Il ritorno al Paese delle Meraviglie, ovvero rovinare così bel film della Disney

di Luine
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cosa non può fare una collana ***
Capitolo 2: *** E' lei o non è lei? Ma certo che è lei! ***
Capitolo 3: *** Un tè con... Johnny! ***
Capitolo 4: *** La Regina Bianca, anche se non è il suo turno ***
Capitolo 5: *** Baciami, stupido! ***
Capitolo 6: *** Strani attacchi... d'arte ***
Capitolo 7: *** Il piano dello Stregatto ***
Capitolo 8: *** Nella cioccolata c'era del whisky! ***



Capitolo 1
*** Cosa non può fare una collana ***


Salve!

Un piccolo appunto prima di cominciare: questa parodia contiene fortissimi SPOILER del film, per cui, nel caso non l'avessi visto e volessi vederlo, consiglio di rimandare a dopo la lettura di questa fanfiction, così da non rovinare le sorprese. ^^

Lettore avvisato... mezzo salvato!



Capitolo 1.

Cosa non fa una collana


Eh, sì, miei giovani spettatori... con l'avvento del 3D, anche Alice doveva farsi vedere in quello stato. Vi siete messi i vostri occhialini? No?

Come dite? Ah, forse avete ragione: una fanfiction non può essere in 3D... accontentiamo di due dimensioni, allora; tanto, la profondità non conta qui.

Partiamo con l'idilliaca scena, un cielo notturno senza stelle, forse un po' nebbioso. Lì per lì non vi dice molto, ma... attenzione bene: in dorato, con un carattere diverso per non essere accusato di plagio, Tim Burton decide – o chi per lui – di far apparire magicamente il titolo della storia. Non è Harry Potter. È Alice in Wonderland.

Allontaniamoci, sì, per entrare in una bella casa inglese che trasuda ricchezza. Dentro l'unica stanza che possiamo intravedere, c'è un gruppo di uomini che discute di affari di importanza tale da giustificare l'ora. L'unico in piedi snocciola frasi fatte del tipo: “Ehi, ma... su Zephiro volere è potere.”

“E chi l'ha detto?” domanda uno degli uomini, impressionato da tanta saggezza e follia.

“Beh, l'hanno detto le Clamp.” risponde sicuro quello in piedi che, per nostra comodità, chiameremo papà.

Al suono “Clamp”, una bambina – la trasposizione albina di quella di The Ring – fa capolino sulla porta rimasta aperta e papà si gira, scocciato: stava per incastrare quei vecchi con le sue idee folli e fallim... vincenti e lei rovina tutto, cacchio!

“Alice... hai di nuovo mangiato i peperoni, stasera?” sospira, in tono di sopportazione.

“Sì.” ammette la piccola, a malincuore. Papà guarda il gruppetto di uomini spaparanzati sul divano che ruotano la testa alternativamente da lui alla piccola senza dire una parola.

“Eh va bene... signori...” si gira di nuovo. “Vogliate scusarmi, devo prendere a cinghiate mia figlia.”

E così dicendo, la porta in camera sua, cercando di trattenere le imprecazioni e di non maledire il giorno in cui lui e sua moglie avevano deciso di concepire quella visionaria. La porta a letto e, dato che è un film per bambini, non ci verrà mostrata la parte delle cinghiate.

“Papà, ho fatto di nuovo quel sogno.” si costringe a raccontare la piccola, dolorante.

Lui annuisce. “Eh, i peperoni sono pesanti, Alice, è chiaro che poi ti vengono gli incubi...” gli occhi della bambina si riempiono di lacrime. Il tempo scorre in fretta e, se papà non si sbriga, le sue idee fallim... vincenti potrebbero non venire mai alla luce. “E che avresti sognato?”

“Ho sognato un bruco blu, un gatto che sorride, una porta che parla, le ostrichette, Pinco Panco e Panco Pinco.”

“No, eh. La porta che parla non c'è e manco le ostrichette.” la corregge lui. “E sinceramente... non dovresti nominare neanche Pinco Panco e Panco Pinco.”

“Ah, scusa...” risponde la bimba. Ma poi si fa pensosa. “Ma no, papà. C'erano! Le ostrichette, intendo. Fanno colazione col tricheco e il carpentiere! Cioè... più che altro è il tricheco che fa colazione con loro... e poi il carpentiere ammazza il tricheco e poi... oh, povere ostrichette!” sospira, sconsolata.

“No, Alice. Tu hai guardato il cartone della Disney. Qui non c'entra niente...”

“E la marmellata nell'orologio del Bianconiglio?” Alice si fa sempre più dubbiosa, il cuore le martella furioso nel petto. È preoccupata, la bambina: possibile che tutto quello che ha sognato, in realtà, Tim Burton non lo abbia mai preso in considerazione, si sia limitato a copiare solo qualche cosa e a rovinare il resto?

“Dimenticatelo, per favore.”

E la piccola annuisce, ma poi le viene il dubbio amletico: “Papà... sono pazza?”

“Oh, sì, tesoro.”

Alice trattiene il respiro. “E mi manderanno in manicomio?”

“Ma no!” le posa una mano sulla spalla, come farebbe un padre amorevole che non sta facendo aspettare degli ospiti che, probabilmente, si sono addormentati sulle poltrone del salotto. “Adesso ascoltami, perché questa frase ti sarà molto utile quando sarai grande ed incontrerai il Cappellaio Matto.” Alice annuisce vigorosamente, decisa più che mai a stare attenta perché, avendolo sognato, sa che Johnny Depp è un gran pezzo di gnocco, pure così truccato, per cui vuole fare bella figura: “Tu sei pazza, ma non ti preoccupare, i più folli sono anche più fighi. Vedi Jack Sparrow...”

“Ma papà... Jack Sparrow è diversamente pazzo.” protesta Alice. “Cioè... lo è... ma non lo è.”

“Appunto.” suo padre, dopo averle dato un pizzicotto, torna in salotto, forse. Ma tanto noi ce ne freghiamo, perché passano allegramente, in un batter d'occhio, ben tredici anni.

Adesso Alice ne ha venti, ma questo lo scopriremo dopo e per ovvi motivi che non sto a svelarvi, perché vi farei degli spoiler clamorosi, anche se, ammetto, non è che mi stia contenendo più di tanto...

Una carrozza sta attraversando una bella stradina contornata di verde. Dentro, comunque, ci sono un'Alice adolescente e sua nonna che, più in là, scopriremo essere sua madre. La donna la molesta perché, senza preavviso, le alza la gonna.

“Ah, ma sei pure senza calze, sporcacciona!” la rimprovera.

“Le calze pungono.” protesta Alice.

“E non hai neanche il corsetto, scommetto!”

“Le dame di Londra avranno imparato a non respirare!” risponde la ragazza, in tono sofferente, trattenendo il respiro e allungandosi, come se qualcuno le stesse allacciando per davvero un corsetto dietro la schiena.

“Tesoro...” sua madre si fa titubante, di fronte a questa rivelazione. Dopotutto, lei respira benissimo e il corsetto lo indossa. “questa battuta... mi sa che non è tua.”

“Ehi, ma...” Alice tira fuori dal vestito un copione e lo sfoglia con interesse. “Mmm... una donna seppure in miniatura... poca corda e caduta sorda... eccolo! Elizabeth S... ah, no... hai ragione.” delusa, Alice butta il copione fuori dalla carrozza. “Ma anche in quel film c'era Johnny Depp!”

“Sì, ma questo è un altro... si chiama Alice in Wonderland.” le ricorda la signora attempata.

Alice sbuffa: il problema del corsetto rimane, che lei sia Alice o Elizabeth Swann. Pensa... pensa... pensa, ma poi smette perché poi il film non può durare più di un'ora e mezza. Allora alza le spalle incurante, per farci vedere che lei è una ribelle, una figa, proprio come il paparino ormai morto.

“Carla Bruni può andare alle cene di stato senza reggiseno? Io vado ai tè pomeridiani delle vecchie megere senza corsetto!”

“Sì, ma lei è la prima donna di Francia.” le ricorda la madre, in tono di sopportazione. “Tu sei una sfigatella qualunque che vuole solo provarci con Johnny Depp. Ah, mi ricordi tanto quel vecchio scemo di tuo padre!”

“Anche lui voleva andare con Johnny Depp?!” esclama Alice, indignata.

“Ma no! Tuo papà si è dato all'alcool perché quella sera non ha potuto concludere quel vecchio affare ed è morto di cirrosi. Ora io sono costretta a fare certi servizi al marito della Megera, così che ci possa mantenere la bella vita e le tue uscite serali!”

“Ma... perché mi dici tutto questo?”

“Così gli spettatori sanno che tuo padre è morto e che hai il passato tragico.”

“Ah...”

Il viaggio potrebbe proseguire tranquillo, ma poi, senza un motivo apparente, l'espressione sul volto della madre si addolcisce e le regala la sua collana. In realtà, fa parte di un piano diabolico e molto ben studiato da moltissime dame che non sopportano il corsetto: se portano una collana, gli ospiti non vedranno che manca qualcos'altro.

Infatti, non appena arrivano, la Megera ed il marito li stanno aspettando in cima alle scale della loro immensa villa e non si accorgono di nulla. Zero. Nada.

“Sei in ritardo, Cenerentola!” esclama, inviperita.

“Sì, scusa, si è bucato il cavallo e non avevamo quello di scorta.” butta lì la madre di Alice, sperando che se la beva. Peccato che la Megera non sia un cane e, si sa, i cani si bevono tutto.

“Ehi, ma io che c'entro?” un cavallo, sbucato dal nulla, guarda l'autrice in modo minaccioso e l'autrice fa finta di non capire che ci si rivolga a lei. “Io non ci sono adesso e quella battuta è mia!”

L'autrice vorrebbe cancellare ciò che ha scritto, ma è troppo pigra, per cui sorvolerà la questione.

“Aspettavano tutti voi.” continua la Megera, senza dare segno di voler ascoltare le scuse propinatele dalla vedova. “E tu...” guarda Alice. “Odiosa ragazzina, vipera che mi hai rubato il mio bambino, vai, che ti aspetta per il ballo, maledetta te.”

Alice cerca di non dare a vedere che lei, questo povero ragazzo, non lo vuole manco vedere in fotografia, quindi parte alla ricerca di Amish; la Megera la segue, ma suo marito e la vedova rimangono indietro, per chiacchierare un po' sui bei vecchi tempi andati:

“Grazie, eh, per aver rilevato la compagnia di quello sfigato di mio marito.”

“Figurati...” risponde lui. “Ma non l'avevi già fatto?”

“Sì, beh... e gli spettatori? Ogni tanto si deve pur pensare a loro.” soddisfatta, alza i pugni in segno di vittoria.

“Che c'è?”

“Questa battuta l'ho detta già due volte nel giro di poche righe.”

“E' ritrita, eh...” le fa notare lui.

“Che palle.” sbotta la donna, spazientita. “Non c'è niente di originale, da queste parti?”

“Ormai è difficile. Tutti quanti fanno di queste parodie...” sospira anche lui, sconsolato, mentre l'autrice alza un indice e comincia a disegnare cerchi per aria, con fare innocente. “Comunque...” in un attimo si ringalluzzisce, anche perché Tim Burton – e io con lui – ha bisogno di toglierselo dalle scatole. “Che ne dici se... tra un quarto d'ora ci vediamo nella dependance?”

“Ok,” finalmente un sorriso si fa largo sul volto di quell'austera vedova. “tanto la nostra presenza è superflua, in questo film!”

E, mentre loro aspettano il famoso quarto d'ora accademico, noi ci spostiamo in pista, dove Alice col suo amico Amish sta facendo la danza degli scambi di coppia. Fa di tutto per non guardarlo, anche perché è bruttino, povero cicciolo: capelli rossi, una vecchia divisa di seconda mano... deve essere un Weasley!

“Che c'è, Alice? Non ti piace ballare?” chiede, in tono strascicato e incurante, tipico del ragazzo inglese di buona famiglia.

“Ehm... pensavo...” risponde lei, leggermente in imbarazzo. “E se tutti fossero in mutande?”

“Ah... ah... ah...” si gratta sotto l'ascella, pensando di dover ridere. “che pensiero idiota.”

“Non mi offendo giusto perché sono considerata pazza da tutti! Hai visto mia madre?” si guarda intorno e, nell'osservare uno che, misteriosamente, somiglia a Johnny Depp, va a sbattere contro qualcuno.

“Stai attenta!” la ammonisce Amish, tirandola via dalla pista. “No, ma non importa.”

“L'hai visto?” grida, isterica, saltellando da una parte all'altra. “Johnny, Cappellaio, Willy Wonca, Edward Mani di Forbice, Sweeney, Jack! Dove sei?!”

“E smettila di fare l'invasata!” Amish la tira via, in modo che gli sguardi non siano puntati su di loro, perché lui è un tipo per bene e lei è taaaanto strana. “E comunque no: non è ancora arrivato il suo momento.”

Alice, alla rivelazione, smette di saltellare come una scema e di nominare i nomi di tutti i personaggi interpretati da Johnny, gli mostra un'espressione dispiaciuta e lui, ancora più mortificato, si fa balenare un'idea in mente. “Va beh, dai... allora, per ingannare il tempo, ti aspetto al gazebo tra dieci minuti, va bene?”

La ragazza, che non ha chiaramente capito niente, annuisce senza convinzione, ancora delusa per la mancanza di Johnny. Per esigenze di trama, comunque, si gira e trova alle sue spalle la trasposizione alta, magra e femminile di Pinco Panco e Panco Pinco anche se lei ancora non l'ha capito. Come se non li sognasse tutte le notti.

“Eh, no, eh... Pinco Panco e Panco Pinco nel film non li nomina proprio! Anzi, pare che abbia visto il film muto di Alice nel Paese delle Meraviglie!” esclama papà. L'autrice lo guarda, gli dice che dovrebbe essere morto di cirrosi e così lo caccia via con un colpo di inchiostro simpatico.

“Ehi, ma... lo vuoi sapere un segreto?” domanda una delle gemelle.

“Sì, un segreto segretissimo!” l'altra pensa a rafforzare il concetto.

“Se è sapere che voi due fate i video porno e li mettete su Youtube, sappiate che li ho già visti.” risponde Alice, fiera di sé, mentre i loro volti si allungano in una smorfia sconcertata. “Ma dato che io sono una volpe e so che non è questo il segreto... ditemelo o io mostro il link a vostra madre. E io tifo Napoli. Tiè.” fa le corna e comincia a saltellare tutta allegra per essere riuscita a spuntarla ancora una volta.

“Ok, tanto te lo dobbiamo dire, se no tua sorella quando arriva?!” esclama una delle due, tanto fa lo stesso.

Alice è stupefatta. “Ho una sorella?”

“Come no! Si chiama Margaret ed è anche più bella di te.” rispondono in coro, ma facendola breve perché se no il film non finisce più. “Comunque ascolta: Amish che, per la cronaca, è nostro fratello, ti vuole chiedere di sposarlo e lo farà tra dieci minuti nel gazebo.”

“Oh, arcipuffolina.” Alice pensa di scappare, ma dietro di lei c'è la bellissima Margaret che, aspettandosi da lei qualcosa del genere, la ferma.

“Eh, no, carina!” esclama, inviperita, con le braccia conserte e il dito che picchietta contro il braccio. “Non ti lascerò scappare: non voglio essere completamente inutile, in questo film!”

“Ma se in Alice nel Paese delle Meraviglie manco esistevi!” le ricorda Alice.

“Embè? Magari qualcuno mi nota e mi prenderà per fare Margaret nel Paese delle Cornute. Comunque...” afferra la sorella e cominciano a camminare.

“Dove andiamo?”

“Pascoliamo... e, nel frattempo, ti faccio fare un po' di strada così poi puoi incontrare la Megera.” le spiega la sorella e Alice se lo appunta in un blocchetto: ha studiato il copione sbagliato. “Comunque, lasciando perdere... sposa Amish, è di buona famiglia, ti può mantenere, mamma può continuare la sua bella vita e non occuparsi di te, che sei veramente una parassita buona a nulla.”

“Ma io non voglio finire come te.”

“Me?” la sorella cerca di nascondere nel cappellino le lunghe corna che si ritrova. “Io sono felicissima con Lowell. Noi due lo facciamo anche tre volte al giorno, quando non ha mal di testa... capito? Ma non parliamo di me... non vorrai diventare come la zia, quella vecchia zitella che aspetta che venga il principe azzurro a darle il bacio per farla diventare Sofia Loren...” scuote il capo in un gesto eloquente che deve far capire ad Alice che deve accettare la proposta di matrimonio e sparisce dallo schermo: il suo compito si è esaurito. Alice cerca di elucubrare. Guarda la zia seduta da sola ad un tavolino insieme al suo spasimante invisibile e cerca di non pensare a se stessa nelle stesse condizioni, ma ci riesce, anche perché arriva la Megera e la porta nel roseto.

“Le volevo rosse, queste maledette, e la vernice... se non fosse strano le dipingerei, come la Regina di Cuori.”

Alice non capisce.

“Ah, lascia perdere... piuttosto” e la guarda con fare indagatore. “Devo parlarti di Amish. Ha problemi di flatulenza, la sera, se non mangia leggero...”

Ma Alice non la ascolta: un coniglio nel roseto la distoglie dai problemi intestinali del povero Amish e allora, dato che i colori sono magiciiii, gli corre dietro, solo per fermarsi di fronte ad una scena che le farà capire il perché sua sorella ha due corna lunghe come l'Empire State Building: Lowell, suo marito, pensa bene di ficcare la lingua in bocca ad altre signore.

“Ehi, ma che fai?” chiede Alice, perché è una volpe.

“Ma niente... sai, quella era una mia amica...” risponde lui, mentre la signora di cui sopra scappa via, fingendo imbarazzo.

“Siete molto intimi...” risponde Alice sarcastica.

“Eh, sì... siamo cresciuti insieme.” ma poi, a scanso di equivoci, perché Alice lo guarda con sospetto, si affretta da aggiungere: “Guarda che io voglio bene a Margaret... solo che ha sempre mal di testa... cosa deve fare un pover'uomo, per avere ciò che Madre Natura gli chiede di prendere?”

“Strano...” mormora Alice, facendosi improvvisamente pensierosa. “Ha detto la stessa cosa di te...”

“Ah, ma sei qui!” Lowell ne approfitta per scomparire, mentre Amish si presenta alle spalle della paladina. “I dieci minuti sono passati!” le fa vedere un cipollotto da cui gronda marmellata, ma lei non ci fa caso. Così, in un cambio di scena epico, i due si ritrovano nel il gazebo, sotto lo sguardo – che noi non vediamo – di tutti gli invitati alla festa di fidanzamento a sorpresa di Alice.

Amish fa il suo breve discorsetto, mentre un pittore riprende la scena. Alice, allora, si volta verso la platea.

“Oh, Romeo, Romeo...”

“Alice!” grida qualcuno da fondo giardino. “Hai sbagliato copione!”

Alice batte un piede per terra, imprecando. Guarda la sala, in cerca di un suggeritore, ma poi nota il Bianconiglio che le mostra l'ora e le dice qualcosa col labiale. Eccolo lì, il suo suggeritore! Cerca di capire che voglia dire, ma alla fine, capisce di dover avere un corso accelerato sul film che sta andando a recitare. “Ok, mi aspettate una decina di minuti che poi torno con la risposta?” si volta ancora, ma il suggeritore è sparito. Per questo corre alla sua disperata ricerca. Corre... corre... corre... e si ritrova ai piedi di un albero. Come è giusto che sia, come ha già fatto Alice della Disney, si ficca lì dentro. E comincia a precipitare.

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Capitolo 2
*** E' lei o non è lei? Ma certo che è lei! ***


Capitolo 2.

E' lei o non è lei? Ma certo che è lei!


Precipita in una voragine senza fine, chiaramente; c'è un letto su cui rimbalza manco fosse un tappetino elastico, un pianoforte, che nella versione Disney se ne stava placido a mezz'aria, qui se ne sta placido a mezz'aria, ma lei ci va quasi a sbattere. La gonna non le fa da paracadute e lei cade a terra, nella stessa stanza in cui è finita la prima volta. Corrisponde quasi tutto, tavolo, porta piccola che lei trova subito, chiave e boccetta con la targhetta “bevimi”, ma a quanto sembra se ne accorge solo lo spettatore che se ne sta pure a sonnecchiare sulla sua poltrona, incurante se quello accanto a lui gli ha versato addosso tutta l'aranciata.

Ma, tornando alla storia, Alice prende la chiave e, dato che, come dicevo il capitolo scorso, è proprio un genio, prova a passare dalla porticina (il cui pomello non parla manco se provi ad insegnarglielo).

“Oh, ma è lei.”

“No... è proprio scema. Non può essere lei.” dice qualcuno oltre la porta, dove lei è incastrata. Non potendo andare avanti, ma solo tornare indietro, da brava genia quale è, rientra nella stanza.

“Ah, ma tanto è un sogno!” sospira, del tutto convinta di questo, anche più tranquilla di quando era bambina. Perché, si sa, quando si cresce, la razionalità rimane quella di un coriandolo. Beve in modo decisamente razionale dalla boccetta che, avendo visto la prima versione, sapeva a cosa serviva. Diventa piccola piccola. Va bene, la smetto di dire ovvietà.

Ok... no.

Lascia la chiave sul tavolo.

“Porca pupazza.” sbuffa una voce.

“E' proprio cretina.” esclama una seconda, piccola, ed inviperita.

“Non è lei.” dice una terza.

“E' lui o non è lui? Ma certo che è lui! Il signor Enzino!”

“Chi?”

“Non guardi Striscia la Notizia?”

“Non ho la tv...”

Alice, intanto spreme le meningi per capire come riprendere una chiave irraggiungibile, ma per fortuna il Paese delle Meraviglie le va incontro: c'è la scatola con i biscotti con su scritto “mangiami”. Lei mangia, certamente, non versa fiumi di lacrime perché se no sarebbe tutto uguale al film della Disney e, ripresa la chiave, finisce di bere il liquido nella boccetta. Finalmente può passare e vedere il suo comitato di benvenuto: i fiori che le hanno dato dell'erbaccia, Pinco Panco e Panco Pinco, il topolino della zuccheriera e il Bianconiglio.

“E la maratonda?” chiede, anche se non riconosce nessuno di loro, pur sognandoli ogni notte.

“Non abbiamo tempo. Il Nostromo è morto.”

“Che tonno!” sospira lei.

“Eh già. Ma si va di là.” Pinco Panco indica una direzione.

“No, di qua!” Panco Pinco ne indica un'altra.

Alice è spaesata e si guarda intorno, curiosa e con uno sguardo da invasata. “Che bel sogno! È straganzo! Ma Johnny dov'è?”

“Dai, andiamo!” la esorta il Bianconiglio.

“Da Johnny?” grida.

“Dal Brucaliffo!”

“Ma non è lei!” protesta il topolino della zuccheriera. “La odio! Ora la pungo!”

“Ti puoi trattenere per qualche altro fotogramma?” la rimbecca il Bianconiglio, poi si rivolge ad Alice: “Ma sei tu o non sei tu?”

“E chi dovrei essere?”

“Se è lei... ma non è lei... come fa ad essere lei?” si cruccia Pinco Panco.

“Se non è lei, ma è lei, come fa a non essere lei?” risponde, dunque, Panco Pinco.

“Ehm...” Alice alza una mano per richiedere dalla parola. “Io non ci voglio andare dal Brucaliffo.”

“E perché? Ti fanno schifo i bruchi?” una voce profonda e un intenso odore di fumo la fa voltare ed ecco un grosso bruco blu che la guarda con sufficienza.

“Oh... tu mi ricordi qualcosa.” sussurra Alice, anche se non ha bene idea di che cosa potesse essere.

“Chi sei tu?” risponde la creatura.

“No...” ammette Alice. “C'è qualcosa di sbagliato. Mi ricorda qualcuno che fumava... e che diceva... cosa essere tu?” indica il topolino con fare minaccioso.

No... quello era suo padre.” risponde il topolino. “Il problema, l'unico problema, è che sei tu che non vai. Non sei l'Alice giusta.”

“E qual è la Alice giusta?”

Il topolino si stringe nelle spalle e gliele volta. “E io che ne so?”

“Il giorno dello SpassoSpassosissimo sta per arrivare.” taglia corto il Brucaliffo, solennemente, per riportare l'attenzione sulla sua... si può dire persona riguardo ad un bruco blu?

“Oh, finalmente!” sospira Alice, allargando le braccia. “Quando arriva Johnny?”

“Ma chi è Johnny?” sussurra il topolino a Bianconiglio, che non sapeva manco di che si parlasse.

“Fatele vedere la Ziaprofezia.” propone Pinco Panco.

“Fatele vedere la mammaprofemamma!” ribatte Panco Pinco.

“La zia?” Alice è confusa, pover'anima. “Che sogno assurdo! Ma non ho mangiato peperoni... e neanche le cozze!”

“Ziaprofezia.” taglia corto il Bianconiglio, aprendo la pergamena e mostrando tutto ciò che vi era contenuto, lasciandoci all'oscuro. “La tua venuta era stata predetta, Alice. Tu aiuterai gli Umpa Lumpa a tagliare le tavolette di cioccolata!”

“Chi?”

“Gli Umpa Lumpa, i mostri che la Regina Rossa usa per ricattare tutte le creature di Sottocosto anche detto Mondodisotto!” punta il dito sul fondo della lunga pergamena, dove tanti piccoli esserini mascherati le porgono una grossa tavoletta larga quanto una tavola e lei, con le braccia dietro la testa e una spada tra le mani, si appresta a tagliarla in due. Ha persino un'armatura!

“Oh, ma come sono cariniiii...” grida. “Sono piccoli! Sono teneri! Come i conigli che Gollum regala a Frodo!”

“Ma tu devi...” esclamano, per la prima volta d'accordo, Pinco Panco e Panco Pinco. Nessuno capisce il riferimento a Gollum e Frodo.

Ma, insomma, Brucaliffaccio!” strilla il topolino, saltellando per farsi vedere, in mezzo a quella gente troppo più alta di lui. “Lei è o non è quella Alice? Mi sembra troppo scema!”

“Forse circa quasi.” risponde il Brucaliffo, che è di molto permaloso, e, in una nuvola di fumo sparisce.

Alice è allibita, ma sente il bisogno di sparare una scemenza qualunque: “No... ma adesso mi sveglio... non vorrei che poi pensassero che sono scappata perché sono una che se la fa addosso, e staranno tutti sparlando di me... mmm... ah, sì.” si dà un pizzicotto, ma non si sveglia.

“Ti aiuto io!” si offre il topolino e affonda uno spillo nel suo alluce, con sadico divertimento, ridendo anche in modo raccapricciante.

Alice salta ed impreca, ma...

E' il momento della suspense! Arriva un enorme orso-cane peloso che li attacca. Urla e fughe a perdifiato si sprecano, carte da gioco in piedi ed armatura, più le sempre presenti picche. Nessuno canta “di rosso le tingerem”, ma tutti urlano e voglio catturare i traditori che vogliono far tornare Alice che è già tornata per i fatti suoi.

Lei fugge via e quindi ce ne freghiamo.

Nel mentre, un losco figuro affascinante, con un cuore rosso a rattoppare un occhio che – forse – manca. Una vera caduta di stile, ma noi lo lasciamo fare perché i cattivi, si sa, non devono essere fashion. Raccoglie la Ziaprofezia abbandonata a terra come se non fosse stata una cosa preziosissima e se ne va, mentre Alice corre... corre... corre...

Finché non capisce che lei è figa. “Un momento...” si blocca in mezzo alla via. “Ma questo è un sogno! Al massimo mi sveglio, dato che ho da fare qualcos'altro di cui a nessuno importa... mmm... Io sono Jake Sully!” dichiara, voltandosi con coraggio e stoicismo, mentre l'orso-cane corre verso di lei, famelico. Naturalmente, perché lei è l'eroina, l'essere mostruoso si ferma, la graffia – la dinamica mi sfugge tuttora – e il topolino, perché è un'anima candida, la salva: infilza un occhio all'orso-cane e glielo sfila, perché... togliere un occhio dalla cavità oculare è come stappare una bottiglia, nelle migliori famiglie.

“Scappa, idiota!” grida il topolino ed Alice esegue, perché è un'eroina dalle idee confuse.


Nel frattempo, in un palazzo lontano, in mezzo ad un deserto spaventoso ed immenso, che si erge al suo centro, è successo qualcosa. Entriamo senza troppi voli pindarici. Una porta si apre.

Chi ha mangiato la mia pastiera? L'ho fatta arrivare da Napoli apposta!” grida la Regina Rossa, il cui testone dà segno di un grande cervello, a dispetto del suo corpicino che, però, riesce a reggerla senza problemi. Un gruppo di servitori ranocchi si mette impettito lungo il corridoio, mentre tutta la corte guarda, rigida e spaventata.

“Due per uno?” domanda al primo ranocchio.

“Due.” risponde quello, sicuro.

“Bravo. Non sei stato tu a mangiare la pastiera!”

Punta un dito sul secondo. “Cinque per cinque.”

“Venticinque.”

E così via. Poi arriva al più furbo, l'Einstein delle rane, quella che tutte vorrebbero essere. Sì, Kermit la Rana, quello che, al primo sguardo, capisci che è il colpevole e che la pastiera, sicuramente, la sta masticando. Chi non se n'è accorto, siete proprio voi, sì, voi con l'aranciata sui pantaloni, perché vi siete addormentati prima.

Comunque... Kermit e la Regina si guardano per un interminabile istante, poi... la topica domanda:

“Un per otto?”

“Le peruzze, maestà.” risponde tremolante il povero Kermit.

Ma lei è intelligente e, pertanto, cattivissima. Ha capito! “Il tuo alito... sei stato tu a mangiare la mia pastiera!” e quindi, appuratolo, ordina in modo perverso, perché lei è cattivissima e poi lo faceva anche la Regina di Cuori (pace all'anima sua), nel cartone: “TAGLIATEGLI LA TESTA!”

“No! Devo sfamare moglie e figli! Ho tre girini... ho anche le foto!”

“Meglio!” risponde la regina. “Così sapremo che cosa mettere sulle lapidi!”

“Ma... signora...” le rammenta un paggio. “era Kermit la Rana. Sua moglie è Miss Piggy!”

“Meglio!” risponde la regina. “Adoro la pancetta calda!”

“Mia regina... questa battuta è dopo...” esclama il paggio, spaventato, guardando un lungo copione su pergamena.

“TAGLIATEGLI LA TESTA!”

E dopo tutto questo tagliare, la nostra Regina va a sedersi sul suo trono, stanca di tutta quella vita così movimentata. Eh, sì, eh sì: la vita di una signora del male è davvero molto stressante. Per fortuna che c'è lui, Stein, il suo tenero amante. “Oh, mio diletto, allietami un po'... camera tua o camera mia?”

“Ehm...” Stein sorride in modo tirato, ma lei vede solo languido amore trasudare da ogni suo poro. “Ho portato qualcosa di meglio, mia signora! La ziaprofezia.” e gliela srotola davanti.

“Mmm... mi hai portato un papiro...” risponde lei, delusa, guardando le immagini che ci sono sopra e che, come in Harry Potter, si muovono anche. “Oh, che carini... e questo ammasso di capelli, chi è? Mmm... non sarà...” guarda terrorizzata il suo compagno. “Sharon Stone?”

“No, mia signora... è...”

“Nicole Kidman?”

“No...” risponde lui, indignato. “Questa gente non fa filmettini del genere... se voi non foste la moglie di Tim Burton, sareste qui?”

La regina gli lancia un'occhiataccia. “Ti perdono solo perché se il cucciolo tenero!”

Stein sospira di sollievo.

“Amorino...” lo chiama lei, sbattendo gli occhioni. Lui sorride.

“Sìììììì?”

“Mi vuoi dire chi è?” sbotta la regina, strillando isterica.

“Ma è Alice! Quella del Paese delle Meraviglie!” esclama lui, oltremodo spazientito.

“E ma potevi dirlo subito, però!” ribatte lei, stizzita. “Ringrazia che mi piaci, altrimenti...” si passò un indice sotto il collo, lasciando che fosse lui a prendere le dovute conclusioni. Stein risponde con uno dei suoi smaglianti sorrisi, giusto per dissipare un po' la tensione. “Adorabile pucci pucci...” sospira lei, languidamente, per poi tornare a sorridere in modo perverso. “Insomma, camera tua... o camera mia?”

Stein si ritrova con le spalle al muro. “Forse vorresti prenderla! Taglierà la cioccolata preparata con tanta fatica dagli Umpa Lumpa!”

“NO!” grida la Regina, scattando in piedi, terrorizzata dall'idea. “E poi chi lo shakera il cioccolato Milka? Stein!” si volta verso di lui, gli occhi sgranati. “Trova Alice e offrile qualunque cosa per tornarsene dal suo rosso sfigato!”

Stein parte e, finalmente, rivediamo il cavallo di cui abbiamo già detto l'unica battuta, per cui non ci ripeteremo.

“Ehm, ma così non vale!” protesta. “Io vado dalla società protettrice degli animali!”

“Ma stai zitto vai!” sbotta il cane che cerca di grattarsi lì dove è attaccata la catena. “In questo momento dei terroristi stanno attentando alla vita di un candidato alla presidenza. Mia figlia è scomparsa e qualcuno del mio ufficio è implicato in tutto questo. Mi chiamo Jack Bauer. Oggi sarà il giorno più lungo di tutta la mia vita.”

Ma che vai delirando?” lo rimprovera Stein. “Dai, sono cattivo per cui ti dirò che tua moglie e i tuoi figli verranno liberati, anche se non è vero. Ma, dato che sei un credulone, tu ci credi e mi porti da Alice.”

“Eh, che bello! Sono così felice che, quasi quasi, me ne sbatterò e continuerò a lavorare in segreto per la Regina Bianca...” risponde, sarcastico, Jack Bauer e, una volta staccata la catena, parte all'inseguimento di Alice.


Ma torniamo proprio da lei, che è dentro la foresta oscura. È notte, lei è dispersa, ferita e impaurita. Per questo, come ogni volta che lei non sa cosa fare, arriva lo Stregatto che si è fatto la tinta ed è diventato blu a strisce viola morto.

“Mmm... che lunghi capelli che hai...” esclama, in un tono decisamente seducente.

“E' per affascinarti meglio, gattino mio.” replica Alice, osservandolo, mentre lui le rivolge uno dei suoi inquietanti sorrisi, senza capire da dove le sia uscita una risposta del genere.

“E che gambe corte che hai...”

“E' per... lasciamo perdere.” taglia corto Alice, quando vede che lui cerca di guardare al di sotto del vestito succinto che, per qualche ragione, le è apparso quando è diventata troppo piccola per il suo. “Quando finisce questo sogno? Io sono stanca. E non si può dormire nei sogni, quindi...”

“Oh, guarda, che bel tatuaggio!” la ignora lo Stregatto, sfiorando seducentemente il braccio di Alice che, scattando indietro, turbata dalle movenze feline del gatto, si guarda e vede il suo nome, quello della mamma e quello del papà troneggiare sul braccio destro come dei lampeggianti rossi.

“Oh! E quando me lo sono fatto?”

“E' stato l'orso-cane quando ti ha attaccata. Con una zampata, ripercorre all'indietro il tuo albero genealogico, ma solo di una generazione.” lui si muove, ammiccando con fare sornione.

Alice si fa ancora indietro, a disagio. “Oh, porca miseria!” sbotta, nervosa. “E adesso cosa racconto alla mamma?”

“Mmm... fammici dare un'occhiata, bambina...” continua lo Stregatto. “Se si infetta sono guai... posso aiutarti io a trovare una scusa per la tua mamma...”

Si avvicina, fregandosi le man... ehm... le zampe anteriori l'una con l'altra, ma lei lo blocca, prima che lui abbia il tempo di avvicinarsi di più. “No... ehm... non importa, lo tengo così!”

Lo Stregatto non demorde. “Allora lascia che lo fasci...”

“Ehm... no.” allunga una mano. “Lo tengo così.”

“Quand'è così...” lo Stregatto si stringe nelle spalle, offeso. Le scocca un'occhiata risentita. “ti accompagno dal Cappellaio Matto.”

Alice corruga la fronte. “E perché?”

“Perché è quello che vuoi da tutto il film.”

“Per nessun altro motivo?” insiste lei, con fare indagatore.

“Il Cappellaio Matto è Johnny Depp!” ribatte lui, stizzito.

“Sì!” grida Alice, saltando come un'invasata. “Finalmente lo vedrò!” Ed è così che Alice segue tutta contenta l'affascinante Stregatto verso la sala del tè del Cappellaio Matto. “Ah, sì...” esclama improvvisamente, ricordando ciò che il papà le ha detto tredici anni fa. “Devo riferirgli un messaggio!”





Risposte alle recensioni:


Angel666: sono contenta che il primo capitolo ti sia piaciuto :) non conoscevo Stefano Disegni, prima di controllare sulla Wikipedia. ^^ dovrò cercare qualcosa di suo. :P Comunque sono d'accordo con te e quando ancora doveva uscire pensavo anche io che riprendesse proprio la storia originale. Poi conoscendo Tim Burton... mi aspettavo di meglio. Che altro dire? Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto. :)


Infine ringrazio Kikkina90 che ha deciso di seguire questa storia.

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Capitolo 3
*** Un tè con... Johnny! ***


Capitolo 3.

Un tè con... Johnny!



Dopo un'immane fatica (ma anche no), lo Stregatto e Alice arrivano in un giardino secco e brutto in mezzo a tre tavoli spaiati, tante sedie e molte più tazzine da tè. Il Leprotto Bisestile cerca di bere da una tazza rotta a metà, il Cappellaio presiede la seduta e si fa domande filosofiche del tipo: “Perché una gallina attraversa la strada?”

Ma poi vede Alice e... meraviglia!

“Johnny!” grida Alice, da lontano, mentre lui balza sul tavolo e corre verso di lei, incurante delle stoviglie.

“Ehi, Cappellaio, vedi di fare attenzione!” grida il Leprotto.

“Ma io sono matto!” ribatte lui, balzando giù. “Ciao, cara... bellissima... va beh, si fa per dire... Alice!”

La abbraccia forte e Alice si sente mancare.

“Su... su... caro Cappellaio... non vedi che l'hai soffocata?” lo rimprovera dolcemente lo Stregatto.

“Certo!” risponde lui, gioviale. “E' perché io sono matto!” e allora la lascia andare, incurante del fatto che sia ancora priva di sensi. Si gira di nuovo e, con uno smagliante sorriso, domanda: “Allora, Leprottuccio, che stavamo dicendo?”

Il Leprotto, però, ha un'espressione piuttosto scocciata; batte le dita sul tavolo, aspettando che Alice si riprenda.

“E perché?” domanda il Cappellaio, rivolto all'autrice.

“Perché...” risponde il topolino per l'autrice, poi non vorrebbe inserirsi casualmente in questa storia. “dobbiamo aspettare che questa sciagurata si svegli.”

“E che ci vuole?” esclama il Cappellaio, del tutto disinvolto. Afferra una tazzina di tè piena e la getta addosso alla ragazza, con tutto il suo contenuto. Lo Stregatto appare al suo fianco e parla al suo orecchio, con la sua profonda voce seducente.

“Meno male che era freddo.”

“Sono matto... tutto matto... altrimenti non mi chiamerebbero Cappellaio Matto.” ripete con tanto entusiasmo, sorridendo a tutta bocca. Poi si gira verso lo Stregatto, stringendosi nelle spalle con fare concentrato. “tu sai perché una gallina attraversa la strada? E perché la fisica quantistica ha cambiato il mondo? Io sono ancora un po' confuso sulla faccenda di e uguale a emme ci quadro...”

Ma lo Stregatto non ha il tempo di rispondere: Alice si sveglia, grondante di tè e ancora non del tutto convinta di non stare sognando.

“Johnny...” borbotta, mentre si rialza. Il Cappellaio le dà una mano e lei rischia di svenire di nuovo. Non lo fa giusto perché lo Stregatto le ha versato addosso dell'altro tè freddo. Lei si scuote come un cane che abbia appena sopportato le pene del bagno. “Perché puzzo di tè?” chiede, annusandosi le braccia grondanti.

“Niente di che, tesoro... ti dovevamo svegliare.” risponde il Cappellaio e le fa cenno di sedersi. “Sai, sono ancora un po' confuso sui ruoli...credo di essere fin troppo intelligente per un film di matti...”

Si siede di nuovo al suo posto e guarda Alice con i suoi grandi occhioni verdi che le fanno dimenticare qualunque cosa, pure il fatto che aveva qualcosa da dirgli. Lei si siede accanto a lui, sospirando languidamente. “Johnny, ma è vero che vivi in Francia?”

“In realtà... vivo qui. Sai, sono matto, mica scemo!”

“Posso vivere con te per sempre?”

“Eh, no!” sbotta, improvvisamente stizzito, allargando le braccia con fare esasperato. “Te lo volevo chiedere alla fine, solo quando avrai tagliato le tavolette di cioccolato!”

Alice piega la testa da una parte. “Perché devo tagliare le tavolette di cioccolato?” domanda. “Me le porto a casa così come sono!”

“Ma è una cioccolata che è la morte sua.” risponde il Cappellaio facendo un cenno, come per indicare qualcuno in particolare.

“Mia?” grida il Leprotto, indicandosi, pieno di terrore.

“Ma no!” risponde indignato il Cappellaio.

“Allora mia?” squittisce il topolino.

“Neanche!”

“E allora mia?” domanda con fare sensuale lo Stregatto, disegnando il contorno della tazza che aveva davanti.

“No!”

“E allora la tua?” domandano tutti in coro.

“Non muore nessuno!” ribatte il Cappellaio, infastidito. “Verranno tagliate le tavolette, basta! Quando la nostra dolcissima Alice ci farà il piacere di convincersi, lo vedrete.” la guarda e le rivolge un sorriso languido che l'avrebbe fatta svenire sulla grossa fetta di torta che le era stata messa davanti da un sempre indaffarato Leprotto. Ma poi come se avesse detto qualcosa di profondamente sbagliato o avesse rivelato un segreto, il Cappellaio si guarda intorno mortificato: “Oh, porca miseria... ho svelato il finale!”

“Ma lei non è neanche la vera Alice!” esclama il topolino, del tutto convinto che il Cappellaio i suoi venerdì li abbia persi tutti.

“Ma certo che lo è!” ribatte lui, invece.

“E come fai ad esserne sicuro?”

“Perché... oh, insomma, topolino bello,” sbotta irritato il Cappellaio. “Sono matto. E me lo sento nelle mie tozze zampe arcuate!” si batte orgoglioso le cosce e, intanto, passa Philottete, lamentandosi che non c'è più rispetto per i satiri e per le loro battute. Noi lo ignoriamo, esattamente come ha fatto il resto della tavolata.

“Insomma, devo proprio tagliarle queste cioccolate? Non lo so... mi pare una cosa spaventosa!”

“Ma solo in questo modo gli Umpa Lumpa potranno tornare a lavorare alla fabbrica Wonka! La gente vuole il suo cioccolato e la Regina Rossa se lo tiene per sé, l'ingorda. Quando la fabbrica riaprirà, allora tutti ritroveranno il posto di lavoro e non ci sarà più bisogno di una regina dispotica.” spiega esaurientemente il Cappellaio.

“Ma tu sei Willy Wonka!” gli fa notare Alice.

Il Cappellaio si guarda intorno, con fare circospetto, poi si posa un indice sulle labbra, per farle segno di tacere.

“Ma... ragazzi...” li ferma lo Stregatto, dato che certi gesti potrebbero essere male interpretati. “Abbiamo già svelato tutto. Il film su cosa si basa?”

“Non saprei. Cosa potremmo inventarci?” domanda Alice che, finalmente, ha ripreso un po' le redini della situazione.

“Per esempio... potremmo chiederci cosa faremo dopo aver vinto la battaglia...” propone il topolino.

“Beh, a scanso di equivoci, io farò la Paranza.” dichiara il Cappellaio.

“Oh, sì...” sospira lo Stregatto, particolarmente eccitato all'idea. “Eri così bravo...” gli fa l'occhiolino con fare conturbante.

“No... ecco... io intendevo... più nell'immediato.” risponde Alice, piuttosto perplessa.

“Beviamo il tè.” risponde il Leprotto. “E aspettiamo.”

“Cosa?”

“La pizza!” risponde il Cappellaio, improvvisamente più felice. “L'ho ordinata. Spero che ti piaccia ai peperoni, Alice. È una delizia!”

“Ehm...” Alice non vuole dire al suo Johnny che i peperoni la appesantiscono, soprattutto se poi il risultato deve essere quello che sta comunque avendo: una specie di esperienza surreale che si poteva avere solo in un mix di peperoni e LSD. Ma non hanno il tempo di aspettare che, un attimo dopo, arrivano Stein, carte, capra, cavoli e pure Jack Bauer che ha fiutato la pista di Alice. Ma il Cappellaio è più veloce, fa ingurgitare ad Alice della pozione per farla rimpicciolire ancora e la ficca in una teiera. Piena.

Lei si ritrova a nuotare dentro il tè, i vestiti troppo grossi che le rendono difficoltoso rimanere a galla.

“E non parlare o ti sentono!” la avverte il Cappellaio, un sorriso smagliante rivolto verso i cattivi.

“CHE HAI DETTO?” grida Alice, in mezzo a tutto quel tulle che vuole farla annegare.

“SILENZIO!”

Dopo avergli dato tutto il tempo di fare questo, essendo cieco, oltre che sordo e pure mezzo scemo, Stein scende da cavallo e con fare altezzoso si avvicina all'allegra tavolata.

“Ave Cesare.” esclama.

“E che c'entra?” vuole sapere il Cappellaio.

“Non so... ma ci stava bene.” risponde Stein, alzando le spalle, ma decide di andare subito al sodo: “Sono qui per trovare Alice.”

“Alice? Chi è Alice?” domanda il Cappellaio. “Sono troppo pazzo e troppo intelligente per dirti che è in questa teiera!” la scuote su e giù e Alice si ritrova a scoprire che cosa avrebbero provato i panni in lavatrice, molti anni più tardi. Il Cappellaio ride, Alice sta zitta e Stein inarca un sopracciglio, piuttosto confuso: è chiaro che Alice non è in quella teiera altrimenti il Cappellaio si sarebbe stato zitto. Per questo, non si dà neanche la pena di controllare.

“Bene... allora me ne vado. Jack Bauer?”

“Ehm... stavamo giocando al riporto...” sussurra appena il Leprotto Bisestile.

“Cacchio. L'ho perso quel dannato. Mettete a ferro e fuoco!”

“Eh, no, mio caro signore!” il Cappellaio sbatte la teiera sul tavolo e Alice viene travolta da un'onda anomala di tè. “Non si può. Il copione non lo prevede!” si guarda intorno, con fare circospetto e fa segno a Stein di avvicinarsi. “Tim potrebbe arrabbiarsi!” gli fa sapere, in un sussurro, avvicinando una mano alla bocca.

“Ma sua moglie ha dato fuoco alla capanna di Hagrid... nessuno le ha detto niente, anche se nel libro non era previsto!”

“E allora? Dov'è il problema?” il Cappellaio si stringe nelle spalle, perplesso di fronte a quella rivelazione. “Va beh, dai, vattene... così posso portare Alice dalla Regina Bianca.”

Stein sbuffa. “Ok, ok... andiamo, ragazzi. Lasciamogli fare quello che vuole. Tanto dopo avremo la nostra piccola rivincita. Mhuwaha.”

Il Cappellaio rivolge agli altri un simbolo di vittoria; lo Stregatto gli fa l'occhiolino e lo guarda interessato. “Lo sai? Non mi ero mai accorto di quanto fossi affascinante!”

“Sì, beh... senza trucco sono anche meglio.”

“Quasi quasi per Natale ti compro un gel struccante...”

“Grazie.” Dopo la promessa di scambiarsi i regali di Natale, l'attenzione dell'affascinante Cappellaio si rivolge alla teiera in cui aveva infilato Alice che, mezza stordita, spettinata e completamente zuppa di tè, è riuscita ad usare come scialuppa di salvataggio l'unico lembo di stoffa che era rimasto impigliato tra la teiera e il suo coperchio.

“Oh, sei completamente zuppa!” si accorge il Cappellaio.

“Puoi farmi uscire?” sbotta lei, irritata. Non è più tanto sicura di voler passare tutta la sua vita con lui.

“Eh, dammi un attimo. Non sarebbe bello, se fossi nuda.”

“Mmm... eppure credevo che fosse un film per bambini...” lo Stregatto alza la testa, interessato, cominciando a fare le fusa.

“Allora tu non dovresti proprio esserci.” esclama il topolino, inviperito.

“Come sei scortese...” si lamenta il gatto.

“Johnny... perché non ti rimpicciolisci e vieni qui a farti un bagno con me?” propone Alice, cercando di fare la sensuale, accorgendosi di essere senza vestiti e che lei è lì esclusivamente per una ragione. Alla fine, può anche sorvolare sulla sua pazzia.

“Fossi matto!” risponde il Cappellaio, indignato. “Mi bagnerei di tè!”

“Ma tu sei matto!” gli fa notare il topolino.

Lui alza le spalle. “Va beh, fa lo stesso. E questo cos'è?” tira il lembo di stoffa che tiene Alice a galla e lo fa uscire, quindi, incurante della sorte della loro paladina, prende un paio di forbici che si trovavano casualmente sulla tavola e ci fa, con l'abilità di un maestro sarto dei Lillipuziani, un meraviglioso vestitino da Barbie senza spalline che va sicuramente molto di moda nel Mondodisotto. Non ha manco bisogno di prendere misure! Soddisfatto, lo passa ad Alice che, imprecando come un'eretica, riesce miracolosamente a cambiarsi nel liquido.

“Fammi uscire!” grida.

“Un attimo!” risponde il Cappellaio e inclina la teiera, per far uscire il tè ed infilarlo tutto in una tazza. Quando la teiera si svuota, si azzarda ad afferrare Alice. “Hai nuotato nel tè, mia cara?”

“No... è solo un'impressione...” ribatte lei, acida.

“Ah, ok...” la piazza sul cappello ed esclama, allegramente: “Su, andiamo!”

“E dove?” vuole sapere Alice.

“Dalla Regina Bianca e l'unico modo per arrivare dalla Regina Bianca comodi e contenti... è sul cappello!” ridendo come un ossesso e saltellando, si allontana dagli altri e comincia a portarsi verso il castello della Regina Bianca.


Dopo averlo creduto il suo idolo, Alice capisce che ormai Johnny è completamente andato e che il sogno di incontrare un novello Jack Sparrow è svanito in una tazza di tè. Sta sul cappello del Cappellaio ad ascoltare le sue follie e, soprattutto il suo mantra: “Perché una gallina attraversa la strada?”. Dopo che lui ripete per la centesima volta che lei dovrà rompere il cioccolato fatto dagli Umpa Lumpa, lo avverte chiaro e tondo che non l'avrebbe fatto mai, neanche per avere un bacio da lui, neanche se fossero stati in una landa desolata senza cibo, acqua e lui si fosse dichiarato con tanto di brillante.

Non l'avesse mai fatto: il Cappellaio la acchiappa e la mette su una roccia. Fa per andarsene, ma la voce squillante di Alice lo trattiene. “Ma che fai? Se te ne vai, io che faccio?”

“E che vuoi fare? Sei inutile, ti lascio lì e vado a giocare al video poker!”

“Ma io e te non dobbiamo cominciare la nostra storia?”

“Mica è un sogno erotico!” ribatte lui.

“Ma...” Alice cerca intorno a sé un modo per non perdere completamente la faccia. “Ehm...” ma la sua testa è relativamente vuota. “Tu sei pazzo, sai?” gli dice, quando le torna in mente la sua missione primaria, affidatale da suo padre tanti anni prima: “Ma comunque i pazzi sono fighi.”

“Beh, grazie... ma non credo che fosse il momento adatto.”

“E perché?”

“Perché non me lo dovevi dire ora!”

Alice annuisce, mortificata. “Mi sono dimenticata, quando ti ho visto.” si scusa. Il Cappellaio corruga la fronte.

“Non so... ma credo che neanche prima fosse il momento adatto.”

“E quando te lo dovrei dire?”

“Quando il momento lo richiede... ed ora non era il momento. Senti,” sospira e si inginocchia, scuotendo la testa, mentre si toglie il cappello. Per un attimo, Alice pensa che voglia dichiararle eterno amore, e rimane molto delusa, quando scopre che non è così: “io lo so che hai paura... e credo che sia perché hai smesso di allenare Moltres. Hai perso la tua moltezza che non è una parola che ho inventato sul momento per dire che una volta eri strafiga e ora non più, ma è una composta che deriva da Moltres più Sua Altezza!”

“Mi annoiano i pokemon.” ammette lei, irritata. Distoglie lo sguardo, in imbarazzo.

“E allora guardati intorno... adesso ci dovrebbe essere una panoramica di un paesaggio desolato e bruciato dalla cattiveria della Regina Rossa... la vedi?”

Alice si guarda intorno. “Non molto...”

“Allora faccio partire il flashback strappalacrime!” esclama lui, tutto contento, battendo entrambe le mani.

In questo modo, il Cappellaio Matto fa sparire il paesaggio desolato e ne fa apparire uno bello, verde e rigoglioso, dove c'è un lui molto meno matto al fianco della Regina Bianca che se ne sta tutta contenta sul suo cavallo bianco. Insieme a loro ci sono molti altri sudditi e, tutti, chissà come mai, se ne stanno a fare le belle statuine. Apposta per questo, per fermare un po' questa immobilità inutile (fermare l'immobilità, ci avete provato?), la Regina Rossa mette tutto a ferro e fuoco. La Regina Bianca scappa, una spada lascia la sua armatura e Stein se la accaparra. Oh yeah.

Il flashback finisce.

“Cacchio...” sospira Alice, toccata. “E ora?”

“E ora sei tu che dovrai impugnare quella spada. Andiamo dalla Reg...” Un latrato li avverte che gli inseguitori sono alle loro calcagna e che, presto, li avrebbero raggiunti. “Per tutti i cappelli! Va beh. Vai sul cappello.”

“Ma...” cerca di protestare Alice.

“Non rompere! Devo salvarti o finirai al castello della Regina Rossa!”

“Qualcosa mi dice che ci andrò comunque...” ribatte la ragazza, sarcastica.

“Finiscila! Vai!” il Cappellaio, oltre che cappellaio, è anche un ottimo lanciatore di freesbee e quindi riesce a far arrivare molto lontano il cappello con sopra Alice che non si sente minimamente girare, ma, anzi, sta ferma ed è il paesaggio a girare.

“E il bacetto d'addio?” ha il tempo di gridargli, prima di capire che finirà imprigionato. “Cacchio, proprio ora che stavamo cominciando ad avvicinarci!”

Atterra in una landa desolata solo pochi secondi dopo e... beh, chiaramente deve andare dalla Regina Bianca, per cui si nasconde sotto il cappello e si addormenta.



Risposte alle recensioni:


Angel666: allora, che te ne è parso di Johnny? Sinceramente, quando ho cominciato a scrivere, pensavo a come avrei voluto che fosse. E la parte della teiera piena, per me, doveva essere un obbligo. Come ho già detto, questo Cappellaio non mi pare molto matto. U.U Ho dovuto rimediare. XD


Hoshi: sì, sono d'accordo. È stato davvero deludente, soprattutto quando si parte cariche di aspettative: i miei amici sono tornati tutti entusiasti dal cinema, e questo fatto, unito alla mia adorazione per Alice, ha fatto uscir fuori la parodia. Tim, ma che stai combinando?! (E si vocifera che voglia rovinare anche la Bella Addormentata!) XD


Kikkina90: sono molto contenta che ti abbia messo di buon umore. Spero di non aver toppato con questo capitolo. U.U Adoro la versione della Disney e la conosco praticamente a memoria e, quando ho visto questo film, la mia vena sarcastica ha cominciato a pulsare violentemente. :P



Inoltre voglio ringraziare:


IcePrincess_ per aver inserito la storia tra le sue preferite


PiccolaWriter, Hoshi, Lady__Beatles, jadina94 e LiLium per aver deciso di seguirla.



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Capitolo 4
*** La Regina Bianca, anche se non è il suo turno ***


Capitolo 4.

La Regina Bianca, anche se non è il suo turno


Jack Bauer, spinto dal desiderio di rivedere sua figlia Kim e sua moglie Teri, trova Alice sotto il cappello, dopo aver percorso molte (ma anche no) leghe. La sveglia con il suo naso umidiccio e con un bacio da cane che le fa rimpiangere il bagno nel tè.

“Buongiorno, vuoi anche del tè con biscotti?” domanda, sarcastico. Perché i cani, sì, bevono tutti, ma hanno anche una buona dose di sense of humor nel loro sacco.

“No, basta tè!” piagnucola lei, ancora molto assonnata, non notando il tono palesemente ironico del segugio. Ma poi si ricorda tutto, solo perché vede il cappello che le ha fatto da camera con bagno. “Oh, il Cappellaio è stato rapito! Devo trovarlo!” esclama.

“Ma anche no! Devi andare dalla Regina Bianca.” replica Jack Bauer che ha perso la sua voglia di scherzare.

“No. Io non ci vado!” si intestardisce Alice, stringendosi nelle spalle e voltandole al grosso cane. “Non me ne frega niente di quella!”

“E perché, di grazia?” vuole sapere Jack Bauer, sbuffando la propria impazienza. “Vuoi farlo finire questo film o no?”

“Io voglio ritrovare Johnny! Si è sacrificato per me. E poi... quando nascerà la nostra storia d'amore, se non provo a salvarlo?” chiede lei, tornando a guardarlo, con gli occhi luccicanti per via delle lacrime.

“Ti daranno il premio per la miglior eroina tragica.” esclama il cane. “Sali in groppa, che ti porto dalla Regina Bianca.” La prende per il vestito e se la carica in spalla, con suo sommo dispiacere.

“Se ti muovi, dico a tua moglie che l'hai tradita con Nina Myers!” dichiara Alice, trionfante. E Jack Bauer sospira.

“Eravamo separati.” spiega, in un borbottio imbarazzato.

“E allora?”

“E allora non puoi farlo! Stiamo cercando di ristabilire il rapporto!”

Alice ghigna. “Allora portami immediatamente al castello!” ordina. Sbuffando, Jack Bauer si ritrova con le spalle al muro e decide di eseguire, anche per non incappare nella collera della ragazza che sembra così intenzionata a rovinare il suo matrimonio appena ricostruito. Maledetta ricattatrice!

“Prendi il cappello!” ordina ancora Alice.

“Ok, ok...” se lo mette in testa, leggermente piegato da un lato, in stile Morgan.

Dovrebbero percorrere molte leghe, di nuovo, ma il film deve durare poco, per cui arriviamo in poco tempo; scopriamo che il cane non può passare oltre il fosso che l'avrebbe condotto dentro il castello.

“E devo passare su quelle facce... da sola?” si accerta Alice, disgustata dalle facce che infestano il fossato del castello della Regina Rossa.

“Eh, io non posso.” ribatte lui, accucciandosi su se stesso e sbadigliando, mostrando che non gliene frega niente. Alice si porta le mani sui fianchi.

“Mi lasci qui?!” esclama, indignata.

“Qualcosa potrai pure fartela da sola!”

“Ma... e come sei uscito la prima volta?”

“Non da qui, chiaramente.”

“E da dove?” insiste Alice.

“Dall'entrata principale.” risponde lui, dando prova di grande logicità.

“E non possiamo usare quella?”

“Certo... così ci ammazzano tutti e due. Ciao, bella.” risponde così, Jack Bauer, e si raggomitola meglio. Alice cerca di tirargli una zampa, ma tutto quello che riesce a fare è farsi alitare addosso. Piccola com'è, cade a terra, spinta dal respiro grosso del cane.

“Almeno lancia il cappello nel castello!” grida.

“E perché?”

“Perché devo restituirlo al Cappellaio... così sarà felice e mi darà un bacio!”

Ah, allora...” ironico, Jack Bauer si sfila dalla testa il cappello e lo lancia oltre il muro di cinta del castello, sicuro com'è che sarebbe finito dove nessuno avrebbe potuto vederlo. “E ora, per piacere, per carità, veditela da sola!” prega, rimettendosi comodo. Alice, borbottando contro gli ingrati, si fa tutto il percorso in solitaria, naturalmente sporcandosi anche della bava delle teste mozzate che, si sa, sono i migliori produttori di saliva. Relativamente indenne, se non un po' sporca, arriva dall'altra parte dove, naturalmente, c'è anche un passaggio fatto su misura sua, magari fatto fare apposta dalla Regina Rossa, in modo che la sua nemica potesse penetrare nel suo castello senza colpo ferire.


Caso vuole che, in questo momento, tutta la corte sia impegnata ad osservare la Regina Rossa giocare a croquet con struzzo e riccio, giusto per farci vedere che il film è una specie di sequel del cartone. E dove, tanto per gradire? Ma proprio nel giardino dove è atterrato il cappello del Cappellaio Matto! Non sia mai che qualcuno se ne accorga, tanto sono presi dal gioco.

La Regina lancia e il riccio, le cui zampette anteriori sono brutalmente legate, alla faccia della Protezione Animali; il piccoletto viene spazzato via, in mezzo alle siepi, una delle quali riproduce il seduc... *cough cough*, sì, insomma, il faccione della Regina Rossa.

“Dov'è finita la palla?” domanda la regina, come se non avesse visto il percorso che ha fatto. Certamente, non è finita dove Alice potesse trovarla, altrimenti la ragazza sarebbe stata subito scoperta. Tra le altre ovvietà, scopriamo che la nostra si trova proprio dove è atterrato il povero porcospino. Giusto per non far protestare gli animalisti in sala, tenta anche di liberarlo.

Il Bianconiglio si fa strada tra le siepi per ritrovare l'animale e così si incontrano. Tutte queste casualità cominciano a puzzare, per quel che riguarda l'autrice.

“Alice, per la miseria! Lascia perdere!” la rimprovera, quando la riconosce e la vede armeggiare con le corde, con le quali si è pure, stupidamente, impigliata.

“Ho bisogno di riprendere il mio aspetto!” replica lei, tirando senza successo le corde.

“E perché?” domanda lui. “Così piccola la Regina Rossa non ti vedrà e potrai...”

“Fare che?”

“Beh, non so... magari evitare che ti prenda. Facciamo così... ti porto fino al luogo in cui è nascosta la Granata e solo dopo ti ridarò il tuo aspetto!”

“Non lancio bombe, io.” ribatte lei, acida. “Quindi non se ne parla.”

Il Bianconiglio si tampona la fronte con un fazzoletto, poi guarda l'orologio, per vedere che ore sono, ma evidentemente non è tardi, perché non si fa prendere dalla cardiopatia. “Non è una bomba. È una spada, quella con cui...”

“Dovrò tagliare il cioccolato. Te lo dico di nuovo: io... non... taglio... barrette... di cioccolata!” scandisce Alice, duramente. “E comunque... si fa a modo mio, da queste parti.” taglia corto. “Dammi un biscotto e così posso andare a liberare il Cappellaio.”

“Ma...”

Alice lo guarda in modo truce. “Chi detta le regole nei miei sogni?”

Bianconiglio sbuffa. “Eh va bene... ma se poi va male, non prendertela con me!” a malincuore, le dà il biscotto e lei, ingorda, dato che non mette niente sotto i denti dall'inizio di questa storia, se la pappa in un sol boccone.

“In confronto” dicono i tre porcellini che dimenano i loro codin spensierati e biricchin, “il vecchio lupo Ezechiele è molto più discreto...”

Essendo loro inutili per la storia, l'autrice li depenna e li fa sparire, ma intanto Alice è diventata una gigantessa.

“Per tutte le ostrichette!” sospira il Bianconiglio, sconcertato, passandosi le zampette anteriori sul musino. “Lo sapevo che dovevo starmene a casa a guardare la partita!”

“E adesso? Il vestito è andato anche a farsi benedire.” sbuffa Alice. “E i miei fan non mi vedranno mai nuda perché ci sono queste siepi troppo alte!”

“Ma non hai paura che Johnny possa essere geloso?” chiede il diavoletto sulla sua spalla sinistra. L'angioletto sulla destra volteggia.

“Questo non è un sogno erotico...” sospira, angelicamente, ripetendo le parole del Cappellaio.

“Ma voi... chi siete?” vuole sapere il Bianconiglio.

“Siamo la parte buona e la parte cattiva di Alice!” risponde l'angioletto, inchinandosi lievemente. “Siamo la coscienza di Alice.”

“Ehi, ehi...” il Grillo Parlante saltella loro intorno. “Sono io la coscienza!”

Ma dato che lui è la coscienza di Pinocchio, il Bianconiglio lo schiaccia e, con una fionda, caccia pure quella di Alice.

“Ma non si fa così!” sbraita Alice, terrorizzata, guardando le sue parti buone e cattive volare fuori e sparire grazie ad un colpo di penna dell'autrice, dato che non sono mai state previste nel film.

“E ora fai silenzio!”

Attirata dalle urla, la Regina Rossa si avvicina e, quando alza la testa, guarda Alice con fare interessato. Chiaramente, perché la sua mente è diabolica, non collega la ragazza enorme con quella che sta cercando per via della sua amata cioccolata.

“Oh, ma... questa cosa mi ricorda un qualcosa a proposito di una bambina e di una grassa pomposa bisbetica vecchia tiranna... mmm...” pensierosa, si gratta il mento.

“Oh, maestà, maestà...” grida il Bianconiglio, credendo di poterla distrarre da Alice. “Non è come pensa! Lei non è Alice!”

“E allora chi può essere?” domanda la Regina, scornata. Guarda la ragazza con fare indagatore. “Sei Shrek, per caso?”

“Io... ahehm...” Alice ci pensa su e poi decide di mentire. “No... in realtà... vengo dal Fantabosco e sono la compagna di Tonio Cartonio.

“Ah...” comprende la Regina, impressionata. “Non guardo più la Melevisione, da quando anche Rosarospa ha lasciato il cast... piuttosto...” riprende a guardarla sospettosa. “come ti chiami?”

Cercando il primo nome balordo che le fosse saltato in testa, Alice, sovrappensiero, mette un piede proprio sopra il riccio che aveva liberato e lancia un ululato simile a quello di un licantropo. “Porcazozzaschifosaschifidamiseriaccialadra!” urla.

“Eh? Troppo lungo.” dichiara la Regina, scuotendo la testa. “Ti chiamerò Ehm.”

“Eh?”

“Ehm.” risponde ancora la Regina, trionfante.

“No, ma...” prova a protesta Alice.

“Sì, sì...” taglia corto lei. “Non stare a ringraziarmi... ci penserai dopo che ti avrò fatta vestire con le lenzuola del mio letto a sei piazze.”

Si volta e se ne va, mentre il Bianconiglio decide che è l'ora di farsi vedere dal cardiologo: se continua così, finirà per farsi ricoverare anche lui.


Anche se non è il suo turno, mi pare il minimo spendere due parole per la Regina Bianca che, poverina, sono tre capitoli che viene nominata e mai presentata. Ma partiamo dal principio, sorvolando sul fatto che Anne Hataway stava per fare causa all'autrice per averla nominata senza aver mostrato il suo viso.

Dopo essersi svegliato dalla pennichella, Jack Bauer, grazie al suo incredibile fiuto, capisce di dover andare ad avvertire la povera Regina Bianca che, sicuramente, sarà in pensiero per la sorte di Alice che non è ancora arrivata al suo cosiddetto palazzo.

“Potrebbe preoccuparsi!” pensa, perspicace come al solito. Così si fa i suoi tanti bei chilometri di corsa, fino ad un luogo etereo, bianco come la fabbrica del latte.

Dentro, vi sono tante signore tutte bianche e stanno tutte attorno ad una signora dai capelli bianchi – come loro d'altronde – le sopracciglia molto alte e nere, le labbra e le unghie nere, tipo darkettona, per fare pendant e spezzare il troppo candore. È anche vestita di bianco, cosa che tutti troviamo abbastanza strano.

Tutte queste signore bianche girellano per il cortile e quella con le sopracciglia e le labbra nere si guarda intorno, tiene le mani alzate e fa pendere le mani, come se fossero troppo pesanti, tanto che ci si chiede perché non le tenga lungo il corpo, cosa che la farebbe stare molto più comoda.

Siamo nell'ospedale psichiatrico di Mondodisotto, dove la Regina è rinchiusa da quando la sorella è riuscita a buttarcela, dopo aver falsificato documenti su documenti e dato la mazzetta al direttore dell'ospedale. In realtà, le cure le servono, anche se aveva corrotto il primario di psichiatria per rimanerne fuori: deve guarire dalla sindrome delle “mani cascanti”, unita dalla più grave patologia “egoismo cronico camuffato da bontà esagerata”.

“Ma avete parlato con gli alberi?” chiede, come una che sia cascata ora ora dalle nuvole.

“Sì, sì... non ti preoccupare.” dice una delle signore bianche, con condiscendenza, che poi non è altri che la sua infermiera, anche se lei pensa che sia la sua dama di compagnia. “Perché non andiamo dentro, però? Devi prendere le tue pillole, Miranda. E poi lo sai cos'ha detto il dottore.”

“Allora dovreste parlargli con più dolcezza.” risponde lei, che non ha capito niente di ciò che le è stato detto, tanto è presa dal suo mondo fatato e immaginario. “Quando è orario di visite?”

“Certo, certo.” l'infermiera la prende per il braccio, con delicatezza, perché ha paura di risvegliarle qualche crisi psicotica. “Dai, vieni, lo sai che non puoi saltare le tue medicine.”

“Oh, ma io non ho voglia di prenderle!” ribatte capricciosa la Regina Bianca.

“Ehi, Miranda... abbiamo visite.” un'altra infermiera porta un cane al guinzaglio e le sorride radiosa, in modo molto più tranquillizzante della prima che, invece, è sparita all'interno.

“Gil Grissom!” esclama gioiosa la Regina, correndo verso di lui, senza smettere di tenere le mani pendule e le braccia piegate.

“Jack Bauer.” la corregge il cane, cercando di mantenersi il più calmo e rispettoso possibile nei confronti della sua Regina: detesta che lo chiamino come altri segugi, molto meno eroici di lui.

“Sì, certo, certo...” lei annuisce, con dolcezza estrema, ma non lascia mai cadere quelle mani in grembo. “Ma cosa vuoi dirmi, caro Horatio?”

“Jack Bauer.” ripete il cane.

“Sì, lo so... puoi anche smetterla di ripeterlo, sai?” risponde lei, stizzita. Ma poi si accorge di cosa ha fatto, torce il polso in un movimento elegante, si passa la mano davanti alla bocca come se avesse fatto un ruttino e poi riprende a sorridere teneramente: “Allora?”

“Alice non viene qui. È al castello della Regina Rossa.”

La Regina Bianca sbatte gli occhioni, facendosi incredula. “Oh, dalla mia sorellina?” chiede, ma tanto lo sa benissimo che la Regina Rossa è la sorella maggiore. Le piace tantissimo dare diminutivi graziosi a tutti, soprattutto quando li odia per averla rinchiusa in quell'ospedale dove tutti sembrano volerla imbottire di psicofarmaci. “E allora?” vuole sapere, dato che non capisce manco lei dove stia il problema.

“Doveva venire qui!” protesta il cane.

“E perché? La spada tanto ce l'ha la mia sorellina... venire qui sarebbe stata una gran perdita di tempo... sai che palle, poi, la trama. Ups...” ricordando di torcere un po' il polso per dare movenze eleganti alla mano, se la porta ancora una volta davanti alla bocca: ha detto una parolaccia, non è da Regine del Bene per bene!

“Quindi?” chiede Jack Bauer. “Non facciamo niente?

“Eh, no...” risponde lei, soave, sbaciucchiandogli il muso e facendogli i grattini dietro le orecchie (intanto Jack Bauer si stende sulla schiena per farsi accarezzare la pancia). “Facciamo finta di niente, finché possiamo... tanto è sua la patata bollente. Io riavrò il mio regno, la mia corona e il mio cioccolato! Sono così buona!” sospirando, la Regina Bianca si alza e corre verso l'interno della struttura ospedaliera. “Le mie pillole!”




Risposte alle recensioni:


Angel666: e dopo Johnny... Anne Hathaway nel reparto di psichiatria! Nei prossimi capitoli vedremo come ci è finita, povera Regina. XD Effettivamente, sì, neanche a me piace Mia, basta guardare come la descrivo! Alla prossima!


brokendream: niente film? Hai risparmiato dieci euro in favore un film più promettente! :P Giuro, ho odiato Tim Burton per avermi rovinato Alice! XD Spero che anche questo sia di tuo gradimento. >.<


Infine, voglio ringraziare coloro che hanno inserito la storia tra le loro preferite: Angel666, brokendream e Sweet_Nightmares.

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Capitolo 5
*** Baciami, stupido! ***


Capitolo 5.

Baciami, stupido!



Alice è stata vestita con tende, lenzuola e tovaglie di tavola, più qualche asciugamano e un po' di tulle. È nella sala del trono del palazzo della Regina Rossa che ha preso Miss Piggy, sì la moglie del povero Kermit, morto in capitolo due per decapitazione, come sua schiava e la usa come poggiapiedi. Alice, invece, è stata messa su una sedia da regista perché avevano finito quelle regolamentari tipiche della sala del trono.

“Bis, nessuno sta più in alto del re.” dichiara la Regina.

“Ma io sto bene in piedi.” risponde Alice, che non capisce.

“Tesoro...” la Regina fa un sorriso sornione. “quando io ti dico che devi sederti, DEVI SEDERTI!”

Alice sussulta e, ben ricordando – ma anche no – il brutto carattere della Regina Rossa, decide di fare come dice e si siede sulla sopracitata sedia da regista. “Ah, giusto per farti sapere che ci sono anche Pinco Panco e Panco Pinco... vuoi vederli all'opera come buffoni di corte?” domanda ancora la Regina.

“Io... no, non ci tengo.” risponde Alice, seria.

“Già... sono pessimi.” ammette la Regina, annoiata. “Ma che rimanga tra noi. Mio marito crede che mi diverta un mondo con loro.”

“Il Re di Cuori?”

“No.” replica la Regina, indignata. “Tim Burton.”

Alice annuisce, seria, ma anche perplessa, tanto, come al solito, non capisce.

Giusto perché altrimenti non succederebbe nient'altro, alle spalle della Regina arriva Stein che rimane ammandrillato dalla bellezza della nostra eroina. Terence Hill rivendica il diritto sul rimanere “ammandrillati”, ma l'autrice lo imbavaglia.

“E chi mai sarebbe quella gnocca?” sbotta, intanto, il Fante di Cuori, con grande finezza.

“Si chiama Porcazozza-qualcosa, ma per comodità la chiamiamo Ehm.” risponde la Regina, che non ha per niente notato la bavetta che scende dall'angolo della bocca di Stein. Alice lo guarda e cerca di reprimere una smorfia di disgusto. Insomma! Quel coso con un cuore di carta sull'occhio è un perfetto sconosciuto, mica Johnny Depp!

“Ehi, ma... dov'è Johnny?” esclama, ricordandosi improvvisamente il motivo per cui si trova su una sedia su cui non c'è manco scritto il suo nome.

“Oh, sì... facciamolo entrare!” la Regina batte le mani e le porte della sala si aprono, rivelando il Cappellaio Matto, legato come un salame, una camicia di forza e diverse catene; due guardie lo trasportano perché non ce la fa a camminare da solo, giustamente.

“Bene, caro, allora...” la Regina si passa una mano sul mento. “Che tipo di servigi mi puoi offrire, perché io ti lasci andare libero per il castello ad aiutare Alice a trovare la Sacra Granata così che mi possano pure sconfiggere? Perché sono una volpona: tu sei uno di quelli che, pur essendo pazzo, riesce a resistere ancora al mio strapotere. È chiaro che ti darò un posto di prestigio, se riuscirai a lusingarmi. Tanto... è inutile che ti chieda di Alice... non mi dirai mai che è accanto a me e che fa finta di essere la mia favorita per pugnalarmi alle spalle...”

“E allora perché la tiene al suo fianco e non le fa tagliare la testa?” vuole sapere il Cappellaio, dubbioso. Alice, intimamente, ringrazia.

La Regina alza gli occhi al cielo e arriccia le labbra. “Mio marito non vuole.”

“Ma chi?” domanda il Cappellaio. “Il Re di Cuori?”

“Ancora con 'sto Re di Cuori!” sbuffa la Regina. “Oh, insomma! Quali servigi puoi rendermi?”

“Ehm...” il Cappellaio ci pensa un po'. “Potrei... fare la Paranza! Sono sempre stato un campione in questa disciplina...”

Alice sospira, ma tanto nessuno se ne accorge, Stein sta ancora con la bavetta e la Regina scuote la testa.

“No, no, no. Così non va bene. Andiamo, ti do un indizio: c'entra col tuo mestiere.”

Il Cappellaio non capisce. “Non so... lei è troppo intelligente per me.”

“Grazie, sì...” risponde la Regina, guardandosi le unghie e fingendo indifferenza. “Sono un genio del male, per forza...”

“Ha proprio una bella testa.” annuisce il Cappellaio, serio serio; poi appare una lampadina dietro la sua testa. “Ehi, ma ho detto testa? Ma certo! Il mio mestiere! Io faccio cappelli! Quando facevo il Cappellaio per la Regina Bianca, facevo un sacco di cappelli... potrei ricominciare!”

Ma la Regina balza in piedi. “Non parlare di quella pazza di mia sorella!” grida. “Da quando sono riuscita ad infilarla in quell'ospedale psichiatrico... ho finalmente potuto prendere tutto! Mi chiamano Giovanni Senza Terra. E mamma... mamma ha sempre preferito Riccardo a me!” si infila il pollice in bocca e lo usa come se fosse un cuccio per neonati, mentre porta l'altra mano sull'orecchio, in una perfetta imitazione del principe Giovanni.

“E se fossi meno matto... le assicuro, potrei farle dei cappelli più belli di quelli che facevo a...” Alice fa cenno di non dirlo, ma, ancora una volta, nessuno se ne accorge. Comunque, stavolta il Cappellaio ha capito: “Insomma, sì... le farò dei bei cappelli, signora Regina. Lei ha un testone importante...”

“Quand'è così... mettiti al lavoro.” risponde la Regina, che è andata in brodo di giuggiole.

“Beh, sì... se mi slegasse, riuscirei a farlo meglio, il mio lavoro.” ribatte il Cappellaio. “Ehi, ma come sono poco matto, in questa scena... anzi, diciamo pure che il vecchio Tim mi ha dato delle battute così poco... consone al mio personaggio...” scuote la testa, pensieroso, poi alza di nuovo la testa: “Lei sa perché ho smesso di festeggiare i miei trecentosessantaquattro non-compleanni?”

“Si vede che mio marito...”

“Ma il Re d...”

“NON E' IL RE DI CUORI!” taglia corto la Regina.

Alice sospira, mentre dice addio al timpano destro, ma intanto sbatte gli occhioni: il suo Johnny è affascinante anche se non fa il matto. Presto sarà suo e, se non in questo film, almeno nel sequel! Ma il Cappellaio è depresso, se ne frega delle improbabili scene romantiche tagliate dal film e di un possibile sequel... nessuno si è accorto che la sua depressione è dovuta proprio alla mancanza del consueto festeggiamento del suo non-compleanno.

“Cappellaio?” lo chiama Alice, ma nessuno si accorge dello strano scambio di sguardi che c'è tra loro, né il fatto che abbia parlato: Stein è troppo occupato a guardarla e a farsi venire in testa strane idee, la Regina sta immaginando quanti cappelli avrebbe potuto indossare in un colpo solo e la corte serve solo per figura e per fare la spia solo in determinate occasioni del tutto improbabili.

Ma non perdiamoci in inutili chiacchiere. È l'azione che il pubblico vuole e, se il pubblico vuole l'azione... mi dispiace, non l'avrà.

Non lanciate pomodori, per favore. Non è colpa dell'autrice, o meglio, non tutta sua.

Seguiamo, quindi, Alice, che cammina per il giardino come un'anima in pena senza arte né parte. Sta cercando disperatamente il cappello del Cappellaio, dato che ha tutta l'intenzione di riportarglielo.

“E così...” ammette a voce alta, in modo tale da non voler far destare sospetti su di sé. “potrò dare quell'agognato bacio a Johnny.” sospira, mordendo il labbro inferiore, con aria sognante. Nel mentre, incontra quel riccio che aveva tentato di liberare nel capitolo scorso. “Oh, ma... mica hai visto il cappello del Cappellaio?”

“Fuochino.”

Alice si gratta una guancia. “E che vuol dire?” chiede, dato che il suo livello di intelligenza è inversamente proporzionale alla testa della Regina Rossa. Continua a camminare.

“Acqua. Acqua.” le fa eco il riccio.

“Ah! Ho capito! Mi piace questo gioco!” esaltata, Alice svolta ancora.

“Fuochino. Fuochino.”

Alice continua a camminare, guardando per aria, casomai il Cappello stesse fluttuando e fosse non a pochi passi da lei (e dato che è un gigante avrebbe dovuto vederlo subito).

“Alice...” la chiama il riccio. “Perché non guardi un po' più in basso? Lo stai pestando!”

Alice grida e fa un balzo indietro. Il terreno trema, ma non abbastanza perché lo spettatore se ne accorga. “Ah, eccolo!” esclama, tornando a sorridere.

“Menomale, eh!” sospira il povero riccio. “Parola, Alice... fatti vedere da un oculista!”

Alice se ne frega: ha appena ritrovato il cappello di Johnny! Lo solleva e gli sorride come se quello fosse il suo Johnny, gli dà un bacetto e corre dentro, senza ricordarsi di ringraziare il povero riccio che rimarrà dimenticato.

Protezione degli animali? Ci fa un baffo!


Ma cambiamo scena: la Regina Rossa se la sta facendo sotto. Cammina in tondo sul suo balconcino personale e sta scavando un solco. Se non fosse un film per bambini, vedremmo Stein coperto solo da un lenzuolo, rigorosamente rosso, semisdraiato sul letto e con una bottiglia di un qualche liquido strano tra le mani (rigorosamente rosso), facendo finta di ascoltare le elucubrazioni della sua amata *cough cough* Regina Rossa.

“Amore, perché non vieni a letto?” direbbe anche, in uno dei suoi rari momenti di ubriachezza. Ma, essendo questo un film per bambini, sarà vestito fin sotto le orecchie, senza una bottiglia e persino in piedi, ma almeno sta comunque facendo finta di interessarsi a ciò che la Regina ha da dire.

“Senza gli Umpa Lumpa sono niente. Se Alice riuscisse a prendere la spada... sarebbero cavoli amari e non dico di peggio perché siamo a Rating Verde!” esclama.

“Già... già...” risponde Stein, che non può neanche scaccolarsi per amor di decenza. Intanto il Bianconiglio si addentra furtivo nelle stanze della Regina che, come certamente farebbe qualunque genio del male, tiene la Ziaprofezia sopra un tavolino sorvegliato da delle scimmie col cervello di gallina, ma probabilmente anche loro seguaci della Regina Bianca.

“Perché io sono così brutta e mia sorella è così... così... Anne Hathaway?” sospira, intanto, la Regina Rossa.

“E' stato il vostro truccatore, maestà.” le ricorda lui.

Lei risponde con una smorfia stizzita. “Puoi evitare di ricordarmelo?”

“Io stavo solo rispondendo alla vostra domanda, mia amata.”

Le si avvicina e le para giustamente la visuale. Le scimmie urlatrici che sono a guardia della Ziaprofezia, intanto, non fanno il loro lavoro e lasciano che il Bianconiglio se la svigni con la pergamena e lasci soli i due colombi a pomiciare. Tensione? No, stiamo tutti bene. Ma... chi ha avuto bisogno di quel defibrillatore?

“Ma io...” risponde, intanto, la Regina Rossa. “Facevo solo la domanda retorica per farmi dire che io sono più figa.”

“Ah, giusto...” Stein comincia a preoccuparsi e si guarda intorno. “Ehm...” sospira.

“Che ne dici...” la Regina Rossa si accuccia di più al suo Fante prestante, dato che non ha capito che non era per mancanza di parole che Stein stava dicendo “Ehm”, ma perché stava sospirando il nome della favorita della Regina. “Se... mettessimo in pratica quello che non si può dire per via del Rating Verde?”

“Se proprio devo...” sospira Stein, cercando di strappare la scena e di cambiarla il più in fretta possibile. La Regina non può protestare proprio per questo motivo e noi ci spostiamo nella stanza dove il Cappellaio sta facendo i cappelli.

“Cucù!” esclama Alice, tutta allegra, tenendosi le mani, strette intorno al Cappello, dietro la schiena, in modo da fargli una ulteriore sorpresa.

Il Cappellaio fa finta di non vederla. Continua a guardare i cappelli, come se il suo mestiere fosse fare il Guardacappelli e non il Cappellaio.

“Ho detto” ripete Alice, innervosita da tutta quell'indifferenza: “Cucù!”

Il Cappellaio la guarda solo per un secondo, poi torna alla sua occupazione.

“Johnny?” Alice comincia a pensare che il suo amato cominci a soffrire di sordità o cecità. Stringe più forte il cappello, quando lui alza di nuovo gli occhi verso di lei e sente il suo cuoricino riempirsi di forti emozioni che non descriveremo perché questa è solo una parodia.

“Mi dispiace.” dichiara. “Non parlo coi giganti che non conosco.”

“Ma sono Alice!” ribatte lei, indignata. Mette il broncio e sbatte gli occhioni. “Non ricordi più la tua Alice?”

Il Cappellaio posa il cappello. “No, non ricordo di aver mai posseduto alici in vita mia.” risponde. “E, ora, posso continuare a lavorare?”

Alice diventa rossa come un peperone. “Senti... non ho tempo per queste cose... io... Johnny... io sono qui... per... per... per restituirti il tuo cappello!” e glielo porge. Lui guarda il cappello con indifferenza.

“Grazie.” risponde.

“Ma che ti prende?” Alice è preoccupata: perché il suo Johnny fa finta di non conoscerla?

“Sto facendo il mio lavoro.”

“Girare una manovella?”

Alice guarda dubbiosa lo strano attrezzo che lui ha cominciato a maneggiare due righe fa e l'autrice lo specifica solo adesso perché poi si perdeva la suspense. Il Cappellaio si ferma subito, come folgorato da un fulmine. E subito dopo comincia a picchiare la testa sul tavolo.

“Perché? Perché?” continua a ripetere, in tono piagnucoloso. Alice è sempre più preoccupata: se continua così, il Cappellaio si spaccherà il suo viso perfetto!

“Perché che cosa?” chiede, fermandolo. Lo costringe a voltarsi verso di lei e gli prende il viso tra le mani. Il suo cuoricino trema: sta per dare un bacio al suo Johnny, se lo sente, per tutti i cappelli di Mondodisotto!

“Perché una gallina attraversa la strada?” domanda lui, tra le lacrime.

Alice si morde il labbro. “Non lo so.”

“E allora perché sei qui?”

“Perché...” Alice tira un profondo respiro. “Perché dovremmo baciarci!”

Lui scuote la testa, disperato. “No... io non posso baciarti.” esclama, altrettanto disperato.

“E perché?” la ragazza fa una smorfia disgustata: non era così che doveva finire!

“Ho l'herpes!” ammette lui. “Ehi, ma... tu somigli ad Alice!” si accorge. E lei pensa che ci sia ancora una speranza, alla faccia dell'herpes!

“Sono Alice! Sono un po' più grossa, ma sono io!”

“Ah...” risponde lui. “Ok.” e si libera delle sue manin... *cough cough* manone delicate. “Io torno al lavoro.”

“No!” Alice lo trattiene e se lo tira di nuovo davanti. “Io sono qui solo per un bacio!”

“Ma io ho...”

“L'herpes!” sbotta Alice. “Al diavolo l'herpes e il contagio! Io sono pronta!”

Allunga le labbra, ma il Cappellaio si infila il cappello che lei gli ha riportato. “Almeno adesso mi somiglio di più, non trovi?” chiede, ma non riceve una risposta, perché la voce squillante della Regina lo distrae. Alice impreca ancora contro i Puffi.

“Alice!” la richiama il Cappellaio, mentre lei fa per andarsene. “Aspetta, se no il film non finisce! La Sacra Granata è qui nel castello!”

“Ma va'!” risponde lei, andandosene, tutta inviperita e scornata. Adesso avrà un bel daffare a ricercare quella granata, anche se non gliene importa niente, dato che non ha nessuna intenzione di tagliare il cioccolato.

Trova Pinco Panco e Panco Pinco a guardia di una porta, che decidono di portarla di comune accordo dal Bianconiglio, anche se non sono mai d'accordo su niente. Chiaro?

Tanto per la cronaca, il Bianconiglio sa dove si trova la Sacra Granata.

“Buon per te.” risponde Alice, come la maggior parte delle persone sedute in sala. “Io devo salvare il Cappellaio, non ho tempo per queste sciocchezze! Dobbiamo ancora girare la scena del bacio!”

“Veramente... sarò io a salvare il Cappellaio!” dichiara il topolino, puntandole contro il suo fido spillo. “E poi ci farò anche una scena bollente, alla faccia tua!”

Alice corruga la fronte. “Eh, no! Io e lui ci siamo quasi baciati! E poi...” lo guarda e mostra una faccia disgustata. “Non sei il suo tipo.”

Il topolino si posa le zampe anteriori sui fianchi. “E che ne sai dei suoi gusti, eh?”

Alice sbuffa. “Ne so molto più di te.”

“Ah ah ah.” ribatte il topolino, sarcastico. “Ma se neanche ti ricordi chi siamo!”

La ragazza, dato che non ha come rispondere per le rime, si mette a fare le boccacce.

“Oh, insomma!” grida il Bianconiglio. “La Sacra Granata si trova nella tana dell'orso-cane.”

“Embè?” domanda Alice, che non capisce il perché debba venirlo a sapere anche lei. Il Bianconiglio si nasconde il volto tra le zampe.

“Siamo rovinati.” dichiara. “Alice...” solleva di nuovo lo sguardo su di lei. “Devi prendere la Granata. ORA!”

“Ok... ok...” replica lei, annoiata. “Ma quante storie! Tu!” guarda il topolino con fare minaccioso. “Dammi l'occhio dell'orso-cane. A qualcosa mi servirà pure, dopo che gliel'hai cavato!”

“No. L'occhio è mio! Se lo vuoi, dovrai battermi a scala quaranta!”

“Non posso. Qui ci sono solo carte rosse.” le fa notare. “Dai, dammi l'occhio e non fare storie.”

“Giammai! Piuttosto mi cavo i miei, di occhi.”

Ma Alice gli strappa i baffi e, per la disperazione, il topolino corre via, lasciando tutti i suoi averi perché “i suoi ammiratori non possono vederlo in quelle condizioni”. Soddisfatta di se stessa, Alice prende l'occhio e si dirige...

“Dove devo andare?” vuole sapere, dato che si è già scordata.

“Seguimi.” esclama il Bianconiglio. “I colori sono magiciii.”

“E due.” sospira Alice.

“Due che?” domandano in coro Pinco Panco e Panco Pinco.

Alice si gratta la testa, improvvisamente colta da una folgorazione: “Non è che... insomma, poi ci vede qualcuno che potrebbe insospettirsi?” chiede, incerta.

“Sciocchezze!” sbotta il Bianconiglio. “Muoviti!”

E così Alice si appresta ad andare alle sue calcagna, per trovare la tana dell'orso-cane. Purtroppo – e stavolta c'è persino un purtroppo – la strada non è sgombra: nei dintorni passa Stein che, dopo essere riuscito a sfuggire dalle smancerie della Regina Rossa, adocchia la sua adorata Ehm e la sbatte contro un muro, del tutto incurante che lei stia seguendo un coniglio bianco.

“Ehm.” esclama, talmente folgorato da lei che non si accorge che, dietro un portone, c'è una delle dame di corte che si sta gustando tutta la scena, aspettando quella piccante. “Sei una stragnocca. E una stragnocca dovrebbe stare con uno stragnocco, non trovi?”

“Oh, hai ragione.” risponde Alice, convinta.

“E allora baciami!”

“No, io avevo in mente altro.” ammette, senza rammarico.

“Baciami.” Stein allunga le labbra.

“Ehm... il rating...” gli ricorda lei.

“Non mi importa.”

“La trama?” prova ancora la povera Alice.

“Quale trama?”

Alice fa una strana smorfia: le sta venendo un conato di vomito, non solo perché Stein ha ragione sulla trama. “Non posso!” dichiara, disperata.

“E perché, mia casta pulzella?”

“Perché hai un fiato a dir poco pestilenziale!”

Stein si stacca da lei e si posa una mano sulla bocca. “Oh, cacchio!” esclama, disperato. Alza un dito. “Aspettami un attimo, Ehm. Ho dimenticato Daygum Protex!” E corre via, per andarsi a chiudere in bagno e usare lo spazzolino.

Quando non c'è Daygum Protex è sempre un casino, ma ad Alice è andata bene.

La dama di corte è sparita e il Bianconiglio esce dal suo nascondiglio, rivolgendole un gran sorriso.

“Complimenti, Alice! Sei stata grande!”

“Ehm... non è stato molto difficile.” ammette lei, con grande modestia. Poi si tocca alcune ciocche di capelli e, disperata, nota che sono tutti flosci per via dell'alito di Stein. “Credo che non saranno mai più gli stessi.”

Il Bianconiglio sbuffa. “Alice... è tardi...” indica l'orologio.

“Ma quello va avanti!” replica lei.

Il Bianconiglio guarda l'orologio e lo getta via. “Va beh, dai... muoviti!” sbotta. “Che stasera c'è anche la partita!”

“Chi gioca?” vuole sapere lei.

“New Team-Toho! Muoviti!” ribatte il Bianconiglio. Quindi, insieme, vanno fino alla tana dell'orso-cane, dove Alice, dopo aver giocato a fare il giocoliere con l'occhio, questo le cade e rotola fino al suo padrone, il quale, troppo contento di averlo ritrovato, se lo infila e, per qualche ragione ignota, la fa pure entrare nella sua umile dimora senza problemi.

“Scusa se non ti offro niente.” dice. “Ma siamo ancora nemici.”

“Ho capito.” ammette Alice, anche se non ha ancora capito niente. “Ma... dov'è la spada?”

L'orso-cane accenna a qualcosa alle sue spalle. “E' in quel forziere. Ma per aprirlo ti serve la chiave.” e si indica il collo.

“Ah...” Alice osserva il forziere, incurante della chiave. “Sembra molto comodo... posso avvicinarmi?” indica, speranzosa: ha troppo sonno e, anche se è un sogno, dormirà molto volentieri.

“Oh, sì, fai come ti pare.” risponde l'orso-cane, disinteressato, dandole persino le spalle.

“Non tenterai di sbranarmi?” vuole sapere la ragazza. L'orso-cane sbadiglia.

“Non è previsto. E se ti sbranassi, il film finirebbe. E poi dove la troviamo un'altra Alice?”

“Eh... già, un bel problema... allora...” Alice si stiracchia e sbadiglia sonoramente, senza mettere la mano davanti alla bocca. “Buonanotte!” Si rannicchia vicino ad esso e si addormenta come una pera secca.



Risposte alle recensioni:


brokendream: mmm, quindi, pensi che se mettessi questa fanfic a pagamento, me la leggerebbero comunque? XD Magari! Spero che il capitolo sia stato di tuo gradimento. A presto!


Elelovett: grazie, sei davvero troppo gentile. *///*


candidalametta: spero che non abbiano bussato i carabinieri a casa per via degli schiamazzi, allora! XD Spero che questo capitolo sia stato all'altezza degli altri. A presto!


Kikkina90: Anche io credevo di essere l'unica ad aver visto la Regina come la pazza rinchiusa a psichiatria! Appena ha aperto bocca è stata bollata. XD Poi ti dirò, per quel che mi riguarda, "macabro" non è l'aggettivo che darei alla scena del fossato. Mi ha fatto arricciare il naso, più che altro per il disgusto della bava sul piede di Alice che per le teste in quanto teste mozzate. Figuriamoci che ci ho messo un po' a capire "cosa ci facessero lì tutte quelle teste", testuale pensiero! Ho capito solo durante la stesura della fanfiction. XD Alla prossima!



Inoltre, voglio ringraziare Elelovett per aver inserito la storia tra le sue preferite.


E Tigro e Taiga per averla inserita tra le loro seguite.

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Capitolo 6
*** Strani attacchi... d'arte ***


Capitolo 6.

Strani attacchi... d'arte



La Regina Rossa, mentre Alice sta sonnecchiando beatamente insieme ad un mostro che avrebbe dovuto volerla sbranare ma invece non lo fa, prova tanti cappelli. Non è soddisfatta di nessuno e il Cappellaio cela la stizza dietro al nasone di una dama di compagnia. Vorrebbe appoggiarvisi sopra, tipo avvoltoio sulla spalliera, ma il naso cade a terra, rivelando infine che era davvero posticcio e non il risultato di un pessimo trucco di scena.

“Ups...” il Cappellaio chiede scusa a Tim Burton, ma, quando vede che lui alza il pollice, si asciuga il sudore su un cappello che mette sulla testa della Regina. Solo quando delle gocce cadono sulla sua copia di Novella 3000, si lamenta: “Un po' troppo umido...”

“Ehm...”

“A proposito di Ehm...” una dama si avvicina a lei e, con fare cospiratore, le rivela che Stein avrebbe voluto pomiciare con la sua prediletta e la Regina Rossa diventa del colore del suo abito. Ma non è perché è arrabbiata: dato che, altrimenti, la sua presenza sarebbe stata inutile, il cappellaio aveva deciso di farsi un tè proprio sotto la sua sedia e la Regina ha funzionato da teiera e si è surriscaldata troppo.

Si alza e comincia a fischiare, mentre del fumo le esce dalle orecchie. Dato che i sudditi sanno che vorrà fare la festa a Stein, lo legano tipo salame e lo fanno penzolare dal soffitto, naturalmente a testa in giù.

“Maestà...” protesta lui, dispiaciuto. “Non è che si potrebbe... ecco... fare la scena in una posizione un po' più comoda?”

“Silenzio!” sbraita lei. “Dopo tutto quello a cui ho dovuto rinunciare per stare con te! Ho rinunciato alla mia carriera e ho anche abbandonato tutti i miei amici, ma adesso basta!” isterica la Regina Rossa si alza in piedi. “Me ne torno da mia madre!”

“Mia Regina, non avete capito...”

“Certo che ho capito! Vai in ufficio e ti fai tutte le tue segretarie! E io, invece? Devo rimanere qui a fare la mogliettina felice col grembiule che accudisce i tuoi figli e ti fa trovare i calzini stirati! Certo, come no! Ma io chiedo il divorzio e... poi... poi ti ridurrò sul lastrico! Ti lascerò in mutande!”

Stein ha un'aria disgustata, oltre che preoccupata. “Maestà, ma che state dicendo?” vuole sapere. “Voi mi ci lasciate sempre, in mutande!”

“Chiudi il becco, o ti faccio saltare la testa!”

“Eh, già meglio.” approva lui, ma poi si rende conto di ciò che ha detto. “Maestà, non fate cose di cui potreste pentirvi! Ehm ha tentato di sedurmi! Non sono stato io!” mente Stein. “Non c'è bisogno di reagire così! E io ho resistito, perché il vostro testone ha la carica erotica di un elefante!”

La Regina Rossa smette per un attimo con la sua parte da casalinga tradita. Lo guarda, sospettosa. “Dici davvero?”

“Certo che dico davvero!” sbottò Stein, punto sul vivo. “Uno a testa in giù potrebbe mai mentire?”

La Regina ci pensa: è chiaro che il suo Stein non l'avrebbe mai tradita, per due buonissimi motivi.

Il primo è che il film, se Stein morisse per mano sua, poi non potrebbe avere i suoi sviluppi.

Il secondo è prettamente egoistico, ma l'autrice lascia intendere ai suoi lettori. A buon intenditor, si dice, poche parole e l'autrice si attiene ai vecchi detti.

“E quindi, come dovrei reagire?”

“Slegandomi?” propone il povero Fante di Cuori.

“Buona idea.” ammette la Regina. “Ah, quando lo fate scendere da lassù...” dice ai suoi servitori. “Fate in modo che tagli la testa di Ehm. Capito? TAGLIATELE LA TESTA!”


Alice, intanto, si sveglia, forse proprio per lo sbraitare della Regina.

“Ah, che dormita!” esclama, stiracchiandosi. Non ha fatto altro che dormire per tutto il film, ma quasi nessuno se n'è accorto, tranne coloro che sono riusciti a rimanere svegli in sala.

*Balle di fieno che passano in sala*

Intanto è arrivata la maschera a chiedere di non russare troppo forte agli altri, per non disturbare la visione.

L'orso-cane, nello schermo, osserva la nostra paladina. “Però... l'albero genealogico si sta infettando.” esclama, guardando il grosso tatuaggio sul braccio di Alice. “Da' qua! Ci penso io.” ci passa sopra la sua lingua lunga come una cotoletta, sbava sul braccio di Alice che, grata, gli sorride.

“Bene! Adesso siamo pari!”

“In che senso?” vuole sapere l'orso-cane. “Mi hai leccato la pelliccia, per caso?”

“No... ma ti ho restituito l'occhio. Mi pare il minimo che tu potessi fare per ripagarmi, no? Ma adesso che accadrà al tatuaggio?”

“Niente... sparirà. Come se mai fosse servito a qualcosa...”

“Ah...” Alice sembra delusa. “E a me cominciava pure a piacere...”

L'orso-cane fa finta di sbadigliare e, mentre si stiracchia, mettendosi sulle due zampe posteriori, si picchietta la chiave che ha al collo con quelle davanti, per ricordarle che ha una missione da sbrigare. Ma Alice, credendo che quelle siano le chiavi di casa del padrone dell'orso-cane, si alza e fa per andarsene. “Grazie per avermi ospitata.” dice.

“Ma dove vai, stupida?” sbotta l'orso-cane. “Devi prenderla ed aprire il forziere!”

Alice corruga la fronte. “E perché mai, scusa?”

“Ma perché dentro c'è la Sacra Granata! Non te lo ricordi più? Te l'ho detto alla chiusura del capitolo scorso!”

Alice fa schioccare la lingua. “Vado a ricordarmi lì, io!” sbuffa.

“Su, prendi la chiave!” l'orso-cane le porge il collo.

“Oh, muoviamoci, se no qua la stiriamo troppo.” e così, esasperata, Alice apre il forziere e si ritrova davanti una spada arrugginita. Guarda l'orso-cane con fare scettico. “Dimmi: stai scherzando, vero? È arrugginita! Lo sai che se mi ferisco mi viene il tetano?”

Lui sbuffa. “E quante storie per un taglietto...”

“Quante storie!” ribatte Alice. “Lo sai che non siamo ancora arrivati all'era dei vaccini! E se mi sento male, addio Mondodisotto, diSopra eccetera eccetera.”

L'orso-cane alza gli occhi al cielo. “Quante storie per un po' di ruggine. Non ha mai ammazzato nessuno.”

“Questo lo dici tu!” esclama Alice, indignata.

“Alice, lo sai che con quella spada puoi rompere le catene che tengono prigioniero il Cappellaio?”

Con quella domanda trabocchetto, Alice perde ogni remora e si avventa sulla spada. “Al diavolo il tetano.” dichiara e afferra la spada come Aragorn quando, nel film, Elrond gli porta Anduril perché la impugni contro i fantasmi della montagna. “Almeno morirò con un bacio del Cappellaio!”

E così dicendo, si illumina tutta, tipo Edward Cullen al sole, o Harry Potter quando prende la sua bacchetta con la piuma di fenice per la prima volta. Ehi, ma... che succede? Alice si sta evolvendo?

Vuoi far evolvere Alice?

Alice evolve comunque e torna dentro il castello. Purtroppo, l'interattività di questa fanfiction lascia molto a desiderare.

Nessuno, anche se è ricercata speciale, la ferma e, anzi, vedendola con una spada arrugginita, la fa passare e arrivare pure nella stanza dove è tenuto prigioniero il Cappellaio.

Il topolino, che si è riattaccato i baffi con un po' di scotch, tenta di aprire la catena col suo fido spillone.

“Togliti di torno.” gli intima Alice, sollevando dietro di sé la spada. “Ora vi faccio vedere come combatte un Moltres al livello cento! Ormai sono evoluta e posso farcela!”

“No!” grida il Cappellaio, isterico, balzando velocemente all'indietro. “Per pietà!”

“Lasciami fare, Cappellaio! Dopo ci baciamo!” lo tranquillizza lei.

“Ancora con questa storia!” sbotta il topolino, allargando le zampette anteriori con fare scocciato. “Ma lo vuoi capire che, se ci sarà qualcuno che farà le scene hot con lui, sarò io?”

“Guarda che non fai più ridere!”

Ma una rosa si conficca nel terreno e interrompe lo scambio di battute. Parte la musichetta di rito; un uomo con un mantello nero, una mascherina bianca sul viso e un cilindro fa il suo ingresso, sorride misteriosamente e se ne va dicendo: “ora tocca a te, Sailor Moon”. Nessuno capisce e nessuno sa che cosa sia venuto a fare.

“Ehm, sei in arresto perché sì.” sbotta Stein che è arrivato proprio dietro all'uomo col cilindro.

“Oh, finalmente!” sospira il topolino. “Così finalmente ci togliamo dalle scatole Alice!”

“Alice?” esclama il Cappellaio.

“Alice?!” grida Stein e guarda la ragazza con sguardo famelico. “Ottimo.”

“Alice?” domanda Alice, guardandosi intorno, spaventata.

Ma Stein, che è più furbo di lei, si avvicina minaccioso. E lei, che non ha capito l'antifona, e crede voglia farle altro che non è sicuramente metterle le manette per portarla in prigione senza che opponga resistenza, punta la spada contro di lui, ma indietreggia perché è più ganzo. “La linea è stata ricostruita!” grida. “Combattete per me e riterrò rispettato il giuramento!”

Il Cappellaio alza gli occhi al cielo. “Oh, le battute le sa tutte, ma mai una che sia sua, eh!”

Capisce che, se non fa qualcosa lui, qui ci scappa il morto e, dato che, come ha già spoilerato, non morirà nessuno nel film, si mette tra lei e lui.

“Oh, Cappellaio!” sospira Alice. “Che cavaliere! Non vuoi che mi facciano del male!”

“Se te lo fanno, siamo fritti!” il Cappellaio tira fuori dalla camicia una padella di raggio dieci metri e la spacca in faccia a Stein, che non stramazza perché ha con sé un'arma molto più efficacie: un forno a legna. “Forza, muoviti.” Johnny esorta Alice ad andarsene, mentre il topolino, forte come Maciste, riesce a sollevare una catena dieci volte lui dall'uncino cui era agganciata. Vai a capire i topolini...

“Scappa!” grida il Cappellaio. “Altrimenti non ti bacerò mai!”

Terrorizzata dall'idea, Alice scappa davvero, ma, fuori, ad attenderla, ci sono milioni di carte da gioco in armatura che le puntano addosso le loro lance. Lei, dato che di spade ne capisce quanto Jack Bauer capisce di diplomazia, pensa di poterli sconfiggere tutti, soprattutto quando la accerchiano. Sembrerebbe spacciata e, invece...

Arrivano i nostri!

*Suono di trombe*

L'orso-cane arriva alla carica, sbaraglia un sacco di carte, la issa in groppa e via, verso il castello della Regina Bianca! Tutto nel giro di qualche secondo. Il tempo di leggerlo.

Nel frattempo, il Cappellaio viene catturato. Stein gli punta sotto il mento la spada e lui, con un sorriso smagliante, chiede: “Parlé?”


Ma adesso torniamo ad Alice, la quale arriva, in un non ben precisato modo, fino al castello della Regina Bianca e sfila in un lungo corridoio bianco, ai cui lati ci sono fotografi, giornalisti, ospiti e tutti per ammirare il modello Giuditta, prestatoci direttamente da Benigni, con incorporata la spada che Alice tiene orizzontale perché ha paura di ferirsi e prendere il tetano.

La Regina Bianca si alza dalla poltrona della sua camera e, tenendo le mani bene in vista, le rivolge un sorriso languido.

“Oh, finalmente la Sacra Granata è tornata a casa da mammina sua!” la prende e se la sbaciucchia per qualche minuto, giusto per riempire un paio di righe. “Ah, cara, ma tu devi essere Alice!” esclama. “Aspetta, però, eh. Io e la mia dolce piccola spada abbiamo tanto di cui parlare.”

La posa tra le mani della stessa armatura che era scappata nel flashback del Cappellaio e ci discorre per un paio d'ore, quindi, dopo le consuete pillole di quell'ora, la Regina Bianca si alza e sorride ad Alice.

“Cara, ma sei enorme!” esclama, con grande tatto.

“Un po'... ho mangiato troppo tiramisù.” spiega Alice.

“Ah...” sospira la Regina, scuotendo la testa. “Ti capisco! Io me ne farei portare una vagonata, ma da quando sto qui dentro... vieni, cara...” le porge una mano. “ti porto nelle cucine, vediamo un po' se riesco a farti dare qualcosa...”

E così si dirigono alle asettiche cucine, dove il Leprotto Bisestile è stato preso da poco come cuoco. Dato che deve preparare coperti per un esercito, è parecchio stressato e lancia a destra e a manca tutto quello che gli capita a tiro, pure la zuppa che finisce in faccia ad Alice. In realtà era diretta alla Regina, ma lei si era accorta del suo arrivo e, galleggiando come una papera, riesce a schivarla con la leggiadria che le compete.

Alice è piuttosto contrariata, anche perché sembra che in questo film capitino tutte a lei. Comunque, con una zuppiera in testa a mo' di elmetto, si ferma di fronte ad un tavolo e solo allora decide di togliersi l'armamentario di dosso, anche perché, se il Leprotto avesse voluto lanciare qualcos'altro, l'avrebbe già fatto.

“Allora...” la Regina Bianca si guarda intorno.

“Scusa, ma perché non abbassi mai le mani?” domanda Alice, assaggiando la zuppa che cola dai suoi capelli flosci per via dell'alito di Stein.

“Perché mi dà un'aria misteriosa ed eterea.” risponde la Regina, sorridendo estatica. “Ah, ecco... grugno di porco...” ne prende uno e lo butta dentro un'ampolla. “Carta moschicida usata” e giù, nell'ampolla. “Urina di yak, numero di ossidazione dell'elio... e...” dopo aver sorriso sorniona, con grande finezza, sputa; mescola il tutto. Infine, porge il mestolo ad Alice. “Bevi finché è caldo.”

Alice guarda il liquido nero-verde che gorgoglia sul mestolo e fa una smorfia preoccupata. “Sei sicura che...”

“Bevi!” sbotta la Regina Bianca. “Mica posso stare col braccio appeso tutto il giorno, eh! Devi tornare della tua statura!”

“Ma... non posso stare così?” insiste Alice, che, di bere quel liquido sul quale galleggia uno scintillante cartello “pericolo di morte”, non ci pensa manco morta.

“E il Cappellaio, quando lo baci?” vuole sapere la Regina.

“Ok.” Alice chiude gli occhi, si tappa e il naso e, per amor della trama, ingurgita il terribile composto. Un attimo dopo, dopo essersi contorta ed aver sbavato come una bestia, torna alla sua statura e la Regina la aiuta a rialzarsi.

“Su, cara... adesso andiamo a cambiarci. Ci aspetta una visita importante!”

Sul volto di Alice si allarga un sorriso a trentadue denti.

“Il Cappellaio?”

“No... di più.” afferma la Regina, esaltata.

“Mi stai dicendo che...” Alice si guarda intorno, sgranando gli occhi. Abbassa la voce e guarda la Regina Bianca. “Brad Pitt...”

“Ma no, tesoro! Di più!”

“Jude Law?” prova ancora Alice.

“Macché! Anche di più!”

Ormai Alice è al limite. “Robert Downey Junior?”

La Regina scuote la testa e sorride. “Vedrai.” promette.

E così la conduce fino ad un giardino dove, seduto in mezzo ad una fontana e una grossa canna fumaria al posto della pipa, c'è il Brucaliffo.

“Mi avevano fatto capire che c'era uno belloccio qui...” esclama Alice, piuttosto contrariata. Ma il Brucaliffo, inglese di nascita e freddo per vocazione, si limita a fissarla con sguardo annoiato. “Insomma, che dovevi dirmi?”

“Sai che giorno è domani?”

Alice ci pensa, ma proprio non ricorda. “Non so... giovedì?”

“No.”

“Allora sarà venerdì, proprio a scassare.” replica lei.

“But no too.” risponde il Brucaliffo, inglese come sempre. La traduzione, come i più colti avranno capito, è: “ma anche no”. “Domani è il giorno dello Spassospassosissimo, carina. Dovrò regalarti un calendario. Ne ho uno Pirelli niente male... è vecchio, eh, ma sai...”

“Magari può interessare lo Stregatto...” gli fa sapere Alice, ricordando il conturbante gatto astratto. Il Brucaliffo sbuffa fumo come una ciminiera.

“Me l'ha regalato lui e io non so che farmene. Sto cercando di appiopparlo a qualcuno.” confessa.

“Ah...”

“Comunque, tornando a noi” taglia corto il Brucaliffo. “sai che succede il giorno dello Spassospassosissimo?”

Alice ci pensa su e poi, con un sorriso smagliante, chiede: “C'è trippa?”

“La trippa sta di sabato.” risponde il Brucaliffo.

“Allora gnocchi.”

“Giovedì gnocchi.”

“Eh, ma allora!” sbotta Alice. “Che cosa succede domani?”

Il Brucaliffo sospira una voluta di fumo. “Domani dovrai tagliare la cioccolata. Ti senti pronta?”

“Per niente.” ammette Alice, rammaricata. “Non posso tagliare la cioccolata con una spada arrugginita! Poi non si potrà più mangiare.”

Il Brucaliffo alza le spalle, incurante. “Nessuno di noi mangia la cioccolata e no, non me ne frega se, magari, qualche capitolo indietro è stato detto il contrario. Qui nessuno vuole andare a rileggere! La cioccolata non ci piace neanche. Ai cani fa male... e, va beh... la devi tagliare solo per far spregio alla Regina Rossa. E poi Willy Wonka tornerà alla fabbrica eccetera... la storia ti è già stata raccontata. Vai a riguardarla, se proprio ci tieni.”

Alice tenta l'ultima carta: di leggere non ha voglia e non vuole tagliare cioccolato con una spada, soprattutto se è arrugginita. “Ma io non sono Alice.” esclama. “L'hai detto tu.”

“Davvero?” il Brucaliffo preferisce fare lo gnorri. “Non mi ricordo.”

“Bello arteriosclerotico pure te, eh?” lo schernisce Alice. Lui sbuffa altro fumo e, sollevando un paio di dita di una delle sue tante zampe per farle un gesto che non inquadreremo nei minimi dettagli per via del Rating, ma, come al solito, a buon intenditor poche parole, svanisce in una nube bianca.



Risposte alle recensioni:


Elelovett: questo, secondo i miei intendimenti, dovrebbe essere il penultimo, sempre che riesca a scrivere tutto ciò che rimane in un unico capitolo. Magari potrei arrivare persino a scriverne un ottavo. Per adesso, preferirei poterla finire al prossimo, perché potrei anche esaurire le idiozie. XD Sono contenta, comunque, che continui a piacerti. Spero che anche questo sia stato di tuo gradimento. ^^


Tigro: l'ho detto io che dovevo far pagare per far leggere questa fic! XD A parte scherzi, grazie a te per aver recensito. A presto! ^^


amelia spicer: le risate fanno sempre piacere. XD speriamo di continuare così!


candidalametta: spero che tu abbia ricevuto la mia e-mail (col form “contatta” non so mai se arrivano o meno XD). Ne approfitto comunque per ringraziarti di nuovo pubblicamente per la recensione. ^^ A presto!



Inoltre, voglio ringraziare amelia spicer e _Pan_ per aver inserito la fic nei loro preferiti.

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Capitolo 7
*** Il piano dello Stregatto ***


Capitolo 7.

Il piano dello Stregatto



Nello scorso capitolo ci siamo lasciati con Alice che parlava col Brucaliffo. Ma cosa è capitato nel frattempo, al castello della Regina Rossa? Qualcuno che si dispera per la fuga di Alice? Qualcuno che va a cercarla?

No: la Regina propone di tagliare la testa al toro, anzi, al Cappellaio Matto, per consolarsi un po', anche se domani... è il giorno dello SpassoSpassosissimo, c'è trippa e Alice deve tagliare quella benedetta cioccolata. Probabilmente, lei pensa che uccidendo i suoi oppositori, anche il giorno dello Spassospassosissimo arriva, non sarà spassoso se non per lei.

E cosa fa il Cappellaio Matto, intanto? È chiuso nelle segrete del castello, nella cella a fianco a quella in cui vengono tenute prigioniere Teri e Kim Bauer, la moglie e la figlia di Jack Bauer il cane che, bel bello, se ne sta a crogiolarsi alla luna che illumina il bianco castello della Regina Bianca.

Il nostro Cappellaio guarda il suo cappello e, tristemente, ripensa ai suoi non-compleanni perduti, al tè che non potrà trangugiare e alle tante altre cose che si potrebbero pensare in punto di morte, come per esempio: perché una gallina attraversa la strada?

A interrompere le sue filosofiche meditazioni di condannato a morte, arriva lo Stregatto, perché la Regina è un'idiota e non pensa che delle guardie potrebbero essere utili per dei prigionieri. Ma dopotutto, cerchiamo di capirla: a che mai potrebbero servirle, con un gatto evanescente?

“Ma che bel cappello che hai!” esclama, con la sensualità che lo contraddistingue.

“Grazie.” risponde il Cappellaio, mantenendosi sulle sue.

“Certo... è triste che tu sia qui... un Cappellaio così affascinante... nel braccio della morte... ah, com'è triste la vita!” continua lo Stregatto, muovendo un dito sul cappello e facendolo scorrere lungo il suo profilo. “Forse, hai un ultimo desiderio?”

“Sì!” annuisce il Cappellaio. “Vorrei due tappi per il naso, come Roger Rabbit, quando l'hanno incastrato e poi, magari, parlare croato, per andare in Corea.” ma poi si interrompe, quando vede lo Stregatto rivolgergli occhiate conturbanti. “Ma forse a te non interessa il timballo di mio zio Gregory...”

“Chi è Gregory?” domanda lo Stregatto.

“Gregory House. Lo conosci, per caso?”

“Mai sentito nominare.” e, facendo le fusa, il gatto sorride e gli si fa più vicino, per accarezzargli la punta del naso con quella della cosa. “Ma... nient'altro?”

“Fammi pensare...” il Cappellaio sorride. “poter indossare il mio cappello durante l'esecuzione!”

“Ah...” lo Stregatto è deluso e la sua coda si stacca da lui. “Peccato.”

“Peccato cosa?”

In nome del rating, il gatto risponde, pronto: “Mi sarebbe piaciuto tenerlo per me, il tuo bel cappello.”

Il Cappellaio, quasi offeso, dato che non ha capito, scosta il cappello lontano dalle avide zampe dello Stregatto. “E' un'esecuzione, un avvenimento che capita una volta nella vita e vorrei non perdere il mio fascino, se non ti dispiace.”

“Ma non lo perderesti comunque.” gli fa sapere lo Stregatto. “Dopotutto, le tue fans non sono mica interessate al tuo cappello più che alla tua faccia. Probabilmente, una volta che te l'abbiano tagliata, il tuo cappello finirebbe in una discarica e tu sotto vetro nella camera di una di loro. Se tieni così tanto al tuo cappello, forse dovresti affidarlo a qualcuno che ne avrebbe cura...”

Il Cappellaio, accigliato, continua a tenere il cappello a distanza.

“Su, non fare il bambino.” gli consiglia il gatto. “Mi piacerebbe tanto poter avere quel cappello. E lo tratterei bene. Lo porterei in lavanderia una volta la settimana, lo spolvererei e gli darei tanti bacini.”

“No!” il Cappellaio si impettisce. “Non puoi dargli i bacini! È vegetariano!”

Lo Stregatto pare pensarci. “Allora potrei dargli dei bacetti!”

“E' a dieta.” risponde il Cappellaio, ricordando i baci Perugina.

“Mi spieghi perché tutta questa passione per il mio cappello?” lo rimbecca il Cappellaio, punto sul vivo.

“E se te lo spiego, dove sta il colpo di scena?”

Il Cappellaio lo ignora. “Io non faccio il bambino!” protesta, invece.

“D'accordo. Allora facciamo così: o il cappello oppure...” lascia in sospeso la frase, ma il suo sorriso malizioso e il fatto che si strusci sulla sua spalla, rendono il Cappellaio quantomai nervoso e, lanciandogli uno sguardo particolarmente spaventato, gli passa il cappello senza battere ciglio.

Lo Stregatto pare deluso. “Oh, finalmente!” prende il cappello e gli dà i bacini. Il Cappellaio fa per protestare, ma lo Stregatto la smette e lo avverte: “Dopo, quando gli spettatori non vedono, ti spiego il piano.”


Perciò è già mattina; nel cortile del castello della Regina Rossa, sono presenti tutti, amici e nemici del Cappellaio, tranne Alice e compagnia che, ancora, sono all'ospedale psichiatrico dove, la Regina Bianca, si sta organizzando per corrompere il primario e falsificare il suo certificato di rilascio.

Insomma, al castello della Regina Rossa ci sono così tante persone che sembra che ci debba essere una partita di pallone, non un'esecuzione. Lei è sul palchetto reale, accanto a Stein e alle dame della corte. Il Cappellaio, intanto, è giù e, tutto allegro e col suo cappello in testa, si avvicina al patibolo.

“Su, facciamo in fretta!” esclama la Regina. “Poi le descrizioni vanno troppo le lunghe e poi il pubblico si addormenta!”

“Ma... un po' di patos, di scene... vostro marito...” prova a spiegarla Stein.

Lei si gira verso di lui. “Il re di cuori?” domanda.

Stein si gratta il capo. “Credevo che vostro marito fosse Tim Burton!”

“Tim...” mormora la Regina. “Mmm... questo nome mi ricorda qualcosa...”

“Forse... vostro marito?”

“Stein?” la Regina lo guarda.

“Sì, maestà?”

“Di' un'altra parola e ti picchio!”

“Vuole schiaffeggiarmi?” domanda lui, preoccupato.

Lei corruga la fronte. “E perché dovrei?”

“Dovrebbe... nel copione originale era previsto” replica stupidamente Stein. “Credo che l'autrice abbia dimenticato la scena. Non che a me dispiaccia, eh.”

“Provvediamo subito.” replica lei, però.

“Ma...”

“Abbassati, Stein.”

Con una smorfia sofferente, il Fante ubbidisce e lei gli tira uno schiaffone capace di rigirare l'orso-cane. “Grazie, maestà.” esclama lui.

“Maestà! Un pacco per lei!” arriva un postino alto tre mele o poco più, con un cappellino bianco come la tutina che li copre fino alla vita e un torso nudo e blu. Porta un pacco molto grande, giallo con un grosso nastro rosso legato in un fiocco sulla parte alta. Sul fianco c'era la classica scritta “fragile”. Dopo aver depositato il pacco sulle sue ginocchia, il postino si dilegua, lasciando tutti molto sgomenti, persino l'autrice che ha avuto un'ideona.

Stein e la Regina si guardano.

“E se fosse un pacco bomba?” domanda Stein, facendo per estrarre la spada. “Maestà, forse dovrebbe aspettare l'arrivo degli artificieri!”

“Ma quali artificieri e artificieri d'Egitto?” sbotta la Regina.

“Ma infatti... io intendevo portare quelli di Mondodisotto!” risponde lui.

La Regina arriccia le labbra. “Quando hai finito di dire sciocchezze, io apro il pacco.”

“Ma...”

“APRO IL PACCO O TI TAGLIO LA TESTA!”

Stein non ha molta altra scelta e, per ovvi motivi, decide di rimanere in silenzio. La Regina scioglie il nastro e apre il pacco che, invece di esplodere, espelle, con grande sorpresa di tutti, il vero Cappellaio, che si mette a ballare il tip tap. Quando ha finito, fa un bell'inchino e tutti applaudono.

“E adesso... le barzellette!” esclama, balzando in avanti, verso la Regina che, al contrario degli altri, non ha trovato l'esibizione poi così brillante. Voi neanche?

Pazienza.

“Regina, lo sa che la sua corte è composta da meri opportunisti, che si attaccano nasi, orecchie, pance... tutti posticci e non si capisce manco perché, dato che lei è un'usurpatrice. Lo sa? Quella tipa laggiù, quella col naso grosso...” la Regina si volta verso di lei e il Cappellaio ne approfitta per afferrare il naso della sventurata, lo tira e lo lascia andare, per fare l'effetto fionda che farla crollare a terra. Per effetto domino, tutta corte cade e rivela ciò che ogni membro ha di posticcio.

La Regina è terrorizzata e guarda Stein. “E tu?” domanda, con gli occhi sgranati. “Tu cos'hai di finto?”

“Niente...” risponde lui, perplesso, palpeggiandosi l'armatura in cerca di qualcosa che possa tradirlo.

“Ma sei sicuro?” ribatte lei, guardandolo sospettosa. “Hai qualcosa di strano...”

“E... e... cosa?”

“Non lo so, finché non mi fai vedere! Spogliati!”

Lui è preoccupato. “Ma... mia Regina... stanno leggendo anche dei bambini! Lei lo sa che...”

“AL DIAVOLO I BAMBINI! SE MI STAI MENTENDO TI FACCIO SALTARE LA TESTA!”

Stein sta per mettersi a piangere. “Non sarebbe più semplice liberare gli Umpa Lumpa e far tagliare la testa alla corte più al cattivo Cappellaio che sta cercando di mettere zizzania tra di noi?”

La Regina ci pensa un po'. “Ok. Mi hai convinto.”

E Stein si passa un fazzoletto rosso sulla fronte, felice di averla scampata. Nel frattempo, mentre loro discutevano, i buoni riescono a scappare, perché sono state cambiate le carte in tavola e, dunque, non possono più comportarsi da carte soldatesse come hanno fatto fino a poche righe fa. Nessuno si accorge della fuga e gli Umpa Lumpa vengono liberati.

La battaglia si avvicina...


“Guarda, mamma!” grida Kim Bauer. “Quello è papà!”

“Oh, finalmente!” esclama Teri, sospirando. “Jack!”

“Ragazze!” il cane corre verso di loro e tutti insieme si rotolano a terra, mentre la Regina, Alice e tutta la sua bianca corte di infermiere, vanno incontro al Cappellaio, i redivivi Pinco Panco e Panco Pinco, che la Regina bacia sulle fronti per pulirli dal cuore disegnato loro dalla Regina Rossa, e lo Stregatto.

“E anche io!” grida il Topolino, fissando l'autrice con aria truce. L'autrice si scusa per averlo dimenticato, ma si giustifica ricordandogli che è molto piccolo.

“E io?” sbotta il Bianconiglio. “Io non sono piccolo!”

L'autrice gli risponde che, essendo bianco, lo aveva confuso nel candore dell'ospedale. Adesso siamo tutti e Alice corre dal suo amato Cappellaio.

“Sapevo che saresti tornato!” esclama. “Adesso possiamo anche baciarci!”

“Ovvia, facciamo questo piccolo sacrificio.” sospira. Allunga le labbra e il Cappellaio, che capisce di non avere molta altra scelta, perché il momento lo richiede, si abbassa e allunga lui stesso le labbra, ma entrambi baciano il pelo dello Stregatto che è apparso loro in mezzo.

Alice sputa, dando prova di grande finezza.

“Gatto!” esclama il Cappellaio. “Era la nostra scena romantica!”

“Scusa...” risponde lo Stregatto, sorridendo sornione, in realtà molto contento di aver evitato lo scempio. “Ma volevo restituirti questo.” gli porge il cappello e il Cappellaio, tutto contento, se lo riprende e rimette in testa, non del tutto convinto di provare tutto il disappunto che prova Alice che, imbronciata, si è stretta nelle spalle.

“Oh, grazie.” dice il Cappellaio. “Ma perché l'hai voluto?”

“Perché, se no, nel pacco non c'entrava. Peccato, però... mi sarebbe piaciuto tenerlo, lo sai?”

Gli pizzica il naso con le zampette e poi sparisce di nuovo. Tutto il romanticismo è andato a farsi benedire.

“E ora...” esclama la Regina, alzando la voce per farsi sentire da tutti. “Festeggiamo! Questo è il mio ultimo giorno qui dentro!”

“E come volete festeggiare, maestà?”

“Beh, ho mandato un Bianghepardo a portarmi Jess McCartney. Ci farà un concerto da favola!” e la Regina galleggia via, veloce, verso il retro, dove è stato allestito un palco tutto bianco con le sopracciglia nere attaccate al fondale, in onore della Regina Bianca che, in prima fila, ha pure un accendino acceso.

Ma Alice, a cui non piace Jess McCartney, costringe il Cappellaio a seguirla sul terrazzo in cui ha incontrato il Brucaliffo.

“Allora, dicevamo?” chiede Alice, sorridendo rivolta al Cappellaio che fa lo gnorri.

Lui alza gli occhi verso il cielo. “Bella serata, vero?”

“Non parlavamo della serata!”

“Già, forse... ma tu lo sai perché una gallina attraversa la strada?”

Alice ci pensa su: magari, se trova la risposta, finalmente il suo Cappellaio la bacerà e, stavolta, senza interruzioni. “Proprio non lo so.” è costretta ad ammettere, dopo un lungo minuto di silenzio.

“Ah, non lo sa nessuno, porca miseria.”

“Posso chiederti come ti è venuto in mente?”

“Ah, non chiedermelo.”

Alice annuisce, per tagliare corto: ora deve giocare il tutto per tutto. “Ma prima non ci stavamo baciando?”

“Sei pronta per domani? È il giorno dello Spassospassosissimo e dovrai tagliare la cioccolata. La Regina ha appena liberato gli Umpa Lumpa.”

Alice arriccia le labbra. “Io non taglierò cioccolata e non indosserò un'armatura di ferro! È scomoda! E se mi si infila tra le chiappe?”

Lui alza le spalle. “Non saprei... io non ho mai indossato un'armatura, però ricordo di quella volta che sono diventati di moda i tanga e...”

Alice sgrana gli occhi. “Ti sei messo un tanga?” grida, terrorizzata. Lui fa una smorfia leggermente stizzita.

“Oh, ti prego! L'ho fatto indossare al leprotto bisestile e da allora non sono più riuscito a farglielo togliere.”

“Ah...” esclama Alice. “Ora capisco perché è così irritabile.”

“Già... un bel problema!”

“Ma insomma, ci baciamo?” sbotta lei. Il Cappellaio guarda il cielo, mostrando un'espressione innocente che avrebbe detto a chiunque che lui non ne aveva nessuna intenzione. “Cappellaio?” lo richiama. Lui abbassa lo sguardo e sorride.

“Ci vediamo domani mattina, cara Alice. E... il tuo Moltres... ha degli attacchi fantastici. Sei molto moltosa, ricorda!”

“Quindi... sono la vostra Alice?”

Lui sorride. “No. Tu sei tua.”

“Ma...”

“Buonanotte.”

E così, dato che il Cappellaio ha liquidato Alice per andare a dormire e Jess McCartney ha finito il suo repertorio, la notte cede il passo al giorno e la Regina convoca tutti nel cortile principale, non solo per farsi scortare fuori da quelle mura che, per tanti anni, l'avevano trattenuta segregata, ma perché devono scegliere un paladino, dato che Alice non intende tagliare la cioccolata neanche per tutto l'oro del mondo. Comunque va anche lei alla riunione e si mette dietro alla Regina, così che tutti possano guardarla con espressione di biasimo.

“Miei fedeli amici, dottori e infermiere. Grazie per tutto ciò che avete fatto per me. Mi rincresce dovervi fare questa richiesta. Siamo tutti qui riuniti, oltre che per portarmi fuori, anche per scegliere il...”

“Regina, l'ha già detto l'autrice!” la avverte il Bianconiglio ai suoi piedi.

“Ora mi rubano anche le battute!” sbotta la Regina, irritata. “Ah, Tim Burton mi sentirà!”

“Regina... il paladino.”

“Ah, giusto!” la Regina alza una mano (ancora di più del solito), guardando speranzosa la folla. “Chi di voi vuole sobbarcarsi questo peso, dato che la nostra Alice se la sta facendo sotto?”

Il Cappellaio si fa avanti. “Taglierò io la cioccolata! Sono in gamba e conosco personalmente Willy Wonca.”

“No!” lo Stregatto appare conturbante accanto a lui. “Devo farlo io... sono così sexy...”

“No! Lo farò io!” il topolino passa accanto al Cappellaio e gli manda un bacio. “Sono il più coraggioso di tutti! Altro che Alice!”

“E non dimenticatevi di noi!” esclamano in coro Pinco Panco e Panco Pinco. “Siamo i più simpatici!”

La Regina arriccia le labbra: non è molto contenta della decisione.

“Scusa, eh!” il topolino si fa ancora più avanti, dato che è il più permaloso di tutti e ha notato lo sguardo di disappunto che la Regina Bianca ha rivolto loro. “Ma se sei tanto brava, perché non lo fai tu, questo paladino?”

“Io?” la Regina si porta elegantemente le mani davanti alla bocca. Sembra terrorizzata. “Io non posso infrangere i miei voti di non-violenza! Mi chiamano Gandhi, alla faccia vostra!”

“Però puoi farlo fare ad altri!” protesta Alice. La Regina si volta e la fulmina con un'occhiata, tanto che Alice si sente in imbarazzo e fugge via, di nuovo sul famoso terrazzo della sera prima, forse sperando che il Cappellaio la raggiunga e la difenda dalle parole cattive che la Regina non aveva detto, ma che aveva sicuramente pensato. Invece, lì, c'è un bozzolo bianco – che fantasia, in quel luogo tutto bianco! – dentro cui vi sta un bruco blu.

“Brucaliffo!” esclama.

“Che cavolo ci fai ancora qui?” risponde lui, strascicando le parole. “Non dovresti essere da qualche parte a tagliare la cioccolata?”

“Non posso farlo. Sono contro la violenza. La Regina può e io no?”

“Senti, Alice... se questo fosse un film serio – e chiaramente non lo è – farei qualche discorso strappalacrime che ti farebbe sentire uno schifo per come ti stai comportando. Così te lo dico direttamente: fai schifo per come ti stai comportando, per non dirti di peggio. Alice, se non lo fai tu, non lo farà nessuno e il potere di Sauron crescerà a dismisura. Il mondo brucerà nell'industria, i popoli liberi della Terra di Mezzo cadranno e tu... beh, che ti importa? Tanto tu tornerai nel tuo Mondodisopra, sposerai un rospo rosso che non ti piace e io non potrò godermi i miei tre giorni da farfalla, ti pare corretto?”

Alice ci pensa un po'. “Ma io...”

“Senti, Alice...”

“Ma io non sono Alice!”

“Ah, no? E chi saresti?”

Mia Wasikowska.”

Il Brucaliffo fa una faccia stizzita. “Non so manco come si pronuncia.”

“E' facile. Ua...”

“Sì, sì...” la interrompe lui. “Non abbiamo tempo. Il film dura un'ora e mezza, non un'eternità. Indossa l'armatura e...”

“Ma sei poi pizzica?”

“Non pizzica, è di ferro! E no!” la interrompe, prima che lei possa ripetere le perplessità che l'avevano colta la sera prima. “Non ti si infila da nessuna parte.”

“E la spada...”

“L'hai tenuta tra le mani. È leggera.”

“E la cioccolata...”

“E' tenera.”

“Non mi convinci!”

“E se ti dicessi che poi tu e il Cappellaio vi bacerete come manco Rossella O'Hara?”

Alice ci pensa un po', poi, per mantenere la giusta suspense, la scena cambia. Ma tanto conosciamo già la risposta alla domanda, vero? Intanto il Brucaliffo si è chiuso nel bozzolo...



Innanzitutto mi scuso per il mostruoso ritardo che metto nel pubblicare, ma questo capitolo non ne voleva sapere di venire fuori. È stata una vera impresa che, peraltro, trovo del tutto insoddisfacente, ma ritengo di non riuscire a fare di meglio. U.U

Sarà la scena, sarà che ho perso la mia vena umoristica e non riesco a capacitarmene. Avrei voluto finirla qui, ma, se avessi dovuto scrivere ancora, mi sarei torturata e la scrittura deve essere un piacere. :)

Il prossimo sarà l'ultimo e stavolta senza forse.

Ma adesso passiamo alle risposte alle vostre stupende recensioni:



amelia spicer: finale romantico? Ci ho provato, ma lo Stregatto si è messo in mezzo. U.U Che dispettoso! XD


Sweet_Nightmares: sono contenta che il capitolo precedente ti sia piaciuto, e forse è per questo che sono particolarmente demoralizzata riguardo a questo. Rivoglio la mia vena umoristica! XD


Masquette: non preoccuparti per la lunghezza delle recensioni: più sono lunghe più le adoro! XD In effetti, i primi capitoli sono stati quelli scritti “a caldo”. La stesura è cominciata il giorno dopo aver visto il film. Indignata, ho afferrato la tastiera e ho cominciato a scrivere! :P


brokendream: parli così perché non hai mai letto una mia originale! Se mai finirò quella che sto scrivendo (se riuscissi a sfornare storie come sforno idee, ne avrei scritte milioni), mi piacerebbe pubblicarla da queste parti e, forse, allora capirai di cosa parlo! XD Matta come il Cappellaio? Allora sei invitata a prendere il tè!


Elelovett: sfortunatamente, viene un altro capitolo (per me, almeno è una cosa parecchio sfortunata, ma spero di rifarmi con l'ultimo. Bisogna chiudere col botto! XD ).


Tigro: ahimè, capitano anche queste cose. Ormai siamo nel ventunesimo secolo e dobbiamo essere preparati a qualunque cosa! XD


candidalametta: nooo! Spero che il carcere non sia troppo duro, ma penso che ormai tu sia uscita da un pezzo! XD Almeno stavolta non sarai costretta a rientrarci. :P ç.ç (cambio umore facilmente, si nota? XD ).



Inoltre ringrazio Masquette e Liz_23 per aver deciso di ricordare la storia e DolceRosellina per aver deciso di seguirla.


E un saluto a PiccolaWriter che ha deciso di lasciarci lungo il cammino.



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Capitolo 8
*** Nella cioccolata c'era del whisky! ***


Capitolo 8.

Nella cioccolata c'era del whisky!



E' guerra!

Saruman, dall'alto della sua torre... no, un momento, anche l'autrice perde colpi, non solo i suoi personaggi.

*cough cough*

Mentre l'autrice tenta di darsi un contegno, la Regina Bianca grida e riporta l'autrice alla realtà dei fatti: non sta facendo le cronache di ciò che successe nella Terra di Mezzo alle porte della Guerra dell'Anello.

“Dovresti fare la cronaca sulla guerra che si sta per svolgere nel giorno dello Spassospassosissimo, carina!” esclama la Regina Bianca, rivolta all'autrice che, scornata, aveva cercato di censurare quelle scalette attraverso cui la sopracitata Regina sale sul suo cavallo. Sì, beh, l'autrice tenta in qualche modo di giustificarsi, ma nessuno le crede.

Ma, dato che ormai che il danno è fatto, ella potrebbe sempre portarvi a parlare con i soldati, coloro che effettivamente compiranno questa guerra, perché si sa: i giovani periscono e i vecchi resistono, anche se in questo film vecchi se ne sono visti pochi. Theoden è felice di essere stato citato, per cui non citerà in giudizio l'autrice.

“Sono scandalizzato!” esclama il topolino. “La Regina ci guida in battaglia e si rigirerà i pollici!”

Il Bianconiglio guarda l'ora. “Ah, spero di arrivare in orario. Stasera gioca il Giappone!”

“Ma sei sicuro?” il Cappellaio non ne è tanto sicuro.

“No, ma è sempre meglio essere a casa, sai com'è... non si sanno mai i casi della vita. Marianna si agita, se non sono a casa per le otto.”

“Eh già...” il Cappellaio sorride giulivamente all'aria. “Ma secondo voi, pioverà?”

“Sì.” risponde Pinco Panco.

“No.” replica Panco Pinco.

Il Cappellaio chiede all'Altissimo un po' di pazienza.

Anche il topolino guarda in alto. “Ah, tanto, se piove, sarò l'ultimo a saperlo! Alla faccia vostra!”

“Io lo pesto.” dichiara il Bianconiglio.

“No, per pietà!” replica il Cappellaio, posandogli una mano sulla spalla. “Già siamo pochi, Alice si è data alla macchia... se muore qualcuno prima della battaglia, siamo fritti.”

“Io adoro la frittura di pesce.” ammicca lo Stregatto.

“Ora che ci penso... anch'io.” risponde il Cappellaio, colpito dal pensiero. “Certo, ma se ci pensi, una frittura di topo, misto a coniglio, misto a gatto e a Cappellaio con contorno di capelli della Regina Bianca non mi suona così appetitoso...”

Lo Stregatto ci pensa su un attimo. “Lo sai? Mi è passata la fame.”

“Pure a me.” approva il Bianconiglio.

“Sentite.” continua il topolino. “Ma secondo voi non dovremmo metterci a fare dell'introspezione psicologica, così da far salire il patos in noi e nelle nostre lettrici appassionate?”

Tutti quanti ci pensano, poi il Cappellaio scambia un'occhiata perplessa con lo Stregatto. “Di che parla?”

“Non ti so dire. Ma deve essere qualche follia particolare sconosciuta pure ad un mondo di matti. Mmm, vai a sapere. Non sei tu quello matto di questa storia, caro Cappellaio.”

“Guarda, non ne parliamo. Ormai devono chiamarmi Cappellaio Savio.”

“Sa-che?” domanda il topolino, perplesso.

“Sakè? Mi piacerebbe davvero assaggiarlo.” ammette lo Stregatto.

“Ah, ma tu non pensi ad altro, eh!” lo rimprovera il Cappellaio.

Ma... che succede? Zitti tutti! Non sentite questo strano suono di trombe nell'aria?


*Suono di trombe per l'autrice*


Tutti si voltano e arriva Alice, ai piedi della quale si apre il piccolo sparuto esercito della Regina Bianca. È sull'orso cane, quella cosina secca secca in armatura. La vedete? Ora sorgerà il sole e illuminerà i suoi lunghi capelli biondi sciolti sulle spalle e anche sulla sopracitata armatura che ci costringerà a metterci una mano sugli occhi per non rimanere accecati e non farci vedere che la Regina Rossa è stata corrotta con un bel gruzzolo di denaro per perdere questa guerra.


*Dlin dlon. Attenzione: questo piccolo intermezzo tratta di corruzione. Se siete deboli di cuore, vi prego di distogliere lo sguardo fino alla fine dello stesso. *


“Così, Ira, tesoro,” esclama la Regina Bianca, che ama mettere nomignoli stupidi alla sorellina che, forse per questo è diventata così isterica e bisognosa di governare il Mondodisotto. “Mentre tutti quanti penseranno che stai per andare in esilio in qualche terra brutta e desolata, io ti mando con i Pirati dei Caraibi e Stein nei Caraibi, eh?”

La Regina Rossa ci pensa su un attimo. “Ma così io non ci perdo capra, cavoli e regno?”

La Regina Bianca alza le spalle. “Sì, può succedere... ma pensa ai pirati... e pensa a Stein, che non dovrà più stare vestito come un barbagianni per via di Rating e scemenze del genere...”

La Regina Rossa non ha più bisogno di pensare a niente: sa già qual è la scelta migliore da prendere e la afferra al volo, ma l'autrice, perfida, non vi dice quale è la decisione presa, così continuate ad andare avanti con la lettura. Eh eh eh.


*Fine dell'intermezzo. Dlin dlon.*


“Dove andiamo?” vuole sapere Alice.

“A Hogwarts.” risponde la Regina Bianca, che cavalca leggiadra al suo fianco, molto di più di Alice che sembra una cafona.

“E dov'è?”

“E' a nord, sulle montagne... sai, nei suoi sotterranei c'è una scacchiera niente male. È il posto ideale per tagliare la cioccolata!”

Alice lo prende per un dogma e così, dopo aver preso l'Espresso per Hogwarts al binario limite per x che tende ad infinito di x al quadrato fratto x al cubo meno due, arrivano al castello, attraversano con un sottomarino il lago nero capitanato da Nemo Silente, e condotti da Harry Potter stesso fino alla scacchiera, dove il suo amico Ron si siede sul cavallo e dice di dover fare lui la partita perché a scacchi è bravissimo. La Regina Bianca gli scocca un'occhiata carica di sufficienza.

“Non serve.”

“Come no?” sbotta Ron. “Ma... Harry deve andare avanti! Deve impedire a Piton di rubare la pietra filosofale!”

“Guarda che la pietra filosofale la vuole rubare il professor Raptor.” gli fa sapere il Cappellaio. Ron pare scornato e così tutti i personaggi della saga di Harry Potter che decidono di eclissarsi per essere riusciti a fare la figura degli scemi persino in un film che non è il loro.

Così, il campo è libero, finalmente, e appare anche il gruppo dei cattivi, composto da: Raptor, che passava di lì per caso e, non essendoci nessuno che tenta di fermarlo dal prendere la pietra e non riuscendo a prenderla e basta, decide di allearsi con la Regina Rossa; poi c'è puffo Brontolone, perché odia qualunque cosa, Gargamella, che voleva catturare puffo Brontolone, Stein e un mazzo di quaranta carte tutte rosse, perdindirindina, più la strega di Biancaneve e la matrigna di Cenerentola, a braccetto con il lupo di Cappuccetto Rosso e un nutrito gruppo di principi ranocchi.

“Ira, tesoro, possiamo risolvere pacificamente la questione. Basta che ti arrendi!” le fa sapere la Regina Bianca.

“Col cavolo!” sbotta la Regina Rossa. “Anche se mi hai passato un botto di quattrini, voglio comunque provare a batterti e, se non ci riesco, me ne vado.”

“La cosa non mi convince tanto...”

“Fatti sotto, Miranda!”

“Eh no! Io sono la seconda assistente di Miranda! Sono la nuova Emily!”

“Eh?”

Il Cappellaio alza gli occhi al cielo, poi si volta verso lo Stregatto.

“E' meglio se le parli tu. Non mi pare il momento di recitare il Diavolo veste Prada.”

“Perché io?”

“Abbiamo altra soluzione? Guarda lì!” indica alla sua sinistra dove ci sono il topolino, Pinco Panco e Panco Pinco che tentano di passare a miglior vita facendo surf su una lastra di metallo, aiutati da un pezzo degli scacchi trasfigurati dalla professoressa McGranitt che, come molti personaggi di questa fanfic, passava per caso.

“Mmm, forse hai ragione.” lo Stregatto sbuffa, ma evapora dal fianco del Cappellaio per ritrovarsi a quello della Regina Bianca. “Mia Regina, forse è il caso che si dia inizio alla battaglia.”

Lei lo guarda, sbigottita. “E perché? Io sono contro la violenza!”

“Ma così vincerà tua sorella.”

“Cosa?” grida la Regina Bianca. “No! Non accadrà mai!” così la Regina riafferra la scaletta, risale sul cavallo e ci si adagia, bevendo un tè. “Su, coraggio. Tutti a combattere! Io rivoglio la mia bella corona!”

E tutti si fiondano all'attacco, si fermano in mezzo al campo e giocano a tabù. Il Cappellaio e il topolino sono in coppia contro Stein e la Regina Rossa.

Alice, intanto, è persa nelle sue elucubrazioni. Vede gli Umpa Lumpa impegnati a portare di qua e di là la cioccolata, ballando e cantando canzoncine come: “Alice non ce la fa, Alice deve smamma'”.

Alice si sente, giustamente, presa in giro. Ma solo un pochino.

“Ehi, piantatela!” grida loro. Ma loro rispondono con una pernacchia e continuano a ballare e cantare con una mega tavoletta di cioccolata Milka sulla testa:

“Se Alice il Cappellaio vuole baciar,

prima la cioccolata deve tagliar,

ma Alice non ce la fa,

Alice deve smamma'.”

Alice sente che i suoi nervi stanno per saltare, ma ancora non è del tutto sicura. È ancora indecisa e ha paura di quelle innocue creaturine che stanno cantando. Non è sicura di farcela.

“Se Alice il Cappellaio vuol baciar

A sei cose stupide deve pensar

Ma se Alice non ce la fa,

Alice deve smamma'.”

Alice non capisce il senso di quella canzone. Si gratta la nuca e continua a pensare. Intanto la canzone riparte da capo almeno sei volte.

Le partite a tabù non sono ancora finite, perché nessuna delle coppie riesce a indovinare una parola entro il termine stabilito dalla clessidra.

“Ce l'ho io.” dice il Topolino, leggendo una carta.

“Mmm... orecchie!” risponde pronto il Cappellaio.

“No.”

“Mmm... naso!”

“No!”

“Orecchie.”

Stein preme il buzz. “Già detto!” esclama tutto orgoglioso. “Andiamo avanti di un punto noi!”

“Eh, no, carino!” sbotta il topolino. “Questo si chiama barare.”

“Fateci provare ancora!”

“Non siamo mica fessi” la Regina Rossa afferra un cartellino. “Ora tocca a noi. Stein, l'ho detto ora ora.”

“Stein?” replica Stein.

“No! Ho detto che non siamo mica...”

Stein è preoccupato. “Ehm... non ti ascoltavo...”

Lei si batte una mano sulla fronte. “Siamo fritti!”

“Ecco! La parola è fritti!”

“Singolare?”

Stein ci pensa. “Friggere?” chiese, preoccupato.

Il Cappellaio a far suonare il buzz.

“E perché?” sbotta Stein, isterico.

“Perché sei un ignorante!”

“Ehi, ma io...” gli tira un pugno e, invece di continuare a giocare, si danno alla lotta corpo a corpo, prima che Regina e topolino li dividano e li rimettano al loro posto, per continuare la partita.

Intanto, Alice cerca di interpretare la canzone degli Umpa Lumpa.

“Mah, è una delle cose più assurde che mi sia mai...” se questo fosse un cartone animato o un fumetto, ad Alice sarebbe sputata una lampadina illuminata dietro la testa: sente di aver detto qualcosa di intelligente, finalmente, dopo otto capitoli e un'ora e mezza di film. “Ora penserò a sei cose plausibili e mi farò coraggio, così voi, stupidi Umpa Lumpa, la smetterete di cantare canzoni così criptiche!” dichiara, guardando gli Umpa Lumpa che, di fronte a tanta risolutezza, non possono fare altro che fermarsi, ammutoliti. “Le canzoni di Tiziano Ferro hanno un significato profondo!”

Il topolino indovina una parola: stupido.

Stein impreca e la Regina butta tutti i cartellini, indignata.

“Con i capelli corti starei anche meglio!”

Il topolino indovina un'altra parola e la Regina Rossa sputa in faccia a Stein.

“Chuck Norris può ammalarsi!”

Il topolino indovina una terza parola!

Il tempo nella clessidra sta per scadere...

“Il mio film è meglio del Signore degli Anelli!”

Il topolino indovina la quarta parola. E il tempo scade.

“E pure del libro!”

“A quante siamo?” vuole sapere lo Stregatto, che si è messo a giocare a scala quaranta con l'esercito di carte rosse.

“Io sto per chiudere.” dichiara una.

“No, io parlavo di Alice.”

“Io mi sono addormentato.”

“Se 'pure del libro' era una delle cose plausibili,” dice una carta. “allora cinque.”

“Ah,” lo Stregatto sospira. “ce ne manca solo una, finalmente!”

Alice, intanto, si spreme le meningi per trovare una delle cose plausibili. “Mmm... ci penso... ci penso... quella cioccolata non è Milka, ma Lindt!”

Il Cappellaio, il topolino, la Regina Bianca che si era addormenta sul cavallo, Stein, la Regina Rossa che lo stava strangolando perché lei aveva sbagliato a suggerire, e tutti quanti quelli che sono stati presi in causa dall'inizio della storia, si girano, stupefatti dalla dichiarazione. Anzi, forse è meglio dire che sono tutti terrorizzati.

“No!” gridano in coro gli Umpa Lumpa. “Come hai fatto a capirlo?”

Pure loro increduli di essere stati scoperti, lasciando andare la cioccolata per mettersi le mani tra i capelli e gridare al cielo la loro disperazione. La cioccolata cade a terra e si frantuma.


Un minuto di silenzio, per favore.


E ora... festa!

La Terra di Mezzo è libera dallo strapotere di Sauron e il Mondodisotto può dirsi libero dalla tirannia della Regina Rossa.

“Arrivano le aquile!” grida il Cappellaio, lanciando il cappello in aria.

Stein gli batte il dorso della mano sul petto. “Macché! Arrivano i cavoli amari, amico mio.”

“In che senso? E da quando siamo amici?”

Stein e il Cappellaio si scambiano un'occhiata. “Non lo siamo?”

“Non lo so... non ricordo...” ammette il Cappellaio. “Siamo amici, secondo te, topolino?”

“Ma anche no!” sbotta il topolino. “Stein sta cercando di salvarsi dalla forca!”

“Ah... quale forca, se non muore nessuno?”

“Ne parliamo dopo, eh?” lo Stregatto, che ha vinto la partita a scala quaranta perché aveva molti assi nelle manica, fa sparire dalla gigantesca testa della Regina Rossa la sua minuscola corona e la fa diventare enorme per la minuscola testa della Regina Bianca. La Regina Bianca è subito più contenta, anche se si sente un po' sbilanciata.

“Adesso stabiliamo i ruoli. Allora...” si mette in mezzo al campo di battaglia. “Il Cappellaio sarà il buffone di corte, gli Hobbit mi faranno da schiavi, Pinco Panco e Panco Pinco saranno i miei consiglieri, il topolino diventerà consigliere di guerra e generale, lo Stregatto sarà il capo dei cuochi, il leprotto bisestile mi farà da calzascarpe e Alice... no, prima mia sorella e Stein. Dato che avete perso e, dato che non avete voluto ascoltarmi, mi vedo costretta a ritirare la mia promessa di mandarvi ai Caraibi.”

“E perché mai? Abbiamo perso apposta! Potevamo stracciare quel Cappellaio e quel suo amico topo in qualunque momento!” abbaia la Regina Rossa.

“Niente ma!” la Regina Bianca batte le mani e tutte le carte rosse si dipingono di nero e arrestano la Regina Rossa. “Su, su. Vedrai che l'eternità passa in fretta. E non sarai da sola.”

“Io sono amico del Cappellaio!” esclama Stein, prendendolo a braccetto.

Lui e il Cappellaio si scambiano un'occhiata.

“Davvero?” domanda il Cappellaio.

“Sì, certo, non ti ricordi? L'hai detto tu prima!”

“Non lo so, non mi ricordo...”

Il topolino guarda torvo il Cappellaio. “Cappellaio... ma non hai ancora capito che ti vuole fregare?”

“Ah, sì?” il Cappellaio guarda Stein, costernato. “E che cavolo di amico sei, allora?”

La Regina Bianca lo fa ammanettare per attentato al suo nuovo buffone di corte e li fa mandare via, non si sa bene dove e l'autrice manco se lo ricorda. Finalmente, ci possiamo dedicare di nuovo ad Alice, sulla cui spalla si è appollaiato lo Stregatto facendo le fusa.

“Lo sapevo che ci saresti riuscita.” dice, sensuale. Alice sorride.

“Non ho neanche tagliato la cioccolata!”

“Complimenti, cara Alice.” il Cappellaio le prende le mani. “Sei... sei stata... in gamba! Una cosa incredibile per una che ha tentato di svicolare fino all'ultimo! E io che non avevo scommesso un centesimo su di te!”

Alice è basita. “Come? Avete scommesso su di me?”

La Regina Bianca si affianca al Cappellaio, sorridendo. “Sì, avevo scommesso col Cappellaio che non avresti mai partecipato alla battaglia. Io ero convinta che tu saresti venuta, ma lui proprio no. E mi ha detto che, se l'avessi fatto, allora mi avrebbe fatto da buffone di corte. Buffa la vita, eh?”

Alice non sa cosa dire. “E adesso?”

“Adesso, tieni, un regalino da parte mia.” la Regina le fa avere un pezzetto di cioccolata che si è frantumata cadendo. Gli Umpa Lumpa sono ancora a terra e piangono disperati per essere stati scoperti ad importare illegalmente dalla Svizzera il cioccolato Lindt.

“E che ci faccio?” chiede Alice, prendendo la cioccolata.

“Beh, la mangi. Che altro?”

“Ma io credevo... che avrei baciato il Cappellaio... il Brucaliffo ha detto...”

La Regina Bianca fa una smorfia stizzita. “Ma lascialo perdere quel vecchio stupido! Mangia la cioccolata e torna indietro. Sono sicura che non vedi l'ora di tornare a casa per sposare quel rospo rosso e schifoso!” la Regina sputa di nuovo a terra e Alice sussulta.

“Beh, guarda il lato positivo...” esclama lo Stregatto. “Se non mangi la cioccolata rimani qui e potrai tentare di sedurre il Cappellaio tutte le volte che vorrai, ma se te ne vai...”

Il Cappellaio fa un sorriso a trentadue denti. “Ti dimenticherai di noi.”

“Ma non potrei mai dimenticarvi! Soprattutto non potrei dimenticare te, Cappellaio mio adorato!”

Lui alza gli occhi al cielo. “E te pareva!”

“Quindi...” Alice restituisce il pezzo di cioccolata alla Regina. “non lo mangio e rimango qui.”

“Cosa?!” la Regina si fa indietro. “Cara Alice, non vorrei sembrarti ingrata, dopo tutto quello che hai fatto per noi, ma... devi sistemare delle cose, nel tuo mondo: devi dare una risposta a quel povero sfigato che ti sta ancora aspettando. Si è fatta notte, ma lui è ancora sotto quel gazebo per sapere se dirai sì o no! E, anche se a me frega il giusto, dato che qui non hai più niente da fare, devi andartene e non appesantirci il sedere con la tua presenza. Non voglio che, poi, tu ti metta in testa la mia corona! Scommetto che, se continui a rimanere qui, qualcuno potrebbe anche decidere di destituirmi per mettere te, sul trono, al mio posto. E non saprei neanche come riprendermelo, dopo, dato che tutti quanti saranno dalla tua parte.”

Alice si sente improvvisamente uno schifo. “Ma... ma...” balbetta, senza sapere che altro dire. “Ma io vi voglio bene... siete come una famiglia!”

Il Cappellaio guarda la Regina Bianca. “Che tatto, eh!”

“Scusa... dicevo solo quello che pensavo.”

“Vieni con me, Alice.” il Cappellaio la prende sottobraccio e porta con sé anche un pezzo di cioccolato. Passeggiano lungo la scacchiera e si fermano lontano da orecchie indiscrete. “Ascolta, Alice... lo so che vuoi rimanere con noi. Lo vorrei anche io, ma, da una parte, la Regina Bianca ha ragione: devi pensare alle persone che hai lasciato e che ti vogliono bene...”

“Ma voi mi volete più bene!”

Il Cappellaio fa una smorfia che maschera subito in un sorriso. “Certo. Ma c'è un'azienda da mandare avanti, c'è un ragazzo da sposare... ci sono tante cose a cui devi pensare.”

“Ma io voglio che tu mi baci e che rimaniamo insieme per sempre!”

Il Cappellaio sbuffa. “Senti, Alice. Io ti prometto una cosa: tu torna nel tuo mondo e, un giorno, prendo l'aereo e vengo a trovarti!”

Alice sorride. “Me lo prometti?”

Il Cappellaio annuisce. “Certo! E quel giorno ti bacerò.”

Alice grida di gioia e salta. “Davvero?”

“Sì.”

“Sei sicuro?”

“Sì.”

“Ma proprio sicuro sicuro sicuro sicuro?”

Il Cappellaio arriccia le labbra. “Ti ho detto di sì. Mangia la cioccolata, oppure non potrò mai fare ciò che ho detto!”

E Alice, che ci è cascata in pieno, ingurgita tutto il pezzo di cioccolato. In un attimo, Mondodisotto si è liberato della sua scomoda presenza. Tutti quelli rimasti si fanno intorno al Cappellaio e lo Stregatto si mette a fare le fusa sulla sua spalla. “Cos'è un aereo?”

Il Cappellaio alza le spalle. “Non ne ho la minima idea, ma pare che Alice lo conosca bene.”

“E se ti aspettasse?” domanda il topolino, torvo.

“Tanto si è dimenticata di noi...” risponde il Bianconiglio, un po' triste.

“Beh, andiamo a casa?” vuole sapere la Regina, rompendo l'attimo di silenzio che si era creato, ma che nessuno vuole far protrarre troppo a lungo, casomai a qualcuno fosse venuta voglia di piangere.

Tutti quanti si dirigono verso il palazzo e anche la Regina mangia un pezzo di cioccolato, tanto su di lei non fa nessun effetto, se non quello di farle venire il singhiozzo.

“Spero che Alice non si sia ubriacata...” esclama, posandosi una mano davanti alla bocca.

“E perché?” vuole sapere il topolino.

“In questa cioccolata c'è un po' di whisky.”

Tutti quanti si lanciano delle occhiate preoccupate.

“Oh, ma io lo devo fare il buffone di corte?” così il Cappellaio mette fine a quello scambio di sguardi.

“Sì.”

“E perché una gallina attraversa la strada?”

“Ma è chiaro!” risponde la Regina. “Per lo stesso motivo per cui un cammello somiglia ad un ombrello.”

“E perché un cammello somiglia ad un ombrello?”

“Ah, questo proprio non lo so.”

Questa è diventata la domanda che il Cappellaio continuerà a porsi senza mai riuscire a trovare una risposta.


Alice, intanto, si è svegliata nella tana di un coniglio. È stordita ed è sicura di aver appena affrontato un'avventura nel mondo di Oz. Si arrampica fuori e si dirige verso il gazebo, è spettinata, sporca e sembra si sia fatta una dose di qualcosa, ma nessuno sembra accorgersene. Amish la guarda.

“Sembra che tu abbia fatto sesso con il Cappellaio.” le dice.

Alice non crede alle proprie orecchie. “Lo sai già?”

“Che dici, Alice? Ho detto se sei caduta su un sasso, dato che sei così scapigliata. Fai vedere se hai un bernoccolo!” Amish si avvicina alla sua testa, ma lei lo scansa.

“No! Prima devo rispondere alla tua domanda.” replica lei. “Vedi, Amish, tu sei un bravo ragazzo, bravissimo, ma hai problemi di flatulenza e mi sembra più giusto che sia tua madre a prepararti le minestrine.”

“Eh?”

“In poche parole: sei brutto e non mi piaci.”

“Ah.” Amish, scornato, abbassa la testa e non replica. Non tenta di appiccare fuoco alla casa e non si strappa i capelli dalla disperazione, ma, chi se ne frega? Alice ne ha anche per gli altri! Scende dal gazebo e guarda la megera che, per poco, non è diventata sua suocera.

“Senti, tu mi stai proprio sullo stomaco. Mi sembri, sai chi?, la Regina Rossa. Sei proprio una squilibrata!”

“Senti chi parla!” sbotta la megera, ma Alice va da sua madre.

“Mamma, la devi smettere di andare con questo e con quello per un po' di denaro. Adesso ci penso io.”

Sua madre diventa rosso pomodoro dall'imbarazzo, ma Alice non si accorge di niente e si piazza di fronte a Lowell, il marito di sua sorella Margaret, che è accanto a lui. “Sono troppo nobile e troppo corretta per dire a mia sorella che pensi bene di andare a letto con tutto ciò che respira. Però smettila, perché mia sorella è una donna in gamba.”

“M-Margaret, che... no, ti prego!” Margaret lo insegue, dandogli borsettate sulla testa e dovunque riesca a colpirlo mentre lui scappa. Alice non trova più sua sorella, così si mette di fronte alla vecchia zia che crede che il suo principe azzurro la stia aspettando.

“Zia, sei una sfigata.” le dice. “E non arriverà mai nessuno a sposarti. Sei un water con la tavoletta... e... va beh... mi sa che ho infierito abbastanza.”

Così se ne va, e non vede la vecchia zia cominciare a piangere disperatamente, tanto che due persone la devono portare fuori dalla scena per non far sentire ai lettori come ulula. E Alice, allora, si piazza di fronte al padrone di casa che sente chiaramente l'odore del whisky nel suo alito.

“E adesso noi due dobbiamo a parlare di affari. Ti aspetto nel tuo studio tra cinque minuti”

“Sì, certo.” risponde lui, pronto, come se non avesse aspettato altro che quella frase. E, quindi, mentre lui sparisce in mezzo alla folla, Alice si alza la gonna, mostra i mutandoni della nonna e improvvisa un cancan, tanto che tutti rimangono pietrificati nel giardino e a sua madre viene un infarto.

Quindi Alice si dirige nello studio del padrone di casa, prende un atlante. “Ho avuto un'idea bestiale, mentre ero via.”

“Via dove?”

“A Mondodisotto.”

“Eh?”

“Lascia perdere... dicevo: mi è venuta un'idea bestiale.”

“L'ho capito, vai avanti.”

“L'idea è quella di smerciare i prodotti tossici alla Cina, passando per Hong Kong. In questo modo, spendiamo poco e non inquiniamo la nostra bella Inghilterra.”

“Tu sei ubriaca.” dichiara il padrone di casa.

Alice sorride e ridacchia.

“Comunque,” continua il padrone di casa. “mi hai convinto. Partirai col primo carico.”

Tutta contenta, Alice accetta.

Mentre lei è sul ponte della nave, sua madre – che si è ripresa magnificamente bene – sua sorella che ha un ghigno soddisfatto, Lowell che, invece, ha un occhio nero, e il padrone di casa, la salutano dalla banchina del porto.

“Sei sicura che non tornerà?” chiede sua madre a mezza bocca.

“Io non so come potrebbe. Le ho dato una lettera da presentare alla polizia cinese, non appena arriva.”

“Ah, e se la aprisse?”

“Tranquilla: l'ho scritta in cinese. Li prego di tenerla lontano dall'Inghilterra il tempo necessario perché possiamo cambiare nome... così che, una volta tornata, non possa più nuocere a nessuno.”

“Ah, allora...”

Alice, intanto, che è su, saluta e saluta, ignara di quello che i suoi parenti e amici hanno fatto e si mette sulla punta della nave perché arrivi il suo DiCaprio e ripetere la più famosa scena di Titanic. Invece di Jack, arriva una farfalla blu che si posa sulla sua spalla. Alice ghigna.

“Tanto, prima o poi,” dice. “al posto tuo verrà il Cappellaio, caro il mio Brucaliffo.”

La farfalla vola via e raggiunge una sua sorella.

“Ma chi cavolo è questo Brucaliffo?!” chiese questa sorella.

“Non chiedermelo.”


FINE



Ebbene sì, siamo ufficialmente alle battute finali. Questo è frutto di due ore di treno e ho messo la parola fine proprio all'arrivo alla stazione di arrivo! XD

Dunque, dato che non ho molto altro da dire, passo immediatamente alle risposte alle recensioni e, infine, ai ringraziamenti finali.


Sweet_Nightmares: sì, il capitolo precedente continua a non piacermi, ma comunque questo mi sembra meglio. Aspetto con ansia la tua opinione. :)


amelia spicer: e chi non ama il dottor House?! È un genio ed è troppo ganzo, al pari di moltissimi personaggi del nostro Johnny!


brokendream: non hai saltato un capitolo o quasi! Il Cappellaio si chiede se tu volessi andare a prendere tè e pasticcini con lui. Promette di non farti ubriacare come ad Alice, però. XD Grazie per aver commentato. :)


Elelovett: il capitolo precedente non mi fa ridere né sorridere, tutto qui; mi sembra di averlo scritto sotto costrizione, sarà per questo che non mi piace. :P Il Cappellaio ti fa sapere che è colpa di Alice e dell'alitosi che non l'ha baciata, ma che ce l'ha messa tutta. U.U Lui non vuole deludere le sue fans! XD


Tigro: *Luine ferma la frusta di Tigro*. È brutto quando ci si blocca con le fanfic: a me sembra che qualunque cosa scrivo faccia schifo, poi, a distanza di anni, a volte, mi capita di andare a rileggere cose che avevo mollato perché non mi piacevano più e trovo che siano belle e vorrei sapere come vanno a finire. XD


candidalametta: lo Stregatto di Tim Burton mi dava proprio l'idea di maiale (che gioco di parole!) e allora ho scatenato la fantasia. XD E per quanto riguarda la Regina Bianca sono d'accordo: anche nel film, lei dice che è contro la violenza, quindi dovrà essere Alice tagliare la testa al Ciciarampa. Scusami tanto, bella – le avrei detto io – ma perché invece di stressare le povere Alice per bene, non ti rimbocchi le maniche e fai da te? (Alice, dietro di me, annuisce convinta).


A tutte voi voglio dire: grazie. Mi ha fatto molto piacere e mi sono divertita moltissimo a leggere i vostri pareri sul film e sulla storia. Non pensavo che ci fossero tante persone che la pensassero come me, sul film. Era nata come una sorta di protesta, ma poi, col tempo, dimenticandomi un po' dei particolari del film, mi sono soffermata sui punti più salienti e li ho sviluppati in un modo del tutto nuovo e, spesso, inaspettato anche per me. XD

Ah, un'ultima cosa: parte del titolo, “rovinare così bel film della Disney”, viene dal Signore degli Anelli – le due Torri, quando Gollum dice a Sam “rovinare così bel pesce, daccelo crudo e che si dibatte”, non so se ricordate la scena dove Sam cucina i conigli che Gollum porta a Frodo. XD Personalmente l'adoro.


Adesso, passo a ringraziare le 11 persone che hanno inserito la storia nelle loro seguite:


1 - baloon

2 - DolceRosellina

3 - Elelovett

4 - Hoshi

5 - jadina94

6 - Kikkina90

7 - Lady__Beatles

8 - LiLium

9 - Taiga

10 - Tigro

11 – ZexionAngel94


Le 4 che l'hanno inserita tra le loro storie da ricordare:


1 - Daicchan

2 - duedicoppe

3 - Liz_23

4 – Masquette


E le 9 che l'hanno inserita tra le loro preferite:


1 - amelia spicer

2 - Angel666

3 - brokendream

4 - Daicchan

5 - DolceRosellina

6 - Elelovett

7 - Sweet_Nightmares

8 - ZexionAngel94

9 - _Pan_



E, adesso, siamo davvero alla fine.

*L'autrice fa un inchino e cala il sipario (fate piano con quei pomodori! XD ).*

Grazie di nuovo a tutti quanti (se ci sono anche ragazzi nel mezzo, non si sa mai :) ).

Luine.

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