Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Premessa: questa fanfic è spoiler
per quelli che stanno seguendo Sayuki solo da mercoledì 9 marzo.. L’argomento di
questa fanfic non ha quasi niente a che vedere con il titolo che le ho dato:
infatti Shunrei, la ragazza che ha la mania di fare il bucato e che si vede nel
4 episodio di Saiyuki (trasmesso l’altro ieri) non rientra nella storia. In
seguito capirete il senso, ma non voglio spoilerare
niente.
Con questo vi lascio alla lettura: i
discorsi fra i trattini e i pensieri fra le
virgolette.
Avevano
viaggiato tutto il giorno, trascorso ore interminabili su quella jeep e ora
erano tutti stanchi, stanchi morti, e ognuno lo dava a vedere a modo suo. Mentre
Sanzo si accendeva seccamente l’ennesima sigaretta, Hakkai seguitava a guidare
non facendo trasparire come al solito la sua stanchezza ma continuando ad avere
quell’espressione calma e sorridente che lo contraddistinguevano. Ai sedili
posteriori la situazione non era così calma e tranquilla, dato che Goku stava
nuovamente esprimendo la sua fame…
- Eehi,
Sanzo io sto morendo di fame! Hakkai, quanto manca per arrivare?
-
…. E Gojyo
nuovamente lo zittiva.
- Ehi,
scimmia, vedi di piantarla con questa lagna, la tua voce è più seccante di
questo caldo infernale! -
Nonostante
ormai fosse il tramonto il caldo non accennava a finire, l’afa era
insopportabile e rendeva l’aria irrespirabile. Ma, pensava Sanzo, se ci si
dovevano mettere anche quei due idioti…
- Non
chiamarmi scimmia, pervertito di un kappa! -
- Scimmia
idiota ti suona meglio per caso?! -
- Quante
volte ti avrò detto di non chiamarmi così! Insomma Hakkai quanto manca ancora al
prossimo villaggio? Io non ce la faccio più a stare dietro con questo qui, e poi
sto morendo di fame! -
- Se non ti
va di stare qui dietro perché non scendi e ti fai la strada a piedi? Almeno non
occuperesti tutto questo spazio e finalmente ci sarebbe un po’ di silenzio.
-
- E mi dici
come farei a corrervi dietro, kappa idiota? -
- Eeh? Chi
sarebbe l’idiota ora?? -
- Tu, razza
di kappa rimbambito! E poi adesso sei tu che stai facendo tanto chiasso.
-
- Adesso
non scaricare le colpe sugli altri, chi è che fino a un momento fa si lamentava
per la fame, senza contare i perenni brontolii del tuo stomaco da scimmia che
ogni giorno dobbiamo sopportare. -
- Aah,
maledetto, questa me la paghi! Io ti distruggo! -
- E io ti
disintegro! -
- Ti
distruggo! -
- Ti
disintegro! -
- Ti
distruggo! -
- Ti
disintegro! -
- VOLETE
STARE ZITTI UNA BUONA VOLTA, RAZZA DI IDIOTI CHE NON SIETE ALTRO? – gridò un
certo bonzo molto irritato puntando la W&S contro i due litiganti.
- S..si….si
smettiamo subito! - dissero i due ragazzi che dallo spavento si erano anche
abbracciati, ignorando la totale mancanza di spazio tanto lamentata
prima.
- Eheh,
calmatevi ragazzi - Si intromise Hakkai, rimasto zitto fino ad allora - Stando a
quanto riportato sulla mappa il prossimo centro abitato è a soli 10 minuti da
qui. -
- Ma
Hakkai, è da tutto il giorno che dici sempre la stessa cosa! - si lamentò
Goku.
-
Ehm….davvero? – Hakkai assunse un’espressione spaesata combinata con il suo
solito sorriso - beh, ad ogni modo ora penso proprio di non sbagliarmi. Guardate
qui. - il ragazzo tirò fuori una carta del posto - La mappa indica che proprio
alla fine di questa foresta ci sarà un villaggio. Vedrete, tra meno di un quarto
d’ora non solo saremo già arrivati ma avremo anche trovato una sistemazione per
la notte. -
- Aaah
speriamo davvero! Cibo, cibo, cibo….- Goku già si pregustava mentalmente tutti i
cibi che avrebbe mangiato una volta arrivati.
- Che
ottimismo! Proprio non riuscirò mai a capirti Hakkai! - Gojyo. in realtà non ci
sperava molto. Da tutti quegli anni aveva imparato che l’amico in generale era
affidabile ma tranne per una cosa, che appunto era la questione del senso
dell’orientamento.
- Se fossi
in te non ne sarei così sicuro…- Disse il biondo accennando a un gruppo di
demoni che ostacolava loro il passaggio.
- Dove
credete di andare, stranieri? Sappiamo che avete uno dei sutra dell’origine
celeste, consegnatecelo immediatamente o altrimenti sarà la vostra fine! -
minacciò uno dei demoni.
I quattro,
per niente spaventati:
Goku: dei
demoni!
Hakkai: e
non hanno un aspetto molto amichevole, non trovate?
Gojyo: dei
sicari di Kogaiji?
Sanzo:
qualcosa mi dice di no
Hakkai:
allora, che ne dite, ragazzi?
Sanzo: mi
sembrano deboli, solo una perdita di tempo. Muoviamoci con loro e
andiamo.
Goku: uffa
però. Ehi, voi, si può sapere perché ci attaccate sempre nei momenti meno
adatti?
- Chee?? Ci
state prendenendo in giro? Noi non ce ne andremo finché non ci darete quel
dannato sutra, avete capito? All’attacco! -
I demoni
cominciarono ad attaccare il gruppo, e, come avevano pensato, questi non erano
molto forti, e così non fu difficile per loro liberarsene.
- Oh, ma
quanto sono deboli – disse Gojyo dando una gomitata ad uno e atterrandone un
altro - Più di quanto mi aspettassi! -
- Gojyo,
non è carino offendere il proprio avversario – lo ammonì Hakkai lanciando
un’ondata di energia contro un gruppetto di demoni - Dico bene Sanzo?
-
- Tsk, che
seccatura! - gli rispose, occupato com’era a sparare a destra e a sinistra.
- E per
giunta con tutto questo movimento mi sta aumentando la fame! - Aggiunse Goku.
combattendo con il suo nyoibò.
- Zitto e
combatti! - ordinò il biondo.
Sconfiggerli fu questione di pochi
minuti per i quattro ragazzi. Alla fine non ne rimase nessuno. Ci fu un lungo
silenzio, ormai erano convinti di aver finito li.
“Strano, ne
avevo contati 50 esatti” pensò Sanzo.
Improvvisamente uno di loro, il
capo, uscì allo scoperto dal suo nascondiglio e si diresse velocemente verso
Goku, che in quel momento era distratto dal combattimento con l’ultimo demone
sconfitto, e quindi non si rese conto dell’imminente pericolo, a differenza dei
compagni, che percependo l’aura maligna avvicinarsi rapidamente cercarono di
avvertirlo.
- Attento
Goku!! -esclamò Hakkai.
- Alle tue
spalle! - lo avvertì Gojyo.
Goku si
voltò, ma ormai era troppo tardi per fare qualsiasi cosa, cercare di evitare il
colpo sarebbe stato ormai impossibile e contrattaccare meno che mai.
Tutto
sembrò rallentarsi, il tempo pareva fermo, quei brevi ma lunghi istanti,
interminabili ma allo stesso tempo inesorabili. Goku si preparò dunque a
ricevere un colpo che perfino per lui, Seiten Taisei, una creatura eretica dagli
smisurati poteri sarebbe stato fatale, nonostante la relativa debolezza dell’avversario.
Chiuse gli occhi e si portò le braccia alla testa in un disperato tentativo di
ripararsi.
Hakkai:
GOKUU!!!!!
“Di solito una persona prima di
morire ripensa alla sua vita….
Gojyo:
GOKUU!!!
….ma in questo momento la mia mente
è libera, non riesco a pensare a niente…
(silenzio)
Che sia veramente la fine, la mia
fine?...”
Ma il colpo
non arrivò mai a lui. Dopo qualche attimo Goku riaprì gli occhi e constatò
l’accaduto. Sanzo aveva bloccato l’attacco dell’avversario scagliandolo a terra.
Gli aveva puntato la shoreiju e con tutta calma gli stava
parlando:
- Non così
in fretta. E ora parla, chi sei e cosa volete da noi? Perché vi interessa tanto
il sutra? -
Ma il
demone, gli rispose con parole che mai si sarebbe aspettato di
sentire
- Tu,
dannato,chi ti credi di essere, ad affrontare con così tanta spavalderia l’ira
dei demoni? Sembra che nulla ti possa fare paura o annientare, ma io lo sento,
sento l’odore del tuo miserabile sangue da umano, che presto scorrerà. Noi
eravamo una tribù di demoni dalle capacità divinatorie, io più di tutti le
posseggo e raramente mi sbaglio. Se fossi in te non mi sentirei tanto sicuro, la
fine ti è prossima, si avvicina inarrestabile, ahahahaBANG……..
-
Sanzo con
un solo, preciso colpo della W&S interruppe quelle chiacchiere tanto
fastidiose. “ Capacità divinatorie? Demoni di basso rango, tuttavia percepivo
un’aura strana, mai sentita…”
- Se non
avevi intenzione di parlare potevi dirlo subito, senza farmi perdere ulteriore
tempo in chiacchiere. -
Hakkai e
Gojyo, che erano rimasti immobili ad assistere alla scena si precipitarono dai
loro compagni.
- Tutto
bene Goku? e tu Sanzo? - Chiese Hakkai preoccupato.
- Non ti
preoccupare, Hakkai, - lo rassicurò Gojyo dimostrando molto poco interesse per i
due, nonostante in realtà si fosse preso un bello spavento - questi due non
morirebbero così facilmente. Ma che diavolo stava dicendo quel tipo? La tua fine
è vicina? Quante stupidaggini! - Disse divertito. Proprio non riusciva a
immaginare quel bonzo indemoniato ucciso da qualcuno, e il fatto che un demone
di così bassa leva lo avesse minacciato in quel modo non poteva far altro che
suonare ridicolo alle sue orecchie.
- Già…. -
Sanzo si fece scuro in volto, e assunse un aspetto riflessivo.
-….stupidaggini-
Si voltò
verso Goku e, cambiando espressione all’istante disse:
- Quanto a
te vedi di stare più attento, scimmia! Non ci sarò sempre io a toglierti dagli
impicci, non avrò certo il tempo di pensare sempre ad un moccioso come te!
-
Il tutto
con lo sguardo più gelido che poté fare.
Goku non
sapeva cosa rispondere, si aspettava un rimprovero, qualche cosa, sapeva come
era fatto Sanzo Chinò semplicemente la testa e non riuscendo a ribattere disse
solo:
-
S..scusami Sanzo, ti prometto che starò più attento. -
Rendendosi
conto dell’aria tesa che stava correndo tra i compagni Hakkai decise di
intervenire.
- Bene, ora
che tutto si è risolto direi che ce ne possiamo andare. -
-
Finalmente, era ora. Avevo anche finito le sigarette e un certo bonzo corrotto
non me ne voleva offrire neanche una. Che crudele! -
- Vuoi
morire??! Andiamo! -
I tre si
avviarono ma Goku rimaneva fermo con il capo abbassato.
- Che cosa
ti succede Goku?- Hakkai sembrava vagamente preoccupato.
- Ehi
scimmia, ma non stavi morendo di fame? Guarda che ti lasciamo qui. - Gli urlò
Gojyo, senza nemmeno voltarsi.
I quattro
finalmente riuscirono a raggiungere il villaggio. Un villaggio come tanti, se
non pressoché uguale a tutti quelli visitati precedentemente. Alle volte si
aveva la sensazione di non stare viaggiando, ma di capitare sempre per gli
stessi posti. La gente era sempre la stessa, e così erano le anomalie diffuse
nel Togenkyo. Ormai avranno sentito centinaia di storie di demoni che avendo
perso il loro io attaccavano gli umani, perfino coloro che fino a poco tempo
prima gli erano stati amici, se non addirittura familiari. E così come ogni
volta fin dal loro arrivo in città avevano sentito strane voci su avvenimenti
ormai all’ordine del giorno, alcune delle quali riguardavano anche gli stessi
demoni sconfitti da loro pochi minuti prima.
Ma ora non
avevano ne tempo ne tantomeno voglia di pensare a tutto questo.
- E così
come immaginavamo non siamo arrivati entro quei famosi 15 minuti.- disse
Gojyo.
- Ehm, temo
proprio di no, ma la visita di cortesia fuori programma non era stata contata
nei miei calcoli.- rispose Hakkai quasi in tono si scusa.
- Poco
importa, dato che ora siamo qui. Inoltre abbiamo trovato una locanda con
ristorante e quattro camere singole, per cui non vedo dove sia il problema. -
disse Sanzo. leggendo il giornale
nell’attesa che le portate venissero servite in tavola.
- Non hai
tutti i torti - Ammise Gojyo “è mai possibile che quel bonzo corrotto si debba
arrabbiare sempre e solo con me e Goku ma mai con Hakkai?” - piuttosto, Goku è
da tanto che non ti sento lamentarti per la fame. Ti senti bene?
-
Goku
pensava, pensava ancora agli avvenimenti del pomeriggio. Quello sguardo gelido,
quelle parole taglienti…
- Ehi, sto
parlando con te scimmia! -
-
….che….ah, scusa Gojyo non ti stavo ascoltando….ehi, a chi hai dato della
scimmia?! - E la scenetta del pomeriggio si ripeté, più o meno identica alla
precedente, tra promesse di distruzione e disintegramento e harisenate
varie.
“Goku
sembra che si sia ripreso un po’, meno male” Hakkai aveva notato l’espressione
di sconforto alle parole di Sanzo, e probabilmente era il solo ad avere
percepito lo stato d’animo del ragazzino. Per fortuna che ora era riuscito a
distrarsi e adesso che erano arrivati i pasti si stava strafogando di tutte le
portate, tra le sgridate di Sanzo e le contese con Gojyo per le pietanze.
Quei tre
non sarebbero mai cambiati, erano proprio dei tipi incorreggibili. Ma almeno
tutto era ritornato alla normalità.
Goku era
steso nel letto al buio, illuminato solo dalla luce della luna. Era la prima
volta da molto tempo che avevano una stanza ognuno per se, molte volte avevano
dovuto dormire in coppie se non addirittura tutti insieme. Altre volte, come la
notte precedente non trovando locande o comunque sistemazioni per la notte erano
stati costretti a dormire nella jeep.
Ma in fondo
a lui non dispiaceva affatto dormire in compagnia, anzi, stare da solo a volte
gli dava pure fastidio, nonostante fosse un ragazzino che esprimeva i suoi
pensieri apertamente e con sincerità mai avrebbe detto che in realtà la
compagnia non gli pesava affatto, anche se in fondo immaginava che fosse così un
po’ per tutti, se no per quale motivo si sarebbero messi in viaggio per mesi e
mesi? Goku non riusciva a credere che fosse solo un obbligo di una qualche
divinità risiedente in un certo paradiso celeste. O forse era un
regno?
Ma quella
notte non era così, quella notte avrebbe dato qualsiasi cosa pur di stare da
solo, pur di smettere di dover fingere anche durante il sonno uno stato d’animo
che ora non possedeva, da solo a pensare e a riflettere, nonostante non fosse
affatto il tipo (e se ne rendeva conto pure lui) da pensare alle cose complicate
a cui pensavano i suoi compagni.
Proprio non
li capiva certe vote, ai suoi occhi erano troppo complicati, per lui, che
prendeva la vita in modo semplice, senza tante complicazioni. Non capiva per
esempio come Hakkai potesse sempre essere così calmo e tranquillo in ogni
situazione, come Gojyo potesse essere sempre così noioso, o così ossessionato da
certi temi di natura non proprio casta, ma soprattutto non capiva Sanzo in
nessun modo. Non capiva il suo perenne cattivo umore, non capiva come potesse
arrabbiarsi sempre per così poco, non riusciva a comprendere assolutamente
niente di lui, per Goku lui era sempre stato un grande enigma, probabilmente
perché rappresentava l’esatto contrario di lui. Non capiva neppure le sue
abitudini quotidiane, come leggere quel noiosissimo giornale o riuscire a tirare
avanti la mattina con solo un caffé. Ma ormai era abituato a questi
comportamenti per lui incongruenti, e quasi non ci faceva più caso. Lui rimaneva
sempre e comunque Sanzo, il suo sole, la persona che più contava al mondo per
lui, e lui avrebbe sempre continuato a volergli molto bene, nonostante la sua
adorazione incondizionata non fosse minimamente ricambiata, da nessun gesto o
parola.
Però non
poteva di certo biasimarlo per il suo comportamento di quel pomeriggio, sebbene
le sue parole e il suo sguardo sembravano esageratamente duri aveva tutto il
diritto di essere arrabbiato con lui. Pensieri contrastanti si affollarono nella
sua mente. chi era più in torto? Lui o Sanzo?
“Vedi di stare più attento… Non ci sarò
sempre io a toglierti dagli impicci…non avrò certo il tempo di pensare sempre a
te….” Quelle parole gli risuonavano nella testa, e non riusciva proprio a
dimenticarsele, non gli davano pace e toglievano il sonno. Come poteva essere
stato così stupido? Come poteva essere sempre e solo un peso per Sanzo? Era
ovvio che era lui quello che aveva sbagliato.
“…Non ci sarò sempre io a toglierti dagli
impicci…”
Avrebbe
voluto aiutarlo invece, lui l’aveva liberato tanto tempo prima, e l’ultima cosa
che avrebbe voluto era essere un peso per lui, un totale fallimento tanto da
fargli pentire di averlo tirato fuori da quella prigione. Quella prigione…la
cosa che più temeva, poiché simboleggiava il freddo, la solitudine, l’abbandono.
In fondo al cuore sentiva che Sanzo non l’avrebbe mai riportato li, si diceva di
non dover farsi tutti quei problemi, di non doversi preoccupare. Però…da cosa
derivava quella sicurezza? Sanzo aveva mai avuto bisogno di lui? O piuttosto era
sempre lui ad avere bisogno di lui?
“…non avrò certo il tempo di pensare a
te...”
Basta!
Aveva deciso. Da quel momento si sarebbe impegnato di più, non si sarebbe più
comportato da moccioso. Doveva crescere, quella frase gliel’aveva detta un po’
di tempo prima ma gli era ugualmente rimasta impressa. Non si sarebbe più
permesso di avere un comportamento rimproverabile dal suo maestro. Avrebbe fatto
le sue scelte con più sicurezza, senza dover sempre dipendere dagli altri. Era
una promessa, e l’avrebbe mantenuta, fosse stata l’ultima cosa che avrebbe
fatto!
Piuttosto
ora doveva proprio smettere di pensare e cercare di prendere sonno. Altrimenti
come avrebbe fatto poi a dimostrare tutta la sua forza con un bel paio di
occhiaie e un sonno da far crollare un oni?
Quella fu
una notte insonne anche per Sanzo, ma per altri motivi, legati soprattutto al
suo cattivo umore di sempre ma anche allo scontro di quel pomeriggio. Si accese
l’ennesima sigaretta, seduto accanto alla finestra. Già, perché quel caldo
infernale non era calato neanche ora che era notte, e l’unico sollievo era una
lieve brezza appena percettibile dalla finestra.
Quel demone
emanava un aura insolita, che non aveva mai sentito. Un demone dalla forza
ridotta ma dalle capacità spirituali senza dubbio molto accentuate. E quelle
parole….quelle parole non gli davano pace. Si rendeva conto benissimo che quello
era solo un miserabile essere e di minacce di morte nella sua vita ne aveva
ricevute eccome, e una più o meno ormai non faceva più differenza. Ma quella
volta era diverso, quella volta sentiva che c’era qualcosa di diverso. Ma in
fondo, si chiese, perché preoccuparsi per una cosa che è ovviamente irrilevante?
Si stava facendo troppi problemi, forse stava diventando come il suo compagno
Hakkai, e nonostante egli fosse ammirabile sotto molti aspetti assomigliargli
sarebbe stata una delle ultime cose al mondo che avrebbe desiderato.
I suoi
pensieri furono interrotti da un lieve bussare alla porta della sua
camera.
- Sanzo,
posso entrare?
Sanzo
neanche rispose, “Toh, si parla del diavolo, per così dire…” e Hakkai prese
questo silenzio come una risposta affermativa ed entrò.
- Perdonami
se sono entrato senza aspettare una tua risposta, anche se non me ne aspettavo
una, sinceramente. Non mi sorprende trovarti ancora sveglio a quest’ora.
Immagino che neanche tu riesca a prendere sonno. -
- E’ solo
che questa notte fa un caldo insopportabile. -
- Già, hai
ragione, e non accenna a diminuire. -
- Inoltre
questa è davvero una notte troppo luminosa. -
- Su questo
proprio non posso darti torto. -
Hakkai si
sedette vicino a lui e continuò con un sussurro.
- Questa
luna…sembra quasi che ci segua. Notti sempre uguali dovunque andiamo. I giorni
si assomiglino così tanto fra loro… -
- Come
dici?- domandò il bonzo.
- Io? No,
no niente di importante, pensavo solo ad alta voce. -
Sanzo,
ignorandolo disse, riprendendo l’argomento di prima: - Vivere sempre le stesse
situazioni è alquanto squallido. -
- Però è
naturale che tanti giorni si assomiglino fra loro. Ormai sono 3 anni e mezzo che
siamo in viaggio. -
Già, tre
anni. E sei mesi da quando avevano sconfitto il loro ultimo nemico, Homura
eppure Sanzo non sapeva se dire che era sembrata un’eternità o i giorni erano
volati, perché i giorni davvero erano tutti così dannatamente uguali, senza mai
un cambiamento ormai da mesi.
In effetti,
se ci riflettevano, l’eliminazione di Homura era per loro diventato l’obiettivo
principale, tanto da far quasi dimenticare il loro scopo originario, quello di
impedire la resurrezione di Gyumao. Eppure, nonostante fossero passati mesi da
quel giorno ancora non succedeva niente, e il loro viaggio non sembrava dover
volgere al termine. Come era possibile che fossero stati capaci di sconfiggere
il dio della guerra ma che si dovessero dilungare tanto con dei comuni demoni
quali erano Kogaiji e il suo gruppo,?
A questo
molto spesso in notti del genere capitava di pensare, probabilmente non solo a
lui ma anche a tutto il resto del gruppo.
- E avrai
notato anche tu che questo villaggio ha una storia molto simile a quella di
tutti gli altri. - riprese Hakkai.
- Ormai in
ogni angolo del Togenkyo si è diffusa la furia che colpisce i demoni e li spinge
ad attaccare gli umani. Demoni proprio come quelli di oggi.
-
- Eppure
quei demoni avevano qualcosa di particolare. E te ne sei accorto anche tu, dico
bene? -
- Diciamo
pure di si. Soprattutto il loro capo: quel demone aveva un nonsochè di strano.
Gli altri in realtà erano solo semplici marionette ai suoi ordini.- Quanto
detestava le persone che si lasciavano comandare a bacchetta da
qualcuno.
- Senza
contare le sue strane parole, una minaccia…-
- Di quella
non mi preoccupo affatto, ormai sono parecchi i demoni che mi vorrebbero
morto...ma al contrario alla fine sono loro che muoiono. - rispose giustamente
Sanzo.
- Eheh già,
non saprei darti torto. - Hakkai ritenendo che quello era il momento per parlare
di quella questione: - Tuttavia…-
-Tuttavia?
-
- C’era
un’altra cosa di cui ti volevo parlare. -
Hakkai fece
una breve pausa e continuò: - Si tratta di Goku. stasera a cena aveva un’aria
così colpevole…ed è naturale che si senta così, dopo quello che è successo
questo pomeriggio. Non credi di essere stato un po’ troppo duro con lui?
-
- Le
scimmie vanno educate, e non fanno eccezione le stupide scimmie. Se non imparerà
a badare a se stesso da solo non potrà certo pretendere l’aiuto altrui. La forza
di certo non gli manca, ma se compensata dalla sua poca intelligenza a ben poco
servirebbe. -
- Forse è
come dici tu, comunque sia faresti meglio ad andarci più cauto con lui. Le
ferite che in questo modo riceverà gli faranno male, ma mai quanto le tue
parole, Sanzo. sai bene cosa tu rappresenti per lui. E l’ultima cosa che vorrei
sono dei dissapori nel nostro gruppo.
Ma forse,
non sono io a doverti dire ciò che devi fare. Non è compito dello zio educare i
bambini, non ho ragione, signor tutore?- Disse sdrammatizzando - Però ti prego
di riflettere su quello che ti ho detto, va bene? -
- Tsk,
siete tutti dei grandi impiccioni, neanche tu fai differenza.- possibile che li
dentro mai nessuno si facesse gli affari propri?
- Eheh,
immaginavo la tua risposta. Comunque, ora devo proprio tornare nella mia camera,
non vorrei tenere sveglio il venerabile Sanzo con le mie chiacchiere da poco,
dico bene? -
- Sbaglio o
il tuo carattere sta peggiorando, Hakkai?-
In un
palazzo riccamente decorato, dai toni chiari e delicati, color pastello,
precisamente nel giardino che dava ad un laghetto dalle acque cristalline,
seduta sul suo solito trono, stava Kanzeon Bosatsu, intenta ad osservare coloro
che per lei erano la più divertente attrazione da 500 anni. Aveva un’aria
pensierosa, in mano un candido fiore di loto.
- Dunque
dunque…- pensava sfogliandolo lentamente – E così troveresti noioso tutto quello
che ora ti circonda, caro nipote? - Konzen non era cambiato per niente, Kanzeon
si ricordava perfettamente di quando egli viveva nel regno celeste, secoli
prima, la sua aria annoiata e superiore a tutto ciò che succedeva…del resto non
riusciva a biasimarlo, dal momento che perfino la dea trovasse alquanto noioso
tutto ciò. In fondo erano stati pur sempre parenti, anche se a Konzen
sicuramente non piacesse affatto l’idea. Qualche cosa dovevano pur avere in
comune, nonostante la dea fosse più che convinta che non esistesse essere capace
di eguagliarla in tutto il mondo, lei, l’onnipotente dea dell’amore e della
misericordia.
- Povero
sciocco….- sussurrò osservando il fiore che man mano perdeva i suoi petali fra
le sue mani.
-…ancora
non sai cosa ti aspetta….-
Interessante, un demone dalle
capacità divinatorie, questa poi…. Eppure quell’essere non stava solo
farneticando parole senza senso, fosse solo il caso o una vera e propria
preveggenza era in realtà di poco rilievo. E probabilmente non era l’unica ad
essersi accorta del turbamento del diretto interessato, a quanto vedeva dalla
conversazione notturna alla locanda.
- Kanzeon
Bosatsu, finalmente vi ho trovata, vi ho cercato dappertutto. Ma…si può sapere
che cosa state facendo? -
- Non lo
vedi, Jiroshin, controllo la situazione nel mondo terrestre. Nonostante ormai
non ci sia più un pericolo imminente come quello di pochi mesi fa è sempre
opportuno vedere che combinano quelli laggiù, chissà che mai potrebbero
combinare durante la nostra assenza…-
- Però….-
riprese timidamente il vecchio - Con tutto il rispetto, Kanzeon Bosatsu,
controllare è bene, ma, se mi è permesso dirlo, a me sembra che non facciate
altro che osservarli. State trascurando i vostri impegni nonché lavori che è
compito vostro svolgere…-
- I miei
impegni, dici?- Lo interruppe - Mio caro Jiroshin, ti sei mai chiesto quali
siano i reali compiti di una divinità? Eppure, mi sembrava di avertelo già
spiegato, tempo fa. -
- Beh,
ecco…-
La dea si
alzò dal suo trono: - Il ruolo di noi dei è quello di guidare gli uomini a
quello che sarà il loro cammino, il loro destino. Senza ombra di dubbio sono
loro in realtà a costruirsi il loro futuro, quindi questo compito è più una
formalità, ma da molti esseri umani è interpretata come la totale protezione dai
pericoli quali la morte, un’interpretazione delle cose senza dubbio sbagliata.
Comunque sia, mi pare di svolgerlo più che bene questo mio compito, dal momento
che non faccio altro che seguire e informarmi sui fatti del mondo terrestre.
-
Cambiando
espressione continuò: - E poi…-
- E poi…?
-
- Di sicuro
qualcosa è imminente, i fatti parlano chiaro. E ad essere sincera ormai ero
preparata al fatto che potesse avvenire una cosa del genere- Kanzeon liquidò in
fretta la domanda. -
- A che
cosa vi state riferendo? Parlate, Kanzeon Bosatsu. -
- Mah, chi
può dirlo….- disse la dea con un sorriso misterioso ed enigmatico - Per il
momento limitiamoci ad osservare, quello che dovrà succedere succederà. Come ho
già detto il destino dipende solo da loro. -
- Sarà come
dite voi, mia signora. - disse un Jiroshin ormai abituato da molto tempo ad
annuire alle affermazioni della dea.
La notte
passò in fretta, e la mattina arrivò, un’altra “splendida” giornata di sole li
attendeva.
-
Buongiorno a tutti ragazzi!. Spero che abbiate dormito bene. - Hakkai, come ogni
mattina dimostrava il suo solito buonumore.
-
Buongiorno! Benissimo, mi sento esplodere di energia- mentì Goku dopo la
nottataccia che per lui si poteva definire insonne nonostante dopo pochi minuti
dalla sua silenziosa promessa fosse piombato nel mondo dei sogni come se niente
fosse.
Un
buonumore che faceva molto da contrasto con quello di un’altra
persona.
- Mai
dormito peggio. - Sanzo come sempre non si faceva troppi problemi ad esprimere
quello che pensava veramente.
- Posso
dire di averla passata molto bene, quantomeno in buona compagnia…- Gojyo assunse
un’aria maliziosa.
- Non
abbiamo bisogno di inutili precisazioni, Gojyo.- disse Sanzo seccamente.
- Quanto
siamo duri questa mattina- replicò Gojyo.
- Bene,
sono contento che abbiate tutti dormito bene. - interruppe Hakkai - E per
riprendere le energie ho ordinato in anticipo un abbondante menù per
colazione…-
- Hakkai
sei stato a dir poco geniale! -Goku aveva gli occhi che gli brillavano - Allora cosa stiamo aspettando?
Andiamo, altrimenti si raffredderà tutto!!!! -
- Ehi! Dove
corri, dannata scimmia! Non ti vorrai arraffare tutto spero!- gli urlò dietro il
kappa.
- Tanto non
mi prendi Gojyo!-
-
Fermatiiii!!!! Ehi, ti ho detto di fermarti, mi hai
sentito??!!!
Sanzo,
rimasto ancora nelle scale si portò una mano alla fronte in segno di
rassegnazione, accanto a Hakkai che come sempre si limitò a sorridere – Eh sì,
bisogna proprio dire che non mancano di energie. - e Sanzo:
- Che razza
di idioti, uno più stupido dell’altro! -
E così una
mattina come tante era cominciata
- Aaaahh,
quanto cibo dall’aspetto invitante! Buon appetito!! -
- Ehi,
stupida scimmia, lasciane anche a me! Dà qua -
- Ridammele
subito, quelle ciambelle erano mie! -
- Ci
risiamo! Quante volte ti devo dire che quello che c’è in tavola non è solo tuo!
Scrivici il nome se ci tieni tanto…-
- Ti ho
detto mille volte che non si può scrivere il nome sul cibo! E poi quelle è ovvio
che sono mie, lo sai benissimo che le ciambelle sono il mio cibo preferito!
-
- Per te
praticamente tutto è il tuo cibo preferito, ti mangeresti pure la spazzatura
scimmia tritarifiuti! Stamattina dovrai accontentarti dei cereali.
-
- Questa me
la paghi! Brutto pervertito di un kappa!
- come hai
detto?! -
- hai
sentito benissimo! -
- osi
sfidarmi stupida scimmia! -
- non
chiedo di meglio kappa pervertito! -
- ti
aspetto fuori allora! -
- ragazzi,
calmatevi, Goku, non si parla con la bocca piena…-
- kappa!
-
- scimmia!
-
-
kap..-
- FATE
SILENZIO!! -
- ma Sanzo,
Gojyo si è mangiato le mie ciambelleee! -
- SE NON
LA PIANTATE
IMMEDIATAMENTE CON LE VOSTRE STUPIDAGGINI GIURO CHE VI
AMMAZZO!! E ORA FINITE DI MANGIARE E ANDIAMO!! -
- ma
San..-
BANG BANG
BANG
- Ok,
abbiamo capito, finiamo subito!!! -
Già,
proprio una mattinata come tante altre.
Dopo pochi
minuti, il gruppo finalmente raggiunse la jeep e ricominciò il suo
viaggio.
- Bene, -
cominciò Hakkai - Oggi dovremmo percorrere una buona parte di strada che ieri
non abbiamo percorso. Possiamo prendere la svolta a sinistra che ci condurrà in
un altro villaggio però, dato che ci siamo abbastanza ripresi stanotte proporrei
di prendere quest’altra strada senza alcuna pausa nel tragitto che ci porterà
molto più lontano, che ne dite? -
- A che
serve chiederlo, tanto sei tu che tieni il volante. - Gojyo ormai si era
rassegnato. Tanto ormai dovunque andassero che importava ormai? Prima o poi
sarebbero arrivati a destinazione.
- Tsk, fate
come volete. - Sanzo non si poneva neanche problemi del
genere.
- Ma questo
significa niente villaggi, niente locande e niente cibo! Avete pensato alle
scorte alimentari?- Goku invece era a dir poco disperato.
- Possibile
che tu non riesca a pensare ad altro? E poi da quando che usi parole complicate
come “scorte alimentari”?- lo schernì Gojyo.
- Stai
insinuando che non saprei parlare, eh?! Parla, dannato kappa!
-
- Sto solo
dicendo la verità, e sarebbe che sei solo un moccioso che deve crescere, stupido
moccioso di una scimmia! -
“….un moccioso come te…”
A Goku
tornarono in mente le parole del bonzo del giorno prima. Possibile che perfino
quel senza cervello di Gojyo dovesse ricordargliele? Dopo che ci aveva messo
così tanto per non pensarci.
Però aveva
ragione, avevano ragione, lui e Sanzo. era proprio un moccioso.
Non ribatté
e si fece scuro in volto. Gojyo stava per aggiungere qualcos’altro, ma Hakkai
gli lanciò un’occhiata di rimprovero che lo bloccò all’istante. Per Gojyo
nessuno poteva farlo sentire in colpa quanto Hakkai, e così fu questa volta: non
poteva negare però che, nonostante fosse un suo caro amico e l’unico “sano di
mente” in quel gruppo, non riuscisse a sopportare questa sua capacità.
L’atmosfera era ritornata ad essere tesa come il pomeriggio precedente, tanto da
indurlo a desiderare che succedesse qualche cosa, qualsiasi cosa che smuovesse
la situazione.
Con una
brusca frenata Hakkai fermò improvvisamente la jeep, tanto da far sobbalzare non
solo i due occupanti dei posti posteriori ma anche Sanzo, che era rimasto
placidamente a leggere il giornale ignorando i battibecchi dei
compagni.
- Ma che
diavolo ti prende Hakkai??! vuoi farci ammazzare tutti??!! - Già Gojyo era
seccato di suo, e ora l’artefice di quella silenziosa predica quasi lo spediva
all’altro mondo.
In effetti
neanche lui era esattamente “sano di mente”…
Anche Goku,
ripresosi dalle parole del rosso non si trattenne dal far notare il suo
disappunto per la brusca frenata. Ma Hakkai alle proteste dei due:
- Direi che
a questa domanda c’è un motivo più che valido. -
A pochi
metri di distanza vi erano quattro persone, demoni per la precisione che avevano
tutta l’aria di stare aspettando proprio loro: un giovane dai lunghi capelli
rossi, e al suo fianco una ragazzina dagli occhi verdi, un altro ragazzo molto
alto e dalla robusta corporatura e un’affascinante signorina dai lunghi capelli
viola.
- Kogaiji!-
- Ancora
voi!-
- Dirvi il
motivo della nostra venuta qui è ormai superfluo.- Disse il ragazzo dai capelli
rossi - Quindi consegnateci il sutra senza troppe esitazioni.
-
- Sono
spiacente, ma credo che anche dirvi la nostra risposta sarebbe alquanto inutile,
dal momento che la conoscete già. – la risposta di Sanzo era categorica. Ancora
altri seccatori. Possibile che non si stancassero mai?
- Se la
mettete così allora preparatevi a combattere! Non vi lasceremo tregua!! – urlò
la ragazzina. Lirin era davvero in ottima forma.
- Si,
combattiamo. - disse il suo corrispondente al maschile.
Lo scontro
iniziò e come sempre tra le solite coppie Goku e Kogaiji…
- Ti
renderò tutti i colpi dell’ultima volta con il 120% degli interessi!
-
- Non
illuderti, perché stavolta la vittoria sarà nostra! -
…Gojyo e
Dokugakuji…
- Mi sembri
fuori forma, eh Gojyo, non è che fumi troppo? -
- Mi
riempie il cuore di gioia vedere che il tuo amore fraterno non è cambiato, D.
-
…Hakkai e
Yaone…
- Noto con
piacere che si è ripresa bene dall’ultima volta, signorina Yaone.
-
- Sono
contenta che anche voi state bene signor Hakkai.-
…e Sanzo e
Lirin.
- Allora
occhi suadenti, attaccami pure quando vuoi! -
- Ma
lasciami stare, stupida! -
- Ehiii!!!
Ti ho detto di attaccarmi!! Guarda che sto facendo sul serio!
-
La
battaglia iniziò, e fu arduamente combattuta da entrambe le parti, nonostante il
caldo soffocante che era ritornato. Infatti doveva essere ormai quasi
mezzogiorno, e il sole era alto in cielo. Continuando così sarebbero arrostiti
ancor prima di finire il loro scontro.
La
situazione non sembrava volgere favorevole per nessuno dei due gruppi, che si
equivalevano in tutto e per tutto, e lo scontro si protrasse ancora a lungo. A
quanto pareva i membri del gruppo di Kogaiji si erano dati da fare in quegli
ultimi mesi. Ormai erano tutti già esausti, e davano i primi segni di
stanchezza. Tutti si rendevano conto che avrebbero dovuto fare qualcosa per
cambiare la situazione.
Ci pensò
anche Kogaiji: egli aveva attaccato il gruppo di Sanzo solo una volta, circa due
mesi prima. E come al solito non avevano potuto finire il loro scontro perché
interrotti da esterni.
Non erano
mai riusciti a porre fine a quella questione, e ora che non sembrava dovessero
subentrare demoni o divinità ad interromperli non aveva intenzione di perdere ne
tanto meno di lasciarseli sfuggire.
Ormai non
era più questione di doveri, di rispetto per la madre, sigillata da quella
maledetta donna; a lui non importava del sutra in se. Quello che voleva era
eliminare quel gruppo tanto scomodo che si opponeva a loro, la cui presenza e
vittorie era un insulto alle loro capacità. E soprattutto Son Goku. Quello che
voleva era combattere per se stesso, l’aveva capito molto tempo
fa.
E durante
quei lunghi mesi, per riuscire nell’intento si era preparato duramente, aveva
fatto sacrifici. Si era perfino messo nelle mani di quel professore che tanto
detestava e di cui si fidava poco. Però se quello era l’unico modo di diventare
più forte e batterli, allora non si sarebbe posto tanti
problemi.
Quel
giorno, mentre camminava per un corridoio del castello si era scontrato con lui
– ah, principe Kogaiji! Quale onore- aveva detto con falsa riverenza, facendo
inchinare perfino il coniglietto di peluche che portava sempre con se.
– Ni Jyeni.
Che cosa vuoi da me-
- Suvvia,
perché fate quella faccia così imbronciata? Non vi dona affatto, principe. -
Quel tono irrisorio era troppo per lui.
- Ti stai
prendendo gioco di me?? - Kogaiji iniziava davvero ad infuriarsi e ad alzare la
voce.
- Io? Non
mi sognerei mai di farlo. Piuttosto, siete di cattivo umore oggi. E’ per la
sconfitta con il gruppo di Sanzo, dico bene? - Le sue parole erano taglienti, ma
veritiere. Non solo erano stati di nuovo sconfitti ma a ricordarglielo c’era
quella sottospecie di scienziato pazzo.
- Fa
silenzio! -
- Non
dovete essere così scortese con me. In fondo noi siamo dalla stessa parte.
Lavoriamo tutti e due per sua maestà Gyokumen Koshu, e abbiamo entrambi lo
stesso scopo, correggetemi se sbaglio.- disse enfatizzando quel
“lavoriamo”.
- Non osare
paragonarmi a te, io non lavoro per quella donna. - Ora stava davvero
esagerando. Quell’insolente…
- Che
strano, a me era parso il contrario. - Disse ironicamente e con un falso sorriso
– Qualunque sia il vostro pensiero al riguardo il vostro compito è di recuperare
il sutra e di sconfiggere il gruppo di Sanzo, nonostante sua maestà Gyokumen
Koshu vi abbia esentato dall’incarico. Dunque io non posso far altro che
aiutarvi, sempre che lo vogliate e che accettate la mia umile richiesta di
potervi essere d’aiuto. -
Che diavolo
stava dicendo quel tipo? - Spiegati meglio. -
-
Ecco…guarda caso in laboratorio ho qualcosa che fa proprio al caso vostro, se
volete seguirmi ve lo illustrerò molto volentieri.- in realtà più che una
proposta era come se sapesse già che Kogaiji avrebbe
accettato.
In effetti
il principe, non sapendo che altro fare ritenne che la scelta giusta fosse
seguire quell’uomo. Dopotutto forse stava dicendo il vero, dopotutto forse
l’avrebbe potuto davvero aiutare.
- Questo -
disse mostrandoglielo - è l’oggetto di cui vi parlavo. Non ha paragoni….la sua
forza è a dir poco eccezionale, se mi è concesso darmi questo vanto, dal momento
che lo creato io stesso, con le mie mani. Prendete, ma fate attenzione. E’ un
oggetto in fase di collaudo, dovrò ancora osservarne gli sviluppi.
-
- Mi stai
forse dicendo che vuoi fare di me la tua cavia?! - Quello era troppo! No,
ridursi a questo proprio no!
- Non
usiamo termini così rudi…in qualche modo dovrei sperimentarlo ancora, e se ci
pensate bene la cosa potrà far comodo sia a voi che a me. Ma se non avete
intenzione di usarlo allora…-
- E va
bene, dammelo. - Che cosa poteva fare ormai il principe? - Ma spiegami
esattamente cosa sarebbe, quali sarebbero i suoi poteri. -
- Come ho
già detto è un prodotto in fase di collaudo, non posso dirvi alcuna informazione
precisa, e il poco che so potrebbe rivelarsi errato. - Kogaiji in quel momento
non riuscì a decifrare le sue parole, se stesse dicendo il vero o e in realtà ne
sapesse di più di quanto volesse dare a vedere.
- L’unico
avvertimento che vi posso dare è di non coinvolgere altre persone…specialmente
se avete un legame con loro….non si sa mai…ricordate?
Non bisogna allontanarsi dalle cose
a noi care…
Dokugakji…Yaone…
…Lirin….
- Non mi
lasciate scelta, sono costretto a fare sul serio. - ormai Kogaiji aveva preso la
sua decisione - Yaone, riporta subito Lirin al castello. -
- Ai vostri
ordini, principe Kogaiji! -
- Ehi, ma
io non voglio tornare a casa! Il divertimento sta cominciando solo adesso!
Perché mi trattate sempre come una bambina?! -
- Lirin, fa
come ti ho detto. Potrebbe essere pericoloso - Kogaiji apparve deciso e con
un’aria insolita e decisa, che non ammetteva repliche, e la bambina capì che
l’unica cosa da fare in quel momento era obbedire al fratello.
- Uff…e va
bene. – Disse, non senza una nota di stizza.
- Venite,
signorina Lirin. -
- Eccomi.
-
E così
Lirin e Yaone scomparvero dal campo. Ora restavano solo Kogaiji e
Dokugakuji.
-
Kogaiji….-
- Poteva
essere pericoloso per lei, cerca di capirmi. - Perdere se stesso era un conto,
ma non avrebbe mai permesso che sua sorella rimanesse coinvolta in qualche cosa
che neanche lui stesso conosceva. E tantomeno Yaone. Però neanche
Dokugakuji.
- Non avrai
intenzione di….-
- Non ci
resta altro da fare Doku, e potrebbe essere pericoloso anche per me. Se non vuoi
rimanerne coinvolto sei libero di andartene. - Non poteva costringerlo a
rimanere, non voleva che succedesse qualcosa anche a lui. Tuttavia, voleva,
quasi sperava che almeno lui rimanesse.
- Lo sai
benissimo, Kogaiji, che non potrei mai farlo. - Aveva giurato che l’avrebbe
seguito dovunque, qualunque cosa avrebbe fatto, non si sarebbe ritirato indietro
proprio ora - Allora fai quello che ritieni giusto, non sarò io ad ostacolarti.
-
-
Dokugakuji…..-
Così
dicendo cominciò a pronunciare formule magiche incomprensibili. I quattro
avversari guardavano la scena attoniti. Sapevano che quello voleva dire una sola
cosa.
- Sta
richiamando…-
-…un demone
d’evocazione! -
- Certo, è
proprio così, ma non è sempre lo stesso demone. – li avvisò Dokugakuji. – Vi
consiglio vivamente di stare attenti. -
Infatti la
formula ad un certo punto cambiò le parole, Kogaiji incominciò ad alzare la voce
fino a quasi gridare. Dalle sue mani veniva sprigionata una grande forza
demoniaca, una luce nera che si ingrandiva sempre più apparve. Quando fu
abbastanza grande, pronunciò la formula finale. Finalmente il demone uscì. Era
gigantesco, dall’aspetto minaccioso, indubbiamente diverso dagli altri che
Kogaiji aveva evocato fino ad allora.
- Si può
sapere che diavolo è quello? -
- E’
diverso da quelli delle altre volte. -
- E più
forte, si direbbe. -
- Non ha
per niente un bell’aspetto! -
Il demone
si gettò sui quattro, che, con questo nuovo avversario da battere erano di molto
svantaggiati.
Più di una
volta tentarono a turno di batterlo, con il solo risultato di rimanere feriti e
quindi di accentuare il notevole svantaggio e peggiorare la loro
situazione.
- Questo
demone d’evocazione è più resistente degli altri, sia nella forza di attacco e
difesa, sia nella sua durata. -
“Così non
va, continuando ad attaccare diminuiamo la nostra difesa e ne veniamo
debilitati. Tuttavia, se dovessimo solo difenderci non risolveremmo niente, e
continueremo così per ore, però non vedo altra
alternativa”
Intanto il
demone stava per ritornare all’attacco, nel tentativo di sferrare un potente
colpo che avrebbe spazzato via i quattro.
- Mettetevi
dietro di me, ragazzi! - Ordinò Hakkai, che fece scudo con una barriera
protettiva. Una mossa efficace, ma che prosciugò il ragazzo di tutte le sue
forze, tale era la potenza dell’attacco. Barcollò e quasi cadde a
terra.
- Oh, no,
Hakkai tutto bene? - ma era evidente che non era così. Ora non potevano neanche
più fare affidamento su una tecnica difensiva, l’unica cosa che potevano fare
era contrattaccare.
- Ci penso
io! - Gojyo andò contro il nemico nel tentativo di fermarlo, ma quello respinse
e lo buttò pesantemente a terra, distruggendogli anche la sua arma. Ormai
rimanevano solo Sanzo e Goku.
Il bonzo
non poteva fare molto con la shoreiju, che, a quanto pareva non aveva effetto
sul demone. D’altra parte usare il sutra sarebbe stato rischioso, poiché avrebbe
facilitato Kogaiji nell’intento di rubarglielo. Nonostante fosse sicuro
dell’inutilità dell’attacco sparò due colpi contro l’avversario, che,
infastidito, lo colpì duramente.
Nel
frattempo si era rialzato Gojyo e lo stava di nuovo attaccando nonostante fosse
disarmato, e come prevedibile fu nuovamente scagliato a
terra.
Goku
rimaneva fermo, immobile, a guardare la scena. I suoi compagni, Sanzo, Gojyo,
Hakkai, tutti stavano combattendo.
Combattevano ben sapendo che lottare
era vano, ma incapaci di arrendersi al nemico. Anche lui voleva combattere, ma
sapeva bene che la sua forza non sarebbe bastata. Doveva assolutamente fare
qualcosa, cambiare strategia. E c’era solo un modo per avere una minima
possibilità di vittoria.
Si portò le
mani al dispositivo di controllo, ma con titubanza. Sapeva che non doveva
avvisare i compagni, altrimenti l’avrebbero fermato. Però sapeva che, una volta
trasformato avrebbe perso il controllo, e poi chissà cosa sarebbe stato capace
di fare…
“Quanto a te vedi di stare più
attento, scimmia! Non ci sarò sempre io a toglierti dagli impicci, non avrò
certo il tempo di pensare sempre ad un moccioso come te!
“
“Sto solo dicendo la verità, e
sarebbe che sei solo un moccioso che deve crescere.”
Aveva forse
dimenticato la promessa che aveva fatto a se stesso la notte prima? No, certo
che no, non l’aveva dimenticata e l’avrebbe mantenuta. Con un gesto deciso si
tolse il dispositivo.
I compagni,
come per istinto si voltarono tutti verso di lui.
- NON FARLO
GOKU!! - Ma ormai era troppo tardi, e fecero solo in tempo a vedere il
dispositivo dorato che cadeva a terra. Il ragazzino si stava già trasformando, e
dopo pochi istanti al suo posto vi era un demone, orecchie a punta, zanne e
artigli. La sua espressione era cambiata: non era più quella di Goku, innocente
ragazzino in quel momento impaurito, ma sul suo volto si dipingeva un ghigno di
demone assetato di sangue.
Era
diventato Seiten Taisei.
- Si è
trasformato…come l’altra volta. - Kogaiji iniziò a temere il
peggio.
Il ricordo
di una delle ultime volte era ancora vivido nella mente di Kogaiji. Una disfatta
completa, un’umiliante sconfitta. Il giovane principe cominciò ad essere teso e
a temere il peggio, ma decise di tentare di attaccare lo stesso
l’eretico.
- Demone
d’evocazione…vai all’attacco! -
L’enorme
demone si lanciò contro Goku, che ne venne inghiottito completamente. Sembrava
la fine per lui, ma dall’interno del corpo del demone uscirono dei bagliori e la
creatura si dissolse. Dal polverone uscì solo Goku, per niente ferito, pronto ad
attaccare il prossimo nemico.
Ora Kogaiji
era con le spalle al muro, sapeva di non poter più evocare altri demoni, dato
che avrebbe dovuto riprendersi almeno per qualche ora dall’ultima evocazione.
Ormai non sapeva più cosa potesse fare per sconfiggere il nemico, resosi così
incredibilmente forte. Ma di scappare non aveva la minima
intenzione.
Piuttosto
la morte.
In quel
momento Goku sparì dalla vista sei presenti, e prima che Kogaiji se ne potesse
rendere conto, gli fu davanti e lo colpì violentemente sbalzandolo a parecchi
metri di distanza. Il colpo fu tanto forte che quasi Kogaiji non riuscì a
risollevarsi da terra. Gli aveva rotto parecchie costole, ma che importava
ormai. Decise di dare il tutto per tutto. Si lanciò contro Goku, ma, sia per
l’indebolimento, sia per l’enorme divario di forza, venne nuovamente colpito, e
scagliato al suolo, e stavolta non riuscì più ad alzarsi.
- Ko!
Lascia stare, ci penso io - Dokugakuji si era messo in difesa del principe, ma
neanche lui riuscì a fare di meglio, e, ricevuto un colpo altrettanto violento
ricadde poco distante da Kogaiji.
I tre
compagni del ragazzino intanto erano rimasti a guardare attoniti: intervenire
sarebbe servito a ben poco, senza contare che poi avrebbe lasciato perdere
Kogaiji e si sarebbe concentrato su di loro.
- Quella
stupida scimmia, quando fa di testa sua non fa altro che combinare
guai….-
Intanto
Goku aveva preso a colpire Dokugakuji ripetutamente.
- Però non
ha avuto altra scelta…riconoscerai che non c’era altro modo di eliminare quel
demone. - Hakkai riusciva a capire perfettamente il motivo più profondo per il
quale il ragazzino aveva agito in quel modo.
- Già, ma
adesso chi lo ferma più? -
- Adesso
stai esagerando. Stupidascimmia!!!
-
Al sentire
quell’appellattivo, nonostante incosciente, Goku si fermò e si voltò verso chi
l’aveva chiamato. Sanzo lo fissava, per niente spaventato, con aria di
sfida.
Goku allora
si lanciò contro il gruppo di quelli che sarebbero dovuti essere i suoi amici.
Dokugakuji intanto, approfittando della breve tregua, e capendo che non
avrebbero potuto niente contro quella smisurata forza decise che era ora di
andarsene. Prese in braccio Kogaiji, nonostante fosse molto debole e riuscisse a
malapena a reggersi in piedi e sparì dal campo di
battaglia
“Credetemi, principe, questa
decisione pesa anche a me.”
Sanzo evitò
abilmente i colpi di Goku. Quella scimmia stava diventando troppo prevedibile,
non era possibile che non fosse migliorata minimamente in quegli ultimi
mesi.
Però
improvvisamente si fermò. Lo guardò negli occhi. Stava
sorridendo.
Prima che
potesse rendersi conto di ciò che stava succedendo Goku lo colpì in pieno
stomaco. Un fiotto di sangue iniziò a scendere dalle labbra del
bonzo.
- Oh, no
Sanzo!!- aveva gridato Hakkai.
- Stupido,
battiti con me, se ne hai il coraggio!! - Gojyo lo sfidò per attrarre
l’attenzione del giovane demone.
Goku non se
lo fece ripetere e così come aveva colpito Sanzo colpì anche Gojyo, che ricadde
pesantemente a terra
- Gojyo!!!
- Hakkai era ancora provato dall’attacco del demone evocato respinto dalla sua
barriera. Ma non poteva non fare niente, essere inutile in quel momento.
Metterlo a terra per Goku non fu difficile
- Vuoi
continuare ancora per molto, razza di idiota? -
Sanzo si
era rialzato. Anche lui aveva risentito molto del colpo, sarebbe bastato poco
per batterlo. Ma l’ultima cosa che avrebbe voluto fare era darlo a vedere a
quello stupido. Che avesse perso il controllo o no restava sempre lui, e cioè
uno stupido. Non poteva farsi malmenare da un’idiota da quel
livello.
- Sanzo!
non provocarlo!! -
- Sanzo,
stai attento!! -
Ormai però
Goku aveva deciso che sarebbe diventato la sua prossima vittima. Prese lo
slancio e andò verso di lui. Lo colpì nello stesso punto della prima
volta.
Ma una luce
si sprigionò dalla testa di Goku.
Infatti
Sanzo in quel breve attimo prima di perdere le forze per il colpo di Goku, era
riuscito a prendergli la fronte con una mano e rimettergli il dispositivo di
controllo. Il demone si ritrasformò quindi nel ragazzino di sempre, perse
quell’espressione che così poco gli apparteneva e perse
conoscenza.
- Ce l’ha
fatta! -
Ma in quel
momento Sanzo, cadde a terra con un tonfo, nonostante avesse fermato quella
furia era stato comunque colpito. Il sangue scorreva copioso dal suo
ventre.
- S…stupida
scimm…- ma la frase gli morì in gola.
-
Sanzo!!!SANZO!!! -
-Sanzo,
Goku, state bene?-
Gojyo e
Hakkai, nonostante fossero anch’essi malconci corsero subito dai compagni
inermi.
- Goku sta
bene, ha solo perso conoscenza. E Sanzo?.
Hakkai
risollevò da terra preoccupato.
- La sua
ferita è molto grave e ha colpito dei punti vitali. -
- Allora
cosa aspetti a richiuderla?!! - urlò un Gojyo molto agitato.
Hakkai
distolse lo sguardo dal bonzo e fissò Gojyo negli occhi
- Sarebbe
inutile ormai. -
- Che cosa?
-
- Si….ormai
non avrebbe più effetto. -
- Ma che
stai dicendo? Sei forse ammattito, Hakkai.??!! -
Hakkai
inspirò a fondo prima di dire quelle parole, parole tanto pesanti da dire, che
mai si sarebbe sognato di dover pronunciare.
- E’ morto,
Gojyo. Sanzo è morto. -
Gojyo si
interruppe di colpo. Morto? Morto? MORTO?
- Andiamo
Hakkai non è possibile, non può essere vero. -
- Non
respira più, e il suo battito cardiaco è assente. Ormai non c’è più niente da
fare. -
“Un
momento?”
“tu, dannato,chi ti credi di essere,
ad affrontare con così tanta spavalderia l’ira dei
demoni?”
“Cosa sono
queste parole?”
“Sembra che nulla ti possa fare
paura o annientare, ma io lo sento, sento l’odore del tuo miserabile sangue da
umano, che presto scorrerà”.
“Perché mi
ritornano in mente tanto prepotentemente”
“Noi eravamo una tribù di demoni
dalle capacità divinatorie, io più di tutti le posseggo e raramente mi sbaglio.”
Parole che
non sapevo di saper a memoria. “Che cosa sta succedendo?”
“Se fossi in te non mi sentirei
tanto sicuro, la fine ti è prossima, si avvicina inarrestabile,
ahahahaBANG……..“
“Ma
certo”
Quella
profezia…
- Stai
pensando anche tu a quello che sto pensando io, vero? - Hakkai interruppe i
pensieri del rosso.
- E’
tutto….- riuscì solo a dire.
- E’ tutto
come aveva detto quel demone.- Hakkai finì la frase al posto suo. - Non era una
semplice minaccia, a quanto pare. -
Gojyo
ricordò le parole poco convinte del bonzo “stupidaggini”. E si era trovato a
pensare che era divertente e insulso. Sanzo ucciso, per carità! Sanzo morto?
Sanzo era morto??
Si sentiva
qualche cosa, ma che cosa. Un’enorme forza che gli faceva dimenticare tutto il
dolore che stava provando, che ogni movimento era una terribile
agonia…
- Avanti
razza di bonzo corrotto che non sei altro, svegliati, svegliati!!! - Gojyo aveva
afferrato Sanzo per la tunica e lo stava scuotendo con forza. Non poteva essere
vero, tutto questo non poteva essere vero. Ma alla fine la testa bionda ricadde
inerme da un lato. Aveva quell’espressione così seria e fredda, faceva quasi
pensare che fosse solo addormentato. Ma ormai da quel sonno non avrebbe mai
potuto svegliarsi.
- Calmati
Gojyo. agitandoci non risolveremo la situazione. - Il caldo era sempre più
opprimente e per Hakkai era sempre più difficile rimanere cosciente e a sangue
freddo. Anche lui in quel momento avrebbe voluto fare qualcosa, si sarebbe
comportato come il compagno, ma sapeva di non poterlo fare. Ora era lui a dover
essere di sostegno a Gojyo, senza contare che dopo avrebbe dovuto risollevare
anche una persona ben più emotiva di lui e attaccata a Sanzo più di qualsiasi
altra persona al mondo. Aveva solo voglia di andarsene da li, di svegliarsi da
quel brutto incubo, la stanchezza, le ferite, quella perdita improvvisa…ma era
la realtà, non ci potevano fare niente.
- E che
cosa dovrei fare secondo te? Ma ti rendi conto di cosa è successo. E’ mai
possibile che tu non faccia mai una piega in situazioni del genere, Hakkai?
-
Avrebbe
voluto urlare, urlare a Gojyo che non era vero, che se fuori dimostrava
sicurezza e calma, dentro era tutto il contrario. Credeva forse di essere
l’unico a sentirsi male in quel momento?
Però
preferì tacere, lasciare a lui solo il privilegio di sfogarsi, tenersi tutto
dentro. Dove sarebbero arrivati altrimenti?
- Lo so che
stai soffrendo, Gojyo. so bene che non eravate quel che si dice buoni amici, e
che ciononostante ti senti male per la sua morte, ma disperarci non potrà che
aggravare la nostra condizione. Credimi, anch’io mi sento come te, anch’io
vorrei credere che non sia vero, che sia solo un incubo. Ma dobbiamo farci forza
e andare avanti, perché se non lo facciamo noi come farà lui? - Gojyo e Hakkai
si voltarono verso Goku dormiente. Aveva un’aria così innocente, ma era
stranamente serio nel sonno, quasi avesse percepito che c’era qualcosa di brutto
nell’aria. O forse era solo una coincidenza, forse, conoscendolo, aveva solo
fame.
- La
persona che più teneva a lui e il suo carnefice contemporaneamente. Che razza di
destino. - commentò il rosso.
- Già. A
volte la vita è davvero crudele, non trovi. Goku che uccide colui che per lui
era il sole con il sorriso sulle labbra. La sua reazione sarà ben peggiore della
nostra. Ora non ci resta da fare che una cosa: dovremo dare degna sepoltura al
corpo di Sanzo, prendere Goku e andare via. Questo sole potrebbe rivelarsi
fatale nelle nostre condizioni. -
- Faremo
come dici tu. - Che strano che era. Strano ma allo stesso tempo dolorosamente
vero. Quel bonzo maledetto gli aveva detto tante volte, “alla vostra morte non
pregherò per voi” “giuro che vi ammazzo”. Era piuttosto ironico, ora che a
scavargli la fossa dovevano essere loro. Il pensiero lo fece stare anche peggio.
Come diceva Hakkai tra loro non correva buon sangue, ma erano sempre compagni.
Di certo lo avrebbe ammazzato tante volte, ma di fronte al fatto compiuto non
l’avrebbe pensata a quel modo. Inoltre quello era un momento di sicuro inadatto
per fare commenti o battute di spirito, Hakkai stavolta non si sarebbe limitato
ad una semplice occhiataccia, e francamente non se ne sentiva in vena. Decise
quindi di tacere, iniziando a scavare una fossa mentre Hakkai si occupava di
Goku.
Ma
improvvisamente un nuovo bagliore vi fu nell’aria, stavolta proveniente dal
corpo di Sanzo.
- Che
diavolo sta succedendo? -
Gojyo e
Hakkai si ripararono gli occhi, la luce era davvero troppo forte. E quando
aprirono gli occhi e si voltarono per constatare l’accaduto, videro solo della
terra sporca di sangue, il sutra che giaceva nell’erba.
Di Sanzo
neanche l’ombra.
- Che cos’è
successo? E Sanzo…è sparito! Dov’è? non può essere sparito nel nulla, così,
senza una spiegazione! -
- Non può
essere -
- Che cosa
può essere stato? -
- Non ne ho
idea. Però…-
- Continua,
Hakkai-
- La sua è
una sparizione improvvisa, e il sutra è rimasto qui. Questo vuol dire che non
può essere stato un demone o qualcuno intenzionato a rubarlo. Non vorrei dare
conclusioni affrettate, però potrebbe essere stato l’intervento di un dio.
-
- Un dio?
Ma come può essere? E che cosa se ne farebbero del cadavere di un bonzo?
-
- Questo
proprio non lo so. La mia era solo una teoria, e non sono sicuro del fatto che
sia vera, anzi, sono quasi convinto del contrario. Non so come mi sia venuta
un’idea del genere. Eppure, ho avuto la sensazione che si trattasse di qualcosa
di simile. -
- Comunque
sia…ora non c’è più motivo di scavare questa fossa. E dire che mi ero pure
impegnato, nonostante quella scimmia mi abbia rotto le ossa…guarda tu cosa mi è
toccato fare. -
Nonostante
le lugubri condizioni Hakkai riuscì ad accennare ad un sorriso. Non sapeva
perché ma la sparizione del corpo di Sanzo, sebbene possa essere presa come un
fatto negativo, dato che sarebbe rimasto senza sepoltura e ora in chissà che
mani era, lo rassicurò molto, e gli diede nuova speranza. E a quanto poteva
vedere era la stessa cosa per Gojyo.
- Ora che
ci penso, Kogaiji e Dokugakuji sono spariti - disse
quest’ultimo.
- Dopo che
Sanzo aveva attirato l’attenzione di Goku hanno approfittato di quel momento per
ritornare al castello - gli rispose Hakkai.
- Dannati
vigliacchi…- commentò Gojyo.
- Del resto
non li si può biasimare, rimanere sarebbe stata pura follia.- rispose
giustamente Hakkai.
- Però, non
avrei potuto fare lo stesso. Scappare da una stupida scimmia? Questo mai. -
Gojyo era sicuro e deciso della sua affermazione. Dare la soddisfazione a un
idiota come quello di essere visto scappare via con la coda fra le gambe?
Piuttosto
la morte.
-
Probabilmente la pensa così anche Kogaiji.- disse Hakkai senza sapere che in
quel momento Gojyo avesse pensato le stesse identiche parole di Kogaiji pochi
minuti prima - Però rischiare la vita in uno scontro difficile è pensabile da
farsi. Ma combattere una battaglia già persa in partenza e pagando con la vita
sarebbe stato del tutto inutile, senza contare che così facendo non si avrebbe
poi una seconda possibilità di riuscire nel proprio intento.
-
-
Probabilmente hai ragione tu. - ammise e aggiunse: - Beh, dato che non abbiamo
più niente da fare qui andiamo. -
- Per ovvi
motivi dovremo cambiare strada, per fortuna siamo ancora in tempo per prendere
quella che ci porterà al villaggio più vicino. -
Già, è
vero, la contesa di poche ore fa. Ormai sembrava così remota che neanche se la
ricordavano più, ma ricordarsela era solo doloroso per i due. Meglio non
pensarci. Hakkai raccolse il sutra da terra e si diresse verso Hakuryu,
trasformato in jeep, pronto a partire. Per fortuna il piccolo draghetto era
rimasto fuori dal combattimento, se non avesse potuto trasportarli che fine
avrebbero fatto? Gojyo invece prese Goku, abbandonato per terra, sulle spalle e
seguì il compagno.
- Kanzeon
Bosatsu, non immaginerete neanche cosa è successo durante la vostra assenza. Si
tratta diGenjo Sanzo, in un duro
scontro ….-
- ….ha
perso la vita, dico bene?- disse la dea senza neanche distogliere lo sguardo da
ciò che stava facendo, insolitamente seduta davanti alla sua scrivania a
svolgere quelli che, secondo il suo servo erano i suoi reali
compiti,.
- Ma
voi….come facevate a saperlo? - stavolta Jiroshin era rimasto davvero
impressionato.
- I miei
occhi vedono al di la di ciò che si possa osservare realmente… o forse era
solo
scritto che
fosse così.- rispose.
- dunque
voi sapevate tutto?- Jiroshin era incredulo, se era a conoscenza dei fatti che
sarebbero accaduti perché non era intervenuta?
- Le mie
previsioni si sono rivelate esatte, mettiamola su questo punto. E non è la prima
volta che accade, dato che quella che deve occuparsi di tutto qui dentro sono
io, e nessuno si accorge di quello che sta succedendo nonostante sia ovvio. La
vita di un dio è proprio dura- disse con un falso tono di
lamentela.
- Ad ogni
modo ora devo proprio andare, si è fatto molto tardi- concluse alzandosi dalla
sedia.
- Un
momento- la interruppe Jiroshin - Non penserete di andarvene così e in un
momento simile, dopo quello che è successo! E poi dove state andando mia
signora? Avevate un impegno?
- Diciamo
di sì. Una specie, e sarà meglio che non arrivi in ritardo, non voglio certo
perdermi il risveglio di un affascinante addormentato. Chissà che non mi stia
già aspettando…- Kanzeon sogghignò tra se e se - Jiroshin, affido a te il
controllo del mondo terrestre nonché le mie mansioni fino al momento del mio
ritorno. E immagino che le ricoprirai con molto zelo, non è vero?
-
- Ai suoi
ordini - sospirò il vecchio, conscio di aver ricevuto un gravoso quanto ingrato
incarico: Kanzeon Bosatsu non era conosciuta nel regno celeste per la generosità
dei suoi stipendi, ne per somme aggiuntive per ore straordinarie.
La sua
padrona con i secoli diventava sempre più stravagante ed enigmatica, e ora
chissà che cosa le passava per la testa.
FINE PRIMO
CAPITOLO
E’ così finalmente ce l’ho fatta ad
arrivare fino alla fine! Proprio non mi aspettavo di scrivere così tanto nel 1
capitolo, e sinceramente me lo immaginavo un po’ diverso, ma non importa!
Inutile dire che sono esaurita ormai, nonostante in effetti l’abbia finito di
scrivere ieri, ma questo è solo un
dettaglio. Avevo da troppo tempo questa storia in mente e solo ora, dopo mesi
che ho conosciuto siti vari di fanfic ho deciso di scriverla, e posso dire di
esserne soddisfatta. Quello che non vi ho ancora detto è che questa è la mia
prima fanfic.
Troverete di sicuro incoerenze da
qualche parte nella storia, ma le ho messe perché mi servivano per fare quadrare
la trama. Nel caso avessi scritto qualche gravissimo errore mi scuso in anticipo
e vi prego di avvisarmi!!
Poi…che dire…non vi do anticipazioni
del prossimo capitolo, l’unica cosa che posso dire è rivolta alle fan di Sanzo
(come me peraltro, nonostante no gli abbia fatto fare una fine delle migliori…):
non preoccupatevi, non è del tutto sparito da questa storia, presto lo si
rincontrerà, anche troppo presto, dato che quello che gli succederà sarà ben
peggiore di quello che ho già scritto, e spero di rimanere ancora in vita
dopo…ma non vi anticipo niente.
Ringrazio prima di tutti Miku, la
prima a leggere e commentare a voce questa fanfic; solo grazie al suo sostegno
sono riuscita a scriverla e scriverò gli alti capitoli. Un ringraziamento
particolare va anche a Mattia, che l’ha letta per secondo. Auguri per la tua
prossima fanfic!
Per tutti quelli che volessero
commentare qui c’è il mio indirizzo e-mail: soniagorla@msn.com.
Bene, direi di aver scritto tutto e
di non essermi dimenticata di niente e di nessuno. Ciao ciao e al prossimo
capitolo!!
“Credetemi, principe, questa
decisione pesa anche a me.”
I due
sconfitti stavano ritornando al castello di Hoto. Kogaiji
aveva perso conoscenza, Dokugakuji invece cercava con ogni sforzo di rimanere
cosciente, ora che il principe era in quelle condizioni non avrebbe
potuto abbandonarlo così. Lo aveva detto e non si sarebbe
rimangiato la parola.
Entrò a
fatica dal portone principale. Certo che quel ragazzino era davvero una furia,
rare volte gli era capitato di rimanere così malridotto dopo uno scontro, a lui
e a Kogaiji. Ricordava quella volta di parecchi mesi prima,
quando, per recuperare uno degli altri sutra si erano spinti fin nel
deserto a cercare un castello sepolto sotto la sabbia. E qui ovviamente non potevano
non trovare quei quattro, che sembravano dovessero capitare dovunque
loro andassero, tanto che quasi non c’era nemmeno più bisogno di cercarli per
combattere con loro.
Anche
quella volta Goku si era tolto il dispositivo di controllo, sprigionando una
forza che lui non avrebbe mai potuto immaginare se gliel’avessero
solo raccontato, inspiegabile a parole, tale da sconfiggere non solo lui e Kogaiji,
ma poi (e dopo ne era venuto a conoscenza) anche i due compagni rimasti, dato
che Sanzo era stato messo fuori combattimento. Chissà ora che
sarebbe successo, come avrebbero fatto a fermarlo un’altra volta, ora che a
scapito dei suoi stessi compagni la sua forza era notevolmente incrementata.
Perfino la nuova tecnica di combattimento del principe era stata vana di fronte
alla sua potenza, incredibile quanto fosse diventato
forte. Non voleva neanche pensare a come si sarebbe sentito quest’ultimo al
risveglio.
Non
conosceva bene i dettagli ma immaginava che dietro
tutto questo ci doveva essere Ni, solo una mente del
genere avrebbe potuto concepire una cosa simile e dal potere smisurato, di una
fonte sconosciuta, di cui neanche si conoscevano gli effetti. Inoltre Kogaiji
gliene aveva parlato, anche se molto indirettamente. Non era di sicuro uno
degli argomenti di cui avrebbe voluto molto discutere, chiedere l’aiuto ad una
persona che ben poco stimava, neanche a lui non gliene aveva
voluto parlare. E quel che era peggio era che anche dopo tutto
questo, avevano subito una sconfitta, un’ennesima umiliante sconfitta.
Sorprendente come gli ritornassero in mente ricordi legati al passato...
“Poco lontano c’è il drago volante
che abbiamo usato per venire qui. Se
ti servissi di lui potresti velocemente raggiungere il villaggio più vicino.
Sono anche disposto a prestartelo. Ma…soltanto alla condizione che tu riesca ad
uccidermi
Poniamo fine alla nostra lotta!”
Una grinta
e una determinazione tale in quelle parole che avevano qualcosa di stranamente
solenne.
Chi
l’avrebbe detto che mesi dopo sarebbero rimasti ancora
li? Chi l’avrebbe detto? Che finisse nel bene o nel male, erano convinti che prima o poi tutto sarebbe terminato. Che loro avessero la meglio …che soccombessero…Kogaiji voleva davvero
essere salvato ora?
Quel
ragazzino…sempre a causa sua, anche nella vera ultima volta in cui si era trasformato per fronteggiare una mezza divinità che
Dokugakuji preferiva non ricordare. E tenendo conto della
sua ennesima vittoria anche in quell’occasione chissà
per quanto sarebbe andata avanti ancora quella furia, se sarebbero riusciti a fermarlo
anche stavolta.
Ma questi
non erano più problemi loro, almeno per il momento. Che se la sbrigassero da soli, ora avevano cose più importanti a cui
pensare.
Ora doveva
pensare al principe, a Kogaiji prima di tutto, e poi a se stesso. Certo, perché anche ora che l’aveva notevolmente superato in
potenza, egli rimaneva sempre il suo protetto, una sorta di fratello minore per
lui. E lui aveva il compito di proteggerlo, non
gliene importava nulla di cosa in quel momento egli avrebbe detto al riguardo.
Già, aveva
anche un altro fratello, un fratellastro minore per meglio dire, non certo un
buon modello d’uomo da seguire per quel poco che poteva saperne lui, e che per
fatalità del destino si era ritrovato ad essere uno dei loro nemici. Ma in
fondo la famiglia non è quella che viene data dal destino,
ma la famiglia che si sceglie di avere. Non era forse così?
La mia famiglia…
- Dokugakuji,
finalmente siete ritornat…CHE COSA VI E’ SUCCESSO?!! DOKUGAKUJI! PRINCIPE KOGAIJI!! -
Yaone, all’inizio felice di rivedere i compagni era rimasta a dir poco terrorizzata
dalle condizioni dei due ragazzi e aveva urlato portandosi entrambe le mani
alla bocca.
- Le
spiegazioni dopo, Yaone, ora dobbiamo pensare a curare
il principe.- Dokugakuji avrebbe retto ancora per poco, non avevano tempo per
chiacchiere ora. Minacciava di dover cader a terra da un momento all’altro;
quanto avrebbe desiderato poter riposare in quel momento. Ma
non poteva.
- Si, si,
ora me ne occupo subito, ma…anche tu hai bisogno di
cure, Dokugakuji! non stai per niente bene, è meglio
che tu vada a riposare. - Sebbene fosse preoccupatissima
per il principe Yaone non poté far a meno di notare
che anche Dokugakuji era gravemente ferito.
- Non ti
preoccupare, non è nient…aah!!!-
Ma la sua esclamazione e la sua smorfia di dolore dissero esattamente il
contrario. Il demone si portò una mano all’addome, dove da una ferita usciva
molto sangue.
- Si, sto
bene, non ti preoccupare. - Disse a fatica il demone maledicendo mentalmente
l’insistenza della ragazza, nonostante lei non avesse alcuna colpa. - Ora
ascoltami bene: io porterò il principe nelle sue stanze. Tu prima di tutto
chiudi Lirin nella sua stanza o dovunque tu voglia,
poi prepara medicamenti e medicinali vari e raggiungici più in fretta che puoi.
- Almeno la ragazzina, almeno lei doveva essere preservata dalla visione del
principe in quelle condizioni. Così avrebbe voluto anche lo stesso Kogaiji. Per
lei e per se stesso.
- Ho
capito, cercherò di fare più in fretta possibile, ma tu, Dokugakuji… - Yaone si interruppe.
- Che cosa c’è? - Gli domandò di rimando il demone.
- Cerca di
non sforzarti troppo. Appena avrò finito di curare il principe
medicherò anche te. Ma non aggravare troppo le tue
condizioni, per favore. - Chiese quasi come supplica la ragazza.
“
Dannazione, Yaone, non preoccuparti” - Si, stai tranquilla- la rassicurò con un
lieve ma caldo sorriso
- Vedrai, tutto si risolverà per il meglio. Kogaiji non è il
tipo da farsi uccidere in questo modo. -
- Si - Disse abbozzando un sorriso - E’ proprio così – Aggiunse
Yaone prima di avviarsi alla ricerca della principessa.
“…una cosa a cui non rinuncerò.. Per nulla al mondo.”
…..però ora…ora
sento un rumore…..è assordante…cos’è?
No, non lo voglio più
sentire…Basta….basta….BASTA!!!!
…è finito…
…e ora?
Sanzo aprì
gli occhi. Gli sembrò quasi di essersi addormentato dopo un lungo e stancante
viaggio. Sentiva solo un confuso vociare, e l’immagine inizialmente gli apparve
sfocata. E ora dove era capitato? Gli sembrava chiaro
che quello non era più il semi deserto di prima.
Finalmente
riuscì a mettere a fuoco il paesaggio, mille volte differente
e contrastante da quello in cui si trovava poco prima. Era un villaggio,
un piccolo villaggio, o una grande città, questo non
si riusciva a stabilire subito. Vi erano molte persone che camminavano per le
numerose vie, ecco spiegato il gran vociare che sentiva. Uomini, donne,
bambini...e nessuno sembrava prestargli la minima attenzione.
Era seduto
su una panchina in una piazzetta, ombreggiata da un grande albero di ciliegio
in fiore che disperdeva i petali rosati nell’aria. Uno spettacolo meraviglioso, ma, dato il caos mentale in cui si trovava
neanche ci fece caso. Probabilmente se anche l’avesse notato non avrebbe
apprezzato ugualmente.
”Dove…dove
sono?” aveva davvero una gran confusione, era come se la sua mente si
rifiutasse di pensare.
“Certo, ora
ricordo” Goku, la scimmia, quel sorriso, il dolore. Urla di richiamo. Ricordi
sfocati gli ritornarono alla mente, come se tutto fosse accaduto secoli prima.
Forse era
stato solo un sogno. Forse tutto quello non era successo,
tanto era assurdo da sembrare surreale. No, non era possibile che avesse
sognato. Quelle cose erano accadute, ne era sicuro.
Non sapeva cosa fosse successo ne la ragione per cui
fosse li, aveva solo la certezza che non stesse sognando.
Però, se
questo era davvero accaduto quanto tempo era passato da allora? E chi gli diceva che non erano veramente trascorsi anni e solo dopo
tanto tempo si era risvegliato? E inoltre, cosa più
importante in quel momento, che posto era quello? Un posto normale
all’apparenza, ma con qualcosa di diverso, lo sentiva, sentiva
di non essere solo in un’altra località del Togekyo,
semplicemente perché non era possibile che fosse in qualsiasi posto del mondo
terrestre. Goku l’aveva colpito, non poteva che essere
morto.
Già, era
morto.
Si ritrovò
a pensare a questo dopo tutte quelle riflessioni e quelle
domande, che affollavano e continuavano ad affollare la sua mente, alcune delle
quali senza senso, che probabilmente in casi normali non gli sarebbero mai
saltate in mente, ipotesi tanto assurde da farlo stupire di se stesso,
infastidito dal fatto che il solo trovarsi in un luogo a lui sconosciuto
provocasse in lui un tale cambiamento. Era morto. Lui era morto?
Però,
strana sensazione l’essere morti.
Se questo
vuol dire essere morti che differenza faceva dall’essere vivi?
Si sentiva esattamente uguale a prima, poteva benissimo dubitare di essere
morto, ma quella ferita che prima aveva ora era scomparsa. Nessuna traccia ne di squarci sulla maglia nera, ne di sangue. Quella era la
possibilità più plausibile. Inoltre, se fosse stato ancora vivo
si sarebbe trovato davanti tre facce dall’aria idiota preoccupate come al
solito all’inverosimile per la sua incolumità. Dopotutto non
gli dispiaceva affatto essere solo una volta tanto. E
non era certo il suo problema principale in quel momento, anzi, a guardare bene
la situazione non era neanche un problema.
Aveva
sempre creduto che con la morte ci fosse l’annullamento totale dell’essere, ma
da quel che poteva vedere si era sbagliato. Poteva essere capitato in una sorta
di regno dei morti. Esistevano varie teorie al riguardo, e, ripensando alle
azioni commesse in vita che, diciamolo, non erano proprio da un bonzo di così
alto rango come lui, quello che aveva davanti altri
non poteva che essere l’inferno, sebbene somigliasse molto più a una sorta di
paradiso. Parlando oggettivamente, si intende, dato
che sentiva di odiare quel luogo come qualsiasi altro posto terrestre. Certo,
non era solito credere a storielle della vita eterna in paradiso, che, secondo
lui,tanti amavano
raccontarsi, per illudersi e dare un senso alla loro inutile vita, quindi
scarto immediatamente questa assurda possibilità. C’era qualcosa di più,
qualcosa che lui non conosceva ma che tuttavia voleva conoscere.
E questo lo innervosiva parecchio. Da sempre aveva
avuto la sensazione di dover essere a conoscenza di ogni
cosa, il fatto di non sapere quello che gli succedeva attorno era per lui una
sorta di sconfitta, qualcosa di innato, che aveva radici ben più profonde del
ragazzino che era anni prima e che in quel momento ritornava così violentemente
in superficie.
“Perché
devo essere l’ultimo a sapere le cose?”
Un posto
che non aveva mai visto…eppure….come era possibile che
avesse la sensazione di esserci già stato? Era tutto così strano….così nuovo e
familiare allo stesso tempo.
Decise di
alzarsi, in fondo, dovunque fosse non avrebbe potuto
starsene per sempre li seduto sotto quell’albero che
solo ora notava. Si squadrò da capo a piedi: indossava il solito paio di jeans
e il top nero che portava sempre sotto la veste; la sua tunica era sparita,
come prima aveva constatato accertandosi dell’improvvisa guarigione della sua
ferita, e con essa anche il sutra. Ecco, adesso c’era
un altro problema da risolvere dannazione, come se non ne avesse
già abbastanza; la cosa però lo preoccupava marginalmente, se lui era morto
davvero che importanza poteva avere? Si tolse di dosso i numerosi petali rosa
imprecando mentalmente e cominciò a incamminarsi per
esplorare quella strana città.
Già, era
proprio una città strana, nonostante fosse all’apparenza molto comune, era
l’unico aggettivo che ora gli veniva in mente, per quanto idiota. Piazze e
strade affollate, negozi, qualche bancarella, un mercato. Venditori, donne
intente a fare la spesa, bambini che correvano e giocavano qua e la, persone che semplicemente facevano una passeggiata.
La gente
sembrava normale all’apparenza, normalissimi cittadini di una normalissima città…eppure….
– Mi scusi,
signore! - una ragazza, venutagli contro si stava scusando chinandosi per
raccogliere il cesto della spesa caduto nell’urto, e alzò la testa quel tanto
che bastava per pronunciare quelle parole di scusa e per far vedere a Sanzo una
cosa che mai si sarebbe aspettato di vedere in una comune popolana. Tra i
capelli castani della ragazza spiccava in mezzo alla fronte un chakra scarlatto racchiuso fra due linee curve di ugual colore.
Quella
persona altri non poteva essere che un dio.
Sanzo non riusciva a crederci, non poteva crederci. Tutto da allora si
poteva aspettare, ma non di incontrare una divinità. Era rimasto tanto
sconvolto, o stupito che aveva continuato a fissare il punto in cui la ragazza
era chinata, anche quando, dopo aver fatto un affrettato inchino, imbarazzata
per lo sguardo insistente del ragazzo se ne era andata
velocemente per sparire tra la folla. E ben presto realizzò
che non ve ne era solo uno: su tutte le fronti di tutti i cittadini vi era un puntino
scarlatto racchiuso fra due linee dello stesso colore, e, poco ma sicuro, non
erano tutti dei sanzo come lui. Ma dove diavolo era
capitato? Che fosse…
- Lieta di
rivederti, Konzen Doji, è molto tempo che non ci si
vede. – Una voce alle sue spalle interruppe i suoi
pensieri.
Sanzo si voltò
di scatto per vedere chi lo avesse chiamato, e con
altro stupore vide la figura alquanto formosa di una fiera creatura dai lunghi
capelli scuri con un irrisorio sorriso sul volto.
- Ma tu sei…Kanzeon Bosatsu! – La dea dell’amore e della
misericordia. Che diavolo ci faceva lei qui? Cominciava a non capirci più niente, era come
uno di quei sogni senza capo ne coda in cui ci si può
aspettare di tutto. E come ora aveva la certezza che non si trattava di quel
caso, cominciava a preparasi ad ogni evenienza, e a
non stupirsi più per ciò che vedeva.
- Era da
molto che non ci incontravamo, caro nipote. E
incontrarci proprio qui è davvero inusuale, non
trovi?- Disse la dea portandosi le braccia sui fianchi.
- Dimmi che razza di posto è questo! – Sbottò Sanzo, se non
altro lei avrebbe saputo dirgli con precisione dove si trovava. Aveva
l’impressione di essere in uno dei soliti scherzi di poco gusto della divinità,
e anche se non sapeva chi fosse il vero responsabile, se ce ne
era uno, trovava quasi giustificabile prendersela con lei.
- Credo che
tu ci sia già arrivato da solo, dato il tuo scontro e il tuo
stupore nel constatare la razza di quella ragazzina. – osservò Kanzeon.
- Quindi mi stavi seguendo?- L’idea che quella dannata
l’avesse pedinato, burlandosi di lui magari, lo faceva a dir poco imbestialire.
E per di più in un momento simile!
- Non
propriamente, diciamo che ti ho solo notato e poi ho
deciso di farti visita. Nonostante in realtà sia stato
tu a farla a me, dal momento che sei venuto fino nel luogo dove risiedo…-
parole enigmatiche accompagnate da un altrettanto enigmatico sorriso.
Non era
possibile! - Mi stai dicendo che….-
- Hai capito perfettamente – rispose compiaciuta Kanzeon,
avendo ricevuto la conferma della perspicacia del nipote. - Si, Konzen, questo
– disse mostrandolo con un braccio –è il Regno Celeste. -
Il Regno Celeste?! Era uno scherzo? Non poteva negare di non averci pensato,
in una delle domande e delle possibilità stupide e senza senso che gli erano venute in mente. Ma
seriamente non l’avrebbe detto. Però…se non altro almeno uno
dei tanti problemi ora era risolto. Sapeva dove era.
- Il Regno Celeste,
dici? - riprese con aria pensierosa, mascherando in gran
parte il suo stupore iniziale.
- Il luogo
dove risiedono gli dei, si, esatto. E ora, la tua
prossima domanda sarà, perché mi trovo qui, ho indovinato? – Chiese Kanzeon
notando divertita la forzata serietà del bonzo.
- Credo
proprio che sarebbe stata quella, anche se non me l’avessi detto. Non è da tutti i giorni svegliarsi nel Regno Celeste.- Osservo
questi.
La dea
sogghignò - Immaginavo la tua risposta, e non mi soffermerò
su racconti troppo lunghi e inutili. Ti conosco, e immagino già che saprai di
essere morto.-
- L’ho immaginato – Ammise il bonzo.
- Ti sei
fatto uccidere da qual bimbetto! Una vera delusione, lasciatelo dire, speravo di poter vedere di più di così da te…- Lo schernì.
- Dannata vecchiaccia…-
in altre situazioni meno complicate si sarebbe dato dell’incapace anche da solo,
se solo ne avesse avuto il tempo. Non aveva certo
bisogno di qualcuno che lo facesse al posto suo!
- Non
dovresti insultarmi in questo modo, dimentichi che sono l’unica persona amica
che tu possa incontrare qui dentro. – disse Kanzeon quasi facendo la vittima.
- Tsk, sei un’illusa, tutto sarai
per me fuorché amica. – Disse Sanzo con freddezza e convinzione.
- Vedo che
la diplomazia non è proprio il tuo forte. Ma non importa, solo dettagli. Eppure
Konzen, il mio aiuto in questo momento ti può essere davvero utile. Essenziale,
per meglio dire.- continuò la divinità.
- Chi ti ha
mai chiesto qualcosa? – Chi diavolo si credeva di essere
quella??
- Non mi
chiederesti nulla neanche se stessi per morire, e infatti
è stato così. – La dea sfoderò un altro sorriso decisamente
fuori luogo per l’argomento e per l’umore del biondo. - Però
ora non andresti da nessuna parte senza di me, e la ragione è nel racconto che
ancora devo finire. Sempre che tu voglia ascoltarlo…-
- Mph. – Mai avrebbe annuito con un si
degno di tale nome a quella vecchia. Ma lei
sembrò non dare alla cosa la minima importanza.
- Non
appena hai perso la vita stavi per lasciare il tuo corpo e la tua anima sarebbe
andata nel regno dei morti, un luogo dove tutte le anime degli esseri terrestri
deceduti si mescolano tra loro, dando origine ad una forte massa di energia da cui è impossibile scindere le singole anime.
Un luogo senza alcuna via di ritorno.
Ma il
processo si è interrotto ancor prima di iniziare. Per questo il tuo corpo è
sparito dal mondo terrestre e tu ora ti trovi qui.-
- Dunque è
così - Sanzo ora si spiegava molte cose, anche se ancora certe altre non erano del tutto chiare.
- Se tutto
questo è vero, perché allora sono qui e non sono finito nell’agglomerato di anime di cui mi hai parlato?- Domandò giustamente.
- Chi può
dirlo…probabilmente hai molte cose da fare ancora e non sei pronto per
andartene, magari una semplice casualità… o magari il tuo oroscopo di oggi non era molto positivo…- dunque non era passata
un’eternità come aveva pensato. E dire che si era pure
illuso di essersi lasciato alle spalle quei tre cretini…
- Per
quanto mi riguarda – disse quasi severamente - la tua
missione non è ancora terminata.-
- E questo
che significa – gli rispose Sanzo confuso.
- Semplicemente che ora è tutto nelle tue mani. Ti trovi in questo posto ma non potrai starci in eterno, poiché questo dopo un
periodo ben preciso corroderebbe la tua anima. Perciò
ora hai solo da scegliere la strada che reputi più giusta – Rispose la dea.
- La strada…che
reputo più giusta?- Ripetè il ragazzo ancor più
confuso.
- Hai due
possibilità: puoi decidere di morire, ponendo fine per sempre ai tuoi tormenti,
al ciclo delle reincarnazioni in cui sei coinvolto e alleviare per sempre la
tua anima. Essendo morto in circostanze tali, questo cammino ti è concesso. Conosco
bene le tue sofferenze, e so bene che tante volte hai
desiderato di morire, di scomparire dalla terra, di non essere mai nato, di
uscire da questa prigionia che ti tiene legato e prigioniero per l‘eternità senza
via di scampo. Togliendoti la vita con le tue stesse mani, come molte volte non
avresti esitato a fare, tutto ciò non si sarebbe
verificato. La tua anima non rimarrebbe da nessuna parte,
scomparirebbe per sempre portandoti al rammarico e allo struggimento
totale. La morte dopotutto non è la fine come ti aspettavi, ma
bensì un inizio, un nuovo inizio, positivo o negativo che sia. Ma questo inizio, e a dove porterà la tua strada non sarà il
destino ne le circostanze a portarti, ma solo te stesso. -
- Tu..,che ne vuoi sapere della mia vita, di quello che io posso
pensare?- Replicò Sanzo furente riferendosi agli avvenimenti di dieci anni
prima.
- Più di quanto tu possa immaginare, mio caro. - Da 500 anni li osservava senza
sosta. Se lo avesse saputo, allora lo avrebbe capito. E la avrebbe mandata al diavolo.
- Come ti
ho detto, puoi scegliere la strada della morte, oppure puoi ritornare sulla
terra, per concludere la missione che ti è stata
affidata. Ritroverai i tuoi compagni e con loro ripartirai verso ovest per
impedire la resurrezione di Gyumao. -
- Con tutto
questo...che vuoi che faccia? – Sanzo ormai aveva perfettamente capito la
situazione, e più o meno intuiva dove la dea avrebbe
voluto andare a parare. Più che una vera e propria domanda era
un po’ di circostanza.
- Semplicemente
ti chiedo di prendere una decisione riguardo al tuo destino. – gli rispose lei -
Hai una settimana di tempo: se entro quella settimana
non saprai rispondermi e quindi rimarrai qui più del dovuto non potrai percorrere
nessun cammino, come ti ho già spiegato. Sei morto, ma non hai cessato di
esistere. Ora la decisione di rimanere o andartene dipende solo da te. -
- Capisco.-
Disse solo il bonzo.
- Mi hai
chiesto cosa vorrei che tu faccia. Mi sono stancata delle persone che chiedono
a me quello che devono fare. Hai ancora molta strada da fare, e se morissi proprio ora mi toglieresti tutto il divertimento.
Quei tre laggiù a quest’ora saranno preoccupati per te, la missione non potrà
continuare se uno soltanto di voi verrà a mancare, penso
che di questo tu ti sia già accorto. -
- Se così è….allora perché non mi
resusciti senza chiedermi l’opinione? Molte volte hai agito come meglio credevi senza rendere conto a nessuno, per quanto ne so.- Questo
invece, a differenza della precedente era un vero dubbio che gli era sorto
spontaneo.
- Credo che
tu mi reputi troppo crudelmente, Konzen. – Disse con falso tono melodrammatico.
- Se anche volessi importi qualcosa non potrei mai farlo. Dimentichi che io
sono una divinità, e per quanto possa essere smisurato il mio potere, puoi decidere solo tu del tuo destino. Contrariamente a ciò
che è comune pensiero, sono gli uomini a scegliere del proprio futuro, non gli
dei. Non potrò fare niente per contrastarti, fai
quello che credi. Verrò io stessa tra sette giorni per ascoltare una tua
risposta. Vedi di essere pronto per allora, Konzen. Ti
saluto. Ci vedremo presto. -
Detto
questo la dea si incamminò per la strada opposta, per
sparire dietro ad un angolo, lasciando di sasso il ragazzo.
- Molto…
presto. -
Non sapeva
come spiegarselo, non aveva idea di cosa fosse quella strana sensazione, ma la
dea gli aveva dato l’impressione di sapere, o di aver in mente qualcosa di più.
Che cosa c’era dietro a quel sorriso ironico, cosa
nascondeva quel suo viso enigmatico?
In quel
momento, nel mondo terrestre, in una località sconosciuta del Togenkyo si stava svegliando un’altra persona.
Goku socchiuse
gli occhi ancora mezzo assopito, le due iridi dorate brillarono alla luce del
tramonto. La stanza era illuminata dalla luce rossastra del sole, che penetrava
da una finestra aperta vicino al letto dove giaceva il ragazzino. Da li entrava
anche una lieve brezza; la temperatura era notevolmente calata rispetto ai
giorni prima. Goku ebbe un brivido: aveva una sensazione di
freddo, ma non a causa del vento: provava un freddo interiore, qualcosa che si
avvicinava molto alla solitudine, qualcosa che lo scuoteva dal più profondo
dell’anima.
“ Dove sono, che mi è successo” si ritrovò a pensare le esatte
parole di Sanzo poco prima.
- Goku, ti
sei svegliato finalmente! Eravamo molto in pensiero per te. - Hakkai era seduto
su una sedia vicino al letto e lo stava sorvegliando. Pareva molto sollevato, e
il suo caldo sorriso rincuorò di molto il ragazzino.
- Ah, sei
tu Hakkai buongiorno. - disse Goku ancora non del tutto sveglio. Ma di improvviso la sua espressione cambiò - Ehi! Aspetta un
momento, ora ricordo! Eravamo in battaglia con Kogaiji, c’erano tutti, poi tu,
Gojyo e Sanzo…-
- Calmati Goku,
calmati. Non ti preoccupare, ora va
tutto bene.- Disse il ragazzo con un nuovo sorriso caldo. Nella sua voce
c’era però un’impercettibile nota di malinconia, quasi
non si sentiva, riconosciuta da Goku solo inconsciamente. Come poteva essere
andato tutto bene, come poteva andare tutto bene?
- Però….io mi sono tolto il
dispositivo, che cosa è successo dopo?- domandò il ragazzino, calmatosi, ma
comunque con una certa foga.
- Dunque, non ricordi niente di quello che è successo?- domandò
Hakkai fissandolo. Lo sapeva lui, lo sapeva cosa
succedeva ogni volta che Goku perdeva il suo io. Ma
chissà perché gli faceva sempre quella domanda.
- Tutto
quello che riesco a ricordare è che c’erano Kogaiji e
gli altri e che aveva evocato quel demone. Poi io vi ho visti combattere e
allora…- Goku si interruppe di colpo. Il solo
pronunciare quelle poche parole lo faceva sentire in colpa, ma perché?
- Capisco. -
disse solo Hakkai.
- Che ne è stato di Kogaiji?- Goku riprese più che per curiosità
quasi con agitazione, quasi avesse dimenticato che fosse il suo avversario. - Non
ti preoccupare, ha abbandonato il combattimento in un attimo di pausa. Credo
che stia bene, nonostante le ferite.- Anche Hakkai sembrò dimenticarselo.
- E voi?-
domandò flebilmente Goku – state tutti bene?- il giovane demone era preoccupato
per loro, e sentiva che qualcosa era andato storto, come poteva essere andato
tutto bene, ogni volta che si trasformava in quel modo succedeva qualcosa di
disastroso, lo stupì il fatto che stavolta non fosse
andata così. Che Hakkai gli stesse nascondendo
qualcosa?
In quel
momento entrò nella stanza Gojyo, carico di sacchi per
la spesa: - Eccomi Hakkai, ho comprato quello che mi avevi chiesto…Goku, ti sei
svegliato- esclamò con sollievo, dimenticandosi del suo usuale appellativo - Gojyo!
allora stai bene!- anche Goku era sollevato di vedere
tutto intero il mezzo demone, anche se era sempre il kappa pervertito - Certo,
cosa pensavi,stupida scimmia?- disse Gojyo ricordandosene all’istante – Stupida
scimmia a chi?? Pervertito di un kappa?!-
- Come ti
dicevo io sto bene, e come puoi vedere anche Gojyo, nonostante qualche
contusione ora è in piena forma.- continuò Hakkai tra le urla e le liti di Goku
e Gojyo - Gli avevo detto di comprare qualcosa da mangiare in previsione del
tuo risveglio- -Hakkai tu si che hai sempre delle idee
brillanti!- disse Goku entusiasta
– Però -
disse dimenticandosi della sua motivazione di vita all’istante –Dov’è Sanzo?-
Tre parole, una semplice frase, una domanda insignificante ma tagliente,
capace di racchiudere la preoccupazione del ragazzino e la conseguente
disperazione dei suoi due interlocutori, ai quali subito il sorriso svanì. Perché,
perché gliel’aveva posta proprio ora quella domanda? Non erano ancora pronti ad
affrontarla, e probabilmente non lo sarebbero mai stati.
Ma quelle parole erano inesorabili, rimandare era
impossibile e inutile peraltro. Sanzo non era li, Sanzo non era li e non sarebbe più stato li, e loro dovevano solo dirgli
questo. Si certo, ma come?
“Sanzo è
morto”? No, certo che no!
“E’
successa una cosa terribile…”? Di male in peggio.
La verità
era che non c’erano parole sufficienti, parole che
potessero esprimere il concetto evitando di ferire l’animo delicato di quel
ragazzino, tanto forte da essere riuscito ad uccidere perfino il bonzo
corrotto. Come fare allora? Seguì un silenzio durante il quale vi fu una
silenziosa battaglia fra Gojyo e Hakkai su chi dei due dovesse rivelare la
verità a Goku, il quale ora li guardava con aria interrogativa e vagamente
preoccupata, forse anche speranzosa di ricevere una risposta che l’avrebbe del
tutto rassicurato togliendogli ogni dubbio. E i due compagni non poterono fare
a meno di sentirsi male, perché non avrebbero potuto farlo, perché quelle
parole non sarebbero stato di conforto, bensì le più
amare che il giovane demone avesse potuto sentire in 500 anni di vita, una vita
di atrocità vissute e sentite.
Hakkai con grande sollievo di Gojyo prese la parola.
- Sanzo non
è qui, Goku - disse soltanto.
- Come
sarebbe a dire che Sanzo non è qui? Certo, lo vedo
anch’io che non è qui, sarà in un’altra camera…oppure
sarà uscito!- Goku era molto stupito della risposta di Hakkai, che pareva
ovvia. Tutti se ne sarebbero accorti che Sanzo non era li, no? Che bisogno c’era di dirglielo così? Ma
quello che Goku non immaginava era che tutti in realtà dalla semplice frase
avrebbero capito al volo l’accaduto. Probabilmente fu così perché non gli
sarebbe mai passato per la testa che una cosa del genere sarebbe accaduta, ne si sarebbe mai permesso anche solo di pensarlo. Una sorta
di barriera protettiva stava a salvaguardarlo da
questo genere di cose, perfino da riflessioni di questo tipo. Senza contare la sua rinomata ingenuità di bambino, nonostante
ormai avesse già diciotto anni. Inoltre non poteva nascondere a se
stesso che gli dispiacesse molto che tutti, compreso
lo stupido kappa fossero venuti a fargli visita e all’appello mancasse proprio
Sanzo, probabilmente l’unica persona che avrebbe davvero voluto vedere,
nonostante poi questi l’avrebbe picchiato con il suo harisen
non appena si fosse svegliato, dandogli della stupida scimmia e
dell’incosciente per aver agito così d’impulso.
- No Goku,
Sanzo non è in un’altra camera, ne tantomeno è
uscito. –
- E allora? - chiese impaziente Goku.
- Hai detto che non ricordi niente di quello che è successo dopo
la tua trasformazione. Lascia allora che ti racconti come sono andate le cose.-
Hakkai fece una breve pausa, come per prepararsi al difficile discorso che
doveva fare e continuò – Una volta trasformato hai
sconfitto facilmente Kogaiji e Dokugakuji, che si sono ritirati. Il demone
evocato però era rimasto ugualmente in campo. Aveva capacità smisurate, e una
forza fuori dal comune. Era probabilmente il demone
più forte che abbiamo mai incontrato. Abbiamo fatto di tutto per fermarlo. Credimi, Goku abbiamo fatto di tutto. – aggiunse abbassando
lo sguardo tristemente.
- Hakkai,
ma…che stai dicendo? – disse Goku notevolmente allarmato
più che per le parole per la nuova espressione del ragazzo, il cui sorriso o il
solo sguardo era più potente di mille parole. Che
significa? Perché fare tutti questi discorsi inutili? Che sia…
- Abbiamo dato il massimo, ma invano, è stato tutto inutile. Era
troppo forte, Goku, troppo forte. E Sanzo… -
- No – Goku
cominciava a capire, a capire e a temere il peggio, ormai si
stava lentamente avvicinando alla cruda verità. Ma
ancora quella barriera che prima lo proteggeva, sebbene scalfita persisteva –
Andiamo, Hakkai, è impossibile che sia come dici tu. Sanzo non è il tipo da
farsi colpire così, no? –
“Sanzo non è il tipo da farsi
ammazzare in questo modo”.
- Sanzo ha
cercato nuovamente di bloccare il demone. Ma fu tutto
inutile. – continuò Hakkai senza prestargli attenzione – Questi l’ha colpito, inferendogli una brutta ferita. -
- E’ uno
scherzo, vero? Ditemi che è uno scherzo. Si, si, non
può essere altro che uno scherzo, e scommetto che in tutto questo c’entra Gojyo,
non è così?? – disse con un tono mai sentito guardando
il mezzo demone che distolse all’istante lo sguardo, incapace di reggerlo.
- Pensate
che basti così poco per ingannarmi, eh?? Credete di
potermi prendere in giro così??! –
- Oh Goku…-disse solo Hakkai poi riprese – Sanzo era caduto a terra
esanime. Tu allora sprigionasti una potenza mai vista prima, e riuscisti a
sconfiggere il demone. Finalmente avevamo finito. Eravamo stanchi,
ma sollevati. E quando andammo per recuperare Sanzo…-
- Hakkai,
non è vero. – Disse Goku, ma non più con la sicurezza di prima, con tono basso,
un sussurro, quasi di supplica. Due grandi occhi dorati a cui niente si sarebbe
potuto negare ora fissavano Hakkai, il quale lo fissava
a sua volta non volendo negargli ciò che ora desiderava ma essendo costretto a
farlo. Quella barriera ormai stava cedendo – Ti prego, dimmi
che non è vero. – disse con ancor meno decisione.
- Non c’è stato niente da fare, Goku non c’è stato proprio niente da
fare. – parole sommesse, una verità racchiusa in esse,
il colpo di grazia.
La barriera
si infranse. Qualcosa dentro di lui si era infranto
irrimediabilmente, ridotto in mille pezzi impossibili da ricomporre. Il suo cuore, la sua mente, quel legame troppo forte, troppo per
reggere alla perdita improvvisa, e anche un pezzo della sua anima, legato così
saldamente a quella persona. Così ora cadevano i mille frantumi, come le
lacrime che ormai riempivano quelle luminose iridi dorate.
-NOOOOOOOOOOOOO!!!-
Un’urlo che sciolse quel silenzio così pesante, un urlo
capace di catturare l’animo di chiunque lo ascoltasse, in grado di trasmettere
una tristezza infinita. Gojyo e Hakkai assistevano impotenti alla scena, non
potevano fare nulla, ora che potevano fare?
- PERCHE’? PERCHE’???!!!! – I due
lo guardavano, i due complici, responsabili di una menzogna, ma non meno della
morte del compagno. La responsabilità non era solo di
Goku, potevano benissimo accusarsi anche loro della loro impotenza, della loro
debolezza, che gli era stata fatale fin dalla loro infanzia. Ma
ora solo un ragazzino, ora un bambino a tutti gli effetti che si domandava il
perché di tutto questo. E altri due bambini che
lo osservavano dispiaciuti.
-
DANNAZIONE!!!- Goku aveva cominciato a colpire
violentemente il muro, lasciandovi profondi segni dei suoi pugni.
- Goku,
smettila, ti prego! – I due ragazzi volevano fermarlo in qualche modo. Gojyo
cercò di prenderlo da dietro per bloccare i suoi movimenti. Ma
Goku si girò di scatto. Non una lacrima più sgorgava da quel
viso, così cambiato in pochi istanti, un’espressione indecifrabile era
dipinta sul suo volto. Con un colpo veloce e ben assestato scagliò il rosso dall’altro
lato della stanza.
- GOJYO!-
esclamò Hakkai.
- Che
diavolo ti prende, scimmia?!!- gridò Gojyo
massaggiandosi la testa dal dolore. Ma Goku ormai non
lo stava più a sentire, si stava contorcendo dal dolore, dolore non più per la
perdita di Sanzo ora stava succedendo ben altro.
-
AAAAAAAAHHH!!!!!! – ora Goku si portava le mani alla
testa, una forte emicrania lo colse, un dolore improvviso gli percosse tutto il
corpo. Che gli stava succedendo? Il vento fuori si era
alzato, e ora entrava dalla finestra li vicino
sbattendo violentemente le ante della finestra e le tende e facendo volare via
ogni cosa abbastanza leggera da essere trasportata dal vento.
Iniziò a
cambiare forma, tra gli urli acuti il suo corpo iniziò
a trasformarsi. Il suo dispositivo di controllo brillava e tremava sulla sua
fronte ormai prossimo alla rottura, come se la forza di Goku dovesse esplodere
da un momento all’altro senza che niente la potesse contenere.
“ Chi è questa persona?”
“Il suo sguardo è familiare…
….quei
capelli…quel volto….
….quegli
occhi…
..però….”
-AAAAH- Goku
si rese conto subito di quello che gli stava succedendo e con grande sforzo si
portò le mani alla fronte quasi come se volesse fissarsi bene il dispositivo
dorato in modo che non potesse cadere. E dopo qualche
secondo questo smetté di tremare. Le fitte di dolore
cessarono, il suo corpo ritornò come prima e lui riprese
piena coscienza. Il vento calò e tutto ritornò tranquillo.
- GOKU!! –
esclamò Gojyo.
- Goku,
tutto bene? – domandò più calmo Hakkai.
Goku rimase
fermo, respirando affannosamente, poi riprese fiato e lentamente si calmò, una
calma diversa dalla tranquillità. Aveva uno sguardo stralunato, privo di ogni espressione, fisso nel vuoto. Dopo qualche interminabile
secondo sui suoi occhi ritornò la luce e una lacrima solitaria brillò in una
delle sue iridi dorate per poi scendere lungo la sua guancia ambrata.
- Sono un
mostro…nient’altro che un mostro.- disse con voce rotta
– ora avrei potuto uccidere anche voi. E pretendevo di
salvare Sanzo? Però…io ho tentato, ci ho provato,
davvero. Ma non ci sono riuscito, non sono riuscito a proteggerlo
quando ne aveva bisogno. Non so fare altro che farmi
aiutare da lui. Sono inutile!-
Aveva
freddo, aveva tanto freddo. Un freddo antico, che gli riportava alla memoria
ricordi spiacevoli, che era convinto di aver sepolto
nel più profondo del suo cuore.
“Sei solo un abominio…”
“…un mostro!”
- Questo
non è vero. - disse Hakkai – ammettendo anche il fatto che una persona si giudichi utile solo nel caso lo sia per altre persone, non è
vero che quello che fai è inutile, tu non sei inutile, Goku senza di te non
avremmo potuto salvarci neanche noi, senza di te noi ora saremmo tutti morti.- Che
cosa ci poteva fare lui, non aveva anche lui il diritto di sentirsi inutile,
proprio lui, che anche se ci aveva provato, e non era una buona scusante,
invece di fermarlo non aveva potuto fare proprio niente, deludendo le
aspettative di Goku, e soprattutto di se stesso? - Inoltre ora sei riuscito a
fermarti in tempo, non l’avevi mai fatto prima, ciò significa che tu non sei un
mostro e non avevi intenzione di ucciderci.- Concluse, proprio come prima con
Gojyo non aveva tempo di lasciarsi andare come Goku - Io ti capisco, io so bene
che quello che hai fatto lo hai fatto in buona fede, e
credimi, ci sei riuscito. Ma non puoi incolpare te
stesso di quello che è accaduto solo perché non sei riuscito a raggiungere il
massimo risultato. Hai fatto già molto, forse non è neanche vero che non hai
fatto tutto ciò che era in tuo potere. Probabilmente era inevitabile. Non è
colpa tua quello che è successo.-
Gojyo
ascoltava le parole, parole che, racchiudevano una menzogna, ma abilmente assemblate
in una ingannevole frase, in modo tale da poter
risultare vere anche per chi conoscesse la realtà dei fatti. Ringraziava Hakkai
del fatto che lo avesse esonerato dal fare quel difficile discorso, dopotutto
lui era l’unico del gruppo a riuscire in questo genere di cose. Neppure Sanzo
avrebbe potuto fare di meglio, certo, anche se la sua sola presenza sarebbe valsa per Goku più di tutte le parole del mondo, non
avrebbe potuto dire di meglio. Riconosceva perfettamente di non essere il più
adatto a rincuorare le persone, tuttavia, ricordando gli eventi di poche ore
prima, si domandava se questa scelta fosse stata la più appropriata.
Gojyo era
entrato nella stanza. Goku giaceva ancora nel letto dormiente e Hakkai sedeva
nella sedia accanto a lui. Aveva un’aria assorta.
- Come va?
- Chiese il mezzo demone.
- Goku sta
bene, anche se non ha ancora ripreso conoscenza. Si risveglierà presto. - Aveva
risposto Hakkai – Temo che il suo risveglio però non
porterà miglioramenti nella sua condizione. -
- Già – annuì
il rosso - Quella scimmia era molto attaccata al bonzo corrotto – “anche
troppo”, avrebbe voluto aggiungere. Non era mai riuscito a capire che legame
potesse unire così tanto quel ragazzino ad una persona
fredda e scorbutica come Sanzo, ma aveva compreso già da molto tempo che questo
non poteva essere spiegato seguendo tesi razionali, era qualcosa che andava al
di là di ogni regola, solo da parte di Goku, all’apparenza, ma chissà cosa
celava il bonzo dietro a quell’indifferenza.
Qualsiasi cosa ci fosse, un rapporto del genere poteva
solo essere dannoso per il più fragile dei due. Per questo motivo era convinto
che non avrebbe dovuto legarsi troppo a una persona
del genere. E questa era una delle innumerevoli
ragioni per le quali non riusciva proprio a sopportarlo; anche se doveva
ammettere che in quel momento la sua presenza lì era indispensabile.
- Sapere
che Sanzo è morto, e per giunta per mano sarà un brutto colpo per lui. –
Aggiunse.
- Di questo
ti volevo parlare Gojyo. – riprese Hakkai - Promettimi che non dirai a Goku che
l’ha ucciso lui per il momento. Un dolore doppiamente forte improvviso potrebbe
fargli molto male. -
- Non hai
intenzione di dirglielo??- domandò stupito Gojyo - Che
cosa hai in mente? E che gli diremo allora?-
- Che è stato un incidente. Che il demone era troppo forte. Meglio per lui sapere di non essere riuscito a proteggerlo dal
demone, invece che da se stesso. -
-Sei sicuro
di quello che fai? Presto o tardi lo verrà a sapere, e forse dirglielo in
seguito potrebbe essere anche peggio.-
- Ti
confesso che temo anch’io la sua reazione. Ma è meglio che non sappia tutto
subito, cerchiamo di guadagnare un po’ di tempo. E
poi…- Hakkai si interruppe.
- Cosa? -
Il demone ripensò
alle sue supposizioni, sull’intervento di un dio. Però…
- No,
niente. – Terminò.
Non aveva
intenzione di fare predizioni azzardate. Tutto avrebbe seguito il corso degli
eventi.
- Come vuoi
– concluse Gojyo - Allora starò zitto. -
- Dove stai andando? – domandò Hakkai.
- A
comprare delle sigarette. Quel bonzo corrotto e quella
scimmia nella vita o nella morte non fanno altro che stressarmi! -
Hakkai
sorrise – Non ti preoccupare, in un modo o nell’altro questa situazione si
risolverà. – risposta alquanto ambigua, rassicurante ma quasi pessimista.
D’altronde era questo lo stato d’animo di chi la pronunciò. Anche se era sempre Hakkai, maestro della finzione, non sarebbe
riuscito a celare a lungo la sua preoccupazione per lo svolgersi dei fatti.
- Però…aspetta, non andartene. Intanto che ci sei potresti
comprare un paio di cose? Ecco la lista – Hakkai sviò il discorso.
- E tu
questo lo chiami un paio di cose?? Ma per chi mi hai preso, Hakkai per il facchino di turno?- si lamentò
Gojyo. Quando succedeva qualche cosa chissà perché era sempre adibito a incarichi del genere, non certo per la sua gioia.
- Beh, io ora non potrei muovermi, dimentichi che ora è ancora il mio
turno di sorvegliare Goku. Quindi l’unico che può andare sei tu.
– In realtà Hakkai avrebbe dato qualsiasi cosa per poter uscire e distrarsi un
po’. Ma il compagno ne aveva più bisogno di lui.
- Mapoi ti rendi conto
del numero di cose e del loro gran costo?? Ti ricordo che le nostre finanze ora
con Sanzo si sono volatilizzate e non possiamo sperperare tutta la sua
“eredità” in questo modo esagerato. Sanzo ti ucciderebbe, lo
sai? – quando mai avrebbe dato a loro la sua eredità poi, se mai ne avesse lasciata una a qualcuno, quel corrottone!
- Me ne
rendo conto. Come lui si renderebbe conto della critica situazione in cui ci
troviamo, quindi avrebbe fatto un piccolo sforzo per capire. - Disse Hakkai
sorridendo con l’indice alzato.
- Quando mai l’avrebbe fatto…e va bene, da qua.- Gojyo afferrò
la lista e si avviò di malavoglia - Allora vado.–
- Vedi di
tornare presto! E non fermarti in giro troppo a lungo!
– Raccomandò Hakkai, ben conoscendo l’animo da Don Giovanni dell’amico.
- Non
preoccuparti zietto! – Gli urlò di rimando ironicamente
Gojyo ormai fuori dalla porta.
Però Hakkai
aveva ragione. Era meglio non dire tutto a Goku riguardo alla morte di Sanzo,
sapeva benissimo che non era giusto nascondergli tutta la verità, ma chi gli diceva che era sbagliato? Nessuno dei due voleva la fine di
un altro compagno. Si, perché Goku ora era distrutto. Più di quanto loro potessero esserlo. Ma
cosa ne sarebbe stato di lui se avesse scoperto che era lui l’assassino, che da
un certo punto di vista era tutta colpa sua?
- Hakkai ha ragione, non è colpa tua. E non
dartene peso. – Mentì Gojyo, ormai aveva preso una
decisione.
- Quindi…l’ha ucciso Kogaiji, vero? – Domandò con voce
stranamente pacata ora, lo sguardo basso.
Ora non servivano più giri di parole, ora Goku gli stava chiedendo
esplicitamente di mentire. Aveva vinto, e loro erano stati sconfitti. Potevano
farcela solo inventando un’altra menzogna, una inequivocabile
bugia, differente dalle altre. Ma ormai l’unica cosa
che potevano fare era andare a fondo su ciò che avevano iniziato.
- Indirettamente,
ma possiamo dire che è così. -
- Io….io….-
cominciò -DANNATO BASTARDO, IO LO UCCIDERO’!!!-
- Calmati,
Goku… - disse Hakkai.
- Come
faccio!!! non posso…non posso starmene qui fermo ad
aspettare. Io devo andare…devo andare devo andare da Kogaiji!!
– Gridò furente il giovane demone.
- E sentiamo, dove pensi di andare, eh scimmia?- Lo interruppe
Gojyo.
Goku fu preso alla sprovvista da quella domanda improvvisa che
neanche si era posto dalla foga con cui aveva pronunciato quelle ultime parole -
Non lo so, non mi importa. Devo andare, dovunque sia io lo troverò!! - Urlò comunque con una certa
decisione.
- Adesso basta Goku!- Esclamò Hakkai. Non avrebbe voluto alzare la voce,
ma non c’erano altre soluzioni per farsi ascoltare. E
Goku ne fu così sorpreso che si interruppe
immediatamente.
- In queste
condizioni non andremo da nessuna parte. Non possiamo fare niente ora. –
Continuò deciso.
- E allora cosa pensi di fare, eh? Non possiamo rimanercene
qui tranquilli ad aspettare chissà che! – esclamò Goku.
- Invece è l’unica cosa che possiamo fare. Stiamo tutti bene,
per fortuna, ma non siamo nelle condizioni di affrontare un nuovo scontro. - Hakkai
pensava che oltre a loro di sicuro i loro avversari non si sarebbero esposti troppo
ad altri rischi, viste le loro ferite, quindi era del tutto inutile andare a
cercarli – L’unica cosa che possiamo fare è cercare di
riprenderci. Non dobbiamo fare mosse avventate. - Poi aggiunse
più a bassa voce – Sanzo non l’avrebbe voluto…- e, cercando di sviare
l’attenzione del ragazzino - Abbiamo portato del cibo, dovrai mangiare per
rimetterti anche tu. -
- Non ho
fame. - rispose Goku con tono sommesso, rifiutando per la prima volta in tutta
la sua vita la cosa che più adorava al mondo,
suscitando lo stupore dei compagni. Hakkai lo guardò con sguardo preoccupato. Vedere
Goku, di solito il più allegro e vitale della compagnia in quelle condizioni
portava tristezza.
- Bene. -
concluse Hakkai pensando esattamente il contrario - Noi
comunque ti lasciamo il vassoio qui. Quando ti verrà fame mangia, non siamo qua per obbligarti. Però…cerca di
riprenderti, altrimenti non potremo fare nulla, mi capisci, vero? - Hakkai si
girò in direzione della porta - Andiamo Gojyo. - E gli
sussurrò accennando a Goku girato dall’altra parte con lo sguardo basso, di cui
non riuscivano neanche più a vedere l’espressione - Meglio lasciarlo solo. Ora
non possiamo più fare nulla per lui, tutto quello che dobbiamo fare è lasciarlo
stare per un po’.- Capiva bene, avendolo vissuto, che
in quello stato era molto meglio fare così – Si. - concordò Gojyo ricordando
anch’egli il suo non meno felice passato. I due uscirono dalla stanza.
Ora era rimasto solo. Solo in una camera come la notte precedente.
Però ora era diverso. Ora era davvero solo.
Ora era solo con il suo dolore, un
dolore misto a impotenza, alla consapevolezza di non
aver potuto fare niente, o meglio di non essere stato capace di fare qualcosa.
…qualcosa che per lui era la cosa
più importante…
Già, era solo colpa sua, sua e di nessun altro. Inutile mascherarlo, inutile dire il contrario.
Inutile giustificarsi, dando la colpa a chi non ne aveva.
Solo come era
stato per anni…in quella grotta fredda e inospitale.
Credeva di aver dimenticato, e
invece?
Ora era solo, come sentiva sarebbe rimasto per tutta la vita.
Fuori un
cielo infuocato. Un sole rosso, rosso come il sangue.
Lentamente iniziarono
a cadere al suolo gocce di pioggia.
- Kanzeon Bosatsu,
finalmente siete tornata- esclamò Jiroshin, ormai
esausto dal lungo lavoro assegnatogli dalla dea – Ma ditemi, dove siete stata?-
- Quanto siamo impazienti! Mi sembrava di avertelo detto
che avevo una specie di impegno. E non è la prima
volta che mi assento per qualche minuto- “L’altro addormentato si è svegliato.
Bene, molto bene.”
- Dite…qualche
minuto…?- Jiroshin sussurrava ripensando alle ore trascorse alla scrivania a rovellarsi il cervello con le pratiche indietro di cui la
dea non sembrava curarsi affatto da lungo tempo.
- Una pausa
mi ci voleva, dopotutto! E dopo il lavoro che mi toccherà
fare ora. -
- Un
lavoro? Se posso sapere di che lavoro si tratterebbe?-
- Un lavoro
molto faticoso, credimi, che va al di la delle facoltà
e delle mansioni degli dei- disse sempre con quel falso tono lamentoso del
precedente discorso con il suo servo -già, sarà la lontananza, sia quello che
sia…però…quel viso mi ha ispirato e mi fatto venire proprio una bella idea-
Ormai Jiroshin
non osava più fare domande alla sua padrona, non avrebbe voluto neanche
chiedersi che cosa stesse architettando. E su chi soprattutto. Anche se aveva un
sospetto piuttosto insistente. No. Certo che no, Kanzeon Bosatsu non
avrebbe potuto avere ancora a che fare con…e poi in che modo? Che aveva intenzione di fare?
- Vedremo
che cosa si può fare. - Concluse Kanzeon. – Jiroshin! - Esclamò
–avrò bisogno del tuo aiuto. -
- Del mio
aiuto?- rispose il vecchio, che già si illudeva di
poter sfuggire alle sue grinfie.
- Esattamente
– Gli rispose la divinità.
- Ma io non ho neanche idea di che cosa volete fare, prima
spiegatemi che cosa avete in mente. - Replicò Jiroshin, che
ora, cambiando idea voleva vederci più chiaro.
- Ogni cosa
a suo tempo, Jiroshin, ogni cosa a suo tempo.- Disse
la dea quasi infastidita del fatto che il suo servo pretendesse di sapere. - Lo
vedrai tu stesso…ma non ora. Per il momento - riprese- Avrei bisogno di una cosa. Ascoltami
attentamente. -
- Ditemi- disse rassegnato con tono di sottomissione.
- Bene!- esclamò
- Così mi piaci.- E iniziò a spiegargli per filo e per segno che cosa avrebbe
dovuto fare.
FINE SECONDO
CAPITOLO
Bene bene,
così anche il secondo capitolo è finito. Nonostante qualcuno mi abbia
giustamente fatto notare che il primo era un po’ troppo lungo,e
che io stessa volessi fare capitoli più brevi questo è più corto solo di tre
pagine: la mia scelta è motivata da 3 validi motivi: 1 che in questo modo la
storia va avanti senza inutili interruzioni, 2 che altrimenti farei il doppio
di capitoli di una storia che già di per se prevedo abbastanza lunga e 3 sinceramente
di modificare il capitolo precedente non se ne parla. Sono un po’ cocciuta,
vabbè spero che mi perdonerete! E che apprezzerete comunque
questo capitolo. Non pretendo molto,ma almeno che la
scena tragica di Goku non vi abbia fatto ridere, chiariamo. Comunque,
parlando d’altro, sinceramente non mi aspettavo di scrivere ancora il secondo,
come non mi aspettavo di scrivere il primo capitolo qualche settimana fa (oh, è
passato già un mese!) (2 parentesi: in che mani siete capitati!). Del grande ritardo con cui scrivo rispetto a tanti altri autori
me ne rendo perfettamente conto, altro motivo per cui dovrete proprio
perdonarmi! Diciamolo pure, non sono una di quelle
autrici che scrivono le cose e quasi subito vengono bene o gli viene
l’ispirazione immediatamente, al contrario. Anzi, scrivere questa fanfic, per
me la prima, non mi fa certo sentire una autrice nel
vero senso della parola. Per non parlare di impegni
vari, e di certe persone tipo una mia amica, che (ahimè!)
odia i manga. Comunque sono riuscita ad andare avanti,
e se ce l’ho fatta e soprattutto grazie a voi e ai vostri commenti. Già, perché se ce una cosa
che ho capito è che puoi avere un progetto e volerlo mandare avanti a tutti i
costi, ma senza il sostegno di altri ben difficilmente ci arrivi, o almeno per
me è così. Perciò non dirò come nel primo capitolo “se
volete mandare commenti ecc…” ma dico: commentate,
commentate e COMMENTATE, per e- mail (vedi 1 capitolo), fermoposta o recensione
non importa, anche se solo con un commento breve, giusto per farmi sapere se la
fanfic vi piace oppure no, se la trama è o non è sviluppata bene, dato che
ormai penso che tutti abbiano capito cosa succederà. Già, sono troppo spoiler, è più forte di me!
Con questo ringrazio Miku, come sempre la prima a leggere, commentare e a farmi
notare qualche “piccolo” errore grammaticale o problema tecnico. Poi Kakashi, che ha commentato per e-mail, Kiana
e Kiaraki per fermo posta, Hisoka,
Kairi84, Selak e Sesshomaru14 che hanno recensito e
infine, ma non meno importante Ruki, che ha
commentato a voce e recensito. Non mi aspettavo di ricevere così tanti
commenti, vi ringrazio davvero, e ringrazio anche coloro che
hanno letto senza commentare!
Ora mi rendo davvero conto che sto
scrivendo un commento un po’ troppo lungo, qui finisce che occupo una pagina
solo per questo! Meglio che concludo. Ciao, e come
sempre al prossimo capitolo!!
Davanti a i suoi occhi si sciolsero il sonno e gli incubi
e si ricompose tutto ciò che era realtà. Con sollievo e dolore allo stesso
tempo. Incubi tanto brutti, che non poteva e ne voleva ricordare, ma nonostante
ciò vividi, che lasciavano una vera sensazione di sconforto nel copro e
nell'anima del giovane demone.
Si era probabilmente addormentato dopo ore di dormiveglia
semiincoscente, incapace di riflettere razionalmente
sui fatti accaduti, solo le lacrime, unico segno di vita che emanavano i suoi
occhi, ora di un pallido colore che ricordava vagamente l’oro, che continuavano
a sgorgare senza fine. Lui era morto e quegli stessi occhi, ciechi di pianto e
di dolore non l'avrebbero rivisto mai più.
Quell'unica frase gli rimbombava nella testa, "mai più", per quanto
avesse voluto non pensarci, era ormai troppo debole per comandare la propria
mente a distrarsi da quel pensiero. E come non pensarci del resto? Lui era
tutto, la luce del sole, la vita. La sua vita, e ora come poteva andare avanti?
non vedeva futuro in quella condizione, in cui ogni attimo è un agonia di
disperazione e l'attesa di qualcosa che deve avvenire e che non arriverà mai,
rivederlo, rivedere quel volto ancora una volta, per sempre.
In preda a questi pensieri Goku voleva fuggire,
rifugiarsi da qualche parte, anche se sapeva che non esisteva luogo in terra
capace di nasconderlo, perchè ciò avrebbe significato nascondersi da se stesso.
Si sentiva piccolo e solo, in confronto all'enorme peso che gli gravava sulle
spalle e sul cuore, né la vista di Gojyo e Hakkai poteva consolarlo, se non
farlo sentire ancor più solo, di fronte a quei due, così composti, e, rispetto
a lui, così insensibili a ciò che era accaduto, mentre lui aveva pianto e
urlato, e nessuno dei due poteva aiutarlo e capirlo, nessuno avrebbe mai
capito.
Il sonno che venne dopo, illusoriamente
una pausa da quel dolore così grande, non fece altro che amplificarlo. Non
voleva ricordare cosa avesse sognato, e quell'antica
barriera probabilmente lo proteggeva da pensieri tanto brutti, ma le sensazioni
erano in lui ancora vive. Sanzo vivo, Sanzo che dopo moriva, e lui, come ora
nella realtà non se ne ricordava, e in più non se ne curava neppure, lui che
aveva perso il controllo, lui che era un'altra persona, lui che era diventato
una macchina di morte seguendo inesorabilmente la sua vera natura, rimaneva
indifferente davanti a quel mare di sangue. Ed era tutta colpa sua.
Al risveglio, sollievo perchè era di nuovo nella realtà e
niente poteva andare peggio, ma sconfortato dal fatto che non tutto era incubo,
ma ciò che temeva fosse vero lo era, sentiva solitudine freddo e paura. Ma
paura da chi? Paura di se stesso.
Non sapeva come ne perchè ma era così, forse per il fatto
che lui sentiva che ricordare gli ultimi attimi di vita di Sanzo era
obbligatorio per lui, ma molto doloroso, come qualcosa che lui avrebbe dovuto
fare nonostante il dolore. E invece non sapeva nulla, era come se fosse fuggito
anche da questo. Certo, Hakkai gliel'aveva raccontato, ma non era la stessa
cosa. Perchè proprio lui doveva non avere visto niente?
Ma ora, ragionando sui fatti sentiti raccontare qualcosa
non gli tornava affatto: se anche lui avesse sconfitto il demone d'evocazione
dopo che questi avesse ucciso Sanzo, allora dopo come avevano fatto Gojyo e Hakkai
a fermarlo? E perchè, di questo, Hakkai non ne aveva fatto parola? Certo, forse
era così perchè gli stava raccontando di Sanzo in quel momento _ le lacrime
ricominciarono a fluire dagli occhi di Goku al pensiero _ e gliel'avrebbe
riferito dopo. Però anche Hakkai era strano, non sapeva cosa avesse, però c'era
qualcosa in lui di diverso dal solito. E la reazione di Gojyo, così titubante?
Meglio non pensarci. Meglio non pensare a niente, fuggire
da questi ricordi. Piuttosto passare per codardo, piuttosto lasciare le cose
come stanno. E inoltre, che importanza poteva avere. che cosa importava chi
l'aveva fermato, che cosa importavano tutti gli altri fatti del mondo. Al
diavolo tutto, pensò con rabbia e tristezza e con parole di cui solo il
pensiero gli aumentavano ulteriormente le lacrime.
Ma inevitabilmente
i pensieri si affollavano nella sua mente. E ora gli tornava in mente la notte
di pochi giorni fa, la notte di sogni e di promesse.
Con quanta ingenuità aveva promesso a se stesso di fare
di tutto per aiutare Sanzo, con quanta stupidità pensava di riuscirci
veramente, mentre ora... ma non voleva neanche finire la frase.
Illuso, era solo un illuso. Per quanto ancora voleva
scappare da quella realtà, per quanto pensava di resistere così? Per tutta la
vita? Per altri cinquecento anni?
Dimenticare, l'unica cosa che sentiva l'aveva fatto
andare avanti nella sua prigionia era stato dimenticare tutto. Aveva
dimenticato qualcosa di terribile del suo passato, ne era certo, e in lui vi
era il desiderio di ricordare, ma allo stesso tempo di seppellire in fondo al
suo cuore cose che gli avrebbero arrecato ulteriore dolore, e che nonostante
ciò lo distruggevano lentamente dall’interno senza che lui potesse farci nulla.
Ma dimenticare tutto questo era impossibile, e ciò sarebbe inevitabilmente
significato dimenticare Sanzo
e sentiva, che dimenticarlo, sarebbe stato come perdere
se stesso.
Del resto anche la sua mancanza avrebbe causato ciò che
più temeva, dopo la scomparsa di quel sole: impazzire, diventare un'altra
persona, cancellare dal mondo se stesso, Son Goku,
per rinascere in un mostro, nell'incarnazione di ciò che da sempre aveva temuto
di essere in realtà, nella creatura che corrispondeva al nome di SeitenTaisei. Ma non stava forse
già impazzendo in quel momento, non gli sembrava già di essere un'altra
persona?
Era come un'anima persa nel buio e nel freddo,
irrazionale, che l'istinto guidava a cercare una sola cosa, che sapeva che era
l'unica che l'avrebbe tratta in salvo: la luce.
Ma questa volta, la luce lui non riusciva a trovarla.
In quel momento l’oggetto dei suoi pensieri non solo
esisteva, contrariamente a ciò che pensava tristemente, ma era abbastanza in
forma da essere di cattivo umore, perfino nel paradiso supremo, che sovrastava
solenne quel piccolo mondo terrestre.
“ Dannata Bosatsu, con chi crede di avere a che fare
quella?? Ci vedremo presto… al diavolo lei e tutti quanti!!”
Inutile dire che la vista della dea, e il suo
atteggiamento lo innervosivano sempre, così presa da sé e con il senso più che
giustificato di onnipotenza sulle vite degli altri. Ma stavolta c’era di più:
nella fretta di fare una spettacolare uscita di scena si era dimenticata, senza
volere, o forse anche volutamente, rifletteva Sanzo con rabbia, di dargli una
nuova gold card. Perché proprio quella mattina, aveva
lasciato la sua ad Hakkai per pagare il conto, il quale, scommetteva, aveva
speso praticamente tutto in quell’inutile abbondanza
di cibo comprata, ma che del resto era l’unico di cui si poteva fidare, dato
che, tra gli altri due compagni, l’uno avrebbe speso tutto in cibo, l’altro in
gioco d’azzardo, donne, sigarette e alcolici. Non avrebbe trovato molto al suo
ritorno, ma a sistemare quella faccenda avrebbe pensato dopo, e non
gliel’avrebbe certo fatta passare liscia. Scommetteva che neanche nel paradiso
la vita non sarebbe stata gratuita.
Così camminava per le strade di quella città che gli
appariva sempre più assurda, anche perché aveva notato che alcune persone,
specie quelle avanti negli anni, lo guardavano in modo strano, come pensando di
riconoscere qualcuno, per poi andarsene ignorandolo del tutto. Riusciva a intuire
più o meno di cosa si trattasse, e che avesse a che fare con lo strano nome con
cui tutti gli dèi finora incontrati lo chiamavano, ma tuttavia quella
situazione stava diventando sempre più insopportabile. Senza contare che ora
avrebbe anche dovuto cercare un posto dove stare. Non conosceva bene il Regno
Celeste, e ad essere sinceri non aveva idea se esistesse o meno la notte lì,
dato che non vedeva alcun sole, e la luce pareva risplendere da ogni dove. Ma
di una cosa era certo: fosse o non fosse il paradiso, non avrebbe mai passato
sette giorni in strada come uno straccione, in un angolo, o peggio ancora a
camminare a vuoto proprio come stava facendo ora. Doveva trovare un posto dove
fermarsi, una locanda forse, se da quelle parti ne esistevano. A che scopo
allestirne una, se gli unici abitanti di quell’inferno
di eterna monotonia erano dèi e quindi fissi in quel luogo, non di passaggio
insomma, com’era lui?
Ma poteva anche essere che vi fossero anche altre persone
proprio come lui, anche se francamente dubitava che altri avessero avuto il
grande onore di essere tormentati, nella vita e nella morte da una dea
infernale, dell’amore e della misericordia, che di misericordioso aveva solo la
nomina.
Tentare in fondo non costava nulla, e iniziava anche a stancarsi
e a riconoscere i luoghi dove passava. Ciò purtroppo non significava che
iniziava a ricordare qualcosa della vita precedente che supponeva di avere
vissuto lì, e che in quel momento gli sarebbe tornato molto utile, peraltro, ma
che stava girando in tondo, e si era perso. Non che prima sapesse esattamente
dov’era, quindi la situazione non era cambiata poi molto.
Si avviò verso una casa, nel cui giardino, che dava alla
strada, vi era un uomo non più giovane seduto in una sedia a leggere il
giornale. Almeno quello esisteva anche lì, il problema di ingannare il tempo,
secondo Kanzeon utile a riflettere su quella scelta “tanto difficile”, era risolto.
- Scusi se la disturbo, avrei bisogno di un’informazione
- iniziò Sanzo.
L’uomo alzò lo sguardo verso di lui – Mi dica pure – gli
rispose -…Ehi…! Aspetti un momento… - disse poi guardandolo meglio – Io l’ho
già vista…Ma voi siete…Avevano detto…- disse confusamente.
- Cosa? – chiese seccamente Sanzo, e quello ricredendosi
subito e preoccupato per il tono di voce del suo interlocutore rinunciò a fare
qualsiasi altra indagine – No mi scusi, devo averla scambiata per un’altra
persona. Mi stava dicendo? -
- Sto cercando una locanda, mi saprebbe indicare la più
vicina? - domandò il biondo.
- Una locanda??- ripeté stupito il dio – Voi non dovete
essere di qui, vero, forse un dio cresciuto nel mondo terrestre. – gli rispose
- Di locande non ce ne sono qui, questo non è certo un luogo di passaggio per
la gente. Ma forse potrete trovare qualche locale. Non sono altro che locande
con altri nomi, in realtà, e la differenza sta che non sono visitati da
stranieri bensì da dèi desiderosi di sfuggire alla monotonia quotidiana, quindi
se ce ne sono dovrebbero essere da quella parte, se non mi sbaglio.- il dio
indicò una via davanti a loro.
- La ringrazio.- si sforzò di dire Sanzo “e prega per te
che non ti sbagli, vecchio!” aggiunse mentalmente.
Con questo era davvero certo che quella gente lo stava
scambiando per un’altra persona “Il prossimo che mi capita a tiro che dice di avermi
già visto lo uccido!”. Se sperava di passare inosservato e di confondersi come
un dio qualunque grazie al chakra, cosa confermata da
quel dio, si sbagliava di grosso. Tra gli sguardi sempre più insistenti di
vecchi dèi si diresse velocemente verso la direzione indicata.
Sanzo non sapeva di essere osservato, non immaginava per
lo meno di esserlo così tanto da qualcuno.
- Davvero divertente…. Tu che ne dici, Jiroshin? –
Kanzeon sedeva nel solito posto intenta alla
contemplazione di una vita altrui. Ma stavolta non stava guardando sulla terra.
Dopo una rapida occhiata infatti, essendosi accertata
della critica situazione nella locanda ma per nulla preoccupata e neppure
sentendosi misericordiosa, si era dedicata all’osservazione di un bello
spettacolo, interpretato da chi dei quattro era stato da sempre per lei il
protagonista preferito.
- Se lo dite voi, Kanzeon Bosatsu – gli rispose il
vecchio, che trovava ciò divertente neppure come il peggior spettacolo di terza
categoria.
- Andiamo, Jiroshin, ci vuole un po’ di spirito nella
vita. E molta buona volontà per procurarsi ciò che è la sola cosa che qui
manca. – aggiunse annoiata.
- …Cambiando discorso…- la interruppe questi - Ho portato
ciò che voi mi avevate chiesto. –
- Perfetto. Ottimo lavoro –
- Però… non so cosa voi abbiate in mente, ma con tutto
ciò mi dovete spiegare a cosa vi serve una fornitura di saké per una settimana!
–
- Che domande, mio caro, serve a berlo, no? –
- Si, ma di che utilità è per i vostri piani?-
- Tutto ha un utilità, dalla più importante alla più
misera. E questo ha l’importante compito di dissetarmi durante uno splendido
spettacolo. Sta cominciando proprio ora, se vuoi puoi rimanere a guardare anche
tu, che ne dici? -
- Meglio di no, mia signora. Inoltre…vi ho portato anche
questa –
Jiroshin porse un plico di fogli a Kanzeon, che lo prese
e lo lesse velocemente.
- Perfetto – disse poi arrivata al secondo foglio – Scelgo
questo. -
- Ma…Kanzeon Bosatsu, siete appena alla seconda pagina,
non volete dare un’occhiata agli altri? –
- Sarebbe solo un’inutile perdita di tempo, dal momento
che ho già trovato ciò che cercavo. Non prendertela, Jiroshin la tua ricerca
era perfetta, ma la nostra è una lotta contro il tempo, non c’è tempo per le
cose inutili e dilettevoli – concluse lei
- Una lotta contro il tempo, dite? – rispose Jiroshin
stupito all’idea che un dio dalla vita eterna dicesse una cosa simile,
specialmente una che fino a pochi secondi prima diceva di voler assistere ad
uno spettacolo.
- E allora…quanto tempo abbiamo ancora? – chiese non
volendo aggiungere nulla sull’assurdità della frase della padrona.
- Ancora sette giorni – rispose questa enigmatica.
Kogaiji socchiuse gli occhi e gli bastò una sola occhiata
a ciò che lo circondava per rendersi conto che, ancora una volta, era sfuggito
al funesto destino. Riconobbe la sua stanza, buia, illuminata solo da una
pallida luce di una lampada, fuori dalla finestra il buio, solo qualche lampo
illuminava di tanto in tanto la stanza mentre lo scroscio della pioggia rompeva
quel silenzio angoscioso: doveva essere mezzanotte, o l’una. Accanto al letto,
sedeva Yaone con lo sguardo fisso nel vuoto, gli occhi arrossati: non si era
ancora accorta che si era svegliato, e al buio riusciva a scorgerle sul volto
una stanca preoccupazione.
- Ya…Yaone. _
La demone spalancò gli occhi ambrati e si riscosse subito
dal torpore in cui era caduta – Principe Kogaiji! Vi siete svegliato! – esclamò
con gioia e sollievo, ancora incredula, e quasi commossa. – Eravamo tutti così
in pensiero, e per un attimo ho temuto il peggio. Come vi sentite? – chiese
poi.
- Bene, direi. – mentì lui. Aveva un terribile mal di
testa e dolore in tutto il corpo. Ma sinceramente quella volta aveva pensato di
morire davvero e si era stupito al suo risveglio di essersi ritrovato in camera
sua: tutto sommato gli sarebbe potuta andare peggio. Inoltre non gli sembrava
il caso di preoccupare ulteriormente la demone. Con grande sforzo si tirò su a
sedere, risvegliando anche il dolore per le costole rotte.
- Non sforzatevi troppo, principe, potrebbero riaprirsi
le vostre ferite! – esclamò Yaone cercando di bloccarlo protendendo un braccio
verso di lui per fermarlo.
- Ti ho detto che sto bene, non hai da preoccuparti. – la
risposta suonò più secca di quanto egli stesso avesse voluto.
- Scusatemi – Yaone si ritirò subito – Dal momento in cui
avete ordinato a me e alla signorina Lirin di andarcene, ci siamo preoccupate
molto per la vostra sorte, certo, eravamo sicure della vostra vittoria, ma
quello era stato davvero uno scontro difficile, e il fatto che ci aveste mandate
via non poteva che significare che dopo lo sarebbe stato ancor di più. Quando
ho sentito entrare qualcuno al castello non potevate immaginare quanto ero
sollevata…ma quando vi ho visto in quelle condizioni, io…- si interruppe portandosi
le mani al volto nel tentativo di frenare le lacrime che gli ritornavano agli
occhi nell’evocare quei ricordi – Ma ora è tutto finito – concluse ricacciandole
dentro e imponendosi di sorridere – E
l’importante è che voi vi siate svegliato e siate fuori pericolo. -
Nella mente di Kogaiji, ritornarono subito alla mente
tutti i fatti del pomeriggio, e le ultime scene in cui era ancora cosciente gli
apparvero davanti agli occhi. Goku che si trasformava, la loro angoscia e
altrettanto orrore nel volto degli stessi suoi compagni. Goku che lo colpiva, Goku
vicinissimo a lui, tanto vicino da poterne vedere l’espressione vuota, affamata
di sangue e distruzione, di divertimento totale, di sfida, a lui, incapace di
tenergli testa allo stadio normale e impotente davanti alla potenza spaventosa
della sua forma demoniaca nonostante l’ausilio di un altro demone e l’aiuto
avuto (umiliantemente) da quello scienziato pazzo. Strinse
i pugni con rabbia fino a lasciarsi i segni degli artigli sui palmi delle mani.
Perché avevano perso anche quella volta, possibile che non riuscissero mai a
finire quella questione? Aveva dato il massimo, tutto per vincere, aveva
perfino rischiato la vita, convinto che non sarebbe mai fuggito, e che
piuttosto avrebbe preferito rimanere ucciso. Ma non poteva che essere andata
così, probabilmente lui aveva perso conoscenza e non doveva essersi poi
svegliato, dato che non ricordava nulla di più. E, non per sminuire l’amico, ma
Dokugakuji, per forza fisica e per le precarie condizioni non sarebbe mai
riuscito a sconfiggerli tutti da soli, specialmente quella furia di Goku. Continuava
comunque a sembrargli strano di essersi salvato ancora una volta, chissà come.
Era come se davvero tutto ciò non avesse ne avrebbe avuto mai fine, neppure con
la sua stessa morte, e ciò lo condannava a un eterno scontro con quelle quattro
persone, che così sprezzantemente continuavano quel viaggio, senza la minima
preoccupazione, avendo ucciso da soli una cifra di dèi probabilmente pari a
quella dell’esercito della sua matrigna.
Yaone si rese conto di avere destato in Kogaiji ricordi dolorosi,
e ritenne non fosse il caso di aggiungere altro su quell’argomento,
né di chiedergli come fosse andato il combattimento nei dettagli. Che
importanza avrebbe avuto? L’esito finale lo conosceva già.
- Anche Dokugakuji si è ripreso bene – disse invece la
demone, come se avesse intuito che presto Kogaiji gli avrebbe fatto quella
domanda – Ha davvero una grande resistenza: era molto ferito, ma è riuscito a
trasportarvi fino a qui ugualmente, e ha resistito nonostante gli abbia
somministrato le cure in ritardo per le condizioni in cui era – si interruppe
un secondo – Vedete, non per mia negligenza, ma avrei ritenuto Ni Jyeni più qualificato
e quindi più adatto di me a curarvi, come ben sapete le sue ricerche hanno
portato a grandi scoperte anche nel campo della medicina. Ma Dokugakuji mi ha
pregato che fossi io stessa a medicarvi, perciò mi sono occupata di lui solo
due ore dopo. -
“Dokugakuji…ha detto questo?” Dunque era stato lui a
salvarlo. Era a lui che doveva tutto questo. D'altronde però non lo si poteva
certo biasimare, chiunque avrebbe salvato una vita senza pensarci troppo o
chiedere il parere al diretto interessato, dato che in quel caso egli non
avrebbe neanche potuto rispondergli. Però lui voleva vivere. E dunque perché
sacrificarsi in questo modo solo per una semplice preferenza? Che sospettasse
qualcosa dell’accordo segreto?
- Due ore dopo... – sussurrò il demone dopo qualche
istante.
- Ma non preoccupatevi per lui – lo rassicurò ancora
Yaone – ora sta bene anche se praticamente non ha chiuso occhio. Mi ha
raccontato più o meno cos’è successo, certo, non scendendo nei dettagli. E ogni
volta che lasciavo voi per andare a vedere come stava lo trovavo sveglio,
perfino abbastanza in forma da fare dello spirito.- sorrise - Si riprenderà
molto presto, direi che tra due o tre giorni al massimo sarà in perfetta forma
–
Kogaiji non riuscì a non stupirsi della forza fisica e
della resistenza dell’amico. Non gli faceva certo onore essere stato da meno di
un suo subordinato, tanto da non aver avuto scampo se non grazie a lui. Ma poi
pensò a Yaone, tutta la notte sveglia a curare due feriti ai due lati opposti
del castello e preoccupata per le sorti dell’uno o dell’altro “Neanche lei deve
aver chiuso occhio un solo istante.” Nonostante la scarsa illuminazione Kogaiji
riusciva a distinguere perfettamente cerchi profondi che le segnavano gli occhi,
uniti a lacrime seccatesi sulle guance. Conosceva bene la demone, ed era nella
sua indole prendersi cura degli altri, anche non in casi di emergenza come
quello, a scapito di se stessa. Ne provò una grande tenerezza.
Le persone a lui care, Dokugakuji, Yaone…
- E Lirin? - chiese improvvisamente.
- La principessa è nelle sue stanze a riposare, penso –
rispose brevemente lei – So che è di mia competenza occuparmene, ma non ho
potuto vederla dal vostro arrivo, e non ho idea di cosa stia facendo ora. –
disse senza menzionare il fatto che Dokugakuji l’avesse praticamente fatta
rinchiudere nella sua stanza – Perché devo
stare chiusa qui dentro?!Insomma, si
può sapere che ti salta in mente, piccola Yaone?? Io voglio rivedere il mio fratellone! –
aveva detto la ragazzina – Per favore signorina,
ritiratevi in camera vostra, e non uscite fino a quando non verrò io a dirvelo.
Fatelo per me, ve ne prego! – aveva implorato cercando però di nascondere
l’agitazione – E sia! – aveva risposto Lirin – Ma a
patto che quando uscirò mi porterai subito lui. - - Certo, state tranquilla. – Aveva
risposto la ragazza con un sorriso, chiudendo la porta e correndo in direzione
del corridoio.
- Non vede l’ora di rivedervi, era molto in ansia anche
lei, sapete? –riprese la demone.
- Immagino. – disse Kogaiji ripesando al volto allegro
della sorella, che per un attimo riuscì a farlo sorridere.
- Se volete, la avviso che vi siete svegliato… – disse Yaone
notando il lieve cambiamento di espressione del principe e cogliendo
l’occasione di tirargli su il morale.
- No, non farlo. – rispose Kogaiji stupendo la ragazza,
che già si era alzata aspettandosi una risposta positiva – non è mia intenzione
farla stare in pensiero, ma ho bisogno di stare per un po’ da solo, cerca di
comprendermi.
- Comprendo benissimo, principe, e farò come mi
chiederete – sorrise la ragazza, e fece per andarsene, ma in quel momento sentì
dei passi e delle voci che si dirigevano verso quella stanza.
- Avanti, Dokugakuji, muoviamoci, vuoi rivederlo anche tu
il mio fratellone, no?-
- Aspetta, Lirin, potrebbe stare ancora dormendo, è
meglio non disturbarlo…e non tirare, mi fai male! –
Kogaiji e Yaone si guardarono con aria interrogativa,
mentre nella mente del primo cominciava a farsi strada un brutto presentimento
“Addio solitudine” pensò con un sospiro.
- Yaone… Kogaiji, ti sei ripreso! -
- Fratellone, ma allora eri
sveglio! Ecco, io lo dicevo, Dokugakuji, e tu non mi volevi credere! E in
quanto a te, piccola Yaone – disse puntandole un dito – Perché non mi hai
avvisato, e mi hai tenuto chiusa li dentro ancora per tutto quel tempo?? –
domandò la ragazzina infuriata tra gli sguardi attoniti dei presenti. – Aspetto
delle spiegazioni! -
- Beh, ecco…il principe si è svegliato da pochi minuti,
io sarei venuta a chiamarla, se lei non mi avesse preceduta…- iniziò lei non
sapendo che dire.
- Ah, dunque è così che stanno le cose – disse Lirin
pensierosa – Bene! – esclamò poi con un sorriso – Allora ti credo, piccola Yaone,
e dato che ora sono qui, ti perdono. –
“Se l’è bevuta” pensarono Kogaiji e Yaone con un sospiro
di sollievo.
- E poi sono tanto contenta di rivederti tutto intero.-
Kogaiji sorrise – anch’io, Lirin. – lei, cogliendolo di
sorpresa gli si buttò letteralmente addosso incurante delle sue ferite e iniziò
a stritolarlo con un forte abbraccio.
- Dokugakuji, non avresti dovuto alzarti dal letto. –
disse Yaone contemplando la scena – non è passato neanche un giorno dal
combattimento. -
- Lo so, ma vedi, Lirin ha insistito così tanto, e mi ha
letteralmente trascinato qui – rispose cercando una vaga giustifica, e
accennando alla ragazzina, che se ben poco si curava delle condizioni fisiche
del fratello ancor meno delle sue – Ma non ti preoccupare, sto bene, altrimenti
non riuscirei a reggermi in piedi ora. – Una sola occhiata al principe, ora
avvinghiato alla terribile sorellina era bastata per capire che ricordava
perfettamente tutto quello che era successo e che Yaone gli aveva riferito il
resto, forse un attimo prima che loro entrassero nella stanza. Chissà cosa
aveva pensato, chissà se l’aveva maledetto per essersi comportato in un modo
del genere davanti al nemico. E se non ci fossero state Lirin e Yaone in quella
stanza, chissà cosa gli avrebbe detto. Vagamente lo sapeva già. Ma che
importava in fondo. Si era ripreso, e prima o poi tutto si sarebbe rimesso a
posto.
- Se lo dici tu…- terminò la demone, ma girandosi verso Kogaiji
aggiunse: - Voi però non dovete muovervi per nessuna ragione al mondo. Le
vostre ferite sono molto più gravi, e sarete fuori pericolo solo se eviterete
gli sforzi per almeno una settimana – raccomandò, perentoria.
- E va bene. – la assecondò Kogaiji.
- E adesso che me ne ricordò, signorina Lirin, sono quasi
le due di notte, dovete assolutamente tornare a dormire – Riprese Yaone in vena
di rimproveri – e anche tu, Dokugakuji, non hai chiuso occhio e in quelle
condizioni è necessario che ti riposi. -
- Eddai, Yaone, è tutto il
pomeriggio che sto chiusa in camera mia. – si lamentò lei senza staccarsi dalla
sua preda.
- Ed è tutta la notte che non so che cosa abbiate fatto e
se abbiate dormito abbastanza. Adesso vi prego di andare in camera vostra, di
riposare e di lasciar riposare anche vostro fratello, domani potrete ritornare
a trovarlo e parlargli con tutta calma. –
- Uff, e va bene. – disse lei
allontanandosi. Notte fratellone, notte Yaone. –
disse Lirin prima di andarsene, seguita poco dopo da Dokugakuji.
Dopo che se ne furono andati la pace ritornò nella
stanza, ma ormai la situazione angosciosa di poco prima se ne era completamente
andata.
- Ti ringrazio, Yaone, davvero. Per tutto quello che hai
fatto oggi. – disse poi Kogaiji alludendo anche al salvataggio da Lirin, e riflettendo
come la giovane alchimista nonostante la giovane età sembrasse una perfetta
madre - Ma meglio che vada anche tu. – disse poi.
- Non se ne parla nemmeno, principe! Devo rimanere qui
nel caso dovesse succedere qualcosa. E non sono solo io a dirlo. – rispose la
ragazza alludendo al consiglio di Dokugakuji.
-Obbedisci! – le ordinò lui. – Tu non hai meno bisogno di
riposo in questo momento. – aggiunse poi con tono più calmo.
- Ne siete sicuro? – domandò incerta Yaone.
- Certo. Non preoccuparti – disse poi con un sorriso per
convincerla ancor di più – Saprò badare a me stesso, se non all’esterno almeno
nel mio castello. - non voleva dire in realtà che non accettava la sua
protezione ancora per molto.
- Già, avete ragione – convenne lei non del tutto convinta.
– Ma vi ripeto di non muovervi per nessuna ragione. Almeno fino a domattina. –
raccomandò ancora una volta la demone. – Ho capito, ho capito. – rispose lui.
Salutò la ragazza e aspettò di non udire più i suoi
passi. Poi contò mentalmente dieci minuti, il tempo che tutti avessero ripreso
sonno. “Scusami, Yaone, ma questa volta
non posso proprio darti ascolto”. Si tirò su sui gomiti con grande sforzo e
si mise a sedere, poi, radunando tutte le sue forze si alzò in piedi. Riuscì a
uscire dalla stanza abbastanza facilmente appoggiandosi contro il muro e
camminando con fatica, ma dentro di se tentava di spronarsi ad andare avanti
ripercorrendo mentalmente tutta la strada che avrebbe dovuto fare e che neanche
in stato di delirio avrebbe mai dimenticato “In fondo al corridoio, giro a destra, scendo e…”
- Principe Kogaiji, che cosa state facendo qui? -
Kogaiji si fermò di scatto. La voce risuonava nel
corridoio vuoto e prese alla sprovvista il demone: non era un richiamo
preoccupato di Yaone, e neppure un’esclamazione di Dokugakuji e Lirin, che non
gli avrebbero mai dato del lei, ma aveva il tono sinistro e familiare di una
presenza da lui odiata.
- Non dovreste essere in piedi in quelle condizioni, lo
sapete bene anche voi. -
- Ancora tu, Ni Jyeni – rispose all’uomo – Vattene,
lasciami stare.-
- Siete ancora arrabbiato? Non con me, spero, principe. –
disse con tono ingenuo e con falsa riverenza.
- Ti ho detto di andartene, la tua faccia è l’ultima cosa
che voglio vedere al mondo in questo momento! -
- Oh, non dite così, principe, in questo modo non posso
non esserne profondamente addolorato. – rispose lui fingendo il pianto perfino
con l’inseparabile coniglio di peluche.
- Finiscila con queste stupidaggini! Non sarai venuto fin
qui seguendomi solo per dirmi tutto questo.-
- Certo che no, e a dire il vero non vi stavo affatto
seguendo. Un povero dipendente dopo ore di duro lavoro si meriterà pure una
pausa! Stavo giusto tornando al laboratorio per riprendere il mio lavoro.-
Kogaiji trovò strano che dovesse lavorare anche a certe
ore, ma dopotutto da una persona come la sua matrigna ci si sarebbe potuti
aspettare di tutto, e inoltre le condizioni dei suoi subordinati, in ispecie quello che aveva davanti era l’ultimo dei suoi
pensieri.
- Si, principe, lavoro troppo, e mi prodigo in ogni modo
di agevolare la vostra missione. E lo faccio per sua eccellenza GyokumenKoshu, ma anche per voi.
Ma ditemi, piuttosto come vi sentite, ora? Avete bisogno di qualche altra
medicina? Ne ho molte in laboratorio che farebbero proprio al caso vostro. –
domandò sempre con quel tono di scherno.
- Taci, non accetterò mai più niente da te! -
- Perché dite così? Vi riferite forse alla vostra
sconfitta di oggi. Quindi è questo il motivo per qui siete di pessimo umore. Ma
non dovreste esserlo solo per un simile motivo. Dopotutto non è la prima volta
che assaggiate l’amaro boccone della sconfitta. – insinuò Ni Jyeni
innocentemente, e con un ghigno sapendo di averlo provocato nel peggiore dei
modi.
- Non prenderti gioco di me!- gli gridò Kogaiji con
rabbia – Sai bene che ciò che è accaduto è anche responsabilità tua. Ciò che mi
avete dato, non è stato sufficiente al completamento della missione. –
- Spiacente di dovervi contraddire, ma vi sbagliate. La
potenza era perfetta, e più che sufficiente se impiegata correttamente. Ammetto
che ciò che gli mancava era un facile controllo, ma come vi avevo già detto era
solo un prototipo, vi ho avvisato e voi avete accettato ugualmente.-
- Mi stai forse dando dell’incapace?? Ci hai esposti
tutti a un rischio enorme, chiunque conoscendone le conseguenze avrebbe ritenuto
che usarlo sarebbe stata una follia…-
- Ma vi ripeto che voi sareste riuscito a controllarlo,
con un po’ più di attenzione. La vostra forza è rinomata fra demoni e umani e
la vostra fama diffusa in tutto il Togenkyo. E non vi
immaginate quanto sia strano vedere il sommo principe Kogaiji, figlio di Gyumao, grande leader dei demoni, nonché mio sopraelevato reggersi
a stento in piedi strisciando contro le pareti come un ubriaco o peggio ancora.
E tutto questo per cosa lo state facendo? Dove state andando di così importante
dal dover disobbedire a quella povera ragazza preoccupata a morte per voi. Ma
certo, da vostra madre. Niente riesce a fermarvi dall’andare da lei in
qualsiasi condizione vi troviate. Oh, che storia commovente, quante madri
vorrebbero avere un figlio come voi. -
- Piantala subito! Invece di ciarlare inutilmente
tornatene in quel tuo buco di laboratorio e sparisci dalla mia vista!! - – Ai
suoi ordini, sommo principe Kogaiji – lo canzonò con riverenza prima di sparire
nel buio del castello, nel quale ancora risuonava la tetra risata dell’uomo.
Kogaiji riprese la sua strada, per nulla demotivato, ma
con rabbia e odio crescente. Doveva andare, doveva andare subito, ricordare lo
scopo importante e principale per lui della missione, che quel pomeriggio aveva
dimenticato, pensando solo a se stesso e alla sua futile vendetta. Ma quello
era il suo scopo, da sempre, fin dall’inizio della missione. E ricordarselo,
pensava, sarebbe servito a ridargli la forza, necessaria per riuscire a
concluderla. Sarebbe stato più forte di qualsiasi cosa, oggetto, medicinale o
pozione che gli avessero dato.
Aveva girato ovunque, incontrato numerosi locali in ore
di ricerche, ma già vedendo il primo capì che ciò che cercava non l’avrebbe mai
trovato, fin da quando aveva scorto la tetra lavagnetta dai colori variopinti
che recava scritti in bella grafia i prezzi di vitto e alloggio. Proprio come
sospettava, non era affatto diverso dal mondo terrestre, e anzi pareva proprio
che tutto fosse più caro ancora. Non aveva mai visto dei prezzi simili, neppure
in un hotel a cinque stelle, e pensare che quelle in confronto erano solo
baracche. Gli dèi dovevano proprio essere dei ricconi, pensò, ma d’altra parte,
in un’eternità è facile diventarlo.
E ora che avrebbe fatto? Continuare a camminare? A che
scopo, ormai? Fermarsi? E dove?
Era quasi sicuro che sarebbe andata a finire così, tanto
valeva non allontanarsi dalla piazza del mercato. In quel momento gli sarebbe
bastata perfino una panchina, un pretesto qualunque per fermarsi da qualche
parte. Già, perché mentre continuava nella sua ricerca impossibile, la gente
aveva cominciato a diminuire, e quegli stessi locali erano stati chiusi. Ora
nella strada regnava il silenzio assoluto, e lui, l’unico passante si sentiva
ancor più osservato, dalle finestre, da dietro le persiane, dalle innumerevoli
case che vi si affacciavano. Decise così di cambiare strada, lì di certo non
avrebbe trovato più nulla. C’era giusto un vicolo stretto e nascosto che
metteva in comunicazione la strada dove lui si trovava con una seconda strada. Decise
di passare di lì, magari da quella strada sarebbe riuscito almeno a ritornare
in piazza. Dopotutto perfino i proverbi dicevano così.
Ma la tranquillità e il silenzio che lo circondavano fu
interrotto improvvisamente da un urlo proveniente proprio dalla direzione che
lui intendeva seguire.
- Che cosa volete da me? Lasciatemi andare, ve ne prego!!
- urlò una voce.
- Non vorrai andartene così, bellezza, abbiamo un conto
in sospeso da stamattina, ricordi? – gli rispose un ragazzo.
- Aiutatemi, qualcuno mi aiuti!! –
- Urlare non ti servirà a nulla, nessuno ti ascolterà o
verrà a salvarti stavolta. Nemmeno tuo fratello. - intervenne il secondo dio
acidamente.
- Tenetela ferma così. Se farai la brava non ti torceremo
un capello. - disse un terzo ragazzo mentre altri due la prendevano per le
braccia mentre lei si divincolava tentava inutilmente di liberarsi.
“Il paradiso non è così tranquillo come dicono” penso
Sanzo per nulla scoraggiato dal prendere quella strada e svoltando nel vicolo.
Non sarebbe certo stata una aggressione a fermarlo.
Erano cinque ragazzi divini, due ai lati e uno che gli
dava la schiena. Di fronte a questo, tenuta stretta da altri due del gruppo,
una ragazza castana rassegnata ormai al peggio.
Gli dèi si accorsero subito della presenza di un intruso
– Ehi, biondina, che vuoi da noi? Ti consiglio di sparire, se non vuoi che ti
diamo una ripassata. -
Sanzo non si scompose alle provocazioni – Non è mia
abitudine prendere ordini dagli altri, specie da mocciosi come voi. Se voglio
passare di qui è solo affar mio e non sarete voi a
impedirmelo. Come io non sono venuto qui per impedire ciò che voi volete fare. – e guardando la ragazza aggiunse – In cinque
contro quella femmina? Mi fate davvero pena. Non vale la pena di sprecare
troppo tempo con voi. - disse facendo per andarsene – Come hai osato, tu? Ti
faremo vedere, quanto ti facciamo pena. Ragazzi, attaccate!
I due con le mani libere gli furono subito dietro – Stolti
dèi, vi pentirete di esservi messi sulla mia strada! – disse prima di girarsi
ad affrontarli. Se non altro, pensò, ora aveva l’occasione di fare ciò che
aveva voluto fare fin da quando era arrivato li: sistemare per bene un cospicuo
gruppetto di dèi.
Con due rapidi colpi li mise fuori gioco, e un secondo
dopo erano per terra, accanto agli altri tre ancora inermi, lividi e doloranti.
- Maledetto!! Lasciate perdere la ragazza,
attacchiamolo!! – ordinò ancora una volta il capo della banda, ma in tre non
ebbero sorte migliore e ben presto si trovarono di fianco ai compagni stesi a
terra. “Quanto odio le persone insistenti”.
- Troppo deboli. Ed eravate in cinque contro solo una
biondina, dopotutto. -
Stava per rimettersi sulla sua strada, quando sentì una
voce alle sue spalle – Vi ringrazio, voi…mi avete salvata.-
Rimase piuttosto sorpreso di trovarla ancora lì,
pensandola fuggita da qualche parte – Non devi ringraziarmi. L’ho fatto solo
perché ero di pessimo umore. – rispose lui secco. In effetti con tutte quelle
che aveva passato con gli dèi, aveva proprio bisogno di sfogare un po’ il
proprio nervosismo - Non ha alcuna importanza, per qualsiasi motivo l’abbiate
fatto, ora sono salva, e vi sono davvero riconoscente. - rispose lei, per nulla
demoralizzata.
- Scusami, ma vado piuttosto di fretta. – disse lui, che
della sua gratitudine o di quella di chiunque nella sua vita avesse salvato per
quei sentimentali dei suoi compagni non gli importava proprio niente.
Ma fu fermato ancora una volta dalla ragazza – Aspetta,
non andartene così. Ehi, ma io ti ho già visto – disse poi aggrottando la
fronte pensierosa – …ma dove? – rifletté ancora qualche istante, mentre Sanzo,
in preda a un attacco nervoso e obbligato a rinunciare al suo proposito di
ucciderla si domandava con chi potesse averlo scambiato, dato che probabilmente
quando lui viveva lì non era ancora nata. Che in realtà non fosse la ragazza che
appariva ma una vecchia decrepita? Assurdo, quel mondo gli riservava più
sorprese del previsto.
- Ma certo! – esclamò illuminandosi – Il mercato! –
aggiunse a un Sanzo sempre più confuso – Ma si, si siamo scontrati questa
mattina – gli ricordò lei, e nella mente del biondo tornò in mente l’immagine
della ragazza inginocchiata a terra che raccoglieva la frutta che era caduta a terra
scusandosi ripetutamente, catalogata dalla sua mente come inutile a parte la
scoperta del luogo in cui si trovasse – Guardate un po’ che coincidenza. Il
regno celeste è proprio piccolo, non trovate?- -come quello terrestre, d’altra
parte -mormorò più a se stesso che alla ragazza.
- Sentite – disse la ragazza dopo qualche attimo di
silenzio – Per quello che avete fatto non potrò mai ringraziarvi abbastanza,
ora quelle persone non mi cercheranno più per un po’ di tempo, e non posso
proprio salutarvi ora come se niente fosse. Dite, vi andrebbe di venire a casa
mia? Mi avete detto che avete molta fretta ma sarà solo questione di minuti -
azzardò a quell’uomo dallo sguardo freddo,
aspettandosi un diniego. Ma questi, con sua stessa sorpresa disse incurante – Perché
no. –. Se non altro avrebbe risolto il problema di
dove stare, e cosa fare per i prossimi venti minuti.
- Benissimo! – esclamò la ragazza soddisfatta – Allora mi
segua, cinque minuti e saremo arrivati.-
Quei cinque minuti passarono lenti, tra il silenzio
ostinato dell’uno e il timore di fare una domanda qualsiasi dell’altra – Voi
siete nuovo di qui, vero? – improvvisò poi, stanca di quella tensione,
dimenticando quel timore – Vero – rispose lui pensieroso - Non vi ho mai visto
da queste parti, e qui si conoscono tutti, dovendo condividere una vita eterna
nello stesso posto. E sbaglio o non siete neppure un dio? –
Sanzo stavolta si girò verso di lei e scrutò la sua
espressione in una muta domanda “ E tu come diavolo fai a saperlo, ragazzina?”
– L’ho immaginato quando vi siete rivolto ai miei aggressori con un “stolti
dèi”. – rispose lei intuendo la sua domanda. - Un dio non l’avrebbe mai detto.
Penso. – aggiunse – Certo, il chakra che voi avete
sulla fronte trae in inganno…- continuò lei, ma non vedendo alcuna reazione ai
suoi sforzi di intraprendere una conversazione da parte del suo interlocutore
si tenne dal chiedergli per quale motivo l’avesse comunque. Aveva ormai capito
che quello che aveva di fianco non era il tipo da parlare spontaneamente di sé,
ne peraltro di parlare in generale: la sua espressione parlava chiaro “non
seccarmi o ti uccido”. Ma non era una di quelle persone che avrebbe quindi
reputato noiosa con il mutismo che ora esibiva, e anzi suscitava in lei
interesse e curiosità crescente, lui, un essere non divino venuto da chissà
dove. E inoltre, anche se per caso ne avesse avuta l’intenzione, pensò, non
avrebbe mai potuto ucciderla.
- Eccoci qui, siamo arrivati –
disse finalmente indicando una delle case a schiera con un giardino antistante
che dava sulla strada. – Prego, entri pure disse aprendo la porta di casa – Mio
padre deve essere in casa a quest’ora. Sarà felice di
conoscervi, e chissà cosa dirà quando gli avrò raccontato tutto! –
Entrarono nel salotto ben arredato, con divani, poltrone
e tappeti a terra color pastello. Sembrava proprio che il tema principale
rimanesse sempre quello. Non si sarebbe stupito affatto a vedere ora un albero
in miniatura di ciliegio in fiore.
- Padre, sono a casa.- disse poi la ragazza entrando in
cucina.
- Mizuko, sei tornata! Ero
molto in pensiero, tu, sola a quest’ora di notte. -
Notte? Quella era la notte? Sanzo guardò fuori dalla finestra, dalla quale
penetrava una grande luce, che faceva pensare che fosse mattino inoltrato. Che
razza di Regno! E non era finita. Sembrava che l’intera stanza mobilio compreso
emanasse una strana luce. Dunque il dubbio che aveva all’inizio era fondato, in
un certo senso. Dopotutto la notte esisteva. Era il buio che sembrava non ci
fosse.
- E chi hai portato? – continuò il dio.
- Ecco qui – mostrò la ragazza - Questa persona è…è…-
Si interruppe un attimo imbarazzata
– Mi scusi!! Mi scusi veramente tanto, che sbadata che
sono!! – disse arrossendo e inchinandosi più volte – Con tutto quello che vi ho
detto sulla strada non mi sono neppure presentata, e neanche vi ho chiesto qual
è il vostro nome!! Ma rimedio subito. Mi chiamo Mizuko,
l’avrai capito, e questo è mio padre, il signor Akiyama
– disse indicandolo sotto lo sguardo di rimprovero del padre, la cui figlia ora
portava a casa dei perfetti sconosciuti, di cui neppure lei sapeva il nome – Mi
scusi davvero tanto, mi è passato proprio di mente! – esclamò ancora.
- D nulla – Disse un Sanzo un po’ stranito.
- Bene, adesso ci siamo presentati. – Interruppe il padre
cortesemente – e ora possiamo sapere chi è lei? -
Sanzo esitò qualche istante
– Koryu - disse infine.
- Koryu, eh? Un nome inusuale da queste parti. Molto
piacere, signor Koryu-
- Il piacere è tutto mio – mentì lui cortesemente,
pentendosi di aver seguito la ragazza. Forse dopotutto sarebbe stato meglio
girare a vuoto in città che trovarsi in quella situazione.
- Vedete, padre, non rimproveratemi, ma non è uno
sconosciuto qualunque. Questo pomeriggio sono stata ancora aggredita, ma sono
riuscita a sfuggire per miracolo – ecco spiegata la fretta della ragazza di
quel momento – e nella fuga mi sono scontrata con questa persona. E mentre stanotte
tornavo a casa mi hanno trovata e isolata in un vicolo nascosto. Chiedevo
aiuto, ma mi rassegnavo al fatto che nessuno sarebbe arrivato. Neppure Junichi – disse con un velo di tristezza – Però poi è
arrivato il signor Koryu, e gli ha dato una bella lezione. Avreste dovuto
vedere, padre! E che coincidenza, poi! –
- Dunque voi avete salvato mia figlia. Ve ne sono molto
grato, e vi devo molto: è un po’ di tempo che quella banda l’ha presa di mira,
eventi del genere purtroppo sono all’ordine del giorno. Ma se è come dice Mizuko per un po’ si guarderanno bene dall’infastidirla, e
tutto questo grazie a voi. Mizuko, hai fatto molto
bene a portare questa persona qui. – disse ricredendosi – Almeno potremo
offrirle qualcosa; è il minimo che possiamo fare. –
- In realtà sono qui solo di passaggio. Non si scomodi
inutilmente. – rispose lui ansioso di lasciare una volta per tutte quella casa.
- Sciocchezze, vado subito a prenderle qualcosa, Mizuko, tu intanto rimani qui e fai compagnia all’ospite.-
- Si – disse lei felice di potergli chiedere ancora, ma
demoralizzata al pensiero che le sue domande non avrebbero comunque avuto da
lui risposta.
- Dunque, lei mi stava dicendo che non è un dio e neppure
ha mai vissuto qui. –riflettè lei – Ma allora come
mai lei si trova qui? E chi è lei in realtà? – chiese poi.
Sanzo la guardò per qualche istante. Era solo una giovane
dea, se vogliamo, innocua e che no gli avrebbe potuto nuocere in nessun modo. E
la balla del signor Koryu francamente gli era bastata.
- Sono un essere umano, e il motivo per il quale mi trovo
qui è piuttosto lungo da spiegare. Ti basti sapere che rimarrò qui per altri
sette giorni. Dopodichè tutto si deciderà in base alla strada che sceglierò di
percorrere.- rispose. Innocua o no non aveva certo voglia di spiegarli tutto
dall’inizio, e tantomeno gli sarebbe servito a
qualcosa.
- Capisco – disse lei pensierosa – comunque è davvero
incredibile. Voglio dire, io non ho mai incontrato esseri umani, e trovarmene
uno davanti, così…è strano, ecco.-
- Io invece ne ho incontrati parecchi della tua specie,
nel mondo terrestre. Non c’è niente di incredibile in tutto ciò, umani e dèi
non sono molto diversi, perlomeno nell’aspetto. -
- Già – convenì lei – Però se è
un essere umano e deve stare qui per sette giorni, dove ha intenzione di stare
per tutto questo tempo? – domandò lei curiosa.
- Non ho ancora una sistemazione – ammise – Quando ti ho
trovata assieme a quella banda la stavo proprio cercando. –
- Ora capisco tutta quella fretta, e mi dispiace di
averle rubato tempo prezioso. Sette giorni sono davvero pochi. - disse lei. Ma
poi assunse un’espressione corrucciata, e rifletté per qualche istante – Ci
sono! Ho trovato il modo per farmi perdonare per la perdita di tempo e
ringraziarvi per quello che avete fatto. – esclamò raggiante – Signor Koryu, se
lei è d’accordo possiamo ospitarla da noi per la sua permanenza qui.-
Lui la guardò con aria stupita dalla sua proposta quasi
le stesse chiedendo se era sicura di quello che stava dicendo – In città sono
tutte chiuse, data l’ora, e non avrà molta fortuna nella sua ricerca. Fino a
domani, ovviamente, ma non può passare la notte all’aperto. E poi non si
preoccupi. – aggiunse - Qui abbiamo spazio a volontà e una camera che usiamo
per gli ospiti. Devo solo chiederlo a mio padre, ma sono sicura che dirà di si,
dopo quello che gli ho raccontato. Non lo da molto a vedere, lui è fatto così, ma
è rimasto molto impressionato. Vado da lui, aspetti solo un secondo. – disse
prima di sparire correndo dalla cucina.
Rimasto solo aveva finalmente l’occasione sperata di
andarsene di lì senza soffermarsi su troppe spiegazioni. Ma dati gli ultimi
sviluppi forse non sarebbe stata la scelta giusta. Forse aveva davvero trovato
la soluzione ai suoi problemi.
- Rieccoci qua! Siamo tornati.
– disse Mizuko con un sorriso che stava a significare
“ha detto di si”.
- Ho saputo della sua situazione, signor Koryu, Mizuko mi ha raccontato tutto. Sarò lieto di poterla
ospitare per sdebitarmi di tutto ciò che ha fatto per noi. - annunciò il padre
della ragazza – Mizuko, su, porta il nostro ospite
nella sua stanza, che aspetti? – aggiunse poi – Subito. – rispose lei
conducendolo fuori dalla cucina, senza nemmeno dargli il tempo di ringraziare,
lungo un corridoio.
– Che hai detto a tuo padre – le domandò Sanzo – Potete
stare tranquillo, non ho raccontato nulla di particolare. O almeno non ho detto
niente sul fatto che voi siete umano. Credevo fosse la cosa migliore. Anche se probabilmente
non mi avrebbe creduto, pensando che tutte queste cosa provenissero dalla fantasia
di una ragazzina come me. – Sanzo dovette riconoscere che quella ragazzina non
era proprio un oca come poteva sembrare, se non altro aveva un cervello.
Nonostante l’età che dimostrasse, a quanto aveva sentito, fosse proprio la sua.
Arrivarono a davanti a tre porte: lei si diresse verso
quella più in fondo e l’aprì – Ecco, questa sarà la sua stanza. E’ da un po’
che rimane inutilizzata, ma almeno tornerà utile stavolta.
Sanzo si guardò attorno. L’arredamento della stanza era
piuttosto semplice, un letto, un comodino, una scrivania con dei fiori (rametti
di ciliegio), un armadio, un tappeto steso a terra, alle pareti una vecchia
tappezzeria. La camera era illuminata da una finestra riparata da tende in
tinta con l’arredamento, e sul soffitto non vi erano lampade, ulteriore prova
che nel regno celeste non esisteva la notte. Una stanza come tante, ma,
pensava, troppo accogliente per la funzione assegnatagli. Emanava del calore,
come di vissuto. Li dentro non c’erano stati solo ospiti per una notte o due.
- Questa non è sempre stata una stanza per gli ospiti. O
sbaglio? – domandò a Mizuko.
La sua espressione, poco prima allegra e sorridente si
rabbuiò in una maschera malinconica. Abbassò lo sguardo e si sedette sul letto
– E’ come dite voi. – confermò lei – Questa stanza era appartenuta a mio
fratello…- - Junichi?- - Si, si chiamava proprio
così. Era una brava persona, e aveva cinque anni più di me. Spesso mi
difendeva, anche quando non ce ne era bisogno. Mi piaceva molto parlare con
lui, e aveva un carattere e una forza d’animo che ammiravo. Questo prima di due
anni fa. –
- Che cosa gli è successo? - chiese Sanzo.
- Anche questa è una storia molto lunga, e se avrete la
pazienza di ascoltarla ve la racconterò. Un tempo non vivevo solo con mio
padre, e questa casa non era vuota come appare ora. Oltre a Junichi
con noi viveva mia madre: era una donna impegnata nella politica del Regno
Celeste, e aveva un nome perfino tra i più potenti. Di solito chi ha posizioni di
questo tipo non si fa molti scrupoli e non pensa ad altro che arricchirsi di
denaro e potere, anche a costo del sacrificio di altre persone: ce n’erano
molti di dèi propensi verso a questa filosofia di vita, davvero tanti. Ma lei
non era così, lei aiutava chiunque poteva, anche a scapito di se stessa e della
sua reputazione, e in particolare era impegnata in una sorta di campagna contro
gli antichi pregiudizi verso le persone diverse. Mezzi demoni, mezzi dèi,
eretici… e la cosa più particolare era che non lo faceva in silenzio, come
tanti che avrebbero avuto queste idee avrebbero timorosamente fatto, ma con
forme particolari di protesta pubblica: molta gente la ammirava per questo e
alcuni cambiarono il proprio modo di pensare e dovettero ricredersi su molti aspetti.
Però una fama del genere non poteva che risultare
minacciosa verso i capi maggiori, che avevano sempre avuto il controllo su
tutto, in questo Regno. Se da una parte la gente l’ammirava, dall’altra le
persone di spicco cominciarono a detestarla. Iniziarono le minacce, gli
avvertimenti a lasciare la sua causa, ma lei non diede loro alcun peso. Fino al
giorno di quattro anni fa, in cui decisero di farla tacere per sempre.- si
interruppe per una breve pausa temendo di cadere nella commozione, anche se già
la sua voce aveva cominciato a tremare – voi sapete bene a cosa mi riferisco,
immagino.-
- Spedire gli dèi sulla terra con una falsa accusa facendoli
reincarnare in esseri umani e quindi mortali; il resto viene da sé, nel tempo.
E’ noto questo metodo, conosciuto perfino nel mondo terrestre per la sua
efficacia. – ne da anime nell’agglomerato, ne tantomeno
da reincarnati senza alcuna memoria del passato avrebbero infatti potuto
nuocere molto a coloro che li avevano condannati a tale destino.
- Quel giorno soffrimmo molto e piangemmo a lungo. Ma non
potevamo farci ormai niente, e lentamente mi rassegnai al fatto che non
l’avremmo più rivista. Ma non fu così per Junichi. Per
lui fu un brutto colpo e anche dopo parecchi mesi non riuscì a farsene una
ragione. Ripresosi un poco ha ripreso in mano la causa interrotta di nostra
madre, e non fu da meno di lei. Ne seguì il destino. Fino alla fine.- concluse
chiudendo gli occhi tristemente – Sono passati ormai due anni, e abbiamo
ripreso la vita di tutti i giorni. Mio padre mi ha severamente vietato di prendere
qualsiasi iniziativa come fece mio fratello, proibizione comprensibile,
chiunque l’avrebbe fatto. Ma ciò non mi ha risparmiata del tutto dai guai, come
avete visto stamattina e oggi pomeriggio. Persone che non credono negli ideali
della mia famiglia, finiscono per sfogare il loro antico risentimento su di noi,
non che voglia fare la vittima o altro. La vita continua, dopotutto. –
- Hai passato tutto questo per persone ritenute strane o
diverse, perché dunque ospitare uno di loro senza alcun rancore. -
- Non potrei mai avere rancore per una persona che
conosco da un solo giorno. E che ciò che lei ha fatto non ha fatto altro che
giovarmi. -
- Non ho fatto molto in realtà, o almeno non abbastanza da
guadagnarmi tutte queste attenzioni. Non l’hai fatto solo per questo, vero?-
- Infatti. E devo dirvi che vi siete avvicinato molto al
secondo motivo per il quale vi ho accolto. Provo rancore, questo è vero, ma non
verso di voi, o qualunque altra creatura differente da un dio. Verso chi ha
distrutto la mia famiglia per un motivo insensato che nascondeva il terrore più
profondo della presa di potere di una nuova figura più carismatica e popolare e
la loro conseguente perdita. E questa, in un certo senso è la mia vendetta
silenziosa. – abbozzò un lieve sorriso e continuò con decisione – Non ho
intenzione di dedicarmici o di fare la fine di mia
madre e Junichi. Ma porterò avanti le loro idee, almeno
dentro di me, perché sono ideali di famiglia, ci ho sempre convissuto e credo
in loro. – si fermò e aggiunse – Immagino che potrà capire. Dopotutto anche lei
avrà ricevuto degli insegnamenti che non può contraddire, signor Koryu.- disse
infine. Poi, riprendendo l’espressione di poco prima, come se nulla fosse
successo – Beh, adesso devo proprio andare, è piuttosto tardi, e anche lei sarà
stanco. Buonanotte, signor Koryu - disse uscendo e lasciando il ragazzo ai suoi
pensieri, dèi, esseri diversi, mezzi demoni, esseri eretici. La scelta che
avrebbe dovuto fare. Il tutto accompagnato da quell’ultima
inconsapevolmente ironica affermazione con quell’antico
appellativo che parecchi ricordi ora gli riportava alla mente.
- Esco, signor Koryu. – disse Mizuko
al ragazzo davanti a lei intento a leggere il giornale del giorno prima trovato
poco prima sul tavolino davanti al divano. Aveva un’espressione cupa e nervosa
dovute alla nottataccia trascorsa per la luce abbagliante da cui non vi era
riparo, che gli aveva fatto rimpiangere l’ultima notte sulla terra, da lui
reputata allora troppo luminosa ma almeno degna di tale nome, e dovuta anche alla
prolungata astinenza dal fumo. –Viene
con me? –
- Dove vai? – le rispose lui senza alzare gli occhi – Devo
fare qualche commissione. Poi, ecco…avevo intenzione di andare da mia madre e
mio fratello. -
Stavolta Sanzo alzò lo sguardo vagamente incuriosito – Non
mi fraintenda, non voglio andare nel suo mondo a trovarli, sarebbe impossibile,
oltretutto. – precisò leicon un sorriso
vagamente imbarazzato. Poi riprendendo un tono serio- C’è una specie di santuario, molto lontano
dal palazzo imperiale. Vi sono delle lapidi, in ricordo di chi, come mia madre
e Junichi ha subito un trattamento particolare. Non è
un cimitero, e ovviamente non ci sono le spoglie di questi dèi. E’ un luogo
dove queste persone vengono ricordate, e gli si augura una vita non certo lunga
ma felice. Ci vado da tre anni più o meno, dal momento in cui mi sono ripresa
dalla scomparsa di mia madre. -
- Capisco – disse Sanzo posando il giornale sul tavolino
e alzandosi lentamente dal divano del salotto – Allora andiamo. – rispose, con
la speranza di trovare sulla via il giornale di quel giorno e con quella meno
fondata di trovare un buon tabaccaio.
- La strada non è molto lunga, per mia fortuna – disse Mizuko carica di sacchetti della spesa dirigendosi per le
varie strade nuovamente affollate e sempre più intricate – Altrimenti non so proprio
come farei a girare per la città con questo peso. - aggiunse sorridendo. Prima
di andare al santuario si erano diretti al mercato, lo stesso in cui era
avvenuto il loro primo incontro, o meglio il loro scontro. Rivedere la piazza
con alberi di ciliegi in fiore di quegli attimi di caos mentale, e che era
apparsa solo poco prima molto più nitida era stato strano. Sembrava fosse
passata un’eternità da quando si era svegliato in una di quelle panchine, tanto
da non ricordarsi con sufficiente sicurezza su quale di esse si fosse
svegliato.
- Come mai mi hai portato con te? – disse lui
improvvisamente, seccato di non aver trovato tutto ciò che cercava. – Sarebbe
stato più logico portare con te tuo padre. -
- Lui non viene al santuario.- disse semplicemente lei – Non
ha mai voluto rievocare il dolore della perdita dei suoi cari. Mia madre era
tutto per lui. Si è sempre rifiutato di venire con me, e già da molto tempo ho
rinunciato a chiedergli di accompagnarmi. - si interruppe – Per quanto riguarda
lei, volevo farle vedere la città, anche se il mercato l’avrà sicuramente già
visto. - a Sanzo non sembrò il caso di contestare che in realtà di ciò che
aveva visto il giorno prima si ricordava poco e niente. Avrebbe accennato al
suo risveglio sulla panchina e quindi a quella storia assurda in cui si era
immischiato.
- Inoltre ho sempre odiato andarci sola. Ho sempre dovuto
farlo però. Immaginerà anche lei che mi è impossibile portare gli amici in un
posto del genere. – aggiunse.
Arrivarono davanti ad un edificio dall’architettura molto
particolare all’interno di un grande cancello di ferro battuto – Questo è il
santuario di cui le ho parlato – disse Mizuko – Entriamo.
E’ tutto all’interno di questo edificio. –
Si trovarono in un ampio locale dal soffitto molto alto,
illuminato da una luce vagamente rossastra a causa delle pareti carmine e del pavimento di ugual colore, che penetrava
dalle varie finestre con sfumature rosa, e che dava l’impressione del tepore.
Pareva davvero un posto singolare, in cui perfino la regola dell’assenza delle
ombre faceva un’eccezione.
Più in la stava ciò di cui Mizuko
gli aveva parlato, lapidi di pietra biancastra in fila spiccavano nella luce
tetra di quel luogo. Lei si avvicinò a loro, percorrendo le varie file di
innumerevoli lastre di pietra seguita a ruota da Sanzo, e i loro passi rimbombavano
nell’enorme edificio. Durante la strada il biondo soffermava distrattamente lo
sguardo su di esse leggendo nomi e iscrizioni riportate su di esse, piene di
significato per molte persone ma prive di qualsiasi importanza per lui, come
del resto quello stesso luogo, che sebbene imponente non sembrava proprio
volesse dirgli nulla o trasmettergli alcuna emozione. Ruri,
Kyoko, Kaori, Rin Rei, Fumiko… finalmente Mizuko si fermò davanti a due lapidi, ShizueAkiyama, JunichiAkiyama – li hanno messi vicini – Spiegò lei posando dei
fiori – Almeno qui lo sono ancora. E io mi sento vicina a loro. Può sembrare
strano, ma è così – Si sedette davanti ad esse, chiuse gli occhi e non disse
più nulla.
Sanzo la osservò in silenzio senza dire una parola.
Poteva trovare assurdo pregare come in un cimitero non per la morte ma per la
vita di persone care. Ma non era la stessa cosa anche nel mondo terrestre, quando
una persona in lacrime davanti a una lapide non pensava che probabilmente quell’anima, da qualche altra parte nel mondo continuava a
esistere? La sorte di ognuno era quella. Tutti, da morti non avrebbero fatto
altro che rinascere, vivere e morire all’infinito, e questo sarebbe dovuto
essere anche il suo destino. E, pensava, quello di una vita troncata davanti ai
suoi occhi dieci anni prima.
L’immagine vivida del sorriso del maestro ricomparve
davanti agli occhi di Sanzo. Non si era mai seriamente fermato a pensare a
quella possibilità. Che fosse rinato e che proprio in quel momento stesse
vivendo una vita totalmente diversa? Se così era il suo dolore, di Mizuko e di tutti gli altri non era causato dalla
sparizione totale della persona, ma dal fatto che la si era persa chissà dove, consapevoli
che essa non conservava alcun ricordo di loro e che nella loro vita non la si
sarebbe rivista mai più. Era perché rivoleva quella persona vicina? O per suo
semplice egoismo e non preoccupandosi realmente per essa, e non più per se
stesso? Quello era sempre stato l’insegnamento che aveva ricevuto, ricordato e
ripetuto tante volte la notte prima, dopo la frase ironicamente pronunciata da Mizuko, e a darle i tocco perfetto quel “signor Koryu”, un
suo vago tentativo di non apparire più di quanto non lo facesse già in quel
luogo a causa della sua nomina. Vivi per te stesso. E l’aveva fatto realmente,
per tutto quel tempo. Ma la sua vita fino ad ora non era stata altro che una
fuga da un tormento indelebile, una colpa da egli stesso attribuita. Non essere
stato forte, non abbastanza per proteggere ciò che per lui esisteva al mondo di
più prezioso. Una fuga infinita, senza sosta, senza riposo, attenuata dalla
vita, e dai suoi problemi, viva più che mai nei giorni inattivi. Nei giorni di
pioggia. Quindi i rimproveri a se stesso di essere stato capace di fronteggiare
una situazione difficile, e ulteriori rimproveri di non essere ancora capace
tuttora di farsene una ragione, e di essere nello spirito forse anche più
debole di quanto non lo fosse stato prima, una debolezza compensata dalla
durezza e dalla freddezza che da sempre aveva opposto alla vita.
Era questo ciò che voleva dire vivere per se stessi? E
che cosa avrebbe fatto, se come la ragazza che aveva ora di fronte avesse
trovato anche lui una lapide con su iscritto quel nome tanto rifuggito e
sostituito sempre da un secco “il mio maestro”? sarebbe stato li per lungo
tempo o piuttosto non se ne sarebbe andato cercando di dimenticare quel luogo e
non tornandoci mai più con la paura di affrontare un passato che non si
riusciva ad accettare, proprio come il padre di Mizuko.
Dunque sarebbe stato quello il suo destino?
Doveva andarsene, doveva andarsene subito da lì. Mizuko si rialzò, riprese silenziosamente i sacchi in mano,
e con un – Andiamo – si diresse fuori dall’edificio. Per tutta la strada di
ritorno nessuno proferì parola, ognuno immerso nei propri pensieri non del
tutto differenti per argomento e stati d’animo. Ma mentre nella mente della
giovane Mizuko presto svanirono come neve al sole, per
far posto alle cose di cui si sarebbe dovuta occupare subito, il pranzo di quel
giorno, le faccende domestiche, il tirar su di morale quel padre di cattivo
umore, quei pensieri non abbandonarono quella di Sanzo, ogni ora che passava
più accentuati. Era come ritornato ad uno di quei giorni vissuti nel suo mondo,
con la pioggia che scrosciava monotonamente dalla finestra, ignorando che sulla
terra si stesse scatenando davvero un violentissimo temporale. Ma qui c’era il
sole, o meglio una luce di cui non si capiva la provenienza, giorno e notte. La
sua condizione si era dunque tanto aggravata? Che la domanda di Kanzeon, allora
apparsa come retorica, non dovesse non precludere un’altra strada che forse era
l’unica da lui percorribile.
Kanzeon Bosatsu sbirciava con un binocolo seduta
comodamente sul suo trono. Lo posò in grembo e sorrise soddisfatta.
- Interessante. – sussurrò - E molto divertente. -
- Kanzeon Bosatsu, non capisco proprio cosa ci possiate
trovare di interessante e divertente in tutto questo. Ma dico, vi rendete conto
di cosa sta succedendo?! Genjo Sanzo sta riconsiderando la sua scelta! E’ da
cinque giorni in quello stato, ne manca solo uno alla scadenza e voi trovate la
cosa divertente?? – Jiroshin, dopo aver procurato alla padrona ciò che gli
serviva, aveva finalmente ricevuto una spiegazione da lei su ciò che essa
voleva fare, e ora che ne era consapevole si domandava come potesse lei essere
tanto rilassata quando i suoi piani stavano andando a rotoli.
- Calmati, Jiroshin, agitarsi non serve proprio a nulla.-
rispose ella tranquillamente con la stessa espressione. – Konzen sta agendo
esattamente come avevo previsto. Se non era uno stupido o un uomo che non
riflette una volta nella sua vita sull’essenza della vita stessa neppure in
punto di morte avrebbe fatto senza dubbio ciò che ora sta facendo.-
- Senz’altro. – gli
rispose Jiroshin un po’ dubbioso - Però ammirare il fatto che non sia una
persona del genere non ci serve a nulla, ora, è come ammettere che la strada
che dovrebbe percorrere è proprio quella. – disse con enfasi, per cercare di
fare capire alla dea criticità della situazione in cui si trovavano
- E chi dice, che in realtà non potrebbe essere per lui quella
più giusta? – contestò Kanzeon con stupore di Jiroshin, da sempre abituato a
frasi apparentemente strampalate ma piene di significati nascosti, ma che in quest’ultima non ne trovava nemmeno uno – Chi ci dice che
la strada giusta da seguire è una sola e che tutte le altre sono sbagliate. Non
sono forse tutte le strade a loro modo ugualmente giuste e sbagliate? –
- Capisco ciò che volete dire, Kanzeon Bosatsu. – disse Jiroshin
dopo qualche secondo non essendo però così tanto convinto - Ma con questo state
dicendo che accettate che Sanzo scelga la strada della morte?-
- Certo che no, Jiroshin, non ho certo fatto tutto questo
per poi sentirmi dire una risposta del genere. - gli rispose lei come se la
cosa fosse ovvia.
- E allora? Volete forse obbligarlo a rispettare i vostri
piani? – domandò Jiroshin stupito.
- Non ho nessuna intenzione di farlo. E non guardarmi con
quella faccia di rimprovero. – disse lei cogliendo nel servo quel tono particolare.
E rivolgendo lo sguardo in lontananza continuò - Sarà lui a decidere del suo
futuro. E sono sicura della risposta finale. Al cento per cento. - abbassò il
capo con un altro sogghigno – Lui non morirà, non è nel suo stile sparire così.
Ma vivrà e riapparirà davanti ai suoi compagni. Non se ne andrà senza aver
detto nulla, qualsiasi cosa essa sia, un semplice saluto o un insulto in piena
regola. E questo vale per tutti. Specialmente per il ragazzino dagli occhi
dorati. – concluse ambigua.
- Però…manca solo un giorno alla scadenza. – gli ricordò
il servo - Ne siete proprio sicura?- gli chiese non ancora del tutto convinto.
- In un giorno possono succedere molte cose… - gli
rispose lei -… e non me ne voglio perdere neanche una – . Quindi riprese il binocolo
e continuò ad osservare divertita mentre il suo servo si dirigeva altrove
interpretando felicementequell’ultima frase come un intimazione a sparire da lì.
- Jiroshin – disse infine con disappunto di quest’ultimo – intanto che ci sei portami un altro
bicchiere di quel buon saké. Voglio proprio godermi l’ultimo atto. -
- Come desiderate. – rispose lui, da giorni divenuto un
improvvisato barista a tempo pieno.
Giù nel mondo terrestre la situazione non era altrettanto
calma e rilassata. Mentre Goku rimaneva immerso nelle sue sempre più cupe
riflessioni, e non più sollevato di quanto lo fosse stato sei giorni prima, Hakkai
e Gojyo, da tempo rassegnatisi allo stato di depressione del giovane demone,
che ritenevano fosse meglio lasciare in pace, radunati da tempo nella stessa
stanza erano intenti a contemplare le meraviglie di quello che sembrava essere
a tutti gli effetti la nemesi di Noè.
- Dannata pioggia.- imprecò Gojyo ad alta voce – Sei giorni
che piove e tuona e sei notti che mi sveglio per questi maledetti fulmini! Ormai
sento perfino nel sonno lo scrosciare della pioggia! -
- Incredibile, non trovi? - gli rispose Hakkai assorto -
Mai vista una cosa simile. -
- Incredibile dici? Terrificante, vuoi dire! Giorni e
giorni bloccati qui dentro!- contestò Gojyo disperato, e ripeté come in trance la
cantilena ormai di tutti i giorni - Niente birra, niente saké, perfino niente
sigarette. E quel che è peggio a parte la vecchia locandiera bisbetica niente
donne!! Peggio di così! -
- Dovrai abituatici. – gli rispose Hakkai divertito – Si
narra che il diluvio universale durò parecchie settimane, e ci vollero ben
quaranta giorni prima che il suolo si fosse asciugato abbastanza da poter
mettere piede a terra.- aggiunse con il solito indice alzato e l’espressione
sorridente.
- Non sei affatto divertente, Hakkai! . E qualcun altro oltre
a me non apprezzerebbe molto queste insulse eresie occidentali!-
Dopo un po’ calò il silenzio: entrambi si sedettero e
stettero per un po’ a osservare il lento cadere della pioggia al buio
illuminati solo di tanto in tanto da qualche fulmine.
- Ci stai ancora pensando? – chiese Gojyo d’un tratto.
- Non potrei dirti di no. – gli
rispose Hakkai senza distogliere lo sguardo dalle gocce di pioggia che
scivolavano lungo il vetro della finestra. Durante quei giorni, rimasti
bloccati per tutto il tempo, era come se il tempo stesso si fosse fermato in
una sorta di limbo. Riusciva difficile trovare qualcosa da fare per distrarsi
da quei pensieri che insistentemente prevaricavano sugli altri, fosse anche,
come diceva Gojyo, una semplice fumata. Sembrava di essere fuori dal mondo.
Proprio come in quella famosa arca.
- E’ ancora tutto così surreale, neanche dopo sei giorni
riesco a credere che tutto questo sia successo davvero. Che sia finita in quel
modo, che quella predizione assurda sia risultata vera. Che non lo rivedremo mai
più. –
Gojyo provava esattamente la stessa cosa. Inutile
illudersi di dimenticare con brevi pause e battute come quelle di poco fa. Dopo
pochi istanti erano ancora lì, intenti a
fissare la pioggia, incapaci di pensare ad altro che a quel pomeriggio. Sanzo odiava
tanto la pioggia. Almeno, gli veniva da pensare, a quest’ora
non avrebbero dovuto stare a sopportare il suo malumore, con questo finimondo.
Ma non gli sembrò affatto il caso di pronunciare quella frase ne tantomeno di pensarla. Quella presenza insostituibile
mancava anche a lui, anche se era difficile ammetterlo perfino a se stesso. I
litigi, gli scontri, perfino le harisenate, le urla e
le successive imprecazioni. Anche se tutto ciò ripensandoci non aveva alcun senso,
e lo faceva sentiva come uno di quegli incalliti sentimentalisti. Però era
così, non lo poteva negare. E fin da quando erano risaliti sulla jeep, dopo
quella tragica vittoria, vedendo il posto di fianco ad Hakkai lugubremente vuoto
aveva immaginato che sarebbe stato così.
– Quegli attimi, non potrò mai dimenticarli, e per un po’
non riuscirò a pensare ad altro. – continuò Hakkai parlando non solo a Gojyo ma
anche a se stesso - Ma questo vale anche per te, vero?- disse ora rivolgendosi
solo a lui e guardandolo negli occhi.
- Purtroppo si. Una lotta del genere e con un esito
oggettivamente vittorioso. Viene da chiedersi chi sia stato realmente fra noi
ad avere vinto. E dire che solo noi abbiamo avuto la gran fortuna di rimanere
coscienti e di conservare qualche ricordo di quel pomeriggio.- concluse il
mezzo demone ironicamente.
Hakkai abbassò lo sguardo - Forse è meglio così.- rispose
poi.
- Fino a quando hai intenzione di tenerglielo nascosto. -
domandò Gojyo insistendo su quell’argomento.Anche Goku gli mancava. Già, proprio così. Da
quando gli avevano detto quella verità seppur distorta era come caduto in uno
stato catatonico. Non parlava, non mangiava, non cercava nessuno e poche volte
lo aveva visto addormentato. Se ne stava sempre li, chiuso in quell’ostinato silenzio, seduto sopra al letto, le braccia che
cingevano le ginocchia a fissare la pioggia che altrettanto ostinatamente
cadeva. Proprio come cinque giorni fa l’avevano lasciato.
- Ancora non lo so. – gli rispose Hakkai incerto - Ma ora
non è il momento adatto per dirglielo. -
- Non sarà mai il momento adatto, Hakkai, ma peggiorerà
di giorno in giorno, più tardi glielo diciamo, più male gli faremo.- Si
domandava perfino perché stesse dicendo quelle parole. Era come se fossero
rimasti solo loro due in quel lugubre gioco deciso dal destino, e francamente l’idea
non gli piaceva affatto. Avrebbe voluto prenderlo uno di quei giorni riscuoterlo,
urlargli una volta per tutte “e va bene, è morto, ma tu sei ancora qui e la
vita continua, dannazione!”. Ma sapeva che non era così facile, e che era
ingiusto pretendere che dimenticasse come nulla fosse, in quel modo sarebbe
stato lui ad avere torto. E poi se anche lo avesse fatto a che sarebbe servito?
Sembrava avesse tagliato ogni contatto con il mondo esterno, concentrato in
chissà che, e l’unica risposta che gli avrebbe dato sarebbe stata un’occhiata
vuota, priva di ogni espressività. Sentiva che sarebbe impazzito, prima o poi,
come in una di quelle frivole commedie in cui tutti o muoiono o perdono la
testa. O che lo fosse già?
- Lo so benissimo – rispose Hakkai - Ma cosa vuoi che
facciamo? Non certo andare in camera sua e dirgli tutto.-
- E invece è proprio quello che dovremmo fare.- ribatté Gojyo
alzando la voce.
- E allora diglielo tu!- gridò Hakkai esasperato zittendo
immediatamente il compagno rimasto sorpreso da una reazione simile - Diglielo
tu, che non hai avuto neppure il coraggio di riferirgli una mezza verità! -
Gojyo ora era furente - Pensi che non riuscirei a farlo?!
- replicò guardandolo con sguardo infuocato.
- No. – rispose Hakkai un po’ più contenuto ma non meno
risentito - Penso solo che sarebbe inutile biasimare me dato che se avessi
dovuto dirglielo tu probabilmente non saprebbe nemmeno che Sanzo è morto.-
- Ma bene! E’ questo che pensi, dunque! Allora sai cosa
ti dico? Ora che lo sa, e che è in quello stato, andremo a dirgli che quelle che
gli hai detto dopo, con tanta enfasi erano tutte balle e che in realtà è stato
lui ad uccidere Sanzo! E che cosa vuoi che ti dica, dopo? “Bene, Hakkai, i miei
complimenti, davvero bravo, stupenda recitazione,” oppure “avete fatto bene ad
essere stati sinceri con me, e a dirmi che sono stato io ad ammazzarlo con
l’espressione di totale godimento e non l’ho fatto a pezzi e dilaniato solo
perché lui mi ha fermato prima urlandomi come ultime parole “stupida scimmia”! E’
questo che volevi che succedesse?! E’ questo?!!
-
Un tuono fendette l’aria, più violento di tutti gli altri
venuti prima, e interruppe il loro litigio facendoli voltare simultaneamente
verso la finestra e sprofondare per qualche secondo la stanza nell’assoluto
silenzio.
Il debole scricchiolio della porta fino a poco prima
socchiusa risuonò nel silenzio creatosi, e fece sussultare entrambi, che come
prima si girarono di scatto dalla parte
opposta.
Dietro alla porta sostava un’ombra irriconoscibile dal
buio. Un altro fulmine illuminò la notte rivelandone l’identità, gli occhi
sbarrati, pieni di orrore, paura e disperazione.
Hakkai e Gojyo rimasero in silenzio. Non c’era più niente
da dire, ormai, tutto era già stato detto.
La pioggia continuava a cadere incessantemente…
FINE TERZO CAPITOLO
Dopo una lunga, lunghissima pausa, rieccomi qui a
scrivere questa fanfic. Scommetto che non vi
aspettavate di trovarvi il terzo capitolo, magari pensando che l’avessi
abbandonata. Non l’ho mai fatto, ma diciamo che mi sono dedicata a una lunga
pausa, che però ha avuto i suoi buoni motivi. Ho avuto ( e ho tuttora) un po’
di problemi con il computer e non starò spiegarveli ora, fatto sta che ho perso
tutto ciò che avevo scritto e non ho potuto riscriverlo per un bel po’, fino a
quando non mi ritornasse indietro per lo meno funzionante. E immaginatevi voi
riscrivere quindici pagine daccapo! Ma finalmente, dopo più di tre mesi ce l’ho
fatta: è un po’ un capitolo intermezzo della storia, lo ammetto, ma era un
passaggio obbligato. Nel prossimo capito verremo al dunque, e spero di non
farvi aspettare ancora così tanto, ma per ora non posso promettere nulla. Non
ho molto da dire, oltre a tutto ciò, quindi lascio la parola a voi. Fatemi
sapere che cosa ne pensate, per recensione o e-mail. L’indirizzo è sempre lo
stesso del primo capitolo: soniagorla@msn.com
. A chiunque ne avessi dato un altro avviso di cancellarlo. Esiste ancora come
indirizzo ma per i soliti problemi non potrei leggerne la posta.
Ringrazio infine chi ha commentato, e cioè Miku,
sempre la prima a leggere, Kakashi, Hisoka, Kairi84, Rukie Sakura87, ma ovviamente anche tutti gli
altri che leggono senza recensire, con la speranza che stavolta lascino un
commento, nel bene o nel male. Se sarete in tanti a commentare vi prometto che
ce la metterò tutta, altrimenti…penso proprio che dovrò ritirarmi del tutto! Con
questo vi saluto e auguro a tutte buone vacanze!