Aftermath

di MM1981
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un piccolo passo verso Ginny ***
Capitolo 2: *** Promesse, segreti e mostri dagli occhi verdi ***
Capitolo 3: *** La lealtà della serpe ***



Capitolo 1
*** Un piccolo passo verso Ginny ***


AFTERMATH

AFTERMATH

 

Capitolo Primo

Un piccolo passo verso Ginny

 

 

«Scacco Matto Potter!» esclamò Ginny Weasley con un sorriso sornione.

 

«Cavolo, non è possibile! Non c’è alcun gusto a giocare con te e tuo fratello! Ogni tanto potreste anche lasciarmi vincere… Così eviterei di sentirmi sempre un patetico perdente!» esclamò Harry rivolgendo uno sguardo torvo alla ragazza ancora gongolante di gioia.

 

«Oh Harry, mi spiace davvero, ma non è mica colpa mia se di fatto SEI UN PATETICO PERDENTE! Forse la prossima volta dovresti chiedere alla piccola Emily di giocare con te, chissà che con una bimba di un anno tu non riesca ad avere la meglio! Francamente ritengo che l’unica Weasley con cui potresti vincere una partita di Scacchi Magici sia la figlia di Bill, ma non aspettare troppo…tra qualche mese potrebbe essere già tardi!   » 

 

«Hey! Bellezza, ti ricordo che stai parlando con Harry Potter, “il Salvatore dell’Umanità”, mi basta infilare la testa in un camino a caso della Metropolvere per trovare una strega compiacente disposta a trascorrere una serata con questo “Patetico Perdente” … » rispose il giovane con una finta espressione risentita prima di unirsi alla risata della sua amica.

 

Improvvisamente Ginny smise di ridere e la sua espressione si fece seria. Harry avvertì la tensione scendere su di loro e alzò lo sguardo per incontrare quello della giovane donna che negli anni era diventata per lui come una sorella.

Gli occhi azzurri di lei, nei quali sino a qualche secondo prima aveva visto solo ironia e ilarità, si erano d’un tratto incupiti. Era una cosa che capitava spesso dopo quel giorno…

 

 

Certo, la guerra era finalmente finita, Voldemort era stato sconfitto, ma tutti loro avevano dovuto pagare un fio. Qualcosa durante il doloroso cammino che aveva portato alla liberazione del mondo magico era andato inevitabilmente perso: la loro innocenza era stata violata e nulla sarebbe più stato come prima, ma tra tutti ad aver pagato il prezzo più alto era stata proprio Ginny.

 

Per lui, così come per Ron ed Hermione, era difficile accettare il fatto che ancora una volta nessuno si fosse occupato di tenere al sicuro la persona che, più di tutte, aveva la capacità di ascoltarli, incoraggiarli e comprenderli.

 

Ginevra Weasley metteva sempre gli altri davanti a se stessa; negli anni si era ritagliata il ruolo di confidente ufficiale del Magnifico Trio ed era stata loro vicina, non chiedendo nulla in contraccambio.

Harry aveva trascorso nottate intere in sua compagnia, seduto nel soggiorno della Tana, bevendo litri di the e cercando di non pensare a ciò che il destino aveva in serbo per lui.

Lo stesso avevano fatto i suoi migliori amici.

 

Ginny aveva un dono: sapeva dire sempre la cosa giusta al momento giusto, confidarle i propri segreti era naturale e liberatorio. Tutti loro avevano tratto  beneficio dalla sua rassicurante e amorevole presenza ma in quel momento, guardando quegli occhi incredibilmente tristi, Harry non poté fare a meno di pensare a se stesso come a un vile parassita.

Scavando nei recessi della sua memoria il ragazzo non riusciva a ricordare una singola volta in cui fosse stato lui ad ascoltare e a cercare di comprendere i sentimenti di Ginny e non il contrario.

Invano aveva cercato delle giustificazioni per le sue mancanze ed era sicuro che i suoi due amici avessero fatto lo stesso, ma tutti e tre sapevano che non esistevano scuse valide. Avrebbero dovuto proteggerla, avrebbero dovuto impedire che lei fosse portata via …

Non lo avevano fatto.

Ancora una volta l’avevano lasciata indietro.

E l’avevano persa.

 

Ritrovarla viva dopo che i Mangiamorte l’avevano rapita era stata una mera fortuna.   Più di una volta il ragazzo aveva ringraziato il fato per essere stato così clemente nei suoi riguardi: se lei fosse morta all’interno delle mura di Malfoy Manor la sua anima non avrebbe più trovato pace.

Nel corso degli anni Harry aveva imparato a convivere col senso di colpa per la morte di Sirius, ma cosa sarebbe accaduto se la stessa sorte fosse toccata alla splendida ragazza triste seduta dinnanzi a lui ?

Trovarla svenuta e ferita e apprendere che quell’esile corpo era stato colpito da decine di maledizioni Cruciatus lo aveva tormentato al punto da fargli perdere il sonno per mesi. Ancora adesso gli incubi continuavano a perseguitarlo, ma ciò che più lo affliggeva era l’ombra di paura e tristezza che sempre più spesso attraversava quegli occhi un tempo gioiosi e limpidi.

 

Fortunatamente Ginevra sembrava non avere alcuna memoria degli avvenimenti successivi al suo sequestro. Tutti gli sforzi da lei compiuti nel tentativo di riportare alla luce qualche ricordo di quella terribile notte erano stati vani e la cosa aveva generato non poca preoccupazione all’interno della famiglia Weasley, ma i Medimaghi erano stati concordi nell’affermare che probabilmente era meglio così.

In un primo momento nessuno aveva compreso il motivo di quella convinzione che, sfortunatamente, era divenuto tristemente chiaro la prima volta che qualcuno aveva provato a toccarla. Ginevra si era rannicchiata tremante contro un muro con un’espressione da cucciolo ferito dipinta sul volto.  Da  quel giorno nessuno, nemmeno sua madre, era riuscito a sfiorarla senza suscitare in lei una reazione di puro terrore...

 

 

Harry scosse la testa tentando di allontanare i ricordi dalla sua mente « Cosa c’è Ginny? Che ti prende? » disse rompendo quel fastidioso silenzio e facendo del suo meglio per ostentare un’allegria che in realtà non provava affatto «Non intendevo certo insinuare che non gradisco la tua compagnia…In effetti preferisco circondarmi di persone che sminuiscono il mio ego, così rimango con i piedi ben piantati a terra! Tutta questa storia dell’Eroe tende a darmi un po’ alla testa… » .

 

Ginny sembrò destarsi solo in quel momento dai suoi pensieri «Oh no Harry, scusa…non me la sono mica presa per quello che hai detto! Pensavo ad altro…Non farci caso! Non sono di gran compagnia vero? E dire che ti ho invaso casa,  obbligandoti a intrattenermi…» rispose  lei con aria vagamente colpevole.

 

«Stai scherzando?» ribatté prontamente il ragazzo «in realtà sono felicissimo che tu sia venuta, altrimenti avrei passato un’altra noiosissima serata leggendo rapporti del Ministero. E poi era tanto che non passavi di qui per una visita! » 

 

«Si, Ron ha detto la stessa cosa quando mi ha invitata a cena. Ha anche aggiunto che era ansioso di passare del tempo con me…

Doveva esserlo davvero molto se non ha avuto nemmeno la decenza di avvertirmi che aveva trovato di meglio da fare! A proposito, non mi hai ancora detto dove diavolo si è cacciato quel cafone maleducato…   »

 

Harry tentò di trovare una posizione più confortevole sulla poltrona, divenuta improvvisamente scomoda. Si era quasi convinto di essere riuscito a distrarre la sua ospite a sufficienza, evitando così di dover rispondere a domande imbarazzanti sulla strana assenza del fratello di lei. Era sicuro che se avesse detto la verità Ginny non l’avrebbe presa bene: questione di solidarietà femminile…

Così si prese qualche minuto prima di rispondere tutto d’un fiato «Hermione è andata a cena con Viktor Krum e tuo fratello la sta pedinando col mio mantello dell’invisibilità! ».

 

«CHE COSA?!?» aveva strillato attonita la giovane «E tu glielo hai permesso? L’imbecillità di mio fratello è ormai di pubblico dominio, ma supponevo che tu avessi più sale in zucca! Per tutti gli Snasi! Come hai potuto fare questo a Hermione? Lei è tua amica !»

 

« Ti scongiuro Ginny, cerca di capire… » aveva tentato di schermirsi lui in tono conciliante, raggiungendo la ragazza sul divano «Ron era sconvolto, ha avuto una crisi di nervi e quando mi ha chiesto di prestargli quel dannato mantello non ho saputo dirgli di no. Lo so che è stato un gesto spregevole nei confronti di Hermione, ma sai quanto lui sia innamorato e quanto possa diventare geloso e paranoico! Non sapevo che altro fare! »

 

Ginny cercò istintivamente lo sguardo del suo amico e non riuscì a scorgervi altro che sincera costernazione. In tutta onestà non poteva dire di non comprendere il suo comportamento. Ron sapeva essere davvero snervante in qualche occasione, o meglio, in tutte le occasioni in cui di mezzo ci fosse Hermione. Era sicura che il suo adorato fratello avesse dato il tormento al suo migliore amico costringendolo alla resa. Dopotutto era un Weasley, e i Weasley sapevano essere molto persuasivi. E Harry era troppo ingenuo per non farsi intenerire: questione di solidarietà maschile…

 

Prima che riuscisse a impedirselo sentì le sue labbra incurvarsi in un leggero sorriso e la sua bocca formulare le parole «Sì Harry… So esattamente che grandissimo rompipalle può diventare Ron. Non è mica colpa tua se lui è un idiota! Ma spero vivamente che tu sia consapevole del fatto che, se Hermione dovesse venire a conoscenza di questa incresciosa faccenda, la tua testa rotolerebbe subito dopo quella del mio nevrotico fratello…  »

 

«Credimi, lo so… »  affermò sconsolato il ragazzo « ma sono abbastanza sicuro che Ron non si farà beccare. Se c’è una cosa più forte dell’amore che quell’imbecille prova nei confronti di Hermione è sicuramente la paura di suscitare la sua ira distruttrice ! » aggiunse poi con un sorriso.

 

«In effetti credo che tu abbia ragione! » convenne Ginny divertita «Non capisco proprio perché quei due si ostinino a comportarsi in questo modo assurdo…sono così infantili a volte! In realtà non c’è molto da stupirsi riguardo a Ron, insomma, che cosa puoi aspettarti da uno che litiga con sua nipote di un anno per l’ultima fetta di torta?»

 

Harry non poté fare a meno di ridere ripensando all’episodio a cui la ragazza si riferiva. In effetti Ron alle volte non era proprio un campione di  maturità, ma aveva un gran cuore e i suoi sentimenti per Hermione erano tutt’altro che infantili e acerbi.  Da anni quei due si amavano in silenzio, terrorizzati all’idea di fare un passo più lungo della gamba, compromettendo così la loro amicizia.

 

«Sono sicuro che  prima o poi capiranno… » asserì con convinzione il ragazzo, dando voce d’un tratto al corso dei suoi pensieri «Un giorno di questi tornerò a casa dal lavoro, andrò a prendermi una Burrobirra gelata dal frigo, e li troverò a fare sesso sul tavolo della cucina!  In quel preciso momento capirò che di dovermi cercare un altro appartamento…  » terminò in un tono tra il serio e il divertito.

 

«Non essere ridicolo!» obbiettò prontamente Ginny «Grimmauld Place è tua…Casomai saranno loro a dover cercare una nuova casa! Per quanto riguarda la parte del sesso in cucina… Be’ , credo che sia meglio che tu cominci a prepararti psicologicamente Potter, perché ci sono fortissime probabilità che le cose vadano esattamente come hai detto tu! ».

 

Nell’udire quelle parole una buffissima espressione interrogativa fece capolino sul volto di Harry «Che cosa stai insinuando Ginevra? Pensi forse che la situazione potrebbe scioccarmi?» chiese il giovane un tantino indispettito.

 

Sapeva perfettamente dove la ragazza voleva andare a parare…

 

«Assolutamente no Potter! Per rimanere scioccato dovresti prima capire a cosa stai assistendo e non sono del tutto sicura che riusciresti a farlo, caro il mio Ragazzo Ancora Vergine!» lo prese in giro Ginny, prorompendo in una fragorosa risata.

 

«Hey! Vogliamo finirla con questa storia! » esclamò il soggetto di tanta ilarità assumendo un’aria terribilmente piccata «Sai perfettamente che non è vero! IO HO FATTO SESSO! …E non fare quella faccia! Quando dico che ho fatto sesso intendo con una donna e non da solo, quindi smettila di sbellicarti dalle risate! »

 

«Ok, ok»  lo blandì la ragazza tentando di ricomporsi «Hai fatto sesso una volta, il che, dal momento che i tuoi due coinquilini hanno scelto di praticare assoluta astinenza, ti rende un’autorità in materia almeno tra queste quattro mura. Merlino! Questa casa è un monumento alla virtù. Sarà per questo che siete sempre tutti così nervosi?  » terminò la giovane con un sorriso malizioso.

 

« Ha parlato Lady Godiva! Qui tu sei l’unica ad avere un ragazzo fisso mi pare! Per quanto ne sai noi tre potremmo anche organizzare orge ogni fine settimana! Quella che ha messo su casa come una persona rispettabile sei tu!» replicò lui tentando di sembrare il più serio possibile.

 

E poi successe di nuovo…

L’ombra di tristezza velò ancora una volta lo sguardo di Ginevra e il sorriso lentamente abbandonò il suo giovane volto.

 

«Credo che ormai tu sia l’unico a pensare a me come una persona rispettabile… » rispose la ragazza con un tono carico di amarezza «Non hai mai sentito le voci che giravano su di me a Hogwarts, Harry? Non hai notato che tra il quarto e il sesto anno ho frequentato qualcosa come dieci ragazzi diversi? Mai sentito parlare della “Rossa da una Notte”? ».

 

Ginny si accorse solo in quel momento di quanto il volume della sua voce fosse diventato alto e di come le sue guance si fossero rigate di lacrime durante il suo discorso. Non aveva idea del perché avesse pronunciato quelle parole…

 

Quei pensieri le giravano nella testa da anni ormai, per la precisione dal giorno in cui aveva sentito Seamus vantarsi con un ragazzo di Corvonero di essere riuscito a portarsi a letto la più piccola dei Weasley.

La cosa l’aveva ferita profondamente, in primo luogo perché era assolutamente falsa, ma soprattutto perché, ancora una volta, aveva scoperto di aver riposto la sua fiducia nella persona sbagliata.

Tutte le volte che cominciava a nutrire del sincero affetto per una persona questa immancabilmente sembrava fare di tutto per deluderla.

Le era successo con Michael che, non appena aveva capito che non sarebbe mai stato in grado di controllarla e di scegliere per lei, era diventato intrattabile e ostile; le era successo con Dean che l’aveva usata come un piacevole passatempo in attesa che il grande amore della sua vita, Calì Patil, si decidesse ad accorgersi di lui, e poi Seamus

 

Suo fratello Ron l’aveva messa in guardia sul suo conto: il ragazzo era un dongiovanni e si divertiva a fare il gradasso con gli amici raccontando delle sue conquiste. Eppure con lei era sempre stato dolce, gentile…

Qualche volta aveva anche provato a spingersi oltre, le sue mani avevano indugiato sotto la sua gonna o dentro la camicetta della sua divisa ma, non appena lo aveva pregato di smettere, lui aveva subito acconsentito alle sue richieste senza troppe storie.

 

Nel preciso momento in cui lo aveva udito fare quella “confessione” , un sorrisetto compiaciuto e l’aria di chi la sa lunga stampati sul volto, aveva finalmente compreso quanto poco la pazienza ostentata dal suo ragazzo avesse che fare con l’amore: che bisogno c’era in fondo di portarsela a letto veramente? Bastava riuscire a farlo credere a qualcuno dei suoi sciocchi e inesperti amici. E non era poi così complicato riuscire a convincere qualcuno di aver fatto sesso con una persona che nell’ultimo anno aveva frequentato tre ragazzi diversi!

Persino sua madre aveva giudicato il suo comportamento poco serio, figurarsi dunque cosa avrebbero potuto pensare di lei dei sedicenni con gli ormoni in circolo che, nella maggior parte dei casi, consideravano le loro coetanee dei semplici pezzi di carne.

 

Quel giorno Ginevra aveva pianto nel silenzio della sua camera. Aveva deciso di non raccontare a nessuno ciò che aveva ascoltato in Biblioteca, sapeva fin troppo bene che suo fratello e Harry sarebbero stati felici di trasformare Seamus in un mucchietto d’ossa, ma lei non aveva alcun bisogno della loro protezione e tanto meno della loro pietà.

La mattina seguente aveva scaricato Seamus davanti a tutta la Sala Grande e non era rimasta minimamente sorpresa quando, al termine della colazione, Anthony, il  giovane Corvonero che il giorno precedente aveva raccolto le confidenze del suo ex, le aveva chiesto di andare con lui a Hogsmeade il sabato successivo.

Lei aveva accettato senza battere ciglio.

Dopotutto, si era detta, dal momento che tutti la reputavano una poco di buono, non avrebbe certo corso il rischio di compromettere ulteriormente il suo buon nome!

 

La sua storia con Anthony Goldstein era durata all’incirca una settimana, il tempo necessario affinché il bellimbusto si accorgesse che lei non aveva alcuna intenzione di andare a letto con lui. Naturalmente si era ben guardato dall’ammettere con i suoi compagni la sconfitta e aveva pensato di seguire l’esempio di Seamus, raccontando in giro altre falsità sul suo conto.

La stessa cosa si era ripetuta con molti dei ragazzi che erano venuti dopo di lui.

 

Ginny ricordava ancora con una certa angoscia quel periodo della sua vita.

I giorni che avevano preceduto l’inizio della guerra erano stati terribili per tutti, in particolare per le persone a lei care. Tutti i membri della sua famiglia, fatta eccezione per quell’idiota di Percy, erano stati in qualche modo coinvolti negli affari dell’Ordine.

I suoi due fratelli maggiori e suo padre erano sempre in viaggio per reclutare nuovi adepti; sua madre e i gemelli si occupavano di sorvegliare il quartier generale e di presiedere alle riunioni; Ron, dopo la terribile notte all’Ufficio Misteri, era in un costante stato di apprensione, fermamente deciso a  non rimanere con le mani in mano e, ovviamente, Harry ed Hermione non erano da meno.

 

Conscia della gravità della situazione Ginny aveva sentito il dovere di offrire il suo aiuto; forse non avrebbe combattuto in prima linea come i suoi familiari e i suoi amici, ma poteva almeno essere un sostegno per le persone a lei care.

Lentamente, senza accorgersene e senza quasi avvertirne il  peso, aveva cominciato ad annullarsi totalmente in funzione degli altri. Le sue giornate trascorrevano facendo la spola tra Ron, Hermione e Harry, raccogliendo le loro confidenze, tentando di suscitare un sorriso e di dissipare i cattivi pensieri. Poi c’erano lo studio, che non poteva essere trascurato per non allarmare ulteriormente i suoi genitori e , durante le vacanze, le faccende domestiche.

 

Pian piano però tutto il suo ottimismo e la sua forza d’animo avevano cominciato a venir meno. Improvvisamente si era sentita come svuotata…

Aveva capito che, se non avesse in qualche modo riempito il vuoto che le si era creato dentro, presto non avrebbe avuto più nulla da offrire.

Cercare ciò di cui aveva bisogno nell’affetto di amici e familiari era fuori discussione. Loro avevano altre cose a cui pensare: presto si sarebbe scatenata una guerra e lei sapeva bene che i suoi cari si stavano battendo per assicurarle un futuro, dunque non poteva certo pretendere che passassero il loro tempo a coccolarla e  ascoltarla come facevano un tempo.

Questa consapevolezza l’aveva portata a rivolgersi altrove nel tentativo di placare quell’opprimente senso di solitudine; trovare dei giovani compiacenti con i quali instaurare un legame non era stato difficile, ma nessuno di loro era mai riuscito a toccarle il cuore come quel bambino dagli occhi gentili incontrato cinque anni prima alla stazione.

 

Ginny aveva nutrito un sincero affetto per ciascuno dei ragazzi con cui era stata; con  loro aveva condiviso momenti piacevoli che erano serviti in qualche modo a soddisfare la sua muta richiesta d’amore e attenzione, eppure il pensiero di Harry non era mai svanito del tutto dalla sua mente.

Le sporadiche occasioni in cui lui poteva regalarle qualche minuto del suo tempo e i timidi e appena accennati sorrisi che di tanto in tanto le elargiva continuavano a rappresentare tutto per lei. Per questo motivo si era più volte addossata la colpa dei suoi fallimenti in campo sentimentale: lei aveva amato solo a metà, aveva mentito agli altri e a se stessa riguardo ai propri sentimenti, dunque non poteva certo pretendere che le venisse usato un maggiore riguardo.

Tutte quelle relazioni erano state un diversivo, un modo squallido e infantile per ingannare il tempo in attesa del giorno in cui l’unica persona da lei amata si fosse finalmente accorta della sua esistenza.

 

Sfortunatamente quel giorno non era mai arrivato; Harry era premuroso e  gentile ma allo stesso tempo continuava a rimanere distante e irraggiungibile per lei. Di tanto in tanto, durante qualcuna delle loro chiacchierate notturne, le era capitato di scorgere negli occhi di lui una luce diversa che l’aveva spinta a pensare che i suoi sentimenti potessero in qualche modo essere corrisposti, ma al levar del sole quella calda luce spariva sempre, lasciando il suo cuore desolato e freddo.

 

Nessuno era mai riuscito a infonderle quel senso di completezza e serenità che il solo pensiero di poter essere amata da Harry Potter sapeva regalarle; nessuno eccetto Blaise Zabini, il ragazzo col quale aveva diviso gli ultimi due anni della sua vita.

 

Blaise era stato uno dei primi Serpeverde a ribellarsi a un destino apparentemente già segnato, uno dei primi figli di Mangiamorte che si erano uniti all’Ordine.

Ginny non era rimasta indifferente di fronte al suo coraggio e alla sua forza d’animo.   Spesso lo aveva visto uscire e andare a consumare i suoi pasti da solo in riva al lago, esponendosi alle intemperie pur di evitare gli sguardi torvi e diffidenti degli altri alunni.

Quel ragazzo era solo al mondo: i suoi genitori erano stati uccisi dall’Oscuro Signore per non aver portato a termine con successo l’attentato al Ministro della Magia e gli amici di una volta, a seguito della sua decisione di unirsi all’esercito di Silente, gli avevano voltato le spalle. I membri delle altre case ,invece , non sembravano essere del tutto convinti del suo cambiamento e lo tenevano a debita distanza.

Riconoscendo in lui la sua stessa solitudine Ginevra aveva deciso di tendergli una mano e un giorno lo aveva seguito in riva al lago.

All’inizio tra loro c’erano stati solamente timidi giochi di sguardi, gesti di saluto appena accennati e qualche furtivo sorriso. Poi, pian piano,  i due avevano cominciato a parlare e a scoprire qualcosa l’uno dell’altra; lentamente avevano superato i pregiudizi legati all’appartenenza alle loro casate e, senza quasi rendersene conto, un giorno si erano riscoperti amici.

 

Ben presto però i sentimenti di Blaise erano mutati, trasformandosi in qualcosa di molto più profondo.

Il giovane aveva trovato in Ginevra il suo unico punto di riferimento, un approdo sicuro in mezzo alla tempesta. In cambio della gentilezza e della sensibilità col quale lei lo aveva trattato lui aveva finito col donarle il suo cuore.

 

Per la prima volta dopo molto tempo Ginny si era sentita utile e amata e la consapevolezza di essere così importante per qualcuno l’aveva galvanizzata al punto da indurla a pensare di poter ricambiare i sentimenti del ragazzo.

Si era aperta con lui come mai era riuscita a fare con nessuno e, incredibilmente, questa volta non era rimasta delusa.

Blaise Zaini era riuscito dove altri avevano fallito: aveva allontanato dalla sua mente il pensiero di Harry Potter.

 

O almeno questo era ciò che Ginny aveva creduto…

Solo dopo molto tempo, infatti, la ragazza si era resa conto che le cose che l’avevano spinta a innamorarsi di Blaise erano quelle che più lo rendevano simile a Harry: il modo in cui i suoi occhi verdi indugiavano su di lei, il coraggio con il quale era riuscito a superare da solo le avversità della vita, il suo modo di fare gentile e timido…

 

Ancora una volta aveva ingannato se stessa finendo col ferire una persona buona che le aveva voluto bene profondamente. Una persona con la quale aveva deciso di andare a convivere appena finita la scuola, un compagno leale che le era rimasto vicino nel momento del bisogno senza mai forzarla o farle pressioni.

 

E adesso era tutto finito…

Col suo comportamento non aveva fatto altro che allontanarlo da sé ogni giorno di più, sino a spingerlo tra le braccia di un’altra…

 

 

Ginny si portò istintivamente le mani al viso, cercando di nascondere l’ormai incontenibile flusso di lacrime che le inondavano il viso.

Non ricordava di aver mai pianto in questo modo, nemmeno nei momenti più bui della sua vita, nemmeno quando si era risvegliata in un letto di ospedale senza alcuna memoria degli eventi dei giorni precedenti, terrorizzata alla sola idea che qualcuno potesse toccarla.

Anche allora si era fatta coraggio e aveva deciso di essere forte per non turbare i suoi cari, ma adesso tutti quegli anni di dolori taciuti e di sofferenze vissute in solitudine sembravano pesare come un macigno sulle sue troppo esili spalle.

 

Travolta da quel turbine di emozioni la voce di Harry giunse alle sue orecchie lontana e quasi ovattata  «Accidenti Ginny, cosa ti prende? Nessuno ha mai pensato queste cose di te. Nessuno crede che tu sia una poco di buono! Ti scongiuro Gin, dimmi cosa ti è successo, non ce la faccio a vederti così!».

 

La ragazza sollevò timidamente lo sguardo in direzione della voce, si era quasi dimenticata della presenza del suo amico nella stanza e incontrare i suoi occhi colmi di tenerezza e preoccupazione la fece sentire immediatamente colpevole.

Lui era rimasto a tenerle compagnia tutta la serata, tentando di farla divertire, e lei lo stava ricambiando con una crisi isterica in piena regola.

 

«Scusa Harry, non è nulla» mormorò tra i singhiozzi tentando di ricomporsi «davvero non so cosa mi sia preso stasera, credo di essere solo un po’ nervosa… ».

 

Sfortunatamente Harry Potter non era ingenuo come poteva sembrare e conosceva Ginevra Weasley da troppo tempo per prendere per buone le sue parole.

Ginny era sempre stata forte e apparentemente sicura di sé, non era mai stata una  persona incline al pianto, dunque una simile reazione non era da prendere sotto gamba. Per una volta sarebbe stato lui ad aiutarla e a offrirle il suo sostegno, che lei volesse o no.

 

«Ti scongiuro Ginny» la apostrofò con fermezza il giovane «non trattarmi come se fossi stupido. So perfettamente che qualcosa non va, lo so da molto tempo ormai. So che non sei felice, so che non stai bene. Non importa quanto tu faccia per nasconderlo,  te lo leggo negli occhi che è così. Per una volta, ti prego, permettimi di aiutarti…» terminò poi, la voce ridotta a un sussurro, protendendo istintivamente una mano nel tentativo di asciugare le lacrime dal volto della ragazza.

Ma prima che la mano potesse arrivare a sfiorarla lei si allontanò precipitosamente, appiattendosi terrorizzata contro la spalliera del divano, e ricominciò a piangere con forza.

 

«Merlino Ginny, perdonami! Non volevo…non volevo spaventarti! Sono un tale idiota! » esclamò Harry maledicendosi mentalmente per aver commesso quel gesto tanto avventato.

 

«No Harry, non dire così… » ribattè lei con un fil di voce , ancora scossa dai singhiozzi «Tu non hai fatto nulla di male… Al contrario, vorrei tanto poterti abbracciare…vorrei tanto poter sentire di nuovo il calore di una carezza, ma non ci riesco! Non ci riesco! Mi sento così sola Harry… non ho più niente… niente » le ultime parole le morirono in gola, lasciando ancora una volta il posto alle lacrime.  

 

Harry provò un terribile dolore nel sentirle fare quelle affermazioni: come aveva potuto non rendersi conto di quanto Ginny stesse soffrendo?

La sicurezza e la serenità che quella ragazza aveva ostentato nei sei mesi precedenti non erano che un bluff, un modo per rassicurarli e non farli sentire ulteriormente in colpa.

Ginny aveva ragione: era sola, non erano stati capaci in alcun modo di starle vicino e di farla sentire amata, ma adesso le cose dovevano cambiare. Questa volta lui stesso si sarebbe preso la responsabilità di aiutarla a tornare la persona solare e gioiosa che era stata un tempo.

 

«Gin, non fare così… Hai ragione, ti abbiamo lasciata da sola, ma credimi, tutti noi ti vogliamo bene. Tu hai me, Hermione, la tua famiglia…e poi c’è Blaise, lui ti ama e…   »

 

«No Harry, ti sbagli» lo interruppe bruscamente la ragazza «Io e Blaise ci siamo lasciati ».

 

Harry la fissò interdetto. Come era possibile? Zabini sembrava amarla alla follia, cosa lo aveva spinto a lasciare una persona meravigliosa come Ginny?

La risposta non tardò ad arrivare.

 

«Due settimane fa, tornando dal lavoro, l’ho trovato a letto con un’altra. Dopodomani, quando tornerà dalla missione in Francia, dovrò lasciare il nostro appartamento»  Ginny aveva fatto quest’ultima affermazione in tono freddo e sbrigativo, finalmente aveva smesso di piangere ma era ancora possibile sentire nella sua voce tutta l’amarezza che in quel momento albergava nel suo cuore.

 

Harry invece sembrava essere animato soltanto dall’ira «Io lo ammazzo quel bastardo!» sibilò tra i denti «E dire che mi sono sempre fidato di lui. Come ha potuto farti una cosa simile? Come?! ».

 

«Non è stata colpa sua Harry» asserì lei con fermezza «in questi mesi ho fatto di tutto per allontanarlo da me, e non intendo solo da un punto di vista strettamente fisico. L’ho tagliato fuori dalla mia vita, così come ho fatto con voi. Era inevitabile che lui cercasse altrove quello che io non sapevo più dargli».

 

Sentirla parlare con tanta rassegnazione fece ancor più male al ragazzo del vederla piangere. Il fatto che Ginny credesse di meritare un trattamento di quel tipo era assurdo e incomprensibile.

Doveva assolutamente riuscire a farle capire quanto lei fosse importante e amata…

 

«Non voglio più sentirti dire una cosa del genere» disse Harry in tono deciso «Tu hai fatto così tanto per Blaize e per tutti noi che non basterebbe una vita per ripagarti. La tua mera presenza bastava a rendermi felice anche nei giorni più duri della guerra. Hai saputo darmi una speranza quando non credevo ce ne fosse più e so che per gli altri è lo stesso. Tu non meriti il dolore che stai provando Gin. Non conosco nessuno che lo meriti meno di te. Se c’è qualcosa, qualsiasi cosa, che io possa fare per farti star meglio ti prego di dirmelo. Lascia che sia io ad aiutarti. »

 

Harry aveva pronunciato queste parole con una tale tenerezza e al contempo con un tale trasporto che Ginny non poté fare a meno di provare una profonda ondata di affetto nei suoi confronti.

E lei aveva un così disperato bisogno di aiuto in quel momento…

 

«C’è una cosa che puoi fare per me Harry » sussurrò lei timidamente «Ti sarei infinitamente grata se potessi ospitarmi qui per qualche giorno. Non ho la forza di tornare a casa e vedere lo sguardo triste e ferito dei miei genitori tutte le volte che provano a toccarmi e io li respingo… Non ce la faccio.» Un'altra lacrima, questa volta solitaria, cominciò a scendere lentamente sulla sua guancia pallida e punteggiata di efelidi.

 

Sembrava così piccola e fragile in quel momento, le spalle ancora scosse dal pianto di qualche minuto prima e l’aria sconfitta di chi non sa come andare avanti con la propria vita, che Harry non riuscì a impedirsi di fare scivolare la sua mano sul divano sino a quasi toccare quella di lei. Questa volta però si fermò in tempo, cercando gli occhi della ragazza a caccia di un muto assenso che non arrivò.

 

Ma quella sera Harry Potter non era in vena di gettare la spugna così facilmente. Troppe volte si era tirato indietro con Ginny e se adesso lei era arrivata a questo punto la colpa era anche sua.

 

«Tu puoi restare qui quanto vuoi Gin, ma voglio che tu in cambio mi permetta di fare un’altra cosa per te » non era mai stato tanto risoluto nella sua vita «Lo so che hai paura e non riesci a controllarti, ma lo hai detto tu stessa … Il contatto fisico con le persone che ami ti manca e non c’è niente di cui tu abbia più bisogno in questo momento.»

 

«Harry, ti scongiuro, non chiedermi questo… » lo supplicò lei atterrita «non posso farcela e tu non sei tenuto…»

 

«Non lo faccio perché devo Gin» la interruppe lui in tono vagamente offeso «lo faccio perché ho voglia di abbracciarti e di vederti tornare a sorridere. Ti prometto che sarò forte, che non ci saranno sguardi feriti e che rispetterò i tuoi tempi. Faremo un passo alla volta e se vorrai fermarti io ti aspetterò.»

 

Non c’era nulla di più vero al mondo, avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei. Sapeva perfettamente che non sarebbe stato semplice: era da quando l’aveva vista pallida e indifesa sul letto del S.Mungo che non riusciva a pensare ad altro che a stringerla tra le braccia e a cullarla come una bambina per aiutarla scacciare via i brutti pensieri, e adesso l’avrebbe avuta tutti i giorni vicina senza poterla toccare. Capiva perfettamente la frustrazione dei Weasley ma doveva farsi forza e stringere i denti in attesa che, pian piano, Ginny riuscisse a vincere le sue paure e a superare il suo blocco. Un passo alla volta…

 

«Va bene Harry, ci proverò. Devo farlo per i miei…» acconsentì docilmente lei, profondamente colpita dallo slancio del ragazzo.

 

«No Ginny » la corresse lui «è per te stessa che devi farlo. Qui non si tratta di soddisfare le aspettative di nessuno, si tratta solo di farti stare meglio. Ti andrebbe di fare subito un tentativo? Ricorda, non appena vorrai, non appena ti sentirai a disagio, io mi fermerò » e dicendo questo le fece regalo di uno dei suoi rari ma dolcissimi sorrisi.

 

«D’accordo, proviamo…» rispose la ragazza prima di fare scivolare impercettibilmente la sua mano verso quella di lui.

 

Qualche secondo dopo sentì i polpastrelli di lui sfiorare lievi la punta delle sue dita.

Il contatto era piacevole, più che piacevole…delizioso; dopo tanti mesi finalmente qualcuno la stava accarezzando e il fatto che quel qualcuno fosse Harry e che lo stesse facendo in modo così  delicato e amorevole non poté che renderla felice.

Una sensazione di calore cominciò a propagarsi dalla punta delle sue dita lungo il braccio, sino a giungere quasi al cuore. Poi, ad un tratto, la presa di Harry sulle sua mano si fece più insistente e salda e il piacevole tepore che l’aveva invasa fu soppiantato da una paura irrazionale e talmente intensa da spingerla a ritrarre la mano il più velocemente possibile.

 

Imbarazzata la giovane alzò lo sguardo per incontrare quello del suo amico, sicura di scorgervi del risentimento o del dolore, ma quando i suoi occhi si posarono sul volto di Harry ad aspettarli c’era ancora un caldo e rassicurante sorriso.

 

«Un passo alla volta Gin » le rammentò con dolcezza il ragazzo.

 

«Si Harry, hai ragione…un passo alla volta.»

 

 

 

 

Continua…

 

 

Note dell’autrice:

Questa storia ha cominciato a prendere forma nella mia mente qualche settimana prima dell’uscita di “Harry Potter e il Principe Mezzosangue”, dunque non troverete alcun riferimento al libro.

 

Così come ho fatto per la mia precedente fanfiction proverò ad aggiornare ogni Lunedì.  

 

Ringraziamenti:

Un grazie speciale ad AvaNa Kedavra che ha accettato su due piedi di farmi da beta. Se questo capitolo è leggibile e scorrevole il merito è anche del suo eccellente e accorto lavoro di revisione. 

Un beta, soprattutto se competente, è il miglior amico di ogni scrittore di fanfiction e AvaNa, in quanto a precisione ed efficienza, potrebbe rivaleggiare con Hermione Granger! 

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Capitolo 2
*** Promesse, segreti e mostri dagli occhi verdi ***


Capitolo secondo

Capitolo secondo

Promesse, segreti e mostri dagli occhi verdi

 

 

La gelosia è un mostro dagli occhi verdi che dileggia il cibo di cui si nutre

                                                                               W. Shakespeare, Othello.

 

 

Ginny Weasley riposava dolcemente adagiata sul divano del soggiorno di Grimmauld Place, le palpebre ornate da lunghissime ciglia chiuse e un’espressione finalmente serena sul viso.

Harry Potter, seduto vicino a lei, la fissava incantato da almeno cinque minuti.

 

Quando l’aveva vista crollare per la stanchezza dopo aver versato tutte quelle lacrime, il ragazzo era andato a recuperare dalla sua borsa da lavoro i rapporti degli Auror in missione e aveva cercato di immergersi nella lettura. Da qualche tempo in diverse località europee erano ricominciati gli avvistamenti dei pochi Mangiamorte sfuggiti alla cattura dopo la caduta di Voldemort, cosa che stava generando non poco allarme al Ministero.

Normalmente il ragazzo avrebbe dedicato la sua massima attenzione ai resoconti dei suoi colleghi, ma quella sera la presenza di Ginny, addormentata accanto a lui e bella come non mai, aveva finito col minare il suo generalmente indefesso senso del dovere.

 

Harry Potter aveva un grosso problema con la piccola dei Weasley: dopo ben nove anni di conoscenza reciproca non era ancora riuscito a razionalizzare e a dare un nome ai sentimenti che nutriva per lei.

Se avesse dovuto definirli li avrebbe probabilmente archiviati sotto la voce “affetto fraterno”; in fondo il senso di protezione e la tenerezza che lei gli ispirava non erano molto diversi da quelli che Ron stesso provava per la sorella.

Decisamente più arduo era invece far passare per amore fraterno quell’incredibile attrazione fisica che di tanto in tanto aveva avvertito nei confronti di Ginevra, un’attrazione che non gli era mai capitato di provare per Hermione o per Luna, le altre due ragazze che occupavano un posto di rilievo nella sua vita.

A dire il vero nessuna donna era mai riuscito a stregarlo nello stesso modo in cui, in certe occasioni, sapeva farlo Ginny.

Questo tipo di pensieri lo avevano sfiorato ripetutamente negli ultimi anni, ma ogni volta li aveva ricacciati a forza nel più remoto angolino della sua mente dicendo a se stesso che, per un ragazzo sessualmente sano della sua età, era assolutamente naturale reagire in un certo modo dinnanzi a una splendida creatura come Ginevra.

La sorellina di Ron era dotata di una bellezza non comune, la gente si girava quando la vedeva passare per strada e lui, dopotutto, era fatto di carne come qualsiasi altro essere umano!

 

-Certo avere dei simili pensieri dopo averla vista piangere sconsolata per essere stata tradita dal suo ragazzo non è proprio un comportamento da gentiluomo!- si ammonì silenziosamente Harry tentando di distogliere lo sguardo dall’oggetto dei suoi pensieri.

In quel preciso momento la ragazza si mosse, probabilmente alla ricerca di una posizione più comoda. Lui, intenerito, la guardò compiere quel gesto quasi infantile e ogni traccia di malizia abbandonò la sua mente, lasciando nuovamente il posto al  più sano desiderio di prendersi cura lei.

 

« Gin » sussurrò piano, cercando di svegliarla nel modo più delicato possibile «Ginny svegliati…» 

 

La palpebre di lei vibrarono leggermente prima di schiudersi su due incredibili occhi azzurri. La ragazza si guardò intorno confusa prima di incontrare il volto di Harry e sorridergli timidamente.

 

«Merlino!» biascicò la giovane con la voce ancora arrochita dal sonno «Non posso crederci…  Mi sono addormentata!»

 

«Già » rispose lui aggrottando le sopracciglia «… A quanto pare non reputavi la mia compagnia sufficientemente stimolante!»

 

«Scusami» si giustificò lei, non cogliendo l’ironia nella sua voce «è da così tanto tempo che non riesco a dormire bene la notte e…»

 

Harry alzò una mano per interromperla «Non ti vorrai davvero scusare per una sciocchezza del genere Ginny! Adesso questa è casa tua e puoi dormire dove e quando vuoi. Io ti ho svegliata solo perché volevo portarti a letto… »

 

Ginny alzò un sopracciglio con aria interrogativa, lanciandogli uno sguardo malizioso «Diamine Potter!» esclamò la ragazza «Non ti facevo così sfacciato e intraprendente! Che fine hanno fatto tutti quei discorsi sul fare un passo alla volta?»

 

D’un tratto Harry realizzò ciò che gli era sfuggito di bocca due secondi prima e si sentì avvampare: era sicuro che se in quel momento si fosse guardato allo specchio avrebbe scoperto di poter competere con i leggendari rossori di Ron. 

 

«I...Io intendevo solo dire che volevo accompagnarti a letto…  » fece per correggersi, accorgendosi subito dopo di aver peggiorato ulteriormente la sua situazione.

 

«Guarda che avevo capito perfettamente Harry» ribatté lei continuando a sorridere «ma ti prego di scusarmi, ho appena rotto col mio ragazzo e non voglio buttarmi subito in una nuova relazione. »

 

Il giovane la guardò e rispose al sorriso.

Era un bene che Ginny fosse capace di scherzare su qualcosa che in realtà la stava facendo soffrire terribilmente: era il segnale che prima o poi si sarebbe ripresa.

E dal momento che ormai lui era già stato umiliato, tanto valeva continuare a farsi prendere in giro, se questo poteva servire a farla star meglio.

 

«Va bene» la assecondò «se non ti senti pronta aspetterò. Comunque non sai cosa ti perdi!» terminò con aria tronfia.

 

«Posso immaginarlo» disse lei ammiccante «tutta quell’energia sessuale repressa per  così lungo tempo… Una bomba pronta a esplodere! Beata la fanciulla che potrà beneficiare di tanta magnificenza! »

 

«Puoi dirlo forte bambina!» confermò il giovane sfoggiando per l’occasione il suo miglior sguardo da macho «ma non preoccuparti, se vuoi continuerò a riservarla per te!».

E per un secondo, mentre pronunciava queste parole, Harry pensò che non gli sarebbe dispiaciuto poi molto dare sfogo a tutta la sua energia sessuale con la sorella del suo migliore amico… Ma lo scomodo e imbarazzante pensiero, come spesso era accaduto in passato , venne ancora una volta bruscamente accantonato.

 

Ginny lo fissò per qualche minuto divertita e poi si abbandonò a un lungo sbadiglio «Sarà meglio che mi mostri al più presto dove posso dormire, perché sto veramente morendo di sonno! »

 

«Hey, frena l’eccitazione! Merlino Gin, tu sì che sai come smontare un ragazzo! »

 

«Perdonami Harry» si scusò lei sopprimendo l’ennesimo sbadiglio «ma anche potendo dubito che stasera sarei in grado di fronteggiare tutta la tua bruciante passione! Non mi reggo proprio in piedi.»

 

Il ragazzo si alzò lentamente dal divano, invitandola con lo sguardo a seguirlo ai piani superiori  «Va bene » le concesse magnanimo «per questa sera puoi andare a dormire, ma domani pretenderò una ricompensa per la mia generosità… »

 

Ginny lo seguì sino al primo piano dell’abitazione e si diresse istintivamente verso il lato destro del corridoio, dove ricordava essere la camera riservata agli ospiti, ma la voce di Harry la fermò «Dove stai andando?».

 

La rossa lo guardò perplessa «Pensavo di ricordare che la stanza degli ospiti fosse da quella parte» rispose confusa.

 

Harry le rivolse uno sguardo misterioso «Ricordi benissimo infatti! Ma non credo che dormirai lì stanotte… »

 

Ginny emise uno sbuffo spazientita: quando si sarebbe deciso a piantarla con quello stupido giochino?

«Pensavo di aver chiarito che non sarei venuta a letto con te. Potresti di grazia finirla con questo scherzo, ti scongiuro… Ho sonno!» e quasi a sottolineare il concetto emise un altro sonoro sbadiglio.

 

«Non ho alcuna intenzione di portarti in camera mia!» replicò Harry, trattenendo a stento un sorriso. Non vedeva l’ora di vedere la faccia di lei quando le avrebbe mostrato il posto in cui erano diretti  «Avanti, seguimi  Bella Addormentata!». 

 

Ginny si lasciò guidare verso l’ala sinistra della casa e osservò il suo amico superare la propria camera e fermarsi davanti a quella immediatamente successiva.

 

«Credo che la tua stanza sia questa qui» disse poi facendosi da parte per consentirle di aprire la porta.

 

Ginny si avvicinò e poggiò delicatamente la mano sulla maniglia.

Ricordava di essere entrata in quella stanza ai tempi in cui Grimmauld Place era ancora la sede dell’Ordine e di avervi trovato solamente una gran quantità di mobilia polverosa e in disuso, per questo lo spettacolo che si trovò davanti una volta varcata la soglia la lasciò completamente senza fiato.

La ragazza sapeva che Harry, Ron e Hermione, una volta terminata la scuola, si erano dati parecchio da fare per rendere confortevole l’antica dimora dei Black, ma non aveva mai avuto modo di verificare se i lavori di rimodernamento avessero coinvolto tutte le stanze dell’abitazione.

 

Il luogo nel quale era appena giunta non aveva nulla a che vedere con lo squallido magazzino in cui si era accidentalmente imbattuta anni prima. Completamente sgombra e ripulita, la camera sembrava adesso molto più spaziosa e il celeste chiaro delle pareti conferiva all’ambiente un aspetto decisamente più allegro. Ma ciò che maggiormente attirò l’attenzione di Ginny furono le foto disseminate un po’ ovunque. Quasi tutte risalivano ai tempi della scuola: alcune erano state scattate durante le sue partite di Quiddich, altre la mostravano appoggiata al tronco del suo albero preferito, intenta a leggere un libro o a godersi un po’ di meritato riposo; un’altra la vedeva scambiarsi un bacio sotto il vischio con Blaise ,nel soggiorno della Tana, durante il Natale del suo settimo anno a Hogwarts.

 

Harry aveva seguito con attenzione i movimenti e le reazioni della sua amica e aveva osservato compiaciuto l’espressione stupita e felice che le era apparsa sul volto una volta entrata nella sua nuova stanza; espressione che era radicalmente mutata alla vista della vecchia foto che la mostrava in compagnia del suo ex ragazzo.

«Come al solito ho rovinato tutto» si lasciò sfuggire con una nota di amarezza nella voce «Era un po’ che non entravo qui e mi ero del tutto dimenticato di quella foto…»

 

Ginevra, completamente persa nei suoi pensieri, si voltò in tempo per notare l’ombra di imbarazzo e dispiacere che aveva oscurato il volto di Harry e si sentì immediatamente in dovere di rassicurarlo.

 

«Non parlare così » lo tranquillizzò « questa stanza è incredibile e le fotografie sono bellissime! Harry, Blaise ha fatto parte della mia vita, sono stata felice con lui e non intendo affatto cancellarne il ricordo, quindi non preoccuparti… Non hai rovinato proprio nulla! » 

 

Harry la scrutò con attenzione per qualche minuto, come per sincerarsi che stesse dicendo la verità, poi le sorrise nuovamente ed esclamò entusiasta «E non hai ancora visto la parte migliore!»

 

Fu allora che Ginny, seguendo lo sguardo del ragazzo, focalizzò la sua attenzione sul soffitto della camera.

E rimase senza fiato...

Sopra di lei centinaia di stelle brillavano in un terso cielo primaverile.

 

«Per tutti i calderoni!» si lasciò sfuggire ancora vinta dalla meraviglia « È proprio come…»

 

«… il soffitto della Sala Grande!» terminò Harry al suo posto con un’aria decisamente soddisfatta « Ci ho messo un bel po’, ma direi che il risultato è notevole!»

 

«Sai, è curioso… » disse la ragazza con il naso ancora per aria «il soffitto della Sala Grande è la cosa che più mi ha colpito quando sono arrivata a Hogwarts!»

 

«Lo so» rispose lui arrossendo lievemente «me lo avevi detto durante una di quelle lunghissime nottate passate a chiacchierare alla Tana. Per questo ho deciso di provare a ricreare qui l’incantesimo… Ho pensato che in questo modo la scuola ti sarebbe mancata meno! »

 

Ecco, erano esattamente queste le cose che avevano portato Ginevra Weasley a innamorarsi di Harry Potter: anche se a volte poteva sembrare distante e perso nei propri pensieri, in realtà Harry era un osservatore e un ascoltatore estremamente attento. Più di una volta lei, Ron e Hermione si erano visti recapitare, in occasione di qualche ricorrenza speciale, cose che mesi prima avevano detto di desiderare. E adesso questo…

Non le sembrava di ricordare di aver mai accennato in sua presenza al rimpianto che avrebbe provato nel lasciare quel pezzetto della scuola che tanto l’aveva strabiliata da bambina, eppure a lui, quello che a chiunque altro sarebbe sembrato un particolare insignificante, non era sfuggito!

«Voglio che tu sappia che questa è una delle cose più dolci che qualcuno abbia mai fatto per me» dichiarò con solennità, tentando di cacciare indietro le lacrime che premevano insistentemente per uscire.

 

«Non esagerare Gin» ridacchiò il giovane visibilmente imbarazzato «è solo una stanza… Ma sono contento che ti piaccia e che tu possa finalmente godertela!»

 

«Perché? » chiese incuriosita «Da quanto tempo avete finito di rimodernarla?»

 

Harry distolse lo sguardo e quando parlò lo fece in un fil di voce «Era pronta per il giorno in cui tu avresti lasciato Hogwarts, ma poi hai annunciato che saresti andata a vivere con Blaise e noi abbiamo preferito non dirti niente… Non volevamo pensassi che cercavamo di ostacolare il vostro rapporto. Adesso penso che avremmo fatto meglio a offrirti un’alternativa».

 

Ginny era frastornata; aveva sempre creduto che non ci sarebbe mai stato posto per lei nel Magnifico Trio, invece loro avevano progettato di vivere tutti e quattro insieme. Per anni si era sentita un’outsider, una presenza educatamente tollerata,  invece era sempre stata parte del gruppo…

 

«I..Io non pensavo che voi mi voleste » ammise mestamente «… Ho sempre saputo che mi volevate bene, ma credevo mi vedeste solo come un’appendice non particolarmente utile, una sciocca ragazzina di cui doversi prendere cura a tutti i costi… »

 

Harry aveva a lungo paventato che questi potessero essere i sentimenti di Ginevra, ma veder confermati i suoi sospetti gli causò comunque un intenso moto di dolore e rabbia verso se stesso.

Era vero che in passato lui e i sue due migliori amici avevano mostrato una certa tendenza a formare un circolo chiuso e impenetrabile, ma dal quinto anno di scuola in poi il ragazzo aveva cominciato a vedere Ginny come la quarta componente del gruppo, il loro naturale completamento. Sfortunatamente né lui né gli altri erano riusciti a farla sentire partecipe e accettata. Il loro affetto non era bastato ad appagarla e a risparmiarle dolori e delusioni.

«Mi spiace che tu abbia pensato questo» disse con aria sconfitta « Credo che il mio più grosso problema sia quello di non riuscire mai a dimostrare alle persone quanto io tenga a loro  »

 

«No, Harry » si affrettò a contraddirlo lei «Qui l’unica stupida sono io. Mi è sempre piaciuto recitare la parte della ragazza forte e indipendente. Non ho mai permesso agli altri di prendersi cura di me… lo reputavo un segno di debolezza. Se solo avessi parlato con voi di quello che stavo provando, di come mi sentivo, be’, credo che mi sarei risparmiata parecchie fregature e avrei anche evitato di ferire altre persone… »

 

«Sciocchezze!» sbottò improvvisamente il giovane, dando sfogo al senso di colpa che lo tormentava dal giorno del sequestro di Ginny «Avremmo dovuto accorgerci da soli di quanto tu stessi soffrendo. Non siamo stati dei buoni amici, tu sei sempre riuscita a capire la gente con uno sguardo, mentre noi siamo stati maledettamente ciechi! ».

 

«Harry!» strillò lei, tentando di condurlo nuovamente alla ragione «C’era una dannata guerra di mezzo! E ci sono voluti anni per perfezionare e portare a termine quel maledetto rituale!  Non c’era tempo per assecondare i capricci di una bambina! Smettila di colpevolizzarti! Hai fatto il tuo dovere! »

 

Se c’era una cosa che Ginny proprio non riusciva a tollerare del miglior amico di suo fratello era senz’altro la sua irritante tendenza a prendere sulle proprie spalle le colpe dell’umanità intera. A tutti quanti nella vita capitava di commettere degli errori e spesso era difficile fare i conti con la propria coscienza, come la ragazza ben sapeva, ma Harry era assolutamente incapace di perdonare se stesso e questo la mandava in bestia.

Dopo tutte le sofferenze che aveva dovuto patire era giusto che, adesso che Voldemort era stato sconfitto, lui cominciasse a vivere la sua vita, lasciandosi alle spalle il passato. Invece il giovane sembrava come bloccato, incapace di andare avanti, di trovare una persona con la quale costruirsi un futuro… E tutto per colpa di quegli stramaledetti sensi di colpa che lo spingevano a pensare di non meritare qualcosa di bello dalla vita!

 

«Harry» disse con calma «niente di quello che mi è successo è colpa tua. E se non fossi un buon amico non saremmo qui a discutere questa sera. Se non fossi un buon amico non saresti la prima persona che è riuscita a toccarmi in sei mesi! »

 

Il ragazzo la fissò intensamente e si perse per qualche istante nel blu dei  suoi occhi: occhi così dolci da riuscire a placare all’istante la rabbia che gli bruciava dentro.

«Gin, ti prego di credermi quando dico che non ho mai voluto escluderti dalla mia vita… Non intenzionalmente… » rispose con un sospiro « E se non ho accettato che prendessi parte al rituale non è stato perché non ti ritenevo abbastanza importante, ma perché lo eri troppo… e non solo per me, ma anche per la tua famiglia e per Hermione».

 

«Lo so » assicurò Ginny con un sorriso « Ammetto di essere andata su tutte le furie quando mi hai detto di starne fuori, ma poi ho capito… Insomma, voi siete stati chiusi in questa casa per quasi una anno prima di procedere con il Caritatis Vinculum* e io dovevo ancora finire la scuola… E, detto tra noi, non avrei resistito tanto a lungo con quel rompiscatole di mio fratello sempre alle calcagna! ».

 

«In effetti non è stato facile sopportarlo! » ammise lui ridacchiando «Credo che Hermione abbia evitato di ucciderlo solo perché sapeva che per sconfiggere Voldemort avrei avuto bisogno anche dei suoi poteri!»

 

«Sei fortunato che quella ragazza ti voglia tanto bene… deve essere stato un sacrificio notevole per lei trattenersi!» commentò Ginny divertita, poi però si fece seria e  gli si avvicinò, fissandolo dritto negli occhi «Adesso voglio che tu mi prometta che ci lasceremo alle spalle tutte le incomprensioni e i rimpianti per quello che è stato. Facciamo finta che io sia uscita ieri da Hogwarts e ricominciamo a costruire la nostra amicizia a partire da questa sera.»

 

Harry rispose al suo sguardo con la medesima intensità «D’accordo» affermò con decisione «a partire da stasera voglio che ogni volta che qualcosa ti turba tu venga a parlarne con me, io mi comporterò allo stesso modo. Voglio fare parte della tua vita Ginny Weasley e voglio che tu faccia parte della mia.»

 

Ginny pensò che probabilmente per Harry quelle parole non avevano lo stesso peso che avevano per lei, perché il solo sentirlo ammettere ad alta voce che avrebbe voluto che lei divenisse parte della sua vita le aveva fatto tremare le gambe per l’emozione.

Anche una bambina avrebbe compreso che quella non era certo una dichiarazione d’amore o una proposta di matrimonio, ma chi conosceva bene Harry sapeva che non era facile che lui fosse così diretto e aperto riguardo ai suoi sentimenti.

 

«Te lo prometto, sarò sempre sincera con te ».

Aveva pronunciato quelle parole con la voce rotta dall’emozione ed era stata felice nel vedere l’espressione di pura gioia col quale lui le aveva accolte, ma si sentì morire nel constatare che, nello stesso momento in cui aveva formulato quella promessa, l’aveva già violata.

Non poteva essere sincera sino in fondo con lui, se lo avesse fatto avrebbe dovuto confessare di averlo sempre amato e di voler essere più che un’amica per lui…

E non poteva.

Non poteva negargli la sua amicizia proprio quando aveva appreso quanto questa fosse importante per lui.

 

«Bene!» esclamò il ragazzo raggiante.

Era molto tempo che non si sentiva così felice e pieno di speranza. Finalmente le cose cominciavano a girare nel verso giusto! Sapere che ogni giorno avrebbe visto il viso di Ginny gli faceva venir voglia di ballare per la contentezza… e lui odiava ballare!

«Adesso immagino che tu abbia voglia di riposare» aggiunse poi notando i cerchi neri  che segnavano gli occhi della ragazza «se vuoi per stanotte posso prestarti una delle mie magliette per stare più comoda. Domani andrò a recuperare le cose dal tuo appartamento. »

 

«Ti ringrazio molto» rispose lei vagamente imbarazzata «non mi va molto di tornare lì dopo…»

 

«Non è niente!» la rassicurò Harry con slancio «… vado a prenderti quella maglietta.»

E detto questo sparì dalla stanza per poi farvi ritorno con una larghissima T-shirt azzurra «È un po’ grande anche per me, quindi tu potrai dormirci comodamente.  Sai, è un regalo di Luna… Quella ragazza non ha proprio occhio per le misure! » disse porgendogliela.

Ginny si avvicinò per prenderla e involontariamente le sue dita sfiorarono quelle di lui. Ancora una volta la sensazione fu breve ma intensa e, a giudicare dallo sguardo di Harry, non solo per lei.

 

«Cosa hai provato?» si lasciò sfuggire il ragazzo in un sussurro «Ti… ti ha dato fastidio?» domandò con una certa ansia nella voce.

Il semplice pensiero che il suo tocco potesse spaventarla o infastidirla lo faceva star male, ma non doveva assolutamente lasciarlo trasparire, perché altrimenti lei si sarebbe rifiutata di andare avanti con quella sorta di goffa terapia.

 

«No, affatto» rispose pensierosa Ginny, fissandosi la punta delle dita con un mezzo sorriso stampato sulla faccia «è stato piacevole, tenero… Grazie Harry» disse fissandolo ancora una volta con quei luminosi occhi azzurri e facendolo arrossire come un idiota.

 

 

Rimasero così per qualche minuto, che a Harry sembrò durare un eternità,  poi udirono un sonoro CRACK! e un rumore di passi veloci che percorrevano il pianerottolo. Qualche secondo dopo scorsero Ron sfrecciare in direzione della camera di Harry e, prima che il ragazzo facesse nuovamente capolino nella stanza da letto di Ginny, udirono il rumore di una porta che sia apriva e chiudeva con violenza.

 

«Ron, dannazione! Che diavolo combini?» lo apostrofò con malagrazia Harry, chiaramente infastidito da quella brusca interruzione.

 

Il suo amico lo guardò per qualche secondo con aria smarrita e alquanto terrorizzata, poi, con un tono da cospiratore bisbigliò «Lei… sta arrivando!».

Solo in quel momento il suo sguardo si fermò sulla faccia assolutamente sconvolta della sua sorellina minore «Oh ciao Ginny» le disse gioviale «che ci fai tu qui, tesoro?»

 

Ginevra gli scoccò un’occhiata di pura disapprovazione prima di cominciare a strillargli contro senza ritegno «Tu razza di… »     

 

«…IMBECILLE, CAFONE E MALEDUCATO!!!»

 

Il gelo calò improvvisamente nella stanza.

Ginevra si guardò intorno perplessa:  qualcun altro aveva pronunciato le parole che lei stessa stava per indirizzare al fratello.

Ron ed Harry avevano invece scolpito in faccia a chiare lettere il terrore per quello che di lì a poco si sarebbe abbattuto sulle loro teste.

Pochi secondi più tardi, infatti, una furente Hermione Granger fece il suo marziale ingresso nell’ormai sovraffollata camera.

Non appena la giovane donna scorse la sagoma della sua migliore amica la sua espressione sembrò addolcirsi «Oh, ciao Gin! Anche tu qui! Sono così felice di vederti!» esclamò in un tono cinguettante che non sembrava appartenere alla medesima persona che, qualche minuto prima, aveva quasi tirato giù la casa a suon di urla.

 

Poi, sfortunatamente, Ron si mosse attirando su di sé l’attenzione della nuova arrivata e riaccendendone istantaneamente l’ira funesta.

«Tu… » sibilò la ragazza, puntandogli minacciosamente un dito contro «sei un Auror morto… E in quanto a te…» disse facendo una significativa ed enfatica pausa e voltandosi di scatto verso Harry «..Sto ancora considerando l’eventualità di spedirti a fare compagnia al TUO amico nel regno dei cieli! »

 

«Non capisco cosa tu abbia tanto da strillare Hermione» replicò Ron con una calma e una faccia tosta che suscitarono immediati lo sdegno di Ginny e lo sgomento di Harry.

Suo fratello, pensò Ginevra, non aveva affatto capito che stava giocando col fuoco.

Hermione tornò a fissarlo attonita e se possibile ancor più furente, dimenticando per il momento Harry.

«Ronald Bilius Weasley, tu non hai proprio ritegno!» lo aggredì con veemenza « E dal momento che fingi di non capire ti dirò io cos’è che mi turba tanto… La prossima volta che decidi di pedinarmi col mantello dell’invisibilità di Harry stai attento a non far sporgere le scarpe da tennis che abbiamo passato un’ora a scegliere insieme! »

 

Ron accusò il colpo con una certa dignità, Harry invece sbiancò e lanciò un’imprecazione.

 

«Allora! Cosa avete da dire in vostra difesa?» li incalzò Hermione, fermamente intenzionata a non dar loro tregua.

 

Ginny si era chiesta più di una volta andando in visita a Grimmauld Place, come, in una casa abitata da due ragazzi notoriamente pigri e pasticcioni come Harry e suo fratello, potessero regnare sempre l’ordine e la pulizia più assoluti; adesso ,osservando il piglio da generale di Hermione e l’aria da reclute intimidite e tremanti dei due ragazzi, la risposta ai suoi interrogativi  apparve cristallina ai suoi occhi.

La sua amica, dall’alto del suo metro e sessanta scarso, riusciva a essere parecchio intimidatoria!

 

Ron spostò il peso da un piede all’altro, esprimendo così la sua preoccupazione, poi si morse un labbro e, con la stessa cautela che Charlie avrebbe usato nell’avvicinare il più pericoloso dei suoi draghi, si preparò ad affrontare la sua ricciuta coinquilina. 

«Harry non c’entra nulla, il mantello l’ho preso di nascosto» esordì coraggiosamente il rosso togliendo le castagne dal fuoco al suo amico che, in cambio, gli rivolse uno sguardo di pura gratitudine « …e i..io volevo solo assicurarmi che quello si comportasse bene!» disse deciso, dopo l’iniziale incertezza, espressa chiaramente dal tremolio della sua voce.

 

«Oh, non essere ridicolo Ronald! È di Viktor che stiamo parlando… lo conosciamo da anni ed è un ragazzo adorabile! » ribatté lei in tono annoiato.

 

Harry e Ginny si scambiarono un occhiata significativa che voleva dire una sola cosa: “CHE LA LITE ABBIA INIZIO!”

 

Ron assunse un color vinaccia acceso e, piccatissimo, sibilò «Veramente l’unico Viky che IO conosca da anni è il viscido porco che tenta di portarti a letto praticamente dal momento che ti ha conosciuta! » 

 

Ginny diede mentalmente dell’idiota a suo fratello, Harry assunse un’aria ancor più afflitta, buttò gli occhi al cielo e, per un attimo, la ragazza ebbe l’impressione di sentirlo pregare. Hermione invece aggrottò ulteriormente le sopracciglia e, in un tono così acuto da sfiorare gli ultrasuoni, strillò «CHE COSA HAI DETTO?!».

 

«Hai capito perfettamente!» ribatté Ron con chiaro intento suicida.

 

« Ron, per piacere, taci. » bisbigliò Harry, in un ultimo, disperato tentativo di limitare i danni.

 

Ma l’altro non sembrò cogliere il suggerimento: quando il terribile mostro dagli occhi verdi lo possedeva non c’era nulla da fare. E infatti, rapido come un treno con i freni rotti, il ragazzo si diresse a tutta velocità verso l’incombente precipizio…

 

«Per essere così intelligente a volte rasenti proprio l’idiozia!» continuò il rosso ormai in preda a un chiaro delirio maniacale.

 

«Io non ti permetto! Tu non conosci affatto Viktor! Non hai neanche mai provato a   instaurare un rapporto civile con lui! Quel povero ragazzo non ha fatto nulla di male… » gli fece prontamente eco lei «E dal momento che ci hai spiati dovresti sapere che anche stasera si è comportato da perfetto gentiluomo!»

 

«Questa è bella!» sbuffò Ron «Non ti sei accorta che il pervertito ti ha sbirciato tutta la serata nella scollatura, cara la mia Signorina Sottutto e Capiscolepersonealvolo?»

 

Hermione lo fissò chiaramente oltraggiata e ,con aria di commiserazione, gli disse con voce piatta quello che gli diceva sempre quando saltava fuori l’argomento “Krum”.

 «Sei paranoico e infantile Ronald!».

 

Harry e Ginny si guardarono afflitti. La reazione di Ron a questa affermazione sarebbe stata tragica e devastante: il litigio si stava inesorabilmente avviando al suo atroce epilogo. Come sempre.

 

Ron assunse un’espressione calma e rilassata, segno che stava per lasciarsi sfuggire qualcosa di veramente terribile, al quale sarebbe stato impossibile porre rimedio. «Sai Hermione, credo tu abbia proprio ragione questa volta… Io sbaglio davvero a preoccuparmi… »

 

Gli altri tre si scambiarono occhiate incredule.

 

«È assolutamente evidente che l’interessamento di quel maniaco sessuale ti fa solo piacere! Probabilmente anche tu non vedi l’ora di vederlo entrare nel tuo letto… o magari c’è già stato?! In fondo quale donna non vorrebbe stare con una celebrità? Ti credevo diversa… ma sei come tutte le altre! » il tono del ragazzo era rimasto assolutamente pacato durante tutto il suo sproloquio, ma le parole erano state pronunciate con una quantità tale d’astio che l’intento di ferire la persona verso cui erano indirizzate sarebbe risultato chiaro anche all’ultimo degli sprovveduti.

 

E il bersaglio era stato centrato.

In pieno.

 

Hermione non disse una parola: l’amarezza e la delusione che recava dipinte sul volto erano sufficientemente eloquenti. Così come le lacrime che cominciarono a sgorgarle copiose dai grandi e incredibilmente espressivi occhi marroni.

Prima che chiunque potesse dire una sola parola la ragazza era già sparita.

 

Solo il sonoro sbattere di una porta in fondo al corridoio sembrò risvegliare tutti da quello strano stato di immobilità.

Ron scosse la testa, emise un imprecazione irripetibile e corse fuori dalla stanza, cominciando a bussare freneticamente all’uscio della sua amica e implorandola di perdonarlo, senza alcun risultato.

 

Ginny cercò lo sguardo di Harry e quando lo ebbe trovato riuscì solo a dire «Quel cretino… io lo ammazzo!».

 

Harry le fece segno di lasciar perdere «Non potresti comunque fargli più male di quanto non se ne stia già facendo da solo » le disse con l’aria di chi aveva assistito a scene del genere un miliardo di volte.

 

In quel momento fece il suo ingresso nella stanza un Ron distrutto e Ginny comprese il senso della parole di Harry: forse Hermione sarebbe riuscita a perdonare suo fratello per le cattiverie che le aveva rivolto, ma lui sarebbe riuscito a perdonare se stesso?

 

«Non capisco cosa mia sia preso… » sussurrò sconsolato «è da quando ho saputo che sarebbe uscita con quello che sono nervoso… Giuro che non penso affatto quelle cose terribili di lei! »

 

Harry si avvicinò piano al suo amico e gli passò un braccio intorno alle spalle «Certo che no Ron, sta’ tranquillo… Lo sa anche lei!»

Ginny provò un altro intenso moto di affetto nei confronti di quel ragazzo gentile e sensibile che sapeva prendersi cura in maniera così dolce dei suoi amici e che non sembrava rendersi minimamente conto di quanto fosse meraviglioso. 

 

«No Harry, sono stato orrendo con lei! Non mi perdonerà mai… e fa bene! Io no la merito come amica… » lo contraddisse Ron avvilito.

 

Questa volta toccò a Ginevra mostrare compassione per suo fratello «Ma sì che ti perdonerà fratellone. Lei sa bene che sei un idiota e che, nel novanta per cento dei casi, il tuo cervello non è connesso a quel forno che ti ritrovi al posto della bocca» lo incoraggiò, tentando di strappargli un sorriso.

 

Il sorriso non arrivò ma Ron alzò il capo in direzione della sua voce e sembrò accorgersi veramente della sua presenza solo in quel momento.

«Merlino Gin! Io ti avevo invitata a cena!» esclamò mortificato dandosi un potente colpo alla fronte «Nemmeno come fratello valgo un tappo di Burrobirra bucato…  »

 

Harry gli diede un’altra affettuosa pacca sulla spalla e sentì una fortissima tenerezza nei confronti di quel testone del suo amico. Ron era fatto così: quando la rabbia o la gelosia si impossessavano di lui il suo cervello andava in totale black-out, ma quando vedeva le lacrime di Hermione, rinsaviva di colpo e cominciava a sentirsi un verme…

 

Ginny si fece più vicina al fratello, si sedette sul letto accanto a lui e, guardandolo dritto in quegli occhi così simili ai suoi, disse con voce carezzevole «Tu sei il miglior fratello che una ragazza possa desiderare; a volte combini dei pasticci, ma hai un cuore d’oro e io ti voglio bene.»

 

Il giovane le rivolse di rimando un luminoso sorriso «Sono contento che tu sia qui Gin! E anch’io ti voglio bene…»

 

«Sì, e io voglio bene a entrambi!» li apostrofò Harry ridendo «…Mi dispiace interrompere l’incantevole quadretto familiare, ma è tardissimo e domani io e Othello dobbiamo essere al Quartier Generale di prima mattina!».

 

«Sei un cafone senza cuore!» lo accusò Ginny fingendo di essere terribilmente offesa per la sua mancanza di tatto.

 

«Lo so» convenne lui «ma qualcuno deve pur fare la parte del cattivo qui! Buona notte Gin, ci vediamo domani » disse cominciando a spingere Ron verso l’uscio.

 

«’Notte Ginny» le sussurrò suo fratello prima di sparire oltre la soglia.

 

La ragazza fece un breve cenno di saluto alla volta dei ragazzi, chiuse la porta e cominciò a preparasi per andare a dormire. Cinque minuti dopo aver toccato il letto cadde in un sonno profondo e, per la prima volta dopo molto tempo, sereno.

 

 

 

 

Una volta abbandonata la stanza della sorella Ron afferrò il suo migliore amico per un braccio e lo scortò nella sua stanza.

«Posso sapere cosa sta succedendo Harry?» gli chiese non appena fu sicuro di non poter essere udito dalla sorella «Per quale ragione Ginny si ferma a dormire qui stasera? E ,soprattutto, come mai ti sei deciso a mostrarle quella camera? Credevo che non avessi intenzione di farlo mentre lei stava con Zabini… »

 

Harry lo fissò sorpreso. Credeva che Ron fosse troppo stanco e turbato dalla lite con Hermione per notare la stranezza della situazione: evidentemente, però,  il ragazzo era più sveglio e reattivo di quanto lui pensasse…

E adesso sarebbe toccato a lui  l’ingrato compito di fornire delle spiegazioni.

Ma, dopotutto, era meglio così. In questo modo avrebbe risparmiato parte dell’imbarazzo a Ginny.

 

«In effetti» esordì con calma «Blaise e tua sorella si sono lasciati».

 

Ron lo guardò perplesso per qualche secondo, come se stesse cercando di mettere a fuoco il problema, poi, lentamente, un familiare rossore cominciò ad affiorare in zona orecchie «Io lo amm…»

 

«Mi ero già offerto io, veramente» lo interruppe l’amico «ma credo che la rottura sia avvenuta per volere di entrambi. Gin non vuole assolutamente che noi ci immischiamo.»

Il giovane non sapeva se le cose fossero andate veramente in quel modo, ma era chiaro che Ginevra sembrava attribuirsi parte della colpa per la fine della relazione e, nonostante lui avesse una voglia matta di rompere tutte le ossa a Zabini, gli sembrava doveroso rispettare la volontà della ragazza.

 

Ron si lasciò cadere pesantemente sul letto di Harry ed emise un profondo sospiro «Non posso dire che la cosa mi dispiaccia» comunicò all’improvviso «Non era la persona giusta. Ho sempre avuto l’impressione che Gin non fosse veramente coinvolta… Il problema è che a mia sorella non piace stare da sola.»

 

Harry rimase profondamente colpito da quelle parole. Ron Weasley, a dispetto di quanto potesse pensare Hermione, non aveva affatto la sensibilità di un cucchiaino.

«E noi non la faremo sentire tale» dichiarò con convinzione.

 

«Pare che finalmente il progetto di vivere tutti e quattro insieme si stia realizzando» constatò il rosso compiaciuto «… A meno che, dopo il mio sproloquio di stasera, Hermione non decida di trasferirsi in Bulgaria con quello» aggiunse poi depresso.

 

«Non credo che sarebbe disposta a rinunciare al suo lavoro!» lo prese in giro l’amico.

 

«Non c’è proprio nulla da scherzare! Questa volta l’ho fatta proprio grossa! » si lamentò Ron coprendosi il viso con entrambe le mani.

 

«Mentirei se ti dicessi che non è vero… Hai davvero esagerato a dirle quelle cose!» ammise Harry con sincerità «Ma sono sicuro che troverai comunque il modo di farti perdonare.»

 

« Lo spero, amico, lo spero sul serio… » fece l’altro alzandosi dal letto e fermandosi davanti alla porta «Non potrei mai vivere sapendo che lei mi odia».

 

L’affermazione era stata pronunciata in un tono talmente sofferto che Harry si sentì stringere il cuore «Perché non glielo dici Ron? » domandò istintivamente subito dopo.

 

«Dirle cosa?»

 

«Che la ami. Che il solo pensiero di saperla con un altro ti uccide… Cosa avresti da perdere?» chiese il ragazzo con naturalezza.

 

Le spalle di Ron Weasley furono percorse da un tremito, mentre le sue mani si serravano con forza attorno alla maniglia della porta «Te l’ho appena detto amico» rispose cercando con tutte le forze di evitare che la sua voce si spezzasse «Non posso vivere senza di lei. Se lei mi respingesse, se le cose tra noi non dovessero funzionare… Io sarei perso. Non posso correre il rischio ».

 

E detto questo uscì dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle e lasciando Harry in balìa dei suoi pensieri.

 

Continua…     

 

Note dell’autrice

 

*Caritatis Vinculum :dal latino Caritas che vuol dire amore nobile e puro e Vinculum che vuol dire legame, vincolo

Nei prossimi capitoli parlerò più diffusamente di questo incantesimo che ha coinvolto Harry, Ron e Hermione.

Per ora vi basti sapere che grazie a esso Harry ha potuto acquisire temporaneamente i poteri che entrambi di entrambi i suoi amici.

 

Ringraziamenti:

 

Un enorme ringraziamento, come di consueto, va ad HavaNa Kedavra una consulente preziosa ed estremamente creativa che mi ha fatto l’enorme favore di cercare un nome per il sopraccitato incantesimo. Senza di lei sarei stata persa!

 

 

Petronilla: Grazie per i complimenti e ti assicuro che mi dispiace veramente se ho urtato la tua sensibilità in qualche modo con quello che ho scritto. Come avrai notato anche in questo capitolo c’era qualche allusione a carattere sessuale, ma ti prego di considerare che i protagonisti sono dei ragazzi ancora molto giovani e, secondo la mia esperienza, non è inusuale che tra ragazzi si scherzi in questo modo.

 

Diana 21: Devo dire che il fatto che tu abbia letto il capitolo tutto d’un fiato mi ha molto rasserenato. Quando l’ho scritto ho avuto il dubbio che fosse un po’ troppo lungo e noioso e ho a lungo ponderato se fosse il caso di dividerlo, ma dopo averne discusso con la mia beta ho deciso di postarlo così com’era.

 

Blacky: Grazie anche a te. E se ti può consolare anch’io penso che Ron e Hermione dovrebbero darsi una mossa!

 

Creamy001: A dire il vero Ron/Hermione è anche la mia coppia preferita, solo che, non so per quale motivo, mi viene più semplice scrivere di Harry e Ginny. Dispiace anche a me per la sorellina di Ron… La adoro, ma credo che le farò passare parecchi guai!

 

Pepero: Davvero ti è piaciuto tutto dalla prima all’ultima riga? Che soddisfazione! Se ci riesco, come ho preannunciato la scorsa volta, conto di aggiornare tutti i lunedì… blocco dello scrittore permettendo!

 

Whatsername: Pare proprio che noi due ci scambiamo i complimenti. Ho letto le tue One-Shot e le ho trovate eccellenti, quindi sono onorata di ricevere un tuo giudizio positivo!

 

arc : Grazie davvero per i complimenti riguardo allo stile, ma devo dire che quello che ho gradito di più è stato l’accenno alla mia “delicata sensibilità”: per una che ha la fama della strega senza cuore è proprio un bel passo avanti!

 

daffydebby: Ciao Mente Eletta! Che piacere ritrovarti tra i miei recensori! Devo dire che le nostre stimolanti chiacchierate mi sono mancate…

Sono contenta che anche tu abbia trovato strepitoso Ron con il mantello dell’invisibilità… Io la penso come te ovviamente, sai quanto io trovi adorabile quel ragazzo… Peccato che Hermione non la pensi come noi!

 

 EDVIGE: Grazie per i complimenti. Alternare momenti allegri a momenti tristi è essenziale. La vita è già abbastanza difficile, non mi pare proprio il caso di affliggere la gente anche con le fanfiction!  

 

 

Avviso : So che avevo promesso di aggiornare con regolarità ogni lunedì, ma le promesse sono fatte per essere infrante!

Sfortunatamente la scrittura del terzo capitolo si sta mostrando più faticosa e difficile del previsto, quindi credo che nella migliore delle ipotesi non riuscirò a postare non prima della metà della settimana prossima.

Mi dispiace davvero.

MM1981

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Capitolo 3
*** La lealtà della serpe ***


Capitolo terzo

Capitolo terzo

La lealtà della serpe

 

Un raggio di sole impertinente colpì il viso di Harry Potter, strappandolo bruscamente dalle braccia di Morfeo. Il ragazzo decise di prendersi ancora qualche minuto prima di aprire gli occhi, continuando pigramente a crogiolarsi nel tepore del suo letto. Poi, con un considerevole sforzo, lasciò che le sue palpebre si schiudessero, regalandogli la solita confusa vista della stanza. La mano corse veloce al comodino alla ricerca dei fidati occhiali e, una volta inforcatili, il giovane si preparò di malavoglia ad abbandonare quel morbido giaciglio di calde coperte.

 

Appena varcata la soglia della camera un delizioso odore attirò la sua attenzione, spazzando via il consueto malumore mattutino.

«Torta alla melassa» sussurrò, fiutando l’aria come uno Snaso in cerca di tesori.

Quel paradisiaco effluvio segnalava chiaramente la presenza della nuova ospite.

Harry scese le scale a due a due e fece il suo ingresso in cucina «Buongiorno, Gin! » esclamò felice, osservandola preparare la tavola per la colazione «Devi essere una specie di dono del cielo! »

 

«Buongiorno a te, Harry!» gli fece eco allegra la ragazza «Ho solamente preparato un torta, non c’è affatto bisogno di profondersi in tali manifestazioni di gratitudine!»

 

«Bè, la torta alla melassa è la mia preferita e in questa casa nessuno sa cucinare… Credo che tu possa ufficialmente ambire al titolo di mia Coinquilina Preferita! » replicò lui serissimo, prima di agguantare un coltello e tagliarsi una fetta di dolce di dimensioni pantagrueliche.

 

«Hey, guarda che deve bastare anche per gli altri! Non essere egoista Potter!» lo riprese la giovane con un’espressione severa che a Harry ricordò molto Molly Weasley.

 

«Oh, di quello non mi preoccuperei mica… » fece lui con aria noncurante «Quei due non mangiano mai dopo una lite! Fa tutto parte del loro rituale romantico… Sai …La passione celata , il bruciante tormento… Travolti da questo vortice di emozioni i nostri piccioncini non possono certo curarsi di cose terrene e triviali come il cibo!»

 

Ginny lo guardò sbigottita e un tantino irritata «Non dovresti parlare di loro in questo modo…» disse in tono di ammonimento «Quei due soffrono davvero, Harry. Stamattina quando mi sono alzata sono andata a controllare che Hermione stesse bene, ma la porta era bloccata e quando ho bussato non mi ha nemmeno risposto! »

 

«Tutto normale!» la tranquillizzò il giovane, continuando a ingozzarsi di torta con immutato entusiasmo «Avrà fatto il solito incantesimo imperturbabile alla porta… Hermione ha sempre bisogno di un po’ di tempo da sola per sbollire dopo uno dei suoi alterchi con Ron…»

 

«Sembra che tu abbia maturato una certa esperienza in materia » constatò lei ammirata «Non è che per caso sapresti anche spiegare la strana assenza di mio fratello a quest’ora del mattino? Non è proprio da lui alzarsi all’alba…»

 

«È presto detto…» affermò Harry con aria di superiorità «sarà sicuramente andato a cercare qualcosa di speciale per farsi perdonare da lei! Merlino quei due sono così prevedibili!» terminò trangugiando il suo caffelatte.

 

« Se lo dici tu… »  concesse scettica Ginny «Io però sono veramente preoccupata… La lite di ieri è stata così orrenda… »   

 

«È vero» convenne lui «in effetti credo sia stata una delle peggiori  cui abbia mai avuto la sfortuna di assistere… Ron dovrà inventarsi qualcosa di incredibilmente brillante questa volta! Ma sta’ tranquilla … Faranno pace!»

 

«Tu credi?» domandò Ginny ancora titubante, sedendosi di fronte a lui e cominciando a mangiare lentamente la sua fetta di dolce  «Non sarò il caso che uno di noi due parli con entrambi e…»

 

Harry scosse la testa terrorizzato «Non se ne parla nemmeno!» dichiarò in un tono che non ammetteva repliche di sorta «Credimi, è un errore che ho fatto anch’io in passato… Facevo la spola da una parte all’altra, tentando di mettere la buona, e sai qual è la cosa che mi sentivo dire più di frequente? » 

 

«No. Quale?»

 

«”Vai al diavolo, Harry!”, subito seguita da “Fatti gli affari tuoi, Harry!”… quindi potrai facilmente comprendere la mia scarsa propensione a occuparmi ancora delle loro beghe! »

 

«Dunque  tu ritieni  sia meglio lasciare che se la sbrighino da soli?»

 

«Assolutamente sì» affermò lui con tranquillità «Vedrai, tuo fratello  riuscirà a farsi perdonare… Ti stupiresti nel constatare quanta inventiva riesca a tirare fuori pur di intenerire Hermione! Una volta ha ordinato i suoi libri in ordine alfabetico e li ha catalogati tutti in uno schedario…  »

 

Ginny sgranò gli occhi incredula: non era da Ron perdere tanto tempo dietro a una cosa così noiosa!

 «Stai scherzando? Mio fratello non farebbe mai nulla di simile! »

 

«Oh, l’ha fatto eccome!» assicurò Harry «E lei si è sciolta come neve al sole… Ha quasi pianto! ... E poi c’è stata quella volta in cui le ha costruito una cuccia nuova per Grattastinchi… »

 

«Ah! Questa è una balla, Potter! » disse lei scuotendo la testa incredula «Ron ha sempre detestato quel gatto… »

 

«Ti sbagli! Ora quei due si adorano… Ron lo lascia persino dormire nel suo letto! Credimi, da quando tuo fratello ha realizzato di essere cotto di Hermione ha cominciato a fare quello che fanno tutti gli uomini innamorati…»

 

« Cioè?» domandò la ragazza incuriosita

 

«Strisciare… » rispose Harry, cacciandosi l’ultimo boccone di torta in bocca e sorridendo sornione.

 

Ginny gli indirizzò uno sguardo torvo e vagamente risentito prima di replicare acida «Quindi tu credi che amare voglia dire umiliare se stessi? ».

 

«No, credo che voglia dire smussare gli angoli del proprio carattere e mettere da parte l’orgoglio… Essere disposti a fare dei sacrifici per rendere felice la persona con cui si sta…» tentò di spiegare Harry, scegliendo le parole con estrema cura, nel tentativo di non indispettire nuovamente la sua amica.

 

Il volto di Ginny si rilassò all’istante «Questo è un bel modo di vedere la cosa… C’è del romanticismo nascosto nel suo cuore, Signor Potter!» constatò con un certo compiacimento.

 

«Sì» scherzò lui «sono un duro dal cuore tenero!»

 

Ginny lo scrutò per qualche minuto inarcando un sopracciglio «Un duro? Tu? … Ma fammi il piacere!»

 

«Sembri sempre dimenticare che ho salvato il mondo, bellezza! Ce ne fossero di uomini come me in giro!» si vantò il giovane, raddrizzandosi sulla sedia e gonfiando il petto, mentre la ragazza si accasciava sul tavolo scossa dalle risa.

 

«Tu mi farai morire dal ridere Harry! Sei a dir poco esilarante quando ti dai le arie da Super Eroe! »

 

Proprio in quel momento con il consueto, sonoro Crack! Ron fece la sua apparizione in cucina, recando un delizioso cestino colmo di profumatissime gardenie.

«Buongiorno, gente!» esclamò sorridente il nuovo arrivato, sistemando il cesto nel posto dove solitamente sedeva Hermione e porgendo con delicatezza uno degli splendidi fiori alla sorella.

 

 «Oh, Ron! Che meraviglia!» esclamò Ginny mentre lo annusava estasiata «sembrano proprio quelle che crescevano nel parco di Hogwarts… Hanno un profumo incantevole!»

 

«Non sembrano…» la corresse il fratello con un sorriso soddisfatto stampato sulla faccia «… SONO le gardenie che crescono nel parco della scuola: i fiori preferiti da Hermione!» 

 

«E di grazia, Ron, come diavolo hai fatto a procurartele? » indagò Harry incuriosito.

 

«Oh, non è stato molto difficile…» spiegò il rosso «ho usato un po’ di polvere magica per contattare Silente e chiedergli se poteva mandare Dobby a raccoglierne alcune e portarle a Hogsmeade, dove mi sono materializzato per prenderle… Un gioco da ragazzi, insomma! » disse schioccando le dita per enfatizzare il concetto.

 

«Stai dicendo che hai tirato giù dal letto una delle personalità più illustri del mondo magico alle sei del mattino per un mazzo di fiori? » domandò Harry attonito.

 

«Non è un mazzo di fiori, Harry! È IL mazzo di fiori!» obiettò prontamente l’amico con l’aria di chi non comprendeva affatto quale fosse il problema «E poi ti assicuro che Silente non era affatto infastidito, anzi, ha detto che a lui sembrava un’idea geniale!»

 

«A volte quell’uomo si comporta come una vecchia pettegola!» ribatté Harry sbuffando «… Ci crederesti? Quando vado a trovarlo non dimentica mai di chiedermi come vadano le cose tra Ron e Hermione!» disse poi rivolto a Ginny.

 

«Davvero? Un altro fan della coppia?» si informò la ragazza divertita.

Nel corso degli anni gran parte dei loro amici e conoscenti aveva preso a considerare le schermaglie tra il più giovane dei maschi Weasley e la sua migliore amica un piacevole e divertente argomento di conversazione. Ognuno di loro poteva vantare una propria tifoseria e i gemelli da tempo accettavano scommesse sul giorno e il luogo in cui i due si sarebbero scambiati il primo bacio.

 

«Cos’è questa storia dei fan?» chiese incuriosito il rosso.

 

«Nulla, Ron… Sciocchezze!» rispose prontamente Harry che a causa della cronica indecisione dei due aveva già perso una piccola fortuna a completo beneficio di Fred e George  «In effetti credo che Silente abbia ragione: hai avuto proprio una bellissima idea!» continuò cercando di cambiare argomento il più velocemente possibile.

 

«Trovi?» fece Ron con una punta di ansia nella voce «Sai… Non sono del tutto sicuro che basterà così poco per placare l’ira di Hermione…»

 

«Noi terremo le dita incrociate per te fratellone!» lo incoraggiò Ginny con calore «Io lo trovo un pensiero …» ma le parole le morirono in gola alla vista di un’Hermione ancora evidentemente arrabbiata e ferita.

 

«Buongiorno, Harry e buon giorno anche a te, Gin. » esordì la ragazza, prendendo posto intorno al tavolo ed evitando accuratamente lo sguardo del terzo commensale.

 

«Buongiorno, Herm » mormorò timidamente il rosso, aspettando di vedere la reazione della sua amica al regalo.

La giovane scrutò i fiori con circospezione, poi alzò gli occhi per  incontrare quello di lui e, con un movimento del polso talmente elegante che, se fosse stato presente, avrebbe fatto certamente commuovere il professor Vitious, declamò «Wingardium Leviosa!» facendo fluttuare il cesto sino al secchio della spazzatura, accanto al quale lo fece ricadere bruscamente.

 

Ron prese atto della sconfitta con molta compostezza, anche se nei suoi luminosi occhi azzurri era possibile leggere nitidamente tutto il suo dispiacere.

«Bene, io vado… Ho un allenamento molto presto oggi…» disse con un fil di voce prima di smaterializzarsi.

 

«Una fetta di torta, Hermione?» propose solerte Ginny per rompere il silenzio imbarazzante che si era creato dopo la mesta uscita di scena di suo fratello.

 

«No, grazie, non ho molta fame…  » si giustificò educatamente l’altra, rivolgendole un tiepido sorriso «Ti sei fermata a dormire qui stanotte? » domandò dopo un attimo di esitazione.

 

«Sì, a dire il vero contavo di rimanere qui per un po’ di tempo se la cosa non vi dispiace…» rispose la rossa improvvisamente imbarazzata.

 

Il sorriso di Hermione si fece molto più aperto e caloroso «Sarà meraviglioso averti qui, Gin!» disse di getto.

Poi, però, un’ombra attraversò il suo sguardo  «Ma Blaise…»

 

«Io e Blaise abbiamo chiuso» dichiarò Ginny in tono definitivo.

 

«Oh, mi dispiace così tanto. Sembravate molto uniti…» commentò Hermione, sinceramente dispiaciuta per lei.

 

«Veramente il farabutto l’ha tradita» si lasciò sfuggire Harry in preda alla rabbia che lo aveva colto al solo udire il nome del Serpeverde. Ancora non riusciva a comprendere come mai quell’idiota avesse deciso di buttar via il suo rapporto con Ginevra, umiliandola in quel modo.

 

«Harry!» lo riprese Ginny, visibilmente infastidita da quell’inopportuno commento «Il nostro rapporto era già finito da tempo Herm, non è stata solo colpa di Blaise…» aggiunse mestamente tornando a rivolgersi alla ragazza.

 

«Gli uomini sono tutti dei bastardi immaturi!» sentenziò Hermione, lo sguardo corrucciato e gli occhi fiammeggianti e nuovamente colmi di indignazione.

 

«Hey!» obbiettò offeso Harry «si dà il caso che seduto a questo tavolo ci sia uno di quei “bastardi immaturi”!»

 

«Oh, ma non parlavo mica di te! Tu sei un tesoro Harry!» si affrettò a rassicurarlo la bruna  «Vero, Ginny, che lui è un tesoro? »

 

«Sì, un tesoro… Un tesoro che non sa tenere la bocca cucita, ma pur sempre un tesoro! » rispose la giovane con un pizzico di sarcasmo.

 

«Hem…io andrei… » annunciò il ragazzo alzandosi da tavola ed evitando di guardare Ginevra.

 

«Harry, guarda che io stavo scherzando!» lo avvertì lei, soffocando a stento una risatina «Non ho segreti per Hermione. Le avrei raccontato tutto più tardi!»

 

«Oh … Non vedo l’ora» le fece eco l’altra «Finalmente una bella chiacchierata tra donne! È così frustrante avere sempre a che fare con maschi insensibili» terminò con un sospiro sconsolato.

 

 «Guarda che io sono sempre qui! » fece Harry sventolando una mano per segnalare la sua presenza.

 

«A parte te, Harry caro! » risposero le due ragazze all’unisono, scoppiando a ridere.

 

«Siete due streghe crudeli!» protestò lui «E adesso che vi siete coalizzate temo che per me e il povero Ron saranno tempi duri!»

 

«Durissimi, Potter» lo avvertì Ginny, avanzando verso di lui con aria minacciosa e ammiccante  «Adesso che io sono qui nessuno recherà più offesa a questa povera ragazza! » decretò con un segno di intesa a Hermione.

 

«Ti assicuro che la “povera ragazza” sa difendersi benissimo da sola! Io e tuo fratello righiamo dritti come soldatini…» puntualizzò Harry.

 «Merlino! È tardissimo!» esclamò poi, gettando uno sguardo veloce al suo orologio « Io devo proprio andare… Herm tu non vieni?»

 

«Sì, certo. Dammi solo un momento…  » rispose lei alzandosi da tavola ed estraendo la bacchetta «Accio fiori!»

Il cesto si sollevò da terra e in men che non si dica le atterrò tra le braccia «Queste gardenie sono splendide… Sarebbe un peccato gettarle via!» constatò in tono pratico.

«Le porto di sopra e andiamo… E guai a voi se dite una sola parola a Ron!» disse lanciando ai suoi amici uno sguardo minaccioso prima di guadagnare l’uscita.

 

Harry e Ginny la fissarono senza dire una parola, poi si scambiarono uno sguardo carico di significato e sorrisero.

 

«Tipico!» commentò il giovane «Ti divertirai qui con noi, Gin! Quei due sono proprio uno spasso!»

 

«Credo che tu abbia ragione, Harry… Era un’eternità che non mi sentivo così serena, non riesco a smettere di sorridere!» confermò lei raggiante.

 

«Bene, allora non farlo! Sei molto più bella quando sorridi…» si lasciò sfuggire d’istinto il ragazzo, facendola arrossire furiosamente.

 

«E tu sei davvero adorabile, Potter!» ribatté lei in tono scherzoso, tentando di dissimulare il suo imbarazzo. Il sentirsi rivolgere degli apprezzamenti  così espliciti da lui le faceva sempre un certo effetto. Harry riusciva a esercitare su di lei una sorta di strano potere; sentire il suo sguardo addosso le regalava la sensazione di essere al centro dell’universo…

 

«Harry, io sono pronta!» avvisò Hermione facendo capolino in quel momento dalla porta della cucina e riportandola bruscamente alla realtà «Passa una buona giornata, Gin, ci vediamo stasera!»

 

«Già, sarà meglio andare…» bofonchiò il giovane non riuscendo ancora a capire cosa l’avesse spinto a rivolgere quel goffo complimento a Ginny «Appena finito il lavoro andrò a recuperare le tue cose… »

 

«Ti ringrazio. Non sarà troppo difficile… è già tutto impacchettato!» lo rassicurò lei « …E buon lavoro a entrambi! »

I sue due amici risposero con un breve gesto di saluto prima di smaterializzarsi alla volta del Ministero lasciandola sola in quella che da quel giorno sarebbe stata la sua nuova casa.

Ginevra si guardò lentamente intorno e, ancora una volta, sentì l’impulso di sorridere.

 

 

********

 

Harry  era immerso ormai da ore nella lettura dei rapporti che i suoi colleghi Auror gli avevano inviato dalla Francia. Dieci giorni di missione e ancora nessuna traccia di Lucius Malfoy. Eppure le segnalazioni da parte della popolazione magica locale erano state numerose…

 

Il desiderio di assicurare quell’uomo alla giustizia era ciò che lo spingeva ogni mattina ad alzarsi dal letto.

Stanarlo e fargli pagare a caro prezzo le sue innumerevoli colpe, non ultima quella di aver organizzato il sequestro di Ginny, era diventato il suo principale obbiettivo come Auror e come uomo.

Istintivamente il suo sguardo si posò su uno dei manifesti segnaletici affissi alla parete del suo studio e fu catturato dal metallico bagliore di due superbi e distanti occhi grigi. Non si scorgeva alcuna emozione in quegli occhi freddi.

Lucius Malfoy non era capace di provare nulla all’infuori di un’insana smania di fama e potere. Una brama così bruciante e prepotente da distruggere tutto ciò che incontrava lungo il cammino verso il suo obbiettivo.

Harry odiava le persone di quel tipo… E le temeva. Era stato un uomo mosso da quelle stesse effimere ossessioni a uccidere i suoi genitori diciotto anni prima e a privarlo della possibilità di avere una vita normale.

La normalità era un lusso di cui il giovane non aveva mai potuto godere; travolto dagli eventi e obbligato ad affrontare un destino che sembrava inesorabilmente tracciato, non aveva mai avuto tempo per concentrarsi su se stesso, dando un senso alla propria esistenza.

Nemmeno la sconfitta di Voldemort era riuscita a restituirgli la sua vita. La consapevolezza che alcuni dei suoi seguaci fossero ancora a piede libero tormentava le sue notti e guidava le sue azioni durante il giorno.

Non c’era tempo per altro…

 

«Non riuscirai a ucciderlo col pensiero, fidati. Ci ho già provato parecchie volte…» disse una voce priva di calore, destandolo dal corso dei suoi pensieri.

Harry si voltò per incontrare degli occhi apparentemente identici a quelli che aveva fissato sino a un minuto prima. Anche questi possedevano il freddo colore del metallo e tradivano una sorta di regale superbia, ma un osservatore più attento avrebbe potuto scorgere in essi un turbinio di emozioni, la più forte delle quali, almeno in quel momento, era la rabbia.

«Buongiorno, Malfoy» 

 

«Ti prego, non chiamarmi con quel nome» fu l’infastidita e scostante risposta «Il semplice pensiero di dover condividere ancora qualcosa con quell’individuo mi dà la nausea» disse poi entrando nella stanza e prendendo posto di fronte a lui.

 

«Scusa, Draco, le vecchie abitudini sono dure a morire… Anche tu mi chiami ancora per cognome, dopotutto» si schermì Harry abbozzando un sorriso.

Avvicinarsi al suo più acerrimo nemico e scoprire di avere molte cose in comune con lui era stato uno dei passi più difficili da compiere durante il suo processo di crescita e maturazione. Draco gli aveva insegnato a non vedere ingenuamente tutto bianco o nero, gli aveva mostrato che il bene e il male vivevano inestricabilmente intrecciati, che dalla più cupa oscurità a volte poteva nascere la luce.

 

«Scusami tu. Non volevo essere scortese. È che detesto essere così simile a lui… e portare il suo maledetto nome non fa che rammentarmi quanto di quell’uomo ci sia ancora in me» ammise mestamente, mentre nei suoi occhi la rabbia lasciava lentamente il posto all’amarezza.

C’erano giorni in cui il bruciante rancore che provava per suo padre sembrava divorarlo, erano i giorni in cui trovava più difficile guardarsi allo specchio senza odiare se stesso.

Un tempo la straordinaria somiglianza con colui che gli aveva dato la vita era stata motivo di orgoglio, ma adesso l’idea di possedere la spietata e inquietante bellezza dei Malfoy lo faceva sentire per la maggior parte del tempo sporco e inadeguato. Sapeva bene che il suo aspetto avrebbe sempre urlato al mondo ciò che lui voleva a tutti i costi relegare nell’oblio.

 

«Non è niente» lo rassicurò Harry con una marcata nota di ironia «Ho imparato a convivere con il tuo caratteraccio da Serpeverde diverso tempo fa!»

 

«Francamente, Potter, preferivo quando tentavi di saltarmi al collo o di lanciarmi contro qualche incantesimo… Non sopporto la stucchevole gentilezza da eroe magnanimo che mi riservi adesso!» replicò il biondo Auror, concedendosi finalmente di sorridere.

 

«Credo che dovrai abituarti… Impersonare l’ero magnanimo è uno dei miei passatempi preferiti!» scherzò il giovane «In ogni caso… Qual buon vento ti porta, Draco? Ti è forse tornato in mente qualcosa riguardo a Lucius? Domani i ragazzi torneranno dalla missione in Francia senza aver concluso nulla… » disse poi visibilmente contrariato.

 

«Vi ho già detto quello che sapevo. Ricordo che mio… Lucius si era recato spesso in Francia subito prima della caduta dell’Oscuro Signore. Credo si trattasse di una faccenda piuttosto importante ma non saprei dirti nulla di più preciso… Mi spiace. Sai che sarei più che felice di riuscire a incastrare quel bastardo» affermò Malfoy con grande risolutezza.

Catturare suo padre e sbatterlo ad Azkaban sarebbe stata fonte di estrema gioia per lui: in questo modo avrebbe finalmente punito il responsabile della morte di sua madre.

 

«Allora a cosa devo il piacere della tua visita? » chiese il Grifondoro incuriosito.

 

«A dire il vero si tratta di qualcosa di personale… Il lavoro non c’entra…»

 

«Dimmi pure» lo incoraggiò Harry sempre più perplesso. Era vero che tra lui e Draco non c’era più l’astio di un tempo, ma non si poteva certo dire che i due fossero amici intimi.

 

«Si tratta di Weasel baby… Volevo dire Ginny!» si corresse il ragazzo  subito dopo aver notato l’espressione indignata sul volto del suo interlocutore «E non fare quella faccia! Stavo solo scherzando…Voi Grifoni siete così suscettibili! »

 

«Malfoy, taglia corto!» sbottò Harry sinceramente scocciato.

 

«Ok, sta’ calmo… Non volevo mica offendere la tua dolce Ginevra! » lo blandì l’altro «Il fatto è che …»

 

«Merlino Draco! Che sarà mai? Non ti sarai mica innamorato di lei?» disse Harry in un tono che suonò più carico di preoccupazione di quanto avesse voluto.

 

«No, tranquillo… Anche se non posso negare che la ragazza sia proprio un bel bocconcino!» lo prese in giro il Serpeverde, sapendo di toccare un tasto dolente «Il problema è che credo di aver visto Zabini in atteggiamenti un po’ troppo affettuosi con qualcuno che non sembrava proprio essere Ginny! » buttò fuori tutto in una volta.

 

«Chi?» chiese Harry in tono inquisitorio.

Dal momento in cui aveva appreso del tradimento di Blaise non aveva smesso un istante di domandarsi quale donna potesse aver spinto l’idiota a mettere sotto scacco il suo rapporto con Ginevra.

 

«Cho Chang…» rispose Draco con un’espressione di profondo disgusto «Una che è stata a letto praticamente con tutto il Corpo degli Auror! Io credo che Zabini sia completamente impazzito…»

 

«È quello che ho pensato anch’io» affermò Harry distratto… Perché diavolo Ginny non gli aveva detto che “l’altra” era Cho Chang?

 

«Vuoi dire che lo sapevi già?» lo incalzò Malfoy « Morgana! Ho passato giorni terribili tormentandomi nell’incertezza sul da farsi e TU lo sapevi già?»

 

«Ginny me lo ha detto solo ieri, veramente… E mi sembra di capire che tu te la sia presa piuttosto comoda prima di sputare il rospo!»  disse l’altro in tono di rimprovero.

 

«Ascolta» tentò subito di giustificarsi l’altro «Blaise era un mio compagno di casa, non siamo mai stati grandi amici, ma non mi sembrava giusto metterlo nei guai! »

 

«Be’ ci si è messo da solo nei guai portandosi quella a casa e facendosi sorprendere da Ginny, ti pare? » ribatté Harry infuriato. Ogni volta che ripensava a quella storia il sangue gli andava alla testa. Ginny non meritava tutto questo!

 

«In effetti è strano…» commentò pensoso il biondo «Non è da Serpeverde agire in maniera così grossolana… Insomma, se c’è una cosa che noi seguaci di Salazar sappiamo far bene è mentire e dissimulare! Sembra quasi che Zabini avesse tutta l’intenzione di farsi scoprire…»

 

«Che cosa vuoi dire?» fece l’altro perplesso.

 

«Quando l’ho visto insieme alla Chang non ha fatto nulla per coprire la cosa … Non mi ha nemmeno domandato di tenere la bocca chiusa, e adesso tu mi dici che l’ha anche portata a casa… Se tu stessi tradendo la tua ragazza ti comporteresti così, Potter?» domandò incuriosito il Serpeverde.

 «Ma che ti chiedo a fare! Tu sei il dannato Harry “Correttezza è il Mio Secondo Nome” Potter! Tu non tradiresti mai la tua ragazza!  » aggiunse poi scuotendo la testa e ridacchiando.

 

«Sei esilarante… davvero, Malfoy… Esilarante!» replicò il diretto interessato in tono acido «Ma in effetti quello che dici ha un senso… Credo che dovrò scambiare due paroline con Zabini al suo ritorno…»

 

«Hey, Hey…Frena gli Ippogrifi!» cercò di calmarlo Draco «Guarda che io ho evitato di parlarne con Ron proprio perché speravo che tu avresti affrontato la questione con maggiore diplomazia!»

 

«Non ho mica detto che voglio sfidarlo a singolar tenzone… Ho solo detto che ho intenzione di parlargli» lo tranquillizzò Harry «Vorrei sentire le sue ragioni… Non credo che stia seriamente pensando di instaurare una relazione duratura con Cho, lei non è proprio il tipo!»

 

«Sì» convenne l’altro «  E lui non mi sembra il tipo da giocare così con i sentimenti delle persone… È sempre stato un Serpeverde anomalo… Troppo per bene! » disse con una punta di biasimo nella voce.

 

«Se fossi in te non lo prenderei tanto in giro, Draco!» lo avvertì Harry sorridendo «Quello che hai appena fatto è un gesto molto nobile… Il Grifondoro che c’è in te sta inesorabilmente prendendo il sopravvento!». Era sinceramente colpito dalla lealtà dimostrata dal giovane Malfoy, quel ragazzo stava veramente facendo del suo meglio per affrancarsi dall’ombra del padre.

 

«Spero proprio che non sia così, Potter. Il giorno in cui scoprirò di essere diventato come te dovrò uccidermi! » affermò l’altro con convinzione «… E poi ero in debito con Ginevra… lei è sempre stata gentile con me, non mi ha mai guardato come se fossi un mostro… Quella ragazza riesce sempre a vedere del buono in tutti».

 

«Lei è speciale…» concordò Harry con un sospiro che indusse il Serpeverde a sorridere.

 

«È proprio questo quello che mi preoccupa…  Spero che non abbia intenzione di perdonare quell’imbecille di Zabini!  » disse poi accigliandosi. Per quanti sforzi potesse fare non sarebbe mai riuscito a comprendere del tutto la nobiltà d’animo e l’inclinazione al perdono dei Weasley…

Si era scontrato con esse tre anni prima quando, contro ogni possibile logica, Ron, il ragazzo che lui aveva sempre cercato di umiliare e ferire con ogni mezzo, gli aveva salvato la vita senza esitazioni e senza pretendere nulla in cambio, e continuava a sbatterci contro ogni qual volta un membro di quella strampalata famiglia gli rivolgeva un sorriso o un gesto di saluto incrociandolo nei corridoi del Ministero.

Si era arrovellato a lungo tentando di venire a capo di quei comportamenti a suo avviso privi di senso e… un giorno aveva capito: i Weasley erano brava gente, non possedevano alcuna malizia e non conoscevano sentimenti quali il rancore o la smania di vendetta, sentimenti che, sfortunatamente, lui non era ancora stato capace di bandire del suo cuore.

 

«No, non credo proprio…» rispose Harry con malcelata soddisfazione, catturando nuovamente la sua attenzione «Ginny ha detto che con quello ha chiuso e ieri sera si è trasferita a Grimmauld Place. Zabini ha avuto la sua possibilità con lei, e l’ha sprecata» concluse il giovane Grifondoro con una durezza che non gli era propria.

 

Gli occhi di Draco furono attraversati da un breve guizzo di comprensione  e il suo istinto da Serpeverde si fece nuovamente avanti con prepotenza.

La conversazione aveva preso una piega dannatamente interessante, dandogli la possibilità di dedicarsi a una delle sue attività preferite: giocare al gatto e al topo con Harry “Candore” Potter.

 «…E adesso tocca a te, finalmente!» disse con aria saccente aspettando di vedere la reazione che il suo commento avrebbe suscitato nel Bambino Sopravvissuto.

 

Harry spalancò gli occhi esterrefatto «Cosa diavolo stai cercando di insinuare ?» esclamò infastidito.

 

Draco scosse la testa e un ghigno derisorio gli si stampò immediatamente sul volto pallidissimo: Potter era sempre così tremendamente prevedibile!

«Sto solo dicendo che adesso che hai una ragazza - cito testualmente- “speciale” in giro per casa potresti anche deciderti a cominciare a vivere! »

 

«Il fatto che io non vada a letto con ogni giovane donna che incontro non vuol dire che io non abbia una vita! E, per tua informazione, io e Ginny siamo solo amici… Ma naturalmente non mi aspetto che tu capisca!  » ribatté agitatissimo Harry.

 

Malfoy lo squadrò per qualche minuto in assoluto silenzio poi accavallò le gambe  e cominciò a parlare in tono pratico e condiscendente «Io invece direi che capisco benissimo, Potter! Tu soffri della Sindrome dell’Eroe… Ti sei caricato il tuo bel fardello di responsabilità sulle spalle e hai deliberatamente evitato di concederti ciò di cui avevi bisogno… Niente divertimento, niente amore e per carità… Niente sesso, siamo Gryffindor! Francamente, credo che i prigionieri ad Azkaban se la godano più di quanto non abbia mai fatto tu!»

 

«Stronzate, Malfoy!» sbottò Harry incredibilmente alterato: quel maledetto Serpeverde stava tirando un po’ troppo la corda per i suoi gusti! Come diavolo si permetteva di sbattergli in faccia quel mucchio di… scomode verità?

 

«Ne sei convinto? Vuoi forse dirmi che sei felice? Che la tua vita ti piace esattamente così com’è? » chiese Draco con la solita irritante flemma «Potevo anche comprendere il tuo punto di vista finché Voldemort era ancora vivo… Ma adesso cosa ti trattiene, Potter? Perché in questi sei mesi non sei uscito con nessuna? Che io sappia le offerte non ti mancano… Potrei presentarti io stesso qualche affascinante strega…» buttò lì con noncuranza il biondo.

 

«Ti ringrazio, ma la mia ragazza ideale ha un unico requisito essenziale…» replicò l’altro riacquistando un minimo di autocontrollo.

 

«Ovvero?»

 

«Non deve essere stata a letto con te! Il che esclude il 50% della popolazione femminile britannica!» rispose acido Harry, sperando così di aver posto fine una volta e per tutte a quell’imbarazzante conversazione: farsi psicanalizzare da Draco Malfoy non rientrava esattamente nelle sue priorità.

 

Il Serpeverde gli rivolse un altro dei suoi irritanti sorrisetti «Non trovi che sia deliziosamente ironico?» chiese sinceramente divertito dalla situazione.

 

Harry scosse la testa e sospirò « Proprio non capisco a cosa tu ti riferisca…»

 

«Trovo semplicemente esilarante il fatto che una persona disgustosamente  onesta e sincera come te riesca poi a mentire con tale facilità a se stessa!» proclamò il giovane con tranquillità «Ti riesce così difficile ammettere di provare qualcosa per Ginevra Weasley? »

 

«Assolutamente no! » rispose Harry sostenendo lo sguardo del ragazzo seduto di fronte a lui «Io adoro Ginny così come adoro Hermione e Luna, loro sono le mie più care amiche.»

 

«Il fatto che tu sia finito a letto con una di queste tue “care amiche” la dice lunga sulla tua coerenza in materia di sentimenti!» lo rimbeccò Malfoy perdendo improvvisamente parte della sua serenità.

 

«Cosa c’è, Draco? Ho forse toccato un tasto dolente…» lo prese in giro il Grifondoro.

 

Improvvisamente sembrava fossero tornati ai tempi della scuola, quando erano capaci di rivolgersi solamente parole taglienti come pugnali. Nessuno dei due era disposto a cedere e ad abbassare lo sguardo in segno di resa.

E poi, inaspettatamente, fu il Serpeverde a mollare la presa sull’avversario; i muscoli del viso si rilassarono lentamente e il giovane proruppe in una  sonora risata «In effetti hai proprio centrato un tasto dolente, Potter… Il vecchio Salazar sarebbe fiero di te!  » ammise amaramente «Ma sappiamo bene che Luna non c’entra, non è di lei che stavamo parlando… e nemmeno di me… » continuò facendosi nuovamente serio.

 

Vedere Draco abbassare la guardia e mostrarsi così vulnerabile a uno dei suoi attacchi aveva lasciato in Harry uno strano senso di confusione e disagio. Sebbene non avesse tirato in ballo Luna espressamente per ferirlo, non poté fare a meno di sentirsi in colpa. Non era onesto giocare con le emozioni della gente…

 

«Scusa, è stato un colpo basso.» ammise sinceramente dispiaciuto.

 

Malfoy alzò i suoi occhi grigi su di lui e sogghignò «Sono un Serpeverde, i colpi bassi sono il mio pane quotidiano… E comunque avrei agito nello stesso modo se qualcuno mi avesse messo alle strette come io stavo facendo con te!  » aggiunse assumendo nuovamente un’aria tronfia.

 

«Io non mi sentivo affatto messo alle strette!» lo contraddisse prontamente Harry, buttando gli occhi al cielo spazientito.

 

«E va bene, Potter! Hai vinto! » rispose il biondo alzando le mani in segno di resa «Tu non sei innamorato di Ginny Weasley. Non hai quasi ucciso Blaise quando hai saputo che i Mangiamorte l’avevano portata via da casa sua e non sei rimasto accanto a lei per due giorni aspettando che si svegliasse! »

 

«Questo non vuol dire nulla e tu lo sai…» replicò Harry in un tono che a lui stesso suonò poco convinto «…I Weasley sono l’unica famiglia che io abbia mai conosciuto, lei è come una sorella per me» 

 

Draco lo fissò per qualche minuto prima di scoppiare a ridere «Sono abbastanza sicuro di non aver mai sorpreso Ron a fissare Ginny nello stesso modo in cui fai tu. Dovresti vederti… Con i tuoi occhioni verdi adoranti!» disse tentando di riacquistare un po’ del suo aplomb.

 

 

«Io non la fisso affatto con occhi adoranti!» affermò il Grifondoro, rendendosi conto di non essere affatto sicuro della veridicità delle sue parole.

 

«Ascoltami, Potter» lo apostrofò il giovane Malfoy con tranquillità «Non sto cercando di estorcerti una confessione contro la tua volontà. Voglio solo darti un consiglio: non sprecare la tua opportunità di essere felice. Magari mi sbaglio, forse Weasel baby non è la ragazza giusta. Il punto è che prima o poi dovrai cominciare a guardarti intorno!»

 

«Lo farò, Draco.» assicurò Harry con un leggero sorriso «Tu invece dovresti proprio smetterla di guardarti intorno e cominciare a focalizzare le tue energie su ciò che realmente vuoi» terminò lanciandogli uno sguardo pieno di significato.

 

«Certe cose sono semplicemente al di fuori della nostra portata…» tagliò corto il ragazzo abbassando lo sguardo.

Un imbarazzante silenzio calò nella stanza e quando il Serpeverde parlò di nuovo fu solo per dissipare la tensione che si era creata.

«Dunque è per via di quello che è successo alla  sorella che Weasel era così nervoso stamattina? » chiese cercando di cambiare argomento.

 

«Perché? » domandò subito Harry preoccupato «Cosa ha combinato?»    

 

«Oh, nulla di grave… Ha solo umiliato uno degli Auror anziani durante l’allenamento! » dichiarò l’altro soddisfatto.

 

«Sarà meglio che vada a parlarci…» disse il Grifondoro alzandosi dalla sua sedia.

 

«Non ne vedo il motivo!» lo fermò Draco, gli occhi nuovamente carichi di rabbia «Il combattimento è stato assolutamente corretto, Weasley ha vinto lealmente… E ha anche dato una lezione a uno di quei palloni gonfiati che hanno contestato la nostra ammissione al Corpo!»

 

Harry si lasciò cadere nuovamente sulla sedia «Siamo stati ammessi tra gli Auror senza terminare il nostro periodo di addestramento, è per questo che gli anziani non ci vedono di buon occhio!» spiegò il ragazzo tentando di placare il suo amico.

 

«Per la barba di Merlino, Potter!» sbraitò Malfoy perdendo definitivamente il controllo « Tu hai  ucciso Voldemort! Io, Weasley e Zabini abbiamo riempito le celle di Azkaban di Mangiamorte e la Granger ha perfezionato il rituale che ci ha permesso di  sconfiggere l’Oscuro Signore! Abbiamo gettato via la nostra infanzia! Non posso credere che tu non ritenga di meritare ciò che hai ottenuto!»

 

«Non ho detto questo, Draco…» tentò di blandirlo il giovane «Tento solo di capire le loro ragioni. E in ogni caso Ron non dovrebbe lasciare che i suoi problemi con Hermione interferiscano col lavoro» asserì convinto.

 

«Allora si trattava della Granger?» chiese il biondo incuriosito «Cos’è successo questa volta? »

 

Hary si trovò a sorridere nuovamente: nessuno sapeva resistere alle rocambolesche avventure di Ron e Hermione, erano l’equivalente magico delle soap-opera babbane!

«Lei è andata a cena con Krum e lui l’ha pedinata col mantello dell’invisibilità, facendosi beccare come un idiota!» disse in tono da cospiratore sporgendosi sulla scrivania.

 

«E pensare che io glielo avevo anche detto di stare attento perché il tuo mantello era troppo corto! » sbottò Malfoy indispettito.

 

«Ah! La brillante idea era tua, dunque!» esclamò  attonito il Grifondoro. Da quando in qua Draco Malfoy e Ron Weasley andavano in  giro a braccetto scambiandosi consigli su come spiare la sua migliore amica?

 

«Be’, io devo la vita a quel ragazzo e sul momento l’idea mi era sembrata buona! » tagliò corto Draco.

 

«In futuro cerca di non assecondare la delirante gelosia di Ron! Non gli fai certo del bene… Il povero Krum è assolutamente inoff…   »

 

«Questo lo dici tu, Potter!» lo interruppe bruscamente l’altro «La nostra Star Bulgara è già riuscita a strappare un bacio alla bella e ti assicuro che non si accontenterà di quello!»

 

Harry si nascose il volto tra le mani disperato: avrebbe dovuto chiedere al comandante Stevens di dare turni separati a Ron e Draco!

«Hermione gli ha detto molto chiaramente di non provare nulla per lui! Sono solo amici. » obbiettò ormai allo stremo delle sue forze.

Parlare con Malfoy era dannatamente stressante!

 

Il Serpeverde si alzò dalla sedia, scosse mestamente la testa e gli rivolse uno sguardo di somma pietà e disapprovazione « Tu sei proprio un ingenuo Potter! Quello vuole ben altro! Sono sei anni che le gira intorno, pensi seriamente che getterà la spugna senza essere riuscito nel suo intento?»

 

«Non credo che uno passi tutto quel tempo a corteggiare una ragazza solo per portarsela a letto!»  disse Harry in tono ragionevole.

 

«È inutile discutere con te! Non riesci proprio a capire…» lo compatì l’altro «Comunque adesso devo proprio andare. Arrivederci!»

 

Il Grifondoro lo osservò uscire dalla porta e si accasciò stremato sul tavolo.

Quella sarebbe stata una lunghissima giornata…

 

Continua …

 

 

Note dell’autrice:

 

Chi ha letto i libri di Harry Potter o qualche fanfiction in inglese probabilmente lo sa già, per tutti gli altri mi sembra corretto spiegare che Weasel, che in inglese vuol dire donnola, è il modo in cui solitamente Draco Malfoy apostrofa Ron. Il nostro rosso preferito d’altro canto si rivolge al Serpeverde chiamandolo bouncing ferret, ovvero furetto rimbalzante!

 

 

Questa settimana sono riuscita ad aggiornare praticamente in tempo ma vi preannuncio che la prossima non aggiornerò affatto. La scrittura del quarto capitolo è ancora agli albori e, in ogni caso, la mia adorata beta va in vacanza …e io mi rifiuto di pubblicare senza il suo bene placet!

Vi aspetto tra due settimane!

Lo so che è una seccatura e che preferireste passare immediatamente alla lettura di un’altra fanfiction, ma vi sarei immensamente grata se sprecaste due minuti del vostro tempo per lasciare una recensione facendomi sapere cosa vi piace, ma soprattutto cosa non vi piace, di questa storia.

Avanti…

È solo un piccolo sforzo!   

 

Ringraziamenti:

 

Come al solito, grazie ad AvaNa Kedavra: se non ci fossi bisognerebbe inventarti!

 

 

 

Daffydebby: In effetti per adesso non riesco proprio a scrivere velocemente. Questa storia sta risultando molto più difficile della precedente, quindi credo che mi prenderò i miei tempi!

Per quanto riguarda Harry devo dire che nel sesto libro mi sembra già alquanto maturato e il mio personaggio è di tre anni più grande, quindi è piuttosto normale che abbia messo un po’ più di sale in zucca!

Ginny avrà ancora da soffrire purtroppo, ma tu confida nel lieto fine…

Ron è sempre il solito…ma a noi piace così… e anche a Hermione!

 

Blacky: Credo che saremo destinate a scontrarci, perché anch’io amo Ron!

Scrivere le liti tra lui e Hermione costituisce sempre una gran fonte di divertimento…

 

Anduril: Sono contenta che la storia ti piaccia e che tu abbia intenzione di leggerla anche se è pre-HBP.

 

PEPERO: Grazie davvero per i complimenti! Lo so che Ron si merita le reazioni di Hermione, ma detesto doverlo far soffrire! Io adoro quel ragazzo…

 

Iago: Ciao! Non ci sono molti ragazzi che navigano nei siti di fanfiction e, non sono sicura, ma credo che tu sia il primo a recensire un mio lavoro (il tuo nick è decisamente maschile!). Ho trovato una coincidenza a dir poco straordinaria che fosse proprio Iago a recensire il capitolo con la citazione dall’Othello!

Ti ringrazio per i complimenti e, dal momento che sei così comprensivo, ti avviso sin da ora che il prossimo capitolo porterà un serio ritardo, anche perché la mia beta va meritatamente in ferie!

 

EDVIGE: Sei una romanticona! Sono veramente contenta che tu ti sia divertita…

 

 

 

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