Finalmente
era
arrivata a casa. Non era sicura di riuscire a fare un altro passo senza
cadere
a terra. Si fermò. Il volto rivolto verso il basso. Guardava
l’erba e i fiori
ormai in sboccio appoggiata contro un albero. Fece un respiro profondo.
mancavano solamente dieci metri alla porta di casa e non poteva di
certo
arrendersi così. Provò a muovere una gamba in
avanti; con il piede tastò per
bene il terreno e, dopo aver verificato che riusciva a stare in piedi,
cominciò
a correre verso casa. La porta d’ingresso era già
aperta visto che la nonna
stava per uscire. Entrò e sbatté la porta senza
pensare alla nonna sorpresa da
questo suo comportamento. Salì in fretta i gradini; voleva
solamente rifugiarsi
nella sua camera senza incrociare lo sguardo di nessuno della famiglia;
intanto
la nonna dal piano di sotto la pregava di non fare così e di
tornare
immediatamente giù a raccontarle cosa fosse successo. Ma lei
non si accorse
neanche che la stesse chiamando. Si chiuse la porta della camera alle
spalle e
con la mano tremante, cercò di chiudersi dentro a chiave. Si
appoggiò contro la
porta e pian piano si lasciò scivolare giù fin
quando non si ritrovò a sedere
con la schiena appoggiata al legno della porta. Il clak della serratura
continuava a rimbombarle dentro la testa per un paio di minuti. Nella
sua testa
c’era posto per un solo pensiero e nel suo cuore solo per un
sentimento. Era
sotto shock. Ancora non riusciva a concepire l’idea di quello
che aveva visto.
Rimase li a sedere contro la porta per un arco di tempo che sembrava
essere
un’eternità. Immobile; a stento si sentiva il
respiro irregolare. La stanza era
talmente silenziosa che poteva sentire la musica triste e amareggiata
che
risuonava dentro di se. Neanche il cane abbaiava, neanche gli uccellini
delle
prime giornate di primavera cantavano. Si guardò intorno.
Sulla sedia della scrivania
c’era
Marco, lui con il suo sorriso impeccabile e i capelli biondi che
risplendevano
alla luce del sole che entrava dalla finestra, che la guardava tenero
“ Tesoro
così non va proprio! Prova a portare questo qui fuori dalla
radice e vedrai che
i conti tornano!!”. Le spiegava algebra, quel mondo
così lontano dal proprio
che continuava a non capire. “ Ma mi vuoi ascoltare
almeno?” diceva ridendo,
notando che lei era più concentrata a studiare lui che
l’algebra.
“ e se io non
avessi voglia di
studiare algebra?” gli disse maliziosa facendolo ridere.
Le sue risate rimbalzavano leggere sulle
pareti della stanza, quasi impercettibili…
Scosse
la testa.
Si ritrovò con lo sguardo fisso sul suo letto.
Marco la teneva stretta come
solo
lui sapeva fare per farla sentire al sicuro. Le baciò
teneramente la testa e le
sussurrò vicino all’orecchio “ piccola
ti amo”. I loro sguardi che si
incrociavano e le loro bocche che si avvicinavano.
Distolse
lo
sguardo prima di vagare troppo con la mente. Si alzò in
piedi e si diresse
verso la libreria. Meccanicamente prese un libro dalla copertina
gialla. Lo
aprì a metà dove ormai era rimasta la piegatura
delle pagine. Una foto…
Era una fredda giornata, ma lei
aveva deciso di mettere la gonna nuova che le aveva regalato la nonna
per il
compleanno. Compieva 16 anni. Il campanello suonò e quando
andò ad aprire la
porta, Marcò la abbagliò con il suo sorriso da
playboy. Aveva indossato la
camicia che le aveva regalato lei per il suo compleanno e un paio di
jeans
stretti neri. Le porse cordialmente un mazzo di fiori “ Sai
ho dovuto girare
tutti i fiorai della città… non hai idea di
quanto sia difficile trovare dei
gigli bianchi a febbraio”
“ ma non
dovevi! “
“ come puoi
dirmi così? Adoro
vedere come ti si illuminano gli occhi quando ti porto dei
fiori”.
“ non
è vero!” disse abbassando lo
sguardo temendo che il luccichio si notasse
“e poi dici
che non dovevo
portarteli e mica gli rifiuti…li prendi, gli annusi e poi li
coccoli come se
fossero dei cagnolini appena nati… potrei anche essere
geloso lo sai?” le disse
spiritoso. Lei intanto diventava tutta quanta rossa riconoscendosi in
quegli
atteggiamenti.
“ Buon
compleanno, tesoro mio” e
poi si chinò a baciarla prendendole il viso tra le mani,
accarezzandole i
capelli.
Una
lacrima le scese lungo la guancia e cadde su una della pagine
ingiallite del libro.
"ti amerò per sempre,
te lo prometto..."
Le
lacrime
cominciarono ad aumentare di numero. Piangeva nel silenzio della sua
camera.
Non pensava che il “per sempre” fosse stato
così breve. Non pensava a
l’eventualità di una rottura tra
loro…adesso cosa fare? Gli avrebbe dovuto
parlare? Gli avrebbe dovuto dire che sapeva esattamente
qual’era il suo gioco e
che lo trovava una cosa orrenda? E poi cosa avrebbe fatto?
Probabilmente lo avrebbe
supplicato lo stesso di non andarsene perché ormai lui era
la sua ragione di
vita. Anche se stava male a stare con lui, non sarebbe riuscita a
lasciarlo
andare via. Sarebbe diventata la sua serva, avrebbe fatto qualunque
cosa per
lui. Avrebbe buttato via la sua dignità... ma adesso che
fare?
Grazie
a tutti di aver letto il capitolo
spero
in qualce recensione!
un
bacio ! alla prossima!
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