Confessioni Notturne VI

di CUCCIOLA_83
(/viewuser.php?uid=2622)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo (sorprese) ***
Capitolo 2: *** Sorprese ***



Capitolo 1
*** Prologo (sorprese) ***


Prologo

Prologo

 

(Confessioni notturne VI)

1° mese:

 

Tonks era sfinita. Mai avrebbe immaginato che i preparativi per il suo matrimonio con Remus potessero stancarla fino a questo punto. Forse però non erano i preparativi in sé ad esaurirla a quel modo, ma le continue intromissioni di sua madre e di Molly in ogni più piccolo aspetto della cerimonia e del ricevimento. Le due donne, giorno dopo giorno, trovavano un nuovo tipo di centro tavola, oppure una qualità nuova di fiore dal profumo nauseante, che però secondo loro era sublime, o sfumatura del beige, perché per lei non c’era nessuna differenza tra l’avorio e l’ecru, da sottoporle. Come se tutto questo non bastasse a snervarla, c’era il fatto che Remus per buona parte della settimana si trovava a Hogwarts, per insegnare difesa contro le arti oscure. Naturalmente, era felice che finalmente il suo desiderio di tornare nuovamente ad insegnare fosse stato esaudito, ma quando le due donne cominciavano ad assillarla con i loro assurdi discorsi sui pizzi e merletti, averlo vicino le sarebbe stato di grandissimo aiuto per poterle sopportare e, in qualche caso, combatterle.

«Tesoro hai deciso che fiori preferisci per i centro tavola? Rose o gigli?». Chiese Andromeda sventolandogliene due grossi mazzi davanti al naso.

Tonks nauseata da quel misto di profumi estremamente troppo dolci, per un pelo non corse in bagno a vomitare. «Mamma ti prego, toglimeli dalla faccia!» Urlò portandosi una mano alla bocca.

«Ma tesoro manca poco al grande giorno e c’è ancora così tanto da fare». Esclamò la madre sistemando meglio due tovaglioli così che assomigliasse ad un cigno. Per giorni la donna aveva studiato un libro babbano per imparare a fare cose del genere, ma alla fine aveva capito che la magiare le sarebbe stata di grande aiuto in questo caso, vista la sua scarsa manualità.

«Lo so. Sono mesi che non fai che ripetere la stessa cosa, ma sai cosa ti dico? Fate voi, l’unica cosa che voglio è sposare Remus. Dei centrotavola o dei fiori e soprattutto dei tovaglioli non me ne importa niente, ditemi solo a che ore mi devo presentare e cosa devo indossare, io non ne voglio più sapere niente!» Urlò scappando in camera da letto, lasciando Andromeda e Molly a bocca aperta, incredule a causa di quella reazione esagerata.

Dopo essersi chiusa la porta alle spalle, si lasciò cadere sul letto, esausta. Da quando una semplice discussione la lasciava priva di forze in quel modo? Si sdraiò più comodamente e poco dopo cadde in un sonno talmente profondo che non sentì nemmeno sua madre entrare in camera e coprirla con una coperta.

 

2° mese:

 

Dopo una lunga settimana passata a Hogwarts, Remus fece il suo ingresso nel salotto di casa, dove ad attenderlo trovò Tonks intenta a leggere una rivista seduta sul divano. Appena lo vide scattò in piedi e corse ad abbracciarlo.

«Buona sera signora Lupin…» Le sussurrò.

«Buona sera signor Lupin…» Rispose cominciando a baciarlo, e senza nemmeno lasciargli il tempo di togliersi il mantello mentre lo strascinava in camera da letto.

«Hey ma cosa ti prende?» Chiese stupito da tutta quell’impazienza ma tutt’altro che riluttante dal seguirla al piano di sopra.

«Questa settimana sembrava non finire mai…» Rispose semplicemente Tonks cominciando a sbottonargli la camicia.

«Sì, hai ragione…» Confermò lui sfilandogli la maglietta color verde acido che indossava. Ben presto si ritrovarono a letto mentre i loro vestiti erano stati tristemente abbandonati sul pavimento. «Mi sei mancata, lo sai?» Le sussurrò baciandole il collo per poi proseguire sempre più giù.

«Anche tu. Non  immagini quanto…» Sospirò.

 

La mattina seguente, Tonks si sentiva magnificamente abbracciata com’era a Remus. Odiava dovergli stare lontano, per fortuna di li a qualche settimana avrebbe potuto raggiungerlo a Hogwarts, aspettava soltanto la conferma del proprio trasferimento al dipartimento di Hogsmeade. «Buongiorno». Le sussurrò Remus accarezzandole la schiena nuda.

«Buongiorno anche a te. Dormito bene?» Chiese, stiracchiandosi.

«Era una battuta, vero? Abbiamo dormito sì e no due ore».

«Appunto per quelle due ore hai dormito bene?»

«Direi di sì. Facciamo una doccia?» Propose, tentando di alzarsi.

«Ma come, vuoi già alzarti? Dai resta ancora un po’ qui con me…» Lo supplicò, facendogli gli occhi dolci attirandolo nuovamente verso di sé.

«Va bene…» Cedette, ma la sua risposta venne interrotta dalla bocca di Tonks premuta contro la propria.

«Non sei ancora stanca?» Mormorò quando lo lasciò libero di respirare.

«Direi di no…» Sorrise maliziosa ricominciando a baciarlo.

Ci vollero almeno due ore prima che Remus riuscisse a convincerla ad alzarsi dal letto ma, appena Tonks si mise in piedi, fu colta da un fortissimo giramento di testa che la fece ricadere in dietro. «Amore cosa succede?» Chiese sollevandola un poco dal letto per poterla guardare.

«Credo di essermi alzata troppo in fretta. Ma ormai ci sono quasi abituata, questi capogiri mi capitano spesso ultimamente, in più credo che sia davvero ora di mangiare qualcosa, sto morendo di fame». Confessò rimettendosi in piedi ma più lentamente di prima.

«Torna subito a letto, ci penso io a prepararti una colazione come si deve. Sono sicuro che quando sei da sola mangi solo le solite schifezze». Tonks non rispose, limitandosi semplicemente ad arrossire, così Remus andò al piano di sotto. Fu di ritorno nel giro di un quarto d’ora tornò portando con sé un vassoio pieno zeppo di leccornie.

«Wow, quanta roba…» Esclamò osservando attentamente quello che aveva davanti.

«Hai bisogno di mangiare, quei giramenti di testa non sono normali».

«Credo che dipenda dallo stress accumulato durante i preparativi del matrimonio...» Mormorò tra sé e sé prima di cominciare a mangiare.

«Mi dispiace di averti lasciata sola, è anche colpa mia se è stato tutto più complicato del necessario», si scusò.

«Non ti preoccupare, ma sono felice che sia tutto finito, d’ora in poi non saremo più assillati da quelle due paz…» Tonks s’interruppe di colpo mentre una leggera vertigine la colse all’improvviso.

«Amore, tutto bene?» Chiese cercando di capire perché avesse smesso di parlare.

«Sì, mi era andato di traverso un boccone». Mentì senza saperne il motivo.

 

3° mese:

 

Le cene alla Tana erano sempre particolarmente allegre grazie all’ottima compagnia e alla squisita cucina di Molly. Sfortunatamente quella sera Tonks non era per niente in forma e la cosa non sfuggì alla padrona di casa che non riusciva a toglierle gli occhi dosso per un momento mentre dirigeva i lavori in cucina in compagnia della ragazza.

«Hai una pessima cera mia cara», esclamò Molly, intenta a controllare che il coltello che aveva appena incantato per tagliuzzare le verdure.

«Sì, lo so. Probabilmente ho preso freddo, negli ultimi giorni sono uscita spesso di pattuglia, e quindi starò covando l’influenza». Rispose sedendosi vicino alla donna.

«Non ti muovere, ho il rimedio che fa per te», e così dicendo corse a frugare nella dispensa vicino al caminetto della cucina, dalla quale afferrò una boccetta di vetro. «Ecco qui, questo misto di erbe e spezie è un toccasana, ti farà passare il raffreddore ancora prima che cominci. Non c’è niente di meglio un vecchio rimedio di nanna Weasley in questi casi». Le spiegò togliendo il tappo e mettendogliela proprio sotto il naso. Sprigionando all’istante un intenso odore di vaniglia e cannella la colpì in pieno costringendola a coprirsi naso e bocca con una mano per impedirsi di respirarlo oltre.

«Molly ma cosa c’è qui dentro? Puzza da morire!» Sbottò alzandosi in piedi e allontanandosi da lei.

«Ma come fai a dire che puzza? Sono tutte spezie deliziose. C’è un pizzico di vaniglia con una spruzzata di cannella, più alcune gocce di estratto di betulla, camomilla ed eucalipto». Tonks però non riuscì a sentire il dettagliato elenco degli ingredienti, presa com’era a correre in bagno tenendo premute entrambe le mani sulla bocca.

Si stava risciacquando la bocca per la sesta volta quando sentì Remus dall’altra parte della porta. «Amore, tutto bene? Se non ti senti bene possiamo tornare a casa».

«Sto bene, ora esco. Probabilmente quell’intruglio di Molly era andato a male oppure c’era troppa vaniglia». Rispose aprendo lentamente la porta, sperando che non notasse quando fosse pallida in volto.

«Sarà andato a male di sicuro, tu l’adori. Se fosse per te casa nostra sarebbe impregnata costantemente dal suo aroma». La prese in giro, accompagnandola di nuovo in cucina, dove tutti si erano già messi a tavola pronti per cominciare l’ennesima abbuffata in stile Weasley.

«Infatti, è strano». Mormorò pensierosa e anche un poco scocciata per averlo fatto preoccupare per una stupidaggine del genere.

Accomodatisi anche loro alla grande tavola dei Weasley, Molly cominciò a portare in tavola vassoi stracolmi di pietanze dall’aspetto incredibilmente invitante, in quel grande via vai di piatti volanti però una grande zuppiera colma di zuppa di cipolle proprio davanti a Tonks.

«Oh no, di nuovo!» Sbottò Tonks alzandosi e corredo un’altra volta verso il bagno, sotto gli sguardi stupefatti dei commensali. Remus si alzò e le corse dietro ma venne bloccato da Molly.

«Portata a casa e mettila a letto, prima che l’influenza peggiori. Ricordati di farla bere molto, e controllale la febbre ogni tre ore». Si raccomandò.

Remus annuì raggiungendola ma fermandosi di nuovo davanti alla porta chiusa, «amore, posso entrare?» Chiese bussando più volte alla porta ma non ricevendo riposta entrò.

«No ti prego, esci! Non voglio che tu mi veda così…» Mugugnò Tonks tra le lacrime seduta a terra, con la fronte poggiata contro le piastrelle fresche.

«Amore vieni, torniamo casa. Devi metterti a letto prima di peggiorare». Propose inginocchiandosi davanti a lei per aiutarla ad alzarsi.

«No! Non mi toccare!» Urlò lei, allontanandolo bruscamente, stupendosi in prima persona dal suo stesso gesto tanto che ricominciò a piangere.

 «Vieni…» Sussurrò nuovamente Remus, con un po’ più di cautela le si avvicino e Tonks, vedendolo avvicinarsi con molta più lentezza di prima, gli gettò le braccia al collo.

«Scusami, non volevo…» Mormorò.

«Non ti preoccupare, ma ora andiamo a casa». La rassicurò aiutandola a mettersi in piedi mentre lei Tonks annuiva, salutarono gli amici, tutti preoccupati per lo stato di salute delle ragazza, e si smaterializzarono.

Ricomparsi a casa, Remus l’aiuto a cambiarsi e a mettersi a letto sempre però stando attento a non fare gesti inconsulti, per paura che scattasse nuovamente come aveva gia fatto poco prima in bagno. «Hai bisogno di qualcosa? Un bicchiere d’acqua magari. Molly dice che devi bere molto». Propose accarezzandole i capelli.

«Sì grazie…» rispose abbozzando un sorriso, ancora mortificata per come si era comportata. Remus scese rapidamente al piano di sotto ma al suo ritorno però la trovò profondamente addormentata.

Era ormai giorno da diverse ore quando Tonks aprì gli occhi, e si guardò più volte in torno cercando di riordinare le idee ed improvvisamente, i ricordi la inondarono come un fiume in piena rattristandola nuovamente. Un comportamento aggressivo non era da lei, almeno non nei confronti di Remus, lo aveva trattato malissimo ma, nonostante questo, si era dimostrato un amore come sempre. Si mise rapidamente in piedi con l’idea di correre da lui, avendolo sentito trafficare in cucina, ma venne colta nuovamente da una fortissima nausea, che la costrinse a correre di nuovo in bagno.

Toc Toc.

Riecco Remus che per la terza volta in due giorni bussava alla porta di un bagno dove lei si era chiusa. «Buongiorno, come ti senti oggi?» Le chiese.

«Hem tutto… Bene, grazie. Mi sto lavando i denti, scendo tra poco». Ed in fondo non era del tutto una bugia, si stava lavando davvero i denti, dopo aver di nuovo vomitato, e sul fatto di sentirsi meglio era vero, almeno in parte, almeno non aveva più la nausea.

Sfortunatamente quella sensazione di benessere non durò a lungo. Arrivata in cucina venne investita dall’intenso aroma di uova e pancetta fritta, accompagnati da quello del caffé appena fatto. La nausea tornò a farsi sentire, ma questa volta riuscì a controllarla, probabilmente anche grazie al fatto  «Cosa vuoi mangiare? C’è di tutto». La incoraggiò mostrandogli la tavola, dimostrandole così di non essersi accorto di niente.

«Ecco, vista la brutta esperienza di ieri sera vorrei tenermi leggera. Credo che prenderò una tazza di tea e delle fette biscottate». Rispose sedendosi a tavola, sperando che non si offendesse dopo tutto il lavoro che aveva fatto per preparare tutto quel ben di dio, ma la sola idea di mangiare era intollerabile per lei e il suo stomaco.

Remus annuì osservandola attentamente, da quando era uscita dal bagno aveva notato che il colorito non era affatto migliorato, anzi.

 

Tonks rimasta sola, decise di tenersi occupata sistemando un poco la casa. Era itenta a sistemare i cassettini sistemati sotto la specchiera del bagno quando il suo sguardo si posò sul calendario che usava per contare certi giorni. Lo sfogliò distrattamente senza saperne esattamente il motivo, e arrivata al mese di ottobre si blocco di colpo. Tornò in dietro fino al mese di agosto, poi settembre e di nuovo ottobre. Alzò lo sguardo riflettendosi nello specchio.

«Oh Merlino!!» Urlò, e per poco non svenne.

Ci mise svariati minuti per riprendersi, ma quando si sentì un poco più lucida, uscì di casa diretta alla farmacia babbana più vicina. Circa mezz’ora dopo, si ritrovò a bussare alla porta di Casa Black, in quel momento aveva davvero bisogno di avere vicino un’amica.

Quando Silphie aprì la porta si ritrovò davanti una Tonks irriconoscibile. «Tonks ma cosa… Hai un aspetto…» Tentò di dire.

«Terribile, lo so. Nell’ultimo mese è una costante della mia vita». Finì per lei la farse, in tono un poco più brusco rispetto a quello che avrebbe voluto usare.

«Entra, a cosa devo questa tua visita improvvisa?». Chiese incuriosita, come se non avesse notato il suo tono di voce.

Tonks non parlò, si limitò a mostrarle il contenuto della busta di plastica recante il logo della farmacia.

Silphie sgranò gli occhi. «Vieni…» Disse semplicemente indicando il bagno del piano terra.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Sorprese ***


Confessioni Notturne VI

Confessioni Notturne VI

Sorprese

Tonks non riusciva a stare ferma, mentre si trovava nel salotto di casa Black in attesa del ritorno di Silphie, la quale si era offerta di preparare del tea. Tornata anche lei nella stanza, trovò che l’amica non si era ancora calmata, anzi le sembrò che la situazione stesse degenerando perchè mentre passeggiava si rigirava in continuazione la fede che aveva all’anulare borbottando tra sé parole incomprensibili.

«Se non la smetti finirai per staccarti il dito». La rimproverò dopo aver appoggiato il vassoio che teneva in mano sul tavolino e facendola sedere sul divano.

«Lo so, ma devo pur far qualcosa mentre aspettiamo, e questa cosa mi calma parecchio». Ripose, continuando a giocherellare con l’anello. «A proposito, quando manca?» Chiese ansiosa.

«Ancora un minuto, ma non mi sembra che ti stia calmando molto. Questa agitazione non ti fa bene…» Ma Tonks non sembrò prestarle molta attenzione, troppo presa a fissare, secondo dopo secondo, l’orologio appeso alla parete. Scoccato il fatidico minuto scattò in piedi e corse di nuovo in bagno, seguita a ruota dall’amica, salvo poi immobilizzarsi davanti al lavandino intenta a stringere tra le mani un’asticella di plastica blu e bianca.

«Una o due?» Chiese bisbigliando.

«Due per il sì, una per il no». Bisbigliò a sua volta Silphie leggendo un foglietto, senza sapere il perché stessero bisbigliando.

«Oh Morgana…» Esclamò con voce strozzata Tonks, prima di lasciarsi scivolare sul pavimento e lasciando cadere nel lavandino l’asticella.

 

●●●●●

 

Tonks si aggirava per il reparto di maternità del San Mungo in cerca della camera in cui era stata ricoverata Fleur dopo la nascita della primogenita sua e di Bill. Quando l’ebbe finalmente trovata bussò prima di entrare, al suo interno trovò Fleur seduta sul letto intenta a tenere tra le braccia un fagottino avvolto in una copertina rosa e vedendola entrare, le sorrise. «Ciao Tonks, che piacere vederti», sussurrò probabilmente per non svegliare la bimba che teneva in braccio..

«Ciao Fleur, scusa se non sono venuta ieri, ma mi hanno incastrata al lavoro con un turno extra».

«Non ti preoccupare, almeno riuscirai a conoscere Victoire in pace. Ieri c’era il delirio».

«Posso immaginarlo. E così l’avete chiamata Victoire alla fine», mormorò sporgendosi per vedere meglio la bambina.

«Sì, ci è sembrato il nome più adatto». Sorrise con evidente orgoglio.

Sporgendosi per osservare meglio la banbina, Tonks, si chiese come facesse la gente a dire che i neonati fossero bellissimi. Tutto quello che vedeva lei era un visetto rosso e rugoso, qualche raro capello sulla nuca, per non parlare delle manine grinzose e, Come se non bastasse, molti non facevano altro che strillare dalla mattina alla sera e persino di notte.

«Allora, cosa te ne pare del mio piccolo capolavoro?» Chiese Fleur, raggiante.

«E’… E’ davvero bellissima…» Rispose Tonks. Non le sembrava il caso di dar voce ai suoi pensieri in particolare conoscendo il carattere della neo mamma.

«Già, lo credo anche io. Guarda che nasino, è uguale al mio, mentre gli occhi sono come quelli di Bill. E’ così perfetta». Commentò Fleur, completamente rapita dalla sua bambina.

«Proprio come la sua mamma», intervenne Bill, entrando anche lui nella stanza tenendo in mano un vassoio con due bicchieri e due panini imbottiti, «Ciao Tonks, è bello vederti». La salutò, poi andò a baciare la moglie dopo aver appoggiato il vassoio sul tavolino vicino alla moglie.

«Ciao Bill! Sai  tutti parlano talmente tanto della nuova arrivata in famiglia, che dovevo vederla a tutti i costi anche io». Ripose, ridendo « ora però devo proprio andare. Questa sera torna Remus e vorrei farmi trovare a casa», continuò.

«Allora è meglio che vai. Avete una settimana intera da recuperare», la prese in giro Bill.

«Puoi dirlo forte, non vedo l’ora che questa faccenda del matrimonio finisca, così potrò partire anche io con lui. Invece, ora mi tocca seguire da vicino tutti i preparativi, altrimenti chissà cosa sarebbero in grado di combinare mia madre in combutta con la tua», rabbrividirono entrambi al solo pensiero delle due donne alle prese con tulle e chiffon.

«Ti capisco…» Commentò Bill ma, in quel momento la bambina si mise a piangere, cogliendo tutti e tre alla sprovvista.

«Credo abbia fame», mormorò Fleur cominciando a cullarla per calmarla.

«Ok, allora vi lascio tranquilli. Ci vediamo appena ti faranno tornare a casa, così anche Remus potrà conoscere la piccola Victoire». Così dicendo si congedò dagli amici.

 

●●●●●

 

Tonks alzò lo sguardo verso l’amica, «Sil, non posso…» Mormorò scuotendo la testa e rannicchiandosi ancora di più su se stessa.

«“Non puoi” cosa?» Chiese preoccupata lei sedendole accanto, e per tutta risposta, Tonks si posò le mani sul ventre fissandola con occhi impauriti. «Tonks non dire sciocchezze!» Esclamò Silphie, con voce quasi arrabbiata. «Non dirlo nemmeno per scherzo», la riproverò fissandola con sguardo severo.

«Silphie dico davvero. Io… Io non ci so fare con i bambini. Ma mi ci vedi con un esserino rosso e rugoso in braccio? Lo farei cadere ogni cinque miniti. Per non parlare di quando urlano e si agitano! E poi siamo sposati da così poco tempo, volevo stare un po’ da sola con lui… No, non lo posso fare! » Cominciò a blaterare in preda al panico, alzandosi in piedi e correndo in salotto.

«Tonks calmati!». Urlò Silphie tenendola ferma per le spalle. «Inspira, espira. Brava, così. Ancora una volta», l’aiutò a respirare fino a quando non fu abbastanza calma per sedersi di nuovo sul divano, «va meglio?» Le chiese. Tonks annuì, lasciandosi cadere contro lo schienale. «Dimmi cosa ti preoccupa». La incoraggiò.

«Cosa mi spaventa vorrai dire», sospirò affondando la testa in un cuscino e nascondendosi alla vista dell’amica.

«Ok, cosa ti spaventa?» Le chiese di nuovo alzando gli occhi al cielo.

«I bambini. In generale». Mugugnò senza togliersi il cuscino dalla faccia.

Silphie era sconcertata. «E cosa mai ti avranno mai fatto di male i bambini? Sono così piccoli e indifesi…» Cercò di sdrammatizzare.

«Certo. Piccoli, indifesi, fragili, per non dire urlanti, produttori costante di roba viscida… E altro ancora».

«Ora cominci ad esagerare…»

«No che non esagero. Ho visto Victoire, non fa altro dalla mattina alla sera».

«Sai, i bambini appena nati non sanno fare molto a parte quello. Ma poi crescono», la rassicurò divertita.

«Spiritosa, lo so anche io che crescono. Ma poi, sono certa che le cose diventeranno ancora più complicate. Cresceranno, cominceranno a camminare, a correre, a parlare…»

«Va bene, ho capito. Proviamo a prenderla da un altro verso». Sbottò esasperata. Tonks alzò lo sguardo verso di lei incuriosita, «Remus», Tonks spalancò gli occhi e Silphie sorrise compiaciuta per aver colpito nel segno. «Sai quanto ci terrebbe lui. Lo hai visto quando gioca con Victoire, gli si illuminano gli occhi ogni volta che la vede sorridere con quella bocca sdentata», continuò osservando la reazione dell’amica.

«Sì…» Mugugnò in risposta lei.

«E pensa come sarebbe con un figlio vostro», e Tonks non riusci ad impedirsi d’immaginare la scena: Remus, sorridente, intento a stringere tra le braccia il loro bambino. Un mezzo sorriso le affiorò sulle labbra, «Vedi com’è facile?» Chiese Silphie.

«Cosa?» Chiese a sua volta.

«Vedere le cose da un altro punto di vista», rispose semplicemente.

«Si certo, ma…»

«Non c’è nessun ma. Hai ragione, spesso i bambini piangono e a volte sbavano, e fanno molte altre cose disgustose. Ma sono sicura che quando avrai il tuo bambino tra le braccia anche queste cose ti sembreranno belle».

«Sarà…» Mormorò poco convinta.

«Fidati. E se quello che ti ho detto non è stato convincente a sufficienza, aspetta di vedere la reazione di Remus quando glielo dirai», le strizzò l’occhio,Tonks però si paralizzò di nuovo. Silphie aveva ragione, doveva dirlo a Remus. Ma come?

 

Casa Lupin probabilmente non era mai stata più in ordine di così. Tonks era talmente agiata che si era messa a riordinare il salotto e la cucina senza nemmeno rendersene conto, il tutto senza magia. Per quale motivo? Semplice, quella sera Remus sarebbe tornato a casa dopo una settimana passata a Hogwarts. Aggirandosi senza meta per la casa, Tonks sistemava e risistemava gli stessi cuscini o riallineava i quadri già perfettamente allineati, fino a quando uno schioppo la fece sobbalzare.

«Ciao amore. Non sai quanto mi sei mancata in questi giorni». Esclamò Remus andandole in contro e abbracciandola, ma Tonks s’irrigidì per qualche istante, poi capendo che anche lui se ne era accorto, ricambiò l’abbraccio e in più lo baciò.

«Scusa per la fredda accoglienza, ero soprapensiero e mi hai colto alla sprovvista», mormorò allontanandosi leggermente da lui tenendolo però per mano. «Allora, com’è andata al lavoro? Racconta, voglio tutti i dettagli!» Sorrise sedendosi sul divano ed invitandolo a fare altrettanto.

«Ma come, ti ho sempre raccontato di tutto in questi giorni, tra conversazioni via metropolvere e anche via gufo».

«Lo so. Ma raccontati da te qui in carne e ossa scommetto che saranno ancora meglio», e così dicendo gli si accoccolò tra le braccia dopo che entrambi si furono seduti sul divano, aveva bisogno di sentirlo vicino, di sentire il calore del suo corpo. Così Remus, avvolgendola con le braccia, cominciò a raccontarle la sua settimana, mentre Tonks cercava di escogitare un modo per parlargli.

«… Così alla fine sono stato costretto a dargli una punizione, non mi è piaciuto, lo ammetto, però è stato necessario», concluse guardandola, «una pulizia generale di tutte le finestre della scuola, appeso a testa in giù mentre Gazza ballava il tip tap in giardino agitando un forcone», aggiunse continuando a guardala.

«Mmm». Mormorò Tonks.

«Amore, ti sto annoiando?» Chiese preoccupato, non avendola vista reagire alla battuta sulla punizione.

«Cosa? Oh scusa, mi sono distratta un attimo. Stavi dicendo?»

«Niente d’importante. Cosa ne dici di andare a letto? Si è fatto tardi e sono stanco di parlare. Sai, la settimana è stata lunga senza di te…» Mormorò alzandole il viso con un dito per poi baciarla.

«Hem, scusa ma oggi non mi sento molto bene…»

«Cos’hai? Sei andata dal medico? Cosa ti ha detto?» Chiese preoccupato visto che raramente l’aveva sentita dire di non sentirsi bene.

«Niente di grave. Solo… Ecco io…» Balbettò, ma alla fine decise di non confessare la verità. «Credo di aver preso freddo. Ieri sono stata a trovare Fleur», mentì.

«Capisco. E come stanno lei e la bambina?» Chiese, mentre insieme salivano le scale verso la loro camera da letto.

«Bene, Victoire cresce a vista d’occhio. Non la vedevo da due settimane e quasi non la riconoscevo», rispose, cominciando a cambiarsi.

«Domani potremmo andare insieme, sono davvero curioso di rivederla. Ha un visino così dolce», commentò Remus infilandosi sotto alle coperte ed invitandola a raggiungerlo

«Quindi, tu non credi che abbiano fatto tutto di fretta? Voglio dire, mettere su famiglia dopo nemmeno un anno di matrimonio?»

«Credo che ognuno sia libero di scegliere quello che è meglio per sé e per la propria famiglia. Certo, credo anche che sia piuttosto piacevole passare un po’ di tempo da soli prima di mettere al mondo dei bambini, ma…». Tonks non lo fece finire di parlare. Si alzò di scatto e corse in bagno, piangendo. Remus, stupito dalla reazione della moglie le andò dietro ma quando tentò di entrare la trovò chiusa a chiave. «Amore, ma cosa ti è preso?» Chiese, bussando ripetutamente, ma non ottenne nessuna risposta. «Aprimi. Se ho detto qualcosa di male ne possiamo parlare…» Continuò ma senza ricevere risposta. Stava per andare a prendere la bacchetta quando uno schioppo proveniente dal bagno lo mise in allarme, aprì la porta con un colpo di bacchetta ed entrò, trovandolo però vuoto.

 

Silphie e Sirius, quest’ultimo tornato anche lui da Hogwarts poche ore prima, si ritrovarono all’improvviso Tonks in pigiama e in lacrime, nel loro salotto. «Ciao cugina, che… Piacere vederti a quest’ora tarda, molto tarda, della notte». Biascicò soffocando uno sbadiglio entrando nella stanza, seguito dalla moglie, intenta ad allacciarsi la vestaglia. Appena però vide l’amica in quelle condizioni, corse da lei.

«Tonks, cos’è successo?» Le chiese abbracciandola, ma Tonks non riuscì a rispondere a causa dei troppi singhiozzi. «Riguarda quello che sappiamo noi due?». Ritentò e questa volta Tonks annuì.

Sirius le guardò sconcertato. «Cosa sapete voi due che io non so?» Chiese, ma venne prontamente ignorato da entrambe.

«Glielo hai detto?» Chiese di nuovo ma Tonks scosse la testa. «Allora perché sei sconvolta…» Continuò sconcertata.

«Perché… Perché lui ha detto che… Che è bello starsene un po’ da soli… Prima di…». Mormorò asciugandosi gli occhi.

«Beh non gli do torto. In particolare di notte…». Commentò Sirius.

«Sirius zitto!» Lo ammonì Silphie, e l’uomo alzò gli occhi al cielo. «Ok, vieni in cucina così parleremo con più calma», la rassicurò, scoccando un’occhiataccia la marito che si era spostato dalla porta per farle passare. Finalmente sole, le due donne poterono parlare in santa pace. «Bene, ora raccontami per filo e per segno tutto quello che è successo». Così Tonks le raccontò della sua domanda riguardo alla situazione di Bill e Fleur, e della risposta di Remus. «Capisco. Ma forse non intendeva dire che lui non ne vuole ora, magari era un discorso astratto».

«Ne dubito fortemente…» Sospirò soffiandosi il naso in un fazzoletto che l’amica le aveva appena passato.

Nel frattempo Sirius si era accomodato sul divano, in attesa del ritorno delle due donne, e sperando che la cugina non si trattenesse ancora a lungo, in fondo una settimana da solo a Hogwarts era stata più che sufficiente. Si stava quasi per appisolare contro lo schienale quando venne svegliato di soprassalto dall’arrivo di Remus, anche lui in tenuta notturna. «Non si usa più far visita alla gente quando splende il sole? Non siamo tutti animali notturni…» Bofonchiò irritato per quell’ennesima visita nel cuore della notte.

«Scusami Sirius, sto cercando Tonks. L’hai vista?» Chiese guardandosi in torno.

«Sì, la tua adorabile mogliettina si è materializzata qui circa un quarto d’ora fa. Ora è in cucina con Silphie. Ma si può sapere cosa le hai fatto?» Chiese a sua volta Sirius.

«Perché?»

«Perché era in lacrime, e non sono riuscito a capirne il motivo».

«Sinceramente nemmeno io. Eravamo a letto e stavamo parlando, ad un tratto si è alzata ed è corsa in bagno piangendo».

«Bah, le donne…» Commentò sbadigliando.

«Meglio che vada a vedere cosa sta succedendo di là». E s’incamminò verso la cucina, salvo poi bloccarsi per l’arrivo di Silphie.

«Mi sembrava di aver sentito la tua voce», esclamò la donna.

«Come sta Tonks? Non sono riuscito a capire cosa le sia preso poco fa a casa».

«Ecco… Non sono la persona più adatta per parlarne. Voi due dovreste tornare a casa e parlarne con calma tra di voi». Ripose bonaria.

«Sì, ecco bravi andate a casa vostra…» S’intromise Sirius mezzo addormentato.

«Vieni amore, torniamo in camera. Remus va da Tonks, lasciala parlare, e non fiatare fino a quando non avrà finito». Gli suggerì prima di cominciare a salire le scale tenendo Sirius per mano.

Rimasto solo, Remus andò in cucina trovando Tonks seduta davanti al camino acceso intenta a scaldarsi, nella fretta di scappare aveva dimenticato di coprirsi meglio e ora stava letteralmente battendo i denti per il freddo. Si tolse la vestaglia e gliel’appoggiò sulle spalle, Tonks però non reagì. «Amore vieni, torniamo a casa», mormorò, prendendola per mano. Senza dire una parola Tonks si alzò e si smaterializzò con lui.

Ricomparsi a casa loro, Remus l’aiutò a mettersi a letto per poi sdraiarsi accanto a lei abbracciandola per scaldarla. Visto però che Tonks non si decideva ad aprire bocca per chiarire la situazione, fece lui la prima mossa. «Scusa amore», le sussurrò.

Sentendogli dire quelle parole Tonks si voltò versò di lui, «perché ti scusi?» Chiese sospettosa.

«Sinceramente non lo so. Ma, vista la tua reazione, ho dedotto di aver detto o fatto qualcosa di sbagliato. Quindi, mi scuso», rispose.

Tonks non sapeva cosa dire, probabilmente con il suo comportamento insensato lo aveva preoccupato e di nuovo gli occhi le si inumidirono, «dannati ormoni…» Mugugnò, asciugandosi gli occhi con il dorso della mano.

«Cos’hai detto?» Chiese sconcertato.

Tonks prese un grosso respiro, ormai doveva dirglielo, continuando a tacere non avrebbe risolto niente, «scusami tu per come mi sono comportata prima. Non dovevo scappare in quel modo, nell’ultimo periodo, non sono molto in me», sospirò, «dovevo restare qui e parlarne con calma», disse ancora.

«Parlare di cosa?» Chiese lui sempre più curioso.

«Ecco… Ti ricordi quando ti ho chiesto cosa ne pensavi della situazione di Bill e Fleur?» Chiese a sua volta, Remus annuì, «c’era un motivo se li ho usati come esempio…» Mormorò.

Remus si paralizzò, cominciando a intuire dove voleva andare a parare. «Amore, se vuoi avere subito un bambino, bastava dirlo, non c’era bisogno di fare tutti questi giri di parole. Sai bene che niente mi renderebbe più felice che avere un bambino tutto nostro», esclamò.

«Davvero?» Chiese guardandolo negli occhi.

«Ma certo», la rassicurò attirandola nuovamente a sé, «anzi, se vuoi possiamo metterci subito al lavoro», aggiunse baciandola.

«Hem…Non ce ne sarà bisogno…» Sussurrò lei scostandosi controvoglia da lui.

«Ma come, io pensavo che…» Mormorò confuso non capendo cosa volesse dire.

«Voglio dire che non c’è più bisogno di mettersi al lavoro», rispose appoggiandosi le mani sul ventre.

Remus la fissò incredulo, poi, appoggiò una mano sopra le sue. «Un bambino. Avremo un bambino», sussurrò Remus incredulo.

«Proprio così. Decisamente prima di quello che avevamo previsto ma sì, avremo un bambino», confermò Tonks, stringendosi nelle spalle e abbozzando un sorriso.

«E’ una cosa stupenda, dico davvero. E sai già quando…?»

Tonks scosse la testa, «devo ancora andare dal medico, ma ho un ritardo di circa tre mesi. Prima pensavo fosse a causa dello stress, sai, il matrimonio e tutto il resto. Poi però ho cominciato a preoccuparmi e ho fatto il test, cinque volte, e tutti positivi». Rispose imbarazzata.

«Cinque? Direi che di dubbi, a questo punto, ce ne sono pochi. Ma lunedì andremo dal medico».

«Ma come farai con il lavoro?».

«Aspetterà. Se davvero qui dentro sta crescendo il nostro bambino, voglio esserci». Rispose baciandole la pancia e poi il viso stringendola a sé.

Quasi un’ora dopo Tonks, dormiva tra le sue braccia mentre lui, invece, l’accarezzava osservandola sorridere nel sonno, vederla così serena lo rassicurò, le sfiorò delicatamente il ventre «Buonanotte piccolo mio o piccola mia». Sussurrò sorridendo pensando che di lì a qualche mese avrebbero cominciato una nuova vita in tre.






vorrei ringraziare le persone che hanno letto questa mia storia ed in particolare chi ha commentato. volevo scusarmi se in certe parti ho scritto David al posto di Remus, credo che dipenda dall'abitudine visto che ormai è più di un anno che mi sto dedicando ad un altro genere di scrittura. Però ora ho rimediato, chiedo ancora scusa :p

ps: non so quando pubblicherò la mia prossima storia quindi non mi resta che dirvi: arrivederci!!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=484356