Parole D'Amore di gloryna_ (/viewuser.php?uid=81348)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una Strana Notte ***
Capitolo 2: *** Dolce Risveglio ***
Capitolo 3: *** Attrazione ***
Capitolo 4: *** Amore Effivero ***
Capitolo 5: *** Arriva la fata turchina ***
Capitolo 6: *** MASCHERA DI CERA ***
Capitolo 7: *** IL GUSCIO ROTTO ***
Capitolo 8: *** Tu mi appartieni ***
Capitolo 1 *** Una Strana Notte ***
Un vociare
indistinto mi destò dal mio sogno. Sbattei le palpebre
confusa, fissando il soffitto e cercando di riorganizzare le idee,
tentando almeno di capire dove diavolo fossi. A poco a poco, come in un
puzzle, i miei pensieri tornarono al loro posto ricostruendo la
realtà. Era come vedere un film sulla propria vita a
spezzoni, guardare impassibile il corso degli eventi trascorsi e non
poter far nulla per cambiarli. Focalizzai allora il letto su cui ero
sdraiata, per poi guardarmi attorno e osservare la mia stanza, completa
di scrivania, armadio, poster e foto appesi alle pareti, buffi pupazzi
che sbucavano dalle credenze e pile di libri poggiati un po’
ovunque. Dalla grande finestra che avevo sul lato destro, si affacciava
una bella luna pallida. Quella notte era priva di nuvole, e si poteva
ammirare il cielo, coperto da miliardi di lucenti stelle che
galleggiavano sorrette da un filo invisibile attorno al satellite
terrestre.
Mi alzai a sedere
con un grugnito, osservando l’orologio battere appena le tre
di notte, ticchettando allegramente. Sbuffai infastidita, tendendo
l’orecchio per rintracciare la fonte di tutto quel baccano:
sembrava venisse da molto vicino. Girai lo sguardo, accorgendomi che il
frastuono proveniva dall’esterno della mia camera, e rimasi
basita. Nella casa di fronte, poco più distante, Sasuke
discuteva al telefono agitando le mani in preda ad una rabbia
crescente. Camminava turbato, stringendo convulsamente il cordless
nella mano e fermandosi a volte per lanciare qualcosa a terra (una
matita, un quaderno…), tentando di trovare una valvola di
sfogo alla sua rabbia. La sua espressione era un misto di disperazione
e collera, che davano una tonalità rossa al suo volto
perfetto. In più le sopracciglia aggrottate e il labbro
piegato in basso a formare una smorfia di disgusto, lasciavano ben
intendere il suo stato d’animo.
Alzai gli occhi
al cielo, capendo subito la causa che aveva scatenato tutta quella
furia. Da indovinare non era molto difficile, poiché era
sempre la stessa. Lo vidi appoggiare la mano libera alla scrivania e
accasciarsi sulla sedia sfinito, per poi terminare la chiamata con
espressione delusa, schiacciando con tristezza il tasto rosso. Mi
intenerii a quella visione ed ebbi un’idea, una di quelle
idee semplici ma efficaci. Sporgendomi sotto il letto, presi una pila
di fogli accartocciati insieme ad un pennarello indelebile e,
appoggiandomi alla parete, scrissi una breve frase. Finita, picchiettai
piano sul vetro della finestra per richiamare la sua attenzione. Gli
occhi nero corvini si aprirono meravigliati quando mi videro sventolare
il raggrinzito pezzo di carta, e un piccolo sorriso affiorò
sulla sua bocca.
Vi avevo
scarabocchiato un semplice: Tutto ok?
Una domanda
retorica, certo, ma almeno era servita a cancellare in parte la sua
angoscia.
Abbassò
lo sguardo e mosse le mani in cerca anche lui di qualcosa con cui
scrivere. Dopo pochi secondi, le alzò stringendo una pagina
su cui era scritto a caratteri cubitali: Problemi con Ino.
Lo avevo
immaginato sin dal primo momento. Da quando si erano messi insieme
c’erano stati sempre problemi. Ino aveva troppi ammiratori e
non mancava mai di mostrare con fierezza la sua bellezza innata, cosa
che faceva andare su di giri Sasuke, ma al tempo stesso lo turbava.
Tuttavia era ovvio che la amava troppo per lasciarla, e accettava con
rammarico i suoi difetti di vanità. Lei, d’altro
canto, non poteva di certo ignorare il suo fascino. Aveva un visino
dolce, ricoperto da una cascata di riccioli biondi che andavano a
incorniciare i suoi deliziosi occhi azzurri, accompagnati da un nasino
alla francese tappezzato da piccole lentiggini e più sotto
da una bella bocca piena. Il corpo era a dir poco perfetto, i suoi
movimenti erano aggraziati e incantevoli, tanto da farla sembrare una
ballerina ogni volta che si muoveva.
Presi un altro
foglio e scribacchiai un misero: Mi dispiace
Non sapevo che
altro dirgli per confortarlo, quando si trattava di Ino era tutto
inutile.
Potevo
assicurarlo che sarebbe cambiata? Si sarebbe messo a ridere a crepapelle
Che si sarebbe
scusata? Avrebbe riso ancora più forte trattenendosi lo
stomaco.
Che lo amava alla
follia? A quel punto sarebbe caduto dalla sedia in preda alle
convulsioni.
Fece
semplicemente le spallucce, come se fosse uno dei tanti eventi che
accadono in giornata, a cui non prestiamo la minima attenzione.
Domani avrebbe
ripetuto il solito rituale, sarebbe andato da lei, magari con un mazzo
di fiori freschi o qualche cioccolatino, e l’avrebbe
implorata di perdonarlo. Ironico eh? Il fiero e tenebroso Sasuke che si
piega alla volontà di un essere cosi frivolo, egoista e
ottuso solo per amore. Gia, l’amore. Che sentimento possente,
è cosi forte che riesce a stravolgere l’anima di
qualsiasi persona, rendendola vulnerabile al mondo esterno
e…diciamolo…completamente rincitrullita.
Ad un certo punto
portò davanti al suo viso un foglio nuovo con scritto: Ti ho
svegliata?
Sorrisi
distrattamente, rispondendo: Non preoccuparti.
Appoggiò
la testa sul palmo della mano, guardandomi triste. Aprii le labbra,
muovendole piano, per poi richiuderle velocemente. Aggrottai le
sopracciglia confusa.
Presi un altro
foglio e chiesi: Hai detto qualcosa?
Lui fece segno di
no con la testa, continuando a guardarmi con intensità. I
suoi occhi neri riflettevano alla luce della luna, scintillanti come
fuochi d’artificio. Ad un certo punto, scosse li capo, come
se stesse volando con la fantasia chissà dove, e mi
salutò svogliatamente con la mano.
Scrissi
velocemente una frase sull’altra faccia del foglio, ma quando
alzai lo sguardo aveva già chiuso le tende. Abbassai gli
occhi triste, guardando malinconica il pezzo di carta, levigandolo con
la mano. Come avrei voluto mostrarglielo, solo per guardare la sua
faccia stupita e aspettare ansiosa una sua reazione con il cuore che
batteva forte in gola.
Mi accasciai sul
letto, scrivendola più volte, ricalcandola con passione,
facendo attenzione a disegnare bene le lettere. Essere esprimevano
tutto quello che provavo per lui, sempre e ovunque, che lo avessi
davanti agli occhi o meno.
Con il passare
dei minuti le parole iniziarono a sfumarsi, a diventare sempre
più sfocate e illeggibili, finché non chiusi le
palpebre del tutto e mi addormentai con un sospiro. Il foglio
volò sul pavimento, andando a posarsi con grazia sotto la
finestra e rivelando i miei pensieri, illuminandoli sotto la luce
bluastra della luna.
I love you
I love you
I love you
I love you
I love you
I love you…Sasuke
Candide, ingenue,
letali parole.
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Capitolo 2 *** Dolce Risveglio ***
Il caldo
sole mattutino, circondato da poche nuvole vaporose, era già
alto nel cielo e inondava di luce l’intero quartiere. Io me
ne stavo appollaiata sulla panchina di fronte casa, sfogliando
pigramente le pagine di un nuovo libro. Leggere mi rasserenava, aiutava
ad allentare la tensione e a farmi distratte dai problemi quotidiani.
Mentre mi perdevo in quel mare di parole, in lontananza sentii dei
piccoli passi avvicinarsi a me. Schiacciavano la ghiaia del giardino
con decisione, passando poi a calpestare il duro marciapiede con un
ritmo regolare, producendo man mano che si avvicinavano un rumore
sempre più forte. Alzai allora timidamente gli occhi dal
volume che reggevo tra le mani, e guardai il nuovo arrivato che si
stagliava imponente dinnanzi a me. Trattenni il respiro, conscia del
fatto che l’oggetto dei miei desideri si trovava a pochi
centimetri dalla panchina su cui sedevo. Notai subito i bei occhi neri
illuminati dai raggi del sole, che li facevano apparire profondi come
pozzi infiniti, quasi fossero parte dell’universo
sconosciuto. Sotto di essi, la bella bocca rosea si apri in
un’abbagliante sorriso, che mi folgorò
all’istante facendomi girare vorticosamente la testa.
Involontariamente lasciai cadere il libro a terra, frastornata da
quell’apparizione celestiale, e presi a sbattere gli occhi
convulsamente.
Era Sasuke o un
demone incantevole quello che mi stava davanti?
Lui allora mi
guardò attonito, cercando di trovare la spiegazione a quel
mio bizzarro comportamento, ma subito scosse la testa ridendo e si
chinò a raccogliere il tomo. Sicuramente pensava che mi
avesse spaventata, spuntando cosi all’improvviso.
<<
Romeo e Giulietta >> disse, leggendo il titolo
dell’opera << ti dai al teatro ora, Sakura?
>>
Ispirai a fondo,
tentando di calmare in mio cuore in fibrillazione, e gli tirai via il
libro dalle mani.
<<
Più o meno. Penso che Shakespeare abbia saputo ben esprimere
l’amore immaturo di questi due protagonisti, è per
questo che mi piace >>
<<
Capisco. Ma la fine non è delle più felice, mette
un po’ tristezza vederli morti l’uno
sull’altro >>
<< Si,
ma ti fa capire che l’ amore irresponsabile e inesperto non
porta da nessuna parte. Se Romeo avesse sposato Rosalina, che amava
molto all’inizio ma che poi ha dimenticato per via di
Giulietta, a quest’ora sarebbero entrambi vivi e, secondo me,
allo stesso modo felici >>
Si sedette vicino a
me, guardandomi intensamente.
<<
Parli come se esistessero davvero >> disse infine,
mettendo un braccio sullo schienale della panchina, dietro le mie
spalle. Deleguii accalorata, aspirando con avidità il suo
dolce profumo di muschio bianco. Avrei voluto attaccarmi al suo collo e
inalare continuamente quell’essenza fantastica, saziandomi
soltanto di quell’aroma ineguagliabile, che si addiceva
perfettamente alla sua persona. Tossii per riprendermi da quella
chimera impossibile e risposi lesta a mezza voce
<<
magari oggigiorno c’è qualcuno che vive la
medesima situazione >>
Corrugò
poi le sopracciglia a quelle parole e si avvicinò piano al
mio volto, studiandolo, come se volesse trovare un modo per insinuarsi
nei miei pensieri e capire cosa albergasse nella mia testa. Io strinsi
con foga il libro, strappando quasi la copertina, e mi girai rapida
dall’altro lato ormai rossa in viso.
<<
Scusa >> mormorò riprendendosi. Si
allontanò di poco, iniziando ad accarezzarmi i capelli.
<< Mi
sono sempre piaciuti, hai il colore più bizzarro di tutto il
paese sai? Un rosa tenue e piacevole alla vista, delicato al tatto.
Quando il sole li illumina, diventano quasi trasparenti e ti fanno
sembrare una di quelle fate sfuggenti che abitano i boschi delle fiabe
>>
Rise a
quell’affermazione, intrecciando le sue dita nelle folte
ciocche. Sfiorò per sbaglio il mio collo, poi il mento e la
guancia.
Con mio grande
sforzo, riuscii a voltarmi verso di lui e mi persi subito nei suoi
occhi profondi, cosi enigmatici e attraenti. Aprii la bocca, ma non
emisi una sola sillaba. Qualcosa mi diceva che non era il momento di
parlare, ma di agire. Cosi, con tutto il coraggio che avevo in corpo,
avvicinai il volto al suo con lentezza, valutando ogni movimento, ogni
piccola azione.
BIIIIIIIIIIP
BIIIIIIIIIIP!!!!!!!
Sobbalzai spaventata
da quel rumore improvviso. Mi voltai agitata, notando che davanti a noi
si era fermata una macchina, una di quelle sfarzose, con il tettuccio
apribile abbassato e un stemma vistoso appiccicato sul cofano. Il
guidatore pigiava con prepotenza sul clacson, emettendo una serie di
spiacevoli suoni intermittenti che sfondavano i timpani, e agitava
l’altra mano salutando. Fu solo allora che, con stupore, misi
a fuoco il visino candido del conducente.
Sui capelli
perfettamente cotonati e piastrati si trovavano, a mo di frontino, un
paio di dispendiosi occhiali da sole che scoprivano il suo volto,
permettendo di vedere con chiarezza gli occhi cerulei.
Sasuke rispose come
un automa al saluto e, girandosi verso di me mormorando uno stentato
“Ciao”, si alzò quasi catapultandosi nel
veicolo. Un volta saltato sopra, lei lo avvolse con le sue braccia
ceree, facendo tintinnare i numerosi bracciali firmati, e gli diede un
deciso bacio sulla bocca. Li guardai incapace di agire, accogliendo
ancora una volta il dolore famigliare della sconfitta. Era come un
serpente che si attorcigliava con brutalità attorno al mio
cuore, straziandolo con il suo veleno letale. Per quanta forza di
volontà avessi in corpo, nulla riuscivo a sciogliere i suoi
tentacoli disgustosi, avvinghiati con tanta tenacia da impedirmi quasi
di respirare.
Prima di ripartire
sgommando, Ino mi lanciò uno sguardo carico di soddisfazione
e compiacimento per il suo atto spregevole, come se fosse a conoscenza
dei miei pensieri intimi. Il suo labbro si tirò
impercettibilmente in un ghigno meschino, mentre il piede premeva senza
indugio sull’acceleratore facendo uscire una scia di fumo
nero dalla marmitta. E cosi volavano via le mie speranze, come nuvole
sporche di smog che si disperdono nell'aria limpida della mattina,
dando un'aspetto cupo al paesaggio.
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Capitolo 3 *** Attrazione ***
I giorni si succedevano in
fretta, uno più assolato e torrido dell’altro,
segno che l’estate stava arrivando. Le ultime lezioni di
scuola si svolgevano all’aperto e la brezza fresca della
mattina rianimava gli studenti, rendendoli frizzanti ed energici. I
discorsi tra di loro ruotavano ormai tutti intorno alle vacanze estive
e…al ballo di fine anno. Le ragazze erano agitate perche non
riuscivano a trovare quell’anello, orecchino, collana o
qualsiasi altro stravagante e superfluo oggetto da abbinare ai loro
vestitini sfarzosi, e i ragazzi perché dovevano ancora
chiedere ai padri di prestar loro la macchina per accompagnarle. Per
tutti era un evento che sarebbe rimasto nei loro ricordi per sempre e,
proprio per questo, doveva essere perfetto. Nulla avrebbe dovuto
rovinare i teneri baci, i balli romantici, le parole dolci sussurrate
all’orecchio e, infine, la notte ricca di passione dove le
anime degli amanti si sarebbero fuse diventando una sola.
Ma io
me ne stavo in disparte da quella folla entusiasmata, concentrandomi
sulla lezione in corso. Appoggiavo pigramente il gomito al banco
freddo, sottolineando le parole chiave con un evidenziatore giallognolo
e ogni tanto risalendomi gli occhiali da vista, che scendevano
capricciosi lungo la linea del naso. Fissavo le definizioni segnate,
finendo poi per cercare di trovare le lettere che formavano la parola
“Sasuke”: le calcavo piano e poi le univo mediante
frecce, disegnandole con cura e contando quante volte il suo nome si
ripeteva. Ogni volta che ne completavo uno, il mio cuore sobbalzava nel
leggerlo e mi tornava alla mente il suo delizioso profumo, che faceva
nascere in me un senso di piacere e serenità. Bastava
però un attimo per abbinare la sua meravigliosa figura a
quella di Ino, ricordando il modo possessivo con cui lo baciava e lo
tratteneva a se, come se fosse un oggetto piuttosto che una persona.
Detestavo tutto di lei, ogni cosa che la riguardava mi era sgradita fin
dal principio. Sospirai affranta, ascoltando il fastidioso rumore della
campanella di fine lezione. Il suo suono stridulo e squillante mi
rimbombava nella testa, facendomi venire ogni volta
l’emicrania.
Dopo
aver messo tutti gli oggetti nella borsa, mi trascinai dentro
l'istituto mischiandomi alla marea di gente che si trovava nel
corridoio, e mi diressi verso il mio armadietto. Una mano morbida si
posò con dolcezza sulla mia spalla, facendomi sobbalzare per
la sorpresa. Mi voltai adirata, pronta a urlare parolacce allo
sventurato sconosciuto, ma appena vidi i suoi inconfondibili occhi neri
la mia bocca si sigillò come se fosse vittima di un
incantesimo.
<<
Vai a lezione di storia? >>
Quel
giorno portava una camicia bianca, che lasciava ben intravedere le
forme perfette del suo corpo, e un paio di jeans abbassati sulla vita,
come richiedeva la moda. Al collo aveva un ciondolo tribale, con appeso
un dente di chissà quale sciagurato animale, mentre al polso
aveva una serie di bracciali in legno. Vi erano intagliati sopra figure
di animali esotici, che si intrecciavano fra loro formando un
bellissimo effetto visivo. Il tutto si adattava in modo sorprendente
alla sua persona, al colore della pelle, al modo di fare e perfino ala
sua voce.
<<
Emm…>> balbettai incerta. Cosa aveva chiesto
di preciso? Il mio pensiero si era perso nel suo sorriso, cosi intenso
e luminoso che, a parer mio, sarebbe stato capace di irradiare il mondo
intero.
<<
Ciao Sasuke >> riuscii infine a dire, ricordando a
malapena chi fossi io.
<<
Sempre con la testa fra le nuvole eh? >> rise, passandosi
una mano fra i capelli. Seguii il suo movimento, vedendo le dita
percorrere i morbidi ciuffi sparpagliandoli disordinatamente.
<<
Pensavo alla prossima lezione >> mentii imbarazzata.
<<
Anche io, credo che Kakashi mi interrogherà >>
<<
è un capitolo piuttosto facile no? >> provai a
ricordare gli argomenti del giorno, ma al suo fianco la mia mente era
come un immenso spazio vuoto, dove rimbalzava echeggiando la sua
immagine, cosi avvenente, incantevole. Più lo guardavo,
più il fuoco della passione fermentava in me, trasformandosi
in un incendio indomabile.
<<
Si, infatti non ci ho messo molto ad impararlo. Il Rinascimento
è un epoca molto facile da ricordare
perché…>>
Sarei
rimasta ad ascoltarlo per ore, a guardare le sue labbra sbattere con
leggerezza le une sulle altre per pronunziare le parole, a fissare i
suoi cambi di espressione, il battito delle ciglia, le mani che
gesticolavano frenetiche. Tutti i suoi movimenti erano perfettamente
armoniosi.
<<…ma
non volevo parlarti di questo >>
Feci
scattare la testa, voltandomi incredula.
<<
Volevo chiederti se potevi darmi qualche ripetizione di matematica, sai
sono una frana e tra breve avrò un compito
importante..>>
<<
Oh! >> esclamai << Ma certo, certo che ti
aiuto! >> mi sbilanciai verso di lui balzandogli quasi
sopra. Il mio gesto fu sciocco ed istintivo: Sasuke mi
guardò sorpreso, spalancando le palpebre e arretrando di un
passo. Arrossi violentemente, sentendo le mie guancie andare in fiamme
e il cuore saltare fuori dal petto, come se fosse un treno in corsa.
Tossendo esageratamente, dissi << possiamo vederci il
pomeriggio a casa mm…mia quando vuoi >>
inspirai una boccata d’aria, trattenendola nei polmoni mentre
aspettavo una sua qualunque risposta.
Balbettando
un po’, infine disse << Ok, ti…ti va
bene domani? >>
<<
Sicuro >> risposi sospirando. Sperai che non desse troppa
importanza a quello che era appena successo, o sarebbe stato un vero e
proprio guaio se avesse iniziato a sospettare qualcosa. Quel che
più mi spaventava, e che poteva allontanarsi da me dopo aver
capito quello che provavo per lui.
Nel
frattempo eravamo arrivati di fronte l’aula di storia, dove
gli studenti avevano già preso quasi tutti i posti
disponibili. Le loro teste si muovevano, scattando
all’orecchio del compagno di banco per bisbigliare
l’ultima novità o pettegolezzo scolastico prima
dell’inizio della lezione, accertandosi che gli altri non
sentissero. Questo, dopo aver ascoltato con attenzione, mormorava un
parere o un opinione in riguardo, facendolo sbellicare dalle risate o
incitandolo a parlare ancora. Mi voltai lesta intorno, notando che
rimanevano solo due banchi vuoti, messi sulla destra nella penultima
fila. Al muro dove erano attaccati penzolavano flosci dei cartelloni,
raffiguranti le imprese di Napoleone, dall’inizio della sua
vita in Corsica fino all’esilio a Sant’Elena.
Accompagnate dalle scritte, c’erano delle immagini
illustrative, tra cui la più famosa che raffigurava lui sul
di un cavallo con la criniera dorata, alzato sulle zampe posteriori. In
groppa ad esso il brillante militare francese, avvolto da un pomposo
mantello rosso, alzava la mano destra al cielo, voltandosi a guardare
con superbia lo spettatore del dipinto.
<<
Ci mettiamo li? >> chiesi disinvolta. Dovevo apparire
più naturale possibile ora.
Lui
annui dandomi un buffetto sulla spalla e incamminandosi a passo deciso
verso il posto che avevo indicato, lanciando segni di saluto ai ragazzi
che si voltavano a guardarlo. Appena seduto, cacciò il libro
dallo zaino iniziando a ripassare per l’interrogazione. Lo
imitai subito, lieta di aver trovato una distrazione per non pensarlo,
ma feci male i miei calcoli: il suo respiro, gli occhi che si muovevano
veloci sulle righe, la mano che voltava leggera le pagine e
l’espressione concentrata attiravano i miei occhi su di lui
come fosse una calamita. Era un’attrazione cosi forte, feroce
e indomabile che non sapevo come fermare, conscia del fatto che lui era
ormai diventato la mia unica ragione di vita.
alessandrina94:Concordo con te,Pure io adoro
la coppia SasuSaku! Grazie mille x i tuoi Commenti!!^_^ Ps:Adoro le tue
storie e spero che continuerai presto!!
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Capitolo 4 *** Amore Effivero ***
<<
In casa non c’è nessuno >>
Feci girare la chiave nella toppa mentre pronunciavo
quell’assurda frase. La mia mente elaborò subito
la situazione in cui ci saremo trovati e quello che magari sarebbe
potuto succedere, nel momento esatto un cui saremmo stati soli, faccia
a faccia, nel silenzio della mia camera. Sentii un moto di panico
crescermi dentro, fermentare nella mia pancia e salire sempre
più su, fino alla gola, impedendomi di respirare.
Sasuke si appoggiò allo stipite della porta, totalmente
ignaro del mio attuale stato d’animo.
<< sono a lavoro i tuoi? >>
<< Si >>
<< Peccato, volevo tanto salutarmi, è da un
pezzo che non li vedo >>
<< Sono molto impegnati questo periodo >>
La serratura scattò rimbombando, intensificando ancora
più la mia angoscia. Appoggiai piano la mano sulla porta,
aprendola con delicatezza, sperando almeno di ritardare il
più possibile il nostro incontro ravvicinato. Varcai con
cautela la soglia, seguita immediatamente a ruota da lui.
<< Mi è sempre piaciuta casa tua, hai una
madre con un ottimo gusto in fatto di arredamento >>
disse entusiasta, guardandosi intorno.
<< Mah, io la trovo un po’ eccentrica
>> risposi con una smorfia, indicando la fila di nani
sulla mensola del camino: le loro faccette lucide e gli occhi vitrei mi
avevano sempre dato un senso di disgusto, per non parlare delle loro
posizioni innaturali, cosi artificiose e forzate.
<< Non sono cosi male >>
commentò poco convinto << Ma per il resto devi
ammettere che ha classe >> disse contemplando il tappeto
persiano che si trovava all’ingresso, cercando di calpestarlo
il meno possibile.
<< Vuoi qualcosa da bere? >> chiesi
guardandolo setacciare la stanza.
<< Mi andrebbe un po’ di coca cola se ne hai
>> disse passando a osservare le poltrone in pelle chiara
messe ai lati del camino.
<< Certo…Mentre la prendo vuoi iniziare a
salire in camera mia? >> optai.
Mi guardò stranito. << Per fare cosa?
>> chiese a mezza voce.
<< Bè… per iniziare a studiare
>> dissi confusa.
<< Ah giusto! >> si diede in colpetto sulla
testa << credevo ci mettessimo qui in soggiorno
>> fece un sorrisetto forzato.
<< Si sta meglio di sopra, ecco perché
>> mi giustificai.
<< Allora ti aspetto di sopra>> si
voltò incamminandosi verso la tromba delle scale. Lo vidi
salire i gradini a due a due, ammirando ancora i suoi movimenti fluidi.
Quando scomparve dalla mia vista abbassai gli occhi affranta,
rimpiangendo di non essere alla sua altezza, convincendomi ancora una
volta che lui non sarebbe mai stato mio. Solo amici. Soltanto amici.
Era questo che mi ripetevo ogni volta che lo immaginavo accanto a me,
mentre mi baciava teneramente o mi stringeva al suo petto ponderoso,
cingendomi la vita. Lui non sarebbe mai potuto essere il mio ragazzo,
mai. Distrussi ancora una volta quel pensiero impossibile, riducendolo
a brandelli, stracciandolo più e più volte fino a
farlo diventare polvere. Ma sapevo già che era tutta fatica
sprecata, perché si sarebbe ricomposto tornando a
manifestarsi nei momenti di debolezza e risentimento. Scuotendo la
testa, mi avviai in cucina raggiungendo il frigorifero accanto al muro.
lo aprii con forza, quasi rompendo la maniglia, e fui investita da una
piacevole aria fresca che sapeva di cibo in scatola. Guardai il ripiano
delle bevande, trovando subito la grande bottiglia di Coca cola con la
vistosa etichetta rossa e, prendendola, la versai in due bicchieri di
vetro. Il liquido scuso fluii al loro interno, riempiendoli fino
all’orlo e producendo una piccola patina di schiuma bianca,
che si andò a depositare sulla superficie. La vidi
fermentare e deflagrare velocemente, come l’amore effimero,
che muore rapidamente cosi come è nato, perché
che non guarda davvero nell’animo della persona, ma si limita
ad osservarne l’aspetto esteriore. E, finita la magia
iniziale di quest’ultimo, lo si prende a noia, vedendo
appassire lo splendore iniziale che ci aveva tanto attratto.
E se un giorno Sasuke si accorgesse della falsa lucentezza della sua
amata, iniziando a valutare altri fattori nelle ragazze?
Allora si, mi avrebbe sicuramente notata. Si trattava solo di
aspettare, di dare tempo al tempo, e tutto si sarebbe aggiustato.
Confortata da questa idea, presi i bicchieri al volo e mi fiondai sulle
scale spargendo il liquido ovunque, con un sorriso ebete stampato in
viso. Era ora di giocare le mie carte.
alessandrina94:
Ecco un nuovo capitolo spero ke ti piaccia pure questo!!^_^Ahahahah cmq
hai ragione pure io guarderei fissa Sasuke!^_^
PetaloDiCiliegio:Ciao
grazie mille x il commento! Sono molto contenta ke ti piaccia la mia
storia!!!^_^
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Capitolo 5 *** Arriva la fata turchina ***
“Chi è quella fanciulla che
arricchisce del suo tocco la mano di quel cavaliere? Oh, ch'ella
insegna davvero alle torce a splendere di viva luce! Par ch'ella penda
dalle gote della notte, come un prezioso gioiello dall'orecchio di
un'etiope…”
Alla tv, Romeo spiava invaghito Giulietta, guardandola ballare
infastidita assieme a Paride.
“…È una bellezza di troppo valore
perché se ne possa fare qualche uso, e troppo preziosa per
questa terra!...” decantava innamorato, nascosto dietro una
colonna. E io, sul letto, osservo lo svolgersi della scena, persa nelle
sue parole romantiche, nelle sue frasi tenere e nei suoi dolci gesti.
Sembrava impazzito davvero d’amore, come me. Sospirando,
presi il telecomando e premetti il tasto per mandare il DVD avanti.
Volevo arrivare alla scena cruciale, la mia preferita, dove Romeo,
armato di coraggio, scavalca la siepe per entrare nel giardino dei
Capuleti e parla a Giulietta per la prima volta sotto il famoso balcone
Veronese.
“…Ma quale luce apre l’ombra, da quel
balcone?...Ecco l’oriente e Giulietta è il
sole!...” esclama, vedendo la sua amata affacciarsi.
“Aimè!” Borbotta lei, non notandolo
ancora.
“Ecco parla…Oh! Parla ancora, angelo
splendente…” la incita, avvicinandosi per farsi
riconoscere.
Ed ecco la famosa frase “Oh, Romeo,
Romeo…Perché sei tu Romeo?” detta con
tanto gioia e rimprovero allo stesso tempo “ Rinnega dunque
tuo padre e rifiuta quel nome o, se non vuoi, legati al mio amore e mai
più sarò una Capuleti…”
continua melodrammatica.
“ Devo rispondere o ascoltare ancora?” chiede lui,
accecato dalla sua bellezza. E mentre lei si accingeva a rispondere, un
rumore alla finestra mi fece girare, spaventandomi. Qualcosa vi si era
schiantato contro, producendo un “crunch” sonoro,
quasi rompendola. Mettendo bene a fuoco l’immagine, notai che
dalla parte opposta Sasuke, chiuso nella sua camera, agitava la mano
cercando di richiamare la mia attenzione. Mi alzai veloce in piedi,
sistemandomi i capelli e il vestito sgualcito, con una punta di
imbarazzo. Nelle ultime settimane avevamo avuto modo di stare cosi
vicini per studiare, ridendo e scherzando insieme. E ora era tutto
finito. La scuola si sarebbe chiusa domani, tutti avevano buttato
all’aria libri e quaderni dandosi alla pazza gioia e pensando
soltanto a come passare quei favolosi mesi di vacanza. Ma io no. Ogni
volta che lo guardavo sentivo una stretta allo stomaco ripensando a
tutti quei bei pomeriggi passati sui libri. Avevamo parlato come non
mai, scoprendo di avere gli stessi interessi e le stesse passioni, e
persino le stesse paure!
Sasuke le sorrise gentile, sventolando un foglietto con scritto
“Vieni al ballo stasera? “
Già il ballo di fine anno, l’evento dalla quale
volevo scappare a tutti i costi, si sarebbe svolto quella sera.
Solo allora notai che era vestito in smoking, con un elegante
farfallino applicato al collo e un kilo di gel spalmato sui capelli
scuri, con l’aggiunta di una rosa fresca apportata alla
camicia. Si era anche lasciato crescere un po’ di barbetta
per l’occasione, il che lo rendeva molto virile.
“Non credo” dissi, rispondendo subito con il primo
foglio che mi capitò in mano.
Lui fece una faccia triste “ Peccato…Avrei voluto
che ci fossi stata anche tu” disse, scrivendo con un
pennarello rosso fuoco. Mi guardò ancora per un
interminabile minuto, poi mi salutò veloce con un gesto
della mano, uscendo dalla stanza. Quel comportamento mi fece rimanere
allibita. Quella frase inaspettata, lo sguardo profondo... Era come se
volesse lanciare un segnale muto. Ma quale?
Improvvisamente il telefono di casa squillò, facendomi
sobbalzare. Con un gesto veloce, sollevai la cornetta infastidita.
<< Pronto? >>
<< Finalmente, sono ore che ti cerco! Ma
perché non mi rispondi al cellulare? >>
esclamò una voce pimpante, che riconobbi subito. Era la mia
migliore amica, Hinata.
<< Emm >> cercai di giustificarmi
<< Non lo trovo
più…>> dissi con un fil di voce.
<< Come al solito, chissà dove l’hai
buttato! Comunque alza le chiappe e iniziati a vestire, tra un
po’ passo e ti porto al ballo! >>
<< No Hina…>>
<< Non si rifiuta un invito ufficiale! Avanti, se non ti
dai una mossa ti porto vestita cosi come sei ora! >>
aggiunse lei, concludendo la telefonata.
<< Io…!! >> Tentai di replicare,
ma ricevetti in risposta solo il flebile
“tu..tu…” del telefono.
<< Maledizione! >> imprecai, lanciandolo
sul letto. E ora? Non avevo né il vestito né
l’accompagnatore, il che significava che avrei passato la
serata seduta vicino al tavolo delle bevande, a ingurgitare stuzzichini
e punch, fino a collassare. E, cosa peggiore, avrei visto Sasuke
insieme a Ino. Doppio schifo. Rassegnata, mi avvicinati lenta verso
l’armadio, come un condannato si avvicina al plotone di
esecuzione, e lo aprii, passando a rovistare tra la pila di maglie e
pantaloni. Non trovai nulla di adatto per il ballo, come mi aspettavo.
D’altronde, tutti i miei capi erano coerenti con il mio stile
di vita: ero una ragazza acqua e sapone, molto semplice e sobria.
Mentre continuavo a cercare invano, mi capitò per sbaglio
tra le mani un vecchio vestito intero, blu scuro con uno spacco
laterale, che mi aveva regalato Hinata anni prima per scherzo. Sapeva
infatti che non avrei mai messo una roba del genere, nemmeno se mi
avesse costretto con una pistola puntata alla tempia.
<< Grazie mille Hinata >> dissi ridendo,
rigirandomelo tra le mani. Era proprio un gran colpo di fortuna,
sicuramente avevo dimenticato di gettarlo via ed era finito li. Lo
osservai bene, notando che era molto scollato, con delle spalline che
scendevano sui lati delle braccia. La gonna era corta fino al ginocchio
e arricciata ai lati, con una piccola fascia bianca che stringeva la
vita.
<< Meglio di niente…>>
borbottai, togliendomi i miei indumenti da casa e provandolo. Chiusi
con cura la zip laterale, lisciandolo per stirare i punti sgualciti, e
mi rigirai davanti allo specchio, ammirando con orrore lo spacco
laterale che faceva intravedere interamente la mia coscia destra.
Tentai di chiuderlo con una spilla, ma avevo paura di rovinare il
vestito, cosi lasciai perdere, partendo alla ricerca di un paio di
scarpe adatto. Io avevo solo quelle da tennis, e qualche sandalo da
mare, naturalmente poco adatto ad una serata di gala. <<
Mmmm…>> mormorai, grattandomi la testa in
cerca di un’idea. Solo allora mi cadde lo sguardo sui tacchi
vertiginosi di mia madre, buttati in corridoio, sicuramente per la
troppa fretta. Mi avvicinai cauta, scrutandoli prima da lontano, poi
prendendoli in mano per esaminarli bene. Erano bianchi, alti e con 15
cm di tacco, il che le rendeva totalmente instabili in mio possesso, ma
almeno non sarei andata scalza. Li rimisi a terra davanti a me,
perfettamente allineati, e tremante iniziai ad infilare il primo piede,
appoggiandomi al muro per non perdere l’equilibrio. Dandomi
una leggera spinta, misi anche l’altro, sentendomi
improvvisamente come staccata da terra, trattenuta solamente dalla
forza di gravità. Feci qualche passo di prova e, tra un
tentennamento e uno sbilanciamento, riuscii infine a camminare quasi
decentemente, arrivando perfino a scendere le scale e a zampettare per
il salone. Proprio mentre mi dirigevo coraggiosa verso il divano,
suonò il campanello di casa ripetutamente.
<< Eccomi! >> dissi, riavviandomi i capelli
alla meno peggio mentre andavo ad aprire. Il campanello
squillò ancora, sempre più insistente. Ormai
spazientita, spalancai la porta urlando << Non sono
sorda! >>
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Capitolo 6 *** MASCHERA DI CERA ***
<< Allora non urlare in quel modo! >> mi rispose la figura snella di Hinata.
Feci una smorfia, spostandomi per farla entrare in soggiorno.
<< Sbaglio o quello è un vestito da sera che ti ho regalato? >> mi domandò, scrutandomi.
<< Certo, credevi che sarei venuta in tuta? >>
A quelle parole i suoi dolci occhi bianchi divennero subito divertiti
<< Sai, è che non capita spesso vedere Sakura-chan indossare qualcosa di sexy e provocante >>
A quell’osservazione arrossi << Non è affatto sexy! È solo elegante! >> sbraitai infuriata, sbattendo cosi forte la porta che i quadri appesi al muro vibrarono sconvolti.
In risposta lei si aggiustò una ciocca di capelli blu dietro l’orecchio, ridendo. Notai che portava addosso uno splendido vestito color ambra lungo fino ai piedi, scollato sul petto e stretto in vita da una molla interna, e sulle spalle aveva una sottile sciarpa di velluto che lasciava morbidamente scendere lungo i fianchi. Nel complesso sembrava una sposa in procinto di entrare in chiesa, ma trattenni quell’osservazione poco carina.
<< Sei…elegante anche tu >> dissi poco convinta.
<< Grazie! >> esclamò battendo le mani << a te manca solo un po’ di trucco e sei perfetta >>
Inorridii. Avevo sentito bene?
<< Una ragazza non è completa senza trucco! >> disse iniziando a rovistare nella borsetta da sera.
<< Ma io…>> avevo sempre odiato i cosmetici, soprattutto quelli per il viso perché mi davano una sensazione di unto e appiccicaticcio. E poi alcuni avevano davvero un odore atroce.
<< Vediamo un po’…>> dopo tanto frugare cacciò un tubetto marrone << eccolo! Il miglior fondotinta sul mercato. Avanti che aspetti? Siediti qui >> mi tirò per il braccio facendomi cadere letteralmente sulla poltrona.
<< Perfetto, ci metterò solo un secondo >> svitò il tubetto, applicando un po’ di liquido denso su una vaschetta incorporata.
<< Veramente…Lo sai come la penso su questi…>> cercai di spiegare, deglutendo. Sembrava un pittore e io il suo quadro, lindo e pronto ad essere utilizzato, il che non mi piaceva neanche un pò.
<< Certo che lo so, ma devi fare un piccolo sforzo non credi? E poi è solo per stasera! >> tirò fuori un pennello a forma piatta iniziando ad intingerlo nel trucco versato: mescolò per una decina di secondi e poi lo avvicinò al mio volto.
<< E’ proprio necessario? >>
<< Assolutamente >> tagliò corto, posando il pennello sul mio viso e pennellando piano su tutto il volto, passando dalle guancie alla fronte, poi al mento e sotto gli occhi
<< Mi pare che sei ancora viva, o no? >> disse ironica, prendendo un fazzoletto e pulendo il trucco in eccesso. Sbuffai in risposta: non vedevo l’ora di togliermi quella schifezza da dosso.
<< Ora un po’ di ombretto >> si mise il dito sul mento, pensosa << te ne metto uno di un azzurro chiaro, che ne dici? Cosi si intona con il vestito >>
<< Che ne dici invece se non me lo metti proprio? >>
<< Ci hai provato, cara >> rispose cacciandomi la lingua e prendendo un altro tubetto << questo è fluido, cosi ci metto pochissimo ad applicarlo >> lo svitò allegra.
“E io ci metterò un casino di tempo a toglierlo” non potei fare a meno di pensare, ormai rassegnata.
....
Quando una donna si trucca è come se portasse una maschera pregiata, impeccabile e incantevole. Non un imperfezione, un piccolo difetto, un neo fuori posto o un brufolo di troppo: niente di tutto ciò è presente. La donna deve personificare la bellezza stessa, dando una falsa visione della perfezione divina a cui l’uomo in se non potrà mai arrivare.
<< Finito >> annunciò finalmente la mia amica << Dovresti guardarti allo specchio, sei un incanto! >>
<< Preferisco di no, non vorrei mettermi ad urlare >> risposi secca << non credi sia ora di andare? >>
Mentre rimetteva gli oggetti apposto, lanciò uno sguardo al telefonino << Uh! Non mi ero accorta che è cosi tardi! Naruto mi ammazzerà! >>
Scossi la testa << Ti aspetta al ballo? >>
<< Ma no! Come credi che sia venuta qui? Mi ha accompagnato lui con la macchina, è qui fuori che ci aspetta >> disse distrattamente, aprendo con furia la porta di casa << Su su! >> mi incitò.
<< Hai fatto attendere quel poveraccio in macchina da solo? >> domandai stupita.
<< I maschi devono pur sopportare qualcosa se vogliono uscire con noi donne no? >> mi strizzò l’occhio mettendomi una mano sotto braccio e incamminandosi lungo il vialetto di casa. Mentre facevo attenzione a non cadere dai tacchi che portavo ai piedi, sul marciapiede notai che vi era parcheggiata un auto vecchia e piccola, con la vernice scrostata e un buffo adesivo attaccato sullo sportello del passeggero: si, doveva essere di Naruto.
<< Finalmente! >> esclamò una voce allegra e giovanile.
<< Scusaci tanto, non avevamo visto l’ora >> rispose con voce melodiosa Hinata, accelerando il passo noncurante del mio attuale handicap motorio << Dovevamo discutere di cose prettamente femminili>> si affrettò a spiegare, una volta arrivata davanti al ragazzo. Lui capi subito che erano argomenti che non lo riguardavano e non indagò oltre, limitandosi ad alzare le spalle e a darmi un bacio sulla guancia
<< Pensavo non ti piacesse il ballo >> mi sussurrò all’orecchio << Qui di sicuro Hinata c’entra qualcosa>> rise.
<< Perspicace >> bisbigliai di rimando, alzandomi sulle punte dei piedi per abbracciarlo forte. Era un bel ragazzotto di statura alta, con occhi azzurri come il cielo d’estate e folti capelli biondi, che gli rimanevano dritti sulla testa come se fosse stato appena colto in pieno da una scarica elettrica. E, particolare non trascurabile, era il mio migliore amico dalle elementari: adoravo passare pomeriggi interi a mangiare biscotti al cacao stesa interrazza con lui, raccontando i sogni, le paure e le esperienze che segnavano la mia vita continuamente, come uno scalpello incide la dura pietra con fretta e senza preavviso, lasciandola sfregiata per sempre. Perché è cosi che va la vita: non ti avverte mai quando qualcosa sta per cambiare.
<< Avanti belle signorine, saltante in macchina che andiamo a divertirci >> ci apri gentilmente lo sportello con un goffo inchino, staccandosi da me.
“Sul fatto del divertimento non ne sono molto convinta” pensai abbattuta “Cosa starà facendo ora Sasuke? Starà ballando con lei? La starà baciando? O la…” ma tanto che me lo chiedevo a fare, tra non molto tutti i miei interrogativi si sarebbero placati. |
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Capitolo 7 *** IL GUSCIO ROTTO ***
Punto di vista di Sasuke
Chiuso nella solitudine del bagno, aprii il rubinetto lasciando
scorrere l’acqua gelida sulle mani, sentendole irrigidirsi e
perdere sensibilità. Era una sensazione strana e quasi
piacevole, soprattutto con il caldo che faceva quella sera:
l’aria era cosi torrida da essere quasi irrespirabile. Mi
sciacquai il viso sudato più volte sentendomi finalmente
meglio, passando la mano gelata sul collo e dietro la nuca. Con un
sospiro di sollievo mi guardai allo specchio riavviandomi i folti
capelli corvini, lasciandoli ritti sulla testa come spine appuntite.
“ Che delusione” pensai aggiustandomi anche il
farfallino “E questo cosa...?” mi girai leggermente
verso destra, scorgendo sul collo della camicia una vistosa macchia
rossa che, guardando meglio, si rivelò essere
l’impronta di un paio di labbra sensuali.
“Maledetta strega” sbottai strappando
più fogli possibili dal rotolo della carta igienica
“Ma guarda un po’ tu…” lo
immersi nel lavandino, che ormai si era riempito fin
all’orlo, e lo passai con rabbia sul guaio che aveva
combinato Ino. Purtroppo, invece di toglierlo, contribuii solo a
spargerlo sul resto del colletto creando un’orrenda chiazza
rossastra.
“Questa me la paga” pensai ancora più
adirato. E, come una catena di montaggio, il pensiero di lei si
riallacciò agli avvenimenti di quella sera, cosi strani ma
anche cosi ovvi.
Ero arrivato con un po’ di ritardo nel locale dove si sarebbe
tenuto il ballo studentesco, una fatiscente discoteca nel cuore della
città, ed ero entrato felice e pronto a divertirmi. Dopo
aver salutato gli amici che si trovavano li prima di me, con stette di
mano e pacche sulle spalle, mi ero avviato lungo un corridoio stretto
che si apriva infine in un enorme sala da ballo ghermita di gente. I
ragazzi ballavano come impazziti a ritmo di musica house, strusciando
fra loro e ridendo a squarciagola. Mi tenni attaccato al muro cercando
qualche faccia conosciuta, ma la sala era malamente illuminata da una
luce violacea intermittente, il che rendeva l’impresa
più che impossibile. Cercando di non essere investito dalla
massa di persone in movimento camminai verso il tavolo delle bevande,
unico punto di riferimento dentro quel caos.
“Ma dove si sarà cacciata Ino?” mi
chiesi sempre più in ansia, assaggiando uno stuzzichino al
formaggio e riempiendomi un bicchiere di birra. Ma, proprio
nell’attimo in cui versavo il liquido attento a non far
formare troppa schiuma, vidi di sfuggita la sua tenera faccia spuntare
tra tutte le altre. Istintivamente alzai il braccio per salutarla, ma
quello che vidi in seguito mi paralizzò: era avvinghiata ad
un tizio a me sconosciuto e lo provocava con baci e carezze.
Strabuzzando gli occhi aguzzai la vista, sicuro di essermi sbagliato,
ma purtroppo non c’erano dubbi, non era il tipo di ragazza
che poteva essere scambiata per un’altra: il corpo tonico e
sinuoso, il visino perfetto, i capelli lisci e splendenti erano
caratteristiche comuni solo a lei. Superato lo shock iniziale mi
incamminai verso il punto in cui si trovava, mosso da una rabbia cieca
e indomabile. Sentivo ribollire il sangue per la tensione.
<< Ino! >> urlai cercando di sovrastare il
frastuono della musica, senza riuscirvi <>
Finalmente, arrivatogli davanti, mi vide e con un gesto istintivo si
staccò dallo sventurato ragazzo guardandomi spaventata. Di
sicuro dovevo apparire alla pari di un toro inferocito,
perché è proprio cosi che mi sentivo; avevo i
tendini della braccia in tensione, cosi tanto che si potevano
intravedere le vene scure gonfiarsi sotto la pelle. Ma, tentando di non
far prevalere il mio istinto animalesco, cercai di placarmi andando
subito ai fatti: gli indicai lo sconosciuto e con un gesto della mano
chiesi chi fosse, guardandola impassibile. Dopo alcuni secondi che mi
parvero interminabili, si limitò ad alzare le spalle con
indifferenza, come se il fatto che aveva appena compiuto rientrasse
nella normalità, e si avvicinò a me
abbracciandomi stretto. Tentai di staccarmi, ma le sue labbra
raggiunsero il mio collo e vi posarono un lussurioso bacio, facendomi
rabbrividire.
Di sicuro è stato in quel momento che mi ha sporcato la
camicia.
E di sicuro è stato in quel momento che ho sentito qualcosa
rompersi e andare in mille pezzi, come se qualcuno avesse gettato un
vaso pregiato giù per le scale di casa con noncuranza.
<< Ma….>> tentai di dire,
cercando di non pensare al dolore pungente che mi era esploso nel petto.
<< Non so davvero cosa mi sia preso
Sasuke>> mi disse con voce lagnosa << lo
avevo scambiato per te! >>
Come colto da uno schiaffo, a quelle parole la presi per le spalle e
l’allontanai da me .
<< E si può sapere come hai fatto?!
>> urlai guardandola con sgomento.
<< Bè qui dentro c’è poca
luce >> si giustificò facendo una smorfia.
Il dolore che prima mi attanagliava il cuore adesso si stava
trasformando in odio puro, quel tipo di odio cosi intenso e possessivo
che ti dilania dentro facendoti perdere la ragione. Sapevo che era la
sua ennesima bugia ed ormai mi sentivo stufo di questo suo mentire
ripetutamente, ignorando i sentimenti altrui. Prima mi ero trattenuto
cercando di non esplodere in scenate penose e umilianti, ma ora mi
sentivo pronto a gridare al mondo interno che tipo di essere avevo di
fronte.
<< Tu…>> iniziai con voce
malferma. Per la troppa emozione non riuscivo a parlare, più
guardavo i suoi occhi cerulei e più mi disgustavano:
parevano fatti di plastica, come il resto del suo corpo. Respirai a
fondo raccogliendo le forze necessarie per non agitarmi ulteriormente,
ma ad un tratto mi venne un’idea migliore.
<< Non sai quanto mi dispiace…Forse
è meglio che ti siedi, ti vedo scosso >> mi
propose amorevolmente indicando una fila di sedie dietro di me. Ma,
senza dare importanza alle sua parole, alzai la mano con cui reggevo il
bicchiere di birra e lo rovesciai di botto sul suo petto facendo in
modo che bagnasse tutto il davanti del vestito, un costoso abito di
cachemire chiaro ricamato a mano. La sua reazione fu altrettanto
veloce: balzò all’indietro andando a sbattere
contro alcuni ragazzi che ballavano sfrenati sulla pista, facendoli
cadere a terra con lei in maniera ridicola. Una delle sue belle scarpe
verniciate volò all’indietro disperdendosi nella
sala e provocando delle sonore risate da parte di un gruppetto di
persone che avevano assistito alla pietosa scena, causandole un attacco
di imbarazzo tale da fare colorare le sue guancie di un rosso livido.
Goffamente tentò di rialzarsi ma, come se non bastasse,
perse di nuovo l’equilibrio e rotolò di schiena,
rievocando nella mia mente la figura di una tartaruga incapace di
rimettersi sulle proprie zampe. Sospirando, la guardai per
l’ultima prima di girarmi e incamminarmi verso il bagno,
sentendo un forte bisogno di restare da solo. Stranamente non mi
sentivo né soddisfatto né esultante, al contrario
ero ancora più deluso di prima. Forse la vendetta (se mai
potevo chiamarla tale) non era l’arma migliore per rispondere
ad un offesa, per quanto male possa aver fatto.
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Capitolo 8 *** Tu mi appartieni ***
“Toc,
toc”
Con un gesto fulmineo alzai la testa e guardai verso la porta: qualcuno
aveva bussato. Poteva trattarsi di chiunque o di una persona in
particolare, ma naturalmente questo non potevo saperlo purtroppo.
Fissai la maniglia mal verniciata indeciso se aprire, chiedere chi
fosse o semplicemente starmene quieto e zitto. Ma, in ognuno dei casi,
alla fine avrei dovuto affrontare comunque il visitatore misterioso.
“Toc, toc, toc, toc”
Altri colpi si susseguirono veloci. Sospirando mi sedetti sul water
prendendomi la testa fra le mani, incapace di pensare. Ero in grado
solo di guardare le mattonelle del piccolo bagno disposte a terra, che
si intrecciavano fra loro formando una perfetta simmetria di colori e
sfumature. Infondo quel piccolo ambiente era confortevole e ben
illuminato: le pareti, tinte di un blu tenue, si accordavano con le
tonalità del lavandino e dello specchio, al lato del quale
era appeso un soffice asciugamano in cotone.
Il gabinetto, invece, era di un bianco candido con lo scarico
automatico e sul soffitto pendeva un allegro lampadario a candela.
“Toc, toc, toc, toc, toc, toc, toc, toc”
Mi ficcai un dito nelle orecchie sperando di estraniarmi dal quel
rumore insopportabile. La mia unica paura era che dietro quel ripetuto
bussare ci fosse Ino, e in quel momento non mi andava proprio di
affrontarla. Guardai in alto sperando di trovare qualche finestrella da
cui scappare, ma c’era soltanto il condotto di areazione,
troppo piccolo per me.
<< C’è nessuno? >>
sussurrò ad un tratto una voce attenuata da dietro la porta.
A primo impatto non pareva quella della mia ormai ex-fidanzata, ma mai
fidarsi dei propri sensi, sono fatti solo per ingannare.
Dopo alcuni attimi di silenzio, riprese a parlare
<>
…
Attesi una risposta con impazienza, incapace di allontanarmi da li.
Sentivo che aveva bisogno di me e dovevo raggiungerlo a tutti i costi,
ma prima dovevo capire bene cos’era successo.
Finalmente si decise a parlare, dando fiato alle parole
<< Non lo so dove è, so solo che lui ed Ino
hanno avuto un litigio abbastanza movimentato >>
<< Tutto qui?! >>
<< Più o meno è tutto quello che so
di lui, mi dispiace Sakura>>
Mi limitai a fissare il pavimento mentre Gaara mi guardava impassibile.
Speravo di trovare qualche altro indizio, ma non ero riuscita a
ricavare nulla da nessuno.
<< E lei adesso dov’è?
>>
<< Credo che l’abbiano portata in infermeria,
come è caduta deve essersi fatta male>> rise
di gusto, facendo ondeggiare i capelli rossicci <>
<< Caduta? >>
<< Si, mi hanno detto che Sasuke gli ha rovesciato
qualcosa addosso e lei per evitarlo è scivolata
all’indietro. Ha persino trascinato a terra con se alcuni
ragazzi >> rise ancora << è un
peccato che mi sia perso quella scena epocale! >>
<< Chissà cosa avrà fatto stavolta
Ino >> pensai ad alta voce, mangiandomi
un’unghia del pollice.
<< Credimi >> Gaara mi poggio una mano
sulla spalla << Sasuke non è tanto stupido da
fare un gesto cosi avventato senza un motivo valido >>.
Gli sorrisi insicura, rimanendo sospesa tra i miei pensieri.
“E se fosse arrivato il momento di confessare il mio
amore?”
Bip Bip
Il cellulare vibrò nella borsetta che usavo di solito per
uscire, distogliendomi da quel pensiero. Era in pelle scura e non si
abbinava per niente con il vestito che avevo addosso.
Bip Bip
Vi frugai dentro con impazienza, districando la mano tra fazzoletti e
vecchie tessere scadute. Non la pulivo da un pò e avevo il
brutto vizio di buttarci dentro tutto quello che mi capitava al
momento.
Ad un tratto incappai in qualcosa di ruvido e spesso e un sorriso mi
affiorò sulle labbra: non era ancora il momento di tirarlo
fuori.
<< Pronto? >> dissi con voce stridula una
volta preso finalmente il cellulare in mano.
<< L’ho trovato >>
Quella notizia mi bastò per mettermi ancora di
più in agitazione.
<< Dove sei? >>
…
La guardai interdetto mentre parlava al telefono. Un attimo prima mi
aveva minacciato con la forza ad aprire la porta del bagno, affermando
che si trattava di una questione urgente e, visto che ormai ero stato
scoperto, avevo deciso di affrontare il mio destino facendo scattare la
serratura. Mi aspettavo di essere aggredito da una Ino urlante o per lo
meno di venir picchiato da qualcuno mandato da lei, e invece…
“Certo che questa ragazza è strana”
pensai guardando i suoi lisci capelli blu scuro sparpagliati sul
vestito “Lei e Naruto si completano proprio”
<< Bene ti aspetto qui allora >> concluse
chiudendo il telefono con aria soddisfatta.
<< Hinata >> iniziai sempre più
curioso << Si può sapere
perché…>>
<< C’è una persona che ha bisogno di
parlarti >> mi disse senza farmi finire <<
e anche tu hai bisogno di parlare con lei, quindi attendi qualche
minuto >>
<< Si ma…>>
<< La sorpresa rende tutto più interessante
>> aggiunse scuotendo la mano per zittirmi.
“Meglio assecondarla” pensai, tanto che avevo da
perdere?
Mi appoggia allo stipite della porta con aria divertita, fissando i
ragazzi ballare nella sala per passare il tempo. Le loro facce erano
sbronze e gioiose mentre si sfogavano con balli vivaci, agitando
braccia e piedi freneticamente. Tutto quel casino mi fece venire un
gran mal di testa.
Finalmente Hinata picchiettò sulla mia spalla indicandomi un
punto in mezzo alla folla << Guarda >>
Seguii l’indicazione del suo indice, ma non riuscii a vedere
nulla di nuovo oltre la massa di persone in movimento <<
Cosa dovrei?...>> le parole si fermarono a
metà strada quando finalmente scorsi l’oggetto
delle sue attenzioni. Mai e poi mai mi sarei aspettato di vederla li,
mentre avanzava felice verso di me con passo sicuro, ignorando le
gomitate e gli spintoni che riceveva dai ragazzi scatenati.
Senza pensarci troppo le andai incontro meccanicamente, inconsapevole
del magnetismo che si era formato tra noi due: eravamo come due atomi
di cariche uguali, ma che si avvicinavano invece di respingersi.
<< Ciao…>> stentai a dire quando
me la ritrovai davanti.
Lei mi sorrise timida abbassando lo sguardo. In un primo momento pensai
che non riuscisse a parlare forse per la vergogna o altro, ma quando la
osservai meglio vidi che stava prendendo qualcosa dalla sua borsa.
Tirò fuori un foglio malconcio ripiegato più
volte e lo apri piano di fronte a me, guardandomi negli occhi. Sempre
più curioso strizzai le palpebre leggendo quello che vi era
scritto sopra rimanendo di sasso.
I love you
I love you
I love you
I love you
I love you
I love you…Sasuke
Perplesso, misi una mano nella mia giacca da sera e la infilai nel
taschino interno tirando fuori un foglio uguale al suo ma con un tipo
di scrittura diversa. Non so perché lo avevo messo proprio
li, credo per nasconderlo, ma ora avrei voluto farlo leggere al mondo
intero. Sapevo da sempre di amarla ma non l’ho mai voluto
ammettere per paura di rovinare una bellissima amicizia, ma fu in quel
momento che capii che eravamo fatti l’uno per
l’altro e il nostro destino era stare insieme.
I love you, Sakura
Appena lo vide un grande sorriso affioro sul suo volto. Non
c’era bisogno di dirsi altro ormai, era tutto perfettamente
chiaro, cosi avvicinammo i nostri visi con semplicità e ci
scambiammo un bacio appassionato, il più bello della mia
vita.
alessandrina94:Ecco
la fine spero ke ti sia piacciuta!!^_^ Alla fine Sasuke e Sakura stanno
insieme finalmente!!!^_^ Grazie mille x tutti i commenti ke mi hai
fatto!!^_^
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