Tessitrice d'ali

di Evee
(/viewuser.php?uid=4027)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Non ti scordar di me ***
Capitolo 2: *** Faccia a faccia ***
Capitolo 3: *** Verso nuovi orizzonti ***
Capitolo 4: *** Duello ad alta quota ***
Capitolo 5: *** Tomb Raiders ***
Capitolo 6: *** Sogno e realtà ***
Capitolo 7: *** Scacco matto! ***
Capitolo 8: *** Leggera come una piuma ***
Capitolo 9: *** Indovina indovinello... ***
Capitolo 10: *** Odi et amo ***
Capitolo 11: *** Nel nido delle Averle ***
Capitolo 12: *** Questioni di onore ***
Capitolo 13: *** Senza via di uscita ***
Capitolo 14: *** Conto alla rovescia ***
Capitolo 15: *** Fidati di me ***
Capitolo 16: *** Ascolta il tuo cuore ***
Capitolo 17: *** In trappola ***
Capitolo 18: *** Tutti per uno! ***
Capitolo 19: *** Partenze e ritorni ***
Capitolo 20: *** Special ***
Capitolo 21: *** A sky full of stars ***
Capitolo 22: *** Director's cut - Seto ***
Capitolo 23: *** Director's cut - Mira ***
Capitolo 24: *** Director's cut - Yugi ***



Capitolo 1
*** Non ti scordar di me ***


Tessitrice d'ali

 

«Il vento non si scorda di chi desidera volare...»

 

Piccola ma indispensabile guida alla lettura:

- questa storia è idealmente ambientata dopo la saga di Battle City, al tempo della quale mi è venuta l'idea per la sua trama. All'inizio può sembrare un po' banale e lenta, ma era inevitabile per introdurre a dovere il mio original character. Se mi date fiducia prometto che poi saprò riscattarmi da queste premesse marysuesche.

- l'arco narrativo si sviluppa dal primo al ventunesimo capitolo a PoV multiplo e alternato, con l'eccezione del ventesimo in cui trovate i deck dei protagonisti a guisa di “libretto delle istruzioni” per i vari duelli in cui vi imbatterete nella lettura. I capitoli successivi al ventunesimo invece saranno stilisticamente differenti, a PoV unico, e colmeranno i vari missing moments dell'epilogo.

- la fic, che avevo interrotto otto anni fa, è stata sottoposta a una lieve revisione per i primi e più risalenti undici capitoli quando ho ripreso la sua stesura. Chi avesse già iniziato al tempo a leggerla lo rimando per ulteriori info alla premessa del dodicesimo capitolo.

- ringraziamenti e dovuti credits li trovate alla fine del ventunesimo capitolo.

Bene, è tutto. Anzi, no: grazie infinite di essere qui, e buona lettura!!!

Evee

 

Prologo: “Non ti scordar di me”

 

MIRA

Domino City.

“Ma che cosa ci faccio io qui?” pensai, mentre osservavo con occhi vacui la città che si presentava alla mia vista. Non che si potesse vedere poi molto, in realtà: la pioggia che cadeva di continuo sul finestrino permetteva di distinguere a malapena le forme degli edifici. Il mio sguardo si fece ancora più triste. Non mi piaceva quel posto, ed ero certa che non mi sarebbe piaciuto nemmeno l'indomani. Quella non era la mia casa, e non lo sarebbe mai stata: io appartenevo ad Osaka. Strinsi i pugni così forte che le unghie, anche se non particolarmente affilate, mi si conficcarono nella carne. Già... Osaka.

La corriera si fermò bruscamente, frenando il flusso dei miei pensieri. Ecco, ero arrivata. Trascinando a fatica la mie due valigie scesi dall'autobus. No, grazie, non vi accalcate. Tanto ce la faccio benissimo anche da sola... E adesso? Non avevo la minima idea di dove dovevo andare. Forse era meglio risalire sulla corriera e ritornarmene all'orfanotrofio. Decisamente meglio. Ma ormai non potevo più tirarmi indietro. Sospirai. C'era un solo aggettivo per descrivere come mi sentivo in quel momento: sola. Sola e sperduta, in una città che neanche conoscevo, impalata di fianco alla fermata di un autobus... e come se non bastasse stavo anche prendendo la pioggia, perché figuriamoci se mi ero ricordata di portare un ombrello. Pensai con repulsione all'aspetto che dovevano avere in quel momento i miei capelli, che si increspavano in modo incontrollabile con la minima umidità. Allungai la mano per cercare di sistemarli, quando mi accorsi che erano perfettamente asciutti. Fermi tutti: com'era possibile? Stava ancora piovendo, anzi, diluviando! Ma allora come diavolo... Mi voltai, trovandomi faccia a faccia con un bizzarro nonnetto che mi riparava dalla pioggia con il suo ombrello.

-Era ora che te ne accorgessi, bambina mia. Temevo quasi di dover passare qui il resto della mia giornata...-

Lo fissai sorpresa. Probabilmente divertito dalla mia espressione, lui scoppiò a ridere.

-Ehi, Mira, non ti sarai mica dimenticata che ti sarei venuto a prendere vero?-

Sbattei ripetitivamente le palpebre, colta da un attimo di vuoto mentale. Poi finalmente lo riconobbi.

-Oh, ma siete voi zio Sugoroku!- esclamai.

 

SUGOROKU

Muta. Come una tomba.

Erano dieci minuti che Mira non aveva pronunciato una sola sillaba. Le rivolsi una rapida occhiata, ma lei se ne stava così, a guardare la città al di là del finestrino. Forse avrei dovuto dirle qualcosa... Sì, ma cosa? Mi era difficile pensare a una sola frase che non riguardasse i suoi genitori, e di certo non sarei stato io a ricordarle quel brutto incidente... Aveva l'aria di chi ha passato parecchie notti a piangere, e in fin dei conti non era da biasimare, dato che erano scomparsi da appena due settimane. Come avrei voluto poterle essere di conforto! Ma d'altro canto non volevo essere nemmeno eccessivamente invadente. Se solo avesse detto qualcosa, se avesse parlato...

-Dimmi, zio, come sta Yugi?-

Nonostante la sua voce fosse assai flebile, la domanda infranse a tal punto il silenzio che il piede mi scivolò accidentalmente sull'acceleratore, facendo sgommare lievemente l'auto.

-Bé, ecco... Lui...- balbettai, ancora confuso da quell'improvvisa domanda.

Lei sembrò non aver fatto caso al mio disagio, e continuò a parlare.

-Ho sentito che ha vinto degli importanti tornei di Magic and Wizards, non è così?-

Sorrisi tra me e me. I risultati che mio nipote aveva ottenuto con quel gioco riuscivano sempre a farmi sentire orgoglioso di lui. Non per niente, ero stato proprio io a insegnarglielo e a trasmettergli quella passione.

-E' esatto, Mira.- confermai sorridendo.

Il silenzio però cadde nuovamente, incapace di aggiungere altro, e questa volta ancora più opprimente di prima. Ma non mi scoraggiai, e decisi di prendere la parola. Alla mia età, non potevo certo farmi prendere ancora dalla timidezza!

-Hai mai giocato a Magic and Wizards?- domandai con aria noncurante.

Mira sobbalzò, rivolgendo finalmente lo sguardo verso di me ed arrossendo. La domanda la imbarazzava, lo sapevo, e mi pentii subito di averla fatta. Ma lei rispose lo stesso, anche se con voce tremante.

-No, veramente... Veramente i miei genitori non me lo hanno mai permesso... Sai, la giudicavano un'occupazione troppo infantile. Preferivano che coltivassi altri interessi... Tipo il pianoforte.-

Alle sue parole il mio sangue non poté fare a meno di ribollire. I suoi genitori la giudicavano un'occupazione troppo infantile! C'era da aspettarselo. Nonostante io fossi uno dei parenti più prossimi di Mira, loro avevano sempre evitato accuratamente che la loro figlioletta si affezionasse troppo a me, col rischio che avessi una cattiva influenza su di lei; ricordavo ancora il loro disappunto quando per il suo settimo compleanno avevo osato regalarle delle carte. Non li avevo mai visti così arrabbiati. Senza troppi preamboli, mi avevano messo alla porta, minacciandomi di non provare mai più a... Come avevano detto? Oh, sì: “A corrompere nostra figlia con quello stupido gioco di carte.” Quella fu l'ultima volta che la vidi. Per alcuni anni avevo cercato di mantenere con lei i contatti con delle lettere, ma mai una volta che avessi ricevuto risposta. Molto probabilmente i suoi genitori non gliele avevano nemmeno mai date. Eppure, non avevo dimenticato la sua espressione di gioia quando aveva aperto quel regalo... Quella bambina aveva il Magic and Wizards nel sangue, l'avevo capito sin dal principio, ma le sue ali erano state tarpate ancor prima che potesse spiccare il volo. E a quanto pareva, la situazione non era cambiata nemmeno dopo tanti anni...

-Capisco...- feci, con tono visibilmente deluso.

-Ma no zio, mi hai frainteso!- disse lei, sorridendo radiosa -Io ho detto semplicemente che non ho mai giocato a Magic and Wizards... Non che non ci sappia giocare.-

La guardai con aria interrogativa. Allora lei, con un gesto fluido, aprì la borsa che portava a tracolla, facendone scivolare fuori un Dueling Disk nuovo di zecca. Sorrisi anch'io. Ora sì che riconoscevo mia nipote. Dopotutto, buon sangue non mente.

 

MIRA

L'auto si fermò con dolcezza, scuotendomi lentamente dal mio torpore, e guardai con mesta curiosità quella che sarebbe stata la mia nuova casa. Non potevo certo dire che fosse un hotel a cinque stelle. Era un'abitazione piuttosto piccola, di un giallo limone un po' troppo vistoso, a due piani, ben diversa dall'elegante villa a cui ero abituata. Al pianterreno c'era quello che doveva essere il negozio dello zio: una grossa insegna luminosa, “Turtle Game”, lampeggiava sopra l'ingresso. Tuttavia, all'interno non vi era alcun segno di vita: le luci, infatti, erano spente, e sulla porta era visibile un cartello, con scritto sopra con una grafia frettolosa “Closed”.

-Bé, eccoci arrivati. Mi dispiace solo non poter restare, ma te la caverai benone anche senza di me.- udii improvvisamente alle mie spalle.

Mi voltai stupita, guardando mio zio.

-Come!- protestai.

Lui mi sorrise tranquillo.

-Mi dispiace, ma devo assolutamente andare a Tokio a concludere una affare molto urgente con uno dei miei fornitori... Non avrei proprio voluto, dato che non ci sono nemmeno mio figlio e mia nuora... Sai, sono andati via in vacanza per il loro anniversario... Ma anche se starò via per qualche giorno non ti devi preoccupare, ho già avvertito Yugi del tuo arrivo. Penserà lui a tutto. A volte è un po' distratto, ma ti puoi fidare di lui, è un ragazzo con la testa a posto.-

Io mi morsi il labbro inferiore contrariata, ma non osai ribattere.

-Capisco... Beh, allora a presto, e grazie ancora del passaggio.-

-Ma figurati! Saluta Yugi da pare mia... Vi telefonerò stasera per accertarmi che non abbiate fatto esplodere la casa. E mi raccomando, cercate di non cacciarvi nei guai!-

Annuii ubbidiente. Scaricai le valigie e, prima che potessi chiudere la portiera della macchina, mio zio mi parlò nuovamente.

-Mi ha fatto molto piacere rivederti Mira. Sono fiero della ragazza che sei diventata.-

-Anche a me, davvero tanto.- gli risposi, e lo pensavo davvero.

Ci salutammo con un abbraccio, e poi rimasi ferma sul marciapiede, guardando l'auto allontanarsi finché non scomparve definitivamente dalla mia vista. La pioggia, per mia fortuna, aveva ormai finito di cadere, e nel cielo si scorgeva un timido arcobaleno.

Con un sospiro mi incamminai verso l'entrata del negozio. Tuttavia, non riuscivo a trovare il coraggio di entrare. Il solo pensiero di un incontro ravvicinato del terzo tipo con mio cugino mi incuteva un po' d'ansia. Avevo visto Yugi solo una volta, anni ed anni fa, troppi per ricordarmelo, per cui non sapevo molto di lui. Certo, mi era capitato più di una volta di soffermarmi a leggere giornali che proclamavano le sue vittorie nel Magic and Wizards, incoronandolo il “Re dei Giochi”, ma per me era come un estraneo. Che cosa avrebbe pensato di me? Come mi avrebbe giudicata? In fin dei conti, che interesse avrebbe mai potuto nutrire per la sua povera, insignificante cugina, quando lui era un personaggio famoso e ammirato? Ecco, l'ho detto. Lui era Yugi Muto, il campione di Magic and Wizards, mentre io... Io ero e sarei sempre stata solo Mira Muto, sua cugina. In poche parole, una nullità.

Rimasi per qualche secondo ancora lì ferma, titubante, ma poi il buon senso e la ragione ebbero la meglio: suonai il campanello, e poi attesi. Aspettai un minuto. Due minuti. Tre minuti. Alla fine, irritata, suonai nuovamente il campanello, questa volta con maggior veemenza, ma come prima nessuno si presentò alla porta. Per la seconda volta da quando avevo messo piede in quella città non seppi cosa fare. Alla fine provai ad aprire la porta, ma niente, nada, niet! Chiusa a chiave. L'unica soluzione era irrompere nell'appartamento sfondando l'ingresso con una mossa di arti marziali, ma la scartai velocemente: primo, perché avevo l'oscuro presentimento che allo zio e a Yugi non sarebbe affatto piaciuto non avere più una porta d'ingresso, e secondo perché non avevo la più pallida idea di come si eseguisse una mossa di arti marziali. Disperata, appoggiai con mala grazia le valigie a terra e mi accasciai sugli scalini, lottando con tutta me stessa contro il desiderio di mettermi ad urlare. Ma dove diavolo si era cacciato mio cugino?!?

 

YUGI

-Ci vediamo domani a scuola, Yugi!-

Salutai a mia volta Jonouchi, e mi incamminai fischiettando verso casa. Notai con piacere che aveva smesso di piovere, e questo non fece che aumentare il mio buon umore. Niente e nessuno avrebbe potuto turbare la mia felicità... O almeno era quello che credevo.

-Insomma, Faraone, si può sapere cos'hai?- sbottai con fare esasperato.

-A quanto pare non ti posso proprio nascondere nulla...-

Il mio alter ego mi comparve improvvisamente a fianco, camminandomi vicino. All'inizio sembrò come riflettere, poi prese la parola.

-Non so Yugi... Non hai anche tu il presentimento di aver dimenticato qualcosa?-

Lo guardai storto. A volte il Faraone era proprio paranoico.

-Non sono “paranoico”.-

Ops. Dannata telepatia.

-Avanti, che cosa mai avremmo dovuto ricordare, secondo te?-

-Se lo sapessi credi forse che mi porrei il problema?-

Non risposi, e mi limitai a tirare un calcio a un ciottolo. Sinceramente, quel giorno non avevo proprio voglia di assillarmi con delle ansie. Ripresi a fischiettare.

 

YAMI

Non ero per niente contento: mai una volta che Yugi mi prendesse sul serio. Tuttavia decisi di non insistere: era chiaro che ogni mia parola sarebbe stata inutile, così lo seguii riluttante fino a quando non vidi in lontananza il negozio. Allora accelerai il passo, anche perché il mio stomaco (o meglio, lo stomaco di Yugi) stava iniziando a brontolare. Avevo proprio voglia di mettere qualcosa sotto i denti. Non appena fui più vicino, però, mi fermai di botto: c'era qualcuno, seduto davanti all'ingresso. Mi avvicinai assieme a Yugi, abbastanza per poterlo vedere distintamente. Chiedo scusa. Per poterla vedere distintamente, perché quel qualcuno era una ragazza dai lunghi capelli corvini, che le mettevano in risalto il candido colore della pelle.

-Chi è? La conosci?- chiesi a Yugi incuriosito.

-Mai vista in vita mia.-

-Eppure ha un che di familiare... Giurerei di averla già vista.- continuai.

La osservai indagatore nel tentativo di ricordarmi di lei, ma venni distratto dalla voce del mio amico.

-Oh, no.-

-Che ti prende?- chiesi.

-Per caso, oggi è il 29?-

-Credo di sì.-

Lui si morse il labbro inferiore con un che di preoccupato. Continuavo a non capire.

-Allora, mi vuoi spiegare?- gli chiesi con fare irritato.

-Lo sai, credo di aver capito che cosa avevamo dimenticato.-

-Sarebbe?-

-Mira.-

Mira chi? Guardai meglio la ragazza, ma poi il mio sguardo si andò a posare su un paio di valigie a poca distanza da lei. E poi capii.

-Tipregotipregotiprego... Non dirlo!- mi implorò il mio alter ego con una voce alquanto incrinata, intercettando la mia occhiata di rimprovero.

-Mi dispiace Yugi, ma... TE L'AVEVO DETTO!- gli urlai senza alcun ritegno.

-Scusa...- mugolò mortificato.

-Le scuse non servono a nulla Yugi! Come hai potuto dimenticare che oggi sarebbe arrivata tua, e sottolineo “tua”, non mia, cugina?-

Lui non mi ascoltò nemmeno, troppo impegnato a mangiarsi le unghie della mano destra.

-E adesso cosa faccio?- mi chiese, disperato.

-Non lo so e non mi interessa! Arrangiati, così forse la prossima volta mi darai retta...- risposi, e detto questo mi ritirai in silenzio indispettito.

 

YUGI

Non c'è che dire: grazie, Faraone! Ma non avevo nemmeno il tempo per arrabbiarmi: dovevo fare qualcosa, e subito. Già, qualcosa tipo... Cosa? Non avevo la minima idea di come scusarmi con Mira. Bell'inizio... se prima ero preoccupato di non piacerle, beh ora potevo star tranquillo, perché mi avrebbe semplicemente odiato. Di una cosa, però, ero sicuro: ogni secondo che passava non faceva che peggiorare la situazione. Respirai profondamente, e poi, sebbene le mie gambe volessero andare in tutt'altra direzione, mi avvicinai a mia cugina. Lei dovette avermi sentito perché alzò lo sguardo sorpresa. Sebbene avessi aperto la bocca per parlare, non riuscii a pronunciare nemmeno un sibilo: i suoi occhi, d'un viola impressionante, mi guardarono con talmente tanta intensità che mi paralizzarono. Restammo entrambi immobili per qualche secondo, finché io non trovai il coraggio di parlare. Probabilmente, tra tutte le frasi che potevo dire, quella era sicuramente la più idiota.

-Ecco, io... Mi dispiace. Me ne ero completamente dimenticato.- balbettai con voce roca.

Lei aprì la bocca in un'espressione di stupore, e poi fece ciò che non mi sarei mai immaginato: scoppiò a ridere.

 

MIRA

Una volta entrati in casa, Yugi si stava ancora scusando, e io stavo ancora ridendo. Era bastata quella semplice frase balbettata a mettermi di buon'umore. La sua sbadataggine aveva anche dissolto ogni mio timore nei suoi confronti: in effetti, quel ragazzino dall'atteggiamento timido ed impacciato aveva l'aria di sembrare tutto fuorché un campione di Magic and Wizards...

-Sul serio, Mira, non era mia intenzione farti aspettare! Ma mi era completamente passato di mente...- continuava lui.

-Ehm... Yugi?- provai ad interromperlo.

-Uh? Oh sì, certo, dimmi pure!-

Gli sorrisi tranquillizzandolo.

-Guarda che non mi sono mica offesa! Ho capito che non hai fatto apposta. E poi non era da molto che stavo aspettando.-

In realtà era da più di mezz'ora, ma viva le bugie a fin di bene.

-Sicura?-

-Ma certo!-

Le mie parole fecero più effetto su di lui che un lecca-lecca su un bambino, poiché mi sfoderò un radioso sorriso a trentaquattro denti.

-Meno male! Credevo che non mi avresti più rivolto la parola!- esultò -Però ti prego di non farne parola con il nonno, sennò sono un uomo morto...-

-Ovviamente!- feci divertita, porgendogli la mano per sigillare la promessa.

Terminata la questione, restammo entrambi fermi davanti all'ingresso come due ebeti, guardandoci le scarpe, senza sapere cosa dire o cosa fare. Stavo giusto pensando a una frase che non fosse fuori luogo, quando Yugi si decise a parlare per primo.

-Per caso hai fame?-

Sinceramente non lo sapevo: da quando avevo messo piede a Domino il cibo era l'unica cosa di cui non avevo avuto il tempo di preoccuparmi.

-Non so... Non mangio da stamattina. Immagino di sì...- osservai, passandomi una mano sullo stomaco.

-Perfetto, anch'io avrei un certo languorino... Mettiamoci all'opera!-

Detto questo, mi fece cenno di seguirlo mentre trotterellava allegramente verso quella che doveva essere la cucina. Mi guardai intorno: non era molto grande, ma aveva un'aria decisamente accogliente che mi fece sentire subito a mio agio. Mentre stavo esaminando un paio di presine dai colori innegabilmente inusuali, la mia attenzione venne calamitata su una serie di rumori.

-Cosa stai facendo?- chiesi a Yugi, incuriosita da tutto quel tran-tran.

Mio cugino sporse la testa oltre l'anta del frigorifero.

-Cerco qualcosa da mangiare.- disse brevemente, per poi ritornare alla sua occupazione.

Mi sedetti su una piccola sedia di vimini, e attesi. Alla fine Yugi parlò.

-Ho una notizia buona e una cattiva.-

-Sarebbero?-

-La cattiva è che il frigorifero è praticamente vuoto. All'appello si salvano soltanto due bottiglie di latte, uno yogurt, tre uova e del formaggio. Dimenticavo: c'è anche un barattolo di acciughe. In compenso oggi pomeriggio sapremo già cosa fare...-

Non colsi l'allusione.

-Ossia?-

-La spesa.-

-Cercherò di frenare l'emozione... E la notizia buona?-

Lui sorrise.

-La buona era che per oggi avremo già un'occupazione.-

Ci concedemmo entrambi una risata per sdrammatizzare la situazione. Conoscevo mio cugino solo da qualche minuto, eppure da quando stavo con lui... Non so, era come se tutte le mie preoccupazioni, la mia tristezza, scomparissero. Sorrisi. Sì, anche se il ricordo di Osaka era ancora vivo nella mia mente, iniziavo ad affezionarmi a mio cugino. Poi però il mio stomaco mi riportò con un brontolio al nostro problema.

-Quindi che si mangia?- feci sconsolata.

Lui alzò gli occhi al soffitto, come se stesse riflettendo. Quindi schioccò le dita, illuminato da un'idea.

-Ti va un'omelette?-

-Una frittata, vorrai dire.-

-Sì, beh, cercavo solo di chiamarla con un nome che la facesse sembrare un po' più appetitosa.-

-No problem. Anzi, direi che non potevo sperare in nulla di meglio!- risposi soddisfatta, memore dei terribili intrugli che ero stata costretta a mangiare alla mensa dell'orfanotrofio.

Lui allora prese le uova volenteroso e si mise all'opera. Lo osservai per un po', e poi gli chiesi se aveva bisogno di aiuto.

-No, no, figurati. Sei tu l'ospite, non ti scomodare.- disse mentre prendeva una padella e la metteva sul fornello.

Io allora rimasi dov'ero. Sinceramente, era molto meglio così: ero sempre stata una frana in cucina. Tuttavia, non mi sfuggì il disagio di Yugi mentre cercava di aprire le uova. Era come indeciso se in una frittata ci volesse o meno il guscio.

-Sei sicuro di quello che stai facendo?- gli chiesi titubante.

-Ehm... Ma sì, cert...!-

Crac.

L'uovo che Yugi aveva in mano si ruppe, e... Beh, impressionante come la faccia di mio cugino possa assumere così tante tonalità in tre secondi. Restammo a fissare inorriditi quello che avrebbe dovuto essere il nostro pranzo sul pavimento. Poi mio cugino parlò, rivolgendomi un'occhiata disperata.

-Ehm... Che ne dici se ordiniamo una pizza?- propose in tono di scusa.

 

YUGI

Finito di mangiare e di pulire il meglio possibile il disastro in cucina, ci decidemmo ad uscire di casa. Anche se le strade erano costeggiate di pozzanghere e l'aria pungente per l'umidità, il cielo era limpido ed il sole non mancava di far timidamente capolino dietro un paio di nuvole.

-Dove andiamo di bello?- mi chiese Mira allegramente mentre chiudevo a chiave la porta.

Io mi fermai a pensarci su per un po', e poi le proposi di andare al centro commerciale.

-Oltre ad essere molto vicino da qui, potremo trovare tutto quello che vogliamo.- spiegai.

Lei sembrò soddisfatta della mia trovata, ma era chiaro che non aveva molta voglia di fare conversazione: era troppo impegnata nell'osservare con minuzia tutto ciò che le stava attorno. Anche se Domino City era innegabilmente più piccola di Osaka, ad un occhio estraneo doveva sembrare immensa.

-Cos'è quel palazzo?- mi chiese a un tratto mentre attraversavamo il parco.

Io seguii con lo sguardo il suo dito, fino a vedere un grattacielo altissimo che conoscevo fin troppo bene.

-Oh, è la sede centrale della Kaiba Corporation.- dissi con noncuranza.

Lei non sembrò molto soddisfatta dalla mia risposta.

-La... Kaiba Corporation? Strano, mi sembra di aver già sentito questo nome...- fece pensosa.

-Come, non la conosci?- le chiesi stupefatto.

Lei fece segno di no.

-E' una multinazionale che si occupa principalmente di giochi ed informatica... Sai, è stata lei a sviluppare il sistema ad ologrammi del Dueling Disk per il Magic and Wizards.- spiegai.

Il suo volto si colorò per l'eccitazione.

-Ma certo, ora ricordo!- disse schioccando le dita -Non credevo che la sua sede si trovasse qui...- aggiunse poi, tornando ad osservare l'edificio con rinnovata curiosità.

Si vedeva che Mira non era di Domino... Chissà che faccia avrebbe fatto Seto se avesse saputo che c'era una persona al mondo che non conosceva la sua amatissima società.

-E adesso perché sorridi?- mi chiese Mira a bruciapelo, come avendomi letto nel pensiero.

Scossi il capo elusivo.

-Niente, niente... Piuttosto... Siamo arrivati.- feci, indicando l'enorme edificio che si stagliava oltre l'uscita dal parco.

 

MIRA

Enorme. Quel centro commerciale era enorme! Ovviamente non era la prima volta che ne vedevo uno: a Osaka ce n'erano tantissimi... Ma quello era colossale! Guardai intimorita e nel contempo con ammirazione i due draghi bianchi posti ai lati dell'ingresso. Non riuscivo a staccare loro gli occhi di dosso, letteralmente affascinata. Quei draghi... Mi ricordavano qualcosa. Continuai a studiarli rapita, finché il mio sguardo venne catturato dall'insegna posta sopra l'entrata. Ancora la Kaiba Corporation. Sembrava che tutto in quella città girasse attorno a questa società di cui io conoscevo a malapena l'esistenza. Avrei voluto proprio chiedere a Yugi che cosa significassero mai quei due draghi, ma lui parlò per primo.

-Dunque... Se non sbaglio il reparto alimentari è al settimo piano. Mi sa che ci conviene prendere l'ascensore se vogliamo evitare di farci chilometri di scale...-

Lo seguii mentre attraversava con passo sicuro l'enorme atrio, ma ero troppo occupata a curiosare per ascoltarlo. Tutto per me era una novità in quel posto e continuavo a guardarmi in giro, ammirando le grandi vetrate sul soffitto che permettevano di guardare il cielo ed il pavimento a specchio che lo rifletteva alla perfezione. Nonostante il mio desiderio di fermarmi per godermi quel suggestivo spettacolo, la folla che si accalcava nell'atrio e la paura di perdere Yugi o di svanire in mezzo a tutta quella gente mi costringeva a stargli dietro. Poi vidi gli ascensori. Erano tantissimi, e con mia somma felicità notai che uno si stava giusto riempiendo di persone. Presa dall'entusiasmo, accelerai il passo, facendo cenno a Yugi di seguirmi.

-Sbrigati Yugi, o perdiamo l'ascensore!- lo incitai.

 

YUGI

Cercai di stare dietro a Mira, ma mentre lei scivolava tra la folla con una fluidità innata, io non facevo altro che andare a sbattere contro qualcuno.

-Ehm... Chiedo scusa... Permesso...- continuavo a ripetere.

La vidi salire sull'ascensore ed agitare la mano per dirmi di sbrigarmi, ma quando ero quasi arrivato vidi con orrore che un passeggero aveva premuto uno dei pulsanti.

-EHI! ASPETTATEMI!- gridai, ma senza essere udito.

Mira si accorse in quel momento del fatto che le porte si stavano chiudendo, e fece per frapporsi con la fotocellula, ma l'ascensore era ormai così pieno che non riusciva a muoversi. Le porte mi si chiusero proprio sotto il naso. Restai di sasso.

-E adesso?- mi chiese il mio alter-ego con apprensione.

Non risposi. Il centro commerciale era di ben dieci piani... Alzai lo sguardo per vedere dove quell'ascensore era diretto, e lessi che si stava dirigendo proprio all'ultimo piano. Se non andavo errato il decimo piano era quello degli uffici amministrativi... Non sapevo cosa fare: era meglio che andassi anch'io fin lassù, oppure che andassi direttamente al settimo piano, sperando che anche Mira avesse deciso di recarsi là?

 

MIRA

-ACCIDENTI!- mi lasciai sfuggire stizzita quando le porte si chiusero.

I passeggeri, una mezza decina di signori in giacca e cravatta, mi guardarono con aria di rimprovero come scocciati dalla mia uscita, così me ne stetti buona buona nel mio angolo a riflettere sul da farsi. Innanzitutto, il primo problema era Yugi: dovevo assolutamente riuscire a trovarlo, e non riuscivo nemmeno a vedere a che piano stava andando quell'ascensore... Ma perché non penso mai prima di fare le cose?

L'ascensore, nel frattempo, aveva rallentato la sua salita, ed infine si era fermato. Venni spintonata con malagrazia fuori dal vano dell'ascensore, e poi restai lì ferma, indecisa. Dovevo forse aspettare che salisse anche Yugi? Non ero sicura che fosse una buona idea... Probabilmente sarebbe andato al reparto alimentari... Solo che non ricordavo a quale piano fosse. Forse avrei potuto chiedere in giro... Intercettai con la coda dell'occhio un signore che in quel momento stava frugando nella sua ventiquattr'ore, e preso un bel respiro mi avvicinai a lui timidamente. Tossii per attirare la sua attenzione.

-Ehm... Chiedo scusa. Saprebbe dirmi...-

L'uomo mi rivolse un'occhiataccia.

-Non ora, mocciosa! Non vedi che ho da fare?- sbottò con irritazione.

Rimasi interdetta.

-Ma... Veramente io...- feci in tono di scusa.

Il tizio però si era già allontanato. Trattenni la voglia di rincorrerlo per dirgliene quattro, anche perché in quel momento mi accorsi di un enorme poster affisso in fondo al corridoio. Ma certo, la mappa dell'edificio! Come avevo fatto a non pensarci prima? La raggiunsi in un attimo. Dunque... Io mi trovavo al decimo piano, ossia quello degli uffici amministrativi... Mentre invece quello del reparto alimentari era al settimo piano. Perfetto! Mi voltai per tornare dagli ascensori. Ora non dovevo far altro che scendere e... UN MOMENTO! Ma quel ragazzo che aveva appena girato l'angolo, scomparendo alla mia vista... Ma quello non era Yugi?

 

SETO

-Insomma, hai capito sì o no?- borbottai irritato al telefono cellulare.

-Ma certo, signor Kaiba... Farò come lei desidera.- disse Isono in tono di scusa.

Chiusi la comunicazione con un sospiro. Non avevo mai pensato che essere il presidente della Kaiba Corporation fosse facile, ma in quel periodo più che mai quell'enorme responsabilità si faceva sempre più opprimente. Più la società si espandeva e più erano le questioni da seguire e i problemi da risolvere. Ovviamente avrei potuto lasciar fare ai miei dirigenti, ma avevo imparato a fidarmi di una sola persona: me stesso. Eppure non so cosa avrei dato per poter avere, solo per un giorno, una vita normale. E invece non potevo. Io non ero un ragazzo qualunque... Io ero Seto Kaiba. Scossi il capo. Ma cosa diavolo andavo a pensare? Non erano da me certi pensieri. Piuttosto, era meglio che mi sbrigassi, o avrei fatto tardi alla riunione di marketing, ed ovviamente io non potevo permettermi di arrivare in ritardo. Dopotutto, il capo deve sempre dare il buon esempio. Mi infilai sbrigativamente il telefono nella tasca interna della giacca e feci per uscire dal mio ufficio, ma non feci in tempo a chiudere la porta alle mie spalle che qualcuno mi venne addosso, facendomi urtare con forza contro lo stipite. Mi lasciai sfuggire un gemito di dolore, che però probabilmente non venne udito.

-OH, NO! IL MIO DUELING DISK!- strillò una voce femminile.

Guardai stupefatto la ragazza che mi aveva appena travolto precipitarsi immediatamente all'indirizzo dell'oggetto che era caduto a terra. Se lo rigirò per qualche secondo tra le mani, e poi mi rivolse un'occhiataccia gelida. Io, senza neanche rendermene conto, arrossii, alla vista di quegli occhi viola così penetranti. Ero certo di averli già visti da qualche parte, ma non riuscivo a ricordare dove.

-TU!- fece con tono arrabbiato -Giuro che se hai rotto il mio Dueling Disk te la farò pagare molto cara!-

Sbattei le palpebre. Forse avevo capito male.

-Scusa?- balbettai.

-HO DETTO CHE SE HAI ROTTO IL MIO DUELING DISK TE LA FARO' PAGARE CARA!-

All'improvviso mi resi conto dell'assurdità di quella situazione. Dico, ma se era stata lei a venirmi addosso! Recuperai subito tutta la mia autorevolezza e mi avvicinai a lei con due falcate, guardandola dall'alto in basso. Ero di due spanne più alto di lei, e questo mi dava un certo vantaggio nei suoi confronti.

-VERAMENTE SEI TU CHE DOVRESTI CHIEDERMI SCUSA PER ESSERMI VENUTA ADDOSSO!- dissi a voce ancora più alta.

-NE AVREI FATTO VOLENTIERI A MENO, SE NON FOSSI SBUCATO FUORI ALL'IMPROVVISO!- gridò, alzandosi sulle punte dei piedi, ma arrivando appena sfiorarmi il naso.

Avevo appena aperto la bocca per ribattere, quando lei pestò con forza un piede a terra.

-Oh, no... Non ci posso credere, ora l'ho sicuramente perso!- gemette - E' TUTTA COLPA TUA!- sbottò quindi, puntandomi in modo accusatorio l'indice contro il petto.

Io inarcai le sopracciglia. Quella ragazzina stava decisamente passando i limiti.

-Cosa? Ma come ti permetti? Hai idea di con chi tu stia parlando?- feci irritato.

Lei però non mi stette nemmeno ad ascoltare. Anzi, mi superò con uno scatto e iniziò a correre inseguendo chissà chi.

-EHI! PRETENDO CHE TU MI CHIEDA SCUSA, RAZZA DI...- le gridai voltandomi.

Tutto inutile. Era già scomparsa. Ridussi lo sguardo a due fessure contrariato. Come se non fossi già stato abbastanza di cattivo umore.

 

YAMI

Alla fine avevo convinto Yugi che l'idea migliore era quella di andare a controllare prima all'ultimo piano, caso mai Mira ci stesse aspettando là. Tuttavia al momento avevamo incontrato solo uomini in completo scuro, e di lei nemmeno l'ombra. Come se non bastasse, il mio alter ego sembrava deciso a farmela pagare per la maniera brusca con cui l'avevo trattato quella mattina, e non la smetteva un attimo di canzonarmi.

-Visto? Te l'avevo detto che sarebbe stato meglio andare al settimo piano, ma no, il signorino deve sempre avere ragione...-

-Oh, chiudi il becco, Yugi!- sbottai esasperato dopo aver voltato l'angolo.

Però aveva ragione lui. Lì non c'era traccia di Mira. Mi ero quasi rassegnato, quando la mia attenzione venne attirata da delle grida dietro di noi.

-Cosa succede?- mi chiese lui.

-Sinceramente, non ne ho la più pallida idea...- ammisi.

Facemmo dietro-front, curioso di scoprire chi stava urlando in quel modo, quando da dietro l'angolo spuntò una Mira molto affannata.

-YUGI!- esclamò, rossa in viso e col fiato corto.

Tirammo entrambi un sospiro di sollievo.

-Sei qui... Ma si può sapere cosa sta succedendo? Ho sentito delle grida...- le disse il mio partner.

Il suo sguardo si indurì.

-E' tutta colpa di quello stupidissimo...- sbottò.

Si voltò indietro a guardare. Mi affacciai a mia volta, ma non vidi nessuno. Il corridoio era completamente deserto.

-Cosa?- chiese Yugi, altrettanto perplesso.

Lei si girò e fece spallucce.

-No, niente... Forza, andiamo! Ti ho già fatto perdere abbastanza tempo...- disse, trascinandoci via prima che le potessimo chiedere altre spiegazioni.

 

YUGI

-Questa è la tua camera!- dissi a Mira accendendo la luce della stanza degli ospiti -E' un po' piccola, lo so... Ma non credo che tu preferisca dormire sul divano.-

Lei si guardò un attimo in giro. Dopo aver visionato tutto, persino un orsachiotto che tenevo ancora su una mensola, si sedette sul letto. Si molleggiò un po' sul materasso e poi sfoderò un'espressione soddisfatta.

-Mi piace.- disse infine, con un tono di voce che mi sembrava sincero.

Quindi si alzò e iniziò subito a tirar fuori le sue cose dalle valigie. Nella prima c'erano dentro i vestiti; non molti, a dir la verità. Nella seconda invece vi erano molte più cose, gran parte delle quali erano libri. A un tratto la mia attenzione venne calamitata da una foto incorniciata. La osservai: mostrava un uomo e una donna piuttosto giovani che suonavano felici al pianoforte.

-Chi sono?- le chiesi.

-Erano i miei genitori.- rispose lei con distacco, senza neppure guardarmi.

Improvvisamente mi vergognai di averle fatto quella domanda: era ovvio che dovevano essere sua madre e suo padre.

-Complimenti, Yugi... Hai il tatto di un elefante!- commentò sarcastico il Faraone.

Lo ignorai. Quel giorno era particolarmente irritante.

-Scusami... Non volevo...- dissi imbarazzato a Mira.

Lei mi sorrise con aria malinconica.

-Non devi scusarti. Comunque sembra starci tutto.- disse, impilando i suoi libri sulla libreria.

-E quella?- domandai, indicando la sua borsa, che aveva lasciato in disparte.

-Oh! Me ne ero quasi dimenticata.- disse, prendendola. -In verità c'è dentro solo questo di importante...-

Mi sporsi per vederne il contenuto.

-Ma... Quello...- boccheggiai al vedere un Dueling Disk -Sei... Sei una duellante? Non lo sapevo! Perché non me l'hai detto prima?- feci eccitato.

Lei arrossì, visibilmente imbarazzata.

-Più o meno... In realtà non ho mai giocato una partita. Però chissà, magari un giorno, se ne avrò l'occasione...- balbettò con aria di scusa.

Notai che l'argomento sembrava metterla a disagio, ed ormai avevo imparato che non era il caso di insistere quando era così sulle difensive.

-Ma certo, non devi preoccuparti.- la tranquillizzai. -Allora ti lascio alle tue cose, io devo andare a finire un paio di esercizi per domani... Buonanotte!-

 

MIRA

-Buonanotte anche a te!- feci a Yugi, che mi sorrise un'ultima volta prima di uscire dalla mia nuova stanza.

Sistemai con cura i miei vestiti nell'armadio e poi indossai il pigiama, decisa ad andare subito a dormire. Ero davvero distrutta. Eppure non riuscivo a prendere sonno, troppo agitata al pensiero che domani sarebbe stato il mio primo giorno alla Domino High School. Vero, Yugi aveva promesso di presentarmi ai suoi amici, ma io non ero mai stata brava a socializzare, anzi... Decisi di leggere un po', come facevo sempre quando avevo bisogno di distrarmi, ma nello scegliere quale libro iniziare mi accorsi di aver portato con me involontariamente anche un piccolo quadernino bianco. Il mio vecchio diario. Anche se mi ero ripromessa più volte di non pensare troppo ad Osaka, iniziai a sfogliarlo presa dalla nostalgia.

14 febbraio 2007

Caro diario, oggi a scuola è stata una giornata davvero orrenda. Un paio delle mie compagne sono entrate in aula reggendo enormi mazzi di rose, altre hanno esibito lettere appassionate trovate nella cassetta delle lettere, quasi tutte erano attese fuori dal cancello del collegio per andare ad un appuntamento con i rispettivi ragazzi. Ovvero tutte meno che la sottoscritta. Ho cercato di evitare il più possibile di parlare con chiunque, andandomi a rifugiare durante l'intervallo dietro un libro nel mio angolino preferito, ma non riuscii ad ignorare i commenti sarcastici nei miei confronti.

-Che pena che mi fa Mira. Anche quest'anno non ha ricevuto nulla...- sentii dire da Sachiko.

-Figuriamoci! Miss perfettina è talmente impegnata da non trovare il tempo per uscire con noi, non vedo proprio come possa trovarsi un ragazzo!- fece quella pettegola di Yuki.

Feci finta di nulla, fortunatamente salvata dal suono della campanella. Chiusi in fretta il libro e corsi in classe, non senza sentire al mio passaggio delle risatine di scherno. Le ultime due ore di lezione furono una tortura interminabile, e quando finalmente finirono fuggii a prendere la metropolitana, contenta come non mai di andare al conservatorio. Avevo con me un panino, ma il solo pensiero di mangiare qualcosa mi dava la nausea, per cui cercai di distrarmi tornando a leggere. Ero arrivata quasi alla fine e di solito divoravo le ultime pagine, ma quel giorno proprio non riuscivo a trovare la concentrazione.

-E' libero?- sentii dire ad un tratto.

Alzai lo sguardo, e notai un ragazzo albino che indicava il posto davanti a me.

-Certo.- risposi.

Lui ringraziò, sedendosi. Con mio enorme disagio però continuò a fissarmi in modo impertinente, con un sorriso compiaciuto sulle labbra. Anche se mancavano ancora due fermate, decisi di scendere subito alla prossima per scappare da quella situazione inquietante. Prima di potermi alzare però lui parlò, paralizzandomi sul sedile.

-Il Ritratto di Dorian Gray. Il mio libro preferito.- commentò, riferendosi al volume che avevo in mano. -Tu cosa ne pensi?-

Io rimasi un attimo interdetta, ma poi gli risposi, in parte per non essere maleducata ed in parte perché era un libro che mi stava appassionando molto, e mi capitava di rado di poter commentare le mie letture con qualcuno che non fossero i miei genitori. Parlammo per una decina di minuti, poi però lui si alzò, dicendo che doveva scendere.

-Inoltre non voglio rovinarti il finale.- aggiunse con uno strano sorriso -E' stato un piacere.-

Un secondo dopo che se ne fu andato verso le porte d'uscita però mi accorsi che sul sedile c'era qualcosa. “Cavaliere terrificante”, lessi. Nonostante la mia più completa inesperienza in materia, la riconobbi subito come una carta di Magic and Wizards. Doveva essere sua, anche perché mentre conversavamo avevo notato che indossava al braccio un Dueling Disk. Non sapendo come si chiamava, cercai di attirare la sua attenzione, ma c'era troppa gente perché mi potesse notare. D'istinto mi alzai per riportargliela, ma in quel momento la metro si fermò e lo vidi scendere. Era solo una fermata prima della mia, per cui decisi d'impulso di rincorrerlo per restituirgliela. In fondo, anche se era un ragazzo un po' strano, era stato gentile. Tuttavia lo vidi svoltare un angolo, e quando finalmente raggiunsi l'imbocco della via la trovai deserta. Mi fermai col fiatone, guardandomi intorno con rammarico, non sapendo più in che direzione fosse andato. Poi però notai un'insegna che attirò la mia attenzione.

The unicorn's corner.

Lo riconobbi subito come un negozio di giochi. Forse era entrato lì. Mi feci coraggio ed aprii la porta d'ingresso, accompagnata dal tintinnio di uno scacciapensieri. Tuttavia la sola persona all'interno era un signore dietro al bancone, tanto anziano quanto magro.

-Buongiorno. Cosa posso fare per lei, mia cara?-

-Ehm... Per caso è passato di qui un ragazzo alto, con lunghi capelli bianchi?- provai a chiedere.

-No, mi dispiace.- fece, scuotendo la testa.

-Oh... Allora niente, mi scusi per il disturbo.- dissi, facendo per andarmene.

Poi però il mio sguardo venne ipnotizzato da un viso a me stranamente familiare.

-Mi scusi ancora, ma saprebbe dirmi chi è quel ragazzo?- chiesi incuriosita.

-Come?- fece lui -Ma è Yugi Muto, ovviamente. Il nuovo Campione di Magic and Wizards!-

Yugi? Yugi Muto? Mio cugino? Rimasi a bocca aperta per lo stupore. Era cambiato così tanto, da quando l'avevo visto anni fa, l'ultima volta che lo zio Sugoroku passato a trovarci per Natale. I miei non mi avevano più parlato di loro, ma solo ora ne capii la ragione. Loro odiavano così tanto il Magic and Wizards...

-Mi stupisce che una duellante come lei non lo conosca!- aggiunse poi il signore, scuotendomi dai miei pensieri.

-Cosa? Infatti io non so giocare a Magic and Wizards.-

-Davvero? Mi perdoni, ho visto che teneva in mano quella carta e sono saltato a conclusioni affrettate...-

Gli spiegai che non era mia, ma di quel ragazzo che stavo cercando prima.

-Beh, non è mai troppo tardi, dico sempre io!- fece lui sorridente -Se vuole le insegno più che volentieri...-

Arrossii a disagio. Per quanto la proposta fosse allettante, non avrei mai osato. I miei genitori erano stati abbastanza chiari sulla questione, non dovevo perdere tempo con quello stupido gioco. Però... però mi ero divertita così tanto, quel pomeriggio con Yugi, improvvisando una partita con le carte che lo zio mi aveva appena regalato. Era stata l'unica occasione che avevo avuto di giocarci, perché il giorno dopo non le trovai più. Piansi per ore, ma i miei genitori si rifiutarono di ridarmele. Ma ovviamente non potevo dirgli tutto questo.

-Mi piacerebbe, ma devo proprio andare... Ho una lezione tra pochi minuti...- mi giustificai, guardando l'ora.

-E' un vero peccato. Però se vuole possiamo fare un altro giorno. Sa già dove trovarmi.-

Ovviamente non avevo la minima intenzione di tornare. Corsi a perdifiato fino al conservatorio, ma arrivai comunque in ritardo, guadagnandomi il rimprovero sdegnato della mia insegnante che, di conseguenza, si rivelò ancora più irritabile del solito alle troppe volte che sbagliavo una nota. Ero così distratta che rovinai anche il mio pezzo preferito, il primo movimento della “Sonata al chiaro di luna” di Beethoven. Che giornata terribile.

Per fortuna che domani è un altro giorno.

 

15 febbraio 2007

Caro diario, pare proprio che questa storia non voglia darmi pace. Stanotte ho dormito malissimo, continuando a pensare a quello che mi era successo il giorno prima. Ed anche mentre andavo a scuola, notai per la prima volta quanti dei miei coetanei indossassero dei Dueling Disk. E nonostante la nostra preside abbia vietato di portarli in classe, durante l'intervallo alcune mie compagne decisero di improvvisare un duello, radunando mezzo Imperial College a fare il tifo. Non riuscii ad ignorare quanto sembrasse divertente... Poi durante la lezione mi accorsi che persino Yuki e Sachiko si interessavano all'argomento: continuavano a distrarsi con un articolo sull'ultimo torneo di Magic and Wizards, anche se più che alle partite sembravano interessate alle foto dei partecipanti più giovani ed attraenti. Provai a sbirciare qualcosa a mia volta, cercando di capire se per caso parlasse anche di Yugi, ma si fecero beccare dalla prof. e la rivista finì chiusa nel cassetto della cattedra. Comunque, sembra proprio che più cerco di non pensarci, più la cosa mi ossessioni.

 

18 febbraio 2007

Caro diario, è incredibile! Ho ritrovato le carte che mi aveva regalato lo zio! Lo so, avrei dovuto prima raccontare tutto sin dal principio per conservare l'effetto sorpresa, ma sono troppo euforica! Procedendo con ordine, oggi a pranzo stavo raccontando ai miei dei progressi che avevo fatto con il pianoforte per farli contenti, aggiungendo però che ormai mi ero stufata di suonare sempre i soliti brani. Fu così che la mamma si ricordò che da qualche parte in solaio doveva conservare ancora gli spartiti di quando era giovane, per cui dopo aver aiutato a sparecchiare andai subito alla loro ricerca. Rimasi per almeno un'ora ad impolverarmi tra i troppi scatoloni, perché anche se avevo trovato quasi subito quello che stavo cercando avevo finito per interessarmi molto di più a tutte quelle vecchie cose dimenticate. Scoprii vari album di foto in bianco e nero, i miei primi giocattoli, i vestiti che usava mia madre da ragazza, dei dischi in vinile, i vecchi appunti dell'università di mio padre, infine delle racchette da tennis. Entusiasta, provai a fare qualche palleggio, ma la pallina era troppo sgonfia e rotolò pigra sotto un mobile. Mi piegai per recuperarla, e nel prenderla mi accorsi che la mia mano aveva sfiorato un oggetto freddo e metallico. Incuriosita, tirai fuori quella che si rivelò una scatola di latta per i biscotti, un po' arrugginita. La aprii a fatica, e dentro ho trovato le carte. E non solo quelle, c'erano anche alcune lettere indirizzate a me da parte dello zio Sugoroku, mai aperte. L'ultima risaliva a 9 anni fa. Le lessi e le rilessi con avidità, sentendo salire sempre più l'indignazione. Non capivo perché i miei genitori avessero voluto escluderlo dalla mia vita in quel modo. Lo ricordavo una persona tanto gentile, e le sue parole erano cariche di affetto... Che male avrebbe potuto farmi? Poi mi ricordai delle carte nascoste insieme alle lettere. Non posso credere che sia per una simile sciocchezza come il Magic and Wizards! Eppure più ci penso e più me ne convinco. Avrei voluto tanto scendere con quella scatola per smascherali una volta per tutte, ma sospettavo che avrei ottenuto soltanto che mi sottraessero quelle cose definitivamente. Non credevo che le avessero conservate con l'intento di restituirmele, prima o poi, ma solo per senso di colpa. In fondo, erano persone severe, ma non ignobili. Rimuginai un po' sul da farsi. Poi decisi che, se loro mi avevano tenuto nascosta una cosa del genere, potevo benissimo permettermi di avere anch'io un segreto.

Ho riposto con cura tutto com'era, decidendo che per precauzione era meglio farmi vedere solo con gli spartiti. Ma tornerò a riprendere quello che è mio stanotte, non appena saranno andati a dormire. Mi sono ufficialmente stancata, d'ora in avanti farò quello che voglio io, non loro.

 

19 febbraio 2007

Caro diario, stavolta mi sono decisa. Oggi pomeriggio ho deliberatamente saltato la lezione di pianoforte e sono tornata in quel negozio, lo Unicorn's corner. Non appena entrai, il caro vecchietto che avevo incontrato mi riconobbe subito.

-Mia cara! Ormai avevo quasi perso le speranze che tornassi.-

Sorrisi imbarazzata.

-In effetti anch'io. Ma poi ho trovato queste...- dissi, mostrandogli le mie preziose carte -Per cui tanto vale imparare ad usarle.-

-Non potevi scegliere un insegnante migliore. Piacere, sono Taichi Tanaka. Ma dammi pure del tu.-

-Mira Muto.- mi presentai.

Lui spalancò la bocca stupito.

-Per caso... Per caso sei imparentata con Yugi Muto?-

Mi pentii già della mia decisione. Avevo un cognome decisamente troppo scomodo per il Magic and Wizards... Rassegnata, gli spiegai che Yugi era mio cugino. Il signor Taichi però non mi prese affatto in giro, anzi.

-Ora capisco tutto.- mi disse -Devi sapere che raramente accetto allievi, ma tu mi hai ispirato subito fiducia... Mi raccomando, non deludermi!-

Gli promisi con entusiasmo che mi sarei impegnata al massimo, e lui sembrò soddisfatto. Quindi mi chiese di mostrargli le mie carte. Le fece passare una ad una, poi scosse la testa.

-Non ci siamo. Sono troppo poche per un deck, e comunque non sono certo quelle che sceglierei per il mio. Ma per quello c'è tempo!- commentò -Regola numero uno: è inutile avere delle carte forti se non sai utilizzarle. Nel Magic and Wizards sono più importanti l'intelligenza e la strategia, per cui punteremo su quelle.-

L'idea mi piacque, e fu così che è iniziata la mia prima lezione. Non vedo l'ora che arrivi la prossima, è stata la cosa più appassionante che abbia mai fatto!

 

4 marzo 2007

Caro diario, mi scuso se ultimamente non ho più scritto nulla. Ma le cose da dire erano troppe, ed il tempo troppo poco... In breve, ho continuato ad andare a trovare il signor Taichi, normalmente dopo il conservatorio per non destare i sospetti dei miei. La mia insegnante è rimasta colpita dei miglioramenti fatti di recente, ma la vera ragione è che più velocemente imparo i nuovi brani, e più tempo ho per stare dal mio mentore preferito. Lui però non è mai soddisfatto. Ho imparato subito le regole, ma ancora non vuole farmi giocare. Mi rimprovera per l'impazienza ed insiste affinché prima impari a memoria i valori e gli effetti delle carte più importanti e perfezioni le mie strategie. Mi sottopone ogni volta un problema diverso e più complicato, chiedendomi quale è la carta da giocare per vincere. Io porto pazienza, e nel frattempo mi consolo acquistando poco per volta le carte per il mio deck, con cui mi esercito prima di andare a dormire. Mi sono innamorata di una delle carte rare che il signor Taichi conserva gelosamente. Si chiama “Tessitrice d'ali”. Non ha effetti particolari, ma ha un attacco molto alto ed è la carta più bella che abbia mai visto. Ma è tanto desiderabile quanto costosa, per cui sto facendo economia in attesa di avere soldi a sufficienza...

 

8 marzo 2007

Caro diario, evviva!!! Finalmente Tessitrice d'ali è mia! Ora ho finalmente un deck presentabile. Però accidenti, il signor Taichi è irremovibile, sembra che per lui non sia mai brava a sufficienza per provare a fare una partita! Uffa uffa e ancora uffaaaaaaaa!

 

17 marzo 2007

Caro diario, ho poco tempo prima che vengano a prendermi e dovrei pensare a fare le valigie, ma devo sfogarmi con qualcuno. Ho paura di scriverlo perché se lo faccio è come se ammettessi che è vero, ma... Mamma e papà sono morti. Ho ricevuto oggi una visita da alcuni agenti della polizia. La loro auto si è capovolta sulla strada che facevano sempre per andare all'osservatorio. Mi hanno spiegato le dinamiche dell'incidente, ma io sentivo senza ascoltare. Il mondo mi è crollato addosso. Non ci posso credere. Perché? Perché? La mia vita non era già abbastanza infelice, dovevo perdere anche le sole persone che mi volessero bene? Come se non bastasse, mi hanno costretto ad andare all'obitorio, per il riconoscimento dei miei genitori. Ma di loro non è rimasto nulla, se non gli occhiali di mio padre e le fedi alle loro mani carbonizzate. Non sono riuscita a rimanere calma, ho iniziato a vomitare e sono stati costretti a portarmi via. Ora sono a casa, mi hanno detto che tra poche ore verranno gli assistenti sociali a prendermi, ma io voglio rimanere qui, nel letto dei miei, a piangere. Lasciatemi piangere.

 

19 marzo 2007

Caro diario, come vedi non ti ho abbandonato. Ho portato con me poche cose, perché tutto mi faceva venire in mente loro, ma ho bisogno del mio confidente. Sono all'orfanotrofio di Osaka, ma per fortuna gli assistenti sociali mi hanno spiegato che è solo una sistemazione provvisoria, in attesa di trovare qualcuno disposto a prendermi con sé. Purtroppo in città non ho nessun parente, e mi hanno chiesto se c'era qualcuno della mia famiglia cui potevano rivolgersi. Fu così che pensai allo zio Sugoroku. Mi hanno detto che mi faranno sapere, ma che ci vorrà un po' di tempo. Spero con tutto il cuore che accetti. Voglio andarmene da questa città, voglio andarmene dalla mia scuola. Dal giorno dell'incidente tutte non fanno altro che compatirmi e fingersi mie amiche. Quanta ipocrisia...

Mi hanno appena telefonato. Lo zio ha accettato!!! Parto tra dieci giorni, giusto il tempo necessario per completare la procedura di affidamento. Sembra un'infinità di tempo da passare in questa prigione, ma almeno posso preparare tutto con calma. Domani ci sarà il funerale, e poi immagino debba far domanda di trasferimento ad un'altra scuola a Domino City... Inoltre devo assolutamente andare a salutare il signor Taichi, non lo ho più visto dal giorno dell'incidente. In fondo, sarà la sola persona di cui sentirò la mancanza.

 

28 marzo 2007

Caro diario, scusa se ancora una volta ti inzuppo di lacrime, ma questa volta sono di felicità. Oggi ho finalmente trovato il coraggio di andare allo Unicorn's Corner. Il signor Taichi mi ha confessato di essersi preoccupato tantissimo, e fu molto addolorato quando gli spiegai cosa era successo. Mi ha consolato come nessuno aveva fatto finora, e si disse dispiaciuto di sapere che il giorno dopo mi sarei dovuta trasferire.

-Ma sono contento per te. Un nuovo inizio è proprio quello che ti serve.- considerò.

-Lo spero tanto...- dissi tristemente.

-Però non voglio che ti dimentichi di me. Dopo tutto quello che ti ho insegnato, credo che sia ora...-

Detto questo, è entrato nel retrobottega ed è tornato porgendomi un Dueling Disk.

-Cosa? No, non posso accettare...-

-Devi accettare. Sei la migliore allieva che abbia mai avuto, te lo sei guadagnato. Ora vai, e mi raccomando: rendimi orgoglioso. Il prossimo poster che appendo voglio che sia il tuo.-

Lo abbracciai riconoscente. Gli promisi che gli avrei scritto delle lettere, e poi ci salutammo commossi.

Ma ora è tempo che ci diciamo addio anche noi, caro diario. Sono stanca di ricordare, è così doloroso. Ora voglio scrivere il mio futuro.

 

Avevo appena finito di girare l'ultima pagina, quando sentii bussare alla porta.

-Avanti!- dissi, dopo essermi affrettata a nascondere il diario sotto il cuscino.

La porta si aprì, facendo sbucare il viso timoroso di mio cugino.

-Scusa se ti disturbo, ma volevo assolutamente chiederti una cosa e ho visto che avevi ancora la luce accesa...-

-Tranquillo, tanto non riuscivo a prendere sonno. Che cosa c'è?- gli chiesi, incuriosita.

Lui si passò una mano tra i capelli, a disagio.

-Ecco... Potrei... Mi faresti vedere il tuo deck?-

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Faccia a faccia ***


Episodio 1: “Faccia a faccia”

 

ANZU

“Ecco, lo sapevo, sono arrivata ancora in anticipo!” pensai scocciata. Ogni giorno la stessa storia: per la paura di arrivare in ritardo finivo sempre per arrivare venti minuti prima. La cosa in sé non sarebbe poi così terribile, ma per me è una grande scocciatura; se c'è una cosa che odio ancora di più dell'arrivare in ritardo è l'arrivare con troppo anticipo. Chiamatemi stupida.

Mi sedetti sbuffando sulla panchina davanti alla scuola, aspettando che qualcuno si facesse vivo, ma niente: il cortile della Domino High School continuava ad essere completamente vuoto. Guardai l'orologio con insistenza, come per controllare che non si fosse fermato il tempo. Passarono cinque minuti, e pian piano iniziarono ad arrivare gli studenti. Sbirciai se per caso fossero arrivati gli altri, ma di loro neanche l'ombra. Uffaaa! Chenoiachebarbachenoia! Poi finalmente vidi Jonouchi e Honda svoltare l'angolo. Mi alzai dalla panchina come una molla e corsi loro incontro, agitando le braccia per farmi notare.

-JONOUCHI, HONDA!- chiamai.

Loro si voltarono e mi salutarono a loro volta. Honda però si guardò intorno perplesso.

-Ehi, avete visto Yugi? Di solito a quest'ora è già qui. Che sia malato?-

-Impossibile.- ribatté Jonouchi -L'ho visto ieri pomeriggio e stava benissimo!-

-Strano davvero. E pensare che di solito è tanto puntuale...-

Guardai anch'io tra la folla, in cerca del mio amico. Poi finalmente lo vidi. Feci per salutarlo, ma le parole mi morirono in gola: stava parlando con una ragazza. Mi accorsi che non indossava la nostra divisa, ma una nera e rosa: non doveva essere di Domino. La guardai meglio, per distinguere i lineamenti del suo viso, e notai che era carina. Parecchio carina. Sentii una fitta allo stomaco, come se avessi mangiato qualcosa di indigesto. “Gli avrà chiesto delle informazioni.” pensavo, ma notai che comunque non riuscivo a tranquillizzarmi. Anche se non l'avrei mai ammesso, ero decisamente gelosa.

-Ehi, sveglia, Anzu, non hai sentito che è suonata la campana?-

Alla voce di Honda distolsi immediatamente lo sguardo da Yugi. Non volevo che si accorgesse che lo stavo guardando.

-Certo, certo... Arrivo.- risposi sovrappensiero.

Seguii Jonouchi e Honda mentre entravamo in classe. Non li ascoltai: stavano parlando della partita che la scorsa serata il Giappone aveva disputato con la Francia ma, anche se fossi stata minimamente interessata ai loro discorsi, probabilmente non avrei capito lo stesso una parola. Era più forte di me, non potevo fare a meno di pensare a Yugi e a quella... Ragazza. Alzai lo sguardo, e lui entrò in classe, sorridente come al solito. Abbassai gli occhi sul libro di chimica, facendo finta di ripassare per l'interrogazione, anche se a pensarci bene ero già stata interrogata.

-Ciao, ragazzi!- lo sentii dire.

Non lo guardai, concentrandomi maggiormente sulla struttura dell'atomo.

-Ehi, Yugi! Dove ti eri cacciato? Non è da te arrivare in ritardo!- esclamò Jonouchi.

-Già... Ti immagini la scenata che ti avrebbe fatto la Kobayashi?- gli fece eco Honda.

-Lo so, ragazzi... Il fatto è che...-

Yugi si interruppe di colpo: la professoressa Kobayashi era entrata in classe con fare autoritario, chiudendo dietro di sé la porta con un botto.

-Seduti, ragazzi! O avete intenzione di continuare a fare salotto? Volete che vi porti pure un caffè, magari?- disse severamente, con quella sua vocetta aspra che tanto odiavo.

-Per me senza zucchero, prof.- disse Honda.

-E anche qualche pasticcino!- esclamò Jonouchi.

La classe scoppiò in una risata fragorosa. La Kobayashi diventò paonazza.

-HONDA! KATSUYA! SE NON VOLETE FINIRE DAL PRESIDE PER LA VOSTRA SFACCIATAGGINE VI CONVIENE TACERE!-

Honda e Jonouchi sfoderarono un sogghigno.

-Magari, prof! Dobbiamo ancora finire la partita a carte dell'altro giorno!- fece Jono.

La professoressa fece finta di non aver sentito. Dopotutto, ormai era fin troppo abituata all'impertinenza dei miei due compagni. Con un gesto sconsolato, afferrò il registro e iniziò a fare l'appello. A un tratto corrugò la fronte contrariata.

-Possibile? Anche oggi quel benedetto Bakura è ancora assente... Qualcuno di voi ha sue notizie, per caso?- chiese seccata, alzando gli occhi su di noi.

Quelli in prima fila scossero la testa in segno di diniego, e io sentii Honda e Jonouchi mettersi a borbottare. In effetti, era da più di una settimana che Ryo era assente... Io e gli altri avevamo provato più di una volta a chiamarlo, ma dato che al telefono non rispondeva siamo andati direttamente a casa sua. Ma sembrava essersi volatilizzato nel nulla. Inizialmente ci eravamo preoccupati, ma dopotutto non era la prima volta che il nostro amico si comportava in maniera strana. Yugi in particolare si era mostrato parecchio agitato, dato che sospettava che dietro alla sua improvvisa scomparsa ci fosse lo zampino dell'altro Bakura. Ma dato che anche dopo così tanti giorni non era successo nulla che potesse lasciare supporre il suo ennesimo piano diabolico, avevamo finito per dimenticarcene.

Dopo aver ultimato di compilare il registro e averlo chiuso con un botto, la Kobayashi si schiarì in modo inconsueto la voce.

-Bene, ragazzi... Un attimo d'attenzione. Devo fare un annuncio.- disse battendo le mani per richiamare l'attenzione.

Come per magia, l'aula tornò silenziosa. Di solito la Kobayashi iniziava la lezione non appena messo piede in aula, ed era un fatto strano che si disperdesse, come diceva lei, “in inutili ciance”. Doveva essere davvero una novità importante.

-Vi annuncio che da oggi avrete una nuova compagna di classe...- si sollevò una serie di esclamazioni di sorpresa -...viene da Osaka, quindi è nuova di queste parti. Spero che possiate esserle d'aiuto e, soprattutto, che non vi facciate subito riconoscere!- marcò in modo particolare queste ultime parole, rivolgendo un'occhiata significativa a Jonouchi e Honda, che dal canto loro si limitarono a guardare da un'altra parte.

In quel momento si sentì bussare alla porta, e istantaneamente 24 paia d'occhi si calamitarono su di essa. Non potevo negare di essere anch'io presa da una certa curiosità, era abbastanza infrequente che si trasferissero da noi dei nuovi studenti. Inoltre, la Kobayashi aveva detto che veniva da Osaka... Era quasi dall'altra parte del Giappone...

-Avanti!- disse la professoressa, le labbra increspate in un insolito sorriso.

La porta allora si aprì, e timidamente fece il proprio ingresso una ragazza alquanto carina, che sollevò all'istante vari commenti da parte della componente maschile della classe. La guardai con una punta di invidia, e fu allora che notai l'uniforme che indossava. Nera e rosa, uguale a quella che indossava la tipa che avevo visto con Yugi! La osservai meglio, e solo allora la riconobbi. Avrei dovuto capire che era lei sin dall'inizio... Restai a guardarla con ostilità mentre faceva il suo ingresso nell'aula con passi brevi ma decisi. I suoi occhi viola, che calamitarono immediatamente il mio sguardo, vagarono per la classe con aria spaurita, finché non si soffermarono su Yugi. Notai che lui le sorrise, e questo mi diede incredibilmente fastidio. Mi ero a malapena accorta che la professoressa aveva ripreso a parlare.

-...quindi, è con immenso piacere che vi chiedo di dare il benvenuto alla vostra nuova compagna: Mira Muto!-

Tranquilla Anzu, avrai capito male... Non ha detto proprio Muto, vero?

-COOOSA?- si lasciò sfuggire Jonouchi.

-HA DETTO MUTO? M-U-T-O?- disse Honda altrettanto sconvolto.

La classe fu percorsa da una serie di esclamazioni di stupore. Lei sorrise timidamente al nostro indirizzo.

-Vi devo delle spiegazioni.- disse, con voce limpida e leggermente imbarazzata -Yugi è mio cugino.-

 

JONOUCHI

Finalmente la campanella suonò, e noi tutti ci riversammo come pazzi fuori dall'edificio. Sentii che Honda, alle mie spalle, si stava ancora lamentando.

-Insomma, ragazzi, vi rendete conto? 15 PAGINE! Per domani! Parola mia, quella vecchia barbagianna è completamente fuori di testa!-

Lo ascoltai a malapena, notando che mancava una componente del gruppo all'appello.

-Dov'è Anzu?- chiesi.

-Mi pare che si sia fermata a parlare con Mira.- rispose Yugi tranquillo.

Mi voltai a guardare, poi le vidi: erano appena uscite dal portone d'ingresso, e chiacchieravano come se fossero state amiche d'infanzia.

-Ma dai! E così adesso vivi a casa di Yugi?- le chiese Anzu con una risata.

La ragazza annuì, poi si accorse che la stavo osservando. Mi guardò dritto negli occhi con curiosità, e anche Anzu si accorse della nostra presenza.

-Ah, Mira, questi sono Jonouchi, Honda e... Beh, Yugi credo che tu lo conosca!-

Lei sorrise.

-Molto piacere. Yugi mi ha parlato tanto di voi.- disse educatamente.

Poi mi guardò nuovamente, con un'intensità che mi fece arrossire. Dio, quella ragazza era proprio carina!

-Tu sei Jonouchi Katsuya, vero? Il campione di Magic and Wizards?- aggiunse poi.

Sfoderai uno dei miei migliori sorrisi. Finalmente qualcuno che sapeva riconoscere il vero talento!

-ESATTO! Sono proprio io! Perché, vuoi in autografo? Guarda, proprio perché sei tu te...-

Honda mi interruppe dandomi un pugno in testa.

-Non ascoltarlo, Mira! Quando inizia può diventare insopportabile.- disse con sufficienza.

Arrossii in maniera ancora più violenta.

-E per fortuna che dovresti essere mio amico...- commentai scoccandogli un'occhiataccia.

Lui indietreggiò spaventato.

-Eddai, Jonouchi, stavo scherzando!- fece scusandosi.

Yugi alzò gli occhi al cielo, esasperato.

-Ragazzi, avanti, possibile che dobbiate sempre litigare?- ci rimproverò.

Incrociai con fare offeso le braccia, voltandomi dalla parte opposta. Honda, d'altro canto, rispose mettendo su anche lui il broncio. Anzu e Yugi ci fissarono un attimo con rimprovero, quindi ripresero a parlare con Mira.

-Dì un po' Mira, non è che giochi anche tu a Magic and Wizards?- chiese Anzu.

-Più o meno...- fece lei sorridendo.

Io riuscii a stento a contenere l'emozione.

-FANTASTICO! Scommetto che sei imbattibile! Dopotutto, sei la cugina di Yugi...- dissi, dimenticandomi completamente dell'arrabbiatura con Honda.

Lei scoppiò a ridere.

-Veramente non ho mai duellato.- disse con fare di scusa.

Rimasi leggermente deluso. E io che per un attimo avevo anche creduto di aver trovato una degna avversaria...

Yugi si lasciò sfuggire una risatina a sua volta.

-Non fare quella faccia, Jonouchi! Anche se Mira non ha esperienza non vuol dire che sia una duellante da sottovalutare.-

-Insomma! Ma allora sai giocare a Magic and Wizards sì o no?- le chiese Honda, come me decisamente confuso.

La ragazza non rispose, anzi, aprì la borsa che teneva a tracolla.

-Beh, non me lo porto certo dietro solo per bellezza!- disse con tono ironico, esibendo un Dueling Disk nuovo di zecca.

-Aaah!- dissi sorridendo -Quindi sai giocare però non hai ancora disputato il tuo primo duello, è giusto?- le domandai.

Lei annuì sorridendo.

-Mi è venuta un'idea!- saltò su esultante Anzu.

Noi tutti ci voltammo verso la nostra amica con aria scettica: di solito le sue idee non portavano altro che guai.

-Sarebbe...?- disse Honda, anche lui visibilmente preoccupato.

-Perché Mira e Yugi non disputano un incontro?- chiese, sorridendo con aria cospiratrice.

I due si guardarono perplessi.

-Un...- fece Yugi.

-...incontro?- completò Mira.

-Ma sì! Sarà divertente! Muto contro Muto! Uno scontro epico, insomma.- continuò Anzu con tono enfatico.

Non fiatammo.

-Allora? Cosa ne pensate?- ci chiese, vedendo che non pronunciavamo una sola parola.

-Beh, Anzu, scusa ma non mi sembra una gran idea... Insomma, Mira non ha mai duellato! Non avrebbe speranze contro Yugi!- dissi io. -Senza offesa, eh?- mi affrettai poi ad aggiungere.

-Già!- mi fece eco Honda -Potrei darti ragione se le proponevi uno scontro con Jonouchi...-

Gli rifilai l'ennesima occhiataccia.

-STAI FORSE INSINUANDO CHE SONO SCARSO?- sbraitai.

Anzu ci fissò truce, così entrambi ci zittimmo all'istante.

-Beh, per tutti c'è sempre una prima volta! E poi, scusate, ma l'affare non vi riguarda: le uniche persone che hanno il diritto di esprimere il loro parere su questa faccenda sono solo Yugi e Mira!-

Ok, per la prima volta da quando la conosco fui costretto a dar ragione a Anzu. Tutti guardammo i due cugini, che si fissarono a loro volta.

-Che ne dici?- chiese Yugi incerto.

Mira sembrò pensarci su.

-Per me va bene... Ma niente carte delle Divinità Egizie, ok?-

 

MIRA

-Sei pronta Mira?- mi fece Yugi.

-Più o meno...- risposi.

Diciamo più meno che più. Le gambe mi tremavano come se fossero gelatina. Sapevo che prima o poi anch'io avrei disputato il mio primo incontro di Magic and Wizards, ma non pensavo che avvenisse così presto... E soprattutto, non contro Yugi, mio cugino, il “Re dei Giochi”! Tutto questo mi esaltava e mi intimoriva al tempo stesso. Guardai il mio deck. Sarei stata all'altezza della situazione? Oh, cavoli... Inoltre continuavo ad essere frenata da un pensiero: i miei genitori. Erano sempre stati contrari al Duel Monster... Però...

In quel momento mi tornarono in mente le sue parole. “Ascolta il tuo cuore, Mira”, mi ripeteva sempre il signor Taichi. Strinsi forte le mani. Sì, decisamente stavolta dovevo ascoltare il mio cuore.

-Allora forza, non perdiamo altro tempo: combattiamo!- disse improvvisamente una voce che mi riscosse dai miei pensieri.

Guardai Yugi, stupita. Era stato lui a parlare, eppure quello che avevo davanti non era lui: era una persona completamente diversa, ne ero certa, anche se la somiglianza era incredibile.

-Yugi? Non sei tu, vero?- chiesi trepidante.

Il giovane mi fissò. Quegli occhi... Quegli occhi che mi mozzarono il fiato non appena li guardai... Non avevo alcun dubbio: erano identici ai miei. Anche lui dovette essersene accorto, perché esitò e distolse lo sguardo.

-Diciamo che sono e non sono lui.- disse infine.

-Ma che razza di risposta è?- gli feci notare, guardandolo storto.

-Non è il momento adatto per discutere! Allora, cosa stai aspettando? La prima mossa spetta a te.- fece eludendo la mia domanda.

Non me la sentii di insistere oltre. Avrei avuto tutto il tempo per cercare spiegazioni... Tutti i miei pensieri ormai erano concentrati sul duello. Vidi che Yugi (o chiunque altri fosse), aveva azionato il Dueling Disk, ed io, imitandolo feci altrettanto. Pescai le prime cinque carte: Pendente Nero, Predatore delle Tombe, Disturbo Magico, Antico Telescopio e La Prova delle Principesse... Dannazione, neanche una carta mostro! Presi titubante l'ultima carta, pregando che fosse quella buona. Beh, non lo era... Cavaliere Terrificante. Ora che ci penso, la mia prima carta. Certo, era pur sempre un mostro... MA COME DIAVOLO FACEVO AD EVOCARLO CHE AVEVA CINQUE STELLE?

 

MOKUBA

-Ehi, hai sentito?- disse un ragazzino, fermando la sua corsa.

-No, Nigel, cosa?- rispose il suo amico.

Io li guardai incuriosito. Chissà perché il primo era tanto agitato.

-Come, non lo sai? Davanti alla Domino High School è in corso un duello di Magic and Wizards!-

-E allora? Sai che novità.- fece l'altro, disinteressato.

-STAI SCHERZANDO? Forse non lo sai, ma uno degli sfidanti è Yugi Muto!-

-YUGI MUTO? Potevi dirmelo prima! Dai, diamoci una mossa, forse arriviamo ancora in tempo...-

Sussultai. Yugi stava duellando? Questa sì che era una notizia. Mi voltai con curiosità verso i due ragazzi.

-Un attimo!- dissi io, abbastanza forte perché mi potessero udire -Sapete dirmi chi è il suo avversario?-

I due mi guardarono con sufficienza.

-Non lo so, non la conosco.- rispose Nigel, evidentemente irritato dalla mia intrusione nel discorso.

-Oh... Quindi è una ragazza?- domandai nuovamente.

I due però non mi ascoltavano più, anzi, si erano già messi a correre a più non posso per non perdersi l'incontro. Mi voltai verso mio fratello, che nel frattempo mi aveva raggiunto.

-Ehi, Seto! Hai sentito anche tu?-

-Sì, Mokuba...- disse lui con voce atona.

Restò a fissare il punto dove prima c'erano i due ragazzini, con aria pensosa.

-E quindi?- gli chiesi, stufo di aspettare la sua reazione.

Lui si riscosse. Mi guardò.

-E quindi andiamo anche noi, mi pare ovvio.-

E detto questo si incamminò, la giacca che frusciava pericolosamente dietro di sé. Lo seguii, leggermente intimorito. Non sapevo chi aveva deciso di sfidare Yugi... Ma di certo se ne sarebbe pentita molto presto.

 

HONDA

Mira non sembrava particolarmente contenta delle carte appena pescate. Fece una smorfia e poi, dopo aver esaminato per bene il Dueling Disk per paura di toccare qualcosa che non avrebbe dovuto, giocò una carta.

-Posiziono una carta coperta...- disse -E poi attivo Antico Telescopio, che mi permette di guardare le prime cinque carte del tuo Deck!-

Yugi allora si avvicinò consegnandole. Lei rimase per più di un minuto a fare delle congetture, e poi, quando mi ero ormai quasi addormentato dalla noia, diede le carte al Faraone con un'espressione corrucciata.

-Vai, tocca a te.- gli fece.

Lui la guardò perplesso.

-Come! Non evochi nessun mostro?- protestò.

-Averceli, i mostri...- borbottò sconsolata, tornandosene alla sua postazione.

Mi portai una mano agli occhi. Non si poteva certo dire che il suo primo duello fosse iniziato nel migliore dei modi...

 

SETO

Arrivammo in poco tempo, anche perché la Domino High School era piuttosto vicina da dove ci trovavamo. Già... La mia vecchia scuola. Sinceramente, non mi mancava: dopotutto, con il mio Q.I. era praticamente inutile frequentarla quando mi rendeva molto di più lavorare alla Kaiba Corporation. Rabbrividii. Solo allora mi resi conto dell'innaturalità della mia vita: non avevo neanche 18 anni, ed ero già al comando di una delle più grandi multinazionali al mondo... Scossi il capo. Era già la seconda volta in due giorni che mi sorprendevo nel bel mezzo di simili pensieri. Come se fosse nel mio stile perdermi in simili sentimentalismi... Molto meglio concentrarmi sul duello in corso prima che mi venisse in mente di cedere la mia società a un'associazione benefica e andare a lavorare come missionario.

La prima cosa su cui si posarono i miei occhi fu Yugi... E la seconda la sua sfidante. La osservai con sdegno. E così era quella la ragazza che aveva avuto la faccia tosta di combattere contro Yugi? A me sembrava solo una novellina: era chiaro che non fosse una duellante esperta, altrimenti la sua faccia non mi sarebbe stata nuova. Eppure, come dire... Aveva un'aria familiar...ARGH!

Calma Seto, non può essere lei...

Invece era proprio la stramaledetta ragazzina del giorno precedente. Difficile dimenticare una persona arrogante e impertinente una volta che l'hai incontrata. Certo, non l'avevo riconosciuta subito perché indossava degli abiti diversi dalla prima volta che l'avevo vista, ma ora ne ero sicuro: aveva gli stessi lucidi capelli corvini, e gli stessi occhi penetranti...

-Ehi, guardate un po' chi è arrivato...- disse una voce (che, sfortunatamente, conoscevo troppo bene) con tono sarcastico.

Distolsi lo sguardo dalla ragazza. “Ma bene, guarda un po' chi abbiamo qui... Il Fan Club di Yugi Muto al completo!” pensai.

-Domino è una città libera, Katsuya. Non mi pare che abbiano scritto una legge che vieta alle persone di assistere ai duelli... Anche se potrebbero emanarne una che vieti ai perdenti come te di circolare per le strade.- dissi, enfatizzando in modo particolare la parola “perdente”.

Quell'inetto di Katsuya montò su tutte le furie, cosa che mi diede un immenso piacere: vederlo perdere le staffe era una delle gioie della mia vita. Probabilmente, se fosse stato una locomotiva gli sarebbe uscito il fumo dalle orecchie.

-Taci, Seto!- ribatté la Mazaki puntandomi contro il dito come se fossi un bambino disobbediente.

Io sogghignai.

-Sentito, Katsuya? Ma non ti vergogni a farti difendere da una ragazza?- continuai a provocarlo.

-Ma io ti...!- sbottò Katsuya, avvicinandosi a me a grandi falcate per colpirmi.

I suoi amici però lo trattennero all'istante.

-Ignoralo, Jonouchi. Ti vuole solo provocare.- fece Honda, trattenendo il biondino a fatica.

Io sbuffai. Come se avessi motivo di temerlo... Bah! Idioti. Mi disinteressai di loro e ripresi a guardare il duello. In realtà avrei voluto saperne di più riguardo a quella ragazza da loro, ma poi cambiai idea. Meno parlavo con quelli come Katsuya e meglio era. Comunque fosse, ero proprio curioso di vedere come se la cavava. Chissà se sarebbe riuscita a resistere per almeno due turni...

 

MIRA

Yugi pescò una carta. Speravo che la mia carta coperta lo spingesse a non attaccare, ma mi sbagliavo. Dopotutto, la miglior difesa è l'attacco...

-E va bene... Posiziono una carta coperta ed evoco Guardiano Celtico Riaddestrato in posizione d'attacco! Vai, e attacca direttamente i suoi Life Points!- ordinò.

Il Guardiano di Yugi corse veloce nella mia direzione, sguainando la spada. Spaventata, indietreggiai, coprendomi il volto con un braccio e lasciandomi sfuggire un gemito. Gli ologrammi erano talmente realistici che avevo avuto l'impressione di essere realmente stata attaccata da qualcuno.

-I tuoi Life Points scendono a 2600.- continuò lui.

Guardai con orrore il numero sul display. Oh, maledizione!

-MIRA, NON ARRENDERTI!- mi gridò Anzu -Ce la puoi fare, noi siamo con te!-

Le sorrisi per ringraziarla dell'incoraggiamento, ma il sorriso mi morì sulle labbra: non mi ero accorta che ci fosse così tanta gente ad assistere al duello. E non era poi così difficile capire da che parte stesse il pubblico. Forse avrei fatto meglio a ritirarmi... Poi udii la voce di Yugi.

-Mira... Anzu ha ragione. Anche se non hai iniziato molto bene, il duello non è ancora finito. Credi in te stessa, Mira. Credi nel tuo deck. Credi...- fece una pausa -Credi nel Cuore delle Carte.-

Lo guardai perplessa.

-Il... Cuore delle Carte?-

Fece un cenno d'assenso. Con la mano tremante pescai una carta. “Avanti, Cuore delle Carte... Qualsiasi cosa tu sia.” Alla fine la guardai. Non riuscivo quasi a crederci. Sorrisi raggiante.

-Evoco Neo, Guerriero Magico in posizione d'attacco... E già che ci sono lo potenzio con Pendente Nero, che aumenta i suoi punti d'attacco di ben 500 punti, per un totale di 2200 punti d'attacco! Vai Neo, attacca il suo Guardiano Celtico Riaddestrato!- esclamai al settimo cielo.

 

YAMI

Non c'è che dire: Mira mi aveva sorpreso. Tuttavia, avevo anch'io i miei assi nella manica.

-Spiacente, ma attivo la carta trappola Cilindro Magico, che blocca il tuo attacco e ti sottrae tanti Life Points quanti sono i punti d'attacco del tuo mostro!-

La sicurezza però mi venne a mancare quando vidi un sorriso malizioso apparire sul volto di Mira.

-Non ci contare, perché io aziono Disturbo Magico, che distrugge istantaneamente la tua carta trappola, a patto che rinunci ad una delle carte che ho in mano... Il tuo Guardiano Celtico è spacciato!- fece lei.

Guardai esterrefatto il mio mostro andare in mille pezzi, e i miei Life Points scendere a 3200. Lo ammetto, l'avevo sottovalutata. Ma non avrei commesso due volte lo stesso errore. Pescai una carta. Guardai le altre che avevo in mano: Mago Nero, Gardna Grande Scudo, Mostro Resuscitato, Gazelle, re delle Bestie Mitiche e per ultima Polimerizzazione. Alla fine evocai Gardna Grande Scudo: anche se temporaneamente, con i suoi 2600 punti di difesa mi avrebbe protetto dagli attacchi di Neo. O almeno era quello che credevo.

-Bene, ora tocca a me!- fece Mira pescando una carta.

Sorrisi tra me e me. Se all'inizio Mira non faceva più paura di un pulcino, ora, con il suo mostro sul terreno, sembrava aver ritrovato la fiducia in se stessa.

-Evoco Hoshiningen in posizione d'attacco, che aumenta di 500 i punti d'attacco di tutti i mostri luce...-

Oh, cavoli! Ripensandoci, forse aveva anche fin troppa fiducia...

-...e che quindi arriva a 1000 punti d'attacco, mentre ora Neo ne possiede la bellezza di 2700! Vai, Neo, distruggi Gardna Grande Scudo... Quanto a te, Hoshiningen, attacca i Life Points di Yugi!-

La stella allungò versò di me uno dei suoi tentacoli, avvolgendolo attorno al mio collo come se volesse strozzarmi.

-YAMI! Dobbiamo fare immediatamente qualcosa, ci restano solo 2200 Life Points...- mi fece notare Yugi.

-Lo so... Possiamo solo sperare che la prossima carta sia quella giusta.- gli dissi mantenendo il sangue freddo.

Con mio grande sollievo, avevo pescato Spade Rivelatrici.

-Evoco Gazelle, re delle Bestie Mitiche in posizione d'attacco e gioco Spade Rivelatrici, che impediranno ai tuoi mostri di attaccarmi per tre turni.- le annunciai.

Inutile dire che Mira non la prese bene, ma poteva aspettarselo: dopotutto aveva visto quelle che sarebbero state le mie prossime mani con Antico Telescopio. Pescò una carta.

-Posiziono questa carta coperta sul terreno e metto Hoshiningen in posizione difensiva. A te la mano.-

La guardai perplesso. Non capivo proprio perché avesse fatto quella mossa. Pescai dal mazzo... Cavaliere del Jack.

-Ecco perché ha messo Hoshiningen in posizione difensiva... Sapeva che avrebbe perso dei Life Points non appena l'avrei attaccata con Cavaliere del Jack...- dissi a Yugi.

-Già.- rispose lui -Non dobbiamo dimenticare che conosce le carte che pescheremo.-

Io annuii. La stavo rivalutando ogni turno che passava... Le carte che giocava erano piuttosto comuni, la sua esperienza pressoché nulla, ma quanto a strategia aveva una tecnica ineccepibile. Non avevo mai conosciuto nessuno che riuscisse a duellare mantenendo un tale stato di concentrazione.

-Avevi ragione a dire di non sottovalutarla...- riflettei io -Sacrifico Gazelle per evocare Cavaliere del Jack... Cavaliere del Jack, attacca Hoshiningen!- aggiunsi, riportando la mia attenzione al duello.

-Adesso Neo ha solo 2200 punti d'attacco... Pazienza, è comunque più forte del tuo cavaliere.- disse Mira con un'alzata di spalle.

-Ti ricordo che le mie Spade Rivelatrici sono ancora in gioco.- le feci notare.

Lei aggrottò le sopracciglia.

-Oh, è vero... Beh, allora pesco una carta e passo il turno.- fece rassegnata.

Pescai. Forza Riflessa. Avrebbe potuto tornarmi utile, e la posizionai sul terreno. Era giunto il momento di far entrare in scena il mio caro, vecchio Mago Nero.

-Attivo Mostro Resuscitato per riportare in vita il mio Guardiano Celtico... Ma non è finita, perché lo sacrifico assieme a Cavaliere del Jack per evocare... Il Mago Nero!-

Mira fece una smorfia. Il mio Mago Nero era molto più forte di Neo, e anche se il duello non era ancora finito ero esaltato come se avessi già vinto. D'altro canto, io e il Mago Nero formavamo una squadra imbattibile.

-Vai Mago Nero, attacca Neo, Guerriero Magico!- ordinai.

Sorrisi. Ora i Life Points di Mira erano scesi a 2400.

-Io non sorriderei se fossi in te.- disse la mia avversaria -Distruggendo Pendente Nero perdi automaticamente 500 Life Points.-

Era vero: vidi con orrore che me ne restavano solo 1700. Ma sarei rimasto in svantaggio ancora per poco. Dopotutto, lei ora non aveva alcun mostro sul terreno.

-Posiziono un mostro in posizione difensiva e passo la mano.- disse la mia avversaria.

Era evidente che l'avevo messa alle strette. Pescai una carta. Perfetto: Anfora dell'Avidità. La giocai all'istante, così pescai anche Guerriero Magnetico Alfa e Rito della Gloria Nera, quest'ultima non troppo utile al momento.

-Evoco il mio Guerriero Magnetico Alfa... E ora preparati: Mago Nero, attacca il mostro coperto di Mira!-

Certo, avrei potuto attaccare con il guerriero, ma il suo valore d'attacco era piuttosto basso, con soli 1400 punti... Il Mago Nero era decisamente più sicuro, e infatti disintegrò con un fendente la carta. Ma, con mio enorme stupore, anche lui venne distrutto. Dal pubblico si alzò un'ondata di stupore.

-Perché il mio mago è scomparso?- domandai sconvolto.

Mira sorrise con aria di superiorità.

-Semplice: distruggendo il mio Muro Illusorio, hai anche attivato il suo potere speciale, che fa tornare nella mano del suo avversario il mostro che lo ha attaccato...- spiegò pacatamente.

Oh, dannazione, dannazione e ancora dannazione! Detestavo ammetterlo, ma anche stavolta era riuscita ad essere un passo davanti a me. Decisamente, ero stato un po' troppo affrettato a sottovalutarla.

 

ANZU

Non c'è che dire: Mira aveva lasciato tutti di stucco. Bastava guardare il pubblico per rendersene conto; in pochi minuti si era radunata una vera e propria folla, e la tensione era palpabile. Erano venuti tutti per vedere Yugi combattere, era ovvio, ma adesso, vedendo la sua abilità, in molti avevano iniziato a tifare anche per Mira. Quanto a me, non avevo ancora deciso per chi tenere... Yugi era mio amico, ma anche se avevo parlato solo per poco tempo con sua cugina, avevo avuto l'impressione che fosse una ragazza speciale, e a ragione: non aveva mai giocato a Magic and Wizards, eppure stava dando filo da torcere al “Re dei Giochi” in persona! Quando avevo proposto a lei e a Yugi di duellare, in realtà avevo dato per scontato che avrebbe vinto lui... Invece il duello stava prendendo una svolta decisamente inaspettata.

-Ehi, Jono, secondo te Mira potrebbe anche riuscire a battere Yugi?- gli chiesi titubante.

Lui mi guardò sconcertato.

-Ma come ti viene in mente? Anche se adesso è in vantaggio lei, non è detto che debba per forza vincere. E poi Yugi si è tirato d'impiccio da situazioni peggiori di questa.- disse convinto.

-Certo, certo... Dicevo solo così per dire...- mi scusai frettolosamente.

In realtà non ero per niente sicura di quello che aveva detto Jonouchi: Mira si stava rivelando un'avversaria più forte di quanto avessimo immaginato. Certo, Yugi era pur sempre Yugi... Ma Mira era pur sempre sua cugina.

 

MIRA

Anche se ero riuscita a liberarmi del Mago Nero di Yugi, ero tutt'altro che tranquilla: in realtà ero nei pasticci quanto lui. In mano avevo solamente Arco d'Argento, La Prova delle Principesse e Predatore delle Tombe, e mi restavano solo 2300 Life Points. Dovevo assolutamente pescare un mostro, o il Guerriero Magnetico di Yugi mi avrebbe attaccato... Pescai una carta. Uff! Anche stavolta mi ero salvata per il rotto della cuffia.

-Evoco Manju dalle Diecimila Mani in posizione d'attacco... Che mi permette di pescare una carta rituale dal mio Deck. Scelgo Benedizione di Doriado... E concludo il mio turno.-

Per fortuna che aveva 1400 punti d'attacco, come il mostro di Yugi, o mi avrebbe fatto a polpette. Il mio avversario pescò una carta e la mise in posizione difensiva. Oh-oh! Ora che aveva due mostri in campo, il prossimo turno li avrebbe di certo sacrificati per far ritornare il Mago Nero... E io non potevo permetterlo! Avanti... Un mostro, chiedevo molto?

Pescai. L'ennesimo colpo di fortuna.

-Evoco Fate Danzanti in posizione d'attacco! Vai, e distruggi Guerriero Magnetico!- ordinai.

Il mostro di Yugi andò in mille pezzi, e ora gli restavano solo 1400 Life Points. Pensai se fosse il caso di attaccare il suo mostro coperto, ma temevo che avesse più punti difesa di Manju, e non potevo permettermi di perdere altri Life Points. Passai il turno, limitandomi a posizionare Predatore di Tombe, e Yugi sembrò parecchio dispiaciuto della mia scelta. Evidentemente avevo visto giusto. Pescò una carta. Dalla sua espressione non mi aspettava niente di buono.

-Preparati...- disse -...perché ora attivo la carta magia Scambio di Anime!-

-La cosa?- dissi perplessa, non conoscendo quella carta.

-E' una carta magia che mi permette di sacrificare uno dei tuoi mostri al posto di uno dei miei...-

Oh, cavoli!

-...e quindi sacrifico il mio Elfo Mistico e le tue Fate Danzanti per evocare una vecchia conoscenza: il Mago Nero!- esclamò.

-Chissà perché me lo aspettavo!- dissi ironicamente.

In realtà avevo ben poco da scherzare. Ero fritta.

-Purtroppo però Scambio di Anime non mi permette di attaccarti ora, ma sarà per il prossimo turno.- aggiunse Yugi pazientemente.

All'inizio credetti di non aver udito bene. Sbaglio o aveva detto che non mi poteva attaccare? Lo guardai, e giunsi alla conclusione che avevo capito bene. Avevo un turno per ribaltare la situazione a mio favore... Impossibile. Cos'altro potevo fare? La mia unica chance era la carta che dovevo pescare. Oh, stupendo... Gyakutenno Megami. Un altro mostro a cinque stelle. E, comunque, anche se avessi deciso di evocarlo non sarebbe mai stato all'altezza del Mago Nero. Avevo solo una mossa possibile, ed era troppo stupida per essere presa in considerazione. D'altro canto, non avevo poi molta scelta.

-Attivo la carta trappola Predatore delle Tombe! Rinunciando a 2000 dei miei Life Points, posso prendere ed utilizzare una delle carte magia nel tuo cimitero... E io scelgo Anfora dell'Avidità!- dissi cercando di sembrare risoluta.

-Sei sicura di quello che stai facendo?- mi chiese preoccupato Yugi mentre mi dava la carta.

Sorrisi.

-Non ho altra scelta.- gli sussurrai.

Lui mi guardò un momento, indeciso se fidarsi o meno. Poi assentì con il capo.

Tornai al mio posto, e poi, dopo aver attivato Anfora dell'Avidità, pescai le due carte. Avevo giocato il tutto per tutto: ora mi restavano solo 400 Life Points. Ancora una volta pregai il Cuore delle Carte di aiutarmi. E ancora una volta lui mi diede ascolto.

 

YUGI

-Attivo la carta magia Mostro Resuscitato, per far tornare sul campo Neo, Guerriero Magico. E ora sacrifico entrambi i mostri che ho in campo per evocare... Tessitrice d'Ali!- esclamò Mira.

Rimasi a bocca aperta. Non c'è che dire, mia cugina era veramente molto fortunata.

-Inoltre le assegno Arco d'Argento, aumentando il suo attacco di 300 punti. E se la matematica non è un'opinione, ora dispone di ben 3050 punti d'attacco!-

-Faraone!- chiamai disperato.

-Tranquillo, Yugi.- mi rassicurò lui -Ti stai dimenticando che sul campo ho ancora Forza Riflessa. La sua Tessitrice d'Ali, non appena tenterà di attaccare, verrà distrutta.-

E' vero! Me ne ero completamente dimenticato. Mi dispiaceva per Mira, ma non potevamo per nessuna ragione perdere quel duello. Dopotutto, avevamo pur sempre una reputazione da difendere!

-Vai, Tessitrice d'Ali, attacca il Mago Nero!- ordinò lei.

-Non così in fretta.- la interruppe il Faraone -Attivo Forza Riflessa, che distrugge il tuo mostro!-

Aprii la bocca per esultare, ma mi ammutolii non appena vidi il modo in cui Mira sorrideva. E ormai avevo capito che quando lo faceva c'era da stare poco tranquilli.

-Peccato Yugi, ci hai provato...- disse dispiaciuta.

La guardai con gli occhi sgranati. Possibile che avesse trovato un modo per difendersi da Forza Riflessa?

-Attivo la carta trappola Disturba Trappola, che annulla l'effetto della tua Forza Riflessa.-

-NO! Non può essere!- disse incredulo il mio alter-ego.

-Ora, Tessitrice d'Ali, attacca il Mago Nero di Yugi!- disse mia cugina.

Il mostro dalle sembianze di una fata incoccò l'arco, e colpì il mio mago al petto in un'esplosione di luce che mi costrinse a coprirmi il volto con una mano. Quando riaprii gli occhi, mi voltai a guardare preoccupato il mio partner.

-Quanti...-

-850 Life Points.- rispose lui, leggendo sul display del Dueling Disk.

Eravamo davvero nei pasticci. Non avevamo nulla in mano che potesse contrastare Tessitrice d'Ali... Se solo avessimo estratto un mostro... Il Faraone pescò la nostra carta. Era un mostro sì, ma si trattava di Glorioso Soldato Nero. Che potevamo evocare in teoria con Rito della Gloria Nera, ma non in pratica, dato che non avevamo i mostri necessari da offrire come tributo. E comunque, Tessitrice d'Ali sarebbe rimasto più forte di 50 punti di attacco. Il mio alter ego fu come me dapprima sgomento, poi deluso. Ci scambiammo uno sguardo di intesa, quindi lui si rivolse a Mira con un sorriso.

-Non ho in mano nulla che possa difendermi dal tuo prossimo attacco... Mi sa che ho perso.-

 

MIRA

Non ci potevo credere. Io, io avevo vinto! Restai paralizzata, incapace di muovermi. Nessuno osò fiatare, evidentemente perché tutti erano troppo scioccati per poter dire qualcosa. Poi alla mia sinistra proruppero delle grida. Non feci in tempo a voltarmi che Anzu mi abbracciò stile boa consicritor, azzerando le mie capacità respiratorie.

-FANTASTICA! Semplicemente fantastica!- continuava a ripetere.

Scoppiò il caos. Improvvisamente tutti quelli che avevano assistito al duello si accalcarono intorno a me. Chi per parlarmi, chi per stringermi la mano, chi per chiedermi addirittura l'autografo. Ero confusa: tutta quell'agitazione solo per me mi imbarazzava.

-Sei stata grande, Mira!- dissero all'unisono Jonouchi e Honda.

Sorrisi debolmente. Poi vidi Yugi. Notai che aveva ripreso il suo aspetto normale: ancora ero dubbiosa per quanto riguardava l'identità della persona con cui avevo duellato, ma in quel momento la mia preoccupazione era un'altra. A fatica, riuscii a farmi spazio tra la folla. Non appena si accorse di me mi venne incontro.

-E' stato un onore duellare con te, Yugi.- gli dissi, non venendomi in mente nient'altro di meglio per paura di ferirlo.

Lui però mi sorrise, cogliendomi di sorpresa.

-L'onore è stato quello di poter competere con te, Mira. Sei stata veramente eccezionale... Fidati di me, di questo passo diventerai una duellante imbattibile!- fece lui allegramente.

Lo osservai critica. Non sembrava che se la fosse presa per la sconfitta, e questo mi fece ancora più piacere: credevo che i campioni come lui non sapessero perdere, ma a quanto pareva mi ero sbagliata.

-Ti ringrazio, ma se ho vinto è stato solo perché non hai usato le carte delle Divinità Egizie...- borbottai.

Mio cugino però scosse la testa.

-No, Mira.- disse lui, prendendomi le mani -Se hai vinto è stato perché hai creduto nel Cuore delle Carte...-

 

SETO

“Non è possibile. Non può essere vero. Quella ragazzina non può aver sconfitto veramente Yugi.”

Mi feci largo a spintoni tra la folla, Mokuba che mi seguiva a fatica. Non aveva pronunciato una sola parola dalla fine del duello, probabilmente intimorito da una mia possibile reazione a un suo qualsiasi commento. E aveva fatto bene, perché ero arrabbiato. Arrabbiato con quella mocciosa che era riuscita a fare quello che per me, Seto Kaiba, era stato impossibile. “Assurdo!” continuavo a ripetermi.

Finalmente riuscii a vederli. Mi avvicinai a lunghi passi con fare imperioso.

-Seto! Cosa ci fai tu qui?- disse Yugi con sorpresa, vedendomi arrivare.

Io però non gli risposi nemmeno, perché alle sue parole anche la ragazzina si era girata per guardarmi, incuriosita. Come immaginavo, anche lei non faticò a riconoscermi.

-T-TU!- boccheggiò.

-Io.- feci, con una calma pericolosa.

Lei si riprese ben presto dallo stupore, e riprese il tono strafottente della scorsa mattina.

-Cosa ci fai tu qui?- domandò, lasciandomi chiaramente a intendere che non ero affatto desiderato.

Yugi inclinò il capo, non riuscendo a comprendere bene la situazione.

-Un momento... Voi... Voi vi conoscete?- chiese stupito.

-Fortunatamente no.- ribatté lei.

-La fortuna è tutta mia, ragazzina.- dissi con un tono altrettanto gelido.

-Insomma, si può sapere cosa vuoi?- mi chiese con rabbia.

Mi concessi una risatina.

-E' semplice... TI SFIDO!- esclamai, puntandole un dito contro.

Lei sbatté ripetitivamente le palpebre, come se non avesse capito una sola parola di quello che le avevo detto.

-Sfidarmi? E a cosa?-

La guardai torvo. Mi stava forse prendendo in giro?

-Che domande, a Magic and Wizards!-

-Ah...- fece, come se all'improvviso le fosse tutto più chiaro -Ma perché?- mi chiese subito dopo con aria innocente.

“Santo cielo! Sparatemi, per favore.” pensai esasperato.

-Scommetto che è perché è riuscita a sconfiggermi, vero Seto?- disse Yugi con un sorrisetto divertito.

Feci per rivolgergli un'occhiata tagliente, ma venni preceduto dall'ennesima frecciatina.

-Insomma Kaiba, non sarebbe ora che ti rassegnassi? Ormai ho perso il conto del numero di volte che Yugi ti ha battuto...-

Mi voltai furente verso Katsuya.

-Sta zitto, Katsuya. Nessuno ha chiesto il tuo inutile parere.- gli sibilai contro.

Lui non sembrò particolarmente intimorito... Anzi, sfoderò un sogghigno beffardo.

-Cos'è, Seto? La verità fa male?-

Lo ignorai: non meritava neanche un briciolo della mia attenzione. Piuttosto, mi rivolsi nuovamente alla ragazza.

-Allora? Ti vuoi muovere sì o no? A differenza tua non ho molto tempo da sprecare!- sbottai.

Lei tornò a guardarmi con sufficienza.

-Mi spiace, ma adesso proprio non ne ho voglia.- disse, fingendo uno sbadiglio.

-Cosa? Ehi, ragazzina, ma tu sai con chi stai parlando?- dissi, il sangue che iniziava ad affluirmi al volto.

-Sinceramente no.- rispose lei tranquilla.

Rimasi senza parole.

-C... COSA?!? Io sono Seto! Seto Kaiba!- esclamai sconcertato.

I suoi occhi viola mi scrutarono con aria indagatrice. E poi scoppiò a ridere.

-Il presidente della Kaiba Corporation? Tu? Ma smettila...-

Tutti quanti iniziarono a ridere come matti, mentre io divenni rosso per la rabbia e l'indignazione.

-Ehi, ragazzina, non ti permetto di prendermi in giro!- le sibilai contro.

Lei corrucciò la fronte contrariata.

-E smettila di chiamarmi “ragazzina”! Ho un nome anch'io, sai?-

-Sarebbe?- chiesi, per niente curioso di saperlo.

Lei mi fissò orgogliosamente.

-Mira Muto.- esordì.

-Muto? Vuoi dirmi che sei parente di Yugi?- le chiesi, innegabilmente sorpreso.

-E' mia cugina.- disse lui intromettendosi nel discorso.

Mi rabbuiai. Adesso capivo perché lei era riuscita a batterlo... Forse l'avevo sottovalutata, poteva essere davvero un'avversaria degna di questo nome... Poteva rifiutare quanto voleva, ma ormai ero determinato a duellare contro di lei. Quando riemersi dalle mie riflessioni però, mi accorsi con disappunto che lei, Yugi e compagnia bella se ne stavano andando, piantandomi in asso.

Aprii la bocca per dirgliene quattro, ma non feci neanche in tempo a protestare, che venni preceduto da una voce.

-EHI, VOI, ASPETTATE UN MOMENTO!- sentii chiamare dietro di me.

 

FLASHBACK

Era una bella giornata di sole. Il giovane aveva ritenuto che fosse un peccato starsene al chiuso con un tempo simile, e pertanto era uscito dal tempio, ignorando le proteste di Taita, il suo mentore, che avrebbe preferito di gran lunga che egli si recasse alla Biblioteca Reale per studiare gli Antichi Scritti. Ma quel giorno Sethi non aveva proprio voglia di ammazzarsi come al solito sui libri, e colse l'occasione per eludere la sorveglianza degli altri sacerdoti per andare a fare una cavalcata fino all'oasi di Mann. Stava giusto recandosi alle scuderie, quando vide uscire dal Palazzo una giovane ragazza. Sebbene i suoi abiti fossero così semplici da farla sembrare una serva, Sethi la riconobbe all'istante come un membro della Famiglia Reale. Il ragazzo si fermò sul finire della scalinata, osservando i suoi movimenti aggraziati con ammirazione finché non le fu vicino. Allora parlò.

-Che la luce di Ra illumini il suo cammino, principessa.- la salutò educatamente con un inchino.

Lei si voltò a guardarlo con i suoi grandi occhi viola.

-Altrettanto a te, Sethi. E' una splendida giornata oggi, non trovi?- gli disse sorridendo.

Il giovane arrossì. Sebbene lui e Raissa si conoscessero da quando erano bambini, ogni volta che la vedeva lei riusciva a farlo sentire sempre in soggezione.

-Ha perfettamente ragione, principessa. Mi stavo giusto recando a fare una cavalcata fino a Mann.-

-Oh, è una splendida idea!- esclamò Raissa battendo le mani. -Spero che tu ti diverta. Buona giornata, Sethi.-

Detto questo, la ragazza fece per andarsene, ma Sethi la trattenne per un braccio.

-Aspetta!-

Raissa si voltò, stupita. Il giovane mollò subito la presa, conscio di quanto fosse stato sconveniente quel suo atteggiamento confidenziale. Tuttavia, nonostante si fosse aspettato una reazione sdegnosa da parte della ragazza, lei si limitò a guardarlo con quel suo solito fare allegro, ed anche leggermente infantile.

-Dovevi dirmi qualcosa?- gli chiese infine, poiché lui non aveva pronunciato una sola parola.

Lui arrossì nuovamente, ma poi si fece coraggio.

-Pensavo... Che magari potesse farle piacere accompagnarmi.- disse balbettando.

Raissa arrossì a sua volta.

-Oh...- fece una pausa -...mi spiace, Sethi, ma avevo già dato la mia parola a mio fratello che lo avrei aiutato con i preparativi per la festività di Osiride...- disse dispiaciuta.

Il giovane si morsicò le labbra. La festività di Osiride! Se ne era completamente scordato! Il che era veramente vergognoso, visto che suo padre, il nobile Aknadin, fratello del Faraone, era il Gran Sacerdote del tempio di Osiride... Un titolo che, ne era certo, un giorno sarebbe toccato a lui.

-Non si preoccupi, principessa. Piuttosto, porga i miei saluti al principe Atem.- disse con voce atona.

Fece per allontanarsi, ma questa volta fu lei a fermarlo.

-Aspetta! Mio fratello mi ha chiesto di domandarti se domani saresti venuto con noi a caccia sul Nilo... I sacerdoti di Api hanno acconsentito che per i dieci giorni di festa si potessero uccidere 50 ippopotami, e... Beh, lo sai che Atem non sa resistere a una battuta di caccia! Ci sarai, vero?-

-Ma certo, principessa.- rispose lui con piacere.

Lei sorrise allegramente.

-Oh, ma è meraviglioso! Allora ci vediamo domani, Sethi!-

Lui restò fermo a guardarla mentre si allontanava, i capelli corvini che ondeggiavano dolcemente al vento. Poi si avviò a sua volta verso le scuderie, con un sorriso soddisfatto stampato sulle labbra.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Verso nuovi orizzonti ***


Episodio 2: “Verso nuovi orizzonti”

 

YUGI

Io, Mira e gli altri ci fermammo di botto, mentre lo strano individuo che ci aveva richiamati ci raggiungeva. Indossava una lunga tunica scura che copriva interamente il suo corpo, lasciando scoperto solo il volto: dai lineamenti e dal colore ramato della sua pelle era chiaro che non era del Giappone.

-Dice a noi?- chiesi, anche se sapevo benissimo che prima si era rivolto al nostro gruppo.

L'uomo sorrise cupamente.

-Voi siete Yugi e Mira Muto, non è vero?- disse con voce profonda.

Io e mia cugina ci guardammo perplessi.

-Beh... Sì, siamo noi...- feci.

-...ma perché ce lo chiede?- aggiunse lei, dando voce al mio interrogativo.

L'uomo non rispose, anzi distolse la sua attenzione da noi due per concentrarla su qualcosa alle nostre spalle. Noi ci girammo per scoprire quale fosse l'origine di tanto interesse, e ci trovammo faccia a faccia con un Seto paonazzo, seguito a ruota da Mokuba.

-EHI, DOVE CREDI DI ANDARE?- strepitò all'indirizzo di Mira. -Se non sbaglio ti ho lanciato una sfid...- continuò, prima che il suo discorso venisse interrotto dall'uomo in nero.

-Il signor Kaiba?-

Seto distolse lo sguardo da mia cugina per posarlo sul suo interlocutore con un moto di sorpresa.

-Esatto. E lei, se non sono troppo indiscreto, sarebbe...?-

-Oh, al momento non ha importanza chi sono io.- rispose sempre con fare misterioso.

-Beh, almeno ci dica che cosa vuole da noi!- feci io, leggermente seccato dal fatto che, mentre lui ci conosceva, noi non sapevamo assolutamente niente di lui.

-E' presto detto. Vedete, il mio padrone mi ha mandato in Giappone per invitarvi a partecipare al torneo mondiale di Magic and Wizards che...-

Feci per chiedergli chi fosse mai questo “padrone”, ma Jonouchi, che al solo sentir nominare un “torneo di Magic and Wizards” era saltato su come una molla, lo interruppe bruscamente.

-UN TORNEO? Ma è f-a-n-t-a-s-t-i-c-o! Quando? Come? Dove? Chi? Perché?- esclamò tutto d'un fiato prima che Honda gli potesse pestare un piede.

-Sono spiacente, ma si tratta di un torneo esclusivo, al quale potranno partecipare solo i migliori duellanti di tutto il mondo.- spiegò quello gelidamente.

Il mio amico non sembrò affatto intimorito, anzi, sfoderò un sorrisetto che conoscevo fin troppo bene.

-Oh, ma allora è tutto a posto... Vede io sono Jonouchi Katsuya!- disse lui con la sua solita spavalderia.

L'uomo corrucciò ancora di più le sopracciglia.

-Purtroppo il suo nome non figura tra quelli dei tre duellanti che son stati scelti per la partecipazione al torneo.-

-Ah, ah.- disse Seto con uno dei suoi tipici sogghigni.

Jonouchi restò di sasso.

-Ma... Ma... Non è possibile! Ci dev'essere un errore!- piagnucolò.

-Nessun errore: al torneo parteciperanno unicamente tre duellanti per ogni nazione in gara.- disse il tizio.

A quel punto Mira prese timidamente la parola.

-Ma come può essere che sia stata scelta io? Non sono una duellante esperta! Quello di oggi era solo il mio primo duello!- protestò debolmente.

L'uomo sorrise, se possibile ancora più cupamente di prima.

-E' vero, ma deve sapere che i concorrenti sono stati scelti con un certo criterio, ovvero l'ex-campione nazionale, il campione in carica e una nuova promessa. Ovviamente i primi due, ovvero il signor Kaiba e il signor Muto, erano già stati scelti, ma per quanto riguardava il terzo partecipante il mio padrone mi aveva lasciato carta bianca. E, se posso permettermi questo azzardo, dopo aver assistito al suo duello non ho potuto far a meno di far ricadere la mia scelta su di lei.- spiegò con tranquillità.

Lei non sembrò molto convinta, ma non ribadì. Io, comunque, ero dell'idea che l'uomo ci tenesse ancora nascosto qualcosa. E poi, questa storia del torneo internazionale, spuntata fuori così all'improvviso... Era strano che non ne sapessi niente, e poi anche quel simpaticone non sembrava particolarmente invogliato a sbilanciarsi sull'argomento.

-E dove si svolgerebbe questo torneo?- chiese Anzu curiosa.

-In Egitto e, per la precisione, tra tre giorni.- disse l'uomo.

Sobbalzai. Aveva detto proprio Egitto?

-Avete detto proprio tra tre giorni?- esclamò Seto.

-Non potevate dircelo con un po' più di preavviso?- si lamentò Mira.

-Sono spiacente, ma è stato tutto organizzato molto rapidamente. Comunque, se avete intenzione di partecipare, il vostro aereo parte domani l'altro alle sette del mattino precise. Questi sono i vostri pass... Fossi in voi non tarderei.- e, detto questo, fece per andarsene.

-UN MOMENTO! Vorrei farle ancora altre domande!- protestai.

Ma l'uomo si era ormai disperso tra la folla.

-Che ne dici, partner: ti va una bella scampagnata in Egitto?- udii il Faraone commentare.

 

YAMI BAKURA

Sorrisi, non appena vidi comparirmi a fianco la figura incappucciata.

-Tutto è andato secondo i piani.- disse, dopo un ossequioso inchino.

Io mi guardai con cura le unghie.

-Lo so, Rasfer. Ti ho tenuto d'occhio per tutto questo tempo, nel caso ti fossi lasciato sfuggire qualcosa...- dissi, sentendo l'uomo irrigidirsi -Ma devo ammettere che ti sei comportato bene...-

Rasfer si tranquillizzò.

-Ne sono lieto. E poi è stato un gioco da ragazzi...- fece con una risata decisamente fuori luogo.

Io gli rivolsi un'occhiata ammonitrice.

-Certo... Ma fossi in te non prenderei la situazione troppo sotto gamba. Sai bene quali saranno le conseguenze se fallirai nella missione vero?- dissi, con tutta tranquillità.

Lui chinò il capo.

-Mi scuso per la mia affermazione avventata. Ma vedrà che non deluderò le sue aspettative.-

Io gli rivolsi un'occhiata indagatrice. In realtà, non potevo affatto affidarmi a quello stolto, ma al momento era ancora troppo prematuro agire in prima persona. Meglio temporeggiare ancora un po', finché Lui non avesse ritenuto che fosse giunto il momento opportuno.

-Lo spero...- affermai con aria minacciosa.

 

ANZU

La mattina seguente, mentre mi incamminavo verso la scuola con il mio solito anticipo, fu con un certo stupore che mi accorsi che, per una volta, non ero io la prima ad essere arrivata. Ma il mio stupore raddoppiò quando mi accorsi che la persona in questione era Jonouchi, che, detto tra parentesi, non è esattamente la puntualità fatta in persona.

-Che succede, Jono? Stamattina, quando ti sei svegliato, hai battuto per caso la testa per arrivare così in anticipo?- commentai sarcasticamente.

Lui, appena mi vide, mi venne incontro.

-Molto divertente, Anzu. Sul serio. Ti manca solo il naso rosso e la parrucca, e saresti perfetta come clown di un circo.- ribadì.

-Dai, stavo scherzando! Comunque, perché sei arrivato così presto?- gli chiesi, stavolta seriamente.

Il suo sorriso si fece più ampio.

-Il fatto è che non stavo più nella pelle: oggi...- ma si interruppe, come se avesse deciso di non dirmi più niente.

-Oggi...?-

Jonouchi scosse la testa.

-Naaa, spiacente, ma è una sorpresa!-

Una sorpresa?

-Avanti Jono! Dimmelo!- lo pregai, ma inutilmente.

-Nient'affatto. Te l'ho detto, è una sorpresa! Te lo dirò quando ci saranno anche gli altri.- disse risoluto.

Tentai nuovamente di convincerlo, ma dopo cinque minuti buoni lui non aveva scucito ancora una parola. Rassegnata, mi sedetti sulla mia solita panchina, pregando che Yugi, Mira ed Honda si sbrigassero ad arrivare. Dalla sua eccitazione doveva essere davvero una buona notizia...

 

HONDA

Appena udimmo suonare la campana dell'intervallo, io, Yugi, Mira ed Anzu ci precipitammo all'indirizzo di Jonouchi, curiosi di sapere quale fosse la sorpresa cui ci aveva accennato all'entrata. Lui, a quanto pareva, se la godeva un mondo a tenerci sulle spine... Anzi, sembrava che l'unico motivo per cui non aveva voluto rivelare nulla fino a quel momento era unicamente quello di vederci pendere dalle sue labbra.

-Allora?- gli chiedemmo all'unisono, leggermente seccati.

-Beh, dovete sapere che oggi... Et... Et... ET-CHUM! Scudade ud decondo...- disse, prendendo un fazzoletto dalla tasca interna della divisa per soffiarsi il naso.

-Che oggi...?- chiesero Mira e Anzu.

-Che oggi cosa?- fece Yugi.

-Parla, maledizione!- imprecai io.

Jonouchi ci guardò storto.

-E un attimo! Non vedete che mi sto soffiando il naso?- sbottò.

Alla fine mise via il fazzoletto. Noi tutti ci sporgemmo, avidi di informazioni, verso di lui.

-Dunque... Dicevamo?- chiese Jonouchi innocentemente.

-JONOUCHI!- sbraitammo.

-Eddai, stavo scherzando!- si difese il mio amico. -Ebbene... OGGI TORNA MIA SORELLA!- esultò.

Sua sorella? Shizuka? Al solo pensiero sentii che un vago colorito rossastro stava tingendo il mio volto. Cavoli, non vedevo l'ora di rivedere quei suoi occhi dolci, quel suo sorriso incantevole... Senza Otogi tra i piedi come al solito, ovvio.

-Ma è fantastico!- esclamò Anzu allegramente.

-Puoi dirlo forte!- fece lui -Che ne dite di venire a festeggiare il suo ritorno a casa mia, stasera? Tanto, mio padre sarà in giro per pachinko come al solito...-

Sorrisi tra me e me. Non potevo chiedere di meglio.

-Conta su di me!- esclamai con un sorriso a trentadue denti.

-Honda, lo so cosa stai pensando... Non azzardarti a mettere le mani sulla mia sorellina...- fece Jono fissandomi truce.

Io alzai le spalle.

-Le mie orecchie sono sorde a simili illazioni...- borbottai, facendo scoppiare in una risata maliziosa Anzu.

Jonouchi mi tirò l'ultima occhiataccia, ma poi mi lasciò perdere con un sospiro.

-Ovviamente sei invitata anche tu, Mira.- aggiunse, rivolgendole un sorriso.

La ragazza, che fino a quel momento si era tenuta in disparte, chiaramente a disagio, arrossì fino alla punta delle orecchie.

-Ma... Non credo che io...- tentò di scusarsi lei.

-Sta tranquilla! Vedrai che Shizuka sarà felicissima di conoscerti!- la rassicurò Jonouchi.

-Oh, beh, allora va bene!- fece lei, sorridendo a sua volta.

-Allora siamo d'accordo! Alle nove in punto, mi raccomando!- fece puntandoci un dito contro con fare ammonitorio.

-Guarda che qui quello che arriva sempre in ritardo sei tu!- lo rimproverò Anzu -Comunque... Passando ad argomenti più seri: Yugi, tu e Mira che cosa avete deciso riguardo il torneo?-

Yugi inclinò la testa, pensoso.

-A dir la verità non abbiamo deciso proprio un bel niente...-

-Come sarebbe a dire?- feci io -SVEGLIA! Sbaglio o quel tizio ha detto che il volo è per domani mattina?-

-No, non sbagli.- disse Mira -Ma vedi, Honda, è proprio quello il problema: si tratta di andare in Egitto, ed è un viaggio troppo impegnativo da compiere da soli, allo sbaraglio.-

Io, Jonouchi e Anzu ci squadrammo. Era ovvio che né Yugi, né Mira dovevano rinunciare a una simile occasione, ma non ce l'avrebbero mai fatta a cavarsela da soli. Certo, c'era anche Seto, ma di lui non si poteva certo far affidamento.

-Pensate anche voi a quello che penso io?- domandai.

Anzu fece cenno di sì con la testa.

-Allora vorrà dire che vi accompagneremo noi, amici!- annunciò Jonouchi.

-Ne siete sicuri?- chiese Yugi -Staremo via parecchi giorni...-

-No problem!- dissi sorridendo.

-E poi, perderemo un mucchio di giorni di scuola...- obiettò Mira.

Il mio amico le diede un'amichevole pacca sulla spalla.

-Beh, l'idea di base era proprio quella!- fece Jonouchi, scoppiando a ridere.

 

SHIZUKA

-UFFAAA! Ma si può sapere quanto ci mettono quei due ad arrivare?- continuava a borbottare Jonouchi.

Stava camminando in cerchio sul pavimento da circa dieci minuti, e non mi sarei di certo stupita se, presto o tardi, non scavasse un solco lungo il suo percorso. Una cosa era certa: il mio fratellone non avrebbe mai imparato a mantenere la pazienza.

-Avanti Jonouchi!- lo rimproverò Anzu -Vuoi stare fermo un attimo? Sono appena le nove e cinque! Cosa pretendevi, scusa? Che Yugi e Mira spaccassero il secondo come degli orologi svizzeri?-

Mio fratello decise di non ribadire, e così si lasciò andare a peso morto sul divano.

Poco dopo, suonò il campanello.

-Vado io!- esclamò Honda, uscendo dalla cucina.

Dovevo ammettere che Honda mi aveva stupito: non credevo che sapesse cucinare (come tutti gli uomini, d'altro canto), eppure si era offerto di preparare lui la cena. Era proprio un ragazzo gentile, ma non potei fare a meno di soffocare una risatina quando mi passò davanti con un grembiule rosa coi cuoricini.

-Ciao Yugi! Mira! Vi stavamo aspettando!- udimmo Honda dire dall'ingresso.

Noi tutti ci alzammo per accogliere i nuovi arrivati. Certo, non vedevo l'ora di rivedere Yugi, ma più che altro ero curiosa di conoscere Mira. “Vedrai...” mi aveva detto Jono “E' una ragazza veramente simpatica! E poi è una duellante in gamba: è riuscita persino a sconfiggere Yugi! Certo, lui non ha usato le tre carte delle Divinità Egizie, ma gli ha comunque dato filo da torcere...”.

Così, seguii a mia volta Anzu e mio fratello, finché non vedemmo Yugi e una ragazza, che presumevo fosse la famosa Mira, che parlavano assieme a Honda.

-Ciao Shizuka!- mi disse Yugi.

-Ciao Yugi!- dissi, salutandolo a mia volta -E' da un po' che non ci si vede, eh?-

Poi notai che Mira mi stava guardando, così la salutai, anche se, a dir la verità, ero un po' intimidita. All'apparenza poteva sembrare piccola e indifesa, ma c'era qualcosa, forse nel suo sguardo penetrante, che incuteva un certo senso di rispetto.

-Ciao! Tu devi essere Mira, la cugina di Yugi, non è vero?-

-Già. E tu devi essere Shizuka...- fece sorridendomi.

-Esatto, sono proprio io. Ma nessuno ti ha mai detto che tu e tuo cugino vi assomigliate come due gocce d'acqua? Avete persino gli stessi occhi!- le feci notare.

-Beh, in un certo senso un po' gli assomiglio, è vero...- ammise lei, imbarazzata.

-A parte il fatto che Mira è decisamente più alta di Yugi!- scherzò mio fratello.

Noi tutti scoppiammo a ridere, tranne Yugi, ovviamente, che se la prese maluccio.

-Grazie, Jonouchi... Per fortuna che gli amici non sono tutti come te...- borbottò.

Tuttavia il nostro momento di ilarità venne sconvolto da una serie di sgommate e brusche frenate che provenivano dalla strada. Subito dopo, si udirono un paio di voci, una femminile e l'altra maschile, che avevano iniziato ad insultarsi a vicenda.

-Accidenti a te! Non hai visto che stavo facendo manovra? Mi piacerebbe proprio sapere chi è che ti ha dato la patente!- fece la voce femminile.

-Probabilmente lo stesso pazzo che l'ha data a te!- gridò l'altro di rimando.

-Ragazzi...- fece Jonouchi, prendendo la parola -Qualcosa mi dice che sono appena arrivati Mai ed Otogi.-

 

MOKUBA

Bussai alla porta.

-Chi è? Non ho tempo, adesso!- udii la voce seccata di mio fratello.

-Sono io.- dissi, abbastanza forte perché Seto potesse sentirmi.

Sentii i suoi passi attraversare l'ufficio e poi, dopo aver infilato la chiave nella toppa, finalmente mio fratello aprì la porta.

-Avanti, entra.- mi incitò.

Io feci il mio ingresso nella stanza e mi andai a sedere al mio solito posto mentre lui richiudeva la porta, vale a dire dietro la scrivania. A dir la verità lì si sarebbe dovuto sedere Seto, ma ultimamente preferiva sistemarsi sulla poltrona dall'altra parte dell'ufficio. Diceva che star seduto dietro una scrivania lo soffocava. Io, personalmente, non riuscivo a capirlo. Che cosa c'è di meglio di una sedia girevole?

-E' successo qualcosa, Mokuba?- mi chiese.

Io distolsi un attimo la mia attenzione dalla stilografica che avevo in mano.

-Perché me lo chiedi?- domandai.

Lui alzò le spalle.

-Credevo che fossi venuto per dirmi qualcosa.-

Aggrottai le sopracciglia. C'era bisogno forse di un motivo perché io desiderassi vedere mio fratello? Tuttavia pensai che non fosse saggio dare inizio a una discussione, così optai per una risposta più diplomatica.

-No, ero solo venuto per vedere se avevi finito di fare le valigie.- dissi infine.

-Devo solo dare un'ultima occhiata al mio deck. Sai, ho deciso di apportargli alcune modifiche.- fece lui, tornando ad esaminare nel suo solito angolo delle carte.

Io mi alzai dalla sedia per andare a vedere.

-Delle modifiche, hai detto? Credevo che fossi già pienamente soddisfatto del tuo deck. Perché vuoi cambiarlo?- domandai.

Lui non rispose, e continuò a rigirarsi le carte tra le mani. Poi parlò.

-E' tardi, Mokuba. Domani mattina dovremo svegliarci presto, lo sai. Vai a dormire e smettila di impicciarti dei miei affari.- disse seccato.

Quelle parole mi urtarono profondamente. Ultimamente Seto era strano, certo, ma di solito non era mai così duro con me. Capivo che la storia del torneo e di un suo probabile nuovo duello con Yugi poteva innervosirlo, ma non fino a questo punto...

-Ma...- tentai di protestare.

-Niente “ma”. Ho già detto ai camerieri di prepararti una camomilla. Fila a letto.- disse, con un tono di voce ancora più duro di quello di prima.

Deglutii a forza. Odiavo quando mi trattava come se fossi un moccioso. In fondo, avevo già dodici anni! Ma se gli avessi risposto avrei solo peggiorato la situazione.

-Certo. Vado.- dissi, cercando di mantenere il mio solito tono di voce.

Non appena misi la mano sulla porta, però, udii nuovamente la voce di mio fratello.

-Mokuba?-

-Sì?- risposi, voltandomi verso di lui.

Mio fratello mi sorrise benevolo.

-Sogni d'oro.- disse gentilmente.

Sentii il peso che avevo sul cuore alleggerirsi fino a scomparire. Sorrisi a mia volta. Non sapevo che cosa avesse spinto Seto a parlare così prima, ma di certo ora era tornato tutto come prima. Tolsi la mano dalla maniglia, e corsi ad abbracciarlo.

-Ti voglio bene, fratellone.- gli dissi, sentendolo ricambiare il mio abbraccio.

-Anch'io, Mokuba. Tanto.- sussurrò.

 

MAI

-E così Yugi, Mira e Seto sono stati invitati a questo torneo in Egitto, se ho capito bene.- dissi, dopo aver mandato giù un sorso di birra.

-Infhahhi... Burp... Mai.- biascicò Jonouchi, tra una forchettata e l'altra.

-Jonouchi! Non si parla con la bocca piena!- gli fece notare Anzu.

Guardai il mio amico con un certo biasimo. Jonouchi era un ottima persona: era simpatico, altruista, ottimista e per giunta carino, ma non avrebbe mai imparato le buone maniere. “Ma guarda te di chi mi ero andata ad inn... No, ma cosa sto dicendo! Io non sono innamorata di Jonouchi. Per me è solo un buon amico, giusto?”

-Mai, tutto bene?- mi chiese Otogi -Sei diventata rossa come un peperone...-

Io lo guardai spaesata.

-Eh? Cosa?- balbettai -No, è che questa è una vera ingiustizia! Perché loro sono stati invitati e invece a me non hanno detto niente?- dissi, nascondendo il viso dietro al tovagliolo.

-Se per questo neanche Jonouchi è stato invitato...- commentò Honda.

-Umph.- fece lui -E' evidente che quel tizio non sa riconoscere i veri duellanti, altrimenti avrebbe scelto me al posto di Mira.-

-Dì la verità, Jonouchi, tu sei solo invidioso.- disse Otogi.

-Invidioso io? Tzé, sono sordo a simili insinuazioni.-

-Comunque Jono, se tu, Anzu e Honda li accompagnerete, beh...- disse Shizuka -Voglio venire anch'io!-

Jonouchi per poco non si strozzò.

-Cos... COFF COFF!-

-Te lo avevo detto io di non parlare mentre mangi...- lo rimbeccò Anzu.

-Anzu, per favore, chiudi il becc... COFF!-

Dopo cinque minuti buoni, finalmente il mio amico si riprese.

-Non se ne parla nemmeno!- riuscì a dire infine.

Shizuka mise il broncio.

-Come sarebbe a dire “non se ne parla nemmeno”? Jono, non ho più cinque anni! E poi, se tu ci vai perché non posso venire anch'io?- protestò.

-Ho detto di no e non voglio sentire ragioni!- disse lui, incrociando le braccia come per dimostrare che non sarebbe riuscita a farlo desistere.

-Avanti, Jonouchi! Shizuka è grande e vaccinata!- la difese Honda, certo allettato dall'idea di possibili momenti insieme.

-HO DETTO DI NO!- disse Jonouchi, alzando il tono di voce.

Improvvisamente fu come se l'aria si fosse fatta pesante. Non fa mai piacere vedere due persone che conosci litigare fra loro. Oltre a dispiacerti per non poterti intromettere, ti senti anche fuori posto... Capivo Jonouchi, in fondo lui agiva solo per il bene di sua sorella: un viaggio in Egitto non è roba da poco, soprattutto per una persona cagionevole e che oltretutto ha appena fatto un'operazione alla vista, ma non potevo nemmeno ignorare le ragioni di sua sorella. In fondo, la sua era un richiesta più che legittima, era ora che Jonouchi la smettesse di voler controllare sempre e comunque ogni aspetto della sua vita...

-Ma non mi puoi lasciare qui a casa da sola con papà! Sai bene che devo restare qui per due settimane!- continuò Shizuka.

Jonouchi, a quelle parole, rimase interdetto.

-Uff! E va bene, se proprio insisti...- borbottò alla fine.

-EVVIVA!- squittì lei abbracciandolo -Lo sai che ti voglio tanto ma tanto bene, vero fratellone?-

A quel punto saltò su anche Otogi.

-Beh, allora se viene anche lei vorrà dire che vi accompagnerò pure io.-

Sorrisi. C'era da aspettarselo, da Otogi. Aveva sempre avuto una cotta per Shizuka, e sarebbe stato disposto ad andare in capo al mondo per stare con lei... Letteralmente.

-Ma cerrrto...- fece Honda con cortesia dissimulata.

Sospirai. Questo, invece, c'era da aspettarselo da Honda...

-Sei molto gentile, Otogi. Vedrete, forse un po' schiacciati, ma ci staremo tutti sull'aereo!- esclamò Yugi.

Ecco... Lo sapevo. Alla fine ero rimasta solo io. L'idea di partire però mi stuzzicava, specie per un torneo di Magic and Wizards. E poi, come l'esperienza mi aveva insegnato, con Yugi non c'era mai il pericolo di annoiarsi.

-Ehi, vi state forse dimenticando di me?-

Jono si voltò a guardarmi, sorridente.

-Che c'è, Mai? Non vorrai mica dirmi che hai intenzione di venire pure tu!- disse, anche se sapeva già la mia risposta.

-Hai indovinato, biondino.- risposi con un occhiolino.

 

MIRA

Era una bellissima giornata di sole. I raggi filtravano dolcemente dentro la stanza da letto, e gli uccellini cinguettavano allegramente sugli alberi al di là della strada. Anche se normalmente facevo una fatica mortale a svegliarmi, quella mattina mi bastò dare un'occhiata fuori dalla finestra per convincermi ad alzarmi all'istante. Inoltre, non potevo permettermi di arrivare in ritardo all'aereoporto. Mai aveva detto che sarebbe passata a prenderci alle sei e un quarto, e adesso erano a malapena le cinque. Io e Yugi avevamo tutto il tempo che volevamo per prepararci e ficcare le ultime cose nelle valigie. Peccato che non si fosse ancora alzato... Per cui mi risolsi a fare irruzione in camera sua, battagliera.

-Alzati, dormiglione!- incitai mio cugino, tirandogli una cuscinata in faccia.

Yugi per tutta risposta prese il cuscino e me lo ritirò indietro.

-YUGI! Hai forse intenzione di fare tardi?-

Con un grugnito si mise a sedere e mi fissò con occhi assonnati. I suoi capelli erano ancora più spettinati del normale, e dovetti mordermi la lingua per non ridergli in faccia.

-Mira, ma si può sapere che ore sono?- borbottò.

-Le cinque.- risposi tranquillamente.

-Tu sei pazza! Io me ne ritorno a dormire...- fece, tornando fra le coperte.

Groan. Qualcosa mi diceva che mi sarei dovuta preparare la colazione da sola. Il che, ripensando all'abilità culinaria di Yugi, forse non era un male.

 

YUGI

Alla fine, soprattutto perché non ne potevo più delle continue ramanzine da parte del mio alter-ego, mi rassegnai ad alzarmi. Dopo essermi vestito, scesi in cucina a far colazione. Con mio enorme piacere, Mira aveva già preparato dei toast.

-Ti ho già detto che sei un angelo, cuginetta?- la adulai, allungandomi per prenderne uno.

Lei mi fulminò con un'occhiataccia.

-Scordatelo!- fece, bacchettandomi le mani -Per te niente colazione! Ci hai già fatto perdere abbastanza tempo!-

Alla fine, dopo un'estenuante lotta, riuscii a smangiucchiare qualche biscotto e un po' di latte, e poi io e Mira tornammo in camera per finire di preparare le valigie. O, meglio, le mie valigie, perché inspiegabilmente lei era riuscita a far entrare tutto nella sua borsa a tracolla ed in un minuscolo trolley, mentre io dovevo sudare sette camicie per far entrare tutto nelle mie.

Mentre stavo ancora cercando di chiudere l'ultima senza farla esplodere, udii il suono di un clacson accompagnato dalla voce di Mira.

-YUGI! DATTI UNA MOSSA CHE E' ARRIVATA MAI!- mi gridò dall'ingresso.

Io, dopo aver finalmente ultimato la valigia, mi precipitai da basso. Chiusa la porta di casa, salii a mia volta sull'auto, dove c'erano già stipati Mai, Mira, Jonouchi e Shizuka.

-Sei certa di non aver dimenticato niente?- chiesi intimorito a Mira.

-Uhmmm... Fammi pensare...- ponderò -AH! Ora che ci penso, non sono sicura di aver chiuso il gas.-

Il mio urlo fu così forte che feci persino sbandare Mai.

-Rilassati, Yugi!- disse mia cugina, scoppiando a ridere -Stavo solo scherzando!-

 

JONOUCHI

Quando scesi dalla macchina per poco non fui tentato dal baciare il marciapiede. Andare in macchina con Mai è un'esperienza che può bloccarti la crescita.

-Saranno già arrivati gli altri?- mi chiese Shizuka mentre scaricavamo le valigie.

-Non ne ho idea... AH! Aspetta! Eccoli là!- esclamai, scorgendo all'entrata le figura di Anzu, Honda ed Otogi.

-Avete un'aria stravolta, ragazzi. E' successo qualcosa?- ci chiese preoccupata Anzu una volta che li avevamo raggiunti.

-Tu prova ad attraversare mezza Domino in macchina con Mai e poi ne riparliamo...- sbottai.

Mai mi rifilò un'occhiataccia.

-Guarda che ti ho sentito, Jono...-

Dovetti scansarmi per evitare un pugno in testa.

-Avanti, ragazzi! Diamoci una mossa! Dobbiamo ancora raggiungere l'hangar...- ci fece notare Otogi.

-Sul biglietto che ci ha dato quel tizio...- iniziò Mira, osservandolo -C'è scritto che dobbiamo andare all'hangar numero sette...-

-Però! Certo che ne ha di fantasia! Alle sette, all'hangar numero sette... Ma allora è un fissazione!- commentò Honda, mentre entravamo nell'atrio dell'aeroporto.

Non avevo mai preso un aereo in vita mia, e pertanto fui sorpreso dalle dimensioni dell'aeroporto. La gente andava e veniva in continuazione, e ben presto iniziai a sentirmi un po' spaesato.

-Venite, gente! Qui c'è affissa la pianta dell'aeroporto!- ci chiamò Anzu.

Noi la raggiungemmo.

-Dunque... Hangar cinque... Sei... Sei...- lesse Anzu -Ma qui non parla di nessun hangar sette!- protestò.

-Stai scherzando, vero?- feci io.

Tuttavia, anche dopo aver riletto accuratamente la mappa, non sembrava esistere alcun hangar sette.

-Eppure non possiamo sbagliare! Qui c'è scritto proprio sette!- disse Yugi, osservando il suo biglietto.

-Già... Propongo di chiedere informazioni.- fece Otogi -Aspettatemi qui.-

E detto questo si allontanò, scomparendo tra la folla. Io guardai l'orologio preoccupato, sperando che si muovesse. Ormai, nemmeno a farlo apposta, mancavano giusto sette minuti alla partenza...

 

OTOGI

Quando tornai, vidi che i miei amici erano ancora fermi ad esaminare perplessi la cartina. Poi Honda si girò per un secondo e mi vide arrivare.

-Era ora, Otogi! Ma quanto tempo ci hai messo?- borbottò.

-Chiedo scusa, ma c'era una coda allucinante all'ufficio informazioni.- mi scusai -Comunque, mi hanno detto che per raggiungere l'hangar sette dobbiamo andare nell'area nord-ovest dell'aeroporto. Non è segnato sulla mappa perché si tratta di un hangar privato.- spiegai.

-Allora ci conviene muoverci, o l'aereo decollerà senza di noi. Mancano solo tre minuti.- osservò Mai agitata, guardando l'orologio.

 

SETO

-Ehi, Seto! Hai visto che ore sono?- mi chiese Mokuba.

-Direi di sì.- risposi, continuando a passeggiare seccato davanti all'aereo, sempre se così si poteva chiamare quel catorcio.

-Che facciamo? Non possiamo continuare ad aspettare! Se Yugi non arriva...-

-Arriverà.- risposi semplicemente.

Infatti, poco dopo, lo vidi arrivare. Quello che non mi era particolarmente gradita era, invece, la presenza di circa una decina buona di persone che conoscevo fin troppo bene.

-Era ora. Certo che ve la siete presa comoda.- notai.

-Beh, l'importante è che siamo giunti in tempo, no?- commentò Yugi.

-Sarebbe questo l'aereo che dovrebbe portarci in Egitto?- chiese la Mazaki, perplessa.

-MA E' UN AMMASSO DI ROTTAMI!- esclamò Katsuya -Io su quel coso non ci salgo neanche se mi pagano!-

-Nessuno rimpiangerà la tua mancanza.- dissi sarcasticamente.

In realtà c'era ben poco da scherzare. Era duro da ammettere, ma anch'io iniziavo a chiedermi se non fosse il caso di andare in Egitto con mio jet privato.

-Beh, non abbiamo molta scelta.- fece notare la cugina di Yugi.

 

MIRA

Così, volenti o nolenti, finimmo per salire tutti sull'aereo. All'interno, era persino più piccolo di quanto potesse sembrare da fuori, tanto che trovammo a malapena i posti per sederci tutti. Al momento del decollo, Jonouchi si catapultò all'istante ai servizi.

-Credo di non sentirmi molto bene...- aveva spiegato.

In effetti, era piuttosto palliduccio. Doveva essere la prima volta che saliva su un aereo, e il fatto che il mezzo in questione fosse la scatola da scarpe su cui viaggiavamo, di certo non aiutava.

Io mi ero scelta un posto vicino al finestrino, e così, mentre gli altri chiacchieravano allegramente, potevo starmene tranquilla ad osservare il paesaggio. Non che non volessi parlare con i miei amici, ma mi sembrava un peccato rinunciare a quella vista meravigliosa, anche solo per qualche minuto. Tuttavia, con mio grande disappunto, dopo un po' mi accorsi che il cielo si era fatto buio.

-Ehi! Mi sapete spiegare perché fuori non si vede più niente?- protestai.

Il fratello di Seto, che se non sbagliavo si chiamava Mokuba, che era seduto vicino a me, rispose al mio interrogativo.

-Beh, visto che ci stiamo spostando da est verso ovest, a causa del fuso orario, invece di farsi giorno sta ritornando notte. Hai letto il libro “Il giro del mondo in 80 giorni?”, di Jules Verne?-

Feci cenno di no con la testa, un po' mortificata. Non era da me cadere su simili argomenti letterari.

-Dovresti leggerlo, a me è piaciuto un sacco! Parla di questo Phileas Fogg, che aveva scommesso di fare il giro del mondo in soli 80 giorni. Di ritorno dal viaggio, credeva di aver perso la scommessa, dato che aveva impiegato un giorno di troppo... Ma poi scoprì che invece era tornato con un giorno di anticipo, perché aveva attraversato la Terra da oriente verso occidente.- mi spiegò animato.

Lo guardai ammirata.

-Certo che ne sai di cose!- notai.

-Naaa... Se ti ho potuto rispondere è solo perché sono abituato ai cambiamenti di fuso orario: mio fratello deve spesso allontanarsi dal Giappone per motivi di lavoro, e mi è già capitato più volte di doverlo accompagnare.- rispose sorridendomi.

-Allora non sei solo intelligente, ma pure modesto! Non riesco a capire come tu possa essere fratello di quello là!- sbottai, indicando Seto, che se ne stava seduto in un angolo a lavorare su un portatile.

Mokuba scoppiò a ridere.

-Non posso certo dire che Seto sia una personcina molto affabile, ma ti posso assicurare che in realtà non è così antipatico come gli piace sembrare.-

La sincerità con cui aveva pronunciato quelle parole mi fece dubitare per la prima volta del mio giudizio su Seto, se non fosse stato un po' troppo affrettato. Dopotutto, se tra me e lui i rapporti erano così tesi lo dovevo solamente al nostro scontro al centro commerciale. Ripensandoci, lo avevo assalito senza alcuna ragione: anche se non lo avrei mai ammesso, ero stata io a volargli addosso.

-Uh? E adesso dove stai andando?- mi chiese Mokuba.

-A parlare con quella personcina molto affabile di tuo fratello.- risposi, andandomi a sedere di fianco a Seto, presa da uno slancio di coraggio.

Lui però non mi degnò di una sola occhiata. Non ero nemmeno sicura che si fosse accorto della mia presenza.

-Perché te ne stai in disparte?- gli chiesi, cercando di rompere il ghiaccio.

Lui non mi rispose, continuando a scrivere sul portatile. Guardai lo schermo. Era pieno di simboli di cui non conoscevo il significato. Dovevano essere codici di programmazione, credo... La mia cultura dell'informatica è piuttosto scarsuccia.

-Cosa stai facendo?- domandai nuovamente.

Finalmente lui mi rispose, seppur continuando a non guardarmi.

-Sto lavorando. O, almeno, ci provo. Non è facile quando hai una ragazzina petulante che continua a farti domande seduta vicino.- fece gelido.

Rimasi parecchio male a quella risposta, ma, d'altronde, cos'altro mi potevo aspettare da lui? Non è che fino a quel momento io lo avessi trattato poi molto meglio...

-Senti...- iniziai -Io... Io penso che abbiamo iniziato con il piede sbagliato, noi due.- balbettai.

Lo guardai di sottecchi per assicurarmi di non aver detto niente di sbagliato, ma lui continuava a fissare il video. Non avevo idea se mi stesse ascoltando o meno, ma il fatto che non mi rispondesse con una delle sue freddure mi dava già un certo senso di sicurezza. Così decisi di continuare il mio discorso.

-Quel giorno... Al centro commerciale, ricordi? Beh, ci tenevo a scusarmi se sono stata forse un po' troppo brusca. Non era mia intenzione parlarti in quel modo... Ma, vedi, in quel momento ero pò nervosa... Oltre ad essermi persa, temevo che cadendo mi si fosse rotto il Dueling Disk...- presi fiato, poiché quel discorso mi stava rendendo inspiegabilmente a disagio -Sai, è l'oggetto più prezioso che ho.- conclusi.

Lo guardai speranzosa, col desiderio che si girasse verso di me e mi dicesse qualcosa... Ma Seto continuava a fissare il computer quasi con ostinazione. Improvvisamente, iniziò a germogliare nella mia testa l'idea che avevo appena fatto qualcosa di terribilmente stupido. Perché ero andata da lui? Che cosa speravo di ottenere? Mi stavo solo rendendo ridicola...

Rassegnata, decisi di tornare al mio posto, ma poi udii la sua voce. Ci misi un po' a capire che non era stata una mia impressione, ma che Seto aveva parlato veramente.

-Perché mi dici queste cose?- mi aveva chiesto.

Io, ancora stupefatta, tornai a sedermi, i neuroni che sembravano essersi momentaneamente scollegati. La sua domanda continuava a ronzarmi nella mente, ma non riuscivo a trovare una risposta che mi soddisfacesse completamente. Perché gli dicevo queste cose? Non ne avevo la minima idea.

-Immagino... Perché mi piacerebbe essere tua amica.- risposi infine.

Lui, finalmente, staccò gli occhi dal monitor e iniziò a fissarmi. Dio, mi sentivo così impotente sotto quello sguardo di ghiaccio... Tuttavia, non lo diedi a vedere, e lo sostenni fieramente.

-Non ho bisogno di amici.- disse, con una freddezza che mi fece rabbrividire.

-Forse...- dissi flebilmente -O forse lo dici solo per rassegnarti alla tua solitudine. Tutti prima o poi hanno bisogno di un amico cui appoggiarsi in un momento di difficoltà e, credimi, io lo so bene...-

Vidi che stavolta fu il suo sguardo a tentennare. Ma non appena aprì la bocca per ribattere, entrambi fummo sbalzati uno addosso all'altro, l'aereo che si inclinava pericolosamente verso sinistra.

-CHE DIAVOLO STA SUCCEDENDO?- sentii gridare Anzu.

 

FLASHBACK

La barca, la cosiddetta Soffio di Horus, procedeva lentamente lungo le acque cristalline del Nilo. Atem osservò con piacere quella vista, che anche se gli era fin troppo familiare, non poteva fare a meno di incantarlo ogni volta. Poi, all'improvviso, quel silenzio venne rotto dal canto melodioso della ragazza seduta a prua.

Il mio cuore palpita come una quaglia ferita

quando vedo il volto del mio amore

e le mie guance si arrossano come il cielo dell'aurora

nel sole del suo sorriso.

Tutti gli uomini che erano a bordo, dai guerrieri ai rematori, fermarono le loro attività per poter ascoltare la voce di Raissa. Il giovane sorrise compiaciuto. Ricordava che un giorno Taita aveva detto che la voce di sua sorella sarebbe stata capace di ammansire il serpente più velenoso. Inizialmente Atem non aveva dato troppo credito alle parole del buon scriba, ma allora la sua voce gli trasmise tanta serenità, che iniziava a pensare che forse aveva davvero ragione.

Fu solo dopo che il canto fu terminato che l'ammiraglio osò annunciare che erano ormai giunti in vista di un gruppo di ippopotami. Atem si alzò di scatto, impugnando il suo fedele arco, Lanata, pronto per scagliare i suoi dardi acuminati. Il giovane principe si guardò attorno, fino ad incontrare lo sguardo, leggermente contrariato, di Sethi. Sorrise. Sapeva fin troppo bene che il suo amico non riteneva la caccia divertente come lo era per lui, così, nonostante gli avrebbe fatto piacere averlo al suo fianco, raggiunse da solo il parapetto della nave.

-L'abbiamo avvistato.- aveva detto il timoniere, un certo Karim -Laggiù!-

Atem seguì con lo sguardo il luogo che gli era stato indicato, fino a scorgere la mole imponente di uno dei più grandi ippopotami che avesse mai visto: pareva grande quanto la barca.

-Per l'alito immondo di Set!- si lasciò sfuggire.

L'animale dovette essersi accorto della nave, perché iniziò a fuggire. Atem, tuttavia, non si scoraggiò ed ordinò ai rematori di inseguirlo.

Ad un tratto l'ippopotamo emerse dall'acqua a meno di trenta passi da prua, mentre lanciava irato nubi di vapore dalle narici. Atem incoccò una freccia, sollevò il grande arco e tirò nello stesso istante. Mentre la freccia volava ancora sibilando, un'altra freccia la seguì, ed un'altra ancora. L'ippopotamo mugghiò quando le si piantarono sull'ampio dorso, e s'immerse nelle acque profonde. Raissa, al vederlo scomparire, raggiunse il fratello.

-Non dirmi che l'hai già ucciso...- fece, sporgendosi dalla balaustra per guardare nelle acque ora tinte di rosso.

Atem si voltò verso di lei, allarmato.

-NON SPORGERTI COSI', E' PERICOLOSO!- le gridò.

Troppo tardi. All'improvviso, l'ippopotamo emerse dal Nilo, colpendo ferocemente la fiancata dell'imbarcazione. Il Soffio di Horus si inclinò pericolosamente. I rematori caddero dalle panche, e Atem venne scagliato con tanta forza contro il parapetto che l'aria abbandonò i suoi polmoni e fu sostituita da un dolore opprimente al petto. Raissa venne scaraventata in avanti. Il giovane tese il braccio per trattenerla, ma riuscì a frenarla solo per un momento: lei vacillò contro la balaustra, mulinò disperatamente le braccia e s'inarcò all'indietro, con la schiena nel vuoto.

-ATEM!- urlò, tendendogli la mano.

Per un momento le loro dita si toccarono nuovamente. Poi, come se fosse stata strappata via da qualcosa, la giovane cadde dalla barca, atterrando sul dorso sanguinante dell'ippopotamo. L'animale si voltò, pronto per azzannarla, ma chissà come Raissa riuscì a riprendersi, e, tenendosi aggrappata alle frecce scagliate da Lanata, a tenersi in equilibrio per schivare il colpo dell'animale.

-RAISSA!-

Prima ancora che Atem potesse pensare a cosa fare, vide una figura dietro di lui slanciarsi e tuffarsi a sua volta dall'imbarcazione. Il principe inorridì, una volta riconosciutolo.

-SETHI!- gridò.

Sethi cadde sul collo dell'ippopotamo, a cavalcioni quasi intendesse montarlo come se fosse stato il suo cavallo. L'animale si agitò ancora più violentemente, e fu un miracolo se lui e Raissa non furono sbalzati via.

Nel frattempo, sulla nave, Atem era così disperato che, se non fosse stato perché non sapeva nuotare, si sarebbe tuffato a sua volta. Nonostante fosse un eccellente arciere, non poteva fare nulla per aiutare i due, perché rischiava di colpirli con una freccia.

-Cosa facciamo, signore?- chiese preoccupato Karim.

Il principe non rispose. Non sapeva rispondere. Anche se a malincuore, in quel momento lui non poteva fare nulla, solo restare a guardare.

Sethi, intanto, aveva sfoderato la sua spada dalla cintola, e aveva colpito l'ippopotamo sul dorso. L'animale si voltò per colpirlo, ma lui fu più veloce. Con un rapido fendente, piantò la spada dritta nella sua testa. L'ippopotamo, ferito mortalmente, dopo una serie di convulsioni si inabissò definitivamente.

Atem si sporse per vedere come stavano i due giovani, ma con suo immenso orrore notò che non vi era traccia di loro nelle acque ora color porpora.

-RAISSA! SETHI!- gridò disperato.

-Non c'è bisogno che strepiti tanto. Siamo qui.- udì dietro di lui.

Il giovane si voltò, trovandosi di fronte un Sethi ansimante, coperto di schizzi di sangue, con in braccio sua sorella, priva di sensi.

-SETHI! Raissa, come sta?- domandò preoccupato.

Il ragazzo mise a terra la giovane.

-Sta bene. Ha solo bevuto un po' troppo.- lo tranquillizzò.

Infatti poco dopo la ragazza riprese i sensi, tossendo furiosamente. Sethi le corse subito vicino, aiutandola a rialzarsi. Lei si appoggiò al ragazzo, ancora troppo debole per reggersi in piedi da sola.

-Stai bene?- le chiese preoccupato Sethi, sotto lo sguardo attonito di tutto l'equipaggio.

-S-sì... Grazie.- sussurrò lei.

Atem, sebbene fosse sollevato dal poterli vedere entrambi sani e salvi, si scagliò contro di loro come una furia.

-DICO, MA SIETE IMPAZZITI? SETHI, PERCHE' DIAMINE TI SEI TUFFATO? E TU...- gridò, rivolgendosi a Raissa -COSA TI E' SALTATO IN MENTE DI SPORGERTI IN QUEL MODO? MI SEMBRAVA DI AVERTI AVVERTITA!-

I due abbassarono lo sguardo, mortificati.

-E' stato solo un incidente, fratello...- cercò di scusarsi Raissa.

Atem li osservò implacabile ancora per qualche secondo, finché non si rese conto che la gioia di rivederli vivi era più forte della sua collera.

-Oh, non sapete quanto mi avete fatto preoccupare!- ammise, soffocando entrambi in un abbraccio.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Duello ad alta quota ***


Episodio 3: “Duello ad alta quota”

 

SETO

Mira mi volò letteralmente addosso, mozzandomi il respiro. Erano quattro giorni che conoscevo quella ragazza ed era già successo fin troppe volte per i miei gusti.

-CHE DIAVOLO STA SUCCEDENDO?- aveva gridato la Mazaki.

Nel frattempo, non solo l'aereo aveva iniziato a muoversi in modo non molto rassicurante, ma era anche andata via la luce. Feci per alzarmi, quando mi ricordai del peso di Mira sul mio corpo.

-Potresti alzarti, per favore?- le domandai, fin troppo gentilmente data la situazione.

-Certo...- fece lei, ma subito dopo mi ripiombò addosso, in quanto perse l'equilibrio a causa di un altro scossone.

Mi lasciai sfuggire un gemito.

-Hai mai pensato di metterti a dieta?- le domandai.

Lei mi fulminò con un'occhiataccia.

-Oh, chiudi il becco, Kaiba!- mi ordinò, cercando di rialzarsi.

Rimasi interdetto dal suo tono di voce, molto diverso da quello che aveva usato solo due secondi fa. Sorrisi compiaciuto: nemici come prima, a quanto pareva. Tuttavia non ero sicuro che ciò fosse veramente quello che volevo... Non riuscivo proprio a levarmi di mente le sue parole...

A un tratto andò via la corrente: senza le luci, si riusciva a malapena a vedere a un palmo dal naso. Repressi un'imprecazione. Mi ero dimenticato di salvare il mio lavoro sul portatile.

Quando finalmente io e Mira riuscimmo ad alzarci, cercai di ignorare le varie grida da parte di Yugi e dei suoi amici per trovare mio fratello.

-Sono qui, Seto...- lo udii, strattonandomi la giacca.

-Stammi vicino, Mokuba. Questa situazione non mi piace per niente.- gli dissi.

-Lo sapevo che non dovevo salire! Lo sapevo, lo sapevo...-

-Katsuya, fai un favore all'umanità e TACI!- lo rimbeccai nervosamente.

-Cosa facciamo? Ho paura...- disse una voce femminile, forse la sorella di Katsuya, ma non ne sono sicuro.

-Manteniamo la calma. Tra poco tornerà tutto come prima.- fece Yugi.

Tzè. Figuriamoci se non se ne usciva con una delle sue solite frasi da eroe.

Mentre stavano ancora discutendo, udimmo una risata cupa. Mi voltai, ma non riuscivo a capire da dove provenisse quella voce, e di certo il buio non mi aiutava. Sentii Mokuba stringersi ancora più forte, paralizzato dalla paura.

-Siete in mio potere, duellanti! A quanto pare siete meno furbi di quanto pensassi, per cadere in modo così ingenuo nella mia trappola.- risuonò la voce.

 

YUGI

Anche se la voce risultava amplificata, non mi fu troppo difficile riconoscerla.

-FATTI VEDERE!- gridai, dissimulando un coraggio che di certo non avevo.

-Come desideri, Faraone.- rispose lui.

Raggelai. Come faceva... Come faceva a sapere del mio alter-ego?

-Non mi piace per niente...- disse il Faraone, mentre le luci si riaccendevano.

-Un momento! Ma quello è il tizio dell'altro giorno!- esclamò Honda, additando la figura in fondo al corridoio.

Come sospettavo. Se prima avevo avuto l'impressione che sotto quel torneo ci fosse qualcosa di losco, ora ne ero sicuro... L'uomo ci sorrise malignamente.

-Complimenti per lo spirito d'osservazione.-

-Ma tu chi sei veramente? E cosa vuoi da noi?- domandò Jonouchi arrabbiato.

-Il mio nome è Rasfer, mortale. E quanto a quello che voglio... E' semplice.- rispose -Voglio l'anima del Faraone, e una volta che l'avrò presa, mi impossesserò anche di quelle degli altri due prescelti.-

L'anima del Faraone? Questa storia non mi piaceva per niente. E poi, chi erano gli altri due prescelti? Avevo una vaga idea di quale potesse essere la risposta, e non mi andava proprio a genio.

-NON TI PERMETTERO' DI FAR DEL MALE AI MIEI AMICI!- gli gridai, sentendomi pure un po' patetico visto che la mia voce, invece di essere salda, era leggermente incrinata.

L'uomo si tolse il mantello, scoprendo un Dueling Disk.

-Allora combatti, se ne hai il coraggio!-

Sentii la rabbia montare dentro di me. Come osava quel tizio minacciarci? Se era un duello che voleva, beh, l'avrebbe avuto.

 

YAMI

Azionai il Dueling Disk, pronto a combattere, ma Anzu mi trattenne per un braccio.

-Non farlo! E' troppo pericoloso!- mi supplicò.

Sebbene sentissi anch'io che quello che stavo facendo era molto rischioso, non desistetti.

-Ho preso una decisione.- dissi risoluto.

-Anzu ha ragione, Faraone. Nessuno ti chiede di combattere contro di lui.- mi fece notare Honda.

L'uomo scoppiò a ridere.

-Certo, nessuno ti chiede di combattere contro di me... Ma se non lo farai, farò esplodere la bomba che ho nascosto sull'aereo, e con lei tu e tutti i tuoi sciocchi amici!-

-TU SEI PAZZO!- gli gridò Seto.

-E' una linea sottile quella che separa la pazzia dalla genialità, non lo sapevi?- sogghignò -Se il Faraone non combatte, salterete tutti in aria... E se anche lo facesse, perderete qualcosa di molto più prezioso della vita...-

-Che ne dici se invece ti buttiamo tutti quanti fuori dall'aereo a suon di calci?- gli fece Jonouchi, agitando minaccioso il pugno.

-Ferisce di più la spada delle parole. A te la scelta, Faraone.-

Sentii una goccia gelida di sudore cadermi dalla fronte. Dalla decisione che dovevo prendere dipendeva la sorte di tutti i miei amici. Poteva darsi che Rasfer, sempre se questo era il suo vero nome, stesse semplicemente bluffando, ma non me la sentivo di correre questo rischio.

-Sai bene che potresti perdere l'anima, vero partner?- mi domandò Yugi.

Sobbalzai. Mi ero dimenticato che Yugi poteva leggermi nel pensiero. Perdere l'anima, certo... Ricordavo fin troppo bene quando Pegasus aveva imprigionato l'anima di Seto, di Mokuba e del nonno di Yugi, oppure quando Malik aveva spedito Mai nel Regno delle Ombre... E se anche quel tizio non possedeva uno degli Oggetti del Millennio, percepivo in lui un potere così forte da farmi temere che questa volta non sarebbe bastato il Puzzle per salvarmi.

-HO FATTO LA MIA SCELTA, RASFER!- annunciai. -COMBATTIAMO!-

 

MIRA

Se non avevo ancora detto una sola parola, il motivo era semplice: da una parte perché ero paralizzata dal terrore, dall'altra dallo stupore. Sbaglio o quel tipo, Raven forse, aveva appena detto di volerci rubare le anime? Non credo di aver mai sentito una storia più assurda di quella in vita mia. Inoltre, perché diamine tutti si erano messi a chiamare Yugi “Faraone”? Come se non bastasse, lo strano oggetto che mio cugino portava sempre al collo si era illuminato e lui aveva di nuovo assunto l'aspetto che aveva durante il nostro duello. Avevo bisogno di spiegazioni, e subito.

-Qualcuno mi vuole dire quello che sta succedendo?- domandai, una volta ritrovata la voce.

Anzu inclinò la testa.

-Ehm... La fai facile, tu... Dunque, vediamo... Ci sono gli Oggetti del Millennio... No, meglio, il Faraone e Yugi...-

-Così invece di chiarirle le idee la fai andare ancora di più in confusione, non trovi?- osservò Otogi.

-Giusto!- gli fece eco Jonouchi -Adesso ti spiego... Yugi possiede un Puzzle che contiene l'anima di un Faraone morto 3000 anni fa, e ora questo Rasfer vuole combattere contro di lui per avere la sua anima, ma non l'anima di Yugi... Cioè, sì, la sua anima ma non la sua, quella del Faraone...-

Sbattei le palpebre, perché non riuscivo (ed in parte non volevo) capire.

-Uh... non credo di seguirti, Jonouchi...-

-E così sarei io quella che la manda in confusione, eh, Jono?- lo rimbeccò Anzu.

Sospirai. Avevo come l'impressione che ci sarebbe voluto più tempo del previsto.

 

MAI

Lasciai Anzu e Jonouchi a spiegare la situazione a Mira, poiché ero molto più interessata al duello. Ancora una volta, la nostra sorte era nelle mani del Faraone, e noi non potevamo essergli di alcun aiuto...

Yugi pescò le prime cinque carte e, fortunatamente, Rasfer scelse di farlo giocare per primo.

-Evoco Cavaliere della Regina in posizione d'attacco, e posiziono una carta coperta.- disse il mio amico.

Di certo la sua carta coperta era una trappola... Approvai la sua mossa: era un mostro potente con 1500 punti d'attacco, ma è sempre meglio essere prudenti.

-Il tuo mostro non mi spaventa.- affermò Rasfer, pescando una carta -Evoco Wadjet, Serpente Alato in posizione d'attacco... E grazie al suo potere speciale posso chiamare in campo ben due Wadjet in più!-

Ehm... Chiedo scusa se non svengo dalla paura, visto che quelle sottospecie di lucertole avevano solo 500 punti d'attacco... Forse Rasfer non conosceva le regole del Magic and Wizards? Mah... Peggio per lui: il Faraone l'avrebbe sconfitto ancora più in fretta.

-E tu speri di potermi sconfiggere così? Non so se te ne sei reso conto, ma il mio Cavaliere della Regina è molto più potente dei tuoi Wadjet.- affermò difatti lui, pescando una carta -Innanzitutto posiziono un'altra carta coperta, e poi attacco uno dei tuoi mostri con il mio cavaliere!-

-Sono spiacente, ma il tuo attacco non andrà in porto! Attivo la carta trappola Unione dei Clan, con cui posso sommare i punti d'attacco dei miei Wadjet!-

-NON PUOI FARLO!- esclamai indignata -Non avevi carte sul terreno!-

-Ripassa il regolamento del Magic and Wizards, Rasfer!- esclamò Seto -Per attivare le carte trappola è necessario averle prima posizionate sul terreno di gioco!-

-Non lo nego, ma Unione dei Clan consente di essere giocata anche solo avendola in mano... E questo significa che sia i miei che il tuo mostro andranno distrutti, avendo entrambi 1500 punti d'attacco!-

Incredibilmente, i mostri di entrambi andarono distrutti, proprio come aveva detto Rasfer.

-E' pazzesco!- esclamò il Faraone -Non può esistere una carta del genere!-

-Questo perché il mio Deck non è composto da carte come quelle patetiche che usate voi... Ma si serve di creature e magie molto più potenti, la cui esistenza era conosciuta soltanto agli albori del grande regno d'Egitto!-

 

YAMI

Ecco, lo sapevo, ci mancava solo questa...delle carte sconosciute che non posso prevedere!

-Non dobbiamo scoraggiarci.- mi rincuorò Yugi -Possiamo farcela comunque, dobbiamo solo aver fiducia nel nostro Deck!-

Yugi aveva ragione, ancora una volta. A volte penso che non sarei riuscito a vincere certi duelli se non ci fosse stato lui ad incoraggiarmi. Sì, insieme potevamo farcela!

-A te la mano, dunque.- dissi.

-Molto bene...- sogghignò Rasfer al vedere la carta che aveva pescato -...proprio quello che mi ci voleva: evoco Vendicatore Oscuro in posizione d'attacco!- mi rivolse un'occhiata malevola -Certo, 700 punti d'attacco non sono molti, ma il mio Vendicatore ne acquista altri 700 per ogni carta nel mio cimitero...-

Inorridii. Tenendo conto dei tre Wadjet che erano andati distrutti, e della carta trappola Unione dei Clan, il Vendicatore Oscuro raggiungeva una potenza d'attacco di 2800 punti...

-Vai, Vendicatore, attacca i Life Points del Faraone!-

...tuttavia, i punti d'attacco non sono sempre tutto.

-Attivo la carta trappola Cilindro Magico... mi spiace, ma il tuo attacco si ritorcerà contro i tuoi Life Points!- esclamai.

La faccia di Rasfer assunse un'espressione disgustata mentre i suoi Life Points scendevano a 1200, ma poi riprese il suo solito atteggiamento sprezzante.

-Poco importa, il mio Vendicatore è sempre più forte del tuo mostro. Non riuscirai a sfuggire al mio prossimo attacco! Quasi dimenticavo... posiziono anche una carta coperta.-

“Questo è tutto da vedere” pensai, pescando una carta. Dunque, in mano avevo Resuscita Mostro, Kuriboh, Guerriero Magnetico Gamma e Rilascio delle Anime... che era proprio la carta che faceva al caso mio.

-Attivo Rilascio delle Anime, con cui posso escludere dal gioco fino a cinque carte in uno dei due cimiteri... Indovina un po' su quali carte cadrà la mia scelta?- dissi, lasciando in sospeso la domanda.

Rasfer si limitò a fissarmi ferocemente. Diamine, possibile che quel bestione non avesse un minimo di ironia?

-Beh... Comunque puoi dire addio alle carte nel tuo cimitero, e con loro anche a 2100 punti d'attacco.- feci -Inoltre, chiamo in campo il mio Guerriero Magnetico Gamma, che ora polverizzerà il tuo Vendicatore Oscuro!-

E con questo, potevamo dire addio al buon vecchio Vendicatore.

-Ti piacerebbe: ti sei forse scordato della mia carta coperta? Attivo Ordine Divino... mi spiace, ma ora il tuo guerriero sarà costretto ad attaccare i tuoi Life Points!- fece il mio avversario.

Indietreggiai intimorito nel vedere il mio mostro voltarsi e scagliarsi verso di me, ma non potei far nulla per evitare la sua carica.

-E' tutto a posto, partner?- mi chiese preoccupato Yugi mentre mi rialzavo da terra.

-Io sì, ma i nostri Life Points un po' meno.- osservai, mentre quelli scendevano a 2500.

-AH AH AH!- rise Rasfer -Preparati, Faraone!- esclamò pomposo, pescando una carta -Non riuscirai mai a sconfiggermi... perché dalla mia parte ho questa: la potentissima Carta di Set!-

La... Carta di Set, aveva detto? Non so perché, ma al sol sentire quel nome tutto il mio corpo venne attraversato da dei brividi.

-Hai freddo? Stai tremando, Yami...- mi fece notare Yugi.

-Questa carta millenaria mi è stata donata dal mio Padrone, e non esiste duellante che sia riuscito a sopravvivere al suo passaggio.- disse Rasfer -Finora abbiamo giocato, ma ora si fa sul serio. Ti schiaccerò come un moscerino, e allora dovrai implorare in ginocchio la mia clemenza perché la tua anima venga risparmiata.-

Rasfer posizionò sul Dueling Disk la carta che aveva in mano. Nello stesso istante, tutto l'aereo venne avvolto da una luce accecante, e io fui costretto a coprirmi il volto, mentre il mio respiro venne mozzato da una corrente d'aria così potente che per poco non mi sollevò da terra. Ansimai, rendendomi conto che, per la prima volta nella mia vita, avevo paura.

 

SHIZUKA

Mi rialzai da terra, barcollando perché avevo sbattuto la testa contro una delle poltrone. Mi portai una mano sulla nuca, ma per fortuna avevo preso soltanto una botta. Niente di preoccupante, ma tra non molto mi sarebbe spuntato un bel bernoccolo. Rivolsi preoccupata il mio sguardo in cerca del Faraone, ma la mia vista era così offuscata che non riuscivo ancora a vedere bene i contorni delle figure. In compenso, potevo ancora sentire le voci. Ignorai i vari schiamazzi dei miei amici, e concentrai tutti i miei sensi verso il duello. Quando avevo perso la vista, avevo imparato a sviluppare tutti e quattro gli altri sensi, e pertanto, anche se vedevo a fatica, riuscivo ad essere pienamente consapevole di quello che stava accadendo.

-Cercherò di spiegarti brevemente in cosa consiste la forza di questa carta, anche se probabilmente il suo potere è così immenso da sfuggire alla tua immaginazione.- la voce cupa di Rasfer aveva subito calamitato la mia attenzione -Innanzitutto, i tuoi mostri perdono 1000 punti d'attacco...-

Mille punti? Anche se non capivo molto di Magic and Wizards, ne sapevo abbastanza per rendermi conto che era una cifra enorme. Yugi era veramente nei pasticci.

-...tuttavia, perché svelarti subito tutto e rovinarti la sorpresa? E' molto meglio se rimandiamo le chiacchiere ed inizio il mio turno.-

Drizzai le orecchie, ma non sentivo la voce del Faraone. Honda, che era al mio fianco, stava urlando non so quante maledizioni a Rasfer che per poco non mi perforò i timpani.

-RAZZA DI VIGLIACCO! INVECE DI PARLARE, PASSA AI FATTI! PER QUANTO NE SO STAI PERDENDO ALLA GRANDE, E NON SARA' CERTO LA TUA STUPIDA CARTA MAGIA CHE TI FARA' VINCERE! TI CONVIENE BATTERE IN RITIRATA, CODARDO CHE NON SEI ALTRO!- gridava.

Mi tappai le orecchie, nella speranza che il mio amico non intendesse continuare ad urlare in quel modo fino alla fine del duello, perché se no mi sarei persa tutto quanto per l'ennesima volta.

 

YUGI

Non potevo crederci... mille punti? Una carta magia non può essere così potente! Sperai che al mio alter-ego gli venisse in mente in fretta qualcosa, perché ora il nostro Guerriero Magnetico aveva solo 600 punti d'attacco e Rasfer aveva in campo Vendicatore Oscuro (che grazie alla presenza di Ordine Divino nel cimitero aveva 1400 punti d'attacco) più un mostro che aveva appena evocato, ossia Incantatore di Serpenti, con ben 1750 punti. Quello che mi preoccupava di più, però, era il fatto che il mio amico non aveva pronunciato una sola parola. Dannazione, ma cosa cavolo gli pigliava? Non era da lui lasciarsi prendere dal panico in quel modo, e soprattutto non era il momento adatto!

-Incantatore di Serpenti, attacca il mostro del Faraone!- ordinò.

Il suo Incantatore si slanciò velocemente contro il nostro Guerriero.

-YAMI!- gridai, nella speranza che si risvegliasse da quello stato.

Che mi avesse sentito o meno, comunque, l'importante è che riprese finalmente il controllo di sé.

-Attivo la mia carta coperta: Cappelli Magici, che proteggeranno il mio Guerriero dai tuoi attacchi!- disse.

Il mostro di Rasfer distrusse il cappello sbagliato, che nascondeva sotto di sé Rito Magia Oscura, ma non fummo così fortunati quando ci attaccò nuovamente con Vendicatore Oscuro.

-Speravi forse di fermarmi con quegli sciocchi cappelli?- esultò Rasfer, quando il nostro mostro andò in mille pezzi.

-Forse... comunque ora scarto Kuriboh dalla mia mano per proteggere i miei Life Points dal tuo attacco.- disse il Faraone.

-Non riuscirai a sfuggire ancora per molto ai miei attacchi.- affermò il nostro avversario -Presto o tardi la fortuna ti abbandonerà, e la tua anima sarà mia!-

-Questo è tutto da vedere.- disse il mio partner, pescando una carta.

-Vedo che sei tornato in te. Era ora.- notai.

-Non mi lascerò sconfiggere.- mi disse -Se vuole la mia anima, beh, non gliela lascerò prendere così facilmente.-

 

YAMI

Fortuna che Yugi non riusciva a leggere i miei pensieri con la stessa facilità con cui io leggevo nei suoi, perché se no si sarebbe reso conto che tutta la mia spavalderia non era nient'altro che una farsa. Da quando quella carta, la Carta di Set, era entrata in gioco, era come se il mio cuore si fosse fermato. Nella mia mente continuavano a rimbombare delle grida... di persone che chiedevano il mio aiuto, ne ero certo...

Aiutaci, Atem

Chiusi gli occhi, nella speranza di far tacere quelle voci, ma non serviva a niente. Atem... Non avevo mai sentito quel nome, ma era come se lo avessi sempre conosciuto. Atem... Ero io, Atem? Era quello, il mio vero nome? Nello stesso istante in cui feci questo pensiero, le voci che continuavo ad udire scomparvero. Aprii gli occhi, ma l'unica presenza che sentivo dentro di me era quella di Yugi. Per sbaglio sfiorai con una mano il mio Puzzle, e mi accorsi che stava scottando.

-Faraone...- mi chiamò il mio alter-ego -Va tutto bene? Sei strano...-

-Non preoccuparti, Yugi, è tutto ok.- lo rassicurai.

Mi accorsi che stringevo qualcosa in mano. La guardai, e capii di non avere ancora guardato la carta appena pescata: mi ero completamente dimenticato del duello. Analizzai la situazione. Rasfer aveva due mostri sul terreno, mentre io nemmeno uno. In mano mi restavano soltanto Mostro Resuscitato ed Elfo Mistico, che avevo appena pescato. Un mostro troppo debole per essere messo in attacco, ma i suoi 2000 punti di difesa sarebbero bastati per difendermi.

-Metto una cart...- incominciai.

-UN MOMENTO! Non ti ho ancora detto qual è il secondo potere della mia Carta di Set...- mi interruppe Rasfer -Ogni turno, infatti, perdi la bellezza di 100 Life Points per ogni mostro nel tuo cimitero... e tu ne hai uno, due, tre: perdi 300 Life Points.-

Vidi il numero sul display del Dueling Disk scendere a 2200. Non era molto, ma a lungo andare quella stupida carta avrebbe prosciugato tutti i miei Life Points.

-Dobbiamo chiudere in svelta la partita...- osservò Yugi.

Assentii.

-Posiziono un mostro in posizione difensiva e passo la mano.-

-Tremo già dal terrore.- mi prese in giro Rasfer pescando una carta -Piuttosto, preparati a salutare il mostro più forte di tutto il mio Deck: sacrifico i miei due mostri per evocare il potentissimo Uomo Scorpione!-

-Non mi sembra poi così potente.- osservai, per nulla intimorito.

-E' vero, 2000 punti d'attacco non sono poi molti... ma mi basta rinunciare a metà dei miei Life Points per farli salire a 3000. Inoltre, Uomo Scorpione ha anche l'interessante potere di scoprire i mostri che hai sul terreno.-

Con mio gran rammarico, il mio Elfo Mistico venne scoperto.

-E visto che i suoi punti di difesa non sono nulla rispetto al mio Uomo Scorpione, puoi dire addio al tuo elfo!-

Deglutii. Se prima la situazione non volgeva decisamente a mio favore, ora ero veramente nei pasticci. L'unica cosa che mi dava un minimo di speranza era il fatto che ora Rasfer aveva solo 600 Life Points, ma ben presto anche i miei sarebbero calati. Pescai una carta, e come avevo predetto scesero a 1800. Almeno, la carta che avevo appena preso mi avrebbe difeso per un bel po'.

-Gioco la carta magia Spade Rivelatrici, che...-

-So bene a cosa serve quella carta.- tagliò corto Rasfer -Ma continuare a scappare non ti aiuterà ancora per molto. Pesco e passo il turno.-

Pescai a mia volta, mentre i miei Life Points scendevano a 1600. Era Pietra del Saggio, che senza Giovane Maga Nera non mi era però di molta utilità. Passai la mano senza concludere nulla, ma per fortuna il mio avversario non fu da meno, perché, dopo aver pescato, fece altrettanto. Pescai nuovamente, mentre perdevo altri 400 Life Points. Evocai Cavaliere del Re, ovviamente in difesa, e passai il turno.

-Bene bene.- disse sorridendo malevolo Rasfer -Ancora un turno e la tua stupida carta uscirà di scena. Ma io propongo di rendere le cose ancora più interessanti, equipaggiando Uomo Scorpione con la carta Pungiglione Assassino.-

-A cosa serve? Parla!- ordinai preoccupato.

-Pungiglione Assassino fa sì che, quando ti attacco, anche se i tuoi mostri sono in posizione difensiva tu perda comunque dei Life Points. Preparati, perché questo sarà l'ultimo turno che farai.-

Ero perduto. I miei mostri non potevano contrastare Uomo Scorpione. Ma proprio quando stavo pensando di arrendermi, udii la voce squillante di Mira.

-YUGI!- mi chiamò.

Mi voltai nella sua direzione.

-Ricordi il nostro duello?- mi disse.

Lo ricordavo.

-E ricordi quello che mi hai detto?-

Non capivo quello che intendeva. Scossi la testa in segno di diniego.

-Hai detto...- prese fiato -...hai detto che non dovevo arrendermi. Hai detto che dovevo credere in me stessa, nel mio deck e nel Cuore delle Carte.-

Mi morsicai un labbro. Era tutto dannatamente vero. Come avevo potuto dimenticarmi del Cuore delle Carte? Proprio io, che andavo sempre dicendo che, in un duello, era quella la cosa più importante?

-Grazie Mira.- le dissi.

Lei mi sorrise.

-Che amica sarei, se non ti aiutassi? Perché gli amici devono sempre sostenersi nel momento del bisogno...- mi rivolse un'occhiata che non riuscii a decifrare. -...e, soprattutto, gli amici sono sempre sinceri tra di loro, non è forse così, Faraone?-

La sua ultima frase mi colpì come un pugno nello stomaco, perché mi ero reso conto solo in quel momento che né io, né Yugi le avevamo mai detto la verità sul mio conto. Mi ero ripromesso di dirglielo, dopo il nostro duello, ma ero sempre riuscito a trovare una scusa per non farlo. E ora lo era venuta a sapere della verità nel peggiore dei modi.

-Faraone...- mi chiamò Yugi, mentre chinavo il capo per sfuggire al suo sguardo implacabile.

-Lo so, Yugi. Abbiamo sbagliato.- dissi tristemente.

-Allora, Faraone, hai finito di chiacchierare con i tuoi amichetti? Se non ricordo male, io e te stavamo duellando.- mi richiamò Rasfer.

Giusto, il duello! Di Mira mi sarei occupato più tardi... Pescai una carta, concentrando tutte le mie energie su di essa: era la mia unica speranza, ma sapevo che il Cuore delle Carte mi avrebbe guidato. Ero così concentrato che non mi accorsi neppure che i miei Life Points erano scesi a 600. Nel momento preciso in cui la toccai, seppi istantaneamente ciò che avevo appena pescato.

-Mi spiace, Rasfer.- dissi sorridendo -Ma questo duello può essere vinto da una persona sola... e quella persona sono io!-

 

SETO

Ma tu guarda che scenetta commovente... il Cuore delle Carte, ma per favore! Possibile che ogni volta che c'è Yugi deve sempre saltar fuori questa storia? Non esiste nessun Cuore delle Carte, ma solo il duellante e il suo deck. Punto e fine. Perché nessuno aveva intenzione di capirlo? Questa volta non ci sarebbe stata nessuna fata turchina a salvare Yugi da quella situazione: la Carta di Set era troppo forte anche per lui. Ciò che non riuscivo a spiegarmi era come facesse quel tipo a possedere così tante carte senza che io fossi informato della loro esistenza: il database della KC contiene l'elenco di tutte le carte esistenti, ma non di quelle che Rasfer aveva appena giocato. Eppure se fossero state delle carte false non avrebbero potuto essere lette dal Dueling Disk. Non riuscivo proprio a capire. Certo, c'era sempre la possibilità che fosse come aveva detto Rasfer, ossia che le carte risalissero ai tempi degli Antichi Egizi... come no. E io sono Babbo Natale.

-Mi spiace, Rasfer.- disse Yugi sorridendo -Ma questo duello può essere vinto da una persona sola... e quella persona sono io!- udii in quel momento.

Cosa? Non poteva essere che Yugi avesse pescato la carta necessaria a vincere quel duello. Perché, per quanto ne sapevo io, c'era solo una carta nel suo deck che lo poteva salvare da quella situazione, e che comunque non sarebbe stato in grado di utilizzare.

-Prima di tutto attivo la carta Resuscita Mostro per riportare in gioco Cavaliere della Regina... -

Naaa. Impossibile.

-...grazie alla quale posso sfruttare l'effetto di Cavaliere del Re, cioè evocare specialmente Cavaliere del Jack dal mio deck... Ed ora che dispongo di tre mostri posso finalmente evocare...-

Impossibile...o forse no?

-...DRAGO ALATO DI RA!-

Yugi giocò la carta che aveva in mano, e istantaneamente apparve sul campo il drago. La sua mole era così gigantesca che l'aereo lo conteneva a malapena.

Che fortuna sfacciata.

 

YAMI

-Vai così, Yugi, sei il migliore!- esultarono i miei amici.

Rivolsi loro un rapido sorriso, poi tornai ad occuparmi del mio avversario.

-Credo proprio che tu abbia perso... Il mio drago ha tanti punti di attacco e difesa quanti erano quelli dei mostri che ho sacrificato per evocarlo... Ed anche con la tua Carta di Set ha ben 4000 punti d'attacco!-

-N-non può essere!- esclamò Rasfer, terrorizzato.

-Temo di sì, e ora te ne darò la dimostrazione: DRAGO ALATO DI RA, ATTACCA UOMO SCORPIONE E AZZERA I LIFE POINTS DI RASFER!- ordinai.

Con mia grande soddisfazione, Ra mandò in mille pezzi il mostro avversario.

-N-no...- continuava a ripetere il mio avversario, accasciandosi sul pavimento con il viso tra le mani.

-Abbiamo vinto!- esultò Yugi.

Poi, successe una cosa che non avevo previsto. Nel momento stesso in cui il Dueling Disk di Rasfer era sceso a zero, il suo corpo iniziò a prendere fuoco.

-PADRONE! PADRONE, NON MI PUNISCA ABBIA PIETA'!- gridava Rasfer mentre veniva avviluppato dalle fiamme.

Restammo a guardare inorriditi il suo corpo finché di lui non rimasero soltanto le ceneri. Era la prima volta che assistevo ad una conclusione tanto terrificante, dopo un gioco delle ombre... L'avevamo scampata bella.

 

JONOUCHI

-Non credo di aver capito bene cosa è successo...- ammisi avvicinandomi timorosamente a quello che un tempo era il corpo di Rasfer.

-Se per questo, nemmeno io ho capito molto.- disse Otogi, raggiungendomi.

-Una cosa è certa.- fece Mai -Ce la siamo vista davvero brutta. Ci pensate? Saltare in aria assieme a questa vecchia carretta...-

Poi Honda attirò la nostra attenzione.

-Ehi, guardate cosa ho trovato tra le ceneri.-

-CHE SCHIFO, HONDA!- squittì Anzu, allontanandosi schifata -Con quale coraggio ti metti a toccare quella roba?-

Ignorammo completamente Anzu per guardare quello che Honda stringeva tra le mani.

-Mmm... Sembra una mappa.- osservai.

-Forse perché è una mappa, zuccone che non sei altro.- mi disse Seto.

Oh, quanto avrei voluto stringere il suo collo con le mie stesse mani, o ancora meglio fare a pezzettini le sue carte del Drago Bianco e buttarle nell'oceano...

-Voi cosa pensate che mostri?- aveva domandato Mira.

-A giudicare dal fiume che la attraversa, direi che è l'Egitto... Anche se il territorio indicato su questa mappa è molto più vasto della sua estensione.- fece Mokuba.

-Ma potrebbe essere una mappa dell'Antico Egitto... Dopotutto, la carta su cui è disegnata sembra parecchio vecchiotta.- osservò Yugi, che aveva di nuovo preso possesso del suo corpo.

-Voi cosa pensate che indichi questa croce?- domandò Otogi, puntando l'indice sul segno rosso in alto a destra.

Già. Bella domanda. Il luogo dov'era nascosto il tesoro di un faraone? O, più semplicemente, il ristorante dove di solito Rasfer mangiava a pranzo?

-Non lo so.- disse Yugi, ben più serio -Ma una volta atterrati, ho intenzione di scoprirlo.-

 

MIRA

Nel momento stesso in cui l'aereo atterrò ad Il Cairo, i miei amici si catapultarono ansiosi fuori dall'aereo.

-Meno tempo resto su questo aereo infernale, e meglio è.- aveva detto Jonouchi.

-Concordo pienamente.- gli aveva fatto eco Mai, e tutti lo avevano seguito a ruota.

O, meglio, quasi tutti.

-Posso parlarti?- mi aveva detto Yugi.

Così, mentre gli altri scendevano a terra, io e mio cugino risalimmo, con la scusa di aver dimenticato una cosa sull'aereo.

-Cosa dovevi dirmi?- gli chiesi, anche se conoscevo benissimo la risposta.

-Sei arrabbiata con me? Perché non ti ho detto la verità?- mi domandò Yugi, guardandosi le scarpe.

-Intendi la verità sul Faraone?-

Annuì.

-Normalmente non avrei dato credito ad una sola parola di quello che mi hanno detto Anzu e Jonouchi, ma di certo, dopo quello che ci è successo, non posso negare l'evidenza.- dissi, esprimendo i miei pensieri ad alta voce.

-Ma sei arrabbiata?- mi domandò Yugi, la voce incrinata.

Arrabbiata? Già, avrei dovuto esserlo, ma non riuscivo a portare rancore verso mio cugino. Se mi fossi trovata io nelle sue condizioni, avrei fatto lo stesso per il timore che mi prendesse per pazza...

-No. Penso che tu abbia avuto le tue buone ragioni.-

Yugi alzò la testa.

-Davvero?-

-Davvero.- risposi.

Lui sorrise. E io non potei fare a meno di fare altrettanto.

-Però... Promettimi che d'ora in avanti sarai sempre sincero con me.- aggiunsi.

Yugi mi guardò un attimo negli occhi, mentre prendeva in considerazione la mia proposta. Poi, il Puzzle che portava la collo si illuminò, e l'altro Yugi prese il possesso del suo corpo.

-Lo prometto.- giurò, stringendomi la mano.

 

FLASHBACK

Il pomeriggio del sesto giorno dei festeggiamenti, il Faraone Aknamkanon partì con una processione solenne dalla sua regale dimora sino al tempio di Osiride, sulla riva del Nilo. Atem si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo nell'entrare nel fresco ambiente del tempio, visto che quel giorno c'era così caldo che sentiva che la cipria stava iniziando a colare lungo il suo viso. Odiava truccarsi, ma in simili cerimonie era inammissibile che il Principe Ereditario non lo facesse. Quando, alla fine, Atem poté finalmente sedersi a fianco del padre, iniziò a guardarsi intorno, e, come ogni anno, si stupì del numero di persone che erano riuscite a stiparsi nella grande sala. In teoria quello doveva essere uno spettacolo aperto solo alle persone più ricche ed influenti d'Egitto, mentre il popolo doveva limitarsi ad udire lo spettacolo dall'esterno, ma c'era sempre qualcuno che riusciva ad infiltrarsi senza permesso.

Finalmente le tende del palcoscenico si aprirono. Normalmente, Atem a quel punto era già mezzo morto di noia: ogni anno, infatti, la rappresentazione di Osiride era sempre stata uguale, tanto che il giovane sapeva così bene le parti degli attori che avrebbe potuto recitare lui stesso. Ma quest'anno sarebbe stato tutto molto diverso, in quanto il Faraone aveva concesso (sotto consiglio di Atem, ovviamente) allo scriba Taita di dirigere lo spettacolo, e tutta Tebe era ansiosa di vedere come lo avrebbe modificato. Inoltre, era anche un altro il motivo che agitava così tanto il ragazzo: sua sorella Raissa, infatti, aveva ottenuto il permesso di Taita di interpretare il ruolo di Iside. Era da quando era piccola che agognava a farlo, e finalmente il suo sogno quel giorno poteva diventare realtà.

Non appena tutti si furono seduti, Sethi, in qualità di futuro Gran Sacerdote di Osiride salì sul palcoscenico, pronto per pronunciare il discorso di benvenuto.

-...Aknamkanon, Figlio di Ra, a te vita eterna! Noi, tuoi fedeli sudditi, abitanti di Tebe, ti imploriamo di avvicinarti e di concedere la tua divina attenzione al modesto spettacolo che dedichiamo alla tua maestà.- concluse, per poi tornare a sedersi dietro Atem.

-Complimenti per il discorso, Sethi.- gli sussurrò mentre mi passava accanto.

Lui non rispose, ma dal suo sorriso era possibile comprendere che quel complimento gli avesse fatto molto piacere.

Poi, al suono di una fanfara, Taita uscì e si presentò agli spettatori. Alzò le mani per chiedere silenzio, e poi iniziò quel monologo che in quegli ultimi giorni non aveva fatto altro che provare e riprovare.

-Mentre camminavo nella luce del sole lungo le rive de Nilo, udii una musica straordinariamente bella. Andai con gioia in cerca del musico; non sapevo che era la Morte, e che suonava l'arpa per chiamarmi a sé.-

Gli egizi erano da sempre affascinati dalla morte, e all'udire le parole di Taita gli spettatori sussultarono e rabbrividirono.

-La Morte mi condusse in un luogo elevato, dove la luce di Ammon-Ra era così forte da farmi sentire parte del suo essere. Come un fiume possente, il tempo scorreva a ritroso verso i miei occhi, fino a quando il dio Ptah non diede forma alla nostra terra, e vi pose a capo la reggenza divina di Osiride.-

A quelle parole, lo scriba scese dal palcoscenico e comparvero gli attori. Atem e Sethi restarono incantati a guardare Osiride creare il Nilo, fonte di vita, fino alla sua uccisione da parte del malvagio dio Set. A quel punto, le tende si chiusero per indicare il termine del primo atto. Il tempo di cambiare i fondali che facevano da paesaggio, e Taita ricomparve in scena, questa volta per descrivere con parole ardenti il dolore di Iside e di Neftis per la morte del fratello. Quando lo scriba si ritirò, le tende si aprirono, rivelando la figura dolente di Iside, e gli spettatori proruppero in esclamazioni di meraviglia per la sua bellezza. Persino Atem, abituato com'era ai semplici abiti che solitamente indossava, faticava ad attribuire alla giovane donna dinanzi ai suoi occhi l'identità di sua sorella. All'inizio pensò di voltarsi e rivolgere una battutina maliziosa a Sethi (che di certo era diventato rosso come il sole al tramonto), ma poi non lo fece, ligio alle regole dell'etichetta.

Iside incominciò a cantare il lamento per il morto, e la sua voce echeggiò per le sale buie del tempio.

Il mio cuore è come una gazzella ferita,

dilaniata dagli artigli leonini del dolore...

Non c'è dolcezza nel favo di miele,

non resta alcun profumo nei fiori del deserto.

La mia anima è un tempio vuoto,

abbandonato dal dio dell'amore.

Guardo il volto tetro della morte con un sorriso.

Lietamente la seguirei,

se mi conducesse fra le braccia del mio amato signore.

Entrò Neftis, per cantare un duetto con la sorella, ma non appena intonò le prime parole, subito l'incanto venne rotto, in quanto l'attrice non era certo in grado di reggere il confronto con la voce di Raissa. Nonostante ciò, Atem restò ad ascoltare con piacere il canto delle due, col cuore gonfio di orgoglio per la sua sorellina.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Tomb Raiders ***


Episodio 4: “Tomb Raiders”

 

MOKUBA

Una volta che Mira e Yugi scesero dall'aereo, attraversammo la pista d'atterraggio per andare a ritirare i nostri bagagli. Io osservavo con attenzione mio fratello, pronto, a un suo segnale, ad imbarcarmi sul primo aereo per il Giappone: ero sicuro che, come al suo solito, non avesse la minima intenzione di restare assieme a Yugi e agli altri in Egitto, ma stranamente non aveva detto ancora una parola su un possibile ritorno a casa. “Mmm...” pensai “Qui gatta ci cova!”. D'altronde Seto non fa mai nulla per nulla, e per quanto ne sapevo non aveva alcun motivo per restare con loro, visto che il torneo per cui eravamo venuti si era rivelato una farsa... A meno che non intendesse sfidare Yugi o Mira a duello. Sì, più ci pensavo e più quella ipotesi mi sembrava plausibile.

Passai con noncuranza oltre il metal detector per andare al deposito bagagli, quando alle mie spalle udii il lamento insistente di una sirena d'allarme. Mi voltai, e mi trovai davanti una scena alquanto comica: Jonouchi, che era passato davanti al metal detector dimenticandosi di togliere prima il Dueling Disk, era stato assalito all'istante da due guardie, che avevano iniziato a perquisirlo.

-EHI! MA CHE FATE, GIU' LE MANI! NON SONO ARMATO, E' IL MIO DUELING DISK CHE HA FATTO SCATTARE L'ALLARME!- gridava il mio amico, tentando di sfuggire alle guardie.

I due, che evidentemente non sapevano parlare il giapponese, non desistettero dal loro intento e iniziarono, con tutta probabilità, a fare un interrogatorio a Jonouchi in arabo. Nonostante Honda e Otogi fossero accorsi in suo aiuto, i due continuavano a blaterale parole incomprensibili. Io osservavo, leggermente preoccupato, la scena, mentre invece mio fratello si era messo a sghignazzare a più non posso.

-Vi state sbagliando, il nostro amico è un tipo a posto!- disse Otogi, seppur inutilmente, non appena uno dei due aveva sfoderato un paio di manette.

Proprio quando la situazione sembrava volgersi verso il peggio, la dea bendata, come al solito, corse in aiuto di Jonouchi.

-Problemi, ragazzi?- fece una voce femminile.

Noi tutti ci voltammo, stupiti. Uno sguardo, niente di più. Mi bastò quello per riconoscere quei capelli biondi, e quegli occhi azzurri ed ammiccanti dietro a un paio di lenti...

-REBECCA!- esclamammo in coro, alla vista della nostra amica.

-A quanto pare non riuscite proprio a stare lontano dai guai, eh?- disse sorridendo. -Lasciate che ci pensi io.-

Poi si rivolse agli agenti in arabo. I due la ascoltarono per un po', parlottarono fra loro, e dopo che ebbero esaminato il Dueling Disk di Jonouchi si decisero infine a lasciarlo andare. Rebecca non finiva mai di stupirmi... Era una ragazza veramente intelligente, ma non avrei mai pensato che sapesse parlare fluentemente oltre all'inglese e al giapponese pure l'arabo... Beh, ripensandoci non era poi una cosa così strana: suo nonno, essendo un archeologo, lavorava in Egitto, e quindi Rebecca doveva aver imparato da lui quella lingua... Chissà, magari sapeva pure tradurre i geroglifici!

-Uff! Grazie mille Rebecca... Se non ci fossi stata tu...- fece Jonouchi, riassestandosi la maglietta.

-Non c'è di che...! Piuttosto, cosa ci fate voi in Egitto?- domandò.

-E' una lunga storia...- disse Anzu.

Rebecca sorrise.

-Che ne dite di andare a mangiare qualcosa tutti assieme? Così mi potrete raccontare tutto dall'inizio...-

 

REBECCA

Non appena il cameriere se ne tornò in cucina con le nostre ordinazioni, finalmente i miei amici iniziarono a raccontare tutto quanto. Io ascoltavo attentamente, chiedendo chiarimenti oppure facendo delle osservazioni. Una volta terminato il racconto, l'unica cosa che seppi dire fu:

-Complimenti, Yugi... Certo che capitano tutte a te...-

Lui, che era seduto davanti a me, arrossì leggermente.

-Ehmm... Già...- borbottò imbarazzato.

-Ora però è il tuo turno, Rebecca.- mi ricordò Mai -Come mai anche tu qui?-

-Quando hai ragione hai ragione...- ammisi -Sono venuta in Egitto per fare un favore a mio nonno.-

-Il professor Hopkins?- domandò Otogi.

-Esatto. In questo periodo sta svolgendo degli scavi vicino ad Il Cairo, ma la settimana scorsa è stato richiesto a Parigi per partecipare a una serie di conferenze sull'archeologia, e ha dovuto abbandonare tutto in fretta e furia per partire all'istante...-

-Quindi tuo nonno è un archeologo?- domandò la cugina di Yugi, Mira, mentre smangiucchiava un grissino.

Feci segno di sì col capo.

-Visto che però non si fidava molto dei suoi collaboratori, mi ha chiesto di venire per supervisionare le operazioni.-

Beh, forse supervisionare è una parola grossa. In realtà non mi aveva chiesto di dirigere gli scavi, ma solo di verificarne l'andamento per poi avvertirlo qualora venisse scoperto qualcosa. Ma non era il caso di dire anche questo, dopotutto.

-Devi intendertene di archeologia, perché tuo nonno ti affidasse un simile compito.- osservò Anzu.

-Beh, modestia a parte posso dire di saperne qualcosa, sì.-

In particolare, ero un'appassionata dell'Antico Egitto. Ho seguito il nonno in gran parte dei suoi scavi, e posso dire di saperne abbastanza per poter reggere il confronto con i migliori studiosi di Egittologia del Giappone, anche se lui continua a ripetere che non è vero. Chissà quando avrebbe smesso di trattarmi come se fossi una bambina dell'asilo ed iniziato a prendermi sul serio.

-Allora potresti esserci d'aiuto.- fece Anzu. -Yugi, fai vedere a Rebecca la mappa che abbiamo trovato!-

-Certo!- disse lui, frugando nelle tasche dei pantaloni.

Una mappa? Ora sì che ero curiosa... Finalmente il mio amico riuscì a trovarla, e me la porse. Quando la presi, nonostante avessi fatto di tutto per evitarlo, le nostre dita si sfiorarono, e per poco la mappa non mi scivolò dalla mano per l'imbarazzo. Sentii il cuore iniziare a battere forte. Mi chiesi se era quello che voleva dire essere innamorati... Io ero innamorata di Yugi? Gli volevo molto bene, quello era certo, ma forse ero troppo piccola per sapere qualcosa sull'amore.

-Fai attenzione, dev'essere molto antica...- mi disse.

Io mi riscossi dai miei pensieri, e finalmente diedi una prima occhiata a ciò che avevo in mano. Yugi non si sbagliava, quella mappa doveva essere parecchio antica. Rappresentava l'Antico Egitto, ed era stata realizzata su un foglio di papiro. Non potevo esserne certa, ma dal territorio che veniva mostrato mi era possibile pensare che risalisse al periodo più arcaico dell'Egitto... Ma, se la mia ipotesi si fosse rivelata esatta, non riuscivo a spiegarmi come il papiro si fosse conservato così bene. Certo, se tenuto in un luogo asciutto, come ad esempio una tomba, il papiro può arrivare a conservarsi per secoli, ma era la prima volta che ne vedevo uno in quelle condizioni: i colori e i tratti erano così vividi che sembravano esser stati tracciati in quel preciso momento. Poi il mio sguardo cadde sulla croce.

-Un momento!- esclamai.

-Cosa succede, Rebecca?- mi chiese Honda.

-Hai notato qualcosa?- domandò invece Yugi.

Io estrassi dalla tasca anteriore della mia valigia una carta geografica.

-Su questa cartina è indicato il luogo degli scavi a cui stava lavorando mio nonno.- spiegai mentre la aprivo. -E se non vado errato...- continuai, scorrendo sulla carta col dito per individuare il punto -...dovrebbe essere più o meno...-

Finalmente il mio indice lo individuò. Proprio come pensavo.

-Ma... E' lo stesso posto che indica la croce sulla nostra mappa o sbaglio?- chiese Anzu perplessa.

-Non sbagli.- riposi distrattamente.

Non ho mai creduto alle coincidenze. Pregai che il cameriere si sbrigasse a portarci da mangiare, perché dovevamo raggiungere il luogo degli scavi più in fretta possibile... C'era qualcosa sotto tutta questa storia, ne ero certa. E leggevo la stessa consapevolezza anche negli occhi dei miei amici.

 

ANZU

-Bene, ragazzi.- disse Jonouchi quando uscimmo dal ristorante -Qualcuno mi vuole spiegare come ci arriviamo fino agli scavi? L'oasi di Mann non è proprio vicinissima, e non credo che riusciremo ad attraversare il deserto a piedi!-

Groan. L'ennesimo problema.

-Non vi preoccupate...- ci rassicurò Rebecca -Ci faremo vendere dei cammelli.-

Cammelli? Avrei decisamente preferito andare in jeep. Lo dissi, ma lei bocciò subito la mia idea.

-Siamo in undici, Anzu. Troppi per poter salire tutti su un'auto.-

Così ci incamminammo per le vie de Il Cairo in cerca di qualcuno che vendesse dei cammelli. Rimasi sorpresa dalla moltitudine di gente che c'era: sebbene la popolazione vivesse in condizioni di vita ben peggiori di quelle a cui io ero abituata, le persone erano allegre e piene di vita. Vidi un sacco di bancarelle che vendevano degli oggetti stranissimi, che calamitarono subito la mia attenzione... Frenai la voglia di fermarmi a guardare, e continuai a seguire gli altri con riluttanza. Era un vero peccato non poter fare un po' di shopping, avrei potuto comprare dei souvenir... Anche se non penso che sarei riuscita ad acquistare molto con soli 200 yen.

-EHI! Ragazzi, forse ho trovato!- chiamò Otogi.

Noi lo seguimmo con lo sguardo, finché non vidi una palizzata in legno, dentro alla quale stavano vari animali: asini, cavalli, dromedari ma soprattutto cammelli. Alcuni brulicavano del foraggio, mentre altri, più semplicemente, dormivano.

-Ehilà! Salve!- fece Jonouchi, avvicinandosi all'uomo che sonnecchiava di fianco al recinto. -Non è che potrebbe venderci dei cammelli?-

L'uomo sollevò il cappello dal volto e guardò Jonouchi con aria interrogativa, biascicando parole di cui mi sfuggiva il significato.

-Non credo che ti possa capire, Jonouchi.- osservò Yugi.

-Lasciate che ci parli io.- fece Rebecca.

Dopo che i due ebbero dialogato per un po', Rebecca si girò verso di noi.

-Dice che i cammelli possono portare al massimo due persone, quindi come minimo dovremo prenderne sei.-

-Sì, ma quanto ci verrebbe a costare?- domandò Honda, venale come sempre.

-Tenendo conto del cambio di valuta...- ponderò lei, facendo un paio di conti sulle punte delle dita -...più di 3000 yen.-

Beh, in fin dei conti non era molto.

-Dunque... Io con me ho 950 yen... Mettendo assieme tutti i nostri soldi ci dovremmo arrivare, più o meno...- disse Otogi, contando delle monete sul palmo della mano.

-Ehm... Credo di non essere stata abbastanza chiara...- lo interruppe Rebecca -Io intendevo 3000 yen per cammello.-

-Dunque... 3000 per sei... Sei per zero zero, col riporto di sei...- contò Honda.

-Non serve che ti sforzi, Honda.- commentò Mokuba. -Fanno 18000 yen.-

-CHE COSA???- esclamammo, ormai prossimi a un collasso.

-E dove li prendiamo tutti questi soldi?- domandò Shizuka.

Di certo non dal mio portafogli.

-Io un'idea ce l'avrei...- sogghignò Jonouchi.

-Concordo.- fecero Otogi e Honda in coro.

Non riuscivo proprio a capire dove volessero andare a parare. Poi ebbi anch'io l'illuminazione, e sogghignai insieme a loro.

Seto ci rifilò un'occhiataccia.

-Embè? Si può sapere cos'avete da guardare?-

 

YUGI

-Grazie, Seto.- gli dissi, vedendolo tornare imbronciato dopo aver pagato il venditore.

Era stato davvero gentile a offrirsi di pagare lui i cammelli. Certo, avevamo dovuto pregarlo per un po', ma alla fine le “motivazioni” di Jonouchi, Honda ed Otogi si erano rivelate fin troppo convincenti.

Lui mi guardò truce.

-Hai poco da ringraziare. Quando saremo tornati in Giappone pretendo che mi ridiate tutti i soldi... Interessi compresi.-

Ehmmm... A dir la verità non penso che anche svuotando il mio salvadanaio possa arrivare anche solo a 100 yen, ma dopotutto non era il caso di dirlo subito a Seto. Probabilmente una volta a casa si sarebbe già dimenticato del piccolo debito che avevamo nei suoi confronti. Forse.

Rebecca, che era già balzata su un cammello, ci incitò a salire a nostra volta.

-Siamo sicuri che sia igienico? Chi ci assicura che questi cosi non abbiano le pulci?- domandò Anzu timorosa.

-Nessuno, infatti. Non ti resta che salire e verificare di persona.- scherzò Mai, aiutandola a montare.

Io, dopo innumerevoli tentativi visto che era piuttosto alto, riuscii infine a salire in groppa al cammello mio e di Mira, ma ci vollero cinque minuti buoni prima che Otogi e Honda la smettessero di litigare per poter salire assieme a Shizuka.

-SMETTETELA VOI, DUE!- sbraitò Jonouchi esasperato -Mia sorella viaggia con me, CHIARO?-

I due, rassegnati, si sedettero sull'ultimo cammello rimasto, e l'animale si mise a camminare per raggiungere Rebecca, che nel frattempo si era già avviata. Mira, allora, incitò il cammello a partire.

-IH-AH!- lo spronò.

L'animale non si mosse di un millimetro.

-IH-AH!- ripeté mia cugina, seppur con meno convinzione.

Stessa reazione di prima. Non sapevo nemmeno chi dei due fosse più testardo, se lei o il cammello.

-Non credo che funzioni, Mira. Forse è meglio...- le feci notare.

Lei non provò nemmeno ad ascoltare il mio suggerimento.

-OH INSOMMA! Vuoi partire sì o no?- esclamò esasperata, piantandogli i piedi nei fianchi.

Il cammello però non la prese bene e, con uno scatto furioso, sbalzò sia Mira che me a terra. Fortuna che c'era la sabbia, altrimenti ci saremmo potuti fare veramente molto male. Mentre stavo ancora togliendomela dai vestiti, Seto e Mokuba ci superarono con tutta tranquillità.

-Ottimo lavoro, cow-girl. Un atterraggio perfetto.- la prese in giro il mio eterno rivale e, con un sorriso ironico stampato sulle labbra, fece partire il cammello al galoppo, lasciandoci lì come due perfetti idioti.

 

REBECCA

Il sole stava ormai tramontando quando arrivammo all'oasi di Mann. Lasciammo i cammelli ad abbeverarsi e poi ci dirigemmo verso la cava. Sembrava che tutto si stesse svolgendo alla normalità... Ma c'era fin troppa agitazione per essere le sei di pomeriggio. Di solito a quell'ora gli operai avevano già smesso di lavorare da un pezzo, ma stranamente quelli continuavano, instancabili.

-SIGNORINA HOPKINS!-

Io e i miei amici ci voltammo di scatto. All'inizio era troppo distante perché lo potessi riconoscere, ma dopo pochi secondi fui in grado di distinguere la figura alta e longilinea di Philip Fawkes, il responsabile della direzione degli scavi nonché un caro amico e collega di mio nonno.

-Signor Fawkes!- lo salutai a mia volta, sbracciandomi nella sua direzione.

Finalmente il signor Fawkes ci raggiunse, ma era così affannato per la corsa che non riusciva quasi a parlare.

-Signorin... (anf!)... Hopkins! Abbi... (anf!)... mo trov... (anf!)...-

-Signor Fawkes, non crede sarebbe meglio evitare di fare certi sforzi alla sua età? Mio nonno non fa che ripeterglielo, ma lei si ostina a correre da una parte all'altra come se avesse ancora vent'anni...- lo rimproverai.

Il signor Fawkes poteva vantare di avere la veneranda età di 81 anni suonati, ma, a dispetto di tutti, si ostinava a comportarsi come se fosse ancora giovane... Il che era un bel problema, soprattutto per la sua salute. Solo pochi mesi prima partecipava ancora attivamente agli scavi, ma fu solo sopo aver avuto un collasso che mio nonno era riuscito a convincerlo a starsene buono a svolgere le ricerche in tenda, lasciando il lavoro manuale agli altri.

-H... (anf!)... r... (anf!)... gione come sempre, signorin... (anf!)... Hopkins!- ansimò Fawkes, appoggiandosi alla palma più vicina.

Quando finalmente Fawkes riuscì a riprendere il suo solito self-control, da buon inglese che si rispetti, disse che aveva una cosa importantissima da mostrarmi.

-Ossia?- domandai, ma il vecchietto si limitò a farmi un occhiolino.

-Seguitemi e lo scoprirete.- fece lui.

Io e Yugi ci scambiammo un'occhiata perplessa, mentre dietro di noi Jonouchi disse che, secondo lui, al signor Fawkes mancava qualche rotella.

 

OTOGI

L'umidità che regnava nel cunicolo era impressionante, e si faceva fatica a respirare. La torcia che il signor Fawkes teneva in mano emanava una luce così fioca che dovevamo procedere uno vicino all'altro. I riflessi della fiamma creavano degli inquietanti giochi di luci ed ombre sulle pareti spoglie, ed io non potei fare a meno di rabbrividire. L'atmosfera in quel luogo angusto era così tesa che nessuno osava fiatare, e gli unici rumori che si udivano erano gli scalpiccii dei nostri passi.

-AUCH!- imprecò Jonouchi.

-Che ti piglia, amico?- chiese preoccupato Honda, dietro di lui.

Jonouchi fece per rispondere, ma Fawkes parlò per primo.

-Fate attenzione, in questo punto il soffitto è più basso che in precedenza.-

-E NON POTEVATE DIRLO PRIMA?!?- gli gridò Jonouchi, massaggiandosi la testa.

-Fossi in voi non alzerei troppo la voce. Qui il terreno è instabile, e non ci vuole molto per provocare un crollo.- continuò la nostra guida.

-CHE COS...- strepitò ancora il mio amico, ma Honda gli assestò un bel calcio negli stinchi -AHIA! Cioè... Volevo dire... ahia...- si corresse, intercettando la sua occhiata omicida.

-Manca ancora molto? Non ne posso più di camminare...- udii dire Anzu a Rebecca, ma lei non seppe rispondere.

Completamente d'accordo. Se il vecchietto aveva da farci vedere qualcosa, che almeno si desse una mossa... A me quel posto non piaceva per niente...

All'improvviso, Shizuka, che camminava davanti a me, inciampò. Con uno scatto fulmineo, la afferrai per un braccio giusto in tempo.

-G-grazie, Otogi.- balbettò, togliendosi una ciocca di capelli dagli occhi.

-Figurati.- risposi sorridendo.

-Ehm... Otogi?-

-Sì, Shizuka?-

-Ora... Ora puoi anche lasciarmi andare.-

Arrossii violentemente. Che razza di figura! Non mi ero neanche accorto che continuavo a stringerla. Mollai il braccio all'istante, scostandomi come se avessi appena preso una scossa.

-Certo, certo...- mi scusai frettolosamente.

Shizuka all'inizio rimase un po' spiazzata dalla mia reazione, ma poi sfoderò uno dei suoi incantevoli sorrisi.

-Otogi?- mi sussurrò.

-Sì?- domandai, il cuore che iniziava a battermi a mille.

-Ecco, io...-

-Tu...?- feci, con voce strozzata.

-Io penso che dovremmo sbrigarci, gli altri si sono già allontanati.-

 

JONOUCHI

-Eccovi, finalmente! Credevamo di avervo persi!- esclamai, non appena vidi mia sorella e Otogi.

-Il fatto è che...- iniziò Otogi, ma il suo tentativo di giustificarsi venne interrotto dalla voce del signor Fawkes.

-Ecco. Siamo arrivati.-

La sala in cui entrammo era così stupefacente che è difficile dire quale fu la cosa che mi colpì di più. Gli elaborati disegni alle pareti? La quantità enorme di oggetti che luccicavano sul pavimento? O l'enorme bara posizionata al centro? La nostra meraviglia era tale che non c'erano parole per descrivere quello che provavamo.

-Quella che potete vedere, signori e signore, è la tomba del faraone Aknamkanon, il diciottesimo sovrano dell'Antico Egitto.-

-Incredibile...- udii bisbigliare Rebecca.

Con passi esitanti si avvicinò a una parete, facendo scorrere le dita affusolate sui geroglifici. Le sue labbra pronunciarono parole in una lingua che non avevo mai sentito, così le chiesi che cosa stesse dicendo.

-Su queste pareti sono stati scritti brani presi dal testo sacro degli Antichi Egizi, il Libro dei Morti... Qui viene descritto il viaggio che l'anima del defunto doveva compiere per raggiungere l'orizzonte, il regno del dio Osiride... Mentre qui...- continuò, estatica -...parla della prova di Maat, dove il dio Thot, aiutato da Anubi, pesava il cuore del morto con una piuma...-

Non avevo capito molto di ciò che aveva detto (i miei voti in storia non sono particolarmente alti), ma mi astenetti dal fare ulteriori domande per non rivelare agli altri la mia ignoranza sull'argomento. Poi Rebecca si staccò di scatto dal muro e si avvicinò al sarcofago.

-Ho preferito aspettare che ci fosse anche lei, signorina Hopkins...- spiegò Fawkes -Il sarcofago non è ancora stato aperto.-

Rebecca assentì, pensosa. Passò una mano sul coperchio, quasi con riverenza, poi ci chiamò.

-Yugi, Jonouchi, Honda... e anche tu, Otogi... Potete venire a darmi una mano?-

All'inizio fui tentato dal dirle di no: l'idea di aprire una bara non è che mi entusiasmasse molto, in particolare quella di un incontro tete-a-tete con una mummia, ma, visto che i miei compagni erano già scattati ad aiutarla, non potei tirarmi indietro.

-Immagino che tu non voglia dare il tuo contributo, vero Seto?- chiesi, rivolgendogli un'occhiata obliqua.

-Immagini bene.- rispose con un sogghigno.

 

REBECCA

Ancora non ci potevo credere... Io, Rebecca Hopkins, stavo per aprire il sarcofago di uno dei sovrani più misteriosi che avevano mai regnato sull'Antico Egitto... In effetti, le prove che documentavano la reale esistenza del faraone Aknamkanon, primo ed ultimo di questo nome, erano così poche e vaghe che ormai, tra gli egittologi, era considerata una specie di leggenda. O, almeno, così non era stato per mio nonno: era sempre stato dell'idea che Aknamkanon fosse esistito realmente, e, a dispetto di ciò che dicevano i suoi colleghi, aveva iniziato quegli scavi proprio per dimostrare l'esistenza di quel faraone. “...non mi importa di cosa possano dire gli altri.” mi aveva scritto nella sua ultima lettera, “Io so bene che, da qualche parte nell'Egitto, si nasconde la mummia di Aknamkanon. Dopotutto, anche Howard Carter era stato ritenuto pazzo, prima che scoprisse la tomba di Tutankamon...”. Sorrisi. Carter era sempre stato l'eroe del nonno, e con quella scoperta avrebbe potuto vantarsi di essere riuscito ad emulare il suo mito: era una cosa rarissima riuscire a trovare una tomba non ancora saccheggiata: pazzesco, il nome mio e del nonno sarebbe passato alla storia! Sentii una lacrima scorrermi giù per la guancia... Quanto avrei voluto che anche lui potesse essere lì in quel momento: dopotutto, trovare la tomba di Aknamkanon era sempre stato il suo sogno... Feci scorrere le dita sul coperchio di legno d'ebano intarsiato d'oro, finché non sfiorai la lieve incisione del cartiglio reale, dentro al quale stava scritto il nome del defunto. No, non era il momento di lasciarsi prendere dalla commozione.

-State pronti.- dissi ai quattro ragazzi al mio fianco -Iniziate a spingere al mio “tre”, ok?-

-Ok!- dissero in coro.

Li guardai. Sembravano piuttosto agitati, ma leggevo nel loro sguardo una determinazione che mi infuse coraggio.

-Molto bene. Uno...- iniziai a contare, mettendomi in posizione -...due...- anche gli altri poggiarono le mani sul coperchio, pronti a spingere -...TRE!-

Non credevo che ce l'avremmo fatta, o, almeno, non subito, non così facilmente. Il coperchio scivolò all'istante a terra, lasciandoci esterrefatti. Ma quello che mi lasciò di sasso fu ciò che il sarcofago conteneva... Anzi, ciò che il sarcofago non conteneva.

-Ma...- iniziò Honda.

-...è...- continuò Otogi.

-...vuoto!- completò Yugi.

-COMPLETAMENTE VUOTO!- esclamò Jonouchi.

-Non può essere!- fece Anzu -Sbaglio o aveva detto che la tomba non era stata aperta?-

Fawkes abbassò lo sguardo a terra.

-Una tomba piena è come un ricco forziere: entrambi attirano i ladri.- disse, citando un antico detto egizio.

-Intende dire che la tomba è stata saccheggiata?- chiese Mira.

Il vecchio egittologo annuì.

-C'è una cosa che mi sfugge, però.-

Tutti si voltarono a guardarmi.

-E sarebbe?- domandò Otogi.

-Non riesco proprio a capire perché i saccheggiatori hanno portato via solo la mummia, lasciando qui i tesori.- spiegai.

-In effetti è strano, sì, molto strano...- concordò Fawkes.

-Magari la tomba era già stata saccheggiata in precedenza, e, in mancanza del corpo, gli antichi egizi si sono limitati a riempirla nuovamente per poi richiuderla.- propose il fratello di Kaiba.

Lo osservai ammirata per la sua idea. Eppure, sebbene ciò che avesse detto fosse fattibile, era una teoria assai improbabile.

-Non credo.- dissi -Gli egizi ritenevano che l'anima di una persona potesse sopravvivere solo se si manteneva intatto il suo corpo, e veniva seppellito assieme a tutti gli oggetti che vedete qui. Cibo, abiti, gioielli... Perfino delle statuette rappresentanti schiavi e ancelle... Tutte cose che lo avrebbero aiutato nella sua vita nell'aldilà.- spiegai. -Non avrebbe avuto senso sigillare una tomba senza il corpo del defunto.-

-Oh...- fece Mokuba, deluso -Capisco.-

Restammo ancora per un po' a discutere, ma senza concludere nulla.

-E adesso, signorina Hopkins? Dobbiamo informare le autorità de Il Cairo della scoperta?- mi chiese a un tratto Fawkes.

-Non ne ho idea.- dissi stancamente -Penso che la cosa migliore da fare sia chiamare mio nonno. Domani, però. Oggi sono successe fin troppe cose strane... Inoltre, il fuso orario mi ha sfinito: andiamo a dormire, al resto penseremo domattina.-

-Ottima idea- sbadigliò Jonouchi.

 

MAI

Dopo aver augurato a tutti la buona notte, io, Anzu, Mira e Shizuka entrammo nella nostra tenda per dormire. Senza troppi preamboli ci fiondammo dentro i sacchi a pelo, senza neanche infilarci i pigiami.

-Yawn... Beh, buonanotte a tutte, ragazze.- feci con uno sbadiglio, davvero distrutta.

-'notte.-

-Idem.-

-Sogni d'oro.-

Mi raggomitolai tra le coperte, ma non riuscivo a prendere sonno. Inoltre, c'era così freddo!

-Non so voi, ma io sto congelando.- bisbigliai.

-Mai sentito parlare di escursione termica?- domandò Anzu.

-Ehm...-

Sicuro. Ricordavo di aver studiato l'argomento, a scuola... Sei o sette anni fa.

-E' una sorta di fenomeno fisico se non ricordo male.- spiegò Mira. -In Egitto, anzi, per essere più precisi, nei paesi caldi in generale, di giorno si muore di caldo, la notte per il freddo.-

-Veramente un paese accogliente...- commentai.

Mi rigirai nuovamente, cambiando lato più e più volte, ma il freddo proprio non mi dava tregua... Dio, quanto mi mancava il Giappone... Ma chi ero io per abbandonare gli amici nel momento del bisogno? A quanto pare non solo Yugi, ma anche Mira e Kaiba erano in pericolo... Nessuno poteva sapere se o quando sarebbero saltati fuori gli amichetti di Rasfer, ma a giudicare dalle sue parole, questo “Padrone” non avrebbe mollato tanto facilmente... Se almeno avessimo saputo chi era e che cosa voleva! Restai ancora per un po' a rimuginare sui miei pensieri, poi, proprio quando mi ero rassegnata a trascorrere la notte in bianco, scivolai velocemente nel mondo dei sogni.

 

YAMI

Non sapevo dire perché mi ero svegliato così, all'improvviso, e nemmeno che ore fossero.

-Ehi, Yugi!- chiamai.

Niente. Stranamente, lui dormiva come un sasso. Al contrario di me, che non mi ero mai sentito così tanto sveglio. Provai a riaddormentarmi, ma niente: era come se il mio cervello si rifiutasse di staccare la spina. Sospirando, mi misi a sedere, guardandomi intorno. Jonouchi, Honda ed Otogi dormivano profondamente. Quanto avrei voluto poterlo fare anch'io.

Faraone...

Aprii gli occhi di scatto, guardandomi intorno, ma niente. Forse me l'ero solo immaginato.

Faraone...

No, decisamente non era solo una mia impressione. Qualcuno mi stava chiamando, ma chi? Mi alzai, scostando un lembo della tenda.

Seguimi, Faraone...

Vidi una figura scivolare tra le dune, verso gli scavi. Incuriosito, decisi di andare anch'io. Solo dopo essere uscito dalla tenda mi resi conto della situazione. “Un momento!” pensai. “Non è possibile! Il mio corpo... Yugi...”. Rientrai nella tenda, ma il mio partner era ancora là che dormiva beatamente. Eppure, noi eravamo divisi! Forse era solo un sogno. Provai a darmi un pizzicotto, e notai che non faceva male. Quindi stavo sognando, il che spiegava come la mia essenza fosse riuscita a separarsi dal corpo di Yugi. Ovvio, era solo un sogno. Solo, non mi era mai capitato di farne uno così vivido... Tutto sembrava così vero, così reale...

Da questa parte...

Mi riscossi dai miei pensieri. Era solo un sogno, giusto? Quindi non mi restava altro che vedere dove quell'entità misteriosa mi avrebbe condotto.

 

FLASHBACK

“Di nuovo libera!” pensò con sollievo Raissa, sgattaiolata fuori dalla tenda dove fino ad allora era stata costretta ad attendere ad un lungo quanto noioso ricevimento. Finalmente, dopo essersi cambiata, senza trucco, gioielli, parrucca, abiti ingombranti e le altre amenità che aveva dovuto indossare per la rappresentazione, si sentiva di nuovo se stessa.

Scelse di fare una camminata lungo la riva del Nilo, per osservare quietamente la gente che festeggiava, mangiando e bevendo attorno alle calde luci dei falò. Malgrado indossasse solo la sua solita tunica, non aveva freddo; inoltre, vestita in quel modo, non correva il rischio che qualcuno la riconoscesse e la riconducesse a Palazzo.

Dopo aver passeggiato per un po', decise di sedersi: si appartò su un'ansa del fiume, protetta alla vista dagli steli delle piante di papiro. Raccolse un ciottolo, e lo lanciò nell'acqua.

-Sapevo che vi avrei trovata qui in giro.- disse una voce alle sue spalle.

La ragazza si girò, spaventata, ma ogni suo timore svanì alla vista del giovane che le aveva parlato.

-Sethi!- esclamò, piacevolmente stupita -Ti prego, siediti.-

Il ragazzo annuì, sedendosi di fianco a Raissa. La osservò per un po' in silenzio, guardandola lanciare un altro sasso, poi parlò.

-Perché lanciate sassi nell'acqua?-

Lei si voltò a guardarlo.

-Taita mi ha detto che se una persona riesce a far rimbalzare un ciottolo per ben sette volte sull'acqua, si esaudirà un suo desiderio.-

-Capisco...-

Lanciò nuovamente, ma il sasso rimbalzò per sole due volte, e poi affondò.

-Lasciate che provi io.- la interruppe Sethi, mentre Raissa già si preparava a scagliarne un altro.

-Ma certo!- esclamò lei allegramente.

Tuttavia, con un certo stupore da parte della ragazza, Sethi non si limitò a prendere un sasso qualsiasi, ma, dopo un attento esame, ne scelse uno lungo e sottile.

-Come mai hai preso proprio quello?- domandò lei incuriosita.

-Se si lancia un sasso troppo piccolo o troppo pesante, è inevitabile che vada facilmente a fondo.- spiegò -Se invece il sasso ha una forma allungata, ci sono più possibilità che rimbalzi.-

Detto questo, lo scagliò. Raissa trattenne il fiato per l'ammirazione, vedendo il sasso rimbalzare per ben una, due, tre... cinque, sei volte, per poi andare definitivamente a fondo.

-Peccato.- disse lei, dispiaciuta. -C'eri quasi riuscito.-

Detto questo si coricò, rassegnata, sull'erba.

-Era così importante quel desiderio, principessa?- gli chiese d'un tratto Sethi.

-Abbastanza.- sorrise -Quante volte devo dirti di chiamarmi per nome, Sethi?- lo rimproverò poi.

-Come vuoi, princip... ehm, Raissa.- si corresse, per poi coricarsi a sua volta.

Restarono per un po' in silenzio, poi il ragazzo parlò nuovamente.

-Oggi sei stata veramente brava...- disse -...allo spettacolo, intendo.- aggiunse, notando il suo sguardo interrogativo.

-Oh! Lo pensi veramente?-

-Se non lo pensassi, non avrebbe senso dirtelo, non credi?-

Raissa ci pensò su per un po'.

-No, immagino di no.- disse infine -Grazie.-

-Di nulla. Ho solo detto la verità.- fece Sethi, strappando un filo d'erba e mettendoselo in bocca.

Raissa non rispose, ed iniziò a guardare il cielo stellato, sopra le loro teste... Quella notte gli astri brillavano più del solito, ed era una cosa magnifica poter essere lì ad ammirarli assieme a Sethi... La ragazza, a quell'ultimo pensiero, arrossì vivamente. Imbarazzata, cercò di nascondere il volto, sperando che il ragazzo al suo fianco non lo avesse notato. Poi una serie di rumori, giù al campo, attirarono la sua attenzione.

-Cosa succede?- domandò, più a sé stessa che a Sethi.

-Me lo stavo giusto chiedendo anch'io.- fece lui -Andiamo a vedere.-

Seppur controvoglia, Raissa si alzò e seguì il giovane fino a scorgere le varie tende lungo la riva. Stranamente, la gente era in agitazione: tutti avevano smesso di festeggiare. Molti uomini discutevano tra di loro con aria affranta, ed alcune donne piangevano. I due stavano ancora cercando di capirci qualcosa, quando Taita venne loro incontro.

-Taita!- lo aggredì Sethi -Si può sapere cosa sta succedendo?-

Lo scriba abbassò lo sguardo.

-Mi spiace.- disse, tristemente -Dobbiamo recarci immediatamente a Palazzo, Atem mi ha mandato a chiamarvi.-

-E'... è accaduto qualcosa di grave?- domandò Raissa col cuore il gola.

-Temo proprio di sì.- fece Taita, prendendo il respiro -Il Faraone vostro padre è morto.-

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Sogno e realtà ***


Episodio 5: “Sogno e realtà”

 

MIRA

Vidi l'ombra scivolare lentamente dietro l'angolo. Sebbene io corressi, quella era sempre un passo avanti a me...

Manca poco, ormai...

La voce sembrava quella di una donna... Era una donna? Cercai di distinguere i suoi lineamenti, ma la luce che emanava la sua fiaccola non mi era sufficiente per saperlo. Se era solo un sogno, di certo era il più strano che avessi mai fatto: che senso aveva mettersi ad inseguire una figura misteriosa dentro una tomba? Ve lo dico io: nessuno! Eppure lo stavo facendo, troppo curiosa di scoprire dove mi volesse portare.

Finalmente, dopo un lungo corridoio uguale a quello che avevo percorso il giorno prima, feci il mio ingresso nella tomba. O, almeno, così avrebbe dovuto essere, perché quella stanza non era affatto la tomba che avevamo visto quel pomeriggio. Era un sala grande almeno tre volte tanto, e le pareti scintillavano come se fossero state d'oro puro. Al centro della stanza c'erano poste nove statue, disposte a formare un cerchio. Mi avvicinai per osservarle meglio, e fu allora che mi accorsi di non essere sola in quella stanza.

-YUGI!- esclamai, sorpresa.

-Un momento... Mira?- domandò lui sbigottito.

-No, non sei Yugi...- notai, guardandolo meglio -Sei lo spirito del Puzzle del Millennio, non è forse così? Non aspettavo di incontrare anche te nel mio sogno...-

Lui annuì.

-Sì, sono proprio io. Comunque anch'io sono sorpreso di vederti, anche perché ho sempre più il sospetto che questo non sia davvero un sogno...-

-Oh, perfetto!- disse una voce alle nostre spalle -Se prima credevo di sognare, ora sono certo di esser finito in un incubo. La ragazzina e Yugi in un colpo solo... Non riesco ad immaginare niente di peggio... a parte Katsuya, ovviamente.-

-SETO!- esclamò il Faraone, voltandosi -Anche tu qui?-

-Purtroppo.- fece lui, contrariato. -Mi piacerebbe proprio sapere il perché di questo sogno assurdo. Prima il tipo con i suoi stupidissimi “Seguimi, seguimi!”, e ora voi... Proprio vero che non c'è limite al peggio.-

Gentile come sempre, il nostro signor Kaiba...

-Fossi in te sarei meno insolente, ragazzo.- disse una voce.

Ci voltammo spaventati. Al centro della stanza, proprio in mezzo al cerchio formato dalle statue, erano comparse tre persone, due uomini e una donna. Il primo, quello che aveva parlato, era il più alto di tutti. Indossava un pettorale d'oro e pietre preziose che gli copriva quasi tutto il torso, e una specie di gonnellino bianco; in mano reggeva un lungo scettro, e il volto era rasato, sebbene indossasse una barba posticcia. La sua carnagione era piuttosto scura, e gli occhi neri non facevano che osservarci, severi. Il secondo, un poco più basso, portava un enorme copricapo con sopra le immagini di un cobra e di un avvoltoio. Anche lui era abbigliato in maniera simile al primo, barba compresa; la pelle aveva uno strano colore, quasi verdastra, e i suoi occhi blu, se possibile, ci scrutavano in maniera ancora più inquietante del tipo con lo scettro. Infine, la donna aveva dei lunghissimi capelli scuri che le arrivavano quasi a terra, raccolti in innumerevoli treccine. In testa portava una sorta di disco, sormontato da due corna, e la sua veste era impreziosita da oro, argento e lapislazzuli. La sua pelle era bianca come il latte, ed aveva due grandi occhi verdi, che però, a differenza di quelli degli altri due, invece di intimorirmi sembravano quasi rassicurarmi. Ebbi una strana sensazione di de-ja-vù, e non ci misi molto a realizzare che quei tre assomigliavano in modo impressionante alle immagini che avevo notato sulle pareti della tomba, quel pomeriggio.

-Chi siete?- domandò Yugi.

-Il mio nome è Ammon-Ra, il dio Sole, Faraone.- disse il tipo con lo scettro -Sono stato io a condurti fino a qui.-

-Io invece sono Osiride, il sovrano dell'Aldilà.- affermò l'uomo dalla pelle olivastra.

-Ed io Iside, la maga.- mi sorrise -Sono felice che tu sia infine venuta, Mira.-

-Io...- balbettai, leggermente scioccata -Tu... Hai detto che ti chiami Iside? Come la dea degli Antichi Egizi?-

Lei annuì.

-Infatti sono proprio io.-

-Tutto questo è semplicemente ridicolo!- esclamò Seto. -Non so che cosa ci facciate tutti voi nel mio sogno, ma...-

-E' vero, questo è un sogno.- lo interruppe Osiride -Ma è anche l'unico modo che noi abbiamo per poter comunicare con voi. Comprendo la tua incredulità, Seto, ma ti prego di fermarti ad ascoltare ciò che abbiamo da dirvi.-

Lui lo guardò torvo, ma stranamente non ribatté. Dal canto mio, non riuscivo a comprendere se dovevo credergli o meno. Guardai Yugi, cioè, no, il suo alter-ego, ma lui sembrava credere alle parole dei tre... Ma chi mi assicurava che quello era veramente il Faraone in carne e ossa? Non era possibile che noi due e Seto stessimo facendo lo stesso sogno! D'altronde, da quando conoscevo mio cugino mi erano capitate delle cose così improbabili che quella sarebbe stata soltanto l'ennesima stranezza.

-Parlate, allora.- fece lui -Perché ci avete chiamati?-

-Il motivo è semplice, Faraone.- iniziò Ammon-Ra -Abbiamo bisogno del vostro aiuto. Il mondo è in pericolo, un'entità malvagia minaccia la sua pace e la sua armonia...-

-Un'entità malvagia?- non riuscivo a capire. -Chi?-

-Il suo nome è Set.- mi disse Iside.

-Set... Se non sbaglio è il nome di un altro dio egizio.- osservai.

-Set, mio fratello, è il dio del Caos e della distruzione, ed il suo avvento non ha mai portato nulla di buono. E' malvagio. Credevamo che ormai fosse stato sconfitto, ma ci sbagliavamo. Lui è tornato, pronto per compiere la sua vendetta.- precisò lei.

-Una vendetta?- domandò nuovamente Yugi -Non capisco...-

-Faraone.- riprese Ammon-Ra -L'anima di Set è riuscita, inspiegabilmente, a liberarsi dalla prigione in cui era stata rinchiusa dai tre prescelti, ed ora la sua furia, alimentata dal passare del tempo, è cresciuta a dismisura. Ed ora è in cerca delle anime di coloro che lo avevano già sconfitto, 3000 anni fa, perché una volta che le avrà ottenute, il suo potere sarà così immenso che niente e nessuno potrà mai contrastarlo, e per il mondo sarà la fine.- fece una pausa -Faraone- continuò -I tre prescelti... Coloro che avevano già sconfitto Set agli albori del grande regno d'Egitto... Siete voi.-

 

YAMI

Tutto questo era semplicemente pazzesco. Ero a conoscenza del fatto che Seto ed io eravamo già esistiti, 3000 anni fa, ma non era possibile che Mira appartenesse anche lei al mio passato... O forse sì?

-Sta dicendo che io, nella mia vita precedente, sono ho vissuto un'altra vita nell'Antico Egitto assieme a loro due?- domandò, incredula.

Ammon-Ra assentì.

-NON CI POSSO CREDERE!-

Mi voltai verso Seto.

-Possibile che ogni volta che ci sei di mezzo tu deve sempre ripetersi la stessa storia?- domandò irritato -Non ne posso più di sentir parlare del tuo ipotetico passato e del fatto che tu e io eravamo già esistiti!-

-Ma... Seto...- balbettai.

-No, Yugi.- disse lui, voltandomi le spalle -Questo stupido sogno mi ha stufato. Me ne vado.-

Abbassai gli occhi. Me lo aspettavo, da Seto. Anche se era una persona intelligente, non ha mai voluto dar credito a ciò che avevamo saputo da Isis, al museo, e nemmeno le immagini sui reperti che avevamo visto avevano potuto convincerlo a proposito del mio, anzi, del nostro passato... E se lo conoscevo bene sarebbe stato lo stesso anche per questa volta. Dopotutto, lui non è certo il tipo di persona a cui interessa sapere ciò che è stato fatto o detto: per Seto conta soltanto il presente e il futuro. Il passato non esiste. Ma, dopo tutto quello che ha vissuto, la cosa non mi sorprendeva più di tanto.

-Il tuo protetto è veramente irritante, lo sai, fratello?- fece pungente Iside.

Lui le rivolse un'occhiata feroce.

-Se per questo, nemmeno la tua mi va troppo a genio: fa troppe domande, per i miei gusti.-

Restai a guardare allibito la scena. Più che due esseri superiori, quei due mi sembravano un marito ed un moglie che battibeccavano...

-Insomma, smettetela voi due! Sono millenni che bisticciate, possibile che non vi siate ancora stufati?- li rimproverò Ammon-Ra.

Iside e Osiride, alle sue parole, si rivolsero un'ultima occhiataccia, e poi lui si voltò a richiamare Seto.

-Tu non vai proprio da nessuna parte!- gli gridò -Non puoi fuggire il tuo destino.-

Seto si voltò, beffardo.

-Scommettiamo?-

-Per una volta nella tua vita, Seto, accantona la tua testardaggine ed ascolta ciò che ti dice il cuore.- disse Osiride -Di certo non sarò io ad impedirti di andartene da qui, ma la tua esistenza passata è troppo legata a quella attuale, e dovrai farci i conti, prima o poi...-

Nonostante le mie aspettative, Seto si fermò.

-Si può sapere che cosa vuoi da me? Perché non mi lasciate in pace?-

-Ve l'abbiamo già detto: abbiamo bisogno del vostro aiuto per fermare Set.- disse Iside.

-Sì, ma c'è una cosa che mi sfugge. Set è uno solo, e voi siete in tre. Possibile che non riusciate a fermarlo?- domandai.

-Non hai tutti i torti. Ma vedi, Faraone, a differenza di Set noi siamo solo delle entità astratte, che voi definireste “ricordi”... Non esistiamo nella vostra realtà, mentre Set ha trovato il modo di varcare le soglie del vostro mondo, acquisendo poteri che noi ora non possiamo neanche sperare di contrastare... Tuttavia, ha bisogno di voi per poter riottenere il pieno delle sue forze e sottomettere definitivamente il vostro mondo.-

Le nostre anime... Questo mi riportava alla mente il duello che ho avuto sull'aereo, e solo allora mi ricordai della carta che il mio avversario aveva giocato... la Carta di Set...

-Intendete dire che Rasfer, l'uomo che ci ha attaccato sull'aereo, era stato da mandato da Set?- domandò Seto, il quale probabilmente aveva avuto la mia stessa illuminazione.

-E' probabile, e, anche se il Faraone è riuscito a batterlo, di certo Set non si arrenderà così facilmente. Almeno, non al primo tentativo... Potete stare certi che cercherà nuovamente di attaccarvi.- disse Osiride.

-Ma noi cosa possiamo fare per fermarlo?- chiese Mira.

-A dir la verità noi... Noi non lo sappiamo.-

 

MIRA

Come sarebbe a dire: “noi non lo sappiamo?”. E chi lo doveva sapere, scusate?

-Ma allora...?- iniziai, ma venni interrotta da Iside.

-Come vi abbiamo detto, voi avete già sconfitto Set. L'unico modo esistente per farlo lo conoscete solo e soltanto voi tre.-

Restai a dir poco sbigottita. Sempre ipotizzando che tutta questa storia del fatto che ho già vissuto 3000 anni fosse stata vera, non potevo ricordare di certo come avevamo già fatto a battere quel Set... Per quanto mi avevano raccontato gli altri, nemmeno il Faraone conservava delle memorie del suo passato, per cui figuriamoci io, che ero venuta a saperlo solo quel giorno!

-Purtroppo, non serbo ricordi della mia vita precedente.- disse infatti il Faraone -E tanto meno Mira e Seto...-

-E' per questo che vi abbiamo chiamati qui.- disse Ammon-Ra -Consegnami la mappa che tieni in tasca, Faraone.-

Un momento... Come faceva a sapere della mappa? Non l'avevamo nemmeno menzionata!

-Anche se i nostri poteri non sono più quelli di un tempo, io e le altre divinità restiamo pur sempre degli esseri superiori, perciò non devi stupirti più di un tanto se sappiamo cosa accade a voi mortali, oppure, sebbene in casi più rari, riusciamo a leggervi nel pensiero come in questo momento.- disse ad un tratto Iside.

Sobbalzai, presa alla sprovvista. La maga mi guardava sorridendo, ma io non abbassai la guardia. A quanto pareva quei tre sembravano sapere tutto di noi, e non ero sicura se quello fosse un male oppure un bene.

Nel frattempo, Yugi aveva dato la mappa in mano ad Ammon-Ra.

-Poiché voi non ricordate più ciò che accadde 3000 anni fa, è necessario che ritroviate la vostra memoria perduta.- iniziò -Quello che possedete non è, come può sembrare, un pezzo qualunque di papiro, ma una mappa in grado di indicare i luoghi dove giacciono gli antichi santuari.-

-Antichi santuari?- domandai.

-Gli antichi santuari sono i templi dedicati alle più importanti divinità egizie.- continuò Ammon-Ra -I nostri, ossia rispettivamente i santuari miei, di Osiride e di Iside sono andati distrutti, ma questa mappa mostra le locazioni di quelli che sono ancora superstiti ed in collegamento tra il vostro mondo ed il nostro, ossia quelli di Ptah...- a quel nome, con mio enorme stupore, sulla mappa si formò un punto luminoso -...Maat, Thot, Bastet, Anubi e infine Horus. Se intendete recuperare la vostra memoria perduta, dovrete recarvi in ciascuno di questi templi e affrontare le prove che vi verranno imposte. Se le supererete, le altre divinità vi consegneranno una sfera, simbolo del loro potere, ed una volta che le avrete raccolte tutte e nove, le dovrete inserire in questi obelischi. Solo allora i vostri ricordi vi verranno resi, e potrete eliminare Set una volta per tutte.-

I vari punti che si erano illuminati sulla cartina si spensero, e Ra riconsegnò la mappa nelle mani dell'altro Yugi. Io guardai gli obelischi, e solo allora notai che tre di quelli rappresentavano con assoluta precisione Ammon-Ra, Iside ed Osiride. Inoltre, aguzzando lo sguardo, notai che in fronte ad ogni figura c'era una piccola cavità: probabilmente era lì che le sfere andavano inserite.

-Delle prove per recuperare la mia memoria perduta...- udii il Faraone bisbigliare tra sé.

Mi voltai a guardarlo.

-E' una faccenda molto importante per te, non è vero?- gli domandai, memore di ciò che mi avevano raccontato Anzu e Jonouchi.

Lui annuì.

-Se è così, allora io ti aiuterò.- dissi decisa.

-Sarà pericoloso... Te la senti di correre questo rischio?- mi domandò lui preoccupato.

-Certo!- risposi, forse risultando un po' più sprezzante del pericolo di quanto in realtà fossi -E tu, Seto?-

Il ragazzo alle mie spalle però, non mi degnò di una risposta, anzi, distolse lo sguardo. Dio, quanto era irritante!

-Se è così...- ci interruppe Osiride -Non ci resta che consegnarvi le nostre, di sfere.-

I tre allungarono le braccia e, come per magia, sui loro palmi comparvero tre piccole sfere luccicanti. Io presi quella che mi veniva porta da Iside, bianca come una perla, mentre Ammon-Ra ne consegnò una rossa al Faraone, e infine Osiride ne diede una viola a Seto, anche se lui non sembrava troppo entusiasta. Strinsi forte la sfera tra le mie dita, ed ebbi come la netta sensazione che emanasse una sorta di calore... Il che era piuttosto strano, visto che, in un sogno, solitamente non avrei dovuto notarlo.

-Mi raccomando, conservatele con cura.- ci ammonì Ra.

Io e Yugi annuimmo.

-Molto bene. A questo punto non ci resta che salutarci...- continuò, ma venne interrotto da una serie di colpetti di tosse. -Si può sapere che c'è, Iside?-

La maga sorrise allegramente.

-Non credi di star dimenticando qualcosa?- domandò, strizzando un occhio.

-Per una volta sono d'accordo con te, sorella.- annuì Osiride

Lui li guardò per un po', sovrappensiero, e poi fu come se gli si fosse accesa una lampadina in testa.

-Ma certo, come ho potuto dimenticarmene!- esclamò.

-Cosa?- domandammo in coro io ed il Faraone.

-Prendi Faraone, questo è per te.- fece.

-Una... Carta di Magic and Wizards?- domandò lui, leggermente sorpreso.

-Questa invece è per te, Mira.- mi disse Iside, e contemporaneamente anche Osiride ne diede una anche a Seto.

Non feci neanche in tempo a guardarla, che Ammon-Ra riprese a parlare.

-Sebbene queste carte possano sembrare deboli, singolarmente, insieme formano una forza incontrastabile...-

Ma prima che potesse concludere la frase, la mia vista iniziò ad offuscarsi, e le loro figure si fecero meno distinte. Anche gli altri esclamarono sorpresi.

-Ma che diamine...?- fece Seto.

-Cosa succede?- chiese preoccupato l'alter-ego di Yugi.

-Il nostro tempo sta per finire, ormai...- udii la voce malinconica di Iside.

-Mi raccomando, rammentate ciò che vi dico!- fece Ammon-Ra, le cui parole mi giunsero a malapena alle orecchie -Solo restando uniti riuscirete a sconfiggere Set... Restando uniti.-

 

SETO

Mi svegliai di soprassalto, e fu con enorme sollievo, notando il corpo addormentato di Mokuba al mio fianco, che mi accorsi di trovarmi nella mia tenda. A un tratto, resi conto di essere letteralmente grondante di sudore. Tutta colpa di quel dannato clima: era appena mattina, e faceva già un caldo insopportabile. Odiavo l'Egitto prima, e l'odiavo pure in quel momento. Poi mi tornarono alla mente gli avvenimenti di poco fa. “Era solo un sogno...” continuavo a ripetere a me stesso, come per autoconvincermi che quello che era successo in realtà non era accaduto “...Yugi, Mira e dei egizi... Tutti frutto della mia fantasia.” Insomma, non era possibile che quello che avevo sognato fosse vero. Tuttavia, c'era qualcosa che mi spingeva a dubitare della mia ipotesi: di solito, quando mi svegliavo, non ricordavo mai quello che avevo sognato, invece in quel momento ogni azione, ogni parola erano impressi in modo indelebile nella mia memoria, come se li avessi vissuti solo pochi istanti fa. Ma, come ho già detto, tutto ciò era semplicemente impossibile.

Mi misi a sedere, quando sentii qualcosa scivolare giù tra le coperte e cadere con un rumore sordo a terra. Mi voltai a guardare e, con mia enorme incredulità, mi accorsi che l'oggetto che mi era caduto era niente di meno che la sfera viola datami da Osiride.

 

ANZU

-Non potete parlare seriamente, vero?- domandò Mai, perplessa.

-Non sono stato più serio in vita mia. Se il Faraone dice che quel sogno era reale, io gli credo. Inoltre, questa sfera e questa carta di Magic and Wizards ne sono la prova.- affermò Yugi, serio.

-Cavoli...- sussurrai, mettendomi a sedere.

Nonostante stessimo facendo colazione, dopo quello che Yugi e Mira ci avevano raccontato mi era completamente passato l'appetito. Tutta quella storia di Ammon-Ra, Set e compagnia bella era semplicemente impossibile. Passino gli Oggetti del Millennio, passi il Faraone, ma... Da quando conoscevo Yugi mi era già capitato di trovarmi di fronte a fatti strani o improbabili, ma quella storia li batteva di certo tutti.

-Beh, se quello che dici è vero, dobbiamo assolutamente andare in questi santuari... Set a parte, il Faraone non può lasciarsi sfuggire l'occasione per ritrovare la sua memoria. Dopotutto, è la cosa che desidera più al mondo, o sbaglio?- ponderò Otogi.

-E' quello che pensavamo anche noi...- disse Mira, poi si interruppe, notando un movimento dietro di lei.

Anche noi ci voltammo a guardare, vedendo Seto uscire dalla sua tenda assieme a Mokuba. Stranamente, il piccolo trascinava dietro di sé le loro due valigie.

-Buongiorno!- esclamò allegramente Rebecca.

Mokuba aprì la bocca per rispondere, ma allo sguardo di suo fratello si zittì all'improvviso.

-Noi ce ne andiamo.- disse il presidente della Kaiba Corporation, secco.

 

YUGI

Forse non avevo capito bene.

-Stai scherzando, vero Seto?- gli domandai.

-Mai stato più serio in vita mia. E ora, se ci volete scusare...- fece, incamminandosi.

Jonouchi si alzò di colpo, sbattendo un pugno sulla tavola così forte che per poco non si rovesciarono tutti i nostri bicchieri.

-KAIBA! Non puoi andartene così! Yugi... Cioè, il Faraone ha bisogno anche del tuo aiuto per ricordare il suo passato!- gli gridò, allarmato dalla prospettiva che Seto ci piantasse in asso.

Seto si voltò, tornando indietro.

-Non mi interessa minimamente quello che tu e i tuoi amichetti avete intenzione di fare. Sono venuto per poter duellare contro Yugi e sua cugina, ma visto che il famoso torneo non esiste, posso benissimo tornarmene a casa. Ho un'azienda da dirigere, se non ve ne siete dimenticati... Non ho certo il tempo per queste sciocchezze. Vi saluto.-

Detto questo, fece per andarsene nuovamente. Restai a guardarlo, allibito. Ero rimasto sorpreso dalla reazione di Seto, ma potevo benissimo aspettarmelo.

-Fa qualcosa, ti prego!- mi implorò il Faraone.

Non sapevo proprio cosa fare, ma non me la sentivo di deludere le aspettative del mio partner.

-Groan... Ci provo...- gli risposi -ASPETTA!- gridai.

Lui si fermò nuovamente.

-Che c'è, ancora?- fece, feroce.

Impallidii. Già non avevo molto coraggio di mio, se poi dovevo cimentarmi in un confronto verbale con Seto Kaiba, le cose si mettevano male. Il solo pensiero mi atterriva.

-N-non puoi andartene veramente.- balbettai -Sai bene che io e Mira non ce la possiamo fare da soli. Se non ti ricordi, Osiride ha dato una sfera anche a te... E ci servono anche le altre sei, e ci hanno detto che dobbiamo riuscire ad ottenerle...- deglutii -... tutti insieme.-

Lui mi squadrò per qualche secondo, ed io abbassai gli occhi, intimorito dal suo sguardo glaciale.

-Pensavo di essere stato fin troppo chiaro, ma a quanto pare mi sbagliavo.- disse infine -Non ho la benché minima intenzione di partecipare a questa vostra sottospecie di caccia al tesoro. Comunque, se proprio ci tieni, te la puoi anche tenere la tua stupida sfera. Io non so cosa farmene.-

Infilò una mano in tasca e ne estrasse la sfera viola, gettandola sul tavolo. Quella rotolò per un po' finché, una volta raggiunto il bordo, non cadde a terra. Non osai più ribattere, avvilito, e lui si voltò nuovamente.

-Mi spiace moltissimo, Faraone. Ma proprio...- dissi al mio partner in tono di scusa.

Lui distolse lo sguardo.

-Non è colpa tua. Dopotutto, se Seto ha deciso così, noi non possiamo certo costringerlo.- disse, ma, anche se cercava di nascondermelo, era visibilmente deluso.

Fu allora che notai un movimento vicino a me. Mi girai a guardare, e vidi che Mira aveva raccolto da terra la sfera di Seto, rigirandosela per un paio di secondi tra le dita.

-Ammon-Ra ha detto che l'unico modo per ritrovare la memoria del Faraone e sconfiggere Set è restare uniti, giusto?- chiese, forse più al mio alter-ego che a me.

Io annuii. Lei mi guardò tristemente, per poi tornare ad osservare la sfera.

-Non può finire così.- la sentii sussurrare.

Ancora prima che me ne potessi rendere conto, si era già alzata, mettendosi a rincorrere Seto e suo fratello.

 

MOKUBA

-Come pensavi di tornare a Il Cairo? Sul cammello?- domandai a mio fratello.

-Hai forse un'idea migliore?- fece lui, senza neanche guardarmi.

-No, hai ragione...-

Sospirai. La mia idea sarebbe stata di rimanere ad aiutare Yugi ma, come avevo già previsto, alla fine Seto era di ben altro avviso... Anche se non avevo capito bene il perché del suo rifiuto... Quello della Kaiba Corporation era chiaramente un pretesto, poteva benissimo continuare a lavorare a distanza dal suo pc. Mi sarebbe piaciuto chiedergli quale fosse la vera ragione, ma non mi sembrava molto in vena di spiegazioni. Peccato, però... Mi dispiaceva lasciare i miei amici...

In quel momento, udii una voce alle nostre spalle.

-FERMO!- ordinò.

Mi fermai, voltandomi a guardare. Era la cugina di Yugi, che ci aveva rincorsi trafelata.

-Mira!- esclamai -Ma cosa...?-

-No, Mokuba, non stavo dicendo a te.- disse, il tono parecchio arrabbiato.

A quel punto, si girò anche Seto.

-Si può sapere cosa vuoi ancora, ragazzina?- chiese con irritazione.

-Primo: smettila di chiamarmi ragazzina, è che una cosa che proprio non sopporto!- esclamò, puntandogli un dito contro. -Secondo: non avrai intenzione di andartene veramente, vero?-

-Credo proprio di sì, invece.- fece lui.

-Ma...- balbettò lei -Dì almeno il perché!-

Lui la guardò, leggermente sorpreso, ma si riprese subito.

-Perché non m'importa nulla né di te, né di Yugi, né di tutti gli altri vostri patetici amici!-

Seto sembrava così arrabbiato che mi metteva quasi paura, ma Mira riuscì a non battere ciglio. Anzi, era così furibonda che non si era nemmeno accorta che Yugi, Jonouchi, Anzu e via dicendo ci avevano raggiunti e stavano assistendo, sbigottiti quasi quanto me, alla scena.

-Sai una cosa, Seto Kaiba?- sibilò, serrando i pugni. -SEI LA PERSONA PIU' EGOISTA CHE ABBIA MAI CONOSCIUTO! COME PUOI DIRE UNA COSA SIMILE? COME PUOI ANCHE SOLO PENSARLA! SEI DAVVERO UN VERME!-

Mio fratello indietreggiò. Non sembrava intimorito, no, lui è il tipo che affronterebbe a mani nude un leone... Più che altro sembrava colpito dal comportamento di Mira. In effetti, sembrava impossibile che una ragazza piccola e carina come lei, apparentemente innocua, potesse diventare una furia simile... E la cosa sembrava aver sorpreso anche i miei amici.

-Mira...- tentò di calmarla Yugi, tenendola per un braccio.

Lei, però, si liberò con forza dalla sua stretta.

-No, Yugi.- gli disse, con un tono che non ammetteva repliche -Fammi finire.-

Lui inizialmente sembrò voler ribattere, ma poi, notando il suo sguardo, cambiò idea.

-Dov'ero rimasta...- fece, voltandosi verso mio fratello -Oh, sì! Non capisci che Yugi, anzi, tutti noi senza di te siamo perduti?-

-L'unica cosa che ho capito è che sono stato anche fin troppo tempo ad ascoltare le tue chiacchiere, ragazzina.- rispose lui, acido.

A quelle parole, se possibile, Mira si irritò ancora di più.

-Ti ho già ripetuto che non mi chiamo “ragazzina”.- sibilò -IL MIO NOME E' MIRA, CAPITO? MIRA! M-I-R-A!-

-Quello che è.- borbottò Seto.

-Senti...- fece lei, ripreso il controllo -...capisco che magari a te possa non importare nulla di questa faccenda, ma noi te lo chiediamo per favore! Ti prego, abbiamo bisogno di te, Seto... E se proprio non vuoi, almeno fallo per Yugi, fallo per tutte le volte che lui ti ha aiutato, fallo per tutte la volte che ti aiuterà ancora in futuro!- lo implorò.

Il suo tono di voce e il suo sguardo erano così supplichevoli che era davvero impossibile rimanere indifferenti. Così anche gli altri decisero di darle manforte.

-Sì, Seto. Te lo chiediamo per favore.- le fecero eco.

-Fratellone... Hanno ragione. Lo devi a Yugi.- lo pregai anch'io.

Lui ci guardò per un po' con un'espressione che non seppi decifrare. Poi sospirò, rassegnato.

-E va bene, rompiscatole che non siete altro.-

Gli altri esultarono.

-GRAZIE, SETO!- fece Yugi, sorridendo.

-Lo sapevo che in fondo anche tu hai il cuore tenero, Setuccio!- lo stuzzicò Jonouchi, tirandogli una gomitata.

Lui gli rifilò un'occhiataccia omicida.

-Bada a come parli, Katsuya. Se ho accettato è solo perché me l'ha chiesto anche mio fratello, non certo per te!-

-Seee, seee dicono tutti così...-

Mi lasciai sfuggire una risatina. E' proprio bello essere insieme alle persone a cui si vuol bene...

 

REBECCA

-Molto bene, Yugi. Hai detto che dobbiamo trovare questi santuari, giusto? Ma come facciamo?- domandai.

Una volta convinto Seto eravamo tornati tutti a sederci attorno al tavolo della colazione. Tra una storia e l'altra non avevo mangiato ancora niente, ma immaginai che ormai il caffèlatte fosse diventato imbevibile, e così in quel momento mi stavo limitando a smangiucchiare un biscotto al cioccolato.

-Ammon-Ra ha detto che con questa mappa è possibile sapere le loro ubicazioni.- disse lui, spiegandola sul tavolo.

-Peccato che non sappiamo come fare. Insomma, nel sogno era riuscito a mostrarcele, ma poi, non appena te la ha ridata, è tornata normale...- sospirò Mira.

-Forse bisogna pronunciare una formula magica.- propose Anzu.

-Ottima idea! Proviamo...- fece Honda -Simsalabim! Abra Kadabra! Biddibi bodibì bu! Supercalifragilistichespiralidoso! Apriti sedano!-

Aspettammo per qualche secondo, ma non accadde niente.

-Non credo che funzioni, Honda...- gli fece notare Jonouchi.

-E poi era “Apriti sesamo”, non “Apriti sedano”...- continuò Otogi.

Lui si offese moltissimo.

-Oh, grazie, veramente! Almeno io ci ho provato...-

-Eppure ci deve pur essere un modo.- fece Mokuba.

-Già...- disse Yugi -...EHI! Forse ho trovato!-

Lo guardammo, sorpresi.

-Dici sul serio?- chiese Shizuka.

-Vi ricordate della carta che mi ha dato Ammon-Ra?- chiese, sparpagliando sul tavolo il suo Deck per cercarla.

-Sì, e allora?- disse Jonouchi, grattandosi la testa, perplesso.

-Non capisco proprio dove vuoi arrivare, Yugi. Cosa c'entra la carta?- domandò Mira, raccogliendo la carta della Giovane Maga Nera che gli era appena scivolata a terra.

-Forse è proprio quella la chiave... TROVATA!- esultò, mostrandocela.

Nel preciso istante in cui la sollevò, quella si illuminò, e sulla mappa si accese un punto luminoso.

-Ohhh...- ci lasciammo sfuggire, stupefatti.

Yugi sogghignò soddisfatto.

-Che vi avevo detto?-

 

MR. FAWKES

-Ma... Signorina Hopkins... Non credo che sia una buona idea... Vostro nonno...- balbettai, cercando di farle cambiare idea.

-Non dovete preoccuparvi, signor Fawkes. Ce la caveremo benissimo anche da soli!- mi rassicurò lei, raccogliendo le sue ultime cose per caricarle sul camper.

La guardai con disapprovazione. A dir la verità non ero molto contento che avessero deciso di viaggiare con quello, specialmente perché era il mezzo preferito dal mio vecchio amico Hopkins... Non penso che sarebbe stato felice di sapere che una banda di ragazzini scalmanati avevano intenzione di attraversare il Sahara sul suo amato camper...

-Il deserto è un luogo pericoloso, signorina...- continuai, imperterrito.

-Lo so...-

-...tempeste di sabbia...-

-Già, già.-

-...scorpioni...-

-Uhmmm...-

-...serpenti...-

-...sì, avete perfettamente ragione...-

-...e predoni del deserto, e chi più ne ha più ne metta!- mi fermai, sospettoso -Signorina Hopkins! Mi state ascoltando?-

-A dir la verità no, signor Fawkes.- fece, sorridendomi.

Sospirai. Possibile che nessuno mi desse mai retta? Ma per chi mi prendono, per un vecchietto rimbecillito?

-Avanti, signor Fawkes!- mi disse Rebecca -Cosa posso fare per farla stare più tranquilla?-

Ci pensai su. Sì, in effetti un cosa c'era...

-Beh, pensavo... Potrebbe portarmi con lei signorina...- azzardai.

Lei però mi scoppiò a ridere in faccia con impertinenza.

-Avanti, non dica sciocchezze! Sa meglio di me che la sua salute non reggerebbe a questo viaggio! Inoltre, deve restare a badare agli scavi in mia assenza, si ricorda?-

Wow, appassionante... Restare a marcire fino alla fine dei miei giorni in quell'oasi non era certo quello che avevo in mente...

-Mpf!- borbottai deluso -Ha ragione come sempre, signorina...-

-Però, se proprio ci tiene, ci sarebbe qualcosa che potrebbe fare...-

In me si riaccese la speranza. Possibile che avesse cambiato idea?

-Tutto quello che lei desidera!- esclamai.

Lei mi sorrise maliziosa.

-Beh, potrebbe avvertire mio nonno della situazione? Lo farei io, ma sa...-

Groan. Mi aveva fregato. E adesso cosa mi inventavo per scusare la partenza di Rebecca? Suo nonno mi avrebbe scuoiato vivo, me lo sentivo...

 

ANZU

-Cosa stai facendo di bello, Anzu?- mi chiese curioso Honda, sbirciando quello che stavo scrivendo.

Sobbalzai, presa alla sprovvista, ma non appena vidi che il mio amico stava per leggere quello che avevo scritto nascosi velocemente il foglietto alla sua vista.

-Eh, eh, adesso lo vedrai...- feci, alzandomi da tavola -EHI, GENTE! VENITE TUTTI QUI UN SECONDO!-

-Uh? E' successo qualcosa?- domandò Jonouchi, appena uscito dal camper.

Io sorrisi allegramente.

-Ma no, cosa dici!-

-E allora perché ci hai chiamato?- fece Mai, arrivando assieme a tutti gli altri.

Una volta che tutti furono in ascolto, tossii per schiarirmi la voce, in modo da dare un certo senso di importanza a quello che avevo da dire.

-Ebbene, ho avuto un'idea!- esultai.

-Impossibile...- commentò Jonouchi.

Mi girai verso di lui come una furia.

-Prego?- chiesi, con tono alquanto minaccioso.

Il mio amico indietreggiò, nascondendosi dietro sua sorella.

-Niente, niente... Continua pure!- si scusò.

Io gli rivolsi un'ultima occhiataccia, poi tornai a riprendere il mio discorso.

-Dunque... Ho pensato che, essendo in tanti, sarebbe giusto dividerci i compiti da svolgere! Così saremo molto più organizzati ed efficienti!- feci con aria solenne.

-Mi sembra un'ottima idea!- affermò Yugi.

-Sì, brava, Anzu!- fece Shizuka.

Arrossii, leggermente imbarazzata.

-Grazie, grazie... Troppo buoni.- feci, con finta modestia -Comunque, la mia idea era questa...-

Esibii il mio foglietto. Avevo diviso il foglio a metà. Nella colonna di destra stavano scritti i nostri nomi, mentre in quella di sinistra avevo elencato le varie mansioni da svolgere. Ci avevo messo più o meno un quarto d'ora a scrivere tutto, soprattutto perché era difficile riuscire a trovare per ciascuno il lavoro più adatto.

-Dunque, avevo pensato che Otogi avrebbe potuto guidare il camper... Va bene per te, no?- gli chiesi.

Lui fece segno di sì.

-Certo, nessun problema!-

-Perché non posso guidarlo io, scusa?- domandò Mai vicino a lui.

-Perché ci teniamo alla vit... Ehm, cioè, perché per te ho pensato a un'altra cosa...- mi corressi velocemente.

Lei mi guardò di sottecchi, ma andai avanti a leggere, evitando il suo sguardo indagatore.

-Poi: Rebecca, tu sarai assistente di navigazione!-

-Ossia?- domandò lei, perplessa.

-Nel senso che stabilirai tu dove e quando andare, ed aiuterai Otogi con la strada, visto che conosci l'Egitto meglio di noi...- spiegai.

Lei annuì, dicendo che le sembrava una buona idea, e anche gli altri approvarono.

-Honda, tu preparerai da mangiare, visto che sei bravo in cucina.-

Lui però, sebbene mi fossi aspettata il suo appoggio, protestò.

-Scusa, e tu pretendi che cucini tutto da solo per undici persone? Sei matta!-

-Ehmmm... Sì, beh, in effetti hai ragione...- ammisi.

-Inoltre, se si tiene conto che mio fratello mangia per tre...- fece Shizuka.

Io scoppiai in una risatina, e con me anche gli altri (Seto a parte, ma non penso che abbia mai riso in vita sua...). Jonouchi diventò paonazzo.

-Ehi, e per fortuna che sei mia sorella...- borbottò.

-Dai, fratellone! Ho detto solo la verità!- disse lei, strizzandogli un occhio -Comunque, se vuoi ti posso dare una mano io in cucina, Honda!- si fece avanti Shizuka.

Come fu abbastanza prevedibile, bastò quello perché Honda accettasse subito e con gioia l'incarico, mentre Otogi non sembrava affatto contento della cosa...

-Dunque... Tu, Mokuba, ti occuperai di preparare la tavola e sparecchiare...- feci, continuando il mio elenco.

-Ok!- fece lui.

-... mentre Seto laverà i piatti...-

-COSA?!? Lavare i piatti? Te lo scordi!- protestò Seto -Figurati se mi metto a fare un lavoro del genere! Mi hai preso per una cameriera?-

Sorrisi tra me e me. In effetti ero stata un po' crudele a rifilargli quel lavoraccio, ma non gli avrebbe di certo fatto male. E, anche se Seto sembrava irremovibile, non avevo intenzione di dargliela vinta.

-Spiacente Seto, ma ad ognuno la sua parte!- dissi.

-Beh, perché deve toccare a me quella parte?-

Uh... A quanto pare non aveva intenzione di demordere... Me l'aspettavo. Era giunto il momento di giocare il mio asso nella manica...

-Cos'è, Seto... Forse non sei capace di fare una cosa così banale?- gli chiesi con tono provocatorio.

Lui alle mie parole si fece paonazzo.

-Non dire sciocchezze!-

-Bene, allora... FALLO! Poi, Yugi e Mira si occuperanno delle pulizie, mentre io penserò a lavare e stirare i vestiti.- conclusi.

-Ed io?- domandarono all'unisono Jonouchi e Mai.

Oh, certo, mi ero quasi dimenticata di quei due!

-Beh, voi potreste andare a procurarvi cibo e cose varie...- proposi.

In fondo, Mai aveva sempre avuto un buon fiuto per gli affari e più abilità di un diavolo nelle contrattazioni. Lei però mi guardò storto.

-Con Jonouchi?-

-Sì, con lui. Non puoi certo portare da sola tutte le borse della spesa... - le dissi, facendole l'occhiolino.

Lei arrossì, ma non aggiunse altro. Chissà quando quei due si sarebbero finalmente detti ciò che provavano l'uno per l'altro... Anche se avevo la netta sensazione che ne sarebbe dovuta passare di acqua sotto ai ponti prima che lo ammettessero.

-Molto bene! Allora è deciso!- esultai -Tutti in carrozza, si parte!-

Detto questo, mi slanciai con entusiasmo nel camper. Anche se il motivo per cui eravamo in viaggio era tutt'altro che piacevole, non potevo fare a meno di essere contenta di stare coi miei amici!

-Sento che sarà un viaggio mooolto duro...- sentii commentare Jonouchi alle mie spalle.

 

FLASHBACK

Atem era seduto accanto al letto del padre, continuando a stringere la sua mano, ormai diventata fredda. Si era imposto di non piangere, o, almeno, non davanti alla servitù, ciononostante una lacrima solitaria scese lungo la sua guancia. Appena se ne accorse se la asciugò immediatamente. Non avrebbe resistito ancora per molto, il dolore opprimente che provava al petto era così forte che sentiva che tra non molto sarebbe scoppiato in lacrime.

Congedò le ancelle, dicendo loro di tornare qualora lo avesse ordinato. Nel momento stesso in cui si chiuse la porta, iniziò a piangere copiosamente, singhiozzando forte. Perché, perché suo padre se ne era andato? I medici di corte avevano detto che era stato colpito da una strana e misteriosa malattia al cuore, che aveva improvvisamente cessato di battere. Atem non capiva. Suo padre non poteva essere morto veramente. Lui era sempre stato forte, energico, in buona salute. Doveva essere solo un brutto sogno, adesso si sarebbe svegliato...

Ad un tratto, la porta si aprì all'improvviso. Atem sobbalzò, spaventato. Aveva detto di non far entrare nessuno! Non appena vide chi erano, però, si calmò all'istante.

-Fratello...- sussurrò Raissa.

Atem le corse incontro, abbracciandola.

-Non è vero, Atem, dimmi che non è vero...- singhiozzava lei, inzuppando la veste del ragazzo di lacrime.

Lui non rispose, anzi, nonostante credesse di non avere più lacrime da piangere, iniziò a farlo ancora più forte. Sethi si avvicinò al corpo dell'ormai defunto Faraone, chinando il capo e mormorando qualche preghiera in un idioma arcaico, mentre Taita restò fermo presso lo stipite della porta, lo sguardo vacuo.

Alla fine, finalmente Atem riuscì a frenare le lacrime e a far sedere sua sorella. Lei tirò su col naso un paio di volte, poi si calmò a sua volta. Non parlarono e, anche se avesse voluto, il ragazzo era certo che non sarebbe stato capace di pronunciare una sola parola. Poi Taita, ritenendosi di troppo, fece per congedarsi.

-Devo chiamare gli imbalsamatori?- domandò prima di uscire.

Il cervello di Atem sembrò metterci un secolo a recepire la domanda. Ci pensò su per un po', e poi prese una decisione.

-No, Taita. Consentimi di restare ancora un po' con mio padre... per l'ultima volta.-

A quelle parole, Raissa scoppiò nuovamente a piangere.

Taita assentì.

-Come desideri.- disse, chiudendosi la porta alle spalle.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Scacco matto! ***


Episodio 6: “Scacco matto!”

 

SHIZUKA

-E' PRONTO IN TAVOLAAA!- chiamai dalla porta del cucinotto.

Avevamo viaggiato per tutta la mattina e poi, visto che stavamo tutti morendo di fame, io e Honda abbiamo pensato che sarebbe stata una buona idea preparare qualcosa da mettere sotto i denti. Otogi allora aveva fermato il camper ed aiutato Mokuba a montare il tavolo da pic-nic. Avrei preferito che potessimo mangiare al fresco, ma l'unico albero che c'era nelle vicinanze era un cactus solitario a poche dune di distanza, così i due si erano dovuti accontentare dell'ombra che veniva offerta dal nostro automezzo. Sbuffai. STAVO MORENDO DI CALDOOO! Non sapevo più cosa fare: mi ero messa gli shorts ed un top, avevo raccolto i capelli in una coda, ma continuavo a sudare... Dannazione, ci saranno stati 40 gradi! E il fatto che fino a quel momento ero stata incollata ad un fornello di certo non aiutava... Mi ero già pentita di essermi proposta come aiutante per Honda, in cucina c'era veramente troppo caldo! Uscii dal camper reggendo la pentola con la pasta, e mi accorsi che tutti si erano già radunati attorno alla tavola, le forchette alla mano.

-Ho fameee...- continuava a lamentarsi Jonouchi.

-A chi lo dici... Stamattina non ho mangiato niente...- mugugnò Anzu.

-Uffa, quanta impazienza!- sbuffai, poggiando la pentola sul tavolo. -Se avete così tanta fame, perché non ve lo cucinate voi il pranzo?- domandai.

Nessuno mi rispose, in quanto si erano tutti fiondati sulla pentola, servendosi abbondanti porzioni di cibo. All'improvviso ricordai che anch'io, in effetti, avevo un certo languorino, così non mi feci pregare troppo e seguii il loro esempio.

 

OTOGI

Boaf... Che abbuffata! Adesso potevo ritenermi soddisfatto...

-Complimenti, Shizuka! Davvero un ottimo pranzo!- le dissi, sorridendo.

Lei, al mio complimento, arrossì.

-Oh, non era niente di che...-

-Sul serio, Shizuka, era da non so quanto tempo che non mangiavo così bene!- mi fece eco Mira -Anche perché quando si vive con Yugi bisogna sapersi accontentare...-

-EHI!- protestò il piccoletto.

Noi tutti scoppiammo a ridere.

-Comunque, se non ve ne siete già dimenticati, anch'io ho fatto la mia parte...- tentò di farci notare Honda.

Come no! Impossibile dimenticarsene! Ma come faceva quel bellimbusto ad avere una fortuna così sfacciata?!? Lui poteva passare tutto il tempo che voleva con Shizuka, mentre io ero relegato alla guida assieme a Rebecca... Oddio, non sto dicendo che mi stava antipatica, anzi, al contrario! Solo che avrei preferito un'altra compagnia, ecco! Inoltre, ero terribilmente seccato dal fatto che Shizuka si era offerta volontariamente ad aiutarlo... E se provasse qualcosa per Honda? Rabbrividii a quella prospettiva agghiacciante.

Ad un tratto, un rumore alla mia sinistra attirò non solo la mia attenzione, ma anche quella degli altri.

-BURP.-

Noi tutti ci voltammo, disgustati.

-JONOUCHI!- gli gridammo in coro.

Lui sorrise innocentemente.

-Che c'è di male? Rendo onore alla tavola!-

Fai schifo, Jonouchi...

-Fai schifo, Katsuya...- osservò appunto Kaiba, dando voce ai miei pensieri.

Il mio amico gli fece una linguaccia.

-Pensa per te, Seto...-

-Cosa vorresti insinuare?-

-Io non insinuo, faccio accuse ben precise!-

Visto che l'atmosfera si stava un po' troppo surriscaldando (e non era solo un modo di dire, c'era veramente un caldo bestiale!), Anzu pensò bene di cambiare argomento prima che scoppiasse una rissa.

-Ehi, dì un po', Reb, quand'è che arriveremo al santuario?- le domandò.

-Beh, in teoria non dovrebbe essere molto lontano.- spiegò lei -Speravo che saremmo riusciti ad arrivarci stamattina, ma a quanto pare mi sbagliavo...-

Iniziavo a dubitare delle conoscenze geografiche dell'Egitto di Rabecca... Questa mattina mi aveva fatto cambiare strada un centinaio di volte! Non c'era da stupirsi se il santuario non si era rivelato poi così vicino... Anzi, tra un paio di giorni ci saremmo ritrovati al Polo Nord, me lo sentivo...

-Davvero? Questo significa che ci potremmo arrivare benissimo entro stasera!- esclamò Yugi, felicissimo -Il Faraone ne sarà contento!-

-Sì, in effetti era quello il mio intento...- rivelò Rebecca.

-Molto bene!- esclamò Jonouchi, alzandosi da tavola -Allora sbrighiamoci, non abbiamo un minuto da perdere! Otogi, al volante!-

Sospirai. Ma perché, perché avevo accettato di guidare? Non ne potevo più...

-Quanto a te, Seto...- si voltò verso di lui, sogghignando -Non dovevi lavare i piatti?-

 

SETO

-Sei sicuro di non aver bisogno d'aiuto, fratellone?- mi domandò Mokuba, porgendomi gli ultimi piatti.

Groan. Eccome. Ma se mi fossi lasciato aiutare da mio fratello quella strega della Mazaki e Katsuya mi avrebbe preso in giro a vita... Così mi vidi costretto a declinare l'offerta.

-No, non ti preoccupare Mokuba, va pure di là con gli altri.- gli dissi, e lui uscì dalla cucina, chiudendosi la porta alle spalle.

Sospirai, guardando la montagna di piatti, posate e bicchieri dentro al tinello. Non avevo la più pallida idea di come di lavassero i piatti... Diamine, sono il presidente della Kaiba Corporation, certi lavori dovrebbe farli la servitù! Come avevo fatto a lasciarmi fregare in quel modo? Rassegnato, mi tolsi la giacca e l'appoggiai sulla sedia più vicina. Una volta tirate su le maniche della mia maglietta per non bagnarle, iniziai a pensare a cosa fare. “Dunque... Cosa devo usare?” mi scervellai, aprendo vari sportelli. Sapone, detersivo, candeggina? Mi vergognai di me stesso: ero una delle menti più brillanti di tutto il Giappone ma, quanto a lavori domestici, ero proprio negato...

-Problemi?- domandò una voce alle mie spalle.

Sobbalzai, trovandomi faccia a faccia con Mira.

-E tu che ci fai qui, ragazzina?- le domandai, anche se il tono di voce che usai non era esattamente minaccioso come speravo che fosse.

Lei alzò le spalle.

-Niente, ero venuta a bere un bicchiere d'acqua. Nella pasta c'era un po' troppo peperoncino, e adesso mi è venuta sete.- disse, aprendo il frigorifero e tirando fuori una bottiglia -E ti ho già detto di non chiamarmi “ragazzina”!-

-Come vuoi, mocciosa.-

Lei mi rifilò un'occhiataccia, ma non disse niente. Molto meglio così, non avevo tempo di farle da baby-sitter... Avevo altro a cui pensare, io! Lessi con attenzione l'etichetta di una delle scatole che avevo trovato. Ripensandoci, forse la candeggina era meglio evitarla...

-Ma non dovevi lavare i piatti?-

Sussultai, voltandomi di scatto verso Mira. Mi ero completamente dimenticato di lei.

-Sì può sapere che ci fai ancora qui? Ho da fare!- sbottai seccato.

Lei mi rivolse un'occhiata obliqua.

-Mmm... Vedo...-

Che stesse ironizzando o meno, era meglio che si levasse dalle scatole, stavo perdendo la pazienza... E poi, quando ci si metteva, quella ragazza riusciva a farmi uscire dai gangheri ancora più di Katsuya.

-Non hai nessun altro da assillare al momento?- le chiesi, nel vano tentativo di liberarmene.

-Uff! Come sei! Se proprio ci tieni me ne vado!- fece, sbuffando -Comunque, già che ci sei, lava pure questo.-

Posò il bicchiere nel lavandino e fece per andarsene. Tuttavia, proprio quando aveva appoggiato la mano sulla maniglia, fece dietro-front.

-Dì un po', Seto, sei sicuro di sapere quello che stai facendo?- mi domandò con aria sospetta.

-Certo che sì!- ribattei, offeso.

Lei soffocò una risatina.

-Allora mi vuoi spiegare cosa pensi di fare con quella saponetta in mano?-

Arrossii, con la vaga sensazione di essere appena stato scoperto a causa della mia gaffe.

-Beh, ecco, io...- balbettai, tentando di inventarmi una scusa.

Lei mi guardò con aria di compatimento.

-E' inutile che tenti di arrampicarti sui vetri... Dì la verità, non hai la più pallida idea di come fare, eh?-

Rimasi sorpreso.

-Si può sapere come hai fatto a capirlo?- domandai perplesso.

Lei sorrise.

-Semplice: hai la stessa espressione di quando mio cugino tenta di fare una frittata!-

-Eh?- feci, in quanto non riuscivo proprio a capire a cosa si stesse riferendo.

-Lasciamo perdere!- fece Mira, scostandomi per prendere il detersivo -Vedi?- fece, agitandomelo davanti alla faccia -Devi usare questo, non il sapone!-

-Ah... Capisco...-

Lei aprì il flacone e ne fece uscire il contenuto dentro al lavabo.

-Molto bene! E adesso apri il rubinetto. L'acqua tiepida, mi raccomando!-

Anche se era umiliante farsi comandare a bacchetta dalla ragazzina, feci come mi aveva detto.

-Ok.- disse soddisfatta -Adesso non ti resta che aspettare che si riempia tutto.-

-E poi?- domandai.

-Poi tocca a te, ovvio!- mi fece, mettendomi una spugna in mano.

Io la guardai perplesso.

-E che ci devo fare con questa, scusa?-

-Scherzi? Devi usarla per pulire le stoviglie!-

Io le rivolsi uno sguardo inorridito. Il solo pensiero di immergere le mani in quella poltiglia schiumosa e di strofinare quei piatti luridi mi faceva venire la nausea...

-Ma... è... disgustoso!- esclamai.

-Lo so!- esclamò allegramente -Ma non devo mica farlo io, giusto?-

Detto questo, si avviò tranquillamente verso la porta. Rifilai un'occhiata schifata alla spugna che tenevo in mano, poi con la coda dell'occhio notai una cosa alle mie spalle che non mi piaceva per niente.

-Ehm... Mira...- la chiamai, titubante.

Lei si voltò.

-Che c'è?-

-E' normale che faccia così?- chiesi, indicandole il lavandino.

Lei si sporse per guardare dietro di me, e subito dopo lanciò un grido che avrebbe fatto sbiancare un fantasma.

-ARGH! Seto, chiudi il rubinetto, presto!- mi ordinò, alla vista della quantità enorme di schiuma che andava formandosi dentro al lavabo.

Io feci come mi aveva detto e giusto in tempo, visto che la schiuma aveva ormai iniziato a fuoriuscire dai bordi. Non appena mi fui assicurato che il livello dell'acqua stesse calando, mi voltai, rivolgendo uno sguardo omicida alla cugina di Yugi.

-SI PUO' SAPERE CHE DIAMINE COMBINI ?- sbraitai.

Lei non si scompose, anzi, scoppiò a ridere.

-Ah ah, che sbadata, devo aver esagerato col detersivo!-

Calma, Seto... Respira profondamente e calmati...

-TU NON SEI SBADATA, SEI UNA CATASTROFE NATURALE!-

-Eddai, non fare così! Tutti possono sbagliare, no?- cercò di scusarsi.

-NO! Solo tu!-

Lei fece l'offesa.

-Grazie tante! Io cerco di aiutarti e tu mi ringrazi in questo modo! Sai che ti dico? ARRANGIATI!-

Detto questo, attraversò la cucina come una furia e se ne andò, chiudendo violentemente la porta dietro di sé. Io sbattei le palpebre, perplesso. Quella ragazzina era veramente emotiva, le bastava un nonnulla per cambiare letteralmente umore! Un attimo prima ti sorrideva, e quello dopo ti urlava contro! Bah, non era il momento per pensare a quella lunatica della cugina di Yugi... Al momento ero fin troppo occupato con le stoviglie. Immersi un braccio nella schiuma, inorridendo. Oh, giuro che avrei trovato il modo per farla pagare alla Mazaki...

 

OTOGI

UFFAAA! Erano ore che ero alla guida, non ce la facevo più... Come se non bastasse Rebecca mi aveva fatto cambiare direzione così tante volte che temetti stesse tenendo la mappa al contrario.

-Rebecca?- feci, rivolto alla ragazzina che sedeva accanto a me alla guida.

-Sì, Otogi?-

-Sei sicura che la direzione sia quella giusta?-

-In effetti no...- ammise.

-E allora mi spieghi perché stiamo girando in tondo da quasi mezz'ora?-

Lei mise il broncio.

-Ma non è colpa mia!- protestò -Secondo la mappa dovremmo essere arrivati da un pezzo!-

Mi accasciai sul volante, fermando il camper.

-Senti, che ne dici di fermarci un secondo? Io non ne posso più di guidare, e poi non otterremo nulla comunque continuando ad andare alla cieca! Facciamo un bel lavoro, adesso scendiamo da questo trabiccolo e ragioniamo con calma sul da farsi...- le proposi.

Rebecca mi fissò con ostinazione per un po', ma infine si arrese.

-E va bene Otogi, hai vinto tu...- sospirò.

 

YUGI

Visto che il camper si era fermato all'improvviso, io e gli altri scendemmo a controllare cosa fosse successo. Fu con non troppa sorpresa che notammo che Otogi e Rebecca ci stavano aspettando lì fuori.

-Perché ci siamo fermati?- domandò Anzu, rivolta a quei due.

-La risposta è semplice...- esordì Rebecca -Il fatto è che, nonostante io sia sicura di trovarci ormai vicinissimo al santuario, non se ne vede traccia!-

-Ne sei sicura? Non è che tenevi la cartina al contrario?- domandò Jonouchi.

Inspiegabilmente, Otogi si lasciò scappare una risatina. Lei, invece, diventò paonazza.

-Certo che no! Non mi sono sbagliata!-

Mi sedetti a terra, demoralizzato. Lo sapevo, non saremmo mai riusciti a trovare il santuario! L'Egitto era troppo vasto, non avevamo la minima possibilità di...

-Ehi, partner!- mi chiamò all'improvviso il Faraone.

Io mi voltai verso di lui.

-Che c'è?- domandai.

Lui allungò il braccio, indicando un punto non meglio definito all'orizzonte.

-Vedi anche tu quello che vedo io?-

Io strinsi gli occhi, aguzzando la vista, ma l'unica cosa che riuscivo a scorgere erano solo dune di sabbia.

-No...- ammisi alla fine.

Lui scosse la testa, convinto.

-C'è qualcosa là, ne sono sicuro!- affermò.

-Eppure io non vedo nulla...- feci perplesso, grattandomi la testa.

-Qualcosa non va, Yugi?- mi chiese Anzu avvicinandosi, preoccupata -Ti vedo pensieroso...-

-In effetti...- ammisi -Il Faraone dice di vedere qualcosa là in fondo.- dissi, indicando il punto che mi aveva mostrato il mio alter ego.

Anzu e gli altri si volsero in quella direzione, ma anche loro non videro nulla.

-Ti sbagli, Yugi, là non c'è proprio niente!- esclamò Honda.

-Non è che il sole sta iniziando a darti alla testa?- mi chiese sarcastico Seto.

Guardai il Faraone, ma lui non aveva la minima intenzione di cedere. Eppure, mi era difficile credergli... Forse Seto aveva ragione, era vittima di un miraggio...

-NON HO LE ALLUCINAZIONI!- protestò lui, intercettando i miei pensieri -C'è qualcosa laggiù, e ve lo proverò!-

-Ehi, cosa intendi fare?- chiesi.

Prima che potessi fare qualcosa per fermarlo però, lui aveva già preso possesso del mio corpo e si era avviato a rotta di collo verso il punto che mi aveva indicato. Mi aveva preso così alla sprovvista che ci misi un po' a capire che aveva preso il mio posto.

-EHI!- gli gridai arrabbiato -Mi avevi promesso che non avresti più preso il controllo contro la mia volontà!-

Lui continuò a correre.

-Ti chiedo scusa, Yugi, ma sento che là c'è qualcosa di importante... Devo andare, capisci? E' come se mi stessero chiamando...-

Io lo guardai perplesso, non riuscivo proprio a comprendere quello che il mio amico intendeva dire. Forse era vero che stava impazzendo...

 

ANZU

Urlammo con tutto il fiato che avevamo in gola a Yugi di tornare indietro ma niente, era come se non ci sentisse nemmeno!

-E adesso che facciamo?- domandò Mira, chiaramente preoccupata per la sorte di suo cugino.

-Boh...?- fece Jonouchi, alzando le spalle.

Io restai per un po' a guardare la figura di Yugi, che man mano stava scomparendo dalla mia vista. Ma che diamine gli era preso a quello? Si sarebbe cacciato per l'ennesima volta nei guai, lo sentivo...

-Non possiamo lasciarlo andare da solo!- esclamai -Dobbiamo andare con lui, e subito! Otogi, metti in moto il camper!-

 

YAMI

Anche se col fiato corto, ero finalmente arrivato. Fu con una certa soddisfazione che notai di non essermi sbagliato: davanti a me si ergeva una strana costruzione, a cui però non riuscivo a dare una definizione corretta. Insomma, sembrava fosse una reggia, in quanto le sue pareti erano decorate con affreschi colorati e sorrette da elaborate colonne, ma l'aria che si respirava lì dentro era decisamente più austera di quello che poteva regnare in un palazzo, più che altro sembrava di trovarsi in una chiesa. Un tempio, ecco cosa doveva essere.

-Anf! Insomma, adesso mi credi?- domandai raggiante a Yugi.

Lui scosse la testa.

-Guarda che qui non c'è assolutamente niente!-

Lo guardai stralunato.

-Stai scherzando? Possibile che tu non veda?-

Feci per appoggiarmi ad una colonna per dimostrare al mio amico che avevo ragione, ma la mia mano l'attraversò come se neanche ci fosse. Sbilanciato e preso di sorpresa, finii per rovinare a terra. Repressi un'imprecazione, anche perché mi era entrata della sabbia negli occhi.

-Tutto ok, Faraone?- mi domandò Yugi preoccupato.

Aprii la bocca per rispondere, ma proprio in quel momento udimmo il suono di un clacson. Ci voltammo a guardare, e vidi con piacere che gli altri avevano deciso di seguirci sul camper. Immediatamente la porta a scorrimento si aprì, e gli altri saltarono fuori all'istante, accorrendo in mio aiuto.

-Va tutto bene?- domandò Anzu, aiutandomi a rialzarmi -Ti sei fatto male?-

Scossi la testa per tranquillizzarla.

-No, sono solo caduto.-

Lei sorrise.

-Meno male!-

-Piuttosto, ci spieghi perché diamine sei venuto fin qui?- mi chiese Jonouchi.

Indicai il tempio alle mie spalle.

-Mi state dicendo che neanche voi lo vedete?- chiesi, anche se immaginavo già la risposta.

-Vedere cosa?- chiesero Honda perplesso.

Lo sapevo. Evidentemente riuscivo a vederlo solo io, anche se non riuscivo a spiegarmi il perché.

-Ehi, Yugi! Guarda, il tuo Dueling Disk!- mi disse ad un tratto Jonouchi.

Solo all'ora mi accorsi che il mio Dueling Disk si era illuminato, anzi, più precisamente si era illuminato il mio deck. Pescai la prima carta, e mi accorsi che era lei ad emanare tutta quella luce. Inoltre, se mi concentravo, potevo quasi provare una strana sensazione di calore, così lieve da farmi quasi il solletico.

-E'... E' la carta di Ammon-Ra, non è vero?- domandò Mira.

Io annuii. Non riuscivo a capire. Era come se la carta stesse cercando di dirmi qualcosa... Sì, ma cosa?

Gioca quella carta, Faraone

Improvvisamente nella mia mente rimbombarono delle parole... Ero stato colto così di sorpresa che mi ci volle un po' prima di realizzare quello che avevo sentito. Era la voce di Ammon-Ra, ne ero sicuro! Dovevo giocare quella carta. Quasi senza pensarci, con un movimento a dir poco istintivo, la posizionai sul Dueling Disk.

E poi il buio.

 

HONDA

-Ehi, Honda, sveglia amico!- disse una voce, svegliandomi.

Io cercai di aprire gli occhi, ma ci misi un paio di secondi prima di riconoscere la figura di Jonouchi china sopra di me.

-Dove siamo?- domandai, mettendomi a sedere.

L'ultima cosa che mi ricordavo era che il Faraone aveva giocato la Carta di Ammon-Ra... Mi guardai intorno, ma decisamente non eravamo più dove ci trovavamo prima che perdessi conoscenza. Eravamo davanti ad una sorta di costruzione, a mio parere la più bizzarra che avessi mai visto. Al momento eravamo in una specie di portico circondato da colonne. Le pareti erano state dipinte con colorati affreschi, ed agli angoli della sala vi erano poste delle imponenti statue.

-Non ne ho la più pallida idea...- mi disse Jonouchi con un'alzata di spalle.

-Mi piacerebbe proprio sapere dove siamo finiti...- disse Mai al mio fianco.

-Io credo di saperlo.-

Ci voltammo stupefatti verso l'altro Yugi.

-COOOSA?-

-Questo è lo stesso tempio che vedevo...- disse, appoggiando una mano su una colonna -...solo che ora, grazie alla carta di Ammon-Ra, è reale... Credo... Credo che siamo arrivati, amici.-

-Intendi dire che ci troviamo nel santuario che cercavamo?- chiesi.

-E' probabile.- fece il Faraone.

-E' pazzesco.- borbottò Seto.

Yugi gli rifilò un'occhiataccia, ma lui fece finta di niente.

-Anche se non ho ancora capito come mai prima potevo vederlo solo io...- riprese pensieroso.

-Beh, poco importa, no?- sorrise Jonouchi -Piuttosto, io propongo di andare a vedere cosa c'è dietro quella porta!-

Guardammo nella direzione in cui il nostro amico ci aveva indicato, e sotto una spessa arcata potemmo scorgere un passaggio.

-Ottima idea!- approvò Yugi, avviandosi.

Noi ci alzammo da terra per seguirlo, tuttavia non feci in tempo a varcare la soglia che venni sbalzato via, assieme a tutti i miei amici, come se fossi andato a sbattere contro un muro.

-AHIA!- gridai, massaggiandomi la punta del naso.

Il Faraone si voltò a guardarci.

-Che succede?-

-Non so...- fece Anzu, ancora dolorante -E' come se ci fosse qualcosa che ci impedisce il passaggio.-

Sul suo volto si dipinse un'espressione incredula.

-Come...?- fece, tornando sui suoi passi.

-Vedi?- disse Rebecca, rialzandosi e allungando la mano finché non venne bloccata -C'è una specie di parete invisibile!-

Lui però la riattraversò senza problemi.

-Strano... Io riesco a passare!-

-Evidentemente solo tu puoi entrare nel santuario...- fece Mai.

Già... E probabilmente questo spiegava anche perché prima lo poteva vedere solo lui.

Lui ci guardò.

-Questo significa che devo procedere da solo?-

Annuimmo. Lui chinò la testa. Se non lo conoscessi bene, oserei dire che sembrava quasi demoralizzato.

-Non ti devi preoccupare! Ce la farai benissimo anche da solo!- lo incoraggiò Anzu.

-E va bene!- esclamò risoluto -Entro, supero la prova ed esco con la sfera! Che problema c'è?-

 

YAMI

“Entro, supero la prova ed esco con la sfera! Che problema c'è?” continuavo a ripetermi per infondermi coraggio. Il corridoio lungo il quale stavo camminando era lungo e stretto, per di più scarsamente illuminato. Odiavo i posti bui, mi mettevano a disagio, oltre a riportarmi alla mente brutti ricordi...

-Ti vedo agitato.- osservò Yugi, camminando al mio fianco.

Io annuii. In effetti la prospettiva di dover affrontare una prova mi intimoriva un po'. Certo, se fosse stata una partita di Magic and Wizards non avrei avuto troppi problemi...

-Sta tranquillo, lo sai che insieme possiamo superare qualsiasi avversità!- esclamò lui sorridendo.

Io lo guardai, sorridendo a mia volta. Yugi aveva ancora un carattere un po' infantile, oltre ad essere ingenuo e sbadato, ma aveva un ottimismo a dir poco contagioso.

-Certo.- risposi -Insieme ce la faremo.-

Finalmente il corridoio terminò, e mi trovai davanti ad una spessa porta metallica, leggermente scrostata sui bordi. A quanto pare ero arrivato. Osservai che era piuttosto insolita come porta, in quell'ambiente austero. Diciamo che l'avrei vista meglio nella camera blindata di una banca...

-Entriamo?- mi chiese il mio alter ego.

Io misi la mano sulla maniglia e aprii la porta. Quella cigolò in modo assai lugubre, e di certo quel rumore non poté che peggiorare il mio umore, che ormai rasentava il pavimento. Mi feci coraggio ed entrai, seguito a ruota da Yugi.

 

YUGI

La stanza era dannatamente buia, e non si vedeva un accidenti. Strinsi gli occhi per cercare di scorgere almeno le forme degli oggetti, ma niente. Io ed il mio compare entrammo, stando uno vicino all'altro come per proteggerci a vicenda. Ad un tratto la porta che era dietro di noi si chiuse, e anche l'ultimo spiraglio di luce scomparve all'istante. Il Faraone tentò di riaprirla, ma quella sembrava non aver intenzione di muoversi, quasi fosse stata chiusa a chiave. All'improvviso tutto il mio ottimismo scomparve in un lampo.

-Che facciamo?- gli chiesi sottovoce, cercando di non turbare eccessivamente qual silenzio.

-Non ne ho idea...-

Alle nostre parole, la stanza si illuminò improvvisamente, in quanto le numerose fiaccole che erano state appese alle pareti si accesero una dopo l'altra. Mi strofinai gli occhi, restando abbagliato. La sala era piuttosto piccola, ed era decisamente meno sfarzosa del resto del santuario. Le pareti non presentavano alcun affresco, e l'unica cosa degna di nota era un tavolino al centro, assieme al quale erano state messe due sedie, rigorosamente di legno. Rabbrividii. Tutto questo mi ricordava terribilmente un film che avevo visto una sera con Jonouchi e Honda, e se la memoria non mi ingannava il protagonista faceva proprio una brutta fine... Deglutendo, io ed il mio alter ego ci avvicinammo al tavolino, per guardare quello che c'era sopra.

-Guarda, Yugi! Sembra una scacchiera.- osservò il Faraone, sollevando una pedina.

-Già.- risposi.

In effetti aveva tutta l'aria di essere una scacchiera. Le uniche differenze erano che i pezzi erano rossi e blu, e che avevano una forma diversa rispetto a quelle tradizionali.

-Benvenuto, Faraone, ti stavo aspettando.- disse una voce alle nostre spalle.

Entrambi sobbalzammo, presi alla sprovvista. Io mi portai una mano al cuore, ormai prossimo a una attacco cardiaco. Dietro di noi era comparso all'improvviso un uomo, che ad occhio e croce doveva avere non più di cinquant'anni, abbigliato in maniera alquanto insolita. Aveva una lunga barba nera che gli ricadeva sul petto nudo, mentre invece i capelli erano piuttosto corti, legati dietro in un codino. L'uomo sorrise, avvicinandosi.

-Perdonami, non avevo intenzione di spaventarti... E tanto meno il tuo amico... Yugi, giusto?- sorrise amabilmente, sedendosi a un lato del tavolino.

-Lei può vedermi?- domandai spiazzato.

L'uomo annuì.

-Non dovresti esserne troppo sorpreso. Dopotutto, sono pur sempre un essere divino, anche se immateriale.-

-Chi è lei?- chiese allora il Faraone.

-Io sono Ptah, creatore dell'universo e patrono degli artigiani e degli architetti... o, almeno, così venivo considerato.- disse, pronunciando le ultime parole con una sorta di rammarico, o forse di nostalgia.

Lo guardai meglio. Adesso che il suo volto era illuminato, notai che era parecchio pallido, oltre che scarno. Sembrava quasi che avesse passato tutta la sua esistenza rinchiuso in una prigione. Doveva sentirsi molto solo, in quel santuario...

-Sono venuto per la sfera del potere.- disse allora il mio amico, troncando discorsi inutili ed andando dritto al punto.

Ptah sorrise.

-Non c'è nessun problema. Te la consegnerò, a patto che...-

-E patto che?- domandammo io e il Faraone in coro.

-A patto che mi battiate in una partita a bao, o, come lo chiamate voi oggi, a scacchi. Sapete, ci gioco spesso quando mi annoio, ma fare una partita assieme ad un avversario in carne e ossa è decisamente più emozionante che giocare da soli.- concluse.

Il mio partner stralunò gli occhi.

-Veramente io non ho idea di come si giochi a scacchi!-

Ptah fece un'espressione delusa.

-Peccato...- sussurrò.

-Non ti preoccupare, Faraone, ti aiuterò io!- mi proposi.

-Sul serio? Sai giocare a scacchi?- mi chiese.

-Beh, sì...-

Glom. A dir la verità ci avevo giocato svariate volte con mio nonno, ma quando avevo otto anni! Non è che mi ricordassi poi molto...

-Molto bene!- esclamò Ptah allegramente -Allora sedetevi, e che vinca il migliore!-

 

YAMI

Mi sedetti al tavolino, dal lato delle pedine rosse. Come avevo già detto, non mi era mai capitato di giocare a scacchi, o almeno non per quanto mi ricordassi, ma assieme a Yugi forse avevo qualche possibilità di vincere e di prendere la sfera. O meglio, questo era quello che speravo. Accidenti, ma perché quella prova non era toccata a Seto? Lui sì che ci sapeva giocare, a scacchi...

-Non preoccuparti, Faraone, adesso ti spiego...- mi disse Yugi pazientemente -Lo scopo del gioco è riuscire a mettere sotto scacco il re avversario, ossia far sì che, qualsiasi mossa faccia, non abbia possibilità di muoversi senza entrare nel raggio d'azione di altri pezzi.-

-Il re è questo, giusto?- domandai, indicando la pedina più alta con una corona in testa.

-Esattamente.- fece lui -Il re può muovere in tutte le direzioni, ma per non più di una casella. Inoltre, non può essere mangiato da un altro pezzo.-

Iniziavo a capire. Quindi il re era invulnerabile, ma aveva una scarsa possibilità di movimento...

-Le regina, invece...- continuò, indicando il pezzo a fianco del re -...può muovere in tutte le direzioni possibili e per quante caselle vuole. In poche parole, è il pezzo più forte di tutti.-

Annuii, incitandolo a proseguire.

-Poi... La torre può muovere di quante caselle si vuole, ma solo in orizzontale e in verticale. L'alfiere, sempre di quante caselle si vuole, ma in diagonale.-

-E questo?- domandai, indicando i due cavalli.

-I cavalli possono muovere solo di tre caselle, due in un senso e una in un altro, oltre a poter saltare sopra le altre pedine.- mi spiegò paziente.

Bah... Non è che il cavallo mi convincesse poi molto... Certo, si poteva rivelare piuttosto utile, ma preferivo pezzi come la torre e l'alfiere, meno complicati e più potenti.

-Capito. E queste, invece?- chiesi, indicando le pedine in prima fila.

-Quelle possono spostarsi di una casella per volta, e solo in avanti. Inoltre, mangiano solo in diagonale.-

Iniziava a girarmi un po' la testa. Non ero proprio sicuro di ricordare tutto...

-Allora?- mi domandò Ptah -Sei pronto?-

Feci cenno di sì, anche se avevo ancora le idee un po' confuse.

-Molto bene! Prego, inizia tu!- esclamò felice.

Io mandai avanti una pedina, improvvisando. Non avevo una strategia ben precisa, ma speravo di riuscire ad escogitarne una, prima o poi, una volta entrato nel vivo della partita.

-Va bene. Adesso sta a me!-

Detto questo, fece avanzare una delle sue pedine di due caselle.

-Un momento!- protestai -Le pedine possono muovere di una sola casella!-

-Ehm... Dimenticavo...- disse Yugi in tono di scusa -Le pedine, alla prima mossa, possono spostarsi anche di due caselle!-

-E non potevi dirmelo prima?- borbottai, piuttosto irritato.

-Sai com'è, è da un po' che non gioco a scacchi...-

Cavoli... Non ero più tanto sicuro di poter vincere questa partita...

 

YUGI

Erano passati solo dieci minuti e non solo il Faraone aveva già perso entrambi gli alfieri, quattro pedine e la regina, ma aveva già rischiato lo scacco matto per ben due volte di fila. Decisamente, dovevamo escogitare qualcosa o avremmo perso non solo la partita, ma pure la possibilità di ottenere la Sfera del Potere.

-Ascoltami bene, Faraone.- gli dissi, inviandogli un messaggio telepatico sperando che Ptah non potesse sentire i nostri discorsi.

-Cosa c'è?- rispose, alquanto alterato perché il nostro avversario gli aveva appena mangiato l'ennesima pedina.

-C'è un modo per vincere la partita senza fare scacco matto...- gli dissi.

-CHE COOOSA? E perché non me l'hai detto subito?- disse lui arrabbiato.

-Te l'ho detto, non gioco a scacchi da non so quanti anni... Comunque, se si riesce a mangiare tutti i pezzi dell'avversario all'infuori del re, si vince lo stesso!-

Lui mi guardò storto.

-La fai facile, tu...-

In effetti era comunque molto difficile riuscire ad attuare la mia strategia, anche visto che fino a quel momento Ptah aveva perso solo un cavallo, una torre e due pedine. Tuttavia, avevamo di certo più possibilità che cercando di fargli scacco matto... Primo perché eravamo a corto di pezzi, secondo perché Ptah era un giocatore esperto, e sarebbe stato molto arduo riuscirci.

-E va bene...- sospirò il mio compagno -Proviamo! Tanto, cosa abbiamo da perdere?-

 

YAMI

Incredibilmente, la tattica di Yugi stava funzionando! Ptah, che evidentemente non era abituato a fronteggiare una strategia diversa da quella che adottava di solito, sembrava piuttosto spaesato dal fatto che puntassi a distruggere gli altri pezzi e a non badare al re... In breve avevo ridotto la disparità di pezzi che c'era fra noi, ed anche se avevo dovuto sacrificare una mia torre, ero riuscito a mangiargli la regina con l'ultima pedina che mi era rimasta. Ormai gli restavano solo il re, un cavallo e cinque pedine!

-Visto? Possiamo farcela!- sorrise compiaciuto Yugi.

Ptah fece un'espressione contrariata.

-Accidenti, mi avete messo alle strette... Ma anche te non sei messo molto bene, Faraone!- esclamò, mangiandomi l'ultima torre che mi era rimasta.

Dovevo stare attento, ormai mi restavano solo pochi pezzi... Dopo un po' riuscii a mangiargli le ultime pedine, ma ero ridotto veramente male: in campo mi restavano solo un cavallo e una pedina in penultima linea.

-Complimenti, Faraone.- mi disse Ptah -Te la cavi veramente bene per essere solo alla tua prima partita... Ma non abbastanza per esserti accorto del mio cavallo!-

Detto questo, mangiò col suo ultimo pezzo il mio ultimo cavallo. Imprecai mentalmente. Non ero stato capace sin dall'inizio di usare in maniera decente i due cavalli, e così mi ero completamente dimenticato del suo. Come avevo fatto a non vedere che era in pericolo?

-Siamo fritti.- commentò Yugi.

Aveva ragione. Adesso non mi restava altro che mandare avanti la mia pedina, ma sarebbe stata anche la mia ultima mossa. Una volta arrivata sul bordo avversario sarebbe stata completamente indifesa, alle mercé del re e del cavallo di Ptah. Seppur a malincuore, feci quella che doveva essere la mia ultima mossa.

-Ho preso...- sospirai tristemente.

Tuttavia, alla mia mossa Ptah emise un grido di spavento.

-Non può essere! Come ho fatto a non accorgermene?- domandò, battendosi una mano in fronte.

Io ed il mio alter-ego ci guardammo, perplessi.

-Ci può spiegare?- domandai, stupito dal comportamento del mio avversario.

-Come? Volete dirmi che non avete fatto apposta?-

Yugi lo guardò storto.

-Insomma, come intende dire?-

-Se una pedina riesce a raggiungere il bordo campo, può andare in promozione!- spiegò.

Io continuavo a non capire, invece Yugi si illuminò.

-Ma certo! Ora ricordo! Il nonno me ne aveva accennato, una volta... Se una pedina arriva sul lato avversario, può essere sostituita con un pezzo andato distrutto!-

Un pezzo andato distrutto?

-Quindi... Se io scegliessi la regina...- ponderai, osservando la posizione delle altre pedine.

Ptah annuì.

-Sì, Faraone. Riusciresti a fare scacco matto. Hai vinto la partita.-

 

YUGI

-E' stata una bella partita, Faraone! Gli scacchi sono un gioco complesso, che richiede intelligenza, astuzia e strategia. Tieni, te la sei proprio meritata.- disse Ptah, consegnandogli una perla bruna.

-Grazie!- sorrise lui.

-Di niente. Ora è tempo che andiate, i vostri amici si staranno preoccupando...-

Annuii. Conoscendoli, se non fossimo usciti dal santuario, sarebbero stati capaci di distruggerlo mattone dopo mattone pur di venire in nostro aiuto. Il Faraone salutò ancora Ptah, e poi si incamminò verso l'uscita. Io feci per seguirlo, ma poi mi voltai nuovamente verso il dio.

-Cosa sarà di lei, adesso?- gli domandai.

Lui fece un'espressione triste.

-Una volta che sarete usciti il santuario svanirà nuovamente, e io tornerò ad essere solo un ricordo, come è giusto che sia...-

Sentii una fitta attraversarmi il petto. Come mi dispiaceva per Ptah, alla fine si era rivelato proprio una brava persona... Avrei voluto tanto poter essergli d'aiuto.

-Resterete qui tutto solo?- gli chiesi.

Lui annuì.

-Non è giusto...- sussurrai -Deve sentirsi molto solo, a starsene qui, dimenticato da tutti.-

Lui mi mise una mano sulla spalla.

-Non devi preoccuparti, Yugi: sono abituato alla solitudine. E poi ci sono cose al mondo che non sempre sono giuste, ma a cui non si può porre rimedio, mi capisci?-

Feci cenno di sì, tirando su col naso.

-Molto bene. A adesso vai, il Faraone ti sta aspettando...-

Feci come mi aveva detto, seguendo il mio alter-ego che mi stava attendendo sulla soglia. Non appena la varcai, lui la richiuse, rivolgendo un ultimo cenno di saluto a Ptah.

-Andiamo, Yugi...- mi disse risoluto.

Io lo osservai con stupore. Come faceva ad essere così insensibile nei confronti della sorte di Ptah? Non era da lui comportarsi in quel modo! Aprii la bocca per rimproverarlo, quando mi accorsi di un particolare che prima non avevo notato... I suoi occhi erano lucidi, e la sua guancia era bagnata da una lacrima. Nonostante cercasse di nasconderlo, anche lui era infinitamente triste. Sorrisi tra me commosso, e poi scoppiai a piangere come uno stupido.

 

FLASHBACK

La notizia della morte del faraone Aknamkanon si era sparsa a macchia d'olio in tutto il regno d'Egitto. Migliaia di sudditi, a partire da Menfi fino ad arrivare alle cataratte di Assuan, erano giunti a Tebe per rendere un ultimo omaggio al loro defunto sovrano. Dopo la sua mummificazione, gli artigiani di corte si erano subito messi al lavoro per costruire una tomba all'ex faraone, e nel giro di quaranta giorni questa fu pronta. Vennero quindi organizzati i funerali e, accompagnata dai familiari, la salma venne trasportata sulla riva del fiume Nilo e messa su una barca carica di doni, sulla quale attraversò il fiume per raggiungere la riva opposta, quella sinistra, dove si trovavano tutte le tombe in quanto era il “regno del Sole che tramonta”.

Furono giorni tristi per Raissa, Sethi e Taita, ma quello per cui la morte del padre fu più difficile da sopportare fu sicuramente Atem, a cui era terribilmente legato. Più di una volta la mattina Raissa lo aveva scorto recarsi nella sala reale, come era solito fare tutti i giorni per augurare una buona giornata al padre, per poi scoppiare a piangere alla vista del trono vuoto. Aveva tentato in tutti i modi di risollevargli il morale, ma anche per lei era dura, visto che ugualmente il padre le mancava moltissimo. Inoltre, tra pochi giorni si sarebbe svolta la sua incoronazione, com'era giusto che fosse: dopotutto, era pur sempre il principe ereditario. A Raissa non dispiaceva tutto ciò, anzi, al contrario, per una volta fu felice di essere nata qualche mese dopo il fratello. A lei il trono non importava, anzi, avrebbe dato qualsiasi cosa pur di poter essere una persona normale. Come se non bastasse, era totalmente negata per quanto riguardava la diplomazia e cose del genere, mentre invece in quel momento l'Egitto aveva più che mai bisogno di un faraone con la personalità di Atem, ossia forte, determinata, ma anche magnanima e generosa. Invece il principe non era certamente dell'umore adatto per preoccuparsi dei preparativi, anzi, non appena sua sorella lo andava a cercare, quello trovava sempre il modo di svignarsela, magari andando a cavalcare assieme a Sethi.

Raissa sospirò, notando che Atem era riuscito a fargliela sotto al naso anche quella volta. La cerimonia si sarebbe svolta tra soli due giorni, e lui doveva ancora prendere le misure per l'abito... Dopo aver progettato di fargliela pagare una volta che fosse tornato a palazzo, si avviò verso la Biblioteca Reale, cercando Taita per chiedergli se avesse già steso il suo discorso per il giorno fatidico. Tuttavia la biblioteca era vuota, e così si vide costretta a cercarlo per tutto il Palazzo.

Dopo aver girato invano più o meno dappertutto andò a sedersi, sfinita per la ricerca, in giardino, pensando al da farsi.

-Buongiorno, Raissa!- lo salutò un ragazzo castano, passandole accanto.

-Buongiorno anche a te, Sethi! Stai andando in biblioteca a studiare?- gli chiese lei, arrossendo di piacere.

Lui annuì.

-Sai dirmi per caso dov'è finito Taita, allora? E' da un'ora che lo cerco...-

Sethi rimase per un attimo a pensare, poi si ricordò.

-Se non sbaglio ha detto che voleva andare con Atem a pescare...-

Raissa imprecò mentalmente, maledendo il fratello ma ancora di più lo scriba, il quale evidentemente si disinteressava quanto lui dell'incoronazione.

-Maledetti!- sbottò la ragazza, pestando un piede a terra -Atem è incorreggibile, ma un simile comportamento non me lo sarei mai aspettato da Taita!-

Sethi sorrise, divertito dall'atteggiamento infantile della cugina.

-Non ti arrabbiare, avanti... Sono sicuro che torneranno presto. Poi, ad Atem è solo un bene se riesce a distrarsi un po'.-

-Lo pensi davvero?- mugugnò lei.

-Certo! Piuttosto, perché non vieni anche tu in biblioteca, invece di startene qui tutta sola?-

Raissa fece per rispondere di sì, felicissima alla prospettiva di passare un pomeriggio assieme al ragazzo, ma poi il suo ligio senso del dovere ebbe la meglio.

-Veramente dovevo...- iniziò, ma Sethi troncò subito il suo discorso.

-Oh, avanti! Sono giorni che ti affanni, non credi sarebbe meglio prendersi un attimo di pausa?-

Raissa fece per dire di no, ma le parole le morirono in gola. Come faceva a negare la sua compagnia a Sethi? Non quando glielo chiedeva con quel sorriso, con quello sguardo speranzoso... Avanti, Raissa, non ti avrebbe di certo fatto male un po' di riposo, no? Inoltre, non si sarebbe mai potuta perdonare di essersi lasciata sfuggire un'occasione simile: pur di poter stare con Sethi sarebbe stata disposta ad imparare gli Antichi Scritti a memoria!

-E va bene!- disse con finta rassegnazione, avviandosi felice assieme a lui verso la biblioteca.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Leggera come una piuma ***


Episodio 7: “Leggera come una piuma”

 

MIRA

La mattina seguente, dopo che tutti avevamo fatto colazione e che Mokuba aveva sparecchiato, ci siamo radunati insieme attorno al tavolo, pronti per decidere la nostra prossima destinazione. Yugi aprì nuovamente la mappa, fermandola ai lati con dei ciottoli per paura che volasse via. Infatti fortunatamente quel giorno c'era un certo venticello che, sebbene sollevasse un po' di sabbia, forniva sempre un po' di sollievo rispetto al caldo che avevamo dovuto patire il giorno prima.

-Bene!- disse mio cugino, estraendo dal deck la Carta di Ammon-Ra -Mostraci la via!-

Soppressi una risatina, nel vedere il tono e l'espressione solenne che Yugi usava mentre pronunciava quelle parole... Sembrava quasi che credesse veramente che la carta lo potesse sentire...

Ma, nonostante avessimo aspettato per più di un minuto, la situazione rimase invariata. Niente carte luminescenti o punti sulla mappa.

-Beh? Si può sapere perchè non funziona?- domandò Seto scocciato.

-Forse si è guastata la carta...- propose Jonouchi, togliendola dalle mani di Yugi per esaminarla. -Avanti, stupida carta!- esclamò, iniziando ad agitarla in aria.

-Ma che fai, la vuoi rompere?- proruppe mio cugino agitatissimo, riprendendosi la Carta di Ammon-Ra per rimetterla al sicuro (al sicuro da Jonouchi, s'intende) nel deck.

Seto ghignò.

-Qui l'unica cosa che si è guastata è il tuo cervello... E non mi stupisco, dev'essere andato in corto circuito per il troppo sforzo...-

Detto questo, i due iniziarono a dirsele di santa ragione... Come ogni volta, dopotutto. Chissà perché quei due non riuscivano a seppellire l'ascia di guerra e andare d'accordo. Ma forse chiedevo troppo... Incompatibilità di carattere, credo. Anche se li conoscevo da... uhm... neanche una settimana, non mi era difficile capire che era più probabile che un elefante passasse per la capocchia di uno spillo.

-E adesso come facciamo?- chiese Anzu sconsolata.

-Già.- le fece eco Rebecca -Non abbiamo la minima idea di dove si trovino i santuari...-

La carta...

-Come avete detto?- sobbalzai, presa sovrappensiero.

Gli altri mi guardarono perplessi.

-Veramente non abbiamo detto niente...- mi disse Yugi.

-Eppure... Ero sicura che...- balbettai.

Che strano... E sì che mi era proprio parso di udire una voce... Mah, sarà stato solo frutto della mia immaginazione.

Sì, Mira... la carta è la chiave...

-Avete sentito?- domandai nuovamente.

Gli altri fecero segno di non capire, ma non mi ero di certo immaginata quella voce. Almeno non due volte di seguito. Ero più che sicura di averla già sentita da qualche parte, era come se l'avessi sempre conosciuta, eppure mi sfuggiva l'identità del suo possessore. La carta è la chiave... Un momento! Ma certo, la carta! La Carta di Iside!

-E adesso cosa fai?- mi chiese Honda, come gli altri stupito dal mio comportamento.

-La carta è la chiave...- dissi semplicemente, ancora frastornata dall'intuizione appena avuta.

Io estrassi dal mio deck la carta che mi aveva dato Iside e, nel preciso istante in cui la sollevai, quella si illuminò, e con essa apparve un punto luminoso sulla mappa.

 

REBECCA

-Bene, a quanto pare siamo fortunati!- esclamai dopo aver confrontato la mappa di Yugi con una attuale.

-Come mai?- domandò Anzu al mio fianco.

-Beh, il fatto è che siamo piuttosto vicini al luogo dove sorge il prossimo santuario... E' a non troppi chilometri da qui, vedete? Ci basterà procedere lungo la riva del Nilo e poi, una volta arrivati a Giza dirigerci verso ovest. Se ci mettiamo in moto subito, possiamo benissimo arrivare al santuario stamattina.-

-Fantastico!- esclamò Yugi.

Io arrotolai soddisfatta la mia cartina. Poi Honda parlò.

-Giza, eh? E' una città, giusto?-

Lo guardai con aria di sufficienza. Come si faceva ad essere così ignoranti? Tutte le persone con un minimo di buonsenso sapevano che Giza era una città, e per la precisione uno dei luoghi più famosi di tutto l'Egitto. Non per niente è lì che si trovano le tre rinomate piramidi di Cheope, Chefren e Micerino.

-Sì, è esatto...- dissi semplicemente, evitando commenti sulle sue scarse conoscenze geografiche.

Lui sorrise con soddisfazione.

-Ottimo! Stavo giusto pensando che ci saremmo potuti fermare per fare rifornimenti... Ormai in cucina non è rimasto molto da mangiare.-

-Come sarebbe a dire? Non sono passati neanche due giorni e abbiamo già esaurito le scorte?- chiese Mira perplessa.

-A quanto pare...- si limitò a rispondere lui con un'alzata di spalle.

-Nessun problema! Se ci mettiamo in moto subito arriveremo a Giza in non molto più di un'ora e avremo tutto il tempo per arrivare lo stesso al santuario in mattinata.- dissi, forse un po' troppo ottimista.

-Benone! Allora io vado subito a fare la lista della spesa da dare a Jonouchi e Mai!- annunciò Honda dirigendosi in cucina.

Proprio quando ero certa che tutti i nostri problemi ormai fossero risolti, saltò su Mai.

-Un momento! Dove li troviamo i soldi per pagare la spesa?-

Una domanda più che legittima. Nessuno di noi aveva con sé molti soldi... Aspettate! Nessuno di noi, tranne uno... Io e gli altri ci voltammo istantaneamente con sguardo speranzoso verso Seto.

-E' inutile che mi guardiate così!- sbottò lui rifilandoci un'occhiata di traverso -La risposta è no, no, no e...-

 

MAI

Giza assomigliava parecchio ad Il Cairo: anche qui, le strade brulicavano di gente indaffarata e di bancarelle ai lati, anche se queste ultime vendevano per lo più souvenir per i turisti. Non era difficile capire su che cosa si basasse l'economia della città, né tanto meno che il turismo bastasse a malapena per il sostentamento degli abitanti... Oltre ai venditori c'erano pure parecchi mendicanti. Un vecchio mi tese con aria supplicante un cappello, pregandomi con un inglese stentato di dargli qualche soldo, ma io declinai l'offerta. Dopotutto, gli unici soldi che avevamo erano quelli che eravamo riusciti a spulciare a Seto, e non credo che sarebbe stato molto contento nel sapere che io e Jonouchi li avevamo spesi in quelle che aveva definito “spese inutili”. A sentire lui, avevamo il permesso di utilizzare i pochi yen che ci aveva dato solo ed unicamente per il cibo, che poi era la sola condizione che lo aveva convinto a finanziarci... In fin dei conti, anche lui doveva mangiare...

-Sinceramente, non facevo Seto così taccagno...- osservai.

Nessuna risposta. Mi voltai di scatto. Accidenti, ma dov'era finito Jonouchi? E pensare che solo fino a pochi secondi fa stava camminando al mio fianco! Scrutai ansiosa tra la folla, e fortunatamente non molto tempo dopo riuscii a scorgere la sua capigliatura bionda a pochi metri di distanza. Feci dietro-front e lo trovai imbambolato ad osservare un venditore di carte di Magic and Wizards.

-JONOUCHI!- gli strepitai contro, prendendolo per un orecchio -Si può sapere dove ti eri cacciato?-

Lui sorrise.

-Beh, ma ho visto che qui vendevano carte di Magic and Wizards e non ho saputo resistere alla tentazione di dare un'occhiata...- si scusò -Guarda qui: Cucciolo di Occhi Rossi! Basta sacrificarlo per evocare un Drago Nero Occhi Rossi dalla mia mano! Non è fenomenale?-

Io osservai con curiosità la carta, finché non individuai il prezzo.

-Se è per quello, anche il prezzo è fenomenale... Hai visto quanto costa? Dove li trovi i soldi per comprartela?-

Sul suo volto si dipinse un'espressione delusa, ma poi si rinsavì subito.

-Beh, possiamo sempre pagarla con i soldi che ci ha dato Seto...- propose.

-Scordatelo!- esclamai io -Sai meglio di me che se lo scopre ci potrebbe anche uccidere!-

Ovviamente mi ci vollero ben dieci minuti per riuscire a scollare Jonouchi dalla carta del Cucciolo di Occhi Rossi per riportarlo al nostro compito attuale. Dio, quanto era testardo! Testardo e pure petulante! Nemmeno un moccioso di cinque anni faceva tutte quelle storie per un giocattolo, e lui aveva diciassette anni, santo cielo!

-Uffa...- borbottò lui una volta lasciata la bancarella.

-E smettila! Piuttosto, invece di perdere tempo pensando al Magic and Wizards, non pensi sia meglio cercare il negozio di cui ci ha parlato Rebecca?- dissi io.

Visto che lei era già stata più di una volta a Giza assieme a suo nonno, aveva pensato bene di darci le indicazioni necessarie per raggiungere il posto dove comprare tutto ciò di cui avevamo bisogno. Il proprietario del negozio dove andava di solito, infatti, era un certo Masato Yamazaki, anche lui giapponese, e con lui non avremmo di certo fatto fatica a farci capire, a differenza degli altri negozi gestiti da egiziani e che naturalmente parlavano solo arabo.

-Mmm... Se non sbaglio ha detto che dovevamo cercare una bottega con l'insegna a forma di piramide...- fece lui.

Io annuii e mi guardai intorno nella speranza di vederla. Fui fortunata, perché l'individuai subito, a non troppa distanza da dove ci trovavamo ora.

-Eccola!- esclamai, indicandola con un dito.

-Wow! Fantastic... Ehi, un momento! Ce n'è una anche là di fianco!-

Io guardai nella direzione che mi mostrava Jono, finché il mio sguardo non ne scorse un'altra.

-Ma... Ma c'è ne è una pure là in fondo!- balbettai scioccata.

-Se per questo anche là, là e là! Sempre se poi non contiamo quelle che abbiamo appena passato...- continuò il mio amico, voltatosi indietro a guardare.

Ditemi che non è vero... C'erano centinaia di negozi con l'insegna a forma di piramide! E tutte solo in quella via! Possibile che Rebecca non avesse potuto darci delle indicazioni più precise? Ci avremmo messo un secolo a trovare quella giusta... AIUTOOO!!!

 

JONOUCHI

Alla fine, stremati per il continuo camminare sotto quel sole cocente, io e Mai avevamo pensato bene di sederci un attimo sugli scalini di una botteguccia, ovviamente all'ombra. Avevo una sete boia, mi sentivo la gola talmente tanto secca che riuscivo a malapena a parlare. Ah, cosa avrei dato per poter bere anche solo un goccio d'acqua! Guardai le persone egiziane che mi passavano davanti con una punta d'invidia: sembrava quasi che non lo sentissero nemmeno, il caldo. Inoltre non riuscivo a capire come mai indossassero quelle lunghe tuniche... Insomma, io al posto loro mi sarei già squagliato! Ricordai vagamente che Rebecca aveva accennato a qualcosa tipo il rischio di insolazione, ma a dir la verità non avevo la minima idea di cosa intendesse con quelle parole.

Dopo essermi parzialmente ripreso, riportai la mia mente a pensieri e riflessioni più pertinenti, decidendo di analizzare la situazione. Eravamo entrati in più di venti botteghe, ma nessuna era quella giusta. Ormai anche il mio proverbiale ottimismo stava iniziando ad andarsene in vacanza...

-E' inutile, Mai... Non riusciremo mai a trovare questo Masato come-si-chiama... Faremmo meglio a tornarcene dagli altri...- le dissi rassegnato.

Lei alle mie parole si voltò a guardarmi truce.

-Scherzi? Dopo tutta la fatica che abbiamo fatto finora sarebbe una sciocchezza mollare proprio adesso: vorrebbe dire che abbiamo cercato per ore per niente!-

-Infatti fino a questo momento non abbiamo fatto altro che raccogliere insuccessi...-

-Beh... Guarda il lato positivo, almeno non torneremo a mani vuote!- sorrise ironicamente.

Non fatemici pensare... Io e Mai avevamo avuto la brillante idea di provare a chiedere informazioni ad un venditore, ma l'unica cosa che avevamo ottenuto era stato un modellino in scala della sfinge che ci aveva convinto a comprare. Seto ci avrebbe squartati vivi nel sapere che ci eravamo fatti gabbare in quel modo.

-Già, veramente consolante come prospettiva...- risposi, sempre più demoralizzato.

Ad un tratto, la tenda dietro di noi si aprì di scatto, e l'uomo che stava uscendo dalla bottega, colto alla sprovvista, ci cadde letteralmente addosso.

-AHIA!- gridai dolorante, schiacciato dal peso dell'uomo.

Mai, al contrario, si rimise subito in piedi e allungò il braccio per aiutare il tizio.

-Lasciate che vi aiuti...- disse, facendolo rialzare, seppur a fatica -Si è fatto male?-

Io sì.

-No, non è niente, grazie...- fece lui, spolverandosi la giacca.

Mai sospirò di sollievo, poi strabuzzò gli occhi.

-Lei... Lei parla il giapponese?-

L'uomo annuì.

-Ma certo, signorina.- fece sorridendole.

-Allora, non è che potrebbe dirci dove possiamo trovare il negozio di un certo Masato Yamazaki?-

-Ha detto proprio Masato Yamazaki?-

Io finalmente riuscii a rialzarmi, e mi inserii nella discussione.

-Sì, perché, lo conosce?-

L'uomo soppresse una risatina.

-Se lo conosco? Ma certo, dato che Masato Yamazaki sono proprio io...-

 

MAI

-Vuole un altro po' di aranciata?- mi chiese gentilmente il signor Yamazaki, indicando la brocca posata sul tavolo.

Io feci cenno di no con la testa, sorseggiando gli ultimi gocci che restavano nel mio bicchiere.

-No, grazie, va benissimo così!- dissi sorridendo.

Certo che io e Jonouchi eravamo proprio degli imbecilli... Non solo non ci eravamo accorti che la bottega sotto cui ci eravamo seduti a riposare aveva per insegna una piramide, ma avevamo totalmente ignorato il cartello posto sopra l'ingresso (tra l'altro scritto in giapponese) con riportato il nome del proprietario... Insomma, oltre che sbadati, pure ciechi!

-Posso fare qualcos'altro per voi?- continuò a chiedermi premuroso.

Io scossi nuovamente il capo, lievemente imbarazzata. Mi mettevano a disagio le persone insistenti.

-No, sul serio, non ce ne è bisogno...-

-Oh, beh, allora posso fare qualcosa per il suo fidanzato?-

Io lo guardai perplesso.

-Il mio fidanzato?- domandai.

-Perché, lei non è fidanzata con questo bel giovanotto?- mi chiese, indicando Jonouchi.

Io diventai paonazza, ed il biondino seduto al mio fianco idem. Fidanzati? Io e Jonouchi?

-CERTO CHE NO!- sbottai.

-ASSOLUTAMENTE NO!- esclamò a sua volta Jonouchi -Noi siamo solo amici!-

-Vi chiedo scusa se ho frainteso... Comunque, se c'è una cosa che lei desidera non ha che da chiedere...- disse rivolto al mio amico.

-Beh, in effetti avrei un certo languor...- iniziò, prima che gli tirassi un calcio negli stinchi per zittirlo.

-AHIA!- fece, rivolgendomi un'occhiata omicida.

Io lo ignorai e mi rivolsi al signor Yamazaki.

-Come le abbiamo già detto, io ed il mio amico...- dissi, enfatizzando in particolar modo la parola “amico” per evitare ulteriori ambiguità -...siamo venuti da lei perché una nostra amica... Rebecca Hopkins ricorda?-

-Ma certo che mi ricordo! La piccola Rebecca!- assentì lui.

-Beh, ci ha consigliato di venire da lei per fare gli acquisti di cui avevamo bisogno. Ci piacerebbe trattenerci di più, sul serio, ma il nostro gruppo ci aspetta per le dieci fuori città, e non possiamo assolutamente mancare all'appuntamento.- spiegai.

Sorrisi compiaciuta tra me e me, tanto ero stata convincente... Sin da piccola ho sempre avuto un vero talento nel raccontare le bugie. “Ci piacerebbe restare”, come no! E comunque non ebbi nemmeno bisogno di inventarmi una vera scusa visto che gli altri ci aspettavano veramente per le dieci.

Il signor Yamazaki annuì, comprensivo.

-Capisco... Ma ha detto che dovevate essere di ritorno per le dieci o sbaglio?- chiese, alquanto perplesso.

-Sì, perché?-

-Beh...- fece lui, guardando l'orologio d'oro che aveva al polso -...perché è già mezzogiorno passato...-

Io e Jonouchi stralunammo gli occhi.

-Sta scherzando?- domandò lui, guardando il suo orologio, che doveva aver trovato in un pacchetto di patatine tanto era brutto -Guardi che è ancora prestissim... ops!-

-Che c'è?- gli chiesi preoccupata.

-Ehm... Ecco... Il fatto è che mi sono dimenticato di regolare l'orologio secondo il fuso orario...-

 

ANZU

Inspiegabilmente, Jonouchi e Mai non erano ancora tornati, e noi tutti avevamo i nervi a fior di pelle. Avevamo provato a non pensare troppo ai nostri amici, dicendoci che “avranno avuto un contrattempo”, ma nessuno riusciva a restare particolarmente calmo, benché stessimo cercando di far passare il tempo in un modo o nell'altro: Honda e Shizuka avevano deciso di andare a preparare il pranzo; Otogi li aveva seguiti, più che intenzionato a non lasciarli da soli; Seto, per nulla preoccupato, lavorava al portatile; Mokuba disegnava con i pastelli il paesaggio, in particolare le piramidi di Giza, a poca distanza da dove ci trovavamo in quel momento; Mira leggeva un libro, “Orgoglio e Pregiudizio” credo, che si era portata da casa; Yugi esaminava con attenzione il suo deck per vedere se era il caso di fare delle modifiche; io stavo stendendo il bucato, approfittando del fatto che con quel sole si sarebbe asciugato in un nanosecondo. Rebecca invece non faceva altro che saltellare qua e là, agitatissima.

-Perché, perché non sono ancora arrivati?- domandò per l'ennesima volta sull'orlo della disperazione -Di questo passo non arriveremo mai al santuario...-

Io la ignorai, anche perché non stava facendo altro che ripetere le stesse parole come un disco rotto da più di mezz'ora.

-Sono preoccupato... E se gli fosse successo qualcosa?- disse ad un tratto Yugi.

-Magari li hanno fatti secchi i sicari di Set...- commentò Seto.

Noi tutti lo fulminammo in maniera piuttosto eloquente, e lui si zittì. Ma, anche se mi ero detta che non dovevo essere preoccupata, l'affermazione di Seto mi aveva messo in testa delle strane idee... Insomma, e se fosse veramente accaduto qualcosa di brutto a Jono e Mai? Brrr... Non volevo neanche pensarci...

-Un attimo... Ma quelli...- fece Mira, alzando gli occhi dal libro che stava leggendo.

Noi ci voltammo a guardarla, spostando poi lo sguardo verso il punto che ci stava indicando.

-Insomma, non vi sembra anche a voi che quelli là in fondo siano...-

-JONOUCHI E MAI!- esclamai, facendo cadere una molletta a terra.

 

OTOGI

Dopo aver fatto un'interminabile ramanzina a Jonouchi e Mai per il loro ritardo e dopo aver mangiato abbondantemente, riuscimmo finalmente a metterci in moto. Grazie al cielo per una volta Rebecca aveva avuto ragione, non ci volle più di un'ora e mezza che eravamo già nei pressi del santuario. Come avevo fatto anche la volta precedente, fermai il camper, e scendemmo tutti quanti a terra.

-Vedi niente, Yugi?- gli chiesi, passandomi una mano sulla fronte sudata.

Lui si guardò intorno per qualche secondo, ma poi scosse la testa.

-No, mi spiace...-

-Forse dobbiamo procedere ancora per un po' verso ovest.- propose Rebecca, esaminando la mappa.

-Non credo.- disse secca Mira alle mie spalle.

-Come mai?- le domandò Anzu.

Mira non rispose subito, ma aguzzò la vista verso un punto non meglio definito.

-Sì, ora ne sono sicura.- fece, volgendosi nuovamente verso di noi -C'è una costruzione a non molta distanza da qui.-

Io provai a guardare nella direzione in cui era volta, ma non vidi nulla.

-Ne sei sicura?- le chiesi, non troppo convinto.

Lei annuì, e questo mi bastò. In fin dei conti, era stata la sua carta ad indicarci la posizione del santuario, quindi era piuttosto logico che, come solo Yugi, o meglio il Faraone, poteva vedere il santuario di Ptah, solo Mira potesse vedere quel santuario... Quindi, se avevo ben capito, non solo tutti i santuari erano visibili solo per la persona che aveva il permesso di entrarvi, per la precisione Yugi, Mira e probabilmente era lo stesso anche per Seto.

-Propongo di andare a dare un'occhiata!- esclamò Jonouchi.

 

MOKUBA

Seguimmo Mira, incamminandoci a nostra volta verso il prossimo santuario. Fortuna che, secondo lei, non era molto lontano, sennò probabilmente sarei svenuto per il caldo dopo neanche mezz'ora. Osservai di sottecchi mio fratello, che camminava pacatamente al mio fianco, come se tutta quella situazione non gli interessasse minimamente. Il che probabilmente era vero. Notai con una certo stupore che Seto si ostinava a voler portare sempre la sua solita giacca bianca (anche se ora, a causa della sabbia, più che bianca sembrava grigia), nonostante il caldo soffocante. Lo guardai con un misto di disapprovazione ed affetto, approfittando del fatto che in quel momento sembrava troppo preso da altri pensieri per accorgersene. Era così affezionato a quella giacca che non l'avrebbe tolta per niente al mondo.

-Ecco... Siamo arrivati.- disse ad un tratto Mira, distogliendomi da quei pensieri.

Io mi guardai attorno, ma, come era già accaduto la volta precedente, non riuscivo a vedere il santuario.

-Io non vedo niente.- osservò appunto Honda.

-Idem.- gli fece eco Jonouchi.

Mira allungò un braccio come per toccare qualcosa, ma la sua mano si limitò ad attraversare l'aria come se niente fosse.

-E' proprio come avevi detto tu, Yugi.- disse a suo cugino -Riesco a vedere il santuario, ma è completamente immateriale, quasi fosse un ologramma.-

Yugi annuì.

-E' così infatti. Anche il Faraone riusciva a vedere il santuario, senza però poterlo toccare. Ovviamente, finché non ho giocato la Carta di Ammon-Ra...-

-Pensi che Mira debba utilizzare la sua Carta di Iside per far materializzare il santuario?- gli chiese Anzu.

-E' probabile, sì.-

-Non ci resta che tentare.- disse Mira, estraendo la carta dal deck.

Non appena la toccò, quella iniziò a brillare di luce propria. Lei restò per qualche istante ad osservarla con uno sguardo indecifrabile e poi, alla fine, la posizionò sul suo Dueling Disk.

 

YUGI

Il santuario dove ci trovavamo era molto diverso rispetto a quello di Ptah. Innanzitutto, più che in un palazzo sembrava di trovarsi in un portico, che attorniava un giardino davvero meraviglioso: vi erano numerosi fiori e piante, molti dei quali non avevo mai visto, e il soffitto, che nel santuario di Ptah era colorato da affreschi, qui era totalmente assente, consentendo così di scorgere il cielo azzurro. Sembrava quasi di trovarsi in un prato, tanto l'ambiente era suggestivo.

-Che bello!- esclamò deliziata Shizuka, avvicinandosi a un cespuglio di rose selvatiche.

-Notevole!- le fece eco Anzu, avvicinandosi a sua volta -Questi fiori hanno davvero un buon profumo!-

-Per me hanno un odore nauseabondo...- commentò Jonouchi, tappandosi il naso e tenendosi il più lontano possibile.

-Non importa che odore abbiano o meno quelle erbacce.- disse secco Seto -Sbaglio o abbiamo altro a cui pensare?-

Sorrisi tra me e me. Anche se Seto faceva di tutto per non dimostrarlo, in fondo anche a lui stava a cuore la nostra missione.

-Sono d'accordo con te, per una volta!- esclamò Jonouchi -Forza, andiamo!-

Detto questo, iniziò a farsi strada verso un'arcata a pochi metri di distanza, che io non avevo neanche visto in quanto in gran parte ricoperta da arbusti. Non feci in tempo a fare un passo, che Jonouchi, che aveva fatto per oltrepassare l'arcata, non andò a sbattere contro qualcosa e cadde a terra.

-JONOUCHI!- esclamammo allarmati, accorrendo in suo aiuto.

-Ahia che botta...- borbottò lui, appoggiandosi a Honda.

-Va tutto bene?- gli chiesi, sapendo che era una domanda pressoché inutile.

-Ben ti sta! Così non impari a pensare prima di fare qualcosa di stupido!- lo rimproverò Anzu -Ti sei già dimenticato che noi non possiamo entrare?-

Jonouchi mugugnò qualcosa in sua difesa, mentre io tentai a mia volta, seppur con circospezione, di varcare la soglia. In realtà sia io che il Faraone avevamo già intuito che questa volta non ci saremmo riusciti, ed infatti il risultato fu che per poco non caddi anch'io a terra.

-Accidenti!- mi lamentai -Non riesco a passare nemmeno io!-

-Strano, eppure l'altra volta...- iniziò Rebecca, ma venne immediatamente interrotta dalla voce di Mira alle nostre spalle.

-Io ci riesco- disse, varcando l'arcata senza troppi problemi.

Proprio quello che immaginavo. Anche se in realtà avrei preferito rischiare io al suo posto, quella prova era stata assegnata a lei.

-Questo significa che dovrai andare tu sola, Mira. Noi non ti possiamo seguire...- le feci.

-Non c'è nessun problema, dopotutto questa è la mia prova.- disse con quel suo fare allegro, non tradendo la minima preoccupazione -Non preoccupatevi, tornerò in men che non si dica con la sfera!-

-Sì, ma sta attenta!- le dissi, un po' preoccupato.

-E metticela tutta!- aggiunse Anzu.

Lei fece cenno di sì col capo, e, risoluta, senza perdere altro tempo si inoltrò nei meandri del santuario. Noi restammo a guardarla finché non scomparve definitivamente dalla nostra vista. Ero un po' invidioso, lei sì che aveva coraggio da vendere...

-Pensi che riuscirà a superare la prova?- mi chiese Jonouchi un po' dubbioso.

Io ci pensai su un po', ma alla fine mi convinsi che mia cugina aveva abbastanza carattere per poter affrontare qualsiasi cosa. Doveva solo credere in se stessa.

-Ho fiducia in lei.- dissi semplicemente.

 

MIRA

Non ero molto preoccupata per la prova: in fondo, cosa mai avrei dovuto affrontare di così terrificante? Visto che Yugi era stato sfidato a scacchi, al massimo me la sarei dovuta vedere con una partita a dama!

“Forse però mi sto sbagliando...” pensai, rallentando il passo. Non è che stavo prendendo la cosa un po' troppo alla leggera? E se la prova che mi sarebbe stata imposta fosse più difficile di quello che credevo? Cercai di scacciare quei pensieri pessimisti, ma ancora prima che ci fossi riuscita mi trovai dinanzi a un'ampia porta metallica. Ecco: ero arrivata. Deglutii, raggruppando tutto il poco coraggio che mi era rimasto per entrare. Con circospezione abbassai la maniglia arrugginita, aprendo il battente quel tanto che bastava per consentirmi di entrare, e scivolai lentamente al suo interno.

All'inizio pensai di aver sbagliato posto. Insomma, più che in un santuario mi sembrava di trovarmi nella cameretta di una bambino: le pareti erano dipinte con colori vivaci, e la stanza era completamente piena di balocchi di ogni genere. Guardai in giro spaesata ancora per un po', finché il mio sguardo non cadde su una bambina dai lunghi boccoli castani, che, in un angolo, si divertiva a dondolarsi su un cavalluccio di legno, che mi ricordava molto quello che i miei genitori mi avevano regalato quando avevo compiuto tre anni. Mi avvicinai alla bimba, curiosa di sapere come mai si trovasse lì anche lei.

-Ciao!- le dissi sorridendo.

Lei alzò lo sguardo per posarlo su di me, e mi osservò curiosa con i suoi vispi ed intelligenti occhi grigi.

-Ciao!- rispose, con una vocina sottile sottile -Tu sei Mira, vero?-

Restai per un attimo sorpresa dal fatto che sapesse già chi ero, ma risposi comunque, senza star tanto lì a chiederle il perché ed il percome. In fondo era solo una bambina.

-Esatto. E tu chi sei, piccola?- le domandai dolcemente.

La bimba arricciò le labbra, mettendo il broncio.

-Ehi! Piccola a chi? Sono molto più grande di quanto tu possa immaginare!- sbottò, ferita nell'orgoglio, fermando bruscamente il cavalluccio -E comunque il mio nome è Maat. E, prima che tu me lo chieda, sono la dea della verità e della giustizia, colei che stabilisce la Regola a cui tutti, dei inclusi, si debbono attenere.-

Io sbattei le palpebre, stupita dalla stranezza di sentir pronunciare da una bambina tante parole altisonanti.

-Tu? Maat?- chiesi, una volta metabolizzato il significato delle sue parole.

Lei mi rifilò un'occhiata sdegnosa, il che mi lasciò intendere che forse non era il caso di fare dell'ironia. Ma in fin dei conti la mia perplessità era comprensibile: non immaginavo certo che una divinità potesse essere ancora così giovane. Ma, come si suol dire, molto spesso le apparenze ingannano: anche se sembrava solo una bimbetta di non più di cinque anni, potevo cogliere nel suo sguardo, nel suo portamento e nel suo tono di voce la consapevolezza di un adulto.

-Non credi forse alle mie parole?- disse irata.

-No, no... Scusa, non volevo mettere in dubbio ciò che hai detto!-

Maat si quietò.

-Molto bene. Immagino che tu sia venuta fin qui per la mia sfera del potere.- disse.

Io annuii.

-E va bene!- sbuffò -Te la darò, a patto che tu ti dimostri degna di possederla. Te la senti?-

Sentii qualcosa di non meglio definito agitarsi nel mio stomaco.

-Tutto quello che mi chiederai.- dissi, lievemente agitata.

Lei allora si alzò, scuotendo la gonna a pieghe e scortandomi in una stanza adiacente, a cui prima non avevo fatto caso. La stanza in questione era totalmente vuota, fatta eccezione per una bilancia argentata posta ad un lato.

-Originariamente, le anime dei defunti, per poter accedere all'oltretomba, dovevano superare una prova molto speciale...- iniziò, avvicinandosi alla bilancia e prendendo una piuma dorata posta su un piatto -Poiché per ottenere la vita eterna dovevano avere un cuore puro, la loro anima veniva pesata su una bilancia, assieme ad una piuma, e solo se risultava più leggera potevano passare.-

Annuii, ricordando ciò che ci aveva detto Rebecca nella tomba di Aknamkanon.

-Ebbene, se la tua anima risulterà effettivamente più leggera di questa piuma, allora ti cederò la sfera. Ma...-

Sentii la sensazione che provavo allo stomaco acuirsi, non presagendo nulla di buono.

-Ma...?- sussurrai, intimorita dalla possibile risposta.

-Ma se non lo sarà...- continuò Maat -Allora perderai la tua anima per sempre. Te la senti di rischiare Mira?-

Deglutii. La prova cui mi voleva sottoporre Maat era veramente pericolosa. Era giunto il momento di chiedersi se il gioco valeva realmente la candela...

-Non ci sono altre possibilità?- domandai, sentendomi come quando un partecipante ad un quiz televisivo chiede aiuto davanti ad una domanda troppo difficile.

Lei però, mio malgrado, scosse la testa in segno di diniego.

-Questa è la mia prova. A te sta poi decidere se correre il rischio o meno.-

Abbassai lo sguardo, riflettendo. Il mio cervello mi suggeriva di gettare la spugna e di rinunciare alla sfera, ma il mio cuore non sopportava l'idea di deludere Yugi e gli altri... Davvero, non se lo meritavano. Ce la stavano mettendo tutta perché la nostra missione andasse a buon fine, ed anch'io dovevo fare la mia parte. No, non potevo tirarmi indietro. Non me lo sarei mai perdonato.

-Accetto.- dissi risoluta.

Maat mi guardò per un po' con serietà per qualche secondo, poi assentì.

-Porgimi la tua mano.- mi ordinò.

Io feci come mi aveva detto, un pochino timorosa. Lei strinse garbatamente la mia mano destra tra le sue, e poi pronunciò parole di cui mi sfuggiva il significato. Nello stesso momento in cui concluse quella specie di nenia, sentii come una sorta di tepore attraversarmi tutto il corpo, e tra le mie dita comparve una piccola piuma scura dai riflessi violetti.

-Cos'è?- domandai, mentre Maat me la prendeva con delicatezza.

-Non credo che, anche se te lo spiegassi, riusciresti a capire... Diciamo che è una specie di copia del tuo Ka... Per Ka intendo anima- aggiunse, notando la mia espressione perplessa.

Detto questo posò con attenzione la piuma sull'altro piatto. La bilancia iniziò ad oscillare, ed io aspettavo, il cuore in gola, che si stabilizzasse. Su, giù... Su, giù... Sembrava quasi che volesse fare apposta a tenermi sulle spine. Mi morsi un labbro, vedendo che la mia piuma sembrava pesare molto di più di quella di Maat, ma poi, con mio enorme sollievo, quella ritornò su, per poi fermarsi esattamente in parità con la piuma dorata. Maat corrugò la fronte.

-No, questo non è possibile...- disse, esaminando con occhio attento la posizione dei due piatti.

-Cosa?- domandai.

-La tua anima... Pesa esattamente come la mia piuma, né più, né meno.-

Io mi rallegrai.

-Beh, questo allora vuol dire che ho superato la prova, giusto? Adesso puoi darmi la sfera!-

Maat si voltò a guardarmi, grave.

-Temo di no...-

Il mio cuore cessò momentaneamente di battere.

-P... p-perchè?- balbettai.

-Vedi Mira, la tua anima non è malvagia, ma non è neanche completamente pura.- disse -Purtroppo serbi troppo rancore e troppa tristezza perché ti possa consegnare la mia perla...-

La fissai stralunata. Cosa... cosa intendeva con quelle parole? Io...

-Mi spiace- disse Maat intristita -Ma avrai la mia sfera solo quando sarai finalmente riuscita a liberarti definitivamente delle ombre che attanagliano il tuo cuore...-

 

ANZU

Stavo ancora ammirando i bellissimi fiori che crescevano nel giardino, quando udii un grido da parte di Yugi che per poco non mi fece venire un infarto.

-MIRA!- esclamò il mio amico, correndo incontro a sua cugina.

Lei sorrise debolmente in segno di rimando.

-Lo sapevo che ce l'avresti fatta! Lo sapevo!- esultai, raggiungendola a mia volta -Non avevamo il minimo dubbio che tu riuscissi a superare la prova!-

Mira mi guardò tristemente, pallida in volto, per poi abbassare lo sguardo senza rispondermi.

-Perché tu hai superato la prova, non è vero?- chiesi con fare incalzante.

Noi tutti la fissammo, in attesa di risposte. Poi lei parlò.

-No, non l'ho superata. Io... Io ho fallito. Mi dispiace, vi ho delusi tutti...- smise di parlare, la voce rotta, e scoppiò in lacrime appoggiandosi a Yugi.

 

HONDA

L'atmosfera a tavola era pressoché funebre. Nessuno, dopo quello che era successo, se la sentiva di dire qualcosa, e tutti mangiavamo in silenzio, lo sguardo fisso sui rispettivi piatti. Non avremmo mai immaginato che Mira avesse potuto fallire... Davamo quasi per scontato che riuscisse ad ottenere la Sfera del Potere, eppure non c'era riuscita, anche se nessuno aveva capito bene il perché: in effetti non aveva pronunciarsi troppo riguardo a ciò che era successo all'interno del santuario, e d'altro canto noi non ce la siamo sentiti proprio di farle delle domande che avrebbero potuto ferirla.

-Ehi, sapete quel è il colmo per un benzinaio?- chiese ad un tratto Jonouchi, alzando lo sguardo su di noi.

Anzu gli rifilò un'occhiataccia, ma lui non se ne accorse nemmeno.

-No? Avere una moglie super!- continuò lui imperterrito -Capito? Super, come la benzina!-

-Jonouchi, vuoi chiudere quel becco per una buona volta?- gli sibilò Mai glaciale.

Lui fece un'alzata di spalle.

-Ho solo cercato di rallegrare un po' l'atmosfera...- si scusò.

Mai fece per aprir la bocca, con tutta l'intenzione di dirne quattro al mio amico sulla sua incapacità di capire quando doveva starsene zitto, quando un rumore attirò la nostra attenzione.

-Cosa c'è, Mira?- le domandai, notando che aveva posato il cucchiaio -Non ti piace la minestra? Forse ho messo troppo sale...-

Lei scosse la testa per rassicurarmi.

-No, Honda, niente di tutto questo... La tua minestra è squisita, come sempre, ma credo di non sentirmi molto bene.- disse alzandosi da tavola -Se non vi dispiace vorrei andare a riposarmi.-

-Non c'è nessun problema, Mira.- le disse Shizuka.

Mira chinò il capo in segno di congedo, e risalì sul camper. Noi restammo a guardarla in silenzio, poi, non appena la porta a scorrimento si richiuse, Yugi si alzò a sua volta.

-Io... Io vado un attimo da Mira.- sussurrò.

Noi annuimmo. Se c'era una persona che in quel momento era in grado di risollevare l'umore di Mira era proprio Yugi.

 

YUGI

Arrivato davanti alla porta della camera delle ragazze, inspirai profondamente e infine mi decisi a bussare.

-Chi è?- udii dire flebilmente dall'altra parte della porta.

-Sono io, Yugi...- feci.

Passò qualche secondo prima di ottenere una risposta.

-Entra...- disse infine.

Io aprii lentamente la porta, ed entrai nella piccola stanza. Mira era coricata sul suo letto, intenta ad osservare la foto dei suoi genitori. La stessa foto che mi aveva mostrato una settimana fa... Erano passati solo sette giorni da quando io e Mira ci eravamo incontrati per la prima volta. Incredibile come, in un lasso così breve di tempo, la nostra vita possa essere stata sconvolta così repentinamente.

Mi feci coraggio ed avanzai lentamente verso Mira. Non sapevo bene cosa dire, temendo di ferirla, perciò mi limitai a sedermi accanto a lei, prendendole con dolcezza una mano. Restammo un silenzio per qualche secondo, poi Mira parlò, seppur evitando di guardarmi direttamente negli occhi.

-Prima di incontrarti, Yugi, non avevo amici. Non mi servivano. Le uniche persone veramente importanti nella mia vita erano i miei genitori, ed io cercavo in tutti i modi di renderli fieri di me. Qualsiasi cosa facessi, che fosse la scuola o anche solo le lezioni di pianoforte, io davo il massimo, anche a costo di rinunciare al mio tempo libero. Ma mia madre e mio padre erano così orgogliosi di avere una figlia tanto diligente e perfetta!- sussurrò tristemente -E poi all'improvviso sono morti, lasciandomi completamente sola, senza nessuno che mi volesse bene, senza una vita che avesse senso... Non sai quanto li abbia odiati per avermi abbandonato, quanto ho odiato il mondo perché me li aveva strappati via... Ma ancora di più disprezzavo me stessa per simili pensieri, e per l'incapacità di reagire ed andare avanti.-

Rimasi ad ascoltare in silenzio, la gola secca, incapace di dire qualsiasi cosa. Perché mi stava dicendo tutte quelle cose orribili su di sé? Non riuscivo a far coincidere la Mira che conoscevo io con quella che avevo davanti. Era semplicemente impossibile. Eppure il suo tono di voce... Quanta tristezza, amarezza e quanta sofferenza vi erano nascoste! “Come ho fatto ad essere così cieco?” mi chiesi.

-E poi ti ho conosciuto, Yugi.- disse, abbozzando un lieve sorriso -E conoscerti mi è bastato per ridarmi speranza, la speranza di poter ricostruire una nuova vita, dopotutto. Ma non è bastato, perché oggi Maat mi ha negato la sua Sfera del Potere, ritenendo che la mia anima non fosse ancora pronta. Evidentemente, ho mentito a me stessa illudendomi di poter cancellare il mio passato, come se non fosse mai esistito... e, ancor peggio, ho mentito sapendo di mentire...-

La guardai con gentilezza, cercando di consolarla.

-Non devi colpevolizzarti così. Hai affrontato momenti terribili... Anch'io avrei cercato di rimuoverli dai miei ricordi. Ma non si può dimenticare una vita intera... Il nostro passato è parte di noi stessi, in fondo. Devi solo trovare la forza di accettarlo con più serenità, per poter andare avanti.- dissi, stupendo me stesso per la profondità di quello che avevo appena detto.

Mia cugina alzò finalmente il suo sguardo su di me, gli occhi color cremisi arrossati per il pianto.

-Non so se ce la farò...- ammise.

Io strinsi ancora più forte la sua mano.

-Sei forte e determinata, Mira. Puoi farcela.- le dissi, con un sorriso di incoraggiamento -Ma, se mai dovessi di nuovo sentirti triste, o depressa, sappi che io sarò sempre vicino a te, pronto ad aiutarti.-

Lei sorrise a sua volta, abbracciandomi così forte da mozzarmi il fiato.

-Grazie, cuginetto...- singhiozzò.

 

FLASHBACK

Il giorno tanto atteso da tutto il popolo d'Egitto era finalmente arrivato. La gente si riversò sulle strade di Tebe, vestita a festa, pronta a salutare il loro nuovo sovrano.

Atem scostò con circospezione la tenda della portantina reale, e non appena si affacciò, subito le persone che erano più vicine, riconosciutolo, lanciarono verso di lui petali di rosa, invocando in suo nome con i suoi futuri, innumerevoli appellativi regali.

-HER! HER NUBTI!-

-NEBTI!-

-NESUT-BITI!-

-SA RA!-

Il ragazzo si ritrasse immediatamente, imbarazzato ed intimorito.

-Ho cambiato idea, sorella. Me ne torno a palazzo.-

La ragazza seduta davanti a lui lo guardò con aria di rimprovero.

-Non dire sciocchezze, Atem! Sai bene che non è possibile!- disse Raissa.

Il principe si morse un labbro, lo stomaco in subbuglio, tornando a leggere il papiro sul quale Taita aveva scritto il discorso che doveva pronunciare, giurando fedeltà a Maat e promettendo di difendere l'Egitto da qualsiasi minaccia, regnando con giustizia e sapienza. Deglutì. Giustizia e sapienza. Suo padre era stato un sovrano amato e benvoluto da tutti, e lui non era sicuro di poter reggere il confronto. Arrotolò con malagrazia il papiro, consapevole del fatto che, agitato com'era, non riusciva neanche a cogliere il senso di quello che leggeva... La sua preoccupazione aumentò ancora di più. E se una volta sul trono si fosse dimenticato tutto quanto il discorso?

-Sta tranquillo, Atem.- gli disse Raissa –Vedrai che andrà tutto alla perfezione.-

Lui annuì, senza però calmarsi. Si passò una mano sulla fronte sudata, accaldato. “Tutta colpa di questo stupido vestito!”, pensò. L'abito che indossava, oltre ad essere fatto di un tessuto pesante e sgradevole al tatto, non era nemmeno della sua misura, in quanto i sarti di corte glielo avevano confezionato in tutta fretta, senza neanche preoccuparsi di prendere bene le sue misure. Aprì la bocca per protestare con sua sorella, ma la richiuse all'istante, rendendosi conto che era solo colpa sua, non dei sarti, se la tunica non gli andava bene: non aveva fatto altro che sfuggire da sua sorella in quei giorni, ed il vestito era stato cucito solo poche ore prima, quando un'inesorabile Raissa era infine riuscita ad acciuffarlo.

Sospirò, chiudendo i grandi occhi viola, e cercando di svuotare la sua mente da ulteriori pensieri fastidiosi. Lui era una persona calma, rilassata e sicura di sé... Come no, in un'altra vita, magari!

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Indovina indovinello... ***


Episodio 8: “Indovina indovinello...”

 

MAI

Aprii lentamente gli occhi, ancora mezza intontita. Che ore erano? Allungai lo sguardo verso l'orologio che portavo al polso, dalle cui lancette fosforescenti potevo facilmente desumere l'orario... Le cinque e mezza del mattino... Dannazione, era prestissimo! Tanto valeva tornare a dormire! Mi rigirai nel sacco a pelo, cercando di trovare la posizione più adatta per riaddormentarmi, ma la verità era che ormai ero sveglia come un grillo. Esasperata, mi misi a sedere, scrutando nell'oscurità della stanza. Anche se c'era buio, i miei occhi si erano parzialmente adattati alla scarsa luminosità, rendendomi in grado di riconoscere le varie figure che dormivano ancora vicino a me. Anzu e Mira riposavano, seppur un po' strette, sull'unico letto disponibile. Avevamo deciso di fare a rotazione, così io, Shizuka e Rebecca eravamo costrette a dormire nei sacchi a pelo che ci eravamo fatti gentilmente prestare dal signor Fawkes. Non ero molto contenta di questa situazione, anzi, a dir la verità non lo era nessuno... A parte Rebecca, forse, che a quanto pare adora dormire per terra...

Scostai con decisione le coperte, ormai rassegnata, e, facendo ben attenzione a non svegliare nessuno, scivolai silenziosa fuori dalla stanza. Una volta richiusa la porta dietro di me, iniziai a pensare a cosa fare. Colazione? Naaa... Non avevo affatto fame... Se soltanto si fosse già alzato qualcuno avrei potuto fare quattro chiacchiere, ma a giudicare dal rumore che proveniva dalla stanza dei ragazzi erano tutti ancora nel mondo dei sogni. Ad un tratto venni fulminata da un'idea improvvisa. E se avessi fatto un bagno? La mattina la toilette, anche se avevamo organizzato dei turni per usufruirne, era talmente piena che non si poteva mai avere un attimo di tranquillità... Non ricordavo nemmeno quand'era stata l'ultima volta che avevo fatto un bel bagno rilassante! Sì, ormai mi ero decisa; inoltre gli altri si sarebbero alzati non prima di due ore, quindi avevo tutto il tempo di cui avevo bisogno, ed anche più.

Sempre facendo attenzione a non far rumore, passai davanti alla stanza dei ragazzi e mi infilai in bagno. Accesi la luce e, dopo aver tolto il pigiama, riempii la piccola vasca di acqua calda, aggiungendo una buona dose di bagnoschiuma. Poi, quando sentii che non avrei corso il rischio di ustionarmi, entrai in acqua, crogiolandomi beatamente. Dopo aver passato la notte all'addiaccio, un bel bagno caldo era proprio quello che mi ci voleva...

 

JONOUCHI

-Signor Katsuya, una domanda!- mi chiese l'ennesimo giornalista, allungandomi tra la folla che mi si accalcava attorno un microfono e puntandomi la telecamera contro -Come si sente ad essere incoronati il miglior duellante del secolo?-

Io sorrisi e mi schermii con una mano in un gesto di falsa modestia, intimamente soddisfatto.

-Il miglior duellante del secolo? Io direi piuttosto il miglior duellante di tutti i tempi! Passati, presenti, futuri, imperfetti, congiuntivi...-

L'uomo sorrise con aria accondiscendente, non osando contraddirmi.

-Certo, ha perfettamente ragione... Dopotutto, nessun titolo è troppo, per colui che è riuscito a sconfiggere Yugi Muto, l' ex “Re dei Giochi”!-

-Oh, è stata una passeggiata!- continuai, dandomi così tante arie che non mi sarei stupito di aver provocato un ciclone -Comunque, se ora mi vuole scusare...-

Indicai una limousine nera che si era appena fermata accanto al marciapiede.

-Certo, certo, immagino che lei abbia moltissimi impegni...-

-Infatti.- risposi semplicemente, sistemandomi la cravatta ed avviandomi verso la splendida automobile che mi aspettava a pochi metri di distanza.

Un gruppetto di ragazze tentò di assalirmi, con tale foga che sembravano aver l'intenzione di mangiarmi vivo, ma per fortuna un paio di robuste body-guard accorsero in mio aiuto, frapponendosi fra me e la massa di ragazze urlanti. Ah, il peso della celebrità!

Dopo non pochi contrattempi ed autografi, riuscii a raggiungere la mia limousine. Un ragazzo alto e moro, abbigliato come un maggiordomo, scese dall'auto, aprendomi la portiera e prostrandosi in un inchino così profondo da toccare quasi terra con il naso.

-Prego signore...- disse rispettosamente.

-Grazie, Kaiba.- risposi, rivolgendogli un'occhiata distratta e prendendo posto nella vettura.

Seto richiuse la portiera, e poi risalì in macchina, al posto di guida.

-Dove la porto, signore?-

-Torniamo a casa... Oggi ho firmato così tanti autografi che mi fa male la mano...- sospirai, scuotendo la mano destra dolorante.

-Come desidera...- rispose ossequiosamente Seto.

Sorrisi soddisfatto, sorseggiando un drink preso dal frigobar. “Ah, questa sì che è vita!”, pensai, un attimo prima che mi si rovesciasse di mano a causa di un violento urto alla vettura.

Mi svegliai di soprassalto, cadendo dalla brandina.

-Ma porc...!- gemetti, reprimendo un'imprecazione.

Rifilai un'occhiata omicida a Honda, che mi aveva fatto, seppur involontariamente, cadere a terra. Maledetto... Ma perché dovevo dormirci proprio io assieme a lui?!? Aveva il sonno agitato, accidenti! Inoltre, non era la prima volta che mi faceva cadere dalla brandina... Guardai con una punta di invidia Seto e suo fratello, che dormivano comodamente tra le morbide coperte del letto. Si può sapere perché doveva dormirci proprio lui? Sospirai, massaggiandomi la testa ancora dolorante. Chissà che ore erano... Ma perché, perché quell'idiota di Honda mi aveva svegliato? Non facevo un sogno così bello da secoli... Soppressi una risatina ripensando all'aspetto di Seto vestito da maggiordomo.

Comunque, ormai non avevo più sonno, quindi tanto valeva alzarsi... Inoltre il mio stomaco non faceva altro che brontolare, così decisi di approfittare della momentanea assenza di Honda (che ci bacchettava ogni volta che ci avvicinavamo alla cucina) per razziare il frigorifero. Mi avviai alla cieca verso la porta, evitando per un pelo di inciampare dentro Yugi. Una volta uscito, feci per scendere, stando però ben attento a non capitombolare giù dalle scale. Il camper del nonno di Rebecca, infatti, era a due piani: al primo piano c'erano la cucina ed un piccolo salottino, mentre a quello superiore il bagno ed, ovviamente, le due camere da letto. Guardando la porta della toilette, però, mi accorsi, notando lo spiraglio di luce che fuoriusciva dallo stipite, che stranamente c'era la luce accesa. Boh... Probabilmente qualcuno la sera prima doveva aver dimenticato la luce accesa. Scrollai le spalle: in fondo non aveva importanza, al massimo si sarebbe bruciata la lampadina, ma sarebbe stato meglio andare a spegnerla, sennò chi la sentiva poi Rebecca... Allungai alla cieca un braccio verso la porta, finché non arrivai alla maniglia, e la aprii con decisione.

Rimasi paralizzato sulla soglia, shockato nel vedere che, nonostante le mie aspettative, il bagno non era vuoto, bensì che c'era già una persona. E quella persona era Mai, immersa fino all'orlo nella vasca piena di schiuma. Nuda. Lei si scostò una ciocca di capelli bagnati dagli occhi, fissandomi allibita quasi quanto me, per due, massimo tre secondi, che però mi parvero un'eternità. Sentii il mio volto tingersi di rosso, imbarazzato dalla situazione, ma non riuscivo a staccare gli occhi di dosso ai suoi bellissimi occhi viola.

-J... Jonouchi?- balbettò lei.

Io sbattei le palpebre, rendendomi finalmente conto del fatto che la stavo ancora guardando come un pesce lesso.

-Ehm... Mai...- iniziai, tentando di trovare le parole più adatte per scusarmi della mia entrata inopportuna.

Solo dopo compresi che avrei fatto meglio a pensare a come scusarmi dopo essere uscito.

-ESCI IMMEDIATAMENTE DA QUI, RAZZA DI PERVERTITO!- strillò Mai, prendendo con foga l'oggetto che aveva più sottomano, la bottiglia del bagnoschiuma, e tirandomela in pieno viso.

Io caddi a terra come un sacco di patate, preso alla sprovvista. Non feci in tempo a lamentarmi delle sue maniere così poco cortesi che vidi Mai prendere all'istante un altro oggetto contundente (il questo caso il pinzone con cui aveva raccolto i capelli) per lanciamelo addosso. Mi alzai precipitosamente, richiudendo la porta con un botto per evitare di essere colpito nuovamente, deciso che l'aver preso il bagnoschiuma sul naso mi era bastato, mentre dall'altra parte la mia amica continuava ad inveire contro di me.

-Si può sapere cos'è tutto questo chiasso, Katsuya?- borbottò una voce seccata alle mie spalle.

Mi voltai, trovandomi di fronte a nove persone che conoscevo fin troppo bene, anche se in quel momento, stanchi ed assonnati, più che i miei amici mi sembravano un branco di zombie. Yugi sbadigliò vistosamente, passandosi una mano tra i capelli, arruffati più che mai.

-Jono, spero che tu abbia un buon motivo per averci svegliati a quest'ora!- fece il mio amico.

Sospirai, preparandomi a fornire spiegazioni e, probabilmente, anche le mie scuse. “Nota bene” mi dissi “Per la prossima volta, imparare a bussare prima di entrare in bagno...”

 

SHIZUKA

-Ecco qui!- dissi sorridendo -Stamattina caffè per tutti!-

Gli altri presero svogliatamente una tazza ciascuno dal vassoio, lasciandosi sfuggire vari brontolii e sbadigli. Io li guardai con aria critica, uno per uno, stringendomi nelle spalle. In fondo, anche se eravamo ancora assonnati e infreddoliti, mi piaceva l'idea di essere tutti radunati attorno al tavolo, a sorseggiare caffè mentre attendavamo l'alba. Insomma, come atmosfera era piuttosto romantica, se non fosse stato che tutti continuavano a sbadigliare.

Mi sedetti vicino a mio fratello, chiedendogli se gli andava un biscotto. Lui scosse la testa, abbattuto, e così decisi di non insistere. Mi dispiaceva per Jonouchi, decisamente quella non era la sua giornata. Non solo si era dovuto sorbire le sfuriate da parte di Honda, Otogi, Anzu e in special modo Seto, ma ora Mai non gli rivolgeva più nemmeno la parola, anzi, si era addirittura seduta dall'altra parte del tavolo per stargli il più lontano possibile. In fondo, però, se l'era andata a cercare...

-Allora gente, non vi sembra che sia giunto il momento di decidere la nostra prossima destinazione?- chiese energicamente Rebecca una volta svuotata la tazza.

Yugi, che a differenza di Rebecca stava ancora dormendo in piedi, la guardò con aria vacua.

-Uh?- fece, stropicciandosi gli occhi.

Rebecca mise il broncio.

-YUGI!- esclamò -Sveglia! La mappa! Valla a prendere!-

Lui borbottò qualcosa e si avviò con passo malfermo verso il camper, reggendosi a malapena in piedi.

-Spero vivamente che la prossima prova non tocchi a lui... Ultimamente Yugi fatica più del solito a carburare.- osservò Anzu con un sospiro di rassegnazione.

-Già...- fece Honda.

Finalmente, proprio quando Honda stava proponendo di rientrare nel camper per andare a vedere se Yugi era ancora vivo o meno, quello arrivò, sempre trascinandosi a fatica.

-Era ora, Yugi!- protestò Honda scocciato.

-Non ci speravamo più, ormai!- fece Otogi.

Lui non rispose nemmeno e si sedette con aria distrutta al suo posto, come se avesse appena scalato l'Everest a mani nude. Non degnò neanche di un'occhiata la tazza di caffè fumante davanti a lui, e si appoggiò con la testa al tavolo, in un ultimo, estremo tentativo di riaddormentarsi. Noi lo guardammo in maniera critica. Sinceramente, non facevo proprio Yugi così pigro...

-Lasciatelo stare, ragazzi!- sorrise Mira al vedere le nostre espressioni -Yugi non è mai troppo sveglio di prima mattina!-

Noi rifilammo un'ultima occhiata al nostro amico, ed annuimmo. Rebecca sfilò dalle mani di Yugi la mappa mentre lui mugugnava qualcosa e, dopo averla spiegata, gli chiese di tirare fuori la Carta di Ammon-Ra. Lui però non rispose nemmeno.

-Yugi?- gli domandò nuovamente.

-Credo che si sia addormentato...- osservò Mokuba che gli era seduto vicino.

In effetti, Yugi si era addormentato all'istante, russando anche abbastanza forte. Avevo sentito dire che una persona impiega come minimo sette minuti per riuscire a prendere sonno: evidentemente il nostro amico doveva aver stabilito un nuovo record.

-Che babbeo...- commentò acidamente Seto.

Notai che Anzu, seduta davanti a me, gli rifilò un'occhiata omicida, ma non disse niente.

-Bah!- borbottò rassegnata Rebecca -Mira, ti dispiace prendere tu la Carta di Iside?-

La ragazza scosse la testa, estraendo dal suo deck la carta. Tuttavia non vi fu alcuna reazione da parte della mappa.

-Niente...- sussurrò lei in tono di scusa.

-Oh, no, allora ci serve proprio la carta di Yugi! Mokuba, ce la fai a sfilare la carta di Ammon-Ra dal suo Dueling Disk?- gli chiese Anzu.

Il bambino annuì, ma venne fermato dal fratello.

-Non penso che ce ne sia bisogno.- osservò, indicandoci la mappa.

Noi seguimmo il suo sguardo perplessi, e notammo che era appena comparso un punto luminoso sulla mappa.

-Come è possibile?- chiesi io.

Lui mi guardò con aria di sufficienza, sbuffando.

-Ammetto che vi credevo stupidi, ma non pensavo che poteste essere così stupidi!-

Ci guardammo a vicenda, come per riuscire a scoprire la causa di quel mistero. Gli altri sembravano stupiti quanto me, poi notammo ciò che Seto stava stringendo nella sua mano destra. La Carta di Osiride.

 

MOKUBA

Rebecca disse che per arrivare al prossimo santuario ci avremmo impiegato molto più del previsto, almeno due giorni, in quanto distava parecchio da dove ci trovavamo. In un certo senso ne ero felice, il fatto che mio fratello dovesse affrontare una prova mi angosciava un po', ma in fin dei conti non potevo farci niente. Dopo pranzo, mi sedetti all'ombra del camper, pastelli alla mano, ben deciso a disegnare il paesaggio. Oddio, non è che poi ci fosse molto da ritrarre da quelle parti oltre a delle dune di sabbia, ma mi sarei accontentato. Sin da quando ero più piccolo mi era sempre piaciuto disegnare, mi aiutava a distrarmi dai pensieri negativi.

-Ciao, Mokuba!-

Mi girai di scatto, colto di sorpresa.

-Rebecca! Mi hai spaventato...- osservai.

Lei abbassò il capo.

-Scusami, non era mia intenzione... Guarda, ti ho fatto anche sbagliare...- mi fece notare, indicandomi una linea sul foglio.

Io scossi la testa.

-Non ti devi preoccupare!- dissi, prendendo la gomma -Il bello del disegno è che se sbagli puoi cancellare i tuoi errori e ripartire daccapo.-

-Già... Sarebbe bello se fosse così semplice anche nella vita...-

Io annuii. Capivo bene quello che intendeva dire. Anche se ero ancora piccolo, a volte avevo l'impressione di aver fatto talmente tanti sbagli da bastarmi per tutta la mia esistenza.

Lei restò a guardarmi in silenzio per un po', poi parlò di nuovo.

-Sei molto bravo...-

Io scossi le spalle.

-Faccio quello che posso. Hai mai sentito parlare di Monet?- le domandai.

Rebecca aggrottò le sopracciglia.

-Beh, sì. Io sono una studiosa di arte antica, ma se non sbaglio Monet era un famoso impressionista francese...-

-Esatto. Sai, Monet è in assoluto il mio pittore preferito. Mi piacerebbe un giorno poter essere abile come lo era stato lui, anche se so bene che non sarà possibile.-

Riconosco di cavarmela a disegnare, ma non avrei mai potuto eguagliare lo stile di Monet. La sua tecnica pittorica era veramente straordinaria: lui non si limitava a dipingere passivamente quello che osservava, ma era come se riuscisse a trasmettere attraverso una tavolozza da disegno sentimenti allo stato puro. Quando avevo visto per la prima volta i suoi quadri a Parigi, avevo passato ore ad ammirarli, nel tentativo di carpirne il segreto della sua bravura, ma era stato tutto inutile: insomma, se quella che stavo disegnando era una mela, una mela restava. Punto e fine. Scossi la testa sconsolato.

-Io penso che ce la puoi fare.- disse invece lei.

Io le sorrisi riconoscente.

-Grazie per la fiducia.- feci con tono ironico.

-Guarda che lo penso veramente!- esclamò indignata -Comunque, non ti annoi a disegnare sempre e solo dune di sabbia?-

-Vedi forse qualcosa di meglio?-

Lei si guardò in torno, poi le venne un'idea.

-Beh, io!-

-Tu?- le chiesi senza capire.

-Ma sì! Che ne dici di farmi un ritratto?-

Ci pensai su un po'. In realtà non avevo mai fatto un ritratto a una persona...Certo, più di una volta avevo provato a convincere Seto a mettersi in posa, ma lui si era sempre rifiutato, dicendo che proprio non aveva voglia di starsene immobile per ore quando poteva impiegare quel tempo in un modo migliore. Rimasi a guardarla per un po', combattuto, ma alla fine mi decisi.

-Non so se ne sono capace.- dissi, ma poi notai la sua espressione delusa -Ma possiamo provare!- aggiunsi per non farle un torto.

Rebecca allora si sedette allegramente dinanzi a me, accavallando le gambe e ravvivandosi i capelli.

-Molto bene!- sorrise -Quando si comincia?-

 

YUGI

I due giorni passarono velocemente, senza troppi intoppi... Certo, abbiamo rischiato di perderci per ben cinque volte, ma alla fine siamo sempre riusciti a ritornare nella direzione giusta. In effetti non era molto facile riuscire ad orientarsi da quelle parti: la città più vicina si trovava a svariati chilometri di distanza, ma fortunatamente avevamo abbastanza provviste da durarci per parecchi giorni, sempre se Jonouchi, ovviamente, avesse smesso di andare a frugare nel frigorifero di nascosto.

-Siamo arrivati?- domandò ad un tratto Anzu, alzando gli occhi da una rivista.

Il camper infatti si era appena fermato, e questo poteva dire solo una cosa: eravamo arrivati nei pressi del santuario. Scendemmo rapidamente, raggiungendo Otogi e Rebecca che ci attendevano a terra.

-Allora Seto? Vedi niente?- gli chiese Otogi.

Lui si guardò intorno con aria scettica, e poi parlò.

-Purtroppo sì...- disse con un'espressione indecifrabile -C'è una strana costruzione là in fondo...-

-E' molto lontana?- gli chiesi io.

Lui scosse la testa, dicendo che potevamo raggiungerla benissimo anche a piedi. Rebecca allora chiuse il camper e ci incamminammo, Seto in testa, verso il prossimo santuario.

-C'è qualcosa che ti preoccupa, Faraone?- domandai a un tratto al mio alter-ego, accorgendomi che era profondamente turbato.

Lui mi comparve a fianco, gli occhi fissi a terra e l'espressione corrucciata. Non sembrava molto intenzionato a parlarne... Ancora una volta mi accorsi di come fosse ingiusto che, mentre lui poteva sondare a suo piacimento i miei pensieri, io riuscivo a malapena a dedurre il suo umore. Era una cosa fastidiosa: il rapporto tra me e il Faraone era bastato non solo sull'amicizia, ma anche sulla sincerità, eppure avevo sempre l'impressione che lui mi tenesse nascosto qualcosa, che non rivelasse mai apertamente i suoi sentimenti...

-Mi chiedevo...- iniziò -...mi chiedevo cosa succederebbe se anche Seto fallisse la sua prova...-

-In effetti non è una gran bella prospettiva, ma dobbiamo aver fiducia in lui.- gli risposi.

Lui mi guardò seriamente con i suoi occhi ametista.

-Sei sempre così ottimista, tu...-

Non sapevo se prenderla come una critica o un complimento, così non replicai.

-Sai, Yugi, ultimamente ho avuto modo di rifletterci, e mi sono reso conto di quanto per me sia importante riuscire a ricordare il mio passato...-

I miei occhi andarono involontariamente a posarsi su Mira, che camminava fianco a fianco con Shizuka, chiacchierando spensieratamente. Ero contento che fosse nuovamente felice, sembrava aver completamente superato la depressione in cui era sprofondata dopo aver affrontato la prova di Maat... Ciò mi sollevava moltissimo, non avrei mai potuto vederla ancora triste. La conoscevo da poco tempo, eppure il nostro legame era già molto saldo, quasi più di quello che avevo con Anzu, Jonouchi e Honda. Non sapevo il perché di quell'intesa, ma sentivo che era determinata da qualcosa di più profondo di un semplice legame di parentela...

-Yugi? Mi stai ascoltando?- chiese il Faraone, probabilmente seccato dal fatto che mi preoccupassi più di mai cugina che di lui.

Io tornai nuovamente a rivolgere il mio sguardo su di lui.

-Sì certo...Ti capisco benissimo, non dev'essere stato facile per te scoprire cose che neanche ricordi... Come il fatto che anche Mira fa parte del tuo passato.-

-Già... Spesso mi chiedo quale ruolo abbia mai avuto nella mia vita precedente. Cioè, so che Seto era un mio sacerdote, ma Mira...-

Io ci pensai su un po'. In effetti non mi ero mai chiesto che ruolo avesse occupato Mira nel passato del mio amico, anche se qualcosa mi diceva che, in un certo qual modo, erano uniti da un legame molto stretto.

-Magari era tua moglie...- scherzai.

Lui però si rabbuiò, e questo mi fece rivalutare la mia proposta. In effetti era più plausibile di quanto credessi, e la cosa, seppur inconsciamente, non mi piaceva affatto.

 

MIRA

Mi alzai lentamente da terra, ancora dolorante. Non mi ero affatto abituata a quel continuo perdere i sensi, e non credo neanche i miei compagni. Mi scostai con un movimento di stizza la frangia che mi ricadeva sugli occhi (praticamente non riuscivo neanche a vedere ad un palmo dal naso) e osservai con attenzione il santuario. Era piuttosto simile a quelli di Ptah e di Maat: anche qui vi erano numerose colonne, affreschi alle pareti, e un grande ingresso il cui accesso era sicuramente limitato. La principale differenza era una vasca circolare al centro della stanza, nella quale vidi che nuotavano centinaia di pesci colorati. Ci avvicinammo con curiosità a guardare.

-Forte!- commentò Jonouchi -Pensi che si possano mangiare, Honda?-

Il ragazzo corrucciò la fronte.

-Mah, secondo me sì... Che dici, proviamo a catturarne qualcuno?-

Jonouchi non fece in tempo a rispondergli che tempestivamente Anzu appioppò ad entrambi un pugno in testa.

-IDIOTI!-

-AHIA!- protestarono entrambi -Si può sapere cosa abbiamo detto di male?- continuò poi Jonouchi.

-Siamo in un luogo sacro, come vi viene in mente di pescare questi pesci?- sbraitò lei.

I due non risposero, chinando lo sguardo a terra abbattuti e massaggiandosi la testa dove Anzu li aveva colpiti.

-Su ragazzi, cerchiamo di non litigare...- sospirò Yugi, seppur abituato a quei continui battibecchi.

Seto annuì.

-Per una volta sono d'accordo con te. Prima ce ne andiamo e meglio è.- fece, incamminandosi verso l'arcata con passo sicuro.

-Fratellone, sei sicuro di quello che stai facendo?- domandò con apprensione Mokuba.

Lui si voltò.

-No, ma non vedo perché dovrei preoccuparmi.-

Lo guardai stupita. Anche se non mi faceva certo piacere ammetterlo, invidiavo un po' Seto: sapeva sempre cosa fare e non si tirava mai indietro. In fondo, anche se col suo atteggiamento sembrava voler dimostrare il contrario, ero convinta che in realtà fosse una buona persona. Se fossi stata come lui, di certo sarei riuscita a superare la prova di Maat... Invece io ero così debole! Mi tornarono alla mente le parole di Yugi: lui era convinto che fossi una persona di carattere, ma io non riuscivo a capire su quali ragioni fondava quella sua convinzione.

-Devi dirmi qualcosa?-

Io sbattei le palpebre, distratta dalla voce che aveva interrotto le mie riflessioni. I miei occhi incrociarono quelli di Seto, che mi guardavano perplessi. Solo allora mi accorsi che lo stavo fissando ostentatamente da chissà quanto tempo... Ma perché, perché con lui devo sempre fare delle figure del cavolo? Abbassai gli occhi, cercando di formulare una frase sensata senza essere messa in soggezione da quello sguardo di ghiaccio.

-Io... volevo... ehm... augurarti buona fortuna...- riuscii a balbettare.

Lui mi rifilò un'espressione di superiorità.

-Non ne ho certo bisogno...- disse, voltandosi e attraversando con sicurezza l'arcata.

Io aprii la bocca per urlargli dietro un commento poco gentile su come anche uno yogurt fosse meno acido di lui, ma poi mi trattenni. Anche se non riuscivo a capire perché, non ce la facevo proprio ad odiare Seto. Più tempo passava e più sentivo che mi stavo affezionando al suo pessimo carattere. Sapevo che era una cosa assurda: come si faceva a voler bene a una persona tanto scontrosa, arrogante, maleducata, impertinente, egocentrica... e beh, potrei andare avanti per ore. Era più forte di me, quasi che i miei sentimenti per lui fossero sempre stati lì sopiti nel mio cuore, in attesa di incontrarlo. Qualcosa di simile all'affetto che avevo subito provato per mio cugino... Sicuramente, doveva essere a causa del legame che avevamo nelle nostre vite precedenti, mi convinsi. Eppure, mi rendevo perfettamente conto che quello che sentivo per Seto andava ben oltre una semplice amicizia.

 

SETO

Questo posto non mi piace per niente... Tralasciando il fatto che per poco non sbattevo la testa contro il soffitto in un punto dove il corridoio si restringeva, non solo non c'era molta luce, ma quel cunicolo angusto era anche pieno di umidità... Imprecai, quando dal soffitto una goccia mi cadde addirittura in un occhio. Bah... A costo di essere ripetitivo, questo posto non mi piaceva proprio per niente...

Con mia grande fortuna raggiunsi in un attimo una porta metallica che, stando ai racconti di Yugi e di quella lagna di sua cugina, doveva corrispondere alla stanza dove avrei affrontato la mia prova. Ringraziando il cielo, aprii con sicurezza la porta e mi introdussi al suo interno. Provai un certo sollievo nel notare che, almeno lì, non avrei avuto bisogno di un ombrello. Era un luogo piuttosto strano, non posso negarlo: la stanza era completamente spoglia, fatta eccezione per un piccolo altare in fondo ad essa, dove notai che vi era posta quella che doveva essere la sfera che cercavo. Approfittando del fatto che ero solo, feci per sgattaiolare a prenderla ma, come avendo intuito le mie intenzioni, subito apparve dal nulla una specie di pappagallo troppo cresciuto.

-Ehi, ragazzo, dove pensi di andare?- fece l'essere, schioccando con disappunto il becco.

Io non mi mossi, dapprincipio leggermente shockato nel vedere il suo strano aspetto. Aveva il corpo di un uomo, ma la testa era chiaramente quella di un volatile. Ora capivo perché il mio nuovo amico se ne stava rintanato sotto terra: con quell'aspetto non doveva certo passare inosservato... In un certo senso mi faceva addirittura pena... Non lo sapeva che al giorno d'oggi la chirurgia estetica può fare miracoli?

-Sono venuto a prendere la sfera, qualcosa in contrario? Si può sapere cosa vuoi da me, sottospecie di pennuto?- lo provocai, nella vana speranza che mi consegnasse la sfera senza doversi far pregare.

Il pappagallo mi rifilò un'occhiata di fuoco.

-Pennuto? Io?- schioccò nuovamente con il becco -Non sono mai stato tanto offeso in vita mia! Sai con chi stai parlando, mortale?-

Io scrollai le spalle, indifferente.

-No e non mi interessa. Sono venuto per la sfera, come ho già detto, non per prendere un tè tra amici...-

Lui non mi ascoltò nemmeno.

-Ebbene, sappi che io sono Thot, il dio egizio della luna, della sapienza, della magia, inventore della scrittura a geroglifici, della misura del tempo, della matematica, della geometria...- iniziò ad elencare.

-Sì, sì, credo di aver capito il concetto...- tagliai corto -Allora, questa sfera?-

Lui sbuffò.

-Vacci piano, ragazzo. Sei troppo impaziente per i miei gusti: si dà il caso che la sfera sia mia, quindi non ho intenzione di darla al primo che passa, ci siamo intesi? Dovrai superare la mia prova!-

-Non ho intenzione di sottostare alle condizioni di un pappagallo!- protestai.

Thot diventò rosso come un peperone (o, almeno, il suo piumaggio).

-NON SONO UN PAPPAGALLO!- gracchiò -SONO UN IBIS, CAPITO? NON UNO STUPIDO ANIMALETTO DI COMPAGNIA, MA UN ESSERE SUPREMO, DIVINO; SCISSO DALLE VOSTRE SCIOCCHE LEGGI TERRESTRI, IM...-

-Non c'è bisogno di ripetere come un pappagallo, ho capito!- sbottai esasperato -Avanti, questa prova?-

-Ah, niente di particolare.- fece lui, placandosi -Dovrai semplicemente rispondere a qualche mio indovinello.-

-Per essere un essere supremo, non hai molta fantasia...- osservai pungente.

-Ti ho già detto che io sono il dio della luna...-

-...della sapienza, della magia, inventore della ruota di scorta, dell'acqua tiepida...- continuai io, sbeffeggiandolo con gusto.

-Fossi in te sarei un po' meno sfacciato!- mi rimproverò -Anche se ti possono sembrare banali, gli indovinelli sono una cosa seria e complicata, che risalgono alla notte dei tempi: si trovano infatti nei testi sacri, nella favole, nei racconti popolari di tutte le culture e di tutti i tempi. Da sempre all'uomo piace giocarci per misurare la propria e l'altrui intelligenza. Oh, sicuramente l'enigma più famoso rimane quello che la crudele sfinge di Tebe, secondo la mitologia greca, poneva ai passanti: “C'è sulla terra un animale che può avere quattro, due o anche tre gambe ed è sempre chiamato con un solo nome. E' il solo tra gli esseri viventi che muti natura. Quando cammina su due piedi la sua velocità è minore.” E chi non lo sapeva risolvere veniva ucciso. Solo Edipo, il figlio del re di Tebe, ci e riuscito, e liberò così la sua città da quell'incubo: la Sfinge infatti sconfitta, si gettò dalla rupe su cui vigilava...-

Ma quanto parlava? Perfino la Kobayashi, la mia ex-professoressa al liceo, era meno soporifera...

-Ehm... Credo di aver inteso il messaggio...- lo interruppi il più garbatamente possibile.

Lui mi fissò accigliato, come infastidito dal fatto che non mi interessava minimamente quello che stava dicendo, ma non disse nulla a riguardo.

-E va bene iniziamo dato che sei tanto impaziente: sai dirmi quali sono quelle cose che arrivano di notte senza essere chiamate, spariscono di giorno senza essere rubate?- chiese con sicurezza, evidentemente fiducioso che io non sapessi dargli alcuna risposta.

Sfortunatamente per lui, ci misi meno di due secondi ad indovinare.

-E' facile, sono le stelle!- gli dissi con fare annoiato.

Lui arrossì per la rabbia.

-Forse era troppo facile... E va bene: qual'è quella cosa che esiste solo prima di nascere e nascendo muore?-

Questa volta ci misi un po' di più ad indovinare, ma alla fine anche quel quesito si rivelò piuttosto ovvio.

-E' il domani, giusto?-

La sua espressione gongolante svanì di colpo. Evidentemente non si aspettava che fossi tanto perpsicace.

-Sì, hai indovinato anche stavolta...- borbottò -Ma questa volta non ti sarà così facile...-

Rimuginò in silenzio tra sé per parecchi minuti, come deciso a pormi un indovinello assolutamente impossibile. Io lo osservavo divertito: poteva anche essere il dio della sapienza e di tutto quello che voleva, ma davvero si aspettava di riuscire a battere in una sfida di intelligenza me, Seto Kaiba?

Alla fine si riscosse e, dopo avermi osservato a lungo con i suoi occhi gialli, disse:

-Trovato!- esultò.

La prima è la terza dell'ardimento,

la seconda è parimenti in sentimento;

la terza giace due volte nell'assoluto,

la quarta altrettante nell'eternità,

la quinta sempre due nell'infinito;

la quinta e l'ultima sono dove nasce e muore

quel sacro fiume che attraversa la mia amata Keme.

Ora uniscile tutte e dimmi, caro viandante,

anche se è cosa per te ripugnante,

la soluzione che il tuo cammino vede e prevede,

e te stesso precede.

Restai leggermente spiazzato da quell'indovinello: mi aspettavo uno simile a quelli di prima, non uno così lungo e complicato... Dallo stupore mi ero perso svariate delle frasi che aveva pronunciato, così gli chiesi di ripetermelo. Lui si lasciò sfuggire un sorrisetto compiaciuto, ma poi ripeté parola per parola, pazientemente. Questa volta ero riuscito a memorizzarlo meglio, ma non riuscivo comunque a coglierne il senso... Restai fermo a rimuginare per un po': era chiaramente un tipo di indovinello ad incastro, ossia dove bisogna svelare ogni passaggio per poter arrivare alla conclusione, ma mi mancavano troppi tasselli... Ad esempio, qual'era il fiume che attraversava questa cosiddetta Keme? Non avevo la più pallida idea di dove si trovasse.

Sospirando, chiesi un'altra volta a Thot di ripetermi il quesito, anche se non ero molto sicuro che potesse servire a molto... Dovevo lavorare con quel poco che sapevo... La prima è la terza... La prima cosa? Non poteva che essere la prima lettera! Quindi, ragionando... D... N... No, non aveva alcun senso... Però, se l'ultima parte dell'indovinello nascondesse anch'essa un suggerimento? Che cos'era che tanto detestavo, ma che il mio cammino “vede e prevede”?

 

JONOUCHI

QUEL KAIBA! Si può sapere quanto diamine ci stava mettendo? Di questo passo avrei messo radici, ed il mio stomaco era così bucato...

-Jono...-

...era così bucato che se non avessi mangiato qualcosa probabilmente sarei morto di fame...

-Jono, scusa tanto se te lo ripeto, ma secondo me dovresti andare a parlarci...- mi bisbigliò nuovamente all'orecchio Shizuka, distogliendomi dalle mie riflessioni e indicandomi Mai.

Io guardai con aria scocciata prima mia sorella, e poi lei.

-Non vedo perché dovrei...- dissi, con un'alzata di spalle.

Shizuka mi diede una gomitata nello stomaco.

-JONOUCHI!- fece, rimproverandomi.

Io sbuffai, alzando gli occhi al cielo.

-Sì, sì, ho capito!- sbottai, alzandomi per andarmi a sedere vicino a Mai, che stava guardando con aria persa i pesci nella vasca.

Rimasi per un po' in silenzio, nella speranza che non dovesse toccare a me l'onere di romperlo, ma lei non dava neanche segno di avermi notato. Ok, capisco che potesse essere arrabbiata con me, ma non era molto gentile da parte sua evitarmi in quel modo.

-Divertente.- commentai, facendo finta di sbadigliare -Non avrei mai immaginato che fosse così appassionante starsene a guardare degli stupidi pesci! Quasi meglio che andare al cinema... Se lo avessi saputo avrei preso su i pop-corn.-

-Se sei venuto per rompermi le scatole puoi subito levare le tende!- borbottò lei.

Ok, approccio sbagliato.

-Senti, Mai, mi dispiace veramente molto per stamattina...- iniziai.

-Immagino.- fece lei atona.

-Non era mia intenzione, sul serio!-

-Uh...-

-Se solo avessi saputo che c'eri tu dentro, io...-

-Capisco, certo...-

Ammutolii, rendendomi conto che di questo passo non sarei mai riuscito a farmi perdonare da lei. All'improvviso mi resi conto che non avrei mai sopportato se Mai non mi avesse più parlato... Sentii stringermi al cuore. No, proprio non ce l'avrei fatta.

-Su Mai, ti prego, perdonami!- dissi disperato, gettandomi in ginocchio di fronte a lei.

Ripensandoci, mi sentivo un po' ridicolo a dovermi ridurre così. Mai doveva pensarla allo stesso modo, perché mi rivolse un'occhiata obliqua.

-Perché dovrei?-

-Ti prego, farò tutto quello che vuoi in cambio!- piagnucolai.

-Tutto?- domandò, alzando un sopracciglio.

-Tutto!-

Mai mi guardò a lungo severamente, poi scoppiò a ridere, e con lei tutti gli altri che, me ne accorsi solo in quel momento, ci stavano guardando da un pezzo. Io li osservai tutti uno per uno, confuso.

-Cos...?- balbettai.

Mai mi strizzò l'occhio, tirandomi un pugno scherzoso ad una spalla.

-Stupido!- esclamò -Davvero pensavi che mi fossi arrabbiata sul serio per una cavolata del genere? Volevo solo tenerti un po' sulle spine... E poi in fondo è stata colpa mia, non tua, se ho dimenticato di chiudere la porta a chiave!-

Diventai rosso come un peperone, conscio di quanto mi fossi appena reso ridicolo. Aprii la bocca per esprimere il mio disappunto su quanto fossero tutti quanti fossero stati degli emeriti idioti a prendermi in giro in quel modo, quando ecco che finalmente Seto sbucò fuori dall'arcata. Sembrava piuttosto stanco, ma aveva sulle labbra uno dei suoi spregevoli sorrisini soddisfatti.

-Fratellone!- esclamò Mokuba, correndo ad abbracciarlo -Stai bene?-

-Benissimo.- rispose semplicemente lui.

Noi ci avvicinammo a lui, ansiosi di sapere se aveva ottenuto la perla o meno. Yugi si sporse speranzoso che ci fosse riuscito, mentre io in realtà avrei quasi preferito che fosse avvenuto l'esatto opposto.

-Ehm... Seto...- balbettò.

Il presidente della Kaiba Corporation sbuffò.

-Tranquillo.- borbottò -Eccoti qui la tua stupidissima sfera!- esclamò senza troppo entusiasmo, esibendo una luccicante sfera verde.

 

MR. FAWKES

Passai nuovamente in rassegna i vari fogli su cui era stata riportata la catalogazione dei reperti. Era un lavoraccio, tantè che erano due giorni che ci stavo lavorando su: tra tre settimane avrei dovuto portare tutti e 341 i reperti al Museo Nazionale del Cairo, catalogati, restaurati ed imballati, ma di questo passo...

-...non ce la farò mai!- sospirai, passandomi una mano tra i capelli.

Se solo Rebecca fosse rimasta assieme a me non avrei avuto tutti quei problemi! Ero diventato così nervoso che ora mi bastava un niente per farmi perdere la pazienza: a dispetto di quello che Hopkins continuava a dirmi, non ero affatto portato per lavorare a una scrivania... Mentre facevo passare alla luce della lampada ad olio la scheda di una collana di lapislazzuli, notai con disappunto che era stata sbagliata la datazione: trovavo alquanto improbabile che potesse risalire al 320 d.C. Mi alzai innervosito dalla sedia, ed uscii dalla tenda a dir poco furibondo, sfogandomi sul primo bracciante che mi capitava a tiro.

-Metref!- lo chiamai -Portami subito qui Sophie e Silvie!-

Il ragazzo indietreggiò, impaurito.

-Veramente, signore, dovrei...-

-Non mi importa quello che dovevi fare! Quello che devi fare ora è quello che ti ho appena chiesto, sbrigati!- sbraitai.

Metref non osò replicare, e si mise subito alla ricerca delle sorelle Tableronde. Ci volle più di mezz'ora prima che il ragazzo fosse di ritorno alla mia tenda.

-Signor Fawkes!- mi chiamò, ansante -Mi spiace, ma proprio non riesco a trovarle...-

Io gli rifilai un'occhiata di fuoco. Sono circondato da incompetenti...

-Come sarebbe a dire?- gli domandai.

-Non è né qui né agli scavi, signore. Ho chiesto agli altri se le avessero viste, ma hanno risposto che è da stamattina che non le vedono, signore. Sembrano sparite nel nulla... Ed anche la loro jeep non è più al suo posto, signore...- rispose balbettando.

Io mi morsi un labbro, agitato, ma non lo diedi a vedere.

-Non ti preoccupare, Metref, và pure...- gli dissi.

-Certo, signore...- fece lui ossequiosamente, dileguandosi all'istante.

Io mi rimisi a sedere, affranto. Questa proprio non ci voleva... Prima Rasfer, il mio migliore decodificatore, e ora anche le gemelle Tableronde... Le sparizioni al sito stavano diventando troppo frequenti, per i miei gusti: di questo passo si sarebbero diffuse sicuramente delle voci riguardo a una chissà quale maledizione, ed era certamente l'ultima cosa che desideravo. Come se non avessi già abbastanza grattacapi! Inoltre, Sophie e Silvie Tableronde non erano solo due ottime restauratrici, ma anche le figlie di Gastòn Tableronde, un magnate dell'industria francese nonché uno dei finanziatori della ricerca... Che cosa avrebbe detto se avesse saputo che le sue adorate figliolette erano scomparse? Decisamente, quella cosa non mi piaceva affatto...

 

FLASHBACK

Sethi attraversò il corridoio del palazzo di pessimo umore. Ancora una volta, Taita si era dileguato! Capiva perfettamente che lui ora, essendo stato nominato Gran Visir da Atem, aveva moltissime altre preoccupazioni per la testa, ma dopotutto tra qualche mese avrebbe dovuto sostenere l'esame di ammissione per entrare finalmente a far parte dell'ordine dei sacerdoti di Osiride... E come avrebbe fatto se il suo educatore spariva sempre quando si sarebbero dovuti incontrare in biblioteca per fare lezione? Entrò con passo veloce nella sala del trono, dove al momento si erano già riuniti Atem, Taita, vari consiglieri e Raissa, la cui vista non poté non risollevare almeno un po' l'umore di Sethi.

Il ragazzo aprì la bocca per richiamare il suo mentore, quando lui gli fece cenno di venire a sedersi. A malincuore, il giovane sacerdote si sedette vicino a Raissa, che in quel momento stava giocherellando distrattamente con una ciocca di capelli corvini. Sethi le rivolse un ampio sorriso, e lei timidamente fece altrettanto. Poi si rivolse a Taita.

-Si può sapere perché non sei venuto?- borbottò.

Il vecchio scriba alzò le spalle.

-Lo so, ti chiedo scusa. Ma, come potrai capire da solo, al momento ci sono fatti più importanti di una semplice lezione di scrittura.-

Detto questo, accennò a quello che stava dicendo animatamente un consigliere ad Atem.

-...come ho già detto, quindi, la situazione è seria: se quest'anno non avremo un'inondazione, rischieremo una grave carestia. La scorsa piena del Nilo non è stata particolarmente abbondante, e nei nostri magazzini non vi sono abbastanza provviste per il sostentamento di tutta la popolazione...-

-E inoltre...- lo interruppe un altro -...ultimamente gli hittiti si sono fatti sempre più aggressivi. Due giorni fa hanno attaccato un villaggio di pescatori vicino al delta, e hanno dato fuoco a tutte le loro case. Se non agiamo al più presto, di certo non esiteranno a portare un attacco diretto contro Tebe.-

Atem li fissò, grave.

-Capisco quello che intendete dire. Ma chi sono io per ordinare al mio popolo di andare a combattere? So bene che se riuscissimo a riprenderci i territori che ci hanno già sottratto non solo ci libereremmo di un pericoloso nemico, ma che potremmo anche ottenere quelle scorte alimentari di cui abbiamo bisogno, ma il nostro è un popolo pacifico. Non intendo mandarlo a morire.-

-Vostra Maestà.- lo interruppe Taita -Capisco le vostre buone intenzioni, ma è importante agire prima che accada l'irreparabile.-

Il Faraone abbassò la testa, pensando. Sethi lo guardò con compassione. Non avrebbe affatto voluto trovarsi al posto del suo amico. Spesso il sovrano doveva trovarsi a che fare con delle decisioni difficili, ma Atem era totalmente inesperto e troppo idealista! Era molto ammirevole da parte sua non voler intraprendere un conflitto, ma talvolta bisogna capire che non si può sempre fare quello che si vorrebbe, ma che si può solo optare per il male minore...

In quel momento, un servo entrò trafelato nella stanza, facendo voltare tutti quanti nella sua direzione. Non era molto educato da parte sua interrompere una riunione del re, così Sethi immaginò che doveva essere accaduto qualcosa di grave.

-Cos'è successo?- chiese subito Atem, preoccupato quanto lui.

Lo schiavo guardò un attimo il sovrano, indeciso se parlare o meno, ma poi balbettò, intimorito.

-Vostra Maestà, è accaduta una cosa incredibile...- disse -Vostro padre, vostro padre è qui, a palazzo!-

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Odi et amo ***


Episodio 9: “Odi et amo”

 

JONOUCHI

Guardando fuori dal finestrino vidi che era una bella giornata di sole, forse un po' troppo calda, ma pur sempre bella. Dopo aver fatto colazione, Yugi ha tirato fuori la sua mappa per decidere la nostra prossima meta... Questa volta dovevamo dirigerci molto più a sud ed attraversare il Nilo per raggiungere Assuan, che si rivelò a moltissimi chilometri da dove ci trovavamo. Io ero alquanto rassegnato dinanzi al tempo che ci avremmo messo ad arrivare al prossimo santuario, ma Rebecca appariva ottimista, dicendoci che ce l'avremmo facilmente fatta in fretta, grazie alle sue “ottime” conoscenze geografiche... Ah, beh, allora sì che eravamo a posto! Inoltre a quanto pareva la prossima prova sarebbe toccata di nuovo a Seto... Sorrisi malevolo, animato dal desiderio che, almeno questa volta, non ce la facesse. Dopotutto, aveva ottenuto la sfera di Thot per pura fortuna: indovinelli, tzk! Sinceramente, non vedevo dove fosse la difficoltà, ci sarei riuscito benissimo anch'io!

Distratto da quel pensiero, sbagliai a posizionare una carta e per poco non rischiai di far crollare l'intero castello.

-ARGH!- esclamai, vedendo che avevo fatto cadere ben sette carte dalla cima.

-Jonouchi, potresti evitare di urlare ogni volta che ti crolla qualcosa?- sbottò irritata Mai, che stava ingaggiando un arduo duello con Mira.

-Mai, potresti evitare di urlare ogni volta che Mira ti distrugge un mostro?- replicai io, riposizionando le carte che erano crollate.

-Ah ah... divertente!- fece stizzita -E comunque, per tua informazione, non sto affatto perdendo!-

-Ma se ti restano a malapena 600 Life Points!-

-Dettagli!- esclamò -Oramai ho la vittoria in pugno!-

Le rifilai un'espressione scettica, dubitando fortemente che Mai potesse anche solo lontanamente sperare di battere Mira.

-Smettetela di bisticciare!- ci ammonì Anzu, infastidita, che in quel momento stava sfogliando una delle sue riviste di moda.

-Smettetela di bisticciare!- la imitai con voce stridula.

Lei mi fissò contrariata.

-Jonouchi, secondo te cosa succede se soffio sul tuo castello di carte?- borbottò maligna.

-La tua è solo invidia, Anzu! Scommetto che tu non ne sei capace di farne di così alti!-

Seto mi osservò beffardo al di là del suo portatile, su cui non faceva altro che lavorare assiduamente. Sinceramente, non avevo ancora capito come mai in quel periodo era così assorbito dal lavoro, ma ogni volta che glielo chiedevo mi rispondeva che era un progetto Top Secret, il che implicava che nessuno, a parte lui, ne fosse a conoscenza. “E poi...” aggiungeva sempre “...se dovessi parlarne con qualcuno di certo non sceglierei un perdente come te, Katsuya.”

-Finalmente, Katsuya.- sghignazzò -A quanto vedo hai capito di riuscire ad usare le carte di Magic and Wizards solo per fare degli sbilenchi castelli di carte.-

Profondamente offeso, aprii la bocca, pronto a dedicargli i miei migliori insulti, ma trovai lo sguardo che mi rifilò Anzu abbastanza persuasivo da farmi desistere dal mio intento. Schiumante di rabbia ritornai al mio castello, cercando di ignorarlo. Avevo impiegato ben mezz'ora a farlo (non per niente aveva raggiunto la notevole altezza di cinque piani), e ormai ci mancava solo la punta: non potevo certo permettere a quel borioso di Kaiba di fermarmi proprio ora!

Raccolsi con mano tremante l'ultima carta rimasta, il mio adorato Drago Nero Occhi Rossi... Bastava una mossa troppo brusca per far cadere tutto... Sudando freddo, mi allungai per ultimare la mia opera.

-Avanti, Occhi Rossi, non tradirmi proprio ora...- pregai ad alta voce.

Nell'esatto momento in cui ero riuscito a posizionarlo però, il camper frenò bruscamente, facendo crollare tutto.

-Cos...- balbettai confuso.

Dovevo avere un'espressione alquanto buffa, perché tutti iniziarono a sghignazzare come matti. Honda, poi, rideva così sguaiatamente che ben presto iniziarono a lacrimargli gli occhi.

Io non ci trovavo nulla di divertente.

In quel momento la porta del camper si aprì, ed Otogi e Rebecca comparvero sulla soglia. Senza neanche pensarci, in meno di un secondo gli ero già saltato addosso.

-OTOGI!- gridai, livido di rabbia -IO TI AMMAZZO! SI PUO' SAPERE PERCHE' HAI FRENATO IN QUEL MODO?!?-

Lui non si scompose per la mia reazione, anzi, ci badò a malapena. A dir la verità sembrava parecchio preoccupato.

-E' quello che vorrei sapere anch'io...- rispose.

-Come mai?- domandò Yugi.

-Credo che si sia forata una gomma- rispose Otogi -Non riesco a capirne il motivo... La strada che stavamo facendo non era dissestata...-

Honda gli posò una mano sulla spalla per tranquillizzarlo.

-Non preoccuparti, adesso veniamo ad aiutarti a cambiarla.-

Lui e Yugi scesero subito dal camper, seguendolo sul retro.

-Tu non vieni, Jonouchi?- mi chiese Yugi voltandosi.

Io acconsentii mesto. Sì, ma il mio castello di carte...

 

YUGI

Io, Jonouchi, Honda e Otogi lasciammo gli altri sul camper, recandoci ad analizzare la ruota che si era bucata.

-E' questa?- domandò Jonouchi, indicandola.

-L'hai capito dal fatto che è completamente sgonfia o hai tirato ad indovinare?- gli chiese Honda pungente.

Otogi si abbassò ad osservarla.

-Io insisto nel dire che è strano.- fece.

-Su, non prendertela, la cambiamo e basta!- dissi io.

Lui mise il broncio, cocciuto.

-Eppure...- si abbassò ulteriormente fino ad arrivare a terra -Eppure... La gomma è bucata, è vero, ma in una maniera strana...-

Feci per chinarmi a mia volta per osservare la ruota, quando Yami comparve al mio fianco.

-Non mi piace.- disse, fiutando l'aria come se ci fosse un pericolo.

Io annuii. Avevo una strana sensazione, come quando si ha l'impressione di essere osservati.

-Ragazzi, vediamo di muoverci...- dissi nervoso, guardandomi in giro.

Non feci in tempo a voltarmi che sentii la sgradevole sensazione di una pistola puntata tra le mie scapole.

 

ANZU

Irritata, sfogliai così bruscamente la pagina della rivista che quella si strappò a metà.

-Si può sapere quanto ci mettono quei quattro?- sbottai allora, facendo sobbalzare Shizuka.

Mira alzò le spalle.

-Non ne ho idea, però è vero: sono fuori da troppo tempo per i miei gusti.-

Mokuba si alzò dalla poltrona su cui era seduto, avviandosi verso l'uscio. Seto inarcò un sopracciglio in segno di disapprovazione, ma lui lo rassicurò.

-Vado solo a vedere cosa combinano.- spiegò.

Io sprofondai nuovamente nella lettura della rivista. Dannati, ma quanto gli ci voleva per cambiare una stupidissima gomma?

Non feci in tempo a girare nuovamente pagina che il piccolo Kaiba era di nuovo sull'uscio.

-Allora?- domandai, sorpresa dalla sua rapidità.

Mokuba si lasciò sfuggire un rantolo, e mi accorsi che era inspiegabilmente pallido.

-Ecco...- balbettò, deglutendo agitato.

Fece un passo avanti, spostandosi abbastanza per far apparire dietro di lui due uomini che gli puntavano contro un'arma da fuoco.

 

REBECCA

Ci misi svariati secondi prima di comprendere appieno la situazione, ed anche gli altri erano troppo sbigottiti per poter reagire.

-Mo... MOKUBA!- gridò Seto, alzandosi di scatto.

L'uomo barbuto che teneva stretto Mokuba gli puntò silenzioso contro la pistola. Un gesto troppo inequivocabile per poter essere frainteso. Seto si rimise a sedere, anche se i suoi occhi ardevano così tanto dalla rabbia che non mi sarei stupita se si fosse scagliato addosso ai due senza farsi troppi problemi. Io mi morsi un labbro... Il signor Fawkes mi aveva avvertito sul fatto che avremmo potuto imbatterci in seri pericoli nel deserto, ma io avevo preferito non dargli ascolto. Che stupida che sono stata...

-Dateci immediatamente tutti i vostri soldi, se ci tenete a veder ancora vivo il vostro amichetto!- esclamò l'uomo in arabo.

Dato che nessuno di noi osò fiatare, cosa alquanto ovvia visto che l'unica che poteva comprendere quello che aveva detto ero io, puntò con ancora più insistenza la pistola contro Mokuba.

-Avete capito o siete sordi?- sbraitò.

-Non ti scaldare, Joseph. Non vedi che sono stranieri?- disse l'altro, trattenendolo per un braccio -Qualcuno di voi parla arabo?- domandò poi.

Io mi feci timidamente avanti, tremando come una foglia.

-I... Io...- balbettai in arabo.

-Bene.- fece, sorridendo in maniera lugubre -Dì ai tuoi compari che se non ci date immediatamente tutto quello che avete con voi faremo fare al moccioso una brutta fine...-

Io mi voltai impaurita agli altri, che mi guardavano altrettanto terrorizzati, traducendogli quello che l'uomo mi aveva appena detto. Shizuka si lasciò sfuggire un singhiozzo, mentre Anzu, Mira, Mai e Seto mi fissarono furibondi.

-ASSOLUTAMENTE NO!- strillò Anzu.

-Non cederò ai loro sporchi ricatti!- le fece eco Seto.

Non ci fu bisogno di tradurre, perché i due stranieri si lasciarono sfuggire un ghigno.

-Molto bene...- fece l'uomo di nome Joseph, premendo il grilletto.

Lo sparo risuonò sordo nel camper, facendomi rimbombare le orecchie. Shizuka ed Anzu si lasciarono sfuggire uno strillo terrorizzato.

-Pregate che non mi venga voglia di sparare nuovamente, perché vi posso assicurare che il prossimo colpo andrà a segno!-

-Seto... Aiutami...- gemette Mokuba, divincolandosi debolmente dalla stretta.

Seto abbassò lo sguardo, evitando accuratamente di guardare il fratello. Se la situazione per noi era già terribile, non osavo immaginare cosa dovesse provare lui in quel momento. Aveva sempre protetto Mokuba, ma se fosse accorso in suo aiuto probabilmente avrebbe solo peggiorato le cose. Neanch'io volevo che quei vermi gli facessero del male. Certo, era sempre possibile che i due stessero bluffando, che non avessero il coraggio di sparargli veramente... Ma solitamente i predoni del deserto non si fanno troppi scrupoli. E i due che avevo davanti erano tutto fuorché due ladruncoli alle prime armi, ed il fatto che avessero aspettato che alcuni di noi scendessero dal camper prima di assalirci ne era la prova.

-Cosa facciamo?- sentii Shizuka sussurrare dietro di me.

-Non lo so.- disse Mai -Chi ci assicura che una volta dati i soldi non ci rubino anche il camper? O che ci uccidano comunque?-

-Se ci fosse Yugi... Lui sì che saprebbe cosa fare...- sospirò Anzu.

Le parole di Anzu mi fecero venire in mente un aspetto che prima, presi dall'agitazione, avevamo dimenticato: Yugi, Jonouchi, Honda ed Otogi. Che ne era di loro? Erano stati aggrediti?

Mi voltai furibonda verso i due uomini.

-DOVE SONO I NOSTRI AMICI?- gridai loro in arabo, il cuore che mi batteva a mille.

Joseph scoppiò a ridermi in faccia, esibendo un'orrida serie di denti giallognoli.

-Intendi quei quattro? Oh, beh, diciamo che ora non sono più un problema...- ghignò diabolico.

-Cos... Cosa intendi dire con “non sono più un problema”?!?- balbettai

I due scoppiarono a ridere.

-Mettiamola così.- disse l'altro -Dopo averli conciati per le feste non fanno più tanto baccano!-

Impallidii. Non, non poteva essere vero... I miei amici... Yugi... Non potevano essere... No, non ci volevo, non ci potevo credere...

Gli altri ci osservavano attoniti. Nessuno di loro aveva colto i nostri discorsi, ma credo li avessero intuiti.

-Jonouchi...- singhiozzò Shizuka, scoppiando nuovamente in lacrime.

-Rebecca... Dimmi che stanno tutti bene... Perché loro stanno bene, non è forse così?- mi domandò Anzu con ansia.

Io la osservai, incapace di dire alcunché. Non avevo il coraggio di dare loro questa notizia e, anche se ce l'avessi avuto, non ne avevo le forze. Sentii che stavo per piangere, ma strizzai le palpebre per non farlo. Non dovevo mostrarmi debole proprio in quel momento...

Poi, prima che qualcuno potesse essersene reso conto in tempo e fermarla, Mira si scagliò fulminea sui due uomini.

 

MIRA

Avevo cercato di trattenermi. Lo giuro. Io ci avevo provato. Non mi sono mossa, non ho detto niente, me ne sono stata buona buona in un angolo, cercando di non reagire impulsivamente come troppo spesso mi capitava. Ero furibonda, ma non dovevo fare nulla. Eppure l'avevo fatto. Nel momento stesso in cui avevo capito che quei due avevano fatto del male ai miei amici, che avevano fatto del male a Yugi, perdetti completamente il controllo e mi scaraventai gridando contro l'uomo che avevo più vicino, colpendolo allo stomaco. Evidentemente lo colsi di sorpresa, perché lo feci volare letteralmente a terra, mandandolo a sbattere contro il tavolino. Rimasi leggermente colpita dalla forza del colpo... Insomma, non credevo di essere così forte, per una che non ha mai fatto a botte con nessuno!

In quel momento, l'uomo che teneva stretto Mokuba mi puntò contro la pistola. Anzu urlò per avvertirmi, e io mi girai giusto in tempo per evitare la pallottola facendomi scudo con il mio Dueling Disk, che andò in corto circuito. Normalmente, al vedere il mio adorato Dueling Disk rompersi avrei dato di matto, ma in quel momento pensai che era più importante preoccuparsi di evitare di uscire bucherellata da quello scontro come del formaggio. Prima che Joseph potesse ricaricare la pistola, io lo avevo già colpito al viso con il Dueling Disk. Quello andò letteralmente in frantumi, ma almeno per una buona causa: il colpo era stato così violento che avevo sicuramente spaccato il setto nasale all'uomo, dato che iniziò a sanguinare copiosamente. Questi indietreggiò urlando, portandosi le mani al viso, e Mokuba ne approfittò per mordergli un braccio e liberarsi dalla stretta tirandogli un bel calcio negli stinchi, per poi correre a rifugiarsi tra le braccia di suo fratello. Quanto a me, in quel momento mi accorsi che aveva lasciato cadere la pistola, ma non feci in tempo a chinarmi per prenderla che era già stata raccolta dall'uomo che avevo mandato a sbattere contro il tavolino.

-MIRA!- gridarono tutti all'unisono.

Per un attimo lunghissimo temetti che mi avrebbe sparato, ma non accadde nulla del genere. Egli fece rialzare frettolosamente il suo compare gridandogli agitato in arabo e poi scapparono entrambi dalla porta, fuggendo via.

 

OTOGI

Mai mi strappò violentemente l'adesivo dalla bocca, ed io non potei trattenere un grido di dolore.

-ACCIDENTI A TE, MAI! UN PO' PIU' DI GRAZIA NO, EH?- inveii.

Lei alzò le spalle noncurante.

-Vorrà dire che la prossima volta ti lascerò a terra legato come un salame invece di liberarti.-

Io sbuffai. Già era imbarazzante essere caduti in un inganno così banale senza accorgerci che ci avevano bucato le gomme, già era imbarazzante essere stati aggrediti sebbene in vantaggio numerico, se poi dovevo essere anche salvato da una donna, l'imbarazzo diventava una vera umiliazione...

-Meno male che state tutti bene!- esclamò Anzu fuori di sé dalla gioia, abbracciando un imbarazzatissimo Yugi.

-Già, ci avete fatto preoccupare...- osservò Rebecca.

-Bah, voi starete anche bene, ma io mi sono beccato un pugno in un occhio!- ci fece notare Jonouchi, indicando il suo occhio sinistro che aveva già assunto un colorito violaceo.

-Vuoi che ti vada a prendere una bistecca da metterci sopra?- chiese Shizuka.

Jonouchi fece subito svanire tutto il suo vittimismo.

-Ehm... Ripensandoci, non è che mi faccia poi così male...-

-Non fare storie!-

-Se aspetti che vada in giro con una bistecca in faccia caschi male!-

-Ma non puoi restare con l'occhio in quello stato!-

-Avanti, smettetela!- disse Anzu esasperata.

I due la smisero di litigare, sebbene guardandosi in cagnesco.

-Tu piuttosto stai bene?- domandò gentilmente Honda a Shizuka.

Lei sorrise, al che non potei fare a meno di essere attraversato da un moto di gelosia.

-Benissimo, grazie! Certo, se non ci fosse stata Mira...-

-Perché? Cosa ha fatto?- domandò Yugi curioso.

-Oh, è stata fenomenale!- esclamò Rebecca entusiasta -Dovevi vedere come li ha conciati per le feste!-

Allorché partì in un resoconto molto dettagliato su come Mira avesse salvato Mokuba e messo in fuga i due uomini.

-... e poi si è girata come un fulmine ed ha colpito sul naso il secondo con il Dueling Disk!- concluse eccitata.

Noi quattro guardammo la ragazza ammirati.

-E' vero?- chiesi io, sinceramente colpito.

Mira si limitò ad alzare le spalle. Ok, messaggio ricevuto: mai far arrabbiare troppo la cuginetta di Yugi, o c'è il rischio di ritrovarsi con un paio di costole rotte...

In quel momento uscirono dal camper anche Mokuba e Seto. Sembrava che stessero tutti e due abbastanza bene, ma quest'ultimo era decisamente livido di rabbia.

-Seto... Per favore...- disse Mokuba in un fil di voce, cercando di trattenerlo per una manica.

Seto però non gli diede retta, facendo finta di non sentire, e raggiunse a grandi falcate Mira. Lei si voltò verso di lui sorridendo.

-Tutto ok?- chiese, dato che lui non sembrava aver intenzione di dire nulla.

Poi, ancora prima che potessimo fare qualcosa, Seto la colpì violentemente al volto con un sonoro schiaffo, facendola indietreggiare gemendo. Io sbattei le palpebre, incredulo, mentre ad Anzu e a Shizuka sfuggì uno strillo impaurito.

-SCIOCCA!- le gridò, infuriato -SI PUO' SAPERE COSA TI PASSA PER LA TESTA?-

Mira lo guardò stupita, portandosi una mano alla guancia che si era tinta di un rosso acceso a causa dello schiaffo ricevuto.

-Co... Cosa?- balbettò.

-PERCHE' HAI ATTACCATO QUEGLI UOMINI? NON HAI PENSATO ALLE CONSEGUENZE? HAI MESSO SERIAMENTE IN PERICOLO LA VITA DI MIO FRATELLO!- continuò lui.

-Non dire sciocchezze!- sbottò Rebecca scandalizzata -Forse non te ne sei accorto, ma Mira gli ha appena salvato la vita, e tu la ringrazi prendendola a schiaffi?-

Io la pensavo esattamente come lei. Come si permetteva di alzare le mani su Mira? Io, Honda e Jonouchi facemmo per gettarci su Seto.

-QUESTA NON LA PASSERAI LISCIA!- gridò Jono infuriato.

Mira però, inaspettatamente, ci fermò con un braccio.

-No.- disse con fermezza.

Io la guardai incredulo.

-Mira, questo lurido verme ha osato picchiarti!- le feci notare irritato.

-Giusto!- assentì Honda -E adesso ne pagherà le conseguenze!-

-Ho sempre aspettato il momento in cui avrei potuto tirare un pugno su quel suo bel visino...- fece Jonouchi, digrignando i denti.

-No. Non voglio.- ribatté lei.

-Ma...- iniziò Jonouchi.

-No, Seto...- abbassò il capo, deglutendo -Lui, lui ha ragione.-

-CHE COSA?- esclamammo tutti esterrefatti.

Lo ammetto. Tra tutte le cose che avrebbe potuto dire o fare, questa era sicuramente la meno probabile. Conoscendola, avrei pensato che gli avrebbe urlato contro, gli avrebbe tirato un pugno di rimando, magari sarebbe scoppiata a piangere, ma che gli desse ragione era un'eventualità troppo remota per essere presa in considerazione.

-Ha ragione lui. Ho sbagliato. Non avrei mai dovuto assalire quegli uomini. E' stata solo fortuna se me la sono cavata e se quella pallottola non è andata a segno. Ho messo a rischio la mia vita e quella di Mokuba solo perché non sono riuscita a controllarmi.- disse con voce atona, seppur nascondendo lo sguardo con la sua lunga frangia -Ti chiedo scusa, Mokuba. Scusami se sono solo una sciocca ragazzina irresponsabile.-

Non sembrava arrabbiata, ma neanche ferita. Più che altro mi pareva... Non so, magari sarà stata solo una mia impressione, ma a me pareva quasi... Delusa.

-Mira... No, non è affatto così!- fece il piccolo con le lacrime agli occhi.

Lei non gli badò, anzi senza dire una parola di più rientrò silenziosa nel camper. Anzu rivolse uno sguardo carico di disprezzo a Seto.

-Sei... Sei veramente...- fece, tremando per la rabbia.

-Cosa?- disse lui in tono di sfida.

-Ti sei comportato in modo orribile, Seto!- la spalleggiò Yugi -Come hai potuto dire quelle cose a Mira? Non puoi arrabbiarti solo perché lei è riuscita a salvare tuo fratello mentre tu invece no! Non ti rendi conto che lei, a differenza di te, ti vuol...-

-Non ho bisogno della tua paternale, grazie.- lo interruppe lui guardandolo duramente, anche se la sua voce era percorsa da una fremito.

Yugi aprì la bocca per ribattere, ma Rebecca lo trattenne.

-Lascialo perdere, Yugi.- fece.

-Già.- assentì Jonouchi -E' così spietato ed insensibile che non merita neanche di essere biasimato.-

-Ma...- disse lui.

Io ero d'accordo con Jono, anche se era strano sentirgli dire ogni tanto delle cose sensate. Con quelli come Seto non si faceva altro che sprecare del fiato e basta.

-Andiamo.- ripeté lui deciso -Abbiamo altro a cui pensare.-

Io, Honda e Yugi annuimmo, gravi. Gli altri ci guardarono perplessi, non capendo cosa intendeva dire Jonouchi.

-Cioè?- chiese Mai incuriosita.

-Ad esempio, a come recuperare le Sfere del Potere che quei due hanno rubato a Yugi.-

 

SETO

Quando arrivai a tavola notai che tutti erano stranamente impegnati in una discussione piuttosto accesa, probabilmente riguardo a come recuperare le sfere che quell'idiota di Yugi si era fatto fregare. Non appena mi videro, però, si zittirono improvvisamente. La cosa non mi indispettiva affatto, così mi sedetti con tranquillità all'unico posto rimasto, che, sfortunatamente, era proprio davanti a quello di Mira. La guardai sospettoso in attesa di una sua qualsiasi reazione, ma lei continuava a mangiare in silenzio. Niente faceva supporre che si fosse accorta del mio arrivo, tranne forse il fatto che teneva lo sguardo il più lontano possibile da me. Anzi, sembrava particolarmente interessata dal suo tovagliolo. Quanto agli altri, anche loro mi trattavano con distacco, e persino mio fratello era freddo nei miei confronti. “Fantastico” pensai ironico. Presi con irritazione la forchetta ed iniziai a mangiare il riso in silenzio. Non mi sarei abbassato al loro livello: se si aspettavano che chiedessi scusa a Mira potevano aspettare in eterno. Non avevo mai chiesto scusa a nessuno in vita mia, figuriamoci poi quando avevo pure ragione! “Errore: tu pensi di aver ragione...” insinuò una vocina nella mia mente. Io scansai quel pensiero come se fosse stato una mosca molesta e mi allungai per prendere la bottiglia d'acqua, ma dato che era troppo distante chiesi a Mokuba, che ce l'aveva davanti, di passarmela.

-Mi spiace, non ci arrivo.- mi rispose freddamente.

Bene. Bene. E così tutti avevano deciso di coalizzarsi contro di me! Mi alzai irritato, andando a prendere personalmente la bottiglia. Non feci in tempo a fare un passo, però, che Katsuya mi fece uno sgambetto, e per poco non rischiai di cadere a terra. Gli rivolsi uno sguardo furibondo, ma lui fece finta di niente e continuò a mangiare tranquillamente.

-Katsuya!- sibilai pericoloso -Mi hai preso per uno stupido?-

Lui si voltò verso di me, ostentando un'espressione perplessa.

-Dici a me?- fece innocentemente, sebbene non riuscendo a trattenere un sorrisino.

Lo ignorai. Katsuya era decisamente l'ultimo dei miei problemi... Quello che non sapevo era che ben presto ne sarebbero sorti degli altri.

Non appena feci per prendere la bottiglia d'acqua Mai mi batté sul tempo svuotandone tutto il contenuto dentro al suo bicchiere, che, tra parentesi, era già pieno, col risultato che dovette versare il resto in quello di Honda.

-Ops.- disse poi in tono divertito, portandosi una mano alla bocca -Mi sa che l'acqua è finita... Seto, già che sei in piedi, di dispiacerebbe andarne a prenderne dell'altra?-

Per un attimo presi seriamente in considerazione la possibilità di ucciderli uno ad uno con una forchetta, ma poi mi avviai furibondo in cucina, rosso in viso per la rabbia e la vergogna e, dopo aver chiuso alle mie spalle la porta scorrevole con un botto, mi lasciai sfuggire un'imprecazione che è molto meglio se non riporto. In fondo, ma molto in fondo, sapevo che avevano ragione a trattarmi in quel modo. Effettivamente, mi ero comportato davvero male con Mira. Mi appoggiai mesto al lavello. Ero così confuso... Una parte di me era ciecamente convinta di aver fatto la cosa giusta, mentre l'altra mi faceva sentire terribilmente in rimorso e perseguitato dai sensi di colpa. Avevo dato a Mira dell'impulsiva, ma in realtà ero io che avevo agito in maniera affrettata. Non avrei mai dovuto darle quello schiaffo, mi ero comportato in maniera orribile. E questo perché? Perché lei era riuscita a salvare Mokuba mentre io mi ero comportato da codardo. Non mi stupirebbe se d'ora in avanti non mi avrebbe più rivolto la parola...

Un momento.

Da quando io mi preoccupo di quello che qualcuno pensa di me? Decisamente, avevo proprio bisogno di bere un bicchiere d'acqua...

 

HONDA

-Quello stupido di Kaiba!- esclamai tra le risate.

-Già!- assentì Otogi -Hai visto che faccia quando Jonouchi gli ha fatto lo sgambetto?-

Anzu scoppiò nuovamente a ridere.

-Già, ma la migliore è stata Mai!- fece Jonouchi -Gli hai svuotato la bottiglia proprio sotto il naso!-

Lei arrossì di piacere.

-Oh, non ho fatto nulla di particolare...- fece -Solo, adesso chi la beve tutta quest'acqua? Io non ho così tanta sete!- aggiunse poi ridendo.

In effetti... Aveva riempito sia il mio che il suo bicchiere fino all'orlo...

-Avanti ragazzi!- ci intimò Yugi preoccupato -Smettetela! E se ci sente?-

-E' appunto questa la nostra intenzione...- ghignò Otogi.

Io però ero d'accordo con Yugi. Inoltre, era che Seto aveva levato le tende potevamo riprendere tranquillamente i nostri discorsi sulle sue Sfere del Potere e su come riaverle. Sinceramente, non avevo affatto capito perché gliele avevano rubate, ma probabilmente le avevano scambiate per delle gemme di valore o chessoio... Ma tu guarda, non ne avevamo già abbastanza di guai con Set? Ora pure i predoni del deserto iniziavano a metterci i bastoni fra le ruote... Anzi, fra le gomme! Non appena ripresi l'argomento, però, Yugi si rabbuiò.

-Tanto non riusciremo mai a riprenderle...- disse sconsolato.

Anzu lo guardò incoraggiante.

-Non ti abbattere, vedrai che ce la faremo! Dimentichi che nella fuga hanno lasciato le impronte della loro jeep sulla sabbia? Se le seguiamo riusciremo a ritrovarli in un battibaleno! Non saranno andati poi così lontano...-

Rebecca annuì.

-Infatti. Ci ho pensato su, e mi sono ricordata che una volta avevo sentito dire da un aiutante di mio nonno che in questa zona si nasconde un famigerato clan di predoni del deserto, che viene chiamata la Tribù delle Averle. Non si sa molto di loro, poiché agiscono sempre in piccoli gruppi ed è piuttosto difficile riuscire ad individuarli...-

-La... Tribù delle Averle? Perché?- chiese Shizuka.

-Beh...- fece Rebecca, pensosa -Se non sbaglio le averle o, più comunemente, gli uccelli macellaio, sono un tipo di volatili che infilzano le loro prede sui rovi... Tecnica cui si sono spesso ispirati.-

-MA E' DISGUSTOSO!- esclamò Anzu.

Lei alzò le spalle, per nulla turbata.

-Comunque, se volete il mio parere invece di star qui a chiacchierare faremmo meglio a metterci in moto... All'orizzonte ci sono delle nuvole che non mi piacciono per niente, e se si dovesse alzare il vento le tracce della jeep scomparirebbero in un batter d'occhio!-

-Allora sarà bene che sparecchi, non ci conviene perdere altro tempo.- osservò Mokuba alzandosi da tavola.

Noi facemmo altrettanto, ignorando le proteste di Jonouchi sul fatto che lui non aveva ancora finito di mangiare.

 

MIRA

-Ehi, Mira, si può sapere dove stai andando?- mi chiese ad un tratto Anzu vedendomi uscire dal camper.

Io mi fermai sull'uscio, titubante.

-Io... Volevo solo prendere una boccata d'aria...- spiegai.

-Ma c'è un freddo cane e per di più c'è buio!- osservò Yugi -Non è meglio se resti dentro?-

Io scossi la testa in segno di diniego ed uscii nonostante le proteste di mio cugino. Non appena fui fuori venni colta da una serie di brividi, ma preferivo sopportare la pelle d'oca piuttosto che rimanere assieme agli altri. Non solo ero esausta per aver passato, inutilmente, tutto il pomeriggio nel cercare di rintracciare i due ladri, ma ero ancora profondamente turbata. Avevo i nervi a pezzi, ed anche all'aperto avevo l'impressione di soffocare. E tutto perché non riuscivo a togliermi dalla testa l'episodio di questa mattina...

Alzai gli occhi al cielo, e per la prima volta mi accorsi di come, nel deserto, le stelle brillassero di più rispetto a quanto ero abituata. Persino quando andavo in collina fino all'osservatorio coi miei genitori non avevo mai visto le stelle in quel modo. Per un po' cercai di riconoscere le varie costellazioni, come sin da piccola mi avevano insegnato mia madre e mio padre. Ma era più difficile di quanto credessi, con così tante luci che si confondevano tra le altre.

Ad un tratto sentii la porta del camper aprirsi, facendomi perdere la concentrazione. Mi voltai, piuttosto irritata.

-Insomma, avete capito sì o no che voglio stare da sola?!?- iniziai, ma nel vedere chi era appena uscito le parole mi morirono in gola.

Ebbene sì: provate ad indovinare chi potesse mai essere? Avanti, non è così difficile... Seto Kaiba? Ovviamente! Proprio lui, la persona che meno avrei voluto vedere in quel momento... Inizialmente pensai di voltarmi e scappar via all'istante, ma le gambe sembravano non voler rispondere agli stimoli del mio cervello.

-Possiamo parlare?- disse Seto pacatamente, fissandomi con i suoi profondi occhi blu.

Io abbassai lo sguardo, prima che tradisse il mio stupore per quella proposta.

-Solo se non hai intenzione di prendermi a schiaffi.- risposi duramente.

Mi morsi immediatamente un labbro. Di certo con quella frase non avevo fatto altro che peggiorare la situazione. Stranamente lui non rispose subito, quasi stesse prendendo seriamente in considerazione la mia proposta, poi riprese a parlare, anche se la sua voce si faceva via via meno sicura.

-Io...- balbettò -Io volevo solo... Darti questo.- concluse sbrigativamente.

Alzai gli occhi in modo da poter vedere l'oggetto che mi stava porgendo. Sbattei per qualche secondo le palpebre, non comprendendo la situazione.

-E'... Un Dueling Disk?- chiesi incerta, prendendolo.

Lui fece un breve segno d'assenso.

-Il tuo non sono riuscito a ripararlo, ma sono certo che questo funzionerà bene lo stesso. Ne porto sempre uno di riserva con me e...- si passò una mano tra i capelli, nervoso -Beh, sempre se tu lo voglia... Ma avevi detto che il Dueling Disk era l'oggetto più prezioso che avevi e allora ho pensato... Insomma...-

Io guardai sorpresa prima il Dueling Disk, poi lui. Non mi sarei mai aspettata quel gesto, ma soprattutto non mi sarei mai aspettata che lui si ricordasse ancora della conversazione che avevamo avuto sull'aereo, giorni e giorni prima. All'inizio cercai di balbettare o un “Grazie!” o qualcosa di vagamente simile, ma ero così felice che non riuscivo a pronunciare una sola sillaba e sentivo che ormai le lacrime iniziavano a fuoriuscirmi dagli occhi, sfogando la tensione accumulata.

-Oh, Seto...- singhiozzai, abbracciandolo.

 

SETO

Se c'è un Dio lassù deve certamente odiarmi. Insomma, cosa voleva ancora da me? Avevo già fatto una perfetta figura da cretino andando lì cercando, in una maniera terribilmente patetica, di farmi perdonare... Dannazione, ma perché quella mocciosa non faceva altro che piangere? Si può sapere cosa avevo fatto di sbagliato? E perché diamine mi stava abbracciando? Avvampai a disagio, pensando disperatamente a come uscire da quella situazione imbarazzante. Cosa dovevo fare? Non potevo starmene lì fermo come un lampione lasciando che Mira mi riempisse la maglietta di lacrime...

Ma alla fine, senza quasi rendermene conto, l'abbracciai a mia volta il più dolcemente possibile, cercando di calmarla. Il Seto Kaiba che conoscevo avrebbe preferito buttarsi giù da un ponte piuttosto che farlo, ma in quel momento, con Mira che si stringeva a me, pensai che dopotutto non era una cosa tanto sgradevole. Anzi...

 

ANZU

-Anzu, avanti, potresti farti un po' più in là?!?- si lamentò Honda dietro di me che tentava disperatamente di dare un'occhiata anche lui al di là del finestrino.

Lo ignorai di peso, continuando ad osservare avidamente da dietro le tende Mira e Seto. Ad un tratto udimmo un leggero colpo di tosse.

-Scusate tanto, ma non pensate che ci stiamo comportando in maniera un po'... Beh, ecco...- iniziò Yugi.

-Invadente?- suggerirono all'unisono Shizuka e Mai al mio fianco con tono di rimprovero.

-Se la pensate così si può sapere come mai anche voi siete ancora qui?- osservai io maliziosa.

Loro abbassarono lo sguardo, borbottando qualcosa di rimando. Otogi si lasciò sfuggire un sospiro.

-Ma cosa cavolo sta combinando quello là? La sua è una maniera molto contorta per farsi perdonare o cosa?- borbottò portandosi una mano alla fronte.

-L'avrà letta sul “Manuale del Perfetto Idiota”...- commentò Honda con sarcasmo.

-Vi ricordo che si sta parlando di mio fratello.- fece Mokuba fissando i due con gli occhi ridotti a fessure.

Ad un tratto Jonouchi scese di corsa dalle scale, e non mi sarei stupita troppo se nel farlo fosse inciampato e si fosse rotto l'osso del collo.

-ACCIDENTI!- inveì -Dove caspita avete ficcato la macchina fotografica?-

-Non ne ho idea.- rispose Yugi -Perché, scusa?-

-E me lo chiedi?- fece Jonouchi eccitato -Hai idea di quanto potrei ricattare Seto se gli scattassi una foto proprio ora?-

 

FLASHBACK

Raissa restò per un attimo completamente scioccata, incapace di dire alcunché, ed anche gli altri presenti ammutolirono.

-Se è uno scherzo, schiavo, è veramente uno scherzo di pessimo gusto!- esclamò Sethi balzando in piedi infuriato.

Il servo indietreggiò tremando.

-Non è uno scherzo, mio signore... E' la pura verità, il Faraone Aknamkanon è qui a palazzo!-

La ragazza venne percorsa nuovamente da un fremito. Tutto ciò aveva davvero dell'impossibile.

-Mio padre è morto.- disse -Come può...?-

Le sue parole vennero però bruscamente interrotte dall'aprirsi nuovamente delle porte del salone. Tutti rivolsero immediatamente lo sguardo in quella direzione, e per poco, al vedere chi era appena entrato, Raissa non svenne.

-Per Ra!- si lasciò sfuggire Taita, restando a bocca aperta.

-Pa... Padre?- balbettò Atem.

La principessa restò a fissare sbigottita l'uomo sulla soglia. Non ci poteva credere, i suoi occhi la stavano certamente ingannando, eppure, mentre osservava il viso dell'uomo, i suoi abiti, persino i suoi gesti, niente lasciava supporre che si potesse trattare di un'altra persona. Quello era suo padre.

-Sono compiaciuto nel vedere che state tutti bene.- disse con voce profonda. Poi si rivolse ad Atem -Mi è giunta voce che, in mia assenza, hai governato il nostro paese in maniera giusta ed impeccabile, proprio come ti avevo insegnato. Me ne compiaccio, figlio mio.-

-Padre, siete proprio voi?- chiese il giovane Faraone, tremando per l'emozione.

-E chi altri dovrei essere?-

Per un attimo Raissa e suo fratello rimasero a fissarsi, increduli, ma poi, ancor prima di pensarci su, entrambi corsero ad abbracciare il padre, piangendo di gioia.

-E' un miracolo!- continuava a ripetere uno dei consiglieri.

L'unica persona che, in quel momento, non sembrava particolarmente felice era Taita, che non aveva smesso di fissare in maniera ostile l'ex-Faraone.

-Sire, se mi è concesso domandarglielo...- chiese ad un certo punto, facendosi avanti -Come... Come ha fatto a...?-

All'improvviso, all'udire la domanda lasciata in sospeso da Taita tutti si zittirono, guardando Aknamkanon in attesa di una risposta. L'uomo inizialmente sembrò assai a disagio, ma poi nascose frettolosamente quel suo stato d'animo con un sorriso imperscrutabile.

-Tutto a tempo debito, vecchio mio.- fece, posandogli una mano sulla spalla -Tutto a tempo debito...- ripeté, il sorriso che si fece impercettibilmente minaccioso.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Nel nido delle Averle ***


Episodio 10: “Nel nido delle Averle”

 

REBECCA

Quella mattina avevo costretto tutti ad alzarsi così presto che anch'io a malapena riuscivo a tenere gli occhi aperti sulla mappa. Pure Otogi non sembrava tanto sveglio, dato che ogni due secondi si lasciava sfuggire uno sbadiglio, accompagnato da qualche borbottio incomprensibile sul fatto che gli toccasse sempre guidare agli orari più improbabili. D'altronde, se volevamo riprenderci le Sfere del Potere non ci potevamo certo permettere di perdere tempo, per cui, non appena il sole fu sorto, siamo subito partiti alla loro ricerca o, meglio, alla ricerca delle Averle. Sfortunatamente le tracce della jeep ormai non erano neanche più visibili, così non potevamo far altro che procedere alla cieca, andando sempre nella stessa direzione. Non ero molto ottimista riguardo le nostre possibilità di scovare il covo delle Averle, ma non avevo neanche il coraggio di farlo notare agli altri. Yugi era già abbastanza depresso di suo senza che mi ci mettessi anch'io a fare l'uccellaccio del malaugurio. Sospirando, mi accovacciai il più comodamente possibile sul sedile ed accesi la radio per distrarci un po'. Quella però si limitò unicamente ad emettere una serie di rumori non ben definiti.

-Inutile.- mi fece notare Otogi mentre cambiava marcia -Non c'è campo.-

-Meraviglioso...- risposi sarcasticamente.

Buttai malamente nel cofano la mia cartina e mi allungai per prendere una delle riviste che Anzu si trascinava sempre dietro. Sfogliai velocemente le pagine iniziali sui vari gossip fino a trovare le parole crociate, ma in meno di dieci minuti le avevo già completate, e lo stesso valeva per i rebus.

-Che noia...- mi lasciai sfuggire, rivolgendo uno sguardo distratto al finestrino.

-Scusa, ma non stavi facendo le parole crociate?- mi domandò Otogi.

-Tzk, fin troppo facili.-

-Oh, certo. Beh, puoi sempre fare qualcos'altro...-

-Qualcos'altro tipo cosa?- feci, inclinando un sopracciglio.

Lui alzò le spalle.

-Non ne ho idea. Perché non dai un'occhiata al panorama? E' così variegato...-

-Molto divertente, Otogi.- sospirai, sprofondando nuovamente nel sedile.

Mi guardai intorno alla ricerca di qualcosa con cui passare il tempo, ma sembrava che fossi destinata a morire di noia. Almeno il mio amico aveva qualcosa da fare...

-Sai cosa c'è che non va nella nostra mansione?- sbottai all'improvviso, colta da un moto di stizza -Che non succede mai niente di interessante!-

Le ultime parole famose: a quel punto, stranamente il camper iniziò a rallentare sempre di più fino a fermarsi di botto.

-Che succede?- domandai allarmata ad Otogi.

Lui si lasciò sfuggire un'imprecazione, premendo con più veemenza l'acceleratore.

-Si può sapere che gli prende ora? Perché si è fermato?- fece irritato, sbattendo una manata sul volante.

-Tranquillo, magari è solo un contatto.- ipotizzai io -Prova a spegnere e riaccendere il motore.-

Il mio compare fece come gli avevo suggerito, ma la situazione non cambiò di una virgola.

-E adesso?- fece Otogi sconsolato.

Io mi guardai attorno alla ricerca di una soluzione, poi il mio sguardo cadde improvvisamente sull'indicatore della benzina.

-Otogi?- gli domandai, cercando di avere il tono più pacato possibile.

-Sì?-

-Posso farti una domanda?-

-Certo...-

-Per caso, quand'è stata l'ultima volta che hai fatto il pieno?-

 

MOKUBA

-Accidenti a te, Otogi, si può sapere come hai fatto a non accorgerti che eravamo in riserva?- sbottò Honda, puntandogli il dito contro in tono melodrammatico.

-Ehi, è facile per te parlare! Dato che ti credi tanto furbo, perché non lo guidi tu il camper?- fece Otogi di rimando.

-Mi stai forse dando dello stupido?-

-Sto semplicemente dicendo che non ci vuole molto ad essere più intelligenti di te!-

Io mi sedetti sconsolato sui gradini del camper, alzando gli occhi al cielo. Sembrava che più tempo stavamo insieme e più litigavamo. Ormai la tensione si era fatta così alta che bastava la minima cosa per scatenare una discussione, e la situazione non poteva fare a meno che preoccuparmi. Capivo i miei amici: tutta questa avventura ci stava chiedendo più di quanto noi avessimo mai immaginato, ed era naturale essere un po' nervosi, ma di questo passo presto qualcuno non avrebbe esitato a fare un occhio nero all'altro. Ma non volendomi immischiare cercai con lo sguardo Rebecca, la quale, dopo avermi guardato in modo altrettanto eloquente, tentò di fare da paciere tra i due litiganti.

-Insomma, vi sembra il momento di discutere?- li rimproverò -Abbiamo già abbastanza problemi senza che vi ci mettiate pure voi!-

I due si fissarono ancora una volta con sguardo feroce, ma alla fine nessuno osò fiatare.

-Dunque.- riprese a parlare Anzu -Come facciamo adesso?-

-Beh, se non vogliamo passare il resto della nostra vita qui ci conviene andare a cercare aiuto.- rispose Mai.

-Sì, ma dove?- continuò Shizuka.

-La riva del Nilo si trova a non molta distanza da qui...- fece Rebecca pensosa -Se la raggiungiamo troveremo sicuramente qualcuno disposto ad aiutarci.-

-E come ci arriviamo?- domandò Mira -Ti ricordo che il nostro mezzo di trasporto è in panne!-

La mia amica alzò le spalle.

-Non abbiamo molta scelta, in effetti. Temo che saremo costretti ad andare a piedi.-

-Stai scherzando!- esclamò mio fratello -Sei completamente pazza! Hai idea di quanta strada dovremmo fare?-

-Se preferisci possiamo sempre aspettare che qualcuno ci venga a prendere!- ribatté lei.

Neanch'io ero molto convinto della trovata di Rebecca. Insomma, il sole era già alto e di certo saremmo morti di caldo nel giro di mezz'ora. Forse era meglio che aspettassimo la sera prima di muoverci. Non appena lo dissi, però, lei bocciò subito la mia proposta.

-Nient'affatto, prima ci muoviamo e meglio è. Inoltre, non è affatto sicuro il deserto di notte, credimi...-

Restammo a discutere sul da farsi ancora per un po', e alla fine decidemmo di mettere ai voti.

-Ok, chi è d'accordo con me alzi la mano.- fece Rebecca, alzando il braccio destro.

Solo Mira, Otogi, e Mai alzarono prontamente il braccio. Io restai immobile. Da una parte l'idea di fare una scarpinata per il Sahara non mi entusiasmava per niente, dall'altra non vedevo molte altre alternative, e così decisi di risolvere astenendomi dal votare. Quando ormai mi ero convinto che la proposta di Rebecca sarebbe stata bocciata, Yugi alzò timidamente il braccio.

-Molto bene, allora abbiamo deciso!- disse lei allegramente.

 

SHIZUKA

Ormai avevo perso la cognizione del tempo e, sinceramente, sapere che ore erano era l'ultimo dei miei pensieri. Più che altro, ciò che avrei voluto era poter bere un po' d'acqua, ma tutta quella che avevamo portato con noi l'avevamo già finita nel giro di un'ora. Il sole picchiava così forte che mi era venuto un mal di testa terribile, e c'era così caldo che per poco non soffocavo sotto il pesante copricapo che Rebecca ci aveva obbligato a mettere. Feci qualche altro passo stentato, nel vano tentativo di stare dietro agli altri, ma non riuscivo a mantenere il loro ritmo. Aprii la bocca per parlare, ma quella era così secca che non uscì nemmeno un suono. Rassegnata, continuai a procedere, sperando di raggiungere presto la riva del Nilo, ma, per quanto sforzassi la vista, non riuscivo affatto a scorgerlo... Anzi, avevo quasi l'impressione di iniziare a vedere doppio. Mi passai una mano sulla fronte sudata. Non ne potevo più, dovevo assolutamente riposarmi...

Mi accasciai a terra sfinita. Mio fratello se ne accorse e tornò immediatamente sui suoi passi per correre in mio aiuto.

-SHIZUKA!- esclamò preoccupato -Che hai, ti senti male?-

Io mi appoggiai alla sua spalla, tentando di rialzarmi.

-No, sto bene...- provai a sillabare.

Lui non sembrava molto convinto, ed anche gli altri, vedendo che ci eravamo fermati, erano venuti a vedere cos'era successo.

-Tutto ok?- domandò Yugi guardandoci con apprensione.

Jonouchi annuì grave.

-Mia sorella non sta bene...-

Io scossi la testa con vigore, rizzandomi immediatamente in piedi.

-Sto bene.- ripetei con più decisione.

No, non stavo affatto bene. Avevo un mal di testa terribile ed ero stanchissima, ma non potevo darlo a vedere. Non volevo essere sempre come una palla al piede per i miei amici... Di certo non sarebbe bastato un po' di sole per mettermi fuori combattimento, no?

-Ok, se lo dici tu...- fece Jonouchi alzando le spalle.

-Sei sicura di poter continuare?- chiese Mira incerta.

-Certamente!- esclamai -Ho avuto solo un mancamento. Forza, abbiamo già perso fin troppo tempo...-

Detto questo, feci cenno agli altri di seguirmi e mi rimisi in cammino. Non feci in tempo a fare due passi, però, che le gambe mi cedettero nuovamente ed io mi ritrovai ancora nella polvere.

-SHIZUKA!- esclamarono gli altri, accorrendo all'istante.

Tentai invano di sottrarmi alle loro attenzioni, ma Anzu fu più veloce ed accostò con rapidità una mano alla mia fronte, per poi ritrarla con un'esclamazione.

-Shizuka, ma tu hai la febbre alta!-

 

MALIK

Ormai la giornata stava per terminare. Io e Rishid avevamo fatto un giretto al villaggio vicino per fare un po' di spesa e poi, una volta terminate tutte le commissioni, decidemmo di tornare a casa, dove mia sorella ci avrebbe sicuramente accolto brandendo un mestolo da cucina perché, tanto per cambiare, eravamo in ritardo e la cena si era raffreddata. Casa dolce casa. Abbassai leggermente il finestrino della jeep per guardare il sole che stava tramontando dolcemente tra le dune.

-Malik, devi proprio aprire il finestrino? Lo sai che a Isis non piace ritrovarsi la macchina piena di sabbia.- mi fece notare il mio compagno inarcando un sopracciglio.

Io feci spallucce.

-Rishid, siamo nel deserto. Se a mia sorella non piace la sabbia avrebbe dovuto restare in Giappone.- osservai.

Lui si lasciò sfuggire un sorriso, ma poi la sua espressione si fece più seria.

-Ti manca vero?- sospirò.

Io lo guardai, fingendo di non capire.

-Cosa scusa?-

-Lo sai.- rispose fissandomi severamente, facendomi capire che in quel momento era terribilmente serio.

Io non risposi. Se mi mancava il Giappone? E come potrebbe essere il contrario? Anche se la maggior parte dei ricordi riguardanti quel paese erano per me tutt'altro che piacevoli, non potevo fare a meno di chiedermi che cosa sarebbe successo se invece di tornare a casa con mia sorella e Rishid fossi rimasto assieme a Yugi e agli altri. Avrei potuto vivere come un ragazzo qualsiasi, andare a scuola, avere degli amici... Sarebbe stato meraviglioso. Ma non potevo lasciare la mia famiglia: a Isis le si sarebbe spezzato il cuore sapendomi lontano da casa, e di certo non potevo chiederle di restare con me a Domino, lei ama troppo l'Egitto per poter andare a vivere in un altro posto. Ma non lo avrei mai ammesso, nemmeno a Rishid, che per me era persino più di un fratello. Non volevo che sapesse che sarei stato più felice altrove, l'avrebbe solo reso triste.

-Affatto.- feci asciutto e non spendendomi in altre parole.

Lui sembrò sollevato dalla mia risposta, ma il mio cuore si appesantì terribilmente, come tutte le volte che dicevo una bugia. Era in momenti come quelli che rimpiangevo la mia eccessiva onestà. Per certi aspetti, il mio alter-ego era decisamente migliore di me. Riportai lo sguardo mesto al paesaggio, quando ad un tratto mi parve di vedere qualcosa davanti a noi. Strizzai gli occhi, quando mi accorsi che era un gruppo di persone. Rimasi di stucco: bisognava essere dei pazzi per andare in giro nel deserto a quel modo, persino i beduini usavano i cammelli per attraversare il Sahara. Li guardai con più attenzione, ed in un certo senso le loro figure mi sembravano familiari... No, doveva per forza essere una mia impressione dovuta ai pensieri di poco prima, non potevano essere loro... Per quanto ne sapevo, si trovavano a migliaia di chilometri di distanza!

Proprio quando mi ero ormai deciso sul fatto che mi ero sbagliato, notai un particolare che prima mi era sfuggito, ma che per questo non era meno inequivocabile.

-RISHID!!!- esclamai, facendolo sobbalzare.

-Che succede?- domandò lui.

-Là!- indicai io.

Il mio compagno di viaggio strizzò a sua volta gli occhi per cercare di distinguere, a causa della luce del sole, ciò che gli stavo mostrando. Sbatté le palpebre perplesso.

-Non riesco a capire, Malik. Sbaglio o là in fondo c'è della gente?-

Si sporse maggiormente col busto in avanti, finché non sbarrò gli occhi per lo stupore.

-NON E' POSSIBILE!- fece sconvolto -Non possono essere proprio loro!-

Io gli sorrisi ironico.

-Io invece credo proprio di sì. Dopotutto, non conosco nessun'altra persona che abbia un taglio di capelli simile...-

 

ISIS

Dopo aver strizzato un panno bagnato ed averlo messo sulla fronte di Shizuka affinché la febbre si abbassasse almeno un po', le rimboccai le coperte del letto e già che c'ero pensai opportunamente di tirare anche le tende. Uscii dalla camera da letto facendo meno rumore possibile e mi chiusi la porta alle spalle, ancora sconvolta. Proprio io, io che ero così convinta dell'esistenza del destino e sulla sua influenza sulle vite degli uomini, ancora stentavo a credere a ciò che era accaduto negli ultimi venti minuti. Un secondo prima me ne stavo tranquillamente in cucina tagliando le verdure per la cena e quello dopo mi vedevo piombare in casa mio fratello e Rishid con al seguito una decina buona di persone che fino a quel momento credevo si trovassero ancora in un altro continente, una ridotta peggio dell'altra... Sospirai sconsolata, portandomi una mano al collo. La mia Collana del Millennio non mi era mai mancata tanto come in quel momento: non ero affatto abituata a far fronte a certi imprevisti...

Scesi ancora persa nei miei pensieri in soggiorno, dove Malik e Rishid avevano fatto accomodare i nostri ospiti inaspettati. Non avevo mai visto la casa così piena di gente, e mi sorpresi di come lì dentro ci potesse essere ancora abbastanza ossigeno per tutti. Non appena entrai, subito Jonouchi mi saltò letteralmente addosso.

-Come sta mia sorella?- domandò allarmato, rosso in viso per l'agitazione.

Io cercai di calmarlo.

-Non ti devi preoccupare, con un po' di riposo si rimetterà in fretta.-

Lui e gli altri trattennero a stento delle esultazioni di gioia, ma io li zittii subito tutti con cipiglio severo.

-Avete poco di cui essere contenti. Vi rendete conto della vostra incoscienza? Andare in giro per il deserto in pieno giorno! Mi stupisco di come voi possiate stare ancora in piedi...-

La ragazzina bionda con gli occhiali, che se non sbaglio si chiamava Rebecca, si lasciò sfuggire un'esclamazione di protesta.

-Non è colpa nostra! Il nostro camper aveva finito la benzina e allora...-

-Non ci sono scusanti che tengano.- la interruppi -Forse non ve ne siete resi conto, ma potevate morire!-

Malik mi toccò a una spalla, interrompendo la mia sfuriata.

-Avanti, Isis! L'importante è che stiano bene, o no?-

Io inarcai un sopracciglio, mostrando come non fossi affatto d'accordo, ma poi alla fine mi arresi e, presa una sedia, mi misi a sedere a mia volta.

-Ok, hai vinto tu...- sospirai -Comunque dovete ancora raccontarci come e perché siete qui.-

-E' una storia lunga...- iniziò Yugi.

-Molto lunga!- assentì Jonouchi.

-Di certo molto più strana di quanto possiate immaginare.- concluse la cugina di Yugi, Mira.

Io, Malik e Rishid ci guardammo con aria di intesa, sorridendo.

-Poco male.- fece mio fratello -Tanto il tempo di certo non ci manca.-

 

MALIK

Quando Yugi e gli altri finirono di raccontare tutto, ormai si era fatta notte fonda, anche perché più di una volta io, mia sorella e Rishid li avevano interrotti per chiedere spiegazioni e, nella maggior parte dei casi, erano loro stessi discordi per quanto riguardava l'andamento dei fatti. Per questo motivo, quando alla fine Anzu finì di spiegare come avevano fatto a ritrovarsi nel bel mezzo del Sahara alle 5 di pomeriggio (e qui Isis non poté fare a meno di uscirsene con uno sbuffo di disapprovazione), io avevo ancora parecchi dubbi, ma ormai la testa mi faceva così male che avevo rinunciato a chiedere ulteriori delucidazioni. Tutta quella storia sugli dei egizi e robe varie mi aveva sconvolto non poco, ma dopotutto né io né gli altri due componenti della mia famiglia avevamo osato mettere in dubbio le loro parole dopo aver visto le 3 carte che gli erano state donate da Ammon-Ra, Iside ed Osiride, oltre alle cinque Sfere del Potere. Mi correggo: le tre Sfere del Potere, dato che a Yugi le sue gli erano state rubate.

-Insomma...- concluse Honda -Come abbiamo già detto, non possiamo riprendere il nostro viaggio senza le sfere che ci hanno preso!-

-Ma purtroppo abbiamo perso le tracce dei ladri, e non abbiamo la minima possibilità di rintracciarli, quindi...- fece Mira sconsolata.

-Ehm...-

-Non dire così: siamo riusciti a seguire le tracce della jeep per un bel pezzo, quindi se continuassimo in quella direzione...- proseguì Rebecca.

-Non vorrei interrompervi ma...-

-Non dire sciocchezze!- esclamò Mai -Potrebbero aver benissimo cambiato tragitto.-

-Ehi, mi state ascoltando?-

-Ma dopotutto tentar non nuoce, no?- disse Anzu.

-SILENZIO!- gridai esasperato.

Improvvisamente tutti si voltarono a guardarmi sorpresi, come se si fossero accorti solo in quel momento della mia esistenza.

-Hai detto qualcosa, Malik?- chiese Isis perplessa.

Io mi imposi mentalmente di non mettermi ad urlare per la disperazione.

-Se soltanto voi mi aveste lasciato parlare, avreste capito che io so come contattare le Averle...-

Gli altri spalancarono gli occhi per lo stupore, guardandomi come se fossi una sorta di marziano appena sbarcato sulla Terra.

-STAI SCHERZANDO!- esclamarono tutti all'unisono.

Io sorrisi tra me e me, felice di aver conquistato una volta tanto un minimo di attenzione.

-Nulla di più facile.- feci compiaciuto -Dopotutto ero a contatto con gran parte della malavita egiziana quando ero a capo dei Rare...-

Mi interruppi di colpo, non appena mi resi conto di quello che stavo per dire, e fui subito assalito dai sensi di colpa. Non volevo riportare alla mente quei brutti momenti né a me né a nessun' altro, e tantomeno volevo che Mira e Rebecca sapessero di quello che avevo fatto, di quello che ero stato...

-Non ti preoccupare, Malik, abbiamo capito.- disse Yugi, evitandomi così di dover continuare.

Io abbozzai un sorriso, ma non mi sfuggì l'occhiata risentita che mi aveva lanciato Mai poco prima. Dopotutto, non potevo certo aspettarmi niente di meglio da lei, almeno non dopo quello che le aveva fatto passare la mia metà oscura. Improvvisamente mi venne da chiedermi se realmente i miei amici serbassero ancora del rancore o dei sospetti nei miei confronti... Al solo pensiero mi si strinse il cuore e fui costretto ad abbassare lo sguardo. Forse era davvero così, dopotutto io non appartenevo a Yugi e al suo gruppo, forse non mi consideravano realmente loro amico. Forse mi ero solo illuso di avere degli amici... Ma anche in quel caso, comunque loro rimanevano le persone più vicine a degli amici che io avessi. Guardai nuovamente Yugi, che in quel momento mi stava sorridendo rassicurante. Sorrisi a mia volta, cercando di nascondere il mio turbamento.

-Ok...- ripresi, facendomi coraggio -Dicevo, so dove possiamo trovarli. Hanno un piccolo insediamento segreto a non molti chilometri da qui, in cui si riuniscono ogni notte per radunare il loro bottino. Se partiamo subito, riusciremo ad arrivarci prima delle undici...-

Mia sorella si alzò arrabbiata.

-NO! Non ci pensare nemmeno! Non ti permetterò di cacciarti nuovamente nei guai!-

Io arrossii per la vergogna ed il risentimento.

-Sorella, non mi serve la tua approvazione, non sono più un bambino! E poi, loro hanno bisogno del mio aiuto!- esclamai, tentando di farmi valere.

-Guarda che non ti devi preoccupare per noi, voi avete già fatto abbastanza.- disse Yugi cercando di evitare una lite -Non c'è bisogno che ci accompagni, possiamo andarci benissimo da soli...-

Io scossi il capo.

-Non ti conviene prendere sottogamba le Averle. Senza di me, non fareste in tempo a mettere un piede nel loro covo che vi ritrovereste la mattina seguente ad essere sbranati dagli sciacalli.-

Tutti abbassarono lo sguardo, pensosi. Poi alla fine mia sorella alzò il capo.

-E va bene, Malik, hai vinto tu. Dopotutto, non ci lasci molta scelta...-

Jonouchi si mise a saltellare qua e là esaltato.

-MOLTO BENE! Forza ciurma, diamoci una mossa ed andiamo a farli neri!-

-Giusto!- assentì Honda -Faremo vedere a quei tizi di che cosa siamo capaci!-

I miei amici si alzarono istantaneamente per dirigersi verso la porta, quando Yugi li fermò.

-Mi spiace, ma questa è una questione che devo sbrigare da solo.-

Tutti lo guardarono esterrefatti.

-Cosa vuoi dire?- domandò Anzu.

-Lo sai che non ti lasceremmo mai andare da solo!- fece Mira sdegnata.

Lui scosse la testa.

-Non sarò da solo, ci sarà Malik con me. E comunque, non voglio mettervi ulteriormente nei guai. Cosa succederebbe se per caso vi riconoscessero? No, questo è un rischio che non voglio correre. Andrò solo io.-

Seto fece un'espressione sarcastica.

-Non che la cosa mi interessi, anzi, se devo dire la verità io non sarei venuto comunque, ma cosa credi, che invece te non ti riconoscano?-

Yugi sorrise soddisfatto, come se si aspettasse quella domanda.

-Infatti...- iniziò, portando una mano al Puzzle che si illuminò improvvisamente.

-... ma non se vado io al suo posto.- concluse il Faraone con lo stesso sorriso beffardo.

 

YAMI

La jeep si fermò di botto con uno scossone, facendomi sobbalzare. Malik senza indugio balzò con un salto giù dal veicolo, e mi invitò a fare altrettanto. Io scesi a terra perplesso, guardandomi attorno. Il mio amico aveva detto che eravamo arrivati, ma io non vedevo assolutamente nulla di rilevante lì vicino. Davanti a noi c'era il Nilo, le cui acque scure scorrevano al momento tranquille, e nei dintorni non vi era la minima traccia di una sola costruzione. Mi guardai attorno senza capire.

-Non capisco, Malik. Hai detto che eravamo arrivati, eppure io non vedo nulla.- osservai perplesso.

Lui mi strizzò un occhio.

-Se una cosa non si vede non vuol dire che questa non esista, e tu dovresti saperlo bene.- fece con un sorriso -Seguimi, adesso ti faccio vedere...-

Io lo seguii incuriosito mentre procedeva lentamente lungo la riva del fiume, come alla ricerca di qualcosa. Poi, arrivato ad un'insenatura, mi fece cenno di fermarmi e batté sette volte con forza i piedi sul terreno. Io restai a guardarlo, allibito, finché, tutto d'un tratto, si udirono tre battiti sommessi di risposta. Malik allora batté nuovamente il piede a terra. Seguì ancora un momento di silenzio, e poi, con mia enorme sorpresa, venne aperta una botola sotto di noi.

-Un... Nascondiglio sotterraneo?!?- esclamò Yugi sorpreso tanto quanto me.

Dall'apertura sbucò con circospezione la testa di un vecchio sdentato, che guardò il mio amico con sospetto, domandandogli qualcosa in arabo. Malik rispose con poche e brevi sillabe, asciutto. Il vecchio ci fissò ancora per qualche secondo e poi ci fece bruscamente cenno di entrare. Malik non se lo fece ripetere due volte, e io mi affrettai a seguirlo scendendo una piccola rampa di scale. Il vecchio ci fece strada lungo uno stretto e buio cunicolo e poi, una volta arrivati davanti ad una porta dalla quale si sentiva provenire un gran fracasso, allungò il palmo della sua mano rugosa verso di me. Io lo guardai senza capire, ma Malik fu più perspicace e, dopo essersi frugato per un po' nelle tasche, gli porse un paio di lire egiziane. Egli sorrise avidamente e, dopo aver chinato la testa in segno di ossequio, ritornò sui suoi passi lasciandoci soli.

-Ricorda.- mi ammonì severamente il mio compagno, mettendo una mano sulla porta -Qualsiasi cosa succeda, tu non fare o dire niente che possa attirare l'attenzione su di noi, mi raccomando.-

Io inarcai un sopracciglio.

-In poche parole nulla.-

Lui sorrise compiaciuto.

-Vedo che capisci al volo.-

 

YUGI

Non appena entrammo, sia io sia il mio partner fummo colti istantaneamente dalla voglia di tossire. Nell'aria aleggiava un puzzo insopportabile di fumo misto ad alcool, che ci stordì così tanto che ci mettemmo un po' a comprendere bene la situazione. Non appena fummo più lucidi potemmo guardarci attorno con un po' più d'attenzione. Tutt'attorno a noi c'erano le persone dall'aspetto e dai modi più sgradevoli che avessi mai potuto immaginare. Alla nostra destra, presso una grande tavolata, sedevano all'incirca venti persone che al momento si stavano riempiendo di cibo in maniera alquanto nauseante e si scolavano grandi quantità di vino con enorme tranquillità. In quel momento uno di loro venne colto da un malore e rimetté tutto quanto, suscitando numerose risate e battute da parte dei suoi compagni. Distolsi lo sguardo disgustato e mi volsi alla mia sinistra, ma anche lì lo spettacolo non era dei migliori, in quanto vi erano quattro uomini barbuti e dalle maniere rudi che sembravano parecchio indaffarati con alcune ragazze davvero poco vestite. Arrossi visibilmente, abbassando lo sguardo. Sinceramente, non sapevo bene da che parte guardare.

Fortunatamente Malik si accorse dell'imbarazzo mio e del mio partner, e ci condusse rapido attraverso la stanza fino ad arrivare a una tenda.

-Forza, seguimi!- mi incitò, scomparendo dietro ad essa.

 

YAMI

Fui parecchio sollevato nel notare che in quella stanza l'aria era decisamente più respirabile. Qui le persone se ne stavano tranquillamente sedute a dei tavolini a parlare o, al massimo, a fare una partita a poker, il che mi sollevò moltissimo. I due che erano seduti a poca distanza da noi ci squadrarono con un'occhiata disinteressata, e poi ripresero la loro discussione. Malik si avvicinò a me con circospezione.

-Allora, sono qui?- mi sussurrò all'orecchio, riferendosi alle persone sedute.

Io mi guardai intorno alla ricerca dei due tizi. Quando ormai avevo scrutato dappertutto e stavo per rispondergli che non c'erano, improvvisamente li riconobbi, impegnati a giocare a carte in un angolo.

-Sì, sono là in fondo.- gli bisbigliai a mia volta, cercando di farglieli vedere senza indicarli.

Malik guardò verso di loro.

-Intendi quelli nell'angolo a sinistra?- fece, leggermente preoccupato.

Io annuii, e Malik impallidì un poco.

-Giusto per informarti, ma quei due, Joseph e Zagor, sono due dei capisaldi del clan. Non sarà facile riuscire a convincerli a ridarci le sfere, di solito non si lasciano persuadere tanto facilmente...- fece pensoso.

-Oh, no...- feci, mordendomi il labbro inferiore.

-Non ti preoccupare, ho ancora i miei assi nella manica. Forza, andiamo, con un po' di fortuna tutto si risolverà in fretta.-

Io lo seguii docile, anche se in effetti la sua frase più che rassicurarmi ottenne l'effetto opposto.

 

MALIK

Lo ammetto, non ero particolarmente entusiasta di fare una chiacchierata a tu per tu con Joseph e Zagor, ma d'altro canto avevo promesso al Faraone che l'avrei aiutato e non potevo rimangiarmi la parola. Raggiunsi l'angolo a cui erano seduti, lui che mi seguiva a ruota, e presi con noncuranza una sedia vicino e la accostai al loro tavolo. Una volta seduto, accavallai le gambe ed incrociai le braccia in modo da darmi un'aria la più risoluta possibile. Se c'era una cosa che avevo imparato frequentando quegli ambienti, era che non bisogna mai dimostrare di avere paura, se non si vuole consentire agli altri di approfittarsene.

I due alzarono lo sguardo dalle loro carte, guardandomi con un misto di sorpresa e di ribrezzo, il che mi fece pensare che non ero esattamente il benvenuto.

-Malik.- disse Joseph in tono sarcastico -Che sorpresa! Girava voce che ormai fossi uscito dal giro.-

Io sorrisi a mia volta.

-Le voci sono tante, e per questo non sempre veritiere.- replicai in arabo -Sono felice di notare che qui le cose continuano a procedere bene.-

-Sì.- rispose Zagor -Effettivamente gli affari vanno meglio del solito. Comunque...- e qui si interruppe, indicando il Faraone -Lui chi è? Uno dei tuoi? Sembra cinese.-

Il Faraone mi guardò spaesato, non avendo capito un'accidente di quello che aveva detto. Io gli indicai brusco di prendere a sua volta una sedia perché si sedesse, cosa che fece in maniera un po' impacciata.

-Sì.- risposi semplicemente -E' un po' nuovo dell'ambiente, quindi non siate troppo severi con lui. E comunque non è cinese, ma giapponese.-

-Quello che è.- fece Joseph con tono menefreghista -Cambiando discorso, come mai da queste parti? Sei venuto per reclutare ancora qualcuno dei nostri?-

Io deglutii.

-Eh... Dunque...- dissi, impappinandomi tutto d'un colpo.

Io imprecai mentalmente. Mi ero preparato un discorso perfetto, ma iniziavo a sentire la pressione e ad agitarmi... Il Faraone se ne accorse e mi rivolse un'occhiata di incoraggiamento. Io allora cercai di recuperare il mio self-control, chiudendo per un attimo gli occhi e prendendo un bel respiro. Quando li riaprii, mi sentivo già molto meglio.

-Dunque.- ripresi, più sicuro di me -Ho sentito del vostro incidente di ieri...-

I due si rabbuiarono.

-Come fai a saperlo?- fece Joseph inarcando un sopracciglio.

-Dì la non si parla d'altro.- risposi con un'alzata di spalle, indicando la stanza adiacente da cui proruppero una serie di grida, segno che probabilmente era appena scoppiata una rissa.

-E quindi?- continuò, grazie al cielo senza smentirmi.

-Beh, ho sentito anche che dopotutto non vi è andata così male: se non sbaglio siete riusciti a portarvi a casa un bel bottino...-

-E questo da chi l'hai saputo?- fece Zagor, anch'esso piuttosto innervosito.

-L'ho sentito dire.- risposi semplicemente, non volendo sbilanciarmi.

-Ma...- disse Joseph con un sorriso sarcastico -Come hai detto tu stesso, le voci sono tante, e per questo non sempre veritiere.-

-Oh, ma io ho i miei buoni informatori...- feci, più beffardo di quanto in realtà fossi -Avanti, che cosa volete per quelle due sfere?-

I due si guardarono sorpresi.

-Credevo che a te interessasse solo il Magic and Wizards.- osservò Joseph sospettoso.

-Sono molte le cose che non sai di me.- puntualizzai -Allora, non fatemelo ripetere, che cosa volete?-

-Nulla.- fece Zagor -Non sono in vendita.-

-Ma se non sbaglio voi dovete ancora saldare con me quel piccolo debito riguardo l'affare di Abu Simbel... Ho perso quattro tra i miei Rare Hunter migliori in quella sparatoria.-

-Sciocchezze. E poi se ci hai aiutato l'hai fatto solo perché era anche nei tuoi interessi, non certo per levarci dai pasticci.-

Io sbuffai. Effettivamente, non avevano tutti i torti.

-Ok, ma, come si dice, una mano leva l'altra. Io ho aiutato voi, voi ora aiutate me. Semplice logica.-

I due rimasero a fissarsi per un po', pensosi.

-E va bene.- disse infine truce Joseph -Ma non te le daremo così facilmente.-

-Esatto.- annuì Zagor -Ce le giocheremo a Magic and Wizards. Due contro due, 2000 Life Points a testa.- fece, indicando le carte con cui prima stavano giocando, e che solo in quel momento riconobbi come carte di Magic and Wizards.

Io guardai il Faraone, che aveva l'aria di chi era appena sbarcato da Marte e gli spiegai la situazione. Lui mi ascoltò con attenzione, e non appena seppe della sfida si illuminò.

-Perfetto!- fece gioioso ed estraendo il suo deck, pronto a duellare.

Zagor lo fermò con un gesto.

-Un attimo. Ora dobbiamo decidere la posta in gioco.-

-Ma l'abbiamo già fatto, no?- osservai.

-Risposta sbagliata. Dovete puntare qualcosa anche voi, altrimenti non se ne fa niente.-

Io rimasi leggermente colpito. Non mi aspettavo un richiesta del genere. E né io né il mio amico avevamo qualcosa da scommettere che fosse di loro interesse...

-Puntiamo queste.- esclamò il mio amico, esibendo tre carte sul tavolo.

Io mi voltai verso di lui, sorpreso dal suo intervento. Ma il mio stupore aumentò non appena vidi quali carte il mio amico aveva appena scommesso.

-Ma... QUELLE SONO LE CARTE DELLE DIVINITA' EGIZIE!- protestai.

Lui fece spallucce.

-Non ti preoccupare, ho le mie buone motivazioni.- rispose semplicemente.

Provai ancora a ribattere e a farlo desistere dal suo intento, ma il suo sguardo era più fermo che mai. Sospirando, mi voltai verso i due.

-Queste vanno bene?- domandai.

-Benissimo.- risposero loro, con uno strano luccichio avido negli occhi.

-Molto bene, allora duelliamo!- feci, estraendo a mia volta il deck.

Mi voltai verso il mio compagno.

-Spero che tu sappia bene quello che stai facendo. Ho già duellato contro di loro, e ti assicuro che sono davvero forti...- osservai, cercando di non mostrarmi preoccupato.

Lui sorrise.

-Tranquillo, non perderemo.-

Io abbassai gli occhi. “Lo spero...” pensai.

 

YAMI

Al segnale dei due uomini, tutti e quattro iniziammo a mischiare il deck. Dopo che aver posato sul tavolo le mie carte ed averne pescate cinque, uno dei due, Joseph, mi fece cenno di iniziare. Di solito a me piace giocare per secondo, ma acconsentii comunque. Pescai nuovamente una carta, e poi passai ad esaminare la mia mano. Avevo Cerchio Incantatore, Scambio Illuminato, Valkyrion Guerriero Magico, Gazelle Re delle Bestie Mitiche, Mago Nero del Chaos e Giovane Maga Nera. Mi risolsi posizionando una carta coperta ed evocando Gazelle in posizione d'attacco.

-Passo la mano.- conclusi dopo aver evocato il mio mostro.

Joseph sogghignò e disse qualcosa in arabo che non compresi e concluse il suo turno posizionando un mostro in posizione difensiva.

-Tocca a me.- osservò Malik -Posiziono una carta coperta ed evoco Drago Mascherato. Quindi attacco il tuo mostro coperto!- concluse, indicando il mostro coperto di Joseph.

Io però non ero tanto sicuro che quella fosse la mossa migliore, ed il sogghigno di Joseph confermò il mio timore. Egli scoprì la carta, che si rivelò essere Insetto Mangiauomini, che distrusse automaticamente il drago di Malik.

-Poco male!- fece il mio amico -Quando il mio Drago Mascherato viene mandato al cimitero, posso evocare istantaneamente un altro drago dal mio deck di attacco pari o inferiore a 1500, ed io evoco Drago Elementare!-

Tirai un sospiro di sollievo, dato che almeno con i suoi 1500 punti di attacco Drago Elementare avrebbe difeso i Life Points di Malik. Dopo questa mossa, fu il turno di Zagor, ma egli non passò alla controffensiva, posizionando una carta coperta ed un mostro in posizione difensiva.

-Non capisco, perché continuano a giocare coperti?- osservò Yugi perplesso.

-Non ne ho idea.- ribattei -Ma una cosa è certa: mi stanno innervosendo parecchio...-

Pescai una carta, che si rivelò essere Formula Magica. Sorrisi. Joseph era spacciato.

-Ora sacrifico il mio Gazelle per evocare la Giovane Maga Nera, che potenzio con Formula Magica del Mago Nero per far salire il suo attacco fino a 2700.-

-Grande!- si lasciò sfuggire Malik.

-Quindi...- continuai -Attacco direttamente i tuoi Life Points!- feci, indicando il mio avversario.

Zagor però mi fermò, scoprendo la sua carta coperta. Impallidii. Era Armatura Sakuretsu, che distrusse all'istante la mia Giovane Maga Nera.

-Oh, no!- fecero istantaneamente Malik e Yugi.

Io mi morsi un labbro, guardando arrabbiato Zagor che mi sorrideva gongolante. Ero stato uno stupido a scordarmi della sua carta coperta, ed ora ne pagavo le conseguenze. Ero senza difese, ma fortunatamente la distruzione di Formula Magica mi faceva guadagnare 1000 Life Points, e poi avevo ancora in campo Cerchio Incantatore. Passai il turno a Joseph, che pescò una carta. Non appena la vide, fece un'espressione soddisfatta. Disse qualcosa che non compresi, e poi evocò Guerriero d'Ardesia in posizione d'attacco. Malik mi guardò preoccupato, in quanto Guerriero d'Ardesia, con i suoi 1900 punti d'attacco, era davvero un avversario temibile. Fortuna che avevo la mia carta trappola sul terreno. Mi ero già preparato ad attivarla, quando Joseph fece una mossa che non mi sarei mai aspettato: attaccò il mostro coperto di Zagor.

-Ma che...- esclamai.

I due sorrisero compiaciuti, e Zagor scoprì il mostro: Agile Momonga, che riconobbi subito come un mostro ad effetto.

-No!- esclamò Malik.

Io lo guardai stupito.

-Perché, qual'è il suo effetto?- gli domandai, iniziando a preoccuparmi a mia volta.

-Quando Agile Momonga viene distrutta in seguito a battaglia, non solo il suo possessore guadagna 1000 Life Points, ma ne può evocarne altre due dal suo deck!-

Io inorridii. Questo voleva dire che se distruggevamo i suoi mostri, avrebbe guadagnato altri 2000 Life Points...

-Un momento!- feci -Come faceva Joseph a sapere che quel mostro era Agile Momonga? Non vorrai dirmi che...-

-Sì.- assentì Malik -Stanno barando. Non so come, ma devono riuscire in un qualche modo a comunicare tra di loro. Ma noi gli renderemo pan per focaccia...-

Io lo guardai senza capire.

-Loro non sanno il giapponese. O meglio, Joseph un po' sì, ma non abbastanza.- mi sussurrò -Il che vuol dire che possiamo parlare indisturbati senza che capiscano i nostri discorsi. Ho un piano per liberarci di quelle due Momonghe, però mi devi aiutare. Ho bisogno di una carta che impedisca ad un mostro di attaccare...-

In quel momento compresi cosa Malik aveva intenzione di fare. Anche se non era giusto barare, se loro avevano deciso di giocare sporco lo avremmo fatto anche noi... Sapevo che non era da me, ma non potevo assolutamente perdere, altrimenti assieme alle Sfere del Potere avrei perso anche le mie carte delle Divinità Egizie... La posta in gioco era troppo alta per rischiare.

-Sì.- annuii -Ho sul terreno Cerchio Incantatore.-

Malik si illuminò.

-Perfetto! Lascia fare a me!- esclamò facendomi l'occhiolino.

Il mio amico fece per pescare, quando però Joseph lo fermò, dicendogli, almeno credo, che non aveva ancora terminato il suo turno. Infatti posizionò prima una carta coperta, e poi si decise a passare la mano. Malik pescò, e poi fece esattamente la mossa che mi ero aspettato.

-Molto bene!- fece a Zagor -Adesso sacrifico i tuoi due mostri ed evoco al posto loro Golem di Lava sul tuo terreno!-

-Evvai! Proprio come credevamo!- mi disse Yugi.

Già... Anche se Golem di Lava aveva 3000 punti d'attacco, faceva perdere al suo possessore 1000 Life Points a turno, il che voleva dire che se bloccavo il Golem con il Cerchio Incantatore in breve Zagor avrebbe perso... Tuttavia non feci in tempo a scoprire la mia carta trappola che Joseph mi precedette sorridendo, e scoprì la sua carta coperta.

-A... Anello di Distruzione!- balbettò Malik.

-Questa non ci voleva!- mi disse preoccupato Yugi -Anello di Distruzione non solo distrugge il mostro selezionato, ma...-

-Ma sottrae i suoi punti d'attacco ai Life Points di entrambi i giocatori.- conclusi per lui.

Malik e Joseph avevano appena perso.

 

YAMI BAKURA

Approfittando del fatto che era fuori c'era buio, uscii con circospezione dalla mia tenda e mi avviai verso gli scavi. Passando di fianco alle altre notai con piacere che fortunatamente tutti avevano spento le luci e sembravano dormire, il che facilitava molto le cose. Di solito quell'impiccione di Fawkes restava sempre sveglio fino a notte inoltrata, ma a quanto pareva quella sera aveva deciso di farsi finalmente una dormita. Molto, molto bene...

Camminai per un po', costeggiando l'oasi di Mann, finché non raggiunsi l'entrata della tomba. Mi inoltrai nel passaggio con passo sicuro: non avevo bisogno di luce, tanto ormai conoscevo la strada a memoria. Una volta varcato l'ingresso ed essere entrato nella camera funeraria, estrassi una carta dal mio deck, che posizionai subito sul mio Dueling Disk. Quella si illuminò con un bagliore accecante, ed il sarcofago al centro della stanza scomparve, lasciando al suo posto la grata arrugginita di un pozzo. La sollevai con cautela e mi calai al suo interno.

Mi ritrovai in una sala enorme, illuminata da numerosi fuochi fatui. Alle pareti erano appesi enormi drappi scuri, ed a terra era steso un lungo tappeto dello stesso colore che guidava fino a un altare. Non feci in tempo ad entrare che subito nella sala rimbombò quella voce cupa che conoscevo tanto bene.

-Fatti avanti, Bakura. Non avere tanto timore.-

Io inarcai un sopracciglio. Dubitavo seriamente di quelle parole, dato che se il mio Signore aveva deciso di convocarmi non era sicuramente per prendere un tè con i pasticcini.

-Eccomi.- risposi contrariato.

Camminai lentamente fino all'altare, ed una volta raggiuntolo mi prostrai a terra in un inchino. Nel fare ciò non riuscii a nascondere un'espressione di disgusto: odiavo dovermi piegare in quel gesto di patetico servilismo, ma non volevo irritarlo ulteriormente.

-Sono molto deluso da te, Bakura.- disse la voce -Mi avevi promesso che saresti riuscito a portare a termine in fretta il tuo compito, e invece...-

-Ci sono state delle complicazioni, mio Signore.- osservai seccato -Mi sono fidato della persona sbagliata. Se fosse dipeso da me...-

-SILENZIO!- tuonò -Tu stai solo campando delle scuse! Non hai fatto il minimo progresso. Voglio meno parole e più fatti!-

Io mi morsi il labbro inferiore, infuriato. Era facile per lui parlare, lui, che si limitava ad ordinarmi ciò che dovevo fare ed attendere che eseguissi il suo volere! Che fosse maledetto il giorno in cui avevo deciso di allearmi con lui...

-Ci stavo arrivando, mio Signore. Ho appena reclutato due giovani e sono certo che col loro aiuto raggiungeremo il nostro scopo.- risposi, cercando di mantenere un tono che non lo contrariasse.

Lui scoppiò a ridere fragorosamente.

-Buffo! E' esattamente quello che mi hai detto con Rasfer...-

Digrignai i denti.

-Rasfer è stato uno stupido.- feci asciutto -Ha sottovalutato la situazione, ma le prometto che loro non falliranno. Le sto addestrando adeguatamente...-

-Lo spero.- fece minaccioso -Piuttosto, che notizie mi porti sui nostri giovani amici?-

Io sorrisi, per una volta felice di poter fornire delle buone notizie. Era stato un vero colpo di genio quello di imprimere parte della mia anima in un tassello del Puzzle del Faraone, quella volta durante il suo duello con Otogi Ryuji. Senza, non avrei di certo potuto seguire tutte le sue mosse con altrettanta facilità.

-Sono riusciti ad impadronirsi già di cinque sfere, ma fortunatamente se ne sono lasciate sfuggire due, e dubito che riusciranno a riprendersele...-

Quella notizia sembrò rallegrarlo parecchio.

-Molto bene, Bakura, molto bene...- disse -Puoi andare ora.-

Io annuii leggermente col capo, enormemente sollevato. Quei colloqui riuscivano a mettermi sempre a disagio... Non feci in tempo a fare dietro-front, però, che venni richiamato.

-Bakura!-

Mi fermai scocciato, senza neanche voltarmi.

-Sappi che è la tua ultima possibilità, non te ne concederò altre. Sennò si farà a modo mio...-

Io non risposi nemmeno, andandomene senza pronunciare una sola parola.

 

FLASHBACK

Il ritorno del Faraone Aknamkanon aveva letteralmente sconvolto l'intero popolo d'Egitto. A memoria d'uomo, non era mai successa una cosa simile, ed inizialmente la gente credette che si fosse trattato di uno scherzo di pessimo gusto. Tuttavia, quando l'ex sovrano fece la sua comparsa dal balcone del Palazzo Reale, tutti si dovettero ricredere, ed accolsero con somma gioia il ritorno del loro sovrano. Nessuno riusciva a capire come poteva essere possibile una cosa del genere. Era ovvio, le versioni dei fatti discordavano: ma alla fine tutti si risolsero dicendo che era chiaramente opera della misericordia degli dei.

Come se non bastasse, il ritorno di Aknamkanon aveva comportato una certo scompiglio non solo tra il popolo, ma entro le stesse mura del Palazzo. Superato lo stupore iniziale, parve chiaro ai cortigiani che era appena sorto un bel problema, ossia quello della legittimità del potere reale. Se Aknamkanon non era mai morto, ovviamente era ancora lui il Faraone, ma bisognava anche tener conto del fatto che nel frattempo era stato incoronato suo figlio...

Tra giorni dopo, il Consiglio Reale si riunì nella Sala del Trono, deciso a prendere definitivamente una risoluzione su questo problema. L'Egitto aveva bisogno di un potere centrale forte, e, se così non fosse stato, sarebbe ben presto diventato facile preda per gli hittiti.

-Come ho già detto, vostre Maestà, bisogna trovare una soluzione al problema...- fece notare uno dei consiglieri ad Atem e a suo padre, non sapendo bene a chi rivolgersi.

Raissa si lasciò sfuggire un sbuffo.

-Avanti, non capisco dove sia il problema! Non possono regnare tutti e due assieme?- bisbigliò la giovane nell'orecchio di Sethi.

Lui la guardò storto.

-Non dire stupidaggini! L'Egitto non può avere due re!-

-Perché no?-

-Perché è no e basta! E' la legge!-

-Allora è una legge stupida!-

-Le leggi non sono stupide!-

-Sì, invece!-

-Lo dici solo perché Taita ti obbliga a studiarle!-

-Volete stare un po' zitti?- li minacciò Taita, tirando un pugno in testa ad entrambi.

Raissa, pronta a replicare, serrò infine le labbra contrariata.

-E comunque non è...- borbottò.

-RAHISSA!-

-Sì, Taita...- fece la ragazza, ritirandosi in silenzio mentre Sethi le faceva la boccaccia.

In quel momento Atem si alzò, prendendo la parola.

-Se posso intervenire, il mio parere è che la corona dovrebbe spettare a mio padre.- iniziò, volgendo lo sguardo verso Aknamkanon -Lui è molto più saggio ed esperto di me, e sono certo che sarebbe la decisione giusta...-

I consiglieri si guardarono attoniti. Non si sarebbero mai aspettati che il Faraone rinunciasse di propria volontà al potere regio. Al contrario, Raissa, Sethi e Taita non furono altrettanto sorpresi: sapevano benissimo che Atem non aveva mai voluto diventare Faraone.

-Beh, se Vostra Maestà si dichiara disponibile...- iniziò uno dei consiglieri.

Aknamkanon però in quel momento lo interruppe e prese a sua volta la parola.

-Nient'affatto. Io non ho alcuna intenzione di salire nuovamente al trono. Anzi, sono dell'idea che sia mio figlio a dover regnare. Ormai ha raggiunto la maggior età, ed è giusto che si prenda le sue responsabilità.-

-Ma padre...- cercò di interromperlo Atem.

-No, Atem. Così ho deciso, e così sarà. Anzi, se posso permettermi, ormai avresti dovuto deciderti da un pezzo a prendere una moglie in sposa... Sai bene che è un tuo dovere.-

Atem arrossì fino alla punta delle orecchie, mentre i consiglieri si guardarono facendo cenni di approvazione.

-Ma... Io non voglio sposare nessuno!- obiettò il ragazzo.

-Sciocchezze!- esclamò il padre di Sethi, il nobile Aknadin, volgendosi verso il fratello -Sono certo che Vostra Maestà ha già in mente il partito ideale per voi!-

Taita invece corrucciò le labbra. Era sempre stato contrario ai matrimoni combinati.

-Effettivamente, un'idea ce l'avrei...- disse Aknamkanon sorridendo.

Tutti lo guardarono con viva curiosità. Raissa non riusciva a capire a chi suo padre si riferisse: tutte le figlie dei nomarchi più in vista erano già sposate...

-E chi sarebbe, padre?- domandò la ragazza incuriosita.

Suo padre le sorrise, con uno strano luccichio negli occhi.

-Curioso che tu me lo chieda, dato che stavo pensando proprio a te.-

Raissa, Atem e Sethi impallidirono contemporaneamente.

-Ma padre, io non posso sposare mia sorella!- protestò Atem scandalizzato.

-E perché non dovresti? Non vuoi le vuoi forse bene?-

-Sì, però...- fece Atem titubante.

-Allora è deciso! Vi sposerete il più presto possibile.- fece Aknamkanon soddisfatto -Potete andare. Il Consiglio è sciolto.- ordinò quindi ai consiglieri, che si congedarono all'istante.

Raissa boccheggiò. Lei non voleva sposare Atem! Gli voleva bene, era vero, ma solo come fratello! Sapeva bene che era tradizione, per perpetrare la purezza del sangue reale, che i figli dei sovrani d'Egitto si sposassero fra loro, ma... Il suo cuore, lo sapeva bene, batteva in realtà per un'altra persona.

-Padre...- disse, alzandosi con le lacrime agli occhi -La prego, sia buono...-

-Signore, io non sono certo che questa sia una buona idea...- fece Taita spalleggiandola -Con gli hittiti alle porte, non si potrebbe invece pensare ad un matrimonio diplomatico...?-

Aknamkanon scosse la testa.

-Nient'affatto, così ho deciso e così sarà.-

La ragazza si morse furiosamente le labbra, cercando di trattenere le lacrime, ma senza riuscirci.

-Io... io...- singhiozzò inutilmente.

Detto questo, scostò con forza Taita e corse via dalla stanza piangendo. Sethi, che fino a quel momento non aveva pronunciato una sola parola, come paralizzato, si voltò di colpo per inseguire la ragazza.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Questioni di onore ***


Questa prefazione è d'obbligo.

Innanzitutto devo chiedere scusa a tutti voi lettori, per aver interrotto così bruscamente la mia storia. E' stata una scelta che ho fatto per ragioni personali, ma che non vi chiedo certo di condividere. Ed anche se allora fu per me la decisione giusta, il non aver completato questo racconto, in cui così tanto mi ero spesa ed in cui in così tanti si erano appassionati, è stato uno dei più grandi rammarichi della mia vita. Poi, dopo ben otto anni, mi sono ritrovata quasi per caso a rileggerlo, nonostante i tanti sforzi fatti per dimenticarlo. E, inaspettatamente, mi resi conto di quanto fosse appassionante, e di quante altre persone da allora lo avessero letto e mi avessero scritto per ringraziarmi, farmi i complimenti, pregarmi di continuarlo. Mi avete profondamente commosso, ed ho deciso che non potevo lasciarlo incompiuto, per voi ma prima fra tutti per me. Ed il caso ha voluto che in questo periodo abbia avuto il tempo necessario per potermici dedicare con tutta calma, rileggendolo, correggendolo ed infine completandolo, con i ricordi di allora e l'ispirazione di adesso. Non sarà perfetto, ma sono davvero soddisfatta dei miei sforzi, e spero che anche chi mi ha continuato a seguire lo pensi. Comunque, quanto ai capitoli pregressi, mi sono limitata a sistemare errori ed incongruenze, oltre ad aggiungere alla fine del prologo e del decimo episodio due parti che, seppur non essenziali per seguire il resto della storia, vi consiglio comunque di rileggere se ne avete voglia. Inoltre ho cambiato leggermente i nomi, preferendo quelli originali del manga. Sugli episodi a seguire, invece, premetto e prometto che saranno pubblicati a cadenza settimanale, così potrò rispondere alle vostre eventuali recensioni.

Dunque, ancora grazie a tutti e buona lettura!

-Evee-

 

Episodio 11: “Questioni di onore”

 

YUGI

Dunque, pare proprio che ce la dovremo cavare da soli. Il solo lato positivo era che almeno la partita sarebbe continuata come un normale duello uno contro uno, senza troppe complicazioni... A parte quella di dover giocare con la metà dei Life Points.

-Se anziché fare dello spirito ti impegnassi a pensare ad una strategia avremmo già vinto.- mi rimbeccò il Faraone.

-Come se avessimo molta scelta, con le carte che ci ritroviamo!- replicai.

Non si può certo dire che Valkyrion Guerriero Magico e Mago Nero del Chaos da soli servissero poi a molto... E comunque il turno ora toccava a Zagor. Il mio avversario pescò una carta, che non tardò a giocare.

-Attivo la carta magia terreno Necrovalle, grazie alla quale posso poi evocare Assalitore, Custode di Tombe in posizione di attacco!- fece -Inoltre, grazie a Necrovalle, i suoi punti di attacco passano da 1500 a 2000... Ed ovviamente ti ho informato al riguardo perché ora ti attacco con Assalitore!-

Certo, non avremo granché in mano ma almeno qualcosa sul terreno da giocare ci rimane ancora...

-Mi dispiace, ma io attivo Cerchio Incantatore per bloccare il tuo Assalitore!- annunciò il Faraone, senza scomporsi.

Zagor digrignò i denti.

-E va bene. A te il turno.-

Bene, toccava a noi... Forza, unacartaunacartaunacarta utile...! Il mio alter-ego pescò, estraendo Annulla Carta Magia. Beh, sempre meglio che niente.

-Gioco Annulla Carta Magia per distruggere la tua Necrovalle! Il tuo Assalitore ora è di nuovo con 1500 punti di attacco!- disse Yami.

-Dannazione!- imprecò Zagor.

-A te il turno...-

Zagor ci guardò con stupore, poi scoppiò in una risata profonda.

-Complimenti, davvero mi stai mettendo alle strette...!- ci prese in giro.

Quindi pescò una carta, anch'essa che giocò subito.

-Molto bene! Evoco Dark Scorpion, Scassinatori! Quindi, passo all'attacco, se non hai nulla in contrario...- fece, sbeffeggiandomi -Inoltre, non solo perdi 1000 Life Points, ma devi anche mandare al cimitero una carta magia dal tuo deck... Per tua fortuna, spetta a te la scelta di quale.-

Io e il Faraone ci guardammo indecisi. Era una situazione decisamente disperata, per cui non era una scelta da prendere alla leggera. Ripensai alle carte che avevamo in mano, e all'improvviso ebbi un'idea.

-E se...-

Lui annuì.

-Ci avevo pensato anch'io. Anche se è un po' rischioso, non credi?-

-Rischioso direi che è eufemistico. Servirebbe un miracolo...-

-Ma non sarebbe la prima volta che la nostra fiducia nel Cuore delle Carte viene ripagata. Io dico di provare.- fece lui, ormai deciso.

Sorrisi. E va bene, o la va o la spacca.

 

MALIK

Guardai il Faraone con apprensione. Ok che gli rimanevano ancora 2000 Life Points, però se non avesse giocato qualcosa il prossimo turno avrebbe perso... Lui, noi, le Sfere del Potere e le Carte delle Divinità Egizie...

-Ho scelto. Mando nel cimitero Sipario della Magia Oscura.- disse.

Rimasi fortemente perplesso da quella scelta. Fossi stato in lui, avrei optato per una carta meno utile, ad esempio una carta da evocazione rituale... Però mi sembrava abbastanza sicuro della sua decisione, e scelsi di avere fiducia in lui. Dopotutto, rimaneva pur sempre il Re dei Giochi.

-Come ti pare. Passo il turno ora.- fece Zagor.

Il Faraone pescò quello che evidentemente era un mostro, dato che giocò la carta appena estratta in posizione di difesa, quindi passò nuovamente il turno. Onestamente, speravo in qualcosa di meglio.

-Tutto qui? Non c'è proprio gusto a giocare con te...- disse Zagor, pescando una carta -Bene, allora attaccherò il tuo mostro coperto con Dark Scorpion!-

-Pessima scelta attaccare con un mostro così debole, specialmente se scegli di farlo contro un mostro con 2000 di difesa come il mio Elfo Mistico...- replicò il Faraone.

Zagor imprecò, ed io esultai intimamente. Con la sua mossa azzardata aveva perso ben 1000 Life Points!

-E va bene, tocca a te...-

Il Faraone fece per pescare la prossima carta, chiuse gli occhi per un secondo interminabile, ed infine la estrasse. Sorrise di soddisfazione, ed io non potei fare a meno di fare altrettanto.

-Purtroppo per te, ho pescato Dimensione Magica... Che non esito ad attivare, dato che dispongo come richiesto di un mostro incantatore in campo da sacrificare, cioè il mio Elfo Mistico.- spiegò -Un prezzo ragionevole per poter evocare dalla mia mano al suo posto Mago Nero del Chaos e distruggere uno dei tuoi mostri...-

-COSA?!?- fecero in coro Zagor e Joseph.

-...direi una delle tue Agili Momonghe.-

-E va bene, però non dimenticarti che così mi fai guadagnare 1000 Life Points.- gongolò Zagor.

-Non me ne sono dimenticato, ma tu hai comunque perso.- ribatté il Faraone -Infatti, quando evoco Mago Nero del Chaos posso aggiungere alla mia mano una carta magia nel mio cimitero... Ed indovina, scelgo proprio Sipario della Magia Oscura! Che non esito ad attivare, anche se a costo di metà dei miei Life Points, per evocare dal mio deck Mago Nero!-

-NO!- esclamò Zagor.

-Sì!- fece Yugi -Quindi, attacco con i miei mostri Dark Scorpion e Assalitore, Custode di Tombe! Se la matematica non è un'opinione, dovrebbero sottrarti 2800 Life Points... Ossia ben di più di quelli che ti restano.-

GRANDE! YUGI E' UN GRANDE!!!

 

YAMI

Non era da me infierire su un avversario appena sconfitto, ma mi concedetti un sorriso di soddisfazione assieme a Yugi e Malik. Quanto a Zagor e Joseph, dopo un primo momento di spaesamento non sembrava che la stessero prendendo molto sportivamente. Si guardarono con aria frustrata, ma poi sorprendentemente si sorrisero e iniziarono a ridere. Io aggrottai le sopracciglia, innervosito da quel loro atteggiamento.

-Si può sapere cosa vi diverte tanto?- domandai con irritazione.

Zagor fece spallucce, mentre Joseph fu così gentile da parlare, seppur in uno stentato giapponese.

-Quello che ci diverte tanto è la vostra ingenuità. Avete vinto una stupida partita a carte, e allora? Saremmo dei veri imbecilli se vi consegnassimo le vostre sfere, dopo aver scoperto che valgono persino di più delle carte delle Divinità Egizie.-

-Ma avete dato la vostra parola d'onore che ce le avreste ridate!- disse Malik con tono alterato.

-L'onore! Malik, da che pulpito... Dimentichi la prima ed unica regola che vige nel deserto: la legge del più forte. Non so se ve ne siete accorti, ma siete da soli circondati da una trentina di Averle. Ma se pensate di riuscire comunque a prendervi da soli quello che volete, fate pure.- disse Zagor, questa volta in egiziano.

Joseph si concesse una risata di scherno, mentre Malik sempre più livido in volto mi tradusse quanto detto. Anch'io non potei trattenere la mia rabbia.

-SIETE DEI VIGLIACCHI!- sbottai infuriato.

Probabilmente solo Joseph mi capì, ma credo che il mio tono fosse abbastanza chiaro per entrambi.

-No, siamo solo degli umili ladri. Anzi, per tener fede alla nostra reputazione, penso proprio che ci terremo anche queste.-

Anche se parlò in egiziano, il gesto di prendere le carte delle Divinità Egizie che avevo lasciato sul tavolo fu più che eloquente.

-FERMO!- ordinò Malik, inutilmente.

-NO!!!- fece Yugi disperato -FARAONE, COSA FACCIAMO?!?-

Sul momento rimasi impietrito, come se avessi appena visto quella scena in un film. Poi, appena realizzai, montai su tutte le furie, come non mi succedeva da tempo. Come mi ero ripromesso che non sarebbe più successo, ma d'altronde era più forte di me. Mal tolleravo le ingiustizie a danno dei miei amici, ma mi resi conto di farlo ancor meno quando mi riguardavano in prima persona. Avevano davvero sbagliato con chi prendersela...

-Aspetta, non vorrai... No, per favore!- mi implorò il mio alter-ego, leggendomi nel pensiero le mie intenzioni.

Ma ormai nulla poteva farmi cambiare idea. Il Puzzle del Millennio iniziò a brillare per il calore, bruciando come bruciava la mia rabbia. Zagor e Joseph mutarono improvvisamente espressione, mentre Malik sembrò capire subito quello che stava per succedere.

-Forse prima non sono stato abbastanza chiaro.- dissi, con tono fermo ma pericoloso -Quando ho detto che avremmo giocato a carte, io non ho scommesso solo delle carte, ma ho scommesso la mia vita. Per cui dato che sono io che ho fatto le regole, sono sempre io che applicherò le sanzioni, se voi ora non le volete rispettare...!-

-COSA?!?- esclamò Joseph spaventato.

Malik indietreggiò, mentre Yugi cercò di trattenermi, inutilmente. Puntai l'indice contro di loro, senza dire nulla. Ma quel gesto fu sufficiente. I loro occhi improvvisamente sbiancarono, e quando tornarono coscienti ci guardarono come se non ci avessero mai visti prima.

-S... salve. Come possiamo aiutarvi?- chiese Joseph.

-Siamo qui per riavere quello che è nostro, se non vi dispiace.- dissi con tranquillità.

Joseph e Zagor si guardarono, e poi fecero un sorriso per loro stranamente gentile.

-Ma certo. Ecco a voi...- dissero, restituendoci sia le Sfere del Potere che le mie carte -Ci scusiamo se vi abbiamo recato tanto disturbo.-

-Siamo mortificati.-

-Possiamo fare altro per voi?-

-No, grazie. E' tutto. Ma sarebbe gentile se restituiste a tutte le persone che avete derubato quanto è di loro proprietà, non credete?-

Loro annuirono imbarazzati, e promisero servili che lo avrebbero fatto. Forse un tempo sarei stato compiaciuto di tutto ciò, ma ora provavo solo pietà nei loro confronti e disgusto nei miei. Non avrei dovuto farlo. Ma non avevo scelta. Oppure sì...?

-Faraone...- mi chiamò Yugi, con voce incrinata e preoccupata.

Lo guardai con distacco, cercando di nascondergli quanto fossi turbato. Mi alzai per incamminarmi verso l'uscita.

-Andiamo, qui abbiamo finito.-

 

ANZU

Venni svegliata nel bel mezzo della notte dal rumore di un motore. Spalancai subito gli occhi e senza neanche indossare le ciabatte attraversai di corsa il soggiorno, incurante di aver calpestato il povero Honda che stava dormendo sul tappeto insieme a Jonouchi ed Otogi. Erano tornati finalmente! Ed infatti prima ancora di poter allungare la mano verso la porta d'ingresso, la maniglia si piegò per far entrare Yugi e Malik.

-RAGAZZI! TUTTO BENE?!?- esclamai con apprensione, preoccupata dalla loro aria provata.

Yugi mi sorrise con fare tranquillo.

-Tranquilla Anzu, siamo solo un po' stanchi... Ma stiamo bene!- fece, stropicciandosi gli occhi.

Mi lasciai sfuggire un sospiro di sollievo. Ero stata davvero molto in ansia per loro... Sapevo che erano in grado di cavarsela benissimo da soli, ma in fondo quando tieni a qualcosa hai sempre paura di perderla da un momento all'altro...

-Meno male!- dissi un sospiro di sollievo.

-Ah ma siete voi!- aggiunse una voce impastata alle mie spalle.

-In carne ed ossa!- rispose Malik a Mai, che era stata svegliata dal troppo trambusto, come del resto tutta quanta la casa.

-Allora? Come è andata?- chiese Rebecca con impazienza.

Malik e Yugi si scambiarono uno sguardo compiaciuto.

-Tutto secondo i piani.- disse Yugi, sollevando con esultanza le sue Sfere del Potere.

-Perché, dubitavate di noi forse?- fece Malik fingendosi offeso.

Proruppero le esclamazioni di gioia, almeno fino a quando Jonouchi non ci intimò di smetterla con un'occhiataccia collettiva.

-Insomma, mia sorella sta riposando!- sbottò.

-Scusa Jonouchi, hai ragione...- gli dissi, mordendomi il labbro dispiaciuta.

Abbassammo il tono di voce, pronti a dare inizio all'interrogatorio.

-E' stato pericoloso vero?- domandò Isis con aria di disapprovazione.

-Erano armati?- chiese Honda.

-E poi come li avete convinti a darvi le sfere?- fece Mokuba.

Yugi di tutta risposta sbadigliò vistosamente.

-Ma... Se invece rimandassimo il racconto a domani mattina, no eh?-

 

MAI

La mattina seguente ci radunammo tutti quanti in salotto, dove finalmente riuscimmo ad avere un po' di dettagli da Yugi e Malik, molto più loquaci dopo qualche ora di sonno ed abbondante caffè.

-E ora cosa pensiamo di fare?- chiesi sbocconcellando del pancake offertomi da Isis -Shizuka non può di certo rimettersi in viaggio subito.-

-Certo che no!- concordò Jonouchi -Ha ancora la febbre alta, non se ne parla proprio!-

Ci guardammo con aria indecisa. Rebecca spiegò la mappa sul tavolo per analizzare la situazione.

-Beh, il prossimo santuario sembra distare a meno di un'ora da qui, perciò possiamo raggiungerlo senza problemi noi in attesa che Shizuka stia abbastanza bene da rimettersi in viaggio.-

Mi sembrava un'ottima idea, anche se avrebbe voluto dire approfittare ancora dell'ospitalità degli Ishtar. Il che non mi dispiaceva in realtà: nonostante inizialmente avessi avuto un po' di remore dati i nostri trascorsi, si erano rivelati davvero gentili. Ed infatti anche Malik si dichiarò favorevole alla proposta, dicendo che per loro non era affatto un problema, anzi era un piacere aiutarci.

-Molto bene, allora cosa stiamo aspettando?- chiese Otogi, stranamente desideroso di mettersi alla guida.

Annuimmo tutti con vivacità, tranne Jonouchi che comprensibilmente aveva un po' di ritrosia ad abbandonare sua sorella.

-Mi dispiace, ma io rimango qui a controllare che Shizuka stia bene.- spiegò.

Seto sbuffò con arroganza.

-Davvero non so come faremo senza la tua indispensabile presenza...-

 

MOKUBA

Non saprei dire da quanto tempo siamo in viaggio. D'altronde quando disegno i minuti scorrono senza che neanche me ne accorga. Il che è parecchio frustrante, specialmente perché spesso mi ritrovo a perdere ore intere a perfezionare dettagli che testardamente non vogliono venire come me li immagino io... E purtroppo quella era una di quelle volte. Non riuscivo assolutamente a tratteggiare lo sguardo di Rebecca. Le avevo assicurato che avrei finito il suo ritratto entro un paio di giorni, ma mi ero sopravvalutato... Osservai il disegno, profondamente insoddisfatto. Non sembrava neanche lei, era così piatto, privo di vita. Cancellai per l'ennesima volta, cercando di non logorare troppo la carta. Questo ritratto mi sta facendo impazzire...

-Mokuba, smettila di tormentarti.- mi suggerì Seto, seduto di fronte a me -Ti verrà l'ispirazione in un altro momento.-

Mi accorsi in quel momento che mi stavo mangiando le unghie, come mi capitava di fare quando ero nervoso. Come sempre, mio fratello sapeva quello che pensavo senza neanche dover dire una parola.

-Il problema è che sono giorni che aspetto quel momento!- mi lamentai.

-Adesso non piagnucolare. Il tuo problema è che ti intestardisci troppo, devi imparare a cambiare prospettiva quando ti accorgi che...-

-...il metodo che stai utilizzando non funziona.- completai io ironico.

Lui alzò un sopracciglio, spingendomi a far sparire subito il sorrisino che mi era comparso sulle labbra. Uno dei tanti difetti di mio fratello era di fissarsi con i suoi mantra, che non faceva che ripetere a sé stesso quanto agli altri. Ovviamente io ero una delle vittime più ricorrenti delle sue indiscutibili ed interminabili lezioni di vita. Per fortuna venni salvato dalla voce di Otogi: sembrava avessimo raggiunto la nostra meta. Mio fratello alzò gli occhi al cielo, sbuffando mentre salvava il suo lavoro sul computer. Non dissi nulla per non indispettirlo ulteriormente, ma mi ero convinto che in realtà aveva finito per, non dico apprezzare, ma quanto meno tollerare questa avventura. Dopotutto non c'è nulla che lo ecciti di più di una sfida, purché ovviamente sia alla sua altezza, ed il nostro viaggio gliene stava offrendo quante ne voleva. Scendemmo con gli altri dal camper, in attesa di sue indicazioni.

-Vedo qualcosa oltre quella duna.- disse, indicando verso ovest.

Quindi ci incamminammo veloci, desiderosi di arrivare il prima possibile all'ombra del tempio per poterci allontanare da un sole più cocente del solito. Un po' a fatica, salimmo fino in cima alla collinetta.

-Allora ci siamo?- chiesi.

-Pare di sì.- rispose Seto.

Feci giusto in tempo a vedere lo scintillio di una carta giocata sul suo Dueling Disk, per poi piombare nell'incoscienza. Riaprii gli occhi accompagnato da colpi di tosse e proteste.

-Dannazione Seto, potevi almeno avvertirci!- sentii lamentarsi Honda, che come parecchi di noi aveva finito per perdere i sensi e rotolare con malagrazia lungo la duna.

-Mi è finita la sabbia negli occhi!- fece Anzu, stropicciandosi il viso.

Non potevo che dargli ragione. Anch'io avevo i capelli decisamente insabbiati.

-Quante storie per un po' di polvere.- replicò Seto -Siamo o non siamo arrivati?-

Già, eravamo arrivati, ma dove? Non mi sembrava fosse cambiato molto... A parte un enorme obelisco che si stagliava di fronte a noi. Ci avvicinammo sorpresi.

-Certo che si sono sprecati a costruire questo santuario...- notò Mai.

-E poi dove sarebbe l'ingresso?- chiese Otogi con perplessità.

-Qui dietro.- fece Seto, che nel frattempo aveva fatto il giro della massiccia colonna.

Lo raggiunsi, notando che in effetti sul retro c'era una porticina. Mio fratello la aprì, e come c'era da aspettarsi dava su una scala, che però a dispetto di ogni pronostico non saliva verso la cima, ma scendeva nell'oscurità più nera. Mi era bastato uno sguardo per farmi prendere da un attacco di claustrofobia.

-Seto, non sarà un po' pericoloso?- domandai, senza nascondere la mia ansia.

-Non preoccuparti, me la caverò benissimo. E' soltanto una scala. Tienimi questo però, rischia di essermi solo d'intralcio.- fece, tendendomi la sua giacca a vento.

Tuttavia, mentre lo osservavo aggrapparsi ai pioli per iniziare quella discesa senza fine, non potei non notare quanto il suo viso fosse impallidito. Già, era solo una scala, ma il problema vero era dove avrebbe portato.

 

SETO

Iniziai a scendere risoluto, appoggiando metodicamente prima il piede destro e poi, dopo aver staccato la presa con una mano per allungarmi, appoggiando anche l'altro. Di per sé non sarebbe stato troppo difficile, se non fosse stato che dopo una decina di metri mi ritrovai nel buio più completo. Questo mi costrinse a rallentare i movimenti e a prestare maggiore attenzione. Mi scoprii ad ansimare leggermente. D'altronde in quel periodo il lavoro mi stava impegnando così tanto che avevo a malapena il tempo per dormire, figuriamoci per tenermi in forma. Mi decisi che una volta tornato a casa avrei fatto un po' di esercizio ogni giorno per recuperare: non era da me trascurarmi in quel modo. Anche se odio fare sport, sono ben consapevole che mai altro detto fu più fondato di mens sana in corpore sano...

Poi, finalmente, il mio piede toccò terra e quella interminabile discesa ebbe fine. Con circospezione allungai le braccia per cercare di capire in che ambiente mi trovassi, ma mi resi conto che lo spazio era rimasto angusto come in cima. Ad un certo punto però le mie dita toccarono qualcosa di freddo e liscio. Sembrava una porta di metallo, proprio come quella all'ingresso del santuario di Thot... La tastai con impazienza, cercando la maniglia. Eccola, finalmente. Quando aprii la porta mi sembrò di aver aperto gli occhi per la prima volta, accecato dalla luce nell'altra stanza. Sbattei un paio di volte le palpebre, fino a quando non riuscii a mettere a fuoco. Ero in un immenso salone circolare, con numerose colonne che si intervallavano lungo il perimetro ed altrettante fiaccole ad illuminare la stanza. Al centro, ardeva un enorme braciere, davanti al quale era seduto di spalle una persona.

-Benvenuto.- fece, risparmiandomi la fatica di attirare la sua attenzione.

-Non si direbbe affatto, dalla fatica che bisogna fare per scendere fino a qui.-

-Se hai trovato così difficile venire, allora non dovevi venire affatto. Non consegnerò certo la mia sfera al primo che passa: quello è niente rispetto alla sfida che intendo proporti.-

-Non chiedo di meglio.- replicai sicuro.

L'uomo finalmente si voltò, e con mio sgomento mi resi conto che non era un uomo. Era un lupo. Cioè, era un uomo, ma la sua testa era quella di un lupo. Una fisionomia che non avevo mancato di riconoscere come uno degli dei egizi che Rebecca ci aveva mostrato tempo fa nella tomba: Anubi. Dal vivo però era decisamente più inquietante che stilizzato su due dimensioni, almeno quanto bastava da farmi evitare battute di spirito sul suo aspetto.

-Accettare una sfida prima di sapere cosa comporta non è da coraggiosi, ma da incoscienti. Specialmente se sono io a lanciarla.- fece una pausa, fissandomi minaccioso -C'è un solo modo per scoprire se sei degno della mia fiducia...-

Allungò la mano, estraendo una lunga spada dal braciere. Non era di buon auspicio.

-Gli esseri umani rivelano tutte le loro virtù, ma anche le loro debolezze quando la loro vita è in pericolo...- spiegò -Per cui, la mia prova per saggiare il tuo carattere sarà un duello. Ovviamente, all'ultimo sangue.-

Per un attimo avevo sperato di aver capito male, ma il mio presentimento si era rivelato fondato. Cercai di non darlo a vedere, ma tutta la mia sicurezza era svanita in un lampo. Come avevo dimostrato poco prima, non ero al massimo della forma, ed anche se lo fossi stato non toglieva il fatto che non avevo mai tirato di scherma, né praticato kendo. E pensare che quando alle superiori avevo dovuto scegliere un'attività extrascolastica non lo avevo neanche preso in considerazione. Tanto, a che mai servirà nella vita, mi ero detto. Purtroppo la vita è una gran bastarda.

-Forza, prendi la tua arma. Sempre se trovi il coraggio di farlo.- mi schernì.

Fu sufficiente per convincermi a farmi avanti per raccogliere la mia spada con spavalderia. Purtroppo il troppo orgoglio è sempre stato il mio maggior difetto.

-Finora ho sentito solo parole. E' il momento di passare ai fatti.- dissi, puntandogli contro la spada.

Anubi non si scompose, sorridendo con un ghigno.

-E quello sarebbe il tuo modo di metterti in guardia? Sei riuscito a superare le mie già basse aspettative su di te, complimenti.-

Questo era troppo. Lanciai un fendente, che però venne agilmente scansato dal mio avversario. Quindi passò al contrattacco, un colpo sufficientemente dritto da poter essere parato, ma abbastanza energico da farmi indietreggiare. Non ebbi neanche il tempo di riprendere fiato, perché Anubi non smise di incalzarmi. Fortunatamente avevo perso il fiato ma conservato i miei buoni riflessi, il che mi permise di fermare miracolosamente tutti i suoi fendenti, ma già sentivo le braccia iniziare a cedermi per lo sforzo. Dovevo trovare il modo di colpirlo. Deviai l'ultimo colpo con più forza possibile, approfittandone per allontanarmi dal mio avversario e portarmi nell'unico punto in cui avrei potuto tenere a bada i suoi movimenti, ossia dall'altro lato del braciere.

-Scappi ora?- mi sbeffeggiò.

Avevo altra scelta? Anubi era decisamente più allenato e forte di me... Che fare? Continuando così non avrei retto a lungo, al primo segno di cedimento sarebbe certamente riuscito a colpirmi. D'altronde non avevo nemmeno molte speranze se lo avessi attaccato io per primo, la rapidità non avrebbe di certo compensato la mia totale mancanza di tecnica. No, in uno scontro frontale avrei perso miseramente. La mia unica speranza era di colpirlo di sorpresa, ma come? Eravamo uno di fronte all'altro, non potevo fare movimenti che anche lui non vedesse. Ne' intorno a noi c'era nulla che potesse fungere da espediente. Nulla tranne una cosa... Con un movimento repentino, tirai un calcio al braciere, rovesciandone il contenuto addosso al mio avversario. Anubi lanciò un ululato di dolore, ustionato alle gambe.

-TU SIA MALEDETTO!- inveì con rabbia.

Risparmiai la fatica di rispondergli, e mi lanciai all'attacco prima che avesse il tempo di riprendersi. Rallentato nei movimenti, questa volta non riuscì a schivarmi, ma ebbe sufficiente prontezza per parare comunque il mio colpo.

-Se pensi che basti un trucchetto del genere per mettermi in difficoltà, ti sbagli di grosso.- ringhiò.

-Lo vedremo.- risposi, colpendolo nuovamente.

 

JONOUCHI

Era più di un'ora ormai che me ne stavo seduto ad osservare il viso pallido e sudato di mia sorella, ma intimamente sapevo che era davvero vana la speranza che d'un tratto aprisse gli occhi e mi sorridesse con rassicurante serenità. Anzi, dopo un primo momento dove finalmente il fresco e un po' d'acqua sembravano averla fatta stare meglio ed addormentare, la febbre non aveva fatto che aumentare fino ad esserle intollerabile, ed ora oscillava tra fasi di incoscienza e momenti in cui non riusciva che a balbettare parole senza senso. La mia preoccupazione era solo pari al mio senso di colpa. Lo sapevo che non dovevo portarla con me in quel viaggio, LO SAPEVO! Ero stato davvero un incosciente, ad assecondare quel suo capriccio. Certo, prima avevo insistito perché nostra madre le desse il permesso di venire, ma questo non era sufficiente a farmi sentire meglio con me stesso. Di certo non poteva immaginare quello che ci sarebbe capitato, mentre io potevo farlo fin troppo bene, date le nostre trascorse avventure. Lo ammetto, ero perfettamente consapevole che avrei dovuto piuttosto farla tornare a casa dalla mamma, ma nonostante ciò avevo preferito assecondare il mio egoistico desiderio di passare più tempo possibile con lei. Posso forse essere biasimato per questo? Sì, ovviamente. Sono suo fratello, sono responsabile di lei e di tutto quello che le accade. Non riuscii a trattenere un'imprecazione.

-Jonouchi, devi smetterla di tormentarti. Non è di aiuto né a Shizuka né a te stesso.-

Mi voltai, incontrando lo sguardo di Malik sullo stipite della porta. Ricacciai subito indietro le lacrime che sentivo iniziare a sgorgarmi dagli occhi per evidenti ragioni di orgoglio maschile, ma la presenza di un volto familiare non fece che accentuare il mio desiderio di autocommiserazione.

-Non posso farne a meno, dato che è solo colpa mia se adesso sta male. Ci vediamo talmente poco che non ho voluto separarmi da lei...- risposi con tono frustrato.

Malik si sedette di fianco a me, cosa di cui gli fui immensamente grato: avevo davvero bisogno di una compagnia in quel momento che mi risollevasse di morale.

-Non conosco molto tua sorella, ma da quanto ho capito vive in un'altra città?- domandò con gentilezza ma anche con cautela, quasi timoroso di essere troppo invadente.

-Esatto.- risposi, ben felice di poter parlare di lei con qualcuno -I miei hanno divorziato quando avevo 7 anni, per cui siamo praticamente cresciuti separati. Ricordo che i primi anni ci vedevamo solo di rado, quando mia mamma mi veniva a prendere per passare alcuni giorni di vacanza con loro, ma era irremovibile nel non permettere a Shizuka di passare del tempo con mio padre. Sai, si sono separati a causa del suo vizio di bere.-

-Mi dispiace. Deve essere stato davvero un periodo duro.- commentò Malik.

-In realtà i primi tempi non troppo. Mio padre è una brava persona, vuole bene sia a me che a Shizuka. Non è pericoloso, solo un po' inaffidabile quando si ubriaca troppo. Per questo il tribunale gli ha permesso di mantenere il mio affido, a condizione che si sottoponesse ad un programma di riabilitazione. I primi anni è andata bene, poi però l'azienda per cui lavorava è fallita e la disoccupazione lo ha portato a bere di nuovo. Per fortuna ormai ero abbastanza grande per cavarmela da solo, ma comunque mia mamma non voleva che mia sorella passasse del tempo con lui, visti anche i suoi problemi alla vista. E' solo da quando è riuscita ad operarsi che finalmente ha avuto il permesso di venire a trovarci ogni tanto.- spiegai.

Malik mi mise una mano sulla spalla per confortarmi.

-Allora non è davvero il caso di colpevolizzarti tanto. Sei un essere umano Jonouchi, è perfettamente comprensibile che tu abbia voluto passare più tempo con lei. E Shizuka è una ragazza tanto dolce e gentile che anche se avesse saputo cosa il vostro viaggio avrebbe comportato sarebbe voluta venire lo stesso. Ti vuole bene tanto quanto gliene vuoi tu, per cui si capisce che è disposta a sacrificarsi per te al tuo stesso modo. Non è colpa tua, ma una vostra decisione ben consapevole, che avete preso entrambi. E se non se ne pente lei, non ha senso che lo faccia tu.-

-Lo pensi davvero?- gli domandai, un po' rincuorato ma desideroso di altre rassicurazioni.

-Certo. In fondo è stato un caso che solo lei si sia ammalata. E' stata la prima perché di voi è la più cagionevole, ma vi assicuro che se non vi avessimo trovato io e Rishid in meno di un'ora tutti vi sareste presi un'insolazione nello stesso modo. Il Sahara non fa distinzioni, fidati.-

Questo fu sufficiente per risollevarmi definitivamente il morale, o quantomeno per riportarmi in pace con me stesso.

-Ti ringrazio Malik. Sei un vero amico.- gli feci, finalmente riuscendo a sorridere con sincerità.

Lui sembrò stupito ed imbarazzato al tempo stesso.

-Figurati, non ho fatto nulla di che. Anzi, grazie a te.- mi rispose.

Dunque rimanemmo per un po' in silenzio, nella compiaciuta consapevolezza di aver consolidato la nostra reciproca stima e fiducia. Di certo quando ci eravamo conosciuti nessuno dei due avrebbe mai immaginato che un giorno non troppo lontano ci saremmo ritrovati a chiacchierare come due vecchi amici.

 

SETO

Nonostante i miei sforzi, la situazione non era di molto migliorata a mio favore. Il mio solo vantaggio era che ora il mio avversario era rallentato nei movimenti a causa delle ustioni alle gambe, con conseguente ribaltamento dei ruoli di attaccante ad attaccato. Tuttavia riuscire ad incalzarlo non era sufficiente anche per colpirlo. Anzi, i numerosi allunghi iniziavano a farmi dolere seriamente braccio e spalla, rendendo sempre più deboli ed imprecisi i miei colpi. Di questo passo entro una decina di minuti avrei di nuovo perso il poco vantaggio guadagnato. Il problema era che di questo sembrava ben consapevole anche Anubi.

-Combatti come un dilettante!- mi provocò, respingendo senza fatica un colpo fin troppo prevedibile.

Ne ero ben conscio, ma almeno il tono leggermente appesantito della sua voce mi fece sperare che anche lui iniziasse finalmente a sentire i primi segni della stanchezza, o quantomeno che il dolore fosse troppo per la sua sopportazione.

-Sarò anche un dilettante, però nemmeno tu ti stai dimostrando bravo come pretendi di essere se ti sto ancora tenendo testa.- ribattei con fierezza.

Lui ringhiò con disappunto.

-Se è così è solo a causa del tuo tiro mancino. Un vero duellante non si abbassa a simili vigliaccherie, ma combatte il suo avversario guardandolo sempre negli occhi. Non combatte per mettere in salvo la sua vita, ma anche a dispetto della sua vita. Combatte per l'onore!-

Indietreggiai, sospendendo lo scontro e profondamente ferito nell'orgoglio. Se c'era una cosa di me stesso di cui andavo fiero, era proprio il mio senso dell'onore nei duelli. Quell'offesa era tanto profonda quanto meritata. Nel Magic and Wizards mi impegno al massimo, senza risparmiarmi, mentre in quel combattimento non stavo cercando di vincere, ma solo di scappare. Ero indubbiamente sfavorito rispetto al mio avversario, ma proprio per quello dovevo mettere in gioco tutto me stesso per avere la meglio. Fuggire non era possibile, e temporeggiare aumentava solo le probabilità di una mia sconfitta. Sorprendentemente, le parole di Anubi anziché abbattermi mi resero agguerrito più che mai. Ed improvvisamente ebbi un'idea. Un'idea così folle che avrebbe anche potuto funzionare.

-Se è questo quello che vuoi, allora ti accontenterò!- esclamai, gettandomi improvvisamente su di lui.

Fu questione di un attimo. Come era prevedibile, la sua spada fu la più veloce, trafiggendomi il petto, poco sotto la spalla sinistra. All'inizio non sentii quasi nulla, se non il rumore della stoffa che si lacerava, poi il dolore iniziò a sgorgare copioso assieme al sangue. Anubi sorrise compiaciuto, ma quando aprì la bocca per cantare vittoria quello che ne uscì non fu una delle sue soliti frasi di scherno, bensì un ululato sofferto. Abbassò lo sguardo, rendendosi finalmente conto della mia spada, che gli trapassava l'addome da parte a parte.

-TU!- riuscì ad esclamare sconvolto, prima di rovinare a terra.

Io mollai la presa dell'elsa, indietreggiando affannato. Il dolore alla ferita era insopportabile, ma dopo un primo momento di panico realizzai che non ero stato colpito in un punto vitale. Radunando tutta la mia determinazione, raccolsi la spada che Anubi aveva abbandonato a terra e gliela puntai alla gola con eloquenza.

-Dunque cosa hai da dire ora?-

Lui mi fissò, questa volta non più con disprezzo.

-Che hai meritatamente vinto il duello ed il mio rispetto.- mi rispose.

Detto questo, si strappò con sforzo la spada dal ventre. Poi mise una mano sul cuore, sussurrando una frase a me incomprensibile. Con mio stupore, tra le sue dita uscirono innumerevoli scie scure, che iniziarono ad avvolgergli il corpo come serpenti. In un attimo ne fu interamente ricoperto, fino a quando, magicamente, aderirono sulla sua pelle a tal punto da confondersi con essa.

-Ma... Cosa diavolo...?!?- dissi in modo inconsulto.

Lui mi sorrise, perfettamente guarito.

-Ho dimenticato di presentarmi come si deve. Sono Anubi, il dio dell'imbalsamazione. La mia carnagione è del colore di un corpo in putrefazione, ma anche del bitume che si utilizzava per la mummificazione e del limo del Nilo. Io decidevo la morte e la rinascita degli egizi, perché ho il potere della morte e della rinascita. Quello a cui hai assistito per me è facile come schioccare le dita.-

Lo osservai guardingo.

-Se potevi guarirti a tuo piacimento, perché non lo hai fatto prima? Perché ti sei arreso?-

-Se lo avessi fatto, non sarebbe stato un vero duello, ma una presa in giro. Non volevo ucciderti, volevo solo che mi dimostrassi quanto valevi. Volevo vedere il tuo coraggio e la tua determinazione nel raggiungere i tuoi obiettivi, perché senza non puoi sperare di sconfiggere Set. Direi che ti sei più che meritato la mia sfera.-

Si avvicinò al braciere, raccogliendo quella che ad uno sguardo più attento si rivelò una luccicante perla nera. La presi con soddisfazione.

-Ti ringrazio. E' stata una bella sfida.-

-Sono d'accordo.- rispose -Ma non contro di me, contro te stesso.-

Sorrisi. Era la prima volta che provavo stima per una persona che avevo appena sconfitto.

 

MOKUBA

Erano passate quasi due ore da quando Seto era entrato nel santuario, e l'attesa era estenuante. Il caldo era decisamente troppo per la poca ombra offerta dall'obelisco, tanto che Honda, Mai, Otogi e Anzu erano tornati sul camper per rinfrescarsi e portarci un po' di acqua. Rebecca cercava di distrarre me, Yugi e Mira traducendoci quanto scritto sulla colonna, ma ben presto anche quel passatempo si esaurì quando i geroglifici iniziarono ad essere troppo in alto per poter essere letti. Cercavo di non guardare l'orologio, ma era più forte di me.

-Ok, ora basta. Dammelo.- mi redarguì Rebecca, tendendo la mano.

Glielo consegnai mesto, ma non migliorò il mio umore. Anzi, l'indeterminatezza del tempo che trascorreva mi rese ancora più angosciato. Mi affacciai sulla porta, sperando di vedere o quantomeno sentire qualcosa provenire da quella oscurità.

-Mokuba, devi avere fiducia in tuo fratello.- mi disse Yugi con tono rassicurante.

Non risposi. Io credevo in Seto più che in ogni altra persona al mondo, però... Non potevo non preoccuparmi. Nemmeno Mira riusciva più a nascondere di essere anche lei in pensiero, sussultando al minimo rumore.

-Era solo un uccello.- le disse Rebecca, indicando in alto un rapace che stava volando sopra le nostre teste.

-Eppure... Mi era sembrato di aver sentito qualcosa...- si scusò imbarazzata.

Mi affacciai nuovamente sulla soglia del baratro, in ascolto. Per un attimo non sentii nulla, poi udii anch'io un rumore metallico.

-SETO!!!- gridai, preso dall'euforia.

-Sì, sto arrivando!- sentii rispondermi.

Rebecca, Yugi e Mira accorsero anche loro sull'ingresso, guardando verso il basso fino a quando, finalmente, il viso esausto ed affannato di mio fratello spuntò dalla penombra. Il sollievo venne presto sostituito dall'apprensione, e quando fu abbastanza vicino io e Yugi gli tendemmo un braccio per aiutarlo ad uscire.

-Finalmente...- disse esausto, una volta alla luce del sole.

-E' tutto a posto?- gli domandò Yugi.

-Sì... Sì, ce l'ho fatta.-

-Non avevo dubbi! Bravo fratellone!- dissi abbracciandolo.

Lui però al mio contatto si lasciò sfuggire un'esclamazione di dolore. Mi ritrassi di scatto spaventato.

-SETO! Cosa c'è?-

Prima che potesse rispondere, Mira gridò sconvolta.

-ODDIO, MA SEI FERITO!-

Fu solo allora che me ne accorsi. La mia t-shirt si era tinta del sangue che ormai impregnava completamente la maglietta nera di mio fratello, di un rosso tanto scuro da essersi confusa con essa.

 

FLASHBACK

Sethi corse all'impazzata lungo i corridoi del Palazzo Reale, schivando prima ed urtando poi vari servitori, che si voltarono verso di lui infuriati e maledicendolo per quel contegno così inappropriato. Ma al giovane proprio non importava in quel momento di serbare le apparenze, perché ora il suo pensiero era altrove, preoccupato di ritrovare Raissa. Quando era uscito dal salone lei era già scomparsa alla vista, ma lui ormai, abituato com'era ad osservarla, sapeva già dove poteva essersi andata a rifugiare.

Arrivò con il respiro affannato nel Giardino Reale. Nascosta allo sguardo dietro un cespuglio di rose, rannicchiata su una panca di legno, udì piangere sommessamente la giovane principessa. Al rumore dei suoi passi però si fermò subito, ed alzò i suoi occhi arrossati su Sethi.

-No, ti prego... Non tu, non ora.- supplicò debolmente -Vattene... Non dovresti essere qui.-

Il giovane la guardò con animo agitato. Sapeva di non potersi permettere di turbare in quel modo la riservatezza della principessa e che avrebbe dovuto obbedire a quell'ordine senza replicare, ma non voleva andarsene. Se lo avesse fatto, se ne sarebbe pentito per tutta la sua vita, perché presto non avrebbe più avuto altre occasioni di rivolgersi a lei con altrettanta confidenza.

-No.- disse infine deciso, prendendo le mani di Raissa tra le sue -Sono esattamente dove dovrei essere.-

La ragazza a quel toccò sussultò, arrossendo vivamente e spalancando i suoi grandi occhi ametista.

-SETHI!- esclamò -Cosa fai, se ci vedono...-

-Non c'è nessuno. Siamo solo tu ed io.- disse Sethi -Per favore, voglio parlarti...-

Raissa però si scostò da lui, abbassando triste lo sguardo.

-Non c'è nulla da dire.- disse seccamente -Non posso fare altro che il mio dovere.-

-Lo so bene, ma...- fece Sethi teso -Proprio per questo devo chiedertelo, ora.-

Lei lo guardò impaurita.

-No, ti supplico. Non farlo.-

Ma lui, per quanto sentisse le gambe tremargli per l'agitazione, non voleva desistere.

-Raissa... Tu... Pensi di poter amare, un giorno, tuo fratello?- domandò con cautela -Basta che tu risponda di sì, ed io me ne andrò come mi hai chiesto. Ti prometto che non oserò mai più rivolgermi a te in questo modo, e saprò restare al mio posto...-

Lei socchiuse i suoi occhi con un tremito.

-Certo che amo Atem. E' mio fratello, e voglio più bene a lui che a me stessa...-

A quelle parole, il volto di Sethi sbiancò. Lo sapeva che aveva osato troppo, sperato troppo. Fece per alzarsi, ma la ragazza lo trattenne, afferrandogli un braccio.

-Aspetta, fammi finire.- sussurrò Raissa -Non voglio che tu te ne vada... Sethi, resta al mio fianco. Sei tu che ho sempre voluto al mio fianco.-

Il suo voltò si illuminò per la gioia, e si piegò ad abbracciare la sua amata, stringendola come se fosse la cosa più preziosa che avesse al mondo. E lo era davvero.

-Mia dolce, bellissima principessa...- le sussurrò con voce rotta dall'emozione -Anch'io ti ho sempre amato. Ti amo. E ti amerò per tutti i giorni a venire. Qualunque cosa accada, qualunque uomo sposerai, il mio cuore sarà sempre e soltanto tuo.-

Raissa si aggrappò a lui con disperazione, stringendolo a sua volta.

-No, non parlare in questo modo.- lo implorò -Io sono già destinata all'infelicità, non rendermela ancora più insopportabile. Vivi la tua vita, ti prego, e dimenticami.-

Sethi le prese il viso tra le mani, guardandola con dolcezza negli occhi.

-Ma io non ti posso dimenticare. Né in questa, né in mille altre vite.-

Si baciarono teneramente, abbandonandosi l'uno all'altro. Quando infine radunarono sufficiente forza di volontà per fermarsi, sapevano benissimo entrambi che da quel momento non avrebbero più potuto tornare indietro. Ora che i loro cuori si erano finalmente trovati, nulla sarebbe riuscito più a separarli.

-Fuggiamo insieme, allora.- decise Raissa.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Senza via di uscita ***


Episodio 12: “Senza via di uscita”

 

ISIS

Stavo giusto iniziando a tagliare le carote per l'insalata, quando udii la voce di Malik dal piano di sopra che mi chiamava.

-Lascia, continuo io.- si offrì gentilmente Rishid, ben consapevole di quanto mal tolleri di essere interrotta mentre faccio qualcosa.

Gli porsi il coltello e salii velocemente le scale.

-Che succede?- domandai, forse un po' troppo scocciata.

-Shizuka! E' scossa dai tremiti...- mi disse Jonouchi, che le stava tenendo la mano angosciato.

Mi bastò uno sguardo alla ragazza per capire quanto fosse grave la situazione.

-Temo che la febbre sia aumentata.- spiegai, andando a prendere il termometro per misurarle la temperatura -Malik, tu intanto vai e portami un panno e del ghiaccio dalla cucina.-

Quando fu di ritorno con quanto gli avevo chiesto, un leggero bip ci diede finalmente il permesso di leggere la gradazione sul display. Non lo mostrai a Jonouchi, ma la mia espressione dovette essere così eloquente che era come se avessi parlato.

-E' tanto alta?- chiese angosciato.

-40 gradi e mezzo.- confessai.

-SANTO CIELO!- esclamò mio fratello.

-Cosa... Cosa possiamo fare?- domandò Jonouchi.

-Impacchi con il ghiaccio per cercare di abbassarle la temperatura. Ora manderò immediatamente Rishid in città a prendere dell'aspirina, perché quella che ci è rimasta non è più sufficiente. In teoria dopo averla presa dovrebbe calmarsi e riuscire a prendere sonno, poi domattina si vedrà.-

Lui mi fissò sgomento.

-Come sarebbe a dire “si vedrà”...?!?-

-In genere poi la febbre si stabilizza dopo simili vampate, ma non ti posso assicurare nulla.-

-Isis!- mi rimproverò Malik -Così non sei di aiuto però!-

Mi morsi un labbro, consapevole che per una volta avrei fatto meglio a tenere per me il mio pessimismo.

-Hai ragione. Scusami Jonouchi, in realtà non c'è ragione di preoccuparsi, basta agire in fretta. Scendo subito.-

Detto questo, tornai al piano terra come una furia, ordinando ad un Rishid in balia degli eventi di lasciar perdere subito quelle dannate carote e di correre di farmacia. Obbedì senza fiatare, abbandonando rapido la cucina. Stavo per risalire le scale con dell'acqua e l'ultima dose di aspirina, quando la porta dell'ingresso si aprì e Rishid ricomparve sulla soglia.

-Mi sa che abbiamo un problema.- spiegò, prima che lo potessi redarguire per essere tornato indietro a mani vuote.

Ed infatti comparvero alle sue spalle Yugi e gli altri, alquanto agitati.

-Che diavolo sta succedendo ora?- esclamai.

-SETO! E' FERITO!- gridò Mokuba.

-COSA?!?-

In quel momento entrò anche lui in casa, sorretto da Otogi e Honda.

-Per favore, è davvero necessario?- si lamentò, ma era evidentemente troppo debole per far loro resistenza.

-Cosa succede?- chiese mio fratello, che per il trambusto si era affacciato sulle scale.

-La nostra casa si sta trasformando in un ospedale.- risposi con un sospiro desolato -Su, fatemi vedere questa ferita e vediamo cosa si può fare. Come è successo?-

-E' stato trafitto da una spada alla spalla.- rispose Honda, aiutando Seto a sedersi sul divano.

-Al petto.- lo corresse lui, mentre cercava di togliersi la maglietta.

-No, fermo. Così rischi solo di aprirla ancora di più.- lo rimproverai -Vado a prendere il necessario... Malik, porteresti tu questi di sopra?-

-Certo certo!- fece lui, afferrando con prontezza il bicchiere con l'aspirina.

Lo ringraziai, per poi andare a prendere una forbice, dei panni e del disinfettante. Mi aiutai con la prima per tagliare la maglia di Seto fino a scoprire la ferita. Tutti si lasciarono sfuggire esclamazioni di disgusto, e poco ci mancò che Anzu svenisse per l'impressione. Io invece la osservai con sguardo clinico, fin troppo avvezza a ferite del genere che più volte avevo dovuto curare a Malik o a Rishid quando tornavano dalle loro scorribande nel deserto.

-Fortunatamente non sembra troppo profonda ed il taglio è netto, per cui non dovrei avere problemi a ricucirla. Però dobbiamo fermare l'emorragia, o rischi comunque di morire dissanguato.- osservai, notando quanto sangue gli impregnava i vestiti.

-Oddio...- si lasciò sfuggire Mokuba.

-Tieni, questo dovrebbe andare bene come laccio emostatico.- mi disse Rishid, porgendomi la sua cintura.

-Ci accontenteremo. Ma tu non dovevi andare in farmacia?- gli dissi, con un'alzata di sopracciglio.

-Scusa. Hai ragione. Vado.-

-No, aspetta. Prendi anche delle garze già che ci sei...-

Lui annuì ed obbedì all'istante. Povero Rishid. A volte sono un po' tirannica nei suoi confronti... D'altronde, era un'emergenza.

-Bene, mettiamoci al lavoro! Farà male, ma cerca di stare fermo per favore...- mi raccomandai con Seto, iniziando a pulire la ferita.

-Devo andarmene subito sennò vomito.- fece Anzu, prima di scappare il più lontano possibile da quella vista.

 

MALIK

Fu solo verso l'ora di pranzo che il trambusto iniziò a scemare. Anche se la febbre non si era ancora abbassata, Shizuka era riuscita ad addormentarsi, mentre la ferita di Seto era stata accuratamente pulita, cucita e bendata da mia sorella. Dopodiché fui convocato da lei in cucina per aiutarla a preparare da mangiare. Il solo lato positivo della vicenda era che, dato che Seto aveva bisogno di ferro per recuperare le forze, ci venne risparmiata una delle sue solite insalate di soia in cambio di ben più apprezzate bistecche. Tranne da Rishid forse, che dovette uscire di nuovo per andarle a comperare.

-Cottura perfetta!- si complimentò Otogi, mentre assaporava la sua con gusto.

-Ne sono lieta.- rispose Isis con un sorrisino compiaciuto.

Io però notai che Jonouchi aveva a malapena mangiato un boccone.

-Jonouchi, lo so che non hai fame ma cerca di sforzarti comunque...- gli dissi.

-Scusa, hai ragione.- fece -E' che sono preoccupato. Non credo che Shizuka si rimetterà in fretta...-

Ci fermammo tutti in silenzio a riflettere sulla situazione.

-Ammesso che la febbre le diminuisca in fretta, ci vorranno almeno un paio di giorni prima che scompaia del tutto... E sarebbe opportuno che non si rimetta in viaggio prima di una settimana, simili insolazioni possono essere molto debilitanti ed è meglio evitare possibili ricadute.- considerò mia sorella.

-Assolutamente. Non è il caso di correre dei rischi.- concordò Mai.

-Tranquillo Jonouchi, aspetteremo quanto è necessario prima di ripartire.- aggiunse Yugi.

Tutti sembrarono d'accordo, ma io, mia sorella e Rishid ci scambiammo un'occhiata eloquente.

-Sentite, è da un po' che ci penso ed avrei una proposta da farvi.- dissi, attirando la loro attenzione -Non è il caso che vi fermiate a lungo, data l'urgenza della vostra missione. Andate pure, penseremo noi a badare a Shizuka fino a quando non si sarà sentita meglio.-

-Ne siete sicuri? Non vogliamo disturbarvi più del necessario...- disse Jonouchi.

-Certo. Per noi è solo un piacere se possiamo esservi di aiuto.-

-Sono d'accordo. Credo sia la cosa migliore per tutti.- annuì Rishid.

-Allora grazie infinite!- disse Jonouchi -Non potrei lasciare Shizuka in mani migliori, dopotutto.-

-Molto bene, allora è deciso!- fece Isis -Adesso però finite di mangiare che sennò si raffredda tutto.-

Sospirai. A volte mia sorella era davvero estenuante.

 

YUGI

Fu così che dopo esserci riempiti lo stomaco iniziammo subito a radunare le nostre cose per la partenza. Jonouchi era un po' riluttante a lasciare sua sorella, ma alla fine venne convinto da Isis, con la promessa di chiamarlo subito in caso di suoi peggioramenti. Ringraziammo ancora tutta la famiglia Ishtar per la loro ospitalità ed il loro aiuto, per poi rimetterci in marcia. Prima ancora che Otogi potesse andare a mettere in moto il camper, Rebecca lo fermò perplessa.

-Un attimo. Va bene che andiamo, ma dove?-

-Ah, già. Dobbiamo controllare sulla mappa.- ricordai, andandola a prendere.

A questo punto doveva toccare o a me o a Mira, per cui estraemmo entrambi le nostre carte per far comparire la nostra prossima destinazione. Con sollievo, fu alla sua che apparì un puntino luminoso. D'altronde, dopo la prova che era toccata a Seto non ero più tanto desideroso di sottopormi alla prossima.

-Tanto prima o poi ci tocca comunque.- mi ricordò con cinismo il Faraone.

 

REBECCA

Fu così che ci rimettemmo in marcia. La nostra prossima meta era vicino a Quseir, una località che si affaccia sul Mar Rosso. Dopo una scelta ponderata, decisi che era meglio abbandonare l'idea di cercare di arrivarci per la via più breve tagliando per il deserto, in quanto era indubbiamente più sicuro per noi fare il tratto più lungo possibile fiancheggiando il Nilo, dove si concentravano in successione le varie città egiziane. Approssimativamente, questo avrebbe richiesto circa sei ore di viaggio...

-Pensi di farcela a portarci fino ad Al Masid entro sera Otogi? Da qui sono non più di tre ore... Così possiamo fare lì rifornimenti e dirigerci verso Quseir domattina con tutta calma.-

-Certamente, non c'è problema. Tre ore le reggo benissimo... Basta che ci ricordiamo di fare scorta anche di benzina!!!- scherzò lui.

 

MAI

Il viaggio fu particolarmente tranquillo, il che dati i nostri trascorsi direi che fu alquanto sorprendente. Verso le sei arrivammo ad Al Masid con tutta calma, così io e Jonouchi abbiamo avuto il tempo di fare spesa per la cena e provviste per i giorni a venire. In realtà anche Anzu, Rebecca e Mira ci seguirono fino al villaggio, con la scusa di fare shopping ma molto più probabilmente per controllare che anche stavolta non ci perdessimo in un bicchier d'acqua. Ma come ho detto andò tutto il meglio. Cenammo di buon'umore, anche se Jonouchi ogni tanto lo vedevo guardare vacuo nel piatto, sicuramente pensando a sua sorella. Una volta finito di mangiare, mi avvicinai a lui e con gentilezza gli porsi il mio cellulare.

-Ecco, tieni. Io ho ancora credito a sufficienza... Chiama pure gli Ishtar.- gli dissi.

Lui mi guardò imbarazzato.

-N... no, non posso. Non voglio disturbarli troppo. Hanno detto che avrebbero chiamato loro, nel caso fosse successo qualcosa.-

-Se non li chiami tu, allora li chiamo io.- lo minacciai, alzando un sopracciglio.

Jonouchi sospirò.

-Va bene, hai vinto tu...-

Compose il numero, e rimase un po' a parlare con Rishid al telefono. Io me ne stetti in disparte, facendo finta di non ascoltare quando in realtà sentivo benissimo. D'altronde, anch'io ero preoccupata per Shizuka. Alla fine Jonouchi riattaccò, e mi allungò il cellulare. Io lo ripresi, ma lui trattenne la mia mano nelle sue, e mi guardò con tanta intensità da farmi arrossire.

-Mai, ti ringrazio del pensiero. Ora che so che Shizuka sta meglio, sto molto meglio anch'io.- mi disse con un sorriso.

-N... Non c'è di che, figurati...- risposi imbarazzata.

Però non lasciai la sua mano. La sensazione era così piacevole, mi trasmetteva un calore che mi faceva tremare e scaldare il cuore tutto insieme.

-No, sul serio. Sei stata molto dolce a preoccuparti. Proprio non so come farei senza di te...- insistette Jonouchi.

Per un attimo mi si fermò il respiro. Respira Mai, RESPIRA! Ma mi prese il panico. Jonouchi si stava comportando con me nel modo che avevo sempre sperato, ma che un po' per negazione ed un po' per mancanza di fiducia non avevo mai considerato seriamente come una possibilità. Ed ora non sapevo cosa rispondere. Sentii l'improvviso bisogno di dirgli mille e più parole, ma nessuna che avessi il coraggio di pronunciare. Su quanto mi preoccupassi di lui più che di me stessa. Su quanto fosse cambiata la mia vita da quando lo conoscevo. Su quanto pensassi a lui, continuamente. Su quanto lo amassi.

-Jonouchi...- riuscii finalmente a dire.

Ma per fortuna in quel momento fummo interrotti, prima che potessi dire qualcosa di troppo compromettente.

-Era Shizuka, vero?!?- disse Honda, avvicinandosi a noi agitato.

Ovviamente anche Otogi appena sentì il nome della sorella di Jonouchi fu su di noi come le api sul miele. Io e Jono ci lasciammo di scatto le mani, come se ci fossimo appena scottati. Chinai il viso, cercando di non mostrare quanto ero diventata rossa.

-S... Sì.- balbettò Jonouchi.

-Come sta? E' successo qualcosa?!?- domandò Otogi con ansia.

-No, no. Sta bene. Rishid mi ha detto che la febbre le è finalmente scesa sotto i 40 gradi, per cui il peggio è passato.-

Loro esultarono. Anch'io non riuscii a trattenere un sorriso, anche se non per la buona notizia. Non ero riuscita a dire nulla di quello che provavo per lui, ma da come Jonouchi mi aveva guardato non potevo che nutrire la speranza, per non dire quasi la certezza, che avrei avuto altre occasioni migliori per farlo.

 

YUGI

La mattina dopo, con mio enorme disappunto, ci svegliammo prestissimo per arrivare il prima possibile al santuario. Io cercai di ignorare il trambusto provocato dalle varie persone che intorno a me si alzavano, vestivano, andavano in bagno, facevano colazione, chiacchieravano eccetera eccetera e ficcai la testa sotto il cuscino, nel tentativo di prendere nuovamente sonno. Alla fine, punzecchiato anche dal mio alter-ego, mi trascinai al piano di sotto e chiesi un caffè nella speranza di svegliarmi e di farmi passare il mal di testa che mi era appena salito. Fortunatamente Anzu era appena uscita dalla cucina con una tazza fumante e, dopo avermi guardato con un sorriso, me la appoggiò davanti.

-Tieni, prendi pure.-

Io sussultai, improvvisamente più sveglio.

-No, no! E' il tuo!- protestai, arrossendo leggermente.

-Sì, ma tu ne hai più bisogno di me.- disse, facendomi l'occhiolino.

La ringraziai per la sua gentilezza, quindi lei tornò in cucina per preparare dell'altro caffè per sé. Bevvi il mio particolarmente di buon'umore per essermi appena alzato, quindi salii per lavarmi i denti. Tuttavia trovai la porta del bagno chiusa.

-Un... un attimo!- udii.

Mi avvicinai, preoccupato dal tono incrinato di mia cugina.

-Mira? Va tutto bene?-

Seguì un lungo silenzio, interrotto solo dal rumore dell'acqua che scorreva nel lavandino. Quindi finalmente Mira aprì la porta, pallida come un cencio.

-Ecco, scusa se ti ho fatto aspettare.-

La presi per il braccio risoluto, prima che scappasse via.

-Va tutto bene?- le chiesi nuovamente, con una domanda che suonava più come un ordine.

Lei mi guardò prima con ostinazione, poi cedette.

-Scusami, ho avuto un po' di nausea, ma ora mi sento meglio. Sono solo un po' agitata, tutto qui.-

Le sorrisi con gentilezza.

-Stai tranquilla, Mira. Vedrai che andrà tutto bene.-

-Ma... Se invece... Ho paura di deludervi di nuovo.- ammise lei.

-Ho fiducia in te. Devi solo averla in te stessa.-

Mira mi sorrise un po' rincuorata, o almeno lo speravo. Anche perché in quel momento esatto il camper si fermò, sintomo che dovevamo essere arrivati. Mia cugina mi lanciò un'ultima occhiata disperata, ma poi si fece coraggio ed insieme scendemmo al piano di sotto, dove gli altri la stavano aspettando per avere sue indicazioni. Tuttavia non si vedeva ancora nulla all'orizzonte, così Otogi rimise in moto il camper mentre Mira scrutava fuori dal finestrino nel caso vedesse il santuario. Non mancai di notare che questa attesa sembrava farla agitare ancora di più: continuava a tormentarsi un ciuffo di capelli con tale nervosismo che temetti quasi che se la sarebbe strappata.

-Non so cosa farei per poterle evitare quest'ansia...- fece il Faraone -Ma purtroppo deve farcela da sola.-

Io annuii. Noi potevamo contare l'uno sull'altro, Seto sulla sua determinazione, ma Mira... Lei era così fragile ed insicura.

-Già... Può farcela benissimo anche da sola, ma deve volerlo.- commentai.

Dopo un altro paio di tentativi a vuoto, finalmente sembrò la volta buona. Scendemmo tutti dal camper, e Mira ci indicò un luogo per noi ancora invisibile. La seguimmo per una decina di minuti, quindi finalmente giocò la Carta di Iside. Dopo il solito attimo di incoscienza, ci risvegliammo in quella che sembrava un'enorme foresta, ombreggiata da fitti alberi. Il che era piuttosto strano, considerando che il massimo di verde che avevamo incontrato finora nel deserto erano piccole oasi con quattro palme in croce. Qualcosa mi toccò la gamba facendomi sfuggire un'esclamazione di spavento.

-Calmo Yugi, è solo un gatto!- mi tranquillizzò Mokuba.

In effetti, era solo un piccolo micino grigio che mi si strusciava contro, facendo le fusa in cerca di coccole. Tranquillizzato, mi chinai per accontentarlo. In realtà non era l'unico: dai cespugli iniziarono a spuntare, timorosi ma incuriositi, altri gatti.

-Ma quanti sono?!?- fece Mai, stupita.

-Che carini!- esclamò Anzu.

-Carini per te forse, ma io sono allergico ai gatti...- disse Honda con un'espressione di disgusto, indietreggiando il più possibile.

Ci lasciammo andare ad una risata divertita.

-Beh, sembra proprio che siamo arrivati nel santuario di Bastet.- concluse Rebecca con aria saccente.

Jono si grattò la testa perplesso.

-Ah sì?-

-Bastet. La dea-gatto.- continuò lei, incredula per la sua ignoranza.

-Oh. Certo certo.-

Ridemmo di nuovo.

-Ok, poche ciance.- fece Seto, come sempre imperturbabile -Continuo a vedere troppi esseri pulciosi ma nessun ingresso.-

Già. C'era solo quella foresta, e stop. Proposi di sparpagliarci alla sua ricerca. Una ricerca che, date le dimensioni che sembrava avere quel posto, temevo sarebbe stata mooolto lunga.

 

MIRA

Ok. Bastet, se ci sei, batti un colpo... Mi piacevano i gatti, ma non eravamo venuti certo per loro.

Gironzolai un po' a vuoto tra le piante ed i cespugli, quando udii un miagolio sopra la mia testa. Alzai lo sguardo, e due occhi azzurri mi fissarono tra le fronde per un secondo interminabile. Quindi un gatto nero saltò con agilità a terra, e dopo essersi avvicinato per annusarmi si allontanò verso destra. Io lo ignorai, ma non avevo fatto neanche tre passi che quello tornò subito indietro, mordendomi alla caviglia.

-AHIA!- esclamai -Ma che diavolo ti prende?-

Lui agitò la coda nervoso, quindi miagolò forte ed andò nuovamente a destra. E va bene, seguiamo questo gatto. Almeno mi sarei evitata altri morsi...

Mi incamminai dietro di lui, anche se un po' a fatica a causa degli arbusti che ogni tanto mi graffiavano le braccia mentre cercavo di aprirmi un passaggio dove quel maledetto gatto andava ad infilarsi. Lui miagolò, impaziente.

-Arrivo, gatto, arrivo!- risposi, con la voce affannata -Aspettami però!-

Va bene, ora parlavo pure con i gatti. Stavo decisamente perdendo il senno...

Infine sbucammo in uno spiazzo erboso, con al centro un albero enorme. Il gatto si era fermato alla sua ombra, e quando finalmente lo raggiunsi mi accorsi con stupore che tra i rami c'era una costruzione in legno.

-Bravo gatto!- esclamai, soddisfatta.

Lui miagolò compiaciuto, quindi, dopo avermi mordicchiato, questa volta però in modo ben più amichevole, si arrampicò con agilità. Beh, a quanto pare ero arrivata.

-RAGAZZI, L'HO TROVATO!- chiamai.

Rimasi in attesa, ma dalla boscaglia proveniva solo il cinguettio degli uccellini. Ma quanto diavolo mi ero allontanata...? Beh, poco importa. Tanto dovevo cavarmela da sola... Albero, a noi due!

Mi ci vollero un paio di tentativi, ma alla fine grazie ai rami bassi ed alle scanalature sulla corteccia riuscii ad arrampicarmi fino all'apertura metallica della casetta. Dopo averla spinta mi issai a fatica, e quando alzai lo sguardo mi ritrovai di nuovo assieme al mio amico gatto.

-Ti ci è voluto un po', ma finalmente ce l'hai fatta.- disse.

Rimasi sgomenta. Il gatto aveva parlato?!?

-Oh, scusa. In effetti per te dev'essere un po' strano...- continuò lui.

Agitò la coda, e come per magia si trasformò davanti ai miei occhi in una donna dalla pelle nerissima. E con coda ed orecchie da gatto.

-Bastet?!?- dissi stupefatta.

Improvvisamente mi pentii di averle dato del maledetto gatto.

Lei scoppiò a ridere, divertita.

-Adoro l'espressione di voi umani quando mi trasformo!- fece -Anche perché di solito per loro è l'ultima.- aggiunse, con tono pericoloso.

Improvvisamente mi si fermò la salivazione. Aiuto.

-Tranquilla, non voglio certo ucciderti. In fondo, sei una dei nostri preziosi prescelti...- disse, anche se con tono decisamente troppo rammaricato -Immagino che tu sia venuta per questa, giusto?-

Così dicendo, mi porse una sfera azzurra. Io però la guardai con sospetto.

-Tutto qui?-

Lei sorrise maliziosa.

-Tutto qui.-

Presi la sfera, ma non ero affatto rincuorata.

-Dunque... Posso andare?- chiesi timorosa.

-Certamente. Se pensi di riuscirci.- rispose Bastet.

E, prima che potessi fermarla, si trasformò nuovamente in gatto e scomparve dalla mia vista in un batter d'occhi. Scesi il più rapidamente possibile dall'albero, ma lo spiazzo intorno era completamente deserto.

-BASTET!- la chiamai.

Niente da fare. Doveva essere ormai lontana, e comunque anche se fosse ancora stata nei paraggi avevo il forte sospetto che non mi avrebbe aiutato a tornare indietro.

-Beh, tutto qui col cavolo!- sbottai.

Come facevo a tornare? Ricordavo appena la strada che avevo fatto... Provai ad imboccare un sentiero, ma non riconobbi nessuna delle piante a cui passavo vicino. Feci per ritornare indietro verso lo spiazzo erboso, quando le siepi all'improvviso mi si chiusero alle spalle. Urlai terrorizzata.

-RAGAZZI!- chiamai -DOVE SIETE? AIUTO!-

 

ANZU

Guardai l'orologio. Erano più di due ore che stavamo cercando l'ingresso del santuario, senza esito. Iniziavo a perdere le speranze... Improvvisamente da un sentiero laterale sbucò Yugi, anche lui con un'espressione altrettanto scoraggiata. Finalmente un volto amico.

-Oh, sei tu Anzu. Trovato niente?- mi domandò.

-Niente...- feci sconsolata -Propongo di tornare indietro.-

Lui annuì.

-Sono d'accordo, meglio se richiamiamo gli altri ed organizziamo una ricerca un po' più metodica. Così rischiamo solo di girare alla cieca.-

Come al solito, Yugi aveva ragione. D'altronde era sempre stato un ragazzo sveglio, ancor prima di completare il Puzzle del Millennio... Ci reincamminammo sui nostri passi, chiamando a raccolta gli altri. Dopo una decina di minuti eravamo di nuovo quasi tutti al punto di partenza.

-Chi manca ancora?- chiesi, facendo la conta.

-Mira.- mi rispose Seto senza esitazione -Ed ovviamente quell'imbranato di Katsuya.-

-Guarda che sono qui!- esclamò Jono, sbucando in quell'esatto momento tra un cespuglio.

-Che diavolo ti è successo?!?- esclamò Mai, notando quanto erano sporchi i suoi vestiti, che, tra l'altro, mi sarebbe toccato lavare ben presto.

Lui incrociò le braccia, mettendo il broncio.

-Un gatto mi ha distratto e sono inciampato in una radice...- borbottò.

Lo prendemmo in giro senza pietà, fino a quando Yugi non ci ricordò che però Mira continuava a non farsi vedere. La chiamammo a gran voce, ma senza risposta.

-Forse ha trovato l'ingresso.- propose Honda.

Yugi scosse la testa.

-No, non credo. Se così fosse, ci avrebbe avvisato prima di entrare...-

-Pensi che le sia successo qualcosa?- gli chiesi, notando quanto era preoccupato.

-Spero vivamente di no.- disse.

-Non saltiamo a conclusioni affrettate.- disse Rebecca -Aspettiamo ancora un po', e poi se non torna la andremo a cercare. In fondo, non può essere andata molto lontana...-

 

MIRA

Caldo. Troppo caldo. Caldissimo.

Anche se stavo camminando sotto agli alberi, il sole del deserto non era meno implacabile. Ormai svettava in alto nel cielo terso, e dall'ombra ridotta delle piante intuii che ormai doveva essere mezzogiorno. Erano ore che stavo cercando gli altri, ma i miei sforzi finora erano stati vani. Ormai avevo smesso persino di chiamarli, anche perché la mia gola era completamente secca per la sete. Come se non bastasse, le gambe avevano iniziavano a dolermi per la fatica, e la testa mi girava leggermente. Mi pentii di non aver mangiato nulla a colazione, ma d'altronde avevo lo stomaco completamente chiuso... Mangerò quando tutto sarà finito, mi ero detta. Certo, se tutto questo avrà mai fine: l'impressione di essermi persa ormai andava trasformandosi in una certezza. Più volte mi ero trovata il cammino sbarrato da siepi improvvise, troppe volte ero passata ancora nello stesso punto. Sembrava che avessi l'innato dono di scegliere sempre la strada sbagliata. O, forse, la strada era anche quella giusta, ma poi la foresta mi costringeva a deviare nell'altra direzione. E se mi stesse proprio impedendo di uscire? Mi appoggiai ad un albero ansimante, portandomi una mano al cuore. Cercai di fare dei respiri profondi, assalita dal panico. Calma. Calmati Mira... Ma era troppo tardi: non riuscivo a non pensare che ormai mi ero persa, e non sarei mai stata capace di uscire da quel posto... Le lacrime iniziarono a sgorgarmi copiose dagli occhi, ma non feci nulla per impedirlo.

Piansi fino a singhiozzare per non so quanto tempo, poi lentamente mi calmai. Piangere non servirà a nulla, ma almeno mi ero sfogata. Ora era il momento di pensare a come uscire da quella situazione. Sicuramente gli altri mi stavano cercando, ma ormai avevo perso ogni speranza sulla possibilità che mi trovassero... La foresta glielo avrebbe impedito. Quella era la mia prova, e me la dovevo cavare da sola. Ma ci sarà pur un modo per uscirne... Dovevo solo trovarlo. Mi misi a riflettere. Una volta avevo letto un libro in cui il protagonista rimaneva imprigionato in un labirinto, e ne era uscito camminando tenendo sempre appoggiata una mano su un lato... Avrei potuto provarci anch'io, ad esempio voltando sempre nella stessa direzione quando incontravo un bivio. Non sapevo se fosse una buona idea, ma era anche l'unica che mi fosse venuta. Mi alzai un po' più risoluta. “Forza Mira, credi in te stessa una buona volta!” mi incoraggiai. Anche perché le ore stavano passando in fretta, e una volta che il sole fosse tramontato uscire di lì sarebbe stata una vera impresa.

 

SETO

Otogi era tornato a prendere il camper per portarlo sul posto, in modo da poter bere, mangiare e organizzarci meglio prima di iniziare le ricerche. Ci dividemmo in tutte le direzioni, segnando ad ogni bivio il nostro passaggio in modo da poterci allontanare senza il timore di perderci, ma tutto sembrava inutile. I soli rumori che si udivano in quella boscaglia erano quelli degli uccelli e delle nostre voci che chiamavano a vuoto Mira. Stupida ragazzina, dove diavolo si era cacciata? Non avevo mai camminato tanto in vita mia, senza considerare che ogni respiro era una vera agonia, con la ferita che mi doleva sempre di più. Erano passate troppe ore da quando avevo preso l'antidolorifico che mi aveva consigliato Isis, ed ora iniziavo a sentirne davvero la mancanza. Per fortuna il sole ormai stava tramontando, per cui iniziai a ritornare sui miei passi per tornare al nostro solito punto di ritrovo, come d'accordo.

Quando finalmente vi arrivai, gli altri erano già lì, sconsolati. Yugi si voltò appena mi sentì arrivare, ma poi vide che ero solo e tornò a rabbuiarsi. Non ricordavo di averlo mai visto tanto scoraggiato.

-Che cosa possiamo fare?- fece la Mazaki con le mani tra i capelli.

Nessuno rispose. Io ne approfittai per bere un sorso d'acqua e mandar giù una pastiglia di analgesico, per quel poco che serviva.

-Io propongo di mangiare qualcosa... Sto per svenire.- disse Katsuya.

In effetti, per quanto insensibile come proposta era anche la più sensata. Avevamo tutti un'aria distrutta. Nessuno si oppose, così Honda si alzò di malavoglia ed andò a preparare qualcosa con cui riempirci lo stomaco. Quando finimmo di mangiare, ormai era diventato buio, e le sole luci erano quelle del nostro camper e delle stelle.

-Cosa facciamo ora? Proviamo di nuovo a cercare Mira?- chiese Mai.

Per quanto mi sentissi stanco, non avevamo molte alternative. Dovevamo assolutamente trovarla. Era passato troppo tempo persino per me, il che non poteva significare nulla di buono. Ero seriamente preoccupato, anche se cercavo di non darlo a vedere. Ovviamente, continuavo a ripetermi che era solo perché quella nostra stramaledetta missione dipendeva anche da Mira... Anche se in realtà sapevo benissimo che mi importava ben più della seconda.

-Va bene, ma purtroppo abbiamo solo una torcia...- ci ricordò Rebecca.

-Vorrà dire che faremo a turno. Un'ora ciascuno, così avremo modo di riposarci nel frattempo.- disse Yugi, risoluto a non stare con le mani in mano.

Approvammo l'idea, ed organizzammo i turni. Le ragazze sarebbero andate per prime, poi Mokuba, Yugi, io ed infine gli altri. Questo voleva dire che avevo ben 5 ore di sonno, il che era meglio di niente. Salii assieme agli altri ragazzi in camera, ma mentre loro erano così esausti che si addormentarono subito, io ci misi parecchio prima di riuscire a prendere sonno. Quando mi svegliai non fu perché Yugi era venuto a chiamarmi, ma perché nel sonno mi ero girato sulla ferita, con conseguente fitta lancinante. Comunque, notata l'assenza di Yugi nella camera, decisi di alzarmi e scendere ad aspettarlo, visto che presto sarebbe toccato a me continuare le ricerche.

Uscii dal camper, guardandomi attorno. Ormai era mezzanotte, e si vedeva ben poco al di là di quei pochi metri illuminati dai fari che avevamo lasciato accesi come segnale, ma presto gli occhi iniziarono ad abituarsi all'oscurità. Mi sedetti contro ad un tronco, in attesa. D'altronde, non potevo fare molto altro... All'improvviso però udii un rumore di passi provenire alla mia sinistra. Mi voltai a guardare, sorpreso. Non poteva essere già Yugi, era troppo presto! Possibile che fosse proprio...

-Mira?- chiamai, dubbioso.

Seguì un attimo di silenzio, tanto che temetti di essermi sbagliato. Poi udii la sua voce.

-Seto? Sei tu?- rispose flebile la sua voce.

Mi alzai di scatto, correndo verso quella direzione. Non vedevo quasi nulla e rischiai di inciampare un paio di volte, ma non mi importava.

-Continua a parlare, sto arrivando!- le dissi.

Non mi arrivò nessuna risposta. Preoccupato, imboccai il sentiero fino a quando non scorsi la sua figura nella penombra che, quando le fui abbastanza vicino, si aggrappò a me, tremante.

-Mira!- esclamai sconvolto -Cosa diavolo ti è successo?-

Lei provò a dire qualcosa, ma dalla sua bocca uscì solo con sussurro. Era chiaramente disidratata... Non so davvero come facesse a reggersi ancora in piedi. Aveva bisogno di bere, e subito.

-Tranquilla, ci penso io a te ora.- le dissi risoluto.

Prima che potesse fare resistenza, sempre che ne fosse ancora in grado, la presi in braccio con delicatezza e mi incamminai il più rapidamente possibile al camper, cercando di ignorare il dolore alla ferita. Grazie al cielo non dovevo fare troppa strada.

 

FLASHBACK

Taita uscì furioso dalla Sala del Trono, dopo l'ennesimo diverbio che l'aveva contrapposto all'ex sovrano. Il vecchio scriba proprio non riusciva a riconoscere più l'uomo saggio e virtuoso che aveva servito fedelmente per così tanti anni... Era sempre stata una persona pacifica, ed ora voleva a tutti i costi armare un esercito, ed attaccare senza ulteriori indugi gli hittiti. Il che, senza un adeguato addestramento ed una strategia oculata, si sarebbe tradotto in un vero massacro. Aveva cercato di spiegargli che con un simile scontro frontale avrebbe solo mandato a morire la loro gente, ma lui sembrava sordo ad ogni sua parola. Né aveva ottenuto di più con Atem, ormai succube di ogni decisione del padre... La sua sola speranza era provare a parlarne con suo fratello Aknadin. In realtà il Gran Sacerdote di Osiride non era mai stato in buoni rapporti con il precedente Faraone, troppo invidioso della sua carica, ma da quando era ricomparso lui sembrava essere il solo ad avere un minimo di influenza su Aknamkanon. Il che non faceva che rendere Taita ancora più sospettoso sul suo conto, così come era sempre più sospettoso nei confronti dell'ex sovrano, e sul suo improvviso quanto miracoloso ritorno dall'Oltretomba.

Rimuginando con preoccupazione crescente su quei pensieri, arrivò infine al Tempio di Osiride, a poche miglia di distanza dal Palazzo Reale. Senza esitazione salì gli scalini dell'ingresso ed entrò nel tempio, dove numerosi sacerdoti erano intenti a pregare. Li superò rapido e si diresse in fondo alla sala, dietro l'altare, dove un lungo corridoio conduceva agli ambienti contigui, fino alle stanze private del Gran Sacerdote.

-Annunciatemi al nobile Aknadin.- ordinò alle guardie davanti al suo ingresso -Ditegli che il Gran Visir è qui per parlargli.-

Dopo un'attesa non troppo lunga, finalmente l'uomo che era andato ad avvisare Aknadin ritornò e gli permisero di entrare.

-Taita!- esclamò con finta cortesia il Gran Sacerdote, non appena lo vide -A cosa devo l'onore della tua visita?-

Il vecchio scriba non si fece ingannare da quei convenevoli ed andò subito al punto.

-Dobbiamo parlare del nobile Aknamkanon.- disse con decisione -Le sue pretese si stanno facendo sempre più insostenibili... Deve cercare di farlo ragionare, prima che convinca il Faraone a dichiarare guerra agli hittiti!-

Ma inaspettatamente Aknadin non si scompose, anzi, sorrise.

-E chi sei tu per criticare le decisioni di un figlio di Ra?- rispose con freddezza.

Taita strinse le mani, umiliato da quelle parole, ma anche risoluto ad andare in fondo alla questione una volta per tutte.

-Nessuno.- rispose -Ma non è questa la vera domanda, bensì se il nobile Aknamkanon sia veramente chi dice di essere.-

A quelle parole il volto del Gran Sacerdote si irrigidì, fissando con uno sguardo affilato il suo interlocutore.

-Certamente. Chi altri potrebbe essere, se non lui?- disse con voce calma.

-Non lo so. Quello che so è che il nostro Faraone è morto, come hanno appurato tutti i medici di corte. Quello che so è che nessuno è mai tornato indietro dall'Oltretomba, una volta varcati i suoi confini. Quello che so è che il sarcofago di Aknamkanon è rimasto sigillato, ma il suo corpo è comunque riuscito ad uscirvi, integro come se non fosse mai stato mummificato. Quello che so...- continuò Taita, facendo una pausa enfatica -...quello che so è che esistevano antichi papiri che illustravano come praticare la negromanzia, custoditi dai sacerdoti di Osiride, ma che sono stati banditi dai faraoni della prima dinastia.-

-E' questo il tuo subdolo modo di insinuare che dentro questo tempio, sotto la mia supervisione, c'è una persona che ha osato praticare la Magia Nera?- rispose attento Aknadin, dopo una pausa di riflessione.

-Non oserei mai, mio Signore.- disse Taita, piegando il capo -Mi sto solo attenendo ai fatti.-

Aknadin allora si alzò, incombendo in tutta la sua altezza sul vecchio scriba e guardandolo furente.

-Invece a me sembra che tu abbia osato fin troppo.- fece con tono minaccioso -Questa conversazione si è conclusa... Porgi i miei omaggi al Faraone.-

Taita strinse le labbra per trattenersi dal dire parole di cui si sarebbe pentito, e se ne andò ancor più furibondo di quanto non lo fosse stato quando era uscito dal Palazzo Reale. I suoi sospetti andavano sempre più a tramutarsi in una certezza, ma purtroppo continuava a non avere alcuna prova... E se avesse tentato di avvertire Atem del pericolo, non gli avrebbe mai creduto. Non gli restava che continuare a controllare Aknadin, nell'attesa di un suo passo falso... sempre se ne avesse mai fatto uno, prima che fosse troppo tardi.

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Conto alla rovescia ***


Episodio 13: “Conto alla rovescia”

 

YAMI

Era ormai passata mezz'ora da quando avevamo iniziato il nostro giro di ricerche, per cui era giunto il momento di tornare sui nostri passi, ancora una volta a mani vuote. Yugi però si ostinava ad andare avanti.

-Ancora un po'.- continuava a ripetermi, cocciuto.

Tuttavia sapevo benissimo che, pur con tutta la sua forza di volontà, non avrebbe potuto reggere ancora per molto, fisicamente provato dalla fatica e dal sonno. D'altronde anch'io non volevo rinunciare così a trovare Mira.

-Va bene, però almeno permettimi di prendere il tuo posto. Hai bisogno di riposare.- gli proposi.

Lui assunse un'espressione un po' offesa, ma alla fine la stanchezza prevalse sul suo orgoglio e acconsentì a lasciarmi il campo. Non appena però presi il possesso del suo corpo, mi sembrò di udire qualcosa alle nostre spalle.

-Cosa...?- esclamai sorpreso -Hai sentito anche tu?-

Yugi si guardò attorno anche lui, perplesso.

-Non saprei... Mi è sembrato di sì, ma non ne sono sicuro...-

Restammo in ascolto, in parte timorosi che le nostre speranze andassero deluse. Poi, invece, udimmo più chiaramente quella che sembrava una voce in lontananza.

-Allora non ci siamo sbagliati!- esclamò Yugi, incredulo.

-Forza, torniamo subito indietro...- feci io, senza perdere altro tempo.

Corsi al massimo delle mie possibilità e della ridotta visibilità offerta dalla torcia, ed in meno di dieci minuti avevo già ripercorso il sentiero fino al nostro camper. Quando sbucai fuori dagli alberi ci guardammo intorno, ansiosi di scoprire cosa fosse successo. Per un momento temetti quasi che ci fossimo sognati tutto, poi sentii una voce chiamarmi. Sussultai, volgendo la torcia in quella direzione ed illuminando non una, ma ben due persone.

-Dannazione, abbassa quell'affare! Mi stai accecando!- sbottò Seto, tanto contrariato quanto visibilmente provato dallo sforzo di sorreggere Mira.

-Seto! Mira!- esclamai, sconvolto -Ma come...? Cosa le è successo? Sta bene?-

-Ti sembra che stia bene? Dammi una mano, invece di farmi domande idiote!- mi rispose irritato.

Anche se in modo un po' brusco, fu sufficiente per scuotermi dallo shock e farmi prendere il controllo della situazione.

-Scusa, hai ragione. Lascia che la porti io, o rischi che ti si riapra la ferita per lo sforzo.- gli dissi risoluto.

Fu così che presi in braccio una Mira in stato di semincoscienza e la portai fino al camper, dove Seto mi aiutò a farla sdraiare; poi con prontezza ben maggiore della mia andò subito in cucina e tornò con dell'acqua zuccherata.

-Tieni, dalle subito da bere. E' completamente disidratata.- mi ordinò.

Lo ringraziai di cuore, e cercai di farla riprendere.

-Mira? Mira, rispondimi...- la chiamai con ansia.

Lei socchiuse leggermente gli occhi, guardandomi come se mi riconoscesse a malapena.

-Mira, cerca di sforzarti, forza... Bevi questo, poi ti sentirai meglio.- la incoraggiai, avvicinando il bicchiere alle sue labbra ormai secche.

A fatica iniziò a sorseggiare dal bicchiere. Nel frattempo con il nostro trambusto avevamo finito per svegliare anche gli altri, che accorsero subito a darci una mano agitati.

-MIRA!-

-Oddio, ma cosa le è successo?-

-Yugi, sta bene?-

-Cosa possiamo fare...?-

-Piano, fatela respirare!- li redarguì Seto, cercando di evitare che le si accalcassero tutti addosso.

Dopo un po', una volta reidratata e rinfrescata, finalmente Mira iniziò a riprendere colore. E sia io che Yugi iniziammo a sentire il nostro cuore meno pesante, sollevati. Le accarezzai il viso con premura.

-Mira, dimmi qualcosa, ti prego.-

Lei aprì gli occhi, con uno sguardo finalmente cosciente. Mi sorrise dolcemente ed aprì il palmo della mano destra, che solo allora mi accorsi che aveva tenuto stretto tutto quel tempo.

-Ce l'ho fatta...- riuscì a dire, mostrandomi la sua Sfera del Potere.

 

ANZU

Mira ci fece prendere un bello spavento, ma per fortuna dopo aver bevuto qualcosa come due litri d'acqua, aver dormito per una decina d'ore di fila e fatto la colazione più abbondante che abbia mai visto, fu quasi come se non le fosse successo nulla. Insistetti perché rimanesse a riposo, ma lei rifiutò con ritrosia.

-Sto molto meglio ora, tranquilli.- ci rassicurò imbarazzata.

-Non sai che spavento mi hai fatto prendere!- esclamò Yugi con un sorriso -Ti abbiamo cercata per un giorno intero!-

Lei si morse il labbro.

-Mi dispiace davvero di avervi fatto preoccupare. Ma non è stata colpa mia...- si scusò.

Quindi ci raccontò di quello che le era successo, con voce leggermente indebolita ma finalmente tranquilla.

-Beh, tutto è bene quel che finisce bene.- fece Mai.

-Se fosse capitato a me, penso che sarei morta per la paura...- commentai, rabbrividendo al pensiero di una simile situazione.

-In effetti ci è mancato poco, ma mi sono fatta coraggio.- disse Mira -Non volevo deludervi ancora.-

-Non dire stupidaggini! Avevamo tutti fiducia in te, lo sai...- la rimproverai.

Lei ci sorrise con gratitudine.

-Grazie ragazzi.- disse -E grazie Yugi. Grazie Seto. Non so come avrei fatto senza di voi.-

Yugi le sorrise a sua volta, mentre Seto alzò le spalle con noncuranza.

-Non potevo certo abbandonarti nello stato in cui ti ho trovato.-

Gli rivolsi un'occhiataccia di rimprovero. Anche se la notte prima era evidentemente così sconvolto da preoccuparsi di Mira senza badare alle apparenze, rimaneva pur sempre Seto Kaiba. La gentilezza proprio non sapeva cosa fosse... Se però Mira rimase delusa da quella risposta non lo diede a vedere, anzi con entusiasmo si rivolse a suo cugino, chiedendogli di aprire la mappa e di cercare la nostra prossima destinazione.

-Non perdiamo altro tempo, ci manca ancora un santuario!- gli ricordò.

Yugi annuì ed aprì sul tavolo la cartina. Appena estrasse la carta di Ammon-Ra, comparve un punto luminoso, vicino alla foce del Nilo. Rebecca lo scrutò critica.

-Strano, è la prima volta che la mappa indica un luogo completamente in mezzo al deserto. Non dista che a mezza giornata di viaggio, ma temo che faremo un po' di fatica a raggiungerlo, senza altri punti di riferimento.- spiegò.

-Non fasciamoci la testa prima di essercela rotta.- disse Otogi -Partiamo, forza.-

 

SHIZUKA

Udii un uccellino cinguettare fuori dalla finestra, e capii di essere sveglia. Mi alzai a fatica a sedere, stropicciandomi gli occhi. “Dove sono?” pensai, scrutando la stanza nella penombra, leggermente rischiarata dalla luce del sole che filtrava dalle persiane. Dopo un primo attimo di smarrimento, ricordai di essere a casa Ishtar e mi tranquillizzai. Avevo ancora un forte mal di testa, ma mi sentivo abbastanza bene per alzarmi. Sul comodino notai che c'era appoggiata una brocca d'acqua, ma il mio stomaco mi diceva che avevo più bisogno di qualcosa che lo riempisse. Uscii dalla stanza camminando scalza in punta di piedi, e scesi le scale di soppiatto.

-SHIZUKA!- sentii esclamare ad un tratto.

Mi voltai, lasciandomi sfuggire un'esclamazione di sorpresa.

-Malik, che spavento...!- dissi, una volta riconosciutolo.

Lui mi si avvicinò, scrutandomi con sguardo indagatore.

-Perché sei scesa? Non ti senti bene?-

-Sto meglio, tranquillo...- mi schermii.

Lui però non si fece ingannare e mi mise la mano sulla fronte calda.

-Non è vero, hai ancora la febbre. Dovresti tornare in camera a riposare...-

-Per favore, non ne posso più di rimanere a letto. Mi sento come in prigione.- lo implorai.

Lui però mi stupì, sorridendomi.

-Non posso darti torto. Va bene, rimani pure alzata, se te la senti. Ma solo per poco, se mia sorella scopre che te lo ho permesso mi uccide.- mi disse complice.

Io risi divertita.

-Ovviamente!-

Lui mi guardò un attimo pensieroso, poi mi parlò di nuovo.

-Stavo per fare colazione... Vuoi venire anche tu?- mi chiese, un po' imbarazzato.

-Sì, ti ringrazio. Sto morendo di fame!- gli risposi.

Lo seguii in cucina, e lo aiutai a mettere su il caffè mentre lui preparava dei toast per entrambi. Una volta che fu tutto pronto, ci sedemmo a tavola ed iniziammo a mangiare con gusto. Dopo le prime frasi di circostanza, pian piano iniziammo a prendere confidenza e fu così che ci ritrovammo a chiacchierare a lungo e con affiatamento. Malik era davvero simpatico e gentile, senza affettazione, il che mi aveva fatto sentire subito a mio agio con lui. Era la prima persona che mi trattava come una ragazza normale, e non come un vaso di vetro, a differenza di mio fratello. Ah, già. Jono.

-Dovrò telefonare a Jonouchi... Sarà sicuramente in ansia.- ricordai, sospirando.

-Temo proprio che ti tocchi.- assentì Malik -Non sai quanto ti capisco. Anche Isis è una gran rompiscatole, quando ci si mette...-

-Dobbiamo fondare un club di sostegno per fratelli e sorelle minori allora...!- scherzai.

Lui alzò lo sguardo, fingendo di riflettere.

-Ci sto. Ma ad una condizione.- disse.

-Cioè?- domandai, stando al suo gioco.

-Non accetto altri membri oltre a te e me.- disse, con un sorriso che mi fece arrossire fino alla punta dei capelli.

Santo cielo. Credo di essermi appena innamorata.

 

YUGI

A dispetto di quanto temuto da Rebecca, non faticammo affatto a trovare il santuario. Infatti, verso il tardo pomeriggio, il mio alter-ego mi annunciò di poterlo vedere dal finestrino già a miglia di distanza.

-Accidenti, dev'essere una struttura enorme!- esclamai al Faraone.

-Sì. Sembra persino più grande di una piramide...- notò lui.

Anzi, quando arrivammo finalmente ai suoi piedi precisò che sembrava grande quasi quanto due, di piramidi.

-Cavoli...- feci guardando istintivamente in alto, anche se non potevo vederne la cima.

-Uffa Yugi, mostralo anche a noi!- mi incitò Honda con impazienza.

-Ops. Scusate avete ragione!-

Posizionai la carta di Ammon-Ra sul Dueling Disk, e come da programma persi all'istante i sensi. Quando mi ripresi, fu per le esclamazioni di stupore degli altri.

-Accidenti!- sentii dire da Mira.

-Ma che roba è?!?- esclamò Jono.

-E' davvero l'edificio più grande che abbia mai visto...- commentò Rebecca, colpita.

Restammo qualche minuto ad ammirare il santuario, poi come al solito Seto ci riportò ai nostri doveri.

-Sì ok, tutto molto bello ma non siamo qui in visita turistica.- ci rimbeccò.

-Giusto...- risposi, anche se esattamente non smaniavo dalla voglia di sottopormi alla prova che ci attendeva.

-Beh, di positivo c'è che almeno stavolta non faticheremo a trovare l'ingresso!- scherzò Mai.

In effetti, tutto il lato meridionale del santuario era percorso da un'enorme scalinata, che portava fino in cima. Era una sfida solo riuscire a percorrerla tutta...

-Ehm... Yugi, ti offendi molto se noi ti aspettiamo qui da basso?- fece Otogi.

-No, figurati. Vi risparmio più che volentieri la fatica.- lo tranquillizzai.

Quindi ci salutammo, e dopo gli in bocca al lupo della situazione iniziai quella che sarebbe stata una lunga, lunghissima salita. Dopo una decina di gradini però avevo già il fiatone. No, mi spiace, ma non faceva proprio per me...

-Vabbeh, ho capito.- fece il Faraone sconsolato -Cambio?-

 

YAMI

Basta. Non ce la facevo più. Quegli scalini sembravano non finire mai... Ma quanti accidenti erano?!?

-Al momento ne ho contati 597...- disse Yugi.

Lo guardai storto, approfittandone per riprendere fiato.

-Comoda la vita quando tocca agli altri tutta la fatica, vero?- sbottai.

Lui mi rispose con una linguaccia.

-Molto maturo da parte tua. Davvero.- sospirai, alzando gli occhi al cielo.

Vabbeh, forza e coraggio. Ormai non mancava molto alla fine... Almeno adesso riuscivo a vedere l'ingresso! Ripresi quella salita infernale, sotto un sole cocente come non mai, cercando di ignorare il mio compagno che continuava imperterrito a contare i gradini.

-Eeee... 999!- esclamò soddisfatto quando appoggiai il piede finalmente sull'ultimo gradino.

-Non mi sembra vero...- feci ansimante, appoggiandomi alla parete per riprendere fiato.

Mentre agonizzavo, Yugi abbassò lo sguardo e si sbracciò a salutare gli altri.

-SIAMO ARRIVATI!- gridò loro.

Ma dal basso ci giunsero solo voci indistinte. Nel frattempo, osservavo guardingo l'ingresso e la sua familiare porta metallica.

-Dai, entriamo.- feci al mio alter-ego una volta riposato, richiamandolo all'ordine -Anche perché ho il forte timore che il peggio non sia ancora arrivato...-

-Già... Speriamo in bene...- disse lui in tono lugubre.

Spinsi la porta, ritrovandoci in un'ampia stanza con svariate porte per lato, illuminata da una grossa apertura verso l'alto. Nel momento in cui alzammo lo sguardo verso il cielo, un'ombra oscurò il sole e discese con un battito d'ali. Io e Yugi indietreggiammo, presi alla sprovvista. Un ragazzo era appena atterrato davanti a noi, ripiegando lunghe ali dorate che spuntavano dalla sua schiena.

-Ehilà!- salutò amichevole, dandomi una pacca sulla schiena -Che piacere conoscerti finalmente! Io sono Horus... Ma preferisco Horo, se non ti dispiace.-

-Ehm... Ok...- balbettai, leggermente a disagio per tutta quella confidenza

-Come stai? Temo che sia stata dura senza ali arrivare fino a qui...-

-Un po'...- ammisi -Spero che ne sia valsa la pena almeno.-

Lui ridacchiò.

-Beh, questo dipende da te. Anzi, dipende da voi.-

Detto questo, schioccò le dita. Lo guardai perplesso.

-Ehm... Non credo di capire...-

-Già, nemmeno io.- disse Yugi.

Mi voltai a guardarlo, stupefatto. Non perché avesse parlato, ma per il luogo da cui l'aveva fatto. La sua voce non mi era giunta come al solito dalla mia testa, ma come se fosse proprio al mio fianco, in carne ed ossa. “Possibile...?” Anche Yugi spalancò gli occhi, illuminato dallo stesso pensiero. Allungammo le mani l'uno verso l'altro con un po' di timore, fino a quando si incontrarono.

-Wow...- riuscii solo a dire

-Non ci posso credere! Come è possibile?- domandò Yugi, voltatosi verso Horus.

Horus, anzi pardon, Horo, alzò le spalle con noncuranza.

-Oh, è solo una magia che ho imparato da papà.-

-Tuo... Papà?- domandai, incuriosito.

-Ma sì, l'hai anche conosciuto! Ammon-Ra, ovviamente! In realtà non sono bravo come lui, riesco a scindere anima e corpo solo per un'ora, ma direi che è un tempo sufficiente per provare a superare la mia prova...-

Io e Yugi ci scambiammo uno sguardo entusiasta. Anche se non potevo più leggere nei suoi pensieri, intuii senza bisogno di parlare che anche lui era stato animato dalla stessa speranza.

-Quindi... Pensi che Ammon-Ra possa fare la stessa cosa in modo permanente?- domandò Yugi.

Horo si grattò il capo, indeciso.

-Non saprei. Come ormai hai ben capito, i poteri di noi divinità egizie sono ormai dei semplici ricordi di quelli che erano un tempo, dato che voi umani non avete più fede in noi come un tempo... Ma dopotutto papà è pur sempre il sovrano del nostro pantheon. Forse ne è ancora capace, ma dovreste chiedere a lui.- disse il dio -Vedete, ogni magia ha sempre un costo da pagare, e potrebbe essere molto alto in questo caso. Comunque tentar non nuove, provate a chiederglielo quando lo rivedrete.-

-Ti ringraziamo davvero per l'informazione!- esclamò Yugi.

Io però mi ero un attimo incupito.

-Aspetta, Horo... Hai detto che ogni magia ha un costo. Qual'è allora il prezzo per quella che hai fatto tu?-

Lui mi diede un'altra vigorosa pacca sulla spalla, ridacchiando.

-Ma come, non è ovvio vecchio mio?- disse -La mia Sfera del Potere, mi sembrava chiaro. E' nascosta nel mio santuario, e come scoprirete ben presto avrete bisogno l'uno dell'altro per riuscire a trovarla e portarla fuori da qui...- fece -Anzi, mi sa che è meglio se la smettiamo di chiacchierare e andate subito. Avete tempo un'ora, come vi ho spiegato, prima che ritorniate di nuovo in un solo corpo.-

-E NON POTEVI DIRCELO PRIMA?!?- esclamammo entrambi con agitazione.

 

YUGI

Ok, avevamo 55 minuti per trovare la Sfera del Potere e ritornare indietro in un edificio che probabilmente avrà avuto mille stanze. Non male.

-Non facciamoci prendere dal panico. Dividiamoci, avremo più possibilità di trovarla.- propose il Faraone.

Annuii. Purtroppo non avevamo altra scelta. Mi diressi verso la prima porta sulla destra, mentre il mio amico scelse l'ultima a sinistra. Prima di avventurarmi oltre di essa, però, non riuscii a non voltarmi indietro impaurito, guardandolo addentrarsi con decisione nel santuario. Avevamo sempre affrontato ogni sfida insieme, ed ora dovevo cavarmela da solo. Senza il suo aiuto, mi sentivo un po' perso, lo ammetto. Ma dato che Horus mi stava fissando con impazienza, mi feci coraggio ed entrai a mia volta. Mi ritrovai in uno stretto corridoio leggermente in discesa, illuminato da una serie di feritoie sul lato destro, che evidentemente davano sull'esterno. Iniziai a percorrerlo, e quando dopo una decina di metri arrivai alla prima curva, mi ritrovai sgomento in una stanza circondata da altrettante porte quante erano quelle che avevo appena lasciato alle mie spalle. Ok, avevo ufficialmente un problema.

 

JONOUCHI

Driiin.

Improvvisamente, la tasca dei miei jeans iniziò a suonare. O, meglio, il mio cellulare. Dopo un primo sussulto, mi ripresi dallo stupore all'istante e risposi con foga, non appena riconobbi il numero di casa Ishtar sul display.

-PRONTO!- gridai quasi, tanto ero agitato.

-Guarda che ti sento, non c'è bisogno di urlare...-

-Shizuka!- esclamai, quando riconobbi la voce dall'altro lato -Ma allora stai bene! Mi era preso uno spavento...-

Lei ridacchiò.

-Ho ancora qualche linea di febbre, ma sto molto meglio.- mi rispose allegramente.

Fui immensamente sollevato. Quella pazza di Isis mi aveva fatto anche troppo terrorismo psicologico... Se mi fossi dovuto basare sulla sua voce, avrei detto che mia sorella era in forma smagliante!

-Meno male...-

-Voi invece? Dove siete adesso?-

-Stiamo aspettando Yugi. E' appena entrato nell'ultimo santuario...- le spiegai.

Quindi, la aggiornai rapidamente sugli ultimi eventi. Lei mi ascoltò con partecipazione.

-Uffa, come avrei voluto essere lì con voi! Mi perdo sempre le cose migliori!- borbottò.

Io inclinai un sopracciglio. Shizuka aveva decisamente una strana concezione delle “cose migliori”... Però mi aveva appena suggerito un'idea.

-Ascolta, se davvero ti senti bene possiamo venire a prenderti subito, non appena Yugi sarà tornato.-

-N... NO!- esclamò lei.

Io mi ammutolii attonito.

-Come scusa?- feci, convinto di non aver capito bene.

-Intendevo che non ce n'è il bisogno... Aspetterò fino a quando non avrete concluso tutto, non dovete allungare la strada per causa mia.- aggiunse frettolosa.

-Guarda che si tratterebbe di neanche mezza giornata di viaggio in più, non è affatto un problema!- protestai.

-No, sul serio! Non è il caso... E poi ho ancora la febbre, ed il mal di testa... E' molto meglio per me e per voi che rimanga ancora un po' qui, non me la sento proprio.-

Questa volta rimasi davvero interdetto. Io ero solo contento se potevo tenere mia sorella il più possibile fuori dai guai in cui ci stavamo cacciando... Ma non era davvero da Shizuka un simile vittimismo! Cocciuta com'era, sarebbe stata capace di iscriversi ad una maratona anche con una gamba rotta... Avevo davvero il forte sentore che mi stesse nascondendo qualcosa.

-Sicura?- domandai dubbioso.

-Al cento per cento.- rispose lei con fermezza.

-Come vuoi... Allora ci risentiamo, chiamami ogni tanto mi raccomando!-

-Vaaa bene...- fece Shizuka con un sospiro.

Quando riattaccai la telefonata, non potei fare a meno di notare la presenza pressante di Honda ed Otogi alle mie spalle, che ovviamente avevano origliato tutta la mia conversazione. Che razza di avvoltoi. Almeno mia sorella sarebbe stata al sicuro da simili grinfie, a casa di Malik...

 

YUGI

Guardai ansioso l'orologio. Era passata più di mezz'ora da quando io ed il Faraone ci eravamo separati, e della Sfera del Potere nemmeno l'ombra. Anzi, al momento sembrava che non avessi fatto alcun progresso. Continuavo a capitare in una stanza piena di porte... Purtroppo, uguale a quella che avevo appena lasciato in modo preoccupante. Ormai mi si era insinuato il dubbio nella testa che fosse proprio la stessa... Decisi di fare la prova del nove. Presi dal mio deck una carta a caso, e la lasciai sul pavimento. Quindi, entrai nella porta più vicina, e dopo aver percorso il lungo e familiare corridoio vidi nuovamente sia quell'ambiente che la mia carta. Ok Yugi, mantieni la calma. C'era sicuramente un modo per trovare la porta giusta, dovevo solo pensare a quale. Peccato che non ci fosse nulla che mi fosse di aiuto, nemmeno un indizio... Erano tutte uguali, nove per lato. Non c'era il tempo sufficiente per provarle tutte... Dovevo indovinarla, e presto. Mi arrovellai un po', ma senza concludere nulla. Alla fine, riprovai la prima porta a destra, quella che avevo imboccato per prima, ma si rivelò solo l'ennesima perdita di tempo. Sentivo l'agitazione iniziare a crescere sempre di più.

“Pensa Yugi, pensa... Che cosa farebbe il Faraone al tuo posto?”

Con la sua solita fortuna, avrebbe scelto una porta a caso e avrebbe indovinato subito quella giusta... Ripensai a quando ci eravamo divisi, e lo avevo visto entrare con sicurezza nell'ultima porta a sinistra. Beh, tanto valeva provarla.

 

YAMI

“Calma... Che cosa farebbe Yugi al tuo posto?”

Finora avevo solo scelto porte a caso in modo inconcludente, eccessivamente fiducioso. Ma ormai il tempo era agli sgoccioli, ed era il caso di mettersi a riflettere. Sentii la mancanza del mio compagno, insicuro ma indubbiamente più cauto e riflessivo di me. In fondo, i nostri caratteri si completavano a vicenda. Quanto avrei voluto che fosse lì in quel momento, avrebbe sicuramente saputo cosa fare... Ripensai a quello che aveva detto Horo riguardo alla prova, nel tentativo di ricordare qualche dettaglio importante. Ma l'unica cosa su cui si era sbilanciato, era sulla necessità che io e Yugi unissimo le nostre forze. All'improvviso, ebbi l'illuminazione. E' vero, le nostre anime ora erano separate, ma questo non voleva dire che dovessimo anche rimanere divisi...!

Con sicurezza, mi rivolsi verso la porta che il mio compagno aveva scelto per prima. Non appena la aprii, però, venni inondato da una fiammata di calore. Certo, non era più la stessa stanza di prima... Ma delle due preferivo indubbiamente quella. Ora mi ritrovavo sull'orlo di un precipizio infuocato, tra cenere e zampilli di lava. Ed al centro di quella voragine, la Sfera del Potere luccicava abbagliante, riflettendo le fiamme circostanti.

-FARAONE!- mi sentii chiamare.

Alzai lo sguardo sorpreso. Non me ne ero accorto subito a causa del fumo, ma ora notai che anche sul lato opposto c'era una porta uguale a quella che avevo appena superato, dalla quale era appena spuntato il mio amico.

-YUGI!- esclamai -Che bello rivederti!-

Lui di tutta risposta si mise a tossire.

-Già... Ma avrei preferito un'altra location, se devo essere onesto...- riuscì poi a dire.

Come dargli torto. Avevamo trovato finalmente la Sfera... Ma ora avevamo il problema di come riuscire a prenderla. Mi avvicinai al precipizio, forse un po' troppo.

-EHI, NON FARE PAZZIE!- gridò Yugi spaventato, scattando verso di me.

In quel momento, magicamente comparve davanti a me e a Yugi un piccolo punto di appoggio roccioso.

-Ma... Cosa...?!?- chiesi stupito.

-Non guardare me, non ho fatto nulla!- disse Yugi, indietreggiando per la sorpresa.

Non appena fece un passo indietro, però, i massi scomparvero.

-SI' INVECE!- esclamai vittorioso -Quei cosi sono spuntati proprio quando ci siamo mossi... Se ci spostiamo insieme, dovremmo riuscire a raggiungere la sfera!-

Yugi guardò in quel mare di lava, deglutendo.

-Spero che tu abbia ragione, non voglio proprio finire arrosto...-

-Su, non fare il coniglio! Facciamo con calma, ed andrà tutto bene!- dissi, avanzando per far comparire nuovamente il masso.

In realtà, non mi sentivo nemmeno io troppo sicuro... Quel punto di appoggio aveva un'aria decisamente instabile. Allungai la gamba e ci salii cercando di mantenere l'equilibrio, mentre Yugi faceva altrettanto anche se con un po' più di difficoltà. Come previsto, davanti a noi comparve subito un'altra roccia.

-Aiuto...!- fece, spaventato da uno zampillo poco lontano da lui.

-Non abbassare lo sguardo!- lo rimproverai -Guarda dove cammini, piuttosto!-

-La fai facile, tu!!!-

No, affatto, ma se avessi dato a vedere quanto anch'io ero agitato l'avrei sicuramente mandato nel panico. Salii sull'altra roccia, questa volta con più fatica. La Sfera del Potere era lì davanti a noi, ma sembrava distante mille miglia.

 

YUGI

“Ti prego Dio, sono troppo giovane per morire...” supplicai mentalmente, prima di saltare sull'ennesima roccia.

-Dai, Yugi! Ancora una!- mi incoraggiò il Faraone, ormai vicino.

Lo guardai disperato, ma poi mi feci coraggio. La prospettiva di arrivare alla Sfera del Potere e, soprattutto, di poter finalmente camminare su qualcosa di solido era l'unica cosa che ormai mi faceva andare avanti. Respirai profondamente, mi tolsi il sudore dalla fronte e poi saltai di nuovo. Il mio piede scivolò leggermente, e dovetti roteare le braccia per non perdere l'equilibrio.

-YUGI! STAI ATTENTO!- fece il mio alter-ego, spaventato.

-Grazie del suggerimento...- ironizzai.

Per fortuna, quell'incubo era ormai finito. Mi bastò allungare la gamba per posare finalmente i piedi sullo spiazzo dove si trovava la sfera di Horus.

-Ce l'abbiamo fatta! Sì!- esultai, mentre il Faraone raccoglieva con soddisfazione la sfera gialla dall'altare su cui era posata.

Nell'istante in cui la sollevò, però, udimmo un rumore sordo alle nostre spalle.

-Ma cosa...- fece il mio alter-ego, voltandosi.

Guardai anch'io alle mie spalle. E vidi con orrore che il masso che avevo appena lasciato era scomparso, distrutto da un getto infuocato di lava.

-FARAONE!- lo chiamai disperato.

-Dobbiamo sbrigarci!- rispose lui con agitazione -Prendi la rincorsa, dobbiamo riuscire a saltare sull'altro prima che...-

Troppo tardi. Un rumore analogo ci annunciò che anche quello era appena andato in frantumi. E quello più vicino era troppo distante per riuscire a raggiungerlo.

-Oh santo cielo... Siamo fritti.- dissi, paralizzato dalla paura.

Il Faraone però non si lasciò abbattere.

-Non può finire così! Ci deve essere un modo per tornare... Cosa possiamo aver fatto per farli scomparire?- domandò, cercando di mantenere la calma.

Nulla. Eccetto...

-...la Sfera del Potere!- esclamai -Rimettila dov'era!-

Lui spalancò gli occhi colpito, e fece subito come gli avevo detto. Nel momento in cui la rimise al suo posto, le rocce che erano appena andate distrutte ricomparvero magicamente.

-Bravo, Yugi!- fece lui -Come ti è venuto in mente?-

Sorrisi compiaciuto. Avevo visto troppe volte Indiana Jones e i Predatori dell'Arca Perduta per non riconoscere un simile meccanismo a peso.

-Oh, una semplice supposizione...- dissi con modestia - Ora dobbiamo solo trovare un'altra cosa che possa sostituire la Sfera. Dovremo andare a tentativi temo...-

-Già, temo anch'io...- fece il mio amico.

La presi per soppesarla, quando mi resi conto di qualcosa. O, meglio, che qualcosa non era successo.

-Ehi... Perché i massi sono ancora al loro posto?- domandai perplesso.

Non capivo... Eppure avevo appena tolto la Sfera! Che accidenti...

-YUGI!- esclamò il Faraone con sgomento -La tua mano!-

Abbassai lo sguardo ed impallidii. Senza neanche accorgermene, avevo lasciato appoggiata sull'altare la mia mano sinistra.

 

YAMI

Non ci potevo credere. Non poteva essere.

Provammo a sostituire la sfera con tutto quello che ci era a portata di mano, vestiti compresi. Ma nulla che funzionasse.

-Faraone, è tutto inutile. Sono io...- fece Yugi, rassegnato -Prendi tu la sfera.-

No, non potevo accettarlo. Eppure, le parole di Horus continuavano a risuonare nella mia mente, suggerendomi la verità... “Avrete bisogno l'uno dell'altro per riuscire a trovarla e portarla fuori da qui” aveva detto. A quanto pare, intendeva proprio in senso letterale.

-Yugi, non dire sciocchezze. Non posso abbandonarti!- protestai.

Lui mi guardò con gli occhi umidi, cercando di ricacciare indietro le lacrime.

-E' l'unico modo. O così, o siamo comunque spacciati... Almeno tu riuscirai a salvarti. Devi salvarti, Faraone. O sarà la fine per tutti, se non sconfiggi Set...- disse, con la voce incredibilmente risoluta.

-No, non baratto il mio migliore amico con una stupida sfera!- esclamai.

-Faraone... Accettalo.- insistette lui.

Scossi la testa. Non potevo accettarlo.

-HORUS! FATTI VEDERE! NON PUOI DAVVERO CHIEDERMI QUESTO!- gridai al vento.

Aspettai con il cuore in gola, ma non ci fu nessuna risposta.

-Ti prego vai. Ci restano solo cinque minuti, prima di essere di nuovo nello stesso corpo. E allora non potrà tornare nessuno dei due.- mi ricordò Yugi.

Mi morsi le labbra. Aveva ragione. Sapevo che aveva ragione... Non mi restava davvero scelta.

-Yugi... Non voglio dirti addio.- gli dissi, senza riuscire a frenare le lacrime.

Lui mi sorrise, commosso.

-Neanch'io. Ma non sempre la vita va come si vorrebbe... Ma per quel poco che conta, da quando ti conosco hai reso la mia migliore. Grazie...-

Lo abbracciai fino a sentir male alle braccia.

-Per me è lo stesso, lo sai...- riuscii solo a dire.

Yugi annuì, asciugandosi le lacrime.

-Lo so. Ora vai, però.-

Col cuore lacerato, presi la sfera e tornai sui miei passi, cercando di non guardarmi indietro. Non appena misi il piede sul primo masso, però, capii che non potevo farlo.

-NO!- mi rifiutai.

Mi voltai, tornai indietro e appoggiai la mia mano su quella di Yugi.

-Faraone!- fece lui sgomento.

-No, non ti lascerò. E' inutile che tu insista.-

E poi, in un batter d'occhi, la mano di Yugi scomparve sotto la mia. Il nostro tempo era scaduto.

 

FLASHBACK

Nonostante sia Atem che Raissa avessero cercato di prorogare l'evento il più possibile, alla fine Aknamkanon aveva fissato di sua iniziativa la data della loro unione, annunciandola a tutta Tebe dal balcone del Palazzo Reale durante un discorso pubblico appositamente organizzato. Il matrimonio reale si sarebbe celebrato il primo giorno senza luna, perché secondo le sacerdotesse di Hathor era il momento più adatto per inaugurare la vita di una nuova famiglia, e propiziare la fertilità dell'unione tra i due sposi durante la loro prima notte di nozze. Che fosse vero o meno il padre dei futuri coniugi accolse senza rimostranze quel suggerimento, più che soddisfatto di poterlo utilizzare come pretesto per celebrare il rito così presto, dopo soli tre giorni. Un periodo di tempo talmente breve che fu a malapena sufficiente per far arrivare l'invito a tutti i nomarchi, organizzare la cerimonia, preparare il banchetto ed ordinare ai sarti di corte di confezionare gli abiti per gli sposi.

Quando finalmente sorse l'alba di quel fatidico giorno, il nobile Aknadin si svegliò con un sorriso compiaciuto, sentendo che la sua meta era ormai così vicina da poterla quasi sfiorare con una mano. Si vestì con calma con la sua tunica cerimoniale e con gli usuali ornamenti, fiducioso che sarebbe stata l'ultima volta che avrebbe indossato vestiti talmente umili, e poi uscì nel cortile interno del tempio, dove i suoi schiavi personali lo stavano già attendendo accanto ad un'elegante portantina.

-Dov'è mio figlio?- chiese il Gran Sacerdote, irritato al pensiero di dover tardare per colpa sua.

-Il nobile Sethi è già andato al Palazzo Reale da solo, mio Signore.- rispose uno di loro, di cui non sapeva né gli interessava sapere il nome.

Soddisfatto da quella risposta e dalla possibilità di poter partire subito senza dover attendere oltre, Aknadin salì sulla portantina e diede ordine che partisse. Il tragitto gli sembrò più lungo che mai, e quando finalmente arrivò nel cortile del Palazzo Reale scese con impazienza per incamminarsi da sé fino alla Sala del Trono, dove entrò con arroganza senza neanche farsi annunciare.

-La luce di Ra risplenda su questo giorno, mio Faraone.- disse, prostrandosi in un inchino.

Il giovane sovrano, riccamente abbigliato, si limitò a chinare il capo in un segno di saluto. Ad Aknadin non sfuggì come il suo volto tradisse fin troppo il suo nervosismo, e non poté dargli torto. Anzi, se avesse saputo quello che lo aspettava, la sua agitazione sarebbe stata anche maggiore.

-A quanto vedo manca solo la nostra futura regina.- aggiunse poi, guardandosi intorno.

-L'ho già mandata a prendere.- rispose Aknamkanon -Sarebbe davvero sconveniente se tardasse oltre.-

“Sarebbe davvero sconveniente se non si presentasse affatto.” pensò Aknadin, irritato dalla testardaggine di quella ragazzina. Poteva imbizzarrirsi e scalciare quanto voleva, ma alla fine anche quel cavallo sarebbe stato domato...

Ma in quel mentre le porte del salone si aprirono nuovamente, ed entrò un gruppetto di ancelle in evidente stato di agitazione.

-MIO SIGNORE!- esclamò una di loro, facendosi avanti fino al trono -LA PRINCIPESSA RAISSA... E' SCOMPARSA!-

A quelle parole sia l'attuale che il precedente sovrano balzarono in piedi, esterrefatti.

-Come, scomparsa?- balbettò Atem.

-TROVATELA SUBITO!- gridò invece Aknamkanon, furioso -E' UN ORDINE!-

Aknadin venne però colto subito da un brutto presentimento, che, più tempo passava senza che le ricerche della principessa avessero esito, più lo opprimeva. Alla fine trovò il coraggio di prendere in disparte Aknamkanon, per rivelargli i suoi sospetti.

-Mio Signore, io...- incominciò, deglutendo a forza -Io ho il serio motivo di credere che la principessa Raissa sia fuggita assieme a mio figlio.-

A quelle parole l'altro uomo l'afferrò al collo, gli occhi iniettati di sangue.

-CHE COSA?!?- esclamò furioso -Tuo figlio?!?-

-S... Sì.- riuscì a dire il Gran Sacerdote, senza il coraggio di opporre resistenza -Tempo fa mi aveva confidato la sua volontà di chiederla in sposa...-

-E tu, dall'alto della tua intelligenza, hai pensato bene che non fosse opportuno mettermene al corrente?- rispose nel pieno della collera Aknamkanon.

Aknadin non riuscì e né voleva replicare, così il precedente sovrano lasciò la presa, scaraventandolo a terra.

-Tua è la colpa, tuo il compito di ritrovarli.- sibilò -E sarà meglio per te che ciò avvenga in fretta!-

Il Gran Sacerdote, tossendo ma ancora con il pieno controllo di sé, si rialzò e non se lo fece ripetere due volte.

-Non la deluderò.- disse soltanto, per poi congedarsi il più rapidamente possibile.

Una volta uscito dalla Sala del Trono, cercò di ignorare il tumulto di gente all'esterno, messa in subbuglio alla notizia, riservata quanto dilagante, della scomparsa della loro futura regina, e si diresse con passo sicuro nei sotterranei del palazzo. Seguì rapidamente il percorso che tante volte aveva fatto sin da piccolo, diretto verso il luogo ove erano custoditi i tesori reali. Ma, soprattutto, il luogo dove erano nascosti gli Oggetti del Millennio. Aknadin li aveva potuti vedere solo una volta di sfuggita in presenza del padre, ma sapeva bene che si trattava di ben più di semplici manufatti d'oro. No, quegli oggetti erano stati tramandati di generazione in generazione dai sovrani d'Egitto, e si diceva che fossero state proprio le divinità a fargliene dono, quale simbolo della loro legittimazione divina. Erano in tutto sette, ma solo uno di essi, il Puzzle del Millennio, veniva indossato anche in quei tempi dal Faraone. Gli altri invece erano tenuti nascosti, celati alla vista e ai cuori mortali a causa dei loro incredibili quanto oscuri poteri. Nessuno sapeva bene fino a che punto essi potessero spingersi, ma una cosa era certa: chiunque li utilizzasse anche una sola volta finiva per esserne ossessionato, chiunque li possedesse troppo a lungo finiva per esserne posseduto. Tutti conoscevano la triste vicenda del Faraone Sekhmenkhet, che indossava sempre la Collana del Millennio per poter conoscere in ogni momento cosa lo aspettasse il suo futuro, e finì per togliersi la vita tormentato dalla visione continua della sua morte. Ma ad Aknadin sarebbe bastato utilizzarla solo per un attimo, il tempo necessario per scoprire dove fossero diretti suo figlio e la principessa... Sapeva bene che era vietato a chiunque se non al sovrano toccare quegli oggetti, e che la condanna per un tale crimine era la pena capitale e la dannazione eterna, ma se non lo avesse fatto il suo destino sarebbe stato fin troppo simile, per cui non aveva molta scelta.

Raggiunse l'ingresso della sala, sorvegliata come sempre da due soldati della Guardia Reale.

-Nobile Aknadin.- lo salutò uno di loro, riconosciutolo.

-Salute a voi.- rispose -Devo chiedervi di farmi entrare nella Sala del Tesoro. Ordini del Faraone Atem.-

La stessa guardia, un uomo di mezza età dalla corporatura robusta, mi guardò con sospetto.

-Sa meglio di me che non è possibile. Solo il Faraone può farlo, per cui che venga pure di persona se lo desidera.-

Aknadin assunse un'espressione contrariata, ma era sperare troppo che fosse tutto così semplice.

-E va bene.- disse con tono calmo -Vi propongo un patto: lasciatemi passare, e potrete prendere dalla stanza qualunque cosa vogliate...-

L'uomo impugnò la lancia, puntandola contro il petto del suo interlocutore.

-Se spera di corromperci, ha sbagliato di gros...-

Ma in quel momento si interruppe, ed al posto delle parole un fiotto di sangue sgorgò dalla sua bocca, imbrattando la candida tunica del Grande Sacerdote. L'altra guardia, un ragazzo albino dai lunghi capelli chiari, estrasse allora la sua lancia dal corpo del compagno d'armi, che cadde a terra privo di vita.

-Dunque...- disse allora, sorridendo con cupidigia -Sbaglio o ha detto proprio “qualunque cosa”?-

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Fidati di me ***


Episodio 14: “Fidati di me”

 

YUGI

Il nostro tempo era scaduto.

-No... Faraone, perché l'hai fatto?- gemetti, questa volta con una voce che solo lui poteva udire.

Lui abbassò lo sguardo.

-Scusami. E' stato più forte di me... Era come se, andandomene, stessi abbandonando parte di me stesso.-

Lo guardai, sgomento ma anche commosso. Che stupido che era stato...

-Stupido, ma coraggioso.-

Ci guardammo attoniti. Non era stato né io, né lui, a parlare.

-Ehi, sono quassù!- udimmo di nuovo.

-HORUS!- esclamò il Faraone, alzando con me lo sguardo -Allora eri qui!-

Lui sorrise allegro, svolazzando sulle nostre teste.

-Non mi sono perso nulla, veramente! Che dire, mi hai davvero colpito! Nonostante siano passati secoli, non hai proprio perso un briciolo del tuo coraggio e ne sono immensamente rincuorato... Solo chi come te è disposto a sacrificare tutto per gli altri merita di sedere sul trono d'Egitto.-

Lo guardammo, perplessi.

-Cosa... Cosa intendi dire?- chiese il mio alter-ego.

-Intendo dire che sei riuscito a capire quale fosse il vero senso della mia prova. Bravo!- si congratulò.

Quindi, con nostro stupore, ci allungò una mano.

-Forza, aggrappati che vi porto fuori da qui! Sto morendo di caldo!!!- ci incitò Horus.

 

REBECCA

Stavo finendo di spalmarmi un po' di crema solare sulle braccia, finalmente resami conto che i miei tentativi di abbronzarmi sotto quel sole mi stavano solo facendo ustionare, quando udii la voce di Anzu.

-YUGI! Ragazzi, sta tornando!- fece con tono entusiasta.

Alzai la testa verso la cima del santuario, e mi bastò uno sguardo per capire che era davvero lui. Sorrisi sollevata. Non mi aspettavo che ci impiegasse così poco, quasi non avevamo fatto in tempo a preoccuparci...!

Quando finalmente ci raggiunse, però, non potei fare a meno di notare qualcosa di strano.

-YUGI!- esclamai -Ma che è successo ai tuoi vestiti?!?-

Lui guardò perplesso la sua maglia ed i suoi pantaloni, come accorgendosi solo ora che erano visibilmente anneriti, per non dire bruciacchiati.

-Oh cavoli!- fece -Mi sa che mi devo proprio cambiare...-

 

ANZU

Dopo essersi reso presentabile con una bella doccia e dei vestiti puliti, finalmente Yugi fu più propenso a parlare e a raccontarci la sua prova. Ascoltammo con attenzione ma anche con angoscia, specialmente quando arrivò alla parte in cui lui ed il Faraone avevano attraversato quell'inferno infuocato.

-Certo che quell'Horus è davvero un pazzo furioso!- commentò Jono.

Yugi scoppiò a ridere.

-Beh, era un bel tipo... Però alla fine ci è stato di aiuto!-

-Già!- fece Honda -Sarebbe proprio grandioso, se Ammon-Ra fosse davvero in grado di liberare il Faraone dal Puzzle di Millennio!-

Improvvisamente, sentii il mio volto iniziare a tingersi di rosso. Sarebbe stato più che grandioso... Per me, un sogno che diventava realtà. L'altro Yugi... Finalmente avrei potuto parlargli, toccarlo e stare con lui senza il timore che svanisse da un momento all'altro. Eppure, nonostante quel pensiero mi rendesse euforica, non riuscivo a non provare anche un po' di ansia. E se invece lui non avesse ricambiato quello che provavo per lui...? Sospettavo già da tempo che Yugi si fosse preso una cotta per me, ma quanto al Faraone... Lui era sempre così imperscrutabile. Mi aveva salvato la vita e sapevo che teneva a me, ma in fondo nello stesso modo con cui si era sempre battuto per tutti noi. Finora avevo sempre fantasticato su di lui ad occhi aperti, ma ora iniziavo seriamente a temere di aver solo costruito troppi castelli in aria, e avevo paura di vederli crollare.

-Una volta che avremo tutte le sfere, potremo tornare da lui e chiederglielo.- rispose Yugi con tranquillità.

Già, era vero. Avevamo trovato tutti e sei i santuari, ma ci mancava ancora una Sfera del Potere. Per la precisione, quella di Maat... Presi tutti dallo stesso pensiero ci rivolgemmo verso Mira, che si stava attorcigliando i capelli con nervosismo.

-Mira, te la senti di riprovarci?- le chiesi, con gentilezza.

Lei mi guardò turbata.

-Io... Non saprei.-

-Ehi, non devi sentirti sotto pressione. Devi essere tu a scegliere, se andare o meno.- fece Yugi, tranquillizzandola.

Lei però scosse la testa.

-No, avete ragione. Andiamo. Tanto aspettare non serve a nulla...-

-Sicura? Non credo che Maat scherzasse, quando ha detto che se non avessi passato la prova avresti perso la tua anima...- osservai.

-Sono sicura. Devo provarci, almeno.- mi rispose Mira, con ostinazione.

Le sorrisi, ammirata. Immaginavo che in realtà fosse l'ultimo dei suoi desideri, ma anche che preferisse correre questo rischio piuttosto che non tentare affatto, e vanificare così tutti gli sforzi fatti finora.

-Ok, partiamo allora.- fece Otogi.

 

YAMI BAKURA

Rimasi a guardare il camper indirizzarsi nuovamente verso sud, pensieroso. Ora che anche Yugi aveva ultimato le sue prove, rimaneva solo una Sfera del Potere prima che fosse riuscito a completarle tutte. Certo, Mira aveva già fallito una volta la prova di Maat... Ma c'era sempre la possibilità che questa volta ce la facesse. E questo proprio non potevo permetterlo. Set era stato abbastanza chiaro, quando mi aveva ordinato di portargli le anime dei prescelti prima che fossero riusciti a radunare tutte le Sfere... Se il Faraone avesse recuperato la sua memoria, le cose si sarebbero decisamente complicate. Ci aveva già messo i bastoni tra le ruote 3000 anni fa, non potevo proprio lasciare che lo facesse di nuovo. Estrassi dalla tasca dei pantaloni il mio telefono cellulare e composi un numero. Dopo qualche squillo a vuoto, finalmente una voce mi rispose.

-Pronto?- sentii dire dalla donna dall'altro lato.

-Sono io.- dissi semplicemente.

-Oh...- mi rispose, perdendo d'un tratto il dono della parola.

-E' venuto il momento che tu e tua sorella vi diate da fare.- le ordinai -Il prima possibile.-

-Va... Va bene.- mi rispose, un po' più sicura -Veniamo subito.-

 

MOKUBA

Rebecca aveva segnato con cura sulle sue cartine le coordinate del santuario di Maat, così quella volta non avremmo faticato a ritrovarlo.

-Domani pomeriggio dovremmo arrivarci senza troppi intoppi, se partiamo presto.- fece agguerrita.

-Presto... Quanto?- disse Yugi, non troppo entusiasta.

-Ehm... Le cinque?- azzardò lei.

-COSA? Non se ne parla proprio, io prima delle sette non mi metto certo alla guida!- sbottò Otogi, spalleggiando Yugi.

Rebecca sospirò.

-E va bene, facciamo le sette. Ma non un minuto in più!-

Ridacchiai tra me e me. Per quanto cercasse di sembrare autoritaria, Rebecca proprio non riusciva ad imporsi più di tanto su Yugi e gli altri. Ogni discussione era come una battaglia... Ma grazie al cielo riuscivo sempre a tirarmene fuori. Vivi e lascia vivere, mi dicevo.

Fu così che ripartimmo, ansiosi di concludere al più presto quel viaggio estenuante. In compenso trovai il modo di non annoiarmi durante il tragitto, continuando imperterrito la lotta con il ritratto di Rebecca. Alla fine conclusi che era arrivato il momento di accettare che di meglio proprio non sapevo fare, e ammettere la mia inconcludenza. Dopo aver cenato, mi feci coraggio e mi avvicinai a lei.

-Ehm... Rebecca?- le dissi, richiamando la sua attenzione.

Lei mi guardò con un sorriso, distogliendo gli occhi da una rivista di parole crociate.

-Sì, dimmi pure!-

-Scusa, volevo solo dirti che... Non riesco proprio a finire il tuo ritratto.- ammisi, abbassando lo sguardo per la vergogna.

-Ma come! Sono giorni che ci lavori!- protestò lei.

-Sono giorni che perdo del tempo.- borbottai -Scusami se ti ho fatto aspettare tanto per nulla.-

-Beh, lascia almeno decidere a me se è davvero così brutto, no?- disse lei con ostinazione.

-No, non posso...- mi schermii.

-Dai Mokuba! Fammelo vedere, per favore!- mi implorò.

Sospirai, andando a prendere il frutto delle mie fatiche e mostrandoglielo con timore. Lei lo guardò con aria indecifrabile, senza dire nulla.

-Te l'avevo detto che era inguardabile...- commentai.

Rebecca mi guardò, e solo allora mi accorsi che se non aveva detto nulla era perché si era commossa. Nonostante il vetro spesso dei suoi occhiali, potevo benissimo vedere quanto i suoi dolcissimi occhi fossero diventati lucidi.

-Oh, Mokuba! Ma cosa dici! E' bellissimo!-

Arrossi, imbarazzato.

-No, non è vero. Tu... Tu sei molto meglio di così.- ammisi.

Lei mi sorrise con tenerezza.

-No, sul serio, è perfetto...-

Poi, inaspettatamente, si piegò verso di me e mi diede un bacio sulla guancia.

 

MIRA

Quella notte proprio non riuscivo a chiudere occhio. Ormai mi ero abituata a dormire per terra nel sacco a pelo, nonostante il pavimento duro e le mezze frasi che Anzu ogni tanto abbozzava nel sonno. Ciò che non mi dava pace era il flusso continuo dei miei pensieri, tutti rivolti alla prova che mi avrebbe atteso il giorno dopo. Dubitavo seriamente che in quei pochi giorni il mio Ka fosse diventato più leggero... Anzi ritenevo fosse più probabile il contrario: le troppe difficoltà e disavventure avevano alimentato continuamente il mio pessimismo e la mia sfiducia. Cosa avremmo fatto se anche stavolta non avessi ottenuto la Sfera del Potere? Meglio: cosa gli altri avrebbero fatto. Almeno se avessi effettivamente perso la mia anima non mi sarei dovuta più preoccupare delle conseguenze. Sorrisi amaramente. Come considerazione era decisamente di cattivo gusto e soprattutto abbastanza egoista da allontanare ancor più le probabilità di una mia redenzione morale. Ultimamente mi ero sforzata di essere più aperta con tutti, ma mai in modo naturale. Anche se ero circondata da amici, non mi sentivo meno sola perché in fondo al cuore sapevo di non conoscere realmente nessuno di loro. L'unica persona di cui riuscivo a fidarmi era Yugi. La sua spontaneità era contagiosa, il suo affetto troppo aperto per non essere sincero. Ma nonostante il suo esempio, il muro che mi ero costruita intorno negli anni rimaneva, anche se non avevo più motivo per nascondermi dietro ad esso.

-Ma smettila!- borbottò Anzu al mio fianco, facendomi sussultare.

Sì, dovevo decisamente smetterla con le mie paranoie e trovare il modo di distrarmi. Tanto ormai erano le tre passate, dubitavo fortemente che sarei riuscita a prendere sonno prima dell'alba. Scivolai fuori dal sacco a pelo e mi alzai, per poi uscire con circospezione dalla camera. Ma quando scesi al piano di sotto scoprii che non ero l'unica persona sveglia.

-Ah, sei tu.- disse semplicemente Seto, alzando gli occhi dal suo portatile.

Mi fermai sull'ultimo gradino, imbarazzata come se fossi stata colta con le mani nella marmellata.

-Scusami. Non volevo disturbarti.- balbettai -Ma proprio non riesco ad addormentarmi.-

Lui abbozzò un sorriso ironico.

-Benvenuta nel club.- rispose, tornando alla sua precedente occupazione.

-Oh. C'è qualcosa che ti preoccupa?- gli chiesi, sorpresa.

-Se ho un problema lo risolvo, non sto certo a preoccuparmi.- ribatté acido. -Ma sembra che ignorare il dolore sia ancora oltre le mie possibilità.-

Dato che mi venivano in mente solo risposte a tono, rimasi in silenzio per diplomazia ma anche perché un po' addolcita. Non aveva mai dato a vedere quanto male gli faceva la ferita al petto, anzi quando ogni tanto Mokuba gli chiedeva come stava dava sempre risposte tranquillizzanti. Solo ora compresi che si era comportato così con noncuranza non solo per orgoglio e per non far preoccupare il fratello, ma anche per una sua ferma determinazione a mantenere il pieno controllo di sé. Nonostante la sua indisponenza, non potei fare a meno di ammirarlo. Non era difficile notare quanto i suoi occhi fossero stanchi, e quanta fatica facessero le sue mani a digitare sulla tastiera. Istintivamente, mi avvicinai e gli abbassai lo schermo a tradimento.

-EHI! Come ti permetti?- sbottò innervosito.

-Secondo me per oggi hai lavorato abbastanza.-

-Cosa ti fa pensare che la tua opinione conti qualcosa?- replicò, ancora più irritato.

-Il fatto che ho ragione.- risposi facendo spallucce.

Senza aspettare una replica che tanto sapevo già non sarebbe arrivata, raccolsi la mia borsa per poi andare ad aprire la porta del camper. L'aria fresca del deserto mi pizzicò il viso piacevolmente.

-Si può sapere cosa credi di fare ora?- mi disse Seto, esasperato.

-Stanotte c'è la luna nuova. E' una notte perfetta per una passeggiata sotto le stelle. Vuoi venire?- gli chiesi, con inusuale coraggio.

Seto di tutta risposta mi guardò torvo, per cui nonostante i miei buoni propositi scelsi di lasciarlo perdere una volta per tutte. Io ci avevo provato, peggio per lui. Uscii dal camper, chiudendo la porta dietro di me, ferita ma con fierezza. Poi però alzai gli occhi al cielo e infiniti puntini luminosi risposero al mio sguardo. Che spettacolo. Rimasi incantata ad ammirare la volta celeste, finché un rumore alle mie spalle mi fece sussultare.

-Ti ho convinto allora.- notai, non potendo fare a meno di nascondere la mia soddisfazione.

Seto inarcò le sopracciglia con disappunto.

-Mi hai convinto a seguirti per controllare che non ti vada a cacciare nei guai.- disse secco.

-Quale onore!- scherzai, abbozzando un inchino.

-Guarda che sono sempre in tempo a cambiare idea.- mi ammonì con tono offeso.

 

SETO

Camminammo in silenzio per una decina di minuti. I soli rumori udibili erano quelli dei nostri passi e dei nostri respiri leggermente affannati: Mira faticava a camminare agilmente sulla sabbia, mentre da parte mia il dolore al petto era ancora pulsante, costringendomi ad una lenta andatura al suo fianco. Tuttavia mi stupii ad apprezzare qualcosa per me così insolito ed inconcludente come una passeggiata: era una sensazione piacevole, camminare spensierati in quel deserto di tranquillità. L'unico inconveniente era che a causa della mancanza della luna il buio era pressoché totale, per cui proposi di andare sulla riva del Nilo, che almeno sarebbe stata rischiarata dalle luci del villaggio sul lato opposto. Mira convenne che era una buona idea, per cui ci dirigemmo là, ma stando attenti a non deviare troppo per evitare di non riuscire più a ritornare al camper.

Dopo un po' finalmente il terreno sotto i nostri piedi si fece più solido, e superate un paio di dune avvistammo delle luci in lontananza. Era un fioco bagliore, ma sufficiente per illuminarci il cammino fino alla nostra meta, dove il fiume scorreva pigramente. Mira si guardò intorno con aria critica, e poi si sedette sul punto prescelto, leggermente erboso.

-Direi che ci siamo meritati un po' di riposo.- affermò.

Seguii il suo esempio, ringraziandola mentalmente per aver fatto quello che avevo pensato subito ma non avevo osato esprimere per non dare segni di debolezza.

-Hai visto come si vedono bene le costellazioni, senza inquinamento luminoso?- aggiunse, inclinando la testa.

Alzai lo sguardo a mia volta, e notai che in effetti le stelle erano davvero tantissime. Di solito riuscivo ad avvistare sempre la Stella Polare, ma i puntini luminosi erano così numerosi da disorientare. Glielo dissi, per cui Mira mi indicò pazientemente il Grande ed il Piccolo Carro.

-Comunque in realtà le costellazioni non esistono realmente, sono solo illusioni prospettiche. Le stelle che ci sembrano vicine e formare schemi regolari in altri punti dell'universo ci apparirebbero del tutto scorrelate, se non addirittura invisibili.- aggiunse poi.

-Infatti mi sembra di aver letto che è per questo che in alcune culture le costellazioni sono molto differenti.- ricordai, memore dei miei studi al liceo.

Mira mi guardò, piacevolmente colpita dal mio interesse per l'argomento.

-Hai ragione. Però è da parecchio che l'Unione Astronomica Internazionale ha scelto di dividere convenzionalmente la volta celeste in 88 costellazioni, per lo più sulla tradizione greco-tolemaica.- spiegò -Per esempio, la lunga fila di stelle tra l'Orsa Maggiore e l'Orsa Minore è il Dragone. Lo riconosci partendo da quelle quattro stelle più vicine, vedi?-

Con un po' di fatica guidò il mio sguardo verso la direzione giusta e poi proseguì, incoraggiata dalla mia simpatia per quella costellazione che tanto ricordava la mia carta preferita. E così scoprii che era stato osservando la sua stella più luminosa che si era teorizzato per la prima volta la rotazione della Terra intorno al Sole, e che il suo nome era ispirata ad una delle dodici fatiche di Ercole, in cui l'eroe greco aveva dovuto uccidere un drago a guardia di un giardino in cui crescevano alberi dalle mele d'oro, di cui poi fece dono a Zeus e ad Era per il loro matrimonio.

-Certo che ne sai sull'argomento.- mi complimentai alla fine.

-Non poteva essere altrimenti, dato che miei genitori erano degli astrofisici.- mi rispose, con un tremito nella voce.

Improvvisamente mi resi conto di aver portato la conversazione sull'argomento sbagliato. In effetti non mi ero mai interessato alle ragioni per cui fosse venuta a Domino da suo cugino, ma ora compresi che non si era trattato di una semplice visita di piacere.

-Mi dispiace... Io non immaginavo che...- dissi a disagio.

-Figurati, non preoccuparti.- rispose lei -In fondo è ora che cominci ad accettare che sono morti.-

Nel sentirla così rattristata provai improvvisamente una fitta lancinante, questa volta però non alla ferita, ma ben più in profondità. Faticavo ad ammetterlo persino con me stesso, ma senza che me ne accorgessi avevo finito per affezionarmi a lei. Lei, che nonostante avesse visto il lato peggiore del mio carattere continuava a trattarmi con gentilezza... Decisi che stavolta toccava a me ricambiarla. Con finta noncuranza mi tolsi la giacca a vento e l'appoggiai con delicatezza sulle sue spalle. Mira sussultò, arrossendo persino nella penombra.

-N-no, ma non...-

-Non fare storie. Starai congelando con solo quello addosso.- obiettai, riferendomi al suo leggerissimo vestito da notte -Ora tocca a te accettare un mio consiglio.-

-Allora grazie.- disse lei, con un sorriso che bastò a scaldarmi.

Tornammo in silenzio. In genere lo avrei solo apprezzato, ma stavolta mi fece sentire a disagio. Intuivo che aveva bisogno di aprirsi con qualcuno, ma non sapevo come fare per convincerla a fidarsi di me. E perché avrebbe dovuto, quando ogni volta che aveva cercato di instaurare tra di noi un rapporto io l'avevo sempre respinta? Ma, forse, se stavolta avessi fatto io il primo passo l'avrei incoraggiata ad aprirsi...

-Lo sai, anche io ho perso i miei genitori. Ero troppo piccolo per cui non ho molti ricordi di loro, né ho avuto la possibilità di rimpiangerli più di tanto. Ho dovuto farmi coraggio ed andare avanti, per me e per il bene di mio fratello.- le confidai.

Mira spalancò i suoi occhi ancora lucidi, colpita.

-Non lo sapevo, mi spiace tantissimo. Deve essere stato un periodo molto duro...-

Era stato anche troppo duro. I traumi di quell'infanzia che avevo cercato di rimuovere dalla mia memoria riemersero tutti insieme, e non riuscendo a scacciarli decisi di farli finalmente uscire. Per la prima volta nella mia vita mi sentii disposto a parlarne con qualcuno, confidando del fatto che non mi avrebbe giudicato ma compreso. Certo, c'era mio fratello... Ma non riuscivo mai ad aprirmi completamente con lui: avevo dovuto crescerlo, essergli d'esempio, mostrarmi sempre forte e determinato perché anche lui lo fosse. Invece con lei mi sentivo stranamente a mio agio, tanto che una volta iniziato a parlare mi convinsi a continuare. Mira mi ascoltava attenta, interrompendomi con poche ma delicate domande che nemmeno io mi ero mai posto, e facendomi capire cose di me stesso di cui non mi ero affatto reso conto. Poi fu lei a prendere la parola, raccontandomi della sua perfetta ma infelice vita ad Osaka, fino all'incidente dei suoi genitori. Non ero affatto consapevole di quali fossero le parole più adatte da utilizzare in simili conversazioni... Ma mi accorsi di non aver bisogno di frasi di circostanza, perché ero davvero interessato a quello che diceva. Ero davvero desideroso di conoscerla. Ascoltarla era sufficiente, per poterle dare il mio parere. Forse non sempre con la dovuta sensibilità, ma di certo con sincerità, e lei parve apprezzarlo. E al contrario di quanto mi aspettavo non pianse. Sembrava aver capito, con me, che era ora che l'accettazione prendesse il posto della tristezza e della malinconia...

Continuammo a parlare per ore, e non ce ne accorgemmo se non quando le prime luci dell'alba iniziarono a rischiarare l'oscurità.

-Forse è il caso di tornare indietro, non vorrei che gli altri si preoccupino inutilmente.- osservò lei, restituendomi la giacca a vento.

La presi a malincuore, come costretto ad indossare nuovamente la mia solita maschera di indifferenza. Avrei voluto rimanere ancora lì su quella riva, e continuare ad essere me stesso senza dovermi preoccupare delle apparenze o dei pregiudizi altrui... Dovevo ancora capire che per farlo non avevo bisogno di essere nel deserto, ma solo della persona giusta accanto.

-Però è stato bello. Potremmo rifarlo ancora, che dici?- mi chiese timidamente, come leggendomi nel pensiero.

Le sorrisi. Non in modo sprezzante, o ironico. Le sorrisi davvero.

-Volentieri.- risposi -Però ogni tanto vorrei anche provare a dormire!- scherzai.

Mira ridacchiò, poi si alzò in piedi stiracchiandosi.

-Dai, in marcia!- mi incitò.

Ma prima ancora che potessi muovere un solo muscolo, venni preceduto da un paio di voci.

-Spiacente, ma dovrete ancora attendere prima di andarvene.-

-Purtroppo per voi, per sempre...-

 

MIRA

Eravamo in trappola.

Sia alla nostra destra che alla nostra sinistra c'era una pistola puntata contro di noi. A rendere il tutto ancora più surreale, ognuna di esse era nelle mani di due giovani donne dai capelli rossi, identiche nell'aspetto tranne che per il piccolo dettaglio che una di loro aveva i capelli raccolti.

-SETO!- esclamai, guardandolo spaventata.

Lui indietreggiò, avvicinandosi a me ma senza mai distogliere lo sguardo dalle armi rivolte nella nostra direzione.

-Stai calma e non fare nulla di imprudente come al tuo solito, per favore.- mi ordinò con tono fermo -Diteci chi siete e cosa volete, oppure levatevi di torno.- aggiunse quindi alle nostre assalitrici.

Quella alla mia sinistra ridacchiò divertita.

-Avete ragione, quanto siamo maleducate! Io sono Silvie Tableronde, e lei è mia sorella Sophie.- fece, con un forte accento che sembrava francese -Non preoccupatevi, non è nostra intenzione trattenervi a lungo... una volta avute le vostre anime!-

Sussultai. Purtroppo quella storia non mi era nuova.

-Siete state mandate da Set, vero?- domandai loro con ostilità.

-Ma brava, quanto sei intelligente. Vediamo se riesci ad indovinare anche cosa vi aspetta adesso.- disse l'altra, attivando un Dueling Disk.

Io esitai, mentre Seto non tardò a fare altrettanto.

-Hai scelto la persona sbagliata con cui duellare...- disse in tono battagliero.

Con mia sorpresa, però, anche Silvie estrasse un Dueling Disk.

-Non ci provare, Sofi. Non vorrai per te tutto il divertimento, spero. Eravamo d'accordo che lui era mio.-

L'altra sbuffò, contrariata.

-Sì, uffa. Perché toccano sempre a te le cose migliori?-

-Perché sono la maggiore.-

-Di solo un minuto e mezzo!!!- protestò l'altra.

Vidi Seto corrucciare le sopracciglia, visibilmente innervosito.

-Sentite, per quello che mi riguarda posso anche battervi entrambe senza problemi.-

Silvie sorrise divertita.

-Oh, ma che eroe... Peccato che questo sarà un duello a coppie, se non avete nulla in contrario...-

-Cosa? Come?- domandai stupita.

-Oh, è abbastanza semplice: voi due contro noi due, 2000 Life Points ciascuno.- spiegò -Forza piccola, tira fuori il tuo Dueling Disk.-

Mi rabbuiai. Non mi ero mai esercitata con quella modalità di gioco... Ma, in fondo, non poteva essere troppo diversa dal normale. E poi quelle armi puntate non mi lasciavano altra scelta. Aprii la mia borsa per tirare fuori il Dueling Disk.

-E va bene...- dissi, guardandola con rabbia.

-Brava bambina... Prego, a te l'inizio.- disse Silvie.

Pescai le mie prime sei carte, nervosa. Non dovevano temermi affatto, per farmi iniziare... Sperai che la mia mano potesse far loro cambiare idea. Avevo Elfo Oscuro, Principessa Pikeru, Desideri Solenni, Fune della Vita, Benedizione di Doriado ed infine la mia Tessitrice d'Ali. Non male come inizio, anche se potevo solo giocare la metà di quelle carte. Posizionai Desideri Solenni e Fune della Vita. Quindi evocai Elfo Oscuro in posizione di attacco.

-Come puoi evocare un mostro così potente senza sacrifici?- domandò Sophie, innervosita dai 2000 punti di attacco del mio elfo.

-Posso farlo senza problemi. L'unica restrizione è che per attaccare devo pagare 1000 Life Points.- le rivelai.

Lei sembrò soddisfatta dalla mia spiegazione, e le passai la mano. Pescò la sua carta, e concluse il suo turno limitandosi a posizionare un mostro ed una carta coperta. Le guardai con nervosismo. Probabilmente era una mossa dettata dal timore di uno scontro frontale con il mio Elfo Oscuro, ma poteva anche essere un mostro ad effetto scoperta... Il signor Taichi mi aveva ripetuto infinite volte di non sottovalutare mai l'avversario.

-Attento, Seto. Potrebbe essere una trappola.- gli dissi.

Lui mi guardò storto.

-Non ho certo bisogno dei tuoi consigli, Mira.-

Strinsi i pugni, ferita da quella risposta brusca. Mi ero illusa un'altra volta su di lui... Non sarebbe mai cambiato. Non si può cambiare una persona. Però, a pensarci bene, io non volevo cambiarlo. Volevo solo che fosse se stesso, come aveva fatto quella notte...

-Scusa tanto. Pensavo solo che dovremmo fare un po' di gioco di squadra, non credi?- gli dissi, il tono indurito.

Lui mi fissò con orgoglio, ma non replicò. Lui ed il suo stupido, dannato orgoglio... Capivo che mi reputava una duellante inferiore a lui, e probabilmente era vero: aveva di certo molta più esperienza e carte molto più forti delle mie. Capivo anche che se era venuto in Egitto era proprio per riaffermare questa sua superiorità. Capivo che la sua intenzione originale era quella di giocare a Magic and Wizards contro di me, e non insieme a me. Quello che non capivo era perché continuasse a farne una questione d'onore. Ancora. Allora per lui non contavano nulla le difficoltà affrontate insieme, i momenti condivisi, le parole confidate a cuore aperto...?

-Oh, per favore. Piantatela con i vostri infantili battibecchi e duellate!- fece Sophie con aria annoiata.

Seto distolse lo sguardo da me, e pescò la sua carta. Ormai lo conoscevo a sufficienza per intravedere un sorrisino di soddisfazione sulle sue labbra.

-Posiziono un mostro in difesa, e una carta coperta. E' tutto.- concluse.

Sorrisi anch'io. Dopotutto, alla fine mi aveva dato retta e aveva scelto una linea di gioco prudente.

-Come siete noiosi...- disse Silvie -E' ora di movimentare un po' il gioco, non credete?-

La guardammo con sospetto. Lei ridacchiò, e dopo aver pescato fece la sua mossa.

-Attivo la carta magia Scavo Ossessivo...-

-La cosa?- fece Seto, innervosito.

-Oh, non puoi conoscerla. Forse avremmo dovuto dirvelo prima, ma dovete sapere che i nostri deck li ha formati Set in persona... Usiamo carte i cui poteri risalgono ai tempi degli antichi egizi, quando ancora si duellava usando tavole di pietra.- spiegò.

Lo sospettavo. In fondo, anche con Rasfer era stato lo stesso.

-Comunque...- fece Silvie, proseguendo -L'effetto è semplice: scarto due carte magia o trappola dalla mia mano e posso prendere dal deck un'altra carta magia o trappola a mia scelta.-

-Fammi indovinare... La Carta di Set.- disse Seto.

Silvie gli strizzò l'occhio con complicità.

-Allora non sei solo bello, sei pure intelligente... Lo sai caro Seto, mi dispiace davvero per la fine che ti aspetta. Avremmo potuto formare una bella coppia.-

-Ne dubito fortemente.- rispose lui con disprezzo.

Silvie non si scompose affatto, e pescò la carta scelta dal deck per poi posizionarla sul suo Dueling Disk. E venni accecata da un'esplosione di luce.

 

FLASHBACK

Quando furono nei pressi di un'oasi sufficientemente lontana da Tebe per avere la certezza di non rischiare di essere riconosciuti, Sethi fermò il suo cavallo, Eclisse, per abbeverarlo ed aiutò Raissa a smontarvi.

-E' stato più facile del previsto...- commentò lei, sedendosi all'ombra di una palma per sfuggire al caldo.

Era bastato distrarre le ancelle con una richiesta da parte sua insolitamente capricciosa per uscire indisturbata dalla sua camera ed infine da palazzo, dove Sethi la stava già aspettando nei pressi delle scuderie. Benché il suo viso fosse noto alla maggior parte delle persone che abitavano a corte, era stato sufficiente indossare la sua tunica più semplice, coprirsi il capo con un velo e reggere il cesto con il cibo che la servitù le portava ogni mattina per sembrare nulla più che un'ancella ed allontanare da sé qualunque sguardo.

Sethi prese dall'imbracatura di Eclisse la borraccia e gliela porse con premura.

-Ecco, bevi.-

Raissa però prima la soppesò, l'espressione torva.

-Questa è l'ultima acqua che ci rimane?- domandò.

-Temo di sì...-

-Allora non la voglio. Prendila tu, non hai bevuto nulla da quando siamo partiti!-

Sethi aprì la bocca per ribattere, ma il tono perentorio che la giovane aveva appena utilizzato e la ormai radicata abitudine ad assecondare le richieste delle persone di più alto rango finirono per farlo cedere. Prese la borraccia e bevve, rendendosi conto che, in effetti, ne aveva bisogno.

-Che cosa ti turba, ora?- chiese poi alla sua amata, il cui viso si era fatto improvvisamente scuro.

Lei a quella domanda gli sorrise, ma continuò ad essere preoccupata.

-Ho paura, Sethi... Non abbiamo più acqua e nemmeno molto cibo, e dobbiamo ancora trovare qualcuno che ci ospiti per la notte...-

-Ma abbiamo denaro a sufficienza.- replicò il giovane -Raissa, se ti stai pentendo...-

-No! Assolutamente!- lo interruppe subito lei -Non mi importa nulla, se non di te. Ma per colpa mia hai dovuto abbandonare tutto, tuo padre, il tuo ordine, Tebe...-

Sethi la abbracciò con dolcezza.

-Disse la principessa che ha appena rinunciato al trono d'Egitto.- commentò, baciandola sulla fronte -Non ti devi angosciare... Non ho mai desiderato nient'altro che te, e averti accanto è tutto quello di cui ho bisogno per essere felice.-

Raissa arrossì di piacere, e lo baciò teneramente. Poi, dopo alcuni minuti, Sethi trovò la forza di staccarsi da lei e di alzarsi per andare a vedere se nei dintorni fosse riuscito a trovare qualcosa da mangiare. Non appena si fu allontanato, però, venne raggiunto dal grido spaventato della ragazza. Allarmato corse subito indietro, e quando la raggiunse capì subito che si trovava in pericolo. Un ragazzo albino, un soldato, stava trattenendo a forza Raissa, premendole un coltello alla gola.

-TU! LASCIALA ANDARE SUBITO, E' UN ORDINE!- esclamò infuriato, puntando la sua spada verso il giovane.

Quello però non batté ciglio, per nulla intimorito.

-Non credo... Anzi, penso proprio che la porterò con me.- disse, sorridendo con cupidigia -E tu ci seguirai senza fare storie. Tuo padre ci sta aspettando.-

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Ascolta il tuo cuore ***


Episodio XV: “Ascolta il tuo cuore”

 

SETO

Sapevo benissimo quello che sarebbe successo, eppure il mio cuore si fermò per un attimo con un sussulto.

-Immagino la conosciate già, ma lasciate che vi rinfreschi comunque la memoria. Grazie alla Carta di Set, i vostri mostri diminuiscono di ben 1000 punti il loro attacco, ed a ogni turno perdete 100 Life Points per ogni carta nel vostro cimitero!- fece Silvie, gongolando -Ma, cosa più importante, questa partita diventa ben più di un semplice duello...-

-Diventa un gioco delle ombre!- ghignò Sophie.

Come se fosse possibile dimenticarsene. Non avevo mai visto una carta magia talmente potente... e pericolosa.

-Ma se non sbaglio è ancora il mio turno: evoco anche Odalisca Danzante! Mi spiace tesoro, temo proprio di doverti attaccare...- mi disse Silvie con finto rammarico.

Io le sorrisi di rimando, per nulla spaventato dai 1750 punti di attacco del suo mostro.

-No, spiace a me. Hai appena attaccato Antica Lampada.- feci, svelandola sul terreno -Ora è il mio turno di tenere una piccola lezione... Il suo effetto scoperta mi permette di scegliere un mostro avversario contro cui deviare il tuo attacco. Direi che quello di tua sorella andrà benissimo.-

-Cosa...?- disse Silvie, guardando la sua Odalisca cambiare subito bersaglio.

L'Odalisca danzò fino al mostro coperto di Sophie, distruggendolo con una piroetta.

-Tranquilla, Vivi. Era solo Gazzella Ferita...-

-Ah, perfetto.- le rispose Silvie, purtroppo rincuoratasi -Quando Gazzella Ferita viene scoperta, il suo effetto fa scartare all'avversario una carta... Forza, scegliete!-

Accidenti. Guardai la mia mano, indeciso. Avevo Drago Bianco Occhi Blu, Z-Carro Armato Metallico, Genio della Lampada e Soffio Incendiario. Optai per quest'ultima, poi toccò a Mira scegliere.

-Ok, allora scarterò Principessa Pikeru... Però ne approfitto per attivare la carta trappola Desideri Solenni!- aggiunse -E' una carta trappola continua, che mi permette di guadagnare 500 Life Points per ogni carta pescata.-

Fui piacevolmente colpito. In questo modo attenuava considerevolmente l'effetto della Carta di Set.

-Se ti piace temporeggiare, fai pure.- commentò Silvie -Prego, tocca a te ora.-

Mira pescò, passando automaticamente a 2500 Life Points. Quindi giocò una carta magia.

-Si tratta di Organizzando Libri di Magia.- spiegò -Mi permette di guardare e mettere nell'ordine che desidero le prime tre carte del mio deck...-

-Fai pure, allora.- la invitò Sophie, con fare annoiato.

Mira guardò le carte e, dopo una fin troppo lunga riflessione, finalmente le rimise in cima al deck.

-Aspetta, ma non cambi nulla?- le domandai perplesso.

-Ehm... Alla fine ho deciso che van bene in quest'ordine...- disse con tono di scusa.

Santo cielo. Quella ragazza non aveva mezze misure, o rifletteva troppo o non lo faceva affatto... In compenso non si limitò a quella mossa inconcludente.

-Dunque, ora evocherò Angelo Splendente... A causa della Carta di Set il suo attacco scende a soli 400 punti, però non posso farmi sfuggire l'occasione di attaccarti direttamente, Sophie!-

Ma come, dopo aver tanto rotto le scatole sullo stare attenti alla sua carta coperta?!? Aprii la bocca per fermarla, ma ormai aveva dichiarato l'attacco. Come prevedibile, Sophie scoprì la carta sul suo terreno.

-Ok, allora io attivo Richiamo del Posseduto, facendo tornare in campo Gazzella Ferita. Ha solo 800 punti d'attacco, ma sono più che sufficienti per difendermi. Vuoi continuare ad attaccarmi?- fece, ironica.

-No, ovviamente. Concludo il turno.- annunciò Mira con fare tranquillo.

La guardai senza capire. Dal suo contegno era chiaro che si era aspettata una mossa del genere, ma continuavo a non comprendere quale strategia stesse seguendo. Sempre che ne avesse una...

-Mille grazie.- disse Sophie, pescando -Allora io posiziono un'altra carta coperta, quindi attacco con Gazzella il tuo Angelo. Dì ciao ciao a lui e a 300 dei tuoi Life Points!-

-Va bene, però così hai anche attivato l'effetto del mio Angelo Splendente: posso evocare specialmente dal mio deck un mostro Luce con non più di 1500 punti di attacco... Scelgo Manju dalle Diecimila Mani, grazie al quale posso anche mettere nella mia mano una carta mostro o magia rituale! Per la cronaca, scelgo Doriado Signora Elementare e, già che ci sono, guadagno pure 500 Life Points grazie a Desideri Solenni.- disse Mira con soddisfazione.

Beh, era stato un po' macchinoso, ma efficace. Anche se ero un po' perplesso: da quanto ricordassi, Doriado aveva solo 1200 punti d'attacco e non aveva effetti significativi. Però mi ricordai che, nonostante la debolezza delle sue carte, durante il duello con Yugi si era dimostrata un'abile stratega, per cui decisi di concederle temporaneamente il beneficio del dubbio.

 

YAMI BAKURA

Sorrisi tra me e me, nascosto dietro una duna vicina. Anche se avrei dovuto fare il tifo per le gemelle Tableronde, non potevo non essere compiaciuto degli evidenti miglioramenti che aveva fatto Mira. Dopotutto, era solo grazie a me se aveva iniziato a giocare a Magic and Wizards... Certo, doveva solo imparare a giocarci e non necessariamente anche diventare brava, ma trattandosi di lei me lo aspettavo. Fortunatamente il suo deck non aveva carte granché potenti, per cui il problema maggiore al momento era Seto ed i suoi maledetti Draghi Bianchi, riflettei mentre iniziava il suo turno pescando una carta.

-Ottimo. Evoco X-Testa Cannone e lo equipaggio con Z-Carro Armato Metallico. Quindi escludo entrambi dal gioco per evocare al loro posto XZ-Cannone Carrarmato! Inoltre, grazie all'effetto di Antica Lampada, posso anche evocare specialmente dalla mia mano Genio della Lampada... E direi che ora ho mostri a sufficienza per passare alla fase di attacco con entrambi! Ovviamente, attacco prima con XZ la tua Gazzella, Sophie!-

Come volevasi dimostrare. Anche con la Carta di Set, XZ aveva 1400 punti di attacco... Per fortuna avevo insegnato a Sophie a conservare sempre un asso nella manica.

-Non così in fretta! Dimentichi la mia carta coperta?- fece, sorridendo -E' la carta trappola Ammutinamento! In altre parole, mi permette di sostituire il tuo mostro attaccante con un altro sul tuo terreno... Ovvero Genio della Lampada, che però ha solo 800 punti di attacco, come la mia Gazzella. Quindi, perdiamo entrambi i mostri e la tua fase di attacco termina qui.- disse lei con un sorriso.

Molto bene. Kaiba era stato imbrigliato, per il momento. Ora era di nuovo il turno di Silvie. La guardai con attenzione. A differenza di quell'inetto di Rasfer, lei era quella che si era dimostrata la più abile a duellare, per cui le avevo dato le carte mostro più forti. Sarebbe stato meglio per lei che mi dimostrasse di essersele meritate.

-Dunque dunque, penso proprio che passerò subito all'attacco di Manju con la mia Odalisca!- annunciò impetuosa.

L'odalisca piroettò contro il mostro di Mira, mandandolo in frantumi. Un duro colpo, considerato che le costò ben 1050 Life Points.

-Ah, dimenticavo! Quando Odalisca infligge danni da combattimento distruggendo un mostro, posso attaccare nuovamente... Quindi ora è il turno del tuo Elfo Oscuro di andare al cimitero!-

-Non così in fretta!-

Aggrottai le sopracciglia, contrariato. Non era stata Mira a parlare, bensì Seto.

-Attivo la mia carta magia istantanea Rimpicciolire, che dimezza i punti di attacco della tua Odalisca! Quindi, temo proprio che sarà lei ad andare distrutta.-

Ed infatti fu così che andò a finire. Dannazione, proprio non me lo aspettavo... Sapevo bene che Kaiba era un osso duro, ma anche quanto il suo stile di gioco fosse individualista. Non avrei mai immaginato che sacrificasse così le sue mosse migliori per aiutare Mira. Era un fattore che avevo decisamente sottovalutato, ma sembrava proprio che il loro legame fosse così forte da essere resistito ai secoli...

 

MIRA

Guardai Odalisca andare distrutta, con al volto un'espressione stupita tanto quanto quella di Silvie.

-SETO! Non dovevi, avevo Life Points a sufficienza...- protestai.

-Sì, ma poi non avresti resistito a lungo. Se non ricordo male, dovevamo fare gioco di squadra, no?- mi disse con tono complice.

Gli sorrisi, riconoscente e felice di quel gesto, con cui aveva spazzato via tutto il risentimento per come avevamo iniziato duello. Rincuorata di essere di nuovo in sintonia con lui, e di aver mantenuto la nostra intesa. Era quello, il Seto che volevo al mio fianco, e con cui ero pronta a lottare.

-Grazie.- gli dissi con calore.

-Tutta questa melassa mi sta facendo venire la carie ai denti...- ci interruppe Silvie -Vediamo se dopo la mia prossima mossa sarete ancora di buon umore!-

-Se è così, avanti! Meno parole e più fatti.- replicò Seto.

-Come desideri. Vedi, mandando al cimitero Odalisca Danzante mi dai la possibilità di evocare specialmente dalla mia mano la mia carta più forte... REGINA DEL DESERTO!-

Avvolta da un turbinio di polvere, apparve sul campo il suo mostro, tanto maestoso quanto pericoloso. Aveva ben 2800 punti di attacco. Deglutii.

-Purtroppo però non ti posso più attaccare, ma è solo questione di tempo. Prego Mira, tocca a te... Anche se dubito che riuscirai ad evocare un mostro più forte.- concluse Silvie.

In effetti, il mio mostro migliore era Tessitrice d'Ali, che non poteva eguagliare la forza di Regina del Deserto... Senza dimenticare che non la potevo evocare, e che comunque c'era la Carta di Set in gioco. Che, tra parentesi, dato che avevo due carte nel cimitero mi faceva perdere 200 Life Points, per fortuna compensati da Desideri Solenni. Me ne rimanevano 1950. Avevo una sola speranza di ribaltare la situazione, ma dovevo pescare la carta giusta... E invece no, estrassi Maria la Decaduta. Ma potevo anche pescare di peggio.

-Sacrifico Elfo Oscuro per evocare un mostro coperto in posizione di difesa, e concludo il mio turno.- annunciai.

Toccava nuovamente a Sophie. Dopo aver pescato, giocò senza esitazioni una carta magia.

-Attivo Seminare! Dato che ho più carte di tutti voi, mi permette di pescare un'altra carta, mentre costringe voi a scartarne una...- fece a me e a Seto, soddisfatta.

Diamine, non ci voleva proprio... Guardai con rammarico le mie carte: Benedizione di Doriado, Doriado e Tessitrice d'Ali... A malincuore, dovetti rinunciare proprio a lei, non potendola evocare nell'immediato. Ma non fui solo io a subire una simile batosta: anche Seto scartò nientemeno che la sua carta preferita, il Drago Bianco Occhi Blu.

-Ma come, Seto!- protestai con sconcerto.

-Non avevo scelta, tanto non potevo evocarlo. Comunque, me ne rimangono altri due nel mazzo...-

-Mi sa che siete proprio spacciati, se avete scartato i vostri mostri più forti.- gongolò Sophie -Inoltre, ho appena pescato la carta magia Fusione all'Imbrunire, che mi permette di evocare per fusione Natu l'Avventuriero del Vento, scartando dalla mia mano Piccolo Esploratore e Figlio della Brezza... E già che ci siamo, evoco un'altra Gazzella Ferita. Ora, Natu, attacca XZ-Cannone Carrarmato!-

Trattenni il fiato. Natu aveva 2400 punti d'attacco, mentre XZ solo 1400...

-Non credo, perché attivo prima l'effetto di XZ... Devo scartare una carta, ma posso poi scegliere un tuo mostro e distruggerlo! Ovviamente, Natu l'Avventuriero del Vento.- replicò Seto.

Tuttavia, Natu rimase intatto, e XZ andò distrutto nello scontro.

-Co... Come è possibile?!?- esclamò, costernato quanto me.

Sophie assunse un'espressione beffarda.

-Oh, che sbadata. Ho dimenticato di dirti che Natu non può essere bersagliato dagli effetti delle Carte Mostro...-

 

SETO

“Dannazione. Dannazione e ancora DANNAZIONE!”

Avevo perso 1000, sofferti, Life Points, ed al prossimo turno ne avrei persi altri 300 a causa della Carta di Set... Me ne rimanevano solo 700. E come se non bastasse, avevo scartato inutilmente la mia ultima carta. O pescavo qualcosa di utile, o avevo perso...

-Seto, non arrenderti per favore!- mi incitò Mira -Devi credere nel Cuore delle Carte...!-

La guardai esasperato.

-Mira, adesso non mettertici anche tu con questa storia...- la implorai.

-Dammi retta, invece! Funziona davvero!- continuò, ostinata.

Non replicai nemmeno. Ne avevo già avute a sufficienza di filippiche sul Cuore delle Carte da parte della famiglia Muto... Però, a pensarci bene, era stato proprio dopo uno dei soliti discorsi di incoraggiamento di Yugi che Mira era riuscita a sconfiggerlo. Forse era stato perché lui non si era impegnato al massimo, forse era stato per la classica fortuna del principiante... Ma forse valeva davvero la pena di fare un tentativo e darle retta. Non mi costava nulla, dopotutto.

“Cuore delle Carte, se davvero esisti è il momento di dimostrarlo.”

Pescai trepidante, e quando vidi la carta appena estratta fu come una boccata d'ossigeno prima di tornare in apnea. Avevo una chance, seppur ancora incognita.

-Attivo Anfora dell'Avidità.- annunciai, pronto a pescare altre due carte.

“Ok Cuore delle Carte, non male ma mi serve qualcosa di migliore. Vedi di impegnarti un po' di più questa volta...”

Estrassi le carte. “Già meglio”.

-Posiziono una carta coperta e passo il turno.-

Ovviamente, Silvie non perse l'occasione di deridermi.

-Tutto qui? Che noia però...- fece, pescando una carta -Dunque, pare sia già arrivato il momento degli addii... Regina del Deserto, attacca Seto e azzera i suoi Life Points!!!-

-No, dovremo rimandare ancora un attimo. Attivo Annulla Attacco.- risposi tranquillo, scoprendo la mia carta trappola.

-Stai solo prolungando l'agonia...- commentò Silvie, passando il turno a Mira.

La mia compagna di squadra pescò, ed i suoi Life Points, tra l'effetto di Desideri Solenni e della Carta di Set, passarono a 2150. Non così tanti da essere al riparo dagli attacchi avversari, ma di certo maggiori dei miei. Quindi posizionò una carta coperta e con mio stupore sacrificò il suo mostro coperto per evocare con Benedizione di Doriado la sua Doriado Signora Elementare. Ok, in effetti Maria la Decaduta era più utile in cimitero, dato che così le permetteva di guadagnare 200 Life Points per turno ma... continuavo a non capire perché si ostinasse con Doriado. Per di più, l'aveva evocata in posizione d'attacco, il che era alquanto ridicolo dato che aveva solo 200 punti d'attacco.

-Mira, ma sei sicura di quello che stai facendo...?- le chiesi, seriamente preoccupato.

-Abbi un po' di fiducia, per favore. Passo il turno- annunciò con aria sicura.

Sophie la guardò torva.

-Non so se tu stia tramando qualcosa o se è solo un tuo patetico modo di convincermi ad attaccare te invece che Seto, comunque ti accontento subito: NATU, ATTACCA!-

-Grazie, non chiedevo di meglio...- disse Mira, sorridendo -Attivo la mia carta trappola, Fuh-Rin-Ka-Zan!-

Questa sì che era una sorpresa! Conoscevo fin troppo bene la potenza di quella carta, ma non avevo mai provato a giocarla perché...

-...devo avere sul terreno uno o più mostri con attributo vento, acqua, fuoco e terra...-

...il che è praticamente impossibile, se non fosse appunto una caratteristica di Doriado quella di possedere tutti e quattro quegli attributi!

-...quindi posso scegliere tra uno degli effetti della carta: farti scartare due carte, pescarne due, distruggere tutte le tue carte magia e trappola o tutti i tuoi mostri.- spiegò con un sorriso -Vediamo se ora indovinate voi quale di questi ho appena scelto.-

 

YAMI BAKURA

Come prevedibile, tutti i mostri di Sophie e Silvie vennero immediatamente distrutti. Quelle due si stavano rivelando una vera delusione... Come se non bastasse, ora era arrivato il turno di Kaiba. Dopo aver pescato gli rimasero solo 300 Life Points, ma dalla sua impressione fu subito chiaro che era pronto a rincarare la dose.

-Finalmente!- esclamò soddisfatto, non appena vide la carta -Attivo Resuscita Mostro! Chiaramente, per evocare Drago Bianco Occhi Blu che tra l'altro proprio voi mi avete costretto a mandare al cimitero...-

-Oh, no!- gemette Sophie.

Il drago comparve sul terreno di gioco in tutta la sua imponenza. Nonostante il suo attacco fosse ridotto a 2000 Life Points, non aveva perso un briciolo della sua ferocia.

-...ed ora attaccala, Drago Bianco!- concluse Kaiba, indicando Silvie.

Il drago la inondò di luce accecante, portando a zero i suoi Life Points. Lei si accasciò a terra, coprendosi il viso disperata. Come me, sapeva fin troppo bene a quale punizione stava per andare incontro.

-Sofi, ti prego perdonami...- riuscì solo a dire, prima di essere avviluppata dalle fiamme.

-VIVI, NO! SET, ABBI PIETA'...!- lo invocò Sophie, angosciata.

Sorrisi ironico. Se c'era un essere al mondo che non conosceva il significato di quella parola, era proprio Set.

 

SETO

Rimasi a fissare attonito quella scena surreale, fino a quando le grida di Sophie non mi ridestarono dallo shock.

-TE LA FARO' PAGARE CARA! LA PROSSIMA ANIMA CHE SET PRENDERA' SARA' LA TUA, TE LO PROMETTO!- mi gridò infuriata.

Fu proprio la goccia che fece traboccare il vaso.

-Sei davvero pazza! E' ora di porre fine a questa follia...- risposi, attivando l'ultima carta che mi era rimasta in mano -Gioco Battito d'Ali del Drago Gigante! Devo far tornare nella mia mano Drago Bianco Occhi Blu, ma almeno avrò distrutto tutte le carte magia e trappola sul tuo terreno. Carta di Set compresa.-

Ora non avevo più difese, ma almeno ero riuscito a porre fine a quell'assurdo gioco delle ombre. Sophie imprecò, sempre più fuori di sé dalla rabbia. Inoltre, era ancora il turno di Mira. Pescò la sua carta, ed i suoi Life Points aumentarono a 2850, grazie all'effetto congiunto di Desideri Solenni e Maria la Decaduta. Quindi, la posizionò sul terreno ed attaccò con Doriado, che aveva recuperato tutta la sua potenza d'attacco. Ora a Sophie rimanevano solo 800 Life Points. Lei digrignò i denti, sempre più fuori di sé dalla rabbia.

-Non è ancora finita...- disse, pescando una carta -Gioco la carta magia Accordo Compensativo... Mi permette di evocare un mostro dal mio cimitero in posizione di attacco, a condizione di evocarne uno anche dal cimitero del mio avversario... Per cui faccio tornare in campo Natu l'Avventuriero del Vento, mentre per voi scelgo di riportare sul terreno Antica Lampada e Maria la Decaduta... In ogni caso, troppo deboli per rappresentare un problema. Vai Natu, attacca Antica Lampada!-

Ero spacciato. Quell'attacco sarebbe costato 1500 Life Points, che però non avevo...

-No, ferma!- udii dire improvvisamente al mio fianco.

Guardai Mira, attonito.

-Attivo la carta trappola Barriera Astrale, che mi permette di convertire il tuo attacco ad un mostro in uno ai miei Life Points!- esclamò.

Così Natu virò improvvisamente direzione di attacco, e si scagliò su di lei con un turbine. Per fortuna, le rimanevano ancora 1350 Life Points.

-Mira, grazie.- le dissi, riconoscente.

Lei sorrise, arrossendo lievemente.

-Di nulla. Ho solo ricambiato il favore...- fece un po' a disagio.

Sorrisi anch'io. Non l'avrei mai ammesso, ma stavo davvero apprezzando il fare gioco di squadra con lei... Non era come quando avevo duellato insieme a Yugi: per lui provavo troppa rivalità per accettare il suo aiuto, e se non fosse stato perché era mia intenzione sfidarlo alla finale di Battle City non mi sarebbe affatto importato se lui invece avesse perso il duello. Invece con Mira era diverso... Sembrava non importarle affatto chi di noi due fosse il migliore, anzi riponeva la sua fiducia in me per vincere. Ed io sentivo che non sarebbe stata una vera vittoria, se non l'avessimo ottenuta insieme.

-Non te ne farò pentire, promesso.- risposi, estraendo la mia prossima carta.

Ok, avevo in mano solo Drago Bianco Occhi Blu e Flauto Evoca-draghi. Avevo bisogno di un miracolo, Cuore delle Carte... Poi, finalmente trovai il coraggio di guardare quello che avevo appena pescato. Non ci potevo credere.

-Evoco Signore di D. ed attivo Flauto Evoca-Draghi, grazie al quale posso evocare di nuovo Drago Bianco Occhi Blu!- esultai -Vai, attacca Natu!-

Drago Bianco distrusse all'istante Natu, facendo rimanere Sophie con soli 200 Life Points. Troppo pochi, considerato che potevo ancora attaccare con Signore di D. ed Antica Lampada. Sophie mi anticipò, ponendo la mano sul deck in segno di resa.

-E va bene, ho capito. Avete vinto, facciamola finita.- disse con voce abbattuta.

 

HONDA

Come da programma, Rebecca venne a buttarci giù dal letto alle sette in punto, agguerrita più che mai ad arrivare al santuario di Maat il prima possibile. Mi stiracchiai svogliato, scendendo in cucina in cerca di qualcosa da mettere sotto ai denti. Versai nel primo bicchiere sottomano del latte, senza nemmeno preoccuparmi di controllare se fosse o meno pulito, agguantai i miei cereali e raggiunsi gli altri attorno al tavolo.

-'Giorno.- salutai atono, mettendomi a sedere.

-Buondì!- fece allegra Anzu.

La osservai torvo. Proprio non capivo come facesse ad essere sempre così iperattiva appena alzata...

-Honda, hai per caso visto mio fratello?- mi chiese subito Mokuba.

-No.- ammisi -Quando sono uscito dalla camera, c'era rimasto solo Yugi...-

In effetti, ora che me lo avevano fatto notare la sua assenza era strana. Di solito era tra i primi a svegliarsi, ansioso di mettersi a lavorare al computer...

-Dove accidenti è finito?- borbottò Mokuba, alzandosi ed andando a cercarlo nel camper.

-A proposito di gente che non si fa trovare...- fece Mai -Qualcuno di voi ha visto Mira?-

Le sole risposte che ottenne fu silenzi e segni di diniego. Improvvisamente mi passò la fame, sfiorato da un brutto presentimento.

-Vado a cercarla.- dissi risoluto.

-Vengo anch'io!- esclamò Anzu, altrettanto preoccupata.

Perlustrammo il camper, ma non trovammo traccia né di Mira, né di Seto. In compenso, vidi che Seto aveva lasciato il computer in stand-by, mentre Rebecca notò con acume che anche la borsa di Mira era sparita.

-Devono essere usciti, ma per quale ragione...?- si chiese.

Mokuba aprì lo schermo del computer, digitò la password di accesso e controllò le attività recenti in cerca di indizi.

-L'ultimo salvataggio risale a più di 8 ore fa...- disse, visibilmente in ansia.

-Cosa gli può essere successo?- si domandò Otogi.

Ci guardammo in silenzio, senza sapere che fare. Avremmo dovuto cercarli, ma dove?

-Si può sapere che succede?- disse Yugi con voce impastata, scendendo dalle scale ancora in pigiama.

Nessuno di noi però fece in tempo a metterlo al corrente della situazione, che la porta del camper si aprì e comparvero proprio le cause della nostra agitazione. Li guardammo attoniti, come se fossero appena apparsi due fantasmi.

-SETO!- esclamò Mokuba.

-Eccovi, finalmente!- sbottai io, contrariato.

Mira e Seto si fermarono a disagio sulla soglia.

-Ehm... Buongiorno...?- provò a dire Mira, titubante.

 

MAI

Estorte le dovute spiegazioni, passammo ai rimproveri del caso.

-Certo che potevate almeno lasciare un biglietto, prima di andarvene...- notai.

-Non... Non era nostra intenzione star via così a lungo...- balbettò Mira.

-Sì, ma c'era proprio il bisogno di allontanarsi tanto? E poi, duello a parte, avete passato praticamente tutta la notte nel deserto! Si può sapere che diavolo avete fatto?!?- continuò Anzu.

-Quello che non stai facendo tu: gli affari nostri...- borbottò Seto.

Alzai un sopracciglio con scetticismo. Per quanto Kaiba fosse sempre imperscrutabile, era impossibile non notare l'imbarazzo di Mira.

-Seto! Non scherzare, è molto pericoloso avventurarsi nel deserto di notte, mi sembrava di avervelo già detto...- li sgridò Rebecca.

Solo dopo aver fatto loro giurare che non avrebbero più fatto simili lavori, dichiarammo chiuso quel discorso. In realtà nessuno dei due sembrava avere un'aria realmente pentita... Ma Mira oggi avrebbe dovuto affrontare la sua ultima prova, e non ci sentivamo di infierire troppo su di lei.

-Dai, abbiamo perso anche troppo tempo per colpa vostra. Dovevamo partire mezz'ora fa!- ci ricordò Otogi.

In realtà, Rebecca aveva fatto tanto rumore per nulla. Nonostante avessimo preso la strada con comodo, verso le cinque del pomeriggio avevamo già raggiunto il santuario. Scendemmo dal camper, e dopo che Mira giocò la sua Carta di Iside, ci ritrovammo catapultati nel familiare chiostro fiorito.

-Beh, allora io vado...- disse Mira, volgendosi pallida verso l'arco d'ingresso.

-Mira, su un po' di coraggio!- la incitò Jono -Tanto ci rivediamo presto!-

-Lo spero proprio...- fece con un sospiro.

-Ma certo!- la rincuorò Yugi -Stai tranquilla, andrà tutto bene!-

Lei annuì, poi, dopo averci guardato per un'ultima volta, entrò nel santuario.

 

MIRA

Con il cuore in gola, spinsi la sporta metallica ed entrai. Al mio ingresso, una bambina che ben conoscevo mi salutò con enfasi.

-Oh, che bello! Sei tu finalmente!- disse Maat, abbandonando con improvviso disinteresse una delle sue bambole -Iniziavo a temere che non ti saresti più decisa a tornare!-

Mi morsi le labbra, nervosa.

-In un certo senso era così...- ammisi -Ma non potevo più rimandare.-

La bimba mi squadrò con i suoi penetranti occhi grigi.

-Beh, era ora! Forza, vieni!- mi incitò, avviandosi con compostezza nella stanza a fianco -Sono davvero curiosa di sapere quale sarà l'esito della bilancia, questa volta...-

La seguii con aria lugubre. Non contribuiva molto alla mia autostima l'essere trattata come una cavia da laboratorio... Maat sembrava prendere tutto come un gioco.

-La tua mano.- mi disse, impaziente.

Cercando di non tremare, allungai il braccio verso di lei. Maat posò la sua mano sul palmo della mia e, quasi con uno strappo, fece uscire il mio Ka sotto forma di piuma. Quindi, con aria solenne, la posò insieme alla sua su uno dei piatti della bilancia. Istintivamente, chiusi gli occhi. Sapevo che avrei dovuto guardare la bilancia piuttosto, ma non riuscivo a trovare il coraggio di scoprirne il responso. Non volevo perdere la mia anima. Non volevo deludere i miei amici. Volevo tornare da loro con la Sfera di Maat, e sconfiggere Set una volta per tutte. Volevo tornare a Domino, a casa... Non potevo andarmene così, senza salutare per un'ultima volta Yugi... Senza aver detto addio a Seto...

-Mira?- mi sentii dire con gentilezza -Non aver paura, apri gli occhi.-

A malincuore, obbedii. E con mio stupore, vidi che questa volta la mia piuma era molto più leggera della sua.

-Incredibile!- esclamai, attonita.

-E perché?- domandò Maat con compostezza -E' perfettamente normale invece... Hai subito un trauma recente, era comprensibile che la tua anima ne sia rimasta sconvolta. Avevi solo bisogno di ritrovare te stessa.-

La fissai con perplessità.

-Ma... Non capisco. Non mi sembra di essere cambiata affatto...-

-Ne sei proprio sicura?- fece lei, alzando un sopracciglio beffarda -Eppure, sei cambiata, e parecchio. Ascolta il tuo cuore. Non lo senti? Hai trovato il coraggio di affrontare i tuoi fantasmi, ed hai finalmente accettato il tuo passato. Sei tornata a vivere. Sei tornata ad amare... Per me, questo è più che sufficiente.-

Riprese la mia piuma dalla bilancia, e me la strinse tra le mani. Solo che quando le riaprii, al suo posto vi ritrovai una sfera rosa. Ciò bastò per convincermi che, alla fine, era andato tutto per il meglio: ora avevamo tutte e nove le Sfere del Potere, ed il Faraone avrebbe finalmente ricordato chi era. E, forse, avrebbe ricordato anche chi ero io, 3000 anni fa...

-Oh, grazie mille!- esclamai, abbracciandola per la gioia.

-EHI, UN PO' DI CONTEGNO!- protestò Maat, cercando di divincolarsi -Cosa sono tutte queste smancerie! Vattene su, ti stanno aspettando là fuori...-

-Hai ragione. Vado. E grazie ancora di tutto!- le dissi, sorridendole un'ultima volta prima di andarmene.

Corsi fuori dal santuario, con l'animo finalmente leggero. Anzi, è il caso di dirlo, leggero come una piuma.

-CE L'HO FATTA! CE L'HO FATTA!- gridai ai miei amici quando li vidi, felice come non mai.

 

YAMI BAKURA

Quando vidi tornare Yugi e gli altri festeggiando, capii subito che erano riusciti anche stavolta ad ottenere la Sfera del Potere. L'ultima, per la precisione. Non ci voleva, non ci voleva proprio... Speravo di non dover arrivare a tanto, ma non mi era più rimasta scelta. Era arrivato il momento di passare al piano B, come Set mi aveva ordinato. Ormai nulla impediva al Faraone di ritrovare i suoi ricordi... Eccetto me.

Mi alzai, rapido ma risoluto, e saltai in sella alla moto che avevo opportunamente rubato, pronto a partire. Non c'era tempo da perdere.

 

FLASHBACK

Una volta giunti sul luogo designato, il giovane soldato fermò il suo cavallo e ne fece scendere in modo rude la principessa, continuamente minacciata dalla sua arma. Sethi non ebbe altra scelta che fare altrettanto, ma non poté trattenere una domanda.

-Perché ci hai portati qui...?- chiese a denti stretti, guardando con sospetto l'ingresso della tomba in cui era stato seppellito, non troppo tempo prima, il precedente Faraone.

-Lo scoprirete presto... Ora forza, camminate!- ordinò loro con fare perentorio.

Raissa provò inutilmente ad opporre resistenza per poi essere spintonata dentro un lungo, umido ed oscuro corridoio. Non vedeva assolutamente dove stava mettendo i piedi, e più volte perse l'equilibrio, rovinando a terra e costringendo il suo rapitore a risollevarla con malagrazia. La principessa non capiva. Aveva riconosciuto subito il giovane come una delle Guardie Reali, per cui all'inizio era certa che fosse stato mandato da suo padre per riportarla a palazzo... E invece lui li aveva condotti in quel luogo, il cui accesso avrebbe dovuto essere proibito a chiunque dopo la sepoltura del Faraone, per quanto ora il suo sarcofago fosse vuoto. Inoltre, era più che sicura di aver già visto da qualche parte l'anello d'oro che portava al collo: aveva lo stesso simbolo del puzzle di suo fratello, l'Occhio di Udjat...

-Forza, Vostra Maestà.- la incitò, accortosi che stava rallentando -Dove è finito tutto il vostro animo regale?-

-Quando mio fratello scoprirà tutto questo verrai giustiziato, traditore!- rispose Raissa con rabbia.

Lui però si mise a ridere in maniera inquietante.

-Oh, non credo proprio che potrà farlo... Guarda tu stessa.-

A quelle parole, la spinse dentro la camera funeraria, appositamente illuminata da alcune torce. E, con sua enorme sorpresa, si accorse che non era vuota.

-ATEM!- gridò, riconoscendo subito suo fratello, a terra con le mani e i piedi legati.

-RAISSA!- fece lui, agitato -SETHI! No, non dovevate venire...!-

-SILENZIO!-

La voce rimbombò per tutta la sala, paralizzando i tre ragazzi. Poi, l'alta figura del nobile Aknadin si erse da un angolo rimasto in ombra.

-Padre!- esclamò sconcertato Sethi -Ma cosa...?!?-

-Mi hai davvero deluso, figlio mio.- rispose il Gran Sacerdote, guardandolo con disprezzo -Hai rischiato di mandare in fumo tutti i miei sforzi, e per cosa? Per una stupida femmina!-

Sethi a quelle parole sbarrò gli occhi, incredulo.

-Di cosa diamine stai parlando?-

Aknadin scoppiò in una risata folle.

-Sto parlando del mio piano per salire sul Trono d'Egitto. Quando avrò finito con voi, io diventerò il Faraone... Come meritavo, come avrebbe dovuto essere sin dal principio!-

A quelle parole Atem lo guardò con rancore.

-Puoi anche ucciderci, ma questo paese non si piegherà mai al tuo cospetto. Mio padre non te lo permetterà!-

Aknadin però sorrise.

-Oh, davvero?- disse beffardo -Perché non glielo chiedi di persona, dato che è qui tra noi?-

A quelle parole la figura imponente di Aknamkanon fece il suo ingresso nella camera mortuaria, con aria minacciosa.

-Bene, Aknadin. Nonostante tutto, alla fine non sei inutile come credevo...- fece con un ghigno.

-PADRE!- esclamarono in coro Raissa ed Atem, sorpresi quanto terrorizzati dal sentirgli pronunciare quelle parole.

Aknamkanon scoppiò in una risata malvagia.

-Quanto siete stupidi!- disse loro con disprezzo -Non avete ancora capito, che vostro padre è morto?-

-Cosa?!?- fece Raissa.

-Chi sei allora, maledetto?- domandò Atem, cercando di nascondere il tremito nella sua voce.

L'uomo sorrise, avanzando verso di lui.

-Ho molti nomi, ma... Il vostro popolo ha imparato a temermi e venerarmi come Set.-

Atem, Raissa e Sethi a quella rivelazione rimasero attoniti.

-Non è possibile...- riuscì solo a dire quest'ultimo.

-Lo è, invece.- rispose suo padre, intromettendosi nel discorso -E' tutto scritto nei papiri magici che la nostra casta sacerdotale si tramanda in segreto... Dovevo solo offrirgli in sacrificio il sacro corpo di un Faraone, e avrei potuto risvegliarlo dal caos in cui il suo divino spirito era confinato.-

-Tu... SEI UN PAZZO!- gridò Sethi infuriato.

-Sethi, figlio mio... Ho fatto tutto questo anche per te, ed è così che mi mostri la tua riconoscenza?- gli domandò Aknadin con sguardo però distaccato -Sappilo: o sei con me, o contro di me...-

-MAI! NON SONO UN TRADITORE!- rispose lui con fierezza.

Set assunse a quel punto un'espressione accigliata.

-Tacete, tutti quanti!- ordinò con tono pericoloso -Non perdere altro tempo a blaterare, Aknadin, la mia pazienza è al limite.-

-Agli ordini, mio Signore.- rispose subito ossequioso.

Il Gran Sacerdote allora si rivolse al giovane soldato che teneva immobilizzata la principessa.

-Portala qui, ora.-

-Che cosa vuoi farle?!?- fece spaventato Sethi.

Aknadin per tutta risposta afferrò per un braccio Atem.

-Tranquilli, non vi ucciderò, per ora.- rispose -E' giunto il momento di celebrare questo matrimonio...-

-NO!- gridò Raissa con tutto il fiato che aveva in gola -Preferisco morire, piuttosto!-

-Perché?!?- domandò invece Atem, rivolto a quello che un tempo credeva fosse suo padre -Se sei davvero Set, perché continui a tormentarci e non ci distruggi tutti subito?-

Alla sua reazione Set però scoppiò a ridere.

-Oh, tranquillo, per quello c'è tempo...- rispose -Prima però ho bisogno di riottenere i miei poteri, e per farlo mi serve il sangue divino di questo corpo, che guarda caso scorre proprio nelle tue vene, ed in quelle di tua sorella... Che però mi è inutile, finché non potete entrambi essere considerati sovrani e dei di questa terra.-

Atem strinse i pugni, impotente. Ora gli era tutto più chiaro... Era per quello che voleva fossero sposati. Ma, anche se ora ne conosceva la vera ragione, non poteva comunque fare nulla per fermare la rinascita di Set. Aknadin infatti gli afferrò senza fatica la mano destra, mentre con l'altro braccio prese quella sinistra di Raissa, anch'essa resa completamente inerme dal giovane soldato alle sue spalle.

-Io, Aknadin, figlio di Akneb, e Gran Sacerdote di Osiride...- disse allora con voce solenne -In questo giorno, in questo luogo ed al cospetto di queste persone e di tutti gli dei, proclamo solennemente l'unione tra Atem, figlio di Aknamkanon, Signore delle Due Terre e Raissa, figlia di Aknamkanon, ora Grande Sposa Reale!-

Raissa non poté più trattenere le lacrime, ad anche Atem e Sethi non riuscirono a fare altro che abbassare lo sguardo, impotenti e con lo spirito abbattuto. Non si poteva più tornare indietro, ormai.

-Finalmente!- esclamò Aknamkanon, una volta che la formula di rito fu conclusa -Ora, procedi pure.-

Aknadin guardò allora il suo uomo.

-Forza, muoviti!- gli intimò -Dammi il suo sangue. Anzi, dammelo tutto.-

Il giovane strinse nel pugno la sua lama, pronto a colpire.

-Ti supplico, non farlo...- mormorò la principessa -Non devi obbedirgli. Sei molto meglio di così, Shukura...-

A quelle parole la guardia reale si bloccò, con l'animo sconvolto. Aveva sempre trascorso la sua vita nel disprezzo, abbandonato dal padre perché bastardo e costretto sin da piccolo a subire ordini ed umiliazioni, pur di guadagnarsi da vivere. Nessuno, e tanto meno i nobili che aveva sempre servito, aveva mai avuto per lui una parola gentile, l'aveva mai degnato di alcuna attenzione, come se valesse meno che niente. Ed invece lei, quella dolce principessa al cui cospetto si era trovato solo una volta... Si ricordava il suo nome.

Nel vederlo tentennare, però, Aknadin intuì subito il suo ripensamento, ed afferrò da una parete un pugnale intarsiato, parte del corredo funebre.

-Avevo capito subito che eri solo un debole.- sibilò -Dovrò fare tutto da solo, a quanto pare...-

Ma fece solo in tempo a sollevare il pugnale, perché la sua mano venne colpita da un proiettile improvviso, facendoglielo cadere a terra.

-TAITA!- esclamò Atem con stupore, riconoscendo la persona che lo aveva appena scagliato.

Lo scriba sorrise, tendendo nuovamente la sua fionda verso Aknadin.

-Perché tutto questo stupore?- domandò con tono fintamente offeso -Sono vecchio, ma non ancora rimbambito.-

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** In trappola ***


Episodio XVI: “In trappola”

 

MR. FAWKES

Me ne stavo tranquillo a sorseggiare il mio rituale tè delle cinque, sfogliando la relazione del caposquadra del team di restauro, cercando di non addormentarmi... D'altronde, ogni volta che mi era capitato di fare una scoperta, per quanto potesse essere di valore, tutto il mio interesse per quello che avevo a lungo agognato e faticato si dissolveva una volta raggiunto, e non vedevo l'ora di lasciare ad altri le scartoffie per partire di nuovo all'avventura. Quelli sì che erano bei tempi! Se solo avessi avuto dieci anni in meno, sarei già scappato da lì verso l'India, o il Perù... Ed invece mi ritrovavo imprigionato in quel corpo vecchio e rugoso. Per cui dovevo rassegnarmi e cercare di trovare la concentrazione: prima iniziavo e prima finivo, d'altronde...

In quel momento però il silenzio venne rotto dalla suoneria di quell'aggeggio meccanico chiamato cellulare, che iniziò a trillare da qualche parte. Sussultai. Dove accidenti l'avevo messo? Sollevai un po' di carte appoggiate alla rinfusa sul tavolo, quando infine lo scoprii a nascondersi dietro ad un vaso di terracotta. Ma la soddisfazione di averlo ritrovato per tempo svanì in fretta, non appena vidi chi era che mi stava telefonando con tanta insistenza.

Arthur Hopkins.

-Pronto...?- dissi titubante, in attesa di una bella sfuriata.

-Ciao Phil!- mi rispose il mio amico, con quel suo orrendo accento americano -Non disturbo, vero?-

-No no, affatto... A cosa devo questa tua telefonata, è successo qualcosa?- dissi, fingendo noncuranza.

Sentii il mio vecchio amico sbuffare all'altro capo del telefono.

-Dimmelo tu! Sarà una settimana che né tu né mia nipote vi fate sentire!- borbottò -Cosa accidenti mi state nascondendo?!?-

Io deglutii, cercando di farmi venire in mente qualcosa, e presto. Non avevo davvero trovato il coraggio di avvertirlo che Rebecca se ne era andata in giro per il Sahara con la sola compagnia di un gruppo di ragazzini tanto giovani quanto incoscienti, perché non mi avrebbe mai perdonato di averglielo permesso... Per cui avevo fatto finta di niente, fingendo che tutto andasse bene e sperando che quella scalmanata ed i suoi amici tornassero presto ed indenni. Ma ovviamente ero stato fin troppo ottimista. “Ed ora cosa mi invento...?”, pensai sconsolato. Dire delle bugie era proprio quello che volevo evitare, era così disonorevole... E non ne ero mai stato capace. Sarei stato subito scoperto da Arthur, mi conosceva anche troppo bene!

-Non ti stiamo nascondendo nulla, Arthur. Se non ti ho chiamato, era solo per non disturbarti inutilmente...- provai a dire.

-Questa è bella! Abbiamo fatto una delle scoperte archeologiche più importanti degli ultimi 50 anni, e davvero non avete nulla di cui avvisarmi? Sai meglio di me quanto ci tenga!- sbottò -Non fare il coniglio e dimmi che sta succedendo!-

-Nulla, te lo assicuro!- protestai, ma in modo non troppo convincente.

-Basta! Passami mia nipote, e subito!- mi ordinò.

Deglutii. “Oh, good Lord...”

-Non... Non posso... Non è qui ora, sta...- iniziai, prima di essere interrotto da una voce alle mie spalle.

-Non si preoccupi mr. Fawkes. Mi passi pure mio nonno.-

Mi voltai, stupefatto di udire quella voce.

-SIGNORINA HOPKINS!- esclamai -SIETE TORNATA!-

 

REBECCA

Ovviamente me ne guardai bene di dire a mio nonno quello che avevo combinato nell'ultima settimana. Non ero certo stupida, se lo avessi fatto avrei seriamente rischiato che non mi portasse più con lui nelle sue spedizioni... Ma per fortuna ero decisamente più abile del signor Fawkes a mentirgli. Dopo averlo tranquillizzato con scuse più o meno convincenti, lo salutai e mi preparai ad un nuovo interrogatorio.

-Questa volta ha davvero passato il segno, signorina!- mi rimbrottò mr. Fawkes -Sapete quanto mi avete fatto preoccupare? Neanche una telefonata! E se vi fosse successo qualcosa, chi lo raccontava a vostro nonno...?-

Io abbozzai un sorriso.

-Beh, ma non è successo nulla, no?- risposi -Siamo tornati sani e salvi...-

-E grazie al cielo, sennò ci avrei pensato io a sistemarvi per le feste!-

-Su, non sia esagerato... Lei da giovane ha fatto ben di peggio!- gli ricordai.

Lui a queste parole finalmente si quietò un po', consapevole di non essere la persona più adatta per accusarci di imprudenza.

-E va bene, ma che la cosa resti tra di noi...- borbottò.

-Ovvio!- dissi -Comunque, mr. Fawkes... Sarebbe così gentile da farci un altro favore?- aggiunsi, sorridendo a trentadue denti.

Lui mi guardò di sottecchi, sospettoso.

-Sarebbe...?-

-Ehm... Riuscireste a farci entrare di nuovo nella tomba, noi soli?-

 

JONOUCHI

Finalmente Reb ed il nonnetto uscirono dalla tenda, la prima con un sorriso soddisfatto ed il secondo con aria visibilmente rassegnata.

-Molto bene, abbiamo il suo placet!- ci annunciò la nostra amica.

-Le siamo davvero riconoscenti, signor Fawkes!- lo ringraziò subito Yugi.

Lui sbuffò.

-Non dovrei proprio ma... Se per voi è così importante...-

-Di importanza vitale!- specificai io.

-Posso almeno sapere la ragione?- chiese, alzando un sopracciglio.

Ci guardammo perplessi. Dubitavo fortemente che, in qualunque modo avessimo provato a spiegargliela, avrebbe potuto crederci sulla parola...

-Mi dispiace, ma non possiamo dirgliela... Si fidi di noi, entreremo ed usciremo dalla tomba prima ancora che se ne sia accorto!- gli rispose Rebecca con fare convincente.

-E va bene... Basta che non tocchiate nulla, in fondo.- disse il nonnetto con un sospiro -Vado subito a chiedere agli altri di lasciare il campo libero...-

-GRAZIE!- esclamammo in coro.

Lui si allontanò con passo tremolante verso gli scavi, scuotendo la testa con fare sconsolato. Noi restammo lì fermi ad aspettare il suo ritorno con impazienza. Dopo tante avventure e disavventure, eravamo finalmente giunti alla fine del nostro viaggio. Incrociai lo sguardo di Yugi, e capii che era ancora più elettrizzato, oltre che agitato, di tutti noi. Gli diedi una pacca sulla spalla con fare complice.

-Yugi, forza sorridi! E' il momento!- lo incitai energico.

Lui abbozzò un sorriso, un po' malinconico.

-Credo proprio di sì... Non mi sembra vero.- disse -Spero solo che funzioni davvero.-

-Deve funzionare! Dopo tutta la fatica che abbiamo fatto...!- protestai.

-Dopo tutta la fatica che abbiamo fatto noi tre, vorrai dire. Tu di certo non ci sei stato di alcun aiuto...- mi rimbeccò Seto.

-Kaiba, ricordami perché non ti abbiamo lasciato nel deserto a morire dissanguato, per favore...- ringhiai.

-Oh, smettetela voi due!- disse Mai, mettendosi in mezzo -Non è il momento di litigare!-

Desistetti subito, per quanto a malincuore. Sapevo bene che era meglio non contraddirla quando mi guardava in quel modo...

Poi udimmo una voce che ci chiamava.

-Forz... (anf!), venite!- fece il signor Fawkes, agitando le braccia verso di noi.

 

YUGI

Ci inoltrammo nuovamente nella tomba di Aknamkanon, senza perdere un secondo. Il signor Fawkes era riuscito a concederci il campo libero per una mezz'ora, e dovevamo farcela bastare. Avanzammo rapidi lungo lo stretto corridoio, in un silenzio davvero tombale.

-Ci siamo.- mi disse il Faraone, laconico.

Io annuii.

-Così pare... Come ti senti?- gli domandai, anche se potevo leggere benissimo l'ansia nel suo sguardo.

-Come non mi sono mai sentito prima d'ora.- ammise -Finalmente avrò le risposte che tanto cercavo... Ma ho davvero il timore di scoprire che non erano quelle che mi aspettavo.-

Lo guardai senza capire.

-Cosa intendi dire?-

Lui si morse le labbra, angosciato.

-Pensaci, Yugi. Non ricordo nulla della mia vita precedente... Ci sarà una ragione. Se... Se fossi stato imprigionato nel Puzzle del Millennio come punizione? Se scoprissi di aver fatto cose orribili in passato...?-

-Non dire idiozie, ora!- lo rimproverai -E' impossibile. Ti conosco meglio di me stesso... E sei la persona e l'amico migliore che abbia mai conosciuto. E nulla potrà cambiare il mio giudizio su di te.-

Lui mi guardò, un po' sollevato.

-Ti ringrazio, Yugi. Grazie di tutto.- mi disse.

Sorrisi compiaciuto, ed ancora sorridevo quando entrammo all'improvviso nella stanza centrale della tomba.

-Arrivati!- annunciò Rebecca.

-Cosa facciamo però adesso?- chiese Mira, guardandosi attorno -Come facciamo a ritornare nel tempio del sogno...?-

Già... In effetti non ci avevamo affatto pensato. Il Faraone però rispose subito ai miei dubbi con tono sicuro.

-Dobbiamo usare di nuovo le carte che ci hanno dato, come negli altri santuari.-

Annuii. Ottima intuizione...

-Mira, Seto... Giochiamo le nostre carte! Insieme stavolta!- dissi loro.

-Giusto, hai ragione!- mi rispose mia cugina, estraendo la sua carta e giocandola sul suo Dueling Disk.

Aspettai che anche Seto facesse altrettanto, per poi scambiarmi di posto con il mio alter-ego affinché potesse giocare la nostra. Poi, simultaneamente, le carte di Ammon-Ra, Iside ed Osiride brillarono come un faro nella notte, facendomi chiudere subito gli occhi, accecato.

Quando li riaprii, mi bastò uno sguardo per capire che aveva funzionato.

 

YAMI

Dopo un attimo di incoscienza riaprii gli occhi, risvegliandomi nel corpo di Yugi. Mi guardai attorno, ed era proprio tutto come mi ricordavo. L'ampio salone luminoso, le statue delle Divinità Egizie... Posai la mano sulla fredda superficie di quella a me più vicina, i cui lineamenti scolpiti ricordavano tantissimo quelli di Horus e che, appena due giorni prima, avevo visto di persona. Sembrava passato così tanto tempo, da allora.

-Wow... Incredibile!- sentii esclamare Anzu alle mie spalle.

-Allora è questo il tempio del vostro sogno?- domandò Mai.

-Sì, è lui.- confermai.

-E queste statue...?- chiese Otogi.

-Sembrano ritrarre le divinità egizie!- affermò Mokuba.

-Sì, non c'è dubbio! Quello è Anubi, e quella Bastet...- disse Rebecca, avvicinandosi con entusiasmo.

Ma, con suo stupore, non riuscì ad entrare all'interno del circolo.

-Ma cosa...?- protestò.

E non era l'unica che non ce la fece ad avvicinarsi ulteriormente, ad eccezione mia, di Mira e di Seto.

-Siamo alle solite...- borbottò Honda.

-Scusate, ragazzi.- dissi loro dispiaciuto.

Jono mi sorrise.

-Tranquillo, era prevedibile. E poi, almeno questa volta riusciamo ad essere presenti!-

Già, era vero. Tuttavia, non avevo potuto non notare che, invece, erano altri quelli che mancavano all'appello...

-Non capisco...- dissi -Dove sono Ammon-Ra, Iside ed Osiride?-

Mira e Seto si guardarono intorno, altrettanto perplessi.

-Pare non ci siano...- osservò lui.

-Forse... Forse appariranno, se usiamo le sfere...?- fece Mira, incerta.

La guardai con indecisione.

-Tentar non nuoce. Proviamo a fare come ci hanno detto.-

Quindi tirai fuori dalle tasche le mie tre sfere. Dunque, quella di Horus era...

-...quella gialla.- mi ricordò Yugi, notando la mia titubanza.

Già. La inserii senza indugio nella statua, ed iniziò a brillare più che mai.

-Funziona!- dissi entusiasta.

Tuttavia, l'unica risposta che ottenni fu un grido di terrore. Mi voltai di scatto, allarmato.

-MIRA!- esclamai, riconoscendo la sua voce -Cosa...?-

Ma non ci fu bisogno di spiegazioni. Bastò uno sguardo per rendermi conto di quello che stava succedendo.

Eravamo caduti in trappola.

 

MIRA

Non avevo fatto in tempo ad avvicinarmi alla statua di Iside, che una figura sbucò dietro di essa. Fu questione di un attimo. Riuscii solo a gridare spaventata, perché prima che mi potessi rendere conto del pericolo e reagire, mi afferrò con violenza e mi puntò una lama affilata alla gola. Fu più che sufficiente per convincermi a non opporre resistenza.

-BAKURA!- esclamarono con costernazione i miei amici, non appena videro il mio assalitore.

-Ciao a tutti.- fece tranquilla la persona alle mie spalle.

-Che diavolo... LASCIALA SUBITO!- gli gridò Seto, facendo per avvicinarsi.

Il mio assalitore però scoppiò a ridere, e mi strinse con così tanta forza che ormai potevo sentire la lama scalfire la mia pelle, ed il suo respiro profondo sulla nuca.

-Non credo proprio che tu sia nella posizione più adatta per darmi degli ordini. E' meglio che tu rimanga fermo lì dove sei, se non vuoi vederla morire.-

-BASTARDO!- rispose Seto, fuori di sé dalla rabbia.

-SEI UN CODARDO!- gridarono in coro Jonouchi ed Honda.

-No, sono solo più furbo di voi.- disse lui -Pensavate davvero che fosse così semplice...? Se siete arrivati fino a qui, è perché io ve lo ho permesso.-

-Fammi indovinare, ci hai seguito tutto questo tempo.- domandò il Faraone, che era rimasto immobile ma aveva assunto un'aria davvero infuriata.

-Ovviamente.- rispose quel Bakura -Come Lui mi aveva chiesto.-

-Dovevo saperlo che dietro a tutto questo c'era il tuo zampino... Ti ha mandato Set, non è vero?- continuò lui.

-Quanto sei perspicace... Hai indovinato.- disse Bakura -Ma quello che non sai, è che sono stato io a risvegliarlo...-

-Cosa... Come è possibile?- esclamò l'altro Yugi.

-Oh, è semplice... Vedi, la sua anima era imprigionata proprio qui, dentro questa tomba. E' stato un gioco da ragazzi infiltrarmi nel team che lavorava agli scavi ed aprirla, prima che potesse farlo qualcun altro.-

-Allora sei tu che hai saccheggiato la tomba di Aknamkanon...!- disse Rebecca costernata.

Lui scoppiò a ridere di nuovo, facendomi ghiacciare il sangue nelle vene.

-E sono io che vi ho fatto venire in Egitto... Anzi, per la precisione sono io che vi ho fatto incontrare, cari i miei prescelti.-

Sussultai.

-Non è possibile!- riuscii a dire, costernata.

Lo udii ridere di nuovo alle mie spalle.

-Oh, piccola, ingenua Mira. Così mi strazi il cuore... Davvero non ti ricordi di me?- mi disse con tono mellifluo.

Allentò leggermente la stretta, permettendomi finalmente di vedere il suo volto. Un volto che non avevo mai dimenticato...

-SEI TU!- esclamai spaventata, riconoscendo il ragazzo che mi aveva avvicinato quel giorno, ormai così lontano, sulla metropolitana.

Allora, non era stata una coincidenza... Aveva deliberatamente lasciato cadere la carta del Cavaliere Terrificante, perché lo seguissi fino al negozio del signor Taichi. Non avevo imparato il Magic and Wizards per mia scelta, come ero stata convinta fino ad allora, ma per la sua.

-Dunque, non sono entrata allo Unicorn's Corner per caso...-

-Brava. Vedo che inizi a ragionare...- mi disse, fissandomi con occhi privi di sentimento -D'altronde, era necessario che anche tu diventassi una duellante, per poter attuare il mio piano.-

-Ma non sarei mai venuta a Domino se...- iniziai ad obiettare, prima che le parole mi morissero in gola.

-...se i tuoi genitori non fossero morti.- completò lui con un ghigno -A proposito, le mie condoglianze. E' davvero stato un fatto tragico... quanto necessario.-

 

YAMI BAKURA

Il volto di Mira sbiancò, finalmente consapevole.

-Tu...- balbettò.

Sorrisi, compiaciuto come non mai. Nulla mi dava più gioia che vedere il terrore negli occhi di un essere umano, quando capiva finalmente chi ero, e di cosa ero capace. Poter giocare con la vita delle persone a mio piacimento mi faceva sentire ancora più potente di quando gliela portavo via. La morte è così terminativa, così inconcludente. La paura, invece, da spazio ad infinite ed inimmaginabili opzioni...

-MOSTRO! SEI UN MOSTRO!- mi gridò infine Mira con sdegno.

Cercò di divincolarsi, ma inutilmente. Le torsi senza fatica le braccia dietro la schiena, fino a farla desistere per il dolore.

-Così mi ferisci profondamente...- le dissi con tono sarcastico -Credevo fossimo diventati amici...-

Lei mi guardò con disgusto, poi mi sputò addosso.

-Te la farò pagare.- sibilò, fissandomi con odio.

La guardai stupefatto, e per un secondo tornai indietro nel tempo, come se stessi di nuovo vedendo lei. La sua voce, la sua espressione, i suoi occhi, il suo profumo... Identici. Tentennai, ma solo per poco. Non dovevo farmi prendere da una stupida debolezza. Non di nuovo. Non avrei commesso due volte lo stesso errore... E poi, per quanto le potesse assomigliare, lei non era, e non sarebbe mai stata, Raissa.

-Non fare la presuntuosa.- le sibilai con ferocia -E' meglio per te che non mi arrabbi! Sappi che mi sei utile da viva quanto da morta...-

-MIRA, NON PROVOCARLO!- le gridò Kaiba -Non sai di cosa è capace...!-

-Vedo che finalmente iniziate a darmi ascolto...- dissi compiaciuto -Bene, direi che è arrivato il momento che mi diate quello che mi serve.-

-Parla. Dì cosa vuoi e facciamola finita.- mi ordinò il Faraone.

-Oh, è semplicissimo.- feci con tranquillità -Il vostro sangue.-

 

SETO

-Che cosa?!?- strillò con voce perforante la Mazaki.

Bakura scoppiò in una delle sue macabre risate.

-Oh, solo qualche goccia di quello del Faraone e di quello di Mira, nulla più...-

-Se pensi che cederemo ai tuoi luridi ricatti, ti sbagli di grosso!- esclamai con disprezzo.

-Penso proprio che lo farete, invece.- mi rispose -In fondo è un piccolo prezzo da pagare, rispetto alla vita della vostra cara Mira...-

Basta, tutto ciò era una vera follia. Come osava Bakura aggredirci in quel modo e minacciarci? Come osava mettere le mani addosso a Mira? Quel verme non meritava nemmeno di sfiorarla... Anzi, non meritava nemmeno più di vivere. Sapevo bene che era tanto pazzo quanto crudele, ma arrivare ad uccidere delle persone come se niente fosse... Era disumano, persino per me. Ormai ero talmente sconvolto che sentivo le mani tremarmi per la collera. Se solo avessi potuto, gli sarei saltato addosso e lo avrei strangolato fino a spezzargli il collo... Gli avrei fatto pentire di aver osato toccarla, e di averle causato tanto dolore... Ma non potevo rischiare di mettere la vita di Mira in pericolo.

-Prima dicci perché ci tieni tanto ad averlo...- disse allora Yugi.

-Proprio non lo immagini?- fece Bakura -Non serve a me, ma a Set ovviamente...-

-Non capisco.- riprese il Faraone -Perché allora hai mandato Rasfer, e quelle due donne, per avere le nostre anime...?-

“Già, perché?”, mi stavo giusto chiedendo anch'io.

-Una semplice inversione di priorità...- disse Bakura con un'alzata di spalle -E' vero, Set vuole le vostre anime... Ma per completare la sua rinascita gli serve il vostro sangue, come d'altronde 3000 anni fa. Oh, ma è vero, voi questo non lo potete ricordare! E' un tale peccato...-

Guardai Yugi preoccupato, e non potei non notare dall'indecisione nel suo sguardo che stava davvero prendendo in considerazione la sua proposta.

-YUGI!- lo chiamai, sperando di farlo ragionare -Non azzardarti a dargli retta!-

Lui mi mi guardò, mordendosi le labbra angosciato.

-Non ho alternative...-

-NO! Non farlo...- disse anche Mira -Non pensare a me... Non possiamo permettere a Set di ritornare!-

Mi voltai di scatto verso di lei, sbarrando gli occhi. La conoscevo abbastanza per sapere che parlava sul serio... Pur di salvarci era davvero capace di sacrificarsi, quella stupida.

-Mira, non dire stupidaggini!- esclamai.

-Esatto. Non se ne parla proprio.- concordò Yugi -Preferisco affrontare di nuovo Set, che vederti morire...-

-Ma...- provò a dire lei, per poi ammutolire sconfortata.

Bakura sorrise, sicuramente compiaciuto della nostra arrendevolezza.

-Dunque Faraone, hai preso la tua decisione?- domandò.

-Sì. Fai quello che devi.- rispose lui, guardandolo con odio.

-Non aspettavo altro.- fece Bakura con un ghigno.

Quindi, con uno scatto fulmineo, abbassò la lama del suo coltello su Mira.

 

ANZU

Mi lasciai sfuggire un grido di orrore, chiudendo gli occhi istintivamente.

Quando li riaprii, fu con sollievo che vidi che Mira era ancora viva e vegeta, anche se visibilmente scossa. Bakura aveva lasciato un sottile, ma lungo taglio sulla sua spalla, da cui aveva iniziato a sgorgare del sangue. Mi appoggiai ad Honda con un cedimento, la testa che iniziava a girarmi. Non potevo reggere la vista del sangue...

-Anzu, non fare scherzi anche tu proprio ora!- mi disse lui con tono allarmato, scuotendomi per farmi riprendere dallo shock.

Strizzai gli occhi con forza, cercando di non svenire. Quando li riaprii però, non potei fare a meno di guardare nuovamente Mira, e notare che il sangue era talmente tanto che ormai le stava colando lungo il braccio, gocciolando fino a terra.

-Oddio...- riuscii solo a dire.

Quindi, persi definitivamente i sensi.

 

YAMI

-BAKURA!- gli gridai, infuriato -Avevi detto “solo qualche goccia”!-

-Beh, nel dubbio meglio abbondare, non credi?- disse lui, con un sorriso perfido.

Quindi lasciò con l'altra mano la presa di Mira ed estrasse dal suo deck una carta, l'usò per impregnarla con il suo sangue, ed infine me la lanciò con un gesto fluido. Io la presi al volo, e quando la guardai mi accorsi che non era una carta qualunque...

-La Carta di Set!- dissi, riconoscendola all'istante.

-Bravo, vedo che sai leggere.- mi beffeggiò Bakura -Muoviti, dammi il sangue che mi hai promesso.-

Strinsi la carta tra le mie mani tremanti. Sentivo il cuore battermi all'impazzata nel petto, così forte da rendermi il respiro quasi doloroso. Non poteva essere... Doveva esserci un altro modo...

-Yugi...- feci, chiamando il mio amico in cerca di sostegno.

Lui non mi guardò nemmeno, tenendo lo sguardo abbassato. Sapevo bene che, come me, era tormentato dagli stessi dubbi, e come me non aveva trovato nessuna soluzione.

-Non possiamo fare altro.- mi disse con voce roca.

-Lo so.- risposi -Ma non è giusto... E' solo per causa mia, se ci troviamo in questa situazione. Vi ho messo tutti in pericolo...-

Alle mie parole Yugi mi guardò con lo sguardo più serio che gli avevo mai visto.

-Faraone, dovresti saperlo ormai.- fece -Siamo tuoi amici. Ed è in momenti simili che bisogna dimostrarlo ed aiutarci a vicenda. Che Set vada al diavolo. L'hai già sconfitto una volta, puoi farlo ancora! Possiamo farlo ancora!-

Quelle parole bastarono per infondermi coraggio, e ridarmi la determinazione che credevo persa.

-Sì, gliela faremo vedere noi!- esclamai.

Quindi, risoluto, feci scorrere con forza il bordo della carta sul palmo della mia mano fino a tagliarla. Subito provai un forte bruciore che mi annunciò che era stato più che sufficiente, e piano iniziò anche a fuoriuscire il sangue, che intinse di un rosso porpora il retro della carta.

-Magnifico.- fece Bakura con soddisfazione -Ridammela pure, ora.-

Mi avvicinai a lui cercando di reprimere il desiderio di colpirlo, e gli tesi la Carta di Set. Lui la prese con un sorriso.

-Grazie mille.- disse -Tieni, è tutta tua ora!-

E con una gesto rude, mi spinse Mira addosso, finalmente libera.

-Stai bene?- le chiesi preoccupato, sorreggendola.

Lei annuì con coraggio, nonostante fosse ancora tremante per lo shock. Un attimo dopo, udii Bakura sogghignare.

-Fossi in te, Faraone, mi preoccuperei ben più di quello che vi aspetta ora...-

Lo guardai con odio.

-Cosa intendi?- sibilai.

Lui sorrise provocatorio.

-Non ti sei chiesto come mai anch'io sono riuscito ad entrare qui dentro?- disse.

Spalancai gli occhi. Era vero, ma ero stato troppo preso dai suoi discorsi per accorgermene. Poi all'improvviso capii.

-NON PUO' ESSERE!- esclamai.

Anche Seto ebbe lo stesso presentimento, e scattò verso Bakura per fermarlo, ma troppo tardi. Con rapidità giocò la Carta di Set sul suo Dueling Disk. E dopo un rapido bagliore fummo avvolti dall'oscurità.

 

MIRA

Quando riacquistai conoscenza, non ci misi molto a capire che mi trovavo di nuovo bloccata, legata al suolo da una catena che mi serrava la caviglia fino a scavarmi la pelle. Come se non bastasse, il mio braccio destro bruciava in modo insopportabile lungo il taglio che quel bastardo di Bakura mi aveva lasciato. Mi guardai attorno spaventata, e fu con sollievo che vidi accanto a me Yugi e Seto. Anche loro erano stati incatenati, ma almeno non ero sola.

-Ragazzi!- li chiamai.

Entrambi aprirono gli occhi con un sussulto, e come me ci misero un attimo prima di mettere a fuoco la situazione.

-Ma... Cosa diavolo...- fece Seto, guardando con stupore la catena che lo teneva imprigionato.

-BAKURA!- gridò il Faraone, alterato -DOVE CI HAI PORTATO?-

Solo allora mi accorsi che Bakura era rimasto ad osservarci per tutto quel tempo, seduto su un altare dall'altra parte della sala.

-Benvenuti nel santuario di Set.- disse con fare teatrale -Ma forse è meglio che lasci a lui il compito di fare gli onori di casa...-

-Ti ringrazio, Bakura.- disse una voce tanto profonda quando spaventosa -Mi ero quasi stancato di aspettare...-

La tenda dietro l'altare venne scostata, e dalla penombra uscì un uomo di mezza età, dalla pelle olivastra, con profondi occhi viola. Trattenni il respiro, sconvolta. Non avevo mai visto quella persona, eppure... Eppure sentivo che lo conoscevo. Anzi, sentivo che lo odiavo.

Set ci sorrise con compiacimento, avanzando verso di noi.

-Atem, Raissa, Sethi... Ci rivediamo, finalmente.-

 

FLASHBACK

Nel vedere il vecchio scriba, il volto di Aknadin si fece paonazzo dalla rabbia.

-TU!- esclamò -Lo sapevo che avresti finito per mettermi i bastoni tra le ruote...-

Taita ricambiò lo sguardo con altrettanto astio.

-Avevo ragione a sospettare di te... Sei un traditore e un criminale!- esclamò -Con la scia di sangue che hai lasciato alle tue spalle, credevi forse che non mi accorgessi che qualcuno era entrato nella Sala del Tesoro ed aveva trafugato uno degli Oggetti del Millennio?-

-Oh, quello?- rispose Aknadin con sufficienza, indicando l'anello al collo di Shukura -E' stato solo un piccolo prezzo da pagare per raggiungere il mio obiettivo. Che però a causa tua continua a sfuggirmi di mano... Shukura, occupati di quel vecchio ficcanaso, e subito!-

La giovane guardia annuì, e si lanciò addosso a Taita pronto a colpirlo. L'anziano scriba schivò con inaspettata agilità il colpo, per poi ingaggiare con lui un'ardua lotta. Nel frattempo, nel momento esatto in cui Shukura aveva lasciato andare Raissa, Sethi si era subito parato davanti a lei per proteggerla, prima che suo padre potesse afferrare il pugnale che gli era caduto a terra e tentare di nuovo di accoltellarla.

-SETHI!- gli gridò furente -NON MI INTRALCIARE, SCIOCCO!-

-Non ti permetterò di farle del male, dovrai passare sul mio cadavere...!- replicò lui, facendo scudo alla ragazza con il suo corpo.

-E va bene, sia fatto il tuo volere!- replicò Aknadin con sguardo folle, facendo per colpire il suo stesso figlio.

Fu questione di un attimo: nel momento stesso in cui Sethi avvistò il pericolo, estrasse rapido la sua spada dall'elsa, pronto a difendersi. Ma l'arma era ben più lunga di quella che impugnava Aknadin, ed il suo slancio troppo in avanti per poter evitare che la lama trafiggesse il padre nello stomaco. Il Gran Sacerdote rovinò addosso al figlio, facendo perdere ad entrambi l'equilibrio.

-Padre...!- esclamò Sethi, sconvolto dall'orrore di cui era appena stato autore.

-Tu... sia... maledet...- riuscì solo a mormorare Aknadin, prima di esalare il suo ultimo respiro.

Set nell'assistere alla morte del suo servitore più fedele urlò di rabbia.

-UMANI!- fece con disprezzo -Lo sapevo che non mi sarei dovuto fidare di uno di loro...-

Quindi scattò in avanti, pronto a saltare addosso ad Atem per ucciderlo con le sue stesse mani.

-NO! FERMO!- gridò Sethi, riprendendosi subito dallo shock ed alzandosi in piedi per proteggere il suo sovrano.

-ATEM!- fece invece Raissa, anch'essa allarmata.

Tutti e tre scattarono con uguale slancio verso il giovane Faraone, e tutti e tre lo afferrarono nel medesimo istante. Non appena lo fecero, inspiegabilmente il Puzzle del Millennio al collo di Atem si illuminò di luce accecante, ed ai tre ragazzi parve quasi che la loro anima venisse strappata via, prima di cadere a terra incoscienti.

Quando finalmente riaprirono gli occhi, non si trovarono più nella camera funeraria, ma in un enorme salone drappeggiato da tendaggi scuri, e con un lungo tappeto dello stesso colore che conduceva ad un altare sul fondo.

-Dove... dove siamo...?- domandò Raissa, alzandosi spaventata.

-Nel mio regno.- rispose Set, comparendo alla loro vista -Anche se non capisco come sia possibile. Quello che è certo è che stavolta ho la possibilità di riavere i miei poteri ed uscirne, grazie a voi...-

-Scordatelo, non ti permetteremo di avvicinarti di un solo passo...!- esclamò Sethi, sguainando la sua spada.

A quelle parole Set scoppiò in una risata divertita.

-Che ingenuo... Ti ho appena detto che sei nel mio regno, e qui si seguono le mie, di regole!- disse infine, chinandosi e ponendo entrambe le mani a terra, come in preghiera -Forze dell'Oscurità, il vostro signore vi evoca in questo luogo! E tu, Zorc, mio Spirito Guardiano, palesati e combatti per me!-

Sotto gli occhi sbalorditi dei tre ragazzi, nello spazio tra loro e il dio comparve una voragine oscura, da cui emerse l'essere più grande e mostruoso che avessero mai immaginato: si trattava di un demone cornuto, con malvagi occhi rossi e gigantesche ali alle sue spalle, ed il corpo attraversato da quello di un drago. Raissa gridò spaventata, Sethi puntò in avanti con maggiore determinazione la sua spada, mentre Atem fissò la belva con aria di sfida.

-Se queste sono le regole, non ci resta che impararle.- disse quindi, con sguardo determinato -Spirito Guardiano, palesati e combatti per me!- invocò, ponendo anch'egli le mani sul pavimento.

Per un attimo il giovane Faraone temette di aver mal riposto le sue speranze, ma poi dall'abisso balzò fuori con impeto un mago vestito di nero, brandendo una lancia magica.

-Tzk. E' tutto qui, quello che riesci ad evocare?- ghignò Set -Il mio Zorc lo schiaccerà come un moscerino.-

Atem invece sorrise.

-Ti sbagli... Dimentichi che non sono solo.- disse con sicurezza.

E allora anche Sethi e Raissa, dopo essersi scambiati con Atem uno sguardo d'intesa, pronunciarono la formula di evocazione, facendo comparire in un'esplosione di luce un feroce drago bianco ed una fata dalle sei ali.

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Tutti per uno! ***


Episodio XVII: “Tutti per uno!”

 

YAMI

-Atem, Raissa, Sethi... Ci rivediamo, finalmente.- disse Set.

Spalancai gli occhi, incredulo. Quel volto... Mi era talmente familiare, anche se non riuscivo ad associare ad esso alcun ricordo. Ma la cosa più strana di tutte non era quella: sapevo già di aver incontrato Set nel mio passato, per cui non mi stupii più di tanto della sensazione di riconoscerlo. Quello che più mi sconvolgeva era quanto, differenza di età a parte, noi due ci assomigliassimo.

-Senti, ci stai confondendo con delle altre persone.- gli rispose Seto secco -Il mio nome è Seto, e loro si chiamano Yugi e Mira.-

Lui sorrise gelidamente.

-No, sei tu che ti stai sbagliando. In effetti sì, tu e questa ragazza siete solo delle reincarnazioni... Ma quello che chiami Yugi in realtà porta il nome di Atem.-

Atem.

Ripetei quel nome nella mia mente, ma invano. Avevo scoperto finalmente come mi chiamavo, ma continuavo a non sapere chi ero.

-Dunque, Faraone?- fece Set con un ghigno -Dopo 3000 anni, davvero non hai nulla da dirmi?-

Lo guardai senza capire.

-Non so proprio a cosa tu ti stia riferendo. Non ricordo alcunché del mio passato..-

L'uomo assunse un'espressione truce.

-Peccato, perché io invece ricordo tutto perfettamente, come se fosse successo solo un secondo fa. Ho passato millenni a causa vostra rinchiuso in questa tomba!- ruggì.

-Volevi distruggere l'umanità, hai solo avuto quello che meritavi.- gli risposi, memore di quello che mi aveva raccontato in sogno Ammon-Ra.

Lui, sorprendentemente, scoppiò in una risata fragorosa.

-Tu, ed il tuo vuoto idealismo!- inveì -Volevo distruggere l'umanità, è vero. E chi può biasimarmi, quando l'umanità stava distruggendo se stessa, ed il mondo intero che noi dei avevamo creato? Mi dipingi come un mostro, ma l'unica verità che la storia ci ha mostrato è quanto siate voi esseri umani i veri mostri: violenze, guerre, tradimenti, egoismi... Solo di questo siete stati capaci. Ma non è troppo tardi, per infliggervi la punizione che meritate...-

-SEI SOLO UN PAZZO!- gli gridò Seto con rabbia.

-No.- disse tranquillo -Sono una divinità. Mentre voi piccoli, stupidi ed insignificanti mortali non siete che dei miseri burattini nelle mie mani, e posso fare di voi quello che voglio!-

-Siamo solo dei mortali, è vero.- gli feci notare -Ma almeno abbiamo qualcosa che tu non hai: l'umanità. Noi viviamo, soffriamo, amiamo, moriamo. Non sei tu a decidere la nostra esistenza. Siamo noi che ce la scegliamo da soli, e lottiamo per essa, se necessario.-

-Giusto!- mi spalleggiò Mira.

Set non si scompose, anzi.

-Vedo che il tempo non vi ha cambiato affatto, dopotutto. Era proprio quello che speravo...- disse, avvicinandosi con fare pericoloso -Ditemi, perché credete che vi abbia portato fino a qui, e fatti miei prigionieri?-

Mi rabbuiai.

-Vuoi le nostre anime...- gli risposi a denti stretti.

-Sbagliato. Voglio la mia vendetta!-

 

YUGI

Sentii il Faraone irrigidirsi al mio fianco.

-Ma... Perché? A cosa ti porterebbe, se non ricordiamo nemmeno quello che è successo?- protestò.

-Non abbiamo nessuna colpa!- aggiunse Mira.

Lui incrociò le braccia, con fare paziente.

-Non c'è nessun problema. Ci penso io a rinfrescarvi la memoria.- disse pacatamente -Lasciate che vi racconti una storia. Tremila anni fa, nel Regno d'Egitto, viveva il faraone Aknamkanon, il sovrano più grande e potente che quella terra avesse mai visto fino ad allora. Ma, un giorno, suo fratello decise che era lui il più adatto a regnare, e mi pregò di aiutarlo a conquistare il potere. Ovviamente potevo farlo, ma altrettanto ovviamente chiesi qualcosa in cambio...- fece, sorridendo -Un corpo. Questo corpo, che Aknadin mi offrì di buon grado sacrificando suo fratello... In modo da poter finalmente fuggire dalle tenebre dove i miei fratelli mi avevano esiliato, ed impadronirmi del vostro mondo.-

Ovvio. Cos'altro può mai volere un essere malvagio, se non conquistare il mondo? Sarà anche stato un dio, ma quanto a brame di potere non così diverso da noi umani, come invece lui si vantava di essere.

-E noi? Cosa c'entriamo noi con tutta questa storia?- domandò Seto con irritazione.

-Voi? Voi eravate il problema. Ero riuscito a rinascere in un corpo, ma per riottenere i miei poteri mi serviva anche il suo sangue... Aknamkanon purtroppo era morto, ma il caso voleva che avesse dei figli, il sangue del suo sangue. Ovviamente mi riferisco a te, Atem, e a tua sorella Raissa.-

Spalancammo gli occhi, stupefatti per quello che aveva appena detto. Primo, in quanto capii finalmente il perché della nostra somiglianza con quell'uomo... Set aveva assunto le sembianze del padre del Faraone, anzi, del padre di Atem! Secondo, ora avevamo scoperto anche che Mira era ben più di una semplice cugina. La guardai, e vidi che anche lei era rimasta a bocca aperta per quella rivelazione.

-Cosa? Mira... Era mia sorella?!?- esclamò il mio alter-ego, incredulo.

-Esattamente.- continuò Set -Purtroppo però a me serviva il sangue di un essere divino come solo un sovrano d'Egitto può essere... Ma solo tu, con la morte di tuo padre, diventasti Faraone, ed io avevo bisogno che anche tua sorella salisse sul trono. Così mi vidi costretto ad intervenire, perché lei diventasse tua moglie e potessi finalmente compiere il mio sacrificio. Ma, ovviamente, avevo trascurato un dettaglio importante, che ci ha costretti al nostro duello finale... E tutto questo solo perché lei era già innamorata, ma di un altro. Di quel giovane che tanto ti assomigliava, Seto.-

 

SETO

A quelle parole, cercai di mostrare indifferenza, quando in realtà ne fui profondamente scosso. Mi ero sempre rifiutato di credere a tutta quella storia dell'Antico Egitto già da quando Isis me ne aveva parlato per la prima volta, ma ormai non riuscivo più a negare l'evidenza. Anzi, ammetto di aver ascoltato con attenzione tutto ciò che Set ci stava raccontando: d'altronde, dopo aver attraversato l'Egitto, sfidato divinità egizie e rischiato più volte la vita, ora volevo saperne la ragione. Ed a dispetto del mio proverbiale scetticismo, gli credevo. Perché alla fine, nonostante l'assurdità di quella storia, tutto tornava... Almeno, poteva in parte giustificare la mia storica rivalità con Yugi, e perché Mira mi avesse così inspiegabilmente colpito ed attratto, sin dal primo momento che l'avevo vista. Reminescenze di una vita passata, che mio malgrado aveva finito per segnare anche quella presente.

-Sarò ripetitivo ma, per quanto mi potesse assomigliare, non ero io.- dissi a Set, cercando di farlo ragionare.

L'uomo però scosse la testa con disapprovazione.

-Oh, quanto ti sbagli. Tu e Sethi avete in comune ben più del semplice aspetto fisico. Avete vissuto vite diverse forse, ma avete lo stesso temperamento, le stesse passioni... la stessa anima. Ma perché tu possa capirlo, devo fare un passo indietro nel mio racconto...- disse -Come ho detto poco fa, la vostra sciocca ostinazione ci ha portati a scontrarci in un duello... Ed avrei avuto la meglio, se il Faraone non avesse scelto di sacrificarsi per imprigionarmi! Invece, il mio spirito è rimasto intrappolato in questa tomba, ed il suo in quel puzzle che ora porta al collo.-

Sentii Yugi, anzi, Atem, sussultare al mio fianco a quelle parole. Io invece trattenni a stento un sospiro di esasperazione. Un finale fin troppo prevedibile, conoscendolo: avrà anche perso la memoria ma, nonostante i millenni trascorsi, aveva conservato le sue manie da eroe.

-Ma Ammon-Ra, Osiride ed Iside, temendo che riuscissi un giorno a liberarmi, hanno fatto in modo che i vostri tre spiriti si reincarnassero nella storia, affinché poteste sconfiggermi di nuovo nel caso fossi riuscito a liberarmi.- proseguì Set -Ed in questo giorno, in questo luogo, finalmente possiamo scontrarci ancora. Ma stavolta finirà diversamente... Avrò le vostre anime, così la finirete una volta per tutte di mettermi i bastoni tra le ruote!-

 

ATEM

A quelle parole sentii il senso di impotenza che mi aveva assalito svanire, e riaccendersi la speranza. Intrappolati come eravamo, Set avrebbe potuto ucciderci senza problemi... Invece, la sete di vendetta che aveva covato nel corso dei secoli era tale che non si sarebbe accontentata di vederci morti. Tanto meglio per noi.

-Fatti sotto allora! Ti abbiamo sconfitto una volta, possiamo farlo ancora!- lo sfidai.

Set si limitò a sorridere beffardo.

-Bakura...- chiamò, volgendosi verso il ragazzo, che se ne era stato in disparte fino a quel tempo.

-Subito, mio Signore.- rispose lui, con una riverenza davvero inaspettata da parte sua.

Bakura si sfilò il Dueling Disk dal braccio e lo porse a Set. Lui se lo rigirò tra le mani disgustato.

-E voi questa la chiamate evoluzione? Surrogare la magia con la tecnologia?!?- disse con profondo disprezzo -Bah... Un tempo, era tutto molto più semplice.-

-Bada a come parli, prima di insultare le mie invenzioni!- fece Seto, punto sull'orgoglio.

Set rise di gusto, divertito.

-Oh, allora starò al vostro gioco e vi batterò con le vostre stesse armi... Così la sconfitta sarà ancora più cocente.- fece, attivando il Dueling Disk di Bakura.

Non chiedevo di meglio. Accesi subito il mio, pronto a duellare, e così anche Mira e Seto fecero altrettanto.

-Fatti sotto allora!- esclamai.

 

MOKUBA

Spalancai gli occhi, allarmato dalle voci dei miei amici.

-Cosa...?- domandai, cercando di capire cosa fosse successo.

Ma non ci fu bisogno di una risposta. Mio fratello, Yugi, Mira... ed anche Bakura. Scomparsi. Ed al loro posto, al centro del salone ora si apriva un pozzo profondo, con una grata metallica divelta ad indicare che era lì che i nostri amici erano stati portati.

-Oh, no...- sentii gemere Anzu.

Jonouchi invece stava battendo i pugni contro la barriera invisibile che ci impediva di entrare, nel tentativo di infrangerla, ma invano.

-Jono, smettila! E' tutto inutile, ti stai solo facendo male!- fece Mai angosciata, afferrandolo per un braccio.

-NON MI IMPORTA, DANNAZIONE!- imprecò -Non possiamo stare qui senza far nulla...-

-No, non possiamo. Ma ne siamo costretti.- rispose lei, fissandolo con ostinazione finché non desistette.

Ma io non riuscivo a rassegnarmi. Non potevo sapere dove Bakura avesse portato mio fratello ed i miei amici, ma avevo la certezza che fossero in serio pericolo... Sentii lacrime di impotenza iniziare a scendermi lungo le guance. Rebecca se ne accorse, e mi prese con dolcezza per mano, senza aggiungere nulla. Io la strinsi con gratitudine, e bastò quel calore per trasmettermi di nuovo un po' di speranza.

-SETO!- lo chiamai, sperando che mi sentisse -NON ARRENDERTI!-

-No, non lo farà.- assentì Anzu -E nemmeno Yugi, né Mira. Li conosco, lotteranno fino alla fine.-

-E ce la faranno. Non permetteranno a Set di vincere!- esclamò Honda.

-Giusto.- concordò Otogi -FORZA RAGAZZI!-

-SIAMO CON VOI!- gridò anche Rebecca.

Iniziammo ad incitarli a gran voce tutti insieme, con rinnovata fiducia. Probabilmente non ci potevano sentire, ma non era fiato sprecato. Non per noi almeno.

 

YUGI

Eccolo. Era arrivato il momento della resa dei conti, dunque.

Noi tre contro Set. Lui aveva 6000 Life Points, e noi solo 2000 ciascuno, ma almeno partivamo in vantaggio numerico.

-Una vera consolazione.- mi fece Atem ironico.

Tuttavia, come me era quanto mai determinato a vincere. Pescammo le nostre prime 5 carte, ma il turno iniziale spettava a Set. Il che non era poi una notizia troppo cattiva: così avremmo potuto conoscere prima le sue mosse, considerando che utilizzava carte a noi del tutto sconosciute.

-Oh, ma è perfino più semplice di quanto credessi.- disse con boria il nostro avversario -Evoco Servitore Fedele in attacco, quindi gioco la carta magia Mossa Preventiva: grazie ad essa posso scartare dalla mia mano quante carte desidero, per poi escluderne dal gioco altrettante di quelle che si trovano nei vostri deck. Ma non ho nemmeno bisogno di guardarli prima, perché so già quali scegliere: scarto tre carte per escluderti dal gioco le Carte delle Divinità Egizie, caro il mio Faraone!-

-Ma come!- esclamammo io ed Atem sorpresi.

Set sogghignò.

-Mi sono già scontrato con loro una volta, non sarò tanto stupido da correre di nuovo un rischio simile...- disse, osservando attento il mio partner mentre a malincuore toglieva dal deck le tre Divinità Egizie -Bene, ora che ho la sicurezza di potervi schiacciare come moscerini senza troppe difficoltà, passo la mano.-

 

ATEM

Strinsi i pugni contrariato. Questa proprio non ci voleva, facevo così affidamento su quelle carte... E per di più da quanto aveva detto Set, era proprio grazie ad esse che l'avevo sconfitto la volta precedente... In un certo senso gliene fui grato, perché così avevo finalmente scoperto come ci ero riuscito, ma d'altronde saperlo ora non mi era di gran aiuto, dato che in ogni caso non avrei avuto modo di giocare quelle carte.

-Tranquillo, ci inventeremo qualcos'altro!- disse Yugi, cercando di sembrare ottimista, quando sapevo benissimo che anche lui era alquanto sconfortato.

-Per forza...- replicai, pescando la carta che mi spettava ora.

Dunque, in mano non avevo granché con cui “inventarmi qualcosa”: solo Polimerizzazione, Cavaliere del Vento Oscuro di Gaia, Glorioso Soldato Nero, Guerriero Magnetico Beta, Valkyrion Guerriero Magico ed infine Scambio Illuminato. Oh, beh, almeno avevo un mostro da giocare.

-Evoco Guerriero Magnetico Beta, con cui attacco il tuo Servitore Fedele!- annunciai.

Sorrisi osservando il mio guerriero attaccare il mostro di Set ed infliggergli 100 punti di danno, ma il sorriso scomparve quando mi accorsi che Servitore Fedele non voleva saperne di levare le tende dal terreno di gioco.

-Sorpreso?- sogghignò Set -Purtroppo per te, Servitore Fedele non può essere distrutto in battaglia...-

“Oh, favoloso.”

-Davvero fedele come servitore.- commentò Yugi -Anzi, direi quasi ostinato...-

Passai rassegnato il turno a Set, che pescò con sicurezza la sua carta. Sfortunatamente era proprio quella che lui tanto aspettava, e che io tanto temevo.

-Purtroppo per voi, ho pescato la Carta di Set...- ci annunciò con un sorriso che non preannunciava nulla di buono.

 

MIRA

Set giocò la sua carta, che entrò in campo con il ben noto bagliore accecante. Per quanto cercai di rimanere impassibile a quella mossa, non riuscii a non irrigidirmi. Quanto odiavo quella carta...

-Quanto odio quella carta...- commentò anche Seto, strappandomi un sorriso.

-E fai bene... Saresti un vero stupido, se non la temessi. Se non mi temessi.- rispose Set con voce minacciosa -Ed ora penso proprio che passerò all'attacco... Di te, Mira.-

Quella mossa non mi sorprese più di tanto. Dopotutto, anche se Atem era passato all'attacco, il suo Servitore Fedele era ancora in campo, mentre io non avevo alcuna difesa. Subii coraggiosamente il suo dolorosissimo colpo, mentre i miei Life Points scesero a 400. Tenendo conto che non avevo ancora giocato un turno, doveva essere un record negativo nella storia del Magic and Wizards... O quantomeno nella mia.

-Stai calma Mira, la partita è appena iniziata!- mi disse Atem, cogliendo il mio sguardo preoccupato.

-Appunto! Ci penso io ora...- annunciò Seto, iniziando il suo turno.

Lo guardai speranzosa, pregando che avesse pescato qualcosa di buono. D'altronde non avrei resistito ad un altro attacco, e con la Carta di Set in gioco non era davvero il caso di perdere...

-Posiziono due carte ed un mostro coperto in difesa.- aggiunse poi Seto -E passo il turno.-

-Ehi, è così che mi aiuti?- balbettai.

-Non ho mai detto che lo avrei fatto!- aggiunse con tono scontroso, mentre di nascosto mi strizzò l'occhio, rassicurandomi.

Set per fortuna ci cascò in pieno, ed iniziò a ridere di gusto assieme a quell'essere spregevole di Bakura.

-Questa proprio non me l'aspettavo da voi due...- osservò, per poi pescare una carta -Dunque, temo che per te sia finita, cara Mira... ATTACCALA, SERVITORE OSCURO!-

Io però rimasi imperturbabile, confidando in una mossa di Seto, che come promesso non tardò ad arrivare.

-SCORDATELO!- esclamò -Attivo la carta trappola Magia Ombra! Il tuo mostro non può più attaccare, né cambiare posizione... Ed in più, perde 700 punti di attacco!-

Set digrignò i denti.

-Maledetti, era solo un bluff allora! Dovevo sospettarlo... Poco male, sarà per il prossimo turno. Intanto, attivo la carta magia equipaggiamento Cambio dell'Armatura, che non solo fa guadagnare al mio mostro 200 punti di attacco e difesa, ma mi permette anche di distruggere una carta che designa come bersaglio il mostro a cui l'assegno. Per cui, dì addio alla tua stupida trappola.-

Vabbeh, sarà pur stata stupida ma almeno per un turno ero ancora viva, e tanto mi bastava. Pescai dal mio deck, lieta che finalmente toccasse a me. Avevo già Dunames la Strega Oscura, Predatore di Tombe, Forza Riflessa Oscura, Cerchio Incantatore di Pikeru ed infine la mia amata Tessitrice d'Ali. E fu con stupore che estrassi una carta magia che fino a quel momento non avevo mai avuto modo di giocare. La Carta di Iside.

-Oh, bene! Dunque, per prima cosa gioco un mostro in difesa...- annunciai posizionando Dunames coperta, dato che dei suoi 1800 punti di attacco non ne erano rimasti che 800 a causa di quella stramaledetta Carta di Set -Poi, posiziono altre tre carte... Ed infine gioco questa: la Carta di Iside!-

Atem e Seto mi guardarono stupefatti, ma mai quanto Set.

-Cosa hai detto?- esclamò -Come fai ad avere quella carta?!?-

Io feci spallucce.

-Facile, me l'ha data lei stessa.- annunciai -A proposito, mi fa guadagnare 100 Life Points a turno per ogni carta che ho in gioco...-

Il nostro avversario mi guardò con astio, ma senza scomporsi.

-Ha! Una carta mediocre, per una divinità altrettanto mediocre.- commentò beffardo.

“Ridi, ridi pure...” Intanto così compensavo i Life Points che mi avrebbe potuto sottrarre la sua di carta, il che non era certo un male. Quindi, moderatamente soddisfatta, passai la mano.

 

YUGI

Fu nuovamente il turno di Set, e come prevedibile non riuscì proprio ad astenersi da una delle sue mosse subdole.

-Molto bene...- iniziò -Non mi rimangono più molte carte, ma è una cosa cui posso porre rimedio senza problemi: attivo la carta magia Recupero, che mi da la possibilità di pescare tante carte quanta è la differenza tra quelle che ho nel cimitero e quelle che ho in mano... Due, quindi. Più che sufficienti, considerando quello che ho appena pescato: evoco Messo Oscuro in posizione di attacco!-

Oh, magnifico. Quel mostro aveva 1950 punti di attacco!

-Forza, allora. Smettila con i giochetti ed attaccami.- lo provocò Atem, che aveva già messo in conto di perdere il nostro Guerriero Magnetico.

Set sorrise, scuotendo la testa.

-Oh, ti piacerebbe! E invece no, non te la caverai così facilmente... Mi occuperò prima dei tuoi amici: voglio proprio vedere la tua espressione soffrire, quando prenderò le loro anime!-

-Mio Signore...- disse allora Bakura, che fino a quel momento era rimasto ad osservare il duello in silenzio -Scelga pure la strategia che preferisce, ma fossi in lei penserei a levare di mezzo Seto Kaiba. Dei due è sicuramente quello più pericoloso...-

Set però gli rivolse uno sguardo di fuoco.

-Accetto il tuo consiglio, ma vedi di non allargarti troppo, Bakura. Ricordati qual'è il tuo posto.-

-E lei si ricordi quello che mi ha promesso.- rispose lui, per nulla spaventato.

Set sbuffò.

-Avrai l'Oggetto del Millennio, ma solo quando avrò preso l'anima del Faraone. Hai la mia parola, fattela bastare per ora.-

Nel sentire quel discorso, io ed Atem spalancammo gli occhi. Dunque, era per quello che Bakura lo stava aiutando... Per avere il mio Puzzle del Millennio! Ne era sempre stato ossessionato ma... Perché?

-Già. Perché?- si domandò anche Atem.

Non riuscì però ad avere l'occasione di chiederglielo, dato che dopo quella piccola schermaglia Set non aveva tardato a passare all'attacco del mostro di Seto con il suo Servitore Oscuro. Purtroppo per lui, quando quello venne scoperto, ne attivò anche l'effetto.

-Bravo, sei caduto ancora una volta in una delle mie trappole! Anzi, in due, per la precisione...- disse Seto con soddisfazione -Ti annuncio che hai appena scoperto Cyber Giara, il cui effetto comporta la distruzione immediata di tutti i mostri in gioco... Quindi, tutti i giocatori pescano 5 carte ed evocano subito quelli con non più di quattro stelle nella posizione che preferiscono... A tua eccezione.-

-Come sarebbe?- fece Set scuro in volto.

-Sarebbe che prima che Cyber Giara produca il suo effetto, attivo anche la carta trappola Virus Distruggi Carte: sacrificando un mostro oscurità con non più di 1000 punti di attacco, qual'è appunto Cyber Giara, posso controllare tutte le carte che pescherai nei prossimi tre turni, e mandare al cimitero i mostri con più di 1500 punti di attacco!- disse Seto con soddisfazione.

Io, Atem e Mira esultammo alla notizia, mentre tutti i mostri che erano in campo fino a quel momento andarono distrutti. Avevo sempre odiato Virus Distruggi Carte, ma ora che ero dall'altro lato del campo non si poteva negare quanto fosse utile: i nostri mostri avranno anche avuto 1000 Life Points in meno, ma almeno così quelli più forti di Set sarebbero stati inservibili!

Atem pescò le nostre cinque carte, che si rivelarono essere Spade Rivelatrici, Cerchio Incantatore e Rito della Gloria Nera, oltre a Gardna Grande Scudo che evocammo in difesa e Guerriero Magnetico Alfa, in posizione di attacco. Proprio niente male.

-Già. Finalmente al prossimo turno possiamo passare al contrattacco!- osservò il mio alter-ego.

Nel frattempo, anche Mira e Seto avevano pescato le loro carte, ed evocato sul terreno la prima Cura Sirena e Maga Bianca Pikeru, il secondo Drago Lanciere. Anche Set allora pescò le sue carte, ed inaspettatamente scoppiò a ridere.

-Cosa c'è di tanto divertente?- sbottò Seto, innervosito quanto me.

-C'è che sì, è vero, a causa della tua carta trappola devo scartare i miei mostri più forti...- disse, facendoci vedere quattro carte e mettendole al cimitero -Purtroppo per voi, una di quelle ha la peculiarità di poter essere evocata anche se distrutta, purché escluda dal gioco tre carte mostro oscurità dal mio cimitero... L'avete già conosciuto, ma permettete che vi rinfreschi la memoria e vi presenti il mio... ZORC NECROPHADES!-

 

ATEM

Sbarrai gli occhi terrorizzato, guardando comparire sul terreno uno dei mostri più grandi e spaventosi che avessi mai visto, persino più delle mie Divinità Egizie. Si trattava di un massiccio demone cornuto, con malvagi occhi rossi e gigantesche ali alle sue spalle. Ma, dettaglio ancora più sconcertante, dalle estremità del suo corpo spuntavano la testa e la coda di un drago altrettanto mostruoso.

-SANTO CIELO!- esclamò Mira, sconcertata.

-Ma che razza di...?!?- fece Seto, anche lui rimasto senza fiato a quella vista.

Set scoppiò in una risata malvagia.

-Finalmente! Ora sì che posso leggere la paura nei tuoi occhi, Faraone! Proprio come quel giorno...-

Una fitta lancinante alla testa mi fermò il respiro, costringendomi a portarmi una mano alla fronte, nel vano tentativo di placarla. Sapevo, sapevo di essermi già trovato di fronte a quell'essere, ma non riuscivo a ricordare, ed era come se la mia mente stesse per esplodere, nel tentativo di recuperare la memoria perduta.

-ATEM!- esclamò preoccupato Yugi -Che ti succede?-

Strinsi i denti con ostinazione e sbattei ripetutamente le palpebre, ben deciso a mantenere il pieno controllo delle mie forze.

-Ho solo avuto un piccolo mancamento... Ora va meglio.- gli risposi un po' a fatica.

-Tranquillo Faraone, per tua fortuna ho già concluso la mia fase d'attacco...- disse Set con finta premura -Hai ancora un turno da giocare. Anzi, da vivere.-

Non sprecai fiato a rispondergli, e con mano tremante pescai la mia prossima carta, purtroppo perdendo anche 100 Life Points a causa della Carta di Set. Comunque, avevo una buona mano, non dovevo farmi spaventare in quel modo... Anche se quel coso sul suo terreno aveva 4000 punti di attacco.

-Per prima cosa, attivo Spade Rivelatrici, che ti impediranno di attaccarci per tre turni!- annunciai.

Set mi guardò infastidito.

-Tre turni? Tzk, fate pure... Se ci riuscite, a fare qualcosa.-

Beh, era quello che speravo.

-Ora posiziono una carta coperta...- dissi, collocando sul Dueling Disk Cerchio Incantatore, che non si è mai troppo sicuri -Ed infine gioco la carta magia Rito della Gloria Nera, con cui, dopo aver scartato dalla mia mano Valkyrion Guerriero Magico, posso evocare... Glorioso Soldato Nero!-

Il mio mostro comparve sul terreno, anche se, con solo 2000 punti di attacco, era indubbiamente meno temibile del normale. Infatti Set si limitò ad inarcare un sopracciglio, per nulla spaventato.

-Ma non mi dire. Peccato che non puoi certo attaccarmi, con quel moscerino.-

Sorrisi. Infatti, la mia idea era un'altra...

-Lo so bene. Comunque, non ho ancora concluso il mio turno.- dissi tranquillo -Attivo anche la carta magia Scambio Illuminato, grazie alla quale posso scambiare una carta con uno dei giocatori... Seto, per la precisione.-

 

SETO

-COSA?- esclamai, stupefatto -Che diamine stai combinando?-

Atem si limitò ad una alzata di spalle, tendendomi le sue carte.

-Guarda quello che ho nella mia mano almeno, prima di lamentarti.- mi suggerì con fare sicuro.

Io lo guardai un po' storto, ma alla fine stetti al gioco. E, in effetti, mi bastò un attimo per capire quello che aveva in mente. Niente male. Niente male davvero.

-Ok, mi rimangio tutto. Forse per una volta hai avuto una buona idea.- dovetti ammettere -Scelgo Polimerizzazione.-

Il Faraone sorrise, confermandomi che era proprio la carta che desiderava avessi e, dopo aver scelto tra le mie la carta magia Riduzione del Costo, tornò al suo posto e passò il turno a Set. Lui però pescò una carta mostro con più di 2000 punti di attacco, e fu costretto a scartarla e a passare il turno senza concludere nulla. Quindi, toccò finalmente a me. A causa delle tre carte che avevo in cimitero persi 300 Life Points, ma non me ne curai. Era giunto il momento di passare al contrattacco.

-Dato che la fortuna vuole che abbia tre Draghi Bianchi Occhi Blu in mano, attivo subito la carta magia Polimerizzazione per evocare al loro posto Drago Finale Occhi Blu!- annunciai con malcelata soddisfazione.

Il mio mostro comparve sul terreno, in un'esplosione di luce.

-Wow...- sentii mormorare Mira, sbalordita dalla maestosità del mio drago a tre teste.

In effetti, apprezzai anch'io con compiacimento che le sue dimensioni erano tali da ragguagliare quasi quelle di Zorc.

-Notevole.- osservò infatti Set, colpito -Tuttavia, devo frenare il tuo entusiasmo. Dimentichi che con la mia carta in gioco, il tuo mostro passa da 4500 punti di attacco a soli 3500... Troppo pochi per eguagliare i 4000 del mio Zorc Necrophades!-

Certo, ma mai sottovalutare Seto Kaiba.

-Lo so benissimo, tranquillo.- dissi con un sorriso compiaciuto -Ma non ho ancora concluso, se permetti. Gioco nuovamente la carta magia Polimerizzazione...-

-COSA?- protestò il nostro avversario -L'hai appena fatto...!-

-Sì, ho appena giocato la carta che mi ha dato Atem.- ammisi -Ma vedi, questa è la mia Polimerizzazione. Il che mi permette di unire il mio Drago Finale Occhi Blu con il suo Glorioso Soldato Nero... Per evocare il ben più potente CAVALIERE SIGNORE DEI DRAGHI!-

I nostri due mostri si unirono sotto lo sguardo esterrefatto di Set, raggiungendo così 4o00 punti di attacco. Più che sufficienti per distruggere Zorc, ma già che c'ero era meglio evitare di perdere il mio cavaliere nello scontro... e magari approfittare dell'occasione per infliggergli anche dei danni ai Life Points.

-Ah, quasi dimenticavo: guarda cosa ho pescato, poco fa...- gli dissi, mostrando una carta magia.

-Ma... Quella...- balbettò Set sbalordito.

-LA CARTA DI OSIRIDE!- esclamarono Atem e Mira all'unisono.

-Proprio così. E, guarda caso, ha l'effetto di aumentare l'attacco di tutti i miei mostri di 100 punti per ogni mostro nel mio cimitero... Quindi ora il mio Cavaliere ne ha ben 4400! Vai, attacca Zorc!-

Il mio mostro si scagliò contro Zorc, ma ancor prima che potessimo esultare, Set fermò il mio attacco.

-Tzk, pensavi davvero di battere il mio mostro così facilmente?- esclamò con un ghigno -Posso aumentare a mio piacimento il suo attacco, purché paghi altrettanti Life Points! E direi che 1000 sono più che sufficienti...-

Guardai impotente Cavaliere Signore dei Draghi uscire sconfitto nel fronteggiare Zorc, ora con 5000 punti di attacco. Nel contraccolpo persi 600 Life Points, e questa volta non riuscii ad ignorare la fitta lancinante che ne seguì. Ma quello era decisamente il minore dei nostri problemi, considerando che la nostra unica speranza di vittoria era appena andata distrutta.

 

MIRA

Set scoppiò in una risata malvagia, guardandoci con disprezzo. Io mi voltai verso i miei compagni, in cerca di una loro rassicurazione, ma erano se possibile ancora più attoniti di me. Speravo davvero che avessero un piano di riserva, invece dalla loro espressione capii subito che era quello che era appena andato in fumo. Ottimo.

-Ragazzi, forza!- li incoraggiai -Non dobbiamo mostrarci deboli, facciamo solo il suo gioco...-

-Stupida ragazzina, ancora non hai capito che per quanto possiate sforzarvi, non fate altro che prolungare la vostra agonia?- mi rispose Set -Ma prego, fate pure. In fondo, la vendetta è un piatto che va servito freddo...-

Vidi Seto cercare di ritrovare la calma, e poi concluse il suo turno posizionando solo un mostro in difesa, in modo da proteggersi da eventuali attacchi. Dopotutto, ancora due turni e Zorc sarebbe stato libero di attaccarci... Ed era meglio tenersi pronti.

-Mira, sarà meglio che tu ed il tuo Cuore delle Carte vi inventiate qualcosa...- mi disse poi quando Set concluse il suo turno, grazie al cielo senza poter fare nient'altro che attendere.

-Ehm... Ok.- risposi senza troppa sicurezza.

“La fai facile tu”, pensai, guardando le carte che mi ritrovavo in mano. Seto e Yugi potevano vantare mostri potentissimi nei loro deck, mentre io... Avevo solo la mia Tessitrice d'Ali. Certo, l'avrei potuta evocare, ma a che pro? Avrebbe avuto solo 1750, ridicolissimi, punti d'attacco. Quanto alle altre carte, di certo né Dono del Martirio, o Specchio Mano di Fata mi avrebbero aiutato, né tutte le altre carte che avevo sul terreno. Infine avevo pescato anche Cavaliere Terrificante, che era altrettanto inutile... Ed anche se così non fosse stato, avrei preferito impiccarmi piuttosto che dare a Bakura la soddisfazione di vedermi usare la sua lurida carta. Una volta tornata a casa, se mai ci fossi tornata, la prima cosa che avrei fatto sarebbe stata toglierla subito dal mio deck.

Pescai la mia mano con trepidazione, sperando che il Cuore delle Carte si rivelasse utile. Oh. Carità Graziosa. Sinceramente, speravo in qualcosa di meglio, anche se non so bene in cosa... Ok, avrei potuto pescare altre tre carte, ma mi sarebbero state utili? Non ci contavo troppo, non mi veniva in mente niente che nel mio deck potesse ribaltare la situazione. Ma dovevo fare qualcosa... “Pensa, Mira, pensa! Dopotutto, sei riuscita a battere il Re dei Giochi, no?” Già, un miracolo che non avrei mai potuto replicare. “Però...!” mi dissi, ripensando al mio duello con Yugi, ed alla strategia che avevo usato per vincere. Era stata così folle che non potevo sperare funzionasse di nuovo, ma forse... Forse con lui l'avrebbe fatto!

-Va bene, giochiamo!- dissi, più a me che ad altri -Innanzitutto, anche se con la tua Carta di Set perdo 100 Life Points, ne guadagno 600 grazie alla Carta di Iside, 800 per Cura Sirena, ed altri 800 con l'effetto di Maga Bianca Pikeru... Dunque, alla fine dei conti mi ritrovo con 2350 Life Points, che sono più che sufficienti per poter attivare la mia carta trappola Predatore di Tombe! Ne pago 2000, per recuperare dal cimitero di Atem la carta magia Scambio Illuminato...-

Lui e Seto mi guardarono, strabuzzando gli occhi.

-Ma che accidenti ti salta in testa?!?- esclamò Seto.

-Ehi, dammi tregua!- lo rimbeccai, ansimando a causa dei troppi Life Points appena persi, per poi proseguire il mio gioco -Quindi ora la attivo, per scambiare una delle mie carte con te, Atem.-

Lui mi si avvicinò, sempre più perplesso.

-Perché...?- domandò soltanto, guardando le mie carte -Avevi un'altra possibilità...-

Io gli sorrisi tranquilla.

-Beh, ho voluto regalarla a te.-

 

ATEM

Fu così che Mira terminò il suo turno, dopo aver spostato i suoi due mostri in posizione di difesa ed aver posizionato una carta coperta sul terreno che, per quanto avevo visto dalle sue carte, doveva essere Specchio Mano di Fata. Niente di che, ma forse il timore di una trappola avrebbe fatto desistere Set dall'attaccare... Forse, ma non ci avrei contato troppo.

-Non sapete che gioia mi state dando, cari i miei prescelti... Come dei pesci agonizzanti, che invano cercano di ritornare in acqua, ma sono ormai imprigionati nella rete. La mia, ovviamente.- disse il nostro nemico, sogghignando, pescando la sua prossima carta.

Dalla sua espressione gongolante, quando passò nuovamente il suo turno senza concludere nulla, ma vide che Spade Rivelatrici avevano ormai esaurito il loro effetto, fu chiaro che pregustava già il momento in cui ci avrebbe attaccato.

-Ok, calma e sangue freddo...- sentii dire da Yugi, anche se era evidentemente più agitato di me.

Trattenendo il respiro, pescai la mia prossima carta, consapevole anche che i miei Life Points sarebbero scesi a 1600 a causa della Carta di Set.

-Oh...- disse semplicemente il mio alter-ego, vedendo Giovane Maga Nera.

Mai ci fu commento più azzeccato. Certo, avrei potuto evocarla senza problemi, ma inutilmente. Quanto alle altre carte che avevo... Si trattava rispettivamente di: Esplosione ad Onde Soniche, che era inutile senza un mostro incantatore di livello almeno 7; Riduzione del Costo, la carta magia che avevo ottenuto nello scambio con Seto, che per quanto mi avrebbe permesso di evocare la Giovane Maga Nera senza sacrifici, come ho già detto non avrebbe cambiato la situazione; infine, la carta che mi aveva dato Mira, ovvero Carità Graziosa. Ossia, la mia unica possibilità.

-Non ci resta che giocarla, e sperare in bene.- dissi a Yugi.

Lui annuì.

-Speriamo nel Cuore delle Carte, che è meglio...-

Sì. Non mi restava che sperare, anzi credere che anche stavolta ci avrebbe aiutato. Set non poteva vincere, in nessun caso!

-Attivo la carta magia Carità Graziosa, che mi permette di pescare tre carte, anche se poi devo sceglierne due dalla mano e scartarle.- annunciai.

Estrassi fiducioso le tre carte dal deck, sotto gli sguardi ansiosi di Mira e Seto. Quando toccai l'ultima, seppi che la mia fiducia non era stata mal riposta.

 

YAMI BAKURA

Pfttt. Tipico di Yugi, aggrapparsi a simili mosse disperate... Ma questa volta non l'avrebbero aiutato. Non c'era nulla, niente nel suo deck più forte di Zorc. Sorrisi. Presto Set avrebbe preso la sua anima, ed io avrei finalmente ottenuto il suo puzzle, l'ultimo Oggetto del Millennio che mi serviva, per poter finalmente ricevere la ricompensa che il mio Signore mi aveva promesso. Sarei potuto tornare nell'Antico Egitto, nel mio tempo, e con il loro potere regnare incontrastato su di esso. Egizi, Hittiti... Tutti si sarebbero inchinati al mio cospetto. Avrebbero imparato a trattarmi non più come un reietto, disprezzato ed umiliato, ma come un sovrano. Anzi, come un dio...

Stavo ancora sorridendo a quei pensieri, quando mi accorsi che il Faraone aveva ormai fatto le sue scelte, e si preparava a giocare fin troppo sicuro di sé. Questo mi mise subito in allarme. Conoscendolo, quell'espressione non lasciava presagire nulla di buono...

-Dunque, ora attivo la carta magia Riduzione del Costo per evocare la mia Giovane Maga Nera...- annunciò.

Strinsi gli occhi con sospetto. Cosa credeva di fare, con quel mostro ridicolo...?

-Ed ora, posso attivare questa: la Carta di Ammon-Ra!-

Io e tutti i presenti spalancammo la bocca, attoniti.

-Che... Che cosa significa?!?- esclamò il mio Signore, ora seriamente preoccupato.

Atem sorrise con tranquillità.

-Oh, da sola non serve a molto... Ma se in campo ci sono anche la Carta di Osiride e quella di Iside, allora diventa una carta magia piuttosto utile!- rispose -Posso evocare specialmente sul terreno, a prescindere dalle loro condizioni di evocazione, quanti mostri desidero dalla mia mano, deck, cimitero ed anche esclusi dal gioco, purché li sostituisca con altrettanti sul mio terreno. Io ne ho tre ora, quindi...-

-NO!- esclamammo io e Set all'unisono.

-Quindi, saluta le mie Divinità Egizie!-

In un'esplosione accecante, Obelisco del Tiranno, Slifer il Drago del Cielo, ed infine Drago Alato di Ra, apparvero sul terreno, fronteggiando senza timore Zorc Necrophades.

Set li osservò attonito, ma poi scoppiò in una risata. La risata di un folle che non aveva ancora capito che per lui era arrivata la fine.

-Sarai anche riuscito ad evocarli, ma ormai è troppo tardi...- fece -Dimentichi che ho la mia carta ancora in gioco, e che comunque con 4900 Life Points posso aumentare a mio piacimento l'attacco di Zorc...!-

Atem lo guardò con serietà.

-No, è troppo tardi per te... E' vero, Obelisco ha solo 3000 punti di attacco, Slifer 2000, e Ra neanche uno, dato che non ho sacrificato mostri per evocarlo... Però!- disse, sorridendo -Però, se pago 1000 Life Points, cosa che posso fare, Drago Alato di Ra può distruggere automaticamente un mostro sul tuo terreno. Il tuo Zorc è finito!-

E, prima che Set potesse anche solo battere ciglio, la divinità alata travolse Zorc con una fiammata, distruggendo così il mostro più potente di tutti i tempi.

 

FLASHBACK

Lo scontro tra Zorc e gli Spiriti Guardiani di Atem, Raissa e Sethi fu infinitamente più breve di quanto previsto. Il mostro non sembrò accusare né il raggio lanciato dal mago nero con la sua bacchetta, né i dardi che la fata scoccò con un batter d'ali, né la palla di fuoco emessa dalla bocca del drago bianco.

-E' tutto inutile, i vostri Spiriti sono troppo deboli per fronteggiare quelli di un dio...- commentò Set con un sogghigno -ZORC, FINISCILI!-

Fu così che, sotto lo sguardo attonito dei tre ragazzi, il demone si scagliò sui loro mostri. Per prima cosa afferrò la fata per le ali, strappandogliele con brutalità; poi fu il turno del drago bianco, che venne incenerito dalla fiammata emessa dalla bocca che spuntava dalla parte inferiore del suo corpo, ed infine respinse a mani nude il raggio che il mago nero aveva provato nuovamente a scagliare, rivolgendoglielo contro. Atem, Raissa e Sethi non poterono che restare a guardare i loro Spiriti Guardiani ricadere nelle tenebre dell'abisso da cui li avevano evocati, sconfitti.

Set scoppiò in una risata crudele.

-Bene, dalle vostre facce sembra che forse abbiate finalmente capito!- esclamò -Mio Faraone, mia Grande Sposa Reale... Fatevi avanti e datemi il vostro sangue, se non volete che sia Zorc a prendervelo con la forza! Conterò fino a dieci...-

-Che cosa facciamo, Atem?- chiese impaurita Raissa.

-Uno...-

Sethi si avvicinò alla sua amata, nel vano tentativo di proteggerla, mentre Atem rimase fermo dov'era, il capo abbassato, cercando di riflettere. Non poteva finire in quel modo, non poteva permettere che quell'essere risorgesse e devastasse la sua terra, distruggendo il suo popolo. Era il loro sovrano, e doveva proteggerlo, ad ogni costo.

-... due...-

Afferrò il suo Puzzle del Millennio, come faceva spesso quando era sovrappensiero, e all'improvviso ebbe un flash della sua infanzia, quando aveva chiesto a Taita di spiegargli quale fosse il significato di quell'oggetto da cui né suo padre, né suo nonno si erano mai separati. Ed il vecchio scriba gli aveva risposto che quel puzzle era il simbolo del potere divino del Faraone, e che si diceva che il suo artefice fosse stato Ammon-Ra in persona, affinché le anime dei sovrani d'Egitto potessero ricongiungersi con le divinità dopo la loro morte terrena.

-... cinque...-

Aveva sempre pensato che quella fosse solo una delle tante storie che Taita si divertiva a raccontare a lui e a sua sorella, ma... se davvero quell'oggetto avesse avuto il potere di aprire, come un portale, altre dimensioni?

-... sei...-

Dopotutto era stato dopo che il suo Puzzle si era illuminato che erano finiti in quel posto infernale, ai confini del caos... E se con esso fosse riuscito a creare il varco in un'altra dimensione, quella celeste?

-... sette...-

I loro Spiriti Guardiani erano troppo deboli per sconfiggere una divinità, ma... Il Credo tramandava che, dopo la sua congiura contro Osiride, gli altri dei egizi fossero riusciti a vendicarlo e ad esiliare Set. Non gli rimaneva che sperare nel loro aiuto.

-... otto...-

-Raissa, Sethi...- disse loro, prendendoli per mano -Forse sarà tutto inutile, ma... voglio tentare. Pregate con me.-

-...nove...-

I due ragazzi guardarono il giovane Faraone senza capire, ma la sua sicurezza era così contagiosa da spingerli entrambi a sorridergli fiduciosi e a stringergli le mani con forza, chiudendo gli occhi in preghiera. Il fatto che avessero entrambi scelto di affidarsi completamente a lui rese Atem quanto mai determinato: doveva funzionare, a tutti i costi. Alzò lo sguardo in alto e parlò con voce solenne.

-Se davvero posso ambire ad essere un vostro pari, io, Atem, Faraone su questa terra, ora invoco voi, divinità del popolo d'Egitto! Venite in mio aiuto per sconfiggere Set, e vi prometto che nessun prezzo sarà per me troppo alto da pagare, pur di ricambiare il vostro favore!-

Nel sentirlo pronunciare quelle parole, Set interruppe la sua conta, e sul suo volto si dipinse un'espressione di terrore.

-NO! TU NON PUOI...- esclamò in maniera convulsa, per poi cercare di bloccarlo -ZORC, FERMALO!-

Ma per lui era ormai troppo tardi, perché il Puzzle del Millennio non indugiò ad illuminarsi. Un rumore secco annunciò il formarsi repentino di una crepa sulla volta del soffitto, che appunto crollò illuminando di luce accecante il salone. Un demone blu gigante, un drago rosso a due teste ed un'aquila color del sole discesero da essa, e si scagliarono su Zorc. Il mostro di Set provò ad opporre resistenza, ma inutilmente. Le tre creature divine lo colpirono con un boato assordante, rispedendolo nelle tenebre da cui era provenuto.

-No...- riusci solo a mormorare Set, paralizzato dal terrore per quelle tre, gigantesche creature.

Atem lo guardò con profondo disprezzo.

-Potrei ordinare loro di finirti, ma non lo farò.- disse con calma -Non sarebbe sufficiente, a punire la tua malvagità... Set, la sola cosa che ti meriti è di rimanere qui, condannato in questo esilio!-

-Non... NON PUOI FARLO!- esclamò il dio, scattando in avanti per gettarglisi addosso.

Il Faraone per tutta risposta si avvicinò all'aquila dorata, sfiorandola con una mano.

-Portateci via di qui.- le chiese.

L'aquila regale piegò il capo, quasi in un cenno d'assenso, e lo sollevò da terra, mentre il drago rosso e il demone blu fecero altrettanto con Raissa e Sethi, che avevano assistito a tutto ciò quanto mai increduli.

-Addio.- disse poi Atem a Set, un attimo prima che i tre mostri divini scomparissero da quel luogo nello stesso bagliore accecante da cui erano comparsi.

Set proruppe in un grido di rabbia.

-TU SIA MALEDETTO, FARAONE! DOVESSI ATTENDERE PER TUTTA L'ETERNITA', UN GIORNO CI REINCONTREREMO, ED AVRO' LA MIA VENDETTA!-

Ma fu solo lui a poter udire le sue parole. I tre ragazzi erano già in un altro luogo, quello da cui tutto ebbe avuto inizio. Riaprirono gli occhi con timore, ma poi si resero conto di essere di nuovo nella camera mortuaria, e che il volto minaccioso di Set era stato sostituito da quello ben più rassicurante e preoccupato di Taita.

-RAGAZZI!- esclamò loro fuori di sé dalla gioia -SIETE TORNATI!-

-Così pare...- disse Sethi, con un sospiro di sollievo.

-Tu stai bene?- disse Raissa, guardandosi attorno -Che ne è stato di quel Shukura...?-

Taita si limitò a sorridere con fare ambiguo, mostrando loro l'Anello del Millennio che quel ladro aveva rubato.

-C'è una ragione se solo il Faraone dovrebbe avere accesso ai poteri degli Oggetti del Millennio... o, meglio, una maledizione. E guarda caso sono io il depositario delle arti magiche necessarie per punire ed imprigionare i trasgressori di questo sacro divieto... Non lo vedrete mai più, statene certi.-

-Quindi... è davvero tutto finito?- domandò Raissa, guardando dubbiosa il fratello.

Atem però non rispose, senza nemmeno il coraggio di guardarla. Sapeva bene che per lui non era affatto così... Toccò il suo Puzzle che, rovente, lo stava chiamando a sé.

-Mi dispiace...- riuscì solo a dire -Ho fatto una promessa solenne, ed e' giunto il momento che io onori il mio debito con gli dei.-

-Cosa?!?- esclamò Sethi, sconcertato.

-NO!- fece invece Raissa, allungando il braccio per fermarlo -ATEM!-

Ma l'aria fu la sola cosa che le sue mani riuscirono ad afferrare. Atem era svanito nel nulla, come se non fosse mai stato lì, davanti a lei... ad eccezione del suo puzzle, che era caduto a terra andando irrimediabilmente in mille pezzi.

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Partenze e ritorni ***


Episodio XVIII: “Partenze e ritorni”

 

MIRA

“Wow.”

Non c'era commento più adatto, di fronte alla maestosità delle carte delle Divinità Egizie.

-Ed ora Slifer, Obelisco... ATTACCATE!- ordinò loro Atem.

I due enormi mostri non esitarono un istante e, prima che potesse dire o fare qualcosa, Set venne travolto dalla furia dei loro colpi. La sala venne illuminata da un'esplosione di luce, tanto improvvisa quanto accecante. Non appena scemò, anche tutti i mostri sul terreno di gioco si erano dissolti, segno inequivocabile che i Life Points di Set erano stati azzerati.

-NO...! NON E' POSSIBILE!- esclamò Set con il volto stravolto dalla rabbia -NON DI NUOVO!-

Tuttavia la sua espressione mutò subito non appena si accorse, e noi con lui, che il pavimento sotto i suoi piedi aveva iniziato ad ardere, intrappolandolo in una prigione infernale.

-NO...!- gridò, questa volta per il terrore di quello che lo attendeva -NO! PRESTO, SALVAMI!- aggiunse, all'insegna di Bakura.

Quello però non si mosse, anzi rimase fermo a fissare Set con lo sguardo più freddo e distaccato che avessi mai visto.

-E' UN ORDINE!- aggiunse il dio con tono furioso.

-Non sono più hai tuoi ordini...- rispose Bakura, avvicinandosi a Set ma senza aiutarlo.

Non poté aggiungere altro. Set, ormai avvolto dalle fiamme, gli si gettò addosso.

-MISERABILE!- esclamò lui -COME OSI! TU NON SEI NULLA, NULLA SENZA DI ME!-

Bakura urlò rabbioso, e con uno strattone violento riuscì a divincolarsi dalla sua stretta. Tuttavia, nel momento stesso in cui arretrò, Set afferrò l'anello dorato che portava al collo. Con un rumore lacerante, la corda che lo teneva legato si strappò. Bakura emise un suono strozzato, e poi cadde a terra privo di sensi. Di Set, invece, ormai non rimanevano che le ceneri.

Io, Atem e Seto restammo attoniti a fissare il punto in cui prima si trovava il nostro nemico, finalmente sconfitto una volta per tutte.

-Cosa... cosa è appena successo?- domandai incredula, quando riuscii finalmente a parlare.

-E' successo che avete vinto.- disse una voce familiare alle mie spalle.

Mi voltai di scatto con stupore.

-ISIDE!- esclamai, riconoscendola all'istante.

-AMMON-RA! OSIRIDE!- fece invece Atem, quando vide gli altri due uomini che erano con lei.

-Faraone.- disse semplicemente Ammon-Ra, con un cenno di capo.

Seto invece rivolse loro uno sguardo torvo.

-Comodo, farvi vedere solo ora. Si può sapere dove siete stati tutto questo tempo, quando avevamo bisogno di voi?- si lamentò, per una volta a ragione.

Osiride lo guardò accigliato.

-Ehi, ricordati a chi ti stai rivolgendo...- lo rimproverò.

Iside invece sorrise, ben più benevola.

-Per quanto lo volessimo, non potevamo venire in vostro aiuto, non finché Set continuava ad usurpare questo luogo sacro. Ma ora che è stato sconfitto, nulla ci impedisce più di mostrarci a voi.- fece -Mira, vieni. Quel taglio non sembra profondo, ma è sempre meglio pensarci subito.-

Mi avvicinai timidamente alla dea, che si piegò verso di me e mi soffiò sulla ferita, che aveva smesso di sanguinare ma era ancora fresca. Quella, magicamente, scomparve all'istante e con essa il dolore che mi causava, lasciandomi solo il suo ricordo, oltre che un po' del sangue che mi si era raggrumato sul braccio e sui vestiti. Beh, meglio tardi che mai.

-Comunque, siamo venuti per ringraziarvi...- disse Ammon-Ra -Nonostante i vari ostacoli e nemici che avete dovuto affrontare, con il vostro coraggio siete riusciti a superarli tutti.-

-Siamo così fieri di voi!- aggiunse Iside -Grazie! Grazie davvero!-

Quindi, con un gesto davvero inaspettato, le tre divinità si piegarono in un inchino davanti a noi.

-Ehm... Non... non c'è di che!- balbettai imbarazzata.

-Abbiamo solo fatto ciò che ritenevamo giusto.- minimizzò Atem, anche lui visibilmente a disagio.

-No, avete fatto quello che vi avevamo chiesto, fidandovi di noi ciecamente e senza esitazioni... E per questo vi saremo sempre debitori.- disse Osiride con solennità.

-Quale onore...- sentii Seto borbottare.

Io gli rifilai un'occhiataccia, facendogli intendere che era meglio se chiudeva il becco. Osiride assunse un colorito ancora più verdastro per l'irritazione, ma prima che potesse aprir bocca venne preceduto da Atem.

-Dunque, posso osare chiedervi un favore?-

 

ATEM

Deglutii, guardando Ammon-Ra speranzoso ed assieme un po' intimorito di un suo possibile rifiuto.

-In effetti, posso farlo.- mi rispose infine.

-EVVIVA!- esclamò Yugi al mio fianco.

Io però cercai di trattenere l'entusiasmo, avendo ben colto l'incertezza di Ammon-Ra nella sua voce.

-...ma?- gli domandai.

Ammon-Ra emise un sospiro.

-Ma... come ha già cercato di spiegarti anche mio figlio Horus, ogni magia ha un suo prezzo.-

Sentii il mio alter-ego irrigidirsi, ma io non mi scomposi. In fondo, me l'aspettavo.

-E quale sarebbe il prezzo per questa?-

La divinità mi guardò a lungo, riflettendo prima di rispondere, come in cerca delle parole più adatte per spiegarmelo.

-Il problema di restituirti il tuo corpo, Atem, sta proprio nel fatto che il tuo corpo l'hai perduto.- mi disse -Ed io non posso ricrearne uno che faccia le sue veci.-

-Come?!?- esclamò Yugi.

-Ma allora...!- feci per protestare io.

-Aspetta.- mi fermò, rimproverandomi con lo sguardo per la mia impazienza -Ho detto che non posso ridarti il tuo corpo, però posso far ritornare il tuo spirito in esso... 3000 anni fa.-

Lo guardai attonito. Tornare indietro nel passato, alla mia vita precedente... Tutto quello che avevo sempre desiderato, era lì, a portata di mano! Ma ora che il sogno poteva diventare realtà, mi rendevo anche conto di ciò che avrebbe comportato... Avrei dovuto rinunciare a tutto: dire addio ai miei amici, dire addio a Yugi. E questo per riavere una vita che neanche ricordavo, con il rischio poi di pentirmene amaramente. E' proprio vero che si desidera solo ciò che non si può avere.

-Capisco...- dissi soltanto, tormentato dai dubbi.

-Tranquillo, so bene che si tratta di una scelta difficile... Riflettici pure senza fretta.-

Yugi percepì la mia indecisione, e mi si parò davanti con sguardo ostinato.

-Atem!- mi disse, con tono di rimprovero -Come, ci pensi pure?-

Lo guardai sperduto.

-E' che... ho paura, Yugi. Non so se voglio tornare nell'Antico Egitto, essere Faraone... Io voglio rimanere qui, in quest'epoca, con te e tutte le persone che conosco!-

Lui alle mie parole si fece serio come non mai.

-Cosa credi, che non sia quello che vorrei anch'io? Ma Atem, è da quando ti conosco che cerchi delle risposte! Ora non solo puoi finalmente scoprire chi eri, ma puoi tornare ad esserlo!- mi disse con tono energico -E' un'occasione unica! Se non accetti, te ne pentirai per tutto il resto della tua vita!-

Deglutii. Aveva ragione. Aveva dannatamente ragione. Rimproverai me stesso per la mia codardia, e presi la decisione più importante della mia vita o, almeno, di quella che mi ricordavo di aver vissuto.

-Ok, ci ho pensato... Ed accetto.- dissi ad Ammon-Ra con risoluzione.

-Bravo!- sentii esclamare Yugi e Mira in coro.

Ammon-Ra sorrise.

-Molto bene...-

Il dio si avvicinò a me, e prese il mio Puzzle del Millennio tra le mani. A quel tocco, lo sentii scaldarsi fino a diventare quasi incandescente.

-Cosa... Cosa sta succedendo?- chiesi con un po' di timore.

Ammon-Ra lasciò la presa con gentilezza.

-Ho solo aperto un portale tra quest'epoca e quella da cui provieni, attraverso il tuo puzzle. L'unica cosa che ti serve ora, per attraversarlo, è un collegamento tra il tuo spirito ed essa.-

-Un... Collegamento?- domandai senza capire.

-Intende i tuoi ricordi.- sbuffò Osiride con sufficienza.

Ma certo! I miei ricordi! Con tutto quel trambusto, avevo finito per dimenticare completamente la ragione per cui eravamo venuti in quel tempio...

-Quindi basta che inseriamo le Sfere del Potere nelle statue, ed il mio spirito tornerà indietro nel tempo? Tutto qui?- domandai loro in cerca di conferma.

-Esattamente!- disse Iside con fare allegro.

Sorrisi a tutti loro con rinnovato entusiasmo. Non sapevo ancora a cosa sarei andato incontro, ma lo avrei scoperto presto... E questo mi tranquillizzava un po'. Almeno non sarei tornato nell'Antico Egitto completamente allo sbaraglio!

-Vi ringrazio di cuore, davvero!- riuscii solo a dire.

-Oh, era il minimo che potessimo fare. Abbiamo solo ricambiato il favore.- mi rispose Ammon-Ra con un'alzata di spalle.

-Addio, allora.- disse Osiride, chinando il capo in segno di saluto.

-E buona fortuna per tutto!- aggiunse Iside con un sorriso.

Le tre divinità però non fecero in tempo a voltarsi, che Seto li fermò con un colpo di tosse.

-Forse non sarebbe una cattiva idea, se prima di andarvene ci liberaste anche da queste catene...-

 

ANZU

Oramai avevo perso la cognizione del tempo, ma non avevo davvero il coraggio di chiedere quanto ne fosse passato, perché sapevo benissimo che la vera risposta sarebbe stata in ogni caso troppo. Continuavamo a starcene lì, seduti, aspettando che loro tornassero. Che da quel pozzo uscisse finalmente Yugi ed il suo sorriso ottimista, dicendoci...

-EHI RAGAZZI! STIAMO ARRIVANDO!-

Esattamente. Ma... Ormai nella mia mente si era annidato il dubbio che era da sciocchi sperare, che tanto non avrei più risentito la sua voce. Sentivo gli occhi bruciare e le lacrime pronte ad aggredire le mie guance, nonostante cercassi di fermare ancora un po' la loro avanzata. Se gli avessi permesso di piangere, temevo che una volta iniziato non sarei più riuscita a smettere.

-YUGI!!!- esclamò però Jono, alzandosi ed avvicinandosi al centro della stanza, subito seguito dagli altri.

-DOVE SIETE?- fece Honda.

-STATE TUTTI BENE?- continuò Otogi.

Io alzai lo sguardo sgomenta. Ma... Allora... Quella voce non me l'ero solo immaginata!

-SI'!- dissero insieme quelli che riconobbi come le voci dell'altro Yugi e di Mira.

Nel momento stesso in cui scattai anch'io verso di loro, una testa sbucò dal pozzo che si apriva al centro del salone. Il Faraone ne uscì poco dopo issandosi al bordo, seguito subito da Seto e, un po' più a fatica, Mira.

-FRATELLONE!- esclamò Mokuba per la gioia -Tutto ok?-

-Certo.- rispose lui con noncuranza -Dubitavate di noi forse?-

Sorrisi. No, non dubitavamo, però... quanta paura abbiamo avuto!

-Quindi... Bakura, Set...?- domandò Mai.

-Li abbiamo sistemati per le feste!- esclamò Mira con soddisfazione.

-EVVIVA!- esclamammo gli altri in coro.

A me però non sfuggì lo sguardo pensieroso del Faraone, che non poteva non suscitarmi preoccupazione.

-E' tutto finito, allora?- gli domandai io, titubante.

Il Faraone mi rivolse uno sguardo timoroso di ammissioni.

-Veramente... No, abbiamo ancora una cosa da fare.- disse infine.

Lo fissammo tutti increduli.

-Come sarebbe?- sbottò Honda.

-Possibile che i guai non finiscano mai?!?- si lamentò Jono.

-Tranquilli. Si tratta solo di me...- fece subito Atem -E' arrivato il momento che ritrovi la mia memoria, e che ritorni a casa.-

Il mio cuore saltò un battito.

-Come... A casa?!?- esclamai, non riuscendo a nascondere il mio sconcerto.

-Ammon-Ra mi ha offerto la possibilità di ritornare nella mia epoca, ed ho accettato.- rispose lui, con tono di scusa -Non so davvero in che altro modo dirvelo ma... Devo dirvi addio.-

 

YUGI

Sul volto dei miei amici si dipinsero una serie infinita di sentimenti contrastanti, che seppi riconoscere fin troppo bene, avendoli provati io stesso. Stupore, rifiuto, gioia... Non si poteva dire quali di essi davvero prevalesse. Ma io non potei fare a meno di accorgermi, con rammarico, che Anzu era quella più sconvolta di tutti. Benché sospettassi da tempo che lei ricambiava sì i miei sentimenti, ma più che verso di me, verso l'altro me stesso, non riuscii a non rimanerne ferito. Sentii Atem voltarsi a guardarmi rammaricato, sicuramente avendo percepito il mio turbamento, ma io feci finta di nulla, fissando orgoglioso da un'altra parte. Per quanto fossimo amici, per quella questione la sua compassione non mi sarebbe stata di aiuto, anzi.

-No... Non andartene!- lo implorò Anzu ormai in lacrime.

Atem la guardò con imbarazzo, ma senza tentennamenti.

-Mi dispiace davvero tanto. Voi siete tutto ciò che ho di più caro... Ma io non appartengo a quest'epoca. Voglio tornare alla mia vera vita, qualunque essa fosse.-

Anzu ammutolì, avvilita. Gli altri invece parvero capire, per quanto dispiaciuti.

-Non preoccuparti...- disse Honda -Devi fare quello che desideri tu, per una volta!-

-Giusto!- gli fece eco Jono -O lo fai tu, o nell'Antico Egitto ti ci rispedisco io a calci...!-

A quelle parole, io ed Atem scoppiammo a ridere.

-Come farei senza di te, Jonouchi!- disse il mio compagno -Sei un vero amico, e lo sarai sempre.-

A quelle parole Jono si grattò la testa imbarazzato.

-Oh, per favore... Niente smancerie!- borbottò -Lo sai benissimo che anche per me è lo stesso!-

Atem sorrise.

-Beh, ci tenevo a dirtelo un'ultima volta.- disse -Non posso andarmene, senza prima avervi detto quanto abbiate cambiato la mia vita. Non lo dimenticherò mai.-

Detto questo, avanzò per attraversare la stanza e raggiungere i nostri amici, dove lui si lasciò andare in un abbraccio collettivo, mentre io non riuscivo a smetterla di piangere come uno stupido.

 

ATEM

Fu solo radunando tutta la mia forza di volontà (e dopo una serie di incoraggiamenti sempre più perentori da parte di Jonouchi ed Honda), che riuscii finalmente a staccarmi dai miei amici e ritornare al centro del salone, dove Mira e Seto erano rimasti ad aspettarmi.

-Dunque, ci diamo una mossa?- fece lui con impazienza.

Io gli sorrisi.

-Certo. Ma prima voglio salutare anche voi...- dissi.

Mira mi sorrise, e corse ad abbracciarmi commossa. Ricambiai la sua stretta con tenerezza.

-Non abbiamo avuto molto tempo, ma è bastato un attimo a volerti bene.- ammisi -Sei una persona splendida Mira. Grazie di tutto.-

Lei si stropicciò gli occhi, cercando di non piangere.

-No, grazie a te. Non dimenticherò mai tutto quello che tu e Yugi avete fatto per me.-

Le passai una mano tra i capelli, scompigliandoglieli un po' in modo affettuoso.

-A proposito... Cercate di non cacciarvi nei guai, voi due!- le dissi in tono scherzoso.

-EHI!- sentii protestare Yugi, mentre Mira, per quanto cercasse di fingersi offesa, non riuscì a trattenere un sorriso.

-Direi che di guai ne abbiamo passati così tanti, da bastarci per tutta la vita.- commentò ironica -Stai attento tu, piuttosto. E salutami Raissa... Avrei proprio voluto conoscerla.-

-Promesso!- le risposi.

Quindi mi rivolsi verso Seto, che però mi bloccò subito con un'occhiataccia.

-Ehi, non ci provare nemmeno!- esclamò, allungando un braccio per farsi scudo da eventuali smancerie.

Io però lo presi alla sprovvista ed afferrai la sua mano, stringendogliela con gratitudine.

-Seto... Grazie anche a te di tutto l'aiuto che mi hai dato. Resterai sempre il mio miglior... avversario!- dissi, cercando di sdrammatizzare.

Lui a quelle parole sbuffò, ma poi ricambiò la mia stretta con vigore.

-Già. Anche se ho sempre perso, le nostre sfide rimangono le più belle.- riconobbe con un sorriso -Non sai quanto mi costi ammetterlo, ma... meriti davvero tu, di essere il “Re dei Giochi”.-

Lo guardai stupito, ma poi gli sorrisi soddisfatto. Questo, da parte sua, valeva più di mille parole. Nel vedere la mia espressione compiaciuta, lui mi guardò subito storto.

-Ehi, vedi di muoverti prima che mi rimangi quello che ho appena detto.- sbottò -E guai a te se ti rivedo, o sento anche solo parlare di Antico Egitto!-

Scoppiai a ridere.

-Ok.- dissi, facendogli l'occhiolino -Tu, invece, cerca di prenderti cura di lei.-

Seto distolse lo sguardo, improvvisamente a disagio.

-Non so davvero a cosa tu ti riferisca...- borbottò.

Io e Yugi ci scambiammo un sorrisino ironico, quindi finalmente mi decisi a fare quello che dovevo. Mi avvicinai alla statua di Ptah, inserendo in essa la sfera bruna che mi aveva donato, che si illuminò con un bagliore. Poi raggiunsi quella che raffigurava Ammon-Ra, e rimasi in attesa che anche Mira e Seto finissero di collocare le loro Sfere del Potere nelle rispettive statue.

-Fatto!- disse infine lei, quando anche la sfera bianca di Iside fu al suo posto.

Io annuii, quindi mi voltai a guardare il volto del dio, che mi scrutava con una espressione solenne e, ma forse era solo una mia impressione, anche di attesa. Strinsi la sfera nelle mie mani, esitando.

-Yugi...- gli dissi, cercando il mio amico.

Lui comparve al mio fianco, sorridente.

-Non c'è bisogno che tu dica nulla.-

Sorrisi anch'io. In fondo, ci eravamo già detti addio una volta... Per cui, non aveva molto senso ripetere di nuovo quello che già sapevamo.

-Sì, hai ragione.- annuii -Però, Yugi... Anche se non sarò più con te, voglio che ti ricordi di una cosa.-

-Che cosa?-

-Che alla fine quello più coraggioso sei sempre stato tu. Per cui, continua ad esserlo e vedrai che tutto andrà bene anche se non sarò più accanto a te.-

Lui annuì, commosso come non mai, ed anch'io non riuscii a trattenere una lacrima che mi scivolò lungo una guancia. Poi, finalmente sentendomi pronto, allungai la mano ed inserii l'ultima sfera nella statua. Quella si illuminò, e con essa anche il buio che fino a quel momento aveva sempre nascosto i miei ricordi, la mia famiglia, il mio popolo, la mia terra. La mia vita. Come avevo potuto dimenticare? La nostalgia mi assalì con ferocia, e con essa il desiderio di ritornare.

Mi bastò esprimerlo, ed esso venne subito esaudito.

 

YUGI

Prima ancora che potessi rendermene conto, all'improvviso rimasi solo io. Restai a guardare il punto dove fino a quel momento si trovava Atem, colto da una sensazione di vuoto e di smarrimento, non percependo più altro che non fossero i miei pensieri. E così, alla fine se ne era davvero andato, realizzai con malinconia.

-Ehi, perché non succede nulla?- sentii lamentarsi Jonouchi.

Lo guardai senza capire.

-Come?- balbettai.

-Beh, se non funziona dobbiamo aver sbagliato qualcosa...- fece Mira.

-Ecco, ti pareva. Proprio non riusciamo a liberarci di te, vero?- udii dire da Seto.

Fu solo allora che mi resi conto di un piccolissimo dettaglio. Ero di nuovo tra di loro, ma non nel mio corpo.

-No, guardate! Sono io, Yugi!- esclamai loro, cercando di risolvere quel comprensibile fraintendimento.

-COME?!?- fecero loro, stupiti quanto me.

-Ma... Non sembri tu!- protestò Jono.

-Hai ancora l'aspetto dell'altro Yugi...- osservò Anzu.

Alzai le spalle, non sapendo cosa rispondere.

-Sono stupito quanto voi...-

-Beh, forse...- azzardò Mira -Se è così per me e Seto, forse hai mantenuto le sue sembianze perché anche tu sei una reincarnazione, di Atem ovviamente.-

-Giusto!- concordò Mai -Dopotutto già prima vi assomigliavate moltissimo!-

-Probabilmente dovevate solo colmare la differenza d'età...- fece Honda.

-...e di statura.- continuò Jono sogghignando.

-EHI!- protestai offeso -Basta con questa storia insomma!-

Però, forse in fondo avevano ragione. Io ed Atem eravamo sempre stati così in sintonia, come se, completando il Puzzle, avessi anche scoperto una parte di me stesso. Ed ora che il suo spirito era tornato nel suo tempo, avrebbe potuto finalmente vivere, morire ed infine reincarnarsi nel mio corpo... Per quanto mi sembrasse una spiegazione indubbiamente fantasiosa, era anche quella più plausibile. E bastò il pensiero che fosse davvero così per lenire in parte la malinconia che mi aveva preso dopo la sua partenza. Perché allora questo significava che lui era riuscito a vivere la sua vita, e che avrebbe continuato anche ad accompagnarmi nella mia. Abbozzai un sorriso, un secondo prima di essere riscosso dai miei pensieri da un'improvvisa voce alle nostre spalle.

-Ehm... Qualcuno mi sa spiegare che cosa sta succedendo?-

Mi voltai a guardare verso chi aveva parlato, anche se avevo già riconosciuto il suo timbro di voce. Mi battei la fronte con la mano, sgridandomi per la mia sbadataggine. Nell'agitazione che era seguita allo scontro con Set mi ero completamente dimenticato di lui...

-BAKURA!- esclamarono i miei amici.

-MALEDETTO!- aggiunse però Mira con astio -Ora ti faccio vedere io quello che sta per succederti!-

Prima che la potessimo fermare, mia cugina si era lanciata sul nostro amico come una furia, pronta a colpirlo, mentre lui ne fu troppo spaventato per riuscire ad avere la prontezza di schivare il primo pugno.

-MIRA! NO, FERMA!- fecero Anzu e Jono, correndo verso quei due nel tentativo di separarli prima che qualcuno o, meglio, uno si facesse del male.

Ops. Non mi ero ricordato di spiegare a Mira che il Bakura che aveva conosciuto lei non era che uno spirito nel corpo di Ryo, posseduto a causa dell'Anello del Millennio... che però era appena andato distrutto!

 

RYO

-Ryo, sono davvero mortificata...- ripeté di nuovo la cugina di Yugi, mordendosi un labbro.

Io cercai di abbozzare un sorriso, per quanto me lo consentisse la borsa del ghiaccio che mi stava coprendo mezza faccia, nel tentativo di evitare che diventasse gonfia come un pallone per le botte che era riuscita a darmi prima che i miei amici riuscissero a fermarla.

-Tranquilla Mira, è stato solo un equivoco, non hai certo fatto apposta!- le dissi calmo.

Anzi, per quanto pacato possa essere, se avessi avuto sottomano la mia metà oscura non avrei esitato due volte a picchiarlo io stesso. Erano settimane che mi aveva tenuto imprigionato, impedendomi di riprendere il controllo del mio corpo, per quanto avessi cercato di oppormi al suo controllo. Era tutto un po' confuso, ma ricordavo a sufficienza da poter testimoniare io stesso quali malvagità aveva tramato a danno dei miei amici... Per fortuna ormai non era altro che un ricordo sbiadito, quasi un brutto sogno. Feci per toccarmi istintivamente l'Anello del Millennio, come sempre facevo quando i cattivi pensieri mi tormentavano troppo, questa volta invano. Ma anche se lo avevo sempre portato con me, per quanto valore affettivo potesse avere quell'oggetto che mi aveva donato mio padre, non ne avrei certo sentito la mancanza.

-Dunque... Sai tutto quello che è successo?- mi domandò Yugi, nel suo nuovo, anche se ben noto, aspetto.

-Sì... Anche se non potendo leggere nel pensiero dello spirito nel mio anello all'inizio non riuscivo a capire le ragioni delle sue azioni. Altrimenti, avrei cercato di fermarlo prima...- dissi con rammarico.

Yugi mi si avvicinò, mettendomi una mano sulla spalla con un sorriso.

-Non addossarti colpe che non sono tue...- mi rimproverò -Sei stato come noi, se non più di noi, solo una vittima, non il carnefice!-

-Grazie, Yugi.- gli risposi con un sorriso -Sono così felice che tutto si sia risolto per il meglio.-

Da un angolo della tenda, ci arrivò il sospiro esasperato di Kaiba.

-Ed io sono felice che tutta questa assurdità sia finita una volta per tutte.- sbuffò -Guai a voi se provate anche solo a nominare in mia presenza faraoni, dei egizi o vite precedenti...!-

Scoppiammo tutti a ridere, scaricando la tensione accumulata, mentre lui ci guardò in modo ancora più torvo.

-Ehi, non sto mica scherzando!!!- protestò.

-Seto, non cambierai mai, vero?- fece ironico Honda.

In quel momento ci raggiunse Jonouchi che, dopo aver chiesto in prestito il cellulare a Mai, era uscito da qualche minuto dalla tenda per fare una telefonata.

-Insomma, perché siete ancora qui a girarvi i pollici?- disse esagitato -Muovetevi, che Shizuka ci sta aspettando!-

 

OTOGI

A quelle parole scattai in piedi come una molla. Non chiedevo di meglio, erano giorni che stavo aspettando il momento di tornare dalla mia adorata Shizuka.

-Giusto!- esclamai con entusiasmo -Su, non perdiamo altro tempo!-

Jonouchi ed Honda mi rifilarono un'occhiataccia di sbieco, che ignorai facendo finta di nulla.

Rebecca si alzò a sua volta, prendendo la parola.

-Va bene, partiamo. Ma prima datemi un secondo, vado a vedere se riesco a convincere mr. Fawkes a procurarci un po' di vettovaglie e di carburante...- disse, sorridendo maliziosa.

 

ISIS

Uscii a stendere il bucato, quando udii dal giardino la voce di Shizuka salutare suo fratello al telefono. Feci per andarle a parlare, ansiosa di sapere quali novità avesse appena ricevuto, quando mi accorsi che non era sola e mi fermai di botto. Tuttavia la curiosità ebbe la meglio, e rimasi ad origliare la conversazione con rinnovato interesse, soprattutto considerando che era mio fratello l'altro interlocutore.

-Allora?- sentii chiedere Malik con tono ansioso -Stanno davvero tornando? Ce l'hanno fatta?-

-Sì, sembrerebbe di sì...- rispose Shizuka.

Non riuscii a trattenere un sorriso soddisfatto. Ne ero certa! Avrò pur perduto la capacità di vedere nel futuro, ma mi rimaneva il mio infallibile sesto senso...

Seguì un attimo di silenzio, che venne infine rotto dalla voce di mio fratello.

-Che ti prende, ora? Perché ti sei rabbuiata? Dovresti essere contenta della notizia...!-

-Lo sono, ovviamente.- fece la ragazza con voce sommessa -Però... Sai bene anche tu cosa significa. Dovrò andarmene e tornare a casa. Dovremo separarci...-

-Sì, lo so benissimo.- rispose tristemente Malik -Ma questo non vuol dire doversi dire addio... Possiamo continuare a sentirci senza troppe difficoltà. Purtroppo qui non ho la connessione internet, ma prometto che ti chiamerò ogni giorno. Anzi, fosse per me ti chiamerei ogni secondo, di ogni minuto, di ogni ora di ogni giorno...-

Sentii Shizura scoppiare a ridere.

-Sei sempre il solito esagerato!- fece -Però hai ragione! E quest'estate posso chiedere il permesso a mia mamma di venire a trovarti...-

-Ma... Pensi che te lo darebbe?-

-Sì, penso di sì...- disse Shizuka pensosa -Se le dico che vado a Domino da Jono...!-

Questa volta fu mio fratello a ridere spensierato.

-Ok, ho capito. Vengo io a trovarti, che è meglio...-

Seguì un altro silenzio, segno che le parole erano state sostituite dai baci. Ora che la mia curiosità era stata soddisfatta ed i sensi di colpa per lo stare origliando una conversazione tanto personale iniziarono a farsi sentire, mi decisi a ritornare in casa di soppiatto, pensierosa. Dato che nei giorni precedenti non avevano fatto altro che trascorrere più tempo possibile insieme, sospettavo già che tra quei due ci fosse del tenero, ma non avevo osato dire nulla a mio fratello, sperando che fosse solo una cotta passeggera... Ma, evidentemente, mi ero sbagliata: erano davvero innamorati. D'altronde non avevo mai visto Malik così felice come in quei giorni... Come solo da bambino era stato, prima di essere travolto dal peso dell'eredità della nostra famiglia e marchiato nel corpo e nello spirito. E mi si struggeva il cuore al pensiero che potesse perdere quella serenità e soffrire ancora, nel separarsi da Shizuka.

Entrai in soggiorno, raggiungendo Rishid che se ne stava tranquillo ed ignaro di tutto a leggere il giornale.

-Cosa c'è ora?- borbottò, piegando le pagine del quotidiano quel tanto che bastava per rivolgermi un'occhiata sospettosa.

Mi sedetti di fronte a lui, composta quanto risoluta.

-Dobbiamo risolvere un problema.-

 

HONDA

Ci impiegammo ben un giorno per arrivare a casa Ishtar. O, almeno per quanto mi riguardava, per tornare da Shizuka... Non avevo mai sentito così tanto la sua mancanza, dopo essermi abituato a trascorrere con lei così tanto tempo, fianco a fianco, in cucina. Ed anche quando non mi era vicino, la cercavo sempre con lo sguardo, incapace di toglierle gli occhi di dosso... Era così bella, così dolce, così... perfetta! Troppo, per un misero essere umano quale ero io... Ma pur nella consapevolezza della mia inferiorità, non riuscivo a trattenere i miei sentimenti per lei. Ormai mi ero deciso, dovevo confessarle quello che provavo per lei... Le avrei detto quanto mi era mancata, e che non potevo sopportare di passare altro tempo lontano da lei. Sì, e che diamine! O la va o la spacca! Non avevo certo l'intenzione di permettere a quel maledetto di Otogi di soffiarmela sotto al naso...

-Ragazzi!- ci chiamò lei, venendoci incontro -Eccovi finalmente!-

Non appena Otogi fermò il camper, io, lui e Jonouchi ci precipitammo fuori con foga, seguiti a poca distanza dagli altri.

-SHIZUKA!- esclamò Jono, abbracciandola -Che bello, non sai quanto mi sei mancata!-

-Sei mancata a tutti!- disse Otogi -Comunque, sono felice di vedere che ti sei ripresa! Anzi, sei in splendida forma...!-

Lo fulminai con lo sguardo. Come si permetteva quel bellimbusto?!? Però era vero, Shizuka era più bella e luminosa che mai, quasi che non si fosse mai ammalata...

-Oh, ti ringrazio!- rispose lei allegramente -Ma non poteva essere altrimenti, mi sono trovata così bene qui...-

-Meno male!- disse Jono, volgendosi poi a guardare gli Ishtar, che nel frattempo ci avevano raggiunti -Non finiremo mai di ringraziarvi abbastanza...-

Malik sorrise imbarazzato.

-Veramente, sono io che devo ringraziarvi.- disse -Se le cose non fossero andate come sono andate, io e Shizuka non ci saremmo mai potuti conoscere...-

Lo guardammo basiti. Cosa aveva appena detto?

-Scu... scusa?- balbettò Jono.

-Beh, credo che sia venuto il momento di dirtelo.- fece Shizuka con voce timorosa -Ecco... E' successo che... ci siamo innamorati. Ed abbiamo deciso di tornare a casa insieme... Isis è stata così gentile e comprensiva da comprarci i biglietti per il ritorno!-

Continuammo a fissarli attoniti, la bocca sempre più aperta per lo sconcerto.

-State scherzando, spero!- riuscì a dire Jonouchi.

-No, stiamo parlando sul serio!- rispose Malik -Lo so che sembra una follia, che ci conosciamo solo da pochi giorni... Ma sento di amarla per davvero, Jono!-

Il sorriso sulle labbra del nostro amico però durò davvero poco, perché in meno di un secondo sia io, che Jonouchi, che Otogi, gli fummo addosso.

-MALEDETTO!-

-VATTI A FIDARE DEGLI AMICI!-

-COME HAI OSATO?!?-

 

MAI

Quando riuscimmo a separarli, Malik era alquanto malconcio, e Shizuka quanto mai furiosa con i suoi assalitori, in primis suo fratello. Inutile dire che impiegò più di un'ora prima di riuscire a calmarlo... Beh, era arrivato il momento che si facesse una ragione del fatto che, anche se Shizuka era sua sorella, non voleva anche dire che fosse esclusivamente sua. “Quanto è immaturo!”, pensai con un sospiro. Noialtri, invece, fummo quanto mai lieti della notizia.

-Non dategli retta, ragazzi!- disse loro Anzu -State davvero bene insieme!-

Shizuka e Malik sorrisero, per poi guardarsi teneramente negli occhi. Già, sembravano così innamorati... Forse fin troppo, ma in fondo che male c'era? Erano entrambi tanto giovani quanto entusiasti, perché opporsi se erano felici insieme? Sorrisi, ma non senza una punta di invidia. Certe smancerie non fanno per me, ma quanto avrei voluto essere al loro posto...

-Anzu, che fai, li incoraggi pure?!?- sbraitò Jono.

“…quanto avrei voluto essere al loro posto, se non mi fossi innamorata di un tale imbecille!” pensai, tirandogli uno scappellotto.

-AHIA MAI!- si lamentò lui -Ma allora siete tutti in combutta contro di me?!?-

 

REBECCA

La mattina seguente, dopo una lunga serata di festeggiamenti che si protrasse fino a notte inoltrata, finalmente riuscimmo ad accomiatarci dagli Ishtar, pronti per il ritorno. Grazie al cielo Rishid (o, meglio, una perentoria Isis) ebbe l'idea di seguirci con la sua jeep perché, con le nuove aggiunte di Malik e di Ryo, la convivenza nel camper di mio nonno, per quanto grande che fosse, sarebbe stata sicuramente non facile. Anzi, probabilmente avremmo rischiato una seria carenza di ossigeno...

Quando arrivammo infine nei pressi de Il Cairo, fummo costretti a fermarci agli scavi presso l'oasi di Mann. Per loro, una sosta provvisoria. Per me, il tanto temuto momento di salutarli. Il pensiero che la nostra avventura si fosse già conclusa e che dovevo tornare ai miei doveri, mi deprimeva profondamente. Eppure, un tempo non avrei chiesto di meglio che passare il resto dei miei giorni in mezzo ai reperti archeologici... Appunto, un tempo.

-Non so davvero come fare a salutarvi, ragazzi...- ammisi, guardandoli sconsolata.

-Hai ragione, che tristezza!- fece Anzu.

-Temo che mancherai anche a me, piccola pazzoide che non sei altro...- aggiunse Otogi con un occhiolino.

Io non riuscii a trattenere una risata.

-Beh gente, grazie a tutti dell'avventura! Se mai vi venisse voglia di fare un giretto in Egitto, avete il mio numero!- dissi con rinnovato entusiasmo.

-Certo!- rispose Yugi.

-Scordatelo!- borbottò invece Seto.

-Scherzavo, tranquillo...- gli dissi con un sospiro -Anzi, non voglio trattenervi oltre. Sbaglio o avete un aereo da prendere?-

Gli altri assentirono, ma Mira ci interruppe con un piccolo colpo di tosse.

-Ahem... A proposito di aereo...- fece -Mi sa che ci siamo dimenticati un piccolissimo dettaglio: i biglietti.-

-Ma no tranquilla, ci saranno sicuramente ancora dei posti disponibili per il Giappone!- la rassicurai -Non è una tratta tanto frequentata, in questo periodo dell'anno...-

-Oh, ma io non intendevo quello...- mi rispose -Intendevo... Con quali soldi pensiamo di acquistarli?-

-Ah.- si lasciò sfuggire Yugi, spalancando la bocca -Già. In effetti, i pass che avevamo erano solo per l'andata...-

Seto sbuffò, alzando gli occhi al cielo.

-Sentite, risparmiatemi questo patetico teatrino. Ho già capito a chi tocca aprire il portafoglio, come sempre...-

Fu così che alla fine trovammo il coraggio di salutarci. Mokuba però si attardò ancora un attimo.

-Non fare quella faccia, Reb!- mi disse con un sorriso, abbracciandomi con dolcezza -Tanto ci sentiamo presto!-

Gli sorrisi, triste di separarmi da lui ma comunque rincuorata. Invidiavo profondamente Shizuka e Malik per essere riusciti a rimanere insieme, ma noi due eravamo ancora così piccoli per prendere simili decisioni, ancora troppo per opporci alla vita che ci era imposta. Ma, dopotutto, proprio perché eravamo così giovani non c'era motivo di angosciarsi tanto. Avevamo tutta una vita, per ritrovarci...

 

SETO

Dopo un'estenuante viaggio sui soliti, pulciosi quanto puzzolenti cammelli, finalmente arrivammo all'aeroporto de Il Cairo, la cui vista bastò per strapparmi un sorriso, nonostante la stanchezza. Finalmente, finalmente... Non mi sembrava vero di tornare a casa! Quel viaggio mi aveva così esaurito, che non vedevo l'ora di tornare alla mia noiosissima ma anche tranquillissima routine, dietro la mia scrivania. Pagai persino volentieri, quei dieci biglietti per il Giappone.

Eppure, durante il viaggio di ritorno, benché cercassi di tenermi la mente occupata, rispondendo alle e-mail che si erano accumulate in quei giorni e telefonando ai miei collaboratori per confermare appuntamenti e convocare riunioni, non potevo scacciare la sensazione di malinconia che mi sentivo crescere nel petto. Non mi sarebbe affatto mancato l'Egitto, ma mi sarebbero mancati i giorni che vi avevo trascorso. O, meglio, mi sarebbe mancata una persona con cui li avevo trascorsi...

Azzardai un'occhiata a Mira, seduta poco distante da me, confidando che non mi potesse notare, presa com'era da una delle sue solite letture. Se lo era, non sembrava affatto essere turbata da analoghe preoccupazioni... Allontanai lo sguardo, rimproverandomi per essermi fatto distrarre da quelle sciocchezze. Per quanto non riuscissi a non pensare a lei, dovevo rimanere razionale. Anche se quel Sethi e quella Raissa si erano amati, questo non voleva dire che io dovessi fare altrettanto con Mira, 3000 anni dopo! Ero io che decidevo della mia vita, e non mi sarei certo fatto influenzare da quella di un altro. Avevamo un legame, era vero. Ma la nostra storia finiva lì. Doveva finire lì.

Dopo una manciata di ore, finalmente atterrammo all'aeroporto di Domino, il sole che si stava ormai andando a nascondere dietro l'orizzonte. Scendemmo dall'aereo con i nostri pochi bagagli, e ci incamminammo verso l'uscita, dove Isono stava già aspettando me e Mokuba a fianco della nostra limousine, diligente come sempre. Ci fermammo un attimo davanti all'ingresso, in modo da accomiatarci definitivamente.

-Dunque, come ci organizziamo per il ritorno?- chiese Otogi.

-Facciamo come all'andata, io porto Yugi, Mira e Jono, mentre tu Honda, Anzu e Ryo.- propose Mai.

Katsuya si grattò la testa, guardandomi con un inusuale sorriso.

-Ehm, Seto, non è che invece potresti portarci tu a casa? C'è talmente tanto spazio lì sopra...- fece, indicando la mia limousine.

-Scordatelo, Katsuya. Se mai dovesse succedere, l'unico modo in cui potresti salire sulla mia auto è come cadavere nel bagagliaio!- sbottai indignato.

Mio fratello mi rivolse un'occhiataccia, mentre Mai afferrò Katsuya per un orecchio ed iniziò a trascinarlo verso la sua macchina, riempiendolo di insulti quanto mai azzeccati.

-Sarà meglio che li seguiamo...- osservò Anzu.

-Sì, sarà meglio...- sospirò Yugi -Allora ciao, a presto!-

-Ciao!- fece Mokuba con entusiasmo.

-Ciao.- dissi io con indolenza.

Finalmente quella banda di rompiscatole si decise ad incamminarsi alle rispettive auto. Mira però, quasi che avesse appena letto nei miei pensieri ed avesse deciso di esaudirli, esitò un attimo, volgendosi verso di me con uno sguardo indecifrabile.

-Seto...- incominciò timorosa, per poi ammutolire.

-Che c'è?- risposi secco, cercando di mostrare indifferenza.

Forse fui anche un po' troppo secco, perché Mira sembrò perdere il poco colore che le era rimasto in viso e con esso anche la voglia di parlarmi.

-Nulla.- disse atona -Volevo solo salutarti. E augurarti buona fortuna con il tuo lavoro... Cerca di non stressarti troppo.-

-Già.- risposi io, cercando di camuffare il mio disagio -Beh, ci vediamo in giro.-

Lei abbozzò un sorriso che sapevo non esserle suo, di circostanza, per poi voltarsi e raggiungere suo cugino.

“Ci vediamo in giro”.

Ero un vero deficiente.

 

FLASHBACK

-Atem... Atem...- continuava a ripetere la giovane principessa singhiozzando, coprendosi il volto con le mani nel tentativo di frenare le lacrime.

Sethi si chinò per abbracciarla, cercando di consolare lei come se stesso. Avevano vinto, avevano sconfitto Set e salvato tutti... ma avevano anche perso lei suo fratello e lui il suo migliore amico, ed entrambi sapevano che quello era un vuoto che niente e nessuno avrebbero mai potuto colmare. Taita se ne stava in disparte, tenendo lo sguardo abbassato, incapace di trovare le parole adatte per rincuorare i due ragazzi.

Tremila anni fa, nelle due terre d'Egitto, un giovane e coraggioso faraone salì al trono dopo la morte repentina del padre, ed altrettanto rapidamente scomparve, lasciandolo vuoto. Nessuno lo vide più, né da vivo, né da morto. Un regno tanto breve che non ne rimase quasi traccia nella storia, ed il suo nome venne presto dimenticato nelle pieghe del tempo. Ciononostante, le circostanze della sua dipartita furono così inspiegabili da alimentare su di lui più di una leggenda. La versione ufficiale, che la Famiglia Reale aveva scelto di divulgare, era che il faraone era caduto vittima di un attentato ordito da un gruppo di sovversivi capeggiati da suo zio, anch'essi deceduti nello scontro. Solo sua sorella, suo cugino ed il Gran Visir si erano salvati e, nella necessità di un sovrano, la principessa finì per sposare quel giovane. Un giovane di nome Sethi, che sarebbe diventato uno dei faraoni più grandi di sempre, riportando la pace e la prosperità in quella terra. Ma proprio per questa ragione la voce corrente nel popolo era che fosse stato proprio lui ad uccidere il precedente faraone in uno scontro, per alcuni per il potere, per i più romantici per l'amore di quella donna. Una storia che poi si sarebbe tramandata nel tempo, e un amore che avrebbe saputo resistere ai secoli.

E' questo quello che sarebbe dovuto accadere in base al corso degli eventi.

Questa, però, è un'altra storia.

Nessuno di loro avrebbe saputo dire quanto tempo fosse passato, se un'ora, un'eternità o un secondo. Quello che era certo, era che tutti e tre udirono all'improvviso una voce che credevano non avrebbero più potuto sentire.

-Beh, si può sapere cosa sono quei musi lunghi?-

Raissa, Sethi e Taita alzarono lo sguardo increduli, incontrando degli occhi color ametista che li stavano fissando, in un misto di gioia e di commozione.

-FARAONE!- sussultò Taita.

-ATEM!- esclamò Sethi a bocca aperta.

-FRATELLO!- esultò Raissa, saltandogli al collo -Temevo di averti perso per sempre...!-

Atem accarezzò dolcemente i lunghi capelli corvini della sorella, commosso.

-Anch'io...- disse -Sono così felice di rivedervi, tutti quanti!-

E con uno slancio li abbracciò, il cuore che batteva forte per l'emozione. Era a casa, finalmente.

Quando riuscirono a staccarsi e a placare le lacrime di gioia, Sethi, razionale come sempre, non tardò a domandare ad Atem che cosa gli fosse successo. Il Faraone sorrise con un po' di malinconia.

-Sarà meglio rimandare a dopo le spiegazioni, temo mi servirà una vita per potervi raccontare tutto...- rispose -Ora è meglio che torniamo a Palazzo. Dovremo inventarci qualcosa per spiegare quello che è successo...-

-Sì, credo che sia la cosa più saggia da fare, ora.- annuì Taita -E propongo di non rivelare nulla di quanto è successo qui dentro.-

I tre ragazzi annuirono.

-Peccato però, per un attimo sono stata la prima Regina d'Egitto e nessuno lo saprà mai...- cercò di sdrammatizzare Raissa.

Gli altri scoppiarono in una risata spensierata, poi Atem si fermò, colpito da un'idea.

-Aspetta. Hai ragione.- disse sollevato -Dato che lo sappiamo solo noi quattro... Che ne dite di far finta di non esserci mai sposati?-

Raissa e Sethi spalancarono gli occhi.

-Dici davvero?- chiese la sorella.

-Certo!- rispose il giovane Faraone con un sorriso -Così voi due potrete stare finalmente insieme...-

-Atem... Grazie!- fece allora Sethi, mettendogli una mano sulla spalla riconoscente -Allora possiamo avere la tua benedizione?-

-Ovviamente!- disse Atem -Anzi... Taita, pensi che potresti...?-

Il vecchio scriba ammiccò al giovane sorridendo.

-Beh, per unire in matrimonio due persone servono solo un officiante, un testimone e... ovviamente i futuri sposi.- disse, prendendo per la mano sinistra Raissa e per quella destra Sethi -Allora, siete pronti?-

I due ragazzi si scambiarono uno sguardo innamorato, intrecciarono le mani, e poi annuirono felici più che mai.

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Special ***


Wingweaver Special

 

L'avventura è quasi finita, ma prima dell'epilogo volevo condividere con voi il frutto delle mie fatiche, ossia le carte che ho inventato per questa fic e i deck che ho costruito per Yugi, Seto e Mira (per i primi due ho selezionato carte che hanno davvero utilizzato nel manga e/o nell'anime): sono stati un'imprescindibile strumento di lavoro per pensare e scrivere i duelli nel modo più preciso possibile. Ho dovuto dedicarvi un capitolo apposito per evitare di appesantire troppo gli altri, che sono già fin troppo lunghi... Comunque, a voi il giudizio!

See u soon,

Evee

 

 

LE CARTE DIVINE*

 

Image and video hosting by TinyPic

 

*carte create da me grazie a www.yugiohcardmaker.net;

le immagini utilizzate le trovate su genzoman.devianart.com

 

 

DECK YUGI

 

Mostri:

Elfo mistico**** 800/2000 Luce/Incantatore

Kuriboh* 300/200 Oscurità/Demone

Durante la Battle Phase del tuo avversario, puoi scartare questa carta per ridurre a 0 il Danno da Combattimento inflitto da 1 mostro ai tuoi Life Points.

Gardna grande scudo**** 4000/2600 Terra/Guerriero

Annulla l'attivazione di una Carta Magia che designa solo questo Mostro coperto come bersaglio e distruggila. Quindi, scopri questa carta in Posizione di Difesa. Se questa carta viene attaccata, cambia la posizione di questa carta e mettila in Posizione di Attacco alla fine del Damage Step.

Guardiano celtico riaddrestrato**** 1400/1200 Terra/Guerriero

Questa carta non viene distrutta in seguito ad una battaglia contro un mostro con Atk pari o superiore a 1900 punti (i danni vengono calcolati normalmente).

Guerriero magnetico alfa**** 1400/1700 Terra/Roccia

Guerriero magnetico beta**** 1700/1600 Terra/Roccia

Guerriero magnetico gamma**** 1500/1800 Terra/Roccia

Gazelle, re delle bestie mitiche**** 1500/1200 Terra/Bestia

Cavaliere del re**** 1600/1400 Luce/Guerriero

Quando questa carta viene evocata Normalmente, se controlli "Cavaliere Della Regina", puoi evocare tramite Evocazione Speciale 1 "Cavaliere Del Jack" dal tuo Deck.

Cavaliere della regina**** 1500/1600 Luce/Guerriero

Cavaliere del jack***** 1900/1000 Luce/Guerriero

Berfomet***** 1400/1800 Oscurità/Demone

Quando questa carta viene Evocata ( escludendo Evocazioni Speciali ) puoi aggiungere una carta "Gazelle, Re delle Bestie Mistiche " dal tuo Deck alla tua mano.

Valkyrion guerriero magico******** 3500/3850 Terra/Roccia

Questa carta non può essere Evocata tramite Evocazione Normale o Posizionata. Questa carta può essere Evocata solo tramite Evocazione Speciale offrendo come Tributo 1 "Guerriero Magnetico Alpha", "Guerriero Magnetico Beta" e "Guerriero Magnetico Gamma" dalla tua mano o dal tuo Terreno. Puoi offrire come Tributo questa carta per Evocare tramite Evocazione Speciale "Guerriero Magnetico Alpha", "Guerriero Magnetico Beta" e "Guerriero Magnetico Gamma" dal tuo Cimitero.

Combattente delle lame******* 2600/2300 Terra/Guerriero

Aumenta l'ATK di questo Mostro di 500 punti per ogni Mostro di Tipo Drago sul Terreno del tuo avversario e nel suo Cimitero.

Cavaliere del vento oscuro di Gaia******* 2300/2100 Oscurità/Guerriero

Se hai solo questa carta nella tua mano, puoi Evocare questa carta scoperta in Posizione di Attacco senza offrire dei mostri come Tributo. Questa viene considerata come un'Evocazione Normale.

Giovane maga nera****** 2000/1700 Oscurità/Incantatore

Questa carta guadagna 300 ATK per ogni "Mago Nero " o "Mago del Chaos Oscuro" nel Cimitero di qualsiasi giocatore.

Mago nero******* 2500/2100 Oscurità/Incantatore

Mago nero del chaos******** 2800/2600 Oscurità/Incantatore

Quando questa carta viene Evocata Normalmente o Specialmente: puoi scegliere come bersaglio 1 Carta Magia nel tuo Cimitero; aggiungi quel bersaglio alla tua mano. Bandisci qualsiasi mostro distrutto in battaglia con questa carta. Se questa carta scoperta sta per lasciare il Terreno, invece bandiscila.

Mago del chaos oscuro******** 2800/2600 Oscurità/Incantatore (rituale)

Questa carta può essere Evocata solo tramite Evocazione Rituale utilizzando la Carta Magia Rituale, "Rito Magia Oscura".

Glorioso soldato nero******** 3000/2500 Terra/Guerriero (rituale)

Questo mostro può essere Evocato solo tramite Evocazione Rituale utilizzando la Carta Magia Rituale "Rito della Gloria Nera".

Chimera volante****** 2100/1800 Vento/Bestia (fusione)

Berfomet” + “Gazelle, re delle bestie mitiche” (Questo mostro viene sempre considerato come un mostro “Bestia Fantasma”). Quando questa carta viene distrutta, puoi scegliere ed Evocare Specialmente Berfomet o Gazelle, re delle bestie mitiche dal tuo Cimitero.

Cavaliere Joker Arcano********* 3800/2500 Luce/Guerriero (fusione)

"Cavaliere della Regina" + "Cavaliere del Jack" + "Cavaliere del Re". L'Evocazione tramite Fusione di questa carta può essere effettuata solo con i Mostri Materiale da Fusione sopra riportati. Una volta per turno, se questa carta scoperta viene scelta come bersaglio di una Carta Magia, Carta Trappola o effetto di Mostro con Effetto, puoi annullare quell'effetto scartando lo stesso tipo di carta (Carta Magia, Trappola o Mostro).

Paladino oscuro******** 2900/2400 Oscurità/Incantatore (fusione)

"Mago Nero" + "Combattente delle Lame". Deve essere Evocato tramite Fusione e non può essere Evocato Specialmente in altri modi. Durante il turno di qualsiasi giocatore, quando viene attivata una Carta Magia: puoi scartare 1 carta; annulla l'attivazione e, se lo fai, distruggila. Questa carta deve essere scoperta sul Terreno per attivare e risolvere questo effetto. Questa carta guadagna 500 ATK per ogni mostro di Tipo Drago sul Terreno e nel Cimitero di qualsiasi giocatore.

Slifer il drago del cielo********** X000/X000 Divino/Divinità-bestia

Questa carta non può essere evocata tramite Evocazione Normale o Posizionata. Questa carta può essere evocata tramite Evocazione Normale solo offrendo come tributo 3 mostri sul tuo Terreno. Questa carta è immune ad effetti di mostri, magie e trappole che la bersagliano. Se questa carta è evocata tramite Evocazione Speciale mandala al Cimitero durante l'End Phase. L'Atk e Def di questa carta sono pari al numero di carte in mano del suo controllore moltiplicate per 1000. Quando un mostro viene evocato sul terreno del tuo avversario diminuisci i suoi valori di Atk o Def, in base alla posizione, di 2000 punti; se il valore diventa zero il mostro viene distrutto automaticamente, fino alla tua prossima End Phase.

Obelisco del tiranno********** 4000/4000 Divino/Divinità-bestia

Richiede 3 Tributi per essere Evocato Normalmente (non può essere Posizionato Normalmente). L'Evocazione Normale di questa carta non può essere annullata. Quando viene Evocato Normalmente, non possono essere attivate carte o effetti. Non può essere scelto come bersaglio da Magie, Trappole o effetti delle carte. Durante la End Phase, se questa carta è stata Evocata Specialmente: mandala al Cimitero. Puoi offrire come Tributo 2 mostri; distruggi tutti i mostri controllati dal tuo avversario. Questa carta non può dichiarare un attacco nel turno in cui viene attivato questo effetto.

Drago alato di Ra********** ?/? Divino/Divinità-bestia

Non può essere Evocato Specialmente. Devi offrire come Tributo 3 mostri per Evocare Normalmente questa carta ( non puoi Posizionare questa carta ). L'Evocazione Normale di questa carta non puó essere annullata. Quando questa carta viene Evocata Normalmente, Magie, Trappole e effetti di altre carte non possono venire attivati. Quando questa carta viene Evocata Normalmente: l'ATK e la DEF originale di questa carta è pari alla somma dell'ATK e della DEF dei mostri offerti come tributo per l'evocazione normale di questa carta. Puoi pagare Life Points fino a che te ne rimangano solo 100; questa carta guadagna ATK e DEF pari all'ammontare di Life Points pagati. Puoi pagare 1000 Life Points per scegliere come bersaglio 1 mostro sul Terreno; distruggi quel bersaglio.

 

Magia:

Mostro resuscitato

Evoca tramite Evocazione Speciale sul tuo Terreno 1 mostro dal Cimitero di un qualsiasi giocatore.

Spade rivelatrici

Scopri tutti i mostri coperti controllati dal tuo avversario. Questa carta rimane sul Terreno per 3 turni del tuo avversario. Mentre questa carta è scoperta sul Terreno, i mostri controllati dal tuo avversario non possono dichiarare un attacco.

Polimerizzazione

Manda i Mostri Materiale da Fusione indicati su una Carta Mostro Fusione dal tuo Terreno o dalla tua mano al Cimitero, ed Evoca Specialmente quel Mostro Fusione dal tuo Extra Deck.

Anfora dell'avidità

Pesca 2 carte dal tuo Deck.

Annulla carta magia

Distrugge una carta Magia dal Terreno. Se il bersaglio di questa carta è coperto, viene scoperto. Se la carta è una carta Magia viene distrutta. Se non lo è, viene coperta nuovamente. La carta scoperta non viene attivata.

Scatola magica

Scegli come bersaglio 1 mostro controllato dal tuo avversario e 1 mostro che controlli tu; distruggi il primo bersaglio, poi dai il controllo del secondo bersaglio al tuo avversario.

Rilascio delle anime

Scegli fino a 5 carte dal tuo Cimitero e/o da quello del tuo avversario e rimuovile dal gioco.

Scambio illuminato

Ogni giocatore guarda la mano del suo avversario, sceglie 1 carta da essa e la aggiunge alla propria mano.

Formula magica (equipaggiamento)

Puoi equipaggiare questa carta solo a "Mago Nero" o "Ragazza Maga Nera". Il mostro equipaggiato guadagna 700 ATK. Quando questa carta viene mandata dal Terreno al Cimitero, guadagna 1000 Life Points.

Pietra del saggio

Attiva solo se controlli una “Ragazza Maga Nera” scoperta. Evoca Specialmente 1 “Mago Nero” dalla tua mano o dal tuo Deck.

Dimensione magica (istantanea)

Puoi attivare questa carta solo se controlli un mostro di Tipo Incantatore. Offri come Tributo 1 mostro sul tuo Terreno per Evocare tramite Evocazione Speciale dalla tua Mano 1 mostro di Tipo Incantatore. Quindi, puoi distruggere 1 mostro sul Terreno.

Esplosione ad onde soniche

Paga 1000 Life Point per scegliere come bersaglio 1 mostro di Tipo Incantatore di Livello 7 o superiore scoperto che controlli; in questo turno, solo quel mostro può attaccare, e deve attaccare tutti i mostri controllati dal tuo avversario una volta ciascuno. Gli effetti dei Mostri con Effetto distrutti da questi attacchi non si attivano e vengono annullati.

Sipario della magia oscura

Se attivi questa carta, non puoi Evocare tramite Evocazione Normale, Evocazione per Scoperta o Evocazione Speciale questo turno. Paga metà dei tuoi Life Points per Evocare tramite Evocazione Speciale 1 "Mago Nero" dal tuo Deck.

Rito della gloria nera (rituale)

Questa carta è usata per Evocare tramite Rituale "Glorioso Soldato Nero". Devi anche offrire come Tributo mostri il cui Livello sia 8 o superiore.

Rito magia oscura (rituale)

Questa carta è utilizzata per Evocare tramite Evocazione Rituale "Mago del Chaos Oscuro".
 Devi anche offrire come Tributo, dal Terreno o dalla mano, mostri il cui Livello totale sia pari o superiore a 8.

 

Trappola:

Forza riflessa

Attiva solo quando un mostro del tuo avversario dichiara un attacco. Distruggi tutti i mostri in Posizione di Attacco controllati dal tuo avversario.

Cerchio incantatore (continua)

Scegli 1 Mostro. Fino a quando questa carta resta scoperta sul Terreno, il Mostro selezionato non può attaccare né cambiare la sua Posizione di Battaglia. Quando il Mostro selezionato viene distrutto, anche questa carta viene distrutta.

Cilindro magico

Quando un mostro dell'avversario dichiara un attacco: scegli come bersaglio il mostro attaccante; annulla l'attacco e, se lo fai, infliggi al tuo avversario danno pari al suo ATK.

Tornado di polvere

Scegli come bersaglio 1 Carta Magia o Trappola controllata dal tuo avversario; distruggi quel bersaglio. Poi, puoi Posizionare 1 Carta Magia o Trappola dalla tua mano.

Cappelli magici

Durante la Battle Phase del tuo avversario: seleziona 2 Carte non-Mostro dal tuo Deck e 1 mostro che controlli. Mischia quelle 3 carte e Posizionale sul Terreno in Posizione di Difesa. Le 2 carte selezionate dal tuo Deck sono considerate come Mostri Normali (ATK 0/DEF 0) e vengono distrutte alla fine della Battle Phase.

 

 

DECK SETO

 

Mostri:

Drago avido**** 1900/1600 Vento/drago

Antica lampada*** 900/1400 Vento/Incantatore

Fino a quando questa carta è scoperta sul Terreno, durante la tua Main Phase, puoi Evocare Specialmente 1 "Genio della Lampada" dalla tua mano. Quando questa carta coperta in Posizione di Difesa viene attaccata, scegli 1 mostro dell'avversario (eccetto il mostro attaccante). Il mostro attaccante attacca invece il mostro scelto.

Genio della lampada**** 1800/1000 Oscurità/Demone

Vorse il predatore**** 1900/1200 Oscurità/Bestia

Kaiser cavalluccio marino**** 1700/1650 Luce/Serpente marino

Questa carta può essere considerata come 2 Tributi per l'Evocazione tramite Tributo di un mostro LUCE.

Drago delle caverne**** 2000/100 Vento/Drago

Se c'è un Mostro sul tuo Terreno, non puoi Evocare tramite Evocazione Normale questo Mostro. Inoltre, se non ci sono altri Mostri di Tipo Drago sul tuo Terreno, questo Mostro non può attaccare.

X-testa cannone**** 1800/1500 Luce/Macchina

Y-testa di drago**** 1500/1600 Luce/Macchina

Una volta per turno, durante la tua Main Phase, puoi equipaggiare questa carta ad un "X-Testa Cannone" che controlli come una Carta Magia Equipaggiamento, OPPURE staccare l'equipaggiamento ed Evocare tramite Evocazione Speciale questa carta scoperta in Posizione di Attacco. Fino a quando questa carta rimane equipaggiata ad un mostro per questo effetto, quel mostro guadagna 400 ATK e DEF (1 mostro può essere equipaggiato solo con 1 Mostro Union alla volta. Se il mostro equipaggiato con questa carta sta per essere distrutto in battaglia, distruggi invece questa carta).

Z-carro armato metallico**** 1500/1300 Luce/Macchina

Una volta per turno, durante la tua Main Phase, puoi equipaggiare questa carta ad un "X-Testa Cannone" o "Y-Testa Drago" che controlli come una Carta Magia Equipaggiamento, OPPURE staccare l'equipaggiamento ed Evocare tramite Evocazione Speciale questa carta scoperta in Posizione di Attacco. Fino a quando questa carta rimane equipaggiata ad un mostro per questo effetto, quel mostro guadagna 600 ATK e DEF (1 mostro può essere equipaggiato solo con 1 Mostro Union alla volta. Se il mostro equipaggiato con questa carta sta per essere distrutto in battaglia, distruggi invece questa carta).

Cyber giara**** 900/900 Oscurità/Roccia

SCOPRI: Distruggi tutti i Mostri sul Terreno. Ciascuno dei giocatori prende (non pesca) 5 carte dalla cima dei rispettivi Decks e le mostra all'avversario. Tra queste, le Carte Mostro di Livello 4 o inferiore vengono immediatamente Evocate tramite Evocazione Speciale, scoperte in Posizione di Attacco o coperte in Posizione di Difesa. Il resto delle carte prese vanno nelle mani dei giocatori.

Signore di D.**** 1200/1100 Oscurità/Incantatore

I mostri scoperti di Tipo Drago non possono essere bersaglio di Carte Magia, Carte Trappola o Effetti di Mostri con Effetto che designano un bersaglio.

Cavaliere lama**** 1600/1000 Luce/Guerriero

Mentre hai 1 o nessuna carta nella tua mano, questa carta guadagna 400 ATK. Se non controlli nessun altro mostro, annulla gli effetti dei Mostri con Effetto Scoperta distrutti in battaglia con questa carta.

Signore dei vampiri***** 2000/1500 Oscurità/Zombie

Quando questa carta infligge danno da combattimento al tuo avversario: dichiara 1 tipo di carta (Mostro, Magia o Trappola); il tuo avversario manda 1 carta di quel tipo dal tuo Deck al Cimitero. Durante la tua prossima Standby Phase dopo che questa carta sotto il tuo comando è stata distrutta e mandata al tuo Cimitero dall'effetto di una carta dell'avversario: Evoca Specialmente questa carta dal tuo Cimitero.

Drago lanciere**** 1900/0 Vento/Drago

Quando questa carta attacca con ATK superiore al DEF del Mostro in Posizione di Difesa, infliggi la differenza ai Life Points del tuo avversario come danno da combattimento. Quando questa carta attacca, essa passa in Posizione di Difesa alla fine della Damage Step.

Drago avido #2****** 2400/1400 Vento/Drago

Drago da un'altra dimensione***** 1200/1500 Luce/Drago

Questa carta non può essere distrutta dall'effetto di una Carta Magia o Trappola che non la designa come bersaglio. Questa carta non può essere distrutta in battaglia da un mostro che ha un ATK di 1900 o inferiore.

Drago bianco occhi blu******** 3000/2500 Luce/Drago

Drago bianco occhi blu******** 3000/2500 Luce/Drago

Drago bianco occhi blu******** 3000/2500 Luce/Drago

Paladino del drago bianco**** 1900/1200 (rituale) Luce/Drago

"Questa carta può essere Evocata solo tramite Evocazione Rituale utilizzando la Carta Magia Rituale ""Rituale del Drago Bianco"". Se questa carta attacca un mostro coperto in Posizione di Difesa, distruggi il mostro immediatamente per effetto di questa carta senza scoprirlo e senza il calcolo dei danni. Puoi offrire come Tributo questa carta per Evocare Specialmente 1 ""Drago Bianco Occhi Blu"" dalla tua mano o dal tuo Deck (""Drago Bianco Occhi Blu"" non può attaccare durante quel turno)".

Drago finale occhi blu************ 4500/3800 (fusione) Luce/Drago

"Drago Bianco Occhi Blu" + "Drago Bianco Occhi Blu" + "Drago Bianco Occhi Blu".

XY-cannone drago****** 2200/1900 (fusione) Luce/Macchina

"X-Testa Cannone" + "Y-Testa Drago". Questa carta non può essere Evocata tramite Evocazione Speciale se non rimuovendo dal gioco i mostri sopra riportati sul tuo Terreno. (non occorre la Carta Magia "Polimerizzazione".) Questa carta non può essere Evocata tramite Evocazione Speciale dal Cimitero. Scarta 1 carta dalla tua mano per distruggere 1 Carta Magia o Trappola scoperta sul Terreno del tuo avversario.

YZ-drago carrarmato****** 2100/2200 (fusione) Luce/Macchina

"Y-Testa Drago" + "Z-Carro Armato Metallico". Questa carta non può essere Evocata tramite Evocazione Speciale se non rimuovendo dal gioco i mostri sopra riportati sul tuo Terreno (non occorre la Carta Magia "Polimerizzazione"). Questa carta non può essere Evocata tramite Evocazione Speciale dal Cimitero. Puoi scartare 1 carta per distruggere 1 carta controllata dal tuo avversario.

XZ-cannone carrarmato****** 2400/2600 (fusione) Luce/Macchina

"X-Testa Cannone" + "Z-Carro Armato Metallico". Questa carta non può essere Evocata tramite Evocazione Speciale se non rimuovendo dal gioco i mostri sopra riportati sul tuo Terreno (non occorre la Carta Magia "Polimerizzazione"). Questa carta non può essere Evocata tramite Evocazione Speciale dal Cimitero. Puoi scartare 1 carta per distruggere 1 carta controllata dal tuo avversario.

XYZ-cannone drago******** 2800/2600 (fusione) Luce/Macchina

"X-Testa Cannone" + "Y-Testa Drago" + "Z-Carro Armato Metallico". Questa carta non può essere Evocata tramite Evocazione Speciale se non rimuovendo dal gioco i mostri sopra riportati sul tuo Terreno (non occorre la Carta Magia "Polimerizzazione"). Questa carta non può essere Evocata tramite Evocazione Speciale dal Cimitero. Puoi scartare 1 carta per distruggere 1 carta controllata dal tuo avversario.

Cavaliere signore dei draghi************ 5000/5000 Luce/Drago (fusione)

"Glorioso Soldato Nero" + "Drago Occhi Blu Finale". Deve essere Evocato tramite Fusione e non può essere Evocato Specialmente in altri modi. Questa carta guadagna 500 ATK per ogni mostro di Tipo Drago scoperto che controlli, eccetto questa carta.

 

Magia:

Blocca difesa

Cambia la posizione di 1 Mostro in posizione di difesa controllato dal tuo avversario in posizione di attacco scoperto.

Annulla carta magia

Distrugge una carta Magia dal Terreno. Se il bersaglio di questa carta è coperto, viene scoperto. Se la carta è una carta Magia viene distrutta. Se non lo è, viene coperta nuovamente. La carta scoperta non viene attivata.

Anfora dell'avidità

Pesca 2 carte dal tuo Deck.

Controlla-avversario (istantanea)

Attiva 1 di questi effetti: Scegli come bersaglio 1 mostro scoperto controllato dal tuo avversario; cambia la posizione di quel bersaglio OPPURE Offri come Tributo 1 mostro, poi scegli come bersaglio 1 mostro scoperto controllato dal tuo avversario; prendi il controllo di quel bersaglio fino alla End Phase.

Riduzione del costo

Scarta 1 carta. Diminuisci di 2 il Livello di tutte le Carte Mostro nella tua mano fino alla End Phase di questo turno.

Mostro resuscitato

Scegli come bersaglio 1 mostro nel Cimitero di qualsiasi giocatore; Evocalo Specialmente.

Polimerizzazione

Evoca tramite Fusione 1 Mostro Fusione dal tuo Extra Deck, utilizzando mostri dalla tua mano o dal tuo Terreno come Materiali da Fusione.

De-fusione (istantanea)

Fai ritornare 1 Mostro Fusione sul Terreno nell'Extra Deck. Se tutti i Mostri-Materiale da Fusione usati per l'Evocazione Fusione di quel Mostro Fusione sono nel tuo Cimitero, puoi Evocarli tramite Evocazione Speciale sul tuo Terreno.

Flauto evoca-draghi

Attivando questa carta quando hai un "Signore di D." scoperto sul Terreno effettui un'Evocazione Speciale di fino a 2 mostri di Tipo Drago dalla tua mano.

Il battito d'ali del drago gigante

Fai ritornare nella mano 1 mostro di Tipo Drago di Livello 5 o superiore che controlli e, se lo fai, distruggi tutte le Carte Magia e Trappola sul Terreno.

Tempesta potente

Distruggi tutte le Carte Magia e Trappola sul Terreno.

Rituale del drago bianco (rituale)

Questa carta è utilizzata per Evocare tramite Rituale "Paladino del Drago Bianco". Devi anche offrire come Tributo, dal Terreno o dalla tua Mano, mostri il cui Livello totale sia 4 o superiore.

Rimpicciolire (istantanea)

Seleziona 1 mostro scoperto sul Terreno. L'ATK originale di quel mostro è dimezzato fino alla fine di questo turno.

Soffio esplosivo di distruzione

Puoi attivare questa carta solo quando hai un “Drago bianco occhi blu” scoperto sul tuo Terreno. Distruggi tutti i mostri sul Terreno del tuo avversario. “Drago bianco occhi blu”non può attaccare durante questo turno.

 

Trappola:

Virus distruggi-carte

Offri come Tributo 1 mostro OSCURITA' con ATK 1000 o meno. Guarda tutti i mostri che il tuo avversario controlla, la mano del tuo avversario e tutte le carte che pesca (fino alla fine del terzo turno del tuo avversario dopo che questa carta è stata attivata), e distruggi tutti i mostri con ATK 1500 o più.

Magia ombra (continua)

Attiva questa carta scegliendo come bersaglio 1 mostro scoperto controllato dal tuo avversario; esso perde 700 ATK e inoltre esso non può attaccare o cambiare la sua posizione. Quando lascia il Terreno, distruggi questa carta.

Annulla attacco (contro)

Puoi attivare questa carta solo quando un mostro del tuo avversario attacca. Annulla l'attacco e termina la Battle Phase del tuo avversario.

Anello della distruzione

Distruggi 1 mostro scoperto sul Terreno e infliggi danno pari al suo ATK ad entrambi i giocatori.

Rabbia del drago (continua)

Fino a quando questa carta resta scoperta sul Terreno, quando un Mostro di Tipo Drago sul tuo Terreno attacca con un ATK superiore al DEF del Mostro in Posizione di Difesa, infliggi la differenza ai Life Points del tuo avversario come danno da combattimento.

Soffio incendiario

Offri 1 Mostro di Tipo Drago sul tuo Terreno come Tributo per distruggere tutti i Mostri scoperti sul Terreno con DEF uguale o inferiore all'ATK del Mostro offerto come Tributo.

 

 

DECK MIRA

 

Mostri:

Fate danzanti**** 1700/1000 Vento/Fata

Fino a quando questa carta resta scoperta sul tuo Terreno in Posizione di Difesa, aumenta i tuoi Life Points di 1000 punti durante ogni tua Standby Phase.

Elfo oscuro**** 2000/800 Oscurità/Incantatore

Devi pagare 1000 Life Points per attaccare con questa carta.

Cura sirena**** 1500/800 Acqua/Pesce

Fino a quando questa carta resta scoperta sul tuo Terreno, aumenta i tuoi Life Points di 800 punti durante ogni tua Standby Phase.

Dunames strega oscura**** 1800/1050 Luce/Fata

Neo, guerriero magico**** 1700/1000 Luce/Incantatore

Hoshiningen** 500/700 Luce/Fata

Tutti i mostri LUCE guadagnano 500 Atk e tutti i mostri OSCURITA' perdono 400 Atk.

Mago apprendista** 400/800 Oscurità/Incantatore

Quando questa carta viene Evocata, metti un Segnalino Magia su una carta scoperta su cui puoi mettere un Segnalino Magia. Quando questa carta viene distrutta in seguito a battaglia, puoi Evocare tramite Evocazione Speciale un mostro di Tipo Incantatore di Livello 2 o inferiore dal tuo Deck coperto in Posizione di Difesa.

Mago della fede* 300/400 Luce/Incantatore

SCOPRI: Scegli 1 Carta Magia dal tuo Cimitero e falla ritornare nella tua mano.

Maschera dell'oscurità** 900/400 Oscurità/Demone

SCOPRI: Scegli 1 Carta Trappola dal tuo Cimitero e falla ritornare nella tua mano.

Muro illusorio**** 1000/1850 Oscurità/Demone

Il mostro che attacca questa carta ritorna in mano al suo possessore. Ogni danno, derivante dall'attacco è calcolato normalmente.

Manju dalle diecimila mani**** 1400/1000 Luce/Fata

Quando questa carta viene Evocata Normalmente o per Scoperta puoi aggiungere 1 Carta Mostro Rituale o 1 Carta Magia Rituale dal tuo Deck alla tua mano.

Angelo splendente**** 1400/800 Luce/Fata

Quando questa carta viene distrutta in battaglia e mandata al Cimitero, puoi Evocare Specialmente 1 mostro LUCE con Atk di 1500 o inferiore dal tuo Deck, scoperto in posizione di Attacco.

Biblioteca reale magica**** 0/2000 Luce/Incantatore

Ogni volta che tu o il tuo avversario attivate 1 Carta Magia, metti 1 Segnalino Magia su questa carta (massimo 3). Rimuovi 3 Segnalini Magia da questa carta per pescare 1 carta dal tuo Deck.

Maga bianca Pikeru** 1200/0 Luce/Incantatore

Durante la tua Standby Phase, aumenta i tuoi Life Points di 400 punti per ogni mostro sul tuo Terreno.

Principessa Pikeru**** 2000/0 Luce/Incantatore

Questa carta non può essere evocata tramite Evocazione Normale o Posizionata. Questa carta non può essere evocata tramite Evocazione Speciale se non per effetto di “La prova delle principesse”. Durante la tua Standby Phase, aumenta i tuoi Life Points di 800 per ogni mostro sul tuo Terreno.

Cavaliere terrificante***** 1650/1300 Oscurità-Guerriero

Maria la decaduta***** 1700/1200 Oscurità-Demone

Fino a quando questa carta è nel tuo Cimitero, aumenta i tuoi Life Points di 200 punti durante ogni tua Standby Phase.

Gyakutenno megami****** 1800/2000 Luce/Fata

Tessitrice d'ali******* 2750/2400 Luce/Fata

Doriado signora elementare*** 1200/1400 Luce/Incantatore (rituale)

Questo mostro può essere Evocato solo tramite Evocazione Rituale utilizzando la Carta Magia Rituale “Benedizione di Doriado”. L'Attributo di questa carta viene considerato anche come VENTO, ACQUA, FUOCO e TERRA.

 

Magia:

Antico telescopio

Guarda le 5 carte superiori del Deck del tuo avversario e riponile nel Deck nello stesso ordine.

Arco d'argento (equipaggiamento)

Un mostro di Tipo Fata equipaggiato con questa carta guadagna 300 ATK e DEF.

Carità graziosa

Pesca 3 carte, poi scarta 2 carte.

Dono del martirio

Manda 1 mostro dal tuo Terreno al Cimitero. Scegli 1 mostro sul tuo Terreno. Aumenta l'ATK del mostro scelto di un valore pari all'ATK del mostro mandato al Cimitero fino alla End Phase del turno in cui questa carta viene attivata.

Mostro resuscitato

Scegli come bersaglio 1 mostro nel Cimitero di qualsiasi giocatore; Evocalo Specialmente.

Organizzazione del libro di magia (istantanea)

Guarda le prime 3 carte del tuo Deck, poi falle ritornare in cima al Deck in qualsiasi ordine.

Pendente nero (equipaggiamento)

Una Carta Mostro equipaggiata con questa carta aumenta il proprio ATK di 500 punti. Quando questa carta viene mandata dal Terreno al Cimitero, infliggi 500 punti di danno ai Life Points del tuo avversario.

Benedizione di Doriado (rituale)

Questa carta è usata per Evocare tramite Rituale "Doriado Signora Elementale". Devi anche offrire come Tributo mostri il cui Livello sia 3 o superiore.

La prova delle principesse (equipaggiamento)

Puoi equipaggiare questa carta solo a "Maga Bianca Pikeru" o "Curran Maga d'Ebano". Aumenta l'ATK del mostro equipaggiato di 800 punti. Durante il turno in cui il mostro equipaggiato distrugge un mostro di Livello 5 o superiore in seguito ad una battaglia, offri come Tributo il mostro equipaggiato e questa carta per Evocare tramite Evocazione Speciale dalla tua mano o dal tuo Deck: 1 "Principessa Pikeru" se hai offerto "Maga Bianca Pikeru" come Tributo, o 1 "Principessa Curran" se hai offerto "Curran Maga d'Ebano" come Tributo.

 

Trappola:

Desideri solenni (continua)

Aumenta i tuoi Life Points di 500 punti ogni volta che peschi una o più carte.

Disturba trappola (contro)

Puoi attivare questa carta solo quando il tuo avversario attiva una Carta Trappola durante la Battle Phase. Annulla l'attivazione della Carta Trappola e distruggila.

Disturbo magico (contro)

Scarta 1 carta. Annulla l'attivazione di 1 Carta Magia e distruggila.

Barriera astrale (continua)

Se un mostro del tuo avversario attacca un mostro sul tuo Terreno, puoi rendere l'attacco un attacco diretto ai tuoi Life Points.

Fuh-Rin-Ka-Zan

Quando ci sono uno o più mostri VENTO, ACQUA, FUOCO e TERRA scoperti sul Terreno: applica 1 di questi effetti: Distruggi tutti i mostri controllati dal tuo avversario; Distruggi tutte le Carte Magia e Trappola controllate dal tuo avversario; Scarta 2 carte a caso dalla mano del tuo avversario; Pesca 2 carte.

Forza riflessa oscura

Quando un mostro dell'avversario dichiara un attacco: bandisci tutti i mostri in Posizione di Difesa controllati dal tuo avversario.

Specchio mano di fata

Scambia l'effetto di una Carta Magia del tuo avversario che designa specificamente 1 mostro come bersaglio con un altro bersaglio valido.

Predatore delle tombe

Scegli 1 Carta Magia dal Cimitero del tuo avversario. Fino alla fine del turno, puoi usarla come se fosse una tua carta. Se la attivi, ricevi 2000 punti di danno.

Fune della vita

Quando 1 dei tuoi mostri viene mandato al Cimitero in seguito ad una battaglia, scarta tutta la tua mano per attivare questa carta. Evoca tramite Evocazione Speciale quel mostro sul tuo Terreno e aumenta il suo ATK di 800 punti.

Cerchio incantatore di Pikeru

Il danno al controllore di questa carta per gli effetti di carte diventa 0 fino alla End Phase di questo turno.

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** A sky full of stars ***


Epilogo: “A sky full of stars”

 

YUGI

-E' PRONTO A TAVOLAAA!- ci annunciò mia madre, chiamandoci a raccolta.

Abbandonai con malagrazia la biro sul quaderno, più che contento di interrompere quell'equazione che proprio non voleva saperne di venire, e raggiunsi la mia famiglia in salotto.

-Che si mangia di buono?- chiesi a mia mamma, sedendomi a tavola ed agguantando famelico le mie bacchette.

-Beh, dato che oggi ho avuto tempo ho deciso di preparare i takoyaki...- mi rispose con un sorriso.

-Oh, ma è fantastico zia!- esclamò Mira con entusiasmo -Io adoro i takoyaki! Sono tipici di Osaka, lo sapevate?-

Avrei tanto voluto dire a mia cugina che, dopo aver assaggiato quelli di mamma, non sarebbe più stata dello stesso avviso, ma conoscendo quanto fosse suscettibile sul suo modo di cucinare sapevo bene che era meglio mangiare e non replicare. Presi con attenzione una porzione sufficiente a non offenderla e decisi che per sfamarmi era meglio ripiegare sul contorno di riso e verdure.

-Dunque, come è andata oggi a scuola?- chiese mio nonno tra un morso e l'altro.

-Sbaglio o dovevano riconsegnarvi la relazione di storia?- chiese mia madre cercando di sembrare noncurante.

Io feci finta di ascoltare le notizie del telegiornale e di non aver sentito la domanda, lasciando che fosse Mira a rispondere e ritardando il più possibile il momento in cui avrei dovuto rivelare il voto che la Kobayashi mi aveva dato nell'ultima verifica... Avevo già avuto una dose più che sufficiente di lavate di capo da mia madre quando eravamo tornati dall'Egitto per essere partiti senza chiedere prima il permesso, che ovviamente non ci avrebbe dato visto che, a conti fatti, avevamo perso più di due settimane di lezioni. E con il senno di poi non avrebbe neanche avuto troppo torto: appena ricominciata la scuola ci eravamo ritrovati tutti nel bel mezzo delle verifiche di metà semestre, e solo Mira, che aveva già studiato in parte quegli argomenti ad Osaka, era riuscita a salvarsi dalle insufficienze. Comunque anche lei non ne era uscita del tutto indenne da conseguenze, perché anche se aveva una media abbastanza alta questa non era stata sufficiente per evitarle un richiamo ufficiale da parte della preside: dopotutto quello era l'anno del diploma, ed anche se i professori cercavano di andarle incontro con quello che aveva passato, non avrebbe dovuto fare così tante assenze... Morale, per recuperare le ore perse era stata costretta a compensarle con attività extracurriculari e, visto che sapeva suonare il pianoforte, aveva scelto di iscriversi al corso di musica e di partecipare al saggio di fine anno. Come punizione nulla rispetto a quella che mia madre mi aveva inflitto, ossia niente uscite e tanto meno Magic and Wizards finché non avessi recuperato le mie insufficienze. Quindi potete ben capire perché cercassi di evitare il discorso...

Purtroppo però l'ottimo voto di Mira non fu sufficiente a soddisfare la curiosità di mia madre.

-E a te Yugi come è andata?- mi chiese ostinata.

A quella domanda mezzo takoyaki mi andò di traverso e fui costretto a tossire, nel tentativo di non morire soffocato. Colsi l'occasione per temporeggiare e lasciarmi andare a più colpi di tosse del necessario, quando vidi alla televisione un volto fin troppo familiare che mi diede un ottimo pretesto per eludere la sua domanda.

-Ehi, Mira, guarda!- le feci -Stanno parlando di Seto!-

Nel sentir pronunciare quel nome così all'improvviso mia cugina sussultò e per poco non si rovesciò addosso il bicchiere. Purtroppo il mio tentativo di cambiare argomento fu quanto mai inappropriato, dimentico che erano settimane che di lui non avevamo più visto neanche l'ombra... Mia cugina fissò con ostilità il suo volto alla televisione, e poi afferrò stizzita il telecomando per cambiare subito canale.

 

ANZU

Quel pomeriggio approfittai delle ore di straordinario fatte la sera prima al Burger World per chiedere un permesso e staccare a metà pomeriggio. Eravamo ormai a metà maggio, e mancava davvero poco al 5 giugno, ossia al giorno del saggio di fine anno, quindi volevo cercare di esercitarmi il più possibile nel mio numero, ossia la scena finale del Lago dei Cigni. La professoressa Minato, che ogni anno organizzava lo spettacolo, aveva ovviamente preso me anche quella volta come prima ballerina, ma la coreografia che aveva scelto mi stava mettendo davvero a dura prova: la parte del Cigno Bianco mi riusciva alla perfezione, mentre quando si trattava delle piroette in sequenza del Cigno Nero mi scappava sempre qualche errore. Ma ero determinatissima ad imparare quei passi, perché avevo scommesso con me stessa che solo se fossi riuscita a farlo mi sarei finalmente potuta permettere di spedire quella domanda di ammissione e di sperare...

Arrivata alla Domino High School, legai la bici sul retro e mi diressi verso gli spogliatoi per andare a cambiarmi, quando venni ipnotizzata da una melodia poco lontano. Incuriosita, la seguii fino all'aula di musica, e mi fermai ad ascoltare incantata. Era una composizione al pianoforte, dolce ma anche struggente... Poi all'improvviso una voce limpida iniziò a cantare con sempre maggior trasporto una ballata. Sussultai per lo stupore, riconoscendo subito il timbro di Mira. In effetti sapevo che era stata convinta dalla professoressa Minato a provare a comporre un brano per il numero di chiusura, ma la mia amica era sempre stata molto avida di informazioni a riguardo... Dunque, non si trattava semplicemente di un brano, ma di una vera e propria canzone!

Rimasi ad ascoltarla affascinata, non osando interromperla... Ma nel bel mezzo di una strofa la sua voce si ruppe, scossa dai singhiozzi.

-MIRA!- esclamai, aprendo la porta ed accorrendo preoccupata.

Lei sussultò per lo spavento, e quando mi vide cercò di asciugarsi frettolosamente le lacrime agli occhi.

-Anzu...! Cosa ci fai qui?!?- balbettò.

-Ero venuta a provare il balletto... Ma poi ti ho sentito cantare, e non ho potuto fare a meno di ascoltare la canzone che hai scritto.- ammisi -E' davvero stupenda, farai un figurone!-

Lei abbassò lo sguardo, imbarazzata.

-Grazie...- fece, con tono sommesso -Ma tanto non credo di volerla più suonare al saggio.-

La guardai attonita, sconcertata da quella affermazione. Poi però ripensai alle parole della sua ballata, e a come fosse scoppiata in lacrime mentre la cantava. Non ci misi molto a capire.

-E' dedicata a lui, vero?- osai infine chiederle.

Mira spalancò gli occhi, arrossendo per quella domanda tanto improvvisa quanto confidenziale.

-N... no! Assolutamente no!- balbettò agitata.

Io sorrisi, compiaciuta di come la mia intuizione si fosse rivelata esatta.

-Considerando che non avevo nemmeno fatto il suo nome, lo prendo per un sì.-

Lei abbassò il capo sconsolata.

-Anzu, ti prego...- mi supplicò -Non devi farne parola con anima viva.-

-Ma certo, sennò che amica sarei?!?- le promisi -Comunque, non per contraddirti, ma tanto lo sospettavamo già tutti che ti fossi innamorata di Seto...-

-CHE COSA?!?- esclamò, diventando rossa come non mai.

-...anche se non so proprio cosa ci trovi in lui.-

-Nemmeno io.- borbottò lei, sospirando -Ed è meglio che me lo levi dalla testa, visto che tanto è chiaro che lui non mi ricambia affatto...-

-Oh, per favore!- sbottai -Lo conosco da anni, e non l'ho mai visto comportarsi con nessuno come faceva con te... E' chiaro come il sole che anche tu gli piaci!-

-No, Anzu...- replicò abbattuta -La verità è che non gli piaccio abbastanza, sennò mi avrebbe già cercato... Invece è da quando siamo tornati dall'Egitto che non lo vedo né lo sento.-

-Beh, ma che ti aspettavi, è pur sempre Seto Kaiba!- osservai con un'alzata di sopracciglio -Senti, perché non provi tu a chiamarlo per prima?-

-COSA?!? Neanche morta!-

-Ma sì, dai!- la incoraggiai -Anzi, invitalo al saggio e fagli ascoltare la tua canzone!-

-Assolutamente no!-

-Su, non fare la fifona!-

-No, no e ancora...-

 

MIRA

-...e ancora NO!- replicai con fermezza.

Erano settimane che Anzu continuava a tormentarmi con quella storia, e proprio non riuscivo a scollarmela di dosso.

-Ma Mira!- protestò la mia amica -Devi farlo oggi, sennò è troppo tardi, il saggio è domani sera! Guarda che se non lo inviti te ne pentirai amaramente...-

-Cercherò di farmene una ragione.-

-E va bene!- sbottò lei -Se non lo inviti tu, allora lo farò io!-

-Cosa?!? NO!- esclamai subito allarmata.

-Allora muoviti e chiamalo! O mandagli un sms! Fai qualcosa!-

-Ma se non ho nemmeno il suo numero...-

-Puoi sempre andare a casa sua ed invitarlo di persona.-

-Tu sei pazza!-

-No, invece più ci penso e più mi convinco che è un'ottima idea!- fece lei sorridendo compiaciuta -Anzi, ti ci accompagno io stessa oggi pomeriggio. Così non provi a fare la furba...-

Aprii la bocca per protestare, quando Jonouchi si avvicinò ai nostri banchi, incuriosito.

-Accompagnare dove?- domandò.

Avvampai per l'imbarazzo.

-A... a ritirare il regalo per Yugi!- gli dissi, frettolosa ma comunque con una risposta plausibile, benché avessi già provveduto a farlo il giorno prima.

-Oh, allora è pronto!- esclamò lui allegramente -Magnifico! Sono sicuro che gli piacerà un sacco...-

-Già, speriamo!- concordò Anzu -Allora per stasera è tutto a posto?-

Annuii. Quel giorno era il compleanno di Yugi, ed avevamo pensato di trovarci tutti a casa nostra per organizzargli una festa in suo onore. Dopotutto, si compiono 18 anni solo una volta nella vita...

-Sì, mia zia mi ha detto che stamattina avrebbe preparato la torta, mentre Honda penserà al resto.- le spiegai -Però Jono devi cercare di trattenere Yugi in giro il più a lungo possibile, sennò addio sorpresa!-

-Lascia fare a me! Ho un piano infallibile!- esclamò, alzando il pollice con sicurezza.

Continuammo a discutere degli ultimi dettagli, quando la campanella suonò annunciandoci la fine dell'intervallo. Tornammo tutti ai nostri posti, pronti a ricominciare la lezione di filosofia. Mentre stavo finendo di ricopiare uno schema che la prof. aveva appena tratteggiato alla lavagna sul pensiero hegeliano, sopra il mio banco rimbalzò un bigliettino lanciatomi di soppiatto da Anzu.

Ti passo a prendere alle 16.

Sospirai. Non avevo proprio scampo.

Quel pomeriggio, inesorabile come la morte, Anzu si presentò sotto casa mia, pronta a trascinarmi a forza fino a Villa Kaiba. Opposi una strenua quanto inutile resistenza, e dopo mezz'ora mi ritrovai a fissare con angoscia il suo citofono, intimidita dalle dimensioni di quella residenza e letteralmente terrorizzata dal pensiero di parlargli, dopo così tanto tempo. Volevo rivederlo con tutto il cuore, non facevo che pensarlo giorno e notte... ma lui? Certamente aveva ben altro per la testa, il presidente della Kaiba Corporation. Avevo davvero paura di rendermi solo ridicola...

-Insomma, muoviti prima che faccia notte!- mi rimproverò Anzu a braccia conserte, ferma poco distante a curare che non me la dessi a gambe (cosa che altrimenti avrei certamente fatto).

-Non posso... Sono troppo agitata, non riuscirei nemmeno a parlare...- mi lamentai.

-Ok, l'hai voluto tu!- sbottò la mia amica, il braccio allungato per suonare il campanello.

-NO, FERMATI!- esclamai nel panico e cercando di bloccarla.

E fu proprio allora che una voce alle nostre spalle ci chiamò, interrompendo la nostra schermaglia.

 

MOKUBA

Chiesi ad Isono di fermare lì la limousine e di lasciarmi scendere, prima che varcasse il cancello per andare a parcheggiarla in fondo al viale d'ingresso.

-Che piacere rivedervi!- dissi allegro ad Anzu e a Mira -Come mai da queste parti?-

Mira, già visibilmente agitata, diventò rossa come un pomodoro.

-Oh, no, noi... Niente, eravamo solo di passaggio!- si schermì.

Anzu la guardò di traverso e le diede una gomitata.

-Cioè... Volevo dire...- si corresse Mira -Ero passata per vedere se Seto era in casa...-

A quella ammissione non potei fare a meno di sorridere, ma per quanto avessi voluto anch'io che si potessero finalmente incontrare, purtroppo le dovetti dare una brutta notizia.

-Mi dispiace Mira, ma mio fratello ora non c'è...-

-Ah, capisco...- disse lei, con voce tra il sollevato ed il deluso -Quando posso trovarlo allora?-

-Veramente, non prima di una settimana. E' partito stamattina per San Francisco.- le dissi rammaricato.

-Come?!?- esclamò lei attonita.

-San Francisco?!?- fece Anzu.

-Beh, sì... Ha in corso delle trattative per una fusione molto importante, ed è dovuto recarsi là di persona per concludere l'affare.- spiegai loro.

In realtà sarei tanto voluto andare anch'io, ma ovviamente essere Vicepresidente della Kaiba Corporation non mi rendeva anche esente dalle verifiche di fine semestre a scuola, e quindi ero stato costretto a restarmene a casa a studiare.

-Però se avete bisogno di lui posso sempre contattarlo...- proposi loro.

Mira spalancò gli occhi, agitata.

-NO!- esclamò, per poi calmarsi una volta resasi conto della sua reazione eccessiva -No, tranquillo... Non era nulla di importante.-

-Sì invece!- protestò Anzu con impazienza -Domani sera a scuola c'è lo spettacolo di fine anno e...-

-...e dato che ci esibiamo entrambe volevamo chiedervi se vi andava di venire.- completò Mira frettolosa.

Anzu la guardò contrariata.

-Sì, beh... Ovviamente l'invito era esteso anche a te.- fece -Comunque, Mira ci teneva perché alla fine suonerà una sua canzone.-

-Davvero?- chiesi, stupito.

-Sì! Pensa che l'ha scritta e composta tutta da sola!- continuò Anzu con enfasi.

Questa volta fu Mira a tirarle una gomitata.

-E smettila!- borbottò imbarazzata.

Io non riuscii a trattenere un sorriso divertito.

-Beh, se è così devo assolutamente venire!- decisi -A che ora è?-

Una volta che mi ebbero dato tutti i dettagli ci accomiatammo, dandoci appuntamento alla sera seguente.

-Allora a presto e in bocca al lupo!- aggiunsi, prima che si allontanassero.

Mi incamminai lungo il viale di casa, riflettendo. Per quanto non avessi mai osato fare a mio fratello alcuna domanda a riguardo, anche un cieco si sarebbe accorto dell'interesse che aveva per Mira... Però che io sapessi non si erano più incontrati da quando eravamo tornati dal nostro viaggio in Egitto. D'altronde anche se avesse voluto era di certo troppo impegnato e troppo orgoglioso per fare il primo passo e chiederle di vedersi... Mentre lei adesso era chiaramente venuta a cercarlo per qualcosa di più di un semplice invito di cortesia.

Mi fermai sotto il portico ed estrassi risoluto il mio cellulare dallo zaino, selezionando il nome di mio fratello tra le chiamate rapide. Rimasi in attesa qualche secondo, poi finalmente udii la sua voce.

-Mokuba, che c'è?- mi rispose Seto con tono seccato -Sbrigati che sono in riunione.-

Feci un respiro profondo, pensando alle parole più adatte per dirglielo senza però indisporlo.

-Oh, ti chiedo scusa.- gli risposi, in realtà per nulla mortificato -Ma c'è una cosa che penso tu debba sapere...-

 

ANZU

Per tirare Mira un po' su di morale, le proposi di andare a fare un giro al centro commerciale per fare un po' di shopping o, quantomeno, guardare le vetrine. Lei mi rivolse un'occhiataccia.

-Sul serio Anzu? Al Kaiba Center?!?- esclamò contrariata.

Io feci spallucce.

-Beh, perché? Tanto lui è a San Francisco, non rischi mica di incontrarlo!- protestai.

Lei sospirò rassegnata, e ci incamminammo verso la nostra meta. Una volta davanti all'imponente ingresso, non potei non notare lo sguardo carico di malinconia ed insieme di disapprovazione che rivolse ai due Draghi Bianchi Occhi Blu che vi troneggiavano a lato. Ok, lo ammetto: forse per distrarsi c'erano posti più adatti...

-Oh, avanti! Non fare quella faccia ed entriamo!- la spronai, prendendola per un braccio e trascinandola dentro.

Passammo un'oretta buona a girovagare, poi decidemmo di andare a riposarci un attimo da Starbucks, e fare due chiacchiere davanti ad un buon Frappuccino.

-Ma tu non eri a dieta?- mi ricordò Mira a bruciapelo, alzando un sopracciglio.

-Sì, ma che diamine, come si fa a dire di no ad un Frappuccino?!?- esclamai, bevendolo con gusto.

Mira ridacchiò, concordando che in effetti ne valeva la pena.

-Allora, agitata per domani sera?- mi chiese gentilmente.

Io ci riflettei su un po', ma poi decisi che ero abbastanza tranquilla. Avevo provato e riprovato i passi di quel balletto con l'intenzione di replicarlo anche al provino per la Julliard, quindi mi sentivo abbastanza sicura di me.

-...ma di certo quando sarò a New York, davanti alla commissione esaminatrice, non sarò altrettanto tranquilla!- aggiunsi con un sorriso -E tu, invece? Come ti senti?-

Mira si mordicchiò un labbro, pensosa.

-Beh, ho già suonato altre volte in pubblico, quando andavo al conservatorio... Ma non ho mai cantato davanti a così tante persone.- ammise -Ho davvero paura di farmi prendere dall'emozione e stonare...-

-Non dire sciocchezze, ti ho sentito durante le prove e non sbagli mai una nota!- l'incoraggiai -Piuttosto, preoccupati di qualcosa di più importante, tipo come vestirsi!-

Lei mi guardò perplessa.

-Perché, come mi dovrei vestire?-

-Beh, con un bell'abito da sera!- le proposi con ovvietà.

-Ma io veramente pensavo di indossare la nostra divisa... E poi neanche ce l'avrei, un abito da sera!- protestò lei.

-La nostra divisa?!? Ma tu sei pazza!- esclamai sconcertata da una tale incoscienza stilistica, alzandomi subito ed afferrandola per un braccio -Muoviti, dobbiamo trovare qualcosa da farti mettere, e subito!-

Passai il resto del pomeriggio nel tentativo di convincere una Mira quanto mai ostinata a comprarsi un vestito, ma nessuno di quelli che le proponevo sembrava essere esente da difetti ed era una vera impresa convincerla a provarsene qualcuno.

-Troppo scollato!-

-Troppo corto!-

-Troppo attillato!-

-Troppo... troppo.-

“Basta, non ce la faccio più...” pensai estenuata, sedendomi davanti al camerino ad aspettarla. Dopo un po' Mira scostò le tendine, indossando uno dei pochi abiti che aveva scelto lei.

-Che ne dici di questo?- mi disse con fare dubbioso.

La osservai critica. Era un modello dal taglio forse un po' antiquato, ma sia il color lilla che il leggero drappeggio la valorizzavano molto.

-Dico che sei un vero schianto!- ammisi alla fine -Con quello farai strage di cuori, Mira! Seto Kaiba non sa proprio cosa si perde...-

 

JONOUCHI

Anche se mi costò uno sforzo immane, riuscii a trattenere Yugi fino a sera, prima pregandolo di provarmi storia in vista dell'interrogazione del giorno dopo, e poi persuadendolo con ben maggiore facilità a giocare alla Playstation.

Quando come da programma furono le 19, rinunciai a sfidarlo nuovamente per la rivincita e lo lasciai tornare a casa, proponendomi di accompagnarlo.

-Ma no, è tardi, non ce n'è bisogno!- protestò lui.

-Tranquillo, non è un problema! E poi ho dimenticato di chiedere a Mira se mi passava degli appunti...- mi inventai, convincendolo.

Quando arrivammo finalmente davanti al Turtle Game, Yugi però mi guardò con sospetto.

-Ehi, ma quella non è l'auto di Mai?- domandò, indicandomi un'inconfondibile macchina sportiva parcheggiata proprio davanti all'ingresso.

Mi coprii la faccia con le mani, sconfortato. Tanta fatica per nulla...

 

YUGI

-SORPRESA!- esclamarono i miei amici quando io e Jono entrammo nel negozio.

-Ragazzi!- dissi io, cercando di mostrarmi comunque meravigliato per non deluderli -Cosa ci fate tutti qui?-

-Oh, non fare il finto tonto!- mi riprese Anzu -E' il tuo compleanno, non possiamo non festeggiare!-

Sorrisi loro felice come non mai, e dopo i primi convenevoli ci sedemmo alla tavolata imbandita che avevano disposto al centro della stanza.

-Non dovevate davvero disturbarvi tanto...- dissi loro, guardando quante cose avevano preparato.

-Oh, ma infatti non l'abbiamo fatto!- esclamò Otogi -Ha cucinato tutto Honda ovviamente!-

Scoppiammo a ridere, e fu solo la prima di tante altre risate che si susseguirono in quella serata.

-Oh, quasi dimenticavo!- disse a un tratto Jonouchi -Non sono riusciti a venire, ma anche mia sorella e Malik ti mandano i loro auguri...-

-Ringraziali da parte mia!- gli risposi sorridendo.

-Allora... Stanno ancora insieme?- borbottò Honda con stizza.

-A quanto pare...- sospirò Jono -Ma ormai me ne sono fatto una ragione... Anche se preferirei stessero meno appiccicati quando sono in mia presenza!-

Mentre lo stavamo ancora prendendo in giro per la sua eccessiva gelosia, le luci si spensero all'improvviso e mia madre entrò nella stanza, rischiarandola con le 18 candeline sulla cima di un'enorme torta a strati.

-TANTI AUGURI A TEEE, TANTI AUGURI A TEEE...- iniziarono a cantare tutti in coro, battendo le mani.

Io arrossii per l'imbarazzo, ma nonostante le mie rimostranze fui costretto al centro dell'attenzione.

-Forza, spegni le candeline!- mi incitò mia cugina.

-Ed esprimi un desiderio!- aggiunse Anzu.

Guardai le candeline, indeciso. Quando avevo completato il Puzzle del Millennio avevo espresso il desiderio di trovare degli amici, e quello si era avverato... Però c'era ancora una cosa che mancava nella mia vita, e forse valeva la pena di tentare... Chiusi gli occhi e soffiai con decisione, desiderando con tutto me stesso che, prima o poi, anche Anzu potesse ricambiare i sentimenti che provavo per lei.

-Bravo!- esclamò Ryo, battendo le mani.

Quindi cedetti il coltello ad Honda perché tagliasse a fette la torta, sicuro che nelle mie mani avrei finito per distruggerla. Quando però allungò il piatto ad Anzu, quella rifiutò la sua a disagio.

-No, grazie Honda. Sono piena...- disse timidamente.

Lui la guardò corrucciato.

-Come, sei piena? Ma se non hai mangiato quasi nulla!- osservò.

-Avanti Anzu, non fare storie!- fece anche Mai -Non sarai mica a dieta...-

A quelle parole lei abbassò lo sguardo.

-Veramente sì...- mormorò.

-COME?!?- continuò la nostra amica, fulminandola -Ma se sei già magrissima...!-

Anzu emise un sospiro di sconforto, e poi alla fine parlò.

-E va bene, è venuto il momento. Mira lo sa già, ma volevo aspettare domani sera per dirlo anche a voi...- iniziò.

-Dirci cosa?- chiesi io, intimorito dalla sua espressione.

-Il mese scorso ho spedito la domanda di ammissione alla Julliard, e... mi hanno accettato per i provini. Parto per New York tra due settimane!- disse con entusiasmo.

-MA E' FANTASTICO!- esclamò Jono.

-Perché non ce l'hai detto prima?!?- fece Mai.

Io però riuscii solo ad abbozzare un sorriso di circostanza. Ovviamente ero contentissimo per lei, era sempre stato il suo sogno ma... Quella notizia per me fu come una pugnalata al cuore.

-Beh, non è il caso di esultare troppo, non mi hanno ancora preso...- si schermì lei -E poi non siamo qui per festeggiare me, ma Yugi! Avanti, non hai ancora aperto il nostro regalo!-

A quelle parole mi riscossi dal mio sconforto, e presi con stupore il pacco che Mira mi porse con un sorriso.

-Ragazzi, non dovevate!- protestai.

-Oh, finiscila con le manfrine ed aprilo!- mi rimbeccò Jono.

Io allora scartai trepidante il pacchetto, per estrarne con stupore un album di foto. Le nostre foto.

-Ma... Sono quelle che abbiamo scattato in Egitto!- esclamai, riconoscendole -Che bello!-

Ringraziai tutti commosso. Era davvero il regalo migliore che mi potessero fare... Anche se non avrei potuto dimenticare nulla di quei giorni, e tanto meno lui, così avrei potuto riviverli e rivedere l'altro me stesso. In realtà mi sarebbe bastato guardarmi allo specchio, ma non era certo la stessa cosa... Per quanto fosse ogni volta surreale, sapevo bene che ero io la persona che vedevo, non Atem. I miei occhi non erano neppur lontanamente in grado di trasmettere lo stesso calore e la stessa determinazione del suo, di sguardo.

Trascorremmo il resto della serata a riguardare le foto e a ridere sulle nostre disavventure, fino a quando l'ora si fece così tarda che fummo costretti a salutarci. Anzu però si attardò a parlare con mia cugina e, una volta che tutti gli altri se ne furono andati, venne a salutarmi prendendomi in disparte.

-Ehm... Yugi...- balbettò, improvvisamente a disagio -Prima che me ne vada, ci tenevo a darti anche il mio, di regalo!-

Spalancai gli occhi esterrefatto, arrossendo fino alla punta dei capelli. Questa proprio non me l'aspettavo...!

-Oh! Gra... grazie Anzu!- balbettai, prendendo il pacchetto dalle sue mani ed aprendolo con trepidazione -Ma... Un altro album di foto?- dissi perplesso, una volta scoperto cosa conteneva.

-Esatto.- mi rispose lei con un timido sorriso -E' ancora vuoto ma... potresti riempirlo con quelle che scatteremo insieme a New York, se ti va di accompagnarmi.-

Sorrisi anch'io, felice che il mio desiderio, in parte, si fosse già avverato.

 

MAI

Salii sulla mia auto nervosa, sbattendo un po' troppo forte la portiera.

-Mai, scendi subito!- mi ordinò Jonouchi -Non puoi guidare in quello stato!-

-Ma quale stato?!?- replicai scocciata -Brindisi a parte, ho solo bevuto un paio di birre!-

-Beh, non avresti dovuto! Lo sai come la penso al riguardo!- fece lui quanto mai contrariato -E poi non puoi metterti alla guida, se ti fermano potrebbero toglierti la patente...-

Sospirai esasperata. Sì, sapevo bene quanto Jono fosse suscettibile su quell'argomento, e a ragione visti i problemi che l'alcol aveva causato alla sua famiglia. Ma non ero certo un'incosciente, sapevo bene che non dovevo bere troppo e conoscevo il mio limite di tolleranza. E ne ero rimasta ben al di sotto. Credo.

-E allora cosa proponi, che torni a casa a piedi forse?- gli domandai ironicamente.

-Beh, potresti far guidare me...-

-Ma se non hai ancora la patente!-

-Ma sto già prendendo lezioni di guida...!-

-Senti, sali in macchina e finiscila. Preferisco che mi tolgano la patente, tu finiresti solo per farti arrestare.- gli dissi seccamente.

Lui mi guardò infuriato, e salì a sua volta, mettendomi il broncio. Io girai le chiavi nel cruscotto, e partii con una sgommata. Dannazione a lui, a volte era davvero impossibile! Negli ultimi mesi eravamo usciti spesso insieme, ma ogni volta finivamo sempre per litigare come cane e gatto... Eppure, nonostante tutto, quel nostro strano rapporto sembrava funzionare, come avevo spiegato anche ad Anzu quando con perplessità mi aveva chiesto perché, se ci vedevamo come due fidanzati, non lo eravamo ancora diventati. Probabilmente perché nessuno dei due aveva il coraggio di ammettere quello che provava... Ero davvero terrorizzata dall'idea di iniziare una storia con lui, nel timore che poi per qualche ragione lui mi lasciasse. Il mio cuore ne sarebbe uscito a pezzi, lo sapevo. Preferivo rimanesse al mio fianco da amico, piuttosto che perderlo. Però... Sapevo anche che era a causa delle troppe cose non dette che spesso ci ritrovavamo a discutere in quel modo. Forse era davvero venuto il momento di dirle. O forse avevo davvero bevuto troppo.

-Jono...- iniziai, facendomi coraggio -Perdonami se sono stata un po' troppo brusca prima.-

Lui non fiatò, probabilmente ostinandosi a fare l'offeso.

-Per favore, non fare così!- continuai, nonostante l'imbarazzo crescente -Lo so che se ti preoccupi tanto è perché mi vuoi bene... E anch'io te ne voglio, Jono. Ti voglio tutto il bene di cui sono capace, e muoio ogni volta che litighiamo... Per cui, ti prego, facciamo la pace!-

Jonouchi però continuò a non rispondermi. Infastidita, distolsi un attimo gli occhi dalla strada per potergli dire in faccia quanto fosse uno stramaledetto bambino cocciuto, per poi paralizzarmi al suo sorriso.

-Ti amo anch'io, Mai.- mi disse infine.

Quella rivelazione fu improvvisa tanto quanto la frenata che mi sfuggì per lo stupore.

 

YUGI

Una volta trovato finalmente parcheggio, scesi dall'auto assieme a mia madre e a mio nonno e ci dirigemmo verso l'auditorium della Domino High School. Anche se eravamo arrivati con abbondante anticipo per lo spettacolo di quella sera, notai che c'era davvero tanta gente...

-Voi andate pure avanti a prendere i posti!- dissi ai miei -Io rimango qui ad aspettare gli altri...-

-Ok, allora ci vediamo dentro!- mi rispose mio nonno, con un cenno di saluto.

La mia non fu una lunga attesa, perché nel giro di cinque minuti erano già arrivati anche Honda, Otogi e Ryo. Infine ci raggiunse anche Mokuba, appena sceso da una ben nota limousine scura.

-Chi manca ancora?- mi domandò allora Otogi.

-Jono e Mai... No, aspetta, eccoli!- feci, indicando due ragazzi che stavano discutendo in maniera alquanto animata.

-Mai, copriti per favore!- sentii lamentarsi Jonouchi, cercando di farle mettere la sua giacca -Non puoi entrare vestita così!-

-La vuoi piantare con questa storia?- sbottò lei irritata -Io mi vesto come mi pare e piace, rassegnati!-

-Non se poi tutti i ragazzi si mettono a fissarti...- borbottò il mio amico, verde per la gelosia.

Mai lo ignorò e ci salutò con un sorriso, abbagliante nel suo abito dorato e che ben poco lasciava all'immaginazione.

-Ciao a tutti!- fece allegramente.

-Wow Mai! Sei splendida!- commentò Otogi con un fischio di ammirazione.

-Ehi, tieniti i tuoi commenti per te...- lo fulminò Jono.

Noialtri ridacchiammo, divertiti dalla sua reazione, e poi ci decidemmo ad entrare. La platea ormai si stava riempiendo, ma per fortuna i miei erano riusciti a tenerci qualche posto tra le prime file. Mi sedetti in mezzo a Mokuba e a Ryo, chiacchierando del più e del meno nell'attesa che lo spettacolo incominciasse. Poi, con una decina di minuti di ritardo, le luci si spensero e la nostra preside, la signora Tanaka, salì sul palco per il solito, infinito discorso di benvenuto e per presentare il primo numero. Scoprii a mio discapito che si sarebbe trattato di una noiosissima danza Kabuki, talmente soporifera che per poco non mi addormentai sulla poltrona.

“Oh, grazie al cielo!” pensai con un sospiro, quando i protagonisti lasciarono finalmente la scena. Le tende del palcoscenico vennero abbassate per dare tempo ai tecnici di cambiare la scenografia, mentre la preside salì nuovamente sul palco, pronta a presentare l'esibizione che tanto stavo aspettando.

-Bravi, molto bravi!- complimentandosi con i ragazzi di prima -Ed ora, un bell'applauso di incoraggiamento per il nostro corpo di ballo, che metterà in scena l'ultimo atto del Lago dei Cigni di Cajkovskij!-

Applaudii entusiasta assieme agli altri, quindi il sipario venne nuovamente alzato accompagnato dalle note del balletto. Anzu era proprio al centro della scena, con un tutù di piume che dava l'impressione stesse per spiccare il volo ad ogni passo... La guardai danzare rapito ed innamorato come non mai, senza scollarle gli occhi di dosso nemmeno per un attimo, nemmeno quando cedeva la scena agli altri ballerini. Non capivo nulla di danza classica, ma lei... quando ballava sembrava un angelo. E così compresi che, per quanto avessi voluto che non partisse, andare a New York era veramente nel suo destino. Era giusto che andasse, e realizzasse il suo sogno... Ed io sarei stato lì, a fare il tifo per lei.

Purtroppo però l'esibizione durò davvero poco, o almeno così mi parve, e con mio rammarico le luci si accesero nuovamente per un breve intervallo.

-Dove stai andando?- domandai a Mokuba, notando che si era appena alzato.

-Ehm... Esco un attimo a fare una telefonata!- rispose frettoloso -Tenetemi il posto, per favore!-

-Certo, stai tranquillo!- gli fece Ryo.

Trascorsi l'intervallo a commentare con i miei amici l'esibizione di Anzu, fino a quando le luci si spensero nuovamente. Un attimo dopo, udii una voce al mio fianco attirare la mia attenzione.

-Posso sedermi?- domandò con semplicità, alludendo al posto lasciato libero da Mokuba.

Nonostante il buio ci misi un secondo per riconoscere la persona che aveva appena parlato.

-Certo. Anzi, credo che questo posto sia proprio il tuo.- gli risposi, senza riuscire a trattenere un sorriso.

 

MIRA

Quando riconobbi le ultime note della Primavera di Vivaldi, seppi che anche l'orchestra della scuola aveva finito la sua esibizione e che era alla fine arrivato il mio turno, prima ancora che la signora Tanaka salisse sul palco per annunciarmi. Il cuore iniziò a battermi così forte da coprire tutto il resto, tanto che neanche sentii la preside concludere il mio discorso di presentazione.

-Esci Mira, tocca a te!- sibilò allora Anzu alle mie spalle.

Radunai tutta la mia forza di volontà e salii infine sul palco, proprio mentre il sipario si stava sollevando con uno scroscio di applausi. Con le gambe tremanti, camminai con cautela fino al pianoforte a coda che avevano portato ed illuminato al centro della scena, cercando di non inciampare con i tacchi che Anzu mi aveva costretto ad indossare. Una volta seduta sullo sgabello, non riuscii a fare a meno di guardare la platea, per quanto sapessi che non avrei dovuto farlo per evitare di agitarmi ulteriormente nel vedere quante persone ci fossero. Ma ero così tesa che solo vedendo il volto sorridente di Yugi e dei miei amici mi sarei potuta calmare... Ed infatti mi bastò riconoscerli tra le prime file che mi sentii subito meglio. Almeno, fino a quando non mi accorsi chi altri sedeva accanto a mio cugino.

Seto.

Per un interminabile secondo ci fissammo negli occhi, ed io mi bloccai, attonita, paralizzata, il cuore che iniziò a battere incredibilmente ancora più di prima. Non poteva essere davvero lui, non era possibile... Ma invece era lì, seduto, che mi guardava in attesa. Ed io, per quanto mi sembrasse di aver perso completamente la voce, davvero non potevo prolungarla ulteriormente.

 

SUGOROKU

Guardai con ansia il volto impallidito di mia nipote, temendo che si fosse fatta prendere dal panico, quando d'un tratto si riscosse ed appoggiò le dita sulla tastiera, iniziando a suonare con dolcezza una melodia. La ascoltai, tanto stupito quanto ammirato per la sua bravura che non avevo ancora potuto apprezzare in prima persona, ma mai quanto lo fui quando, dopo un po', iniziò a cantare con naturalezza, limpida ed intonata.

'Cause you're a sky, cause you're a sky full of stars
I'm gonna give you my heart
'Cause you're a sky, cause you're a sky full of stars
'Cause you light up the path

I don't care, go on and tear me apart
I don't care if you do
'Cause in a sky, cause in a sky full of stars
I think I saw you

A quel punto Mira fece una pausa, suonando l'intermezzo musicale. Le note erano simili a quelle dell'inizio, ma andavano in crescendo, accelerando il ritmo. E quando riprese a cantare, la sua voce, prima così malinconica, ora era viva ed appassionata. Potei quasi sentire le persone in sala trattenere il respiro, avvinte e trascinate da quella canzone così struggente ed irresistibile.

'Cause you're a sky, cause you're a sky full of stars
I wanna die in your arms, arms
'Cause you get lighter the more it gets dark
I'm gonna give you my heart

And I don't care, go on and tear me apart
And I don't care if you do
'Cause in a sky, cause in a sky full of stars
I think I see you
I think I see you

Ci fu un'altra, più breve, pausa di sola melodia. Vidi mia nipote approfittarne per riprendere fiato, quindi si accinse a cantare la strofa finale.

Because you're a sky, you're a sky full of stars
Such a heavenly view
You're such a heavenly view

Terminò la canzone tenendo la nota, assottigliandola sempre di più mentre col pianoforte attenuava la melodia. Quando infine sollevò le mani dalla tastiera, la gente intorno a me si alzò in piedi, applaudendo con un boato. Io feci altrettanto, e per quanto avessi cercato di trattenere la commozione a quel punto non ressi più ed iniziai a piangere. La mia cara, stupenda Mira! Quanto ero fiero di lei in quel momento... Avevo sempre pensato che ciò per cui era portata fosse il Magic and Wizards, ma la verità era che mio nipote e sua moglie avevano sempre avuto ragione ad insistere che si dedicasse alla musica, perché per quella aveva un vero talento. Li ringraziai di cuore, certo che da lassù anche i suoi genitori avessero ascoltato con orgoglio la loro piccola stella.

 

MIRA

Mi alzai imbarazzata per inchinarmi al pubblico, in quell'applauso interminabile. Quando finalmente riuscii a scappare dal palco, venni però costretta a risalirvi assieme a tutti i miei compagni per il saluto finale, mentre la preside prese di nuovo il microfono per concludere la serata con un lungo quanto noioso discorso di ringraziamento.

Quando anche l'ultimo applauso andò scemando, io ed Anzu fummo finalmente libere di raggiungere il pubblico in platea. Venni letteralmente assalita da compagni ed amici fin troppo generosi di complimenti, ma la verità è che in quel momento non mi interessava di nessuno di loro, se non di quel ragazzo che era rimasto in un angolo, irresistibile come non mai in un completo blu scuro.

-Scusatemi solo un attimo...- dissi distrattamente a chiunque mi stesse parlando in quel momento.

Mi svincolai da quella ressa, desiderosa di andargli incontro, il cuore che mi batteva a mille per l'agitazione e l'emozione di rivederlo, dopo così tanto tempo.

-Seto!- lo salutai, una volta davanti a quegli occhi che non mi avevano abbandonato per un solo attimo -Cosa ci fai qui?-

Lui inarcò un sopracciglio, indispettito da quella domanda forse un po' troppo brusca.

-Mi sembra ovvio... Ma forse avrei fatto meglio a non venire, se era questo il benvenuto che mi aspettava.-

Io mi morsi le labbra, mortificata.

-N-no, no! Scusa, non intendevo questo!- dissi, cercando di correre ai ripari -E' che... Credevo fossi a Los Angeles!-

-Infatti ero lì, fino a poche ore fa...- disse lui -Ma poi mio fratello mi ha detto dell'invito, così sono tornato in Giappone. Avere un aereo privato ha i suoi vantaggi.-

-Ma... Non sarai mica venuto apposta solo per questo...!- protestai.

Lui abbozzò un sorriso imbarazzato.

-No, certo che no.- mi rispose, traendo un profondo respiro come se il parlare lo costringesse ad un enorme sforzo -Sono venuto apposta solo per te.-

A quelle parole, fu come se il mondo intorno si fosse fermato assieme al mio cuore. Poi, dopo aver saltato un battito, quello ricominciò a funzionare ed io a respirare, facendomi realizzare che aveva detto davvero quelle parole.

-Co... come?!?- balbettai incredula, il viso ormai in fiamme.

-Sono venuto per te, zuccona che non sei altro.- ribatté Seto con ostinazione -Per sentire la tua canzone. Volevo...- fece una pausa, con un tremito alla voce -Avevo bisogno di rivederti, Mira...-

Lo fissai attonita, perduta nei suoi profondi occhi blu, che mi guardavano come se avessero voluto entrarmi dentro, fino all'anima. Allora... Allora forse non mi ero illusa, anche lui aveva sentito la mia mancanza? Provava davvero qualcosa per me...?

-Anch'io volevo rivederti.- ammisi, trovando non so dove la forza di parlare -Dovevo... Devo dirti una cosa.-

Seto mi sorrise con dolcezza inaspettata, e mi si avvicinò come mai nessuno aveva fatto, prendendomi delicatamente il viso tra le sue mani, quasi fosse qualcosa di prezioso, quasi fosse qualcosa di suo.

-Non è necessario. Mi hai già detto tutto quello che speravo...- mi sussurrò.

Le mie labbra si allargarono in un sorriso, poco prima che le sue vi si posassero sopra con un bacio. Sentivo che tutta la mia famiglia, tutti i miei amici, tutti i miei compagni di scuola erano lì ad osservarci, ma non mi importava.

Quel momento era solo nostro.

 

SETO

Stavo rigirando tra le mani le troppe pagine della proposta di bilancio che a breve avrei dovuto presentare al consiglio di amministrazione, quando l'interfono sulla mia scrivania iniziò a suonare. A malavoglia, pigiai il pulsante del vivavoce.

-Che c'è?- domandai scocciato.

-C'è qui la signorina Miura.- mi rispose la voce di Isono.

-Chi?-

-Akemi Miura, signore. Dice di avere un appuntamento con lei...-

Ah, già. Quella stramaledetta giornalista dello Yomiuri Shimbun. Erano mesi che mi pedinava ovunque cercando di strapparmi un'intervista e alla fine, preso dall'esasperazione, avevo accettato pur di levarmela dai piedi. D'altronde un po' di pubblicità sul più importante quotidiano giapponese non avrebbe certo fatto male alla Kaiba Corporation, specialmente in quel periodo.

-Falla entrare.- ordinai secco, riattaccando.

Non feci nemmeno in tempo a riordinare la scrivania, che subito sentii bussare alla porta del mio ufficio.

-Avanti!- sbuffai.

La giornalista entrò con fare sicuro ed un sorrisetto compiaciuto, sedendosi senza troppi convenevoli davanti a me ed accavallando le gambe nel patetico tentativo di distrarmi con la sua ridicola minigonna.

-Finalmente, signor Kaiba.- disse con voce melensa.

Alzai un sopracciglio, infastidito.

-Ha dieci minuti, Miura. Poi veda di levarsi di torno, se non vuole che la denunci per stalking.-

Lei ignorò la mia minaccia e non perse tempo, accendendo subito un piccolo registratore.

-Saranno più che sufficienti.- disse, aggiustandosi gli occhiali -Dunque, signor Kaiba, parliamo del futuro della Kaiba Corporation... I miei lettori sono davvero curiosi di avere più notizie riguardo l'annunciata apertura di questa sua Accademia dei Duellanti. Un progetto davvero ambizioso...-

Con un sospiro, mi rassegnai e cercai di risponderle nel modo più conciso possibile, ma quella strega continuò ad incalzarmi desiderosa di maggiori dettagli.

-Con quali risorse finanziarie pensa di realizzarla e di gestirla?-

-Dove pensa di costruire una simile struttura?-

-Quali e quanti studenti saranno ammessi?-

-Che tipo di insegnamento pensa loro di offrire? E, soprattutto, a quale prezzo?-

Ma io ovviamente ero più che preparato e risposi con pazienza a tutte le domande, fino a quando finalmente la curiosità di quella donna sembrò saziata.

-Beh, non c'è che dire, ha pensato davvero a tutto.- commentò, un po' contrariata per non essere riuscita a mettermi in difficoltà -O, forse, devo dire che ci ha pensato la futura signora Kaiba?-

A quelle parole mi irrigidii sulla poltrona.

-Che cosa vuole insinuare?- le risposi, cercando di mantenere il mio tono calmo e pacato.

-Vuole forse negare che non ha nulla a che fare con la sua scelta di far presiedere l'Accademia da Yugi Muto, guarda caso suo cugino?- domandò con malizia.

Le rivolsi un'occhiataccia torva.

-Ha detto bene, la mia scelta. Che nessuno finora ha mai osato contestare, visto che Yugi è indubbiamente il miglior duellante di tutto il mondo.- risposi con sicurezza.

-Ed il suo peggior rivale, fino a non troppo tempo fa.- replicò la Miura -Dunque, davvero Mira Muto non ha nulla a che fare con il vostro avvicinamento? Dopotutto, ormai è quasi due anni che avete una relazione, o mi sbaglio...?-

-Signorina Miura, non intendo discutere né con voi né con altri della mia vita privata perché, come suggerisce anche il nome, desidero rimanga privata.- feci, sempre più innervosito.

-Giusto, ma non se permette alla vostra storia di influenzare anche gli affari della Kaiba Corporation...- continuò maliziosa -Sa, gira voce tra gli azionisti di minoranza che non sia la prima volta che da più retta a lei che a loro.-

Ok, ora quella strega aveva davvero passato il segno... Ma dovevo mantenere la calma, o le avrei offerto su un piatto d'argento lo scandalo che tanto agognava.

-Appunto, sono solo voci. Nient'altro che il loro misero tentativo di delegittimare le mie decisioni davanti agli investitori...-

-Sarà! Comunque, non può negare quanto la presenza al suo fianco della signorina Muto le abbia regalato un sacco di pubblicità sui tabloid... Ad entrambi, tra l'altro.- aggiunse con un sorrisetto perfido -Curioso, che abbiate scelto di annunciare il vostro fidanzamento ora, a pochi giorni dall'uscita del suo nuovo album...-

Dimenticai in un istante tutti i miei buoni propositi e sbattei un pugno sul tavolo, fuori di me dalla rabbia. Poteva provocarmi quanto voleva, ma non doveva azzardarsi ad insultare in quel modo proprio lei.

-QUESTO E' TROPPO!- le gridai -FUORI DI QUI! ORA!-

Akemi Miura se ne andò rapida com'era entrata, ma comunque soddisfatta di essere riuscita a farmi perdere il controllo. Mi portai una mano alla fronte, sospirando. Non riuscivo proprio a gestire la pressione mediatica di quel periodo, ed ero certo che a causa del mio pessimo carattere mi ero appena guadagnato la prima pagina del mattino seguente... Il che mi rese di malumore per tutta la giornata, spingendomi a guardare di continuo l'ora, nella speranza di tornare a casa il prima possibile.

Fu solo dopo il tramonto però che riuscii ad arrivare, esausto, davanti a Villa Kaiba. Finalmente. Aprii la grande porta d'ingresso ed entrai nell'atrio illuminato, desiderando nient'altro che la mia poltrona e un buon bicchiere di vino per calmare i nervi.

-SETO KAIBA!-

Raggelai, guardando la giovane donna che mi stava fissando con aria infuriata sulla cima delle scale. Deglutii a fatica. Quando mi chiamava in quel modo non era mai un buon segno. Una cameriera, appena sbucata da un angolo con un vassoio, pensò saggiamente di ritornare sui propri passi in cucina, dove sarei andato volentieri anch'io a nascondermi.

-Ciao, Mira.- le risposi senza troppa convinzione.

Lei mi si avvicinò con passo furioso.

-Non fare il finto tonto!- ribatté -E' più di mezz'ora che ti aspetto! Scommetto che te ne sei dimenticato, ammettilo!-

La fissai interdetto, cercando di capire cosa avessi scordato, fino a quando il suo sguardo implacabile mi costrinse ad abbassarlo. E fu allora che mi accorsi che stava indossando l'abito che metteva sempre quando andavamo all'Opera. Oh, cavolo. Avevo dimenticato il concerto di quella sera!

-No, certo che no! Sono stato trattenuto al lavoro...- provai a mentire spudoratamente.

-Risparmia il fiato e fila a cambiarti subito, non voglio arrivare in ritardo per colpa tua!- replicò Mira irremovibile.

Sospirai, salendo rassegnato in camera mia per indossare il mio completo blu scuro. Perché, per quale masochistica ragione le avevo regalato quel maledetto abbonamento a teatro?!?

Dopo qualche minuto Mira mi raggiunse impaziente, cogliendomi in un vano quanto ridicolo tentativo di annodarmi il papillon. Nel vedervi tanto impacciato, la sua espressione torva venne subito sostituita da un sorriso.

-Lascia, ti aiuto io...- mi disse con fare ben più sicuro del mio.

-Grazie.- risposi, lasciandola fare sollevato.

Quando ebbe finito, raccolsi la giacca e la presi sotto braccio, pronto ad incamminarci.

-Sei bellissima stasera, come sempre.- le dissi, guardandola con sincera ammirazione.

-Oh, per favore. Stai solo cercando di addolcirmi... Guarda che lo so benissimo che non ti importa nulla del concerto.- rispose lei, senza però riuscire a trattenere un sorriso.

-Ebbene, lo ammetto! Detesto la musica classica... Ma il fatto che ti accompagni lo stesso non è una dimostrazione più che sufficiente di quanto ti amo?- azzardai a dire.

Mira mi guardò di sottecchi, per nulla impietosita.

-Proprio non ti capisco... Stiamo parlando di Beethoven!- fece con entusiasmo, senza però riuscire a farmi mutare espressione ed idea -E poi è l'ultimo concerto dell'anno, non possiamo perdercelo!-

-Grazie al cielo...- sospirai, sollevato da quell'unico lato positivo.

Mira allora si alzò in punta di piedi, dandomi un leggero bacio sulle labbra di incoraggiamento.

-Dai, ti prometto che la prossima volta facciamo quello che vuoi tu.-

Io per tutta risposta la cinsi per la vita e ricambiai il bacio, ma stringendola troppo vicino per poterle resistere e riuscire a fermarmi. Proseguii a baciarla lungo il collo con sempre maggior trasporto, finché non la sentii fremere di piacere.

-E se invece non aspettassimo fino alla prossima volta?- le proposi con un sorriso.

 

* the end *

 

Image and video hosting by TinyPic

 

Ringraziamenti

Mettere la parola fine a questa fanfic è per me un vero traguardo, che taglio con soddisfazione ma anche con tantissima commozione... A conti fatti è diventata lunga come un libro, e come ogni romanzo che si rispetti non posso non approfittare di questo spazio per omaggiare tutti quelli che mi hanno ispirato nella sua stesura. Fare un elenco completo è impossibile, perché troppi sono i riferimenti che ho fatto, sia espliciti che impliciti, e non sempre consapevoli. Perciò mi limiterò a quelli nei cui confronti mi sento più in debito:

- Per Kazuki Takahashi-sensei: grazie di aver creato Yu-gi-oh! e tutti i suoi meravigliosi personaggi, a cui spero di aver dato voce in modo sufficientemente rispettoso della tua opera. L'idea per questa storia mi è venuta dopo aver visto la saga di Battle City, per cui con il passare del tempo è diventata inevitabilmente un alternative ending che però spero degno dell'originale. Certo, ci sono delle incongruenze, ma ho cercato di rimanere il più fedele possibile allo spirito sia dell'anime che del manga: in primis perché non si può scrivere una trama orizzontale su questo fandom senza inserirci anche i duelli, che sono l'anima dell'opera di Takahashi e a cui mi sono appassionata tanto quanto la storia. Ho dovuto scontare la difficoltà di descrivere le partite a parole, ma vi assicuro che li ho pensati nei minimi dettagli e nel rispetto delle regole originali. In secundis non bisogna dimenticare che, nonostante il ruolo centrale del Magic and Wizards, sono i giochi in generale ad essere trattati nel manga: da qui, l'idea per le varie prove cui ho sottoposto i nostri eroi... Mi auguro che abbiano divertito voi quanto mi sono divertita io a pensarle e a scriverle, caratterizzazione delle divinità egizie incluse!

- Per Wilbur Smith: grazie di aver scritto Il Settimo Papiro e soprattutto I Figli del Nilo, da cui ho tratto il personaggio di Taita e in base ai quali ho redatto i primi flashback ambientati nell'Antico Egitto, senza il cui esempio non sarei stata certo in grado di ricreare la stessa atmosfera. Avrei potuto sforzarmi un po' di più nel discostarmi dall'opera originale, ma perdonami questo errore di gioventù... Per fare ammenda, pubblicizzo qui i tuoi libri a tutti i miei lettori! Se anche voi siete appassionati dell'argomento, leggeteli e non ve ne pentirete!

- Per i Coldplay: quando scrivo ho bisogno della massima concentrazione, ma ciononostante ho battuto gli ultimi capitoli ascoltando i loro best of in modo ossessivo-compulsivo. Quindi grazie di esistere e di aver scritto A Sky Full of Stars, perché non avrei potuto trovare una canzone più adatta neanche se l'avessi scritta io stessa! Appena l'ho sentita alla radio, è stato amore a primo ascolto!

- Per Wikipedia: ti ho consultato così tante volte che non potevo non citarti (specialmente per controllare quali fossero le carte nei deck di Yugi e di Seto).

- Per Els-e: a te tutti i meriti per l'immagine che ho usato a conclusione della mia fic. Tra tutte quelle che ho visto, era la più aderente a come mi sono immaginata il personaggio di Mira. Io mi sono limitata a modificare i colori, ma per onestà intellettuale trovate la versione originale su questo indirizzo: http://els-e.deviantart.com/art/Happy-New-Year-420595804

- Last but not least, per tutti voi, che con le vostre recensioni, aggiunte, complimenti ed incoraggiamenti mi avete sostenuto, compresi quelli che, seppur in silenzio, hanno letto o leggeranno, anche solo in parte, la mia storia: GRAZIE. In ordine più o meno cronologico, a partire dalle “vecchie leve”: VidelB; Eggie; Lady Fire; Angel Riddle; kelly; Azumi9; Killkenny; Phoenix; DARK KAT; Ayu chan; Akemichan; Julia89; Jaly Chan; ftonos; Marikan; Mlle Nihal; Alexiel21; vampyre; Alisea; Kay; magic; Katie87; Regina dannata; heven89; MaNa_; ColdFire; Kuji13; cora; KiaeAlterEgo; ...SetoKaiba...; =Hermione=; MuSiCaNdArTs95; Bella4; roby chan; Aryadaughter; NarutoeMinatofan; velocina15; giaggia; LadyVentia96; MizuS; DarkYamiHaou; bilo 99; chiaralaura; infinity_oo; Red Raven; VichiBelieveFly; Incorregibili_Tobia; InazumaElevenGo; infinito_00; Apolline; Baghera7690; Witchofice22; scarlettheart.

Dunque vi lascio nella speranza che questa conclusione vi abbia soddisfatto e di avere il vostro parere a riguardo, nel bene o nel male che sia. In questo epilogo ho cercato di tirare le fila della vicenda, anche se per ragioni di tempi narrativi non ho potuto approfondire le storyline dei vari personaggi allo stesso modo. Forse i più accorti hanno notato che lo stato della storia risulta ancora “in corso”... La ragione è proprio che mi sono ritrovata a dover tagliare un sacco di scene a cui tenevo moltissimo, e mi sono decisa a scrivere anche quelle, che provvederò a pubblicare con l'usuale cadenza. Intendiamoci, la fine ufficiale della storia rimane comunque questo capitolo, con i prossimi tre colmerò soltanto alcuni missing moments... Almeno così accontento tutti, dispensando dalla lettura quelli che non vedevano l'ora arrivasse la fine di questo papiro e regalando ancora qualche pagina a quelli dispiaciuti che sia già arrivata. Anzi, se avete qualche richiesta o suggerimento dite pure, cercherò di accontentarvi!

Grazie infinite e a presto, vostra

- Evee

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Director's cut - Seto ***


Wingweaver director's cut

 

Salve a tutti, chiunque voi siate.

Innanzitutto i miei più sinceri complimenti se siete riusciti a trovare la forza di leggere questo scempio fino a qui. Davvero, siete i miei eroi. A me è salita la voglia di tagliarmi le vene solo già dopo la prima riga, ma purtroppo mi sono ritrovato intrappolato contro la mia volontà in questa storia dall'inizio alla fine. Pare che nemmeno io possa nulla contro certe autrici invasate.

Non mi presento nemmeno, tanto sapete benissimo chi sono e se non lo sapete... No, ma che sto dicendo. Questo è impossibile. Comunque, dopo tante sofferenze ed umiliazioni, finalmente è arrivato il mio momento: stavolta parlo solo io, non quella banda di miserabili perdenti. Ancora non capisco perché non è stato così sin dal primo capitolo, credevo di essere il protagonista!

Come sarebbe, “taglia”?!? Ma non avevo il diritto di parlare un po', prima?

Questa storia dei tempi narrativi è una vera seccatura. Vabbeh, andiamo dritti al punto: come avrete avuto l'accortezza di notare, nell'epilogo di questo crimine contro l'umanità chiamato fanfiction sono stato impunemente ignorato fino alla fine. Oh, certo, a parte le ultime due pagine... E pensavate davvero che IO mi potessi accontentare di quelle? Cosa sarebbe, il premio di consolazione?!? E non venitemi a tirare in ballo l'effetto sorpresa, o la mancanza di spazio. Balle. Esigo che mi sia dato il diritto di controbattere all'immagine assolutamente infedele di me medesimo che ne è risultata, neanche si trattasse di uno shojo manga di infima categoria. Ho uno spessore emotivo io, una mia evoluzione psicologica ecchediamine. Pertanto, esercito il mio sacrosanto diritto al contraddittorio e vi racconto la mia, di versione. Anche se, a rileggere il tutto, mi rendo conto che forse certe mie frasi risultino un po' equivocabili... Ma capitemi, ero appena tornato da un viaggio infinito nel posto più inospitale del pianeta, insieme alla peggiore delle compagnie, circondato da dei egizi, spiriti, oggetti esoterici ed assurdità varie. Ho persino scoperto di avere una doppia identità... E' normale che dopo tutto questo avessi un po' di confusione, e poi tornare a dirigere una società come la mia è stressante, talvolta non ragiono come dovrei e mi metto a straparlare...

Ok, passo ai saluti, quella folle dell'Autrice mi sta minacciando di farmi ancora più OOC di quanto già non sia se non concludo subito. Che sia maledetta, avrà notizie dai miei avvocati molto presto.

S. K.

 

I - “Lontana dagli occhi, troppo vicina al cuore”

 

Lunedì mattina.

Il peggior giorno della settimana, dove si accumulavano sempre gli appuntamenti, le telefonate e le riunioni inevitabilmente slittate a causa del weekend precedente. Da parte mia ne avrei fatto volentieri a meno pur di poter distribuire meglio i miei impegni sull'agenda, ma se avessi tolto al personale altri giorni di ferie avrei seriamente rischiato uno sciopero, se non svariate dimissioni. Dunque dovevo rassegnarmi, e puntare quantomeno ad arrivare in ufficio il prima possibile per mettermi subito al lavoro. Anche perché, a causa di quel dannato viaggio in Egitto, avevo accumulato più arretrati del previsto, che ancora dopo una settimana non ero riuscito a smaltire del tutto e che sapevo già mi stavano aspettando sulla scrivania. Per cui credo che il mio nervosismo in quel giorno fosse quanto mai giustificato.

Comodamente seduto sul retro della mia limousine, in rigoroso silenzio, presi a sorseggiare il mio abituale caffè amaro, sfogliando rapidamente il giornale fresco di stampa in cerca delle notizie economico-finanziarie. Quello probabilmente sarebbe stato ciò che di più somigliante ad un momento di relax avrei avuto in quel giorno, pertanto fui comprensibilmente seccato dall'essere interrotto dalla voce di Isono, seduto al posto di guida.

-Signore?- mi chiamò cautamente.

-Che c'è?- risposi secco, senza alzare gli occhi dalle quotazioni Nikkei e augurandogli che avesse davvero un buon motivo per disturbarmi.

-Non credo di poter arrivare alla Kaiba Corporation in tempo, signore. Pare ci sia stato un incidente.-

Questa volta il mio assistente riuscì ad attirare davvero la mia attenzione. In effetti, la limousine si stava muovendo fin troppo lentamente, ben più di quanto fosse accettabile anche in un orario di punta. E io non sopporto i contrattempi, men che meno il lunedì mattina.

-Devo arrivare in tempo. Alle 7 e mezza ho un incontro con i revisori contabili.- gli ricordai -Prendi delle vie laterali. Prendi anche delle multe, se necessario. Non mi interessa come, fallo e basta.-

-Va bene, farò il possibile.- mi rispose Isono, con un sospiro di rassegnazione.

La limousine avanzò ancora un po' nel traffico, e poi al primo incrocio svoltò, abbandonando la tangenziale per inoltrarsi su ben più strette e lente strade cittadine. Per quanto il mio autista cercasse di accelerare, anche su quel tragitto gli inconvenienti non mancavano di certo, tra semafori, autobus di linea e pedoni che sfortunatamente non potevano essere investiti. Abbandonai il giornale, troppo distratto dalla preoccupazione di non arrivare in orario, ed iniziai a tamburellare con impazienza le mani sul sedile di pelle scura, controllando fuori dal finestrino dove fossimo e soprattutto perché fossimo ancora lì anziché davanti alla sede della mia società. Mi bastò uno sguardo per capire perché Isono evitasse sempre quel tragitto, e che mi sarei dovuto rassegnare all'idea di dover fronteggiare dei revisori ben più indisposti del normale.

Isono svoltò bruscamente, giusto in tempo per evitare di fermarsi dietro ad una coda fin troppo lunga, per poi inserirsi in una strada che mi parve familiare. L'ennesimo semaforo ci costrinse a fermarci, e nel vedere lampeggiare un'insegna dall'altro lato della strada compresi subito perché avessi riconosciuto quella via. Conoscevo bene l'edificio su cui stava affissa, tinteggiato con un giallo limone davvero di cattivo gusto.

Il negozio del nonno di Yugi.

La casa dove abitava Yugi ma, cosa più importante, dove ora abitava anche lei.

All'improvviso il ricordo di Mira si insinuò prepotente tra i miei pensieri, nonostante in quei giorni avessi cercato il più possibile di tenerlo alla larga. Forse era anche per quello che mi stavo concentrando tanto sul lavoro, in continua ricerca di occupazioni che impedissero alla mia mente di indugiare su di lei. Non sempre mi riusciva bene, specialmente al momento del risveglio, dove troppo spesso il mio subconscio mi tradiva, facendomi credere di essere ancora in viaggio nel deserto. Poi aprivo gli occhi, e riconoscendo le tende del mio letto venivo subito riportato alla realtà. Non ero in Egitto, ero in Giappone. Non avrei trascorso la mia giornata in sua compagnia, ma nel chiuso nel mio ufficio. E nel realizzare tutto ciò venivo puntualmente sopraffatto da un senso di vuoto, lo stomaco che si stringeva pericolosamente alla sua mancanza. Ma avevo presto imparato a non lasciarmi andare a quella sensazione, perché la conseguenza era che sarebbe diventata il mio chiodo fisso per tutte le ore a venire, impedendomi di concentrarmi a dovere. Nient'altro che una seccante distrazione, ecco cos'era Mira Muto. Una distrazione da evitare ad ogni costo.

Ed invece quel lunedì mattina quella distrazione tornò con prepotenza a destabilizzare la mia giornata. Lei era lì, a poche centinaia di metri. Mi sarebbe bastato ordinare ad Isono di fermarsi, scendere dalla limousine e suonare il campanello per rivederla. Il battito del mio cuore iniziò ad accelerare, quasi a suggerirmi di sbrigarmi a farlo, mentre quel briciolo di razionalità che mai mi abbandonava mi tratteneva severo, ricordandomi che, se lo avessi fatto, poi non sarei più riuscito a tornare indietro. Sapevo che tutti i miei tentativi e i miei propositi per dimenticarla si sarebbero vanificati al primo sguardo, e non avrei più avuto la forza di farla uscire nuovamente dalla mia vita. Ma era mai uscita davvero dalla mia vita?

Ad un tratto una luce al piano superiore dell'edificio venne accesa, segno che qualcuno si era appena svegliato. Intravidi solo un profilo dietro le tende, nulla di più. Non seppi mai se fosse davvero il suo, perché prima che potesse aprirle, il semaforo diventò verde ed il mio troppo zelante autista pigiò il piede sull'acceleratore, ripartendo all'istante.

Quel giorno, seppur per poche ore, Isono venne licenziato.

 

***

 

Benché fosse quasi ora di pranzo e avessi davvero bisogno di mangiare qualcosa, anche quel giorno dovetti rimandare a più tardi. Ma, più probabilmente, sarei stato costretto a digiunare fino a cena. Era la fine del mese, periodo in cui con puntualità inesorabile ero costretto a presenziare ai consigli di amministrazione delle società ricomprese nel mio gruppo, incluse quelle di cui mi importava in realtà ben poco. Quel giorno era la volta del Kaiba Center, una delle poche strutture ereditate dal mio predecessore che avevo scelto di tenere in piedi, merito del fatto che un centro commerciale era forse ciò che di più innocuo Gozaburo Kaiba mi avesse lasciato. E, tutto sommato, dopo l'ampliamento che vi avevo apportato, si era rivelata una scelta redditizia.

Sfogliai rapidamente l'ordine del giorno, rabbuiandomi sempre più nello scorrere questioni per cui non avevo il benché minimo interesse ma sulle quali avrei dovuto presto prendere delle decisioni, dopo lunghe ed inutili dissertazioni da parte degli altri amministratori. Tanto, per quante parole avessero speso, sarebbero riusciti a convincermi solo su quelle proposte su cui avessi concordato sin già dal principio.

Vedendo che era ormai giunto il momento di incamminarmi verso la sala riunioni, mi alzai dalla scrivania e metodicamente infilai la giacca, sistemai la cravatta, raccolsi le carte necessarie e mi diressi alla porta. Allungai una mano verso la maniglia, ma appena la appoggiai venni sopraffatto da un senso di déjà vu.

E nuovamente ripensai a lei.

Improvvisamente mi tornò alla mente il ricordo di quel giorno, in cui ci eravamo incontrati per la prima volta. O, meglio, in cui ci eravamo scontrati per la prima volta. Esattamente un mese prima, in quello stesso luogo in cui mi trovavo per le medesime ragioni, indossando perfino gli stessi vestiti. Avevo aperto quella porta, ed era entrata nella mia vita, cambiandola per sempre. Quella stupida ragazzina, che si arrabbiava tanto quando non la chiamavo per nome. Ma era così divertente, provocarla in quel modo. All'inizio lo facevo per senso di superiorità, poi per mantenere quelle distanze che sentivo lei stava tentando di accorciare, ed infine semplicemente perché era il solo modo che conoscessi per attirare la sua attenzione. Non so cosa avrei dato, in quel momento, per rivedere quella sua buffa espressione imbronciata che faceva ogni volta che la contrariavo...

Scossi il capo, cercando di scacciare quei pensieri e di ritornare coi piedi per terra. Mi stavano aspettando ad una riunione, non avevo certo il tempo per fantasticare. Con decisione uscii dal mio ufficio, e anche quella volta qualcuno mi urtò, cogliendomi di sorpresa.

-Oh!- esclamò Isono, improvvisamente impallidito e balbettante -Le... Le chiedo immensamente scusa, signore! Ero venuto a chiamarla per dirle che gli altri consiglieri sono già arrivati...-

Lo guardai per un attimo, stordito per la seconda volta dalla medesima, ma ancor più netta, sensazione di déjà vu. Lo avevo sperato a tal punto che, per un attimo, mi era davvero sembrato fosse stata Mira a venirmi addosso... Ma ovviamente non poteva essere lei, c'è un limite a tutto, persino alle coincidenze. Il che però mi indispose quanto mai, profondamente contrariato dal fatto che non solo non l'avevo rivista, ma che ora avrebbe di nuovo, inevitabilmente, tormentato i miei pensieri per il resto della giornata.

Anche quel giorno, stavolta fino a quello successivo, Isono venne licenziato.

 

***

 

Ronald Sutherland, fondatore ed attuale CEO della SuthGlobal, era un uomo d'affari tutto d'un pezzo, di quelli che si erano fatti da soli ai tempi degli anni d'oro di Wall Street e che avevano costruito un impero con le sole proprie forze. Lo sapevo perché ovviamente mi ero informato a lungo sulla sua carriera e sulla storia della sua società, divenuta leader nel settore informatico negli USA e che avevo tutta l'intenzione di acquisire per espandere il mercato della Kaiba Corporation anche in quel continente. Il problema era quello di convincerlo a concludere l'operazione di comune accordo, dimostrandogli che o firmava il progetto di fusione, oppure mi sarei visto costretto ad ingaggiare una concorrenza spietata contro di lui, fino a quando la quotazione delle partecipazioni della SuthGlobal non fossero crollate a tal punto da poterne tentare la scalata lanciando su di essa un'OPA ostile. Tuttavia, per quanto lo avessi ripetutamente minacciato in modo ben poco velato e fosse evidente la convenienza per entrambi di una composizione pacifica, non avevo tenuto conto di un dettaglio importante: Ronald Sutherland era un americano, e di quelli della peggior specie. Un arrogante ed avido nazionalista che mai avrebbe piegato il capo davanti ad uno straniero, tanto meno giapponese. Uno di quei rozzi yankee che si alzano la mattina facendo colazione con un bicchiere di whisky in una mano e un sigaro cubano nell'altra. Insomma, il genere di uomo d'affari che, per quanto con un patrimonio del tutto degno di rispetto, non poteva che disgustarmi.

Dall'altro lato del tavolo, il CEO della SuthGlobal mi stava fissando con aria ostile sotto le sue folte sopracciglia, probabilmente cercando di intimidirmi. Trattenni a stento un sorriso di scherno. Si vedeva che non aveva conosciuto il mio padre adottivo, perché altrimenti avrebbe saputo bene che non era certo così che avrebbe potuto incutermi timore. Pertanto lo ignorai con superiorità, preferendo ascoltare la presentazione che stava esponendo il suo segretario personale sui piani industriali della loro società, a cui evidentemente non volevano rinunciare e a cui altrettanto evidentemente non intendevo accondiscendere. Se mai fossimo giunti davvero a quella fusione, avrei concesso loro di tenersi le poltrone su cui sedevano, ma si sarebbe fatto a modo mio, questo era poco ma sicuro.

D'un tratto avvertii il mio smartphone iniziare a vibrare nella tasca interna della giacca. Lo estrassi con l'intento di rifiutare la telefonata e porre fine immediatamente a quel fastidio, ma cambiai idea non appena lessi sul display il nome della persona che mi stava chiamando.

-Sorry to interrupt you, but I really have to answer this call.- dissi nel mio inglese perfettamente fluido alle persone dall'altro lato del tavolo, alludendo al mio cellulare -I'll be right back in just a second.-

-Sure. Be my guest.- mi rispose freddo e scocciato Sutherland.

Come se avessi avuto bisogno del suo permesso. Mi alzai dalla poltrona ed uscii dalla stanza, rispondendo alla telefonata.

-Mokuba, che c'è?- domandai a mio fratello con tono un po' seccato -Sbrigati che sono in riunione.-

-Oh, ti chiedo scusa.- mi rispose lui, dall'altro lato del telefono e del pianeta -Ma c'è una cosa che penso tu debba sapere...-

Corrucciai le sopracciglia, non sapendo cosa aspettarmi ma con il presentimento che non si sarebbe trattato certo di una buona notizia. Altrimenti, Mokuba non mi avrebbe certo telefonato con tanta urgenza.

-Sarebbe?-

-Ecco... Domani sera ci sarà il saggio di fine anno, alla Domino High School.-

Rimasi un attimo interdetto, sicuro di non aver capito bene.

-Scusa, puoi ripetere?- gli chiesi, dopo una breve pausa -Deve esserci stata un'interferenza...-

-Domani sera. Saggio di fine anno. Domino High School. Passo.- replicò telegrafico mio fratello, chiaramente prendendosi gioco di me.

-Mokuba, spero tu stia scherzando.- sbottai -Non puoi avermi davvero disturbato per dirmi questo.-

-Pensavo solo che tu lo volessi sapere, dato che Mira è venuta appositamente a casa nostra per invitarti.-

Rimasi nuovamente interdetto, incapace di replicare alcunché.

-Ha detto anche che suonerà una sua canzone, per cui immagino ci tenesse a fartela sentire...- aggiunse rapidamente mio fratello, approfittando del mio silenzio.

Impiegai qualche secondo prima di metabolizzare la portata di quello che mi aveva appena detto, e quando ci riuscii ne fui così sopraffatto da sentirmi il viso andare in fiamme. Ciò che Mokuba andava insinuando con malizia era così ovvio che persino io riuscii a cogliere dove voleva andare a parare. Provai a formulare una replica adeguata che mettesse subito a tacere ogni sua possibile fantasia al riguardo, ma la sola cosa a cui riuscivo a pensare era che Mira era venuta a cercarmi. Allora nemmeno lei era riuscita a dimenticarmi...

-Ora non ho tempo per simili sciocchezze, Mokuba. Devo andare, ci sentiamo più tardi.- feci perentorio, troncando con vigliaccheria quella conversazione.

Rientrai nel salone e mi sedetti come in tranche sulla mia poltrona, senza dire una parola.

-Here you are, mister Kaiba.- mi accolse Sutherland con impazienza -We are all longing to know what you plan to do about this.-

A quella domanda lo guardai disorientato. Cosa pensavo di fare al riguardo? Non ne avevo la minima idea... Poi mi resi conto che ovviamente non si stava riferendo all'invito che avevo appena ricevuto, ma al suo progetto industriale di cui si stava discutendo solo cinque minuti prima. Solo cinque minuti, ma che erano bastati perché Mira tornasse di nuovo nei miei pensieri, anche a migliaia di chilometri di distanza. E stavolta sentivo che non sarei riuscito ad allontanarla facilmente.

Maledissi Mokuba con tutto me stesso. Purtroppo non potevo licenziare mio fratello, ma se si fosse trattato di chiunque altro l'avrei fatto all'istante, e questa volta senza ripensamenti.

 

***

 

Anche quella giornata le trattative si rivelarono quanto mai inconcludenti, fino a quando non decidemmo di rinviarle al giorno successivo, essendosi protratte ben oltre la metà del pomeriggio. Ormai non ero l'unico a faticare a mantenere la concentrazione.

-So, will I have the honour to see you at my party, tonight?- mi domandò Sutherland, poco prima di congedarsi.

Strinsi le labbra, per nulla attratto da quell'idea. Potevo immaginarmi benissimo come sarebbe stata quella festa, in una pacchiana villa di Beverly Hills riempita di gente altrettanto pacchiana. Ma sapevo anche che sarebbe stato quantomai inopportuno se non mi fossi presentato, sicuramente l'avrebbe presa come un'offesa personale ed avrei rischiato di mandare a rotoli tutti gli sforzi fatti finora... Per cui, a malincuore, accettai di prendere parte a quella sua stupida Fiera delle Vanità.

-Of course you will.- risposi a denti stretti.

-Well, I'm really pleased about it. You won't regret that, I promise...- mi disse con finta gentilezza -However, we should take the chance to know each other better... I've heard you like games, mister Kaiba. Me too. Maybe you would also join me to play poker for a while...-

A quelle parole, non potei fare a meno di irrigidirmi, intuendo subito le sue intenzioni. Non era affatto un invito di cortesia, ma un modo subdolo per potermi studiare e sondare il mio carattere, per verificare se fossi o meno degno della sua fiducia. Apprezzai quella proposta, benché non fossi esattamente un amante del poker. Non gioco mai d'azzardo, ma sempre per vincere.

-I like your idea, even I'm afraid you've chosen the wrong person to challenge...- gli risposi in tono provocatorio.

-Time will tell, mister Kaiba.- replicò con un sorriso, fin troppo sicuro di sé -So, see you later.-

Ci scambiammo una rapida quanto necessaria stretta di mano, e finalmente mi fece il favore di levarsi dalla mia vista. Abbandonai rapido la sede della SuthGlobal, un enorme grattacielo che si stagliava imponente sulla Silicon Valley. Non male, ma l'avrei preferito con un'altra insegna e con i miei Draghi Bianchi sull'ingresso.

Raggiunsi la Chevrolet Corvette che Ronald Sutherland mi aveva gentilmente messo a disposizione, e chiesi all'autista di riportarmi subito al Four Seasons, l'hotel a cinque stelle dove sempre il suddetto esibizionista mi aveva riservato una suite. Da parte mia avrei fatto scelte ben più funzionali, ma non me ne lamentai di certo. Era solo colpa della sua testardaggine se ero dovuto recarmi di persona a Los Angeles per farlo ragionare, quindi era il minimo che potesse fare per scusarsi di avermi costretto ad un simile disagio. Comunque, con il senno di poi potevo essergli grato di avermi impedito di commettere un'enorme stupidaggine: se fossi rimasto a Domino, il mio incontro con Mira sarebbe stato inevitabile e, probabilmente, avrei finito per mandare a monte tutti i miei buoni propositi. Era da quella mattina che non facevo altro che pensare a lei e a quell'occasione mancata, emotivamente scosso al punto da non saper più se in me prevalesse il rimpianto o il sollievo. Ero riuscito ad evitarla ancora, e nella circostanza più pericolosa di tutte... Non potevo sapere con certezza quali fossero state le sue intenzioni, se si era trattato solo di una visita di cortesia o di qualcosa di più, ma sperai davvero che il non essere riuscita a parlarmi l'avesse demoralizzata a sufficienza per farla desistere da ulteriori iniziative. Non dovevamo rivederci, per nessuna ragione. Eravamo stati destinati ad incontrarci, ma non per questo a rimanere insieme. Dovevamo solo pensare a ricacciare un dio egizio nell'oblio come avevano fatto i nostri predecessori, e l'avevamo fatto. Punto e fine.

“Io non sono Sethi, lei non è Raissa.”

A quelle parole, che tante volte mi ero ripetuto per convincermi che quello che provavo per lei non era nient'altro che una suggestione, per la prima volta diedi un altro significato. Era lei soltanto, Mira, che avevo conosciuto. L'unica di cui avevo dei ricordi, l'unica con cui avevo litigato così spesso, l'unica che avevo salvato quando si era persa, l'unica con cui avevo duellato fino alla fine, l'unica assieme alla quale ero rimasto a parlare fino all'alba, l'unica che mi aveva fatto sorridere. L'unica di cui sentivo la mancanza, l'unica che volevo al mio fianco. E mi conoscevo a sufficienza per sapere che, se volevo qualcosa, non mi sarei dato pace fino a quando non l'avrei avuta, a qualunque costo.

-I've change my mind.- annunciai repentino all'autista -Take me to the airport. Now.-

 

***

 

Raggiunsi di corsa il mio jet privato, salendo di persona al posto di guida. Allacciai le cinture, controllai che tutti i parametri sul cruscotto fossero a norma, accesi il motore e poi contattai la torre di controllo, chiedendo l'autorizzazione al decollo. O, meglio, ordinando l'autorizzazione al decollo.

Non appena il carrello di atterraggio si staccò al suolo, presi coscienza di aver preso una decisione quanto mai azzardata. Le cinque del pomeriggio erano passate da un pezzo e, per quanto il mio velivolo fosse rapido e per quanta velocità gli potessi imprimere, il fuso orario mi era avverso: non sarei riuscito a tornare a Domino prima della sera del giorno dopo. Rischiavo seriamente di non arrivare in tempo per l'esibizione di Mira e, soprattutto, non sapevo se sarei riuscito a tornare indietro a Los Angeles per presenziare al party di Sutherland. C'era il serio pericolo che tutti i miei sforzi fossero destinati al fallimento. Ma, comunque, non la consideravo la peggiore delle ipotesi.

La peggiore delle ipotesi sarebbe stata non tentare affatto.

 

***

 

Atterrai all'aeroporto di Domino alle ore 21, 23 minuti e 15 secondi del 5 di giugno.

Lasciai che fosse il personale in servizio ad occuparsi di riporre il mio velivolo nel rispettivo hangar, ansioso di uscire al più presto da lì e salire sul primo taxi che avessi incontrato. Battei sul tempo una coppietta troppo indecisa e mi sedetti sul sedile posteriore, esigendo che il tassista mi portasse alla Domino High School nel più breve tempo possibile. Il fatto che mi avesse riconosciuto e che gli avessi allungato in anticipo un compenso ben superiore al dovuto fu un incentivo sufficiente a darsi da fare per soddisfare la mia richiesta.

A quel punto, costretto a subire il corso degli eventi sul retro di un taxi della peggior specie, mi resi conto di due cose. Primo, era da quella mattina che indossavo ancora lo stesso completo blu scuro. Ma decisi che era sufficientemente adatto per l'occasione, e anche se non lo fosse stato non avrei comunque avuto modo di cambiarmi prima. Secondo, questione ben meno trascurabile, non avevo assolutamente idea di quando il saggio sarebbe dovuto iniziare. Ma, data l'ora, probabilmente era già iniziato e dubitavo che sarei riuscito a trovare ancora posto nel ridotto auditorium di cui disponeva la mia vecchia scuola.

Estrassi il mio cellulare, digitando con agilità un sms.

'Sto arrivando. Sono ancora in tempo?'

Tempo un paio di minuti, e un trillo mi annunciò l'arrivo della pronta risposta di mio fratello.

'Sì tranquillo, è l'ultima. Avvisami quando sei qui, così ti vengo incontro!'

Sospirai sollevato, rilassando i muscoli finora irrigiditi per la tensione. In compenso, sentii il cuore iniziare ad accelerare il battito, preso da un'eccitazione febbrile. Non avevo davvero idea di quello che avrei fatto o detto quando l'avessi finalmente rivista, e decisi di non pensarci: non avevo messo a repentaglio un affare milionario e attraversato in volo migliaia di chilometri per cadere di nuovo nei miei stessi errori. Se ne avessi avuta l'occasione, sarei stato sincero, con lei e prima ancora con me stesso.

 

***

 

Arrivai davanti alla Domino High School alle ore 21, 57 minuti e 3 secondi.

Scesi rapido dal taxi senza perdermi in inutili chiacchiere, e mi incamminai con passo sostenuto verso l'auditorium. Anche se non avessi ricordato dove fosse, cosa per me francamente improbabile, non avrei certo fatto fatica a trovarlo. Mi bastò seguire il chiasso assordante delle persone che ne erano appena uscite: il segno inequivocabile che ero arrivato proprio nel bel mezzo dell'intervallo. Alcuni ragazzi mi passarono a lato, probabilmente dirette ai servizi o all'esterno per fumarsi una sigaretta, chi distrattamente chi, riconosciutomi, guardandomi con insistenza, di certo chiedendosi cosa diamine ci facessi di nuovo in quella scuola. Se avessero saputo la ragione, di certo la loro espressione sarebbe stata ancora più attonita.

-Seto! Sono qui!-

Vagai un attimo con lo sguardo tra la folla, fino a quando non vidi finalmente mio fratello venirmi incontro con un sorriso compiaciuto stampato sulle labbra.

-Ciao, Mokuba.- lo salutai, cercando di mantenere il mio tono il più possibile neutrale.

-Ti sei deciso a venire, alla fine.- osservò lui, incapace di astenersi dal rinfacciarmelo.

Incrociai le braccia, guardandolo con disappunto.

-Oh, finiscila. Mi sento già abbastanza ridicolo senza che ti ci metta anche tu, grazie.-

-Ok, ok.- disse lui in tono di scusa, ma senza abbandonare quel suo sorrisino -Comunque volevo dirti che i posti a sedere sono esauriti, ma puoi prendere il mio, se vuoi. Per me non è un problema...-

-Ah. Ti ringrazio.- gli risposi, piacevolmente colpito dalla sua premura -Dove sarebbe di preciso?-

-Là, terza fila sulla destra.- mi disse Mokuba, indicandomela -Proprio di fianco a Yugi.-

Gli rivolsi un'occhiataccia.

-Ci avrei scommesso.- sbottai -Ti diverti tanto a farmi dannare, vero?-

Mio fratello per tutta risposta scoppiò a ridere, abusando anche troppo della sua immunità alla mia collera. Venne salvato dal fatto che in sala avevano iniziato a spegnere le luci, annunciando agli spettatori che lo spettacolo stava per ricominciare. Mokuba se la svignò con un rapido saluto, mentre le persone che fino a quel momento erano rimaste sull'ingresso iniziarono a premere alle mie spalle per rientrare. Con la rassegnazione di un condannato a morte, percorsi il corridoio laterale e raggiunsi il posto precedentemente occupato da mio fratello.

-Posso sedermi?- domandai, senza troppi preamboli.

Nonostante il buio Yugi ci mise un secondo per riconoscermi.

-Certo. Anzi, credo che questo posto sia proprio il tuo.- mi rispose con voce fin troppo maliziosa.

Mi sedetti al suo fianco, profondamente irritato. Grazie al cielo il resto della banda dei perdenti non si era accorta di nulla, ma era solo questione di tempo prima che le luci si riaccendessero e diventassi lo zimbello della situazione. Davvero grandioso.

-Posso chiederti...- mi sussurrò poco dopo Yugi, allungandosi verso di me.

-No, non puoi.- sibilai -Anzi, ti sarei grato se ti astenessi da qualsivoglia commento.-

 

***

 

Dopo una serie interminabile di esibizioni, che quando andava bene facevano quasi addormentare per la noia, quando andava male erano così imbarazzanti da togliere del tutto la voglia di vivere, finalmente la mia vecchia preside, di cui ricordavo a malapena la faccia, salì sul palco per annunciarci che era giunto il momento del numero finale.

-...ed è con mia grande soddisfazione annunciarvi che quest'anno potrete assistere ad un'esibizione davvero speciale!- affermò con enfasi -Avrete il piacere di ascoltare una ballata per pianoforte, scritta e composta da una nostra alunna ormai prossima al diploma. Signori e signore, un caloroso applauso per Mira Muto, che suonerà per noi la sua canzone intitolata “A sky full of stars”!-

Battei le mani assieme al resto del pubblico, dopo quella presentazione quantomai ansioso di sentirla. Mi aveva raccontato che quando era ad Osaka i suoi genitori l'avevano praticamente costretta a prendere lezioni di pianoforte, ma non che sapesse anche cantare... Da parte mia non sarei certo stato in grado di valutare se si sarebbe rivelata brava o meno, ma se avevano riservato la sua esibizione per il gran finale era probabile che lo fosse davvero. Quella ragazza non finiva mai di stupirmi.

Il sipario venne sollevato, svelando al centro del palcoscenico un pianoforte illuminato con luce soffusa. Poi, quasi magicamente, apparve lei. Probabilmente complice il fatto che erano mesi che non la vedevo e che indossava un lungo ed etereo abito da sera, la riconobbi a stento. La osservai colpito raggiungere il pianoforte e prendere posto con fluidità al rispettivo seggio. Tuttavia, anziché allungare le mani verso la tastiera ed iniziare a suonare, la vidi titubare, come presa dal panico. Voltò il viso verso il pubblico, vagando con lo sguardo sperduta, fino a raggiungere la terza fila. Fino ad incrociare il mio sguardo.

Anche se distanti, potei scorgere i suoi occhi spalancarsi increduli. Era così sorpresa di vedermi che era rimasta paralizzata, fissandomi come fossi un fantasma. D'altronde nemmeno io riuscivo a distogliere lo sguardo da lei, dopo così tanto tempo passato a desiderare di rivederla. Ma quello era proprio il momento meno opportuno per farlo, perché non c'ero solo io in quella sala che la stava guardando. Eravamo tutti in attesa che iniziasse a suonare.

“Perché non inizi a suonare, Mira? Che cavolo ti prende?!?”

Neanche mi avesse appena letto nel pensiero, Mira sbatté le palpebre e parve ritornare in sé. Appoggiò con delicatezza le mani sulla tastiera, e dopo un profondo respiro iniziò a suonare.

Come ho già detto, non ci capisco nulla di musica. Benché mi fosse più volte capitato di ascoltare delle canzoni, tutte mi erano sempre rimaste indifferenti, incapaci di suscitare in me il benché minimo sentimento. Ma non quella volta, forse perché era la prima che mi interessava ascoltare davvero. E dopo una lunga e struggente melodia iniziale, Mira cantò. Cantò parole semplici, a tratti banalmente poetiche, ma che mi andarono dritte al cuore. Perché quelle strofe erano rivolte a me, e solo io potevo capirle davvero. Solo io potevo sapere di quella notte nel deserto, iniziata con l'innocuo intento di guardare le stelle e conclusasi con la consapevolezza che mi ero unito a lei più di quanto volessi, e più di quanto potessi allora rendermi conto. E Mira mi aveva voluto lì ad ascoltarla, per farmi sapere quanto anche per lei fossero state importanti quelle ore trascorse insieme, e per aggiungere tutto ciò che allora aveva pensato ma non aveva osato dirmi.

Dopo appena qualche minuto la canzone terminò, in uno scroscio di applausi. Solo io rimasi seduto, incurante di tutto se non di quella ragazza dai profondi occhi viola. Perché la sua voce e la sua musica continuavano a risuonare nel mio cuore, talmente conquistato da non osare interromperle.

 

***

 

Appena le luci si riaccesero mi alzai dalla poltrona, cercando di allontanarmi senza dare nell'occhio, prima che qualcun altro oltre a Yugi si accorgesse della mia presenza. Fuggii verso un angolo in fondo alla sala, indeciso sul da farsi. Sapevo che non avrei più avuto una simile occasione di parlare con Mira, ma la presenza di tutta quella gente intorno mi rendeva alquanto restio a sfruttarla.

Rimasi quindi fermo ad osservarla scendere dal palcoscenico assieme alla Mazaki e alle altre persone che si erano esibite quella serata, per raggiungere quel gruppetto che conoscevo bene e che era rimasto ad aspettarle per congratularsi con loro. Dopo qualche minuto, poco prima che la codardia prendesse il sopravvento e mi spingesse ad andarmene, vidi Mira incrociare il mio sguardo ed affrettarsi a congedarsi dai suoi interlocutori per raggiungermi.

Ecco, troppo tardi.

Mi si avvicinò inesorabile, con un portamento che notai essere ben più accorto del solito, probabilmente a causa dei tacchi a spillo che contribuivano a farle guadagnare qualche centimetro in più e a slanciare la sua figura. Non riuscii ad evitare di percorrerla con lo sguardo da capo a piedi, affascinato. Avevo conosciuto donne indubbiamente più attraenti e sensuali di lei, ma nessuna mi aveva mai catturato in quel modo. Forse era a causa di quell'abito così femminile, o forse del fatto che avevo finalmente chiarito con me stesso quello che provavo per lei, ma mi accorsi di non riuscire più a vederla come una sciocca ragazzina. Quello che vedevo era solo quanto fosse dannatamente bella, e lei nemmeno sembrava rendersene conto.

-Seto! Cosa ci fai qui?- mi domandò bruscamente Mira, rompendo l'incantesimo.

Inarcai un sopracciglio, indispettito.

-Mi sembra ovvio... Ma forse avrei fatto meglio a non venire, se era questo il benvenuto che mi aspettava.- replicai.

Mira si morse le labbra, mortificata.

-N-no, no! Scusa, non intendevo...- balbettò -E' che... Credevo fossi a Los Angeles!-

Mi diedi subito dello stupido per come le avevo risposto. Dannazione, dovevo cercare di riallacciare i rapporti con lei, non troncarli del tutto! Mi imposi di provare ad essere gentile, prima che Mira si indispettisse e decidesse di piantarmi in asso, o di prendermi a schiaffi. O, conoscendola, tutte e due le cose insieme.

-Infatti ero lì, fino a poche ore fa...- le spiegai -Ma poi mio fratello mi ha detto dell'invito, così sono tornato in Giappone. Avere un aereo privato ha i suoi vantaggi.-

-Ma... Non sarai mica venuto apposta solo per questo...!- protestò.

Abbozzai quello che nei progetti originali doveva essere un sorriso, ma che nella realizzazione si risolse in una smorfia imbarazzata.

-No, certo che no.- le risposi, traendo un profondo respiro per prepararmi ad una costosa e sofferta ammissione -Sono venuto apposta solo per te.-

Ecco, l'avevo detto. Addio per sempre, dignità.

-Co... come?!?- balbettò invece Mira, incredula.

-Sono venuto per te, zuccona che non sei altro.- ripetei con maggior veemenza, esasperato -Per sentire la tua canzone. Volevo...- feci una pausa, notando che la voce aveva iniziato a tremarmi -Avevo bisogno di rivederti, Mira...-

La guardai in attesa, aspettando la sua risposta. Pregando che fosse quella giusta.

-Anch'io volevo rivederti.- ammise infine -Dovevo... Devo dirti una cosa.-

Nell'udire quelle parole sentii il peso che mi opprimeva svanire di colpo, e questa volta riuscii a sorriderle. Mi avvicinai a lei fino a poter sentire il suo respiro, non riuscendo più a mantenere quelle distanze. Quindi con circospezione le presi il viso tra le mani, non sapendo bene quanto potesse essere sensibile al mio tocco, ma anche con avidità, quasi che solo allora mi fosse concesso ciò che mi era sempre spettato di diritto.

-Non è necessario. Mi hai già detto tutto quello che speravo...- le sussurrai.

Le sue labbra si allargarono in un sorriso, così morbide ed invitanti che non fui più in grado di opporre loro resistenza. Istintivamente mi piegai su di lei, chiusi gli occhi e le diedi un bacio. Non avevo idea se lo avessi fatto o meno correttamente, ma sentii Mira ricambiarmi con dolcezza e i brividi iniziare a scorrermi lungo la schiena per il piacere, per cui decisi che sì, dovevo averlo fatto nel modo giusto.

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Director's cut - Mira ***


Ciao!

Sono Mira Muto, immagino che tutti voi ormai mi conosciate... Sì, sono la cugina di Yugi Muto e sì, sono la ragazza di Seto Kaiba uff... Ma perché vi interessa tanto, non siamo qui per parlare della mia vita privata!

Oh, siamo proprio qui per questo? Eppure credevo che nel mio contratto fosse chiaramente scritto che non intendevo farlo! Ma perché Jun se ne è andata proprio ora in ferie, io non ci capisco nulla di queste clausole senza la mia agente... Sig.

E va bene, pare che molti dei miei fan siano curiosi di sapere come mi è venuta l'ispirazione per le mie canzoni. Ah, ma allora l'Autrice è riuscita a farvi bere questa storia! Beh, fingendo per un attimo che le abbia davvero scritte io, devo ammettere che in realtà vengono un po' da sé: in base al mio stato d'animo compongo al pianoforte la melodia, mentre per il testo penso alle parole che avrei voluto dire in certe situazioni, ma che per l'emozione non riesco mai a distinguere e pronunciare. Ma penso sia naturale che capiti, quando si ha fronte alla persona di cui si è innamorati... Perché sì, sono tutte canzoni dedicate a lui e sì, raccontano tutte attimi diversi della nostra storia. A volte felici, a volte più tormentati, ma tutti preziosi ed indimenticabili. Mi sembra persino di riviverli, ogni volta che le canto... E spero proprio di riuscire a trasmettere anche a voi la stessa sensazione.

Dunque, buon ascolto a tutti!

 

II – “Quei momenti solo nostri”

 

 

Heart beats fast
Colors and promises

How to be brave?
How can I love when I'm afraid to fall?
But watching you stand alone
All of my doubts suddenly goes away somehow
One step closer

 

I have died every day waiting for you
Darling, don't be afraid I have loved you

For a thousand years
I'll love you for a thousand more

 

Time stands still
Beauty in all she is

I will be brave
I will not let anything take away
What's standing in front of me
Every breath
Every hour has come to this
One step closer

 

And all along I believed I would find you
Time has brought your heart to me

I have loved you for a thousand years
I'll love you for a thousand more

 

(A thousand years – Christina Perri)

Parve durare un'eternità, quel bacio.

Eppure, quando infine ci separammo, sentii che le mie labbra non erano affatto state saziate a sufficienza dalle sue. Volevo baciarle ancora, ancora ed ancora. E nei suoi occhi blu potevo intravedere lo stesso, se non maggiore, desiderio.

Ma c'era decisamente troppa gente che si era messa a fissarci.

-Seto...- mormorai, imbarazzata come non mai -Ci stanno guardando tutti, vero?-

Lui rivolse una rapida occhiata alle mie spalle, infastidito.

-Così pare.- mi rispose con il suo miglior tono seccato -Andiamocene da qui.-

Assentii.

-Però dove?-

-Conosco un posto, vieni.- mi disse dopo una breve riflessione.

Si incamminò veloce verso l'uscita dell'auditorium, ed io lo seguii con altrettanta rapidità, impaziente di sfuggire a quegli sguardi e a quei commenti che si sollevavano al nostro passaggio. Seto li superò tutti con altezzosa superiorità, e mi condusse nell'atrio semivuoto. Attraversammo un paio di corridoi illuminati solo dalla luce dei lampioni che filtrava dalle vetrate laterali, per poi salire su una piccola scalinata a cui non avevo mai fatto caso. Dopo un paio di rampe ci ritrovammo all'ultimo piano dell'edificio, praticamente in disuso se non per alcune aule di laboratorio. Seto vi passò davanti fino a raggiungere un'uscita di sicurezza, la spinse risoluto e mi condusse su una terrazza.

-Sei sicuro che possiamo stare qui?- gli chiesi incerta.

-No, in realtà.- mi rispose, alzando le spalle con indifferenza -Ma qui di certo non verrà nessuno a disturbarci.-

Sorrisi, divertita. Tipico di Seto Kaiba, comportarsi come se il mondo intero fosse di sua proprietà.

-Eccetto il custode per cacciarci via...- ironizzai.

Lui incrociò le braccia con fare offeso.

-Tante grazie. Hai forse un'idea migliore?-

-No, in realtà no.- dovetti ammettere.

Calò un silenzio quanto mai imbarazzante. Eravamo finalmente da soli, l'uno di fronte all'altro. Non avevamo più scuse per temporeggiare, ma nessuno dei due osava iniziare a parlare per primo. La mia testa era come svuotata, incapace di ricordare alcuna delle frasi che mi ero preparata quando fantasticavo su un simile momento. E quella situazione era così surreale che nessuna di quelle che avevo immaginato sarebbe stata adeguata. Tutto ciò che mi veniva in mente era una sola, semplice domanda.

-Perché?- riuscii a dirgli infine -Perché sei scomparso in quel modo?-

Lui distolse lo sguardo con fare colpevole. Rimasi in attesa di una risposta, ma invano. Conoscevo bene quanto fosse chiuso di carattere, ma stavolta proprio non potevo tollerare quel suo dannato orgoglio. Mi doveva delle spiegazioni, non poteva comparire in quel modo, darmi un bacio e pensare che tutto fosse a posto. Avvilita, gli voltai le spalle e feci per andarmene. Non volevo farlo davvero, ma a mali estremi, estremi rimedi.

Ottenni l'effetto sperato, perché a quel gesto Seto mi afferrò rapido un braccio per trattenermi.

-No. Non andare via.- mi pregò.

Mi girai, guardandolo tristemente negli occhi e cercando di trattenere il pianto con tutta me stessa.

-Due mesi, Seto.- gli ricordai con la voce rotta -Non una visita, una telefonata, un biglietto... Nulla.-

-Ti chiedo scusa.- mormorò avvilito -Avrei voluto farlo, ma...-

Si interruppe, titubante.

-Ma cosa...?- insistetti con fermezza.

-Ma avevo paura.- ammise infine, abbassando lo sguardo.

Sbattei le palpebre senza capire.

-Avevi paura di me?-

-No, avevo paura dell'effetto che hai su di me.- disse con un tremito -E non volevo scoprire cosa sarebbe potuto succedere se ti avessi rivisto.-

A quella sua ammissione mi sciolsi come neve al sole e lo perdonai all'istante, ma la situazione era troppo allettante per non approfittarne.

-Ora mi hai rivisto.- replicai, fingendomi ancora risentita -Dunque?-

Lui si passò una mano tra i capelli, a disagio.

-Dunque, credo che non riuscirò più a stare senza di te. Proprio come temevo.- borbottò scorbutico.

Questa volta non riuscii più a trattenere un sorriso, e lo abbracciai dolcemente.

-Sei uno stupido, Seto Kaiba.-

-Lo sai che sei la prima persona che osa darmi dello stupido, vero?- fece lui risentito, ma ricambiando il mio abbraccio.

-C'è sempre una prima volta per tutto.- replicai.

Restammo ancora così per un paio di minuti. Era una sensazione talmente bella, come se tutte le mie inquietudini, tutte le mie preoccupazioni fossero scomparse nel momento stesso in cui mi aveva stretto con le sue braccia. Dopo un po' però lo sentii sospirare, turbando la serenità di quel momento.

-Cosa c'è?- gli chiesi, percependo il suo sconforto.

-Per quanto non voglia, ora devo salutarti.-

Mi staccai da lui, interdetta.

-Perché?-

-Guarda che non ero a Los Angeles in gita di piacere.- replicò con tono di rimprovero -Devo tornare là per concludere un affare... Sperando di essere ancora in tempo.-

Mi spiegò della trattativa che aveva in corso con Ronald Sutherland, e della sfida a poker che gli aveva lanciato. Una sfida che per causa mia rischiava seriamente di non poter raccogliere. Mi sentii in colpa come non mai.

-Mi dispiace, Seto...- dissi mortificata -Non dovevi disturbarti tanto per venire, stasera. Se non ce la facessi...-

Lui però mi impedì di continuare, rubandomi un bacio a tradimento. Non che io avessi opposto molta resistenza, comunque.

-Tranquilla.- mi sorrise, sicuro di sé -Io ottengo sempre tutto quello che voglio.-

 

***

 

Sunlight comes creeping in
Illuminates our skin

We watched the day go by
Stories of what we did
It made me think of you
It made me think of you

 

Under a trillion stars
We danced on top of cars

Took pictures of the state
So far from where we are
They made me think of you
They made me think of you

 

I'm in the foreign state
My thoughts they've slipped away

My words are leaving me
They caught an aeroplane
Because I thought of you
Just from the thought of you

 

Oh lights go down
In the moment we're lost and found

I just wanna be by your side
If these wings could fly
Oh damn these walls
In the moment we're ten feet tall
And how you told me after it all
We'd remember tonight
For the rest of our lives

 

(Wings - Birdy)

Passarono cinque lunghissimi giorni prima di rivederlo.

Il ricordo di quella serata continuava ad ossessionarmi, rendendomi impossibile fare nulla che non fosse pensare a lui. Fortuna che la scuola era ormai agli sgoccioli, per cui dopo le ultime verifiche i docenti avevano avuto pietà di noi e avevano allentato il ritmo delle lezioni e dei compiti a casa. Sennò era probabile che con quella scarsa concentrazione nello studio avrei guadagnato svariate insufficienze. La sola cosa in cui riuscivo ad essere davvero produttiva era la musica: quasi tutti i pomeriggi tornavo alla Domino High School per suonare il pianoforte, e presa dall'ispirazione avevo iniziato a comporre un paio di brani. Era solo cantando quello che provavo che riuscivo a buttare fuori le troppe emozioni e a trovare un po' di serenità, seppur per poco. Se possibile, sentivo la sua mancanza ancora più di prima...

La campanella iniziò a suonare con insistenza, annunciando che la mattinata era conclusa ed interrompendo la professoressa Kobayashi, strappandole una delle sue solite smorfie contrariate. Il resto della classe invece, finora mezza assopita dalle sue parole e dalla calura estiva, si ravvivò all'istante, iniziando a raccogliere le cose sul banco nell'impazienza di andarsene.

-Ragazzi, silenzio! Solo un attimo che finisco di spiegare...- ci intimò perentoria -KATSUYA, DOVE PENSI DI ANDARE?!?- sbraitò poi, all'insegna del mio amico che aveva già lo zaino in spalla pronto a fuggire.

Jono se ne tornò avvilito al suo posto in una risata generale, borbottando qualcosa a riguardo dell'assoluta mancanza di pietà di quell'arpia. Non potei che trovarmi d'accordo con lui, dato che quell'attimo si rivelò durare in realtà dieci minuti. Di più non osò proseguire con la spiegazione, nonostante non avesse affatto concluso l'argomento.

-Oltre al danno, anche la beffa!- si lamentò Jono, una volta fuori dall'aula.

-Che sia maledetta!- gli fece eco Honda -Non vedo l'ora che la scuola finisca per non rivederla mai più!-

-Io non ci tengo affatto, invece.- mormorò cupa Anzu -Al pensiero di partire per New York, sento già la vostra mancanza...-

-Beh, almeno tu hai già deciso cosa fare dopo!- si lamentò Jonouchi -Io non ne ho la minima idea...-

Al mio fianco, Yugi emise un sospiro di sconforto.

-Neanch'io...- fece mio cugino -Ma eviterei volentieri di passare il resto dei miei giorni nel negozio del nonno...-

-Potete sempre iscrivervi insieme a me all'università...- propose candidamente Ryo.

-Tu sei pazzo! Non verrei a fare con te Medicina neanche se mi pagassero...!- sbraitò Jono.

-Senza considerare che non supereresti mai il test d'ingresso...- lo punzecchiò Honda.

-EHI!-

-Non ci giurerei su questo, con la sua fortuna sfacciata...- osservò Anzu.

Jonouchi la guardò storto, profondamente offeso.

-Comunque non fa nemmeno per me.- fece Yugi, cercando di calmare le acque -Non passerei mai gli esami, in quella come in nessun'altra facoltà. E non mi risulta che esista nessuna università di Magic and Wizards...-

-Quella sì che sarebbe un'idea!- concordò Jono con sguardo sognante.

Continuando a chiacchierare spensierati, uscimmo da scuola ed attraversammo il cortile assolato. Benché ci fossimo attardati più del solito, però, anziché essere pressoché deserto potemmo notare svariati ragazzi radunati davanti alla cancellata d'ingresso.

-Che sta succedendo?- domandò Anzu, notando anche lei quella strana agitazione.

Incuriositi ci facemmo spazio in mezzo a quel capannello di gente, fino a poter vedere quale fosse la causa di tanto clamore: dall'altro lato della strada stava parcheggiata un'auto sportiva ed apparentemente molto costosa, di un lucente bianco perlato. Honda emise un fischio di ammirazione.-

-Cavoli! Ma quella è una Maserati Gran Turismo!- esclamò ammirato.

-Deve costare un sacco...- fece Ryo.

-Almeno 20 miliardi di yen.- stimò Honda con fare esperto.

-Chi è il pallone gonfiato disposto a spendere così tanto per una macchina?!?- domandò Jonouchi con disprezzo.

Probabilmente era quello che si stavano chiedendo tutti.

-Sei solo invidioso, Jono.- lo rimbeccò Anzu -La vera domanda è chi è che ha così tanti soldi da potersela permettere...-

A quella considerazione sentii il mio cuore saltare un battito. Conoscevo solo una persona, in tutta Domino City, che fosse ricco a sufficienza. Che fosse davvero...?

Mi feci largo per avanzare fino al ciglio della strada, speranzosa. E, come in un sogno, un attimo dopo la portiera dal lato del guidatore si aprì, facendo scendere un ragazzo alto e moro, vestito in maniera impeccabile. Come sempre, del resto.

-Ma quello è...-

Non feci caso a chi avesse appena parlato, e non udii il resto della frase. Non ne avevo bisogno.

-SETO!- esclamai con gioia, correndogli incontro -Sei tornato!-

Lui si tolse gli occhiali da sole che, per quanto gli stessero bene, stavano commettendo il crimine di coprire i suoi bellissimi occhi, e mi sorrise.

-Così sembra.- mi disse ironico -Non ti liberai di me così facilmente, ora.-

-Non chiedo di meglio.- gli risposi con complicità -Abbiamo un bel po' di tempo da recuperare...-

-Puoi scommetterci. Anzi, se adesso avevi degli impegni, cancellali.- ingiunse perentorio, aprendo la portiera dal lato del passeggero -Tu ora vieni a pranzo con me.-

Con quella sua ultima uscita mi lasciò del tutto interdetta. Non mi aspettavo un simile invito da parte sua... Perché quello era, nonostante avesse cercato di sembrare noncurante. Sorrisi felice.

-Agli ordini, sommo presidente!- lo presi in giro, salendo sull'auto.

Seto inarcò un sopracciglio indispettito.

-Proprio non so dove trovo la forza di sopportarti...- borbottò mentre prendeva posto al volante.

-Guarda che potrei dire lo stesso io di te!- obiettai, guardandolo storto.

Lui per tutta risposta inforcò gli occhiali da sole, girò le chiavi di accensione ed accelerò con un rombo. La partenza fu così improvvisa che sobbalzai in avanti con un grido soffocato, trattenendomi giusto in tempo per non sbattere contro il cruscotto.

-Anziché dare fiato alla bocca, faresti meglio ad allacciarti le cinture.- mi rimbeccò con un sorrisino sarcastico.

-Non ne ho avuto il tempo. Anzi, non mi hai nemmeno dato modo di salutare gli altri!- replicai.

Lui sbuffò infastidito.

-Sono rimasto fin troppo in loro presenza, grazie. Anzi, sarà meglio che tu ti decida a darmi il tuo numero di cellulare, così la prossima volta mi risparmio di doverti cercare in simili compagnie.-

Socievole come sempre, il signor Kaiba.

-Ti ringrazio di questo sforzo, allora.- ironizzai -Comunque, è andato tutto bene a Los Angeles? Ho sentito in tv che alla fine Sutherland ha approvato la fusione.-

In realtà non mi ero persa un telegiornale cercando di avere sue notizie, e quando due giorni prima era stato ufficializzato l'accordo tra la Kaiba Corporation e la SuthGlobal ero persino andata in edicola a comprare il giornale. Non tanto per i dettagli sull'acquisizione ovviamente, ma nella speranza di trovare una sua foto o intervista. Ma dimenticavo quanto fosse pessimo il rapporto che Seto Kaiba aveva con i media, e mi ero dovuta accontentare di leggere il suo nome in apertura di pochi e brevi comunicati ufficiali. Ma evitai accuratamente di svelarglielo, o mi avrebbe presa per una psicopatica.

-Non l'ha approvata affatto, ma ha dovuto firmare lo stesso.- mi spiegò Seto -Ricordi che mi aveva sfidato a poker? Beh, l'ho convinto a scommettere la sua società, ed ovviamente ha perso.-

-Hai rischiato grosso, potevi non essere così fortunato...- gli feci presente con serietà.

-Non sono stato fortunato, sono stato abile.- puntualizzò lui -Nessuno può battermi, quando si tratta di giocare a carte.-

-Nessuno, eccetto mio cugino.-

Per tutto il resto del tragitto, Seto non mi rivolse più la parola.

 

***

 

Some people live for the fortune
Some people live just for the fame

Some people live for the power, yeah
Some people live just to play the game
Some people think that the physical things
Define what's within
And I've been there before
But that life's a bore
So full of the superficial

 

Some people search for a fountain
That promises forever young

Some people need three dozen roses
And that's the only way to prove you love them
Hand me the world on a silver platter
And what good would it be
With no one to share
With no one who truly cares for me

 

Some people want it all
But I don't want nothing at all

If it ain't you, baby
If I ain't got you, baby
Some people want diamond rings
Some just want everything
But everything means nothing
If I ain't got you, yeah

 

If I ain't got you with me, baby
So nothing in this whole wide world don't mean a thing

If I ain't got you with me, baby

 

(If I ain't got you – Alicia Keys)

Nel giro di pochi giorni mi resi conto di cosa significasse frequentare Seto Kaiba.

Non era per le svariate volte che mi aveva dato buca a causa di un impegno improvviso. Non era per il poco tempo che riusciva a dedicarmi solo la sera, sempre stanco e nervoso per qualcosa che al lavoro non era andato come voleva. Ciò che non avevo messo in conto, per quanto fosse ovvio, era che lui era appunto Seto Kaiba, ovverosia una delle persone più famose e ricche di tutto il Giappone, per non dire del mondo intero. Per cui la conseguenza diretta ed immediata del fatto che avesse iniziato ad uscire con qualcuno era che aveva attirato l'attenzione dei paparazzi su di noi come le api sul miele. Ormai non riuscivamo più a mostrarci in pubblico senza che qualcuno ci fotografasse, e più di una volta ero stata colta alla sprovvista da un giornalista appostatosi davanti a casa mia, bramoso di ottenere un'intervista fino a quando Seto non l'aveva persuaso con ben poca gentilezza a smetterla di importunarmi. Per quanto fosse stato efficace però non aveva certo risolto il problema... In un batter d'occhi la mia vita intera era stata spiattellata ai quattro venti sulle riviste di gossip nei minimi dettagli, gruppo sanguigno compreso. Se aggiungiamo poi quello che i tabloid avevano definito come “il mio passato tragico” e la mia parentela con Yugi, da sempre il peggior rivale di Seto, era abbastanza chiaro il perché di una simile attenzione morbosa... Speravo che con il passare del tempo la nostra storia smettesse di essere classificabile come scoop e di fare notizia, perché sennò avrei seriamente rischiato un esaurimento nervoso.

Uscii di casa con circospezione e, una volta appurato che nessuno mi sarebbe saltato addosso armato di reflex, raggiunsi l'auto che mi stava aspettando a pochi metri con i fari accesi.

-Alla buon'ora.- mi accolse Seto, seccato per il fatto che mi stesse aspettando da ben dieci dei suoi preziosissimi minuti.

-Ciao anche a te.- gli risposi, piegandomi per dargli un leggero bacio.

-Non pensare di cavartela così facilmente, ragazzina.- fece lui con tono di rimprovero.

-Oh avanti, non è per qualche minuto di ritardo che da Vittorio ci cancelleranno la prenotazione!-

-Veramente ho cambiato idea, non ti porterò lì, stasera. E' troppo affollato per i miei gusti...-

-Oh.- feci, un po' delusa dal veder sfumare la prospettiva di un bel piatto di lasagne alla bolognese -Andiamo in un posto nuovo?-

Seto mi sorrise con fare enigmatico.

-In un certo senso...-

Detto questo mise in moto l'auto e partì con il suo slancio abituale. Per quanti sforzi cercassi di fare, Seto non volle scucire alcuna anticipazione sul ristorante dove era diretto, per cui mi dovetti rassegnare ed attendere che lo scoprissi in prima persona. Dopo un quarto d'ora di tragitto, la Maserati svoltò ed iniziò a rallentare con dolcezza, fino a fermarsi davanti ad un cancello d'ingresso che riconobbi all'istante, per quanto l'avessi visto solo una volta prima di allora.

-Oh.- riuscii solo a dire, attonita.

-Benvenuta a Villa Kaiba.- mi disse Seto, divertito dalla mia espressione.

Dunque aprì il cancello e lo superò per attraversare il viale alberato, attorniato da un giardino così grande da poter essere definito senza problemi come un parco. Raggiunto l'ingresso della villa, fermò l'auto davanti e mi intimò di scendere. Un po' titubante lo seguii, intimorita dalle dimensioni di quel posto ed incredibilmente a disagio. Era la prima volta che mi portava lì, ed il fatto non poteva che crearmi ansia: certo, non rischiavo nessun incontro imbarazzante con genitori più o meno cordiali, ma l'idea di essere accolta nel luogo dove viveva mi sconvolgeva un po'. Era come se, oltre quelle mura, mi aspettasse una parte così intima di lui che avevo quasi paura di scoprirla.

Il tempo di salire la scalinata che il portone davanti a noi venne aperto dall'interno, facendone sbucare un maggiordomo piuttosto anziano vestito di tutto punto.

-Bentornato signore... oh.- si interruppe, spalancando gli occhi per lo stupore nel vedere un'altra persona accanto a lui, tra l'altro di sesso femminile.

-La signorina Muto sarà mia ospite a cena, Yamada. Avverti la cuoca del nostro arrivo.- fece Seto con tono sbrigativo.

Il maggiordomo cercò di ricomporsi, si piegò in un inchino e sorrise ossequioso, seppur continuando a squadrarmi come se fossi una specie di extraterrestre.

-Su... Subito! Mi premurerò che tutto sia pronto il prima possibile!- balbettò, svanendo all'istante.

Seto dunque entrò nell'enorme atrio oltre la soglia, ed io lo seguii riluttante su un immacolato pavimento di marmo. Tutto ciò su cui posavo lo sguardo era bello e dall'aria costosa, tra mobili antichi, soprammobili ricercati e dipinti ad olio. Ero davvero colpita, sembrava quasi di essere in un castello europeo.

-Tu... Vivi qui?!?- esclamai sbalordita.

Lui alzò le spalle con noncuranza.

-Non è così male, una volta che ci hai fatto l'abitudine.-

Alzai lo sguardo verso il soffitto affrescato e l'enorme lampadario che pendeva da esso, dubbiosa che fosse davvero possibile abituarsi a quella vista. In quel mentre dei rumori sordi attirarono la mia attenzione, facendomi volgere il capo verso la scalinata davanti a noi.

-Ciao Seto!- salutò Mokuba con enfasi, saltellando fino all'ultimo gradino -Mira, che sorpresa!-

-Ciao.- fece Seto con voce atona.

Lo salutai anch'io, felice di rivederlo ma improvvisamente ancora più a disagio.

-Sono proprio contento di vederti!- mi disse il piccolo Kaiba con un sorriso -Era ora che mio fratello ti facesse venire qui...-

-Mokuba, non hai niente di meglio da fare?- sbottò Seto, livido in volto.

-Volevo solo fare gli onori di casa...- replicò lui con un sorrisino, che però venne spento all'istante da un'occhiata omicida da parte del fratello -Ok, me ne vado.- si affrettò ad aggiungere prima di fuggire al piano superiore -A presto, Mira! Buona serata!-

-Anche a te, ciao!- lo salutai, sempre imbarazzata ma divertita da quella scena.

Mentre Mokuba stava ancora risalendo le scale, una porta sulla sinistra venne aperta e rispuntò fuori il maggiordomo di prima, annunciandoci con recuperata flemma che la cena era servita. Lo seguimmo in un salone che sarà stato grande il doppio dell'atrio in cui ci trovavamo prima, con un enorme tavolo imbandito al centro. Seto si andò a sedere con naturalezza a capotavola, quindi il signor Yamada si avvicinò alla sedia al suo fianco, invitandomi a sedere.

-Grazie.- balbettai paonazza.

-Di nulla, signorina.- mi rispose con gentilezza, riempiendomi il bicchiere con quello che sembrava vino francese prima che lo potessi fermare.

Nel frattempo ci avevano raggiunto un paio di cameriere che, dopo essersi scambiate uno sguardo divertito alla mia vista, avevano provveduto a servirci con la più ampia varietà di sushi che avessi mai visto. Furono più che sufficienti a farmi passare ogni rimpianto per le lasagne di Vittorio.

-C'è altro che possa fare per voi?- domandò il signor Yamada con fare diligente.

-Sì. Potete congedarvi, ora.- rispose Seto freddamente.

A quelle parole i tre si volatilizzarono all'istante. Guardai il giovane accanto a me sconcertata.

-Ma... Fa sempre così?-

-Lui è così.-

Non riuscii a non scoppiare a ridere, ed anche lui si concesse un sorriso divertito, per poi iniziare a mangiare. Tuttavia mi accorsi di non avere molto appetito, ricordandomi di una questione di cui volevo parlargli e che ora, finalmente tranquilli, potevamo affrontare.

-C'è qualcosa che non va?- mi domandò lui con perspicacia, notando la mia inquietudine -Se non ti piace, posso sempre chiedere di servirci dell'altro...-

-No, no! E' tutto ottimo, davvero.- mi affrettai a tranquillizzarlo -Ma oggi mi è capitata una cosa che mi ha un po' preso alla sprovvista, e mi piacerebbe avere il tuo parere al riguardo.-

Seto appoggiò le bacchette sul piatto, rivolgendomi subito tutta la sua attenzione.

-Certo. Dimmi pure.-

Presi un bel respiro, quindi gli svelai la causa della mia inquietudine.

-Mi è arrivata una lettera, stamattina. Da parte della King Records.- gli raccontai, senza bisogno di presentare ulteriormente una delle compagnie discografiche più importanti di tutto il Giappone -Mi hanno proposto di incidere un album con loro.-

-Non mi sembra affatto una cattiva notizia, anzi.- osservò perplesso -Mi hai detto tu stessa che volevi diplomarti al conservatorio per proseguire la tua carriera musicale...-

-Sì, infatti.- riconobbi -Sarebbe il mio sogno ma... credo che il loro interesse per me sia dovuto più a chi frequento, che a come suono o canto.-

Lui distolse lo sguardo, incupitosi.

-Poco ma sicuro. Ma credo che qualunque altra casa discografica ti considererebbe soltanto da un punto di vista prettamente commerciale...- fece, quanto mai serio -Per come la vedo io hai due possibilità: o approfitti di questa occasione e ti affidi alla migliore, oppure rimuovi la causa del problema e provi a vedere se riesci a farcela con le tue sole forze.-

Le sue parole furono più dolorose di una pugnalata allo stomaco. Come al solito, la sua analisi della situazione era stata rapida quanto spietata. Ma soprattutto era la seconda opzione che mi aveva posto davanti ad avermi ferito, perché io non l'avevo nemmeno presa in considerazione e mai avrei potuto farlo.

-In pratica, fuor di metafora, mi stai suggerendo di lasciarci?- mormorai.

-Ti sto solo facendo il quadro della situazione.- rispose atono -Devi valutare tu, a cosa dare la priorità.-

Mi alzai da tavola con uno scatto, tremante e scura in volto.

-Solo tu puoi ritenere che l'orgoglio sia più importante di una persona...- gli dissi duramente -Rimani in sua compagnia, allora. Siete una coppia perfetta.-

Lui finalmente sollevò lo sguardo, allarmato. Si alzò all'istante, fermandosi davanti a me prima che riuscissi ad andarmene. E stavolta l'avrei fatto davvero, non per finta.

-Che diavolo stai dicendo?!?- esclamò sconvolto -Non ti azzardare a mettermi in bocca parole che non ho detto!-

-Ma le hai pensate.-

-Tu le hai pensate.- replicò con fermezza -Mai e poi mai ti lascerei per una simile ragione. Non ti lascerei per nessuna ragione. Ma non sei di mia proprietà, tu puoi e devi fare quello che ritieni più giusto...-

E sapevo che nel dirlo lo intendeva davvero. Sapevo quanto fosse cauto con le parole quando si trattava di esprimere i suoi sentimenti, e quanta fatica facesse a fare simili ammissioni. Lo abbracciai con slancio, profondamente commossa.

-Io voglio stare con te. Nient'altro.-

 

***

 

It's amazing how you
Can speak right to my heart.

Without saying a word
You can light up the dark.
Try as I may, I could never explain
What I hear when you don't say a thing.

 

The smile on your face
Lets me know that you need me.

There's a truth in your eyes
Saying you'll never leave me.
The touch of your hand says you'll catch me whenever I fall.
You say it best when you say nothing at all.

 

All day long I can hear
People talking out loud.

But when you hold me near
You drown out the crowd.
Try as they may, they can never define
What's been said between your heart and mine.

 

That smile on your face,
The look in your eyes,

The touch of your hand
Lets me know that you need me.
You say it best when you say nothing at all.

 

(When you say nothing at all – Ronan Keating)

Alla fine mi decisi ad accettare la proposta della King Records.

Tuttavia al momento della firma del contratto potei contare sul valido sostegno di Jun Watanabe, la legale della Kaiba Corporation specializzata in materia di proprietà intellettuale e che Seto mi aveva consigliato di scegliere come agente. Grazie a lei sono riuscita a strappare alla compagnia l'impegno a pubblicare unicamente canzoni che avessi personalmente scritto e composto, e soprattutto a non divulgare nulla che mi riguardasse senza il mio previo consenso, specialmente della mia vita privata. Una volta tutelati i miei diritti d'autore e d'immagine mi sentii pertanto molto più propensa a venir loro incontro su questioni quali tempi di registrazione, date di pubblicazione, tour promozionali e concerti. Dopo quel giorno, la mia vita cambiò completamente: iniziai a frequentare a tempo pieno il conservatorio di Domino per perfezionare la mia tecnica al pianoforte e soprattutto nel canto, aspetto su cui mi sentivo ancora troppo inesperta, mentre a casa mi dedicavo alla stesura delle canzoni, che ogni settimana andavo a provare in vista della loro registrazione presso la sede della King Records, a Tokio. Era quindi comprensibile che io e Seto riuscissimo a vederci ancora meno di prima, facendo coincidere solo raramente i nostri impegni. Grazie al cielo esistevano i week-end.

In quella assolata domenica di inizio luglio, nel tardo pomeriggio, decisi di approfittare del tempo libero che ero riuscita a metter da parte per andare da Seto, sapendolo a casa. Suonai l'ormai familiare citofono di Villa Kaiba, chiedendo al signor Yamada se poteva andarlo a chiamare.

-Subito, signorina. Si accomodi pure, nel frattempo.- mi invitò con la sua solita premura.

Attraversai rapidamente il viale e raggiunsi il porticato dell'ingresso, dove trovai Seto ad attendermi.

-Ciao.- mi salutò -Sbaglio o dovevamo vederci più tardi?-

-Sì, tranquillo.- gli risposi divertita -Ma stavo per andare a fare un po' di jogging e volevo chiederti se ti andava di venire con me.-

Lui assunse un'espressione tra lo sgomento ed il disgustato.

-Jogging? Ma come ti vengono certe idee?!?-

-Devo migliorare la mia respirazione, non ho ancora abbastanza fiato nelle note alte...- spiegai con un'alzata di spalle.

-Va bene, ma non vedo perché dovrei venire anch'io...- replicò.

-Per farmi compagnia?- gli suggerii con il mio miglior sorriso.

Lui non si lasciò affatto intenerire.

-Hanno inventato l'iPod, per quello.-

-Oh, avanti!- lo supplicai -E poi devi tenerti in forma anche tu, non puoi stare sempre davanti al computer...!-

Alla fine l'ebbi vinta, come sempre. Seto andò rassegnato a cambiarsi, quindi partimmo subito diretti verso il lungo mare, poco distante e perfetto per correre. Non per niente c'erano svariate persone dedite alla stessa attività, anche se in apparenza ben più allenate di noi. Dopo una decina di minuti infatti iniziai già a sentire una fitta all'addome e ad accusare i primi segni di stanchezza, probabilmente anche a causa del sole che, sebbene ormai stesse tramontando, era fin troppo opprimente. Avevo proprio sopravvalutato la mia resistenza, e sottovalutato il fatto che era quasi un mese che non facevo attività fisica... Ben presto non ebbi più nemmeno il fiato per replicare alle lamentele di Seto. Tuttavia ero caparbiamente determinata a tenere duro, per cui strinsi i denti e mi feci coraggio.

-Basta, dai. Torniamo indietro.- mi supplicò Seto una volta arrivati fino al molo.

Mi fermai ansimante, approfittandone per recuperare fiato.

-Ok, permesso accordato.- gli risposi, soddisfatta della distanza percorsa -Certo che sei proprio uno sfaticato!-

Lui mi fulminò con lo sguardo.

-Sfaticato a chi?- sbottò -Ma se stai ansimando così tanto che non riusciresti a fare mezzo metro in più...-

In effetti, nonostante tutte le storie che aveva fatto, lui aveva dimostrato di possedere una resistenza ben maggiore della mia. Benché fosse fuori allenamento aveva un fisico abbastanza atletico e robusto da aver retto bene per tutto il tragitto. Ma non sarei stata certo io ad ingigantire ulteriormente il suo ego, riconoscendoglielo.

-Posso correre ancora quanto mi pare e piace, a differenza tua!- replicai quindi con fierezza.

-Ah sì?- mi fece lui con tono beffardo -Allora vediamo chi riesce ad arrivare per primo a casa mia...!-

-E' una sfida?-

Le sue labbra si piegarono in uno dei suoi sorrisini maliziosi.

-Puoi scommetterci, ragazzina.-

-Allora hai già perso.- feci io, scattando subito in avanti.

Sentii dietro di me Seto darmi della vigliacca e qualcos'altro, per poi risparmiare il fiato per corrermi dietro. In breve fu alle mie spalle, recuperando senza fatica il poco vantaggio che speravo di avere. Dannazione alle sue gambe lunghe.

-Sei lenta.- mi provocò, fiancheggiandomi.

-Sei antipatico.- replicai con il fiato corto.

Tuttavia, per quanto mi costasse ammetterlo, aveva ragione lui. Ero troppo stanca per tenere quell'andatura, non per così tanto. Sentii la fitta all'addome acuirsi ancora di più, e la vista iniziò ad annebbiarsi. Dopo qualche minuto fui costretta a rallentare l'andatura, mentre Seto mi aveva ormai distanziato di un centinaio di metri. Distacco che aumentò ancora di più ad ogni passo, fino a quando non lo vidi curvare e scomparire dalla mia vista. Maledizione. Ma non sarei riuscita a reggere oltre, per cui tanto valeva rassegnarsi alla sconfitta e alle frecciatine che mi avrebbero accolto all'arrivo. Diminuii la velocità fino a camminare, facendo profondi respiri per rallentare il battito cardiaco. Ma non appena svoltai l'angolo il mio cuore fece un sussulto, riconoscendo il ragazzo che se ne stava seduto con indolenza su una panchina.

-SETO!- esclamai, stupefatta -Cosa stai facendo?-

Lui si alzò in piedi, stiracchiandosi.

-Ti stavo aspettando.- mi rispose con un sorriso -Non potevo lasciarti indietro.-

Quindi con naturalezza si avvicinò e mi prese per mano. Sussultai. Era la prima volta che lo faceva. Si trattava un gesto semplice, vero, ma anche così intimo. Un gesto che, da parte sua, valeva più di mille parole.

Sorrisi.

-Grazie.-

Detto questo, ci reincamminammo verso casa sua, fianco a fianco.

-Comunque avrei vinto io.- ci tenne a precisare Seto poco dopo.

 

***

 

I was nurtured, I was sheltered
I was curious and young
I was searching for that something

Trying to find it on the run
Oh, and just when I stopped looking
I saw just how far I'd come
In this life, in this life

 

I have faltered, I have stumbled
I have found my feet again

I've been angry and I've been shaken
Found a new place to begin
And my persistence to make a difference
Has led me safe into your hands
In this life, in this life

 

I was put here for a reason
I was born into this world

And I'm living and I'm believing
That I was meant to be your girl
In this life, in this life

 

You give me love, you give me light
Show me everything's been happening

I've opened up my eyes, I'm following
Three steps fight an honest fight
Two hearts that can start a fire
One love is all I need in this life

 

(In this life – Delta Goodrem)

Eisuke Muto.

Chijo Ogawa.

Quei due nomi erano scolpiti sulle due lapidi scure di fronte a me con la stessa profondità con cui erano incisi nella mia anima. Mi avevano insegnato, sin da bambina, a nascondere i pollici quando li accompagnavo al cimitero per rendere omaggio ai nonni, ogni anno, durante la festività dell'Obun. Un gesto scaramantico, mi era stato detto, per garantire una lunga vita ai propri genitori. E invece quell'anno, quel 15 di agosto, erano state le loro tombe, che ero andata a visitare.

Mi chinai sul terreno, accedendo un bastoncino di incenso. Ma presto si sarebbe spento. Presto le mie impronte sulla ghiaia sarebbero scomparse, senza lasciare traccia, come se non ci fossero mai state. Le loro ceneri, invece, sarebbero rimaste lì, in quel posto così sbagliato.

Una mano mi si posò su una spalla, con delicatezza.

-Stai bene?- mi domandò Seto, preoccupato -Stai tremando.-

Annuii debolmente, rialzandomi da terra.

-No, non sto bene. Ma dovevo venire lo stesso, a salutarli.- ammisi -Ti ringrazio per avermi accompagnato. Possiamo andare, ora.-

Mi abbracciò dolcemente, trasmettendomi un po' di quel calore che, nonostante il sole battente, mi aveva del tutto abbandonato. Era destino che la mia vita fosse andata in frantumi, come era destino che fosse lui a raccoglierne i pezzi per rimetterli insieme.

-Va bene. Sicura di non voler andare da nessun'altra parte, prima? Abbiamo ancora un po' di tempo.-

Non avevo bisogno di pensarci su. Non c'era nessun posto ad Osaka in cui desiderassi tornare: mi avrebbe fatto troppo male rivedere la mia vecchia casa, ora abitata da chissà quali sconosciuti, e di certo non sentivo la mancanza dell'Imperial College o delle mie passate compagne di classe. C'era solo una persona, che volevo incontrare di nuovo.

Il suono dello scacciapensieri risuonò ancora come lo ricordavo, quando varcai la soglia dello Unicorn's Corner. Tutto era come l'avevo lasciato: gli scaffali stracarichi di manga, i giochi di ruolo nell'angolo, le carte di Magic and Wizards esposte orgogliosamente sul bancone. Una voce giunse soffocata dal retrobottega, subito seguita da quella figura spigolosa a me tanto cara.

-Buongiorn... oh!- esclamò, facendo cadere a terra una scatola.

-Buongiorno, signor Taichi.- lo salutai, con un sorriso.

Il mio vecchio maestro corse subito ad abbracciarmi, trattenendo a stento la commozione.

-Questa sì che è una sorpresa!- esclamò -Temevo quasi ti fossi dimenticata di questo povero vecchio!-

-Non dica sciocchezze, non potrei mai!- protestai -Ha ricevuto la mia cartolina dall'Egitto, vero?-

-Certo!- annuì con vigore -Deve essere stato un bel viaggio!-

-Indimenticabile.- ammisi, pur senza rivelarne il motivo.

Restammo a chiacchierare un po', aggiornandoci sulle nostre ultime vicende.

-Sono davvero contento per te, Mira. Non credo di averti mai visto così... luminosa.-

Sorrisi, un po' imbarazzata da quel complimento. Però era vero, ora guardavo il mondo con gli occhi diversi, a colori, senza inquietudini che lo sbiadissero.

-Grazie...- risposi -Ora però devo davvero andare. Mi stanno aspettando.-

Il signor Taichi guardò oltre la mia spalla, verso il ragazzo che si intravedeva oltre la vetrina.

-E' lui?- domandò, allusivo.

-Sì.-

-Sei felice?- domandò, circospetto.

-Sì.-

-Molto bene. Vai, allora!- mi incitò con calore.

Lo abbracciai un'ultima volta, quindi mi voltai verso la porta d'ingresso. Prima di uscire però mi fermai, lo sguardo attratto da un'immagine appesa, proprio accanto a quella di Yugi che avevo visto la prima volta che ero entrata in quel negozio. Lo riconobbi subito, dato che si trattava del manifesto promozionale del mio singolo, A sky full of stars, che la King Records aveva deciso di rilasciare in anteprima. Il signor Taichi mi si avvicinò, battendomi con fare paterno una mano sulla schiena.

-Te l'avevo detto, che il prossimo poster che avrei appeso sarebbe stato il tuo.-

 

***

 

Lyin' here with you so close to me
It's hard to fight these feelings when it feels so hard to breathe

Caught up in this moment
Caught up in your smile

 

I've never opened up to anyone
So hard to hold back when I'm holding you in my arms

We don't need to rush this
Let's just take it slow

 

I know that if we give this a little time
It'll only bring us closer to the love we wanna find

It's never felt so real, no it's never felt so right
No, I don't want to say goodnight
I know it's time to leave, but you'll be in my dreams
Tonight

 

Just a kiss on your lips in the moonlight
Just a touch of the fire burning so bright

No, I don't want to mess this thing up
I don't want to push too far
Just a shot in the dark that you just might
Be the one I've been waiting for my whole life
So baby I'm alright, oh, let's do this right, with just a kiss goodnight
With a kiss goodnight

 

(Just a kiss – Lady Antebellum)

Per quanto Seto Kaiba avesse cercato di tenermelo nascosto, ero riuscita a scoprire da fonti a lui vicine (leggi: suo fratello) quale fosse la data del suo compleanno. Giorno che ormai si era fatto pericolosamente prossimo, senza che io avessi avuto ancora un'idea decente su cosa regalargli.

-Cosa si può regalare a qualcuno che ha già tutto quello che vuole?- domandai con un sospiro.

L'espressione di Anzu si fece pensosa, per quanto sfocata a causa della non ottimale resa della web-cam, nostro principale mezzo di comunicazione da quando era partita per New York.

-A me lo chiedi? Sei tu che stai insieme a Seto Kaiba, non io! L'unica cosa che potrei dargli da parte mia è un ceffone...-

-Ti prego, sono disperata...-

La mia amica sbuffò con sufficienza.

-Qualunque cosa bianca e/o blu andrà benissimo!-

Cercai di mantenermi seria per amor di Seto, per quanto dentro di me stessi sghignazzando a più non posso.

-Seriamente, Anzu!- la rimproverai.

-Secondo me ti stai facendo troppi problemi... Se ha già tutto quello che vuole, regalagli qualcosa che tu vuoi che abbia. Apprezzerà sicuramente il pensiero.- mi disse lei, facendomi un occhiolino.

La faceva facile, lei.

-Grazie del consiglio.- le dissi sconfortata, prima di salutarla e lasciare che proseguisse una stucchevole conversazione con mio cugino.

Rimasi a rimuginare sulle parole della mia amica per svariati giorni, quasi fosse un enigma da risolvere, fino a quando venni colta da un'illuminazione. Sì, gli avrei regalato qualcosa che mai, ma proprio mai, lui si sarebbe preso da solo.

Il 25 di ottobre, il giorno fatidico, mi svegliai all'alba in modo da raggiungere per tempo Villa Kaiba. Con l'aiuto di Mokuba mi intrufolai di soppiatto, andai in cucina per farmi dare dalla cuoca il vassoio con la colazione abituale di Seto, ed infine salii al piano superiore, fermandomi davanti alla sua camera. Bussai alla porta, in maniera ritmicamente simile alla marcia di Radetzky.

-Avanti.- mi rispose dall'altro lato la sua voce, assonnata e scorbutica come solo la mattina presto sa essere.

Entrai nella sua stanza già prontamente illuminata dalle tende, la seconda cosa che, sospettavo, al risveglio Seto apriva subito dopo i suoi occhi. Nel vedermi la sua espressione fu così sbalordita da essere indescrivibile.

-MIRA!- esclamò a bocca aperta.

-Buondì!- cinguettai allegra, posando il vassoio sul suo comodino.

-Che cosa ci fai qui?!?-

-Ti ho portato la colazione.- risposi innocentemente.

-Sì, ci ero arrivato...- sbuffò, alzando gli occhi al cielo -Intendevo cosa ci fai qui ora. Lo sai che non ho tempo, la mattina. Devo andare al lavoro.-

-Non oggi.- replicai io, tendendogli un foglio appena estratto dalla tasca, ormai tutto stropicciato.

-Che roba è...?- borbottò lui, allungando la mano per prenderlo con sguardo preoccupato, che divenne subito alterato non appena lo riconobbe -EHI! Come hai osato strappare in modo così barbaro la mia agenda?!? E soprattutto, chi diavolo te l'ha data?!?-

Rimasi a guardarlo, profondamente divertita, a braccia conserte, aspettando che la smettesse con il suo sproloquio, quindi mi decisi a rispondergli.

-Mi è bastato chiedere ad Isono.- gli spiegai con un'alzata di spalle -Tanto quella pagina non ti serve più, visto che gli ho anche chiesto di cancellare tutti i tuoi appuntamenti di oggi.-

-Tu COSA?!?-

-Beh, dato che è il tuo compleanno, ho pensato di regalarti un giorno di ferie...- gli dissi sorridendo -A proposito... Tanti auguri!-

Passò un bel po' prima che Seto riuscisse a farsi passare l'attacco isterico che gli avevo causato e accettare l'idea che, se per un giorno non avesse lavorato, non avrebbe provocato la fine del mondo. Una volta rassegnatosi all'irreparabile e persuaso a non licenziare Isono per essersi reso mio complice in quel crimine efferato, si calmò e mi concesse un bacio pacificatore.

-Tu mi fai davvero impazzire, lo sai?- fece, scompigliandomi i capelli come faceva sempre per indispettirmi.

Che, nel suo linguaggio in codice, significava “grazie”.

Fu in assoluto la giornata più spensierata che avessimo mai trascorso insieme. Mi ero premurata di confiscargli cellulare e portatile, per cui nessuno avrebbe potuto disturbarci. Il pomeriggio, una volta tornato da scuola, Mokuba si unì a noi e andammo a fare una passeggiata nel parco fino al tramonto. Cenammo tutti insieme, costringemmo Seto a spegnere le candeline sulla sua torta, ed infine ci radunammo nel salone per giocare. A Magic and Wizards, ovviamente.

-Hai perso!- esultai -Vai, Tessitrice d'ali, attacca!-

Purtroppo a quella mossa Seto non si scompose affatto, anzi.

-Non credo proprio.- replicò secco, scoprendo la sua carta coperta -Attivo Anello della Distruzione: per cui dì addio alla tua fata e a 2750 Life Points...-

-Ma come!- mi lamentai, guardando il mio mostro andare distrutto e i miei Life Points scendere a zero.

-Rivincita?- mi domandò lui, con un sorrisino divertito.

-No, grazie. Tre sconfitte mi bastano, per oggi.- borbottai, gettandomi sconsolata sul divano.

Davanti a me crepitava piacevolmente il fuoco nel camino, l'unica fonte di rumore rimasta a tenerci compagnia. Mokuba era andato a dormire da un pezzo, e guardando l'orologio a pendolo mi accorsi che era già passata la mezzanotte. Eravamo così presi dal duello, che mi ero a malapena accorta del passare del tempo. Seto mi raggiunse, sedendosi accanto a me.

-Non hai speranze di battermi, finché ti ostini a usare quelle carte così scarse...- mi punzecchiò.

-Ti ho già detto e ripetuto che non le voglio cambiare, ci sono affezionata!- replicai -E poi, sono tutti bravi a vincere con le carte più forti...-

Era una provocazione troppo diretta perché non andasse a segno. Appoggiò il braccio sulla sponda del divano, piegandosi su di me con aria minacciosa.

-Stai cercando di farmi arrabbiare, ragazzina?-

-Mi sembra di esserci già riuscita.- osservai, sprezzante del pericolo.

-Fossi nei tuoi panni sarei più cauta con le parole...- mormorò, avvicinando il suo viso al mio -Forse non te ne sei accorta, ma è notte fonda e tu sei a casa mia, sul mio divano, senza via di fuga e nessuno nei paraggi. Posso fare di te quello che voglio.-

Panico.

Non potevo sapere con quanta malizia avesse pronunciato quella frase, ma dal suo tono e dalle circostanze il suo duplice significato non poté che allarmarmi. Seto era sopra di me, così vicino che potevo sentire il suo respiro sulla pelle e i capelli solleticarmi il viso. I suoi occhi luccicavano nella penombra, guardandomi in modo così provocante da farmi girare la testa, come ubriaca. Ma ero certa di aver bevuto un solo bicchiere di champagne, a cena, e ore prima. No, quello che mi stava facendo battere il cuore all'impazzata, bloccare il respiro e tremare per i brividi era proprio lui. Santo cielo quanto era bello... Ma lo desideravo tanto quanto ne avevo paura. Ero certa di amarlo, e sapevo che non avrei mai potuto amare nessuno allo stesso modo. Volevo che fosse con lui, la mia prima volta. Ma non eravamo mai andati oltre al bacio, finora, per cui non avevo mai preso seriamente in considerazione quell'ipotesi, se non come una possibilità futura, remota.

Non ero pronta.

-Appunto, è notte fonda.- riuscii a dire, nonostante la gola fattasi improvvisamente secca -Devo tornare, la zia mi uccide se faccio tardi anche stasera.-

Era una scusa talmente debole che non riuscii nemmeno a dirla con convinzione. Era vero che mia zia non voleva che tornassi a casa troppo tardi, ma era altrettanto vero che non me ne ero mai fatta un problema. E Seto questo lo sapeva. Lo vidi sbattere le palpebre come se avesse appena ricevuto uno schiaffo, per poi distogliere subito lo sguardo. Tutta l'atmosfera che si era creata andò in frantumi, facendo penetrare il gelo.

-Andiamo, allora. Ti riaccompagno a casa.- mi disse con voce atona.

Il tragitto in auto fu il più lungo e silenzioso che avessi mai fatto. Temevo che a causa del mio comportamento si fosse sentito respinto, che l'avessi ferito, offeso. Ma non avevo il coraggio di affrontare quello che era successo poco prima, perché non avrei saputo come giustificarmi. E questo sarebbe stato ancora peggio, perché di certo l'avrebbe interpretato come sintomo di indecisione su quello che provavo per lui. Non esisteva il grigio, nella sua scala dei colori.

Infine Seto fermò la sua Maserati davanti all'ingresso del Turtle Game. Ma non spense il motore, come faceva sempre per potermi salutare con calma. Già da quello compresi che sì, l'avevo ferito.

-Buonanotte.- mi disse freddamente.

Nessun bacio, nessuno sguardo, nessun calore. Niente. L'unica cosa che sentii, fu il senso di nausea che mi aveva accompagnato durante tutto il viaggio acuirsi ancora di più.

-Buonanotte.- mormorai abbattuta.

Scesi meccanicamente dall'auto, ma quando fu il momento di chiudere la portiera alle mie spalle non ce la feci. Mi avrebbe stracciato il cuore, lasciarlo in quel modo.

Risalii in macchina con rinnovata decisione, e finalmente lui mi guardò, anche se sempre in modo distaccato.

-Che c'è?-

Era ben nascosta, con cura, quella sfumatura di attesa nella sua voce. Ma la riconobbi lo stesso, perché io la stavo cercando con altrettanta attenzione, pronta ad aggrapparmi ad essa.

-Ti amo.- gli confessai d'impeto -Voglio che tu sappia che ti amo. Non fraintendere il mio comportamento di poco fa, ti prego.-

Lui socchiuse le labbra, preso alla sprovvista da quella rivelazione. Allungò una mano con cautela, incredulo, sfiorandomi il viso.

-Dimmelo ancora.- mi sussurrò.

Non resistetti più, e lo baciai di slancio, con urgenza. Come se fossi sul punto di soffocare, e avessi bisogno del suo ossigeno per sopravvivere. Ma avevo davvero bisogno di lui, per vivere.

-Ti amo.- gli ripetei quindi, con maggiore convinzione.

Allora lui mi strinse forte a sé, baciandomi con ancora più desiderio.

-Ancora.- mi ingiunse, la voce roca.

Un altro bacio.

-Ti amo.-

Un altro ancora.

-Suona così bene, detto da te.- mormorò.

-Suona così bene, detto a te.-

 

***

 

All along it was a fever
A cold with high-headed believers

I threw my hands in the air, I said show me something
He said, if you dare come a little closer
Round and around and around and around we go
Ohhh now tell me now tell me now tell me now you know

 

It’s not much of a life you’re living
It’s not just something you take, it’s given
Ohhh the reason I hold on
Ohhh cause I need this hole gone

 

Funny all the broken ones
But I’m the only one who needed saving

'Cause when you never see the lights
It’s hard to know which one of us is caving

 

Not really sure how to feel about it
Something in the way you move

Makes me feel like I can’t live without you
It takes me all the way
I want you to stay

 

(Stay – Rihanna)

Chiusi con soddisfazione la valigia, felice di averla riempita nel più breve tempo possibile e di essermi levata quell'incombenza, quindi mi voltai verso l'armadio, alla ricerca di qualcosa che potessi indossare quella sera che non avessi appena impacchettato. Optai per un sempre valido abbinamento gonna a pieghe con camicia, quindi uscii dalla mia stanza in tutta fretta.

-Ciao a tutti!- feci alla mia famiglia, seduta in soggiorno davanti alla televisione -Ci vediamo domattina!-

-A domani, ciao!- fece lo zio Sugoroku.

-Buona serata!- esclamò Yugi -E salutami Seto!-

-NON FARE TARDI!- mi gridò invece dietro mia zia, mentre mi chiudevo la porta d'ingresso alle spalle.

Sorrisi tra me e me, non essendo certa di poter mantenere quella promessa. Il giorno dopo sarei dovuta partire per il mio primo tour di concerti e, sebbene si sarebbero trattate di sole dieci tappe, erano più che sufficienti per costringermi a stare via da casa per due settimane. Una vera seccatura, se consideriamo che in quel periodo erano ricompresi il mio compleanno e, poco dopo, capodanno. E comunque era troppo tempo da passare lontano dalla mia famiglia, ma soprattutto lontano da Seto. Non sarebbe stato facile salutarlo, quella sera.

Tuttavia quando fui sulla strada mi accorsi che non c'era la solita Maserati bianca ad attendermi davanti a casa, ma Isono accanto alla sua limousine.

-Isono!- lo salutai sorpresa -Che succede?-

-Buonasera, signorina.- mi disse con un lieve cenno di capo -Il signor Kaiba mi ha mandato a prenderla. Pare che ci sia stato un guasto tecnico agli impianti di sicurezza della sede, e si è dovuto recare di persona per provvedervi. Comunque, sono certo che sarà di ritorno in poco tempo.-

Mi rabbuiai, l'entusiasmo che mi animava svanito a quella cattiva notizia. Ci mancava pure questa.

-Lo spero.- sospirai.

Avevo riposto male le mie speranze. Passarono le ore, e di Seto nemmeno l'ombra. Una volta arrivate le undici e mezza, Mokuba, che mi aveva tenuto compagnia fino a quel momento, mi salutò per andare a dormire, non riuscendo più a reggere il sonno.

-Non ti preoccupare, vai pure.- lo tranquillizzai con un sorriso.

-Vedrai che adesso arriva.- mi disse lui, dolce come sempre.

-Lo spero.- sussurrai, ma con molta meno convinzione di quella che avevo usato con Isono.

Anche Mokuba se ne andò, lasciandomi sola in quell'enorme salone vuoto. Persino i domestici si erano tutti ritirati, avendo chiesto loro di non preoccuparsi per me. Sarei comunque rimasta ad aspettare Seto, gli avevo detto. Ci avrebbe pensato lui, a riaccompagnarmi a casa. Non potevo non vederlo. Non quella sera.

Passò un'altra ora. Controllai nuovamente il mio cellulare, ma niente. Scrissi a Seto un sms, chiedendogli dove fosse finito, ma senza risposta. Abbandonai sul divano uno dei pochi libri di narrativa che avevo scovato in biblioteca ed iniziato a leggere, “Il grande Gatsby”, consapevole che di quel passo più che tenermi compagnia avrebbe finito per farmi addormentare. Non sapevo che fare. Avevo un treno per Tokio tra sole sei ore, ed io ero lì ad aspettare una persona che non sapevo nemmeno più se sarebbe venuta. Eppure lui doveva saperlo, quello... D'altronde non era neanche colpa sua, se aveva avuto quell'imprevisto. Dannata Kaiba Corporation. Possibile che soltanto Seto potesse riparare quel guasto?!? Che manica di imbecilli.

Comunque, l'unica cosa che potevo fare era aspettarlo, non potevo certo ritornare a casa da sola, dall'altro lato della città, a piedi, all'una di notte. Prima o poi sarebbe pur dovuto tornare... Però non ce la facevo proprio più, a tenere gli occhi aperti. Dovevo riposare, anche solo un attimo. Se al concerto che mi aspettava la sera seguente avessi avuto le borse sotto agli occhi, Jun mi avrebbe semplicemente fatto a pezzi per la mia trascuratezza e blablabla. Però non potevo addormentarmi sul divano, o mi sarebbe venuto il torcicollo. Forse... forse potevo andare in camera di Seto. Almeno mi avrebbe trovato, una volta tornato. E tanto non l'avrebbe mai scoperto nessuno.

Salii in punta di piedi le scale e andai al piano di sopra, aprendo con cautela la porta della sua stanza ed infilandomici dentro. Era buia, ma con una fioca luce che penetrava da dietro le tende leggermente socchiuse. Mi avvicinai al suo morbido letto a baldacchino, scostai un poco la trapunta e mi raggomitolai sotto di essa, al calduccio. Chiusi gli occhi, crogiolandomi in quella sensazione. Era bello, stare lì sdraiati dove dormiva sempre lui. Potevo persino sentire il suo profumo, se avvicinavo il viso al cuscino. Era un po' come se fosse lì con me, in fondo.

Non mi accorsi proprio di quando mi addormentai, ma mi accorsi della mano che, seppur lievemente, mi aveva appena accarezzato, svegliandomi. Socchiusi gli occhi, incontrando lo sguardo del ragazzo sdraiato al mio fianco.

-Ciao.- gli mormorai.

-Ciao.- mi rispose lui -Perdonami, non sono riuscito a tornare prima... Mi dispiace averti abbandonato in quel modo.-

Mi rintanai tra le sue braccia, bisognosa di un abbraccio.

-Non importa. Sei qui, ora.- gli dissi con dolcezza -Almeno sei riuscito a sistemare il guasto?-

Seto emise un sospiro, stropicciandosi gli occhi affaticati.

-Non era un guasto, ma un hacker.- mi spiegò -Non so come, ma è riuscito ad introdursi nel sistema. Ho dovuto formattarlo, avviarne uno nuovo con i dati di backup e programmare altri firewall. Un incubo.-

-Ah, ecco perché ci hai messo tanto...-

Lo vidi sorridere nella penombra.

-Potrei farci l'abitudine però, se ritrovassi sempre una ragazza ad aspettarmi nel mio letto...-

Mi sollevai, guardandolo dall'alto in basso con fare offeso.

-Devi soltanto provarci.- gli risposi minacciosa -L'ho fatto solo perché altrimenti non ci saremmo più visti per due settimane.-

Lui si allungò verso di me, avvicinando il mio viso al suo per darmi un bacio.

-Pensi davvero che ti avrei lasciata partire senza salutarti?-

Non risposi, improvvisamente senza fiato. Seto aveva continuato a baciarmi, scendendo lungo il collo, piano, con delicatezza. Sentii un brivido di piacere scorrermi lungo la schiena, facendomi tremare. Gli passai una mano tra i capelli, aggrappandomi ad essi, nella tacita richiesta di non smettere. E lui continuò, sempre più giù, sempre più famelico, facendomi ansimare, incapace di resistergli, ormai irrimediabilmente dipendente da lui e dai suoi baci. Poi mi sfiorò con una mano la gamba sinistra, accarezzandola, risalendo fino al bordo della gonna ed oltre ad esso. Quando realizzai quello che stava succedendo, era troppo tardi perché potessi farmi prendere dal panico come mi era successo la volta precedente. Quella volta, lo desideravo così tanto che l'unica cosa di cui avevo paura era che si fermasse, costringendomi a salutarlo, ad andare via dal ragazzo che amavo. Volevo restare lì, in quel letto sfatto, come lui stava disfacendo ogni mia resistenza, ogni mio pudore. Istintivamente portai le mani su di lui, sollevando la sua maglietta, sentendo il bisogno di percepire il calore della sua pelle sulla mia, facendolo fremere a quel tocco.

-Hai le mani gelate.- osservò, con voce roca.

-Scusa...- balbettai, ritraendole di scatto.

-No, non ti fermare.- mi pregò, prendendomi ai fianchi, e portandomi su di lui.

Da quel momento, fu tutto molto rapido, confuso, convulso. E ci ritrovammo in breve svestiti, affannati, accaldati. Io impacciata, lui ben più sicuro nonostante non avesse affatto più esperienza di me. Ma è sempre sicuro di sé, Seto Kaiba. Sa sempre cosa fare, perché sa sempre cosa vuole.

-Ti voglio.- mi annunciò ansimante, fissandomi negli occhi con desiderio.

Ed io ricambiai quello sguardo.

Quella notte, feci l'amore per la prima volta, e poi un'altra ancora. All'inizio con cautela, dolcemente, e poi molto più appassionati, con impellenza, prima che il nostro tempo si esaurisse. Prima che le luci dell'alba venissero ad illuminarci, e ad annunciarci che dovevamo separarci.

 

Quando arrivò il 30 dicembre ero così impaziente che mi svegliai ben prima del suono della sveglia, che comunque avevo appositamente anticipato di un'ora rispetto alle mie abitudini. Ovviamente tutta quella mia frenesia non era dovuta alle prove che dovevo andare a fare in teatro per il concerto di quella sera, ma alla scatola che conservavo gelosamente sul comodino della mia stanza d'albergo. Me l'aveva data Seto quel mattino, una volta giunto il momento di salutarci prima che partissi per la tournée, intimandomi però di aprirla solo al mio compleanno. E, finalmente, quel giorno era arrivato. Ora avevo 18 anni, ma soprattutto potevo aprire il suo regalo.

Lo presi tra le mani con trepidazione, soppesandolo. Non era affatto pesante, per cui doveva contenere qualcosa di piccolo e delicato. Ma dubitavo si trattasse di un gioiello, non era proprio da lui fare quel genere di regali, come non mi avrebbe mai comprato nulla di futile e vuoto come rose o cioccolatini. Né desideravo riceverli, e lui lo sapeva bene. Ma ora non era più necessario accontentarmi di fare delle congetture, potevo scoprire subito cosa contenesse. E poi se non ci si fa troppe aspettative non si rischia di rimanere delusi. Sciolsi il sottile nastro azzurro che lo avvolgeva e sollevai il coperchio, svelandone il contenuto.

Una chiave.

La presi tra le mani con perplessità, e la squadrai con minuzia da tutti i lati cercando di capire che accidenti volesse dire, ma niente. Era solo una normalissima chiave.

Ok, va bene non farsi troppe aspettative ma... ma dico stiamo scherzando?!?

Poi però mi accorsi di un biglietto sul fondo della scatola, e in me si riaccese la speranza che, forse, non stavo insieme ad un completo imbecille. Lo aprii con delicatezza, cercando di non rovinarlo, e quando lo lessi sorrisi felice, capendo finalmente il significato di quel regalo. Era più breve di quanto pensassi, con poche frasi scritte nella sua grafia spigolosa, ma che andavano al di là di ogni possibile attesa:

Da oggi sei maggiorenne, quindi d'ora in poi sarai solo tu a decidere della tua vita.

E, se lo desideri, puoi venire a trascorrerla da me.

Io sarò lì ad aspettarti.

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Director's cut - Yugi ***


Uh? Cosa?

Tocca davvero a me?!?

Ne siete proprio sicuri? Non sarebbe meglio che ci pensi l'altro me stesso?

Beh, sì, è vero che ora si trova nell'Antico Egitto... Ma non capisco perché l'Autrice non possa ricorrere ad un flashback come ha fatto finora! Lui è molto più bravo di me a parlare in pubblico...

E va bene...

Scusatemi per prima, ma sono un po' imbarazzato, non mi piace stare troppo al centro dell'attenzione. Ma purtroppo il sensei ha deciso di intitolare un manga con il mio nome, quindi ora ne subisco le conseguenze. Proprio non ne capisco la ragione, non è che la mia vita sia così interessante... Cioè, sì, ho ricomposto un Oggetto del Millennio, ho scoperto di avere un alter-ego, sono diventato il Re dei Giochi, ho persino salvato il mondo, ogni tanto. Ma non è che abbia fatto mai niente di speciale, alla fine era sempre Atem a risolvere la situazione... Poi se ne è andato, e ho dovuto imparare a cavarmela da solo. Non gliene faccio una colpa, anzi sono felice per lui. E gli sarò sempre riconoscente perché è solo grazie al suo aiuto se ho trovato degli amici veri, sono diventato più sicuro di me, e sono riuscito ad andare avanti con le mie sole forze. Alla fine, anch'io ho trovato la mia strada.

Vi racconto come è andata, se volete.

Yugi

 

III – “Lo sguardo avanti verso il futuro”

 

Arrivò inesorabilmente il 15 di giugno, giorno della consegna dei diplomi.

La cerimonia di premiazione era stata come tradizione organizzata nell'auditorium, in pompa magna. Potete immaginare quanto fossi smanioso di salire su un palco dove i miei pessimi voti sarebbero stati sbandierati ai quattro venti, davanti a tutta la scuola e soprattutto alla mia famiglia. Sarebbe persino venuto mio padre, appositamente tornato da uno dei suoi servizi fotografici in giro per il mondo. Per quanto di solito fossi felice di rivederlo e di farmi raccontare le sue ultime avventure, in quel caso il mio entusiasmo era abbondantemente surclassato dal timore di provocargli una delusione, a lui come a mia madre. Saranno stati i suoi rimproveri, sarà stata la paura improvvisa di uscire dalle superiori con un brutto voto, ma da quando ero tornato dall'Egitto mi ero davvero messo sotto con lo studio, deciso a recuperare almeno le insufficienze più gravi. Avevo persino chiesto a Mira di aiutarmi nella preparazione delle verifiche di fine semestre, e non erano nemmeno andate male come al solito, anzi. Ora bisognava vedere quanto i miei recenti sforzi fossero riusciti a compensare anni di assoluta e completa indolenza.

La signora Tanaka salì sul palco, accompagnata da uno scroscio di applausi da parte del pubblico e di noi diplomandi, schierati in fila alle sue spalle.

-Buongiorno a tutti!- salutò la nostra preside con entusiasmo -Siamo qui oggi a testimonianza di un momento importante della vita di ogni studente, anzi direi fondamentale. Quello che questi ragazzi riceveranno oggi non è solo un pezzo di carta, ma l'attestato di tutti gli sforzi da loro fatti finora e il lasciapassare per le loro scelte future...-

A quelle parole, all'ansia dettata dall'incertezza del voto riemerse l'ulteriore, e ben peggiore, preoccupazione che mi aveva agitato in quel periodo: il mio futuro. Scossi la testa, cercando di scacciare quel pensiero come una mosca molesta, deciso che per ora dovevo mantenere circoscritte le mie preoccupazioni al tempo presente. Era molto meglio che mi concentrassi su quello che la preside stava dicendo.

-...perché una volta usciti da qui dovranno imparare a fronteggiare il mondo reale come adulti, sia che scelgano di proseguire negli studi che di iniziare subito la loro carriera lavorativa...-

Ok, ho cambiato idea. E' molto meglio che mi distragga fino a quando non ha concluso la sua filippica. Di ansie ho già le mie, grazie.

Dopo essermi dato alla coinvolgente attività di scrutare tra il pubblico per vedere se notavo qualche viso a me noto, finalmente la preside concluse il suo discorso con un tiepido applauso, che divenne subito infuocato non appena venne sostituita al microfono da Otogi, in qualità di rappresentante degli studenti. Svariate ragazze si abbandonarono a gridolini entusiasti, e posso testimoniare che una di loro se ne uscì con un commento decisamente fuori luogo. Ma che gli faceva alle donne, non l'avrei mai capito...

-CIAO A TUTTI!- esclamò a gran voce Otogi nel microfono -Dunque, sarò breve dato che ognuno di noi non vedrà l'ora di andarsene da qui per iniziare finalmente le vacanze...- risate generali -...che dire, innanzitutto devo ringraziare per questi indimenticabili anni trascorsi insieme i miei compagni di corso! Spero davvero che questa sia solo la fine della scuola, e non anche della nostra amicizia... Comunque, un bell'imbocca al lupo a tutti, qualunque cosa ci aspetti d'ora in avanti! Mentre a quelli che devono rimanere ancora qui faccio una sola raccomandazione: tenete duro e cercate di eleggere un mio degno sostituto!-

Dunque Otogi fece un lieve inchino e ritornò con il suo savoir fare da divo in fila, accompagnato da un boato di applausi e gridolini così acuti che rasentavano gli ultrasuoni. Santo cielo.

-Grazie del tuo intervento, Otogi...- fece quindi la preside riprendendo il microfono, benché l'avesse comprensibilmente e visibilmente scandalizzata -Dunque, è giunto il momento di passare alla ragione per cui siamo qui oggi. Si faccia avanti Abe Fumiko...-

Una ragazza della classe accanto alla mia si avvicinò alla preside, la quale lesse il suo voto e le consegnò la pergamena del diploma dentro ad un lungo tubo cilindrico. Quindi riprese con l'elenco, in ordine alfabetico, chiamando una serie di miei coetanei più o meno noti. Ovviamente i nomi che attendevo di più erano quelli dei miei amici.

-Bakura Ryo.- chiamò ad un certo punto la signora Tanaka.

Ryo allora uscì dalla fila e si fece avanti, tra i sospiri delle mie compagne di classe. No, dico, ma un po' di contegno?!?

-100 e lode! Congratulazioni vivissime!- gli disse la preside con un sorriso incredibilmente ampio.

Bakura prese il suo diploma con un'alternanza di grazie e di inchini imbarazzati, per poi scendere dal palco. Dove avesse trovato il tempo per studiare e prendere voti tanto alti rimarrà per me sempre un mistero...

Dopo un po' fu il turno di Honda, che si avviò con passo baldanzoso a ritirare il suo 65, voto decisamente basso ma che comunque gli invidiai tantissimo. Poi toccò all'altro mio migliore amico.

-Katsuya Jonouchi...- lesse la preside, con aria quasi sconsolata.

Jono le si avvicinò con cautela, lo sguardo timoroso. Sapevo bene che quell'anno aveva preso così tante insufficienze e sospensioni che sarebbe stato un miracolo se lo avessero promosso...

-60...- gli annunciò quindi la signora Tanaka.

Non fece in tempo ad aggiungere altro, perché Jono quasi le strappò di mano il diploma e corse giù dal palco, euforico di essersi salvato per il rotto della cuffia.

-EVVAI! SONO LIBERO, LIBERO!!!- continuava a gridare, precipitandosi ad abbracciare sua sorella, quasi certamente approfittando del pretesto per scollarle di dosso Malik almeno per un attimo.

Mi coprii il viso con le mani per la vergogna. “Sempre il solito...”

-Mai che abbia un po' di contegno...- sentii bisbigliare Anzu con tono di rimprovero.

Poi arrivò anche il suo turno. Si incamminò con la sua grazia innata verso la preside, in apparenza tranquilla, mentre io sapevo bene quanto fosse agitata. Non era una a cui piaceva tanto studiare, Anzu, ma ci teneva comunque a prendere dei bei voti, anche in vista dell'ammissione alla Julliard.

-92!- esclamò la preside.

Anzu si lasciò quindi andare ad un sorriso soddisfatto, ringraziò ed abbandonò anche lei il palco. Sorrisi anch'io, ero davvero contento per lei. Si era sudata ogni singolo punto, dopotutto. Tuttavia la mia felicità svanì in fretta quando mi resi conto che ormai era quasi arrivato il mio turno... Infatti, dopo un altro ragazzo, fu il nome di mia cugina che risuonò negli altoparlanti.

-Muto Mira.-

Lei, poco distante da me, fece un passo avanti con fare timoroso. Non capisco proprio di che cavolo avesse paura... Certo non sempre aveva preso dei voti alti, specialmente appena arrivata dato che non in tutte le materie era alla pari con la nostra classe, ma era una tale secchiona... Ed infatti il suo voto non fu da meno.

-100! Brava!- si congratulò la preside.

Il colore di Mira passò dal bianco cadaverico al rosso pomodoro, prese il suo diploma e raggiunse la nostra famiglia in platea, con un sorriso smagliante sulle labbra. E, per quanto si trattasse di un fenomeno più raro dell'avvistamento di un dodo, ero abbastanza certo di aver visto anche Seto, un po' più in disparte assieme a Mokuba, sorridere per lei.

-Muto Yugi.-

Nell'udire il mio nome sussultai, tornando con lo sguardo dal pubblico alla preside, chiaramente in attesa del mio arrivo. “Oh cavoli...” Mi passai una mano tra i capelli, cercando di abbassare un ciuffo ribelle che nella fretta di quella mattina non avevo asciugato a dovere, quindi mi feci avanti verso il patibolo. La preside mi guardò con aria strana. Non capii se dovessi prenderla come una cosa positiva o negativa...

-75.- la sentii dire.

Strabuzzai gli occhi. Avevo capito bene?!? 75? IO?!? Ero così sconvolto che la signora Tanaka mi dovette allungare con veemenza il tubo con la pergamena, perché mi decidessi a prenderlo. Cercai di riprendermi dallo stupore, accettai il diploma con un inchino quanto mai impacciato e scesi in platea, rischiando seriamente di inciampare nel penultimo gradino.

-Bravo, figliolo!- mi accolse mio nonno con entusiasmo.

-Visto che alla fine è andato tutto bene?- disse invece mio padre, soddisfatto quanto mia madre di quel risultato tanto superiore alle attese.

-Sì... Certo che sì!- dissi io, finalmente potendo tirare un sospiro di sollievo.

Dunque ci fermammo ad aspettare la conclusione della cerimonia, curiosi di scoprire i voti degli altri nostri compagni. Per la cronaca, Otogi si guadagnò un incredibile 95, provocando un mezzo svenimento tra il pubblico femminile. Una volta che anche l'ultimo ragazzo lasciò il palco, la preside ci trattenne ancora per una decina di minuti con un noiosissimo discorso di commiato, ed infine fummo liberi di andarcene.

Ci radunammo tutti quanti per congratularci a vicenda e salutare gli amici che erano venuti a vederci per l'occasione. Dopo un po' ci raggiunse anche Jono in compagnia di una sempre succinta Mai, con cui quasi sicuramente si era andato ad imboscare da qualche parte.

-Ehi, ragazzi, sapete cosa significa questo?- ci domandò, interrompendo la conversazione in corso.

Guardammo perplessi il nostro amico, non capendo subito a cosa si riferisse. Lui ci si parò davanti con le mani ai fianchi, fremente per l'eccitazione trattenuta a stento.

-Significa che è arrivato il momento di andare a festeggiare!-

 

***

 

New York.

Ci avevo passato solo due giorni, ma mi ero già innamorato di quella città, così caotica ma anche tanto viva ed entusiasmante. O, forse, tutto mi sembrava così bello a causa della persona con cui la stavo visitando... Con Anzu, anche una cosa tanto banale come dar da mangiare alle anatre nel laghetto del Central Park mi sembrava un evento memorabile. Ci eravamo divertiti così tanto, insieme. Ma purtroppo non eravamo andati lì in visita di piacere, ed anche quei momenti spensierati presto vennero sostituiti dall'ansia per il suo provino alla Julliard, che Anzu provava in prima persona ed io per empatia nei suoi confronti.

Quando arrivò il momento, ovviamente l'accompagnai anch'io per tenerle compagnia ed incoraggiarla un po', per quanto poco ci riuscissi. Il corridoio dove gli aspiranti allievi dovevano attendere il proprio turno era così affollato che non mi ci volle molto per intuire quanto in quell'ambiente la concorrenza fosse spietata: i posti disponibili erano davvero pochi rispetto alla domanda.

Dopo più di un'ora di attesa, la porta della sala prove venne nuovamente aperta, ed una signora di mezz'età si sporse per chiamare il nome del prossimo candidato.

-Mazaki Anzu?- disse o, almeno, provò a dire con una strana pronuncia americana.

Lei scattò subito in piedi come una molla, impallidita ancor di più di quanto già non fosse.

-I'm coming!- balbettò in risposta.

-In bocca al lupo!- riuscii a dirle, prima che si allontanasse.

-Speriamo che crepi...- mormorò, per nulla sicura.

Ero certo che i provini precedenti non fossero durati più di venti minuti, ma sembrava che il tempo, durante quello di Anzu, non passasse mai. L'attesa si era fatta insopportabile: ero davvero in pensiero per lei, ci teneva così tanto ad entrare in quella scuola, e aveva fatto così tanti sacrifici...

Poi, ad un tratto, la porta si aprì, annunciandomi il ritorno di Anzu. Appena la vidi, mi accorsi subito che aveva l'aria sconvolta e gli occhi arrossati, segno che aveva appena pianto. Mi sollevai di scatto dal muro su cui mi ero appoggiato e le andai incontro talmente agitato che per poco non inciampai nel borsone di una ragazza.

-Anzu...- iniziai a dire, pronto a consolarla.

Lei, invece, mi saltò al collo euforica, dandomi un bacio.

-MI HANNO PRESA!!!- esclamò, fuori di sé dalla gioia.

Non sentii quasi quelle parole per lo stupore. Mi aveva baciato. Anzu, la ragazza di cui ero sempre stato innamorato, mi aveva appena baciato.

 

***

 

-Allora ciao.- mi disse Anzu.

-Ciao...- la salutai io -Quando ci sentiamo, domani?-

Lei aggrottò le sopracciglia, riflettendo. Anche con quell'espressione buffa, la trovai comunque incantevole.

-Dunque, domani... Ho danza moderna fino alle 16, ma poi sono d'accordo con un paio di mie compagne per andare a fare shopping in centro, dopo.- mi rispose dispiaciuta -Va bene se facciamo la sera, verso le 21?-

-Le mie o le tue?- domandai, con un sorriso ironico.

Lei si lasciò andare ad una risatina.

-Ah, già. Hai ragione, devo ancora farci l'abitudine...- fece lei, in tono di scusa -Intendevo le mie... Quindi da te sarebbero le...-

Fui più rapido io a fare il calcolo. Conoscere il fuso orario con New York era essenziale per potermi mantenere in contatto con Anzu, quindi ero più che preparato.

-Le 20.-

-Giusto!- concordò -Per te va bene?-

-Sì, certo. Tanto qui mangiamo sempre con le galline...-

-Perfetto!- fece lei con un sorriso -Ora devo proprio scappare però, devo essere a lezione tra mezz'ora e sono ancora in pigiama!-

Sollevai la mano davanti allo schermo del pc, accennando un saluto.

-Certo! Anzi, ciao!-

-A domani!- rispose allegramente lei, schioccando con le labbra un lieve bacio prima di chiudere la conversazione.

Rimasi un attimo imbambolato davanti allo schermo, benché non mostrasse Anzu dal vivo ma solo la foto che aveva messo come profilo. Ancora non mi sembrava vero, che stessimo insieme... Non ero riuscito a metabolizzare bene la cosa, anche a causa del fatto che intrattenere una relazione via webcam non era esattamente un modo normale per portare avanti un rapporto. Cioè, so che si dice che la lontananza fa bene al desiderio, ma solo quando, dopo anni insieme, c'è il rischio che ci si stufi l'uno dell'altro... Di certo noi non correvamo quel pericolo, dato che non ci eravamo più visti di persona da quando era partita per trasferirsi definitivamente a New York, due settimane prima. E non sarebbe tornata prima delle vacanze di Natale perché, anche se si era trovata un lavoro in un ristorante per arrotondare, il biglietto aereo continuava a costare troppo per poterselo permettere... Né potevo io, dato che avevo già esaurito tutti quelli che i miei mi avevano dato come regalo per il diploma quando l'avevo accompagnata per le selezioni. Ed iniziavo ad avere il serio timore che in quei quattro mesi lei potesse conoscere un altro ragazzo, e tanti saluti.

Con un sospiro andai a coricarmi sul mio letto, fedele compagno dei miei momenti di depressione. Stavo ancora pensando alla frequenza con cui Anzu avrebbe certamente danzato tra le braccia di ballerini ben più prestanti ed affascinanti di me, che udii il mio computer iniziare a trillare con insistenza. Riconosciuta subito la suoneria di Skype, mi precipitai a rispondere, convinto che si trattasse ancora di Anzu. Invece, con mia sorpresa, la persona che mi stava chiamando era nientemeno che Rebecca Hopkins.

-Ciao Reb!- la salutai, riaccendendo la webcam -Che sorpresa!-

-Ehilà Yugi!- mi rispose la mia amica, comparendo sullo schermo che si mosse un attimo, segno che stava cercando di sistemare il suo in modo da migliorare la visuale -E' da qualche giorno che provo a contattarti, ma ogni volta che ti trovavo in linea eri sempre impegnato in un'altra conversazione...-

-Oh! Ti chiedo scusa...- balbettai -Perché, cosa è successo?-

Lei si raddrizzò gli occhiali con sguardo serio.

-Sono stata alla Boston University, due giorni fa: mio nonno è stato invitato a una lectio magistralis sull'Antico Egitto, per parlare della scoperta della tomba di Aknamkanon... Sono andata anch'io, in realtà più perché ero curiosa di vedere il campus...-

Cercai di mantenermi impassibile, ma non riuscii a non alzare un sopracciglio per la perplessità: era assurdo che una ragazzina delle medie già si preoccupasse dell'università in cui iscriversi. Ma, d'altronde, non sarebbe stato corretto definire Rebecca come una semplice ragazzina.

-...non ero granché interessata perché, anche se c'erano anche altri esperti, si trattava di un argomento su cui ero più che preparata. Conosco quel periodo storico come le mie tasche... e invece, mi sono sentita raccontare ben altre cose. Puoi immaginare il mio sconcerto...-

Se il fatto che quell'argomento mi toccasse tanto da vicino era più che sufficiente per catturare il mio interesse, a quelle parole spalancai gli occhi, allarmato.

-Come sarebbe a dire, “altre cose” quali?-

-Beh, per quello che avevo studiato io, prima che scoprissimo la tomba di Aknamkanon e dimostrassimo che era realmente esistito, il faraone che si sapeva aver regnato in quel periodo e sedato la rivolta hittita era Sethi, primo del suo nome, e padre di Ramsete il Grande.-

-Cioè, l'antenato di Seto...- osservai io.

-Presumibilmente.- affermò lei -Invece, ho udito con le mie stesse orecchie fare un altro nome, al suo posto...-

-Fammi indovinare.- la interruppi, avendo già capito dove voleva andare a parare -Atem.-

Lei annuì, con espressione ancora più grave.

-Purtroppo sì.-

La guardai senza capire la ragione della sua preoccupazione.

-Perché purtroppo? E' una buona notizia invece, è la conferma che alla fine è riuscito a tornare indietro nel tempo!-

Rebecca invece scosse la testa in segno di diniego.

-No, Yugi. Non so se sia una buona notizia...- mormorò -Significa che non abbiamo cambiato solo il suo passato. Abbiamo cambiato quello dell'umanità intera, e chissà con quali ripercussioni...-

 

***

 

Quella conversazione con Rebecca mi aveva talmente messo in agitazione che non ebbi nemmeno il tempo di pensare a chiamare gli altri. Semplicemente, afferrai la mia giacca e mi precipitai fuori di casa senza neanche cambiarmi i pantaloni della tuta. Il caso volle che un autobus di linea stesse passando proprio in quel momento, per cui corsi a più non posso verso la fermata, a un centinaio di metri di distanza, e ci balzai sopra per un soffio. Non appena le porte si chiusero mi resi conto di non avere con me il biglietto, per cui pregai che nessun controllore decidesse di salire proprio in quel momento. Per fortuna, tra casa mia e il Museo di Domino c'erano solo tre fermate.

Quando, dopo una ventina di minuti di tragitto, arrivai finalmente sul posto, avevo ancora il fiato corto per l'agitazione. Ma non volevo fermarmi a riposare, avevo bisogno di risposte, e subito. Salii rapidamente i gradini fino all'entrata, pagai i pochi yen del biglietto d'ingresso e mi diressi subito al piano inferiore, dove sapevo bene essere conservati i reperti sull'Antico Egitto. E, soprattutto, dove era esibita la tavola di pietra che raffigurava Atem.

Non appena entrai nella sala, mi bastò uno sguardo per capire che c'era qualcosa che non andava. La tavola si trovava nello stesso spazio espositivo in cui era sempre stata, ma avvicinandomi ad essa potei constatare con sgomento che era completamente diversa da come me la ricordavo. Anziché raffigurare Atem e Sethi fronteggiarsi l'un l'altro in un duello magico, mi ritrovai sempre davanti all'immagine del mio alter-ego sovrastato dalle tre Divinità Egizie, ma seduto in trono, con accanto una donna dall'aspetto fiero e regale. Per un momento pensai si trattasse di Raissa, che da quello che avevamo potuto scoprire sul suo passato sarebbe dovuta diventare sua moglie, ma non riuscivo a notare alcuna rassomiglianza tra quel viso e il suo. Quella che avevo davanti a me era una perfetta estranea.

Abbassai lo sguardo verso la targhetta informativa, sperando di scoprire di più al riguardo, ma tutto ciò che c'era scritto era:

Tavola commemorativa della XIX dinastia, raffigurante il Faraone Atem e la sua consorte.

-Tante grazie! Questo lo sapevo anch'io...- sbottai ad alta voce.

A quel punto sentii qualcuno lasciarsi sfuggire una risatina alle mie spalle. Mi voltai di scatto, trovandomi davanti ad una ragazza alta e bionda, all'apparenza straniera, ed anche di bell'aspetto.

-Ti chiedo scusa...- si affrettò a dire, imbarazzata -Ma non sono riuscita proprio a trattenermi. Hai ragione, queste spiegazioni non spiegano proprio un bel niente, in realtà.-

Le sorrisi con gentilezza, rassicurato dal fatto che ad averla divertita fosse stato quello che avevo detto e non l'avermi sentito parlare da solo come un matto. In effetti quella era una cosa su cui stavo ancora lavorando, abituato com'ero a conversare sempre con l'altro me stesso.

-Figurati, non mi sono offeso... Per caso sei anche tu interessata all'Antico Egitto?- le domandai, notando che in mano teneva un block notes con disegnati alcuni geroglifici.

-Puoi scommetterci!- esclamò lei con un ampio sorriso -Studio storia antica, e sto scrivendo una tesi proprio sul regno del Faraone Atem. Anzi, lo sai che a ben guardarti un po' ti somiglia?-

A quella considerazione avvampai per l'imbarazzo, nonostante i miei tentativi di mostrarmi il più naturale possibile. Già mi aveva sentito parlare da solo, se poi gli avessi rivelato che ero la reincarnazione di un faraone vissuto 3000 anni prima avrebbe di certo telefonato al manicomio perché venissero a prendermi.

-Tu dici? A me non sembra...- le risposi, negando l'evidenza -Comunque, dato che conosci l'argomento, non è che potresti spiegarmi cosa c'è scritto su questa stele? Sempre se non ti scoccia troppo...-

-Ma certo! Anzi, già che ci siamo...- fece, tendendomi la mano per stringere la mia -Io sono Kelly.-

-E io Yugi, piacere!- mi presentai a mia volta.

Dunque Kelly si avvicinò alla teca, indicandomi la parte inferiore della stele.

-Per iniziare, vedi questi?- mi chiese, indicandomi un paio di simboli circondati da una specie di cerchio -Questi sono i cartigli reali. Riportano i nomi del Faraone e della Grande Sposa Reale.-

Mi chinai a mia volta per guardarli. Era un po' straniante, considerando che la prima volta che avevo visto quella tavola il nome del mio alter-ego era completamente illeggibile. Cioè, non che quei simboli mi fossero più comprensibili.

-Atem e Raissa, giusto?- azzardai, ma ragionevolmente sicuro.

Kelly invece mi guardò con fare perplesso.

-No, ti stai confondendo... Raissa era la sorella del Faraone, e ha sposato suo cugino Sethi.-

-Davvero?!?- esclamai stupito, ma pur sempre contento nel sapere che anche quei due, dopotutto, avevano avuto il loro lieto fine.

-Sì...- fece lei -Tra l'altro Sethi era anche Grande Sacerdote di Osiride, e poi è diventato Gran Visir di Atem alla morte del suo predecessore, un certo Taita. Ne sono sicura perché ho tradotto un papiro scritto proprio da lui alcuni giorni fa, dove ha riportato le sue memorie.-

Mi coprii la bocca con la mano, come pensieroso, quando in realtà stavo cercando di trattenermi dallo scoppiare a ridere. Se Seto avesse saputo che nel passato era stato il mio servitore più fedele, gli sarebbe venuto un attacco isterico...

-Quindi chi è quella donna?- domandai, indicandola.

-Si tratta di Jasmin, la figlia del re hittita Muwatalli. Su questa stele c'è scritto che il suo matrimonio con Atem è stato il frutto di un accordo diplomatico, che il Faraone ha accettato per evitare lo scoppio di una guerra tra i due popoli...-

Quella notizia mi colpì davvero. Rebecca mi aveva raccontato che, per come sarebbe dovuta andare la storia, Sethi aveva riportato la pace in Egitto proprio entrando in guerra aperta contro gli hittiti, fino a quando non li aveva costretti a stipulare un trattato che ponesse una tregua alle ostilità. Atem, invece, aveva preferito la via più sicura per il suo popolo, anche se al costo della sua felicità. Alla fine quello che ci aveva detto Set quel giorno era vero, Seto ed io eravamo davvero simili ai nostri predecessori.

-Si è sacrificato per il suo popolo, quindi.- mormorai con malinconia.

-In realtà io credo che sia andata diversamente...- mi rispose Kelly, pensierosa -Sempre nelle memorie di Taita ho trovato un passo dove parlava proprio di questo. Ma a detta sua Atem e Jasmin si sono sposati perché hanno finito per innamorarsi a vicenda, nonostante l'ostilità tra le loro fazioni. Vedi, la storia, specialmente quella antica, non è mai certa: ognuno da una versione dei fatti differente, a noi sta poi la scelta di quella a cui credere.-

-Allora preferisco credere a questa.- le dissi, sperando davvero che fosse andata così.

Kelly si sedette su un divanetto a fianco, ammirando la stele con sguardo sognante.

-Sì, anch'io.-

Mi misi accanto a lei, desideroso di nuove informazioni.

-E poi? Cosa è successo?-

-Beh, la pace non è durata molto. Gli hittiti erano un popolo bellicoso, e Muwatalli dopo vent'anni decise di riprendere le armi contro gli egizi. In realtà neanche quella volta gli andò molto bene, dato che con la battaglia di Qadesh è stato costretto alla ritirata dal successore di Atem, Ramsete.-

-Ma Ramsete non era il figlio di Sethi?- chiesi allora con perplessità, ricordandomi la lezione di Rebecca.

Kelly mi guardò, questa volta stupita che conoscessi quel particolare.

-Sì, infatti. Ma anche Atem e Jasmin hanno avuto una figlia, di nome Amina. Lei e Ramsete hanno finito per sposarsi, ed per questo che poi è diventato Faraone.-

Nel sentire quelle parole sorrisi, finalmente tranquillo. Rebecca si era preoccupata per niente: avevamo sì cambiato il passato, ma per un qualche strano paradosso temporale le cose avevano finito per sistemarsi da sole, senza ulteriori stravolgimenti.

Tutto è bene quel che finisce bene.

 

***

 

Il tempo passò.

In realtà il tempo sembrava passare per tutti, tranne che per me. Mi sentivo come bloccato, mentre i miei amici andavano avanti con la loro vita, lasciandomi indietro da solo.

Il primo, ovviamente, era stato Atem. Come temevo, il suo addio mi aveva lasciato un vuoto nell'animo che i primi tempi sopportavo a stento. Mi mancava la sua presenza rassicurante, la certezza che potevo sempre contare su di lui, sul suo aiuto e sui suoi consigli. Per un po' avevo persino provato a non indossare più il Puzzle, sperando che così facendo forse avrei pensato meno a lui, ma me ne pentii subito. Mi sentii persino in colpa per quel gesto, come se lo avessi quasi rinnegato... Ed io non potevo e non volevo dimenticarlo. Dovevo solo tornare a convivere con me stesso, ed in fondo era grazie a lui se sentivo di potercela fare, e se ero maturato così tanto rispetto a com'ero prima di ricomporre il Puzzle del Millennio. E poi avevo potuto contare sui miei amici, che mai come in quel periodo mi erano stati vicini, senza mai essere invadenti ma intuendo con sensibilità che avevo bisogno di avere qualcuno accanto per non sentirmi improvvisamente solo ed abbandonato. Ed io non gli sarò mai abbastanza riconoscente per questo.

Ma poi pian piano è arrivato anche il loro turno, a cominciare da Anzu, trasferitasi troppo presto a New York. Certo, ero felicissimo che stessimo insieme, ma... a chilometri di distanza. Lei a rincorrere il suo sogno, io ad aspettarla impotente, lacerato dalla sua mancanza.

Per un po' avevo potuto contare sulla compagnia di Mira, ma poi aveva iniziato la sua carriera da musicista, che la teneva impegnata tutto il giorno. E i pochi momenti liberi che aveva li trascorreva quasi tutti con Seto. Tanto valeva che andasse a vivere da lui, visto che ormai l'unica occasione in cui si poteva vederla era la mattina presto, per colazione. Ed io non sono mai stato mattutino, né lo sarò mai.

Quanto agli altri miei compagni... Beh, com'era prevedibile Ryo era stato ammesso alla facoltà di Medicina. Otogi mi capitava di vederlo, ogni tanto, al Black Clown, mentre invece Honda era stato preso come aiuto cuoco in un ristorante in centro. Ma il più sorprendente di tutti si era rivelato Jonouchi: colto da una vocazione improvvisa aveva deciso di iscriversi alla scuola di polizia. E, per il momento, grazie al suo entusiasmo non se la stava nemmeno cavando male. In fondo quello che alle superiori gli era sempre mancato era la motivazione, mentre ora ne aveva trovata una. La prospettiva di “combattere la criminalità”, come diceva enfaticamente, in un certo senso gli offriva la possibilità di redimersi dal suo passato da teppista, che aveva superato ma che non poteva certo cancellare del tutto. Inoltre non era fatto per stare dietro ad una scrivania, era nato per l'azione, aggiungeva. E poi pareva che a Mai piacessero gli uomini in divisa...

Io, invece, mi ritrovavo intrappolato nella mia vita di prima. Con la scusa che iniziava ad essere troppo vecchio per mandare avanti il Turtle Game da solo, e che presto voleva comunque andare a godersi la sua meritata pensione, mio nonno mi aveva letteralmente sbolognato il negozio. A nulla erano valse le mie proteste, né su di lui né tanto meno su mia madre, che non mancava mai di dimostrarsi “comprensiva” ogni volta che saltava fuori l'argomento:

-Yugi, è ora di crescere!-

-Yugi, guarda che non si vive di solo Magic and Wizards!-

-Yugi, perché non prendi esempio da tua cugina e inizi ad assumerti qualche responsabilità?-

Sì, ma perché doveva essere proprio quella responsabilità?!? A saperlo, sarei partito assieme a mio padre e tanti saluti. Anche l'Alaska era meglio di quel posto ammuffito.

Quel pomeriggio, in una tiepida giornata autunnale, me ne stavo stravaccato dietro al bancone, cercando di ingannare il tempo sfogliando l'ultimo numero di Zombyra. Leggere i manga in negozio era una delle poche cose che mi impediva di cadere in depressione: almeno così potevo fantasticare un po', in quel posto la cosa più emozionante che mi poteva capitare era fare uno scontrino. Non si poteva certo dire che avessimo molti clienti, anzi, diminuivano sempre più, mio nonno si ostinava a vendere giochi vecchi come il cucco... Ma sembrava che l'unica cosa che gli andasse bene rinnovare in negozio fosse il suo personale. Urrà.

-Ehm... mi scusi...-

Sussultai sulla sedia, facendo cadere il manga che avevo tra le mani. Ero così preso dalla lettura che non mi ero nemmeno accorto che era entrato un cliente... Alzai gli occhi e, non vedendo nessuno, li abbassai fino a incrociare lo sguardo di un bimbo, così piccolo che quasi non l'avevo visto da dietro il bancone.

-Oh, ciao!- balbettai, imbarazzato -Scusami tanto, mi ero distratto... Cosa desideri?-

Il mio piccolo cliente mi guardò con fare emozionato.

-Sei Yugi, vero? Sei proprio tu?- disse, timido quanto timoroso.

-Eh?- feci, preso alla sprovvista -Oh, sì, sono io...-

A quella conferma il bimbo iniziò a saltellare a più non posso.

-WOW! CHE BELLO!- esclamò -Lo sapevo! Sei il mio idolo, lo sai? Da grande vorrei diventare un duellante bravo come te!-

Arrossii, profondamente a disagio anche se, in fondo, un po' lusingato.

-Beh, ti ringrazio...-

Prima che potessi aggiungere altro, lui si alzò in punta di piedi, sventolandomi davanti al naso una carta di Magic and Wizards.

-Potresti autografarmela?- mi implorò facendomi gli occhi dolci -Tipregotipregotiprego...-

Per quanto fosse una richiesta alquanto stramba, non riuscii a non sorridergli con gentilezza.

-Ma certo!- gli risposi, prendendo la sua carta e riconoscendola subito -Kuriboh, eh?-

-E' la mia carta preferita!- disse lui fieramente.

-Anche a me piace molto.- ammisi, per poi prendere una biro e firmargliela sul retro -Ecco fatto!-

Lui prese la carta come se fosse una specie di sacra reliquia e la ripose con cura dentro al suo zainetto.

-Ti ringrazio tantissimo!- aggiunse poi, con un sorriso a trentadue denti.

-Di nulla...-

A quel punto mi aspettavo che se ne andasse, invece rimase fermo lì dov'era, titubante.

-C'è altro che posso fare per te?- gli chiesi, perplesso.

Lui si guardò le scarpe con fare vergognoso.

-Ecco, stavo pensando...- pigolò, quando riuscì a trovare il coraggio di parlare -Non è che potresti darmi qualche lezione di Magic and Wizards?-

Forse era perché mi aveva preso alla sprovvista, forse era perché mi stavo davvero annoiando così tanto che avevo bisogno di un diversivo, qualunque esso fosse, ma volli accontentare la sua richiesta.

-Tutte quelle che vorrai.- gli risposi di buon grado -A proposito, com'è che ti chiami?-

Lui mi guardò con gli occhi così pieni di gratitudine che ne rimasi commosso.

-Judai.- fece quindi, presentandosi -Judai Yuki.-

 

***

 

Fu così che iniziai a dare lezioni a Judai, un paio di pomeriggi la settimana. Lui ne era così entusiasta che già la terza volta si presentò assieme a un suo amico, che era venuto a sapere della cosa ed era voluto venire a sua volta. Ed anche lui lo disse ad un suo amico, che lo disse ad un altro amico, che lo disse ad un sacco di gente. Sembrava che alla scuola elementare di Domino non si parlasse più d'altro se non del fatto che io, Yugi Muto, il Re dei Giochi, avevo iniziato a dare lezioni di Magic and Wizards. Nel giro di una decina di giorni ricevetti così tante richieste che, per non rifiutare nessuno, dovetti organizzare i miei giovani allievi in vari gruppetti. E alla fine si rivelò una buona idea, così potevo farli esercitare tra di loro, anche se a volte facevo davvero fatica a tenerli a bada durante i duelli più combattuti. Ma mi piaceva davvero, insegnare. Era bello sapere di essere un punto di riferimento, un modello, una guida, trasmettendo loro quello che sapevo e che, in fondo, anch'io avevo imparato dall'altro me stesso. E poi persino il nonno era contento, dato che non aveva mai visto il negozio frequentato da così tanta gente.

-TI ATTACCO CON INCENERITORE INFERNALE!- gridò il piccolo Eiji, con le guance rosse per l'eccitazione -HAI PERSO!!!-

-Ma uffa... Non è giusto!- piagnucolò Judai, portandosi le mani tra i capelli per la disperazione.

Lo guardai affettuosamente. Era un bambino orgoglioso e anche un po' petulante, ma era sempre così entusiasta ed appassionato che avevo finito per affezionarmi a lui. Anche se non potevo certo fare favoritismi davanti agli altri miei piccoli allievi.

-Invece sì, Judai.- gli dissi con tono di rimprovero -Eiji ha giocato meglio di te. Sai dirmi per quale ragione?-

Lui arricciò le labbra, riflettendo.

-Perché ha i mostri più forti?-

-No, invece. Perché ha saputo tenersi un asso nella manica per il finale. E' la regola numero uno, ricordatelo sempre!- feci, questa volta più bonariamente.

-Lo farò! Anzi, lo faccio subito!- mi rispose Judai, per poi voltarsi verso il suo avversario con sguardo determinato -Voglio la rivincita!!!-

Quando finalmente Judai riuscì ad ottenere la sua vittoria ed io a convincerli che era ora che tornassero a casa, si era fatta ormai l'ora di chiusura. Mentre stavo ancora sistemando il macello che quei ragazzini lasciavano sempre al loro passaggio, sentii la porta del negozio aprirsi, facendo entrare un ventata d'aria gelida. Alzai lo sguardo, aspettandomi di trovarmi davanti Judai alla disperata ricerca di qualche carta che aveva appena dimenticato in giro, come al suo solito. Invece, quello che vidi entrare con passo sicuro era nientemeno che Seto Kaiba. Oh.

-Se... Seto! Ciao!- balbettai, preso alla sprovvista -Guarda, mi spiace ma Mira è ancora al conservatorio...-

Lui, contrariamente ad ogni mio pronostico, rimase dov'era, per nulla contraddetto.

-Lo so.- rispose con fare annoiato -Ero venuto per parlare con te, infatti. Mira mi ha detto che ti sei messo a dare lezioni di Magic and Wizards.-

Deglutii, non presagendo nulla di buono. Se mi andava bene me la sarei cavata con qualche frase sprezzante del tipo “chi non sa fare, insegna”, ma non pensavo che si fosse scomodato a venire fino a casa mia solo per prendermi in giro. Probabilmente mi avrebbe subissato con una predica sul come non fossi all'altezza di insegnare, intimandomi di starmene al mio posto, eccetera eccetera. Sospirai, preparandomi psicologicamente alla sua sfuriata.

-Dunque?- domandai cautamente.

-Dunque hai avuto una buona idea.- disse lui.

Ah. Questa proprio non me l'aspettavo.

-Dici davvero?-

-Per quanto mi costi riconoscerlo, sì.- fece, sbuffando -Per questo sono venuto a farti una proposta.-

Interessato presi una sedia e mi misi a sedere, le braccia incrociate e lo sguardo attento.

-Ti ascolto.-

Seto allora si avvicinò al tavolo e si sedette di fronte a me, accavallando le gambe.

-Che ne diresti se ti chiedessi di collaborare con me, e fondare un'accademia di Magic and Wizards?-

Gli sorrisi con complicità, subito entusiasta.

-Ti dico che riesco già ad immaginarmela.-

 

§ § §

 

Ebbene sì gente, è proprio la fine!

Giuro, con questo aggiornamento ho finito di tormentarvi... Spero di essere riuscita ad intrattenervi piacevolmente con questi “extra” (in ogni senso, dato che mi sono venuti lunghi uno sproposito – ahem)! O forse dovevo definirli “cose a caso”, data la loro scarsa omogeneità...

Comunque ne approfitto per precisare che l'original character che compare in questo capitolo è chiaramente dedicato alla mia amica, fida lettrice e fonte d'ispirazione kelly, come premio per aver risolto per prima l'ultimo indovinello al capitolo nove (per chi non ci fosse riuscito, comunque, la parola era “destino”)!!!

Concludo dicendo solo che spero di avere la vostra (anche e soprattutto critica) opinione, e che magari vogliate continuarmi a seguirmi! Se avete voglia di leggere qualcosa di più breve e di più serio (almeno negli intenti), vi rimando all'altra mia fic in corso, “The White Lady who lost her soul”... In ogni caso grazie di avermi accompagnato fin qui, grazie del vostro supporto e grazie di esistere!!!

Vi voglio un infinito di bene,

- Evee

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=48790