Il ritorno al Paese delle Meraviglie, ovvero rovinare così bel film della Disney di Luine (/viewuser.php?uid=53775)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cosa non può fare una collana ***
Capitolo 2: *** E' lei o non è lei? Ma certo che è lei! ***
Capitolo 3: *** Un tè con... Johnny! ***
Capitolo 4: *** La Regina Bianca, anche se non è il suo turno ***
Capitolo 5: *** Baciami, stupido! ***
Capitolo 6: *** Strani attacchi... d'arte ***
Capitolo 7: *** Il piano dello Stregatto ***
Capitolo 8: *** Nella cioccolata c'era del whisky! ***
Capitolo 1 *** Cosa non può fare una collana ***
Salve!
Un piccolo appunto
prima di cominciare: questa parodia contiene fortissimi SPOILER del
film, per cui, nel caso non l'avessi visto e volessi vederlo,
consiglio di rimandare a dopo la lettura di questa fanfiction, così
da non rovinare le sorprese. ^^
Lettore avvisato...
mezzo salvato!
Capitolo 1.
Cosa non fa una collana
Eh, sì, miei
giovani spettatori... con l'avvento del 3D, anche Alice doveva farsi
vedere in quello stato. Vi siete messi i vostri occhialini? No?
Come dite? Ah, forse
avete ragione: una fanfiction non può essere in 3D...
accontentiamo di due dimensioni, allora; tanto, la profondità
non conta qui.
Partiamo con l'idilliaca
scena, un cielo notturno senza stelle, forse un po' nebbioso. Lì
per lì non vi dice molto, ma... attenzione bene: in dorato,
con un carattere diverso per non essere accusato di plagio, Tim
Burton decide – o chi per lui – di far apparire
magicamente il titolo della storia. Non è Harry Potter. È
Alice in Wonderland.
Allontaniamoci, sì,
per entrare in una bella casa inglese che trasuda ricchezza. Dentro
l'unica stanza che possiamo intravedere, c'è
un gruppo di uomini che discute di affari di importanza tale da
giustificare l'ora. L'unico in piedi snocciola frasi fatte del tipo:
“Ehi, ma... su Zephiro volere è potere.”
“E chi l'ha detto?”
domanda uno degli uomini, impressionato da tanta saggezza e follia.
“Beh, l'hanno detto
le Clamp.” risponde sicuro quello in piedi che, per nostra
comodità, chiameremo papà.
Al suono “Clamp”,
una bambina – la trasposizione albina di quella di The Ring –
fa capolino sulla porta rimasta aperta e papà si gira,
scocciato: stava per incastrare quei vecchi con le sue idee folli e
fallim... vincenti e lei rovina tutto, cacchio!
“Alice... hai di
nuovo mangiato i peperoni, stasera?” sospira, in tono di
sopportazione.
“Sì.”
ammette la piccola, a malincuore. Papà guarda il gruppetto di
uomini spaparanzati sul divano che ruotano la testa alternativamente
da lui alla piccola senza dire una parola.
“Eh va bene...
signori...” si gira di nuovo. “Vogliate scusarmi, devo
prendere a cinghiate mia figlia.”
E così dicendo, la
porta in camera sua, cercando di trattenere le imprecazioni e di non
maledire il giorno in cui lui e sua moglie avevano deciso di
concepire quella visionaria. La porta a letto e, dato che è un
film per bambini, non ci verrà mostrata la parte delle
cinghiate.
“Papà, ho
fatto di nuovo quel sogno.” si costringe a raccontare la
piccola, dolorante.
Lui annuisce. “Eh,
i peperoni sono pesanti, Alice, è chiaro che poi ti vengono
gli incubi...” gli occhi della bambina si riempiono di lacrime.
Il tempo scorre in fretta e, se papà non si sbriga, le sue
idee fallim... vincenti potrebbero non venire mai alla luce. “E
che avresti sognato?”
“Ho sognato un
bruco blu, un gatto che sorride, una porta che parla, le ostrichette,
Pinco Panco e Panco Pinco.”
“No, eh. La porta
che parla non c'è e manco le ostrichette.” la corregge
lui. “E sinceramente... non dovresti nominare neanche Pinco
Panco e Panco Pinco.”
“Ah, scusa...”
risponde la bimba. Ma poi si fa pensosa. “Ma no, papà.
C'erano! Le ostrichette, intendo. Fanno colazione col tricheco e il
carpentiere! Cioè... più che altro è il tricheco
che fa colazione con loro... e poi il carpentiere ammazza il tricheco
e poi... oh, povere ostrichette!” sospira, sconsolata.
“No, Alice. Tu hai
guardato il cartone della Disney. Qui non c'entra niente...”
“E la marmellata
nell'orologio del Bianconiglio?” Alice si fa sempre più
dubbiosa, il cuore le martella furioso nel petto. È
preoccupata, la bambina: possibile che tutto quello che ha sognato,
in realtà, Tim Burton non lo abbia mai preso in
considerazione, si sia limitato a copiare solo qualche cosa e a
rovinare il resto?
“Dimenticatelo, per
favore.”
E la piccola annuisce, ma
poi le viene il dubbio amletico: “Papà... sono pazza?”
“Oh, sì,
tesoro.”
Alice trattiene il
respiro. “E mi manderanno in manicomio?”
“Ma no!” le
posa una mano sulla spalla, come farebbe un padre amorevole che non
sta facendo aspettare degli ospiti che, probabilmente, si sono
addormentati sulle poltrone del salotto. “Adesso ascoltami,
perché questa frase ti sarà molto utile quando sarai
grande ed incontrerai il Cappellaio Matto.” Alice annuisce
vigorosamente, decisa più che mai a stare attenta perché,
avendolo sognato, sa che Johnny Depp è un gran pezzo di
gnocco, pure così truccato, per cui vuole fare bella figura:
“Tu sei pazza, ma non ti preoccupare, i più folli sono
anche più fighi. Vedi Jack Sparrow...”
“Ma papà...
Jack Sparrow è diversamente pazzo.” protesta Alice.
“Cioè... lo è... ma non lo è.”
“Appunto.”
suo padre, dopo averle dato un pizzicotto, torna in salotto, forse.
Ma tanto noi ce ne freghiamo, perché passano allegramente, in
un batter d'occhio, ben tredici anni.
Adesso Alice ne ha venti,
ma questo lo scopriremo dopo e per ovvi motivi che non sto a
svelarvi, perché vi farei degli spoiler clamorosi, anche se,
ammetto, non è che mi stia contenendo più di tanto...
Una carrozza sta
attraversando una bella stradina contornata di verde. Dentro,
comunque, ci sono un'Alice adolescente e sua nonna che, più in
là, scopriremo essere sua madre. La donna la molesta perché,
senza preavviso, le alza la gonna.
“Ah, ma sei pure
senza calze, sporcacciona!” la rimprovera.
“Le calze pungono.”
protesta Alice.
“E non hai neanche
il corsetto, scommetto!”
“Le dame di Londra
avranno imparato a non respirare!” risponde la ragazza, in tono
sofferente, trattenendo il respiro e allungandosi, come se qualcuno
le stesse allacciando per davvero un corsetto dietro la schiena.
“Tesoro...”
sua madre si fa titubante, di fronte a questa rivelazione. Dopotutto,
lei respira benissimo e il corsetto lo indossa. “questa
battuta... mi sa che non è tua.”
“Ehi, ma...”
Alice tira fuori dal vestito un copione e lo sfoglia con interesse.
“Mmm... una donna seppure in miniatura... poca corda e caduta
sorda... eccolo! Elizabeth S... ah, no... hai ragione.” delusa,
Alice butta il copione fuori dalla carrozza. “Ma anche in quel
film c'era Johnny Depp!”
“Sì, ma
questo è un altro... si chiama Alice in Wonderland.” le
ricorda la signora attempata.
Alice sbuffa: il problema
del corsetto rimane, che lei sia Alice o Elizabeth Swann. Pensa...
pensa... pensa, ma poi smette perché poi il film non può
durare più di un'ora e mezza. Allora alza le spalle incurante,
per farci vedere che lei è una ribelle, una figa, proprio come
il paparino ormai morto.
“Carla Bruni può
andare alle cene di stato senza reggiseno? Io vado ai tè
pomeridiani delle vecchie megere senza corsetto!”
“Sì, ma lei
è la prima donna di Francia.” le ricorda la madre, in
tono di sopportazione. “Tu sei una sfigatella qualunque che
vuole solo provarci con Johnny Depp. Ah, mi ricordi tanto quel
vecchio scemo di tuo padre!”
“Anche lui voleva
andare con Johnny Depp?!” esclama Alice, indignata.
“Ma no! Tuo papà
si è dato all'alcool perché quella sera non ha potuto
concludere quel vecchio affare ed è morto di cirrosi. Ora io
sono costretta a fare certi servizi al marito della Megera, così
che ci possa mantenere la bella vita e le tue uscite serali!”
“Ma... perché
mi dici tutto questo?”
“Così gli
spettatori sanno che tuo padre è morto e che hai il passato
tragico.”
“Ah...”
Il viaggio potrebbe
proseguire tranquillo, ma poi, senza un motivo apparente,
l'espressione sul volto della madre si addolcisce e le regala la sua
collana. In realtà, fa parte di un piano diabolico e molto ben
studiato da moltissime dame che non sopportano il corsetto: se
portano una collana, gli ospiti non vedranno che manca qualcos'altro.
Infatti, non appena
arrivano, la Megera ed il marito li stanno aspettando in cima alle
scale della loro immensa villa e non si accorgono di nulla. Zero.
Nada.
“Sei in ritardo,
Cenerentola!” esclama, inviperita.
“Sì, scusa,
si è bucato il cavallo e non avevamo quello di scorta.”
butta lì la madre di Alice, sperando che se la beva. Peccato
che la Megera non sia un cane e, si sa, i cani si bevono tutto.
“Ehi, ma io che
c'entro?” un cavallo, sbucato dal nulla, guarda l'autrice in
modo minaccioso e l'autrice fa finta di non capire che ci si rivolga
a lei. “Io non ci sono adesso e quella battuta è mia!”
L'autrice vorrebbe
cancellare ciò che ha scritto, ma è troppo pigra, per
cui sorvolerà la questione.
“Aspettavano tutti
voi.” continua la Megera, senza dare segno di voler ascoltare
le scuse propinatele dalla vedova. “E tu...” guarda
Alice. “Odiosa ragazzina, vipera che mi hai rubato il mio
bambino, vai, che ti aspetta per il ballo, maledetta te.”
Alice cerca di non dare a
vedere che lei, questo povero ragazzo, non lo vuole manco vedere in
fotografia, quindi parte alla ricerca di Amish; la Megera la segue,
ma suo marito e la vedova rimangono indietro, per chiacchierare un
po' sui bei vecchi tempi andati:
“Grazie, eh, per
aver rilevato la compagnia di quello sfigato di mio marito.”
“Figurati...”
risponde lui. “Ma non l'avevi già fatto?”
“Sì, beh...
e gli spettatori? Ogni tanto si deve pur pensare a loro.”
soddisfatta, alza i pugni in segno di vittoria.
“Che c'è?”
“Questa battuta
l'ho detta già due volte nel giro di poche righe.”
“E' ritrita, eh...”
le fa notare lui.
“Che palle.”
sbotta la donna, spazientita. “Non c'è niente di
originale, da queste parti?”
“Ormai è
difficile. Tutti quanti fanno di queste parodie...”
sospira anche lui, sconsolato, mentre l'autrice alza un indice e
comincia a disegnare cerchi per aria, con fare innocente.
“Comunque...” in un attimo si ringalluzzisce, anche
perché Tim Burton – e io con lui – ha bisogno di
toglierselo dalle scatole. “Che ne dici se... tra un quarto
d'ora ci vediamo nella dependance?”
“Ok,”
finalmente un sorriso si fa largo sul volto di quell'austera vedova.
“tanto la nostra presenza è superflua, in questo film!”
E, mentre loro aspettano
il famoso quarto d'ora accademico, noi ci spostiamo in pista, dove
Alice col suo amico Amish sta facendo la danza degli scambi di
coppia. Fa di tutto per non guardarlo, anche perché è
bruttino, povero cicciolo: capelli rossi, una vecchia divisa di
seconda mano... deve essere un Weasley!
“Che c'è,
Alice? Non ti piace ballare?” chiede, in tono strascicato e
incurante, tipico del ragazzo inglese di buona famiglia.
“Ehm... pensavo...”
risponde lei, leggermente in imbarazzo. “E se tutti fossero in
mutande?”
“Ah... ah... ah...”
si gratta sotto l'ascella, pensando di dover ridere. “che
pensiero idiota.”
“Non mi offendo
giusto perché sono considerata pazza da tutti! Hai visto mia
madre?” si guarda intorno e, nell'osservare uno che,
misteriosamente, somiglia a Johnny Depp, va a sbattere contro
qualcuno.
“Stai attenta!”
la ammonisce Amish, tirandola via dalla pista. “No, ma non
importa.”
“L'hai visto?”
grida, isterica, saltellando da una parte all'altra. “Johnny,
Cappellaio, Willy Wonca, Edward Mani di Forbice, Sweeney, Jack! Dove
sei?!”
“E smettila di fare
l'invasata!” Amish la tira via, in modo che gli sguardi non
siano puntati su di loro, perché lui è un tipo per bene
e lei è taaaanto strana. “E comunque no: non è
ancora arrivato il suo momento.”
Alice, alla rivelazione,
smette di saltellare come una scema e di nominare i nomi di tutti i
personaggi interpretati da Johnny, gli mostra un'espressione
dispiaciuta e lui, ancora più mortificato, si fa balenare
un'idea in mente. “Va beh, dai... allora, per ingannare il
tempo, ti aspetto al gazebo tra dieci minuti, va bene?”
La ragazza, che non ha
chiaramente capito niente, annuisce senza convinzione, ancora delusa
per la mancanza di Johnny. Per esigenze di trama, comunque, si gira e
trova alle sue spalle la trasposizione alta, magra e femminile di
Pinco Panco e Panco Pinco anche se lei ancora non l'ha capito. Come
se non li sognasse tutte le notti.
“Eh, no, eh...
Pinco Panco e Panco Pinco nel film non li nomina proprio! Anzi, pare
che abbia visto il film muto di Alice nel Paese delle Meraviglie!”
esclama papà. L'autrice lo guarda, gli dice che dovrebbe
essere morto di cirrosi e così lo caccia via con un colpo di
inchiostro simpatico.
“Ehi, ma... lo vuoi
sapere un segreto?” domanda una delle gemelle.
“Sì, un
segreto segretissimo!” l'altra pensa a rafforzare il concetto.
“Se è sapere
che voi due fate i video porno e li mettete su Youtube, sappiate che
li ho già visti.” risponde Alice, fiera di sé,
mentre i loro volti si allungano in una smorfia sconcertata. “Ma
dato che io sono una volpe e so che non è questo il segreto...
ditemelo o io mostro il link a vostra madre. E io tifo Napoli. Tiè.”
fa le corna e comincia a saltellare tutta allegra per essere riuscita
a spuntarla ancora una volta.
“Ok, tanto te lo
dobbiamo dire, se no tua sorella quando arriva?!” esclama una
delle due, tanto fa lo stesso.
Alice è
stupefatta. “Ho una sorella?”
“Come no! Si chiama
Margaret ed è anche più bella di te.” rispondono
in coro, ma facendola breve perché se no il film non finisce
più. “Comunque ascolta: Amish che, per la cronaca, è
nostro fratello, ti vuole chiedere di sposarlo e lo farà tra
dieci minuti nel gazebo.”
“Oh,
arcipuffolina.” Alice pensa di scappare, ma dietro di lei c'è
la bellissima Margaret che, aspettandosi da lei qualcosa del genere,
la ferma.
“Eh, no, carina!”
esclama, inviperita, con le braccia conserte e il dito che picchietta
contro il braccio. “Non ti lascerò scappare: non voglio
essere completamente inutile, in questo film!”
“Ma se in Alice nel
Paese delle Meraviglie manco esistevi!” le ricorda Alice.
“Embè?
Magari qualcuno mi nota e mi prenderà per fare Margaret nel
Paese delle Cornute. Comunque...” afferra la sorella e
cominciano a camminare.
“Dove andiamo?”
“Pascoliamo... e,
nel frattempo, ti faccio fare un po' di strada così poi puoi
incontrare la Megera.” le spiega la sorella e Alice se lo
appunta in un blocchetto: ha studiato il copione sbagliato.
“Comunque, lasciando perdere... sposa Amish, è di buona
famiglia, ti può mantenere, mamma può continuare la sua
bella vita e non occuparsi di te, che sei veramente una parassita
buona a nulla.”
“Ma io non voglio
finire come te.”
“Me?” la
sorella cerca di nascondere nel cappellino le lunghe corna che si
ritrova. “Io sono felicissima con Lowell. Noi due lo facciamo
anche tre volte al giorno, quando non ha mal di testa... capito? Ma
non parliamo di me... non vorrai diventare come la zia, quella
vecchia zitella che aspetta che venga il principe azzurro a darle il
bacio per farla diventare Sofia Loren...” scuote il capo in un
gesto eloquente che deve far capire ad Alice che deve accettare la
proposta di matrimonio e sparisce dallo schermo: il suo compito si è
esaurito. Alice cerca di elucubrare. Guarda la zia seduta da sola ad
un tavolino insieme al suo spasimante invisibile e cerca di non
pensare a se stessa nelle stesse condizioni, ma ci riesce, anche
perché arriva la Megera e la porta nel roseto.
“Le volevo rosse,
queste maledette, e la vernice... se non fosse strano le dipingerei,
come la Regina di Cuori.”
Alice non capisce.
“Ah, lascia
perdere... piuttosto” e la guarda con fare indagatore. “Devo
parlarti di Amish. Ha problemi di flatulenza, la sera, se non mangia
leggero...”
Ma Alice non la ascolta:
un coniglio nel roseto la distoglie dai problemi intestinali del
povero Amish e allora, dato che i colori sono magiciiii, gli corre
dietro, solo per fermarsi di fronte ad una scena che le farà
capire il perché sua sorella ha due corna lunghe come l'Empire
State Building: Lowell, suo marito, pensa bene di ficcare la lingua
in bocca ad altre signore.
“Ehi, ma che fai?”
chiede Alice, perché è una volpe.
“Ma niente... sai,
quella era una mia amica...” risponde lui, mentre la signora di
cui sopra scappa via, fingendo imbarazzo.
“Siete molto
intimi...” risponde Alice sarcastica.
“Eh, sì...
siamo cresciuti insieme.” ma poi, a scanso di equivoci, perché
Alice lo guarda con sospetto, si affretta da aggiungere: “Guarda
che io voglio bene a Margaret... solo che ha sempre mal di testa...
cosa deve fare un pover'uomo, per avere ciò che Madre Natura
gli chiede di prendere?”
“Strano...”
mormora Alice, facendosi improvvisamente pensierosa. “Ha detto
la stessa cosa di te...”
“Ah, ma sei qui!”
Lowell ne approfitta per scomparire, mentre Amish si presenta alle
spalle della paladina. “I dieci minuti sono passati!” le
fa vedere un cipollotto da cui gronda marmellata, ma lei non ci fa
caso. Così, in un cambio di scena epico, i due si ritrovano
nel il gazebo, sotto lo sguardo – che noi non vediamo –
di tutti gli invitati alla festa di fidanzamento a sorpresa di Alice.
Amish fa il suo breve
discorsetto, mentre un pittore riprende la scena. Alice, allora, si
volta verso la platea.
“Oh, Romeo,
Romeo...”
“Alice!”
grida qualcuno da fondo giardino. “Hai sbagliato copione!”
Alice batte un piede per
terra, imprecando. Guarda la sala, in cerca di un suggeritore, ma poi
nota il Bianconiglio che le mostra l'ora e le dice qualcosa col
labiale. Eccolo lì, il suo suggeritore! Cerca di capire che
voglia dire, ma alla fine, capisce di dover avere un corso accelerato
sul film che sta andando a recitare. “Ok, mi aspettate una
decina di minuti che poi torno con la risposta?” si volta
ancora, ma il suggeritore è sparito. Per questo corre alla sua
disperata ricerca. Corre... corre... corre... e si ritrova ai piedi
di un albero. Come è giusto che sia, come ha già fatto
Alice della Disney, si ficca lì dentro. E comincia a
precipitare.
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Capitolo 2 *** E' lei o non è lei? Ma certo che è lei! ***
Capitolo 2.
E'
lei o non è lei? Ma certo che è lei!
Precipita in una voragine
senza fine, chiaramente; c'è un letto su cui rimbalza manco
fosse un tappetino elastico, un pianoforte, che nella versione Disney
se ne stava placido a mezz'aria, qui se ne sta placido a mezz'aria,
ma lei ci va quasi a sbattere. La gonna non le fa da paracadute e lei
cade a terra, nella stessa stanza in cui è finita la prima
volta. Corrisponde quasi tutto, tavolo, porta piccola che lei trova
subito, chiave e boccetta con la targhetta “bevimi”, ma a
quanto sembra se ne accorge solo lo spettatore che se ne sta pure a
sonnecchiare sulla sua poltrona, incurante se quello accanto a lui
gli ha versato addosso tutta l'aranciata.
Ma, tornando alla storia,
Alice prende la chiave e, dato che, come dicevo il capitolo scorso, è
proprio un genio, prova a passare dalla porticina (il cui pomello non
parla manco se provi ad insegnarglielo).
“Oh, ma è
lei.”
“No... è
proprio scema. Non può essere lei.” dice qualcuno oltre
la porta, dove lei è incastrata. Non potendo andare avanti, ma
solo tornare indietro, da brava genia quale è, rientra nella
stanza.
“Ah, ma tanto è
un sogno!” sospira, del tutto convinta di questo, anche più
tranquilla di quando era bambina. Perché, si sa, quando si
cresce, la razionalità rimane quella di un coriandolo. Beve in
modo decisamente razionale dalla boccetta che, avendo visto la
prima versione, sapeva a cosa serviva. Diventa piccola piccola. Va
bene, la smetto di dire ovvietà.
Ok... no.
Lascia la chiave sul
tavolo.
“Porca pupazza.”
sbuffa una voce.
“E' proprio
cretina.” esclama una seconda, piccola, ed inviperita.
“Non è lei.”
dice una terza.
“E' lui o non è
lui? Ma certo che è lui! Il signor Enzino!”
“Chi?”
“Non guardi
Striscia la Notizia?”
“Non ho la tv...”
Alice, intanto spreme le
meningi per capire come riprendere una chiave irraggiungibile, ma per
fortuna il Paese delle Meraviglie le va incontro: c'è la
scatola con i biscotti con su scritto “mangiami”. Lei
mangia, certamente, non versa fiumi di lacrime perché se no
sarebbe tutto uguale al film della Disney e, ripresa la chiave,
finisce di bere il liquido nella boccetta. Finalmente può
passare e vedere il suo comitato di benvenuto: i fiori che le hanno
dato dell'erbaccia, Pinco Panco e Panco Pinco, il topolino della
zuccheriera e il Bianconiglio.
“E la maratonda?”
chiede, anche se non riconosce nessuno di loro, pur sognandoli ogni
notte.
“Non abbiamo tempo.
Il Nostromo è morto.”
“Che tonno!”
sospira lei.
“Eh già. Ma
si va di là.” Pinco Panco indica una direzione.
“No, di qua!”
Panco Pinco ne indica un'altra.
Alice è spaesata e
si guarda intorno, curiosa e con uno sguardo da invasata. “Che
bel sogno! È straganzo! Ma Johnny dov'è?”
“Dai, andiamo!”
la esorta il Bianconiglio.
“Da Johnny?”
grida.
“Dal Brucaliffo!”
“Ma non è
lei!” protesta il topolino della zuccheriera. “La odio!
Ora la pungo!”
“Ti puoi trattenere
per qualche altro fotogramma?” la rimbecca il Bianconiglio, poi
si rivolge ad Alice: “Ma sei tu o non sei tu?”
“E chi dovrei
essere?”
“Se è lei...
ma non è lei... come fa ad essere lei?” si cruccia Pinco
Panco.
“Se non è
lei, ma è lei, come fa a non essere lei?” risponde,
dunque, Panco Pinco.
“Ehm...”
Alice alza una mano per richiedere dalla parola. “Io non ci
voglio andare dal Brucaliffo.”
“E perché?
Ti fanno schifo i bruchi?” una voce profonda e un intenso odore
di fumo la fa voltare ed ecco un grosso bruco blu che la guarda con
sufficienza.
“Oh... tu mi
ricordi qualcosa.” sussurra Alice, anche se non ha bene idea di
che cosa potesse essere.
“Chi sei tu?”
risponde la creatura.
“No...”
ammette Alice. “C'è qualcosa di sbagliato. Mi ricorda
qualcuno che fumava... e che diceva... cosa essere tu?”
indica il topolino con fare minaccioso.
“No...
quello era suo padre.” risponde il topolino. “Il
problema, l'unico problema, è che sei tu che non vai. Non sei
l'Alice giusta.”
“E qual è la
Alice giusta?”
Il topolino si stringe
nelle spalle e gliele volta. “E io che ne so?”
“Il giorno dello
SpassoSpassosissimo sta per arrivare.” taglia corto il
Brucaliffo, solennemente, per riportare l'attenzione sulla sua... si
può dire persona riguardo ad un bruco blu?
“Oh, finalmente!”
sospira Alice, allargando le braccia. “Quando arriva Johnny?”
“Ma chi è
Johnny?” sussurra il topolino a Bianconiglio, che non sapeva
manco di che si parlasse.
“Fatele vedere la
Ziaprofezia.” propone Pinco Panco.
“Fatele vedere la
mammaprofemamma!” ribatte Panco Pinco.
“La zia?”
Alice è confusa, pover'anima. “Che sogno assurdo! Ma non
ho mangiato peperoni... e neanche le cozze!”
“Ziaprofezia.”
taglia corto il Bianconiglio, aprendo la pergamena e mostrando tutto
ciò che vi era contenuto, lasciandoci all'oscuro. “La
tua venuta era stata predetta, Alice. Tu aiuterai gli Umpa Lumpa a
tagliare le tavolette di cioccolata!”
“Chi?”
“Gli Umpa Lumpa, i
mostri che la Regina Rossa usa per ricattare tutte le creature
di Sottocosto anche detto Mondodisotto!” punta il
dito sul fondo della lunga pergamena, dove tanti piccoli esserini
mascherati le porgono una grossa tavoletta larga quanto una tavola e
lei, con le braccia dietro la testa e una spada tra le mani, si
appresta a tagliarla in due. Ha persino un'armatura!
“Oh, ma come sono
cariniiii...” grida. “Sono piccoli! Sono teneri! Come i
conigli che Gollum regala a Frodo!”
“Ma tu devi...”
esclamano, per la prima volta d'accordo, Pinco Panco e Panco Pinco.
Nessuno capisce il riferimento a Gollum e Frodo.
“Ma,
insomma, Brucaliffaccio!” strilla il topolino, saltellando per
farsi vedere, in mezzo a quella gente troppo più alta di lui.
“Lei è o non è quella
Alice? Mi sembra troppo scema!”
“Forse circa
quasi.” risponde il Brucaliffo, che è di molto
permaloso, e, in una nuvola di fumo sparisce.
Alice è allibita,
ma sente il bisogno di sparare una scemenza qualunque: “No...
ma adesso mi sveglio... non vorrei che poi pensassero che sono
scappata perché sono una che se la fa addosso, e staranno
tutti sparlando di me... mmm... ah, sì.” si dà un
pizzicotto, ma non si sveglia.
“Ti aiuto io!”
si offre il topolino e affonda uno spillo nel suo alluce, con sadico
divertimento, ridendo anche in modo raccapricciante.
Alice salta ed impreca,
ma...
E' il momento della
suspense! Arriva un enorme orso-cane peloso che li attacca. Urla e
fughe a perdifiato si sprecano, carte da gioco in piedi ed armatura,
più le sempre presenti picche. Nessuno canta “di rosso
le tingerem”, ma tutti urlano e voglio catturare i traditori
che vogliono far tornare Alice che è già tornata per i
fatti suoi.
Lei fugge via e quindi ce
ne freghiamo.
Nel mentre, un losco
figuro affascinante, con un cuore rosso a rattoppare un occhio che –
forse – manca. Una vera caduta di stile, ma noi lo lasciamo
fare perché i cattivi, si sa, non devono essere fashion.
Raccoglie la Ziaprofezia abbandonata a terra come se non fosse stata
una cosa preziosissima e se ne va, mentre Alice corre... corre...
corre...
Finché non capisce
che lei è figa. “Un momento...” si blocca in mezzo
alla via. “Ma questo è un sogno! Al massimo mi sveglio,
dato che ho da fare qualcos'altro di cui a nessuno importa... mmm...
Io sono Jake Sully!” dichiara, voltandosi con coraggio e
stoicismo, mentre l'orso-cane corre verso di lei, famelico.
Naturalmente, perché lei è l'eroina, l'essere mostruoso si ferma, la
graffia – la dinamica mi sfugge tuttora – e il topolino,
perché è un'anima candida, la salva: infilza un occhio
all'orso-cane e glielo sfila, perché... togliere un occhio
dalla cavità oculare è come stappare una bottiglia,
nelle migliori famiglie.
“Scappa, idiota!”
grida il topolino ed Alice esegue, perché è un'eroina
dalle idee confuse.
Nel frattempo, in un
palazzo lontano, in mezzo ad un deserto spaventoso ed immenso, che si
erge al suo centro, è successo qualcosa. Entriamo senza troppi
voli pindarici. Una porta si apre.
“Chi
ha mangiato la mia pastiera? L'ho fatta arrivare da Napoli apposta!”
grida la Regina Rossa, il cui testone dà segno di un grande
cervello, a dispetto del suo corpicino che, però, riesce a
reggerla senza problemi. Un gruppo di servitori ranocchi si mette
impettito lungo il corridoio, mentre tutta la corte guarda, rigida e
spaventata.
“Due per uno?”
domanda al primo ranocchio.
“Due.”
risponde quello, sicuro.
“Bravo. Non sei
stato tu a mangiare la pastiera!”
Punta un dito sul
secondo. “Cinque per cinque.”
“Venticinque.”
E così via. Poi
arriva al più furbo, l'Einstein delle rane, quella che tutte
vorrebbero essere. Sì, Kermit la Rana, quello che, al primo
sguardo, capisci che è il colpevole e che la pastiera,
sicuramente, la sta masticando. Chi non se n'è accorto, siete
proprio voi, sì, voi con l'aranciata sui pantaloni, perché
vi siete addormentati prima.
Comunque... Kermit e la
Regina si guardano per un interminabile istante, poi... la topica
domanda:
“Un per otto?”
“Le peruzze,
maestà.” risponde tremolante il povero Kermit.
Ma lei è
intelligente e, pertanto, cattivissima. Ha capito! “Il tuo
alito... sei stato tu a mangiare la mia pastiera!” e quindi,
appuratolo, ordina in modo perverso, perché lei è
cattivissima e poi lo faceva anche la Regina di Cuori (pace
all'anima sua), nel cartone: “TAGLIATEGLI LA TESTA!”
“No! Devo sfamare
moglie e figli! Ho tre girini... ho anche le foto!”
“Meglio!”
risponde la regina. “Così sapremo che cosa mettere sulle
lapidi!”
“Ma... signora...”
le rammenta un paggio. “era Kermit la Rana. Sua moglie è
Miss Piggy!”
“Meglio!”
risponde la regina. “Adoro la pancetta calda!”
“Mia regina...
questa battuta è dopo...” esclama il paggio, spaventato,
guardando un lungo copione su pergamena.
“TAGLIATEGLI LA
TESTA!”
E dopo tutto questo tagliare, la nostra
Regina va a sedersi sul suo
trono, stanca di tutta quella vita così movimentata. Eh, sì,
eh sì: la vita di una signora del male è davvero molto
stressante. Per fortuna che c'è lui, Stein, il suo tenero
amante. “Oh, mio diletto, allietami un po'... camera tua o
camera mia?”
“Ehm...”
Stein sorride in modo tirato, ma lei vede solo languido amore
trasudare da ogni suo poro. “Ho portato qualcosa di meglio, mia
signora! La ziaprofezia.” e gliela srotola davanti.
“Mmm... mi hai
portato un papiro...” risponde lei, delusa, guardando le
immagini che ci sono sopra e che, come in Harry Potter, si muovono
anche. “Oh, che carini... e questo ammasso di capelli, chi è?
Mmm... non sarà...” guarda terrorizzata il suo compagno.
“Sharon Stone?”
“No, mia signora...
è...”
“Nicole Kidman?”
“No...”
risponde lui, indignato. “Questa gente non fa filmettini del
genere... se voi non foste la moglie di Tim Burton, sareste qui?”
La regina gli lancia
un'occhiataccia. “Ti perdono solo perché se il cucciolo
tenero!”
Stein sospira di
sollievo.
“Amorino...”
lo chiama lei, sbattendo gli occhioni. Lui sorride.
“Sìììììì?”
“Mi vuoi dire chi
è?” sbotta la regina, strillando isterica.
“Ma è Alice!
Quella del Paese delle Meraviglie!” esclama lui, oltremodo
spazientito.
“E ma potevi dirlo
subito, però!” ribatte lei, stizzita. “Ringrazia
che mi piaci, altrimenti...” si passò un indice sotto il
collo, lasciando che fosse lui a prendere le dovute conclusioni.
Stein risponde con uno dei suoi smaglianti sorrisi, giusto per
dissipare un po' la tensione. “Adorabile pucci pucci...”
sospira lei, languidamente, per poi tornare a sorridere in modo
perverso. “Insomma, camera tua... o camera mia?”
Stein si ritrova con le
spalle al muro. “Forse vorresti prenderla! Taglierà la
cioccolata preparata con tanta fatica dagli Umpa Lumpa!”
“NO!” grida
la Regina, scattando in piedi, terrorizzata dall'idea. “E poi
chi lo shakera il cioccolato Milka? Stein!” si volta verso di
lui, gli occhi sgranati. “Trova Alice e offrile qualunque cosa
per tornarsene dal suo rosso sfigato!”
Stein parte e,
finalmente, rivediamo il cavallo di cui abbiamo già detto
l'unica battuta, per cui non ci ripeteremo.
“Ehm, ma così
non vale!” protesta. “Io vado dalla società
protettrice degli animali!”
“Ma stai zitto
vai!” sbotta il cane che cerca di grattarsi lì dove è attaccata
la
catena. “In questo momento dei terroristi stanno attentando
alla vita di un candidato alla presidenza. Mia figlia è
scomparsa e qualcuno del mio ufficio è implicato in tutto
questo. Mi chiamo Jack Bauer. Oggi sarà il giorno più
lungo di tutta la mia vita.”
“Ma
che vai delirando?” lo rimprovera Stein. “Dai, sono
cattivo per cui ti dirò che tua moglie e i tuoi figli verranno
liberati, anche se non è vero. Ma, dato che sei un credulone,
tu ci credi e mi porti da Alice.”
“Eh, che bello!
Sono così felice che, quasi quasi, me ne sbatterò e
continuerò a lavorare in segreto per la Regina Bianca...”
risponde, sarcastico, Jack Bauer e, una volta staccata la catena,
parte all'inseguimento di Alice.
Ma torniamo proprio da
lei, che è dentro la foresta oscura. È notte, lei è
dispersa, ferita e impaurita. Per questo, come ogni volta che lei non
sa cosa fare, arriva lo Stregatto che si è fatto la tinta ed è
diventato blu a strisce viola morto.
“Mmm... che lunghi
capelli che hai...” esclama, in un tono decisamente seducente.
“E' per
affascinarti meglio, gattino mio.” replica Alice, osservandolo,
mentre lui le rivolge uno dei suoi inquietanti sorrisi, senza capire
da dove le sia uscita una risposta del genere.
“E che gambe corte
che hai...”
“E' per... lasciamo
perdere.” taglia corto Alice, quando vede che lui cerca di
guardare al di sotto del vestito succinto che, per qualche ragione,
le è apparso quando è diventata troppo piccola per il
suo. “Quando finisce questo sogno? Io sono stanca. E non si può
dormire nei sogni, quindi...”
“Oh, guarda, che
bel tatuaggio!” la ignora lo Stregatto, sfiorando
seducentemente il braccio di Alice che, scattando indietro, turbata
dalle movenze feline del gatto, si guarda e vede il suo nome, quello
della mamma e quello del papà troneggiare sul braccio destro
come dei lampeggianti rossi.
“Oh! E quando me lo
sono fatto?”
“E' stato
l'orso-cane quando ti ha attaccata. Con una zampata, ripercorre
all'indietro il tuo albero genealogico, ma solo di una generazione.”
lui si muove, ammiccando con fare sornione.
Alice si fa ancora
indietro, a disagio. “Oh, porca miseria!” sbotta,
nervosa. “E adesso cosa racconto alla mamma?”
“Mmm... fammici
dare un'occhiata, bambina...” continua lo Stregatto. “Se
si infetta sono guai... posso aiutarti io a trovare una scusa per la tua
mamma...”
Si avvicina, fregandosi
le man... ehm... le zampe anteriori l'una con l'altra, ma lei lo
blocca, prima che lui abbia il tempo di avvicinarsi di più.
“No... ehm... non importa, lo tengo così!”
Lo Stregatto non demorde.
“Allora lascia che lo fasci...”
“Ehm... no.”
allunga una mano. “Lo tengo così.”
“Quand'è
così...” lo Stregatto si stringe nelle spalle, offeso.
Le scocca un'occhiata risentita. “ti accompagno dal Cappellaio
Matto.”
Alice corruga la fronte.
“E perché?”
“Perché è
quello che vuoi da tutto il film.”
“Per nessun altro
motivo?” insiste lei, con fare indagatore.
“Il Cappellaio
Matto è Johnny Depp!” ribatte lui, stizzito.
“Sì!”
grida Alice, saltando come un'invasata. “Finalmente lo vedrò!”
Ed è così che Alice segue tutta contenta l'affascinante
Stregatto verso la sala del tè del Cappellaio Matto. “Ah,
sì...” esclama improvvisamente, ricordando ciò
che il papà le ha detto tredici anni fa. “Devo riferirgli
un messaggio!”
Risposte alle
recensioni:
Angel666:
sono contenta che il primo capitolo ti sia piaciuto :) non conoscevo
Stefano Disegni, prima di controllare sulla Wikipedia. ^^ dovrò
cercare qualcosa di suo. :P Comunque sono d'accordo con te e quando
ancora doveva uscire pensavo anche io che riprendesse proprio la
storia originale. Poi conoscendo Tim Burton... mi aspettavo di
meglio. Che altro dire? Spero che anche questo capitolo ti sia
piaciuto. :)
Infine ringrazio
Kikkina90 che ha
deciso di seguire questa storia.
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Capitolo 3 *** Un tè con... Johnny! ***
Capitolo 3.
Un
tè con... Johnny!
Dopo un'immane fatica (ma
anche no), lo Stregatto e Alice arrivano in un giardino secco e
brutto in mezzo a tre tavoli spaiati, tante sedie e molte più
tazzine da tè. Il Leprotto Bisestile cerca di bere da una
tazza rotta a metà, il Cappellaio presiede la seduta e si fa
domande filosofiche del tipo: “Perché una gallina
attraversa la strada?”
Ma poi vede Alice e...
meraviglia!
“Johnny!”
grida Alice, da lontano, mentre lui balza sul tavolo e corre verso di
lei, incurante delle stoviglie.
“Ehi, Cappellaio,
vedi di fare attenzione!” grida il Leprotto.
“Ma io sono matto!”
ribatte lui, balzando giù. “Ciao, cara... bellissima...
va beh, si fa per dire... Alice!”
La abbraccia forte e
Alice si sente mancare.
“Su... su... caro
Cappellaio... non vedi che l'hai soffocata?” lo rimprovera
dolcemente lo Stregatto.
“Certo!”
risponde lui, gioviale. “E' perché io sono matto!”
e allora la lascia andare, incurante del fatto che sia ancora priva
di sensi. Si gira di nuovo e, con uno smagliante sorriso, domanda:
“Allora, Leprottuccio, che stavamo dicendo?”
Il Leprotto, però,
ha un'espressione piuttosto scocciata; batte le dita sul tavolo,
aspettando che Alice si riprenda.
“E perché?”
domanda il Cappellaio, rivolto all'autrice.
“Perché...”
risponde il topolino per l'autrice, poi non vorrebbe inserirsi
casualmente in questa storia. “dobbiamo aspettare che
questa sciagurata si svegli.”
“E che ci vuole?”
esclama il Cappellaio, del tutto disinvolto. Afferra una tazzina di
tè piena e la getta addosso alla ragazza, con tutto il suo
contenuto. Lo Stregatto appare al suo fianco e parla al suo orecchio,
con la sua profonda voce seducente.
“Meno male che era
freddo.”
“Sono matto...
tutto matto... altrimenti non mi chiamerebbero Cappellaio Matto.”
ripete con tanto entusiasmo, sorridendo a tutta bocca. Poi si gira
verso lo Stregatto, stringendosi nelle spalle con fare concentrato.
“tu sai perché una gallina attraversa la strada? E
perché la fisica quantistica ha cambiato il mondo? Io sono
ancora un po' confuso sulla faccenda di e uguale a emme ci quadro...”
Ma lo Stregatto non ha il
tempo di rispondere: Alice si sveglia, grondante di tè e
ancora non del tutto convinta di non stare sognando.
“Johnny...”
borbotta, mentre si rialza. Il Cappellaio le dà una mano e lei
rischia di svenire di nuovo. Non lo fa giusto perché lo
Stregatto le ha versato addosso dell'altro tè freddo. Lei si
scuote come un cane che abbia appena sopportato le pene del bagno.
“Perché puzzo di tè?” chiede, annusandosi
le braccia grondanti.
“Niente di che,
tesoro... ti dovevamo svegliare.” risponde il Cappellaio e le
fa cenno di sedersi. “Sai, sono ancora un po' confuso sui
ruoli...credo di essere fin troppo intelligente per un film di
matti...”
Si siede di nuovo al suo
posto e guarda Alice con i suoi grandi occhioni verdi che le fanno
dimenticare qualunque cosa, pure il fatto che aveva qualcosa da
dirgli. Lei si siede accanto a lui, sospirando languidamente.
“Johnny, ma è vero che vivi in Francia?”
“In realtà...
vivo qui. Sai, sono matto, mica scemo!”
“Posso vivere con
te per sempre?”
“Eh, no!”
sbotta, improvvisamente stizzito, allargando le braccia con fare
esasperato. “Te lo volevo chiedere alla fine, solo quando avrai
tagliato le tavolette di cioccolato!”
Alice piega la testa da
una parte. “Perché devo tagliare le tavolette di
cioccolato?” domanda. “Me le porto a casa così
come sono!”
“Ma è una
cioccolata che è la morte sua.” risponde il Cappellaio
facendo un cenno, come per indicare qualcuno in particolare.
“Mia?” grida
il Leprotto, indicandosi, pieno di terrore.
“Ma no!”
risponde indignato il Cappellaio.
“Allora mia?”
squittisce il topolino.
“Neanche!”
“E allora mia?”
domanda con fare sensuale lo Stregatto, disegnando il contorno della
tazza che aveva davanti.
“No!”
“E allora la tua?”
domandano tutti in coro.
“Non muore
nessuno!” ribatte il Cappellaio, infastidito. “Verranno
tagliate le tavolette, basta! Quando la nostra dolcissima Alice ci
farà il piacere di convincersi, lo vedrete.” la guarda e
le rivolge un sorriso languido che l'avrebbe fatta svenire sulla
grossa fetta di torta che le era stata messa davanti da un sempre
indaffarato Leprotto. Ma poi come se avesse detto qualcosa di
profondamente sbagliato o avesse rivelato un segreto, il Cappellaio
si guarda intorno mortificato: “Oh, porca miseria... ho svelato
il finale!”
“Ma lei non è
neanche la vera Alice!” esclama il topolino, del tutto convinto
che il Cappellaio i suoi venerdì li abbia persi tutti.
“Ma certo che lo
è!” ribatte lui, invece.
“E come fai ad
esserne sicuro?”
“Perché...
oh, insomma, topolino bello,” sbotta irritato il Cappellaio.
“Sono matto. E me lo sento nelle mie tozze zampe arcuate!”
si batte orgoglioso le cosce e, intanto, passa Philottete,
lamentandosi che non c'è più rispetto per i satiri e
per le loro battute. Noi lo ignoriamo, esattamente come ha fatto
il resto della tavolata.
“Insomma, devo
proprio tagliarle queste cioccolate? Non lo so... mi pare una cosa
spaventosa!”
“Ma solo in questo
modo gli Umpa Lumpa potranno tornare a lavorare alla fabbrica Wonka!
La gente vuole il suo cioccolato e la Regina Rossa se lo tiene per
sé, l'ingorda. Quando la fabbrica riaprirà, allora
tutti ritroveranno il posto di lavoro e non ci sarà più
bisogno di una regina dispotica.” spiega esaurientemente il
Cappellaio.
“Ma tu sei Willy
Wonka!” gli fa notare Alice.
Il Cappellaio si guarda
intorno, con fare circospetto, poi si posa un indice sulle labbra,
per farle segno di tacere.
“Ma... ragazzi...”
li ferma lo Stregatto, dato che certi gesti potrebbero essere male
interpretati. “Abbiamo già svelato tutto. Il film su
cosa si basa?”
“Non saprei. Cosa
potremmo inventarci?” domanda Alice che, finalmente, ha ripreso
un po' le redini della situazione.
“Per esempio...
potremmo chiederci cosa faremo dopo aver vinto la battaglia...”
propone il topolino.
“Beh, a scanso di
equivoci, io farò la Paranza.” dichiara il Cappellaio.
“Oh, sì...”
sospira lo Stregatto, particolarmente eccitato all'idea. “Eri
così bravo...” gli fa l'occhiolino con fare conturbante.
“No... ecco... io
intendevo... più nell'immediato.” risponde Alice,
piuttosto perplessa.
“Beviamo il tè.”
risponde il Leprotto. “E aspettiamo.”
“Cosa?”
“La pizza!”
risponde il Cappellaio, improvvisamente più felice. “L'ho
ordinata. Spero che ti piaccia ai peperoni, Alice. È una
delizia!”
“Ehm...”
Alice non vuole dire al suo Johnny che i peperoni la appesantiscono,
soprattutto se poi il risultato deve essere quello che sta comunque avendo: una
specie di esperienza surreale che si poteva avere solo in un mix di
peperoni e LSD. Ma non hanno il tempo di aspettare che, un attimo
dopo, arrivano Stein, carte, capra, cavoli e pure Jack Bauer che ha
fiutato la pista di Alice. Ma il Cappellaio è più
veloce, fa ingurgitare ad Alice della pozione per farla rimpicciolire
ancora e la ficca in una teiera. Piena.
Lei si ritrova a nuotare
dentro il tè, i vestiti troppo grossi che le rendono
difficoltoso rimanere a galla.
“E non parlare o ti
sentono!” la avverte il Cappellaio, un sorriso smagliante
rivolto verso i cattivi.
“CHE HAI DETTO?”
grida Alice, in mezzo a tutto quel tulle che vuole farla annegare.
“SILENZIO!”
Dopo avergli dato tutto
il tempo di fare questo, essendo cieco, oltre che sordo e pure mezzo
scemo, Stein scende da cavallo e con fare altezzoso si avvicina
all'allegra tavolata.
“Ave Cesare.”
esclama.
“E che c'entra?”
vuole sapere il Cappellaio.
“Non so... ma ci
stava bene.” risponde Stein, alzando le spalle, ma decide di
andare subito al sodo: “Sono qui per trovare Alice.”
“Alice? Chi è
Alice?” domanda il Cappellaio. “Sono troppo pazzo e
troppo intelligente per dirti che è in questa teiera!”
la scuote su e giù e Alice si ritrova a scoprire che cosa
avrebbero provato i panni in lavatrice, molti anni più tardi.
Il Cappellaio ride, Alice sta zitta e Stein inarca un sopracciglio,
piuttosto confuso: è chiaro che Alice non è in quella
teiera altrimenti il Cappellaio si sarebbe stato zitto. Per questo,
non si dà neanche la pena di controllare.
“Bene... allora me
ne vado. Jack Bauer?”
“Ehm... stavamo
giocando al riporto...” sussurra appena il Leprotto Bisestile.
“Cacchio. L'ho
perso quel dannato. Mettete a ferro e fuoco!”
“Eh, no, mio caro
signore!” il Cappellaio sbatte la teiera sul tavolo e Alice
viene travolta da un'onda anomala di tè. “Non si può.
Il copione non lo prevede!” si guarda intorno, con fare
circospetto e fa segno a Stein di avvicinarsi. “Tim potrebbe
arrabbiarsi!” gli fa sapere, in un sussurro, avvicinando una
mano alla bocca.
“Ma sua moglie ha
dato fuoco alla capanna di Hagrid... nessuno le ha detto niente,
anche se nel libro non era previsto!”
“E allora? Dov'è
il problema?” il Cappellaio si stringe nelle spalle, perplesso
di fronte a quella rivelazione. “Va beh, dai, vattene... così
posso portare Alice dalla Regina Bianca.”
Stein sbuffa. “Ok,
ok... andiamo, ragazzi. Lasciamogli fare quello che vuole. Tanto dopo
avremo la nostra piccola rivincita. Mhuwaha.”
Il Cappellaio rivolge
agli altri un simbolo di vittoria; lo Stregatto gli fa l'occhiolino e
lo guarda interessato. “Lo sai? Non mi ero mai accorto di
quanto fossi affascinante!”
“Sì, beh...
senza trucco sono anche meglio.”
“Quasi quasi per
Natale ti compro un gel struccante...”
“Grazie.”
Dopo la promessa di scambiarsi i regali di Natale, l'attenzione
dell'affascinante Cappellaio si rivolge alla teiera in cui aveva
infilato Alice che, mezza stordita, spettinata e completamente zuppa
di tè, è riuscita ad usare come scialuppa di
salvataggio l'unico lembo di stoffa che era rimasto impigliato tra la
teiera e il suo coperchio.
“Oh, sei
completamente zuppa!” si accorge il Cappellaio.
“Puoi farmi
uscire?” sbotta lei, irritata. Non è più tanto
sicura di voler passare tutta la sua vita con lui.
“Eh, dammi un
attimo. Non sarebbe bello, se fossi nuda.”
“Mmm... eppure
credevo che fosse un film per bambini...” lo Stregatto alza la
testa, interessato, cominciando a fare le fusa.
“Allora tu non
dovresti proprio esserci.” esclama il topolino, inviperito.
“Come sei
scortese...” si lamenta il gatto.
“Johnny... perché
non ti rimpicciolisci e vieni qui a farti un bagno con me?”
propone Alice, cercando di fare la sensuale, accorgendosi di essere
senza vestiti e che lei è lì esclusivamente per una
ragione. Alla fine, può anche sorvolare sulla sua pazzia.
“Fossi matto!”
risponde il Cappellaio, indignato. “Mi bagnerei di tè!”
“Ma tu sei matto!”
gli fa notare il topolino.
Lui alza le spalle. “Va
beh, fa lo stesso. E questo cos'è?” tira il lembo di
stoffa che tiene Alice a galla e lo fa uscire, quindi, incurante
della sorte della loro paladina, prende un paio di forbici che si
trovavano casualmente sulla tavola e ci fa, con l'abilità di
un maestro sarto dei Lillipuziani, un meraviglioso vestitino da
Barbie senza spalline che va sicuramente molto di moda nel
Mondodisotto. Non ha manco bisogno di prendere misure! Soddisfatto,
lo passa ad Alice che, imprecando come un'eretica, riesce
miracolosamente a cambiarsi nel liquido.
“Fammi uscire!”
grida.
“Un attimo!”
risponde il Cappellaio e inclina la teiera, per far uscire il tè
ed infilarlo tutto in una tazza. Quando la teiera si svuota, si
azzarda ad afferrare Alice. “Hai nuotato nel tè, mia
cara?”
“No... è
solo un'impressione...” ribatte lei, acida.
“Ah, ok...”
la piazza sul cappello ed esclama, allegramente: “Su, andiamo!”
“E dove?”
vuole sapere Alice.
“Dalla Regina
Bianca e l'unico modo per arrivare dalla Regina Bianca comodi e
contenti... è sul cappello!” ridendo come un ossesso e
saltellando, si allontana dagli altri e comincia a portarsi verso il
castello della Regina Bianca.
Dopo averlo creduto il
suo idolo, Alice capisce che ormai Johnny è completamente
andato e che il sogno di incontrare un novello Jack Sparrow è
svanito in una tazza di tè. Sta sul cappello del Cappellaio ad
ascoltare le sue follie e, soprattutto il suo mantra: “Perché
una gallina attraversa la strada?”. Dopo che lui ripete per la
centesima volta che lei dovrà rompere il cioccolato fatto
dagli Umpa Lumpa, lo avverte chiaro e tondo che non l'avrebbe fatto
mai, neanche per avere un bacio da lui, neanche se fossero stati in
una landa desolata senza cibo, acqua e lui si fosse dichiarato con
tanto di brillante.
Non l'avesse mai fatto:
il Cappellaio la acchiappa e la mette su una roccia. Fa per
andarsene, ma la voce squillante di Alice lo trattiene. “Ma che
fai? Se te ne vai, io che faccio?”
“E che vuoi fare?
Sei inutile, ti lascio lì e vado a giocare al video poker!”
“Ma io e te non
dobbiamo cominciare la nostra storia?”
“Mica è un
sogno erotico!” ribatte lui.
“Ma...” Alice
cerca intorno a sé un modo per non perdere completamente la
faccia. “Ehm...” ma la sua testa è relativamente
vuota. “Tu sei pazzo, sai?” gli dice, quando le torna in
mente la sua missione primaria, affidatale da suo padre tanti anni
prima: “Ma comunque i pazzi sono fighi.”
“Beh, grazie... ma
non credo che fosse il momento adatto.”
“E perché?”
“Perché non
me lo dovevi dire ora!”
Alice
annuisce, mortificata. “Mi sono dimenticata, quando ti ho
visto.” si scusa. Il Cappellaio corruga la fronte.
“Non so... ma credo
che neanche prima fosse il momento adatto.”
“E quando te lo
dovrei dire?”
“Quando il momento
lo richiede... ed ora non era il momento. Senti,” sospira e si
inginocchia, scuotendo la testa, mentre si toglie il cappello. Per un
attimo, Alice pensa che voglia dichiararle eterno amore, e rimane
molto delusa, quando scopre che non è così: “io
lo so che hai paura... e credo che sia perché hai smesso di
allenare Moltres. Hai perso la tua moltezza che non è una
parola che ho inventato sul momento per dire che una volta eri
strafiga e ora non più, ma è una composta che deriva da
Moltres più Sua Altezza!”
“Mi annoiano i
pokemon.” ammette lei, irritata. Distoglie lo sguardo, in
imbarazzo.
“E allora guardati
intorno... adesso ci dovrebbe essere una panoramica di un paesaggio
desolato e bruciato dalla cattiveria della Regina Rossa... la vedi?”
Alice si guarda intorno.
“Non molto...”
“Allora faccio
partire il flashback strappalacrime!” esclama lui, tutto
contento, battendo entrambe le mani.
In questo modo, il
Cappellaio Matto fa sparire il paesaggio desolato e ne fa apparire
uno bello, verde e rigoglioso, dove c'è un lui molto meno
matto al fianco della Regina Bianca che se ne sta tutta contenta sul
suo cavallo bianco. Insieme a loro ci sono molti altri sudditi e,
tutti, chissà come mai, se ne stanno a fare le belle statuine.
Apposta per questo, per fermare un po' questa immobilità
inutile (fermare l'immobilità, ci avete provato?), la Regina
Rossa mette tutto a ferro e fuoco. La Regina Bianca scappa, una
spada lascia la sua armatura e Stein se la accaparra. Oh yeah.
Il flashback finisce.
“Cacchio...”
sospira Alice, toccata. “E ora?”
“E ora sei tu che
dovrai impugnare quella spada. Andiamo dalla Reg...” Un latrato
li avverte che gli inseguitori sono alle loro calcagna e che, presto,
li avrebbero raggiunti. “Per tutti i cappelli! Va beh. Vai sul
cappello.”
“Ma...” cerca
di protestare Alice.
“Non rompere! Devo
salvarti o finirai al castello della Regina Rossa!”
“Qualcosa mi dice
che ci andrò comunque...” ribatte la ragazza,
sarcastica.
“Finiscila! Vai!”
il Cappellaio, oltre che cappellaio, è anche un ottimo
lanciatore di freesbee e quindi riesce a far arrivare molto lontano
il cappello con sopra Alice che non si sente minimamente girare, ma,
anzi, sta ferma ed è il paesaggio a girare.
“E il bacetto
d'addio?” ha il tempo di gridargli, prima di capire che finirà
imprigionato. “Cacchio, proprio ora che stavamo cominciando ad
avvicinarci!”
Atterra in una landa
desolata solo pochi secondi dopo e... beh, chiaramente deve andare
dalla Regina Bianca, per cui si nasconde sotto il cappello e si
addormenta.
Risposte alle
recensioni:
Angel666:
allora, che te ne è parso di Johnny? Sinceramente, quando ho
cominciato a scrivere, pensavo a come avrei voluto che fosse. E la
parte della teiera piena, per me, doveva essere un obbligo. Come ho
già detto, questo Cappellaio non mi pare molto matto. U.U Ho
dovuto rimediare. XD
Hoshi:
sì, sono d'accordo. È stato davvero deludente,
soprattutto quando si parte cariche di aspettative: i miei amici sono
tornati tutti entusiasti dal cinema, e questo fatto, unito alla mia
adorazione per Alice, ha fatto uscir fuori la parodia. Tim, ma che
stai combinando?! (E si vocifera che voglia rovinare anche la Bella
Addormentata!) XD
Kikkina90:
sono molto contenta che ti abbia messo di buon umore. Spero di non
aver toppato con questo capitolo. U.U Adoro la versione della Disney
e la conosco praticamente a memoria e, quando ho visto questo film,
la mia vena sarcastica ha cominciato a pulsare violentemente. :P
Inoltre voglio
ringraziare:
IcePrincess_
per aver inserito la storia tra le sue preferite
PiccolaWriter,
Hoshi, Lady__Beatles,
jadina94 e LiLium per aver deciso
di seguirla.
|
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Capitolo 4 *** La Regina Bianca, anche se non è il suo turno ***
Capitolo 4.
La
Regina Bianca, anche se non è il suo turno
Jack Bauer, spinto dal
desiderio di rivedere sua figlia Kim e sua moglie Teri, trova Alice
sotto il cappello, dopo aver percorso molte (ma anche no) leghe. La
sveglia con il suo naso umidiccio e con un bacio da cane che le fa
rimpiangere il bagno nel tè.
“Buongiorno, vuoi
anche del tè con biscotti?” domanda, sarcastico. Perché
i cani, sì, bevono tutti, ma hanno anche una buona dose di
sense of humor nel loro sacco.
“No, basta tè!”
piagnucola lei, ancora molto assonnata, non notando il tono
palesemente ironico del segugio. Ma poi si ricorda tutto, solo perché
vede il cappello che le ha fatto da camera con bagno. “Oh, il
Cappellaio è stato rapito! Devo trovarlo!” esclama.
“Ma anche no! Devi
andare dalla Regina Bianca.” replica Jack Bauer che ha perso la
sua voglia di scherzare.
“No. Io non ci
vado!” si intestardisce Alice, stringendosi nelle spalle e
voltandole al grosso cane. “Non me ne frega niente di quella!”
“E perché,
di grazia?” vuole sapere Jack Bauer, sbuffando la propria
impazienza. “Vuoi farlo finire questo film o no?”
“Io voglio
ritrovare Johnny! Si è sacrificato per me. E poi... quando
nascerà la nostra storia d'amore, se non provo a salvarlo?”
chiede lei, tornando a guardarlo, con gli occhi luccicanti per via
delle lacrime.
“Ti daranno il
premio per la miglior eroina tragica.” esclama il cane. “Sali
in groppa, che ti porto dalla Regina Bianca.” La prende per il
vestito e se la carica in spalla, con suo sommo dispiacere.
“Se ti muovi, dico
a tua moglie che l'hai tradita con Nina Myers!” dichiara Alice,
trionfante. E Jack Bauer sospira.
“Eravamo separati.”
spiega, in un borbottio imbarazzato.
“E allora?”
“E allora non puoi
farlo! Stiamo cercando di ristabilire il rapporto!”
Alice ghigna. “Allora
portami immediatamente al castello!” ordina. Sbuffando, Jack
Bauer si ritrova con le spalle al muro e decide di eseguire, anche
per non incappare nella collera della ragazza che sembra così
intenzionata a rovinare il suo matrimonio appena ricostruito.
Maledetta ricattatrice!
“Prendi il
cappello!” ordina ancora Alice.
“Ok, ok...”
se lo mette in testa, leggermente piegato da un lato, in stile
Morgan.
Dovrebbero percorrere
molte leghe, di nuovo, ma il film deve durare poco, per cui arriviamo
in poco tempo; scopriamo che il cane non può passare oltre il
fosso che l'avrebbe condotto dentro il castello.
“E devo passare su
quelle facce... da sola?” si accerta Alice, disgustata dalle
facce che infestano il fossato del castello della Regina Rossa.
“Eh, io non posso.”
ribatte lui, accucciandosi su se stesso e sbadigliando, mostrando che
non gliene frega niente. Alice si porta le mani sui fianchi.
“Mi lasci qui?!”
esclama, indignata.
“Qualcosa potrai
pure fartela da sola!”
“Ma... e come sei
uscito la prima volta?”
“Non da qui,
chiaramente.”
“E da dove?”
insiste Alice.
“Dall'entrata
principale.” risponde lui, dando prova di grande logicità.
“E non possiamo
usare quella?”
“Certo... così
ci ammazzano tutti e due. Ciao, bella.” risponde così,
Jack Bauer, e si raggomitola meglio. Alice cerca di tirargli una
zampa, ma tutto quello che riesce a fare è farsi alitare
addosso. Piccola com'è, cade a terra, spinta dal respiro
grosso del cane.
“Almeno lancia il
cappello nel castello!” grida.
“E perché?”
“Perché devo
restituirlo al Cappellaio... così sarà felice e mi darà
un bacio!”
“Ah,
allora...” ironico, Jack Bauer si sfila dalla testa il cappello
e lo lancia oltre il muro di cinta del castello, sicuro com'è
che sarebbe finito dove nessuno avrebbe potuto vederlo. “E ora,
per piacere, per carità, veditela da sola!” prega,
rimettendosi comodo. Alice, borbottando contro gli ingrati, si fa
tutto il percorso in solitaria, naturalmente sporcandosi anche della
bava delle teste mozzate che, si sa, sono i migliori produttori di
saliva. Relativamente indenne, se non un po' sporca, arriva
dall'altra parte dove, naturalmente, c'è anche un passaggio
fatto su misura sua, magari fatto fare apposta dalla Regina Rossa, in
modo che la sua nemica potesse penetrare nel suo castello senza colpo
ferire.
Caso vuole che, in questo
momento, tutta la corte sia impegnata ad osservare la Regina Rossa
giocare a croquet con struzzo e riccio, giusto per farci vedere che
il film è una specie di sequel del cartone. E dove, tanto per
gradire? Ma proprio nel giardino dove è atterrato il cappello
del Cappellaio Matto! Non sia mai che qualcuno se ne accorga, tanto
sono presi dal gioco.
La Regina lancia e il
riccio, le cui zampette anteriori sono brutalmente legate, alla
faccia della Protezione Animali; il piccoletto viene spazzato via, in
mezzo alle siepi, una delle quali riproduce il seduc... *cough
cough*, sì, insomma, il faccione della Regina Rossa.
“Dov'è
finita la palla?” domanda la regina, come se non avesse visto
il percorso che ha fatto. Certamente, non è finita dove Alice
potesse trovarla, altrimenti la ragazza sarebbe stata subito
scoperta. Tra le altre ovvietà, scopriamo che la nostra si
trova proprio dove è atterrato il povero porcospino. Giusto
per non far protestare gli animalisti in sala, tenta anche di
liberarlo.
Il Bianconiglio si fa
strada tra le siepi per ritrovare l'animale e così si
incontrano. Tutte queste casualità cominciano a puzzare, per
quel che riguarda l'autrice.
“Alice, per la
miseria! Lascia perdere!” la rimprovera, quando la riconosce e
la vede armeggiare con le corde, con le quali si è pure,
stupidamente, impigliata.
“Ho bisogno di
riprendere il mio aspetto!” replica lei, tirando senza successo
le corde.
“E perché?”
domanda lui. “Così piccola la Regina Rossa non ti vedrà
e potrai...”
“Fare che?”
“Beh, non so...
magari evitare che ti prenda. Facciamo così... ti porto fino
al luogo in cui è nascosta la Granata e solo dopo ti ridarò
il tuo aspetto!”
“Non lancio bombe,
io.” ribatte lei, acida. “Quindi non se ne parla.”
Il Bianconiglio si
tampona la fronte con un fazzoletto, poi guarda l'orologio, per
vedere che ore sono, ma evidentemente non è tardi, perché
non si fa prendere dalla cardiopatia. “Non è una bomba.
È una spada, quella con cui...”
“Dovrò
tagliare il cioccolato. Te lo dico di nuovo: io... non... taglio...
barrette... di cioccolata!” scandisce Alice, duramente. “E
comunque... si fa a modo mio, da queste parti.” taglia corto.
“Dammi un biscotto e così posso andare a liberare il
Cappellaio.”
“Ma...”
Alice lo guarda in modo
truce. “Chi detta le regole nei miei sogni?”
Bianconiglio sbuffa. “Eh
va bene... ma se poi va male, non prendertela con me!” a
malincuore, le dà il biscotto e lei, ingorda, dato che non
mette niente sotto i denti dall'inizio di questa storia, se la pappa
in un sol boccone.
“In confronto”
dicono i tre porcellini che dimenano i loro codin spensierati e
biricchin, “il vecchio lupo Ezechiele è molto più
discreto...”
Essendo loro inutili per
la storia, l'autrice li depenna e li fa sparire, ma intanto Alice è
diventata una gigantessa.
“Per tutte le
ostrichette!” sospira il Bianconiglio, sconcertato, passandosi
le zampette anteriori sul musino. “Lo sapevo che dovevo
starmene a casa a guardare la partita!”
“E adesso? Il
vestito è andato anche a farsi benedire.” sbuffa Alice.
“E i miei fan non mi vedranno mai nuda perché ci sono
queste siepi troppo alte!”
“Ma non hai paura
che Johnny possa essere geloso?” chiede il diavoletto sulla sua
spalla sinistra. L'angioletto sulla destra volteggia.
“Questo non è
un sogno erotico...” sospira, angelicamente, ripetendo le
parole del Cappellaio.
“Ma voi... chi
siete?” vuole sapere il Bianconiglio.
“Siamo la parte
buona e la parte cattiva di Alice!” risponde l'angioletto,
inchinandosi lievemente. “Siamo la coscienza di Alice.”
“Ehi, ehi...”
il Grillo Parlante saltella loro intorno. “Sono io la
coscienza!”
Ma dato che lui è
la coscienza di Pinocchio, il Bianconiglio lo schiaccia e, con una
fionda, caccia pure quella di Alice.
“Ma non si fa
così!” sbraita Alice, terrorizzata, guardando le sue
parti buone e cattive volare fuori e sparire grazie ad un colpo di
penna dell'autrice, dato che non sono mai state previste nel film.
“E ora fai
silenzio!”
Attirata dalle urla, la
Regina Rossa si avvicina e, quando alza la testa, guarda Alice con
fare interessato. Chiaramente, perché la sua mente è
diabolica, non collega la ragazza enorme con quella che sta cercando
per via della sua amata cioccolata.
“Oh, ma... questa
cosa mi ricorda un qualcosa a proposito di una bambina e di una
grassa pomposa bisbetica vecchia tiranna... mmm...” pensierosa,
si gratta il mento.
“Oh, maestà,
maestà...” grida il Bianconiglio, credendo di poterla
distrarre da Alice. “Non è come pensa! Lei non è
Alice!”
“E allora chi può
essere?” domanda la Regina, scornata. Guarda la ragazza con
fare indagatore. “Sei Shrek, per caso?”
“Io... ahehm...”
Alice ci pensa su e poi decide di mentire. “No... in realtà...
vengo dal Fantabosco e sono la compagna di Tonio Cartonio.
“Ah...”
comprende la Regina, impressionata. “Non guardo più la
Melevisione, da quando anche Rosarospa ha lasciato il cast...
piuttosto...” riprende a guardarla sospettosa. “come ti
chiami?”
Cercando il primo nome
balordo che le fosse saltato in testa, Alice, sovrappensiero, mette
un piede proprio sopra il riccio che aveva liberato e lancia un
ululato simile a quello di un licantropo.
“Porcazozzaschifosaschifidamiseriaccialadra!” urla.
“Eh? Troppo lungo.”
dichiara la Regina, scuotendo la testa. “Ti chiamerò
Ehm.”
“Eh?”
“Ehm.”
risponde ancora la Regina, trionfante.
“No, ma...”
prova a protesta Alice.
“Sì, sì...”
taglia corto lei. “Non stare a ringraziarmi... ci penserai dopo
che ti avrò fatta vestire con le lenzuola del mio letto a sei
piazze.”
Si volta e se ne va,
mentre il Bianconiglio decide che è l'ora di farsi vedere dal
cardiologo: se continua così, finirà per farsi
ricoverare anche lui.
Anche se non è il
suo turno, mi pare il minimo spendere due parole per la Regina Bianca
che, poverina, sono tre capitoli che viene nominata e mai presentata.
Ma partiamo dal principio, sorvolando sul fatto che Anne Hataway
stava per fare causa all'autrice per averla nominata senza aver
mostrato il suo viso.
Dopo essersi svegliato
dalla pennichella, Jack Bauer, grazie al suo incredibile fiuto,
capisce di dover andare ad avvertire la povera Regina Bianca che,
sicuramente, sarà in pensiero per la sorte di Alice che non è
ancora arrivata al suo cosiddetto palazzo.
“Potrebbe
preoccuparsi!” pensa, perspicace come al solito. Così si
fa i suoi tanti bei chilometri di corsa, fino ad un luogo etereo,
bianco come la fabbrica del latte.
Dentro, vi sono tante
signore tutte bianche e stanno tutte attorno ad una signora dai
capelli bianchi – come loro d'altronde – le sopracciglia
molto alte e nere, le labbra e le unghie nere, tipo darkettona, per
fare pendant e spezzare il troppo candore. È anche vestita di
bianco, cosa che tutti troviamo abbastanza strano.
Tutte queste signore
bianche girellano per il cortile e quella con le sopracciglia e le
labbra nere si guarda intorno, tiene le mani alzate e fa pendere le
mani, come se fossero troppo pesanti, tanto che ci si chiede perché
non le tenga lungo il corpo, cosa che la farebbe stare molto più
comoda.
Siamo nell'ospedale
psichiatrico di Mondodisotto, dove la Regina è rinchiusa da
quando la sorella è riuscita a buttarcela, dopo aver
falsificato documenti su documenti e dato la mazzetta al direttore
dell'ospedale. In realtà, le cure le servono, anche se aveva
corrotto il primario di psichiatria per rimanerne fuori: deve guarire
dalla sindrome delle “mani cascanti”, unita dalla più
grave patologia “egoismo cronico camuffato da bontà
esagerata”.
“Ma avete parlato
con gli alberi?” chiede, come una che sia cascata ora ora dalle
nuvole.
“Sì, sì...
non ti preoccupare.” dice una delle signore bianche, con
condiscendenza, che poi non è altri che la sua infermiera,
anche se lei pensa che sia la sua dama di compagnia. “Perché
non andiamo dentro, però? Devi prendere le tue pillole,
Miranda. E poi lo sai cos'ha detto il dottore.”
“Allora dovreste
parlargli con più dolcezza.” risponde lei, che non ha
capito niente di ciò che le è stato detto, tanto è
presa dal suo mondo fatato e immaginario. “Quando è
orario di visite?”
“Certo, certo.”
l'infermiera la prende per il braccio, con delicatezza, perché
ha paura di risvegliarle qualche crisi psicotica. “Dai, vieni,
lo sai che non puoi saltare le tue medicine.”
“Oh, ma io non ho
voglia di prenderle!” ribatte capricciosa la Regina Bianca.
“Ehi, Miranda...
abbiamo visite.” un'altra infermiera porta un cane al
guinzaglio e le sorride radiosa, in modo molto più
tranquillizzante della prima che, invece, è sparita
all'interno.
“Gil Grissom!”
esclama gioiosa la Regina, correndo verso di lui, senza smettere di
tenere le mani pendule e le braccia piegate.
“Jack Bauer.”
la corregge il cane, cercando di mantenersi il più calmo e
rispettoso possibile nei confronti della sua Regina: detesta che lo
chiamino come altri segugi, molto meno eroici di lui.
“Sì, certo,
certo...” lei annuisce, con dolcezza estrema, ma non lascia mai
cadere quelle mani in grembo. “Ma cosa vuoi dirmi, caro
Horatio?”
“Jack Bauer.”
ripete il cane.
“Sì, lo
so... puoi anche smetterla di ripeterlo, sai?” risponde lei,
stizzita. Ma poi si accorge di cosa ha fatto, torce il polso in un
movimento elegante, si passa la mano davanti alla bocca come se
avesse fatto un ruttino e poi riprende a sorridere teneramente:
“Allora?”
“Alice non viene
qui. È al castello della Regina Rossa.”
La Regina Bianca sbatte
gli occhioni, facendosi incredula. “Oh, dalla mia sorellina?”
chiede, ma tanto lo sa benissimo che la Regina Rossa è la
sorella maggiore. Le piace tantissimo dare diminutivi graziosi a
tutti, soprattutto quando li odia per averla rinchiusa in
quell'ospedale dove tutti sembrano volerla imbottire di psicofarmaci.
“E allora?” vuole sapere, dato che non capisce manco lei
dove stia il problema.
“Doveva venire
qui!” protesta il cane.
“E perché?
La spada tanto ce l'ha la mia sorellina... venire qui sarebbe stata
una gran perdita di tempo... sai che palle, poi, la trama. Ups...”
ricordando di torcere un po' il polso per dare movenze eleganti alla
mano, se la porta ancora una volta davanti alla bocca: ha detto una
parolaccia, non è da Regine del Bene per bene!
“Quindi?”
chiede Jack Bauer. “Non facciamo niente?
“Eh, no...”
risponde lei, soave, sbaciucchiandogli il muso e facendogli i
grattini dietro le orecchie (intanto Jack Bauer si stende sulla
schiena per farsi accarezzare la pancia). “Facciamo finta di
niente, finché possiamo... tanto è sua la patata
bollente. Io riavrò il mio regno, la mia corona e il mio
cioccolato! Sono così buona!” sospirando, la Regina
Bianca si alza e corre verso l'interno della struttura ospedaliera.
“Le mie pillole!”
Risposte alle
recensioni:
Angel666:
e dopo Johnny... Anne Hathaway nel reparto di psichiatria! Nei
prossimi capitoli vedremo come ci è finita, povera Regina. XD
Effettivamente, sì, neanche a me piace Mia, basta guardare
come la descrivo! Alla prossima!
brokendream:
niente film? Hai risparmiato dieci euro in favore un film più
promettente! :P Giuro, ho odiato Tim Burton per avermi rovinato
Alice! XD Spero che anche questo sia di tuo gradimento. >.<
Infine,
voglio ringraziare coloro che hanno inserito la storia tra le loro
preferite: Angel666,
brokendream
e Sweet_Nightmares.
|
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Capitolo 5 *** Baciami, stupido! ***
Capitolo 5.
Baciami, stupido!
Alice è stata
vestita con tende, lenzuola e tovaglie di tavola, più qualche
asciugamano e un po' di tulle. È nella sala del trono del
palazzo della Regina Rossa che ha preso Miss Piggy, sì la
moglie del povero Kermit, morto in capitolo due per decapitazione,
come sua schiava e la usa come poggiapiedi. Alice, invece, è
stata messa su una sedia da regista perché avevano finito
quelle regolamentari tipiche della sala del trono.
“Bis, nessuno sta
più in alto del re.” dichiara la Regina.
“Ma io sto bene in
piedi.” risponde Alice, che non capisce.
“Tesoro...”
la Regina fa un sorriso sornione. “quando io ti dico che devi
sederti, DEVI SEDERTI!”
Alice sussulta e, ben
ricordando – ma anche no – il brutto carattere della
Regina Rossa, decide di fare come dice e si siede sulla sopracitata
sedia da regista. “Ah, giusto per farti sapere che ci sono
anche Pinco Panco e Panco Pinco... vuoi vederli all'opera come
buffoni di corte?” domanda ancora la Regina.
“Io... no, non ci
tengo.” risponde Alice, seria.
“Già... sono
pessimi.” ammette la Regina, annoiata. “Ma che rimanga
tra noi. Mio marito crede che mi diverta un mondo con loro.”
“Il Re di Cuori?”
“No.” replica
la Regina, indignata. “Tim Burton.”
Alice annuisce, seria, ma
anche perplessa, tanto, come al solito, non capisce.
Giusto perché
altrimenti non succederebbe nient'altro, alle spalle della Regina
arriva Stein che rimane ammandrillato dalla bellezza della nostra
eroina. Terence Hill rivendica il diritto sul rimanere
“ammandrillati”, ma l'autrice lo imbavaglia.
“E chi mai sarebbe
quella gnocca?” sbotta, intanto, il Fante di Cuori, con grande
finezza.
“Si chiama
Porcazozza-qualcosa, ma per comodità la chiamiamo Ehm.”
risponde la Regina, che non ha per niente notato la bavetta che
scende dall'angolo della bocca di Stein. Alice lo guarda e cerca di
reprimere una smorfia di disgusto. Insomma! Quel coso con un cuore di
carta sull'occhio è un perfetto sconosciuto, mica Johnny Depp!
“Ehi, ma... dov'è
Johnny?” esclama, ricordandosi improvvisamente il motivo per
cui si trova su una sedia su cui non c'è manco scritto il suo
nome.
“Oh, sì...
facciamolo entrare!” la Regina batte le mani e le porte della
sala si aprono, rivelando il Cappellaio Matto, legato come un salame,
una camicia di forza e diverse catene; due guardie lo trasportano
perché non ce la fa a camminare da solo, giustamente.
“Bene, caro,
allora...” la Regina si passa una mano sul mento. “Che
tipo di servigi mi puoi offrire, perché io ti lasci andare
libero per il castello ad aiutare Alice a trovare la Sacra Granata
così che mi possano pure sconfiggere? Perché sono una
volpona: tu sei uno di quelli che, pur essendo pazzo, riesce a
resistere ancora al mio strapotere. È chiaro che ti darò
un posto di prestigio, se riuscirai a lusingarmi. Tanto... è
inutile che ti chieda di Alice... non mi dirai mai che è
accanto a me e che fa finta di essere la mia favorita per pugnalarmi
alle spalle...”
“E allora perché
la tiene al suo fianco e non le fa tagliare la testa?” vuole
sapere il Cappellaio, dubbioso. Alice, intimamente, ringrazia.
La Regina alza gli occhi
al cielo e arriccia le labbra. “Mio marito non vuole.”
“Ma chi?”
domanda il Cappellaio. “Il Re di Cuori?”
“Ancora con 'sto Re
di Cuori!” sbuffa la Regina. “Oh, insomma! Quali servigi
puoi rendermi?”
“Ehm...” il
Cappellaio ci pensa un po'. “Potrei... fare la Paranza! Sono
sempre stato un campione in questa disciplina...”
Alice sospira, ma tanto
nessuno se ne accorge, Stein sta ancora con la bavetta e la Regina
scuote la testa.
“No, no, no. Così
non va bene. Andiamo, ti do un indizio: c'entra col tuo mestiere.”
Il Cappellaio non
capisce. “Non so... lei è troppo intelligente per me.”
“Grazie, sì...”
risponde la Regina, guardandosi le unghie e fingendo indifferenza.
“Sono un genio del male, per forza...”
“Ha proprio una
bella testa.” annuisce il Cappellaio, serio serio; poi appare
una lampadina dietro la sua testa. “Ehi, ma ho detto testa? Ma
certo! Il mio mestiere! Io faccio cappelli! Quando facevo il
Cappellaio per la Regina Bianca, facevo un sacco di cappelli...
potrei ricominciare!”
Ma la Regina balza in
piedi. “Non parlare di quella pazza di mia sorella!”
grida. “Da quando sono riuscita ad infilarla in quell'ospedale
psichiatrico... ho finalmente potuto prendere tutto! Mi chiamano
Giovanni Senza Terra. E mamma... mamma ha sempre preferito Riccardo a
me!” si infila il pollice in bocca e lo usa come se fosse un
cuccio per neonati, mentre porta l'altra mano sull'orecchio, in una
perfetta imitazione del principe Giovanni.
“E se fossi meno
matto... le assicuro, potrei farle dei cappelli più belli di
quelli che facevo a...” Alice fa cenno di non dirlo, ma, ancora
una volta, nessuno se ne accorge. Comunque, stavolta il Cappellaio ha
capito: “Insomma, sì... le farò dei bei cappelli,
signora Regina. Lei ha un testone importante...”
“Quand'è
così... mettiti al lavoro.” risponde la Regina, che è
andata in brodo di giuggiole.
“Beh, sì...
se mi slegasse, riuscirei a farlo meglio, il mio lavoro.”
ribatte il Cappellaio. “Ehi, ma come sono poco matto, in questa
scena... anzi, diciamo pure che il vecchio Tim mi ha dato delle
battute così poco... consone al mio personaggio...”
scuote la testa, pensieroso, poi alza di nuovo la testa: “Lei
sa perché ho smesso di festeggiare i miei
trecentosessantaquattro non-compleanni?”
“Si vede che mio
marito...”
“Ma il Re d...”
“NON E' IL RE DI
CUORI!” taglia corto la Regina.
Alice sospira, mentre
dice addio al timpano destro, ma intanto sbatte gli occhioni: il suo
Johnny è affascinante anche se non fa il matto. Presto sarà
suo e, se non in questo film, almeno nel sequel! Ma il Cappellaio è
depresso, se ne frega delle improbabili scene romantiche tagliate dal
film e di un possibile sequel... nessuno si è accorto che la
sua depressione è dovuta proprio alla mancanza del consueto
festeggiamento del suo non-compleanno.
“Cappellaio?”
lo chiama Alice, ma nessuno si accorge dello strano scambio di
sguardi che c'è tra loro, né il fatto che abbia
parlato: Stein è troppo occupato a guardarla e a farsi venire
in testa strane idee, la Regina sta immaginando quanti cappelli
avrebbe potuto indossare in un colpo solo e la corte serve solo per
figura e per fare la spia solo in determinate occasioni del tutto
improbabili.
Ma non perdiamoci in
inutili chiacchiere. È l'azione che il pubblico vuole e, se il
pubblico vuole l'azione... mi dispiace, non l'avrà.
Non lanciate pomodori,
per favore. Non è colpa dell'autrice, o meglio, non tutta sua.
Seguiamo, quindi, Alice,
che cammina per il giardino come un'anima in pena senza arte né
parte. Sta cercando disperatamente il cappello del Cappellaio, dato
che ha tutta l'intenzione di riportarglielo.
“E così...”
ammette a voce alta, in modo tale da non voler far destare sospetti
su di sé. “potrò dare quell'agognato bacio a
Johnny.” sospira, mordendo il labbro inferiore, con aria
sognante. Nel mentre, incontra quel riccio che aveva tentato di
liberare nel capitolo scorso. “Oh, ma... mica hai visto il
cappello del Cappellaio?”
“Fuochino.”
Alice si gratta una
guancia. “E che vuol dire?” chiede, dato che il suo
livello di intelligenza è inversamente proporzionale alla
testa della Regina Rossa. Continua a camminare.
“Acqua. Acqua.”
le fa eco il riccio.
“Ah! Ho capito! Mi
piace questo gioco!” esaltata, Alice svolta ancora.
“Fuochino.
Fuochino.”
Alice continua a
camminare, guardando per aria, casomai il Cappello stesse fluttuando
e fosse non a pochi passi da lei (e dato che è un gigante
avrebbe dovuto vederlo subito).
“Alice...” la
chiama il riccio. “Perché non guardi un po' più
in basso? Lo stai pestando!”
Alice grida e fa un balzo
indietro. Il terreno trema, ma non abbastanza perché lo
spettatore se ne accorga. “Ah, eccolo!” esclama, tornando
a sorridere.
“Menomale, eh!”
sospira il povero riccio. “Parola, Alice... fatti vedere da un
oculista!”
Alice se ne frega: ha
appena ritrovato il cappello di Johnny! Lo solleva e gli sorride come
se quello fosse il suo Johnny, gli dà un bacetto e corre
dentro, senza ricordarsi di ringraziare il povero riccio che rimarrà
dimenticato.
Protezione degli animali?
Ci fa un baffo!
Ma cambiamo scena: la
Regina Rossa se la sta facendo sotto. Cammina in tondo sul suo
balconcino personale e sta scavando un solco. Se non fosse un film
per bambini, vedremmo Stein coperto solo da un lenzuolo,
rigorosamente rosso, semisdraiato sul letto e con una bottiglia di un
qualche liquido strano tra le mani (rigorosamente rosso), facendo
finta di ascoltare le elucubrazioni della sua amata *cough cough*
Regina Rossa.
“Amore, perché
non vieni a letto?” direbbe anche, in uno dei suoi rari momenti
di ubriachezza. Ma, essendo questo un film per bambini, sarà
vestito fin sotto le orecchie, senza una bottiglia e persino in
piedi, ma almeno sta comunque facendo finta di interessarsi a ciò
che la Regina ha da dire.
“Senza gli Umpa
Lumpa sono niente. Se Alice riuscisse a prendere la spada...
sarebbero cavoli amari e non dico di peggio perché siamo a
Rating Verde!” esclama.
“Già...
già...” risponde Stein, che non può neanche
scaccolarsi per amor di decenza. Intanto il Bianconiglio si addentra
furtivo nelle stanze della Regina che, come certamente farebbe
qualunque genio del male, tiene la Ziaprofezia sopra un tavolino
sorvegliato da delle scimmie col cervello di gallina, ma
probabilmente anche loro seguaci della Regina Bianca.
“Perché io
sono così brutta e mia sorella è così... così...
Anne Hathaway?” sospira, intanto, la Regina Rossa.
“E' stato il vostro
truccatore, maestà.” le ricorda lui.
Lei risponde con una
smorfia stizzita. “Puoi evitare di ricordarmelo?”
“Io stavo solo
rispondendo alla vostra domanda, mia amata.”
Le si avvicina e le para
giustamente la visuale. Le scimmie urlatrici che sono a guardia della
Ziaprofezia, intanto, non fanno il loro lavoro e lasciano che il
Bianconiglio se la svigni con la pergamena e lasci soli i due colombi
a pomiciare. Tensione? No, stiamo tutti bene. Ma... chi ha avuto
bisogno di quel defibrillatore?
“Ma io...”
risponde, intanto, la Regina Rossa. “Facevo solo la domanda
retorica per farmi dire che io sono più figa.”
“Ah, giusto...”
Stein comincia a preoccuparsi e si guarda intorno. “Ehm...”
sospira.
“Che ne dici...”
la Regina Rossa si accuccia di più al suo Fante prestante,
dato che non ha capito che non era per mancanza di parole che Stein
stava dicendo “Ehm”, ma perché stava sospirando il
nome della favorita della Regina. “Se... mettessimo in pratica
quello che non si può dire per via del Rating Verde?”
“Se proprio
devo...” sospira Stein, cercando di strappare la scena e di
cambiarla il più in fretta possibile. La Regina non può
protestare proprio per questo motivo e noi ci spostiamo nella stanza
dove il Cappellaio sta facendo i cappelli.
“Cucù!”
esclama Alice, tutta allegra, tenendosi le mani, strette intorno al
Cappello, dietro la schiena, in modo da fargli una ulteriore
sorpresa.
Il Cappellaio fa finta di
non vederla. Continua a guardare i cappelli, come se il suo mestiere
fosse fare il Guardacappelli e non il Cappellaio.
“Ho detto”
ripete Alice, innervosita da tutta quell'indifferenza: “Cucù!”
Il Cappellaio la guarda
solo per un secondo, poi torna alla sua occupazione.
“Johnny?”
Alice comincia a pensare che il suo amato cominci a soffrire di
sordità o cecità. Stringe più forte il cappello,
quando lui alza di nuovo gli occhi verso di lei e sente il suo
cuoricino riempirsi di forti emozioni che non descriveremo perché
questa è solo una parodia.
“Mi dispiace.”
dichiara. “Non parlo coi giganti che non conosco.”
“Ma sono Alice!”
ribatte lei, indignata. Mette il broncio e sbatte gli occhioni. “Non
ricordi più la tua Alice?”
Il Cappellaio posa il
cappello. “No, non ricordo di aver mai posseduto alici in vita
mia.” risponde. “E, ora, posso continuare a lavorare?”
Alice diventa rossa come
un peperone. “Senti... non ho tempo per queste cose... io...
Johnny... io sono qui... per... per... per restituirti il tuo
cappello!” e glielo porge. Lui guarda il cappello con
indifferenza.
“Grazie.”
risponde.
“Ma che ti prende?”
Alice è preoccupata: perché il suo Johnny fa finta di
non conoscerla?
“Sto facendo il mio
lavoro.”
“Girare una
manovella?”
Alice guarda dubbiosa lo
strano attrezzo che lui ha cominciato a maneggiare due righe fa e
l'autrice lo specifica solo adesso perché poi si perdeva la
suspense. Il Cappellaio si ferma subito, come folgorato da un
fulmine. E subito dopo comincia a picchiare la testa sul tavolo.
“Perché?
Perché?” continua a ripetere, in tono piagnucoloso.
Alice è sempre più preoccupata: se continua così,
il Cappellaio si spaccherà il suo viso perfetto!
“Perché che
cosa?” chiede, fermandolo. Lo costringe a voltarsi verso di lei
e gli prende il viso tra le mani. Il suo cuoricino trema: sta per
dare un bacio al suo Johnny, se lo sente, per tutti i cappelli di
Mondodisotto!
“Perché una
gallina attraversa la strada?” domanda lui, tra le lacrime.
Alice si morde il labbro.
“Non lo so.”
“E allora perché
sei qui?”
“Perché...”
Alice tira un profondo respiro. “Perché dovremmo
baciarci!”
Lui scuote la testa,
disperato. “No... io non posso baciarti.” esclama,
altrettanto disperato.
“E perché?”
la ragazza fa una smorfia disgustata: non era così che doveva
finire!
“Ho l'herpes!”
ammette lui. “Ehi, ma... tu somigli ad Alice!” si
accorge. E lei pensa che ci sia ancora una speranza, alla faccia
dell'herpes!
“Sono Alice! Sono
un po' più grossa, ma sono io!”
“Ah...”
risponde lui. “Ok.” e si libera delle sue manin... *cough
cough* manone delicate. “Io torno al lavoro.”
“No!” Alice
lo trattiene e se lo tira di nuovo davanti. “Io sono qui solo
per un bacio!”
“Ma io ho...”
“L'herpes!”
sbotta Alice. “Al diavolo l'herpes e il contagio! Io sono
pronta!”
Allunga le labbra, ma il
Cappellaio si infila il cappello che lei gli ha riportato. “Almeno
adesso mi somiglio di più, non trovi?” chiede, ma non
riceve una risposta, perché la voce squillante della Regina lo
distrae. Alice impreca ancora contro i Puffi.
“Alice!” la
richiama il Cappellaio, mentre lei fa per andarsene. “Aspetta,
se no il film non finisce! La Sacra Granata è qui nel
castello!”
“Ma va'!”
risponde lei, andandosene, tutta inviperita e scornata. Adesso avrà
un bel daffare a ricercare quella granata, anche se non gliene
importa niente, dato che non ha nessuna intenzione di tagliare il
cioccolato.
Trova Pinco Panco e Panco
Pinco a guardia di una porta, che decidono di portarla di comune
accordo dal Bianconiglio, anche se non sono mai d'accordo su niente.
Chiaro?
Tanto per la cronaca, il
Bianconiglio sa dove si trova la Sacra Granata.
“Buon per te.”
risponde Alice, come la maggior parte delle persone sedute in sala.
“Io devo salvare il Cappellaio, non ho tempo per queste
sciocchezze! Dobbiamo ancora girare la scena del bacio!”
“Veramente... sarò
io a salvare il Cappellaio!” dichiara il topolino,
puntandole contro il suo fido spillo. “E poi ci farò
anche una scena bollente, alla faccia tua!”
Alice corruga la fronte.
“Eh, no! Io e lui ci siamo quasi baciati! E poi...” lo
guarda e mostra una faccia disgustata. “Non sei il suo tipo.”
Il topolino si posa le
zampe anteriori sui fianchi. “E che ne sai dei suoi gusti, eh?”
Alice sbuffa. “Ne
so molto più di te.”
“Ah ah ah.”
ribatte il topolino, sarcastico. “Ma se neanche ti ricordi chi
siamo!”
La ragazza, dato che non
ha come rispondere per le rime, si mette a fare le boccacce.
“Oh, insomma!”
grida il Bianconiglio. “La Sacra Granata si trova nella tana
dell'orso-cane.”
“Embè?”
domanda Alice, che non capisce il perché debba venirlo a
sapere anche lei. Il Bianconiglio si nasconde il volto tra le zampe.
“Siamo rovinati.”
dichiara. “Alice...” solleva di nuovo lo sguardo su di
lei. “Devi prendere la Granata. ORA!”
“Ok... ok...”
replica lei, annoiata. “Ma quante storie! Tu!” guarda il
topolino con fare minaccioso. “Dammi l'occhio dell'orso-cane. A
qualcosa mi servirà pure, dopo che gliel'hai cavato!”
“No. L'occhio è
mio! Se lo vuoi, dovrai battermi a scala quaranta!”
“Non posso. Qui ci
sono solo carte rosse.” le fa notare. “Dai, dammi
l'occhio e non fare storie.”
“Giammai! Piuttosto
mi cavo i miei, di occhi.”
Ma Alice gli strappa i
baffi e, per la disperazione, il topolino corre via, lasciando tutti
i suoi averi perché “i suoi ammiratori non possono
vederlo in quelle condizioni”. Soddisfatta di se stessa, Alice
prende l'occhio e si dirige...
“Dove devo andare?”
vuole sapere, dato che si è già scordata.
“Seguimi.”
esclama il Bianconiglio. “I colori sono magiciii.”
“E due.”
sospira Alice.
“Due che?”
domandano in coro Pinco Panco e Panco Pinco.
Alice si gratta la testa,
improvvisamente colta da una folgorazione: “Non è che...
insomma, poi ci vede qualcuno che potrebbe insospettirsi?”
chiede, incerta.
“Sciocchezze!”
sbotta il Bianconiglio. “Muoviti!”
E così Alice si
appresta ad andare alle sue calcagna, per trovare la tana
dell'orso-cane. Purtroppo – e stavolta c'è persino un
purtroppo – la strada non è sgombra: nei dintorni passa
Stein che, dopo essere riuscito a sfuggire dalle smancerie della
Regina Rossa, adocchia la sua adorata Ehm e la sbatte contro un muro,
del tutto incurante che lei stia seguendo un coniglio bianco.
“Ehm.”
esclama, talmente folgorato da lei che non si accorge che, dietro un
portone, c'è una delle dame di corte che si sta gustando tutta
la scena, aspettando quella piccante. “Sei una stragnocca. E
una stragnocca dovrebbe stare con uno stragnocco, non trovi?”
“Oh, hai ragione.”
risponde Alice, convinta.
“E allora baciami!”
“No, io avevo in
mente altro.” ammette, senza rammarico.
“Baciami.”
Stein allunga le labbra.
“Ehm... il
rating...” gli ricorda lei.
“Non mi importa.”
“La trama?”
prova ancora la povera Alice.
“Quale trama?”
Alice fa una strana
smorfia: le sta venendo un conato di vomito, non solo perché
Stein ha ragione sulla trama. “Non posso!” dichiara,
disperata.
“E perché,
mia casta pulzella?”
“Perché hai
un fiato a dir poco pestilenziale!”
Stein si stacca da lei e
si posa una mano sulla bocca. “Oh, cacchio!” esclama,
disperato. Alza un dito. “Aspettami un attimo, Ehm. Ho
dimenticato Daygum Protex!” E corre via, per andarsi a chiudere
in bagno e usare lo spazzolino.
Quando non c'è
Daygum Protex è sempre un casino, ma ad Alice è andata
bene.
La dama di corte è
sparita e il Bianconiglio esce dal suo nascondiglio, rivolgendole un
gran sorriso.
“Complimenti,
Alice! Sei stata grande!”
“Ehm... non è
stato molto difficile.” ammette lei, con grande modestia. Poi
si tocca alcune ciocche di capelli e, disperata, nota che sono tutti
flosci per via dell'alito di Stein. “Credo che non saranno mai
più gli stessi.”
Il Bianconiglio sbuffa.
“Alice... è tardi...” indica l'orologio.
“Ma quello va
avanti!” replica lei.
Il Bianconiglio guarda
l'orologio e lo getta via. “Va beh, dai... muoviti!”
sbotta. “Che stasera c'è anche la partita!”
“Chi gioca?”
vuole sapere lei.
“New Team-Toho!
Muoviti!” ribatte il Bianconiglio. Quindi, insieme, vanno fino
alla tana dell'orso-cane, dove Alice, dopo aver giocato a fare il
giocoliere con l'occhio, questo le cade e rotola fino al suo padrone,
il quale, troppo contento di averlo ritrovato, se lo infila e, per
qualche ragione ignota, la fa pure entrare nella sua umile dimora
senza problemi.
“Scusa se non ti
offro niente.” dice. “Ma siamo ancora nemici.”
“Ho capito.”
ammette Alice, anche se non ha ancora capito niente. “Ma...
dov'è la spada?”
L'orso-cane accenna a
qualcosa alle sue spalle. “E' in quel forziere. Ma per aprirlo
ti serve la chiave.” e si indica il collo.
“Ah...” Alice
osserva il forziere, incurante della chiave. “Sembra molto
comodo... posso avvicinarmi?” indica, speranzosa: ha troppo
sonno e, anche se è un sogno, dormirà molto volentieri.
“Oh, sì, fai
come ti pare.” risponde l'orso-cane, disinteressato, dandole
persino le spalle.
“Non tenterai di
sbranarmi?” vuole sapere la ragazza. L'orso-cane sbadiglia.
“Non è
previsto. E se ti sbranassi, il film finirebbe. E poi dove la
troviamo un'altra Alice?”
“Eh... già,
un bel problema... allora...” Alice si stiracchia e sbadiglia
sonoramente, senza mettere la mano davanti alla bocca. “Buonanotte!”
Si rannicchia vicino ad esso e si addormenta come una pera secca.
Risposte alle
recensioni:
brokendream: mmm,
quindi, pensi che se mettessi questa fanfic a pagamento, me la
leggerebbero comunque? XD Magari! Spero che il capitolo sia stato di
tuo gradimento. A presto!
Elelovett:
grazie, sei davvero troppo gentile. *///*
candidalametta:
spero che non abbiano bussato i carabinieri a casa per via degli
schiamazzi, allora! XD Spero che questo capitolo sia stato
all'altezza degli altri. A presto!
Kikkina90:
Anche io credevo di essere l'unica ad aver visto la Regina come la
pazza rinchiusa a psichiatria! Appena ha aperto bocca è stata
bollata. XD Poi ti dirò, per quel che mi riguarda, "macabro"
non è l'aggettivo che darei alla scena del fossato. Mi ha
fatto arricciare il naso, più che altro per il disgusto della
bava sul piede di Alice che per le teste in quanto teste mozzate.
Figuriamoci che ci ho messo un po' a capire "cosa ci facessero
lì tutte quelle teste", testuale pensiero! Ho capito solo
durante la stesura della fanfiction. XD Alla prossima!
Inoltre, voglio
ringraziare Elelovett
per aver inserito la storia tra le sue preferite.
E Tigro
e Taiga per averla
inserita tra le loro seguite.
|
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Capitolo 6 *** Strani attacchi... d'arte ***
Capitolo 6.
Strani attacchi... d'arte
La Regina Rossa, mentre
Alice sta sonnecchiando beatamente insieme ad un mostro che avrebbe
dovuto volerla sbranare ma invece non lo fa, prova tanti cappelli.
Non è soddisfatta di nessuno e il Cappellaio cela la stizza
dietro al nasone di una dama di compagnia. Vorrebbe appoggiarvisi
sopra, tipo avvoltoio sulla spalliera, ma il naso cade a terra,
rivelando infine che era davvero posticcio e non il risultato di un
pessimo trucco di scena.
“Ups...” il
Cappellaio chiede scusa a Tim Burton, ma, quando vede che lui alza il
pollice, si asciuga il sudore su un cappello che mette sulla testa
della Regina. Solo quando delle gocce cadono sulla sua copia di
Novella 3000, si lamenta: “Un po' troppo umido...”
“Ehm...”
“A proposito di
Ehm...” una dama si avvicina a lei e, con fare cospiratore, le
rivela che Stein avrebbe voluto pomiciare con la sua prediletta e la
Regina Rossa diventa del colore del suo abito. Ma non è perché
è arrabbiata: dato che, altrimenti, la sua presenza sarebbe
stata inutile, il cappellaio aveva deciso di farsi un tè
proprio sotto la sua sedia e la Regina ha funzionato da teiera e si è
surriscaldata troppo.
Si alza e comincia a
fischiare, mentre del fumo le esce dalle orecchie. Dato che i sudditi
sanno che vorrà fare la festa a Stein, lo legano tipo salame e
lo fanno penzolare dal soffitto, naturalmente a testa in giù.
“Maestà...”
protesta lui, dispiaciuto. “Non è che si potrebbe...
ecco... fare la scena in una posizione un po' più comoda?”
“Silenzio!”
sbraita lei. “Dopo tutto quello a cui ho dovuto rinunciare per
stare con te! Ho rinunciato alla mia carriera e ho anche abbandonato
tutti i miei amici, ma adesso basta!” isterica la Regina Rossa
si alza in piedi. “Me ne torno da mia madre!”
“Mia Regina, non
avete capito...”
“Certo che ho
capito! Vai in ufficio e ti fai tutte le tue segretarie! E io,
invece? Devo rimanere qui a fare la mogliettina felice col grembiule
che accudisce i tuoi figli e ti fa trovare i calzini stirati! Certo,
come no! Ma io chiedo il divorzio e... poi... poi ti ridurrò
sul lastrico! Ti lascerò in mutande!”
Stein ha un'aria
disgustata, oltre che preoccupata. “Maestà, ma che state
dicendo?” vuole sapere. “Voi mi ci lasciate sempre, in
mutande!”
“Chiudi il becco, o
ti faccio saltare la testa!”
“Eh, già
meglio.” approva lui, ma poi si rende conto di ciò che
ha detto. “Maestà, non fate cose di cui potreste
pentirvi! Ehm ha tentato di sedurmi! Non sono stato io!” mente
Stein. “Non c'è bisogno di reagire così! E io ho
resistito, perché il vostro testone ha la carica erotica di un
elefante!”
La Regina Rossa smette
per un attimo con la sua parte da casalinga tradita. Lo guarda,
sospettosa. “Dici davvero?”
“Certo che dico
davvero!” sbottò Stein, punto sul vivo. “Uno a
testa in giù potrebbe mai mentire?”
La Regina ci pensa: è
chiaro che il suo Stein non l'avrebbe mai tradita, per due buonissimi
motivi.
Il primo è che il
film, se Stein morisse per mano sua, poi non potrebbe avere i suoi
sviluppi.
Il secondo è
prettamente egoistico, ma l'autrice lascia intendere ai suoi lettori.
A buon intenditor, si dice, poche parole e l'autrice si attiene ai
vecchi detti.
“E quindi, come
dovrei reagire?”
“Slegandomi?”
propone il povero Fante di Cuori.
“Buona idea.”
ammette la Regina. “Ah, quando lo fate scendere da lassù...”
dice ai suoi servitori. “Fate in modo che tagli la testa di
Ehm. Capito? TAGLIATELE LA TESTA!”
Alice, intanto, si
sveglia, forse proprio per lo sbraitare della Regina.
“Ah, che dormita!”
esclama, stiracchiandosi. Non ha fatto altro che dormire per tutto il
film, ma quasi nessuno se n'è accorto, tranne coloro che sono
riusciti a rimanere svegli in sala.
*Balle di fieno che
passano in sala*
Intanto è arrivata
la maschera a chiedere di non russare troppo forte agli altri, per
non disturbare la visione.
L'orso-cane, nello
schermo, osserva la nostra paladina. “Però... l'albero
genealogico si sta infettando.” esclama, guardando il grosso
tatuaggio sul braccio di Alice. “Da' qua! Ci penso io.”
ci passa sopra la sua lingua lunga come una cotoletta, sbava sul
braccio di Alice che, grata, gli sorride.
“Bene! Adesso siamo
pari!”
“In che senso?”
vuole sapere l'orso-cane. “Mi hai leccato la pelliccia, per
caso?”
“No... ma ti ho
restituito l'occhio. Mi pare il minimo che tu potessi fare per
ripagarmi, no? Ma adesso che accadrà al tatuaggio?”
“Niente... sparirà.
Come se mai fosse servito a qualcosa...”
“Ah...” Alice
sembra delusa. “E a me cominciava pure a piacere...”
L'orso-cane fa finta di
sbadigliare e, mentre si stiracchia, mettendosi sulle due zampe
posteriori, si picchietta la chiave che ha al collo con quelle
davanti, per ricordarle che ha una missione da sbrigare. Ma Alice,
credendo che quelle siano le chiavi di casa del padrone
dell'orso-cane, si alza e fa per andarsene. “Grazie per avermi
ospitata.” dice.
“Ma dove vai,
stupida?” sbotta l'orso-cane. “Devi prenderla ed aprire
il forziere!”
Alice corruga la fronte.
“E perché mai, scusa?”
“Ma perché
dentro c'è la Sacra Granata! Non te lo ricordi più? Te
l'ho detto alla chiusura del capitolo scorso!”
Alice fa schioccare la
lingua. “Vado a ricordarmi lì, io!” sbuffa.
“Su, prendi la
chiave!” l'orso-cane le porge il collo.
“Oh, muoviamoci, se
no qua la stiriamo troppo.” e così, esasperata, Alice
apre il forziere e si ritrova davanti una spada arrugginita. Guarda
l'orso-cane con fare scettico. “Dimmi: stai scherzando, vero? È
arrugginita! Lo sai che se mi ferisco mi viene il tetano?”
Lui sbuffa. “E
quante storie per un taglietto...”
“Quante storie!”
ribatte Alice. “Lo sai che non siamo ancora arrivati all'era
dei vaccini! E se mi sento male, addio Mondodisotto, diSopra eccetera
eccetera.”
L'orso-cane alza gli
occhi al cielo. “Quante storie per un po' di ruggine. Non ha
mai ammazzato nessuno.”
“Questo lo dici
tu!” esclama Alice, indignata.
“Alice, lo sai che
con quella spada puoi rompere le catene che tengono prigioniero il
Cappellaio?”
Con quella domanda
trabocchetto, Alice perde ogni remora e si avventa sulla spada. “Al
diavolo il tetano.” dichiara e afferra la spada come Aragorn
quando, nel film, Elrond gli porta Anduril perché la impugni
contro i fantasmi della montagna. “Almeno morirò con un
bacio del Cappellaio!”
E così dicendo, si
illumina tutta, tipo Edward Cullen al sole, o Harry Potter quando
prende la sua bacchetta con la piuma di fenice per la prima volta.
Ehi, ma... che succede? Alice si sta evolvendo?
Vuoi far evolvere Alice?
Alice evolve comunque e
torna dentro il castello. Purtroppo, l'interattività di questa
fanfiction lascia molto a desiderare.
Nessuno, anche se è
ricercata speciale, la ferma e, anzi, vedendola con una spada
arrugginita, la fa passare e arrivare pure nella stanza dove è
tenuto prigioniero il Cappellaio.
Il topolino, che si è
riattaccato i baffi con un po' di scotch, tenta di aprire la catena
col suo fido spillone.
“Togliti di torno.”
gli intima Alice, sollevando dietro di sé la spada. “Ora
vi faccio vedere come combatte un Moltres al livello cento! Ormai
sono evoluta e posso farcela!”
“No!” grida
il Cappellaio, isterico, balzando velocemente all'indietro. “Per
pietà!”
“Lasciami fare,
Cappellaio! Dopo ci baciamo!” lo tranquillizza lei.
“Ancora con questa
storia!” sbotta il topolino, allargando le zampette anteriori
con fare scocciato. “Ma lo vuoi capire che, se ci sarà
qualcuno che farà le scene hot con lui, sarò io?”
“Guarda che non fai
più ridere!”
Ma una rosa si conficca
nel terreno e interrompe lo scambio di battute. Parte la musichetta
di rito; un uomo con un mantello nero, una mascherina bianca sul viso
e un cilindro fa il suo ingresso, sorride misteriosamente e se ne va
dicendo: “ora tocca a te, Sailor Moon”. Nessuno capisce e
nessuno sa che cosa sia venuto a fare.
“Ehm, sei in
arresto perché sì.” sbotta Stein che è
arrivato proprio dietro all'uomo col cilindro.
“Oh, finalmente!”
sospira il topolino. “Così finalmente ci togliamo dalle
scatole Alice!”
“Alice?”
esclama il Cappellaio.
“Alice?!”
grida Stein e guarda la ragazza con sguardo famelico. “Ottimo.”
“Alice?”
domanda Alice, guardandosi intorno, spaventata.
Ma Stein, che è
più furbo di lei, si avvicina minaccioso. E lei, che non ha
capito l'antifona, e crede voglia farle altro che non è
sicuramente metterle le manette per portarla in prigione senza che
opponga resistenza, punta la spada contro di lui, ma indietreggia
perché è più ganzo. “La linea è
stata ricostruita!” grida. “Combattete per me e riterrò
rispettato il giuramento!”
Il Cappellaio alza gli
occhi al cielo. “Oh, le battute le sa tutte, ma mai una che sia
sua, eh!”
Capisce che, se non fa
qualcosa lui, qui ci scappa il morto e, dato che, come ha già
spoilerato, non morirà nessuno nel film, si mette tra lei e
lui.
“Oh, Cappellaio!”
sospira Alice. “Che cavaliere! Non vuoi che mi facciano del
male!”
“Se te lo fanno,
siamo fritti!” il Cappellaio tira fuori dalla camicia una
padella di raggio dieci metri e la spacca in faccia a Stein, che non
stramazza perché ha con sé un'arma molto più
efficacie: un forno a legna. “Forza, muoviti.” Johnny
esorta Alice ad andarsene, mentre il topolino, forte come Maciste,
riesce a sollevare una catena dieci volte lui dall'uncino cui era
agganciata. Vai a capire i topolini...
“Scappa!”
grida il Cappellaio. “Altrimenti non ti bacerò mai!”
Terrorizzata dall'idea,
Alice scappa davvero, ma, fuori, ad attenderla, ci sono milioni di
carte da gioco in armatura che le puntano addosso le loro lance. Lei,
dato che di spade ne capisce quanto Jack Bauer capisce di diplomazia,
pensa di poterli sconfiggere tutti, soprattutto quando la
accerchiano. Sembrerebbe spacciata e, invece...
Arrivano i nostri!
*Suono di trombe*
L'orso-cane arriva alla
carica, sbaraglia un sacco di carte, la issa in groppa e via, verso
il castello della Regina Bianca! Tutto nel giro di qualche secondo.
Il tempo di leggerlo.
Nel frattempo, il
Cappellaio viene catturato. Stein gli punta sotto il mento la spada e
lui, con un sorriso smagliante, chiede: “Parlé?”
Ma adesso torniamo ad
Alice, la quale arriva, in un non ben precisato modo, fino al
castello della Regina Bianca e sfila in un lungo corridoio bianco, ai
cui lati ci sono fotografi, giornalisti, ospiti e tutti per ammirare
il modello Giuditta, prestatoci direttamente da Benigni, con
incorporata la spada che Alice tiene orizzontale perché ha
paura di ferirsi e prendere il tetano.
La Regina Bianca si alza
dalla poltrona della sua camera e, tenendo le mani bene in vista, le
rivolge un sorriso languido.
“Oh, finalmente la
Sacra Granata è tornata a casa da mammina sua!” la
prende e se la sbaciucchia per qualche minuto, giusto per riempire un
paio di righe. “Ah, cara, ma tu devi essere Alice!”
esclama. “Aspetta, però, eh. Io e la mia dolce piccola
spada abbiamo tanto di cui parlare.”
La posa tra le mani della
stessa armatura che era scappata nel flashback del Cappellaio e ci
discorre per un paio d'ore, quindi, dopo le consuete pillole di
quell'ora, la Regina Bianca si alza e sorride ad Alice.
“Cara, ma sei
enorme!” esclama, con grande tatto.
“Un po'... ho
mangiato troppo tiramisù.” spiega Alice.
“Ah...”
sospira la Regina, scuotendo la testa. “Ti capisco! Io me ne
farei portare una vagonata, ma da quando sto qui dentro... vieni,
cara...” le porge una mano. “ti porto nelle cucine,
vediamo un po' se riesco a farti dare qualcosa...”
E così si dirigono
alle asettiche cucine, dove il Leprotto Bisestile è stato
preso da poco come cuoco. Dato che deve preparare coperti per un
esercito, è parecchio stressato e lancia a destra e a manca
tutto quello che gli capita a tiro, pure la zuppa che finisce in
faccia ad Alice. In realtà era diretta alla Regina, ma lei si
era accorta del suo arrivo e, galleggiando come una papera, riesce a
schivarla con la leggiadria che le compete.
Alice è piuttosto
contrariata, anche perché sembra che in questo film capitino
tutte a lei. Comunque, con una zuppiera in testa a mo' di elmetto, si
ferma di fronte ad un tavolo e solo allora decide di togliersi
l'armamentario di dosso, anche perché, se il Leprotto avesse
voluto lanciare qualcos'altro, l'avrebbe già fatto.
“Allora...”
la Regina Bianca si guarda intorno.
“Scusa, ma perché
non abbassi mai le mani?” domanda Alice, assaggiando la zuppa
che cola dai suoi capelli flosci per via dell'alito di Stein.
“Perché mi
dà un'aria misteriosa ed eterea.” risponde la Regina,
sorridendo estatica. “Ah, ecco... grugno di porco...” ne
prende uno e lo butta dentro un'ampolla. “Carta moschicida
usata” e giù, nell'ampolla. “Urina di yak, numero
di ossidazione dell'elio... e...” dopo aver sorriso sorniona,
con grande finezza, sputa; mescola il tutto. Infine, porge il mestolo
ad Alice. “Bevi finché è caldo.”
Alice guarda il liquido
nero-verde che gorgoglia sul mestolo e fa una smorfia preoccupata.
“Sei sicura che...”
“Bevi!”
sbotta la Regina Bianca. “Mica posso stare col braccio appeso
tutto il giorno, eh! Devi tornare della tua statura!”
“Ma... non posso
stare così?” insiste Alice, che, di bere quel liquido
sul quale galleggia uno scintillante cartello “pericolo di
morte”, non ci pensa manco morta.
“E il Cappellaio,
quando lo baci?” vuole sapere la Regina.
“Ok.” Alice
chiude gli occhi, si tappa e il naso e, per amor della trama,
ingurgita il terribile composto. Un attimo dopo, dopo essersi
contorta ed aver sbavato come una bestia, torna alla sua statura e la
Regina la aiuta a rialzarsi.
“Su, cara... adesso
andiamo a cambiarci. Ci aspetta una visita importante!”
Sul volto di Alice si
allarga un sorriso a trentadue denti.
“Il Cappellaio?”
“No... di più.”
afferma la Regina, esaltata.
“Mi stai dicendo
che...” Alice si guarda intorno, sgranando gli occhi. Abbassa
la voce e guarda la Regina Bianca. “Brad Pitt...”
“Ma no, tesoro! Di
più!”
“Jude Law?”
prova ancora Alice.
“Macché!
Anche di più!”
Ormai Alice è al
limite. “Robert Downey Junior?”
La Regina scuote la testa
e sorride. “Vedrai.” promette.
E così la conduce
fino ad un giardino dove, seduto in mezzo ad una fontana e una grossa
canna fumaria al posto della pipa, c'è il Brucaliffo.
“Mi avevano fatto
capire che c'era uno belloccio qui...” esclama Alice, piuttosto
contrariata. Ma il Brucaliffo, inglese di nascita e freddo per
vocazione, si limita a fissarla con sguardo annoiato. “Insomma,
che dovevi dirmi?”
“Sai che giorno è
domani?”
Alice ci pensa, ma
proprio non ricorda. “Non so... giovedì?”
“No.”
“Allora sarà
venerdì, proprio a scassare.” replica lei.
“But no too.”
risponde il Brucaliffo, inglese come sempre. La traduzione, come i
più colti avranno capito, è: “ma anche no”.
“Domani è il giorno dello Spassospassosissimo, carina.
Dovrò regalarti un calendario. Ne ho uno Pirelli niente
male... è vecchio, eh, ma sai...”
“Magari può
interessare lo Stregatto...” gli fa sapere Alice, ricordando il
conturbante gatto astratto. Il Brucaliffo sbuffa fumo come una
ciminiera.
“Me l'ha regalato
lui e io non so che farmene. Sto cercando di appiopparlo a qualcuno.”
confessa.
“Ah...”
“Comunque, tornando
a noi” taglia corto il Brucaliffo. “sai che succede il
giorno dello Spassospassosissimo?”
Alice ci pensa su e poi,
con un sorriso smagliante, chiede: “C'è trippa?”
“La trippa sta di
sabato.” risponde il Brucaliffo.
“Allora gnocchi.”
“Giovedì
gnocchi.”
“Eh, ma allora!”
sbotta Alice. “Che cosa succede domani?”
Il Brucaliffo sospira una
voluta di fumo. “Domani dovrai tagliare la cioccolata. Ti senti
pronta?”
“Per niente.”
ammette Alice, rammaricata. “Non posso tagliare la cioccolata
con una spada arrugginita! Poi non si potrà più
mangiare.”
Il Brucaliffo alza le
spalle, incurante. “Nessuno di noi mangia la cioccolata e no,
non me ne frega se, magari, qualche capitolo indietro è stato
detto il contrario. Qui nessuno vuole andare a rileggere! La
cioccolata non ci piace neanche. Ai cani fa male... e, va beh... la
devi tagliare solo per far spregio alla Regina Rossa. E poi Willy
Wonka tornerà alla fabbrica eccetera... la storia ti è
già stata raccontata. Vai a riguardarla, se proprio ci tieni.”
Alice tenta l'ultima
carta: di leggere non ha voglia e non vuole tagliare cioccolato con
una spada, soprattutto se è arrugginita. “Ma io non sono
Alice.” esclama. “L'hai detto tu.”
“Davvero?” il
Brucaliffo preferisce fare lo gnorri. “Non mi ricordo.”
“Bello
arteriosclerotico pure te, eh?” lo schernisce Alice. Lui sbuffa
altro fumo e, sollevando un paio di dita di una delle sue tante zampe
per farle un gesto che non inquadreremo nei minimi dettagli per via
del Rating, ma, come al solito, a buon intenditor poche parole,
svanisce in una nube bianca.
Risposte alle
recensioni:
Elelovett:
questo, secondo i miei intendimenti, dovrebbe essere il penultimo,
sempre che riesca a scrivere tutto ciò che rimane in un unico
capitolo. Magari potrei arrivare persino a scriverne un ottavo. Per
adesso, preferirei poterla finire al prossimo, perché potrei
anche esaurire le idiozie. XD Sono contenta, comunque, che continui a
piacerti. Spero che anche questo sia stato di tuo gradimento. ^^
Tigro:
l'ho detto io che dovevo far pagare per far leggere questa fic! XD A
parte scherzi, grazie a te per aver recensito. A presto! ^^
amelia
spicer: le risate fanno sempre piacere. XD speriamo di
continuare così!
candidalametta:
spero che tu abbia ricevuto la mia e-mail (col form “contatta”
non so mai se arrivano o meno XD). Ne approfitto comunque per
ringraziarti di nuovo pubblicamente per la recensione. ^^ A presto!
Inoltre, voglio
ringraziare amelia spicer
e _Pan_ per aver
inserito la fic nei loro preferiti.
|
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Capitolo 7 *** Il piano dello Stregatto ***
Capitolo 7.
Il piano dello Stregatto
Nello scorso capitolo ci
siamo lasciati con Alice che parlava col Brucaliffo. Ma cosa è
capitato nel frattempo, al castello della Regina Rossa? Qualcuno che
si dispera per la fuga di Alice? Qualcuno che va a cercarla?
No: la Regina propone di
tagliare la testa al toro, anzi, al Cappellaio Matto, per consolarsi
un po', anche se domani... è il giorno dello
SpassoSpassosissimo, c'è trippa e Alice deve tagliare quella
benedetta cioccolata. Probabilmente, lei pensa che uccidendo i suoi
oppositori, anche il giorno dello Spassospassosissimo arriva, non
sarà spassoso se non per lei.
E cosa fa il Cappellaio
Matto, intanto? È chiuso nelle segrete del castello, nella
cella a fianco a quella in cui vengono tenute prigioniere Teri e Kim
Bauer, la moglie e la figlia di Jack Bauer il cane che, bel bello, se
ne sta a crogiolarsi alla luna che illumina il bianco castello della
Regina Bianca.
Il nostro Cappellaio
guarda il suo cappello e, tristemente, ripensa ai suoi non-compleanni
perduti, al tè che non potrà trangugiare e alle tante
altre cose che si potrebbero pensare in punto di morte, come per
esempio: perché una gallina attraversa la strada?
A interrompere le sue
filosofiche meditazioni di condannato a morte, arriva lo Stregatto,
perché la Regina è un'idiota e non pensa che delle
guardie potrebbero essere utili per dei prigionieri. Ma dopotutto,
cerchiamo di capirla: a che mai potrebbero servirle, con un gatto
evanescente?
“Ma che bel
cappello che hai!” esclama, con la sensualità che lo
contraddistingue.
“Grazie.”
risponde il Cappellaio, mantenendosi sulle sue.
“Certo... è
triste che tu sia qui... un Cappellaio così affascinante...
nel braccio della morte... ah, com'è triste la vita!”
continua lo Stregatto, muovendo un dito sul cappello e facendolo
scorrere lungo il suo profilo. “Forse, hai un ultimo
desiderio?”
“Sì!”
annuisce il Cappellaio. “Vorrei due tappi per il naso, come
Roger Rabbit, quando l'hanno incastrato e poi, magari, parlare
croato, per andare in Corea.” ma poi si interrompe, quando vede
lo Stregatto rivolgergli occhiate conturbanti. “Ma forse a te
non interessa il timballo di mio zio Gregory...”
“Chi è
Gregory?” domanda lo Stregatto.
“Gregory House. Lo
conosci, per caso?”
“Mai sentito
nominare.” e, facendo le fusa, il gatto sorride e gli si fa più
vicino, per accarezzargli la punta del naso con quella della cosa.
“Ma... nient'altro?”
“Fammi pensare...”
il Cappellaio sorride. “poter indossare il mio cappello durante
l'esecuzione!”
“Ah...” lo
Stregatto è deluso e la sua coda si stacca da lui. “Peccato.”
“Peccato cosa?”
In nome del rating, il
gatto risponde, pronto: “Mi sarebbe piaciuto tenerlo per me, il
tuo bel cappello.”
Il Cappellaio, quasi
offeso, dato che non ha capito, scosta il cappello lontano dalle
avide zampe dello Stregatto. “E' un'esecuzione, un avvenimento
che capita una volta nella vita e vorrei non perdere il mio fascino,
se non ti dispiace.”
“Ma non lo
perderesti comunque.” gli fa sapere lo Stregatto. “Dopotutto,
le tue fans non sono mica interessate al tuo cappello più che
alla tua faccia. Probabilmente, una volta che te l'abbiano tagliata,
il tuo cappello finirebbe in una discarica e tu sotto vetro nella
camera di una di loro. Se tieni così tanto al tuo cappello,
forse dovresti affidarlo a qualcuno che ne avrebbe cura...”
Il Cappellaio,
accigliato, continua a tenere il cappello a distanza.
“Su, non fare il
bambino.” gli consiglia il gatto. “Mi piacerebbe tanto
poter avere quel cappello. E lo tratterei bene. Lo porterei in
lavanderia una volta la settimana, lo spolvererei e gli darei tanti
bacini.”
“No!” il
Cappellaio si impettisce. “Non puoi dargli i bacini! È
vegetariano!”
Lo Stregatto pare
pensarci. “Allora potrei dargli dei bacetti!”
“E' a dieta.”
risponde il Cappellaio, ricordando i baci Perugina.
“Mi spieghi perché
tutta questa passione per il mio cappello?” lo rimbecca il
Cappellaio, punto sul vivo.
“E se te lo spiego,
dove sta il colpo di scena?”
Il Cappellaio lo ignora.
“Io non faccio il bambino!” protesta, invece.
“D'accordo. Allora
facciamo così: o il cappello oppure...” lascia in
sospeso la frase, ma il suo sorriso malizioso e il fatto che si
strusci sulla sua spalla, rendono il Cappellaio quantomai nervoso e,
lanciandogli uno sguardo particolarmente spaventato, gli passa il
cappello senza battere ciglio.
Lo Stregatto pare deluso.
“Oh, finalmente!” prende il cappello e gli dà i
bacini. Il Cappellaio fa per protestare, ma lo Stregatto la smette e
lo avverte: “Dopo, quando gli spettatori non vedono, ti spiego
il piano.”
Perciò è
già mattina; nel cortile del castello della Regina Rossa, sono
presenti tutti, amici e nemici del Cappellaio, tranne Alice e
compagnia che, ancora, sono all'ospedale psichiatrico dove, la Regina
Bianca, si sta organizzando per corrompere il primario e falsificare
il suo certificato di rilascio.
Insomma, al castello
della Regina Rossa ci sono così tante persone che sembra che
ci debba essere una partita di pallone, non un'esecuzione. Lei è
sul palchetto reale, accanto a Stein e alle dame della corte. Il
Cappellaio, intanto, è giù e, tutto allegro e col suo
cappello in testa, si avvicina al patibolo.
“Su, facciamo in
fretta!” esclama la Regina. “Poi le descrizioni vanno
troppo le lunghe e poi il pubblico si addormenta!”
“Ma... un po' di
patos, di scene... vostro marito...” prova a spiegarla Stein.
Lei si gira verso di lui.
“Il re di cuori?” domanda.
Stein si gratta il capo.
“Credevo che vostro marito fosse Tim Burton!”
“Tim...”
mormora la Regina. “Mmm... questo nome mi ricorda qualcosa...”
“Forse... vostro
marito?”
“Stein?” la
Regina lo guarda.
“Sì,
maestà?”
“Di' un'altra
parola e ti picchio!”
“Vuole
schiaffeggiarmi?” domanda lui, preoccupato.
Lei corruga la fronte. “E
perché dovrei?”
“Dovrebbe... nel
copione originale era previsto” replica stupidamente Stein.
“Credo che l'autrice abbia dimenticato la scena. Non che a me
dispiaccia, eh.”
“Provvediamo
subito.” replica lei, però.
“Ma...”
“Abbassati, Stein.”
Con una smorfia
sofferente, il Fante ubbidisce e lei gli tira uno schiaffone capace
di rigirare l'orso-cane. “Grazie, maestà.” esclama
lui.
“Maestà! Un
pacco per lei!” arriva un postino alto tre mele o poco più,
con un cappellino bianco come la tutina che li copre fino alla vita e
un torso nudo e blu. Porta un pacco molto grande, giallo con un
grosso nastro rosso legato in un fiocco sulla parte alta. Sul fianco
c'era la classica scritta “fragile”. Dopo aver depositato
il pacco sulle sue ginocchia, il postino si dilegua, lasciando tutti
molto sgomenti, persino l'autrice che ha avuto un'ideona.
Stein e la Regina si
guardano.
“E se fosse un
pacco bomba?” domanda Stein, facendo per estrarre la spada.
“Maestà, forse dovrebbe aspettare l'arrivo degli
artificieri!”
“Ma quali
artificieri e artificieri d'Egitto?” sbotta la Regina.
“Ma infatti... io
intendevo portare quelli di Mondodisotto!” risponde lui.
La Regina arriccia le
labbra. “Quando hai finito di dire sciocchezze, io apro il
pacco.”
“Ma...”
“APRO IL PACCO O TI
TAGLIO LA TESTA!”
Stein non ha molta altra
scelta e, per ovvi motivi, decide di rimanere in silenzio. La Regina
scioglie il nastro e apre il pacco che, invece di esplodere, espelle,
con grande sorpresa di tutti, il vero Cappellaio, che si mette a
ballare il tip tap. Quando ha finito, fa un bell'inchino e tutti
applaudono.
“E adesso... le
barzellette!” esclama, balzando in avanti, verso la Regina che,
al contrario degli altri, non ha trovato l'esibizione poi così
brillante. Voi neanche?
Pazienza.
“Regina, lo sa che
la sua corte è composta da meri opportunisti, che si attaccano
nasi, orecchie, pance... tutti posticci e non si capisce manco
perché, dato che lei è un'usurpatrice. Lo sa? Quella
tipa laggiù, quella col naso grosso...” la Regina si
volta verso di lei e il Cappellaio ne approfitta per afferrare il
naso della sventurata, lo tira e lo lascia andare, per fare l'effetto
fionda che farla crollare a terra. Per effetto domino, tutta corte
cade e rivela ciò che ogni membro ha di posticcio.
La Regina è
terrorizzata e guarda Stein. “E tu?” domanda, con gli
occhi sgranati. “Tu cos'hai di finto?”
“Niente...”
risponde lui, perplesso, palpeggiandosi l'armatura in cerca di
qualcosa che possa tradirlo.
“Ma sei sicuro?”
ribatte lei, guardandolo sospettosa. “Hai qualcosa di
strano...”
“E... e... cosa?”
“Non lo so, finché
non mi fai vedere! Spogliati!”
Lui è preoccupato.
“Ma... mia Regina... stanno leggendo anche dei bambini! Lei lo
sa che...”
“AL DIAVOLO I
BAMBINI! SE MI STAI MENTENDO TI FACCIO SALTARE LA TESTA!”
Stein sta per mettersi a
piangere. “Non sarebbe più semplice liberare gli Umpa
Lumpa e far tagliare la testa alla corte più al cattivo
Cappellaio che sta cercando di mettere zizzania tra di noi?”
La Regina ci pensa un
po'. “Ok. Mi hai convinto.”
E Stein si passa un
fazzoletto rosso sulla fronte, felice di averla scampata. Nel
frattempo, mentre loro discutevano, i buoni riescono a scappare,
perché sono state cambiate le carte in tavola e, dunque, non
possono più comportarsi da carte soldatesse come hanno fatto
fino a poche righe fa. Nessuno si accorge della fuga e gli Umpa Lumpa
vengono liberati.
La battaglia si
avvicina...
“Guarda, mamma!”
grida Kim Bauer. “Quello è papà!”
“Oh, finalmente!”
esclama Teri, sospirando. “Jack!”
“Ragazze!” il
cane corre verso di loro e tutti insieme si rotolano a terra, mentre
la Regina, Alice e tutta la sua bianca corte di infermiere, vanno
incontro al Cappellaio, i redivivi Pinco Panco e Panco Pinco, che la
Regina bacia sulle fronti per pulirli dal cuore disegnato loro dalla
Regina Rossa, e lo Stregatto.
“E anche io!”
grida il Topolino, fissando l'autrice con aria truce. L'autrice si
scusa per averlo dimenticato, ma si giustifica ricordandogli che è
molto piccolo.
“E io?”
sbotta il Bianconiglio. “Io non sono piccolo!”
L'autrice gli risponde
che, essendo bianco, lo aveva confuso nel candore dell'ospedale.
Adesso siamo tutti e Alice corre dal suo amato Cappellaio.
“Sapevo che saresti
tornato!” esclama. “Adesso possiamo anche baciarci!”
“Ovvia, facciamo
questo piccolo sacrificio.” sospira. Allunga le labbra e il
Cappellaio, che capisce di non avere molta altra scelta, perché
il momento lo richiede, si abbassa e allunga lui stesso le labbra, ma
entrambi baciano il pelo dello Stregatto che è apparso loro in
mezzo.
Alice sputa, dando prova
di grande finezza.
“Gatto!”
esclama il Cappellaio. “Era la nostra scena romantica!”
“Scusa...”
risponde lo Stregatto, sorridendo sornione, in realtà molto
contento di aver evitato lo scempio. “Ma volevo restituirti
questo.” gli porge il cappello e il Cappellaio, tutto contento,
se lo riprende e rimette in testa, non del tutto convinto di provare
tutto il disappunto che prova Alice che, imbronciata, si è
stretta nelle spalle.
“Oh, grazie.”
dice il Cappellaio. “Ma perché l'hai voluto?”
“Perché, se
no, nel pacco non c'entrava. Peccato, però... mi sarebbe
piaciuto tenerlo, lo sai?”
Gli pizzica il naso con
le zampette e poi sparisce di nuovo. Tutto il romanticismo è
andato a farsi benedire.
“E ora...”
esclama la Regina, alzando la voce per farsi sentire da tutti.
“Festeggiamo! Questo è il mio ultimo giorno qui dentro!”
“E come volete
festeggiare, maestà?”
“Beh, ho mandato un
Bianghepardo a portarmi Jess McCartney. Ci farà un concerto da
favola!” e la Regina galleggia via, veloce, verso il retro,
dove è stato allestito un palco tutto bianco con le
sopracciglia nere attaccate al fondale, in onore della Regina Bianca
che, in prima fila, ha pure un accendino acceso.
Ma Alice, a cui non piace
Jess McCartney, costringe il Cappellaio a seguirla sul terrazzo in
cui ha incontrato il Brucaliffo.
“Allora, dicevamo?”
chiede Alice, sorridendo rivolta al Cappellaio che fa lo gnorri.
Lui alza gli occhi verso
il cielo. “Bella serata, vero?”
“Non parlavamo
della serata!”
“Già,
forse... ma tu lo sai perché una gallina attraversa la
strada?”
Alice ci pensa su:
magari, se trova la risposta, finalmente il suo Cappellaio la bacerà
e, stavolta, senza interruzioni. “Proprio non lo so.” è
costretta ad ammettere, dopo un lungo minuto di silenzio.
“Ah, non lo sa
nessuno, porca miseria.”
“Posso chiederti
come ti è venuto in mente?”
“Ah, non
chiedermelo.”
Alice annuisce, per
tagliare corto: ora deve giocare il tutto per tutto. “Ma prima
non ci stavamo baciando?”
“Sei pronta per
domani? È il giorno dello Spassospassosissimo e dovrai
tagliare la cioccolata. La Regina ha appena liberato gli Umpa Lumpa.”
Alice arriccia le labbra.
“Io non taglierò cioccolata e non indosserò
un'armatura di ferro! È scomoda! E se mi si infila tra le
chiappe?”
Lui alza le spalle. “Non
saprei... io non ho mai indossato un'armatura, però ricordo di
quella volta che sono diventati di moda i tanga e...”
Alice sgrana gli occhi.
“Ti sei messo un tanga?” grida, terrorizzata. Lui fa una
smorfia leggermente stizzita.
“Oh, ti prego! L'ho
fatto indossare al leprotto bisestile e da allora non sono più
riuscito a farglielo togliere.”
“Ah...”
esclama Alice. “Ora capisco perché è così
irritabile.”
“Già... un
bel problema!”
“Ma insomma, ci
baciamo?” sbotta lei. Il Cappellaio guarda il cielo, mostrando
un'espressione innocente che avrebbe detto a chiunque che lui non ne
aveva nessuna intenzione. “Cappellaio?” lo richiama. Lui
abbassa lo sguardo e sorride.
“Ci vediamo domani
mattina, cara Alice. E... il tuo Moltres... ha degli attacchi
fantastici. Sei molto moltosa, ricorda!”
“Quindi... sono la
vostra Alice?”
Lui sorride. “No.
Tu sei tua.”
“Ma...”
“Buonanotte.”
E così, dato che
il Cappellaio ha liquidato Alice per andare a dormire e Jess
McCartney ha finito il suo repertorio, la notte cede il passo al
giorno e la Regina convoca tutti nel cortile principale, non solo per
farsi scortare fuori da quelle mura che, per tanti anni, l'avevano
trattenuta segregata, ma perché devono scegliere un paladino,
dato che Alice non intende tagliare la cioccolata neanche per tutto
l'oro del mondo. Comunque va anche lei alla riunione e si mette
dietro alla Regina, così che tutti possano guardarla con
espressione di biasimo.
“Miei fedeli amici,
dottori e infermiere. Grazie per tutto ciò che avete fatto per
me. Mi rincresce dovervi fare questa richiesta. Siamo tutti qui
riuniti, oltre che per portarmi fuori, anche per scegliere il...”
“Regina, l'ha già
detto l'autrice!” la avverte il Bianconiglio ai suoi piedi.
“Ora mi rubano
anche le battute!” sbotta la Regina, irritata. “Ah, Tim
Burton mi sentirà!”
“Regina... il
paladino.”
“Ah, giusto!”
la Regina alza una mano (ancora di più del solito), guardando
speranzosa la folla. “Chi di voi vuole sobbarcarsi questo peso,
dato che la nostra Alice se la sta facendo sotto?”
Il Cappellaio si fa
avanti. “Taglierò io la cioccolata! Sono in gamba e
conosco personalmente Willy Wonca.”
“No!” lo
Stregatto appare conturbante accanto a lui. “Devo farlo io...
sono così sexy...”
“No! Lo farò
io!” il topolino passa accanto al Cappellaio e gli manda un
bacio. “Sono il più coraggioso di tutti! Altro che
Alice!”
“E non
dimenticatevi di noi!” esclamano in coro Pinco Panco e Panco
Pinco. “Siamo i più simpatici!”
La Regina arriccia le
labbra: non è molto contenta della decisione.
“Scusa, eh!”
il topolino si fa ancora più avanti, dato che è il più
permaloso di tutti e ha notato lo sguardo di disappunto che la Regina
Bianca ha rivolto loro. “Ma se sei tanto brava, perché
non lo fai tu, questo paladino?”
“Io?” la
Regina si porta elegantemente le mani davanti alla bocca. Sembra
terrorizzata. “Io non posso infrangere i miei voti di
non-violenza! Mi chiamano Gandhi, alla faccia vostra!”
“Però puoi
farlo fare ad altri!” protesta Alice. La Regina si volta e la
fulmina con un'occhiata, tanto che Alice si sente in imbarazzo e
fugge via, di nuovo sul famoso terrazzo della sera prima, forse
sperando che il Cappellaio la raggiunga e la difenda dalle parole
cattive che la Regina non aveva detto, ma che aveva sicuramente
pensato. Invece, lì, c'è un bozzolo bianco – che
fantasia, in quel luogo tutto bianco! – dentro cui vi sta un
bruco blu.
“Brucaliffo!”
esclama.
“Che cavolo ci fai
ancora qui?” risponde lui, strascicando le parole. “Non
dovresti essere da qualche parte a tagliare la cioccolata?”
“Non posso farlo.
Sono contro la violenza. La Regina può e io no?”
“Senti, Alice... se
questo fosse un film serio – e chiaramente non lo è –
farei qualche discorso strappalacrime che ti farebbe sentire uno
schifo per come ti stai comportando. Così te lo dico
direttamente: fai schifo per come ti stai comportando, per non dirti
di peggio. Alice, se non lo fai tu, non lo farà nessuno e il
potere di Sauron crescerà a dismisura. Il mondo brucerà
nell'industria, i popoli liberi della Terra di Mezzo cadranno e tu...
beh, che ti importa? Tanto tu tornerai nel tuo Mondodisopra, sposerai
un rospo rosso che non ti piace e io non potrò godermi i miei
tre giorni da farfalla, ti pare corretto?”
Alice ci pensa un po'.
“Ma io...”
“Senti, Alice...”
“Ma io non sono
Alice!”
“Ah, no? E chi
saresti?”
“Mia
Wasikowska.”
Il Brucaliffo fa una
faccia stizzita. “Non so manco come si pronuncia.”
“E' facile. Ua...”
“Sì, sì...”
la interrompe lui. “Non abbiamo tempo. Il film dura un'ora e
mezza, non un'eternità. Indossa l'armatura e...”
“Ma sei poi
pizzica?”
“Non pizzica, è
di ferro! E no!” la interrompe, prima che lei possa ripetere le
perplessità che l'avevano colta la sera prima. “Non ti
si infila da nessuna parte.”
“E la spada...”
“L'hai tenuta tra
le mani. È leggera.”
“E la
cioccolata...”
“E' tenera.”
“Non mi convinci!”
“E se ti dicessi
che poi tu e il Cappellaio vi bacerete come manco Rossella O'Hara?”
Alice ci pensa un po',
poi, per mantenere la giusta suspense, la scena cambia. Ma tanto
conosciamo già la risposta alla domanda, vero? Intanto il
Brucaliffo si è chiuso nel bozzolo...
Innanzitutto mi scuso
per il mostruoso ritardo che metto nel pubblicare, ma questo capitolo
non ne voleva sapere di venire fuori. È stata una vera impresa
che, peraltro, trovo del tutto insoddisfacente, ma ritengo di non
riuscire a fare di meglio. U.U
Sarà la scena,
sarà che ho perso la mia vena umoristica e non riesco a
capacitarmene. Avrei voluto finirla qui, ma, se avessi dovuto
scrivere ancora, mi sarei torturata e la scrittura deve essere un
piacere. :)
Il prossimo sarà
l'ultimo e stavolta senza forse.
Ma adesso passiamo
alle risposte alle vostre stupende recensioni:
amelia
spicer: finale romantico? Ci ho provato, ma lo Stregatto si
è messo in mezzo. U.U Che dispettoso! XD
Sweet_Nightmares:
sono contenta che il capitolo precedente ti sia piaciuto, e forse è
per questo che sono particolarmente demoralizzata riguardo a questo.
Rivoglio la mia vena umoristica! XD
Masquette:
non preoccuparti per la lunghezza delle recensioni: più sono
lunghe più le adoro! XD In effetti, i primi capitoli sono
stati quelli scritti “a caldo”. La stesura è
cominciata il giorno dopo aver visto il film. Indignata, ho afferrato
la tastiera e ho cominciato a scrivere! :P
brokendream:
parli così perché non hai mai letto una mia originale!
Se mai finirò quella che sto scrivendo (se riuscissi a
sfornare storie come sforno idee, ne avrei scritte milioni), mi
piacerebbe pubblicarla da queste parti e, forse, allora capirai di
cosa parlo! XD Matta come il Cappellaio? Allora sei invitata a
prendere il tè!
Elelovett:
sfortunatamente, viene un altro capitolo (per me, almeno è
una cosa parecchio sfortunata, ma spero di rifarmi con l'ultimo.
Bisogna chiudere col botto! XD ).
Tigro:
ahimè, capitano anche queste cose. Ormai siamo nel ventunesimo
secolo e dobbiamo essere preparati a qualunque cosa! XD
candidalametta:
nooo! Spero che il carcere non sia troppo duro, ma penso che ormai tu
sia uscita da un pezzo! XD Almeno stavolta non sarai costretta a
rientrarci. :P ç.ç (cambio umore facilmente, si nota?
XD ).
Inoltre ringrazio
Masquette e Liz_23
per aver deciso di ricordare la storia e DolceRosellina
per aver deciso di seguirla.
E un saluto a
PiccolaWriter che ha
deciso di lasciarci lungo il cammino.
|
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Capitolo 8 *** Nella cioccolata c'era del whisky! ***
Capitolo 8.
Nella cioccolata c'era del
whisky!
E' guerra!
Saruman, dall'alto della
sua torre... no, un momento, anche l'autrice perde colpi, non solo i
suoi personaggi.
*cough cough*
Mentre l'autrice tenta di
darsi un contegno, la Regina Bianca grida e riporta l'autrice alla
realtà dei fatti: non sta facendo le cronache di ciò
che successe nella Terra di Mezzo alle porte della Guerra
dell'Anello.
“Dovresti fare la
cronaca sulla guerra che si sta per svolgere nel giorno dello
Spassospassosissimo, carina!” esclama la Regina Bianca, rivolta
all'autrice che, scornata, aveva cercato di censurare quelle scalette
attraverso cui la sopracitata Regina sale sul suo cavallo. Sì,
beh, l'autrice tenta in qualche modo di giustificarsi, ma nessuno le
crede.
Ma, dato che ormai che il
danno è fatto, ella potrebbe sempre portarvi a parlare con i
soldati, coloro che effettivamente compiranno questa guerra, perché
si sa: i giovani periscono e i vecchi resistono, anche se in questo
film vecchi se ne sono visti pochi. Theoden è felice di essere
stato citato, per cui non citerà in giudizio l'autrice.
“Sono
scandalizzato!” esclama il topolino. “La Regina ci guida
in battaglia e si rigirerà i pollici!”
Il Bianconiglio guarda
l'ora. “Ah, spero di arrivare in orario. Stasera gioca il
Giappone!”
“Ma sei sicuro?”
il Cappellaio non ne è tanto sicuro.
“No, ma è
sempre meglio essere a casa, sai com'è... non si sanno mai i
casi della vita. Marianna si agita, se non sono a casa per le otto.”
“Eh già...”
il Cappellaio sorride giulivamente all'aria. “Ma secondo voi,
pioverà?”
“Sì.”
risponde Pinco Panco.
“No.” replica
Panco Pinco.
Il Cappellaio chiede
all'Altissimo un po' di pazienza.
Anche il topolino guarda
in alto. “Ah, tanto, se piove, sarò l'ultimo a saperlo!
Alla faccia vostra!”
“Io lo pesto.”
dichiara il Bianconiglio.
“No, per pietà!”
replica il Cappellaio, posandogli una mano sulla spalla. “Già
siamo pochi, Alice si è data alla macchia... se muore qualcuno
prima della battaglia, siamo fritti.”
“Io adoro la
frittura di pesce.” ammicca lo Stregatto.
“Ora che ci
penso... anch'io.” risponde il Cappellaio, colpito dal
pensiero. “Certo, ma se ci pensi, una frittura di topo, misto a
coniglio, misto a gatto e a Cappellaio con contorno di capelli della
Regina Bianca non mi suona così appetitoso...”
Lo Stregatto ci pensa su
un attimo. “Lo sai? Mi è passata la fame.”
“Pure a me.”
approva il Bianconiglio.
“Sentite.”
continua il topolino. “Ma secondo voi non dovremmo metterci a
fare dell'introspezione psicologica, così da far salire il
patos in noi e nelle nostre lettrici appassionate?”
Tutti quanti ci pensano,
poi il Cappellaio scambia un'occhiata perplessa con lo Stregatto. “Di
che parla?”
“Non ti so dire. Ma
deve essere qualche follia particolare sconosciuta pure ad un mondo
di matti. Mmm, vai a sapere. Non sei tu quello matto di questa
storia, caro Cappellaio.”
“Guarda, non ne
parliamo. Ormai devono chiamarmi Cappellaio Savio.”
“Sa-che?”
domanda il topolino, perplesso.
“Sakè? Mi
piacerebbe davvero assaggiarlo.” ammette lo Stregatto.
“Ah, ma tu non
pensi ad altro, eh!” lo rimprovera il Cappellaio.
Ma... che succede? Zitti
tutti! Non sentite questo strano suono di trombe nell'aria?
*Suono di trombe per
l'autrice*
Tutti si voltano e arriva
Alice, ai piedi della quale si apre il piccolo sparuto esercito della
Regina Bianca. È sull'orso cane, quella cosina secca secca in
armatura. La vedete? Ora sorgerà il sole e illuminerà i
suoi lunghi capelli biondi sciolti sulle spalle e anche sulla
sopracitata armatura che ci costringerà a metterci una mano
sugli occhi per non rimanere accecati e non farci vedere che la
Regina Rossa è stata corrotta con un bel gruzzolo di denaro
per perdere questa guerra.
*Dlin dlon. Attenzione:
questo piccolo intermezzo tratta di corruzione. Se siete deboli di
cuore, vi prego di distogliere lo sguardo fino alla fine dello
stesso. *
“Così, Ira,
tesoro,” esclama la Regina Bianca, che ama mettere nomignoli
stupidi alla sorellina che, forse per questo è diventata così
isterica e bisognosa di governare il Mondodisotto. “Mentre
tutti quanti penseranno che stai per andare in esilio in qualche
terra brutta e desolata, io ti mando con i Pirati dei Caraibi e Stein
nei Caraibi, eh?”
La Regina Rossa ci pensa
su un attimo. “Ma così io non ci perdo capra, cavoli e
regno?”
La Regina Bianca alza le
spalle. “Sì, può succedere... ma pensa ai
pirati... e pensa a Stein, che non dovrà più stare
vestito come un barbagianni per via di Rating e scemenze del
genere...”
La Regina Rossa non ha
più bisogno di pensare a niente: sa già qual è
la scelta migliore da prendere e la afferra al volo, ma l'autrice,
perfida, non vi dice quale è la decisione presa, così
continuate ad andare avanti con la lettura. Eh eh eh.
*Fine dell'intermezzo.
Dlin dlon.*
“Dove andiamo?”
vuole sapere Alice.
“A Hogwarts.”
risponde la Regina Bianca, che cavalca leggiadra al suo fianco, molto
di più di Alice che sembra una cafona.
“E dov'è?”
“E' a nord, sulle
montagne... sai, nei suoi sotterranei c'è una scacchiera
niente male. È il posto ideale per tagliare la cioccolata!”
Alice lo prende per un
dogma e così, dopo aver preso l'Espresso per Hogwarts al
binario limite per x che tende ad infinito di x al quadrato fratto x
al cubo meno due, arrivano al castello, attraversano con un
sottomarino il lago nero capitanato da Nemo Silente, e condotti da
Harry Potter stesso fino alla scacchiera, dove il suo amico Ron si
siede sul cavallo e dice di dover fare lui la partita perché a
scacchi è bravissimo. La Regina Bianca gli scocca un'occhiata
carica di sufficienza.
“Non serve.”
“Come no?”
sbotta Ron. “Ma... Harry deve andare avanti! Deve impedire a
Piton di rubare la pietra filosofale!”
“Guarda che la
pietra filosofale la vuole rubare il professor Raptor.” gli fa
sapere il Cappellaio. Ron pare scornato e così tutti i
personaggi della saga di Harry Potter che decidono di eclissarsi per
essere riusciti a fare la figura degli scemi persino in un film che
non è il loro.
Così, il campo è
libero, finalmente, e appare anche il gruppo dei cattivi, composto
da: Raptor, che passava di lì per caso e, non essendoci
nessuno che tenta di fermarlo dal prendere la pietra e non riuscendo
a prenderla e basta, decide di allearsi con la Regina Rossa; poi c'è
puffo Brontolone, perché odia qualunque cosa, Gargamella, che
voleva catturare puffo Brontolone, Stein e un mazzo di quaranta carte
tutte rosse, perdindirindina, più la strega di Biancaneve e la
matrigna di Cenerentola, a braccetto con il lupo di Cappuccetto Rosso
e un nutrito gruppo di principi ranocchi.
“Ira, tesoro,
possiamo risolvere pacificamente la questione. Basta che ti arrendi!”
le fa sapere la Regina Bianca.
“Col cavolo!”
sbotta la Regina Rossa. “Anche se mi hai passato un botto di
quattrini, voglio comunque provare a batterti e, se non ci riesco, me
ne vado.”
“La cosa non mi
convince tanto...”
“Fatti sotto,
Miranda!”
“Eh no! Io sono la
seconda assistente di Miranda! Sono la nuova Emily!”
“Eh?”
Il Cappellaio alza gli
occhi al cielo, poi si volta verso lo Stregatto.
“E' meglio se le
parli tu. Non mi pare il momento di recitare il Diavolo veste Prada.”
“Perché io?”
“Abbiamo altra
soluzione? Guarda lì!” indica alla sua sinistra dove ci
sono il topolino, Pinco Panco e Panco Pinco che tentano di passare a
miglior vita facendo surf su una lastra di metallo, aiutati da un
pezzo degli scacchi trasfigurati dalla professoressa McGranitt che,
come molti personaggi di questa fanfic, passava per caso.
“Mmm, forse hai
ragione.” lo Stregatto sbuffa, ma evapora dal fianco del
Cappellaio per ritrovarsi a quello della Regina Bianca. “Mia
Regina, forse è il caso che si dia inizio alla battaglia.”
Lei lo guarda,
sbigottita. “E perché? Io sono contro la violenza!”
“Ma così
vincerà tua sorella.”
“Cosa?” grida
la Regina Bianca. “No! Non accadrà mai!” così
la Regina riafferra la scaletta, risale sul cavallo e ci si adagia,
bevendo un tè. “Su, coraggio. Tutti a combattere! Io
rivoglio la mia bella corona!”
E tutti si fiondano
all'attacco, si fermano in mezzo al campo e giocano a tabù. Il
Cappellaio e il topolino sono in coppia contro Stein e la Regina
Rossa.
Alice, intanto, è
persa nelle sue elucubrazioni. Vede gli Umpa Lumpa impegnati a
portare di qua e di là la cioccolata, ballando e cantando
canzoncine come: “Alice non ce la fa, Alice deve smamma'”.
Alice si sente,
giustamente, presa in giro. Ma solo un pochino.
“Ehi, piantatela!”
grida loro. Ma loro rispondono con una pernacchia e continuano a
ballare e cantare con una mega tavoletta di cioccolata Milka sulla
testa:
“Se Alice il
Cappellaio vuole baciar,
prima la cioccolata deve
tagliar,
ma Alice non ce la fa,
Alice deve smamma'.”
Alice sente che i suoi
nervi stanno per saltare, ma ancora non è del tutto sicura. È
ancora indecisa e ha paura di quelle innocue creaturine che stanno
cantando. Non è sicura di farcela.
“Se Alice il
Cappellaio vuol baciar
A sei cose stupide deve
pensar
Ma se Alice non ce la fa,
Alice deve smamma'.”
Alice non capisce il
senso di quella canzone. Si gratta la nuca e continua a pensare.
Intanto la canzone riparte da capo almeno sei volte.
Le partite a tabù
non sono ancora finite, perché nessuna delle coppie riesce a
indovinare una parola entro il termine stabilito dalla clessidra.
“Ce l'ho io.”
dice il Topolino, leggendo una carta.
“Mmm... orecchie!”
risponde pronto il Cappellaio.
“No.”
“Mmm... naso!”
“No!”
“Orecchie.”
Stein preme il buzz. “Già
detto!” esclama tutto orgoglioso. “Andiamo avanti di un
punto noi!”
“Eh, no, carino!”
sbotta il topolino. “Questo si chiama barare.”
“Fateci provare
ancora!”
“Non siamo mica
fessi” la Regina Rossa afferra un cartellino. “Ora tocca
a noi. Stein, l'ho detto ora ora.”
“Stein?”
replica Stein.
“No! Ho detto che
non siamo mica...”
Stein è
preoccupato. “Ehm... non ti ascoltavo...”
Lei si batte una mano
sulla fronte. “Siamo fritti!”
“Ecco! La parola è
fritti!”
“Singolare?”
Stein ci pensa.
“Friggere?” chiese, preoccupato.
Il Cappellaio a far
suonare il buzz.
“E perché?”
sbotta Stein, isterico.
“Perché sei
un ignorante!”
“Ehi, ma io...”
gli tira un pugno e, invece di continuare a giocare, si danno alla
lotta corpo a corpo, prima che Regina e topolino li dividano e li
rimettano al loro posto, per continuare la partita.
Intanto, Alice cerca di
interpretare la canzone degli Umpa Lumpa.
“Mah, è una
delle cose più assurde che mi sia mai...” se questo
fosse un cartone animato o un fumetto, ad Alice sarebbe sputata una
lampadina illuminata dietro la testa: sente di aver detto qualcosa di
intelligente, finalmente, dopo otto capitoli e un'ora e mezza di
film. “Ora penserò a sei cose plausibili e mi farò
coraggio, così voi, stupidi Umpa Lumpa, la smetterete di
cantare canzoni così criptiche!” dichiara, guardando gli
Umpa Lumpa che, di fronte a tanta risolutezza, non possono fare altro
che fermarsi, ammutoliti. “Le canzoni di Tiziano Ferro hanno un
significato profondo!”
Il topolino indovina una
parola: stupido.
Stein impreca e la Regina
butta tutti i cartellini, indignata.
“Con i capelli
corti starei anche meglio!”
Il topolino indovina
un'altra parola e la Regina Rossa sputa in faccia a Stein.
“Chuck Norris può
ammalarsi!”
Il topolino indovina una
terza parola!
Il tempo nella clessidra
sta per scadere...
“Il mio film è
meglio del Signore degli Anelli!”
Il topolino indovina la
quarta parola. E il tempo scade.
“E pure del libro!”
“A quante siamo?”
vuole sapere lo Stregatto, che si è messo a giocare a scala
quaranta con l'esercito di carte rosse.
“Io sto per
chiudere.” dichiara una.
“No, io parlavo di
Alice.”
“Io mi sono
addormentato.”
“Se 'pure del
libro' era una delle cose plausibili,” dice una carta. “allora
cinque.”
“Ah,” lo
Stregatto sospira. “ce ne manca solo una, finalmente!”
Alice, intanto, si spreme
le meningi per trovare una delle cose plausibili. “Mmm... ci
penso... ci penso... quella cioccolata non è Milka, ma Lindt!”
Il Cappellaio, il
topolino, la Regina Bianca che si era addormenta sul cavallo, Stein,
la Regina Rossa che lo stava strangolando perché lei aveva
sbagliato a suggerire, e tutti quanti quelli che sono stati presi in
causa dall'inizio della storia, si girano, stupefatti dalla
dichiarazione. Anzi, forse è meglio dire che sono tutti
terrorizzati.
“No!” gridano
in coro gli Umpa Lumpa. “Come hai fatto a capirlo?”
Pure loro increduli di
essere stati scoperti, lasciando andare la cioccolata per mettersi le
mani tra i capelli e gridare al cielo la loro disperazione. La
cioccolata cade a terra e si frantuma.
Un minuto di silenzio,
per favore.
E ora... festa!
La Terra di Mezzo è
libera dallo strapotere di Sauron e il Mondodisotto può dirsi
libero dalla tirannia della Regina Rossa.
“Arrivano le
aquile!” grida il Cappellaio, lanciando il cappello in aria.
Stein gli batte il dorso
della mano sul petto. “Macché! Arrivano i cavoli amari,
amico mio.”
“In che senso? E da
quando siamo amici?”
Stein e il Cappellaio si
scambiano un'occhiata. “Non lo siamo?”
“Non lo so... non
ricordo...” ammette il Cappellaio. “Siamo amici, secondo
te, topolino?”
“Ma anche no!”
sbotta il topolino. “Stein sta cercando di salvarsi dalla
forca!”
“Ah... quale forca,
se non muore nessuno?”
“Ne parliamo dopo,
eh?” lo Stregatto, che ha vinto la partita a scala quaranta
perché aveva molti assi nelle manica, fa sparire dalla
gigantesca testa della Regina Rossa la sua minuscola corona e la fa
diventare enorme per la minuscola testa della Regina Bianca. La
Regina Bianca è subito più contenta, anche se si sente
un po' sbilanciata.
“Adesso stabiliamo
i ruoli. Allora...” si mette in mezzo al campo di battaglia.
“Il Cappellaio sarà il buffone di corte, gli Hobbit mi
faranno da schiavi, Pinco Panco e Panco Pinco saranno i miei
consiglieri, il topolino diventerà consigliere di guerra e
generale, lo Stregatto sarà il capo dei cuochi, il leprotto
bisestile mi farà da calzascarpe e Alice... no, prima mia
sorella e Stein. Dato che avete perso e, dato che non avete voluto
ascoltarmi, mi vedo costretta a ritirare la mia promessa di mandarvi
ai Caraibi.”
“E perché
mai? Abbiamo perso apposta! Potevamo stracciare quel Cappellaio e
quel suo amico topo in qualunque momento!” abbaia la Regina
Rossa.
“Niente ma!”
la Regina Bianca batte le mani e tutte le carte rosse si dipingono di
nero e arrestano la Regina Rossa. “Su, su. Vedrai che
l'eternità passa in fretta. E non sarai da sola.”
“Io sono amico del
Cappellaio!” esclama Stein, prendendolo a braccetto.
Lui e il Cappellaio si
scambiano un'occhiata.
“Davvero?”
domanda il Cappellaio.
“Sì, certo,
non ti ricordi? L'hai detto tu prima!”
“Non lo so, non mi
ricordo...”
Il topolino guarda torvo
il Cappellaio. “Cappellaio... ma non hai ancora capito che ti
vuole fregare?”
“Ah, sì?”
il Cappellaio guarda Stein, costernato. “E che cavolo di amico
sei, allora?”
La Regina Bianca lo fa
ammanettare per attentato al suo nuovo buffone di corte e li fa
mandare via, non si sa bene dove e l'autrice manco se lo ricorda.
Finalmente, ci possiamo dedicare di nuovo ad Alice, sulla cui spalla
si è appollaiato lo Stregatto facendo le fusa.
“Lo sapevo che ci
saresti riuscita.” dice, sensuale. Alice sorride.
“Non ho neanche
tagliato la cioccolata!”
“Complimenti, cara
Alice.” il Cappellaio le prende le mani. “Sei... sei
stata... in gamba! Una cosa incredibile per una che ha tentato di
svicolare fino all'ultimo! E io che non avevo scommesso un centesimo
su di te!”
Alice è basita.
“Come? Avete scommesso su di me?”
La Regina Bianca si
affianca al Cappellaio, sorridendo. “Sì, avevo scommesso
col Cappellaio che non avresti mai partecipato alla battaglia. Io ero
convinta che tu saresti venuta, ma lui proprio no. E mi ha detto che,
se l'avessi fatto, allora mi avrebbe fatto da buffone di corte. Buffa
la vita, eh?”
Alice non sa cosa dire.
“E adesso?”
“Adesso, tieni, un
regalino da parte mia.” la Regina le fa avere un pezzetto di
cioccolata che si è frantumata cadendo. Gli Umpa Lumpa sono
ancora a terra e piangono disperati per essere stati scoperti ad
importare illegalmente dalla Svizzera il cioccolato Lindt.
“E che ci faccio?”
chiede Alice, prendendo la cioccolata.
“Beh, la mangi. Che
altro?”
“Ma io credevo...
che avrei baciato il Cappellaio... il Brucaliffo ha detto...”
La Regina Bianca fa una
smorfia stizzita. “Ma lascialo perdere quel vecchio stupido!
Mangia la cioccolata e torna indietro. Sono sicura che non vedi l'ora
di tornare a casa per sposare quel rospo rosso e schifoso!” la
Regina sputa di nuovo a terra e Alice sussulta.
“Beh, guarda il
lato positivo...” esclama lo Stregatto. “Se non mangi la
cioccolata rimani qui e potrai tentare di sedurre il Cappellaio tutte
le volte che vorrai, ma se te ne vai...”
Il Cappellaio fa un
sorriso a trentadue denti. “Ti dimenticherai di noi.”
“Ma non potrei mai
dimenticarvi! Soprattutto non potrei dimenticare te, Cappellaio mio
adorato!”
Lui alza gli occhi al
cielo. “E te pareva!”
“Quindi...”
Alice restituisce il pezzo di cioccolata alla Regina. “non lo
mangio e rimango qui.”
“Cosa?!” la
Regina si fa indietro. “Cara Alice, non vorrei sembrarti
ingrata, dopo tutto quello che hai fatto per noi, ma... devi
sistemare delle cose, nel tuo mondo: devi dare una risposta a quel
povero sfigato che ti sta ancora aspettando. Si è fatta notte,
ma lui è ancora sotto quel gazebo per sapere se dirai sì
o no! E, anche se a me frega il giusto, dato che qui non hai più
niente da fare, devi andartene e non appesantirci il sedere con la
tua presenza. Non voglio che, poi, tu ti metta in testa la mia
corona! Scommetto che, se continui a rimanere qui, qualcuno potrebbe
anche decidere di destituirmi per mettere te, sul trono, al mio
posto. E non saprei neanche come riprendermelo, dopo, dato che tutti
quanti saranno dalla tua parte.”
Alice si sente
improvvisamente uno schifo. “Ma... ma...” balbetta, senza
sapere che altro dire. “Ma io vi voglio bene... siete come una
famiglia!”
Il Cappellaio guarda la
Regina Bianca. “Che tatto, eh!”
“Scusa... dicevo
solo quello che pensavo.”
“Vieni con me,
Alice.” il Cappellaio la prende sottobraccio e porta con sé
anche un pezzo di cioccolato. Passeggiano lungo la scacchiera e si
fermano lontano da orecchie indiscrete. “Ascolta, Alice... lo
so che vuoi rimanere con noi. Lo vorrei anche io, ma, da una parte,
la Regina Bianca ha ragione: devi pensare alle persone che hai
lasciato e che ti vogliono bene...”
“Ma voi mi volete
più bene!”
Il Cappellaio fa una
smorfia che maschera subito in un sorriso. “Certo. Ma c'è
un'azienda da mandare avanti, c'è un ragazzo da sposare... ci
sono tante cose a cui devi pensare.”
“Ma io voglio che
tu mi baci e che rimaniamo insieme per sempre!”
Il Cappellaio sbuffa.
“Senti, Alice. Io ti prometto una cosa: tu torna nel tuo mondo
e, un giorno, prendo l'aereo e vengo a trovarti!”
Alice sorride. “Me
lo prometti?”
Il Cappellaio annuisce.
“Certo! E quel giorno ti bacerò.”
Alice grida di gioia e
salta. “Davvero?”
“Sì.”
“Sei sicuro?”
“Sì.”
“Ma proprio sicuro
sicuro sicuro sicuro?”
Il Cappellaio arriccia le
labbra. “Ti ho detto di sì. Mangia la cioccolata, oppure
non potrò mai fare ciò che ho detto!”
E Alice, che ci è
cascata in pieno, ingurgita tutto il pezzo di cioccolato. In un
attimo, Mondodisotto si è liberato della sua scomoda presenza.
Tutti quelli rimasti si fanno intorno al Cappellaio e lo Stregatto si
mette a fare le fusa sulla sua spalla. “Cos'è un aereo?”
Il Cappellaio alza le
spalle. “Non ne ho la minima idea, ma pare che Alice lo conosca
bene.”
“E se ti
aspettasse?” domanda il topolino, torvo.
“Tanto si è
dimenticata di noi...” risponde il Bianconiglio, un po' triste.
“Beh, andiamo a
casa?” vuole sapere la Regina, rompendo l'attimo di silenzio
che si era creato, ma che nessuno vuole far protrarre troppo a lungo,
casomai a qualcuno fosse venuta voglia di piangere.
Tutti quanti si dirigono
verso il palazzo e anche la Regina mangia un pezzo di cioccolato,
tanto su di lei non fa nessun effetto, se non quello di farle venire
il singhiozzo.
“Spero che Alice
non si sia ubriacata...” esclama, posandosi una mano davanti
alla bocca.
“E perché?”
vuole sapere il topolino.
“In questa
cioccolata c'è un po' di whisky.”
Tutti quanti si lanciano
delle occhiate preoccupate.
“Oh, ma io lo devo
fare il buffone di corte?” così il Cappellaio mette fine
a quello scambio di sguardi.
“Sì.”
“E perché
una gallina attraversa la strada?”
“Ma è
chiaro!” risponde la Regina. “Per lo stesso motivo per
cui un cammello somiglia ad un ombrello.”
“E perché un
cammello somiglia ad un ombrello?”
“Ah, questo proprio
non lo so.”
Questa è diventata
la domanda che il Cappellaio continuerà a porsi senza mai
riuscire a trovare una risposta.
Alice, intanto, si è
svegliata nella tana di un coniglio. È stordita ed è
sicura di aver appena affrontato un'avventura nel mondo di Oz. Si
arrampica fuori e si dirige verso il gazebo, è spettinata,
sporca e sembra si sia fatta una dose di qualcosa, ma nessuno sembra
accorgersene. Amish la guarda.
“Sembra che tu
abbia fatto sesso con il Cappellaio.” le dice.
Alice non crede alle
proprie orecchie. “Lo sai già?”
“Che dici, Alice?
Ho detto se sei caduta su un sasso, dato che sei così
scapigliata. Fai vedere se hai un bernoccolo!” Amish si
avvicina alla sua testa, ma lei lo scansa.
“No! Prima devo
rispondere alla tua domanda.” replica lei. “Vedi, Amish,
tu sei un bravo ragazzo, bravissimo, ma hai problemi di flatulenza e
mi sembra più giusto che sia tua madre a prepararti le
minestrine.”
“Eh?”
“In poche parole:
sei brutto e non mi piaci.”
“Ah.” Amish,
scornato, abbassa la testa e non replica. Non tenta di appiccare
fuoco alla casa e non si strappa i capelli dalla disperazione, ma,
chi se ne frega? Alice ne ha anche per gli altri! Scende dal gazebo e
guarda la megera che, per poco, non è diventata sua suocera.
“Senti, tu mi stai
proprio sullo stomaco. Mi sembri, sai chi?, la Regina Rossa. Sei
proprio una squilibrata!”
“Senti chi parla!”
sbotta la megera, ma Alice va da sua madre.
“Mamma, la devi
smettere di andare con questo e con quello per un po' di denaro.
Adesso ci penso io.”
Sua madre diventa rosso
pomodoro dall'imbarazzo, ma Alice non si accorge di niente e si
piazza di fronte a Lowell, il marito di sua sorella Margaret, che è
accanto a lui. “Sono troppo nobile e troppo corretta per dire a
mia sorella che pensi bene di andare a letto con tutto ciò che
respira. Però smettila, perché mia sorella è una
donna in gamba.”
“M-Margaret, che...
no, ti prego!” Margaret lo insegue, dandogli borsettate sulla
testa e dovunque riesca a colpirlo mentre lui scappa. Alice non trova
più sua sorella, così si mette di fronte alla vecchia
zia che crede che il suo principe azzurro la stia aspettando.
“Zia, sei una
sfigata.” le dice. “E non arriverà mai nessuno a
sposarti. Sei un water con la tavoletta... e... va beh... mi sa che
ho infierito abbastanza.”
Così se ne va, e
non vede la vecchia zia cominciare a piangere disperatamente, tanto
che due persone la devono portare fuori dalla scena per non far
sentire ai lettori come ulula. E Alice, allora, si piazza di fronte
al padrone di casa che sente chiaramente l'odore del whisky nel suo
alito.
“E adesso noi due
dobbiamo a parlare di affari. Ti aspetto nel tuo studio tra cinque
minuti”
“Sì, certo.”
risponde lui, pronto, come se non avesse aspettato altro che quella
frase. E, quindi, mentre lui sparisce in mezzo alla folla, Alice si
alza la gonna, mostra i mutandoni della nonna e improvvisa un cancan,
tanto che tutti rimangono pietrificati nel giardino e a sua madre
viene un infarto.
Quindi Alice si dirige
nello studio del padrone di casa, prende un atlante. “Ho avuto
un'idea bestiale, mentre ero via.”
“Via dove?”
“A Mondodisotto.”
“Eh?”
“Lascia perdere...
dicevo: mi è venuta un'idea bestiale.”
“L'ho capito, vai
avanti.”
“L'idea è
quella di smerciare i prodotti tossici alla Cina, passando per Hong
Kong. In questo modo, spendiamo poco e non inquiniamo la nostra bella
Inghilterra.”
“Tu sei ubriaca.”
dichiara il padrone di casa.
Alice sorride e
ridacchia.
“Comunque,”
continua il padrone di casa. “mi hai convinto. Partirai col
primo carico.”
Tutta contenta, Alice
accetta.
Mentre lei è sul
ponte della nave, sua madre – che si è ripresa
magnificamente bene – sua sorella che ha un ghigno soddisfatto,
Lowell che, invece, ha un occhio nero, e il padrone di casa, la
salutano dalla banchina del porto.
“Sei sicura che non
tornerà?” chiede sua madre a mezza bocca.
“Io non so come
potrebbe. Le ho dato una lettera da presentare alla polizia cinese,
non appena arriva.”
“Ah, e se la
aprisse?”
“Tranquilla: l'ho
scritta in cinese. Li prego di tenerla lontano dall'Inghilterra il
tempo necessario perché possiamo cambiare nome... così
che, una volta tornata, non possa più nuocere a nessuno.”
“Ah, allora...”
Alice, intanto, che è
su, saluta e saluta, ignara di quello che i suoi parenti e amici
hanno fatto e si mette sulla punta della nave perché arrivi il
suo DiCaprio e ripetere la più famosa scena di Titanic. Invece
di Jack, arriva una farfalla blu che si posa sulla sua spalla. Alice
ghigna.
“Tanto, prima o
poi,” dice. “al posto tuo verrà il Cappellaio,
caro il mio Brucaliffo.”
La farfalla vola via e
raggiunge una sua sorella.
“Ma chi cavolo è
questo Brucaliffo?!” chiese questa sorella.
“Non chiedermelo.”
FINE
Ebbene sì,
siamo ufficialmente alle battute finali. Questo è frutto di
due ore di treno e ho messo la parola fine proprio all'arrivo alla
stazione di arrivo! XD
Dunque, dato che non
ho molto altro da dire, passo immediatamente alle risposte alle
recensioni e, infine, ai ringraziamenti finali.
Sweet_Nightmares:
sì, il capitolo precedente continua a non piacermi, ma
comunque questo mi sembra meglio. Aspetto con ansia la tua opinione.
:)
amelia
spicer: e chi non ama il dottor House?! È un genio
ed è troppo ganzo, al pari di moltissimi personaggi del nostro
Johnny!
brokendream:
non hai saltato un capitolo o quasi! Il Cappellaio si chiede se tu
volessi andare a prendere tè e pasticcini con lui. Promette di
non farti ubriacare come ad Alice, però. XD Grazie per aver
commentato. :)
Elelovett:
il capitolo precedente non mi fa ridere né sorridere, tutto
qui; mi sembra di averlo scritto sotto costrizione, sarà per
questo che non mi piace. :P Il Cappellaio ti fa sapere che è
colpa di Alice e dell'alitosi che non l'ha baciata, ma che ce l'ha
messa tutta. U.U Lui non vuole deludere le sue fans! XD
Tigro:
*Luine ferma la frusta di Tigro*. È brutto quando ci si blocca
con le fanfic: a me sembra che qualunque cosa scrivo faccia schifo,
poi, a distanza di anni, a volte, mi capita di andare a rileggere
cose che avevo mollato perché non mi piacevano più e
trovo che siano belle e vorrei sapere come vanno a finire. XD
candidalametta:
lo Stregatto di Tim Burton mi dava proprio l'idea di maiale (che
gioco di parole!) e allora ho scatenato la fantasia. XD E per quanto
riguarda la Regina Bianca sono d'accordo: anche nel film, lei dice
che è contro la violenza, quindi dovrà essere Alice
tagliare la testa al Ciciarampa. Scusami tanto, bella – le
avrei detto io – ma perché invece di stressare le povere
Alice per bene, non ti rimbocchi le maniche e fai da te? (Alice,
dietro di me, annuisce convinta).
A tutte voi voglio
dire: grazie. Mi ha fatto molto
piacere e mi sono divertita moltissimo a leggere i vostri pareri sul
film e sulla storia. Non pensavo che ci fossero tante persone che la
pensassero come me, sul film. Era nata come una sorta di protesta, ma
poi, col tempo, dimenticandomi un po' dei particolari del film, mi
sono soffermata sui punti più salienti e li ho sviluppati in
un modo del tutto nuovo e, spesso, inaspettato anche per me. XD
Ah, un'ultima cosa:
parte del titolo, “rovinare così bel film della Disney”,
viene dal Signore degli Anelli – le due Torri, quando Gollum
dice a Sam “rovinare così bel pesce, daccelo crudo e che
si dibatte”, non so se ricordate la scena dove Sam cucina i
conigli che Gollum porta a Frodo. XD Personalmente l'adoro.
Adesso, passo a
ringraziare le 11
persone che hanno inserito la storia nelle loro seguite:
1 - baloon
2 - DolceRosellina
3 - Elelovett
4 - Hoshi
5 - jadina94
6 - Kikkina90
7 - Lady__Beatles
8 - LiLium
9 - Taiga
10 - Tigro
11 –
ZexionAngel94
Le 4
che l'hanno inserita tra le loro storie
da ricordare:
1 - Daicchan
2 - duedicoppe
3 - Liz_23
4 – Masquette
E le
9 che l'hanno inserita tra le loro preferite:
1 - amelia spicer
2 - Angel666
3 - brokendream
4 - Daicchan
5 - DolceRosellina
6 - Elelovett
7 - Sweet_Nightmares
8 - ZexionAngel94
9 - _Pan_
E, adesso, siamo
davvero alla fine.
*L'autrice fa un
inchino e cala il sipario (fate piano con quei pomodori! XD ).*
Grazie di nuovo a
tutti quanti (se ci sono anche ragazzi nel mezzo, non si sa mai :) ).
Luine.
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