Destiny

di coco_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo Primo ***
Capitolo 3: *** Capitolo Secondo ***
Capitolo 4: *** Capitolo Terzo ***
Capitolo 5: *** Capitolo Quarto ***
Capitolo 6: *** Capitolo Quinto ***
Capitolo 7: *** Capitolo Sesto. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Destiny

-Presto!Presto!Abbiamo bisogno di un dottore.La stiamo perdendo!Dottore!-

Sentiva urlare. Sentiva quel continuo ronzio di voci sconosciute.

Avava capito solo che stavano perdendo la loro paziente.

Stava morendo.

Aveva appena dato alla luce il suo bambino...e stava morendo

Non avevaforza per muoversi,tantomento per parlare,ma avrebbe voluto gridare che NO,non voleva un dottore, perchè lo sapeva che non ce l'avrebbe fatta. Ma lui, il suo bambino, non voleva lasciarlo. Voleva che lo portassero da lei. Voleva vederlo almeno una volta. Poi sarebbe potuta morire.

Piano il soffitto bianco sopra di lei iniziò  ad offuscarsi e le voci erano solo un sussurro lontano.

Cercò di muovere la bocca per parlare.

- voglio...voglio vedere mio figlio -

Era un sussurro, appena udibile in quel caos, ma ci aveva messo tutte le sue energie.

E prima di cadere nell'oblio più profondo, vide una luce brillare.












Una donna camminava per i corridoi opachi di quell'ospedale.

Aveva si e no 30'anni, capelli legati in una bassa coda e un viso stanco e provato, segno delle troppe ore di lavoro, camminava lentamente e a testa bassa rileggendo la cartellina che aveva tra le mani, mentre il suo camice bianco si confondeva con i muri dello stesso colore.

 Si fermò difronte a due demoni nella sala d'attesa, seduti rigidi e composti nella loro bellezza.

- Signor Taisho... - sussurrò la donna per avere piena attenzione da lui.

I due si alzarono con evidente ansia negli occhi - Dottoressa Kaede...ma dica - la incitò l'interpellato, Kaede sorrise - Oh...suo figlio è nato! Sta facendo le analisi, ma sta bene! - esclamò facendo scappare un sorriso a entrambi e demoni.

Sorriso che sparì non appena notarono l'espressione cupa della dottoressa.

- cosa è successo? -

La donna abbassò ancora lo sguardo riprendendo a parlare.

- Sua moglie...la signorina Kagome Higurashi...purtroppo non ce l'ha fatta -

























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Capitolo 2
*** Capitolo Primo ***







Buio.

Buio.

Buio.

Luce.

Luce.

Troppa Luce.

Socchiuse gli occhi per abituarsi a quel sole dopo tanta oscurità.

- Salve... - sentì una voce da bambina, ma troppo fredda per esserlo davvero...

Davanti a lei comparve una figura minuta, con un kimono azzurro come i capelli, tanto chiaro da sembrare bianco, e uno specchio tra le mani.

I tratti del viso erano dolci e armoniosi mentre gli occhi chiarissimi la fissavano come a rassicurarla.

- ...chi sei? - riuscì ad articolare dopo interi minuti.

La bambina sorrise prima di risponderle.

- Sono Kanna... la maggiore dei miei fratelli...i quarreo spiriti della Sfera -

Come una tempesta   tutti i suoi ricordi, ancora assopiti, la investirono

- Io...io...s-sono...morta! -

La bambina continuò a sorridere annuendo più volte.

- E allora...cosa ci faccio qui? Dovrei...dovrei essere in paradiso...o...o...all'inferno! -

- Ti ricordi come sei morta? - chiese lo spirito come se lei non avesse neanche parlato.

- ...Si - mormorò sentndo gli occhi inumidirsi.

Lo spirito-bambina chinò la testa di lato.

- Sai...a molte donne tocca la tua stessa sorte!...Ma quando questo succede loro non fanno altro che pretendere la vita! "Non voglio morire!", "Voglio vivere!", "Vi prego, Kami!" Urlano fino allo sfinimento!...Ma...tu...-

Le si avvicinò scrutandola    - Tu...hai chiesto tuo figlio!...hai accettato di morire in questa giovane età...ma, volevi tuo figlio...vuoi tuo figlio! -

- Vorrei vederlo...anche solo per una volta stringerlo tra le braccia! - ammise con le lacrime che continuavano a scendere.

La bimba sospirò.

- Io e i miei fratelli...abbiamo deciso di esaudire questo tuo desiderio! -

Sgranò gli occhi.

- ...cosa!? -

- Avrai lo stesso corpo e la stessa mente, sarai come sei....ma stà attenta a questo: Non sarai Kagome Higurashi di ora! Non avrai lo stesso cuore! Anche se manterrai i ricordi della tua vita passata per trovare tuo figlio...non sarai sua madre!Sua madre è morta! -

Kagome annuì  - Mi porterai da lui? - chiese ansiosa.

- No...questo non posso farlo...sarai tu a trovarlo Kagome, ma ricordati che non potrai tornare dai tuoi cari...perchè non sono più tuoi! Sono sconosciuti!...hai capito, Kagome? -

Lei sorrise, decisa.

- SI! -













- Inuyasha! Comportati da uomo una buona volta! Lo sai che...-

-...Che con il mio comportamento da bambino sto disonorando al famiglia, lo sò papà! Me lo ripeti ogni giorno! - lo interruppe scocciato il ragazzo.

- Giovanotto! Non parlarmi con quel tono, chiaro?! - profuse duro l'uomo.

Inuyasha sbuffò.

- Tornatene a casa, mezzodemone! Oggi hai fatto già abbastanza! - disse glaciale il demone appena entrato nel grande salotto.

- Finalmente! - esclamò l'interpellato alzando le braccia al cielo.

Uscì dalla grande villa e si diresse subito verso la città con la sua macchina.

Lo odiava!

Odiava quando tutti gli ripetevano fino allo sfinimento che doveva imitare suo fratello!

Sesshomaru qua, Sesshomaru là !

Lui non era come suo fratello!

Sesshomaru era un demone!

Mentre lui...lui era un disgustoso mezzodemone!

Accellerò e strinse il volante fino a far devantare le nocche bianche.

Lo odiava!

Odiava tutto e tutti!

E odiava soprattutto se stesso! Per essere così dannatamente debole!

La sua vita era un inferno.

Era nato in un inferno e sarebbe morto in un inferno.

Niente avrebbe potuto migliorare la sua esistenza da schifo!













Si tirò a sedere con uno scatto.

Un sogno.

Sorrise.

Solo un orribile sogno.

Era ancora in ospedale.

Presto sarebbero entrati suo marito e Sesshomaru pe vedere come stava il bambino.

Si posò una mano sulla pancia e sentirla piatta le fece crollare il mondo addosso.

"Bhè...forse ho già partorito ed è andato tutto bene" tentò di rassicurarsi. 

Scoprì la pancia in cerca della cicatrice del cesario.

Niente.

Le lacrime iniziarono a scendere silenziose.

Non era un sogno.

Sentì la porta aprirsi e poco dopo un infermiera fece il suo ingresso.

- Oh buon giorno! Lo sò che è sotto schok, dopo un incidente molti hanno la sua stessa reazione! - la donna sorrise.

- I suoi vestiti e la sua borsa sono lì sulla sedia! Fra una mezzoretta arriverà una dottoressa per visitarla, lei intanto, si riposi -  Sorrise ancora prima di uscire.

Dopo dieci minuti buoni in cui Kagome cercò di assimilare la notizia del suo presunto incidente, il cellulare nella borsa prese a squillare.

Lo prese leggendo  sul display:  "MAMMA"

Alzò un sopracciglio.

Lei e sua madre avevano rotto i contatti quando quest'ultima si rifiutò di accettare il suo matrimonio con un demone e loro figlio.

- Pronto? -

- Oh bambina mia!! Per fortuna stai bene! Cavolo ero così preoccupata.-

Kagome spalancò la bocca a quella voce.

- N-Nora?! - balbettò

- Si tesoro, sono la mamma! Mi dispiace per non averti raggiunta -

Non riusciva a crederci!

Nora, quando lei era sparita insieme a suo marito, era la ragazza di suo fratello Sota, l'unico con cui aveva mantenuto i rapporti per alcuni mesi.

- Kagome? Tesoro, ci sei?! -

- Emh, si...mamma! Scusa sono ancora un pò stordita -

- ...OK. Allora ti chiamo dopo, mh? Ciao, amore -

- Ciao! - riattaccò fissando il vuoto.

Era...era la reincarnazione di sua ZIA!  Cioè...si era reincarnata in sua...nipote!

- Oddio! - sussurrò

Aveva bisogno di qualcuno. Qualcuno con cui si sentiva sicura.

Le balenò in mente l'immagine del suo ormai ex-marito.

Se la ricordava alla perfezione la prima volta che lo aveva visto. Lei era con delle sue amiche  fuori dal cancello della scuola e lui  parlava con il preside per iscrivere suo figlio.

Un uomo. Un demone.  Doveva avere 30'anni, ma era stupendo. Alto, capelli argentati tenuti in una coda e i suoi occhi quasi bianchi...quegli occhi che l'avevano rapita sin dal primo instante

Se la ricordava vagamente la sensazione che aveva provato.

Ora, a ripensarlo, la pareva uno sconosciuto. Proprio come aveva detto Kanna.

Guardò la data sul cellulare.

...Vent'anni?! Possibile? Erano passati esattamente ventun'anni dalla sua morte....

....Suo figlio era un uomo ormai.



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Capitolo 3
*** Capitolo Secondo ***


dh Nella stanza 16, Kagome era stesa sul letto bianco.
Prima aveva controllato i suoi documenti scoprendo di essere nata a Osaka dove ora i suoi "nuovi" genitori si trovavano, mentre lei era a Tokio.
L'aveva riconosciuta subito quella città.
Nella scorsa vita abitava lì.
Lì aveva conosciuto Takeru Taisho, suo marito, e suo figlio Sesshomaru, che era come un fratello per lei.
In quell'ospedale ci aveva passato i suoi ultimi tre mesi di vita, visto che portava in grembo un mezzodemone non era una gravidanza normale e aveva avuto alcuni problemi. Si ricordava quando la mattina passava a trovarla Takeru prima di andare a lavoro.
Si ricordava quando, dopo la scuola, Sesshomaru le faceva compagnia e leggevano il libro: "come comportarsi con un neonato".
A quel tempo aveva diciannove anni, mentre ora li doveva ancora compiere fra quattro mesi.
Nella stanza entrò una donna con il camice bianco. Doveva avere cinquant'anni, per i capelli ingrigiti e alcune rughe sul viso.
- Salve, sono la dottoressa Kaede! Ieri era il mio girno libero e si è preso cura di lei un mio collega, ma ho letto la sua cartella e và tutto bene. -
mentre parlava aveva gli occhi bassi sulla cartellina blu e Kagome si mise a sedere stupita.
- Kaede ha detto? -   la donna alzò lo sguardo.
- Si, perc...-  si bloccò guardando in viso la paziente come fosse un fantasma. Kagome dal canto suo non poteva crederci! Kaede si era occupata di lei quando era incinta. Era come una seconda madre, gli aveva raccontato tutta la sua vita e andava letteralmente pazza per il bimbo che stava aspettando.Prima.
- Lei....lei...Oddio!! - belbettò la dottoressa portandosi una mano al petto.  - Kagome? -
La ragazza sorrise. Doveva mantenere la "copertura". Adesso non era piu QUELLA Kagome.
- Si, Kagome Higurashi. Ha letto la mia cartella clinica. -
- Bambina mia...- sussurrò Kaede avvicinandosi. - Tutti questi anni e ancora così giovane? - le carezzò il viso  - Sono anche venuta al tuo funerale...eora sei qui -
Kagome si morse il labbro inferiore sottraendosi al tocco della donna.
- Mi dispiace dottoressa! ...Lei mi sta confondendo con qualcun'altra -
- Si...- sussurrò - Ho visto morire Kagome Higurashi sotto i miei occhi...le somigli! Ma che dico, sei la sua copia!! Sei la figlia di qualche suo parente? -
- Sono...sono sua nipote! -
- Bene! Allora, che ne dici di cominciare le analisi? Così puoi essere dimessa subito, ok? -domandò la dottoressa sorridendo amabilmente.
















Cavolo! Possibile che non aveva una casa?! Ma dove diavolo viveva allora? Kaede le aveva detto come era successo l'incidente. Lei era scesa dal bus con uno zaino enorme sulle spalle e mentre stava attraversando una macchina le aveva tagliato la strada.
- Per fortuna ha sterzato prima di investirti! Hai dormito quasi due giorni! - le aveva detto Kaede mentre controllava i risultati.
E ora si ritrovava abbandonata nella sua stessa città.
Aveva pensato di andare dai Taisho, ma, come aveva detto Kanna, erano sconosciuti per lei e per il suo cuore.
Sospirò. Aveva una fame tremanda!
Dall'ospedale l'avevano fatta uscire solo la sera. " Meno male che ho un pò di soldi per mangiare!"
Si diressead un fast-food che aveva addocchiato in lontananza. Entrando i campanelli suonarono sopra la porta, era un posto carino, accogliente.
Nè troppo grande nè troppo piccolo, ma....Diamine era strapieno!!
Ordinò un hamburger con cola e patatine e si diresse alla cassa col vassoio.
- Vuole che glielo impacchetti, signorina? - chiese il cassiere porgendogli lo scontrino
Era un ragazzo della sua età, con capelli biondi e un aria da gentiluomo.
- No, grazie -
- Ne è sicura? Il locale è pieno! sarebbe meglio portare la cena a casa, no?!...ma forse...lei è con degli amici?! -  Kagome annuì pensando che quello era l'unico modo per levarselo da torno. Fece vagare lo sguardo nella sala scoprendo che c'erano solo coppiette e gruppi di  ragazzi a occupare i tavoli.
Si spostò per far passare due ragazze e il suo sgardo si posò su un tavolino  posto in disparte .  C'era seduto un ragazzo che sgranocchiava patatine  mentre leggeva un libro a testa bassa. Aveva capelli argentati, due orecchie bianche sulla testa e un fisico asciutto.
Si morse il labbro dirigendosi al posto vuoto difronte a lui.
- Ciao! - esclamò posando il vassoio sul tavolo.
Il ragazzo posò lo sgardo su di lei che trattenne il respiro alla vista di quegli occhi ambra così...così...unici e meravigliosi.
Lui alzò un sopracciglio alla vista di quella ragazza che non si decideva a parlare. Aveva lunghi capelli neri e occhi cioccolato che contenevano l'innocenza di una bambina, per non parlare del corpo, con tutte le curve al punto giusto, messe in risalto da innoqui jeans e una canotta celeste.
- Ehm...posso-posso sedermi? -  Kagome si diede della stupida.
Come gli era venuto in mente? Magari aspettava qualcuno e.....Il ragazzo annuì tornando a leggere.
Lei rossa in volto si sedette senza far rumore e iniziò a mangiare  - Io...sono Kagome - disse quando aveva finito il suo panino.
- Inuyasha - rispose lui senza alzare la testa. Kagome posò i gomiti sul tavolo posando il mento su una mano e osservandolo.
- Cosa leggi? -
La gardò scocciato. - Non credo siano cose che ti riguardino, ragazzina! - sibilò.
La ragazza sbattè le mani sul tavolo.  - Cafone! Io cercavo di essere gentile! Potresti mostrarti almeno educato! -
Lui sbuffò alzando il libro in modo che potesse leggere il titolo.
Kagome distolse lo sguardo posando la testa sulla mano. 
- Non lo conosco - borbottò irritata.
Inuyasha scoppiò a ridere vedendo la faccia buffa di Kagome.
"Com'è bello quando ride!" pensò lei guardandolo rossa in viso.
- Sei davvero strana! - commentò poi lui. In realtà era in imbarazzo! Nessuno gli si avvicinava così...naturalmente.
"Bé...accontentiamola" pensò.
- Cos'è quello? -indicò il grosso zaino nero di Kagome.
- La mia valigia! - rise coprendosi la bocca con una mano - E' che mi sono appena trasferita! -
Lui la guardò estasiato dalla risata cristallina di lei.
Perchè si era seduta vicino a lui?
Andava in quel posto perchè a casa si sentiva solo, ma neanche lì la situazione cambiava molto.
Tutti lo ignoravano e evitavano di avvicinarsi troppo!
Non perchè fosse un mostro, anzi! Di donne ne aveva avute a centinaia!
Ma tutte per due motivi:
il suo cognome e il suo comportamento da "Sono migliore di voi"
Nessuna di loro lo aveva mai amato
Nessuno lo aveva mai amato!...neanche suo padre...
- Inuyahsa?...Ehi? Ci sei? -
Focalizzò la mano di Kagome che sventolava difronte ai suoi occhi. Incriciò lo sguardo di lei....e stop!
Sembrava che non ci fosse nessun altro oltre a loro.
Erano soli ma insieme.
Tutti e due bloccati, che si perdevano negli occhi dell'altro.
Era la prima volta che i loro sguardi si incrociavano per davvero.
Era la prima volta che entrambi provavano quella sensazione di sicurezza, quei brividi così dannatemente piacevolida desiderare che quel momento non finisse mai.
Kagome distolse lo sgardo per prima, abbassando la mano e continuando a mangiare in silenzio, troppo scombussolata per dire qualcosa.
Inuyahsa la fissava immobile.
Quegli occhi erano così dolci...così sinceri.
Possibile che quella sconosciuta abbia fatto vacillare il suo odio così facilmente?!
Perchè era lì?
Perchè non si comportava come tutti gli altri?
"O è pazza o è stupida...ma probabilmente tutt'e due!"pensò tornando al suo libro.
Dopo svariati minuti, in cui Kagome aveva finito la sua cena, decise di parlare
- Ehm...Inuyahsa? -  sperò di incrociare ancora i suoi occhi preziosi, ma lui si limitò a fargli un segno del capo.
Sospirò, iniziando a torturarsi le mani.
- E-ecco...tu...sei-sei l'unica persona che conosco in questa città e...e...bé mi chiedevo se possiamo essere a-amici - aveva detto tutto d'un fiato,sorprendendolo non poco.
Sollevò molto lentamente la testa, guardandola a bocca aperta.
- Non credo di aver capito bene -sussurrò  - Tu...vuoi essere mia amica?!-
Lei annuì con foga arrossendo paurosamente.
Restarono in silenzio per alcuni secondi, poi Inuyasha aggrottò le sopracciglia aprendo la bocca per parlare.
- Si può sapere perchè ti sei trasferita qui?! - esclamò facendo cadere con i piedi in aria una Kagome che si aspettava chissà cosa.
- Ma che domande fai?! - urlò sbattendo le mani sul tavolo.
Tutto il pub si voltò verso di loro e Kagome si coprì il volto con le mani.
- Che vergogna! Che vergogna! Accidenti a te, Inuyasha! -
L'interpellato sollevò un sopracciglio.
- Guarda che hai fatto tutto da sola! -
Lei lo fulminò con un'occhiataccia.
- Non cercare di darmi la colpa, baka! -
Piano la gente ricominciò a parlare e a continuare ciò che stavano facendo.
- Non hai risposto alla mia domanda - esclamò Kagome scrutandolo.
- Se è per questo neanche tu! -rispose lui a tono.
Si moese il labbro inferiore.
Già, perchè era lì?
Non lo sapeva.
E ora cosa avrebbe dovuto rispondergli?
"Cavolo, Kagome, pensa a qualcosa in fretta!"
- Ehm...-
"Solo questo riesci a dire?! Calma...Kagome,respira...ok! ...su...ce la puoi fare!"
- I miei sono di Osaka!...volevo cambiare aria - disse  facendo spalluce.
"Brava, ottimo!"
- Sì! - asclamò Inuyasha
- Sì,cosa? -
- Sì...possiamo  essere...amici -
Lei sorrise raggiante
- Che bello! ...Ci vediamo domani, Inuyasha! Qui,ok?! -
Prese il suo zaino e fuggì  prima che lui potesse ribattere
"Sì...è decisamente pazza!" pensò tornando a leggere.
Infondo però...era contento...
L'avrebbe rivista il giorno seguente...
































































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Capitolo 4
*** Capitolo Terzo ***


Destiny

Accidenti!

Stava camminando da due ore per Tokyo e aveva incontrato si e no dieci ubriaconi che la guardavano famelici.

Per fortuna c'era gente!

Ma ora si stava facendo tardi, troppo tardi. Non sapeva perchè era in quella città e di conseguenza neanche dove doveva alloggiare. Non poteva andare in hotel altrimenti domani sarebbe stata a digiuno quindi non le rimaneva altra soluzione che camminare.

Però aveva sonno...

Si posò a un palo della luce per non cadere a terra. Davanti a lei c'era un parco, lo guardò.

Era lo stesso parco dove andava prima. Quando era Kagome si dirigeva sempre lì dopo le lezioni.

Sotto quel ciliegio aveva parlato per la prima volta con Takeru.

Sotto quel ciliegio si incontrava tutti i giorni con lui

Sotto quel ciliegio se n'era innamorata.

Sotto quel ciliegio lui l'aveva abbracciata, baciata...detto che l'amava...

Si avvicinò piano con la vista annebiata dalle lacrime. Sfiorò la corteccia lasciandosi trasportare dai ricordi.

Perchè non poteva essere tutto come allora?

Un singhiozzo.

Perchè lui non era lì a stringerla dicendo che ci sarebbe stato sempre?

Un'altro singhiozzo.

Perchè...Perchè sono morta?













Un grugnito spezzò il silenzio nella stanza.

Dalla finestra difronte il letto entravano leggeri raggi di luna gli illuminavano parzialmente il volto. Guardò il libro sulla scrivania alla sua destra.

L'aveva trovato quando aveva dieci anni in uno scatolone nello scantinato.

- Era di tua madre – aveva detto suo padre quando glielo aveva visto in mano. - Ma probabilmente non ricordava nemmeno di averlo...Le piaceva leggere, però non ricordava mai il titolo dei libri. Li comprava leggendo la trama...Poi li leggeva se era di umore...-

Era stata l'unica volta che gli aveva parlato della mamma...e quel libro era l'unica cosa che aveva di lei.

L'aveva letto minimo dieci volte. Filosofia, non gli piaceva neanche!

Ma sapere che sua madre l'aveva toccato, si era appassionata a quelle righe...Lo collegava in qualche modo a lei.

Eppure...non aveva mai visto una sua foto e non sapeva neanche il suo nome. Era praticamente un'estranea!!

Il suo vecchio aveva fatto sparire tutto di lei quando era morta. “Magari...Lei mi avrebbe accettato...”

Ma nonostante pensasse a sua madre, quando chiuse gli occhi, comparse il volto sorridente di Kagome
















    - Inuyasha, tu quanti anni hai? - chiese Kagome sorridendo debolmente.

    Erano seduti nel solito fast-food per pranzare. Quella mattina era andata in un centro commerciale sperando di riuscirsi a cambiare in uno dei bagni. E infatti era pulita e profumata!

    Però ne risentiva della sera prima; anche se non amava più Takeru sentiva la mancanza della sua presenza, della presenza di qualcuno.

    - Ho appena finito le scuole. Il liceo – rispose lui.

    Si diede della stupida per aver pensato che potesse essere lui “suo” figlio. Inuyasha aveva la sua età, mentre lui avrebbe dovuto avere vent'anni.

    - Anch'io! Ne ho diciotto! - sorrise masticando una patatina. - Lavori? O vuoi iscriverti all'università? -

    - Niente del genere. Per ora mi mantiene mio padre -

    - Vivi da solo? - domandò, sorpresa al segno d'assenso di lui.

    - Ma...non senti la mancanza dei tuoi? Insomma, mia madre mi chiama ogni giorno! - non era propriamente una bugia. Nora l'aveva chiamata quella mattina, svegliandola ai piedi del ciliegio.

    - Mio padre è un bastardo e mia madre è morta – ruggì lui infastidito.

    - Oh ehm, mi dispiace. Anche mio... - si bloccò di colpo. Stava per dire che anche suo padre era morto, ma Sota era vivo e vegeto...o almeno sperava.

    - Mi sono appena ricordata che mio padre è ancora in questo mondo! - sussurrò facendo scappare un sorriso a Inuyasha.

    - Perchè? Non lo vedi da molto? -

    Kagome lo guardò di sottecchi indecisa su cosa dire, poi sorrise.

    - Diciamo che mi piace parlare della mia famiglia quanto piace a te!! -

    - D'accordo allora! -

    Stettero per vari minuti in silenzio, poi Kagome posò la forchetta e tenne lo sguardo basso, sul piatto.

    - Inuyasha...? Per caso sai dove abitano i...Taisho? -

    Per poco non si strozzò a sentire quel nome. Che diavolo gliene fregava a Kagome dove abitava suo padre?!

    - Perchè? Sei venuta qui per accalappiarti uno di loro!? - ruggì quasi.

    - NO! Era per...curiosità! ...Allora, lo sai? - disse lei sgranando gli occhi per quello che aveva pensato Inuyasha.

    Lui si sentì sollevato di questo. Il solo pensiero che Kagome fosse frivola e superficiale come le altre lo mandava in bestia.

    Una donna bella come lei doveva per forza essere unica.

    Un momento...BELLA?! UNICA?!

    Questo schifo di vita mi sta mandando fuori di testa! Ci manca poco e sono pazzo! Sicuro.”

    - Abitano fuori città. E' una grande casa. - rispose quando si fu ripreso.

    - Sempre quella allora – sussurrò Kagome vagando nei ricordi annebbiati.

    - Conosci i Taisho? - chiese il mezzodemone riducendo gli occhi a due fessure.

    - Ehm sì...cioè, no....forse...- si morse il labbro, che diavolo doveva rispondere adesso??

    - Dì la verità...sei andata a letto con Sesshomaru!? -

    - NO! Come ti viene in mente, idiota?! Non sono mai stata con nessuno!...credo...-

    Si torturò le dita cercando di trovare una soluzione.

    Non sapeva se era vergine o no.

    Non sapeva niente della sua vita, maledizione.

    - Credi? Insomma Kagome, che cazzo stai dicendo!? Dimmi la verità!! Chi sei? - aveva stretto i pugni e stava ringhiando tra i denti. Quella ragazza era troppo strana! Però si sentiva attratto da lei...senza sapere come.

    - Kagome Higurashi – mormorò abbassando triste lo sguardo.

    - E non conosco i Taisho, per ora, nè...sono andata a letto con qualcuno – prese un respiro profondo.

    - Vengo da Osaka, dove adesso abitano I miei genitori; Mi piacciono i dolci, ogni genere...e sto cercando lavoro per mantenermi. Credo sia tutto quello che c'è da sapere su di me! -

    Lo guardò sorridere teneramente.

    - Anche a me piacciono i dolci, di ogni genere -

    Sorrise anche lei.

    Inuyasha era così misterioso e solitario che la incuriosiva troppo...e poi averlo vicino le dava un senso di sicurezza di cui aveva solo una vaga sensazione vissuta con Takeru.

    Gli sarebbe bastato quel mezzodemone per andare avanti e non arrendersi.







Spero che questo capitolo sia piaciuto XD

Ringrazio tutti coloro che commenteno o leggono soltanto!!

Un KISS...


coco_

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Capitolo 5
*** Capitolo Quarto ***


Destiny

Capitolo Quarto.

 

 

 

 

 

 

Uffa.Uffa.Uffa.Uffa.

Erano ormai tre notti che dormiva per strada.

“Dormire è una parola grossa per una che riposa a malapena.”

Si trovava davanti un palazzo dei bassi fondi, sudicio e senza colore.

Era già stata al solito parco ma stavolta ci aveva trovato un sessantenne ubriaco che non vedeva una doccia da mooolto tempo!

Sbuffò, poggiandosi sulla ringhiera dall’altro lato della strada.

Prima di rivedersi con Inuyasha quella sera, era andata in un ristorante che cercava personale.

Tutto apposto…finchè il proprietario non le aveva chiesto il diploma alberghiero.

- Ehi bellezza! – sentì gridare dal marciapiede di fronte al palazzo.

Finse di non aver sentito, magari non stava neanche chiamando lei.

“ Che dici scema!? Sei l’unica donna nel giro di venti silometri!! ”

I passi si avvicinavano e il suo cuore prese a battere forte dalla paura.

Tutte a lei quelle situazioni ?!?

- Dolcezza, non lo sai che le brave ragazze rispondono se vengono chiamate? -

Il tizio si era fermato a pochi passi da lei che finalmente alzò lo sguardo per vederlo in faccia.

Era un ragazzo sui 25 anni, alto, secco e brillo.

La guardava con le mani nelle tasche dei jeans e la giacca sgualcita e stropicciata con evidenti macchie scure.

Deglutì a quel sorriso divertito e agli occhi neri maliziosi.

- Le serve qualcosa? - chiese cercando di sembrare naturale.

- Bhé sì! Qualcosa mi servirebbe e sono anche sicuro che tu puoi soddisfare le mie esigenze! – disse prendendole un polso.

- I-Io non credo c-che…-

L’uomo la baciò con forza stringendo il suo viso fino a farle male.

Kagome cercò di dimenarsi inutilmente, il tizio la sbatté violentemente alla ringhiera tenendo i polsi della ragazza con una mano mentre l’altra le stringeva i seni.

- L-Lasciami…- sussurrò quando la lingua di lui prese a leccarle al viso e il collo.

Iniziò a piangere supplicandolo di fermarsi mentre lui la toccava in ogni dove.

Un ringhio si spanse nel silenzio della notte.

Kagome sentì l’uomo allontanarsi improvvisamente da lei. Aprì gli occhi e vide una chioma argentata e lo stupratore a terra con il naso sanguinante.

Inuyasha lo afferrò per il colletto della maglia e lo sollevò da terra fissandolo con occhi .

- …Figlio di puttana - ringhiò scoprendo le zanne.

- Se ti vedo a meno di cento metri da lei, giuro che ti stacco la testa -  continuò mentre l’uomo annuiva velocemente. Il mezzodemone lo lasciò cadere e aspetto che sparisse prima di voltarsi verso una Kagome tremante.

- Adesso mi spieghi che cazzo ci fai qui !! - disse irato avvicinandosi a lei.

- E-Ecco…-  non riusciva a parlare.

Era ancora scossa per ciò che era successo ma…come faceva a spiegare tutto a Inuyasha?!

- E’ notte fonda! Perché cazzo non sei a casa, eh? -  urlò lui stavolta.

Kagome abbassò lo sguardo e in quel momento si accorse che vicino a lei c’era il suo zaino.

In quei giorno si era accorto che lo aveva sempre dietro, ma aveva preferito ignorare quel particolare. Però ora…

Sospirò aprendo i pugni e guardandola con occhi tristi.

- …Perché non me l’hai detto? -  mormorò. Lei rincominciò a piangere.

- Perché avrei dovuto dirtelo?...non-non volevo che mi vedessi..come una…stracciona -  singhiozzò spostando il peso sulla ringhiera.

- Vieni qui -  sussurrò lui abbracciandola e prendendola in braccio.

Kagome continuò a sfogarsi aggrappata a lui. Era strano come quella ragazza lo avesse preso così tanto, in così poco tempo.

Quando l’aveva vista andare verso i “bassi fondi”, non aveva resistito all’idea di seguirla.

.Kagome…Higurashi.

Dio, da quando la conosceva non pensava che a lei!

Spostò lo sguardo sul suo viso.

Era leggermente nascosto nel suo torace, gli occhi chiusi con forza e le lacrime che le rigavano le guance.

Lacrime

Non voleva vederla piangere. Odiava vedere qualcuno piangere.

Lei poi…

Non sapeva perché, ma tutto di lui gli diceva che doveva proteggerla

come tutto di lui la voleva accanto

Arrivati a casa sua la portò nella camera da letto a la sistemò sotto le coperte.

Lei non aveva spiccicato parola, abbandonandosi su quel morbido materasso, una comodità che gli era mancata parecchio.

Inuyasha sospirò e fece per andarsene,dopotutto anche i mezzodemoni aveva bisogno di dormire!

Sentì una stretta inaspettata alla mano e si voltò incrociando il cioccolato degli occhi di Kagome.

- Resta con me…mi sento meglio con te vicino -  sussurrò flebile.

Il mezzodemone ricambiò all’istante e si stese accanto a lei, avvolgendola in un abbraccio. Osservò il suo viso rilassato e il movimento regolare del petto.

- Anch’io…sto bene con te -  carezzò la guancia della ragazza con un artiglio.

Ancora non si capacitava di come lei potesse stargli vicino così spontaneamente.

Non si capacitava di come lei potesse…accettarlo.

Sorrise chiudendo gli occhi, mentre il profumo di Kagome gli inebriava i sensi

 

 

 

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Capitolo 6
*** Capitolo Quinto ***


destriny

Capitolo Quinto.

 

 

 

 

 

 

Il suono insistente del telefono la svegliò dal torpore che l’aveva accompagnata durante la notte.

Sentì un movimento al suo fianco e poco dopo una voce ruggire un “ Pronto?! ”.

- Papà…si può sapere perché devi rompere di prima mattina?! – sibilò Inuyasha a denti

stretti mandandolo a quel paese mentalmente.

- No…Si, d’accordo come vuoi. Ciao. – riattaccò sbuffando e si perse nei grandi occhi

castani che lo guardavano curiosi.

Kagome sorrise vedendo la faccia scocciata e assonnata del mezzodemone.

- Era tuo padre? – chiese dolcemente.

Lui annuì arrossendo un po’.

Lui le Sagome erano in una posizione a dir poco imbarazzante:

il braccio che la circondava in vita non l’aveva abbandonata un attimo in tutta la notte e i loro

visi erano vicinissimi.

- Non ci vai molto d’accordo, eh? – la ragazza sorrise di nuovo e lui si allontanò da lei ad

una velocità disumana, finendo in piedi accanto al letto.

Spostò lo sguardo a terra.

- Bhé, se lui e mio fratello sparissero dalla circolazione farei una festa! –

- E cosa voleva? – domandò alzandosi anche lei.

Inuyasha si avviò in cucina seguito da Kagome.

- Voleva assicurarsi che fossi ancora vivo! – ruggì prendendo il latte dal frigorifero e

sbattendo l’anta con un gesto secco.

Sbuffò voltandosi.

- Devo stare fuori per un bel po’, oggi. – disse scrutandola.

Kagome sorrise forzatamente.

- Oh, eh…Non preoccuparti! Il tempo di cambiarmi e va…-

- Non credi di aver visitato abbastanza la città? – la interruppe. Lei aprì la bocca per

ribattere, ma afferrato il concetto la richiuse stupita.

- Pr..Prendo un bicchiere! – mormorò indicando la bottiglia di latte con un cenno del capo.

Sulla bocca del mezzodemone spiccò un lieve sorriso.

- Ok.. –

 

 

 

Si guardò intorno ancora leggermente imbarazzata.

Era una bella casa dopotutto.

Un appartamento al primo piano né troppo grande, né troppo piccolo.

I muri di tutte le pareti erano di un bianco immacolato.

La cucina era tipica e uguale ad altre migliaia, di un delicato panna, come i cuscini del

divano nel salotto adiacente dove faceva bella mostra un televisore al plasma e un basso

tavolino in vetro.

C’erano altre tre porte: la stanza di Inuyasha, dove aveva dormito, il bagno, di un tenue

color azzurro cielo, e l’altra camera non l’aveva ancora vista, ma non aveva intenzione di

frugare in quella casa quando il “padrone” non era in casa!

Non era mica maleducata!

Comunque era tutto stupendo e di sicuro costoso.

Eppure il mezzodemone era sempre a mangiare in quel fast food…

“ Non è che…? “

Corse ad aprire le ante degli stipi in cucina.

Vuoti

Ma non la faceva mai la spesa?!

Aprì anche il frigo trovandoci solo birra e latte, come previsto.

“- Usala se ti serve! –“ le aveva detto così prima di uscire, indicando una carta di credito

argentata sul tavolino in vetro.

Forse era per quello che gliel’aveva lasciata…

Bhè, visto che sarebbe dovuta rimanere lì per qualche giorno, tanto valeva fare scorta di

cibo, no?!

Frugò nel cassetto delle medicine dietro il divano e trovò le chiavi di casa di scorta che gli

aveva accennato Inuyasha.

Sorrise sollevata, tornando in camera a cambiarsi.

Sarebbe andata a un supermarket qualsiasi e avrebbe comprato ogni ben di Dio!

Era una vita che non mangiava sano!!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salve ragazze!! XD

Sì, lo so che sono in ritardo – un ritardo pazzesco!! – e so anche che il capitolo è un po’ corto, ma….

PERDONATEMI!!

Ho avuto un sacco di problemi col computer – Oh My God! – e mi è mancata l’ispirazione per un pochino!

Premetto che mi sto già adoperando a scrivere il Sesto Capito XD.

Ringrazio INFINITAMENTE :

- fmi89

- kaggy95

- sesshy_91

Sono davvero felice dei vostri commenti!!

Grazie anche a coloro che hanno letto e basta J

 

Ps. Mi scuso per i problemi con html, cercherò di risolvere!!

 

 

KISS,

Coco_

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Capitolo 7
*** Capitolo Sesto. ***


dd

 

Capitolo Sesto.

 

 

 

 

- Che vuoi, papà? – chiese un alquanto scocciato Inuyasha.

- Non posso nemmeno preoccuparmi per mio figlio? –

Il mezzodemone lo guardò con cipiglio, poi si soffermò su quel viso ancora tirato, senza un accenno di vecchiaia, e sullo sguardo sempre fisso e rigido che aveva sempre.

Da quando ne aveva ricordo, suo padre non era cambiato affatto.

Persino il carattere  e i modi di fare erano gli stessi da vent’anni ormai.

Lui, invece, non essendo demone, sarebbe invecchiato come tutti gli umani presenti nel mondo.

Che cosa seccante!

Sospirò, tornando con i piedi per terra. In quell’ufficio dall’arredamento freddo e orribile.

- Arriva al punto. – lo intimò.

L’uomo lesse di sfuggita alcune pratiche.

Come pretendeva di fargli credere che fosse preoccupato se non lo guardava nemmeno in faccia?

- Hai finito la scuola da un pezzo. Miracolosamente, aggiungerei. – iniziò. – E da quanto mi hai detto, non hai nessuna voglia di entrare all’università. –

- Se hai capito allora perché mi hai chiamato così presto? – lo interruppe Inuyasha, spazientito.

Dove voleva arrivare?

- Perché ho deciso che lavorerai qui. – gli annunciò suo padre fissandolo negli occhi e con un tono che non ammetteva repliche. - Sarai il direttore del sesto piano. –

Spalancò leggermente la bocca, sconvolto.

Ma allora non aveva capito niente!

- Io sarò all’ultimo e tuo fratello al terzo, non ti disturberemo. Quindi non hai scuse.- lo avvisò.

Da quando bisognava avere delle scuse per rifiutare un lavoro?

- Scordatelo. – sibilò irato. – Non ho nessuna intenzione di lavorare per te! –

Suo padre sospirò sconsolato. Sapeva che avrebbe risposto così.

- Inuyasha..presto avrai una famiglia, come speri di mantenerla? – cercò di convincerlo.

Lui si irrigidì di colpo.

Inconsciamente la parola “famiglia” era collegata con una parola nuova, che aveva scoperto da poco ma che gli piaceva  almeno quanto mandare a quel paese suo fratello.

Kagome.

Giusto, come avrebbe potuto aiutarla se non era capace nemmeno di pagarsi la cena?

Mha, però lei cercava lavoro quindi…

- Posso avere una segretaria? – le parole gli uscirono di getto, senza nemmeno avere il tempo di formularle nella mente.

Sentì l’uomo sospirare di nuovo.

- Se proprio ci tieni…-

Il suo animo si illuminò e cercò di non sorridere apertamente a suo padre, altrimenti sarebbe risulatato fin troppo entusiasta e grato.

Stava per uscire dall’ufficio, dopo essersi accordato sul giorno di inizio.

- Inuyasha? – bloccò la mano sulla maniglia.

- mh? –

- Ti verrò a controllare ogni tanto, non comportarti da bambino! – lo ammonì.

E quando mai…

Annuì alzando gli occhi al cielo e uscendo dalla stanza.

 

 

 

 

 

 

 

 

Ok, forse avrebbe dovuto riconsiderare l’idea di aver preso troppe cose.

“ Dimmi, intelligentissima Kagome, ora come ci torniamo a casa? “

Aveva cinque busta stracolme di cibo, che aveva posato a terra visto che erano troppo pesanti, nemmeno uno yen per poter pagare il taxi o il bus, ed era distrutta.

…Perfetto, no?!

NO! Baka, baka, baka!

Erano già le 4:15 del pomeriggio.

Quante ore era stata in giro?

Estrasse dalla tasca il cellulare e compose velocemente il numero.

Sobbalzò quando le rispose una voce brisca e scocciata.

- Sono Kagome – disse indecisa.

Sperava solo di non disturbarlo!...Aveva fatto così tanto per lei.

- Ecco, scusa il disturbo, non volev…-

 -“Vai al punto, su!”- la spronò.

- Ho bisogno di un passaggio! – buttò lì.

Silenzio.

- Cioè…- cominciò lentamente.

-“ Dove sei?”-

- Oh, ehm…a Shibuya. Davanti la statua di…del cane! – rispose guardandosi intorno un po’ sotto pressione.

-“Resta lì!”-

“ Come se potessi muovermi “ pensò quando cadde la linea.

Fissò le buste disposte in cerchio intorno alle sue gambe.

E se Inuyahsa aveva una moto, che avrebbero fatto?

Si morse il labbro.

Forse avrebbe dovuto avvisarlo prima.

Baka, baka, baka ,baka!

Una macchina frenò bruscamente a cento metri da lei e poco dopo il mezzodemone la stava raggiungendo a passo veloce, con un sorriso ironico sulle labbra.

- La statua del cane,eh? –

- Bhè, il nome mi sfuggiva! – si giustificò arrossendo.

Che gaff! Chi non conosceva la statua di Hachiko, il cane appunto della statua?

Inuyasha afferrò un sacchetto come fosse gommapiuma.

- E’ per questo che volevi un passaggio? – domandò.

Lo aiutò a caricare tutto nel cofano della macchina.

- Esatto! – esultò lei. – Ho pensato di aiutarti almeno in casa!–

Osservò curiosa l’ammaccatura svicino il fanale anteriore.

- Nessun morto. – la rassicurò con un piccolo sorriso.

Era così sollevato!

Pensava chissà cosa, dopotutto con quella non si poteva mai sapere.

Era passato due volte col rosso, per arrivare prima, e un idiota gli era arrivato addosso, procurando alla macchina quella rientranza.

E lui che non si era nemmeno fermato a rompergli la faccia!

Intanto Kagome aveva preso a raccontargli la sua favolosa giornata, parlando di tutte le sue avventure in un dannatissimo supermercato.

Mha, in fondo era bello avere una compagnia!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

- INUYASHA! Preferisci il salmone o il tofu? –

Si tappò le orecchie con entrambe le mani.

- Non urlare! – esclamò infastidito.

Sentì lo stridere delle pentole e fece una smorfia.

- …O forse l’omelette? RISPONDI! – urlò di nuovo per farsi sentire sopra la musica del suo stereo, fino in salotto.

Peccato che lui sentiva benissimo anche con tutti quei rumori.

Sprofondò nel divano cercando di isolarsi.

Gli scoppiava la testa.

- INUYASHA! –

Con furia si voltò, facendo cadere  tutto il divano sullo schienale, e aumentando quel frastuono.

- CI SENTO! CI SENTO,CAVOLO! – sbraitò con le mani schiacciate sulla testa, all’altezza delle orechie canine, e gli occhi sgranati.

Kagome lo osservava a bocca aperta, con una padella in mano e il grembiule giallo legato in vita.

- Non c’è bisogno di fare tutto questo casino – sbottò acida quando si rese conto che il divano era caduto, lui aveva urlato e abitavano in un condominio.

- Io?..E’ colpa tua! – rispose additandola.

- Ti ho solo chiesto cosa volevi per cena! – sibilò con una mano sul fianco e l’altra che sventolava la padella. - …bastava rispondere –

Lo sentì ringhiare.

- E tutto questo rumore, eh!? – indicò lo stereo e la TV accesi.

- Mi piace ascoltare la musica! – ribattè.

- Mettiti un paio di cuffie, BAKA! –

- Non. Osare. – si avvicinò a lui di due grandissimi passi.

- Oso, invece. Sei peggio di un ciclone! –

- Non è colpa mia se senti meglio di me, idiota. – si giustificò Kagome con una smorfia furiosa sul viso.

Il mezzodemone si massaggiò le tempie, con movimenti lenti e circolari.

- Oddio, basta. – mormorò esasperato.

Gli scoppiava la testa.

E anche il giorno dopo sarebbe dovuto andare a lavoro.

E non aveva proposto a Kagome il posto come segretaria.

- Ehi, ti senti bene? – sentì una mano sfiorargli delicatamente la fronte.

Sospirò.

- Senti, Kagome: ti offro un lavoro. Non puoi rifiutare. – disse pacato, strizzando gli occhi per il dolore.

Incrociò lo sguardo euforico della ragazza.

- Davvero? -

 

 

 

 

 

 

*: Il 21 maggio 1925, Ueno morì di ictus mentre era all'università. Hachikō, come ogni giorno, si presentò alla stazione alle cinque del pomeriggio (l'orario in cui il suo padrone solitamente arrivava), ma il professor Ueno non era ancora tornato. Il cane attese invano il suo arrivo. Ciononostante, tornò alla stazione il giorno seguente e fece così anche nei giorni successivi. Hachikō morì di filariasi all'età di dodici anni, dopo aver atteso ininterrottamente per ben dieci anni il ritorno del suo padrone. La sua morte impietosì la comunità nipponica; fu costruita una statua raffigurante il cane, a Shibuya.

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