Lisert di Rozalia (/viewuser.php?uid=95546)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1:Last time by Moonlight ***
Capitolo 2: *** 2_Coincidences ***
Capitolo 3: *** 3_Forgiveness ***
Capitolo 4: *** 4_Only time ***
Capitolo 5: *** 5_A wish for something more ***
Capitolo 6: *** 6_Wild child ***
Capitolo 7: *** 7_Dreams are more precious ***
Capitolo 8: *** 8_And all I need ***
Capitolo 1 *** 1:Last time by Moonlight ***
1: Last time by Moonlight
Pioveva.
La pioggia cadeva fitta e batteva prepotentemente sul terreno
in quella notte di luna piena.
Una figura incappucciata cavalcava veloce verso il regno dei Pendragon,
Camelot. Il diluvio non la seccava minimamente. Nella mano sinistra
stringeva una preziosa lettera.
Arrivata a destinazione, venne bloccata da un gruppo di cavalieri.
-Ich sapreste munche unn- sussurrò l'uomo (o donna?). Gli
occhi verdi diventarono color ambra e i cavalieri lo lasciarono passare.
Un ghigno gli solcò il viso. “Dovresti smetterla
di usare la magia. Sai che qui i tuoi poteri sono banditi”
pensò. Giunse alle stalle, fece riposare il suo cavallo e si
sdraiò. Adorava dormire nelle stalle. Quel bel caldo...nella
caverna a Eldor dove abitava con sua nonna, il solo calore era dato
dalla sua giumenta, Cassandra. “Domani sarà una
giornata lunga...”e si addormentò.
* * * * * * * * * *
All'alba, la figura incappucciata si svegliò. Facendo
attenzione a non farsi vedere, attraversò i corridoi del
castello.
Stava per arrivare alle stanze che cercava quando...un esile ragazzo la
notò.
-Per tutti i diavoli!- bisbigliò a denti stretti. -Ehi, cosa
fai qui? Chi sei? Non si può girare per il castello
così conciati!!- esclamò il giovane. La persona
lo scrutò attentamente. -Tu...tu...Emrys?-
sussurrò. -Ma cosa...come...?- Ma la figuretta se n'era
già andata.
-È permesso?- Avanti.- Gaius aprì la porta. - Voi
dovete essere Messer Gaius, dico bene?- Sì, sono io, cosa
c'è? Cosa volete da me?- Gaius era preoccupato.
“Una persona coperta dalla testa ai piedi, di cui
riesco a scorgere solo gli occhi...Occhi?QUEGLI occhi? Possibile...che
fossero quelli di...no, non era possibile. Eppure...quegli occhi
verdi...”-
Messer Gaius?Ho una lettera, è di mia nonna, per voi.-
Nonna...e va bene, datemi qua.- Gaius scrutò attentamente la
missiva. La lesse, strabuzzò gli occhi e dovette leggerla
un'altra volta per essere sicuro di ciò che era scritto.
“Firmato:La strega di Eldor...allora, avevo ragione. Sono i
suoi occhi e questa, questa è sua nipote? Ma come
può essere? Nipote? Proprio lei? Ma che diavolo...”
Quello strano personaggio si tolse il mantello che lo copriva
interamente. Apparve una ragazzina minuta, non più vecchia
di Merlino, con lunghi capelli rosso fuoco e brillanti occhi verdi,
vestita da uomo. Con sé portava una grande spada.
-Mi chiamo Scatàch. La nonna mi ha mandato da voi- Gaius
svenne.
* * * * * * * * * *
Così, questo è il mio primo capitolo. Cappero, mentre lo scrivevo sembrava più lungo...uffa! Spero che vi piaccia, anche se so che è una cavolata.
Grazie per essere arrivati fino al fondo!!!!!!!!!!!! |
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Capitolo 2 *** 2_Coincidences ***
2.
Coincidences
-Oh
Santi Numi!- imprecò Scatàch.
-Svegliatevi, svegliatevi, vi prego, svegliatevi!-
“Cosa ho fatto stavolta? Perchè la
nonna mi
manda in questa gabbia di matti? Prima il servo moro che mi dice come
mi devo
comportare, poi quest'uomo che perde i sensi... Nonna, che ho fatto per
meritarmi questo??...
Va
bene, calmati. Il vecchietto è
svenuto. D'accordo. Calmiamoci. Non c'è nulla di cui
preoccuparsi.
Oh,
ci sarà un letto qui da
qualche parte”
-Gaius...Gaius...GAIUS!!
Ma
che...TU!!! Un momento...ma tu chi sei?- “Oh diavoli, il
babbione di prima! E
che ci fa questo qui? Oh, no, ho un vecchietto in braccio, ed
è SVENUTO! Per
diamine, dì qualcosa!!” -Allora? Chi sei? Cosa
vuoi?- Bè, d'accordo. Sono
venuta a Camelot, per consegnare a lui una lettera, vedi, ce l'ha in
mano. L'ha
letta e poi...è svenuto. Tu sai come farlo rinvenire?-
-Certo.
Basta una secchiata
d'acqua, di solito. Ma di certo non è svenuto
così perché gli andava di farlo.
Quindi mi nascondi qualcosa. Bè, me lo dirà
Gaius.-
La
secchiata d'acqua gelida fece
riprendere immediatamente Gaius. -Oh, devo essere svenuto-
“Poco ci manca che
lo faccia di nuovo” pensò Merlino, ma quella frase
se la tenne per sé. -Ah.
Merlino. Giusto te. Ti presento...ehm...-Scatàch- Ah,
sì, Scatàch. Ti presento
Scatàch, studierà medicina qui con me. Bene.-
Gaius fece per andarsene -No, non
va bene!!! Gaius, non potete...insomma... vi ricordate di quel piccolo
problema
della...ehm...vi ricordate che sono...gravemente malato??- Disse
Merlino -Ah,
davvero? Non lo sapevo. Finora, mi avevi solo detto che eri un mago
e...-
GAIUS!!!!!!!- Tranquillo, non sei il solo a nascondere segreti, ora.-
*
*
* * * * * * * *
Merlino
scrutò bene quella
ragazzina.
Lunghi
capelli rossi, occhi verdi
scintillanti, piccole labbra rosee, pelle bianca come il latte.
Indubbiamente
molto affascinante. Ancora non riusciva a spiegarsi come avesse potuto
tenere
in braccio per così tanto tempo Gaius. Insomma, il suo
Maestro non era mica uno
stecchino! Lei sì però. Qualcosa non tornava.
Da
quanto aveva capito, era una
strega. E aveva molto buonsenso. Se non fosse stato per lei, a
quell'ora
sarebbe già bell'e fritto.
Già,
perché mentre lui e Gaius
discutevano, la porta era aperta. Se non fosse stato per quella strana
Scatàch
e il suo bisbigliato “Tospringe”,
Sir
Leon (che in quel momento passava di lì) avrebbe potuto
sentire qualcosa, e andare
di corsa dal re, Uther Pendragon, e riferirgli tutto quanto. In
più, c'era la
sua spada. Merlino era il servo del principe, di armi se ne intendeva.
Una
spada come quella non l'aveva mai vista. Era bellissima, brillante e
sembrava
pericolosa solo a guardarla. Una ragazza come Scatàch non
avrebbe mai potuto (e
dovuto) possedere una spada, figuriamoci quella.
Dal
canto suo, Scatàch era
rimasta a dir poco basita dal comportamento degli uomini, d'ora innanzi
suoi
coinquilini. “-Finora mi avevi solo detto che eri un mago!-
Sbandierare ai
quattro venti una cosa del genere! Com'è possibile? Dire
queste cose con la
porta aperta...Aperta! Da non credere. E poi:- Così,
pratichi la magia- Io,
Scatàch, l'Ombrosa, PRATICARE la magia? Io SONO la magia. E
poi, i miei poteri
non sono affatto quelli di questo maghetto da quattro soldi!
Incredibile. Se
questo falco* sapesse...Eppure, qualcosa non torna. Io...lui...non
può essere
lui il personaggio dei miei sogni, la causa dei miei incubi...non
può essere
Emrys. Oh nonna, perchè mi hai cacciata
qui?”
Little coincidences bigger
Then fame and glory
Carrying all the secrets...
It feel so strange and though so good...
It's not about us at all...
It's something we just can't control...
Elisa,
“Coincidences”
(Trad:
Piccole
coincidenze; ma più potenti della fama e della gloria. Che
portano, con loro,
tanti segreti. È inspiegabile eppure rassicurante non avere,
da soli, tutta la
responsabilità. È quella parte che sfugge al
nostro controllo...)
* * * * * * * * * *
Eccomi al secondo capitolo!Grazie mille a _Valux_!!!
|
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Capitolo 3 *** 3_Forgiveness ***
3.Forgiveness
-Sì,
Mio Signore. Pietrificato. Come tutti gli altri.-
Molto bene. Grazie di avermelo riferito. Puoi andare.-
Ovviamente
non andava affatto bene. Molti uomini,
donne, bambini, persino animali che vivevano a Camelot erano stati
pietrificati. Magia. Tutto ciò che aveva a che fare con la
magia non piaceva
affatto a Uther Pendragon, il re di Camelot. Lui odiava la magia.
“Quella
Scatàch, la nuova apprendista di Gaius, non
mi piace proprio. Eppure lui si fida cecamente di lei. Ma a me
continuerà a non
piacere. Primo, è una donna. Le donne non possono fare il
medico. Secondo, non
ha la minima idea di come ci si debba comportare a corte. Quei capelli
così in
disordine -e rossi per giunta!- , gli abiti maschili…tutto
sembra far pensare
che lei sia una strega. E della peggior specie. Crede forse che io, il
re, non
mi sia accorto dei suggerimenti che Merlino le borbottava nelle
orecchie per
farla sembrare più garbata? Quando si è
presentata qui, davvero non ho creduto
ai miei occhi. Quella espressione alta e spavalda, la sua totale
mancanza di
rispetto verso le regole, nessun inchino né riverenza,
nessun appellativo
gentile e consono alla normalità verso di
me…certo, sicuramente sa il fatto
suo. Ha uno sguardo intelligente, di chi la sa lunga sulla vita e di
chi ne ha
passate tante. Carina, certo. Ma è donna. Le donne non
possono fare queste cose
ed essere così. Deve essere una strega…Oh, ma che
sto dicendo! Lei è…così
simile…in tutto e per tutto…alla mia Morgana.
Lei, la mia Morgana, non può
essere una strega, quindi neanche lei lo è. Morgana non mi
tradirebbe mai…
Morgana non mi farebbe mai del male…se solo fosse qui, con
me, oh, la
perdonerei per tutto quello che ha fatto, per tutto quello che ha
detto. Se
solo fosse qui, al sicuro, nel castello, qui a Camelot, saprei cosa
fare. Ma
Morgause…me l’ha presa!!La mia Morgana!
Lei…lei…” Uther scoppiò in
singhiozzi.
Non gli era mai successa una cosa simile, mai. Aveva pianto solo una
volta,
alla morte di Igraine, e si era promesso di non rifarlo mai
più. Ma ora, dopo
quasi vent’anni, aveva ancora perso una persona cara.
Probabilmente non
l’avrebbe mai più rivista. E se l’avesse
mai rivista…Uther avrebbe saputo che
quella non era la sua Morgana. No, la Morgana che lui adorava non
sarebbe mai
tornata, la Morgana che aveva accudito con tanto amore era morta da
tempo, il
re ne era sicuro.
*
* * * * * * * * *
-Puoi
tenerlo quanto vuoi, non ti preoccupare. Anzi,
butta via tutti gli altri vestiti che hai. Andiamo, come puoi vestirti
da
uomo?- Gwen rise sonoramente. Quanto a Scatàch, meditava
vendetta verso quella
povera ragazza e…bè, in realtà, verso
tutta l’umanità e le sue stupide
tradizioni.
“Ma
come diavolo fanno le donne ad andare in giro così conciate
tutti i giorni? Sono impacciate e goffe, la gonna limita i movimenti,
camminano
male per colpa di queste scomode calzature e per il peso dei vestiti
che si
devono portare appresso. Vorrei vedere il bel principe ereditario nei
miei
panni. Lui, maestro nella lotta e nel combattimento, a un ballo vestito
da
donna. Ah, come riderei di lui! Come si è permesso poco
tempo fa a chiamarmi
stracciona?”
L’ira
nei pensieri della ragazza si manifestò anche nel viso
truccato e pulito, e Gwen se ne accorse -Cara, va tutto
bene?-Naturalmente. Oca giuliva-
aggiunse poi Scatàch
sottovoce, in modo che Gwen non la sentisse. “Capisco bene
perché il principino
e lei provino qualcosa l’uno per l’altra.
È perché non ho ancora capito chi sia
il più idiota, la gentile damigella o il galante principe.
Bah. Confermo ancora
i miei primi pensieri: la migliore amica del falco imbranato
è un’oca
giuliva!Povero Merlino!”
*
* * * * * * * * *
Merlino
stava pensando a tutt’altro. Era con Artù
nella sala delle armi, gli stava lucidando l’armatura.
-Comunque, quella
Sci…Scè…Sta…-Scatàch-
corresse Merlino stancamente.- Quella. È strana. Come
te…no, forse no, sto esagerando. Ma si avvicina
pericolosamente ai tuoi
livelli. Mi fa quasi pena. - Grazie, Maestà.- Merlino!!Ma
che ti prende!Si può
sapere a cosa pensi?Non mi hai ancora rimbeccato oggi-
scherzò il principe -
Pensavo vi facesse piacere.- rispose Merlino con voce monotona e tenue.
-E… da
quando in qua cerchi di farmi un piacere?- Il moro non rispose.
-Bè, hai
ragione. Così va molto meglio. Tornando a
Sss…insomma, lei. Ma ti sembra possibile
che una ragazza giovane come lei sia così…fuori
dal normale? - È proprio il
vostro tipo, eh?-
Grazie, Merlino. Sei tornato fra noi.- Mentre Artù parlava,
Merlino aveva capito. Quella ragazza era troppo anormale…
non poteva essere
solo una donna vissuta in una caverna e venuta a cercare fortuna a
Camelot.
Certo, era una strega. Ma … sottosotto nascondeva qualcosa
di più. Doveva
certamente avere una forza sovrumana. La spada poi… non era
un semplice
coltello da usare per difendersi. La spada era nata per combattere.
Merlino
aveva capito che Gaius sapeva. L’unica cosa da fare per
avvicinarsi alla
verità? Leggere la lettera con cui Scatàch aveva
fatto il suo ingresso a
Camelot.
*
* * * * * * * * *
Notte
fonda. La Luna splendeva di una luce
innaturale e rifletteva la sua magica luce su tutto il castello. Nel
suo letto,
Scatàch si rigirò. Occhi sbarrati. Aveva dormito
un’ora, quasi un record per
lei. Emrys era tornato nei suoi incubi. Era Merlino, ne era sicura.
L’essere
che sua nonna aveva sempre temuto. Non per ciò che avrebbe
fatto in futuro, sua
nonna le aveva raccontato grandi cose su di lui. Lei aveva sempre
temuto il suo
potere, e ciò che avrebbe potuto fare se il suo potere non
fosse più comandato
da lui. In altre parole, se il suo cuore non gli appartenesse
più. In altre
parole ancora, se si fosse innamorato.
*
* * * * * * * * *
Disclaimer:i personaggi citati in questa storia non sono usati per scopo di lucro e appartengono agli aventi di diritto
Ah, finito il terzo capitolo!Bene! Non so come ha fatto Gwen ad uscirmi così, a me non dispiace come personaggio. Ma la mia Scatty li odia tutti, quindi ù_ù. Ho scritto molto più del solito. Ok, non è molto, ma è già un buon inizio. Questo capitolo l’ho scritto ascoltando un cd di Enya, e mi è venuto così. Non so cosa sarebbe potuto succedere se avessi preso quello dei Nirvana, ma direi che è già abbastanza cattivo. Spero che tutti abbiate colto il sottile femminismo di questo capitolo (anche se dubito che qualcuno abbia letto davvero questo capitolo).
Grazie mille a Grinpow per le precisazioni sul nome di Merlino, io non ero così bene informata^^. |
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Capitolo 4 *** 4_Only time ***
4.
Only time
12
rintocchi.
Scatàch si alzò, come d’altronde faceva
ogni notte. Sbuffando, si
tolse i pesanti e ingombranti abiti che Gwen le aveva prestato e si
infilò un
abito marrone scuro, stretto, che le ricopriva tutto il corpo. Pareva
un abito
adatto al combattimento.
Muovendosi furtivamente, prese la sua spada.
Silenziosamente, Scatàch uscì dal piccolo
appartamento di Gaius, il suo
mentore. Quel giorno da lui non aveva appreso alcunché. Il
medico si era
“limitato” a presentarla a tutta Camelot, re
compreso. Scatàch era certa di non
essergli piaciuta.
La ragazza sogghignò mentre percorreva velocemente i lunghi
corridoi del maniero. “Crede che io sia una strega. Se solo
sapesse i segreti che
nascondo…”
Intanto, la ragazza era uscita. Alla sola luce della Luna, nessuno
avrebbe potuto vederla. Si diresse svelta al cortile dove il principe
si
allenava. -Baerne-bisbigliò.
Apparve una luce fioca, ma che poteva vedere solo
lei.
Si fermò qualche istante a osservare gli attrezzi con cui
combatteva Artù.
Sorrise.
Se era vero ciò che si diceva sul conto del principe, doveva
essere un
maestro in tutte quelle arti. Sempre sorridendo, la ragazza
lasciò perdere
tutte le armi e camminò fino a raggiungere il centro del
cortile.
Poi, dal
centro, iniziò una specie di danza silenziosa. Una specie di
ballo, sì. Non
stava affatto ballando. Lei…si stava allenando.
Come faceva tutte le notti,
allo scoccare della mezzanotte. Così come le aveva insegnato
la nonna. Aveva un
talento naturale per il combattimento. Era nata per combattere. Certo,
aveva
anche affinato le arti magiche, nel caso dovesse combattere con un
mago. Ma era
a conoscenza solo degli incantesimi elementari, di alcuni di guarigione
e di
qualcuno per le evocazioni e i rituali. Le altre magie…le
riuscivano senza
bisogno di nulla. Era speciale, la nonna glielo aveva detto fin da
quando aveva
pochi mesi. L’aveva addestrata da sempre al combattimento,
alla magia, e le
aveva anche donato un talento speciale per la preparazione di tisane e
decotti.
Sapeva che un giorno tutto questo le sarebbe servito, quel giorno stava
arrivando. La ragazza continuava la sua danza.
All’improvviso, decise che era
meglio lasciare il combattimento a mani nude. Impugnò la sua
pesante spada e si
lanciò in contorti movimenti, salti, giravolte e complicate
mosse d’attacco. Ad
un tratto, si fermò.
Qualcuno la stava osservando, per fortuna senza saperlo.
* * * * * * * *
* *
12
rintocchi.
Merlino si alzò. Non era affatto convinto di star facendo la
cosa
giusta, ma doveva sapere.
Sarebbe stato scoperto, ne era certo.
“Con la
goffaggine che mi ritrovo, devo essere uno degli uomini più
fortunati della
Terra se nessuno mi ha ancora scoperto a girellare la notte.”
Lentamente, il
mago uscì dalla sua piccola stanzetta, facendo attenzione a
non fare rumore.
Producendo solo qualche fruscio, arrivò nella cucina di
Gaius –Baerne-
bisbigliò. Fece apparire una luce fioca. Non sapeva se
l’incanto era riuscito,
cioè se la luce la vedeva solo lui, ma non sentiva Scatty
(il nomignolo l’aveva
inventato lui, la ragazza lo odiava) muoversi, quindi o aveva
funzionato o ella
aveva il sonno molto pesante.
Comunque, Merlino non si mise a indagare. Doveva
trovare quella lettera. Si preparò
mentalmente su come rispondere se l’avessero beccato.
“No, Merlino, non
pensarci ora. Andrà tutto bene. Andrà tutto
bene.” Inspirò profondamente e si
sentì pronto per iniziare la sua ricerca.
Controllò gli scaffali con le pozioni
e i rimedi curativi, ma niente. Sfogliò libri su libri, ma
non trovò nulla.
Evidentemente, Gaius la teneva con sé. “Ah, bene.
Quindi c’è qualcosa di grosso
sotto, ma Merlino non deve sapere niente. No Merlino, salva Camelot,
pensa al
re, Merlino bada al principe, Merlino trova un incantesimo. Merlino
c’è sempre quando si ha bisogno,
chiama lui. Ma non dirgli niente, MI RACCOMANDO! A lui non interessa
sapere chi
è il padre, a lui non interessa sapere
com’è morta Freya, lui fa tutto, non gli
serve niente…” una lacrima solcò il suo
viso. Si avvicinò alla finestra,
osservò la Luna. Spostò poi lo sguardo al
terreno,ma non vide niente.
Stava
osservando la ragazza, ma , fortunatamente per lei, lui non lo sapeva.
* * * * * * * * *
12
rintocchi.
Artù si svegliò di soprassalto. Era strano, di
solito dormiva tutta
la notte.
“Di sicuro è colpa di quello sfaticato di Merlino.
Ultimamente è
molto distratto.”- Stupido servo- gracchiò.- Tanto
vale che mi alzi. Ma che
razza d’idiota.- il principe sospirò.
Sgusciò fuori dalle coperte e inizio a
girellare per la stanza. Si era dimenticato di spegnere la candela, si
era
addormentato profondamente.
Si avvicinò alla finestra che dava sul suo campo
per gli allenamenti. Nella notte fonda, il principe non riusciva a
vedere
nulla. Se avesse saputo cosa stesse combinando Scatty a
quell’ora della notte
l’avrebbe molto probabilmente fatta cacciare dal castello.
Dopo un po’, il
sonno ebbe la meglio sul principe.
Artù si coricò nuovamente, e si
riaddormentò
in un lampo.
* * * * * * * *
* *
12
rintocchi.
Morgana non li sentì, naturalmente. Era molto lontana da
Camelot.
Morgause si era presa cura di lei. Erano entrambe preoccupate per via
dell’avvelenamento di Merlino a spese della bruna. Sapevano
bene che ciò che
stavano facendo era un’avventatezza. Pochi giorni prima,
quando avevano pietrificato
i primi abitanti di Camelot, avevano capito che il giovane mago
sospettava di
loro, lo avevano sentito nella loro testa. Morgana all’inizio
era spaventata,
ma dopo un po’ la compagnia di Morgause l’aveva
aiutata e non aveva più temuto
il suo lato oscuro. Avevano aspettato abbastanza, tra poco sarebbero
state in
grado di espugnare il castello. La stirpe dei Pendragon era giunta al
termine.
Morgana sorrise impercettibilmente, ma non per quei pensieri. Non si
accorse di
sorridere, eppure lo stava facendo.
Aveva sentito qualcuno a Camelot, una
presenza che le piaceva molto. Ancora non era riuscita a capire chi
fosse.
* * * * * * * *
* *
12
rintocchi. “Brava, U-we-tsi a-ge-hu-tsa. Ce l’hai
fatta. Il mio tempo è
giunto.”
La Strega di Eldor morì.
*
* * * * * * * * *
Disclaimer:i personaggi usati da me in questa storia non appartengono a me, ma agli aventi di diritto, e non vengono usati per scopo di lucro.Et voilà, nuovo capitolo. Grazie a Grinpow e _Valux_ per le belle recensioni,non credo proprio di mertitarle! Comunque, ripeto che non volevo che Gwen mi uscisse così, anche se sono completamente d’accordo sul fatto che sia una banderuola. A me non dispiace così tanto da renderla male! Mi rendo conto che alcune frasi sono campate per aria (Merlino lo sa benissimo com'è morta Freya, forse se l'è dimenticato), e la strega che parla cherokee è tutta un programma.So che il Baerne non evoca luce, ma non ho trovato niente di meglio. Che ci volete fare, Enya gioca brutti scherzi! Alla prossima!xD
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Capitolo 5 *** 5_A wish for something more ***
5. A wish
for something more
Merlino si
rigirò nel suo piccolo lettuccio.
Non aveva trovato la lettera in cucina,
probabilmente Gaius la teneva con sé. In cucina
però non aveva neanche trovato
Scatty, la ragazza arrivata a Camelot da soli due giorni e stabilitasi
nella
cucina del suo mentore.
“Ciò che sto facendo è una
maleducazione nei confronti
di Gaius e Scatàch. Ma voglio sapere cosa sta succedendo in
quella che, ormai,
è casa mia.” Merlino chiuse gli occhi, si
concentrò, e usò i poteri della sua
mente. Con la magia poteva entrare con la mente nella stanza del
vecchio, per
scoprire dove si trovava la preziosa lettera. La trovò. In
seguito, il mago
utilizzò la difficile arte della telecinesi per trasportare
la busta nel suo
stanzino, di modo che l’archiatra non si accorgesse di
nulla.
“Eccola. La
stringo tra le mani. Chissà qual è il suo
contenuto...” – Santi numi, è proprio
il caso di dirlo!- saltò su il ragazzo, una volta letta.
Poi, sentì un rumore.
Come se una porta si aprisse e chiudesse. Entrò in cucina.
Ad essere entrata,
naturalmente, era Scatàch.
* * * * * * * *
* *
–
Noi dobbiamo parlare. Subito.-
-Cosa…ma
che…io…io…- Risparmia il fiato, non
serve scusarsi o qualsiasi cosa tu volessi
fare in questo momento. Ma dobbiamo parlare.-
-Ah…ah…va bene. Ma…di cosa
dovremmo parlare, esattamente?- Di te.- Non c’è
nulla di più interessante? Che
so, le avventure dei cavalieri, le prodezze del bel
principino…sai, credo che
sia ora che tu vada a letto. Sai, è tardi…vuoi
che ti racconto una storia della
buonanotte, piccolino?- cercò di sviare Scatàch
col suo solito sarcasmo.
- Senti, non è ora di punzecchiarsi. Tu sei
speciale. Non puoi negarlo.- Certo, sono una gentile donzella. E come
tale,
dovresti almeno darmi del voi.- Scatty…devi ascoltarmi.-Se
continui a chiamarmi
così da me non otterrai un bel niente.-
Entrambi sbuffarono. Erano questioni
importanti quelle di cui voleva trattare Merlino, possibile che quella
testa
rossa non ragionasse?
- Scatt…àch. Tu
non sbatti mai le palpebre. Quando cammini non fai il minimo rumore.
Dormi poco
la notte ma non hai mai sonno. Sei riuscita a tenere in braccio Gaius
per
svariati minuti, e ti porti sulle spalle carichi pesantissimi senza
fare il
minimo sforzo. Pratichi la magia, ma in modo diverso da me.-Merlino
aveva
deciso che fosse meglio passare subito al sodo.
– E allora? Ho vissuto nella
povertà, in una caverna, con mia nonna. Ho una soglia di
sopportazione molto
superiore a quella degli uomini di corte come quelli che vedi tutti i
giorni,
anche se il vestito e le scarpe che mi
ha prestato quella Ginevra sono impossibili da indossare.-
No, Scatty.
Mi spiace ma…volevo scoprire
qualcosa di
più sul tuo conto. Ho letto la lettera di tua nonna.- Si
fermò, pensando che
quella ragazzina minuta gli avrebbe urlato contro con tanta forza da
rischiare
di svegliare tutto il castello, ma tutto ciò non avvenne.
Allora continuò.- Voi
stavate a Eldor, da quanto ho capito. Anch’io sono di
lì, ma non ho mai saputo
di voi, né della vostra fantomatica caverna. E sì
che sono un mago. Ma tu non
sei solo una semplice ragazza di “campagna” che sa
usare la magia. Sei una
dea.-
* * * * * * * *
* *
Merlino
prese fiato.
Scatàch lo guardava, sgranando i suoi grandi occhioni verdi.
–
Credi…che non lo sapessi?- Disse infine con un filo di voce,
la quale
completamente strozzata.
– Credi che non mi fossi accorta delle occhiate che mi
lanci sempre, da quando sono qui? Sapevo benissimo che avresti letto la
lettera. Ma, davvero, ti facevo meno prevedibile. Dimmi una cosa: che
stai
pensando di me in questo momento?- Chinò la testa incapace
di parlare. Un filo
di lacrime splendeva nei suoi occhi.
Non le era mai piaciuto il fatto di essere
così potente. Quando aveva solo pochi mesi in forma umana,
aveva creato un
incantesimo di protezione di modo che nessuno potesse scoprire la
dimora sua e
di sua nonna.
È vero, è una dea.
Non aveva neanche lontanamente l’età del mago
che le stava davanti. Lei era viva da sempre, anche se aveva iniziato
la sua
vita solo pochi anni fa. Una vita per una morte, quello diceva la
religione
antica. Scatàch non si sarebbe mai perdonata il fatto di
essere venuta al
mondo.
Nascendo in forma umana, aveva non solo ucciso la madre che la
partoriva,
ma anche tutte le ostetriche presenti, suo padre, tutte le persone
insomma presenti
nella piccola casupola al momento della sua nascita.
Solo un uomo, un medico si
era salvato.
Solo uno, che sapeva come sarebbero andate le cose alla sua
nascita. Solo un dottore che aveva studiato per anni la magia, i vecchi
miti e
le divinità. Quel medico, che la portò al sicuro
dalla nonna, una potente
strega, e che promise alla donna che avrebbe badato a quella piccola
creaturina
come fosse un parente stretto. Quando la Strega di Eldor
raccomandò alla nipote
di partire per ricongiungersi con quel medico, la ragazza non avrebbe
mai
immaginato che avrebbe dovuto fare inesorabilmente i conti col suo
passato,
presente e futuro.
Scatàch, quella ragazza ora aveva la testa china su un
pavimento comodissimo per i suoi standard. Ora, quella ragazza stava
aspettando
una risposta a una domanda forse troppo difficile per quel ragazzo che
conosceva da due giorni ma che le sembrava di conoscere da una vita.
Merlino,
quel ragazzo, la guardava, anche lui incapace di parlare.
“Cosa penso di lei?
Che è incredibilmente potente e molto dotata, che usa la
magia come io non mi
sogno neanche. È una dea, arrivata qui chissà per
quale ragione, forse anche
lei per compiere chissà quale maledetto destino. Ma, in
questo momento, riesco
a pensare a una sola cosa. Che Scatàch, la ragazza che mi
sta davanti, è
simpatica, dolce, tenera, sarcastica al punto giusto da risultare
sempre
divertente, intelligente, aggraziata anche nei lunghissimi vestiti da
donna e
coi tacchi alti…ed è bellissima.”
Merlino alzò gli occhi, la guardò. Si
avvicinò a lei, notò le lacrime che stavano per
percorrerle tutto il viso. Con
un gesto della mano, la accarezzò e la asciugò.
Lei sorrise, e alzò gli occhi.
– Credo che sia una risposta sufficiente –
sussurrò. Entrambi si voltarono, si
diressero verso i loro letti e fecero terminare gli incantesimi di luce
con un
ultimo sorriso.
* * * * * * * *
* *
Disclaimer:i personaggi usati da me in questa storia non appartengono a me, ma agli aventi di diritto, e non vengono usati per scopo di lucro.
Raaaagazzi, prometto che i prossimi capitoli non saranno così noiosi e barbosi (almeno spero!). Gradirei una recensione, grazie. Questo capitolo apre molte porte e…non so, come potrebbe evolversi la storia?Tutto è già delineato nella mia mente, ma non so proprio come fare il prossimo capitolo. Insomma…AIUTO!!Grazie comunque a tutti coloro che leggono questo mio piccolo sclero sotto forma di storiella, grazie di cuore!!!! |
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Capitolo 6 *** 6_Wild child ***
6. Wild Child
Merlino si
svegliò un po’ scombussolato quella
mattina.
Non doveva aver dormito più di due
o tre ore. Ma era già tardi, ormai. Il suo principe lo stava
già aspettando,
molto probabilmente. Si alzò di malavoglia, strascicando i
piedi su
quell’angusto pavimento. Una volta lavatosi, entro nella
piccola cucina per la
colazione.
Gaius stava già mangiando, mentre la sua nuova coinquilina
non era
presente. – Vieni, avanti. Che fai lì impalato?
Muoviti, si fredda.- lo spronò
il buon medico con fare gioioso. – Scatàch
è andata con Ginevra in paese.
L’aiuterà a sbrigare alcune faccende per la corte.
Quali sono i tuoi programmi
per la giornata?- continuò il vecchio, sorridente.
Merlino si chiese
mentalmente il perché di tutta quella serenità,
ma decise di non indagare. I
momenti in cui Gaius non gli urlava contro erano rari, non doveva
assolutamente
lasciarseli scappare. Ma Merlino questa volta, essendo troppo assorto
nei suoi
pensieri, non ne approfittò. – Caccia-
biascicò. Poi di colpo, notando lo
sguardo stupito dell’archiatra, si riscosse.
– CACCIAAAAAAAAAAAAAAAAA!! Sono
penosamente in ritardo!!!!- il mago lasciò subito la stanza,
senza far caso al
buon pasto che aveva davanti. Alla fine, riuscì ad arrivare
dal suo padrone,
correndo a perdifiato, s’intende.
-Merlino…- cominciò il principe
Artù – Ma dov’eri?? Comunque, la battuta
di caccia è rinviata a data da destinarsi. Stanotte ho
dormito poco bene, anche
se non ne capisco il motivo. Non so. Sembra strano, ma ieri mi
è sembrato di
sentire qualcuno nell’arena degli allenamenti. Eppure, non
c’era nessuno.-
-Non
starete mica cominciando a soffrire di allucinazioni, vero
Maestà? Vedete,
quell’unicorno rosa che ammirate galoppare sulla mia testa
non esiste, ne siete
cosciente?- Merlino, stupido idiota, andiamo. Certo che non soffro di
allucinazioni…unicorno rosa?- chiese, stupefatto dalla
fantasia del suo servo.
Il mago fece spallucce e sbuffò.
“Non lo credevo così arguto. Certo che
c’era
qualcuno nell’arena adibita ai suoi allenamenti. Era Scatty.
Ma questo il
principe non poteva certo saperlo! Comunque sia, questo sarà
un argomento
buonissimo per i miei scherzi.” Sorridendo sotto i baffi,
Merlino seguì il
principe per il castello, verso chissà quali vie, pronto per
eseguire tutti gli
ordini che gli potrebbero essere impartiti.
-Lasciami solo Merlino, ti prego.
Ho degli affari urgenti da sbrigare, e non posso certo compierli se tu
mi stai
sempre tra i piedi!- Merlino inarcò le sopracciglia. Era
strano che il principe
avesse voglia di fare qualcosa. Ma poi, si disse, era assolutamente
normale che
non volesse stare con lui e che lo volesse il più lontano
possibile. Quindi, si
limitò a congedarsi e ad andare a mettere in ordine le
stanze di Artù.
* * * * * * * *
* *
“Ma
sì,
lasciamolo andare. Ho altro a cui pensare, adesso. Lui mi prende in
giro, ma
sono sicuro che c’era qualcuno nel campo. Bah. Devo aver
sentito dei rumori nel
sonno. Ma qualcuno c’era…mi domando:
chi?” I mille dubbi angustiavano il
ragazzo.
“Nessun personaggio misterioso può ingabbarmi!" Il
principe allora
decise di andare a vedere se per caso ci fossero state orme di qualche
genere
sul terreno. Così si avvio alla volta del campo, seguito a
ruota dal suo ego
smisurato.
Arrivato al campo, scrutò attentamente la terra. Niente. Non
una
sola zolla sembrava fuori posto dall’ultima volta che aveva
lasciato quel
luogo. Era tutto esattamente normale. Eppure qualcosa ancora non lo
convinceva.
Come se…la soluzione fosse esattamente sotto i suoi occhi,
ma era talmente
stupido da non accorgersene.
– Buongiorno vostra Maestà!- salutò una
sorridente
Scatàch. – Buongiorno
Scatàch…Gwen- rispose lui, come se si fosse
appena
svegliato da un lungo letargo. Si girò a guardare le
ragazze. L’una, bruna,
gioiosa, vestita in giallo, dava a tutti l’impressione di
essere la persona più
felice della Terra, impressione che era esattamente quella che
Artù provava
ogni giorno. L’altra, rossa, vestita in blu, era sorridente
ma sembrava celasse
una profonda malinconia dietro quel viso sereno.
Sembrava una ragazza forte,
che sa badare a se stessa. Gli aveva dato quell’impressione
fin dal primo
momento che l’aveva vista. Trasmetteva forza, potenza
coraggio. Artù capì di
nutrire un profondo rispetto per lei, anche se non poteva proprio dire
che
fosse tanto educata. Avrebbe giurato che, in quanto a carattere, lei e
Merlino
sarebbero potuti essere benissimo fratello e sorella. Aveva conosciuto
solo
un’altra donna dal temperamento così forte. Sua
sorellastra, Morgana. Osservò
ancora la nuova arrivata. I suoi grandi occhi verdi scrutavano il campo
con
fare pensieroso. Artù, allora, si riscosse dai suoi
pensieri. Doveva pensare
alla scorsa notte. Capire cosa fosse successo. Anche se sul suolo non
c’erano
tracce, era sicuro che qualcuno, perché era sicuramente una
persona, fosse
passata di lì.
* * * * * * * *
* *
La notte,
Artù decise di agire. Se c’era qualcosa, di certo
sarebbe tornato anche la
notte seguente.
Si preparò per la notte, disse a Merlino che sarebbe andato
a
dormire solo, senza il suo aiuto. Il buon mago sulle prime non
approvò quella
scelta, ma poi lo lasciò fare, contento che per una notte
l’avrebbe scampata e
avrebbe potuto parlare ancora con la sua amica, prima che tornasse nel
campo
dove anch’ella si allenava.
Artù non chiuse occhio quella notte. Stette tutto
il tempo alla finestra, cercando di capire. E, soprattutto, cercando di
non
addormentarsi. Nel frattempo, Scatty si preparava per il quotidiano
addestramento.
Aveva raccontato tutto a Merlino. Tutta la sua intensa vita
scorreva tra fiumi di parole, che la ragazza non riusciva
più a tenere a freno.
Finalmente aveva qualcuno con cui parlare, non doveva più
nascondersi, poteva,
finalmente, lasciarsi andare. Merlino era altresì contento
di avere una nuova
strega in casa, era contento di avere qualcun altro con cui potesse
essere il
ragazzo che era. Un’altra ragazza era corsa in suo aiuto,
così pensava.
Comunque, verso le undici di notte, Scatty costrinse Merlino ad andare
a letto,
cosicchè lei potesse agire indisturbata e tornare ai suoi
allenamenti. Era felicissima.
Ma ancora non capiva perché sua nonna l’avesse
mandata a Camelot. Saltellando,
la ragazza uscì dalla stanza. Purtroppo per lei, quella
serenità non le portò
fortuna.
Invocò il solito incantesimo di luce, ma fece uno sbaglio.
La luce non
era nota solo a lei, ma chiunque poteva vederla, e lei non poteva
saperlo.
Arrivò velocemente all’arena. Artù la
vide. Non capendo le sue intenzioni,
decise di non agire e di continuare ad osservare. La vide estrarre una
spada
lucente, forse la più bella che avesse mai visto. La vide
esercitarsi nel tiro
di scherma, vide una bravura straordinaria nei suoi movimenti. La vide
mentre
combatteva a mani nude, la vide usare alcuni dei suoi attrezzi con una
maestria
a dir poco stupefacente. Se lui era il miglior combattente che il mondo
avesse
mai potuto vedere, lei era il combattimento puro. Non capiva da dove
venisse la
luce che la illuminava, ma pensò che fosse soltanto una
lanterna nascosta da
qualche parte. Poi, decise di andare a dormire.
La notte seguente, si disse, l’avrebbe
incontrata, e le avrebbe parlato, spiegandole quell’idea
brillante che gli
venne in mente poco prima di coricarsi.
* * * * * * * *
* *
Scatty si
interrupe bruscamente. Quella notte aveva perso la sua concentrazione
parlando
con Merlino. Spense di colpo la luce. Qualcuno l’aveva vista,
ne era sicura.
A
passo felpato, tornò immediatamente al castello, maledicendo
quell’adorabile
sorriso del mago.
* * * * * * * *
* *
Disclaimer: i personaggi usati da me in questo racconto appartengono agli aventi di diritto e non vengono usati per scopo di lucro. Finalmente torno a scrivere!! Ho avuto una brutta tonsillite che mi ha fermato qualche giorno, ma sono riuscita a buttare giù questo capitolo. Grazie a tutti coloro che leggono, grazie di cuore. Ricordatevi:non lasciatevi ingannare dalle apparenze, ma vedete tutto nel suo insieme…alla prossima!!
|
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Capitolo 7 *** 7_Dreams are more precious ***
7. Dreams
are more precious
“Diavolo!Ho
sentito una presenza che mi scutava…qualcuno mi stava
osservando…probabilmente
da una finestra del castello…eppure nessuno è
intervenuto.
Che egli, chiunque
sia, sia corso da Uther a riferirgli l’accaduto?
Possibile…ma allora, perché
nessuno mi ha ancora arrestata? Delle mie percezioni mi fido, sono una
delle
mortali più potenti al mondo, l’intuito non mi
inganna.
Ma perché non è
successo nulla? Che vogliano ricattarmi?Mah…non riesco a
capire”
Scatàch era seduta
immobile sulla sua branda, immersa in mille pensieri. Da sola,
completamente
sveglia, ascoltava il potente russare di Gaius e i lievi respiri di
Merlino. Se
si concentrava, riusciva anche ad ascoltare tutto il castello.
Così, la ragazza
decise di usare i suoi poteri per scoprire se qualcuno fosse ancora
sveglio,
magari colui che l’aveva spiata. Chiuse gli occhi.
Respirò attorno. Poco alla
volta, cercava di oscurare tutti i sensi per ampliare le
capacità uditive.
C’era riuscita. Viaggiando con la mente, riusciva a sentire
tutti gli abitanti
di Camelot. Respiri regolari…respiri
regolari…tutto tace, il castello sembra
anch’esso addormentato. Qualcuno che russa…altri
respiri profondi…altri…NO!
Qualcosa non funzionava. Chiunque stesse ascoltando in quel momento
Scatty, non
stava affatto dormendo. La ragazza sussultò.
Sgranò i suoi grandi occhi verdi.
Non le sembrava possibile…aveva capito che la persona che
l’aveva spiata era il
principe Artù.
* * * * * * * *
* *
Il clima che
si respirava a Camelot non era dei migliori.
La gente aveva paura, moltissima
paura. Nessuno si fidava più di nessuno. Un Cavaliere di
Camelot era stato
pietrificato. Era il giovane Sir Leon, scampato alla morte per un pelo
già
molte volte, a trovarsi in quella situazione di pericolo.
Gaius aveva tentato
di tutto per contrastare gli effetti della pietrificazione. Ungeva ogni
giorno
con speciali unguenti i colpiti, ma serviva a poco. Certo, rallentava
il
processo di pietrificazione totale: le persone non erano morte, non
ancora
almeno.
Ma a poco servivano le pozioni del buon medico, molto poco. Tutta
Camelot sapeva ciò che stava succedendo: la pietrificazione
era senza dubbio
provocata da qualche strano artefatto magico, e solo con la stregoneria
si
poteva contrastare. Ma la paura,lo strano senso di angoscia e di ansia
che
attanagliava tutto il popolo, non erano solo loro la causa del
comportamento
degli abitanti di Camelot. Anche il fattore psicologico era da
considerare.
Anche a Camelot, regno dove la quiete regnava sovrana, la gente
cominciava a
impazzire.
Le madri non riconoscevano più le figliole, quelle sputavano
addosso
a loro, i figli rinnegavano i padri, quelli li mandavano a morire,
molti nobili
del regno fuggivano, un parente non riconosceva più
l’altro. Pochi erano
rimasti inalterati da questa nuova minaccia.
Il Re, Uther Pendragon, decise
allora di consigliarsi col suo medico di corte, nonché
fidatissimo amico, sul
da farsi. – Pensi anche tu quello che penso io, non
è vero, Gaius?- Dipende da
cosa intendete, Sire. Credo che tutto il popolo sia d’accordo
sull’affermare
che è opera di magia e stregoneria, non lo si può
negare.-
-Speravo che
esistesse qualche speranza…qualche malanno strano e poco
conosciuto. Ma,
ovviamente, non si può negare l’evidenza. Dimmi,
è un abitante di Camelot a
tramare contro il regno?-
-Mio Signore, in tutta sincerità, credo proprio di no.
Penso che entrambi abbiamo ben chiara la situazione, Sire. Sappiamo
entrambi il
nome di uno dei più probabili colpevoli.- Gaius tacque,
aspettando la reazione
del re, che di sicuro sarebbe stata furibonda. Egli rifletté
per qualche
minuto. Poi, la sua rabbia e la sua ira esplosero, come
d’altro canto aveva
previsto il medico.
–Quella…quella…MORGAUSE!!! È
senz’altro lei la causa di
tutto. Se l’è portata via…la mia
bambina…la mia bambina.- Uther si riscosse.
Il
suo comportamento non andava affatto bene. Non era più in
grado di farsi vedere
in pubblico, ormai. Era stremato. Stremato dalla vita, dalla condizione
in cui
stava vivendo. Si sentiva vecchio, gli anni gli cadevano alle spalle,
li
sentiva come un fardello. Si sentiva debole, pieno di acciacchi dati
dall’età.
Si sentiva debole anche nella mente. Stava resistendo, ma la storia
delle
pietrificazioni lo stava riducendo a brandelli. Morgause o non
Morgause,
chiunque stesse agendo in questo momento stava agendo
astutamente.
Lavorando
poco alla volta, lavorava anche nella mente del re, rendendolo sempre
più
debole. Sentendo che il re aveva bisogno di stare da solo, Gaius decise
saggiamente di lasciare la stanza del trono.
– Discuteremo più avanti, Signore.
Ho del lavoro che mi attende- Oh, ma certo, ma certo. Và
pure Gaius, grazie
molte.- Gaius uscì. “Mi ero completamente
dimenticato della sua presenza. Sì,
ho davvero bisogno di stare da solo...Devo assolutamente fare qualcosa.
Ordinerò
a mio figlio, Artù, di
cercare indizi
che possano ricondurci al colpevole, anche se so che non potremo fare
molto.
Questa è una magia antica, molto potente. Non ho idea del
perché Morgause ci
tenga tanto a farmi impazzire. Perché ha bisogno del regno?
È solo brama di
potere quella che la anima? No, non credo, non ne sono affatto sicuro,
anzi.
Vendetta… la stessa che provocava l’ira di Nimueh.
Ma mai mi pentirò di quello
che sto facendo! La lotta contro la stregoneria è una cosa
assolutamente indispensabile!
Ciò che sto facendo è completamente buono e
giusto!” Con una smorfia provocata
da quei pensieri iracondi, il re Uther Pendragon uscì dalla
sala del trono per
ritirarsi nelle sue stanze a riposare. La giornata sarebbe stata
spossante, ne
era certo.
* * * * * * * *
* *
Artù
si
svegliò di soprassalto. Aveva dormito poco bene, senza la
cura di Merlino nel
preparare la sua stanza.
Rammentò a se stesso di non fare mai più una cosa
del
genere, di decidere di non usufruire della bravura del
ragazzo.
– Come state,
giovane babbeo? Avete dormito bene anche senza le mie cure?-
Artù grugnì. Un
sorriso malizioso apparve sul volto del mago, sorriso che scomparve
molto
presto lasciando posto al consueto ghigno. –Allora?- Altro
grugnito. Merlino
era sempre più soddisfatto di sé. Quel piccolo
versaccio significava certamente
un complimento. – Mai dormito meglio – rispose
infine il principe con un tono
molto convincente, tradito però purtroppo da un lungo
sbadiglio. – Mmm mmm-
sussurrò Merlino sempre più divertito.
– Bhè, che fai lì impalato? Avanti, non
ho tempo da perdere!- sbraitò infine Artù,
riprendendo finalmente la sua
consueta arroganza.
– Corro a prepararvi i vestiti, Sire. Sapete già
quali sono
i vostri programmi odierni?- Ah, no, ma penso che presto mio padre mi
convocherà…- Lasciò la frase in
sospeso, inarcando le sopracciglia. – Oho!
Giusto! Vostro padre ha indetto per stamane una riunione tra di voi, i
Cavalieri di Camelot e i suoi Consiglieri. Si svolgerà dopo
il pranzo. Sapete,
ha convocato il consiglio anche per la brutta faccenda capitata al
povero Sir
Leon…Ovviamente, anche Gaius parteciperà alla
riunione.
Così, in caso facciate
la figura dell’idiota potrete farvi aiutare da lui, che
è una gran brava
persona, a formare frasi di senso compiuto che possano giovarvi nel
rimediare
l’imperdonabile errore fatto. Certo, voi riuscite a passare
per babbeo anche
stando zitto…-
-Merlino! Zitto tu, se non vuoi che ti mandi alla gogna!!!-
* * * * * * * *
* *
Quella sera,
il principe decise di farsi preparare la camera ed il letto dal suo
servo per
due ragioni. Primo, non voleva insospettirlo. Secondo, anche se non lo
voleva
ammettere, Merlino nel suo lavoro era davvero bravo, e non aveva
nessuna voglia
di passare un’altra notte insonne per via delle coperte messe
male.
Comunque,
Artù sapeva che non sarebbe stato molto nel letto a
riposarsi. Il principe era
inquieto e preoccupato, aveva paura che la sua proposta fosse bocciata
clamorosamente.
“Non so se quello a cui sto pensando sia una cosa sensata.
Certo, probabilmente mi sarebbe utile, soprattutto in tempi come
questi. Anche
Sir Leon, un mio giovane Cavaliere, è stato colpito. Quanto
ci vorrà pria che
gli stregoni arrivino a me e a mio padre?”
*
* * * * * * * * *
“Uno
scontro…lampi di luce…magia,
certo…urla…grida…voci…voci
conosciute…voci che
urlano, voci che gridano…quelle voci…quelle
voci…voci che ho sentito per anni o
voci conosciute da poco…ora non capisco. È un
vortice? Un…non lo so.
Voci…magia…la magia è
nell’aria…occhi…occhi
azzurri…occhi verdi…occhi d’ambra.
Occhi verdi…mi sono sconosciuti…a chi
appartengono?”
–Aaah!-
Morgana si svegliò di
soprassalto.
* * * * * * * *
* *
* * * * * * * * * *
Disclaimer: i personaggi usati da me in questo racconto appartengono agli aventi di diritto e non vengono usati per scopo di lucro. Grazie a tutti i lettori silenziosi, grazie di cuore.
|
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Capitolo 8 *** 8_And all I need ***
Prima di
tutto, un ringraziamento speciale a Malika, la principessa del mio
cuore. Se non fosse stato per lei, la storia si sarebbe conclusa
soltanto nella mia mente e chissà, forse non avrei
più aggiornato. Grazie, questo capitolo è tutto
per te!
8.
And all I need
12
rintocchi. Scatty era
già fuori da un bel pezzo. Aveva controllato che
nessuno la spiasse dalle finestre del castello. Aveva provveduto
all’incantesimo di luce, che questa volta aveva funzionato a
meraviglia.
Sorridendo, la ragazza buttò anima e corpo
nell’estenuante allenamento
quotidiano.
-E
così,
vieni tutte le notti?-
La ragazza
sussultò. Conosceva la voce che le aveva parlato.
“Allora, non è così tonto
come sembra” pensò, ma non disse nulla.
“ Avevo ragione. Le mie percezioni non
erano sbagliate.”
-Rispondimi-
Scatàch
non
si mosse. Stava ferma immobile.
- Forse mi
sono sbagliato. Non vedo nulla. Forse non sei ancora arrivata.
Bè, aspetterò
fino a quando l’alba rischiarerà il campo.-
Aspettate.- sussurrò Scatty. –Aha!
Ti decidi a parlare! Dimmi, allora, che ci fai qui? Perché
non ti vedo? E, cosa
più importante, perché non ti ho ancora sbattuta
nelle segrete?- La ragazza
evoco dal nulla un bastone infuocato per nascondere la sua magia.
– Primo,
visto che mi avete osservata, saprete benissimo la risposta alla prima
domanda.
Per quanto riguarda la seconda, mi state vedendo benissimo, sia per via
del
vostro braciere che per il mio bastone. Terzo, non ne ho idea. Ma
immagino che
voi abbiate una soluzione all’ultimo quesito.-
- Ma che
risposte esaurienti? Bene, visto che ti vedo interessata, ti
spiegherò il
motivo per cui non ti ho ancora fatto arrestare. – Ebbene?-
- Vengo
considerato come il più grande combattente e guerriero che
questo mondo abbia
mai visto. La mia agilità, il mio coraggio e le mie prodezze
vengono ammirate e
lodate da tutti coloro che mi hanno visto duellare. Mio padre e i miei
maestri
mi sono stati di grande aiuto. – Intendete continuare
così per molto?
Preferisco marcire in prigione piuttosto che sopportarvi ancora.-
Presto sarai
accontentata. Il rogo va bene? O preferisci il boia? Comunque, non mi
hai
ancora ascoltato per intero. Come dicevo, vengono tessute lodi riguardo
a me
dovunque mi si conosca. Tutto ciò non mi interessa affatto.
– Un lungo fischio,
sicuramente opera di Scatàch, si sentì. Il
principe decise di ignorarla. – Io
sarò Re di Camelot. Dopo i continui attacchi che riceviamo
da anni, ritengo che
i miei servigi non siano abbastanza utili. Capisci dove voglio
arrivare? – Non
voglio togliervi il piacere di pronunciare per intero il vostro
sermone. –
Bene. Ti ho osservata. Non ho mai veduto tanta maestria
nell’utilizzare le
armi. Non ho mai pensato di riuscire a fare ciò che fai tu,
neanche nei miei
sogni più fantasiosi. Voglio che tu mi insegni a combattere.
–
- Ahahah!!-
Tutto ciò che uscì dalle bocca della ragazza fu
una sonora risata. – Volete
torturarmi col vostro scadente umorismo, prima di condurmi nelle
segrete?- Ho
bisogno di un aiuto. Non credo di essere bravo abbastanza da affrontare
le offensive
dei popoli vicini e uscirne sempre vincitore. Credo di aver avuto
parecchia
fortuna, soprattutto negli ultimi due anni. Ora, un potente stregone
sta piano
piano decimando la popolazione di Camelot. Ho paura. Aiutami.
– La ragazza
rifletté a lungo. – Perché?- Mi devi
insegnare a combattere come fai tu. Temo
per la mia gente. Se non lo farai, ti condurrò
immediatamente alle segrete,
racconterò tutto a mio padre e lui penserà alla
tua giusta condanna. – Questo è
barbaro. Se non mi fossi addentrata nel vostro campo, voi non mi
avreste mai
conosciuta. Sarei stata soltanto l’aiutante di Gaius.
– Il popolo corre seri
pericoli. Anche un Cavaliere di Camelot, uno tra i più
gloriosi, non è riuscito
a sfuggire al maleficio. – Voi sapete chi
c’è dietro?- No. Ho solo qualche
vago…sospetto.- Mmm. Sospetto…che voi sappiate
esattamente chi sta lanciando i
sortilegi. Per questo volete il mio aiuto. Credete che il nemico sia
troppo
potente per voi? Allora sapete benissimo con chi avete a che fare.
– Dopo un
attimo di esitazione, Artù si decise a parlare. Doveva
conquistare la fiducia
della ragazza. Artù sapeva che Scatty era dalla sua parte.
– Credo si tratti di
una vecchia conoscenza. Il suo nome è Morgause. Ha rapito la
mia sorellastra,
Morgana.- “Morgause! La nonna mi ha parlato molto di lei.
È una brava strega,
ma ha sete di vendetta. Sì, potrebbe esserci il suo zampino
dietro questa
storia. Ma l’altra ragazza…Morgana…ho
già sentito questo nome, ma non mi
ricordo niente di lei… è molto
strano…” Scatty si incamminò. Prese la
spada dal
terreno e fece per andarsene. – Aspetta!!! Fermati.
– La fanciulla si girò
lentamente. Sguainò la spada. – Avanti, mostratemi
ciò che sapete fare. In
guardia!-
Artù
le si
avventò contro. Tutta la sua ferocia fu intercalata nella
spada reale. Non si
era mai sforzato così tanto. I battiti cardiaci aumentavano.
Era completamente
perso nel combattimento. Scatty, dal canto suo, con un leggero
movimento
verticale dall’alto verso il basso, lo disarmò.
– Avremo molto su cui
lavorare.- disse, in tono per nulla sarcastico. – Ma
è già qualcosa. Il
coraggio non manca. Ci vediamo domani, a mezzanotte. Vestitevi come
meglio
credete.- Ci penserà il mio servo, mi ha già
preparato svariate volte.-
Un suono
sordo, una specie di colpo di tosse si udì. –
Sappiate che ho trattenuto a
fatica un’altra risata. Davvero volete informare Merlino del
fatto che vi
allenate di notte, che venite addestrato da una donna, e che la donna
che vi
insegna è quella che pochi giorni fa avete definito-
Scatàch fece una lunga pausa
- …Avete definito una stracciona?-
Merlino non saprà nulla da me. Custodirò bene il
segreto.- Come farete a non
insospettirlo per me resterà sempre un
mistero…Ma, dato che sono il vostro
nuovo mentore, vi proibisco di farvi aiutare da lui. Dovrete farvi
preparare
per la notte, quindi vi dovrete vestire come meglio credete, e infine
dovrete
rivestirvi per la notte, di modo che Merlino non sospetti di nulla.
Certo, se
volete venire all’allenamento in camicia da notte, non
farò obiezioni.
Vestitevi come meglio credete.-
- Forse ti
è
sfuggito un piccolo particolare. Io sarò re. Non prendo
ordini dalla protetta
del medico. – Allora sbattetemi nelle segrete. Non intendo
fare la maestrina a
chi vuole fare di testa sua. Io accetto di buon grado di addestrarvi,
ma voi
dovete fare come dico. Chiaro?- Artù stette zitto per
qualche minuto, poi parlò
nuovamente. – Chiaro. – Allora, a domani, a
mezzanotte. Vestitevi come meglio
credete. Solo una pretesa: come volete, certo, ma con
dignità, vi prego.- E
dopo quest’ultimo sberleffo, la ragazza se ne
tornò nelle sue stanze.
* * * * * * * *
* *
Quella
notte, a Scatty erano successe molte cose importanti. Ma la ragazza
aveva in
testa un solo pensiero, anzi, un solo nome: Morgana.
“Morgana,
Morgana, Morgana. Più lo ripeto e più mi convinco
di aver già sentito questo
nome. Di sicuro ne ho sentito parlare qui a Camelot, so che il re ha
sguinzagliato alcuni dei suoi migliori cavalieri per ritrovarla. Ma
credo di
aver sentito da qualche altra parte questo nome. Morgana…
Devo chiedere a
Merlino. Lui saprà di sicuro illuminarmi.”
Entrata
nell’alloggio dell’archiatra, sentì
subito i respiri calmi e profondi del
ragazzo. Ma la
ragazza aveva
assolutamente bisogno di parlargli di Morgana, di sentire la sua
storia. Si
sentiva inspiegabilmente legata e attratta dalla ragazza di cui
conosceva il
nome e poco altro. Ma, parlando con Merlino, avrebbe dovuto anche
raccontargli
dell’allenamento e quindi di Artù, e non sapeva se
farlo. Merlino era un
insopportabile chiacchierone. Scatàch aveva paura che
facesse un passo falso
con il principe. Se Artù voleva che fosse un segreto,
sarebbe stato un segreto.
Ma poi, la ragazza si disse che Merlino aveva tenuto nascoste per
più di due
anni le sue doti al principe, e che quindi non c’era da
preoccuparsi. Scatty
entrò nella piccola camera del mago. Egli era addormentato
profondamente. –
Merlino…?- sussurrò la ragazza, un po’
in colpa per doverlo svegliare. –
Merlin… Merlino?- Mmf? Che? Vai a dormire, rossa.
– Merlino, dobbiamo parlare è
importante. – Cossuccedd??- È
successa una cosa
importantissima e stranissima.- si fermò e aggiunse: - Chi
è Morgana?-
MORGANA?? È qui, per caso??- Nono, non è
qui. Ma siediti, ti devo raccontare tutto dall’inizio.-
Scatàch
narrò gli avvenimenti della serata. Merlino, un
po’assonnato, ascoltò con
attenzione. Quando la ragazza finì il racconto, Merlino era
completamente
sveglio e rifletteva intensamente. Dopo qualche minuto, il mago dovette
trattenere una sonora risata. – È strano il modo
in cui si è comportato l’Asino
quest’oggi. Non pensavo sarebbe mai arrivato a tanto. Si
è sempre creduto
imbattibile. È strano, molto strano.- Morgause deve essere
terribile. La nonna
mi ha parlato molto di lei, ma me ne ha sempre parlato bene.
È molto
vendicativa, ma non capisco perché ce l’ha tanto
con Uther e il suo regno.
Perché ha rapito Morgana, comunque? E chi è?
Artù ci tiene molto a lei…
Morgause la tiene forse come ostaggio?-
-No Scatty,
non è così. Morgana non è stata
rapita. C’è in giro questa voce, e a loro due
fa comodo il fatto che tutta Camelot creda ancora che lei sia buona.-
Vuoi dire
che la figliastra del re è…- È una
strega, innanzi tutto. Si è resa conto dei
suoi poteri solo un anno e mezzo fa, circa. Per lo più si
manifestano con delle
visioni che le appaiono in sonno. L’anno scorso si
è alleata con Morgause per
distruggere il regno.- Ma ciò non è
successo…c’è il tuo zampino dietro
questa
storia?- Sì. Morgana era una mia grande amica. Ma dovevo
scegliere tra lei e il
regno.- Gli occhi del mago brillarono. – L’ho
avvelenata. L’ho dovuto fare.
Morgause evidentemente non voleva perdere una compagna preziosa. Ha
interrotto
il maleficio su Camelot e l’ha portata via, presumibilmente
per guarirla. Credo
ci sia riuscita, comunque. Morgana era
già morente, ma Morgause è una strega capace e
potente. No, è impossibile che
Morgana sia morta.-
-Grazie
Merlino. Ora conosco la storia. Credi che siano loro le responsabili?-
Ne sono
praticamente certo. È il loro modus operandi, questo.-
Grazie ancora.
Buonanotte, Falchetto. – Buonanotte, Scatty.-
*
* * * * * * * * *
Uh,
ho
aggiornato! Merito tuo Malika, non so come ringraziarti!
Allora,
ti
ha sorpresa l'idea di Artù? Io pensavo che fosse
scontata...ma forse è solo
perchè conosco la storia per intero xD Sono contenta che ti
sia piaciuta così
tanto, hai pure messo la mia storia tra la preferite, ma grazie!!
Bè,
che
altro dire? Ringrazio come al solito tutti i lettori silenziosi, e
spero che la
nuova "grafica" sia più gradita ^_^ si legge meglio
così, vero?
Allora...alla
prossima!
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