Roba da matti. L'avete capita?

di Brinne
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 Capitolo ***
Capitolo 2: *** 2 Capitolo ***
Capitolo 3: *** 3 Capitolo ***
Capitolo 4: *** 4 Capitolo ***
Capitolo 5: *** 5 Capitolo ***
Capitolo 6: *** 6 Capitolo ***
Capitolo 7: *** 7 Capitolo ***
Capitolo 8: *** 8 Capitolo ***
Capitolo 9: *** 9 Capitolo ***
Capitolo 10: *** 10 Capitolo ***
Capitolo 11: *** 11 Capitolo ***



Capitolo 1
*** 1 Capitolo ***


L'oceano.
Mai nella mia vita avrei immaginato che potesse essere tanto vasto, e di cose strane io ne ho viste.
Partire alla volta della Cina era stata una conseguenza al mio "viaggio", se così si può definire, nel "Paese delle Meraviglie" e anche su questo nome potrei discutere per ore.
La verità e che non ce la facevo, dopo una simile esperienza, a rimanere nella quotidianità di Londra...non dopo che tutto dentro di me era cambiato, stravolto.
Eppure, nonostante io sia sicura di aver fatto la scelta giusta per coloro che mi vogliono bene, ho ancora un po' di rimorso per non avere ascoltato il Cappellaio e non essere rimasta con lui.
Forse perchè tra matti ci si intende, e chiunque ammetteva che avevo qualcosa di strano.
Non sanno che essere considerata matta sia un complimento per me.
Tutti i migliori sono matti.
- Alice, che stai facendo?-
- Che differenza c'è tra un corvo e una scrivania?-
James, il mio "sorvegliante", mi guardò accigliato, ma ormai mi ero abituata a simili espressioni e lui era abituato a simili frasi.
Tutto a posto quindi.
Mia madre l'aveva incaricato di "difendermi e prendersi cura di me", ovvero di starmi con il fiato sul collo per evitare che potessi fare qualcosa di bizzarro.
Eravamo in viaggio da circa un mese ed ogni giorno era scandito dalla solita, inattiva noia.
- Quando sbarchiamo?- l'unica cosa che avrebbe potuto cambiare quella routine era l'arrivo ad un porto.
- Entro domani dovremmo arrivare in vista di Lomè, porto del Golfo di Guinea.-
Avevo atteso un mese, un altro giorno non mi avrebbe fatto impazzire.
Mi sono appena resa conto dell'assurdità che ho detto: fare impazzire...come se già non lo fossi.
- Non vedo l'ora, James.-
Quella sera, per qualche motivo, non rimasi a guardare le stelle.
Forse credevo che andando subito a letto sarebbe arrivato prima il mattino.
Nella mia cabina, mi spogliai e, di nuovo, lo sguardo mi cadde sulla ferita che avevo sul braccio.
- Devo smetterla.- mi coprii frettolosamente l'avambraccio, come se bastasse a non ricordare quell'avventura di una vita fa.
Sdraiata, sentii il fumo del Brucaliffo stuzzicarmi il naso, le carezze della Regina Bianca sfiorarmi il viso, le parole del Cappellaio riempirmi il cuore.
Poi mi resi conto che la mia era solo pazzia. La pazzia di chi ha nostalgia di una vita non più sua.

Fatemi sapere cosa pensate di questo mio assurdo, anzi "matto" se vogliamo restare in tema, tentativo!!

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Capitolo 2
*** 2 Capitolo ***


Ecco un posto in cui non ero mai stata: l'Africa.
Un continente enorme, con fiumi enormi, montagne enormi e deserti enormi.
Lomè era una cittadina di modeste dimensioni, ma vantava di un porto attrezzatissimo e, soprattutto, era TERRA FERMA.
- Allora James, facciamo così: mi lasci tre ore di libertà e, se non torno, puoi venire a cercarmi. Affare fatto?-
Vidi l'uomo esitare un po', visibilmente in conflitto con la sua parte responsabile.
Magari era un po' matto anche lui.
- E va bene Alice, ma se tardi anche solo di due minuti, verrò a cercarti con tutto l'equipaggio.-
Con un'esultanza, presi a correre per le strade di Lomè, facendo attenzione a non investire le bancarelle e i passanti.
Vedere una ragazza in gonna correre meravigliò le persone. Il loro pensiero? Quella è matta.
Quanto mi importava? Nulla.
Sentire finalmente la terra sotto i piedi era una sensazione che temevo di aver dimenticato.
Uscii dalla cittadina, trovando a destra una barriera, e non esagero, di alberi altissimi e verdissimi.
Ovviamente quella fu la mia direzione.
Districarmi in quella foresta fu più difficoltoso di quanto mi aspettassi e man mano che avanzavo il dolce suono del vestito che si strappava mi giunse alle orecchie, armonioso.
Anche la natura era contro quei corpetti che toglievano il fiato.
Anche lei matta? Possibile. Matta e perfetta.
Più di una volta i miei capelli si impigliarono tra i rami e, alla fine, decisi di legarmeli.
Avanzavo come alla ricerca di qualcosa, annaspando tra le liane, senza davvero riuscire a trovare nulla.
Anche perchè non sapevo cosa stessi cercando.
Mi fermai nell'unico punto in cui riuscivo ad aprire le braccia, riprendendo fiato.
Era davvero bello ciò che mi circondava.
Un Paese delle Meraviglie in miniatura.
Mi sedetti con la schiena appoggiata al tronco di un immenso albero, in quella luce soffusa e verde, umida, viva.
Tic toc...tic toc...
Spalancai gli occhi, guardandomi intorno.
Io adoro i conigli.
I conigli bianchi più degli altri.
I conigli bianchi con un panciotto, però, sono davvero i miei preferiti.
Conigli bianchi con un panciotto?
- Il Bianconiglio!- in realtà non c'era nessun coniglio, ma quel ticchettio era inconfondibile.
Mi alzai, seguendo il rumore e arrivando ai piedi di un altro albero.
Posai l'orecchio sul tronco e sentii chiaramente il suono provenire dal suo interno.
Ecco una delle sei cose impossibili di oggi.
Indietreggiai di qualche passo, prendendo la rincorsa e muovendomi in direzione dell'albero.
Non ci crederete mai, ma la mia azione mi ha lasciato un'escoriazione sulla fronte e ho perso un po' di sangue dal naso.
Roba da matti. L'avete capita la battuta?
L'idea di controllare il diametro, naturalmente, mi venne in mente solo dopo e, in effetti, dall'altra parte c'era un buco.
Come quello dell'ultima volta.
- Oh grazie.- sapevo, prima ancora di iniziare  precipitare, che quel passaggio mi avrebbe portato nel Paese delle Meraviglie.
Il fatto che James mi aspettasse passò in secondo piano.





 

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Capitolo 3
*** 3 Capitolo ***


Allooora miei adorati e matti viaggiatori, ringrazio  ILike e julia_fernandez che hanno recensito! Prendete esempio da loro :D

Nonostante non fosse la prima volta, a precipitare fra libri e pianoforti non avevo ancora fatto l'abitudine. Proprio per questo non smisi nemmeno un secondo di urlare. Di gioia certo, ma pur sempre di urlare.
Non sapendo bene se ringraziare il cielo o qualche strana creatura, mi limitai a ridere e gridare "grazie".
Quando finalmente il pavimento interruppe la mia caduta, notai che non era cambiato assolutamente nulla: c'erano le porte, la tenda, il tavolo, la bottiglietta, la chiave e il dolcetto.
Questa volta però, sapevo cosa fare.
Mi alzai faticosamente, massaggiandomi la spalla. Afferrai con una mano la chiave e con l'altra la bottiglietta, bevendo tutto d'un fiato il contenuto.
All'improvviso il tavolino cominciò a crescere, divenenendo enorme e impedendo la vista.
Ah no, forse era l'effetto della pozione e io stavo rimpicciolendo.
Compiacendomi del lavoro, scostai un lembo della tenda, trovandomi davanti la minuscola porticina tanto sospirata.
Solo allora mi resi conto che le mie mani tremavano e che per qualche secondo avevo trattenuto il respiro.
- Sarà ancora tutto come prima?-
Sì, doveva esserlo.
Presi una lunga boccata d'aria e girai la chiave nella toppa.
Il piacevole rumore della serratura che scattava e della porta che cigolava, aprendosi, mi accolse agitata.
Un passo...due passi...tre passi...
Ero dentro.
Ero tornata.
- Alice!-
- Alice?-
- Alice!-
Come l'ultima volta, ad accogliermi c'erano Pinco Panco e Panco Pinco, le due rose, il Dodo, il Topo e il Bianconiglio.
- No, non è lei...è troppo piccola. Non vi ricordate com'era l'ultima volta?-
Mi diedi un pizzicotto.
Sorrisi.
- Sono io!Ho solo bevuto un po' troppa pozione, ma sono io. Guardate.- mostrai loro la ferita sul braccio e raccontai del Ciciarampa.
Il Topo mi guardò, poi annuì. - Sì sì, è proprio lei. Come mai sei tornata?-
Bella domanda.
- Beh, ho sentito il tichettio dell'orologio del Bianconiglio. Comunque non importa, ditemi, come state? La Regina Bianca governa ancora? Quanto tempo è passato?-
Sommersi da quella pioggia di domande, le creature sembrarono in difficoltà, al che le lasciai parlare.
- Sono passati due anni. La regina c'è ancora e il regno va a gonfie vele!-
Mi scostai i capelli dal viso, respirando quell'aria matta e provando un impulso fortissimo.
- Portatemi dall Regina Bianca, non vedo l'ora di vederla.-

La reggia era tale e quale.
La strada era ancora costeggiata dalle betulle e tutto era avvolto in un'armoniosa pace.
- Non è cambiato nulla.- mormorai, mentre Pinco Panco e Panco Pinco correvano avanti per avvisare la Regina.
- Sbagli, prima era tutto diverso senza di te. Ora tutto è tornato come prima.- disse il Topo, guardandomi negli occhi.
Oh, mi ero dimenticata la sensazione che si prova nel sentir parlare gli animali!
A pochi passi dal portone, questo si spalancò.
- Alice, sei tornata! Che gioia.- in tutto il suo candore, la Regina Bianca scese i gradini e mi abbracciò con delicatezza.
- Così pare. Come stai?- sulla testa della donna splendeva la corona, non più simbolo di terrore.
- Bene,ma parleremo con calma. Ora entriamo, forza, ci sono un sacco di persone che attendevano questo momento da tempo.-
Con quella grazia che nessuna donna poteva avere se non lei, la Regina ci fece strada per il dedalo di corridoi della reggia, fino a fermarsi dinnanzi a una sala da cui provenivano musica e risate.
- Sanno già che sono qui?- chiesi, prima di entrare.
- No, sarà una sorpresa per loro.-
Prendendo un bel respiro, mi sentii come un figlio che, dopo anni, torna pentito alla casa del padre per ricongiungersi a lui.
Entrai silenziosamente, dietro la Regina, guardando di sottecchi le creature che sedevano a banchetto.
Dopo pochi secondi, il tempo che tutti mi scorgessero, calò il silenzio.
Un brusio di "ma quella è Alice" animò la sala.
- ...Alice?Alice!-  con passo trotterellante, sorriso smagliante, grandi e brillanti occhi verdi, capelli rossi e un bizzarro cappello di un colore indefinibile, il Cappellaio avanzò verso di me.
Solo allora mi accorsi di quanto mi fosse realmente mancato in quel mese.
Beh, per loro erano passati già due anni.
- Cappellaio...-
Avevo le lacrime agli occhi.
Mi sentii come un figlio che, dopo anni, torna pentito alla casa del padre per ricongiungersi a lui e quel padre lo perdona per ogni sciocchezza.
Finalmente ero a casa.

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Capitolo 4
*** 4 Capitolo ***


Graaazie a  julia_fernandez e ilpadrino!!! Sono davvero felice che questa storia vi piaccia ^^

Avete presente quella sensazione che chiude lo stomaco, fa sentire le ginocchia molli e crea i più assurdi pensieri?
Sì esatto, sto parlando del panico.
- Dove si è cacciata?!- James percorreva la  cabina per tutta la sua lunghezza, arrovellandosi il cervello.
- Milord, posso entrare?- il capitano della nave si affacciò sulla porta, bussando.
Infervorato, James interruppe la sua marcia, guardando con occhi assassini l'uomo.
- L'avete trovata?-
Il capitano fece un impercettibile passo indietro, impaurito dal comportamento di James.
- No, sembra essere come...sparita.-
Sparita?
Ora James era davvero nei guai.
- L'avete cercata anche fuori da Lomè?-
Il milord già si figurava Alice dispersa in qualche meandro della foresta equatoriale, magari ferita.
- Nossignore, chiederò a qualche abitante del posto di aiutarci.-
- Capitano, forse lei non sa quanto sia importante a Londra quella ragazza. Suo padre era uno dei presidenti della compagnia e sua madre ha origini molto nobili. Perdere Alice sarebbe una catastrofe per me e anche per il suo lavoro. Mi faccia avere un colloquio con il governatore di Lomè, subito.-
Probabilmente James stava esagerando, ma l'idea di dover incorrere l'ira di famiglia Kingsley era qualcosa per cui valeva la pena prendere qualche precauzione.
I Kingsley avevano abbastanza potere da lasciarlo in mezzo alla strada, e un milord come lui non poteva vivere come i senzatetto.

- Alice, finalmente sei tornata.- dopo il banchetto, l'incontenibile voglia di stare un po' da sola con il Cappellaio mi aveva pervaso l'anima.
Nonostante fosse passato solo un mese, il bisogno quasi fisico di quella figura era straziante.
- Sì, ho mantenuto la promessa no?Sono tornata prima che tu potessi accorgertene.-  sistemandosi il cappello sui ricci capelli rossi, il Cappellaio si voltò, fissandomi come se fossi matta.
Beh, forse il paragone non è dei più azzeccati.
- Credi davvero? No, mia piccola Alice, non c'è stato giorno in cui non mi mancasse la tua sola presenza. Ci hai messo moltissimo a tornare...due anni sono tanti.-
Era incredibile come il tempo contasse così tanto anche in paese come quello, fuori dal mondo. Era incredibile come i minuti e le ore fossero così inesorabilmente importanti anche in un paese dove le preoccupazioni, i dolori e l'ansia non esistevano.
- Ora sono qui.-
Il Cappellaio sorrise, afferrandomi la mano e cominciando a correre. - Ti voglio mostrare un cosa.-
Imboccammo un corridoio stretto e poco illuminato, fino ad arrivare a una rampa di scale che portava al piano superiore.
Sbucammo nella sala del trono.
- La scorciatoia.- spiegò il Cappellaio, comprendendo la mia muta domanda.
La sala, vuota, aveva un che di spettrale, forse dovuto dall'eccessivo candore di ogni mobile.
- Guarda.-
Alzai gli occhi sull'enorme dipinto davanti a me, rimanendo senza parole: raffiguarati c'erano il Ciciarampa e una ragazza dai capelli lunghi e color del grano, vestita di un'armatura.
- Quella...sono io?- chiesi, sfiorando con la punta delle dita le figure del quadro, come se potessero prendere vita.
- Sì, la Regina l'ha fatto dipingere in ricordo di chi ha salvato il regno. Il giorno gioiglorioso deve essere conosciuto da chiunque.-

Il governatore di Lomè aveva compreso la situazione e aveva messo a disposizione di James ben venti guardie e l'uomo aveva cominciato subito la ricerca.
Verso le 17 avevano trovato una pista che, come aveva temuto James, portava nella foresta.
- Milord, qui c'è qualcosa!-
Quando l'inglese aveva deciso di unirsi alle ricerche, di certo non aveva preso in considerazione il caldo, l'afa, gli insetti e l'umidità tipicamente associati alla foresta equatoriale.
James arrancò, prendendo a colpi di sciabola le liane che intralciavano il cammino. - Cos'è?-
Quando arrivò vicino all'uomo che l'aveva chiamato, il milord vide pezzi di stoffa impigliati tra i rami.
- Oh, non dirmi che...-
Nonostante cercasse di autoconvincersi che non fossero pezzi del vestito di Alice, man mano che li osservava riconosceva il colore e la stoffa.
Per gentile concessione del governatore, avevano a disposizione dei segugi.
James si chinò su un cane, posandogli davanti un pezzetto di stoffa perchè lo annusasse.
Per qualche secondo l'animale si limitò ad annusare, poi superò gli uomini, trovando una pista.
Lo seguirono faticosamente, senza riuscire a tenere il passo del cane, ma cercando di non perderlo di vista.
Lo sentirono abbaiare e James corse avanti, seminando gli altri e giungendo in un piccolo spiazzo libero da alberi.
Il segugio stava gironzolando attorno al tronco di un albero.
All'inizio James non notò nulla, poi, per puro caso, abbassò lo sguardo.
Abbassò lo sguardo e fu preso dal panico: sangue.
C'era qualche goccia, ma di Alice nessuna traccia.
Il cane si strusciò sulla sua gamba, in cerca di attenzioni e, quando fu sicuro che James lo stesse osservando, girò attorno all'albero.
Dietro, c'era un enorme buco.

 

 

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Capitolo 5
*** 5 Capitolo ***


Uaaauuuuu :D Grazie a  Mote_Ely (benvenuta a bordo di questa ficcy ^^) e  julia_fernandez,che ha ragione riguardo al tempo

James aveva visto molte cose nella sua vita e vantava di una certa esperienza, ma quella cosa stravolgeva tutto ciò a cui aveva fermamente creduto fino ad allora.
- M-milord...dove siamo?-
Ottima domanda. Talmente ottima da non avere risposta, per James.
Si era sporto dall'enorme buco per cercare di vedere il fondo e, senza accorgersene si era ritrovato a precipitare tra vari oggetti.
L'equipaggio e le guardie l'avevano seguito, cercando di recuperarlo.
Ma ora, chi avrebbe recuperato loro?
Prendendo in considerazione tutte le ipotesi, sicuramente si trovavano davvero in profondità, dato che erano precipitati per lungo tempo.
Ciò che proprio non riusciva a spiegarsi era cosa ci facesse una stanza del genere sotto terra.
- Mi piacerebbe saperlo, Thomas. Provate a vedere se una di quelle porte è aperta.- non c'era bisogno che controllassero per sapere che erano chiuse.
James percorse tutta la stanza per il suo perimetro, fermandosi davanti a un elemento di disturbo: una tenda.
Scostandola, l'uomo scoprì una minuscola porta e, senza poter spiegarselo, fu sicuro che era l'unica uscita.
O entrata.
Ora il problema che si poneva loro era come riuscire a passarci attraverso e come aprirla.
- Milord, guardi qui.- James seguì l'idicazione del marinaio e si accostò al tavolino.
C'erano una bottiglietta con scritto "bevimi" e una chiave estremamente piccola.
Touchè.
- Scommetto che è la chiave per quella porticina. Apritela.-
Una guardia afferrò la chiave e si chinò sull'altrettanto minuscola serratura, sorridendo quando questa scattò.
- MILORD!- un urlo terrorizzato costrinse James a distogliere la sua attenzione dalla porta verso qualcosa di considerevolmente grande.
Troppo grande.
Quando il milord capì che si trattava di uno dei suoi uomini, sbiancò.
- Che cosa hai combinato?!-
Non trovate assurdo arrabbiarsi con qualcuno che ha mangiato ingenuamente il dolcetto per crescere?
- C'era una tortina...- James individuò la "tortina" ai piedi del gigantesco uomo e, raccogliendola, la analizzò.
- Questa la tengo io.- la mise in un taschino dei pantaloni, conservadola con cura.
- Ora, miei cari compagni, chi mi dice come passare attraverso quella simpatica porta?-
La risposta arrivò subito.
- MILORD!-
Se da una parte c'era un marinaio che aveva raggiunto proporzioni improponibili, dall'altro una guardia arrivava a malapena all'altezza della caviglia di James.
- Oh, bravo Adams, ora dimmi come hai fatto.-
Il minuscolo uomo indicò la famosa bottiglietta, a cui James si avvicinò cautamente.
Doveva essere stregoneria.

La Regina Bianca si svegliò di colpo, mandita di sudore e con il cuore a mille.
Qualcosa l'aveva destata dal sonno.
Il maggior nemico della fantasia, la razionalità, aveva trovato il modo di arrivare fin lì.
 

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Capitolo 6
*** 6 Capitolo ***


Eccellente :)
Sottomondo ringrazia  Mote_Ely e  julia_fernandez!!

Svegliata da quell'angoscia, la Regina Bianca scattò in piedi, abbandondando per un attimo la sua consueta tranquillità, e fissando con sguardo vuoto la stanza.
Non riusciva a capire come poteva essere accaduta una cosa simile.
- Bianconiglio, Topo, venite qui.-
Dopo qualche minuto, le due creature arrivarono ancora insonnolite dalla donna, visibilmente curiose.
- è successo qualcosa?-
- Vi devo chiedere un piacere, posso?-
Nonostante fosse la Regina di sottomondo, Mirana non era capace di imporsi sui suoi sudditi e ciò aveva giocato molti punti in suo favore.
- Ovviamente.- il Bianconiglio osservò il suo orologio, constatando che era quasi l'alba.
Cosa mai poteva essere successo?
- Dovete andare a dare il benvenuto a delle persone.-

Per qualche strana ragione, James non aveva pensato nemmeno per un secondo che quello fosse un sogno, anzi: era scicuro che esistesse una spiegazione razionale al loro piccolo problema ma, fino ad allora, non l'aveva trovata.
Dopo qualche esperimento, tutti avevano raggiunto le misure adatte per  la piccola porta e ora, l'unica cosa che mancava, era il coraggio di varcarla.
- Thomas, precedici.- l'uomo guardò titubante il milord, spostando lo sguardo ora a lui ora alla porticina.
La aprì e uscì.
O entrò, dipende dai punti di vista.
- Allora Thomas?-
Non ricevendo alcuna risposta, James si apprestò a seguire Thomas.
- Alice?-
- Alice!-
- Alice?-
- Non può essere Alice.-
L'inglese non riusciva a capire. Si trovava in una sorta di bosco, il cielo cominciava a schiarire e davanti a lui e al suo equipaggio c'erano degli animali.
Animali che parlavano.
- Sei Alice?- un uccello di enormi dimensioni si avvicinò a James, fissandolo con i suoi grandi occhi gialli.
- Dodo, Alice è una femmina! E poi è già arrivata qualche ora fa, non ricordi?- disse un topo, con tono canzonatorio.
Tono canzonatorio?
Gli uomini dietro a James erano pallidi, evidentemente terrorizzati da ciò che stava accadendo, nonostante quelle creature fossero tutto tranne che aggressive.
Però parlavano.
- Proviamo a chiederlo direttamente a lui. Sei Alice?-
Sicuro che parlassero proprio con lui, James si schiarì la voce, indietreggiando appena.
- Ehm, veramente no. Io sono James Herbel, di che Alice parlate?-
Un angolo del suo cervello gli urlava che si trattava proprio della sua Alice.
- Beh, di Alice.-
A quel punto il milord capì che non c'era nulla da fare: quegli animali non conoscevano il cognome di Alice, dato che non serviva loro. C'era un'unica possibilità.
- Vorrei conoscere questa Alice, credete di poter presentarmela?-
- Ehi, quelli cosa sono?!- strillò una rosa blu.
Tutti si voltarono e James vide che una guardia aveva alzato una baionetta contro le creature quando aveva visto il Dodo avvicinarsi.
- Che diavolo fai?!Abbassala subito.- ordinò, temendo qualche reazione da parte degli animali, i quali però non sembravano minimamente impauriti dall'arma.
Probabilmente non ne aveva mai vista una.
- Ecco...quelle sono fucili.-
- Si mangiano?-
- Non proprio, un giorno vi mostrerò come si usano. Ora, vogliamo andare?-

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Capitolo 7
*** 7 Capitolo ***


Woooow!!
Addirittura 5 recensioni :) Grazie a  Mote_Ely,  julia_fernandez e  dizzyreads, Yunie992 e  Angel666 che si sono appena aggiunte in questa pazza compagnia!!

Non credevo alle mie orecchie, quando la Regina Bianca mi disse che c'era qualcuno per me.
E tanto più non credevo ai miei occhi, quando vidi quel qualcuno davanti a me.
James?
Ora la domanda che mi sorgeva spontanea era come diavolo avesse fatto.
E io che credevo di essere speciale.
- James?Cosa ci fai qui?E loro?- l'uomo sembrava sconvolto quanto me, anche perchè era abituato agli animali che emettevano solo versi, non di certo parole.
- Alice! Meno male che ti ho trovata. Signorina, mi hai fatto preoccupare quando non sei tornata dopo l'orario stabilito.-
Eccolo che ricominciava.
- Forza, torniamo alla nave.-
Il Cappellaio si voltò verso di me, con il fiato sospeso. Temeva che me ne andassi di nuovo?
- Ehm, io non vengo.-
- Come scusa?Non diciamo idiozie, muoviti.-
Questo poteva essere un problema.
Prima che potesse scoppiare una faida tre la sottoscritta e il mio "sorvegliante", la Regina intervenne, cordiale come sempre:
- Signori, ormai è sera e voi sembrate molto stanchi. Che ne dite di riprendere il discorso domani, quando sarete riposati?-
Vidi gli scognozzi di James sorridere e annuire, chiaramente stanchi di tutte quelle novità, al che anche l'inglese dovette accettare.
- Lei è molto gentile, allora io e i miei uomini ci ritireremmo volentieri. Alice, ne parliamo domani, non credere di farla franca.-

Il primo sintomo della malattia venne riscontrato proprio alla Regina Bianca, la quale la mattina successiva era debolissima.
- Sicura di stare bene?Perchè non rimani a letto?- Mirana si era appoggiata a me per fare le scale.
- Sì, non ti preoccupare, sarà la stanchezza. Andiamo a fare colazione.-
Dovendo quasi portarla in braccio - era incredibilmente leggera - arrivammo dopo qualche minuto nella sala dei banchetti, senza che nessuno si accorgesse della situazione.
Forse perchè tutti erano disposti attorno a qualcosa, evidentemente troppo impegnati per darci il buongiorno.
- Cosa succede?- bisbigliò la Regina Bianca.
In quel momento Pinco Panco si accorse di noi e corse verso la Regina, con il volto scuro.
- Mia signora, Panco Pinco sta male!-
Mirana mi fece cenno di aiutarla ad alzarsi e, piano piano, ci facemmo strada tra le creature per vedere Panco Pinco.
Non mi soffermerò a descrivere lo spettacolo, non era dei più belli.
- Hai mangiato qualcosa di strano?- nell'attimo in cui la Regina rivelò la sua voce fievole e la faccia stravolta, tutti cominciarono ad allarmarsi.
- Alice, tu stai bene?- il Cappellaio mi osservò con attenzione, alla ricerca di qualche indizio che potesse ricondurre a una malattia.
- Sì sì, tu?-
- Come al solito.-
Il Bianconiglio si avvicinò a Mirana, strattonandole la veste e esortandola a tornare a letto.
- Forse hai ragione, mio caro Bianconiglio. Disponete un capezzale anche per Panco Pinco, che abbia le cure dovute. Alice, Cappellaio, voglio parlarvi in privato.-

 

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Capitolo 8
*** 8 Capitolo ***


Beeeene miei giovani jedi! Grazie a  julia_fernandez, Angel666, Yunie992, Darkstar e Mote_Ely!!!!!!!!!

Nella camera della Regina Bianca, il respiro affannato della donna risuonava come funesto presagio.
- Possiamo parlarne anche quando ti sarai riposata...- proposi, scostandomi un ciuffo dagli occhi e cercando di non perdere nemmeno un movimento di Mirana.
- No, è troppo importante.-
Il Cappellaio mi fece un cenno, intimandomi di non ribattere.
Per puro caso il  mio sguardo cadde oltre il vetro della finestra e forse, quel puro caso, mi permise di cominciare ad allarmarmi seriamente.
Il cielo aveva assunto un colorito verdognolo, le candide betulle avevano perso tutte le foglie e i fiori.
- Oh mio Dio...cosa diavolo sta succedendo?- il Cappellaio e la Regina mi raggiunsero e, quando anche  loro scorsero  ciò che intendevo, trattennero il fiato.
- Ehm scusate, non volevo interrompere, ma Alice deve preparare le borse per andare.-
Dalla porta spuntava la testa di James, il quale non aveva smesso nemmeno per un secondo i suoi panni di milord.
- James, non ho intenzione di tornare.-
- Ne parliamo in privato, vieni.-
L'uomo mi prese per un braccio, strattonandomi.
- Non hai sentito?La dolce Alice non vuole venire, non è carino il tuo comportamento.- il Cappellaio aveva posato una mano sul gomito di James, guardandolo con i suoi occhi verdissimi.
- Mio caro Cappellaio, lascia che ne parlino. Forza Alice, non fare aspettare James.- non potendo resistere allo sguardo gentile di Mirana, uscii seguita dall'inglese, il quale guardava indecifrabilmente il Cappellaio.

Chiuse a chiave la porta, smettendo l'espressione serena tenuta fino ad allora.
- Alice, non te lo ripeterò due volte: me ne andrò da qui e tu verrai con me.-
Sbuffando, gli diedi le spalle, perdendomi nel paesaggio che si stagliava davanti a me.
Cosa stava accadendo là fuori?
- Non posso andarmene.- dissi, semplicemente.
- Perchè no?!- la voce di James aumentò di circa un'ottava, segno che si stava innervosendo.
Fantastico.
- Perchè non c'è nulla che mi tenga legata a quell'altra vita. Tutto ciò che voglio, che amo, è qui.-
Il milord mi guardò per qualche secondo, poi scoppiò a ridere.
- Alice, stai scherzando?Cos'è che ameresti?Gli animali che parlano?Quella regina pacifista?Gli alberelli bianchi?Prendere il tè in tazze rotte? Cosa di preciso?-
James proprio non capiva.
- Non si tratta solo degli animali parlanti o della natura, si tratta di altro. Non so bene cosa, ma c'è dell'altro, qualcosa di buono, che è introvabile nel nostro mondo.-
- Non mi interessa cosa c'è qui, ti do due giorni per salutare questo posto, poi ce ne andiamo.-
- Finchè ci sarà qualcosa a legarmi a Sottomondo, io non mi muoverò.-
Non potevo ancora sapere che quelle parole avrebbero segnato l'immediato futuro.

So benissimo che i miei capitoli sono cortissimi, ma mi sembra di aggiornare con puntualità, senza farvi aspettare anni...sono perdonata?? :)
 

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Capitolo 9
*** 9 Capitolo ***


Eccomiiiiiiii! Ringrazio nuovamente  evelyn_cla,  DarkStar, julia_fernandez,  Mote_Ely, Yunie992 e Sweet_Nightmares!!!

Maledetta boccaccia.
Ora che ero conscia della mia stupidità, non avrei più proferito parola senza un'accurata revisione.

- Finchè ci sarà qualcosa a legarmi a Sottomondo, io non mi muoverò.-

Già, ottima idea quella di dirlo a James.
La Regina, una volta che mi ero liberata dall'inglese, mi aveva rivelato ciò di cui voleva parlarmi.
James era la causa di tutto. James e le guardie.
Oppure la razionalità, fattostà che quegli uomini non potevano rimanere lì o tutto Sottomondo ne avrebbe risentito.
Oltre che a essere conscia della mia stupidità, ero perfettamente a conoscenza dell'intelligenza del milord e sapevo che l'avrebbe capito prima o poi. Avrebbe capito che sarebbero bastati pochi giorni di permanenza nel palazzo di Mirana per distruggere tutto ciò che amavo, che mi legava a Sottomondo.
Cosa potevo fare?
Lo scopo di James era quello di lasciarmi senza più nulla a Sottomondo per cui rimanere, per poi costringermi a tornare di là...dovevo quindi andarmene subito, prima che potesse scappare un morto tra le creature?
- Alice?Che stai facendo tutta sola?- voltandomi, mi imbattei in uno spettacolo terribile.
Davvero terribile.
- Mirana!- la Regina Bianca era talmente debole da non riuscire più a camminare: davanti a me c'era una sedia a rotelle con adagiato sopra il corpo di Mirana.
- Eh sono un po' stanca.-
Mi inginocchiai vicino a lei, guardandola con gli occhi gonfi di lacrime.
- Me ne devo andare da Sottomondo, prima che la situazione possa peggiorare! Vi ho portato solo sventura e dolore da quando sono qui.-
La donna mi osservò, cercando i miei occhi con i suoi, e posando una mano sulla mia.
La sua pelle sembrava carta pecorita.
- Alice, non dirlo nemmeno per scherzo. Tu sei una benedizione per noi. Se oggi siamo qui è solo grazie a te, se tu te ne andassi Sottomondo cadrebbe nella tristezza, come l'ultima volta.-
Scossi il capo. Possibile che non capisse?
- Ma non può continuare così...non posso permettere che James e i suoi distruggano tutto questo.-
- No, no Alice, non puoi permetterlo.-
- Cosa devo fare?-
- Devi ucciderli.-
Spalancai gli occhi, sorpresa dalle parole di Mirana.
- Che cosa?-
Proprio lei, che aveva fatto voto di non nuocere a nessun essere vivente, mi spingeva ad uccidere il mio tutore?
Sembrò capire subito il mio turbamento, perchè sorrise malinconica.
- So benissimo che è già la seconda volta che ti chiedo di uccidere, prima con il Ciciarampa e adesso con James...credimi, sono la prima a detestare questa soluzione drastica, ma non vedo alternative.-
- Non puoi chiedermi di ucciderlo, lo conosco da quando sono bambina e nonostante tutto gli sono affezionata, nel bene e nel male.-
La Regina Bianca sospirò, accasciandosi nuovamente sulla sedia e lasciando cadere la mano che fino a quel momento era posata sulla mia.
Era dannatamente stanca, si vedeva.
- Mirana, credi che lui lo sappia?-
- No, ma non impiegherà molto tempo per capire che è colpa sua.-

- Cappellaio.- James aveva chiesto in giro dove poter trovare quell'essere assurdamente matto e, dopo molto girovagare, l'aveva raggiunto nello spiazzo dove un tempo le betulle erano rigogliose.
L'aveva trovato proprio sotto uno di questi alberi, perso in chissà quale riflessione.
- Cappellaio?-
L'uomo dai folti capelli rossi si riscosse, voltandosi con la sua aria baldanzosa verso il milord.
- Ah James, forse tu puoi rispondere alla mia domanda: Che differenza c'è tra un corvo e una scrivania?-
L'inglese rallentò l'andatura, sicuro di aver già sentito quelle parole.
Massì...Alice gli faceva quella domanda in continuazione. Allora era il Cappellaio ad averla ammattita.
- Mi è già stato posto questo quesito.- disse, guardando gli occhi troppo verdi del Cappellaio, il quale scoppiò a ridere compiaciuto.
- Beh ovviamente, Alice è talmente parte integrante di questo mondo che non può non porsi certe fondamentali domande.-
- Secondo te, caro Cappellaio, cos'è che tiene qui Alice?-
L'uomo, all'udire le parole di James, smise immediatamente di ridere.
Beh?Perchè ha smesso di sghignazzare?
- Cosa la tiene qui?Tutto. Alice ama ogni creatura che abita a Sottomondo e sono felice di poter dire che probabilmente sono tra sue preferite.- sorrise.
- Ottimo, comincio con te allora.-
Fino a quel momento, quello stupido Cappellaio non si era domandato cosa fosse quella lunga canna nera che James teneva tra le mani.

  

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Capitolo 10
*** 10 Capitolo ***


Sono senza parole: 9 recensioni!! Woooow che lettori fantastici :D
Grazie a  DarkStar, Angel666, ILike, Tawara,  Mote_Ely, Yunie992,  julia_fernandez, LeLia_CuLLen_95 e sevichan!!

Che rumore fa uno sparo?
Qualcosa di simile a pem, qualcosa di simile a un vetro rotto.
Qualcosa di simile a una vita che si spezza.
Fattostà che  quel suono neanche troppo lontano mi riscosse dai miei cupi pensieri, stringendo il mio cuore in una dolorosissima morsa.
Un presentimento funesto che minacciava di velarmi gli occhi.
- ALICE!CHIAMATE ALICE.- un urlo, probabilmente del Bianconiglio, mi trapanò le orecchie.
Solo dopo pochi secondi scattai in piedi.

Una pozza di sangue che macchiava il il terreno immacolato.
Un'enorme pozza di sangue.
Un ghigno che attraversava il volto di un pazzo.
Un divertitissimo ghigno.
E poi una serie di parole concitate e, sopra ad esse, un urlo.
Un urlo di dolore.
- Io ti ammazzo!-
Il mio urlo di dolore.
Il Cappellaio giaceva all'ombra di una betulla spoglia, tenendo una mano sul costato e osservando senza realmente vedere ciò che stava accadendo.
James distolse lo sguardo dal Cappellaio, voltandosi verso di me.
Non smise nemmeno per un secondo di sorridere.
- Mi vuoi ammazzare?Vuoi uccidere il tuo amato mentore?Suvvia Alice, so che non ne saresti in grado.-
All'improvviso la richiesta di Mirana non mi sembrava poi così difficile da esaudire.
- Portate in infermeria il Cappellaio.- stava dicendo intanto la Regina Bianca, disgustata da ciò che stava vedendo.
Alcune creature accorsero dal Cappellaio e, con molta gentilezza, lo sollevarono fino a farlo scomparire dalla mia vista.
Ora c'era solo il mio odio.
- Alice, calmati: la rabbia ti sta annebbaindo la mente. Sai benissimo di non poter affrontare James in queste condizioni.-
- Portate due spade.-
Il Bianconiglio sgranò gli occhi, ma non osò ribattere.
- James, ti propongo un duello a parità d'armi. Ti sei sempre vantato di essere capace con la spada, dimostramelo. Fino alla morte.-
L'inglese mi fissò, poi cominciò a ridere.
- Tu non hai capito proprio nulla, vero? Io non posso tornare senza di te.-
- Facciamo così allora: se riuscirai a ferirmi dalla vita in su, io verrò con te. Nel momento stesso in cui ti colpirò io, tu e la tua gente ve ne andrete, chiaro?-
James guardò dentro la canna del fucile, particolarmente interessato, poi annuì, gettando l'arma ai miei piedi.
- Che nessuno intervenga.-
Chissà per quale strana ragione, ero fermamente convinta che, sotto sotto, le guardie di James tifassero per me.
Il Bianconiglio mi porse una spada e l'altra, con fare timoroso, la diede a James, il quale lo allontanò con un calcio.
- Lui non c'entra nulla, sono io il tuo avversario.-
Pensa a sei cose impossibili, Alice.

1: Sono tornata nel Paese delle Meraviglie.
2: Si ricordano tutti di me.

Avanzai lentamente, passandomi la spada da una mano all'altra.
- Sei proprio sicura, mia piccola Alice?-

3: Anche James è riuscito ad entrare.
4: Non ha dubitato nemmeno un secondo che questo mondo fosse reale.

A un palmo da James, afferrai l'elsa con entrambe le mani e provai un colpo di taglio, ma James lo parò senza alcuna difficoltà.

5: James è la causa di tutto ciò che sta accadendo.

Indietreggiai, vedendo la lama soffiarmi a un centimetro dal viso e la mia distrazione bastò a James per trovare un buco nella mia difesa: un dolore lancinante alla coscia mi tolse il respiro, annebbiandomi la vista.
Una risata roca giunse ovattata alle mie orecchie.
Diamine Alice, riprenditi!
L'immagine del Cappellaio ferito mi diede la forza di scacciare quella dannata nebbiolina che mi offuscava gli occhi e, prendendo grandi boccate d'aria, riuscii a ristabilizzarmi.

6: Che io torni con James di là.

Tenendo con una mano la ferita, arrancai fino a James, il quale era troppo preso a ridere per accorgersene.
- Bu.- dissi, levando al spada sopra di lui.
L'inglese ebbe un solo attimo di scompostezza, poi, schivando all'ultimo momento la lama, si ricompose.
- Sai una cosa James? Ci sono tre regole nei duelli. La prima è stare sempre concentrati, la seconda non sottovalutare il nemico.-
Mi fermai, bisognosa di riprendere fiato e ciò bastò al milord per colpirmi nuovamente alla gamba.
Caddi di nuovo a terra.
- Forse mi hai sottovalutato, Alice.-
James si allontanò di qualche passò, voltandosi dall'altra parte, chissà preso da quale sicurezza.
Un ultimo sforzo Alice.
Facendo leva sulla spada, mi alzai, procurandomi un capogiro.
Ogni passo era una fitta di dolore che mi attraversava tutta la gamba, fino alla testa.
- Terza regola: non dare mai le spalle a un nemico caduto, perchè potrebbe succedere che si rialzi.-
Prima che James potesse voltarsi e rendersi conto della situazione, si trovò con una spada puntata alla schiena.
- Lascia andare la tua lama.-
Con riluttanza, il milord ammorbidì le dita e l'elsa gli suggì di mano.
Chinandomi, la afferrai.
- Decidi tu James: vuoi che ti ferisca come da patto, o preferisci andartene sulle tue gambe?-
Nel silenzio assoluto, si sentì solo il suo deglutio.
- Uccidimi, non potrò mai sopportare di essere stato graziato da te.-
Quelle erano le ultime parole che mi sarei aspettata da lui e, infatti, mi colsero impreparata.
L'immagine del Cappellaio, di Mirana e di Pinco Panco tornò insistente nella mia testa e la vendetta mi chiamava, dolce e soave. Irresistibile.
Chiusi gli occhi.
- Un giorno mi ringrazierai per questo.-

Lo spinsi tra le braccia dei soldati della Regina e finalmente seppi che era tutto finito, o quasi.

   

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Capitolo 11
*** 11 Capitolo ***


Man mano che mi avvicinavo al capezzale del Cappellaio, cercavo di autoconvincermi che aver salvato James fosse stata la scelta più giusta.
Ma aveva fatto tanto di quel male...
No, ho fatto bene. Ucciderlo sarebbe abbassarsi al suo stesso livello.
Strinsi i denti all'ennesima fitta che mi attraversò la gamba, ma non smisi di camminare: c'era una questione più urgente.
Arrivai finalmente davanti alla porta della stanza del Cappellaio e, con disgusto, vidi il pavimento macchiato di rosso.
Rosso sangue.
Sangue del Cappelaio.
Deglutii, serrando le dita sulla maniglia di ottone.
Avanti, che sto aspettando?
Girai quella maniglia di ottone e, dentro, vidi solo una selva di creature affaccendate attorno a un letto.
Nello stesso momento in cui entrai, tutti i presenti si voltarono e, vedendomi incolume, sorrisero sollevati.
Eppure non c'era nulla di cui allietarsi.
Diamine, il Cappellaio.
- Come sta?- il Bianconiglio si fece avanti, invitandomi a sedere e a mostrargli la gamba.
- Lo strano oggetto che l'ha ferito non è entrato in profondita, però ha perso molto sangue. Dobbiamo aspettare 24 ore per poter dire con sicurezza se si riprenderà.-
Già, quello strano oggetto che non altro che una pallottola. Incredibile come una sfera di metallo dal diametro di due o tre centimetri potesse provocare così tanti danni. Così tanto dolore.
- Ma hai detto che non è stato ferito in profondità...- gettai uno sguardo alla mia ferita sulla coscia e trattenni un conato di vomito a stento.
Era slabbrata, sporca e sanguinolenta. E grande.
- Tu hai sempre trovato divertente farti ferire, sembra quasi che la tua sia una collezione.- cambiò discorso, me ne accorsi.
- Bianconiglio!-
- Alice, siamo intervenuti molto tardi, dobbiamo solo attendere e pregare.-
Pregare? Non lo facevo da quando avevo otto anni, ma forse c'è sempre tempo per ricominciare.
Ci sono sempre delle situazioni che si presentano in cui l'unica cosa che resta da fare è pregare.
Il chi pregare poi, è discutibile e suprefluo.
- Fai piano.-
Il Bianconiglio stava litigando con un pezzo di stoffa che era rimasto attaccato alla ferita e non sembrava aver alcuna voglia di lasciare il mio squarcio.
Osservai il coniglio e notai le occhiaie che gli circondavano gli occhi.
- Bianconiglio, sembri piuttosto stanco.-
Lui sorrise appena, dando uno strattone a quel maledetto pezzo di stoffa che, finalmente, si arrese.
Un dolore sordo accompagnò quella mossa e le lacrime mi salirono subito agli occhi.
- Non c'è tempo per la stanchezza, ora. Devo stare accanto al Cappellaio nel caso avesse bisogno questa notte.-
- Ci starò io.-
Il Bianconiglio prese un un filo e un ago e si avvicinò minaccioso.
- Sei più stanca di me.-
La punta dell'ago sfiorò la pelle slabbrata e io feci un salto.
- Devi stare ferma o ti farò male.-
- Non ho intenzione di farmi cucire.-
Il Bianconiglio sospirò, guardandomi.
- Alice, hai sconfitto il Ciciarampa e James e non hai il coraggio di farti ricucire una ferita?-
Scossi piano la testa.
- Facciamo così: tu ti fai cucire e io ti permetto di rimanere qui con lui.-
Sapeva che tasti toccare.
- Tu riposerai?-
- Sì.-
- Allora ok.-

Ancora sentivo l'ago che passava da un lato all'altro della ferita, rovente.
Rabbrividii, tornando a osservare il viso pallido del Cappellaio.
24 ore precise, aveva detto il Bianconiglio.
Se si fosse svegliato allo scoccare dell'ultima ora, significava che era salvo.
Sennò non avrebbe più aperto gli occhi.
Mancavano dieci minuti alle 24 ore esatte.
Non avevo mai provato un'ansia simile.
Dal duello non avevo ancora dormito nè ripulito la ferita.
Anche i capelli rosso vivo sembravano aver perso parte della loro lucentezza, ma più di ogni altra cosa, volevo vedere quegli occhi verdi.
Volevo vedere se anche loro erano più smorti.
O morti.
Sei minuti.
Ecco, quella che lui si svegliasse sarebbe stata la mia ottava cosa impossibile.
Dove era finito il mio ottimismo?
Si era ammalato come le betulle, come Mirana, come Pinco Panco e come tutto Sottomondo, spaccato dalla razionalità.
Qualche ora prima avevo visto dalla finestra James e i suoi allontanarsi, scostati dai soldati della Regina Bianca.
Avevo dato una lettera a James, pregandolo di portarla a mia madre.
Chissà se lo avrebbe fatto e l'avrebbe gettata in mare.
Quattro minuti.
Avevo chiesto notizie su Mirana, la quale sembrava riprendersi molto lentamente.
Ma si riprendeva, almeno lei.
Avevo chiesto notizie su Pinco Panco, il quale sembrava riprenderesi molto lentamente.
Ma si riprendeva, almeno lui.
E mi doleva ammetterlo, ma la perosna che tenevo di più che si riprendesse, in quel momento, non dava cenni di vita. Mi importava solo di lui, ora.
Due minuti.
Mi alzai, cominciando a percorrere la stanza a grandi falcate per tutta la sua lunghezza.
La pelle di tutto il corpo cominciava a pizzicarmi, i brividi mi correvano lungo la schiena e i peggiori pensieri mi affollavano la mente.
Cosa avrei fatto dopo?
Un minuto.
Cosa avrei fatto senza di lui?
Nulla.
Sarebbe morta una parte di me.
Sarebbe morta una parte di Sottomondo.
24 ore esatte.
Corsi al suo letto, ansiosa.
Non so cosa mi stessi realmente aspettando, un colpo di tosse forse, o un tremito di ciglia.
Qualcosa di teatrale o infinitamente piccolo.
Aspettavo qualsiasi gesto che potesse farmi sorridere.
Eppure non accadde nulla.
Un minuto in più.

Se si fosse svegliato allo scoccare dell'ultima ora, significava che era salvo.
Sennò non avrebbe più aperto gli occhi.

Indietreggiai lentamente, non sapendo dove andare a battere la testa.
Non poteva essere vero, lui non poteva essersene andato.
Dopo tutte le belle parole che mi aveva detto sulla vita, non poteva contraddirsi in questo modo, morendo.
Portai una mano alla bocca.
Sapevo che stavo per esplodere.
Due minuti in più.
- No...no! NO!-
Quando il Bianconiglio entrò nella camera mi trovò accasciata, con il volto coperto di lacrime, con una luce diversa negli occhi.
Come poteva esserci luce, d'altronde?
La mia luce era lui.
- Alice, Alice calmati.- il Bianconiglio mi scosse leggermente le spalle. - Ti vado a prendere un thè, va bene?-
Un thè? Mi stava offrendo un thè in una situazione del genere?
Tre minuti di più.
Uscì quasi di corsa, lasciandomi sola con il mio dolore.
- Perchè piangi, mia piccola Alice?
Spalancai gli occhi.
Quella frase mi rimbombò nelle orecchie centinaia di volte.

- Perchè piangi, mia piccola Alice?

- Perchè piangi, mia piccola Alice?

- Perchè piangi, mia piccola Alice?

Tremavo.
Mi voltai e quella lucentezza che credevo morta mi accolse in tutto il suo calore.
- Cappellaio!-
Mi fiondai verso il letto, gettandogli le braccia al collo.
- Ehi piano, sono convalescente.-
Risi e piansi, sentendo l'ansia e l'angoscia sciogliersi.
- Tu...tu mi hai fatto prendere uno spavento! Sei in ritardo.-
Il Cappellaio, stranamente, sembrò capire a cosa mi riferivo.
- Beh, sai che sono un tipo originale.-
- Stupido, stupido, stupido.-
Presa com'ero da lui, non mi preoccupai di guardare fuori dalla finestra.
Non vidi le enormi gemme che adornavano le candide betulle.
Non vidi il terreno spaccato risanarsi.
Non vidi il cielo tornare azzurro, punteggiato da nuvole come pecorelle.
Non vidi nulla, se non la mia lucentezza.

Beh DONNE DI POCA FEDE! Credevate davvero che avrei fatto morire il Cappellaio?
PFUI, bella stima che avete di me :D
Masssssììììì, i'm jocking!
Ebbene, siamo giunti alla fine del viaggio, grazie per aver viaggiato con la linea Aliciuzza international.
Grazie ai clienti affezionati, quali sevichan, ILike, rosi33, LeLia_CuLLen_95 e  Tawara e le altre.
Se vi ho fatto sorridere, grazie.
Se vi ho fatto versare qualche lacrima, grazie.
Se vi ho fatto un po' agitare, grazie.
Se vi ho fatto volare con la fantasia, almeno un pochino, grazie.
Grazie perchè se è venuta bene, è stato grazie a voi, che ci avete realmente creduto.

Alla prossima,
Ali

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