in camera.
-Ciao Takato, è successo qualcosa?- Domandò il ragazzo preoccupato.
-Non ci crederai mai, una cosa assurda! Ero con Jeri al rifugio e qualcosa è uscito dal varco digitale, non siamo riusciti a vederlo bene ma so per certo che non era uno dei nostri amici Digimon, è forte, è veloce, ha rotto le tavole che abbiamo messo per tappare il buco che aveva scavato Guilmon ed è scappato via!- Gli rispose l’amico senza respirare.
-Frena un secondo, credi che sia un nemico?-
-Non lo so, non ci ha fatto del male, è scappato via, ma ha fatto un sibilo che spaventerebbe perfino un mattone super coraggioso.-
Henry, sconcertato dall’esempio che Takato aveva usato, iniziò a preoccuparsi davvero.
-Non hai proprio idea di chi o cosa potesse essere?-
-No, non sono certo neanche che sia un Digimon, ma è quasi ovvio che è uscito dal Digivarco, altrimenti non mi spiego la sua comparsa. Deve essere arrivato lì in qualche modo.-
-Hai ragione Takato, dobbiamo scoprire di che si tratta al più presto. Ci vediamo lì e studiamo la situazione.- Henry stava per riattaccare, ma l’altro lo fermò.
-Come? Adesso? Domani c’è scuola…-
Henry sbuffò: -Potrebbe essere pericoloso, domani, dopo la scuola ci vediamo lì, va bene?-
-Certo, dobbiamo avvertire gli altri, poi decideremo il dafarsi.-

Quando il telefono squillò Rika stava tentando di finire gli esercizi di matematica. Fu felice di fare un’altra pausa quando sua nonna le portò il telefono.
-Pronto.- Rispose lasciandosi scappare un sospiro.
-Sono Henry, Takato ha detto di telefonarti, è successa una cosa strana oggi al rifugio.-
-Di che si tratta?- Si allarmò la ragazza.
-Qualcosa è uscito dal Digivarco questa sera, Takato e Jeri erano lì ma non sono riusciti a vederlo, di certo non era uno dei nostri Digimon ed ha spaccato le travi, potrebbe essere pericoloso.-
-Volete che venga al rifugio subito?-
-No, ora non potremmo comunque fare nulla, domani andremo a scuola e appena usciti ci vediamo al parco, ok?-
-Non mancherò.- Lo rassicurò lei. E riattaccarono.

Kazu e Kenta erano ancora insieme quando Takato gli telefonò. Fu Kazu a rispondere al cellulare.
-Una creatura è uscita dal Digivarco?- Domandò il ragazzo spaventato.
Kenta guardò l’amico confuso, dato che non aveva sentito tutta la spiegazione.
-Io ed Henry abbiamo deciso di vederci al rifugio dopo la scuola domani, tu pensi di venire?- Gli domandò Takato.
-Ovviamente, ora spiego tutto a Kenta, sono certo che lui non sarà da meno, vuoi che avvisiamo qualcuno?-
-Non preoccuparti, ci penserà Henry ad avvisare Rika e Ryo.-

Il telefono di Ryo squillo nel momento in cui lui uscì dalla doccia. Il ragazzo lo afferrò e rispose convinto vedendo il numero di Henry sul display:
-Che succede?- domandò.
-Takato e Jeri hanno visto qualcosa di strano al rifugio di Guilmon, un’ombra che poi è scappata, pare sia uscita dal Digivarco, non sanno se è un Digimon, non l’hanno capito.- Spiegò Henry sbrigativo.
-Wow, e ora che si fa?- Domandò Ryo pregustando una nuova avventura.
-Domani, dopo la scuola ci vediamo tutti lì.-
Il ragazzo sorrise iniziando ad infilarsi il pigiama mentre reggeva il telefono tra la spalla e la guancia. -Gli altri lo sanno già?-
-Si, Takato si è preoccupato di Kazu e Kenta, io ho appena chiamato Rika, anche se forse avresti preferito farlo tu.- Commentò Henry divertito.
-Se era una provocazione mi avvalgo del diritto di non rispondere.- Borbottò Ryo mettendo il broncio.
-Eddai, volevo solo scherzare un po’. Perché non passi a prenderla domani dopo la scuola? Magari riesci a strapparle un bacio.- Henry sembrava non demordere.
-Vuoi che mi stacchi la lingua a morsi?- Chiese Ryo sospirando. –Lascia stare.- aggiunse poi prima che l’amico potesse dire qualunque cosa. –Ci vediamo domani.-
Riattaccò, e dopo aver messo anche la maglia del pigiama si stese a letto.

*****

Renamon sospirò, lo sguardo rivolto alla terra lontana nel cielo, poi si voltò per l’ennesima volta verso Impmon. Il Digimon stava rannicchiato poco distante con un Digiuovo fra le braccia.
Monodramon stava serio affianco a loro, muto. In attesa.


***************************************

Dany92: Me contenta che tu mi abbia recensita anche qui! Spero che la storia si stia facendo interessante… Sto un tantino improvvisando…
valkiria: Va bene, continuo, lo faccio per te. Spero che continui a piacerti e che continui a seguirmi. ^^
ladyElric92: Figurati, per i ricordi non c’è di che. Grazie a te per aver letto e recensito ^^ la continuo anche per te questa fic. Spero che mi seguirai ancora, ne sarei felice.

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Capitolo 3
*** 3 ***


3

Appena uscita da scuola Rika prese la strada più rapida per raggiungere il parco. Il suo passo svelto pareva una vera corsa tra le gente che la evitava a bruciapelo. Quella notte non era riuscita a dormire, un po’ per la preoccupazione e un po’ per l’emozione di poter, forse, rivedere Renamon.
Si rammaricò che la sua scuola fosse la più lontana, maledicendosi ancora per non aver scelto lo stesso istituto degli altri ragazzi quando glielo avevano proposto.
Raggiunse la stazione della metropolitana, infilandosi presto tra la folla. Stinse il manico della cartella pesante e piena di libri, per non perderla, e continuò a camminare decisa a non fermarsi.
Fu una mano conosciuta a fermare la corsa di Rika afferrando l’altra parte del manico della cartella e facendola rimbalzare all’indietro. Rika, colta alla sprovvista, perse l’equilibrio rischiando di cadere, ma fu prontamente fermata da due braccia, andando a sbattere, con la schiena, al petto di qualcuno.
-Non correre così.- Sa sgridò Ryo con il fiatone. – Non riesco a starti dietro.-
La ragazza lo guardò stupita, -ciao, Ryo, ma che ci fai tu qui?- Gli chiese preoccupata. – E’ successo qualcosa?-
-No,- disse lui tranquillo caricandosi la cartella della ragazza –sono solo passato a prenderti, per evitare che ti perdessi.-
La ragazza spalancò la bocca sbalordita e indispettita. –Dì, ma mi credi stupida?-
-No, certo che no, non volevo che ti succedesse qualcosa, tutto qui!- si affrettò a chiarire il ragazzo, iniziando poi ad avviarsi verso il binario giusto.
-Guarda che me la so cavare.- decantò lei acida come sempre.
-Dì un po’, ma ci tieni mattoni qua dentro?- Disse Ryo all’improvviso, tanto per cambiare discorso, indicando la cartella di lei che gli pendeva sul fianco.
Solo allora la ragazza se ne accorse, e tentò di riprendersela. –Qui dentro ci sono i miei libri di scuola; perché io, al contrario di qualcun altro, studio!- Esclamò lei.
-Spero davvero che tu non ti riferissi a me ma a qualcuno come Takato o Kazu. Te la porto io la borsa.- Le disse impedendole di afferrarla, mentre entrambi si fermavano sulla banchina.
-Non me ne può importare di meno di quello che studi o non studi tu.- Affermò Rika convinta incrociando le braccia e iniziando a fissare il punto in cui sarebbe dovuto arrivare il loro treno.
A Ryo quelle parole fecero male, ma il sorriso non sparì dal suo volto, e non sarebbe mai sparito. Tuttavia quell’affermazione lo zittì, e presto arrivò il momento di salire sulla metro.

Takato e Jeri erano seduti su una panchina. Henry, nervoso, camminava avanti ed indietro. Alle loro spalle Kazu e Kenta discutevano animatamente.
-Ryo e Rika che fine avranno fatto?- Domandò Kenta all’altro.
-Non lo so, ma dubito che stiano facendo una passeggiata romantica, se a Ryo va bene lei gli sta solo strillando contro.-
Takato, che stava ascoltando il discorso, si lasciò andare ad una risata.
-Piuttosto, secondo voi Rika ha mai avuto una cotta per qualcuno?- Chiese Kenta un po’ a tutto il gruppo.
Quella frase distrasse Henry dai suoi monotoni viaggi avanti ed indietro. –Una cotta per qualcuno dici? Mah, io non saprei, forse lo potrebbe sapere Jeri.- Ipotizzò lanciando uno sguardo alla ragazza.
Jeri, spiazzata, scrollò le spalle, - Mai introdotto un argomento simile con lei.- Affermò mortificata. -Che ne dici di informarti?- Le propose Kazu con espressione furba.
Jeri lo squadrò bene. –Ma non hai nulla da fare oltre che impicciarti nella vita sentimentale dei tuoi amici?- Gli chiese indispettita.
-Vedila così, - si intromise Kenta – staresti solo dando una mano a Ryo, se magari scoprisse che lei lo ricambia.-
-Ma non sapete parlare di altro? Sempre e solo di Rika e Ryo. Cos’è, vi siete presi una cotta per lei?- Disse Takato tentando di far chiudere il discorso. Poi si voltò verso Henry, che lo ricambiò con sguardo esasperato.
Kazu e Kenta avevano finalmente deciso di stare zitti, ad Henry sfuggì un sorriso.

A Digiworld il tempo era strano. Non c’erano nuvole, ma la pioggia cadeva dal cielo in ogni settore. Il vento soffiava forte, scatenando tempeste di sabbia tra i fasci di luce rosa.
Dal settore in cui Guilmon si trovava la terra era solo un puntino sfocato, spesso ricoperto dalla nebbia. Sulla testa del draghetto rosso Terriermon riposava, stanco e ferito. Calumon li seguiva, sempre mogio. Si inoltrarono in una grotta e ben pesto restarono al buio. Continuarono ad avanzare in silenzio e alla ceca, finche sul fondo della caverna non iniziò ad intravedersi una luce. La seguirono, ritrovandosi in un ambiente circolare e spoglio. Monodramon li aspettava lì, assieme Impmon e il suo Digiuovo.
-Dov’è Renamon?- Chiese Guilmon preoccupato.
-Ha detto che aveva da fare, è andata via da sola proprio poco fa.- Rispose Impmon.
-Non avrebbe dovuto, dobbiamo stare tutti insieme, sopratutto adesso.- Soffiò Terriermon stanco.

-Rika! Rallenta! Non riesco a starti dietro!- Supplicò Ryo alzando ulteriormente il passo.
-Non ti ho chiesto io di venire a prendermi.- Rispose lei acida.
-Ma non sei neanche un po’ contenta che ti abbia pensata? Ti sto anche portando la borsa!-
Rika sbuffò, poi ribadì: - Io. Non. Te. L’ho. Chiesto.-
-Ma se me lo avessi chiesto l’avrei fatto volentieri.- Insistette lui.
-E questo cosa centra ora?- Rika iniziava a innervosirsi seriamente.
-Niente, assolutamente niente.- Sospirò il ragazzo, o lei non capiva davvero o fingeva di non capire.
-Dammi la borsa.- Disse poi Rika all’improvviso fermandosi e allungando la mano.
-Cosa?- Chiese lui non convinto di aver capito.
-Se ti pesa così tanto portarmi la borsa allora ridammela!- Urlò lei.
-Non se ne parla! E’ pesante, te la porto io.-
-Fai un po’ come ti pare.- Sbottò lei, e riprese a camminare.
-Si può sapere perché ce l’hai sempre e solo con me?- Domandò Ryo esasperato.
-Non ce l’ho con te.- Affermò Rika tranquilla.
-E allora perché mi tratti così?-
-Così come? Ti tratto come tratto tutti gli altri!-
-No, non è vero, mi urli sempre contro, sembra che io ti abbia fatto chissà quale torto, cos’hai contro di me?-
La domanda spiazzò Rika non poco; - Io non ce l’ho con te.- Affermò.
-A me sembra il contrario, mi sembra che tu mi odi.-
-Ma non dire fesserie!- Rimbeccò lei.
-Bene, dimostramelo, dimostrami che non hai nulla contro di me smettendo di urlarmi addosso ed essendo meno scortese con me.-
-Va bene.- Disse Rika semplicemente. Ryo, a sentire quello che aveva detto, quasi inciampò.
-Attento.- Gli raccomandò Rika con un tono che non aveva nulla di canzonatorio o offensivo. Il ragazzo la guardò stupito, i loro sguardi si incrociarono per un istante e lui arrossì.
-Tutto bene?- Gli chiese lei. Lui, ancora imbambolato, non rispose. Lei gli sventolò una mano davanti agli occhi, risvegliandolo e facendolo arrossire ulteriormente. –Ryo? Tutto bene?- Gli chiese ancora. E a sentire il suo nome pronunciato da lei il ragazzo si sciolse.
-Andiamo, siamo in ritardo.- Esclamò all’improvviso afferrandola per un polso e iniziando a camminare nervoso.
Rika non l’aveva mai visto serio e si preoccupò. –Frena un secondo, sei sicuro di stare bene? Magari hai un calo di zucchero, dovresti mangiare qualcosa di dolce, non so, tipo un gelato.-
Il ragazzo non rispose e continuò a camminare.
Rika si zittì, domandandosi il perché dello strano comportamento di lui, ma senza preoccuparsene più di tanto.
Svoltarono, arrivando finalmente all’ingresso del parco. Ryo mollò all’improvviso la presa sul polso di Rika, che continuava a scrutarlo confusa.
-Ecco gli altri.- Disse il ragazzo semplicemente appena vide gli amici.
-Era ora! Quanto ci avete messo?- Domandò Takato andandogli incontro.
Kazu e Kenta si scambiarono un occhiata, notando che i due erano arrivati insieme e che lui aveva a tracolla la cartella della ragazza.
-La scuola di Rika è lontana, è già tanto che siamo arrivati.- Sherzò Ryo.
Henry scosse la testa rassegnato, poi disse convinto: -Dobbiamo controllare al rifugio.-
-Non ci siete ancora stati?- domandò Rika confusa.
-No, vi stavamo aspettando.- Confermò Takato.

Il rifugio era come Takato e Jeri l’avevano lasciato la sera prima; le travi rotte erano sparse sul pavimento e il buco nella terra era aperto. Sul fondo della voragine il varco per Digiworld era chiuso.
I ragazzi ispezionarono la stanza con calma. Su alcuni frammenti delle travi c’erano segni di artigli; la creatura o il Digimon che li aveva lasciati doveva essere di tipo animale, secondo le supposizioni di Kenta, ma Kazu non sembrava convinto.
Rika e Ryo erano rimasti in silenzio in un angolo, limitandosi a riflettere sulle supposizioni degli altri. Henry stava affianco a loro, anche lui silenzioso.
Non passò molto prima che i ragazzi decidessero di lasciar perdere e tornare a casa. Tennero a portata di mano i Digivice, in modo da poterli afferrare alla svelta in caso di bisogno.
Quando si separarono Takato accompagnò a casa Jeri, percorrendo metà della strada assieme ad Henry.
Ovviamente Kazu e Kenta andarono insieme, mentre Ryo si rifiutò categoricamente di lasciare che Rika andasse da sola.
Il ragazzo caricò di nuovo in spalla la cartella della ragazza e salutò gli altri, costringendo l’amica ad andargli dietro a passo svelto.

Camminarono in silenzio, fianco a fianco, con la sola luce dei lampioni ad illuminare la strada. Il sole era calato già da un bel pezzo.
Di sottecchi Ryo osservava Rika, che camminava seria con lo sguardo dritto davanti a se.
-Tutto bene?- Le chiese preoccupato.
-Non sono tenuta a risponderti.- Rispose acida la ragazza-
-Come scusa?- Domandò lui stupito.
-Sono stata la prima a farti questa domanda oggi, due volte. Non sono tenuta a risponderti come tu non hai risposto a me.-
Il ragazzo arrossì, ma sorrise. –Proprio non ce la fai a non darmi addosso, vero?-
-Il mio era solo un appunto.- Sospirò la ragazza.
Continuarono a camminare, sempre in silenzio; un silenzio che per Ryo stava diventando sempre più opprimente.
-Sei mai uscita con un ragazzo?- La domanda gli scappò senza che lo volesse, facendoli arrossire entrambi.
-Da quando ti interessi dei miei fatti personali?- Gli chiese Rika mettendolo ancora più in imbarazzo.
Lui non rispose, per la prima volta senza parole; per l’imbarazzo e per la pura che lei scoprisse i suoi sentimenti.
Rika rimase stupita dal suo mutismo; aspettò un po’, finché rinunciò ad ottenere una risposta disse semplicemente:
-Non ho nessun interesse ad uscire con i ragazzi, e poi non ce ne sono in giro di persone interessanti, le più interessanti le conosco già.-
Il ragazzo continuò a stare in silenzio. Rika si fermò all’improvviso, parandosi davanti a lui costringendolo a fermarsi.
-Allora?- Gli chiese.
Lui la guardò confuso: - Allora cosa?-
-Lascia stare.- Disse semplicemente la ragazza riprendendo a camminare.
-Ti andrebbe di…?- iniziò spavaldo prima di bloccarsi all’improvviso. Arrossì ancora, tentando di terminare la frase in modo meno audace di come avrebbe voluto. -… di tornare insieme da scuola anche domani?-
La ragazza si voltò stupita, restando inizialmente in silenzio. Ryo iniziò a preoccuparsi seriamente. -Per me va bene.- Rispose infine la ragazza.


***************************************

Dany92: Ora sei pure in Spagna… Oh! Me povera! Sai che mi sono fissata con Teen Titans? Povero Ryo davvero!
Human Renamon: Davvero c’è suspense? Il guaio è che non so neanche cosa fosse quello che è uscito da lì… Non è che hai in mente un Digimon piccolo, agile e con gli artigli? XD valkiria: Anche tu, per caso hai in mente un Digimon agile, piccolo e con gli artigli?
Hikaru_Angelic: Dovresti preoccuparti anche tu di allungare la lista, perché non scrivi qualcosa? Hai idea anche tu di un qualche Digimon con le caratteristiche richieste? Fatemi sapere!

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Capitolo 4
*** 4 ***


4

Takato sospirò per l’ennesima volta. La matita, che fino ad allora era sorretta tra il naso e le labbra in fuori, cadde sul banco ticchettando. Scivolò verso il pavimento, e lui la afferrò con impeto prima che potesse rotolare giù.
L’insegnante gli lanciò un occhiata torva, e lui si ricompose. Aspettò che la donna tornasse a concentrarsi sulla spiegazione, poi lanciò l’ennesima occhiata all’orologio che stava affianco alla lavagna.
Era troppo presto, sempre troppo presto. Il tempo, quel giorno, sembrava proprio non voler passare mai.
Takato sbuffò, iniziando ad armeggiare con il cellulare sotto il banco. Non vedeva l’ora di uscire da scuola, di correre al parco a controllare per l’ennesima volta se il varco fosse aperto.
Era capitato spesso, in passato, che i ragazzi si alternassero a controllare; ma la luce del varco non era più ricomparsa davanti a loro fino a due giorni prima.
Il problema era che si era di nuovo richiuso, ne era uscito qualcosa che nessuno di loro era riuscito a definire.
Finalmente la campanella suonò, e Takato scattò in piedi mettendo via tutto e infilando i libri nella cartella alla rinfusa. Fu il primo ad uscire dalla classe e, in preda all’euforia, scese al piano inferiore.
Sulla scala incrociò Jeri, che gli sorrise. Lui le corse incontro la afferrò per le spalle e la baciò sulla bocca.
La ragazza ricambiò il bacio, finché un fischio alle loro spalle non li riportò con i piedi per terra.
Kazu li guardava malizioso, Kenta si sistemò gli occhiali sul naso, imbarazzato.
-Andiamo?- Propose Takato per sciogliere la tensione e cambiare argomento. E prima che gli altri potessero ribattere afferrò Jeri per il polso e si avviò verso l’uscita della scuola.

Rika scese in strada con passo strascicato. Aveva passato la notte a studiare e non aveva dormito quasi per niente.
La testa le ciondolava sul collo pesante, e lei avanzava quasi alla ceca sul marciapiede. Sobbalzò, quando una mano le si poggiò sulla spalla all’improvviso.
-Calma, sono io.- Esclamò Ryo allegro affiancandosi a lei.
-Che fai qui?- Gli domandò allora lei stordita.
-Dovevamo tornare insieme, non ricordi?- Rispose semplicemente lui spiazzandola. Lei sbatté gli occhi incerta, ma lasciò perdere.
Ryo allungò una mano e afferrò la sua cartella costringendola a mollare la presa. Stranamente, Rika lo lasciò fare, troppo stanca per protestare. Il ragazzo la guardò di sottecchi, preoccupato.
-Tutto bene?- Le chiese.
-Questa domanda sta diventando un punto fisso nelle nostre conversazioni.- Osservò la Regina dei Digimon.
-Meglio che litigare.- Ribatté Ryo convinto.
Lei lo guardò di sbieco, restando muta ancora per un po’. Poi disse: - Ho passato la notte a studiare, sono solo stanca.-
Il ragazzo sospirò, evitando commenti.
-Andiamo al parco? Dovrebbero esserci anche gli altri.- Propose Rika.
Ryo annuì, poi affermò: -Prima passiamo dal chiostro, ti offro un gelato.-
Rika restò spiazzata, si fermò un istante arrossendo inconsapevolmente. Poi gli andò dietro.
-Non ho voglia di un gelato. – Protestò.
-cos’è? Hai paura di ingrassare? – Rimbeccò lui.
A quel punto Rika, stizzita, puntò i piedi per terra. – Se davvero la pensi così sai allora che ti dico? Doppio, panna e cioccolato. – Esclamò.
Ryo si lasciò sfuggire un sorriso soddisfatto. – Due coni con panna e cioccolato, uno doppio. – Disse al gelataio, che era un ragazzo poco più grande di loro.
-Il doppio è per te o per lei? – Chiese il gelataio.
-Per lei. – Disse Ryo tranquillo.
-Caspita, la tua ragazza è una che non pensa alle calorie, non che ne abbia bisogno, sia chiaro. –
Rika sentì un brivido su per la schiena, Ryo arrossì. – Non è la mia ragazza. – Chiarì.
-Bene, allora se è libera – Iniziò il ragazzo, - Posso darle il gelato gratis in cambio di un appuntamento. –
Rika si voltò stizzita senza neanche guardarlo in faccia.
-Puoi provarci con lei se vuoi, - Disse Ryo – ma tanto per cominciare il suo cono lo pago io. – Diede al ragazzo i soldi, poi quasi gli strappò di mano il cono di Rika e glielo porse.
-Signorina, sarebbe un no? – Chiese il gelataio mentre porgeva il suo cono a Ryo.
-Andiamo, - Disse Rika a Ryo senza neanche calcolare l’altro – Siamo già in ritardo. –
Ryo la seguì, sembrava che un timbro gli avesse stampato un sorriso sulla faccia.
-E tu cancellati quel sorriso da ebete dalla faccia. – Gli ordinò la ragazza seria.
Osservava il suo gelato, era stato davvero azzardato chiederne uno doppio, l’aveva fatto per fare un mezzo dispetto a Ryo, ma ora capiva che non sarebbe riuscita a mandarlo giù tutto.
Eppure avrebbe dovuto, per non dare a lui la soddisfazione di vederglielo buttare, cosa che lui pensava sicuramente che avrebbe fatto, se era davvero convinto che lei si preoccupasse delle calorie.
Il gelataio poi, che tipo impertinente che era stato, come poteva averla scambiata per la ragazza di Ryo? Davvero un idiota!
La prossima volta che avrebbe preso un gelato con Ryo avrebbe dovuto dirgli di prenderlo da un’altra parte. Solo un momento però… Non ci sarebbe stata una prossima volta.
Queste riflessioni furono molto rapide, tanto che quando le ebbe finite il ragazzo non aveva ancora replicato al suo ordine, ma in fondo non sembrava averne intenzione, e questo la irritò non poco.
-Non credere che non l’abbia capito. – Gli disse.
Il ragazzo si fermò, strinse il manico della cartella di Rika convulsamente. – Hai capito cosa? – Le chiese incerto.
-Cosa dovrei aver capito? – Ribattè lei. Sapeva che lui aveva capito.
Il sorriso di Ryo si spense all’istante.
-Dai, forse ne riparliamo un’altra volta, ora gli altri ci aspettano. –
Raggiunsero il parco in silenzio, ognuno concentrato sul proprio gelato. Quando arrivarono al parco nessuno dei loro amici riuscì a capire cosa stessero pensando.
-Era ora – Disse Takato – Kazu aveva ipotizzato che ci aveste bidonati per un appuntamento. –
Ryo pensò che Rika lo avrebbe picchiato e temette per la sorte di Takato, ma lei lo fulminò con gli occhi e rispose:
-Se prendere un gelato si può chiamare appuntamento. –
Lì per lì restarono tutti confusi, poi Jeri spezzò il silenzio dicendo convinta:
-Dobbiamo risolvere un certo problema, catalogheremo gli appuntamenti un’altra volta. –
-Dobbiamo tornare a Digiworld – Disse Henry – Ho una pessima sensazione.
Certo, ma come?
I ragazzi non lo sapevano, avrebbero potuto aspettare che il varco si riaprisse, ma chi gli assicurava che lo avrebbe fatto presto, o che loro sarebbero stati pronti in quel momento?

Suzie scivolò convinta. Arrivo a terra e si rialzò, pronta a risalire sullo scivolo. Era cresciuta, ma non poi così tanto.
Il Digivice era nel suo zaino, che stava poggiato ai piedi della scala dello scivolo.
Suzie si guardò attorno, mentre una spiacevole sensazione si faceva largo in lei. Stava per succedere qualcosa.
La nebbia si alzò d’un tratto, i bambini al parco erano confusi. Ma Suzie sapeva che cosa fosse.
Il campo digitale si estese per pochi istanti, prima di ritirarsi.
Suzie aveva sentito parlare dei campi digitali da suo fratello e dagli altri ragazzi, dato che non ne aveva mai visto uno da vicino. Da quello che gli altri Tamers le avevano raccontato capì che qualcosa non andava. Qualcosa non andava, quale Digimon, se Digimon c’era, poteva essere bioemerso.
Suzie si guardò attorno, prese il cellulare dallo zainetto e compose a memoria il numero di Henry. Ma una vocina alle sue spalle la distrasse.
-Suzie! – Urlò Calumon saltandole in braccio.
La ragazzina lo strinse a se stupita.
-Ma come sei cresciuta Calù! – Esclamò il piccolo, poi divenne serio come non l’aveva mai visto e ritirò le orecchie. – Svelta calù, dobbiamo avvertire gli altri calù! –
Ma era già troppo tardi, e il Digivice di Suzie si attivò.


***************************************

Human Renamon: Ho trovato il Digimon che è uscito da lì, scoprirai qual è el prossimo capitolo, se mai riuscirò a scriverlo (spero di si) E spero anche che questo capitolo ti piaccia. XD FuriaBuia: Avrei dovuto dirti di mettere le iniziali del Nik in maiuscolo. Io e te, se vuoi metterti a scrivere fanfic dobbiamo lavorare un po’ sulla grammatica.

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Capitolo 5
*** 5 ***


5

Takato aveva appena bevuto un sorso della sua coca quando i Digivice di tutti si misero a lampeggiare quasi impazziti.
I ragazzi si guardarono preoccupati.
-Che cavolo… - Iniziò Kazu sconcertato. I Localizzatori Digimon erano impazziti e continuavano a girare come impazziti.
-Ci deve essere una bioemersione… - Osservò Henry sconcertato.
-Temevo che sarebbe successo. – Disse Ryo.
Pochi dei loro Digivice riuscirono ad individuare il nemico, mentre i localizzatori degli altri continuavano a girare.
Puntavano verso tre direzioni diverse.
-E ora che si fa? – Chiese Takato.
-Dividiamoci. – Quello di Rika era un ordine, e nessuno osò obbiettare.
-Io vengo con te. – Le disse Ryo sbrigativo.
-Jeri viene con me. – Decise Takato su due piedi.
-Anche io. – Disse Kazu.
-Allora io vengo con te. – Concluse Kenta guardando Henry.
-Bene, - Fece Takato – Ora non resta che decidere chi va dove. –
Ma Rika aveva già trascinato Ryo nella direzione in cui indicava il Digivice del ragazzo.
-Telefonateci quando l’avrete trovato, per dirci dove siete. – Urlò Takato. Rika lo ignorò, Ryo le fece un cenno con la mano.
-Quei due insieme mi preoccupano. – Affermò Kenta convinto.
-Rika aveva talmente tanta fretta che non ti ha neanche fatto notare che i percorsi per ogni squadra sono obbligatori. – Disse Henry iniziando a camminare nella direzione indicata dal suo Digivice.

Suzie sorrise a Calumon.
-Cosa ci fai qui? – Gli chiese dolcemente.
-Non c’è tempo per questo, Calù! – Disse il piccolo Digimon. – Devi avvertire gli altri dei Digimon che sono bioemersi! Calù! –
Suzie guardò il sue Digivice. Lampeggiava ancora. Prese il cellulare e compose di nuovo il numero del fratello.
Il ragazzo rispose dopo pochi squilli; sembrava agitato.
-Henry! Non immaginerai che è successo! C’è Calumon qui con me! – Esclamò la ragazzina contenta, poi si fece seria. – Ha detto che deve dirvi una cosa importante, ora te lo passo. – E accostò il telefono all’orecchio del piccolo Digimon.

Henry si fermò, con il telefono all’orecchio. Era a pochi passi dall’ingresso della metropolitana e molta gente usciva di corsa spaventata.
-Che c’è? – Chiese a Calumon frettoloso.
-Temporeggiate! – Disse il Digimon ansioso. – Teneteli impegnati, Calù! Noi cercheremo di fare bioemergere i vostri Digimon! Calù! –
Henry li lasciò scappare un sorriso.
-Che c’è? – Gli chiese Kenta confuso.
-Faranno bioemergere i nostri Digimon. – Rispose il ragazzo semplicemente.
Henry scrisse rapido un sms e lo inviò a tutti gli altri, poi lui e l’amico entrarono nella metro.
Il tunnel si era quasi completamente svuotato, la strada era intralciata dalle ragnatele. Henry guardò il Digivice.
- Dokugumon – diceva.

-Ha riattaccato. – Osservò Suzie seccata.
-Lascia stare calù, dobbiamo fare una cosa importante calù. –
Suzie lo guardò confusa.
-Dobbiamo salire lassù! Calù – Calumon indicava il grattacielo di Yamaki, La ragazzina strabuzzò gli occhi.

-Noi siamo sotto la metro, aspettate rinforzi, tenetelo impegnato. –
Lesse Kazu.
Takato strinse la mano di Jeri e lei ricambiò la stretta.
-Forse sarebbe meglio che tu restassi qui. – Le disse Takato.
Jeri lo guardò grave. – Credi che vi sarei d’impaccio? –
Takato le sorrise lievemente. – No, certo che no. E’ solo che preferirei che tu fossi al sicuro. –
Le disse serio guardandola negli occhi. Il campo digitale era a pochi metri da loro e Kazu continuava a fissare la freccetta del localizzatore che puntava verso la nebbia.
-Allora resto qui ad aspettarvi, ma tu stai attento ti prego. – Supplicò Jeri dandogli un bacio sulla bocca.
-Ahem… - Tossì Kazu. – Vogliamo darci una mossa? E’ quasi buio… -
-Avverti gli altri della nostra posizione. – Raccomandò alla ragazza prima di andare.
Jeri aspettò che entrambi fossero dentro, poi compose il numero di Henry e portò all’orecchio il cellulare.
Il ragazzo rispose quasi subito, ansante. – Jeri… Non è esattamente il momento giusto per parlare… -
-Ok, - Disse la ragazza preoccupata. – Volevo solo dirti che noi siamo nei pressi della torre di Tokyo. –
-Ok. – Disse Henry prima che la linea cadesse.

La porta di servizio era socchiusa. Suzie e Calumon entrarono tranquilli e iniziarono a salire su per le scale deserte del palazzo.

-Noi siamo sotto la metro, aspettate rinforzi, tenetelo impegnato. Dice Henry. – Lesse Ryo.
-Speriamo non gli crolli in testa. – Esclamò Rika acida.
Arrivarono in prossimità dei ponti, erano due, affiancati, ed uno era leggermente più basso dell’altro. Il fitto campo digitale era davanti a loro, proprio sul ponte alto.
Rika si avvicinò a passo svelto, Ryo tentò di fermarla.
-Dobbiamo avvertire gli altri! – Esclamò.
Ma se non voleva che Rika si mettesse nei guai non poteva perdere tempo. Si lanciarono dentro, lei lo precedeva. La nebbia era talmente fitta da sembrare panna.
Ryo afferrò il polso delle ragazza. – Meglio se non ci perdiamo. – Disse. E Rika non ribatté.
Il Localizzatore continuava a girare.
-Credo che ci sia attorno. – Azzardò Ryo.
Un’ombra si mosse rapida attorno a loro dandogliene la conferma. Poi svanì. Che si fosse allontanato?
Ryo fece scivolare la presa dal polso alla mano della ragazza. Ryo lasciò che fosse lei a consultare l’Analizzatore Digimon.
-Devimon, tipo virus, livello campione. – Disse Rika con un brivido. – E ora che si fa? – Domandò.
Nessuno dei due ne aveva la minima idea.

Aprirono la porta della terrazza. Davanti a loro c’era uno strano marchingegno fumante. Sembrava un razzo rosso e nero son una tastiera. Un Digimon che sembrava un pipistrello vi stava affianco e smarchingegnava con alcuni fili.
Suzie prese il Digivice. – Demidevimon. – Lesse . – E ora che si fa? –
-Io lo distraggo – Affermò Calumon coraggiosamente. – Calù! Tu devi fare in modo che il filo rosso si stacchi dalla macchina, al suo posto devi collegare il filo blu e poi schiacci il pulsante! Calù. –

-Riesci a vederlo? – Chiese Ryo.
-E come vuoi che ci riesca? – Rimbeccò Rika stizzita. Senza che se ne rendesse conto la sua mano stava quasi stritolando quella dell’amico.
La nebbia divenne tenebra e i due Tamers si trovarono spalla a spalla. Un’alitata gelida arrivò alle loro mani e i due si lasciarono di colpo, e prima che Ryo potesse riafferrare il polso di Rika fu scagliato lontano con un colpo secco.
-Accidenti! – Urlò. E si ritrovò steso a terra, con Devimon addosso che lo fissava confuso e sorrideva sadico.
Rika sentì lo spostamento d’aria e seppe che Ryo non era più alle sue spalle. Fu strano, ma questo la fece sentire persa.
-Ryo… - Chiamò piano, sperando che lui rispondesse. Ma lui non rispose. – RYO! – chiamò allora più forte.
Per un solo istante Ryo aveva pensato che se Devimon se la fosse presa con lui avrebbe lasciato stare Rika almeno per un po’, ma quando il Digimon sentì la voce della ragazza si allontanò.
E Pochi istanti dopo Ryo la sentì strillare.

Suzie guardava stralunata i fili che aveva tra le mani; aveva appena svitato quello rosso e aveva in mano quello blu. Lo collegò alla macchina e cercò il pulsante.
Calumon tentava di distrarre Demidevimon a suon di testate.
Suzie fece scorrere la mano sullo strano metallo del razzo. Un tasto luminoso grande quanto un limone stava alla base.
Lo premette.
Furono avvolti dalla nebbia. Demidevimon fremette di rabbia e lanciò un attacco contro la ragazzina. Suzie pensò che l’avrebbe colpita, ma un tornado spinse indietro il colpo.
-Tieni le tue ali lontane dalla mia Digimon Tamers! – Esclamò Lopmon pronta a combattere.
-Lopmon! – Sorrise la ragazzina.
-Dobbiamo sbrigarci calù! Altri tre Digimon sono bioemersi e dobbiamo aiutare gli altri. –
-Takato è in pericolo? – Chiese Guilmon pronto.

Fu scaraventata contro il bordo di un camion che stava abbandonato sul ponte, cadde in ginocchio e sentì il sapore del sangue nella bocca.
-Lasciala stare! – Urlò, - Lasciala stare e prenditela con me! – Urlò alla ceca. E Devimon gli fu ancora addosso.
-Credi che non possa cavarmela da sola? – Gli gridò Rika infuriata da chissà quale parte del ponte. Ryo non rispose, intento a schivare gli attacchi del Digimon.
-Accidenti Ryo! Vuoi rispondermi? – Chiese Rika stizzita.
-Chiudi il becco! – Ordinò allora lui. Un artiglio lo ferì ad una spalla, stracciando la giacca di jeans. – Lasciami fare. – Disse in quella che sembrava una supplica.
-Allora devi credermi davvero un’idiota?!? – La voce infuriata di Rika si stava avvicinando. Devimon sparì ancora.

Henry tentò di divincolarsi, ma la tela del ragno sembrava indistruttibile. Più i ragazzi si muovevano più quella li intrappolava.
-Siamo finiti! Siamo finiti! – Ripeteva Kenta terrorizzato.
-Se non si sbrigano moriremo davvero… - Osservò Henry quasi rassegnato.
Dokugumon si avvicinava minaccioso.
-Ecco! Ora siamo morti! – Kenta chiuse gli occhi.
-Loptornado! –
Entrambi guardarono Lopmon come se fosse un angelo caduto dal cielo.
Suzie era affianco a lei, pronta a combattere. – Mi dispiace fratellone. – Disse. – Dovremo occuparcene io e Lopmon. –
-Stai attenta. – Le raccomandò Henry.

-Attenta, non so dove sia adesso. – La supplicò. – Allontanati! – Disse pur sapendo che avrebbe fatto tutto il contrario.
-Un Digimon Tamers non si tira mai indietro! – Gli disse lei ad un soffio dall’orecchio.
Ryo la afferrò per un braccio. – Che ti ha fatto? – Chiese sfiorandole il punto delle labbra che stava sanguinando.
Rika lo allontanò con una mossa rapida. – Dov’è? – Chiese. Ed un colpo la raggiunse ad un fianco, forte come non avrebbe mai immaginato.
-Rika! – Chiamò Ryo, ma lei non rispose, si sentì in tonfo, un rumore di vetri rotti che proveniva dal basso.
-Rika! – La chiamò ancora, e di nuovo non rispose. Ma la risata di Devimon lo raggiunse e lo fece fremere di rabbia.
-Se le hai fatto del male giuro che me la paghi! – Urlò. Devimon apparve davanti a lui. Rideva, mentre si leccava un artiglio macchiato di sangue. Il sangue di Rika.


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FuriaBuia: Non era un appuntamento, nono, non lo era. Guarda cocco che devi recensire prima che cominci Sailor Moon! Che quando Chiara ci chiama dobbiamo andare. Perché mai non te lo dico in faccia poi? Dato che stai accanto a me…
In verità questo capitolo non è finito, ma siccome solo mio fratello mi ha recensita ho deciso che per punirvi tutti non metto la fine del capitolo, quella in cui si scopriva se Rika stava bene o no… Sarà un brutto colpo, per Ryo soprattutto. E per sua mamma (di Rika), per la nonna (di Rika)…

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Capitolo 6
*** 6 ***




6

Devimon si preparò a colpirlo, Ryo si preparò a evitare il colpo. Doveva sbarazzarsi del Digimon e trovare Rika al più presto.
Il suo telefono iniziò a squillare, ma non poteva rispondere. Devimon allungò un artiglio verso di lui e lui usò il suo braccio come pedana per saltare e afferrarlo per le spalle. Il telefono continuava a squillare.
Devimon lo scagliò lontano con un colpo. Ryo ne approfittò per rispondere al telefono.
-Dove cavolo siete? – Chiese Henry agitato.
-Siamo ai ponti! – Esclamò Ryo. – Fate in fretta! –
Sperava che Devimon non se la stesse prendendo con la ragazza, ma quello tornò ad attaccarlo e il telefono gli volò dalla mano.
-Vieni avanti. – Gli disse spavaldo. – Fammi vedere cosa sai fare! –
Il Digimon scattò verso di lui, Ryo lo scansò.
-Dov’è Rika? – Gli chiese serio. – Cosa le hai fatto? –
Devimon non rispose, aveva sul volto l’espressione feroce di un predatore durante la caccia. Ryo aveva paura, più per la sorte di Rika per se stesso.
Aveva sperato che la ragazza gli desse un segno, che lo chiamasse.
-Rika! Rika accidenti! –
Devimon lo guardò beffardo. Ryo sapeva che stava ridendo di lui. Strinse i pugni e si preparò a colpirlo.
Scattò in avanti pronto allungando il braccio. Devimon lo evitò.
-Io ti ammazzo! – Sibilò Ryo.
-E’ per la tua amica che fremi di rabbia, vero? – Gli chiese, parlando per la prima volta.
Sparì nel nulla. Ryo pensò che avrebbe sentito Rika urlare un’altra volta, ma l’unico rumore che sentiva era il pulsare frenetico del suo cuore nelle sue orecchie.
Devimon gli apparve alle spalle. Ryo si preparò a difendersi, ma il Digimon aveva solo intenzione di dargli qualcosa.
Ryo allungò la mano timoroso, ed ebbe tra le mani l’elastico con cui Rika aveva legato i capelli.
Era macchiato di sangue anche quello. Ryo lo strinse nella mano.
Devimon non si sarebbe aspettato un pugno in quel momento, quindi Ryo lo colpì in pieno. Le nocche della mano del ragazzo iniziarono a sanguinare, ma non se ne preoccupò. Si preoccupò invece del fatto che l’altro sembrava non aver sentito dolore.
Devimon sembrava comunque infastidito dal colpo del ragazzo, e preparò un nuovo, micidiale, attacco.
Ryo fremette ancora di rabbia, ma si preparò ad essere colpito con forza.
Un’ombra scura spuntò dalle spalle del ragazzo andando addosso a Devimon. Fu spostato indietro. -Avanti Ryo, facciamolo fuori. – Incitò Monodramon lasciandolo a bocca aperta.
-Non lo vedo accidenti! –
-A questo pensiamo noi. – Disse Suzie spuntando al suo fianco. La ragazzina lanciò un’occhiata al suo Digimon.
-Loptornado! – La nebbia scura iniziò a diradarsi, e Ryo vide Devimon per un istante.
-Così non va, scompare subito… - Osservò Henry.
-Dove sono Terriermon e Renamon? – Chiese.
-Non sono riusciti a bioemergere, siete solo tu e Suzie ad avere un Digimon per ora, Guilmon è corso da Takato.
-Lascia fare a me. Abbiamo un conto in sospeso! Tu devi trovare Rika! – Sbottò Ryo furioso.
-Monodramon! – Chiamò sicuro – Sei pronto? –

Jeri continuava a guardare l’orologio ansiosa. Erano già dieci minuti che i ragazzi erano dentro.
-State attenti, vi prego… - Sussurrò tra se.
Sentì dei passi alle sue spalle e si voltò. Vide Guilmon correrle incontro e se ne stupì.
-Guilmon… -
-Takato è lì dentro? – Chiese il Digimon preoccupato.
-Si, con Kazu, sono preoccupata! –
-Ci penso io. – La tranquillizzò Guilmon. E si lanciò nella nebbia.

La nebbia si dissolse così com’era venuta. Alla luce del crepuscolo il ponte sembrava essere reduce da un attacco aereo.
Quando Devimon era bioemerso quelli che stavano attraversando i ponti dovevano aver lasciato tutto per scappare.
Ryo si guardò attorno ansioso. – State tutti bene? –
Scambiò un’occhiata con Kenta, poi guardò Suzie e Lopmon ed infine Henry con Calumon in braccio.
-Ma non vedo Rika… - Henry era preoccupato.
-Sento odore di sangue… - Disse poi Monodramon all’improvviso iniziando a correre. Si fermò in prossimità del parapetto, guardando verso il ponte basso.
Quando Ryo e gli altri guardarono giù il mondo sembrò fermarsi.
-Chiama un’ambulanza! – Disse Henry a sua sorella.

Takato uscì tranquillo dalla nebbia mentre questa si dissolveva. Guilmon era al suo fianco; sorridevano. E sorrideva anche Kazu che era poco dietro di loro. Kazu zoppicava un poco.
-Era solo un Goblimon. – Disse Takato a Jeri quando lei si gettò tra le sue braccia. – Guilmon l’ha battuto subito. – La rassicurò.
La ragazza sfiorò la guancia livida di Takato.
-Hai fatto a botte con un Digimon, non ho parole. – Disse Jeri seria.
-Sei pro o contro? – Chiese sorridendo Takato.
-A fare a botte con un Digimon? Bè, se il Digimon ti attacca devi difenderti. – Osservò Jeri guardando il cielo ormai scuro.
-Dovresti vedere che destro che gli ho sganciato! – Esclamò Takato entusiasta.
-Ma và! – Ribatté pronto Kazu, - Ti ha steso subito! Se non fosse stato per Guilmon ora saresti stecchito! –
Jeri tremò.
-Oh! Andiamo! Sta scherzando! – Disse Takato prendendo il telefono e componendo il numero di Ryo. Lui e Rika erano gli unici che non avevano riferito la loro posizione e questo lo preoccupava.
Il telefono di Ryo era spento.
Provò a chiamare Rika, ma il telefono squillò a vuoto più volte.
-Ryo e Rika non rispondono… - Disse agli amici preoccupato.
-Chiama Henry e Kenta, magari sono con loro. –
Takato trovò il numero di Henry e attivò la chiamata.
-Takato… - Rispose Henry Mogio.
-State bene? Non riesco a rintracciare Ryo e Rika, sono preoccupato… -
-Ryo ha spento il cellulare. Venite in ospedale, ne riparliamo qui. – Disse semplicemente Henry. E riattaccò.

-In ospedale! Ci ha fatti venire in ospedale! – Jeri continuava a parlare ansiosa, mentre Takato la trascinava per mano verso l’ingresso dell’ospedale.
-Andiamo, non può essere successo niente di grave, li conosci, loro sono… - Non sapeva come definirli, non sapeva cosa era successo, né a chi. L’ansia lo attanagliava.
-Loro sono dei pazzi! – Lo interruppe Kazu. – Li conosci, Ryo e Rika intendo. Stanno bene. – Disse più a se stesso che agli altri.

-Ti ha detto che Ryo ha spento il cellulare, - Osservò Jeri, - ma Rika? Rika perché non risponde? –
Suzie li aspettava davanti all’ingresso dell’edificio, aveva Lopmon tra le braccia, immobile come un pupazzo.
-Si può sapere che cavolo è successo? – Chiese Kazu prima che potessero farlo gli altri due.
Suzie aveva le guancie bagnate di lacrime.
-Ryo si è rotto una mano, ed è furioso con se stesso… - Iniziò la ragazzina. Sembrava non voler continuare.
Jeri la abbraccio, attenta a non schiacciare Lopmon. Ma nessuno aveva ancora parlato di Rika.
-Come sta Rika? – Chiese Jeri con il fiato mozzato in gola per l’ansia.
- E’… è… Sembra che sia caduta dal ponte alto… L’abbiamo vista sul parabrezza di un’auto… c’era tanto sangue… E’ in rianimazione… - Disse scoppiando a piangere.


***************************************

FuriaBuia: Occhio alla grammatica!
Dany92: Tranqui, è più sensata di alte la rece! Davvero c’è comunque suspense (credo si scriva così…) ? Comunque questa suspense è dettata dal fatto che non ci sto riflettendo più di tanto… Una, due costole… Ehm… Tre? Quattro? Ma l’hanno spostato di nuovo Ghost Wishperer?

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Capitolo 7
*** 7 ***




7

Henry stava aspettando che terminassero la fasciatura alla mano di Ryo, per prima cosa Suzie li portò da loro.
-Spiegaci che è successo. – Iniziò subito a chiedere Kazu a Ryo, appena uscito dalla stanza.
-Non hai parlato con Suzie? – Chiese Ryo nervoso.
-Era in squadra con te… Lei… Tu avresti dovuto proteggerla! –
Tutti gli sguardi si posarono su Jeri, severi. La ragazza aveva le lacrime agli occhi e stringeva la mano di Takato.
-Scusami… - Disse subito pentita. – Lo so, lo so che avresti fatto tutto per lei… Non è stata colpa tua… - Avrebbe voluto essere convincente, perché davvero Ryo non aveva colpa.
Takato abbassò lo sguardo – Non avremmo dovuto separarci. –
-Chissà, forse se non l’avessimo fatto sarebbe successo qualcosa di peggiore a qualche persona innocente… - Le parole di Kazu erano vere, ma ognuno di loro pensava “Chiunque ma non Rika”.
-Lei starà bene, vero? – Domandò supplichevole Takato con le lacrime agli occhi.
-Rianimazione significa che potrebbe morire in qualunque momento. – Rispose Ryo acido prima di avviarsi verso il terrazzino.
-Dove cavolo sta andando? – Chiese Kazu. Nessuno gli rispose.
-Hai fatto una domanda davvero idiota, lo sai? – Chiese Henry a Takato. -Ti prego, vai a parlargli! – Lo supplicò Jeri piangendo.
E Takato si avviò a passo lento verso dove era andato l’amico.
-Noi raggiungiamo Kenta e Calumon, vi aspettiamo lì. –

Ryo si rigirò il cellulare di Rika tra le mani, vide le chiamate perse di Takato e le lasciò perdere, poi cercò sulla rubrica il numero del telefonino della madre della ragazza e riaccese il suo cellulare.
Si rifiutò di chiamare con quello della ragazza.
Aspettò diversi squilli prima che qualcuno rispondesse.
-Pronto, chi parla? – Il ragazzo riconobbe la voce della donna.
-Signora, sono Ryo Akiyama, un amico di Rika… – Una parte di lui si rifiutava di continuare il discorso.
-Ciao Ryo, mi ricordo di te, sei un Digimon Tamers anche tu se non ricordo male. –
-Già. – Rispose semplicemente il ragazzo.
-E’ stata mia figlia a chiederti di chiamarmi e a darti il numero? Cosa posso fare per te? – Chiese curiosa la donna.
-Signora, siamo in ospedale, l’ultima volta che ho visto Rika la stavano portando in rianimazione… -
-Dammi solo il tempo di arrivare, sono lì appena posso! – Esclamò spaventata la signora Nonaka. – Tu tienila d’occhio ti prego! Stalle vicino finché non arrivo! – Supplicò.
-Stia tranquilla, ci sono anche gli altri, saremo tutti con lei. –
-Dammi notizie se succede qualcosa, ti prego. –
-Certo, signora. – Le disse lui educatamente.
Riattaccarono. Quando Ryo ripose il telefono nella tasca dei jeans sentì la voce di Takato che litigava con un’infermiera.
-Lo so, mi farò controllare la guancia dopo che avrò parlato con il mio amico. – Stava dicendo indicandolo.
Ryo gli si avvicinò.
-Va bene. – Disse l’infermiera alla fine. – Ma ti aspetto qui. –
Takato si allontanò prendendo Ryo per un braccio.
-Scusa, - gli disse – lo so che ho fatto una pessima domanda in un pessimo momento, lo faccio sempre. –
Ryo gli sorrise mesto. – So che l’hai detto perché ci speravi, io continuo a ripetermi che è tutto un incubo, che mi sveglierò o che Rika starà bene. Ma non lo sappiamo, lei potrebbe morire da un momento all’altro e non possiamo fare nulla. In più abbiamo avuto tre bioemersioni in contemporanea e non sappiamo perché, e se bioemergessero altri Digimon solo tre di noi potrebbero contrastarli… - Avrebbe continuato, se Takato non l’avesse interrotto.
-Vedrai che Rika starà bene, insomma… E’ di lei che stiamo parlando, lei è Rika Nonaka, è la regina dei Digimon, è forte, coraggiosa, è abile! Lei… lei si riprenderà e vedrai che sarà in prima fila per combattere questa nuova minaccia! –
-Lo spero davvero. –
-Oltre a Lopmon e a Guilmon chi altro è bioemerso dei nostri? – Chiese poi Takato.
-Monodramon, e un Digiuovo… Un pensierino da parte di Impmon. –
-Impmon? Impmon ha fatto un Digiuovo? – Chiese Takato confuso.
-Fatti spiegare da Lopmon. – Tagliò corto Ryo. – Dov’è il tuo Digimon? –
-L’ho mandato a casa. –
-Anche io. –
-Qualcuno ha detto qualcosa su Calumon mi pare… -
-Lui è con Kenta a vegliare su Rika. – Rispose Ryo.

-Prima che me ne dimentichi… - disse Suzie a Jeri dopo un segno di Lopmon. – Questo te lo manda Impmon. –
Disse porgendole lo zaino dalla forma vagamente ovale. – Lo zaino è mio. – Chiarì la ragazzina.
Jeri aprì lo zaino e si fermò di botto. – E’ un uovo? – Chiese confusa.
-Un Digiuovo. – Rispose Lopmon. – Impmon è riuscito a separare i suoi dati da quelli di Leomon, che aveva assorbito anni fa, così quando si schiuderà riavrai il tuo Digimon. – Spiegò.
-Grazie… - Disse Jeri commossa.
-Dai, andiamo. – Incitò Henry continuando a camminare.
Prima che raggiungessero il reparto in cui Ryo, Suzie ed Henry avevano visto Rika e Kenta l’ultima volta quest’ultimo gli venne incontro con Calumon in braccio, sembrava rassegnato.
-E’ in coma. – Disse prima che potessero chiedergli qualunque cosa. – Non morirà, ma potrebbe non svegliarsi più. – Chiarì.
-Forse dovremmo chiamare la sua famiglia. –
-Già fatto. – Disse Ryo spuntando verso di loro. – Come sta? –
-E’ in coma. – Ripeté Kenta.
-Quante possibilità ci sono che si svegli? – Chiese Ryo.
-Questo ho preferito non chiederlo. – Rispose Kenta facendo cenno di seguirli.
-Dov’è Takato? – Chiese Jeri.
-A farsi rattoppare la guancia, ci raggiungerà. – Rispose Ryo.

Rika stava stesa sul lettino, con una flebo per le trasfusioni attaccata al polso e l’elettrocardiogramma affianco.
-Siete gli altri suoi amici? – Chiese il dottore che probabilmente aveva già parlato con Kenta.
I ragazzi annuirono.
-Avete chiamato sua madre? – Domandò.
Ryo annuì.
-Ok ragazzi, chi tra voi ha il legame più forte con lei entri e inizi a parlarle. –
Tutti gli sguardi si voltarono verso Jeri.
-Eravate amiche, potrebbe sentirti. – Ipotizzò Henry. – Vuoi che Suzie venga con te? –
-No. – Disse Jeri tranquilla lasciandole il Digiuovo tra le braccia. – Trattalo bene, c’è Leomon qui dentro. –
Jeri afferrò il polso di Ryo e lo trascinò dentro con se.
-Credo che in fondo tu le piaccia. – Disse dopo aver chiuso la porta alle sue spalle.
Si avvicinarono a Rika, e lei la pizzicò.
-Negalo, avanti, apri gli occhi e negalo! –
-Se potesse negherebbe! – Osservò Ryo seccato.
-Andiamo… Dille qualcosa! – Propose Jeri.
-Che vuoi che le dica? Svegliati e prendimi a pugni? - Poi si rivolse direttamente alla ragazza. – Tua madre sta venendo qui, l’ho chiamata, e ho io il tuo cellulare… E il tuo elastico per capelli… -
-Puoi fare di meglio. – Incitò Jeri. –I Digimon stanno tornando, io riavrò Leomon e se tu riapri gli occhi potrai rivedere Renamon. Lei non c’è ancora, ma sono sicura che arriverà presto. –

-Sento che qualcosa non va. – Disse Renamon all’improvviso.
-Come? Non capisco… - Terriermon la guardò incerto.
-E’ Rika, sento che ha bisogno di me. –
-Sei sicura? – Le chiese preoccupato.
Renamon annuì.
-Vedrai che starà bene, non c’è ragazza che sappia cavarsela meglio di lei, e non è sola, gli altri ragazzi penseranno a lei, Guilmon, Lopmon e Monodramon sono di sicuro con loro. Noi dobbiamo solo aspettare la prossima onda di energia. –
Renamon restò in silenzio.
-Allora? Ti senti meglio? – Chiese Terriermon sorridendo.
-Affatto. – Rispose secca Renamon.

Henry e Suzie entrarono in casa a testa bassa.
-Che è successo? – Chiese loro la mamma preoccupata.
-Un disastro. – Disse Henry lasciandosi cadere sul divano. Suzie scoppiò a piangere, lanciandosi tra le braccia della mamma.
-Rika è in coma, in ospedale… - Singhiozzò.
La donna la abbracciò; sapeva quanto Suzie ammirasse la ragazza e sapeva che ormai le voleva bene come una sorella. Anche per lei quella notizia era risultata un pugno nello stomaco.
Poi si accorse di Lopmon, ferma davanti alla porta.
-Sei tornata. – Le disse. – E Terriermon? – Chiese subito notandone l’assenza.
-Solo in tre siamo riusciti a bioemergere, oltre a tre Digimon malvagi… - Spiegò Lopmon.
-A causa di uno di loro Rika è caduta da un ponte finendo sul parabrezza di un’auto. Ha rischiato di morire, ma ora dicono che sia stabile. – Henry parlava a fatica.
-Domani andiamo a trovarla? – Chiese Suzie alla madre. – Magari scopriamo che si è svegliata… - Ipotizzò speranzosa.
-Certo tesoro, ci andremo tutti i giorni. – Promise la donna.
-Quando torna papà? – Chiese Henry cupo.
-Dovrebbe tornare a breve. –


***************************************

Dany92: Io preferisco Ryo a Takato, ha un certo… come si dice? Carisma! Cielo, mi sono fermata un minuto a pensare… Vorrei tanto essere ancora in Sicilia, se così fosse mentre scrivo questa recensione avrei Andrea al suo PC dall’altra parte del tavolo, Chiara affianco e Mauro sulle gambe… Accidenti, pure le lacrime! Ryo nel cartone era sempre così allegro, temo che ora sarà un po’ giù, finché non morirà.


E’ una mia impressione o nessuno di preoccupa più di tanto per Rika? Insomma, la sto conciando male e nessuno si lamenta con me?
Se proprio non vi piace la posso anche fare morire! E poi dai! Voglio conoscere persone a cui piacciono i Digimon come a me! Recensite! Così facciamo amicizia magari!

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Capitolo 8
*** 8 ***




8

-Lascio il cellulare acceso questa notte, telefonami per qualunque cosa. – Disse Takato a Jeri davanti alla porta della ragazza.
-Va bene. – Disse Jeri triste.
-Takato… - Lo fermò la ragazza mentre lui si allontanava, - Domani passiamo da lei dopo la scuola? –
-Certo. – Rispose il ragazzo.

Henry parlò con il padre quella sera stessa, e lui contatto i membri della vecchia squadra e il signor Yamaki. Se i Digimon erano di nuovo in grado di Bioemergere a Tokyo qualcuno avrebbe dovuto scoprirne la ragione, soprattutto ora che solo tre dei Tamers erano in grado di contrastarli. Soprattutto ora che una ragazza era in coma a causa di uno dei mostri Bioemersi.

Il telefono squillò con insistenza, passò un po’ prima che Ryo si decidesse a rispondere.
-Tutto bene? – Chiese Takato dato che l’amico era rimasto in silenzio anche dopo aver portato il telefono all’orecchio.
-Non proprio tutto, è che stavo pensando… - Disse vago Ryo.
-Non è stata colpa tua, lo sai – Chiarì Takato.
-E tu sai che anche se me lo ripeterete in eterno non smetterò mai di pensarlo, vero? –
-Quando sei tornato a casa? – Chiese Takato deviando di poco il discorso.
-Da poco, hanno dovuto cacciarmi. –
-L’avrei immaginato. – Rise leggermente il ragazzo. – Domani, dopo la scuola, io e Jeri passiamo a trovarla, tu ci vieni? –
-Verrei comunque. – Affermò il ragazzo secco – ora scusami, sono stanco e la mano mi fa male, credo che prenderò una pastiglia e andrò a dormire. –
-Buonanotte allora. – Disse Takato.
Quando si salutarono Takato ripensò al tono che aveva utilizzato l’amico. Ryo era stato breve e serio. Non aveva fatto battute com’era suo solito e non aveva tirato fuori qualche discorso assurdo.

Si ritrovarono al parco dopo pranzo, Takato, Jeri, Ryo e Suzie erano stati in ospedale, gli altri avevano avuto degli impegni.
-Nessun miglioramento. – Rispose Jeri alla domanda di Henry. – E’ stabile. –
-Ho una brutta sensazione… - Disse Monodramon, che era stato nascosto tutto il pomeriggio con Guilmon.
-Centra Rika? – Chiese subito Ryo allarmato.
Monodramon scosse la testa. – Sento che bioemergeranno altri Digimon. –
-Io non sento niente. – Si lamento Guilmon mentre Jeri gli grattava la pancia.
-Allora – iniziò la ragazza – Come avete fatto a bioemergere? –
-Alcuni Digimon stavano costruendo una macchina per le Bioemersioni, avevano sei capsule per spedire i Digimon maligni qui, funzionavano solo con i Digimon ti tipo virus per via di un marchingegno che hanno mandato qui con un DemiDevimon. Secondo la cronaca di Lopmon. – Spiegò Henry.
-Il DemiDevimon che Lopmon ha acquisito… - Collegò Takato.
-Lui per Bioemergere ha usato il varco al mio rifugio. – Disse Guilmon.
-E quindi è il Digimon che è venuto fuori quando c’eravamo io e Takato. – Osservò Jeri.
Henry annuì.
-Calumon ha spiegato a Suzie come programmare le Bioemersioni per ogni tipo di Digimon, così siamo potuti Bioemergere noi che siamo saltati dentro a due delle capsule, credo che gli altri non abbiano fatto in tempo. – Spiegò Guilmon confusamente.
-E quindi gli altri sono ancora a Digiworld. –
-Esatto Ryo, credo che verranno con la prossima onda di energia, ma Terriermon e Renamon sono molto più bravi di noi a spiegare il problema. – Disse Monodramon.
Takato stringeva tra le braccia il Digiuovo, aveva iniziato a strofinare attentamente sulla superficie. Jeri lo guardò confusa.
-Che c’è? – Chiese arrossendo imbarazzato. – Nella prima serie le Digiuova si schiudevano strofinando così! – Si difese pronto. – In una delle prime dieci puntate, o forse quindici, T.K. si ritrovava nella città della rinascita e faceva schiudere alcune Digiuova, e nell’ultima puntata della prima serie mi pare che ci tornassero… -
-E’ vero – Confermò Kazu – Alla fine c’era anche Kari, strofinavano le Digiuova e quelle facevano PUFF! E si schiudevano. –
Jeri smise di accarezzare Guilmon, si alzò e prese il Digiuovo dalle mani di Takato.
-Devo andare. – Disse baciando una guancia al suo ragazzo.
-Aspetta… Dove? – Chiese Takato confuso.
-In videoteca, voglio vedere tutte le puntate e trovare più informazioni possibili! –
Stava per correre via, quando Suzie la fermò. – Io ho tutti i DVD, e sto per andare a casa, se vuoi possiamo vederli insieme a casa mia. – Propose la ragazzina.
-Davvero? – Chiese Jeri commossa.
-Ma certo, siamo amiche, no? –
E si diressero entrambe a casa di Henry.
-A volte le ragazze mi danno i brividi. – Commentò Kazu ironico.
-E così siamo rimasti tra maschi. – Sospirò Kenta.
-Certo che le ragazze fanno comunella subito. – Osservò Takato stendendosi per terra affianco a Guilmon. – Speriamo solo che non vedano troppe puntate di seguito, manderebbe Jeri in confusione. –
-Sai com’è fatta Jeri, è come quando si mise in testa di imparare a giocare a carte, non si alzerà da quel divano finché non le avrà viste tutte! – Affermò Kazu grattandosi la pancia.
-Spero solo che si fermi alla prima serie, - Disse Henry trattenendo le risate – Dalla prima puntata della seconda Suzie comincia a commentare le chiappe, come dice lei, di Davice, Ken e T.K. –
-Come scusa? – L’occhio di Ryo, che fino ad allora era rimasto in disparte, sembrava avere un tic nervoso. – Tua sorella commenta le chiappe dei protagonisti? –
-Spesso si. – Rise Henry.
-E da dove le è venuta quest’idea assurda? – Chiese Takato sconcertato, perfino Ryo tratteneva le risate.
-A quanto mi ha detto è successo chattando su internet con una ragazza conosciuta su un sito di fan fiction, pare che sia un gioco che fanno questa ragazza e sua cugina piccola; commentano le chiappe dei personaggi dei cartoni animati; Suzie ripete sempre – Henry gonfiò la voce e alzò un dito – Dan di Bakugan ottanta su cento, Li Shaoran novantasette su cento, e poi ce n’è un altro che non mi ha mai detto, uno che dovrebbe essere del cartone di Digimon ma non è tra i protagonisti della prima e seconda serie, il che è strano, pare sia l’unico ad avere il cento su cento… -
Gli altri erano sconcertati.
-Uao, che razza di gioco… - Rise Ryo.
-Potremmo farlo anche noi – Propose Kazu.
-Commentarci le chiappe a vicenda? – Chiese Takato sconcertato.
-Ma no genio! – Rimbeccò Kazu seccato. – Le chiappe delle ragazze! –
-Ah… Ecco… -
-Scusa Takato… - Domandò Guilmon, che fino ad allora era rimasto ad ascoltare il discorso corrucciato affianco a Monodramon. Erano entrambi confusi.
-Dimmi Guilmon. –
-Cosa sono queste chiappe? Si mangiano? – Chiese il Digimon innocentemente.
I ragazzi scoppiarono a ridere. – Ma no! – Esclamò Kazu alzandosi e voltandosi.
Batté una mano sul sedere e disse: - Guilmon, Monodramon, vi presento le mie chiappe. –
-Bene, dalle chiappe di chi cominciamo? – Chiese Takato svogliato.
-Da quelle di Jeri, no? – Affermò Kazu dispettoso.
-Eh no! Tu quelle non le devi guardare! – Disse Takato pronto a fare a pugni.
Kazu lo ignorò, mentre i due Digimon, reputando il discorso noioso, iniziavano a scavare una nuova buca.
-Un voto per Jeri! – Esclamò Kazu.
-Ripetilo e ti picchio! – Minacciò Takato.
-Io le do un novanta su cento. – Disse Kenta portandosi fuori tiro.
E mentre Takato correva verso Kenta Kazu approfittò per dare il suo voto: - Novantacinque. –
-Per me è settanta. – Tagliò corto Henry.
-Io dico fieramente che non le ho mai guardate. – Affermò Ryo iniziando a girare per la rubrica telefonica. Si fermò sul numero di Rika e attivò la chiamata. Era stupido, ma aveva passato tutta la notte a chiamarla, e il telefono era sempre spento. Ovviamente Rika non poteva rispondere, ma sperava che in qualche modo potesse rispondere ad una delle sue chiamate svegliandosi.
Mise via il cellulare.
-Credete sia di cattivo gusto valutare anche le chiappe di Rika? – Chiese corrucciato.
-Io credo che sia proprio il momento adatto per fare una cosa simile, - disse Takato – se proprio dobbiamo, approfittiamo del fatto di essere tra maschi e promettiamo che quando si sveglierà non lo verrà a sapere da nessuno di noi! –
I ragazzi giuravano, mentre Monodramon e Guilmon continuavano a scavare ascoltando solo pezzi della conversazione.

-Che ora segna il timer? – Domandò Terriermon.
-Venticinque minuti alla prossima onda – Rispose Renamon seria.
-Le capsule sono cariche? – Chiese Impmon dall’oscurità.
-Non ancora. – Fece Terriermon.
-Dubito che sistemino i Digimon per la bioemersione già ventiquattro minuti prima del lancio. – Il ragionamento di Renamon era perfetto. Ed Impmon fremette di rabbia per un istante.
-Facciamo come l’altra volta? – Chiese Terriermon preoccupato.
-Usciamo allo scoperto cinque minuti prima dell’onda, stendiamo gli ostacoli, ci lanciamo dentro e bioemergiamo. –
Terriermon aspettò che Renamon finisse la ricapitolazione, poi parlò;
-Non combattere. – Le disse. – Se sei così sicura che Rika abbia bisogno di te devi andare, ti copro io. –
Renamon lo guardò grata, non disse nulla.
-Quando saremo tutti fuori l’ammasso di metallo e il pollo volante distruggeranno la base. – Ricordò a tutti Impmon seccato Tornando a guardare fuori dal condotto dell’aria.
Il timer segnava venti minuti e i secondi continuavano a diminuire.
-Momentai, ultimo promemoria prima del lancio? –
-Chi si avvicina di più prende la valigetta. – Disse Renamon scrutando nervosa il marchingegno poggiato sul tavolo al bordo della sala. Le sette capsule erano al centro della stanza, spente, e attorno a loro lavoravano alcuni Datamon dalle espressioni ben poco raccomandabili.

-Comincia tu. – Diceva Takato a Ryo.
-Mille, su cento. – Rispose lui. – Ha delle chiappe favolose! –
-E tu che ne sai scusa? – Chiese Takato sconcertato.
-Segreto professionale. –
-E’ che tu sei sempre troppo preso da Jeri per notare cosa e quanto guarda Ryo. – Rise Kenta.
-Questo è poco ma sicuro! – Esclamò Kazu. – A proposito, non l’hai commentata, Jeri intendo. –
-E non ho assolutamente intenzione di farlo davanti a voi! – Si lamentò Takato guardando l’orologio.
Mancavano dieci minuti alle quattro.


***************************************

Dany92: L’aveva detto lei. Ma io giuro che ero arrivata a scrivere almeno il capitolo nove prima che tu ipotizzassi il coma, o quello che è. Ma sembrano davvero tutti così depressi? Ryo mi pare di si, ma gli altri? Ma te l’avevo detto io che sono diventata una killer professionista di zanzare? Quest’estate ne ho spiaccicate 45; si, ho pure tenuto il conto! XD Lo sai, non ha funzionato la mia supplica, spero solo che sia perché sono ancora in vacanza, insomma, prima almeno tre o quettro persone mi recensivano, te e mio fratello esclusi, ma ora… Mi siete rimasti solo voi. Non è che per caso io e la mia fic siamo morti e tu e mio fratello avete i poteri di Melinda Gordon?
FuriaBuia: Lo so che sai dove abito, ma nonostante abbia permesso che Ryo si sentisse un asciugamano da bidè, come abbiamo detto la scorsa settimana, non puoi farmi del male, voglio dire, già m’è rimasto il livido del pizzicotto che mi hai dato al supermercato! Ora tu recensisci o ti picchio! Tanto so dove abiti! Tsè!

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Capitolo 9
*** 9 ***


9

-Adesso! –
All’ordine di Renamon i tre Digimon si lanciarono fuori dal loro nascondiglio.
I Datamon gli furono subito addosso.
-Pioggia di diamanti! –
-Terriertornado! –
-Badabum! –
E la prima schiera di nemici fu sterminata.
-La valigetta! – Urlò Terriermon ad Impmon, che sembrava essere il più vicino. Impmon si lanciò sulla destra, evitò un attacco e rotolò sul tavolo. La valigetta era aperta, lo schermo al suo interno illuminato. Impmon non si chiese neanche se lo si dovesse spegnere, prese la valigetta e saltò via, giusto in tempo per evitare un’orda di squali nucleari lanciata da un BlackWargraymon.
I Datamon gli furono addosso ed uno riuscì ad afferrarlo per una zampa.
-Renamon! – Urlò lui lanciando in aria la valigetta.
Il timer era a tre minuti.
Delle sei capsule il giorno precedente ne erano andate distrutte tre durante lo scontro.
Lopmon, Guilmon e Monodramon erano entrati in quelle intatte subito dopo che i Digimon cattivi erano bioemersi ed erano riusciti a passare solo dopo che Calumon era riuscito a spegnere il filtro che permetteva il passaggio esclusivo dei Digimon di tipo Virus.
Ora il passaggio era possibile per ogni tipo di Digimon.
BlackWargraymon attaccava stando appena affacciato dalla capsula, per non perdere l’onda di energia e quindi la possibilità di bioemergere nel mondo reale.
Renamon afferrò al volo la valigetta che Impmon le aveva lanciato.
Mancavano due minuti all’onda di energia.
-Esci di lì maledetto! – Esclamò furioso Terriermon. – Esci e combatti! –
Ma quello non voleva saperne. Renamon fu atterrata all’improvviso e perse la valigetta.
Terriermon si lanciò verso l’oggetto e riuscì ad afferrarlo appena prima di un Datamon.
-Cinquanta secondi! – Urlò Impmon preoccupato. Evitò uno degli attacchi di BlackWargraymon e tentò di atterrarlo.
-Badabum! –
-Renamon preparati! – Urlò Terriermon all’amica indicandole una delle due capsule vuote. – Io devo impedire che BlackWargraymon bioemerga, tu devi assicurarti che Rika stia bene! –
-Ci penso io a lui! – Replicò seccato Impmon a Terriermon. – Vai anche tu. – Gli disse. –
Seppur titubanti i due saltarono nelle due capsule libere.
-Dieci secondi all’onda di energia. –
Annunciò una voce metallica mentre su un grosso schermo si visualizzava una scala d’energia. Le tacche iniziarono ad illuminarsi una alla volta.
-Nove –
-Badabum! – Gridò Impmon colpendo il grosso Digimon.
-Otto –
Un Demidevimon spuntò all’improvviso e strappò via a Terriermon la valigetta.
-Sette –
-Impmon! La valigetta! – Gridò Terriermon preoccupato.
-Sei –
-Non possiamo bioemergere senza! Dobbiamo portarla nel mondo reale! –
-Cinque –
La base della capsula iniziò ad illuminarsi.
-Quattro –
Renamon si lanciò fuori all’improvviso, tirando una ginocchiata al Demidevimon e riprendendo la valigetta.
-Tre –
Le capsule si illuminarono.
-Vieni dentro! Sbrigati! – Urlò Terriermon.
-Due –
Ma Impmon era in difficoltà, e BlackWargraymon sarebbe bioemerso.
Renamon lanciò a Terriermon la valigetta. – Assicurati che stia bene! Chiedi ad Henry di occuparsi di lei! – Supplicò.
-Uno –
La stanza fu invasa dalla luce.

-Ok, basta parlare del sedere di Rika. – Affermò Ryo improvvisamente seccato.
-Tiri fuori l’argomento e poi te ne penti? – Chiese Kenta.
-Non mi piace l’idea che non sia qui a picchiarci per quello che stiamo dicendo. –
-Dovrò riceverlo quel pugno per cambiare argomento… - Replicò Kazu.
E fu accontentato.
-Aioh! Che ti è peso? – Domandò Il ragazzo sconcertato tastandosi il naso.
-Da parte di Rika, in sua assenza mi auto eleggo suo portavoce. – Affermò Ryo osservandosi la mano con cui l’aveva colpito.
-Tu tutto vorresti essere per lei tranne che semplice portavoce. – Osservò Takato mentre inviava un messaggio.
-Senti, Iniziò Kenta, ieri eri sconvolto e non ti abbiamo fatto domande, ma ora vorremmo sapere cosa è successo esattamente. –
Tutti si fecero seri.
-L’ho persa di vista, la nebbia del Campo Digitale si era fatta nera, sembrava piena notte. Non sono riuscito a vedere mentre la attaccava, le avevo detto di starne fuori, che me ne sarei occupato io, ma non ha voluto saperne. –
-Sappiamo tutti come è fatta lei, non sarebbe rimasta a guardare. –
Ryo avrebbe voluto replicare, ma i due Digimon si pararono davanti a loro ringhiando.
-C’è una Bioemersione! – Esclamò Guilmon all’erta.

Renamon vide Terriermon svanire, non riuscì a fermare un attacco diretto alla sua capsula. Quando la capsula in cui si era infilato Terriermon esplose il Digimon era già Bioemerso.
Renamon afferrò Impmon e corse via.

-Rispondo al messaggio di Takato e poi metti a play. – Chiarì Jeri mentre scriveva sul cellulare.
Lopmon guardava la collezione di DVD che Suzie aveva sparso per terra.
-Davvero in ognuno di questi di parla di noi Digimon? – Chiese confusa.
-Sicuro, - Rispose la sua Tamers – Però tu non ci sei! –
-E perché no, scusa? – Chiese il piccolo Digimon.
-Me lo sono chiesta spesso anche io, ma non ci sono Digimon come Guilmon, Renamon e Marineangemon. Però c’è Leomon! – Disse Suzie sorridendo a Jeri.
-E scommetto che è un eroe senza macchia e senza paura! – Esclamò la ragazza.
Lopmon sentì un brivido, sollevò un orecchio. Sentiva che una Bioemersione era in corso, ma non voleva mettere in pericolo le due ragazze. Decise che i ragazzi avrebbero dovuto cavarsela da soli, sentiva che Takato ed Henry sarebbero stati d’accordo con lei.

-Da questa parte! – Takato usò un palo della luce per frenare la corsa e svoltare l’angolo. Seguiva Ryo e Monodramon, che con Guilmon erano in testa. Gli altri erano appena dietro di lui.
Il campo digitale era dentro al parcheggio del centro commerciale. Entrarono dall’ingresso per le automobili. La nebbia sembrava già stare sparendo.
-Lo vedete? – Chiese preoccupato Kenta, arrivato per ultimo.
BlackWargraymon dava loro le spalle ed era in posizione d’attacco.
-Ma che cavolo… - Iniziò Takato confuso, poi lo sguardo gli si poggiò su una valigetta di metallo abbandonata ai piedi di un’auto.
BlackWargraymon attaccò, e finalmente i ragazzi videro chi era il suo avversario.
-Terriermon… - Si stupì Henry. – Terriermon! – Lo chiamò poi.
-Henry! – Terriermon gli sorrise. – Fammi digievolvere! – Disse frettoloso.
Ed Henry lo accontentò.
Gargomon iniziò a sparare contro il nemico.
-Gargomitra! –
-Così non va. – Osservò Takato preoccupato. – Gli serve aiuto. – Aggiunse, facendo un cenno a Guilmon che si lanciò all’attacco.
-Monodramon! – Disse Ryo incitando il suo Digimon all’attacco.
Se lo faccio fuori con Monodramon sarà per Rika, si disse.

-Quant’è dolce TK! – Esclamò Jeri.
-Devi vederlo nella prossima serie! Diventa proprio un bel ragazzo! – Commentò Suzie. -Immagino! –
Lopmon le osservava confusa, tenendo loro nascosta la preoccupazione per gli amici che, sicuramente, stavano combattendo in quel momento.

-Calù… C’è una Bioemersione, sai? – Disse Calumon ad una Rika pallida e addormentata. – Takato e gli altri stanno combattendo di sicuro. Calù. Se ti svegli potrai aiutarli, perché a momenti arriverà anche Renamon! –
-Lasciala riposare. – Raccomandò la vecchia signora Nonaka.
-Lascialo parlare, sono sicura che Rika riesce a sentirlo benissimo. – Disse la madre della ragazza con un sorriso forzato.
L’atmosfera era tesa, eppure sembravano tutti così ottimisti, pareva avessero tutti un’immensa fiducia in Rika.

-Non sai quanto sono felice di rivederti! – Esclamò Terriermon, appena ripresa quella forma, saltando in braccio al suo Tamers.
– Mi sei mancato! – Disse Henry al suo Digimon.
-Anche tu! Non sai quanto! – Rise Terriermon arrampicandosi sui capelli del ragazzo.
-Piano! Aih! Fa piano! – Lo supplicò Henry. Terriermon non lo ascoltava.
-Pensavo che avrei dovuto occuparmi di BlackWargraymon da solo prima di venire a cercarti, ma per fortuna mi avete trovato prima voi! –
-Ma come hai fatto ad arrivare fin qui? – Domandò Takato sorridendo.
-Lunga storia, piuttosto, dove sono le ragazze? E Lopmon? –
-Lopmon è a casa nostra con Suzie e Jeri. –
Rispose Henry frettoloso.
-E Rika? – Chiese ingenuamente il Digimon.
Ryo strinse i pugni, riportando lo sguardo sul punto in cui poco prima CyberDramon aveva sconfitto BlackWargraymon.
-Rika è in coma, in ospedale. – Rispose secco Henry. – Andiamo a casa, sarai stanco. –
I ragazzi si salutarono, seguendo ognuno mete diverse.


***************************************

Dany92: Ryo è nato andato secondo me XD e io dico che fa una coppia perfetta con Rika, perché è l’esatto opposto di lei. Poi è così curioso! E forse tu non lo sai, ma quando Rika ha visto per la prima vota Ryo si è detta: “Pelle abbronzata, denti bianchissimi, quell’aria da CowBoy consumato primo della classe… Già non lo sopporto!” e mio fratello commenta sempre “ E’ stracotta!” dopo aver visto quella parte XD . Continuo a non avere recensioni oltre quelle tue e di mio fratello, ma vabbè, aggiornerò per voi due. Neanche io ricordo tutti i Digimon, quando ero in Sigilia chiedevo a mio cugino, che ha visto talmente tante volte i DVD della prima serie da saperli a memoria, ma se dovessero servirmi dei dettagli in particolare dovrei rivedermi la puntata con il Digimon incriminato prima di scrivere il capitolo. La parte delle Chiappe ha una lunga storia, era per rammentare quello che ho detto a mia cugina Chiara gonfiando la voce: “Dan di Bakugan 80%, Li Shaoran 97%, Ryo Akiyama 100%” e da quando è uscita questa storia mi vedo anche Bakugan qualche volta XD
FuriaBuia: MarineAngemon è una pulce XD e di Guardromon non ricordavo il nome XD. Arriveranno anche loro.

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Capitolo 10
*** 10 ***




10

-Ciao Ryo. – Disse la signora Nonaka sorridendo lievemente al ragazzo.
-Buonasera signora, ci sono novità? – Chiese educatamente.
-Nessuna purtroppo, dicono che sia stabile ed è praticamente inutile che io stia qui, stavo per andare a casa anche perché l’orario di visita sta per terminare. – Spiegò la donna. – Piuttosto, come mai sei venuto così tardi? Tra una decina di minuti ti cacceranno… -
-Abbiamo avuto un contrattempo. – Disse lui semplicemente.
-Capisco, un altro Digimon? State tutti bene? – Chiese preoccupata.
-Si, con il Digimon malvagio è bioemerso anche un altro dei nostri Digimon, quindi stiamo passando in vantaggio. –
-Bene, passo a prendere mia madre giù al bar e vado a casa, tu entra pure – Disse indicandogli la porta della stanza, - Calumon è con lei adesso, continua a parlarle ma lei non dà segni. –
-Stia tranquilla, si sveglierà. – Borbottò frettoloso salutandola.
Ryo aprì la porta lentamente. La luce era spenta e il profilo mogio di Calumon era illuminato solo dalla luce dei macchinari.
Il piccolo Digimon si illuminò un istante, saltando in braccio.
-Non si sveglia calù! Uffa! –
-Senti, Calumon, che ne dici se vai a farti un giretto per un po’, così provo a parlarle un po’ io? – Propose Ryo.
-Devi dirle cose segrete? – Chiese curioso Calumon.
-Non esattamente, ma devo concentrarmi. –
Calumon lo lasciò solo con Rika, svolazzando fuori dalla finestra, e Ryo si sedette affianco alla ragazza.
-Ciao testona. – Le disse serio. – Fai impressione, lo sai? Sei immobile come un cadavere! Seriamente! La regina dei Digimon sembra la Bella Addormentata nel bosco. – Tento di provocarla. - Ecco, ora mi sorge un dubbio, a te piacciono le favole? Voglio dire, da piccola dovrai pure averle lette, giusto? –
Si fermò per aspettare una risposta che non sarebbe arrivata. Sospirando infilò una mano in tasca e ne tirò fuori l’elastico per capelli, che aveva lavato personalmente per cancellare ogni traccia di sangue. Iniziò a giocherellarci, tentando di trovare un altro argomento di cui parlare.
-Dicono che parlarti ti farà bene, che le persone a cui tieni potrebbero aiutarti ad aprire gli occhi, e allora mi chiedo che ci faccio qui io. Voglio dire, sono più che certo di essere appena un conoscente per te, e quindi nella scala delle persone che potresti sentire precedo solo i perfetti estranei… -
Stette a guardarla e le sfiorò le dita di una mano, sentendo il calore della pelle sotto le dita.
-Ho paura, sai? Paura che non ti sveglierai più. Ci penso è mi dico “Cavolo, non può essere, non tu! Tu ti sveglierai!”, ma probabilmente non succederà. Ci ripetiamo tutti che ti sveglierai, ma sinceramente, quante sono le possibilità che accada? Non lo so… -
Passò ad accarezzarle una guancia, soffermando lo sguardo sulle sue palpebre chiuse e sulla frangetta scompigliata.
-Che farò io se tu non ti sveglierai? Lo so che tu sai che ti amo, e non posso farci nulla. Ma non preoccuparti, mi sono già arreso al fatto che non sarai mai mia, per un motivo o per un altro. –
Guardò l’orologio, sapendo che il tempo a sua disposizione era terminato. Si alzò dalla sedia. E si diresse verso la porta. Poi si fermò e, sicuro, tornò indietro.
-Sai una cosa, Bella Addormentata? – Si chinò su di lei rassegnato. – Un bacio di certo male non può farti. – Disse poggiando le labbra su quelle della ragazza.

-E così Renamon è rimasta a Digiworld con Impmon? – Domandò Henry confuso.
-Purtroppo si, le avevo detto che l’avrei coperta per farla Bioemergere il prima possibile, aveva quest’orrenda sensazione che a Rika fosse successo qualcosa, e aveva ragione. Ma non ho fatto in tempo, lei mi ha lanciato la valigetta ed è rimasta lì. –
-Non devi fartene una colpa, troverà il modo di tornare anche lei, ne sono certo. – Tentò di rassicurarlo Takato, che intanto stava seduto sul letto di Henry.
-Ma lei forse potrebbe fare qualcosa per Rika. – Borbottò Terriermon a testa bassa.
Bussarono alla porta della stanza, poi spuntò la testolina di Suzie. – Takato, ha chiamato il padre di Jeri e ha detto che la rivuole a casa, la accompagni? –
-Sicuro, sto arrivando. – Disse lui alzandosi. – Comunque, non dobbiamo perdere la speranza. – Continuò rivolto agli altri.
-Continuiamo a ripetercelo, ma ci crediamo davvero? – Si domandò Kenta.
Kazu gli diede una pacca sulla spalla.

Guilmon stava osservando la collezione di DVD ancora sparpagliata sul pavimento.
-E dobbiamo vederli tutti? Sono interessanti! – Disse.
-Io li vedrò tutti di sicuro! – Affermò Jeri.
-A che puntata siete arrivati? – Chiese Takato spuntandole affianco.
-Puntata dieci. – Annunciò Suzie solenne Porgendo le giacche agli amici.
-Grazie Suzie. – Le disse Jeri.
-Di niente, se torni anche domani continuiamo. – Annunciò la ragazzina.
-Ci sarò. –
-Allora domani dopo pranzo vieni a mangiare qui, potresti tornare a casa da scuola con Henry. –
Propose la madre di Suzie e del ragazzo. – Potresti venire anche tu, Takato. – Aggiunse poi rivolta verso il ragazzo.
-Mi piacerebbe, ma ho alcune cose da fare ed è meglio che non le rimandi. –
-Io invece verrò volentieri. – Sorrise Jeri.
-Ora però andiamo, o tuo padre mi ammazzerà. – Disse Takato prendendola per mano e facendo un cenno a Guilmon.

Ryo guardò l’orologio nervoso. Fremeva nell’attesa che la campanella segnasse la fine delle lezioni ma erano solo le undici e cinquantasette.
Appena fuori dalla scuola, aveva deciso parecchie ore prima, si sarebbe fiondato in ospedale.
Il cellulare che aveva in tasca vibrò con insistenza. Lo prese senza che l’insegnante lo notasse e lesse il messaggio:
“Allora, come va oggi?” Chiedeva Takato.

-“Di male in peggio.” – Lesse Takato sottovoce ad Henry, suo compagno di banco.
-Immagino. – commentò Henry guardando l’orologio che, appeso al muro, segnava le dodici esatte.
-Henry! Henry! – Sussurrò Terriermon da dentro la cartella.
-Che c’è? – Chiese Takato confuso.
-C’è un Digimon, una bioemersione. –
-Scusi professoressa? – Disse Henry alzandosi in piedi per attirare l’attenzione dell’insegnante. – Takato non sta molto bene, potrei accompagnarlo in infermeria? –
-Io? – Domandò Takato sottovoce confuso.
-Eddai, reggi il gioco, non c’è tempo. – Lo sgridò Terriermon a bassa voce.
-Oh professoressa! – Esclamò Takato improvvisamente piegato in due sul banco, - Lei non immagina che dolore alla pancia! –
-Santo cielo! – Esclamò la donna preoccupata. – Andate, andate pure! –
I ragazzi uscirono. Henry tenne la porta socchiusa per permettere a Terriermon di strisciare fuori mentre Takato inviava un messaggio a Ryo.

“C’è una Bioemersione, inventa una scusa, ci vediamo davanti alla scuola.”
“Lapidario” Pensò Ryo rimettendo il telefono in tasca.
-Scusi professore. – Disse alzando la mano educatamente.
-Dimmi Akiyama. – Disse l’insegnante corrucciato tenendo in mano il libro d’inglese.
-Posso andare in bagno? Temo che sarà una cosa lunga, devo aver fatto indigestione, ieri era avanzata la cena e l’ho mangiata per colazione, ma forse non è stata esattamente una grande idea… -
-Capisco, fai con comodo. – Disse tranquillo il professore.
-Grazie. –
Ryo strinse il Digivice ed uscì nel corridoio, mentre con l’altra mano portava il telefono alle orecchie.
-Dove sei? – Gli chiese subito Takato preoccupato.
-Sto uscendo dalla mia scuola, dove dobbiamo vederci? – Domandò, ricordando a Takato che frequentavano una scuola diversa.
-Lascia stare, ci vediamo al nascondiglio di Guilmon. –

Come avevano deciso si ritrovarono al parco, dove Ryo e Takato avevano lasciato i loro Digimon per andare a scuola.
-Ce ne hai messo di tempo! – Takato sgridò Ryo.
-La tua scuola è dietro l’angolo, per venire dalla mia ho dovuto predere la metro. – Ricordò il ragazzo mentre prendeva fiato.
-Lasciate stare! – Li sgridò Henry.
-Non c’è più tempo. – Accennò Monodramon.
-Da che parte? – Chiese Ryo già rassegnato all’idea di dover ricominciare a correre.
Senza dare una risposta i Digimon iniziarono a correre verso la loro destinazione.

Calumon dondolava le zampette dal bordo del comodino.
-Qualcosa non va? – Chiese la signora Nonaka preoccupata mentre caricava in spalla la borsa.
-C’è un altro Digimon. Calù. – Disse pacato Calumon.
-Accidenti, a quest’ora i ragazzi saranno a scuola… - Osservò la giovane donna.
-Ci stanno andando lo stesso, ne sono sicuro. Calù. – Affermò Calumon. – E’ vicino, troppo vicino. – -Vicino a chi? A noi? –

-Ascolta Suzie. – Disse Lopmon attirando la sua attenzione. – Qualcosa non va, c’è un Digimon. –
-Vuoi che ce ne occupiamo noi? – Chiese la ragazzina.
-E’ che ce ne sono almeno due, e uno lo sento debole quindi non so se gli altri lo hanno individuato. –
-Quindi vuoi occuparti di quello. –
Lopmon annuì.
-Da che parte lo senti? – Chiese Suzie pronta a scavalcare il muretto della scuola per affrontare la nuova minaccia.
-E’ da quella parte. – Disse puntando il dito.
-Di là c’è l’ospedale in cui è ricoverata Rika… -


***************************************

Dany92: Ma no, non è casino, è confusione ragionata, ci ho messo ore per organizzarla XD Rika, povera Rika, ma finalmente ho deciso la sua fine!
FuriaBuia: Grazie caro, appena mi gira correggo l’errore d’attacco. Come ti ho già detto a MarineAngemon e a Guardromon ci penserò dopo.

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Capitolo 11
*** 11 ***




11

-Sta arrivando! Dobbiamo chiamare Takato! Calù! O Henry! O Ryo! –
-Se il Digimon è qui sono sicura che stanno già venendo in questa direzione. –
Calumon scosse la testa. – Sono più di uno, almeno due, uno sta venendo proprio qui! – Disse Calumon allarmato.
La signora Nonaka afferrò il telefono da dentro la borsa, era certa di avere ancora in memoria il numero di Ryo.
-Ora chiamo Ryo e gli chiedo di venire qui. – Disse per tranquillizzare Calumon, ma anche lei era molto agitata.
Stava per schiacciare il tasto per la chiamata quando una lunga mano metallica fece volare via l’apparecchio.
-Cosa vuoi? Calù! – Chiese Calumon al nuovo arrivato tentando di avere un tono minaccioso.
Datamon lo guardò sprezzante. – Se ve lo dicessi il mi piano fallirebbe. – Rise lui. – Il nostro piano. – Si corresse.
-Santo cielo… - Esclamò la signora Nonaka. Se solo fosse riuscita a contattare Ryo! –Se vuoi fare del male a mia figlia dovrai passare sul mio cadavere! –
-Lei deve restare viva. – Disse il Datamon cupo. – Dubito che voi possiate proteggerla, niente digicarte, niente Digivice, voi siete spacciati. –
-Vedremo. – Si immischiò una voce. Suzie si chiuse la porta dietro, avvicinandosi con Lopmon sulle spalle.
In quel momento somigliava davvero a suo fratello quando girava per la città con il suo Terriermon sulle spalle anni prima.
-Io ce l’ho il Digivice, e ho anche le carte. Lascia stare Rika. Prenditela con me.– Ordinò.
Ora il Datamon sembrava in difficoltà. Il Digimon con cui stavano combattendo i ragazzi doveva essere un diversivo, qualunque fossero le intenzioni di questo Datamon.
-Devo chiederti un favore però, dobbiamo combattere da un’altra parte, qui c’è troppa gente. –
-Non mi allontanerò molto dalla ragazza, lei ci serve. – Disse Datamon convinto.
-Basterà che andiamo sul tetto dell’edificio. – Ribatté Suzie.
-Bene. – Disse il Digimon uscendo dalla finestra e iniziando ad arrampicarsi sulla parete.
Suzie andò in corridoio, seguita da Calumon e dalla signora Nonaka.
-Credo che per lei sia più sicuro stare qui. – Disse alla donna.
-Ti stai battendo con un Digimon per proteggere mia figlia, il minimo che io possa fare è sostenerti. –
-Erano anni che desideravo scontrarmi seriamente con un Digimon, almeno dai tempi del D-Reper. – Annunciò Suzie.
Mentre salivano le scale per la terrazza sia lei che Lopmon avevano un sorriso di sfida stampato in faccia. Erano pronte.
Datamon li aspettava in bilico sul corrimano.

CyberDramon attaccò Etemon con furia, mentre il suo Tamer stringeva il Digivice con foga.
Terriermon era in disparte, tra le braccia di Henry. Guilmon era rimasto al fianco di Takato. Tutti e quattro avevano deciso all’unisono di lasciare che Ryo e CyberDramon si sfogassero.
Etemon si dissolse nel nulla e i ragazzi sospirarono di sollievo.
-Complimenti. – Disse Henry all’amico e al suo Digimon.
-Dovevo sfogarmi. – Borbottò lui.
Takato ed Henry si scambiarono un’occhiata.
-Sento ancora puzza di Digimon. – Ruggì CyberDramon. – Deve essercene un altro. –
-Comincio a stufarmi di queste Bioemersioni contemporanee. – Si lamentò Takato.
-Almeno mi danno qualcosa da fare, o impazzirei. – Dichiarò Ryo aggrappandosi a CyberDramon. – Portami da lui. –
Gli altri, rassegnati, si prepararono a seguirli.

Datamon fu scaraventato fuori dalla piattaforma. Approfittò per rientrare nella camera di Rika usando come trampolino un ramo.
-A noi due adesso. – Disse.
Sapeva di avere poco tempo, prima che capissero che era tornato dalla Tamer. Rika stava immobile, ancora con le flebo infilate nei polsi e il volto livido, forse più del solito. Datamon le si avvicinò con un salto, sistemandosi al suo fianco sulle lenzuola.
Tirò fuori uno strano marchingegno con un ago. Le iniettò qualcosa dalla punta del dito indice della mano sinistra. Poi le scostò la testa e lanciò un’occhiata all’elettrocardiogramma. Era ancora troppo normale. Aspettò ansioso che i battiti del cuore aumentassero e prese quello che sembrava un piccolo proiettile appuntito. Le tenne la testa sollevata con una mano e con l’altra, dopo che ebbe lasciato il proiettile sul cuscino, le pressò la pelle lungo la spina dorsale. Lievemente e accompagnato da alcune di gocce di sangue ne uscì un altro proiettile metallico. Sembrava fosse fuso.
Datamon afferrò l’altro proiettile, pronto ad infilarlo sapendo che il tempo stringeva.
Avvicinò il proiettile al collo di Rika, ma la mano della ragazza fu più svelta.
-Hai scelto la persona sbagliata. – Disse lei – Sono davvero tanto incazzata! –
Datamon Sobbalzò, la mano di Rika stringeva disperatamente il suo polso metallico.
-Sei debole domatrice, non puoi farci nulla. – La schernì lui.
Rika strizzò gli occhi. Era appena riuscita a muoversi, era già una conquista, ma non poteva permettersi che le infilassero quella cosa un’altra volta. Datamon la stringeva forte, il braccio attorno al suo collo era soffocante.
-Lasciami stare. – Disse con voce strozzata.
Ma il Digimon rafforzò la presa tanto da lasciare il segno sul suo collo. Rika non riusciva a respirare. Datamon la spinse in avanti infilando il proiettile nel suo collo con tutta la forza che aveva.
L’elettrocardiogramma, a cui Rika era ancora collegata, segnava i suoi battiti accelerati. Quando il proiettile penetrò nella carne Rika ebbe un gemito di dolore, poi chiuse gli occhi e smise di muoversi.
Datamon la poggiò di nuovo sul cuscino, per poi collegarsi all’apparecchio. Mentre i battiti del cuore della ragazza tornavano normali si preoccupò di far sparire le testimonianze anche che si fosse svegliata. Aveva quasi finito quando Ryo spalancò la porta della stanza.
-Sta’ lontano da lei! – Gli ordinò rabbioso lanciandosi verso di lui.
Datamon saltò via dal letto e si avviò alla finestra, ma lì c’era Suzie ad aspettarlo, e Antilamon lo colpì con violenza, facendolo fuori definitivamente.
-Mitico! – Esclamò Suzie, che per la troppa emozione perse l’equilibrio e cadde dal ramo su cui si era aggrappata.
Per fortuna cadde dritta tra le braccia del fratello.
Ryo si assicurò che la ragazzina stesse bene, poi guardò in alto, dove stavano affacciati Calumon e la signora Nonaka.
-Rika sta bene? – Gli chiese la donna.
-Sembra di si. – Rispose lui lanciando una rapida occhiata alla ragazza stesa sul letto.
-Arriviamo. –
Ryo tornò affianco a Rika, le sfiorò dolcemente il collo arrossato.
-Spero davvero che non ti abbia fatto nulla. – Le disse a bassa voce per poi darle un bacio sulla fronte.
L’elettrocardiogramma ebbe un fremito.

-Sei uno stupido! – Disse Jeri a Takato dandogli un pizzicotto. – Avresti dovuto avvertirmi prima di uscire per andare a caccia di Digimon! E se ti fosse successo qualcosa? –
-Non mi sarebbe successo nulla! C’era Guilmon con me, per non parlare di Henry con Terriermon e Ryo con Monodramon! –
Henry camminava affianco a loro, divertito dal battibecco.
-Jeri ha ragione, avremmo potuto aiutarvi! – Ribatté pronto Kazu.
-No, categoricamente no. Siete senza Digimon, non voglio che finiate all’ospedale anche voi. – Ribadì secco Takato.
Calò il silenzio.


***************************************

FuriaBuia: No che non si è allontanato, anzi, voleva proprio lei! E non staccarmi la testa! Certo che sei macabro!
Dany92: Ti giuro, ora sembra tutto incasinato ma man mano che il tempo passa le cose vanno chiarendosi, non credi? Davvero è davvero davvero così depresso? XD Lui che è sempre così allegro e spiritoso! L’ha baciata si! XD Come ti ho già chiesto, che ne sai tu che non lo sa già che l’ha baciata?

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Capitolo 12
*** 12 ***




12

-Sembra che siamo destinati ad avere una Bioemersione al giorno. – Osservò Yamaki quando i ragazzi lo raggiunsero nella vecchia base.
-Sembra che vogliano qualcosa da Rika. – Disse Suzie.
-Qualcosa? –
-Non lo so, è stato confuso. –
-Quel Digimon ha chiaramente affermato che Rika serve viva per qualcosa, ma non ha voluto dire cosa perché altrimenti avremmo potuto fermarlo. – Affermò la signora Nonaka convinta.
-Se è davvero così allora dovremo organizzare dei turni di guardia per proteggere Rika. –
-Fantastico. – Commentò Kazu.
-Tu non c’entri. – Chiarì Henry. – Saresti utile quanto una scarpa rotta.
-Ha ragione, è un lavoro per chi ha il Digimon. – Continuò Takato.
Kenta sospirò rassegnato.
Erano solo loro, dato che Jeri era rimasta a casa di Suzie e Ryo se ne era andato chissà dove.
-Tanto per cominciare, Takato, dovresti andare in ospedale. – Raccomandò Yamaki.

-Che fai tu qui? – Domandò Takato stupito, vedendo Ryo affianco alla macchinetta per il caffè.
-Ma ne hai di domande intelligenti? – Scherzò Ryo forzatamente. – Che fai tu qui piuttosto? –
-Jeri è andata a pranzo da Henry e Suzie e rimarrà con loro tutto il pomeriggio. –
-Capito, quindi non avevi nulla da fare e hai pensato a Rika. –
Takato storse il naso. – Stiamo organizzando dei turni di guardia per controllare che non facciano del male a Rika. –
-Se non te l’avessero ordinato non saresti qui, vero? – Scherzò Ryo. – Tranquillo, lo so. Fa male vederla così. – Porse una tazza di caffè all’amico, poi lo invitò a seguirlo.
Calumon si era immobilizzato sul comodino, temendo che fosse un infermiera. Quando vide che erano i ragazzi sorrise, poi tornò ad accucciarsi affianco a Rika riprendendo il discorso interrotto. -Il sole è alto Calù! –
-Continua a parlarle e a chiederle di svegliarsi, credo che in altre circostanze Rika troverebbe un modo per zittirlo, le farebbe venire il mal di testa. Non la lascia sola un minuto, a meno che non glielo si chieda. – Spiegò Ryo.
-Povero piccolo, chissà quanto è preoccupato. E’ così pallida… -
-Dille qualcosa. – Incitò Ryo.
-E che cosa? –
-Che ne so io? Supplicala, insultala, provocala! Io le ho provate tutte, ma tu la conosci da prima di me, magari sai come prenderla. – Ipotizzò Ryo.
-Io? Sapere come prenderla? Ma per favore! – Ridacchiarono.
-Fate silenzio! – Ordinò Calumon all’improvviso.
-Che c’è? – I due ragazzi erano confusi.
-C’è uno strano ronzio. Calù. –
I ragazzi si concentrarono. – Non sento niente. – Affermò Takato dopo un poco.
-C’è invece! Vi dico che c’è! Viene da Rika… Calù… -
-Fa sentire. – Ryo, risoluto, prese il Digimon per la pancia e lo porse a Takato, poi si chinò sulla ragazza e accostò un orecchio alla sua guancia.
-Allora, lo senti? Calù? – Chiese ansioso Calumon.
Ryo, concentrato, non rispose.
-Allora? – Gli fece fretta Takato.
Ryo appoggiò una mano sulla guancia della ragazza. – Trema. – Disse sconcertato.
-Come scusa? – Chiese Takato sconcertato.
-La pelle, non lei. –
Takato non capiva, e Ryo gli fece cenno di avvicinarsi. – Poggia la mano qui. – Gli disse indicando l’altra guancia della ragazza.
La pelle di Rika, effettivamente, sembrava vibrare.
-E’ normale? – Chiese Takato.
-Cosa vuoi che ne sappia io? – Rimbeccò l’altro stizzito.
Takato scrollò le spalle. – Io chiamo un dottore. – Dichiarò affrettandosi verso la porta.
-Ha smesso. – Osservò Ryo. Le lanciò un’occhiata, per poi sfiorarle dolcemente la frangetta. – E’ meglio dirlo comunque ad un dottore. –
-Faccio io. – Disse Takato uscendo dalla stanza.

Kazu e Kenta si erano recati al parco ed ora stavano seduti su una panca a ingozzarsi di gelati.
-E ora che si fa? Siamo da soli noi due! – Esclamò Kenta seccato.
-La vedi quella ragazza laggiù? – Gli chiese l’amico.
Kenta annuì.
-Che voto dai alle sue chiappe? –

-La pelle che tremava, dai, te lo sarai immaginato! – Il giovane dottore con cui Takato aveva parlato lo aveva preso per matto.
-Lei dice che è impossibile? – Si assicurò Takato tentando di evitare di essere preso per scemo.
-Impossibile. – Affermò l’uomo girandosi ed andando via.
-Il dottore crede che siamo matti da legare. – Informò più tardi Ryo e Calumon.
-E allora che cavolo le è preso? Perché davvero, tremava. – Affermò Ryo convinto.
Takato lo osservò un secondo, notando che la mano del ragazzo stringeva dolcemente quella di Rika. Sbuffò.
-Eih, Principe Azzurro, perché non ne approfitti e baci Biancaneve? Magari si sveglia. – Tentò di provocarlo.
-Idiota! – Gli disse Ryo. – Lei è la Bella Addormentata, e ci ho già provato, non funziona. –
Takato deglutì. – Ma io non dicevo mica sul serio… -
Ryo scollò le spalle.
-Co… Con la lingua? – Ryo si sarebbe aspettato qualunque domanda tranne quella. Batté la fronte sulle nocche della mano di Rika, che teneva sollevata.
-Cioè, ma dico… Ti sembrano domande da farsi? Ti sembra nella condizione? E’… E’… E’ stato un bacio a stampo! –
-Volevo ben dire. – Takato si sedette. – Nel novantanove per cento delle possibilità ti avrebbe staccato la lingua a morsi anche mentre dormiva! –
-E nell’uno per cento rimanente? – Si preoccupò Ryo.
-Avrebbe portato all’apocalisse! –
Takato guardò Calumon, che si era addormentato avvinghiato al braccio di Rika.
Dalla finestra socchiusa entrava il fresco venticello primaverile e il ragazzo decise di chiuderla.
Si era appena riseduto quando la Nonna di Rika fece il suo ingresso nella stanza. Ryo mollò dolcemente la mano di Rika sul lenzuolo e si allontanò di poco. La signora finse do non aver notato nulla.

Alla fine i ragazzi decisero che durante il giorno sarebbero stati a turno accanto a Rika, e se fosse avvenuta una Bioemersione durante la notte Suzie, Henry e Takato si sarebbero occupati del Digimon mentre Ryo, dato che aveva insistito tanto, si sarebbe precipitato in ospedale.
Nonostante l’ansia dei Tamers e delle loro famiglie la nottata passò tranquilla. Almeno quella.
La mattina arrivò in fretta. Henry si ritrovò seduto a tavola, a fare colazione con Terriermon, Lopmon e sua sorella Suzie.
-Ho chiamato la mamma di Rika, lei sta bene, non è successo nulla di pericoloso questa notte. –
Disse Suzie pacata.
Henry le sorrise. – Hai intenzione di passare a trovarla prima di andare a scuola? –
-Si, decisamente. – Affermò la ragazzina.
-L’orario di visita inizia alle otto e mezza. – Le ricordò.
-Oggi iniziamo più tardi, tranquillo, faccio in tempo ad arrivare a scuola con almeno un quarto d’ora di anticipo. –
-Se aspetti la fine delle lezioni ti accompagno io. – Le propose Henry.
-Ma tu torni questa sera. – Gli ricordò Suzie – Oggi andate al museo. –
-Già, è vero… -

Ryo sospirò, prima di rispondere all’ennesima telefonata di suo padre.
-Dimmi papà. – Disse secco.
-Ma fai davvero sul serio? –
Ryo rise. – Ovvio. –
-Hai passato tutta la notte lì, hai intenzione di saltare anche la scuola? –
Il ragazzo si sistemò meglio su quel ramo. Era stato appollaiato lì per tutta la notte, nonostante si fosse deciso di tornare tutti a casa alla fine dell’orario di visita.
Si sporse di poco per guardare dentro l’edificio, attraverso la finestra vedeva Rika riposare tranquilla, se così si poteva dire.
-Eddai papà! Me la cavo benissimo! – Si lamentò lui.
-Come ti pare, ti ha fatto proprio perdere la testa, eh? – Lo provocò l’uomo riferendosi chiaramente a Rika.
-Oh! Andiamo! Mica potete rinfacciarmelo tutti! –
-Monodramon può mangiarsi i tuoi cereali? – Chiese l’altro corrucciato.
-Sicuro, daglieli pure tutti. – Disse Ryo storcendo il naso nel sentire il brontolio della sua pancia. Non mangiava dalla sera prima.
-Ma dove sei esattamente? Ti sei intrufolato nella stanza di nascosto prima dell’orario di visita? –
-Sono su un albero qui davanti alla finestra di Rika, ma quando inizia l’orario di visita entro. – Rispose Ryo.
-Hai mangiato qualcosa almeno? –
-Un po’, si. – Mentì Ryo. Senti, ora devo andare, ti faccio sapere, ciao. –
E riattaccò. Si appoggiò malamente al tronco dell’albero e rimise le cuffie dell’MP3 nelle orecchie. Passò un po’, poi una pietra gli arrivò dritta alla testa.
-Eih! – Si lamentò guardando giù.
-Mi ha chiamato tuo padre. – Gli disse Takato con un sorriso. – Non si è bevuto la bugia che hai mangiato. – Sollevò la mano con un sacchetto di carta e un grosso bicchiere fumante.
-Mitico! – Esclamò Ryo saltando giù dall’albero. – Che mi hai preso? – Domandò euforico.
-Tre cornetti al cioccolato e un caffè forte e bollente. – Rispose Takato. – Certo che con tutte le preoccupazioni che ti sta dando almeno un bacio te lo meriteresti davvero. –
Ryo rise. – Dillo a lei! –


***************************************

Dany92: Ti è mai capitato di essere in un incubo e non riuscire a svegliarti? Si era svegliata si, ed era anche parecchio arrabbiata, non trovi? Cosa sarà mai quella sottospecie di proiettile? Non lo so, magari una chiavetta per la connessione internet XD Cara, quando vuoi un parere sai dove rintracciarmi.
FuriaBuia: Cosa sarà mai quella sottospecie di proiettile? Non lo so, magari una chiavetta per la connessione internet XD Lei non è antipatica, non ti ho fatto vedere il film del treno Digimon in fuga? Suo padre se ne è andato e non è più tornato, lei ha tanta paura di soffrire! Non si fida degli adulti, lo ha detto anche in non ricordo quale puntata della serie tv, e non si fida e basta! Per quanto riguarda Ryan e Morten, lascia fare a Milla, quella ragazza è un genio, ma finisci quel libro e restituiscimelo, perché nelle tue mani è come in un uragano verso il mondo di Oz! Me lo stai distruggendo!
E per concludere: Cosa sarà mai quella sottospecie di proiettile? Non lo so, magari una chiavetta per la connessione internet XD

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Capitolo 13
*** 13 ***




13

Takato se ne andò dritto verso la sua scola, o forse verso casa di Jeri, Ryo non seppe dirlo; ritornò sul suo albero e divorò letteralmente i cornetti, per poi bere il caffè caldo.
Una decina di minuti dopo Ryo si grattava la pancia piena guardando il cielo preoccupato. Le nuvole sembravano stare iniziando a raggrupparsi proprio sull’ospedale, presto avrebbe piovuto e lui aveva solo la sciarpa e il cappotto.
Pazienza, sarebbe rimasto lì immobile anche con un uragano, pur di non pendere di vista la finestra e la persona che c’era dentro, se poi per piovere avesse aspettato che iniziasse l’orario di visita sarebbe stato ancora meglio.
Guardò l’orologio, erano le otto meno cinque, aveva ancora più di mezz’ora.

-Questa volta devo passare per forza. – Disse Renamon risoluta.
-Ancora quella sensazione? – Chiese Impmon rassegnato.
-Si quello che vuoi, ma è sempre più forte. –
-Sessanta secondi all’onda di energia. – Annunciò Impmon. – Se riusciamo a passare entrambi Guardromon farà saltare la base prima delle prossime venti ore. –
-Sarebbe l’ideale. –
-Cinquantacinque secondi. –

Ryo vide la nebbia espandersi attorno a lui, e capì che la pioggia era l’ultimo dei suoi problemi. Saltò sul davanzale e prese il cellulare. Compose il numero di casa e aspettò che suo padre rispondesse.
-Devi venire qui in ospedale, c’è una Bioemersione in corso! Sali in macchina e portami Monodramon. – Disse serio.
Strinse la mano di Rika con forza, pronto a difenderla a costo della vita. E aspettò, mentre mandava un chiaro messaggio a Takato.

Takato prese il cellulare in mano immediatamente; erano davanti alla scuola e c’erano già tutti. -“Bioemersione in corso, ci penso io.” – Lesse ad alta voce.
A sentire quelle parole Terriermon, che si dimenava nello zaino di Henry da quando aveva sentito la Bioemersione, si calmò.
-Che gli rispondo? Dobbiamo andare? – Chiese Takato preoccupato.
-E’ il leggendario Digimon Tamers, se la cava bene anche da solo. – Rispose Kazu rassegnato.
-Digli che comunque se ha bisogno può chiamare te o Henry. – Gli raccomandò Jeri. E Takato obbedì.

Ryo era all’erta già da dieci minuti, aveva ricevuto le raccomandazioni di Takato e si era tenuto pronto allo scontro, ma ancora nessun Digimon si era fatto vivo. Ma la nebbia era fitta, quindi doveva esserci qualcosa.
Lanciò un’ultima occhiata a Rika, e capì che toccava a lui la prima mossa.
Si avvicinò alla finestra e si affacciò per guardare verso il terrazzo. Prese il Digivice per sapere almeno che tipo di Digimon ci fosse, per sapere se avrebbe potuto prenderlo a pugni o se era spacciato.
-Ogremon. – Disse il Digivice. Be’, non era il massimo dover prendere a pugni un Digimon armato di mazza.
Poi successe una cosa che non si aspettava, una grossa macchia scura gli sfrecciò davanti e qualcosa sbatté a terra facendo un solco nel terreno.
-Renamon? – Si stupì il ragazzo.
Quando si sentì chiamare, lei si alzò di scatto saltando sull’albero, proprio di fronte a Ryo.
-Dov’è Rika? –
Ryo si scostò per permetterle di entrare, e Renamon scattò affianco alla sua Tamers.
-Sapevo che le era successo qualcosa, me lo sentivo. –
Ryo abbassò lo sguardo. – Dobbiamo occuparci di quel Digimon, Monodramon sta arrivando. –
-Non c’è tempo. Il Digivice di Rika? – Chiese il Digimon.
Ryo aprì un cassetto del comodino e lo prese. – Che vuoi farne? –
-Io nulla, lo userai tu, dovrai digimodificarmi se avrò bisogno. –
Ryo sgranò gli occhi. – Vuoi che usi il Digivice di Rika? – Domandò stupefatto.
-E’ la nostra unica possibilità. – Disse Renamon saltando fuori.
Ryo la seguì arrampicandosi su per la parete.

-C’è una bioemersione. – Annunciò Yamaki cupo aprendo per l’ennesima volta la valigetta che Terriermon gli aveva lasciato.
L’aveva studiata bene assieme ai sui colleghi, ed erano riusciti a visualizzare un timer che scattava ogni venti ore.
Uno dei colleghi di Yamaki aveva collegato il timer alle Bioemersioni, ed erano giunti alla conclusione che queste avvenivano ad intervalli regolari di venti ore esatte.
-Signore, c’è un file che sta cercando di scaricare dei dati, non sono sicura del tipo di dati e da dove li stia scaricando, ma la fonte è in città. –
-Cerca di interrompere il segnale. – Ordinò Yamaki.

Renamon lanciò la sua pioggia di diamanti contro Ogremon, sotto lo sguardo assorto di Ryo.
Per il momento sembrava cavarsela anche da sola e il ragazzo si disse che era un bene, perché non sapeva se sarebbe stato in grado di usare il Digivice di Rika.
All’improvviso Ogremon lanciò un attacco:
-Pugno imperiale! – Gridò. E Renamon finì a terra.
Ogremon si scagliò contro di lei e Ryo intervenne.
-Digimodificati! Carta dell’ipervelocità! – Esclamò Ryo.
Renamon scattò via, evitando il colpo. E Ogremon fece un solco sul pavimento. L’edificio sembrò tremare.
Ryo sentì la porta della terrazza aprirsi e Monodramon gli andò incontro. Il ragazzo sospirò di sollievo.
-Renamon, ci pensiamo io e Monodramon, tu vai da Rika. – Disse Ryo lanciandole il Digivice della ragazza. Renamon corse via e Monodramon si preparò per entrare in azione.
-Clava d’osso! – Urlò Ogremon scagliando la clava tra Ryo e il suo Digimon. I due scattarono nelle direzioni opposte per evitare il colpo.
-Digimodificati! Carta della potenza!! – Esclamò Ryo.
E Monodramon scagliò una testata contro il nemico gettandolo a terra.
Ogremon era in difficoltà, e Monodramon senza problemi gli dette il colpo finale facendolo dissolvere. La nebbia svanì e Ryo sospirò. I due si avviarono alla porta, pronti a scendere di nuovo al piano di sotto. Il padre di Ryo li aspettava in fondo alle scale.
-Com’è andata? – Chiese sorridente.
-Una pacchia. – Rispose Ryo secco.
-Lo sai, sono passato dalla tua amica mentre tu “lavoravi”, c’era un gran viavai di medici! –
-Cosa? Ma sta bene? – Domandò allarmato. E prima che il padre potesse rispondere corse via. Monodramon guardò l’uomo corrucciato.
-Tranquillo. – Gli disse lui facendogli cenno di seguirlo per le scale di servizio.

Ryo arrivò alla camera trafelato, prima che potesse entrare fu fermato da un infermiera.
-Calma, dove credi di andare? – Gli disse.
-Dentro! – Affermò lui convinto.
-Non ora, - Gli disse l’infermiera, - Aspetta che i dottori escano. –
-Ma lei sta bene, vero? – Domandò ansioso.
Prima che la donna gli rispondesse tre dottori lasciarono la stanza, e lei gli permise di entrare. –Vacci piano. – Gli raccomandò.
E lui si lanciò dentro.
Inizialmente pensò ad un miraggio, poi si rese conto che davvero stava guardando negli occhi Rika Nonaka.
-Sei davvero tu… - Biascicò confuso.
-No, ti hanno dato un colpo in testa, sei morto e ora sei in paradiso! – Replicò lei seccata.
-No dico, sei sveglia… - Osservò di nuovo.
Renamon si materializzò al fianco della ragazza.
-Resti lì immobile o vieni qui? – Chiese Rika impaziente.
Lui si fiondò letteralmente affianco a lei.
-Come ti senti? – Le chiese premuroso con un enorme sorriso. Le prese una mano e lei lo guardò scettica.
-Ho mal di testa, mi sento tutta intorpidita e muoio di fame, per il resto è ok.–
-Oh! Ma per fortuna ti sei svegliata, non ci speravo… Non ci speravamo più! – Si corresse subito notando Calumon che sbucava da sotto al letto e si sedeva accanto a loro sorridendo.
-Che ore sono? – Chiese poi lei all’improvviso.
-Le otto e mezza passate, tua madre dovrebbe arrivare a momenti. –
-Fantastico, spero solo che mi facciano uscire di qui il prima possibile. – Affermò gettando la testa all’indietro. Poi rigirò la sua mano ed afferrò quella del ragazzo.
-Che hai fatto? – Chiese notando la fasciatura.
-Ho preso a pugni un Digimon. – Affermò.
-Uao. – Commentò Rika. – Quale? –
-Devimon, quello che ti ha mandata in coma. –
A Rika scappò una risata. – Idiota, hai fatto questo per me? –
-Per te questo ed altro! – Annunciò Ryo solenne.
-Idiota! – Ribadì Rika pronta tirandogli un pugno alla spalla. Poi si bloccò, sentendo il brontolare della sua pancia.
-Hai fame! – Ricordò subito Calumon. Rika gli sorrise.
-Torno subito. Vado a chiedere se c’è qualcosa da mangiare per te. – Disse Ryo alzandosi e stampandole un bacio sulla bocca.
-Eih! – Si lamentò lei.
-Torno subito. – Ripeté Ryo.
Rika lo vide uscire, poi subito dopo vide entrare Suzie più confusa che mai.
-Ciao Suzie! – La salutò felice.
-Rika? – La ragazzina le corse incontro e la abbracciò forte. – Ecco perché Ryo era così felice! Sei tornata! –
-Certo, e ora non me ne vado più! – Affermò convinta. – Ma tu non dovresti essere a scuola? –
Suzie si sedette affianco alla ragazza, che stava ancora seduta sul lettino e ne approfittava per sgranchirsi le gambe sventolandole avanti e indietro.
-Oggi entro più tardi e ne ho approfittato per venire da te. –
-Sono contenta di vederti, Ryo cominciava a mettermi ansia. – Confessò Rika.


***************************************

Dany92: Forse per collegare il suo cervello ad Internet, ma se lei avesse davvero qualcosa in testa non credi che lo saprebbe? Sai, credo che forse il fatto che gli debba mordere la lingua sia troppo scontato. O forse prima di potergli mordere la lingua lui la deve baciare con la lingua, e dubito che lo farà mai. O forse si?
Rika_89: Sono contenta che ti intrighi, spero di non deluderti perché sto improvvisando… Permetti una domanda? A cosa è dovuto il tuo Nick?
FuriaBuia:Non ha avuto tempo per ingrassare, contento?!

E per concludere: Ora che ci penso, questa fic era nata per essere una Rika/Ryo, ma poi Rika mi ha messa spalle al muro… Non riesco a farla ragionare, a farle capire che Ryo è perfetto per lei.

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Capitolo 14
*** 14 ***


Avevo pensato di aggiornare ieri, poi mi sono detta “pensa all’esame, aggiorni dopo“ e così una volta fatto il terzo esame all’università e poi passato l’intero pomeriggio per i fatti miei mi sono decisa a postare questo cap, sperando in recensioni che mi consolino almeno un po’.

14

Ryo tornò in ospedale con un sorriso sereno stampato in faccia. Era stato mandato da Rika a fare un giro almeno un’oretta prima. Sembrava nervosa e Ryo non se l’era presa per il tono brusco che aveva usato.
Raggiunse la camera e spalancò la porta con foga.
-Tutto bene? – Chiese.
Poi strabuzzò gli occhi. Rika lo guardava storto, aveva addosso solo pantaloni e reggiseno ed aveva in mano la camicetta nera che stava per indossare.
Ryo era pietrificato.
-Ti dispiacerebbe uscire e chiudere la porta? – Chiese girandosi di spalle con le guancie rosse.
-Scusa. – Biascicò il ragazzo chiudendosi la porta alle spalle.
Si appoggiò alla parete ed aspettò. Pochi secondi dopo Rika lo afferrò per un polso da uno spiraglio della porta, trascinandolo di nuovo all’interno della stanza.
-Scusa. – Ripeté Ryo mortificato.
-Dopo questo mi devi un favore. – Disse Rika puntandogli un dito sul petto.
-Tutto quello che vuoi. –
Sentirono bussare e le due signore Nonaka entrarono nella stanza.
-Sei pronta a tornare a casa tesoro? Il taxi è qui fuori. – Le chiese sua madre.
Rika storse il naso. – E se tornassi a piedi? – Chiese
-Ma tesoro, ti sei appena ripresa da un coma… Tornare da sola? –
-Non da sola, con lui! – Disse Rika semplicemente indicando un Ryo alquanto stralunato. – Fare due passi mi farà bene. –

Verso il primo pomeriggio i due ragazzi stavano passeggiando verso casa di Rika.
-Stai bene? – Le chiese il ragazzo esasperatamente preoccupato.
-Si, e smettila di chiederlo. –
-Per essere entrato senza bussare ti devo solo riportare a casa? – Le chiese Ryo.
-Veramente speravo che, dato che sono momentaneamente al verde, tu potessi comprarmi un panino, e qualcosa da mangiare che non sia una flebo o brodino… -
-Vuoi un panino o ci fermiamo da qualche parte? – Le chiese lui sorridendo accondiscendente.
Lei si rigirava tra le dita una ciocca di capelli. Guardava a terra nervosa con le gote leggermente arrossate.
Ryo la osservò un istante, era una delle poche volte che vedeva la ragazza con i capelli sciolti e questo gli fece tornare in mente l’elastico.
-Un panino può andare, grazie. – Mormorò Rika.
Il ragazzo le sorrise, sfiorandole una ciocca di capelli. – A proposito, il tuo elastico… -
-Puoi tenerlo. – Tagliò corto Rika.
-Come sai che ce l’ho io? Stavo per dirtelo… -
-Non chiedere. – Disse seria, poi accennò un sorriso, indicando il chiosco di panini appena davanti a loro.
-Hamburgher? – Chiese lui.
Lei annuì, già con l’acquolina in bocca.

-Sono preoccupato. – Annunciò Takato durante la pausa pranzo, mentre erano seduti nel giardinetto di un museo.
-Per Ryo? – Gli chiese Jeri confusa.
-Non ha chiamato per dire se è tutto ok. –
-Magari l’ha ritenuto superfluo. – Ipotizzò Kenta.
-Chiamalo, che problema c’è? – Propose Kazu.
-Ho il cellulare scarico. – Si lamentò Takato. – Niente soldi. –
-Lo chiamo io. – Tagliò corto Henry mentre componeva il numero.

-Ti squilla il cellulare. – Fece notare Rika, che era già arrivata a metà panino.
Ryo sospirò e portò il cellulare all’orecchio.
-Chi è che rompe? – Chiese dopo aver ingoiato il boccone, ridendo, dato che aveva già letto il nome di Henry sul display.

-Quanta euforia! – Commentò Henry piccato, rifiutandosi di dare il cellulare a Takato, che gli stava davanti con una mano testa.
-Takato vuole sapere come è andata con il Digimon bioemerso, se è tutto ok. –

-Oh! – Esclamò Ryo scendendo all’improvviso dalle nuvole. – Era un Ogremon, l’ho fatto fuori con Monodramon, è Bioemersa Renamon e ha dato una mano, stiamo tutti bene. –

-Ne sono felice. – Disse a Ryo, per poi rivolgersi agli altri. – Era un Ogremon, l’hanno fatto fuori ed è tornata Renamon. – annunciò Henry.

Ryo guardò Rika mandar giù l’ultimo morso e leccarsi le dita.
-Ne vuoi un altro? – Le chiese a bassa voce.
L’espressione che Rika fece disse chiaramente “Si grazie, quanto vorrei non dovertelo chiedere, ne va del mio onore”.
-Eih! Devo andare, - Disse Ryo ad Henry – Che ne dite se quando tornate passate da casa di Rika? Sua madre mi ha chiesto di farvi venire. –
-Oh! No, ti prego! – Supplicò Rika seccata. Lui le tappò la bocca con la mano.

-A casa di Rika? – Chiese Jeri, che intanto aveva accostato l’orecchio al telefono di Henry.
-Perché? – Domandò Takato confuso.

-Voi venite e basta! – Ordinò Ryo riagganciando. Poi tornò a guardare Rika; lei guardava dritta davanti a se, con la schiena appoggiata alla panchina e la mano del ragazzo ancora sulla bocca.
La afferrò e la scostò con poca grazia, poi disse spazientita:
-Allora, principe Filippo, il mio panino? –
-Sissignora! – Corse al chiosco e ordinò un altro panino. Appena fu tornato alla panchina e si sedette lei prese il panino in mano e lo addentò.
-Grazie. – Disse forzatamente.
-Figurati, chi è il principe Filippo? – Chiese poi confuso.
-Se non lo sai tu! – Borbottò lei con uno strano sorriso. – Devo parlare con gli altri Tamers più tardi. – Rifletté.
-Parlare di cosa? –
-Ho delle informazioni che potrebbero esservi utili. –
-Per esempio? – Chiese Ryo confuso.
-So che le Bioemersioni avvengono ad intervalli regolari di venti ore esatte. – Confessò.
-E come cavolo faresti a saperlo? –
-Prendi un foglio e appunta le ore e i giorni in cui ci sono state le Bioemersioni, lo vedrai da solo se non ti fidi. – Si lamentò lei stizzita.
-Ma io mi fido di te! – Affermò lui convinto.
Rika non disse nulla, si girò nella direzione opposta per non tradire alcuna emozione, e si dedicò al suo panino.
-Non dovresti legarli, i capelli intendo. – Osservò poi Ryo per rompere il silenzio.
-E perché? – Chiese allora lei curiosa tornando a guardarlo.
-Perché ti stanno benissimo anche sciolti. – Rispose semplicemente lui.
-A volte sei una gran seccatura, lo sai? – Gli disse lei convinta.
-Io? E perché? – Chiese Ryo ridacchiando.
-Perché mi dai sui nervi. – Rispose Rika sospirando.
-Io? Ma se faccio di tutto per non farti arrabbiare o innervosire! – Si lamentò lui convinto.
-Maschi! – Borbottò lei alzandosi e ricominciando a camminare.
-Che ho fatto questa volta? Perché ti sei arrabbiata? –
-Non sono arrabbiata, lascia stare. –
-Eih! Vuoi qualcosa da bere? – Le chiese allora per cambiare discorso.
-Si. – Esclamò lei, - una birra! –
-Come scusa? –
-Scherzavo, magari un the freddo. –

-Ci vieni a casa di Rika? – Chiese entusiasta Suzie a suo fratello quando lui le telefonò.
-Si, veniamo direttamente lì dalla scuola, ma c’è qualche problema? – Chiese Henry preoccupato.
-Problemi? Macché! Passami Jeri! – Ordinò poi la ragazzina risoluta.
E il ragazzo obbedì allungando il cellulare lungo il sedile occupato da Jeri e Takato.
-Jeri è richiesta. – Disse.
-Pronto, Suzie? E’ tutto ok? Dove sei. –
-Tutto ok, il tuo Digiuovo sta bene, è nel mio zaino. Sono quasi davanti a casa di Rika, non hai idea di quello che è successo questa mattina! – Rispose Suzie euforica.
-Di che si tratta? –
-Allontanati dagli altri e tieniti forte. –
Jeri obbedì, dirigendosi verso i sedili dell’autobus più distanti dai ragazzi.
-Sono sola, allora, di che si tratta? – Chiese curiosa.
-La faccio breve, Rika si è svegliata dal coma! –
-Dai! Non mi stai prendendo in giro, vero? – Si assicurò Jeri.
-No! E’ a casa, per questo sto andando lì, dovrebbe esserci anche Ryo, dubito che si sia staccato da lei tanto facilmente, voi tra quanto arrivate? –
-Appena scendo mi metto a correre, - annunciò Jeri, - e chi vuole seguirmi dovrà alzare il passo. –
-Eih! Non ho mica le chiamate gratis io! – Si lamentò Henry lanciando un’occhiata eloquente a Jeri. -Tuo fratello reclama il telefono. – Disse Jeri ridendo.
-A dopo allora! –
Jeri restituì il cellulare ad Henry e per poco non cadde a causa di una brusca frenata. Takato la afferrò per un braccio mentre Kenta la teneva diritta più che poteva. In men che non si dica si ritrovò tra le braccia del suo ragazzo.
-Tutto bene? – Le chiese Takato.
-Sicuro! –
-Cos’è che ti ha detto Suzie? –
-Segreto militare! – Affermò Jeri convinta.


***************************************

FuriaBuia:Ma non è mica morto sul serio! Poi non l’ha ucciso, visto? E non hai mica tutti i torti sul fatto del maggiordomo! E per quanto riguarda sabato, se anche tu di dessi da fare a procurarti qualche film non dovrei fare tutto io!
Dany92: Non è per Renamon però che si è svegliata! Devo ricordarmi che li comando io XD ok, ma non è facile, perché forzandoli li renderei OOC.
Rika_89: Se avrà la meglio su di lei… Mi piacerebbe, ma lei è una testa dura!


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Capitolo 15
*** 15 ***





15


-Rika dov’è? – Chiese Suzie una volta nella sala da pranzo, vedendo Ryo seduto a giocare a carte con la nonna della ragazza.
-Sta facendo una doccia. – Rispose la signora Nonaka facendo cenno alla ragazzina di sedersi. -Giochi? – Chiese Ryo sorridendo porgendole il mazzo.
Suzie si sedette e aprì lo zaino, ne uscirono Calumon e Lopmon, e lei tirò fuori con dolcezza il Digiuovo di Jeri mettendolo sulle gambe. Dopo un po’ di prove ad accarezzare l’uovo per farlo schiudere si erano arresi.
-A che giocate? – Chiese.
-Scopa. – Rispose la signora Nonaka. – Sai giocare? –
Suzie annuì.

Rika si guardò allo specchio.
Si sfiorò il collo, ricordava vagamente lo scontro e la discussione con il Datamon ma non era certa che fosse avvenuta davvero.
Sbuffò. Quell’idiota di Ryo poi le stava col fiato sul collo tanto da metterla in imbarazzo, da come l’aveva guardata quando gli aveva detto di restare in cucina con il resto della famiglia sembrava che sarebbe entrato volentieri sotto la doccia con lei per non perderla di vista.
Si lasciò scappare un sorriso, pensando che lui era davvero un povero stupido idiota. Finì di pettinarsi e si sistemò il maglioncino, poi raggiunse gli altri in cucina.
-Ciao Rika. – Salutò Suzie.
-Ciao scricciolo. – Disse Rika passandole una mano tra i capelli e sedendosi affianco a lei. – Cos’è quello? – Chiese accennando a quello che la ragazzina aveva sulle gambe.
-Un Digiuovo, è di Jeri. Impmon ha trovato un non so quale modo per separarsi dai dati che aveva assorbito da Leomon. –
-Quindi quello è Leomon? –
Suzie annuì.
-Sono contenta per Jeri. – Disse Rika.

-Corri! – Disse Jeri a Takato quasi seminandolo.
-Eddai? Perché tutta questa fretta? –
-Oh! Kazu! Zitto e corri! – Rise Jeri.
-Ma cosa cavolo ti ha detto mia sorella per farti correre così? –
-Corri e basta! – Insisté Takato.
Jeri si fermò solo quando poté appoggiarsi al cancello della casa dell’amica. Gli ultimi ad arrivare furono Guilmon e Kenta.
-Suona. – Disse Takato con il fiatone.
E Jeri schiacciò con insistenza il campanello.
-Buonasera ragazzi. – Disse Ryo aprendo la porta, affiancato dalla nonna Nonaka.
-Che è successo? – Chiese Takato confuso.
-Lei dov’è? – Chiese Jeri strattonando Ryo per una manica.
-In cucina, precedeteci. –
Prima che gli altri potessero rendersene conto si ritrovarono in cucina, Jeri si lanciò commossa tra le braccia di Rika, gli altri strabuzzarono gli occhi.
-Tu? – Biascicò Kenta.
-Io, pretendevi che restassi stesa su quel maledetto lettino per sempre? –
Henry e Takato si sorrisero, ecco tornata la buona vecchia Rika.
-Riesci anche lontanamente ad immaginare quanto ci hai fatto stare in pena? – Le disse Henry dandole un buffetto.
-So più di quanto vorreste. – Disse Rika minacciosa.
-Come ti senti? Com’è successo? – chiese Kenta curioso.
-Tutto d’un tratto mi sono svegliata. – Rispose Rika semplicemente.
-Assurdo, ma ci deve essere un motivo, no? –
-Ryo? Tu eri con lei quando è successo? – s’informò Suzie.
-No, ero sul tetto ad occuparmi del Digimon bioemerso, poi sono sceso ed era sveglia, non potete immaginare che sollievo! –
-Una mezza idea ce l’abbiamo. – Risero gli altri.
Ordinarono le pizze e festeggiarono il ritorno di Rika.

Più tardi i ragazzi se ne andarono, Suzie e Jeri rimasero a dormire da Rika, che stranamente le aveva invitate a restare.
-C’è qualche problema? – Chiese Jeri infilandosi nel futon.
-No, non esattamente. –
-Oh, andiamo, spara! – Disse Jeri sbrigativa.
-E’ qualcosa che possiamo sapere solo noi ragazze? – s’informò Suzie.
-Non esattamente, ho un’orribile sensazione da quando mi sono svegliata. – rispose Rika seria.
-Di che si tratta? Non vorrai mica che ti caviamo di bocca parola per parola! – la sgridò Jeri stringendo il suo Digiuovo.
-Vi ho detto che so che le bioemersioni avvengono a distanza di venti ora l’una dall’altra, ma non so il perché, e sento di sapere anche altre cose senza riuscire ad inquadrarle. – Tentò di spiegare la ragazza confusa.
-E’ un po’ strano, non trovi? – Domandò Suzie.
-E poi ci si mette anche Ryo, mi è stato appiccicato tutto il giorno! Ed ho come la sensazione di averlo avuto col fiato sul collo per tutto il tempo e questo non lo sopporto. –
-Povero Ryo, è stato malissimo, non puoi immaginarlo neanche in che condizioni era. –
-E allora che si desse una mossa. –
-Cioè, ci stai dicendo che vuoi che ti dica chiaro e tondo che ti ama? – Suzie alzò un sopracciglio, convinta di aver capito male.
-Ma no! Per carità, solo che deve starmi alla larga. – Annunciò Rika sentendo il cellulare che squillava. Lo prese stizzita e guardò il nome sul display.
-Chi è? – Chiese Jeri.
-Chi vuoi che sia? – chiese Rika stizzita. – Che vuoi? – Chiese senza neanche salutare.
-Oh, - disse il Ryo, - via quell’acidità, finirai per andare a male. – Scherzò il ragazzo.
-Se era una battuta non mi ha fatto ridere per niente. – Affermò la ragazza.
-Cos’è? Già dormivate e vi ho svegliate? –
-No, non dormivamo, - disse Rika con uno strano sorrisetto. – Parlavamo male di te. –
Ryo stette in silenzio per un istante, poi sospirò; - Almeno parlate di me, si sa che sono il migliore. –
E invece che una risposta acida della ragazza Ryo sentì il bip bip del telefono.
-Che voleva? – chiese Lopmon.
-Praticamente nulla. – Rispose Rika rassegnata.
-Voleva sapere come stavi, è dolce! – Intuì Jeri sorridendo intenerita.
-Dolce un corno, è patetico! – Disse Rika convinta. Poi scoppiò a ridere. – Io odio le cose troppo dolci! –
-E questo glielo dobbiamo dire? – Chiese Suzie ridendo con lei.
-E poi dove sarebbe il bello di vederlo tormentarsi? –
-Frena un secondo! Allora lui ti piace! – Jeri le puntò un dito contro.
-Io non ho detto questo! –
-No, ma non l’hai neanche negato. – Disse Renamon a sorpresa spuntando dall’ombra. Le ragazze sobbalzarono.
-E tu da che parte stai? – Domandò Rika sicura.
-Dalla tua, ovviamente. –
-Ora, seriamente, - iniziò Suzie – dicci esattamente cosa pensi di Ryo Akiyama. –
-Penso che sia arrogante. – Affermò Rika.
-Ma no, è così simpatico! –
Jeri scrollò le spalle. – Per ora chiudiamo qui il discorso, muoio di sonno. –


***************************************

Dany92: Come ti ho già detto si MSN si sarebbe buttata dalla finestra pur di non restare lì. Dici che qui si capisce se lei sa qualcosa sul principe Filippo e la Bella addormentata? Credo che lei si stia chiedendo SE ha davvero qualcosa nel collo… E come ti ho detto all’esame mi ha dato 30!
FuriaBuia: Non sta male, credo che lui la spiazzi, la metta un po’ a disagio, e lei non vuole darlo a vedere. Niente spese. Cioè… Mi stai dicendo che non mi aiuterai a cercare i vari stadi prima di Leomon? Devo cercarli da sola? Hai ragione su Henry, sai? Gli troverò una fidanzata!


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Capitolo 16
*** 16 ***


16

-Qualcuno ha interrotto il segnale, mio signore. –
Disse un Datamon a testa bassa rivolto verso un Digimon dal volto oscurato.
-Quando? – chiese quest’ultimo con voce cupa.
-Questa mattina. – rispose il Datamon timoroso.
-E perché vieni a dirmelo solo adesso? –
Il Datamon restò zitto, attese un commento del Digimon che aveva di fronte. Quello si limitò a farlo svanire con un cenno della mano.
-Quanto manca alla prossima bioemersione? –
-Meno di cinque ore – rispose un altro Datamon cauto.
-Quante capsule sono rimaste integre e funzionanti? –
-Solo una, mio signore. –
-Radunate i Digimon di tipo virus, sceglierò io stesso quello che bioemergerà questa volta.

La sveglia suonò alle tre e mezza di notte.
-Oh! Rika! Ma che ore sono? – si lamentò Suzie assonnata.
-Tre e mezza. – Rispose le ragazza spegnendo la sveglia e iniziando a vestirsi.
-Dove vuoi andare a quest’ora? – chiese Jeri stropicciandosi gli occhi.
-Tra mezz’ora esatta ci sarà una bioemersione, vado ad aspettarla al parco. – Rispose Rika convinta.
-Ma scherzi? Non è detto che ci sia! – mormorò Suzie sconvolta.
-Voi potete restare a dormire. – Le tranquillizzò Rika.
-Io non potrei venire neanche volendo. – Disse Jeri accomodante.
Rika fu felice che restasse al sicuro. – Resta anche tu. – Disse a Suzie.
-Come vuoi. – fece la ragazzina.
-Sicura che non ti serve aiuto? – Chiese Lopmon con un occhio aperto.
-Siamo io e Renamon, andrà tutto bene. –
Prima ancora che finisse la frase le ragazze e Lopmon erano tornate nel mondo dei sogni.
Renamon alzò gli occhi al soffitto, rassegnata all’orgoglio della sua Tamer. Era orgogliosa anche lei, ma non voleva davvero che a Rika succedesse qualcos’altro.
-Lo aspettiamo al parco. – Disse Rika a Renamon.
-Ci vediamo lì. – Disse Renamon sbrigativa sparendo nell’ombra.

Entrò dalla finestra della camera di Takato, lo trovò mezzo fuori dal letto, con il braccio a penzoloni e la bocca spalancata. Era abbracciato stretto a Guilmon, che occupava quasi tutto il letto.
Takato russava e, di tanto in tanto, diceva – Jeri! Oh! Jeri! Ci dichiara marito e moglie, si… -
Renamon lo scrollò un poco.
-Mh… Jeri, che c’è? –
-Non sono Jeri. – Disse Renamon.
-Allora non mi importa, voglio solo Jeri! – Disse Takato nel sonno baciando umidamente Guilmon. –Sto per diventare papà, presto mio figlio Leomon nascerà, figlio mio e di Jeri! –
Renamon decise di lasciar perdere, capendo che era meglio rivolgersi a qualcun altro.
Uscì dalla stanza e andò a casa di Ryo.
Per svegliare lui bastò aprire la finestra. -Che c’è? – Le chiese il ragazzo sobbalzando, - Rika sta bene? –
-Sta bene, - rispose Renamon, - ma è convinta che un Digimon Bioemergerà alle quattro in punto e sta andando al parco. –
-Cosa? Da sola? – Chiese Ryo alzandosi immediatamente e iniziando ad afferrare i vestiti sparsi per la stanza.
-E non poteva telefonare? – Chiese stizzito dando un colpo a Monodramon per svegliarlo.
-Se fosse per lei ci andrebbe da sola. – Tagliò corto Renamon. – Sono venuta di mia iniziativa, lei non lo sa. –
-Oh, bene, và da lei allora, io salgo in moto e arrivo. –

Renamon arrivò al parco e aspettò, Rika arrivò dopo poco in sella alla sua bici.
Guardò l’orologio, erano le quattro meno dieci.
-Sei sicura che arriverà? – Chiese Renamon alla ragazza dopo cinque minuti di attesa.
-Arriverà, alle quattro in punto. – Disse Rika sicura.
Renamon sospirò, non sarebbe mai cambiata.
Rika sbuffò, e una nuvoletta bianca si formò nell’aria davanti alla sua bocca. L’aria era decisamente gelida quella sera, e Rika si strinse a se tremando; perfino la panchina su cui era seduta era gelida.
Guardò ancora l’orologio, tre minuti alle quattro, e l’attesa la stava uccidendo assieme al gelo.
Il rombo di una moto la distrasse per un istante dai suoi pensieri, poi strinse forte il Digivice, prima di sobbalzare.
-Allora, hai intenzione di finire in ospedale di nuovo? – Le chiese Ryo poggiandole la sua giacca sulle spalle.
-Che ci fai tu qui? – Gli chiese lei brusca.
-Niente, faccio la ronda e Monodramon ha sentito la presenza di Renamon, ho pensato che potessi esserci anche tu. –
Rika si strinse nella giacca del ragazzo e si girò dall’altra parte.
-Grazie, - disse seccata. – Per la giacca intendo. –
-Figurati. – Disse il ragazzo sedendosi scompostamente al suo fianco con braccia e gambe aperte.
Rika chiuse gli occhi un istante, poi li riaprì. – Bioemerge un Digimon. – Disse prima ancora che lo sentissero i due Digimon.
La guardarono straniti, prima di sentirne la presenza.
-Ok, questa volta mi hai shokkato. – disse Ryo. Rika si alzò, montando in sella alla sua bici.
-E’ lontano. – Disse Renamon.
-E allora? –
-Vieni in moto con me, per Monodramon userò la carta dell’ipervelocità. –
Cinque minuti dopo stavano sfrecciando per le strade deserte della città, Ryo seguiva a fatica i due Digimon, Rika si teneva stretta a lui, intimorita dalla possibilità di poter cadere e sfracellarsi al suolo.
-Manca molto? – chiese impaziente a Renamon. Fu allora che i Digimon si fermarono. I binari della ferrovia erano seminascosti dalla nebbia. Ryo parcheggiò, Rika saltò giù dalla moto e fu affiancata da Renamon e Monodramon.
-Non ti allontanare da me. – Disse Ryo a Rika. Lei lo guardò in istante e sbuffò, tornando a voltarsi nella direzione opposta.
-Allora muoviti. – Gli disse.
Ryo le si avvicinò, ed insieme si addentrarono nella nebbia.
–Dici che dovremmo rintracciare gli altri? – Chiese Monodramon preoccupato al suo Digimon Tamers.
-Staranno già per arrivare. – Tagliò corto Rika alzando il passo, - voglio farlo fuori personalmente prima che arrivino. –
Ryo sospirò rassegnato e la raggiunse afferrandola per un polso.
-Rallenta per favore, potrebbe essere pericoloso. –, disse tentando di trattenerla.
Rika diede uno strattone con il braccio, afferrò il braccio del ragazzo e tornò a camminare in fretta trascinandoselo dietro.
-Se esce dal Campo Digitale sarà un disastro. – Ryo non poté che darle ragione.
-Ok, -, disse il ragazzo. – Ma chiusa la faccenda dovrai spiegarmi un paio di cose. –

-Santo cielo! –, esclamò Takato sobbalzando dopo aver sentito il ringhio del suo Digimon.
Guilmon stava con il muso incollato al vetro della finestra.
-Un Digimon -, disse il draghetto rosso.
Takato non potè evitare di lanciare un’occhiata all’orologio, rammentando a tratti la voce di Renamon che gli parlava di Rika e di una probabile Bioemersione.
Si alzò di colpo, rischiando di cadere inciampando sui suoi stessi piedi.
-Sveglia mamma e papà -, disse a Guilmon. – Dobbiamo raggiungere il Digimon al più presto. – Aveva la sensazione che Rika fosse già alle sue calcagna, e se era davvero così doveva trovarla in fretta.
Si tirò su i pantaloni mentre teneva il telefono bloccato tra la guancia e la spalla. Aspettò che rispondessero all’altro capo quasi trattenendo il fiato.
-Te la sei presa comoda, eh! – Rimbeccò Ryo appena rispose.
-Immagino tu sappia della bioemersione, e che Renamon ha chiesto il mio aiuto… -
-Già, e tu avresti dovuto fiondarti da Rika. – Sbuffò il ragazzo.
-Come scusa? Di che stai parlando? – Domandò Rika confusa.
-Niente. – Tagliò corto Ryo.
-Rika è con te? – Chiese Takato confuso, ma speranzoso.
-Per tua fortuna si. Alza le chiappe dal letto e vieni alla ferrovia. –
Riattaccarono, e Takato riuscì finalmente ad abbottonarsi i pantaloni. Uscì dalla sua stanza e incrociò suo padre che, assonnato, si infilava la maglietta per uscire mentre si dirigeva al piano di sotto.

-Vedete qualcosa? -, chiese Rika preoccupata. Ryo non le rispose, intento ad seguire lo sguardo confuso del suo Digimon.
-Che c’è? -, domandò Ryo a Monodramon.
-Hai detto a Takato di alzare le chiappe. -, osservò il Digimon concentrato.
-Si, è un modo di dire, intendevo che doveva alzarsi dal letto e venire qui di corsa. –
-Ho capito. – Monodramon era concentrato.
-Bene, allora andiamo -, disse il ragazzo tranquillo.
-Aspetta un attimo -, lo frenò il draghetto.
-Che altro c’è? –
Monodramon si voltò verso Rika. – Scusa-, le disse, - puoi girarti un secondo? –
-Perché? -, chiese la ragazza confusa, ma si girò lo stesso. Non capì neanche lei perché lo fece.
Fu allora che Monodramon si rivolse a Ryo. – Che intendevi quando hai detto che Rika ha delle chiappe favolose? –

****----****----****

FuriaBuia: Per ora non ci torna a Digiworld, tranquillo. Se Ryo facesse vincere Rika apposta lei ce l’avrebbe a morte con lui, è troppo orgogliosa, vorrebbe vincere lealmente.
Dany92: Sembra troppo idiota? A me pare di si. Ora Rika ha pure saputo del suo commento sulle chiappe! Come reagirà? Qualche suggerimento?

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Capitolo 17
*** 17 ***




17

– Che intendevi quando hai detto che Rika ha delle chiappe favolose? –
Ryo arrossì, Rika si girò verso di lui accigliata. – Tu hai detto cosa? -
-Io… Ehm… E’ un discorso lungo –, balbettò Ryo.
Rika lo osservò torva, si preparò a dire qualcosa per poi ripensarci e borbottare: - Magari ne riparliamo. –
Sollevò le braccia in segno di resa e sospirò, dirigendosi verso il banco di nebbia.
-Non andare di fretta. – Raccomandò Renamon.
-Tu stammi dietro. – Ribatté Rika, poi si rivolse al ragazzo. – Muoviti Ryo. –
-Si, certo. – Disse lui raggiungendola. – Allora, immagino voglia pensarci tu. –
-Vuoi farmi credere che lasceresti fare tutto a me? – Si stupì la Tamer.
-Se è quello che vuoi si, so che è quello che vuoi. – Affermò lui convinto.
-Molto gentile da parte tua, ma non credo dimenticherò tanto facilmente il tuo commento sul mio sedere. –
-Comprendo. – Fece Ryo fulminando con lo sguardo Monodramon. – Ci tengo però a sottolineare che era un apprezzamento. –
-La vuoi piantare? – Ribatté Rika pronta.
-La situazione sembra stia degenerando. – Osservò Renamon con un sospiro.
-Io la pianto, ok. – Si arrese Ryo.
-Bene. – Fece Rika. – Ora troviamo il Digimon, ma voi dovrete starne fuori. –
-Ma io voglio combattere! – Si lamentò Monodramon.
Il suo Tamer gli sganciò un destro sulla testa. – Così impari a tenere la bocca chiusa. – disse. Poi tornò a rivolgersi a Rika:
-Comunque interverremo se voi sarete in difficoltà. –
-E dacci un taglio. -, disse Rika sbuffando. – E poi chiudi il becco, ho sentito qualcosa. –
In effetti i due, battibeccando, erano arrivati quasi nel centro del campo digitale.
Sotto di loro c’erano le rotaie della ferrovia. Rika osservò bene il punto in cui, nel mezzo della foschia, si interrompevano bruscamente lasciando il posto a pezzi di aste di legno che Rika, immediatamente, riconobbe come ciò che restava delle rotaie.
Si chinò ad osservarle, assieme a Renamon, notando le tracce di una grossa impronta.
-E’ grande. – Disse pensierosa.
-Grande è uguale a pericoloso. -, disse Ryo.
-Già, ma ora dov’è? –
Furono avvolti da una folata di vento caldo e da un odore strano.
Renamon e Monodramon annusarono l’aria.
-E’ qui. – Dissero all’unisono.
Rika afferrò il Digivice, pronta a farsi dire il nome del Digimon contro cui si sarebbe scontrata. Ma uno strano ruggito la sorprese appena sopra la sua testa.
-Attenta! -, le urlò Ryo lanciandosi verso di lei e afferrandola per la vita. Finirono per terra sulla ghiaia, sbucciandosi le braccia e le ginocchia dove i vestiti si erano strappati.
-Stai bene? -, chiese Ryo.
-Sarei stata meglio senza questa tua mossa. -, ribatté Rika acida.
-Lo immaginavo, ma preferisco restare con il dubbio che te la saresti potuta cavare comunque. -, sospirò il ragazzo.
La voce di Renamon li riportò al presente. – Pioggia di Diamanti! –
Ryo si alzò, porgendo una mano alla ragazza e tirandola su. – Fatti valere -, le disse.
Poi lei afferrò le carte e guardò per la prima volta il suo avversario.
-Megadramon, Digidrago nero di livello evoluto. –, la precedette Ryo. – E’ il Digimon con cui ci siamo scontrati quando ci siamo conosciuti. –
-Credi che sia il momento di fare il sentimentale? -, gli domandò Rika piccata. – Renamon! Digievolvi! –
Il Digimon la accontentò all’istante, e Kyubimon si mise in posizione d’attacco. – Fiamme celesti! – Urlò.
E Megadramon fu costretto ad arretrare.
-Però. – Commentò Takato spuntando alle spalle di Ryo.
Guilmon ringhiò contro il Digimon, ma Il ragazzo lo frenò.
-Lascia fare a Rika e Kyubimon. – Disse Ryo.
Renamon schivò alcuni colpi e contrattaccò con agilità, mentre Rika strisciava la carta dell’ipervelocità.
-Com’è che te ne stai in disparte? – Chiese Henry a Ryo spuntando dalla nebbia.
-Ha sempre saputo cavarsela da sola, perché adesso non dovrebbe esserne più capace? – Osservò Ryo convinto.
Henry lo guardò serio. – Vero, ma adesso è reduce da un coma. –
-Sta andando bene, se dovessimo servire interverremo. – Disse ancora il Leggendario Digimon Tamer.
-Io mi arrendo, non cambierà idea. -, rise Terriermon. – E poi se ci intromettessimo Sua Maestà non ce lo perdonerebbe mai. –
-Vero anche questo. – Disse Takato.
-Ma insomma! – Strillò Rika all’improvviso. – La smettete di chiacchierare? Volete dei Pop Corn? – -Missili d’attacco! – Gridò Megadramon colpendo di striscio Kyubimon. Lei cadde tra i ciottoli, riuscendo ad attutire il colpo atterrando comunque sulle zampe.
Poi una luce spuntò alle spalle di Rika. Era il faro di un treno, e lei si trovava proprio sui binari.
-Spostati di lì! -, le urlò Takato ansioso mentre Ryo si preparava a spalleggiarla contro il nemico. Rika si lanciò di lato, finendo per rotolare affianco al suo Digimon.
-Te la senti ancora di combattere? -, le chiese Rika.
-Lasceresti davvero che Ryo combatta per noi? -, chiese Kyubimon.
Le due si guardarono, scambiandosi un sorriso. Rika afferrò un’altra carta.
-Digimodificati! Carta della potenza! –
Kyubimon andò all’attacco, e quando il treno non fu più tra lei e gli altri ragazzi poté fulminarli con lo sguardo per ricordargli di starne fuori.
Ryo sbuffò, mentre Takato e gli altri sospiravano sollevati.
-Momentai! -, gridò Terriermon sventolando la zampa.
Rika gli sorrise, poi tornò a prestare attenzione allo scontro.
Kyubimon saltò sulla testa di Megadramon, colpendolo con violenza con le zampe posteriori per poi tornare a terra, affianco alla sua Tamer.
-Ryo… -, chiamò Monodramon tirando la maglia del ragazzo.
-Che c’è? -, chiese il ragazzo.
-Io voglio combattere. -, disse il piccolo drago. Guilmon annuì convinto, segno che anche lui voleva partecipare. Ma il ragazzo frenò in partenza il loro entusiasmo puntando il dito accusatore contro il proprio Digimon.
-Tu non fai proprio un bel niente! Specialmente dopo aver detto a Rika che mi piacciono le sue chiappe! –
-Lui ha detto cosa? –, s’informò Takato.
-Cioè, fammi capire, lei ora sa che ti piace il suo sedere? -, chiese Henry portandosi una mano sulla faccia.
Terriermon rise, rischiando di cadere da sulla testa di Henry. – Cos’è questa storia? Dovete assolutamente spiegarmela! –
-Domani però -, gli assicurò il suo Tamer riportando l’attenzione di tutti sullo scontro.
Kyubimon aveva appena scagliato il suo Fludo Celeste addosso a Megadramon, e lui si dissolse in un groviglio di dati.
-Bè, come l’ha presa? -, chiese Henry a Ryo.
-Chi ha preso cosa? -, chiese confuso il ragazzo mentre guardava Rika sorridere e fare un “ok” al suo Digimon con la mano.
-Lei, la faccenda delle chiappe, come l’ha presa? -, chiarì Takato abbassando la voce per non farsi sentire dalla ragazza che si stava avvicinando con Kyubimon.
-Non lo so, e una parte di me spera di non saperlo mai! -, confessò Ryo.
-Io devo andare al parco a recuperare la mia bici e poi torno a casa. –
Disse Rika ai ragazzi.
-Ti accompagno. – Tagliò corto Ryo facendo un cenno a Monodramon che lo seguì abbattuto.

-Ok, sono arrivata a casa, ora puoi andartene con tranquillità. –, disse Rika smontando dalla bici mentre Kyubimon entrava nel giardino saltando il muretto.
-Buon per te! – Rise Ryo preparandosi a ripartire sulla sua moto.
-La sai una cosa? – Accennò Rika aprendo il cancello.
-Cosa? -, chiese il ragazzo incuriosito.
Rika si girò ed iniziò a chiudere il cancello. – Anche tu hai delle belle chiappe. -, e chiuse. Lasciando Ryo da solo con Monodramon addormentato in sella alla moto.
-Gli hai detto che ha delle belle chiappe? -, chiese Kyubimon nell’ombra.
-Quel che è vero è vero. -, disse Rika scrollando le spalle con non curanza.
Kyubimon sollevò un sopracciglio e scrollò la testa, ma si rifiutò di chiedere altro, leggermente confusa.


***************************************

Dany92: La reazione di Rika è stata è stata un po’ shokkante, vero? Quel commento alla fine poi!!
FuriaBuia: Sono contenta che tu abbia usato un po’ di punteggiatura più! La tua recensione è già molto più leggibile del solito!


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Capitolo 18
*** 18 ***


18




«Come l’ha presa?», chiese Takato saltellando attorno a Ryo mentre si dirigevano verso la scuola. «Chi?», comandò Ryo confuso.
«Rika, per la storia delle chiappe.», si affrettò a spiegare Takato, ben sapendo che l’amico avrebbe dovuto cambiare strada all’incrocio successivo. Voleva una risposta alla svelta.
«Meglio di quanto chiunque possa aspettarsi da lei, credo», ipotizzò Ryo. «Per i suoi standard almeno.»
«Bhè, vedo che sei vivo.», osservò Henry. «Forse un po’ stralunato, ma vivo»
«Ci ho messo un po’ a riaddormentarmi una volta a casa e ho dormito poco, diciamo dalle cinque e mezza che mi sono steso fino alle sei e mezza che è suonata la sveglia.»
«Frena, cioè, fammi capire, non ha detto proprio niente?», s’informò meglio Kenta mentre il ragazzo alzava il passo e voltava l’angolo.
«Una cosa l’ha detta poi, ma ve la censuro!», affermò Ryo convinto.
«Era una parolaccia? Ti ha detto una parolaccia?», chiese interessato Kasu.
«Ma no, anzi…!». Ryo lasciò la frase in sospeso, addentrandosi nella folla degli scolari e dei lavoratori con la velocità di un serpente che striscia nella sua tana quando è spaventato.
Takato e gli altri proseguirono verso la loro scuola.
«Io scommetto che era una parolaccia», disse Kenta.
«Una bella grossa», commentò Kasu.
Risero, finché non si accorsero di una figura che correva verso di loro con il fiato corto. Jeri si fermò a prendere fiato giusto un istante prima di lanciarsi tra le braccia di Takato e baciarlo sulla bocca. «Il Digiuovo si è schiuso!», esclamò entusiasta.
Takato si illuminò. «Grande! E dove l’hai lasciato? A che stadio è?»
«A casa di Rika, con Kyubimon, se sei d’accordo passiamo a prenderlo dopo scuola, ed è direttamente Leomon»
«Interessante, un ospite ingombrante», osservò Kenta sistemandosi la visiera del berretto.
«La nonna di Rika è stata gentilissima, ha detto che non c’era nessun problema a farlo restare lì» «Dimmi un po’, Jeri», la richiamò Henry pensieroso.
«In cosa posso aiutarti?», chiese la ragazza tranquilla.
«Tu sai cos’ha detto Rika a Ryo ieri notte?», domandò Henry.
«No, mi dispiace e, qualunque cosa sia, anche se lo sapessi probabilmente non te lo direi». Gli fece la linguaccia e iniziò a correre verso la scuola trascinando Takato con se.

Rika prestò molto vagamente attenzione alla lezione d’inglese. Restava all’erta, preoccupata che la prof. di Lingue non la vedesse svolgere i compiti di matematica e scienze durante la sua ora.
Dopo una breve riflessione era arrivata ad una conclusione; non poteva passare tutto il tempo a studiare e boicottare gli altri Tamers più di quanto aveva fatto negli ultimi mesi. Aveva deciso che avrebbe svolto gli esercizi per casa durante le lezioni, così una volta a casa avrebbe dovuto solo preoccuparsi dell’orale.
Continuò a scrivere, finché la vista non si appannò per un secondo. Poggiò la penna e coprì i quaderni con il libro di inglese.
In un istante tornò a vedere bene, ma una sensazione umida le solleticò le narici, scivolando verso le labbra. Portò la mano su di essa, e scoprì che stava sanguinando.
Prese un fazzoletto e tamponò, sollevando la mano sconcertata.
«Nonaka?», chiese la professoressa preoccupata notando il fazzoletto che si stava velocemente tingendo di rosso.
«Potrei andare in infermeria?», domandò la ragazza educata.
«Vai pure»

Rimase seduta sul lettino per un po’, l’infermiera le gironzolava affianco premurosa. «Mai vista una ragazza perdere così tanto sangue dal naso»
«Può essere una conseguenza del coma?», chiese Rika scostando il fazzoletto per controllare se il flusso si era fermato.
Quando vide le gocce cadere imperterrite sulla camicia bianca della divisa sospirò, afferrando un altro fazzoletto.
«Prova a stenderti, vuoi chiamare a casa?», domandò la signora.
Rika ci rifletté sopra un poco, poi annuì pensierosa. Sentì la testa pulsare e vide doppio. Strizzò gli occhi e li riaprì. Quando tornò a vedere bene si stese sul lettino. L’infermiera le porse il telefono e Rika compose il numero e aspettò che qualcuno rispondesse.
«Nonna…», disse incerta attraverso il fazzoletto.
«Rika! Oh santo cielo! Non ti senti bene?», si preoccupò subito la signora.
«Calma nonna, mi sta solo uscendo sangue dal naso da circa», lanciò un’occhiata all’orologio appeso alla parete, «venti minuti circa»
La signora sospirò ansiosa. «Vuoi che tua madre ti venga a prendere?»
«Forse è meglio», sospirò Rika.
«Inizia a prepararti», raccomandò la donna.

Jeri batteva il piede per terra e non aveva ancora toccato cibo.
«Calmati», le disse Kasu rassegnato.
«Saltiamo le ultime ore?», propose Jeri entusiasta con gli occhi che brillavano.
Takato sorrise subito accomodante, «Perché no»
Kasu si sbatté una mano sulla faccia.
«Ok», annunciò Jeri, «Io e Takato saltiamo le ultime ore! Diremo che abbiamo un impegno o qualcosa di simile, voi che fate?»
«Noi restiamo», disse Henry serio. «Uscire tutti desterebbe sospetti»
Kasu rise, mentre Kenta si sistemava gli occhiali sul naso per niente interessato al discorso.
«Mando un messaggio a Rika allora, le dico di raggiungerci al più presto»
Trovò il numero ed attivò la chiamata, ma Rika non rispose.
«Probabilmente è ancora a scuola», ipotizzò Jeri. Poi si rivolse a Takato: «Andiamo a prendere gli zaini e a compilare il permesso».

Rika sospirò, lasciando che la dottoressa la controllasse per bene.
«Qui ti fa male?», chiese la dottoressa pigiando sulla schiena della ragazza.
«No», rispose Rika.
«Qui?», chiese ancora la dottoressa spostando la mano un po’ più in basso.
«No», disse ancora Rika portandosi una mano sotto il naso per controllare che il sangue non avesse ricominciato ad uscire.
La madre di Rika guardò preoccupata la figlia. «Dottoressa, cosa ne pensa?», chiese apprensiva.
«Sinceramente non so proprio cosa pensare, se Rika è d’accordo potremmo tenerla in osservazione per qualche giorno»
«Non se ne parla», esclamò la ragazza contrariata.
«Va bene», assentì la dottoressa; «ma se dovesse succedere di nuovo fammelo sapere. Non è normale perdere sangue dal naso per un’ora buona»
Rika e sua madre si avviarono verso l’automobile in silenzio. Solo quando furono sedute la signora Nonaka si decise a parlare; «Cosa ti sta succedendo, piccola mia?»
«Ho la sensazione che centri con Digiworld e con quello che è successo durante il coma», confessò la ragazza.
«Di cosa stai parlando?», domandò sua madre.
«Appena lo capirò te lo farò sapere, ok?»

Jeri raggiunse il portone di casa Nonaka saltellando e suonò il campanello con impeto.
La nonna di Rika li invitò ad entrare e li fece accomodare; «Rika è in bagno, posso farvi un the?» Leomon aveva già in mano la sua tazza e sorseggiava regalmente.
«Caspita!», esclamò Takato, «ti trovo bene»
Leomon non si scompose, salutandolo con un cenno.
«Beh… Sono felice di rivederti!», concluse Takato sconcertato mentre Jeri abbracciava il suo Digimon.
Rika entrò nella stanza e sembrò che fosse sceso il gelo. Poi si rivolse a Jeri; «Puoi venire un secondo con me?», le chiese cupa.
La ragazza lasciò Leomon e seguì l’amica in bagno corrucciata. Renamon le aspettava sulla porta. Entrarono nella stanza e Rika si chiuse la porta alle spalle. Si fermò davanti allo specchio sul lavandino e scostò i capelli dal collo. «Hai mai visto niente del genere?», chiese a Jeri, che si avvicinò confusa.
Sulla pelle, appena sotto i capelli, in un punto lungo la spina dorsale, le vene di Rika pulsavano di un colore tra il nero e il violaceo attorno a quello che sembrava un neo rosso rigonfio.
«Cos’è?», chiese Jeri.
«Non ne ho idea, ma credo che lo abbiano messo lì il giorno in cui mi sono svegliata»
Jeri trattenne il fiato preoccupata; «Ma ti fa male?»
«All’inizio non ci ho fatto caso ma, da questa mattina, quando sono vicino agli apparecchi elettronici inizia a pizzicare; poi inizia ad uscirmi sangue dal naso. Ci ho messo un po’ a capirlo», spiegò Rika.
L’amica la osservò. «Cosa facciamo? Vuoi che provi a togliertelo?»
Rika scosse la testa; «Ci ho già provato, e sento che dobbiamo andare a Digiworld per risolvere anche il problema delle Bioemersioni»
«Cavolo», sospirò Jeri certa che non le avrebbe fatto cambiare idea neanche supplicandola «Quando hai intenzione di partire?»
«Appena avrò davanti un Digivarco».


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Dany92: La Chi sarà il nemico? La domanda che comincio a porgermi anche io! XD
FuriaBuia: Lunga vita a Ryo Akiyama! E lode alle sue chiappe!


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Capitolo 19
*** 19 ***


19




Takato e Jeri seguivano Rika a fatica, tanto la ragazza camminava veloce dirigendosi verso il nascondiglio di Guilmon.
«Sei sicura di quello che stai facendo?», domandò Takato preoccupato.
Rika sospirò. «Devo farlo, lo sento. A Digiworld c’è la soluzione per fermare queste Bioemersioni» «Non credo che Takato intendesse questo», borbottò Jeri incerta.
Rika si voltò verso l’amico accigliata, e lui si spiegò meglio.
«Dovremmo preparare le scorte, riunire il gruppo, organizzarci»
Rika si fermò e ci pensò sopra.
«Va bene», disse alla fine. «Ma io parto entro questa sera, con o senza di voi. E qualcuno deve restare a vedersela con i Digimon che compariranno prima che riusciamo a fermare definitivamente le Bioemersioni»
«Ci organizzeremo, ma ora tu vai a casa e riposati, noi metteremo insieme il gruppo e il resto e ti contatteremo prima di partire», raccomandò Takato. Poi si rivolse a Jeri; «Portala a casa, assicurati che ci arrivi, io penso al resto»
Rika sbuffò, ma salutò l’amico e si volto per riprendere la strada di casa. Jeri la seguì preoccupata. Renamon camminava sui tetti seguendo ogni loro mossa. Aveva seguito l’intera conversazione, e non riusciva a togliersi dalla testa l’immagine di Rika che perdeva il sangue dal naso.

«Partiremo per Digiworld entro questa sera», annunciò Takato appena mise piede nel panificio dei suoi genitori.
Sua madre lo guardò con apprensione. «Non sarà pericoloso?»
«Dobbiamo farlo, Rika ci andrà con o senza di noi. E non mi piace abbandonare un amico in difficoltà.»
La donna sospirò. «Bene, ti preparo qualcosa per il viaggio?»
«Sei la mamma più speciale del mondo»
Guilmon trotterellò nella stanza felice. Tra le zampe stringeva ciò che restava di un immenso panino con la mortadella. «Si parte allora?» Chiese.
«Si», gli rispose Takato. «Ora telefono a Henry»

Ryo ed Henry camminavano per la strada deserta fianco a fianco. Terriermon era quasi appisolato sulla testa del suo Tamers e Ryo li osservava divertito.
«Che cappello alla moda», commentò.
«Scherzaci pure», ribatté l’amico. «Se le ragazze mi vedono così mi prendono in giro»
Ryo rise di gusto. «Beh, Jeri lo troverebbe carino, ma lei è particolare»
«Mia sorella non ha voce in capitolo, il suo modello è marrone», rise Henry.
«Sai, con tutte queste cose che stanno succedendo mi sta venendo voglia di rivedermi la prima serie di Digimon», disse Ryo.
«Bene, commenterai le chiappe dei protagonisti?»
Ryo sogghignò. «Meglio di no», disse.
Il cellulare di Henry iniziò a vibrare e il ragazzo si fermò di colpo per recuperarlo dal fondo della tasca dei jeans.
«E’ Takato», disse a Ryo prima di rispondere.
«La Regina dei Digimon pretendeva di partire per Digiworld un paio d’ore fa», disse Takato senza dare occasione all’amico di salutarlo.
«Questa è bella», commentò Henry perplesso «Chi le ha messo in testa un’idea simile? Perché?» Poi si voltò verso Ryo e riferì sotto voce: «Rika vuole andare a Digiworld»
«Sapevamo che sarebbe finita così», disse Ryo.
«Così come?», chiese confuso Terriermon sollevando appena una palpebra.
«Di nuovo a Digiworld», spiegò Ryo.
I due ragazzi si guardarono, poi Takato domandò con voce distorta dal ricevitore: «Henry? Ma sei solo?»
«Sono con Ryo e Terriermon, per strada»
«Metti il vivavoce», propose Terriermon. «Se si parla di Digiworld siamo coinvolti tutti»
Henry obbedì e il suo Digimon chiese assonnato: «Perché Rika vuole andare a Digiworld?»
«Non sta bene, è tornata prima da scuola ed è stata in ospedale per… per…», rifletté un po’ per tentare di ricordarsi il termine esatto che aveva usato Rika, ma si rassegnò subito «Le è uscito sangue dal naso per un ora»
«Un’epistassi», disse Henry riflettendo.
«Si, quello, non mi veniva il nome»
«Ma ora sta bene?», chiese Terriermon.
«Non credo, è a casa sua con Jeri, io sto mettendo insieme quello che mi servirà per il viaggio, qualcuno deve restare qui nel mondo reale però, per le Bioemersioni»
«Parlerò di questo con mia sorella», annunciò Henry riagganciando. Trafficò un po’ con il cellulare e poi si rivolse a Ryo; «Tu vai a vedere se a Rika serve qualcosa, io mi occupo dei bagagli»
«Perché devo andarci io da lei?», chiese Ryo confuso, non esattamente convinto che Rika volesse vederlo.
«Io recapito solo il messaggio, la richiesta viene dall’alto» Henry gli mostrò il messaggio di Jeri: Se sei con Ryo o sai dov’è chiedigli di venire a casa di Rika; io non ho il suo numero.
«E a cosa dovrei servire?», si domandò il ragazzo.
«Sostegno morale forse», ipotizzò Henry battendogli una mano sulla spalla.

Quando Ryo suonò il campanello di casa Nonaka non era convinto che fosse una buona idea.
Sapeva che Rika era a casa, e quando passò qualche minuto senza che gli aprissero si preoccupò.
Suonò di nuovo, e dopo qualche secondo il portone si spalancò con uno scatto, mentre la porta si apriva cigolando.
«Eih!», esclamò il ragazzo vedendo Rika sulla porta. Si reggeva a malapena, aveva le labbra e il mento coperti di sangue. Sua madre e sua nonna erano dietro di lei; Jeri le porse un asciugamano già imbrattato di rosso e l’amica lo portò al viso per pulirsi.
«Dovevi restare seduta tesoro», le disse sua madre preoccupata.
«Nessuno di voi si degnava di aprire», replicò Rika. «Muoviti ad entrare», disse poi a Ryo attraverso l’asciugamano.
Il ragazzo obbedì e si richiuse la porta alle spalle.
«Buongiorno», disse innanzitutto il ragazzo alla madre e alla nonna della ragazza; poi si rivolse direttamente a lei: «Come ti senti?»
«Uno straccio», rispose lei sinceramente lasciandosi cadere sul divano.
«Potete preparare del tè per Jeri e Ryo?», chiese Rika alle due donne.
Loro si allontanarono, anche se con riluttanza, lasciandola con i due amici.
Jeri le abbassò la mano per controllarle il naso e afferrò lo strofinaccio per poggiarlo sul mobiletto accanto al telefono.
«Ha smesso», disse.
«Posso fare qualcosa?», domandò Ryo preoccupato.
Rika ci rifletté un istante, poi mormorò rassegnata: «Siediti o vai a fare lo zaino per Digiworld se preferisci»
«Voglio restare, ho chiesto a mio padre di preparare tutto»
«Bene», Rika sembrava sollevata. Sospirò e poggiò la schiena sui cuscini morbidi.
Ryo e Jeri si sedettero affianco a lei, ai due lati.
Ryo fissava Rika sempre più preoccupato. «Cosa c’è?»
«Non c’è poi così tanto da dire, è vicina agli apparecchi elettronici in funzione e le esce sangue dal naso», disse Jeri.
Rika si voltò a guardarlo seria. «E’ come se sentissi le onde che emettono o quello che sono, più forti sono più mi fa male»
«Abbiamo dovuto spegnere il computer e i cellulari, per rintracciarti sono dovuta andare nella strada qui vicino», disse Jeri.
«E sei davvero sicura che a Digiworld le cose non peggioreranno? Quello è un mondo di dati che vanno e vengono, potrebbe essere molto peggio»
«C’è qualcosa nella mia testa che mi fa prevedere le Bioemersioni, individuare i Digimon e il segnale dei Digivice. Posso trovare ciò che causa le Bioemersioni e sento che i dati del Mondo Digitale non sono nocivi per me, quelli normali perlomeno. E’ così difficile da capire?», borbottò Rika stizzita.
Si bloccò spalancando gli occhi e lanciò uno sguardo preoccupato a Jeri che la guardò confusa. Poi si voltò di nuovo verso Ryo e portò una mano alle labbra. Il sangue colava di nuovo giù per le narici.
Ryo allungò una mano per sfiorarle la guancia, il telefono affianco a loro iniziò a squillare.
Il suono rimbombò nella testa di Rika, che si coprì le orecchie, sollevò le gambe incrociandole sul divano e si piegò in avanti in una smorfia di dolore. Era finita quasi tra le braccia di Ryo, che la afferrò per le spalle.
Ryo guardò Jeri ansioso. «Stacca quel coso!»
Jeri si sporse sul divano e staccò la spina, il rumore del telefono cessò all’istante e Rika si rilassò. Ryo le accarezzò la testa con una mano prima che lei si sollevasse. Jeri le porse l’asciugamano e lei si pulì con un gesto seccato.
«Scusa per i pantaloni», disse a Ryo sbrigativa.
Lui li guardò di sfuggita, sporchi del sangue fresco della ragazza. «Non importa», disse.
«Arriva qualcuno con un Digivice, per favore, uno di voi due apra il cancello prima che suoni»
Ryo fece per alzarsi, ma Jeri lo precedette. «Resta qui con lei»
In quel momento La signora Nonaka entrò nel salotto con il vassoio del tè e dei biscotti e lo poggiò sul tavolino davanti ai due ragazzi.


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Dany92: Speriamo che vada tutto bene, alla fine.
FuriaBuia: …


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Capitolo 20
*** 20 ***



20



«Sapevo che sarei dovuta andare da sola», si lamentò Rika mentre con lo zaino in spalla scrutava seccata gli altri Tamers.
Kazu sospirò e scosse la testa. «Buona», le disse, come se stesse parlando ad un cane. Questo la fece infuriare.
«Buona a chi, scusa?», fece lei indignata.
«Dateci un taglio!», esclamò Ryo fulminando il ragazzo con lo sguardo e intimando a Rika di stare calma con un’occhiata.
Henry consegnò le bottigliette d’acqua ai ragazzi, mentre Takato si assicurava che lo zaino pieno di panini fosse ben chiuso, per evitare di perderli tutti come era successo la volta precedente.
Jeri tirò un pugno a Kasu sotto lo sguardo serio e protettivo di Leomon. «Non importunare Rika!», lo sgridò. «Sai che non sta bene»
La ragazza le sorrise grata, senza risparmiarsi un: «Grazie, ma non sto morendo!»
«Ripetiamo il piano, per favore», fece Henry fissando con preoccupazione la sorellina che reggeva in braccio Lopmon.
«Facile», disse Kasu, «Noi scendiamo a Digiworld e Jeri e Suzie con Lopmon e Leomon si occupano dei Digimon che bioemergeranno»
«Ma non sarà pericoloso?», chiese Henry per l’ennesima volta ripensando all’idea di Suzie contro un Digimon pericoloso.
Terriermon lo colpì con un’orecchiata. «Te l’ho detto e te lo ripeto, ora può Bioemergere un solo Digimon alla volta, Lopmon si prenderà cura di Suzie e, prima che lo chieda anche Takato, Leomon penserà a Jeri»
Rika girò i tacchi e prese a camminare. Renamon le andò dietro in silenzio, mentre Kenta le osservava poco convinto. «Ma è sicura di stare andando davvero verso un varco per Digiworld?»
«Io mi fiderei, o almeno non la contraddirei se non fosse estremamente necessario», borbottò Kasu. «Muoviamoci, o la vecchia acida ci lascia qui»
«Guarda che ho sentito!», gli gridò Rika.
«Non è vecchia, ma è acida comunque», borbottò Kenta salutando con un cenno Suzie e Jeri.
Questa volta a lamentarsi fu Renamon. «Ho un udito molto acuto, ragazzino»
Rika si limitò a sospirare, concentrandosi sul fastidioso ronzio che le filtrava dalle orecchie. Un ragazzino le passò affianco in bicicletta, con l’MP3 sparato ad alto volume nelle orecchie. Voltò la testa per fissare lei e Renamon con insistenza, rigirandosi appena in tempo per evitare di andare addosso a Takato. In breve si ritrovò in mezzo al gruppo di domatori che si accingevano a raggiungere Rika e Renamon e i Digimon che li accompagnavano.
Pedalò via velocemente, lanciando al gruppo un ultimo sguardo ammirato.
Con la scomparsa del ragazzino anche il ronzio che disturbava Rika si fermò. I ragazzi continuarono a camminare. «Dove stiamo andando?», domandò Monodramon.
«Seguendo sua maestà, da qualche parte», ridacchiò Ryo divertito.
Guilmon sollevò il muso e annusò l’aria con insistenza: «Sento odore di Digiworld»
Monodramon seguì il suo esempio, e prese a correre verso un punto imprecisato del parco. Gli altri Digimon lo seguirono emozionati, i Tamers erano impazienti.
Voltarono l’angolo, raggiungendo una zona in cui la vegetazione era più folta, e si ritrovarono davanti una sfera sospesa che, luccicando bianca ad un metro da terra, pareva scomporsi in dati nei punti in cui veniva a scontrarsi con il mondo reale.
«Forte!», esclamò Suzie stringendo il Digivice. Pensò che le sarebbe piaciuto tornare a Digiworld, ma sapeva che avrebbe avuto le sue battaglie anche a casa.
«Allora buon viaggio», esclamò Jeri all’improvviso abbracciando di slancio Takato.
«Sta attenta», le disse il ragazzo ansioso.
Suzie saltò al collo del fratello, mentre Lopmon salutava educatamente Terriermon.
Rika abbracciò impaziente prima Suzie e poi Jeri; a quest’ultima decise di rivelare un piccolo segreto: «A proposito di Ryo e di quello che dicevamo l’altra sera…», incominciò. Rifletté un po’, indecisa. «Lascia stare», disse alla fine sorridendo.
«E’ qualcosa di cattivo?», le chiese l’amica.
Rika sorrise quasi perfidamente: «Questa volta no, per niente»
Jeri spalancò la bocca divertita, poi si accorse dell’occhiata Terriermon, che fischiettò un pochino. «Faccio finta di non aver sentito?», chiese con finta innocenza.
Rika gli puntò un dito contro «Mi appello al tuo spirito di sopravvivenza».
«E’ molto solido per fortuna», le rispose il Digimon. «Ma sono del parere che dovrebbe saperlo»
«Chi ti ha insegnato certe cose? E sei davvero sicuro di aver capito bene?», gli chiese Jeri. «Perfino io non sono sicura di sapere cosa volesse dire»
«Di cosa state parlando?», s’immischiò Henry.
«Spiacente, non canterò, ci tengo alla pelle io», disse Terriermon saltando giù.
Lopmon si avvicinò ad Henry e gli diede una pacca sulla caviglia. «E’ una cosa che resterà tra Jeri, Rika e quelli che hanno le orecchie sviluppate abbastanza da aver sentito»
Takato finì piegato in due dalle risate, Kasu – che era appoggiato alla sua spalla – perse l’equilibrio e finì addosso a Monodramon.
Prima che gli altri potessero iniziare a ridere Rika prese in mano la situazione. «Basta chiacchiere, questo è tempo perso», tirò un calcio a Guilmon, che stando davanti al varco ci finì dentro senza troppi complimenti.
«Eih!», si lamentò Takato lanciandosi dietro di lui.
«Ma che cavolo…», si lamentò Kasu, poi Rika lo afferrò per un braccio assieme a Kenta e li spinse dentro. Nel lanciarli per poco non prese in pieno il povero Terriermon. «Eih! Che modi sono questi? E la mia garanzia d’incolumità in cambio del mio silenzio?»
Rika guardò seria Henry, pronta a gettare dentro anche lui. «Io vado da solo, grazie», le disse lui lanciandosi in avanti e afferrando Terriermon al volo. Si voltò e disse: «A presto», per poi piombare di spalle nel varco.
«Vuoi lanciare dentro anche me?», le chiese Ryo divertito.
«Se vuoi restare qui non ho problemi», gli disse lei avviandosi. Renamon la precedette, svanendo nella luce.
Ryo fece un cenno a Monodramon e il draghetto seguì Renamon. «Tocca a noi», disse poi a Rika.
«Solo un momento», lo trattenne Suzie. Lui si abbassò per abbracciarla e lei ne approfittò per mormorargli all’orecchio: «Ti prego, fa che non le succeda nulla»
«Farò il possibile», le rispose lui.
Si sorrisero complici, poi il ragazzo diede una pacca sulla spalla a Jeri e un pugno leggero a Rika, facendole cenno di entrare.
Attraversarono il varco assieme e si ritrovarono a fluttuare in un mondo di numeri. Il sopra e il sotto erano inesistenti, come la prima volta che si erano avventurati nel mondo Digitale, e la destra e la sinistra erano assolutamente confusi.
«Fin qui tutto bene?», chiese Henry che stava fluttuando poco più avanti di loro.
«Tutto bene», gli rispose Kenta.
«Tutto ok», gli fece eco Kasu.
«Panini tutti a posto per ora», annunciò Guilmon.
Poi Takato si rivolse verso Rika e le chiese: «Tu tutto ok?»
Lei trattenne un gemito e si spinse in avanti, decisa a precipitare fino ad un qualunque settore di Digiworld il prima possibile.
«Rika?», la richiamò Ryo afferrandola per le spalle. La ragazza pensò che mai come allora la sua stretta era stata più confortante. Probabilmente anche perché era la prima volta che gli permetteva di avvicinarsi.
«Scendiamo, per favore», supplicò la ragazza.
Henry le si avvicinò e la afferrò per un braccio, Ryo la tenne dall’altro, finche Renamon non li ebbe raggiunti e stretto la ragazza a sé. «Scendiamo», disse il Digimon.
Takato le lanciò un’occhiata. «Forse dovremmo tornare indietro, se Rika non sta bene»
Ma prima ancora che potesse finire la frase iniziarono a precipitare, attraversando i vari strati di Digiworld uno dopo l’altro.

Riaprirono gli occhi sentendo la sabbia sotto la testa e addirittura dentro le mutande.
«Bentornati a Digiworld», esclamò Kasu prima ancora di arrampicarsi fuori dalla fossa che si era creata dopo la sua caduta.
Mentre Ryo aiutava Monodramon ad uscire dalla buca che aveva provocato precipitando Takato si avvicinò a Renamon.
«Tutto bene qui?», chiese.
Rika annuì, sembrava stare davvero meglio. «Renamon», disse «Ispeziona i dintorni, cerca di trovare qualcosa»
Ma quello che dovevano trovare era di sicuro ben in vista. Nel cielo, ad alcuni chilometri di distanza, un immensa zolla di terra nera assorbiva la luce che la circondava e rifletteva oscurità. Un immenso continente oscuro volante.






Chiedo immenso perdono per il ritardo! Non riuscivo a finire il capitolo, e sinceramente non lo considero finito neanche ora, insomma, non dice assolutamente nulla… La prossima volta cercherò di far si che le cose vadano più di corsa.

P.S. Per furiabuia: Se non mi recensisci ti sequestro il mio telecomando!!! Visto che lo stai usando più tu che io!

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Capitolo 21
*** 21 ***



21



Avevano camminato, avvicinandosi timorosi al continente volante. Seppure avessero camminato per ore non si erano avvicinati abbastanza da notare la differenza di distanza. Alla fine si erano fermati nei pressi di una roccia enorme ed avevano deciso di sistemarsi in modo da non essere visibili dal continente. Henry e Kazu montarono tre tende, dato che non ne avevano trovate di abbastanza grandi per starci tutti insieme.
«Vuoi una tenda tutta per te?», chiese Kenta a Rika. Le si era avvicinato quasi di soppiatto mentre lei osservava pensierosa il continente nero.
Rika non si voltò a guardarlo, ma sollevò la testa di poco. «Non serve, non mi disturba dormire con voialtri». Era incredibile che si fosse resa conto solo ora di quanto i suoi amici fossero indispensabili per lei. Quel coma doveva averle dato proprio alla testa.
Ripensava alla tranquillità che spesso Henry mostrava con tutti, all’umorismo di Terriermon e alla tontaggine di Kenta.
Kenta sospirò. «Bene, facci sapere con chi vuoi dormire», le disse il ragazzo, poi si allontanò.
Rika ripensò alla simpatia di Takato, alle battute stupide di Kazu, al muso rosso di Guilmon ed alla stretta di Ryo sulle sue spalle. E poi a quello che Monodramon le aveva fatto sapere in quel modo del tutto idiota.
A Ryo piaceva il suo sedere. Scoppiò a ridere, poi coprì il volto con le mani e prese fiato. Si sentiva strana, era stanca e non vedeva l’ora di togliersi quell’affare che aveva dietro il collo.
Si sfiorò il punto rigonfio sotto i capelli premendovi lievemente sopra. Faceva male, trattenne un gemito di dolore e strinse i pugni.
«Non giocare con quella cosa», la richiamò Renamon.
Rika le sorrise lievemente. «Stavo solo controllando se era ancora lì»
Si zittirono entrambe. Henry si era avvicinato e porse ad entrambe un panino e due bottiglie. «Acqua o succo?»
«Acqua», rispose Rika. Bevve un sorso e poi passò la bottiglia a Renamon.
Henry le diede una pacca sulla spalla «Abbiamo pensato di andare a dormire subito per partire presto domani»
«Tra un po’ vi raggiungo»

Quella notte il vento soffiò tanto forte che i ragazzi e i loro Digimon temettero di essere sbalzati via con tutte le tende. Quando era sceso il buio il gelo l’aveva accompagnato, il gruppo si era sistemato nelle tende in attesa del giorno successivo, mangiarono separati, ripromettendosi che per la notte successiva si sarebbero riparati dentro una grotta o in qualche altro posto in cui potessero stare più vicini.
Henry fece fatica a prendere sonno, tanto che ad un certo punto diede un colpo a Takato per svegliarlo ed informarlo dei suoi dubbi. «Sono preoccupato», disse all’amico dopo che lui ebbe borbottato qualcosa di davvero poco carino.
«Mi stai ascoltando?»
Takato si stropicciò un occhio seccato. «Qual è il problema?»
Henry sospirò, sistemando meglio il sacco a pelo addosso a Terriermon. «Questo vento mi agita, e sono preoccupato per Rika»
«Rika sta bene», gli disse Takato sbadigliando «E’ in buone mani», poi si coprì la testa con la coperta voltandosi dall’altra parte e aggiunse: «Ora lasciami dormire, stavo sognando Jeri»
Henry sospirò rassegnato, poi si stese per dormire.

****

Jeri, Suzie, Akemi e Mako si erano organizzati per controllare le varie zone della città, chi avesse avvistato per primo il Digimon avrebbe avvertito gli altri. Secondo le indicazioni di Rika la bioemersione sarebbe dovuta avvenire a mezzanotte in punto, e i Tamers rimasti sulla terra si fidavano cecamente di lei. Eppure quella notte non bioemerse nessun Digimon.

****

Al mattino Kenta svegliò tutti dando un colpo secco sulle loro tende. «Muoviamoci, Il sole è sorto», poi ci pensò su, guardò il cielo e si corresse: «La terra in cielo è visibile, è luce! E’ giorno! In piedi»
Takato grugnì tanto forte che lo sentirono anche i ragazzi nelle altre tende.
«Qualcuno si è alzato con il piede sbagliato», osservò Ryo aprendo leggermente un occhio.
«Lasciatemi dormire ancora», borbottò Monodramon che stava accovacciato ai suoi piedi.
Rika borbottò qualcosa che Ryo non riuscì a capire. «Cosa?», le chiese.
Lei sollevò la testa giusto per guardarlo in faccia e ripeté: «E qualcuno si è svegliato fin troppo allegro»
Ryo rise. «Sono contento che tu sia in vena di battute», le disse.
La ragazza gli sorrise, poi si sollevò e si sistemò la maglia che le si era sollevata sulla pancia. Ryo le lanciò un’occhiata e distolse lo sguardo prima che lei potesse accorgersene.
«Usciamo», disse aprendo la tenda.
«Dov’è Renamon?», chiese Rika appena fu fuori.
Lei spuntò al fianco della domatrice appena ebbe pronunciato il suo nome.
Takato arrancò fuori dalla sua tenda mentre Henry diceva: «Facciamo colazione, smontiamo le tende e ci mettiamo in marcia»
Per svegliare Kazu dovettero infilargli un dito dentro ad un orecchio.

Il giorno fu caldo tanto quanto la notte era stata gelida, camminare sulla sabbia quasi bollente fu faticoso.
Il silenzio calò sui ragazzi e i loro Digimon appena dopo due ore di viaggio. L’unico che tentava inutilmente di accendere una qualunque conversazione era Terriermon dall’alto della testa di Henry.
Renamon si era offerta di portare lo zaino di Rika e lei, seppur di malavoglia, aveva dovuto accettare l’aiuto. A pomeriggio inoltrato aveva le gambe indolenzite ed un mal di testa assolutamente non invidiabile. Più volte Takato rallentò e le chiese se voleva che si fermassero, ma lei rifiutò ogni volta.
Era stato Kenta, verso mezzogiorno, a sedersi per terra e minacciare di non alzarsi finché non gli avessero dato da mangiare.
Subito dopo avevano ripreso il cammino.
«Non c’è nessun Digimon qui?», domandò ad un certo punto Kazu.
In effetti – anche gli altri ci avevano fatto caso – non avevano incontrato nessuno.
Poi Renamon si guardò attorno ed aggiunse cupa: «Non ci sono neanche i fasci rosa, per noi non è una novità, ma altri Digimon, quelli avrebbero dovuto esserci»

Continuarono a camminare per due giorni, terminarono gli argomenti di cui discutere e finirono per arrancare in silenzio sotto un caldo innaturale.
Erano passate alcune ore dalla pausa pranzo, ed ancora non avevano avvistato né creature di dati né qualunque altra cosa viva si sarebbe potuta trovare in giro.
«Quest’atmosfera lugubre comincia a stancare», si lamento Kazu sbuffando.
Takato lo richiamò all’attenti. «Non lamentarti e cammina», gli disse. «Non abbiamo tempo»
Kenta si lasciò scivolare in ginocchio, fu seguito subito da Takato. «Pausa, vi prego!», borbottò quest’ultimo liberandosi dallo zaino.
«Io ho fame», borbottò Guilmon seppure non avesse ancora digerito il pasto precedente.
Henry si sedette affianco a Guilmon, «Dovremmo sbrigarci a risolvere qui la situazione, non abbiamo scorte di cibo ed acqua infinite, e qui in giro non c’è nessuno che possa fornirci cibo o fonti per rifornirci d’acqua»
«Avremmo dovuto portare più acqua», si lamentò Terriermon.
«Invece del succo», continuò per lui Henry. Poi il ragazzo notò lo sguardo perso di Rika e lo seguì. Il continente sospeso si avvicinava, ma sembrava che dovessero
camminare ancora parecchio per raggiungerlo. «Ancora non c’è anima viva», mormorò la ragazza. «Né raggi di luce rosa»
Henry sorrise tra se, «Almeno non rischiamo di essere separati come l’altra volta»
«E non mi toccherà restare di nuovo sola a proteggere quei due», borbottò la ragazza accennando a Kasu e Kenta.
«Siamo salvi!», esclamò Kazu divertito. «Se ci fosse andata bene ci avrebbe soffocati lei stessa, nel sonno»
«E così è per questo che siete finiti nel settore in cui ci siamo incontrati, per un fascio di luce rosa», osservò Ryo divertito.
Rika lo punzecchiò: «Ti è andata bene, se non ci avessi incontrati saresti rimasto qui»
Lui le sorrise: «Mi stai dicendo che vi devo un favore?», le chiese il ragazzo dando un buffetto sul muso di Monodramon.
«Se questo è un favore», gli disse lei sedendosi a sua volta. Ryo fu costretto a seguirla.
«Che facciamo adesso?», chiese Terriermon.
Fu Takato a rispondere «Altri dieci minuti di pausa e riprendiamo la marcia»
Kazu sbatté la testa contro il suo zaino evidentemente contrariato. «E se ci accampiamo qui fino a domani?»
«Non possiamo perdere tempo», lo richiamò Terriermon.
«Parla facile lui», si lamento Kenta «non deve camminare». Il piccolo Digimon infatti aveva passato tutto il tempo sulle spalle del suo Tamers, come d'altronde faceva sempre.
Rika si stese e prese a fissare il cielo. La terra era lontana, ma sempre più vicina di quanto probabilmente sarebbe stata vista da un qualsiasi altro settore.
Cominciò a chiedersi cosa dovessero fare, se ce l’avrebbero fatta anche questa volta.
Continuò a scrutare con sguardo perso la superficie terrestre finché non la vide lampeggiare, si spense per un istante e poi ricomparve, apparendo come una trasmissione disturbata. «Sta succedendo qualcosa», mormorò Rika. Balzò in piedi in un istante e si lanciò addosso a Ryo spingendolo di lato.
Fece appena in tempo ad evitare un fasciò di luce rosa che strisciò sul terreno proprio dove stava seduto il ragazzo. Renamon aveva scansato Takato, che si trovava troppo vicino alla stessa traiettoria.
«Che diavolo succede?», esclamò Kazu alzandosi.
Henry scattò in piedi seguendo gli altri «Fate attenzione!»
Ci fu un momento in cui cedettero di essere in guai grossi, poi centinaia, forse migliaia di fasci di luce rosa si misero a percorrere il deserto, un fischio assordante percorse l’aria, la terra che svettava in cielo divenne un immagine sgranata. E capirono che la paura che avevano sentito prima non era nulla.
Poi Rika urlò.






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Capitolo 22
*** 22 ***





L’imputata si dichiara colpevole per non aver aggiornato prima (Me se fosse solo questo ho un paio di altre fic che non aggiorno da qualche annetto…). L’accusa aggiunge il fatto che ho interrotto lo scorso capitolo in un momento cruciale, e si, ma non avevo idea di come continuarlo. Mi sa che ci stiamo avviando alla fine e che questo capitolo è un tantino… Non so, non mi convince



Nella puntata precedente:

«Che diavolo succede?», esclamò Kazu alzandosi.
Henry scattò in piedi seguendo gli altri «Fate attenzione!»
Ci fu un momento in cui cedettero di essere in guai grossi, poi centinaia, forse migliaia di fasci di luce rosa si misero a percorrere il deserto, un fischio assordante percorse l’aria, la terra che svettava in cielo divenne un immagine sgranata. E capirono che la paura che avevano sentito prima non era nulla.
Poi Rika urlò.




22



«Sto bene, è passato», ripeté Rika per l’ennesima volta.
Renamon la guardò mostrando un’apprensione che non era da lei «Sei sicura? Se qualcosa non va devi dirlo, non tenerlo nascosto»
«Sto bene», ripeté ancora Rika. Poi si scostò i capelli dalla faccia e sospirò.
I fasci di luce rosa erano svaniti, ma i ragazzi ancora non riuscivano a capacitarsi dell’accaduto.
Era successo tutto in fretta, i fasci erano apparsi, il fischio li aveva quasi assordati e Rika aveva urlato. Quando era successo aveva appena spinto a terra Ryo ed erano praticamente abbracciati sulla sabbia. Aveva stretto le mani attorno alle braccia del ragazzo tanto forte da lasciargli le impronte delle unghie sulla pelle, poi aveva sentito il sapore del rame in bocca.
In poco tempo si era ritrovata con il sangue che le colava dalle narici e dalle orecchie.
Poi, per fortuna – anche se non aveva capito bene dopo quanto tempo – tutto era tornato tranquillo.
Ora aveva la pelle solo un po’ arrossata là cove il sangue era colato. Henry, con un fazzoletto inumidito, le stava pulendo le guancie con alcune gocce della terz’ultima bottiglia d’acqua.
«Non vorrei essere ripetitivo, ma sei sicura di stare bene?», le chiese il ragazzo.
Lei annuì, si guardò un po’ attorno per adocchiare gli altri. Takato stava montando le tende assieme a Kazu – si era deciso che non sarebbero andati oltre quel giorno – Guilmon giocava con Monodramon in un angolo, Ryo e Kenta discutevano all’ingresso della grotta in cui si erano rifugiati mentre lei era in preda al dolore.
Quando Rika si assicurò, con un’occhiata, che Terriermon non avrebbe riferito quello che stava per dire, abbassò la voce e disse all’orecchio di Henry: «Ho solo un po’ di mal di testa, ma passerà»

Rika si rifugiò nella tenda non appena Renamon si fu messa in marcia per trovare velocemente una fonte d’acqua potabile e fare rifornimento. Si stese a pancia in giù ed affondò il volto nello zaino che avrebbe usato come cuscino.
Si era quasi addormentata quando sentì una mano che le accarezzava la schiena. Non sobbalzò e non si mosse, ma grugnì per far capire che era in ascolto.
«Non voglio rompere», le disse Takato sottovoce. «So che non vuoi che ti chieda come stai quindi arrivo subito al dunque, cosa cedi che sia stato? Credi che succederà di nuovo? Hai qualche idea?»
Rika sospirò, sollevò il viso dal cuscino e si voltò per guardare in faccia l’amico.
«E’ stata una Bioemersione, la prima da quando siamo qui», affermò appoggiano la nuca allo zaino. «Sembrava una scarica», osservò il ragazzo.
«Una scarica che ha scosso tutta Digiworld ed ha raccolto energia per far Bioemergere un Digimon, succedeva già prima che i nostri Digimon tornassero da noi. Guilmon non te l’ha spiegato?»
Takato si grattò la testa pensieroso; «Non si è saputo spiegare molto bene»
Rika si tirò una mano tra i capelli sparpagliati sul cuscino improvvisato ma non disse nulla.
«Io vado», la informò allora Takato. «Tu riposa»
Ma Rika sapeva che non vi sarebbe riuscita; una parte di lei avrebbe voluto addormentarsi, l’altra fu felice di essere ancora sveglia quando Ryo entrò nella tenda.
«Monodramon e Guilmon stanno facendo uno di quei giochi non troppo intelligenti che fanno le bambine all’asilo», disse il ragazzo quando notò che lei era sveglia.
«Quello in cui battono le mani?», domandò Rika svogliata.
«Proprio quello», confermò il ragazzo sedendosi accanto a lei. Aspettò che lei dicesse qualcosa, ma non lo fece. La ragazza restò in silenzio con lo sguardo fisso alla parte alta della tenda.
Ryo, vedendo che non fiatava, le diede un buffetto su una guancia. Rika si voltò a guardarlo e gli sorrise. «E’ proprio un gioco stupido», disse.
Lui fece una smorfia. «Vero, ma se li diverte…»
Poi Ryo si stese, e nello stesso istante Rika si sollevò.
«Tutto bene?», le chiese. Si era alzata veloce come se l’avesse punta un insetto. In effetti qualcosa l’aveva punta, ma non un insetto.
«Temo di avere appena avuto un’illuminazione»
«Che tipo d’illuminazione?», le domandò Ryo.
Rika si passò le mani sul viso, pensando a quanto avesse voglia di buttarsi dell’acqua gelida dritta in faccia. Ma l’acqua non c’era, almeno fino a quando Renamon non fosse tornata, e comunque non ne avrebbero avuta da sprecare.
«Una che mi piacerebbe ignorare, ma temo che non ci riuscirò», gli rispose.
Ryo, sempre steso a pancia all’aria, sospirò. «Spero di non dovermi preoccupare»
Rika aveva pensato che avrebbe fatto fatica ad addormentarsi e invece, con Ryo affianco che russava piano, crollò quasi subito in un sonno profondo.

Quando Rika si svegliò era notte inoltrata. Si chiese quanto tempo fosse passato dall’ultima bioemersione. Altre venti ore forse?
La risposta le rimbombò in testa tanto violentemente quanto la volta precedente. Si rannicchiò su se stessa tenendosi la testa e si sforzò di non urlare ancora. Poi il fischio assordante inondò la grotta.
Rika si chiese se fosse l’unica a sentirlo. Non era così, perché subito Monodramon saltò con tanta violenza da rischiare di ribaltare la tenda e Ryo le afferrò i polsi per guardarla in faccia.
«Va tutto bene, ora passa», disse Rika più a se stessa che a Ryo. Strinse forte i denti e si rannicchiò ancor più su se stessa.
Ryo, seppur con titubanza, strisciò lentamente verso di lei e la abbracciò stretta. Quando la scarica di energia fu finita Rika riuscì a sentire il battito accelerato del cuore del ragazzo, ma non fece nulla per allontanarsi da lui.
Rimase accovacciata tra le sue braccia e si riaddormentò.

«Ti dispiace se parliamo un secondo?», gli domandò una volta sveglia avvicinandosi seria al sasso in cui l’aveva trovato.
Lui non smise di osservare il settore nero nel cielo, ma le fece con la testa un cenno di assenso.
«Non riesco a dormire», continuò allora lei.
«Ci manca solo che tu mi dica che senza di me non ci riesci», borbottò lui.
Poi Rika gli tirò un pugno sul braccio e lui finalmente si voltò a guardarla «Va bene, scusa pessima battuta»
Lei si sedette per terra, poggiò la schiena sulla roccia del rifugio naturale e voltò la testa. Possibile che Ryo riuscisse sempre a farle passare la voglia di essere simpatica o comunicativa?
«Allora? Di che si tratta?», le chiese il ragazzo dopo che lei era rimasta zitta per parecchi secondi.
«Ho cambiato idea»
Ryo sospirò «A volte mi chiedo se tu abbia il ciclo ininterrotto, sei più lunatica di mia cugina quando ce l’ha! Il che è tutto dire»
Rika trattenne una risata che lui non notò, e lo lasciò continuare il suo monologo «Parliamo, comincio io. Avevo un compito in classe il giorno che siamo partiti, rischio la bocciatura. Cavolo… Me lo ero pure dimenticato», avrebbe continuato, ma Rika lo bloccò ponendogli una domanda che solo ora le era venuta in mente «Che ci fai qui? Perché non stai dormendo?»
Ora lo stava guardando, lui sollevò un sopracciglio dubbioso. «Non riuscivo a dormire», disse sapendo che questa frase che diceva solo quello che aveva già detto lei l’avrebbe fatta infuriare.
«Voglio sapere perché», ribatté lei.
Ryo allungò una mano e le pulì con un dito un rivolo di sangue incrostato che le segnava una striscia tra l’orecchio e il collo. Dovette strofinare un po’ guadagnandosi uno sguardo corrucciato da parte della ragazza. «Come facciamo a tornare a casa una volta che abbiamo finito qui? Sai, me lo chiedo perché credo che faresti bene a tornare a casa e lasciare che ci occupiamo noi di questa faccenda»
«Tu pensalo di nuovo e io ti picchio», gli disse seria Rika.
«Rimugino anche su un’altra cosa in verità», rivelò poi il ragazzo. «Sto pensando a se sia una buona cosa o no dire una certa cosa»
«Oh santo cielo!», sbottò Rika «Detta così sembra così complicata! Immagina di stare giocando a scacchi, non sai mai quale sarà la reazione del tuo avversario, eppure ci giochi, muovi le tue pedine e inevitabilmente ne perdi qualcuna. Se perdi giochi di nuovo»
«Mai, mai in vita mia avrei detto che tu potessi essere così… Così filosofica», rise Ryo.
«Non lo sono», ribatté Rika «l’ha detto uno dei miei prof., ora parla, ti ascolto»
Lui scosse la testa «Per restare in tema di scacchi, non posso perdere la mia regina, sarebbe un azzardo»
Rika lo afferrò per il colletto «Ho. Detto. Parla.», grugnì piano per evitare che gli altri la sentissero.
Ryo sorrise intimidito «Poi però non dirmi che è colpa mia, reagisco in seguito alla tua mossa», disse, poi la baciò.
Rika s’irrigidì, non per via del bacio, ma per il bruciore che le percorse il collo assieme a quelle che sembravano leggere scariche elettriche. Allontanò Ryo con un colpo e sbatté le palpebre confusa mentre dolore e scariche passavano.
«Ok, scusami, non avrei dovuto», borbottò Ryo imbarazzato dopo essere stato respinto. «Però te la sei cercata»
«Non tirare fuori scuse», sospirò Rika decisamente confusa, poi sorrise e si passò una mano dietro il collo. Esercitò una lieve pressione e rabbrividì.
«Tutto bene?», le chiese Ryo preoccupato.
E Rika si decise a vuotare il sacco. Notò con la coda dell’occhio Renamon che vegliava su di loro e sospirò. «Quando mi sono svegliata dal coma mi sono accorta di avere una cosa infilata qui nel collo», disse voltando la testa ed indicando il punto esatto con un dito. «E’ proprio qui, sommetto che è quello che mi fa sentire le bioemersioni e tutto il resto»
Ryo sfiorò il punto arrossato e imbrattato di sangue fresco. «Vuoi che provi a toglierlo?», le chiese. «No, credo che si sia disattivato adesso, di nuovo», poi ricordò.

«A noi due adesso», diceva il Datamon freddamente.
Era costretta immobile, non riusciva a muoversi ed un peso al suo fianco indicava chiaramente che il Digimon le era vicino. Gli aghi delle flebo pizzicavano.
Aveva sentito una puntura nella punta nell’indice della mano sinistra. Il cuore che aumentava i battiti sempre più forti e poi il Digimon le aveva sollevato la testa con una delle sue fredde mani.
Due dita che si muovevano lungo la sua spina dorsale per poi premere dolorosamente dietro al collo. Poi finalmente era riuscita a muoversi «Hai scelto la persona sbagliata, sono davvero tanto incazzata», aveva stretto il polso del Digimon sperando di resistere.
«Sei debole domatrice, non puoi farci nulla», in quel momento sapeva cos’aveva nel collo, come aveva fatto a dimenticarlo?
Datamon l’aveva stretta forte, quasi volesse strangolarla.
«Lasciami stare», aveva supplicato tentando di respirare.
Il dolore era esploso facendole perdere i sensi un’altra volta.
L’urlo di Ryo era stata l’ultima cosa che era riuscita a sentire: «Lasciala stare»


«Tutto bene?», chiese Ryo scrollandola.
Rika rabbrividì sentendo il peso della mano di Ryo sulla spalla. «Toglimelo», gli disse.
Il ragazzo si sollevò cercando il modo migliore per sfilarlo senza farle troppo male. «Sei sicura?», le chiese.
«Si»
Allora Ryo premette forte per farlo uscire, come se fosse un brufolo, sperando di riuscirci nel minor tempo possibile. Per non urlare dal dolore Rika penso alla prima cosa che le era venuta in mente e che potesse distrarla.
I pensieri si brogliarono fuori controllo.

Fai impressione, lo sai?
La regina dei Digimon sembra la Bella Addormentata nel bosco
A te piacciono le favole?
Nella scala delle persone che potresti sentire precedo solo i perfetti estranei…
Ci penso è mi dico “Cavolo, non può essere, non tu! Tu ti sveglierai!”
Lo so che tu sai che ti amo
Sai una cosa, Bella Addormentata? Un bacio di certo male non può farti.


Il dolore era passato lasciando il posto ad un lieve pizzicore ed al calore delle dita di Ryo che massaggiavano delicatamente la parte appena liberata.
«Fatto», le disse il ragazzo. Rika alzò gli occhi e si accorse che Renamon le si era avvicinata per controllare come stesse. «Tutto bene?», le chiese.
Rika annuì. «Ci conviene dormire, domani dovremo camminare parecchio»
Evidentemente ogni discorso sarebbe stato chiuso lì almeno per un po’.

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Capitolo 23
*** 23 ***





Ok, lo so, è un secolo che non aggiorno. Spero che il capitolo valga almeno la metà dell’attesa.




23

«E’ un bel viaggio da quaggiù a lassù», commentò Kenta mentre Kazu fischiava ammirato. L’immensa lastra di roccia nera se ne stava solidamente sospesa sopra le loro teste, non si vedeva il punto da cui partivano i cavi penzolanti che stavano sospesi ad una decina di metri da terra.
«E ora come si fa?» domandò Terriermon.
«Quei cavi a che servono?», chiese ancora Henry ignorando il quesito che era stato posto dal suo Digimon. Terriermon sbuffò e gli tirò una ciocca di capelli.
«Aih!», si lamentò il ragazzo.
Takato sospirò «Ci siamo sotto, dobbiamo solo salire e ci troveremo faccia a faccia con il problema. Voliamo fin lassù? Ci arrampichiamo? Potremmo usare i cavi come corde, reggeranno? Quanto saranno lunghi? Come si fa? »
«Io con un salto arrivo ad afferrarli», rimbeccò Renamon inaspettatamente.
«Tu sei agile ed hai le gambe lunghe», le rispose Takato.
Rika prese fiato e poggiò due dita sulla fronte; quella discussione appena iniziata le stava già facendo venire il mal di testa. «Digimodificate i vostri Digimon e facciamola finita», disse secca avvicinandosi al suo Digimon. «Fategli crescere le ali e lasciate che vi portino lassù»
«Non è così semplice, credo che sia meglio farci un’arrampicata» chiarì Henry, poi si rivolse a Renamon. «Renamon, ci può portare fin lassù uno alla volta giusto per farci aggrappare?»
Il Digimon annuì «Meglio se vi aggrappate ognuno ad un cavo diverso, per evitare di metterci troppo peso». Senza preavviso afferrò Henry per la vita e saltò.
Il ragazzo si lamentò un istante prima di riuscire a rendersi conto del volo, poi allungò le braccia ed afferrò il cavo che ondeggiò con impeto rischiando di sbalzare Henry a terra. Terriermon si resse come poté al colletto del suo Tamer.
Poi Renamon si avvicinò a Kazu afferrandolo e sollevandolo di colpo. Il ragazzo ebbe appena il tempo di dire: «Eih! Aspetta!», che si ritrovò a reggersi meglio che poteva al cavo affianco a quello di Henry. «Cominciamo a salire? Non so quanto riuscirò a fare il salame appeso!», propose Henry.
Kazu non annuì per paura che muovere la testa lo sbilanciasse, si limitò a borbottare un: «Si» non troppo convinto.
Quando Renamon si avvicinò a Kenta il ragazzo cercò di pararsi con le mani e tenerla lontana; «Io vi aspetto qui, faccio il palo!», ma il Digimon non lo ascoltò e afferrò anche lui.
Rika ridacchiò vedendolo scivolare per qualche metro prima di riuscire a stringere bene la presa.
«Guilmon», chiamò Takato «credi che con i tuoi artigli avrai problemi ad arrampicarti? E tu, Monodramon?»
I due Digimon scrollarono le spalle.
«Meglio che Monodramon digievolva, Cyberdramon può volare ed afferrarci nel caso qualcuno di noi finisse per cadere», propose Ryo pratico.
Monodramon annuì e digievolse, poi Renamon portò su Takato, Guilmon, Ryo e per ultima Rika. Si tirarono tutti su; Henry e Kazu – che erano partiti prima – erano già abbastanza in alto, ma non ci volle molto perché Kazu mettesse un piede in fallo e rotolasse giù. Cyberdramon lo afferrò al volo e lo rimise apposto, il ragazzo ringraziò con espressione terrorizzata e la faccia bianca.
«Fa più attenzione, non piangerò se ti sfracelli al suolo», lo informò Rika fiera; Renamon le stava affianco attenta che non le accadesse nulla.
«Una volta in cima?», chiese Ryo ad un certo punto «Come troviamo quello che dobbiamo trovare? Qualunque cosa sia…»
«Ci deve essere qualcosa, un qualche marchingegno che consente le bioemersioni e tutto il resto», spiegò Rika.
Terriermon Si voltò in basso a guardare gli altri. «Noi sappiamo la strada, dovete solo seguirci»
Una dozzina di metri più avanti iniziarono a vedere i punti da cui spuntavano i tubi a cui erano aggrappati.

Quando furono a pochi metri dai condotti Henry e Kazu ci si infilarono dentro e, in un groviglio di cavi e terra scura si prepararono a tirare su gli altri.
Nel momento in cui Kazu si trovò a guardare in basso fischiò ammirato; «Se fossimo caduti ci saremmo sfracellati!»
«E’ così alto?», chiese stupidamente Takato lanciando un’occhiata verso il basso. Inevitabilmente si spaventò e rischiò di perdere la presa.
«Non lo rifare!», lo avvertì Henry dopo averlo afferrato per un polso e tirato su.
Intanto Kazu aveva tirato su Kenta e insieme stavano sollevando Guilmon. Terriermon osservava Ryo e Rika che stavano per raggiungerli assieme a Renamon, che pareva prendersela decisamente comoda.
«Io so bene di chi di voi vorrei liberarmi buttandolo giù», affermò Rika.
«Sapevo che mi odiavi», borbottò Ryo sbuffando, «ma non pensavo fino a questo punto».
Ad entrambi i ragazzi facevano male le braccia a furia di starci aggrappati, questo non faceva che innervosirli.
Rika si ripromise di picchiarlo appena si fosse liberata le mani. «Non ho detto che mi riferivo a te» «Credi davvero che non capisca quando mediti di uccidermi?», rimbeccò il ragazzo demoralizzato. «No, sul serio», chiarì la ragazza prendendo fiato «Questa volta non mi riferivo a te»
Il Tamer leggendario non era sicuro se crederle o no, ma smise di rimuginarci e lasciò che Henry lo tirasse su mentre Renamon sollevava Rika.
Ora erano tutti a bordo, CyberDramon era tornato MonoDramon e seguì gli altri che avevano già iniziato a scalare il condotto.
«Dicevi sul serio?», domandò Ryo a Rika «Non vuoi più uccidermi?»
La ragazza gli sorrise «Non sempre»

Al termine del condotto c’era una spessa grata che li nascondeva da chiunque si trovasse all’esterno. Macchinari ed ingranaggi tappezzavano pavimento, pareti e soffitto. Per certi aspetti sembrava di essere all’interno di un orologio.
I ragazzi si accalcarono con le pance sul metallo freddo.
Henry studiò bene il posto e impedì a Kazu di aprire la grata. «Non t’azzardare a farci beccare o vedrai che aiuterò Rika a farti fuori»
Prima ancora che il ragazzo potesse ribattere Rika sospirò e borbottò: «Ora comprendi i miei istinti omicidi nei suoi confronti?»
Seppur con titubanza Henry annuì «Si, in effetti non hai tutti i torti a volerli picchiare una volta tanto»
«Rika è una ragazza intelligente, dubito che commetterebbe un omicidio senza un buon movente», spiegò Takato.
«E’ solo una pazza furiosa», disse Kazu. Kenta lo guardò strabuzzando gli occhi nel timore della reazione della ragazza ed indietreggiò facendosi piccolo piccolo per non andarci di mezzo.
Rika era pronta per ribattere all’affermazione di Kazu ed aveva già iniziato una minaccia contro di lui.
Non era riuscita a finire la prima parola che Ryo le aveva tappato la bocca con la mano. «Non. Fiatare.», le sussurrò nell’orecchio. Lei si voltò a guardarlo con aria di sfida ed incrociò gli occhi cerulei del ragazzo che la fissava supplichevole.
Si zittirono tutti sentendo dei passi metallici avvicinarsi.
Takato, Henry, Kenta e Kazu osservarono con attenzione il MachineDramon che scrutava i macchinari corrucciato.
«Oddio! E’ enorme!», mormorò Kenta spaventato. Per un istante temette che l’avesse sentito, ma quello se ne andò per la sua strada dopo aver fermato una macchina ed averne attivata un’altra.
«Voglio il mio Guardromon…»
Henry lanciò un occhiata a Ryo e Rika, preoccupato dalla loro assenza di commenti. Erano rimasti faccia a faccia e i loro nasi quasi si sfioravano. Per un istante si chiese cosa stessero pensando, poi sollevò lo sguardo e borbottò: «Ah! Ma per favore», poi sventolò una mano tra loro due e li vide sobbalzare.
Aspettarono di essere certi di essere rimasti soli, poi Henry provò a spingere la grata per uscire, ma quella era dura.
«Proviamo con un calcio», propose Takato. I due si allontanarono un poco per potersi girare, ma lo spazio era stretto e gremito di gente e Digimon.
«Vuoi che provi con una Pirosfera?», chiese Guilmon al suo domatore.
Terriermon gli tirò un colpo con un orecchio «Certo, così ci beccano di sicuro!»
Ryo fece un cenno agli altri di arretrare «Ci penso io», si rigirò sul posto e diede un paio di calci alla rete, quella si svitò e cadde al suolo tintinnando.
Tutti tesero le orecchie preoccupati.
«Senti nulla?», chiese Henry al suo Digimon.
Terriermon scosse la testa «Nessuno in vista»
Allora Ryo strisciò fuori dal condotto seguito dagli altri. Si rimisero in piedi.
Rika si rivolse a Renamon: «Dove andiamo adesso?»
Lei fece cenno di seguirla e cominciò a camminare, ma prima che Rika potesse andarle dietro Henry la afferrò per un polso e lasciò che gli altri andassero avanti prima di chiederle: «C’è qualcosa che devi dirmi?»
«Qualcosa tipo cosa?», chiese lei.
Il ragazzo mosse eloquentemente la testa verso Ryo.
«Non c’è nulla tra me e lui», affermò Rika frettolosa.
Henry rise divertito; «Il modo migliore per far ammettere ad una persona testarda qualcosa è farla cadere in un tranello. Io non alludevo a quello in particolare, ti facevo più furba»
Lei gli puntò un dito contro: «Tu! Sei assolutamente perfido», poi fulminò con lo sguardo Terriermon che stava sulla testa del ragazzo e lui sollevò le zampette.
«Momentai», le disse il Digimon «pensa positivo, lui è già stracotto di te!»
Rika puntò un dito sulla fronte di Terriermon facendogli perdere la presa sulla testa del suo Domatore e ruzzolare giù. «Io non provo nulla per lui», disse. Poi girò i tacchi e raggiunse Takato e Guilmon. La stanza delle macchine sembrava enorme mentre Renamon li guidava.
Gli ingranaggi si muovevano a scatti, tanto che a volte sembrava che alcuni fossero spenti e quando invece si muovevano i ragazzi sobbalzavano.
«Sembra quasi il settore in cui ci siamo conosciuti», disse Kazu a Ryo sorridendo emozionato al solo ricordo. Il leggendario Digimon Tamer gli sorrise, poi guardò Rika e sorrise anche a lei. La ragazza si voltò nella direzione opposta giusto in tempo per notare una figura imponente nascosta nell’ombra. Strabuzzò gli occhi colta improvvisamente dal terrore, fece un altro passo ed il pavimento le venne a mancare sotto i piedi. Iniziò a precipitare.
«Perché diavolo non guardi dove metti i piedi?», ringhiò Ryo dopo che l’ebbe afferrata per un polso. «Ti odio», gli rispose la ragazza.
Takato si avvicinò per controllare dive fosse scivolata. Uno degli ingranaggi era per metà incastonato nel pavimento e Rika era finita proprio nella larga fessura. L’ingranaggio fece uno scatto avvicinandosi ai piedi della ragazza.
«Davvero intelligente trattare male il ragazzo che sta cercando di salvarti la vita!», disse Ryo digrignando i denti.
Rika sbuffò, cercando di darsi la spinta con un piede ed aiutarlo a tirarla su; «Nessuno ti ha chiesto di salvarmi! Non ti ho mai chiesto di fare l’eroe!»
Renamon si avvicinò pronta ad aiutare Ryo a tirare su la ragazza, ma un potente colpo energetico la scaraventò contro un pilastro.
«Renamon!», strillò Rika preoccupata; poi si rivolse a Ryo quasi ringhiando: «Cosa diavolo aspetti a tirarmi fuori da qui?»
Ryo le diede uno strattone; «Sai, non mi ero mai accorto che fossi così… Così stupida! Ti odio anche io!!»
Rika non avrebbe mai pensato che sentire quelle parole da lui le avrebbe fatto così male.

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Capitolo 24
*** 24 ***



DAL CAPITOLO PRECEDENTE :
«Sembra quasi il settore in cui ci siamo conosciuti», disse Kazu a Ryo sorridendo emozionato al solo ricordo. Il leggendario Digimon Tamer gli sorrise, poi guardò Rika e sorrise anche a lei. La ragazza si voltò nella direzione opposta giusto in tempo per notare una figura imponente nascosta nell’ombra. Strabuzzò gli occhi colta improvvisamente dal terrore, fece un altro passo ed pavimento le venne a mancare sotto i piedi. Iniziò a precipitare.
«Perché diavolo non guardi dove metti i piedi?», ringhiò Ryo dopo che l’ebbe afferrata per un polso. «Ti odio», gli rispose la ragazza.
Takato si avvicinò per controllare dove fosse scivolata. Uno degli ingranaggi era per metà incastonato nel pavimento e Rika era finita proprio nella larga fessura. L’ingranaggio fece uno scatto avvicinandosi ai piedi della ragazza.
«Davvero intelligente trattare male il ragazzo che sta cercando di salvarti la vita!», disse Ryo digrignando i denti.
Rika sbuffò, cercando di darsi la spinta con un piede ed aiutarlo a tirarla su; «Nessuno ti ha chiesto di salvarmi! Non ti ho mai chiesto di fare l’eroe!»
Renamon si avvicinò pronta ad aiutare Ryo a tirare su la ragazza, ma un potente colpo energetico la scaraventò contro un pilastro.
«Renamon!», strillò Rika preoccupata; poi si rivolse a Ryo quasi ringhiando: «Cosa diavolo aspetti a tirarmi fuori da qui?»
Ryo le diede uno strattone; «Sai, non mi ero mai accorto che fossi così… Così stupida! Ti odio anche io!!»
Rika non avrebbe mai pensato che sentire quelle parole da lui le avrebbe fatto così male.

24

MachineDramon aveva impedito sia a Renamon che a MonoDramon di raggiungere Ryo e Rika ed aveva provato ad attaccarli, ma gli altri ragazzi e i loro Digimon erano riusciti a tenerlo lontano da loro.
L’ingranaggio fece un altro scatto, stringendosi attorno alle gambe di Rika.
Con una carica di adrenalina Ryo puntò i piedi e la sollevò. Caddero entrambi stesi a terra con il cuore che batteva a mille. «Non è vero che ti odio», sospirò Ryo guardando Rika stesa affianco a lui.
Lei ricambiò lo sguardo; «Non ti odio neanche io», distolse lo sguardo per un istante «E grazie. HeroBoy»

«Diamine!», esclamò Kazu spaventato vedendo Guilmon rotolargli affianco «Volete piantarla di flirtare?» Rika si sollevò di colpo «Noi non…», ma non finì la frase perché MachineDramon attaccò ancora.
Henry e Terriermon schivarono il colpo, Rika spinse Ryo di lato e si lanciò nella direzione opposta. «Con questo direi che siamo pari», disse lanciando un’occhiata di sbieco al ragazzo.
Quando MachineDramon avanzò Kazu e Kenta si rifugiarono dietro Henry e Takato appena prima che un altro colpo energetico gli fosse scagliato addosso.
Henry fece digievolvere Terriermon, Takato mandò Guilmon all’attacco. Ryo si preparò a potenziare MonoDramon e Rika avanzò per trovarsi in prima linea.
«Al diavolo l’effetto sorpresa»
Quando Rika si voltò per cercare il suo Digimon la ritrovò al suo fianco; impugnò il Digivice e sfilò le carte dal contenitore che portava alla cintura.
Ryo lanciò un’occhiata agli altri.
Vide Henry e Takato mandare all’attacco Gargomon e Guilmon digievolvere, Rika aveva potenziato Renamon ed ora ostentava un’espressione di puro compiacimento nei confronti della battaglia che stava per cominciare.
Ryo tenne sotto controllo Kazu e Kenta, i cui Digimon erano chissà dove. Era il più grande e si sentiva in dovere di proteggere tutti i ragazzi.
«Renamon», disse Rika con calma «Cerca di indebolirlo»
Il Digimon attaccò, affiancò Gargomon contro MachineDramon e permise a Growlmon di attaccarlo di sorpresa.
«Ok, Renamon, vai così», si complimentò la domatrice.
Kazu si unì alle ovazioni: «Si, Renamon, sei forte»
Rika lo fulminò con un’occhiata e lui stette zitto. Un attacco arrivò addosso a Kazu e Kenta; una serie di siringe puntavano dritte verso di loro. CyberDramon le deviò appena in tempo e quelle si andarono a conficcare contro un ingranaggio.
La voce di Henry risuonò per tutta la sala: «Attenzione! Ne arrivano altri!»
Un Demidevimon usci dalle ombre puntando dritto addosso a Takato, Renamon lo allontanò con una pioggia di diamanti e tornò ad affiancare i ragazzi.
Una parete iniziò a cedere ed uno GigaDramon si fece largo tra i detriti, Demidevimon attaccò ancora puntando contro Ryo, MachineDramon indietreggiò fino a sparire dalla vista dei ragazzi, Ryo evitò le frecce di Demidevimon e si ritrovò isolato dal gruppo.
«Qualcosa mi dice che ne arriveranno altri», grugnì Rika sentendo la tensione aumentare. «Renamon! Nessuna pietà!», gridò al suo partner. Renamon digievolse Kyubimon mentre uno degli ingranaggi rientrava nel terreno e si preparò a fronteggiare il Digimon che ne sarebbe emerso. Uno SkullGraymon la atterrò senza difficoltà e poi mirò a CyberDramon. Lo sbatté a terra con violenza e si diresse a passo pesante verso il gruppo di domatori.
I ragazzi si dispersero infilandosi nei corridoi stretti che si andavano a formare tra i vari ingranaggi, SkullGraymon ne distrusse un paio quasi rischiando di colpire Henry, poi mirò a Kazu e Kenta che furono salvati all’ultimo secondo da Growlmon.
«E’ furioso, è impossibile prevedere le sue mosse», si lamentò Kazu quando poté riprendere fiato.
Ryo studiò alla svelta il campo di battaglia Kazu e Kenta stavano vicino al condotto da cui erano entrati, SkullGraymon stava combattendo contro Growlmon proprio davanti a loro. Ryo gli fece un cenno con la testa, non avevano Digimon a difenderli, potevano solo tornare ad infilarsi nel condotto ed aspettare.
Takato teneva d’occhio Guilmon mentre Guardromon se la vedeva con DemiDavimon sotto lo sguardo di Henry, Kyubimon e Rika combattevano GigaDramon.
Cyberdramon aveva puntato dritto contro Myotismon, appena entrato nella stanza.
Siamo nella base del nemico, siamo in minoranza, possono mandarci contro tutti i Digimon che hanno, prima o poi dovremo arrenderci, pensava Rika preoccupata. Cercò di farsi coraggio, di pensare che sarebbe andato tutto bene, ma non riusciva a crederci davvero.
Erano andati a Digiworld perché lei era stata male e voleva sapere il perché. Erano andati a Digiworld perché c’era andata lei, se fossero morti sarebbe stata tutta colpa sua.
Kyubimon fu colpita al fianco e scaraventata per terra. Scivolò sul pavimento abbattendo alcuni ingranaggi e perdendo le forze. Regredì, e nello stomaco di Rika si aprì un buco nero di terrore.
«RENAMON!», urlò la ragazza vedendo i suoi dati instabili. Si preparò a correre, vedendo che il GigaDramon stava per darle il colpo di grazia. Sapeva che non avrebbe potuto fare nulla, ma corse comunque.
CyberDramon si parò tra Renamon e GigaDramon appena in tempo; deviò l’attacco del Digimon e gli si avventò addosso.
Rika cercò Ryo con lo sguardo e lo trovò poco lontano a seguire lo scontro del suo Digimon con espressione torva.
I dati di Renamon erano ancora instabili, ma almeno adesso aveva CyberDramon a proteggerla. Non era mai stata così felice che Ryo ed il suo Digimon fossero così abili a combattere.
Rika digrignò i denti e appunto mentalmente: Ringraziare Ryo per questo.
E poi picchiarlo.
Decise di correre verso il ragazzo, ma si sentì afferrare alle spalle e riportare indietro. Una mano metallica le coprì la bocca per impedirle di urlare ed ancora prima di vederlo o sentirlo riconobbe Datamon. Non aveva prove che fosse davvero quello che aveva visto in ospedale, ma era sicura che fosse lo stesso come lo era dei Jeans che indossava.
Rika cadde a terra e fu trascinata sul pavimento lercio dalle lunghe braccia metalliche del Digimon. Tentò di opporre resistenza, di liberarsi la bocca per chiede aiuto o, più probabilmente, per imprecare ed insultare Datamon. Tentò di aggrapparsi a qualcosa, ma la presa di Datamon era ferrea e presto si ritrovò senza fiato ai suoi piedi.
Guardò il ghigno che il Digimon aveva stampato in faccia e non ebbe più dubbi; l’aveva già visto.
Dove diavolo è Ryo quando serve? Henry! Takato! Dannazione!, pensò Rika con le lacrime agli occhi. Renamon!

Renamon tentò di sollevarsi, chiamò CyberDramon con voce rotta.
Lui le lanciò un’occhiataccia, parò un colpo di GigaDramon e colpì Myotismon.
«Resta dove sei», le disse il Digimon.
Renamon tentò ancora di sollevarsi, i suoi dati oscillarono nell’aria attorno a lei; «CyberDramon… Rika» Renamon ricadde a terra, Cyberdramon guardò verso dov’era Rika e Ryo seguì il suo sguardo.
Un gruppo di Digimon l’aveva accerchiata e lei, a terra, stava cercando di liberarsi da quella che sembrava una corda. Ryo si lanciò verso di lei urlando: «Rika! Sto arrivando!»
Henry e Takato lo videro e seguirono la direzione in cui stava correndo.
«Qui bisogna farla finita», disse Henry; scambiò un’occhiata con Takato ed afferrò il Digivice. «Gargomon! Dobbiamo Biodigievolvere!»
«CyberDramon!», urlò Ryo. Il Digimon raccolse Renamon da terra e sfrecciò verso di lui.
Ryo tornò a guardare Rika, Devimon lo colpì in pieno con uno stormo delle tenebre e il ragazzo fu sbalzato indietro.
Rika lo vide rotolare a terra, vide CyberDramon deporre Renamon a terra e correre in soccorso del suo domatore.
Rika si voltò e puntò uno sguardo di sfida su Myotismon. Dato che tutti li avevano visti Datamon decise che era inutile continuare a tenere tappata la bocca della domatrice.

Ryo era a terra, non riusciva a muoversi. Sentì le minacce di Rika.
«Lurido verme! Levami le tue manacce di dosso dannazione!»
Poi le imprecazioni si fermarono, la voce di Rika svanì e al posto della ragazza e del gruppo di Digimon che l’avevano presa rimase solo una nube nera oscillante.
Quando Ryo si voltò verso gli altri ragazzi, furioso, Gallantmon aveva appena terminato GigaDramon ed Henry teneva tra le braccia un Terriermon sfinito. Gli altri Digimon erano stati battuti e Kazu e Kenta li stavano raggiungendo.
«Non è possibile» disse Kazu deglutendo.
Kenta scosse la testa «Non… L’hanno presa. E ora che facciamo?»
«Non so voi», sbottò Ryo rialzandosi «Ma io troverò un modo per trovarla. Chi è con me?»
Henry diede Terriermon a Kenta «Rimettiamo in sesto Renamon per prima cosa», si sporse verso il Digimon e ne controllò le ferite.
«Non dovete perdere tempo, Rika è la mia domatrice, è più importante», disse la volpe sofferente.
Kazu si inginocchiò davanti ai due «Non ce lo perdonerà mai se ti succede qualcosa», disse tirando fuori dallo zaino alcune bende.
«Ok, questo è il piano» iniziò Takato «Voi trovate un posto sicuro per medicare Renamon, io e Ryo andiamo con Guilmon e CyberDramon a cercare Rika. Ci raggiungerete il prima possibile»

Rika riaprì gli occhi a fatica, ci mise un po’ a mettere a fuoco il soffitto sopra di lei. I cavi pendevano dalle lastre di metallo che la sovrastavano. Non aveva idea di com’era arrivata in quella stanza, ma tentando di muovere le braccia intorpidite si scoprì legata da delle cinghie a quello che sembrava un lettino da manicomio.
Datamon stava sostituendo una delle sue mani con una tenaglia meccanica. Quando notò che era sveglia le sorrise e le disse: «Tutto bene, ci vorrà solo un secondo»
Datamon sollevò il lettino costringendo Rika a sollevare la schiena ed a sedersi, poi la costrinse a piegare la testa in avanti.
La ragazza capì subito cosa stava cercando e soffocò un sorriso quando Datamon gemette di frustrazione. «La capsula!»
Il Digimon le afferrò i capelli e la costrinse a guardarlo in faccia «Dov’è la capsula?»
«Da qualche parte nel settore deserto di Digiworld», gli rispose Rika scatenando un attacco di furia in Datamon.
Datamon sollevò una mano e la colpì tanto forte da farle perdere i sensi un’altra volta.

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Capitolo 25
*** 25 ***



25

La seconda volta che Rika aprì gli occhi si ritrovò dolorante sul pavimento freddo di uno spazio buio.
Si sollevò di colpo e fece una smorfia che le causò una fitta di dolore sulla guancia. Là dove Datamon l’aveva colpita si era probabilmente formato un grosso livido. Le faceva male perfino parte della mascella. La sua cella si rivelò essere una piramide di vetro priva di uscita, non c’erano corde o catene a tenerla ferma. Si alzò in piedi e traballando cominciò a tastare le pareti per cercare una via d’uscita senza raggiungere nessun risultato. Si lasciò scivolare a terra e portò le gambe al petto per stringerle tra le braccia. Non riuscì a trovare il conforto che cercava neanche quando poggiò la fronte sulle ginocchia.
L’oscurità attorno a lei lasciò spazio ad una pallida luce bianca troppo uniforme per provenire da una direzione sola; pareva piuttosto che tutto il pavimento irradiasse luce. Luce che si rifletteva sugli assurdi, pallidi macchinari e sul vetro.
Rika scattò in piedi per guardarsi attorno, ma la luce le colpì gli occhi e fu costretta a coprirli con un braccio. Almeno, pensò, non era più a terra in quel modo che poteva farla sembrare inerme.
Quando sì scoprì gli occhi Datamon la fissava truce, probabilmente ancora risentito dall’assenza della capsula che tanto bramava.
«Cos’era?», gli chiese allora Rika fulminandolo con lo sguardo. Tentava di tenere a freno i battiti del cuore che le ricordavano ogni momento quanta paura avesse, ma non sembrava poter ottenere un buon risultato.
Datamon la squadrò dalla testa ai piedi, poi le sorrise. «Ma si», disse «Forse puoi essermi utile anche così».
Rika aspettò che si spiegasse, o che cominciasse a raccontare. Il Digimon non lo fece, ma si chinò ad accendere uno schermo e quello che sembrava un modem ronzante.
Rika pestò il piede per terra, «Allora? Dannazione! Sto aspettando!»
Datamon ridacchiò e Rika decise che lo preferiva con il broncio. «Quanto fuoco dentro questa ragazza»
«Dimmi cos’era»
Il Digimon sbuffò fingendosi seccato, poi collegò un paio di cavi ad una specie di tostapane e tornò a fissarla. «Sto pensando al modo migliore per spiegarti»
«Bè, fai in fretta. Tra poco verranno a prendermi»
Il sorriso di Datamon si spense in fretta: «Quanta fiducia in quei ragazzi, se la meritano?»
Rika digrignò i denti e batté un pugno contro il vetro davanti a lei, «Sono miei amici, verranno a prendermi perché sono miei amici». Rika non era davvero convinta di ciò che stava dicendo, ma non voleva darla vinta al suo carceriere.

«Da che parte andiamo?», chiese Takato più a se stesso che agli altri.
Kenta scrollò le spalle e domandò a Guilmon e MonoDramon: «Non sentite l’odore di Rika?»
«Sono svaniti nel nulla, non hanno camminato o corso. E’ impossibile che riescano a seguire le tracce così», rispose Ryo sbrigativo continuando a gattonare su per il condotto. Monodramon e Guilmon erano davanti a loro e facevano strada.
«Stiamo andando alla ceca», si lamentò Kenta.

«Cominciamo dall’inizio», disse Datamon. «Il giorno in cui Devimon è bioemerso e si è trovato faccia a faccia con te aveva un compito da portare a termine. Ci è riuscito, nonostante la sua distruzione finale»
Infilò le mani in un cassetto e ne tirò fuori una valigetta in metallo; la aprì e la mostrò alla ragazza. «Una di queste», disse indicando il contenuto della valigetta; due file di piccole capsule appuntite dall’aria familiare. «che una volta impiantata nella tua spina dorsale ha mandato in pausa il tuo povero cervelletto umano»
«Ma io sentivo», lo interruppe la ragazza. «Sentivo Mia madre, Jeri, Calumon, li sentivo tutti. Sentivo Ryo»
Datamon sospirò «E’ una tecnologia sperimentale, non puoi pretendere che sia perfetta»
«A che serve?»
«E’ un uovo progetto per aumentare potere e capacità di noi Digimon».
S’interruppe, ma Rika voleva saperne di più. «Andiamo», disse «Sono chiusa qui, a chi vuoi che lo racconti?»
Datamon e sorrise «Mi piacerebbe farti vedere, sei un soggetto interessante» Si voltò a mettere apposto la valigetta «Così dura fuori ma dal cuore tenero, in fondo»
Il Digimon voltò uno schermo verso di lei. Una serie di elettrocardiogrammi mostravano calma piatta, a parte alcune onde ed un paio di picchi verso la fine. «Questi dati indicano un aumento delle tue funzioni cerebrali in momenti», s’interruppe tentando di trovare il termine giusto «momenti particolarmente emotivi».
Rika lo guardò con furia omicida e si risedette per terra a gambe incrociate.
«Questo», disse Datamon indicando il picco alla fine dello schema «E’ il momento in cui qualcosa ha fatto fare BUM al tuo povero cuoricino e ha disattivato la capsula la prima volta», sospirò «Complimenti a chi c’è riuscito, davvero. Hai fama di essere la glaciale regina dei Digimon e qui a Digiworld sei un mito vivente. Non fraintendere, non abbiamo scelto te per questa ragione, sei solo stata nel posto giusto al momento giusto» si fermò per aspettare che la ragazza ribattesse, ma poi continuò senza permetterglielo «O nel posto sbagliato al momento sbagliato, a seconda dei punti di vista»
«Quindi anche Ryo sarebbe andato bene», sbottò acida Rika «Grazie tante, credevo di essere un mito vivente!»
«Lui di più», chiarì Datamon leggermente divertito dal cambio di rotta della ragazza «Ma questo non conta, avrebbe potuto essere uno qualunque dei domatori»
Notò lo sguardo astioso di Rika e rifletté: «Te la sei presa perché non sei stata scelta per le tue abilità?»
La ragazza arrossì, rendendosi conto che in parte era vero e davvero stupido. Strinse i pugni prima di ribattere: «Non siamo ancora arrivati al punto. Perché?»
Ma Datamon non aveva ancora intenzione di vuotare il sacco e continuò a girarci attorno: «A dire il vero, più che disattivata la capsula era completamente fusa»
«Vogliamo darci una mossa?», ringhiò Rika.
Datamon le sorrise «Che caratterino, tanto di cappello»
Rika si alzò e batté l’ennesimo pugno sulla vetrata.
«D’accordo, d’accordo», si arrese Datamon «Facciamola finita. E’ un immagazzinatore di dati. Tutto il tempo che non sei riuscita a muoverti ha intercettato e passato, direttamente sui nostri modem ed in tempo reale, le informazioni principali che i media trasmettevano nel tuo mondo. Sappiamo molto ora sui modi di vita della tua gente, il prossimo passo sarà la programmazione»
Rika poggiò la schiena sul vetro ed incrociò le braccia, continuava a fissare Datamon impaziente di conoscere il resto del piano.
«Molti Digimon non sono entusiasti all’idea di affiancarsi ad un Domatore, ma è risaputo che voi umani siete molto utili ai fini della digievoluzione»
«Quindi lo scopo finale di questo piano, dell’immagazzinatore e del mio rapimento sarebbe…», lasciò la frase in sospeso, aspettando che Datamon continuasse.
«L’essere umano perfetto», disse allora lui con un sorriso «Un essere umano che sia al servizio dei Digimon, non il contrario. Vogliamo un essere umano privo di difetti, privo di malattie, privo di sentimenti»
«I sentimenti sono ciò che ci rendono umani»
Datamon rise «Un bel controsenso detto dalla Regina di Ghiaccio»

Henry controllò per l’ennesima volta la stabilità dei dati di Renamon mentre Terriermon e Kazu facevano il palo.
«Ci vuole ancora molto?», domandò il ragazzo ansioso. Si erano rifugiati in una piccola stanza che doveva fungere da ripostiglio data la moltitudine di cianfrusaglie che vi erano raccolte.
Henry aveva appena stretto alcune bende attorno alle ferite di Renamon. «Solo un pochino, se Rika fosse qui potrebbe digimodificarla»

«Tu, sei lo stesso Datamon che ho visto in ospedale, vero? Pensavo che ti avessero eliminato», esclamò Rika.
«Ci hanno provato, si, ma tra le tante cose abbiamo assemblato un macchinario che recupera i dati dei Digimon che fluttuano nel mondo reale e poi li riassembla qui nel mondo digitale. Geniale, davvero»
Rika fece un gesto eloquente con la mano per incitarlo a continuare.
«In che modo dunque vorresti» cercò le parole adatte «riprodurre un essere umano», concluse la frase esitante «perfetto…»
«Non sono sicuro, ora che non posso scaricare il contenuto della seconda capsula in un corpo artificiale» «Avevo capito che inviava i dati in tempo reale»
Datamon rovesciò un modem con tanta furia da farla sobbalzare, poi le puntò un dito contro «Non da quando sei uscita dal coma, è ancora attiva da qualche parte nel deserto digitale, come mi hai detto tu, ma non potrei ottenere le informazioni se non la trovassi», inspirò come per calmarsi e proseguì «Sembra fosse difettosa e ha lasciato che riprendessi il controllo prima di essere estratta, poi la tua zona emotiva ha avuto un altro picco e ha ricominciato a farsi sentire»
Rika ripensò al bacio di Ryo; «Un picco emotivo, certo!», borbottò maledicendosi «Per questo il dolore, si era riattivata».
Datamon annuì. «Ma a che scopo preoccuparsi di uno stupido oggetto se si ha un esempio di essere umano da sfruttare»
Rika fremette «Cos’hai in mente per me?»
«Prima voglio dirti come stanno veramente le cose, povera cara», sussurrò volubilmente Datamon portando un dito davanti alla bocca.
Rika lo squadrò «Cosa?»
«Loro non verranno»
Il cuore di Rika sprofondò. «Bugiardo», poi si chiese cosa le fosse preso a contare così tanto su di loro. Possibile che l’avessero cambiata tanto? «Non ho bisogno di loro, posso farcela da sola, sono la Regina dei Digimon»
«E vuoi liberarti e sconfiggermi senza il tuo Digimon. Non so più se sia coraggio o stoltezza»
Le mani di Rika fremettero, le gambe le cederono mentre scivolava in un’oscurità che presto la circondò.

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Capitolo 26
*** 26 ***



Sarebbe bello se deste un'occhiata alla mia nuova raccolta: Pensieri dal cuore, e che la recensiste. Così la aggiorno.

DAL CAPITOLO PRECEDENTE :
Rika fremette «Cos’hai in mente per me?»
«Prima voglio dirti come stanno veramente le cose, povera cara», sussurrò volubilmente Datamon portando un dito davanti alla bocca.
Rika lo squadrò «Cosa?»
«Loro non verranno»
Il cuore di Rika sprofondò. «Bugiardo», poi si chiese cosa le fosse preso a contare così tanto su di loro. Possibile che l’avessero cambiata tanto? «Non ho bisogno di loro, posso farcela da sola, sono la Regina dei Digimon»
«E vuoi liberarti e sconfiggermi senza il tuo Digimon. Non so più se sia coraggio o stoltezza»
Le mani di Rika fremettero, le gambe le cederono mentre scivolava in un’oscurità che presto la circondò.


26

«Non verranno, loro non verranno ed io non sono in grado di scappare da sola»

«Lo sentite anche voi?», la voce di Kenta risuonò nel condotto fin troppo impetuosa.
Aguzzarono le orecchie e riuscirono ad individuare dei borbottii e dei movimenti. Facendo ulteriore attenzione riuscirono anche a distinguerle. Erano Digimon e discutevano animatamente di qualcosa. Kenta individuò la grata da cui le voci provenivano e vi sbirciò attraverso. Una moltitudine di gabbie affiancate erano piene di Digimon.
«Dobbiamo aiutarli?», chiese Takato appena li vide.
Ryo lo affiancò «Se ci dividessimo? Voi vi occupate di questo e io penso a Rika?»
«Non dobbiamo dividerci, e poi potrebbero sapere dove hanno portato Rika», suggerì Takato.
«Bene», fece allora Ryo rassegnato, poi diede un calcio alla grata e la spalancò. Saltò giù ed atterrò nel corridoio che divideva le due file di gabbie e chiese: «Cos’abbiamo qui?»
Un paio di Digimon si sollevarono di scatto e ritrovarono colorito, riconoscendo il ragazzo.
«Ryo Akiyama!», disse uno di loro «Sei venuto a salvarci!». Ryo sorrise lievemente, poi individuò il congegno di apertura delle gabbie – una specie di timone collegato alle serrature tramite alcune corde – e lo ruotò con l’aiuto di Guilmon, Takato e MonoDramon.
Kenta intanto osservava le gabbie per trovare qualcosa da fare. Stava per raggiungere gli altri ed aiutarli quando un Digimon attirò la sua attenzione tirandolo per la maglia.
«Che c’è?», gli chiese lui preoccupato, ma Gomamon gli sorrise.
«Sono io», gli disse «Sono il tuo Digimon»
Kenta s’illuminò, e proprio in quel momento le serrature delle celle scattarono e permisero a Gomamon di saltare addosso al suo domatore. Si abbracciarono e saltellarono felici, ma Takato gli si avvicinò e ruppe l’idilliaca ricongiunzione con una domanda: «Hanno rapito Rika, hai idea di dove possano averla portata?»
«Forse ho un ipotersi»

Kazu osservava il corridoio vuoto, erano un paio di minuti che aveva puntato lo sguardo si una porta socchiusa poco distante, dallo spiraglio uscivano luci colorate ad intermittenza come se dentro vi fosse uno schermo acceso. Lasciò la sua postazione e si avvicinò alla porta. Sbirciò dentro e scoprì che in parte aveva ragione.
Gli schermi erano tanti, piccoli e tappezzavano le intere pareti. Mostravano quelle che probabilmente erano le aree del settore nero.
Kazu le scrutò fino a trovare la sala degli ingranaggi in cui erano stati all’inizio, poi individuò le figure di Ryo, Kenta e Takato in quella che sembrava una prigione.
C’erano magazzini, stanze vuote, corridoi, e nei laboratori il ragazzo vide la sagoma immobile di un essere umano. Stava rannicchiata in un angolo con le braccia avvolte attorno alle gambe; uno strato d’oscurità inquietante la avvolgeva ondeggiando. Kazu ci mise un po’ a capire che era Rika.
«Che diavolo ti hanno fatto?»
Si guardò attorno con più attenzione, sperando di individuare qualcosa che permettesse a lui e agli altri di raggiungerla, ma nulla sembrava poter essere d’aiuto.
Forse, pensò, Henry ci avrebbe capito qualcosa. Tornò alla porta per andare a chiamarlo e se lo ritrovò davanti con aria ostile: «Cosa diavolo stai facendo? Vuoi farci scoprire?»
Kazu scosse la testa colpevole, «Questa la devi vedere», gli indicò lo schermo in cui aveva visto Rika ed Henry strabuzzo gli occhi.
«E’ ancora viva», osservò «Probabilmente le telecamere vicine portano a schermi vicini». Puntò il dito contro lo schermo in cui si erano spostati i loro amici e Gomamon, che ora erano in un lungo corridoio spoglio. «Se è come penso si stanno avvicinando a lei sempre di più. Torniamo da Renamon, tra un quarto d’ora massimo saremo in grado di raggiungerli»

Datamon smanettava con alcuni cavi ed una vasca che si era fatto portare. Non degnò Rika di uno sguardo finché non fu il momento di usarla. Le si avvicinò piano con dei cavi in mano e la gabbia di vetro si aprì. Rika restò immobile, senza piangere e senza parlare.
«Shh, piccola», le disse Datamon sollevandole il viso inespressivo dagli occhi vuoti «Non è così male rimanere da soli»
Rika non gli rispose e non tentò di ribellarsi quando Datamon le sistemò alcuni sensori sulle guancie, sulla fronte e dietro le orecchie, ma alle parole del Digimon l’oscurità s’intensificò.
«Brava, così», si complimentò lui. Si allontanò lasciando che nascondesse ancora il volto tra le ginocchia.
Collegò le estremità opposte dei sensori alla vasca e iniziò a spiegare, come se Rika potesse effettivamente sentirlo e capire: «Pensiamo di svuotarti, ma prima è meglio fare qualche esperimento con una copia artificiale». Premette un pulsante e il liquido bianco si riversò nella vasca, poi accese un modem, lo collegò ad un monitor e premette alcuni pulsanti.
Sullo schermo apparvero due sagome identiche di corpi umani femminili, Datamon avviò la scansione. Un fascio di luce verde scese dal soffitto fino a scorrere su Rika e la prima sagoma iniziò ad illuminarsi, lentamente nella vasca iniziarono a formarsi filamenti azzurri e rossi, che si consolidarono poi in un corpo umano. La copia di Rika.
La copia stava nella vasca, immobile e nuda in attesa di istruzioni. Datamon lasciò che il liquido finisse nello scarico e la scrutò ammirato. «Un risultato perfetto», disse porgendole alcuni indumenti. «Ora è meglio che ti prepari, tra un po’ cominceremo a testarti»
Lanciò un’occhiata a Rika e le sorrise: «I tuoi amici stanno venendo a prenderti, saresti contenta se potessi sentirmi»
Quando si voltò verso la copia la trovò dove l’aveva lasciata semivestita, aspettò che si fosse abbottonata la camicia e le porse un mazzo di carte da gioco «Per potenziare il tuo Digimon», le disse, poi la guidò nella stanza adiacente e le consegnò anche un Digivice, proseguì lungo un corridoio buio privo di telecamere ed aprì una porta. «Questo sarà il tuo Digimon», le disse mostrandole il Guardromon oltre la gabbia. «E’ già stato avviato il processo di corruzione e presto sarà pronto per te»
«E’ quello che penso?», domandò la copia di Rika parlando per la prima volta.
«Cominciavo a credere che ci fosse un difetto nella programmazione delle corde vocali», la prese in giro il Datamon. «Dovresti dirmelo tu cosa pensi. D'altronde, se tutto è andato bene dovresti avere tutti i ricordi della Domatrice»
Lei si avvicinò a Guardromon e gli domandò sicura: «Tu sei il partner di Kazu, non è così?»
Guardromon la guardò speranzoso: «Tu non sei così», le disse «Ribellati, Rika»
«Io non sono Rika», chiarì lei «Sono l’unica e sola Regina dei Digimon. E sono la tua padrona». Gli sorrise prima di aggiungere:
«Capito, Dolcezza

«La sento, sento il suo odore», esclamò Guilmon iniziando a correre. Ryo fu il primo a corrergli dietro e non fece in tempo a fermarlo che il Digimon aveva sfondato la porta blindata con una pirosfera.
«Sbrighiamoci prima che arrivino», esclamò Kenta per nulla contento del rumore provocato.
Entrarono nel laboratorio e si guardarono attorno nell’attesa di essere aggrediti. Guilmon annusò l’aria e storse il naso.
MonoDramon cominciò a tossire. «Puzza!», disse.
I ragazzi sollevarono il naso ed inspirarono; non erano in grado di sentirlo come i Digimon ma sentivano chiaramente l’odore di pelle bruciata.
«Viene da qui», disse MonoDramon avvicinandosi alla vasca. «E’ odore di Rika, di Rika e di pelle bruciata»
«Credete che le abbiano fatto del male?», domandò Kenta con il cuore in gola.
«So che gli serviva viva», li tranquillizzò Gomamon.
Poi Guilmon li chiamò dall’angolo della stanza «Da questa parte»
Lo raggiunsero affianco ad un grosso buco nel pavimento che sfociava in una grotta umida di oscurità oscillante.
«Credete che Rika sia lì dentro?», domandò MonoDramon.
Poi la voce della ragazza li sorprese alle loro spalle: «Cercate me?»
Si voltarono, trovandola sull’uscio di una porta con Guardromon alle spalle; il Digimon li fissava astioso con due furiosi occhi rossi.
«Cominciavo a pensare che mi aveste abbandonato», il suo volto non lasciava trapelare alcuna espressione, vi fu solo un leggero velo di soddisfazione quando fisso Ryo dritto in faccia e disse: «Ciao Dolcezza»
«Quella non è Rika», grugnì Guilmon mettendosi sulla difensiva «Lei è carne bruciata»
I ragazzi non riuscivano a capire.
Il sorriso sul volto della ragazza si spense «Credete di poter venire così, all’improvviso, e dirmi chi sono o chi non sono?»
«Rika è là sotto», mormorò MonoDramon sottovoce accennando al buco nel pavimento.
Kenta analizzò la situazione velocemente «Qualcuno deve tenere occupata questa cosa mentre qualcun altro scende a cercare Rika»
Ryo annuì «Tiriamo a sorte?»
«Vai tu», gli disse Takato «Qui possiamo cavarcela da soli io e Kenta, e tu puoi fare la tua solita figura da eroe», accennò un sorriso, che si spense quando la Rika che avevano davanti pestò un piede per terra.
«Allora, volete combattere o no?». Rika o no l’impazienza era quella. Gomamon e Guilmon attaccarono facendo in modo che una nuvola di fumo e polvere dilagasse nella stanza, per concede a Ryo il tempo di scendere nella fossa. Quando il ragazzo e MonoDramon furono andati lo scontro iniziò sul serio.

Ryo si lasciò scivolare sulla parete ripida per poi ruzzolare a terra con violenza. Si sbucciò un ginocchio, ma si rialzò subito quando MonoDramon gli fece cenno di seguirlo.
Corsero a perdifiato per parecchi minuti prima di riuscire a vedere Rika rannicchiata in un angolo.
Stava immobile e sembrava inerme come Ryo non l’aveva mai vista, il ragazzo si inginocchiò davanti a lei e provò a chiamarla «Rika, rispondimi»
Vedendo che non si muoveva strofinò una mano contro la sua schiena, un po’ per riscaldarla dall’aria gelida delle tenebre, un po’ per farle sentire che era arrivato. La costrinse ad alzare lo sguardo.
MonoDramon spinse il muso contro di lei, ma Rika non rispose. Ryo la guardò negli occhi spenti, le staccò i sensori ed insisté.
«Rika, sono io. Sono Ryo».
Le labbra della ragazza tremarono come se stesse per iniziare a piangere. «Ryo?», chiese, ancora senza reagire.
«Sono qui», le rispose il ragazzo accarezzandole una guancia «Siamo venuti a prenderti, gli altri stanno combattendo qui fuori per darci tempo»
Rika sbatté gli occhi inespressivi, ma la sua voce esprimeva quasi incredulità quando parlò ancora: «Siete venuti davvero?»
«Certo che siamo venuti», le rispose MonoDramon prima che potesse farlo il suo domatore.
«Datamon aveva detto che non sareste venuti», ribatté allora lei senza sfumature nella voce «Io gli ho creduto, dopo il modo in cui ho trattato tutti voi e per il modo in cui mi comporto era la cosa più logica che avreste potuto fare»
Ryo scosse la testa con vigore «Non avremmo mai potuto abbandonarti»
Rika abbassò lo sguardo incerta «Io devo…», disse. Ma si bloccò. Fece un altro tentavo e ricominciò la frase mentre i suoi occhi tornavano normali. «Io devo dirti una cosa»
Ryo le sorrise, felice che fosse tornata in se «Ti ascolto»
Lei si rosicchiò il labbro nervosa, non sapendo da dove cominciare. «Mi dispiace», disse.
Ryo la afferrò per le braccia e la aiutò ad alzarsi «Temo che sia un discorso lungo, è meglio che ne parliamo dopo, non credi?»
«No. No. Devo parlarti subito», insisté la ragazza. Sembrava ancora spossata da quello che le tenebre le avevano sussurrato e la prova era il fatto che la caverna non fosse ancora svanita nel nulla.
«Ryo», li interruppe MonoDramon «Ora che abbiamo trovato Rika posso combattere?»
Il ragazzo gli sorrise «Certo», poi fece cenno a Rika di seguirli verso l’uscita, ma lei non sembrava volerlo fare.
«Ryo, sul serio, è importante»
Lui sbuffò spazientito «Non possiamo parlarne dopo?».
Ryo continuava a camminare, ma Rika strinse i pugni e alzò la voce infuriata: «Dannazione Akiyama! Sto cercando di dirti che ti amo!», lo afferrò per un polso, lo costrinse a voltarsi, gli buttò le braccia al collo e lo baciò.

Sarebbe bello se deste un'occhiata alla mia nuova raccolta: Pensieri dal cuore, e che la recensiste. Così la aggiorno.

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Capitolo 27
*** 27 ***



27



Guilmon attaccò Guardromon che schivò il colpo e sfondò l’ennesimo macchinario.
«Fai sul serio?», rise quella che aveva il volto di Rika «Uccideresti il Digimon di Kazu così, alla leggera» Kenta sbarrò gli occhi: «Quello è il Digimon di Kazu?»
Guardromon gli inviò contro i suoi missili sibilanti. Gomamon non poteva fare molto in assenza di acqua, quindi si limitava a fare un tifo sfegatato per Guilmon «Vuoi battere un Digimon di livello Campione con un Digimon Intermedio? Devi fare digievolvere Guilmon subito»
Takato strinse il Digivice e chiamò Guilmon: «Ha ragione, digievolvi».
Guilmon obbedì, e Growlmon attaccò Guardromon.
«Guarda che sei ancora uno stadio indietro», rimbeccò Gomamon.
«E chi se ne frega! Non farò fuori il Digimon di Kazu! Dove cavolo è finito Ryo?»
«Oh! MondoCane!», esclamò Kenta. Lo spettacolo che gli era apparso davanti era sconvolgente; la buca nel pavimento era svanita portandosi dietro le tenebre ed al suo posto aveva lasciato MonoDramon, Ryo e Rika. I due ragazzi, avvinghiati, si baciavano come se non si fossero ancora resi conto di essere stati catapultati nella realtà.
«Takato!», chiamo Kenta sconvolto.
Il ragazzo si voltò e li vide. «Oh MondoCane»
«E’ quello che ho detto io!»
Ryo e Rika li ignoravano, continuando ad abbracciarsi e baciarsi senza prendere fiato. Takato distolse lo sguardo e tornò a prestare attenzione a Growlmon, che era stato appena scaraventato contro la parete.
«Non è il momento di restare shockati da un bacio», si disse.
«E che bacio!», commentò Kenta. «Takato attento!»
Un altro colpo di missili sibilanti arrivò poco distante da Takato sbalzandolo poco distante da Kenta. «Credi che ne abbiano ancora per molto? Avrei bisogno di una mano o di un’idea»
Tornò a far digievolvere Growlmon e WarGrowlmon atterrò Guardromon senza difficoltà, lasciando un po’ di tempo ai ragazzi.

Rika si separò da Ryo con titubanza.
«La prossima volta che dirai di dovermi parlare spegnerò il cellulare e cancellerò tutti gli impegni della giornata», scherzò Ryo strappando alla ragazza un sorriso.
«Dov’è Renamon?», gli chiese lei per cambiare argomento.
Il ragazzo le sfiorò leggermente la guancia livida: «Con Henry e Kazu. La stanno medicando», prese la mano di Rika e le restituì il Digivice. Lei lo strinse e chinò il volto «Grazie»
Ryo le sorrise, poi lanciò un’occhiata di sbieco a Growlmon «Credo di dover aiutare Takato adesso. Tu dovrai stare in disparte per un po’, ma ti prometto che avrai la tua dose di battaglie»
«Ci conto, non strapazzarli troppo»
Ryo le diede un altro bacio veloce e scese in campo «MonoDramon», disse «Digievolvi»

«Eih Kenta», disse allora Rika avvicinandosi al ragazzo.
Lui indietreggiò e fece in modo d mettere Gomamon tra se stesso e la ragazza «Non ho visto niente, giuro!»
Rika lo ignorò ed andò avanti: «Mi dispiace»
Kenta sgranò gli occhi sbiancando: «Ti dispiace cosa esattamente?»
«Di averti trattato sempre male da quando ti ho conosciuto, cioè, non è che tu non mi faccia saltare i nervi ogni volta, perché è vero che ti comporti da idiota e che spesso vorrei strangolarti, però…» interruppe per un istante il discorso confuso che stava facendo e voltò la testa per evitare che Kenta vedesse la sua espressione imbarazzata. Vide Ryo schivare con un’abile mossa un modem lanciato da qualcuno ad alta velocità «Ti considero comunque un amico»
Kenta si sistemò gli occhiali preoccupato «Si», balbettò «Ecco, anche tu per me sei un’amica…»
«Questo però non significa che smetterò di tormentare te e Kazu», chiarì Rika.
Kenta le sorrise quasi commosso «Rika, posso», si bloccò trattenendo le lacrime «Posso abbracciarti?» e prima che lei potesse rispondere di no lui aveva lasciato cadere Gomamon a terra e le aveva buttato le braccia al collo piangendo sulla sua spalla «Sono contento che tu stia bene!»
Gomamon, che era atterrato di testa, si massaggiava leggermente il punto in cui aveva sbattuto.
Rika diede una pacca incerta sulla spalla di Kenta, non sapendo come farlo smettere di frignare «Guarda che hanno rapito me, non te, sono io quella che dovrebbe essere sconvolta…», ma il ragazzo non voleva saperne di staccarsi «Oh! Andiamo! Piantala!», strillò allora Rika nervosa.

Kazu e Terriermon spuntarono dalla porta che dava nel corridoio, Henry li seguiva poco distante sorreggendo Renamon.
I ragazzi guardarono confusi la battaglia, strabuzzando gli occhi nel vedere il volto di Rika contorto in un ghigno sadico.
«Che sta succedendo qui?», domandò Terriermon prima di notare Kenta che si sbracciava dall’altra parte della stanza.
Kazu percorse la distanza che li separava a grandi pedate, poi abbracciò stretta la vera Rika. «Grazie al cielo stai bene!», disse ridendo «Eravamo così preoccupati!!»
Rika s’irrigidì spiazzata «Kazu…», disse soltanto prima di sentire gli occhi che le pizzicavano.
«Va tutto bene, vero?», le chiese allora il ragazzo allontanandosi per guardarla in faccia. Terriermon ne approfittò per arrampicarsi sui suoi pantaloni ed avvolgerla con le sue grandi orecchie.
Henry li aveva raggiunti, poggiò Renamon a terra ed allontanò Kazu da Rika mentre Terriermon passava sulla schiena della ragazza. «E’ il mio turno», disse abbracciandola anche lui calorosamente. Quasi stupendosi di se stessa Rika ricambiò l’abbraccio. Si sentiva in un modo in cui non si era mai sentita prima.
Un groppo alla gola la minacciava di un imminente pianto, ma lei non voleva che loro la vedessero così. Aprì la bocca per tranquillizzarli ma la voce sembrava non volere uscire. «Sono stata una stupida», disse alla fine.
Gli altri la guardarono confusi. «Di cosa stai parlando?», le domandò Terriermon asciugandole con una zampa una lacrima che le era sfuggita senza che se ne accorgesse.
«Io gli ho creduto», continuò lei tentando di spiegare; ma non voleva davvero dirglielo, non in quel momento almeno. Si avvicinò a Renamon e la abbracciò: «Come stai?»
«Meglio, grazie a Kazu ed Henry», le rispose il Digimon.
«Grazie ragazzi», disse allora Rika.
Il sorriso di Terriermon si spense, Kazu si guardò attorno, poi puntò il dito contro se stesso e chiese: «Stai ringraziando anche me?»
«Si, ma non ti ci abituare», gli rispose la ragazza.
Poi lo sguardo di Kazu piombò ancora sul combattimento e notò il Digimon contro cui CyberDramon e Growlmon stavano combattendo. «Guardromon! Si può sapere che cavolo stai facendo?»
Takato e Ryo si erano avvicinati di nuovo a loro e sembravano spazientiti: «Fai qualcosa»
Kazu li superò cercando di raggiungere il suo Digimon, i tentativi di Henry di fermarlo fallirono.
«Coraggio amico», disse sventolando le braccia «Sono io! Perché attacchi i tuoi amici?»
Guardromon non lo ascoltò, continuando ad avanzare a passi decisi verso di lui.
«Non ti sente. Io sono la sua domatrice, dà retta solo a me», disse ghignando la Rika cattiva.
«Tu non sei una domatrice! Sei solo un involucro vuoto! Una copia!», le stillò contro Rika cercando di andarle incontro probabilmente per schiaffeggiarla. Ryo la afferrò per un braccio costringendola ad arretrare: «Spiega, cos’è esattamente? Sai cosa vogliono fare?»
«Vogliono un essere umano che stia agli ordini del proprio Digimon, possibilmente malvagio e che faccia Digievolvere il Digimon allo stadio più alto», rispose la ragazza.
Takato le si avvicinò cauto, senza distogliere lo sguardo da Kazu che, affiancato da Growlmon e Cyberdramon, tentava di far ragionare il suo Digimon a meno di venti metri di distanza; «Perché quella cosa ti somiglia così tanto?»
«E’ una mia copia», rispose Rika sbrigativa «Senza sentimenti però, li considerano un ostacolo. E’ un test - prima di svuotare i veri umani - fatto su un essere umano artificiale»
Guardromon attaccò Kazu, Growlmon deviò i suoi missili sibilanti salvando il ragazzo.
«Non mi piace affatto essere ignorata» Sbottò la copia di Rika camminando a piccoli passi verso di loro. «Sta zitta!», sbottò Kazu «e ridammi il mio Digimon subito! Strega!»
«Osi dare ordini alla Regina dei Digimon?», strepitò lei.
Ma Kazu le ringhiò ancora contro: «Non sei la Regina dei Digimon, quindi ti do ordini eccome!!!»
«Il fatto che tu abbia la faccia di Rika non significa affatto che tu sia lei!», disse Takato.
La copia digrignò i denti, poi disse con calma: «Falli fuori Guardromon», strisciò una carta nel Digivice «Digimodificati, carta del Cannone UltraSonico!»
Guardromon caricò il colpo e lo puntò contro Kazu, prevedendo che la distruzione sarebbe arrivata fino agli altri facendoli fuori tutti. Rika strinse la mano di Ryo mentre il ragazzo la spingeva dietro di se come se questo servisse a proteggerla. Terriermon si parò tra loro e Guardromon mentre Renamon tentava di alzarsi.
«Non lo farà davvero?», chiese Gomamon preoccupato.
Ma prima che il colpo potesse partire il pavimento cominciò a tremare tanto forte che Kenta scivolò e Renamon perse di nuovo l’equilibrio.
«Che cavolo sta succedendo?», si chiese la Copia tentando di non perdere l’equilibrio. Datamon apparve al suo fianco con aria preoccupata. «Non siamo pronti», disse. Ma poi ghignò «Pare che ci sarà un anticipo dei piani. Andiamo via»
La Copia lo guardò con sufficienza «Non sono ai tuoi ordini»
Il sorriso di Datamon si spense «Maledetta ragazzina», disse. Poi il ghigno tornò e Devimon apparve dal nulla stringendola tra le braccia. La Copia scalciò, si ribellò e tentò di morderlo, ma alla fine la ebbe vinta lui e la portò via.
«Ragazzi, qui sta per succedere qualcosa di grosso», osservò Kazu spaventato. Il tremore del pavimento aveva indebolito i muri, una strana pressione sembrò arrivare dall’alto schiacciando i ragazzi ed i loro Digimon e costringendoli a piegarsi, poi un boato gli ferì le orecchie ed il soffitto venne giù.

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Capitolo 28
*** 28 ***



28


Jeri alzò gli occhi al cielo e lo vide: un immenso continente nero fluttuava sopra Shinjuku e copriva la luce diretta del sole. Alcune figure scure scendevano minacciose fino a terra. Attorno a Jeri i compagni di scuola guardavano nella stessa direzione, a quello che misteriosamente era apparso all’improvviso - accompagnato da una densa cappa di nebbia che subito era diventata pioggerella leggera - che sembrava non risentire affatto della legge di gravità né probabilmente di nessuna delle altre leggi della fisica conosciute.
Gli insegnanti scesero le scale della scuola correndo per osservare con i loro studenti all’ingresso il misterioso fenomeno.
«Pare che oggi salteremo le lezioni», osservò qualche ragazzo stupidamente.
Jeri sentì uno spostamento d’aria al suo fianco, si voltò e trovò Leomon. La sua presenza aveva attirato gli sguardi di molti di quelli che stavano nel cortile della scuola, ma i due non se ne preoccuparono.
Suzie arrivò correndo dal campo di calcio in cui era stata fino ad allora, raggiunse Jeri ed entrambe montarono in groppa a Leomon.
«Sembra che sia il nostro momento»

Growlmon si scrollò di dosso i detriti lasciando che Henry, Takato, Terriermon e Renamon – che aveva riparato con il proprio corpo - rivedessero la luce.
Si guardarono attorno alla ricerca degli altri; CyberDramon si liberò dalla polvere.
Takato sorrise, poi fece scorrere gli occhi su ciò che lo circondava, fissandolo sulle pareti a pezzi. «Dove sono Ryo e Rika?»
Terriermon saltò giù dalla spalla di Henry e cominciò a chiamarli, poi gli altri lo imitarono, ma ci volle un po’ prima di sentire la loro risposta.
«Dove siete?» domandò Renamon.
Fu Rika a rispondere: «Mi piacerebbe saperlo»
«Continua a parlare», camminò nella direzione da cui gli era sembrato di sentirla «Ryo?»
«E’ con me», disse la ragazza. Sentirono Ryo sghignazzare prima che Rika aggiungesse: «Tieni le mani apposto»
Kenta e Takato si scambiarono un’occhiata preoccupata.
Henry non ebbe bisogno di dire agli amici di parlare ancora, perché iniziarono a battibeccare.
«Siamo bloccati sotto una scrivania» le chiese Ryo divertito, «Dove vuoi che le metta?»
Rika grugnì «Dovunque vuoi ma lontano da me»
«Sai, credevo che potessimo andare d’accordo dopo quello che è successo prima»
«Vuoi morire, Akiyama?», gli chiese lei.
La voce di Ryo si fece falsamente triste quando chiese: «Siamo tornati al cognome adesso? Dopo che…»
Non lo sentirono finire la frase, ma Henry era certo di aver raggiunto il punto sotto cui erano bloccati.
«Siete qua sotto?», chiese dopo un po’.
«Si», gli rispose Ryo per poi cominciare a tossire «Fate presto, c’è tanta polvere che si fa fatica a respirare»
Seguì qualche altro minuto di silenzio mentre i ragazzi scavavano. Growlmon li raggiunse e li costrinse a spostarsi. «Faccio io», disse.
«Con cautela, per favore», lo supplicò Ryo.
«Se non ti uccidono i detriti e la polvere lo farò io», sbottò Rika.
«No, non lo farai», sospirò lui.
«Cosa te lo fa…», cominciò Rika, ma qualcosa la interruppe, poi Ryo gemette dal dolore.
Growlmon scostò parecchi detriti con una zampata, poi lasciò che i ragazzi continuassero con più delicatezza.
«Ragazzi», si preoccupò Kazu «Ma vi state scannando là sotto?»
Sentirono Ryo ridere «Direi proprio di no»
Poi Rika ordinò: «Scava»
«Fa come ti dice», raccomandò Kenta. Poi si scambiò un’occhiata con Takato e dissero insieme ridendo: «MondoCane!»
«Copritevi gli occhi», ordinò Henry intuendo che si stavano avvicinando. Poco dopo riuscì a far scivolare via alcune lastre di metallo e riuscì a vedere i due ragazzi. Takato si avvicinò immediatamente a dargli man forte mentre Ryo teneva Rika inchiodata al pavimento costringendola a tenere la testa nell’incavo del suo collo per evitare che si facesse male.
«Ok, venite fuori» disse allora Henry. Ryo spinse Rika verso di lui per permettergli di tirarla fuori attraverso il piccolo buco che erano riusciti a rimediare tra le macerie.
Quando fu fuori Rika si sedette tossendo e tentò di togliersi la polvere dalla faccia e dai capelli mentre Henry e Takato tiravano fuori Ryo.
«Come cavolo siete finiti là sotto?», chiese Kazu.
Gli rispose Rika: «HeroBoy ha avuto la grande intuizione di afferrarmi e spingermici sotto», si massaggiò la spalla con la mano muovendo testa e collo per farli schioccare.
«Non c’è di che», le sorrise Ryo arrampicandosi affianco ad Henry. Poi si pulì un rivolo di sangue che gli colava dal labbro, dove c’erano i non troppo marcati segni dei denti di Rika.
Rika distolse lo sguardo: «Non ti sto ringraziando».


Antylamon cercava di colpire più Digimon che poteva mentre Suzie si rendeva sempre più conto di quanto gli insegnamenti di Ryo e Rika non fossero utili quanto aveva sperato. L’abilità in questo momento non bastava; i nemici erano davvero troppi.
«Continuano ad arrivare», si lamentò la ragazzina «Come faremo?»
Jeri non sapeva come incoraggiarla, sperava solo che gli altri arrivassero presto e che stessero bene. La nebbia si alzò attorno a lei e Leomon le fu affianco per proteggerla dal nuovo nemico, ma l’Agumon che bioemerse si rivelò un alleato e subito spalleggiò Antylamon contro un gruppo di DemiDavimon. «Sembra che nonostante tutto abbiamo dei rinforzi», osservò Jeri.
«Oh si! Non sai quanti!», le rispose una foce familiare dal marciapiede lì affianco.
Suzie si voltò senza in un primo momento riconoscerla, poi notò l’abito scuro decisamente Ghotic Lolita e i capelli biondi e le sorrise: «Ciao Alice».
Le due non si erano incontrate molte volte, ma Suzie era sicura che sarebbero potute diventare amiche, specialmente se Alice avrebbe avuto davvero il coraggio di fronteggiare i Digimon malvagi con quel vecchio tubo arrugginito che brandiva tra le mani.

Kenta sollevò lo sguardo al cielo: «Questo non è Digiworld»
La nebbia umida che li circondava andava svanendo mentre i ragazzi si trascinavano verso il bordo.
Guardarono in basso scoprendo che l’altezza che li separava da terra era pari a quella che prima li aveva separati dalla superficie del deserto di Digiworld. I grattacieli di Tokyo non si avvicinavano neanche di cento metri alla roccia del continente fluttuante che stava più in basso.
«Siamo nel Mondo Reale», disse Takato con voce incerta.
Rika si sporse leggermente dal bordo, Ryo la afferrò e la tirò indietro «Siamo Bioemersi», gemette «Hanno fatto bioemergere un intero continente»
Giù in strada le persone, piccole come formiche, scappavano da una parte all’altra mentre diverse piccole masse di nebbia si diradavano ad ogni angolo di strada liberando Digimon di ogni genere e stadio.
I ragazzi si guardarono appena un istante rima di decidere di saltare giù.
Takato ed Henry Biodigievolsero con i loro Digimon, Ryo si tolse la giacca e la poggiò sulla testa di Rika prima di seguire l’esempio degli amici.
Renamon stava appoggiata a Kazu, guardò la sua domatrice rammaricata e le disse: «Perdonami, non me la sento di biodigievolvere»
«Non ti preoccupare», le disse Rika con un sorriso. Poi Justimon fece un cenno a Kazu, che lo aiutò a caricare sulla spalla Renamon ed a sollevare Rika tra le braccia.
Poi lui, Kenta e Gomamon si arrampicarono culle spalle di MegaGargomon.
Si lanciarono nel vuoto, la forza di gravità li trascinava a terra ad una velocità che, da soli, li avrebbe sicuramente spalmati al suolo.

Leomon attaccò MagnaDramon, ma il colpo non sembrò avere l’effetto che aveva sperato. Leomon fu scaraventato indietro e MagnaDramon si avventò contro Antylamon che combatteva contro SkullSatamon.
Alice corse incontro ai due Digimon, raccolse un mattone tra le macerie che si erano venute a formare da un muro crollato e lo lanciò addosso a SkullSatamon. Quello si girò, le ringhiò contro e avanzò verso di lei mentre Antylamon contrastava MagnaDramon.
Alice corse per la strada, Agumon la seguì, cercando di proteggerla come meglio poteva mentre una schiera di Numemon arrivava in loro soccorso e iniziava a lanciare cacche addosso allo scheletro.
Alice rise per l’espressione disgustata di SkullSatamon, ma un movimento alle sue spalle la allertò. Non fece in tempo a voltarsi che la coda di un SeaDramon la atterrò, preparando il colpo finale.
Jeri chiamò la ragazza, ma Leomon era troppo impegnato a respingere i colpi dell’appena arrivato GigaDramon per accorrere in suo aiuto.
Agumon affiancò Alice bombardando il nemico di BabyMeteore, che finivano per fargli il solletico.
Alice strinse gli occhi pronta a ricevere il colpo, ma il repentino intervento di MegaGargomon la salvò.
«Indovina un po’ chi è arrivato!», gridava Kazu avvicinandosi al terreno. Saltò giù e salutò Jeri e Suzie con un cenno della testa.
«Si può sapere dove diavolo eravate finiti?», domandò Suzie seccata dandogli un pizzicotto.
Kenta si avvicinò scrollando le spalle. «E’ lunga da spiegare»
Poi Gallantmon atterrò appena dietro Jeri, e Justimon lasciò a terra Rika e Renamon.
Appena Jeri vide l’amica sobbalzò. «Che è successo?», domandò notando la guancia violacea dell’amica.
Rika infilò la giacca di Ryo, le si avvicinò e la abbracciò «Tutto bene», le disse lasciandola quasi stupita.
Mentre Kenta domandava: «Ok, qual è il piano?» Gallantmon e MegaGargomon finivano MagnaDramon e SeaDramon.
«Sono bioemersi Digimon dappertutto, dividiamoci in zone e vediamo quello che possiamo fare per proteggere la gente», rispose Takato.
In quel momento una serie di automobili e furgoncini li circondarono. Ne scesero alcuni fotografi e cameraman.
«Dannazione», fece Ryo dall’interno di Justimon «Ci hanno visti atterrare»
Kazu sbuffò. «Non ce l’hanno lo spirito di sopravvivenza?»
Poi li ignorarono.
«Kenta, vai in direzione di Odaiba, occupati del fiume», disse Takato «Henry, vai ad Hypnos, voi altri sparpagliatevi, proteggete i civili mentre Justimon porta Rika, Renamon ed Alice al sicuro»
«Io voglio combattere!», si lamentò Alice.
Justimon la afferrò per un polso mentre Rika sorreggeva Renamon. «Non senza Digimon», le disse «Sarebbe un suicidio», poi le sollevò da terra e volò via.

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Capitolo 29
*** 29 ***



29


«Quella è mia madre!», esclamò Rika tra le braccia di Justimon, che cambiò rotta e si diresse verso la donna. Un gruppo di militari smise di dirigere il traffico delle auto che lasciavano i quartieri di Tokyo all’ombra del continente nero e puntò le armi contro di lui.
«Fermi! E’ uno di quelli che ha combattuto contro quella cosa rossa alcuni anni fa!», strillò Rumiko agitata vedendo che aveva Rika e Renamon tra le braccia.
I militari non spararono, abbassarono i fucili, ma non la guardia. Justimon lasciò a terra le ragazze e sorresse Renamon perché Rika potesse afferrarla.
«Che aspettate?», domandò il sergente «Quel Digimon è ferito!»
Due giovani afferrarono Renamon, lasciando Rika libera di essere stretta da un abbraccio soffocante di sua madre.
«Mi stai strozzando», borbottò a mezza voce la ragazza.
Justimon piegò le gambe per tornare dagli altri, ma Rika percepì il movimento e si staccò dalla stretta della madre chiamandolo. «Justimon!»
Lui si fermò e la guardò. «Che c’è?», le domandò con la voce di Ryo.
«Sta attento», gli disse.
«Oh, qualcuno è preoccupato!», la prese in giro lui.
«Non sto scherzando», sospirò lei «State tutti attenti»

Kenta correva a perdifiato, evitava i Digimon che combattevano, ma non aveva fatto neanche un decimo della strada che avrebbe dovuto e si sentiva già distrutto.
«Non arriveremo mai, sei troppo lento» lo rimbeccò Gomamon.
Kenta si fermò a prendere fiato «Perché non digievolvi e mi dai una mano?» si lamentò.
Sentì un rumore alle spalle e si voltò all’erta. Era un Birdramon, ed era atterrato proprio lì dietro, chiudendo le ali per non rovinare gli edifici.
Kenta strinse il Digivice, ma Gomamon non era nervoso, anzi sorrideva.
«Ti sei uno dei Digimon che erano rinchiusi con me. Sei digievoluto» disse.
Kenta guardò il suo Digimon confuso «Vi conoscete?»
«Il nemico del mio nemico è mio amico» disse finalmente Birdramon «E’ un po’ che correte, dove dovete andare?»
«Odaiba» rispose il ragazzo titubante.
Birdramon non conosceva il mondo reale, era la prima volta che lo vedeva e di certo non conosceva i quartieri di Tokyo.
«Da quella parte» disse alla fine Kenta rassegnato «E se non riprendo a correre finirò per arrivare tra tre giorni»
«Lasciate che vi accompagni» propose il Digimon.
Kenta ringraziò il cielo che l’avesse detto.

«Ben venuti a Shibuya» si disse Juri arrivando con Leomon davanti al magazzino 109.
Quasi immediatamente avvistarono i militari che tentavano di evacuare la zona.
«Stai al sicuro, ma resta dove posso vederti» ordinò Leomon.
«Tu, piuttosto» ribatte Juri «Stai dove posso vederti ed a portata di digimodifica»
Corsero verso un gruppo di soldati, che erano affiancati da vari Gotzumon in uno scontro contro un’Arakenimon. Leomon la colpì con il suo pugno regale e lei si dissolse.
I soldati esultarono, ed un bambino gridò eccitato: «Mamma! Lei è una Digimon Tamers! Anche io voglio essere un Digimon Tamers! Voglio un Digimon!»
Juri rise tra sé, ma non si fermò oltre, perché un gruppo di Bakemon spuntarono da dietro l’angolo decisi a dare del filo da torcere a lei ed ai suoi alleati.

Quando atterrarono sul tetto di Hypnos, Henry si trovò davanti suo padre che li aspettava.
«Tu ed io abbiamo un lungo discorso da fare», lo sgridò l’uomo.
Sciolsero la Biodigievoluzione e Henry fissò il padre serio.
«Quello viene da Digiworld?» domando. Ma era più un’affermazione.
«Possiamo rispedire i Digimon a Digiworld, chiudere i varchi e riportare indietro quel continente?»
«Possiamo lavorarci» rispose Dolphin raggiungendoli.

«Io la ammazzo! Io la ammazzo!» ripeteva Kazu nervoso.
Takato continuava a ripetergli di non distrarlo, e che era inutile prendersela.
«Sta usando il mio Digimon!» si lamentava allora Kazu. «Maledetta strega»
«Chiudi il becco, idiota» gli rispose lei.
Guardromon spedì i suoi missili sibilanti contro Gallantmon, che si scansò senza problemi.
Rika sospirò tranquilla. Il suo volto era una maschera di apatia che probabilmente faceva più paura di quanta ne avrebbe fatta un'espressione rabbiosa.
Datamon, seduto accanto a lei, sembrava divertirsi.
«Perché fai questo? Sei stata creata artificialmente, ma so che sei in parte umana, somigli a noi» disse Takato «Perché non ti ribelli? Potremmo andare d’accordo»
Lei rise tanto forte da piegarsi in due, quando si ricompose si tirò i capelli dietro le orecchie e sbuffò. «Io sono molto meglio di voi, ragazzino. Ve lo dimostrerò facendovi fuori uno ad uno. E, visto che mi sto annoiando» concluse guardando Guardromon «Voglio che tu digievolva»
«Non può farlo, vero?» domandò Guilmon preoccupato.
«Ne dubito fortemente» gli rispose Takato.
Kazu fece per avvicinarsi, ma Gallantmon lo bloccò.
Guardromon non reagì all’ordine, e Rika sembrò indispettirsi per questo. Tirò fuori il Digivice e ripeté secca: «Esigo che tu Digievolva. Subito!»
Il Digivice s’illuminò di oscurità, la reazione s’innescò quasi immediatamente. Guardromon sprofondò nel buio, e quando ne riemerse era più grande e più minaccioso. Era GigaDramon.
«Dannazione!» imprecò Kazu.
«Corri», gli ordinò Gallantmon.
Kazu obbedì, Rika lo lasciò andare. Lo scontro tra Gallantmon e GigaDramon iniziò immediatamente e violentemente.

Rika ed Alice stavano in un angolo della strada, che era stata momentaneamente adibita a rifugio.
«Questo è così stupido», sbottava Alice ogni tanto.
«Lo so», le rispondeva semplicemente Rika stringendo il cellulare che aveva chiesto a sua madre. «Dovremmo essere là con loro»
Seguirono alcuni minuti di silenzio in cui Rika spostò gli occhi dal suo Digimon al telefono in cui componeva a memoria i numeri dei ragazzi per poi cancellarli, mentre Alice dondolava i piedi avanti ed indietro per calmare il nervoso.
La sagoma dell’ombra ondeggiante di un bambino si delineò davanti agli occhi di Rika, che alzò il viso per sapere chi fosse.
Il ragazzino guardava lei e Renamon ad intermittenza con una malcelata ammirazione mista a timore. «Sei la Regina dei Digimon?», le chiese.
«Quello che ne rimane», borbottò lei seccata.
Il bambino avanzò un poco «E quello è il tuo Digimon?»
Rika lanciò un’occhiata a Renamon, chiedendosi come fosse possibile che un Digimon forte come lei si fosse ridotto così. Qualcosa non andava. «Si», rispose al ragazzino.
«Tu dovresti essere là a combattere», le disse allora lui.
«Beh, se non l’hai notato Renamon non è in grado di combattere, al momento», sbottò Rika.
Il ragazzino indietreggio, intimorito dallo scatto d’ira della ragazza. Corse via.
Rika si pentì subito di averlo spaventato, non voleva che la odiasse.
Ma il ragazzino tornò poco dopo con un gruppo di amici, una ragazzina dai capelli scuri si avvicinò porgendole una carta da gioco. «Io non so se funziona», disse «Mi è capitata questa mattina in uno dei nuovi pacchetti. E’ una carta nuova»
Renamon guardava la scena con interesse. Rika afferrò la carta e ne lesse la descrizione. «Riparazione», disse ad alta voce. E il sorriso le si allargò da un orecchio all’altro.

Arrivarono in vista della baia di Odaiba che Kenta non si era ancora abituato alle piume rosse di Birdramon «Scendi qui» le disse appena poté.
Ed appena atterrarono si lanciò a terra trattenendosi dal baciare l’asfalto.
Non passò molto tempo prima che vedessero Calmaramon andargli incontro, dietro di lui Shellmon troneggiava sul ponte che collegava Odaiba alla terraferma.
«Gomamon» esclamò Kenta fiero «E’ il momento che tu Digievolva Ikkakumon!»
Eppure al ragazzo ci volle un po’ per trovare la carta giusta. Quando la strisciò nel Digivice era tutto un fremito di adrenalina.
Ma Gomamon non digievolse Ikkakumon. Divenne Wamon.
«Va bene lo stesso» disse Kenta stupito.

Henry era chino sul computer, Terriermon continuava ad agitarsi.
«Ci vuole ancora molto?»
Il ragazzo scrollò le spalle «Non so neanche cosa sto cercando» disse mogio. Continuava a controllare le scansioni delle microcamere zoomorfe che erano salite su per esplorare il continente. Oltre che a mostrargli le immagini riuscivano ad inviargli scansioni dei materiali e dei contenuti dei computer.
«Queste macchine sono spettacolari»

Justimon atterrò dietro la copia di Rika, mentre tra Gallantmon e GigaDramon le scintille ed i colpi non si arrestavano né diminuivano minimamente.
Justimon afferrò Rika «Fallo smettere o ti uccido» minacciò. Lei provò a divincolarsi, ma lui non la lasciò andare. La presa era solida, ma non violenta.
«Non mi farai del male» gli disse lei. Lasciò che GigaDramon sferrasse un altro colpo a Gallantmon.
«Fallo smettere ho detto!» ripeté Justimon.
Datamon sorrise «Non ti darà mai ascolto, sono io che l’ho creata»
«Non sono ai tuoi ordini» chiarì lei «Sei tu che obbedisci a me»
Il Digimon non era soddisfatto di questa affermazione, ma quando lei gli diede il suo ordine: «Datamon. Digievolvi» lui obbedì.
«Due Digimon! Come diavolo ci è riuscita?» esclamò Kazu vedendo Vademon là dove prima c’era Datamon. «Guardromon!» gridò poi.
Vademon spinse Justimon contro il pavimento del parco e permise alla copia di Rika di avvicinarsi. «Justimon! Attento!» avvertì Gallantmon mentre GigaDramon lo sbatteva contro un albero.
Takato chiuse gli occhi. Non poteva andare avanti così.
«Kazu!» gridò «Mi dispiace!» ed attaccò GigaDramon con tutte le sue forze.
«No!» gridò il ragazzo correndo verso di loro.
Rika, intanto, si abbassò verso Justimon, gli sfiorò un braccio «Non restare in questa forma» gli disse. Justimon sentì che le forze lo abbandonavano. Ryo e MonoDramon si ritrovarono a terra, fianco a fianco. Lei aveva sciolto la loro biodigievoluzione.

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Capitolo 30
*** 30 ***



30


Henry strabuzzò gli occhi, vedendo comparire sullo schermo i dati che cercava.
Allo stesso tempo, teneva d’occhio la diretta del telegiornale, seguendo gli scontri tra i Digimon e le imprese dei suoi amici.
«Devo contattare i Supremi a Digiworld. Ho una richiesta da fargli»
Lanciò un’occhiata al padre, che si affrettò a riferire il messaggio al resto dei Pionieri, lì affianco.

Rika e Renamon correvano con foga tra le auto, ostacolate dalle persone che seguivano a piedi nella direzione opposta.
Era quasi arrivata al posto di blocco quando una mano la trattenne.
«Rika!», dissero due voci quasi in coro. La ragazza si voltò, trovandosi faccia a faccia con Akemi e Mako. «Mamma», disse Mako «Lei è Rika, un’altra Digimon Tamer». Impmon annuì.
«Mi dispiace», continuò Akemi «Dobbiamo andare con lei a salvare il mondo»
La madre dei ragazzini provò a fermarli, ma loro si divincolarono e, assieme ad Impmon, lasciarono che la folla li separasse.
«Stia tranquilla! Penseremo noi a loro!», cercò di tranquillizzarla Rika tornando a correre mentre Renamon faceva strada.
«Quante carte avete?», domandò ai ragazzini appena furono nei pressi dell’appostamento.
«Non ne abbiamo», rispose Mako colpevole. «Ma sappiamo giocare»
«Se ce ne prestassi qualcuna tu», continuò Akemi per lui.
Rika si sfilò lo zaino e ne riverso il contenuto per terra. Ne uscirono centinaia di carte da gioco che si riversarono sull’asfalto.
«C’era un gruppo di ragazzini là, mi hanno dato tutte le carte che avevano». Rika sorrise tra se. Non aveva bisogno di nessuna carta, ma lo sguardo che avevano avuto negli occhi mentre le porgevano le loro carte le aveva impedito di rifiutarle. Magari non le avrebbe usate nessuno, ma almeno poteva lasciargli credere di essere stati utili.
Akemi e Mako spulciavano le carte alla ricerca di una strategia improvvisata ed efficace, Impmon – ogni tanto – ne porgeva loro una scelta personalmente.
Rika alzò gli occhi verso un poliziotto che si avvicinava furioso: «Dovete tornare subito indietro! E’ pericoloso stare qui!»
Lo fulminarono con gli occhi. «Non rompa! I nostri amici hanno bisogno di noi!», gli strillò contro Rika. Akemi e Mako si alzarono e si sistemarono le maniche delle giacche.
«Rika, siamo pronti»

Antylamon teneva testa facilmente ad ogni nemico che le si parava davanti, Suzie era fiera di lei. Fino ad ora avevano difeso il gruppo di persone barricate nel supermercato senza difficoltà, ma quando si trovarono davanti MegaDramon iniziarono a dubitare di potercela fare.
MegaDramon le attaccò, colpì Antylamon, ma lei resistette e lo sbatté sull’asfalto con foga.

Ryo trascinò MonoDramon lontano dai nemici, mentre Gallantmon si sforzava di tenere loro lontani dai suoi amici.
«Credi che se le rompo la testa con questo verrò accusato di omicidio? E’ un clone, diamine!» minacciò Kazu avvicinandosi a Ryo brandendo uno dei rami che erano caduti durante l’urto di Gallantmon contro un albero.
«Io non rischierei» suggerì l’amico.
GigaDramon attaccò ancora Gallantmon, mentre Vademon si avventava contro Ryou ed Hirokazu.
MonoDramon ribatté prontamente, ma non riuscì a respingerlo e fu scagliato contro un altro albero.

Leomon abbatté un Cocatorimon ed andò avanti. Juri correva al suo fianco, imperterrita.
Erano riusciti a portare in salvo l’ennesimo gruppetto di persone, ed ora si dirigevano sempre più verso la periferia di Shinjuku, in direzione di Shibuya.

DeviDramon saltò addosso a Juri, sbattendola contro l’asfalto. Leomon gli fu’ addosso immediatamente e lo allontanò dalla sua Tamer con uno scatto.
Juri si rialzò e fece alcuni passi indietro, per portarsi fuori dalla portata dei colpi serrati dei due Digimon.
«Leomon, hai bisogno di aiuto?» domandò la ragazza premurosa.
«Mettiti al sicuro» le rispose lui.
Juri aumentò la distanza che li separava, ma fece in modo di non perdere il contatto visivo.

MegaDramon si dissolse di colpo, ma Antylamon non ebbe il tempo di riprendere fiato. Una raffica di vento costrinse lei e Suzie a voltarsi.
Kerpimon si parò davanti a loro, minaccioso. La sua figura blu era possente, intimidatoria.
Suzie capì immediatamente che questo scontro sarebbe stato forse il più duro. Strinse il Digivice tra le mani e sospirò. «Antylamon… Ce la fai a digievolvere ancora?»
Lei ansimava. Gli scontri erano stati molti, consecutivi, duri. Ad Antylamon sembrava di non avere più forze.
«Farò del mio meglio»

Ruki afferrò Mako ed Akemi, trattenendoli contro la parete di un edificio, per impedire che finissero dritti tra le braccia di tre SkullMeramon.
«Silenzio» ordinò.
Impmon si sporse leggermente ad osservare «Possiamo batterli» affermò.
«Sono a livello Evoluto e sono in tre!» si lamentò Ruki.
«Impmon può digievolvere Beelzemon» affermò Akemi fiduciosa.
Mako scambiò uno sguardo risoluto con il Digimon «Ti va’ di combattere?»
Ruki e Renamon non riuscirono a trattenerli. Pochi istanti dopo l’attenzione degli SullMeramon era tutta per i ragazzini, ma Impmon non perse tempo e digievolse. Allora Beelzemon stette attento a tenere i nemici lontani dai suoi Tamers.
Il primo SkullMeramon puntò dritto contro Beelzemon. Il secondo ed il terzo lo seguirono dopo alcuni istanti di esitazione, ma Renamon si scagliò contro entrambi per dare a Beelzemon più libertà di movimento, e lui non ne fu’ troppo felice.
«Posso cavarmela, non mi serve una balia» ribatté piccato sparando addosso al suo avversario.
«Rifiutare aiuto è davvero poco maturo» gli rispose Ruki stizzita.
Bellezemon sorrise malizioso «Mi stai dicendo che eri una stupida, quando hai cominciato questo “lavoro”»
La ragazza raccolse una lattina da terra e la lanciò dritta sulla sua testa. Lui si voltò, indispettito, ma la distrazione gli costò un colpo in pieno stomaco.
Fu’ sbalzato indietro e rovinò sull’asfalto per alcuni metri.
«Dannazione» imprecò.

Antylamon rovinò a terra dolorante. Suzie strinse il Digivice preoccupata. «Alzati» supplicò. Ma lei era troppo stanca ed i suoi dati troppo danneggiati.
«Alzati, ti prego!» insisté.
Si erano trovati davanti una mezza dozzina di altri Digimon, tra Devimon, SkullSatamon e LadyDevimon. Antylamon era stata sopraffatta in poco tempo.
Kerpymon era poco più in là, indolenzito, ma intero.
«Scappa» supplicò Antylamon a Suzie, regredendo di colpo.
Ma la ragazzina non si mosse.
«Scappa, ho detto» ripeté Lopmon.
Suzie scosse la testa convinta «No, non vado da nessuna parte, senza di te»
Invece di voltarsi e fuggire via, strinse ulteriormente il Digivice e corse incontro a Lopmon, parandosi tra lei e un attacco appena scagliato da Devimon.
Spalancò le braccia, pronta a prendere in pieno il colpo. Coraggiosamente, senza distogliere lo sguardo.
Il Digivice s’illuminò, si riscaldò come se dovesse prendere fuoco. Allora Suzie e Lopmon furono avvolte dalla luce.

«State indietro», suggerì Ruki. Avanzava, precedendo Akemi e Mako, che stavano ancora sul marciapiede. Beelzemon difendeva i suoi Tamer a spada tratta, ma presto accorsero nuovi nemici.
Una buca si aprì alla loro destra, trascinando asfalto e cocci in una voragine che presto raggiunse i piedi di Akemi, facendola ruzzolare e scivolare velocemente verso il fondo.
Mako sfrecciò verso di lei repentinamente, afferrandola per un braccio.
Scorpiomon si fece largo tra i detriti, arrampicandosi verso di loro.
Beelzemon accorse, attirando l’attenzione su di sé mentre Ruki e Mako tentavano di sollevavate Akemi.
Ci fu’ un altro scossone, i ragazzi persero l’equilibrio ed Akemi si sbilanciò. Cadde verso il fondo.
Mako gridò il suo nome con foga, Beelzemon e Renamon provarono a raggiungerla.
Poi il calore pervase Akemi e Mako.

Prima che MetalSeadramon sbucasse dall’acqua, Kenta era stato sicuro che stava filando tutto troppo liscio. Avevano appena distrutto Shellmon.
Il Digimon ringhio, si agitò nell’acqua e si scagliò contro Wamon. Non passò molto tempo, prima che fosse affiancato da un Calmaramon ed un altro paio di Digimon che Kenta non riconosceva.
«Oh! Accidenti!» si lamentò il ragazzo stringendo il Digivice.
Poi MarinDevimon arrivò in picchiata, scendendo dal cielo. Kenta pensò che lo avrebbe preso in pieno, Wamon si frappose in mezzo e fu’ colpito.

Rika camminò lentamente verso i ragazzi. Era solo lo specchio dell’originale, quasi un immagine distorta e cupa, circondata da un’aura maligna.
GigaDramon e Vademon la spalleggiavano sicuri, ed il maledetto clone era riuscito ad atterrare e separare anche Guilmon e Takato.
«Siamo nei casini. In casini tremendi» ripeteva Kazu sconvolto.
Ryo e Takato indietreggiarono assieme, quasi rassegnati.
Erano alle strette, ed una qualunque possibilità di vittoria sembrava un miraggio.
«Finiteli», ordinò il clone di Rika.
«Io non voglio morire così» si lamentò Kazu. Ed una grande scarica di energia esplose nel suo petto, riscaldandolo.

Henry sorrise entusiasta. Lo schermo al suo fianco dava ancora il telegiornale e le immagini facevano la spola su quasi ognuno dei suoi amici. Il ragazzo era fiero di loro, e quando la luce li aveva avvolti, quasi contemporaneamente, aveva esultato dentro quasi con più entusiasmo di quanto Terriermon aveva gridato ad alta voce.
La richiesta che aveva fatto ai supremi era stata accolta. Ora toccava ai Pionieri Digitali ridare vita al vecchio programma di Shaggai, appena riconfigurato.




*****



Ok, lo so che tanto a nessuno interessa più, ma finalmente ho terminato il nuovo capitolo e, come avrete capito, ci stiamo avviando alla conclusione. Ma tanto questa fic non la segue più nessuno.
Non l’ho riletta, quindi avvertitemi se ci sono incongruenze o errori, che siano di battitura, sviste o altro.
Per chi volesse saperlo sto lavorando al sequel di Mondi in Collisione. A parte alcuni salti qua e là sono al capitolo 5. Dovrebbero mancane un paio, forse tre. Se vi interessa vi aggiornerò periodicamente, fatemi sapere. Ammesso che qualcuno alla fine si faccia sentire via recensione.
Accipicchia, sto diventando logorroica. Spero di sentirvi. Un bacio, a presto.

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Capitolo 31
*** 31 ***



31


«Stiamo passando alla seconda parte?», domandò il padre di Henry preoccupato.
Il ragazzo lo guardò mesto. «Si, devo tornare dai miei amici. Ora dovrete occuparvi voi Pionieri del resto»
«Non ti deluderemo», affermò l’uomo sorridendo. «Sono fiero di te, ed anche di tua sorella»
I due e Terriermon guardarono orgogliosi lo schermo televisivo; Lopmon e Suzie combattevano unite come non lo erano mai state, Rosemon era bella e fiera, sbaragliava i Digimon nemici uno dopo l’altro e liberava i quartieri alla svelta. Una biodigievoluzione perfetta. Ora bisognava lasciare la Terra fuori da quel conflitto, poi ci sarebbe stato lo scontro finale.

Rika sorrise con un velo di malinconia, nel vedere i Digimon dissolversi uno dopo l’altro. Dynasmon non dava loro tregua.
«Pazzesco, una biodigievoluzione in tre» osservò Renamon stupita.
La sua Tamer sorrise, prendendo il Digivice e leggendo la descrizione del nuovo Digimon. «Dynasmon, tipo Dati. Attacchi: Ruggito del Drago e Respiro del Drago. Quei due ragazzini devono essere davvero uniti»
L’armatura bianca del Digimon scintillava nonostante la luce del sole non riuscisse a raggiungerla direttamente, bloccata dal continente sospeso.
Rika si sentì richiamare dalla voce di Akemi, attraverso il Digivice. «Noi possiamo farcela da soli, se voi volete andare»
Renamon sgranò gli occhi, stupita «sicuri?»
«Andrà tutto bene», insisté Mako. «Andate».
Dynasmon lanciò un’occhiata seria alle due. Si, si disse Rika, sarebbero stati bene. «Renamon, biodigievolviamo e torniamo dove siamo atterrati».

Kenta fremeva d’eccitazione, sotto le sue nuove spoglie. «Siamo fortissimi!», strepitò dopo aver abbattuto i nemici e ripulito la zona.
«Ora dovremmo tornare indietro ad aiutare gli altri», propose Gomamon.
«Secondo me Ryo ha già fatto fuori il clone cattivo» rise Kenta. Non sapeva quanto stava sbagliando.
Birdramon lo affiancò, accennando un lieve sorriso. «Avete ancora bisogno di me?»

Grappuleomon saltò su uno dei tetti più alti e si guardò attorno. L’area era sgombra ed avevano fatto tutto da soli; non potevano essene più felici.
«Non avrei mai pensato di poter combattere così da sola» sorrise Jeri entusiasta all’interno dell’area di luce.
Leomon le rispose fiero: «Non sei sola, non lo sei mai stata»
«Intendo senza aver avuto bisogno della protezione di nessuno; senza Takato o Rika. Non avrei mai pensato di essene in grado»
«Devi solo credere di più in te stessa», le raccomandò il Digimon tranquillo.
«Che ne dici, facciamo un altro giro?», propose Jeri entusiasta.

La Rika clone rise divertita; piegandosi quasi in due.
«Un BigMamemon? Ma sul serio?», domandò fissando il nuovo Digimon. Aveva visto uno dei suoi schiavi regredire Guardromon e biodigievolvere un secondo dopo, ma non se ne preoccupava. Altri Digimon erano accorsi ed erano digievoluti per lei. Aveva interrotto l’attacco solo per deridere la nuova forma di Kazu e Guardromon e perfino Takato, Ryo, Guilmon e MonoDramon dovettero ammettere che vedere l’amico nei panni di una grossa sfera grigia con i guantoni era la cosa più assurda che avessero visto. Eppure trovarono che come forma mega per i due fosse perfetta.
«Che diamine, sembra quasi uno scherzo», si lamentò il ragazzo.
Takato tirò fuori il Digivice e controllò i dati del Digimon: «BigMamemon: tipo Dati, mutante»
La perfida Rika fece un cenno e Vademon e due Diaboromon attaccarono BigMamemon, che li evitò schivandoli per un pelo.
«Ma dico, avvertire?» si lamentò il Digimon interrompendo la descrizione di Takato.
«Non è leale» strepitò MonoDramon spingendo Ryo lontano per evitare che un Diaboromon lo colpisse in pieno. Il ragazzo si rialzò, massaggiandosi il braccio su cui era atterrato.
BigMamemon lanciando un grido e si scagliò contro il primo Diaboromon, tentò di farlo arretrare, ed il secondo ne approfittò per colpirlo.
Takato strinse forte il suo Digivice. «Dobbiamo biodigievolvere di nuovo» esclamò. Strinse tra le mani il Digivice e si concentrò, ma non successe nulla. Allora provarono Ryo e MonoDramon, ma anche loro non ottennero nessun risultato.
«Che cosa ci sta succedendo?» chiese Guilmon spaventato.
«Lei ci ha fatto qualcosa, quando ha interrotto la nostra digievoluzione. Almeno credo» gli rispose MonoDramon.
L’espressione della ragazza la diceva lunga, mentre stava ferma a scrutarli da lontano con il volto inclinato e l’espressione soddisfatta.
Ryo pensò alla svelta. «Riesci a fare una digievoluzione semplice?» domandò preoccupato al piccolo draghetto viola. Lui ci provò, riuscì ad attivare la trasformazione, ma Vademon si lanciò contro di loro. MonoDramon non sarebbe mai riuscito a completare la trasformazione in tempo.
Nel fervore dello scontro nessuno si era accorto di Megagargomon. Spuntò dalla boscaglia e distrasse Vademon, afferrandolo ed atterrandolo. «Tempismo perfetto» commentò Takato sospirando di sollievo. CyberDramon completò la sua Digievoluzione e Takato incitò Guilmon a fare lo stesso.
MegaGargomon tenne sotto controllo i vari nemici, mentre Guilmon digievolveva. Takato vide la figura slanciata di Rika avvicinarsi pericolosamente a MegaGargomon, e subito lo avvertì:
«Non farti toccare! Ti bloccherà la biodigievoluzione!»
Henry rimase spiazzato per alcuni istanti, MegaGargomon lanciò un’occhiata all’amico, poi si scostò per evitare una frustata da Myotismon.
Growlmon lo difese, CyberDramon intrattenne Vademon ed un Diaboromon.
Takato si mise le mani tra i capelli. Non aveva più idea di cosa fare. I Digimon erano troppi, ed anche con l’aiuto di quelli buoni che erano bioemersi sembrava che lui ed i suoi amici non riuscissero ad ottenere un vantaggio significativo.
Il clone di Rika era determinata, intraprendente, quasi troppo tranquilla per la furia che dimostrava nell’ordinare gli attacchi ai suoi Digimon. Ed era potente, molto più di quanto avessero immaginato o sperato. Takato sapeva che non sarebbe stata un avversario facile da battere, tanto più che Ryo non se l’era sentita di colpirla decentemente, quando ne aveva avuto la possibilità. Decisamente il leggendario Digimon Tamer era contrario a rovinare il bel faccino della Regina dei Digimon, anche se non si trattava dell’originale. Ma sicuramente, se sua maestà l’avesse saputo avrebbe avuto qualcosa da ridire in proposito.
«Henry, tuo padre e quelli di Hypnos non possono fare nulla per noi?» s’informò Takato in preda ad un attacco d’ansia.
«Ci stanno lavorando» lo informò MegaGargomon «Per ora possiamo solo aspettare»
Ryo sbuffò, strisciando una carta nel suo Digivice. «Quanto dovremo aspettare?» domandò.
«Poco, spero» ribatté Henry.

Grappuleomon incontrò Sakuyamon ad alcuni chilometri dal parco. La chiamò e, se non avesse avuto la maschera dorata l’avrebbe vista senza alcun dubbio sgranare gli occhi.
«Jeri? Leomon? Siete davvero voi?» domandò il Digimon mega stordito.
«Siamo forti, vero?» rispose subito l’amica esaltata.
Ruki sorrise tra sé. «Beh, wow, ma non dovrei stupirmi dopo aver visto biodigievolvere Akemi, Mako ed Impmon»
Grappuleomon si fermò su un balcone, affianco a lei. «Una biodigievoluzione in tre?»
Sakuyamon scrollò le spalle. «Lo so. Non lo credevo possibile neanche io, ma l’ho visto con i miei occhi».

MegaSeadramon sfrecciò nel cielo in direzione del parco di Shinjuku. Birdramon sfrecciava affianco a lui, mentre Kenta si domandava la ragione che permetteva a quel Digimon acquatico di fluttuare nel cielo come un dragone cinese. Era una cosa che si era chiesto anche guardando la serie tv. Forse, pensò all’improvviso, era qualcosa che aveva a che fare con i dati che componevano il Digimon. Anzi, sicuramente era così.
All’interno del suo cerchio di luce, Kenta, non temeva più l’altezza, né i nemici. Un po’ meno avrebbe fatto il temerario davanti a Rika, ovviamente.
MegaSeadramon sentiva l’aria fremere, e sapeva che ogni Digimon sotto di loro aveva la stessa sensazione. Qualcosa li chiamava, anche se non avrebbe saputo dire cosa.

MegaGargomon sollevò lo sguardo al cielo, poi si voltò nella direzione di Hypnos. «Sta cominciando» annunciò.
Takato lo guardò storto. «Che cosa?»
«I Pionieri Digitali stanno attivando il programma. Mi dispiace, ragazzi, non c’era altra scelta»
Ryo lo fissò cupo. «Non hai fatto quello che penso, vero?» lo richiamò.
Henry non rispose, perfino i loro nemici sentivano che stava per succedere qualcosa. Vademon prese a fremere di rabbia affianco alla sua padrona.
«Che avete fatto?» strepitò. «Che state facendo?»
Takato strinse gli occhi. Aveva già vissuto quella situazione e la paura l’aveva attanagliato per settimane. Se una volta aveva rischiato di perdere Guilmon la volta successiva era successo sul serio e non era disposto a lasciare che succedesse di nuovo.
«Henry! Sei pazzo? Shaggai? L’ultima volta è stato un disastro!» gridò Takato.
MegaGargomon chinò il capo. «L’ho modificato. Se tutto andrà bene non sarà come l’ultima volta»
«Ne sei sicuro? Puoi assicurarcelo?» s’intromise Ryo stringendo i pugni. «Perché l’ultima volta alcuni di noi sono finiti a pezzi dopo aver perso i Digimon»
Continuavano a battibeccare, mentre il cielo si faceva rosso ed il vento si alzava. Il clone di Rika si chinò, afferrò una pietra appuntita dal pavimento e camminò spedita verso di loro. Lo spaesamento le era passato, restituendole la sua rabbia e la voglia di fare a pezzi i ragazzi. Caricò il colpo e lanciò il sasso, colpendo Takato di striscio ad un braccio. Il ragazzo gridò, arretrò e si tenne il braccio sanguinante con la mano.
Prima che potesse rendersene conto lei gli era addosso e gli stringeva le mani al collo. «Io non tornerò a Digiworld, voglio che sia chiaro» annunciò.
Takato rovinò a terra, con lei addosso. La afferrò per i polsi, tentò di scrollarsela di dosso, ma lei strinse più forte. Growlmon, Ryo e CyberDramon accorsero, ma Vamedemon e Myotismon li colpirono, scagliandoli lontano. MegaGargomon non riuscì neanche ad avvicinarsi che i due Diaboromon lo avevano atterrato ed avevano iniziato a colpirlo a turno.
Il vento sferzava sempre più forte attorno a loro, tanto forte che persino Growlmon e CyberDramon si sentivano smuovere.
Rika lasciò andare Takato, si tirò indietro e corse tra gli alberi, decisa a non lasciarsi trascinare via.
Quando il vento lo tirò in alto MegaGargomon fu il primo a smettere di porre resistenza, lasciandosi librare in cielo seguendo le correnti. Rika si afferrò ad un tronco, per evitare di essere sbalzata via. Ryo si liberò dalla presa di Myotismon e le corse incontro.
La afferrò per la vita e si gettò addosso a CyberDramon, stringendosi a lui per seguirlo, visto che il programma Shaggai stava riportando tutti i Digimon verso il continente sospeso.
I più facevano resistenza, come i Diaboromon che affondavano gli artigli nel terreno, ma era come se i Digimon più grossi fossero attirati in cielo con maggiore intensità. Ryo stringeva il clone di Rika forte, trascinandolo con sé, reggendo la presa del suo Digimon perché li portasse a Digiworld con gli altri. Quando si staccarono da terra il Tamer Leggendario lanciò un’occhiata a Takato, che iniziava a fluttuare stretto a Growlmon.
Ogni forma di vita digitale si staccò da terra, come se la gravità terrestre non avesse più effetto su di loro. E il continente oscuro scomparve, annegando nelle tenebre.

***********

Allora, ho finalmente finito questo capitolo, ci avviamo sempre più verso conclusione. Lo so che non aggiorno da circa tre mesi ma… beh, ora l’ho fatto. Sorpresa!

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Capitolo 32
*** 32 ***



32


Sembrava quasi che nessuno di loro avesse più peso. I Digimon al servizio della loro nemica si erano scomposti in dati come se non reggessero la pressione del cambiamento di materia. Si erano dissolti in migliaia di pixel all’istante. In breve tempo l’oscurità divenne foschia e tutti loro si ritrovarono isolati.
Takato si guardò attorno, alla disperata ricerca di Growlmon, ma non riusciva a vedere nulla attorno a sé e l’unico suono era il suo respiro.
«Growlmon?» chiamò timoroso, per paura di attirare attenzioni sbagliate. Non ebbe risposta e riprovò, questa volta più forte. «MegaGargomon, Ryo!»
Fece un paio di passi, cauto, temendo di mettere un piede in fallo ed inciampare in un ostacolo che non riusciva a vedere. Continuò a tenere gli occhi sgranati, per paura di perdere qualche dettaglio, qualche movimento nello spazio già ben poco visibile. «Growlmon!» gridò a pieni polmoni.
Il Digimon lo sentì, ma non riuscì a capire da dove provenisse la voce del suo Tamer. Si guardò attorno agitando la lunga coda, senza pensare neanche per un istante che avrebbe potuto colpire per sbaglio uno dei suoi amici. «Takato! Takato!»
Non vedeva nulla e, per quanto si sforzasse, non riusciva neanche a percepire l’odore di Takato. «Takato, dove sei?»
MegaGargomon ruotò su sé stesso. Non che servisse a molto. «Che posto è questo?» domandò a voce alta. Henry non si lasciò sommergere dai dubbi. Sollevò lo sguardo, poi lo chinò, ma non riuscì a distinguere il pavimento. Fece leva sulle sue energie per avanzare, ma per quanto ci provasse gli pareva sempre di stare fermo, sospeso nel nulla più assoluto.
Fin da quando la forza misteriosa aveva smesso di trascinarli Ryo non aveva avuto in mente nulla, a parte il trattenere la ragazza artificiale che aveva tra le braccia. Lei si dimenava e gridava come se le avessero infilato un pugnale nello stomaco. Ryo la stringeva forte, senza preoccuparsi di farle male o dei capelli di lei che gli frustavano il viso quando lei agitava la testa nel tentativo di liberarsi.
«Stai ferma» le ordinò, ma il tono non gli uscì minaccioso quanto aveva sperato.
Cercò con lo sguardo MonoDramon, ma non vide altro che tenebre e bastò quel momento di distrazione perché il suo ostaggio gli pestasse il piede, gli tirasse una gomitata nello stomaco e si liberasse. Le corse dietro senza esitare un solo istante, temendo di perderla di vista. Rimase in silenzio, per non coprire il rimbombo dei passi di lei, per non rischiare di non sentire il suo respiro pesante durante la sua fuga.
Le corse dietro, riuscendo a vederla a malapena nell’oscurità. Ma lei correva veloce, più di lui, e presto la perse di vista.
«Maledizione!!» imprecò a gran voce. Solo allora si rese conto di essere rimasto solo, si guardò attorno, sperò che MonoDramon e gli altri non fossero lontani, ma per quanto stringesse gli occhi non riusciva a distinguere nient’altro che nero di seppia.

Henry sospirò rassegnato. Aveva sbagliato qualcosa. Aveva giocato con il fuoco ed ora forse aveva peggiorato le cose. Erano finiti da qualche parte tra le terra e Digiworld, oppure erano andati oltre, e non sapeva come risolvere il problema.
Non c’era modo per comunicare con Hypnos, per chiedere di forzare una bioemersione per farli almeno tornare sulla terra. O almeno lui non aveva idea di come fare.
Valutando la situazione non era difficile capire che la cosa peggiore fosse quell’oscurità viscerale che impediva a lui e agli altri di vedersi. Doveva trovare tutti i Tamers e riunirli; sarebbero stati ben più al sicuro, una volta insieme, e avrebbero trovato una soluzione.
Chiuse gli occhi e si concentrò. Era sempre più facile comunicare con gli altri durante la biodigievoluzione, quando la loro essenza si trovava all’interno del Digimon. Se fosse riuscito a trovare quel canale avrebbe potuto trovare almeno la metà di loro.
Chiuse gli occhi e si concentrò. Terriermon rimase in silenzio, in attesa, per non disturbarlo.
Fu come se la mente si librasse nell’oscurità, come se riuscisse a scivolare nel nulla per raggiungere le altre coscienze. Scivolava senza ostacoli, poi trovò diversi punti gravitazionali e, d’improvviso, sentì i loro respiri agitati.
«Ragazzi?» domandò preoccupato. «Riuscite a sentirmi?»
Per un istante li sentì borbottare tutti insieme, poi sorrise tra sé e sospirò di sollievo. «Calmi, uno per volta. Suzie?»
«Sono qui» rispose la ragazzina, fiduciosa.
«Kazu? Kenta?» proseguì Henry, sollevato dal fatto che la sua sorellina stesse bene.
«Ci siamo» risposero loro in coro.
«Takato e Ryo?» chiese Kazu preoccupato.
Non ebbero risposta dai due amici.
«Possiamo comunicare solo noi che siamo biodigievoluti» spiegò Henry, cercando di evitare che venissero presi dal panico.
All’improvviso, come se si fosse risvegliata da chissà quali pensieri, Rika iniziò a strepitare: «Vuoi dire che sono isolati?»
«Hanno avuto qualche problema con il tuo clone» spiegò Henry stupito. Non aveva calcolato la possibilità di ritrovarla lì; la credeva al sicuro. «Credevo che tu fossi al sicuro. Perché sei biodigievoluta?»
Akemi rispose per lei, esprimendo un concetto fin troppo idealistico. «Perché abbiamo una missione da compiere. Siamo i Digimon Tamers»
«Akemi?» domandò Henry spiazzato. «Anche tu?»
«E ci sono pure io» concluse Mako sbrigativo, contrario all’idea di essere tagliato fuori. Da qualche anno lui e la sorella erano quasi una cosa sola.
Henry sospirò rassegnato. Secondo i suoi calcoli il programma avrebbe dovuto trascinare nel buco nero i Tamers nelle immediate vicinanze del computer da cui il codice era partito, ma a quanto pareva il suo campo d’azione era ben più ampio di quanto avesse immaginato. «E Jeri?» domandò alla fine.
«Ciao» gli rispose lei frettolosa. «Dobbiamo trovare Takato, Ryo, MonoDramon e Guilmon. Anche Calumon potrebbe avere bisogno di noi»
«E il clone di Rika e ancora là fuori» concluse Kazu. «Per la miseria. Quella strega ci sa fare. Non fatevi toccare, v’impedirà di rimanere in questa forma»
Jeri emise un rantolo. «Se solo questa oscurità non fosse così fitta… Così non possiamo neanche sapere se un nemico sta per attaccarci…»
«Sarà difficile evitarla se non riusciamo a vederla arrivare» osservò preoccupata Akemi, che assieme al fratello ringraziava il cielo di non essere sola come gli altri, in quella oscurità.
Prima che il discorso si facesse serrato, prima che ragazzi e Digimon intavolassero un discorso più che confuso esponendo contemporaneamente ed ad alta voce ogni dubbio ed ogni timore, Sakuyamon prese fiato e, con tono caldo, esclamò decisa: «Volpi Volanti!».
La luce si irradiò dal suo corpo, non lieve come il riflesso della luna, ma calda ed abbagliante come un sole che illumina l’oscurità.
Come comete le volpi si dispersero sfrecciando nel buio, in cerca dei ragazzi. Erano tutti consapevoli che la loro forza era sempre stata nell’unione del loro gruppo e da soli erano molto più vulnerabili.

Ryo odiava sentirsi inerme ed inutile. Era abituato ad agire, ad affrontare la situazione così come gli si presentava davanti. Ad essere utile e ad uscirne vittorioso.
Il fatto che la falsa Rika gli fosse sfuggita era una cosa che non riusciva a sopportare. Scagliò con furia il Digivice per terra, rendendosi conto solo dopo che sarebbe stato difficile ritrovarlo nel mezzo dell’oscurità. Si chinò iniziando a cercarlo a tentoni, ma temette che fosse rimbalzato troppo lontano.
Si domandò stupidamente se il colpo l’avesse danneggiato, chiedendosi poi perché non avesse mai pensato alla possibilità che un Digivice potesse rompersi come conseguenza di un danno normale.
Si passò una mano tra i capelli, frustrato.
Le mani sottili della copia di Rika lo colsero alla sprovvista, trascinandolo indietro e facendolo ruzzolare a terra. La ragazza si spostò e, una volta assicuratasi che, con il peso del proprio corpo, il Ryo non potesse alzarsi, iniziò a stringere le dita attorno alla gola di lui.
Appena si rese conto dell’accaduto Ryo afferrò i suoi polsi, tentando di districarsi, di togliersela di dosso. Ma lei era molto più forte di quanto sembrasse, tanto che il ragazzo si chiese se i suoi geni fossero superpotenziati o qualcosa di simile.
Per quanto provasse a dibattersi, ad agitarsi, lei stringeva la presa imperterrita. I polmoni di Ryo iniziarono a bruciare, la vista ad offuscarsi. Iniziò presto a sentirsi debole ed iniziò a temere che sarebbe morto così, ucciso da qualcuno che aveva l’aspetto di una persona a cui teneva.
Era un modo davvero terribile, secondo lui, per morire.
La luce colse la ragazza artificiale alle spalle, abbagliandolo. Per un attimo rese la sua figura quasi angelica, se non fosse stato per l’espressione sadica che aveva dipinta sul volto. Poi la luce la scagliò lontano e Ryo riuscì finalmente a respirare. Tossì ripetutamente, con la mano alla gola, cercando di riprendersi dall’aggressione.
La volpe di luce mise in fuga la falsa Rika, poi tornò ondeggiando verso di lui e gli si accucciò attorno, aspettando che l’attacco di tosse terminasse.
Il ragazzo la guardò sorridendo, pensando che alla fine era stato salvato da una ragazza. Dovette reprimere le risate, mentre osservava la volpe saltellargli attorno. La vide scorrazzare nell’oscurità, poi fermarsi. Scorse uno scintillio tra le sue zampe e, con gioia, riconobbe il suo Digivice.

Takato seguì la volpe di luce con passo incerto. Continuava a guardarsi attorno, conscio che da un momento all’altro avrebbe potuto sorgere Guilmon o uno qualunque dei suoi amici. Non sapeva se stava facendo la cosa giusta, seguendo quella forma familiare e rassicurante. Dopotutto avrebbe potuto benissimo essere una trappola. Comunque non sembrava avere scelta, quindi proseguiva. Aveva smesso di contare i passi da un po’ quando riuscì finalmente a sentire le voci concitate degli altri, che stavano raccolti attorno a Sakuyamon e discutevano senza prestare attenzione a lui.
La volpe si dissolse, avendo assolto al proprio compito, e Sakuyamon si voltò verso il ragazzo sorridendogli.
Takato le sorrise a sua volta, poi si concentrò sugli amici lì presenti. Guilmon gli corse incontro, parlandogli eccitato delle nuove Biodigievoluzioni, ma il Tamer non lo ascoltava davvero, troppo impegnato a rendersi conto della situazione. Fece mente locale rapidamente, collegando i Digimon ai ragazzi che celavano all’interno, poi vide MonoDramon e, immediatamente, si rese conto dell’assenza di Ryo.
Ripensò al ragazzo, al fatto che l’ultima volta che lo aveva visto era davvero troppo vicino al nemico. Il sorriso gli si spense, mentre si chiedeva cosa sarebbe potuto andare storto.
MonoDramon era lì, quindi il ragazzo era davvero da solo. Avrebbe dovuto essere poco distante da lui, pensò stupidamente.
Un’altra volpe di luce gli sfrecciò affianco, dissolvendosi in quell’istante. Ryo emerse dal buio proprio alle sue spalle, sorridendo.
«Mi dispiace, mi è scappata» gli disse mortificato.
Takato scrollò le spalle, felice che stesse bene. Poi guardò Sakuyamon e MegaGargomon. «Stiamo tutti bene?»
Sakuyamon sorrise loro, ma la voce di Rika li raggiunse ben poco gioviale. «Era ora, mancavate solo voi due idioti» affermò secca, per celare la preoccupazione nella propria voce.
Ryo sorrise, nel sentirla, ma non le rispose in alcun modo. La tacita domanda era nella mente di tutti, incapace di arrivare alle labbra.
E adesso?

Lei non temeva l’oscurità, di umano aveva solo ciò che avrebbe potuto renderla più forte. Coraggio, immaginazione, risolutezza. Il resto erano componenti aggiuntive che servivano a potenziarla. Forza, velocità, resistenza. Non si era accorda subito di questi suoi vantaggi, ma pian piano li aveva scoperti ed aveva imparato a sfruttarli al meglio.
Ora correva, pur sapendo di non avere un posto dove andare, di non conoscere la propria direzione. Comunque fosse andata non aveva nulla da perdere, al momento, non c’erano né vantaggi né svantaggi, nella sua posizione.
Poi iniziarono i sussurri.
Si fermò, pensando che la mente le stesse facendo dei brutti scherzi, trattenne il fiato per riuscire a sentire meglio e poté rendersi conto delle voci e della riverenza con cui cercavano di attirare la sua attenzione.
Le chiedevano di guidarli in battaglia, di renderli potenti, di aiutarli ad avere la loro vendetta.
Senza esitazione, con un sorriso maligno sul volto, lei accettò. E i volti a cui le voci appartenevano si mostrarono; in ombra, ghignanti, gioendo finalmente in attesa di riavere la propria libertà.

***********

Otto mesi. Mi è stato detto che non aggiorno questa fanfiction da otto mesi. Non mi stupirei se fossero di più, però.
E potrebbero passarne altri otto, prima del prossimo capitolo. Chi lo sa.
E auguro un buon ritorno a scuola a chiunque debba portare questo fardello, domani. Mi riferisco a te, Konankohai. E a tutti gli altri.

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Capitolo 33
*** 33 ***



33


Henry ruppe il silenzio dopo alcuni minuti di riflessione. «Non riesco a contattare Hypnos», disse. Non che si aspettasse di poterlo fare; avevano già constatato di essere isolati, ma almeno adesso erano insieme. «Ho come l’impressione di essere nell’ultima puntata di Digimon Adventures» ghignò Kazu. Non che non fosse spaventato o preoccupato; intendeva solo trovare un modo per smorzare un po’ la tensione.
Grappuleomon grugnì. Jeri, al suo interno, sorrise e scosse la testa rassegnata. Takato continuava a lasciare occhiate imbarazzate in direzione del Digimon, tentando di non pensare al modo in cui la ragazza fluttuava nella luce al suo interno. Intanto accarezzava dolcemente la schiena di Guilmon, che non sembrava riuscire a stare fermo e tranquillo.
Akemi e Mako stavano schiena contro schiena, perché così si sentivano più sicuri, spalleggiandosi a vicenda e vicini.
MegaSeadramon fece un paio di cerchi completo attorno ai compagni, come per assicurarsi di tenerli uniti, compatti ed al sicuro. Scivolò nell’oscurità e tornò ad occupare il suo posto al fianco di Sakuyamon. Kenta restava in silenzio, preferendo ascoltare gli altri piuttosto che intervenire.
Anche Ryo era abbastanza taciturno; non era sua abitudine stare a pensare troppo alle cose, non era uno a cui piacevano le grandi strategie. Era abituato ad improvvisare, poiché era certo che in questo modo la vita risultava molto più interessante.
MonoDramon taceva, agitando le orecchie e muovendo la testa come alla ricerca di qualcosa.
«Ho una pessima sensazione», esordì Rosemon all’improvviso.
Intanto anche Guilmon aveva iniziato ad agitare le orecchie. Sollevò il muso, allertato da qualcosa che gli altri non riuscivano a percepire.
«Cosa?» gli domandò Takato confuso. Anche gli altri provarono a guardarsi attorno, ma non riuscirono a vedere nulla, semplicemente perché non c’era ancora nulla da vedere.
«Silenzio» si lamentò Guilmon «Non riuscite a sentirle?». Gli altri si chiesero cosa dovessero sentire. «Le voci. Sono tante, sono arrabbiate»
Takato scambiò un’occhiata con Ryo, mentre anche gli altri digimon rizzavano le orecchie ed agitavano le teste per guardarsi attorno. Ai due ragazzi sembrava di essere gli unici stupidi umani della situazioni, incapaci di cogliere quanto gli altri le sfumature dell’ambiente circostante.
La tensione era tesa al massimo, i respiri trattenuti. Nessuno voleva essere il primo a rompere quel silenzio spaventato che aveva circondato il loro gruppo, come se la rottura di quell’equilibrio avrebbe potuto portare le voci ad uscire allo scoperto.
«Cosa stanno dicendo?» domandò infine Takato, flebilmente, incapace di sapere se la sua voce le avesse fatte cessare all’improvviso.
MegaGargomon prese tempo, prima di informare pacatamente lui e Ryou: «Vogliono ucciderci, a quanto pare»
Sakuyamon fu meno cauta. «Si stanno accordando su chi deve prendere chi» annunciò, attirando su di sé gli sguardi di tutti. Aveva espresso ciò che gli altri avevano avuto paura di accettare: erano voci di digimon colmi di rancore, voci di qualcuno che li odiava più di quanto potessero immaginare, fino al punto di volerli morti. Erano le voci dei digimon che avevano sconfitto nel corso degli anni, che erano tornati per vendicarsi. «Sono digimon che hanno un conto in sospeso con noi» concluse ancora MegaGargomon.
Kenta, protetto dall’involucro del suo digimon, deglutì. «Bene, immagino quindi che non ci andranno leggeri, con noi»
Takato e Ryou sollevarono la testa ed iniziarono a guardarsi attorno. Ora dovevano essere abbastanza vicini perché le loro voci riuscissero a raggiungere le loro orecchi e questo non poteva che riempirli d’ansia. Avrebbero voluto poter reagire, invece di stare lì immobili in attesa di essere attaccati, ma non riuscivano a vedere nulla a parte l’oscurità e nessuno di loro aveva voglia di sprecare colpi a vuoto, data la difficoltà che si prospettava per il nuovo scontro.
Guilmon si accostò al suo tamer, che poggiò una mano sul suo collo per assicurarsi che gli restasse vicino. «Qualunque cosa accada dobbiamo restare insieme, ok?»
Gli altri esitarono a rispondere, più che altro perché ebbero difficolta a percepire le sue parole. Il rombo dei loro cuori ed era talmente forte da ricoprire le voci, e la loro paura stava aumentando al punto da offuscare la consapevolezza di tutto il resto. Allora Takato alzò la voce: «Dobbiamo restare insieme, capito?»
Questo riscosse il gruppo. Lo fissarono, annuirono all’unisono mentre le voci divenivano grida di odio e incitazioni alla vendetta.
L’oscurità iniziò a crepare, letteralmente. Gli squarci si aprirono nel nulla assoluto e la nebbia vibrante iniziò a fuoriuscirne, come proveniente da un’altra dimensione. I cristalli si addensavano tra loro, si allontanavano, si sovrapponevano e vibravano, lo spazio divenne grigio e le voci divennero chiare.
Risate, grugniti, sussurri eccitati ed incitamenti non erano più semplici sussurri, ma chiare e vive minacce che non avrebbero più potuto ignorare. La nebbia si addensò a chiazze, iniziando a prendere profili più distinti, sagome oscillanti da cui si delinearono le forme di vari digimon. Ma la nebbia non smise di vibrare e rimase un’immagine disturbata, come prodotta da un segnale televisivo distorto, e di nessuno di quei digimon riuscirono a distinguere lo sguardo feroce.
Non serviva alcuno scambio di sguardi per intuire l’entità della minaccia, non c’era alcuna possibilità di trovare un compromesso o una via di fuga. Era un esercito e marciava contro di loro, una squadra di digimon danneggiati che, forse, avevano già affrontato una volta.
I tamer si strinsero in un cerchio difensivo, in modo da poter essere coperti su tutti i fronti, si strinsero l’un l’altro e spinsero nel mezzo Takato e Ryo, che al momento erano gli elementi deboli del gruppo, mentre Guilmon e Monodramon si rifiutarono di abbandonare i loro posti in prima linea.
Il primo digimon ad attaccarli, sotto forma di schiuma digitale dai toni sbiaditi, fu un Gorillamon che si scagliò contro MegaGargomon, il quale fu sbalzato indietro e finì per urtare Grappuleomon e BigMamemon. Il cerchio difensivo si sciolse in un secondo, mentre altri due agglomerati di dati attaccavano a loro volta.
MegaSeadramon si trovò circondato. Kenta gemette di frustrazione mentre si sentiva sommergere da dati di digimon. I pixel si rimescolavano al punto da non riuscire quasi a distinguere i confini delle creature. Era rimasto poco di ciò che erano stati un tempo; solo la rabbia ed il desiderio di vendetta. Gli echi delle loro grida quasi lo soffocavano.
MegaSeadramon si agitò, tentò di divincolarsi dalle loro fragili e soffocanti prese, ma era come tentare di riemergere dalla sabbia di una clessidra che continuava a riempirsi. Gli sembrava quasi di non riuscire mai a prendere abbastanza fiato per fare qualcosa di così significativo da sbloccare la situazione. Agitò la coda, sbatté contro il pavimento invisibile e tentò ancora di sgusciare via. Riuscì a scivolare in avanti, lo seguirono e gli furono ancora addosso. Arrancò fino a quando BigMamemon non accorse in suo aiuto, poi riuscì finalmente ad attaccare. Fendette l’aria con una codata, ma la pinna riuscì solo a disperdere i dati per qualche secondo, prima che essi si rimescolassero tra loro e si riammucchiassero per poi attaccare entrambi.
MegaGargomon tirò un calciò a Gorillamon, sfruttò il gesto per indietreggiare ed allontanarsi, alla ricerca di un punto favorevole da cui attaccare ed arrecare un maggior danno all’avversario. Scivolò al fianco di Ryo, vedendo di sfuggita che il ragazzo trafficava con il suo digivice, poi lo protesse con un braccio da un colpo vacante ed aiutò Guilmon ad atterrare due avversari.
«Che stai facendo?» domandò poi al Tamer.
Il castano sbuffò imprecando. Henry era certo di non averlo mai visto così serio in vita sua. «Cerco di sbloccare la biodigievoluzione» gli rispose, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. E probabilmente lo era, anche se distrarsi da ciò che avveniva attorno a lui sarebbe potuto costargli caro.
Lo scontro infuriava, ma lui e Takato non potevano fare altro che continuare a guardare, sperando di poter scendere in campo al più presto per poter dare man forte agli altri. I loro digimon provavano comunque ad attaccare, affiancavano gli amici, ma non era raro che finissero per terra o che fossero sopraffatti con facilità. In realtà, neanche le biodigievoluzioni stavano riuscendo ad avere la meglio ed a ribaltare la situazione a loro favore. Sembrava tutto a favore del nemico, come se stessero affrontando dei fantasmi che potevano ferirli e non essere feriti. Era il peggiore nemico che avrebbero potuto affrontare, anche più del D-Reaper, se consideravano il fatto che in quel momento si trattava di diversi cervelli da affrontare contemporaneamente, quando invece con il D-Reaper era bastato concentrarsi sul cervello principale per annientare tutti gli altri.
I ragazzi non erano abbastanza concentrati, poco coordinati ed avevano già impiegato molte delle loro forze negli scontri precedenti per riuscire a tirar fuori un’offensiva valida. La maggior parte di loro si ritrovavano ad essere in prima linea per la prima volta e non avevano ancora avuto la possibilità di conoscere bene i propri punti di forza e le proprie debolezze. Non sapevano cosa sfruttare a loro vantaggio, quali fossero le loro tattiche migliori, e la stanchezza iniziava a farsi sentire.
I loro avversari erano danneggiati, ma per loro lo scontro era appena iniziato. Era tutto a loro vantaggio.
Takato si trovò circondato, e Dynasmon e Sakuyamon si affrettarono a togliergli di dosso le braccia evanescenti che tentavano di afferrarlo, poi rimasero al suo fianco, seri e vigili come guardie del corpo.
Una mano diafana afferrò MegaGargomon alle spalle. La figura minuta era sospesa nel nulla e, nonostante il digimon fosse molto più imponente di lei, incuteva un terrore che Henry non avrebbe mai immaginato. Lo sguardo affilato era ormai colmo d’oscurità, le radici dei capelli iniziavano ad annerire e la sua mano protesa era immersa nel corpo di MegaGargomon. Jeri strillò, mentre il suo compagno prendeva il controllo per attaccare, S
akuyamon e Rosemon fecero lo stesso, ma prima che potessero raggiungerlo diversi fiotti di dati furono riversati fuori dal corpo di MegaGargomon e lui si piegò in due. La biodigievoluzione si sciolse e Terriermon ed Henry si ritrovarono a terra, più deboli di quanto non lo fossero stati gli altri una volta che erano stati separati dai loro digimon.
Rosemon spinse via la ragazza, temendo che potesse infierire ancora sula ragazzo, ma quella pareva aver perso interesse ed ora la guardava con aria di sufficienza.
«Non importa, con lui ho finito» rivelò con un sorriso stretto. Poi si voltò verso Sakuyamon con un’espressione che la diceva lunga. Rika era l’ultima dei Tamer che avevano battuto il D-Reaper, probabilmente l’ultima che vedeva come un vero ostacolo. Ma non sembrava che fosse questo a cui Rika clone stava pensando. «Ci può essere una sola regina in questo regno», aggiunse, poi si diresse verso Sakuyamon a passo sicuro, facendo un cenno ai digimon evanescenti, che pian piano stavano riacquistando una forma solida, di impedire agli altri di intromettersi.
Quando MegaSeadramon e BigMamemon provarono ad intervenire furono atterrati alla svelta. «Voglio uno scontro alla pari, se non posso avere un vantaggio» rivelò seccata, senza mai dare le spalle all’avversaria. «Quindi» concluse «ho bisogno di biodigievolvere» poi si lanciò un’occhiata attorno, domandando entusiasta: «Chi si offre?». Poi aggiunse una frase familiare che fece sbiancare Sakuyamon di colpo: «Voglio solo il più forte, anzi, il più motivato»
Ci furono pochi secondi di attesa silenziosa, tempo in cui i ragazzi ed i loro digimon si domandarono cosa stessero aspettando. Poi Guilmon si piegò in due dal dolore e gemette, mentre i suoi dati oscillavano come se volessero scindersi da lui. Takato fu al suo fianco in un istante, sotto gli occhi stupefatti di tutti gli altri. Le grida del drago risuonarono in tutta l’oscurità, mentre i digimon nemici arretravano intimoriti. Lo spazio attorno a Guilmon oscillò, si dilatò e dal petto del digimon emersero dapprima le punte di alcuni artigli, poi delle lunghe braccia ed infine, come se stesse emergendo da un portale connesso direttamente all’oblio, il volto e lo sguardo glaciale di Icedevimon, incoronati da un sorriso tanto soddisfatto da sembrare quasi proveniente dal più profondo dei loro incubi.
Quando fu completamente emerso tutti s’immobilizzarono, quasi avessero visto la morte in faccia, e Sakuyamon era rimasta atterrita. C’erano troppi orribili ricordi legati a quel digimon, troppi timori mai superati e troppi conti in sospeso.
La Rika oscura ghignò, mentre Guilmon ancora gridava dal dolore e Icedevimon emergeva completamente dal suo corpo. Quando, alla fine, fu fuori, il piccolo drago crollò esanime al suolo e Ryou dovette trattenere Takato perché non accorresse a soccorrerlo. Il ragazzo continuava a gridare con enfasi il nome del suo amico digitale, ma questo sembrava incapace di trovare la forza di rispondergli.
Il demone di ghiaccio sgranchì i lunghi arti, felice della sua libertà ritrovata, mentre Henry affermava debolmente che una cosa simile era assolutamente impossibile.
«Era stato assorbito, i suoi dati facevano ormai parte di Guilmon, come ha fatto a liberarsi?»
«Non siamo a Digiworld, né sulla terra» rimbeccò Rika con soddisfazione. «Qui le regole che conoscete non valgono affatto».
Poi aspettò che Icedevimon la raggiungesse e, sotto gli occhi atterriti dei Tamer e dei loro digimon, prima che chiunque di loro potesse intuire cosa sarebbe successo per poi raggiungerli ed impedirlo, la luce della biodigievoluzione li avvolse.






Lo so, lo so; ci ho messo di nuovo un’eternità. Chissà perché spero sempre in una terza recensione che non arriva mai.

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