Shunrei Sanzo

di Sonza
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo1 ***


Shunrei S

Shunrei Sanzo

Di Sonza

Capitolo 1

 

 

Premessa: questa fanfic è spoiler per quelli che stanno seguendo Sayuki solo da mercoledì 9 marzo.. L’argomento di questa fanfic non ha quasi niente a che vedere con il titolo che le ho dato: infatti Shunrei, la ragazza che ha la mania di fare il bucato e che si vede nel 4 episodio di Saiyuki (trasmesso l’altro ieri) non rientra nella storia. In seguito capirete il senso, ma non voglio spoilerare niente.

Con questo vi lascio alla lettura: i discorsi fra i trattini e i pensieri fra le virgolette.

 

 

Avevano viaggiato tutto il giorno, trascorso ore interminabili su quella jeep e ora erano tutti stanchi, stanchi morti, e ognuno lo dava a vedere a modo suo. Mentre Sanzo si accendeva seccamente l’ennesima sigaretta, Hakkai seguitava a guidare non facendo trasparire come al solito la sua stanchezza ma continuando ad avere quell’espressione calma e sorridente che lo contraddistinguevano. Ai sedili posteriori la situazione non era così calma e tranquilla, dato che Goku stava nuovamente esprimendo la sua fame…

- Eehi, Sanzo io sto morendo di fame! Hakkai, quanto manca per arrivare? -

…. E Gojyo nuovamente lo zittiva.

- Ehi, scimmia, vedi di piantarla con questa lagna, la tua voce è più seccante di questo caldo infernale! -

Nonostante ormai fosse il tramonto il caldo non accennava a finire, l’afa era insopportabile e rendeva l’aria irrespirabile. Ma, pensava Sanzo, se ci si dovevano mettere anche quei due idioti…

- Non chiamarmi scimmia, pervertito di un kappa! -

- Scimmia idiota ti suona meglio per caso?! -

- Quante volte ti avrò detto di non chiamarmi così! Insomma Hakkai quanto manca ancora al prossimo villaggio? Io non ce la faccio più a stare dietro con questo qui, e poi sto morendo di fame! -

- Se non ti va di stare qui dietro perché non scendi e ti fai la strada a piedi? Almeno non occuperesti tutto questo spazio e finalmente ci sarebbe un po’ di silenzio. -

- E mi dici come farei a corrervi dietro, kappa idiota? -

- Eeh? Chi sarebbe l’idiota ora?? -

- Tu, razza di kappa rimbambito! E poi adesso sei tu che stai facendo tanto chiasso. -

- Adesso non scaricare le colpe sugli altri, chi è che fino a un momento fa si lamentava per la fame, senza contare i perenni brontolii del tuo stomaco da scimmia che ogni giorno dobbiamo sopportare. -

- Aah, maledetto, questa me la paghi! Io ti distruggo! -

- E io ti disintegro! -

- Ti distruggo! -

- Ti disintegro! -

- Ti distruggo! -

- Ti disintegro! -

- VOLETE STARE ZITTI UNA BUONA VOLTA, RAZZA DI IDIOTI CHE NON SIETE ALTRO? – gridò un certo bonzo molto irritato puntando la W&S contro i  due litiganti.

- S..si….si smettiamo subito! - dissero i due ragazzi che dallo spavento si erano anche abbracciati, ignorando la totale mancanza di spazio tanto lamentata prima.

- Eheh, calmatevi ragazzi - Si intromise Hakkai, rimasto zitto fino ad allora - Stando a quanto riportato sulla mappa il prossimo centro abitato è a soli 10 minuti da qui. -

- Ma Hakkai, è da tutto il giorno che dici sempre la stessa cosa! - si lamentò Goku.

- Ehm….davvero? – Hakkai assunse un’espressione spaesata combinata con il suo solito sorriso - beh, ad ogni modo ora penso proprio di non sbagliarmi. Guardate qui. - il ragazzo tirò fuori una carta del posto - La mappa indica che proprio alla fine di questa foresta ci sarà un villaggio. Vedrete, tra meno di un quarto d’ora non solo saremo già arrivati ma avremo anche trovato una sistemazione per la notte. -

- Aaah speriamo davvero! Cibo, cibo, cibo….- Goku già si pregustava mentalmente tutti i cibi che avrebbe mangiato una volta arrivati.

- Che ottimismo! Proprio non riuscirò mai a capirti Hakkai! - Gojyo. in realtà non ci sperava molto. Da tutti quegli anni aveva imparato che l’amico in generale era affidabile ma tranne per una cosa, che appunto era la questione del senso dell’orientamento.

- Se fossi in te non ne sarei così sicuro…- Disse il biondo accennando a un gruppo di demoni che ostacolava loro il passaggio.

 

- Dove credete di andare, stranieri? Sappiamo che avete uno dei sutra dell’origine celeste, consegnatecelo immediatamente o altrimenti sarà la vostra fine! - minacciò uno dei demoni.

I quattro, per niente spaventati:

 

Goku: dei demoni!

 

Hakkai: e non hanno un aspetto molto amichevole, non trovate?

 

Gojyo: dei sicari di Kogaiji?

 

Sanzo: qualcosa mi dice di no

 

Hakkai: allora, che ne dite, ragazzi?

 

Sanzo: mi sembrano deboli, solo una perdita di tempo. Muoviamoci con loro e andiamo.

 

Goku: uffa però. Ehi, voi, si può sapere perché ci attaccate sempre nei momenti meno adatti?

 

- Chee?? Ci state prendenendo in giro? Noi non ce ne andremo finché non ci darete quel dannato sutra, avete capito? All’attacco! -

I demoni cominciarono ad attaccare il gruppo, e, come avevano pensato, questi non erano molto forti, e così non fu difficile per loro liberarsene.

- Oh, ma quanto sono deboli – disse Gojyo dando una gomitata ad uno e atterrandone un altro - Più di quanto mi aspettassi! -

- Gojyo, non è carino offendere il proprio avversario – lo ammonì Hakkai lanciando un’ondata di energia contro un gruppetto di demoni - Dico bene Sanzo? -

- Tsk, che seccatura! - gli rispose, occupato com’era a sparare a destra e a sinistra.

- E per giunta con tutto questo movimento mi sta aumentando la fame! - Aggiunse Goku. combattendo con il suo nyoibò.

- Zitto e combatti! - ordinò il biondo.

Sconfiggerli fu questione di pochi minuti per i quattro ragazzi. Alla fine non ne rimase nessuno. Ci fu un lungo silenzio, ormai erano convinti di aver finito li.  

 

“Strano, ne avevo contati 50 esatti” pensò Sanzo.

 

Improvvisamente uno di loro, il capo, uscì allo scoperto dal suo nascondiglio e si diresse velocemente verso Goku, che in quel momento era distratto dal combattimento con l’ultimo demone sconfitto, e quindi non si rese conto dell’imminente pericolo, a differenza dei compagni, che percependo l’aura maligna avvicinarsi rapidamente cercarono di avvertirlo.

 

- Attento Goku!! -esclamò Hakkai.

- Alle tue spalle! - lo avvertì Gojyo.

 

Goku si voltò, ma ormai era troppo tardi per fare qualsiasi cosa, cercare di evitare il colpo sarebbe stato ormai impossibile e contrattaccare meno che mai.

 

Tutto sembrò rallentarsi, il tempo pareva fermo, quei brevi ma lunghi istanti, interminabili ma allo stesso tempo inesorabili. Goku si preparò dunque a ricevere un colpo che perfino per lui, Seiten Taisei, una creatura eretica dagli smisurati poteri sarebbe stato fatale, nonostante la  relativa debolezza dell’avversario. Chiuse gli occhi e si portò le braccia alla testa in un disperato tentativo di ripararsi.

 

Hakkai: GOKUU!!!!!

 

“Di solito una persona prima di morire ripensa alla sua vita….

 

Gojyo: GOKUU!!!

 

….ma in questo momento la mia mente è libera, non riesco a pensare a niente…

 

(silenzio)

 

Che sia veramente la fine, la mia fine?...”

 

Ma il colpo non arrivò mai a lui. Dopo qualche attimo Goku riaprì gli occhi e constatò l’accaduto. Sanzo aveva bloccato l’attacco dell’avversario scagliandolo a terra. Gli aveva puntato la shoreiju e con tutta calma gli stava parlando:

- Non così in fretta. E ora parla, chi sei e cosa volete da noi? Perché vi interessa tanto il sutra? -

Ma il demone, gli rispose con parole che mai si sarebbe aspettato di sentire

- Tu, dannato,chi ti credi di essere, ad affrontare con così tanta spavalderia l’ira dei demoni? Sembra che nulla ti possa fare paura o annientare, ma io lo sento, sento l’odore del tuo miserabile sangue da umano, che presto scorrerà. Noi eravamo una tribù di demoni dalle capacità divinatorie, io più di tutti le posseggo e raramente mi sbaglio. Se fossi in te non mi sentirei tanto sicuro, la fine ti è prossima, si avvicina inarrestabile, ahahahaBANG…….. -

Sanzo con un solo, preciso colpo della W&S interruppe quelle chiacchiere tanto fastidiose. “ Capacità divinatorie? Demoni di basso rango, tuttavia percepivo un’aura strana, mai sentita…”

 

- Se non avevi intenzione di parlare potevi dirlo subito, senza farmi perdere ulteriore tempo in chiacchiere. -

 

Hakkai e Gojyo, che erano rimasti immobili ad assistere alla scena si precipitarono dai loro compagni.

- Tutto bene Goku? e tu Sanzo? - Chiese Hakkai preoccupato.

- Non ti preoccupare, Hakkai, - lo rassicurò Gojyo dimostrando molto poco interesse per i due, nonostante in realtà si fosse preso un bello spavento - questi due non morirebbero così facilmente. Ma che diavolo stava dicendo quel tipo? La tua fine è vicina? Quante stupidaggini! - Disse divertito. Proprio non riusciva a immaginare quel bonzo indemoniato ucciso da qualcuno, e il fatto che un demone di così bassa leva lo avesse minacciato in quel modo non poteva far altro che suonare ridicolo alle sue orecchie.

- Già…. - Sanzo si fece scuro in volto, e assunse un aspetto riflessivo.

-….stupidaggini-   

 

Si voltò verso Goku e, cambiando espressione all’istante disse:

- Quanto a te vedi di stare più attento, scimmia! Non ci sarò sempre io a toglierti dagli impicci, non avrò certo il tempo di pensare sempre ad un moccioso come te! -

Il tutto con lo sguardo più gelido che poté fare.

 

Goku non sapeva cosa rispondere, si aspettava un rimprovero, qualche cosa, sapeva come era fatto Sanzo Chinò semplicemente la testa e non riuscendo a ribattere disse solo:

- S..scusami Sanzo, ti prometto che starò più attento. -

 

Rendendosi conto dell’aria tesa che stava correndo tra i compagni Hakkai decise di intervenire.

- Bene, ora che tutto si è risolto direi che ce ne possiamo andare. -

- Finalmente, era ora. Avevo anche finito le sigarette e un certo bonzo corrotto non me ne voleva offrire neanche una. Che crudele! -

- Vuoi morire??! Andiamo! -

I tre si avviarono ma Goku rimaneva fermo con il capo abbassato.

- Che cosa ti succede Goku?- Hakkai sembrava vagamente preoccupato.

- Ehi scimmia, ma non stavi morendo di fame? Guarda che ti lasciamo qui. - Gli urlò Gojyo, senza nemmeno voltarsi.

- N..no no aspettatemi arrivo subito. -

Disse, e correndo raggiunse i compagni.

 

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I quattro finalmente riuscirono a raggiungere il villaggio. Un villaggio come tanti, se non pressoché uguale a tutti quelli visitati precedentemente. Alle volte si aveva la sensazione di non stare viaggiando, ma di capitare sempre per gli stessi posti. La gente era sempre la stessa, e così erano le anomalie diffuse nel Togenkyo. Ormai avranno sentito centinaia di storie di demoni che avendo perso il loro io attaccavano gli umani, perfino coloro che fino a poco tempo prima gli erano stati amici, se non addirittura familiari. E così come ogni volta fin dal loro arrivo in città avevano sentito strane voci su avvenimenti ormai all’ordine del giorno, alcune delle quali riguardavano anche gli stessi demoni sconfitti da loro pochi minuti prima.

Ma ora non avevano ne tempo ne tantomeno voglia di pensare a tutto questo.

 

- E così come immaginavamo non siamo arrivati entro quei famosi 15 minuti.- disse Gojyo. 

- Ehm, temo proprio di no, ma la visita di cortesia fuori programma non era stata contata nei miei calcoli.- rispose Hakkai quasi in tono si scusa.

- Poco importa, dato che ora siamo qui. Inoltre abbiamo trovato una locanda con ristorante e quattro camere singole, per cui non vedo dove sia il problema. - disse  Sanzo. leggendo il giornale nell’attesa che le portate venissero servite in tavola.

- Non hai tutti i torti - Ammise Gojyo “è mai possibile che quel bonzo corrotto si debba arrabbiare sempre e solo con me e Goku ma mai con Hakkai?” - piuttosto, Goku è da tanto che non ti sento lamentarti per la fame. Ti senti bene? -

Goku pensava, pensava ancora agli avvenimenti del pomeriggio. Quello sguardo gelido, quelle parole taglienti…

- Ehi, sto parlando con te scimmia! -

- ….che….ah, scusa Gojyo non ti stavo ascoltando….ehi, a chi hai dato della scimmia?! - E la scenetta del pomeriggio si ripeté, più o meno identica alla precedente, tra promesse di distruzione e disintegramento e harisenate varie.

“Goku sembra che si sia ripreso un po’, meno male” Hakkai aveva notato l’espressione di sconforto alle parole di Sanzo, e probabilmente era il solo ad avere percepito lo stato d’animo del ragazzino. Per fortuna che ora era riuscito a distrarsi e adesso che erano arrivati i pasti si stava strafogando di tutte le portate, tra le sgridate di Sanzo e le contese con Gojyo per le pietanze.

Quei tre non sarebbero mai cambiati, erano proprio dei tipi incorreggibili. Ma almeno tutto era ritornato alla normalità.

 

Proprio tutto?

 

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Goku era steso nel letto al buio, illuminato solo dalla luce della luna. Era la prima volta da molto tempo che avevano una stanza ognuno per se, molte volte avevano dovuto dormire in coppie se non addirittura tutti insieme. Altre volte, come la notte precedente non trovando locande o comunque sistemazioni per la notte erano stati costretti a dormire nella jeep.

Ma in fondo a lui non dispiaceva affatto dormire in compagnia, anzi, stare da solo a volte gli dava pure fastidio, nonostante fosse un ragazzino che esprimeva i suoi pensieri apertamente e con sincerità mai avrebbe detto che in realtà la compagnia non gli pesava affatto, anche se in fondo immaginava che fosse così un po’ per tutti, se no per quale motivo si sarebbero messi in viaggio per mesi e mesi? Goku non riusciva a credere che fosse solo un obbligo di una qualche divinità risiedente in un certo paradiso celeste. O forse era un regno?

 

Ma quella notte non era così, quella notte avrebbe dato qualsiasi cosa pur di stare da solo, pur di smettere di dover fingere anche durante il sonno uno stato d’animo che ora non possedeva, da solo a pensare e a riflettere, nonostante non fosse affatto il tipo (e se ne rendeva conto pure lui) da pensare alle cose complicate a cui pensavano i suoi compagni.

 

Proprio non li capiva certe vote, ai suoi occhi erano troppo complicati, per lui, che prendeva la vita in modo semplice, senza tante complicazioni. Non capiva per esempio come Hakkai potesse sempre essere così calmo e tranquillo in ogni situazione, come Gojyo potesse essere sempre così noioso, o così ossessionato da certi temi di natura non proprio casta, ma soprattutto non capiva Sanzo in nessun modo. Non capiva il suo perenne cattivo umore, non capiva come potesse arrabbiarsi sempre per così poco, non riusciva a comprendere assolutamente niente di lui, per Goku lui era sempre stato un grande enigma, probabilmente perché rappresentava l’esatto contrario di lui. Non capiva neppure le sue abitudini quotidiane, come leggere quel noiosissimo giornale o riuscire a tirare avanti la mattina con solo un caffé. Ma ormai era abituato a questi comportamenti per lui incongruenti, e quasi non ci faceva più caso. Lui rimaneva sempre e comunque Sanzo, il suo sole, la persona che più contava al mondo per lui, e lui avrebbe sempre continuato a volergli molto bene, nonostante la sua adorazione incondizionata non fosse minimamente ricambiata, da nessun gesto o parola.

 

Però non poteva di certo biasimarlo per il suo comportamento di quel pomeriggio, sebbene le sue parole e il suo sguardo sembravano esageratamente duri aveva tutto il diritto di essere arrabbiato con lui. Pensieri contrastanti si affollarono nella sua mente. chi era più in torto? Lui o Sanzo?

 

Vedi di stare più attento… Non ci sarò sempre io a toglierti dagli impicci…non avrò certo il tempo di pensare sempre a te….” Quelle parole gli risuonavano nella testa, e non riusciva proprio a dimenticarsele, non gli davano pace e toglievano il sonno. Come poteva essere stato così stupido? Come poteva essere sempre e solo un peso per Sanzo? Era ovvio che era lui quello che aveva sbagliato.

…Non ci sarò sempre io a toglierti dagli impicci…

 

Avrebbe voluto aiutarlo invece, lui l’aveva liberato tanto tempo prima, e l’ultima cosa che avrebbe voluto era essere un peso per lui, un totale fallimento tanto da fargli pentire di averlo tirato fuori da quella prigione. Quella prigione…la cosa che più temeva, poiché simboleggiava il freddo, la solitudine, l’abbandono. In fondo al cuore sentiva che Sanzo non l’avrebbe mai riportato li, si diceva di non dover farsi tutti quei problemi, di non doversi preoccupare. Però…da cosa derivava quella sicurezza? Sanzo aveva mai avuto bisogno di lui? O piuttosto era sempre lui ad avere bisogno di lui?

…non avrò certo il tempo di pensare a te...”

 

Basta! Aveva deciso. Da quel momento si sarebbe impegnato di più, non si sarebbe più comportato da moccioso. Doveva crescere, quella frase gliel’aveva detta un po’ di tempo prima ma gli era ugualmente rimasta impressa. Non si sarebbe più permesso di avere un comportamento rimproverabile dal suo maestro. Avrebbe fatto le sue scelte con più sicurezza, senza dover sempre dipendere dagli altri. Era una promessa, e l’avrebbe mantenuta, fosse stata l’ultima cosa che avrebbe fatto!

Piuttosto ora doveva proprio smettere di pensare e cercare di prendere sonno. Altrimenti come avrebbe fatto poi a dimostrare tutta la sua forza con un bel paio di occhiaie e un sonno da far crollare un oni?

 

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Quella fu una notte insonne anche per Sanzo, ma per altri motivi, legati soprattutto al suo cattivo umore di sempre ma anche allo scontro di quel pomeriggio. Si accese l’ennesima sigaretta, seduto accanto alla finestra. Già, perché quel caldo infernale non era calato neanche ora che era notte, e l’unico sollievo era una lieve brezza appena percettibile dalla finestra.

Quel demone emanava un aura insolita, che non aveva mai sentito. Un demone dalla forza ridotta ma dalle capacità spirituali senza dubbio molto accentuate. E quelle parole….quelle parole non gli davano pace. Si rendeva conto benissimo che quello era solo un miserabile essere e di minacce di morte nella sua vita ne aveva ricevute eccome, e una più o meno ormai non faceva più differenza. Ma quella volta era diverso, quella volta sentiva che c’era qualcosa di diverso. Ma in fondo, si chiese, perché preoccuparsi per una cosa che è ovviamente irrilevante? Si stava facendo troppi problemi, forse stava diventando come il suo compagno Hakkai, e nonostante egli fosse ammirabile sotto molti aspetti assomigliargli sarebbe stata una delle ultime cose al mondo che avrebbe desiderato.

I suoi pensieri furono interrotti da un lieve bussare alla porta della sua camera.

- Sanzo, posso entrare?

Sanzo neanche rispose, “Toh, si parla del diavolo, per così dire…” e Hakkai prese questo silenzio come una risposta affermativa ed entrò. 

- Perdonami se sono entrato senza aspettare una tua risposta, anche se non me ne aspettavo una, sinceramente. Non mi sorprende trovarti ancora sveglio a quest’ora. Immagino che neanche tu riesca a prendere sonno. -

- E’ solo che questa notte fa un caldo insopportabile. -

- Già, hai ragione, e non accenna a diminuire. -

- Inoltre questa è davvero una notte troppo luminosa. -

- Su questo proprio non posso darti torto. -

Hakkai si sedette vicino a lui e continuò con un sussurro.

- Questa luna…sembra quasi che ci segua. Notti sempre uguali dovunque andiamo. I giorni si assomiglino così tanto fra loro… -

- Come dici?- domandò il bonzo.

- Io? No, no niente di importante, pensavo solo ad alta voce. -

Sanzo, ignorandolo disse, riprendendo l’argomento di prima: - Vivere sempre le stesse situazioni è alquanto squallido. -

- Però è naturale che tanti giorni si assomiglino fra loro. Ormai sono 3 anni e mezzo che siamo in viaggio. -

 

Già, tre anni. E sei mesi da quando avevano sconfitto il loro ultimo nemico, Homura eppure Sanzo non sapeva se dire che era sembrata un’eternità o i giorni erano volati, perché i giorni davvero erano tutti così dannatamente uguali, senza mai un cambiamento ormai da mesi.

 

In effetti, se ci riflettevano, l’eliminazione di Homura era per loro diventato l’obiettivo principale, tanto da far quasi dimenticare il loro scopo originario, quello di impedire la resurrezione di Gyumao. Eppure, nonostante fossero passati mesi da quel giorno ancora non succedeva niente, e il loro viaggio non sembrava dover volgere al termine. Come era possibile che fossero stati capaci di sconfiggere il dio della guerra ma che si dovessero dilungare tanto con dei comuni demoni quali erano Kogaiji e il suo gruppo,?

A questo molto spesso in notti del genere capitava di pensare, probabilmente non solo a lui ma anche a tutto il resto del gruppo.

 

- E avrai notato anche tu che questo villaggio ha una storia molto simile a quella di tutti gli altri. - riprese Hakkai.

- Ormai in ogni angolo del Togenkyo si è diffusa la furia che colpisce i demoni e li spinge ad attaccare gli umani. Demoni proprio come quelli di oggi. -

- Eppure quei demoni avevano qualcosa di particolare. E te ne sei accorto anche tu, dico bene? -

- Diciamo pure di si. Soprattutto il loro capo: quel demone aveva un nonsochè di strano. Gli altri in realtà erano solo semplici marionette ai suoi ordini.- Quanto detestava le persone che si lasciavano comandare a bacchetta da qualcuno.

- Senza contare le sue strane parole, una minaccia…-

- Di quella non mi preoccupo affatto, ormai sono parecchi i demoni che mi vorrebbero morto...ma al contrario alla fine sono loro che muoiono. - rispose giustamente Sanzo.   

- Eheh già, non saprei darti torto. - Hakkai ritenendo che quello era il momento per parlare di quella questione: - Tuttavia…-

-Tuttavia? -

- C’era un’altra cosa di cui ti volevo parlare. -

Hakkai fece una breve pausa e continuò: - Si tratta di Goku. stasera a cena aveva un’aria così colpevole…ed è naturale che si senta così, dopo quello che è successo questo pomeriggio. Non credi di essere stato un po’ troppo duro con lui? -

- Le scimmie vanno educate, e non fanno eccezione le stupide scimmie. Se non imparerà a badare a se stesso da solo non potrà certo pretendere l’aiuto altrui. La forza di certo non gli manca, ma se compensata dalla sua poca intelligenza a ben poco servirebbe. -

- Forse è come dici tu, comunque sia faresti meglio ad andarci più cauto con lui. Le ferite che in questo modo riceverà gli faranno male, ma mai quanto le tue parole, Sanzo. sai bene cosa tu rappresenti per lui. E l’ultima cosa che vorrei sono dei dissapori nel nostro gruppo.

Ma forse, non sono io a doverti dire ciò che devi fare. Non è compito dello zio educare i bambini, non ho ragione, signor tutore?- Disse sdrammatizzando - Però ti prego di riflettere su quello che ti ho detto, va bene? -

- Tsk, siete tutti dei grandi impiccioni, neanche tu fai differenza.- possibile che li dentro mai nessuno si facesse gli affari propri?

- Eheh, immaginavo la tua risposta. Comunque, ora devo proprio tornare nella mia camera, non vorrei tenere sveglio il venerabile Sanzo con le mie chiacchiere da poco, dico bene? -

- Sbaglio o il tuo carattere sta peggiorando, Hakkai?-

- Non saprei…beh, buonanotte allora. -

- Tsk. -

 

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Regno celeste, palazzo di Kanzeon Bosatsu

 

In un palazzo riccamente decorato, dai toni chiari e delicati, color pastello, precisamente nel giardino che dava ad un laghetto dalle acque cristalline, seduta sul suo solito trono, stava Kanzeon Bosatsu, intenta ad osservare coloro che per lei erano la più divertente attrazione da 500 anni. Aveva un’aria pensierosa, in mano un candido fiore di loto.

- Dunque dunque…- pensava sfogliandolo lentamente – E così troveresti noioso tutto quello che ora ti circonda, caro nipote? - Konzen non era cambiato per niente, Kanzeon si ricordava perfettamente di quando egli viveva nel regno celeste, secoli prima, la sua aria annoiata e superiore a tutto ciò che succedeva…del resto non riusciva a biasimarlo, dal momento che perfino la dea trovasse alquanto noioso tutto ciò. In fondo erano stati pur sempre parenti, anche se a Konzen sicuramente non piacesse affatto l’idea. Qualche cosa dovevano pur avere in comune, nonostante la dea fosse più che convinta che non esistesse essere capace di eguagliarla in tutto il mondo, lei, l’onnipotente dea dell’amore e della misericordia.

 

- Povero sciocco….- sussurrò osservando il fiore che man mano perdeva i suoi petali fra le sue mani.

-…ancora non sai cosa ti aspetta….-

 

Interessante, un demone dalle capacità divinatorie, questa poi…. Eppure quell’essere non stava solo farneticando parole senza senso, fosse solo il caso o una vera e propria preveggenza era in realtà di poco rilievo. E probabilmente non era l’unica ad essersi accorta del turbamento del diretto interessato, a quanto vedeva dalla conversazione notturna alla locanda.

- Kanzeon Bosatsu, finalmente vi ho trovata, vi ho cercato dappertutto. Ma…si può sapere che cosa state facendo? -

- Non lo vedi, Jiroshin, controllo la situazione nel mondo terrestre. Nonostante ormai non ci sia più un pericolo imminente come quello di pochi mesi fa è sempre opportuno vedere che combinano quelli laggiù, chissà che mai potrebbero combinare durante la nostra assenza…-

- Però….- riprese timidamente il vecchio - Con tutto il rispetto, Kanzeon Bosatsu, controllare è bene, ma, se mi è permesso dirlo, a me sembra che non facciate altro che osservarli. State trascurando i vostri impegni nonché lavori che è compito vostro svolgere…-

- I miei impegni, dici?- Lo interruppe - Mio caro Jiroshin, ti sei mai chiesto quali siano i reali compiti di una divinità? Eppure, mi sembrava di avertelo già spiegato, tempo fa. -

- Beh, ecco…-

La dea si alzò dal suo trono: - Il ruolo di noi dei è quello di guidare gli uomini a quello che sarà il loro cammino, il loro destino. Senza ombra di dubbio sono loro in realtà a costruirsi il loro futuro, quindi questo compito è più una formalità, ma da molti esseri umani è interpretata come la totale protezione dai pericoli quali la morte, un’interpretazione delle cose senza dubbio sbagliata. Comunque sia, mi pare di svolgerlo più che bene questo mio compito, dal momento che non faccio altro che seguire e informarmi sui fatti del mondo terrestre. -

Cambiando espressione continuò: - E poi…-

- E poi…? -

- Di sicuro qualcosa è imminente, i fatti parlano chiaro. E ad essere sincera ormai ero preparata al fatto che potesse avvenire una cosa del genere- Kanzeon liquidò in fretta la domanda. -

- A che cosa vi state riferendo? Parlate, Kanzeon Bosatsu. -

- Mah, chi può dirlo….- disse la dea con un sorriso misterioso ed enigmatico - Per il momento limitiamoci ad osservare, quello che dovrà succedere succederà. Come ho già detto il destino dipende solo da loro. -

- Sarà come dite voi, mia signora. - disse un Jiroshin ormai abituato da molto tempo ad annuire alle affermazioni della dea.

 

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La notte passò in fretta, e la mattina arrivò, un’altra “splendida” giornata di sole li attendeva.

 

- Buongiorno a tutti ragazzi!. Spero che abbiate dormito bene. - Hakkai, come ogni mattina dimostrava il suo solito buonumore.

- Buongiorno! Benissimo, mi sento esplodere di energia- mentì Goku dopo la nottataccia che per lui si poteva definire insonne nonostante dopo pochi minuti dalla sua silenziosa promessa fosse piombato nel mondo dei sogni come se niente fosse.

Un buonumore che faceva molto da contrasto con quello di un’altra persona.

- Mai dormito peggio. - Sanzo come sempre non si faceva troppi problemi ad esprimere quello che pensava veramente.

- Posso dire di averla passata molto bene, quantomeno in buona compagnia…- Gojyo assunse un’aria maliziosa.

- Non abbiamo bisogno di inutili precisazioni, Gojyo.- disse Sanzo seccamente.

- Quanto siamo duri questa mattina- replicò Gojyo.

- Bene, sono contento che abbiate tutti dormito bene. - interruppe Hakkai - E per riprendere le energie ho ordinato in anticipo un abbondante menù per colazione…-

- Hakkai sei stato a dir poco geniale! -  Goku aveva gli occhi che gli brillavano - Allora cosa stiamo aspettando? Andiamo, altrimenti si raffredderà tutto!!!! -

- Ehi! Dove corri, dannata scimmia! Non ti vorrai arraffare tutto spero!- gli urlò dietro il kappa.

- Tanto non mi prendi Gojyo!-

- Fermatiiii!!!! Ehi, ti ho detto di fermarti, mi hai sentito??!!!

Sanzo, rimasto ancora nelle scale si portò una mano alla fronte in segno di rassegnazione, accanto a Hakkai che come sempre si limitò a sorridere – Eh sì, bisogna proprio dire che non mancano di energie. - e Sanzo:

- Che razza di idioti, uno più stupido dell’altro! -

 

E così una mattina come tante era cominciata

- Aaaahh, quanto cibo dall’aspetto invitante! Buon appetito!! -

- Ehi, stupida scimmia, lasciane anche a me! Dà qua -

- Ridammele subito, quelle ciambelle erano mie! -

- Ci risiamo! Quante volte ti devo dire che quello che c’è in tavola non è solo tuo! Scrivici il nome se ci tieni tanto…-

- Ti ho detto mille volte che non si può scrivere il nome sul cibo! E poi quelle è ovvio che sono mie, lo sai benissimo che le ciambelle sono il mio cibo preferito! -

- Per te praticamente tutto è il tuo cibo preferito, ti mangeresti pure la spazzatura scimmia tritarifiuti! Stamattina dovrai accontentarti dei cereali. -

- Questa me la paghi! Brutto pervertito di un kappa!

- come hai detto?! -

- hai sentito benissimo! -

- osi sfidarmi stupida scimmia! -

- non chiedo di meglio kappa pervertito! -

- ti aspetto fuori allora! -

- ragazzi, calmatevi, Goku, non si parla con la bocca piena…-

- kappa! -

- scimmia! -

- kap..-

- FATE SILENZIO!! -

- ma Sanzo, Gojyo si è mangiato le mie ciambelleee! -

- SE NON LA PIANTATE IMMEDIATAMENTE CON LE VOSTRE STUPIDAGGINI GIURO CHE VI AMMAZZO!! E ORA FINITE DI MANGIARE E ANDIAMO!! -

- ma San..-

BANG BANG BANG

- Ok, abbiamo capito, finiamo subito!!! -

 

Già, proprio una mattinata come tante altre.

 

Dopo pochi minuti, il gruppo finalmente raggiunse la jeep e ricominciò il suo viaggio.

- Bene, - cominciò Hakkai - Oggi dovremmo percorrere una buona parte di strada che ieri non abbiamo percorso. Possiamo prendere la svolta a sinistra che ci condurrà in un altro villaggio però, dato che ci siamo abbastanza ripresi stanotte proporrei di prendere quest’altra strada senza alcuna pausa nel tragitto che ci porterà molto più lontano, che ne dite? -

- A che serve chiederlo, tanto sei tu che tieni il volante. - Gojyo ormai si era rassegnato. Tanto ormai dovunque andassero che importava ormai? Prima o poi sarebbero arrivati a destinazione.

- Tsk, fate come volete. - Sanzo non si poneva neanche problemi del genere.

- Ma questo significa niente villaggi, niente locande e niente cibo! Avete pensato alle scorte alimentari?- Goku invece era a dir poco disperato.

- Possibile che tu non riesca a pensare ad altro? E poi da quando che usi parole complicate come “scorte alimentari”?- lo schernì Gojyo.

- Stai insinuando che non saprei parlare, eh?! Parla, dannato kappa! -

- Sto solo dicendo la verità, e sarebbe che sei solo un moccioso che deve crescere, stupido moccioso di una scimmia! -

 

“….un moccioso come te…”

 

A Goku tornarono in mente le parole del bonzo del giorno prima. Possibile che perfino quel senza cervello di Gojyo dovesse ricordargliele? Dopo che ci aveva messo così tanto per non pensarci.

Però aveva ragione, avevano ragione, lui e Sanzo. era proprio un moccioso.

Non ribatté e si fece scuro in volto. Gojyo stava per aggiungere qualcos’altro, ma Hakkai gli lanciò un’occhiata di rimprovero che lo bloccò all’istante. Per Gojyo nessuno poteva farlo sentire in colpa quanto Hakkai, e così fu questa volta: non poteva negare però che, nonostante fosse un suo caro amico e l’unico “sano di mente” in quel gruppo, non riuscisse a sopportare questa sua capacità. L’atmosfera era ritornata ad essere tesa come il pomeriggio precedente, tanto da indurlo a desiderare che succedesse qualche cosa, qualsiasi cosa che smuovesse la situazione.

 

Con una brusca frenata Hakkai fermò improvvisamente la jeep, tanto da far sobbalzare non solo i due occupanti dei posti posteriori ma anche Sanzo, che era rimasto placidamente a leggere il giornale ignorando i battibecchi dei compagni.

 

- Ma che diavolo ti prende Hakkai??! vuoi farci ammazzare tutti??!! - Già Gojyo era seccato di suo, e ora l’artefice di quella silenziosa predica quasi lo spediva all’altro mondo.

In effetti neanche lui era esattamente “sano di mente”…

 

Anche Goku, ripresosi dalle parole del rosso non si trattenne dal far notare il suo disappunto per la brusca frenata. Ma Hakkai alle proteste dei due:

- Direi che a questa domanda c’è un motivo più che valido. -

A pochi metri di distanza vi erano quattro persone, demoni per la precisione che avevano tutta l’aria di stare aspettando proprio loro: un giovane dai lunghi capelli rossi, e al suo fianco una ragazzina dagli occhi verdi, un altro ragazzo molto alto e dalla robusta corporatura e un’affascinante signorina dai lunghi capelli viola.

 

- Kogaiji!-

- Ancora voi!-

 

- Dirvi il motivo della nostra venuta qui è ormai superfluo.- Disse il ragazzo dai capelli rossi - Quindi consegnateci il sutra senza troppe esitazioni. -

- Sono spiacente, ma credo che anche dirvi la nostra risposta sarebbe alquanto inutile, dal momento che la conoscete già. – la risposta di Sanzo era categorica. Ancora altri seccatori. Possibile che non si stancassero mai?

- Se la mettete così allora preparatevi a combattere! Non vi lasceremo tregua!! – urlò la ragazzina. Lirin era davvero in ottima forma.

- Si, combattiamo. - disse il suo corrispondente al maschile.

Lo scontro iniziò e come sempre tra le solite coppie Goku e Kogaiji…

- Ti renderò tutti i colpi dell’ultima volta con il 120% degli interessi! -

- Non illuderti, perché stavolta la vittoria sarà nostra! -

…Gojyo e Dokugakuji…

- Mi sembri fuori forma, eh Gojyo, non è che fumi troppo? -

- Mi riempie il cuore di gioia vedere che il tuo amore fraterno non è cambiato, D. -

…Hakkai e Yaone…

- Noto con piacere che si è ripresa bene dall’ultima volta, signorina Yaone. -

- Sono contenta che anche voi state bene signor Hakkai.-

…e Sanzo e Lirin.

- Allora occhi suadenti, attaccami pure quando vuoi! -

- Ma lasciami stare, stupida! -

- Ehiii!!! Ti ho detto di attaccarmi!! Guarda che sto facendo sul serio! -

La battaglia iniziò, e fu arduamente combattuta da entrambe le parti, nonostante il caldo soffocante che era ritornato. Infatti doveva essere ormai quasi mezzogiorno, e il sole era alto in cielo. Continuando così sarebbero arrostiti ancor prima di finire il loro scontro.

La situazione non sembrava volgere favorevole per nessuno dei due gruppi, che si equivalevano in tutto e per tutto, e lo scontro si protrasse ancora a lungo. A quanto pareva i membri del gruppo di Kogaiji si erano dati da fare in quegli ultimi mesi. Ormai erano tutti già esausti, e davano i primi segni di stanchezza. Tutti si rendevano conto che avrebbero dovuto fare qualcosa per cambiare la situazione.

 

Ci pensò anche Kogaiji: egli aveva attaccato il gruppo di Sanzo solo una volta, circa due mesi prima. E come al solito non avevano potuto finire il loro scontro perché interrotti da esterni.

Non erano mai riusciti a porre fine a quella questione, e ora che non sembrava dovessero subentrare demoni o divinità ad interromperli non aveva intenzione di perdere ne tanto meno di lasciarseli sfuggire.

 

Ormai non era più questione di doveri, di rispetto per la madre, sigillata da quella maledetta donna; a lui non importava del sutra in se. Quello che voleva era eliminare quel gruppo tanto scomodo che si opponeva a loro, la cui presenza e vittorie era un insulto alle loro capacità. E soprattutto Son Goku. Quello che voleva era combattere per se stesso, l’aveva capito molto tempo fa.

 

E durante quei lunghi mesi, per riuscire nell’intento si era preparato duramente, aveva fatto sacrifici. Si era perfino messo nelle mani di quel professore che tanto detestava e di cui si fidava poco. Però se quello era l’unico modo di diventare più forte e batterli, allora non si sarebbe posto tanti problemi.

 

Quel giorno, mentre camminava per un corridoio del castello si era scontrato con lui – ah, principe Kogaiji! Quale onore- aveva detto con falsa riverenza, facendo inchinare perfino il coniglietto di peluche che portava sempre con se.

– Ni Jyeni. Che cosa vuoi da me-

- Suvvia, perché fate quella faccia così imbronciata? Non vi dona affatto, principe. - Quel tono irrisorio era troppo per lui.

- Ti stai prendendo gioco di me?? - Kogaiji iniziava davvero ad infuriarsi e ad alzare la voce.

- Io? Non mi sognerei mai di farlo. Piuttosto, siete di cattivo umore oggi. E’ per la sconfitta con il gruppo di Sanzo, dico bene? - Le sue parole erano taglienti, ma veritiere. Non solo erano stati di nuovo sconfitti ma a ricordarglielo c’era quella sottospecie di scienziato pazzo.

- Fa silenzio! -

- Non dovete essere così scortese con me. In fondo noi siamo dalla stessa parte. Lavoriamo tutti e due per sua maestà Gyokumen Koshu, e abbiamo entrambi lo stesso scopo, correggetemi se sbaglio.- disse enfatizzando quel “lavoriamo”.

- Non osare paragonarmi a te, io non lavoro per quella donna. - Ora stava davvero esagerando. Quell’insolente…

- Che strano, a me era parso il contrario. - Disse ironicamente e con un falso sorriso – Qualunque sia il vostro pensiero al riguardo il vostro compito è di recuperare il sutra e di sconfiggere il gruppo di Sanzo, nonostante sua maestà Gyokumen Koshu vi abbia esentato dall’incarico. Dunque io non posso far altro che aiutarvi, sempre che lo vogliate e che accettate la mia umile richiesta di potervi essere d’aiuto. -

Che diavolo stava dicendo quel tipo? - Spiegati meglio. -

- Ecco…guarda caso in laboratorio ho qualcosa che fa proprio al caso vostro, se volete seguirmi ve lo illustrerò molto volentieri.- in realtà più che una proposta era come se sapesse già che Kogaiji avrebbe accettato.

In effetti il principe, non sapendo che altro fare ritenne che la scelta giusta fosse seguire quell’uomo. Dopotutto forse stava dicendo il vero, dopotutto forse l’avrebbe potuto davvero aiutare.

- Questo - disse mostrandoglielo - è l’oggetto di cui vi parlavo. Non ha paragoni….la sua forza è a dir poco eccezionale, se mi è concesso darmi questo vanto, dal momento che lo creato io stesso, con le mie mani. Prendete, ma fate attenzione. E’ un oggetto in fase di collaudo, dovrò ancora osservarne gli sviluppi. -

- Mi stai forse dicendo che vuoi fare di me la tua cavia?! - Quello era troppo! No, ridursi a questo proprio no!

- Non usiamo termini così rudi…in qualche modo dovrei sperimentarlo ancora, e se ci pensate bene la cosa potrà far comodo sia a voi che a me. Ma se non avete intenzione di usarlo allora…-

- E va bene, dammelo. - Che cosa poteva fare ormai il principe? - Ma spiegami esattamente cosa sarebbe, quali sarebbero i suoi poteri. -

- Come ho già detto è un prodotto in fase di collaudo, non posso dirvi alcuna informazione precisa, e il poco che so potrebbe rivelarsi errato. - Kogaiji in quel momento non riuscì a decifrare le sue parole, se stesse dicendo il vero o e in realtà ne sapesse di più di quanto volesse dare a vedere.  

- L’unico avvertimento che vi posso dare è di non coinvolgere altre persone…specialmente se avete un legame con loro….non si sa mai…ricordate?

Non bisogna allontanarsi dalle cose a noi care…

Dokugakji…Yaone…

…Lirin….

- Non mi lasciate scelta, sono costretto a fare sul serio. - ormai Kogaiji aveva preso la sua decisione - Yaone, riporta subito Lirin al castello. -

- Ai vostri ordini, principe Kogaiji! -

- Ehi, ma io non voglio tornare a casa! Il divertimento sta cominciando solo adesso! Perché mi trattate sempre come una bambina?! -

- Lirin, fa come ti ho detto. Potrebbe essere pericoloso - Kogaiji apparve deciso e con un’aria insolita e decisa, che non ammetteva repliche, e la bambina capì che l’unica cosa da fare in quel momento era obbedire al fratello.

- Uff…e va bene. – Disse, non senza una nota di stizza.

- Venite, signorina Lirin. -

- Eccomi. -

E così Lirin e Yaone scomparvero dal campo. Ora restavano solo Kogaiji e Dokugakuji.

- Kogaiji….-

- Poteva essere pericoloso per lei, cerca di capirmi. - Perdere se stesso era un conto, ma non avrebbe mai permesso che sua sorella rimanesse coinvolta in qualche cosa che neanche lui stesso conosceva. E tantomeno Yaone. Però neanche Dokugakuji.

- Non avrai intenzione di….-

- Non ci resta altro da fare Doku, e potrebbe essere pericoloso anche per me. Se non vuoi rimanerne coinvolto sei libero di andartene. - Non poteva costringerlo a rimanere, non voleva che succedesse qualcosa anche a lui. Tuttavia, voleva, quasi sperava che almeno lui rimanesse.

- Lo sai benissimo, Kogaiji, che non potrei mai farlo. - Aveva giurato che l’avrebbe seguito dovunque, qualunque cosa avrebbe fatto, non si sarebbe ritirato indietro proprio ora - Allora fai quello che ritieni giusto, non sarò io ad ostacolarti. -

- Dokugakuji…..-

 

Così dicendo cominciò a pronunciare formule magiche incomprensibili. I quattro avversari guardavano la scena attoniti. Sapevano che quello voleva dire una sola cosa. 

- Sta richiamando…-

-…un demone d’evocazione! -

- Certo, è proprio così, ma non è sempre lo stesso demone. – li avvisò Dokugakuji. – Vi consiglio vivamente di stare attenti. -

Infatti la formula ad un certo punto cambiò le parole, Kogaiji incominciò ad alzare la voce fino a quasi gridare. Dalle sue mani veniva sprigionata una grande forza demoniaca, una luce nera che si ingrandiva sempre più apparve. Quando fu abbastanza grande, pronunciò la formula finale. Finalmente il demone uscì. Era gigantesco, dall’aspetto minaccioso, indubbiamente diverso dagli altri che Kogaiji aveva evocato fino ad allora.

 

- Si può sapere che diavolo è quello? -

- E’ diverso da quelli delle altre volte. -

- E più forte, si direbbe. -

- Non ha per niente un bell’aspetto! -

 

Il demone si gettò sui quattro, che, con questo nuovo avversario da battere erano di molto svantaggiati.

Più di una volta tentarono a turno di batterlo, con il solo risultato di rimanere feriti e quindi di accentuare il notevole svantaggio e peggiorare la loro situazione.

- Questo demone d’evocazione è più resistente degli altri, sia nella forza di attacco e difesa, sia nella sua durata. -

 

“Così non va, continuando ad attaccare diminuiamo la nostra difesa e ne veniamo debilitati. Tuttavia, se dovessimo solo difenderci non risolveremmo niente, e continueremo così per ore, però non vedo altra alternativa”

 

Intanto il demone stava per ritornare all’attacco, nel tentativo di sferrare un potente colpo che avrebbe spazzato via i quattro.

- Mettetevi dietro di me, ragazzi! - Ordinò Hakkai, che fece scudo con una barriera protettiva. Una mossa efficace, ma che prosciugò il ragazzo di tutte le sue forze, tale era la potenza dell’attacco. Barcollò e quasi cadde a terra.

- Oh, no, Hakkai tutto bene? - ma era evidente che non era così. Ora non potevano neanche più fare affidamento su una tecnica difensiva, l’unica cosa che potevano fare era contrattaccare.

- Ci penso io! - Gojyo andò contro il nemico nel tentativo di fermarlo, ma quello respinse e lo buttò pesantemente a terra, distruggendogli anche la sua arma. Ormai rimanevano solo Sanzo e Goku.

Il bonzo non poteva fare molto con la shoreiju, che, a quanto pareva non aveva effetto sul demone. D’altra parte usare il sutra sarebbe stato rischioso, poiché avrebbe facilitato Kogaiji nell’intento di rubarglielo. Nonostante fosse sicuro dell’inutilità dell’attacco sparò due colpi contro l’avversario, che, infastidito, lo colpì duramente.

Nel frattempo si era rialzato Gojyo e lo stava di nuovo attaccando nonostante fosse disarmato, e come prevedibile fu nuovamente scagliato a terra.

Goku rimaneva fermo, immobile, a guardare la scena. I suoi compagni, Sanzo, Gojyo, Hakkai, tutti stavano combattendo.

Combattevano ben sapendo che lottare era vano, ma incapaci di arrendersi al nemico. Anche lui voleva combattere, ma sapeva bene che la sua forza non sarebbe bastata. Doveva assolutamente fare qualcosa, cambiare strategia. E c’era solo un modo per avere una minima possibilità di vittoria.

Si portò le mani al dispositivo di controllo, ma con titubanza. Sapeva che non doveva avvisare i compagni, altrimenti l’avrebbero fermato. Però sapeva che, una volta trasformato avrebbe perso il controllo, e poi chissà cosa sarebbe stato capace di fare…

 

“Quanto a te vedi di stare più attento, scimmia! Non ci sarò sempre io a toglierti dagli impicci, non avrò certo il tempo di pensare sempre ad un moccioso come te! “

 

“Sto solo dicendo la verità, e sarebbe che sei solo un moccioso che deve crescere.”

 

Aveva forse dimenticato la promessa che aveva fatto a se stesso la notte prima? No, certo che no, non l’aveva dimenticata e l’avrebbe mantenuta. Con un gesto deciso si tolse il dispositivo.

I compagni, come per istinto si voltarono tutti verso di lui.

- NON FARLO GOKU!! - Ma ormai era troppo tardi, e fecero solo in tempo a vedere il dispositivo dorato che cadeva a terra. Il ragazzino si stava già trasformando, e dopo pochi istanti al suo posto vi era un demone, orecchie a punta, zanne e artigli. La sua espressione era cambiata: non era più quella di Goku, innocente ragazzino in quel momento impaurito, ma sul suo volto si dipingeva un ghigno di demone assetato di sangue.

 

Era diventato Seiten Taisei.

 

- Si è trasformato…come l’altra volta. - Kogaiji iniziò a temere il peggio.

Il ricordo di una delle ultime volte era ancora vivido nella mente di Kogaiji. Una disfatta completa, un’umiliante sconfitta. Il giovane principe cominciò ad essere teso e a temere il peggio, ma decise di tentare di attaccare lo stesso l’eretico.

- Demone d’evocazione…vai all’attacco! -

L’enorme demone si lanciò contro Goku, che ne venne inghiottito completamente. Sembrava la fine per lui, ma dall’interno del corpo del demone uscirono dei bagliori e la creatura si dissolse. Dal polverone uscì solo Goku, per niente ferito, pronto ad attaccare il prossimo nemico.

Ora Kogaiji era con le spalle al muro, sapeva di non poter più evocare altri demoni, dato che avrebbe dovuto riprendersi almeno per qualche ora dall’ultima evocazione. Ormai non sapeva più cosa potesse fare per sconfiggere il nemico, resosi così incredibilmente forte. Ma di scappare non aveva la minima intenzione.

Piuttosto la morte.

In quel momento Goku sparì dalla vista sei presenti, e prima che Kogaiji se ne potesse rendere conto, gli fu davanti e lo colpì violentemente sbalzandolo a parecchi metri di distanza. Il colpo fu tanto forte che quasi Kogaiji non riuscì a risollevarsi da terra. Gli aveva rotto parecchie costole, ma che importava ormai. Decise di dare il tutto per tutto. Si lanciò contro Goku, ma, sia per l’indebolimento, sia per l’enorme divario di forza, venne nuovamente colpito, e scagliato al suolo, e stavolta non riuscì più ad alzarsi.

- Ko! Lascia stare, ci penso io - Dokugakuji si era messo in difesa del principe, ma neanche lui riuscì a fare di meglio, e, ricevuto un colpo altrettanto violento ricadde poco distante da Kogaiji.

I tre compagni del ragazzino intanto erano rimasti a guardare attoniti: intervenire sarebbe servito a ben poco, senza contare che poi avrebbe lasciato perdere Kogaiji e si sarebbe concentrato su di loro.

- Quella stupida scimmia, quando fa di testa sua non fa altro che combinare guai….-

Intanto Goku aveva preso a colpire Dokugakuji ripetutamente.

- Però non ha avuto altra scelta…riconoscerai che non c’era altro modo di eliminare quel demone. - Hakkai riusciva a capire perfettamente il motivo più profondo per il quale il ragazzino aveva agito in quel modo.

- Già, ma adesso chi lo ferma più? -

 

- Adesso stai esagerando. Stupida  scimmia!!! -

 

Al sentire quell’appellattivo, nonostante incosciente, Goku si fermò e si voltò verso chi l’aveva chiamato. Sanzo lo fissava, per niente spaventato, con aria di sfida.

Goku allora si lanciò contro il gruppo di quelli che sarebbero dovuti essere i suoi amici. Dokugakuji intanto, approfittando della breve tregua, e capendo che non avrebbero potuto niente contro quella smisurata forza decise che era ora di andarsene. Prese in braccio Kogaiji, nonostante fosse molto debole e riuscisse a malapena a reggersi in piedi e sparì dal campo di battaglia

 

“Credetemi, principe, questa decisione pesa anche a me.”

 

Sanzo evitò abilmente i colpi di Goku. Quella scimmia stava diventando troppo prevedibile, non era possibile che non fosse migliorata minimamente in quegli ultimi mesi.

Però improvvisamente si fermò. Lo guardò negli occhi. Stava sorridendo.

Prima che potesse rendersi conto di ciò che stava succedendo Goku lo colpì in pieno stomaco. Un fiotto di sangue iniziò a scendere dalle labbra del bonzo.

- Oh, no Sanzo!!- aveva gridato Hakkai.

- Stupido, battiti con me, se ne hai il coraggio!! - Gojyo lo sfidò per attrarre l’attenzione del giovane demone.

Goku non se lo fece ripetere e così come aveva colpito Sanzo colpì anche Gojyo, che ricadde pesantemente a terra

- Gojyo!!! - Hakkai era ancora provato dall’attacco del demone evocato respinto dalla sua barriera. Ma non poteva non fare niente, essere inutile in quel momento. Metterlo a terra per Goku non fu difficile

 

- Vuoi continuare ancora per molto, razza di idiota? -

 

Sanzo si era rialzato. Anche lui aveva risentito molto del colpo, sarebbe bastato poco per batterlo. Ma l’ultima cosa che avrebbe voluto fare era darlo a vedere a quello stupido. Che avesse perso il controllo o no restava sempre lui, e cioè uno stupido. Non poteva farsi malmenare da un’idiota da quel livello.

 

- Sanzo! non provocarlo!! -

- Sanzo, stai attento!! -

 

Ormai però Goku aveva deciso che sarebbe diventato la sua prossima vittima. Prese lo slancio e andò verso di lui. Lo colpì nello stesso punto della prima volta.

 

Ma una luce si sprigionò dalla testa di Goku.

 

Infatti Sanzo in quel breve attimo prima di perdere le forze per il colpo di Goku, era riuscito a prendergli la fronte con una mano e rimettergli il dispositivo di controllo. Il demone si ritrasformò quindi nel ragazzino di sempre, perse quell’espressione che così poco gli apparteneva e perse conoscenza.

 

- Ce l’ha fatta! -

 

Ma in quel momento Sanzo, cadde a terra con un tonfo, nonostante avesse fermato quella furia era stato comunque colpito. Il sangue scorreva copioso dal suo ventre.

- S…stupida scimm…- ma la frase gli morì in gola.

- Sanzo!!!SANZO!!! -

-Sanzo, Goku, state bene?-

Gojyo e Hakkai, nonostante fossero anch’essi malconci corsero subito dai compagni inermi.

- Goku sta bene, ha solo perso conoscenza. E Sanzo?.

Hakkai risollevò da terra preoccupato.

- La sua ferita è molto grave e ha colpito dei punti vitali. -

- Allora cosa aspetti a richiuderla?!! - urlò un Gojyo molto agitato.

Hakkai distolse lo sguardo dal bonzo e fissò Gojyo negli occhi

- Sarebbe inutile ormai. -

- Che cosa? -

- Si….ormai non avrebbe più effetto. -

- Ma che stai dicendo? Sei forse ammattito, Hakkai.??!! -

Hakkai inspirò a fondo prima di dire quelle parole, parole tanto pesanti da dire, che mai si sarebbe sognato di dover pronunciare.

- E’ morto, Gojyo. Sanzo è morto. -

Gojyo si interruppe di colpo. Morto? Morto? MORTO?

- Andiamo Hakkai non è possibile, non può essere vero. -

- Non respira più, e il suo battito cardiaco è assente. Ormai non c’è più niente da fare. -

 

“Un momento?”

 

“tu, dannato,chi ti credi di essere, ad affrontare con così tanta spavalderia l’ira dei demoni?”

 

“Cosa sono queste parole?”

 

“Sembra che nulla ti possa fare paura o annientare, ma io lo sento, sento l’odore del tuo miserabile sangue da umano, che presto scorrerà”.

 

“Perché mi ritornano in mente tanto prepotentemente”

 

“Noi eravamo una tribù di demoni dalle capacità divinatorie, io più di tutti le posseggo e raramente mi sbaglio.”

 

Parole che non sapevo di saper a memoria. “Che cosa sta succedendo?”

 

“Se fossi in te non mi sentirei tanto sicuro, la fine ti è prossima, si avvicina inarrestabile, ahahahaBANG……..“

 

“Ma certo”

 

Quella profezia…

 

- Stai pensando anche tu a quello che sto pensando io, vero? - Hakkai interruppe i pensieri del rosso.

- E’ tutto….- riuscì solo a dire.

- E’ tutto come aveva detto quel demone.- Hakkai finì la frase al posto suo. - Non era una semplice minaccia, a quanto pare. -

 

Gojyo ricordò le parole poco convinte del bonzo “stupidaggini”. E si era trovato a pensare che era divertente e insulso. Sanzo ucciso, per carità! Sanzo morto? Sanzo era morto??

 

Si sentiva qualche cosa, ma che cosa. Un’enorme forza che gli faceva dimenticare tutto il dolore che stava provando, che ogni movimento era una terribile agonia…

 

- Avanti razza di bonzo corrotto che non sei altro, svegliati, svegliati!!! - Gojyo aveva afferrato Sanzo per la tunica e lo stava scuotendo con forza. Non poteva essere vero, tutto questo non poteva essere vero. Ma alla fine la testa bionda ricadde inerme da un lato. Aveva quell’espressione così seria e fredda, faceva quasi pensare che fosse solo addormentato. Ma ormai da quel sonno non avrebbe mai potuto svegliarsi.

 

- Calmati Gojyo. agitandoci non risolveremo la situazione. - Il caldo era sempre più opprimente e per Hakkai era sempre più difficile rimanere cosciente e a sangue freddo. Anche lui in quel momento avrebbe voluto fare qualcosa, si sarebbe comportato come il compagno, ma sapeva di non poterlo fare. Ora era lui a dover essere di sostegno a Gojyo, senza contare che dopo avrebbe dovuto risollevare anche una persona ben più emotiva di lui e attaccata a Sanzo più di qualsiasi altra persona al mondo. Aveva solo voglia di andarsene da li, di svegliarsi da quel brutto incubo, la stanchezza, le ferite, quella perdita improvvisa…ma era la realtà, non ci potevano fare niente.

 

- E che cosa dovrei fare secondo te? Ma ti rendi conto di cosa è successo. E’ mai possibile che tu non faccia mai una piega in situazioni del genere, Hakkai? -

 

Avrebbe voluto urlare, urlare a Gojyo che non era vero, che se fuori dimostrava sicurezza e calma, dentro era tutto il contrario. Credeva forse di essere l’unico a sentirsi male in quel momento?

Però preferì tacere, lasciare a lui solo il privilegio di sfogarsi, tenersi tutto dentro. Dove sarebbero arrivati altrimenti?

- Lo so che stai soffrendo, Gojyo. so bene che non eravate quel che si dice buoni amici, e che ciononostante ti senti male per la sua morte, ma disperarci non potrà che aggravare la nostra condizione. Credimi, anch’io mi sento come te, anch’io vorrei credere che non sia vero, che sia solo un incubo. Ma dobbiamo farci forza e andare avanti, perché se non lo facciamo noi come farà lui? - Gojyo e Hakkai si voltarono verso Goku dormiente. Aveva un’aria così innocente, ma era stranamente serio nel sonno, quasi avesse percepito che c’era qualcosa di brutto nell’aria. O forse era solo una coincidenza, forse, conoscendolo, aveva solo fame.

 

- La persona che più teneva a lui e il suo carnefice contemporaneamente. Che razza di destino. - commentò il rosso.

- Già. A volte la vita è davvero crudele, non trovi. Goku che uccide colui che per lui era il sole con il sorriso sulle labbra. La sua reazione sarà ben peggiore della nostra. Ora non ci resta da fare che una cosa: dovremo dare degna sepoltura al corpo di Sanzo, prendere Goku e andare via. Questo sole potrebbe rivelarsi fatale nelle nostre condizioni. -

- Faremo come dici tu. - Che strano che era. Strano ma allo stesso tempo dolorosamente vero. Quel bonzo maledetto gli aveva detto tante volte, “alla vostra morte non pregherò per voi” “giuro che vi ammazzo”. Era piuttosto ironico, ora che a scavargli la fossa dovevano essere loro. Il pensiero lo fece stare anche peggio. Come diceva Hakkai tra loro non correva buon sangue, ma erano sempre compagni. Di certo lo avrebbe ammazzato tante volte, ma di fronte al fatto compiuto non l’avrebbe pensata a quel modo. Inoltre quello era un momento di sicuro inadatto per fare commenti o battute di spirito, Hakkai stavolta non si sarebbe limitato ad una semplice occhiataccia, e francamente non se ne sentiva in vena. Decise quindi di tacere, iniziando a scavare una fossa mentre Hakkai si occupava di Goku.

 

Ma improvvisamente un nuovo bagliore vi fu nell’aria, stavolta proveniente dal corpo di Sanzo.

- Che diavolo sta succedendo? -

Gojyo e Hakkai si ripararono gli occhi, la luce era davvero troppo forte. E quando aprirono gli occhi e si voltarono per constatare l’accaduto, videro solo della terra sporca di sangue, il sutra che giaceva nell’erba.

 

Di Sanzo neanche l’ombra.

 

- Che cos’è successo? E Sanzo…è sparito! Dov’è? non può essere sparito nel nulla, così, senza una spiegazione! -

- Non può essere -

- Che cosa può essere stato? -

- Non ne ho idea. Però…-

- Continua, Hakkai-

- La sua è una sparizione improvvisa, e il sutra è rimasto qui. Questo vuol dire che non può essere stato un demone o qualcuno intenzionato a rubarlo. Non vorrei dare conclusioni affrettate, però potrebbe essere stato l’intervento di un dio. -

- Un dio? Ma come può essere? E che cosa se ne farebbero del cadavere di un bonzo? -

- Questo proprio non lo so. La mia era solo una teoria, e non sono sicuro del fatto che sia vera, anzi, sono quasi convinto del contrario. Non so come mi sia venuta un’idea del genere. Eppure, ho avuto la sensazione che si trattasse di qualcosa di simile. -

- Comunque sia…ora non c’è più motivo di scavare questa fossa. E dire che mi ero pure impegnato, nonostante quella scimmia mi abbia rotto le ossa…guarda tu cosa mi è toccato fare. -

Nonostante le lugubri condizioni Hakkai riuscì ad accennare ad un sorriso. Non sapeva perché ma la sparizione del corpo di Sanzo, sebbene possa essere presa come un fatto negativo, dato che sarebbe rimasto senza sepoltura e ora in chissà che mani era, lo rassicurò molto, e gli diede nuova speranza. E a quanto poteva vedere era la stessa cosa per Gojyo.

- Ora che ci penso, Kogaiji e Dokugakuji sono spariti - disse quest’ultimo.

- Dopo che Sanzo aveva attirato l’attenzione di Goku hanno approfittato di quel momento per ritornare al castello - gli rispose Hakkai.

- Dannati vigliacchi…- commentò Gojyo.

- Del resto non li si può biasimare, rimanere sarebbe stata pura follia.- rispose giustamente Hakkai.

- Però, non avrei potuto fare lo stesso. Scappare da una stupida scimmia? Questo mai. - Gojyo era sicuro e deciso della sua affermazione. Dare la soddisfazione a un idiota come quello di essere visto scappare via con la coda fra le gambe?

Piuttosto la morte.

- Probabilmente la pensa così anche Kogaiji.- disse Hakkai senza sapere che in quel momento Gojyo avesse pensato le stesse identiche parole di Kogaiji pochi minuti prima - Però rischiare la vita in uno scontro difficile è pensabile da farsi. Ma combattere una battaglia già persa in partenza e pagando con la vita sarebbe stato del tutto inutile, senza contare che così facendo non si avrebbe poi una seconda possibilità di riuscire nel proprio intento. -

- Probabilmente hai ragione tu. - ammise e aggiunse: - Beh, dato che non abbiamo più niente da fare qui andiamo. -

- Per ovvi motivi dovremo cambiare strada, per fortuna siamo ancora in tempo per prendere quella che ci porterà al villaggio più vicino. -

Già, è vero, la contesa di poche ore fa. Ormai sembrava così remota che neanche se la ricordavano più, ma ricordarsela era solo doloroso per i due. Meglio non pensarci. Hakkai raccolse il sutra da terra e si diresse verso Hakuryu, trasformato in jeep, pronto a partire. Per fortuna il piccolo draghetto era rimasto fuori dal combattimento, se non avesse potuto trasportarli che fine avrebbero fatto? Gojyo invece prese Goku, abbandonato per terra, sulle spalle e seguì il compagno.

 

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Jiroshin entrò improvvisamente nella stanza.

- Kanzeon Bosatsu, non immaginerete neanche cosa è successo durante la vostra assenza. Si tratta di  Genjo Sanzo, in un duro scontro ….-

- ….ha perso la vita, dico bene?- disse la dea senza neanche distogliere lo sguardo da ciò che stava facendo, insolitamente seduta davanti alla sua scrivania a svolgere quelli che, secondo il suo servo erano i suoi reali compiti,.

- Ma voi….come facevate a saperlo? - stavolta Jiroshin era rimasto davvero impressionato.

- I miei occhi vedono al di la di ciò che si possa osservare realmente… o forse era solo

scritto che fosse così.- rispose.

- dunque voi sapevate tutto?- Jiroshin era incredulo, se era a conoscenza dei fatti che sarebbero accaduti perché non era intervenuta?

- Le mie previsioni si sono rivelate esatte, mettiamola su questo punto. E non è la prima volta che accade, dato che quella che deve occuparsi di tutto qui dentro sono io, e nessuno si accorge di quello che sta succedendo nonostante sia ovvio. La vita di un dio è proprio dura- disse con un falso tono di lamentela.

- Ad ogni modo ora devo proprio andare, si è fatto molto tardi- concluse alzandosi dalla sedia.

- Un momento- la interruppe Jiroshin - Non penserete di andarvene così e in un momento simile, dopo quello che è successo! E poi dove state andando mia signora? Avevate un impegno?

- Diciamo di sì. Una specie, e sarà meglio che non arrivi in ritardo, non voglio certo perdermi il risveglio di un affascinante addormentato. Chissà che non mi stia già aspettando…- Kanzeon sogghignò tra se e se - Jiroshin, affido a te il controllo del mondo terrestre nonché le mie mansioni fino al momento del mio ritorno. E immagino che le ricoprirai con molto zelo, non è vero? -

- Ai suoi ordini - sospirò il vecchio, conscio di aver ricevuto un gravoso quanto ingrato incarico: Kanzeon Bosatsu non era conosciuta nel regno celeste per la generosità dei suoi stipendi, ne per somme aggiuntive per ore straordinarie.

 

La sua padrona con i secoli diventava sempre più stravagante ed enigmatica, e ora chissà che cosa le passava per la testa. 

 

 

FINE PRIMO CAPITOLO

 

 

 

E’ così finalmente ce l’ho fatta ad arrivare fino alla fine! Proprio non mi aspettavo di scrivere così tanto nel 1 capitolo, e sinceramente me lo immaginavo un po’ diverso, ma non importa! Inutile dire che sono esaurita ormai, nonostante in effetti l’abbia finito di scrivere ieri, ma questo  è solo un dettaglio. Avevo da troppo tempo questa storia in mente e solo ora, dopo mesi che ho conosciuto siti vari di fanfic ho deciso di scriverla, e posso dire di esserne soddisfatta. Quello che non vi ho ancora detto è che questa è la mia prima fanfic.

Troverete di sicuro incoerenze da qualche parte nella storia, ma le ho messe perché mi servivano per fare quadrare la trama. Nel caso avessi scritto qualche gravissimo errore mi scuso in anticipo e vi prego di avvisarmi!!

Poi…che dire…non vi do anticipazioni del prossimo capitolo, l’unica cosa che posso dire è rivolta alle fan di Sanzo (come me peraltro, nonostante no gli abbia fatto fare una fine delle migliori…): non preoccupatevi, non è del tutto sparito da questa storia, presto lo si rincontrerà, anche troppo presto, dato che quello che gli succederà sarà ben peggiore di quello che ho già scritto, e spero di rimanere ancora in vita dopo…ma non vi anticipo niente.

Ringrazio prima di tutti Miku, la prima a leggere e commentare a voce questa fanfic; solo grazie al suo sostegno sono riuscita a scriverla e scriverò gli alti capitoli. Un ringraziamento particolare va anche a Mattia, che l’ha letta per secondo. Auguri per la tua prossima fanfic!

Per tutti quelli che volessero commentare qui c’è il mio indirizzo e-mail: soniagorla@msn.com.

Bene, direi di aver scritto tutto e di non essermi dimenticata di niente e di nessuno. Ciao ciao e al prossimo capitolo!!

 

 

 

 

19.43  13/03/2005

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Capitolo 2
*** Capitolo2 ***


Shunrei S

Shunrei Sanzo

Di Sonza

Capitolo 2

 

 

“Credetemi, principe, questa decisione pesa anche a me.

 

I due sconfitti stavano ritornando al castello di Hoto. Kogaiji aveva perso conoscenza, Dokugakuji invece cercava con ogni sforzo di rimanere cosciente, ora che il principe era in quelle condizioni non avrebbe potuto abbandonarlo così. Lo aveva detto e non si sarebbe rimangiato la parola.

 

Entrò a fatica dal portone principale. Certo che quel ragazzino era davvero una furia, rare volte gli era capitato di rimanere così malridotto dopo uno scontro, a lui e a Kogaiji. Ricordava quella volta di parecchi mesi prima, quando, per recuperare uno degli altri sutra si erano spinti fin nel deserto a cercare un castello sepolto sotto la sabbia. E qui ovviamente non potevano non trovare quei quattro, che sembravano dovessero capitare dovunque loro andassero, tanto che quasi non c’era nemmeno più bisogno di cercarli per combattere con loro.

 

Anche quella volta Goku si era tolto il dispositivo di controllo, sprigionando una forza che lui non avrebbe mai potuto immaginare se gliel’avessero solo raccontato, inspiegabile a parole, tale da sconfiggere non solo lui e Kogaiji, ma poi (e dopo ne era venuto a conoscenza) anche i due compagni rimasti, dato che Sanzo era stato messo fuori combattimento. Chissà ora che sarebbe successo, come avrebbero fatto a fermarlo un’altra volta, ora che a scapito dei suoi stessi compagni la sua forza era notevolmente incrementata. Perfino la nuova tecnica di combattimento del principe era stata vana di fronte alla sua potenza, incredibile quanto fosse diventato forte. Non voleva neanche pensare a come si sarebbe sentito quest’ultimo al risveglio.

 

Non conosceva bene i dettagli ma immaginava che dietro tutto questo ci doveva essere Ni, solo una mente del genere avrebbe potuto concepire una cosa simile e dal potere smisurato, di una fonte sconosciuta, di cui neanche si conoscevano gli effetti. Inoltre Kogaiji gliene aveva parlato, anche se molto indirettamente. Non era di sicuro uno degli argomenti di cui avrebbe voluto molto discutere, chiedere l’aiuto ad una persona che ben poco stimava, neanche a lui non gliene aveva voluto parlare. E quel che era peggio era che anche dopo tutto questo, avevano subito una sconfitta, un’ennesima umiliante sconfitta.

Sorprendente come gli ritornassero in mente ricordi legati al passato...

 

“Poco lontano c’è il drago volante che abbiamo usato per venire qui. Se ti servissi di lui potresti velocemente raggiungere il villaggio più vicino. Sono anche disposto a prestartelo. Ma…soltanto alla condizione che tu riesca ad uccidermi

Poniamo fine alla nostra lotta!”

 

Una grinta e una determinazione tale in quelle parole che avevano qualcosa di stranamente solenne.

Chi l’avrebbe detto che mesi dopo sarebbero rimasti ancora li? Chi l’avrebbe detto? Che finisse nel bene o nel male, erano convinti che prima o poi tutto sarebbe terminato. Che loro avessero la meglio …che soccombessero…Kogaiji voleva davvero essere salvato ora?

Quel ragazzino…sempre a causa sua, anche nella vera ultima volta in cui si era trasformato per fronteggiare una mezza divinità che Dokugakuji preferiva non ricordare. E tenendo conto della sua ennesima vittoria anche in quell’occasione chissà per quanto sarebbe andata avanti ancora quella furia, se sarebbero riusciti a fermarlo anche stavolta.

 

Ma questi non erano più problemi loro, almeno per il momento. Che se la sbrigassero da soli, ora avevano cose più importanti a cui pensare.

Ora doveva pensare al principe, a Kogaiji prima di tutto, e poi a se stesso. Certo, perché anche ora che l’aveva notevolmente superato in potenza, egli rimaneva sempre il suo protetto, una sorta di fratello minore per lui. E lui aveva il compito di proteggerlo, non gliene importava nulla di cosa in quel momento egli avrebbe detto al riguardo.

Già, aveva anche un altro fratello, un fratellastro minore per meglio dire, non certo un buon modello d’uomo da seguire per quel poco che poteva saperne lui, e che per fatalità del destino si era ritrovato ad essere uno dei loro nemici. Ma in fondo la famiglia non è quella che viene data dal destino, ma la famiglia che si sceglie di avere. Non era forse così?

 

La mia famiglia…

 

- Dokugakuji, finalmente siete ritornat…CHE COSA VI E’ SUCCESSO?!! DOKUGAKUJI! PRINCIPE KOGAIJI!! - Yaone, all’inizio felice di rivedere i compagni era rimasta a dir poco terrorizzata dalle condizioni dei due ragazzi e aveva urlato portandosi entrambe le mani alla bocca.

- Le spiegazioni dopo, Yaone, ora dobbiamo pensare a curare il principe.- Dokugakuji avrebbe retto ancora per poco, non avevano tempo per chiacchiere ora. Minacciava di dover cader a terra da un momento all’altro; quanto avrebbe desiderato poter riposare in quel momento. Ma non poteva.

- Si, si, ora me ne occupo subito, ma…anche tu hai bisogno di cure, Dokugakuji! non stai per niente bene, è meglio che tu vada a riposare. - Sebbene fosse preoccupatissima per il principe Yaone non poté far a meno di notare che anche Dokugakuji era gravemente ferito.

- Non ti preoccupare, non è nient…aah!!!- Ma la sua esclamazione e la sua smorfia di dolore dissero esattamente il contrario. Il demone si portò una mano all’addome, dove da una ferita usciva molto sangue.

- Dokugakuji! stai bene?! - Domandò Yaone spaventata.

- Si, sto bene, non ti preoccupare. - Disse a fatica il demone maledicendo mentalmente l’insistenza della ragazza, nonostante lei non avesse alcuna colpa. - Ora ascoltami bene: io porterò il principe nelle sue stanze. Tu prima di tutto chiudi Lirin nella sua stanza o dovunque tu voglia, poi prepara medicamenti e medicinali vari e raggiungici più in fretta che puoi. - Almeno la ragazzina, almeno lei doveva essere preservata dalla visione del principe in quelle condizioni. Così avrebbe voluto anche lo stesso Kogaiji. Per lei e per se stesso.

- Ho capito, cercherò di fare più in fretta possibile, ma tu, Dokugakuji… - Yaone si interruppe.

- Che cosa c’è? - Gli domandò di rimando il demone.

- Cerca di non sforzarti troppo. Appena avrò finito di curare il principe medicherò anche te. Ma non aggravare troppo le tue condizioni, per favore. - Chiese quasi come supplica la ragazza.

“ Dannazione, Yaone, non preoccuparti” - Si, stai tranquilla- la rassicurò con un lieve ma caldo sorriso

- Vedrai, tutto si risolverà per il meglio. Kogaiji non è il tipo da farsi uccidere in questo modo. -

- Si - Disse abbozzando un sorriso - E’ proprio così – Aggiunse Yaone prima di avviarsi alla ricerca della principessa.

 

“…una cosa a cui non rinuncerò.. Per nulla al mondo.”

 

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Un dolore indescrivibile….

 

….quelle parole….”stupida scimm…”…

 

..sangue…

 

….poi il niente….l’annullamento totale…..

 

…silenzio…..

 

..però ora…ora sento un rumore…..è assordante…cos’è?

 

No, non lo voglio più sentire…Basta….basta….BASTA!!!!

 

 

 

 

…è finito…

 

e ora?

 

Sanzo aprì gli occhi. Gli sembrò quasi di essersi addormentato dopo un lungo e stancante viaggio. Sentiva solo un confuso vociare, e l’immagine inizialmente gli apparve sfocata. E ora dove era capitato? Gli sembrava chiaro che quello non era più il semi deserto di prima.

 

Finalmente riuscì a mettere a fuoco il paesaggio, mille volte differente e contrastante da quello in cui si trovava poco prima. Era un villaggio, un piccolo villaggio, o una grande città, questo non si riusciva a stabilire subito. Vi erano molte persone che camminavano per le numerose vie, ecco spiegato il gran vociare che sentiva. Uomini, donne, bambini...e nessuno sembrava prestargli la minima attenzione.

Era seduto su una panchina in una piazzetta, ombreggiata da un grande albero di ciliegio in fiore che disperdeva i petali rosati nell’aria. Uno spettacolo meraviglioso, ma, dato il caos mentale in cui si trovava neanche ci fece caso. Probabilmente se anche l’avesse notato non avrebbe apprezzato ugualmente.

 

”Dove…dove sono?” aveva davvero una gran confusione, era come se la sua mente si rifiutasse di pensare.

 

“Certo, ora ricordo” Goku, la scimmia, quel sorriso, il dolore. Urla di richiamo. Ricordi sfocati gli ritornarono alla mente, come se tutto fosse accaduto secoli prima.

Forse era stato solo un sogno. Forse tutto quello non era successo, tanto era assurdo da sembrare surreale. No, non era possibile che avesse sognato. Quelle cose erano accadute, ne era sicuro. Non sapeva cosa fosse successo ne la ragione per cui fosse li, aveva solo la certezza che non stesse sognando.

 

Però, se questo era davvero accaduto quanto tempo era passato da allora? E chi gli diceva che non erano veramente trascorsi anni e solo dopo tanto tempo si era risvegliato? E inoltre, cosa più importante in quel momento, che posto era quello? Un posto normale all’apparenza, ma con qualcosa di diverso, lo sentiva, sentiva di non essere solo in un’altra località del Togekyo, semplicemente perché non era possibile che fosse in qualsiasi posto del mondo terrestre. Goku l’aveva colpito, non poteva che essere morto.

 

Già, era morto.

 

Si ritrovò a pensare a questo dopo tutte quelle riflessioni e quelle domande, che affollavano e continuavano ad affollare la sua mente, alcune delle quali senza senso, che probabilmente in casi normali non gli sarebbero mai saltate in mente, ipotesi tanto assurde da farlo stupire di se stesso, infastidito dal fatto che il solo trovarsi in un luogo a lui sconosciuto provocasse in lui un tale cambiamento. Era morto. Lui era morto?

 

Però, strana sensazione l’essere morti.

 

Se questo vuol dire essere morti che differenza faceva dall’essere vivi? Si sentiva esattamente uguale a prima, poteva benissimo dubitare di essere morto, ma quella ferita che prima aveva ora era scomparsa. Nessuna traccia ne di squarci sulla maglia nera, ne di sangue. Quella era la possibilità più plausibile. Inoltre, se fosse stato ancora vivo si sarebbe trovato davanti tre facce dall’aria idiota preoccupate come al solito all’inverosimile per la sua incolumità. Dopotutto non gli dispiaceva affatto essere solo una volta tanto. E non era certo il suo problema principale in quel momento, anzi, a guardare bene la situazione non era neanche un problema.

 

Aveva sempre creduto che con la morte ci fosse l’annullamento totale dell’essere, ma da quel che poteva vedere si era sbagliato. Poteva essere capitato in una sorta di regno dei morti. Esistevano varie teorie al riguardo, e, ripensando alle azioni commesse in vita che, diciamolo, non erano proprio da un bonzo di così alto rango come lui, quello che aveva davanti altri non poteva che essere l’inferno, sebbene somigliasse molto più a una sorta di paradiso. Parlando oggettivamente, si intende, dato che sentiva di odiare quel luogo come qualsiasi altro posto terrestre. Certo, non era solito credere a storielle della vita eterna in paradiso, che, secondo lui,  tanti amavano raccontarsi, per illudersi e dare un senso alla loro inutile vita, quindi scarto immediatamente questa assurda possibilità. C’era qualcosa di più, qualcosa che lui non conosceva ma che tuttavia voleva conoscere. E questo lo innervosiva parecchio. Da sempre aveva avuto la sensazione di dover essere a conoscenza di ogni cosa, il fatto di non sapere quello che gli succedeva attorno era per lui una sorta di sconfitta, qualcosa di innato, che aveva radici ben più profonde del ragazzino che era anni prima e che in quel momento ritornava così violentemente in superficie.

 

Perché devo essere l’ultimo a sapere le cose?”

 

Un posto che non aveva mai visto…eppure….come era possibile che avesse la sensazione di esserci già stato? Era tutto così strano….così nuovo e familiare allo stesso tempo.

 

Decise di alzarsi, in fondo, dovunque fosse non avrebbe potuto starsene per sempre li seduto sotto quell’albero che solo ora notava. Si squadrò da capo a piedi: indossava il solito paio di jeans e il top nero che portava sempre sotto la veste; la sua tunica era sparita, come prima aveva constatato accertandosi dell’improvvisa guarigione della sua ferita, e con essa anche il sutra. Ecco, adesso c’era un altro problema da risolvere dannazione, come se non ne avesse già abbastanza; la cosa però lo preoccupava marginalmente, se lui era morto davvero che importanza poteva avere? Si tolse di dosso i numerosi petali rosa imprecando mentalmente e cominciò a incamminarsi per esplorare quella strana città.

 

Già, era proprio una città strana, nonostante fosse all’apparenza molto comune, era l’unico aggettivo che ora gli veniva in mente, per quanto idiota. Piazze e strade affollate, negozi, qualche bancarella, un mercato. Venditori, donne intente a fare la spesa, bambini che correvano e giocavano qua e la, persone che semplicemente facevano una passeggiata.

La gente sembrava normale all’apparenza, normalissimi cittadini di una normalissima città…eppure….

 

– Mi scusi, signore! - una ragazza, venutagli contro si stava scusando chinandosi per raccogliere il cesto della spesa caduto nell’urto, e alzò la testa quel tanto che bastava per pronunciare quelle parole di scusa e per far vedere a Sanzo una cosa che mai si sarebbe aspettato di vedere in una comune popolana. Tra i capelli castani della ragazza spiccava in mezzo alla fronte un chakra scarlatto racchiuso fra due linee curve di ugual colore.

 

Quella persona altri non poteva essere che un dio.

 

Sanzo non riusciva a crederci, non poteva crederci. Tutto da allora si poteva aspettare, ma non di incontrare una divinità. Era rimasto tanto sconvolto, o stupito che aveva continuato a fissare il punto in cui la ragazza era chinata, anche quando, dopo aver fatto un affrettato inchino, imbarazzata per lo sguardo insistente del ragazzo se ne era andata velocemente per sparire tra la folla. E ben presto realizzò che non ve ne era solo uno: su tutte le fronti di tutti i cittadini vi era un puntino scarlatto racchiuso fra due linee dello stesso colore, e, poco ma sicuro, non erano tutti dei sanzo come lui. Ma dove diavolo era capitato? Che fosse…

 

- Lieta di rivederti, Konzen Doji, è molto tempo che non ci si vede. – Una voce alle sue spalle interruppe i suoi pensieri.

Sanzo si voltò di scatto per vedere chi lo avesse chiamato, e con altro stupore vide la figura alquanto formosa di una fiera creatura dai lunghi capelli scuri con un irrisorio sorriso sul volto.

 

- Ma tu sei…Kanzeon Bosatsu! – La dea dell’amore e della misericordia. Che diavolo ci faceva lei qui?  Cominciava a non capirci più niente, era come uno di quei sogni senza capo ne coda in cui ci si può aspettare di tutto. E come ora aveva la certezza che non si trattava di quel caso, cominciava a preparasi ad ogni evenienza, e a non stupirsi più per ciò che vedeva.

 

- Era da molto che non ci incontravamo, caro nipote. E incontrarci proprio qui è davvero inusuale, non trovi?- Disse la dea portandosi le braccia sui fianchi.

 

- Dimmi che razza di posto è questo! – Sbottò Sanzo, se non altro lei avrebbe saputo dirgli con precisione dove si trovava. Aveva l’impressione di essere in uno dei soliti scherzi di poco gusto della divinità, e anche se non sapeva chi fosse il vero responsabile, se ce ne era uno, trovava quasi giustificabile prendersela con lei.

 

- Credo che tu ci sia già arrivato da solo, dato il tuo scontro e il tuo stupore nel constatare la razza di quella ragazzina. – osservò Kanzeon.

 

- Quindi mi stavi seguendo?- L’idea che quella dannata l’avesse pedinato, burlandosi di lui magari, lo faceva a dir poco imbestialire. E per di più in un momento simile!

 

- Non propriamente, diciamo che ti ho solo notato e poi ho deciso di farti visita. Nonostante in realtà sia stato tu a farla a me, dal momento che sei venuto fino nel luogo dove risiedo…- parole enigmatiche accompagnate da un altrettanto enigmatico sorriso.

 

Non era possibile! - Mi stai dicendo che….-

 

- Hai capito perfettamente – rispose compiaciuta Kanzeon, avendo ricevuto la conferma della perspicacia del nipote. - Si, Konzen, questo – disse mostrandolo con un braccio –  è  il Regno Celeste. -

 

Il Regno Celeste?! Era uno scherzo? Non poteva negare di non averci pensato, in una delle domande e delle possibilità stupide e senza senso che gli erano venute in mente. Ma seriamente non l’avrebbe detto. Però…se non altro almeno uno dei tanti problemi ora era risolto. Sapeva dove era.

 

- Il Regno Celeste, dici? - riprese con aria pensierosa, mascherando in gran parte il suo stupore iniziale.

 

- Il luogo dove risiedono gli dei, si, esatto. E ora, la tua prossima domanda sarà, perché mi trovo qui, ho indovinato? – Chiese Kanzeon notando divertita la forzata serietà del bonzo.

 

- Credo proprio che sarebbe stata quella, anche se non me l’avessi detto. Non è da tutti i giorni svegliarsi nel Regno Celeste.- Osservo questi.

 

La dea sogghignò - Immaginavo la tua risposta, e non mi soffermerò su racconti troppo lunghi e inutili. Ti conosco, e immagino già che saprai di essere morto.-

 

- L’ho immaginato – Ammise il bonzo.

 

- Ti sei fatto uccidere da qual bimbetto! Una vera delusione, lasciatelo dire, speravo di poter vedere di più di così da te…- Lo schernì.

 

- Dannata vecchiaccia…- in altre situazioni meno complicate si sarebbe dato dell’incapace anche da solo, se solo ne avesse avuto il tempo. Non aveva certo bisogno di qualcuno che lo facesse al posto suo!

 

- Non dovresti insultarmi in questo modo, dimentichi che sono l’unica persona amica che tu possa incontrare qui dentro. – disse Kanzeon quasi facendo la vittima.

 

- Tsk, sei un’illusa, tutto sarai per me fuorché amica. – Disse Sanzo con freddezza e convinzione.

 

- Vedo che la diplomazia non è proprio il tuo forte. Ma non importa, solo dettagli. Eppure Konzen, il mio aiuto in questo momento ti può essere davvero utile. Essenziale, per meglio dire.- continuò la divinità.

 

- Chi ti ha mai chiesto qualcosa? – Chi diavolo si credeva di essere quella??

 

- Non mi chiederesti nulla neanche se stessi per morire, e infatti è stato così. – La dea sfoderò un altro sorriso decisamente fuori luogo per l’argomento e per l’umore del biondo. - Però ora non andresti da nessuna parte senza di me, e la ragione è nel racconto che ancora devo finire. Sempre che tu voglia ascoltarlo…-

 

- Mph. – Mai avrebbe annuito con un si degno di tale nome a quella vecchia. Ma lei sembrò non dare alla cosa la minima importanza. 

 

- Non appena hai perso la vita stavi per lasciare il tuo corpo e la tua anima sarebbe andata nel regno dei morti, un luogo dove tutte le anime degli esseri terrestri deceduti si mescolano tra loro, dando origine ad una forte massa di energia da cui è impossibile scindere le singole anime. Un luogo senza alcuna via di ritorno.

Ma il processo si è interrotto ancor prima di iniziare. Per questo il tuo corpo è sparito dal mondo terrestre e tu ora ti trovi qui.-

 

- Dunque è così - Sanzo ora si spiegava molte cose, anche se ancora certe altre non erano del tutto chiare.

 

- Se tutto questo è vero, perché allora sono qui e non sono finito nell’agglomerato di anime di cui mi hai parlato?- Domandò giustamente.

 

- Chi può dirlo…probabilmente hai molte cose da fare ancora e non sei pronto per andartene, magari una semplice casualità… o magari il tuo oroscopo di oggi non era molto positivo…- dunque non era passata un’eternità come aveva pensato. E dire che si era pure illuso di essersi lasciato alle spalle quei tre cretini…

- Per quanto mi riguarda – disse quasi severamente - la tua missione non è ancora terminata.-

 

- E questo che significa – gli rispose Sanzo confuso.

 

- Semplicemente che ora è tutto nelle tue mani. Ti trovi in questo posto ma non potrai starci in eterno, poiché questo dopo un periodo ben preciso corroderebbe la tua anima. Perciò ora hai solo da scegliere la strada che reputi più giusta – Rispose la dea.

 

- La strada…che reputo più giusta?- Ripetè il ragazzo ancor più confuso.

 

- Hai due possibilità: puoi decidere di morire, ponendo fine per sempre ai tuoi tormenti, al ciclo delle reincarnazioni in cui sei coinvolto e alleviare per sempre la tua anima. Essendo morto in circostanze tali, questo cammino ti è concesso. Conosco bene le tue sofferenze, e so bene che tante volte hai desiderato di morire, di scomparire dalla terra, di non essere mai nato, di uscire da questa prigionia che ti tiene legato e prigioniero per l‘eternità senza via di scampo. Togliendoti la vita con le tue stesse mani, come molte volte non avresti esitato a fare, tutto ciò non si sarebbe verificato. La tua anima non rimarrebbe da nessuna parte, scomparirebbe per sempre portandoti al rammarico e allo struggimento totale. La morte dopotutto non è la fine come ti aspettavi, ma bensì un inizio, un nuovo inizio, positivo o negativo che sia. Ma questo inizio, e a dove porterà la tua strada non sarà il destino ne le circostanze a portarti, ma solo te stesso. -

 

- Tu..,che ne vuoi sapere della mia vita, di quello che io posso pensare?- Replicò Sanzo furente riferendosi agli avvenimenti di dieci anni prima.

 

- Più di quanto tu possa immaginare, mio caro. - Da 500 anni li osservava senza sosta. Se lo avesse saputo, allora lo avrebbe capito. E la avrebbe mandata al diavolo.

 

- Come ti ho detto, puoi scegliere la strada della morte, oppure puoi ritornare sulla terra, per concludere la missione che ti è stata affidata. Ritroverai i tuoi compagni e con loro ripartirai verso ovest per impedire la resurrezione di Gyumao. -

 

- Con tutto questo...che vuoi che faccia? – Sanzo ormai aveva perfettamente capito la situazione, e più o meno intuiva dove la dea avrebbe voluto andare a parare. Più che una vera e propria domanda era un po’ di circostanza.

 

- Semplicemente ti chiedo di prendere una decisione riguardo al tuo destino. – gli rispose lei - Hai una settimana di tempo: se entro quella settimana non saprai rispondermi e quindi rimarrai qui più del dovuto non potrai percorrere nessun cammino, come ti ho già spiegato. Sei morto, ma non hai cessato di esistere. Ora la decisione di rimanere o andartene dipende solo da te. -

 

- Capisco.- Disse solo il bonzo.

 

- Mi hai chiesto cosa vorrei che tu faccia. Mi sono stancata delle persone che chiedono a me quello che devono fare. Hai ancora molta strada da fare, e se morissi proprio ora mi toglieresti tutto il divertimento. Quei tre laggiù a quest’ora saranno preoccupati per te, la missione non potrà continuare se uno soltanto di voi verrà a mancare, penso che di questo tu ti sia già accorto. -

 

- Se così è….allora perché non mi resusciti senza chiedermi l’opinione? Molte volte hai agito come meglio credevi senza rendere conto a nessuno, per quanto ne so.- Questo invece, a differenza della precedente era un vero dubbio che gli era sorto spontaneo.

 

- Credo che tu mi reputi troppo crudelmente, Konzen. – Disse con falso tono melodrammatico. - Se anche volessi importi qualcosa non potrei mai farlo. Dimentichi che io sono una divinità, e per quanto possa essere smisurato il mio potere, puoi decidere solo tu del tuo destino. Contrariamente a ciò che è comune pensiero, sono gli uomini a scegliere del proprio futuro, non gli dei. Non potrò fare niente per contrastarti, fai quello che credi. Verrò io stessa tra sette giorni per ascoltare una tua risposta. Vedi di essere pronto per allora, Konzen. Ti saluto. Ci vedremo presto. -

Detto questo la dea si incamminò per la strada opposta, per sparire dietro ad un angolo, lasciando di sasso il ragazzo.

 

- Molto… presto. -

 

Non sapeva come spiegarselo, non aveva idea di cosa fosse quella strana sensazione, ma la dea gli aveva dato l’impressione di sapere, o di aver in mente qualcosa di più. Che cosa c’era dietro a quel sorriso ironico, cosa nascondeva quel suo viso enigmatico?

 

 

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In quel momento, nel mondo terrestre, in una località sconosciuta del Togenkyo si stava svegliando un’altra persona.

Goku socchiuse gli occhi ancora mezzo assopito, le due iridi dorate brillarono alla luce del tramonto. La stanza era illuminata dalla luce rossastra del sole, che penetrava da una finestra aperta vicino al letto dove giaceva il ragazzino. Da li entrava anche una lieve brezza; la temperatura era notevolmente calata rispetto ai giorni prima. Goku ebbe un brivido: aveva una sensazione di freddo, ma non a causa del vento: provava un freddo interiore, qualcosa che si avvicinava molto alla solitudine, qualcosa che lo scuoteva dal più profondo dell’anima.

Dove sono, che mi è successo” si ritrovò a pensare le esatte parole di Sanzo poco prima.

- Goku, ti sei svegliato finalmente! Eravamo molto in pensiero per te. - Hakkai era seduto su una sedia vicino al letto e lo stava sorvegliando. Pareva molto sollevato, e il suo caldo sorriso rincuorò di molto il ragazzino.

- Ah, sei tu Hakkai buongiorno. - disse Goku ancora non del tutto sveglio. Ma di improvviso la sua espressione cambiò - Ehi! Aspetta un momento, ora ricordo! Eravamo in battaglia con Kogaiji, c’erano tutti, poi tu, Gojyo e Sanzo…-

- Calmati Goku, calmati. Non ti preoccupare, ora va tutto bene.- Disse il ragazzo con un nuovo sorriso caldo. Nella sua voce c’era però un’impercettibile nota di malinconia, quasi non si sentiva, riconosciuta da Goku solo inconsciamente. Come poteva essere andato tutto bene, come poteva andare tutto bene?

- Però….io mi sono tolto il dispositivo, che cosa è successo dopo?- domandò il ragazzino, calmatosi, ma comunque con una certa foga.

- Dunque, non ricordi niente di quello che è successo?- domandò Hakkai fissandolo. Lo sapeva lui, lo sapeva cosa succedeva ogni volta che Goku perdeva il suo io. Ma chissà perché gli faceva sempre quella domanda.

- Tutto quello che riesco a ricordare è che c’erano Kogaiji e gli altri e che aveva evocato quel demone. Poi io vi ho visti combattere e allora…- Goku si interruppe di colpo. Il solo pronunciare quelle poche parole lo faceva sentire in colpa, ma perché?

- Capisco. - disse solo Hakkai.

- Che ne è stato di Kogaiji?- Goku riprese più che per curiosità quasi con agitazione, quasi avesse dimenticato che fosse il suo avversario. - Non ti preoccupare, ha abbandonato il combattimento in un attimo di pausa. Credo che stia bene, nonostante le ferite.- Anche Hakkai sembrò dimenticarselo.

- E voi?- domandò flebilmente Goku – state tutti bene?- il giovane demone era preoccupato per loro, e sentiva che qualcosa era andato storto, come poteva essere andato tutto bene, ogni volta che si trasformava in quel modo succedeva qualcosa di disastroso, lo stupì il fatto che stavolta non fosse andata così. Che Hakkai gli stesse nascondendo qualcosa?

In quel momento entrò nella stanza Gojyo, carico di sacchi per la spesa: - Eccomi Hakkai, ho comprato quello che mi avevi chiesto…Goku, ti sei svegliato- esclamò con sollievo, dimenticandosi del suo usuale appellativo - Gojyo! allora stai bene!- anche Goku era sollevato di vedere tutto intero il mezzo demone, anche se era sempre il kappa pervertito - Certo, cosa pensavi,stupida scimmia?- disse Gojyo ricordandosene all’istante – Stupida scimmia a chi?? Pervertito di un kappa?!-

- Come ti dicevo io sto bene, e come puoi vedere anche Gojyo, nonostante qualche contusione ora è in piena forma.- continuò Hakkai tra le urla e le liti di Goku e Gojyo - Gli avevo detto di comprare qualcosa da mangiare in previsione del tuo risveglio- -Hakkai tu si che hai sempre delle idee brillanti!- disse Goku entusiasta

 

– Però - disse dimenticandosi della sua motivazione di vita all’istante –Dov’è Sanzo?-

 

Tre parole, una semplice frase, una domanda insignificante ma tagliente, capace di racchiudere la preoccupazione del ragazzino e la conseguente disperazione dei suoi due interlocutori, ai quali subito il sorriso svanì. Perché, perché gliel’aveva posta proprio ora quella domanda? Non erano ancora pronti ad affrontarla, e probabilmente non lo sarebbero mai stati. Ma quelle parole erano inesorabili, rimandare era impossibile e inutile peraltro. Sanzo non era li, Sanzo non era li e non sarebbe più stato li, e loro dovevano solo dirgli questo. Si certo, ma come?

 

“Sanzo è morto”? No, certo che no!

 

“E’ successa una cosa terribile…”? Di male in peggio.

 

La verità era che non c’erano parole sufficienti, parole che potessero esprimere il concetto evitando di ferire l’animo delicato di quel ragazzino, tanto forte da essere riuscito ad uccidere perfino il bonzo corrotto. Come fare allora? Seguì un silenzio durante il quale vi fu una silenziosa battaglia fra Gojyo e Hakkai su chi dei due dovesse rivelare la verità a Goku, il quale ora li guardava con aria interrogativa e vagamente preoccupata, forse anche speranzosa di ricevere una risposta che l’avrebbe del tutto rassicurato togliendogli ogni dubbio. E i due compagni non poterono fare a meno di sentirsi male, perché non avrebbero potuto farlo, perché quelle parole non sarebbero stato di conforto, bensì le più amare che il giovane demone avesse potuto sentire in 500 anni di vita, una vita di atrocità vissute e sentite.

 

Hakkai con grande sollievo di Gojyo prese la parola.

- Sanzo non è qui, Goku - disse soltanto.

 

- Come sarebbe a dire che Sanzo non è qui? Certo, lo vedo anch’io che non è qui, sarà in un’altra camera…oppure sarà uscito!- Goku era molto stupito della risposta di Hakkai, che pareva ovvia. Tutti se ne sarebbero accorti che Sanzo non era li, no? Che bisogno c’era di dirglielo così? Ma quello che Goku non immaginava era che tutti in realtà dalla semplice frase avrebbero capito al volo l’accaduto. Probabilmente fu così perché non gli sarebbe mai passato per la testa che una cosa del genere sarebbe accaduta, ne si sarebbe mai permesso anche solo di pensarlo. Una sorta di barriera protettiva stava a salvaguardarlo da questo genere di cose, perfino da riflessioni di questo tipo. Senza contare la sua rinomata ingenuità di bambino, nonostante ormai avesse già diciotto anni. Inoltre non poteva nascondere a se stesso che gli dispiacesse molto che tutti, compreso lo stupido kappa fossero venuti a fargli visita e all’appello mancasse proprio Sanzo, probabilmente l’unica persona che avrebbe davvero voluto vedere, nonostante poi questi l’avrebbe picchiato con il suo harisen non appena si fosse svegliato, dandogli della stupida scimmia e dell’incosciente per aver agito così d’impulso.

 

- No Goku, Sanzo non è in un’altra camera, ne tantomeno è uscito. –

 

- E allora? - chiese impaziente Goku.

 

- Hai detto che non ricordi niente di quello che è successo dopo la tua trasformazione. Lascia allora che ti racconti come sono andate le cose.- Hakkai fece una breve pausa, come per prepararsi al difficile discorso che doveva fare e continuò – Una volta trasformato hai sconfitto facilmente Kogaiji e Dokugakuji, che si sono ritirati. Il demone evocato però era rimasto ugualmente in campo. Aveva capacità smisurate, e una forza fuori dal comune. Era probabilmente il demone più forte che abbiamo mai incontrato. Abbiamo fatto di tutto per fermarlo. Credimi, Goku abbiamo fatto di tutto. – aggiunse abbassando lo sguardo tristemente.

 

- Hakkai, ma…che stai dicendo? – disse Goku notevolmente allarmato più che per le parole per la nuova espressione del ragazzo, il cui sorriso o il solo sguardo era più potente di mille parole. Che significa? Perché fare tutti questi discorsi inutili? Che sia…

 

- Abbiamo dato il massimo, ma invano, è stato tutto inutile. Era troppo forte, Goku, troppo forte. E Sanzo… -

 

- No – Goku cominciava a capire, a capire e a temere il peggio, ormai si stava lentamente avvicinando alla cruda verità. Ma ancora quella barriera che prima lo proteggeva, sebbene scalfita persisteva – Andiamo, Hakkai, è impossibile che sia come dici tu. Sanzo non è il tipo da farsi colpire così, no? –

“Sanzo non è il tipo da farsi ammazzare in questo modo”.

 

- Sanzo ha cercato nuovamente di bloccare il demone. Ma fu tutto inutile. – continuò Hakkai senza prestargli attenzione – Questi l’ha colpito, inferendogli una brutta ferita. -

- E’ uno scherzo, vero? Ditemi che è uno scherzo. Si, si, non può essere altro che uno scherzo, e scommetto che in tutto questo c’entra Gojyo, non è così?? – disse con un tono mai sentito guardando il mezzo demone che distolse all’istante lo sguardo, incapace di reggerlo.

- Pensate che basti così poco per ingannarmi, eh?? Credete di potermi prendere in giro così??!

 

- Oh Goku…-disse solo Hakkai poi riprese – Sanzo era caduto a terra esanime. Tu allora sprigionasti una potenza mai vista prima, e riuscisti a sconfiggere il demone. Finalmente avevamo finito. Eravamo stanchi, ma sollevati. E quando andammo per recuperare Sanzo…-

 

- Hakkai, non è vero. – Disse Goku, ma non più con la sicurezza di prima, con tono basso, un sussurro, quasi di supplica. Due grandi occhi dorati a cui niente si sarebbe potuto negare ora fissavano Hakkai, il quale lo fissava a sua volta non volendo negargli ciò che ora desiderava ma essendo costretto a farlo. Quella barriera ormai stava cedendo – Ti prego, dimmi che non è vero. – disse con ancor meno decisione.

- Non c’è stato niente da fare, Goku non c’è stato proprio niente da fare. – parole sommesse, una verità racchiusa in esse, il colpo di grazia.

 

La barriera si infranse. Qualcosa dentro di lui si era infranto irrimediabilmente, ridotto in mille pezzi impossibili da ricomporre. Il suo cuore, la sua mente, quel legame troppo forte, troppo per reggere alla perdita improvvisa, e anche un pezzo della sua anima, legato così saldamente a quella persona. Così ora cadevano i mille frantumi, come le lacrime che ormai riempivano quelle luminose iridi dorate.

 

 -NOOOOOOOOOOOOO!!!-

 

Un’urlo che sciolse quel silenzio così pesante, un urlo capace di catturare l’animo di chiunque lo ascoltasse, in grado di trasmettere una tristezza infinita. Gojyo e Hakkai assistevano impotenti alla scena, non potevano fare nulla, ora che potevano fare?

 

- PERCHE’? PERCHE’???!!!! – I due lo guardavano, i due complici, responsabili di una menzogna, ma non meno della morte del compagno. La responsabilità non era solo di Goku, potevano benissimo accusarsi anche loro della loro impotenza, della loro debolezza, che gli era stata fatale fin dalla loro infanzia. Ma ora solo un ragazzino, ora un bambino a tutti gli effetti che si domandava il perché di tutto questo. E altri due bambini che lo osservavano dispiaciuti.

 

- DANNAZIONE!!!- Goku aveva cominciato a colpire violentemente il muro, lasciandovi profondi segni dei suoi pugni.

- Goku, smettila, ti prego! – I due ragazzi volevano fermarlo in qualche modo. Gojyo cercò di prenderlo da dietro per bloccare i suoi movimenti. Ma Goku si girò di scatto. Non una lacrima più sgorgava da quel viso, così cambiato in pochi istanti, un’espressione indecifrabile era dipinta sul suo volto. Con un colpo veloce e ben assestato scagliò il rosso dall’altro lato della stanza.

- GOJYO!- esclamò Hakkai.

- Che diavolo ti prende, scimmia?!!- gridò Gojyo massaggiandosi la testa dal dolore. Ma Goku ormai non lo stava più a sentire, si stava contorcendo dal dolore, dolore non più per la perdita di Sanzo ora stava succedendo ben altro.

- AAAAAAAAHHH!!!!!! – ora Goku si portava le mani alla testa, una forte emicrania lo colse, un dolore improvviso gli percosse tutto il corpo. Che gli stava succedendo? Il vento fuori si era alzato, e ora entrava dalla finestra li vicino sbattendo violentemente le ante della finestra e le tende e facendo volare via ogni cosa abbastanza leggera da essere trasportata dal vento.

Iniziò a cambiare forma, tra gli urli acuti il suo corpo iniziò a trasformarsi. Il suo dispositivo di controllo brillava e tremava sulla sua fronte ormai prossimo alla rottura, come se la forza di Goku dovesse esplodere da un momento all’altro senza che niente la potesse contenere.

 

“ Chi è questa persona?”

 

“Il suo sguardo è familiare…

 

….quei capelli…quel volto….

 

….quegli occhi…

 

..però….”

 

-AAAAH- Goku si rese conto subito di quello che gli stava succedendo e con grande sforzo si portò le mani alla fronte quasi come se volesse fissarsi bene il dispositivo dorato in modo che non potesse cadere. E dopo qualche secondo questo smetté di tremare. Le fitte di dolore cessarono, il suo corpo ritornò come prima e lui riprese piena coscienza. Il vento calò e tutto ritornò tranquillo.

 

- GOKU!! – esclamò Gojyo.

- Goku, tutto bene? – domandò più calmo Hakkai.

Goku rimase fermo, respirando affannosamente, poi riprese fiato e lentamente si calmò, una calma diversa dalla tranquillità. Aveva uno sguardo stralunato, privo di ogni espressione, fisso nel vuoto. Dopo qualche interminabile secondo sui suoi occhi ritornò la luce e una lacrima solitaria brillò in una delle sue iridi dorate per poi scendere lungo la sua guancia ambrata.

 

- Sono un mostro…nient’altro che un mostro.- disse con voce rotta – ora avrei potuto uccidere anche voi. E pretendevo di salvare Sanzo? Però…io ho tentato, ci ho provato, davvero. Ma non ci sono riuscito, non sono riuscito a proteggerlo quando ne aveva bisogno. Non so fare altro che farmi aiutare da lui. Sono inutile!-

Aveva freddo, aveva tanto freddo. Un freddo antico, che gli riportava alla memoria ricordi spiacevoli, che era convinto di aver sepolto nel più profondo del suo cuore.

 

“Sei solo un abominio…”

“…un mostro!”

 

- Questo non è vero. - disse Hakkai – ammettendo anche il fatto che una persona si giudichi utile solo nel caso lo sia per altre persone, non è vero che quello che fai è inutile, tu non sei inutile, Goku senza di te non avremmo potuto salvarci neanche noi, senza di te noi ora saremmo tutti morti.- Che cosa ci poteva fare lui, non aveva anche lui il diritto di sentirsi inutile, proprio lui, che anche se ci aveva provato, e non era una buona scusante, invece di fermarlo non aveva potuto fare proprio niente, deludendo le aspettative di Goku, e soprattutto di se stesso? - Inoltre ora sei riuscito a fermarti in tempo, non l’avevi mai fatto prima, ciò significa che tu non sei un mostro e non avevi intenzione di ucciderci.- Concluse, proprio come prima con Gojyo non aveva tempo di lasciarsi andare come Goku - Io ti capisco, io so bene che quello che hai fatto lo hai fatto in buona fede, e credimi, ci sei riuscito. Ma non puoi incolpare te stesso di quello che è accaduto solo perché non sei riuscito a raggiungere il massimo risultato. Hai fatto già molto, forse non è neanche vero che non hai fatto tutto ciò che era in tuo potere. Probabilmente era inevitabile. Non è colpa tua quello che è successo.-

 

Gojyo ascoltava le parole, parole che, racchiudevano una menzogna, ma abilmente assemblate in una ingannevole frase, in modo tale da poter risultare vere anche per chi conoscesse la realtà dei fatti. Ringraziava Hakkai del fatto che lo avesse esonerato dal fare quel difficile discorso, dopotutto lui era l’unico del gruppo a riuscire in questo genere di cose. Neppure Sanzo avrebbe potuto fare di meglio, certo, anche se la sua sola presenza sarebbe valsa per Goku più di tutte le parole del mondo, non avrebbe potuto dire di meglio. Riconosceva perfettamente di non essere il più adatto a rincuorare le persone, tuttavia, ricordando gli eventi di poche ore prima, si domandava se questa scelta fosse stata la più appropriata.

 

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Gojyo era entrato nella stanza. Goku giaceva ancora nel letto dormiente e Hakkai sedeva nella sedia accanto a lui. Aveva un’aria assorta.

- Come va? - Chiese il mezzo demone.

- Goku sta bene, anche se non ha ancora ripreso conoscenza. Si risveglierà presto. - Aveva risposto Hakkai – Temo che il suo risveglio però non porterà miglioramenti nella sua condizione. -

- Già – annuì il rosso - Quella scimmia era molto attaccata al bonzo corrotto – “anche troppo”, avrebbe voluto aggiungere. Non era mai riuscito a capire che legame potesse unire così tanto quel ragazzino ad una persona fredda e scorbutica come Sanzo, ma aveva compreso già da molto tempo che questo non poteva essere spiegato seguendo tesi razionali, era qualcosa che andava al di là di ogni regola, solo da parte di Goku, all’apparenza, ma chissà cosa celava il bonzo dietro a quell’indifferenza. Qualsiasi cosa ci fosse, un rapporto del genere poteva solo essere dannoso per il più fragile dei due. Per questo motivo era convinto che non avrebbe dovuto legarsi troppo a una persona del genere. E questa era una delle innumerevoli ragioni per le quali non riusciva proprio a sopportarlo; anche se doveva ammettere che in quel momento la sua presenza lì era indispensabile.

- Sapere che Sanzo è morto, e per giunta per mano sarà un brutto colpo per lui. – Aggiunse.

- Di questo ti volevo parlare Gojyo. – riprese Hakkai - Promettimi che non dirai a Goku che l’ha ucciso lui per il momento. Un dolore doppiamente forte improvviso potrebbe fargli molto male. -

- Non hai intenzione di dirglielo??- domandò stupito Gojyo - Che cosa hai in mente? E che gli diremo allora?-

- Che è stato un incidente. Che il demone era troppo forte. Meglio per lui sapere di non essere riuscito a proteggerlo dal demone, invece che da se stesso. -

-Sei sicuro di quello che fai? Presto o tardi lo verrà a sapere, e forse dirglielo in seguito potrebbe essere anche peggio.-

- Ti confesso che temo anch’io la sua reazione. Ma è meglio che non sappia tutto subito, cerchiamo di guadagnare un po’ di tempo. E poi…- Hakkai si interruppe.

- Cosa? -

Il demone ripensò alle sue supposizioni, sull’intervento di un dio. Però…

- No, niente. – Terminò.

Non aveva intenzione di fare predizioni azzardate. Tutto avrebbe seguito il corso degli eventi.

- Come vuoi – concluse Gojyo - Allora starò zitto. -

- Dove stai andando? – domandò Hakkai.

- A comprare delle sigarette. Quel bonzo corrotto e quella scimmia nella vita o nella morte non fanno altro che stressarmi! -

Hakkai sorrise – Non ti preoccupare, in un modo o nell’altro questa situazione si risolverà. – risposta alquanto ambigua, rassicurante ma quasi pessimista. D’altronde era questo lo stato d’animo di chi la pronunciò. Anche se era sempre Hakkai, maestro della finzione, non sarebbe riuscito a celare a lungo la sua preoccupazione per lo svolgersi dei fatti.

- Però…aspetta, non andartene. Intanto che ci sei potresti comprare un paio di cose? Ecco la lista – Hakkai sviò il discorso.

- E tu questo lo chiami un paio di cose?? Ma per chi mi hai preso, Hakkai per il facchino di turno?- si lamentò Gojyo. Quando succedeva qualche cosa chissà perché era sempre adibito a incarichi del genere, non certo per la sua gioia.

- Beh, io ora non potrei muovermi, dimentichi che ora è ancora il mio turno di sorvegliare Goku. Quindi l’unico che può andare sei tu. – In realtà Hakkai avrebbe dato qualsiasi cosa per poter uscire e distrarsi un po’. Ma il compagno ne aveva più bisogno di lui.

- Ma  poi ti rendi conto del numero di cose e del loro gran costo?? Ti ricordo che le nostre finanze ora con Sanzo si sono volatilizzate e non possiamo sperperare tutta la sua “eredità” in questo modo esagerato. Sanzo ti ucciderebbe, lo sai? – quando mai avrebbe dato a loro la sua eredità poi, se mai ne avesse lasciata una a qualcuno, quel corrottone!

- Me ne rendo conto. Come lui si renderebbe conto della critica situazione in cui ci troviamo, quindi avrebbe fatto un piccolo sforzo per capire. - Disse Hakkai sorridendo con l’indice alzato.

- Quando mai l’avrebbe fatto…e va bene, da qua.- Gojyo afferrò la lista e si avviò di malavoglia - Allora vado.–

- Vedi di tornare presto! E non fermarti in giro troppo a lungo! – Raccomandò Hakkai, ben conoscendo l’animo da Don Giovanni dell’amico.

- Non preoccuparti zietto! – Gli urlò di rimando ironicamente Gojyo ormai fuori dalla porta.

 

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Però Hakkai aveva ragione. Era meglio non dire tutto a Goku riguardo alla morte di Sanzo, sapeva benissimo che non era giusto nascondergli tutta la verità, ma chi gli diceva che era sbagliato? Nessuno dei due voleva la fine di un altro compagno. Si, perché Goku ora era distrutto. Più di quanto loro potessero esserlo. Ma cosa ne sarebbe stato di lui se avesse scoperto che era lui l’assassino, che da un certo punto di vista era tutta colpa sua?

- Hakkai ha ragione, non è colpa tua. E non dartene peso. – Mentì Gojyo, ormai aveva preso una decisione.

- Quindi…l’ha ucciso Kogaiji, vero? – Domandò con voce stranamente pacata ora, lo sguardo basso.

Ora non servivano più giri di parole, ora Goku gli stava chiedendo esplicitamente di mentire. Aveva vinto, e loro erano stati sconfitti. Potevano farcela solo inventando un’altra menzogna, una inequivocabile bugia, differente dalle altre. Ma ormai l’unica cosa che potevano fare era andare a fondo su ciò che avevano iniziato.

- Indirettamente, ma possiamo dire che è così. -

 

- Io….io….- cominciò -DANNATO BASTARDO, IO LO UCCIDERO’!!!-

- Calmati, Goku… - disse Hakkai.

- Come faccio!!! non posso…non posso starmene qui fermo ad aspettare. Io devo andare…devo andare devo andare da Kogaiji!! – Gridò furente il giovane demone.

- E sentiamo, dove pensi di andare, eh scimmia?- Lo interruppe Gojyo.

Goku fu preso alla sprovvista da quella domanda improvvisa che neanche si era posto dalla foga con cui aveva pronunciato quelle ultime parole - Non lo so, non mi importa. Devo andare, dovunque sia io lo troverò!! - Urlò comunque con una certa decisione.

- Adesso basta Goku!- Esclamò Hakkai. Non avrebbe voluto alzare la voce, ma non c’erano altre soluzioni per farsi ascoltare. E Goku ne fu così sorpreso che si interruppe immediatamente.

- In queste condizioni non andremo da nessuna parte. Non possiamo fare niente ora. – Continuò deciso.

- E allora cosa pensi di fare, eh? Non possiamo rimanercene qui tranquilli ad aspettare chissà che! – esclamò Goku.

- Invece è l’unica cosa che possiamo fare. Stiamo tutti bene, per fortuna, ma non siamo nelle condizioni di affrontare un nuovo scontro. - Hakkai pensava che oltre a loro di sicuro i loro avversari non si sarebbero esposti troppo ad altri rischi, viste le loro ferite, quindi era del tutto inutile andare a cercarli – L’unica cosa che possiamo fare è cercare di riprenderci. Non dobbiamo fare mosse avventate. - Poi aggiunse più a bassa voce – Sanzo non l’avrebbe voluto…- e, cercando di sviare l’attenzione del ragazzino - Abbiamo portato del cibo, dovrai mangiare per rimetterti anche tu. -

- Non ho fame. - rispose Goku con tono sommesso, rifiutando per la prima volta in tutta la sua vita la cosa che più adorava al mondo, suscitando lo stupore dei compagni. Hakkai lo guardò con sguardo preoccupato. Vedere Goku, di solito il più allegro e vitale della compagnia in quelle condizioni portava tristezza.

- Bene. - concluse Hakkai pensando esattamente il contrario - Noi comunque ti lasciamo il vassoio qui. Quando ti verrà fame mangia, non siamo qua per obbligarti. Però…cerca di riprenderti, altrimenti non potremo fare nulla, mi capisci, vero? - Hakkai si girò in direzione della porta - Andiamo Gojyo. - E gli sussurrò accennando a Goku girato dall’altra parte con lo sguardo basso, di cui non riuscivano neanche più a vedere l’espressione - Meglio lasciarlo solo. Ora non possiamo più fare nulla per lui, tutto quello che dobbiamo fare è lasciarlo stare per un po’.- Capiva bene, avendolo vissuto, che in quello stato era molto meglio fare così – Si. - concordò Gojyo ricordando anch’egli il suo non meno felice passato. I due uscirono dalla stanza.

 

Ora era rimasto solo. Solo in una camera come la notte precedente.

 

Però ora era diverso. Ora era davvero solo.

 

Ora era solo con il suo dolore, un dolore misto a impotenza, alla consapevolezza di non aver potuto fare niente, o meglio di non essere stato capace di fare qualcosa.

 

…qualcosa che per lui era la cosa più importante…

 

Già, era solo colpa sua, sua e di nessun altro. Inutile mascherarlo, inutile dire il contrario.

 

Inutile giustificarsi, dando la colpa a chi non ne aveva.

 

Solo come era stato per anni…in quella grotta fredda e inospitale.

 

Credeva di aver dimenticato, e invece?

 

Ora era solo, come sentiva sarebbe rimasto per tutta la vita.

 

 

Fuori un cielo infuocato. Un sole rosso, rosso come il sangue.

Lentamente iniziarono a cadere al suolo gocce di pioggia.

 

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- Kanzeon Bosatsu, finalmente siete tornata- esclamò Jiroshin, ormai esausto dal lungo lavoro assegnatogli dalla dea – Ma ditemi, dove siete stata?-

- Quanto siamo impazienti! Mi sembrava di avertelo detto che avevo una specie di impegno. E non è la prima volta che mi assento per qualche minuto- “L’altro addormentato si è svegliato. Bene, molto bene.”

- Dite…qualche minuto…?- Jiroshin sussurrava ripensando alle ore trascorse alla scrivania a rovellarsi il cervello con le pratiche indietro di cui la dea non sembrava curarsi affatto da lungo tempo.

- Una pausa mi ci voleva, dopotutto! E dopo il lavoro che mi toccherà fare ora. -

- Un lavoro? Se posso sapere di che lavoro si tratterebbe?-

- Un lavoro molto faticoso, credimi, che va al di la delle facoltà e delle mansioni degli dei- disse sempre con quel falso tono lamentoso del precedente discorso con il suo servo -già, sarà la lontananza, sia quello che sia…però…quel viso mi ha ispirato e mi fatto venire proprio una bella idea-

Ormai Jiroshin non osava più fare domande alla sua padrona, non avrebbe voluto neanche chiedersi che cosa stesse architettando. E su chi soprattutto. Anche se aveva un sospetto piuttosto insistente. No. Certo che no, Kanzeon Bosatsu non avrebbe potuto avere ancora a che fare con…e poi in che modo? Che aveva intenzione di fare?

- Vedremo che cosa si può fare. - Concluse Kanzeon. – Jiroshin! - Esclamò –avrò bisogno del tuo aiuto. -

- Del mio aiuto?- rispose il vecchio, che già si illudeva di poter sfuggire alle sue grinfie.

- Esattamente – Gli rispose la divinità.

- Ma io non ho neanche idea di che cosa volete fare, prima spiegatemi che cosa avete in mente. - Replicò Jiroshin, che ora, cambiando idea voleva vederci più chiaro.

- Ogni cosa a suo tempo, Jiroshin, ogni cosa a suo tempo.- Disse la dea quasi infastidita del fatto che il suo servo pretendesse di sapere. - Lo vedrai tu stesso…ma non ora. Per il momento - riprese  - Avrei bisogno di una cosa. Ascoltami attentamente. -

- Ditemi- disse rassegnato con tono di sottomissione.

- Bene!- esclamò - Così mi piaci.- E iniziò a spiegargli per filo e per segno che cosa avrebbe dovuto fare.    

 

 

FINE SECONDO CAPITOLO

 

 

 

Bene bene, così anche il secondo capitolo è finito. Nonostante qualcuno mi abbia giustamente fatto notare che il primo era un po’ troppo lungo,e che io stessa volessi fare capitoli più brevi questo è più corto solo di tre pagine: la mia scelta è motivata da 3 validi motivi: 1 che in questo modo la storia va avanti senza inutili interruzioni, 2 che altrimenti farei il doppio di capitoli di una storia che già di per se prevedo abbastanza lunga e 3 sinceramente di modificare il capitolo precedente non se ne parla. Sono un po’ cocciuta, vabbè spero che mi perdonerete! E che apprezzerete comunque questo capitolo. Non pretendo molto,ma almeno che la scena tragica di Goku non vi abbia fatto ridere, chiariamo. Comunque, parlando d’altro, sinceramente non mi aspettavo di scrivere ancora il secondo, come non mi aspettavo di scrivere il primo capitolo qualche settimana fa (oh, è passato già un mese!) (2 parentesi: in che mani siete capitati!). Del grande ritardo con cui scrivo rispetto a tanti altri autori me ne rendo perfettamente conto, altro motivo per cui dovrete proprio perdonarmi! Diciamolo pure, non sono una di quelle autrici che scrivono le cose e quasi subito vengono bene o gli viene l’ispirazione immediatamente, al contrario. Anzi, scrivere questa fanfic, per me la prima, non mi fa certo sentire una autrice nel vero senso della parola. Per non parlare di impegni vari, e di certe persone tipo una mia amica, che (ahimè!) odia i manga. Comunque sono riuscita ad andare avanti, e se ce l’ho fatta e soprattutto grazie a voi e ai  vostri commenti. Già, perché se ce una cosa che ho capito è che puoi avere un progetto e volerlo mandare avanti a tutti i costi, ma senza il sostegno di altri ben difficilmente ci arrivi, o almeno per me è così. Perciò non dirò come nel primo capitolo “se volete mandare commenti ecc…” ma dico: commentate, commentate e COMMENTATE, per e- mail (vedi 1 capitolo), fermoposta o recensione non importa, anche se solo con un commento breve, giusto per farmi sapere se la fanfic vi piace oppure no, se la trama è o non è sviluppata bene, dato che ormai penso che tutti abbiano capito cosa succederà. Già, sono troppo spoiler, è più forte di me!

Con questo ringrazio Miku, come sempre la prima a leggere, commentare e a farmi notare qualche “piccolo” errore grammaticale o problema tecnico. Poi Kakashi, che ha commentato per e-mail, Kiana e Kiaraki per fermo posta, Hisoka, Kairi84, Selak e Sesshomaru14 che hanno recensito e infine, ma non meno importante Ruki, che ha commentato a voce e recensito. Non mi aspettavo di ricevere così tanti commenti, vi ringrazio davvero, e ringrazio anche coloro che hanno letto senza commentare!

Ora mi rendo davvero conto che sto scrivendo un commento un po’ troppo lungo, qui finisce che occupo una pagina solo per questo! Meglio che concludo. Ciao, e come sempre al prossimo capitolo!!  

 

 

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Shunrei Sanzo

Shunrei Sanzo

Di Sonza

Capitolo 3

 

 

Goku si svegliò di scatto

 

Davanti a i suoi occhi si sciolsero il sonno e gli incubi e si ricompose tutto ciò che era realtà. Con sollievo e dolore allo stesso tempo. Incubi tanto brutti, che non poteva e ne voleva ricordare, ma nonostante ciò vividi, che lasciavano una vera sensazione di sconforto nel copro e nell'anima del giovane demone.

Si era probabilmente addormentato dopo ore di dormiveglia semiincoscente, incapace di riflettere razionalmente sui fatti accaduti, solo le lacrime, unico segno di vita che emanavano i suoi occhi, ora di un pallido colore che ricordava vagamente l’oro, che continuavano a sgorgare senza fine. Lui era morto e quegli stessi occhi, ciechi di pianto e di dolore non l'avrebbero rivisto mai più.

Quell'unica frase gli rimbombava nella testa, "mai più", per quanto avesse voluto non pensarci, era ormai troppo debole per comandare la propria mente a distrarsi da quel pensiero. E come non pensarci del resto? Lui era tutto, la luce del sole, la vita. La sua vita, e ora come poteva andare avanti? non vedeva futuro in quella condizione, in cui ogni attimo è un agonia di disperazione e l'attesa di qualcosa che deve avvenire e che non arriverà mai, rivederlo, rivedere quel volto ancora una volta, per sempre.

 

In preda a questi pensieri Goku voleva fuggire, rifugiarsi da qualche parte, anche se sapeva che non esisteva luogo in terra capace di nasconderlo, perchè ciò avrebbe significato nascondersi da se stesso. Si sentiva piccolo e solo, in confronto all'enorme peso che gli gravava sulle spalle e sul cuore, né la vista di Gojyo e Hakkai poteva consolarlo, se non farlo sentire ancor più solo, di fronte a quei due, così composti, e, rispetto a lui, così insensibili a ciò che era accaduto, mentre lui aveva pianto e urlato, e nessuno dei due poteva aiutarlo e capirlo, nessuno avrebbe mai capito.

 

Il sonno che venne dopo, illusoriamente una pausa da quel dolore così grande, non fece altro che amplificarlo. Non voleva ricordare cosa avesse sognato, e quell'antica barriera probabilmente lo proteggeva da pensieri tanto brutti, ma le sensazioni erano in lui ancora vive. Sanzo vivo, Sanzo che dopo moriva, e lui, come ora nella realtà non se ne ricordava, e in più non se ne curava neppure, lui che aveva perso il controllo, lui che era un'altra persona, lui che era diventato una macchina di morte seguendo inesorabilmente la sua vera natura, rimaneva indifferente davanti a quel mare di sangue. Ed era tutta colpa sua.

Al risveglio, sollievo perchè era di nuovo nella realtà e niente poteva andare peggio, ma sconfortato dal fatto che non tutto era incubo, ma ciò che temeva fosse vero lo era, sentiva solitudine freddo e paura. Ma paura da chi? Paura di se stesso.

Non sapeva come ne perchè ma era così, forse per il fatto che lui sentiva che ricordare gli ultimi attimi di vita di Sanzo era obbligatorio per lui, ma molto doloroso, come qualcosa che lui avrebbe dovuto fare nonostante il dolore. E invece non sapeva nulla, era come se fosse fuggito anche da questo. Certo, Hakkai gliel'aveva raccontato, ma non era la stessa cosa. Perchè proprio lui doveva non avere visto niente?

 

Ma ora, ragionando sui fatti sentiti raccontare qualcosa non gli tornava affatto: se anche lui avesse sconfitto il demone d'evocazione dopo che questi avesse ucciso Sanzo, allora dopo come avevano fatto Gojyo e Hakkai a fermarlo? E perchè, di questo, Hakkai non ne aveva fatto parola? Certo, forse era così perchè gli stava raccontando di Sanzo in quel momento _ le lacrime ricominciarono a fluire dagli occhi di Goku al pensiero _ e gliel'avrebbe riferito dopo. Però anche Hakkai era strano, non sapeva cosa avesse, però c'era qualcosa in lui di diverso dal solito. E la reazione di Gojyo, così titubante?

 

Meglio non pensarci. Meglio non pensare a niente, fuggire da questi ricordi. Piuttosto passare per codardo, piuttosto lasciare le cose come stanno. E inoltre, che importanza poteva avere. che cosa importava chi l'aveva fermato, che cosa importavano tutti gli altri fatti del mondo. Al diavolo tutto, pensò con rabbia e tristezza e con parole di cui solo il pensiero gli aumentavano ulteriormente le lacrime.

 

 Ma inevitabilmente i pensieri si affollavano nella sua mente. E ora gli tornava in mente la notte di pochi giorni fa, la notte di sogni e di promesse.

 

Con quanta ingenuità aveva promesso a se stesso di fare di tutto per aiutare Sanzo, con quanta stupidità pensava di riuscirci veramente, mentre ora... ma non voleva neanche finire la frase.

 

Illuso, era solo un illuso. Per quanto ancora voleva scappare da quella realtà, per quanto pensava di resistere così? Per tutta la vita? Per altri cinquecento anni?

 

Dimenticare, l'unica cosa che sentiva l'aveva fatto andare avanti nella sua prigionia era stato dimenticare tutto. Aveva dimenticato qualcosa di terribile del suo passato, ne era certo, e in lui vi era il desiderio di ricordare, ma allo stesso tempo di seppellire in fondo al suo cuore cose che gli avrebbero arrecato ulteriore dolore, e che nonostante ciò lo distruggevano lentamente dall’interno senza che lui potesse farci nulla. Ma dimenticare tutto questo era impossibile, e ciò sarebbe inevitabilmente significato dimenticare Sanzo

e sentiva, che dimenticarlo, sarebbe stato come perdere se stesso.

 

Del resto anche la sua mancanza avrebbe causato ciò che più temeva, dopo la scomparsa di quel sole: impazzire, diventare un'altra persona, cancellare dal mondo se stesso, Son Goku, per rinascere in un mostro, nell'incarnazione di ciò che da sempre aveva temuto di essere in realtà, nella creatura che corrispondeva al nome di Seiten Taisei. Ma non stava forse già impazzendo in quel momento, non gli sembrava già di essere un'altra persona?

 

Era come un'anima persa nel buio e nel freddo, irrazionale, che l'istinto guidava a cercare una sola cosa, che sapeva che era l'unica che l'avrebbe tratta in salvo: la luce.

Ma questa volta, la luce lui non riusciva a trovarla.

 

 

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In quel momento l’oggetto dei suoi pensieri non solo esisteva, contrariamente a ciò che pensava tristemente, ma era abbastanza in forma da essere di cattivo umore, perfino nel paradiso supremo, che sovrastava solenne quel piccolo mondo terrestre.

“ Dannata Bosatsu, con chi crede di avere a che fare quella?? Ci vedremo presto… al diavolo lei e tutti quanti!!”

Inutile dire che la vista della dea, e il suo atteggiamento lo innervosivano sempre, così presa da sé e con il senso più che giustificato di onnipotenza sulle vite degli altri. Ma stavolta c’era di più: nella fretta di fare una spettacolare uscita di scena si era dimenticata, senza volere, o forse anche volutamente, rifletteva Sanzo con rabbia, di dargli una nuova gold card. Perché proprio quella mattina, aveva lasciato la sua ad Hakkai per pagare il conto, il quale, scommetteva, aveva speso praticamente tutto in quell’inutile abbondanza di cibo comprata, ma che del resto era l’unico di cui si poteva fidare, dato che, tra gli altri due compagni, l’uno avrebbe speso tutto in cibo, l’altro in gioco d’azzardo, donne, sigarette e alcolici. Non avrebbe trovato molto al suo ritorno, ma a sistemare quella faccenda avrebbe pensato dopo, e non gliel’avrebbe certo fatta passare liscia. Scommetteva che neanche nel paradiso la vita non sarebbe stata gratuita.

 

Così camminava per le strade di quella città che gli appariva sempre più assurda, anche perché aveva notato che alcune persone, specie quelle avanti negli anni, lo guardavano in modo strano, come pensando di riconoscere qualcuno, per poi andarsene ignorandolo del tutto. Riusciva a intuire più o meno di cosa si trattasse, e che avesse a che fare con lo strano nome con cui tutti gli dèi finora incontrati lo chiamavano, ma tuttavia quella situazione stava diventando sempre più insopportabile. Senza contare che ora avrebbe anche dovuto cercare un posto dove stare. Non conosceva bene il Regno Celeste, e ad essere sinceri non aveva idea se esistesse o meno la notte lì, dato che non vedeva alcun sole, e la luce pareva risplendere da ogni dove. Ma di una cosa era certo: fosse o non fosse il paradiso, non avrebbe mai passato sette giorni in strada come uno straccione, in un angolo, o peggio ancora a camminare a vuoto proprio come stava facendo ora. Doveva trovare un posto dove fermarsi, una locanda forse, se da quelle parti ne esistevano. A che scopo allestirne una, se gli unici abitanti di quell’inferno di eterna monotonia erano dèi e quindi fissi in quel luogo, non di passaggio insomma, com’era lui?

Ma poteva anche essere che vi fossero anche altre persone proprio come lui, anche se francamente dubitava che altri avessero avuto il grande onore di essere tormentati, nella vita e nella morte da una dea infernale, dell’amore e della misericordia, che di misericordioso aveva solo la nomina.

Tentare in fondo non costava nulla, e iniziava anche a stancarsi e a riconoscere i luoghi dove passava. Ciò purtroppo non significava che iniziava a ricordare qualcosa della vita precedente che supponeva di avere vissuto lì, e che in quel momento gli sarebbe tornato molto utile, peraltro, ma che stava girando in tondo, e si era perso. Non che prima sapesse esattamente dov’era, quindi la situazione non era cambiata poi molto.

 

Si avviò verso una casa, nel cui giardino, che dava alla strada, vi era un uomo non più giovane seduto in una sedia a leggere il giornale. Almeno quello esisteva anche lì, il problema di ingannare il tempo, secondo Kanzeon utile a riflettere su quella scelta “tanto difficile”,  era risolto.

- Scusi se la disturbo, avrei bisogno di un’informazione - iniziò Sanzo.

L’uomo alzò lo sguardo verso di lui – Mi dica pure – gli rispose -…Ehi…! Aspetti un momento… - disse poi guardandolo meglio – Io l’ho già vista…Ma voi siete…Avevano detto…- disse confusamente.

- Cosa? – chiese seccamente Sanzo, e quello ricredendosi subito e preoccupato per il tono di voce del suo interlocutore rinunciò a fare qualsiasi altra indagine – No mi scusi, devo averla scambiata per un’altra persona. Mi stava dicendo? -

- Sto cercando una locanda, mi saprebbe indicare la più vicina? - domandò il biondo.

- Una locanda??- ripeté stupito il dio – Voi non dovete essere di qui, vero, forse un dio cresciuto nel mondo terrestre. – gli rispose - Di locande non ce ne sono qui, questo non è certo un luogo di passaggio per la gente. Ma forse potrete trovare qualche locale. Non sono altro che locande con altri nomi, in realtà, e la differenza sta che non sono visitati da stranieri bensì da dèi desiderosi di sfuggire alla monotonia quotidiana, quindi se ce ne sono dovrebbero essere da quella parte, se non mi sbaglio.- il dio indicò una via davanti a loro.

- La ringrazio.- si sforzò di dire Sanzo “e prega per te che non ti sbagli, vecchio!” aggiunse mentalmente.

Con questo era davvero certo che quella gente lo stava scambiando per un’altra persona “Il prossimo che mi capita a tiro che dice di avermi già visto lo uccido!”. Se sperava di passare inosservato e di confondersi come un dio qualunque grazie al chakra, cosa confermata da quel dio, si sbagliava di grosso. Tra gli sguardi sempre più insistenti di vecchi dèi si diresse velocemente verso la direzione indicata.

 

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Sanzo non sapeva di essere osservato, non immaginava per lo meno di esserlo così tanto da qualcuno.

- Davvero divertente…. Tu che ne dici, Jiroshin? –

Kanzeon sedeva nel solito posto intenta alla contemplazione di una vita altrui. Ma stavolta non stava guardando sulla terra.

Dopo una rapida occhiata infatti, essendosi accertata della critica situazione nella locanda ma per nulla preoccupata e neppure sentendosi misericordiosa, si era dedicata all’osservazione di un bello spettacolo, interpretato da chi dei quattro era stato da sempre per lei il protagonista preferito.

- Se lo dite voi, Kanzeon Bosatsu – gli rispose il vecchio, che trovava ciò divertente neppure come il peggior spettacolo di terza categoria.

- Andiamo, Jiroshin, ci vuole un po’ di spirito nella vita. E molta buona volontà per procurarsi ciò che è la sola cosa che qui manca. – aggiunse annoiata.

- …Cambiando discorso…- la interruppe questi - Ho portato ciò che voi mi avevate chiesto. –

- Perfetto. Ottimo lavoro –

- Però… non so cosa voi abbiate in mente, ma con tutto ciò mi dovete spiegare a cosa vi serve una fornitura di saké per una settimana! –

- Che domande, mio caro, serve a berlo, no? –

- Si, ma di che utilità è per i vostri piani?-

- Tutto ha un utilità, dalla più importante alla più misera. E questo ha l’importante compito di dissetarmi durante uno splendido spettacolo. Sta cominciando proprio ora, se vuoi puoi rimanere a guardare anche tu, che ne dici? -

- Meglio di no, mia signora. Inoltre…vi ho portato anche questa –

Jiroshin porse un plico di fogli a Kanzeon, che lo prese e lo lesse velocemente.

- Perfetto – disse poi arrivata al secondo foglio – Scelgo questo. -

- Ma…Kanzeon Bosatsu, siete appena alla seconda pagina, non volete dare un’occhiata agli altri? –

- Sarebbe solo un’inutile perdita di tempo, dal momento che ho già trovato ciò che cercavo. Non prendertela, Jiroshin la tua ricerca era perfetta, ma la nostra è una lotta contro il tempo, non c’è tempo per le cose inutili e dilettevoli – concluse lei

- Una lotta contro il tempo, dite? – rispose Jiroshin stupito all’idea che un dio dalla vita eterna dicesse una cosa simile, specialmente una che fino a pochi secondi prima diceva di voler assistere ad uno spettacolo.

- E allora…quanto tempo abbiamo ancora? – chiese non volendo aggiungere nulla sull’assurdità della frase della padrona.

- Ancora sette giorni – rispose questa enigmatica.

 

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Lontano da li, nel Tengiku.

Kogaiji socchiuse gli occhi e gli bastò una sola occhiata a ciò che lo circondava per rendersi conto che, ancora una volta, era sfuggito al funesto destino. Riconobbe la sua stanza, buia, illuminata solo da una pallida luce di una lampada, fuori dalla finestra il buio, solo qualche lampo illuminava di tanto in tanto la stanza mentre lo scroscio della pioggia rompeva quel silenzio angoscioso: doveva essere mezzanotte, o l’una. Accanto al letto, sedeva Yaone con lo sguardo fisso nel vuoto, gli occhi arrossati: non si era ancora accorta che si era svegliato, e al buio riusciva a scorgerle sul volto una stanca preoccupazione.

 

- Ya…Yaone. _

La demone spalancò gli occhi ambrati e si riscosse subito dal torpore in cui era caduta – Principe Kogaiji! Vi siete svegliato! – esclamò con gioia e sollievo, ancora incredula, e quasi commossa. – Eravamo tutti così in pensiero, e per un attimo ho temuto il peggio. Come vi sentite? – chiese poi.

- Bene, direi. – mentì lui. Aveva un terribile mal di testa e dolore in tutto il corpo. Ma sinceramente quella volta aveva pensato di morire davvero e si era stupito al suo risveglio di essersi ritrovato in camera sua: tutto sommato gli sarebbe potuta andare peggio. Inoltre non gli sembrava il caso di preoccupare ulteriormente la demone. Con grande sforzo si tirò su a sedere, risvegliando anche il dolore per le costole rotte.

- Non sforzatevi troppo, principe, potrebbero riaprirsi le vostre ferite! – esclamò Yaone cercando di bloccarlo protendendo un braccio verso di lui per fermarlo.

 

- Ti ho detto che sto bene, non hai da preoccuparti. – la risposta suonò più secca di quanto egli stesso avesse voluto.

 

- Scusatemi – Yaone si ritirò subito – Dal momento in cui avete ordinato a me e alla signorina Lirin di andarcene, ci siamo preoccupate molto per la vostra sorte, certo, eravamo sicure della vostra vittoria, ma quello era stato davvero uno scontro difficile, e il fatto che ci aveste mandate via non poteva che significare che dopo lo sarebbe stato ancor di più. Quando ho sentito entrare qualcuno al castello non potevate immaginare quanto ero sollevata…ma quando vi ho visto in quelle condizioni, io…- si interruppe portandosi le mani al volto nel tentativo di frenare le lacrime che gli ritornavano agli occhi nell’evocare quei ricordi – Ma ora è tutto finito – concluse ricacciandole dentro e imponendosi di sorridere –  E l’importante è che voi vi siate svegliato e siate fuori pericolo. -

 

Nella mente di Kogaiji, ritornarono subito alla mente tutti i fatti del pomeriggio, e le ultime scene in cui era ancora cosciente gli apparvero davanti agli occhi. Goku che si trasformava, la loro angoscia e altrettanto orrore nel volto degli stessi suoi compagni. Goku che lo colpiva, Goku vicinissimo a lui, tanto vicino da poterne vedere l’espressione vuota, affamata di sangue e distruzione, di divertimento totale, di sfida, a lui, incapace di tenergli testa allo stadio normale e impotente davanti alla potenza spaventosa della sua forma demoniaca nonostante l’ausilio di un altro demone e l’aiuto avuto (umiliantemente) da quello scienziato pazzo. Strinse i pugni con rabbia fino a lasciarsi i segni degli artigli sui palmi delle mani. Perché avevano perso anche quella volta, possibile che non riuscissero mai a finire quella questione? Aveva dato il massimo, tutto per vincere, aveva perfino rischiato la vita, convinto che non sarebbe mai fuggito, e che piuttosto avrebbe preferito rimanere ucciso. Ma non poteva che essere andata così, probabilmente lui aveva perso conoscenza e non doveva essersi poi svegliato, dato che non ricordava nulla di più. E, non per sminuire l’amico, ma Dokugakuji, per forza fisica e per le precarie condizioni non sarebbe mai riuscito a sconfiggerli tutti da soli, specialmente quella furia di Goku. Continuava comunque a sembrargli strano di essersi salvato ancora una volta, chissà come. Era come se davvero tutto ciò non avesse ne avrebbe avuto mai fine, neppure con la sua stessa morte, e ciò lo condannava a un eterno scontro con quelle quattro persone, che così sprezzantemente continuavano quel viaggio, senza la minima preoccupazione, avendo ucciso da soli una cifra di dèi probabilmente pari a quella dell’esercito della sua matrigna.

 

Yaone si rese conto di avere destato in Kogaiji ricordi dolorosi, e ritenne non fosse il caso di aggiungere altro su quell’argomento, né di chiedergli come fosse andato il combattimento nei dettagli. Che importanza avrebbe avuto? L’esito finale lo conosceva già.

 

- Anche Dokugakuji si è ripreso bene – disse invece la demone, come se avesse intuito che presto Kogaiji gli avrebbe fatto quella domanda – Ha davvero una grande resistenza: era molto ferito, ma è riuscito a trasportarvi fino a qui ugualmente, e ha resistito nonostante gli abbia somministrato le cure in ritardo per le condizioni in cui era – si interruppe un secondo – Vedete, non per mia negligenza, ma avrei ritenuto Ni Jyeni più qualificato e quindi più adatto di me a curarvi, come ben sapete le sue ricerche hanno portato a grandi scoperte anche nel campo della medicina. Ma Dokugakuji mi ha pregato che fossi io stessa a medicarvi, perciò mi sono occupata di lui solo due ore dopo. -

“Dokugakuji…ha detto questo?” Dunque era stato lui a salvarlo. Era a lui che doveva tutto questo. D'altronde però non lo si poteva certo biasimare, chiunque avrebbe salvato una vita senza pensarci troppo o chiedere il parere al diretto interessato, dato che in quel caso egli non avrebbe neanche potuto rispondergli. Però lui voleva vivere. E dunque perché sacrificarsi in questo modo solo per una semplice preferenza? Che sospettasse qualcosa dell’accordo segreto?

 

- Due ore dopo... – sussurrò il demone dopo qualche istante.

- Ma non preoccupatevi per lui – lo rassicurò ancora Yaone – ora sta bene anche se praticamente non ha chiuso occhio. Mi ha raccontato più o meno cos’è successo, certo, non scendendo nei dettagli. E ogni volta che lasciavo voi per andare a vedere come stava lo trovavo sveglio, perfino abbastanza in forma da fare dello spirito.- sorrise - Si riprenderà molto presto, direi che tra due o tre giorni al massimo sarà in perfetta forma –

Kogaiji non riuscì a non stupirsi della forza fisica e della resistenza dell’amico. Non gli faceva certo onore essere stato da meno di un suo subordinato, tanto da non aver avuto scampo se non grazie a lui. Ma poi pensò a Yaone, tutta la notte sveglia a curare due feriti ai due lati opposti del castello e preoccupata per le sorti dell’uno o dell’altro “Neanche lei deve aver chiuso occhio un solo istante.” Nonostante la scarsa illuminazione Kogaiji riusciva a distinguere perfettamente cerchi profondi che le segnavano gli occhi, uniti a lacrime seccatesi sulle guance. Conosceva bene la demone, ed era nella sua indole prendersi cura degli altri, anche non in casi di emergenza come quello, a scapito di se stessa. Ne provò una grande tenerezza.

Le persone a lui care, Dokugakuji, Yaone…

 

- E Lirin? - chiese improvvisamente.

- La principessa è nelle sue stanze a riposare, penso – rispose brevemente lei – So che è di mia competenza occuparmene, ma non ho potuto vederla dal vostro arrivo, e non ho idea di cosa stia facendo ora. – disse senza menzionare il fatto che Dokugakuji l’avesse praticamente fatta rinchiudere nella sua stanza – Perché devo stare chiusa qui dentro?!  Insomma, si può sapere che ti salta in mente, piccola Yaone?? Io voglio rivedere il mio fratellone! – aveva detto la ragazzina – Per favore signorina, ritiratevi in camera vostra, e non uscite fino a quando non verrò io a dirvelo. Fatelo per me, ve ne prego! – aveva implorato cercando però di nascondere l’agitazione –  E sia! – aveva risposto Lirin –  Ma a patto che quando uscirò mi porterai subito lui. -  - Certo, state tranquilla. – Aveva risposto la ragazza con un sorriso, chiudendo la porta e correndo in direzione del corridoio.

 

- Non vede l’ora di rivedervi, era molto in ansia anche lei, sapete? –riprese la demone.

- Immagino. – disse Kogaiji ripesando al volto allegro della sorella, che per un attimo riuscì a farlo sorridere.

- Se volete, la avviso che vi siete svegliato… – disse Yaone notando il lieve cambiamento di espressione del principe e cogliendo l’occasione di tirargli su il morale.

- No, non farlo. – rispose Kogaiji stupendo la ragazza, che già si era alzata aspettandosi una risposta positiva – non è mia intenzione farla stare in pensiero, ma ho bisogno di stare per un po’ da solo, cerca di comprendermi.

- Comprendo benissimo, principe, e farò come mi chiederete – sorrise la ragazza, e fece per andarsene, ma in quel momento sentì dei passi e delle voci che si dirigevano verso quella stanza.

- Avanti, Dokugakuji, muoviamoci, vuoi rivederlo anche tu il mio fratellone, no?-

- Aspetta, Lirin, potrebbe stare ancora dormendo, è meglio non disturbarlo…e non tirare, mi fai male! –

Kogaiji e Yaone si guardarono con aria interrogativa, mentre nella mente del primo cominciava a farsi strada un brutto presentimento

“Addio solitudine” pensò con un sospiro.

- Yaone… Kogaiji, ti sei ripreso! -

- Fratellone, ma allora eri sveglio! Ecco, io lo dicevo, Dokugakuji, e tu non mi volevi credere! E in quanto a te, piccola Yaone – disse puntandole un dito – Perché non mi hai avvisato, e mi hai tenuto chiusa li dentro ancora per tutto quel tempo?? – domandò la ragazzina infuriata tra gli sguardi attoniti dei presenti. – Aspetto delle spiegazioni! -

- Beh, ecco…il principe si è svegliato da pochi minuti, io sarei venuta a chiamarla, se lei non mi avesse preceduta…- iniziò lei non sapendo che dire.

- Ah, dunque è così che stanno le cose – disse Lirin pensierosa – Bene! – esclamò poi con un sorriso – Allora ti credo, piccola Yaone, e dato che ora sono qui, ti perdono. –

“Se l’è bevuta” pensarono Kogaiji e Yaone con un sospiro di sollievo.

- E poi sono tanto contenta di rivederti tutto intero.-

Kogaiji sorrise – anch’io, Lirin. – lei, cogliendolo di sorpresa gli si buttò letteralmente addosso incurante delle sue ferite e iniziò a stritolarlo con un forte abbraccio.

- Dokugakuji, non avresti dovuto alzarti dal letto. – disse Yaone contemplando la scena – non è passato neanche un giorno dal combattimento. -

- Lo so, ma vedi, Lirin ha insistito così tanto, e mi ha letteralmente trascinato qui – rispose cercando una vaga giustifica, e accennando alla ragazzina, che se ben poco si curava delle condizioni fisiche del fratello ancor meno delle sue – Ma non ti preoccupare, sto bene, altrimenti non riuscirei a reggermi in piedi ora. – Una sola occhiata al principe, ora avvinghiato alla terribile sorellina era bastata per capire che ricordava perfettamente tutto quello che era successo e che Yaone gli aveva riferito il resto, forse un attimo prima che loro entrassero nella stanza. Chissà cosa aveva pensato, chissà se l’aveva maledetto per essersi comportato in un modo del genere davanti al nemico. E se non ci fossero state Lirin e Yaone in quella stanza, chissà cosa gli avrebbe detto. Vagamente lo sapeva già. Ma che importava in fondo. Si era ripreso, e prima o poi tutto si sarebbe rimesso a posto.

- Se lo dici tu…- terminò la demone, ma girandosi verso Kogaiji aggiunse: - Voi però non dovete muovervi per nessuna ragione al mondo. Le vostre ferite sono molto più gravi, e sarete fuori pericolo solo se eviterete gli sforzi per almeno una settimana – raccomandò, perentoria.

- E va bene. – la assecondò Kogaiji.

- E adesso che me ne ricordò, signorina Lirin, sono quasi le due di notte, dovete assolutamente tornare a dormire – Riprese Yaone in vena di rimproveri – e anche tu, Dokugakuji, non hai chiuso occhio e in quelle condizioni è necessario che ti riposi. -

- Eddai, Yaone, è tutto il pomeriggio che sto chiusa in camera mia. – si lamentò lei senza staccarsi dalla sua preda.

- Ed è tutta la notte che non so che cosa abbiate fatto e se abbiate dormito abbastanza. Adesso vi prego di andare in camera vostra, di riposare e di lasciar riposare anche vostro fratello, domani potrete ritornare a trovarlo e parlargli con tutta calma. –

- Uff, e va bene. – disse lei allontanandosi. Notte fratellone, notte Yaone. – disse Lirin prima di andarsene, seguita poco dopo da Dokugakuji.

 

Dopo che se ne furono andati la pace ritornò nella stanza, ma ormai la situazione angosciosa di poco prima se ne era completamente andata.

- Ti ringrazio, Yaone, davvero. Per tutto quello che hai fatto oggi. – disse poi Kogaiji alludendo anche al salvataggio da Lirin, e riflettendo come la giovane alchimista nonostante la giovane età sembrasse una perfetta madre - Ma meglio che vada anche tu. – disse poi.

- Non se ne parla nemmeno, principe! Devo rimanere qui nel caso dovesse succedere qualcosa. E non sono solo io a dirlo. – rispose la ragazza alludendo al consiglio di Dokugakuji.

-Obbedisci! – le ordinò lui. – Tu non hai meno bisogno di riposo in questo momento. – aggiunse poi con tono più calmo.

- Ne siete sicuro? – domandò incerta Yaone.

- Certo. Non preoccuparti – disse poi con un sorriso per convincerla ancor di più – Saprò badare a me stesso, se non all’esterno almeno nel mio castello. - non voleva dire in realtà che non accettava la sua protezione ancora per molto.

- Già, avete ragione – convenne lei non del tutto convinta. – Ma vi ripeto di non muovervi per nessuna ragione. Almeno fino a domattina. – raccomandò ancora una volta la demone. – Ho capito, ho capito. – rispose lui.

 

Salutò la ragazza e aspettò di non udire più i suoi passi. Poi contò mentalmente dieci minuti, il tempo che tutti avessero ripreso sonno. “Scusami, Yaone, ma questa volta non posso proprio darti ascolto”. Si tirò su sui gomiti con grande sforzo e si mise a sedere, poi, radunando tutte le sue forze si alzò in piedi. Riuscì a uscire dalla stanza abbastanza facilmente appoggiandosi contro il muro e camminando con fatica, ma dentro di se tentava di spronarsi ad andare avanti ripercorrendo mentalmente tutta la strada che avrebbe dovuto fare e che neanche in stato di delirio avrebbe mai dimenticato “In fondo al corridoio, giro a destra, scendo e…

- Principe Kogaiji, che cosa state facendo qui? -

Kogaiji si fermò di scatto. La voce risuonava nel corridoio vuoto e prese alla sprovvista il demone: non era un richiamo preoccupato di Yaone, e neppure un’esclamazione di Dokugakuji e Lirin, che non gli avrebbero mai dato del lei, ma aveva il tono sinistro e familiare di una presenza da lui odiata.

- Non dovreste essere in piedi in quelle condizioni, lo sapete bene anche voi. -

- Ancora tu, Ni Jyeni – rispose all’uomo – Vattene, lasciami stare.-

- Siete ancora arrabbiato? Non con me, spero, principe. – disse con tono ingenuo e con falsa riverenza.

- Ti ho detto di andartene, la tua faccia è l’ultima cosa che voglio vedere al mondo in questo momento! -

- Oh, non dite così, principe, in questo modo non posso non esserne profondamente addolorato. – rispose lui fingendo il pianto perfino con l’inseparabile coniglio di peluche.

- Finiscila con queste stupidaggini! Non sarai venuto fin qui seguendomi solo per dirmi tutto questo.-

- Certo che no, e a dire il vero non vi stavo affatto seguendo. Un povero dipendente dopo ore di duro lavoro si meriterà pure una pausa! Stavo giusto tornando al laboratorio per riprendere il mio lavoro.-

Kogaiji trovò strano che dovesse lavorare anche a certe ore, ma dopotutto da una persona come la sua matrigna ci si sarebbe potuti aspettare di tutto, e inoltre le condizioni dei suoi subordinati, in ispecie quello che aveva davanti era l’ultimo dei suoi pensieri.

- Si, principe, lavoro troppo, e mi prodigo in ogni modo di agevolare la vostra missione. E lo faccio per sua eccellenza Gyokumen Koshu, ma anche per voi. Ma ditemi, piuttosto come vi sentite, ora? Avete bisogno di qualche altra medicina? Ne ho molte in laboratorio che farebbero proprio al caso vostro. – domandò sempre con quel tono di scherno.

- Taci, non accetterò mai più niente da te! -

- Perché dite così? Vi riferite forse alla vostra sconfitta di oggi. Quindi è questo il motivo per qui siete di pessimo umore. Ma non dovreste esserlo solo per un simile motivo. Dopotutto non è la prima volta che assaggiate l’amaro boccone della sconfitta. – insinuò Ni Jyeni innocentemente, e con un ghigno sapendo di averlo provocato nel peggiore dei modi.

- Non prenderti gioco di me!- gli gridò Kogaiji con rabbia – Sai bene che ciò che è accaduto è anche responsabilità tua. Ciò che mi avete dato, non è stato sufficiente al completamento della missione. –

- Spiacente di dovervi contraddire, ma vi sbagliate. La potenza era perfetta, e più che sufficiente se impiegata correttamente. Ammetto che ciò che gli mancava era un facile controllo, ma come vi avevo già detto era solo un prototipo, vi ho avvisato e voi avete accettato ugualmente.-

- Mi stai forse dando dell’incapace?? Ci hai esposti tutti a un rischio enorme, chiunque conoscendone le conseguenze avrebbe ritenuto che usarlo sarebbe stata una follia…-

- Ma vi ripeto che voi sareste riuscito a controllarlo, con un po’ più di attenzione. La vostra forza è rinomata fra demoni e umani e la vostra fama diffusa in tutto il Togenkyo. E non vi immaginate quanto sia strano vedere il sommo principe Kogaiji, figlio di Gyumao, grande leader dei demoni, nonché mio sopraelevato reggersi a stento in piedi strisciando contro le pareti come un ubriaco o peggio ancora. E tutto questo per cosa lo state facendo? Dove state andando di così importante dal dover disobbedire a quella povera ragazza preoccupata a morte per voi. Ma certo, da vostra madre. Niente riesce a fermarvi dall’andare da lei in qualsiasi condizione vi troviate. Oh, che storia commovente, quante madri vorrebbero avere un figlio come voi. -

- Piantala subito! Invece di ciarlare inutilmente tornatene in quel tuo buco di laboratorio e sparisci dalla mia vista!! - – Ai suoi ordini, sommo principe Kogaiji – lo canzonò con riverenza prima di sparire nel buio del castello, nel quale ancora risuonava la tetra risata dell’uomo.

Kogaiji riprese la sua strada, per nulla demotivato, ma con rabbia e odio crescente. Doveva andare, doveva andare subito, ricordare lo scopo importante e principale per lui della missione, che quel pomeriggio aveva dimenticato, pensando solo a se stesso e alla sua futile vendetta. Ma quello era il suo scopo, da sempre, fin dall’inizio della missione. E ricordarselo, pensava, sarebbe servito a ridargli la forza, necessaria per riuscire a concluderla. Sarebbe stato più forte di qualsiasi cosa, oggetto, medicinale o pozione che gli avessero dato.

 

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Aveva girato ovunque, incontrato numerosi locali in ore di ricerche, ma già vedendo il primo capì che ciò che cercava non l’avrebbe mai trovato, fin da quando aveva scorto la tetra lavagnetta dai colori variopinti che recava scritti in bella grafia i prezzi di vitto e alloggio. Proprio come sospettava, non era affatto diverso dal mondo terrestre, e anzi pareva proprio che tutto fosse più caro ancora. Non aveva mai visto dei prezzi simili, neppure in un hotel a cinque stelle, e pensare che quelle in confronto erano solo baracche. Gli dèi dovevano proprio essere dei ricconi, pensò, ma d’altra parte, in un’eternità è facile diventarlo.

E ora che avrebbe fatto? Continuare a camminare? A che scopo, ormai? Fermarsi? E dove?

 

Era quasi sicuro che sarebbe andata a finire così, tanto valeva non allontanarsi dalla piazza del mercato. In quel momento gli sarebbe bastata perfino una panchina, un pretesto qualunque per fermarsi da qualche parte. Già, perché mentre continuava nella sua ricerca impossibile, la gente aveva cominciato a diminuire, e quegli stessi locali erano stati chiusi. Ora nella strada regnava il silenzio assoluto, e lui, l’unico passante si sentiva ancor più osservato, dalle finestre, da dietro le persiane, dalle innumerevoli case che vi si affacciavano. Decise così di cambiare strada, lì di certo non avrebbe trovato più nulla. C’era giusto un vicolo stretto e nascosto che metteva in comunicazione la strada dove lui si trovava con una seconda strada. Decise di passare di lì, magari da quella strada sarebbe riuscito almeno a ritornare in piazza. Dopotutto perfino i proverbi dicevano così.

Ma la tranquillità e il silenzio che lo circondavano fu interrotto improvvisamente da un urlo proveniente proprio dalla direzione che lui intendeva seguire.

 

- Che cosa volete da me? Lasciatemi andare, ve ne prego!! - urlò una voce.

- Non vorrai andartene così, bellezza, abbiamo un conto in sospeso da stamattina, ricordi? – gli rispose un ragazzo.

- Aiutatemi, qualcuno mi aiuti!! –

- Urlare non ti servirà a nulla, nessuno ti ascolterà o verrà a salvarti stavolta. Nemmeno tuo fratello. - intervenne il secondo dio acidamente.

- Tenetela ferma così. Se farai la brava non ti torceremo un capello. - disse un terzo ragazzo mentre altri due la prendevano per le braccia mentre lei si divincolava tentava inutilmente di liberarsi.

“Il paradiso non è così tranquillo come dicono” penso Sanzo per nulla scoraggiato dal prendere quella strada e svoltando nel vicolo. Non sarebbe certo stata una aggressione a fermarlo.

 

Erano cinque ragazzi divini, due ai lati e uno che gli dava la schiena. Di fronte a questo, tenuta stretta da altri due del gruppo, una ragazza castana rassegnata ormai al peggio.

Gli dèi si accorsero subito della presenza di un intruso – Ehi, biondina, che vuoi da noi? Ti consiglio di sparire, se non vuoi che ti diamo una ripassata. -

Sanzo non si scompose alle provocazioni – Non è mia abitudine prendere ordini dagli altri, specie da mocciosi come voi. Se voglio passare di qui è solo affar mio e non sarete voi a impedirmelo. Come io non sono venuto qui per impedire ciò che voi volete fare.  – e guardando la ragazza aggiunse – In cinque contro quella femmina? Mi fate davvero pena. Non vale la pena di sprecare troppo tempo con voi. - disse facendo per andarsene – Come hai osato, tu? Ti faremo vedere, quanto ti facciamo pena. Ragazzi, attaccate!

I due con le mani libere gli furono subito dietro – Stolti dèi, vi pentirete di esservi messi sulla mia strada! – disse prima di girarsi ad affrontarli. Se non altro, pensò, ora aveva l’occasione di fare ciò che aveva voluto fare fin da quando era arrivato li: sistemare per bene un cospicuo gruppetto di dèi.

Con due rapidi colpi li mise fuori gioco, e un secondo dopo erano per terra, accanto agli altri tre ancora inermi, lividi e doloranti.

- Maledetto!! Lasciate perdere la ragazza, attacchiamolo!! – ordinò ancora una volta il capo della banda, ma in tre non ebbero sorte migliore e ben presto si trovarono di fianco ai compagni stesi a terra. “Quanto odio le persone insistenti”.

- Troppo deboli. Ed eravate in cinque contro solo una biondina, dopotutto. -

 

Stava per rimettersi sulla sua strada, quando sentì una voce alle sue spalle – Vi ringrazio, voi…mi avete salvata.-

Rimase piuttosto sorpreso di trovarla ancora lì, pensandola fuggita da qualche parte – Non devi ringraziarmi. L’ho fatto solo perché ero di pessimo umore. – rispose lui secco. In effetti con tutte quelle che aveva passato con gli dèi, aveva proprio bisogno di sfogare un po’ il proprio nervosismo - Non ha alcuna importanza, per qualsiasi motivo l’abbiate fatto, ora sono salva, e vi sono davvero riconoscente. - rispose lei, per nulla demoralizzata.

- Scusami, ma vado piuttosto di fretta. – disse lui, che della sua gratitudine o di quella di chiunque nella sua vita avesse salvato per quei sentimentali dei suoi compagni non gli importava proprio niente.

Ma fu fermato ancora una volta dalla ragazza – Aspetta, non andartene così. Ehi, ma io ti ho già visto – disse poi aggrottando la fronte pensierosa – …ma dove? – rifletté ancora qualche istante, mentre Sanzo, in preda a un attacco nervoso e obbligato a rinunciare al suo proposito di ucciderla si domandava con chi potesse averlo scambiato, dato che probabilmente quando lui viveva lì non era ancora nata. Che in realtà non fosse la ragazza che appariva ma una vecchia decrepita? Assurdo, quel mondo gli riservava più sorprese del previsto.

- Ma certo! – esclamò illuminandosi – Il mercato! – aggiunse a un Sanzo sempre più confuso – Ma si, si siamo scontrati questa mattina – gli ricordò lei, e nella mente del biondo tornò in mente l’immagine della ragazza inginocchiata a terra che raccoglieva la frutta che era caduta a terra scusandosi ripetutamente, catalogata dalla sua mente come inutile a parte la scoperta del luogo in cui si trovasse – Guardate un po’ che coincidenza. Il regno celeste è proprio piccolo, non trovate?- -come quello terrestre, d’altra parte -mormorò più a se stesso che alla ragazza.

 

- Sentite – disse la ragazza dopo qualche attimo di silenzio – Per quello che avete fatto non potrò mai ringraziarvi abbastanza, ora quelle persone non mi cercheranno più per un po’ di tempo, e non posso proprio salutarvi ora come se niente fosse. Dite, vi andrebbe di venire a casa mia? Mi avete detto che avete molta fretta ma sarà solo questione di minuti - azzardò a quell’uomo dallo sguardo freddo, aspettandosi un diniego. Ma questi, con sua stessa sorpresa disse incurante – Perché no. –. Se non altro avrebbe risolto il problema di dove stare, e cosa fare per i prossimi venti minuti.

- Benissimo! – esclamò la ragazza soddisfatta – Allora mi segua, cinque minuti e saremo arrivati.-

Quei cinque minuti passarono lenti, tra il silenzio ostinato dell’uno e il timore di fare una domanda qualsiasi dell’altra – Voi siete nuovo di qui, vero? – improvvisò poi, stanca di quella tensione, dimenticando quel timore – Vero – rispose lui pensieroso - Non vi ho mai visto da queste parti, e qui si conoscono tutti, dovendo condividere una vita eterna nello stesso posto. E sbaglio o non siete neppure un dio? –

Sanzo stavolta si girò verso di lei e scrutò la sua espressione in una muta domanda “ E tu come diavolo fai a saperlo, ragazzina?” – L’ho immaginato quando vi siete rivolto ai miei aggressori con un “stolti dèi”. – rispose lei intuendo la sua domanda. - Un dio non l’avrebbe mai detto. Penso. – aggiunse – Certo, il chakra che voi avete sulla fronte trae in inganno…- continuò lei, ma non vedendo alcuna reazione ai suoi sforzi di intraprendere una conversazione da parte del suo interlocutore si tenne dal chiedergli per quale motivo l’avesse comunque. Aveva ormai capito che quello che aveva di fianco non era il tipo da parlare spontaneamente di sé, ne peraltro di parlare in generale: la sua espressione parlava chiaro “non seccarmi o ti uccido”. Ma non era una di quelle persone che avrebbe quindi reputato noiosa con il mutismo che ora esibiva, e anzi suscitava in lei interesse e curiosità crescente, lui, un essere non divino venuto da chissà dove. E inoltre, anche se per caso ne avesse avuta l’intenzione, pensò, non avrebbe mai potuto ucciderla.

- Eccoci qui, siamo arrivati – disse finalmente indicando una delle case a schiera con un giardino antistante che dava sulla strada. – Prego, entri pure disse aprendo la porta di casa – Mio padre deve essere in casa a quest’ora. Sarà felice di conoscervi, e chissà cosa dirà quando gli avrò raccontato tutto! –

Entrarono nel salotto ben arredato, con divani, poltrone e tappeti a terra color pastello. Sembrava proprio che il tema principale rimanesse sempre quello. Non si sarebbe stupito affatto a vedere ora un albero in miniatura di ciliegio in fiore.

- Padre, sono a casa.- disse poi la ragazza entrando in cucina.

- Mizuko, sei tornata! Ero molto in pensiero, tu, sola a quest’ora di notte. - Notte? Quella era la notte? Sanzo guardò fuori dalla finestra, dalla quale penetrava una grande luce, che faceva pensare che fosse mattino inoltrato. Che razza di Regno! E non era finita. Sembrava che l’intera stanza mobilio compreso emanasse una strana luce. Dunque il dubbio che aveva all’inizio era fondato, in un certo senso. Dopotutto la notte esisteva. Era il buio che sembrava non ci fosse.

 

- E chi hai portato? – continuò il dio.

- Ecco qui – mostrò la ragazza - Questa persona è…è…-

 

Si interruppe un attimo imbarazzata

– Mi scusi!! Mi scusi veramente tanto, che sbadata che sono!! – disse arrossendo e inchinandosi più volte – Con tutto quello che vi ho detto sulla strada non mi sono neppure presentata, e neanche vi ho chiesto qual è il vostro nome!! Ma rimedio subito. Mi chiamo Mizuko, l’avrai capito, e questo è mio padre, il signor Akiyama – disse indicandolo sotto lo sguardo di rimprovero del padre, la cui figlia ora portava a casa dei perfetti sconosciuti, di cui neppure lei sapeva il nome – Mi scusi davvero tanto, mi è passato proprio di mente! – esclamò ancora.

- D nulla – Disse un Sanzo un po’ stranito.

- Bene, adesso ci siamo presentati. – Interruppe il padre cortesemente – e ora possiamo sapere chi è lei? -

Sanzo esitò qualche istante

– Koryu - disse infine.

 

- Koryu, eh? Un nome inusuale da queste parti. Molto piacere, signor Koryu-

- Il piacere è tutto mio – mentì lui cortesemente, pentendosi di aver seguito la ragazza. Forse dopotutto sarebbe stato meglio girare a vuoto in città che trovarsi in quella situazione.

- Vedete, padre, non rimproveratemi, ma non è uno sconosciuto qualunque. Questo pomeriggio sono stata ancora aggredita, ma sono riuscita a sfuggire per miracolo – ecco spiegata la fretta della ragazza di quel momento – e nella fuga mi sono scontrata con questa persona. E mentre stanotte tornavo a casa mi hanno trovata e isolata in un vicolo nascosto. Chiedevo aiuto, ma mi rassegnavo al fatto che nessuno sarebbe arrivato. Neppure Junichi – disse con un velo di tristezza – Però poi è arrivato il signor Koryu, e gli ha dato una bella lezione. Avreste dovuto vedere, padre! E che coincidenza, poi! –

- Dunque voi avete salvato mia figlia. Ve ne sono molto grato, e vi devo molto: è un po’ di tempo che quella banda l’ha presa di mira, eventi del genere purtroppo sono all’ordine del giorno. Ma se è come dice Mizuko per un po’ si guarderanno bene dall’infastidirla, e tutto questo grazie a voi. Mizuko, hai fatto molto bene a portare questa persona qui. – disse ricredendosi – Almeno potremo offrirle qualcosa; è il minimo che possiamo fare. –

- In realtà sono qui solo di passaggio. Non si scomodi inutilmente. – rispose lui ansioso di lasciare una volta per tutte quella casa.

- Sciocchezze, vado subito a prenderle qualcosa, Mizuko, tu intanto rimani qui e fai compagnia all’ospite.-

- Si – disse lei felice di potergli chiedere ancora, ma demoralizzata al pensiero che le sue domande non avrebbero comunque avuto da lui risposta.

 

- Dunque, lei mi stava dicendo che non è un dio e neppure ha mai vissuto qui. –riflettè lei – Ma allora come mai lei si trova qui? E chi è lei in realtà? – chiese poi.

Sanzo la guardò per qualche istante. Era solo una giovane dea, se vogliamo, innocua e che no gli avrebbe potuto nuocere in nessun modo. E la balla del signor Koryu francamente gli era bastata.

- Sono un essere umano, e il motivo per il quale mi trovo qui è piuttosto lungo da spiegare. Ti basti sapere che rimarrò qui per altri sette giorni. Dopodichè tutto si deciderà in base alla strada che sceglierò di percorrere.- rispose. Innocua o no non aveva certo voglia di spiegarli tutto dall’inizio, e tantomeno gli sarebbe servito a qualcosa.

- Capisco – disse lei pensierosa – comunque è davvero incredibile. Voglio dire, io non ho mai incontrato esseri umani, e trovarmene uno davanti, così…è strano, ecco.-

- Io invece ne ho incontrati parecchi della tua specie, nel mondo terrestre. Non c’è niente di incredibile in tutto ciò, umani e dèi non sono molto diversi, perlomeno nell’aspetto. -

- Già – convenì lei – Però se è un essere umano e deve stare qui per sette giorni, dove ha intenzione di stare per tutto questo tempo? – domandò lei curiosa.

- Non ho ancora una sistemazione – ammise – Quando ti ho trovata assieme a quella banda la stavo proprio cercando. –

- Ora capisco tutta quella fretta, e mi dispiace di averle rubato tempo prezioso. Sette giorni sono davvero pochi. - disse lei. Ma poi assunse un’espressione corrucciata, e rifletté per qualche istante – Ci sono! Ho trovato il modo per farmi perdonare per la perdita di tempo e ringraziarvi per quello che avete fatto. – esclamò raggiante – Signor Koryu, se lei è d’accordo possiamo ospitarla da noi per la sua permanenza qui.-

Lui la guardò con aria stupita dalla sua proposta quasi le stesse chiedendo se era sicura di quello che stava dicendo – In città sono tutte chiuse, data l’ora, e non avrà molta fortuna nella sua ricerca. Fino a domani, ovviamente, ma non può passare la notte all’aperto. E poi non si preoccupi. – aggiunse - Qui abbiamo spazio a volontà e una camera che usiamo per gli ospiti. Devo solo chiederlo a mio padre, ma sono sicura che dirà di si, dopo quello che gli ho raccontato. Non lo da molto a vedere, lui è fatto così, ma è rimasto molto impressionato. Vado da lui, aspetti solo un secondo. – disse prima di sparire correndo dalla cucina.

 

Rimasto solo aveva finalmente l’occasione sperata di andarsene di lì senza soffermarsi su troppe spiegazioni. Ma dati gli ultimi sviluppi forse non sarebbe stata la scelta giusta. Forse aveva davvero trovato la soluzione ai suoi problemi.

 

- Rieccoci qua! Siamo tornati. – disse Mizuko con un sorriso che stava a significare “ha detto di si”.

- Ho saputo della sua situazione, signor Koryu, Mizuko mi ha raccontato tutto. Sarò lieto di poterla ospitare per sdebitarmi di tutto ciò che ha fatto per noi. - annunciò il padre della ragazza – Mizuko, su, porta il nostro ospite nella sua stanza, che aspetti? – aggiunse poi – Subito. – rispose lei conducendolo fuori dalla cucina, senza nemmeno dargli il tempo di ringraziare, lungo un corridoio.

 

– Che hai detto a tuo padre – le domandò Sanzo – Potete stare tranquillo, non ho raccontato nulla di particolare. O almeno non ho detto niente sul fatto che voi siete umano. Credevo fosse la cosa migliore. Anche se probabilmente non mi avrebbe creduto, pensando che tutte queste cosa provenissero dalla fantasia di una ragazzina come me. – Sanzo dovette riconoscere che quella ragazzina non era proprio un oca come poteva sembrare, se non altro aveva un cervello. Nonostante l’età che dimostrasse, a quanto aveva sentito, fosse proprio la sua.

Arrivarono a davanti a tre porte: lei si diresse verso quella più in fondo e l’aprì – Ecco, questa sarà la sua stanza. E’ da un po’ che rimane inutilizzata, ma almeno tornerà utile stavolta.

 

Sanzo si guardò attorno. L’arredamento della stanza era piuttosto semplice, un letto, un comodino, una scrivania con dei fiori (rametti di ciliegio), un armadio, un tappeto steso a terra, alle pareti una vecchia tappezzeria. La camera era illuminata da una finestra riparata da tende in tinta con l’arredamento, e sul soffitto non vi erano lampade, ulteriore prova che nel regno celeste non esisteva la notte. Una stanza come tante, ma, pensava, troppo accogliente per la funzione assegnatagli. Emanava del calore, come di vissuto. Li dentro non c’erano stati solo ospiti per una notte o due.

 

- Questa non è sempre stata una stanza per gli ospiti. O sbaglio? – domandò a Mizuko.

La sua espressione, poco prima allegra e sorridente si rabbuiò in una maschera malinconica. Abbassò lo sguardo e si sedette sul letto – E’ come dite voi. – confermò lei – Questa stanza era appartenuta a mio fratello…- - Junichi?- - Si, si chiamava proprio così. Era una brava persona, e aveva cinque anni più di me. Spesso mi difendeva, anche quando non ce ne era bisogno. Mi piaceva molto parlare con lui, e aveva un carattere e una forza d’animo che ammiravo. Questo prima di due anni fa. –

- Che cosa gli è successo? - chiese Sanzo.

- Anche questa è una storia molto lunga, e se avrete la pazienza di ascoltarla ve la racconterò. Un tempo non vivevo solo con mio padre, e questa casa non era vuota come appare ora. Oltre a Junichi con noi viveva mia madre: era una donna impegnata nella politica del Regno Celeste, e aveva un nome perfino tra i più potenti. Di solito chi ha posizioni di questo tipo non si fa molti scrupoli e non pensa ad altro che arricchirsi di denaro e potere, anche a costo del sacrificio di altre persone: ce n’erano molti di dèi propensi verso a questa filosofia di vita, davvero tanti. Ma lei non era così, lei aiutava chiunque poteva, anche a scapito di se stessa e della sua reputazione, e in particolare era impegnata in una sorta di campagna contro gli antichi pregiudizi verso le persone diverse. Mezzi demoni, mezzi dèi, eretici… e la cosa più particolare era che non lo faceva in silenzio, come tanti che avrebbero avuto queste idee avrebbero timorosamente fatto, ma con forme particolari di protesta pubblica: molta gente la ammirava per questo e alcuni cambiarono il proprio modo di pensare e dovettero ricredersi su molti aspetti.

Però una fama del genere non poteva che risultare minacciosa verso i capi maggiori, che avevano sempre avuto il controllo su tutto, in questo Regno. Se da una parte la gente l’ammirava, dall’altra le persone di spicco cominciarono a detestarla. Iniziarono le minacce, gli avvertimenti a lasciare la sua causa, ma lei non diede loro alcun peso. Fino al giorno di quattro anni fa, in cui decisero di farla tacere per sempre.- si interruppe per una breve pausa temendo di cadere nella commozione, anche se già la sua voce aveva cominciato a tremare – voi sapete bene a cosa mi riferisco, immagino.-

- Spedire gli dèi sulla terra con una falsa accusa facendoli reincarnare in esseri umani e quindi mortali; il resto viene da sé, nel tempo. E’ noto questo metodo, conosciuto perfino nel mondo terrestre per la sua efficacia. – ne da anime nell’agglomerato, ne tantomeno da reincarnati senza alcuna memoria del passato avrebbero infatti potuto nuocere molto a coloro che li avevano condannati a tale destino.

- Quel giorno soffrimmo molto e piangemmo a lungo. Ma non potevamo farci ormai niente, e lentamente mi rassegnai al fatto che non l’avremmo più rivista. Ma non fu così per Junichi. Per lui fu un brutto colpo e anche dopo parecchi mesi non riuscì a farsene una ragione. Ripresosi un poco ha ripreso in mano la causa interrotta di nostra madre, e non fu da meno di lei. Ne seguì il destino. Fino alla fine.- concluse chiudendo gli occhi tristemente – Sono passati ormai due anni, e abbiamo ripreso la vita di tutti i giorni. Mio padre mi ha severamente vietato di prendere qualsiasi iniziativa come fece mio fratello, proibizione comprensibile, chiunque l’avrebbe fatto. Ma ciò non mi ha risparmiata del tutto dai guai, come avete visto stamattina e oggi pomeriggio. Persone che non credono negli ideali della mia famiglia, finiscono per sfogare il loro antico risentimento su di noi, non che voglia fare la vittima o altro. La vita continua, dopotutto. –

 

- Hai passato tutto questo per persone ritenute strane o diverse, perché dunque ospitare uno di loro senza alcun rancore. -

- Non potrei mai avere rancore per una persona che conosco da un solo giorno. E che ciò che lei ha fatto non ha fatto altro che giovarmi. -

- Non ho fatto molto in realtà, o almeno non abbastanza da guadagnarmi tutte queste attenzioni. Non l’hai fatto solo per questo, vero?-

- Infatti. E devo dirvi che vi siete avvicinato molto al secondo motivo per il quale vi ho accolto. Provo rancore, questo è vero, ma non verso di voi, o qualunque altra creatura differente da un dio. Verso chi ha distrutto la mia famiglia per un motivo insensato che nascondeva il terrore più profondo della presa di potere di una nuova figura più carismatica e popolare e la loro conseguente perdita. E questa, in un certo senso è la mia vendetta silenziosa. – abbozzò un lieve sorriso e continuò con decisione – Non ho intenzione di dedicarmici o di fare la fine di mia madre e Junichi. Ma porterò avanti le loro idee, almeno dentro di me, perché sono ideali di famiglia, ci ho sempre convissuto e credo in loro. – si fermò e aggiunse – Immagino che potrà capire. Dopotutto anche lei avrà ricevuto degli insegnamenti che non può contraddire, signor Koryu.- disse infine. Poi, riprendendo l’espressione di poco prima, come se nulla fosse successo – Beh, adesso devo proprio andare, è piuttosto tardi, e anche lei sarà stanco. Buonanotte, signor Koryu - disse uscendo e lasciando il ragazzo ai suoi pensieri, dèi, esseri diversi, mezzi demoni, esseri eretici. La scelta che avrebbe dovuto fare. Il tutto accompagnato da quell’ultima inconsapevolmente ironica affermazione con quell’antico appellativo che parecchi ricordi ora gli riportava alla mente.

 

 

 

- Esco, signor Koryu. – disse Mizuko al ragazzo davanti a lei intento a leggere il giornale del giorno prima trovato poco prima sul tavolino davanti al divano. Aveva un’espressione cupa e nervosa dovute alla nottataccia trascorsa per la luce abbagliante da cui non vi era riparo, che gli aveva fatto rimpiangere l’ultima notte sulla terra, da lui reputata allora troppo luminosa ma almeno degna di tale nome, e dovuta anche alla prolungata astinenza dal fumo. –  Viene con me? –

- Dove vai? – le rispose lui senza alzare gli occhi – Devo fare qualche commissione. Poi, ecco…avevo intenzione di andare da mia madre e mio fratello. -

Stavolta Sanzo alzò lo sguardo vagamente incuriosito – Non mi fraintenda, non voglio andare nel suo mondo a trovarli, sarebbe impossibile, oltretutto. – precisò lei  con un sorriso vagamente imbarazzato. Poi riprendendo un tono serio  - C’è una specie di santuario, molto lontano dal palazzo imperiale. Vi sono delle lapidi, in ricordo di chi, come mia madre e Junichi ha subito un trattamento particolare. Non è un cimitero, e ovviamente non ci sono le spoglie di questi dèi. E’ un luogo dove queste persone vengono ricordate, e gli si augura una vita non certo lunga ma felice. Ci vado da tre anni più o meno, dal momento in cui mi sono ripresa dalla scomparsa di mia madre. -

- Capisco – disse Sanzo posando il giornale sul tavolino e alzandosi lentamente dal divano del salotto – Allora andiamo. – rispose, con la speranza di trovare sulla via il giornale di quel giorno e con quella meno fondata di trovare un buon tabaccaio.

 

- La strada non è molto lunga, per mia fortuna – disse Mizuko carica di sacchetti della spesa dirigendosi per le varie strade nuovamente affollate e sempre più intricate – Altrimenti non so proprio come farei a girare per la città con questo peso. - aggiunse sorridendo. Prima di andare al santuario si erano diretti al mercato, lo stesso in cui era avvenuto il loro primo incontro, o meglio il loro scontro. Rivedere la piazza con alberi di ciliegi in fiore di quegli attimi di caos mentale, e che era apparsa solo poco prima molto più nitida era stato strano. Sembrava fosse passata un’eternità da quando si era svegliato in una di quelle panchine, tanto da non ricordarsi con sufficiente sicurezza su quale di esse si fosse svegliato.

 

- Come mai mi hai portato con te? – disse lui improvvisamente, seccato di non aver trovato tutto ciò che cercava. – Sarebbe stato più logico portare con te tuo padre. -

- Lui non viene al santuario.- disse semplicemente lei – Non ha mai voluto rievocare il dolore della perdita dei suoi cari. Mia madre era tutto per lui. Si è sempre rifiutato di venire con me, e già da molto tempo ho rinunciato a chiedergli di accompagnarmi. - si interruppe – Per quanto riguarda lei, volevo farle vedere la città, anche se il mercato l’avrà sicuramente già visto. - a Sanzo non sembrò il caso di contestare che in realtà di ciò che aveva visto il giorno prima si ricordava poco e niente. Avrebbe accennato al suo risveglio sulla panchina e quindi a quella storia assurda in cui si era immischiato.

- Inoltre ho sempre odiato andarci sola. Ho sempre dovuto farlo però. Immaginerà anche lei che mi è impossibile portare gli amici in un posto del genere. – aggiunse.

 

Arrivarono davanti ad un edificio dall’architettura molto particolare all’interno di un grande cancello di ferro battuto – Questo è il santuario di cui le ho parlato – disse Mizuko – Entriamo. E’ tutto all’interno di questo edificio. –

Si trovarono in un ampio locale dal soffitto molto alto, illuminato da una luce vagamente rossastra a causa delle pareti carmine e del pavimento di ugual colore, che penetrava dalle varie finestre con sfumature rosa, e che dava l’impressione del tepore. Pareva davvero un posto singolare, in cui perfino la regola dell’assenza delle ombre faceva un’eccezione.

Più in la stava ciò di cui Mizuko gli aveva parlato, lapidi di pietra biancastra in fila spiccavano nella luce tetra di quel luogo. Lei si avvicinò a loro, percorrendo le varie file di innumerevoli lastre di pietra seguita a ruota da Sanzo, e i loro passi rimbombavano nell’enorme edificio. Durante la strada il biondo soffermava distrattamente lo sguardo su di esse leggendo nomi e iscrizioni riportate su di esse, piene di significato per molte persone ma prive di qualsiasi importanza per lui, come del resto quello stesso luogo, che sebbene imponente non sembrava proprio volesse dirgli nulla o trasmettergli alcuna emozione. Ruri, Kyoko, Kaori, Rin Rei, Fumiko… finalmente Mizuko si fermò davanti a due lapidi, Shizue Akiyama, Junichi Akiyama – li hanno messi vicini – Spiegò lei posando dei fiori – Almeno qui lo sono ancora. E io mi sento vicina a loro. Può sembrare strano, ma è così – Si sedette davanti ad esse, chiuse gli occhi e non disse più nulla.

 

Sanzo la osservò in silenzio senza dire una parola. Poteva trovare assurdo pregare come in un cimitero non per la morte ma per la vita di persone care. Ma non era la stessa cosa anche nel mondo terrestre, quando una persona in lacrime davanti a una lapide non pensava che probabilmente quell’anima, da qualche altra parte nel mondo continuava a esistere? La sorte di ognuno era quella. Tutti, da morti non avrebbero fatto altro che rinascere, vivere e morire all’infinito, e questo sarebbe dovuto essere anche il suo destino. E, pensava, quello di una vita troncata davanti ai suoi occhi dieci anni prima.

L’immagine vivida del sorriso del maestro ricomparve davanti agli occhi di Sanzo. Non si era mai seriamente fermato a pensare a quella possibilità. Che fosse rinato e che proprio in quel momento stesse vivendo una vita totalmente diversa? Se così era il suo dolore, di Mizuko e di tutti gli altri non era causato dalla sparizione totale della persona, ma dal fatto che la si era persa chissà dove, consapevoli che essa non conservava alcun ricordo di loro e che nella loro vita non la si sarebbe rivista mai più. Era perché rivoleva quella persona vicina? O per suo semplice egoismo e non preoccupandosi realmente per essa, e non più per se stesso? Quello era sempre stato l’insegnamento che aveva ricevuto, ricordato e ripetuto tante volte la notte prima, dopo la frase ironicamente pronunciata da Mizuko, e a darle i tocco perfetto quel “signor Koryu”, un suo vago tentativo di non apparire più di quanto non lo facesse già in quel luogo a causa della sua nomina. Vivi per te stesso. E l’aveva fatto realmente, per tutto quel tempo. Ma la sua vita fino ad ora non era stata altro che una fuga da un tormento indelebile, una colpa da egli stesso attribuita. Non essere stato forte, non abbastanza per proteggere ciò che per lui esisteva al mondo di più prezioso. Una fuga infinita, senza sosta, senza riposo, attenuata dalla vita, e dai suoi problemi, viva più che mai nei giorni inattivi. Nei giorni di pioggia. Quindi i rimproveri a se stesso di essere stato capace di fronteggiare una situazione difficile, e ulteriori rimproveri di non essere ancora capace tuttora di farsene una ragione, e di essere nello spirito forse anche più debole di quanto non lo fosse stato prima, una debolezza compensata dalla durezza e dalla freddezza che da sempre aveva opposto alla vita.

 

Era questo ciò che voleva dire vivere per se stessi? E che cosa avrebbe fatto, se come la ragazza che aveva ora di fronte avesse trovato anche lui una lapide con su iscritto quel nome tanto rifuggito e sostituito sempre da un secco “il mio maestro”? sarebbe stato li per lungo tempo o piuttosto non se ne sarebbe andato cercando di dimenticare quel luogo e non tornandoci mai più con la paura di affrontare un passato che non si riusciva ad accettare, proprio come il padre di Mizuko. Dunque sarebbe stato quello il suo destino?

Doveva andarsene, doveva andarsene subito da lì. Mizuko si rialzò, riprese silenziosamente i sacchi in mano, e con un – Andiamo – si diresse fuori dall’edificio. Per tutta la strada di ritorno nessuno proferì parola, ognuno immerso nei propri pensieri non del tutto differenti per argomento e stati d’animo. Ma mentre nella mente della giovane Mizuko presto svanirono come neve al sole, per far posto alle cose di cui si sarebbe dovuta occupare subito, il pranzo di quel giorno, le faccende domestiche, il tirar su di morale quel padre di cattivo umore, quei pensieri non abbandonarono quella di Sanzo, ogni ora che passava più accentuati. Era come ritornato ad uno di quei giorni vissuti nel suo mondo, con la pioggia che scrosciava monotonamente dalla finestra, ignorando che sulla terra si stesse scatenando davvero un violentissimo temporale. Ma qui c’era il sole, o meglio una luce di cui non si capiva la provenienza, giorno e notte. La sua condizione si era dunque tanto aggravata? Che la domanda di Kanzeon, allora apparsa come retorica, non dovesse non precludere un’altra strada che forse era l’unica da lui percorribile.

 

Quella fu una lunga settimana

 

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Kanzeon Bosatsu sbirciava con un binocolo seduta comodamente sul suo trono. Lo posò in grembo e sorrise soddisfatta.

- Interessante. – sussurrò - E molto divertente. -

- Kanzeon Bosatsu, non capisco proprio cosa ci possiate trovare di interessante e divertente in tutto questo. Ma dico, vi rendete conto di cosa sta succedendo?! Genjo Sanzo sta riconsiderando la sua scelta! E’ da cinque giorni in quello stato, ne manca solo uno alla scadenza e voi trovate la cosa divertente?? – Jiroshin, dopo aver procurato alla padrona ciò che gli serviva, aveva finalmente ricevuto una spiegazione da lei su ciò che essa voleva fare, e ora che ne era consapevole si domandava come potesse lei essere tanto rilassata quando i suoi piani stavano andando a rotoli.

- Calmati, Jiroshin, agitarsi non serve proprio a nulla.- rispose ella tranquillamente con la stessa espressione. – Konzen sta agendo esattamente come avevo previsto. Se non era uno stupido o un uomo che non riflette una volta nella sua vita sull’essenza della vita stessa neppure in punto di morte avrebbe fatto senza dubbio ciò che ora sta facendo.-

- Senz’altro. –  gli rispose Jiroshin un po’ dubbioso - Però ammirare il fatto che non sia una persona del genere non ci serve a nulla, ora, è come ammettere che la strada che dovrebbe percorrere è proprio quella. – disse con enfasi, per cercare di fare capire alla dea criticità della situazione in cui si trovavano

- E chi dice, che in realtà non potrebbe essere per lui quella più giusta? – contestò Kanzeon con stupore di Jiroshin, da sempre abituato a frasi apparentemente strampalate ma piene di significati nascosti, ma che in quest’ultima non ne trovava nemmeno uno – Chi ci dice che la strada giusta da seguire è una sola e che tutte le altre sono sbagliate. Non sono forse tutte le strade a loro modo ugualmente giuste e sbagliate? –

- Capisco ciò che volete dire, Kanzeon Bosatsu. – disse Jiroshin dopo qualche secondo non essendo però così tanto convinto - Ma con questo state dicendo che accettate che Sanzo scelga la strada della morte?-

- Certo che no, Jiroshin, non ho certo fatto tutto questo per poi sentirmi dire una risposta del genere. - gli rispose lei come se la cosa fosse ovvia.

- E allora? Volete forse obbligarlo a rispettare i vostri piani? – domandò Jiroshin stupito.

- Non ho nessuna intenzione di farlo. E non guardarmi con quella faccia di rimprovero. – disse lei cogliendo nel servo quel tono particolare. E rivolgendo lo sguardo in lontananza continuò - Sarà lui a decidere del suo futuro. E sono sicura della risposta finale. Al cento per cento. - abbassò il capo con un altro sogghigno – Lui non morirà, non è nel suo stile sparire così. Ma vivrà e riapparirà davanti ai suoi compagni. Non se ne andrà senza aver detto nulla, qualsiasi cosa essa sia, un semplice saluto o un insulto in piena regola. E questo vale per tutti. Specialmente per il ragazzino dagli occhi dorati. – concluse ambigua.

- Però…manca solo un giorno alla scadenza. – gli ricordò il servo - Ne siete proprio sicura?- gli chiese non ancora del tutto convinto.

- In un giorno possono succedere molte cose… - gli rispose lei -… e non me ne voglio perdere neanche una – . Quindi riprese il binocolo e continuò ad osservare divertita mentre il suo servo si dirigeva altrove interpretando felicemente  quell’ultima frase come un intimazione a sparire da lì.

- Jiroshin – disse infine con disappunto di quest’ultimo – intanto che ci sei portami un altro bicchiere di quel buon saké. Voglio proprio godermi l’ultimo atto. -

- Come desiderate. – rispose lui, da giorni divenuto un improvvisato barista a tempo pieno.

 

 

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Giù nel mondo terrestre la situazione non era altrettanto calma e rilassata. Mentre Goku rimaneva immerso nelle sue sempre più cupe riflessioni, e non più sollevato di quanto lo fosse stato sei giorni prima, Hakkai e Gojyo, da tempo rassegnatisi allo stato di depressione del giovane demone, che ritenevano fosse meglio lasciare in pace, radunati da tempo nella stessa stanza erano intenti a contemplare le meraviglie di quello che sembrava essere a tutti gli effetti la nemesi di Noè.

- Dannata pioggia.- imprecò Gojyo ad alta voce – Sei giorni che piove e tuona e sei notti che mi sveglio per questi maledetti fulmini! Ormai sento perfino nel sonno lo scrosciare della pioggia! -

- Incredibile, non trovi? - gli rispose Hakkai assorto - Mai vista una cosa simile. -

- Incredibile dici? Terrificante, vuoi dire! Giorni e giorni bloccati qui dentro!- contestò Gojyo disperato, e ripeté come in trance la cantilena ormai di tutti i giorni - Niente birra, niente saké, perfino niente sigarette. E quel che è peggio a parte la vecchia locandiera bisbetica niente donne!! Peggio di così! -

- Dovrai abituatici. – gli rispose Hakkai divertito – Si narra che il diluvio universale durò parecchie settimane, e ci vollero ben quaranta giorni prima che il suolo si fosse asciugato abbastanza da poter mettere piede a terra.- aggiunse con il solito indice alzato e l’espressione sorridente.

- Non sei affatto divertente, Hakkai! . E qualcun altro oltre a me non apprezzerebbe molto queste insulse eresie occidentali!-

 

Dopo un po’ calò il silenzio: entrambi si sedettero e stettero per un po’ a osservare il lento cadere della pioggia al buio illuminati solo di tanto in tanto da qualche fulmine.

 

- Ci stai ancora pensando? – chiese Gojyo d’un tratto.

- Non potrei dirti di no. – gli rispose Hakkai senza distogliere lo sguardo dalle gocce di pioggia che scivolavano lungo il vetro della finestra. Durante quei giorni, rimasti bloccati per tutto il tempo, era come se il tempo stesso si fosse fermato in una sorta di limbo. Riusciva difficile trovare qualcosa da fare per distrarsi da quei pensieri che insistentemente prevaricavano sugli altri, fosse anche, come diceva Gojyo, una semplice fumata. Sembrava di essere fuori dal mondo. Proprio come in quella famosa arca.

 

- E’ ancora tutto così surreale, neanche dopo sei giorni riesco a credere che tutto questo sia successo davvero. Che sia finita in quel modo, che quella predizione assurda sia risultata vera. Che non lo rivedremo mai più. –

 

Gojyo provava esattamente la stessa cosa. Inutile illudersi di dimenticare con brevi pause e battute come quelle di poco fa. Dopo pochi istanti erano ancora lì, intenti  a fissare la pioggia, incapaci di pensare ad altro che a quel pomeriggio. Sanzo odiava tanto la pioggia. Almeno, gli veniva da pensare, a quest’ora non avrebbero dovuto stare a sopportare il suo malumore, con questo finimondo. Ma non gli sembrò affatto il caso di pronunciare quella frase ne tantomeno di pensarla. Quella presenza insostituibile mancava anche a lui, anche se era difficile ammetterlo perfino a se stesso. I litigi, gli scontri, perfino le harisenate, le urla e le successive imprecazioni. Anche se tutto ciò ripensandoci non aveva alcun senso, e lo faceva sentiva come uno di quegli incalliti sentimentalisti. Però era così, non lo poteva negare. E fin da quando erano risaliti sulla jeep, dopo quella tragica vittoria, vedendo il posto di fianco ad Hakkai lugubremente vuoto aveva immaginato che sarebbe stato così.

 

– Quegli attimi, non potrò mai dimenticarli, e per un po’ non riuscirò a pensare ad altro. – continuò Hakkai parlando non solo a Gojyo ma anche a se stesso - Ma questo vale anche per te, vero?- disse ora rivolgendosi solo a lui e guardandolo negli occhi.

- Purtroppo si. Una lotta del genere e con un esito oggettivamente vittorioso. Viene da chiedersi chi sia stato realmente fra noi ad avere vinto. E dire che solo noi abbiamo avuto la gran fortuna di rimanere coscienti e di conservare qualche ricordo di quel pomeriggio.- concluse il mezzo demone ironicamente.

 

Hakkai abbassò lo sguardo - Forse è meglio così.- rispose poi.

 

- Fino a quando hai intenzione di tenerglielo nascosto. - domandò Gojyo insistendo su quell’argomento.  Anche Goku gli mancava. Già, proprio così. Da quando gli avevano detto quella verità seppur distorta era come caduto in uno stato catatonico. Non parlava, non mangiava, non cercava nessuno e poche volte lo aveva visto addormentato. Se ne stava sempre li, chiuso in quell’ostinato silenzio, seduto sopra al letto, le braccia che cingevano le ginocchia a fissare la pioggia che altrettanto ostinatamente cadeva. Proprio come cinque giorni fa l’avevano lasciato.

 

- Ancora non lo so. – gli rispose Hakkai incerto - Ma ora non è il momento adatto per dirglielo. -

- Non sarà mai il momento adatto, Hakkai, ma peggiorerà di giorno in giorno, più tardi glielo diciamo, più male gli faremo.- Si domandava perfino perché stesse dicendo quelle parole. Era come se fossero rimasti solo loro due in quel lugubre gioco deciso dal destino, e francamente l’idea non gli piaceva affatto. Avrebbe voluto prenderlo uno di quei giorni riscuoterlo, urlargli una volta per tutte “e va bene, è morto, ma tu sei ancora qui e la vita continua, dannazione!”. Ma sapeva che non era così facile, e che era ingiusto pretendere che dimenticasse come nulla fosse, in quel modo sarebbe stato lui ad avere torto. E poi se anche lo avesse fatto a che sarebbe servito? Sembrava avesse tagliato ogni contatto con il mondo esterno, concentrato in chissà che, e l’unica risposta che gli avrebbe dato sarebbe stata un’occhiata vuota, priva di ogni espressività. Sentiva che sarebbe impazzito, prima o poi, come in una di quelle frivole commedie in cui tutti o muoiono o perdono la testa. O che lo fosse già?

- Lo so benissimo – rispose Hakkai - Ma cosa vuoi che facciamo? Non certo andare in camera sua e dirgli tutto.-

- E invece è proprio quello che dovremmo fare.- ribatté Gojyo alzando la voce.

- E allora diglielo tu!- gridò Hakkai esasperato zittendo immediatamente il compagno rimasto sorpreso da una reazione simile - Diglielo tu, che non hai avuto neppure il coraggio di riferirgli una mezza verità! -

Gojyo ora era furente - Pensi che non riuscirei a farlo?! - replicò guardandolo con sguardo infuocato.

- No. – rispose Hakkai un po’ più contenuto ma non meno risentito - Penso solo che sarebbe inutile biasimare me dato che se avessi dovuto dirglielo tu probabilmente non saprebbe nemmeno che Sanzo è morto.-

- Ma bene! E’ questo che pensi, dunque! Allora sai cosa ti dico? Ora che lo sa, e che è in quello stato, andremo a dirgli che quelle che gli hai detto dopo, con tanta enfasi erano tutte balle e che in realtà è stato lui ad uccidere Sanzo! E che cosa vuoi che ti dica, dopo? “Bene, Hakkai, i miei complimenti, davvero bravo, stupenda recitazione,” oppure “avete fatto bene ad essere stati sinceri con me, e a dirmi che sono stato io ad ammazzarlo con l’espressione di totale godimento e non l’ho fatto a pezzi e dilaniato solo perché lui mi ha fermato prima urlandomi come ultime parole “stupida scimmia”! E’ questo che volevi che succedesse?!  E’ questo?!! -

 

Un tuono fendette l’aria, più violento di tutti gli altri venuti prima, e interruppe il loro litigio facendoli voltare simultaneamente verso la finestra e sprofondare per qualche secondo la stanza nell’assoluto silenzio.

 

Il debole scricchiolio della porta fino a poco prima socchiusa risuonò nel silenzio creatosi, e fece sussultare entrambi, che come prima si girarono  di scatto dalla parte opposta.

Dietro alla porta sostava un’ombra irriconoscibile dal buio. Un altro fulmine illuminò la notte rivelandone l’identità, gli occhi sbarrati, pieni di orrore, paura e disperazione.

Hakkai e Gojyo rimasero in silenzio. Non c’era più niente da dire, ormai, tutto era già stato detto.

 

La pioggia continuava a cadere incessantemente…

 

FINE TERZO CAPITOLO

Dopo una lunga, lunghissima pausa, rieccomi qui a scrivere questa fanfic. Scommetto che non vi aspettavate di trovarvi il terzo capitolo, magari pensando che l’avessi abbandonata. Non l’ho mai fatto, ma diciamo che mi sono dedicata a una lunga pausa, che però ha avuto i suoi buoni motivi. Ho avuto ( e ho tuttora) un po’ di problemi con il computer e non starò spiegarveli ora, fatto sta che ho perso tutto ciò che avevo scritto e non ho potuto riscriverlo per un bel po’, fino a quando non mi ritornasse indietro per lo meno funzionante. E immaginatevi voi riscrivere quindici pagine daccapo! Ma finalmente, dopo più di tre mesi ce l’ho fatta: è un po’ un capitolo intermezzo della storia, lo ammetto, ma era un passaggio obbligato. Nel prossimo capito verremo al dunque, e spero di non farvi aspettare ancora così tanto, ma per ora non posso promettere nulla. Non ho molto da dire, oltre a tutto ciò, quindi lascio la parola a voi. Fatemi sapere che cosa ne pensate, per recensione o e-mail. L’indirizzo è sempre lo stesso del primo capitolo: soniagorla@msn.com . A chiunque ne avessi dato un altro avviso di cancellarlo. Esiste ancora come indirizzo ma per i soliti problemi non potrei leggerne la posta.

Ringrazio infine chi ha commentato, e cioè Miku, sempre la prima a leggere, Kakashi, Hisoka, Kairi84, Ruki  e Sakura87, ma ovviamente anche tutti gli altri che leggono senza recensire, con la speranza che stavolta lascino un commento, nel bene o nel male. Se sarete in tanti a commentare vi prometto che ce la metterò tutta, altrimenti…penso proprio che dovrò ritirarmi del tutto! Con questo vi saluto e auguro a tutte buone vacanze!

 

 

 

9.16        28/07/05

 

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