La Mia Grande Famiglia Speciale

di Viandante88
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La mia vita coi Cullen ***
Capitolo 2: *** Strane Sensazioni ***
Capitolo 3: *** Cambiamenti ***
Capitolo 4: *** Anche in capo al mondo ***



Capitolo 1
*** La mia vita coi Cullen ***


1: La mia vita coi cullen.

 

Quando ero piccola e mio papà Charlie mi diceva che non dovevo parlare a nessuno della mia ‘grande famiglia speciale’, non riuscivo a coglierne la ragione; non riuscivo a capire che cosa ci fosse in lei di diverso da tutte le altre. Mio zio Carlisle e mia zia Esme erano persone dall’aspetto estremamente affascinante, e più buone e gentili al mondo, ero certa, non ne esistevano.

Carlisle faceva il medico, era paziente e con un autocontrollo impressionante. Bello come una star del cinema, dai capelli biondi, gli occhi dorati e la pelle pallida.

Esme, la mia zietta, era dolcissima e disponibilissima, nei confronti di tutti. Era bassa e magra, ma stupenda, con quei suoi occhi topazio e i suoi lunghi capelli castano-biondo scuro.

Invece i miei cugini qualcosa di stravagante lo avevano sicuramente…

Alice aveva una passione sfrenata per lo shopping; comprava tutto ciò poteva sembrare adatto o a lei stessa o a un qualsiasi componente della famiglia, senza badare a spese, inoltre adorava organizzare ogni tipo di festa, anche quando non era particolarmente desiderata; io, ad esempio, non amavo molto festeggiare, partecipare a balli o vestirmi da bambolina, ma avevo imparato che dirle di no era solo un modo per aumentare la sua voglia di fare. In casa era soprannominato il folletto compra tutto, un po’ per la sua mania, ma anche per il suo aspetto. Alice aveva un modo di fare estremamente aggraziato, sembrava ballare a ogni passo; era piccola e magra ma energica e bellissima; i suoi capelli corti, neri e sbarazzini facevano da contorno a un viso bianco latte e a due occhi sempre attivi.

Jasper era un tipo servile, non particolarmente socievole, ma davvero buono. La sua unica vera passione era Alice. Si amavano profondamente. Oh, non temete, non si tratta di incesto; ancora non ho detto che tutti loro sono stati adottati dai miei zii, per cui non vi è alcuna parentela di sangue.

Anche la sua pelle era marmorea e pallida. I suoi capelli erano del color del miele; era alto e magro, ma molto muscoloso.

Rosalie… be, che dire di Rosalie, lei era meravigliosa. Era la ragazza più bella che avessi mai visto in vita mia. I suoi capelli erano biondi, lunghi e leggermente mossi; il suo viso candido come neve era paragonabile alla perfezione stessa; pareva quasi una bambola di porcellana.

Non era particolarmente loquace, e quando parlava era solitamente molto schietta e sincera. Diceva sempre ciò che pensava, anche se ciò significava offendere il prossimo. Avevo come la sensazione che non avesse mai accettato realmente la presenza di me e Charlie a casa loro, e nonostante oramai fossero passati ben 17 anni, aveva sempre il timore che uno di noi due possa diffondere il loro ‘segreto’.

Una cosa che sapevo di certo è che era innamorata cotta del suo ‘scimmione’: Emmett.

Emmett  era decisamente l’orsacchiotto di casa, io gli ero affezionatissima. Fin da piccola mi aveva sempre insegnato a difendermi dai bulli, anche se ne papà ne gli zii erano d’accordo  (e lo sono tutt’ora!) col suo modo di risolvere i problemi. Em amava lottare, amava combattere, amava tutto ciò poteva essere risolto a suon di pugni. Lo divertivano le sfide e non aveva paura di nulla; credevo di non averlo mai visto seriamente preoccupato per qualcosa; soprattutto però, amava la sua Rose, con tutto il cuore. Anche la sua bellezza superava ogni limite; era muscolosissimo e alto più di un metro e novanta; capelli ricciolini e scuri e la sua forza era incredibile, il suo asso nella manica.

Edward. Edward era… strano. Non lo vedevo spesso sorridere, litigavo spesso con lui. Lo trovavo troppo, troppo musone. Pensava sempre, troppo per i miei gusti; sembrava avere sulle spalle tutti i problemi del mondo. Certo era gentile e per la sua famiglia sarebbe morto, ma era anche enigmatico e illeggibile.

Comunque, dovevo ammettere, che la sua bellezza non mi era indifferente. Nonostante tutti a casa Cullen fossero di una bellezza che andava al di la di una comune bellezza umana, lui, almeno per la sottoscritta, aveva un fascino che superava tutti.

Muscoloso ma slanciato, dai spettinati capelli bronzei e dalla carnagione marmorea. Il suo viso era composto da lineamenti così regolari e perfetti, che nemmeno le marcate occhiaie violacee vi stonavano, anzi, lo rendevano, se possibile, ancor più bello.

Non parlavamo mai di cose serie, ma chissà, forse adesso che ci eravamo trasferiti a Forks le cose sarebbero cambiate, visto che, per la prima volta in diciassette anni, mi sarei ritrovata a frequentare la loro stessa scuola. Considerando che, in questo sperduto paese, costantemente piovoso e oscurato dalle nuvole, non vi erano altri licei a disposizione.

Mio padre era riuscito a trovare posto come capo della polizia locale senza difficoltà; io per scherzare lo chiamavo Capo Swan a ogni occasione. Carlisle invece non aveva avuto problemi, visto il suo curriculum, a farsi assumere presso l’ospedale; erano stati ben lieti e onorati di poter avere un medico capace come lui nel loro staff.

Per noi ragazzi invece era giunto il primo, fatidico, giorno di scuola. Come sempre tutti i compagni avrebbero notato la differenza tra me, normale ragazza dai capelli castani, dagli occhi color cioccolato, alta un metro e sessantacinque e dal delicato peso di cinquantacinque chili, e i miei presunti, bellissimi, stupefacenti, cugini. Essere dei vampiri, e non poterlo dire, aveva i suoi vantaggi.

Adesso poi, che mi avrebbero visto a diretto contatto con loro nella stessa scuola, sarebbe stato ancora peggio, già lo sapevo. Ovunque andavano riuscivano a guadagnarsi dei ‘fan’ in meno di un minuto. Non che gli invidiassi, io odiavo stare al centro dell’attenzione, solo mi infastidiva che venissi in continuazione messa a confronto; non era giusto, nemmeno erano umani!

Ma, ovviamente, non potevo e non volevo, dir nulla. Mai avrei rivelato a qualcuno la loro vera natura. Erano persone troppo importanti per me e anche per Charlie.

Carlisle ci aveva accolto nella sua casa quando mio padre era rimasto solo, senza un tetto sopra la testa, con una neonata tra le braccia. Mia madre lo avevo lasciato solo poco dopo la mia nascita, e lui, che ancora non aveva un posto di lavoro sicuro, non era più riuscito a pagare l’affitto e tutte le spese, per poter mantenere sua figlia.

Certo, all’inizio non fu entusiasta della verità riguardo i Cullen, ma dopo, conoscendoli meglio, non ha più nutrito… ehm, cioè… avuto alcun dubbio su di loro; persone meravigliose.

Ci siamo trasferiti spesso nel corso degli anni; non invecchiando mai non possono permanere troppo nello stesso luogo; comunque è stata una bella vita, fantastica.

“Isabella Swan!” Mi chiamò mio padre prima che potessi oltrepassare la soglia della nostra nuova, enorme casa. “Dove credi di andare conciata in quel modo. Copriti quel pezzo di pancia!”

Sbuffai rumorosamente. “Papà questa maglietta…”

“Gliel’ho regalata io, Charlie!” Si intromise Alice, incrociando le braccia al petto, quasi offesa.

Mai contestare gli abiti comprati dal folletto compra-tutto!

Mio padre indietreggiò impercettibilmente, ma lei gli era già a pochi centimetri dal viso.

“Non che non lo avessi previsto…” Iniziò pensierosa. “Ma aspettavo lo dicessi.” Si accigliò, soddisfatta. “Quella magliettina le sta benissimo; il verde mare è il suo colore!”

Charlie alzò le mani in segno di resa e se andò, scuotendo il capo.

“Io, capo della polizia, mi faccio mettere i piedi in testa da una ragazzina…”

“Avanti Charls!” Cercò di consolarlo Emmett. “E’ una ragazzina di qualche anno più di te!”

Li diede una pacca sulla spalla, che mio padre non attese a strofinarsi, poi, tutti insieme uscimmo.

Loro presero la Volvo argentata di Edward, mentre io salii sul pick up rosso, vecchietto, regalatomi da Charlie pochi giorni prima. Certo non era il massimo, ma mi piaceva molto. Dopo tutto era la mia prima macchina.

“Cercherò di non superarti subito…” Edward si schernì della sottoscritta, dandomi un buffetto sulla testa, facendomi così voltare.

In tutta risposta feci una pernacchia. “Chi va piano…”

“Non arriva!” Mi anticipò lui, mostrando la lingua a sua volta.

Da qualche tempo era diventato più scherzoso nei miei confronti; mi resi conto di preferirlo silenzioso e riflessivo!

Giusto qualche secondo, il tempo di scaldare il motore e mettere la marcia, e la loro auto era già sparita all’orizzonte. Sospirai, misi in funzione i tergicristalli per liberare il vetro dalle fastidiose goccioline di pioggia, e mi diressi verso il liceo.

Quando arrivai vidi all’istante la Volvo già parcheggiata, ma mi stupii nel vedere Edward, poggiato alla sua fiancata, in attesa. Mi fece un cenno con la mano, indicandomi di posteggiare a fianco a lui.

“Mi hai tenuto il posto?” Domandai, sorpresa, mentre chiudevo la portiera difettosa.

“Casualità.” Si limitò a rispondermi, e probabilmente era davvero così.

“Wow…” Dissi alzando lo sguardo verso la struttura. “Com’è…”

“Deprimente!” Concluse la frase Alice per me, che era sbucata al mio fianco. “Ci vorrebbe un po’ di colore e…”

“Alice!” La rimbeccò Edward, squadrandola. Già sapeva cosa aveva in mente e bloccò la sua idea sul nascere.

“Ma Eddino caro…”

In quanto vampiri i componenti della famiglia Cullen possedevano anche delle capacità sensazionali. Alice era in grado di prevedere gli eventi futuri, anche se non sempre erano certi. Lei vedeva le scelte che una persona prendeva nell’esatto momento in cui le faceva; ma le scelte potevano sempre cambiare.

Edward invece poteva leggere nella mente degli individui, fino a una certa distanza, con un eccezione però: la sottoscritta, Bella Swan. Non si sapeva il motivo ma la mia testa li era ignota.

E per fortuna!

“Hey, bella addormentata…” Mi richiamò. “Che aspetti? E’ ora di entrare.” Mi mostrò il suo consueto sorriso sghembo che aveva uno strano effetto magnetico su di me. Deglutii e mi preparai ad affrontare il mio primo giorno di scuola con i fratelli Cullen…

 

 

 

 

Ciao a tutti! Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto! L’ispirazione mi è venuta così, all’improvviso, e in tutta sincerità non so quanto spesso riuscirò a postare, (non ho tempoooo) ma farò del mio meglio, promesso! Be, fatemi sapere che ne pensate, mi raccomando!

Grazie per aver letto!

Salutoni!

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Capitolo 2
*** Strane Sensazioni ***


2: strane sensazioni

 

Non appena oltrepassata la soglia d’entrata, gli occhi di tutti gli studenti si soffermarono incuriositi e increduli, sui Cullen. Nessuno si accorse di me che, senza attendere, mi allontanai come un granchio da loro, lanciando occhiate attonite a quei ragazzi e quelle ragazze che parevano avere la bava alla bocca. Scossi la testa e cercai la segreteria.

“Eccola…” Aprii una porta in vetro scorrevole e mi ritrovai davanti a un bancone. Dietro questo, affaccendata a sistemare alcuni documenti, vi era una signora sulla cinquantina, dalla chioma rossa tinta, paffutella e non molto alta, ma dall’aria simpatica.

Mi preparai a richiederle l’orario delle mie lezioni, ma qualcuno mi anticipò, ponendosi al mio fianco e poggiandosi di peso al bancone.

“Buongiorno Signora, siamo i Cullen. Potremmo avere per cortesia i nostri orari?”

Sbuffai scocciata, dando spontaneamente una gomitata al fianco di Edward, dimenticandomi che sarei stata io a farmi male, non certo lui, duro come pietra.

Nell’alzare lo sguardo la signora rimase per un momento a bocca aperta nel vederlo, poi sbattendo più volte le palpebre si riprese, mostrò quello che doveva essere il suo consueto sorriso di circostanza e si affaccendò alla ricerca di ciò che le era stato richiesto.

“E’ davvero un piacere avere così tanti nuovi studenti!” Esclamò nell’estrarre una cartelletta blu scura, dalla quale tirò fuori qualche foglio.

“La ringrazio.” Disse con gentilezza Edward, per poi rivolgere alla sottoscritta un’occhiata soddisfatta e vanitosa.

Feci finta di nulla e mi rivolsi anche io alla signora Grace, come riportato sul cartellino.

“Potrei avere anche il mio, per favore. Sono Isabella Swan.”

Mi osservò con circospezione, poi i suoi occhioni verdi si spalancarono, come se le si fosse accesa una lampadina. “Oh, la cugina!”

Annuii, cercando di non sentire la risatina divertita del mio presunto cugino, che si coprì la bocca con una mano.

Usciti da quella piccola stanzetta, nella quale la segretaria continuava imperterrita a sorridere, come se avesse una paralisi, guardammo finalmente le nostre lezioni.

“Biologia…” Sussurrai tra me, iniziando a cercare con lo sguardo la classe giusta.

“Credo che potremmo cercarla assieme.” Affermò Ed senza alzare gli occhi dal suo foglio.

“E perché mai…” Prima di concludere la frase realizzai. “Non dirmi che…?”

“Biologia!” Affermò lui, mostrandomi la scritta.

Mi buttai una mano sulla faccia. “Uffi!”

Salutammo gli altri e con passo rapido ci dirigemmo verso l’aula. Quando arrivammo ancora non c’era il professore così prendemmo posto in uno dei banchi liberi. Io mi sedetti in uno in seconda fila, accanto alla finestra.

“Ciao!” Esclamò una voce allegra.

Mi voltai. Un ragazzo carino, biondo, occhi azzurri, dal fisico sportivo mi osservava con curiosità, mostrandomi un gran sorriso. “Ciao.” Risposi, facendo un cenno con il braccio.

“Io sono Mike Newton! Molto piacere!” Mi protese la mano, curvando lievemente la schiena per arrivarci.

“Isabella Swan, ma puoi chiamarmi Bella.”

“Anche bellissima se vuoi.” Strizzò l’occhio. “E’ libero questo posto?” Con il capo indicò il banco al mio fianco.

“Ehm…”

“No.” Edward arrivò all’improvviso, buttando di peso la sua borsa a tracolla nera sulla superficie, come per segnarne la proprietà, dopo di che rivolse a Mike un’occhiata estremamente scocciata.

“Edward Cullen. Il cugino.” Affermò, sedendosi, senza nemmeno guardarlo.

“Cugino?” Chiese perplesso il ragazzo in un sussurro.

“Beh, non siamo proprio cugini. Non abbiamo legami di sangue. Solo che siamo cresciuti insieme e…”

“E io la controllo.” Concluse per me Edward, estraendo dallo zaino il suo libro. Quasi sembrava non stesse parlando con nessuno.

Lo guardai, allibita da quell’affermazione.

“Ok…” Si limitò a dire Mike, allontanandosi di qualche passo, e non appena fu fuori dalla portata di Ed, mi fece un cenno con le mani, sibilando: “A dopo.”

Certo non poteva immaginare di non poter sfuggire alla vista di Edward Cullen. Soprattutto considerando che tanto leggeva i suoi pensieri come fossero frasi scritte su un foglio.

“Senti un po’, tu!” Protestai a bassa voce, per non attirare altra attenzione indesiderata.

“Quello non mi piace.”

Sgranai gli occhi. “E a me dovrebbe importarmene? Se non ti dispiace le amicizie me le scelgo da sola e…”

Si voltò verso di me, inchiodandomi coi suoi occhi al momento dorati. “Quello non mi piace.”

Ripeté, accigliandosi.

Mi venne spontaneo deglutire, ma non mi feci sottomettere. “ A me invece piace. E molto. E’ carino e pare anche simpatico.” Questa volta cercai di non guardarlo, altrimenti sarebbe riuscito sicuramente a incantarmi.

Dalla sua bocca uscì una risatina impercettibile. “Non sapevo avessi quel genere di gusti.”

Disse poi con tono di critica. “Pensavo che ti piacessero tipi più…” Ancora mi guardò, intensamente. “Particolari.”

In quel momento la soglia fu attraversata dal professore, che intimò il silenzio alla classe.

Dopo quelle parole non dissi nient’altro. Nn sapevo cos’ altro dire in realtà.

Non riuscii neppure a stare attenta alla lezione però. Quella sua ultima frase continuava a rimbombarmi nel cervello, e senza rendermene conto continuai a rivolgergli occhiate fulminee, incapace di resistere. La sua mano sinistra era poggiata con disinvoltura accanto al mio astuccio; io non smettevo di fissarla. Dentro sentivo crescere la voglia irrefrenabile di prenderla e di stringerla alla mia…

La campanella suonò, svegliandomi fortunatamente da quell’ipnosi.

La prossima ora avrei avuto inglese. Non era la stessa materia di Edward e sentii un moto di delusione esplodermi nello stomaco.

Lo salutai con aria un po’ triste, cercando di non darlo troppo a vedere, e feci per andare nella direzione opposta alla sua, ma qualcosa di freddo mi bloccò il polso, tirandomi indietro.

La stretta di Ed era ferrea ma delicata. “Non fare stupidate.” Borbottò al mio orecchio, per poi lasciarmi andare con lentezza, quasi con dispiacere.

Sentii chiaramente le mie guance accendersi di un rosso intenso e uno strano formicolio invadermi la pelle. “Ok.” Solo quella parola uscì dalla mia gola. Nessuna protesta, nessuna offesa. Solo ‘ok’.

Appena giunta nell’aula successiva Mike tornò all’attacco, assicurandosi per bene che Edward non fosse nei paraggi. Mi invitò ad accomodarmi accanto a lui e mi presentò Jessica.

Una ragazza non molto alta, un po’ robusta ma molto formosa; capelli castani e occhi verdi. Pareva un tipo abbastanza socievole ma anche superficiale dal suo modo di comportarsi.

Sembrò infastidirsi parecchio quando Mike le chiese si sedersi accanto a un’altra loro amica, Angela, per lasciare il posto accanto al suo a me. In effetti non le diedi tutti i torti.

Cercai di convincerlo che mi andava benissimo sedermi davanti, ma nemmeno ascoltò le mie obiezioni.

L’ora di pranzo arrivò in fretta e quando arrivai in sala mensa i miei ‘ cuginetti’ erano già seduti attorno al tavolo più isolato di tutti, come fosse stato fatto apposta. Alice mi fece un cenno evidente di raggiungerli.

“Oh, non rimani a pranzare con noi?” Domandò Angela, una ragazza molto carina e fine, alta e magra, dai capelli castano chiaro e gli occhi marroni. Avevo parlato con lei solo cinque minuti, ma avevo già capito che era la tipologia di persona che piaceva a me. Al contrario di Jessica non la divertiva ficcare il naso in questioni altrui.

Mi voltai verso Alice, evitando di proposito lo sguardo di Edward, senza un motivo preciso, e le feci capire che mi fermavo coi miei nuovi amici.

Durante ogni singolo boccone sentii gli occhi di qualcuno puntati alla mia schiena; cercavo di non voltarmi, sapendo benissimo a chi appartenessero. Che cosa diamine voleva? A cosa erano dovute tutte quelle attenzioni? All’improvviso realizzai. ‘Charlie’. Pensai tra me, scuotendo appena il capo. Sicuramente era stato lui a chiedere a Edward di tenermi sotto controllo, ovviamente. Come avevo fatto a non pensarci subito? Che stupida, e io che credevo… Nulla.

“Hey, Bella? Che succede?” Il vocione allegro di Mike mi svegliò dai miei pensieri.

Presi un respiro profondo. “Niente, niente! Allora di che parlate?”

“Di una gita a La Push piccola, e tu sei invitata. Bisogna aspettare solo il tempo giusto. Un bel sole!” Esclamò il biondino sognante, come fosse qualcosa di irrealizzabile.

Tutti scoppiammo a ridere di quella sua espressione. In effetti non mi sarebbe dispiaciuto uscire con delle persone nuove; non avevo mai fatto particolari amicizie. Inoltre nei giorni di sole i Cullen rimanevano assenti da scuola. Essendo vampiri non potevano assolutamente esporsi ai suoi raggi. La loro pelle al solo contatto iniziava a brillare come interamente ricoperta di minuscoli diamanti, e di sicuro non era una cosa naturale per un umano, ma per la sottoscritta era un qualcosa di assolutamente affascinante. In quei giorni infatti, da sempre, la famiglia Cullen ne approfittava per andare a cacciare nelle foreste o nei boschi, o sulle montagne. Ovviamente non si nutrivano di sangue umano, loro avevano fatto una scelta diversa; vegetariana la definiscono. Hanno scelto di nutrirsi di sangue animale: lupi, orsi, leopardi e soprattutto cervi, a seconda di quello che offre il territorio. Sono ammirevoli. Certo sono comunque attratti dagli umani e fanno un grande sforzo per resistere, ma da anni oramai ci riescono, nonostante vivano a stretto contatto con me e Charlie.

Anche la campana di fine lezioni giunse, segnando la fine del primo giorno di scuola.

“Be, allora a domani Bella.” Mi salutò Mike, con un po’ di dispiacere nella voce.

“Già, a domani Bella.” Ripeté Jess, decisamente più contenta.

“Ciao!” partecipò Angela.

Salutai tutti e mi diressi verso il mio pick up, e con grande stupore vidi la Volvo ancora ferma, col motore acceso.

“Come mai non siete andati?” Domandai, aprendo al portiera.

“Ho detto io a Eddy di aspettarti!” Esclamò Alice. “Non ti ho vista per tutto giorno!”

Sorrisi e rivolsi spontaneamente lo sguardo a Edward. Aveva gli occhi fissi davanti a se; sul viso un’espressione corrucciata, forse arrabbiata. Tornai a osservare Alice che in tutta risposta si strinse nelle spalle.

“Possiamo andare ora?” Domandò austero l’autista, ancora senza rivolgermi un’occhiata.

Nemmeno ebbe il tempo di dire sì, che era già uscito dal parcheggio a tutta velocità.

“Ma che li è preso?” Salii in macchina e diedi un pugno al volante. “Cavoli!  E’ insopportabile!”.

 

 

 

Eccovi il secondo capitolo, spero vi piaccia!

RINGRAZIAMENTI:

*Grazie Giulia_Cullen! Sono felice che ti sia piaciuto, spero sarà lo stesso con questo nuovo capitolo. Tra poco scoprirai cosa prova Edward, promesso! Anche se un po’ si capisce… hihihi!

*Grazie nanerottola! Speriamo ti incuriosisca sempre di più… =)

*Grazie Twilighterina! Mi auguro possa piacerti anche questo secondo capitolo!

*Grazie Jenny95! Eccoti il secondo! Fammi sapere! =)

*Grazie giuly97! Con la speranza che continui a piacerti e a incuriosirti!

 

Un GRAZIE poi a tutti coloro che hanno letto e leggeranno!

Bacio!

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Capitolo 3
*** Cambiamenti ***


3: Cambiamenti.

 

Non avrei mai immaginato che, una volta giunta a casa, il mio umore potesse addirittura peggiorare…

Non appena spalancai la porta di ingresso con veemenza, dettata dalla rabbia inespressa che sentivo in corpo, carpii all’istante qualcosa di strano negli sguardi tristi e tremendamente seri di Charlie, Carlisle ed Esme, che mi osservavano con la fronte corrugata, nel palese intento nel prepararsi a parlarmi. Sicuramente non era nulla di buono.

“Ehm, che succede?” Poggiai con delicatezza inaudita lo zaino a terra, senza mai distogliere gli occhi dai loro visi.

“Bells…” Cominciò mio padre, grattandosi il naso nervosamente. “C’è una cosa che dovrei dirti.”

Mi accigliai.

“Noi togliamo il disturbo.” Disse cortesemente lo zio.

“Vi lasciamo soli.” Aggiunse la zia, prendendo sotto braccio il marito. E si avviarono al piano di sopra con passi svelti ma silenziosi.

Quando tornai a guardare Charlie, era già seduto sul divano. Teneva le mani incrociate, rigirando le dita.

“Papà… che succede?” Domandai raggiungendolo. Mi invitò con un cenno del capo ad accomodarmi di fronte a lui, sulla poltrona preferita di Carlisle, color bianco panna.

“Vedi cara, di per se non devo comunicarti qualcosa di così spiacevole, anzi direi che, guardata dal verso giusto, è anche piuttosto bella…” Temporeggiava. Lo faceva sempre quando si trovava in difficoltà.

Lo esortai a continuare con un gesto della mano.

Deglutì rumorosamente. “ In verità è già da un po’ che ci penso. Avevo intenzione di parlartene prima di agire, ma oggi, inaspettatamente è giunta l’occasione, e non ho saputo… non ho voluto rifiutare.” Finalmente tornò a guardarmi negli occhi, e questa volta con decisione.

“La centrale mi ha, anzi, ci ha, assegnato una casa Bella. Una casa molto carina; tutta per noi.”

Spalancai gli occhi dallo stupore, incredula. “Vuoi… Vuoi andartene? Perché?”

Cercavo di trattenermi, di non urlare, ma ero convinta che se anche avessi voluto, la mia voce sarebbe comunque rimasta uno spiffero; la tempesta non era ancora pronta.

“Io…” Non lo lasciai finire.

“Non capisco papà! Noi viviamo con i Cullen da sempre! Perché vuoi andar via?!”

Iniziavo a sentirmi agitata e impaurita. Non volevo andarmene.

“Lo so, lo so Bells, e sarò sempre grato loro per ciò che hanno fatto per noi. Ma non possiamo continuare a condurre questa vita; è giusto fermarci adesso, stabilirci in un solo luogo. E Forks mi pare quello giusto.”

Abbassai la testa; fissavo il pavimento in linoleum senza ragione.

“Mi rendo conto che sarà difficile.” Riprese lui in risposta al mio silenzio. “Però sono certo che è la cosa migliore. Carlisle ed Esme capiscano perfettamente la mia posizione; nonostante siano tremendamente dispiaciuti, rispetteranno la mia decisione e faranno il possibile, ancora una volta, per sostenerci.”

Strinsi i pugni sulle ginocchia; sentivo le braccia, il corpo tremare. “Per cui… hai già deciso?”

Sussurrai appena.

“Sì, Bells.” Si limitò a rispondere. Il suo tono era mortificato.

“Quando… quando dovremmo andarcene?”

“Be, la casa è già arredata. Giusto una leggera ripulita, magari una sbiancata, ed è pronta.

Direi che per il fine settimana potremmo… trasferirci.”

Annuii. “Bene. Comincerò a metter via le mie cose.” Mi alzai, ancora traballante, e mi avviai verso le scale; nella testa solo il desiderio ardente di arrivare al più presto in camera mia e buttarmi sul letto, dando sfogo a quelle lacrime che già sentivo farsi strada nei miei occhi.

“Bella, aspetta!” Mi padre mi chiamò, palesemente preoccupato, ma non mi voltai.

Continuai imperterrita a trascinarmi su per gli scalini.

Al primo piano, poggiata alla porta della sua stanza, c’era Alice. In viso un’espressione così triste che, se avesse potuto, ero certa avrebbe pianto.

“Non era previsto…” Sussurrò appena. “E’ stato improvviso…”

Mi sforzai di sorridere. “So che altrimenti mi avresti avvertita.” Le dissi. E mantenendo lo stesso sorriso falso, continuai a salire.

Finalmente arrivai alla porta della mia stanza, e ancora a qualche passo di distanza allungai il braccio verso la maniglia dorata.

“Intendi andartene?” Un’improvvisa voce melodiosa mi fece sobbalzare. La riconobbi subito, senza nemmeno il bisogno di voltarmi.

“Sì Edward. Non credo di avere altre opzioni.” Feci spallucce, continuando a rimanere girata. Non volevo assolutamente che mi vedesse in faccia. Ormai le fastidiose gocce salate mi avevano invaso le guance. “Mi spiace, ora non avrai più nessuno da torturare. Ma vedrai che troverai una degna sostituta che…”

“Io voglio nessuna sostituta!”

Improvvisamente me lo ritrovai davanti,no a pochi centimetri dal mio viso. Le sue braccia mi teneva inchiodata al muro, bloccandomi ogni via d’uscita. Il suo viso era talmente vicino al mio che potevo sentirne il respiro gelido e fruttato sulle labbra.

Ero così sorpresa e imbarazzata che mi dimenticai come si parlava.

Prima che potessi ricordarlo, Edward alzò una mano e con un dito mi asciugò dalle lacrime; sul suo volto a quella vista si formò una smorfia di dolore, come se fosse stato trafitto da mille spade.

Abbassò il capo; vedevo le sue spalle tremare. “Resta.” Sussurrò appena.

“Io… non posso…” Non aggiunsi altro. passai sotto il braccio ancora steso contro la parete e mi rifugiai svelta in camera. Mi chiusi al porta alle spalle e in quel momento fu come se le gambe cedettero sotto il peso del mio corpo. Seduta sul pavimento freddo mi lasciai andare ad un lungo ma silenzioso pianto.

 

Il giorno dopo c’era il sole. Appena sveglia vidi i suoi raggi insistere per penetrare nelle fessure delle veneziane. Mi vestii con fatica; non avevo chiuso occhio, mi sentivo stanca e disidratata.

Era chiaro dal rossore quante lacrime avessi versato. Mi sciacquai più volte la faccia, nella speranza di rimediare almeno un po’.

Quando scesi in cucina mi resi conto, per mia fortuna, che la casa era già vuota. Probabilmente i Cullen ne avevano approfittato per andare a caccia, come sempre quando c’era una bella giornata, mentre papà era sicuramente già uscito.

Avevo pensato tutta notte all’ambigua reazione di Edward riguardo ‘la notizia’, chiedendomi a cosa potesse esser dovuta. Alla fine ero arrivata alla conclusione che, nonostante i nostri continui battibecchi, vivevamo assieme da molto, ed era comunque un dispiacere. Io ero come una sorella per lui. Già; solo come una sorella.

Ogni volta che ci pensavo provavo una sorta di delusione, ma non capivo il motivo; avrei dovuto esserne felice. Ma perché allora solo il pensiero che non avrei mai potuto esser di più per Edward, mi rendeva così dannatamente triste?

Arrivata a scuola notai subito l’abbigliamento quasi estivo di tutti i miei compagni di scuola; Forks  era il paese più piovoso di tutta la penisola ed evidentemente non erano abituati ad avere temperature più alte per cui, quando accadeva, ne approfittavano.

“Hey! Bella!” Mi salutò Mike con un gran sorriso. Lo sguardo acceso dalla felicità soltanto nel vedermi. Indossava un pantalone a tre quarti largo, color cachi e una maglietta color pesca.

“Ciao Mike.”

“Che ti prende? Sei triste?” Domandò accigliato. La sua attenzione nei miei confronti mi sorprese.

“Ehm, no. Anzi in verità ho anche una bella notizia.” Accennai.

“Davvero? Quale?” Chiese incuriosito.

“Be, mio padre ha preso casa qui. Quindi credo che mi dovrai sopportare per molti, molti anni!”

Ogni parte del suo viso esprimeva gioia. “Sarà un piacere sopportarti!” Esclamò poi. E cogliendomi di sorpresa mi abbracciò, carezzandomi dietro la schiena.

Con un movimento lento ma netto lo scostai. Forse si stava prendendo un  po’ troppe libertà e decisi di dirglielo, ma prima che potessi farlo la campanella suonò.

“Presto andiamo!” Affermò iniziando a correre verso l’entrata.

“Uff…”

Spontaneamente mi voltai verso il parcheggiò, nella vana speranza di veder arrivare la Volvo argentata, ma ovviamente, come ben sapevo non era possibile…

 

 

 

Ciao Ciao!

Allora, che ne pensate di questo nuovo capitolo?

Perdonatemi se ci ho messo tanto e se lo troverete un po’ corto, ma il tempo è quello che è,  e sto facendo del mio meglio… spero mi perdonerete.. ^////^

Bene, passiamo ai ringraziamenti:

*Grazie giuly97! Eccoti un nuovo capitolo. Spero troverai la storia sempre più carina!

*Grazie Batuffolo! Sono felice che la storia ti piaccia e spero sia lo stesso per questo capitolo! Incrocio le dita!

*Grazie Giulia_Cullen! Come avrai capito Edward fa tutto di testa sua… e per un motivo che ormai mi pare palese; anche se non è tanto palese per Bella! Hehehe! Comunque ti ringrazio davvero per il complimento, sono felice ti piaccia come scrivo!

*Grazie Twilighterina! Ringrazio ovviamente anche te per il complimento, mi fa davvero piacere pensiate scrivo bene, ed è per me un onore!

*Grazie Jenny95! Ecco a te il nuovo capitolo, spero possa piacerti come gli altri!

 

Un Grazie poi a tutti voi che leggete, spero continuerete a farlo!

Un grosso bacione!

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Anche in capo al mondo ***


4: ANCHE IN CAPO AL MONDO

 

La sera, quando la famiglia Cullen tornò a casa dalla sua caccia, Edward non era con loro…

Aspettai ancora qualche ora, ma non lo vidi far ritorno. Alla fine mi preoccupai. Sentivo una strana sensazione esplodermi dentro; avevo bisogno di sapere che stava bene; avevo bisogno di sapere che fosse come sempre, a pochi metri da me, nella stanza di fronte alla mia.

Bussai con delicatezza alla porta dello studio dello zio.

“Carlisle…”

“Dimmi, Bella.” Distolse lo sguardo dal suo libro di medicina, e nel socchiuderlo tenne il segno con un dito.

“Ehm, Edward… beh… dov’è?”

Lo sentii sospirare, un gesto automatico ormai. “Credo che per stanotte non tornerà.”

Mi rivolse un’occhiata rammaricata, ma non aggiunse altro, e io non ebbi il coraggio di domandar lui il motivo. Alla fine non erano fatti che mi riguardavano.

“Capisco.” Abbassai il capo verso il pavimento. “Ti ringrazio.” Feci per richiudermi la porta alle spalle ma una mano mi fermò. Carlisle, alla velocità della luce, si era portato a pochi passi da me.

Non mi sarei mai abituata a quella loro odiosa rapidità!

“Non stare in pena. Sai come è fatto Edward. Quando ha qualche pensiero, preferisce starsene da solo e riflettere.” Mi sorrise, un sorriso bello da mozzare il fiato; non mi sentii nemmeno all’altezza di poterlo ricambiare.

Annuii semplicemente e tornai in camera. Mancavano solamente tra giorni al week end; tre giorni e mi sarei trasferita.

“Uffa! Dovresti passarli accanto a me!” Sbottai, calciando come un’ossessa sul letto e buttandomi il faccia il cuscino.

“Di che parli?” Una voce improvvisa, leggermente rauca ma comunque melodiosa, proruppe nel silenzio facendomi sussultare. Mi alzai di scatto, lasciando scivolare il cuscino e mi misi seduta sul materasso; il cuore mi martellava nel petto come impazzito. Edward era comodamente seduto sul davanzale della finestra, ora spalancata, e mi osservava incuriosito. Aveva i capelli bronzei leggermente bagnati dalla pioggia che era iniziata a scendere, e il dolcevita bianco che indossava, lasciava ben poco all’immaginazione. Era davvero un perfetto Dio Greco.

“Ma… ma… ma…”

Scoppiò in una fragorosa risata, una di quelle più rare da sentir provenire dalla sua persona, capace di farti mancare il respiro fino a soffocare. “Hai perso le parole?” Con un solo balzo me lo ritrovai di fronte, proprio a pochi centimetri dal viso; sorrideva beffardamente.

Percepii le mie guance inondarsi di imbarazzo e colorarsi di un intenso rosso pomodoro.

Cercai di ricompormi. “Ma che ci fai qui?” Domandai, indietreggiando.

“Non avevo voglia di entrare dalla porta…”

“Già, immagino sia troppo banale per un vampiro usarla…” Ironizzai. Lui di nuovo sorrise.

Sembrava di ottimo umore.

“Comunque mi pare che anche tu abbia una finestra in camera…” Continuai.

“E’ vero, ma… volevo farti spaventare…” Affermò in tutta sincerità, strizzandomi l’occhio.

“Tu sei odioso!” Feci per colpirlo, ma rapidamente prese il cuscino dal pavimento, e parò il colpo senza troppa difficoltà.

“E tu sei… imbranata!” Nemmeno il tempo di realizzare le sue parole, che già si trovava davanti all’uscita; la mano sulla maniglia.

“Ecco, scappa che è meglio!” Li feci la linguaccia.

“Sei anche spiritosa!” ribatté. Questa volta fu a me che uscì un rantolo dalla gola.

Ancora sghignazzando se andò, lasciandomi sola. Il mio cuore ancora batteva all’impazzata, e non sembrava intenzionato a rallentare; sicuramente non lo avrebbe fatto fino a quando i miei pensieri si fossero soffermati sul suo viso, sui suoi capelli, sul suo fisico scolpito…

Scossi la testa. “Ma che assurdità pensi, Bella!” Mi auto rimproverai, dandomi una manata sulla fronte.

Quella notte non riuscii a prendere sonno; mi girai e rigirai nel letto miliardi di volte. Sentivo caldo e mi scoprivo, poi sentivo freddo, e mi rificcavo sotto le coperte. Finalmente mi addormentai che erano già le quattro del mattino e, ovviamente, quando tre ore dopo suonò la sveglia, la stanchezza fisica mi fece mancare la voglia di alzarmi. Avrei marinato volentieri la scuola.

Il mio sguardo, ancora offuscato dal sonno, volse spontaneamente verso la finestra; dalle veneziane non subentrava nessun raggio di sole, nemmeno l’accenno. Questo mi diede un po’ più di forza e volontà.

Con la lentezza di un bradipo mi vestii, scegliendo a caso degli indumenti dall’armadio bianco a due ante: un paio di jeans scuri, una maglietta in cotone verde militare con cappuccio e le solite all star nere, ormai consumate. Forse era ora di andare a fare un po’ shopping; avevo qualche soldo da parte.

“Giorno Bella!” zia Esme mi accolse con un gran sorriso materno e mi invitò ad accomodarmi al tavolo tondo della cucina, sul quale già mi attendeva una fumante tazza di latte, affiancata dalla scatola dei cereali.

“Grazie zia, ma non c’è bisogno che mi coccoli così tanto.” Le feci presente mostrandole un sorriso per non risultare sgarbata. Apprezzavo le sue attenzioni, ma sapevo che alcune, erano state aggiunte in vista del nostro trasferimento.

“Non dire così…” Affermò, sedendosi al mio fianco e stringendomi un mano con delicatezza.

“Io.. so solo che mi mancherete terribilmente..” Mi osservò con occhi velati di tristezza, ma sulle labbra ostentava un sorriso.

“Anche voi mi mancherete da morire.” Ci abbracciammo forte e rimanemmo strette per un lungo minuto. “Comunque…” Ripresi, asciugandomi una lacrima sfuggita al mio controllo. “Potremo vederci spesso, non cambierà poi molto, no? Anzi direi che sarò sempre qui a rompervi le scatole!”

Ironizzai, sforzandomi di ridere e di non pensare al giorno in cui loro, avrebbero dovuto andarsene da Forks.

“Sarai sempre la benvenuta.”

“Avanti, niente smancerie!” Un vocione improvviso ci interruppe. Era Emmett che si avvicinava grossolano ma silenzioso. “Bella è l’arbitro ufficiale delle nostre partite di baseball! Vero ragazza?”

Chiese tutto allegro, dandomi una pacca sulla spalla, fortunatamente controllata, ma comunque dolorosa.

Mi massaggiai. “Lo dici solo perché io non riesco a cogliere i falli, vista la vostra velocità…”

Sorrise contento, come un bambino. “Esatto!” La sua sincerità disarmava e divertiva allo stesso tempo.

“Be, vado! Rose, Alice e Jasper mi stanno aspettando sulla decapottabile!”

Bloccai la cucchiaiata di cereali prima di introdurla in bocca. “decapottabile?” Lo chiesi al vento, Emmett era già uscito ed Esme non era più in cucina. Perché mai non utilizzavano la Volvo di Edward? E perché non lo aveva nominato? Era forse uscito di nuovo per i fatti suoi?

Riposi la tazza nel lavandino e la sciacquai, presi lo zaino dal pavimento e mi affrettai ad uscire.

Rimasi spiazzata nel vedere la Volvo argentata al solito posto. Mi accigliai interrogativa e mi diressi verso il Pick up. Non ebbi però nemmeno il tempo di infilare la chiave nella serratura della portiera, che una mano fredda come il ghiaccio mi afferrò il polso con dolcezza, bloccandomi.

“Oggi ti accompagno io.” Edward era ancora più bello del solito se possibile. Indossava un’aderente maglioncino grigio, dal quale si intravedeva il colletto di una camicia bianca; i jeans scuri gli ricadevano a pennello e i capelli scompigliati lo facevano sembrare un modello delle pubblicità per gel.

Deglutii. “Vuoi… accompagnarmi a scuola?” Domandai incredula e senza capirne il motivo.

Scosse lentamente la testa. “Ho detto che ti accompagno, non ho mai nominato la scuola.”

“Cosa?? Vuoi farmi marinare il terzo giorno di scuola? Sei impazzito?!” Sbottai.

Le sue labbra mostrarono il sorriso sghembo che tanto mi piaceva. “Non ti obbligherò.”

Il mio cuore a quelle parole parve fermarsi e la mia mente mi diede automaticamente della stupida; cercai comunque di non dare a vedere la mia delusione. “D’accordo, allora vado…” Mi liberai dalla sua presa e riprovai ad aprire la macchina.

“Ma…” Continuò però lui, stupendomi. “Sarei lieto se tu volessi venire con me…”

Dicendo queste parole si inchinò leggermente e mi offrì il palmo della sua mano, in attesa che io poggiassi la mia.

Ora il cuore aveva decisamente ricominciato a battere, a esplodermi in petto, ballando tango, mazurka e twist assieme. “Verrò con te.” Nello stesso istante la mia testa aggiunse:

‘ Anche in capo al mondo.

 

 

 

Ecco a voi il quarto capitolo! Non riesco a scrivere molto, ma almeno cerco di non farvi aspettare tanto per il proseguimento! Spero vi piaccia, mi raccomando, fatemi sapere!

RINGRAZIAMENTI:

*Grazie vanderbit! Sono felice ti piaccia la storia, spero sia lo stesso per questo capitolo! Purtroppo però non credo che Charlie cambierà idea… Un bacione!

* Grazie giuly97! Eccoti il prossimo, con la speranza che possa piacerti come gli altri! Bacio!

*Grazie Giulia_Cullen! Credo che Edward abbia deciso di mostrare a Bella ciò che prova in un modo tutto suo… dopotutto è questo a renderlo speciale, no? Hehe! Spero ti piaccia! Bacio!

*Grazie crista! Ti assicuro che Edward tenterà di tenerla vicina a se… anche senza trattenerla a casa Cullen… Fammi sapere che ne pensi di questo! Bacione!

*Grazie jenny95! Ahahah! Mike in effetti è un tantino odioso, ma in questo capitolo te l’ho risparmiato, visto? =) Spero t piaccia! Bacione!

*Grazie _Miss_! Sono contenta ti piaccia la storia, grazie! Allora spero continuerà a piacerti! Un bacione!

 

Grazie poi a tutti voi che leggete, spero continuerete a farlo!

Baciiiiii!

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