Harry Potter e il Mistero Oscuro

di Semplicemente G
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una normale giornata ***
Capitolo 2: *** Le prime complicazioni ***
Capitolo 3: *** Riunione ***
Capitolo 4: *** Perlustrazione e Scontro ***
Capitolo 5: *** San Mungo ***
Capitolo 6: *** Bancroft, Agnes e Sackville ***
Capitolo 7: *** Incanto Fidelius ***
Capitolo 8: *** Veritasserum ***
Capitolo 9: *** Agnes ***
Capitolo 10: *** L'Identità di Sackville ***
Capitolo 11: *** Natasha Cole ***
Capitolo 12: *** Hilary Matthew ***
Capitolo 13: *** La Casa ***
Capitolo 14: *** Tracce ***
Capitolo 15: *** Aiuto ***
Capitolo 16: *** Warton ***
Capitolo 17: *** La Lettera ***
Capitolo 18: *** Arrendetevi. Ora. ***
Capitolo 19: *** Potere ***
Capitolo 20: *** Shopping ***
Capitolo 21: *** La Battaglia ***
Capitolo 22: *** L'Ora Della Verità ***
Capitolo 23: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Una normale giornata ***


Capitolo 1

Buon giorno, pomeriggio, sera o notte a tutti!

Sono molto emozionata, è la seconda FF a capitoli che posto e sono agitatissima.

Avevo cominciato a scriverla su carta circa un anno e mezzo fa, ma l’avevo lasciata incompiuta.

Poi qualche settimana fa ho ritrovato i fogli, l’ho ricopiata nel computer e ho cercato di continuarla. Ho aggiunto, tagliato, spostato e alla fine è nato il primo capitolo. Doveva essere una One – shot. Ma poi ho sognato un’immagine e tac! Era perfetta per il finale di questa FanFiction. Così mi sono armata di testa, pazienza e fantasia e l’ho continuata. Ed... eccomi qui!

Mi resta solo che augurarvi buona lettura.  

 

Capitolo 1: Una normale giornata

27/01/2005

Ginny Potter era distesa sul divano di casa propria, con una pila di cuscini dietro la schiena, ad attendere che suo marito tornasse dal lavoro. Erano ormai le 19.30 e Ginny cominciava a preoccuparsi: Harry le aveva detto che sarebbe tornato verso le 18.00...

Proprio mentre questo pensiero le attraversava la mente sentì una chiave infilarsi nella toppa e girare. Kreacher andò alla porta e Ginny lo sentì dire:

- Buon Sera, padrone. La signora la sta aspettando con grande ansia. La signora ha detto a Kreacher che Kreacher non prepara niente perchè tanto la padrona non mangia. – gli disse Kreacher tutto d’un fiato.

- Grazie, Kreacher. Vai a riposarti. – gli disse gentilmente Harry, impedendo all’elfo di appendergli il mantello.

- Ginny? -

- In salotto, padrone. – gli rispose l’elfo. Harry si guardò intorno e vide la moglie distesa sul divano della casa che condivideva con lei, Ron, Hermione, Kreacher sua moglie Winky e sua figlia Kreacy, di cinque anni.

- Harry... – mormorò Ginny appena lo vide.

- Ciao tesoro. – la salutò Harry dando un bacio alla moglie che si era seduta dritta.

- Ciao. – rispose la donna. Il marito le tolse i cuscini da dietro la schiena e si sedette sul divano facendo appoggiare Ginny a se.

- Tutto bene laggiù? – le chiese appoggiando una mano sul ventre arrotondato.

- Quaggiù si. Al ministero? –

- Solito. Scusami se oggi sono arrivato in ritardo, ma Roberson mi ha dato delle pratiche in più da compilare. Kreacher ha detto che eri in pensiero... –

- Non ti preoccupare. Non ero così in pensiero. –

- Comunque come è andata oggi? – le chiese Harry cambiando argomento.

- Non è stata una della migliori giornate: mi è venuto un capogiro piuttosto forte verso mezzogiorno e non ho mangiato niente. –

- Ora va meglio? La prossima volta avvisami, non voglio che stai da sola nelle tue condizioni.... –

- Ma c’è Kreacher! E se poi sei in riunione? –

- Tutti al Dipartimento Auror lo sanno e possono benissimo capire. Anche Roberson, se non sbaglio ha tre figli! –

- Ok, va bene. Preparo qualcosa da mangiare? –

- Non vorrei che ti sforzassi troppo... –

- Harry, tesoro mio sono incinta, non sto per morire! – gli disse Ginny guardandolo come se fosse un bambino testardo.

- Si, lo so amore, ma se hai detto che ti è venuto un capogiro... – continuò Harry.

- Perchè diavolo glielo ho detto! – si maledisse Ginny.

- Non ti preoccupare. Sei tu che devi riposarti, hai lavorato tutto il giorno, io invece sono stata spaparanzata sul divano. –

- Si, ma tu sei incinta... –

- Ho capito, mi siedo e sto qui. – si arresa Ginny. – La gravidanza mi rende debole. Se fossi stata nel pieno delle mie forze non mi sarei arresa così facilmente. –

- Allora per me è un bene. – rise Harry mentre Ginny gli dava uno schiaffetto sul braccio.

- Non sei spiritoso. – gli sorrise Ginny.

- Ah, si? – rispose Harry.

- Si. –

- Guarda che te ne pentirai... – Harry si avvicinò alla moglie.

- Non credo proprio, Harry. – Ginny fermò il marito, pronto per un attacco di solletico, con un bacio sulle labbra.

- Uff... – Harry fece la faccia da cucciolo bastonato. – Vinci sempre tu... –

- Infatti. E vinco io perchè mi vuoi troppo bene... anche se io te ne voglio di più. –

- Questa è una baggianata, Ginny. –

- E invece no. Ti amo di più io. –

- No, di più io. –

- No. –

- Si. –

- No. –

- Si. –

- No. –

- Pari? – Harry tese la mano.

- Ci sto. – rispose la moglie stringendogliela e i due scoppiarono a ridere.

- Sembriamo Ron ed Hermione. – constatò Harry.

- A proposito, quanto staranno dai genitori di lei? –

- Ancora tre giorni. –

- Padrone? – Kreacher entrò in salotto sorridendo.

- Dimmi Kreacher. –

- Winky ha preparato lo stesso la cena anche se non sa se i signori mangiano. –

- Ginny? – chiese Harry alla moglie.

- No, io no. Grazie Kreacher. –

- Ginevra Molly Weasley Potter! – un grido si levò dal camino. I coniugi sobbalzarono spaventati. Harry tirò fuori la bacchetta e si parò davanti a Ginny.

- Harry, caro non ti preoccupare, sono io. – lo rassicurò la voce che Ginny riconobbe come quella di sua madre.

- Mamma! – la salutò Ginny e si alzò per andare ad abbracciare la donna.

- Ginevra! Devi mangiare! Come pensi di portare avanti quella creatura se non tocchi cibo. –

- Mamma! Ma io mangio!!! – si arrabbiò Ginny. Harry prese in mano la situazione: due donne Weasley arrabbiate in un solo salotto potevano essere molto pericolose.

- Ginny tesoro, calma. Molly, vieni, siediti. – la accolse Harry.

- Grazie, caro, ma sono solo venuta a fare una visitina alla mia bambina. –

- Mamma, ti ricordo che non ho più cinque anni! –

- Lo so, cara, ma per me sarai sempre la mia piccola Ginev... –

- Ehm... - tossì Ginny.

- ...Ginny. Piuttosto come va tesoro, tutto bene? –

- Si. Oggi ho avuto qualche capogiro, intorno a mezzogiorno, ma niente di grave. – la rassicurò la quasi mamma.

- Allora statemi bene, cari. Domenica a pranzo alla Tana. Ci sono tutti. Vado sennò Arthur brucia tutto. Pensa che non è neanche capace di preparare un the! –

- Eccone un altro! – disse Ginny indicando Harry.

- Ehi! –

- Va bene. Forse qualcosa sai cucinare... domani, se vuoi partiamo con le lezioni di cucina. –

- Ok, spero di non bruciare la casa. –

- Vedrai che sarai bravissimo. – disse Ginny.

- Grazie per la fiducia. –

- A proposito del pranzo, ci sono anche Bill e Fleur? Audrey mi ha detto che erano in Francia, perchè i genitori di Fleur volevano vedere il loro terzo nipotino, vero? Non sono neanche venuti a trovarla e poi pretendono ed esigono che lei sia al loro servizio! –

- Ginny, la faccenda è un po’ più complicata! – le disse Molly tentando di farsi ascoltare della figlia.

- Fleur ci è stata malissimo! – continuò lei imperterrita.

- Ma tesoro, erano via! Erano sulla Costa Azzurra! –

- Appunto! Invece che andare a vedere il nuovo nipote, loro vanno in vacanza! Quando è nata Vicky, io e Harry eravamo in vacanza con Ron ed Hermione, ma appena abbiamo saputo di essere diventati zii, io e Ron siamo subito tornati a casa! –

Ginny si stava letteralmente arrabbiando con sua madre. Secondo lei sembrava che non capisse.

- Ginny! Erano via per lavoro! –

- Avrei mandato all’aria il lavoro! – gridò Ginny. Harry le mise una mano sulle spalla come per trattenerla. Lei finalmente si calmò.

- Ti dico la verità, Gin. Avrei fatto lo stesso. – Molly abbassò la voce, si mise un dito sulle labbra e fece l’occhiolino alla figlia.

- Comunque, sì, ci saranno anche loro. Comunque, restando i tema “Famiglia”, che mi dite di Ron ed Hermione? Sono quasi due settimane che non li sento. – Molly cambiò velocemente discorso.

- Oh, ci hanno scritto due giorni fa. “Accio Lettera!” – disse Harry forte e ad alta voce, dopo aver tirato fuori la bacchetta. Una spessa busta di carta attraversò il tutti il salotto per andare a posarsi sul tavolino davanti a loro. Harry la aprì e porse il foglio alla signora Weasley.

 

Cari Harry e Ginny,                                                                                                                                               Australia, 24.01.2005

Come state? Noi molto bene. Qui siamo in piena estate e fa caldissimo.

Ci tengo a specificare che in questo momento c’è Ron che mi alita sul collo dicendomi di scrivere che il cibo qui è veramente fantastico e che ve ne porteremo un po’ da assaggiare.

Chiusa questa piccola insignificante parentesi volevo chiedervi come vanno le cose alla Tana e a casa. Come sta Fleur in Francia? Mi ha scritto Audrey raccontandomi tutto. Che antipatici!  E dire che la prima volta che li ho visti mi sembravano simpatici...

L’Australia è fantastica! Per un babbano è molto problematico spostarsi. Da una città all’altra possono passare 1000 km. Per fortuna sappiamo materializzarci. Abbiamo visitato Sydney e altre importanti città australiane. Semplicemente magnifiche. Sono tutti molto gentili qui.

Ronald Weasley vorrebbe dirti, Harry, che qui i Quidditch è giocato molto bene e gli è dispiaciuto molto che tu non ci fossi. Dice anche che non è bello avere un compagno per una partita di Quidditch che non si entusiasma come dovuto.

Bah, io ho fatto del mio meglio...

Come procede la gravidanza, Ginny? Non sto nella pelle di vedere se si comincia a notare qualcosa! Scommetto già che si vede. Wow!!

Tra quattro o cinque giorni torneremo a casa. Un po’ mi dispiace lasciare qui da soli i miei genitori, ma da quando ho tolto loro l’incantesimo, si sono innamorati dell’Australia.

Vi saluto. Ron protesta perchè ha fame.

Guardate che aspetto vostre notizie, eh. Ci conto.

Vi vogliamo bene.

                                                                                            Ron e Hermione.

 

Molly finì di leggere la lettera con un sorrisino stampato in faccia.

- Povera Hermione. Tre settimane da sola con Ron devono averla sfiancata! – commentò Molly.

- Non so, sai, mamma. Anzi, sono sicura che si saranno divertiti un mondo. – le confidò Ginny.

La signora Weasley restituì la lettera a Harry e si alzò in piedi.

- Bene, ci vediamo, tesoro. Ciao, Harry e prenditi cura di mia figlia e di mio o mia nipote. –

- Sicuramente Molly. Saluta Arthur. –

- Certo. Venite a trovarci e se non trovate la casa sappiate che Arthur l’ha fatta saltare in aria con i suoi stupidi oggetti Babbani. – i coniugi risero divertiti e Molly sparì nel camino.

- Ginny? Qualcosa da mangiare, dai. – cercò di convincerla Harry.

- E va bene. – acconsentì.

- Kreacher? – chiamò Harry. L’elfo arrivò di tutta corsa dalla cucina.

- Si, padrone? –

- Ci potresti portare la cena? –

- Subito signore. I signori vogliono alzarsi e mangiare in cucina? –

- No, grazie. Ceniamo su divano. Sì, staremo attenti a non fare briciole. – aggiunse Harry prevedendo la domanda di Kreacher.

- Come desidera, padrone. Winky, porta la cena ai padroni! – disse Kreacher alzando un po’ la voce.

- Porto ai signori anche dei vassoi? – Winky entrò in salotto per chiedere conferma a Harry e Ginny.

- Si, grazie, Winky. Ti scoccia troppo? –

- No, signora. Winky arriva subito, signori. – disse l’elfa rientrando svelta in cucina. Dieci minuti dopo riapparve insieme a Kreacy ed entrambi trasportavano un vassoio con una quantità notevole di cibo.

- Grazie, Winky. Puoi andare a riposarti. Mi occupo io di mettere a posto. –

- Ma padron Harry... –

- Niente ma, Winky togliti pure il grembiule e tutto. Grazie per esservi presi cura di Ginny. – aggiunse poi Harry rivolto a tutti e tre.

- Si figuri, padron Harry. Buona notte signori. – li salutò Kreacy.

- Buona notte. – ricambiarono Harry e Ginny contemporaneamente. I tre elfi si inchinarono e si avviarono verso la loro stanza. Ginny mise un cuscino sulle gambe e sopra ci appoggiò il vassoio con il cibo, cominciando a mangiare.

- Buon appetito, Ginny. –

- Altrettanto, Harry. –

 

Non è molto lungo, e non si spiega niente della trama vera e propria. Forse è meglio che introduco il contesto, perchè può non risultare chiarto. Allora, Harry e Ginny sono sposati, come Ron e Hermione e vivono insieme con Kreacher, Winky, la moglie e la figlia Kreacy. Ora Hermione e Ron sono dai genitori di lei, in Australia. Roberson è il capo Auror dove lavora Harry con Ron. 

Grazie mille e al prossimo capitolo!!

Luna Renesmee Lilian Cullen

 

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'Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di J.K. Rowling; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro'. 

 

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Capitolo 2
*** Le prime complicazioni ***


Capitolo 2

Capitolo 2: Le prime complicazioni

 

 

Una settimana dopo...                                                                                                               3/02/2005

 

Casa Potter e Weasley era silenziosa. L’orologio appeso in salotto scandiva le 5.30 di mattina e tutti in casa dormivano.

All’improvviso due Patronus entrarono nelle camere da letto di Hermione e Ron, e di Harry e Ginny. I due uomini si svegliarono di soprassalto e cercarono di mettere a fuoco il Patronus: era il leone del loro capo Auror, che parlò con voce forte e potente, svegliando anche Hermione e Ginny.

- Potter, Weasley immediatamente in ufficio! Alcuni dei mangiamorte evasi due mesi fa da Azkaban sono apparsi in un quartiere Babbano e hanno cominciato a scagliare incantesimi. Credo cercassero qualcosa o qualcuno. Ho già avvisato gli Obliviatori. Tra dieci minuti qui. – il leone si dissolse in una nuvola azzurra: quasi contemporaneamente Harry e Ron balzarono giù dal letto e cominciarono a vestirsi.

- Ron! Fai meno casino! – urlò Hermione. L’uomo non l’ascoltò e corse in salotto. Hermione si infilò la vestaglia e scese con lui. Anche Harry era in salotto, con Ginny alle calcagna. I quattro si ritrovarono in piedi tra la porta di casa e i divani.

- Dove state andando? – chiese Hermione, verde di rabbia perchè suo marito non si degnava di risponderle.

- Hermione, il patronus ha detto che dobbiamo essere in ufficio. È lì che andremo. – le rispose Ron.

- È pericoloso? – chiese Ginny aggrappata al braccio di Harry.

- No, tesoro, no. Tornate a dormire. Ciao. – diede un veloce bacio a Ginny e tirò fuori la bacchetta. Hermione abbracciò Ron, stingendolo forte.

- Tornate presto, va bene?.

- Certo. Ciao. – Ron le fece una carezza sul viso e anche lui tirò fuori la bacchetta. Harry e Ron si smaterializzarono, lasciando le mogli impietrite.

- Ginny? Forza, torniamo a dormire. – le disse Hermione avvicinandosi a lei.

- No, non ho sonno. Sto qui: voglio aspettare Harry e Ron. – Ginny si sedette sul divano stringendosi nella sua vestaglia bianca.

- Va bene, aspetto qui con te. – Hermione si sedette accanto a lei e piombarono in un silenzio teso.

- Hermione? – la chiamò la donna. – Secondo te non è veramente pericoloso, come ha detto Harry o lui lo ha solo detto per non farci preoccupare? –

- Vuoi la verità, Ginny? – l’altra annuì. – Io penso che l’abbia detto perchè non è pericoloso, però credo anche  per non farci stare in pensiero. – sussurrò Hermione. Ginny sospirò. A volte avere tuo marito e tuo fratello che fanno gli Auror può essere fantastico perchè sai che salvano i maghi e i Babbani, ma a volte sa essere davvero frustrante. Come in quell’occasione. Ginny si portò le mani in grembo accarezzandosi lievemente la pancia. Hermione si accorse del suo gesto e le mise un braccio attorno alle spalle.

- Ginny, non angosciarti. Se ti agiti troppo puoi fare del male al bambino. –

- Lo so, Hermione, ma non ci riesco. Tu sembri così tranquilla... –

- Sono tutt’ altro che tranquilla, Ginny. – confessò lei. – Ho tanta paura. Ma dobbiamo essere forti, sai che torneranno, appariranno qui tra poco. –

- Io ho paura che Harry non torni a casa, che non torni da me e da suo figlio... –

- Non dirlo neanche, Ginevra. Anch’io ho paura di non rivedere Ron, ma dobbiamo avere fiducia in loro. Dobbiamo pensare che stanno combattendo i Mangiamorte per dare al bambino o alla bambina che sta crescendo dentro di te un mondo migliore. Torneranno qui per essere papà e zio. Non ti preoccupare. – tentò di rassicurarla Hermione. Ginny la abbracciò di slancio, lasciando cadere lacrime salate sul suo viso. Tra i singhiozzi riuscì a dire solo qualche parola:

- Grazie, Hermione. Sei la migliore. –

Dopo due ore Harry e Ron non erano ancora comparsi in salotto. Nel frattempo gli elfi si erano svegliati. Ginny e Hermione non raccontarono alla piccola Kreacy tutti i particolari, temendo di spaventarla. Kreacher si agitò tantissimo: urlò che voleva andare dai Padroni e aiutarli a sconfiggere i Mangiamorte. Per fortuna Winky riuscì a farlo ragionare. Lei era scossa quando lui, preoccupata non sono per Harry e Ron, ma anche per la salute di Ginny e del bambino.

- Ginny, credi che sia il caso di avvisare Molly? – chiese Hermione verso le nove di mattina. Lei e Ginny si erano mosse solo per andare in bagno.

- No! – esclamò ad alta voce la donna facendo sobbalzare sia Kreacher che Winky. – Mamma non deve sapere niente. Potrebbe preoccuparsi troppo. Sai come diventa premurosa quando uno di noi è in pericolo... –

- Hai ragione, ma sai benissimo che possiede l’orologio... –

- Cavolo! Mi sa che hai ragione. Forse sarà meglio avvertirla. – esclamò Ginny.

- Vado io, non ti preoccupare. La avviserò che Harry e Ron sono in missione. Secondo me è anche giusto che lo sappia. –

- Certo. Grazie mille Hermione, per tutto ciò che stai facendo. – la ringraziò Ginny sorridendole grata.

- Di niente, per me è solo un piacere. – rispose Hermione. Tirò fuori la bacchetta che aveva nella tasca della vestaglia e girò su se stesa smaterializzandosi. Riapparve dopo dieci minuti con la signora Weasley, agitatissima e in lacrime.

- Ginny! Tesoro! Hermione mi ha detto ciò che è successo! Tu stai bene? E Ron, il mio Ronnie? Harry! Come stanno? – Molly cominciò a urlare per il salotto della casa, prendendosi la testa tra le mani.

- Mamma, io sto bene, Harry e Ron...  non lo so, mamma. Ho tanta paura. – Ginny si alzò dal divano per andare ad abbracciare la madre. Poggiò la testa sulla sua spalla e sospirò.

- Mamma, resti qui con noi? Ti prego... io non so se reggo, ti voglio vicino. – pianse Ginny.

- Certo, Ginny. Sarò sempre qui. Ora non piangere, cara, vieni, siediti. Non agitarti, fa male al mio nipotina o alla mia nipotina. Va bene? Sono qui, Ginevra. Sono qui. - Molly continuò a cullare la figlia mentre si sedevano sul divano.

Passò un’altra ora, ma di Ron e Harry, nessun segnale.

Verso mezzogiorno Winky preparò il pranzo, tanto per avere qualcosa da fare e distrarla, ma nessuno in quella casa toccò il cibo.

Erano ormai le due e venti e il silenzio in salotto era insostenibile: nell’aria c’erano paura, dolore e ancora dolore.

All’improvviso con una Crack deciso. Due figure comparsero nel salotto di casa Potter e Weasley.

Harry e Ron si tolsero la polvere dei vestiti e cercarono con gli occhi la propria moglie. 

- Harry! Ron! – gridò Ginny alzandosi velocemente dal divano per andare ad abbracciare il marito e il fratello. Hermione era la sua ombra e si appesero entrambi al collo del proprio marito, lasciando scivolare le lacrime sui loro volti.   

- Il mio Ronnie! Harry, caro. Venite qui a farvi abbracciare! Sono stata tanto in pensiero! – gridò Molly facendosi strada tra Ginny ed Hermione, per andare ad stringere in uno dei suoi soliti abbracci stritolatori il figlio e il genero.

- Allora, cosa è successo? – chiese curiosa Hermione cercando di parlare con Ron, ancora abbracciato alla madre.

- Venite, è meglio che ci sediamo. – disse Harry prendendo per mano Ginny. si sedettero tutti sui divani, chi come Ginny in braccio a Harry o chi come Hermione e Ron, stretti vicini.

- Allora, la faccenda è piuttosto complicata. – cominciò a spiegare Harry. – Come sapete, quando ho sconfitto Voldemort, tutti i suoi seguaci sono scappati o sono finiti ad Azkaban. Tanti se la sono svignata o hanno giurato di non far parte dei Mangiamorte. Ora però sono tornati, non hanno veramente un capo, ma si muovono insieme, decidendo le cose come una persona sola. Credo che quello di oggi fosse solo un assaggio di ciò che possono fare. –

- Secondo Robbarts stanno tentando di creare un nuovo esercito. – continuò Ron.  - Un tempo Voldemort aveva tantissimi seguaci o se non proprio seguaci c’erano molte persona che approvavano ciò che stava facendo. Io penso che, finora, non abbiano un vero piano, hanno fatto questo attacco al quartiere babbano per far vedere a tutti che non hanno paura. Ora, noi non possiamo sapere quando colpiranno la prossima volta. –

- Esatto. Anch’io la penso come Ron. Secondo me, vogliono sterminare i Babbani oppure i maghi, come li chiamano loro, “mezzosangue”. Vogliono incominciare ciò che aveva iniziato Voldemort. –

- Tutti il ministero è in allerta, stiamo cercando di non diffondere troppo la notizia per non fare entrare la gente nel panico, ma credo che questo silenzio durerà molto poco. – disse Harry, con un tono grave.

- Cioè, cari, voi credete che stiano cercando di uccidere tutti i Babbani? Ma è impossibile! Ci sono molti più Babbani che maghi a Londra! – esclamò Molly, scioccata.

- È quello che penso anche io, mamma. – disse Ron. Un tetro silenzio calò sulle cinque persone.

- Padroni! – un grido si levò dietro di loro. Si girarono tutti un po’ spaventati. Winky, Kreacher e Kreacy erano ai piedi della scala con un gran sorriso stampato in faccia.

- Padroni, state bene? Winky si è tanto preoccupata per voi e per le signore. Ma ora che siete tornati noi tutti siamo felici! – esclamò Winky trotterellando fino a Ron e Harry.

- Ciao, Winky. Eccoci qua. Vivi e vegeti. – scherzò Ron. Intanto Molly si era alzata dal suo posto sulla poltrona e cercava qualcosa nel mantello. Un sorriso le spuntò in volto. Estrasse la bacchetta e si voltò verso i ragazzi.

- Cari, io vado. Promettetevi di avvisarmi subito se succede un ‘altra cosa del genere. State in guardia, Ron e Harry. Tutti noi abbiamo bisogno di voi. – Molly abbracciò tutti soffermandosi un po’ di più su Ginny.

- Ciao, Ginny. Ciao, anche a te, nipotino o nipotina. – Harry sorrise dolcemente vedendo la scenetta.

- Ciao! -  La salutarono mentre lei, dopo aver rivolto un sorriso a tutti, girò su se stessa e scomparì.

- Sarà meglio mangiare qualcosa, cosa ne dite? – chiese Hermione rivolta ai suoi amici.

- Sentivo giusto un languorino... – disse Ron avviandosi verso la cucina con Hermione sottobraccio.

- Sei sempre il solito, Ronald. – Intanto Harry e Ginny erano ancora in piedi davanti al camino.

- Harry, siamo in pericolo? – chiese lei con un sussurro.

- Si, no, forse. Non so darti una risposta. Posso dirti una cosa, Gin: di certo non siamo salvi. – si guardarono per un attimo.

- Forza, andiamo a mangiare. Anche io ho un certo languorino... –

Ginny rise e anche loro andarono a pranzare.

Harry, però, aveva ragione, non erano in pericolo, ma non erano neanche salvi.

Loro non potevano sapere cosa ci fosse nella mente del nemico...     

          

Sono tornata! Ci ho messo solo due giorni a scrivere questo capitolo e il prossimo.

Per tenere d’occhio gli aggiornamenti guardate sulla mia pagina dell’autore.

Il prossimo capitolo non lo posterò subito, voglio andare un può avanti con la storia e poi continuare a postare. Mi spiace... comunque la settimana prossima posterò assolutamente. Tenete d’occhio la pagina dell’Autore.

Ora passiamo ai ringraziamenti:

Grazie ai tre preferiti:

1 - bunny65 [Contatta]
2 - Kenny11 [Contatta]
3 - leloale
[Contatta]

 

Grazie ai due seguiti:

1 - Altair94 [Contatta]
2 - vama1978
[Contatta]

 

Ora le risposte alle recensioni:

Altair94: Grazie mille dei complimenti! Spero che con questo capitolo non ti abbia delusa. Ora si comincia veramente con la storia. Spero che recensirai con questo capitolo. Baci.

emmawatson: Sono contenta che la storia ti stia interessando. Questo sito piace tantissimo anche a me. Spero che anche questo capitolo ti piaccia. Baci.

Ladia: Grazie mille, tesoro. Spero che anche questo capitolo ti piaccia. Grazie mille di essere la mia beta.

Grazie e tutti e... ci sentiamo al prossimo capitolo!  

 

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Capitolo 3
*** Riunione ***


Capitolo 3

Capitolo 3: Riunione

 29/02/2005

 

Harry entrò di corsa nell’ ufficio che condivideva con Ron. Era in leggero ritardo, la prima volta da quando lavorava al Dipartimento Auror.

- Ciao, Ron. – lo salutò Harry appena entrò nella stanza.

- Ciao, Harry. Ti ha trattenuto Ginny?– chiese all’amico vedendolo un po’ affannato per corsa attraverso i corridoi del Ministero.

- Esatto. Non voleva che andassi a lavorare. Povera. Mi è dispiaciuto molto per lei. Lasciarla lì a casa da sola che Hermione... – spiegò Harry all’amico, mentre prendeva posto dietro la sua scrivania.

- Oh, beh, per una volta che non sei qui in perfetto orario, non succede niente. – gli disse Ron, continuando a compilare un verbale. – Oggi c’è la riunione per la faccenda dei Mangiamorte... -

- Certo. Alle diciassette e trenta in ufficio da Roberson. – rispose pronto Harry.

- Harry, veramente è alle diciotto e trenta... – gli fece notare Ron.  L’ amico si portò una mano alla faccia. Restò in quella posizione per un po’, a pensare.

- Quando... come mai l’hanno spostata e io non ne sapevo niente? – chiese l’uomo togliendosi gli occhiali e pulendogli su un lembo del suo mantello.

- Hanno mandato a tutti un promemoria con la nuova ora della riunione. Ti deve essere arrivato sicuramente, prova a controllare sulla tua scrivania. – gli consigliò Ron, che nel frattempo si era alzato dal suo posto e lo aveva raggiunto.

La scrivania di Harry James Potter non poteva essere definita propriamente “ordinata”... anzi a dirla tutta era totalmente un disastro: fogli sparsi dappertutto, la pila dei verbali era caduta rovesciando quella dei resoconti delle missioni.

“Meno male che Ginny non vede questo caos, o con l’umore che ha in questi giorni mi ritroverei appeso al lampadario e tutta la scrivania nelle mani di Ginny” pensò Harry ripensando alla moglie.

Sembrava che l’unica cosa al posto giusto fosse una fotografia. Ritraeva tutta la famiglia Weasley che sorrideva felice.

- Se la vedesse Ginny saresti un uomo morto. – disse Ron scherzando.

- Ma che morto. Peggio. Devo assolutamente metterla a posto. Prima però dovrei finire quella tabella che mi ha chiesto di fare Roberson. –

- Che tabella? – chiese Ron mentre tornava a sedersi al suo posto.

- Devo dividere tutti gli Auror in squadre per un prossimo attacco, visto che dall’ultima grande emergenza è passato un bel po’, alcuni Auror sono andati in pensione, mentre ne sono arrivati di nuovi. Un vero lavoraccio, ti dico. – borbottò Harry cercando di fare un po’ di spazio sulla sua scrivania.

Le diciotto e trenta arrivarono in fretta e in men che non si dica Harry e Ron si ritrovarono a percorrere i corridoi dell’ufficio Auror, fino a trovare la stanza dove normalmente si svolgevano le riunioni. Entrarono e presero posto.

La stanza era molto grande, con una cattedra in fondo e con delle sedie rivolte verso di essa. Attaccati alle pareti c’erano un sacco di poster, tutti riguardanti pericolosi criminali. In dieci minuti la sala di riempì di persone ed entrò il loro capo: Roberson. Tutti gli Auror presenti in sala balzarono in piedi, per accogliere l’uomo.

- Comodi. – disse Roberson borbottando. Gli Auror si sedettero quasi contemporaneamente.

- Bene, sapete tutti perchè siamo qui. L’incidente con i Babbani causato da quei Mangiamorte. La cosa è molto più grave di quel che pensassimo. Appena cinque minuti fa mi è arrivata la notizia che un gruppo di ex seguaci di Noi-Sappiamo-Chi ha ucciso una coppia di Babbani anziani, che da quello che mi hanno riferito, hanno commentato i loro “abiti lunghi e neri”. Questo è ciò che ha detto una passante, prima che gli obliviatori le cancellassero i ricordi.

Non userò tanti giri di parole: non hanno scrupoli. Credo che uccidano solo per divertimento, perchè, scusate il linguaggio, non gliene frega una mazza. – Roberson era fatto così, a volte usava un linguaggio non molto appropriato per un ufficiale come lui. – Comunque, - continuò dopo che il brusio fu terminato. – dobbiamo essere in allerta, sempre pronti a scattare per salvare quei poveri Babbani indifesi.

So che forse vi sto chiedendo troppo, ma vorrei che deste la vostra disponibilità ventiquattro ore su ventiquattro. So che molti di voi hanno famiglia – il suo sguardo indugiò per un attimo su Harry e Ron. - ma vi chiedo questo sacrificio. Poi, a turni, concederò due settimane di ferie a ciascuno. Qualche domanda? –

Un giovane Auror alzò la mano. Roberson gli fece un debole cenno per incoraggiarlo a parlare.

- Mi scusi, capo. È pericoloso? –

- Caro Norton, non se dirti se sarà pericoloso. Di certo non ci troviamo di fronte al solito piccolo assassinio. Questi non hanno paura quasi di niente. Tutto sta nel capire di cosa hanno paura. – rispose pacato Roberson. – Sai, quando sono entrato negli Auror non avevo capito che questo lavoro non è un gioco. Ogni giorno in cui tu vieni qua, rischi di morire. Mettiamo che ti trovi davanti ad un assassino che prima di morire riesce a sparare un “Avada Kedavra” e ti uccide. Era solo un assassino. Hai capito cosa intendo. Parlo a voi tutti. Credo che avendo scelto questo lavoro non potete essere sicuri di arrivare ai cinquanta anni. Non lo dico per scandalizzarvi, ma è così. Bisogna essere portati per questo lavoro. Se vi rendete conto che non ce la fate, forse, ma dico forse sarebbe ora di darsi una svegliata. Cambiare lavoro.

Quando avete scelto di intraprendere questa carriera, molti di voi non hanno tenuto conto dei rischi che poteva comportare.

Bene, predica finita. Potete andare. Ah, vorrei parlare un attimo con il signor Harry Potter. Si fermi qui, per favore. - Harry annuì.

- Arrivo in ufficio tra poco, Ron. Mi faresti un favore enorme? – l’amico annuì. – Puoi dire a Ginny che questa sera tornerò tardi a casa? Dopo le scriverò anche io, ma mi chiedevo se potevi dirglielo ora. Grazie mille, Ron. Sono in debito. – Harry aspettò che tutti gli altri cento Auror furono usciti e si avvicinò a Roberson.

- Voleva parlarmi, signore? – chiese Harry educatamente.

- Si, Potter. A che punto sei della lista? –

- Gli ultimi venti Auror. –

- Perfetto. Hai fatto squadre equilibrate? –

- Certo, signore. Tranne la prima. Ho pensato che dovessi fare una prima squadra leggermente più potente delle altre, che dev’essere chiamata in caso di emergenza estrema. – spiegò Harry.

- Perfetto, Potter. Ah, come sta la moglie e il pargoletto? –

Harry rispose un po’ stupito.

- Benissimo, grazie, signore. Lei? –

- Abbastanza. Il maggiore ha la febbre alta e il più piccolo ha l’otite. Mia moglie è sull’orlo della disperazione. –

- Mi dispiace, signore. Potrebbe forse prendersi due o tre giorni di vacanza per aiutarla. So che in questi tempi non è il massimo, ma anche la famiglia è importante. –

- Certo, Potter. Ma il mondo magico prima di tutto. –

Harry era confuso, mentre tornava nel suo ufficio. Quell’uomo aveva due dei tre figli che stavano male e non si preoccupava minimamente. Scosse la testa e aprì la porta. Rimase un po’ scioccato, quando vide la sua scrivania perfettamente ordinata ed Hermione e Ron in piedi vicino ad essa.

- Ciao, Harry. – lo salutò Hermione.

- Ciao. Hai messo tu a posto la mia scrivania? – le chiese grato.

- Si, Ron mi ha chiamato: “Ordine Scrivania” e sono arrivata immediatamente. In neanche un minuto era tutto a posto. –

- Grazie, Hermione. Mi hai salvato la vita. – disse Harry riconoscente verso la sua migliore amica.

- Da chi ti avrei salvato? – chiese lei curiosa.

- Da mia moglie e dal mio capo. – sorrise lui. Hermione e Ron scoppiarono a ridere.

- Mi fa piacere. Io vado, ragazzi. Ci vediamo questa sera? – domandò Hermione. Con il lavoro che facevano tornavano a casa una sera sì e due no.

- Io, si. Spero. Harry ha da fare. Però... potrei fermarmi anche io ad aiutarti. In due finiremo prima. – propose Ron all’amico.

- No, Ron. Vai a casa. Me la caverò da solo. È tanto che tu ed Hermione non state un po’ da soli... con tutta questa confusione al Ministero. –

- Neanche per sogno. Hermione, mi perdoni? – le chiese. Ron era veramente consapevole che in questo periodo non era molto presente a casa e si sentiva molto in colpa. Hermione sorrise.

- Certo. Non c’è problema. Io e Ginny andremo a noleggiare un film e lo guarderemo in TV. Non vi preoccupate. Una cosa vi chiedo: se succede qualcosa vogliamo essere avvisate subito. Subito. Capito? – i due uomini annuirono. – Ciao, ragazzi. Ci vediamo. Speriamo questa sera. – Hermione baciò Ron sulle labbra e abbracciò Harry. Tirò fuori la bacchetta e si smaterializzò.   

- Povere. – commentò Harry. – Mi si spezza il cuore la lasciarle così tanto tempo da sole... –

- Anche a me, Harry. Ma cosa ci vuoi fare? Non possiamo certo abbandonare tutto il Mondo Magico... – disse Ron, mentre si sedevano alle rispettive scrivanie.

- No. Ogni volta che penso a Ginny a casa, incinta, con Hermione, mi vengono i brividi. Poi per non farmi travolgere dal senso di colpa, penso che sono qui per cercare di rendere il mondo migliore per mio figlio. –

- Hai ragione, Harry. Forza, mettiamoci al lavoro. Prima cominciamo prima finiamo e torniamo a casa. –

 

                                                   *   *   *   *

 

- Ciao, Hermione. Cosa voleva mio fratello? – chiese Ginny seduta sul divano, dando il ben tornato all’ amica-cognata.

- Veramente gli serviva un aiuto per Harry. – spiegò Hermione. Ginny aggrottò le sopracciglia, confusa. – Non si ricordava l’incantesimo per mettere a posto. C’era la scrivania di Harry che faceva paura. Veramente paura. Gliela ho rimessa io a posto. Ti ho risparmiato il compito di sbranarlo. – Ginny rise.

- Tornano a casa, questa sera? –

- Non lo so. Harry aveva da fare un lavoro urgente per il loro capo. Ron è rimasto a dargli una mano. – Ginny s’intristì di colpo.

- Ginny, non essere triste. Dai, ci guardiamo un bel film? Di quelli romantici che piacciono a te? – la proposta del film sembrò rallegrare un po’ la donna.

- Certo. Cosa guardiamo? – chiese impaziente.

- Non so. Intanto direi di ordinare due pizze. –

- Pizze...pizze... non mi ricordo cosa sono. – disse Ginny. Hermione sbuffò, con i nomi Babbani Ginny non era tanto meglio di Ron.

- Ginny, quei grandi cerchi fatti di pane dove mettono sopra il pomodoro e il formaggio. –

- Ah, giusto! Non mi veniva in mente. –

- Si vede che tu e Ron siete fratelli. – sussurrò Hermione, prendendo il telefono. Chiamo ad una pizzeria per ordinare due pizze margherite.

- Andiamo a prenderle tra mezz’ora. Intanto vieni, andiamo a scegliere il film. Io direi qualcosa come il “Titanic”... –

- No, finisce male. Ti ricordi quella sera che l’abbiamo guardato con Luna, Fleur, Audrey e Angelina? Non la smettevamo più di piangere. –

- Oh, si. Terribile. Allora, “Grease”... –

- No, non ho voglia di vedere un musical. – Hermione restò in po’ di tempo a pensare, mentre Ginny si cambiava. Quando lei scese le venne in mente il film perfetto.

- Ginny! Ho trovato! “Notting Hill” –

- Si!!! Fantastico! Saranno tre anni che non lo vedo! Andiamo forza! Voglio anche le patatine fritte! – disse Ginny entusiasta.

Andarono al video-noleggio e in pizzeria a ritirare la pizze.

Mezz’ora dopo erano a casa sedute sul divano, mentre i titoli del film, cominciavano a scorrere.

- Hermione, posso chiederti una cosa? –

- Certo. – rispose lei addentando un pezzo di pizza.

- Secondo te, un po’ gli dispiace che siamo a casa da sole? –

- Ginny! Ma come ti salta in mente!!! Oggi pomeriggio che ho parlato con Harry era dispiaciutissimo di non essere più presente. Credimi, stanno male quando noi. – la consolò Hermione.

- Grazie, Hermione, sai sempre come tirarmi su di morale. Sei perfetta! – disse Ginny sorridendole. Hermione arrossì un poco.

- Anche tu sei perfetta. La mia perfetta cognatina! – scoppiarono a ridere insieme, ma si zittirono quasi subito: era iniziato il film.

Verso metà del film sentirono bussare alla porta di casa.

- Uff, ma chi è a quest’ora? Hermione fai pausa per favore? – chiese Ginny alzandosi dal divano per andare a vedere chi era alla porta. Quando la aprì si trovò davanti Harry e Ron.

- Harry! – gridò lei, gettandogli le braccia al collo.

- Ciao, Ginny. – la salutò Harry. Intanto era arrivata anche Hermione e stava abbracciando Ron.

- Non vi aspettavamo! – disse Ginny poggiando la testa sulla spalla di suo marito.

- Sorpresa! Cosa stavate facendo di bello? - Chiese Ron.

- Guardando “Notting Hill” – risposero in coro le due ragazze.

- Eh? – domandò Ron.

- Ronald è un film. È la storia di una famosa attrice americana che incontra un libraio qualunque e s’innamorano. – spiegò Hermione al marito.

- Ah. Spero che non vi dispiaccia se io e Harry restiamo a guardarlo con voi, vero? -

- Certo che no. – tutti e quattro si accomodarono sui divani. Ginny era stretta tra le braccia del marito e lui aveva appoggiato la mani sul piccolo rigonfiamento sulla pancia della moglie che conteneva suo figlio.

Ad un certo punto sgranò gli occhi, che aveva sempre tenuto fissi su sua moglie e cercò il suo sguardo.

- Gin. Si è mosso. L’ho sentito. – sussurrò, con la voce rotta dall’emozione.

- Lo so. – mormorò lei poggiando la sua mani calde sopra quelle del marito.

– Si è mosso. – sussurrò prima di baciare Harry.

- Ginny! È fantastico! – gridò Hermione prima di abbracciare la sua migliore amica.

- Il mio nipotino! No! Non ci posso credere! – Ron era impalato e fissare lo stomaco della sorella.

- Devi crederci, Ron. – disse Hermione lasciando andare Ginny.

- Fatti abbracciare sorellina. – esclamò Ron prima di stringere forte la sorella che piangeva dalla gioia.

- Ti voglio bene, Ron. –

- Anche io Ginny. Anche se non sei proprio più la mia piccola sorellina. –

- Rimarrò sempre la tua sorellina. – sussurrò Ginny prima di stringere forte il suo fratellone, che l’aveva sempre aiutata nei momenti di difficoltà.   

In quel piccolo attimo di felicità assoluta si dimenticarono tutti e quattro dei problemi che quei mangiamorte stavano causando, pensando solo al piccolo Potter.

 

 

Allora, quanto volete uccidermi da uno a dieci? Mille! Direte voi.

Chiedo umilmente perdono per l’immenso ritardo, ma in questa settimana non ho avuto un momento libero per postare:

Mercoledì sono andata in gita a Venezia e ne sono ritornata distrutta. Dalle sette di mattina ( alle sei e un quarto mi sono svegliata!) alle sette di sera in giro per la città, tra laboratori, musei e Palazzo Ducale. Mi sono addormentata mentre guardavo Montalbano.

Giovedì... usciva il DVD del secondo film della Saga di Twlight, a cui io sono una fan sfegatata e sono uscita (a piedi) per comprarmi il DVD. Due dischi!!! Se non lo avete letto e visto i film, ve li consiglio in assoluto! E allora ho passato tutto il giorno a guardarli.

Venerdì mi sono ricordata di avere una verifica di costituzione e cittadinanza e un’interrogazione di storia della musica. Così, con la mia amica Ladia (grazie mille tesoro!) ho studiato e i miei non mi hanno lasciato internet per postare. Mia madre era reduce di un penoso consiglio di classe...

Mi ha costretto a chiudere il computer e a ripassare.... Che pizza!!

Oggi, finalmente cono qui! Spero che non mi ammazziate!!

Ora, però, vorrei ringraziare: ......... per aver messo la mia storia tra le preferite

E ......... per averla inserita nelle seguite.

In più, grazie mille a ........ per gli Autori Preferiti!

Non sapete quanto mi fa piacere!!

 

Risposte alle recensioni:

Altair94: Lo so, i Mangiamorte sono sempre in mezzo ai piedi... se ne stessero a casa loro! Ma se non ci fossero loro, la vita di Harry e famiglia sarebbe troppo monotona! Ti ringrazio anche per aver inserito la mia storia tra le seguite! Spero che continuerai a recensire e scusami per il ritardo, ma ho avuto un po’ di problemi. Ciauuu!!! 

EDVIGE86: Grazie mille per tutti i tuoi complimenti! Sono molto felice che la mia piccola FF ti sia piaciuta. Qui, in questo capitolo si comincia già a capire la storia. Spero che anche questo di piaccia e che continuerai a recensire! Ciao!!!

hele: Eh, eh! (Risatina sadica) Capirai in questo capitolo tutta la faccenda... Ti svelo che ci saranno colpi di scena e storie piuttosto intricate. Grazie per aver inserito la storia tra le seguite e spero di non deluderti! A presto!! :)

 

Per gli aggiornamenti.... guardate la mia pagina dell’Autore. Tramite quella vi terrò informati... forse con qualche piccolo Spoiler, ma devo ancora decidere....

Grazie mille a tutti e a presto!!

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Capitolo 4
*** Perlustrazione e Scontro ***


Capitolo 4

Capitolo 4: Perlustrazione e scontro

 

                                                                                   03/03/2005                    

 

- Potter! – Harry si sentì chiamare e si voltò. Nicholas Roberson camminava velocemente verso di lui.

- Si, capo? –

- Potter, in perlustrazione. – ordinò il comandante degli Auror.

- Cosa? - boccheggiò Harry.

- In perlustrazione, ho detto. Porta con te Weasley e la squadra. Questo è il quartiere. Un mio personale informatore mi ha detto che ha avvistato degli strani cambiamenti, gente che appare con lunghi mantelli grigio scuro che resta anche per sei ore davanti a una casa, seduto su una panchina. Non legge il giornale, non fa niente. Voglio che tu e la squadra andiate a controllare. – ordinò Roberson dandogli un foglietto con scritto una indirizzo, detto questo si girò e se ne andò tranquillo e beato. Harry non si preoccupò neanche di leggere cosa cera scritto che se lo ficcò in tasca e continuò a camminare verso il suo ufficio.

“Fantastico” pensò Harry. “Neanche questa sera a casa in pace. Cavolo, ma proprio io! Con tutti gli Auror che ci sono! Non mi piace dire a Ginny che devo lavorare, poverina, chissà cosa penserà di suo marito...”

Il giovane uomo entrò nel suo cubicolo che veniva chiamato “Ufficio” e chiuse la porta sbattendola. Ron era stravaccato con le gambe sulla scrivania e stava giocando a freccette.

- Di mal’ umore, Harry? – chiese innocentemente Ron.

- Si! – ringhiò lui sedendosi dietro la scrivania. – Oggi siamo in perlustrazione! – esclamò furente. – In questo cavolo di quartiere! Ma ti pare! Io che avevo e sottolineo avevo, la serata libera ora è occupata dal lavoro. Lavoro, lavoro e ancora lavoro. Sembra che qui la gente pensi solo a lavorare. – si sfogò Harry con il suo migliore amico, ora seduto composto sulla sedia, in attesa che la sfuriata di Harry finisse.

- Beh, Harry, siamo Auror, ti ricordi cosa ci hanno detto quando abbiamo cominciato a lavorare qui? “Ricordatevi che a volte dovrete mettere il lavoro al di sopra della famiglia”. – disse Ron facendo un’imitazione quasi perfetta del loro Capo. – Sono d’accordo anche io, Harry, ma se volevamo stare più accanto alla famiglia forse dovevamo scegliere un lavoro tantino diverso, no? – chiese Ron mettendo il pollice e l’indice della mano sinistra a pochi centimetri, per far vedere a Harry quel poco che avrebbero dovuto cambiare.   

- Si, hai perfettamente ragione, Ron. Perdonami se mi sono sfogato così con te, non te lo meritavi... –

- No worries! – disse Ron in inglese. Harry lo guardò stupito.

- Eh, andare a trovare i genitori di Hermione in Australia ha i suoi vantaggi... – si difese lui. Harry sorrise appoggiando la testa allo schienale della sedia, chiudendo gli occhi.

- Dov’è che dobbiamo andare in perlustrazione? – chiese Ron dopo qualche minuto di riflessione.

- Non ne ho la più pallida idea. – ammise Harry. – Roberson mi ha solo dato questo foglietto, su cui è scritto l’indirizzo. – lo tirò fuori dalla tasca dei pantaloni e lo lanciò a Ron. L’uomo spiegò il foglio e lesse l’indirizzo.

- Harry... – boccheggiò Ron diventando pallido.

- Cosa c’è, Ron. Hai visto entrare un Dissennatore? –

- No, Harry. L’ indirizzo è quello del Grimmauld Place. – sussurrò Ron reggendo con due sole dita il pezzettino di carta.

- COSA!! – gridò Harry avvicinandosi velocemente alla scrivania dell’amico.

- Si, guarda! C’è scritto qui. “Tra il numero undici e il numero tredici di Grimmauld Place” – lesse Ron.

Erano tutti e due scioccati. Come mai dei Mangiamorte tenevano sott’occhio il numero dodici di Grimmauld Place?

- Perchè Ron? – chiese Harry.

- Non so, Harry. Forse vogliono tenerti d’occhio... – Ron si zittì perchè Harry era impallidito tanto che poteva quasi fare concorrenza a Nick-Quasi-Senza-Testa  e aveva sgranato gli occhi. Mille idee gli frullavano in testa, ma una sola era quella giusta. 

- Hai detto la parola chiave, Ron. Tenere d’occhio. - 

- Cosa vuoi dire con questo? – chiese Ron confuso.

- Vogliono tenerci d’occhio. – constatò Harry. Ron lasciò cadere di mano il foglio e si voltò lentamente verso Harry.

- Stai scherzando, vero? – chiese Ron con una punta d’ isterico nella voce.

- Vorrei, Ron. Ma credo che sia quello che intendono fare. Andiamo, dobbiamo parlare con Roberson. – i due uscirono quasi di corsa dall’ ufficio, puntando verso quello del loro Capo. Bussarono impazienti e qualcuno all’interno borbottò un “Avanti”. I due entrarono nell’ ampio studio del capo degli Auror.

- Potter, Weasley! Cosa devo l’onore? – domandò Roberson seduto sulla sua sedia di pelle bordò.

- Capo, forse abbiamo scoperto qualcosa in più su questi Mangiamorte. – disse Ron accomodandosi su una delle due sedie, mentre l’altra veniva occupata da Harry. Roberson, sentito ciò che aveva detto Ron, si tirò su dallo schienale dove era appoggiato.      

- Ditemi tutto, senza escludere niente, per favore. – Ron guardò Harry: era disposto a rivelare il segreto del numero 12 di Grimmauld Place.

- Capo... –

- Fammi finire, Potter. Si tratta di una questione importantissima per i Mondo Magico. – disse Roberson, alzando una mano per bloccare ciò che doveva dire Harry.

- Capo, nel foglietto che lei mi ha dato c’è scritto “Tra il numero undici e il numero tredici di Grimmauld Place”. Cioè il numero dodici. – cominciò a spiegare Harry, prima che l’Auror l’interrompesse.

- Potter, non esiste il numero Dodici. C’è stato un errore nei numeri civici. –

- È qui che si sbaglia. Il numero dodici di Grimmauld esiste eccome. È casa mia. – confessò Harry al suo superiore.

- Cosa? Ma come è possibile! Lei abita.... –

- Lo so. Nei miei dati personali non c’è scritto se ho un’altra casa. Mi è stata lasciata in eredità. –

- Spiegati, Potter. Siediti e raccontami tutto dal principio. – ordinò Roberson facendo segno a Harry di prendere posto davanti a lui. –

- Vede la faccenda è molto complicata e sarebbe molto interessante da ascoltare, ma purtroppo abbiamo i munti contati. Lei sicuramente sa che era Sirius Black. – cominciò a raccontare Harry.

- Certo che so chi era. Era stato considerato uno spietato assassino, Mangiamorte. Dopo, successivamente alla sua morte, si scoprì che era innocente e che, invece, il colpevole era Peter Minus, deceduto anche lui sette anni fa. –

- Esatto. C’è una cosa che lei non sa, anzi due. Primo, Sirius Black era il miglior amico dei miei genitori e non li ha mai traditi. Sarebbe morto piuttosto di farlo; secondo era il mio padrino. –

- Sta scherzando? –

- Le pare che scherzerei su un argomento così serio, come la mia famiglia? – rispose Harry acido.

- No, scusami Potter. Continua a raccontare. – lo incitò Roberson.

- Dopo la sua morte è stato ritrovato il suo testamento, il quale diceva che lasciava tutto a me. La casa, l’elfo domestico, tutti suoi averi sarebbero dovuti andare a me. E così è stato. Quindi io sono il legittimo proprietario del numero dodici del Grimmauld Place. – concluse Harry, alzando lo sguardo, che prima aveva tenuto fisso sulla targhetta con il nome di Roberson, su di lui. Era molto pallido e si teneva aggrappato alla scrivania.

- Capo, si sente bene? – chiese Ron, che per tutto il tempo del racconto di Harry si era fatto i cavoli suoi.

- Si, certo. Aspettate solo un attimo. – Roberson distese tutti i muscoli e si appoggiò alla schienale.

- Purtroppo non è finita qui, Capo. Io e Ronald ci siamo fatti una domanda: perchè si trovavano davanti a casa mia? A questo quesito c’è una sola riposta... ci stanno tenendo d’occhio. –

Se possibile Roberson sbiancò ancora di più, ma riprese subito un colorito normale.

- Ma scusa, Potter, se ti stanno tenendo d’occhio, perchè sono davanti al numero dodici del Grimmauld Place e non davanti a casa tua? -

- Semplice, davanti a casa mia darebbero nell’occhio e Ginny ed Hermione se ne accorgerebbero subito. Se loro fanno le sentinelle davanti al Grimmauld Place hanno più possibilità di pescarmi da solo. –

- Complimenti, Potter. Bella teoria... – commentò Roberson, incrociando le braccia al petto.

- Grazie, signore. Ma il punto è che tutti i nostri Auror sono in pericolo. Dobbiamo cercare di non essere mai da soli, secondo me e prendere molte precauzioni. – spiegò Harry al suo capo.

- Sono d’accordo, Potter. Allora, organizziamo bene questi gruppi: Potter, Weasley, la vostra squadra e la numero quattro, sta sera in perlustrazione. Intanto voi andate a prepararvi, io avviso gli altri Auror, con una riunione speciale.

- Agli ordini, Signore. – Harry e Ron si alzarono e salutarono Roberson con lievissimo inchino e si ritirarono.

- Per la Barba di Merlino! – sbuffò Ron. – Anche oggi, non potrò dormire tranquillamente nel mio letto... –

- Cosa vuoi farci, Ron. Il lavoro è lavoro. Lo abbiamo scelti e dobbiamo tenercelo. – disse Harry, camminando attraverso i corridoi del Ministero per andare nel loro ufficio a cambiarsi per la missione.

 

*  *  *  *

 

- Harry? Non so se lo sai, ma io mi sto annoiando. – disse Ron cercando di sembrare il più spontaneo possibile.

- Ron è la ventisettesima volta che lo dici. Non è che per caso hai qualche scherzo di George? Sarebbe divertente farne uno ad un collega... – sghignazzò Harry.

- Amico, non ti facevo così perfido. –

- Lo so, ma io detesto con tutto il cuore la “Perlustrazione”. È una cosa che non ho mai sopportato. Stare qui ore ed ore e nel novantotto per cento dei casi, non succede mai niente. Morale della favola: perdiamo una serata intera. –

- Sono perfettamente d’accordo. Bene, facciamo una scommessa: io scommetto che non succederà niente, sta notte e avremo fatto questa perlustrazione invano. Accetti? – chiese Ron porgendo la mano a Harry che la strinse.

- Si. Io scommetto che succederà qualcosa, me lo sento. Lasciando perdere le scommesse, dove sono tutti i colleghi? –

- Qui intorno. – rispose Ron sbuffando.

Poi all’improvviso apparve una figura incappucciata, a dieci metri da loro. Harry e Ron balzarono in piedi sfoderando le bacchette. La figura si girò velocemente scagliando un incantesimo:

- Expelliarmus! – gridò.

- Protego! – rispose Harry di rimando. Subito dopo che ebbe scagliato l’incantesimo una decina di Mangiamorte apparvero davanti a loro. Senza perdere tempo Ron scagliò in aria delle scintille rosse, per segnalare ai compagni di squadra il pericolo.

Un mangiamorte lanciò uno schiantesimo diretto a Ron, che lo scansò prontamente. Da lì cominciò la battaglia: Harry e Ron erano alla presa con cinque Mangiamorte ciascuno. In pochi secondi arrivarono altri Auror pronti a combattere.

Harry riusciva quasi ad eguagliare i Mangiamorte, ma qualche colpo lo aveva incassato anche lui. in quel esatto momento riuscì a mettere K.O. un avversario con un perfetto schiantesimo, che finì dritto nel petto del nemico.

Anche Ron se la cavava bene, riuscì a liberarsi con qualche difficoltà delle figure incappucciate che lo minacciavano e corse ad aiutare Harry.

- Stupeficium! – gridò Ron verso un Mangiamorte che minacciava Tanner, un Auror entrato da poco in servizio, ma che dimostrava una particolare abilità nei riflessi.  Il Mangiamorte finì schiantato dall’altra parte della strada e Ron si girò verso il punto dove si trovava Harry. Sentì un forte dolore al mento, si portò una mano al viso cadendo sull’asfalto bagnato, mentre la bacchetta veniva scagliata lontano da lui.

Un uomo vestito di nero e incappucciato era in piedi vicino a lui e gli puntava la bacchetta al petto.

“Sto morendo. Hermione ti amo.” Pensò Ron chiudendo gli occhi, aspettando che il mangiamorte lo uccidesse. Dopo trenta secondi gli aprì e vide Harry chinato sul suo capezzale.

- Ron!! Ron! Tutto bene? – gli chiese Harry, aiutandolo a mettersi seduto.

- Si, grazie. Dov’è il mangiamorte? – domandò l’uomo stordito, appoggiando una mano sul mento dolorante.

- L’ho schiantato. È finito addosso a quell’albero, ma non so come non era svenuto, si è rimesso in piedi – gli spiegò Harry indicandoglielo. – La battaglia è finita. Evidentemente chi ho schiantato era il Capo e di conseguenza tutti gli altri rimasti in piedi si sono battuti in ritirata.

- Potter, Weasley! State bene? – Roberson camminava velocemente verso di loro, reggendo due bacchette in mano.

- Si grazie, capo. –

- Non credo proprio Weasley. Voglio che venga portato al San Mungo per accertamenti. Guaritore!! – gridò poi girandosi verso il gruppo di persone che si era riunito e soccorrere i mangiamorte e gli Auror feriti. – Porti anche l’Auror che c’è qui. –

- Capo, veramente preferirei di no. Mia moglie sviene se le viene detto che mi hanno portato al San Mungo. La prego, non potrebbero fare qui gli accertamenti? –

- Mi dispiace, signore. Purtroppo deve venire con noi. – intervenne un Guaritore, giunto all’urlo di Roberson.

- Ci penserà Potter ad avvisare tua moglie, vero? – aggiunse Roberson rivolto a Harry.

- Certo, capo. Ci vediamo dopo in ospedale, Ron. Io avviso Ginny ed Hermione. – lo rassicurò Harry. Il Guaritore aiutò Ron ad alzarsi dall’asfalto e lo accompagnò all’ambulanza.

- Arriviamo subito, Ron. Con Hermione e Ginny. Vuoi che avverta tua madre? –

- No, per favore no!!! – gridò Ron, ormai lontano. – Mamma no. Si preoccuperebbe troppo e non le fa bene. Ci vediamo dopo. – lo salutò Ron seguendo il Guaritore di male voglia.

- Certo. – contraccambiò il saluto Harry, poi si girò verso il suo Capo. Era a testa china, con una mano sotto il mento che si grattava la barba incolta, con aria assente.

- Potter, complimenti. Per caso ha visto che faccia aveva l’uomo che hai mezzo schiantato? –

- No, Capo. Mi spiace. Aveva il volto coperto dal cappuccio. – rispose Harry mortificato.

- Non ti preoccupare. Stavo pensando ad una cosa... come facevano a sapere dove la nostra squadra più potente sarebbe andata in perlustrazione? –

- A questa domanda non so rispondere. –

- Io penso ci sia un infiltrato. Nel Ministero, tra gli Auror e la cosa mi disturba. So che non siete tu e Weasley, perchè di voi mi posso fidare e poi, scusa, avete combattuto quasi tutta la vostra vita contro i Mangiamorte e vi schierate con loro? Lo ritengo piuttosto improbabile. – dichiarò Roberson.

- Pensa che sia meglio stringere un Incanto Fidelius? – Chiese Harry a bruciapelo.

- Si. Credo sia meglio. Ora vai a casa, Potter. Tu e famiglia andate a trovare Weasley, ma poi, stringete immediatamente l’incantesimo. Un’altra cosa: appena arrivi a casa fai una domanda a tua moglie e tua cognata, una cosa che possono sapere solo loro. Non si sa mai che un Mangiamorte abbia preso le loro sembianze con la Pozione Polisucco... va beh che tua moglie è incinta e sarebbe praticamente impossibile... – ordinò Roberson tirando fuori la bacchetta.

- Ora vai, Potter. –

- Un’ ultima cosa, signore. Posso parlare di ciò che sta succedendo con Ginny ed Hermione? – domandò Harry. Non era sicuro che sarebbe riuscito a mantenere il segreto con sua moglie...

- Si. Devono sapere. Hanno il diritto di saperlo. – Roberson fece per girarsi, ma si fermò e metà del movimento.

- Per caso, Potter, a casa hai un po’ di Veritaserum? – chiese Roberson.

- Cosa? Veramente no. Se vuole domando ad Hermione di prepararne un po’. Le chiedo un favore, però. Potrebbe usare i nostri laboratori al Ministero? Vede, non mi sento molto sicuro che preparino la pozione a casa... – disse Harry un po’ imbarazzato dal fare quelle richiesta.

- Certo, Certo!! – esultò Roberson, agitando una mano, come per dire che non c’erano problemi. – La signora Weasley può venire quando vuole. Ora vado, Potter. La famiglia l’aspetta a casa. Ci vediamo domani. – lo salutò definitivamente Roberson.

- Arrivederci, capo. A domani. – disse Harry, tirando fuori la bacchetta per smaterializzarsi.

Fece un sospiro e girò su se stesso, scomparendo nella notte buia.   

 

 

Scusate!!! Prima di tutto vorrei scusarmi con voi per il mio grande ritardo. Ieri una mia amica aveva bisogno di un aiuto per il computer e non sono riuscita ad aggiornare. Mi perdonate, vero?

In questo capitolo c'è un po' di azione... non sono tanto brava a descrivere scene d'azione, ma spero vi sia piaciuta. Ora sono in Vacanza e avrò un sacco di tempo in più per scrivere e quindi posterò molto velocemente. Lunedì, o martedì posterò in cinque di questa Fan.

Ma ora passiamo alle recensioni! Addirittura quattro!

niettolina: Grazie mille! Mi sono piaciuti i tuoi commenti! Non importa se non l'avevi vista prima, l'importante è che ora sei qui a recensirla. Quando ho cominciato a scrivere questa FF, pensavo diventasse solo una One-Shot molto lunga, con una trama semplice e sarebbe finita in pochissimo. Ora mi ritrovo con tantissime idee. Credo di fare sui otto, al massimo dieci capitoli belli sostanziosi. Harry, Ron, Hermione e Ginny che vivono insieme... mi è venuto in mente rileggendo l'epilogo dei doni della morte. Grazie mille per la tua recensione, per avermi messo tra gli Autori preferiti (ho cominciato a saltellare per casa come una scema quando l'ho visto) e per aver messo la mia piccola FF tra le preferite. Bacioni!! Luna Cullen. :)

Altair94:  Hai visto? Ti ho accontentata! Spero che il capitolo ti sia piaciuto. Ma non ti preoccupare, la trama diventerà un po' più complicata. Non troppo, già ora ho tantissime cose in mente e a volte tendo ad impazzire. Ho due storie da continuare e qualche One - Shot da finire... sto impazzendo... Comunque, spero ci sentiremo anche nel prossimo capitolo. Baci!! Luna Cullen :)

 EDVIGE86: Grazie, grazie, grazie e ancora grazie. Non sai che piacere avere delle recensioni così. Mi mettono subito di buon umore. Ti ringrazio per i complimenti e sono felicissima che la storia ti piaccia. Grazie anche per aver messo la storia tra le seguite. Bacioni!!!

 Arthur:  Io il Titanic, non l'ho mai visto, ma la mia migliore amica lo adora. Gliel'ho regalato io per Natale. E Notting Hill ti piace? Io lo adoro. È fantastico. Anche io ho lo stesso problema di Harry, infatti ci sono giorni in qui la mia scrivania è completamente sommersa dai libri di scuola. Grazie per la recensione e grazie per aver inserito la mia FF tra le seguite. Ci sentiamo presto, spero... Baci!!!

Ora ringrazio chi ha messo la storia tra le preferite, cioè: alexa potter, bunny65, ginny74, Kenny11, leloale, Maximo, niettolina.

Chi ha inserito la mia storia tra le seguite (ben 10 persone!!! :)) : Altair94, Arthur, EDVIGE86, ginny74, hele, nan96, rutix2003, serenitychibi, tanna, vama1978.

Infine chi mi ha aggiunto alla lista dei suoi autori preferiti: ginny74, Ladia, niettolina.

Grazie a tutti e Buon Pasqua!!!!

 

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Capitolo 5
*** San Mungo ***


Capitolo 5

Dedico questo capitolo alla mia favolosa ßeta Ladia, perchè mi aiuta nella correzione dei capitoli e sopratutto per il sostegno morale. Grazie tesoro!!

 

Capitolo 5: San Mungo

03/03/2005

 

Harry si smaterializzò al centro esatto del salotto e si guardò intorno cercando Hermione e Ginny. Il suo sguardo si soffermò sui divani: le due donne dormivano rannicchiate con una coperta addosso. Harry si avvicinò a loro.

- Ginny! Hermione! – le chiamò Harry scrollandole leggermente.

- Harry? Sei tu? – chiese Hermione destandosi.

- Si, sono io. Tu sei tu, Hermione? – chiese lui.

- Certo che sono io. –

- Dimostralo. – ordinò Harry, in tono da generale.

- Harry, ma la caccia ai Mangiamorte di ha dato alla testa? Come puoi chiedermi una cosa del genere? Dov’è Ron? –

- Prima rispondimi: quando è stata la prima volta che ci siamo incontrati? –

- Il primo giorno di scuola sull’espresso di Hogwarts. Era venuta a chiedervi se avevate visto il rospo di Neville. – rispose Hermione.

- Dopo il matrimonio di Fleur e Bill, dove siamo andati? – continuò Harry.

- A Tottenham Court Road. Poi al numero 12 di Grimmauld Place. -  

- Ok, sei tu. – e tirò un sospiro di sollievo. Lo sguardo gli cadde involontariamente su Ginny, rannicchiata sul divano, sotto una spessa trapunta. Voltò le spalle ad Hermione e cercò di svegliare la moglie.

- Allora, dov’è Ron? – chiese impaziente Hermione, battendo un piede per terra, gesto che faceva abitualmente quando era nervosa. 

- È proprio di questo che volevo parlarti… - cominciò Harry, ma venne interrotto dall’amica-cognata.  

- Gli è successo qualcosa? Io lo sapevo! Sapevo che non doveva andare! Dimmi dov’ è, Harry James Potter! – gli gridò contro Hermione ora in piedi. Tutto quel chiasso svegliò Ginny che si mise seduta coprendosi una mano con gli occhi.

- Hermione ti prego, calmati! – cercò di spiegare Harry. Lei non gli diede retta e cominciò a camminare verso Harry con gli occhi infuocati.

- Ti ho detto di dirmi dov’è!!! – strillò Hermione.

- Se mi lasci spiegare tutto dall’inizio è possibile che capirai dov’è Ron, ma se non lasci spiaccicare parola… - gridò Harry più forte di lei. Hermione ammutolì e abbassò le braccia che aveva alzato per scuotere Harry se non le avesse detto dov’era suo marito. L’unica persona che non stava urlando era Ginny raggomitolata per quanto le permettesse la sua pancia. Con le mani sulle orecchie cercava di non ascoltare suo marito e sua cognata che urlavano.

- Scusami, Harry. Non avrei dovuto prendermela con te. – disse Hermione dispiaciuta mentre si risiedeva sul divano. Anche Harry si sedette, prendendo sua moglie tra le braccia.

- È stato un brutto risveglio, amore? – chiese Harry a Ginny, mentre lei si accoccolava su di lui.

- Abbastanza. Ora cercate di parlare senza urlare. Io ho sonno. – disse lei chiudendo gli occhi.

- Certo, scusa, Ginny. – sussurrò Harry.

- Allora, dov’è Ron? – chiese Hermione con una punta di nervosismo nella voce.

- Ti spiego: come sai siamo andati in “perlustrazione” e siamo stati attaccati da un gruppo di Mangiamorte. – cominciò Harry. Sia Ginny che Hermione trattennero il respiro. – ecco… erano leggermente superiori a noi e… beh, uno stava per… uccidere Ron. – disse Harry, chiudendo gli occhi. Era evidente che gli costasse uno certo sforzo dirlo a voce alta. Lacrime cominciarono a solcare il volto di Hermione.

- Io sono arrivato appena in tempo per schiantare il Mangiamorte, che evidentemente era il capo di tutti loro. Appena si sono accorti che il Capo era stato schiantato per metà si sono smaterializzati tutti. Ora Ron è al San Mungo. Mi ha pregato di non dire niente a Molly, di venire qui e di raggiungerlo subito all’ospedale. Credo che non sopporti i Guaritori… - cercò di sdrammatizzare Harry e riuscì perfino a strappare un mezzo sorriso alle due donne.

- Andiamo subito, vieni Ginny? – domandò Hermione mentre afferrava i suoi vestiti, accuratamente piegati su una sedia e dirigendosi verso il bagno.

- Certo. Prima resto un po’ qui con Harry. – disse lei abbracciando il marito.

- Come va, Ginny? – chiese Harry poggiando entrambe le mani sul ventre gonfio di Ginny.

- Bene, direi. Domani resti a casa con noi? – domandò lei stiracchiandosi leggermente.

- Mi dispiace, sono mortificato, ma proprio non posso. Ci sarà tanto di quel lavoro che non voglio neanche immaginare…- Harry scosse la testa.

- Sai, ogni santo giorno mi chiedo come mai hai scelto di diventare un Auror, non fraintendermi, sono molto orgogliosa di dire a tutti che mio marito è Harry Potter e che è un Auror, ma almeno non rischieresti la vita tutti i giorni. – constatò Ginny mentre poggiava le proprie mani su quelle del marito.

- Sai, potevo anche intraprendere una carriera come giocatore di Quidditch, cosa che hai fatto tu, ma credo che il mio destino fosse quello di diventare un Auror. Mi sono ritrovato a combattere Voldemort prima di essere nato. Ho avuto a che fare con Mangiamorte o persone di quel giro da quando avevo undici anni. Certo, io adoro i Quidditch, ma credo che la mia vera vocazione sia quella di essere una Auror. E poi, mi piace cercare di rendere il mondo migliore per tutti, ma specialmente per mio figlio e mia moglie. – finì il discorso Harry, perdendosi nello sguardo caldo e profondo di Ginny.

- Ginevra! Invece di stare a parlare con tuo marito non ti potresti andare a preparare. Voglio vedere come sta Ron. Non mi fido molto di questi Guaritori. E se gli fanno male? – Hermione sembrava veramente Molly Weasley quando parlava così di Ron. A Harry scappò una risata, mentre Ginny ridacchiando si alzava dal divano e andava in bagno a prepararsi.

Dopo dieci minuti erano tutti e tre in macchina, visto che alle donne incinta non era permesso di smaterializzarsi.

Appena arrivarono al San Mungo, Hermione si fiondò dentro. Harry e Ginny la seguivano più lentamente, a braccetto.

- Buonasera. Sono Hermione Weasley, la moglie di Ronald Weasley. Può dirmi in che stanza si trova mio marito? – chiese ad una strega dietro il banco delle informazioni.

- Aspetti un attimo…. Ronald Weasley…. Stanza 135. Secondo piano. Arrivederci. – disse la ragazza neutra.

- Grazie. – disse Hermione e ripartì quasi correndo, cercando la stanza di Ronald. Sbatté contro tre o quattro guaritori che per caso, si trovavano sul suo cammino.

- 132…133…134…135! Trovata! – gridò Hermione incurante delle occhiatacce che un’infermiera le stava lanciando. – HARRY! GINNY!!! – gridò dall’ altra parte del corridoio. – L’HO TROVATA!!!! –

- Hermione! Per l’amor di Merlino!! Abbassa la voce! – esclamò Ginny quando si trovarono vicino a lei, che continuava a sbracciarsi per far vedere ai suoi due amici dove si trovava.

- Oh, scusate, ma sono agitatissima!!! Voglio vedere il mio Ron!!! –

- Oh, Merlino aiutaci tu. – implorò Harry. Quando Hermione ci si metteva era anche peggio di Molly Weasley.

- Mi scusi!! – urlò ad una infermiera che stava passando. – C’è mio marito nella stanza 135, posso entrare o gli stanno facendo dei controlli? –

- Sono appena entrati. Circa dieci minuti fa. Ci metteranno circa venti minuti, non di più. Intanto le consiglio di sedersi sulle sedie in corridoio o andare a prendersi un bel the caldo. Mi sembra un tantino agitata…. –

- Oh, si. Certo, certo. – annuì Hermione.

- Vieni, andiamo a prendere un the, mentre Harry sta qui a vedere se escono i medici, va bene? Su vieni. – la convinse Ginny. Le due donne salirono al quinto piano dove c’era la sala del the.

 

 

Dopo mezz’ora non c’erano notizie ed Hermione cominciava a preoccuparsi più di quanto non lo fosse già.

- Harry, ma hanno finito. Io voglio vedere Ron! - stava parlando più o meno da quando lei e Ginny erano tornate dalla sala del the. Sia Harry che Ginny ne avevano la testa che minacciava di scoppiare e speravano fortemente che i Guaritori lasciassero che Hermione vedesse Ron.

“Almeno così la smetterà di parlare…”  pensò Ginny, poggiando la testa sulla spalla di Harry.

Per grande fortuna di Harry e Ginny un Guaritore uscì dalla stanza di Ron togliendosi i guanti di lattice.

- Hermione Weasley? – chiese. Lei si alzò immediatamente in piedi.

- Si, sono io. Come sta mio marito? – chiese ansiosa.

- Sano come un pesce. Gli abbiamo solo dovuto fare dei punti nel punto in cui è stato colpito… -

- Cosa? Harry!! Questo non me lo avevi detto!!! – strillò Hermione. Harry cercò di inventarsi una scusa decente mentre il Guaritore continuava a parlare.

- Stavo dicendo… che comunque non ha niente di grave. Se vuole può vederlo. Ah, dimenticavo. Può tornare a casa anche seduta stante. Basta che firmi un paio di scartoffie, sa la burocrazia… - disse il Guaritore.

- Oh, grazie, mille. Grazie. Le sono debitore. – disse Hermione al medico entrando nella camera di Ron.

- La lasci stare. È completamente andata per la storia di mio fratello. Grazie. – disse Ginny al Guaritore che aveva una faccia perplessa.

- Oh, va bene. Prego. Non c’è di che. È il mio lavoro. – rispose lui a tutti quei “grazie”. Anche Ginny ed Harry entrarono in camera di Ron e lo trovarono in balia di Hermione, che gli sprimacciava i cuscini e gli chiedeva ogni secondo se voleva che gli portasse da bere o altro.

- Hermione, sto benissimo così. Non ti preoccupare così, per favore. Sei peggio di mia madre. – commentò Ron, non troppo contento di essere trattato come un malato.

- Oh, stai tranquillo, posso stare qui anche tutta la notte. Hai bisogno di qualcosa Ron? – gli chiese la moglie mentre sistemava il comodino, che si trovava accanto al letto di Ron. Lui fece segno a Harry e Ginny di tagliarsi la gola. Loro risero e si avvicinarono al letto di Ron. Harry prese l’unica sedia e fece sedere la mogie su di essa.

- Grazie, Harry. – ringraziò lei.

- Allora, Ron il Guaritore dice che puoi tornare a casa anche subito, basta che firmi solo un po’ di carte…. – cercò di spiegargli Harry, ma vene interrotto da Hermione che per la centesima volta chiedeva a Ron se era abbastanza comodo.

- Si, Hermione. SI!!! – esclamò Ron. – Primo: non sono malato. Mi hanno portato qui solo per accertamenti quindi smettila di trattarmi come un malato perché non lo sopporto. Secondo: se mi chiedi un’altra volta se sono comodo ti schianto dall’altra parte del muro. Chiaro? – Ron era veramente arrabbiato e Hermione chinò il capo, fissando il pavimento (neanche tanto bello), della stanza.

- Scusa, Ron. È che ero preoccupata per te… -

- Lo so che eri preoccupata per me, ma datti un contegno! – ora il tono di Ron non era più arrabbiato, ma scherzoso.

- Mi perdoni? – chiese Hermione avvicinandosi a lui.

- Certo che ti perdono… ma prima posso abbracciarti? –

- Non puoi Ron, perché devi. – disse Hermione abbracciandolo. Ron affondò il viso nei suoi capelli perennemente crespi. Intanto Harry e Ginny erano miracolosamente scomparsi.

- Sai cosa ho pensato quando avevo la bacchetta del Mangiamorte puntata addosso? – Hermione scosse leggermente la testa. – Ho pensato a quanto ti amavo e al dolore che avrei portato in famiglia se fossi morto. O almeno speravo che vi dispiacesse della mia morte… -

- Sei uno stupido, Ron. Come puoi pensare che noi non ti vogliamo bene, eh? – gli chiese Hermione tirandogli un leggero scappellotto in testa.

- Eh, scusate, signori Weasley. So che lei, signor Weasley ci teneva tanto a tornare a casa. Ecco, queste sono le carte che dovrebbe firmare per uscire. Le legga tutte con molta attenzione e poi firmi. – il guaritore entrò nella stanza facendo separare i due coniugi.

- Certo. Ron prese in mano i fogli che il Guaritore gli porgeva e cominciò a leggere. Intanto anche Harry e Ginny tornarono in camera di Ron. Inventarono la scusa di un capogiro di Ginny a causa dell’odore di lattice che regnava sovrano al San Mungo, ma tutti sapevano che erano usciti solo per lasciare un po’ di privacy ai due.

- Ecco fatto. Ora posso uscire? – chiese Ron impaziente di ritornare a casa.

- Si, certo. Il suo mantello, signor Weasley. Torni tra una settimana alle tre del pomeriggio per togliere i punti. Arrivederci. – li salutò il mago uscendo.

- Torniamo a casa, vero? Io ho sonno. – disse Ginny aggrappandosi ad Harry.

- Certo, tesoro. Andiamo? – i quattro uscirono dall’ospedale per tornare a casa loro.

“ E così ho rischiato un’altra volta di morire. Che allegria. Ma poi, dico io, perché ho scelto questo lavoro?” pensò Ron mentre salivano in macchina.

La risposta la conosceva già.

Per dare un futuro migliore alle persone che amava: Hermione e la sua famiglia.

Ecco perché aveva scelto quel lavoro.

 

Salve a tutti!

Come avete passato le vacanze di Pasqua? Vi siete tutte abbuffate di cioccolata come me? Io torno a scuola dopo domani... nooo!! Non voglio! Ho bisogno della mattina per scrivere le mie FF!! Aiuto!!

Comunque vi ringrazio tantissimo per tutte le vostre recensioni:

 niettolina: Grazie mille! Mi sono commossa!!! :) Ecco per te la reazione di Hermione. Mi sono divertita tantissimo a scriverlo!! Grazie mille, veramente... io sono emozionatissima... Ti faccio una piccola anticipazione... sono già al capitolo 7... io non ti ho detto niente, vero? Grazie mille ancora e a presto!

ginny74: Intanto Buona Pasqua, anche se un po' in ritardo... per il prossimo capitolo... non so bene... perchè venerdì ho interrogazione di geografia e sabato verifica di spagnolo e storia... credo che lunedì o forse domenica... posterò... Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto!! Luna Cullen

 Altair94 : Dici? Secondo te Ron non avrebbe pensato quello... forse è vero.... Ci penserò... La Campagna di Promozione Sociale può copiarla e incollarla dove vuoi. Magari domenica o lunedì posterò di nuovo, comunque dai un'occhiata alla mia pagina personale. Baci! (Spero che anche i prossimi capitolo ti piacciano e spero anche di non deluderti) Luna Cullen :)

EDVIGE86: Tranquilla! Non importa se arrivi in ritardo, che poi in ritardo non eri. Sono solo io la pazza furiosa che passa ore su EFP il giorno di pasqua!!! Sono felicissima che tu ti stia appassionando!! Ciauu!! Luna Cullen :)

Grazie a chi ha inserito la mia storia tra le preferite, chi tra le seguite, e per avermi inserito tra gli Autori preferiti.

Grazie, grazie e ancora grazie!!

Oggi inserisco un po' di pubblicità per le mie FanFiction:

Tutto Tra I Banchi Di Scuola (Originale)

Take Five (Originale)

Ragione e Istinto (Twilight - S. Meyer)

 

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Capitolo 6
*** Bancroft, Agnes e Sackville ***


Capitolo 6

Capitolo 6: Bancroft, Agnes e Sackville

                                                                           

        La notte stessa: 03/03/2005                     

 

- Capo, che facciamo? Ci stavano quasi per smascherare. – sussurrò un mangiamorte, con il volto coperto dal cappuccio nero che li caratterizzava.

- Non so cosa facciamo, per le Mutande di Merlino. – gridò il Capo alzandosi di scatto e facendo cadere la sedia sulla quale era seduto un attimo prima . – Non lo so. Evidentemente l’informatore si era sbagliato, e questo non deve più succedere, capito! Se scopro che qualcuno di voi mi da delle informazioni fasulle, quel qualcuno sarà ucciso con le mie stesse mani! Sono stato abbastanza chiaro? – urlò ancora.

- Si, capo. – sussurrarono circa una trentina di persone di fronte a lui.

- Non ho capito! Dovete urlare. E chiamarmi Capo Bancroft!!! –

- Si, capo Bancroft!!! – gridarono i Mangiamorte.

- Bene, dobbiamo cercare di essere più bravi a combattere e ideare una strategia. Loro non sono degli sprovveduti, sicuramente hanno un piano perchè cavolo, sono AUROR!!! – gridò l’ultima parola. – il nostro piano iniziale è di PRENDERE IL COMANDO!!! IL COMANDO DI TUTTO IL MONDO MAGICO!!! – il capo esplose in una risata sadica, che si fece sempre più forte, mentre gli altri Mangiamorte urlarono:

- AL SIGNORE OSCURO!!!! –

- Si! Al signore Oscuro! Noi dobbiamo fare tutto questo per lui! Solo per lui! Per far vedere a quelle feccia di Mezzosangue che anche se il Signore Oscuro non è più con noi, porteremo avanti il suo grande progetto.

Il nostro primo obbiettivo è quello di prendere il controllo del Ministero. È questa la chiave. Il Ministero della Magia. Se noi non prendiamo il potere, non potremmo mai controllare tutto il Mondo Magico. Ci sono voluti molti anni per riunirvi tutti quanti, non è stata un’impresa facile, ma l’ho fatta. Perchè io credevo nel Signore Oscuro. E voi dovete crederci come ci credo io.

Ora, bando alle ciance, dividetevi nelle solite coppie e allenatevi. Sackville!!! Voglio parlare con te. Immediatamente. Svelto! – un giovane alto con i capelli biondi e dei muscoli ben evidenti si avvicinò molto velocemente a Bancroft.

- Mi dica tutto, capo Brancroft. – il ragazzo si inchinò e rimase immobile finché il Capo non gli concesse di alzarsi.

- Voglio che tu sia il Comandante in seconda quando io non ci sono. Di accenno solo a questo. Non posso dirti altro, non alla presenza dei tuoi compagni. Vieni domani a casa mia. Dobbiamo parlare di faccende molto importanti. E assicurati di essere solo. –

- Sarà fatto come lei desidera, Capo. – il giovane di nome Sackville si inchinò di nuovo.

- Ora torna ad allenarti. Dovete essere prontissimi per i prossimi scontri con gli Auror del Ministero. – gridò rivolto agli altri che si stavano esercitando.

Continuarono a combattere fino a notte fonda. Verso le due di notte il Capo ordinò ai suoi Mangiamorte di tornare a casa e diede appuntamento al giovane Sackville alle nove nel suo ufficio.

Il mattino seguente Bancroft si trovava nel suo studio a casa sua, quando la cameriera venne a bussare alla sua porta.

- Signor Bancroft, c’è il signor Sackville, per lei. Ha detto che ha un permesso speciale. –

- Si, certo, Agnes. Lo lasci entrare e non disturbarci per nessuno motivo. Se qualcuno mi cerca, digli di lasciarti un messaggio. – ordinò Bancroft. La cameriera si fece da parte e lasciò entrare Sackville.

Il ragazzo entrò nello studio antico, in stile barocco. C’era una scrivania, dietro la quale era seduto Bancroft.

- Siediti, Sackville. – lo invitò il Capo accennando ad una sedia di fronte a lui.

- Grazie, Capo Bancroft. –

- Puoi chiamarmi solo Capo. – aggiunse incurante. Sackville prese posto davanti a lui, sedendosi molto ordinatamente sulla sedia.

- Comodo, comodo. – sussurrò il Capo vedendo la tensione del Mangiamorte.

- Grazie, signore. –

- Ora passiamo ai fatti. Ieri sera ti ho chiesto di voler prendere il comando, quando io sono assente, giusto? È solo perchè ti ritengo un ragazzo con particolare attitudine al comando. Ti ho osservato durante gli allenamenti e le riunioni, hai un talento naturale per combattere e per dare ordini. Da ora sei ufficialmente il mio Beta, se così si può dire.

E come mio Beta, tu e solo io, solo noi due dobbiamo essere a conoscenza di tutti i segreti. Ti dirò sui compagni su cui puoi fare affidamento e su quali devi dubitare. –

- Grazie, Capo. Sono onorato che mi abbia scelto tra i miei compagni. Non la deluderò. – disse rispettoso Sackville.

- Bene. Ecco una lista delle persone su cui ti puoi fidare. – Il Capo prese da sotto una cartellina nera con un foglio dello stesso colore. Era nero come la pece con le scritte bianche che risaltavano sulla carta. Bancroft lo passò al ragazzo a testa alta. Lo lesse velocemente senza tradire alcuna emozione.

- Purtroppo non devi più fidarti del tuo amico, come si chiama? –

- Arnold. – sussurrò piano. Dopo il dispiacere iniziale Sackville cercò di mantenere un’espressione neutra.

- Sai, ragazzo, nella strada al potere devi lasciare correre tutto, concentrarsi solo sul proprio obbiettivi. Quando ho cominciato la mia ricerca, ho lasciato tutto, famiglia, amici, la mia prima e ultima ragazza. Credo si chiamasse Claire... – il Capo Bancroft si perse nei suoi ricordi, nel lontano passato.

- Io, l’ho fatto per il Signore Oscuro! Poiché condividevo pienamente ciò che lui diceva: e ora, io, solo IO. Sono il Capo. IO! – gridò l’uomo stringendo i poggioli della grande sedia da studio che possedeva.    

Sackville rimase pietrificato sulle sedia,  di certo non si aspettava questo sfogo dal Capo.

- Ora bando alle ciance. Il piano è importate perchè così io potrò salire al potere e conquistare tutto il mondo magico, portando al termine ciò che il signore Oscuro voleva fare. –

Si udì un leggero bussare.

- Signor Bancrof, va tutto bene? – la voce di Agnes giungeva attutita.     

- Si, Agnes. Ho urtato la scrivania. Stavo solo imprecando. – continuò ad urlare Bancroft.

- Vuole che le porti una pomata? –chiese la donna.

- No, Agnes. Ora vai a sbrigare le tue faccende! – Anges fuori della porta alzò le spalle: era una signora minuta, con i capelli grigi raccolti in un perfetto chignon. Al braccio aveva appeso uno strofinaccio grigio, sporco e rovinato. Dopo l’ultimo grido del suo padrone si allontanò dall’entrata dello studio del suo padrone, con il segreto dei due uomini che le vorticava in testa.

“Il signore Oscuro... Colui-che-non-deve-essere-nominato. “ continuava a pensare. Si fermò in mezzo al corridoio, tra i quadri degli antenati della nobile famiglia del signor Bancroft. Lei, contrariamente a quello che pensava il suo padrone, non era una maganò (avete presente Merope Graunt o il signor Gazza?N.d.A.):  sapeva usare bene la bacchetta.

Agnes capì che l’unica cosa da fare era andare dagli Auror, anche se questo significava tradire il proprio signore.

“Questa è una questione ben diversa. Qui c’è in gioco tutto il mondo magico” cercò di convincersi da sola, mentre avanzava verso la sua stanza. Si cambiò in fretta e furia, afferrò la sua borsetta nera e il cesto che usava di solito per andare a fare la spesa. Passò davanti allo studio di Bancroft. Busso leggermente e le fu invitato di entrare.

- AGNES!!!! – tuonò il Capo. – Ti avevo detto di non voler essere disturbato! E tu cosa fai? Addirittura due volte vieni ad interrompermi! – le urlò contro.

- Mi scusi, ma mi aveva chiesto di preparare un pranzo perfetto per il suo ospite, ma se non mi dice cosa vuole che vi cucini, come faccio io? –

- Capo, ma non serviva un pranzo... – obbiettò Sackville. Lo sguardo di Agnes si posò su di lui e cercò di analizzare tutti i suoi particolari.

“Sembra un ragazzo a posto, sempre gentile, cortese.... e poi vedi come sono ipocrite certe persone.”. Pensò Agnes mentre posava di nuovo gli occhi sul suo signore.

- Voglio del caviale. Quello buono però. Con insalata di pesce e una composizione di verdure. Quella che sai fare solo tu. – il tono di Bancroft si addolcì un po’... o forse era solo un’impressione della donna. – Oh, giusto. Degli spiedini di frutta. E un dolce. Il più grande e bello che sai fare. Ora vai e muoviti! – esclamò Bancroft facendole gesto di andarsene.

- Con permesso. – sussurrò. Prima che si chiudesse la porta dietro le spalle Sackville le rivolse un sorriso. Agnes rispose un po’ incerta. Stava per andarsene e diede un’ ultima occhiata alla porta. Non resistette alla tentazione: come prima annullò l’incantesimo di Bancroft sulla stanza per farla diventare insonorizzata e ascoltò un altro pezzo della conversazione.

- Meno male che la sguattera se né andata... – borbottò Bancroft, con la voce attutita dietro la porta.

- È simpatica la vostra cameriera, signore. Non avrebbe dovuto disturbarla per cucinare il pranzo... –

“Che gentile questo ragazzo! Si chiama Sackville...” pensò la signora Agnes.

- Ma che simpatica e simpatica! È sempre appiccicaticcia! Mi sta sempre appresso, ogni cinque minuti viene a controllarmi, neanche fosse mia madre! -

Agnes alzò gli occhi al cielo. Sapeva benissimo che non stava simpatica al suo signore, ma non poteva licenziarla, con quello che costano le domestiche al giorno d’oggi!

E poi, diciamoci la verità: tutti avevano paura di entrare nella gran villa del signor Bancroft.

- Bene, ora parliamo d’altro, non delle mie difficoltà con la domestica. Il nostro prossimo piano d’attacco sarà direttamente il Ministero della Magia. È il più difficile tra tutti i nostri attacchi. Purtroppo l’ultimo non è andato tanto a buon fine: Potter mi ha quasi schiantato. Stavo proprio per uccidere il suo amichetto, Weasley, quando è venuto lui a rompere le uova nel paniere. La barba di Merlino! Se lui non fosse intervenuto ora, Weasley sarebbe in paradiso! – ringhiò frustrato Bancroft.

Agnes rabbrividì, e non era a causa del freddo.

- Capo, forse dovremmo intensificare i posti di blocco a casa degli Auror? – propose incerto Sackville.

- No, non credo sia una buona idea. Ho imparato molto negli anni in cui ho vagato per il mondo: non serve a niente appostarsi per giorni e giorni davanti al posto dove la tua preda, se così si può chiamare, passa la maggior parte del suo tempo. Basta pedinarle bene per due o tre giorni, vedere quali sono i luoghi in cui si trova maggiormente da solo e quelli da evitare per non essere scoperti. Quindi, quello che dicevi tu è giusto per metà. Ormai conosciamo bene le nostre prede, sappiamo benissimo dove e quando quella determinata persona sarà sola. Ed è importantissimo che la preda sia da sola. È da stupidi fare un attentato ad un’ unica persona in una folla di gente. La preda rischia di sfuggirti. Se invece la acchiappi quando è sola e noi predatori siamo in netta maggioranza, l’operazione diventerà un gioco da ragazzi. E poi scusa, eh, ma credo che tua moglie si accorgerebbe di una persona che sta fuori da casa tua ventiquattro re su ventiquattro senza dare il minimo segno di volersene andare, non ti sembra? – concluse Bancroft.

- Certo, signore. Ovviamente lei è grande e potente e ha imparato dagli errori degli altri. Per noi tutti Mangiamorte lei è un validissimo esempio da seguire. – lo lusingò Sackville.

- Ho imparato molto dagli altri. Da bambino ero sempre nell’ombra, nessuno mi notava mai, o chi lo faceva, era solo per prendermi in giro. Non sopporto le persone che mi sottovalutano. Io sono sempre stato all’ombra degli altri. È arrivato il momento che io venga alla luce del sole, facendo vedere a tutto il mondo chi sono veramente io. L’unico mio vantaggio fu quello di imparare molto dagli altri. Ero e sono un buon osservatore, ho imparato a riconoscere gli errori degli altri e a non copiarli. –

- Non voglio insinuare niente, Capo, ma tutti commettono degli errori... persino il Mago più potente del mondo ha commesso degli errori. Prenda Silente... –

- Silente non era il più grande Mago del mondo. Lord Voldemort era il più grande mago mai esistito sulla faccia della terra. Silente, in confronto a lui non era niente. Niente! Non osare mettere quel vecchio rimbambito di Silente la di sopra del Signore Oscuro!!! – gridò Bancroft fuori di se. Agnes si ritrasse dalla porta, spaventata. Era tentata di scappare al Ministero e raccontare tutto a qualcuno, ma allora stesso tempo voleva finire di ascoltare la conversazione tra Sackville e Bancroft.

Anche se incerta, la donna rimise l’orecchio sulla porta.

- Certo, Capo. Non intendevo certo mancare di rispetto al nostro grande Signore Oscuro, ma non volevo imbrattare il suo nome, facendo un banale esempio con lui. – disse pomposo Sackville.

- Va bene, sei perdonato. Ho capito che le tue intenzioni. Vai avanti. Illustrami il tuo pensiero. –

- Grazie, Capo. Come stavo dicendo, Silente ha commesso la sua parte di errori. Per caso ha letto la sua biografia, scritta da Rita Skeeter, l’anno dopo che è morto? – chiese il ragazzo.

- Certo che l’ho letta. Mi sono divertito un sacco a leggerla. Mai letto o sentito una cosa più spassosa. Ho riso per tutto il libro. – confermò Bancroft ridendo di gusto.

- Anche io l’ho letta. Ebbene, come saprà anche lui ha commesso i suoi errori, ma era considerato da tutti gli altri, per così dire, “Non Mangiamorte”, il più gran mago del mondo. Io penso che ognuno di noi, nella propria vita ha commesso qualche errore, il segreto sta nel non ripeterlo. – finì Sackville, saggio.

Agnes, curiosa aspettò la risposta del suo signore, in attesa che esprimesse la sua opinione su ciò che Sackville aveva appena detto. Intanto rimuginava sulle parole di Sackville: un ragazzo così saggio che faceva il Mangiamorte?

“Qui gatta ci cova...” Pensò Agnes appoggiando di più l’orecchio sulla porta, per non perdersi la risposta del signor Bancroft.

- Beh, mio caro Sackville, hai davanti una persona che di errori, nella sua vita ne ha commessi ben pochi, almeno sotto il mio punto di vista. – disse Bancroft, parlando con aria da superiore agli altri. – Tu non puoi insinuare che non esista nessuno senza la sua parte di errori, ma ti stai sbagliando. IO ho fatto, forse solo un errore nella mia vita. Quello di assumere Agnes. Quello credo sia il mio unico errore. -

- Ecco ti pareva. Ha sempre qualcosa contro di me. Non c’è una volta che mi ringrazi per tutto quello che faccio per lui. Dal pulirgli la sua enorme casa, a stirargli la biancheria. Che ingrato. – mormorò piano la signora Agnes.

- Hai detto qualcosa? – all’improvviso Bancroft si fece sospettoso.

- No, signore. Non ho neanche aperto bocca. – rispose sorpreso Sackville.

- Deve esserci qualcuno in corridoio... – La signora Agnes trattenne il fiato rumorosamente. In fretta e furia estrasse la bacchetta e cercò di smaterializzarsi.  Scomparve appena in tempo, prima che il suo signore aprisse la porta.

Bancroft spalancò all’improvviso la porta per cercare di cogliere l’intruso.

Alle sue spalle Sackville cercò di sbirciare e guardare aldilà del suo Capo.

In corridoio non c’era nessuno, ma per terra era stato abbandonato un cestino.

Bancroft lo riconobbe subito: il cestino di Agnes...  

 

Salve a tutti!

Intanto volevo dirvi... ragazze? Dove siete? Solo due recensioni? Nel capitolo scorso quattro e in questo due... È così brutto? Insomma, io mi demoralizzo...

Ma non importa. Intanto rispondo alle recensioni di:

niettolina: Grazie mille, tesoro! Anche se molto in ritardo, anzi di più Buona Pasqua anche a te. Lo so, Hermione forse l'ho fatta leggermente paranoica, ma non puoi immaginare quando io mi sia divertita a scriverlo! È stato spassosissimo! Scusa se non ho aggiornato prima, ma la scuola mi sta uccidendo. Quest'anno ho gli esami e i prof non ci lasciano un momento di pace. Non immagini la l'8-9-10! L'otto prove di orchestra. Due ore!! il nove pure e il dieci concerto! Con due verifiche la mattina. Mi ci è voluta una settimana per riprendermi dal concerto. Ma ora sono qui! continua a seguirmi!! Ciau!!

 Altair94: Ciao! Guarda che non è vero che non mi interessa se hai avuto una giornata massacrante. Mi piace parlare con le persone che recensiscono. Serve a conoscersi meglio. Lo so questo capitolo è un po' calmo e anche questo. Spero che ti sia piaciuto e che continuerai a seguirmi. Ciauu!!

Ringrazio tutte le persone che hanno inserito la mia storie tra le preferite e le seguite e invito tutti a lasciarmi qualche piccola recensione! Anche solo per dirmi che faccio schifo!

Grazie a chi mi ha inserito tra gli autori preferiti.

Ora... un po' di pubblicità! Vi invito a leggere le altre mie storie:

Tutto Tra I Banchi Di Scuola (Originale)

Take Five (Originale)

Ragione e Istinto (Twilight - S. Meyer)

 

Grazie a tutti e al prossimo capitolo!

 

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Capitolo 7
*** Incanto Fidelius ***


Capitolo 7

Dedico questo capitolo a  niettolina, senza la quale ora non sarei qui. Scusami tantissimo... Volevo portarmi un po' avanti con la storia. Ho scritto la prima pagina del capitolo 8. Ho preferito continuare Tutto Tra I Banchi Di Scuola. Grazie, tesoro per tutto!!!

 

Capitolo 7: Incanto Fidelius

04/03/2005

 

Harry, Ginny, Hermione e Ron tornarono a casa verso le due di notte. Quando entrarono in casa, il salotto era tutto buio, ma sotto la porta della cucina si intravedeva un po’ di luce.

- Kreacher deve essersi alzato... – mormorò Harry. Lasciò la mano di Ginny e si diresse verso la cucina. Aprì la porta con la bacchetta sfoderata, pronto nel caso la persona nella stanza non fosse il suo elfo domestico, e la puntò verso la piccolissima figura. Questa si girò sobbalzando. Non era nessun intruso. Era la piccola Kreacy, scesa in cucina a prendere un bicchiere d’acqua.

- Oh, Kreacy, sei tu. Pensavo fosse un Mangiamorte. –

- Buona sera, signori. A Kreacy dispiace di avere fatto prendere ai padroni spavento. Kreacy non voleva. Kreacy era solo venuta a prendere un bicchiere d’acqua perchè aveva sete. –

- Tranquilla, è che con tutti questi Mangiamorte cattivi, bisogna essere sempre pronti. – la rassicurò Hermione entrando nella stanza e prendendo in braccio la piccola elfa.

- Signora Hermione, perchè questi Mangiamorte cattivi vogliono combattere contro Padron Harry e Padron Ronald. Loro sono buoni, aiutano tutte le persone in difficoltà, perchè questi uomini cattivi vogliono fare dal male a tutti? – chiese Kreacy facendo roteare i grandi occhi a palla verso Hermione e gli altri.  

- Sai, Kreacy, questi Mangiamorte cattivi vogliono combattere Harry e Ron perchè vogliono essere i padroni di tutto il Mondo Magico. Vogliono governare su tutti, come quando c’era il Mago cattivo, ti ricordi delle storie del tuo papà? Che parlavano del Mago cattivo? Queste persone cattive vogliono fare come lui, spaventare tutte le persone buone come noi. – le spiegò dolce Hermione, cercando di far capire quei concetti importanti ad un’elfa di cinque anni.

- Mmm ma perchè? – domandò ancora Kreacy, curiosa, sporgendosi per guardare in faccia Harry, Hermione, Ron e Ginny.

- Non sappiamo perchè lo fanno, Kreacy. Dobbiamo ancora capire cosa vogliono effettivamente questi Mangiamorte. – disse gentile Hermione.

- Va bene. Mi spiegherete tutto alla fine? – chiese la piccola, guardando tutti un ad uno.

- Certo, te lo prometto Kreacy. Ora vai a dormire che è tardi... – sorrise Ginny.

- Vieni che ti accompagno a dormire. È tardi. Una bambina come te dovrebbe andare a letto. – Ginny prese la piccola Elfa dalle braccia di Hermione e la accompagnò nella sua cameretta.

- Signora Ginny, mi racconta un favola, per favore? – bisbigliò Kreacy, mentre Ginny apriva la porta della sua camera e la deponeva sul letto.

- Ora non posso, Kreacy. Prometto che domani sera te ne racconto due, va bene? Le tue preferite sono “La fonte della buon sorte” e “Baba Raba e il ceppo ghignante”, vero? – domandò Ginny per avere una conferma.

- Si. – sussurrò la piccola prima di accoccolarsi sul cuscino e cadere nel mondo dei sogni. Di soppiatto, Ginny tornò al piano inferiore: Harry, Ron ed Hermione erano seduti sui divani di casa, guardinghi. Nessuno si permetteva di chiudere gli occhi, erano seduti molto compostamente, come se la scomoda posizione li favorisse nella missione “non-addormentarsi”. Ginny sospirò leggermente e si sedette vicino al marito.

- Almeno potete spiegarci tutto? – mormorò Hermione con un sussurro appena udibile.

- Vedi, Herm, la situazione è molto complicata e noi Auror abbiamo pochissime piste da seguire. Cercheremo di spiegarvelo nel modo più semplice. Vi terremo sempre aggiornate, non dovere preoccuparvi. – cominciò a parlare Harry. Tre paia d’occhi si spostarono verso di lui.

- Vedete, c’è questo gruppo di Mangiamorte senza scrupoli che. Avrete letto sicuramente “La Gazzetta del Profeta” dei due settimane fa. Se non vi ricordate, c’è stato quell’attacco in un centro babbano, pieno di Babbani. Abbiamo dovuto fare straordinari per tre giorni, prima di rimettere tutto a posto. E l’omicidio di due Babbani che avevano commentato i loro abiti. Come Roberson ha sottolineato in riunione, loro non hanno scrupoli nell’uccidere qualcuno. Dobbiamo stare molto attenti. – terminò Harry cupo, abbassando lo sguardo.

- Esatto. Anche l’attentato di oggi, era tutto programmato, sapevano esattamente dove, come e quando noi eravamo. È tutto molto strano. Magari c’è in intruso... – propose Ron, ma non era convinto neanche lui di quello che diceva.

- Anche Roberson le pensa come te. Mentre ti portavano al San Mungo ho parlato con lui: ha detto che pensa ci sia un infiltrato. Di noi si fida ha detto: “So che non siete tu e Weasley, perchè di voi mi posso fidare e poi avete combattuto quasi tutta la vostra vita contro i Mangiamorte e vi schierate con loro?” parole testuali. – confermò Harry. – In più mi ha chiesto se avessimo un po’ di Veritaserum, tecnicamente non so cosa gli serva, ma posso bene immaginarlo... in ogni caso, gli ho chiesto se potevi venire tu, Hermione, nei laboratori del Ministero a prepararla. Mi spiace, non volevo essere invadente, ma... – Hermione bloccò il flusso di parole di Harry con un semplice cenno della mano.

- Tranquillo. Hai fatto benissimo ad accettare al posto mio l’offerta. Sono disponibile ventiquattro ore su ventiquattro. – confermò lei.

- Oh, oh, ventiquattro su ventiquattro... no. – affermò deciso Ron.

- Perchè no, Ronald? – chiese lei, voltandosi verso il marito, con un’ espressione omicida. A quell’occhiata Ron si rimangiò ciò che aveva appena detto.

- Va bene, come vuoi tu, Hermione. – acconsentì. Lei gli rivolse un sorriso enorme.

- Voglio dare una mano anche io agli Auror. Rendermi utile per il Mondo Magico. Chissà quando deve essere soddisfacente... – cominciò a vaneggiare Hermione.

- Hermione, torna tra noi. Quando vuoi cominciare? – le chiese Harry strappandola dalle sue fantasticherie.

- Anche domani, ma tu, Ginny? – Hermione si voltò verso di lei, sul viso un’espressione mortificata.

- Cosa credi, che mentre tu ti diverti al Ministero, io stia in casa buona e tranquilla? Ti sbagli di grosso. Io verrò con te. Su questo non si discute. – s’impuntò Ginny.

- E tu cosa credi? Che ti avrei lasciata qui da sola? Chiamavo tua madre, no? – scherzò Hermione.

- Noooo. Ti prego. Mamma diventerebbe paranoica! – esclamò Ginny. Si tappò immediatamente la bocca. Si era dimenticata che c’erano altre tre persone che, al contrario di loro, dormivano.

- Sentite, perchè non andiamo a dormire? – propose Ron, sbadigliando rumorosamente.

- Sono d’accordo con Ron. Sto morendo di sonno e domani mattina dobbiamo anche alzarci presto. Oh, giusto!!! – esclamò Harry ad alta voce.

- Shhhhh! – gli fecero Hermione, Ginny e Ron.

- Scusate. Mi sono dimenticato di dirvi che è meglio che stringiamo l’Incanto Fidelius. Dovremmo passare anche da Molly e Arthur e da tutti gli altri, per dirglielo. Roberson mi ha assicurato che più protezioni alla famiglia mettiamo, meglio è. Ora però a letto. – spiegò Harry alzandosi. Prese per mano la moglie e andarono nella loro stanza. Anche Ron ed Hermione li seguirono, impazienti di addormentarsi.

 

Il mattino seguente si alzarono tutti molto presto, nonostante fossero andati a dormire alle tre di notte. Alle sette e mezza Harry, Ron, Hermione, Ginny, Kreacy, Kreacher e Winky erano radunati in cucina, attorno al tavolo e stavano facendo colazione.

- Quando dovete andare al lavoro? – domandò Hermione prima di bere un sorso del suo caffé.

- Roberson ha detto che per le nove dobbiamo essere nel suo ufficio, quindi... –

- Ok. Allora veniamo anche noi. – propose Ginny.

- Perfetto. Prima io e Harry dobbiamo passare da mamma, da Bill e Fleur, Percy, George... per l’Incanto Fidelius. Appena alzato ho mandato loro un gufo. Appuntamento alle otto e un quarto alla Tana. – annunciò Ron. – Tutti quanti. Anche voi. – Ron fece cenno ai tre elfi domestici. Loro annuirono, continuando a mangiare il loro Bacon. – Se Roberson ha detto che dobbiamo essere tutti sicuri, tutti significa anche voi. –

- Grazie, signore. Winky è molto contenta delle belle parole che il Signore ha detto a noi. Grazie. – sorrise Winky.

- Grazie, signori. – confermò Kreacher, dondolando avanti e indietro sul posto.

- Si, grazie. Ma cos’è l’Incanto Fidelius? – domandò curiosa Kreacy, sporgendosi sul tavolo per guardare meglio Harry e Ron.

- È difficile da spiegare... l’incantesimo racchiude un'informazione dentro una sola persona, che viene chiamata Custode Segreto. Solo chi ha stretto l’Incanto Fidelius e il Custode Segreto conoscono questa informazione e se il Custode Segreto la rivela, la persona a cui lui l’ha detta diventa a sua volta Custode Segreto. –

- Quindi può esserci più di un custode segreto? – domandò Kreacy, molto interessata all’argomento.

- Esatto. Facciamo un esempio pratico. Se io e Ginny abbiamo stretto l’Incanto Fidelius e io lo rivelo a Ron ed Hermione anche loro diventano Custodi Segreti. Hai capito? – Harry cercò di semplificare l’argomento per permettere ad una bambina di cinque anni di comprenderlo.

- Oh, ho capito. Però è complicato... – commentò Kreacy scuotendo la testa. Kreacher e Winky si erano irrigiditi sulla sedia. Harry lo notò e senza farsi vedere dagli altri fece un cenno all’elfo. Lui mosse gli occhi, accennando alla porta.

- Scusate un attimo. – borbottò Harry. Si alzò in piedi e Kreacher dopo di lui. Entrambi uscirono dalla cucina, sotto le occhiate perplesse degli altri. 

- Cosa c’è Kreacher? – domandò Harry rivoltò all’elfo domestico. Kreacher alzò gli occhi verso di lui e lo fulminò con lo sguardo.

- Il padrone può mettere l’Incantesimo Imperturbabile? Kreacher non vuole che gli altri sentano cosa Kreacher vuole dire al padrone. – mormorò lui. Harry, leggermente disorientato, fece ciò che l’elfo gli aveva chiesto.

- Ora puoi dirmi di cosa volevi parlarmi? –

- Kreacher non vuole che i Signori dicano cosa succede con tutti questi dettagli a Kreacy. – sputò fuori. La voce tagliente di Kreacher lasciò Harry molto sorpreso: Kreacher non si era mai rivolto a lui in modo così brusco, non da quando era ancora convinto che Harry fosse un sudicio Mezzosangue.

- Perchè non vuoi, Kreacher? Lei ha il diritto di sapere! Dopo dobbiamo stringere l’Incanto Fidelius, tutti quanti insieme. Anche Kreacy! E poi non le abbia spiegato niente di inopportuno per una bambina di cinque anni. Abbiamo cercato di semplificarlo e renderlo il meno spaventoso possibile! – ormai Harry quasi urlava. Era molto indignato, secondo lui la piccola elfa aveva il diritto di sapere, anche se in minima parte, ciò che stava accadendo nel suo Mondo.

- Il Padrone crede che questo sia meglio, ma Kreacher e Winky sono i genitori di Kreacy. Loro sanno cosa è bene per Kreacy! – il piccolo elfo era arrabbiato quasi quanto Harry.

- Ti chiedo di non tenere sotto una campana di vetro la piccola. Di certo non può essere a conoscenza di tutti i dettagli più sanguinolenti, ma penso che debba sapere cosa sta accadendo, perchè quando si scontrerà con la realtà saranno dolori, se non ha imparato a difendersi dal male! – Harry cercò di spiegare il suo punto di vista nel modo più chiaro possibile, per far comprendere a Kreacher che, forse, anche lui stava sbagliando. Dopo questo discorso, l’elfo si ammutolì. Restò in silenzio per alcuni minuti, mentre l’aria in salotto si faceva sempre più tesa, tesa come una corda del violino.

- Il Padrone ha ragione. Kreacher è stato stupido. Ha ragionato con i sentimenti, non con la testa. Ha guardato il problema sotto un altro punto di vista e ha capito che il padrone ha ragione. Kreacher chiede scusa, Padrone, per essere stato così scorbutico con il Padrone. Kreacher chiede umilmente scusa. Kreacher si picchia con l’attizzatoio! – l’elfo corse al caminetto e cercò di tirarsi in testa l’arnese. Appena in tempo Harry lo fermò, lo afferrò per un braccio e lo riportò davanti alla porta della cucina.

- Non c’è nessun problema, Kreacher. Anche in famiglia ci possono essere delle discussioni. Non preoccuparti la prossima volta che vuoi esprimere un tuo parere. Siamo tutti della stessa famiglia. Ora possiamo finire di fare colazione? Dopo abbiamo un sacco di lavoro. – Harry accennò un sorriso a Kreacher, ricambiato dall’elfo.

- Certo, Padrone. Quando vuole Padrone. – Kreacher si inchinò, sfiorando per pochi centimetri il pavimento. Harry tolse l’incantesimo e insieme tornarono in cucina.

- Cosa succede? – domandò Ginny, curiosa. Era seduta sulla punta della sedia e moriva dalla voglia i sapere ciò che Harry e Kreacher si erano detti. 

- Niente. Niente, Ginny. È meglio che ci sbrighiamo. Abbiamo tante cose da fare questa mattina. – Harry cambiò agilmente discorso cercando di distogliere l’attenzione della moglie.

- Oh, è vero! Abbiamo pochissimo tempo. – Hermione balzò in piedi dalla sua sedia e corse in bagno a prepararsi.

- La signora Hermione ha ragione, Kreacy. Anche Kreacher, Winky, e Kreacy devono andare con i signori. Devono fare l’Incantesimo. Kreacy, vieni! – Winky trascinò giù dalla sedia la figlia e insieme si diressero verso le loro camere.

Harry e Ron aspettarono le moglie e gli elfi in salotto, impazienti.

- Hermione! Forza, dai! Siamo in ritardo! Mamma ci aspetta! – urlò Ron verso il secondo piano.

- Sto arrivando! Ancora un secondo! -  la voce attutita di Hermione giunse ai due, che stavano aspettando le moglie in salotto.

“Certo che le donne per prepararsi ci mettono almeno venti minuti” pensò Ron, scuotendo la testa.

“Oh, finalmente!” esclamò Ron nella sua testa: finalmente sua sorella e sua moglie scesero le poche scale e si avvicinarono a loro.

- Eccoci qui. Scusate il ritardo, ma non riuscivo a trovare l’altro orecchino. – si giustificò Hermione, mentre, con risultati piuttosto scarsi, tentava di centrare il buco per l’orecchino.

- Capisco che dovevi prepararti, ma non serve che ti vesti elegante per venire al Ministero! – esclamò Ron, molto scocciato per l’attesa.

- Oh, scusami, sai, le volevo cercare di farti fare bella figura con i tuoi colleghi! – la voce di Hermione si alzò di alcune ottave. Prese Ginny sotto braccio e uscì con lei a testa alta. Ginny si girò verso i due uomini e alzò le spalle, come per indicare che lei non ci poteva fare niente.

- Donne! – bisbigliò Harry all’orecchio dell’amico.

- Puoi ben dirlo. –

Finalmente uscirono tutti, Harry, Ron, Hermione, Ginny, Kreacher, Winky e Kreacy.

Erano obbligati a raggiungere la Tana per mezzo delle due automobili che possedevano, perchè alle donne incinta non era permesso di smaterializzarsi e di usare la Metropolvere.

Alla guida si misero Harry, in una macchina, e Ron nell’altra.

Dieci minuti dopo stavano scendendo dalle automobili. Bussarono alla porta della Tana e Molly Weasley venne ad aprire.

- Oh, cari! Venite dentro! Sono così contenta che voi siate qui! Anche se il motivo non è dei più piacevoli... – la signora Weasley si incupì all’improvviso, ma si spostò di lato, facendo entrare tutta la famiglia. – Ci siete anche voi, cari! – esclamò rivolta agli elfi.

- Buon giorno, signora. – salutò Kreacy sorridendo apertamente a Molly.

- Ma che adorabile! È tanto tempo che non ti vedo, Kreacy! Come sei cresciuta! Sei diventate una signorina. – la lodò Molly, facendole una carezza sulla testa. Come risposta a tutti quei complimenti Kreacy le rivolse un’altro sorriso.

- Sono felice di essere venuta a trovarla, signora. –

- Che cara! – Molly adorava Kreacy, ogni volta che andava a trovare i suoi figli si fermava un po’ a giocare con la piccola elfa. Anche Kreacy nutriva una particolare simpatia per Molly.

- Winky! Come va? E Kreacher! Tutto bene. –

- Tutto benissimo. – affermarono i due elfi, rivolgendo un sorriso sforzato alla signora Weasley. Si congedarono da lei e affiancarono la figlia, mentre i loro padroni salutavano ogni membro della famiglia.

Nella piccola cucina della signora Weasley era piena di persone: Fleur, Bill con i loro figli Victoire di cinque anni, Dominique di tre e il piccolo Louis di appena un anno; Percy, con sua moglie Audrey e la sua primogenita Lucy; Fred e Angelina, con Roxanne. Angelina era incinta, quasi allo stesso mese di Ginny.

- Bene, eccovi qui! – Arthur Weasley era sempre uguale: non cambiava mai.

- Credo che possiamo cominciare. Penso che ognuno di voi debba andare al lavoro... – mormorò Arthur.

- Esattamente. Io devo aprire il mio negozio e non voglio far aspettare i clienti. Mi esigono, mi desiderano, mi amano, mi venerano... – George si mise al centro della stanza, cercando di riprodurre una scena drammatica.

- George. – lo riprese Angelina. Mentre gli altri ridacchiavano lui tornò al fianco della moglie.

- Cominciamo. – disse Harry.

Si strinsero tutti in un cerchio. Chi, come Fleur e Audrey, che aveva dei bambini piccoli, diede una mano a chi era accanto a loro, invece la persona dalla parte opposta toccava loro il braccio.

Victoire si unì con Kreacy al cerchio, saltellando. Era molto eccitata di stringere questo patto con tutta la sua famiglia. I suoi genitori le avevano già spiegato ciò che significava stringere questo patto e lei aveva promesso a se stessa che non lo avrebbe mai rivelato a nessuno. Neanche se l’avessero torturata.

Si presero per mano e dopo il segnale stabilito da Arthur pronunciarono tutti insieme una parola, la parola che serviva a custodire il segreto: Fidelio.

Sentirono come una scossa di energia elettrica, attraversargli tutti il corpo, poi nulla.

Era scomparsa alla stessa velocità di quando era arrivata.

Rimasero immobili per alcuni interminabili secondi. Poi Arthur sciolse la persa sulla mano di Molly.

- Fatto. Abbiamo stretto il patto. Ora, bambini, parlo soprattutto a voi, non dovete dire a nessuno di questo patto. Dovete mantenere il segreto, va bene? – Arthur avvicinò ai bambini e cercò di spiegarglielo.

- Certo, nonno. – rispose Victoire. Gli altri bambini si limitarono ad annuire.

- Perfetto. Ora, devo proprio andare. Il lavoro mi aspetta. Ciao a tutti. Ci vediamo domenica. – li congedò Percy.

- Anche noi. Dobbiamo andare la Ministero. Ciao mamma. – Ginny baciò la madre sulla guancia.

- Ciao, Ginny e mi raccomando, riguardati! – le gridò Molly.

I Potter e i Weasley risalirono nelle due macchine e si allontanarono dalla casa storta, mentre i rimanenti componenti della famiglia li salutavano.     

 

SCUSATE!!!

Ok, sono imperdonabile. Avevo promesso l'aggiornamento una settimana fa, ma ho avuto un sacco di impegni, scolastici e proprio l'ispirazione era alle Bahamas e alle isole Canarie in vacanza. Ho ripreso a leggere la sera. Ho letto "Orgoglio e Pregiudizio", "L'eleganza del Riccio" e sto finendo "Ragione e Sentimento". Ho deciso di portare Jane Austen all'esame... speriamo bene...

Comunque ora sono qui e spero che questo capitolo vi piaccia. praticamente si svolge contemporaneamente a ciò che succede nel capitolo precedente la mattina, con l'arrivo di Sackville a casa di Bancroft. Praticamente non succede niente. C'era solo l'Incanto Fidelius. Ecco un'altro punto che mi ha rallentato: come descrivere l'Incanto Fidelius? Ho cercato nei libri per vedere se ne parlavano, ma niente. In sostanza... me lo sono inventato. Spero che vi vada bene.

Grazie mille a chi ha inserito la mia storia tra le seguite, le preferite o chi mi ha aggiunto tra i suoi autori preferiti.

Ora, risposte alle recensioni:

niettolina: Ciaoooo!!! Hai visto che ho aggiornato? Sei contenta? L'ho fatto esclusivamente per te, perchè mi dispiaceva tantissimo di averti fatto aspettare tanto.... GRAZIE!!! Comunque come avrai letto, in sostanza, in questo capitolo non succede un bel niente. Il prossimo sarà già più interessante. Ora prometto che mi metto a scriverlo. Comunque prima di una settimana non ce la faccio. Scusa, ma la scuola impegna... Grazie mille anche per I Banchi. Li chiamo così perchè il nome è troppo lungo. Eh, eh... Ciauuu!!! Luna R. L. Cullen

Altair94: Ciaooooo!! Lo so, oltre al solito mago psicopatico ho aggiunto Agnes e il mangiamorte. Ma è tutta apparenza... vedrai cosa mi combina Sackville... Cosa fa a... eh, eh, ti piacerebbe che te lo dicessi... Non posso. Sennò che gusto c'è nel scoprire come continua? Sono cattiva, vero? Comunque è tutta apparenza... io ho detto troppo. Devo stare zitta.... So che questo capitolo era troppo calmo per i tuoi gusti, ma mi rifarò con gli altri. A presto!!!

ginny74: Ciao carissima!! Sono contentissima che la storia ti piaccia. Anche io controllo tutte le sere se i miei autori preferiti hanno aggiornato. Mi spiace averti fatto aspettare così tanto, ma proprio non ero dell'umore giusto. Scrivere mi piace. Mi aiuta ad uscire dal mondo, ma quando non riesci... non riesci... A presto!!!

Come sempre controllate la mia pagina dell'autore. Cercherò di inserire anche spoiler o anticipazioni, oppure a che punto sono con il prossimo capitolo. Cercherò di usare meglio quello spazio.

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Ragione e Istinto (Twilight - S. Meyer)

Grazie a tutti e al prossimo capitolo!

 

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Capitolo 8
*** Veritasserum ***


Capitolo 8

 Capitolo 8: Veritasserum

 

 04/03/2005

 

[I Potter e i Weasley risalirono nelle due macchine e si allontanarono dalla casa storta, mentre i rimanenti membri della famiglia li salutavano.]    

Attraversarono Londra in automobile, fino ad arrivare alla cabina del Ministero per l’ingresso dei visitatori.

Era una cabina telefonica rossa, davanti ad un muro coperto di graffiti. Harry ripercorse con la mente la prima volta che era entrato al Ministero della Magia, con il signor Weasley, a causa del processo che lo aveva reso protagonista un bel po’ d’anni prima.

- Eccoci qui. – sospirò Ron, infilando in tasca le chiavi della macchina.

- Forza, entriamo. Siamo leggermente in ritardo. – precisò Hermione, sfregandosi le mani impaziente. Per lei arrivare in perfetto orario era fondamentale. 

- Prima le signore. – Harry fece il gentiluomo e lasciò entrare prima la moglie e Hermione. Quando tutti e quattro furono nella cabina Harry, che era il più vicino all’apparecchio telefonico situato all’interno, alzò il ricevitore e compose un numero.

- Sei... due... quattro.quattro...due. – mormorò mentre schiacciava i numeri.

All’improvviso una voce femminile risuonò nella cabina:

- Benvenuti al Ministero della Magia. Per favore dichiarate il vostro nome e il motivo della visita. -

- Harry Potter, Auror; Ronald Weasley, Auror. Ginevra Potter, collaboratrice degli Auror; Hermione Weasley, collaboratrice degli Auror. – elencò Harry.

- Grazie. Sono pregati di raccogliere la targhetta e di assicurarla sul vestito. –

Con uno scatto, apparvero, da dove solitamente si raccoglie il resto, quattro targhette, con scritto il loro nome.

La cabina tremò e cominciò la sua discesa verso il sottosuolo. Un minuto dopo, le porte della cabina si spalancarono e i quattro poterono uscire.

Il salone del Ministero era immenso, decorato con un pavimento di legno scuro. Per tutta la lunghezza della parete di fronte a loro c’erano una moltitudine di camini dorati, dai quali spuntavano a distanza di qualche secondo un mago o una strega.

- Wow, sono secoli che non vengo al Ministero. – commentò Ginny.

- Anche io. Almeno da quattro mesi. – concordò Hermione con l’amica.

- Forza, andiamo. Robbarts ci aspetta nel suo ufficio. –

I quattro entrarono nel primo ascensore che trovarono quasi tutto libero, tranne che per un uomo grassottello, che indossava la divisa degli Obliviatori. Quando entrarono la stessa voce femminile della cabina telefonica, cominciò ad elencare i vari livelli del Ministero.

- Settimo livello... -

- Buon giorno, Harry. Ronald. Portato la famiglia al lavoro? – scherzò l’uomo, coprendo con la sua voce grossa quella femminile.

- Ciao. Ti presento mia moglie. Ginny, questo è Charles. Charles, Ginny. –

- Incantato, signora. – rispose cordiale Charles, mentre l’ascensore cominciava a muoversi.

- Questa è mia cognata, Hermione, Charles. – presentò Harry, mentre Ron sorrideva orgoglioso.

- Piacere. – disse lui, stringendo la mano a Hermione.

- Il piacere è tutto mio. –

- Come mai qui? – chiese curioso l’uomo, sporgendosi verso Harry e Ron, appoggiati alle pareti dell’ascensore.

- Sai che ci sono stati degli attacchi di Mangiamorte... – cominciò Harry, ma Ron gli diede una gomitata, sperando che Charles non lo vedesse, infatti tutta la sua attenzione era su Harry. Lui si girò verso Ron, perplesso per il gesto. Lui scosse la testa e mise un dito davanti alle labbra. Harry capì al volo l’errore che aveva commesso e si voltò verso l’Obliviatore, con un sorriso di scuse.

- Scusa, Charlie. Top Secret. Non siamo autorizzati a divulgare informazioni sulla missione. Mi dispiace. –

- Oh, non potete proprio? – Hermione storse il naso, perplessa dall’insistenza del collega di suo marito nel conoscere i dettagli della loro missione.

- No, mi spiace. Scusa se ho cominciato il discorso, ma ho sbagliato. Non dovevo parlartene. –

Per fortuna di Harry, l’ascensore si fermò e sempre la stessa voce annunciò il loro arrivo.

- Secondo livello, Ufficio Applicazione della Magia, comprendente l’Ufficio Improprio delle Arti Magiche, il Quatrier Generale degli Auror e i Servizi Amministrativi Wizengamot. -

- Dobbiamo scendere, mi fa piacere averti visto Charles. Ci vediamo in giro. – salutò Harry, uscendo dall’ascensore.

Gli altri lo seguirono salutando a loro volta l’uomo.

- Harry! – sibilò rabbioso Ron. – Cosa ti è saltato in mente? -

- Scusa, Ron. Non me ne sono reso conto. Davvero, grazie, se non mi avessi fermato sarei andato avanti a spifferare a Charles tutti i nostri piani. –

- Meno male che ci sono io. – mormorò Ron sarcastico. Harry gli rispose con un piccolo cenno di scuse, mentre camminavano nei corridoi del Quartier Generale.

- Il nostro ufficio. Ginny, non guardare la mia scrivania. – aggiunse Harry immediatamente, aprendo la porta.  

- Due falci, che è un casino totale. – scommesse Ginny con la cognata, tendendole la mano. 

- Ci sto. Affare concluso. –

- Sembra che stiate scommettendo su tutta casa vostra. Un po’ meno serietà! – esclamò Ron, sentendo il tono serio della moglie e della sorella.

- Zitto tu. Stiamo scommettendo! – lo sgridò Hermione voltandosi verso di lui, con un gesto secco della testa. Ron alzò le mani in segno di resa.

- Allora, vogliamo entrare o dobbiamo stare qui fuori? –

- Entriamo. – concluse Hermione. Harry spalancò la porta e fece entrare Ginny ed Hermione. Ginny si precipitò alla scrivania, sicura di aver vinto la scommessa.

Invece... era in perfetto ordine. Si girò arrabbiatissima verso suo marito.

- HARRY JAMES POTTER! Perchè diavolo è così in ordine!! – gli gridò contro.

- Mi credi, se ti assicuro che non ne ho la più pallida idea? –

- No! –

- Veramente, ho fatto io pulizia. Due settimane fa ti eri lamentato che era in disordine e visto che mi stavo annoiando, stavo facendo un verbale talmente noioso che non puoi neanche immaginare non mi ricordo di cos’era, so solo che era talmente noioso... –

- Vai al succo del discorso! – sbraitò Ginny, pestando un piede per terra.

-... così l’ ho pulita io. – sussurrò Ron, cercando di farsi piccolo piccolo.

- Ma bravo, Ronald! Ho vinto due falci! Grazie. – Hermione attraversò la stanza fino al marito per dargli un bacio di ringraziamento. Ginny, ancora in piedi vicino alla scrivania, era nera di rabbia e nella sua mente si stavano formando cento modo possibili per uccidere quel tonto di suo fratello.

- E dai, Ginny! Non ti offenderai mica perchè ho dato un mano a Harry, vero? E poi cosa sono due falci, insomma! Avessi scommesso cento galeoni, posso capire, ma due falci! E poi ho fatto anche una buona azione! Ho aiutato Harry! Dovresti essermi riconoscente per aver aiutato tuo marito! –

Lentamente la rabbia di Ginny sparì, lasciando spazio ad un sorriso.

- Certo. Scusa, Ron. Non so perchè mi sia agitata così. -

- Ho letto su una rivista... – 

- Una delle tante riviste. – precisò Ginny.

- Una delle tante riviste che ti ho comprato, Ginny, - continuò Hermione. – che quando una donna aspetta un bambino è soggetta a sbalzi d’umore molto frequenti. –

- Wow. – commentò Ron alzando gli occhi al cielo. – Ci mancava solo Ginny e le sue sfuriate. Sai, sembrano quasi quelle di mamma. –

- Spiritoso, Ron. Che ore sono, Harry? –

- Le nove e un quarto. Dobbiamo essere in ufficio dal Capo alle nove e mezza. Lui ti darà, Hermione, tutte le indicazioni a te necessarie per fare la pozione. –

- Grazie. Ginny viene con me, vero? Non vorrai lasciarla qui con voi ad annoiarsi a morte? –

- Certo che viene con te. Sicuramente sarà più al sicuro con te, che qui in ufficio. A volte arrivano dentro certi tipi... meglio non parlarne. – Harry lasciò la frase incompiuta e sui quattro calò un silenzio di tomba.

- Forza, è meglio che ci avviamo da Robbarts. Con tutta la confusione nei corridoi, sarà un miracolo se riusciamo ad arrivare sani e salvi. – commentò Ron, spezzando il silenzio. I quattro uscirono dallo studio di Harry e Ron e camminarono attraverso i corridoi del Quartier Generale. Si fermarono davanti ad una porta marrone scuro con appesa una targhetta d’oro con una scritta in corsivo:

 

Capo Auror Nicholas Robbarts

 

Harry bussò alla porta e aspettò di ricevere una risposta, che non tardò a venire.

- Avanti! -

Spalancò la porta ed entrò, seguito da Ron, Hermione e Ginny.

- Buon giorno, capo. Si ricorda di mia cognata, Hermione e Ginevra, mia moglie. – presentò Harry, indicando le due donne.

- Certo che mi ricordo. Buon giorno, signore. Procede bene la gravidanza? – domandò l’Auror rivolgendo un sorriso a Ginny.

- Benissimo, grazie, signore. Lei? –

- Bene, bene. Allora, signora Weasley, Potter mi ha assicurato che lei ha una certa abilità nel preparare le pozioni. –

- Non mi definisco un’esperta, ma me la cavo piuttosto bene. – Ron sbuffò, attirando l’attenzione della moglie, che gli lanciò un’occhiataccia.

- È in grado di preparare il Veritasserum? – chiese Robbarts.

- Si. Volevo ricordarle che per preparare questa pozione è necessario aspettare un ciclo lunare. –

Trattennero tutti il respiro, scioccati dalla notizia. 

- Cosa? - gridò Robbart, sbalzando in piedi e portandosi le mani ai capelli, come se volesse strapparseli. – Non posso aspettare così tanto, per la miseria! Ho bisogno di quella pozione immediatamente!! Come ho fatto ad essere talmente stupido dal non ricordarmelo! Avere a che fare con delinquenti dalla mattina alla sera ti rimbambisce! -

- Sono dispiaciuta, signor Robbarts. Pensavo lei fosse a conoscenza di questo. In ogni caso mi metterò subito all’opera, per finire al più presto la pozione. E le può essere d’aiuto, sarà pronta fra tre settimane. – spiegò Hermione, leggermente spaventata dallo scatto d’ira dell’Auror.

- Certo, certo. Sono a vostra completa disposizione per qualunque cosa. Ingredienti, aiuto dai dipendenti del Ministero specializzati nel settore delle pozioni. Tutto. –

- Posso chiederle una cosa, signor Robbarts? – domandò Ginny, avanzando timidamente verso l’uomo.

- Sicuro, signora Potter. Chieda pure. –

- Come mai, se ha a disposizione i dipendenti del Ministero, viene a chiedere aiuto a noi? –

L’ Auror portò una mano al viso, grattandosi la barba incolta.  

- Sa, signora, non sono molto contento di disturbarvi per questa faccenda. Come ha detto lei ci sono molte persone che potrebbero prepararmi un Veritasserum eccellente. Non voglio insinuare niente. – si affrettò a precisare l’uomo. – Ma mi fido molto più di voi. Come ho già ribadito a suo marito, – Robbarts regolò il tono di voce ad un bisbiglio bassissimo. – ho il sospetto che nel Ministero ci sia un infiltrato, che lavora proprio qui al Quartier Generale. Visto che io ritengo molto improbabile che il signor Potter e il signor Weasley, come la vostra famiglia, possano essere un loro alleato, ho scelto voi, come uniche persone a conoscenza di quello che realmente penso. -

- Grazie della fiducia, signore. Ne siamo onorati. – sussurrò Ginny, lanciando un’occhiata a Harry.

- Bene, ora, ci sono domande? Benissimo. Desidero che cominciate il prima possibile. Potter, Weasley, scortate le signore nel reparto dedicato alle pozioni. Lì ci sarà una guardia, che ho scelto personalmente, per adempire a tutti i vostri desideri. Grazie dell’aiuto. Arrivederci. – li liquidò Robbarts, accennando alla porta.

- Arrivederci. – mormorarono Hermione e Ginny, mentre cercavano di uscire il più in fretta possibile, senza dare nell’occhio.

- Mamma mia! Pensavo volesse schiantarmi, quando gli ho detto che per preparare il Veritasserm servivano tre settimane! – esclamò Hermione.

- Effettivamente faceva un po’ paura... –

- Come un po’, Ron! – lo riprese lei.

- Non hai visto quando si arrabbia sul serio. Ti consiglio di non assistere. – Ron poggiò la mano sulla spalla della moglie, dandole colpetti affettuosi.

- Ma, bravo, Ron. Adesso mi prendi anche in giro! –

- Dai, lo sai che scherzavo! – ribattè lui.

- A me non sembrava proprio. –

- Ti dico che stavo scherzando! –

- E io ti dico di no! Mi stavi prendendo il giro, e sai quanto lo odio! –

- No! –

- Si! –

- No! –

- Si! –

- Insomma basta! Finitela o voi porto al primo asilo che trovo e vi mollo lì! – urlò Ginny, facendo voltare verso di loro mezzo corridoio. I due arrossirono e abbassarono lo sguardo imbarazzati.

- Ups! – mormorò Hermione, mentre Harry faceva strada verso la sala dedicata alle pozioni.

- E già. – confermò Ron. Harry arrestò la sua camminata davanti ad una porta nera con delle linee verticali dorate. Al centro c’era una maniglia grossa, ricordava un po’ l’ingresso dell’Ufficio Misteri.

- Non vi ricorda... –

- La porta dell’Ufficio Misteri? – completò Ginny al posto dell’amica.

- Esatto. –

Ron squadrò la porta, muovendo la testa da sinistra a destra e dall’alto in basso.

- No. – Ginny e Hermione lo guardarono male.

D’un tratto un uomo vestito con una giacca e pantaloni neri si avvicinò loro. Parlò con un tono di voce cortese, composto. Sembrava una guardia come quelle davanti all’ingresso del Palazzo della Regina d’Inghilterra. Gli mancava solo il cappello con le piume rosse. Quando parlò, quasi non mosse i muscoli del volto. 

- Desiderate? -    

- Ci è stato assegnato dal Capo Robbarts, il compito di preparare un pozione. Possiamo entrare? – chiese Hermione, avanzando verso l’uomo. Ron la trattenne per un braccio, come se volesse proteggerla dal quell’individuo. Lei si girò e lo fissò, con una smorfia interrogativa. Ron scosse la testa e Hermione scrollò le spalle.

- Certo, signori. Prego. – sul viso dell’uomo non c’era l’ombra di un sorriso, mentre apriva la grande porta, con una chiave d’ottone lucida e dorata.

Con uno rumore sinistro, il portone si spalancò. Ginny si alzò in punta di piedi per sbirciare all’interno, ma vide solo buio.

- Seguitemi e state attenti a dove mettete i piedi. – la guardia prese la bacchetta da sotto il mantello e la accese. Si voltò, dando le spalle agli altri e cominciò a camminare nell’oscurità. Harry e Ron, presero per mano le rispettive mogli e seguirono l’uomo.

Anche se alla luce della bacchetta, il corridoio non era perfettamente illuminato e si riusciva a vedere solo un metro avanti, non di più. Durante il tragitto nessuno aprì bocca, restando in rigoroso silenzio.

- Eccoci arrivati. – la voce della guardia rimbombò forte nel corridoio deserto.

- Grazie. – il sussurro di Hermione si amplificò talmente che sembrava avesse parlato a voce alta.

- Dopo di voi. – l’uomo puntò la bacchetta davanti a se, illuminando un’altra porta nera. La mosse con un movimento fluido.

Uno scatto secco ruppe il silenzio, facendo sobbalzare Hermione e Ginny.

La guardia spalancò la porta e li invitò ad entrare con un gesto.

Oltrepassata la porta, Harry, Ginny, Hermione, Ron e l’uomo vestito di nero si ritrovarono in una stanzetta piccola, con un tappeto rosso, simile al red carpet sul quale camminano i divi del cinema. Era illuminata da un gigantesco lampadario, appeso in cima al soffitto altissimo. L’uomo spense la sua bacchetta e lasciò cadere il braccio con il quale le reggeva.

- Signore, se volete appendere i cappotti, qui c’è l’appendiabiti. – le due si guardarono, e poi si tolsero i cappotti, appendendoli dove la guardia aveva detto loro. Quando Ginny si girò verso l’uomo, lui, per la prima volta, accennò ad un minimo movimento del viso: spalancò gli occhi per qualche secondo, ma si ricompose subito e si voltò dall’altra parte.

- Se volete seguirmi... – mormorò. Ginny fece una smorfia e affiancò Hermione, mentre percorrevano quel lungo corridoio, fino ad arrivare ad una porta uguale a quelle precedenti.

- Questa è la nostra sala pozioni, vi prego di fare la massima attenzione. Dopo di voi. – annunciò lui. Puntò la bacchetta sulla grande maniglia e la spinse la porta con la mano non occupata. Lasciò passare i quattro, entrò anche lui e si chiuse la porta alle spalle. La stanza era molto ampia, al centro c’era un grande tavolo di legno massiccio, con sopra calderoni e tutto il materiale indispensabile per preparare una pozione. Sulla circonferenza della stanza c’erano una moltitudine di scaffali, piedi zeppi di ogni genere di ingredienti, dai più ricercati e quelli basilari.

- Questo sarà il vostro tavolo di lavoro. Per ogni vostra necessità, non esitate a chiedere. Sarò qui fuori in caso di bisogno per tutta la vostra permanenza. – disse composto alzando il braccio per mostrare il luogo.

- Grazie, signor... – azzardò Ginny, appoggiandosi al bancone.

- ... Bourne. Leonard Bourne, signora. – si presentò lui, alzando il mento.

- Posso chiamarla Leonard, vero? –

- Come lei desidera signora. – non si compose e rimase a fissare davanti a se, come un palo. Ginny sbuffò e roteò gli occhi, infastidita.

- Noi andiamo, Gin. Vi lasciamo lavorare. Per ogni cosa, qualunque cosa chiamateci. Chiaro? –

- Certo. Ron, hai tu il foglio con gli ingredienti e le dosi del Veritasserum, vero? Non le ha dimenticate? – verso la fine della frase la voce di Hermione di fece minacciosa.

- No, amore mio. Vedo quanto ti fini di tuo marito. – borbottò sarcastico Ron, mettendo una mano in tasca, tirandone fuori un figlio di carta ripiegato in due che recitava:

 

Ingredienti:

Sciroppo di elleboro

Sangue di Salamandra

Mandragola

Zanne di serpente

Asfodelo

Artemisia

 

- Perfetto. – sorrise Hermione dopo aver riletto gli ingredienti.

- Noi andiamo. – disse Harry. Fece un cenno di saluto a Bourne e abbracciò sia Ginny che Hermione.

I due uscirono dalla Sala facendo il percorso inverso.

Quando furono nel corridoio principale imboccarono la strada per il loro ufficio.

- In ogni caso non mi fido a lasciarle sole con quell’uomo. Andrò a controllare di tanto in tanto. – stava dicendo Harry, oltrepassando la porta del suo ufficio.     

Quando guardò la stanza si rese conto che non era vuota.

Seduta sulla sedia davanti alla sua scrivania, c’era una donnina. Appena li vide entrare, alzò lo sguardo su di loro.

- Mi scusi, lei chi è? – domandò Harry, con una mano già pronta ad afferrare la bacchetta.

- Non si preoccupi, sono qui per dare informazioni sugli attacchi dei Mangiamorte. –

Harry e Ron si voltarono contemporaneamente a guardarsi e poi spostarono il loro sguardo sulla piccola donna alla scrivania.  

 

Scusate!!!!!!!!! Allora, non ci sono scuse. Sono imperdonabile.

La mia cara mammina, ha deciso che potevo fare a meno di Internet e così.... poof!!! Il cavo è sparito!!! Per 4 lunghissimi giorni non ho visto il mio adorato EFP, le vostre storie e gli aggiornamenti. Poi, quando la cara mammina, dopo le mie suppliche durate 4 giorni, ha deciso di restituirmelo, è saltato fuori che devo andare a suonare con il teatro della scuola, oggi avevo verifica di flauto traverso, avevo il percorso per l'esame da fare e tutto. Successivamente, Internet ha deciso di prendere armi e bagagli e di andare a farsi un bel giro alle Hawaii. Progetto saltato, EFP saltato, tutta la colpa su di me. Che io non avevo fatto niente.

Così, dopo due settimane terribili, sono tornata con il capitolo 8. Mi dispiace, veramente. Scusate. Spero che questo capitolo vi piaccia e che mi perdoniate. Mi perdonate vero?

Ringrazio Altair94, che mi ha aggiunta tra gli autori preferiti e chi ha commentato, che ha inserito la storia tra le seguite e i preferiti.

Ora, risposte alle recensioni!!!

niettolina: Amora mia!!! Grazie!! Anche io ti voglio bene!! Scusa se ti ho fatto aspettare tanto, ma come hai letto, ho avuto moltissimi impegni. Ora, invece che essere qui, dovrei studiare per la verifica di storia, ma ho ritagliato un po' di tempo per voi. Beh, "UNICO...FAVOLOSO...BELLISSIMO", insomma, non esageriamo.... mi ha fatto piacere dedicarti il capitolo, sei sempre stata gentilissima con me. Ti ringrazio. Ah, non chiedermi da dove è saltato fuori "amora". Un mio carissimo amico a volte mi chiama così, sia io che una delle mie migliori amiche. Bene, spero che ti sia piaciuto e scusami per il ritardo.

Chiara_96: Ciao, carissima!! Ho visto le altre recensione ai capitolo. Grazie mille. Intanto paragonarmi alla Rowling... wow... ero commossa. Non credo però di essere alla sua altezza. Prometto che darò un'occhiata alla tua FF, mi pare di avre cominciato a leggere il primo capitolo... o il secondo.... ora non ricordo. Mi spiace, ma non so quando, se e come riuscirò a leggere. La scuola si sta intensificando. Tra flauto, teatro, concerti, saggi, verifiche e gli esami, PROMETTO che troverò del tempo per la tua storie. Guarda che non sono tutte questa bravura, sai... Ma ti ringrazio moltissimo per i complimenti. Ci sentiamo, ciauuuuuuu!!

Altair94: Dai??? Ti ho dato l'ispirazione? Che bello!!! Comunque, puoi insultarmi quanto vuoi,  per il grandissimo ritardo. Scusa, veramente. Grazie per avermi aggiunto tra gli autori preferiti, sono contentissima!!! Mi spiace, ma anche il questo non c'è azione. nei prossimi prevedo tante complicazioni. Sono arrivata a progettarli fino al 17. Ora mi tocca scriverli. Forse alzerò anche il rating... Non so. Gli ultimi diventato pesanti. Molto pesanti. Grazie ancora e Ciauuuu!! (Adoro salutare con Ciauuu!! :=))

hele: Anche io devo andare a studiare.... Fascismo, nazismo, Stalinismo e Seconda Guerra Mondiale. Li odio... vabbé, non importa.... Trovi davvero che sono migliorata??!!!??? Wow... che bello! Io non me ne rendo conto... scrivo e basta. Spero che questo ti sia piaciuto. Ciauuu!! Luna :=)

Come sempre controllate la mia pagina dell'autore. Cercherò di inserire anche spoiler o anticipazioni, oppure a che punto sono con il prossimo capitolo. Cercherò di usare meglio quello spazio.

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Ragione e Istinto (Twilight - S. Meyer)

Grazie a tutti e al prossimo capitolo!

 

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Capitolo 9
*** Agnes ***


Capitolo 9

Capitolo 9: Agnes

 

04/03/2005

 

[Seduta sulla sedia davanti alla sua scrivania, c’era una donnina. Appena li vide entrare, alzò lo sguardo su di loro.

- Mi scusi, lei chi è? – domandò Harry, una mano già pronta ad afferrare la bacchetta.

- Non si preoccupi, sono qui per dare informazioni sugli attacchi dei Mangiamorte. –

Harry e Ron si voltarono contemporaneamente a guardarsi e poi spostarono il loro sguardo sulla piccola donna alla scrivania.]

- Mi scusi? – chiese Ron, con gli occhi spalancati.

- La storia è piuttosto complicata... – balbettò lei, stringendosi nel suo camice di lavoro.

- La prego ce la racconti. Abbiamo tutto il tempo che vuole. – sussurrò Harry sedendosi alla sua scrivania. Ron prese la sua sedia e la posizionò accanto a quella di Harry. – Vuole che ci sia a presenziare anche il nostro Capo Auror, il signor Robbarts? – domandò cortese Harry, sporgendosi verso la donnina. Lei si ritrasse, spaventata.

- No, la prego, signor Potter. Già per me è stato difficile venire qua. Tradire il padrone! Mai, nella mia famiglia, è successa una cosa simile. – borbottò lei, appoggiandosi allo schienale della sedia.

- Mi scusi, ma non sto capendo un tubo. Potrebbe partire dall’inizio? –

- Certo, signor Weasley. Mi scusi. Allora, io mi chiamo Agnes e sono la domestica del signor Bancroft. – si presentò lei, stringendosi nelle spalle.

- Chi è? – mormorò Ron all’amico. Al posto di Harry rispose la signora, che aveva sentito la domanda.

- Il signorotto locale di un piccolo paese vicino Londra. È scapolo, non ha mai cercato moglie. La mia famiglia è a servizio dei Bancroft da generazioni. Sa, è gente ricca, che si può permettere tutto quello che vuole. – confidò lei.

- Ma cosa centra lui con i Mangiamorte? –

- Le spiego: oggi è venuto a casa un giovanotto, di bell’aspetto, molto cortese. Ha annunciato che doveva parlare con il signor Bancroft. L’ho accompagnato in studio e ho chiuso la porta. Poi sono passata davanti e anche se non si dovrebbe fare mi sono messa ad ascoltare la conversazione. So che è maleducazione, ma erano anni che non veniva qualcuno a trovare il signore. C’eravamo sempre stati solo io e lui. Non sa che paura! Quando tornava a casa ed era arrabbiato faceva una paura tremenda! Urlava e lanciava oggetti dappertutto. –

- Vada avanti, signora, ci racconti ciò che è successo. – la incitò Ron. Se l’avessero lasciata parlare senza mai interromperla, sarebbero andati avanti una vita.

- Oh, sì mi scusi. È che non mi capita spesso di parlare con persona che non siano il signore o quei quattro negozianti dai quali vado a comprare le provviste!

In ogni caso, mi sono accostata alla porta per ascoltare e ho sentito che stavano parlando. Ha detto al giovanotto di sedersi e poi ha cominciato a parlare. Di faccende Oscure. –

- Come di faccende Oscure, signora? Si spieghi meglio. -

- Ho sentito che il mio signore stava parlando e ho sentito chiaramente nominare il Signore Oscuro. Non sa che paura ho avuto! Tremavo tanto che mi stava per cadere la scopa!  – le facce di Harry e Ron erano talmente pallide che sembravano fantasmi. La signora all’inizio non se ne curò continuando a parlare. 

- Perchè, sa... -

- Mi scusi, credo di non aver afferrato bene il concetto. Ha detto “Il signore Oscuro”? Sta scherzando. – Harry cercò di parlare in modo comprensibile, nonostante avesse la bocca asciutta.

- Le sembra che stia scherzando! È una cosa seria! – lo riprese la donna. – Lei crede che io venga qua, disubbidendo al mio Padrone per prenderla in giro? Mi stupisco di lei, signor Potter! -

- Mi scusi, ma... è un po’ sconcertante. Non pensavo di ritrovarmi otto anni dopo la morte di Vol... –

- Non pronunci quel nome! – esclamò Agnes coprendosi le orecchie con le mani.

- Mi scusi. Del Signore Oscuro, a.. combattere contro i suoi...seguaci? Come possiamo definirli? –

Sembrava che Harry stesse parlando più a se stesso che agli altri.

- Vada avanti, signora Agnes. Ci racconti di ciò che ha sentito. – la incitò Ron, che sembrava essersi ripreso meglio dell’amico alla notizia dei seguaci di Voldemort.

- Allora, dove ero rimasta... ah si... ha detto al giovanotto... –

- Questo giovanotto ha un nome? – la interruppe Ron, afferrando una piuma e un pezzo di carta dalla scrivania di Harry, pronto a prendere nota.

- Certo. Sackville. Il nome non lo so. Mi dispiace. Il Signore lo ha sempre chiamato per cognome, mai per nome. –

- Non c’è problema. Mi scusi se l’ho interrotta. Vada pure avanti. –

- Ha detto al giovanotto che ora, era ufficialmente il suo Beta, grazie alle particolari abilità, dimostrate durante le riunioni e gli allenamenti. Poi, credo gli abbia dato un foglio o qualcosa del genere con su scritto le persone di cui il giovanotto si poteva fidare. Da quello che ho capito, c’era anche un amico di Sackville. Arnold... poi come al suo solito, il Padrone si mise a parlare della sua gioventù, dell’ultima fidanzata che aveva avuto. Poi cominciò a gridare.

 “Io l’ho fatto per il Signore Oscuro! Perchè condividevo ciò che lui diceva: e ora, io sono il Capo!” urlava frasi tipo queste, imprecando. Ma credo il pezzo per voi più importante è che il mio Padrone ha detto ufficialmente di voler portare a termine ciò che aveva cominciato il Signore Oscuro e prendere il potere sul Mondo Magico.

Poi, non ce la feci più a trattenermi. Sbattei piano i piedi, come per far sentire che mi avvicinavo e gli chiesi, dietro la porta se andava tutto bene e il Signore inventò la scusa di essere andato a sbattere contro la scrivania. – la signora si fermò un attimo a guardare i due Auror.

- Signori, tutto bene? – domandò. - Forse dovrei chiamare al San Mungo... - In effetti, né Ron né Harry avevano una bella cera.

- Ci scusi, signora Agnes. Un attimo...  È che... è difficile. Ho passato praticamente tutta la mia vita a combattere il Signore Oscuro, e ora mi ritrovo anche a cercare di sconfiggere il suo seguace. Pensavamo che non ce ne fossero rimasti più in circolazione. – mormorò Harry, mentre Agnes lo guardava apprensiva.

- Capisco. Io, purtroppo, non so quante persone ci sono nella combriccola del signore... poteri tornare a casa e tenerlo d’occhio. –

- Buona id... –

- Assolutamente no. – decretò Harry, fermando con un gesto, Ron che stava per esprimere il suo consenso verso il piano ideato della signora.

- Primo, perchè è troppo pericoloso; secondo, perchè serve un Auror qualificato. Non mi fraintenda, signora, ma se supponiamo che lei, inavvertitamente abbia lasciato delle tracce... -

- Forse. Però la mia storia non finisce qui. Dopo essermi cambiata tornai nello studio del signore. Bussai ed entrai. –

- Quindi, lei ha visto Sackville! – esclamò Ron, facendo sobbalzare gli altri due.

- Si. – biascicò la signora, presa di sprovvista dalla foga di Ron.

- Cosa vuoi dire, Ron? – chiese Harry perplesso. Non riusciva a capire dove il suo amico volesse arrivare con quella frase.

- Qualche mese fa, nel feletitore... – Sia Harry che la signora Agnes lo guardarono con uno sguardo strano come per dire: “Oh, questo è completamente fuori con le carte”.

- Eh, dai! Quella roba babbana che ti fa vedere quello che vuoi, i film, i cartoni animati, il telegiornale... –

- La Televisione, Ron? –

- Si, esatto quella. In pratica, ho visto dentro un film dove c’era una situazione simile a questa... –

- Con il Signore Oscuro? – chiese Agnes.

- No! Un testimone che aveva visto il volto dell’assassino. E la pulizia babbana ha chiamato un tizio che ha disegnato il volto dell’assassino. Forte, no? –

- Ron, non per offenderti, ma secondo me guardi troppo film alla televisione. –

- Secondo me, se posso esprimere il mio parere... mi sembra che l’idea del signor... Weatherby? Weasley. Mi scusi. Non riuscivo a vedere la targhetta con il suo nome, - Ron, senza farsi vedere dalla signora sbuffò infastidito. Insomma, non era un qualsiasi Auror, lui aveva aiutato il grande Harry Potter a sconfiggere Voldemort!  - sia molto buona. Io sono entrata e mi sono soffermata sul viso del giovanotto proprio per fornirvi la mia descrizione. –

Harry ci pensò su qualche minuto prima di decretare la decisione che aveva preso.

- Va bene. Però dobbiamo parlarne assolutamente con il Capo. Lei se la sente, signora? –

- Io volevo solo sapere se rischio qualcosa. Non voglio finire ad Azkaban... – piagnucolò lei.

- No, no, no, signora Agnes! No!! Non riesce ad immaginare quanto ci sta aiutando. Non ci pensiamo neanche a punirla, anzi, la ringrazierà tutto il Mondo Magico. Grazie al suo intervento abbiamo una pista da segiure, prima stavamo brancolando nel buio! –

- Grazie, signori. –

- Ci chiami tranquillamente Harry e Ronald, signora.

- Allora anche voi mi chiamate Agnes? –

- D’accordo! – si sorrisero tutti e tre.

- Permesso! – si girarono verso la porta da cui proveniva la voce. Timidamente, Ginny stava cercando di aprire la porta.

- Vieni, sorellina. – la incitò Ron.

- Buon giorno, signora. Scusate, non volevo disturbare, ma Hermione mi ha chiesto di venire a chiedere quando torniamo a casa? –

- Buon giorno, cara! In dolce attesa! Che bello! Sa già se è maschio o femmina? – non appena Ginny era entrata la signora Agnes si era intenerita.

“Come sono belle le donne quando aspettando un figlio”

- Non lo sappiamo. Voglio saperlo solo alla fine. Ma, che sciocca, non mi sono presentata, Ginevra Potter. Può chiamarmi Ginny. – la donna tese la mano verso Agnes, che l’accettò e la strinse forte.

- Io sono Agnes. È la moglie del signor Potter? Ma che bello! – la signora era veramente su di giri.

- Non so, Gin. Agnes, è venuta a testimoniare contro il suo signore. –

- Ti raccontiamo a casa, sorellina. –

- È sua sorella? Ma che bell’intreccio familiare! – si complimentò Agnes.

- Non so Gin. Dì ad Hermione che veniamo a chiamarvi quando abbiamo finito. Dille sicuramente prima di pranzo. Ciao. – Harry le si avvicinò, facendo una carezza a lei e al bambino che portava in grembo. Ginny uscì, lasciando il fratello e il marito lavorare.

- Venga. La accompagniamo dal Capo. – Fecero strada alla signora attraverso i corridoi del Quartier Generale fino all’ufficio.

Passarono l’ora successiva a parlare dei Mangiamorte e a ricostruire un perfetto identikit.

- No, gli occhi erano un po’ più distanti... così. Perfetto. È lui. -

- Cerca negli archivi. Voglio sapere tutto. E dico tutto, su quest’uomo. Vai. – ordinò Robbarts all’Auror in piedi vicino a lui.

- Signora Agnes, l’intero Mondo Magico la ringrazia. Anzi, non solo, anche i Babbani. Ci è stata veramente di grande aiuto. Non so come avremmo fatto senza di lei. Posso chiederle un’altra cosa? – Harry e Ron si guardarono perplessi. Nessuno dei due aveva idea di cosa Robbarts volesse chiedere alla donna. – Vede, stiamo facendo un sondaggio per capire se il nostro ufficio Auror, la nostra organizzazione e tutto il resto che c’è dietro, è stato di suo gradimento. –

Contemporaneamente, sia Harry che Ron si presero la testa fra le mani, sospirando esasperati. Anche in situazione serie come questa Robbarts non riusciva a trattenersi dal fare domande stupide. La signora Agnes non sembrò accorgersi della stupidità della domanda fatele e rispose animata.

- Favoloso! Fa-vo-lo-so. Con il signor Potter e con il signor Weasley mi sono trovata benissimo. Sono stati gentilissimi, cortesi. Pensi che ho anche conosciuto la moglie! Adorabile! Gentilissima pure lei. Complimenti davvero, Signor Capo. Di solito si dice che quando si va a fare delle denuncie si viene trattati come suole da scarpe.... ma qui. Le ripeto. Favoloso. – Harry e Ron ridacchiarono e Robbarts sembrò pienamente soddisfatto della risposta.

- Grazie, signora Agnes. Può andare. I signori la scorteranno fuori. Per sicurezza. –

- Mi scusi, ma a proposito della sicurezza, io dove vado? Non posso certo tornare a casa. Come ha detto prima Har.. il signor Potter è probabile che il mio Signore si sia accordo che stavo ascoltando. Non ho un posto dove stare. –

Si sentì bussare alla porta.

- Avanti! – ordinò Robbarts.

- Mi deve scusare immensamente se la disturbo, signor Robbarts. –

- Venga, venga, signora Potter. C’è anche suo marito e suo fratello. –

- Ciao, Agnes. –

- Ginevra. – si salutarono.

- Hermione mi ha mandato a chiedere se dobbiamo restare qui anche a dormire, perchè la pozione va mescolata ogni due ore. –

- No! Certo che no! Non si preoccupi, Ginevra. Dica a Hermione che metterò un Auror specializzato nel settore di cui io mi fido abbastanza, ma non troppo, a continuare la pozione mentre voi siete a casa. Dì di non preoccuparsi. –

- Certo, grazie signore. –

- Allora potrebbe andare... in un albergo... no, diventa difficile controllarla! Cavolo! Non so cosa fare. –

- Potrebbe venire da noi. – si girarono tutto verso Ginny, che aveva proposto quella strana idea.

- È vero! Abbiamo una camera degli ospiti che non usiamo quasi mai. Per me va bene, sempre che alla signora Agnes faccia piacere. – confermò Harry. Anche Ron annuì, positivamente.

- Per me sarebbe fantastico, ma non vorrei essere di peso... – mormorò lei.

- No, si figuri! Lei cosa ne dice Capo Robbarts? – chiese Ginny. Il suo giudizio pesava molto più di quello degli altri. – In fondo ci sono anche Harry e Ron. E poi io e Hermione sappiamo usare bene la bacchetta. – cercò di convincerlo lei.

Robbarts lasciò scorrere qualche minuti di suspense.

- Va bene. Permesso accordato. Manderò comunque alcuni Auror a controllare. Meglio essere sicuri al centro per cento. –

- Perfetto! Se vuole resto io a fare compagnia alla signora. Andiamo giù da Hermione. –

- Si. Mi sembra una buona idea. Prego. – le due donne, dopo aver ringraziato e salutato uscirono silenziosamente dalla stanza.

- Benissimo. Eccellente. Abbiamo una pista. – esultò Robbarts.

- Già. –

Bussarono di nuovo alla porta.

- Avanti! – ordinò.

Lo stesso Auror di prima, quello dell’identikit, entrò con un bel pacco di fogli in mano.

- Capo, ho trovato questo. - Robbarts esaminò bene il fascicolo e alzò lo sguardo verso Harry e Ron, desiderosi di sapere se c’era qualche novità.

- Abbiamo una pista molto, ma molto interessante. –

E girò il fascicolo.

 

Salve a tutti, popolo!

Mi scuso per il ritardo, ma la scuola ho rubato moltissimo tempo.

Prima di tutto, volevo rivolgermi alla mia bellissima classe. Ragazzi, non vi dimenticherò mai. Vi adoro. Tutto quanti. Nonostante oggi sia l'ultimo vero giorno di scuola, ci vedremo ancora. Rimarremo sempre in contatto. Vi voglio bene. ringrazio le mie migliori amiche Ladia e pioggiargentata. Grazie, ragazze. Ciccia, ricordati che non ti libererai tanto facilmente di me. E Giulia, sei the best, insieme alle ciccia. Grazie Ladia, per essere la mia Beta.

Ora, il capitolo vi è piaciuto?

Spero che si.

Ora, risposte alle recensioni!!!

niettolina: Amora!!! Scusami per il ritardo!! Veramente, ma, credo che riuscirai a capirmi. Hai già passato gli esami. Beh, intanto grazie per le tue meravigliose recensioni. Le adoro!!! Sai che tante delle mie FF le ho scritte durante le ore di scuola? Sopratutto Tecnica, ma anche in quelle di supplenza. Amo andare a scuola e vedere i miei compagni. Li adoro. Comunque io penso alle mie FF giorno e notte. A volte capita che vi sveglio (l'ultima volta alle 4.25) e penso. "Ah, guarda che bella idea per i Banchi. Aspetta che la scrivo." e butto giù l'idea su un pezzo di carta. Sono pazza. Ladia me lo dice sempre... Beh, a presto e perdonami per il ritardo!! Ciauu!! Baci!1

Chiara_96: Ciao, carissima!!Suoni il flauto?? Da tre anni! Wow!!! Anche io!! Sono a scuola ad indirizzo musicale e quindi... eccomi qui con il piffero in mano!! Se mi sentisse il mio prof... Aiuto!! All'inizio per pazza per il flauto, poi... la passione è calata. Ora suono sempre il flauto a scuola, anzi suonavo perchè la scuola è finita, ma mi diletto un po' in pianoforte. Studio da sola. Bene, ora ti lascio. Spero che questo capitolo ti sia piaciuto. Ciauu!!

emmawatson : Grazie!! Anche a me piace tantissimo la coppia RonXHermione. Ma tantissimo anche Ginny e Harry. Continua a seguirmi!!! Luna :=)

Altair94: Ciauu! Scusa se non ho risposto alla tua email, l'ho vista 5 minuti fa. Comunque non so dove puoi trovare una Beta, mi spiace. Posso farti io da beta, se vuoi. mi farebbe piacere. A presto!! Ciauuu!!!

hele: Lo so, scusami, ma con questa maledetta scuola... Spero che ti piaccia. Ciauu!!

 

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Harry Potter e il Mistero Oscuro (Harry Potter)

Take Five (Originale)

Ragione e Istinto (Twilight - S. Meyer)

Grazie a tutti e al prossimo capitolo!

 

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'Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di J.K. Rowling; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro'.

 

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Capitolo 10
*** L'Identità di Sackville ***


Capitolo 10

 

Capitolo 10:

04/03/2005

 

[E girò il fascicolo]

Il foglio bianco in prima pagina, presentava la fotografia di un bel giovane magro, con aria semplice.

Il fascicolo lo descriveva minuziosamente:

 

Nome: Henry Sackville

Età: 30 anni

Data di nascita: 30.11.1982

Luogo di nascita: Londra

Descrizione Fisica: alto, magro. Capelli neri, occhi neri. Naso leggermente ricurvo. 

Caratteri Particolari: Ha un tatuaggio babbano sulla spalla. Una chimera.

Lavoro: disoccupato

Situazione Familiare: divorziato nel 2000.

Fedina Penale: arrestato più volte dai babbani per sospetto omicidio. Scagionato per insufficienza di prove. Arrestato nel mondo magico per rapina a mano armata (Pistola babbana) nel negozio “Olivander”. Il proprietario non ha sporto denuncia, gli ha chiesto i danni morali e materiale, ma è riuscito a fuggire all’estero.

 

- Wow, che bel tipo. – commentò Ron quando ebbe finito di leggere la prima pagina.

- Nelle pagine successive ci sono i dettagli, scritti con precisione, di tutti i suoi reati. – li informò l’Auror, entrato poco prima per portare il foglio.

- Grazie, mille. Puoi andare. –

- Comandi. – fece una specie di saluto militare e uscì con un inchino.

- Come ai bambini delle scuole babbane, vi do i compiti da fare a casa: leggere con molta attenzione il fascicolo. – scherzò Robbarts, ma dal sorrisino ironico che aveva, la sua espressione mutò molto rapidamente. - Domattina, voglia che andrete a parlare con la ex moglie di questo Sackville. Chiedete a qualche tirocinante di ricercarla e di mandarvi il suo indirizzo. –

- Agli ordini, Capo. –

- Massima attenzione per la signora Agnes. È il nostro unico testimone. Ve la affido. In ogni caso, credo che lei si troverà benissimo con voi. Ho già capito che adora tua moglie, Potter. Ah, siete sospesi dal lavoro, oggi pomeriggio. Avete bisogno di un po’ di pausa. E poi, non credo che rintracciare la moglie sia semplice. Bene, buon pomeriggio. Potete uscire anche adesso. Ci vediamo domani mattina. Alle otto. Puntuali. – ordinò Robbarts.

- Sicuro, Capo. Grazie. – rispose Harry.

- Di niente. Andate. –

Fecero anche loro come l’altro Auror, il saluto al Capo e se ne andarono, chiudendo la porta dietro le loro spalle.

- Wow, che fortuna! – esclamò Ron, appena furono fuori.

- Già, ma credo che domani ci toccherò lavorare molto. Andiamo a recuperare le ragazze. –

Si fecero largo nei corridoi sempre super affollati del Ministero, fino a scendere nella sala pozioni, dove erano chiuse le tre donne.

- Buon giorno, signori. – li salutò pomposo la guardia, quando arrivarono davanti alla grande porta nera.

– Siamo venuti a riportare a casa le signore. – annunciò Ron.

- Prego. – la guardia voltò loto le spalle e aprì il grande portone nero, facendosi da parte per farli entrare. Non appena aprì la porta, un forte odore di uova marce investì i due uomini.

- Che schifo! – commentò Ron a bassa voce. – Ma come fanno a stare chiuse qui dentro! -

Hermione, Ginny e la signora Agnes erano sedute sugli alti sgabelli attorno al tavolo, ridendo e scherzando.

- Ehi! Ciao! Ho saputo che Agnes viene a stare da noi per un po’ di tempo. – li salutò Hermione, continuando a mescolare il calderone.

- Si. Per te va bene? – domandò Ron, preoccupato dal fatto che Hermione si fosse arrabbiata perchè non le avevano chiesto la sua opinione.

- Ovvio. Agnes è simpaticissima. Può stare da noi quanto tempo vuole. Per noi non ci sono problemi. – Hermione le rivolse un grande sorriso, smettendo per un attimo di mescolare.

- Lo, lo, cara. Me non posso stare tutta la vita a casa vostra. Siate stati gentilissimi con me. Ma, comunque poi mi troverò una casetta con un grande giardino dove poter trascorrere un po’ di anni in pace. –

Gli altri sorrisero all’espressione sognante della signora, mentre si perdeva nei suoi pensieri felici.

- Forza, Agnes. Sarà meglio che andiamo a casa. Oggi pomeriggio, io e Ronald, non dobbiamo venire a lavorare. -

- Oh! Finalmente! – commentò sollevata Ginny, facendosi aiutare da Harry per scendere dallo sgabello.

- In marcia! Prima le signore. – scherzò Ron, imitando i gentiluomini del 1800.

Loro sorrisero e oltrepassarono la grande porta nera.

Sempre senza mostrare nessuna espressione, la guardia addetta richiuse la porta dietro di loro, piazzandosi al centro dell’entrata.

Tornarono indietro nei corridoi bui e risalirono nei corridoi del Ministero.

- Grazie ancora, ragazzi. -

- Ma figurati, Agnes. Per noi è un piacere, averti ospite a casa nostra. Non è tanto grande, ma ci stiamo benissimo. – disse Ginny, mentre uscivano dall’ultima porta nera con le linee dorate.

- Siete veramente sicuri? – domandò ancora una volta Agnes.

- Certo. Venga. - Harry e Ron la scortarono fuori dal Quartier Generale degli Auror fino ?? al salone?? Principale del Ministero.

Dei maghi mal vestiti da Babbani si avvicinarono a loro con fare un po’ circospetto.

Il primo era vestito con un paio di jeans troppo larghi per il suo esile corpo, infatti aveva dovuto mettere una cintura per sorreggerli. Era piuttosto basso e con i capelli neri tutti arruffati.

L’altro poteva passare per Babbano se non avesse avuto un gigantesco cappello viola sulla testa.

- Desiderate? – chiese Harry teso, mettendosi davanti alle donne per proteggerle da un eventuale pericolo. Ron lo affiancò, mettendo una mano sotto il mantello, pronto a tirare fuori la bacchetta.

- Stare tranquilli. Siamo gli Auror che devono sorvegliare la signora Agnes. –

- Come posso fidarmi? – domandò Harry con voce glaciale.

- Potter! – si sentì chiamare a voltò la testa a destra e a sinistra per cercare la fonte di quel richiamo. Robbarts camminava verso di lui a passo spedito, lasciando ondeggiare il mantello dietro di se. – Vedo che stai facendo conoscenza degli Auror speciali. –

- Si, signore. –

- Loro vi seguiranno ovunque andate. Il loro mestiere è di pedinare le persone. Ovvio, voi non siete pedinati con ladri o roba del genere, ma dobbiamo tenervi sotto sicurezza. Avvertite la vostra famiglia di prendere tutte le precauzioni necessarie. Ma, io in confronto a loro non so niente. Gli Auror qui presenti vi faranno un completo quadro della situazione. Arrivederci! –

Robbarts senza aggiungere altro al suo chilometrico discorso, girò sui tacchi e se ne andò.

- Vogliamo andare? – mormorò uno dei due, facendo segno a Harry e Ron di seguirli.

- Sicuro. –

Si avviarono tranquillamente verso l’ingresso per visitatori, ma vennero bloccati dai due Auror.

- Fermi. – tuono quello più grosso. – vi spiego il piano per uscire da qui. Io mi materializzo fuori con il signor Potter e il mio collega, insieme al signor Weasley e compagnia ci raggiunge con la cabina telefonica. Ci sono domande? -

Non aspettò neanche che qualcuno alzasse la mano che ricominciò a parlare.

- Perfetto. Signor Potter, vuole seguirmi? – domandò l’Auror.

- Certo. – lui lanciò uno sguardo d’intesa verso Ron, come per dire “Tieni d’occhio tu la situazione” e voltò le spalle agli altri, pronto a ricevere ordini dal suo “collega”.

- Ci materializzeremo esattamente qui davanti. Al mio tre. Uno... due... tre. –

Contemporaneamente girarono su se stessi e svanirono.

Riapparvero un decimo di secondo dopo, davanti all’ingresso per visitatori.   

Aspettarono in silenzio, fino a quando non videro comparire gli altri nella cabina telefonica. Uscirono e salirono tutti nella macchina truccata che il signor Weasley aveva regalato loro.

Quasi in venti minuti furono davanti a casa.

Gli Auror non li mollavano neanche un attimo, gli stavano appressi, camminando sempre vicinissimo a loro.

Harry tirò fuori le chiavi di casa e le infilò nella toppa, girando.

Immediatamente, Kreacher si presentò davanti a loro, inchinandosi.

In un batter d’occhio gli Auror avevano tirato fuori la bacchetta e la stavano puntando verso il povero elfo.

- Fermi! È il nostro elfo domestico! Fermi! – gridò Ginny, piazzandosi davanti al povero Kreacher che tremava rannicchiato sul pavimento. Ginny vide che gli Auror non le credevano e assunse un’espressione scocciata.

- Senta, se fosse stato qualcuno che non conoscevano crede che non l’avremmo già attaccato? –

L’osservazione acida di Hermione aveva finalmente calmato i due uomini. Si erano guardati un attimo e avevano poi riposto le bacchetta nel mantello.

- Bene. – Ginny lanciò un’occhiataccia agli Auror e si rivolse all’elfo. – Kreacher, alzati, tranquillo. Chiama Winky e Kreacy. Dobbiamo spiegarvi un paio di cose. – sussurrò Ginny.

- Come desidera padrona. Ma Kreacher ha paura di quelli. Kreacher non li vuole in casa dei padroni. – mormorò alzandosi e inchinandosi a Ginny, per nascondere il bisbiglio.

- Lo so, neanche a me. – rispose le a voce bassissima, per evitare di farsi sentire dagli altri. Kreacher raddrizza la schiena e lancia un’occhiataccia ai due uomini.

- Prego, sedetevi. – li invitò ad accomodarsi Hermione, tendendo una mano per prendere i loro mantelli.

- Non ci fermiamo, signora. Vorremmo solo sapere qual è la posizione all’estero della camera della signora Agnes, in modo da controllarla in modo efficiente. –

L’uomo rifiutò l’invito di Hermione e mosse la testa all’indirizzo della porta.

- Sicuro. Seguitemi, prego. Gin, fai vedere a Agnes la sua stanza. – disse alla moglie prima di uscire.

- Certo. Venga signora. –

Le due donne fecero fare ad Agnes il “giro turistico” della casa, mostrandole ogni singola stanza.

- Ecco, questa è la sua stanza. È un po’ impolverata, ma è tanto che non la usiamo. Chiederò a Winky di pulirla. Winky! - chiamò Hermione ad alta voce.

Winky comparve immediatamente accanto a loro. Si voltò verso Ginny, Hermione e Agnes e fece un inchino profondo per ognuna delle tre donne.

- La padrona desidera?  Chi è questa signora? -

- Agnes. Si fermerà da noi per un po’ di tempo. Centra con la faccenda dei Mangiamorte. È una testimone importante. In questo momento hai da fare? –

- No, signora. Winky stava pensando a cosa cucinare per pranzo. – rispose senza esitazione.

- Ti spiacerebbe pulire un po’ questa stanza? –

- No, signora. Winky comincia subito. –

- Ma non ti preoccupare, cara. Ti aiuto io. – si offrì Agnes, abbassandosi al livello dell’elfa.

- No, signora Agnes. Lei è ospite. Winky elfa. Tocca a Winky pulire. –

- Ma... –

- Niente ma, signora Agnes. Kreacy sta cucinando il te. Intanto Winky pulisce. –

Continuò testarda Winky, facendo segno alle tre donne di uscire.

- Venga Agnes. C’è il the. Come lo vuole? – chiese Hermione, uscendo dalla stanza.

- Per me va benissimo quello che volete voi care. Nella mia vita non ho mai avuto tante cosa per cui potevo scegliere. Mi adatto molto facilmente. – il tono di voce della Signora Agnes era intriso di un dolore profondo che forse aveva a che fare con la sua infanzia.

- Ma ora può scegliere. –

Anche se il discorso del The era banale, Hermione voleva dire era che ora può scegliere ciò che vuole nella sua vita.

- Grazie, Hermione. – sussurrò Agnes, appoggiando la mano sul braccio della ragazza. Cercò di cacciare le lacrime dentro gli occhi, ma una sfuggì al suo comando, scendendo lungo il viso della donna.

- Signora Agnes, tutto bene? – domandò Ginny preoccupata.

- Certo. Ora scendiamo a prendere il The? – la signora cercò di mostrare un po’ di buon umore, facendo un sorriso tirato alle due donne.

- Certo. –

Scesero in salotto nello stesso momento in cui Harry e Ron rientravano in casa.

- Ehi, hanno visto la finestra? – domandò Hermione, accompagnando Agnes al divano.

- Si. Sono qui fuori. Chiunque esca o entri in questa casa devo passare prima sotto il loro controllo. Sarebbe bene avvertire mamma, Ginny. – consigliò Ron alla sorella, seduta sul divano.

- Ron, l’avverti tu? Mi sono appena seduta. – mormorò lei facendo al fratello l’espressione da cucciola.

- Va bene. E speriamo che mamma non vada fuori di testa... – sussurrò Ron mentre saliva le scale per andare in camera sua.

- Ecco il padrone! – gridò Kreacy entrando in salotto con un vassoio sulla testa. lo prese tra le mani e lo depositò sul tavolino al centro del salotto.

- Che carina! – Così cominciò di nuovo il giro di presentazioni.

Trascorsero un pomeriggio allegro con Agnes, incuranti dei pericoli che incombevano sempre di più su di loro...

Salve a tutti!!! Intanto SCUSATE!!!!!!!!!!!!! Spero che mi perdoniate per essere stata così cattiva, ma tra gli esami, la vacanza costretta con i miei e la vacanza studio in Inghilterra, non ho avuto tempo. Scusate!!!! Mi devo scusare con Niettolina: scusa tesoro!!! Mi dispiace tantissimo se ti ho fatto aspettare.... spero che continuerai a leggere nonostante il ritardo.... :(

Risposte alle recensioni:

niettolina: Scusami!!!!! Davvero, scusa!!! Non volevo deluderti, sei una persona importante nelle mie storie!! Sennò, chi altro recensisce? No, dai, sto scherzando.... adoro i tuoi commenti. Spero che il capitolo ti piaccia e che continuerai a seguirmi. Bacioni immensi!!! Luna Cullen :)

 Ilaja: Wow!!! Benvenuta carissima!!! Quante flautiste!!! Abbiamo la stessa età!! Wow, quante coincidenze!! io sono autodidatta, studio da sola, i pezzi che voglio, quando mi va... Ti ringrazio per i complimenti. Anche a me Agnes piace tanto!! :) P.S. Castel Maggiore??? Mi ricorda qualcosa... ah!! Mio padre ha suonato parecchie volte a Castel Maggiore!!! Io sono di Pordenone, in Friuli Venezia Giulia. Ciauu!!

 hele: Ciau, cara!!! Ho 14 anni e andrò a fare il Linguistico. Chissà cos'ha trovato... ora lo scopri... Spero che ti sia piaciuto e che continuerai a leggere. Luna :) Scusa per il ritardo, vedi sopra. :=)

Altair94: Ciau!!! Scusa per il ritardo... Per la faccenda della Beta, mi piacerebbe, ma in questo momento sono impegnatissima e con tutto questo caldo non riesco a concentrarmi... scusa... magari più avanti... mi spiace. Comunque adoro quando sbagliano a pronunciare i nomi degli oggetti. È troppo divertente. Ciauu!!! Luna :) 

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Take Five (Originale)

Ragione e Istinto (Twilight - S. Meyer)

Grazie a tutti e al prossimo capitolo!

 

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'Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di J.K. Rowling; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro'.

 

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Capitolo 11
*** Natasha Cole ***


Capitolo 11

Capitolo dedicato a R., mio carissimo amico, per avermi dato l’ispirazione per il nome dell’ex moglie di Sackville.

 

Capitolo 11: Natasha Cole

05/03/2005

 

Quella mattina Harry e Ron si alzarono tardi.

Almeno per i loro canoni.

Erano le sette e un quarto quando Ron scese a fare colazione. Seduta al tavolo della cucina trovò Agnes, intenta a parlare con Hermione.

- Buon giorno. – salutò lui stropicciandosi gli occhi.

- Ciao. Come le stavo dicendo Agnes... – Hermione lo salutò e si rituffò a capofitto nella conversazione con Agnes.

- Salve a tutti. – Harry era appena entrato dalla porta della cucina, tenendo per mano Ginny, ancora mezza addormentata.

- Ciao. – salutarono tutti. I cinque si sedettero al tavolo, serviti da Kreacher, che gironzolava in cucina preparando la colazione.

- Mi ci voleva proprio una dormita come questa. Sono secoli che non dormo decentemente. – si lamentò Ron, nascondendo con la mano uno sbadiglio.

- Hai perfettamente ragione. – asserì Harry, sedendosi intorno al tavolo.

- A che ora dobbiamo essere in ufficio? –

Harry si grattò il mento, cercando di connettere il cervello.

- Alle otto. Dovrebbero darci l’indirizzo dell’ex moglie di quel Sackville. Poi dovremo andare a parlarci, per vedere se ha ancora contatti con l’ex marito. – spiegò Harry, sbuffando tra una parola e l’altra.

- Wow, che bella mattinata! – disse Ron sarcastico.

- Cosa ti aspettavi? Tutto il giorno a tirare freccette sulla foto di Sackville? –

Ron quasi si soffocò con il caffé che stava bevendo.

- Non sarebbe male. Me ne faccio stampare una gigante e la appendiamo alla porta. Io voglio le freccette rosse. – aggiunse Ron, sorridendo.

Scoppiarono tutti a ridere, compresi gli elfi domestici.

 

Alle otto, puntuali come un orologio svizzero, Ron e Harry erano nell’ufficio del Capo, pronti per andare a parlare con quella donna.

- Allora, ragazzi. Eccovi la foto e l’indirizzo dell’ex moglie di Sackville. Natasha Cole. Di professione lavorava in un bar a Diagon Alley e in una discoteca Babbana. Non chiedetemi perchè faccia due lavori perchè non ne ho idea. – aggiunse velocemente Roberson.

“Disco-che?” pensò Ron. Alzò la mano fulmineamente, facendo senza volerlo un’imitazione perfetta di sua moglie, quando erano ancora a Hogwarts.

- Si, Weasley? –

- Capo, cos’ è la discotetra o quello che è? –

- Weasley, tua moglie è di origini babbane fatti fare da lei un bel corso di babbanologia. Non l’hai seguita a Hogwarts? –

Ron si maledì in tutte le lingue che conosceva. Due.

- No, signore. Per mia grande sfortuna ho scelto Divinazione. Maledetta bacchetta. Tutta colpa sua. Invece che andare a finire su quella stupida materia per prevedere il futuro, perchè non è andata su Babbanologia? – 

Forse non di rese conto di essere davanti al suo capo e continuò a parlare da solo, come un matto.

- Ron... – mormorò Harry, dandogli una gomitata. Lui sembrò finalmente accorgersi dell’errore commesso: insomma, aveva appena ammesso di aver scelto a caso le materie a scuola.

- Ops... Mi scusi Capo. – mormorò mentre arrossiva sulle orecchie, come al suo solito.

- La Discoteca, Ronald, è un luogo dove i babbani vanno a ballare la sera. C’è la musica altissima e tutti che ballano. Orribile. Mai andarci Weasley.  – disse il Capo Roberson, con una smorfia di disgusto.

- Bene, lasciamo perdere la discoteca, questo è l’indirizzo. Attenzione. Non pensate che sia una passeggiata. E non lasciatevi sfuggire niente di compromettente. Nel caso che lei sia una complice di suo marito, potrebbe andare a riferirgli cosa sappiamo. Già che siamo risaliti a lei è un indizio per loro. Sanno che noi sappiamo parte di quello che loro non vogliono che noi sappiamo. –

- Bel gioco di parole, Capo. – scherzò Ron.

- Ron! – lo riprese Harry, dandogli un’altra gomitata.

“Ma questo non se ne sta zitto?” pensò Harry arrabbiato. Insomma, sei davanti al Capo!

Ron gli soffiò a bassa voce qualche parola e poi si girò verso Roberson.

- Scusa, non sono riuscito a trattenermi. - 

- Grazie, Weasley. Adoro fare questi giochetti. – rise Roberson. Di colpo però la sua risata si trasformò in un’espressione ferissima. - Ora andate e non deludetemi. Voglio sapere cosa ne pensate di quella donna. Io affermo che è uno schianto. –

Roberson non sarebbe mai cambiato, scherzava in ogni situazione. Non era capace di tenere un discorso serio senza inserirci dentro qualche imprecazione o qualche suo giochetto.

Uscirono salutando il Capo e si smaterializzarono immediatamente.

Apparvero al limiti di un boschetto. Davanti a loro c’era una grande villa bianca, in parte nascosta da alcuni grandi alberi. Dava l’idea di essere la casa di persone di una certa classe sociale, con un certo conto bancario alla Gringott. Stavano calpestando un vialetto di sassi bianchi e pochi metri avanti c’era un cancello grigio scuro, che si ergeva davanti a loro.

Ron aveva la bocca spalancata e fissava la villa. Sembrava che gli uscissero gli occhi dalle orbite.

- Cavolo! Questa sì che è una villa di lusso! -

Harry sorrise e annuì.

- Pensa a quanti Galeoni hanno questi in banca. -

L’amico avanzò nel vialetto di ghiaia ridacchiando. Sollevò una mano e si colpì in testa.

- Ci faranno il bagno. Come in quel fumetto che hai comprato a Victoire un po’ di tempo... che c’è lo zio del protagonista che nuota nei dollari... – vedendo l’espressione confusa di Harry, Ron cercò di spiegarsi meglio. – Dai! Quello dove sono tutti delle papere... -

- Paperino! – esclamò Harry battendo le mani.

- Esatto! –

- Non so proprio da dove ti vengano fuori certi paragoni, Ron. –

- È talento naturale. –

Continuarono ad avanzare fino a quando non si trovarono a pochi centimetri dal grande cancello grigio. Da quella distanza il cancello e la casa sembravano ancora più grandi e maestosi. Harry si grattò il mento pensieroso. Come diavolo facevano a suonare il campanello se il campanello non esisteva?

- Ron... –

Si girò verso l’amico ma lui lo interruppe, parlando più velocemente di lui.

- Harry dov’è il campanello? -

- Era la stessa cosa che volevo chiederti io. –

Nessuno dei due sapeva come dovevano entrare.

“Fantastico!” pensò Harry sbuffando leggermente.

- Magari c’è un microfono incorporato! Come i telefilm che guardo io! -

“Ci mancava solo Ron e le sue trovate geniali”

Ron si avvicinò ancora di più al cancello, quasi toccandolo con il naso, e cominciò a parlare.

- Buon giorno! Siamo due agenti Auror del Ministero della Magia. Siamo qui per fare alcune domande alla signora Sackville. -

“Adesso si aspetta che il cancello gli rispondi!”

Ma con grande stupore una voce stanca e rauca gli rispose, biascicando un invito ad entrare.

- Prego. La signorina Cole vi sta aspettando. -

- Grazie. Entriamo subito. – disse Ron come risposta al cancello.

Mai, in tutta la sua vita Harry si era mai ritrovato a parlare con un cancello. Con un manichino sì, quello che c’è all’entrata del San Mungo, ma un cancello. Si voltò verso Ron a bocca spalancata.

- Visto, Harry? I telefilm Babbani servono a qualcosa. -

L’amico cercò di ricomporsi e guardò Ron con un’espressione sbalordita.

- Non dirò mai più niente contro i tuoi telefilm. -

Si voltarono entrambi quando udirono in forte Clang!. Il cancello si stava aprendo, per permettere ai due di entrare nel giardino gigantesco della villa della signorina Cole. Ron oltrepassò la soglia prima delimitata dal cancello con un’innaturale spontaneità. Harry lo seguì, più timoroso dell’amico.

Nel viaggio tra il famoso cancello e la soglia della casa non si rivolsero la parola, ognuno perso nei suoi pensieri. Ad attenderli, c’era un maggiordomo dall’aria altezzosa, impeccabile nel suo vestito nero e camicia bianca. Avrà avuto sui sessant’anni e portava un paio d’occhiali da vista rettangolari.

- Buon giorno siamo... -

- Ronald Weasley e Harry Potter. Chi non sa chi siete voi. – rispose pomposo, non muovendo alcun muscolo, esclusa la mascella.

- Si. – mormorò Ron, scocciato.

- Vorremmo vedere la signorina Cole. – disse Harry, tirando fuori dalla tasca il distintivo con lo stemma del Ministero della Magia e il suo nome.

- Certo. Se volete seguirmi. – l’uomo si fece da parte per farli entrare e richiuse la porta dietro le loro spalle. Davanti a Ron e Harry c’era un lungo corridoio, con un tappeto rosso che lo percorreva interamente. Appesi alle pareti c’erano centinaia di quadri, che raffiguravano degli uomini e delle donne, provenienti da ogni epoca immaginabile.  

- Te lo avevo detto. È una casa di ricconi. – mormorò Ron, all’orecchio di Harry.

- E avevi ragione. –

Il maggiordomo li scortò alla fine del corridoio, facendoli camminare sul tappeto. Ad un certo punto parlò con la sua voce rauca.

- Come mai due agenti Auror vengono a trovare la signorina? È successo qualcosa di grave? -

- No, signor... –

- Frederick. –

- Perfetto. Non si preoccupi per la signorina. Dobbiamo solo farle qualche domanda riguardo ad un nostro importante caso che ci hanno incaricato di risolvere. – spiegò Harry, senza far trapelare niente con il maggiordomo.

- Certamente. Volete lasciarmi i vostri mantelli? – chiese cortese.

- Grazie. – Harry e Ron si tolsero i mantelli e li consegnarono all’uomo. Il signor Frederick scioccò due volte le dite e immediatamente apparve su corse una donna giovane, sui venticinque anni.

- Hilary, portali nel guardaroba. Attenta, sono dei signori Auror. – ordinò il maggiordomo.

- Certo, signor Frederick. – la ragazza rivolse a Harry e Ron un sorriso timido e prese dalle braccia del maggiordomo i mantelli.

- Grazie, signorina. –

- Si figuri, signor Potter. – rispose lei in un sussurro. Rivolse un cenno di saluto ai due e se ne andò più in fretta che poté.

- Prego, da questa parte. – li invitò il maggiordomo. Aprì la porta e li fece entrare in un salotto. Anche questo era bellissimo: quasi tutto era bianco, tranne i mobili, sicuramente di un legno pregiatissimo.

- Attendete qui. La signorina Cole sarà qui a momenti. –

Il signor Frederick si inchinò leggermente e lasciò soli Harry e Ron nella stanza.

Alla loro destra c’era un lungo tavolo con sopra una miriade di soprammobili e una lampada dorata. Davanti a loro due divani bianchi erano posizionati ad angolo retto e di fronte ad essi c’era un tavolino con sopra un grande mazzo di fiori. Al posto della parete c’era una grande vetrata che mostrava lo stesso boschetto dove Harry e Ron si erano smaterializzati quindici minuti prima.

Harry non fece in tempo ad osservare tutta la stanza dei minimi particolari che la signorina Natasha Cole entrò, avvolta in un vestito dorato lungo fino ai piedi che brillava quando i raggi di sole che filtravano dalla finestra lo colpivano. Aveva dei guanti bianchi che le arrivavano fino al gomito e grazie a questi e alle maniche a tre quarti del vestito, non lasciavano intravedere nessun lembo di pelle. Era una donna molto bella, con dei lunghi capelli biondi (“Sicuramente tinti” pensò Ron) e dei vertiginosi tacchi a spillo.

- Buon giorno, signorina Cole. Siamo... –

- Harry Potter e Ronald Weasley. – li interruppe lei.

“Certo che non riusciamo a presentarci senza che qualcuno ci interrompa!” pensò

Harry leggermente scocciato.

- Cosa ci fate a casa mia? – domandò con aria diffidente.

- Possiamo sederci? – domandò Harry, indicando i due divani.

- Oh, certo, che maleducata che sono. Ovviamente. Prego accomodatevi. – li invitò, prendendo posto su un divano. Harry e Ron si sedettero sull’altro e cominciarono a porre qualche domanda alla donna.

- Vede, signorina Cole. Siamo qui per chiederle alcune notizie di suo marito. –

- Ex marito, signor Weasley. Siamo divorziati da tre anni. Mi ha sposata per i miei soldi e io, da cretina, scusate per la parola, me ne sono accorta troppo tardi, quando aveva sperperato quasi metà del mio conto bancario. Non ho mai avuto problemi economici. Ho sempre vissuto nel lusso, e quel lurido verme mi stava rovinando. – sputò fuori la signorina Cole. Il tono che stava usando stonava con la sua bellezza e non sembrava che quelle parole stessero veramente uscendo dalle sue labbra, ricoperte da uno spesso strato di rossetto rosso scuro.

- Quindi, possiamo dire che non vede e non sente più suo marito da un po’ di tempo... –

Lei rise, ma fu una risata finta, piena di rabbia.

- Quel verme lo vedo in tribunale tutti i mesi. Devo mantenerlo io. -

Harry e Ron si guardarono un attimo e decisero di scendere ancora di più nei particolari nella vita della signorina e di suo marito.

- Era a conoscenza dei precedenti penali del suo ex marito? – domandò Ron, senza un briciolo di tatto. Forse non era stata una buona idea sbatterle un faccia una notizia così.

- Si, si! – esclamò lei, infervorandosi. Si alzò in piedi di scatto e cominciò a camminare nervosamente avanti e indietro. – L’ho saputo il giorno prima del matrimonio. Ma sapete, io ero innamorata di lui, in quei lontani cinque anni fa, e ho pensato che non me importava. Era cambiato, era soltanto un ragazzo quando aveva fatto quelle cose. Ora aveva messo la testa a posto e si stava sposando con me. Evidentemente mi sbagliavo. – disse lei con disprezzo. Sembrava che stesse parlando nel minestrone andato a male e non del suo ex marito. Di colpo, la sua espressione cambiò. Sembrò che la rabbia che aveva in corpo fosse sparita in un battito di ciglia e si era trasformata in dolore. Tremante si risedette sul divano, sotto lo sguardo sorpreso di Harry e Ron. Harry lasciò da parte un attimo il blocco degli appunti che aveva per prendere appunti e si sporse verso la donna.

- Signorina, tutto bene? –

- Si. Voi siete qui per scoprire che razza di mascalzone era il mio caro maritino e avete il diritto di sapere tutto. Potrei essere arresta per aver ostacolato le indagini se non vi rivelo tutto quello che so e diciamocelo, non ci tengo proprio. –

- Mi spiace farle rivivere brutti ricordi, ma è il passato. Cerchi di cancellarlo dalla sua memoria. – le consigliò Ron. Lei rise, tetra.

- Lo so. Il problema è che ha lasciato segni indelebili su di me. – mormorò lei, con le lacrime agli occhi.

- Si spieghi. – disse Ron, duro. Harry gli diede una gomitata nelle costole e lui aggiunse. – Per favore. –

- Certo. Già un mese dopo che eravamo sposati, lui cominciò a... a picchiarmi. –

Harry e Ron spalancarono gli occhi e lei se ne accorse. – Che cosa pensavate, che fosse un ragazzo tranquillo? La prima impressione è proprio questa. Quella del bravo ragazzo. –

- Continui, la prego. – la incitò Harry, cercando di non farle sentire la pressione da interrogatorio.

- Prima cominciò a picchiarmi solo quando facevo qualcosa che non andava, poi ogni volta che era di cattivo umore. In sostanza: sempre. Mi ha lasciato questa. – si avvicinò a Harry e Ron per mostrare loro una cicatrice bianca che aveva sulla guancia.

- Non si nota tanto perchè ho fatto un sacco di abbronzature artificiali, babbane, per nasconderle, oppure ora ne sarei ricoperta. – continuò con la voce incrinata dal dolore che stava provando al ricordo di tutti quei momenti.

- Mi scuso per l’abbigliamento, ma era l’unico vestito che avrebbe coperto le cicatrici. Le uniche cicatrici che non sono riuscita a nascondere parzialmente. – disse indicando il suo abito. Si piegò e tirò su in vestito fino a metà coscia. Aveva le gambe completamente devastate, piene di cicatrici. Formavano strani disegni curvi. Natasha guardò anche lei le sue gambe. Ron non riusciva a staccarle gli occhi di dosso. Sapeva che era maleducato, ma era uno scempio terribile.

Lei buttò giù il vestito e cominciò a togliersi i guanti. Sull’ avambraccio sinistro aveva tre segni bianchi che lo percorrevano tutto.

- Questi li ha fatti con la magia. Mentre queste sul viso o sul collo me le ha procurate con le sue mani, per queste ha usato la bacchetta. Io mi difendevo come potevo, non sono mai stata brava a combattere. – disse con un sorriso tirato.

- Non è mai andata al San Mungo? – domandò Ron, rivolgendole uno sguardo dispiaciuto.

- Non mi lasciava neanche uscire da casa. Ogni volta che ci provavo mi beccavo tutti i suoi pugni. Voi... non sapete com’è stato. – la signorina si nascose il viso tra le mani cominciando a singhiozzare. – Era... terribile vivere così. Non... poteva... essere definito... vivere. – disse tra i singhiozzi. – Io rivivo ancora questo trauma. – gridò alzandosi in piedi di scatto, facendo sussultare sia Harry sia Ron. – Io mi sveglio di notte urlando, per un incubo! Ho eliminato tutto quello che era suo da questa casa. Ogni singola cosa. –

- Non ha pensato di chiedere aiuto a qualcuno? –

- No. Ho cercato di superare il trauma da sola, con il mio maggiordomo e Hilary. Ormai non è una dipendente, è una mia amica. Non siamo più padrone e servo. Io cucino e pulisco la casa. Noi facciamo tutto insieme. Sono le uniche persone di cui ho voluto l’aiuto. –

- Non ha paura che ritorni da lei? – domandò Harry. Non era una domanda molto tranquillizzante, ma doveva farla alla signorina.

- Intende non in tribunale? Qui a casa mia? No. So che non verrebbe più qui, ha il suo giro di amici. Se si possono essere definiti così. –

- Cosa intende per “il suo giro di amici”? – domandò Harry riafferrando il blocco degli appunti.

- Quando eravamo spostati usciva tutte le sere e tornava anche alle quattro del mattino. Tante volte sono venuti a cena da noi i suoi amici, mascalzoni quanto lui. Sono sicura che centrino con le Arti Oscure. – affermò lei convinta.

- È sicura di quel che dice? – domandò Harry. – Guardi che ha appena affermato che il suo ex marito fa parte di una compagnia di seguaci delle Arti Oscure. –

- Certo, ne sono sicura. –

- Bene, noi abbiamo finito. Lei si tenga a disposizione, non lasci la città senza il nostro permesso. È possibile che suo marito torni a cercarla. – concluse Harry alzandosi in piedi, seguito da Ron.

- Perchè? Io vi ho raccontato tutto, ma ora voglio sapere perchè lo cercate? Cos’ha combinato questa volta? –

Ron si guardò intorno, mentre Natasha sbuffava.

- Tanto non c’è nessuno... –

- Sospettiamo che suo marito centri qualcosa con quegli attacchi dei Mangiamorte che si sono verificati negli ultimi giorni. – mormorò Ron. La signorina Cole spalancò gli occhi e si portò una mano alla bocca.

- State scherzando! –

- Mi spiace signorina, ma ci sono le prove. Vede in teoria noi non avremmo dovuto dirle niente, ma mi sembrava corretto che lei sapesse. –

La signorina Cole tolse la mano che aveva di fronte alla bocca e cercò di strappare qualche informazione in più ai due uomini.

- Ma posso sapere anche i dettagli? -

- Mi spiace, ma sono riservati. La sua testimonianza è stata preziosissima per noi. La ringrazio di cuore e si tenga a disposizione. Forse la chiameremo per stendere un verbale. – disse Harry avviandosi verso la porta, con Ron dietro di lui. – È inutile burocrazia, ma dobbiamo adempire ai nostri doveri. Arrivederci, signorina Cole. – salutò Harry, uscendo dalla stanza.

- Arrivederci. – rispose lei.

Non appena Harry e Ron furono usciti dalla stanza, apparve il maggiordomo, il signor Frederick.

- I vostri mantelli, signori. – l’uomo porse loro i mantelli e cominciò a camminare verso la porta, per accompagnarli fuori. - Ho sentito la signorina gridare. Tutto bene? -

- Certo, signor Frederick. Abbiamo solo dovuto fare delle domande non troppo piacevoli alla signorina. – rispose stizzito Ron. Quell’uomo proprio non gli piaceva, sembrava Piton in versione settantenne! Anche la camminata... era identica!

Terrificante!

- Capisco. – borbottò lui, sfregandosi il mento. Senza aggiungere un'altra parola, li accompagnò all’uscita. Aprì la porta e fece cenno a Harry e Ron di uscire.

Quando sentì il crack della loro smaterializzazione, mise una mano in tasca e tirò fuori un cellulare. Pigiò alcuni tasti e attese. Dopo qualche secondo mormorò qualche parola:

- Capo Bancroft, abbiamo un problema. Auror. Sono venuti a ficcare il naso. - disse in modo spregevole. Il signor Frederick tornò nella sua stanza continuando a parlare al cellulare, un gesto poco consueto nel Mondo Magico.

Lui però non sapeva che dietro una porta era nascosta Hilary, la piccola cameriera, che si stava tenendo una mano davanti alla bocca e che aveva sentito tutto.

 

Salve a tutti!

Scusate per il ritardo, ma mi sono presa qualche settimana di vera vacanza... senza pensare alle mie storie (non è propriamente vero, ma sono dettagli) e mi sono rilassata... avevo bisogno di staccare un po'... spero che mi perdoniate...

Allora.. d'ora in poi aggiornerò con regolarità, internet permettendo.

Grazie mille a tutti quegli angeli che hanno messo la mia storia tra le seguite, preferite e chi mi ha inserito come autore preferito.

GRAZIE a tutti quanti.

Ora, risposte alle recensioni!!

niettolina: Grazie, cara per tutto il sostegno che mi dai... mi spiace per l'aggiornamento... ma avevo veramente bisogno di staccare. Grazie per leggere così appassionatamente le mie storie. GRAZIE!!! Luna.

Ilaja: Hey!! Bella l'Irlanda... mi piacerebbe andarci!! E così anche mio padre è un artista... mia madre è disperata... Sackville ti piace... ti avverto che lo tratterò molto male nel corso della storia... alla prossima!!

hele: Grazie mille per avermi corretto l'errore!! Ho revisionato tutto il capitolo e l'ho postato corretto. Grazie, era scappato anche alla mia beta!! Grazie ancora!! Ciauu!! Luna

Altair94: Grazie per i complimenti e Agnes... beh... scoprirai cosa succede... non posso dirti niente... I due Auror fuori da casa Potter... Harry provvederà a sistemare tutto... non so bene neanche io se farli buoni o cattivi, per dirla semplicemente. Grazie ancora per i complimenti e al prossimo capitolo!!

 

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Grazie a tutti e al prossimo capitolo!

 

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'Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di J.K. Rowling; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro'.

 

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Capitolo 12
*** Hilary Matthew ***


Capitolo 12

Capitolo 12:

 

05/03/2005

 

[- Capo Bancroft, abbiamo un problema. Auror. Sono venuti a ficcare il naso. - disse in modo spregevole. Il signor Frederick tornò nella sua stanza continuando a parlare al cellulare, un gesto poco consueto nel Mondo Magico.

Lui però non sapeva che dietro una porta era nascosta Hilary, la piccola cameriera, che si stava tenendo una mano davanti alla bocca e che aveva sentito tutto.]

La ragazza uscì dal suo nascondiglio e rimase in mezzo al corridoio, ricoperto dal lungo tappeto rosso.

Cercò di connettere il cervello e di trovare la soluzione al problema.

“Il signor Frederick! Tradisce la signorina Natasha!” pensò lei. “Forse mi conviene dirlo a Natasha... meglio avvertire qualcun’ altro... Ma chi?”

Improvvisamente le vennero in mente i due uomini che erano appena andati via. Harry Potter e Ronald Weasley. Erano le persone più adatte a cui dire una rivelazione del genere. Hilary non perse tempo prezioso e corse in camera sua, cercando di fare meno rumore possibile. La sua camera era piuttosto piccola, con un letto addossato alla parete destra e un armadio davanti. Alla destra del letto c’era una finestra, nascosta da un paio di tende fatte a mano.

Hilary si cambiò, vestendosi con un vestito di lana pesante. Si pettinò i lunghi capelli, indossò un cappellino molto grazioso e si capì le spalle con un mantello nero. Aprì la porta della stanza e fece capolino con la testa, per controllare che non ci fosse nessuno. Attraversò il corridoio che portava alla sua stanza a testa bassa, stringendosi nel mantello. Uscì dalla parte della casa rivolta verso sud, dove erano collocate tutte le camere, e sboccava sul famoso corridoio all’entrata. Controllò che nessuno la seguisse e camminò velocemente verso il portone. Lo aprì, uscendo all’aria aperta. Lo richiuse alle sue spalle e dopo aver minuziosamente controllato intorno a se, si smaterializzò.

Riapparve nello spazioso atrio del Ministero della Magia, correndo subito verso il primo ascensore che trovò.

In un battibaleno le porte si aprirono di nuovo, rivelando il secondo livello del Ministero. Era un lungo corridoio nero, con delle porte ai lati.

Hilary uscì un po’ incerta dall’ascensore, intimorita dal luogo. Non appena si trovò da sola sul buio corridoio, ripensò alla scelta di venire al Ministero a denunciare ciò che aveva sentito. Ma poi ripensò all’opuscolo mandato dal Ministero qualche giorno prima che incoraggiava la popolazione magica a denunciare qualunque fatto fosse ritenuto da loro sospetto.

Fece un lungo sospiro e vece un passo in avanti. Non fece tempo ad avanzare neanche di qualche altro passo che un giovane Auror si presentò davanti a lei, facendole un inchino.

- Buon giorno, signorina. Desidera? – le domandò cortese.

- Buon...buon giorno. Sono Hilary Matthew, cerco il signor Potter e il signor Weasley. – disse la ragazza con voce insicura.

- Certamente. La conduco immediatamente da loro. Mi segua, la prego. –

Hilary si soffermò ad osservare bene il giovane davanti a lei. Era un ragazzo molto carino, con dei capelli biondo cenere e dei penetranti occhi azzurri.

L’Auror la condusse attraverso una moltitudine di porte, fino all’ultima con appesa una targhetta con scritto in una bella calligrafia in corsivo:

 

Harry Potter e Ronald Weasley

 

Il ragazzo carino bussò alla porta e ci fu invitato di entrare. L’Auror spalancò la porta, rivelando un ufficio. Sia a destra che a sinistra c’era una scrivania, con due sedie, sulle quali erano seduti i signori Potter e Weasley.

- Buon giorno, signori. Qui con me c’è la signorina Hilary Matthew, che vorrebbe parlare con voi. – la annunciò.

La facce di Harry e Ron erano perplesse. Nessuno dei due sapeva chi fosse questa Hilary. La ragazza, vedendo le loro espressioni confuse si fece avanti.

- Sono la ragazza che oggi ha portato via i vostri mantelli a casa della signorina Nata... -

- Certo! – la interruppe Ron in modo da non farle continuare la frase. Non potevano permettersi che qualcun’altro al di fuori di poche persone venisse a conoscenza di tutto il progetto. Ron indicò la sedia di fronte a lui. – Prego! Si sieda qui! Lei può andare. Grazie di averla accompagna qui. – Ron scacciò a malo modo il giovane Auror.

Il ragazzo fece un cenno di consenso e si ritirò. Hilary si sedette dove le era stato indicato, leggermente in soggezione.

Harry, si alzò ed estrasse la bacchetta. La ragazza gli rivolse un’occhiata spaventata, preoccupandosi che Harry volesse usarla contro di lei. Invece lui la puntò sulla porta e borbottò:

- Muffliato! Io di quel ragazzo non mi fido... – aggiunse poi a voce più alta.

Raggiunse la scrivania di Ron lentamente, prendendo posto vicino a Hilary.

- Allora, signorina Matthew, a cosa dobbiamo la sua visita? – domandò cortese Harry, non immaginando lontanamente il problema.

- Sono qui per denunciare il maggiordomo della Signorina Cole. Il signor Frederick. Sono sicura che centri qualcosa con le arti oscure. – disse lei sicura.

Harry e Ron sobbalzarono e strabuzzarono gli occhi.

- È veramente sicura di ciò che dice? Non è la prima persona che ha capito fischi per fiaschi. -

“Pensano che io sia matta... cose da pazzi!”

Hilary scosse la testa e ripeté con convinzione ciò che aveva detto meno di un minuto prima.

- Non sono pazza! Dovete credermi! – la ragazza alzò un po’ la voce, leggermente alterata per il fatto che non le credevano. – Ho sentito il maggiordomo che parlava a quel coso babbano... il feletono! -

- Intende dire il Telefono? - la corresse Harry.

- Esatto. Ha detto: “Abbiamo un problema. Gli Auror sono venuti a ficcare il naso.” Perchè non mi credete! –

- Ma noi le crediamo, il fatto è che, insomma poteva dircelo, quando eravamo dalla signorina Cole! Come mai si è disturbata a venire qui? – chiese Ron, sospettoso. Quando aveva visto quella ragazza per la prima volta aveva pensato che non fosse completamente sana di mente. E aveva un po’ di dubbi sulla veridicità delle sue parole.

- Perchè, non appena voi siete usciti ha usato quell’aggeggio e ha chiamato questo “Capo Bancroft”!!! – urlò lei, alzandosi di scatto.

Era sempre stata una persona calma, non le era mai successo di perdere il controllo in quel modo.

Rimase ansante in piedi a guardare le facce d’un tratto cadaveriche dei due Auror.

- Può... può ripetere, prego? – domandò Harry boccheggiando.

- Cosa? –

- Ha detto Bancroft? Ne è sicura? –

- Si, ma insomma mi volete dire cosa sta succedendo! –

- Signorina, credo che la sua signora, la signorina Cole sia in grave pericolo. Non c’è tempo da perdere. Venga con noi. –

Sia Harry che Ron avevano capito tutto, quando la ragazza aveva pronunciato il famoso nome: Bancroft. Era lui, era lui a capo di tutto e ora la signorina Natasha Cole era in serio pericolo.

I due uomini si alzarono di scatto, afferrando i mantelli e prendendo per un braccio la povera Hilary che, di tutta quella faccenda, non ci stava capendo niente.

I tre uscirono dall’ufficio e cominciarono a camminare velocemente verso l’ufficio del Capo Robbarts.

- Dove stiamo andando? – domandò spaventata la ragazza.

- Dobbiamo parlare con il Capo, prendere una squadra e andare a casa sua. – le spiegò in fretta e furia.

Entrarono nell’ufficio di Robbarts e dieci minuti dopo erano fuori, con una squadra di Auror davanti a loro.

- Ragazzi, è una missione molto rischiosa. Vedete di darci dentro. – furono le ultime parole, prima che chiudesse la porta del suo ufficio.

- Bene, squadra, il rischio di non riuscire a smaterializzarci è molto alto, quindi dobbiamo usare le scope. – ci fu un mormorio di scontento da tutti i ragazzi davanti a loro tre. Hilary era aggrappata al braccio di Harry, terrorizzata. – Lo so, ma è probabile che il maggiordomo abbia attivato tutti i sistemi di sicurezza. Hilary verrà con noi, solo lei può conoscere bene la villa. Usciamo fuori. – ordinò Harry, che si mise in testa, con Ron e Hilary e guidò la squadra fuori dal Ministero.

Una volta fuori dall’edificio semisotterraneo, si misero in formazione per partire, con Harry e Ron in testa, mentre Hilary al centro, aggrappata ad un giovane Auror.

Le scope non erano decisamente il suo mezzo di trasporto preferito.

Così la ragazza chiuse gli occhi, appoggiandosi alla schiena del ragazzo davanti a lei. Il viaggio non fu tanto lungo, e dopo venti minuti circa, in cui la giovane ragazza aveva tenuto sempre gli occhi chiusi, atterrarono nel familiare boschetto vicino alla villa della signorina Cole.

- Ragazzi, circondate la casa. Fate un modo che non ci siano via di fuga. Fate un incantesimo Gnaulante. – mormorò Ron agli altri Auror.

- Agli ordini. –

- Squadra 1, qui con me. Dobbiamo penetrare in casa. – ordinò Harry, mentre alcuni Auror eseguivano il comando di Ron. Gli Auror rimasi si raccolsero intorno a Harry in attesa d’ordini precisi.

- Chi è tra voi l’ultimo arrivato? – domandò Ron guardando tra i suoi compagni. Si fece avanti un ragazzo sui diciotto anni, camminando con un portamento fiero e fermandosi a pochi centimetri da Ron. 

- Io, signor Weasley. – esclamò mettendosi sull’attenti.

- Perfetto. Tu proteggerai la signorina Hilary, quando entreremo nella casa. Devi difenderla a tutti i costi. Hai capito? – gli spiegò Ron, indicando la ragazza che tremava impaurita accanto a Harry.

- Sì signore. – il giovane si avvicinò a Hilary, prendendola sottobraccio. Lei arrossii e abbassò la testa.

- Bene, ora entriamo. Jackson, vieni con Hilary. – ordinò Harry. – Ragazzi pronti ad attaccare. Dobbiamo trovare immediatamente la signorina Cole. Prima il Capo Robbarts vi ha fatto vedere la foto. Ora, andiamo. – Harry e Ron si misero in testa alla formazione a triangolo creata dagli Auror e uscirono dal fitto boschetto.

La luce del sole li colpì tutti in faccia, facendo strizzare loro gli occhi. Marciarono imponenti fino a quando tutti gli Auror non furono allo scoperto, fuori dal bosco.

- Signor Jackson, non sarebbe meglio fare tutto di nascosto? – domandò Hilary aggrappandosi forte al braccio del giovane Auror.

- Non dubiti dei signori Potter e Weasley. Sanno bene cosa stanno facendo. – le rispose Jackson, ammiccando verso di lei. Hilary arrossì e distolse lo sguardo.

- Signorina Hilary, conosce un’entrata nascosta? Magari dalla cucina? – domandò Ron. Hilary cercò di ricordare, quando le venne in mente l’entrata nascosta che usava sempre all’inizio della sua permanenza alla grande villa per uscire a fare una passeggiata.

- Certamente. Ve lo mostro immediatamente. Dubito che qualcuno lo conosca, a parte io. È fuori dal perimetro della villa protetto dall’incantesimo, perchè io riuscivo sempre a scappare. È la vecchia cucina della villa. Ormai non viene più usata. – spiegò lei.

- Ci faccia strada. –

Con Hilary in testa alla formazione, svoltarono a destra, percorrendo il perimetro della gigantesca villa. Il solo di mezzogiorno batteva sulle loro teste, mentre camminavano in silenzio perfetto. Incontrarono alcuni Auror, incaricati si sorvegliare il perimetro della casa.

Ad un certo punto del tragitto Hilary si fermò.

- Eccoci qui. – disse puntando il dito davanti a lei.

Mentre prima aveva camminato seguendo il muro imponente che proteggeva la casa, ora si trovavano davanti ad una piccola casetta di legno, al di fuori del muro.

- Ma è fuori dalla casa! – esclamò Ron. Hilary lo guardò male e avanzò verso il piccolo edificio. Improvvisamente un uomo spuntò fuori dalla cucina e si fermò davanti a loro. Era piuttosto giovane, sui trentacinque anni, e si cominciavano a vedere sul suo viso ora contrassegnato da un’espressione perfida, i segni dell’età.

“È invecchiato precocemente.” Pensò Ron, guardando l’uomo. “Ecco cosa porta essere un Mangiamorte. Invecchi subito”

- Credevate che fosse così semplice entrare in questa villa? ILLUSI! – urlò puntando la bacchetta verso di loro.

- Ragazzi fatevi sotto!!! – urlò Harry sfoderando la bacchetta. – Jackson! La ragazza! –

Il giovane Auror trascinò via la ragazza prima che qualsiasi incantesimo potesse colpirla.

Quando il primo Auror scagliò l’incantesimo, apparvero un’altra decina di uomini, vestiti con un lungo mantello nero e un cappuccio sul viso: la classica divisa da Mangiamorte.

E la battaglia cominciò, Auror contro Mangiamorte. Jackson si mise davanti alla giovane ragazza per proteggerla, vigile e attento.

Purtroppo un mangiamorte si avventò su Jackson e la ragazza. Prontamente il giovane Auror si mise davanti a lei per proteggerla.

Il suo avversario sorrise, convinto di avere la vittoria in tasca. Jackson non si lasciò distrarre da niente, mentre teneva la bacchetta puntata verso il petto del nemico.

- Sfupeficium!! – gridò il mangiamorte, sporgendosi in avanti.

- Protego! –

Jackson parò l’incantesimo e cercò anche lui di colpire l’avversario.

- Expelliarmus! -

- Giovanotto, dovresti aver imparato qualcosa al corso per Auror, invece sei solo un marmocchio. – ghignò l’altro. Jackson, verde di rabbia, strinse più forte la bacchetta in mano.

- Ora ti faccio vedere di cosa sono capace. – minacciò il ragazzo. Scagliò un altro incantesimo, non pronunciandolo ad alta voce.

Ma l’uomo davanti a lui, fu più veloce e lo schivò colpendo con una fattura Jackson.

Lui si piegò dal dolore, cercando di proteggere la ragazza. Mentre il mangiamorte rideva, si rialzò in piedi e urlò.

- Stupeficium!!! -

Il mangiamorte lo schivò ancora e gridò anche lui:

- Expelliarmus! -

La bacchetta di Jackson volò lontano e lui spalancò gli occhi. Ma li richiuse immediatamente quando vide l’uomo farsi avanti senza scrupoli per ucciderlo e prendere la ragazza.

Si spostò leggermente, per quanto poteva con il braccio ferito, per coprire Hilary con il suo corpo. Tenne gli occhi chiusi aspettando la morte... ma lei non venne.

Lentamente aprì un occhio solo e controllò la situazione.

Hilary aveva la bacchetta sfoderata e tremava di paura. Jackson spostò lo sguardo da lei al mangiamorte che avrebbe dovuto trovarsi davanti a loro. Lo vide disteso per terra, svenuto.

- Oh. – mormorò Hilary, sconvolta. Era in stato di shock.

- Signorina Hilary, la prego molli la bacchetta. – sussurrò Jackson. Temeva che lei potesse colpirlo. La ragazza sembrò non sentirlo e continuò a tenere la bacchetta alta.

Con un grande sforzo, Jackson si alzò da terra e le poggiò la mano del braccio sano sulla spalla. Lei finalmente parve riscuotersi e lo guardò con gli occhi spalancati. 

Improvvisamente lo abbracciò, singhiozzando sulla sua spalla.

“Per fortuna non è quella ferita.” Pensò Jackson, mentre avvolgeva il piccolo corpo della ragazza con un braccio.

- Su, signorina... si calmi. – cercò di consolarla Jackson. Finalmente la signorina si staccò dall’Auror, ancora singhiozzante.

- Mi scusi. Non avrebbe dovuto assistere. – biascicò lei.

- Si figuri. – Jackson non fece tempo a dire altro che Harry apparve vicino a loro, con la bacchetta sfoderata e un’espressione vittoriosa in volto.

- Signorina Hilary? Jackson? Tutto bene? – domandò lui avvicinandosi preoccupato alla ragazza, mentre il giovane Auror crollava sull’erba, ferito dall’incantesimo scagliato dal Mangiamorte.

- È ferito, signor Potter. – sussurrò Hilary accucciandosi accanto al corpo del giovane disteso sull’erba. – Bisogna chiamare qualcuno. –

- Lo so. Ora Ronald sta mandando un gufo al San Mungo, anche noi abbiamo dei feriti. Niente di grave, ma stanno perdendo un sacco di sangue. – spiegò Harry, mentre Jackson gemeva dal dolore. – Tranquillo ragazzo. Arriveranno subito. –

- Gr... grazie signor Potter. – rispose lui, sforzandosi di parlare correttamente.

- Chiamami Harry. Siamo una squadra. – gli sorrise Harry, mettendogli una mano sulla spalla sana.

In pochi minuti arrivarono i guaritori del San Mungo per portare via i feriti e caricarono il giovane Jackson sull’“autoambulanza” che usavano come copertura.

- Signor Potter? – domandò la ragazza, mentre i guaritori controllavano i feriti. – Avete sconfitto i Mangiamorte? -

- Si, Hilary. Ma non riusciamo ad entrare in casa. Abbiamo chiamato una squadra speciale e si stanno dando da fare. Speriamo di riuscire ad entrare il prima possibile. – le spiegò Harry, portandosi una mano alla fronte.

- Signor Potter! Signor Weasley! Ci siamo riusciti!! Presto venite! –

Urlò una voce. Harry spostò velocemente la mano e sul suo viso apparve un’espressione che Hilary non riuscì bene a decifrare: sembrava tra il contento e il preoccupato, come se avesse paura di cosa lo aspettasse dentro la casa.

- Andiamo. – le disse Harry, con voce roca. Hilary si sporse verso di lui, afferrandolo per un braccio. Harry sorrise leggermente.

- Non avere paura, Hilary. –

Le disse prima di raggiungere gli altri ed entrare nella grande e misteriosa villa della signorina Natasha Cole.

 

Salve a tutti!!

Ho deciso di alzare il Rating della storia ad Arancione... ho progettato dei capitoli che avranno bisogno di questo rating. Spero che a nessuno dia fastidio...

Com'è il capitolo? Vi è piaciuto?? La faccenda si fa complicata... per la mia felicità...

Grazie a tutte le persone che hanno inserito la mia storia tra le preferite, seguite e ricordate e chi mi ha inserito tra gli autori preferiti.

Grazie, Grazie e ancora Grazie.

Ora, risposta alla recensione:

niettolina: Ciauuu!! Che bello!! Adoro le tue recensioni!!! Grazie mille per tutti i complimenti e spero che questo capitolo ti sia piaciuto. Ho dovuto prendere due settimane di ferie, ho scritto tutta l'estate... ho passato quelle deu setimane a guardare Numb3rs... tutte le stagioni.... hihihi!! A presto e grazie ancora!!!

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Grazie a tutti e al prossimo capitolo!

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'Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di J.K. Rowling; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro'. 

 

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Capitolo 13
*** La Casa ***


Capitolo 13

Capitolo 13:

05/03/2005

 

[- Andiamo. – le disse Harry, con voce roca. Hilary si sporse verso di lui, afferrandolo per una braccio. Harry sorrise leggermente.

- Non avere paura, Hilary. –

Le disse prima di raggiungere gli altri ed entrare nella grande e misteriosa villa della signorina Natasha Cole.]

Attraversarono il campo di battaglia, disseminata di corpi privi di sensi dei Mangiamorte. Hilary rabbrividì di fronte a quel poco piacevole spettacolo. Finalmente, dopo aver sorpassato l’ultimo cespuglio, la ragazza riuscì a vedere tutte le truppe degli Auror, radunati in un cerchio. Non appena li vide arrivare, Ron lasciò il gruppo formato dai suoi colleghi per andare incontro a Harry e Hilary.

- Signorina Matthew, tutto bene? – le domandò preoccupato.

- Si. – sussurrò lei, pianissimo. – Non posso dire lo stesso del vostro Auror Jackson. Si è ferito per colpa mia. –

- È il suo lavoro. Lui era stato incaricato di proteggerla e lo ha fatto. – le spiegò Harry gentile. – E poi lei gli ha salvato la vita. Se lei non avesse schiantato il Mangiamorte, ora lui sarebbe morto e non con solo una spalla fratturata. -

Hilary guardò Ron e Harry negli occhi, spostando lo sguardo da loro alla punta delle sue scarpe. Un auror si staccò dal gruppo e si avvicinò ai tre, togliendosi il capello da mago che indossava.

- Signor Potter, signor Weasley vogliamo entrare? Ora è sicuro. – disse balbettando leggermente, un po’ imbarazzato.

“Eccone un altro.” Pensò Ron. “Sempre imbarazzati se sono davanti a noi. Ma dico io, state tranquilli!”

- Certo. Procedete. Ah, vorrei un’altro Auror abbastanza esperto che proteggesse la signorina Matthew. Se stesse vicino a me o a Ronald potrebbe essere pericoloso per lei. – ordinò Harry al giovane. Questo arrossì e si inchinò leggermente per poi fare dietro front e tornare con un altro Auror. Era giovane con dei capelli color miele, piuttosto basso, timido e impacciato. Diciamo che in apparenza non aveva nessuna delle caratteristiche del “modello Auror”, ma in alcune occasioni sapeva tirare fuori il vero leone che era in lui.

Harry, Ron e Hilary si avvicinarono al gruppo di auror radunato poco più avanti di loro.

- Potter! Eccola qui! – un uomo basso e grassottello avanzò verso di lui, prendendolo per un braccio e trascinandolo verso gli altri. – Siamo riusciti a raggirare l’incantesimo della casa. Siamo pronti per entrare, stiamo aspettando solo un suo ordine. – gli disse mettendosi sull’attenti.

- Comodo. – sussurrò Harry. Poi con voce più autoritaria aggiunse:

- Procediamo. Io e Ronald, la signorina Matthew, Roger e la mia squadra setacceremo la casa. Ogni singolo centimetro. Chiaro? Andiamo. – Harry sorpassò l’Auror e si mise in testa al gruppo con Ron, Hilary e Roger, incaricato di proteggere la giovane ragazza. Si avvicinarono sempre di più alla piccola casetta di legno, fuori dalle mura bianche della grande villa. Passarono per la piccola porta in larice piegandosi leggermente per non sbattere la testa. Entrarono in una piccola e vecchia cucina, con un tavolo al centro della stanza e addossati alle pareti delle dispense, un forno e dei fornelli tutti arrugginiti.

- Da quanto tempo non venivo qui.... – mormorò Hilary, in preda ai ricordi. Rimase per alcuni minuti immobile, con lo sguardo vitreo.

- Signorina, è meglio che ci muoviamo. Dobbiamo trovare la sua signora. – Roger la afferrò timido per una braccio trascinandola verso Harry e Ron, i quali avanzavano verso l’ altra porta, parallela a quella dove erano entrati. Attraversarono la porta lentamente, ignari di cosa c’era dall’altra parte. Si trovarono in una piccola stanzetta completamente spoglia con di fronte un’altra porta. Ron sbuffò sonoramente, facendo rimbombare il suono. Tutti sussultarono.

- Certo che questa casa è un labirinto. – mormorò. Harry non si lasciò distrarre e si accostò allo stipite della porta.

- Ron. – chiamò. Lui lo imitò.

- Conto fino a tre. Uno... due... tre... via. –

Harry diede una calcio alla porta, spalancandola e si girò fulmineamente, puntando la bacchetta nel vuoto.

Nessuno. Non c’era nessuno. Harry controllò più volte per essere sicuro e non far correre nessun pericolo alla sua squadra.

- Andiamo. – sussurrò. Lentamente e con circospezione attraversò l’ennesima porta, seguito da tutti gli altri Auror.

L’ uscita sbucava sul grande corridoio centrale che aveva accolto Harry e Ron la prima volta che avevano fatto visita alla grande villa bianca.

Si addossarono tutti nel corridoio ricoperto dal tappeto rosso che assomigliava tanto al Red Carpet, dove camminano le star di Hollywood.

Avanzarono velocemente, sotto l’esortazione impaziente di Hilary, preoccupata di non trovare la sua padrona o trovarla in uno stato... beh... di morte.

- Dobbiamo dividerci. Gruppo uno controllate il piano superiore; gruppo due il secondo piano. E gruppo tre: le camere. Mi raccomando: ogni singolo particolare può essere fondamentale. – detto questo Harry li congedò con un gesto, rivolgendosi a Ron, Hilary e Roger.

- Noi controlliamo il salotto e il piano terra. Sono sicuro che troveremo qualcosa. Signorina Matthew, mi dispiace frugare così in casa sua, ma è necessario per trovare ogni singolo indizio che possa riguardare i Mangiamorte. Siamo mortificati. – si scusò Harry, chinando leggermente il capo.

- Si figuri signor Potter. Ora però possiamo cercare la mia signora? Sono tanto in pensiero per lei. – disse angosciata la signorina, torturandosi le mani in grembo.

- Certo. Ci faccia strada. – esclamò Harry facendo cenno di cederle il posto. Lei sorrise leggermente, in segno di ringraziamento.

– Roger. Seguila. Non lasciarla sola un attimo. – ordinò Ron, inserendosi nella conversazione.

- Agli ordini. – L’auror eseguì immediatamente e si avvicinò vigile a Hilary, che camminava velocemente attraverso i corridoi della casa. Harry e Ron la seguirono, guardandosi intorno.

Poi sentirono una porta aprirsi e un urlo.

Un urlo agghiacciante che li fece pietrificare sul posto, prima di correre verso la fonte del grido.

Proveniva dal salotto.

Harry e Ron corsero verso Hilary che giaceva per terra, piegata sulle sue ginocchia, in preda ai singhiozzi.

I due uomini si chinarono sulla ragazza che piangeva disperata.

- Signorina Hilary, cosa succede? Hilary?! – esclamò Ron prendendola per le spalle.

Lei non rispose, continuò a singhiozzare interrottamente.  Harry alzò lo sguardo verso l’auror vicino a Hilary.

- Roger, cosa... – ma le parole gli morirono in gola. Roger aveva un’espressione di dolore sul viso. Intanto Ron cercava di far parlare Hilary, ma la ragazza continuava a piangere. Allora Harry lasciò vagare lo sguardo sulla stanza, cercando cosa stesse spaventando Hilary e l’Auror.

Sul divano bianco era adagiato un corpo, che Harry riconobbe come sommo stupore quello della signorina Cole. Il divano bianco era imbrattato di sangue rosso e il corpo giaceva in una posizione innaturale. Il viso era ricoperto da lunghi tagli e il corpo pieno di lividi. La signorina Cole era coperta dallo stesso vestito dorato con cui Harry e Ron l’avevano conosciuta, ma era strappato in diversi punti e macchiato di sangue.

- Ma cavolo, mi vuole dire perchè sta piangendo!! – urlò Ron lasciando di colpo le spalle della ragazza.

- Ron. – mormorò Harry con voce roca. – Voltati. –

- Harry! Come fai a stare così calmo! Non sappiamo perchè piange! Non riesco a fermarla!! – gridò ancora Ron, senza preoccuparsi di abbassare il volume della voce, che rimbombò nella stanza.

- Ron, smettila di urlare e voltati. – gridò a sua volta Harry, strattonandolo per il mantello. Lui si voltò e spalancò gli occhi quando si posarono sul corpo ormai senza vita della signorina Cole.

- Ora capisce perchè piango!! – urlò a pieni polmoni Hilary, alzandosi in piedi. Sorpassò i tre Auror e barcollando si avvicinò al corpo senza vita dalle sua padrona.

Le si gettò addosso piangendo lacrime di dolore e singhiozzando.

Ron si voltò e guardò Harry con un’espressione colpevole sul viso.

- Scusa, Harry. Non mi ero accorto. -

- Credo che dovresti scusarti con la signorina Matthew, non con me. – gli disse l’amico, gentile, accennando alla ragazza abbracciata al corpo senza vita della donna. Ron annuì e fece qualche passo verso Hilary.

- Signorina Matthew, io... mi dispiace tanto per la mia reazione e... – cominciò Ron.

Hilary lanciò un urlo, spalancando gli occhi. Si sollevò dal corpo della signorina Natasha e cominciò a scuoterlo.

- Natasha! Rispondi. Ti prego! – urlò. Poi si voltò verso Ron, Harry e Roger. – Respira! Chiamate qualcuno! Non state lì impalati come dei cretini!! La signorina Natasha respira! È ancora viva. -

Harry e Ron spalancarono gli occhi e corsero vicino al corpo di Natasha.

Ron le afferrò il polso per cercare di sentire i battiti cardiaci e Harry avvicinò l’orecchio alla sua bocca.

- Niente. Io non sento niente. – constatò Ron.

- Ha ragione la signorina Matthew, respira. Roger, vai a chiamare immediatamente un Guaritore. – ordinò Harry. – Puoi smaterializzarti, abbiamo tolto tutti gli incantesimi. – aggiunse.

Roger annuì e girò su se stesso. Dopo sessanta respiri affannati di Hilary, che Ron aveva contato mentre aspettavano i soccorsi, finalmente apparve un Guaritore, un uomo grassoccio con un’aria preoccupata.

- Dov’è la ferita? – domandò guardandosi intorno. Quando Harry, con un cenno del volto, gliela indicò, l’uomo trasalì. Lo spettacolo non era certo dei migliori...

Poi parlò con voce roca, dopo essere stato immobile come una statua davanti a quello scempio.

- Aiutatemi a trasportarla. Fuori con la barella. Non possiamo smaterializzarci, o rischierebbe di morire. -

I tre uomini annuirono e si avvicinarono al corpo della donna.

- Signorina Matthew, la prego. È meglio che lei segua Roger fuori. Ci occuperemo noi nella sua signora. – cercò di tranquillizzarla Harry, accanto a lei.

- No. Voglio restare con la signorina Natasha. – disse lei sicura.

Gli altri si lanciarono uno sguardo perplesso, mentre Hilary faceva vagare il suo verso i quattro uomini.

- Va bene. Ora però muoviamoci. È in fin di vita. Blocco l’emorragia. – sussurrò il Guaritore.

Tirò fuori velocemente la bacchetta e la agitò sul corpo della donna.

Improvvisamente il sangue smise di sgorgare dalle vene della signorina Cole e il Guaritore raddrizzò la schiena per osservare il suo operato.

- Bene. Ora fuori di qui. – ordinò. Harry, Ron e Roger afferrarono la signorina da diversi punti del corpo e la spostarono sulla barella che il Guaritore aveva appena fatto comparire.

- Veloci. Signorina, ci guidi fino all’ingresso. – disse in tono duro e improvvisamente distaccato il Guaritore.

Hilary, sorretta da Roger, fece velocemente strada, attraversando il grande corridoio rosso della villa. Spalancò il portone e uscirono tutti alla luce del sole.

Attraversarono il piccolo sentiero nel grande parco della villa e finalmente uscirono dai possenti cancelli. Immediatamente l’ ambulanza magica frenò davanti a loro. Il Guaritore, con l’aiuto di Harry, Ron e Roger caricò il corpo quasi senza vita di Natasha Cole. Hilary la seguì imperterrita e salutò con un cenno della mano Harry e Ron, rimasti a osservare la scena.

- Roger, prendi un paio di Auror, vai con lei. Deve essere costantemente protetta. – mormorò con voce autoritaria Harry. Lui annuì e salì accanto alla signorina Hilary.

Quando le porte posteriori furono chiuse l’ ambulanza magica diede gas e partì, correndo veloce per le piccole stradine di campagna.

Harry e Ron rimasero ad osservarla fino a quando non fu solo un puntino all’orizzonte.

Mentre loro guardavano fisso davanti, lo stesso uomo che prima aveva dato il via libera per entrare in casa, si avvicinò a loro, togliendosi il cappello.

- Signori, mi spiace disturbarvi, ma avremmo bisogno del vostro aiuto. È appena arrivato il Capo Roberson e ha ordinato di perquisire la casa da cima a fondo. Ha un mandato di perquisizione da parte del Ministro in persona. Vogliamo procedere con l’indagine? – domandò l’uomo.

- Sicuramente. Vieni, Harry. Finito qui andremo a vedere se la signorina Natasha ce l’ha fatta, non ti preoccupare. – lo rassicurò Ron mettendogli una mano sulla spalla.

- Va bene. Ora sbrighiamoci. – disse Harry duro, voltandosi e insieme a Ron rientrare nella grande villa della signorina Cole, piena di segreti che dovevano ancora scoprire.

 

Ok, ora entro in EFP in punta di piedi, cercando di non dare nell'occhio e sperando che nessuno mi noti....

Scusate!!! Imploro pietà!! Lo so che vi avevo promesso che avrei postato, ma sono successe una serie di vicissitudini...

Sono impegnata ogni pomeriggio.

La settimana scorsa ho avuto solo il Martedì libero.

Lunedì: dovevo uscire (contro mia volontà) con mia mamma.

Martedì: Sono arrivata a casa alle 14.30 quando dovevo arrivare alle 14.10. Ho preso la corriera sbagliata. Può sembrare una sciocchezza, ma quando lo stomaco brontola.... e quel giorno sono riuscita a scrivere un po'.

Mercoledì: Prove dalle 14.30 alle 16.30...  sono arrivata a casa alle 17.00... in più avevo i compiti da fare... Troppo stanza per fare qualunque cosa...

Giovedì: Impegnatissima... cinque ore di scuola, compiti e il compleanno di una mia amica...

Venerdì: Prove dalle 14.30 alle 16.30... Dopo un'ora di Educazione Fisica terrificante a scuola....

Sabato: Ho fatto compagnia a mia nonna tutto il pomeriggio....

Domenica: Ho scritto e finito il capitolo... mandato alla mia Beta perchè lo correggesse... e piccoli problemi di email....

Lunedì: Mi è arrivato il capitolo... dovevo guardarlo e non sarei riuscita a postarlo...

Una bella settimana, che ne dite?? Spero che questo capitolo vi piaccia, che non mi mandiate al diavolo per le idiozie che scrivo e che, magari mi lasciaste qualche recensione...

Solo una, ne ho ricevuta.... :( 

Grazie a tutti!!!Ci terrei molto sa dareste un'occhiata alla mia FanFiction originale: Tutto Tra I Banchi Di Scuola... Grazie mille...

Ma a proposito di recensione:

niettolina: Carissima!! Grazie mille!!! Secondo te dovrei alzare il Rating?? Dici che Giallo è troppo poco??In ogni caso, grazie mille... Per Ginny e Hermione dovrai aspettare un po'... mi spiace... Spero davvero di non deluderti!! Grazie mille ancora!! Magari fai un salto su Tutto Tra I Banchi di Scuola, vorrei sentire la tua opinione.... Grazie ancora. Ciauuu!! Luna :=)

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Ragione e Istinto (Twilight - S. Meyer)

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Grazie a tutti e al prossimo capitolo!

Campagna di Promozione Sociale - Messaggio No Profit: Dona l’8 ‰ del tuo tempo alla causa pro recensioni. Farai felice milioni di scrittori.

'Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di J.K. Rowling; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro'.

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Capitolo 14
*** Tracce ***


Capitolo 14

Capitolo 14: Tracce

tre ore dopo, 05/03/2005

 

- Signor Potter, abbiamo trovato delle impronte. Venga a vedere. – lo chiamò un Auror, bassoccio e grassottello, della Auror Scientifica.

In quei pochi anni che erano passati dalla sconfitta di Voldemort, il Mondo Magico si era evoluto, infatti gli Auror erano sempre più simili alla polizia Babbana, con la Auror Scientifica, per esempio, la versione magica della Polizia Scientifica.

- Allora? Cosa avete trovato? – domandò Harry avvicinandosi all’uomo. Dopo ore e ore erano ancora a casa della signorina Cole, mentre lei era al San Mungo, nel bel mezzo di un’operazione chirurgica. Lui era fuori dal salotto, con un fumante bicchierone di caffé nero.

- Varie impronte, ma dobbiamo portarle al Quartier Generale per identificarle. Disse l’uomo accennando alla sua valigetta nera.

- Perfetto. Vado dentro a controllare come procede il lavoro. Ha visto Ronald? –

- No, signore. Provi a chiedere al Capo della Auror Scientifica. –

L’uomo salutò Harry con un cenno del capo e se ne andò, camminando veloce con le sue gambe corte. Lui entrò nella grande sala, ancora quasi uguale a come l’avevano trovata tre ore prima, tranne per il corpo della signorina Cole, disteso scompostamente sul divano.

Dopo una rapida occhiata alla stanza, si avvicinò cautamente al Capo della Auror Scientifica, in quale era accanto al divano dove era stato rinvenuto il corpo della donna. 

- Ehi, Bobby. -

Bobby era un uomo grassoccio appassionato di Babbani a cui piacevano i misteri da risolvere e aveva imparato a lavorare come un qualunque babbano alla Polizia Scientifica. Poi, quando anche nel Mondo Magico si usò questa pratica, venne a lavorare al Quartier Generale degli Auror e messo a Capo della Auror Scientifica.

- Ciao, Harry. – lo salutò continuando ad osservare il lavoro di un Auror che molto probabilmente stava cercando le impronte digitali. 

La stanza era piena di persone, che lavoravano instancabilmente da tre ore, per cercare ogni singolo indizio che potesse aiutarli a scoprire chi c’era in quella stanza con la signorina Cole, prima del loro arrivo. – Allora, avete trovato qualcosa di nuovo? Ho parlato con un’Auror, non mi ricordo il nome... non importa, e mi ha detto che avete trovato delle impronte digitali. –

- Certo. Le ha trovate proprio Henry, qui. Vero ragazzo? – domandò Bobby all’Auror che stava raccogliendo le impronte.

- Buon giorno, signor Potter. Si, le ho trovate io. Erano numerose, e ho preso quelle che riuscivo, molte erano ricoperte da incrostazioni di sangue e non erano identificabili. Le ho comunque raccolte e spedite. – snocciolò Henry, visibilmente teso.

- Bravo, complimenti. Sei nuovo? – domandò Harry.

- Si, signore. Sono entrato cinque mesi fa. –

- Bene, pensavo fossi qui da molto più tempo. Quando ho visionato il tuo curriculum, non mi ero accorto fossi così giovane. Ma hai delle buone capacità, Henry Hills. –

- Grazie signore. – rispose lui cortese.

Harry era soddisfatto: aveva scelto una buona squadra. Intanto Bobby si era allontanato per controllare un altro gruppo di Auror che aveva dei problemi.

- Prego. Senti, hai visto Ronald Weasley?  - gli domandò.

“Ma dove cavolo è finito?” si domandò Harry, mentre Henry Hills cercava di ricordare.

- Non so, signore. L’ho visto poco fa, ma non ho fatto caso a dove andava. – gli rispose mortificato.

- Tranquillo. Continua pure il tuo lavoro. Scusami se ti ho disturbato. –

- Niente, si figuri, signore. Fa sempre piacere. Arrivederci! – lo salutò vedendo che Harry doveva andarsene.

- Ciao. –

Harry camminò ancora un po’ in giro per la stanza, cercando indizi.

- Harry! – si sentì chiamare e si girò immediatamente verso la fonte della voce.

- Ron? – domandò lui. Lo aveva riconosciuto: chi poteva essere se non il suo migliore amico?

- Harry! Meno male che ti ho trovato. – continuò a gridare. Si avvicinò correndo verso di lui, rischiando di inciampare su qualche Auror o di rovesciare le valigette depositate sul pavimento. Quando gli fu accanto, si aprì in un sorriso gigantesco.

- La signorina Cole è fuori pericolo. La signorina Matthew ha mandato un gufo adesso. – lo informò.

- Benissimo! – esclamò contento Harry. La soluzione del caso era vicina. – È già cosciente? –

Il sorriso di Ron si spense improvvisamente.

- No. È in coma e i Guaritori non sanno quando si risveglierà. -

- Ma cavolo, siamo dei maghi!! Non possiamo fare niente per svegliarla? Abbiamo bisogno di informazioni! – esclamò Harry piuttosto irritato.

Ron alzò le spalle e le sopracciglia come per dire “E io cosa ci posso fare?”. Anche lui quando aveva ricevuto la lettera sperava di poter interrogare subito la signorina Cole e di risolvere il caso velocemente, ma erano speranze vane...

- Lo so, Harry, ma al San Mungo stanno cercando di fare il possibile. – disse Ron.

- Harry! Vieni a vedere!! – lo chiamò Bobby. Lui e Ron si guardarono per un attimo e raggiunsero Bobby dall’altra parte della stanza.

Ne Harry ne Ron sapevano come Bobby facesse ad abbassarsi con il suo pancione enorme, ma lui era lì: con la testa sotto un tavolino di vetro che sorrideva soddisfatto.

- Bobby, ma che cavolo fai sotto quel tavolo? – domandò Ron accigliato.

- Caro Ronald, io lavoro. Ho trovato un bicchiere rotto e ci sono delle tracce di liquido dentro, quindi anche delle impronte. Sicuramente ci sarà della saliva e così potremmo risalire al proprietario di quella bella saliva con l’esame del DNA. - aggiunse l’uomo tra se, afferrando con un fazzoletto i resti del bicchiere.

- Peter! – chiamò. Immediatamente un uomo magro, alto con indosso un cappellino della Auror Scientifica scattò vicino a Bobby, afferrando il bicchiere, mentre lui si alzava, o meglio, cercava di alzarsi. – Grazie Ron. –

Ron lo aveva preso per un gomito, per aiutarlo ad alzarsi.

- Figurati, Bobby. Magari la prossima volta chiama noi. -

- Certo, certo… ma ora è più importante quello che ho trovato. Sapete cosa significa? –

- No. – risposero Harry e Ron in contemporanea. Veramente lo sapevano perfettamente, dato che Bobby non la finiva più di parlare tra se da quando aveva trova il bicchiere.

- Ma ragazzi! Vuol dire che hanno bevuto e quindi hanno lasciato saliva, impronte e il contenuto di quello che hanno bevuto. Uguale: prove per voi. –

Ma Ron stava ascoltando solo in parte quello che diceva Bobby, era concentrato su un altro particolare della faccenda.

- Hai detto che hanno bevuto. Ma se sei un assassino, ti fermi a bere con la tua vittima? Insomma, credo che io fossi un Mangiamorte o un assassino, non mi fermerei a bere un bicchiere di… cos’è Bobby? - domandò Ron.

- Credo sia vino. –

- Ecco, credo che non mi fermerei a bere con lei. La ucciderei subito… -

- Hai ragione, Ron. Cioè, tu dici: “Perché fermarsi a bere un bicchiere di vino?” Giusto. Dobbiamo assolutamente interrogare la signorina Cole. Assolutamente. –

- Andiamo in ospedale. – propose Ron. Harry annuì, salutarono Bobby e girarono su loro stessi.

 

- Buon giorno, signorina. Dov’è la stanza di Natasha Cole? – domandò Harry alla strega dietro il bancone.

Erano al San Mungo da dieci minuti ed era la quarta volta che Harry poneva quella domanda alla ragazza, ma trovava sempre una scusa per non potergli rispondere.

- Cole, ha detto? Ora guardo… stanza 171. Mi farebbe un autografo, signor Potter? E anche lei signor Weasley. -

- Signorina, ora siamo molto impegnati. Magari dopo, va bene? – disse Ron, mentre Harry sospirava esasperato. Quel tipo di ragazza era troppo esasperante. Lui non riusciva neanche ad avvicinarsi a una così.

Lui e Ron salirono le scale e cominciarono a percorrere l’infinito corridoio per cercare la stanza.

La trovarono immediatamente, perché seduta su una delle piccole seggioline c’era la signorina Hilary Matthew.

- Signor Potter! Signor Weasley! – gridò. Si alzò e si gettò tra le braccia di Harry, piangendo come una fontana.

- Signorina Matthew! – esclamò Harry, stringendola a se.

- Mi chiami Hilary. – disse lei tra i singhiozzi.

- Va bene, Hilary. – acconsentì Harry.

- Venga qui. – mormorò Ron.

Hilary si staccò da Harry, asciugandosi le lacrime dal viso.

Ron la prese tra le braccia e la portò da un Guaritore.

- Scusate, non potevate occuparvi anche della signorina qui? – domandò arrabbiato al primo Guaritore che incontrò.

- Mi scusi. Ora le porto un calmante. – mormorò lui, chinando il capo.

- No. Non voglio il calmante. –

- Hilary, deve prendere il calmante. È troppo agitata per la signorina Cole. –

- Ma, niente ma. – disse Ron deciso, depositandola su una sedia. – Harry, potresti chiamare mia sorella? –

- Cosa? Ron, perché ti serve Ginny? – chiese Harry preoccupato.

- Ci serve qualcuno che tenga compagnia a Hilary. Noi andremo su e giù e lei non può stare qui da sola. –

- Hai ragione. Ora la chiamo. – Harry scomparve in un attimo, per andare a cercare una piuma e un pezzo di pergamena.

Il Mondo Magico si era evoluto in fatto di tecnologia babbana, ma era dura abituarsi a scrivere con le penne, invece che con le piume.

In pochi minuti Harry tornò da loro e si sedette vicino alla ragazza.

- Allora, Hilary, dopo che siete arrivati qui, cos’è successo? – chiese Harry sorridendole.

- Mi… Hanno portato Natasha in quella maledetta sala, mentre io li seguivo e ho mandato via gli altri Auror. –

Dopo che Hilary ebbe pronunciato quella frase, Ron si guardò intorno, stupito dal non trovare i suoi colleghi.

- Ma perché li ha mandati via? E perché loro se ne sono andati? – chiese Harry irritato.

- Ho urlato che non li volevo intorno e che li avrei fatti a pezzi se si fossero avvicinati. Ma uno non mi credeva così, gli ho lanciato una fattura e… sono scappati. Roger è rimasto, però. Ora è a prendere il the, al quinto piano. – Hilary deglutì e continuò il suo discorso. – Gli altri mi facevano paura, erano ai miei lati, fermi immobili come pietre, senza dire niente. Se mi muovevo anche di un millimetro, si muovevano anche loro. Era orribile e allora li ho mandati via. Mi ha aiutata anche Roger. – disse soddisfatta di se.

Harry e Ron avevano gli occhi spalancati: come poteva questa piccola ragazzina minuta far scappare tre Auror qualificati?

- Harry! Cosa è successo? – si voltarono tutti e tre e videro Ginny, che camminava veloce, per quanto le permetteva la pancia, verso di loro.

- Ginny! – Harry corse verso di lei e l’abbracciò piano. Posando una mano sulla pancia. Non ho avuto notizie, io, Hermione e Agnes eravamo preoccupate! Eravamo al Ministero per la pozione e mi è arrivato il gufo. Mi sono precipitata. – spiegò lei.

- Grazie Gin. Avremmo bisogno che tu tenessi compagnia a Hilary. –

- A chi? – domandò lei.

- Vedi quella ragazzina che piange, vicino a Ron? È l’amica/domestica della signorina Cole. Sai, la ex moglie del Mangiamorte che stiamo cercando… -

- Si. Non ho ben capito, mi spieghi oggi a casa. Tengo io compagnia alla ragazza. -

- Vieni. – Harry l’accompagno vicino a Hilary, che si voltò stupita verso la donna.

- Lei chi è? – domandò sospettosa. Poi quando notò la pancia, spalancò gli occhi e sorrise leggermente.

- Ciao, Hilary, sono Ginny Potter, la moglie di Harry. – si presentò Gin.

- Buon giorno, signora. Mi scusi per la domanda di prima, non volevo essere sgarbata. – disse Hilary, abbassando il capo.

- Stai tranquilla e chiamami Ginny. Non mi piace essere chiamata signora, mi fa sentire vecchia… - mormorò Ginny, sorridendo.

Anche Hilary abbozzò anche lei un sorriso.

Cominciarono a parlare tranquillamente mentre Ron e Harry si alzarono e le lasciarono chiacchierare.

- Chiediamo ad un Guaritore. – mormorò Harry. Ron annuì e si guardò intorno, in cerca di un Guaritore.

- Ehi! – chiamò Ron. Aveva visto un uomo che indossava un camice bianco uscire da una stanza con scritto: Riservato Per Il Personale: Non entrare.

- Dice a me? – chiese quello.

- Si. Auror. – Ron tirò fuori dalla tasca in distintivo con il simbolo del Ministero e lo mostrò all’uomo. – Vogliamo sapere qualche notizia sulla signorina Natasha. –

- Mi dispiace, ma non posso dirvi niente. Segreto professionale. – disse l’uomo professionalmente. Ron chiuse un attimo gli occhi, per cercare di restare neutro e professionale e non saltare addosso a quell’uomo e staccargli la testa.

- Se le dico che si tratta di vita o di morte? – provò ancora.

- Ad un parente posso dirlo. Poi può decidere lui se divulgarlo. –

“Io questo lo ammazzo! Non ha parenti!” pensò Ron, facendo un’imitazione della voce del Guaritore. 

- Certo. Ora le portò subito la sorella della signorina Natasha. – disse Harry, sorridendo tranquillo all’uomo.

- Perfetto. A lei potrò dirlo. – disse soddisfatto l’uomo. – Ma è veramente una parente? Non è che mi state prendendo in giro? È veramente sua sorella? – chiese l’uomo, all’improvviso sospettoso.

- Certo. Le do la mia parola. – promise Harry.

Ron lo guardò con gli occhi, spalancati. Non poteva credere che Harry stesse imbrogliando in Guaritore.

- Harry, che cavolo fai? – Ron gli si avvicinò, mormorandogli qualche parola all’orecchio.

- Il mio lavoro. – rispose l’altro.

- Hilary, venga qui, un attimo. – disse Harry alzando un po’ la voce. Lei si avvicinò a Harry, sorretta da Ginny.

- Lei è la sorella di Natasha Cole? – domandò il Guaritore.

- Si. – rispose lei timida. Aveva capito il piano di Harry.

L’uomo la guardò per un po’, forse cercando qualche somiglianza tra le due donne.

- Sorella? – intervenne la voce di un’altra persona. Un giovane Auror. Era della sorveglianza di Hilary, tornato indietro.

- Oh, cavolo. – mormorò Harry.

- La signorina Cole non aveva sorelle! – esclamò.

Il viso del Guaritore passò tutte le tonalità possibili esistenti  di colori e alla fine si ritrovò un bel rosso.

- Mi avete preso in giro! Come vi siete permessi! – urlò.

- Come ci siamo permessi? Noi abbiamo un caso da risolvere. Se non fosse stato che non mi piace arrestare le persone per intralcio al normale corso della giustizia, lei ora sarebbe dentro! – urlò ancora più forte Harry scoppiando come una bomba.

Il Guaritore rimase impalato come uno stupido, a riflettere sulle parole di Harry.

- E va bene, cosa le serve? Non voglio essere arrestato per aver intralciato la giustizia. – acconsentì.

Hilary e Ginny, che erano rimaste per tutto il tempo immobili, esultarono piano. L’Auror che aveva fatto scoprire il piano geniale di Harry, se ne andò, sgattaiolando immediatamente, prima che venisse accusato di qualcosa.

- Come sta? – domandò la giovane Hilary.

- Le sue condizioni erano molto gravi, siamo riusciti a stabilizzarle, ma ora è ancora in coma. Non possiamo dire quando si risveglierà, potrebbero volerci ore, giorni, mesi... o forse non si risveglierà più. – concluse l’uomo con voce grave.

- Maledizione!! – gridò Ron, dando un calcio ad una sedia nel corridoio. Hilary scoppiò a piangere tra le bracca di Ginny.

Rimasero tutti immobili.

Dopo due, o forse venti minuti, sentirono un cigolio dietro di loro.

Videro un guaritore uscire dalla stanza della signorina Natasha Cole, togliendosi dei guanti di lattice, sporchi di sangue.

Tutti si voltarono immediatamente verso di lui.

Attraversarono il corridoio finché non furono davanti a lui, tutti in attesa di avere qualche notizia.

- Come sta la signorina Cole? – domandò Ron.

- Volete realmente sapere come sta? – chiese lui, togliendosi di dosso la mascherina protettiva, rivelando un uomo sulla cinquantina, stempiato, con dei baffi neri e degli occhiali tondi.

- Si. –

- Bene, preparatevi a sentire ciò che ho da dirvi. –

 

 

Sono perfida, vero?

E Anche in un ritardo tremendo.... lo so, davvero, scusatemi, ma ho avuto una serie di problemi, personali e non e proprio non ce l'ho fatta a scrivere.

Vi prego di perdonarmi. Se date un'occhiata alla mia pagina d'autore ci sono le motivazioni per esteso. Preferisco non dilungarmi troppo...

Grazie a tutti e scusatemi...

Risposte alle recensioni:

LazioNelCuore 1711: Grazie mille per i complimenti... Spero che tu sia contenta... hai visto? Ho inserito Ginny. Sai che mi chiamo come te? hihhi!! A Presto!!! Bacioni! Luna

Niettolina: Amora mia!!!!!!!! Scusa, scusa scusa!!! Davvero!! Mi spiace tantissimo!! Mi perdoni??!?! Grazie mille per seguire i miei Banchi... e grazie per tutte le belle parole che mi hai scritto. Grazie mille. Bacioni!! P.S. Ti ho mandato una email... Ciauuuuuu!!! Luna :)

 

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Capitolo 15
*** Aiuto ***


Capitolo 15

Capitolo 15: Aiuto

 05.03.2005

[- Bene, preparatevi a sentire ciò che ho da dirvi. – ]

Trattennero tutti il respiro, in attesa di ascoltare ciò che il Guaritore aveva da dire loro.

- Le sue condizioni erano gravissime, non ho mai visto il corpo di un essere umano conciato un quel modo. Premetto solo una cosa. – aggiunse il Guaritore, guardandoli uno ad uno. – È vero che siamo maghi, ma non possiamo fare miracoli. Sentivo indispensabile dirvelo. Noi abbiamo cercato di fare del nostro meglio, ma... i miracoli sono rari. Non fraintendetemi, non voglio essere pessimista. Voglio dirvi la realtà come è, nuda e cruda. Le possibilità che la signorina Cole si risvegli sono molto poche.

Da quello che siamo riusciti a capire dal suo stato, deve essere stata picchiata violentemente e.. beh, stuprata. –

Dalla bocca di Hilary uscì un singhiozzo non appena il Guaritore pronunciò quelle parole.

Ginny le passò un braccio attorno alle spalle, con fare rassicurante, mentre la ragazza la abbracciò, cominciando a piangere sulla sua spalla.

- Hilary, vuole che rimaniamo solo io e Harry a parlare con il Guaritore? Ginny ti porterà a prendere una tazza di the, vero sorellina? – disse Ron, interrompendo l’uomo e avvicinandosi alle due donne.

- No, grazie Ronald. Voglio restare a sentire le notizie su Natasha. – mormorò Hilary, ancora scossa.

- Certo, come vuoi. – le rispose Ron, gentile.

- Posso continuare? – domandò l’uomo, aggrottando le sopracciglie.

- Certamente. Ci scusi. – disse Ron, piazzandosi davanti a lui, in attesa di avere delle informazioni che potesse aiutarli nel caso.

- Allora, dicevo... sulle condizioni della signorina Cole non possiamo essere certi.

Abbiamo riscontrato delle ferite provocate dalla Maledizione Cruciatus. L’avete salvata appena in tempo. Se avessimo aspettato anche solo cinque secondi in più, ora non sarebbe qui. –

- Si!! – urlò Hilary fuori di se, staccandosi da Ginny, che cercò inutilmente di fermarla.

- SI! È QUI! MA IN COMA!! E FORSE NON SI RISVEGLIERÀ MAI PIÙ!!! – gridò la ragazza, correndo verso l’uomo e cominciando a dargli dei pugni sul petto, forte.

Lui, contro ogni aspettativa degli altri non cercò di scollarsi di dosso la ragazza, ma al contrario, l’abbracciò forte, accarezzandole i capelli. Hilary si dimenò ancora, finché non scoppiò a piangere, stringendo il camice bianco dell’uomo.

- La salvi, la prego. Natasha è tutto quello che mi rimane. Senza di lei non posso fare niente. Non ho soldi, niente. – disse lei, calmandosi.

- Non si preoccupi, signorina Matthew. Faremo del nostro meglio. –

- Io lo so! Voi medici dite sempre “faremo del nostro meglio”! – il tono di voce con cui parlava Hilary era adirato, irritato.

- Mi scusi. –

- Non ho bisogno delle sue scuse. Voglio solo vedere di nuovo Natasha sveglia. –

- La capisco. – mormorò il Guaritore. – Ora devo finire il mio turno delle visite ai pazienti. Mi scusate? –

- Certo. Grazie, dottor Green. – salutò Harry leggendo il suo nome sulla targhetta che portava appresso.

- Arrivederci. –

Il Guaritore si allontanò da loro dopo aver lasciato Hilary, sorridendo debolemente.

- Ora cosa facciamo? – domandò Hilary, spostando lo sguardo su Harry, Ron e Ginny.

- L’unica cosa che possiamo fare è aspettare. –

 

*  *  *  * 

12/03/2005, ore 11.36

 

Una settimana passò in fretta e le condizioni della signorina Cole non miglioravano. Hilary passava tutte sue giornata sul suo capezzale, parlandole.

La ragazza era sciupata, non mangiava quasi niente, nonostante Ginny passasse con lei la maggior parte del suo tempo. Avevo deciso di stabilirla a casa loro. Agnes, l’ex cameriera del signor Bancroft, aveva accettato molto volentieri l’idea di avere quella giovane ragazza in camera con lei. Ormai casa Potter e Weasley era diventato un ricovero per “superstiti” ai Mangiamorte. Ron lo pensava spesso, anche se non aveva il coraggio di dirlo ad alta voce. Non gli dispiaceva avere un po’ di compagnia in casa, ma ora ci mancava anche che costruissero una prigione nel centro del loro salotto. Ginny e Hermione avevano insistito tanto, e lui e Harry non avevano potuto dire di no.

- Hilary, vieni. L’orario delle visite sta per finire. – la chiamò Ginny, sullo stipite della porta.

La stanza di Natasha Cole era piuttosto piccola, il letto dove giaceva la donna immobile era addossato sulla parete destra. Hilary era vicino a lei, seduta su una seggiolina e teneva con delicatezza la mano della signorina, fasciata da delle bende. Attorno a lei, c’erano tantissimi macchinari i quali tenevano in vita Natasha.

Hilary si girò verso Ginny, distogliendo lo sguardo dalla sua signora.

- Ma Ginny... - protestò leggermente. – Harry non potrebbe chiedere uno strappo alla regola? -

- No, mi spiace. I Guaritori sono incavolati come delle belve. Se glielo chiede un’altra volta è probabile che lo schiantino seduta stante. – sorrise Ginny.

- Va bene. Finisco un attimo dei salutare Natasha. –

- Certo. Ti aspetto fuori. – Ginny si ritirò in corridoio, attendendo che Hilary uscisse. Neanche dopo due minuti la ragazza uscì.

- Eccomi. –

- Allora, cosa vuoi fare oggi? – le chiese Ginny accarezzandosi la pancia.

- Non so... –

- Potremmo fare una passeggiata, un giro di compere al centro commerciale più vicino... –

- Va benissimo una passeggiata, Ginny. – acconsentì la ragazza.

- Niente shopping? –

- No, grazie. Non sono dell’umore giusto. –

- Ok, andiamo. –

 

Cinque minuti dopo le due donne camminavano tranquille per le strade di Londra, poco lontane dall’ospedale, chiacchierando amabilmente.

- Quali sono i tuoi hobby, Hilary? – chiese Ginny alla ragazza accanto a se.

Stavano per svoltare l’angolo quando....

- I miei sono andare a caccia di fanciulle che sanno troppo. – le interruppe una voce roca, maschile. Le due donne s’immobilizzarono immediatamente.

Hilary si mosse mettendosi davanti a Ginny e tirando fuori la bacchetta.

- Chi sei? – domandò la ragazza improvvisamente dura. Non aveva mai usato un tono freddo, distaccato e Ginny non pensava fosse capace di fare una voce così.

Sentirono una risata glaciale, insensibile.

- Tu, stupida ragazzina, mi chiedi chi sono io? -

- Si. Chi cazzo sei? –urlò Hilary. Quando Ginny sentì la parolaccia sobbalzò sibilando:

- Hilary! –

La ragazza non l’ascoltò e continuò a puntare la bacchetta davanti a se, spostandola a destra e sinistra.

L’uomo rise ancora.

Le due donne sentirono dei passi avvicinarsi e finalmente l’uomo si rivelò a loro.

Era incappucciato, con il classico mantello da Mangiamorte e sogghignava minaccioso.

- Allora, signore. Non voglio farvi del male. Non mi piace uccidere delle donne. –

A quell’ultima frase Ginny e Hilary impietrirono sul posto.

- Cosa vuole? E non me lo faccia ripetere. – minacciò la ragazza stringendo più forte la bacchetta.

- Oh, che paura! Cosa credi di potermi fare? Sei con una donna incinta, lei non si può smaterializzare e tu non la lasceresti mai qui da sola. Non con tutto quello che lei e Potter hanno fatto per te. - 

Il mangiamorte stava cercando di far vacillare la grande determinazione.

-  Non attacchi bottone, sai, caro? Se c’è una cosa che ho imparato da Natasha è quella di sapersi difendere in ogni situazione. -

Ginny non aveva mai visto una ragazza dolce, sensibile e timida come Hilary tirare fuori il coraggio come in quel momento. Sembrava il caso di una persona che soffriva di personalità multipla.

- Certo, la cara Natasha. – sibilò l’uomo, cominciando a irritarsi.

- Si sta incazzando. -  mormorò Hilary a Ginny. La situazione cominciava a sfuggirle dalle mani.

- Cosa le avete fatto? – prese parola Ginny. Ormai doveva giocarsi tutte le carte che aveva in mano. Tutte, fino all’ultima.

- Quella sgualdrina non voleva ascoltarci. Le avevano detto che doveva dirci quello che aveva spifferato agli sbirri. Ma lei ha insistito. Che stronza. – finì l’uomo con una punta di amarezza. – Ma ora vi potrei raccontare tutto, tanto non andrete mai a dirlo a nessuno. Perchè io vi ucciderò ora. – la sua voce di colpo di tramutò in una risata sguaiata. Sembrava un bambino davanti ad un negozio di dolci. Era inquietante.

Improvvisamente la bacchetta di Hilary volò lontano. Nonostante il mangiamorte non avesse neanche aperto bocca, la bacchetta era volata via, portando via anche l’unica e l’ultima speranza.

- Ups, ora siete senza armi per combattere, ma come facciamo? – le prese in giro facendo qualche passo verso di loro. Istintivamente Ginny e Hilary arretrarono. Ginny tirò fuori la bacchetta, puntandola verso l’uomo.

- Stai indietro o ti schianto. – minacciò. Ginny Weasley non aveva perso il suo coraggio e la sua determinazione e ora le tirava fuori, nel momento del pericolo imminente.

- Oh, dovrei avere paura? Sei una donna incinta, tesoro. Non credo che riuscirai a schiantarmi. Non è vero, Ginevra Potter? – pronunciò il suo nome sogghignando.

- Non mettermi alla prova perchè te ne pentiresti. – continuò Ginny, preoccupata.

Lei non era stupida, non stava mettendo a rischio la sua vita per niente. Infatti aveva un piano...

- Ah, ah, ah!! – scoppiò a ridere il Mangiamorte piegandosi in due dalle risate, sempre tenendo lo sguardo verso le due donne.

- Expelliarmus! – urlò. Ginny, colta alla sprovvista, non riuscì a fermare l’incantesimo e la sua bacchetta venne lanciata lontano.

- Oh, oh! Ora non potete difendervi! – ridacchiò sadico l’uomo.

- Ma, prima di ucciderci, vorrei che mi spiegassi come mai nessuno di questi passanti ci vede. – domandò Ginny. Infatti, era piuttosto strano: erano in una strada di Londra trafficata e nessuno si fermava per aiutarle? Di Babbani a piedi non ce ne erano, ma nella automobili... la strada ne era piena.

- Oh, semplice. Un’illusione. Faccio vedere alle persone babbane quello che io voglio che loro vedano. È molto semplice. – spiegò l’uomo, guardandole dall’alto al basso, come se lui fosse un nuovo genio della Magia. Ma per favore...

- Ora, posso uccidervi. Volevo divertirmi un po’, ma ho da fare. Non ho mica tempo da perdere con delle p... –

La sua voce fu coperta da un autobus rosso che passava e Ginny non sentì l’appellativo che il Mangiamorte le stava urlava contro. Per fortuna...

- Bene, salutate tutti, care. – riprese a parlare dopo che il rumore cessò. - Voglio proprio vedere cosa farà il tuo caro maritino, Ginevra, quando saprà che hanno trovato i vostri corpi per strada? – Intanto che pronunciava questa frase levò in alto la bacchetta, pronto a colpire. Le due donne chiusero gli occhi, stringendosi l’un l’altra.

- Credo che il suo caro maritino ti spaccherà la faccia. –

Hilary, Ginny, aprirono gli occhi e insieme al Mangiamorte si girarono verso la voce familiare che aveva interrotto l’uomo nell’uccidere le due donne.

- Harry! – gridò Ginny. – Finalmente!! -

- State indietro. Potter, non avvicinarti. – minacciò il Mangiamorte. Fece qualche passo in avanti, per  cercare di afferrare Hilary, che si trovava più vicina a lui, rispetto a Ginny.

La ragazza lo scansò e corse lontano da lui, seguita da Ginny.

- Ginny! – la ragazza si voltò e vide su fratello avvicinarsi a lei. – Ragazzi, pronti. Non lasciatelo scappare. – ordinò Ron.

Solo ora le due notarono altri cinque uomini dietro Harry, con la bacchetta alla mano, per fronteggiare il nemico. 

- Wow!! Che onore! Combattere con Potter!! – esclamò l’uomo davanti a Harry. – Mi spiace, ma credo che combatterò un’altra volta con voi, signor Potter. Ora, impegni importantissimi mi attendono. Arrivederci! -

L’uomo agitò la mano in segno di saluto, per niente intimorito dai sette Auror davanti a lui.

Ma prima che riuscisse anche solo a fare un passo per smaterializzarsi, Harry lanciò uno schiantesimo, senza proferire parola e colpì il Mangiamorte sul petto, facendolo cadere a terra, svenuto.

- Altro che arrivederci. – mormorò Harry, mentre, tenendo sempre la bacchetta puntata contro di lui, si avvicinava al rivale, per controllare che fosse realmente svenuto.

- Ammanettatelo a portatelo al Quartier Generale. Chiamate anche gli Obliviatori. Immediatamente. Ci sono troppi testimoni. – ordinò Harry a compagni, accennando al Mangiamorte disteso supino in terra.

- Agli ordini. –

In pochissimo tempo gli Auror accerchiarono il Mangiamorte e lo smaterializzarono.

- Ginny? Hilary? Tutto bene? – chiese Harry, girandosi verso di loro.

- Meno male che siete arrivati. – borbottò Ginny, andando ad abbracciare il marito.

- Veramente dovevamo essere solo io e Ron, ma siamo dovuti venire con la squadra. Il capo non ci ha lasciato il permesso. – ringhiò Harry.

“Ce l’ha con Roberson. Ma quel benedetto uomo, non da neanche un’ora di permesso?” si ritrovò a pensare Ginny. Scosse la testa e si staccò da Harry.

- Ehi, fratellino. Hermione è al Ministero? -

- Si. Con Agnes. Con quella pozione non è mai a casa. Ieri notte si è svegliata per andare a controllare la pozione, perchè non si fidava degli addetti al Ministero.

Benedetta donna... –

Gli altri ridacchiarono, nascondendo la risata dietro una mano.

- Ron, è meglio che portiamo al sicuro Ginny e Hilary... -

- Da mia madre. Lì ci sono papà, George, Bill, Fleur e company. Saranno sicuramente al sicuro. – propose Ron. Harry annuì. – Le porto io. Resti tu qui ad aspettare gli Obliviatori? –

- Si. Vai tranquillo, ci vediamo qui di nuovo. Dobbiamo accertarci che tutto si sia risolto.

Poi andiamo al Ministero. Abbiamo il nostro caro Mangiamorte da interrogare. –

- Ok. Finalmente qualcuno a cui fare qualche domanda. Non mi piace brancolare nel buio. - si lamentò Ron, facendo una faccia schifata.

- Bene. A tra poco. Ciao,Gin. Hilary. – le salutò Harry.

- Ciao. – risposero le due.

- Ronald, dove andiamo adesso? – chiese Hilary, mentre raggiungevano una vecchia macchina, parcheggiata sul ciglio della strada.

- Andiamo da mia madre. Scommetto che sarà felicissima di avere degli ospiti in più. Ginny è meglio che le spieghi tu, tutta la faccenda. Io devo tornare qui immediatamente. –

- Va bene. – salirono tutti i tre i macchina, Ron inserì la chiave nella toppa?? E girò.

Nello stesso istante, in una cella consunta al dipartimento Auror, il Mangiamorte apriva gli occhi.

 

 

Salve a tutti!!! Lo so.... sono in un ritardo terrificante e mi spiace moltissimo....

Non so se avete letto la mia pagina personale, ma ho avuto problemi emotivi, e la voglia di scrivere mi ha abbandonata... per mia fortuna... l'ispirazione è tornata.. almeno per ora e ho postato il prima possibile... in più in questi giorni Internet non è stato dalla mia parte e mi ha abbandonato. :(

Meno male che ho potuto scrivere durante il ponte del primo di novembre, e che oggi non abbia compiti per domani! Mi sono presa avanti con i compiti di tutta la settimana. :)

Allora... come vi è sembrato il capitolo?!?! Bello, brutto, orrendo??

fatemi sapere cosa ne pensate anche per aiutarmi a migliorare....

Ringrazio tutte le persone che mi hanno inserito tra i preferiti, i seguiti, e le ricordate e chi tra gli autori preferiti.

Risposta alla recensione:

niettolina: Tesoro!!!! Ciaoooooooo!!! Allora, sono contenta che lo scorso capitolo di sia piaciuto.... E per Ginny... beh, qui ce n'è in abbondanza.... :) Spero che anche questo capitolo ti piaccia!!! Con un mare di affetto, Luna:=)

 

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Capitolo 16
*** Warton ***


Capitolo 16

Capitolo 16: Warton

12/03/2005

 

Ron guidò rapido verso la casa di sua madre. Aveva pochi minuti per portare Ginny e Hilary lì e poi sarebbe dovuto tornare al lavoro.

Parcheggiò la vettura nel giardino di casa Weasley e fece scendere velocemente le due donne.

- Dove siamo? – domandò Hilary, guardandosi intorno con un’espressione curiosa e un po’ diffidente.

- Questa è la casa dei nostri genitori. È meglio che per ora restiamo un po’qui. Quel Mangiamorte cercava te, Hilary. Io, più di tanto non posso difenderti. E poi, ti sfido a trovare qualcuno che abbia paura di una donna incinta. – scherzò Ginny, mettendo un braccio attorno alle spalle della ragazza e scortandola verso l’entrata.

- Mamma!! – chiamò la donna, poggiando una mano sulla maniglia della porta. Spinse verso il basso, ma la porta non si aprì.

- Mamma!!! Sono io, Ginny!!! – continuò a urlare. – Ron, perchè mamma non risponde? – domandò al fratello maggiore.

- Senti. Ascolta bene. – disse Ron divertito.

Ginny e Hilary rimasero immobili e in silenzio e attraverso la porta, sentirono una vecchia canzone di Celestina Warbeck, la cantante preferita della signora Weasley.

Ginny riuscì anche a capire di che canzone si trattava. Il rumore era molto ovattato, segno di Molly era in lavanderia.

 

Vieni, mescola il mio calderone

E, se con passione ti riuscirà,

il mio forte amor bollente

questa notte ti scalderà.

 

Era la canzone preferita di Molly: “Un calderone pieno di forte amor bollente”. Ginny scoppiò a ridere.

- Mamma non ha minimamente cambiato i gusti musicali. – disse tra le risate.

- E io che pensavo avesse smesso di ascoltare Celestina Warbeck. – continuò Ron.

- Mamma!!! – gridò Ginny, cercando di farsi sentire dalla madre. – Perchè non ci siamo mai fatti una copia delle chiavi di casa, Ron? –

- Non abbiamo mai fatto una copia delle chiavi perchè mamma è sempre stata a casa e, nonostante ascoltasse Celestina Warbeck, ci ha sempre aperto la porta. A mali estremi, estremi rimedi. – disse Ron a denti stretti.  

Si chinò per terra e afferrò un sasso, tirandolo verso una finestra dalla casa. Attese qualche secondo, ma nessuno si affacciò. Allora, Ron ne prese una manciata e cominciò a tirarli sulla finestra.

- Ma che cavolo succede!!! -

-Finalmente!! – gridò Ron. Alla finestra si era affacciato suo fratello George, che gli lanciò contro un portapenne.

Ron lo schivò e continuò ad urlare al fratello.

- George, aprici la porta!! Mamma non sente! È in lavanderia con Celestina Warbeck al massimo!! – gli rispose Ron.

George borbottò qualcosa di incomprensibile e si ritirò nella sua stanza. Poco dopo la porta di casa di aprì, rivelando un George Weasley alquanto irritato.

-  Farsi una copia delle chiavi, RonRon? – lo prese in giro, chiamandolo con il soprannome sdolcinato che gli aveva affibbiato Lavanda Brown. L’uomo rabbrividì.

- Georgie, perchè non ci lasci entrare? – chiese pungente, ricambiando “la cortesia”.

- Non. Chiamarmi. Georgie. – sibilò il fratello.

- E. Tu. Non. Chiamarmi. RonRon. –

- Ma se tu ti chiami RonRon? –

- Georgie... –

- Insomma, basta!! Avete quasi trent’anni! Smettetela di litigare come due bambini di due! Siete così infantili! – gridò Ginny a pieni polmoni. Ma i suoi fratelli si girarono verso di lei e le urlarono ancora più forte:

- Zitta tu! È una faccenda tra uomini! –

Ginny sbuffò e prese per mano Hilary, trascinandola dentro casa.

- Mamma!!! – chiamò lei. – Siediti, Hilary, vado a prendere mia madre. – disse Ginny, facendo cenno ad una sedia attorno al tavolino al centro della cucina della signora Weasley. La ragazza annuì e prese posto dove le aveva detto Ginny, rimanendo in silenzio. L’altra si girò e attraversò la cucina, per entrare in lavanderia, dove la signora Weasley cantava tranquilla. Sembrava non si fosse accorta di niente.

Ginny spalancò la porta della lavanderia e, il rumore attutito si riversò nella cucina, rivelando un rumore spacca - timpani.

- MAMMA!! – gridò Ginny. – Sono Ginny!! -

Molly era di spalle, che infilava la biancheria della nuova lavatrice, regalatale per il compleanno. Quando si accorse di qualcuno alle sue spalle si girò e non appena vide la figlia, spense la radiolina sopra l’elettrodomestico, interrompendo Celestina Warbeck nel suo ritornello e abbracciò Ginny.

Vieni, mescola il mio calderone...”

Fuori si sentivano le urla di George e Ron. Strano. Non si erano ancora pestati...

- Ginny! Tesoro mio! Come stai? E il mio nipotino? Perchè sei qui, tesoro? Mi avevi detto che andavi a passeggiare con la tua amica... Hilary? –

- Mamma, è successo... un imprevisto. Possiamo restare qui finché non tornano Harry e Ron? –

- Certo, tesoro. Potete stare qui quanto volete. Ma presentami questa tua amica, sono impaziente di conoscerla. – sorrise la signora Weasley.

- Vieni. È qui in cucina. – le due donne uscirono dalla minuscola lavanderia e entrarono in cucina. Non appena la signora Weasley scorse seduta nella sua cucina la piccola figura di Hilary, scorse ad abbracciarla. La ragazza, non appena le vide entrare, balzò in piedi e rimase ferma, torturandosi le mani, lievemente imbarazzata.

- Buon giorno, signora Weasley. – balbettò mentre veniva stretta dall’abbraccio stritolante della signora Weasley.

- Ciao, cara!! –

- RonRon, dove hai lasciato quella oca... (e non dico altro perchè ci sono delle signore) di Lavanda Brown? -

- Georgie, perchè non porti il suo caro sederino dentro casa e la smetti di dire c... – sentirono dire le tre donne.

- Ronald!! Ti pare il modo di parlare? – domandò Molly, sfrecciando fuori per riprendere i figli che ancora litigavano.

- Ron, cosa ci fai qui? Vai immediatamente al lavoro! E tu George, vai al negozio!! – continuò Molly, facendo il segno di andarsene al figli.

- Ma mamma! Sono in pigiama!!! –

- E cosa ci fai in pigiama a mezzogiorno!! Muovi le chiappe George!! Solo perchè Angelina è via con le sue amiche per due giorni non vuol dire che tu possa poltrire tutto il dì!! – li sgridò Molly, alzando minacciosa un dito contro i figli.

- Muoviti! –

- Si, mamma. – borbottò George, ritirandosi in casa trascinando i piedi per terra. – M guarda te. Sono in vacanza perchè la moglie è via e invece che le sue urla devo sorbirmi quelle di mia madre. – lo sentirono dire Ginny e Hilary mentre attraversava la cucina. Ron salutò sua madre con un bacio sulla guancia e si smaterializzò al Ministero.

- Scusa, cara. Ma i miei figli sono degli scapestrati. Pensavo di averli cresciuti bene... – mormorò la signora Weasley tornando dentro casa.

Hilary e Ginny erano sedute su un lato del piccolo tavolo, ridacchiando.

- Si figuri, signora. – sorrise Hilary.

- Oh, cara, chiamami Molly. Come mai siete qui? – domandò Molly sedendosi con loro.

- Mmm. Mamma, ecco, non so se dirtelo. Allora, stavamo camminando e ... –

Ginny raccontò a Molly tutto ciò che era successo, e nel frattempo, Ron arrivò al Ministero della Magia, pronto per interrogare il Mangiamorte che erano riusciti a catturare.

- Eccomi. – bisbigliò Ron, entrando nel suo ufficio.

Harry era seduto alla sua scrivania, con i piedi sul tavolo, pensieroso.

- Ciao, Ron. – lo salutò senza espressione.

- Ehi, amico, che faccia. Cos’è successo? – chiese Ron sedendo a sua volta dietro il suo tavolo da lavoro.

- Stavo pensando a Ginny e Hilary. Se non fossimo arrivati in tempo... io... avrei perso mia moglie e mio figlio. Non so cosa avrei fatto. L’avrei ammazzato se le avesse torto un capello. – finì Harry con rabbia, spezzando a metà la matita con cui stava giocando.

- Ho capito. Ma non è successo. Pensa positivo, Harry. C’erano delle probabilità che succedesse, ma non è successo. Hermione mi ha insegnato un detto Babbano che dice: “Non fasciarsi la testa prima di rompersela”. Secondo me ha ragione. - 

Harry rifletté per alcuni minuti, tenendo la testa bassa e rigirandosi tra le mani le due metà della matita. 

- Hai ragione. – concluse.

Prima che potesse aggiungere altro, bussarono alla porta.

- Avanti! – esclamarono contemporaneamente i due. Entrò Roger, l’Auror che era stato incaricato una settimana prima, di proteggere Hilary.

- Buon giorno, signori. Roberson mi ha mandato a chiamarvi. Vuole che svolgiate voi l’interrogatorio al Mangiamorte. Siamo nell’Aula Dieci al Nono Livello. - 

Harry e Ron si guardarono un attimo, vittoriosi.

- Grazie, Roger. Arriviamo subito. – lo congedò Ron, con il sorriso sulle labbra. L’Auror si inchinò leggermente e uscì dalla stanza.

- Bene, bene. Allora, prendiamo tutti i fascicoli e gli schemi che abbiamo fatto con il Capo. Ci daranno un tocco di professionalità. – suggerì Ron, afferrando un pacco di fascicoli sulla sua scrivania. Anche Harry ne prese uno, e insieme uscirono dal loro ufficio, diretti all’Ufficio Misteri.

- Sai che nell’Aula Dieci ci sono stato anche io? Come imputato. – disse Harry, cercando di vedere al di là della pila di fogli che reggeva.

- È stata l’aula del tuo processo? Quello sui Dissennatori? – cercò conferma Ron.

- Si. Non mi dimenticherei mai cos’è successo. Mi ricordo il percorso per arrivarci anche se non lavorassi qui. Credo che non lo dimenticherei mai. –

- Cavolo! – fu l’unica cosa che riuscì a dire Ron.

Presero l’ascensore e, con qualche difficoltà Ron schiacciò il pulsante Nono Livello. L’ascensore partì rapido, fermandosi purtroppo ad ogni piano per far salire altri impiegati del Ministero.

Finalmente dopo svariati minuti la solita voce femminile che li accompagnava sempre nei loro viaggi in ascensore li informò che erano al:

- Nono Livello. Ufficio misteri. –

Harry e Ron scesero dall’ascensore di fretta e cominciarono a correre lungo il corridoio spoglio da finestre o porte. Svoltarono a sinistra, dove c’era una rampa di scale che scendeva ancora più in basso. Scesero nelle profondità del Ministero passando davanti ad innumerevoli porte di legno con scritto un numero. I due si fermarono davanti a quella con si scritto “Aula Dieci”. Abbassarono la maniglia e entrarono nell’Aula. Alla loro sinistra c’erano delle grandi panche, mentre al centro dell’Aula c’era una sedia di legno massiccio. Davanti alla sedia c’era una panca più in alto rispetto alle altre, mentre ai due lati della sedia dove sedeva l’imputato c’erano due tavoli con due sedie, per l’avvocato di difesa e accusa. Entrambi erano vuoti, essendo solo un interrogatorio e non un processo formale. Negli anni, il Ministero si era, in certi ambiti, “evoluto”. Solo pochi anni prima il Ministero era al livello del Medioevo. Le corti spediscono maghi e streghe ad Azkaban anche solo dopo una breve udienza senza l'assistenza di un avvocato e senza alcuna possibilità di appello. Non c'era da sorprendersi se il Ministero della Magia fosse corrotto e che persone innocenti marcivano in prigione. Gli Auror disponevano di attrezzi molto più simili a quelli Babbani e avevano quasi le stesse funzionalità della polizia babbana. Insomma, col passare degli anni, tutto era migliorato. Ora tutti potevano avevano un avvocato, sia privato che d’ufficio e l’imputato aveva dei diritti che gli venivano letti al momento dell’arresto. 

- Potter! Weasley! Siete arrivati. Bene si può cominciare. Già che siete qui, fatemi un favore. Spostate quei tavoli davanti alla sedia e metti tre sedie da una parte e due dall’altra del tavolo. – Roberson li accolse con un ordine, com’era in suo stile.

- Buon giorno anche a lei, Capo. Facciamo subito. – disse Ron, tirando fuori la bacchetta.

Con un “Wingardium Leviosa”, fece ciò che gli era stato ordinato. . Intanto Roberson era uscito a chiamare l’imputato e Harry e Ron poterono benissimo sentire ciò che si dissero:

- Signor Bligh, prego, potete entrare. Si accomodi. – annunciò Roberson.

- Grazie, Roberson. Warton, entri. E non parli. – lo raccomandò l’avvocato.

- Si, avvocato. – mormorò l’uomo con la sua voce viscida e maligna.

Ron e Harry si misero in piedi, vicino al tavolo attendendo che i tre uomini rientrassero nella stanza.

- Buon giorno. – li salutò l’avvocato Bligh. Era un uomo alto, vestito con dei pantaloni e una giacca neri, una camicia bianca e il solito mantello da mago. Portava una paio d’occhiali con la montatura nera e dei capelli corti anch’essi neri. Ron lo squadrò per bene. Non si fidava di quell’uomo, per niente.

- Salve. – ricambiarono i due Auror. Bligh e Warton si accomodarono sulle due sedie, su un lato del tavolo. Roberson, Ron e Harry si sedettero dall’altro.

- Perchè ha portato l’avvocato? – domandò Ron. Roberson si girò verso di lui immediatamente, aggrottando le sopracciglia.

- Perchè non si può? –

Warton era un uomo piuttosto alto, con neri capelli neri, lunghi e uno sguardo da pazzo. Aveva questo sguardo da malato mentale, ma era lucido. Era consapevole di essere ad un interrogatorio e che era stato arrestato.

- Non parli. Non glieli hanno letti i suoi diritti? -

- Certo che glieli abbiamo letti. Le modifiche giudiziarie ci sono state qualche anno fa, siamo attrezzati. – dal tono irritato di Roberson si poteva facilmente capire che non sopportava quell’uomo. Né l’avvocato, né l’imputato.

- Oh, lo so. Volevo solo avere una conferma. – disse maligno l’uomo.

- Oh, glieli rileggo se lei desidera. “Ha il diritto di rimanere in silenzio, ogni accusa poterà essere usata contro di lei in tribunale. Ha diritto ad avere un avvocato. Se non può permetterselo gliene verrà assegnato uno d’ufficio. Ha capito i suoi diritti così come le sono stati enunciati?” – snocciolò Roberson, guardando per aria, visibilmente irritato dal comportamento dei due uomini.

- Rispondi. – ordinò l’avvocato a Warton. L’uomo sbuffò e rispose con un tono strascicato.

- Si. Ho capito. L’avvocato ce l’ho. Non ne voglio uno “d’ufficio”. – li prese in giro.

- Un po’ di serietà per favore. Stiamo svolgendo un interrogatorio. – li riprese Harry. – Capo, posso cominciare? –

- Prego, Potter. – acconsentì Roberson.

- Bene. Lei si chiama? –

- Bill Warton. – rispose l’altro annoiato.

- Mi scusi, ma devo stendere il verbale. Residenza? –

- Non ho una residenza. – lo scimmiottò lui.

- Bene. Famiglia? –

- Morti tutti. –

- Precedenti penali? – chiese Harry. Era l’ultima speranza che questo uomo potesse essere identificato.

- Oh, qui posso cominciare a parlare. Allora, ho fatto un anno ad Azkaban e... dovrebbe avere il mio fascicolo. – rise.

- Tieni, Harry. – Ron glielo porse e Harry lo aprì, leggendo tutti i precedenti penali.

- Bene, un bel curriculum. – commentò.

- Ha visto? –

- Perchè voleva rapire la signorina Hilary Matthew? –

Non c’era tempo per scherzare. Harry passò subito al nocciolo della faccenda.

- Ah, ah. – rise l’altro.

- Non rida e si muova a rispondere, pezzo di deficiente!!! – gridò Roberson scattando in piedi.

- Ehi, ehi. Stia calmino, sa, Roberson. Non si agiti! – rispose l’avvocato Bligh alzandosi a sua volta.

- Silenzio!! – urlò Ron più forte degli altri due. Si due uomini si risedettero, squadrandosi truci a vicenda.

- Perchè volevo rapirla? –

- Perché mi è stato ordinato. – rispose l’imputato.

- Da chi? – intervenne Ron.

- Credo che il nome lo sappiate già. –

- Bancroft. Ci parli di lui. –

- Il Capo Bancroft. – sottolineò. – È geniale. Un grand’uomo. Molto più di tutti voi messi insieme. Perchè lui vuole liberare il Mondo Magico da quella plebaglia di Babbani sudici bastardi. – sghignazzò Warton. – Io sono uno tra i suoi preferiti. –

- Non hai risposto alla domanda. Cosa vuole fare e perchè vuole la signorina Matthew? – gli ricordò Ron.

- Vuole quella piccola puttana per... ma se ve lo dicessi che gusto ci sarebbe!! – scoppiò a ridere.

- Bene abbiamo finito. –

- Niente affatto. Stupeficium!! – gridò Roberson. Prima ancora che l’avvocato riuscisse a tentare di difendersi era già addossato alla parete dietro di lui, svenuto.

- Bel colpo, Roberson. – si congratulò Warton. L’Auror non rispose. Si limitò a rimettere a posto la bacchetta e continuare ad ascoltare.

- E Natasha Cole? –

- Anche quella puttana. Io non c’ero. Cazzo, mi sono perso tutto il divertimento. –

- Cosa le hanno fatto? –

- Oh, ti piacerebbe saperlo, vero Weasleiuccio. Ma non sono così cretino da dirtelo. Già ho parlato abbastanza. Magari, mi sono detto, se parlo, mi sconteranno la pena. In culo Bancroft. – fece una pausa e poi ricominciò a parlare. – Un po’ mi dispiace. Aveva delle belle idee, ma la mia pelle è più importante. – concluse l’uomo.

Roberson, Harry e Ron compresero che non avrebbe detto più niente, ma tanto valeva tentare.

- Chi c’era dalla Cole? E cosa progettano di fare? – domandò Roberson.

- Dalla Cole c’era il suo caro ex maritino. Ma lei non l’ha riconosciuto. Che puttana. Devo essersi divertiti per bene. Quella ha un corpo... cazzo, mai vista una roba del genere. Non sono neanche riuscito a farmi raccontare cosa le hanno fatto, nei particolari. Cazzo. –

- Ma la smette di dire parole volgari, siamo ad un interrogatorio, non ci interessano le sue impressioni sulla Cole. – lo riprese Roberson, arrabbiato.

- Cosa progettano di fare? –

- Con quella bambola? Ormai.. –

- Pervertito... – borbottò Ron, ma lui non lo sentì.

- No. Cosa vuole fare Bancroft? Qual è il suo piano? – domandò Harry. L’uomo si protese verso di loro, fasciando penzolare i capelli unti. La sua espressione era maniaca, pazza. Era da rispedire al San Mungo con la posta prioritaria.

- Roba grossa. Molto grossa. Di più non so e non vi direi. Ormai quello che dovevo dire, l’ho detto. Ora, cazzi vostri. – terminò definitivamente, accasciandosi di nuovo sullo schienale della sedia.

Harry, Roberson e Ron si guardarono. Non che l’interrogatorio fosse servito a qualcosa, ma almeno avevano qualcosa in più su cui indagare. Bussarono alla porta e Roberson fece entrare lo sconosciuto. Era Bobby, l’uomo dell’Auror Scientifica che aveva fatto i rilievi sul luogo del ritrovamento della signorina Cole.

- Ciao, Bobby. Dimmi tutto. –

- Allora, Nico. Avevo trovato un bicchieri con del vino e della saliva sopra e delle impronte digitali. Ricordi? –

- Si. Vai avanti. – lo incitò Roberson, mentre Warton era bello disteso sulla sua sedia, con lo sguardo sul tavolo e sul suo fascicolo.

- Allora, le impronte sono di Sackville, come la saliva, mentre nel vino non ho trovato niente. Avevo elaborato una teoria, nel caso avessi trovato qualcosa di strano nel vino, ma niente. Pensavo che magari potevano aver drogato o narcotizzato la Cole. Devo chiedere ai Guaritori del San Mungo se hanno trovato delle anomalie nel sangue o nello stomaco. Può anche essere stato qualcosa che ha ingerito. – li informò Bobby.

Harry e Ron si guardarono, tutti i due con un sopracciglio alzato.

- Potrebbe essere un’idea. Grazie Bobby. Parker!!! – gridò Roberson.

Immediatamente si smaterializzò davanti a lui un auror, completamente vestito di nero, con la stessa divisa dell’uomo che c’era nel sotterraneo dove Hermione preparava la pozione.

- Si? -

- Porta l’uomo in cella di isolamento. Domani ne riparliamo. Intanto schiarisciti le idee. E mantieni un comportamento più consono al luogo in cui ti trovi. Porta via anche l’avvocato. Inventa una scusa qualunque. – ordinò Roberson. L’Auror chiamato Parker, prese per un braccio l’imputato e il suo avvocato ancora svenuto e si smaterializzò.

Quando finalmente Ron, Roberson e Harry furono da soli, poterono lasciarsi andare nello sconforto più totale.

- Bene. Praticamente non abbiamo niente in mano. Prima che il Veritarsserum siamo pronto ci vogliono ancora due settimane e mezzo. Non possiamo aspettare così tanto... – bisbigliò Roberson.

- L’unica “arma”, se così si può chiamare, è questo Warton. Pensavo facesse molta più resistenza, invece. meglio per noi. Di certo non possiamo essere certi di ciò che ci ha detto. – affermò Harry, mettendosi le mani nei capelli.

- Non sono riuscito ad usare la Leggilimanzia. Non riuscivo a leggergli la mente. – continuò Roberson.

- Non possiamo aspettare il prossimo attacco. Avete sentito cosa ha detto Warton? “Roba grossa. Molto grossa”. –

- L’unica cosa da fare è aspettare che Natasha Cole si svegli. – intervenne Ron.

Sospirarono tutti e tre e Roberson affermò, con un tono di voce distrutto e rassegnato:

- È ufficiale. Stiamo barcollando nel buio. -

 

Buon giorno a tutti!!!

Come state lettori e scrittori di EFP??

Ho pubblicato un bel po' di tempo fa, ma volevo che questo capitolo venisse bene, mi sono impegnata tanto...

Roberson, Harry e Rob hanno interrogato Bill Warton, praticamente con risultati zero. Ora bisogna solo aspettare che -natasha si svegli... ho già cominciato a scrivere il capitolo (una paginetta e mezzo) ma non so quanto potrò scrivere la prossima settimana: lunedì, martedì e mercoledì verifiche e interrogazioni a tutto spiano e devo studiare...

Comunque cercherò di fare il possibile...

Ringrazio Niettolina, per tutte le belle chicchierate e spero che le recensioni salgano un po'... voglio dire... fa proprio così schifo?

Lo benissimo che non avete tempo, anche io faccio fatica a leggere e recensire tutte le storie, ma... vi prego!!

Va bene Ci sentiamo tra due settimane circa...

Bacioni!!!!!

Luna Renesmee Lilian Cullen

 

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Grazie a tutti e al prossimo capitolo!

Campagna di Promozione Sociale - Messaggio No Profit: Dona l’8 ‰ del tuo tempo alla causa pro recensioni. Farai felice milioni di scrittori.

'Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di J.K. Rowling; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro'.

 

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Capitolo 17
*** La Lettera ***


Capitolo 17

Capitolo 17: La Lettera

17/03/2005

 

Dopo quasi una settimana dall’interrogatorio di Warton, il caso dei Mangiamorte, era al punto di prima. Non c’erano state delle scoperte particolarmente rilevanti, anzi, non avevano niente di nuovo in mano. Ciò demoralizzava tutta la squadra, sopratutto Harry, Ron e Roberson.

- Ma non ci sono state novità? Niente di niente? – chiese Hermione la mattina del diciassette marzo. Lei, Agnes, l’ex cameriera del Mangiamorte Bancroft, Harry e Ron si trovavano nella stanza dove ogni giorno Hermione si rinchiudeva per preparare il Veritasserum.

- No. Nessun avvistamento, nessuna segnalazione. Sembrano spariti nel nulla. -  spiegò Ron, sedendosi su uno degli sgabelli attorno al tavolo. – Come procede la Pozione? –

- Abbastanza. Dovrebbe essere pronta per la fine del mese o i primi di Aprile. Ormai sto mettendo le radici su questo sgabello. – scherzò lei, chiudendo gli occhi e passandosi una mano sul viso.

- Se vuoi... –

- No, Ron. Ormai ho incominciato io la Pozione e non permetto a nessuno di toccarla. A nessuno. È mia. – sottolineò bene Hermione. – Mi fido solo di me stessa. –

- Come vuoi tu! – borbottò esasperato Ron, beccandosi un’occhiataccia dalla moglie. Agnes, seduta davanti a Hermione ridacchiò, nascondendosi dietro una mano.

- Agnes, lei come sta? È buffo, viviamo nella stessa casa, ma non riusciamo mai ad incrociarci. – le chiese Harry, lasciando i due coniugi a lanciarsi occhiatacce minacciose.

- Bene, grazie. Sa, Harry, quando voi uscite così presto e io e Hermione restiamo qui tutto il giorno, sono poche le occasioni in cui possiamo incontrarci. –

- Ha ragione. – concordò Harry.

Passarono ancora venti minuti con le due donne, poi Harry e Ron dovettero tornare in ufficio.

Stavano chiacchierando tranquillamente per i corridoi del Quartier Generale, diretti al loro ufficio. Non avevano fretta.

“Tanto,” si disse Ron. “Le indagini sono ad un punto morto.”

I colleghi Auror passavano accanto a loro, indaffarati negli altri casi. Non c’era da occuparsi solo del “Mistero Oscuro”, così chiamato da Roberson, ma anche tutti i casi ordinari, che non erano di competenza della Squadra Speciale Magica.

Harry e Ron entrarono nel loro ufficio, spalancando la porta e si sedettero alla loro scrivania. Sopra di essa vi erano cinque messaggi:

- Harry, sono arrivati anche a te dei messaggi? – chiese Ron, sbirciando la scrivania dell’amico.

- Si. Credo che siano uguali. – bisbigliò Harry aprendone uno.

C’era scritto:

 

Signor Potter,

La informiamo gentilmente che la signorina Natasha Cole ha dato segni di miglioramento.

La terremo aggiornato.

Distinti saluti,

                                                                                                                                                                                                                       Ospedale per le ferite Magiche San Mungo

 

Harry e Ron alzarono lo sguardo contemporaneamente, fissandosi accigliati.

- Ma che... -

- Sono pazzi... – riuscirono solo a dire.

- Andiamo avanti. – consigliò Ron pensieroso.

 

Signor Potter,

La informiamo gentilmente che la signorina Natasha Cole si è risvegliata cinque minuti fa. La terremo aggiornato.

Distinti saluti,                                                                                                                                                                                                                   Ospedale per le ferite Magiche

San Mungo

 

- Andiamo. – disse solo Ron, alzandosi di scatto e, seguito da Harry, usci dalla stanza, correndo verso l’ufficio di Roberson. Si fermarono davanti alla porta con la targhetta che recitava “Nicholas Roberson”, ansanti. Bussarono con energia e quando gli fu accordato il permesso di entrare, si catapultarono nella stanza.

- Potter! Weasley! Cos’è tutto questo casino? – sbottò irritato Roberson. Era seduto, anzi stravaccato sulla sua sedia, con i piedi sul tavolo. Si nascondevo con “La Gazzetta Del Profeta” e da dietro il giornale uscivano sbuffi di fumo. Stava fumando uno dei suoi amati sigari spostò il giornale per fissare Harry Ron e ai due apparve un uomo sulla cinquantina, con la barba incolta.

- Capo, la Cole si è svegliata. – lo informò Ron sedendosi su una sedia, davanti alla scrivania dell’Auror.

- COSA???!!! – urlò. La sua voce rimbombò nella stanza facendo sobbalzare sia Harry che Ron. – E cosa facciamo ancora qui?! Potter, chiama la Sicurezza. Voglio cinque uomini in più fuori dalla stanza di Natasha Cole. Muoviti! – gli ordinò Roberson, gettando il sigaro nel portacenere e alzandosi i piedi. Harry sfrecciò fuori dalla stanza non appena Roberson gli diede l’ordine.

- Weasley. – ordinò Roberson, girandosi verso di lui. – Raduna la squadra. –

- Si, signore. – scattò sull’attenti Ron. Uscì frettolosamente dalla stanza, per andare a chiamare tutti i componenti della sua squadra.

Dopo pochi minuti nell’Atrium del ministero c’erano una quindicina di persone: Harry, Ron, Roberson, i cinque membri della sicurezza e quelli della squadra Auror.

Roberson, li guardò uno ad uno, per poi pronunciare qualche veloce parola e passare subito all’azione.

- Direttamente al San Mungo. Li ho già avvertiti. -

Tutti i quindici si smaterializzarono, apparendo nel corridoio dove era situata la stanza della signorina Cole.

- Sicurezza. Voglio che non perdiate d’occhio la porta della stanza.- i cinque uomini indossavano una lunga veste nera e avevano tutti stampata in volto un’espressione neutrale, impassibile.

- Si, signore. – rispose serio il capo dei cinque. Si misero tutti sull’attenti e si posizionarono davanti alla porta della stanza.

- Mi scusi? Auror. – Ron fermò un guaritore nel mezzo del corridoio, il quale teneva tra le braccia un pacco di cartelle cliniche, mostrandogli il distintivo. – Sa dirmi se possiamo entrare nella stanza della signorina Cole? –

- Mi spiace, le stanno facendo ancora dei controlli. Non vuole un Guaritore. Sono una donna. Non vuole che nessuno la tocchi. È ancora sotto shock. – spiegò loro il Guaritore, guardandoli con aria professionale e distaccata.

- Grazie. –

- Si figuri. –

L’uomo se ne andò non prima di aver lanciato un’occhiata i cinque Auror della Sicurezza Magica.

- Ma perchè non ci hanno avvisato? – borbottò Ron, sedendosi su una sedia davanti alla stanza di Natasha.

- Forse avremmo dovuto leggere anche gli altri biglietti. – commentò Harry. poi, improvvisamente, il suo sguardo si illuminò. – Hilary! Dobbiamo avvisare Hilary. Dov’è ora, Ron? –

Lui aggrottò le sopracciglia, cercando di ricordare.

- In giro con Ginny. credo che andassero a fare compere. Ci sono con loro due Auror. Ginny era molto seccata. -

- Lo credo. Bisogna rintracciarle. Me ne occupo io? –

- Tranquillo, faccio io. Odio stare qui senza fare niente. – propose Ron, alzandosi dalla sedia. Accanto a loro, Roberson non proferì parole, rimanendo a fissare il vuoto per degli interminabili secondi.

- Capo, vado. – Ron si parò davanti Roberson, per ricevere il permesso.

Roberson ruotò lo sguardo su Ron, fissandolo interessato.

- Dove Weasley? –

- A prendere mia sorella e Hilary. – gli spiegò con ovvietà.

- Certo, certo. Vai. –

Quando gli fu accordato il permesso, Ron girò su se stesso, smaterializzandosi.

 

*  *  *  * 

- Harry! –

Lui si voltò appena senti la voce da ragazzina che lo chiamava. Vide Hilary Matthew correre verso di lui, mentre Ginny la seguiva comminando affiancata da suo fratello.

- Come sta? Io... oh! Sono così contenta. – esclamò la ragazza, abbracciandolo.

- Non sappiamo come sta. Nessuno sa niente. Io e la squadra con il nostro Capo Roberson siamo qui da venti minuti. E.... niente. – spiegò Harry.

Hilary si accorse di Roberson e lo salutò gentilmente.

- Buon giorno, signor Roberson. Mi scusi, non l’avevo vista. -

Lui le rispose sono con un cenno della testa, riemergendo la mente nei suoi pensieri.

- Ma sta bene? – sussurrò Hilary all’orecchio di Harry. Lui alzò le spalle non sapendo cosa dire.

Arrivarono anche Ginny e Ron. La donna si avvicinò a Harry e gli schioccò un bacio sulle labbra.   

- Signor Roberson. Buon giorno. – Come prima a Hilary, l’Auror rispose con un cenno, chinando leggermente il capo. Ginny si sedette su una seggiolina, massaggiandosi la pancia.

Dopo alcuni minuti una Guaritrice uscì dalla stanza di Natasha Cole, reggendo una cartella clinica.

- Come sta? – chiese Hilary, alzandosi dalla sedie e correndo incontro alla donna. Anche gli altri di alzarono, raggiungendola.

- Salve. Auror. – si presentò Roberson, mostrando il tesserino.

- Buon giorno. – lo salutò altra. – Allora, la signorina Cole si è risvegliata. Le sue condizioni sono molto gravi. Per ora non è in grado di parlare, vi avviso subito. –

Gli Auror imprecarono sottovoce, ghignando i denti.

- Posso vederla? La prego, sono la sua unica amica. – la implorò Hilary.

- Mi spiace, ma è impossibile. Bisogna lasciarla tranquilla. –

- Ma magari le farebbe piacere vedere qualcuno di familiare. O crederà di essere abbandonata! – continuò a insistere Hilary,

- Solo due minuti. – concesse la Guaritrice, guardandosi intorno sospettosa. Prese Hilary per un braccio, accompagnandola dentro la stanza. Harry e Rob fecero per seguire la giovane ragazza, ma vennero fermati dalla Guaritrice.

- No. Solo donne. Quando il Dottor Mitchell ha provato a toccarla ha avuto una crisi isterica, abbiamo dovuto sedarla per calmarla.-

- Ok. Va bene.- Acconsenti Roberson scocciato.

La guaritrice scortò Hilary nella stanza. La stanza era molto grande, con il letto di Natasha troneggiante sul lato sinistro. Hilary corse verso di lei.

Natasha era accerchiata da macchine di tutti i tipi e aveva una flebo conficcata nel braccio.

- Natasha mi senti? Sono Hilary. Sono qui con te. Non ti preoccupare- Le mormorò la ragazza piangendo copiosamente. Natasha aprì piano gli occhi, cercando di mettere a fuoco la persona davanti a lei.

- Hilary è stato lui.- Mormorò debole. Poi chiuse gli occhi.

La guaritrice si avvicinò ad Hilary, mettendole una mano sulla spalla.

- Venga. Le hanno dato dei tranquillanti.-

Hilary annuì, e seguì la donna fuori, ma senza aver prima lanciato un’ultima occhiata all’amica.

Non appena uscì si ritrovò tra le braccia di Ginny, la quale la stringeva forte, accarezzandole la testa.

- Tutto bene?-

- Mi ha detto “ E’ stato lui ”. Sackville. L’ ex marito. Ne sono sicura.- Spiegò Hilary, guardando Harry, Ron e Roberson.

- Lei ti ha detto “E’ stato lui” o “E’ stato Sackville ”?- Chiese Roberson  avvicinandosi alle due donne, che nel frattempo si erano staccate.

- Mi ha detto “Hilary, è stato lui”- Ripeté la ragazza, fissando accigliata il capo Auror. Lui imprecò, voltandosi e dando le spalle a tutti i presenti.

- Cosa succede?-  Domandò Hilary, chiedendo spiegazioni per lo strano comportamento dell’uomo. Roberson si voltò di scatto verso di lei.

- Le prove ci sono, ma ora non posso arrestarlo. Dobbiamo prenderli tutti. Insieme. Se attiriamo solo Sackville, con un’esca, gli altri, quando verranno a sapere che è stato arrestato si nasconderanno. Potrebbe volerci molto tempo per prenderli tutti.-

Rimasero tutti in silenzio, a fissarsi a vicenda.

Dopo aver parlato con un guaritore, per informarlo delle nuove disposizioni di servizio per Natasha Cole, Roberson ordinò a tutti di tornare in ufficio.

Harry e Ginny presero l’auto che aveva usato prima Ron per accompagnare all’ospedale la sorella ed Hilary. Quest’ ultima e Ron, invece si smaterializzarono con Roberson.

Lui entrò nel suo ufficio, Mentre Ron e Hilary aspettavano gli altri. Quando arrivarono tutti, si diressero lentamente verso l’ufficio di Harry e Ron. Entrarono e le due donne si sedettero sulle sedie davanti alle due  scrivanie parallele.

- Harry, mancano ancora due biglietti da leggere.- Si accorse Ron non appena fu seduto.

 Hai ragione. Diamo un occhiata in giro.- Harry afferrò un massaggio sulla scrivani e lo aprì.

 

Caro Signor Potter,

La informiamo gentilmente che la signorina Natasha Cole sarà sottoposta a dei controlli medici. La terremo aggiornato.

Distinti saluti,

Ospedale Per Le Ferite

Magiche San Mungo

 

-Che idiozia. Ci hanno mandato tre messaggi uguali. Mandarne solo uno alla fine?!- Borbottò Ron, facendolo a pezzi.

-Si divertiranno a farvi diventare pazzi…- Rispose Hilary, guadagnandosi un’occhiata divertita dagli altri.

Harry riabbassò gli occhi sulla scrivania e aprì il secondo biglietto.

 

Arriviamo in ufficio verso le cinque. Hermione

 

Bussarono alla porta. Tre volte.

- Avanti!- Esclamarono Harry e Ron contemporaneamente.

La porta si aprì e Agnes ed Hermione fecero il  loro ingresso.

- Ciao!- Salutò Hermione, andando da suo marito.

- Buon giorno!- Sorrise Agnes.

Risposero tutti al saluto e le due donne presero posto.

- Cosa state facendo?- Domandò Agnes, seduta accanto ad Hilary.

- Leggendo la posta, ancora! Basta!- esclamò Ron.

- Cosa c’ è? Ancora San Mungo?- Scherzò Harry, cominciando ad aprire l’ultimo biglietto.

- Pubblicità del La Gazzetta Del Profeta… Ma dico io, sprecare inchiostro per nulla! Usarlo per qualche cosa di più intelligen… -

Ron spostò lo sguardo su Harry.

- Harry- Lui alzò lo sguardo rivelando il pallore sul suo viso.

- Cosa succede?- In un attimo furono tutti davanti alla sua scrivania.

- Altro dal “La Gazzetta  Del Profeta ”, Ron. Ascolta:

 

Salve,

sono il signor Bancorft. Ma credo che questo lo sappiate già. La mia “ cara ” cameriera Agnes avrà già spifferato peste e corna su di me . Te ne pentirai donna. Pagherai caro per ciò che hai fatto. Solo un’ ultima cosa… a che punto è la pozione?

Faccio i miei complimenti alla Signora Weasley, non pensavo ne fosse capace…

 

 

Harry interruppe la lettura, e spostò lo sguardo su Ron.

- Ron… l’ uomo fuori dalla porta... è la talpa.-

Lui sgranò gli occhi e corse fuori dalla stanza.

Aspettarono qualche minuto, tutti perfettamente immobili, con il fiato sospeso. Poi Ron ricomparve.

- Ho avvisato Roberson. Ha mobilitato il resto della squadra. Continua a leggere.- Lo incitò Ron, sedendosi dietro la sua scrivania.

 

…Ma non vi ho scritto questa lettera per fare i complimenti alla signora Weasley.

Arrendetevi.

Ora.

Noi siamo più potenti. Siamo il Popolo del Signore Oscuro. Possiamo schiacciarvi come mosche. Non ho paura a minacciarvi.

State attenti, miei cari Auror.

State attenti…

                                                                                          

Quando Harry alzò lo sguardo, vide le facce stupite dei suoi familiari e amici.

Gli si presentava davanti agli occhi, come un riflesso abbagliante di uno spesso strato d’ acqua cristallina, la stessa espressione spaventata e atterrita che sapeva sul suo volto.  La differenza stava nel vederla ripetuta per cinque volte.

 

 

 

Salve a tutti!!

È stato una faticaccia scrivere questo capitolo... È complicato, c'erano tante cose da dire e non so se ho espresso bene ciò che volevo dire.

L'ultimo aggiornamento l'ho fatto il 21 novembre e chiedo perdono a tutti...

Ci ho messo tanto a scriverlo, lo so... ma mi piace. Ci ho messo tantissimo impegno e spero che anche voi piaccia.

Ringrazio tantissimo Niettolina e Ladia, la mia beta, per tutto il sostegno che mi date.

Grazie anche a chi recensisce, a chi mi ha aggiunto tra gli autori preferiti, chi ha inserito la mia storia tra le preferite, seguite e ricordate.

GRAZIE a tutti!!

A presto e prometto che non ci metterò troppo per il prossimo capitolo!!

Per le recensioni... beh... sono sempre gradite... :=)

Con affetto,

Luna Renesmee Lilian Cullen :=)

 

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Capitolo 18
*** Arrendetevi. Ora. ***


Capitolo 18

Capitolo 18: Arrendetevi. Ora.

17/03/2005

Si fissarono per alcuni minuti immobili.

- Dobbiamo far parlare Warton. – bisbigliò Ron.

- Signor Potter? – un auror sui venticinque anni entrò in ufficio di corsa.

- Non si usa bussare? – disse Ron irritato.

- Mi scusi. –balbettò l’altro arrossendo e chinando il capo.

- Figurati. Dimmi. Avete preso l’uomo? –

- Purtroppo no, signore. Era già scappato. Ma appeso alle maniglia c’era questo biglietto. – spiegò l’auror porgendolo a Ron. Con un sopracciglio alzato, lui lo aprì. C’erano scritte solo due parole:

 

Arrendetevi. Ora.

 

Dopo aver letto quelle parole scritte con una calligrafia elegante, Ron alzò gli occhi verso Harry e gli porse il biglietto. Quando anche lui lo lesse, lo passò agli altri presenti nella stanza.

- Il Capo Roberson è già stato avvisato? – domandò.

- Si, signore. È venuto personalmente per arrestare l’uomo. –

- Bene. Ora dove si trova? – continuò a chiedere Harry. L’Auror ci pensò un attimo e poi gli disse che era nel suo ufficio.

- Grazie. Puoi andare. – lo congedò Harry con un gesto della mano.

- Agli ordini. – rispose l’altro prima di andarsene, chiudendo la porta dietro di se.

- Andiamo a parlare con il capo. Voi rimanete qui o venite con noi? – chiese Ron alzandosi.

- No, grazie Ron. Rimaniamo qui. – rispose Hermione per tutte le altre.

Harry rivolse un sorriso a Hilary e Ginny e insieme a Ron, uscì.

- Cosa facciamo? – domandò Ron davanti alla porta dell’ufficio di Roberson, spezzando il silenzio che li aveva accompagnati nel tragitto.

- Sentiamo cosa dice il capo. –

Harry bussò due volte alla porta e, dopo aver ricevuto il consenso del Capo degli Auror, entrò.

- Grazie per la soffiata, ragazzi. Purtroppo non siamo riusciti a prenderlo. –

- Sa il biglietto che c’era sulla porta… -

- Si, non sono riuscito a capire cosa significasse. – lo interruppe Roberson alzando una mano. Harry lanciò la lettera sul tavolo davanti a Roberson.

- Prima legga questa. L’abbiamo trovata sulla mia scrivania, insieme alla pubblicità. Poi legga il biglietto. – gli consigliò Harry sedendosi sulla sedia. Ron lo seguì, accomodandosi accanto a lui.

Passarono alcuni minuti in cui Roberson lesse la lettera e cercò di assimilarne il contenuto.

- È impossibile. Non possiamo arrenderci, ma non possiamo certo ignorare questa lettera. Da quello che scrive, presuppongo che non sappia che pozione stanno preparando. La stanza dove tua moglie – indicò Ron, sistemandosi in posizione più eretta rispetto a prima. – prepara la pozione è insonorizzata. Sicuramente non ha capito di cosa si tratta. – spostò lo sguardo su Harry. – Lo sapevo che c’era un infiltrato. Io me lo sentivo. – concluse sbattendo una mano sul tavolo.

- Come sempre Capo, ha ragione. – lo lodò Ron, beccandosi un’occhiata compiaciuta dal suo superiore.

- Direi che potremmo fare un’altra visitina al caro Warton. Senza il suo avvocato, perdonatemi il linguaggio volgare, tra le palle. Weasley, chiama le guardie di sicurezza e dirgli di portare l’imputato nella sala 10. –

Harry non trattenne un gemito quando Roberson nominò il luogo in cui si sarebbe svolto l’interrogatorio.

- Che c’è, Potter? Ti ricorda quella stupida udienza? –

Il capo Auror si alzò e raggiunse Harry, mentre Ron comparve sullo stipite della porta.

- Possiamo andare. Lo stanno già trasferendo. –

- Perfetto. Andiamo. –

Scesero di nuovo nei sotterranei passando attraverso l’Atrium, nell’aula10, al livello 9 del Ministero. Aprirono l’ormai nota porta dell’aula giudiziaria e entrarono. La prima cosa che videro fu Warton, seduto su una sedia, con due guardie ai sui lati che controllavano ogni suo movimento.

- Oh, oh! Ma guarda chi si vede! Il caro signor Roberson! Ma ci sono anche il signor Potter e il signor Weasley. Che piacere! – esclamò l’uomo alzandosi. Le guardie lo trattennero per le spalle, impedendogli ogni movimento. Erano sue uomini tarchiati con le sopracciglia aggrottate che formavano una sola linea continua.

- Tranquilli. Potete uscire, dobbiamo parlare da soli con l’imputato. – ordinò Roberson, facendo segno ai due uomini di andarsene. Loro si misero sull’attenti, ma non si spostarono neanche di due centimetri.

- Come sta la bambola? È uscita dal coma? – scherzò Warton mettendo i piedi sul tavolo. Ron si alzò si scatto, afferrò con una mano le caviglie dell’uomo e le gettò a terra.

- Ohh!! Il signor Weasley si è arrabbiato!!! – urlò Warton.

Un metro più in la, Roberson stava conversando con le guardie, per convincerle a lasciar solo l’imputato. A quel grido, si girarono accigliati, per controllare cosa fosse quel rumore.

- Cosa succede? – domandò Roberson avvicinandosi.

- Niente, signore. Non si preoccupi. – rispose Harry, zittendo Ron e Warton che continuavano a stuzzicarsi. – Cominciamo. – Harry si alzò in piedi, facendo stridere la sedia e camminando intorno al tavolo. Fece due giri prima di parlare di nuovo.

- Allora, Warton. Ora, lei mi dirà che colpo grosso sta organizzando Bancroft. –

- Il Capo Bancroft. – lo corresse l’uomo, lanciandogli un’occhiataccia. Harry non diede segni d’impazienza continuando a girare intorno al tavolo. Ron non staccava lo sguardo dall’uomo seduto di fronte a lui, percependo ogni singolo suo movimento.

- Non mi interessa come voi seguaci lo chiamate. Io ho bisogno di informazioni e lei può darmele. –

- Sono d’accordo sul fatto che a lei, Potter, non gliene freghi una mazza sul nome del mio illustre capo. –

E sentire quel aggettivo attribuito al capo di una setta di Mangiamorte, Ron non poté trattenersi dallo sbuffare.

- Ma non sono d’accordo sul fatto che io debba darle delle informazioni. E poi, mi scusi, ma cosa ci guadagno io? Perchè dovrei condividere delle informazioni così preziose con un mucchio di palloni gonfiati corrispondenti al nome di... – Warton si mise una mano sotto il mento, fingendo di pensarci su. – Auror? – completò.

- Vedi di lavarti la bocca prima di parlare o di rivolgerti ad una delle più alte cariche dello stato in questa maniera. – urlò Roberson, che nel frattempo si era sbarazzo della sicurezza. Si girarono tutti verso di lui. era rosso dalla rabbia, con un dito puntato verso Warton. Quasi tremava.

Si avvicinò lentamente al tavolo, mentre Warton lo guardava tranquillo, con un ghigno sul volto trasandato.

- Voi criminali siete tutti stupidi. Vi rifiutate sempre d collaborare con noi. E perennemente preferite il carcere, anche l’ergastolo, solo per non aver detto un nome, una data e un luogo. Riducono la pena!! In che cazzo di lingua dobbiamo dirvelo! Turco? Il turco lo conosci? Ti porto qui un interprete, per noi non ci sono problemi. -

Roberson rimase per alcuni secondo immobile, continuando a puntare l’indice vero l’uomo.

Lentamente mise un piede di fronte all’altro, avanzando verso di lui, per poi sedersi al suo lato opposto, accanto a Ron.

- E chi mi garantisce che i patti vengano rispettati? – continuò imperterrito, lisciandosi la barba incolta sul viso.

- Perchè non credi che rispetteremo gli accordi? Spiegacelo. Vogliamo sapere. – prese la parola Harry, mentre sulla sedia davanti a Warton, Roberson ribolliva di rabbia e Ron lo guardava stupito.

- Perchè siete degli Auror di merda! Voi non capite un cazzo! Succede sempre così. Noi vi diamo informazioni importanti, e poi voi... track! Finita l’indagine, ci rispedite in prigione. -

- Ma che cosa crede? Che solo perchè hai detto un nome, un luogo, e una data noi possiamo lasciarti libero? Sei un criminale, hai rubato, ingannato e ti aspetti che per quattro parole in croce noi chiudiamo un occhio? – gridò Roberson, alzandosi dalla sedia di scatto e sbattendo le mani sul tavolo. – Fottiti! - aggiunse a bassa voce. Ci mancava solo che Warton lo denunciasse per aggressione verbale, inventando chissà quale scusa.

“Magari neanche esiste l’aggressione verbale...” pensò stringendo i pugni sul tavolo. Warton rimase ad occhi sgranati, fissando Roberson stupito.

Dopo qualche minuto si ricompose, rimanendo a fissare un punto del tavolo di fronte a lui.

Rimase molti minuti in silenzio, poi parlò con voce roca.

- Va bene, collaboro. – accettò infine. Harry, Ron e Roberson volsero lo sguardo verso di lui.

- Perfetto. Ci dica tutto quello che sa. – lo spronò a continuare Roberson, che finalmente si era calmato.

- Io non sapevo bene cosa sarebbe successo a casa della bambola. So solo che avrebbero dovuto ucciderla. Perché sapeva troppo. Ma voi siete arrivati prima che riuscissero a finirla per bene. – raccontò l’uomo. – Ma ormai non serve niente che io vi racconti i particolari. Cazzo, neanche c’ero io!! – urlò.

- Va bene. Non si agiti. Vada avanti. Poi cosa ha in mente Bancroft? –

- Credo che abbia in mente un colpo grosso. Qualcosa di fantastico, che sbalordirà tutti. – rivelò. Roberson si protese di più verso di lui, incitandolo a continuare il racconto. Warton si sistemò meglio sulla sedia e assunse l’aria di un uomo civile e non di Magiamorte assetato di sconfiggere quanti più Babbani può.

- Credo che abbia capito che non serve uccidere e Babbani, ne tanto meno assaltare la regina Babbana o cose del genere. Credo che voglia attaccare il Ministero della Magia. Non so ne quando ne come e neanche se voglia veramente prendere possesso del Ministero. –

- Ma non aveva detto di essere il suo preferito? – domandò Harry. Qualcosa non tornava e Harry l’aveva capito.

- Si. Ma non condivideva con tutti i suoi piani. Solo con Sackville. Era tipo… come il suo vice. Lui sa tutto. Io ero… il “soldato” preferito. Il migliore a combattere, ovviamente dopo Sackville. – disse sprezzante. Ron e Harry si appoggiarono allo schienale della sedia e mentre Roberson continuava a chiedere informazioni a Warton, loro si scambiarono le solo opinioni.

- Non credo che stia mentendo. – confessò Ron, grattandosi la nuca.

- Già. – asserì Harry. – Dobbiamo rafforzare la sicurezza. Dobbiamo impedire la Materializzazione all’interno dell’edificio e prendere altre precauzioni, come l’Incanto Gnaulante. Potrebbe aiutarci. – snocciolò lui, e ad ogni sua idea l’amico annuì.

Roberson chiamò nella stanza la sicurezza e ordinò di riportare in cella Warton.

- Ma avrò delle attenuanti nel processo? – chiese impaurito. Ora non sembrava più un Mangiamorte spavaldo, sono un agnellino impaurito di rimanere in carcere per il resto della sua vita.

- Certo, signor Warton. Sia io che i miei colleghi qui presenti metteremo una mezza parola buona per lei. –

- Grazie, signor Roberson. – ringraziò mentre lo portavano via.

-  Diventano tutti dei poveri cuccioli impauriti di fronte alla legge e ad un’autorità quando rischiano la vita. – commentò Roberson con un sorriso amaro.

Risalirono al loro ufficio e Roberson li chiamò per “fare il punto della situazione”, parole testuali.

Il Capo Auror si sedette al suo posto mentre Harry e Ron si accomodarono sulle due sedie davanti alla scrivania.

- Bene. Rifacendo il punto della situazione: c’è questo uomo denominato Bancroft che ha reclutato un gruppo di ex Mangiamorte per…. Per… per fare cosa, Potter? – domandò.

- Per sterminare i Babbani o per attuare un colpo di stato, e far cadere il Ministero. Come ha detto prima Warton. –

- Ronald, credi che Bill Warton ci abbia detto la verità? – continuò a domandare Roberson, rigirandosi una penna tra le mani.

- Si, io credo che le ultime notizie siano veritiere. – affermò Ron, guardando il suo Capo con le sopracciglia aggrottate.

- Bene. Bene. – commentò solo. – Poi c’è questo Mangiamorte Sackville, che sembra un bravo ragazzo,  mentre è il braccio destro di Bancroft. Esatto? –

Harry e Ron annuirono fissando interessati l’Auror.

- Poi questo Warton, che crede di essere un Mangiamorte esperto e di essere nella cerchia dei preferiti del “Capo Bancroft”, come lo chiama lui. In seguito, Natasha Cole. Ex moglie di Sackville e vittima della violenza a cui a partecipato il suo ex marito. Lei dovrebbe ricordare cosa è successo quella sera, i Guaritori hanno confermato che non ha perso la memoria. Quindi, proporrei domani di andare a interrogarla. Andate voi. – disse puntando il dito prima verso Harry e poi su Ron. – Vi porterete dietro la signorina Hilary Matthew. Con lei sarà, spero, più semplice fare delle domande scomode. – ordinò.

- Potete andare. Mandatemi il primo Auror che trovate in giro. Devo commissionargli alcuni affari. - 

Harry e Ron si alzarono dal posto e salutando Roberson uscirono dal suo ufficio.

- Thomas!! – chiamò Harry. Immediatamente un Auror molto giovane, sui venti anni, si materializzò davanti a lui.

- Si, Harry?? –

- Roberson ti vuole nel suo ufficio. E mi faresti un piccolo piacere?? –

- Sicuramente dimmi tutto… -

Harry si avvicinò all’ Auror e gli sussurrò qualche parola all’orecchio.

- Vorrei che scoprissi che Auror hanno piazzato di fronte a casa mia e facesse delle indagini su di loro. Non mi fido… - mormorò Harry. Ron lo guardò con le sopracciglia inarcate e un’espressione curiosa e stupita dipinta sul volto.

- Certamente. Come vuoi. Ti farò avere le notizie domattina sulla tua scrivania. – gli rispose gentile.

- Perfetto. Ora vai, meglio non far aspettare Roberson. – lo congedò Harry, indicando la porta dell’ufficio. Thomas sorrise e se ne andò.

- Harry? Perché hai chiesto quelle informazioni? – domandò Ron a bassa voce mentre tornavano nel loro ufficio.

- Ginny mi ha detto che non si fida. Hanno un’aria sospetta ed Hermione, Agnes e Hilary sono d’accordo con lei. Per non parlare di Kreacher e Winky. Lei li vuole fuori dalle scatole. Parole testuali. –

Ron mormorò qualcosa di incomprensibile ed entrò nell’ufficio.

- Pensavo di mettere più sorveglianza alle entrate del Ministero. E alcuni incantesimi protettivi, come stavamo dicendo prima. Andiamo a parlarne con la Sicurezza. – propose Ron, indicando la porta.

- Ok. Andiamo. -

 

Salve a tutti!!

Spero abbiate passato delle belle vacanze natalizie!

Il capitolo è stato abbastanza faticoso da scrivere... C'era la collaborazione di Warton e alcune informazioni importanti e la richiesta di Harry di controllare gli auror davanti a casa sua...

Ma la notizia più importante è stata l'attacco di Bancroft al Ministero. Credete che attaccherà il Ministero oppure no??

Per scoprirlo basta aspettare un po'... e continuare a seguirmi...

Mi spiace che nessuno abbia lasciato una recensione al capitolo precedente... Io ci tenevo molto...

Bene, a presto!!

Luna Renesmee Lilian Cullen :=)

 

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Montepulciano (FanFiction su Attori)

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Ragione e Istinto (Twilight - S. Meyer)

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Grazie a tutti e al prossimo capitolo!

Campagna di Promozione Sociale - Messaggio No Profit: Dona l’8 ‰ del tuo tempo alla causa pro recensioni. Farai felice milioni di scrittori.

'Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di J.K. Rowling; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro'.

 

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Capitolo 19
*** Potere ***


Capitolo 19

Capitolo dedicato all’ episodio 12 delle quarta stagione di Numb3rs: Potere, da cui ho preso l’ispirazione. Tutti i dati si riferiscono all'episodio e le frasi che ho tratto dal capitolo sono sottolineate.

 

Capitolo 19: Potere

18/03/2005

La mattina seguente all’interrogatorio di Warton era una giornata molto piovosa, con delle grandi nuvole grigie che ricoprivano il cielo dell’Inghilterra.

Harry e Ginny erano a letto, si erano appena svegliati a stavano parlando a bassissima voce, per non svegliare tutti gli abitanti della casa.

- Harry, ti prego, stai attento. – gli ricordò Ginny, guardandolo con un’aria preoccupata.

- Stai tranquilla. So come cavarmela... Come va la pozione? –

- Bene. Tra una settimana dovrebbe essere pronta, secondo i calcoli di Hermione. – lo informò la moglie.

- Perfetto. Tu come stai? Il piccolo James ti fa preoccupare? –

- Harry, ancora con questa storia... sarà femmina. Lily. Punto e basta. – sbuffò Ginny. Lei era convinta che fosse una femmina, mentre Harry sosteneva che fosse un maschio... James Sirius... Pazzo. 

- Va beh, meglio che scendiamo a fare colazione.... – propose lei, oppure sarebbero finiti a litigare se il bambino doveva essere maschio o femmina.

Ginny si accarezzò la pancia con tutte e due le mani.

- Non ti preoccupare... faremo vedere al papà che si sbaglia... – gli mormorò prima di scendere al piano di sotto insieme al marito.

In cucina trovarono gli elfi domestici e Agnes che mangiavano tranquillamente.

- Ciao, Agnes... dormito bene? – chiese Ginny, sedendosi accanto a lei.

- Oh, si grazie cara. Benissimo. Grazie di avermi offerto un posto dove stare, anche se provvisorio. –

- Figurati, per noi è soltanto un piacere. – rispose Ginny sorridendo.

Scesero dopo poco anche Ron ed Hermione e puntuali alle otto, Harry e Ron si trovavano del loro ufficio, mentre le donne nel laboratorio dove Hermione preparava la pozione.

- Credi che finalmente potremmo andare a parlare con Natasha Cole? I Guaritori hanno detto che era ancora sotto shock. – disse Ron, scrivendo distrattamente su un foglio.

- Io penso che se era veramente sotto shock, neanche oggi potremmo interrogarla. Eppure abbiamo così bisogno di sapere com’è andata quella sera... ci aiuterebbe e molto anche. Potremmo avere altri nomi e quindi, di conseguenza altri indiziati. – snocciolò Harry giocherellando con la penna che reggeva tra le dita.

- Già... io proporrei di portarci dietro Hilary. La Cole non ci dirà niente. Ha sicuramente bisogno di parlare con una donna... forse anche più di una. –

- Se stai pensando a Hermione... – lo interruppe Harry, ma fu a sua volta interrotto da Ron.

- No, veramente stavo pensando a mia sorella. –

- Ginny? No, Ron, ti prego. Sta aspettando mio figlio, se non te ne sei accorto, e non voglio che si stressi troppo. È già quasi alla fine del sesto mese... –

- Ma Harry! Non corre nessun pericolo! Ci siamo io e te!! E poi, siamo al San Mungo!! Quale posto è più sicuro di un ospedale? – disse Ron con ovvietà.

Harry ci pensò su per qualche minuto e poi diede ragione a Ron.

- Va bene. Mandiamo un gufo al San Mungo per chiedere se possiamo parlare con la Cole. - propose Harry alzandosi dalla sedia.

- Non ce n’è bisogno. – intervenne un voce profonda. Roberson fece il suo solito ingresso teatrale nella stanza. Con tanto di mento all’insù e mani dietro la schiena.

- L’Ospedale per le ferite magiche San Mungo, mi ha appena mandato una lettera, dicendomi che se vogliamo, la signorina Natasha Cole si è ripresa dallo Shok e possiamo andare a parlare con lei. Ho inavvertitamente. – qui Ron sbuffò scettico, ma Roberson non se ne accorse. – ascoltato la vostra conversazione e penso che l’idea di Ronald vada molto bene. Potete andare quando volete. –

Rimase un po’ a guardali. Harry e Ron si sporsero avanti, aspettando che dicesse qualcos’altro. Vedere Roberson nelle vesti del Capo Auror con i modi pomposi non succedeva certo tutti i giorni.

- Allora? Come sono andato? Figo, vero? E avete visto la mia entrata? Potrei andare a recitare in quel teatro babbano... Bro... Brodway!!!! Farei un sucessone... -

Ron e Harry scoppiarono a ridere, mentre il Capo Auror si ricomponeva e uscì dalla stanza nello stesso modo con cui era entrato.

- Andiamo. –

 

Un’ora dopo, al San Mungo:

- Signori, se volete, potete parlare con la signorina. Vi devo chiedere di nono farla stancare troppo, perchè è ancora molto debole e preferirei che non facesse troppi sforzi. Grazie. – disse loro un Guaritore con degli assurdi modi pomposi.

- Grazie a lei. – rispose Ron rivolgendo all’uomo un cenno di gratitudine.

- Entriamo? Voglio vedere Natasha! – esclamò Hilary impaziente di rivedere la sua amica.

Lei, Ginny, Harry e Ron erano nello stretto corridoio del San Mungo, pronti per interrogare la signorina sull’accaduto.

- Andiamo. – mormorò Ginny accarezzandosi la pancia.

Con Hilary in testa al gruppo, spinsero la porta ed entrarono nella stanza.

La stanza era molto grande, e sul lato sinistro giaceva la povera Natasha.

- Natasha!! – esclamò Hilary correndo verso di lei. La signorina Cole era distesa sul letto con un’espressione neutra sul viso, che però si aprì in un radioso sorriso alla vista della sua più grande amica.

- Hilary... – riuscì a mormorare. – Chi sono quegli uomini! Non li voglio nella mia stanza.... ti prego... – sussurrò pianissimo, mentre le lacrime cominciavano a scendere sul suo viso.

- Sono Harry Potter e Ronald Weasley! Gli Auror che ti hanno salvato la vita! E mi stanno anche ospitando a casa loro. Sono così gentili!! Non ti faranno del male... non ti preoccupare. Ci sono io. – la rassicurò Hilary, accarezzandole la testa.

- Buon giorno, signorina Cole. Sono Ginny Potter, la moglie di... –

- So chi è lei. Chi non conosce la moglie del Bambino Sopravvissuto. – mormorò. – Oh, aspetta un bambino. Che bello... – mormorò. Altre lacrime scesero dai suoi occhi.

- Mi sarebbe piaciuto avere un figlio. Con un bel marito. Una perfetta famiglia felice. Purtroppo non ho un marito e credo che non ne avrò mai un altro e per il figlio... beh, si vede che non era destino... – spiegò a Ginny, cercando in tutti i modi di sorridere.

Il suo bel viso era deformato, pieno di lividi violacei e di tagli appena cicatrizzati.

Gli occhi di Ginny si riempirono di pietà per quella povera donna, a cui la vita non aveva offerto niente.

- Non si preoccupi. Per avere un figlio può sempre adottare un bambino. Nel mondo ci sono un sacco di maghetti o streghette negli orfanotrofi che aspettando solo di ricevere affetto da qualcuno. – le disse Ginny sorridendo. – Non sarà figlio suo, ma sarà una persona che le darà amore e a cui lei potrà dare amore. Ci pensi. – continuò dolcissima Ginny.

- Mio marito e mio fratello sono qui per una questione molto importante. – disse Ginny, senza cambiare espressione, solo per dare un po’ di coraggio a quella povera donna.

- Sappiamo chi è stato. L’ha detto lei a Hilary. Vorremmo solo che lei ci raccontasse cos’è successo quella notte. –

Natasha cominciò a singhiozzare.

- Vi prego, signori, vi spiacerebbe uscire? – un altro singhiozzo. -  Vi prego, non ce la faccio... – mormorò tra le lacrime la donna, rivolgendosi a Harry e Ron, che guardavano le tre donne da lontano.

- Certo. – scomparvero immediatamente e Natasha si tranquillizzò leggermente.

- Mi spiace, ma... – tentò di scusarsi ma fu interrotta da Ginny.

- Non si preoccupi. – deglutì e poi si rivolse di nuovo a Natasha. – So che per lei sarà un dolore immenso, ma deve parlare di quello che è successo. So che lei vorrà solo dimenticare ciò che le è successo. Ed è perfettamente comprensibile, ma se ne parla con qualcuno che le è amica, come me o con chi ne vuole un mare di bene, come Hilary, riuscirà a dimenticare più velocemente l’accaduto. –

Natahsa la guardò negli occhi spaventata.

- Mio marito e mio fratello prenderanno quei bastardi. Non si preoccupi. Finiranno in carcere ad Azkaban per i crimini contro il Ministero e per ciò che le hanno fatto. Deve aiutarci. Con la sua confessione potremmo sbatterli in prigione per tutta vita. – continuò Ginny, guardando Natasha negli occhi, nonostante lei cercasse di evitare di incrociarli. Natasha volse lo sguardo verso la sua migliore amica. Lei le rivolse uno sguardo di incoraggiamento a raccontare ciò che era accaduto quella sera del 5 marzo. Aprì la bocca leggermente. Fece poi un respiro profondo e parlò, con la voce insicura e tremolante.

- Hilary era sparita e Frederick, il mio maggiordomo, pure. Ero sola a casa. Nonostante tutti gli incantesimi di protezione che avevo applicato alla casa erano riusciti ad entrare. – singhiozzò Natasha, piangendo.

- C’erano il mio ex marito, il mio ex maggiordomo, quel bastardo, Haydn, Hillman, O’Connor. –

- Chi sono questi signori, Natasha? – chiese Ginny. Afferrò il primo pezzo di carta che le si presentò davanti e scrisse i nomi.

- Mangiamorte. Sackville è uno di loro. – confessò. Si strinse di più nelle lenzuola dove era avvolta e si asciugò gli occhi.

- Poi cos’è successo? – chiese Ginny.

- Qualcuno di loro mi ha scagliato una fattura. Non ho avuto il tempo di reagire. Credo fosse la maledizione Imperius... non riuscivo a smettere di fare ciò che mi dicevano!! – esclamò singhiozzando e portandosi le mani al volto.

- Ginny, non potresti farle quelle domande in un altro momento? È troppo scossa.... per oggi potrebbe bastare. – mormorò Hilary, alzando lo sguardo verso l’amica.

- No. Ormai a cominciato. Deve raccontare tutto. Si sentirà meglio se ci avrà confessato quello che le hanno fatto questi bastardi. Deve sfogarsi e togliere quel macigno enorme che ha sul cuore. – disse Ginny determinata.

Natasha fece una risata tristissima.

- Non lo sento più il cuore. Me l’hanno spezzato e calpestato quei bastardi! – urlò, per poi ricominciare a piangere.

- Lo so. Ora però, voglio sapere com’è andata quella sera. La prego. – la implorò Ginny.

Natasha si asciugò le lacrime dal viso e fece un respiro profondo.

- Sono entrati, le ripeto, non so come abbiano fatto. Uno di loro mi ha lanciato una maledizione Cruciatus. Sono caduta a terra. Poi mi hanno sollevato in aria. Ero appesa a testa ingiù, come se a tenermi su ci fossero dei fili. Loro intanto si sono ubriacati. Avevo in casa degli alcolici. A volte li usavo quando ero particolarmente depressa. Ma non bevevo così tanto da ubriacarmi. E ogni... – Natasha si interruppe un attimo. Chiuse gli occhi e li serrò forte. Quando li aprì, erano di nuovo pieni di lacrime. – Ogni tanto mi lanciavano alcune Cruciatus. Non riuscivo a dire niente. Non riuscivo a parlare. Credo che mi avessero fatto un incantesimo per farmi stare zitta. Poi hanno cominciato a... toccarmi e a ridere. Ridevano come cretini. -

Un singhiozzo echeggiò nella stanza. Anche Ginny chiuse gli occhi. Riusciva quasi a percepire il dolore, ma anche la grande vergogna che provava in quel momento la povera Natasha. Odiava guardare negli occhi quelle donne. La paura e la vergogna. Anche se non hanno nessuna colpa.

Vedeva nei loro occhi tutto ciò che era successo. Vedeva il loro dolore immenso. Riusciva a sentire la loro inadeguatezza. Era terribile.

- Natasha... – mormorò Hilary, piangendo anche lei. 

Ginny riaprì gli occhi, per poi puntarli verso la donna stesa sul quel letto d’ospedale.

- Poi... – disse la donna singhiozzante. – uno di loro, credo Hillman, mi ha fatto scendere. Mi ho costretto a bere dell’acqua. Poi ricordo che il mio... – un altro singhiozzo potente scosse il corpo di Natasha. – il mio ex marito mi ha detto qualcosa... non ricordo bene... – mormorò confusa scuotendo la testa di lato.

- La prego, cerchi di ricordare. – la incitò Ginny. Allungò la mano per stringere quella di Natasha, ma lei si ritrasse velocemente.

- Non mi tocchi! – urlò.

- Mi scusi. – bisbigliò Ginny mortificata. – Non volevo... io... non pensavo... –

- Mi scusi lei per la mia reazione. – disse l’altra, abbassando lo sguardo.

- Vada avanti, la prego... – chiese Ginny, sorridendole gentilmente.

- Mi ha detto che sapevo troppo. Che ero una sgualdrina. Però mi ha detto che un certo Capo Bancroft stava mettendo in atto un grande piano. Che avrebbe dovuto coinvolgere tutti i suoi Mangiamorte. Poi hanno riso e ha detto “Addio Ministero”. E poi... beh, vi risparmio il resto. – disse amaramente. Cercò di rimanere impassibile, ma continuò a piangere, coprendosi il volto con le mani, per non mostrare la sua debolezza. Ecco che si manifestava la vergogna che in quel momento Natasha provava. . – Il mio cervello non funzionava. – riuscì a dire tra i singhiozzi. – Non riuscivo neanche a dire basta! Cercavo di dirgli smettetela, ma era come se mi avessero annientato tutti i miei sensi. Ora capisco perchè lo stupro è chiamato “Omicidio dell’anima”. –

Una lacrima solitaria fece capolino sul volto di Ginny.

- Non si preoccupi. Sono sicura che mio marito e mio fratello faranno tutto ciò che in loro potere per prendere quei bastardi e chiuderli in prigione. – promise Ginny, sorridendo alla donna, tra le lacrime che le offuscavano la vista.

Natasha continuò a piangere, ma riuscì a fare a Ginny un sorriso tirato e a mormorarle un:

- Grazie. -

Ginny uscì dalla stanza silenziosamente, lasciando Hilary e Natasha da sole.

- Non appena aprì la porta si ritrovò davanti Ron e Harry. si tuffò tra le braccia di suo marito, piangendo a dirotto.

I due uomini non dissero niente, la lasciarono sfogare. Ron mise a sorvegliare la stanza due Auror della sua squadra, mentre Harry cercava di rassicurare la moglie.

- Vieni, Ginny. Andiamo in ufficio. Abbiamo sentito quasi tutto. Ma ci racconterai meglio dopo. Ora vieni. – la chiamò Harry. Lei alzò lo sguardo e si staccò leggermente dal marito.

- Va bene. –

 

Dieci minuti dopo al Ministero...

- ... Ecco ciò che è successo. Ma sai cosa mi ha colpito veramente? – mormorò Ginny, seduta accanto al fratello e al marito.

- No. – bisbigliò Ron. Durante il racconto di Ginny non aveva aperto bocca. Neanche una sillaba aveva detto. Era stato completamente muto.

- Natasha mi ha detto, l’ultima frase prima che me ne andassi: “Ora capisco perchè lo stupro è chiamato “Omicidio dell’anima”. –

Harry e Ron abbassarono lo sguardo.

- Ma sai che ogni due minuti e mezzo accade uno stupro, senza che noi possiamo fare qualcosa e l’84% dei casi non vengono dichiarati?!? E che in un anno ci sono più di 200.780 casi di stupro? – gridò improvvisamente Ginny alzandosi dalla sedia.  - Ora vado. È meglio che faccio qualcosa che mi tenga mente e mani occupate, per non pensare. Ciao. – disse piano, recuperando il controllo, dando una bacio a suo marito e uno sulla guancia a suo fratello.

- Vado giù da Hermione. –

I due annuirono. Quando la porta si fu chiusa dietro le spalle di Ginny, Harry e Ron si guardarono.

- Dobbiamo trovare assolutamente quei bastardi. Ginny ci ha dato dei nomi. Il maggiordomo, Frederick Harper, Haydn, Hillman e O’Connor. Tutti mangiamorte. – Harry si alzò dalla sedia e uscì dal ufficio per un attimo, mettendo solo la testa fuori. – Thomas!! – gridò Harry. – Vieni dentro! –

Harry tornò dentro la stanza seguito dallo stesso ragazzo a cui aveva chiesto informazioni sugli Auror appostati davanti a casa sua.

- Vorrei che tu mi trovassi quante più informazioni puoi su questi signori. Ecco i nomi. – gli porse un foglietto.

- Perfetto. Ah, Harry, ho fatto la ricerca che mi hai chiesto. Non c’è niente di sospetto. Laureati all’Accademia Auror con 75 e 82. Nessun precedente penale... puliti. – decretò.

- Va bene, grazie. Ora avrei urgenza che tu mi cercassi questi tizi. Grazie mille. Dirò al Capo di darti un piccolo aumento. – Harry gli strizzò l’occhio, complice.

- Grazie, Harry. Ron. – salutò e se ne andò.

- Visto? Non c’era niente che non andava con quei tizi. Tutto bene. Non devi preoccuparti. –

Gli disse Ron.

- Va bene, avevi ragione tu. Andiamo a prendere le donne? Non possiamo fare nient’altro di utile qui. – propose Harry.

- Ok. Andiamo. –

Ron si alzò dalla sedia su cui era seduto e insieme a Harry uscì dalla stanza, chiudendosi la porta dell’ufficio alle spalle.

 

Buon giorno!!

Questo capitolo mi piace... Ho fatto molta fatica a scriverlo... il tema non è semplice...

Spero che vi piaccia come piace a me... Ho deciso di cambiare il rating ad arancione, spero che voi siate d'accordo.

Come si deduce facilmente da questo capitolo, la situazione sta migliorando per Harry e Ron. Hanno dei nomi che Natasha ha riferito loro e una pista da seguire. 

Le frasi sottolineate le ho ricopiate direttamente dalla puntata 12 della 4 Stagione di Numb3rs.

Ringrazio tutte quelle splendide persone che hanno recensito tutti i miei capitoli... Vi adoro!!!! :)

Ora corro a scrivere...

Con tantissimo affetto,

Luna Renesmee Lilian Cullen :=)

 

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Grazie a tutti e al prossimo capitolo!

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'Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di J.K. Rowling; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro'.

 

 

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Capitolo 20
*** Shopping ***


Capitolo 20

Capitolo 20: Shopping

20/03/2005

 

Qualche giorno dopo l’interrogatorio in Ospedale con Natasha, Ginny trovò una spessa busta sul tavolo della cucina.

- Harry!! – chiamò. Intanto prese un coltello dal cassetto delle posate e cercò di aprire la busta, sigillata con la colla.

Era intestata a Harry e Ginevra Potter. Aveva tutto il diritto di aprirla. Non violava la Privacy di nessuno. Era una carta costosa, e i loro nomi erano stati scritti con una bella calligrafia e molto accuratamente. Aprì la busta e spiegò il foglio che si trovava all’interno. 

La lettera recitava:

 

Egregi signori Potter,

Io, Kingsley Shakbold, Ministro della Magia, vi invito alla festa per il nuovo capo dell’Ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale, Henry Grif.

Il Party si terrà il 25.03.2005, nell’Atrium del Ministero della Magia alle 20.30.

Spero di vedervi!!

Distinti saluti,

Il Ministro

Kingsley Shakbold

 

- Dimmi, Gin. – Harry era entrato di corsa in cucina, con i capelli sparati in aria.

- Il Ministero ci invita formalmente a partecipare alla festa per il nuovo capo dell’Ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale. È alle 20.30 del 25.03.2005. – lo informò Ginny, passando il foglio al marito.

Lui lo lesse e poi lo lanciò sul tavolo.

- Si... – mormorò passandosi una mano per scompigliare capelli? – Sapevo che c’era questa festa. Dobbiamo proprio andarci? -

- Credo di si. Ma sarà il solito ricevimento noioso? Con i discorsi lunghi anni e anni, tutti in giacca a cravatta che parlano di affari e solo di affari? – domandò Ginny con un’espressione schifata.

- Credo di si, Gin. Come minimo, discorso di Kingsley, del vecchio capo di quel maledetto ufficio, e alla fine il discorso di questo Henry Grif. Mai sentito nominare. – commentò.

Ginny fece una smorfia nel sentire il programma della serata.

- Devo trovare un vestito decente. – disse Ginny, ripensando al suo armadio. I vestiti eleganti non le andavano più bene a causa della pancia che continuava a crescere.

Cominciò a massaggiarsi la pancia con moto circolari, soprappensiero.

- Andate tu, Hermione, Agnes e Hilary a fare shopping. Vi accompagno io. – Harry sapeva bene che aveva appena confermato la sua condanna a morte. Strinse i denti, cercando di sorridere positivo. Ginny non sembrò notare il suo sorriso teso e annuì.

- Perfetto, grazie Harry. – ringraziò. Poi abbassò la voce, facendo un cenno verso l’esterno della casa. - Non volevo portarmi dietro gli Auror che sono appostati qui fuori. –

- Non ti preoccupare. Vi accompagno io. – promise. Harry si morse la lingua per evitare di rimangiare la parola data alla moglie.

Shopping voleva dire girare per tutti i singoli negozi a provare decine e decine di abiti da cerimonie. Inconcepibile per lui.

- Grazie. Sei un tesoro. – Ginny si avvicinò e gli diede un leggero bacio.

- Vado ad avvisare Hermione. – gli disse la moglie salendo le scale. Nel frattempo si materializzò Kreacher davanti a lui.

- Padron Harry. – lo salutò.

- Ciao, Kreacher. – rispose senza il minimo entusiasmo.

- Il Padrone è arrabbiato con Kreacher? – domandò.

Harry vide subito il suo sguardo saettare sulla padella appoggiata sul ripiano della cucina.

- Noo!! Kreacher non ti preoccupare. Ho solo promesso a Gin un’intera giornata di shopping. Devo accompagnare lei, Hermione, Hilary e Agnes. -

Kreacher gli rivolse un’occhiata compassionevole e sospirò.

- A Kreacher dispiace tanto per il padrone. -

- Grazie. – rispose Harry con lo stesso tono di prima.

- Ora Kreacher deve andare Padrone. Non disperarti, Padrone. –

Harry gli rivolse un cenno e l’elfo sparì.

Lui rimase in cucina altri cinque minuti, poi preso dallo sconforto, si mise davanti al televisore.

Almeno la domenica poteva stare tranquillo.

 

 

- Capo Bancroft? Cosa facciamo? Hanno preso Warton... – mormorò un uomo nell’oscurità.

Immediatamente sentì un dolore lacerante e fu costretto a piegarsi.

Un grido terrificante uscì dalle sue labbra.

Gridò parecchio, per molto tempo, mentre Bancroft teneva la bacchetta puntata su di lui.

Quando finalmente lo lasciò libero da quella tortura, l’uomo annaspò per molti minuti.

Nella stanza regnava il silenzio totale. Nessuno fiatava.

Avevano tutti paura di ricevere la stessa punizione del loro collega.

- Non dovete dubitare del vostro amico. Warton non ci tradirebbe mai. Non tradirebbe mai il suo signore. Sackville. – chiamò.

Il suo vice si alzò dalla sedia che occupava e raggiunse il suo Capo.

- Devo avvisarvi che ho già punito i Mangiamorte che hanno trasgredito alle regole. Dovevano catturare la domestica della Cole. Non hanno fatto ciò omestica della Cole. non iamorte che hanno trasgredito alle regole. i.  che avevo chiesto loro. E sono stati puniti. -

Bancroft guardò tutti i presenti in sala negli occhi.

- Siamo alla fase finale del nostro piano, amici miei. Alla fine. Gli Auror non hanno sospetti non sanno dove trovarmi. Non sono venuti a casa mia... credo che non vogliano istigare il conflitto. Che branco di imbecilli. – aggiunse mormorando a se stesso quelle parole. – La mia domestica mi ha tradito, devo dirvelo. Sono sicuro che sia andata a spifferare tutto agli sbirri. Sanno chi sono, sanno cosa penso, praticamente sanno quasi tutto di me. L’unico loro svantaggio è che non conoscono il piano, non sanno quando colpiremo e non conoscono bene la mia mente. Non possono capirmi... essendo maghi comuni non hanno la possibilità di comprendere la mia mente intelligente. -

- In altre parole. – intervenne Sackville, per interrompere il monologo del Capo. – abbiamo alcuni vantaggi. Non sanno di preciso quanti siamo, dove attaccheremo, quando... mentre loro possono giocare sul fatto di avere dozzine e dozzine di Auror a disposizione, sull’appoggio della comunità magica, non tutta, ma la maggioranza... noi però abbiamo dalla nostra parte un grande uomo. Uno dei più grandi seguaci del grande Signore Oscuro.

Il nostro superbe e potente Capo Bancroft. Il miglior Capo che un gruppo possa mai avere. Dobbiamo essergli riconoscenti. Lui ci darà un futuro migliore, senza Babbani e Mezzosangue. Dobbiamo essergli grati. Il nostro unico compito è quello di servire il Capo Bancroft fino alla morte. In modo che il messaggio in cui lui crede si diffonderà in tutto il mondo. Non saremmo più solo una minoranza. Saremmo tutta la popolazione magica. –

Nella stanza regnava il silenzio mentre Henry Sackville parlava.

Nessuno osava fiatare.

Nessuno si muoveva.

Sackville fece una pausa, in cui deglutì e si umettò le labbra.

Riprese a parlare con ancora gli occhi puntati addosso.

- Dobbiamo diffondere il Messaggio del Grande Signore Oscuro. Epurare il Mondo Magico. È questo ciò che dobbiamo fare... ricordatevelo. - concluse Sackville.

- Si, signore. – esclamarono i presenti contemporaneamente.

Sackville sorrise fiero e ghignò.

- Ora devo illustrarvi il piano… - continuò. – Ma lasciò la parola al nostra grande Capo Bancroft.

- Grazie Sackville. Allora… il piano è il seguente… -

 

- Harry? Secondo te mi sta meglio quello blu o quello bianco? -

Ginny si specchiava, con una mano sul pancione.

Era insieme al marito, Hermione, Hilary e Agnes in un negozio di abiti da cerimonia.

Tutte e quattro stavano provando vestiti su vestiti e ognuna di loro chiedeva a Harry la sua opinione.

Per intenderci, lui di vestiti non ne capiva niente.

D’altronde per gli uomini era più semplice.

Giacca e cravatta. Neri.

Con camicia bianca.

Semplice.

Per le donne era molto più complicato: dovevano scegliere l’abito che più piaceva, che stesse bene, che fosse corto o lungo come loro desideravano.

C’erano tante varianti e il divertimento era proprio trovare il vestito che calzasse a pennello.

Ginny ne aveva provati tanti e nessuno le piaceva. Alcuni le stavano troppo stretti sulla pancia, alcuni la facevano sembrare “una balena”, mentre altri erano troppo vistosi.

Harry era appoggiato al bancone che si trovava in mezzo alla stanza, davanti ai camerini.

Aveva stampata in volto un’espressione sofferente e piuttosto annoiata.

- Ginny, tesoro mio, tutti quelli che hai provato vin’ora ti stavano a meraviglia. E anche questo è bellissimo. – le disse esasperato, passandosi una mano sul viso.

- Ma non dire così, Harry! Non è vero! E poi non ti sembro una balena? –

Ginny si mise di lato, cercando inutilmente di stirare l’abito sulla pancia.

- Tesoro, sei incinta. Non potrai mai sembrare una balena. -

Harry si avvicinò a lei e le prese i polsi, facendo distendere le braccia lungo i fianchi della moglie.

- Credo che potrò mettere in quelli da prendere in considerazione anche questo. -

Eh, già. Perché se c’erano gli abiti che non le piacevano, c’erano anche quelli che suscitavano in lei un minimo interesse e quindi non potevano essere scartati.

La fase successiva del problema “shopping” era scegliere tra i vestiti passabili quello che sarebbe potuto andare bene per il ricevimento.

- Harry!! – esclamò Hermione uscendo dal camerino. Aveva addosso un abito rosso con delle sottili spalline rosse che le arrivava fino a metà ginocchio.

- Come sto? – domandò volteggiando su se stessa con le braccia in alto.

- Benissimo, Hermione. –

- Harry, hai detto la stessa frase per gli ultimi dieci vestiti che ho provato. – mormorò scocciata.

- Va bene, la prossima volta di dirò “Meravigliosa, Hermione”. – la provocò.

Lei lo fissò truce e sbuffò.

- Ho trovato! Questo vestito è perfetto. – esclamò una voce nel camerino.

- Anche io!! – Questa era la voce allegra di Hilary.

- Ho deciso, prenderò questo. – uscirono sia Hilary sia Agnes con in mano il vestito scelto ed esclamarono la frase contemporaneamente.

- Perfetto, ora aspettiamo solo voi. – sorrise Harry.

Erano tre ore che stavano in quel negozio a provare abiti e Harry era stanco morto, come se avesse fatto una maratona lunga cinquecento chilometri.

- Herm… aiuto! Lo prendo bianco o blu? – domandò Ginny rivolgendosi alla cognata.

- Blu e poi ci abbini un copri-spalle bianco. – propose lei.

- Perfetto sei un genio. Grazie. Tu cosa hai scelto? – domandò Ginny, entrando nel camerino per cambiarsi.

- Non prenderò di sicuro quello rosso… con i capelli di Ron proprio non ci starebbero… - mormorò.

- Prendilo verde. – propose Harry.

- Noo!! - esclamò Hermione scandalizzata. – Verde proprio no. –

Harry sospirò, alzando gli occhi al cielo.

- Credo che lo prenderò nero. Quello con il fiocco. – concluse.

- Perfetto signore. Ora possiamo andare. Sono anche disposto a comprare a tutte voi il vestito purché ce ne andiamo immediatamente. – negoziò Harry.

- Grazie amore!! – esclamò Ginny da dentro il camerino.

 

Uscirono da quel maledetto negozio dieci minuti dopo. Il portafoglio di Harry si era totalmente prosciugato… non gli era rimasto neanche un galeone per andare a prendersi una burrobirra ai Tre Manici di Scopa.

Le donne tornarono a casa tutte contente. In macchina chiacchieravano tutte contente.

Non appena arrivarono a casa, si fiondarono a riporre i loro vestiti nell’armadio.

Ron era seduto sul divano, con le braccia dietro la testa, in completo relax.

Quando vide l’espressione stravolta di Harry ridacchiò. L’amico gli lanciò un’occhiataccia e si sedette accanto a lui.

- Ho pensato una cosa. – disse Ron sedendosi composto.

- Dimmi. –

- Ho pensato che magari ci era sfuggito qualcosa. Devi ammettere che non abbiamo uno straccio di pista da seguire. Allora ha pensato di portare a casa tutti i fascicoli del caso e di riguardarceli per bene. –

- Mmm… hai ragione. Non è una cattiva idea… magari se li rileggiamo da capo riusciamo a trovare un’altra pista che magari prima non avevano notato. – concordò Harry.

- Eccoli qui. – Ron tirò fuori come dal nulla una pila alta trenta centimetri di fascicoli, fogli, rapporti e tanti, tanti, altri fogli.

Rimasero tutta la notte svegli, a rileggere i fascicoli.

Le mogli li trovarono addormentati sul divano, con il soggiorno pieno di scartoffie.

 

Niente.

Non avevano scoperto niente di nuovo.

Erano al punto di partenza.

Ora, l’unica cosa che potevano fare, era aspettare.

 

****

Buon giorno a tutti!!

Mi scuso per l'immenso ritardo, ma questo mese mi sono ammalata non una, ma ben due volte....

La settimana scorsa l'ho passata completamente a letto e non sono riuscita a scrivere nulla... e anche verso metà gennaio...

Ma tornando al capitolo... è piuttosto leggero...

Ho pensato di dedicare un piccolo spazio ai Mangiamorte... Stanno tramando qualcosa. qualcosa di veramente GROSSO.

Ma non posso dirvi niente... Spoilers!!

Grazie mille a tutti quelli che hanno recensito, inserito la mia storia tra le seguire, preferite e da ricordare e grazie anche a tutti gli altri lettori anonimi!!

Ormai stiamo arrivando alla fine... mi dispiace molto... ho passato dei momenti scrivendo questa storia che doveva essere una One - Shot...

Ma la sua storia la riservo per l'ultimo capitolo... :)

Grazie a tutti!!

Luna Renesmee Lilian Cullen :=)

 

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Grazie a tutti e al prossimo capitolo!

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'Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di J.K. Rowling; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro'.

 

 

 

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Capitolo 21
*** La Battaglia ***


Capitolo 21

Capitolo 21: La Battaglia

25.03.2005

 Ore 22.33

 

Ginny sbadigliò, coprendosi la bocca con la mano.

Erano al ricevimento per l’inaugurazione del nuovo capo dell’Ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale.

La festa si trovava nell’Autrium del Ministero.

C’erano tutti i dipendenti del Ministero, dal primo all’ultimo. Harry e Ron, in veste dei fidati vice di Roberson lo dovettero seguire tutta la serata... salutare tutti e Ginny strinse la mano a centinaia di persone.

Come aveva previsto le fecero tutti i complimenti per la gravidanza, e le chiesero miliardi di volte come si sentisse a dover diventare mamma.

Lei rispose con gentilezza e un sorriso ad ognuno, per far fare bella figura a Harry.

C’erano dei lunghi tavoli disposti nella sala con una moltitudine di cibi e bevande. Mentre Harry e Ron intrattenevano una “piacevole” chiacchierata con un collega, Ginny si avvicinò a Hermione, tenendosi una mano sulla pancia. Sua cognata reggeva in mano un calice di Champagne, che sorseggiava svogliatamente.

- Vedo che ti diverti un mondo. – affermò Ginny, affiancandola.

- Già. – rispose l’amica, fissando un punto davanti a se.

Ginny era sicura che stesse tenendo l’occhio il marito.

- Ginny! – esclamò Hermione, quando spostò lo sguardo sull’amica. – Che cosa stai facendo? Sei un’incosciente! -

La donna la guardò con gli occhi spalancati e increduli. Non stava facendo niente di male!

- Ma Hermione... -

- Niente ma, Ginny. Non puoi bere alcolici durante la gravidanza!! Se lo sapesse Harry... –

La signora Potter la guardò stralunata e poi scoppiò a ridere. Hermione la fissava, scandalizzata, con le sopracciglia tese verso l’alto.

- È succo di mela!! E poi non ha neanche le bollicine! – esclamò scoppiando a ridere.

Hermione fece un sospiro di sollievo e bevve un sorso dal suo bicchiere.

Il Ministro della Magia salì sul palco allestito davanti alla fontana e chiese l’attenzione dei presenti. Ginny sospirò afflitta e lanciò uno sguardo disperato alla sua amica.

- Buona sera a voi, signori e signore. Come sapete, siamo qui per festeggiare il nuovo capo dell’Ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale, il signor Henry Grif. – quando Kingsley pronunciò il nome di Grif, si levarono degli applausi dal pubblico sottostante al piccolo palco.

- Non vi annoierò con lunghi discorsi. Vengo solo a precisare che sono molto contento di questa mia scelta e spero che il signor Grif non mi deluderà. Ora lascio la parola al mio carissimo amico, suo predecessore. Grazie! – finì Kingsley, scendendo dal palco, accompagnato da un coro d’applausi.

Il ministro fece, con gran sollievo di Ginny e Hermione, un breve discorso, ma non poterono dire lo stesso del vecchio capo dell’ufficio. Parlò per quelle che a Ginny sembrarono ore. Raccontò tutti gli aneddoti che lui riteneva simpatici e ringraziò ad uno ad uno tutte le persone che “l’avevano sostenuto”. Finalmente, dopo altri inutili convenevoli lasciò il palco.

Ginny applaudì stancamente, mezza addormentata a causa del lungo e noioso discorso dell’uomo.

Harry si avvicinò a Ginny e le avvolse le spalle con un braccio e con l’altra mano le accarezzò la pancia.

- Tutto bene? -

- Si. Solo un po’ intontita per il monologo del tizio... – sospirò lei, massaggiandosi la pancia con moto circolare.

- Ha sempre tenuto discorsi così lunghi, ma non ha ancora capito che nessuno lo sta ad ascoltare. – le spiegò Harry con un sorriso smagliante.

Ore 23.26

 

Ginny si sporse per baciarlo quando sentì dei forti Crack! Che risuonavano nell’Atrium del Ministero. Dei Mangiamorte completamente vestiti di nero sismaterializzarono nel salone. Erano tutti in punti diversi e strategici, in modo da avere tutta la sala sotto controllo. Al centro c’era Bancroft. Si tolse il cappuccio che indossava e scoprì il volto ai presenti.

- Salve. Avete esattamente un minuto. Parlo direttamente a te, Ministro Shacklebol mi consegni il Ministero e ti arrendi oppure... beh, ti lascio immaginare cosa potrebbe succedere... -

Kingsley si scambiò un’occhiata veloce con il Capo Auror e poi si rivolse al Mangiamorte, parlando a voce alta e con tono sicuro.

- Mai. Non ti lascerò mai il Ministero. –  

Bancroft sorrise.

La sala era paralizzata.

Nessuno si muoveva.

Tutti fissavano quell’uomo come se fossero in trance.

L’uomo fece un cenno con la testa e i Mangiamorte tirarono fuori le bacchette.

Tutti nello stesso istante.

Contemporaneamente.

Erano pronti a combattere.

Combattere per uccidere.

- Ragazzi!!! Attenti!! – urlò Roberson.

Tutti gli Auror presenti nella sala, tra cui ovviamente Harry e Ron, infilarono una mano sotto il mantello che portavano.

Era più prudente non tirare fuori apertamente le bacchette. Sarebbe stato come lanciare ai Mangiamorte una sfida aperta.

Harry controllò che Ginny fosse ben coperta dal suo corpo e lanciò uno sguardo veloce a Hermione. Erano al sicuro. Almeno fino a quando Harry e Ron non fossero costretti ad allontanarsi.

- Ma siete proprio sicuri. Aveva ancora dieci secondi per decidere. Poi si scatenerà l’inferno.

Un’altra occhiata di Kingsley a Roberson e un altro cenno negativo.

- Confermo ciò che ho detto prima. Non consegneremo il mondo magico a voi. Dovrete passare su di noi. Invece – aggiunse Kingsley sotto lo sguardo sorpreso di Roberson. – possiamo cercare di trovare un compromesso... possiamo scendere a patti. -

Dopo le parole di Kingsley, Bancroft rise.

- Non scendo a patti con voi, illustre Ministro. – lo sbeffeggiò il Mangiamorte. – Ora, preparati a morire. – minacciò, con il sorriso sulle labbra, come se stesse decidendo cosa mangiare a pranzo.

Ron strinse più forte la bacchetta sotto il mantello. Si sarebbe aspettato tutto. Tranne che i Mangiamorte facessero irruzione nel Ministero, eludendo tutti i sistemi di sicurezza adottati per far fronte ad un possibile attacco dei Mangiamorte.

Non si capacitava ancora come avessero fatto ad entrare nonostante tutte le protezioni che avevano installato.

Bancroft dopo aver lanciato un sorrisone enorme alla sala si rivolse ai suoi seguaci.

- Bene, ragazzi. Direi che possiamo cominciare. Addio! – salutò, alzando una mano e piegandola ripetutamente verso il basso.

Harry e Ron si guardarono accigliati, ma furono distratti dall’imminente battaglia, appena cominciata.

Ginny, spaventata, si aggrappò al braccio sinistro di Harry. Lui le rivolse un sorriso veloce, ma carico d’amore e si preparò a fronteggiare i Mangiamorte.

Per loro fortuna erano addossati alla parete dell’Atrium dove si trovava il buffet e alle loro spalle avevano solo il muro.

Ginny vide un gruppo d’Auror che scortava un arrabbiato Kingsley lontano dalla battaglia.

Era sicura che volesse rimanere a fronteggiare i nemici, ma era più saggio metterlo al sicuro, per evitare che rimanesse ferito durante il conflitto.

Harry si girò verso Hermione, mentre Ron lanciava una fattura su un Mangiamorte che minacciava una donna, probabilmente la moglie di un dipendente del Ministero.

- Hermione, noi dobbiamo andare... ti prego proteggi Ginny... per favore... non deve stressarsi o preoccuparsi... ne va della salute sua e del bambino. Non possiamo portarla a casa... non possiamo smaterializzarci.  – la implorò Harry. Ginny lo guardò male e cercò di parlare.

- Ma Harry se te ne vai è logico che mi preoccupo! – ribatté lanciandogli degli sguardi furiosi. Lui la ignorò, rivolgendosi a Hermione.

- Certo. Starò attenta a lei. Andate e fate attenzione. – lo rassicurò. Hermione fissò il suo migliore amico negli occhi, facendo trasparire tutto ciò che provava in quel momento.

Harry le sorrise e, dopo aver baciato velocemente Ginny si buttò nella mischia. Ron abbracciò sua moglie e diede a Ginny una carezza sulla guancia e sul pancione.

Hermione non perse tempo e si piazzò davanti alla cognata.

Con sguardo vigile scandagliò la sala.

Dipendenti del Ministero che tiravano fuori tutta la loro abilità nel combattere, combattendo con coraggio contro i Mangiamorte.

Il Capo Auror, Roberson combatteva fiero contro Bancroft; Harry e Ron avevano dieci Mangiamorte addosso.

Regnava la confusione più totale.

Dappertutto volavano “Avada Kedavra!

Molti mangiamorte erano a terra, ma altrettanti erano i dipendenti del Ministero.

Hermione tirò fuori la bacchetta e si mise una posizione di difesa, davanti a Ginny.

Un Mangiamorte, che doveva averle notate all’angolo della sala, si avvicinò a loro, scagliando incantesimi sulle due donne.

Hermione gli rispose per le rime, attaccandolo con forza e decisione.

Riuscì a schiantarlo e a spostare il corpo dell’uomo in modo che non le intralciasse.

Ginny era accovacciata, per quello che le permetteva la pancia, sotto il tavolo, la bacchetta sfoderata e la mano sul pancione.

Un Mangiamorte prese il posto di quello schiantato e cominciò a combattere. Era molto alto, da sotto il cappuccio si poteva intravedere la barba lunga che aveva. Era abile, ma non abbastanza da sfuggire allo schiantesimo di Hermione.

Non li avrebbe uccisi. Non sarebbe mai riuscita a farlo. Non era lei che doveva decidere se mettere fine alla vita dei questi poveretti.

Altri due nemici attaccarono Hermione, cercando di schiantarla.

Avevano precisi ordini dal Bancroft... non dovevano uccidere le mogli dei dipendenti.

Loro avevano solo bisogno di un impero da comandare e di un popolo.

Hermione scagliò con precisione una Fattura sul Mangiamorte, ma l’altro la disarmò. Si guardò intorno terrorizzata, cercando un modo di appellare la bacchetta.

Non osò guardare sotto il tavolo, non poteva far scoprire Ginny.

Fisso negli occhi quegli uomini e vide solo rabbia.           

Credevano d’essere invincibili.

Credevano di essere talmente invincibili da riuscire ad uccidere il Ministro, il Capo Auror e il Vice-Ministro per prendere possesso dell’intero mondo magico.

Erano spietati.

Gli era stato inculcato in testa di essere i migliori del mondo.

D’essere gli unici che avevano il diritto di vivere.

Hermione chiuse gli occhi e aspettò. Aspettò che la colpissero, facendole perdere i sensi o peggio, uccidendola.

Un pochi secondi pensò a tutte le persone che amava e si sforzò di imprimere tutti i ricordi nella sua memoria.

Strinse più forte gli occhi e aspettò il colpo, che non arrivò.

Aprì piano gli occhi, e vide i Mangiamorte che minacciavano la sua vita e quella di Ginny a terra, svenuti.

- Hermione... –

Lei sentii un debole sussurrò provenire da sotto il tavolo.

Si chinò e vide Ginny, con un’espressione preoccupata in volto.

- Tutto bene? – domandò, abbassando la bacchetta.

- Grazie. – le disse grata. Stava per aprire bocca di nuovo, quando Ginny gridò:

- Attenta!! –

Uno schiantesimo colpì Hermione si striscio e la fece cadere a terra, lontano da Ginny.

- Expelliarmus!! – ordinò il Mangiamorte prima che Ginny riuscisse a fare qualunque cosa.

La sua bacchetta volò lontano e lei fissò l’uomo spaventata.

Lui alzò la bacchetta e fece un sorriso agghiacciante, che si poteva notare anche da sotto il cappuccio,

- Stupeficium!! – gridò una voce.

Il Mangiamorte davanti a Ginny cadde a terra in avanti, sbattendo la faccia per terra.

- Ginny! –

La donna alzò lo sguardo dal corpo dell’uomo e vide davanti a lei, Harry.

- Accio Bacchetta! – chiamò la bacchetta della moglie e gliela porse.

L’aiutò ad uscire da sotto il tavolo e, sempre con lo sguardo sulla sala dove continuava la battaglia, la strinse a se.

La donna vagò con lo sguardo in cerca di Hermione e la trovò seduta per terra, che si teneva la testa tra le mani.

Ginny si separò dal marito e si avvicinò all’amica.

- Tutto bene, Hermione? – le domandò preoccupata.

- Si. Ho solo un gran mal di testa. – rispose lei sorridendo debolmente.

Lui annuì e lei si alzò, con l’aiuto di Harry e si allontanò da loro e, dopo avergli rivolto un timido sorriso, entrò nel centro della battaglia.

Harry spostò Ginny dietro di lui, appena in tempo prima che un incantesimo la centrasse.

Ginny si rannicchiò di nuovo sotto il tavolo, esattamente dietro i piedi di Harry e tirò fuori la bacchetta.

Ginny colpì un Mangiamorte alle caviglie, costringendolo ad abbassarsi, in modo che potesse schiantarlo.

 Ore 00.53

La battaglia procedeva spietata.

Nessuno si aspettava che i Mangiamorte fossero così tanti e ben addestrati a combattere.

 

Ore 03.47

Tre ore dopo, Bancroft non accennava a voler smettere di combattere.

Era ferito ad una gamba e zoppicava.

Continuava a combattere contro Roberson, anche lui ferito. Il braccio gli sanguinava molto e un taglio profondo gli segnava in viso. Nonostante le sue condizioni, continuò a combattere contro il suo nemico.

Harry e Ron erano in condizioni migliori di quelle di Roberson, ma anche loro erano stati colpiti.

Ginny e Hermione erano rifugiate dietro una colonna nell’Atrium, speravano solo che nessuno le trovasse e che Harry e Ron stessero bene.

 

Ore 04.17

Mezz’ora dopo, Bancroft si guardò intorno, schivando gli incantesimi di Roberson e vide un Auror atterrare un Mangiamorte e schiantarlo.

Improvvisamente Bancroft vide che la situazione stava degenerando.

- Caro Roberson, mi spiace molto, ma... dovremmo rimandare il combattimento alla prossima volta. Ora sono in un ritardo imperdonabile. Addio!! -

Riuscì a far volar via la bacchetta del Capo Auror e fece il gesto di smaterializzarsi.

- Noo!!! – gridò qualcuno della folla.

Harry.

Puntò la bacchetta contro Bancroft e gridò:

- Stupeficium!!! -

Si senti il rumore di un incantesimo infranto sul corpo di Bancroft e poi niente.

Si erano tutti immobilizzati.

Il corpo del Capo dei Mangiamorte cadde a terra, schiantato, con il viso sul pavimento.

Ci fu un fuggi fuggi generale, i Mangiamorte cercarono di scappare il più velocemente possibile, quando capirono che avevano perso e che il loro Capo era stato atterrato.

Hermione si avvicinò a Ginny, dall’altra parte della sala, la quale si reggeva a mala pena in piedi, a causa della stanchezza.

- È finita, Ginny. Abbiamo vinto. – le disse la sua amica, passandole un braccio attorno alla vita per sorreggerla.

Lei le sorrise e lasciò vagare lo sguardo sulla sala disseminata di corpi di Mangiamorte e del personale del Ministero.

Alcuni morti, alcuni schiantati.

Ginny voltò la testa dall’altra parte, cercando lo sguardo di Hermione.

- Andiamo a casa. -

 

Salve a tutti!!

Prima di tutto... Vi piace questo capitolo??

Non è stato facile scriverlo.... Dovevo inserire la scena che avevo in mente dall'inizio, ma non sono sicura che sia venuta benissimo... sta a voi deciderlo...

Avete capito cosa voleva fare Bancroft?? Un attacco al Ministero!?! Era troppo prevedibile??

Spero di avermi anche minimamente sorpreso...

Ormai la storia è finita. Questo è il terzultimo capitolo e, ahimé, li ho già finiti di scrivere...

Ringrazio tutti gli angeli che hanno inserito la mia storia tra le seguite, preferite e da ricordare, Grazie a chi ha recensito e grazie a tutti i lettori silenziosi!!

Con tantissimo affetto,

Luna Renesmee Lilian Cullen :=)

 

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'Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di J.K. Rowling; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro'.

 

 

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Capitolo 22
*** L'Ora Della Verità ***


Capitolo 22

 

 

Capitolo 22: L’ora della Verità

28.03.2005

 

Roberson sbatté una mano sul tavolo, alzandosi in piedi di scatto.

Di fronte a lui, Bancroft, in manette incatenato al tavolo, gli sorrideva.

- Perchè. Mi deve spiegare perchè! – disse calmo Harry. Era l’ultimo interrogatorio. Avevano già fatto confessare tutti gli altri e rimaneva solo Bancroft. Gli avevano dato il Veritasserum e nonostante avesse ingerito la potentissima pozione preparata da Hermione, non parlava. Gli altri erano capitolati immediatamente, avevano confessato tutto, ma Bancroft non voleva parlare.  

Nella stanza c’erano solo lui, Ron, Harry, Roberson e due guardie della sicurezza.

Si trovavano nella sala interrogatori dell’ Quartier Generale.

Un’aria cupa era dipinta sul volto di Harry e Ron.

Dopo il conflitto svoltosi nell’ Atrium del Ministero, erano finalmente riusciti a catturare Bancroft.

Attorno al tavolo dove era seduto il Mangiamorte c’erano cinque guardie della sicurezza che tenevano d’occhio ogni suo movimento.

Roberson aveva deciso di tenerlo in cella di isolamento, prima che venisse interrogato.

Era rimasto in quel buco di prigione per due interi giorni, senza parlare con nessuno. Eppure si ostinava a non voler collaborare...

- Perchè? – ridacchiò come un pazzo, spostando il suo sguardo verso Harry. – Perchè dovrei collaborare? Non ci guadagno. Azkaban non me lo foglie nessuno. -

- Magari, invece che 300 anni di carcere le verrà scontata la pena a 250!! – gridò Roberson sbattendo di nuovo i palmi aperti delle sue mani sul tavolo.

Bancroft, per nulla intimidito dal gesto quasi violento, rise.

Roberson grugnì, e raddrizzò la schiena.

Prese a passeggiare per la stanza con moto circolare.

- Ma lei si rende conto che ha ucciso Babbani innocenti, che non avevano fatto niente, praticamente per puro divertimento? – esclamò Ron.

Bancroft rise più forte.

Il Capo Auror diventò di una bellissima tonalità di rosso acceso.

Sembrava che fosse sul punto di scoppiare in tanti piccoli pezzettini, e dopo aver lanciato un’occhiataccia a Bancroft, si allontanò dal tavolo uscendo dalla stanza sbattendo la grande porta di legno.

- Che caratterino... – mormorò Bancroft.

Harry e Ron, dopo aver rivolto uno sguardo alla porta, spostarono di nuovo la loro attenzione sull’uomo seduto davanti a loro. Harry si alzò dalla sua sedia, cominciando a camminare attorno al tavolo.

- Ricapitoliamo, lei, seguace di Voldemort, dopo la sua definitiva sconfitta, decide fondare un gruppo di Mangiamorte per “portare a termine ciò che il Signore Oscuro aveva iniziato, sterminando i Babbani”. Esatto? – narrò Harry continuando a camminare.

- Potrebbe essere esatto... – ribatté Bancroft, lasciando la frase appositamente in sospeso.

Ron continuò a fissare Bancroft con uno sguardo penetrante. L’uomo non si sottrasse, ma rispose allo sguardo con un sorriso.

 

Niente.

Dopo altre due ore l’uomo non aveva detto niente. Si era limitato a battere l’indice ritmicamente sul tavolo, sorridendo e rispondendo solo con frasi enigmatiche e senza un significato apparente. (*)

Ron era distrutto. Si abbandonò allo schienale della sedia.

Harry non aveva fatto altro che camminare intorno al quel maledetto tavolo.

Ron cercò di ripercorrere con la mente quelle lezione all’Accademia sugli interrogatori, con scarso successo. Di quelle noiosissime lezioni, aveva buttato tutto nel dimeticatoio.

C’era un’unica cosa che voleva provare...

Probabilmente l’unica cosa di quel maledetto corso di psicologia che era stato costretto a seguire, che si ricordava.

Fece una smorfia tra se e si raddrizzò sulla sedia.

“Tanto vale provare...” si disse tra se.

Puntò lo sguardo su Bancroft. Nessuno nella stanza fiatava. Harry continuava a camminare silenziosamente in cerchio, aspettando che Bancroft disse qualcosa.

- Lei si crede tanto bravo, vero? -

Due paia di occhi si puntarono su di lui.

Ron non distolse lo sguardo dall’uomo seduto di fronte a lui.

- Perchè si crede bravo? Forse perchè secondo lei, è stato così bravo da riuscire ad arrivare dove Voldemort non aveva potuto. Si crede superiore a lui. – lo sbeffeggiò.

Bancroft si irrigidì.

Ron vide le vene del collo tese e sorrise.

- Lei non sa niente. – sputò l’uomo, livido di rabbia.

Harry, immobile dal momento in cui Bancroft aveva parlato, scrutò Ron con un’espressione concentrata.

- Oh, ma cosa crede? Che io sia nato ieri? – rise Ron, continuando a prendersi gioco di lui.

- Si sente orgoglioso di se. Perchè aveva preso il posto di Voldemort tra i suoi Mangiamorte. Perchè si sentiva adorato come un Dio, finalmente aveva trovato un posto in cui si sentiva il Capo. Non è vero, Capo Bancroft?

Lui diventò rosso come un pomodoro, mancava poco che gli uscisse fumo dalle orecchie. Cercò di riprendere il controllo di se, per non mostrarsi incazzato nero.

- Stia zitto. – sibilò tra i denti.

Ron si alzò dalla sedia e piazzò le mani sul tavolo, sorridendo angelico.

- Lei, lei, Bancroft crede che se Voldemort fosse stato vivo l’avrebbe ringraziato? L’avrebbe inserito nella sua ala protetta? L’avrebbe elogiato di fronte a tutti? – chiese Ron con una smorfia arrabbiata. -  Lei non era che un burattino, un Mangiamorte con delle grandi ambizioni per il suo futuro. –

Ad ogni sua parola Bancroft diventava sempre più rosso e si irrigidiva, mettendo in evidenzia le vene sul collo.

- Era. Solo. Un. Burattino. –

Ron calcò con forza le parole.

- Stia zitto!! – gridò Bancroft. – Il Signore Oscuro sapeva riconoscere chi era un suo devoto seguace. Mi avrebbe ricompensato. -

Si fermò ansante. Gli occhi quasi fuori dalle orbite saettavano a destra e sinistra, dando uno sguardo da pazzoide all’uomo.

Si alzò lentamente, riprendendo almeno apparentemente il controllo di se stesso.

Sorrise, prima di parlare.

- Io ho solo continuato ciò che Il Signore Oscuro aveva cominciato. Ho cercato di completare la sua opera. -

Ron e Harry lo guardarono fisso, aspettando che continuasse a parlare.

- E cosa vorrebbe dire “completare la sua opera”? – sussurrò Ron, con uno sguardo duro.

Bancroft rise, gettando la testa all’indietro. Una risata sadica e malefica uscì dalla sua bocca.

- Eliminare tutti i Babbani! Voi proprio non capite. Eliminando tutti quegli insulsi Babbani potremmo fare a meno di nasconderci! Siamo superiori a loro! -

Sembrava che parlasse con degli analfabeti, visto il tono con cui si rivolse ai due Auror.

- Discendiamo, anzi, io discendo da una stirpe di Maghi purissimi! Abbiamo il dono della Magia!! Non possiamo abbassarci a convivere con quella feccia!! -

- Come ha fatto? – sorrise beffardo Ronald. -  Lei ha cercato di emulare Voldemort, ma non ci è pienamente riuscito. Devo ammettere che ha fatto un buon lavoro... In sette anni ne ha reclutati abbastanza di Mangiamorte, se così si possono chiamare. –

Bancroft lo guardò come se fosse un imbecille.

- Ma sta scherzando? Io ho fatto un eccellente lavoro!! Ho tirato su dal nulla un esercito di Mangiamorte pronto a combattere il Ministero! Tutti in grado di combattere i fantomatici Auror. – pronunciò l’ultima parola con una nota di disprezzo nella voce. Poi si protese verso Ron, abbassando il tono di voce. – Sa, il mio scopo era far cadere il Ministero. Dovevo prendere possesso della carica di Ministro della Magia, così da fare tutto ciò che volevo. Avrei potuto epurare tutti i Babbani dalla faccia della terra e lasciare che i maghi ne prendessero il comando. Eccitante, vero? – ridacchiò come un pazzo e riprese il suo discorso, mentre il piccolo registratore, davanti a lui, imprimeva sulla pellicola tutto ciò che diceva.

- Ero abbastanza del giro dei Mangiamorte per sapere dove si trovavano una parte dei seguaci del Signore Oscuro che ancora si nascondeva dal Mondo Magico. Sono andato da loro, vivevano in condizioni terrificanti. – ebbe un brivido che gli fece chiudere gli occhi, ma subito dopo riprese il suo discorso, eccitato. – Gli ho semplicemente chiesto di unirsi a me. Promisi loro una vita migliore. Migliori condizioni di vita. Sono ricco, sapete. –

Fece una pausa, in cui il suo sguardo si fece vacuo, mentre fissava un punto davanti a se.

- Non ho avuto problemi di nessun genere, li ho addestrati a combattere e loro hanno riconosciuto in me un leader, un Capo gruppo. -

- Diciamo che si è imposto loro Capo. – precisò Harry.

Lo sguardo di Bancroft saettò su di lui.

- E chi altro avrebbero potuto scegliere? Ero il migliore di loro, quello più intelligente. Mezzi dei miei Mangiamorte erano avanzi di galera. Non avevano un briciolo di cervello. L’unica cosa che sapevano fare era quantomeno cercare di obbedire agli ordini. Molte volte non erano neanche capaci di fare quello. – borbottò con un’aria schifata.

- E Sackville? – domandò Ron. Ormai aveva confessato tutto, tanto valeva che finisse il suo racconto.

- Sackville, Sackville... – mormorò Bancroft lisciandosi il mento.

- Sackville aveva un potenziale importante. Era bravo. Un ragazzo di bell’aspetto, che sembrava innocuo, gentile, con un grandissimo talento come Mangiamorte. Abile nel combattimento, forte, scattante... il Mangiamorte perfetto. – commentò Bancroft soddisfatto.

Ridacchiò ancora, guadagnandosi un’occhiata disgustata di Harry.

Ron si alzò dalla sua posizione. L’uomo davanti a lui sorrise.

- Sono felice. Ora mi sento importante. Sono diventato qualcuno. Non vivrò più all’ombra di tutti. Ora sono: Il Capo Bancroft. – finì la frase in un tono solenne.

Nessuno fiatò per qualche minuto.

- Sicurezza. – bisbigliò Ron. Immediatamente gli uomini che per tutta la durata dell’interrogatorio erano rimasti immobili, si avvicinarono a Bancroft. Gli tolsero le manette che l’aveva tenuto incatenato al tavolo e gliene misero un’altro paio.

Bancroft si girò verso Harry e Ron e sorrise.

Non fu un sorriso come gli altri, da pazzo psicopatico. Sembrava solo quello di un uomo triste e rassegnato. Girò la testa dall’altra parte e gli uomini della sicurezza lo scortarono fuori.

Dopo che la porta fu chiusa con un tonfo, Harry sospirò, accasciandosi sulla sedia accanto a Ron.

- È finita, Harry. – gli disse Ron, passandosi una mano sulla fronte sudata.

- Come hai fatto? A farlo parlare. – gli domandò l’amico, chiudendo gli occhi.

- Sai che ho seguito quel corso di psicologia, quando sono entrato al corso Auror. Me l’aveva consigliato Hermione, aveva detto che prima o poi mi sarebbe tornato utile. –

Harry annuì senza aprire gli occhi.

- E ho usato quel poco che mi ricordavo per far parlare Bancroft. Non penavo che sarebbe potuto funzionare. -

- Bravo, Ron, però. Ci tocca stendere il verbale. – disse Harry, dandogli una pacca sul ginocchio e alzandosi.

Ron sbuffò sonoramente.

Si alzò, prese dal registratore sul tavolo la cassetta audio e se la mise in tasca.

Lui e Harry lasciarono la stanza senza voltarsi indietro.

 

A casa, Ginny, Hermione, Hilary e Agnes stavano guardando un film.

Erano accoccolate sul divano con un sacchetto di popcorn in mano.

- Ginny? Credi che Bancroft abbia confessato? – domandò Hilary, voltandosi verso di lei, mentre i titoli di coda si susseguivano sullo schermo.

- Spero di si. – mormorò lei. – Ormai l’hanno catturato, e messo in prigione. E grazie al Veritasserum di Hermione dovrebbe aver confessato tutto. –

- Ma, visto che il caso è chiuso, - prese parola Agnes. – Dove andrò io? –

Ginny e Hermione si guardarono.

- Può rimanere qui. – proposero.

Agnes sorrise, ma scosse la testa in un cenno negativo.

- No, grazie. Non posso usurpare la vostra ospitalità cos’ tanto. -

- Potrebbe venire con me e Natasha. Ho parlato con lei, qualche giorno fa e mi ha detto che ha deciso di vendere la casa e di comprarne una nuova. Potrebbe venire a stare con noi. Mi sono affezionata tanto a lei, Agnes.- sussurrò Hilary, sorridendo alla donna.

Lei ci pensò su un attimo e poi accetto, sorridendo gioiosa a Hilary.

Anche Ginny sorrise, accarezzandosi il pancione con una mano.  

Il bambino, scalciò, facendo sorridere la madre.

 

 

La sera Harry e Ginny erano seduti sul divano di casa, abbracciati. Le mani di Harry accarezzavano piano il pancione della moglie.

- È finita vero, Harry? – domandò lei. Il marito le sorrise, infondendole un senso di protezione e sicurezza.

- Si. È finita. Bancroft sconterà il suo ergastolo insieme a tutti gli altri Mangiamorte. –

- Bene. Ora, visto che non ci sono più branchi di Mangiamorte che cercano di ucciderci, posso tranquillamente occuparmi di tuo figlio, che oggi non ha fatto altro che scalciare. –

- Ahh. – sospirò Harry. – Cosa vuoi che ti dica, Ginny? Sono sicuro che sarà un giocatore di Quidditch perfetto. Ancora più bravo della mamma, se possibile. –

Ginny gli sorrise.

- Bene, allora sentito piccolo? Il papà ha già deciso cosa farai nella vita. -

Lei scosse la testa, ridacchiando.

- Harry, che ne dici se decidiamo un nome per il piccolo? – propose.

Harry la guardò negli occhi.

- Dal tuo sguardo già so che hai in mente un nome. Avanti. Dimmelo. -

Ginny abbassò lo sguardo, guardandosi le sue mani, sopra quelle di Harry.

- Io avevo pensato a James Sirius Potter... cosa ne dici? – domandò mordendosi il labbro inferiore.

Harry le sorrise, staccando le mani dalla pancia di Ginny per portarle sul suo viso.

- Dico che ti amo, Ginny. -

La baciò piano, assaporando quelle labbra che non si sarebbe mai stancato di baciare.

- Anche io ti amo, Harry. –

Rimasero tutta la sera abbracciati, con le mani di Harry sul ventre di Ginny, per sentire il piccolo James Sirius Potter scalciare dentro di lei.

 

 

 

Salve a tutti!!

Il penultimo capitolo!!

Siamo alla fine di questa avventura!!

Grazie a tutti, chi ha recensito, inserito la storia tra le preferite, seguite e ricordate...

Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che mi lascerete un commentino, anche per dirmi che fa schifo...

Ci terrei moltissimo...

Bancroft ha confessato. Spero che abbiate colto quello che volevo dire tra le righe. Vediamo chi indovina...

Ah... riguardo Roberson nonostante lui sia un Capo Auror, quindi un’alta carica del Ministero,è dotato di pochissima pazienza. Per questo che nel capitolo ha quell’atteggiamento rude. Non dà l'impressione di essere un vero Capo, e di avere i nervi saldi, ma è veramente il migliore.

 (*) : Ho preso questa scena dal Telefilm Numb3rs.

Grazie a tutti e a presto con l'ultimo capitolo!

Luna Renesmee Lilian Cullen :=)

 

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'Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di J.K. Rowling; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro'.

 

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Capitolo 23
*** Epilogo ***


Capitolo 23

Capitolo 23: Epilogo

 

01.10.2005

 

Quattro mesi.

Erano passati quattro mesi da quando era nato il piccolo James Sirius Potter.

Il primo ottobre compiva esattamente tre mesi.

Ginny e Harry erano seduti sul divano di casa loro con Hermione, Ron, Kreacher, Winky e Kreacy.

Il piccolo James dormiva placido tra le braccia della madre, che lo cullava, senza mai staccare gli occhi dal suo visino

Si notava subito la spiccata somiglianza con il padre, ma aveva ereditato gli occhi della madre.

- Si è addormentato... – mormorò Ginny tirando un sospiro di sollievo.

Harry allungò la mano verso il figlio, sfiorandogli una guanciotta rotonda.

- Vado a metterlo nel suo lettino. –

Ginny si alzò molto lentamente dal divano e cercando di non sballottare troppo il piccolo salì le scale in direzione della cameretta.

- Allora, Harry. Come ci si sente ad essere padre? – gli chiese Hermione tutta emozionata.

Adorava il suo nipotino.

Lui le sorrise, mentre Ron si sedeva meglio sul divano, per ascoltare l’amico.

- È un’emoziona fantastica. Davvero bellissima. -

Hermione lo guardò negli occhi e vide tutto l’amore che Harry provava per suo figlio.

- È così piccolo!! – mormorò Ron.

- Vedrai come crescerà. Secondo me diventerà un giocatore professionista di Quidditch, quasi più bravo di sua madre. –

- Sogna sogna, Harry. – disse una voce.

Si voltarono tutti verso la voce, e videro Ginny scendere le scale con un cipiglio.

- Beh, di sicuro diventerà più bravo di suo padre. – lo prese in giro Ginny.

Harry la guardò contrariato, stando al suo gioco.

- Simpatica, Ginevra. -

Harry usò il nome completo di sua moglie, facendola corrucciare e alzare un sopracciglio.

- Non usare il mio nome completo, Harry James Potter. -

- Perchè? Sennò cosa mi fai, Ginevra Molly Weasley Potter? – la provocò lui. Hermione e Ron li guardavano, non capendo se stavano giocando o se facevano sul serio.

Ginny ghignò, ridacchiando malefica.

- Divorzio. -

Harry rise, sotto lo sguardo furibondo della moglie.

- Tesoro mio, l’ultima volta che mi hai detto che avresti divorziato sei tornata da me con un’espressione da cucciolo maltrattato. -

Ginny fece una smorfia, sconfitta dalle parole del marito.

Si sedette dall’altra parte del divano rispetto a lui, incrociando le braccia e assumendo il suo tipico broncio.

Si guardarono per alcuni minuti, senza incrociare lo sguardo dell’altro.

- Dai, Ginny... vieni qui. -

Harry aprì le braccia verso di lei.

Ginny si morse il labbro inferiore e poi si catapultò ad abbracciare suo marito.

Ron e Hermione ridevano come due scemi, appoggiandosi uno all’altra.

- Bene, ora che la famigliola felice si è riunita, io e Hermione andiamo a cena fuori. – annunciò Ron alzandosi dal divano, con gli occhi della sorella e del cognato puntati addosso.

- Mi devo essere perso qualcosa. – disse Harry grattandosi la nuca.

- È così difficile da capire? Io e Hermione andiamo fuori a cena. Ci si vede sorellina. Ciao cognato. –

Senza voltarsi ne dire nient’altro Ron afferrò Hermione per mano trascinandola fuori dalla stanza.

- Signori, Kreacher, Winky e Kreacy vanno a dormire. Sono tutti molto stanchi. - disse l’elfo domestico.

Ginny e Harry annuirono e i tre si defilarono nelle loro stanze, lasciandoli da soli.

- Allora, signor Potter. – mormorò Ginny infilando una mano tra i suoi capelli. -  Non crede che dovrebbe occuparsi un po’ della sua povera mogliettina? Che ogni notte viene svegliata dal pargoletto? -

- Ma certo, mogliettina cara. –

Ginny si avvicinò al suo viso, dandogli un veloce bacio.

Stava per baciare un’altra volta suo marito, quando della grida acute si sparsero per tutta la casa, facendo separare i due.

- Mi sa che il pargoletto richiama l’attenzione di sua madre. -

La moglie gli diede uno scappellotto sulla nuca mentre si alzava per andare a prendere il piccolo James che strillava come un matto.

Tornò in salotto con il bimbo che le succhiava un dito.

Harry ridacchiò e fece accomodare la moglie accanto a lui.

Quando Ginny si sedette James aprì gli occhi, rivelando lo stesso colore di quelli di sua madre.

Harry gli sorrise e prese in braccio  suo figlio. Stringendo la moglie tra le braccia.

Rimasero tutta la sera seduti sul divano a coccolare il piccolo James. Almeno per quella sera, nessuno li avrebbe più disturbati.

- Ti amo, Ginny. – le sussurrò Harry all’orecchio.

- Anche io ti amo, Harry. Tanto. – rispose lei sigillando quella promessa on un bacio.

All was well.

 

Salve a tutti!!

È finita... questa Fan Fiction è definitivamente finita.

Mi spiace perchè ho passato dei bellissimi momento mentre la scrivevo...

Spero che questo piccolo epilogo vi sia piaciuto e che mi lascerete un piccolo commento...

Qui c'è proprio la famigliola felice, con il piccolo James.

GRAZIE MILLE a tutti quelli che hanno commentato, letto, inserito la storia tra le seguite, i preferiti e le da ricordare...

Mi avete davvero reso molto molto felice...

Con tantissimo affetto,

Luna Renesmee Lilian Cullen :=)

 

Chi ha inserito la storia tra le preferite:

1 - ale146 [Contatta]
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GRAZIE MILLE A TUTTI!!!!

Un ringraziamento particolare alla mia migliore amica Ladia e alla mia carissima Niettolina.

 

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