Roba da matti. L'avete capita? di Brinne (/viewuser.php?uid=58272)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 Capitolo ***
Capitolo 2: *** 2 Capitolo ***
Capitolo 3: *** 3 Capitolo ***
Capitolo 4: *** 4 Capitolo ***
Capitolo 5: *** 5 Capitolo ***
Capitolo 6: *** 6 Capitolo ***
Capitolo 7: *** 7 Capitolo ***
Capitolo 8: *** 8 Capitolo ***
Capitolo 9: *** 9 Capitolo ***
Capitolo 10: *** 10 Capitolo ***
Capitolo 11: *** 11 Capitolo ***
Capitolo 1 *** 1 Capitolo ***
L'oceano.
Mai nella mia vita avrei immaginato che potesse essere tanto vasto, e
di cose strane io ne ho viste.
Partire alla volta della Cina era stata una conseguenza al mio
"viaggio", se così si può definire, nel "Paese
delle Meraviglie" e anche su questo nome potrei discutere per ore.
La verità e che non ce la facevo, dopo una simile
esperienza, a rimanere nella quotidianità di Londra...non
dopo che tutto dentro di me era cambiato, stravolto.
Eppure, nonostante io sia sicura di aver fatto la scelta giusta per
coloro che mi vogliono bene, ho ancora un po' di rimorso per non avere
ascoltato il Cappellaio e non essere rimasta con lui.
Forse perchè tra matti ci si intende, e chiunque ammetteva
che avevo qualcosa di strano.
Non sanno che essere considerata matta sia un complimento per me.
Tutti i migliori sono
matti.
- Alice, che stai facendo?-
- Che differenza c'è tra un corvo e una scrivania?-
James, il mio "sorvegliante", mi guardò accigliato, ma ormai
mi ero abituata a simili espressioni e lui era abituato a simili frasi.
Tutto a posto quindi.
Mia madre l'aveva incaricato di "difendermi e prendersi cura di me",
ovvero di starmi con il fiato sul collo per evitare che potessi fare
qualcosa di bizzarro.
Eravamo in viaggio da circa un mese ed ogni giorno era scandito dalla
solita, inattiva noia.
- Quando sbarchiamo?- l'unica cosa che avrebbe potuto cambiare quella
routine era l'arrivo ad un porto.
- Entro domani dovremmo arrivare in vista di Lomè, porto del
Golfo di Guinea.-
Avevo atteso un mese, un altro giorno non mi avrebbe fatto impazzire.
Mi sono appena resa conto dell'assurdità che ho detto: fare
impazzire...come se già non lo fossi.
- Non vedo l'ora, James.-
Quella sera, per qualche motivo, non rimasi a guardare le stelle.
Forse credevo che andando subito a letto sarebbe arrivato prima il
mattino.
Nella mia cabina, mi spogliai e, di nuovo, lo sguardo mi cadde sulla
ferita che avevo sul braccio.
- Devo smetterla.- mi coprii frettolosamente l'avambraccio, come se
bastasse a non ricordare quell'avventura di una vita fa.
Sdraiata, sentii il fumo del Brucaliffo stuzzicarmi il naso, le carezze
della Regina Bianca sfiorarmi il viso, le parole del Cappellaio
riempirmi il cuore.
Poi mi resi conto che la mia era solo pazzia. La pazzia di chi ha
nostalgia di una vita non più sua.
Fatemi sapere cosa
pensate di questo mio assurdo, anzi "matto" se vogliamo restare in
tema, tentativo!!
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Capitolo 2 *** 2 Capitolo ***
Ecco
un posto in cui non ero mai stata: l'Africa.
Un continente
enorme, con fiumi enormi, montagne enormi e deserti enormi.
Lomè era
una cittadina di modeste dimensioni, ma vantava di un porto
attrezzatissimo e, soprattutto, era TERRA FERMA.
- Allora James,
facciamo così: mi lasci tre ore di libertà e, se
non torno, puoi venire a cercarmi. Affare fatto?-
Vidi l'uomo esitare
un po', visibilmente in conflitto con la sua parte responsabile.
Magari era un po'
matto anche lui.
- E va bene Alice,
ma se tardi anche solo di due minuti, verrò a cercarti con
tutto l'equipaggio.-
Con un'esultanza,
presi a correre per le strade di Lomè, facendo attenzione a
non investire le bancarelle e i passanti.
Vedere una ragazza
in gonna correre meravigliò le persone. Il loro pensiero?
Quella è matta.
Quanto mi importava?
Nulla.
Sentire finalmente
la terra sotto i piedi era una sensazione che temevo di aver
dimenticato.
Uscii dalla
cittadina, trovando a destra una barriera, e non esagero, di alberi
altissimi e verdissimi.
Ovviamente quella fu
la mia direzione.
Districarmi in
quella foresta fu più difficoltoso di quanto mi aspettassi e
man mano che avanzavo il dolce
suono del vestito che si strappava mi giunse alle orecchie, armonioso.
Anche la natura era
contro quei corpetti che toglievano il fiato.
Anche lei matta?
Possibile. Matta e perfetta.
Più di
una volta i miei capelli si impigliarono tra i rami e, alla fine,
decisi di legarmeli.
Avanzavo come alla
ricerca di qualcosa, annaspando tra le liane, senza davvero riuscire a
trovare nulla.
Anche
perchè non sapevo cosa stessi cercando.
Mi fermai nell'unico
punto in cui riuscivo ad aprire le braccia, riprendendo fiato.
Era davvero bello
ciò che mi circondava.
Un Paese delle
Meraviglie in miniatura.
Mi sedetti con la
schiena appoggiata al tronco di un immenso albero, in quella luce
soffusa e verde, umida, viva.
Tic
toc...tic toc...
Spalancai gli occhi,
guardandomi intorno.
Io adoro i conigli.
I conigli bianchi
più degli altri.
I conigli bianchi
con un panciotto, però, sono davvero i miei preferiti.
Conigli bianchi con
un panciotto?
- Il Bianconiglio!-
in realtà non c'era nessun coniglio, ma quel ticchettio era
inconfondibile.
Mi alzai, seguendo
il rumore e arrivando ai piedi di un altro albero.
Posai l'orecchio sul
tronco e sentii chiaramente il suono provenire dal suo interno.
Ecco una delle sei
cose impossibili di oggi.
Indietreggiai di
qualche passo, prendendo la rincorsa e muovendomi in direzione
dell'albero.
Non ci crederete
mai, ma la mia azione mi ha lasciato un'escoriazione sulla fronte e ho
perso un po' di sangue dal naso.
Roba da matti.
L'avete capita la battuta?
L'idea di
controllare il diametro, naturalmente, mi venne in mente solo dopo e,
in effetti, dall'altra parte c'era un buco.
Come quello
dell'ultima volta.
- Oh grazie.-
sapevo, prima ancora di iniziare precipitare, che quel
passaggio mi avrebbe portato nel Paese delle Meraviglie.
Il fatto che James
mi aspettasse passò in secondo piano.
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Capitolo 3 *** 3 Capitolo ***
Allooora
miei adorati e matti viaggiatori, ringrazio ILike e
julia_fernandez che hanno recensito! Prendete esempio da loro :D
Nonostante non fosse
la prima volta, a precipitare fra libri e pianoforti non avevo ancora
fatto l'abitudine. Proprio per questo non smisi nemmeno un secondo di
urlare. Di gioia certo, ma pur sempre di urlare.
Non sapendo bene se
ringraziare il cielo o qualche strana creatura, mi limitai a ridere e
gridare "grazie".
Quando finalmente il
pavimento interruppe la mia caduta, notai che non era cambiato
assolutamente nulla: c'erano le porte, la tenda, il tavolo, la
bottiglietta, la chiave e il dolcetto.
Questa volta
però, sapevo cosa fare.
Mi alzai
faticosamente, massaggiandomi la spalla. Afferrai con una mano la
chiave e con l'altra la bottiglietta, bevendo tutto d'un fiato il
contenuto.
All'improvviso il
tavolino cominciò a crescere, divenenendo enorme e impedendo
la vista.
Ah no, forse era
l'effetto della pozione e io stavo rimpicciolendo.
Compiacendomi del
lavoro, scostai un lembo della tenda, trovandomi davanti la minuscola
porticina tanto sospirata.
Solo allora mi resi
conto che le mie mani tremavano e che per qualche secondo avevo
trattenuto il respiro.
- Sarà
ancora tutto come prima?-
Sì,
doveva esserlo.
Presi una lunga
boccata d'aria e girai la chiave nella toppa.
Il piacevole rumore
della serratura che scattava e della porta che cigolava, aprendosi, mi
accolse agitata.
Un
passo...due passi...tre passi...
Ero dentro.
Ero tornata.
- Alice!-
- Alice?-
- Alice!-
Come l'ultima volta,
ad accogliermi c'erano Pinco Panco e Panco Pinco, le due rose, il Dodo,
il Topo e il Bianconiglio.
- No, non
è lei...è troppo piccola. Non vi ricordate
com'era l'ultima volta?-
Mi diedi un
pizzicotto.
Sorrisi.
- Sono io!Ho solo
bevuto un po' troppa pozione, ma sono io. Guardate.- mostrai loro la
ferita sul braccio e raccontai del Ciciarampa.
Il Topo mi
guardò, poi annuì. - Sì sì,
è proprio lei. Come mai sei tornata?-
Bella domanda.
- Beh, ho sentito il
tichettio dell'orologio del Bianconiglio. Comunque non importa, ditemi,
come state? La Regina Bianca governa ancora? Quanto tempo è
passato?-
Sommersi da quella
pioggia di domande, le creature sembrarono in difficoltà, al
che le lasciai parlare.
- Sono passati due
anni. La regina c'è ancora e il regno va a gonfie vele!-
Mi scostai i capelli
dal viso, respirando quell'aria matta e provando un impulso fortissimo.
- Portatemi dall
Regina Bianca, non vedo l'ora di vederla.-
La reggia era tale e
quale.
La strada era ancora
costeggiata dalle betulle e tutto era avvolto in un'armoniosa pace.
- Non è
cambiato nulla.- mormorai, mentre Pinco Panco e Panco Pinco correvano
avanti per avvisare la Regina.
- Sbagli, prima era
tutto diverso senza di te. Ora tutto è tornato come prima.-
disse il Topo, guardandomi negli occhi.
Oh, mi ero
dimenticata la sensazione che si prova nel sentir parlare gli animali!
A pochi passi dal
portone, questo si spalancò.
- Alice, sei
tornata! Che gioia.- in tutto il suo candore, la Regina Bianca scese i
gradini e mi abbracciò con delicatezza.
- Così
pare. Come stai?- sulla testa della donna splendeva la corona, non
più simbolo di terrore.
- Bene,ma parleremo
con calma. Ora entriamo, forza, ci sono un sacco di persone che
attendevano questo momento da tempo.-
Con quella grazia
che nessuna donna poteva avere se non lei, la Regina ci fece strada per
il dedalo di corridoi della reggia, fino a fermarsi dinnanzi a una sala
da cui provenivano musica e risate.
- Sanno
già che sono qui?- chiesi, prima di entrare.
- No,
sarà una sorpresa per loro.-
Prendendo un bel
respiro, mi sentii come un figlio che, dopo anni, torna pentito alla
casa del padre per ricongiungersi a lui.
Entrai
silenziosamente, dietro la Regina, guardando di sottecchi le creature
che sedevano a banchetto.
Dopo pochi secondi,
il tempo che tutti mi scorgessero, calò il silenzio.
Un brusio di "ma
quella è Alice" animò la sala.
-
...Alice?Alice!- con passo trotterellante, sorriso
smagliante, grandi e brillanti occhi verdi, capelli rossi e un bizzarro
cappello di un colore indefinibile, il Cappellaio avanzò
verso di me.
Solo allora mi
accorsi di quanto mi fosse realmente mancato in quel mese.
Beh, per loro erano
passati già due anni.
- Cappellaio...-
Avevo le lacrime
agli occhi.
Mi sentii come un
figlio che, dopo anni, torna pentito alla casa del padre per
ricongiungersi a lui e quel padre lo perdona per ogni sciocchezza.
Finalmente ero a
casa.
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Capitolo 4 *** 4 Capitolo ***
Graaazie
a julia_fernandez e ilpadrino!!! Sono davvero felice che
questa storia vi piaccia ^^
Avete presente
quella sensazione che chiude lo stomaco, fa sentire le ginocchia molli
e crea i più assurdi pensieri?
Sì
esatto, sto parlando del panico.
- Dove si
è cacciata?!- James percorreva la cabina per tutta
la sua lunghezza, arrovellandosi il cervello.
- Milord, posso
entrare?- il capitano della nave si affacciò sulla porta,
bussando.
Infervorato, James
interruppe la sua marcia, guardando con occhi assassini l'uomo.
- L'avete trovata?-
Il capitano fece un
impercettibile passo indietro, impaurito dal comportamento di James.
- No, sembra essere
come...sparita.-
Sparita?
Ora James era
davvero nei guai.
- L'avete cercata
anche fuori da Lomè?-
Il milord
già si figurava Alice dispersa in qualche meandro della
foresta equatoriale, magari ferita.
- Nossignore,
chiederò a qualche abitante del posto di aiutarci.-
- Capitano, forse
lei non sa quanto sia importante a Londra quella ragazza. Suo padre era
uno dei presidenti della compagnia e sua madre ha origini molto nobili.
Perdere Alice sarebbe una catastrofe per me e anche per il suo lavoro.
Mi faccia avere un colloquio con il governatore di Lomè,
subito.-
Probabilmente James
stava esagerando, ma l'idea di dover incorrere l'ira di famiglia
Kingsley era qualcosa per cui valeva la pena prendere qualche
precauzione.
I Kingsley avevano
abbastanza potere da lasciarlo in mezzo alla strada, e un milord come
lui non poteva vivere come i senzatetto.
- Alice, finalmente
sei tornata.- dopo il banchetto, l'incontenibile voglia di stare un po'
da sola con il Cappellaio mi aveva pervaso l'anima.
Nonostante fosse
passato solo un mese, il bisogno quasi fisico di quella figura era
straziante.
- Sì, ho
mantenuto la promessa no?Sono tornata prima che tu potessi
accorgertene.- sistemandosi il cappello sui ricci capelli
rossi, il Cappellaio si voltò, fissandomi come se fossi
matta.
Beh, forse il
paragone non è dei più azzeccati.
- Credi davvero? No,
mia piccola Alice, non c'è stato giorno in cui non mi
mancasse la tua sola presenza. Ci hai messo moltissimo a tornare...due
anni sono tanti.-
Era incredibile come
il tempo contasse così tanto anche in paese come quello,
fuori dal mondo. Era incredibile come i minuti e le ore fossero
così inesorabilmente importanti anche in un paese dove le
preoccupazioni, i dolori e l'ansia non esistevano.
- Ora sono qui.-
Il Cappellaio
sorrise, afferrandomi la mano e cominciando a correre. - Ti voglio
mostrare un cosa.-
Imboccammo un
corridoio stretto e poco illuminato, fino ad arrivare a una rampa di
scale che portava al piano superiore.
Sbucammo nella sala
del trono.
- La scorciatoia.-
spiegò il Cappellaio, comprendendo la mia muta domanda.
La sala, vuota,
aveva un che di spettrale, forse dovuto dall'eccessivo candore di ogni
mobile.
- Guarda.-
Alzai gli occhi
sull'enorme dipinto davanti a me, rimanendo senza parole: raffiguarati
c'erano il Ciciarampa e una ragazza dai capelli lunghi e color del
grano, vestita di un'armatura.
- Quella...sono io?-
chiesi, sfiorando con la punta delle dita le figure del quadro, come se
potessero prendere vita.
- Sì, la
Regina l'ha fatto dipingere in ricordo di chi ha salvato il regno. Il
giorno gioiglorioso deve essere conosciuto da chiunque.-
Il governatore di
Lomè aveva compreso la situazione e aveva messo a
disposizione di James ben venti guardie e l'uomo aveva cominciato
subito la ricerca.
Verso le 17 avevano
trovato una pista che, come aveva temuto James, portava nella foresta.
- Milord, qui
c'è qualcosa!-
Quando l'inglese
aveva deciso di unirsi alle ricerche, di certo non aveva preso in
considerazione il caldo, l'afa, gli insetti e l'umidità
tipicamente associati alla foresta equatoriale.
James
arrancò, prendendo a colpi di sciabola le liane che
intralciavano il cammino. - Cos'è?-
Quando
arrivò vicino all'uomo che l'aveva chiamato, il milord vide
pezzi di stoffa impigliati tra i rami.
- Oh, non dirmi
che...-
Nonostante cercasse
di autoconvincersi che non fossero pezzi del vestito di Alice, man mano
che li osservava riconosceva il colore e la stoffa.
Per gentile
concessione del governatore, avevano a disposizione dei segugi.
James
si chinò su un cane, posandogli davanti un pezzetto
di stoffa perchè lo annusasse.
Per qualche secondo
l'animale si limitò ad annusare, poi superò gli
uomini, trovando una pista.
Lo seguirono
faticosamente, senza riuscire a tenere il passo del cane, ma cercando
di non perderlo di vista.
Lo sentirono
abbaiare e James corse avanti, seminando gli altri e giungendo in un
piccolo spiazzo libero da alberi.
Il segugio stava
gironzolando attorno al tronco di un albero.
All'inizio James non
notò nulla, poi, per puro caso, abbassò lo
sguardo.
Abbassò
lo sguardo e fu preso dal panico: sangue.
C'era qualche goccia,
ma di Alice nessuna traccia.
Il cane si
strusciò sulla sua gamba, in cerca di attenzioni e, quando
fu sicuro che James lo stesse osservando, girò attorno
all'albero.
Dietro, c'era un
enorme buco.
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Capitolo 5 *** 5 Capitolo ***
Uaaauuuuu
:D Grazie a Mote_Ely (benvenuta a bordo di questa ficcy ^^)
e julia_fernandez,che ha ragione riguardo al tempo
James aveva visto
molte cose nella sua vita e vantava di una certa esperienza, ma quella
cosa stravolgeva tutto ciò a cui aveva fermamente creduto
fino ad allora.
- M-milord...dove
siamo?-
Ottima domanda.
Talmente ottima da non avere risposta, per James.
Si era sporto
dall'enorme buco per cercare di vedere il fondo e, senza accorgersene
si era ritrovato a precipitare tra vari oggetti.
L'equipaggio e le
guardie l'avevano seguito, cercando di recuperarlo.
Ma ora, chi avrebbe
recuperato loro?
Prendendo in
considerazione tutte le ipotesi, sicuramente si trovavano davvero in
profondità, dato che erano precipitati per lungo tempo.
Ciò che
proprio non riusciva a spiegarsi era cosa ci facesse una stanza del
genere sotto terra.
- Mi piacerebbe
saperlo, Thomas. Provate a vedere se una di quelle porte è
aperta.- non c'era bisogno che controllassero per sapere che erano
chiuse.
James percorse tutta
la stanza per il suo perimetro, fermandosi davanti a un elemento di
disturbo: una tenda.
Scostandola, l'uomo
scoprì una minuscola porta e, senza poter spiegarselo, fu
sicuro che era l'unica uscita.
O entrata.
Ora il problema che
si poneva loro era come riuscire a passarci attraverso e come aprirla.
- Milord, guardi
qui.- James seguì l'idicazione del marinaio e si
accostò al tavolino.
C'erano una
bottiglietta con scritto "bevimi" e una chiave estremamente piccola.
Touchè.
- Scommetto che
è la chiave per quella porticina. Apritela.-
Una guardia
afferrò la chiave e si chinò sull'altrettanto
minuscola serratura, sorridendo quando questa scattò.
- MILORD!- un urlo
terrorizzato costrinse James a distogliere la sua attenzione dalla
porta verso qualcosa di considerevolmente grande.
Troppo grande.
Quando il milord
capì che si trattava di uno dei suoi uomini,
sbiancò.
- Che cosa hai
combinato?!-
Non trovate assurdo
arrabbiarsi con qualcuno che ha mangiato ingenuamente il dolcetto per
crescere?
- C'era una
tortina...- James individuò la "tortina" ai piedi del
gigantesco uomo e, raccogliendola, la analizzò.
- Questa la tengo
io.- la mise in un taschino dei pantaloni, conservadola con cura.
- Ora, miei cari
compagni, chi mi dice come passare attraverso quella simpatica porta?-
La risposta
arrivò subito.
- MILORD!-
Se da una parte
c'era un marinaio che aveva raggiunto proporzioni improponibili,
dall'altro una guardia arrivava a malapena all'altezza della caviglia
di James.
- Oh, bravo Adams,
ora dimmi come hai fatto.-
Il minuscolo uomo
indicò la famosa bottiglietta, a cui James si
avvicinò cautamente.
Doveva essere
stregoneria.
La Regina Bianca si
svegliò di colpo, mandita di sudore e con il cuore a mille.
Qualcosa l'aveva
destata dal sonno.
Il maggior nemico
della fantasia, la razionalità, aveva trovato il modo di
arrivare fin lì.
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Capitolo 6 *** 6 Capitolo ***
Eccellente
:)
Sottomondo
ringrazia Mote_Ely e julia_fernandez!!
Svegliata da
quell'angoscia, la Regina Bianca scattò in piedi,
abbandondando per un attimo la sua consueta
tranquillità, e fissando con sguardo vuoto la stanza.
Non riusciva a
capire come poteva essere accaduta una cosa simile.
- Bianconiglio,
Topo, venite qui.-
Dopo qualche minuto,
le due creature arrivarono ancora insonnolite dalla donna, visibilmente
curiose.
- è
successo qualcosa?-
- Vi devo chiedere
un piacere, posso?-
Nonostante fosse la
Regina di sottomondo, Mirana non era capace di imporsi sui suoi sudditi
e ciò aveva giocato molti punti in suo favore.
- Ovviamente.- il
Bianconiglio osservò il suo orologio, constatando che era
quasi l'alba.
Cosa mai poteva
essere successo?
- Dovete andare a
dare il benvenuto a delle persone.-
Per qualche strana
ragione, James non aveva pensato nemmeno per un secondo che quello
fosse un sogno, anzi: era scicuro che esistesse una spiegazione
razionale al loro piccolo problema ma, fino ad allora, non l'aveva
trovata.
Dopo qualche
esperimento, tutti avevano raggiunto le misure adatte per la
piccola porta e ora, l'unica cosa che mancava, era il coraggio di
varcarla.
- Thomas,
precedici.- l'uomo guardò titubante il milord, spostando lo
sguardo ora a lui ora alla porticina.
La aprì e
uscì.
O entrò,
dipende dai punti di vista.
- Allora Thomas?-
Non ricevendo alcuna
risposta, James si apprestò a seguire Thomas.
- Alice?-
- Alice!-
- Alice?-
- Non può
essere Alice.-
L'inglese non
riusciva a capire. Si trovava in una sorta di bosco, il cielo
cominciava a schiarire e davanti a lui e al suo equipaggio c'erano
degli animali.
Animali che parlavano.
- Sei Alice?- un
uccello di enormi dimensioni si avvicinò a James, fissandolo
con i suoi grandi occhi gialli.
- Dodo, Alice
è una femmina! E poi è già arrivata
qualche ora fa, non ricordi?- disse un topo, con tono canzonatorio.
Tono canzonatorio?
Gli uomini dietro a
James erano pallidi, evidentemente terrorizzati da ciò che
stava accadendo, nonostante quelle creature fossero tutto tranne che
aggressive.
Però parlavano.
- Proviamo a
chiederlo direttamente a lui. Sei Alice?-
Sicuro che
parlassero proprio con lui, James si schiarì la voce,
indietreggiando appena.
- Ehm, veramente no.
Io sono James Herbel, di che Alice parlate?-
Un angolo del suo
cervello gli urlava che si trattava proprio della sua Alice.
- Beh, di Alice.-
A quel punto il
milord capì che non c'era nulla da fare: quegli animali non
conoscevano il cognome di Alice, dato che non serviva loro. C'era
un'unica possibilità.
- Vorrei conoscere
questa Alice, credete di poter presentarmela?-
- Ehi, quelli cosa
sono?!- strillò una rosa blu.
Tutti si voltarono e
James vide che una guardia aveva alzato una baionetta contro le
creature quando aveva visto il Dodo avvicinarsi.
- Che diavolo
fai?!Abbassala subito.- ordinò, temendo qualche reazione da
parte degli animali, i quali però non sembravano minimamente
impauriti dall'arma.
Probabilmente non ne
aveva mai vista una.
- Ecco...quelle sono
fucili.-
- Si mangiano?-
- Non proprio, un
giorno vi mostrerò come si usano. Ora, vogliamo andare?-
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Capitolo 7 *** 7 Capitolo ***
Woooow!!
Addirittura
5 recensioni :) Grazie a Mote_Ely, julia_fernandez
e dizzyreads, Yunie992 e Angel666 che si sono
appena aggiunte in questa pazza compagnia!!
Non credevo alle mie
orecchie, quando la Regina Bianca mi disse che c'era qualcuno per me.
E tanto
più non credevo ai miei occhi, quando vidi quel qualcuno
davanti a me.
James?
Ora la domanda che
mi sorgeva spontanea era come diavolo avesse fatto.
E io che credevo di
essere speciale.
- James?Cosa ci fai
qui?E loro?- l'uomo sembrava sconvolto quanto me, anche
perchè era abituato agli animali che emettevano solo versi,
non di certo parole.
- Alice! Meno male
che ti ho trovata. Signorina, mi hai fatto preoccupare quando non sei
tornata dopo l'orario stabilito.-
Eccolo che
ricominciava.
- Forza, torniamo
alla nave.-
Il Cappellaio si
voltò verso di me, con il fiato sospeso. Temeva che me ne
andassi di nuovo?
- Ehm, io non vengo.-
- Come scusa?Non
diciamo idiozie, muoviti.-
Questo poteva essere
un problema.
Prima che potesse
scoppiare una faida tre la sottoscritta e il mio "sorvegliante", la
Regina intervenne, cordiale come sempre:
- Signori, ormai
è sera e voi sembrate molto stanchi. Che ne dite di
riprendere il discorso domani, quando sarete riposati?-
Vidi gli scognozzi
di James sorridere e annuire, chiaramente stanchi di tutte quelle
novità, al che anche l'inglese dovette accettare.
- Lei è
molto gentile, allora io e i miei uomini ci ritireremmo volentieri.
Alice, ne parliamo domani, non credere di farla franca.-
Il primo sintomo
della malattia venne riscontrato proprio alla Regina Bianca, la quale
la mattina successiva era debolissima.
- Sicura di stare
bene?Perchè non rimani a letto?- Mirana si era appoggiata a
me per fare le scale.
- Sì, non
ti preoccupare, sarà la stanchezza. Andiamo a fare
colazione.-
Dovendo quasi
portarla in braccio - era incredibilmente leggera - arrivammo dopo
qualche minuto nella sala dei banchetti, senza che nessuno si
accorgesse della situazione.
Forse
perchè tutti erano disposti attorno a qualcosa,
evidentemente troppo impegnati per darci il buongiorno.
- Cosa succede?-
bisbigliò la Regina Bianca.
In quel momento
Pinco Panco si accorse di noi e corse verso la Regina, con il volto
scuro.
- Mia signora, Panco
Pinco sta male!-
Mirana mi fece cenno
di aiutarla ad alzarsi e, piano piano, ci facemmo strada tra le
creature per vedere Panco Pinco.
Non mi
soffermerò a descrivere lo spettacolo, non era dei
più belli.
- Hai mangiato
qualcosa di strano?- nell'attimo in cui la Regina rivelò la
sua voce fievole e la faccia stravolta, tutti cominciarono ad
allarmarsi.
- Alice, tu stai
bene?- il Cappellaio mi osservò con attenzione, alla ricerca
di qualche indizio che potesse ricondurre a una malattia.
- Sì
sì, tu?-
- Come al solito.-
Il Bianconiglio si
avvicinò a Mirana, strattonandole la veste e esortandola a
tornare a letto.
- Forse hai ragione,
mio caro Bianconiglio. Disponete un capezzale anche per Panco Pinco,
che abbia le cure dovute. Alice, Cappellaio, voglio parlarvi in
privato.-
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Capitolo 8 *** 8 Capitolo ***
Beeeene
miei giovani jedi! Grazie a julia_fernandez,
Angel666, Yunie992, Darkstar e Mote_Ely!!!!!!!!!
Nella camera della
Regina Bianca, il respiro affannato della donna risuonava come funesto
presagio.
- Possiamo parlarne
anche quando ti sarai riposata...- proposi, scostandomi un ciuffo dagli
occhi e cercando di non perdere nemmeno un movimento di Mirana.
- No, è
troppo importante.-
Il Cappellaio mi
fece un cenno, intimandomi di non ribattere.
Per puro caso
il mio sguardo cadde oltre il vetro della finestra e forse,
quel puro caso, mi permise di cominciare ad allarmarmi seriamente.
Il cielo aveva
assunto un colorito verdognolo, le candide betulle avevano perso tutte
le foglie e i fiori.
- Oh mio Dio...cosa
diavolo sta succedendo?- il Cappellaio e la Regina mi raggiunsero e,
quando anche loro scorsero ciò che
intendevo, trattennero il fiato.
- Ehm scusate, non
volevo interrompere, ma Alice deve preparare le borse per andare.-
Dalla porta spuntava
la testa di James, il quale non aveva smesso nemmeno per un secondo i
suoi panni di milord.
- James, non ho
intenzione di tornare.-
- Ne parliamo in
privato, vieni.-
L'uomo mi prese per
un braccio, strattonandomi.
- Non hai sentito?La
dolce Alice non vuole venire, non è carino il tuo
comportamento.- il Cappellaio aveva posato una mano sul gomito di
James, guardandolo con i suoi occhi verdissimi.
- Mio caro
Cappellaio, lascia che ne parlino. Forza Alice, non fare aspettare
James.- non potendo resistere allo sguardo gentile di Mirana, uscii
seguita dall'inglese, il quale guardava indecifrabilmente il Cappellaio.
Chiuse a chiave la
porta, smettendo l'espressione serena tenuta fino ad allora.
- Alice, non te lo
ripeterò due volte: me ne andrò da qui e tu
verrai con me.-
Sbuffando, gli diedi
le spalle, perdendomi nel paesaggio che si stagliava davanti a me.
Cosa stava accadendo
là fuori?
- Non posso
andarmene.- dissi, semplicemente.
- Perchè
no?!- la voce di James aumentò di circa un'ottava, segno che
si stava innervosendo.
Fantastico.
- Perchè
non c'è nulla che mi tenga legata a quell'altra vita. Tutto
ciò che voglio, che amo,
è qui.-
Il milord mi
guardò per qualche secondo, poi scoppiò a ridere.
- Alice, stai
scherzando?Cos'è
che ameresti?Gli animali che parlano?Quella regina pacifista?Gli
alberelli bianchi?Prendere il tè in tazze rotte? Cosa di preciso?-
James proprio non
capiva.
- Non si tratta solo
degli animali parlanti o della natura, si tratta di altro. Non so bene
cosa, ma c'è dell'altro, qualcosa di buono, che
è introvabile nel nostro mondo.-
- Non mi interessa
cosa c'è qui, ti do due giorni per salutare questo posto,
poi ce ne andiamo.-
- Finchè
ci sarà qualcosa a legarmi a Sottomondo, io non mi
muoverò.-
Non potevo ancora
sapere che quelle parole avrebbero segnato l'immediato futuro.
So benissimo che i
miei capitoli sono cortissimi, ma mi sembra di aggiornare con
puntualità, senza farvi aspettare anni...sono perdonata?? :)
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Capitolo 9 *** 9 Capitolo ***
Eccomiiiiiiii!
Ringrazio nuovamente evelyn_cla, DarkStar,
julia_fernandez, Mote_Ely, Yunie992 e Sweet_Nightmares!!!
Maledetta boccaccia.
Ora che ero conscia
della mia stupidità, non avrei più proferito
parola senza un'accurata revisione.
-
Finchè ci sarà qualcosa a legarmi a Sottomondo,
io non mi muoverò.-
Già,
ottima idea quella di dirlo a James.
La Regina, una volta
che mi ero liberata dall'inglese, mi aveva rivelato ciò di
cui voleva parlarmi.
James era la causa
di tutto. James e le guardie.
Oppure la
razionalità, fattostà che quegli uomini non
potevano rimanere lì o tutto Sottomondo ne avrebbe risentito.
Oltre che a essere
conscia della mia stupidità, ero perfettamente a conoscenza
dell'intelligenza del milord e sapevo che l'avrebbe capito prima o poi.
Avrebbe capito che sarebbero bastati pochi giorni di permanenza nel
palazzo di Mirana per distruggere tutto ciò che amavo, che
mi legava a Sottomondo.
Cosa potevo fare?
Lo scopo di James
era quello di lasciarmi senza più nulla a Sottomondo per cui
rimanere, per poi costringermi a tornare di là...dovevo
quindi andarmene subito, prima che potesse scappare un morto tra le
creature?
- Alice?Che stai
facendo tutta sola?- voltandomi, mi imbattei in uno spettacolo
terribile.
Davvero terribile.
- Mirana!- la Regina
Bianca era talmente debole da non riuscire più a camminare:
davanti a me c'era una sedia a rotelle con adagiato sopra il corpo di
Mirana.
- Eh sono un po'
stanca.-
Mi inginocchiai
vicino a lei, guardandola con gli occhi gonfi di lacrime.
- Me ne devo andare
da Sottomondo, prima che la situazione possa peggiorare! Vi ho portato
solo sventura e dolore da quando sono qui.-
La donna mi
osservò, cercando i miei occhi con i suoi, e posando una
mano sulla mia.
La sua pelle
sembrava carta pecorita.
- Alice, non dirlo
nemmeno per scherzo. Tu sei una benedizione per noi. Se oggi siamo qui
è solo grazie a te, se tu te ne andassi Sottomondo cadrebbe
nella tristezza, come l'ultima volta.-
Scossi il capo.
Possibile che non capisse?
- Ma non
può continuare così...non posso permettere che
James e i suoi distruggano tutto questo.-
- No, no Alice, non
puoi permetterlo.-
- Cosa devo fare?-
- Devi ucciderli.-
Spalancai gli occhi,
sorpresa dalle parole di Mirana.
- Che cosa?-
Proprio lei, che
aveva fatto voto di non nuocere a nessun essere vivente, mi spingeva ad
uccidere il
mio tutore?
Sembrò
capire subito il mio turbamento, perchè sorrise malinconica.
- So benissimo che
è già la seconda volta che ti chiedo di uccidere,
prima con il Ciciarampa e adesso con James...credimi, sono la prima a
detestare questa soluzione drastica, ma non vedo alternative.-
- Non puoi chiedermi
di ucciderlo, lo conosco da quando sono bambina e nonostante tutto gli
sono affezionata, nel bene e nel male.-
La Regina Bianca
sospirò, accasciandosi nuovamente sulla sedia e lasciando
cadere la mano che fino a quel momento era posata sulla mia.
Era dannatamente
stanca, si vedeva.
- Mirana, credi che
lui lo sappia?-
- No, ma non
impiegherà molto tempo per capire che è colpa
sua.-
- Cappellaio.- James
aveva chiesto in giro dove poter trovare quell'essere assurdamente
matto e, dopo molto girovagare, l'aveva raggiunto nello spiazzo dove un
tempo le betulle erano rigogliose.
L'aveva trovato
proprio sotto uno di questi alberi, perso in chissà quale
riflessione.
- Cappellaio?-
L'uomo dai folti
capelli rossi si riscosse, voltandosi con la sua aria baldanzosa verso
il milord.
- Ah James, forse tu
puoi rispondere alla mia domanda: Che differenza c'è tra un
corvo e una scrivania?-
L'inglese
rallentò l'andatura, sicuro di aver già sentito
quelle parole.
Massì...Alice
gli faceva quella domanda in continuazione. Allora era il Cappellaio ad
averla ammattita.
- Mi è
già stato posto questo quesito.- disse, guardando gli occhi troppo verdi del
Cappellaio, il quale scoppiò a ridere compiaciuto.
- Beh ovviamente,
Alice è talmente parte integrante di questo mondo che non
può non porsi certe fondamentali domande.-
- Secondo te, caro
Cappellaio, cos'è che tiene qui Alice?-
L'uomo, all'udire le
parole di James, smise immediatamente di ridere.
Beh?Perchè
ha smesso di sghignazzare?
- Cosa la tiene
qui?Tutto. Alice ama ogni creatura che abita a Sottomondo e sono felice
di poter dire che probabilmente sono tra sue preferite.- sorrise.
- Ottimo, comincio
con te allora.-
Fino a quel momento,
quello stupido Cappellaio non si era domandato cosa fosse quella lunga
canna nera che James teneva tra le mani.
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Capitolo 10 *** 10 Capitolo ***
Sono
senza parole: 9 recensioni!! Woooow che lettori fantastici :D
Grazie
a DarkStar, Angel666, ILike, Tawara, Mote_Ely,
Yunie992, julia_fernandez, LeLia_CuLLen_95 e sevichan!!
Che rumore fa uno
sparo?
Qualcosa di simile a
pem,
qualcosa di simile a un vetro rotto.
Qualcosa di simile a
una vita che si spezza.
Fattostà
che quel suono neanche troppo lontano mi riscosse dai miei
cupi pensieri, stringendo il mio cuore in una dolorosissima morsa.
Un presentimento
funesto che minacciava di velarmi gli occhi.
- ALICE!CHIAMATE
ALICE.- un urlo, probabilmente del Bianconiglio, mi trapanò
le orecchie.
Solo dopo pochi
secondi scattai in piedi.
Una pozza di sangue
che macchiava il il terreno immacolato.
Un'enorme pozza di
sangue.
Un ghigno che
attraversava il volto di un pazzo.
Un divertitissimo
ghigno.
E poi una serie di
parole concitate e, sopra ad esse, un urlo.
Un urlo di dolore.
- Io ti ammazzo!-
Il mio urlo di dolore.
Il Cappellaio
giaceva all'ombra di una betulla spoglia, tenendo una mano sul costato
e osservando senza realmente vedere ciò che stava accadendo.
James distolse lo
sguardo dal Cappellaio, voltandosi verso di me.
Non smise nemmeno
per un secondo di sorridere.
- Mi vuoi
ammazzare?Vuoi uccidere il tuo amato mentore?Suvvia Alice, so che non
ne saresti in grado.-
All'improvviso la
richiesta di Mirana non mi sembrava poi così difficile da
esaudire.
- Portate in
infermeria il Cappellaio.- stava dicendo intanto la Regina Bianca,
disgustata da ciò che stava vedendo.
Alcune creature
accorsero dal Cappellaio e, con molta gentilezza, lo sollevarono fino a
farlo scomparire dalla mia vista.
Ora c'era solo il
mio odio.
- Alice, calmati: la
rabbia ti sta annebbaindo la mente. Sai benissimo di non poter
affrontare James in queste condizioni.-
- Portate due spade.-
Il Bianconiglio
sgranò gli occhi, ma non osò ribattere.
- James, ti propongo
un duello a parità d'armi. Ti sei sempre vantato di essere
capace con la spada, dimostramelo. Fino alla morte.-
L'inglese mi
fissò, poi cominciò a ridere.
- Tu non hai capito
proprio nulla, vero? Io non posso tornare senza di te.-
- Facciamo
così allora: se riuscirai a ferirmi dalla vita in su, io
verrò con te. Nel momento stesso in cui ti
colpirò io, tu e la tua gente ve ne andrete, chiaro?-
James
guardò dentro la canna del fucile, particolarmente
interessato, poi annuì, gettando l'arma ai miei piedi.
- Che nessuno
intervenga.-
Chissà
per quale strana ragione, ero fermamente convinta che, sotto sotto, le
guardie di James tifassero per me.
Il Bianconiglio mi
porse una spada e l'altra, con fare timoroso, la diede a James, il
quale lo allontanò con un calcio.
- Lui non c'entra
nulla, sono io il tuo avversario.-
Pensa a sei cose
impossibili, Alice.
1:
Sono tornata nel Paese delle Meraviglie.
2:
Si ricordano tutti di me.
Avanzai lentamente,
passandomi la spada da una mano all'altra.
- Sei proprio
sicura, mia piccola Alice?-
3:
Anche James è riuscito ad entrare.
4:
Non ha dubitato nemmeno un secondo che questo mondo fosse reale.
A un palmo da James,
afferrai l'elsa con entrambe le mani e provai un colpo di taglio, ma
James lo parò senza alcuna difficoltà.
5:
James è la causa di tutto ciò che sta accadendo.
Indietreggiai,
vedendo la lama soffiarmi a un centimetro dal viso e la mia distrazione
bastò a James per trovare un buco nella mia difesa: un
dolore lancinante alla coscia mi tolse il respiro, annebbiandomi la
vista.
Una risata roca
giunse ovattata alle mie orecchie.
Diamine Alice,
riprenditi!
L'immagine del
Cappellaio ferito mi diede la forza di scacciare quella dannata
nebbiolina che mi offuscava gli occhi e, prendendo grandi boccate
d'aria, riuscii a ristabilizzarmi.
6:
Che io torni con James di là.
Tenendo con una mano
la ferita, arrancai fino a James, il quale era troppo preso a ridere
per accorgersene.
- Bu.- dissi,
levando al spada sopra di lui.
L'inglese ebbe un
solo attimo di scompostezza, poi, schivando all'ultimo momento la lama,
si ricompose.
- Sai una cosa
James? Ci sono tre regole nei duelli. La prima è stare
sempre concentrati, la seconda non sottovalutare il nemico.-
Mi fermai, bisognosa
di riprendere fiato e ciò bastò al milord per
colpirmi nuovamente alla gamba.
Caddi di nuovo a
terra.
- Forse mi hai
sottovalutato, Alice.-
James si
allontanò di qualche passò, voltandosi dall'altra
parte, chissà preso da quale sicurezza.
Un ultimo sforzo
Alice.
Facendo leva sulla
spada, mi alzai, procurandomi un capogiro.
Ogni passo era una
fitta di dolore che mi attraversava tutta la gamba, fino alla testa.
- Terza regola: non
dare mai le spalle a un nemico caduto, perchè potrebbe
succedere che si rialzi.-
Prima che James
potesse voltarsi e rendersi conto della situazione, si trovò
con una spada puntata alla schiena.
- Lascia andare la
tua lama.-
Con riluttanza, il
milord ammorbidì le dita e l'elsa gli suggì di
mano.
Chinandomi, la
afferrai.
- Decidi tu James:
vuoi che ti ferisca come da patto, o preferisci andartene sulle tue
gambe?-
Nel silenzio
assoluto, si sentì solo il suo deglutio.
- Uccidimi, non
potrò mai sopportare di essere stato graziato da te.-
Quelle erano le
ultime parole che mi sarei aspettata da lui e, infatti, mi colsero
impreparata.
L'immagine del Cappellaio, di Mirana e di Pinco Panco tornò
insistente nella mia testa e la vendetta mi chiamava, dolce e soave.
Irresistibile.
Chiusi gli occhi.
- Un giorno mi ringrazierai per questo.-
Lo spinsi tra le
braccia dei soldati della Regina e finalmente seppi che era tutto
finito, o quasi.
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Capitolo 11 *** 11 Capitolo ***
Man
mano che mi avvicinavo al capezzale del Cappellaio, cercavo di
autoconvincermi che aver salvato James fosse stata la scelta
più giusta.
Ma aveva fatto tanto
di quel male...
No, ho fatto bene.
Ucciderlo sarebbe abbassarsi al suo stesso livello.
Strinsi i denti
all'ennesima fitta che mi attraversò la gamba, ma non smisi
di camminare: c'era una questione più urgente.
Arrivai finalmente
davanti alla porta della stanza del Cappellaio e, con disgusto, vidi il
pavimento macchiato di rosso.
Rosso sangue.
Sangue del Cappelaio.
Deglutii, serrando
le dita sulla maniglia di ottone.
Avanti, che sto
aspettando?
Girai quella maniglia di
ottone e, dentro, vidi solo una selva di creature affaccendate attorno
a un letto.
Nello stesso momento
in cui entrai, tutti i presenti si voltarono e, vedendomi incolume,
sorrisero sollevati.
Eppure non c'era
nulla di cui allietarsi.
Diamine, il
Cappellaio.
- Come sta?- il
Bianconiglio si fece avanti, invitandomi a sedere e a mostrargli la
gamba.
- Lo strano oggetto
che l'ha ferito non è entrato in profondita, però
ha perso molto sangue. Dobbiamo aspettare 24 ore per poter dire con
sicurezza se si riprenderà.-
Già,
quello strano oggetto che non altro che una pallottola. Incredibile
come una sfera di metallo dal diametro di due o tre centimetri potesse
provocare così tanti danni. Così tanto
dolore.
- Ma hai detto che
non è stato ferito in profondità...- gettai uno
sguardo alla mia ferita sulla coscia e trattenni un conato di vomito a
stento.
Era slabbrata,
sporca e sanguinolenta. E grande.
- Tu hai sempre
trovato divertente farti ferire, sembra quasi che la tua sia una
collezione.- cambiò discorso, me ne accorsi.
- Bianconiglio!-
- Alice, siamo
intervenuti molto tardi, dobbiamo solo attendere e pregare.-
Pregare? Non lo
facevo da quando avevo otto anni, ma forse c'è sempre tempo
per ricominciare.
Ci sono sempre delle
situazioni che si presentano in cui l'unica cosa che resta da fare
è pregare.
Il chi pregare poi,
è discutibile e suprefluo.
- Fai piano.-
Il Bianconiglio
stava litigando con un pezzo di stoffa che era rimasto attaccato alla
ferita e non sembrava aver alcuna voglia di lasciare il mio squarcio.
Osservai il coniglio
e notai le occhiaie che gli circondavano gli occhi.
- Bianconiglio,
sembri piuttosto stanco.-
Lui sorrise appena,
dando uno strattone a quel maledetto pezzo di stoffa che, finalmente,
si arrese.
Un dolore sordo
accompagnò quella mossa e le lacrime mi salirono subito agli
occhi.
- Non c'è
tempo per la stanchezza, ora. Devo stare accanto al Cappellaio nel caso
avesse bisogno questa notte.-
- Ci
starò io.-
Il Bianconiglio
prese un un filo e un ago e si avvicinò minaccioso.
- Sei più
stanca di me.-
La punta dell'ago
sfiorò la pelle slabbrata e io feci un salto.
- Devi stare ferma o
ti farò male.-
- Non ho intenzione
di farmi cucire.-
Il Bianconiglio
sospirò, guardandomi.
- Alice, hai
sconfitto il Ciciarampa e James e non hai il coraggio di farti ricucire
una ferita?-
Scossi piano la
testa.
- Facciamo
così: tu ti fai cucire e io ti permetto di rimanere qui con
lui.-
Sapeva che tasti
toccare.
- Tu riposerai?-
- Sì.-
- Allora ok.-
Ancora sentivo l'ago
che passava da un lato all'altro della ferita, rovente.
Rabbrividii,
tornando a osservare il viso pallido del Cappellaio.
24 ore precise,
aveva detto il Bianconiglio.
Se si fosse
svegliato allo scoccare dell'ultima ora, significava che era salvo.
Sennò non
avrebbe più aperto gli occhi.
Mancavano dieci
minuti alle 24 ore esatte.
Non avevo mai
provato un'ansia simile.
Dal duello non avevo
ancora dormito nè ripulito la ferita.
Anche i capelli
rosso vivo sembravano aver perso parte della loro lucentezza, ma
più di ogni altra cosa, volevo vedere quegli occhi verdi.
Volevo vedere se
anche loro erano più smorti.
O morti.
Sei minuti.
Ecco, quella che lui
si svegliasse sarebbe stata la mia ottava cosa impossibile.
Dove era finito il
mio ottimismo?
Si era ammalato come
le betulle, come Mirana, come Pinco Panco e come tutto Sottomondo,
spaccato dalla razionalità.
Qualche ora prima
avevo visto dalla finestra James e i suoi allontanarsi, scostati dai
soldati della Regina Bianca.
Avevo dato una
lettera a James, pregandolo di portarla a mia madre.
Chissà se
lo avrebbe fatto e l'avrebbe gettata in mare.
Quattro minuti.
Avevo chiesto
notizie su Mirana, la quale sembrava riprendersi molto lentamente.
Ma si riprendeva, almeno lei.
Avevo chiesto
notizie su Pinco Panco, il quale sembrava riprenderesi molto lentamente.
Ma si riprendeva, almeno lui.
E mi doleva
ammetterlo, ma la perosna che tenevo di più che si
riprendesse, in quel momento, non dava cenni di vita. Mi
importava solo di lui, ora.
Due minuti.
Mi alzai,
cominciando a percorrere la stanza a grandi falcate per tutta la sua
lunghezza.
La pelle di tutto il
corpo cominciava a pizzicarmi, i brividi mi correvano lungo la schiena
e i peggiori pensieri mi affollavano la mente.
Cosa avrei fatto
dopo?
Un minuto.
Cosa avrei fatto
senza di lui?
Nulla.
Sarebbe morta una
parte di me.
Sarebbe morta una
parte di Sottomondo.
24 ore esatte.
Corsi al suo letto,
ansiosa.
Non so cosa mi
stessi realmente aspettando, un colpo di tosse forse, o un tremito di
ciglia.
Qualcosa di teatrale
o infinitamente piccolo.
Aspettavo qualsiasi
gesto che potesse farmi sorridere.
Eppure non accadde
nulla.
Un minuto in
più.
Se
si fosse svegliato allo scoccare dell'ultima ora, significava che era
salvo.
Sennò
non avrebbe più aperto gli occhi.
Indietreggiai
lentamente, non sapendo dove andare a battere la testa.
Non poteva essere
vero, lui non poteva essersene andato.
Dopo tutte le belle
parole che mi aveva detto sulla vita, non poteva contraddirsi in questo
modo, morendo.
Portai una mano alla
bocca.
Sapevo che stavo per
esplodere.
Due minuti in
più.
- No...no! NO!-
Quando il
Bianconiglio entrò nella camera mi trovò
accasciata, con il volto coperto di lacrime, con una luce diversa negli
occhi.
Come poteva esserci
luce, d'altronde?
La mia luce era lui.
-
Alice, Alice calmati.- il Bianconiglio mi scosse leggermente le spalle.
- Ti vado a prendere un thè, va bene?-
Un thè?
Mi stava offrendo un thè in una situazione del genere?
Tre minuti di
più.
Uscì
quasi di corsa, lasciandomi sola con il mio dolore.
- Perchè
piangi, mia piccola Alice?
Spalancai gli occhi.
Quella frase mi
rimbombò nelle orecchie centinaia di volte.
-
Perchè piangi, mia piccola Alice?
-
Perchè piangi, mia piccola Alice?
-
Perchè piangi, mia piccola Alice?
Tremavo.
Mi voltai e quella
lucentezza che credevo morta mi accolse in tutto il suo calore.
- Cappellaio!-
Mi fiondai verso il
letto, gettandogli le braccia al collo.
- Ehi piano, sono
convalescente.-
Risi e piansi,
sentendo l'ansia e l'angoscia sciogliersi.
- Tu...tu mi hai
fatto prendere uno spavento! Sei in ritardo.-
Il Cappellaio,
stranamente, sembrò capire a cosa mi riferivo.
- Beh, sai che sono
un tipo originale.-
- Stupido, stupido,
stupido.-
Presa com'ero da
lui, non mi preoccupai di guardare fuori dalla finestra.
Non vidi le enormi
gemme che adornavano le candide betulle.
Non vidi il terreno
spaccato risanarsi.
Non vidi il cielo
tornare azzurro, punteggiato da nuvole come pecorelle.
Non vidi nulla, se
non la mia lucentezza.
Beh
DONNE DI POCA FEDE! Credevate davvero che avrei fatto morire il
Cappellaio?
PFUI,
bella stima che avete di me :D
Masssssììììì,
i'm jocking!
Ebbene,
siamo giunti alla fine del viaggio, grazie per aver viaggiato con la
linea Aliciuzza international.
Grazie
ai clienti affezionati, quali sevichan, ILike, rosi33, LeLia_CuLLen_95
e Tawara e le altre.
Se
vi ho fatto sorridere, grazie.
Se
vi ho fatto versare qualche lacrima, grazie.
Se
vi ho fatto un po' agitare, grazie.
Se
vi ho fatto volare con la fantasia, almeno un pochino, grazie.
Grazie
perchè se è venuta bene, è stato
grazie a voi, che ci avete realmente creduto.
Alla
prossima,
Ali
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