Spruzzi- ♀ Anna Kuliscioff di Ulissae (/viewuser.php?uid=32329)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Èros - Ortensia ***
Capitolo 2: *** 2. Gioventù bruciata - Olivia Castagnaro ***
Capitolo 3: *** 3. No man, no sadness - Mary Wollstonecraft ***
Capitolo 4: *** 4. Loving him- Gloria Steinem ***
Capitolo 1 *** 1. Èros - Ortensia ***
Spiegazioni: la
storia ha come obbiettivo quello di ispirarsi ad un prompt e di creare
una storia che abbia come una protagonista una donna che abbia lo
stesso nome di una che ha combattuto per i diritti rosa.
Inoltre bisogna rispettare il genere dettato dal bando.
Nel mio caso io ho scelto Ortensia, figlia
di un grande oratore romano, fu scelta dalle altre matrone come loro
portavoce perché in tribunale si opponesse all'imposizione
di pesanti tasse sulle donne, in occasione delle guerre civili. La ebbe
vinta.
Inoltre, ho voluto inserire la figura del poeta
Catullo. Questi è famoso per il suo amore travagliato con
una matrona romana.
Il genere di questa è storico.
Èros
« Ma Saffo era una
donna! »
Stava seduta sull'erba verde, i piedi immersi nelle acque
fredde del lago, pensierosa, Ortensia guardava il Benàcus.
Lasciava che il vento primaverile, ancora frizzante, le sollevasse i
capelli scuri e li facesse turbinare nell'aria.
Si stringeva la veste al corpo, sorridendo flebilmente.
Si voltò, sentendo i passi poco felpati di Gaio.
«Cosa c'è, poeta» l'apostrofò
scherzosamente, guardandolo sedersi al suo fianco e sporcarsi di verde
la bianca tunica.
Lui non rispose, si stese e guardò il cielo, strappando
pochi steli e portandosene solo uno alla bocca.
Aveva gli occhi tristi, pensò Ortensia; piegati
all'ingiù, nonostante la bocca, sottile e minuta, tentasse
sempre di tenersi in alto sorridente.
Sarà pure stato un bravissimo poeta, si disse, ma come
attore era pessimo.
«Penso» rispose Gaio.
«A cosa?»
«A Lei»
Con le flebili braccia bianche, la ragazza strinse le gambe al petto.
Forse cercava di intrappolare quelle piccole scaglie di cuore che ora
la stavano devastando, quei minuscoli pezzi di passione che, ogni volta
che lo vedeva, sembravano volerle sfuggire.
Magari scappare. Da un altro uomo, in un altro posto.
Incontentabili.
Non gli bastava solo vederlo, sorridergli, parlargli.
Voleva che le sue poesie fossero per lei, che le sue parole fossero
veramente sentite, sospirate.
Dall'alto scendeva una pioggia soffice e gialla, la mimosa era in fiore.
«Quindi vuoi tornare a Roma» sussurrò
«dalla tua... Lesbia».
Gaio Valerio Catullo alzò la testa e la guardò,
sinceramente inebetito.
Si grattò la testa, non capendo come potesse essere arrivata
a tale conclusione.
«Non propriamente» la corresse. Il volto di
Ortensia si distese, le sottili sopracciglia scapparono dalla linea
corrucciata nella quale erano incappati, e le rughe sulla fronte
candida si distesero.
Il poeta trattenne le risate, si tirò su e guardò
il lago, con occhi sognanti.
«Volevo scrivere una poesia ispirata a Saffo...»
iniziò, lentamente.
«Ma Saffo è una donna!» lo interruppe
lei, sconvolta.
Mai, nella sua vita da puella,
aveva sentito un uomo che considerava una
dona talmente importante da imitarla.
La risata rauca di Gaio eruppe, sincera e divertita.
«E allora?»
Si chinò un poco, sfiorando il viso all'amica d'infanzia.
Così delicata, sempre presente.
Le epistole che gli mandava erano come balsamo: guariva le ferite che
Roma gli provocava; era come l'acqua di quel lago: salutare.
«Non imitano forse gli artisti la natura più
meravigliosa? Non la osservano fino a bruciarsi gli occhi e piangere
sangue pur di saperla copiare?»
Si rimise in piedi e colse dall'albero un piccolo ramo, delicato e
sottile, che le porse con gentilezza.
«Io sono un'artista, Ortensia, e perciò non posso
fare null'altro se non imitare ciò che è
perfetto, ciò che eccelle», le sorrise
furbescamente e mormorò «e ti assicuro che molto
spesso ha ciglia lunghe e belle labbra».
Stupefatta la ragazza strinse la mimosa tra le mani. Rimase
là, seduta, mentre lui ritornava alla domus.
Aveva appena assistito ad una dichiarazione d'amore.
La più struggente e bella. Non era una dichiarazione a lei o
ad un'altra. Era semplicemente l'ammissione di èros
verso
ciò che completa e che è necessario: le donne.
Angolo autrice:
Catullo era solito passare il suo tempo tra Roma e il Lago di Garda
(che secondo wikia in antichità era chiamato Benàcus) e
io ho solo immaginato che lì lo ospitasse una famiglia
amica, la cui figlia fosse una stretta conoscente. (Mi espirmo da cani,
oggi -.-) Ed è anche altrettanto conosciuto il fatto che si
sia ispirato per alcune poesie alla poetessa greca Saffo.
Per èros
è intesto quello... inteso da Platone XD
Cioè l'amore inteso come ricerca :)
Fanfiction partecipante all'iniziativa Anime
di donne, indetto dal Fanfiction
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Capitolo 2 *** 2. Gioventù bruciata - Olivia Castagnaro ***
Spiegazioni: la
storia ha come obbiettivo quello di ispirarsi ad un prompt e di creare
una storia che abbia come una protagonista una donna che abbia lo
stesso nome di una che ha combattuto per i diritti rosa.
Inoltre bisogna rispettare il genere dettato dal bando.
Nel mio caso io ho scelto
Olivia
Castagnaro, suffragetta italiana. (link)
La storia si svolge davanti allo specchio e vuole
denunciare tutti quei casi in cui le donne sono considerate per il loro
fisico e anziché per la loro intelligenza. Le frasi in
corsivo si possono considerare come i pensieri dei colleghi di lavoro
della protagonista.
Il genere di questa è satirico.
Gioventù
Bruciata
Dilemmi davanti allo specchio
Si
alzò un sopracciglio scettica e lo lasciò
ricadere.
Troppo
poco fino, troppo poco aggraziato.
Folto,
per i gusti moderni; selvaggio, se si voleva esser gentili.
Mi hanno detto che Dante ci si
è perso, in quella selva. Avrebbero commentato
a lavoro.
Abbassò
lo sguardo fino agli occhi. Senza trucco, senza niente.
Sciatti,
banali, e leggermente socchiusi -né il bisturi né
il botulino erano intervenuti a spalancarli-.
Occhi da topo, sul quel viso
tondo ed enorme. Che cari i colleghi!
Si
toccò sospirando le pesanti occhiaie. Un'intera notte di
lavoro aveva contribuito a scavare quel solco scuro.
Non
aveva la pelle liscia, né uniformemente colorata di fondo
tinta.
Non ha le borse sotto gli occhi,
c'ha un'intera valigeria! La dolce vicina di scrivania
avrebbe osservato.
Infine
venne il turno del petto. Iniziò ad armeggiare con quei
poveri seni. Piccoli e modesti, nel loro reggiseno di stoffa color
carne.
Due prugne secche e aspre, come
quella! Avrebbe sghignazzato il suo capo.
Tu
devi stare nei media, bella, non nella media; le avevano detto quando
aveva iniziato.
Dannata integrità! Le
aveva urlato la madre quando era venuta a conoscere le proposte che
aveva rifiutato.
«Per
due palpate ti scandalizzi?! Ah, figlia mia!, se questa è
gioventù!»
«Olivia
mia, ma come ti viene in mente? E tu vorresti volare alto?»
La
signorina Castagnaro chiuse gli occhi e si lavò il viso, con
poderosi schizzi d'acqua. Se lo asciugò e uscì
dal bagno, dimenticando lo specchio.
Il
suo lavoro da segretaria l'aspettava: stava in attesa, seduta dietro ad
una scrivania stracolma di scartoffie, di quel giorno in cui la stanza
di fronte, occupata da un'affascinante Ministra, sarebbe stata sua.
Precisamente
il giorno in cui le donne sarebbero state accettate per l'intelligenza
e non per l'avvenenza.
Angolo Autrice:
probabilmente è confusionaria, è il mio primo
esperimento di satira e sinceramente non sapevo come muovermi.
Logicamente la reazione della madre -spero xD- è
un'esagerazione di un pensiero comune, davanti al quale mi sono trovata
alcune volte: il fatto che il proprio corpo non è
nient'altro che un mezzo.
Credo sia tutto =)
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di Donne indetta dal
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Capitolo 3 *** 3. No man, no sadness - Mary Wollstonecraft ***
Spiegazioni: la
storia ha come obbiettivo quello di ispirarsi ad un prompt e di creare
una storia che abbia come una protagonista una donna che abbia lo
stesso nome di una che ha combattuto per i diritti rosa.
Inoltre bisogna rispettare il genere dettato dal bando.
Questa volta ho scelto Mary
Wollstonecraft, un'antesignana del femminismo inglese.
Ho scoperto il suo nome per puro caso, cercando più che
altro qualcosa di adattabile al prompt ed ho scoperto un vero e proprio
mondo! Il suo personaggio mi è piaciuto in tal modo che ho
deciso di scrivere direttamente su di lei.
Do alcune informazioni varie, che rendono la lettura più
accessibile:
-nacque a Londra, il padre, operaio tessile, fu un uomo che
sperperò tutti i suoi averi nel gioco e nell'alcool.
-Ebbe due grandi amicizi nella vita: una delle quali Fanny Blood,
proprio a Londra, che la iniziò alla "vita", in qualche
modo. Infatti la stessa Mary affermò che la Blood ebbe il grande merito di averle
aperto la mente sulle cose della vita e sul mondo.
-La madre era sottomessa al marito e provava un affetto
smisurato per il primogenito, Edward.
-Per il resto wikipediatevi XD
Il genere è drammatico,
ma bello inzuppato nello storico.
No
man, no sadness.
«Ciao,
mi chiamo Mary-odiare-gli-uomini-è-divertente»
Non
era mai stata normale. I suoi capelli non erano mai stati acconciati,
non aveva mai creduto -come tutte le sue amiche- che un principe
borghese l'avrebbe incontrata per strada e portata nel suo regno
incantato, non aveva mai voluto un principe per la verità
Mary
odiava i maschi, ma questo nessuno lo sapeva.
A
Walwoth, seduta per terra, vicino al tombino più puzzolente
di Londra -così si diceva- guardava cupa il fratello giocare.
Non
era bello, né intelligente. Anzi, proprio in
qualità di maschio lo reputava come qualcosa di estremamente
infimo e stupido, portato al tradimento e alla demenza.
Un
po' come buttare tutti i propri averi in un fiume di alcool,
pensò tra sé, mentre la figura del padre,
barcollante ancora dalla notte precedente, usciva dalla casa,
incastrata tra altre mille.
Il
quartiere operaio faceva schifo, e Mary se lo ripeteva sempre in testa,
alcune volte lo ripeteva anche alla madre, che la fissava annoiata, o
al padre, che finiva per darle uno schiaffo e zittirla.
Una
volta suggerì al genitore di fare uno sciopero, di soli
cinque minuti.
«Se
sciopererete tutti per soli cinque minuti il signor Flich
avrà ben cinquecento minuti in meno di lavoro!»
spiegò, seduta sulla sedia rovinata della cucina.
Il
padre le disse di stare zitta e accusò la madre di averle
inculcato lei queste stupide e folli idee.
E
la madre non disse niente, come sempre.
Quel
pomeriggio rimaneva seduta sul marciapiede, osservando i maschi giocare
con la palla.
Non
c'erano molte ragazze nel suo quartiere, la maggior parte avevano
famiglie abbastanza sane da non farle uscire.
Ma
Mary non l'aveva, perciò rimaneva seduta lì.
Quando
vide la gonna marrone svolazzare nella strana umida e sporca non
capì. Guardò poco alla volta avvicinarsi quella
figura più longilinea delle altre, più aggraziata.
Si
fermò davanti a lei, che alzò lo sguardo confusa,
sospettosa.
Era
la nuova, quella studiosa.
«Ciao,
sono Fanny Blood» si presentò la ragazza,
porgendole una mano.
Mary
non si fidava mai di nessuno, perciò la scrutò
ancora un po'.
«Non
è granché come cognome» le fece
osservare, piegando la testa.
«E
tu? Come ti chiami?» rise l'altra, non colpita dalla
frecciatina impacciata e poco efficace.
La
ragazza fece silenzio e non rispose, si guardò attorno e
sentì le urla della madre richiamarla in casa: aveva bisogno
di lei per la consegna di un vestito.
Sospirò
e si alzò.
«Non
puoi chiedere a Edward?!» ribatté irritata, mentre
si spazzolava il vestito sporco.
La
madre neanche le rispose. Edward era intoccabile, e sempre lo sarebbe
stato.
Edward
era un uomo.
Mary
sospirò e scocciata camminò a passo svelto verso
casa.
«Non
mi hai risposto!» la richiamò Fanny, allegra. La
ragazza le piaceva.
«Mi
chiamo Mary-odiare-gli-uomini-è-divertente»
tagliò corto, scomparendo tra i vicoli puzzolenti.
Rientrò
a casa, dove la madre le diede un ceffone secco: perché sei
maleducata, disse.
Perché
sei una donna.
Angolo Autrice:
Sto in uno stato pietoso. Non so se quello che esce dal mio cervello
sia leggibile o altro. Comunque ecco qua, spero che a qualcuno sia
piaciuta.
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Capitolo 4 *** 4. Loving him- Gloria Steinem ***
Spiegazioni: la
storia ha come obbiettivo quello di ispirarsi ad un prompt e di creare
una storia che abbia come una protagonista una donna che abbia lo
stesso nome di una che ha combattuto per i diritti rosa.
Inoltre bisogna rispettare il genere dettato dal bando.
La storia parla di una Barbie e del suo Ken XD
Il nome della bambola è Gloria, da Gloria
Steinem (scrittrice americana e femminista, editrice di Ms.; ha
riconosciuto di aver subito delle influenze teosofiche in
un’intervista nel Jewish News)
Il genere è la
commedia.
Loving
him
« Barbie non ha mai divorziato da Ken solo perché
lui è impotente »
Me lo avevano detto che non dovevo neanche guardarlo, un tipo del
genere.
Né studiarlo, né, tanto meno, parlargli.
Niente, nada, nulla.
Per me quello non doveva esistere.
Eppure, dannazione! Vorrei vedervi voi, tutti nudi in una scatola, con
altre duecento galline schiamazzanti, che urlano alla blasfemia
perché la nostra padroncina ha deciso di spogliarci tutte, e
trovarvi davanti lui, tutto bello vestito.
Vi sareste imbarazzate, no?
E io quando sono imbarazzata faccio una sola, semplice cosa: parlo.
Parlo e parlo.
E non smetto finché non ho più fiato e le corde
vocali mi si seccano; ma essendo io di plastica la cosa non succede,
perciò parlo.
Quel giorno, non so perché, lui mi rispose.
Io stavo ben ben raccontando come mia cugina, Miss. Hawaii, avesse i
capelli tutti rovinati per via di quei bagni nella vasca della piscina,
che lui mi interruppe.
Aveva dei capelli da favola, quel giorno. Tutti belli tirati
all'indietro, perfetti, impeccabili.
Ed un sorriso, oh, il sorriso! Da sciogliersi, come quando ci lasciano
in cortile, sul cemento, d'estate.
«Ho saputo che avete acquistato un nuovo paio di
scarpe» mi disse.
Pensai subito che era un tipo così attento ai particolari!
Annuii, cercando di districarmi dalla mia collega dentista e mi aprii
in uno smagliante sorriso.
«Oh, sì. Ti piacciono?»
Ecco, quando si dice che un paio di scarpe ti cambia la vita...
Da quel giorno fu qualcosa di fantastico. Ogni sera riuscivo a
divincolarmi tra la massa di plastica rosa e raggiungerlo. Parlavamo di
tutto, del più e del meno.
Ma, ad essere sincera, io lo osservavo: che muscoli, che portamento,
che fisico!
Un fusto, ragazze!
Ci sposammo in salotto, MTV trasmetteva l'ultimo successo della Spears,
e la nostra proprietaria era così allegra che decise di
stipulare la nostra unione.
Così quella sera, Sara, la nostra proprietaria, troppo presa
da un cartone chiuse in fretta e furia la casa, lasciando me e lui
ancora nella vasca da bagno.
In un primo momento fu imbarazzante, tutta quella schiuma ed io, nuda!
Eppure, pensai, non ci eravamo trovati in situazioni del genere anche
prima? Era pur vero che lui, senza niente, non lo avevo mai visto, ma
c'avevo una voglia!
Mi guardai intorno, cercando qualcosa su cui catturare l'attenzione, ma
il mio piedino affusolato, haimé, scivolò fin
troppo in avanti, tanto che lo sentii irrigidirsi.
Divenne un tronco! Teso e fremente, come mai!
Io continuai per un poco, cercando, cercando, ma niente.
Tavola piatta.
Liscio.
Come un bebè.
Lo guarda interdetta di colpo e lui, rosso come un peperone, mi seppe
solo dire: «scusa».
Ma cosa posso farci, io, se lo amo?
Sono una povera bambola, chiamata Gloria perché
così ha deciso un uomo di mezza età, mentre mi
progettava, con un sorriso sempre stampato in faccia.
Lo amo e non posso neanche pensare all'ipotesi di lasciarlo in balia
delle mie compagne, arpie malelingue, che alla prima occasione lo
esporrebbero al pubblico ludibrio.
«Barbie non ha mai divorziato da Ken perché lui
è impotente» sussurra serpentina quell'impiccione
di CiccioBello.
Sono una donna innamorata, ragazze.
Posso sopportare di tutto.
Angolo Autrice:
cosa.ho.scritto?
Dannazione, ultimamente tutto ciò che produco mi fa schifo!
>____________<" Logicamente è
ambientata nel mondo delle bambole e... no, nient'altro da dire.
Stasera sono super indaffarata! >_______<"
La
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