Vive l'Amour, vive la Danse. Dopotutto... C'est la France!

di Tadokorocchi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. L' Eroe, la Femme Fatale e il Nodo alla Cravatta ***
Capitolo 2: *** Je ne vois que vous dans ces eaux, ma Jeanne ***
Capitolo 3: *** La stupidità umana non permette all'uomo comune di cogliere la bellezza di una Rosa ***
Capitolo 4: *** Voglia di Fragole ***
Capitolo 5: *** La migliore delle Droghe ***



Capitolo 1
*** 1. L' Eroe, la Femme Fatale e il Nodo alla Cravatta ***


Titolo del Capitolo: L' Eroe, la Femme Fatale e il Nodo alla Cravatta.
Fandom
: Axis Powers Hetalia
Personaggi
: Alfred f. Jones (America), Frances Bonnefoy (Fem!France)
Genere
: Commedia, Romantico
Rating
: Verde
Avvertimenti
: One Shot, Flash-fic
Note: Scritta per il contest di Marzo dell' APH Shipping Community!











Se ne stava fermo davanti al lungo specchio della sua camera da circa una ventina di minuti.
Lo si poteva chiaramente sentire sbuffare, più e più volte.

- Maledizione... Questa stupida cravatta! -

Alfred continuava a guardare lo specchio cercando di capire come potesse riuscire a fare un nodo decente alla sua cravatta.
L'americano non era solito portarne - preferiva di gran lunga indossare t-shirt alle camicie - ma quella sera non avrebbe potuto farne a meno.
Aveva un appuntamento.
Un appuntamento romantico, per la precisione.

- Avrei dovuto ascoltare Arthur quando me lo ha spiegato, uffa... - si lamentò ancora.

- Oh, ma io sono un eroe! Non mi farò sconfiggere da una stupida cravatta! - esclamò parlando con la sua figura riflessa sul freddo vetro dello specchio.

Ma qualcosa - o meglio, qualcuno - disturbò l'eroico tentativo di Alfred di infondersi coraggio per sconfiggere quel nemico che sembrava più forte di Hulk.

- Aaalf! - una voce melodiosa, dolce e sensuale al tempo stesso, riempì il corridoio, fino ad arrivare nella stanza dove si trovava Alfred.

- Chéri, a che punto sei? Non è romantico far aspettare una donna. -

Alfred si incantò per alcuni secondi che parvero durare un'eternità.
Quella fantastica voce era in grado di ammaliarlo, neanche fosse un videogioco - perchè l'americano rimaneva ammaliato giusto da quelli e dagli hamburger -.

- Frances sto arrivando è che... - cercò di rispondere alla donna, di qualche anno più grande di lui - in realtà gli anni di differenza tra loro non erano così pochi - quando sentì un rumore di passi avvicinarsi sempre più.
Frances, nel suo lungo abito da sera color del mare, entrò nella stanza.
Elegante, sinuosa e raffinata, avanzò con sensualità - era innata in lei - verso l'americano.

- Amour, amour... Che stai facendo? -

Alfred la osservò, incantandosi per la seconda volta.
La pelle diafana del collo, coperto da un foulard di seta pregiata dello stesso stesso colore di quell'incantevole abito che esaltava ogni forma del corpo della francese, le sue labbra sottili e i suoi magnifici occhi - che sembravano coordinati con i suoi abiti -, furono i giusti ingredienti per far perdere al biondo la concentrazione per poter impegnarsi sul nodo.

- Non mi hai ancora risposto, mon petit trésor. -

Frances sorrise, avvicinandosi sempre più al ragazzo.

- Io, ecco... Non... -

Frances ormai gli stava davanti e, poggiando il dito indice sulle carnose labbra di Alfred, lo zittì.

- Bastava dirmelo, sarei potuta venire prima qui da te. -

La donna prese la cravatta di Alfred e, in pochi secondi, fece un bellissimo e perfetto nodo.
Alfred non poteva crederci.
Lui ci stava impazzendo da minuti e minuti su quella cravatta e Frances, invece, ci aveva messo poco più di dieci secondi per risolvere il problema.

- Wow! Thanks! - la ringraziò con un sorriso radioso l'americano.

- Figurati, amour. - soffiò sulle labbra del ragazzo la donna.

Senza alcun preavviso afferrò la cravatta dell'altro e lo trasse a sé in un bacio lento, umido e mozzafiato.

- Ora direi che possiamo andare. - sorrise la bionda, per poi allontanarsi dall'altro e incamminarsi verso la porta.

- Yo! - Alfred ringraziò mentalmente la sua cravatta per quel meraviglioso bacio e seguì Frances.



Sicuramente la voglia di imparare a fare nodi alle cravatte era sicuramente sparita!









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Capitolo 2
*** Je ne vois que vous dans ces eaux, ma Jeanne ***


Titolo: Je ne vois que vous dans ces eaux, ma Jeanne.
Fandom: Axis Powers Hetalia
Personaggi: Francis Bonnefoy (France), Jeanne D' Arc
Genere: Triste, Romantico
Rating: Verde
Avvertimenti: One-shot, Flash-fic
Note: Scritta per il contest di Marzo dell' APH Shipping Community!


E' triste, lo so...
Ma spero piaccia. <3










Come si può riuscire a vedere il colore del grano in una distesa d'acqua?

Se lo chiedeva spesso Francis.
Se lo chiedeva sempre, in realtà.
Quando osservava l'incresparsi di piccole onde sulle acque della Senna.

Poteva davvero scorgere i suoi capelli dorati in quell'azzurro manto?

Lei non c'era più.
Da tempo.
Troppo tempo.

L'unica cosa che rimaneva di lei era solo un ricordo.
E cenere.

Sentì una morsa al petto, all'altezza del cuore.
Faceva sempre male pensare che lei, la sua Jeanne, ora non era altro che cenere...

Sfiorò con le dita l'acqua del fiume e ci si specchiò dentro.

Quella cenere.
Era lì, in quelle acque azzurre.
Azzurre come i suoi meravigliosi occhi.

Li poteva ricordare benissimo.
Come se la ragazza fosse stata ancora lì, davanti a lui.

Accarezzò ancora l'acqua.
Era limpida.
Come il suo sorriso.

Francis sorrise a sua volta, nel ricordare la sua Jeanne.
Nel ricordare quante volte un suo sorriso lo aveva fatto sentire vivo.
Veramente vivo.

Lei era lì.
Il suo corpo, anche se non era altro che un piccolo cumulo di cenere, era nella sua Senna.
Nel fiume che tante volte avevano potuto osservare insieme.

Francis strinse nella mano destra il ciondolo a forma di croce che aveva appeso al collo.
In suo onore, in suo ricordo, in suo amore.
Si chinò quanto bastava per poter sfiorare l'acqua con le sua labbra pallide e soffici.
Un leggero bacio.
Per lei.

- Je ne vois que vous dans ces eaux, ma Jeanne... - un piccolo, impercettibile sussurro.

Francis ne era sicuro.
Non avrebbe mai smesso di specchiarsi nella Senna e di osservare il riflesso della donna che aveva amato sopra ogni cosa.









TRADUZIONE (fatta con Google. Se è sbagliata è colpa sua!X3)

Je ne vois que vous dans ces eaux, ma Jeanne. = Vedo solo te in queste acque, mia Jeanne.








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Capitolo 3
*** La stupidità umana non permette all'uomo comune di cogliere la bellezza di una Rosa ***


Titolo: Vive l'Amour, vive la Danse. Dopotutto... C'est la France!
Titolo del Capitolo: La stupidità umana non permette all'uomo comune di cogliere la bellezza di una Rosa.
Fandom: Axis Powers Hetalia
Personaggi: Francis Bonnefoy (Francia), Arthur Kirkland (Inghilterra)
Genere: Introspettivo, Romantico
Rating: Verde
Avvertimenti: One-shot, Flash-fic
Note: Il titolo che ho usato non l'ho scritto io.
E' una frase che mi ha dedicato la persona a cui dedico questa ff. <3
Scritta per il contest di Marzo dell' APH Shipping Community!










Si svegliò con i primi raggi del sole che filtravano attraverso la finestra.
Mugugnò con la voce impastata ancora dal sonno.

Una fitta alla schiena e un forte odore di rose, furono le prime sensazioni che lo travolsero.
Aprì gli occhi smeraldo e cercò di abituare la vista alla soffusa luce dell'alba

- Ahia... - si lamentò mettendosi seduto sul letto e posando lo sguardo accanto a sé.

La sua schiena.
Nuda e perfetta.

Eccolo lì il motivo del suo fastidiosissimo mal di schiena.

- Stupid frog...
Potevi almeno chiudere le tende. - borbottò Arthur, continuando ad osservare ogni particolare della schiena del francese che ancora dormiva.

L'inglese non riuscì a trattenere un piccolo sorriso.
Poi sentì nuovamente quel forte odore di rose.

Pensò che provenisse da quel corpo nudo, accanto a sé, ma si rese conto quasi subito di essere in errore.
Girò lentamente lo sguardo verso il suo comodino, osservando quello che aveva tutta l'aria di essere un mazzo di rose rosse.

Un regalo di quella stupidissima e romantica rana francese.
Gli regalava sempre delle rose rosse quell'idiota!
E lui tutte le volte gli ripeteva che non le voleva.
Non gli piacevano.
E poi avevano un odore troppo forte per i suoi gusti sofisticati.


La stupidità umana non permette all'uomo comune di cogliere la bellezza di una rosa.

Francis gli rispondeva sempre in quel modo quando cercava di respingere quegli - a suo parere - inutili omaggi floreali.

Continuò a guardare le rose.
Erano diverse da come le vedeva sempre.
Quel rosso intenso e vivo attraeva fatalmente i suoi occhi, che restavano incantati nel guardarle.
Quella forma sinuosa ed elegante e quell'odore così intenso ma al tempo stesso delicato...

I pensieri di Arthur furono interrotti da un movimento di Francis.
Si era girato.
Arthur portò nuovamente lo sguardo sulla figura del francese.

Delicato e forte al tempo stesso.
Elegante e virile.
Incantava e ammaliava...
E il suo odore.
Arthur troppe volte aveva dato la colpa al troppo profumo, ma ora si rendeva conto che l'odore della sua pelle - quello che sentiva quando gli stava stretto addosso mentre facevano l'amore, quello che gli faceva perdere il controllo quando, sotto le spinte dell'altro, affondava il viso nell'incavo del collo del francese - somigliava tantissimo al profumo di quei fiori che aveva ammirato fino a pochi istanti prima.
Francis somigliava vagamente ad una rosa.

E Arthur parve capire.
Capire perchè l'altro si ostinava a regalargli sempre lo stesso tipo di fiore.
Capire quella frase.

Il suo Principe era un fiore prezioso, una rosa.
La più bella tra tutte.


Sicuramente Francis la pensava così.
Lui era un megalomane d'altronde!

- Stupida rana... - mormorò l'inglese sdraiandosi nuovamente nel letto e accucciandosi a Francis.

Da quel momento per Arthur non erano più così sgradevoli, quei fiori.













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Capitolo 4
*** Voglia di Fragole ***


Titolo: Vive l'Amour, vive la Danse. Dopotutto... C'est la France!
Titolo del Capitolo: Voglia di Fragole
Fandom: Axis Powers Hetalia
Personaggi: Elizaveta Hedervary (Ungheria) Bella (Belgio), Francis Bonnefoy (Francia), Arthur Kirkland (Inghilterra).
Genere: Introspettivo, Erotico
Rating: Rosso
Avvertimenti: One-shot, Voyeur, Yuri
Note: La mia prima Yuri. XD
Il titolo che ho usato non l'ho scritto io.
E' una frase che mi ha dedicato la persona a cui dedico questa ff. <3
Scritta per il contest di Marzo dell' APH Shipping Community!







Sorrise.
Un sorriso compiaciuto.
Deliziato, quasi.

Quello che aveva davanti era uno spettacolo per gli occhi, e non solo.

Francis spostò una ciocca di capelli che gli era caduta davanti agli occhi e se la mise dietro l'orecchio.
La visuale da quella serratura era già molto ristretta e limitata.
Ma sicuramente era una delle visuali migliori che aveva visto nelle ultime ventiquattrore - escludendo, ovviamente, il culo di Angleterre -.

Si riavvicinò e continuò a spiare le due nazioni che, dall'altra parte della porta, gli stavano regalando quel momento paradisiaco.

Belgio e Ungheria, sdraiate sul letto della bionda, chiaccheravano amabilmente.
Pettegolezzi.
Il francese ne era sicuro.
Le donne erano così adorabili...

Se poi erano Bella ed Elizaveta, semi nude per via della calura estiva...
Le donne diventavano davvero una prelibatezza.

Ad un tratto le vide scambiarsi uno sguardo complice.
L'ungherese si era sdraiata addosso a Bella, poggiando la testa sul suo seno.

- Dieu... - si ritrovò a sussurrare il francese.

Bella aveva un seno magnifico, e lui lo sapeva fin troppo bene.
Erano stati amanti così tante volte che ne aveva ormai perso il conto.

Poteva rimanere ore in quella scomodissima posizione, ad ammirare quelle due meraviglie.
Viste in quel modo sembravano così innocenti.
Ma lui sapeva bene che entrambe - specie tra le sue braccia - rivelavano la loro vera natura.

Non riuscì a non rimanere estasiato quando Bella porse un piccolo cestino all'ungherese.
La sua mente era ormai persa.
Sperava in qualche giochino sessuale.
Un vibratore, delle manette...
Purtroppo dovette frenare quei pensieri poco romantici quando vide Elizaveta sorridere e mettere una mano nel cestino.

Da lì non poteva vedere.
Non riusciva a capire cosa ci fosse in quel piccolo canestrello.

La castana tirò fuori qualcosa di piccolo e rosso.
Una fragola.

Francis voleva ridere.
Bella lo stava quasi deludendo!
Ma quando notò lo sguardo che la bionda rivolse ad Elzaveta, mentre addentava con lentezza e sensualità quel frutto scarlatto, dovette ricredersi.

Un delizioso gioco erotico.
Ecco cosa stava guardando.


Bella prese una fragola e la morse, guardando fisso negli occhi l'ungherese.
Questa aprì la bocca.
Un chiaro invito per la Belga che le porse l'altra metà del frutto.

Dopo quel gesto ci fu uno scambio di sguardi tra le due donne che Francis osò definire...
Bollente.

Non sembravano più quelle angeliche creature di poco prima.
Erano donne in tutta la loro sensualità e carica erotica.
Fatali.

Continuavano a mangiare in modo sempre più erotico le fragole, poi Elizaveta si avvicinò alle labbra della belga.
La bionda aveva sicuramente fatto una battuta, perchè l'altra ridacchiò per poi venire travolta dalle labbra rosse e vogliose di Bella.
La divorò, come aveva divorato le fragole.

Francis cominciò a trovare quella situazione sempre più bella ed eccitante.
Non aveva nessuna voglia di staccarsi da quella serratura.

Ora Bella era completamente sopra ad Elizaveta.
La baciava sul collo, famelica.
Con le unghie graffiava dolcemente la pelle dei fianchi dell'ungherese, che aveva scoperto leggermente alzando la veste dell'altra.
Elizaveta in risposta, accarezzava i corti capelli biondi di Bella e aveva stampata sul viso un'espressione di piacere.

Francis ne era sicuro.
Conosceva bene quell'espressione...
L'ungherese stava chiedendo di più.
E, come per magia, venne subito accontentata.


Bella interruppe quei baci sulla candida pelle del collo di Elizaveta per poterla spogliare completamente della maglietta.
La castana alzò le braccia, cercando di aiutarla.
Poi rise.
Quel gioco sembrava piacerle davvero tanto!

Bella afferrò una fragola dal cestino e se la mise in bocca, poi si sporse verso l'altram offrendole il frutto.

Un modo per imboccarla o una scusa per mangiarla?
Si ritrovò a pensare Francis con un sorrisetto.

Elizaveta afferrò la fragola con le proprie labbra e, dopo aver mangiato metà frutto - l'altra metà spettò a Bella - si avvicinò all'altra e la baciò.
Quel bacio era malizia pura.

Francis poteva vedere le loro lingue strusciare l'una sull'altra, i piccoli ma decisi morsi da parte della Belga e i bassi gemiti di Elizaveta che non voleva affatto interrompere quel piacevole contatto.
Presto le mani di Bella si posarono sul seno ancora coperto dell'altra.
Gesti lenti e delicati, divennero in breve tempo graffi.
E i gemiti di Elizaveta diventavano sempre più alti.

La perfetta colonna sonora per lo spettacolo in prima fila che Francis si stava godendo.

Quei pochi vestiti che le donne indossavano, sparirono nel giro di pochi secondi.
La belga era passata a mordere un capezzolo dell'ungherese e a strusciarsi sulla sua gamba.

Poteva chiaramente osservare il corpo della castana essere percorso da brividi e inarcarsi verso l'altra, in un esplicito invito a darle di più.
Erano sempre molto esigenti e frettolose a letto.

Bella non se lo fece ripetere due volte.
Lasciò, dopo aver leccato più e più volte, il capezzolo dell'altra e afferrò un'altra fragola dal cestino.
Se la mise in bocca e la passo sul corpo di Elizaveta, dal collo fino al ventre.
Poggiò la fragola nell'ombelico dell'ungherese e cominciò a mangiarla, facendo ben attenzione a dare baci e piccoli e sensuali morsi all'altra.

Elizaveta abbassò lo sguardo verso la bionda.
Aveva la bocca semi-aperta e gli occhi lucidi per l'eccitazione.
Bella le rivolse un sorriso malizioso.

Francis sapeva bene cosa significava quel sorriso.

La belga armeggiò con gli slip di Elizaveta, li spostò quel tanto che bastava per poter leccare la sua intimità.
Un gemito acuto riempì la stanza.
Udibile anche fuori la porta di legno massello.
L'ungherese fu costretta a mettersi una mano davanti alla bocca per evitare di farsi sentire da tutte le altre nazioni che alloggiavano nell'hotel.

Ma quella lingua era dannatamente esperta e a fatica riusciva a trattenersi.
Artigliò il bianco lenzuolo sotto di lei e lo strinse forte tra le dita.
Bella continuava a divorarla, a godere dei suoi gemiti sommessi, dei suoi movimenti che la cercavano, chiedendole - implorandole - di non smettere.

Francis era veramente tentato di portare una mano a slacciarsi i pantaloni.
Erano diventati un po' troppo stretti.
Ma un rumore di passi lo costrinse a voltarsi e ad abbandonare quell'angolo di paradiso.

- Ehy, stupid frog! - lo chiamò Arthur. - Che diavolo facevi? -

Francis sorrise.
Certo...
Sarebbe rimasto volentieri a guardare Belgio e Ungheria nei loro momenti intimi ma con l'inglese davanti che poteva fare?

- Niente, chéri...
Stavo giusto pensando di venire da te e invitarti in camera mia a mangiare qualcosa. -

Arthur alzò un sopracciglio, scettico.
Francis cominciò ad incamminarsi verso la sua stanza e Arthur lo seguì.

- Hm... E cosa mi faresti mangiare? -

Francis sorrise malizioso.

- Io avrei voglia di... Fragole. -








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Capitolo 5
*** La migliore delle Droghe ***


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Titolo del Capitolo: La migliore delle Droghe.
Fandom: Axis Powers Hetalia
Personaggi: Francis Bonnefoy (France), Arthur Kirkland (Uk), Alfred f. Jones (America)
Genere: Erotico, Introspettivo
Rating: Giallo
Avvertimenti: Flash-fic, Yaoi
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Il sesso era come una droga.
E lui ne era strettamente dipendente.


Forse per quel motivo non aveva potuto rinunciare a quell'assurdo gioco.
Anche se in ballo vi erano i suoi sentimenti.
Anche se sapeva benissimo che dopo sarebbe stato male.

Ma cosa poteva farci se aveva una voglia irresistibile di fare l'amore?

Ne era sicuro.
Sarebbe morto di overdose per la sua meravigliosa droga, prima o poi.


E anche quando vide Alfred strusciarsi sul corpo nudo di Arthur, ubriaco fradicio, nonostante la forte fitta al cuore - gelosia, quasi sicuramente era gelosia - si avvicinò ai due e cominciò a giocare con loro.

Sentire il contatto con la pelle di Arthur e Alfred - per quanto poco sopportasse l'americano - lo fece impazzire.
Ad ogni tocco, voleva di più.
Ad ogni bacio, ogni morso, ogni piccolo graffio, sentiva la mente annebbiarsi.

I gemiti sommessi di Arthur e il fiato corto di Alfred...
Le suppliche per esser preso di uno e il semi-urlo di piacere nell'essere entrato nel suo corpo dell'altro.

In mezzo.
Lui era sempre nel mezzo.
Tra l'Inghilterra e l'America.
Troppo poco importante per uno, troppo insignificante per l'altro.


E anche se faceva male continuava a rimenere lì, tra i loro corpi, tra i loro cuori.
Nella speranza di riuscire, un giorno, ad allontanarli e dividerli.
Nella speranza di poter avere Arthur solo per sé.

E mentre aspettava, si sarebbe consolato in quel modo.
Come un drogato, che non poteva fare a meno della sua dose giornaliera.
Non poteva fare a meno del sesso.
Nè di Arthur.


Assecondava le spinte, potenti e veloci, dell'americano dietro di sé e regalava più piacere possibile alla persona che amava, al suo Arthur.
E nelle sue orecchie ogni rumore veniva ovattato dai loro ansimi e gemiti.
Dal rumore provocato dallo scontro dei loro bacini.

Tutto era lontano.
Ma lui si sentiva bene.
Il sesso era una cosa meravigliosa.

Sicuramente la migliore delle droghe.














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