Madama Butterfly

di Sereko
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Atto Primo ***
Capitolo 2: *** Atto Secondo ***
Capitolo 3: *** Atto Terzo ***
Capitolo 4: *** Cala il sipario ***



Capitolo 1
*** Atto Primo ***


AVVERTENZE: Universo alternativo,tutti umani,raiting arancione. Tutti i fatti storici a cui si accenna sono reali,lo stesso vale per quel che riguarda l’esercito degli stati uniti,la scuola ufficiali e le infermiere dell’esercito. Ho fatto diverse ricerche per scrivere questa storia e quello che non sono riuscita a trovare l’ho inventato o preso da qualche film o libro sulla guerra. Se ci sono delle imprecisioni mi scuso. Infine devo dire che non sono un medico,non ho esperienze di medicina né altro,per cui mi scuso se quello che leggerete in merito risulterà poco veritiero. Mi scuso inoltre per eventuali errori di grammatica. Ho provveduto a betare il capitolo,ma qualcosa potrebbe essermi sfuggita. Ultima cosa, la storia si comporrà di tre capitolo più l’epilogo.

Disclaimer: I personaggi di Twilight appartengono alla Meyer. Madama Butterfly è l’omonima opera di  Giacomo Puccini,da cui traggo spunto e di cui troverete alcune citazioni in ogni capitolo.
Detto questo,buona lettura!
 
 
 

Madama Butterfly

 
 

Amore o grillo donna o gingillo
dir non saprei. Certo costei
m'ha coll'ingenue arti invescato.

Lieve qual tenue vetro soffiato,
alla statura al portamento
sembra figura da paravento.

Ma dal suo lucido fondo di lacca
come con subito moto si stacca,
qual farfalletta svolazza e posa

con tal grazietta silenzïosa
che di rincorrerla furor m'assale
se pure infrangerne dovessi l'ale.

Madama Butterfly.Atto Primo, Scena I unica. Pinkerton.

 
 
 
 
7/12/1941 Pearl Harbor. Hawaii. USA. 10.00 am
 
 Chiusi gli occhi ,feci un respiro profondo e trattenni il fiato per un momento prima di farlo uscire. Per un istante fu come se tutto intorno a me fosse scomparso. Non sentivo più nulla. Il fragore dei bombardamenti,il rombo dei motori,le urla agonizzanti dei feriti. Dentro di me ed intorno a me c’era solo il nulla.
 
Era accaduto tutto troppo in fretta perché tutti noi ci potessimo organizzare. L’attacco era giunto appena poco prima dell’alba,del tutto inaspettato e soprattutto fulmineo,troppo perché ci potessimo preparare a sufficienza per prestare soccorso alle centinaia di feriti che erano giunti in ospedale.
Noi,abituati a guarire le ustione causate dal sole ora ci trovavamo a dover effettuare suture ed amputazioni su giovani poco più grandi di me.
 
Avevo deciso di arruolarmi nell’esercito e diventare infermiera per poter aiutare tutti quei soldati che si impegnavano a difendere la patria,ma nulla,nemmeno i miei incubi più terribili mi avrebbero potuta preparare all’orrore dei corpi carbonizzati e degli arti irrimediabilmente danneggiati dalle bombe. Nemmeno anni di pratica mi avrebbero mai potuta preparare all’espressione terrorizzata dei giovani che sapevano che non ce l’avrebbero fatta,alle loro urla, ai loro deliri.
 
Anni di silenzio non avrebbero mai cancellato dalla mia mente il fragore assordante della morte.
 
<< Bella,Bella! >> Il rumore e le urla tornarono in un istante,strappandomi dai miei brevi attimi di calma. Avevo bisogno di una pausa,un momento per scrollarmi di dosso tutto l’orrore ma questo non era il momento giusto,avrei aspettato.
 
Guardai il Dottor Cheney cercando di capire le sue parole tra le urla dei pazienti
<< -nti sala 3,occupati di loro,hai bisogno di una pa- >> il rombo dei motori coprì la sua voce. Istintivamente abbandonammo la nostra posizione  e guardammo fuori dalla finestra. Sembrava che gli aerei fossero in ritirata. Speravo solo che non ci fosse in arrivo una terza ondata. Lo speravamo tutti.
 
<< Vai >> disse  tornando a guardarmi << ci sono altri pazienti in arrivo,sbrigati >> si asciugò la fronte con la manica insanguinata del camice e corse via verso un gruppo di soldati trasportati all’interno dai loro commilitoni.
 
Mi voltai e mi diressi rapida verso la sala 3. A causa della quantità dei feriti non prestavamo molta attenzione a dove posizionavamo i pazienti,i posti non erano sufficienti per tutti così le stanze ed i corridoi erano stipate di materassi,brandine e lettighe  di pazienti più o meno gravi. Non mi stupii dunque di vedere in che condizioni era la camera quando entrai.
 
I soldati erano riversi ovunque nel pavimento,il corpo ed i vestiti zuppi di sangue,si lamentavano continuamente chiedendo della morfina o invocando il nome di qualche parente o amico.
 
Il cuore mi si strinse in una morsa dolorosa ,ricaccia indietro le lacrime e scavalcando i corpi uno ad uno raggiunsi l’unica infermiera presente in camera,Angela Weber, per domandarle con chi aveva già finito.
 
<< Solo questi in quest’angolo, quest’altro lato e tutta l’altra metà della stanza sono ancora da visitare >> rispose sfinita mentre cercava di essere il più veloce ed efficiente possibile. Annuii silenziosa ed iniziai ad occuparmi dei ragazzi  che ad una prima occhiata mi sembravano più gravi.
 
Il rumore dei motore e delle esplosioni era ormai cessato da un po’, sostituito però dai lamenti strazianti dei soldati. Persi completamente la cognizione del tempo mentre cucivo,medicavo e cercavo di non farmi cadere sulle ginocchia singhiozzando senza ritegno quando dovevo segnare i ragazzi troppo gravi per essere curati. Mi sforzavo invece di adottare un tono rassicurante per evitare di aggiungere dolore su dolore .Questo sembrava tranquillizzarli ,anche se alcuni erano abbastanza lucidi da capire che stavo mentendo,ma la maggior parte di loro aveva la mente annebbiata dal dolore e dalla paura,che li portava a fidarsi delle mie parole. La fiducia era l’unica cosa che gli era rimasta.
 
Avevo appena finito di medicare un’ustione di terzo grado che copriva quasi interamente il corpo di un soldato quando Angela mi disse che usciva fuori per occuparsi dell’ennesima ondata di feriti. Cielo,sembravano non finire mai. Quanti ne erano arrivati già? Non riuscivo nemmeno e tenere il conto.
                        
Esausta mi guardai velocemente intorno e mi accorsi che era rimasto un solo paziente nella stanza da cui ancora non ero andata. A dire la verità l’avevo intenzionalmente lasciato per ultimo. Era l’unico che stava immobile e non si lamentava,non sembrava grave,ma avevo l’impressione che fosse morto e che avrei solamente dovuto segnalare il corpo per mandarlo a casa insieme agli altri cadaveri.
 
Mi avvicinai svelta al ragazzo e gli poggiai due dita sul collo all’altezza della vena per tastarne il battito. Quando la mia pelle entrò in contatto con la sua il ragazzo aprì di scatto gli occhi facendomi sobbalzare. Due smeraldi mi fissavano cercando di mettermi a fuoco.
 
Sgranai gli occhi.
 
 Cavolo era vivo!
 
<< Nome? Qual è il tuo nome? >> Avevo ripetuto tante di quelle volte questa domanda oggi da averne la nausea. Ma era la prassi,anche se i soldati avevano le piastrine di riconoscimento ci serviva per verificare quanta lucida era la persona che avevamo di fronte. Più erano deliranti meno possibilità avevano di sopravvivere. Purtroppo non avevamo né il tempo né le medicine per curare tutti,così i casi estremamente gravi tendevamo ad abbandonarli.
 
Ingiusto e cinico forse,ma era un’emergenza ed il dottore ci aveva detto che era meglio sacrificare una vita che perderne dieci. Lo sapevo ed ero d’accordo. Mio padre era Colonnello dell’ U.S Army, mi aveva ripetuto spesso questa frase,in guerra era la prassi.
 
Diedi uno sguardo rapido alla sua figura per cercare di capire se aveva ferite gravi oltre a quella che,a giudicare dalla macchia scura sulla camicia,aveva sulla spalla.
<< La spalla >> gracchiò. Portai lo sguardo sul suo viso,era distorto dal dolore,sporco di fuliggine e sangue ma non aveva abrasioni né ustioni. Sembrava la persona meno grave che avevo curato sino ad oggi. << Sono ferito solo alla spalla >>
 
Annuii e presi un paio di forbici. Tagliai la camicia per fare prima e vidi una scheggia spessa circa 3 centimetri conficcata nella sua spalla. L’afferrai saldamente con la pinza e gettai uno sguardo al suo volto << Mi dispiace >> sussurrai,prima di tirare con tutte le forze ed estrarre il frammento dalla carne. Un lungo gemito fu tutto ciò che sentii.
 
Mh,Però …
 
<< Masen. Edward Masen .>> disse quando iniziai a pulirgli la ferita. La voce gli uscì fioca e roca,doveva soffrire come un matto ma non avevo più morfina a portata di mano e lui comunque non si lamentava. Stringeva le mascella e serrava gli occhi. Lo guardai ed annuii.
 
<< Qual è il suo grado signor Masen? >> domandai continuando ad occuparmi della ferita.
 
<< Tenente dottoressa >>
 
<< E’ stato molto fortunato tenente. Davvero molto >> mormorai. Lui annuì guardandomi da sotto le ciglia lunghe.
 
Finii di medicargli la spalla e dopo che l’ebbi fasciata per bene e somministratogli degli antibiotici gli diedi un’ultima rapida occhiata.
Stava bene. A parte la ferita e qualche leggera abrasione sul petto e le braccia non aveva nulla di grave. Era stato dannatamente fortunato.
 
<< Non ho tempo per medicarle le abrasioni tenente,mi dispiace. Altri soldati hanno bisogno di me e nessuno purtroppo è stato fortunato quanto lei >>
 
<< Ho visto purtroppo,la ringrazio dottoressa >>
 
Annuii e raccolsi le bende che mi erano avanzate  e le forbici << Il dottor Cheney le verrà a dare un’occhiata alla spalla … non so quando purtroppo. Se riesco le farò avere della morfina >> gli lanciai uno sguardo dispiaciuto << Mi dispiace,ma cerchiamo di razionarla ,le scorte sono quasi finite >>
 
Il tenente fece un cenno del capo,come a dirmi che non aveva importanza e chiuse gli occhi sospirando.
 
Uscii frettolosamente dalla stanza cercando di non fare rumore per non disturbare i pazienti e mi diressi verso un gruppo di soldati che stavano attraversando l’uscio.
 
Sospirai. Sarebbero mai finiti?
 
 
 
 
 

**!!**

 
 
 
 
27/12/1941 Pearl Harbor. Hawaii. USA
 
 
 
 
<< Dottoressa Swan che piacere vederla! >> Mi salutò allegramente Edward quando entrai nella camera. Risi mentre mi dirigevo verso il suo letto.
 
<< Infermiera Swan, quante volte devo ripeterglielo Tenente Masen? >>
 
<< Quando tu inizierai a chiamarmi Edward, io smetterò di chiamarti dottoressa >>
 
Presi la sua cartella clinica ed iniziai a scrivere la nota per le sue dimissioni. Mi sarebbe mancato vederlo tutti i giorni,sentire la sua voce morbida e carezzevole,guardare i suoi occhi smeraldo,la sua mascella forte e così dannatamente sexy … Hmmmm.
 
Non posso dire che si fosse trattato di amore a prima vista e mentirei se dicessi che la prima volta che toccai la sua pelle sentii come una scossa. Non c’erano state né campane né farfalle la prima volta che lo vidi,la situazione era troppo drammatica perché potessi concentrarmi su qualcosa che non fossero le ferite,il sangue e la morte.
 
Non ci fu nulla nemmeno la seconda e la terza volta che lo vidi. Ad essere sincera non so dire con precisione quando iniziai a sentire una certa attrazione per lui,fu tutto molto lento e graduale.
Per carità,non dico che non sentissi la chimica tra di noi,non sono certo fatta di legno, ma ci misi un po’ per capire che provavo qualcosa per lui che andasse al di là della semplice attrazione.
 
Non fu affatto uno shock quando me ne resi conto,anzi,sembrò quasi … giusto,normale. Mi sentii felice anche. I miei sentimenti per lui mi rendevano felice,anche se non sapevo se fossero ricambiati in pieno.
 
 Iniziò a flirtare con me quasi subito,giusto il tempo affinché la morfina facesse effetto e lui aveva già iniziato a riempirmi di complimenti e ad usare quel magnifico mezzo sorriso che,ne ero assolutamente sicura,aveva fatto sospirare decine di cuori.
 
Il flirt c’era,ma non sapevo se si trattasse di semplice attrazione o qualcosa di più. I soldati in fondo non avevano poi una reputazione brillante,soprattutto tra le infermiere.
 
Ah! Infermiere e soldati,il cliché più vecchio del mondo.
 
Ma quanto mi sarebbe piaciuto essere quel cliché!
 
Finii di scrivere e sfogliai la cartella << Ti chiamo già Edward >> 
 
<< Non spesso quanto vorrei però >> alzai gli occhi dai fogli e lo vidi sorridere malizioso. Roteai gli occhi fintamente seccata.
 
<< Stai ancora flirtando con me, Tenente Masen? >>
 
Sorrise << Forse. Sarebbe un problema? >>
 
Ridacchiai << Non mi sembra che tu ti sia mai posto il problema prima,no? >>
 
<< Be’ ora è diverso >>
 
Sorrisi e decisi di non indagare oltre. Non mi sentivo a mio agio a parlare di certi argomenti,soprattutto in una stanza piena di pazienti.
 
Arrossi immediatamente al pensiero. Dannazione! Mi ero completamente dimenticata di loro!
 
Posai la cartella in fondo al letto << Il dottor Cheney mi ha detto di dirti che potrai essere dimesso domani mattina, ero venuta per scrivere la nota di dimissioni sulla  tua cartella >> Alzai lo sguardo e vidi che mi fissava.
 
<< Sarebbe un problema se volessi fare sul serio? >>
 
Sentii il calore divamparmi in tutto il viso e le orecchie. Battei le palpebre << Uhm … Io … >>
 
Portò il busto in avanti avvicinandosi a me ed iniziò a sussurrare << Solo tu ed io,fuori da questo dannato ospedale, lontani da orecchie indiscrete. Niente giochetti, niente frasi con i doppi sensi, niente flirt malcelati. Solo tu ed io ad una cena. Per favore >> continuò dopo un attimo << sono tre settimane che aspetto questo momento >>
 
Continuai a fissare la sua espressione seria per un tempo che parve interminabile. Le orecchie mi ronzavano ed il cuore sembrava bruciarmi nel petto. Per un attimo temetti che le ginocchia mi cedessero per la troppa emozione così poggiai una mano sulla sbarra del letto per sostenermi.
 
Se reagisco in questo modo per così poco cosa succederà quando mi bacerà?
 
Un bacio! Arrossii al sol pensiero mentre il cuore batteva come un forsennato nel mio petto.
 
Mi resi conto di non avergli ancora dato una risposta – mi crederà una povera ritardata ora! – ed annuii incapace di proferire parola.
 
Edward sospirò sollevato e sorrise raggiante mentre tutt’intorno a noi esplosero fischi ed ululati di approvazione. Se possibile arrossii ancora di più,dovevo aver ormai raggiunto una tonalità bordeaux.
 
<< Forza Masen! >>
 
<< Dacci dentro soldato! >>
 
<< Ti sei beccato l’infermiera con le gambe più sexy stronzo! >>
 
Si levarono altre risate mentre io mi coprivo il viso con le mani non sapendo se ridere o piangere.
 
<< E volete piantarla razza di idioti? >> abbaiò furioso Edward.
 
Le risate ed i fischi continuarono per un po’,anche dopo che uscii rossa come un pomodoro dalla stanza,insieme alle urla di Edward che cercava invano di farli smettere.
 
Quando fui fuori trovai Angela che mi guardava cercando di trattenere le risate.
 
<< Ora non ti ci mettere anche tu >> borbottai imbarazzata sorpassandola.
 
Qualche istante dopo la sentii ridere.
 
Traditrice!
 
 
 
 

**!!**

 
 
 
28/12/1941 PH. H. USA. 22.00
 
 
Quando uscii dall’ospedale, esausta e spettinata, trovai Edward ad attendermi appoggiato ad un auto nera ed un mazzo di fiori in mano.
Era vestito con una t-shirt grigia ed un paio di jeans. Come diavolo faceva ad essere attraente anche con dei vestiti così semplici?
 
Cercai di darmi una sistemata ai capelli mentre mi dirigevo verso di lui. Edward si scostò dalla macchina e mi venne incontro sorridendo.
 
<< Scusa se ti ho fatto aspettare ma c’è stata un’emergenza e sono stata in sala operatoria per tutto questo tempo e - >> mi posò un dito sulle labbra.
 
<< Me l’hanno detto,tranquilla. Questi sono per te >> presi i fiori che mi porse e li annusai
 
<< Grazie,sono bellissimi >>
 
Edward sorrise << Sono solo fiori di campo. >>
 
<< Ed io ti ho solo fatto aspettare tre ore. Davvero scusa >> sospirai mortificata.
 
<< Ho già detto che non è un problema Bella,è il tuo lavoro. Dovrei forse arrabbiarmi con la splendida infermiera che mi ha accudito in queste settimane? >> arrossii << Ora vogliamo andare? A proposito,scusa per la tenuta ma non ho portato abiti eleganti,sai com’è … >>
 
Sorrisi indicandomi << Be’ guardami … non sono proprio presentabile >>
 
Edward scrutò attentamente la mia divisa e strinse le labbra << Hmmm hai ragione, sei assolutamente impresentabile >> mi scostò una ciocca di capelli dal viso << non dovresti avere il permesso di andare  in giro vestita così,sei una tentazione troppo forte >>
 
Arrossii e distolsi lo sguardo puntandolo in un punto imprecisato alle sue spalle. Edward si avvicinò e posò un dito sotto il mento,facendo incrociare i nostri occhi.
Il suo respiro caldo si infrangeva ad ondate contro le mie labbra solleticandomi. Da questa distanza riuscivo a sentire l’odore forte e mascolino della sua pelle,insieme ad un profumo … no,dopobarba leggero. Mi venne l’acquolina in bocca.
 
Edward non staccava gli occhi dalla mia bocca ed iniziò a respirare più velocemente quando vide la mia lingua inumidirmi le labbra. Si avvicinò e pensai che mi stesse per baciare quando si allontanò di scatto dal mio viso. Cercai di contenere la delusione.
 
<< E’ meglio andare >> si schiarì la voce ,era roca << voglio sul serio evitare che qualche altro soldato ti veda così, non voglio essere richiamato per rissa. >> si passò una mano tra i capelli e mi guardò sforzando un sorriso. Rimasi incantata dai suoi occhi così incredibilmente scuri. Ero pronta a giurare che fino ad un attimo fa fossero più chiari,di un verde più brillante.
 
<< Allora, dove abiti? >>
 
<< Uhm … si ehm … >> inspirai a piani polmoni e rilasciai il sospiro con un lieve sbuffo << giusto qui vicino, noi infermiere abbiamo gli alloggi vicino l’ospedale >>
 
<< Andiamo a piedi e poi torniamo a prendere la macchina? >>
 
<< Certo,sarà questione di un attimo >>
 
<< Vivi da sola? >> mi chiese quando fummo davanti casa.
 
Era una piccola villetta in legno dipinta di bianco,con un portico ed una panchina rivestita di cuscini. Spesso la sera,quando finivo di lavorare, rimanevo seduta per ore sotto il portico ad ascoltare il rumore del mare. Lo facevo per pensare e per rilassarmi,un’abitudine che avevo intensificato dallo scoppio della guerra. Speravo che le onde del mare lavassero via gli orrori che avevo visto.
 
<< No, vivo con Angela e Heidi,un’altra infermiera >>
 
<< Quindi non sei mai sola >>
 
Corrugai le sopracciglia mentre infilavo la chiave nella serratura. La sua sembrava più una constatazione che una domanda. Mi lasciò perplessa.
 
<< I nostri orari non coincidono sempre,così capita che io sia da sola,come questa sera. Perché lo vuoi sapere? >>
 
Si strinse nelle spalle. Mi feci da parte per farlo entrare e poi chiusi la porta dietro di noi.
 
<< Accomodati pure,vuoi qualcosa da bere? >>
 
<< No,ma grazie lo stesso. >>
 
<< Okay,faccio in un attimo,promesso >>
 
 
 
 
 
<< Allora, non mi hai ancora detto qual è il tuo grado >> esordì Edward dopo che il cameriere andò via con le nostre ordinazioni. 
 
Eravamo in un ristorantino molto carino, una specie di tavola calda o bistrot ,lontano dai locali solitamente frequentati dai soldati. Edward non scherzava affatto quando diceva che non voleva che mi vedessero. D’altra parte non potevo che essergliene grata, molti di loro avevano dei modi molto rozzi. Lui era una piacevole eccezione.
 
Roteai gli occhi fintamente esasperata <fissati con i gradi >>
 
Rise << Non siamo fissati,è fondamentale sapere a chi devi rispetto e di chi sei il superiore. In guerra poi è di vitale importanza >>
 
<< Ma qui non siamo sul campo di battaglia edio non sono un tuo commilitone >>
 
<< Si, ma io sono solo curioso. Se portaste le mostrine sarebbe più semplice >>
 
Scossi la testa << In ospedale siamo tutte uguali, non è necessario palesare il proprio grado, è irrilevante >>
 
Sbuffò divertito << Stai eludendo la mia domanda? Sembra che tu non voglia rispondere >>
 
Inarcai un sopracciglio << Sottotenente Swan. Soddisfatto ora? >>
 
Sorrise divertito << Si,ora si grazie. Ufficiale, eh? Chi l’avrebbe mai detto! >>
 
<< Sorpreso? >>
 
<< Hmmm, colpito più che altro >>
 
<< Ora però sono curioso >> disse dopo che il cameriere ci portò le nostre bistecche con contorno di verdure. << Come mai hai deciso di intraprendere la carriera di infermiera presso l’esercito? >>
 
Masticai lentamente il boccone prima di rispondere << Mio padre è un Colonnello dell’ U.S. Army . Fu ferito in guerra e rischiò di morire,fu un’infermiera della Croce Rossa a salvarlo. Quando decisi di arruolarmi poi ,mio padre mi consigliò di frequentare la scuola per ufficiali. Sai, stipendio migliore … cose così >>
 
Edward tagliò un pezzo di carne e se lo mise in bocca insieme ad un po’ di verdure. Masticò lentamente guardandomi, forse riflettendo su quanto gli avevo detto. Presi un bicchiere d’acqua e ne bevvi un sorso. Quando ingoiò il suo boccone si asciugò la bocca con il tovagliolo e bevve qualche sorso di birra prima di parlare.
 
<< Così tuo padre partecipò alla Grande Guerra? >> Annuii << In quale scontro fu ferito? >>
 
<< Durante l’offensiva Mosa-Agonne ,nel 1918 . C’erano carri armati e fanteria, lui era nei primi, a quell’epoca era Maggiore. Non so cosa successe di preciso, mio padre non entra mai nei dettagli quando si tratta di lui, ma so che successe qualcosa al carro armato  e si ferì alle gambe. L’infermiera dovette amputargliele perché le ferite si erano infettate e lui rischiava di morire. Oh, Scusa >> guardai il suo piatto << non sono proprio discorsi che si dovrebbero fare a cena >>
 
Sorrise leggermente << Tranquilla, te l’ho chiesto io. E poi sono un soldato,vuoi che mi si blocchi l’appetito per così poco? >> E per dare maggior enfasi alle sue parole ingoiò un grosso boccone di carne. Mi sorrise ed io ridacchiai.
 
<< Giusto,hai lo stomaco forte >>
 
Annuii bevendo un po’ di birra << Ci vuole. Cosa fa ora tuo padre? >>
 
<< Insegna all’ U.S. Military Academy di West Point, nello Stato di New York. Quando è ritornato dalla guerra per forza di cose, gli hanno dato una doppia promozione ed una medaglia al valore per i feriti in guerra. >>
 
<< Deve esserne molto orgoglioso >> osservò
 
Sospirai << Non molto… cioè,non proprio,insomma … da un lato era triste perché quando è iniziata l’offensiva io ero nata da poco e lui non era con mia madre,e gli sarebbe davvero piaciuto potermi tenere. Ma quando è tornato,due mesi dopo perché ferito be’… era molto frustrato. Avrebbe voluto continuare a lottare per il suo paese. >>
 
Annuì corrucciato << si è comprensibile. È davvero brutto dover ritornare a causa di una ferita. È come se tornassi da perdente. >>
 
<< Ma d’altra parte è meglio tornare ferito che in una bara. È quello che dice sempre mia madre quando mio padre inizia a borbottare circa il suo fallimento in guerra >>
 
<< Si >> concordò esitante
 
<< Ma? >> inarcai un sopracciglio << Tu non vorresti tornare dalla tua famiglia,vivo? >>
 
<< Vorrei tornare dalla mia famiglia tutto interno. Non mutilato. Ammiro molto tuo padre e,anche se non lo conosco,  intuisco che sia una persona molto forte e coraggiosa. Io non so se riuscirei a vivere senza le gambe, o le braccia o qualsiasi altra parte del mio corpo. >> Scosse il capo << Non credo ci riuscirei >>
 
Rimasi in silenzio ad assimilare le sue parole. Le ripetei più volte nella mia mente,sentendo il dolore aumentare di volta in volta. Lo conoscevo da poco più di venti giorni, ma sentirlo parlare così, immaginare un mondo in cui lui non fosse presente mi provocava un dolore da togliere il fiato. Non mi accorsi delle lacrime finché non sentì le guance bagnate.
 
<< Bella >> sussurrò. Si sporse sul tavolo e con le dita mi asciugò dolcemente le guance. Scossi la testa e tirai su col naso.
 
<< Scusa >> dissi << io … non >>
 
<< Perché piangi? È per quello che ho detto? >>
 
Mi portai le mani al viso e mi asciugai gli occhi << Scu- usa >> balbettai << non vo-volevo piangere >>
 
Edward mi prese le mani e le allontanò dal viso stringendole tra le sue. Quando provai a distogliere lo sguardo lui portò una mano sotto il mento e mi fece voltare delicatamente << Mi dispiace >> sussurrò scrutandomi << qualunque cosa io abbia detto, mi dispiace. Non era mia intenzione farti piangere >>
 
 << Lo so, sono una stupida io - >>
 
<< Non sei una stupida. Sei solo la ragazza più dolce e tenera che io abbia mai incontrato >>
 
Arrossii alle sue parole e cercai di distogliere lo sguardo. Il suo modo di guardarmi mi faceva sentire nuda,come se i suoi occhi potessero vedere dentro di me.
 
<< Non sfuggirmi Bella,non nascondermi i tuoi occhi >> disse carezzevole << Sono quanto di più bello ci sia. Non privarmi della loro vista. Ti prego >>
 
Lo guardai ed annuii. Lui sorrise e spostò la mano dal mento alla guancia accarezzandola lentamente. Mi sentii arrossire sotto il suo tocco. Il suo sorriso si ampliò.
 
<< Mi piace quando arrossisci >>
 
<< A me no. Mi sento ridicola >> sussurrai.
 
<< No che non lo sei,sciocca. Sei assolutamente deliziosa >>
 
Restammo occhi negli occhi per degli attimi interminabili. La sua mano era calda e sorprendentemente morbida. Profumava di lui.
 
<< Che ne dici di fare una passeggiata sulla spiaggia? >> propose
 
<< Mi sembra un’ottima idea >>
 
 
 
Dopo che Edward ebbe pagato il conto uscimmo dal bistrot e salimmo in macchina per dirigerci verso la spiaggia. I finestrini abbassati facevano entrare un po’ d’aria fresca in auto ,un vero balsamo per la mia pelle surriscaldata. Non ero abituata a sentire questo caldo secco a Dicembre,e la mia pelle era sudaticcia e appiccicosa. Cercai di sfregarmi le mani e le braccia sugli abiti per eliminare la sensazione di bagnato,sperando che Edward non si accorgesse di nulla,ma l’agitazione non faceva che peggiorare la situazione.
 
Cosa avremmo fatto? Avrebbe cercato di baciarmi? Mi sarei dovuta far baciare al primo appuntamento? O avrebbe pensato male? E se invece avesse interpretato come mancanza di interesse nei suoi confronti la mia riluttanza a baciarlo questa notte stessa?
 
<< -la ci sei? Bella? >>
 
Sussultai e girai di scatto la testa verso di lui. << Come? >>
 
Edward mi lanciò un occhiata prima di riportare lo sguardo sulla strada. Sorrise ,anche se gli occhi sembravano preoccupati,le sopracciglia lievemente corrugate. << Chiedevo se fossi ancora con me. Sei rimasta silenziosa per un po’ e mi hai risposto solo alla terza volta … >>
 
Il sangue fluì velocemente al mio viso,mi sentii scottare. Aprì e chiusi la bocca un paio di volte senza tuttavia riuscire a dire nulla.
 
Stupida. Stupida. Stupida.
 
<< Ti stai annoiando forse? Vuoi tornare a casa? >>
 
<< Cos- NO! No certo, che no,non mi sto annoiando >> come poteva pensarlo? << stavo solo pensando ad una cosa tu … tu non c’entri niente,mi sono divertita molto questa sera >>
 
Si accigliò <<  E a cosa pensavi? >>
 
<< Uhm … al … er- al discorso che facevamo a cena >> borbottai arrossendo << io … mi sono ricordata che è da tanto che non mando una lettera a casa. Cioè,dopo l’attacco, ne ho mandata solo una e i miei genitori saranno preoccupati ma non ho avuto tempo per scrivere e ora mi è venuto in mente che forse dovrei trovare cinque minuti per una lettera o magari telegrafare qualcosa ecco >>
 
Presi fiato ed Edward scoppiò a ridere. Lo fissai sconcertata.
 
<< Ho capito solo la metà di quello che hai detto Bella. Parlavi troppo veloce >>
 
Arrossii e mi morsi il labro. Ovvio che parlavo troppo veloce,capitava tutte le volte che dicevo una bugia. Era così che i miei mi scoprivano.
 
<< Uhm, mi dispiace >>
 
Edward scosse la testa ridendo << Tranquilla. Ma lasciatelo dire : sei una pessima bugiarda >>
 
<< Non era una bugia >> borbottai.
 
Edward mi fissò di sottecchi,sorridendo malizioso. << Farò finta di crederci. Nel frattempo, siamo arrivati >>
 
 
 
<< Bella è palese! Angela e Ben sono pazzi l’uno per l’altra,punto. Lo sa tutto l’ospedale, l’esercito degli Stati Uniti, lo sa pure il Presidente  Roosevelt! Solo loro due non hanno ancora capito nulla. Sembra di guardare in prima persona una soap opera,è ridicolo! >>
 
<< Non è ridicolo, e non è vero che loro due non hanno capito nulla e soprattutto spero vivamente che non sia così palese ,non sarebbe una gran cosa. >>
 
<< E perché? Se tralasciamo il fatto che languiscono l’uno per l’altra senza mai concludere devi ammettere che fanno tenerezza. Hanno gli occhi a cuoricino tutte le volte che sono nella stessa stanza >> Ridacchiò scuotendo la testa.
 
Mi concentrai sul suono melodico della sua risata mentre guardavo la spiaggia davanti a me. Camminavamo a piedi nudi sulla sabbia fresca e soffice che alla luce della  luna sembrava quasi nera. In sottofondo il rumore delle onde che dolcemente coprivano il bagnasciuga per poi ritirarsi con lentezza verso l’oceano.
 
<< Non è questo >> dissi con lentezza.
 
<< Cos’è allora? >>
 
<< Il dottor Cheney è sposato, per questo lui e Angela ,nonostante la palese attrazione reciproca, non vanno mai oltre. Lui è una persona molto corretta, e lei altrettanto. Per questo sarebbe meglio che non fosse così palese ,la gente potrebbe parlare e vedere ciò che in realtà non c’è. >>
 
<< Mhmm . Ha senso. >> si portò una mano ai capelli scompigliandoseli << Ed è più complicato di quanto credessi. Che casino. >>
 
<< Già >> concordai.
 
Camminammo in silenzio l’uno accanto all’altro per un po’. Di tanto in tanto, la sua mano o il suo gomito sfioravano il mio braccio,o il polso ed ogni volta era come se una scossa partisse dal punto in cui la nostra pelle si sfiorava per poi irradiarsi in ogni angolo del mio corpo. Mi sentivo febbricitante ed euforica, terrorizzata ed impaziente. L’attesa e l’incertezza di cosa sarebbe accaduto mi faceva quasi sentire più ricettiva, eppure nello stesso tempo sentivo la mia mente annebbiata,le gambe mi tremavano e il cuore batteva furioso. Non avevo mai provato così tante e così diversificate sensazioni tutte in una volta.
 
<< E dimmi,sei figlia unica? >>
 
Mi schiarii la gola e feci dondolare le scarpe con la mano << No,ho un fratello di diciannove anni,Phil. Anche se non ci assomigliamo per niente >> sorrisi pensando a lui.
 
<< No? Lui è tipo biondo con gli occhi azzurri e alto un metro e novanta? >>
 
Ridacchiai << No,ma ha a i capelli neri e la pelle più scura della mia. Mi chiama sempre mozzarellina >>
 
Edward avvicinò il suo braccio al mio,era solo leggermente più scuro << Non mi sembri tanto bianca >>
 
Risi e lo spinsi leggermente << Sei di parte e lo sai >>
 
<< Forse >> rise << Ed è anche lui nell’esercito? >>
 
Scossi il capo << No, giocava a baseball nella squadra del college ma a breve entrerà a far parte dei Cubs >>
 
Edward fischiò << Caspita. Sai che io sono di Chicago? Solo che da piccolo tifavo per i Mariners >>
 
<< Nessuno è perfetto >>  Gli feci l’occhiolino e lui rise. << Vivi ancora li? >>
 
<< No, quando avevo dieci anni ci trasferimmo a Penny ,mio padre ha uno studio legale a Philadelphia e mia madre può andare a New York tutte le volte che vuole. È davvero fissata con la moda e roba varia >> Edward fece una smorfia.
 
Sorrisi << Si,conosco il tipo >>  
 
<< E sono figlio unico >>
 
Lo guardai sorpresa << Cosa,leggi nella mente? >>
 
Edward mi guardò divertito << Forse,ti darebbe fastidio? >>
 
Mi strinsi nelle spalle << Sarebbe una seccatura >>
 
<< Qualcosa da nascondere? >>
 
<< Abbiamo tutti qualcosa da nascondere >>
 
Mi guardò meditabondo. Ora eravamo fermi l’uno di fronte all’altra con nemmeno un metro a separarci.
 
<< Si hai ragione ma … >> fece un passo nella mia direzione << io non sono il tipo che nasconde le cose >>
 
<< No? >> sussurrai. Era a pochi centimetri dal mio viso. Sulla lingua potevo sentire il sapore della sua pelle. Il suo alito caldo mi solleticava il viso.
 
<< No. Preferisco essere diretto … >> Si avvicinò e mi sfiorò la guancia con il naso << Bella >> alitò << ti desidero dal primo momento in cui ti ho vista. Cosa mi hai fatto? >>
 
Continuò ad annusare la mia pelle mentre con il naso tracciava una linea immaginaria dall’orecchio al mento. Tremai quando lui si avvicinò ulteriormente sino a posare le sue mani sui miei fianchi.
 
<< Bella >> sussurrò . Alzai le mani e le portai all’altezza del suo petto senza tuttavia toccarlo,temevo che se l’avessi fatto lui sarebbe scomparso come un sogno evanescente. Chiusi gli occhi e rilasciai un sospiro tremolante prima di poggiare i palmi su di lui.
 
Incoraggiato dal mio gesto Edward iniziò a rilasciare una serie di piccoli baci là dove prima mi aveva sfiorato con la punta del naso.
 
<< Lo senti anche tu? L’energia,il desiderio, dimmi Bella,lo senti? >>
 
<< Si >> sussurrai << si lo sento >>
 
Le sue labbra mi sfiorarono dolcemente il mento e i lati della bocca,sino a posarsi leggere sulle mie labbra.
 
Fu dolce,dolce come il miele e delicato e leggero come una piuma. Mi mordicchiò leggermente il labbro inferiore prima di posarvi su la lingua chiedendo il permesso di entrare.
 
Lo accontentai schiudendo le labbra e fu fuoco,fu fava incandescente che lenta colava distruggendo tutto ciò che incontrava lungo il cammino, e fu passione che tutto ricostruì  e fu desiderio che con ardore bramava ogni cosa e fu frenesia e fu pazzia e fu gioia.
 
Tra i baci roventi mi chiese se potevamo andare a casa ed io annuii incapace di parlare o anche solo di respirare.
 
Senza che riuscissi a registrare i nostri movimenti o avere la cognizione del tempo che scorreva ci trovammo nel soggiorno e poi in camera da letto. Prima che la ragione potesse risvegliarsi mi abbandonai alla passione.
 
E fu fuoco che mi bruciò.
 
 
 
 
 
 
 
 
Domande?Dubbi? Curiosità? Chiedete e vi sarà dato!
Per gli spoiler e gli extra vi rimando al mio blog http://wuthering-h.blogspot.com/
Un saluto a tutti!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 2
*** Atto Secondo ***


Madama Butterfly

 
 
 
 
 
 

Vogliatemi bene,
un bene piccolino,
un bene da bambino
quale a me si conviene,
vogliatemi bene.
Noi siamo gente avvezza
alle piccole cose
umili e silenziose,
ad una tenerezza
sfiorante e pur profonda
come il ciel, come l'onda
del mare.

Atto I ,scena I unica .Duetto Butterfly- Pinkerton.Viene la sera

 
 
 
31/12/1941 PH. Hawaii. USA. 19:17
 
 
<< E’ davvero delizioso ,cos’è? >> Chiese Edward indicando con la forchetta il piatto davanti a lui.
 
Ingoiai il boccone e sorrisi per il complimento << E’ un tipico antipasto Hawaiano, pompelmo,riso,olive farcite,peperone rosso e un po’ di spezie . Sono felice che ti piaccia è la prima volta che lo preparo e non sapevo come sarebbe venuto >>
 
<< Delizioso Bella,davvero delizioso >> si complimentò prendendone un’altra forchettata << Non mangiavo così bene da … Beh non mi ricordo,ma non ho mai assaggiato nulla di così buono >>
 
Sorrisi e feci un cenno di ringraziamento prima di chinare il viso sul piatto per cercare di nascondere il rossore. Ero sempre stata una ragazza timida e poco avvezza ai complimenti, ma con Edward  le cose sembravano peggiorare. Da quando poi mi aveva detto che adorava vedermi arrossire ,e me lo ripeteva almeno due o tre volte al giorno , sembrava che il mio corpo si fosse coalizzato contro di me ,così ora il rosso era diventato il colore prevalente sul mio viso e non solo,purtroppo. Edward aveva infatti commentato allegramente che anche le mie orecchie assumevano la stessa tonalità scarlatta del viso. Era oltremodo imbarazzante.
 
<< E’ inutile che ti nascondi,ti ho vista >> esclamò ridacchiando. Senza lasciarmi il tempo di ribattere continuò a parlare << Hai sentito? L’altro giorno sono arrivati i meccanici per riparare gli aerei danneggiati dei campi Oahu. Non riesco a capire perché ci abbiano messo così tanto >>
 
Mi sentii sbiancare. Potevo sembrare antipatriottica ma aerei riparati equivaleva a Edward in guerra, perciò maledii internamente i meccanici.
 
Perché erano venuti così presto?
 
Poi però mi ritornò in mente la ferita di Edward e la sua momentanea impossibilità di guidare un aereo,così mi tranquillizzai. Era meschino ed egoistico da parte mia, ma pregai affinché Edward tornasse ad avere la piena mobilità del braccio il più tardi possibile. Forse da qui ad allora la guerra sarebbe finita …
 
 
Sbattei le palpebre << Hmm,non so … >> raccolsi i nostri piatti e mi alzai.
 
Edward prese un sorso di birra e scosse la testa frustrato << Avrei voluto non essermi ferito,così rischio di non partecipare al Raid >>
 
Mi congelai sentendo le sue parole << Raid? >> domandai roca
 
Edward mi fissò allarmato << Uhm … niente,niente >> scosse la testa e finì di bere la sua bottiglia di birra.
 
Posai i piatti sul tavolo senza staccargli gli occhi di dosso << Edward ,quale raid? Di che cosa parli? >>
 
Fissò la tavola scuotendo la testa << Siamo in guerra Bella e … >>
 
<< So che siamo in guerra! >> sbottai << ho visto morire centinai di ragazzi e ne ho curati altrettanti . Voglio sapere di che raid parli Edward,non l’ovvio! >>
 
Edward sospirò << Sono informazioni riservate e prima che tu ti scaldi no,non credo che parteciperò. Il dottore dice che forse il mio braccio non funzionerà mai più bene come una volta e l’esercito non mi farà fare nulla se non sono nella mia forma ottimale. Non c’è nulla di cui tu ti debba preoccupare. >> Concluse cupo.
 
Lo studiai. Teneva lo sguardo fisso sulla tovaglia e le mani strette in pugni. Era palesemente scontento e una piccola parte di me si sentii male per lui,per la sua delusione. Ma era solo una piccola parte perché in realtà ero felice che ,forse, non sarebbe mai più potuto andare in guerra.
 
Mi sentii malissimo subito dopo che ebbi formulato il pensiero. Come potevo essere felice per qualcosa che lo rendeva così triste?
 
Puoi,disse una vocina nella mia testa, perché anche se ciò lo rende triste non lo ucciderà. Sarà vivo e con il tempo se ne farà una ragione.  
 
Inspirai ed espirai.
 
<< Mi dispiace >> mentii << il dottore potrebbe sbagliarsi e tu potrai continuare a guidare gli aerei,devi aver fede >>
 
Edward sollevò un angolo della bocca <<  Grazie  >> mi guardò <<  significa molto per me  >>
 
Sorrisi ignorando il dolore strisciante delle mie menzogne <<  Prego.  >> ripresi i piatti e mi allontanai verso la cucina <<  Spero tu abbia ancora fame,ho preparato anche un’insalata di pollo  >>
 
<<  Muoio di fame!  >> sentii la sua voce arrivare dall’altra stanza <<  Ma anche se fosse,non potrei non mangiare una delle tue prelibatezze!  >>
 
 
 
 
 
 
<< Vieni qui mia Bella >>
 
Dopo l’antipasto e la mancata discussione sul raid Edward non accennò più nulla sulla guerra ed io non feci domande. Continuammo la cena come se nulla fosse,mentre il mio cuore sprofondava ad ogni battito nel baratro dell’angoscia e delle menzogne.
 
Ma era realmente così terribile gioire di una cosa che avrebbe risparmiato la vita all’uomo che mi stava a cuore? No. Eppure non riuscivo a non sentirmi meschina.
 
Dopo cena ci sedemmo sotto il portico a parlare e cinque minuti prima della mezzanotte entrammo  per prendere i bicchiere e lo champagne per festeggiare.
 
<< Non è vero champagne francese >> disse Edward quando mi avvicinai e presi il bicchiere che mi porse << ma  è comunque qualcosa >>
 
<< Andrà bene lo stesso >>
 
Edward mi sorrise e mi cinse la vita con un braccio mentre con l’altra reggeva il bicchiere. Mi sussurrò all’orecchio solleticandomi << E mancano … 5,4,3,2 … >>
 
<< … 1 … >>
 
<< Buon anno mia dolce infermiera >> poggiò le labbra sulle mie e mi baciò.
 
<< Buon anno Tenente,mio Tenente >>
 
 
 
 
 
 

**!!**

 
 
 
 
 
16/1/1942 PH. Hawaii. USA. 13.43
 
 
 
 
 << Oh Angela è così dolce! Ieri mi ha portato a ballare il boogie-woogie in un posticino davvero delizioso,c’erano solo civili. Sai quanto sia difficile trovare un posto qui senza militari,è quasi impossibile! E non sentivo un po’ di blues da così tanto tempo … e insomma, visto che la benzina è razionata ,e lui l’aveva già finita quando siamo usciti qualche giorno fa ,abbiamo dovuto camminare a piedi ma è stato molto paziente e gentile, al ritorno visto che non c’era nessuno per strada mi ha addirittura portata in braccio fino a casa! >>
Sospirai ricordando quella sera << è così premuroso. Ti ho già detto quanto è dolce? >>
 
Angela rise << Si Bella, almeno una ventina di volte. >>
 
Sorrisi sistemando una confezione di penicillina nell’armadietto << Non ci posso far nulla,sto così bene quando siamo insieme. Non penso a nulla quando sono con lui. Le preoccupazioni,le paure e le insicurezze svaniscono ed io mi sento sempre così … leggera. >>
 
<< Sei innamorata >>
 
Riposi lentamente gli antibiotici sullo scaffale rimuginando sulle sue parole << Si >>
 
Angela voltò di scatto la testa nella mia direzione << Dici sul serio? >>
 
La guardai << Certo che dico sul serio. Tu no? >>
 
<< No. Cioè … dicevo così per dire,che tu sia bella cotta è palese ma innamorata … ne sei sicura? >>
 
Annuii << Si. Voglio dire, non c’ho mai realmente pensato, però mi viene naturale pensare che quello che provo per  lui sia amore. Non ho bisogno di rifletterci,lo so e basta. Capisci che voglio dire? >>
 
Angela sospirò e si piegò sulla scatola per prendere un paio di scatole di antibiotici. Quando  le ripose sullo scaffale dell’armadietto riportò lo sguardo sul mio << Gliel’hai detto? >>
 
<<  No, non voglio mettergli fretta o farlo sentire a disagio. Quando sarà pronto per dirmelo glielo dirò. Sono sicura che lui provi qualcosa di molto profondo per me. Non ho bisogno di udire le sue parole,i fatti parlano molto chiaro. D’altronde  sono i fatti che contano,più delle parole. No? >>
 
<< Si >> rispose lentamente
 
<< Ma? >> le chiesi inarcando un sopracciglio << so che da qualche parte c’è un ‘ma’ >>
 
<< Bella >> disse esitante << Non ti arrabbiare ma … >>
 
<< Non è un buon inizio mi pare >>
 
Sospirò << Certa gente è davvero disposta a dire e a fare di tutto pur di ottenere ciò che vuole. I soldati poi sono notoriamente libertini e poco inclini ai legami a lungo termine. Bella, Edward è un soldato … >>
 
<< Angela >> la interruppi sospirando << Lo so che è un soldato,ma lui è diverso,non è come gli altri >>
 
<< Sono solo preoccupata per te Bella,non voglio vederti con il cuore spezzato a causa sua. Né sua né di nessun’altro >>
 
<< Oh Angie >> scavalcai la scatola di medicinali e l’abbracciai stretta << Lo so ,lo so che sei solo preoccupata per me, e ti voglio bene anche per questo,tanto. Ma questa volta non devi preoccuparti, Edward è un gentiluomo,non mi farebbe mai del male. Mai. >>
 
 
 
 
 
<< Sai >> esordì Angela dopo un po’,avevamo finito di sistemare tutti i medicinali ed ora stavamo facendo l’inventario.
 
<<  Ben mi ha detto che quando ad Aprile torneremo negli Stati Uniti chiederà il divorzio >>
 
La fissai con gli occhi sgranati << Sul serio? >>
 
Lei sorrise continuando a contare le scatole con le siringhe << Si. All’inizio non ci credevo nemmeno io, ma lui mi ha spiegato che le cose con sua moglie non sono mai andate bene e che lui non l’ha mai davvero amata,mentre con me è diverso. Vuole farsi una vita con me dice >>
 
Mi guardò con gli occhi lucidi << Non è meraviglioso? >>
 
<< Oh Angela, sono così felice per te! >> squittii << Ben è la persona più corretta che conosca ,siete fatti l’uno per l’altra >>
 
Annuì felice << E poi, non posso proprio ritenermi dispiaciuta per sua moglie. Voglio dire, quante lettere gli avrà mandato da quando siamo qui? Due? Tre no di sicuro,non è certo un comportamento che adotterei io se mio marito fosse lontano da casa da mesi . Lui dice che lei è solo interessata ai soldi e alla moda e che non fa che lamentarsi di lui. Di lui capisci? La persona più perfetta e meravigliosa che io conosca! >>
 
Risi ,era raro sentirla parlare così ma quando accadeva diventava davvero radiosa << Non vedo proprio perché tu debba sentirti dispiaciuta per quell’arpia! Non stai nemmeno facendo nulla di male,io non so se riuscirei a fare altrettanto >>
 
<< Una volta eri una donna virtuosa Bella ,che ne è stato del tuo animo puro? >> Mi chiese con un tono di divertito rimprovero
 
<< Oh,c’è ancora … nascosta sotto strati e strati di passione e lussuria >>
 
Mi diede un colpo di penna sul braccio << Bella! >>
 
Scoppiammo a ridere  << Che vuoi farci,è la verità. Dimmi tu come si fa a resistere ad un paio di braccia come le sue e quel paio d’occhi … e poi le labbra … >>
 
<< Okay basta, basta >>  ridacchiò << Non voglio sentire altro,è anche abbastanza >>
 
<< Peccato,così ti perdi la parte migliore >>
 
 
 
 

**!!**

 
 
 
 
26/1/1942 PH. Hawaii. USA. 16.47
 
 
 
Mi lasciai cadere sul telo e mi stiracchiai mettendomi supina. Edward mi seguì pochi istanti dopo cadendo sulle ginocchia.
 
<< Già stanca? >>
 
Sorrisi ed annuii ,perdendomi ad osservare le pieghe dei suoi muscoli perfetti. Non mi sarei mai abituata a tanta perfezione,nemmeno le cicatrici scalfivano tanta bellezza.
 
<< Ti piace quello che vedi? >>  chiese sorridendo. Ridacchiai e allungai le mani verso di lui,me le afferrò e si appoggiò sul mio petto,cingendomi con le sue braccia.
 
<< Mh-mh >> canticchiai strofinando il naso sulla sua guancia. L’odore della sua pelle mischiato a quello salato del mare dava vita ad un profumo invitante. Iniziai a lasciare piccoli baci sulla sua pelle.
 
Edward mi strinse maggiormente a sé ed iniziò a baciarmi ,prima di uscire la lingua e leccarmi il collo.
 
<< Edward! >> urlai divertita allontanandomi di scatto da lui << Che fai? >>
 
Mi sorrise malizioso prima di baciarmi le labbra << Mhmmm , hai un sapore buonissimo >>
 
Gli leccai la guancia << Anche tu >> risi.
 
Edward rimase a fissarmi con un accenno di sorriso per dei minuti interminabili. Con le dita mi accarezzava il contorno del viso mentre i suoi occhi non lasciavano mai i miei. Ardevano di una passione intensa,tanto forte da indurmi a chiudere gli occhi. O forse fui costretta a chiuderli per il dolore che leggevo nei suoi … no,non c’era dolore,ma lo sentivo. Lo sentivo come se fosse mio,mi raggiungeva ad ondate insieme al battito del suo cuore che sentivo battere contro il mio petto.
 
Avevamo trascorso una splendida giornata,era il mio giorno libero e passammo tutta la mattina a letto a fare l’amore , dopo pranzo invece scendemmo in spiaggia. Avevamo riso,scherzato,parlato ma ora,non riuscivo a capire perché,sentivo uno strano senso di disagio nascermi nel petto. Mi veniva da piangere,così serrai più forte gli occhi. Non dovevo piangere,non c’era nulla che lo giustificasse. I suoi occhi erano sereni,lui era sereno. La guerra era di nuovo lontana e lui era con me. Andava tutto bene. Andava tutto bene …
 
<< Che c’è ? >> sussurrò << Perché piangi? >>
 
Scossi la testa e sorrisi asciugandomi le lacrime << Credo sia il sole,mi bruciano un po’ gli occhi >>
 
<< Andiamo dentro,tra un po’ inizieranno le esercitazioni dell’aeronautica e non voglio che nessuno veda le tue splendide gambe >>
 
Sbuffai << Come se mi potessero vedere da lassù >>
 
Lui sorrise e si chinò a baciarmi la punta del naso << Oh,ti vedrebbero eccome. E da lassù mi maledirebbero per aver rubato loro la ragazza più bella,affascinante e sexy del mondo >>
 
<< Adulatore >>
 
 
 
 
Gli aerei ci sorpresero proprio mentre i nostri baci stavano per trasformarsi in qualcosa di più. Edward si staccò di malavoglia quando sentimmo il rumore dei motori ed iniziò a borbottare infastidito. Sorrisi alla vista del suo cipiglio,nonostante l’impulso maggiore fosse quello di imprecare contro quei dannati mostri di ferro, ed iniziai a raccogliere le nostre cose.
 
Quando ci chiudemmo la porta di casa alle spalle Edward mi afferrò per i fianchi e mi spinse contro il muro baciandomi con forza.
 
Lasciai cadere la borsa e gli legai le braccia intorno al collo cercando di avvicinarlo di più a me.
 
Si staccò dalle mie labbra e scese a baciarmi il collo,facendomi rabbrividire. Gli strinsi i capelli con le mani e lo sentii sospirare prima di tornare finalmente sulla mia bocca. La sua lingua mi accarezzò il labbro inferiore ed io gemetti nella sua bocca quando finalmente le nostre labbra si incontrarono,ancora una volta.
 
Senza interrompere il nostro bacio le sue mani scesero sul mio fondoschiena ,sollevandomi. Gli allacciai le gambe in vita e lui spinse una volta il bacino in avanti facendomi sentire la sua eccitazione. Mi sfuggì un gemito e strinsi con più forza le sue braccia,sentendo contro i miei palmi i suoi muscoli tonici.
 
Edward allontanò le labbra dalla mia bocca per spostarle sul mio orecchio. Succhiò il lobo colpendolo di tanto in tanto con la punta della lingua, il suo respiro irregolare contro il mio.
I talloni dei miei piedi spingevano contro la sua schiena mentre cercavo di tenerlo contro di me,il più vicino possibile.
 
<< Fermami ora,prima che perda completamente il controllo >> Disse rauco contro il mio collo.
 
<< Per favore,continua >> dissi senza fiato. La mia voce probabilmente suonava disperata ma non mi importava. Lo volevo completamente dentro di me e non potevo aspettare ancora.
 
Edward mi tenne stretta a sé mentre fece la strada per arrivare in camera da letto,prese a calci la porta e la chiuse dietro di lui.
 
 
 
 
 

**!!**

 
 
 
 
27/1/1941 . PH. Hawaii. USA . 6.53 am
 
 
Mi girai con un sospiro nel letto cercando di coprirmi con il lenzuolo. Quando allungai la mano e trovai il posto di Edward vuoto però aprii gli occhi. Mi sollevai sul gomito e mi guardai intorno trovando la stanza vuota,anche i vestiti erano spariti. Perplessa mi alzai e mi coprii con una vestaglia prima di andare in salotto.
 
Lo trovai seduto sul divano intento ad allacciarsi le scarpe.
 
<< Che fai? >>
 
Sussultò e si girò di scatto nella mia direzione. Il suo viso si contorse in una smorfia prima  di rivoltarsi e tornare alle sue scarpe.
 
<< Edward >> La mia voce tremò un po’. Sentii il mio cuore accelerare i battiti e la nausea investirmi. Un brutto presentimento si fece strada in me, come un acido che lento cola e corrode ogni cosa.
 
Lo sentii sospirare ,appoggiò gli avambracci sulle ginocchia e parlò senza guardarmi << Devo andare Bella >> la sua voce era poco più che un sussurro,stentai anche a sentirla ma non mi avvinai. Temevo che,se fossi stata più vicina,se avessi fatto anche un solo passo nella sua direzione, mi sarei sgretolata. Strinsi forte le braccia attorno al busto.
 
<< Non capisco >> sussurrai .
 
<< Il dottore mi ha visitato qualche giorno fa, il braccio è a posto e posso tornare ad essere operativo.  Domani parto con la Yorktown , parteciperò ad un raid contro i Giapponesi >>
 
<< No >> sussurrai senza fiato << No >>
 
<< Bella … >>
 
<< Perché non mi hai detto nulla? >>
 
<< Non volevo che la prendessi male >>
 
<< E pensavi che andandotene prima che mi svegliassi,senza una parola,senza una spiegazione,mi avresti reso le cose più facili? >> sbottai incredula.
 
<< Ti avrei lasciato un biglietto >> disse piano.
 
<< Un biglietto … mi avresti lasciato un biglietto? Valgo così poco per te? >>
 
Si alzò di scatto e mi fissò furente << Pensi che sia facile per me? Pensi che mi diverta? Non sapevo come affrontarti,non sapevo come dirtelo … speravo che lasciarti una lettera sarebbe stato più semplice per entrambi,meno doloroso … non ho dormito nemmeno cinque minuti questa notte sapendo cosa mi sarebbe atteso oggi! Non vado a giocare dannazione! >> urlò tirando un calcio al divano << Non ti permetto di giudicarmi! >>
 
Corsi verso di lui e lo abbracciai scoppiando in lacrime. Le sue braccia mi cinsero la vita brevemente prima di lasciarmi andare e allontanarsi da me.
 
<< Devo andare >>
 
Singhiozzai << Ti prego,promettimi che tornerai da me. Ti prego >>
 
Edward distolse lo sguardo stringendo la mascella << Non posso Bella. Non posso farti nessuna promessa … ma ti ringrazio per i fantastici momenti che ho passato con te >>
 
Lo fissai tra le lacrime << Tutto qui? Mi ringrazi per il tempo passato insieme e basta? >>
 
Edward fece una smorfia << E’ il massimo che posso offrirti Bella >>
 
Scossi la testa << Edward >> singhiozzai,allungai una mano verso di lui ma la scansò e si allontanò da me. Crollai sulle ginocchia << Non puoi andartene così,non dopo quello che … quello che abbiamo passato assieme >>
 
Edward mi diede le spalle e si diresse verso la porta << Mi dispiace >> disse piano << Se ti ho fatto credere più di quanto volessi,mi dispiace,non era mia intenzione. Abbiamo passato dei bei momenti insieme,ma non posso darti di più. Mi dispiace . >> Aprì la porta ignorando le mie lacrime ed i miei richiami e se la chiuse alle spalle.  
 
Mi strinsi le mani intorno al busto e urlai. Urlai fino a che non mi rimase più fiato in corpo. Urlai fino a che non rimasi senza forze. Allora continuai a piangere. E piansi,piansi sino alla notte dei tempi,piansi sino a rinascere dal mio dolore,piansi sino a che il buio non mi inghiottì.
 
Ed allora fu solo il nulla.
 
 
 
 
 
 
 
Vi dico solo una cosa : Abbiate fede in me ,mancano ancora due capitoli-epilogo compreso – alla fine. Può ancora accadere di tutto.
Per gli spoiler,il set di questo capitolo,le musiche e quant’altro, vi rimando al mio blog http://wuthering-h.blogspot.com
 
Ed ora passiamo ai commenti *-* Non me ne aspettavo così tanti,grazie infinite!!
 
Costance_fry: e lo so,è più forte di me,sono impaziente per natura xD per il lieto fine … hmmm ,tu la mia risposta già la sai. Per sapere i dettagli però ti toccherà aspettare come tutti gli altri!
 
Pinkgirl: Grazie infinite,sono davvero molto felice di ritrovarti anche qui!! *-*
 
Fratre87: Che bello,mi sento tanto genio della lampada xD No sul serio,sono veramente felicissima di sapere che questa idea è piaciuta così tanto! Mi auguro che questo capitolo non abbia deluso le tue aspettative. A presto!
 
ChiaraBella: Dunque,come mi è venuta l’idea … Ci pensavo già da diverso tempo in realtà,poi un pomeriggio mentre ero in macchina mi sono messa a pensare a Madama Butterfly (io non sono tanto normale xD ) ed ho iniziato ad apportare alcune modifiche all’opera di Puccini. Taglia qui,aggiungi li, modica questo,cancella quello … ed è nata questa storia! Spero che anche questo capitolo ti piaccia … nonostante il finale un po’ … così.
 
Wilard : Grazie infinite,sono davvero contenta che ti piaccia ! Spero che anche questo capitolo non sia da meno!
 
_TattaFede_ : La soap opera. Santo cielo,ho passato due giorni a darmi dell’idiota per una cretinata del genere! Faccio ricerche su ricerche e poi cado in queste cretinate! Posso provare ad arrampicarmi sui muri? La soap opera è nata negli anni trenta come programma radiofonico, il primo è stato Painted Dreams,prodotto dagli USA. Quindi tutto sommato potrei dire che mi riferivo a quello… ma sarò onesta,m’era proprio sfuggito come dettaglio xD Perché Madama Butterfly? Perché è stata la prima Opera che ho visto a teatro,avevo 13 anni e me ne sono letteralmente innamorata. Quel giorno sono uscita dal teatro piangendo,ma la rivedrei molto volentieri,è davvero stupenda. Quindi ecco perché,la amo a tal punto che,pur modificata ,ho voluto farla rivivere attraverso i personaggi di Twilight . Spero di rileggerti presto ;)
 
Mazza : L’avevo riletto decine di volte lo scorso capitolo,non so come ho fatto a non accorgermi dell’errore ù.ù spero che questo sia corretto! Grazie davvero per i complimenti, e mi auguro che anche questo capitolo ti piaccia come il primo. Dopo che inizio una storia mi viene sempre “l’ansia da prestazione” ho paura di non riuscire a rendere anche i capitoli futuri all’altezza dei complimenti del primo. Per la lunghezza della storia,anzi per la sua brevità,forse potrei fare qualcosa … qualche capitolo extra,ma non prometto nulla!
 
Nicosia: Grazie mille anche a te,spero che anche questo capitolo ti piaccia così come t’è piaciuto il primo!
 
Ringrazio ovviamente anche tutti coloro che hanno aggiunto la storia tra le seguite,le preferite e le ricordate e tutti i lettori silenziosi! Ci rileggiamo al prossimo capitolo!
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 3
*** Atto Terzo ***


Madama Butterfly

 
 
 

Dormi, amor mio,
dormi sul mio cor.
Tu sei con dio
ed io col mio dolor.
A te i rai
degli astri d'or:
dormi tesor!

Atto III,scena I unica. Butterfly. Un bel di vedremo.

 
 
 
Tre anni.
Erano passati tre anni dall’ultima volta in cui lo vidi. Il ricordo più vivo che ho di lui è la sua ampia schiena,l’ultima cosa che vidi prima che uscisse per sempre dalla mia vita. Non i suoi occhi,non il suo sorriso,né le mani grandi e forti,o le sue labbra piene e dolci,ma la sua schiena. Mi perseguita giorno e notte nei sogni,corro corro,cerco di guardarlo negli occhi ma non riesco mai a voltarlo,ed alla fine sparisce. Un mondo tra noi,mille vite a dividerci.
 
 
4/7/1945. New York. New Jersy. USA. 11.35 am
 
 
<< Questo color ciclamino o questo beige? No forse è meglio questo bianco … no meglio di no si sporcherebbe con l’erba. Che ne dici invece di questo celeste? No troppo pesante. Oppure la gonna marrone con questa camicetta? Eww no, marrone no. Meglio di no. No,non ti scomodare Bella,la tua migliore amica non sa cosa mettersi ma tu stai tranquilla,non è un dramma! >>
 
Roteai gli occhi << Appunto, non è un dramma … >>
 
Lasciò cadere i vestiti che aveva in mano sul letto e si mise le mani sui fianchi lanciandomi  un’occhiata truce << Brava,fai presto a parlare tu. Hai il vestito più perfetto che ci sia ed invece guarda me, non ho  niente da mettere! >>
 
<< Ah,l’intero negozio di abbigliamento sarebbe niente? E’ bello vedere che ci siamo ormai lasciati alle spalle le ristrettezze della guerra >>
 
Alice sbuffò e ritornò a frugare dentro l’armadio << Non mi ricordare quel periodo. Se penso che avevamo diritto a sole due paia di scarpe mi vengono i brividi. Ah! Trovato! Tadadadan! Che te ne pare di questo? >>
 
Lanciai un’occhiata la vestitino nero che aveva tirato fuori dall’armadio e mi strinsi nelle spalle.
 
<< Carino >>
 
Alice strinse le labbra << Carino? Sai dirmi solo carino? >>
 
<< Alice >> mi lamentai << Ti prego, è più di un’ora che sono qui a guardarti tirar fuori vestiti da quell’armadio senza fondo,mettiti quello che vuoi purché usciamo di qui! >>
 
Fece schioccare la lingua << Va bene,ma solo perché ho trovato l’abito adatto. Come amica certe volte sei proprio un disastro >>
 
Sorrisi << Mi adori lo sai >>
 
Agitò la mano con un gesto noncurante << Come dici tu. Vai a prendere il bambino ,tra un po’ usciamo >>


Mi alzai dalla poltrona sbuffando divertita << Un po’ sarebbe due ore vero? >>
 
Alice afferrò un cuscino e me lo lanciò ,lo schivai ridendo e mi fiondai fuori dalla porta << Ci vediamo tra un po’ >>
 
<< Strega! >>
 
 
 
 
 
 
 
Alice uscì dalla camera da letto,vestita e truccata ,appena ottantaquattro  minuti dopo ( << Se mi avessi aiutata a quest’ora saremmo già fuori >> )  ma riuscimmo comunque ad arrivare al mercato in tempo per trovare il necessario per il pic-nic ,nonostante la folla accalcata alle bancarelle.
 
<< Sean vieni qui,dammi la mano e non ti allontanare >>
 
<< ‘kay,mamma >>
 
Presi la mano di mio figlioe seguii Alice attraverso il fiume di persone cercando di non perderla di vista. Mio figlio. Santo cielo, mi sembrava ancora strano pensare che fossi diventata mamma. Scoprii di essere incinta ad Aprile,quando finii il mio turno alle Hawaii e tornai a New York insieme ad Angela. Nei mesi precedenti non avevo dato peso all’assenza del ciclo,pensando che si trattasse semplicemente di stress,come mi era già capitato diverse volte in passato. La notizia della gravidanza sopraggiunse in maniera improvvisa,seppur non inaspettata. Era come se una parte di me ne fosse sempre stata consapevole. Ricordo che quando seppi di aspettare un bambino mi sentii felice e piena  come non mai. Era l’ultimo e più bel regalo che Edward potesse farmi.
 
Tuttavia i miei genitori non sembravano pensarla così. Mia madre era sconvolta,la sua unica figlia aspettava un bambino fuori dal matrimonio,sarei stata sempre al centro dei pettegolezzi nonché fonte di disonore per la famiglia. Mio padre la prese ancora peggio. Non mi parlò per quasi quattro settimane. Quando però rischiai di perdere il bambino a causa dello stress sia lui che mia madre adottarono un atteggiamento differente nei miei riguardi,prendendo le mie difese quando la gente faceva commenti irriverenti. 
 
L’unico che mi trattò come sempre, e che mostrò sin da subito un grande affetto per il mio bambino non ancora nato, fu mio fratello. Gli sarò per sempre grata per il modo in cui si comportò con me e per aver messo più volte al loro posto i pettegoli.
 
Quando infine Sean Charles Swan nacque, il 31 Ottobre del 1943 , mia madre dimenticò tutti i pettegolezzi maligni sul mio conto,il fatto che non fossi sposata e che mi fossi persino rifiutata di dirgli il nome del padre,mentre mio padre pianse per la commozione.
 
Indirizzai tutte le mie energie ed il mio amore per crescere mio figlio nel miglior modo possibile,attenta a non fargli mai mancare nulla ,né a livello affettivo né materiale.
 
 Un figlio ed un lavoro come infermiera presso il Keller Army Community Hospital assorbivano tutto il mio tempo e le mie energie, impedendomi di far vagare i pensieri. Fu questo che mi permise di andare avanti con la mia vita come se lui non fosse mai esistito.
 
<< Sandwich e panini presi,manca ancora l’occorrente per condirli ed ovviamente qualche birra. Oh >> Alice si voltò di scatto versò di me e mi prese a braccetto << Oggi verrà anche un amico di Jasper,un tipo con un sacco di problemi e non tanto raccomandabile a mio avviso, ma è già un evento che abbia accettato di venire  >> si strinse nelle spalle << non me la sono sentita di dire di no a Jasper >>
 
<< Credi sia il caso che questo suo amico stia così vicino a Sean? I bambini a questa età sono peggio delle spugne ,non vorrei che fosse una cattiva influenza per lui >>
 
Alice lanciò un’occhiata a Sean e scosse la testa << E’ solo per un pomeriggio … >>
 
<< Pomeriggio e sera. Un bel po’ di tempo a mio avviso >>
 
Sbuffò << Pignola. Comunque no,non credo sia un problema. L’ho visto solo una volta ma so che è un tipo molto taciturno,sta sempre sulle sue. Non ci saranno problemi credimi. >>
 
Ci fermammo davanti una bancarella e prendemmo un po’ di lattuga e pomodori. Mentre aspettavamo che il fruttivendolo ci consegnasse il sacchetto con la spesa mi girai verso Alice.
 
<< Perché allora hai detto che non è raccomandabile? >>
 
Alice prese il sacchetto e ringraziò l’uomo. Ci incamminammo verso la drogheria << Ha perso parte della gamba sinistra in guerra,dal ginocchio in giù. Non è riuscito ad accettarlo e credo sia caduto in depressione. Sta di fatto che fuma e beve come una spugna,fino a perdere i sensi. Quando viveva da solo,ad un paio di kilometri da New York, spesso Jasper lo andava a ripescare nei bar così ubriaco da non ricordare nemmeno il suo nome. I genitori hanno provato a farlo partecipare a degli incontri per soldati feriti in guerra ma lui non ne ha mai voluto sapere,tuttavia ora vive con loro,non può fare altrimenti. >>
 
Corrugai le sopracciglia. << A me questo sembra più un uomo che ha perso la propria strada, non uno poco raccomandabile,avrebbe bisogno di aiuto >>
 
Alice sorrise << Ed è qui che entri in gioco tu >>
 
La fissai stralunata << Io? >>
 
<< Si. Charlie ha perso entrambe le gambe,hai esperienza al riguardo. Magari potresti parlargli ,lui capirebbe che tu comprendi il suo dolore e si lascerebbe aiutare. >> Si strinse nelle spalle << Ed il gioco è fatto! >>
 
Storsi il naso << Non è così semplice Alice. Mio padre aveva una moglie ed una figlia. Lui no. Non so quanto possano essere di aiuto i genitori,certe volte peggiorano solo la situazione >>
 
<< Oh >> disse Alice cupa << Lui ce l’ha eccome una donna. Più di una anche. Spero solo che oggi non si porti una delle sue puttanelle… >>
 
<< Mamma,che significa puttanelle? >>
 
<< Alice! >> lanciai un’occhiataccia ad Alice che si scusò e mi chinai verso mio figlio << Nulla caro,è solo una brutta parola che zia Alice s’è lasciata sfuggire di bocca >>
 
Sean fissò serio Alice << Non dovresti dire brutte parole. Mamma dice che non si dicono >>
 
Alice gli sorrise << Lo so tesoro mi dispiace,non lo farò più. Basta che tu non la ripeta ,va bene? >>
 
Sean annuii serio, prima di iniziare a saltellare indicando la vetrina di un negozio  << Mamma mamma guarda, me la compri? >> mi trascinò verso il negozio e mi fece vedere la piccola chitarra con Topolino disegnato sopra << Me la compri? Per favore! >>
 
<< Questa? Ma non sai suonare …  >>
 
<< Eddai mamma >> si lamentò senza smettere di saltellare << Per favore,mi insegna zio Jazy, per favore per favore! >>
 
Guardai la chitarra e poi gli occhi imploranti di mio figlio,sospirai.
 
<< Va bene,ma non torturare lo zio, okay? >>
 
Sean annuì freneticamente e si piombò dentro il neozio,io ed Alice lo seguimmo a ruota.
 
<< Non ti preoccupare,oggi  Jazz porta la chitarra,potrebbe fargli suonare qual cosina. Sai che lo adora >>
 
<< Si,ma so anche quanto possa essere assillante mio figlio quando si mette qualcosa in testa >>
 
Alice ridacchiò << E’ testardo,proprio come sua madre. >>
 
Uscimmo dal negozio una manciata di minuti dopo,con una chitarra nuova di zecca ed uno Sean saltellante al seguito. Camminammo in silenzio fino alla drogheria appena due negozi più avanti e comprammo il necessario per il pomeriggio. Alice si lamentò parecchio quando insistetti per andare a casa  a piedi invece di aspettare i mezzi pubblici ( << Ma siamo piene di sacchetti! >> ) ma alla fine si lasciò convincere… dopo che l’ebbi minacciata di non accompagnarla più a fare shopping ( << Nazista,ecco cosa sei! Nazista. >> ).
 
 
 
 
<< Bella >> annunciò Alice dopo che si lasciò cadere poco elegantemente sulla tovaglia di patchwork ai piedi di un grande albero << giuro che non mi lascerò più convincere a camminare così tanto. I tram ci sono per una ragione >>
 
Ridacchiai e mi sistemai sulla coperta,dando un’occhiata a Sean che correva intorno all’albero.
 
<< Dai Alice >> rispose Jasper << Abbiamo percorso solo un paio di isolati,non puoi essere già stanca >>
 
Alice incrociò le braccia al petto << Non erano solo un paio di isolati,Jasper. Questa mattina Bella mi ha fatta camminare a piedi sino al mercato,non erano solo un paio di isolati! >>
 
Sbuffai << Però non ti lamenti quando giri per negozi,o mi sbaglio? >>
 
Alice mi guardò indignata << Non è la stessa cosa! Diglielo tu Jasper! >>
 
Jasper scosse la testa ridendo e si accese una sigaretta,distese la gambe e allungò le braccia dietro la schiena,appoggiandovi il peso del corpo.
 
<< Grazie >> borbottò Alice.
 
<< Oh e lascialo in pace! >> le mollai uno schiaffo sulla gamba ridendo,lei strillò , si sposto verso l’albero,lontana da me ,  e si sedette rigida guardando da un’altra parte. L’espressione seria era tradita dal tremolio delle labbra.
 
Risi e mi misi più comoda guardandomi intorno. Central Park si stava via via riempiendo di famiglie e giovani coppiette pronte a festeggiare il 4 Luglio. L’erba tutt’intorno era verde e soffice e le fronde degli alberi erano folte e rigogliose. La quercia  sotto cui eravamo accampati era particolarmente grande e folta,e ci offriva un ottimo riparo dal sole di Luglio. Inspirai l’aria piacevolmente tiepida e chiusi gli occhi.
 
<< A che ora dovrebbe venire il tuo amico ? >> domandò Alice
 
<< Intorno alle 15.30 >>
 
Lanciai un’occhiata a Sean. Era acquattato e con un bastoncino pungolava qualcosa sul terreno.
 
<< Ed ora che ore sono? >>
 
Jasper sospirò pesantemente << Le 15.35 >>
 
Alice inarcò un sopracciglio << Mh. Pare che sia in ritardo >>
 
<< Alice,c’è traffico a New York,soprattutto oggi >>
 
Lei si strinse nelle spalle lasciando vagare lo sguardo tutt’intorno << Sicuro che venga? >>
 
<< Alice … >> si lamentò Jasper
 
In quel momento Sean abbandonò la sua posizione accucciata e corse verso di me << Mamma guarda cos’ho preso! >> Mi allungò la mano vicino al viso ed io mi scansai urlando.
 
<< Sean! Butta subito quella cosa! >>
 
<< Ma mamma,è una lucertola… >>
 
<< Non mi interessa buttala via! >>
 
Sean si allontanò e andò verso Alice << Zia tu vuoi … >>
 
<< NO! No ,fai come dice mamma su ,buttala via >>
 
<< Sean vieni qui,falla vedere allo zio ,su >>
 
Lanciai un’occhiataccia a Jasper che mi sorrise sardonico. Sean gli trotterellò vicino e gli fece vedere “la sua preda”. La contemplarono insieme per alcuni minuti, mentre io mi allontanai facendomi più vicina ad Alice.
 
<< Tuo figlio avrebbe bisogno di un amico, forse la smetterebbe di uccidere animali da portare in giro come trofei >> mormorò Alice
 
Scossi la testa fissando la carcassa verdognola tra le mani di mio figlio << Ne dubito,i figli di Emmett fanno anche peggio >>
 
Alice storse la bocca << Quelli sono dei diavoli,è diverso >>
 
Ridacchiai dandole una spintarella con il gomito ,lei sussultò e raddrizzò la schiena. La fissai.
 
<< Che c’è? >>
 
Storse la bocca e con un cenno del capo mi invitò a guardare davanti a me << L’ubriacone s’è portato un’amichetta >>
 
Voltai il capo per vedere finalmente l’uomo che indisponeva tanto Alice – cosa più unica che rara tra l’altro – e l’immagine che vidi mi colpì come uno schiaffo.
 
Edward. L’uomo di cui mi aveva parlato Alice era Edward. L’amico di Jasper era Edward. L’uomo che avrei dovuto aiutare era Edward. Era sempre stato lui. Così vicino. Era sempre stato così vicino!
 
<< Bella? >> il sussurro di Alice mi arrivò attutito come se avessi le orecchie piene di bambagia << Che c’è stai bene? >>
 
Scossi il capo.
 
Lo vidi avanzare come a rallentatore. La sua andatura non era più fluida e veloce, ora camminava lentamente aiutandosi con un paio di stampelle. Le spalle erano incurvate in avanti,come se portasse su di se un enorme peso ,parte della gamba sinistra gli mancava,il pantalone beige  era arrotolato sino al ginocchio.
 
Emisi un gemito strozzato.
 
Sentii le mani di Alice che mi scuotevano ma non me ne curai,stavo ancora cercando di capire cosa fare,ma il mio cervello si rifiutava di collaborare. Mi sentivo paralizzata.
 
Feci scorrere lo sguardo sulla sua figura. I capelli erano folti e scompigliati come sempre e  la barba lunga e rossiccia gli copriva il volto. Aveva l’espressione   truce e scontrosa di chi ce l’ha con il resto del mondo. Gli abiti sgualciti insieme alla barba gli davano un aspetto trasandato.
 
 Questo non era l’Edward che avevo conosciuto.
 
<< Oh Edward! Ehy! >> Sentii urlare Jasper. Si alzò e lo aspettò in piedi vicino la tovaglia.
 
Vidi Edward guardare nella sua direzione e poi spostare lentamente lo sguardo su Sean, poi su Alice ed infine su di me.
 
Sgranò gli occhi e si fermò di botto. Il suo viso sbiancò sotto la folta barba rossiccia. Fece saettare rapidamente lo sguardo da me a Sean e sembrò quasi sul punto di svenire. Il tempo di un battito di ciglia ed il suo volto aveva già riacquistato  la sua espressione corrucciata,come se non fosse successo niente. La sua indifferenza mi colpì come una lama.
 
 Riprese a camminare e solo allora mi accorsi della figura minuta che gli arrancava dietro. Era bionda e formosa e pareva non curarsi del fatto che l’uomo a cui si accompagnava sembrava non prestarle la minima attenzione.
 
<< Edward >> Esordì Jasper non appena furono di fronte << è davvero un piacere vederti,amico. Come stai? >> Si diedero una stretta di mano ed una pacca sulle spalle. Sean scappò nella mia direzione,lo abbracciai e lo feci sedere sulle mie gambe.
 
<< Come sempre >> borbottò Edward. Anche la voce era cambiata,ora era ruvida e roca. Si abbinava perfettamente al suo nuovo aspetto arcigno.
 
<< E questa giovane ragazza è … >> Domandò Jasper
 
<< Ingrid… >>
 
<< Irina >> Lo corresse lei << piacere di conoscere te … uhm? >>
 
<< Jasper >> Disse lui imbarazzato dando una fugace occhiata ad Edward << Il piacere è tutto mio. Ora, Edward tu Conosci già mia moglie Alice >> Lei fece un cenno nella sua direzione. Edward rimase immobile << Ma vorrei presentare ad entrambi Bella,una nostra carissima amica, e suo figlio Sean >>
 
Nervosa feci un lieve cenno del capo nella loro direzione ,senza tuttavia incontrare i loro sguardi. Edward si limitò ad un grugnito.
 
Da quando si era trasformato in un uomo delle caverne?
 
Il suo atteggiamento mi indispettì,facendomi dimenticare tutto il nervosismo,e compresi perfettamente perché Alice non potesse sopportarlo. Sembrava aver abbandonato i suoi modi signorili per lasciar posto ad un nuovo uomo senza un briciolo di educazione né cortesia. Non era lui l’uomo di cui un tempo mi ero innamorata.
 
 
 
 
 
 
Le ore successive furono estenuanti.
 
Cercai di concentrarmi esclusivamente sul cibo e su Sean, che non voleva stare fermo un attimo e che – Dio lo benedica – riuscì a tenermi occupata per gran parte del tempo, ma era come tentare di ignorare un enorme elefante rosa . Per quanto cercassi di non guardarlo, stava sempre lì,imponente e fastidioso.
 
Il fatto poi che Alice continuasse a lanciarmi strane occhiate non aiutava affatto. Speravo solo che non notasse la somiglianza tra Sean ed Edward o perlomeno,che non trovasse il pezzo mancante del puzzle.
 
Ma d’altronde come avrebbe potuto? Quante probabilità c’erano che lui fosse proprio il padre del mio bambino? Dei milioni di soldati che avevo incontrato quante erano le probabilità che il padre di mio figlio fosse anche amico di Jasper?
 
Probabilità. A quanto pare erano tutte contro di me.
 
Edward comunque non provò mai a parlare con me e non fece altro che confermare di minuto in minuto i giudizi negativi di Alice sul suo conto. Fumò e bevve tutto il tempo,non parlò con nessuno se non con Jasper ed ignorò bellamente anche la sua accompagnatrice, che aveva conosciuto appena tre giorni fa e che parlava pochissimo inglese.
 
Ad un certo punto mi chiesi se non fosse lui il vero Edward, se quello splendido ragazzo che avevo conosciuto poco più di tre anni fa non fosse che una facciata. Ma chi può fingere così bene per così tanto tempo? No,dietro il suo comportamento c’era sicuramente qualcos’altro, la gamba mutilata deve senz’altro essere la causa scatenante, ma sinceramente non mi sentivo in vena di fornirgli la ben che minima giustificazione. Avevo altro a cui pensare.
 
Il punto di rottura arrivò alle otto di sera, poco prima che iniziassero i giochi di fuoco. Alice cercava di essere educata e di intavolare una conversazione con la Bambola bionda cercando di far partecipare anche me, ma io proprio non me la sentivo.
 
Dovevo essere tutta miele e sorrisi con la donna che andava a letto con Edward?
 
No,grazie. Passo.
 
A quel punto Edward si rivolse a Sean e gli chiese se volesse fargli vedere la chitarra con cui stava giocando.
 
In quel momento vidi rosso e scattai. Mi alzai e dissi ad Alice e Jasper che ero stanca e che io e Sean saremo andati a casa,i fuochi d’artificio li avremmo visti un’altra volta.
 
Qualcosa nella mia espressione indusse Alice a non dire nulla per farmi cambiare idea,anzi mi abbracciò e mi disse di fare buon viaggio.
 
Salutai Jasper con un cenno del capo e mi allontanai a passo spedito,cercando di contenere la rabbia e la frustrazione.
 
 
 

**!!**

 
 
 
 
5/7/1945 West Point. NY. 1.37 am
 
 
Durante tutto il tragitto,da New York sino a West Point, cercai di non lasciarmi sopraffare dagli eventi della giornata. Mi intonacai un sorriso sulle labbra a beneficio di mio figlio e cercai di tenere insieme i pezzi fino a che non fossi stata al sicuro tra le mura della mia casetta. Non fu affatto semplice. Per niente.
 
Giunti a casa portai in braccio Sean a letto e gli rimboccai le coperte,prima (di) andare in salotto e lasciarmi cadere sul divano.
 
Fu solo in quel momento che mi permisi di dare sfogo a tutto lo stress e al dolore,e piansi.
 
Non riuscivo a crederci. Dopo tre anni di silenzio,dopo tre anni di nulla, mi ritrovavo Edward di fronte,totalmente cambiato sia nell’aspetto che nel carattere.
 
Ci rivediamo dopo tanto tempo,vede e capisce –perché non può non aver capito che quello era suo figlio – che ha un bambino e lui cosa fa? Mi ignora. Non mi rivolge un solo schifosissimo sguardo,non spreca nemmeno una singola parola per me e dopo un intero pomeriggio si permette di parlare con mio figlio come se niente fosse?
 
È uno scherzo? Si diverte forse  a prendermi in giro? Come ha fatto per tutto il tempo a Pearl? Grazie per gli splendidi momenti che abbiamo passato insieme un corno!
 
Avrei dovuto saperlo,avrei dovuto dare ascolto ad Angela quando avrei potuto. Cosa potevo aspettarmi di più da un soldato? Era solo colpa mia. Credevo davvero che mi amasse? Che,magari,mi avrebbe sposata? Certo,come no. Perché comprare la mucca quando puoi avere il latte gratis, giusto?
 
La colpa era solo mia,non avevo visto al di là del mio naso ed ora mi trovavo in questa situazione. Brava Bella,complimenti. Cos’altro pretendevi?
 
Volevo una storia da favola,una vita da favola … ed invece ho solo ottenuto un incubo.
 
Scossi violentemente il capo e mi schiaffeggiai mentalmente. Come potevo pensare che stessi vivendo un incubo? Sean non era un mostro,era una benedizione. Era tutta la mia vita e la mia forza. Quindi in fondo qualcosa di buono ne era venuto fuori. Anche Edward Masen era riuscito,tutto sommato, a lasciarmi qualcosa di buono. Forse l’unica cosa buona che avesse mai fatto per me.
 
Sospirando mi alzai dal divano ,presi una bottiglia di vino rosso e me ne versai un po’ in un bicchiere di vetro. Non ero una gran bevitrice,a dire il vero non mi piacevano molto i liquori in generale,mi concedevo solo un po’ di vino ogni tanto. Mi aiutava a rilassarmi.
 
Ne bevvi un sorso mentre tornavo in salotto e mi rilassai sul divano. Mi pulsava la testa ed ero esausta. Finii di bere il vino del bicchiere e l’ultimo pensiero coerente prima di cadere addormentata fu la promessa di non pensare più ad Edward. Portava soltanto guai.
 
 
 
 
 
Mi svegliai di soprassalto e mi guardai intorno.
 
La stanza era buia e silenziosa,l’unica fonte di luce proveniva da un lampione in strada che illuminava solo parzialmente la finestra. Quando sentii bussare alla porta capii cosa mi aveva svegliata.
 
Confusa guardai l’orologio e vidi che erano soltanto le due e mezza del mattino. Chi poteva essere a quest’ora?
 
Mia madre? Forse era successo qualcosa,ma avrebbe potuto chiamarmi per cui non aveva senso.
 
Confusa ed anche un po’ spaventata per via dell’ora tarda ,mi avvicinai lentamente alla porta per cercare di capire chi fosse. Se ci fosse stato uno sconosciuto sul mio portico avrei chiamato la polizia. Ultimamente di storie brutte se ne sentivano anche troppe.
 
Prima però che riuscissi a guardare dallo spioncino sentii una voce familiare chiamarmi << Bella! Bella apri per favore >>
 
Il mio cuore balbettò e poi riprese a pulsare velocemente. Anche se bassa e lamentosa, roca e distorta dall’alcol non c’erano dubbi a chi appartenesse quella voce. Così feci un respiro profondo ed aprii la porta.
 
<< Edward? >>
 
Alzò di scatto la testa e mi guardò con gli occhi spalancati << Bella >> sussurrò . Fece un passo nella mia direzione ed io indietreggiai. << Cosa ci fai qui a quest’ora Edward? >>
 
Edward scosse il capo e barcollò,scattai in avanti e gli afferrai le braccia. L’odore di whiskey era forte,solo questo,anche senza aver notato il suo sguardo acquoso e gli occhi rossi, erano sufficienti per sapere che era ubriaco fradicio.
 
<< Volevo parlarti Bella. Così tanto tempo ,tanti errori,tanto tempo … >> iniziò a borbottare cose senza senso e cercai di farlo entrare in casa. Non poteva stare lì fuori a quest’ora, i vicini avrebbero potuto chiamare la polizia.
 
Lo accompagnai sul divano e lo feci sedere. Poi andai a prendere un bicchiere d’acqua e glielo porsi. Lo tracannò tutto d’un fiato.
 
<< Vuoi dirmi cosa ci fai qui? E come diavolo hai fatto a sapere dove abitavo? >> scattai vedendo che non parlava. Furiosa non arrivava nemmeno lontanamente a descrivere il mio attuale stato d’animo. Come osava presentarsi a casa mia dopo quello che era successo lo scorso pomeriggio? Dopo quello che non era successo in questi anni?
 
Lui scosse la testa e si coprì il viso con le mani,iniziando a piangere. Lo fissai stralunata.
 
<< Mi dispiace. Ho sbagliato tutto. Ho perso tutto. Non volevo … >>


<< Edward …  cosa hai sbagliato? >> chiesi calma. Volevo essere arrabbiata,dovevo essere arrabbiata,ma non ci riuscivo. Non vedendolo in questo stato << Cosa non volevi? Mi hai lasciata prima di partire con un semplice grazie. Sei sparito, per me potevi anche essere morto. Poi oggi ti rivedo,mi rivedi e mi ignori,fai finta che io non esista. E a notte fonda spunti a casa mia,ubriaco ,per dirmi cosa esattamente? Spiegati meglio perché, francamente ,non riesco a capirti >>
 
Mi guardò,il viso trasfigurato dal pianto,e scosse il capo << Mi dispiace io non … ho sbagliato,ho sbagliato tutto >> sussurrò << Perdonami … ti prego perdonami >> .
 
Sospirai massaggiandomi le tempie. Chiusi gli occhi e rimasi in silenzio,ascoltando i suoi singhiozzi. Non potevo farlo. Non era una cosa che potevo decidere ora. Ero troppo stanca,fisicamente ed emotivamente a pezzi. Non volevo fare qualcosa di cui un giorno mi sarei pentita ma ancora, dovevo pensare al bene di Sean ,lui veniva prima di me. Ora e sempre.
 
<< Edward >> sospirai stanca << Ne parliamo domani ,va bene. Ora non ce la faccio,sono a pezzi. >>
 
Aprii gli occhi e vidi che mi guardava disperato << Edward … >>
 
Scosse il capo freneticamente << No >> mi prese le mani tra le sue << Ti prego no,non mi mandar via. Perdonami ti prego,non mi mandare via,non mi mandare via … >>
 
<< Edward >> dissi piano << Non ti mando via,dormirai qui,sul divano,okay? Parliamo domani. Non posso nemmeno farti tornare in strada così ubriaco,non voglio averti sulla coscienza. >>
 
Sciolsi delicatamente la prese delle sue mani e mi alzai. Andai in cucina a riempire un bicchiere d’acqua e glielo posai sul tavolino vicino al divano. Mi seguì con lo sguardo per tutto il tempo.
 
<< Vado a dormire >> dissi indicando le scale << se hai bisogno di qualcosa la mia camera è l’ultima porta in fondo al corridoio. Va bene? >>
 
Annuì lentamente e si distese,senza mai allontanare lo sguardo dal mio. Gli lanciai un’ultima occhiata e mi diressi in camera mia,cercando di rilassarmi per far luce su tutto questo casino.
 
 
 
 
Avevo la sensazione di aver chiuso gli occhi solo qualche istante prima, quando mi sentii scuotere dalle mani piccole di mio figlio.
 
<< Mamma? >> sussurrò
 
<< Mhmm? >>
 
<< c’è l’amico di zio Jazzy che dorme sul divano >>
 
Spalancai gli occhi e mi ritrovai davanti il viso tondo di Sean,che mi fissava sbattendo le palpebre. Mi misi seduta e mi passai una mano tra i capelli. << Okay ometto >> sbadigliai << andiamo a fare colazione >>
 
Dopo essermi lavata e vestita scesi in cucina con Sean, cercando di non far rumore per non svegliare Edward,e gli preparai il biberon con latte e biscotti ,visto che ancora non ne voleva sapere si usare la tazza. Per me ed Edward feci un po’ di caffè.
 
Sospirai. Durante la notte non era approdata a nulla. Mi ero girata e rigirata senza trovare una soluzione.
 
Una soluzione a cosa poi? Mi aveva detto poco e niente, e tutto comunque sotto l’influsso dell’alcol. Quanto mi potevo fidare delle sue scuse? Della sua richiesta  di perdono? Quanto potevo fidarmi di lui?
 
Mi stupivo di aver anche solo preso in considerazione l’idea di perdonarlo. Come potevo farlo? Mi aveva lasciata sola a crescere un bambino,era sparito nel nulla ed io … io cosa? Non lo so. Non potevo farlo,non potevo. Non potevo farlo entrare di nuovo nella mia vita,né ora né mai. Non potevo proprio,non ora che c’era anche Sean,gli avrebbe spezzato il cuore.
 
Sentii Edward schiarirsi la gola ed sollevai lo sguardo dalla tavola. Lo vidi in piedi davanti la cucina, i vestiti spiegazzati e gli occhi gonfi. Sean gli fece ciao con la manina continuando a bere, Edward gli sorrise.
 
Mi mossi a disagio sul posto e mi girai a prendere il caffè per non guardarlo. Iniziai  a sentire il gusto amaro del senso di colpa ma mi sforzai di scacciarlo via.
 
<< Vuoi del caffè Edward? >>
 
<< Uhm … si grazie. E buongiorno tra parentesi >>
 
<< Buongiorno >> gli posai la tazza sul tavolo e lui scostò la sedia per sedersi. Le stampelle le poggiò vicino a lui.
 
<< Sean, perché non vai a fare un disegno per la mamma? >> Gli chiesi dopo che mi porse il suo biberon ormai vuoto.
 
<< ‘kay >> scese dalla sedia e corse in salotto. Dalla porta lo vidi prendere i fogli ed i pastelli e coricarsi a terra. Spostai il mio sguardo su Edward. Rimasi per un istante a fissare i suoi occhi verdi,così simili a quelli di mio figlio,ed i miei propositi di allontanarlo per sempre dalla mia vita vacillarono.
 
<< Puoi dirmi >> sospirai. Ultimamente sospiravo anche troppo spesso. << cosa ci facevi ieri sera a casa mia? No anzi meglio, come hai fatto a sapere dove abitavo? >>
 
Edward posò la tazza sul tavolo e vi si aggrappò con entrambe le mani,come se fosse il suo salvagente << Jasper. Gli ho … spiegato a grandi linee che ti conoscevo  e che avevo urgente bisogno di parlarti. Sarei … sarei arrivato prima ma ho, uhm … non riuscivo a trovare il coraggio >>
 
Alzai un sopracciglio << Così sei andato a bere? No scusa,questo non mi interessa al momento. Il punto è un altro, perché? Perchè dopo tanto tempo? Perché ora? Perché non ieri pomeriggio? >>
 
Piegò le spalle in avanti e fu come se cercasse di ripiegarsi su se stesso. Come se cercasse di farsi più piccolo per sottrarsi al mio sguardo.
 
<< Non … non ci sono scusanti per questo,per quello che ho fatto. Anche se provassi a spiegarti … >>
 
<< Provaci. Magari potrebbe servirmi per chiarirmi un po’ le idee. Tanto,che ho da perdere? >>
 
Sospirò << Non cercherò nemmeno di dirti perché mi sono comportato in quel modo tre anni fa. È stato meschino e senza possibilità di scusanti. Però posso provare a spiegarti perché non mi sono fatto più sentire … >>
 
<< Sarebbe già una cosa >> dissi stizzita. Mi lanciò un’occhiata da sotto le ciglia prima di riportare lo sguardo sulla tazza. La fissava con un’intensità tale che sembrava volesse analizzarla … o annegarci.
 
<< Durante il Raid delle Isole Marshall mi sono ferito e a causa di un’infezione ho perso parte della gamba >> la voce gli si ruppe sull’ultima parola e mi sentii stringere il cuore per lui.
 
<< Mi sono sentito così inutile così perso >> iniziò a piangere << Non sapevo cosa fare,come comportarmi e mi vergognavo >> si portò le mani al viso ed iniziò a singhiozzare << Mi vergognavo >>
 
Mi avvicinai a lui e gli cinsi le spalle con un braccio. Mi accorsi che stavo piangendo solo quando mi sentii la guancia bagnata << Edward, perché? Ti ho raccontato di mio padre. Di cosa ti vergognavi? >>
 
Scosse il capo << Mi vergognavo a farmi vedere così da te. Tuo padre ha perso le gambe in battaglia, io no. Perdonami Bella,perdonami. >>
 
<< Edward >> gli accarezzai i capelli. Che ne era stato dell’uomo allegro e sicuro di se,dell’uomo impenetrabile ed arcigno? Quello che avevo fra le braccia era solamente un uomo sfiduciato,che aveva perso la strada e tutto ciò in cui credeva.
 
<< Ho rovinato tutto >> singhiozzò << ho rovinato tutto >>
 
<< Sst ,non piangere, sst >> Gli baciai la testa mentre continuavo ad accarezzargli le spalle,i capelli. Lui sollevò la testa e mi guardò << Ti prego >> mi prese il viso fra le mani << Dammi una seconda possibilità,ti prego. Voglio rimediare ad i miei errori,voglio essere un padre >> rimase quasi scioccato dalle sue stesse parole << per nostro figlio. Ti prego >>
 
<< Edward >> mi scostai scuotendo il capo.
 
Lui mi afferrò per i fianchi e mi strinse a sé << Per favore, so che ho sbagliato ma sistemerò tutto. Voglio essere un marito per te . Sposami Bella, sposami e tutto si sistemerà,te lo giuro >>
 
Scossi la testa allontanandomi. << Non posso >> singhiozzai << non posso >>
 
<< Perché? >>
 
<< che fine ha fatto Irina? >>
 
Mi guardò scioccato << Cosa c’entra lei? Lei non significa niente,niente per me! Le ho chiamato un taxi e l’ho fatta tornare a casa >>
 
<< È così che farai con me? Mi rispedirai a casa in taxi quando ti stuferai di noi? Di me? >>
 
<< No! Non potrei mai farlo Bella,mai! Mai >> scosse freneticamente la testa fissandomi allucinato. << Dammi una possibilità,una sola e ti dimostrerò che puoi fidarti di me >>
 
<< Non posso Edward, non capisci? Non sono più solo io,ora c’è anche Sean,non posso permetterti di stare così vicino a lui se poi un giorno te ne andrai,gli spezzeresti il cuore >>
 
<< Non succederà Bella,te lo giuro. Te lo giuro su tutto ciò che ho di più caro al mondo,te lo giuro sulla mia stessa vita. Dammi una possibilità ti prego,non posso vivere ancora senza di te. La mia vita è così miserabile,così vuota senza la tua presenza >>
 
<< Non so se fidarmi Edward,non lo so >> singhiozzai disperata. Lui mi avvolse con le sue braccia e mi fece sedere sulle sue gambe. Mi cullò contro il suo petto,baciandomi la tempia.
 
<< Farà tutto ciò che vuoi Bella,farò tutto ciò che è in mio potere per dimostrarti quanto tengo a te,a voi. Dimmi cosa vuoi che faccia Bella,ed io lo farò. Ma ti prego,non dirmi di starti lontano,ne morirei >>
 
Tirai su col naso << Se ci tieni davvero a noi, voglio che prima affronti i tuoi problemi con l’alcol e che tu venga a patti con il tuo trauma. Non andremo da nessuna parte se non superi prima questo >>
 
Edward trattenne il fiato scioccato prima di stringermi forte contro il petto << Quindi tu … noi … oh Bella! >>
 
<< Non ti sto promettendo nulla Edward >> alzai lo sguardo verso il suo << Prima affronta questo,poi vedremo il da farsi >>
 
Lui annuì commosso << Grazie Bella. Grazie per la fiducia. Te lo giuro,non ti deluderò questa volta >>









Dunque,scrivere questo capitolo è stato tremendamente faticoso. Non ero mai soddisfatta, e non lo sono tutt’ora, e lo riscritto un’infinità di volte. Complice del ritardo è stata anche una simpaticissima influenza che mi ha completamente distrutta. Quando si dice la fortuna. Ad ogni modo spero vivamente di non avervi deluso e che questo capitolo,nonostante non sia dei più allegri,sia degno delle vostre aspettative.

Detto questo, Il set con gli abiti del capitolo lo potrete trovare nel mo blog http://wuthering-h.blogspot.com/ insieme ad una foto del piccolo Sean. Tenetelo d’occhio- il blog,non Sean ^^” – perché posterò teaser e avvisi vari tra un capitolo e l’altro.

Infine,vi lascio le risposte alle recensioni (10! O.O Sono quasi morta,grazie!!! )

ChiaraBella: Guarda, quello che hai letto è stato più soft di quanto avessi progettato,negli appunti lui sarebbe dovuto essere molto più duro,più cinico. L’addio che ho descritto ,in confronto all’idea originale,è stato molto “all’acqua di rose”. Sono bastard inside io! In quanto a *normalità* ci possiamo dare la mano allora xD Io mentre studio penso a varie trame (il libro di Geografia umana è stato per me fonte di grandi ispirazioni xD non ancora trascritte su carta però ,e che forse non vedranno mai la luce!) quindi và,ci capiamo! ;) Grazie mille ancora per i complimenti e la recensione ,ci rileggiamo nel prossimo nonché ultimo capitolo.

Fra87:Scusa,ti sembrerò sadica ma sono felice di esservi riuscita a trasmettere l’angoscia. Io nemmeno volevo scriverla la parte finale,mi metteva troppa ansia! Edward purtroppo non poteva restare,la guerra è guerra, e credo fosse scontato che prima o poi sarebbe andato via ma spero che quello che hai scoperto in questo capitolo non sia troppo difficile da digerire. Anche se io stessa ho avuto alcune difficoltà.

Analcolicobiondo:Grazie infinite per i complimenti,sono felice di aver acquisito una nuova lettrice (: Come vedi Edward è tornato,anche se forse non come tutti speravano o si aspettavano… spero che nonostante tutto ti sia piaciuto anche questo capitolo. A presto!

Ada90thebest:Grazie infinite,spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto!

Crista:Edward è stato molto duro,si. Ma ha avuto le sue ragioni. C’è anche da capirlo poveraccio ,la guerra è una gran brutta bestia. Grazie anche a te per i complimenti,mi fanno sempre molto piacere!

Nicosia:Come vedi Edward torna. Non da Bella però, e nemmeno tanto sano,ma torna. Mi fa piacere sapere che io sia riuscita a trasmetterti le emozioni dei personaggi,per me è una grandissima vittoria,quello credo a cui ambiscano tutti coloro che scrivono. Grazie ancora per i complimenti,sono davvero ciò che mi spinge ad aggiornare il più in fretta possibile!

_TattaFede_ :Se poi aggiungi oltre all’essere uomini ed orgogliosi,il fatto che siano soldati in una società maschilista beh,il risultato non può che essere quello. Gli americani sono molto patriottici,ed Edward non è da meno. Edward era in “licenza” per così dire,s’è divertito,ha passato dei bei momenti,ma poi è dovuto tornare ala realtà per difendere la sua patria. Forse avrebbe potuto usare parole più dolci,meno aspre,ma è fatto così. Ogni cosa ha un prezzo da pagare,ed Edward ha pagato il suo. Un prezzo molto altro tra l’altro,dato che ha visto realizzare una delle sue paure. Il prossimo capitolo comunque sarà tutto pov Edward,e si capiranno molte cose. A presto (:

Anthy:Wow! Vedere un tuo commento è davvero qualcosa di unico! Io ho sognato e continuo a sognare con le tue storie *-* e  non posso che essere straordinariamente felice di vedere che ti piace questa mia storiella! *mi ricompongo*  Sono contenta che nonostante i salti temporali la storia non risulti troppo veloce . Io stessa ci pensavo l’altro giorno ed ero indecisa se rallentare un po’ le cose o meno, ma questo avrebbe significato modificare l’anima della storia ed ho preferito lasciare le come stavano. Questa fanfiction ,oltre ad essere ispirata a Madama Butterfly, ne segue anche la struttura. Tre atti l’Opera, tre capitoli la mia storia.  E come a Teatro cala il sipario alla fine della rappresentazione,così con il quarto capitolo si chiude questa storia. Anche da questo ,anzi,soprattutto da questo sono dettati i tempi rapidi.  E nulla,non posso che ringraziarti ancora per gli splendidi complimenti ,sperando che anche questo capitolo sia stato di tuo gradimento. Ci rileggiamo presto (:

GingerBread:Grazie mille per i complimenti,sono davvero felice che ti piaccia! La mia storia prendere ispirazione solo dall’Opera Madama Butterfly,nessun’altro film o libro è coinvolto. E come hai visto la fine non è uguale ;) Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto,nonostante non si possa certo definire allegro.

Luisina:A rischio di passare per sadica,ma sono felice di esser riuscita a farti piangere. Le tue parole significano davvero molto per me,non so se te ne rendi conto. Sono una tua lettrice accanita (potrei anche essere definita stalker xD ) ed adoro tutte le tue storie – anche se lo ammetto,commento pochissimo,forse ho lasciato traccia di me solo in Do you remember me? Che davvero adoro *-* - e leggere il tuo nome tra i commenti mi ha quasi causato un infarto ! Pearl Harbor è anche uno dei miei film preferiti,piango tutte le volte che lo guardo – che fine ingiusta ç___ç – anche se per la mia storia ho preso in prestito solo la location che mi è servita per ovvi motivi – Bella non poteva certo essere Giapponese v.v – . Ti ringrazio ancora per le splendide parole,mi hanno fatta ballare per tutta la stanza xD Spero che questo capitolo non sia stato al di sotto delle tue aspettative. Ti mando un abbraccio,a presto. 

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Capitolo 4
*** Cala il sipario ***


Madama Butterfly

 

Oh!L’amara fragranza
Di questi fiori
Velenosa al cor mi va.
Immutata è la stanza
Dei nostri amori …
Ma un gel di morte vi sta.
 
Il mio ritratto!
Svanita è l’immagine
Qual foglia in chiuse pagine.
 
Tre anni son passati
E noverati ella n’ha i giorni e l’ore
Nell’immobile fede …
Atto III,scena I unica,Pinkerton.
 

 
 
 
 
La prima volta che la vidi rimasi accecato dalla sua bellezza.
In quel momento fu quasi come se la stanza intorno a me si fosse dissolta,per me non c’era altro se non lei.
Fu in quell’istante che decisi che doveva essere mia.
Dimenticai tutte le altre ragazze,frivole e troppo costruite e mi concentrai esclusivamente su di lei,la mia dea.
Già dopo i primi momenti passati assieme mi resi conto che una sola notte con lei non mi sarebbe bastata,una sola settimana con lei non mi sarebbe bastata.
Volevo di più. La volevo tutta.
La ferita alla spalla mi permise di stare per un po’ lontano dalla guerra,benché la cosa un po’ mi dispiacesse, e riuscii a corteggiarla utilizzando tutte ciò che in passato mi aveva permesso di far cadere ai miei piedi tutte le altre ragazze.
Funzionò anche questa volta.
Passai delle settimane stupende in sua compagnia. Come avevo pensato sin dall’inizio Bella non era una di quelle ragazze con cui ti diverti una notte e basta,semplicemente perché c’era così tanto da scoprire che una sola misera notte non era proprio sufficiente.
Fu così che passarono i giorni e ,per la prima volta da quando ero diventato soldato, passai un’intera licenza con lei,senza mai stancarmi. Era piacevole ed intelligente,oltre che incredibilmente sexy e focosa sotto le lenzuola. Una cosa che mi sorprese parecchio. Sotto la faccia d’angelo si nascondeva una vera e propria pantera.
Non ero innamorato di lei. No. Quello che provavo per lei non poteva essere definito amore. Affetto sicuramente,ma non amore. Ma soffrii come non mai quando dovetti lasciarla per partire.
Quella mattina rimarrà per sempre impressa nella mia memoria,insieme a tutto il dolore che ne conseguì. Un dolore che riprovai più volte negli anni avvenire ma che in quel momento credetti stupidamente che sarebbe passato.
E che invece non passò mai.
 
 

**!!**

 
 
 
Portaerea Yorktown. 4/2/1942
 
 
Gettai il mozzicone di sigaretta oltre il parapetto ed inspirai a pieni polmoni l’aria salmastra. Il raid era stato un vero successo ed ora potevamo goderci tutti un po’di meritato riposo. Dopo tanto stress ci avrebbero sicuramente dato qualche giorno di licenza una volta giunti a terra. Il pensiero volò direttamente a Bella. Chissà se sarebbe stata felice di vedermi … scossi il capo. No,forse non era il caso,non dopo il modo in cui ci eravamo salutati. Eppure … ero sicuro che se mi fossi mostrato pentito mi avrebbe riaccolto a braccia aperte.
 
Chi potrebbe negare un po’ di conforto ad un povero soldato di ritorno dalla guerra? Era un’infermiera, era compassionevole di natura. Con lei sarebbe stato un gioco da ragazzi.
 
<< Ehy amico >> Jasper mi salutò con una pacca sulle spalle e si appoggiò contro il parapetto vicino a me. Bella fu subito dimenticata. << come va? >>
 
<< Tutto okay. È bello avere finalmente un po’ di tregua >>
 
Sogghignò << Già >> lanciò una rapida occhiata alla mia gamba << Stai bene? Mi hanno detto che sei tornato ferito >>
 
Mi strinsi nelle spalle << Una sciocchezza. Quei bastardi musi gialli hanno colpito la mia bambina e mi sono fatto un piccolo taglio. Non è nulla,per fortuna quegli idioti mi hanno beccato solo di striscio ma sono stato costretto a tornare prima del previsto >> la mia prima operazione di spessore e per colpa di quegli idioti ero dovuto rientrare prima,e che cazzo! Speravo di poter far meglio durante il Raid Doolite . Il Maggiore Denali mi aveva già confermato per il prossimo turno.
 
<< Si,ho sentito. Ma forse dovresti farti controllare,ti ho visto zoppicare >>
 
<< Nah. È solo un graffio te l’ho detto, brucia un po’ ma è una sciocchezza. Mi è andata alla grande,al contrario di alcuni dei nostri …>>
 
Restammo in silenzio per un po’,mentre il pensiero di entrambi volava a quei compagni che non ce l’avevano fatta. Questa era una delle parti più brutte del nostro lavoro,perdere gli amici,quegli amici che erano quasi dei fratelli. Era una sofferenza a cui era impossibile abituarsi,per questo bisognava imparare a conviverci.
 
Jasper ruppe il silenzio con un colpo di tosse << Io scendo in cabina,vado a scrivere una lettera ad Alice >>
 
Mi stiracchiai ed annuii << scendo anche io,sono stanco morto e voglio riuscire a dormire un po’ >>
 
Jasper mi fece un cenno del capo << Ci vediamo più tardi allora e, Edward? >> lo guardai << Fatti dare un’occhiata alla gamba >>
 
Feci un gesto non curante e mi diressi zoppicando verso le scale << Non è niente Jazz,grazie per il pensiero comunque >>
 
 
 
Bruciavo.
 
Mi svegliai di soprassalto e mi battei le mani sul corpo per spegnere le fiamme. Nulla,non c’era niente,era solo la mia immaginazione. Ma allora perché sentivo ancora il calore del fuoco?
 
Mi passai una mano sulla faccia e soffocai un gemito. Ero appiccicaticcio e ogni movimento provocava un dolore acuto in ogni parte del corpo. Cercai di mettermi a sedere ma ricaddi di peso sul cuscino rantolando. La gamba sinistra era stretta in una morsa ferrea,mi stavano torturando,ne ero sicuro. Quei musi gialli erano saliti sulla Yorktown e mi stavano conficcando qualcosa di acuminato nella gamba. Il dolore era lancinante.
 
Dovevo avvertire qualcuno,c’era ancora qualcuno da avvertire?
 
Cercai di urlare ma uscii solo uno strano gemito. Portai le mani alla gamba per liberarla ma non riuscii a raggiungerla. Mi agitai sul letto e sentii degli spuntoni trapassarmi tutto il corpo,urlai e caddi nel vuoto.
 
Il mio corpo si schiantò contro qualcosa di duro e vomitai.
 
 
 
 
 
 
Il buio si diradò lentamente,come quando il Sole sta per sorgere ed i suoi raggi allontanano lentamente,ma con decisione,le tenebre.
 
In questo caso però la luce non lasciò spazio a maggiore chiarezza. Mi sentivo il cervello pieno di colla ed avevo la sensazione di galleggiare.
 
Deglutii per cercare di dare sollievo alla gola secca ma mi ritrovai la bocca piena di bambagia. Corrugali le sopracciglia. Solo allora mi accorsi che non avevo aperto gli occhi e allora sollevai le palpebre.
 
Mi ritrovai ad osservare un soffitto basso e scuro. L’unica fonte di luce della stanza proveniva da un punto alla mia sinistra ma non mi voltai per vedere cosa fosse,non ne avevo le forze.
 
Cercando di muovere il meno possibile la testa mi guardai in torno e solo dopo qualche istante riconobbi l’infermeria della portaerei. Non ricordavo di come vi ero arrivato e sapevo con certezza che le sensazioni che ricordavo non corrispondevano a realtà.
 
Di certo i Giapponesi non avevano assalito la Yorktown e non mi avevano torturato. Cos’era stato allora? Mi sentii improvvisamente stanco e decisi di aspettare per avere le mie risposte.
 
Nel momento in cui chiusi gli occhi sentii la porta della stanza aprirsi e aprii le palpebre per guardare il Dottor Crowley entrare. Era un uomo giovane,con i capelli castano scuro e gli occhi azzurri. Era molto preparato e professionale,anche se non aveva più di trent’anni.
 
Il Dottor Crowley,o Alec,come si faceva chiamare, sollevò gli occhi dal foglio che aveva in mano e sorrise quando mi vide sveglio.
 
<< Tenente Cullen,finalmente. È un piacere vederla sveglio >>
 
Si avvicinò al mio letto ed iniziò a controllarmi .
 
<< Perché ho la bocca piena di bambagia? >>
 
<< E’ solo la morfina,fa questo effetto. >> si mise lo stetoscopio intorno al collo e fece il giro del letto per cambiare il sacchetto della flebo << Come si sente? >>
 
<< Strano. Come se galleggiassi. Ho subito danni al cervello? >>
 
Alec mi guardò interrogativo e scosse la testa << Perché lo chiede? >>
 
<< Mi sento come se avessi una poltiglia al posto del cervello >>
 
Alec annuii tra sé e fissò bene la flebo << Ancora la morfina,i suoi effetti collaterali sono un po’ spiacevoli >>
 
<< Perché mi avete dato la morfina? Cos’è successo? >>
 
Alec buttò il sacchetto vuoto della flebo e mi fissò meditabondo,in piedi sul lato sinistro del mio letto. << Non ricordi nulla Edward? >>
 
Scossi il capo ma un attacco di nausea mi fece fermare. << No,nessuna idea >>
 
<< Edward … >>
 
Feci una smorfia,conoscevo quel tono,è lo stesso che si usa per dire a qualcuno che ha perso un amico,un figlio,un fratello,un marito …
 
<< Sputa il rospo Alec,mi sento rincoglionito e non ce la faccio a seguire discorsi lunghi >>
 
Mi guardò << La ferita alla gamba si è infettata,cosa scontata considerando con cosa e come te la sia procurata. In questi giorni l’infezione è diventata più seria fino a quello che è successo l’altra sera. Edward,mi dispiace,ma la situazione era diventata troppo grave e qui non siamo sufficientemente pronti per gestire queste emergenze … mi dispiace Edward,ma sono stato costretto ad amputarti mezza gamba >>
 
Lo fissai impassibile.
 
Mi aveva amputato mezza gamba. Ora avevo un moncherino al posto della mia gamba.
 
Scossi la testa e scoppiai a ridere. Mezza gamba. Mi aveva amputato mezza gamba!
 
 
 
 

**!!**

 
 
 
15/5/1942 New York. NJ.
 
 
Con la mano destra presi un bicchiere di scotch dal tavolo e ne tracannai in un solo sorso il restante contenuto.
 
Schioccai la lingua e posai con malo garbo il bicchiere sul tavolo facendo tintinnare i cubetti di ghiaccio. Con la mano sinistra mi portai la sigaretta alle labbra e la destra la infilai sono la maglietta della ragazza, che era seduta sulle mie gambe e mi stava succhiando il collo.
 
Posai una mano sul suo seno ed iniziai a massaggiarglielo. La sentii sospirare e la sua mano mi sbottonò i pantaloni scendendo poi sotto i boxer. Grugnii e tenendo la sigaretta tra le labbra infilai l’altra mano tra le sue cosce.
 
Ero in una bettola nel Lower East Side di New York,un locale pieno di fumo e ragazze facili con cui poter scopare pagandole pochissimo. Erano per lo più straniere che avevano bisogno di soldi e che soprattutto,facevano  servizi di qualità.
 
La ragazza alzò la testa e fissò la mia sigaretta ancora tra le labbra << Non togli questa? Voglio baciarti >>
 
La guardai in cagnesco e tolsi la mano da sotto la sua maglietta,gliela poggiai sulla testa e la spinsi facendola inginocchiare tra le mie gambe << Non faccio queste cazzate ,muoviti almeno stai un po’ zitta >>
 
Chiusi gli occhi e cercai di concentrarmi solo sulla sua bocca. Almeno era brava.
 
Mi mossi leggermente sulla sedia ed aprii gli occhi guardandomi intorno,volevo bere. Feci un cenno al cameriere e mi feci portare due bicchieri di Scotch. Quando li poggiò sul tavolo diede solo una rapida occhiata alla ragazza inginocchiata davanti a me e se ne andò. Per questo amavo venire qui: alcool,fumo e donne a volontà ,e tutti si facevano i cazzi propri.
 
Mi scolai i due bicchieri uno dietro l’altro. Posai una mano sulla testa della ragazza e chiusi gli occhi. Cazzo,mi girava la testa … ne avevo bevuti,quanti? Non riuscivo a ricordare ma poi,chi se ne fotte! Me ne feci portare un altro e lo bevvi in due rapidi sorsi.
 
Con la mano cercai di far andare più veloce la ragazza,quando bevevo mi ci voleva un po’ per venire.
 
Scossi la testa e cercai di snebbiarmi la mente,non riuscivo a rilassarmi cazzo! Non avrei mai finito di questo passo.
 
Iniziai a sentire caldo e la vista mi si annebbiò ,persi completamente ogni contatto con la realtà e senza che nemmeno me ne rendessi conto persi i sensi.
 
 
 
 
Sollevai le palpebre e la luce mi ferì gli occhi. Mi portai una mano sul viso e gemetti.
 
<< Ti sei svegliato finalmente >> La voce di Jasper mi ferì i timpani e mi fece aumentare il mal di testa,lo guardai con gli occhi socchiusi << Sono a casa tua? >>
 
Annuì rigido.
 
Lo guardai stringendomi nelle spalle << E allora? Che ci faccio qui? >>
 
<< Che ci fai qui? Hai bevuto senza sosta per tutta la notte senza nemmeno mangiare. Sei svenuto mentre una ragazza ti faceva un pompino e sono riusciti a rintracciarmi grazie a quel biglietto che,ringrazio il cielo per averti obbligato a tenere,avevi nel portafoglio. Hai idea di che ora sia? Della cazzata che hai combinato? Delle cazzate che continui a fare? >>
 
Chiusi gli occhi e mi abbandonai sul divano. Che figura di merda,non ero nemmeno riuscito a finire.
 
<< Edward, non posso continuare così. Non posso continuare a venirti a prendere a notte fonda dopo una delle tue cazzate. Ho una moglie che vorrebbe che restassi con lei la notte. Questa storia deve finire! >>
 
Lo fulminai con lo sguardo << Ah è così? Mi abbandoni anche tu ora? Bene,bell’amico Jasper,complimenti. >> Mi sollevai a sedere e cercai di alzarmi,prima che un forte capogiro mi costringesse a risedermi. Vaffanculo,dove sono le mie stampelle?
 
<< Ma ti sent? Chi ti avrebbe abbandonato? >>
 
Agitai una mano nella sua direzione << Lascia perdere,okay? Ora mi tolgo dai coglioni così puoi rimanere con la tua mogliettina tutta la notte,sarà contenta >>
 
Gettò le mani in aria frustrato << smettila! Non è questo il punto lo capisci? L’alcool ti sta distruggendo,non vedi come ti sei ridotto? Ti sei allontanato da tutti,ti comporti come un bruto,non sei più tu! >>
 
<< L’alcool è l’unica cosa che mi permette di andare avanti Jasper,è l’unica cosa che mi tiene a galla >>
 
<< No,non è vero. L’alcool ti sta uccidendo,non ti fa vivere! >>
 
Lo guardai di traverso << Vivere? È vita questa? >> mi indicai la gamba sinistra << Non è vita Jasper,io non vivo più,io sopravvivo,è diverso >>
 
<< Ugh!! Ma ti senti? Non eri così melodrammatico prima! Cazzo Edward sei vivo,le cose sarebbero potute andare peggio e invece sei qui,non è la fine del mondo per amor di Cristo! >>
 
<< Non è la fine del mondo? >> urlai << Non è la fine del mondo? Fanculo Jasper,non capisci un cazzo! Mi manca mezza gamba, mezza e non posso muovere un passo senza quelle dannate stampelle! È facile per te dire che non è la fine del mondo,sei un ipocrita! >>
 
Jasper scosse la testa tenendo gli occhi chiusi. Si portò una mano sul viso e si massaggiò gli occhi << Ho chiamato i tuoi genitori >> disse a bassa voce << Per ora non vedi le cose chiaramente ma loro hanno detto che ti faranno aiutare. Non può andare avanti così. Puoi odiarmi quando vuoi ora,ma lo faccio solo per te. Forse un giorno capirai >>
 
Lo fissai stralunato. Che bell’amico del cazzo che avevo,ha chiamato i miei genitori. Cos’ero un bambino?  Scossi la testa e mi guardai in torno in cerca delle stampelle. Me le porse lui e gliele strappai di  mano. Mi alzai in piedi e mi diressi in cima alle scale.
 
<< Edward … >> mormorò .
 
<< Vado a pisciare. Non ho intenzione di scappare dalla finestra amico,rilassati >>
 
Entrai in bagno e mi chiusi la porta alle spalle.
 
Ci mancavano solo i miei genitori,perfetto.
 
 
 

**!!**

 
 
 
7/12/1942 Philadelphia. PA.
 
 
 
Ero seduto in giardino da Dio solo sa quanto tempo.
 
Il sole era già scivolato oltre i tetti delle case ed il cielo iniziava a tingersi di rosso. C’era freddo, un freddo a cui non ero più abituato ma non me ne fregava nulla,era un modo come un altro per sentirmi vivo.
 
Non avevo ancora ripreso a parlare con Jasper,ero ancora troppo incazzato per rivolgergli la parola. Lui aveva telefonato un paio di volte e mandato qualche lettere ma mi sono sempre rifiutato di parlargli o rispondergli.
 
Sapevo che continuava a telefonare a casa,parlava con mia madre e le chiedeva informazioni sulle mie condizioni. Lai agiva come se non ne sapessi nulla.
 
Ero mutilato non sordo,ma a quanto pare per loro non sembrava fare alcuna differenza. Mi trattavano come un bambino capriccioso o come un animale feroce che non si sa bene come avvicinare. Mi parlavano come se fossi un imbecille e mi imponevano divieti come fossi un adolescente.
 
Ero stato in guerra e mi trattavano come un infante,avevo ucciso centinaia di uomini e si comportavano come se fossi un bambino. Certe volte,quando non ero troppo incazzato, mi veniva quasi da ridere per il loro atteggiamento. Il più delle volte però urlavo e finivo sempre col far piangere mia madre e far infuriare mio padre.
 
Andava avanti da mesi,ormai ci avevo fatto il callo.
 
Una volta mi sarei vergognato del mio atteggiamento e sarei subito corso ad abbracciare mia madre e a scusarmi con lei. Ora la cosa non mi faceva né caldo né freddo. Con il tempo si impara  a diventare insensibile di fronte a certe cose,quelle cose che accadono così spesso che finisci per non vederle più con lo stesso occhio di sempre ,e che se prima ti facevano soffrire ora non arrivavano nemmeno a sfiorarti.
 
Certe volte mi capitava di guardare la mia vita con gli occhi di un estraneo. Anzi,era ormai diventata la prassi più che un evento sporadico. Vedevo ciò che mi accadeva intorno ma nulla mi importava. Niente ormai riusciva a instillare il minimo sentimento in me. L’unica cosa di cui eri pieno era la rabbia. Sapevo che il mio atteggiamento era sbagliato ma non riuscivo a cambiare,non trovavo alcun pretesto per cambiare ,non c’era nulla che ne valesse la pena.
 
Il mio umore si alternava tra la rabbia più cupa e l’apatia più totale. Era peggio di un’altalena ed il mio stesso atteggiamento mi innervosiva facendomi provare dolore all’arto mancante.
 
I medici mi spiegarono che si trattava di un fenomeno frequente e assolutamente normale. Le mie terminazioni nervose continuavano a mandare impulsi verso il pezzo di gamba che mi mancava e ciò mi provocava dolore.  
 
Ubriacarmi mi aiutava a stare meglio,ma i miei genitori dopo un po’ che abitavo con loro fecero sparire tutte le bottiglie di liquori per impedirmi di bere. Il giorno in cui lo scoprii andai su tutte le furie e ruppi parecchie cose,compreso un vaso antico che apparteneva alla nonna di mia madre. Ci teneva così tanto che pianse per ore. Era l’unico ricordo che aveva di lei.
 
Sospirai al ricordo e mi passai una mano tra i capelli. Erano più lunghi del solito. Da quando non lavoravo più nell’esercito avevo smesso di tagliarli corti e non facevo quasi più la barba. Perché prendermi tanta pena? Le ragazze mi si concedevano comunque con facilità.
 
Questo mi fece pensare a Bella. Mi chiedevo cosa stesse facendo,dove fosse e se si fosse dimenticata di me. In fondo non eravamo stati molto assieme. Come facevo spesso da un paio di mesi a questa parte,accarezzai l’idea di contattarla e rivederla,ma come sempre le mie riflessioni si conclusero con un no categorico.
 
Perché avrebbe voluto avere a che fare con me? Uno storpio senza più futuro,un uomo rotto che non fa altro che ubriacarsi e urlare contro sua madre. Eppure anche suo padre era mutilato,a lui mancavano entrambe le gambe,aveva esperienza a riguardo … Scossi il capo cestinando l’idea sul nascere. Erano due situazioni profondamente diverse.
 
Mia madre uscì sul terrazzo e mi poggiò una tazza fumante sul tavolino accanto a me. Seguì i suoi movimenti con la coda dell’occhio ma non staccai gli occhi dal cielo scuro.
 
<< Io e tuo padre stiamo andando ad una cena di lavoro,ti ho lasciato un po’ di carne sul tavolo,devi solo riscaldarla >>
 
Feci un breve cenno del capo e la sentii sospirare.
 
<< D’accordo >> sussurrò << Ci vediamo più tardi,o domani se sarai già a letto >>
 
Sapeva benissimo che non andavo mai a letto prima delle 3 o aveva forse intenzione di ritirarsi più tardi? Non mi importava più di tanto,volevo solo rimanere da solo.
 
Sentii il rumore dei suoi tacchi allontanarsi e sospirai. Rimasi ancora per un po’ a cullarmi nell’immagine di Bella fino a quando non sentii la macchina di mio padre allontanarsi. Pensare mi faceva stare male,provavo quasi un dolore fisico. Era meglio quando il cervello era troppo annebbiato per formulare pensieri coerenti,in quel momento stavo bene,nulla contava.
 
Presi la tazza con il liquido bollente e andai a svuotarla in cucina. Salì le scale ed entrai in camera mia chiudendo la porta. Scostai le tende per accertarmi che fossero davvero andati via ed aprì l’anta dell’armadio.
 
Scostai un paio di scatole e ne tirai fuori una marrone scuro,ne sollevai il coperchio ed uscii una busta di carta marrone. L’aprii ed uscì una bottiglia di Irish Wiskey.
 
Bentornato amico mio.
 
 
 
 

**!!**

 
 
 
19/5/1956  Milford. Massachussetts . USA.
 
 
 
La prima volta che la rividi,dopo ben tre anni,quasi non ci rimasi secco.
 
Quel giorno avevo bevuto,non che fosse una cosa insolita,ma tendevo a farlo di più quando dovevo stare a contatto con la gente. Le occhiate delle persone mi innervosivano e sebbene l’alcool non fungesse da calmante,almeno mi intorpidiva quel tanto che bastava per ignorarli.
 
Era per questo che quando la vidi insieme ad un bambino piccolo, in tutto e per tutto identico a me,credetti di aver veramente esagerato con l’alcool . Le idee più bizzarre mi attraversarono la mente e quando finalmente capii che non si trattava di un’allucinazione, continuai ad avanzare nella sua direzione con la morte nel cuore.
 
Come mi sarei dovuto comportare? Quale atteggiamento aspettarmi?
 
Non mi ero comportato bene nei suoi confronti e da quello che vedevo l’avevo lasciata in casini davvero grossi. Molto,molto grossi.
 
Non avevo idea dell’atteggiamento da adottare,così cercai di fare l’indifferente,mentre dentro di me morivo dalla voglia di parlarle. Non ci riuscii,ma non potei trattenermi dal rivolgere la parole al piccolo Sean. Scoprii subito dopo di aver fatto una mossa sbagliata perché la vidi irrigidirsi e poco dopo andò via.
 
Tutto ad un tratto mi sentii come se si fosse portata via una parte essenziale di me,e non riuscii a trattenermi dal chiedere a Jasper di dirmi dove abitasse. Ci misi un bel po’,ma alla fini riuscii ad ottenere le informazioni che desideravo e mi affrettai a raggiungerla.
 
I ricordi delle ore successive sono molto sfocati. Giunto a pochi isolati da casa sua entrai in un bar ed iniziai a bere,cercando di racimolare un po’ di coraggio,dopo non so quanto riuscii finalmente ad arrivare a casa sua e la pregai di perdonarmi.
 
Non so cosa mi prese. Ero sicuramente delirante e la voglia di aggrapparmi  a qualcosa che mi facesse sentire vivo era tanta. Inoltre,quel bambino mi aveva affascinato e provavo l’intenso desiderio di far parte della sua vita. Avevo sempre voluto dei figli,ma l’incidente in guerra mi aveva fatto perdere ogni speranza,non potevo lasciarmi sfuggire anche questa possibilità.
 
Bella mi trattò con diffidenza e nonostante le mie promesse fu sempre  molto cauta,temeva che potessi far soffrire anche suo … nostro figlio. Non potevo proprio darle torto.
 
Gli anni seguenti furono davvero molto difficili.
 
Le avevo detto che l’amavo ma la verità era che nemmeno io sapevo cosa provassi per lei. Volevo disperatamente che mi facesse tornare a far parte della sua vita e avevo detto la prima cosa che mi era passata per la mente. Lei lo capì e per tutto il tempo non diede mai segno di provare più alcun sentimento nei miei riguardi.
 
Tuttavia con il passare del tempo diventammo sempre più vicini e prima ancora che potessi realizzare cosa stessi facendo,mi ero ritrovato a baciarla. Con mia grande sorpresa lei ricambiò e dal quel giorno iniziammo a stare insieme. Era il 23 Gennaio del 1947.
 
Dopo quel giorno le cose si mossero in fretta e nel giro di un anno eravamo sposati e in attesa in un altro bambino.
 
<< Ehy Edward >> la voce di Charlie mi riportò alla realtà e mi voltai verso di lui. Entrò in cucina spingendo la sedia a rotelle,sulle gambe aveva un piatto vuoto. Lo presi e lo riposi dentro il lavandino.
 
<< Charlie, ti hanno mandato in cucina per controllarmi? >>
 
Charlie rise grattandosi il meno. Era un uomo molto alla mano e spiritoso,una cosa che non mi sarei aspettato da un uomo come lui,ad essere sincero. Quando feci la mia ricomparsa nella vita di Bella mi aveva sempre guardato come se volesse uccidermi ,e non aveva mai spiccicato più di due parole in mia presenza,se non per minacciarmi. Ora so che lo faceva per proteggere la sua bambina. La felicità di Bella era una cosa che stava a cuore ad entrambi.
 
<< No >> disse << Volevo sapere come te la cavi con il lavoro >>
 
Dopo che ero riuscito a liberarmi dall’alcool avevo iniziato a lavorare nell’Intelligence, ma dopo un paio d’anni mi resi conto che un taglio netto con il mio passato nell’esercito era la cosa migliore. Ora lavoravo come insegnante di pianoforte al conservatorio. Era davvero un bel cambiamento rispetto alla cacofonia della guerra,e poi mi rendeva felice.
 
<< Bene. I bambini sono davvero adorabili e tutti molto dotati. Sto pensando di  far iscrivere pure Sidney,adora sentirmi suonare >>
 
<< Si,Bella me ne ha parlato. Spero solo che si riveli più costante di Sean. Quel ragazzo non riesce a concentrarsi su una cosa per più di un minuto >>
 
Risi << Credo abbia preso da sua madre. Ho provato ad insegnare qualcosa a Bella ma ha mollato dopo nemmeno dieci minuti >>
 
Io e Charlie stavamo ancora ridendo quando entrò Bella . Ora portava i capelli più corti,come dettava la moda del periodo,che le facevano un viso tondo ed adorabile. Mi faceva venir voglia di prenderla a morsi … mmm,magari più tardi.
 
<< Edward è pronta la carne per il barbecue? I bambini cominciano ad essere impazienti >>
 
<< I bambini o Emmett ? >> domandò Charlie. Emmett era il fratello maggiore di Alice. Un bambino formato maxi.
 
Bella roteò gli occhi sorridendo << Emmett è ovviamente incluso. Però mi riferivo ai tuoi nipoti,se non mangiamo subito Cathy e Sean finiranno per ammazzarsi e Phil sta diventano sempre più lagnoso. >> Bella guardò suo padre << non capisco come abbia fatto a crescere così >>
 
<< Non lo chiedere a me >> borbottò Charlie.
 
<< Okay >> dissi << la carne è pronta,andiamo prima che si verifichino episodi di cannibalismo >>
 
Charlie ci precedette spingendo la sedia mentre io e bella portavamo i piatti in giardino. Ora indossavo una protesi e riuscivo a muovermi senza utilizzare le stampelle,inoltre non attiravo più gli sguardi di nessuno,e questo era un vero sollievo.
 
Quando uscii fuori mi sentii gonfiare il cuore di gioia.
 
Le nostre famiglie erano tutte riunite qui: i genitori di Bella; Phil,sua moglie e la loro bambina di sette anni; Emmett,Rosalie con i loro quattro figli ; Jasper ,a cui sarò per sempre grato e che nonostante il mio comportamento da coglione è rimasto mio amico,Alice e il loro unico figlio; i miei genitori ed infine i miei gioielli,i miei tre splendidi figli, Sean, Catherine e Sidney,l’ultima arrivata,di quattro anni.
 
Fino a qualche anno fa non avrei mai creduto che tutto questo sarebbe stato possibile. Se qualcuno me l’avesse detto gli avrei riso in faccia e invece…
 
In giardino c’era un piacevole baccano. I bambino giocavano tra di loro mentre gli adulti parlavano e di tanto in tanto li richiamavano quando facevano troppo baccano.
 
Mi avvicinai con Bella al barbecue e posai i piatti con la carne sul ripiano in marmo.
 
<< Finalmente! Se ritardavi ancora un po’ non sarebbe rimasto più carbone >>
 
Roteai gli occhi << Sei sempre il solito esagerato Emmett >>
 
<< Che fine avevi fatto comunque? >> domandò Phil mentre insieme ad Emmett posizionava la carne sulla griglia << Abbiamo dovuto mandare Bella  a prenderti >>
 
<< Stavo parlando con tuo padre >>
 
<< Si,ma prima? Ti scolavi di nascosto qualche birra? >> scoppiò a ridere ma smise subito quando vide la mia espressione.
 
<< Ehy scusa amico ,sai era una battuta innocente … >>
 
Feci cenno con la mano di lascia perdere << Non ti preoccupare,non fa nulla. Vi occupate voi della carne? Io vado a sedermi di là … >>
 
<< Si certo,và pure Ed,abbiamo tutto sotto controllo >> si affrettò a dire Phil.
 
Lo ringraziai con un cenno del capo e mi allontanai dirigendomi verso una poltrona da giardino. Sentii Phil sibilare un << Complimenti deficiente >> .
 
Mi abbandonai sulla poltrona leggermente in disparte e mi osservai in torno. L’alcool era ancora un argomento delicato per me, tutt’ora mi veniva voglia di bere un goccio di tanto in tanto anche se non ne facevo parola con nessuno. Non volevo metterli in condizione di sentirsi a disagio se volevano bere un po’ di birra o di vino. L’unica che era a conoscenza del mio disagio era Bella.
 
I miei pensieri furono interrotti dalla mia piccola principessa,che quatta quatta si venne a posizionare sul mio grembo << Ehy Sidney,che ci fai qui? >>
 
Si strinse nelle spalle e mi guardò fisso negli occhi << Mi racconti una storia? >>
 
Le accarezzai i riccioli rossi e sorrisi << Che storia vuoi sentire? >>
 
<< Di come tu e la mamma  vi siete conosciuti >> sorrisi e con la coda dell’occhio vidi Bella roteare gli occhi sorridendo.
 
Me la posizionai meglio sulle gambe e mi specchiai nei suoi occhi nocciola . Annuii sorridendo al ricordo << La prima volta che la vidi sembrava un angelo … >>
 
 
 
Cala il sipario,si spengono le luci e gli attori escono di scena.
Non mi sembra vero di aver finito questa storia. Si,sono solo quattro capitoli,ma ho passato mesi a progettarla e mi sento un po’ triste a lasciarla andare.
Il finale come vedete riassume,più o meno,tutto dal punto di vista di Edward e ,se sono riuscita nel mio intento,si capisce il perché delle sue azioni.
Mi dispiace di aver dato poco spazio ai figli e agli altri personaggi,ma questa storia parlava di Edward e Bella e non volevo rischiare di snaturarla.
 
Prima di passare alle vostre recensioni vorrei dire un altro paio di cose.
Innanzitutto voglio ringraziare @Deniroose per aver considerato questa storia meritevole di essere pubblicizzata nel blog http://thetwilightsagasfanfiction.blogspot.com/ avrei dovuta ringraziarla lo scorso capitolo ma l’avevo dimenticato,sorry *.*
 
In secondo luogo vi rimando al mio blog http://wuthering-h.blogspot.com per poter vedere le foto di Phil,dei figli di Edward e Bella e dei genitori di Edward.
 
Ora passiamo a tutti voi *.*
 
Nessie95: Pearl Harbor è un film bellissimo,l’ho visto un’infinità di volte e mi riducevo sempre in lacrime alla fine *.* Sono davvero felice di sapere che la mia storia ti sia piaciuto e spero vivamente che questo finale non ti abbia lasciata insoddisfatta!
 
Nicosia: Già,Edward ne ha passate tante poveretto ma il lieto fine c’è stato :)
 
AundreaMalfoy: Ben ha lasciato sua moglie ed ora è felicemente sposato con Angela. Hanno due bambini ed Angela sta in casa  a prendersi cura di loro ;) nel mio blog troverai un foto di entrambi. Grazie infinite per il commento e spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto ^^
 
Crista: Bella ed Edward non hanno proprio prestato molta attenzione durante il periodo in cui sono stati assieme,direi che da questo punto di vista non sono stati molto responsabili. Però tutto è bene ciò che finisce bene ;)
 
Annalisacullen: Non ho aggiornato proprio prestissimo però eccomi qui,spero che questo finale non ti abbia delusa. A me non convince pienamente però è venuto così… grazie mille per avermi seguita,spero di rileggerti presto ;)
 
Anthy: Sono felice che tu abbia letto la trama di Madama Butterfly e credimi,vederla rappresentata è ancora meglio,mille volte meglio *.* sono anni che cerco la versione teatrale ma nulla… dovrò cercare meglio!
Come vedi però il lieto fine c’è stato ed anche la “corsa” finale di Edward è stata spiegata. Forse sono io però ad aver corso troppo in quest’ultimo capitolo,ma mi serviva mostrare alcuni attimi cruciali della vita post-trauma di Edward. Spero non sia risultato un capitolo difficile da leggere o poco accurato. Ti ringrazio ancora per aver seguito e letto la mia storia,mi ha fatto davvero un piacere immenso *.* Ci rileggiamo presto ,Marty.
 
ChiaraBella: Siamo due masochiste allora,anche a me piace leggere libri drammatici o vedere film tristi,anche se poi sto a piangere per ore xD Sono felice che la mia storia ti abbia commossa,davvero molto felice, e spero che questo capitolo sia degno dei precedenti! Edward l’ho addolcito involontariamente,non sono riuscita a farlo essere più duro,in fondo lui non è così,anche se non era nemmeno un angelo. Grazie ancora per i tuoi commenti e spero di rileggerti presto :)
 
Ada90thebest: Weee ciao ^^ sono ultra felice di averti fatta piangere *sadismo mode on * era il mio obiettivo xD Spero comunque che questo finale non ti abbia delusa,purtroppo s’è praticamente scritto da solo x.x  Che dire,ancora grazie e a presto ;)
 
Infine ringrazio  tutti coloro che hanno aggiunto la storia tra le seguite ,le preferite e le ricordate e tutti i lettori silenziosi. Un grazie di cuore a tutti voi *.*
Con la speranza di rileggerci presto,un saluto a tutti quanti!
Marty.
 
  
 
 
 
 
 
 

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