WONDERFUL END

di SallyBlack87
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO ***
Capitolo 2: *** PARTE PRIMA ***



Capitolo 1
*** PROLOGO ***


Documento senza titolo

E se  Tim Burton non ci avesse raccontato tutta la storia?^_^

 

WONDERFUL END

 

PROLOGO

 

Il Ciciarampa giaceva a terra morto…morto per mano sua, la sua testa mozzata svettava come un monito sul campo di battaglia del Giorno Gioiglorioso.
Lei la piccola, strana Alice Kingsley aveva ucciso un vero drago!
Da sola, aveva trionfato contro il male. Una cosa impossibile secondo alcuni, ma era realtà.
Aveva ritrovato se stessa, la sua moltezza e ora Sottomondo era di nuovo libero.
Ora era arrivato il momento di tornare a casa…eppure quasi non voleva farlo.
La Regina Bianca le si avvicinò con la fiala del Sangue del Ciciarampa, offrendogliela.
“Mi porterà a casa?” chiese Alice titubante, osservando dubbiosa lo strano liquido.
Mirana la guardò con materno affetto, accarezzandole la guancia.
“Se è questo che deciderai…” disse allontanandosi.
Alice era combattuta, quali meravigliose avventure aveva vissuto da quando si trovava a Sottomondo, aveva ritrovato se stessa e tanti nuovi amici…e poi c’era il Cappelaio…
Ma non poteva restare, doveva ritornare a casa.
Aveva lasciato troppe cose in sospeso…e poi sua madre aveva bisogno di Lei, ora che suo padre era morto, doveva risolvere i problemi che aveva creato alla sua festa di fidanzamento.
Mentre era assorta nei suoi pensieri, sentì una presenza dietro di sé, e una voce sussurrata che riconobbe subito le fece fremere il cuore.
“Potresti restare…”
Il Cappellaio, il suo amico, il suo custode era lì, di fronte a lei, e le chiedeva col cuore in mano l’unica cosa davvero impossibile per lei.
Le piangeva il cuore, inconsciamente sapeva che era la cosa giusta da fare…
Ma avrebbe voluto che non fosse così.
“Che bella idea…che bella, meravigliosa, pazza idea… ma non posso.”
Perdonami! Avrebbe voluto urlare, guardando gli occhi del suo Cappellaio riempirsi di infinita tristezza, avrebbe voluto abbracciarlo, ma non osava.
“Ci sono domande a cui devo trovare una risposta…ma ritornerò… prima che tu te ne accorga.”
Cercava di rassicurarlo, ma sapeva in cuor suo che erano parole vane, ma non le importava, avrebbe detto qualunque cosa per evitargli quel dolore, avrebbe fatto di tutto…
Ma lui le chiedeva l’unica cosa che non poteva fare…non poteva restare.
Il Cappellaio guardò Alice, con gli occhi spenti, la felicità e la speranza erano svanite, lievi, come non fossero mai esistite.

“Ti dimenticherai di me…” sussurò sconsolato abbassando lo sguardo.
Alice sentì una fitta dolorosa allo stomaco. Come poteva crederlo?
Lui era così importante per lei…
“No! Come potrei mai dimenticare!”
Le parole le uscivano a stento, non sapeva cosa dire, cosa fare…
Poi ebbe un’idea.
“Cappellaio… perché un corvo assomiglia a una scrivania?” chiese dolcemente.
Il Cappelaio Matto guardò la sua piccola Alice con tenerezza, sapeva che lo stava lasciando, sperava con tutto se stesso, che lei restasse….ma non poteva trattenerla.
“Non ne ho la più pallida idea!” disse con un lieve sorriso.
Poi le si avvicinò. Avrebbe voluto toccarla, abbracciarla un’ultima volta, sentiva dentro di se un desiderio, che non capiva. Alla fine le accostò delicatamente le labbra all’orecchio sussurrandole poche parole.
“Buon Viaggiarrivederci Alice…”

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Capitolo 2
*** PARTE PRIMA ***


Documento senza titolo

PRIMA PARTE

 

Alice Kingsley se n’era andata.
Sparita in una nuvola di fumo, come non fosse mai esistita.
“Ritornerò  prima che tu te ne accorga!” aveva detto.
Eppure i minuti, le ore passavano e Alice non era più tornata.
Il Cappellaio era rimasto immobile, in piedi e solo, nel campo di battaglia ormai deserto, nel Gran Giorno Gioiglorioso.
Guardava nel vuoto, nel punto in cui Alice era scomparsa, gli occhi fissi, spiritati, in attesa di qualcosa che non sarebbe mai accaduto.
Lei non sarebbe mai tornata.
Eppure il Cappellaio, con la sua mente matta, non riusciva a comprendere che lei non sarebbe tornata, lui credeva alla sua Alice.  Aveva detto che sarebbe tornata e lui ci credeva.
Così restava là, cocciutamente, in attesa.
Tutti gli altri se ne erano andati al Palazzo della Regina Bianca a festeggiare la Grande Vittoria.
In fondo era il Giorno Gioiglorioso, nessuno a Sottomondo doveva essere triste…
La Malvagia Capocciona era caduta e tutti si sentivano liberi e felici, tutti… tranne lui.
Prima non era così, la felicità e la gioia pura gli sgorgavano vigorose dal cuore, aveva perfino eseguito la Deliranza! Dopo tutto quel tempo… Lui, che era il Migliore Ballerino di Sottomondo!
Ma, quando Alice era svanita, quando lo aveva lasciato, qualcosa in lui si era rotto, nella sua mente qualcosa si era storto irrimediabilmente.
La felicità dentro di lui si era come inceppata.
Fino all’ultimo, aveva sperato che Alice cambiasse idea, che restasse a Sottomondo...con lui.
 “Che meravigliosa, pazza idea!” aveva esclamato sorridendo.
Ma poi se ne era andata via…tornando a quel suo strano mondo …
Ma gli aveva fatto una promessa, prima di andare…che sarebbe tornata…
Alice doveva tornare!
Così se ne stava solo, ad aspettare e a sperare, contro ogni logica, con tutto se stesso.
“Tarrant?...Cappellaio?” chiamò una voce vicino alla sua spalla destra.
Udendola egli non si mosse, continuò a fissare nello stesso modo, lo stesso identico punto sussurrando indispettito:
“SHHH!!! Silenzio… Alice sta per tornare… non distrarmi.”
La stessa voce sospirò sconsolata, poi davanti agli occhi del Cappellaio apparve la testa fluttuante dello Stregatto. Non sorrideva più, nei suoi occhi si leggeva una profonda compassione.
“Tarrant lei non tornerà.” disse con delicatezza guardandolo nei suoi folli occhi.
Il Cappellaio batte le palpebre sconcertato e incredulo, fissò lo Stregatto intensamente.
“Ma certo che tornerà! Sciocchino.” Disse serio “Alice mi ha fatto una promessa!”
Lo Stregatto sospirò di nuovo, come poteva spiegare l’ovvio?
“Alice non tornerà da noi… Lei viene dal Sopramondo, non è come noi, ha tutta la vita da vivere , perché dovrebbe voler stare qui…con noi?” chiese tristemente.
Le labbra del Cappellaio a quelle parole cominciarono a tremare convulsamente, quasi fosse un bambino, solo e abbandonato.
“Ma lei… lei me lo ha promesso!”
Con la disperazione nella voce e le lacrime agli occhi sussurò con la voce incrinata:
”Lei me lo ha promesso…”.
Lo Stregatto scosse la testa con desolazione, come in segno di scusa, non sapeva che fare per il suo amico, non sapeva che altro dire.
Il Cappellaio Matto in quel momento sentì qualcosa spezzarsi in mille pezzi dentro di lui…
Per un attimo ebbe un pensiero confuso…
E’ il mio cuore che si spezza o l’ultimo barlume della mia ragione?
Sentì la tristezza invaderlo, dai suoi occhi per la prima volta uscirono lacrime, vere lacrime.
Non aveva mai pianto prima, nemmeno quando la  Regina Rossa aveva distrutto l’intero Sottomondo, non sapeva cosa fosse la vera  tristezza.
Si portò le mani al volto lentamente, non sapendo cosa fare, non sapendo come fermare quel fiume di disperazione.
Nulla valeva le sue lacrime… a parte Alice. La sua dolce, piccola, grande Alice…
Per Alice avrebbe fatto tutto, avrebbe dato la vita per lei, lo aveva già fatto con la Regina Rossa... Ma lei… Lei non lo voleva.
“ Lei non mi ha voluto…” sussurò incredulo.
A quelle parole lo Stregatto che lo guardava sconsolato drizzò le orecchie.
“Cosa hai detto Cappellaio?” chiese esitante e ad un tratto guardingo.
Egli serrò gli occhi rabbiosamente e strinse i pugni, gridando furioso:
“LEI… LEI NON MI HA VOLUTO!”
La tristezza tramutata in rabbia, mutò il suo sguardo triste in due occhi terribili e foschi…
Con la disperazione che gli divorava il cuore, prese il suo capello, quel capello che era il suo emblema, quello stesso capello che amorevolmente lei gli aveva calcato sulla testa più volte, lo prese e lo ridusse in pezzi.
“ Che peccato…mi piaceva quel cappello!” disse maliziosamente lo Stregatto, guardando ora il Cappellaio con un ghigno da furfante e la malizia negli occhi.
“SI PUO’ SAPERE CHE HAI DA RIDERE?!” gli chiese ringhiando il Cappellaio.
“Eh eh eh …rido perché per la prima volta vedo un pazzo rinsavire. Ecco tutto. Eh eh!”
Lo Stregatto fece delle giravolte in aria ammiccando con intenzione verso di lui, che ora lo guardava perplesso e interdetto.
“Che diamine vuoi dire gatto? Spiegati!”
Lo Stregatto si avvicinò all’uomo, fino ad averne il viso a due centimetri dal suo ghignante muso.
“Sai… avevo già notato che finchè la piccola Alice era qui, a tratti non facevi più pensieri sconnessi, che a volte ti rendevi conto realmente che eri matto…quando lei ti era vicino, ragionavi come una persona…diciamo…sana di mente….
Beh amico mio, negli ultimi minuti, non hai ne detto ne fatto nulla fuori dal normale…che deduci da questo?”
Il Cappellaio era incredulo, eppure nelle parole dello Stregatto c’era uno strano fondo di verità.
Non si sentiva più euforico, non rideva più senza motivo, non diceva frasi ne faceva gesti sconnessi dalle sue emozioni. Faceva ciò che sentiva, diceva ciò che pensava!
Fissò stupito lo Stregatto che sorrise sornione.
“Da quando Alice se n’è andata Tarrant..che cosa hai provato?”
“Io…Ho sentito qualcosa rompersi dentro… un vuoto dentro di me…come se mi mancasse qualcosa di importante...”disse confusamente.
Lo Stregatto lo guardò con occhi gioiosi roteando le pupille.
“Amico mio, l’unica pazzia che vedo in te è quella che giace nel cuore delle persone innamorate… ciò che senti per Alice è talmente potente, talmente magico, che perfino a Sottomondo nulla può contrastare quella forza. Nemmeno la Pazzia...il nome di quella forza è Amore.”
Il Cappellaio era ancora più confuso di prima…  Adesso cosa avrebbe fatto?
Senza Alice questo suo nuovo stato non aveva alcun senso…
Cos’era l’amore di cui parlava lo Stregatto!?
Lui sentiva solo dolore e tristezza, nulla più aveva importanza per lui, se non Alice…
Come avrebbe potuto vivere se non poteva più provare gioia, ne felicità?
Disperato e abbattuto, un'unica domanda gli aleggiava nella mente.
“Che devo fare ora? …Che cosa posso fare?”
Alle sue spalle una voce argentina e delicata gli rispose, la voce materna di Mirana la Regina Bianca avvolse il confuso Cappellaio, facendo rinascere in lui la speranza.
“Se ciò che provi è sincero caro Tarrant, vai da lei…vai da Alice!”
Egli si voltò e vide accanto alla Regina tutti i suoi amici, il Bianconiglio, il Leprotto Marzolino, Mallymkun il ghiro, PincoPanco e PancoPinco, Bayard… i suoi amici che lo incitavano incoraggianti.
Mirana lo fissava con una dolcezza estrema, piena di calore.
“Vai da lei Cappellaio, forse il tuo destino non è di restare a Sottomondo.”

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