La Mia Grande Famiglia Speciale di Viandante88 (/viewuser.php?uid=66819)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La mia vita coi Cullen ***
Capitolo 2: *** Strane Sensazioni ***
Capitolo 3: *** Cambiamenti ***
Capitolo 4: *** Anche in capo al mondo ***
Capitolo 1 *** La mia vita coi Cullen ***
1:
La mia vita coi cullen.
Quando
ero piccola e mio papà Charlie mi diceva che non dovevo
parlare a nessuno della
mia ‘grande famiglia speciale’, non riuscivo a
coglierne la ragione; non
riuscivo a capire che cosa ci fosse in lei di diverso da tutte le
altre. Mio
zio Carlisle e mia zia Esme erano persone dall’aspetto
estremamente
affascinante, e più buone e gentili al mondo, ero certa, non
ne esistevano.
Carlisle
faceva il medico, era paziente e con un autocontrollo impressionante.
Bello
come una star del cinema, dai capelli biondi, gli occhi dorati e la
pelle
pallida.
Esme,
la mia zietta, era dolcissima e disponibilissima, nei confronti di
tutti. Era
bassa e magra, ma stupenda, con quei suoi occhi topazio e i suoi lunghi
capelli
castano-biondo scuro.
Invece
i miei cugini qualcosa di stravagante lo avevano sicuramente…
Alice
aveva una passione sfrenata per lo shopping; comprava tutto
ciò poteva sembrare
adatto o a lei stessa o a un qualsiasi componente della famiglia, senza
badare
a spese, inoltre adorava organizzare ogni tipo di festa, anche quando
non era
particolarmente desiderata; io, ad esempio, non amavo molto
festeggiare,
partecipare a balli o vestirmi da bambolina, ma avevo imparato che
dirle di no
era solo un modo per aumentare la sua voglia di fare. In casa era
soprannominato
il folletto compra tutto, un po’ per la sua mania, ma anche
per il suo aspetto.
Alice aveva un modo di fare estremamente aggraziato, sembrava ballare a
ogni
passo; era piccola e magra ma energica e bellissima; i suoi capelli
corti, neri
e sbarazzini facevano da contorno a un viso bianco latte e a due occhi
sempre
attivi.
Jasper
era un tipo servile, non particolarmente socievole, ma davvero buono.
La sua
unica vera passione era Alice. Si amavano profondamente. Oh, non
temete, non si
tratta di incesto; ancora non ho detto che tutti loro sono stati
adottati dai
miei zii, per cui non vi è alcuna parentela di sangue.
Anche
la sua pelle era marmorea e pallida. I suoi capelli erano del color del
miele; era
alto e magro, ma molto muscoloso.
Rosalie…
be, che dire di Rosalie, lei era meravigliosa. Era la ragazza
più bella che avessi
mai visto in vita mia. I suoi capelli erano biondi, lunghi e
leggermente mossi;
il suo viso candido come neve era paragonabile alla perfezione stessa;
pareva
quasi una bambola di porcellana.
Non
era particolarmente loquace, e quando parlava era solitamente molto
schietta e
sincera. Diceva sempre ciò che pensava, anche se
ciò significava offendere il
prossimo. Avevo come la sensazione che non avesse mai accettato
realmente la
presenza di me e Charlie a casa loro, e nonostante oramai fossero
passati ben
17 anni, aveva sempre il timore che uno di noi due possa diffondere il
loro
‘segreto’.
Una
cosa che sapevo di certo è che era innamorata cotta del suo
‘scimmione’:
Emmett.
Emmett era decisamente
l’orsacchiotto di casa, io
gli ero affezionatissima. Fin da piccola mi aveva sempre insegnato a
difendermi
dai bulli, anche se ne papà ne gli zii erano
d’accordo (e
lo sono tutt’ora!) col suo modo di
risolvere i problemi. Em amava lottare, amava combattere, amava tutto
ciò poteva
essere risolto a suon di pugni. Lo divertivano le sfide e non aveva
paura di
nulla; credevo di non averlo mai visto seriamente preoccupato per
qualcosa;
soprattutto però, amava la sua Rose, con tutto il cuore.
Anche la sua bellezza
superava ogni limite; era muscolosissimo e alto più di un
metro e novanta;
capelli ricciolini e scuri e la sua forza era incredibile, il suo asso
nella
manica.
Edward.
Edward era… strano. Non lo vedevo spesso sorridere, litigavo
spesso con lui. Lo
trovavo troppo, troppo musone. Pensava sempre, troppo per i miei gusti;
sembrava
avere sulle spalle tutti i problemi del mondo. Certo era gentile e per
la sua
famiglia sarebbe morto, ma era anche enigmatico e illeggibile.
Comunque,
dovevo ammettere, che la sua bellezza non mi era indifferente.
Nonostante tutti
a casa Cullen fossero di una bellezza che andava al di la di una comune
bellezza umana, lui, almeno per la sottoscritta, aveva un fascino che
superava
tutti.
Muscoloso
ma slanciato, dai spettinati capelli bronzei e dalla carnagione
marmorea. Il
suo viso era composto da lineamenti così regolari e
perfetti, che nemmeno le
marcate occhiaie violacee vi stonavano, anzi, lo rendevano, se
possibile, ancor
più bello.
Non
parlavamo mai di cose serie, ma chissà, forse adesso che ci
eravamo trasferiti
a Forks le cose sarebbero cambiate, visto che, per la prima volta in
diciassette anni, mi sarei ritrovata a frequentare la loro stessa
scuola.
Considerando che, in questo sperduto paese, costantemente piovoso e
oscurato
dalle nuvole, non vi erano altri licei a disposizione.
Mio
padre era riuscito a trovare posto come capo della polizia locale senza
difficoltà; io per scherzare lo chiamavo Capo Swan a ogni
occasione. Carlisle invece
non aveva avuto problemi, visto il suo curriculum, a farsi assumere
presso
l’ospedale; erano stati ben lieti e onorati di poter avere un
medico capace
come lui nel loro staff.
Per
noi ragazzi invece era giunto il primo, fatidico, giorno di scuola.
Come sempre
tutti i compagni avrebbero notato la differenza tra me, normale ragazza
dai
capelli castani, dagli occhi color cioccolato, alta un metro e
sessantacinque e
dal delicato peso di cinquantacinque chili, e i miei presunti,
bellissimi,
stupefacenti, cugini. Essere dei vampiri, e non poterlo dire, aveva i
suoi
vantaggi.
Adesso
poi, che mi avrebbero visto a diretto contatto con loro nella stessa
scuola,
sarebbe stato ancora peggio, già lo sapevo. Ovunque andavano
riuscivano a
guadagnarsi dei ‘fan’ in meno di un minuto. Non che
gli invidiassi, io odiavo
stare al centro dell’attenzione, solo mi infastidiva che
venissi in
continuazione messa a confronto; non era giusto, nemmeno erano umani!
Ma,
ovviamente, non potevo e non volevo, dir nulla. Mai avrei rivelato a
qualcuno
la loro vera natura. Erano persone troppo importanti per me e anche per
Charlie.
Carlisle
ci aveva accolto nella sua casa quando mio padre era rimasto solo,
senza un
tetto sopra la testa, con una neonata tra le braccia. Mia madre lo
avevo lasciato
solo poco dopo la mia nascita, e lui, che ancora non aveva un posto di
lavoro
sicuro, non era più riuscito a pagare l’affitto e
tutte le spese, per poter
mantenere sua figlia.
Certo,
all’inizio non fu entusiasta della verità riguardo
i Cullen, ma dopo,
conoscendoli meglio, non ha più nutrito… ehm,
cioè… avuto alcun dubbio su di
loro; persone meravigliose.
Ci
siamo trasferiti spesso nel corso degli anni; non invecchiando mai non
possono
permanere troppo nello stesso luogo; comunque è stata una
bella vita,
fantastica.
“Isabella
Swan!” Mi chiamò mio padre prima che potessi
oltrepassare la soglia della
nostra nuova, enorme casa. “Dove credi di andare conciata in
quel modo. Copriti
quel pezzo di pancia!”
Sbuffai
rumorosamente. “Papà questa
maglietta…”
“Gliel’ho
regalata io, Charlie!” Si intromise Alice, incrociando le
braccia al petto,
quasi offesa.
Mai
contestare gli abiti comprati dal folletto compra-tutto!
Mio
padre indietreggiò impercettibilmente, ma lei gli era
già a pochi centimetri
dal viso.
“Non
che non lo avessi previsto…” Iniziò
pensierosa. “Ma aspettavo lo dicessi.” Si
accigliò, soddisfatta. “Quella magliettina le sta
benissimo; il verde mare è il
suo colore!”
Charlie
alzò le mani in segno di resa e se andò,
scuotendo il capo.
“Io,
capo della polizia, mi faccio mettere i piedi in testa da una
ragazzina…”
“Avanti
Charls!” Cercò di consolarlo Emmett.
“E’ una ragazzina di qualche anno più di
te!”
Li
diede una pacca sulla spalla, che mio padre non attese a strofinarsi,
poi,
tutti insieme uscimmo.
Loro
presero la Volvo argentata di Edward, mentre io salii sul pick up
rosso,
vecchietto, regalatomi da Charlie pochi giorni prima. Certo non era il
massimo,
ma mi piaceva molto. Dopo tutto era la mia prima macchina.
“Cercherò
di non superarti subito…” Edward si
schernì della sottoscritta, dandomi un
buffetto sulla testa, facendomi così voltare.
In
tutta risposta feci una pernacchia. “Chi va
piano…”
“Non
arriva!” Mi anticipò lui, mostrando la lingua a
sua volta.
Da
qualche tempo era diventato più scherzoso nei miei
confronti; mi resi conto di
preferirlo silenzioso e riflessivo!
Giusto
qualche secondo, il tempo di scaldare il motore e mettere la marcia, e
la loro
auto era già sparita all’orizzonte. Sospirai, misi
in funzione i tergicristalli
per liberare il vetro dalle fastidiose goccioline di pioggia, e mi
diressi
verso il liceo.
Quando
arrivai vidi all’istante la Volvo già
parcheggiata, ma mi stupii nel vedere
Edward, poggiato alla sua fiancata, in attesa. Mi fece un cenno con la
mano,
indicandomi di posteggiare a fianco a lui.
“Mi
hai tenuto il posto?” Domandai, sorpresa, mentre chiudevo la
portiera
difettosa.
“Casualità.”
Si limitò a rispondermi, e probabilmente era davvero
così.
“Wow…”
Dissi alzando lo sguardo verso la struttura.
“Com’è…”
“Deprimente!”
Concluse la frase Alice per me, che era sbucata al mio fianco.
“Ci vorrebbe un
po’ di colore e…”
“Alice!”
La rimbeccò Edward, squadrandola. Già sapeva cosa
aveva in mente e bloccò la
sua idea sul nascere.
“Ma
Eddino caro…”
In
quanto vampiri i componenti della famiglia Cullen possedevano anche
delle
capacità sensazionali. Alice era in grado di prevedere gli
eventi futuri, anche
se non sempre erano certi. Lei vedeva le scelte che una persona
prendeva
nell’esatto momento in cui le faceva; ma le scelte potevano
sempre cambiare.
Edward
invece poteva leggere nella mente degli individui, fino a una certa
distanza,
con un eccezione però: la sottoscritta, Bella Swan. Non si
sapeva il motivo ma
la mia testa li era ignota.
E
per fortuna!
“Hey,
bella addormentata…” Mi richiamò.
“Che aspetti? E’ ora di entrare.” Mi
mostrò
il suo consueto sorriso sghembo che aveva uno strano effetto magnetico
su di
me. Deglutii e mi preparai ad affrontare il mio primo giorno di scuola
con i
fratelli Cullen…
Ciao
a tutti! Spero che questo primo
capitolo vi sia piaciuto! L’ispirazione mi è
venuta così, all’improvviso, e in
tutta sincerità non so quanto spesso riuscirò a
postare, (non ho tempoooo) ma
farò del mio meglio, promesso! Be, fatemi sapere che ne
pensate, mi raccomando!
Grazie
per aver letto!
Salutoni!
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Capitolo 2 *** Strane Sensazioni ***
2:
strane sensazioni
Non
appena oltrepassata la soglia d’entrata, gli occhi di tutti
gli studenti si
soffermarono incuriositi e increduli, sui Cullen. Nessuno si accorse di
me che,
senza attendere, mi allontanai come un granchio da loro, lanciando
occhiate
attonite a quei ragazzi e quelle ragazze che parevano avere la bava
alla bocca.
Scossi la testa e cercai la segreteria.
“Eccola…”
Aprii una porta in vetro scorrevole e mi ritrovai davanti a un bancone.
Dietro
questo, affaccendata a sistemare alcuni documenti, vi era una signora
sulla
cinquantina, dalla chioma rossa tinta, paffutella e non molto alta, ma
dall’aria simpatica.
Mi
preparai a richiederle l’orario delle mie lezioni, ma
qualcuno mi anticipò,
ponendosi al mio fianco e poggiandosi di peso al bancone.
“Buongiorno
Signora, siamo i Cullen. Potremmo avere per cortesia i nostri
orari?”
Sbuffai
scocciata, dando spontaneamente una gomitata al fianco di Edward,
dimenticandomi che sarei stata io a farmi male, non certo lui, duro
come
pietra.
Nell’alzare
lo sguardo la signora rimase per un momento a bocca aperta nel vederlo,
poi
sbattendo più volte le palpebre si riprese,
mostrò quello che doveva essere il
suo consueto sorriso di circostanza e si affaccendò alla
ricerca di ciò che le
era stato richiesto.
“E’
davvero un piacere avere così tanti nuovi
studenti!” Esclamò nell’estrarre una
cartelletta blu scura, dalla quale tirò fuori qualche foglio.
“La
ringrazio.” Disse con gentilezza Edward, per poi rivolgere
alla sottoscritta
un’occhiata soddisfatta e vanitosa.
Feci
finta di nulla e mi rivolsi anche io alla signora Grace, come riportato
sul
cartellino.
“Potrei
avere anche il mio, per favore. Sono Isabella Swan.”
Mi
osservò con circospezione, poi i suoi occhioni verdi si
spalancarono, come se
le si fosse accesa una lampadina. “Oh, la cugina!”
Annuii,
cercando di non sentire la risatina divertita del mio presunto cugino,
che si
coprì la bocca con una mano.
Usciti
da quella piccola stanzetta, nella quale la segretaria continuava
imperterrita
a sorridere, come se avesse una paralisi, guardammo finalmente le
nostre
lezioni.
“Biologia…”
Sussurrai tra me, iniziando a cercare con lo sguardo la classe giusta.
“Credo
che potremmo cercarla assieme.” Affermò Ed senza
alzare gli occhi dal suo
foglio.
“E
perché mai…” Prima di concludere la
frase realizzai. “Non dirmi che…?”
“Biologia!”
Affermò lui, mostrandomi la scritta.
Mi
buttai una mano sulla faccia. “Uffi!”
Salutammo
gli altri e con passo rapido ci dirigemmo verso l’aula.
Quando arrivammo ancora
non c’era il professore così prendemmo posto in
uno dei banchi liberi. Io mi
sedetti in uno in seconda fila, accanto alla finestra.
“Ciao!”
Esclamò una voce allegra.
Mi
voltai. Un ragazzo carino, biondo, occhi azzurri, dal fisico sportivo
mi
osservava con curiosità, mostrandomi un gran sorriso.
“Ciao.” Risposi, facendo
un cenno con il braccio.
“Io
sono Mike Newton! Molto piacere!” Mi protese la mano,
curvando lievemente la
schiena per arrivarci.
“Isabella
Swan, ma puoi chiamarmi Bella.”
“Anche
bellissima se vuoi.” Strizzò l’occhio.
“E’ libero questo posto?” Con il capo
indicò il banco al mio fianco.
“Ehm…”
“No.”
Edward arrivò all’improvviso, buttando di peso la
sua borsa a tracolla nera
sulla superficie, come per segnarne la proprietà, dopo di
che rivolse a Mike
un’occhiata estremamente scocciata.
“Edward
Cullen. Il cugino.” Affermò, sedendosi, senza
nemmeno guardarlo.
“Cugino?”
Chiese perplesso il ragazzo in un sussurro.
“Beh,
non siamo proprio cugini. Non abbiamo legami di sangue. Solo che siamo
cresciuti insieme e…”
“E
io la controllo.” Concluse per me Edward, estraendo dallo
zaino il suo libro.
Quasi sembrava non stesse parlando con nessuno.
Lo
guardai, allibita da quell’affermazione.
“Ok…”
Si limitò a dire Mike, allontanandosi di qualche passo, e
non appena fu fuori
dalla portata di Ed, mi fece un cenno con le mani, sibilando:
“A dopo.”
Certo
non poteva immaginare di non poter sfuggire alla vista di Edward
Cullen.
Soprattutto considerando che tanto leggeva i suoi pensieri come fossero
frasi
scritte su un foglio.
“Senti
un po’, tu!” Protestai a bassa voce, per non
attirare altra attenzione
indesiderata.
“Quello
non mi piace.”
Sgranai
gli occhi. “E a me dovrebbe importarmene? Se non ti dispiace
le amicizie me le
scelgo da sola e…”
Si
voltò verso di me, inchiodandomi coi suoi occhi al momento
dorati. “Quello non
mi piace.”
Ripeté,
accigliandosi.
Mi
venne spontaneo deglutire, ma non mi feci sottomettere. “ A
me invece piace. E
molto. E’ carino e pare anche simpatico.” Questa
volta cercai di non guardarlo,
altrimenti sarebbe riuscito sicuramente a incantarmi.
Dalla
sua bocca uscì una risatina impercettibile. “Non
sapevo avessi quel genere di
gusti.”
Disse
poi con tono di critica. “Pensavo che ti piacessero tipi
più…” Ancora mi
guardò, intensamente. “Particolari.”
In
quel momento la soglia fu attraversata dal professore, che
intimò il silenzio alla
classe.
Dopo
quelle parole non dissi nient’altro. Nn sapevo cos’
altro dire in realtà.
Non
riuscii neppure a stare attenta alla lezione però. Quella
sua ultima frase
continuava a rimbombarmi nel cervello, e senza rendermene conto
continuai a
rivolgergli occhiate fulminee, incapace di resistere. La sua mano
sinistra era
poggiata con disinvoltura accanto al mio astuccio; io non smettevo di
fissarla.
Dentro sentivo crescere la voglia irrefrenabile di prenderla e di
stringerla
alla mia…
La
campanella suonò, svegliandomi fortunatamente da
quell’ipnosi.
La
prossima ora avrei avuto inglese. Non era la stessa materia di Edward e
sentii
un moto di delusione esplodermi nello stomaco.
Lo
salutai con aria un po’ triste, cercando di non darlo troppo
a vedere, e feci
per andare nella direzione opposta alla sua, ma qualcosa di freddo mi
bloccò il
polso, tirandomi indietro.
La
stretta di Ed era ferrea ma delicata. “Non fare
stupidate.” Borbottò al mio
orecchio, per poi lasciarmi andare con lentezza, quasi con dispiacere.
Sentii
chiaramente le mie guance accendersi di un rosso intenso e uno strano
formicolio invadermi la pelle. “Ok.” Solo quella
parola uscì dalla mia gola.
Nessuna protesta, nessuna offesa. Solo ‘ok’.
Appena
giunta nell’aula successiva Mike tornò
all’attacco, assicurandosi per bene che
Edward non fosse nei paraggi. Mi invitò ad accomodarmi
accanto a lui e mi
presentò Jessica.
Una
ragazza non molto alta, un po’ robusta ma molto formosa;
capelli castani e
occhi verdi. Pareva un tipo abbastanza socievole ma anche superficiale
dal suo
modo di comportarsi.
Sembrò
infastidirsi parecchio quando Mike le chiese si sedersi accanto a
un’altra loro
amica, Angela, per lasciare il posto accanto al suo a me. In effetti
non le diedi
tutti i torti.
Cercai
di convincerlo che mi andava benissimo sedermi davanti, ma nemmeno
ascoltò le
mie obiezioni.
L’ora
di pranzo arrivò in fretta e quando arrivai in sala mensa i
miei ‘ cuginetti’
erano già seduti attorno al tavolo più isolato di
tutti, come fosse stato fatto
apposta. Alice mi fece un cenno evidente di raggiungerli.
“Oh,
non rimani a pranzare con noi?” Domandò Angela,
una ragazza molto carina e
fine, alta e magra, dai capelli castano chiaro e gli occhi marroni.
Avevo
parlato con lei solo cinque minuti, ma avevo già capito che
era la tipologia di
persona che piaceva a me. Al contrario di Jessica non la divertiva
ficcare il
naso in questioni altrui.
Mi
voltai verso Alice, evitando di proposito lo sguardo di Edward, senza
un motivo
preciso, e le feci capire che mi fermavo coi miei nuovi amici.
Durante
ogni singolo boccone sentii gli occhi di qualcuno puntati alla mia
schiena;
cercavo di non voltarmi, sapendo benissimo a chi appartenessero. Che
cosa
diamine voleva? A cosa erano dovute tutte quelle attenzioni?
All’improvviso
realizzai. ‘Charlie’. Pensai tra me, scuotendo
appena il capo. Sicuramente era
stato lui a chiedere a Edward di tenermi sotto controllo, ovviamente.
Come
avevo fatto a non pensarci subito? Che stupida, e io che
credevo… Nulla.
“Hey,
Bella? Che succede?” Il vocione allegro di Mike mi
svegliò dai miei pensieri.
Presi
un respiro profondo. “Niente, niente! Allora di che
parlate?”
“Di
una gita a La Push piccola, e tu sei invitata. Bisogna aspettare solo
il tempo
giusto. Un bel sole!” Esclamò il biondino
sognante, come fosse qualcosa di
irrealizzabile.
Tutti
scoppiammo a ridere di quella sua espressione. In effetti non mi
sarebbe
dispiaciuto uscire con delle persone nuove; non avevo mai fatto
particolari
amicizie. Inoltre nei giorni di sole i Cullen rimanevano assenti da
scuola.
Essendo vampiri non potevano assolutamente esporsi ai suoi raggi. La
loro pelle
al solo contatto iniziava a brillare come interamente ricoperta di
minuscoli
diamanti, e di sicuro non era una cosa naturale per un umano, ma per la
sottoscritta era un qualcosa di assolutamente affascinante. In quei
giorni
infatti, da sempre, la famiglia Cullen ne approfittava per andare a
cacciare
nelle foreste o nei boschi, o sulle montagne. Ovviamente non si
nutrivano di sangue
umano, loro avevano fatto una scelta diversa; vegetariana la
definiscono. Hanno
scelto di nutrirsi di sangue animale: lupi, orsi, leopardi e
soprattutto cervi,
a seconda di quello che offre il territorio. Sono ammirevoli. Certo
sono
comunque attratti dagli umani e fanno un grande sforzo per resistere,
ma da
anni oramai ci riescono, nonostante vivano a stretto contatto con me e
Charlie.
Anche
la campana di fine lezioni giunse, segnando la fine del primo giorno di
scuola.
“Be,
allora a domani Bella.” Mi salutò Mike, con un
po’ di dispiacere nella voce.
“Già,
a domani Bella.” Ripeté Jess, decisamente
più contenta.
“Ciao!”
partecipò Angela.
Salutai
tutti e mi diressi verso il mio pick up, e con grande stupore vidi la
Volvo
ancora ferma, col motore acceso.
“Come
mai non siete andati?” Domandai, aprendo al portiera.
“Ho
detto io a Eddy di aspettarti!” Esclamò Alice.
“Non ti ho vista per tutto
giorno!”
Sorrisi
e rivolsi spontaneamente lo sguardo a Edward. Aveva gli occhi fissi
davanti a
se; sul viso un’espressione corrucciata, forse arrabbiata.
Tornai a osservare
Alice che in tutta risposta si strinse nelle spalle.
“Possiamo
andare ora?” Domandò austero l’autista,
ancora senza rivolgermi un’occhiata.
Nemmeno
ebbe il tempo di dire sì, che era già uscito dal
parcheggio a tutta velocità.
“Ma
che li è preso?” Salii in macchina e diedi un
pugno al volante. “Cavoli!
E’ insopportabile!”.
Eccovi
il secondo capitolo, spero vi piaccia!
RINGRAZIAMENTI:
*Grazie
Giulia_Cullen! Sono felice che ti sia piaciuto,
spero sarà lo stesso con questo nuovo capitolo. Tra poco
scoprirai cosa prova
Edward, promesso! Anche se un po’ si capisce…
hihihi!
*Grazie
nanerottola! Speriamo ti incuriosisca sempre di
più… =)
*Grazie
Twilighterina! Mi auguro possa piacerti anche
questo secondo capitolo!
*Grazie
Jenny95! Eccoti il secondo! Fammi sapere! =)
*Grazie
giuly97! Con la speranza che continui a piacerti e
a incuriosirti!
Un
GRAZIE poi a tutti coloro che hanno letto e leggeranno!
Bacio!
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Capitolo 3 *** Cambiamenti ***
3:
Cambiamenti.
Non
avrei mai immaginato che, una volta giunta a casa, il mio umore potesse
addirittura
peggiorare…
Non
appena spalancai la porta di ingresso con veemenza, dettata dalla
rabbia
inespressa che sentivo in corpo, carpii all’istante qualcosa
di strano negli
sguardi tristi e tremendamente seri di Charlie, Carlisle ed Esme, che
mi osservavano
con la fronte corrugata, nel palese intento nel prepararsi a parlarmi.
Sicuramente non era nulla di buono.
“Ehm,
che succede?” Poggiai con delicatezza inaudita lo zaino a
terra, senza mai
distogliere gli occhi dai loro visi.
“Bells…”
Cominciò mio padre, grattandosi il naso nervosamente.
“C’è una cosa che dovrei
dirti.”
Mi
accigliai.
“Noi
togliamo il disturbo.” Disse cortesemente lo zio.
“Vi
lasciamo soli.” Aggiunse la zia, prendendo sotto braccio il
marito. E si
avviarono al piano di sopra con passi svelti ma silenziosi.
Quando
tornai a guardare Charlie, era già seduto sul divano. Teneva
le mani
incrociate, rigirando le dita.
“Papà…
che succede?” Domandai raggiungendolo. Mi invitò
con un cenno del capo ad
accomodarmi di fronte a lui, sulla poltrona preferita di Carlisle,
color bianco
panna.
“Vedi
cara, di per se non devo comunicarti qualcosa di così
spiacevole, anzi direi
che, guardata dal verso giusto, è anche piuttosto
bella…” Temporeggiava. Lo
faceva sempre quando si trovava in difficoltà.
Lo
esortai a continuare con un gesto della mano.
Deglutì
rumorosamente. “ In verità è
già da un po’ che ci penso. Avevo intenzione di
parlartene prima di agire, ma oggi, inaspettatamente è
giunta l’occasione, e
non ho saputo… non ho voluto rifiutare.”
Finalmente tornò a guardarmi negli
occhi, e questa volta con decisione.
“La
centrale mi ha, anzi, ci ha, assegnato una casa Bella. Una casa molto
carina;
tutta per noi.”
Spalancai
gli occhi dallo stupore, incredula. “Vuoi… Vuoi
andartene? Perché?”
Cercavo
di trattenermi, di non urlare, ma ero convinta che se anche avessi
voluto, la
mia voce sarebbe comunque rimasta uno spiffero; la tempesta non era
ancora
pronta.
“Io…”
Non lo lasciai finire.
“Non
capisco papà! Noi viviamo con i Cullen da sempre!
Perché vuoi andar via?!”
Iniziavo
a sentirmi agitata e impaurita. Non volevo andarmene.
“Lo
so, lo so Bells, e sarò sempre grato loro per ciò
che hanno fatto per noi. Ma
non possiamo continuare a condurre questa vita; è giusto
fermarci adesso,
stabilirci in un solo luogo. E Forks mi pare quello giusto.”
Abbassai
la testa; fissavo il pavimento in linoleum senza ragione.
“Mi
rendo conto che sarà difficile.” Riprese lui in
risposta al mio silenzio. “Però
sono certo che è la cosa migliore. Carlisle ed Esme
capiscano perfettamente la
mia posizione; nonostante siano tremendamente dispiaciuti,
rispetteranno la mia
decisione e faranno il possibile, ancora una volta, per
sostenerci.”
Strinsi
i pugni sulle ginocchia; sentivo le braccia, il corpo tremare.
“Per cui… hai
già deciso?”
Sussurrai
appena.
“Sì,
Bells.” Si limitò a rispondere. Il suo tono era
mortificato.
“Quando…
quando dovremmo andarcene?”
“Be,
la casa è già arredata. Giusto una leggera
ripulita, magari una sbiancata, ed è
pronta.
Direi
che per il fine settimana potremmo… trasferirci.”
Annuii.
“Bene. Comincerò a metter via le mie
cose.” Mi alzai, ancora traballante, e mi
avviai verso le scale; nella testa solo il desiderio ardente di
arrivare al più
presto in camera mia e buttarmi sul letto, dando sfogo a quelle lacrime
che già
sentivo farsi strada nei miei occhi.
“Bella,
aspetta!” Mi padre mi chiamò, palesemente
preoccupato, ma non mi voltai.
Continuai
imperterrita a trascinarmi su per gli scalini.
Al
primo piano, poggiata alla porta della sua stanza, c’era
Alice. In viso un’espressione
così triste che, se avesse potuto, ero certa avrebbe pianto.
“Non
era previsto…” Sussurrò appena.
“E’ stato improvviso…”
Mi
sforzai di sorridere. “So che altrimenti mi avresti
avvertita.” Le dissi. E
mantenendo lo stesso sorriso falso, continuai a salire.
Finalmente
arrivai alla porta della mia stanza, e ancora a qualche passo di
distanza
allungai il braccio verso la maniglia dorata.
“Intendi
andartene?” Un’improvvisa voce melodiosa mi fece
sobbalzare. La riconobbi
subito, senza nemmeno il bisogno di voltarmi.
“Sì
Edward. Non credo di avere altre opzioni.” Feci spallucce,
continuando a
rimanere girata. Non volevo assolutamente che mi vedesse in faccia.
Ormai le
fastidiose gocce salate mi avevano invaso le guance. “Mi
spiace, ora non avrai
più nessuno da torturare. Ma vedrai che troverai una degna
sostituta che…”
“Io
voglio nessuna sostituta!”
Improvvisamente
me lo ritrovai davanti,no a pochi centimetri dal mio viso. Le sue
braccia mi
teneva inchiodata al muro, bloccandomi ogni via d’uscita. Il
suo viso era
talmente vicino al mio che potevo sentirne il respiro gelido e fruttato
sulle
labbra.
Ero
così sorpresa e imbarazzata che mi dimenticai come si
parlava.
Prima
che potessi ricordarlo, Edward alzò una mano e con un dito
mi asciugò dalle
lacrime; sul suo volto a quella vista si formò una smorfia
di dolore, come se
fosse stato trafitto da mille spade.
Abbassò
il capo; vedevo le sue spalle tremare. “Resta.”
Sussurrò appena.
“Io…
non posso…” Non aggiunsi altro. passai sotto il
braccio ancora steso contro la
parete e mi rifugiai svelta in camera. Mi chiusi al porta alle spalle e
in quel
momento fu come se le gambe cedettero sotto il peso del mio corpo.
Seduta sul
pavimento freddo mi lasciai andare ad un lungo ma silenzioso pianto.
Il
giorno dopo c’era il sole. Appena sveglia vidi i suoi raggi
insistere per
penetrare nelle fessure delle veneziane. Mi vestii con fatica; non
avevo chiuso
occhio, mi sentivo stanca e disidratata.
Era
chiaro dal rossore quante lacrime avessi versato. Mi sciacquai
più volte la
faccia, nella speranza di rimediare almeno un po’.
Quando
scesi in cucina mi resi conto, per mia fortuna, che la casa era
già vuota.
Probabilmente i Cullen ne avevano approfittato per andare a caccia,
come sempre
quando c’era una bella giornata, mentre papà era
sicuramente già uscito.
Avevo
pensato tutta notte all’ambigua reazione di Edward riguardo
‘la notizia’,
chiedendomi a cosa potesse esser dovuta. Alla fine ero arrivata alla
conclusione che, nonostante i nostri continui battibecchi, vivevamo
assieme da
molto, ed era comunque un dispiacere. Io ero come una sorella per lui.
Già; solo come una
sorella.
Ogni
volta che ci pensavo provavo una sorta di delusione, ma non capivo il
motivo;
avrei dovuto esserne felice. Ma perché allora solo il
pensiero che non avrei
mai potuto esser di più per Edward, mi rendeva
così dannatamente triste?
Arrivata
a scuola notai subito l’abbigliamento quasi estivo di tutti i
miei compagni di
scuola; Forks era
il paese più piovoso
di tutta la penisola ed evidentemente non erano abituati ad avere
temperature
più alte per cui, quando accadeva, ne approfittavano.
“Hey!
Bella!” Mi salutò Mike con un gran sorriso. Lo
sguardo acceso dalla felicità
soltanto nel vedermi. Indossava un pantalone a tre quarti largo, color
cachi e
una maglietta color pesca.
“Ciao
Mike.”
“Che
ti prende? Sei triste?” Domandò accigliato. La sua
attenzione nei miei
confronti mi sorprese.
“Ehm,
no. Anzi in verità ho anche una bella notizia.”
Accennai.
“Davvero?
Quale?” Chiese incuriosito.
“Be,
mio padre ha preso casa qui. Quindi credo che mi dovrai sopportare per
molti,
molti anni!”
Ogni
parte del suo viso esprimeva gioia. “Sarà un
piacere sopportarti!” Esclamò poi.
E cogliendomi di sorpresa mi abbracciò, carezzandomi dietro
la schiena.
Con
un movimento lento ma netto lo scostai. Forse si stava prendendo un po’ troppe
libertà e decisi di dirglielo, ma
prima che potessi farlo la campanella suonò.
“Presto
andiamo!” Affermò iniziando a correre verso
l’entrata.
“Uff…”
Spontaneamente
mi voltai verso il parcheggiò, nella vana speranza di veder
arrivare la Volvo
argentata, ma ovviamente, come ben sapevo non era possibile…
Ciao
Ciao!
Allora,
che ne pensate di questo
nuovo capitolo?
Perdonatemi
se ci ho messo tanto e
se lo troverete un po’ corto, ma il tempo è quello
che è, e
sto facendo del mio meglio… spero mi
perdonerete.. ^////^
Bene,
passiamo ai ringraziamenti:
*Grazie
giuly97! Eccoti un nuovo
capitolo. Spero troverai la storia sempre più carina!
*Grazie
Batuffolo! Sono felice che
la storia ti piaccia e spero sia lo stesso per questo capitolo!
Incrocio le
dita!
*Grazie
Giulia_Cullen! Come avrai
capito Edward fa tutto di testa sua… e per un motivo che
ormai mi pare palese;
anche se non è tanto palese per Bella! Hehehe! Comunque ti
ringrazio davvero
per il complimento, sono felice ti piaccia come scrivo!
*Grazie
Twilighterina! Ringrazio
ovviamente anche te per il complimento, mi fa davvero piacere pensiate
scrivo
bene, ed è per me un onore!
*Grazie
Jenny95! Ecco a te il nuovo
capitolo, spero possa piacerti come gli altri!
Un
Grazie poi a tutti voi che
leggete, spero continuerete a farlo!
Un
grosso bacione!
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Capitolo 4 *** Anche in capo al mondo ***
4:
ANCHE IN CAPO AL MONDO
La
sera, quando la famiglia Cullen tornò a casa dalla sua
caccia, Edward non era
con loro…
Aspettai
ancora qualche ora, ma non lo vidi far ritorno. Alla fine mi
preoccupai.
Sentivo una strana sensazione esplodermi dentro; avevo bisogno di
sapere che
stava bene; avevo bisogno di sapere che fosse come sempre, a pochi
metri da me,
nella stanza di fronte alla mia.
Bussai
con delicatezza alla porta dello studio dello zio.
“Carlisle…”
“Dimmi,
Bella.” Distolse lo sguardo dal suo libro di medicina, e nel
socchiuderlo tenne
il segno con un dito.
“Ehm,
Edward… beh…
dov’è?”
Lo
sentii sospirare, un gesto automatico ormai. “Credo che per
stanotte non
tornerà.”
Mi
rivolse un’occhiata rammaricata, ma non aggiunse altro, e io
non ebbi il
coraggio di domandar lui il motivo. Alla fine non erano fatti che mi
riguardavano.
“Capisco.”
Abbassai il capo verso il pavimento. “Ti
ringrazio.” Feci per richiudermi la
porta alle spalle ma una mano mi fermò. Carlisle, alla
velocità della luce, si
era portato a pochi passi da me.
Non
mi sarei mai abituata a quella loro odiosa rapidità!
“Non
stare in pena. Sai come è fatto Edward. Quando ha qualche
pensiero, preferisce
starsene da solo e riflettere.” Mi sorrise, un sorriso bello
da mozzare il
fiato; non mi sentii nemmeno all’altezza di poterlo
ricambiare.
Annuii
semplicemente e tornai in camera. Mancavano solamente tra giorni al
week end; tre
giorni e mi sarei trasferita.
“Uffa!
Dovresti passarli accanto a me!” Sbottai, calciando come
un’ossessa sul letto e
buttandomi il faccia il cuscino.
“Di
che parli?” Una voce improvvisa, leggermente rauca ma
comunque melodiosa,
proruppe nel silenzio facendomi sussultare. Mi alzai di scatto,
lasciando
scivolare il cuscino e mi misi seduta sul materasso; il cuore mi
martellava nel
petto come impazzito. Edward era comodamente seduto sul davanzale della
finestra, ora spalancata, e mi osservava incuriosito. Aveva i capelli
bronzei
leggermente bagnati dalla pioggia che era iniziata a scendere, e il
dolcevita
bianco che indossava, lasciava ben poco all’immaginazione.
Era davvero un
perfetto Dio Greco.
“Ma…
ma… ma…”
Scoppiò
in una fragorosa risata, una di quelle più rare da sentir
provenire dalla sua
persona, capace di farti mancare il respiro fino a soffocare.
“Hai perso le
parole?” Con un solo balzo me lo ritrovai di fronte, proprio
a pochi centimetri
dal viso; sorrideva beffardamente.
Percepii
le mie guance inondarsi di imbarazzo e colorarsi di un intenso rosso
pomodoro.
Cercai
di ricompormi. “Ma che ci fai qui?” Domandai,
indietreggiando.
“Non
avevo voglia di entrare dalla porta…”
“Già,
immagino sia troppo banale per un vampiro usarla…”
Ironizzai. Lui di nuovo
sorrise.
Sembrava
di ottimo umore.
“Comunque
mi pare che anche tu abbia una finestra in
camera…” Continuai.
“E’
vero, ma… volevo farti spaventare…”
Affermò in tutta sincerità, strizzandomi
l’occhio.
“Tu
sei odioso!” Feci per colpirlo, ma rapidamente prese il
cuscino dal pavimento,
e parò il colpo senza troppa difficoltà.
“E
tu sei… imbranata!” Nemmeno il tempo di realizzare
le sue parole, che già si
trovava davanti all’uscita; la mano sulla maniglia.
“Ecco,
scappa che è meglio!” Li feci la linguaccia.
“Sei
anche spiritosa!” ribatté. Questa volta fu a me
che uscì un rantolo dalla gola.
Ancora
sghignazzando se andò, lasciandomi sola. Il mio cuore ancora
batteva
all’impazzata, e non sembrava intenzionato a rallentare;
sicuramente non lo
avrebbe fatto fino a quando i miei pensieri si fossero soffermati sul
suo viso,
sui suoi capelli, sul suo fisico scolpito…
Scossi
la testa. “Ma che assurdità pensi,
Bella!” Mi auto rimproverai, dandomi una
manata sulla fronte.
Quella
notte non riuscii a prendere sonno; mi girai e rigirai nel letto
miliardi di
volte. Sentivo caldo e mi scoprivo, poi sentivo freddo, e mi rificcavo
sotto le
coperte. Finalmente mi addormentai che erano già le quattro
del mattino e,
ovviamente, quando tre ore dopo suonò la sveglia, la
stanchezza fisica mi fece
mancare la voglia di alzarmi. Avrei marinato volentieri la scuola.
Il
mio sguardo, ancora offuscato dal sonno, volse spontaneamente verso la
finestra; dalle veneziane non subentrava nessun raggio di sole, nemmeno
l’accenno. Questo mi diede un po’ più di
forza e volontà.
Con
la lentezza di un bradipo mi vestii, scegliendo a caso degli indumenti
dall’armadio bianco a due ante: un paio di jeans scuri, una
maglietta in cotone
verde militare con cappuccio e le solite all star nere, ormai
consumate. Forse
era ora di andare a fare un po’ shopping; avevo qualche soldo
da parte.
“Giorno
Bella!” zia Esme mi accolse con un gran sorriso materno e mi
invitò ad
accomodarmi al tavolo tondo della cucina, sul quale già mi
attendeva una
fumante tazza di latte, affiancata dalla scatola dei cereali.
“Grazie
zia, ma non c’è bisogno che mi coccoli
così tanto.” Le feci presente
mostrandole un sorriso per non risultare sgarbata. Apprezzavo le sue
attenzioni, ma sapevo che alcune, erano state aggiunte in vista del
nostro
trasferimento.
“Non
dire così…” Affermò,
sedendosi al mio fianco e stringendomi un mano con
delicatezza.
“Io..
so solo che mi mancherete terribilmente..” Mi
osservò con occhi velati di
tristezza, ma sulle labbra ostentava un sorriso.
“Anche
voi mi mancherete da morire.” Ci abbracciammo forte e
rimanemmo strette per un
lungo minuto. “Comunque…” Ripresi,
asciugandomi una lacrima sfuggita al mio
controllo. “Potremo vederci spesso, non cambierà
poi molto, no? Anzi direi che
sarò sempre qui a rompervi le scatole!”
Ironizzai,
sforzandomi di ridere e di non pensare al giorno in cui loro, avrebbero
dovuto
andarsene da Forks.
“Sarai
sempre la benvenuta.”
“Avanti,
niente smancerie!” Un vocione improvviso ci interruppe. Era
Emmett che si
avvicinava grossolano ma silenzioso. “Bella è
l’arbitro ufficiale delle nostre
partite di baseball! Vero ragazza?”
Chiese
tutto allegro, dandomi una pacca sulla spalla, fortunatamente
controllata, ma
comunque dolorosa.
Mi
massaggiai. “Lo dici solo perché io non riesco a
cogliere i falli, vista la
vostra velocità…”
Sorrise
contento, come un bambino. “Esatto!” La sua
sincerità disarmava e divertiva
allo stesso tempo.
“Be,
vado! Rose, Alice e Jasper mi stanno aspettando sulla
decapottabile!”
Bloccai
la cucchiaiata di cereali prima di introdurla in bocca.
“decapottabile?” Lo
chiesi al vento, Emmett era già uscito ed Esme non era
più in cucina. Perché
mai non utilizzavano la Volvo di Edward? E perché non lo
aveva nominato? Era
forse uscito di nuovo per i fatti suoi?
Riposi
la tazza nel lavandino e la sciacquai, presi lo zaino dal pavimento e
mi
affrettai ad uscire.
Rimasi
spiazzata nel vedere la Volvo argentata al solito posto. Mi accigliai
interrogativa e mi diressi verso il Pick up. Non ebbi però
nemmeno il tempo di
infilare la chiave nella serratura della portiera, che una mano fredda
come il
ghiaccio mi afferrò il polso con dolcezza, bloccandomi.
“Oggi
ti accompagno io.” Edward era ancora più bello del
solito se possibile.
Indossava un’aderente maglioncino grigio, dal quale si
intravedeva il colletto
di una camicia bianca; i jeans scuri gli ricadevano a pennello e i
capelli
scompigliati lo facevano sembrare un modello delle
pubblicità per gel.
Deglutii.
“Vuoi… accompagnarmi a scuola?” Domandai
incredula e senza capirne il motivo.
Scosse
lentamente la testa. “Ho detto che ti accompagno, non ho mai
nominato la
scuola.”
“Cosa??
Vuoi farmi marinare il terzo giorno di scuola? Sei
impazzito?!” Sbottai.
Le
sue labbra mostrarono il sorriso sghembo che tanto mi piaceva.
“Non ti
obbligherò.”
Il
mio cuore a quelle parole parve fermarsi e la mia mente mi diede
automaticamente
della stupida; cercai comunque di non dare a vedere la mia delusione.
“D’accordo, allora vado…” Mi
liberai dalla sua presa e riprovai ad aprire la
macchina.
“Ma…”
Continuò però lui, stupendomi. “Sarei
lieto se tu volessi venire con me…”
Dicendo
queste parole si inchinò leggermente e mi offrì
il palmo della sua mano, in
attesa che io poggiassi la mia.
Ora
il cuore aveva decisamente ricominciato a battere, a esplodermi in
petto,
ballando tango, mazurka e twist assieme. “Verrò
con te.” Nello stesso istante
la mia testa aggiunse:
‘
Anche in capo al mondo.
Ecco
a voi il quarto
capitolo! Non riesco a scrivere molto, ma almeno cerco di non farvi
aspettare
tanto per il proseguimento! Spero vi piaccia, mi raccomando, fatemi
sapere!
RINGRAZIAMENTI:
*Grazie
vanderbit! Sono
felice ti piaccia la storia, spero sia lo stesso per questo capitolo!
Purtroppo
però non credo che Charlie cambierà
idea… Un bacione!
*
Grazie giuly97! Eccoti
il prossimo, con la speranza che possa piacerti come gli altri! Bacio!
*Grazie
Giulia_Cullen!
Credo che Edward abbia deciso di mostrare a Bella ciò che
prova in un modo
tutto suo… dopotutto è questo a renderlo
speciale, no? Hehe! Spero ti piaccia!
Bacio!
*Grazie
crista! Ti
assicuro che Edward tenterà di tenerla vicina a
se… anche senza trattenerla a
casa Cullen… Fammi sapere che ne pensi di questo! Bacione!
*Grazie
jenny95! Ahahah!
Mike in effetti è un tantino odioso, ma in questo capitolo
te l’ho risparmiato,
visto? =) Spero t piaccia! Bacione!
*Grazie
_Miss_! Sono
contenta ti piaccia la storia, grazie! Allora spero
continuerà a piacerti! Un
bacione!
Grazie
poi a tutti voi
che leggete, spero continuerete a farlo!
Baciiiiii!
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