Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli: Capitolo 1: *** Prologo *** Capitolo 2: *** Capitolo I - One life isn't enough *** Capitolo 3: *** Capitolo II - Awakening *** Capitolo 4: *** Capitolo III - I want you as a wife *** Capitolo 5: *** Capitolo IV - Until the end of the world *** Capitolo 6: *** Capitolo V - Sacred Hymeneal *** Capitolo 7: *** Capitolo VI - At your service, Sir *** Capitolo 8: *** Capitolo VII - Wedding planning *** Capitolo 9: *** Capitolo VIII - In good and bad times *** Capitolo 10: *** Capitolo IX - Forever mine, Mrs. Masen *** Capitolo 11: *** Capitolo X - Presences *** Capitolo 12: *** Capitolo XI - Little foundling ***
Ciao a tutti!!! Qualche settimana fa vi avevo promesso che a metà
marzo avrei postato il primo capitolo del seguito di Wrong Love. Lo so che siamo quasi a fine marzo, ma il poco
tempo a disposizionemi ha impedito di
essere più veloce. Il prologo della storia è pronto per essere letto.
Per chi non ha letto Wrong Love questa storia non avrà molto senso.
Quindi se vorrete leggere
Awakening from Darknessvi consiglio prima di leggere Wrong Love che potete
trovarequi o
nella mia pagina personale.
Il primo capitolo lo posterò stasera o domani
mattina! Un bacio e buona lettura!
Awakeningfrom Darkness
Prologo
“Smettila,
non ho intenzione di ascoltarti!” urlai tappando le mie orecchie con le mani.
La mia testa oscillava frenetica.
Tentavo
inutilmente di cancellare quelle parole dalla mia testa.
Non
poteva essere vero.Lui non avrebbe mai
fatto una cosa del genere.
“Si
invece, tu ascolterai tutto ciò che ho da dirti.” Ripeté lei. I suoi occhi
dapprima rossi come lava, ora avevano assunto il colore della notte. Un blu
talmente cupo da farmi quasi paura.
“Non
riuscirai a farmi dubitare di lui.” Replicai.
“Mia
Regina, ti sto solo mostrando la verità.” Disse con un leggero sorriso sulle
labbra. Un lieve torpore mi travolse e fu in quell’istante che riuscii a vedere
la verità.
Mi
stava mostrando ciò che non avrei mai potuto dimenticare.
Capitolo 2 *** Capitolo I - One life isn't enough ***
Ciao a tutti! Come promesso eccovi il primo capitolo.
Ricordo ancora che prima di leggere questa storia sarebbe meglio
leggere Wrong Love (la trovate nella mia pagina personale).
Ringrazio coloro che hanno letto il prologo, chi ha inserito la
storia nei preferiti e chi nelle seguite e chi l’ha solamente letto.
Per chi non lo sapesse vi ricordo il mio blog dove potete trovare gli spoiler per tutte le storie e tutto ciò
che le riguarda.
Tra qualche minuto potete trovare anche lo spoiler del secondo
capitolo.
Nella mia pagina principale trovate tutti i miei contatti. Per qualsiasi
cosa sono a vostra completa disposizione.
Un bacio e buona lettura.
@ vchiego:
sono felice che il prologo per te sia stato stuzzicante. Spero che questo primo
capitolo ti piaccia. Alla prossima.
Awakeningfrom Darkness
Capitolo I - One life isn’t
enough
Isabella
“Finalmente!” sospirai serena. Mi
accasciai sul letto come normalmente facevo da umana. Mi piaceva mantenere vive
alcune abitudine che avevo prima di diventare la Prescelta.
La Prescelta.
Era ancora difficile ammettere
quanto potere avevo ora tra le mani. Avevo paura di gestirlo male, di trovarmi
in situazioni più grandi di me. Mi diedi della stupida mentalmente, il peggio
ormai era passato. Julianne e Adam erano all’inferno e l’equilibrio ormai era
totalmente ripristinato.
Grazie alla saggezza di Carlisle e
all’amore di tutta la mia famiglia tutto era ritornato nell’ordine giusto delle
cose.
“Sei stanca?” un leggera risata
attirò la mia attenzione. Sorrisi.
Il suo sguardo divertito mi
penetrava l’anima.
Lui, l’amore della mia vita. Colui
che mi aveva salvato la vita.
Edward.
“Lo sai che mi piace far finta di
essere ancora umana.” Gli dissi.
“Sembra che non sia cambiato nulla.”
Ammise gettandosi accanto a me sul letto.
“Già, Forks è sempre la stessa.” La
battaglia sembrava non aver toccato la piccola cittadina. Anche se le perdite
umane erano state gravi, il mondo era ripartito con la solita routine.
“Sembra che nemmeno il tempo abbia
subito dei cambiamenti.” Sorrise.
“A me piace la pioggia. Mi rilassa.”
Dissi. Le sue braccia mi strinsero al suo petto.
Ero di nuovo a casa. Non era solo il
posto a me familiare, ma la mia nuova vita mi regalava una sensazione di
sicurezza che non provavo da tanto tempo, soprattutto dalla scomparsa delle persone
più importanti della mia vita.
“Sei pronta?” mi chiese, intuendo i
miei pensieri. A volte avevo l’impressione che lui potesse leggermi nel
pensiero.
“Non si è mai pronti per queste
cose.” risposi stringendomi di più a lui. Sapevo che anche per lui questo
giorno era difficile. Anche se molte cose, grazie ad Alice ci erano state
risparmiate, nessuno dei due era ancora pronto a dare l’ultimo addio alle
proprie persone care.
Per me il dolore era raddoppiato.
Non avevo mai conosciuto i genitori di Edward, li avevo solamente visti qualche
volta durante le mie visite ad Edward, ma la consapevolezza che avevano perso
la vita a causa mia, mi rendeva ancor più difficile gestire il dolore che
provavo per ciò che gli avevo causato.
“Mi dispiace.” Sussurrai.
“Bella, non devi sentirti in colpa.
Doveva andare così.” Mi disse.
“Edward vorrei davvero poter far
tornare il tempo indietro per …”
“Ma non puoi farlo.” Mi interruppe.
“Bella, è successo e non è colpa tua. Ci sei tu ora con me e solo questo adesso
conta.” Ecco, un altro tasto dolente.
Non bastava avergli tolto tutta la
sua famiglia, gli avevo anche privato di vivere una vita normale. Una vita
umana, con una donna accanto a lui umana.
“Lo so cosa stai pensando e ti prego
di smetterla. Quante volte devo dirti che non mi interessa una vita dove tu non
ci sei?” ancora una volta aveva capito ciò che mi passava nella testa. Mi
conosceva meglio di me stessa e non riuscivo a nascondergli nemmeno le mie
paure più intime.
“Edward, lo so. Me lo hai detto
tante volte, ma sappi che se un giorno avrai bisogno di qualcosa che io non
posso darti sei libero di andare.” Dissi prima di soffocare la sua risposta con
un bacio.
Un bacio che per me suggellava la
promessa di lasciarlo andare senza impedimenti da parte mia.
Un tuono ferì la quiete della nostra
camera. Edward prese il mio volto tra le sue mani e posò delicato un bacio sul
mio capo.
“C’è solo una cosa che desidero di
più al mondo.” Si fermò aspettando una mia reazione che sapeva non sarebbe
stata delle più dolci. Sapeva di star prendendo una strada che con ostinazione
non volevo prendere in considerazione.
Mi staccai da lui. Quel gesto era
solo l’inizio di quella discussione che ormai non faceva che ripetersi quasi
ogni giorno.
“Edward,” iniziai calma, “ti ho già
detto come la penso a riguardo e non ho nessuna intenzione di tornare sul
discorso.” Ormai ero in piedi di fronte al letto, Edward mi guardava
dispiaciuto.
Mi uccideva vedere quell’espressione
sul suo volto. Non riusciva proprio a capire che era una cosa che non doveva
essere presa alla leggera.
“Bella, ti prego.”Sentivo il suo
cuore battere furioso, sapeva ciò che gli aspettava adesso.
“Ho detto no. Quante volte devo
ripeterlo?” seccata lo guardai negli occhi. La rabbia si mischiò al dolore che
provavo ogni volta che gli negavo qualcosa.
Era sempre così, un dolore atroce e
lui pareva non capire quanto sforzo mi costasse dirgli no.
“Amore mio, ti prego.” Mi supplicò
ancora. I suoi occhi color dell’edera si fissarono nei miei.
“Edward, non posso. Hai visto con i
tuoi occhi quello che comporta essere un vampiro. Non puoi chiedermi di
condannarti ad una vita piena di ombre e orrore.” Provai per l’ennesima volta a
spiegargli la mia ostinazione a quella sua richiesta.
“So a cosa vado incontro e non mi
spaventa. Insomma guardati, e guarda i Cullen. È come voi che voglio essere.
Credi davvero che vorrei diventare una creatura sanguinaria? Io voglio solo
sentirmi legato a te in tutti i modi possibili. È scritto nel destino. Ti prego
amore mio, è tutto ciò che voglio.” Il tono della sua voce era una straziante
preghiera.
“Edward, smettila. Non voglio
privarti della cosa più bella che tu possieda. La tua anima è troppo speciale
per essere sprecata in questo modo.”
“Smettila tu. Non ne posso più di
questa tua risposta. Ogni volta mi dici la stessa cosa. Credi che non sappia a
cosa vado incontro? I miei genitori sono morti per mano della tua razza ed è
orribile, so che sarò condannato ad una vita eterna di tormento e sete di
sangue. So che è difficile essere un vampiro, ma so anche che il tempo che ho a
mia disposizione non mi basta per amarti. Voglio te per tutta l’eternità. Ti
prego?” ancora una volta mi tentava.
Non poteva immaginare che era ciò
che volevo anch’io. Un’eternità insieme a lui.
Un desiderio egoista che mi teneva
sospesa e inerme di fronte al temporale che le mie emozioni contrastanti
scatenavano dentro di me. Non smetteva di guardarmi e sapeva benissimo che la
sua insistenza mi avrebbe portato a cedere.
Un lieve bussare spezzò la
discussione.
“Avanti.” Sbottai furiosa.
“Bella, il reverendo ci aspetta tra
mezz’ora al cimitero.” La dolce Esme ci sorrise. Un sorriso imbarazzato per
quell’interruzione.
Costringevamo anche loro a sorbirsi
le nostre discussioni e il povero Jasper ogni volta faceva fatica a contenere le
nostre emozioni, una vera e propria esplosione di sensazioni che lo invadevano
e lo destabilizzavano.
“Arriviamo subito.” Sorrisi di
rimando ad Esme che con un cenno del capo si chiuse la porta alle sue spalle.
“Riprenderemo il discorso più
tardi.” Risposi brusca ad Edward che sbuffò alzandosi dal letto.
“Non ho alcun dubbio su questo. Ti
sfinirò fino a quando non mi dirai si.” Rispose sfidandomi.
“Vedremo chi l’avrà vinta.” Accettai
la sfida che mi aveva appena lanciato.
“Lo sai benissimo anche tu che non
riesci a negarmi nulla.” Sorrise venendomi incontro.
“Sei troppo sicuro di te Edward
Masen. Potresti rimanerci male quando ti dirò ancora no.” La rabbia si era
dissolta. Un nuovo gioco era iniziato.
“Non credo succederà, ho le mie
carte da giocare.” Il suo naso sfiorò delicato il mio collo. Le sue mani si
facevano strada leggere sui miei fianchi.
“Faremo tardi.” Sussurrai persa tra
le sue carezze.
“Andiamo.” Mormorò, lasciandomi un
dolce bacio sulle labbra.
Presi la sua mano tra le mie e lo
trascinai dolcemente verso l’uscita.
Il cimitero di Forks era pieno di
fiori. Piccole goccioline di pioggia brillavano tra i fili d’erba del prato,
tagliato quasi in maniera maniacale.
Nell’aria si respirava l’odore di
cera che bruciava. Riuscivo a percepire l’impercettibile suono di qualche
fiammella che si spegneva. L’odore d’incenso si mischiava a quello dalla terra
smossa da poco. Il numero di tombe era aumentato esponenzialmente.
Il cimitero si era notevolmente
ingrandito. Se solo avessi fatto più attenzione la maggior parte di queste
persone poteva ancora essere viva. Le tombe riportavano tutte le foto delle
persone scomparse, l’epigrafi recitavano quasi tutte la stessa frase: ‘… da violento morbo rapito …’.
Alice vedendoci arrivare si avvicinò.
Il suo abbraccio mi avvolse.
“Ho pensato che fosse meglio così.”
Mi disse, indicando un punto dietro di lei. Mi voltai verso la cappella che i
Cullen avevano acquistato per l’occasione. Un piccolo altare era stato
preparato per la cerimonia funebre.
“Va benissimo Alice.” Le sorrisi
debolmente. Mia sorella sciolse l’abbraccio e prese tra le sue gelide e
delicate mani il viso di Edward.
“Ci siamo noi con te adesso.” Gli
disse. Edward annuii e la strinse a se.
Mi persi ad osservare le urne
contenenti le ceneri di Charlie e Renee, dei genitori di Edward e di Robert.
Nonostante Robert mi aveva tenuta prigioniera per giorni interi mi era sembrato
giusto dargli l’onore di essere celebrato degnamente.
Per Edward Robert era uno di
famiglia e anche se lui non lo aveva mai ammesso apertamente, sapevo che
desiderava per lui lo stesso trattamento dei suoi genitori. Il reverendo,
discreto, si avvicinò a me e alla mia famiglia. Dopo qualche parola scambiata
con Carlisle ed Esme, si rivolse a me e ad Edward facendoci le sue condoglianze.
“Possiamo cominciare.” Disse il
reverendo Weber dopo aver indossato la tunica per la cerimonia.
Edward prese la mia mano nella sua.
Il rito iniziò nel più assoluto
silenzio da parte nostra. Solo la voce del reverendo interrompeva delicatamente
quel momento pieno di dolore.
Non importava che fossero passati
mesi dalla loro morte, avrei sempre sofferto per la loro perdita ed ero sicura
che anche per Edward era la stessa cosa.
Le parole del reverendo scorrevano
tra di noi mentre recitava il Requiem.
Mi sentivo spezzata, privata di un
legame primario. Ero totalmente spiazzata da quelle sensazioni. Pensavo di
poter superare meno dolorosamente quella cerimonia. Eppure mi mancava
terribilmente il sorriso di mio padre, i nostri silenzi quando ad entrambi bastava
quello per capirci, mi mancava l’affetto di mia madre, le sue idee bizzarre e
il suo continuo prendermi in giro per come ogni volta affrontavo le situazioni
che mi si presentavano.
Mi voltai verso Edward, il mio
sguardo doveva essere lo specchio del mio.
Una piccola lacrima mi solcò la
guancia. Edward l’asciugò in fretta con un lieve bacio. Sarebbe stato difficile
da spiegare al reverendo come mai piangevo lacrime di sangue. Fu in quel
momento che avvertii l’influenza di Jasper, stava tentando disperatamente di
placare il mio dolore.
“… Libera queste anime dalle pene
dell’inferno, sorreggile affinché non cadano nell’oscurità più profonda.
Portale alla luce e dona loro riposo. Amen.” Il reverendo terminò il rito
funebre e si apprestò ad incensare le cinque urne.
Quando ebbe finito rinnovò ancora le
sue condoglianze e lasciò liberi di muoversi gli uomini addetti alla sepoltura.
I Cullen, uno per uno ci strinsero in un abraccio di cordoglio e si congedarono
lasciandoci soli davanti alla tomba.
Aspettammo di essere completamente
soli per lasciarci guidare dal dolore che avevamo trattenuto fino a quel
momento e le sue lacrime silenziose si mischiarono alle mie.
Ciao a tutti!!!So di essere in un ritardo mostruoso, ma non ho
avuto il tempo di scrivere e postare. Cercherò di essere più celere d’ora in
poi.
Questo capitolo non mi piace per niente, ma non sono riuscita a
fare di meglio, mi dispiace.
Il prossimo capitolo arriverà presto.
Vi ricordo il blog (l'indirizzo lo trovate nella pagina principale), dove tra qualche minuto potete trovare lo spoiler del prossimo capitolo.
Ringrazio chi ha inserito questa storia nei preferiti, chi nelle
seguite e chi l’ha solamente letta.
Un bacio a tutti e buona lettura.
Awakeningfrom Darkness
Capitolo II - Awakening
Julianne
Spalancai gli occhi.
Il tepore delle fiamme riscaldava il
mio corpo innaturalmente intorpidito.
Avevo sempre odiato l’Inferno.
Troppo caldo, troppi lamenti.
Troppe anime che si dimenavano e piagnucolavano
per la sorte che gli era toccata.
Lava incandescente, scorreva accanto
alla mia alcova.
Gocce di fuoco zampillavano attorno
al mio corpo intirizzito.
Chissà in quale angolo dell’Inferno
mi trovavo.
“Bentornata a casa Julianne.” Una voce
familiare coprì le urla strazianti delle anime.
“Belfagor, è un piacere rivederti.”
Risposi voltandomi verso il proprietario di quella voce.
“Aspettavamo ansiosi il tuo
risveglio.” Disse. Una velata minaccia si nascondeva tra le sue parole.
Una sola persona poteva aspettare il
mio risveglio con impazienza ed era la stessa persona che mi avrebbe punita per
il fallimento della battaglia.
Avevo perso.
La Prescelta mi aveva sconfitta e mi
aveva rispedita negli Inferi.
Dovevo pensare in fretta ad un nuovo
piano altrimenti Lui non mi avrebbe rimandata facilmente indietro.
Belfagor continuava a guardarmi con
uno strano sorriso sul volto. Un sorriso di scherno rivolto a colei che avrebbe
dovuto guidare numerose legioni di vampiri per conquistare il mondo e per
oscurare per sempre la Luce e che invece ora era diventata lo zimbello di tutti
i demoni.
Il volto di Isabella apparve come un
fulmine tra i miei pensieri e la vendetta ribollì tra le mie vene.
“Sono qui adesso. E sono sveglia.”
Dissi a Belfagor consapevole che lui avrebbe capito che non rimaneva altro che
annunciarmi al Padrone assoluto.
“Datti una sistemata Julianne, lo
sai che non è consono presentarticosì
davanti al Signore degli Inferi.” Rispose lui. Annuii e andai verso le mie
stanze.
Mentre percorrevo i lunghi e tetri
corridoi dell’Inferno mi accorsi che mi ero risvegliata nel Limbo e che per
raggiungere le mie vecchie stanze avrei dovuto percorrere tutto l’Inferno.
Sapevo che non era un caso che io
fossi lì.
Lucifero, colui che avevo amato con
tutta me stessa, aveva pianificato tutto dall’inizio e la mia punizione sarebbe
stata quella di rivivere tutti i miei peccati.
Mi persi tra i ricordi non appena
varcai la soglia del cerchio dei lussuriosi, nel cerchio dove tutto era
iniziato.
Il vento feroce scompigliava i miei
i capelli. La passione che mi aveva portata alla morte continuava a tormentare
la mia anima.
Sono stata sempre propensa alla
lussuria ma non avrei mai immaginato che davvero potessi morirne.
“Mi
sono innamorata di te Baptiste. Sono tua.” Sospirai febbricitante.
Era
bellissimo. Il vampiro più bello che avessi mai incontrato nella mi esistenza. I
suoi lunghi capelli neri erano raccolti in una coda ordinata. Il suo corpo
perfetto non faceva altro che richiamare la mia attenzione. Lasciva e
seduttrice mi avvicinai a lui sciogliendo i legacci della sua camicia. Il mio
corpo sarebbe stato suo ogni volta che lo avrebbe desiderato, per tutta
l’eternità.
Nessuno
dei due parlò più. Ci unimmo, corpo ed anima, almeno così pensavo.
Nel
momento in cui l’amplesso stava giungendo al termine, Baptiste si trasformò. Un
feroce drago si presentò davanti ai miei occhi. Nel momento in cui lui
raggiunse l’apice, spalancò le sue fauci e la sua coda biforcuta risucchio la
mia anima, trascinandola nel luogo più buio che avessi mai visto.
Quando
riaprii gli occhi una donna dall’aspetto fiero e felino si avvicinò a me.“ Istar
ti ha scelta. Sei sua ora.” Non capivo le sue parole. Non mi restava altra
scelta che seguirla, annuii e mi incamminai dietro di lei.
Le
ancelle mi prepararono come una sposa e mi presentarono al cospetto di Istar. Intorno
a me altre giovani donne, vestite e pettinate allo stesso modo aspettavano,
come me, spiegazioni su ciò che stava accadendo dai demoni che le avevano
scelte.
“Il
mio Signore vi aspetta. Ricordate che solo una di voi verrà scelta.” Disse
senza aggiungere altro.
Una
per una fummo portate nella stanza più bella che avessi mai visto. Lucifero era
lì, si ergeva fiero sul suo trono. Un sorriso divertito piegava le sue labbra.
“Mia cara, è da tempo che ti osservo. Ti ho
scelta per la passione con cui ti doni ai tuoi amanti e per la tua sete di
potere che senza rendertene conto ti corrode l’anima. Tra di voi, solo una
verrà scelta. Colei che supererà tutte le prove potrà avere il dono di
concepire e avrà salva l’anima.” Disse Lucifero.
“Dovrai
conquistarti la mia fiducia. Colei che si dimostrerà più forte diverrà la madre
di mio figlio.” Riprese. Non ebbi il tempo di fare nessuna domanda, due demoni
mi portarono via da quella stanza, lasciando che un’altra donna sapesse che
sorte gli era toccata.
Da
allora iniziarono violente battaglie tra tutte noi, senza che nessuna riuscisse
a prevalere sull’altra, finché Lucifero decise per noi.
“Julianne,
mia piccola e splendida vampira, sei stata l’unica fino ad ora a dimostrare
davvero lealtà per il tuo Signore. Ho scelto te. Sarai tu la madre di mio
figlio. Ti lascerò qualche giorno per pensarci.” Con la sua mano sfiorò il mio
viso e le sue grandi ali nere si chiusero su di noi. Mi baciò lieve le labbra e
sparì senza che potessi accorgermene. Fu in quel momento che mi resi conto di
essermi innamorata di lui. Senza saperlo avevo combattuto non per dimostrare la
mi superiorità sulle altre donne, avevo combattuto per avere lui, il suo corpo,
il suo amore.
Le
ancelle di Istar mi condussero nelle mie stanze e mi prepararono per l’incontro
con l’angelo scacciato dal Paradiso.
La
porta della mia camera vibrò sotto il lieve bussare del mio Signore.
“Avanti
mio Signore.” La mia voce una tenue carezza.
“Julianne,
hai pensato alla mia proposta?” il mio Signore di fronte a me chiedeva una
risposta. Una risposta che non ammetteva revoche di alcun tipo. Una risposta
che mi avrebbe legata a lui per tutta la vita.
“Si
mio Signore, ho riflettuto.” Mi piegai verso di lui in un lieve inchino.
“Bene
Julianne. Sono davvero curioso di sapere cosa hai deciso.”disse guardandomi
negli occhi.
“Mio
Signore ogni vostro desiderio per me è un ordine. Se desiderate una parte del
mio corpo prendetela pure e fatene ciò che volete.” Dissi. Per la prima volta,
il Signore degli Inferi si aprì in un sorriso vero. Me ne innamorai ancora di
più.
Era
così bello, così avvenentee
terribilmente seducente.
“Bene
Julianne. Quando la Luna avrà oscurato il Sole verrò a farti visita. Vi lascio
ai vostri preparativi.”si allontanò e con un cenno diede ordine alle ancelle di
continuare la loro opera.
Quella
notte, la notte in cui Sole, Terra e Luna si allineano, io e il mio Signore ci
unimmo. Dopo qualche mese la piccola Kyra giocava felice tra le braccia di suo
padre.
“Julianne,
mio tesoro, mi hai dato ciò che volevo ed ora è arrivato il momento di ricevere
la tua ricompensa. Rinascerai nel tuo stesso corpo che il demone del Tempo ha
preservato per te. Sarà come se tu non fossi mai morta.” Mi disse Lucifero.
Bastò un suo battito di ciglia e mi risvegliai nello stesso letto dove Baptiste
mi aveva fatta sua.
Le mie stanza erano rimaste le
stesse di molti anni prima. Quando entrai Istar, la Dea della Luna Nera, mi
aspettava accanto al mio letto. Lo stesso letto di quella notte.
“Julianne, ti trovo bene.” Disse
Istar sorridente. Nei giorni trascorsi lì io e Istar avevamo stretto un
rapporto molto profondo. Eravamo diventate molte amiche, dimenticandoci spesso
che io appartenevo a lei.
“Anche tu Istar, sei sempre
bellissima.” Le sorrisi anch’io e mi avvicinai a lei abbracciandola.
“Lucifero non ha preso molto bene il
tuo fallimento. Contavamo tutti su di te.” Mi rabbuiai al ricordo dell’esito
della battaglia.
“Istar, la Prescelta era davvero molto
forte. Non avevo previsto che tra lei e lo Sposo si potesse creare quel legame
così profondo. E poi in cosa ho sbagliato? A sottovalutare un umano? Istar
qualsiasi demone si sarebbe comportato allo stesso modo e Lucifero dovrà
prenderne atto.” Sbottai.
“Hai ragione Julianne. in ogni caso,
sai che Lucifero ha sempre avuto un debole per te. Vedrai che te la caverai.”
Mi disse sorridendo. Annuii e lasciai che Istar chiamasse le sue ancelle per
prepararmi.
Come quella notte, il mio Signore
bussò di nuovo alla mia porta.
Quando lo guardai rimasi ancora una
volta folgorata dalla sua bellezza.
Mi inchinai per rendergli omaggio.
“Mio Signore.” Sussurrai.
“Julianne, mia cara, ti trovo bene.
Certo, avrei preferito fare due chiacchiere con la Prescelta in questo momento,
ma invece devo accontentarmi. Julianne, sai benissimo che a me non piace
accontentarmi.” Mi disse.
“Mio Signore, anche i più forti
combattenti possono perdere una battaglia, ma questo non vuol dire che io abbia
perso la guerra. L’equilibrio può essere distrutto ancora. Se potessi tornare
sulla Terra risolverei tutto.” Provai a limitare il mio fallimento.
“Julianne, credi davvero che ti
lascerò tornare sulla Terra?” mi schernì.
“Mio Signore, lo ha già fatto una
volta e in fin dei conti sono sempre la madre di vostra figlia.” Mi giocai
l’unica carta che avrebbe potuto portarmi alla vittoria.
“Ah Julianne, l’Inferno ti fa
proprio bene. Sei diventata molto più subdola.”rise.
“E sia Julianne, ma alle mie
condizioni. Questa volta ti limiterai a seguire gli ordini di qualcun altro.”
Continuò. Stavo per chiedergli a chi avrei dovuto rispondere, ma le sue ali
nere si spiegarono e scomparve dalla mia vista in un soffio.
Capitolo 4 *** Capitolo III - I want you as a wife ***
Ciao a tutti…
Per farmi perdonare del ritardo ho pensato di regalarvi un altro
capitolo.
Il quarto arriverà la prossima settimana.
Ringrazio tutti coloro che leggono, seguono e preferiscono
questa storia.
Nel blogtroverete
tutto su questo capitolo e lo spoiler per il quarto.
A fine capitolo troverete alcuni link aggiuntivi che riguardano
proprio questa parte della storia.
@ vchiego: perdonami e non ho risposto alla recensione del capitolo
precedente, mi è completamente sfuggito dalla mente. Ti ringrazio, come sempre,
per le parole che dedichi ogni volta a questa storia. Sono felice che il
capitolo scorso ti sia piaciuto. Pensavo che fosse troppo banale e poco ricco
di particolari. Bella è molto più forte di Edward e non cederà facilmente alle
richieste di Edward, ma lui, come potrai notare in questo capitolo, ha delle
carte da giocare e non si arrenderà facilmente. Ancora grazie e alla prossima. Un
bacio.
Awakeningfrom Darkness
Capitolo III - Iwant you as a wife
Edward
Dopo la cerimonia, i nostri cari, ci
avevano lasciati soli.
Io e Bella ci eravamo stretti in un
abbraccio che valeva più di mille parole.
Avevamo passato alcune ore sulla
tomba dei nostri genitori fino a quando le nuvole cariche di pioggia avanzarono
nel cielo grigio.
“Edward, vai a casa. Ti raggiungo
più tardi. Ho bisogno di cacciare.” Mi disse Bella baciandomi lievemente la
guancia. Annuii, lasciando che corresse nel bosco per dare sollievo alla sua
sete.
Mi incamminai verso casa,
lasciandomi invadere dai miei desideri.
Era stata una giornata lunga e dura
per me, ma soprattutto per Bella che sapevo si riteneva responsabile per tutte
quelle morti.
Avrei potuto organizzare una serata
tranquilla solo per noi due. Avevamo bisogno di stare insieme, ma soprattutto
io avevo bisogno di Bella senza orecchie indiscrete che ascoltassero ogni
minimo sussurro.
Raggiunsi casa Cullen in breve
tempo, prima che le prime gocce di pioggia bagnassero il suolo.
Tolsi il cappotto e per poco non
persi l’equilibrio quando Alice mi travolse con il suo corpo.
“Si! Edward, che bello, che bello!
Ti prego, posso darti una mano?” non riuscivo a starle dietro. Le sue parole un
fiume in piena.
“Alice vuoi spiegare?” dissi
irritato da quella stupida danza che Alice stava facendo per tutto il salotto.
“Edward, ma come? Ti prego lasciami
organizzare la serata.” Capii a cosa si riferiva.
“Alice ho solo intenzione di fare
una passeggiata. Non c’è nulla da organizzare, soprattutto per il fatto che sta
piovendo.” Dissi deluso dalla pioggia che aveva deciso di rovinare i miei
piani.
“Sei sicuro che si tratti solo di
una passeggiata? Io l’ho visto sai? Non puoi mentirmi. E poi smetterà di
piovere tra un paio d’ore e il cielo si schiarirà. Dai, dai?” continuava a
saltare tenendo le mie mani tra le sue.
Era davvero fastidiosa quando ci si
metteva, in più non riuscivo a capire cosa volesse dire.
“Alice, smettila di saltare. Vuoi
dirmi cos’hai visto?” chiesi irritato.
“Edward!” mi rimproverò.
“Insomma, hai intenzione di dirmelo
oppure vuoi torturarmi a morte con i tuoi balletti?” la giornata pesante aveva
influito molto sul mio umore. Mi pentii all’istante del tono che avevo
utilizzato con lei.
“Scusami Alice, sono solo un po’ stanco.”
Dissi.
“Oh Edward, non mi offende il tuo
tono, piuttosto mi offende il fatto che tu non abbia capito cosa sto cercando
di dirti. Insomma, sei tu che l’hai deciso.” Disse puntandomi un dito contro.
“Alice, davvero, io ho solo deciso
di passare un po’ di tempo da solo con Bella.” Spiegai, cercando di non
offenderla di nuovo. Non le stavo mentendo, davvero non sapevo cosa stesse
cercando di dirmi. Cercavo di sforzarmi fino a quando un’idea mi venne in
mente.
Nello stesso istante, gli occhi di
Alice si fecero vitrei, segno che una
nuova visione stava arrivando.
“Edward, hai visto? Il mio aiuto ti
servirà, quindi mettiamoci al lavoro. Tu va a farti una doccia al resto penso
io.” E così dicendo, mi spinse su per le scale.
“Alice vuoi spiegarmi?” chiesi.
“No, altrimenti rischio di dirti
troppo e poi lo sai già cosa succederà. Sei stato tu a dirmelo, farò tutto come
tu desideri. Va a prepararti. Ah, c’è una cosa che puoi fare.” Smise di colpo
di parlare.
“Vuoi dirmelo Alice?” sbottai.
“Ti verrà in mente mentre farai la
doccia.” Disse sorridendo.
L’acqua calda scioglieva i miei
muscoli, rilassandomi. I miei pensieri fantasticavano sulla serata che presto
avrei vissuto.
Immaginai Bella con un bel vestito,
tanti fiori e tante candele, un cielo stellato il prato umido per la pioggia.
Il volto di Bella arrabbiato per ciò che le avrei chiesto.
Poi di colpo capii dove saremmo
arrivati e quello che Alice stava cercando di dirmi già da un po’. Tutto si
delineò nella mia mente, con un sorriso chiusi il getto dell’acqua e
velocemente uscii dalla doccia. Dovevo sbrigarmi. Bella sarebbe tornata presto
e non avevo la stessa velocità di Alice.
Sul letto faceva bella mostra di se
un abito elegante, lo stesso che avevo immaginato poco fa sotto la doccia.
Alice quando ci si metteva era davvero impeccabile.
Con ancora l’asciugamano cinto in
vita, presi alcuni fogli dalla scrivania ed iniziai scrivere.
Mi vestii in fretta e presi dal
cassetto del mio comodino l’unico ricordo che mi era rimasto di mia madre.
Presi il telefono e composi il
numero di Alice. Rispose al primo squillo.
“Si, Edward lo so. Lascialo sul
letto. Qui è tutto pronto e puoi iniziare a sistemare il resto. Bella tornerà
tra poco e non deve trovarti lì. Sbrigati.” Disse senza permettermi di dirle
una parola. Avrei almeno voluta ringraziarla per l’aiuto che mi stava offrendo.
Lasciai il primo bigliettino sul
letto e iniziai a camminare per il sentiero che mi avrebbe condotto nel luogo
che,speravo, sarebbe diventato lo sfondo della serata più bella di tutta la mia
vita.
Per tutto il sentiero sistemai i
bigliettini che avevo preparato, sicuro che Bella li avrebbe trovati.
Ci misi un po’ ad arrivare, odiavo
essere umano.
Non che non apprezzassi il dono
della vita che mi era stato fatto, ma apprezzavo altrettanto, se non di più, le
qualità extra dei vampiri.
Quando i cespugli e gli alberi si
fecero meno fitti, mi ritrovai nella radura.
L’avevo scoperta tanto tempo fa
insieme ai miei amici. Non ci ero mai venuto con Bella e forse, durante qualche
battuta di caccia, lei poteva averla già vista. Di sicuro non l’aveva mai vista
così. Alice aveva fatto davvero un bel lavoro.
Ad ogni albero erano appese delle
piccole lanterne che illuminavano dolcemente quel posto incantato. Un telo
rosso era disposto sul prato, nel centro esatto della radura.
Petali di fiori di cui non avevo mai
conosciuto l’esistenza erano disseminati su tutto il prato.
Un mazzo di fiori era posizionato al
centro del telo.
Ad una prima occhiata riuscii a
riconoscere solo alcune specie. Come aveva fatto Alice a trovarle?
Il telefono vibrò nella mia tasca.
Lo afferrai e risposi.
“Ti piace?” trillò la voce di Alice.
“È tutto perfetto grazie. Non sarei
riuscito a fare tutto da solo.” Dissi.
“Non ringraziarmi Edward, sei mio
fratello.”
“Alice, come mai quei fiori?” chiesi
curioso per quella scelta.
Non mi sembrava che nelle mie
fantasie fossero presenti.
“Beh, qualche settimana fa, ti ho
visto leggere i libri di Esme sul linguaggio dei fiori ed ho pensato che
potessero esserti utili. E poi ci hai pensato per un secondo anche se non te ne
sei reso conto. Non mi sfugge nulla lo sai.” Rise. Adesso ricordavo, Esme stava
riempiendo la sua serra di nuovi fiori e per caso mi sono imbattuto in uno dei
suoi libri. Ora, rammentavo perfettamente il significato di ogni singolo fiore
che giaceva all’interno di quel mazzo.
“Lo so.” La sua voce squillava
allegra come un coro di campane.
“Edward, Bella sarà lì tra qualche
minuto.” Disse, nella sua voce ancora gioia.
“Oh.” Dissi teso.
“Non preoccuparti. Sii te stesso e
andrà tutto bene.” Mi rassicurò, chiudendo la telefonata un secondo dopo.
Mi spostai verso il confine della
radura, nel punto in cui la luna era ben visibile.
Il rumore delle foglie rimbombò nel
silenzio di quel paradiso naturale. Sorrisi.
Nonostante fossi solo un umano
percepivo il suo intenso profumo.
“Edward?” mi chiamò. La sua voce
rotta dall’emozione.
Immaginai fosse per la prima parte
della sorpresa.
Mi voltai verso di lei e il mio
cuore perse un battito.
Nel suo splendido vestito nero, che
lasciava scoperte le sue lunghe e diafane gambe ed una parte delle spalle, mi
regalò il sorriso più bello che le avessi mai visto in volto.
I suoi capelli ricadevano morbidi
sulle sue spalle e i suoi splendidi occhi dorati brillavano nel buio come due
fari.
Tesi una mano verso di lei e
aspettai che mi raggiungesse.
“Sei splendida.” Le dissi non appena
la strinsi tra le mie braccia.
“Anche tu.” Le sue labbra si
posarono sulle mie.
Il bacio durò solo pochi istanti.
Bella si scostò dal mio abbraccio e si guardò intorno.
“È tutto stupendo Edward. Ogni
singola parola, ogni piccola lanterna, ogni profumo che sento nell’aria. Tutto
è perfetto.” Sussurrò.
“Sei tu ad essere perfetta e questo
è solo per te.” La avvicinai a me in modo che le sue spalle aderissero al mio
petto e le indicai la luna.
“È bellissima anche la luna
stasera.” Disse.
“Non se è paragonata a te.” Risposi
voltandola verso di me.
La baciai ancora e quando mi staccai
da lei la trascinai verso il telo steso sul prato.
Bella mi guardava curiosa, sapevo
che aveva capito che per noi quella sera era importante.
Presi il mazzo di fiori che Alice
aveva adagiato sul manto rosso e pian piano iniziai a sfilare il primo fiore.
“Bella, c’è una cosa importante di
cui ti vorrei parlare stasera e vorrei farlo nel migliore dei modi se tu me lo
permetti.” Dissi.
Bella mi guardò negli occhi e mi
fece segno di andare avanti.
“Rododendro. È con questo fiore che
voglio iniziare. Ancora non ti avevo vista e già sapevo di amarti. Non appena
ho incontrato i tuoi occhi ho capito che non ne potevo fare più a meno. Ho
avuto tanta paura quando ho capito che nonostante ci amavamo così tanto, il nostro
amore era diventato fragile, come questo fiore. È per questo che ho voluto
dartelo per primo. Perché ora, posso ammettere sicuro che il nostro fragile
incanto non si è spezzato e posso ancora gioire dei tuoi occhi che tanto mi
hanno fatto innamorare.” Lentamente le porsi il fiore che avevo tra le mani e
lei lo accettò tremante.
“La rosa canina, un fiore tanto
bello e soave, quanto spinoso e acuminato.” Sussurrai tirando fuori dal mazzo
il secondo fiore, stando bene attento a non pungermi. “Incontrarti è stato un
grande dono per me e ringrazio il cielo che oggi, nonostante le profonde
sofferenze e i numerosi ostacoli che hanno tentato di dividerci, sei ancora
qui, di fronte a me.” continuai porgendole la rosa selvatica.
Sfilai il terzo fiore e glielo porsi
sfiorandole la mano.
“Come il vilucchio si aggrappa al
luogo in cui nasce, così tu ti sei aggrappata alla convinzione che tu non fossi
la persona giusta per me. Volevi andare via, volevi abbandonarmi al mio
destino. Ma amore mio, tu le tue radici le avevi messe accanto alle mie e
sapevo che da quel posto nessuno sarebbe riuscito ad estirparti, nemmeno te
stessa.” Mi concessi per un attimo di guardarla negli occhi. Lacrime vermiglie
scendevano lungo il suo viso.
Delicato poggiai le labbra sulle sue
gote e bevvi quel nettare per me tanto vitale.
Estrassi altri due fiori dal mazzo e
prima di donarli a lei, mi concessi un altro bacio.
“La genziana e il fiore di loto. Tu
amore mio, come la genziana hai resistito alle intemperie e il fiore di loto è
un omaggio all’ammirazione che provo nei tuoi confronti. Hai combattuto contro
un nemico molto più forte ed esperto di te, ma tu hai vinto e non posso non
essere orgoglioso di te.” Per qualche secondo la guardai negli occhi senza
aggiungere altro.
Sfilai un altro fiore, ma questa
volto lo appoggiai tra i suoi capelli.
“Il croco, il fiore che ha ricoperto
il talamo nuziale di Giove e Giunone. Il fiore che simboleggia la passione e
l’amore sensuale, quell’amore che insieme abbiamo scoperto e che ogni volta mi
fa sentire sempre più tuo.” Le sue mani avvolsero le mie e mi trascinarono verso
di lei.
Un bacio molto meno casto dei
precedenti mi tolse il fiato.
Quando ritrovai il controllo di me
stesso tirai fuori dal mazzo due garofani, uno rosso ed uno bianco.
“Il garofano rosso simboleggia il
mio amore per te e quello bianco il mio giuramento di fedeltà. Ti amerò fino
alla morte e anche oltre se solo potessi e non amerò mai nessun’altra come amo
te.”
Solo pochi fiori rimanevano tra le
mie mani.
“Il gelsomino e l’orchidea, simboli
di sensualità, eleganza, grazia ed amabilità, tutte qualità che fanno di te la
donna più speciale che io abbia mai incontrato.”
Lei li raccolse tra le sue piccole
mani, mentre un singhiozzo più forte degli altri le scuoteva il piccolo corpo.
Solo tre fiori e poi toccava a lei
parlare.
Presi ciò che mi rimaneva tra le
mani. Le foglie dell’amaranto intrecciate in modo perfetto, tanto da sembrare
un tutt’uno con il fiore dell’aloe.
“Amore mio, questi li ho tenuti per
ultimi perché hanno un significato particolare. Rappresentano l’amore eterno e
l’immortalità. Perché è questo che voglio chiederti. Una sola vita non mi
basta. Vorrei poter amarti per sempre, sfuggendo al tempo e alla morte. Rendimi
uguale a te. Donami l’eternità accanto a te.” Le sue mani allentarono la presa
sulle mie, lasciando cadere gli ultimi fiori che le avevo donato sulle sue
ginocchia.
“Edward, non ho parole per dirti
quanto tutto questo mi abbia reso felice, ma sai come la penso a riguardo. La
tua anima è troppo bella per essere sprecata così. Ti prego, è già tutto
perfetto in questo modo, non roviniamo tutto.”
Non tradii nessuna emozione, sapevo
che non sarebbe stato facile, ma non sarei tornato a casa senza ottenere
qualcosa da lei.
Tirai fuori dall’occhiello l’ultimo
fiore.
“Bella, aspetterò, prima o poi
riuscirò a farti cambiare idea, ma permettimi di dirti un’ultima cosa.”dissi.
Bella annuii.
“Ti voglio, ti desidero e non mi
basta più quello che ho. Ti voglio come moglie. Isabella Marie Swan, mi farebbe
l’onore di diventare mia moglie?” le porsi il fiore d’arancio che avevo tra le
mani, prendendo con la mano libera l’ultimo regalo della serata.
Aprii davanti ai suoi occhi ancora
aperti per lo stupore la scatolina blu e aspettai ansioso la sua risposta.
Capitolo 5 *** Capitolo IV - Until the end of the world ***
Buona Domenica a tutti!!!! Oggi sono di buon umore e quindi, visto che il
capitolo era terminato, ho deciso di postarlo. Spero che leggendolo, possa mettere fine alla
vostra curiosità sulla risposta di Bella. Alcuni passi del capitolo li avete già letti, non
ho potuto non riscriverli ed ho fatto del mio meglio per non essere ripetitiva. Nello scorso capitolo ho dimenticato di dire che
ho utilizzato una frase tratta da BreakingDawn, sicuramente ve ne siete accorte. Mi scuso per essermene dimenticata e per non
averlo detto prima.
Ringrazio tutti coloro che seguono, preferiscono e leggono
questa storia. Ringrazio anche tutti coloro che mi hanno aggiunto tra gli
autori preferiti. Grazie mille!
Vi ricordo il blog dove potrete trovare tra qualche minuto lo spoiler per il
quinto capitolo. Un bacio e buona lettura!
Ci vediamo a fine capitolo!
@ erzsi: benvenuta. Ti ringrazio per il tuo commento. Grazie per aver
letto ‘Wrong Love’. Sono felice per la fiducia che riponi in questa storia e
spero davvero di non deluderti.
Man mano che leggerai i capitoli, capirai perché Julianne è
tornata. Non posso dirti altro, altrimenti ti rovinerei la sorpresa. Un bacio e
alla prossima.
@ vchiego: ciao! Grazie mille per il commento, hai sostenuto da subito
questa storia e non finirò mai di ringraziarti per questo.
Eh si, il mio Edward si è trasformato in un barattolino di miele
per questo momento. Non posso dirti se Bella lo accontenterà perché lo
scoprirai leggendo.
Un bacio e alla prossima.
Awakeningfrom
Darkness
Capitolo IV - Until the end of the world
Isabella
Lasciai che Edward andasse a casa
prima che la pioggia cominciasse a scendere. Nell’aria l’odore dell’acqua
piovana si faceva sempre più intenso, le nuvole sempre più incombenti.
Non appena Edward si incamminò verso
casa e dopo essermi assicurata che nessuno fosse lì ad osservarmi, iniziai a
correre verso il bosco.
Per via del viaggio e del
trasferimento, avevo avuto poche occasioni per cacciare. Non avrei sicuramente
fatto del male a nessuno, dato che con la consapevolezza di essere divenuta
importante per l’equilibrio di tutto il mondo, il mio autocontrollo era
migliorato molto di più. Nemmeno il più succoso degli aromi mi avrebbe
scalfita, ma di certo non avrei potuto non rispondere al richiamo della mia
natura.
Avevo bisogno di nutrirmi per essere
forte. Jasper mi aveva comunicato che alcuni dei vampiri devoti a Julianne ci
erano sfuggiti, per questo non potevo permettermi di abbassare la guardia, in
nessun momento.
Io e la mia famiglia eravamo un
bersaglio facile e soprattutto Edward lo era.
Non mi sarei mai perdonata se lo
avessi perso ancora. Era già successo troppo volte e questo era bastato a
distruggermi più di qualunque altra cosa.
Nonostante fossi un vampiro, se ad Edward
fosse accaduto qualcosa, sarei sicuramente morta. Nemmeno l’immortalità sarebbe
bastata a salvarmi.
Affinai i miei sensi e mi abbandonai
ai miei istinti.
Il fruscio di un ruscello, le foglie
che si muovevano accarezzate dal vento, il tonfo delle prime gocce d’acqua che
toccavano il suolo, l’odore intenso di terra e muschio.
Poi ancora odore di terra, ma
diverso dal primo.
Odore di terra calpestata da
qualcosa di molto grosso. M concentrai ancor di più. I cespugli si muovevano
rumorosi al passaggio dell’animale.
Il suo cuore pompava sangue in
grande quantità e il suo battito forte e regolare mi tormentava il cervello. La
brama di sangue cresceva sempre di più, quasi a schiacciarmi, fino a quando non
mi rese cieca. Con un balzo aggrappai le mie mani al collo dell’orso e infilai
i miei denti lacerando per prima la sua pelliccia.
La carne calda e i muscoli tesi si
arresero ai mie denti. Le sue ossa si sbriciolarono sotto la mia presa.
Finalmente, poi il suo sangue iniziò a dissetarmi.
Il dolce aroma si diffuse nel mio
corpo come lava, i miei muscoli si erano rafforzati all’istante, tanto da non
sentire il dibattersi dell’orso sotto le mie mani.
Quando l’ultimo battito del cuore
dell’animale rimbombò nel silenzio del bosco, allentai la presa. La carcassa si
accasciò sul terreno con un tonfo fragoroso, tanto da spaventare i piccoli
animali nascosti tra gli alberi e le foglie.
Tutto intorno a me aveva percepito
il pericolo. Quel pericolo che invece non spaventava minimamente l’uomo che
aveva reso speciale la mia esistenza.
Mi concessi altre tre alci e due
cervi tanto da sentirmi ubriaca quando l’ultima carcassa volò tra gli alberi.
Spesso Edward, sotto suggerimento di Carlisle, beveva il mio sangue in modo che
la mia presenza continua accanto a lui fosse meno pericolosa per la sua salute,
per questo avevo bisogno di una dose molto più elevante del sangue sufficiente
a me stessa.
Il mio sangue lo rendeva più forte e
meno friabile, soprattutto nelle occasioni in cui con lui mi abbandonavo agli
istinti primordiali.
Una scarica di eccitazione mi
attraversò la schiena.
Magari, stasera, avremmo potuto concederci
una serata tutta per noi. Tutto il dolore provato quel giorno ci aveva scossi
non poco.
Avrei chiesto ai Cullen di andare a
caccia questa notte, così da lasciarci un po’ da soli.
Sapevo che per Edward era difficile
gestire la consapevolezza che in qualunque momento chiunque della nostra
famiglia poteva percepire qualsiasi sfumatura della nostra intimità.
Mi incamminai verso casa, godendomi
le ultime gocce di pioggia, che leggere scalfivano il mio corpo.
Ancora distante da casa riuscivo a
percepire i rumori all’interno, solo uno mi sfuggiva, il cuore di Edward. Corsi
verso la porta principale buttando quasi giù la porta.
Emmett mi bloccò prima che potessi
buttar giù anche i muri.
“Bella, calmati. Edward sta bene. Va
a farti una doccia, hai un aspetto orribile.” Disse Alice, facendo segno ad
Emmett di caricarmi in spalla e portarmi di sopra.
“Emmett, mettimi subito giù.” Urlai.
“Alice, questa me la pagherai cara.” Continuai puntando un dito contro di lei.
“Non credo proprio mia cara. Ti
sembra il modo di presentarti così a casa? Guarda i tuoi poveri vestiti, per
non parlare dei tuoi capelli. Cosa hai fatto un tuffo nel Sol Duc?” disse con
una smorfia sul viso.
Smisi di dimenarmi sulle spalle di
Emmett, avrei potuto liberarmi senza il minimo sforzo, ma preferii non
ribellarmi. Non avevo nessuna intenzione di sorbirmi le prediche di quel
perfido folletto che, a passo di danza ci seguiva con un sorriso stampato in
faccia.
“Cosa mi nascondi?” chiesi.
“Lo scoprirai presto. Lavati, puzzi
di animali morti.” Disse. Annusai l’aria e mi accorsi che Alice aveva ragione.
Sorrisi.
“Lieta di aver leso il tuo olfatto
delicato.” La schernii. Mi meravigliai del silenzio di Emmett.
“Scimmione, il gatto ti ha mangiato
la lingua?” gli chiesi.
Lui sorrise e con la mano fece segno
di avere la bocca cucita.
“Esegue solo gli ordini. Non spetta
solo a te il comando.” Mi punzecchiò scherzosamente Alice.
“Mi perdoni Regina degli armadi.”
Risi e nello stesso istante Emmett mi lasciò cadere sul pavimento del bagno.
“Fatti una doccia e vestiti. Al
resto ci penso io.” Avrei dovuto tremare. Le parole di Alice erano una vera
minaccia. Per evitare discussioni feci come mi disse e prima che potessi
mettere le mie mani sui miei capelli, Alice ricomparve nel bagno con i suoi
attrezzi da lavoro tra le mani.
“Avrò pietà questa volta e di questo
dovrai ringraziare solamente il tuo fidanzato. Gli ho fatto una promessa e
cercherò di mantenerla.” Disse spingendomi sullo sedia di fronte allo specchio.
“Alice, dov’è Edward?” domandai.
“Bella non fare domande. Sta bene e
ti aspetta, quindi iniziamo a lavorare.” E in meno di due minuti ero già
pettinata e truccata.
Mi guardai allo specchio e mi
meravigliai per la semplicità che Alice aveva usato nei miei riguardi. I
capelli li aveva lasciati sciolti e il trucco quasi inesistente.
Avrei dovuto chiedere ad Edward come
aveva fatto ad avere questo potere su Alice, insomma, non era da lei rispettare
i voleri altrui, soprattutto quelli riguardanti l’estetica e l’abbigliamento.
“Bene. Il mio lavoro si conclude
qui.” Disse soddisfatta e si allontanò verso la porta.
“Dimenticavo, sul letto c’è qualcosa
per te.” Sorrise e scappò dalla stanza volatilizzandosi.
Uscii dal bagno e indossai le scarpe
che Alice aveva lasciato accanto al letto.
Iniziavo ad essere curiosa, a cosa
dovevo tutta questa preparazione?
Cosa centrava Edward in tutto
questo?
Mi avvicinai al letto e afferrai il
bigliettino adagiato sulle lenzuola accanto ad una rosa blu.
‘Una rosa blu emblema del mistero.
Il mistero che avvolge il motivo di
questa serata speciale.
Amore mio, da qui inizia la tua
caccia.
Una caccia particolare.
Una caccia che ti condurrà a me.
La prima volta che mi hai visto è
stato il mio odore a guidarti.
Lascia che stasera lo faccia di
nuovo.
Affina i tuoi sensi amore mio e
vieni a cercarmi.
Trovami ancora una volta. Ti
aspetto.
Tuo Edward.’
Eccitata come una bambina di fronte
ai suoi dolci preferiti, mi abbandonai ancora una volta ai miei sensi,
lasciando che il suo dolce aroma mi guidasse ancora una volta da lui.
Uscii dalla porta di casa Cullen e
mi incamminai verso il sentiero che profumava di lui.
Su un albero poco lontano un altro
bigliettino faceva mostra di se. Lo afferrai e tramante lessi ciò che la
deliziosa grafia di Edward aveva inciso sul candido foglio.
‘Qualcuno dice che l’amore non lascia tracce.
Il nostro ne ha lasciata solo una ed è incisa nei nostri cuori.
Io e te,
un solo corpo ed una sola anima.
Le tue braccia, il posto in cui più mi sento al sicuro e le mie il posto
in cui vorrei averti per l’eternità.
I tuoi
occhi come le stelle illuminano la mia notte e il mio cuore vivo come il sole
accompagna le tue giornate come una dolce melodia.
Così io
resto sospeso ad ogni tuo sguardo, ad ogni tua carezza e ad ogni tuo dolce
bacio.
Il tuo
capo delicato e leggero come una piuma posato sul mio petto, mi ricorda ogni
istante che tu sei lì accanto a me e che non mi abbandonerai mai.
I tuoi morbidi capelli a far da
manto ai miei sogni e coltre al mio corpo.
Vieni amore mio.’
La prima lacrima solcò il mio viso.
Ricordo ancora quando lessi la poesia alla quale si era ispirato. Edward non
riusciva a dormire per via delle ferite che la battaglia gli aveva causato ed
io distratta dall’intensa lettura delle mie poesie, non mi accorsi quando mi strappò
delicatamente dalle mani il libro che stavo leggendo e come un poeta trasformò
quei versi, facendoli suoi.
Il mio cuore pareva esplodere per
l’emozione e stringendo tra le mani quei preziosi versi continuai la mia
ricerca.
Qualche metro più avanti un altro
bigliettino adagiato sul cespuglio più grande.
Emozionata lo lessi ad alta voce.
‘Ti amo. Ti amo perché di notte mi
hai trovato e hai vegliato sui miei sogni.
Combattuta e innamorata, senza
volerlo hai rubato la mia anima.
È tua adesso e ti appartiene, così
come ti appartiene il mio amore passionale e temerario.
Nemmeno l’oscurità più malvagia
potrà strapparti via dal mio cuore.
Perché ti amo e ti amerò per
sempre.’
Questa volta le lacrime scesero
numerose dai miei occhi, come poteva con delle semplici parole farmi innamorare
ancor di più di lui?
“Ti amo anch’io amore mio.”
Sussurrai nel buio, ricominciando a seguire il sentiero.
Staccai il bigliettino dal ramo di
un albero caduto che tagliava a metà il viottolo di terra e sassi.
‘Ti ho scelta dolce amore mio.
Ti ho presa con me ogni volta che ho
potuto e lo rifarei altre mille volte.
Di notte, di giorno, all’alba e al
tramonto.
Alle stelle preferisco i tuoi occhi,
alla luna il candore della tua pelle.
Nel dolore più grande so che tu ci
sarai a consolarmi.
Nelle gioie più grandi so che
troverò il tuo volto riflesso nel mio a condividerle.
Ho scelto te amore mio e ti
sceglierò anche quando il mondo finirà di esistere.’
Il mio volto era ormai rigato di
lacrime e il mio corpo scosso dai singhiozzi. Facevo quasi fatica a contenere
tutte quelle emozioni.
‘Ogni volta che i miei occhi si
posano sul tuo corpo il mio si accende di desiderio.
Il suono dei nostri baci risuona nel
silenzio della nostra passione.
I nostri cuori, pietra e carne si
uniscono in un unico prezioso gioiello.
Le mie mani ad adorare il tuo corpo,
i nostri sguardi persi in giochi intensi e maliziosi.
Le mia labbra cantano il mio amore
per te.
Si accende in noi l’esigenza di
amarci, fino a quando tutto intorno a noi prenderà colore e la Terra smetterà
di girare.’
Quel sentiero era ormai diventato
una dolce tortura.
Avrei tanto voluto non finisse mai
se non fosse che sapevo che, alla fine, avrei trovato il tesoro più prezioso
che esistesse al mondo.
Altri passi, un altro bigliettino,
l’odore di Edward più intenso.
‘Ti amo amore mio, ti amo ed è
l’unica cosa che so fare.
Tu sei tutto ciò che ho ed io ti
dono tutto ciò che sono. Sempre e per sempre.
Tu, unica custode del mio cuore e
della mia anima.
Io, unico ad aver ricevuto in dono
la tua.
Assapora l’aria amore mio.
Mi senti?
Il mio cuore è in attesa di gioire
ancora della bellezza del tuo viso.
Il mio corpo aspetta trepidante di
sentirsi ancora tra le sue braccia.
Io aspetto te per sentirmi di nuovo
vivo.’
Il battito del suo cuore risuonava
nitido nella notte, il suo respiro mi colpii forte non appena riuscii a
ritrovare un briciolo di concentrazione.
Ero creta tra le sue mani.
Per quanto potessi essere forte e
indistruttibile, lui sapeva sempre come farmi male. Perché adesso provavo
dolore. Dolore per la paura di non saper ricambiare così totalmente e
incondizionatamente l’amore che sentivo per lui.
Un piccolo salto e lo spettacolo più
bello che avessi mai visto si presentò ai miei occhi.
Piccole lanterne si stagliavano
nella vegetazione. Una dolce fragranza aleggiava nell’aria mischiandosi a
quella di Edward in un aroma davvero delizioso.
Un telo rosso era steso al centro
della radura.
Alzai lo sguardo alla ricerca di
lui, quando lo vidi mi sentii a casa.
Con lo sguardo rivolto alla luna mi
dava le spalle.
“Edward?” lo chiamai piano.
Si voltò verso di me e sentii il suo
cuore dapprima accelerare fino a perdere un battito non appena il suo sguardo
si posò sul mio.
Mi tese una mano e senza esitazioni
accettai il suo tacito invito a raggiungerlo.
“Sei splendida.” Sussurrò. Il mio
sangue ribollì tra le mie vene a quel complimento.
“Anche tu.” Risposi e aspettai che
le sue labbra, delicate si posassero sulle mie.
Improvvisamente mi sentii in dovere
di ringraziarlo per tutte quelle emozioni.
“È tutto stupendo Edward. Ogni
singola parola, ogni piccola lanterna, ogni profumo che sento nell’aria. Tutto
è perfetto.”
“Sei tu ad essere perfetta e questo
è solo per te.” Rispose, trascinandomi tra le sue braccia e adagiandomi
delicato sul suo petto.
“È bellissima anche la luna
stasera.” Sussurrai non appena il mio sguardo si posò su di essa.
“Non se è paragonata a te.” Mormorò,
facendomi voltare e scontrare con il suo sguardo adorante.
Un altro bacio riempì il vuoto tra i
nostro corpi.
Mi prese per mano e mi tirò leggero
verso il telo, aspettando che mi sedessi accanto a lui.
Sapevo che c’era un motivo a tutto
questo e finalmente la mia curiosità stava per essere sedata.
“Bella, c’è una cosa importante di
cui ti vorrei parlare stasera e vorrei farlo nel migliore dei modi se tu me lo
permetti.”esordì.
Con un gesto della mano lo invitai
ad andare avanti.
Prese tra le sue mani il mazzo di
fiori adagiato acanto a noi e ad uno ad uno sfilò i fiori porgendomeli con in
gesto galante.
Ascoltai in silenzio ogni sua parola
ed emozionata ammirai ogni suo gesto.
I fiori tra le mani, quello tra i
miei capelli, la voglia di assaporare le sue labbra che non ero riuscita a
trattenere. Tutto quella sera mi parlava di lui, di noi, del nostro amore.
E avrei portato quel ricordo dentro
di me per tutto il resto della mia esistenza.
Fino a quando le sue ultime parole
mi fecero cadere nella disperazione più totale.
Avrei ancora una volta detto di no e
sapevo che non sarei riuscita a sopportare il suo sguardo pieno di dolore per
l’ennesimo mio rifiuto.
Presi coraggio e raccolti i miei
pensieri mi preparai a ferirlo di nuovo.
“Edward, non ho parole per dirti
quanto tutto questo mi abbia reso felice, ma sai come la penso a riguardo. La
tua anima è troppo bella per essere sprecata così. Ti prego, è già tutto
perfetto in questo modo, non roviniamo tutto.” Dissi tremante.
I suoi occhi privi di emozioni, il
suo sguardo fermo nella stessa espressione.
“Bella, aspetterò, prima o poi
riuscirò a farti cambiare idea, ma permettimi di dirti un’ultima cosa.” La sua
voce fiera e priva di dolore.
Non potevo ferirlo ancora, e mi
limitai ad annuire.
“Ti voglio, ti desidero e non mi
basta più quello che ho. Ti voglio come moglie. Isabella Marie Swan, mi farebbe
l’onore di diventare mia moglie?” chiese porgendomi il fiore d’arancio che
aveva tra le mani.
Una goccia di sangue, sfuggita ai
miei occhi, macchiò il candore di quei petali quando vidi aprirsi sotto al mio
sguardo la scatolina blu che Edward aveva tra le mani.
Il diamante intrecciato al metallo
brillò alla luce della luna.
Edward mi guardava. Questa volta nei
suoi occhi leggevo tutte le sue emozioni.
La felicità per avermi qui, la delusione
per non essere riuscito ad ottenere tutto ciò che desiderava, il suo infinito
amore per me ed infine, il timore che io avessi detto no anche a quello.
Sorrisi e portai la mia mano sulla
sua guancia.
“Ti voglio, ti desidero e neanche a
me basta quello che già ho. Si, Edward. Voglio essere tua moglie.” Dissi,
utilizzando le sue stesse parole.
Le sue labbra si aprirono nel più
favoloso dei sorrisi.
Tremante sfilò l’anello dalla sua
scatola e lo infilò al mio dito.
“Ti amo amore mio e ti amerò per
sempre.” Disse avvicinandosi alle mie labbra.
Lo fermai posando un dito sulle sue.
“Anch’io ti amo Edward, e ti amerò
per sempre, fino alla fine del mondo.” E scostando le mie dita dal suo volto,
lasciai che finalmente prendesse possesso delle mie labbra.
Ci abbandonammo alla passione e a
silenziose promesse con solo la luna a far da testimone al nostro amore.
Rieccomi qui. La poesia del secondo bigliettino a cui Bella fa
riferimento la potete leggere qui: Il
vero amore non lascia tracce - Leonard Cohen. La poesia che mi ha ispirata nel terzo
bigliettino è questa: Perchè
ti amo - Hermann Hesse. Per il quarto bigliettino ho preso spunto da
questa poesia: Ho scelto te - S. Lawrence. Gli altri bigliettini contengono solo piccoli
riferimenti ad altre poesie, di queste vi lascio solamente i titoli e gli
autori. Desiderio - Federico GarcìaLorca Cos'è l'amore - Alan Douar Sogno infinito - Fedinando L'evidenza di un amore - JuriCamisasca Sonetto XVII – Pablo Neruda Senza di te - John Keats
Infine vi lascio il link della foto
dell'anello. Anello
Il nuovo capitolo è pronto per essere letto. Dopo tanto romanticismo si ritorna negli Inferi. Ancora un capitolo di passaggio per rifinire
qualcosa rimasta in sospeso da Wrong Love.
So che può risultare noioso, ma ho bisogno che tutti i tasselli
vadano al proprio posto. Il prossimo capitolo arriverà tra qualche giorno.
Ringrazio tutti coloro che seguono, preferiscono e leggono
questa storia.
A breve sul blog il teaser del sesto capitolo. Un bacio e buona lettura.
@ erzsi: ciao. Sono contenta che ti sia piaciuto tutto (anche l’anello).
Non c’è un motivo particolare perché Bella piange. Non mi andava di non dare
modo ai ‘miei’ vampiri di poter esprimere le loro emozioni in qualche modo,
così ho deciso che i miei potevano piangere, ma solo in casi di forte emozione.
Considerando che poi non hanno altri fluidi vitali in corpo, sono costretti a
piangere sangue e veleno (anche se Bella crede che sia solo sangue), visto che sono
le uniche cose che circolano dentro di loro. Per la tua seconda domanda ti
rispondo che Bella non si è posta il problema. O meglio, lei è convinta che la
sua condizione di Prescelta l’abbia resa davvero in grado di controllarsi su
tutto e per il momento ancora non ha preso del tutto coscienza che prima o poi
l’immortalità di lei la porterà a ritrovarsi senza Edward che un giorno morirà
vecchio. Non so se sono stata chiara, ma spero di aver fatto un po’ di
chiarezza suoi tuoi dubbi. Se hai ancora qualche domanda non esitare a farla.
Un bacio e alla prossima.
@ vchiego: eh si, a qualcosa Bella doveva pur dire si. Alice gioisce
sicuramente, ma per il matrimonio dovrai aspettare qualche capitolo. Il male si
sta organizzando e tornerà davvero più forte di prima. Nel prossimo capitolo ci
saranno delle piccole rivelazioni su questo fronte. Ti ringrazio per la
recensione. Mi fa davvero piacere sapere di essere riuscita ad emozionarti. Un
bacio e alla prossima.
Ci rivediamo a fine capitolo.
Awakeningfrom
Darkness
Capitolo V - SacredHymeneal
Julianne
Rimasi inerme di fronte a
quell’imposizione che l’angelo caduto mi aveva appena attribuito.
Ebbi quasi paura. La prima volta che
mi era stata concessa la possibilità di riscattarmi avevo fallito, questa volta
sapevo che c’erano altri motivi dietro quell’apparente pietà per me.
Il fatto di essere la madre di Kyra
non mi avrebbe salvata se avessi fallito ancora.
L’unica amara consolazione era
quella che adesso a dirigere i giochi sarebbe stato qualcun altro. Se ci fosse
stato qualche intoppo, la colpa non sarebbe caduta direttamente su di me.
Un’ondata di calore mi indicò la
presenza di qualcuno nella mia stanza.
“Julianne?” la voce di Istar
confermò la sua presenza.
“Hai sentito?” domandai.
“Sai che è impossibile farsi gli
affari propri qui.” Sorrise.
“Già. Cos’è che non mi ha detto?”
chiesi.
“Nessuno sa quali sono i suoi piani.
Nessuno dei demoni più potenti è stato chiamato al cospetto di Lucifero. Se ci
fosse stata una promozione la notizia sarebbe arrivata anche sulla Terra.” Disse
sedendosi sul mio letto. “Devi ritenerti fortunata sai? Se Lucifero avesse
eseguito la prassi, saresti già polvere. E anche il tuo compagno.” Continuò.
Adam.
“Istar dimmi dov’è. Lui non ha
colpe. Ha solo eseguito i miei ordini.” Implorai.
“Tranquilla. Nessuno l’ha toccato,
ma Belfagor non ha voluto rivelare il luogo in cui si trova.” Disse.
“Mi aiuteresti a cercarlo?”
domandai.
“Cos’è, ti sei rammollita? Dov’è la
Julianne che ho cresciuto e forgiato? Insomma è solo uno dei tuoi soldati.” Disse.
“Non è solo questo.” Ammisi.
“Cos’è allora Julianne? Cosa significa
per te?”
“Per secoli sono stata succube del
desiderio che provavo nei confronti di Lucifero, tanto da sacrificare la mia
vita e il mio corpo per i suoi ordini. Quando ho conosciuto Adam quello che mi
ha legata da subito a lui è stato qualcosa di puro, senza imposizioni,
naturale.” Confessai.
“Puro? Tu che provi qualcosa di
puro? Ma ti stai ascoltando?”
“Lo so che tutto ciò che mi riguarda
non può essere definito puro. Non sono così stupida Istar, ma credimi, ho
scelto di donarmi a lui completamente e non l’ho fatto per paura di morire, l’ho
fatto perché lo volevo.” Dissi.
“Ti sei innamorata?” chiese
incredula.
“Si, insomma, non lo so. So solo che
ho bisogno di vederlo adesso. Aiutami Istar, ti prego.” La supplicai.
“Vado a parlare con Belfagor e vedrò
cosa riesco a fare.” Disse e sparì in un soffio.
Rimasi sola e aspettai ansiosa il
ritorno di Istar.
“Julianne, mi dispiace, ma Belfagor
non vuole sentire ragioni e mi ha detto che puoi cercarlo da sola se solo ti
impegni.” Disse.
“Certo, come se fosse facile
cercarlo in tutto l’Inferno.” Sputai. Dovevo aspettarmelo che non mi sarebbe
più stato concesso alcun tipo di favore.
Se così doveva essere allora era
meglio mettermi a lavoro.
Poi ebbi un’intuizione e mi sembrò
di provare un moto di gioia.
“Istar, forse so dov’è.” Dissi.
“Cosa te lo fa pensare?” chiese.
“Beh, io mi sono risvegliata tra i
lussuriosi. Adam potrebbe trovarsi nella bolgia dove dovrebbe scontare le sue
pene.” Ammisi.
Doveva per forza essere così. Se mi
fossi sbagliata sarei andata da Lucifero in persona.
“Qual è stato il peccato che ha
portato Adam alla morte?” chiese Istar intenzionata davvero ad aiutarmi.
“Ci sono due possibilità. La prima è
quello che sia stato punito per i peccati commessi da vampiro, l’altra, se
invece è stato punito per i peccati che ha commesso da umano.” Esposi ad Istar
la mia teoria.
“Bene, allora sarà semplice. Quali
sono stati i suoi peccati da umano?” chiese eccitata per quel nuovo passatempo.
“Prima di morire Adam era un ladro.”
Ammisi.
“Oh no Julianne, prega che sia tra
gli assassini. Non ho nessuna intenzione di avvicinarmi a quell’ammasso di
rettili velenosi.” Disse portando le mani avanti con gesti secchi.
“Anch’io li odio, ma devo farlo. Puoi
aspettarmi qui se vuoi, non sei costretta a seguirmi.” Dissi.
“Verrò con te, ma resterò all’ingresso,
il ricordo dell’ultima anima che ho recuperato li è ancora vivido.” Rise e mi
indicò la porta. “Andiamo?” chiese.
“Andiamo.” Risposi e mi incamminai
ancora una volta per i corridoi tetri dell’Inferno.
Fiumi di sangue bollente scorrevano
tra le anime.
La sete bruciò la mia gola e
avvertii il desiderio di dissetarmi. Odiavo il contrappasso e ad ogni passo che
facevo in quella dolce tentazione ringraziavo la pietà di Lucifero per avermi
condannata in base alle mie colpe umane. Sarebbe stato difficile essere punita
in quel girone.
La sete mi avrebbe uccisa prima
delle torture.
Il sangue zampillava ad ogni mio
passo e macchiava il mio vestito.
Affinai lo sguardo e sbirciai
attraverso i corpi che si dimenavano per le bruciature che il fluido lasciava
su di loro. Misi a fuoco ogni piccolo angolo, ma non vidi nulla. Mi concentrai
ed utilizzai i miei poteri, magari sarei riuscito a sentirlo.
La brama di sangue mi rese le cose
davvero difficili, ma per un attimo riuscii a percepire la sua essenza. Era lieve
e sbiadita. Non era lì, ma riuscivo a sentire il dolore del veleno che a breve
lo avrebbe trasformato nell’animale che per eccellenza simboleggiava il male.
Uscii di corsa dal girone e
raggiunsi Istar che mi aspettava in un angolo.
“Niente?” chiese.
“No, è stato punito per i suoi
peccati umani.” Dissi.
“Bene, allora andiamo prima che
diventi viscido e gli spuntino le squame, non prima di ritrovarsi una lingua
biforcuta.” Disse scherzandoci su.
Istar aveva il dono di potersi muovere
velocemente e ne approfittai aggrappandomi al suo corpo.
In un battito di ciglia ci
ritrovammo nella settima bolgia.
“Ti aspetto qui.” La voce di Istar
mi arrivò irritata dalla presenza di quei viscidi esseri.
Annuii e mi incamminai tra le anime.
I serpenti si aggrovigliarono alle
mie gambe impedendomi di muovermi facilmente e velocemente.
Le lingue biforcute lambirono le mie
cosce, facendomi rabbrividire.
Il primo morso arrivò feroce.
Riuscivo a sentire i miei muscoli
lacerarsi sotto i denti aguzzi e il veleno iniziare a scorrere dappertutto,
sotto la pelle, nelle mie vene fino a rendere intorpidito il mio corpo.
La mia vista si annebbiò.
Dovevo fare in fretta prima che
cedessi al torpore causato dal siero mortale.
Mi concentrai di nuovo. Ora lo
percepivo bene.
Era vicino, ma il suo corpo e la sua
mente emanavano deboli segnali. Dovevo sbrigarmi.
Con le mani mi liberai dei serpenti
che avevano quasi ricoperto gran parte delle mie gambe.
Veloce e guidata dai miei poteri raggiunsi
Adam in fretta. Il suo corpo era avvolto tra le spire di mille serpi e mi costò
molta fatica riuscire a liberarlo.
“Adam!” lo chiamai. Doveva rimanere
sveglio. Se si fosse addormentato sarebbe stata la fine.
In alcuni punti la sua pelle
assomigliava già a delle squame. Lo presi tra le mie braccia e con un balzo
riuscii ad uscire da quel covo di ofidi.
Istar era lì ad aspettarmi e veloce
ci prese tra le sue braccia portandoci nelle mie stanze.
“Vado a chiamare Asmodeus. È l’unico
che può fare qualcosa.” Annuii preparandomi all’incontro con uno dei più
potenti demoni dell’Inferno. Avere Istar dalla mia parte era davvero una grande
fortuna.
Asmodeus entrò sbattendo le sue
enormi zampe d’oca sul pavimento.
La sua coda strisciava dietro di lui
ad ogni suo passo.
“Mio Signore, liberi quest’anima
dalla sua pena.” Lo pregai prostrandomi ai suoi piedi.
“Istar, non mi avevi detto che si
trattava di lei.” Disse Asmodeus senza rivolgermi attenzione.
“Oh quante storie Asmodeus. Un’anima
in più una in meno non fa differenza. Il tuo esercito di ofidi è già abbastanza
numeroso e anche violento da quanto posso notare. Non stai facendo un favore a
lei, ma a me.” Disse Istar avvicinandosi languida al demone.
Tutti i demoni ce l’avevano con me. Dovevano
proprio essere delusi dal mio fallimento se ognuno di loro storceva il naso
alla mia presenza.
“E va bene, in fin dei conti quest’anima
non appartiene al mio regno.” Disse.
“Cosa significa?” chiesi, lasciando
cadere ogni gesto di riconoscenza e formalità.
“Belfagor mi ha chiesto un favore.” Disse.
Quindi era per questo. Era solo per divertimento. Era solo per farmi uscire di
senno e per farmela pagare. Sarebbe stato Belfagor a pagare per questo affronto.
“Asmodeus bando alle ciance, datti
una mossa prima che l’anima si dissolvi completamente.” Disse seccata Istar.
Asmodeus alzò la mano e la puntò
verso il corpo di Adam, chiuse gli occhi e un fascio di luce si sprigionò dalla
sua bocca, investendo Adam in pieno. Tutto durò solo pochi secondi.
Adam spalancò gli occhi e si guardò
attorno disorientato.
Mi inginocchia ai piedi di Asmodeus
e lo ringraziai baciandogli le mani.
Sparì senza darmi il tempo di
ringraziarlo anche a parole.
“Julianne ci vediamo dopo.” Disse Istar
aiutandomi ad alzarmi.
Annuii e mi avvicinai ad Adam che
sembrava aver ripreso un po’ di controllo.
“Adam.” Lo chiamai, prendendo le sue
mani tra le mie.
“Ce ne hai messo di tempo per venire
a prendermi.” Disse lui. Il suo sorriso sembrava tirato.
“Mi dispiace. Vorrei tanto che tu mi
perdonassi.” Dissi, stringendomi a lui.
“Un modo c’è.” Nei suoi occhi brillò
una scintilla.
“Qualsiasi cosa.” Mormorai sul suo
petto.
“Mi hai fatto una promessa prima
della battaglia e vorrei che tu la rispettassi.” Disse.
Ricordavo perfettamente ciò che gli
avevo promesso. Avevo accettato di diventare sua moglie, ma non mi sembrava
proprio il momento adatto quello per parlarne.
“Adam, manterrò la promessa, ma non
ora. Hai bisogno di riprenderti e abbiamo del lavoro da fare. Lucifero …”
“Non ho nessuna intenzione di
aspettare. Ho eseguito i tuoi ordini, ho fatto sempre quello che mi hai
chiesto. Ho sopportato tutto quel dolore che non meritavo. Ti ho seguito fin
qui, rinunciando alla mia esistenza. Non puoi tirarti indietro adesso. Non ora
che siamo qui, insieme.” disse interrompendomi.
Un nuovo desiderio mi invase. Volevo
davvero essere sua moglie e la passione e l’insistenza che Adam dimostrava nel
volermi sua, mi fece desiderare di volerlo anch’io all’istante.
“E sia.” Dissi.
Le sue labbra mi travolsero,
riportando alla mente i ricordi dei nostri momenti più intimi.
Istar ancora una volta mi avevo dato
una mano.
Aveva chiesto a Furfur, colui che
regola l’amore di coppia e quello coniugale, di officiare la cerimonia.
Indossai il vestito che Istar aveva
preparato per me e mi avvicinai all’altare.
“Adam e Julianne, vi unisco nel
Sacro Imeneo. Le vostre anime d’ora in poi saranno un tutt’uno e dipenderanno l’una
dall’altra nel dolore e nelle sciagure.” recitò celebrando così la nostra
unione.
Una strana bruma ci avvolse,
stringendo i nostri corpi in una vicinanza quasi dolorosa da sopportare. Il calore
attraversò i nostri corpi sciogliendo le nostre anime per forgiarne una nuova. Un
canto, in una lingua a me sconosciuta, si levò dalla legione di Furfur. Un odore
simile a quello dell’incenso, bruciò quasi le mie narici. Poi Furfur intonò una
litania nell’antica lingua dei demoni rendendolo sacro e imprescindibile.
La cerimonia fu breve, d’altronde i
matrimoni degli Inferi non avevano bisogno di fronzoli umani. Bastava che le
nostre anime fossero fuse in un tutt’uno per tutta l’eternità e che a farlo
fosse qualcuno di molto potente.
Non appena Furfur finì il suo rito si
dissolse nell’aria come nebbia, portandosi dietro tutta la sua legione.
Adam mi guardò negli occhi e gioioso
e compiaciuto, prese il mio viso tra le sue mani togliendomi il fiato con un
intenso bacio.
Questo è l’abito che Julianne indossa durante la
cerimonia.
Inoltre, vorrei darvi qualche notizia in più sui personaggi che
sono comparsi fin'ora. Questa nota si riferisce ai capitoli 2 e 5.
Belfagor
viene definito come 'Signore della grande voragine'. Venerato dapprima come
divinità associata al Sole, diventa poi un demone temuto e da combattere. Nel
Cristianesimo viene associato addirittura al Diavolo. Belfagor ha ogni tipo di
conoscenza, rivela i segreti e sotto il suo dominio si trovano tutte le scienze
occulte.
Questo
demone viene indicato come la Dea della Luna Nera. Secondo i Sumeri, quando
Istar voleva creare libidine o sedurre gli esseri umani si serviva in base
all'occorrenza, delle due componenti che la costituivano. La parte femminile, che prendeva le sembianze di
una prostituta, e la parte maschile che prendeva le sembianze di un bel
giovane. La parte femminile di Ardt
- Lili prende il nome di Lilith,
mentre la parte maschile prende il nome di Lilu. Lilith viene descritta in vari modi. A volte viene indicata
come una nera pantera dagli occhi magnetici, altre come una bellissima donna,
che poteva spesso avere nelle sue trasformazioni demoniache, ali, lunghi
capelli, occhi felini e una coda di serpente. Lilu, la parte maschile invece, viene descritto come un
demone a forma di drago con le fauci spalancate, o raffigurato con quattro
grandi ali, il naso schiacciato, gli occhi sporgenti, un corpo di cane con un
membro fallico di toro e una coda di scorpione.
Lilu, non è altro che Baptiste. Io
mi sono rifatta alla descrizione perchè in giro non
ho trovato molte immagini che lo ritraessero con il corpo di cane.
Appartiene
alla stirpe dei diciotto re, induce alla lussuria, semina orrore e caos,
conosce la matematica e il segreto dell’invisibilità. E' un diavolo
distruttore. Secondo alcuni è il serpente che che
sedusse Eva. Viene raffigurato con la coda di serpente, zampe d'oca e alito di
fuoco. L'idea di metterlo a capo di un girone è stata mia
e non ha niente a che fare con le varie leggende che parlano di lui.
E' un
potente Gran Conte d'Inferno, favorisce l'amore di coppia e quello coniugale.
Egli è raffigurato come un cervo alato. Permettere a Furfur di officiare la cerimonia è
stata una mia idea. Non ho trovato nessun demone che facesse una cosa del
genere. Quindi, visto che Furfur si occupa di amore tra uomo e donna ho pensato
che potesse essere credibile come sacerdote.
Di Kira e Lucifero
parlerò più in la.
Tutti i riferimenti ai gironi, cerchi, bolge e
legge del Contrappasso sono stati ispirati dall'Inferno di Dante.
Tutte queste informazioni provengono dalla rete e
da Wikipedia.
Un'ultima cosa. Vi lascio delle immagini per farvi un'idea di
quello che secondo me succede alle anime che scontano le loro pene
nell'Inferno. Bufera infernale: questo è quello che accade a
Julianne nel secondo cerchio dell'Inferno. Fiume di sangue: questo è quello che vede
Julianne quando va a cercare Adam nel primo girone dei violenti contro il
prossimo. Serpenti: questa è la pena che è stata
inflitta ad Adam nella settima bolgia, dove vengono puniti i ladri.
Penso di
aver detto tutto. Spero di non avervi annoiato. Un bacio e alla prossima!
Capitolo 7 *** Capitolo VI - At your service, Sir ***
Dopo una lunga attesa, rieccomi qui. So benissimo di
essere in ritardo e non ho scuse, ma è stato davvero difficile riprendere a
scrivere dopo tutto questo tempo. Ritorno con un capitolo che secondo me, oltre ad
essere cortissimo, fa anche schifo. E' un capitolo di passaggio che mi serviva
per introdurre un nuovo personaggio.
Aspetto di sapere cosa ne pensate.
Come al solito sul blog troverete il teaser
del prossimo capitolo.
Ringrazio tutti coloro
che leggono, seguono e preferiscono questa storia e tutti coloro che mi hanno
inserita negli autori preferiti. Un bacio e buona lettura!!!
@erzsi: ti ringrazio per il tuo commento e ti assicuro che non me la
sono presa. Comunque riprendendo quel discorso penso che Bella non si sia
ancora posta il problema. È vampira da poco e ancora non ha ben chiaro i pro e
i contro di questa sua condizione. Credo anche che lei nel profondo lo sappia
che prima o poi Edward invecchierà, ma preferisci salvaguardare la sua anima
piuttosto che fare un gesto egoista come quello di trasformarlo. I Cullen non
lo trasformeranno e comunque siamo all’inizio, chissà Bella potrebbe cambiare
idea. Per quanto riguarda il capitolo precedente a questo, Adam non ha nulla da
nascondere, ma qualcosa sotto c’è. L’ha trattata così solo perché ha capito
molte più cose di quante ne abbia capite Julianne. Qualcosa potrai capirla
leggendo questo capitolo. Un bacio e alla prossima.
@vchiego: ti ringrazio. Sono felice che le immagini siano state d’effetto.
A dir la verità io pensavo a qualcosa di molto più forte, ma mi sono dovuta
accontentare di ciò che google mi ha offerto :D. Su Belfagor avrai le tue
risposte in questo capitolo. Non posso rispondere a tutte le tue domande, perché
altrimenti direi troppo. Se ti farà piacere seguire ancora questa storia avrai
le risposte a tutte le tue domande. Un bacio.
Awakeningfrom
Darkness
Capitolo VI - At your
service, Sir
Julianne
Le braccia di Adam strette al mio
corpo riscaldavano quella piccolissima parte di me che somigliava a qualcosa di
umano. La mia notte di nozze era stata proprio come l’avevo immaginata. Per me
era davvero strano parlare di amore, ero più incline alla passione, alla
lussuria.
Non avevo mai voluto avere nulla a
che fare con quel sentimento dolce e puro che ora Adam mi aveva fatto
riscoprire. Voltai lo sguardo verso mio marito e lo trovai a fissarmi
intensamente.
“Sei bellissima mia Regina.”
Sussurrò roco. Mi attirò ancor di più a se e riuscii a sentire il suo desiderio
per il mio corpo più prepotente che mai.
“Baciami.” Fu l’unica cosa che
dissi.
E di nuovo volteggiammo tra le
lenzuola di seta nera, un unico corpo ed un’unica anima.
Ancora ansanti ci accasciammo sul
letto soddisfatti per il piacere provato.
Un lieve bussare alla porta
distrusse quell’attimo magico.
L’odore forte d’incenso che arrivò
alle mie narici mi fece capire subito chi fosse.
“Cosa diavolo vuoi Belfagor.”
Sputai.
“Il Signore degli Inferi vuole
vederti. Renditi presentabile. Hai due minuti.” Disse.
“Posso rifiutarmi?” chiesi piccata
per come la mia notte di nozze era stata interrotta.
“Julianne ti è già stato concesso
fin troppo, dovresti saperlo. Ti rimane poco più di un minuto.” Disse
sogghignando.
Posai un altro lieve bacio sulle
labbra di Adam che mi guardava rassegnato ed indossai uno degli abiti che le
ancelle di Istar avevano lasciato per me.
Aprii la porta dopo pochi secondi.
Belfagor era appoggiato al muro di
fronte la porta e mi aspettava con un ghigno sulle labbra.
“Congratulazioni per il tuo
matrimonio.” Disse non appena richiusi la porta alle mie spalle.
“Non so che farmene delle tue
congratulazioni.” Sputai.
“Dovresti apprezzarle. In fondo sai
benissimo che mi costa tanto farti i miei auguri.” Disse mentre con la mano mi
faceva strada. Ci incamminammo uno accanto all’altra.
“Nessuno ti ha chiesto di farlo.”
Per un attimo lo guardai negli occhi e quello che vidi mi fece quasi paura. Con
un movimento veloce anche per i miei occhi mi afferrò per le spalle e mi spinse
con forza contro il muro.
Annusò il mio collo leggermente ed
inspirò rumorosamente.
“Sai benissimo che dovevo essere io
ad essere con te in quel letto.” Sussurrò al mio orecchio.
“Lasciami andare Belfagor.” Dissi
calma.
“Non ci penso nemmeno. So che sai
benissimo che Adam è stato solo un regalo per tenerti buona. Lucifero aveva ed
ha altri progetti per te ed io faccio parte di questi.” Disse iniziando a
lambire con le sue labbra la mia pelle scoperta.
“Se fosse così che senso avrebbe
avuto permettermi di sposarlo?” per un attimo considerai davvero che le cose
stessero realmente così.
“Te l’ho detto dolce amore mio. È
solo per tenerti buona e per evitare complicazioni. Adam verrà sacrificato
nella battaglia e a quel punto sarò io a prendere il suo posto.” Disse
approfondendo il contatto con il mio corpo.
Le sue mani accarezzavano le mie
braccia come ad infondermi calore.
Non riuscivo a muovermi ne a
ribellarmi alle sue parole.
“Preferirei morire piuttosto che
dividere la mia eternità con te.” Sputai.
“Non la pensavi così quando ti
dimenavi tra le mie lenzuola.” Rise, allentando pian piano la presa su di me.
“Ancora non l’hai capito Belfagor? Avevo
solo bisogno di soddisfare le mie esigenze fisiche e tu eri a portata di mano.
Eri, e lo sei ancora a quanto vedo, talmente innamorato di me che non ti sei
reso conto che per me sei stato solo uno strumento per soddisfare le mie
voglie.” Dissi.
I suoi occhi per un attimo rimasero
spalancati per le mie affermazioni, ma fu bravo a riprendere il controllo ed
evitare che le sue emozioni lo rendessero poco lucido.
“Julianne puoi dire tutto ciò che
vuoi, ma sai che a Lucifero non si può disobbedire e se ha deciso che un giorno
sarai al mio fianco sarà così.” Disse lasciandomi completamente e muovendosi di
nuovo nella direzione in cui stavamo andando.
“Mi assicurerò di essere cenere
quando quel giorno arriverà.” Senza aspettare una sua risposta iniziai a correre
più veloce che potevo, lasciandomelo alle spalle. Mi fermai solo quando arrivai
a destinazione.
La porta della sala adibita alle
convocazioni ufficiali era appena socchiusa. Bussai lievemente ed attesi che mi
fosse accordato il permesso di entrare.
“Julianne, mia dolce Julianne. Vieni
avanti. Ti stavo aspettando.” La voce di Lucifero arrivò melliflua alle mie
orecchie. Spinsi la porta ed entrai richiudendola alle mie spalle.
Avanzai fino al suo trono e mi
inchinai davanti al mio Signore.
“Com’è stata la prima notte di
nozze? È davvero emozionante come dicono gli umani?” disse.
“Senza offesa mio Signore, ma
sarebbe andata meglio se fossi ancora nel mio letto con mio marito.” Ammisi.
“Julianne, non sai quanto mi
dispiace aver interrotto questa serata per te speciale, ma ci sono cose molto
più urgenti di cui parlare. Manca ancora molto tempo alla mia redenzione, ma
dobbiamo agire in fretta affinché tutto vada come previsto.”disse. Finalmente
il momento di ritornare sulla Terra era arrivato.
“Come intende procedere?” chiesi.
“Beh, di questo ne ho parlato già
con chi è stato messo a comando dell’operazione. Tu dovrai solo eseguire i suoi
ordini. Ti ho fatta chiamare perché tu potessi prepararti per la partenza.”
Disse.
Per un attimo sentii una strana
sensazione dentro di me. Sapevo di essere stata scavalcata, ma non conoscere
tutti i dettagli di ciò che stava per succedere mi rendeva rabbiosa.
“Posso sapere almeno chi è che
guiderà il tuo esercito?” chiesi.
“Certo cara, cosa pensi che volessi
da te? Ti presento colei che mi porterà alla redenzione.”
I demoni nella sala si inchinarono
al cospetto della fanciulla che con grazia avanzò verso il trono di Lucifero.
“Padre.” Disse e gli baciò la
guancia. Poi si voltò verso di me.
“Madre, è un piacere rivederti.” Il
suo volto non aveva espressioni mentre mi scrutava.
I miei occhi si spalancarono quando
capii chi fosse davvero quella fanciulla. L’ultima volta che l’avevo vista
aveva da poco mosso i primi passi.
“Kyra.” Sussurrai.
“Esatto madre. Sono proprio io, tua
figlia. Siete contenta di vedermi?” disse avvicinandosi a me.
“Sono contenta di vederti tesoro. Mi
sei mancata.” Dissi. Solo vedendola capii che era la verità.
Mi era stata tolta presto dalle
braccia e non mi veniva concesso di vederla. A volte passavano mesi prima di
poterla incontrare di nuovo. Una risata di scherno uscì dalle sue labbra.
“Padre avete sentito? È contenta di
vedermi.” Disse ritornando da suo padre e sedendosi sulle sue ginocchia. Quella
scena avrebbe dovuto rallegrarmi, invece mi inorridiva solamente.
La mia bambina era diventata una
macchina da guerra e Dio solo sapeva quanto poteva essere crudele. Era stata
allevata da demoni e senza l’amore di una madre.
Non era più mia figlia, era solo la
guerriera che avrebbe guidato la spedizione e alla quale io avrei dovuto
obbedire e di questo ormai dovevo prenderne atto.
Capitolo 8 *** Capitolo VII - Wedding planning ***
Ciao a tutti!!!!!Lo so è passato molto tempo dall'ultima volta che ho
aggiornato una delle mie storie,ma se avete letto i miei avvisi sapete anche il perchè. Oggi ritorno tra voi, sperando che i miei lettori
non si siano stancati di aspettare.Se così
fosse vi capisco perfettamente. In ogni caso ho ancora bisogno di un pò di tempo per ritornare ad aggiornare le storie
normalmente. Purtroppo tra l'università e il lavoro il mio
tempo libero si è ridotto davvero al minimo,quindi gli aggiornamenti saranno per il momento non
proprio velocissimi. Credo però di riuscire a postare una volta a
settimana (spero). Detto questo, la smetto di scocciarvi e vi lascio
alla lettura del nuovo capitolo! Buona lettura!!!!
Awakeningfrom Darkness
Capitolo VII - Wedding
planning
Isabella
“Bella esci di lì, è l’ultima volta
che te lo ripeto!” la voce squillante di Alice non faceva che innervosirmi
ancora di più. Una donna fasciata da un abito color delle nuvole si osservava
nel riflesso dello specchio. Era strano rendersi conto che quella donna ero io.
Io che provavo per la prima volta il
mio abito da sposa.
“Bella, per favore.” Ah, Alice. L’organizzazione
del matrimonio da parte di mia sorella era diventata una vera congiura. Aveva preso
ogni decisione sul da farsi e d’altronde nessuno avrebbe potuto impedirglielo,
nemmeno il povero Jasper.
Io, invece, non avevo potuto metter
bocca su nulla. Per me e per Edward doveva essere una sorpresa. Edward. L’uomo
che tra sole poche ore sarebbe diventato mio marito.
Il marito umano della Prescelta,
così si vociferava in giro, ma era inutile ora pensare a quello che i miei,
ormai sudditi, pensavano.
Umano o vampiro, Edward era tutto
ciò che volevo e presto lo avrei legato a me nell’ultimo modo possibile, perché
sarebbe rimasto umano fino alla fine dei suoi giorni.
“Adesso basta. Al tre sfondo la
porta. 1, 2 – “ aprii la porta velocemente prima che Alice la scardinasse. Non avevo
voglia di far arrabbiare Esme per averle rovinato la casa.
“Alice sembri una bambina. Non capisco
tutta questa fretta. Mi hai già vista nelle tue visioni.” Dissi, trascinandomi
fuori dal bagno.
“Appunto Bella, nelle mie visioni.
Dal vivo è tutta un’altra cosa. Sei stupenda. E pensare che hai solamente il
vestito addosso.” Rispose senza permettermi di interromperla.
“Va bene Alice, tanto è inutile
discutere con te. Comunque devo davvero farti i complimenti, il vestito è
stupendo.” Dissi facendo una piroetta su me stessa.
“Certo che è stupendo, senza contare
che è di sartoria italiana. Gli abiti lì sono meravigliosi.” Disse piegandosi a
frugare tra le mille scatole bianche.
“Queste sono le scarpe, questo è il
velo e direi che mancano solo gli accessori.” A velocità vampiresca tirò fuori
tutto quello che avrei indossato l’indomani mattina.
“Mi sorprende che tu non abbia scelto
anche gli accessori Alice.” La presi in giro.
“Beh in realtà la scelta è stata
davvero difficile, ma facilmente ho scartato quello che non andava bene. Sono
indecisa però tra questo e questo.” Disse poggiando sul letto due scatole di
velluto blu.
“Potresti scegliere tu quello che
più ti piace.” Continuò, invitandomi ad avvicinarmi.
Aprii le due scatole e rimasi senza
fiato per la bellezza che si presentava ai miei occhi. Sarebbe stato davvero
difficile scegliere.
“Sono bellissimi.” Sussurrai sfiorando
delicatamente i brillanti che disegnavano forme perfette e luccicanti sotto le
mie dita. Spostai lo sguardo sull’altra scatola e probabilmente fu in quel
momento che presi la mia decisione.
“Lo sapevo che avresti scelto
questi.” Disse richiudendo l’altra scatola.
“Perché se hai avuto una visione me
le hai fatte vedere entrambe?” chiesi.
“Perché speravo che finalmente il
tuo senso della moda vincesse sulla semplicità.” Rispose alzandosi. Posò ogni
cosa al suo posto e mi aiutò a sfilare l’abito.
“Ora devo andare. Rosalie ed Esme
potrebbero aver bisogno di me.” Disse Alice sorridendo.
“Potrebbero?” chiesi sorridendo a
mia volta.
“Sto avendo visioni in continuazione.
Rosalie sta litigando con gli addetti del ristorante ed Esme non riesci a
decidere quale composizione floreale si addice di più. Come vedi non possono
fare a meno di me.” Scoppiò in una risata allegra e mi salutò correndo via come
il vento.
Finalmente sola, decisi di fare una
doccia. L’acqua calda aveva sempre avuto un effetto benefico su di me, anche da
umana. Avevo bisogno di un momento di tranquillità e non volevo sprecare
questo.
“Ciao.” Il suono soave della sua
voce arrivò alle mie orecchie.
“Ciao Edward.” Risposi avvicinandomi
a lui.
Mi strinse tra le sue braccia e posò
un lieve bacio sulla mia spalla nuda.
“Profumi di fragola.” Soffiò sul mio
collo, risalendo fino alle mie labbra.
Risposi al bacio senza trattenermi. Ero
stata lontana da lui per tutto il giorno ed ora non volevo altro che bearmi
della sua presenza, del suo calore, del suo amore per me.
“Mi sei mancato.” Sussurrai sulle
sue labbra non appena le nostre bocche si separarono.
“Mi sei mancata anche tu, ma devo
andare via di nuovo. Alice è stata piuttosto chiara su questo punto.
“Di già?” mugugnai infastidita.
“Si, di già.” Disse stringendomi di
nuovo a se.
“A cosa pensi?” chiese dopo qualche
attimo di silenzio.
“Sto pensando al fatto che noi non
siamo una coppia tradizionale e che quindi non c’è motivo di rispettare tutte
queste convenzioni.” Risposi.
“Direi proprio che hai ragione.” Sorrise
trascinandomi con lui sul letto.
Per qualche minuto rimanemmo
immobili ad abbracciarci, godendoci gli ultimi momenti della giornata.
Un tonfo sordo disturbò il nostro momento
di pace.
“Non ho nessuna intenzione di
lasciarvi passare la notte insieme. Edward non costringermi a venire a
prenderti con la forza.” Il capitano Alice ci stava richiamando all’ordine.
Scoppiamo entrambi a ridere e prima
di far arrabbiare Alice diedi un ultimo bacio al mio futuro marito.
“Ti amo futura signora Masen.” Sussurrò
sulle mie labbra.
“Ti amo anch’io.” Risposi e lo
guardai chiudersi alle spalle la porta della mia stanza.
Capitolo 9 *** Capitolo VIII - In good and bad times ***
Ciao a tutti! Eccovi il nuovo capitolo.
Come il precedente e il successivo, è un capitolo di passaggio. Dopo
il matrimonio si entrerà nel vivo della storia.
Spero vi piaccia. Buona lettura.
A fine capitolo troverete tutte le immagini relative a questo
capitolo.
@fata_morgana:
tesoro hai ragione, non ti sei persa molto, ma pian piano scriverò tutto quello
che già sai. Ti ringrazio davvero tanto per le tue parole. Davvero non so che
dirti se non grazie. Se ci sarà una prossima storia seguirò il tuo consiglio e
scriverò qualcosa che ha come protagonista qualcuno di molto cattivo. Un bacio
tesoro e spero ti piaccia anche questo capitolo!
AwakeningfromDarkness
Capitolo VIII – In good and bad times
Edward
Le luci dell’alba rischiararono la
camera raggiungendo il mio letto. Sentivo il tepore del sole sulla mia pelle.
Una bella sensazione, ma niente a che vedere con il tepore che Isabella mi
regalava, nonostante il suo corpo freddo.
Era difficile da spiegare la
sensazione che la sua vicinanza mi regalava. Il freddo si tramutava in calore,
il pericolo che lei rappresentava per me si eclissava davanti all’amore che lei
provava nei miei confronti e alla cieca fiducia che io avevo nei suoi.
Il ticchettio dell’orologio era
l’unico rumore che riuscivo a percepire. Voltai lo sguardo verso di esso e
notai che era ancora molto presto. Rimasi deluso da questo, tutto ciò voleva
dire che doveva passare ancora molto tempo prima di poter finalmente essere suo
marito. Non avevo voglia di stare a letto perciò decisi di alzarmi e di
iniziare a prepararmi.
La doccia durò un bel po’. L’acqua
calda sciolse i miei muscoli e mi regalò una calma che in quella situazione,
normalmente, non doveva appartenermi. Mi meravigliai del fatto che non ero
agitato per niente. Certo ero eccitato per il mio matrimonio, ma non quanto un
futuro marito doveva esserlo. Non vedevo l’ora di essere il marito di Bella, ma
allo stesso tempo sapevo che era solamente una formalità. In fondo io e lei
vivevamo già una vita matrimoniale.
Si, probabilmente era per questo che
non mi sentivo concitato eccessivamente.
Avvolsi l’asciugamano intorno al mio
corpo e mi sedetti sul letto prendendomi ancora qualche minuto prima di
vestirmi. Dei lievi colpi mi destarono dal mio momentaneo assopimento.
“Avanti.” Sussurrai.
La porta si spalancò in meno di un
secondo e un fischio riecheggiò nella stanza. Non era difficile capire che tutto
quel trambusto era opera di Emmett. Jasper lo seguiva invece in religioso
silenzio, chiudendosi la porta dietro di lui.
“Buongiorno sposino, come ti senti?”
mi prese in giro Emmett.
“Buongiorno a voi. Non mi sono mai
sentito meglio.” Risposi sinceramente.
“Alice ha detto che puoi chiedere a
noi nel caso avessi bisogno di qualcosa.” Aggiunse Jasper, rivelando il motivo
per cui erano qui.
“Grazie Jasper, per il momento non
dovrei aver bisogno di nulla.” Dissi.
“Sei sicuro, Ed? Magari ti serve
qualche dritta per stanotte.” Ammiccò Emmett. Sorrisi alle sue parole, Jasper
invece lo colpì sulla spalla producendoun rumore sordo.
“Emmett, ti ringrazio, ma i tuoi
consigli sono inutili, so già cosa fare la prima notte di nozze.” Chiarii
soffocando una lieve risata.
“Come vuoi Ed, ma stanotte non
venire a cercarmi per un consiglio dell’ultimo minuto.” Rispose facendo il
finto offeso. Risi ancora e mentalmente lo ringraziai silenziosamente per
l’allegria che portava nelle nostre vite con ogni singola parola.
“Piuttosto,” disse Jasper, tornando
serio per un attimo, “come mai tutta questa calma? Mi aspettavo di doverti
sedare con il mio potere e invece è più agitata Alice di te e questo credimi è
davvero fuori dal normale. In fondo lo sposo sei tu.”
“Ci stavo pensando anch’io Jasper e
penso che non ci sia motivo per il quale dovrei essere agitato. Insomma, questo
giorno è simbolico, ufficiale, ma in fondo è come se io e Bella fossimo già
sposati dal momento in cui ci siamo innamorati.” Spiegai.
“Capisco, un po’ strano, ma in
effetti sono d’accordo con te. Bene, direi che è arrivato il momento di
vestirti.” Concluse, salutandomi con un cenno della mano e tirandosi dietro
Emmett che nel frattempo stava curiosando tra le mie cose.
“Emmett dai, lasciamolo solo.”
Sentii Jasper dire ad un Emmett imbronciato come un bambino a cui si era tolto
il suo giocattolo preferito. Lo trascinò via con poca fatica, lasciandomi solo.
Indossai il mio abito con calma, senza
nessun tipo di fretta e mi guardai allo specchio lisciando pieghe invisibili sul
tessuto morbido. Mi immaginai stringere le mani di Bella e a quanto potesse
essere Bella in questo giorno. Afferrai la scatola delle fedi e uscii dalla
stanza cercando i miei fratelli.
Il giardino che circondava la casa
era stato trasformato in qualcosa di semplicemente stupendo. Il gazebo
dell’altare era agghindato da veli e fiori bianchi. La stoffa che ricopriva le
sedie si posava morbida sul prato verde e ben curato. Il sole brillava alto nel
cielo, rendendo così facile riconoscere tutti i vampiri che pian piano si
apprestavano ad assistere alla cerimonia. L’unico umano presente alla cerimonia
ero io, quindi nessuno si era preoccupato di quello che i raggi del sole
potevano rivelare. Pian piano tutti gli ospiti mi salutarono e si sistemarono
tra le sedie disposte in fila.
“Sono orgoglioso di te.” La voce gentile
di Carlisle mi spinse a voltarmi verso di lui.
Carlisle posò una mano sulla mia
spalla trasmettendomi la gioia che provava per me.
“Ti ringrazio Carlisle, per tutto.”
Dissi.
“Non devi ringraziarmi, Edward. Per
me sei come un figlio e per un padre vedere suo figlio all’altare non è altro
che una gioia immensa.” Sorrise e alzò lo sguardo dietro le mie spalle.
Seguii i suoi occhi ed Esme mi
apparve in tutta la sua bellezza. Una lacrima color cremisi solcava il suo
volto. Spinto da quella manifestazione di affetto e gioia, la strinsi forte a
me.
“Non piangere Esme.” Le dissi.
“Oh Edward, sono così felice per
te.” Disse sciogliendo dolcemente il mio abbraccio.
“Mi sento così piena di orgoglio,
anche l’ultimo dei miei figli ora avrà una famiglia tutta sua.” Aggiunse.
“Grazie Esme, tutto questo lo devo
solo a te e a Carlisle.” Dissi.
Con la coda dell’occhio vidi Rosalie prendere
posto vicino al piano. Finalmente il momento era arrivato, finalmente Bella
sarebbe diventata mia moglie.
Emmett prese Esme sottobraccio e
l’accompagnò al suo posto, Jasper arrivò con Alice al suo fianco. Prima di
sedersi mi fece l’occhiolino e mi regalò un sorriso raggiante. Le note della
marcia nuziale si diffusero nell’aria e le teste di tutti gli ospiti si
voltarono indietro. Bella stringeva il braccio di Carlisle che la guidava passo
dopo passo verso di me.
L’abito bianco le fasciava il corpo
in maniera perfetta, quasi fosse una seconda pelle. I capelli sciolti
ricadevano sulle spalle nude in morbidi boccoli scoprendo ad ogni passo dei
fiori bianchi intrecciati tra essi. la sua pelle brillava alla luce del sole
emanando scintille di luce.
Quando le ultime note riecheggiarono
la mano di Carlisle posò sulla mia quelle tremanti di Bella.
Posai un lieve bacio sulla sua
fronte e mi persi nei suoi occhi. Tutta la calma che avevo sentito fino a quel
momento si dissolse come neve al sole, lasciandomi a tremare dalla felicità. Le
gambe stavano quasi per cedere, ma mi feci forza per affrontare uno dei momenti
più importanti della nostra vita.
Il celebrante iniziò a officiare la
cerimonia. Non ascoltai nessuna delle parole che l’uomo pronunciò, non feci
altro che guardare Bella negli occhi, cercando di capire e carpire le sue
emozioni. Le labbra rosee di Bella tremavano leggermente, ma i suoi occhi
lucidi non facevano che infondermi sicurezza. Eppure dovevo essere io a farla
sentire sicura, non lei. Ancora una volta era Bella a prendersi cura di me.
“Isabella ed Edward, esprimete
davanti a parenti ed amici le vostre promesse.” Disse il celebrante.
Con un colpo di tosse cercai di
schiarire la mia voce, la mia gola sembrava secca tanto da pensare che non
sarei stato capace di emettere alcun suono.
“Accolgo te Isabella come mia sposa.
Prometto di esserti fedele sempre, nella buona e nella cattiva sorte, nella
salute e nella malattia e di sostenerti tutti i giorni della mia vita. Vuoi
unire la tua vita alla mia?” il mio respiro si fece più veloce e attesi la
risposta di Bella con ansia.
“Si, lo voglio.” Rispose con un
sorriso. “Accolgo te Edward come mio sposo. Prometto di esserti fedele sempre,
nella buona e nella cattiva sorte, nella salute e nella malattia e di
sostenerti tutti i giorni della mia vita. Vuoi unire la tua vita alla mia?”
continuò, con la voce incrinata dall’emozione.
“Si, lo voglio.” La mia risposta
risuonò forte e chiara.
“È il momento di scambiarvi le
fedi.” Disse il celebrante.
Frugai nella tasca e tirai fuori la
scatolina contenente gli anelli.
“Isabella, ricevi questo anello
segno del mio immenso amore e della mia fedeltà.” Infilai l’anello al dito di
Bella e vi posai un lieve bacio.
“Edward, ricevi questo anello segno
del mio amore e della mia fedeltà.” L’anello scivolò sul mio dito e avvertii le
labbra fredde e delicate di Bella sulla mia pelle.
“Di fronte alla vostra famiglia e ai
vostri amici vi dichiaro marito e moglie. Edward, puoi baciare la sposa.”
Concluse il celebrante, lasciandoci così festeggiare la nostra unione.
Avvolsi tra le mani il viso candido
di Bella e posai le mie labbra sulle sue. Un forte applauso si levò dalla folla
esprimendo tutta la felicità che i nostri familiari e i nostri amici
condividevano con noi.
Mi staccai di malavoglia dalle sue
labbra, avrei continuato più tardi, quando saremmo finalmente rimasti soli.
“Ti amo signora Masen.” Sussurrai al
suo orecchio prima di baciare nuovamente la sua piccola mano che si stringeva
spasmodica alla mia.
“Ti amo anch’io signor Masen.”
Rispose sporgendosi verso di me e baciandomi la guancia.
Ci guardammo un’ultima volta negli
occhi e poi ci voltammo per dedicarci agli abbracci e alle congratulazioni dei
nostri ospiti.
Salve a tutti. Si lo so, sono un pò in
ritardo, ma purtroppo non ho avuto il tempo material per scrivere e postare.
Questo capitolo è l’ultimo prima dell’inizio vero e proprio
della storia.
Il prossimo vi permetterà di iniziare a capire che i giorni
tranquilli sono finiti.
Un bacio e buona lettura!
Awakeningfrom Darkness
Capitolo IX – Forever mine,
Mrs. Masen
Edward
Gli abbracci e le congratulazioni
sembravano non finire mai.
Avevo il cuore pieno di gioia e la mano
di Bella non lasciò mai la mia.
Non avrei mai dimenticato quel
giorno.
Il suo si, il movimento delle sue
labbra nel pronunciarlo. Il bacio delicato che posò sulle mie labbra.
L’orchestra non smise nemmeno un
attimo di allietare la giornata.
“Signora Masen mi concede un ballo?”
le sussurrai non appena rimanemmo soli.
Con un sorriso mi porse la sua mano
e la trascinai al centro dell’immenso giardino.
Ballammo sulle note della ninna
nanna che avevo scritto per lei ed in quel frangente nessuno dei due parlò. Ci limitammo
a stringerci l’un l’altro godendoci appieno quel momento che non era altro che
nostro. Osservavo incantato il suo viso, un viso che aveva visto solo cose
brutte.
Vederla così felice mi rendeva il
marito più sereno del mondo.
“Credo che ora sia il mio turno di
ballare con la sposa.” Disse Carlisle, interrompendo la nostra danza. Consegnai
la mano di Bella a Carlisle come prima lui aveva fatto donandomela in sposa e
mi allontanai per permettergli di ballare senza nessun ostacolo.
Vidi Esme in un angolo sorridere
felice e osservare tutto con occhi sognanti.
“Non è bene che una dama resti senza
cavaliere. Vuole ballare?” le disse posando il mio braccio intorno alla sua
vita. Esme rise felice ed accettò il mio invito a ballare.
“Oh Edward, sono talmente felice
oggi che quasi mi sembra di scoppiare tanta è la gioia.” Disse posando la sua
mano sul mio volto.
“Grazie Esme, sono davvero fiero di
avere tutti voi accanto a me. Mi sostenete e gioite per me e questo è davvero
il regalo più grande che potevate farmi.” Risposi.
“Edward, sei mio figlio, nonostante
non sia il sangue a legarci e sebbene sia consapevole che hai una madre e che
lei avrà sempre un posto importante nel tuo cuore non riesco a fare a meno di
considerarti tale.” Un’altra lacrima cremisi solcò il suo volto.
“Non posso fare altro che
ringraziarti mamma. Vi devo tutto, soprattutto la vita e questo non potrò mai
dimenticarlo.” Alle mie parole le lacrime di Esme sembravano non volersi
fermare.
L’avevo appena chiamata mamma e
sapevo di averle fatto il regalo più bello. L’avevo sempre chiamata Esme, anche
i miei fratelli lo facevano, ma sapevo che sentirsi chiamare mamma per lei era
davvero qualcosa di importante. Non aveva mai potuto avere figli, ma nonostante
tutto, questo non le impediva di donarci tutto il suo amore materno. Era la
madre perfetta, la madre che ogni figlio avrebbe voluto avere. È vero, mia
madre Elisabeth sarebbe sempre rimasta nel mio cuore, ma anche Esme aveva una
parte di esso e sarebbe stata sua per sempre.
Dopo Esme toccò ad Alice e Rosalie e
poi finalmente mia moglie tornò tra le mie braccia.
“Mi sei mancato.” Disse appoggiando
la sua testa sul mio petto.
“Anche tu amore mio, anche tu.”
Ballammo ancora per un po’, fino a
quando Alice attirò l’attenzione di tutti.
“Signore e Signora Masen, vorrei che
vi avvicinaste a me. È arrivato il momento di scartare i regali.” Ci disse
impaziente.
“Bene, adesso che ho la vostra
attenzione possiamo iniziare.” Si voltò verso il tavolo alle sue spalle e prese
un piccolo pacchetto bianco da cui pendevano nastri di seta blu.
“Questo è da parte di Esme e
Carlisle.” Bella lo prese tra le sue mani e con le sue piccole dita sciolse il
nastro e tolse via la carta bianca. Una scatola fece la sua comparsa.
Aiutai Bella ad aprire il coperchio
e tirai fuori il suo contenuto. Un paio di chiavi tintinnarono tra le mie mani.
Io e Bella ci guardammo senza capire.
“Abbiamo pensato che dopo il
matrimonio avreste voluto un po’ di privacy, per questo Esme ha costruito dal
nulla la vostra nuova casa.” Spiegò Carlisle.
“Oh Esme, non avreste dovuto.” Disse
Bella abbracciando Esme. Ringraziammo entrambi i nostri genitori, lasciando la
scatola sul tavolo.
“Ecco, questo è da parte nostra.” Continuò
Alice indicando anche Emmett, Jasper e Rosalie.
Questa volta fui io a prendere il
pacchetto dalle mani di Alice.
Dal pacchetto venne fuori un altro
mazzo di chiavi. Questa volta fu facile capire cosa avrebbero aperto.
“Ci sembrava utile regalarvi un auto
soprattutto perché vi servirà per la seconda parte del regalo.” Disse Rosalie.
“Seconda parte?” chiese Bella
incredula.
“Certo Bella niente è mai troppo per
i membri della nostra famiglia.” Rispose Emmett.
“Ecco qui. Apritelo.” Aggiunse Alice
porgendoci il resto del regalo.
All’interno della sottile busta vi
era una cartolina che raffigurava una splendida abitazione circondata da un
bosco che sembrava incantato.
“Appartiene alla nostra famiglia da
anni. Pensavamo che avreste voluto passare qualche giorno da soli. Insomma è la
meta per il vostro viaggio di nozze.” Disse Jasper.
“Grazie, grazie davvero. Non ho parole
per ringraziarvi per tutto questo.” Disse Bella stringendo a se ognuno dei
nostri fratelli.
“Anch’io vi ringrazio. Non avrei
potuto trovare una famiglia migliore di questa.” Aggiunsi.
Dopo i regali gli ospiti iniziarono
ad andare via, ricominciando di nuovo con gli abbracci e le congratulazioni. Al
tramonto furono tutti andati via e così non ci rimaneva altro che vedere da
vicino i nostri regali. Esme ci accompagnò nella nostra nuova casa.
“Non vuoi entrare?” chiese Bella.
“Tesoro ti ringrazio, ma è meglio di
no. Penso che adesso abbiate bisogno di rimanere un po’ da soli.” Un sorriso si
dipinse sul suo volto, non era difficile immaginare quello che stava pensando. La
salutammo e le augurammo la buona notte.
Rimasti soli ci perdemmo a fissare
la facciata della nostra nuova casa. Semplice e particolare allo stesso tempo. Immersa
nella natura ed abbastanza vicina alla casa della nostra famiglia. Esme non
avrebbe potuto fare di meglio.
Gli occhi di Bella brillavano e la
luce che filtrava attraverso le grandi finestre si riflettevano sulla sua pelle
diafana. Era uno spettacolo che non mi sarei mai stancato di guardare.
“Entriamo?” interruppi il silenzio e
la trascinai delicatamente non appena annuì.
L’interno della casa era ancor più
spettacolare. Le pareti color crema e i mobili che si intonavano perfettamente
a tutto ciò che era presente nella stanza. Una libreria stracolma di libri
faceva bella mostra di se e si ergeva lungo la parete di fronte all’entrata. Una
scala portava al piano di sopra dove immaginai ci fosse la nostra camera da
letto.
Bella non aveva parole. Non l’avevo
più sentita parlare da quando Esme era andata via.
“Cosa c’è amore non ti piace?”
chiesi sapendo già che non era così.
“No, anzi. È davvero bellissima, non
so come fare per ringraziare Esme e Carlisle. Non riesco a trovare un motivo
valido per cui io mi sia meritata tutto questo.” Disse sedendosi sul candido
divano in pelle. Mi liberai della giacca e della cravatta e slacciai i bottoni
del gilet. Posai tutto sulla sedia più vicina e mi sedetti accanto a mia
moglie.
“Sei stanco? È stata davvero una
giornata intensa.” Mi chiese accoccolandosi a me.
“Un po’, ho bisogno di un bel bagno.”
Risposi.
“Ne ho bisogno anch’io.” Sussurrò maliziosa
al mio orecchio.
“Bene, allora che ne dici di farlo
subito?” mi alzai trascinandomi dietro Bella e la presi in braccio portandola
su per le scale.
L’adagiai sul letto della nostra
camera ed entrai in bagno per preparare la vasca.
Quando tutto fu pronto tornai in camera
per avvertire Bella.
“Edward potresti aiutarmi?” le sue
piccole dita non riuscivano a slacciare il suo vestito.
Mi avvicinai e con le mani tremanti l’aiutai
a liberarsi dalla morbida stoffa.
“Grazie.” Sussurrò lasciando cadere
ai suoi piedi il vestito.
L’intimo fasciava le sue forme in
modo perfetto, tanto da sembrare quasi una seconda pelle, lasciandomi inerme di
fronte a quella vista. Pian piano l’aiutai a liberarsi di tutto ciò che era
superfluo e lei fece lo stesso con me.
Delicatamente la trascinai verso il
bagno aiutandola ad immergersi nell’acqua profumata che avevo preparato
raggiungendola subito dopo.
Bella mi baciò non appena fummo
abbastanza vicini per farlo ed una danza fatta di baci e carezze prese inizio.
“Ti amo Bella e ti amerò per sempre.”
Mormorai tra un bacio e l’altro.
“Sarò tua per sempre.”
“Si, sarai per sempre mia signora
Masen.”
Quella fu la notte d’amore più bella
che avessi mai vissuto.
Buona domenica a tutti! Eccomi qui con il nuovo capitolo.
Finalmente ci addentriamo di più nella storia.
Non vi anticipo nulla lasciandovi direttamente alla lettura.
Ringrazio chi segue e chi preferisce questa storia e anche chi l’ha
inserita tra le ricordate.
Mi dispiace però vedere che nessuno la recensisce.
Spero che questo capitolo vi piaccia e che continuerete a
leggerla e commentarla.
Un bacio e buona lettura!
Awakeningfrom Darkness
Capitolo X – Presences
Isabella
“Una
settimana dopo il matrimonio”
Un lampo cremisi, un tonfo sordo,
piume bianche sporche di sangue svolazzano dappertutto cercando il posto in cui
giacere per sempre, una voce straziata che sussurra al mio orecchio parole che
non riesco a comprendere.
Sembra che si lamenti, che chieda
aiuto. Non riesco a capire chi è. Mi implora di fare qualcosa.
Lo so, lo sento. Le sue parole hanno
ancora un suono strano, non riesco a capire.
Grida si alzano nelle tenebre e non
capisco più nulla.
Stringo le mie mani sulle mie
orecchie. Sono assordanti e a tratti struggenti.
Riapro gli occhi e il silenzio mi
abbraccia, mi consola.
La luna è alta nel cielo e le stelle
brillano come fari. La notte è ancora in corso.
Porto una mano al mio petto. Non c’è
nulla che batte, ma riesco a provare la sensazione di un cuore che pulsa per lo
sgomento. Erano giorni ormai che succedeva la stessa cosa.
È come se sognassi. Sempre lo stesso
incubo, sempre la stessa voce, sempre la stessa preghiera. Edward dorme sereno
accanto me. Mi alzo e raggiungo il salotto.
Ogni notte, dopo questi strani
sogni, mi ritrovo qui a riscrivere sul mio diario quello che vedo, quello che
sento. Una volta riportato ciò che è accaduto poco fa rileggo tutto con
attenzione.
Ci deve pur essere qualcosa che
colleghi tutto e che mi faccia capire. Il sogno, se così lo si poteva chiamare,
si ripeteva sempre allo stesso modo, ma ogni volta c’era qualcosa in più.
Prima il lampo, poi la voce, poi la
richiesta di aiuto e adesso le piume.
Cosa stava accadendo? Stavo impazzendo?
Perché non potevo avere un po’ di pace?
Speravo che tutto fosse finito e che
finalmente le cose sarebbero andate meglio e invece l’orrore e il male non
volevano lasciarmi andare. Perché se c’era una cosa che questi sogni mi
urlavano a gran voce era che qualcosa di brutto stava per accadere. Di nuovo.
“Cosa stai facendo?” assorta nei
miei pensieri non mi ero accorta della presenza di Edward.
“Niente.” Risposi. Nascosi il diario
sotto uno dei cuscini poggiati sul divano e andai incontro a mio marito. Non volevo
mentirgli, ma preferivo che non si preoccupasse. In fondo poteva trattarsi solo
di uno scherzo della mia fantasia.
“Torna a dormire. È notte fonda.” Dissi
prendendogli la mano.
“Vieni con me?”
“Si, vengo con te.” Mano nella mano
tornammo a letto e mi rifugiai nel calore che Edward mi regalava, sperando che
scacciasse via tutti i brutti pensieri.
Tutta la notte avevo rimuginato su
ogni singolo particolare, ma nulla era venuto fuori. Avevo bisogno di altri
indizi, di un altro sogno. E come se lo avessi davvero voluto di nuovo i miei
sensi si intorpidirono, i miei occhi si velarono di bianco e mi ritrovai di
nuovo in quel luogo sconosciuto.
Questa volta ero nel bel mezzo di
una battaglia.
“Fratello
perché lo hai fatto?”
una voce urlava, ma non riuscivo ad associarla a nessun uomo presente, era come
se fosse stata pronunciata direttamente nella mia testa.
“Nostro
Padre non ha voluto sentire ragioni ed è per questo che ho deciso di disobbedire.” Un’altra voce tuonò nella mia
mente.
“Helel se solo avessi avuto fiducia nella tua famiglia ora
non dovrei ucciderti.”
Rispose la prima voce.
“Mi-Kha'El anche il
tuo sangue sarà versato.” La seconda voce rise e la battaglia
ricominciò.
Mi svegliai
dal torpore immediatamente, senza avere il tempo di poter vedere altro.
“Buongiorno amore.”
Edward mi strinse tra le sue braccia posando un lieve bacio sulle mie labbra.
“Buongiorno
a te. Vado a prepararti la colazione.” Dissi sciogliendo il suo abbraccio.
Ero tesa e
non volevo che Edward si accorgesse che qualcosa non andava.
Preparai la
colazione e l’odore del caffè si diffuse nell’aria.
Edward mi
raggiunse dopo qualche minuto.
“Cosa farai
oggi?” chiesi cercando di essere il più tranquilla possibile.
“Andrò con Em e Jazz in città prima di partire per il viaggio di
nozze. Emmett mi ha detto che è pieno di laghi e torrenti e vorrei comprare
qualche attrezzatura per la pesca. Ti va di venire con noi?” spiegò.
“No amore,
rimarrò qui a sistemare gli ultimi bagagli. Non vorrei che Alice mettesse in
valigia perfino le pareti di casa.” Risposi, scatenando in Edward una leggera
risata.
In realtà
avrei dovuto parlare con Carlisle di quello che stava accadendo e preferivo che
Edward in quel momento non fosse con me.
Emmett e
Jasper vennero a prendere Edward poco più di un’ora dopo e mi lasciarono
finalmente sola. Feci una doccia subito dopo aver scritto sul mio diario l’ultimo
sogno. Se volevo capire cosa stava accadendo era meglio che Carlisle sapesse
tutto nei minimi dettagli.
Lievemente bussai alla porta dell’ufficio
di Carlisle.
“Avanti.”
“Carlisle, posso disturbarti?” chiedo
aprendo la porta.
“Bella tu non disturbi mai. Cosa c’è
che non va?”
“Beh ecco, ho bisogno di parlarti di
una cosa molto importante.”
“Certo accomodati pure. Dimmi di cosa
si tratta.” Mi siedo sulla poltrona in pelle nera di fronte la sua scrivania e
poggiai il diario sulla superficie in noce.
“Da un paio di notte faccio dei sogni strani.
Alcuni sono come delle visioni, altri li percepisco come sensazioni, l’ultimo
invece l’ho vissuto più come un ricordo. Un ricordo però che non era mio.” Spiegai
aggiungendo anche le piccole conclusioni a cui ero giunta dopo aver riflettuto
sull’ultima visione.
“Questi sogni Bella, cos’hanno di
particolare?” chiese.
“All’inizio erano solo immagini, poi
pian piano si sono arricchite di particolari. I primi erano sfocati e le voci
parlavano in una lingua a me sconosciuta, successivamente si son fatti più
nitidi fino a quando sono persino riuscita a comprendere tutto. Ecco, questo è
il mio diario. Ogni sogno è riportato nei minimi dettagli, pensavo potesse
esserti utile.”
Carlisle sfogliò il mio diario. Lui era
l’unico che l’avesse mai letto. Da quando avevamo scoperto chi ero in realtà
gli avevo permesso di poter leggere tutto quello che scrivevo riguardo ai miei
poteri e a ciò che ero. In questo modo, grazie al suo aiuto, avrei saputo più
cose di me e su ciò che ero in grado di fare. Carlisle in un certo senso mi
studiava ed io ero ben felice di sapere fino a dove potevo a spingermi con i
miei poteri.
“Hai fatto benissimo Bella. C’è una
cosa che devo chiederti però, Edward lo sa?”
“Sei il primo con cui ne parlo e ti
prego di mantenere il riserbo più assoluto su questa questione, perlomeno fino
a quando non avremo capito di cosa si tratta.”
“Capisco e sono d’accordo con te.”
“Credi sia il caso di annullare il
viaggio di nozze?”
“Non credo Bella. Avrò bisogno di tempo
per leggere il tuo diario e sicuramente dovrò fare alcune ricerche, quindi puoi
goderti il tuo viaggio di nozze. Me ne occuperò io adesso e quando tornerai
decideremo sul da farsi.”
“Ti ringrazio Carlisle. Non sapevo
davvero cosa fare.”
“Non devi ringraziarmi Bella. Sai benissimo
che puoi contare su di me. Ora cerca di non pensarci e vivi tranquilla la tua
vacanza.”
Salutai Carlisle promettendogli di
avvertirlo immediatamente se ci fossero state altre visioni e mi dedicai ai
preparativi per la partenza.
La porta di casa era socchiusa. Affinai
i sensi pronta ad attaccare se un estraneo si fosse introdotto in casa mia, ma
non appena avvertii l’odore familiare mi rilassai.
Alice aveva già iniziato a frugare tra
i nostri vestiti.
“Alice si può sapere cosa stai
combinando?” la camera da letto si era trasformata in un cimitero di abiti. Le valige
erano aperte accanto alla porta ed Alice ci si avvicinava di tanto in tanto per
lasciarci dentro qualcosa.
“Sto preparando i tuoi bagagli. Cosa credi
stia facendo?”
“Lo vedo Alice, ma non credi che potevo
farlo da sola?”
“No, non credo. Avresti messo in
valigia solo i tuoi soliti jeans e le tue magliette sbrindellate. Hai bisogno
di molto altro Bella.”
“Alice a cosa credi mi serviranno
questi abiti da sera in mezzo al bosco?” chiesi sbirciando nella valigia.
“Quante storie, lascia fare a me.” Rispose
e continuò a fare la spola tra la cabina armadio e le mie valige.
Le scarpe che Alice aveva tra le mani
caddero producendo un rumore sordo sul pavimento.
“Alice cosa sta succedendo?” urlai
avvicinandomi a lei. Stava avendo una visione e volevo che rendesse partecipe
anche me di ciò che stava guardando.
“Bella, non sono sicura di cosa si
tratta.” Disse confusa non appena ritornò in se.
“Dimmi cosa hai visto.” Ripetei.
“Ho visto una donna. Era bellissima ed
aveva dei lunghi capelli bianchi. I suoi occhi, i suoi occhi mi fissavano con
odio. Non ho visto altro.” Spiegò senza aggiungere altro.
Rimasi a pensare qualche minuto, ma non
riuscivo a collegare nessuno alla descrizione di Alice.
“È la prima volta che la vedi?” chiesi.
“Si, ma non so perché sono sicura che
la rivedrò ancora.” Rispose quasi terrorizzata da quell’evenienza.
Cercai di stringerla a me per
consolarla. Non le dissi però che la sua paura era anche la mia, perché qualcosa
mi diceva che le mie e le sue visioni erano collegate.
Capitolo 12 *** Capitolo XI - Little foundling ***
Buona domenica a tutti.
Ormai non so più come
scusarmi per I miei ritardi, ma tra l’università e il lavoro non ho più tempo
per nulla.
Godetevi questo
capitolo.
Ringrazio tutti coloro
che leggono, preferiscono e seguono questa storia e il mio grazie va anche a
chi mi ha inserita tra gli autori preferiti.
Come ho detto nello
scorso capitolo, mi dispiace non vedere le vostre recensioni e vorrei tanto
capire il motivo. La storia non vi piace?
La trama non è di vostro
gradimento? Non riesco a scrivere come voi vorreste? Insomma, mi piacerebbe
capire il motivo di tutto ciò.
Ringrazio invece la mia
piccola Asia che quando ha tempo mi lascia sempre un pensiero. Un bacio tesorina.
Un’ultima cosa, non l’ho
mai fatto, o meglio non ci ho mai pensato ma volevo consigliarvi le storie di fata_morgana. Vale davvero la pena
leggerle.
@fata_morgana: ti
ringrazio ancora tesoro. Sono davvero felice che la storia ti stia piacendo e
davvero non so più che dirti se non grazie (ancora). Kiss
AwakeningfromDarkness
Capitolo XI – Little foundling
Edward
Il prato inglese, tagliato con cura,
è umido sotto i miei piedi. La rugiada lo illumina magicamente quasi fosse un
dipinto. I raggi del sole arrivano tiepidi sulla mia pelle. Il cielo con le sue
sfumature calde mi regala il suo buongiorno facendomi quasi sentire un’altra
persona. Inspiro il profumo che la notte appena trascorsa ha lasciato. Il
cinguettio degli uccelli mi ricorda che un nuovo giorno è appena cominciato e
che la mia luna di miele vede l’alba di una nuova giornata.
Io e Bella da quando siamo arrivati
non abbiamo messo piede fuori dalla casa, troppo eccitati di goderci la nostra
intimità liberi da capacità uditive vampiresche. Non ho avuto molto tempo per
potermi guardare attorno ed è per questo che abbiamo deciso di fare una piccola
pausa e di uscire un po’. Rientro in casa lasciandomi alle spalle quel piccolo
paradiso che la natura ha creato.
“Sei pronto?” mi urla Bella dal
piano di sotto.
“Arrivo.” Rispondo afferrando il mio
giaccone. Bella inizia a sentire l’esigenza di cacciare ed io ho pensato di
utilizzare finalmente le attrezzature per la pesca che io, Emmett e Jasper
abbiamo comprato. Non sono mai stato un tipo da pesca, ma perché non provare?
In fondo avrei pure dovuto passare il mio tempo in qualche modo mentre Bella
cacciava.
Scendo gli ultimi gradini e sorrido
a mia moglie che mi aspetta vicino alla porta.
“Edward sei sicuro che non sia un
problema? Potrei andare a caccia stanotte.” Mi dice accarezzandomi il volto.
“Tesoro non è un problema e poi ci
ritroveremo tra qualche ora.” Dico rassicurandola.
Mano nella mano ci richiudiamo la
porta di casa alle spalle.
Il torrente sotto i miei piedi si
riversa scrosciante nel lago che riempie la vallata. Mi siedo in prossimità
della riva e lancio l’amo creando nel letto del fiume piccoli cerchi
concentrici che si allargano fino a svanire. Sospiro godendomi i suoni che la
natura intorno a me mi regala e mi rilasso in attesa che mia moglie venga a
cercarmi. Si è allontanata un bel po’, non voleva rischiare che per sbaglio
incrociasse la mia scia mentre cacciava, scambiandomi per una preda.
Due ore e il mio cestello era vuoto.
Nemmeno un pesce aveva abboccato al mio amo. Risi di me stesso e passandomi una
mano tra i capelli pensai che non ero tagliato per la pesca. Ritirai la canna e
l’adagiai sul prato vicino al resto dell’attrezzatura. Mi guardai attorno e
decisi di fare due passi. Bella sarebbe arrivata a momenti per questo non mi
sarei allontanato di molto.
Risalii il fiume seguendo un
sentiero che lo costeggiava fino a quando mi ritrovai in una piccola radura che
mi tolse il fiato per quanto era bella. Un angolo di paradiso che non era stato
deturpato dalla civiltà. Maestosi alberi creavano un recinto, quasi a
proteggere quella meraviglia. Un prato colorato da fiori che non avevo mai
visto si stendeva su tutta la superficie della radura. Mi chinai raccogliendone
uno immaginando quanto potesse stare bene tra i capelli di mia moglie. La
immaginai lì accanto a me, o meglio distesa su quel prato a fare l’amore con
me. Un piccole rumore mi destò dai miei pensieri poco casti. Bella aveva
seguito il mio odore fin qui. Sorrisi pensando che magari le mie fantasie
potessero tramutarsi in realtà.
“Stavo pensando proprio a te.” Mi
voltai, ma non era mia moglie colei che mi trovai davanti.
Per un attimo rimasi pietrificato,
ma poi realizzai che colei che avevo davanti non poteva farmi del male. Una
piccola creatura fasciata da un vestitino rosso a pois mi guardava spaventata
dal bordo della radura. Cosa ci faceva una bambina tutta sola nel bosco?
Feci un passo verso di lei ed
automaticamente la piccola fece un passo indietro.
“Tranquilla piccola, non voglio
farti del male. Sei da sola? Ti sei persa?” chiesi provando a rassicurarla e
pian piano cercavo di avvicinarmi di più a lei.
Alle mie parole la bambina si
rannicchiò su se stessa e scoppiò a piangere.
Con poche falcate la raggiunsi e mi
chinai verso di lei stringendola tra le mie braccia.
“Shhh, non
piangere. Ci sono io adesso non aver paura. Perché non mi racconti cosa è
successo?” Provai a dire e i suoi singhiozzi parvero placarsi. Il tremore del
suo piccolo corpicino tra le mie braccia mi fece notare che il vestitino che
portava non era adatto alla temperatura della stagione e senza pensarci su mi
sfilai la giacca avvolgendoci la piccola trovatella. La piccola emise un
piccolo gemito e un brivido la percorse, immaginai fosse per il sollievo che il
suo corpicino ora provava sentendosi al caldo.
Timida nascose il volto nella giacca
e i suoi occhi per un attimo mi fissarono attenti. Non appena incrociai il suo
sguardo istintivamente feci un passo indietro. I suoi occhi, così grandi, così
magnetici, mi spaventarono. Il colore dei suoi occhi, un colore innaturale, un
colore non umano, il colore degli occhi di un vampiro. La bambina impaurita dal
mio improvviso balzo e si strinse ancor di più nel caldo giaccone. La sua
espressione si rattristò e ricominciò a piangere. Istintivamente la presi di
nuovo tra le mie braccia e la strinsi al mio petto. L’avevo spaventata ancora
di più, probabilmente aveva avvertito la mia paura e l’aveva interpretata come
un rifiuto.
“Piccola, ti prego non piangere
più.” Mormoravo sui suoi capelli.
“Edward allontanati da lei
immediatamente.” La voce di Bella ci fece sussultare entrambi.
“ Bella, ma cosa…” provai a dire, ma
mi interruppe bruscamente.
“Edward, lascia quella cosa e vieni
verso di me.” Ripeté autoritaria.
“Quella cosa? Bella è solo una
bambina e tu la stai spaventando ancora di più.” Dissi sentendo la piccola
tremare tra le mie braccia.
“Non è una bambina Edward. È una
creatura pericolosa e tu sei solo il suo prossimo pasto.” Disse cercando di
allontanarmi dalla piccola.
Poggiai la bambina sul prato e mi
alzai per avvicinarmi a mia moglie e per cercare di farla ragionare. Ma Bella
fu più veloce e si scagliò contro la piccola tenendola per il collo.
In quel momento non era mia moglie,
ma una creature della notte che cercava di distruggerne un’altra. Veloce, per
quanto la mia natura umana me lo consentisse, cercai di liberare la piccola
dalla presa ferrea di mia moglie.
“Bella smettila, è innocua. Se
avesse voluto farmi del male lo avrebbe già fatto. È una bambina diamine.”
Urlai e Bella allentò la presa dal collo della piccola. Cercai di allontanare
le mani di Bella e di prendere la bambina tra le mie braccia e ci riuscii o
semplicemente Bella me lo lasciò fare.
“Bella cosa ti succede? Non ti
riconosco più.” Dissi dolce provando a capire cosa passasse nella testa di mia
moglie.
“Edward non capisci. È una bambina
immortale e potrebbe non essere sola. È un pericolo per te, per noi.” La sua
voce ormai aveva il tono di una supplica.
“Non c’è nessuno con lei. È stata
abbandonata. Bella ti prego, ha bisogno di aiuto e in questo momento siamo i
soli a poterglielo dare.” Spiegai.
Gli occhi di mia moglie si
rattristarono nel momento in cui capì che volevo occuparmi della piccola, ma
non riuscii a capirne il motivo. Noi, ma soprattutto lei era in dovere di
farlo. Lei era la Prescelta ed era suo compito prendersi cura delle creature in
difficoltà. Dov’era finita la Bella altruista e piena di responsabilità che
conoscevo?
“Fa come vuoi Edward, ma sarai tu ad
occuparti di lei, sempre che prima non ti uccida.” Le sue parole taglienti mi
ferirono e non ebbi il tempo di rispondere. Sentii solo il vento che la sua
corsa avevano lasciato dietro di lei.
“Piccola stai bene adesso?”
sussurrai sul capo della bambina che annuì.
“Allora mi dici cosa è successo?”
chiesi, ma lei di nuovo si chiuse in se stessa senza pronunciare una parola.
“Prima o poi me lo dirai vero?” continuai
e la piccola fece un piccolo cenno di assenso con la sua testolina.
“Bene. Che ne dici se adesso andiamo
a casa?” i suoi occhi si illuminarono per la sorpresa di quell’invito.
Scese dalle mia braccia dimenandosi
e strinse le sue piccole dita intorno alle mie.
Raccolsi le mie attrezzature per la
pesa e tornammo a casa.