Simone era un ragazzo come tanti,
nell’afosa Milano, a non
potersi permettere una settimana al mare, o in qualsiasi altro luogo un
po’ più
fresco e vivibile del suo condominio. Certo, in passato aveva trascorso
molte
vacanze in Liguria, ma ora suo padre aveva perso la cattedra di inglese
in un
liceo privato e il solo stipendio della madre non bastava per andare in
ferie.
Simone però era un ragazzo
intelligente ed evitò di esser
triste per la sua nuova condizione economica: del resto la sua
città offriva
mille risorse anche d’estate. C’erano i teatri, i
musei, e spesso gli artisti
più alla moda cominciavano proprio a Milano le loro
tournèe.
Ma c’era chi pativa
più di lui, a soli due piani sotto il suo
appartamento.
Francesca era vissuta per ben
quattordici anni a Rimini, la
capitale del divertimento, a due passi dal mare, dove aveva passato
estati di
amori e amicizie.
Ma che cosa ci faceva a Milano? Bella
domanda per deprimente
risposta. Sua madre l’aveva costretta a seguirla dopo essersi
sposata con
Ascanio. Francesca voleva bene al patrigno, perciò fu
più facile farle un
ricatto psicologico: se si fosse rifiutata di seguire sua madre,
quest’ultima
non si sarebbe più sposata e lei sarebbe stata la colpevole.
Erano tre anni che non abitava
più a Rimini, però in estate le
era concesso stare per un paio di mesi a casa di un’amica,
Ilaria, l’unica di
cui si potesse davvero fidare. Ma quell’anno probabilmente
Ascanio e sua mamma
l’avrebbero portata con loro in Sardegna per la loro prima
vacanza insieme: sarebbe
Francesca riuscita a sopravvivere un anno intero senza i suoi adorati
amici?
Infatti nella nuova città non aveva stretto legami
importanti, e si ritrovava
spesso a vagare come un fantasma sola nella sua stanza, o a ingozzarsi
di cibo,
riuscendo a dimagrire visibilmente solo nei suoi due mesi di
“vita” estivi.
Poi, ecco un altro elemento
fondamentale che le mancava: i
suoi “morosi”. Quando abitava ancora a Rimini ne
aveva quattro, tutti
contemporaneamente: Davide, di Treviso, scendeva a Rimini subito dopo
la fine
della scuola, e rimaneva per due o tre settimane; poi c’erano
un paio di
settimane “di scurezza” (come le chiamava lei) ed
ecco Mathiew, un francese
poco più piccolo di lei che la adorava e la assecondava in
tutto. Un’ altra
settimana di stallo e arrivava Eugenio, che si fermava per una decina
di
giorni, poi finalmente il suo preferito, Alessio. Non è che
Francesca li avesse
mai amati, ma le servivano solo per fare una bella figura in spiaggia,
per non
farsi vedere sola. In fondo erano solo amici, per farsi un bagno al
mare o al
massimo mangiarsi un gelato insieme: lei era una brava ragazza e non
voleva
illuderli.
Però da quando si era
trasferita non era più riuscita a
seguire questa rotazione e li aveva lasciati perdere, anche
perché ormai, a
diciassette anni, se voleva una storia doveva averla seria.
E Francesca ne soffriva in silenzio,
sul pianerottolo di un
condominio che la faceva sentire in galera.
Fu proprio su quel pianerottolo che
incontrò per la prima
volta Simone.
In tre anni non l’aveva
ancora mai visto: il suo palazzo era
talmente grande che non conosceva neppure chi ci abitava!
Il ragazzo le cadde addosso dalle
scale, mentre lei stava
uscendo. Si ritrovarono per terra aggrovigliati tra loro, ma Simone
aveva
sbattuto la testa in uno spigolo ed era tutto pesto.
- Entra un attimo, che ti do del
ghiaccio!- Furono queste le
prime parole di Francesca quando riuscirono ad alzarsi.
- No, grazie, abito solo due piani
sopra- Simone era nero di
lividi e rosso di vergogna. Questo non sfuggì a Francesca,
che decise che
quello era il momento buono per sfoderare, per la prima volta a Milano,
il suo
carattere simpatico e coinvolgente da amica.
- Dai, che non ti mangio mica!-
Questa frase, aggiunta a una
buona dose di accento romagnolo e a un sorrisino ironico, riuscirono a
fare
accomodare il ragazzo nel salotto.
I due parlarono della loro vita per
molte ore, ridendo e
scherzando. Un peccato che non si fossero conosciuti prima!
Nei mesi successivi i due
cominciarono a frequentarsi sempre
più spesso, divenendo amici per la pelle.
Bellissima per Francesca fu la
notizia che le diede Ascanio:
annullava la vacanza in Sardegna per un convegno di lavoro.
In fibrillazione la ragazza
chiamò subito la sua amica
Ilaria.
- Franci! È da un pezzo
che non ti facevi sentire, eh? Come
te la passi nella capitale della moda?-
Di Ilaria ne esisteva una sola,
capace di farla restare
serena come se si vedessero tutti i giorni. Con questo pensiero a
Francesca venne
quasi da piangere.
- Ila! Santo cielo, non sai che
giornata è stata oggi. Udite udite…
I vecchi non partono più e
io posso venire a Rimini anche subito! E poi un po’ di tempo
fa ho conosciuto
anche un ragazzo simpaticissimo. Si chiama Simone…-
- Grande! Franci, ora prepara le
valigie e vieni qui. Subito! E
porta anche Simone. Davide,
Mathiew, Eugenio e Alessio se ne faranno una ragione. Tanto non sei mai
stata
ufficialmente con nessuno di loro, no? –
- Guarda che Simone è solo
un amico. Ma… Se venisse, davvero
non sarebbe un problema? –
- Una branda in più non ha
mai fatto male a nessuno.
Sistemeremo il tuo amico al posto della scrivania, tanto
d’estate non mi serve.
Tu dormirai come sempre nella parte alta del letto a castello, e io mi
trasferirò in quella sotto. Dai, portalo…-
Francesca capì che il suo
invito non era solo per
gentilezza. Lo voleva davvero conoscere. Questo le fece infinito
piacere.
Data la confidenza con Simone, non fu
difficile invitarlo.
Dopo un primo rifiuto di cortesia, il
ragazzo accettò di
buon grado, così come i suoi genitori: erano felici che il
figlio si distraesse
per qualche tempo, e ormai sapevano che Francesca era una brava ragazza
La mattina della partenza Simone si
presentò alla porta di
Francesca con due pacchetti: uno era per lei, uno per Ilaria.
- Questo è un piccolo
ringraziamento da parte mia per la tua
amica. E questo è per te.-
Francesca accettò il
regalo di buon grado. Era la collana di
caucciù che avevano visto insieme: cominciò a
sospettare che Simone non sarebbe
rimasto per sempre solo un amico.
Partirono in treno e arrivarono alla
stazione di Rimini
verso mezzogiorno. Ilaria era già lì che li
aspettava. Arrivati a casa, la
nonna di Ilaria fece accomodare i tre ragazzi e li rimpinzò
a dovere con
deliziosi manicaretti.
Per la prima volta Simone vide
Francesca veramente a suo
agio. Sembrava tranquilla anche a Milano, così gentile e
simpatica, ma attorno
a quella tavola si rese conto che era come se quella ragazza avesse
sempre
tenuto una cicatrice di dolore sul suo viso, che chi non
l’aveva mai vista
senza non poteva notare.
Proprio quella sera ci fu la
“Notte Rosa”, di cui si parlava
tanto anche a Milano. Ilaria e Francesca indossarono due vestitini rosa
confetto e, dopo una piccola battaglia, riuscirono a far diventare
fucsia i
capelli di Simone con una lacca colorata.
I tre cominciarono a passeggiare sul
lungomare. Ilaria non
mollava un attimo la sua amica, per troppo tempo
“vissuta” solo con sporadici
messaggini. Francesca durante quella sera incontrò molti
suoi vecchi compagni
di scuola, i suoi amici.
E Simone le seguiva, ma non con noia:
per lui quella
situazione era completamente nuova, così come la sua amica:
era “Francesca da
Rimini”, di un “Paolo” un po’
addormentato che non si era ancora reso conto di
ciò che aveva di fronte… Era diventata veramente
bella con quel sorriso così
sereno e appagato.
Francesca incontrò uno dei
suoi quattro “morosi”: Alessio,
un tempo il suo prediletto, l’unico che non aveva
più visto da quando si era
trasferita. Quell’anno era sceso a Rimini prima. Si
salutarono, lui era con
un’altra, ma a Francesca non fece né caldo
né freddo, anzi, era contenta per
lui. Quanto era cambiato in quei tre anni! Solo allora la ragazzina si
rese
conto di essere cresciuta. Non aveva più bisogno della
compagnia di qualcuno
solo per fare bella figura. E ne era silenziosamente felice. Ora
c’era Simone.
Simone le chiese:- Era lui Alessio,
vero?- Infatti sapeva
dei “morosi estivi” (e si stupiva di quel termine)
di una Francesca
quattordicenne. Lei gli aveva raccontato proprio tutto.
- Sì, ma non ho mai
provato niente né per lui né per gli
altri tre che sia paragonabile ai miei sentimenti nei tuoi confronti.-
Ilaria pensò bene dopo
queste parole di farsi da parte. E
non le fu difficile, perché di lì
passò un gruppetto di amici che aveva
conosciuto alle superiori, tra cui c’era anche il ragazzo che
le piaceva da
morire.
Simone e Francesca si ritrovarono
soli vicino alla cabina
del bagnino.
-Dai, sediamoci sulle prime brandine,
che tra poco ci sono i
fuochi!-
I due si accomodarono, ma per la
prima volta non sapevano
cosa dirsi.
Allora Francesca disegnò
un cuore sulla sabbia, come da
troppo tempo non faceva.
Simone sbuffò
un’espressione sghemba e felice, la guardò
negli occhi e aggiunse al disegno le loro iniziali.
I due sorrisero sereni. Che vacanza
fuori dalla norma,
seppur Rimini era una meta così banale! Che destino bizzarro
e dolcissimo!
Prese lei l’iniziativa di
baciarlo. Appena le loro labbra si
sfiorarono, ecco i fuochi, tutti rosa a forma cuore, per festeggiare il
loro
amore. Che botti… tum turutum...
potenti e gioiosi… Ma Francesca e Simone non dissero mai a
nessuno che… Quel
rumore non era dei fuochi d’artificio, ma dei battiti dei
loro cuori!
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