Parole D'Amore

di gloryna_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una Strana Notte ***
Capitolo 2: *** Dolce Risveglio ***
Capitolo 3: *** Attrazione ***
Capitolo 4: *** Amore Effivero ***
Capitolo 5: *** Arriva la fata turchina ***
Capitolo 6: *** MASCHERA DI CERA ***
Capitolo 7: *** IL GUSCIO ROTTO ***
Capitolo 8: *** Tu mi appartieni ***



Capitolo 1
*** Una Strana Notte ***


Un vociare indistinto mi destò dal mio sogno. Sbattei le palpebre confusa, fissando il soffitto e cercando di riorganizzare le idee, tentando almeno di capire dove diavolo fossi. A poco a poco, come in un puzzle, i miei pensieri tornarono al loro posto ricostruendo la realtà. Era come vedere un film sulla propria vita a spezzoni, guardare impassibile il corso degli eventi trascorsi e non poter far nulla per cambiarli. Focalizzai allora il letto su cui ero sdraiata, per poi guardarmi attorno e osservare la mia stanza, completa di scrivania, armadio, poster e foto appesi alle pareti, buffi pupazzi che sbucavano dalle credenze e pile di libri poggiati un po’ ovunque. Dalla grande finestra che avevo sul lato destro, si affacciava una bella luna pallida. Quella notte era priva di nuvole, e si poteva ammirare il cielo, coperto da miliardi di lucenti stelle che galleggiavano sorrette da un filo invisibile attorno al satellite terrestre.
Mi alzai a sedere con un grugnito, osservando l’orologio battere appena le tre di notte, ticchettando allegramente. Sbuffai infastidita, tendendo l’orecchio per rintracciare la fonte di tutto quel baccano: sembrava venisse da molto vicino. Girai lo sguardo, accorgendomi che il frastuono proveniva dall’esterno della mia camera, e rimasi basita. Nella casa di fronte, poco più distante, Sasuke discuteva al telefono agitando le mani in preda ad una rabbia crescente. Camminava turbato, stringendo convulsamente il cordless nella mano e fermandosi a volte per lanciare qualcosa a terra (una matita, un quaderno…), tentando di trovare una valvola di sfogo alla sua rabbia. La sua espressione era un misto di disperazione e collera, che davano una tonalità rossa al suo volto perfetto. In più le sopracciglia aggrottate e il labbro piegato in basso a formare una smorfia di disgusto, lasciavano ben intendere il suo stato d’animo.
Alzai gli occhi al cielo, capendo subito la causa che aveva scatenato tutta quella furia. Da indovinare non era molto difficile, poiché era sempre la stessa. Lo vidi appoggiare la mano libera alla scrivania e accasciarsi sulla sedia sfinito, per poi terminare la chiamata con espressione delusa, schiacciando con tristezza il tasto rosso. Mi intenerii a quella visione ed ebbi un’idea, una di quelle idee semplici ma efficaci. Sporgendomi sotto il letto, presi una pila di fogli accartocciati insieme ad un pennarello indelebile e, appoggiandomi alla parete, scrissi una breve frase. Finita, picchiettai piano sul vetro della finestra per richiamare la sua attenzione. Gli occhi nero corvini si aprirono meravigliati quando mi videro sventolare il raggrinzito pezzo di carta, e un piccolo sorriso affiorò sulla sua bocca.
Vi avevo scarabocchiato un semplice: Tutto ok?
Una domanda retorica, certo, ma almeno era servita a cancellare in parte la sua angoscia.
Abbassò lo sguardo e mosse le mani in cerca anche lui di qualcosa con cui scrivere. Dopo pochi secondi, le alzò stringendo una pagina su cui era scritto a caratteri cubitali: Problemi con Ino.
Lo avevo immaginato sin dal primo momento. Da quando si erano messi insieme c’erano stati sempre problemi. Ino aveva troppi ammiratori e non mancava mai di mostrare con fierezza la sua bellezza innata, cosa che faceva andare su di giri Sasuke, ma al tempo stesso lo turbava. Tuttavia era ovvio che la amava troppo per lasciarla, e accettava con rammarico i suoi difetti di vanità. Lei, d’altro canto, non poteva di certo ignorare il suo fascino. Aveva un visino dolce, ricoperto da una cascata di riccioli biondi che andavano a incorniciare i suoi deliziosi occhi azzurri, accompagnati da un nasino alla francese tappezzato da piccole lentiggini e più sotto da una bella bocca piena. Il corpo era a dir poco perfetto, i suoi movimenti erano aggraziati e incantevoli, tanto da farla sembrare una ballerina ogni volta che si muoveva.
Presi un altro foglio e scribacchiai un misero: Mi dispiace
Non sapevo che altro dirgli per confortarlo, quando si trattava di Ino era tutto inutile.
Potevo assicurarlo che sarebbe cambiata? Si sarebbe messo a ridere a crepapelle
Che si sarebbe scusata? Avrebbe riso ancora più forte trattenendosi lo stomaco.
Che lo amava alla follia? A quel punto sarebbe caduto dalla sedia in preda alle convulsioni.
Fece semplicemente le spallucce, come se fosse uno dei tanti eventi che accadono in giornata, a cui non prestiamo la minima attenzione.
Domani avrebbe ripetuto il solito rituale, sarebbe andato da lei, magari con un mazzo di fiori freschi o qualche cioccolatino, e l’avrebbe implorata di perdonarlo. Ironico eh? Il fiero e tenebroso Sasuke che si piega alla volontà di un essere cosi frivolo, egoista e ottuso solo per amore. Gia, l’amore. Che sentimento possente, è cosi forte che riesce a stravolgere l’anima di qualsiasi persona, rendendola vulnerabile al mondo esterno e…diciamolo…completamente rincitrullita.
Ad un certo punto portò davanti al suo viso un foglio nuovo con scritto: Ti ho svegliata?
Sorrisi distrattamente, rispondendo: Non preoccuparti.
Appoggiò la testa sul palmo della mano, guardandomi triste. Aprii le labbra, muovendole piano, per poi richiuderle velocemente. Aggrottai le sopracciglia confusa.
Presi un altro foglio e chiesi: Hai detto qualcosa?
Lui fece segno di no con la testa, continuando a guardarmi con intensità. I suoi occhi neri riflettevano alla luce della luna, scintillanti come fuochi d’artificio. Ad un certo punto, scosse li capo, come se stesse volando con la fantasia chissà dove, e mi salutò svogliatamente con la mano.
Scrissi velocemente una frase sull’altra faccia del foglio, ma quando alzai lo sguardo aveva già chiuso le tende. Abbassai gli occhi triste, guardando malinconica il pezzo di carta, levigandolo con la mano. Come avrei voluto mostrarglielo, solo per guardare la sua faccia stupita e aspettare ansiosa una sua reazione con il cuore che batteva forte in gola.
Mi accasciai sul letto, scrivendola più volte, ricalcandola con passione, facendo attenzione a disegnare bene le lettere. Essere esprimevano tutto quello che provavo per lui, sempre e ovunque, che lo avessi davanti agli occhi o meno.
Con il passare dei minuti le parole iniziarono a sfumarsi, a diventare sempre più sfocate e illeggibili, finché non chiusi le palpebre del tutto e mi addormentai con un sospiro. Il foglio volò sul pavimento, andando a posarsi con grazia sotto la finestra e rivelando i miei pensieri, illuminandoli sotto la luce bluastra della luna.
I love you
I love you
I love you
I love you
I love you
I love you…Sasuke

Candide, ingenue, letali parole.

 

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Capitolo 2
*** Dolce Risveglio ***


Il caldo sole mattutino, circondato da poche nuvole vaporose, era già alto nel cielo e inondava di luce l’intero quartiere. Io me ne stavo appollaiata sulla panchina di fronte casa, sfogliando pigramente le pagine di un nuovo libro. Leggere mi rasserenava, aiutava ad allentare la tensione e a farmi distratte dai problemi quotidiani. Mentre mi perdevo in quel mare di parole, in lontananza sentii dei piccoli passi avvicinarsi a me. Schiacciavano la ghiaia del giardino con decisione, passando poi a calpestare il duro marciapiede con un ritmo regolare, producendo man mano che si avvicinavano un rumore sempre più forte. Alzai allora timidamente gli occhi dal volume che reggevo tra le mani, e guardai il nuovo arrivato che si stagliava imponente dinnanzi a me. Trattenni il respiro, conscia del fatto che l’oggetto dei miei desideri si trovava a pochi centimetri dalla panchina su cui sedevo. Notai subito i bei occhi neri illuminati dai raggi del sole, che li facevano apparire profondi come pozzi infiniti, quasi fossero parte dell’universo sconosciuto. Sotto di essi, la bella bocca rosea si apri in un’abbagliante sorriso, che mi folgorò all’istante facendomi girare vorticosamente la testa. Involontariamente lasciai cadere il libro a terra, frastornata da quell’apparizione celestiale, e presi a sbattere gli occhi convulsamente.
Era Sasuke o un demone incantevole quello che mi stava davanti?
Lui allora mi guardò attonito, cercando di trovare la spiegazione a quel mio bizzarro comportamento, ma subito scosse la testa ridendo e si chinò a raccogliere il tomo. Sicuramente pensava che mi avesse spaventata, spuntando cosi all’improvviso.
<< Romeo e Giulietta >> disse, leggendo il titolo dell’opera << ti dai al teatro ora, Sakura? >>
Ispirai a fondo, tentando di calmare in mio cuore in fibrillazione, e gli tirai via il libro dalle mani.
<< Più o meno. Penso che Shakespeare abbia saputo ben esprimere l’amore immaturo di questi due protagonisti, è per questo che mi piace >>
<< Capisco. Ma la fine non è delle più felice, mette un po’ tristezza vederli morti l’uno sull’altro >>
<< Si, ma ti fa capire che l’ amore irresponsabile e inesperto non porta da nessuna parte. Se Romeo avesse sposato Rosalina, che amava molto all’inizio ma che poi ha dimenticato per via di Giulietta, a quest’ora sarebbero entrambi vivi e, secondo me, allo stesso modo felici >>
Si sedette vicino a me, guardandomi intensamente.
<< Parli come se esistessero davvero >> disse infine, mettendo un braccio sullo schienale della panchina, dietro le mie spalle. Deleguii accalorata, aspirando con avidità il suo dolce profumo di muschio bianco. Avrei voluto attaccarmi al suo collo e inalare continuamente quell’essenza fantastica, saziandomi soltanto di quell’aroma ineguagliabile, che si addiceva perfettamente alla sua persona. Tossii per riprendermi da quella chimera impossibile e risposi lesta a mezza voce
<< magari oggigiorno c’è qualcuno che vive la medesima situazione >>
Corrugò poi le sopracciglia a quelle parole e si avvicinò piano al mio volto, studiandolo, come se volesse trovare un modo per insinuarsi nei miei pensieri e capire cosa albergasse nella mia testa. Io strinsi con foga il libro, strappando quasi la copertina, e mi girai rapida dall’altro lato ormai rossa in viso.
<< Scusa >> mormorò riprendendosi. Si allontanò di poco, iniziando ad accarezzarmi i capelli.
<< Mi sono sempre piaciuti, hai il colore più bizzarro di tutto il paese sai? Un rosa tenue e piacevole alla vista, delicato al tatto. Quando il sole li illumina, diventano quasi trasparenti e ti fanno sembrare una di quelle fate sfuggenti che abitano i boschi delle fiabe >>
Rise a quell’affermazione, intrecciando le sue dita nelle folte ciocche. Sfiorò per sbaglio il mio collo, poi il mento e la guancia.
Con mio grande sforzo, riuscii a voltarmi verso di lui e mi persi subito nei suoi occhi profondi, cosi enigmatici e attraenti. Aprii la bocca, ma non emisi una sola sillaba. Qualcosa mi diceva che non era il momento di parlare, ma di agire. Cosi, con tutto il coraggio che avevo in corpo, avvicinai il volto al suo con lentezza, valutando ogni movimento, ogni piccola azione.


BIIIIIIIIIIP BIIIIIIIIIIP!!!!!!!


Sobbalzai spaventata da quel rumore improvviso. Mi voltai agitata, notando che davanti a noi si era fermata una macchina, una di quelle sfarzose, con il tettuccio apribile abbassato e un stemma vistoso appiccicato sul cofano. Il guidatore pigiava con prepotenza sul clacson, emettendo una serie di spiacevoli suoni intermittenti che sfondavano i timpani, e agitava l’altra mano salutando. Fu solo allora che, con stupore, misi a fuoco il visino candido del conducente.
Sui capelli perfettamente cotonati e piastrati si trovavano, a mo di frontino, un paio di dispendiosi occhiali da sole che scoprivano il suo volto, permettendo di vedere con chiarezza gli occhi cerulei.
Sasuke rispose come un automa al saluto e, girandosi verso di me mormorando uno stentato “Ciao”, si alzò quasi catapultandosi nel veicolo. Un volta saltato sopra, lei lo avvolse con le sue braccia ceree, facendo tintinnare i numerosi bracciali firmati, e gli diede un deciso bacio sulla bocca. Li guardai incapace di agire, accogliendo ancora una volta il dolore famigliare della sconfitta. Era come un serpente che si attorcigliava con brutalità attorno al mio cuore, straziandolo con il suo veleno letale. Per quanta forza di volontà avessi in corpo, nulla riuscivo a sciogliere i suoi tentacoli disgustosi, avvinghiati con tanta tenacia da impedirmi quasi di respirare.
Prima di ripartire sgommando, Ino mi lanciò uno sguardo carico di soddisfazione e compiacimento per il suo atto spregevole, come se fosse a conoscenza dei miei pensieri intimi. Il suo labbro si tirò impercettibilmente in un ghigno meschino, mentre il piede premeva senza indugio sull’acceleratore facendo uscire una scia di fumo nero dalla marmitta. E cosi volavano via le mie speranze, come nuvole sporche di smog che si disperdono nell'aria limpida della mattina, dando un'aspetto cupo al paesaggio.

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Capitolo 3
*** Attrazione ***


I giorni si succedevano in fretta, uno più assolato e torrido dell’altro, segno che l’estate stava arrivando. Le ultime lezioni di scuola si svolgevano all’aperto e la brezza fresca della mattina rianimava gli studenti, rendendoli frizzanti ed energici. I discorsi tra di loro ruotavano ormai tutti intorno alle vacanze estive e…al ballo di fine anno. Le ragazze erano agitate perche non riuscivano a trovare quell’anello, orecchino, collana o qualsiasi altro stravagante e superfluo oggetto da abbinare ai loro vestitini sfarzosi, e i ragazzi perché dovevano ancora chiedere ai padri di prestar loro la macchina per accompagnarle. Per tutti era un evento che sarebbe rimasto nei loro ricordi per sempre e, proprio per questo, doveva essere perfetto. Nulla avrebbe dovuto rovinare i teneri baci, i balli romantici, le parole dolci sussurrate all’orecchio e, infine, la notte ricca di passione dove le anime degli amanti si sarebbero fuse diventando una sola.
Ma io me ne stavo in disparte da quella folla entusiasmata, concentrandomi sulla lezione in corso. Appoggiavo pigramente il gomito al banco freddo, sottolineando le parole chiave con un evidenziatore giallognolo e ogni tanto risalendomi gli occhiali da vista, che scendevano capricciosi lungo la linea del naso. Fissavo le definizioni segnate, finendo poi per cercare di trovare le lettere che formavano la parola “Sasuke”: le calcavo piano e poi le univo mediante frecce, disegnandole con cura e contando quante volte il suo nome si ripeteva. Ogni volta che ne completavo uno, il mio cuore sobbalzava nel leggerlo e mi tornava alla mente il suo delizioso profumo, che faceva nascere in me un senso di piacere e serenità. Bastava però un attimo per abbinare la sua meravigliosa figura a quella di Ino, ricordando il modo possessivo con cui lo baciava e lo tratteneva a se, come se fosse un oggetto piuttosto che una persona. Detestavo tutto di lei, ogni cosa che la riguardava mi era sgradita fin dal principio. Sospirai affranta, ascoltando il fastidioso rumore della campanella di fine lezione. Il suo suono stridulo e squillante mi rimbombava nella testa, facendomi venire ogni volta l’emicrania.
Dopo aver messo tutti gli oggetti nella borsa, mi trascinai dentro l'istituto mischiandomi alla marea di gente che si trovava nel corridoio, e mi diressi verso il mio armadietto. Una mano morbida si posò con dolcezza sulla mia spalla, facendomi sobbalzare per la sorpresa. Mi voltai adirata, pronta a urlare parolacce allo sventurato sconosciuto, ma appena vidi i suoi inconfondibili occhi neri la mia bocca si sigillò come se fosse vittima di un incantesimo.
<< Vai a lezione di storia? >>
Quel giorno portava una camicia bianca, che lasciava ben intravedere le forme perfette del suo corpo, e un paio di jeans abbassati sulla vita, come richiedeva la moda. Al collo aveva un ciondolo tribale, con appeso un dente di chissà quale sciagurato animale, mentre al polso aveva una serie di bracciali in legno. Vi erano intagliati sopra figure di animali esotici, che si intrecciavano fra loro formando un bellissimo effetto visivo. Il tutto si adattava in modo sorprendente alla sua persona, al colore della pelle, al modo di fare e perfino ala sua voce.
<< Emm…>> balbettai incerta. Cosa aveva chiesto di preciso? Il mio pensiero si era perso nel suo sorriso, cosi intenso e luminoso che, a parer mio, sarebbe stato capace di irradiare il mondo intero.
<< Ciao Sasuke >> riuscii infine a dire, ricordando a malapena chi fossi io.
<< Sempre con la testa fra le nuvole eh? >> rise, passandosi una mano fra i capelli. Seguii il suo movimento, vedendo le dita percorrere i morbidi ciuffi sparpagliandoli disordinatamente.
<< Pensavo alla prossima lezione >> mentii imbarazzata.
<< Anche io, credo che Kakashi mi interrogherà >>
<< è un capitolo piuttosto facile no? >> provai a ricordare gli argomenti del giorno, ma al suo fianco la mia mente era come un immenso spazio vuoto, dove rimbalzava echeggiando la sua immagine, cosi avvenente, incantevole. Più lo guardavo, più il fuoco della passione fermentava in me, trasformandosi in un incendio indomabile.
<< Si, infatti non ci ho messo molto ad impararlo. Il Rinascimento è un epoca molto facile da ricordare perché…>>
Sarei rimasta ad ascoltarlo per ore, a guardare le sue labbra sbattere con leggerezza le une sulle altre per pronunziare le parole, a fissare i suoi cambi di espressione, il battito delle ciglia, le mani che gesticolavano frenetiche. Tutti i suoi movimenti erano perfettamente armoniosi.
<<…ma non volevo parlarti di questo >>
Feci scattare la testa, voltandomi incredula.
<< Volevo chiederti se potevi darmi qualche ripetizione di matematica, sai sono una frana e tra breve avrò un compito importante..>>
<< Oh! >> esclamai << Ma certo, certo che ti aiuto! >> mi sbilanciai verso di lui balzandogli quasi sopra. Il mio gesto fu sciocco ed istintivo: Sasuke mi guardò sorpreso, spalancando le palpebre e arretrando di un passo. Arrossi violentemente, sentendo le mie guancie andare in fiamme e il cuore saltare fuori dal petto, come se fosse un treno in corsa. Tossendo esageratamente, dissi << possiamo vederci il pomeriggio a casa mm…mia quando vuoi >> inspirai una boccata d’aria, trattenendola nei polmoni mentre aspettavo una sua qualunque risposta.
Balbettando un po’, infine disse << Ok, ti…ti va bene domani? >>
<< Sicuro >> risposi sospirando. Sperai che non desse troppa importanza a quello che era appena successo, o sarebbe stato un vero e proprio guaio se avesse iniziato a sospettare qualcosa. Quel che più mi spaventava, e che poteva allontanarsi da me dopo aver capito quello che provavo per lui.
Nel frattempo eravamo arrivati di fronte l’aula di storia, dove gli studenti avevano già preso quasi tutti i posti disponibili. Le loro teste si muovevano, scattando all’orecchio del compagno di banco per bisbigliare l’ultima novità o pettegolezzo scolastico prima dell’inizio della lezione, accertandosi che gli altri non sentissero. Questo, dopo aver ascoltato con attenzione, mormorava un parere o un opinione in riguardo, facendolo sbellicare dalle risate o incitandolo a parlare ancora. Mi voltai lesta intorno, notando che rimanevano solo due banchi vuoti, messi sulla destra nella penultima fila. Al muro dove erano attaccati penzolavano flosci dei cartelloni, raffiguranti le imprese di Napoleone, dall’inizio della sua vita in Corsica fino all’esilio a Sant’Elena. Accompagnate dalle scritte, c’erano delle immagini illustrative, tra cui la più famosa che raffigurava lui sul di un cavallo con la criniera dorata, alzato sulle zampe posteriori. In groppa ad esso il brillante militare francese, avvolto da un pomposo mantello rosso, alzava la mano destra al cielo, voltandosi a guardare con superbia lo spettatore del dipinto.
<< Ci mettiamo li? >> chiesi disinvolta. Dovevo apparire più naturale possibile ora.
Lui annui dandomi un buffetto sulla spalla e incamminandosi a passo deciso verso il posto che avevo indicato, lanciando segni di saluto ai ragazzi che si voltavano a guardarlo. Appena seduto, cacciò il libro dallo zaino iniziando a ripassare per l’interrogazione. Lo imitai subito, lieta di aver trovato una distrazione per non pensarlo, ma feci male i miei calcoli: il suo respiro, gli occhi che si muovevano veloci sulle righe, la mano che voltava leggera le pagine e l’espressione concentrata attiravano i miei occhi su di lui come fosse una calamita. Era un’attrazione cosi forte, feroce e indomabile che non sapevo come fermare, conscia del fatto che lui era ormai diventato la mia unica ragione di vita.



alessandrina94:Concordo con te,Pure io adoro la coppia SasuSaku! Grazie mille x i tuoi Commenti!!^_^ Ps:Adoro le tue storie e spero che continuerai presto!!

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Capitolo 4
*** Amore Effivero ***


<< In casa non c’è nessuno >>
Feci girare la chiave nella toppa mentre pronunciavo quell’assurda frase. La mia mente elaborò subito la situazione in cui ci saremo trovati e quello che magari sarebbe potuto succedere, nel momento esatto un cui saremmo stati soli, faccia a faccia, nel silenzio della mia camera. Sentii un moto di panico crescermi dentro, fermentare nella mia pancia e salire sempre più su, fino alla gola, impedendomi di respirare.
Sasuke si appoggiò allo stipite della porta, totalmente ignaro del mio attuale stato d’animo.
<< sono a lavoro i tuoi? >>
<< Si >>
<< Peccato, volevo tanto salutarmi, è da un pezzo che non li vedo >>
<< Sono molto impegnati questo periodo >>
La serratura scattò rimbombando, intensificando ancora più la mia angoscia. Appoggiai piano la mano sulla porta, aprendola con delicatezza, sperando almeno di ritardare il più possibile il nostro incontro ravvicinato. Varcai con cautela la soglia, seguita immediatamente a ruota da lui.
<< Mi è sempre piaciuta casa tua, hai una madre con un ottimo gusto in fatto di arredamento >> disse entusiasta, guardandosi intorno.
<< Mah, io la trovo un po’ eccentrica >> risposi con una smorfia, indicando la fila di nani sulla mensola del camino: le loro faccette lucide e gli occhi vitrei mi avevano sempre dato un senso di disgusto, per non parlare delle loro posizioni innaturali, cosi artificiose e forzate.
<< Non sono cosi male >> commentò poco convinto << Ma per il resto devi ammettere che ha classe >> disse contemplando il tappeto persiano che si trovava all’ingresso, cercando di calpestarlo il meno possibile.
<< Vuoi qualcosa da bere? >> chiesi guardandolo setacciare la stanza.
<< Mi andrebbe un po’ di coca cola se ne hai >> disse passando a osservare le poltrone in pelle chiara messe ai lati del camino.
<< Certo…Mentre la prendo vuoi iniziare a salire in camera mia? >> optai.
Mi guardò stranito. << Per fare cosa? >> chiese a mezza voce.
<< Bè… per iniziare a studiare >> dissi confusa.
<< Ah giusto! >> si diede in colpetto sulla testa << credevo ci mettessimo qui in soggiorno >> fece un sorrisetto forzato.
<< Si sta meglio di sopra, ecco perché >> mi giustificai.
<< Allora ti aspetto di sopra>> si voltò incamminandosi verso la tromba delle scale. Lo vidi salire i gradini a due a due, ammirando ancora i suoi movimenti fluidi. Quando scomparve dalla mia vista abbassai gli occhi affranta, rimpiangendo di non essere alla sua altezza, convincendomi ancora una volta che lui non sarebbe mai stato mio. Solo amici. Soltanto amici. Era questo che mi ripetevo ogni volta che lo immaginavo accanto a me, mentre mi baciava teneramente o mi stringeva al suo petto ponderoso, cingendomi la vita. Lui non sarebbe mai potuto essere il mio ragazzo, mai. Distrussi ancora una volta quel pensiero impossibile, riducendolo a brandelli, stracciandolo più e più volte fino a farlo diventare polvere. Ma sapevo già che era tutta fatica sprecata, perché si sarebbe ricomposto tornando a manifestarsi nei momenti di debolezza e risentimento. Scuotendo la testa, mi avviai in cucina raggiungendo il frigorifero accanto al muro. lo aprii con forza, quasi rompendo la maniglia, e fui investita da una piacevole aria fresca che sapeva di cibo in scatola. Guardai il ripiano delle bevande, trovando subito la grande bottiglia di Coca cola con la vistosa etichetta rossa e, prendendola, la versai in due bicchieri di vetro. Il liquido scuso fluii al loro interno, riempiendoli fino all’orlo e producendo una piccola patina di schiuma bianca, che si andò a depositare sulla superficie. La vidi fermentare e deflagrare velocemente, come l’amore effimero, che muore rapidamente cosi come è nato, perché che non guarda davvero nell’animo della persona, ma si limita ad osservarne l’aspetto esteriore. E, finita la magia iniziale di quest’ultimo, lo si prende a noia, vedendo appassire lo splendore iniziale che ci aveva tanto attratto.
E se un giorno Sasuke si accorgesse della falsa lucentezza della sua amata, iniziando a valutare altri fattori nelle ragazze?
Allora si, mi avrebbe sicuramente notata. Si trattava solo di aspettare, di dare tempo al tempo, e tutto si sarebbe aggiustato. Confortata da questa idea, presi i bicchieri al volo e mi fiondai sulle scale spargendo il liquido ovunque, con un sorriso ebete stampato in viso. Era ora di giocare le mie carte.



 alessandrina94: Ecco un nuovo capitolo spero ke ti piaccia pure questo!!^_^Ahahahah cmq hai ragione pure io guarderei fissa Sasuke!^_^
PetaloDiCiliegio:Ciao grazie mille x il commento! Sono molto contenta ke ti piaccia la mia storia!!!^_^

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Capitolo 5
*** Arriva la fata turchina ***


“Chi è quella fanciulla che arricchisce del suo tocco la mano di quel cavaliere? Oh, ch'ella insegna davvero alle torce a splendere di viva luce! Par ch'ella penda dalle gote della notte, come un prezioso gioiello dall'orecchio di un'etiope…”
Alla tv, Romeo spiava invaghito Giulietta, guardandola ballare infastidita assieme a Paride.
“…È una bellezza di troppo valore perché se ne possa fare qualche uso, e troppo preziosa per questa terra!...” decantava innamorato, nascosto dietro una colonna. E io, sul letto, osservo lo svolgersi della scena, persa nelle sue parole romantiche, nelle sue frasi tenere e nei suoi dolci gesti. Sembrava impazzito davvero d’amore, come me. Sospirando, presi il telecomando e premetti il tasto per mandare il DVD avanti. Volevo arrivare alla scena cruciale, la mia preferita, dove Romeo, armato di coraggio, scavalca la siepe per entrare nel giardino dei Capuleti e parla a Giulietta per la prima volta sotto il famoso balcone Veronese.
“…Ma quale luce apre l’ombra, da quel balcone?...Ecco l’oriente e Giulietta è il sole!...” esclama, vedendo la sua amata affacciarsi.
“Aimè!” Borbotta lei, non notandolo ancora.
“Ecco parla…Oh! Parla ancora, angelo splendente…” la incita, avvicinandosi per farsi riconoscere.
Ed ecco la famosa frase “Oh, Romeo, Romeo…Perché sei tu Romeo?” detta con tanto gioia e rimprovero allo stesso tempo “ Rinnega dunque tuo padre e rifiuta quel nome o, se non vuoi, legati al mio amore e mai più sarò una Capuleti…” continua melodrammatica.
“ Devo rispondere o ascoltare ancora?” chiede lui, accecato dalla sua bellezza. E mentre lei si accingeva a rispondere, un rumore alla finestra mi fece girare, spaventandomi. Qualcosa vi si era schiantato contro, producendo un “crunch” sonoro, quasi rompendola. Mettendo bene a fuoco l’immagine, notai che dalla parte opposta Sasuke, chiuso nella sua camera, agitava la mano cercando di richiamare la mia attenzione. Mi alzai veloce in piedi, sistemandomi i capelli e il vestito sgualcito, con una punta di imbarazzo. Nelle ultime settimane avevamo avuto modo di stare cosi vicini per studiare, ridendo e scherzando insieme. E ora era tutto finito. La scuola si sarebbe chiusa domani, tutti avevano buttato all’aria libri e quaderni dandosi alla pazza gioia e pensando soltanto a come passare quei favolosi mesi di vacanza. Ma io no. Ogni volta che lo guardavo sentivo una stretta allo stomaco ripensando a tutti quei bei pomeriggi passati sui libri. Avevamo parlato come non mai, scoprendo di avere gli stessi interessi e le stesse passioni, e persino le stesse paure!
Sasuke le sorrise gentile, sventolando un foglietto con scritto “Vieni al ballo stasera? “
Già il ballo di fine anno, l’evento dalla quale volevo scappare a tutti i costi, si sarebbe svolto quella sera.
Solo allora notai che era vestito in smoking, con un elegante farfallino applicato al collo e un kilo di gel spalmato sui capelli scuri, con l’aggiunta di una rosa fresca apportata alla camicia. Si era anche lasciato crescere un po’ di barbetta per l’occasione, il che lo rendeva molto virile.
“Non credo” dissi, rispondendo subito con il primo foglio che mi capitò in mano.
Lui fece una faccia triste “ Peccato…Avrei voluto che ci fossi stata anche tu” disse, scrivendo con un pennarello rosso fuoco. Mi guardò ancora per un interminabile minuto, poi mi salutò veloce con un gesto della mano, uscendo dalla stanza. Quel comportamento mi fece rimanere allibita. Quella frase inaspettata, lo sguardo profondo... Era come se volesse lanciare un segnale muto. Ma quale?
Improvvisamente il telefono di casa squillò, facendomi sobbalzare. Con un gesto veloce, sollevai la cornetta infastidita.
<< Pronto? >>
<< Finalmente, sono ore che ti cerco! Ma perché non mi rispondi al cellulare? >> esclamò una voce pimpante, che riconobbi subito. Era la mia migliore amica, Hinata.
<< Emm >> cercai di giustificarmi << Non lo trovo più…>> dissi con un fil di voce.
<< Come al solito, chissà dove l’hai buttato! Comunque alza le chiappe e iniziati a vestire, tra un po’ passo e ti porto al ballo! >>
<< No Hina…>>
<< Non si rifiuta un invito ufficiale! Avanti, se non ti dai una mossa ti porto vestita cosi come sei ora! >> aggiunse lei, concludendo la telefonata.
<< Io…!! >> Tentai di replicare, ma ricevetti in risposta solo il flebile “tu..tu…” del telefono.
<< Maledizione! >> imprecai, lanciandolo sul letto. E ora? Non avevo né il vestito né l’accompagnatore, il che significava che avrei passato la serata seduta vicino al tavolo delle bevande, a ingurgitare stuzzichini e punch, fino a collassare. E, cosa peggiore, avrei visto Sasuke insieme a Ino. Doppio schifo. Rassegnata, mi avvicinati lenta verso l’armadio, come un condannato si avvicina al plotone di esecuzione, e lo aprii, passando a rovistare tra la pila di maglie e pantaloni. Non trovai nulla di adatto per il ballo, come mi aspettavo. D’altronde, tutti i miei capi erano coerenti con il mio stile di vita: ero una ragazza acqua e sapone, molto semplice e sobria. Mentre continuavo a cercare invano, mi capitò per sbaglio tra le mani un vecchio vestito intero, blu scuro con uno spacco laterale, che mi aveva regalato Hinata anni prima per scherzo. Sapeva infatti che non avrei mai messo una roba del genere, nemmeno se mi avesse costretto con una pistola puntata alla tempia.
<< Grazie mille Hinata >> dissi ridendo, rigirandomelo tra le mani. Era proprio un gran colpo di fortuna, sicuramente avevo dimenticato di gettarlo via ed era finito li. Lo osservai bene, notando che era molto scollato, con delle spalline che scendevano sui lati delle braccia. La gonna era corta fino al ginocchio e arricciata ai lati, con una piccola fascia bianca che stringeva la vita.
<< Meglio di niente…>> borbottai, togliendomi i miei indumenti da casa e provandolo. Chiusi con cura la zip laterale, lisciandolo per stirare i punti sgualciti, e mi rigirai davanti allo specchio, ammirando con orrore lo spacco laterale che faceva intravedere interamente la mia coscia destra. Tentai di chiuderlo con una spilla, ma avevo paura di rovinare il vestito, cosi lasciai perdere, partendo alla ricerca di un paio di scarpe adatto. Io avevo solo quelle da tennis, e qualche sandalo da mare, naturalmente poco adatto ad una serata di gala. << Mmmm…>> mormorai, grattandomi la testa in cerca di un’idea. Solo allora mi cadde lo sguardo sui tacchi vertiginosi di mia madre, buttati in corridoio, sicuramente per la troppa fretta. Mi avvicinai cauta, scrutandoli prima da lontano, poi prendendoli in mano per esaminarli bene. Erano bianchi, alti e con 15 cm di tacco, il che le rendeva totalmente instabili in mio possesso, ma almeno non sarei andata scalza. Li rimisi a terra davanti a me, perfettamente allineati, e tremante iniziai ad infilare il primo piede, appoggiandomi al muro per non perdere l’equilibrio. Dandomi una leggera spinta, misi anche l’altro, sentendomi improvvisamente come staccata da terra, trattenuta solamente dalla forza di gravità. Feci qualche passo di prova e, tra un tentennamento e uno sbilanciamento, riuscii infine a camminare quasi decentemente, arrivando perfino a scendere le scale e a zampettare per il salone. Proprio mentre mi dirigevo coraggiosa verso il divano, suonò il campanello di casa ripetutamente.
<< Eccomi! >> dissi, riavviandomi i capelli alla meno peggio mentre andavo ad aprire. Il campanello squillò ancora, sempre più insistente. Ormai spazientita, spalancai la porta urlando << Non sono sorda! >>

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Capitolo 6
*** MASCHERA DI CERA ***


<< Allora non urlare in quel modo! >> mi rispose la figura snella di Hinata. Feci una smorfia, spostandomi per farla entrare in soggiorno. << Sbaglio o quello è un vestito da sera che ti ho regalato? >> mi domandò, scrutandomi. << Certo, credevi che sarei venuta in tuta? >> A quelle parole i suoi dolci occhi bianchi divennero subito divertiti << Sai, è che non capita spesso vedere Sakura-chan indossare qualcosa di sexy e provocante >> A quell’osservazione arrossi << Non è affatto sexy! È solo elegante! >> sbraitai infuriata, sbattendo cosi forte la porta che i quadri appesi al muro vibrarono sconvolti. In risposta lei si aggiustò una ciocca di capelli blu dietro l’orecchio, ridendo. Notai che portava addosso uno splendido vestito color ambra lungo fino ai piedi, scollato sul petto e stretto in vita da una molla interna, e sulle spalle aveva una sottile sciarpa di velluto che lasciava morbidamente scendere lungo i fianchi. Nel complesso sembrava una sposa in procinto di entrare in chiesa, ma trattenni quell’osservazione poco carina. << Sei…elegante anche tu >> dissi poco convinta. << Grazie! >> esclamò battendo le mani << a te manca solo un po’ di trucco e sei perfetta >> Inorridii. Avevo sentito bene? << Una ragazza non è completa senza trucco! >> disse iniziando a rovistare nella borsetta da sera. << Ma io…>> avevo sempre odiato i cosmetici, soprattutto quelli per il viso perché mi davano una sensazione di unto e appiccicaticcio. E poi alcuni avevano davvero un odore atroce. << Vediamo un po’…>> dopo tanto frugare cacciò un tubetto marrone << eccolo! Il miglior fondotinta sul mercato. Avanti che aspetti? Siediti qui >> mi tirò per il braccio facendomi cadere letteralmente sulla poltrona. << Perfetto, ci metterò solo un secondo >> svitò il tubetto, applicando un po’ di liquido denso su una vaschetta incorporata. << Veramente…Lo sai come la penso su questi…>> cercai di spiegare, deglutendo. Sembrava un pittore e io il suo quadro, lindo e pronto ad essere utilizzato, il che non mi piaceva neanche un pò. << Certo che lo so, ma devi fare un piccolo sforzo non credi? E poi è solo per stasera! >> tirò fuori un pennello a forma piatta iniziando ad intingerlo nel trucco versato: mescolò per una decina di secondi e poi lo avvicinò al mio volto. << E’ proprio necessario? >> << Assolutamente >> tagliò corto, posando il pennello sul mio viso e pennellando piano su tutto il volto, passando dalle guancie alla fronte, poi al mento e sotto gli occhi << Mi pare che sei ancora viva, o no? >> disse ironica, prendendo un fazzoletto e pulendo il trucco in eccesso. Sbuffai in risposta: non vedevo l’ora di togliermi quella schifezza da dosso. << Ora un po’ di ombretto >> si mise il dito sul mento, pensosa << te ne metto uno di un azzurro chiaro, che ne dici? Cosi si intona con il vestito >> << Che ne dici invece se non me lo metti proprio? >> << Ci hai provato, cara >> rispose cacciandomi la lingua e prendendo un altro tubetto << questo è fluido, cosi ci metto pochissimo ad applicarlo >> lo svitò allegra. “E io ci metterò un casino di tempo a toglierlo” non potei fare a meno di pensare, ormai rassegnata. .... Quando una donna si trucca è come se portasse una maschera pregiata, impeccabile e incantevole. Non un imperfezione, un piccolo difetto, un neo fuori posto o un brufolo di troppo: niente di tutto ciò è presente. La donna deve personificare la bellezza stessa, dando una falsa visione della perfezione divina a cui l’uomo in se non potrà mai arrivare. << Finito >> annunciò finalmente la mia amica << Dovresti guardarti allo specchio, sei un incanto! >> << Preferisco di no, non vorrei mettermi ad urlare >> risposi secca << non credi sia ora di andare? >> Mentre rimetteva gli oggetti apposto, lanciò uno sguardo al telefonino << Uh! Non mi ero accorta che è cosi tardi! Naruto mi ammazzerà! >> Scossi la testa << Ti aspetta al ballo? >> << Ma no! Come credi che sia venuta qui? Mi ha accompagnato lui con la macchina, è qui fuori che ci aspetta >> disse distrattamente, aprendo con furia la porta di casa << Su su! >> mi incitò. << Hai fatto attendere quel poveraccio in macchina da solo? >> domandai stupita. << I maschi devono pur sopportare qualcosa se vogliono uscire con noi donne no? >> mi strizzò l’occhio mettendomi una mano sotto braccio e incamminandosi lungo il vialetto di casa. Mentre facevo attenzione a non cadere dai tacchi che portavo ai piedi, sul marciapiede notai che vi era parcheggiata un auto vecchia e piccola, con la vernice scrostata e un buffo adesivo attaccato sullo sportello del passeggero: si, doveva essere di Naruto. << Finalmente! >> esclamò una voce allegra e giovanile. << Scusaci tanto, non avevamo visto l’ora >> rispose con voce melodiosa Hinata, accelerando il passo noncurante del mio attuale handicap motorio << Dovevamo discutere di cose prettamente femminili>> si affrettò a spiegare, una volta arrivata davanti al ragazzo. Lui capi subito che erano argomenti che non lo riguardavano e non indagò oltre, limitandosi ad alzare le spalle e a darmi un bacio sulla guancia << Pensavo non ti piacesse il ballo >> mi sussurrò all’orecchio << Qui di sicuro Hinata c’entra qualcosa>> rise. << Perspicace >> bisbigliai di rimando, alzandomi sulle punte dei piedi per abbracciarlo forte. Era un bel ragazzotto di statura alta, con occhi azzurri come il cielo d’estate e folti capelli biondi, che gli rimanevano dritti sulla testa come se fosse stato appena colto in pieno da una scarica elettrica. E, particolare non trascurabile, era il mio migliore amico dalle elementari: adoravo passare pomeriggi interi a mangiare biscotti al cacao stesa interrazza con lui, raccontando i sogni, le paure e le esperienze che segnavano la mia vita continuamente, come uno scalpello incide la dura pietra con fretta e senza preavviso, lasciandola sfregiata per sempre. Perché è cosi che va la vita: non ti avverte mai quando qualcosa sta per cambiare. << Avanti belle signorine, saltante in macchina che andiamo a divertirci >> ci apri gentilmente lo sportello con un goffo inchino, staccandosi da me. “Sul fatto del divertimento non ne sono molto convinta” pensai abbattuta “Cosa starà facendo ora Sasuke? Starà ballando con lei? La starà baciando? O la…” ma tanto che me lo chiedevo a fare, tra non molto tutti i miei interrogativi si sarebbero placati.

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Capitolo 7
*** IL GUSCIO ROTTO ***


Punto di vista di Sasuke

Chiuso nella solitudine del bagno, aprii il rubinetto lasciando scorrere l’acqua gelida sulle mani, sentendole irrigidirsi e perdere sensibilità. Era una sensazione strana e quasi piacevole, soprattutto con il caldo che faceva quella sera: l’aria era cosi torrida da essere quasi irrespirabile. Mi sciacquai il viso sudato più volte sentendomi finalmente meglio, passando la mano gelata sul collo e dietro la nuca. Con un sospiro di sollievo mi guardai allo specchio riavviandomi i folti capelli corvini, lasciandoli ritti sulla testa come spine appuntite.
“ Che delusione” pensai aggiustandomi anche il farfallino “E questo cosa...?” mi girai leggermente verso destra, scorgendo sul collo della camicia una vistosa macchia rossa che, guardando meglio, si rivelò essere l’impronta di un paio di labbra sensuali.
“Maledetta strega” sbottai strappando più fogli possibili dal rotolo della carta igienica “Ma guarda un po’ tu…” lo immersi nel lavandino, che ormai si era riempito fin all’orlo, e lo passai con rabbia sul guaio che aveva combinato Ino. Purtroppo, invece di toglierlo, contribuii solo a spargerlo sul resto del colletto creando un’orrenda chiazza rossastra.
“Questa me la paga” pensai ancora più adirato. E, come una catena di montaggio, il pensiero di lei si riallacciò agli avvenimenti di quella sera, cosi strani ma anche cosi ovvi.

Ero arrivato con un po’ di ritardo nel locale dove si sarebbe tenuto il ballo studentesco, una fatiscente discoteca nel cuore della città, ed ero entrato felice e pronto a divertirmi. Dopo aver salutato gli amici che si trovavano li prima di me, con stette di mano e pacche sulle spalle, mi ero avviato lungo un corridoio stretto che si apriva infine in un enorme sala da ballo ghermita di gente. I ragazzi ballavano come impazziti a ritmo di musica house, strusciando fra loro e ridendo a squarciagola. Mi tenni attaccato al muro cercando qualche faccia conosciuta, ma la sala era malamente illuminata da una luce violacea intermittente, il che rendeva l’impresa più che impossibile. Cercando di non essere investito dalla massa di persone in movimento camminai verso il tavolo delle bevande, unico punto di riferimento dentro quel caos.
“Ma dove si sarà cacciata Ino?” mi chiesi sempre più in ansia, assaggiando uno stuzzichino al formaggio e riempiendomi un bicchiere di birra. Ma, proprio nell’attimo in cui versavo il liquido attento a non far formare troppa schiuma, vidi di sfuggita la sua tenera faccia spuntare tra tutte le altre. Istintivamente alzai il braccio per salutarla, ma quello che vidi in seguito mi paralizzò: era avvinghiata ad un tizio a me sconosciuto e lo provocava con baci e carezze. Strabuzzando gli occhi aguzzai la vista, sicuro di essermi sbagliato, ma purtroppo non c’erano dubbi, non era il tipo di ragazza che poteva essere scambiata per un’altra: il corpo tonico e sinuoso, il visino perfetto, i capelli lisci e splendenti erano caratteristiche comuni solo a lei. Superato lo shock iniziale mi incamminai verso il punto in cui si trovava, mosso da una rabbia cieca e indomabile. Sentivo ribollire il sangue per la tensione.
<< Ino! >> urlai cercando di sovrastare il frastuono della musica, senza riuscirvi <>
Finalmente, arrivatogli davanti, mi vide e con un gesto istintivo si staccò dallo sventurato ragazzo guardandomi spaventata. Di sicuro dovevo apparire alla pari di un toro inferocito, perché è proprio cosi che mi sentivo; avevo i tendini della braccia in tensione, cosi tanto che si potevano intravedere le vene scure gonfiarsi sotto la pelle. Ma, tentando di non far prevalere il mio istinto animalesco, cercai di placarmi andando subito ai fatti: gli indicai lo sconosciuto e con un gesto della mano chiesi chi fosse, guardandola impassibile. Dopo alcuni secondi che mi parvero interminabili, si limitò ad alzare le spalle con indifferenza, come se il fatto che aveva appena compiuto rientrasse nella normalità, e si avvicinò a me abbracciandomi stretto. Tentai di staccarmi, ma le sue labbra raggiunsero il mio collo e vi posarono un lussurioso bacio, facendomi rabbrividire.
Di sicuro è stato in quel momento che mi ha sporcato la camicia.
E di sicuro è stato in quel momento che ho sentito qualcosa rompersi e andare in mille pezzi, come se qualcuno avesse gettato un vaso pregiato giù per le scale di casa con noncuranza.
<< Ma….>> tentai di dire, cercando di non pensare al dolore pungente che mi era esploso nel petto.
<< Non so davvero cosa mi sia preso Sasuke>> mi disse con voce lagnosa << lo avevo scambiato per te! >>
Come colto da uno schiaffo, a quelle parole la presi per le spalle e l’allontanai da me .
<< E si può sapere come hai fatto?! >> urlai guardandola con sgomento.
<< Bè qui dentro c’è poca luce >> si giustificò facendo una smorfia.
Il dolore che prima mi attanagliava il cuore adesso si stava trasformando in odio puro, quel tipo di odio cosi intenso e possessivo che ti dilania dentro facendoti perdere la ragione. Sapevo che era la sua ennesima bugia ed ormai mi sentivo stufo di questo suo mentire ripetutamente, ignorando i sentimenti altrui. Prima mi ero trattenuto cercando di non esplodere in scenate penose e umilianti, ma ora mi sentivo pronto a gridare al mondo interno che tipo di essere avevo di fronte.
<< Tu…>> iniziai con voce malferma. Per la troppa emozione non riuscivo a parlare, più guardavo i suoi occhi cerulei e più mi disgustavano: parevano fatti di plastica, come il resto del suo corpo. Respirai a fondo raccogliendo le forze necessarie per non agitarmi ulteriormente, ma ad un tratto mi venne un’idea migliore.
<< Non sai quanto mi dispiace…Forse è meglio che ti siedi, ti vedo scosso >> mi propose amorevolmente indicando una fila di sedie dietro di me. Ma, senza dare importanza alle sua parole, alzai la mano con cui reggevo il bicchiere di birra e lo rovesciai di botto sul suo petto facendo in modo che bagnasse tutto il davanti del vestito, un costoso abito di cachemire chiaro ricamato a mano. La sua reazione fu altrettanto veloce: balzò all’indietro andando a sbattere contro alcuni ragazzi che ballavano sfrenati sulla pista, facendoli cadere a terra con lei in maniera ridicola. Una delle sue belle scarpe verniciate volò all’indietro disperdendosi nella sala e provocando delle sonore risate da parte di un gruppetto di persone che avevano assistito alla pietosa scena, causandole un attacco di imbarazzo tale da fare colorare le sue guancie di un rosso livido. Goffamente tentò di rialzarsi ma, come se non bastasse, perse di nuovo l’equilibrio e rotolò di schiena, rievocando nella mia mente la figura di una tartaruga incapace di rimettersi sulle proprie zampe. Sospirando, la guardai per l’ultima prima di girarmi e incamminarmi verso il bagno, sentendo un forte bisogno di restare da solo. Stranamente non mi sentivo né soddisfatto né esultante, al contrario ero ancora più deluso di prima. Forse la vendetta (se mai potevo chiamarla tale) non era l’arma migliore per rispondere ad un offesa, per quanto male possa aver fatto. 

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Capitolo 8
*** Tu mi appartieni ***


“Toc, toc”
Con un gesto fulmineo alzai la testa e guardai verso la porta: qualcuno aveva bussato. Poteva trattarsi di chiunque o di una persona in particolare, ma naturalmente questo non potevo saperlo purtroppo. Fissai la maniglia mal verniciata indeciso se aprire, chiedere chi fosse o semplicemente starmene quieto e zitto. Ma, in ognuno dei casi, alla fine avrei dovuto affrontare comunque il visitatore misterioso.
“Toc, toc, toc, toc”
Altri colpi si susseguirono veloci. Sospirando mi sedetti sul water prendendomi la testa fra le mani, incapace di pensare. Ero in grado solo di guardare le mattonelle del piccolo bagno disposte a terra, che si intrecciavano fra loro formando una perfetta simmetria di colori e sfumature. Infondo quel piccolo ambiente era confortevole e ben illuminato: le pareti, tinte di un blu tenue, si accordavano con le tonalità del lavandino e dello specchio, al lato del quale era appeso un soffice asciugamano in cotone.
Il gabinetto, invece, era di un bianco candido con lo scarico automatico e sul soffitto pendeva un allegro lampadario a candela.
“Toc, toc, toc, toc, toc, toc, toc, toc”
Mi ficcai un dito nelle orecchie sperando di estraniarmi dal quel rumore insopportabile. La mia unica paura era che dietro quel ripetuto bussare ci fosse Ino, e in quel momento non mi andava proprio di affrontarla. Guardai in alto sperando di trovare qualche finestrella da cui scappare, ma c’era soltanto il condotto di areazione, troppo piccolo per me.
<< C’è nessuno? >> sussurrò ad un tratto una voce attenuata da dietro la porta. A primo impatto non pareva quella della mia ormai ex-fidanzata, ma mai fidarsi dei propri sensi, sono fatti solo per ingannare.
Dopo alcuni attimi di silenzio, riprese a parlare <>

Attesi una risposta con impazienza, incapace di allontanarmi da li. Sentivo che aveva bisogno di me e dovevo raggiungerlo a tutti i costi, ma prima dovevo capire bene cos’era successo.
Finalmente si decise a parlare, dando fiato alle parole << Non lo so dove è, so solo che lui ed Ino hanno avuto un litigio abbastanza movimentato >>
<< Tutto qui?! >>
<< Più o meno è tutto quello che so di lui, mi dispiace Sakura>>
Mi limitai a fissare il pavimento mentre Gaara mi guardava impassibile. Speravo di trovare qualche altro indizio, ma non ero riuscita a ricavare nulla da nessuno.
<< E lei adesso dov’è? >>
<< Credo che l’abbiano portata in infermeria, come è caduta deve essersi fatta male>> rise di gusto, facendo ondeggiare i capelli rossicci <>
<< Caduta? >>
<< Si, mi hanno detto che Sasuke gli ha rovesciato qualcosa addosso e lei per evitarlo è scivolata all’indietro. Ha persino trascinato a terra con se alcuni ragazzi >> rise ancora << è un peccato che mi sia perso quella scena epocale! >>
<< Chissà cosa avrà fatto stavolta Ino >> pensai ad alta voce, mangiandomi un’unghia del pollice.
<< Credimi >> Gaara mi poggio una mano sulla spalla << Sasuke non è tanto stupido da fare un gesto cosi avventato senza un motivo valido >>.
Gli sorrisi insicura, rimanendo sospesa tra i miei pensieri. “E se fosse arrivato il momento di confessare il mio amore?”
Bip Bip
Il cellulare vibrò nella borsetta che usavo di solito per uscire, distogliendomi da quel pensiero. Era in pelle scura e non si abbinava per niente con il vestito che avevo addosso.
Bip Bip
Vi frugai dentro con impazienza, districando la mano tra fazzoletti e vecchie tessere scadute. Non la pulivo da un pò e avevo il brutto vizio di buttarci dentro tutto quello che mi capitava al momento.
Ad un tratto incappai in qualcosa di ruvido e spesso e un sorriso mi affiorò sulle labbra: non era ancora il momento di tirarlo fuori.
<< Pronto? >> dissi con voce stridula una volta preso finalmente il cellulare in mano.
<< L’ho trovato >>
Quella notizia mi bastò per mettermi ancora di più in agitazione.
<< Dove sei? >>

La guardai interdetto mentre parlava al telefono. Un attimo prima mi aveva minacciato con la forza ad aprire la porta del bagno, affermando che si trattava di una questione urgente e, visto che ormai ero stato scoperto, avevo deciso di affrontare il mio destino facendo scattare la serratura. Mi aspettavo di essere aggredito da una Ino urlante o per lo meno di venir picchiato da qualcuno mandato da lei, e invece…
“Certo che questa ragazza è strana” pensai guardando i suoi lisci capelli blu scuro sparpagliati sul vestito “Lei e Naruto si completano proprio”
<< Bene ti aspetto qui allora >> concluse chiudendo il telefono con aria soddisfatta.
<< Hinata >> iniziai sempre più curioso << Si può sapere perché…>>
<< C’è una persona che ha bisogno di parlarti >> mi disse senza farmi finire << e anche tu hai bisogno di parlare con lei, quindi attendi qualche minuto >>
<< Si ma…>>
<< La sorpresa rende tutto più interessante >> aggiunse scuotendo la mano per zittirmi.
“Meglio assecondarla” pensai, tanto che avevo da perdere?
Mi appoggia allo stipite della porta con aria divertita, fissando i ragazzi ballare nella sala per passare il tempo. Le loro facce erano sbronze e gioiose mentre si sfogavano con balli vivaci, agitando braccia e piedi freneticamente. Tutto quel casino mi fece venire un gran mal di testa.
Finalmente Hinata picchiettò sulla mia spalla indicandomi un punto in mezzo alla folla << Guarda >>
Seguii l’indicazione del suo indice, ma non riuscii a vedere nulla di nuovo oltre la massa di persone in movimento << Cosa dovrei?...>> le parole si fermarono a metà strada quando finalmente scorsi l’oggetto delle sue attenzioni. Mai e poi mai mi sarei aspettato di vederla li, mentre avanzava felice verso di me con passo sicuro, ignorando le gomitate e gli spintoni che riceveva dai ragazzi scatenati.
Senza pensarci troppo le andai incontro meccanicamente, inconsapevole del magnetismo che si era formato tra noi due: eravamo come due atomi di cariche uguali, ma che si avvicinavano invece di respingersi.
<< Ciao…>> stentai a dire quando me la ritrovai davanti.
Lei mi sorrise timida abbassando lo sguardo. In un primo momento pensai che non riuscisse a parlare forse per la vergogna o altro, ma quando la osservai meglio vidi che stava prendendo qualcosa dalla sua borsa. Tirò fuori un foglio malconcio ripiegato più volte e lo apri piano di fronte a me, guardandomi negli occhi. Sempre più curioso strizzai le palpebre leggendo quello che vi era scritto sopra rimanendo di sasso.
I love you
I love you
I love you
I love you
I love you
I love you…Sasuke
Perplesso, misi una mano nella mia giacca da sera e la infilai nel taschino interno tirando fuori un foglio uguale al suo ma con un tipo di scrittura diversa. Non so perché lo avevo messo proprio li, credo per nasconderlo, ma ora avrei voluto farlo leggere al mondo intero. Sapevo da sempre di amarla ma non l’ho mai voluto ammettere per paura di rovinare una bellissima amicizia, ma fu in quel momento che capii che eravamo fatti l’uno per l’altro e il nostro destino era stare insieme.
I love you, Sakura
Appena lo vide un grande sorriso affioro sul suo volto. Non c’era bisogno di dirsi altro ormai, era tutto perfettamente chiaro, cosi avvicinammo i nostri visi con semplicità e ci scambiammo un bacio appassionato, il più bello della mia vita.

 alessandrina94:Ecco la fine spero ke ti sia piacciuta!!^_^ Alla fine Sasuke e Sakura stanno insieme finalmente!!!^_^ Grazie mille x tutti i commenti ke mi hai fatto!!^_^

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