Racconti e confessioni di un gruppo di amici

di Anicemirto
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 - Ragazze (confessioni di una giovane donna a due ex fidanzate) ***
Capitolo 2: *** Marchiata a fuoco ***
Capitolo 3: *** Papaveri ***
Capitolo 4: *** Butterfly ***
Capitolo 5: *** Una torta fatta di fica ***
Capitolo 6: *** Io e te (lettore) ***



Capitolo 1
*** 1 - Ragazze (confessioni di una giovane donna a due ex fidanzate) ***


L’ultima volta che sono venuta a letto con te ti ho fatto molto male, eri così piccola che ogni mio gesto sembrava troppo brusco. Mi sentivo felice, avrei passato ore e ore ad accarezzarti, a baciare ogni centimetro del tuo corpicino pallido.

La peluria sul tuo pube, effige di mille fantasie e di promesse sottintese, pungeva leggermente al tatto, le ferite sulle mie dita sfioravano la tua pelle morbida facendomi rabbrividire dal piacere (in quel momento mi sono sentita disgustata da me stessa).

Ho odiato il mio corpo flaccido, il mio seno ingombrante e cadente, la peluria sulla mia pelle, i capelli crespi e madidi di sudore alla base del collo.

 

Hai ansimato quando la mia lingua ha iniziato a dibattersi sui tuoi capezzoli. Al buio non ho potuto guardarti con molta attenzione, ma immaginare la tua espressione è stato bello quanto vederla, forse di più.

Mi piace quando gli occhi si abituano all'oscurità assoluta e i contorni delle cose assumono un alone bluastro, vedere la tua pancia alzarsi e abbassarsi velocemente mentre la baciavo mi ha procurato un emozione fortissima, qualcosa di diverso dall’eccitazione sessuale. Un emozione che fa piangere quando si cerca di ricordarla.

Quando hai appoggiato la tua schiena esile e ossuta sul mio ventre morbido ho provato un moto di tenerezza nei tuoi confronti, e quell’esperienza iniziata più come un passatempo che come dimostrazione d’affetto è diventata una serie di gesti, di coccole, in cui ho incanalato quanta più dolcezza ho potuto, tanta come non ne avevo mai data neanche a quella persona a cui avevo dedicato tutta me stessa per quel lungo lasso di tempo che si sono rivelati essere otto mesi.

 

Ti ho accolta fra le mie braccia mentre con le gambe cercavo di accatastare un groviglio di coperte all’angolo del letto.

Nel baciarti sul collo e nel bagnare i tuoi seni con la saliva ha provato un gusto malsano, ho voluto renderti mia facendoti del male, forse umiliandoti, ti ho rigirato come una bambola sperando di farti venire, nonostante ogni volta io abbia cercato di penetrarti tu abbia provato dolore.

Mentre ti toccavo, attraverso il tessuto delle mutande ho sentito i tuoi genitali diventare caldi e umidi. Indossavi un reggiseno viola…o almeno così mi pare di ricordare, ma so per certo che i tuoi slip erano neri, mi chiedo perché io sia così sicura di ciò.

 

Non avrei mai smesso. Non c’era passione nei miei baci, quanto forse una forte curiosità che ho provato a trasmetterti con i movimenti della mia lingua, giocando con la tua bocca.

Ad ogni contatto della mia lingua contro la tua sentivo delle ventate fredde scendermi giù per l’esofago per poi esplodermi nello stomaco, era come se il tuo fiato fosse ghiaccio.

Fino a qualche sera fa ero convinta che la tua bocca fosse quella che avessi assaporato con maggiore soddisfazione. Ora non è più così, ma rimani comunque la persona con cui baciarsi e toccarsi diventa un’esperienza dolce e al contempo “scontata” come se per anni non avessimo fatto altro, come se nella nostra quotidianità rientrasse il baciarsi per ore senza respirare.

 

Il senso di protezione allo stesso tempo di violenza delle mie pulsioni mi lascia perplessa.

 

Sono solo un’egoista incapace di rendersi conto di come anche tu possa provare istinti forti quasi “maschili”, oppure ti conosco così bene da aver visto che la dolcezza nel tuo aspetto fa anche parte del tuo vero io?

Ho solo voglia di possederti come un sex-toy o provo per te un sentimento così forte da aver creato un rapporto completamente diverso da quello che ho con tutte le altre persone attorno a me?

Forse sto parlando per assolutismi, non so, non so dare un senso a quello che provo per te.

 

Non è desiderio sessuale il mio. Non ho mai voluto niente in cambio da te, preferisco che il sesso tra noi sia e rimanga una cosa a senso unico, da parte mia.

Preferirei che tu non mi toccassi quando ci scambiamo effusioni, poiché credo di non meritare le tue carezze o i tuoi baci, ho come la sensazione che il mio corpo non ti interessi è come se io non fossi abbastanza attraente per te.

So che se leggessi tutto questo mi odieresti, so che non hai mai amato vedermi come l’elemento “attivo” assoluto della coppia. Quando sono con te non riesco a sentirmi donna, rimango femminile ma finisco quasi sempre per emulare il comportamento di un uomo. Mi rammarico di questo, perché anche se è una cosa che ti da fastidio finisco sempre per farla quando ci sei tu, solo con te.

 

La verità è che in tre volte che ci siamo ritrovate a fare sesso mi ha eccitato sempre l’idea di avere il controllo su di te.

C’è sempre stata dolcezza miei gesti e forse è stata eccessiva, non ti ho trattato come la mia ragazza, ma come una bambolina fragile ed indifesa, qualcosa da proteggere e mantenere sotto una campana di vetro. So che non mi hai ancora perdonato per il mio comportamento, per come ti abbia “gettata via” alla prima difficoltà. Quando se ne parla cerco di dissimulare e mi sento colpevole. Perché in fondo so di non aver capito molto di te.

Continuiamo a vederci e capita ancora che ci siano giornate in cui noi due da sole riusciamo a dimostrarci che la complicità fra noi è ancora meravigliosamente tangibile.

 

Mi piace ricordare i posti in cui questa complicità è riaffiorata completamente.

A casa di quel nostro amico, la prima volta, dove mi sono stupita di me stessa, quando ti ho chiesto con assoluta mancanza di malizia, senza preavviso, se ti andava di venire in camera con me. Quando hai detto sì ti ho vista incuriosita, felice e poi per un istante intimorita.

La prima cosa che mi viene in mente di quel giorno è il calore arancione che aveva assunto la stanza a causa del sole che filtrava attraverso le tende.

Tuttora mi recrimini di averti fatto male con le unghie quella volta, e puntualmente mi viene da sorridere quando ci ripenso.

Per ora sei l’unica a cui io abbia fatto male.

 

Poi c’è stata quella volta guardando il “Rocky Horror Picture Show”, quando ero così presa dal film da riuscire a compiere solo gesti meccanici, ma comunque piacevoli…suppongo. Quella volta avresti voluto fare di più. Ma qualcosa ci aveva fermato. Non ricordo cosa.

 

Ti ho parlato con più trasporto di quella volta dopo il mio compleanno perché penso che quella sia la volta che mi abbia segnato di più, mi ha fatto arrivare a molte conclusioni sul nostro sconclusionato rapporto (perdona il gioco di parole).

A ripensarci credo che in quella ci sia stato più trasporto e passione che in tutte le altre volte.

 

Anche se ho avuto altre relazioni dopo quella con te (che con un sorriso mi rendo conto essere stata la prima in assoluto per me) mi sono accorta di come i nostri incontri siano stati sempre saltuari eppure sempre presenti nella mia vita. E’ qualcosa di nascosto, quasi invisibile agli occhi degli altri. A distanza di mesi ci sono stati diversi rendez-vous con te, in cui abbiamo finito con il fare sesso, nonostante stessimo con altre persone, ma non abbiamo mai vissuto queste faccende come tradimenti o come qualcosa di sbagliato.

Se ci rifletto adesso la trovo una cosa molto strana, ma non so ancora spiegarmi il perché, forse a distanza di anni e di mesi sto realizzando qualcosa a cui prima non è arrivata nessuna di noi. Una presa di coscienza forse?

 

Ammetto che Alice non sia stata una relazione vera e propria, forse solo un esperimento per lei e pura attrazione per me, che si è conclusa con un nulla di fatto sotto tutti i punti di vista.

Era così diversa da te da sembrare una creatura estranea al nostro mondo. Come se noi fossimo stati tutti dei pesci rossi e lei invece fosse stata un cane, una specie diversa, qualcosa che non centrava assolutamente nulla con il nostro stile di vita.

Anche se la nostra relazione è durata pressappoco una settimana continuo a definirla la mia la mia ex, come se fosse stata una storia lunga mesi.

Se devo pensare a te e ad Alice mi vengono in mente due immagini nitide, come dei film.

 

Tu seduta di fronte a me in un ristorante cinese, stavamo ancora insieme, quel giorno ero venuta a prenderti a casa, era estate e ti avevo portato una rosa (stranamente ho sempre avuto una fissazione per il portare rose rosse alle ragazze anche se provo solo un vago interesse per loro). Indossavi quella maglietta verde che nella mia memoria è impressa come sovrapposta ad una maglia di rete che comprasti dopo. Avevi quella collanina con il laccio nero, con il ciondolo di ferro a forma di sole dentellato.

Mangiavi i ravioli al vapore con gusto, però sembravi imbarazzata, avevi assunto quell’aria perplessa in seguito alla mia imposizione per pagare il conto. Questa scena termina con me che ti stringo le dita come se volessi scaldartele. E’ come un breve film dai colori ambrati predominanti sullo sfondo, con noi che spicchiamo violentemente come una macchia di caffé su un tovagliolo bianco.

 

Di Alice riesco a richiamare moltissime immagini ma una in particolare svetta su tutte.

Lei con il suo vestito di velluto color prugna che mi guarda smarrita quando dichiaro ai nostri amici, che è la mia ragazza, dopodichè mi bacia radiosa per poi sorridere imbarazzata come a volersi scusare.

Di tutti i bacetti innocenti che mi ha dato questo lo ricordo con estrema felicità. Senza che me ne accorgessi sono arrossita…

 

Mi è venuto in mente di come qualche tempo fa, dopo aver visto la sua foto hai esclamato stizzita: “ma sei stata con…” guardasti nuovamente la foto, “…Questa?! Ma è brutta!” Ho sentito un tono di gelosia nella tua voce in quel momento, per quanto tu lo neghi, a ricordare questa cosa mi si stampa un ghigno compiaciuto sul viso.

Poiché nessuno ha mai veramente parlato con te di Alice, adesso ti dico che fra me e lei ci sono stati solo degli innocenti baci sulle labbra.

 

Non riusciva a pensare di andare oltre un bacio con me.

E come molti hanno teorizzato in seguito, è probabile che più che essere attratta da me come persona, fosse semplicemente incuriosita dalla mia personalità e dal mio modo di fare eccentrico.

 

Poi mi viene da pensare ad altre persone più o meno importanti, ma credo di aver finito ciò che avevo da dire.

Penso che resteremo amiche (o qualcosa di più) ancora per molto. E non temere non ho scritto questo per farti riflettere o per recriminarti qualcosa, non è nemmeno uno sfogo. E’ qualcosa che ho scritto perché lo desideravo e perché credo fosse l’ora di farlo.

Non so cosa ne sarà di questo scritto…magari farà parte di quel libro che sto cercando di scrivere da anni…chissà?

 

Sono seduta alla mia scrivania, davanti a me c’è un pezzo di pane secco, il cellulare che lampeggia senza motivo, la collana di perle che mi regalò quel nostro amico comune e il quaderno dove era stata scritta inizialmente questa riflessione su di te, l’unica vera donna della mia vita…almeno per ora…

Inizialmente quest’ultima descrizione dell’ambiente era diversa, era un ritratto della mia cucina alle sei di mattina, davanti a me c’erano una brocca, un pacchetto di sigarette e la tv accesa, fuori pioveva e avevo impiegato più di tre ore per scrivere tutto questo di getto. Adesso non piove, ma sono comunque le cinque di mattina il sole sta sorgendo proprio adesso, so che in questo momento sia tu che Alice dormite ignare e mi chiedo se pensiate a me, se mi abbiate sognato o più semplicemente se la luce che filtra dalle tapparelle non ti dia fastidio al mattino, visto che il tuo letto è così vicino alla finestra.

Ma forse è meglio che io smetta di dilungarmi, ti mando un bacio attraverso la finestra sperando che tu percepisca qualcosa, ti voglio bene davvero.

 

Giulia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Prima stesura:

Ore 05:05

Giovedì 04\03\2010

 

Seconda ed ultima stesura:

Ore 05:23

Mercoledì 07\04\2010

 

 

 

Tobichan dice:

 

Ho scritto questa cosa come esperimento, oltre ad essere un monologo interiore è una confessione per una persona a me molto cara ed è una bozza per un eventuale libro che sto provando a scrivere, quindi è probabile che altre one-shot su questo tono vengano pubblicate qui.

Non pretendo commenti, ma se desiderate farmi avere un giudizio sarà ben accetto.

Un saluto,

tobichan

 

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Capitolo 2
*** Marchiata a fuoco ***


Picchiami, mordimi, stritolami, scopami, portami via da qui e infine mangiami come un frutto maturo, il succo colerà sulle tue labbra, nella tua bocca, ti bagnerai fin sotto il collo.

 

Dimostrami che mi ami con gesti concreti, non trattarmi male al di fuori del letto. Non mentirmi, non tradirmi, non rubarmi anche la dignità.

Sei un ladro, uno schifoso, un fallito privo di sostanza, ti sei approfittato di me senza che io me ne accorgessi…eppure ti ho amato. Ti ho amato così tanto da piangerne, da pensarti giorno e notte.

Nonostante tu avessi dodici anni più di me, nonostante non avessi un soldo, nonostante avessi un passato confuso, orribile, troppo romanzato per essere vero.

Ti ho amato ciecamente, e sono certa che anche tu mi volessi bene, mi volevi bene anche quando te ne infischiavi di ciò che provassi e mi hai trattato come se non esistessi, quando mi hai recriminato colpe inesistenti. Hai scaricato tutta la tua frustrazione su di me, e alla fine sei rimasto più insoddisfatto di prima, e hai perso anche questa stupida ragazzina che ti ha offerto denaro, affetto e sesso.

 

Hai detto che ero viziata, che non capivo niente, che non meritavo una persona che mi amasse ma solo un automa che sottostesse ai miei ordini senza fiatare. Mi hai descritto come una puttana, una stronza priva di tatto.

Ma io ti ho amato nonostante tutto questo, come abbia fatto non lo so, questo dubbio mi rode, quando ci penso mi sembra di sentire gli organi interni marcire, le mie ovaie rovesciarsi e rigettare fuori il tuo sperma che come acido scioglierà la poltrona dove sono seduta in questo momento.

 

Non so cosa tu abbia raccontato in giro, ma so che la situazione in cui ero rimasta invischiata ti faceva comodo, ti piaceva avere potere su di me?

E’ passato diverso tempo eppure non posso dimenticare le tante cose belle e brutte avvenute nell’estate dei miei quindici anni. Non riesco a dimenticare te. Sono riuscita a dimenticare le emozioni bellissime che mi hanno portato ad innamorarmi, ma non la sofferenza e l’indignazione verso me stessa che lo stare con te ha provocato.

Non ti odio.

 

Dico a tutti che perdere la verginità con te non è stato brutto, che sono comunque felice di quello che ho fatto.

Mi pento di essermi affezionata a te, di aver rifiutato un’altra persona che probabilmente avrebbe potuto darmi di più anche se in poco tempo. Sì, perché la nostra relazione a me è sembrata lunghissima e penso che in quel periodo non avrei potuto stare così tanto tempo con nessun altro.

Mi hai lasciato qualcosa dentro, come un parassita che si nutre dei miei ricordi che li modifica e li rende addirittura orribili.

Alla fine amarti non è stato così terribile. E’ stato disgustoso lasciarti, guardarti in faccia mentre urlavi in quel modo, mentre io impassibile ti osservavo critica e finalmente vedevo tutti i tuoi difetti, tutti insieme come se nella mia testa si fosse finalmente sbloccato un meccanismo rovinatosi dopo il mio incontro con te.

 

Tuttora non so chi tu sia, ne chi tu sia stato in passato. Sono certa che in mezzo a tutte le bugie doveva esserci un fondo di verità.

Dimmi…eri uno spacciatore, un maniaco pedofilo, un ladro?

O tutti i chiarissimi segnali erano solo bugie dette da quelle persone tanto cattive che ti davano addosso?!

…Mi chiedo come abbia fatto ad essere così cieca, così testarda da non ascoltare gli altri!

Rimarrai per sempre dentro di me. E non leggerai mai questa lettera.

Non saprai mai cosa la tua presenza abbia comportato.

 

Sono cresciuta improvvisamente, nel corso di un solo anno. Sono maturata mentre tu sei riuscito solo a peggiorare.

Sarebbe bello se potessi mesmerizzarti per farti avere una crisi di coscienza, per cercare di farti capire.

Hai dato fuoco alle mie cose o le hai tenute? Io ho gettato tutto, tranne quel bracciale per te tanto prezioso, alla fine si è rotto da solo una settimana dopo averti lasciato. L’ho tenuto in tasca per un altro mese finché non l’ho perso. Il destino ha voluto che io con te non ci avessi più niente a che fare.

 

Dove sei adesso? Ancora in mezzo ad una strada senza un futuro? Perso nell’autocommiserazione che annebbia il tuo cervello, che intorpidisce i tuoi sensi impedendoti di fare qualcosa di concreto per risollevarti dalla merda in cui sei caduto?

Non esiste solo il divertimento, e lo so io che sono nata con più di un decennio di distanza da te. In ventotto anni non sei stato in grado di costruire niente, in un anno ho rischiato di diventare così simile a te da farmi paura da sola. Vorrei poter tornare indietro nel tempo e prendermi a ceffoni, vorrei poter dire a quella ragazzina presuntuosa con i capelli rossi che sta buttando all’aria la sua vita.

Purtroppo non è possibile e porterò su di me i segni di quanto è accaduto per molto tempo.

 

Ricordo tuttora il sesso con te. Ti eccitava vedermi indifesa e abbandonata fra le tue braccia.

Non ti sei fatto neanche un po’ schifo quando hai sentito quei ragazzi dire quanto fossero ripugnanti gli uomini che vanno con le ragazzine? Io penso di sì, e so che la tua frustrazione ha iniziato a crescere quando mi hai visto sempre più sola, sempre più infatuata da te.

So di averti fatto molto male anche io. Ma non posso fare a meno di esserne felice.

 

Le frasi che ho scritto all’inizio sono state le prime cose passatemi per la testa pensando a te. Mi hai fatto entrare nel mondo del sesso e ricordo di esserne stata molto orgogliosa, fiera. A quell’età ho vissuto esperienze che solitamente si vivono solo da trentenni.

 

Una volta dicesti che ero perversa a letto. Lo ammetto è vero, ma tu stavi al gioco più che volentieri…cosa ti passava per la testa in quei momenti?

Ecco che sento di nuovo le ovaie contrarsi…è come uno spasmo di dolore muto, un dolore che non è tangibile, piuttosto è immaginario.

 

Ho ripreso in mano la mia vita, con molti sforzi sono riuscita a staccarmi da te prendendo sempre ad esempio il giorno in cui ti lasciai, quando vedendoti andare via ti scoppiai a ridere dietro le spalle.

Ricordo quel momento con gioia, mi sentii leggera, finalmente potevo riprendere a vivere.

Purtroppo però con te ho perso così tanto tempo e mi sono preclusa un po’ troppe cose. Non ho scritto tutto questo per insultarti, perché ci siamo insultati abbastanza nella nostra ultima telefonata.

Anche questo è un esperimento per vedere fin dove riesco ad arrivare nel descrivere questo genere di situazioni, sto scrivendo di realtà, è doloroso ma penso sia giusto farlo. Per me.

 

Addio.

Verme giallo?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tobichan dice:

 

E’ una storia vera.

Quanto al verme giallo…beh, è troppo lunga da spiegare, ma mi sembrava giusto inserire questa similitudine detta da una certa persona.

Non ho voluto inserire il nome di quell’uomo perché alla fine anche lui ha una privacy e io devo rispettarla.

Comunque spero che stiate gradendo questi miei scritti originali.

 

Un saluto da tobichan!

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Capitolo 3
*** Papaveri ***


Ci ho pensato su e penso che sia vero, scrivo senza sapere realmente ciò che dico e penso che questo sia strano.

Perché effettivamente tutto quello che dico lo so già, però solo ora che lo vedo queste lettere scorrere sullo schermo mi rendo conto di quello che ho passato e di ciò che io abbia pensato nel corso degli anni.

Ho bisogno di tranquillità…così mi hanno detto, probabilmente è vero, però mi piace vivere così, sul filo del rasoio senza sapere bene cosa mi riserverà il domani. Vorrei costruirmi qualcosa, ma il desiderio di rimanere così, senza freni, mi attira.

Mi piace il sesso, mi piace l’alcol, mi piace divertirmi.

Ma so che non rimarrò una ragazzina per sempre. Diventerò adulta e questa realtà fatta di estremismi e fantasie che diventano realtà, non durerà ancora per molto. Crescendo sia io che i miei amici diventeremo persone diverse.

La droga ha iniziato a spaventarmi da quando una persona che neanche conoscevo di persona è morta di overdose. Un amico di un’amica.

Comunque ho avuto paura.

 

Mi devo prefiggere degli obbiettivi, solo così diverrò qualcuno. Altrimenti cosa mi rimarrà in mano?

Le responsabilità bisogna prendersele prima o poi.

 

Non si può continuare a vivere sotto una campana di vetro o sotto un’immensa cupola di esagerazioni. Non rimarremo bambini per sempre.

Avremo un lavoro, una casa e dei figli da mantenere…vorrò una persona fissa accanto.

Tutto questo mi ha fatto pensare a te…allora ho deciso, diverrò te…e racconterò di te attraverso di te…

 

 

Ti guardo dormire accanto a me.

Ieri ti ho chiesto di uscire e mi hai detto di voler rimanere a casa per “stare più comodo”, ho accettato senza scompormi. Ormai non ho neanche più la forza di reagire.

Mi metterò a dormire quando il sole sarà già alto, Giulia ci chiamerà felice raccontandoci l’ennesima cazzata, rendendoci sorridenti di primo mattino.

Verrà a casa mia, e spero rimanga a dormire.

Staremo tutti insieme a preparare la frittura, a guardare film porno di bassa lega e a giocare ai videogiochi…non potrei chiedere di più dalla vita.

 

Ho tanti disagi interiori ma non ci voglio pensare.

 

Tu dormi, hai la barba sfatta e il piercing sull’ombelico è sporco di una roba grigiastra. Mi chino su di te per togliere la sporcizia, ti giri mugugnando.

Mi circondo le ginocchia con le braccia, dondolo appena guardando critica Minante che si pulisce il pelo con cura.

 

Questa casa puzza di gatto e devo ancora lavare i piatti.

 

Mio fratello sta giocando con la PlayStation, ha gli occhi sgranati e l’espressione concentrata, le luci dello schermo gli illuminano il volto e le braccia scheletriche. Si gira a guardarmi

 

-Che ti guardi ritardata?!-

 

La sua voce stridula mi perfora i timpani così come la sua risata equina. Gli voglio bene, è un ragazzino adorabile nonostante i suoi modi di fare esuberanti, eccentrici e a volte fuori luogo.

Riesce sempre a farmi ridere!

 

Ho le unghie sporche, mi mordicchio una pellicina dopodichè inizio a girarmi una sigaretta.

Il drhum scivola sulla branda,  ti finisce nei capelli ma neanche te ne accorgi.

Si, domani vedremo Giulia che avrà tante cose da raccontarci.

Perché io e lei ci vogliamo bene.

Però non la capisco…perché si fa trattare così? Perché non reagisce alle provocazioni?

Giulia è una brava bambina. Ma so che non è solo questo. Giulia ha un viso stanco.

Voglio bene a Giulia.

 

“Lo sai che ti voglio bene?” “…Dici sul serio? Perché io a queste cose poi ci credo…”Davvero, ti voglio tanto bene!” “Grazie, anche io! Ti posso insaponare la schiena?”

 

Sorrido nel ricordare quella notte a casa di quel suo amico. Tra l’altro lui non mi piace.

Lei è piccola e delicata e non so perché me la sono presa in simpatia per quel suo modo affascinante di porsi, quel suo sorriso triste, quei capelli rossi e quegli occhi verdi, così strani.

Giulia è il mio tipo di ragazza.

 

Mi gratto una coscia lasciandoci sopra una striscia rossa.

Sono sudata, ma dopo io e te ci faremo un bagno gelido (perché lo scaldabagno è rotto).

Io voglio bene a Giulia, ma forse lei in questo nostro mondo non centrerebbe niente.

A lei non piaci tu lo so, sarebbe strano vedervi insieme. Giulia e Gabriele...

Giulia ci vuole bene.

 

“Dimmi Giulia…perché non ci avete più chiamati?”

 

Improvvisamente sono alla stazione, la vedo giocherellare con un ombrello arancione, ha i capelli nascosti sotto il cappello, indossa un cappotto nero pesante, il rossetto color prugna. E nei suoi occhi vedo uno sguardo spaventato. Trema.

Non ti farei mai del male.

Ma quello che mi racconterai potrei utilizzarlo.

Giulia…trema.

 

E io so che non potrò rimanere una ragazzina ancora a lungo…

 

…Perché quel nostro splendido mondo estivo si è incrinato?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Julien

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tobichan dice:

 

Perché lei è stata una persona strana.

Mi ha segnata pur non rimanendo troppo a lungo nella mia vita.

Non mi ricordo troppo bene di lei.

Ma so che qualcosa dentro mi ha lasciato.

 

Mi ricordo ancora il tuo profumo al papavero Julien.

Ce lo ricordiamo tutti.

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Capitolo 4
*** Butterfly ***


Cosa sono per te? Amante, amica, madre e?

 

L’ultima volta ho aperto gli occhi e ho sentito una specie di colpo al cuore. Non so come descrivere la scena che mi si parava davanti, mi sono sentita come parte della stanza, non ero più una persona quanto un granello di polvere, un fascio di luce.

La camera da letto era pervasa da quella luce impalpabile del primo mattino, gli alberi fuori dalla finestra sono stati neri per dieci minuti buoni, giusto il tempo di mettere a fuoco le immagini.  Ho girato piano la testa, guardandomi attorno meticolosamente, ho voluto impressionare tutto come in un’istantanea da conservare in un cassetto, da ritirare fuori dopo anni così da osservarla con le lacrime agli occhi.

 

Come my lady, come come my lady, you’re my butterfly sugar baby

 

Dal soffitto bianco sporco, ai vestiti sparsi per la stanza, i libri sparsi per il letto e sulla scrivania di fronte, la valigia aperta sul pavimento, il piumone morbido avvolto attorno ai nostri corpi avvinghiati (come un rifugio ovattato creato per non pensare al mondo esterno) il viso scoperto solo di poco, il respiro umido a bagnare la coperta all’altezza delle labbra. Stando attenta a non svegliarti mi sono girata di poco per guardarti, ho nascosto un po’ il viso sul tuo braccio, sfiorandoti piano il petto e il collo, facendo poi scivolare le mani sui tuoi fianchi. Sono sempre rimasta stupita nel vedere che dormi perfettamente composto, ti muovi pochissimo e mantieni un espressione serena che mi stringe il cuore ogni volta che mi sveglio prima di te e mi giro a guardarti.

 

Non ho solo “scattato una foto” ho anche registrato ogni suono.

Gli infissi delle finestre lasciavano passare il vento che emetteva un soffio quasi impercettibile che però mi ha fatta rabbrividire al solo pensiero di alzarmi dal letto (caldo e accogliente) per appoggiare i piedi sul pavimento gelido e prendere le sigarette. Il letto ha scricchiolato un po’ quando mi sono girata verso di te, ti ho urtato con un piede facendo frusciare le lenzuola, per un attimo il tuo respiro pesante riempiva la stanza, ampia e priva vi vita. Il mio bacino ha scricchiolato impercettibilmente mentre cercavo di spostare di poco il tuo ginocchio piantato nel mio sterno (mi fa sorridere e rattristare al tempo stesso il pensiero di non poter dormire stretta a te questa notte).

 

Se potessi o avessi voglia di girare un film penso che vi inserirei una scena con questi elementi. La camera da letto di quella casa, alle otto di mattina, un uomo e una donna illuminati da una luce leggera.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Anicemirto dice:

 

“Butterfly” è il titolo di una canzone, non centra niente con lui.

Questa probabilmente sarà solo la prima parte di un testo che ha bisogno di essere ricontrollato più e più volte per poter assumere un senso compiuto.

 

Grazie a  _rainbow_ per la recensione! Sei stata (stato?) gentilissima/o!

Mi auguro tu continui a seguire questi flussi di coscienza, e spero che magari ti affezionerai a queste “persone” di cui racconto con queste lettere su sfondo bianco.

Il mondo non finirà in mano alle bimbeminkia, perché so per certo che ci saranno non solo autori validi, ma anche lettori in grado di “entrare a fondo” nei concetti, per farli propri.

 

Un saluto da Anicemirto (o da tobichan, come preferite chiamarmi)

 

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Capitolo 5
*** Una torta fatta di fica ***


Il sesso è qualcosa da gustare, per quanto io non sia una di quelle persone che mette sullo stesso piano piaceri carnali e cibo…devo dire che affondare il viso tra le gambe di una donna o prendere in bocca il membro di un uomo sono gesti che ricordano moltissimo la degustazione di un cibo stuzzicante.

Gusti e sapori sono vari, alcuni più intensi altri addirittura insipidi. Penso che l’odore o il sapore dell’intimità di qualcuno sia un modo sicuro per capire che tipo è…ad esempio una ragazza con la fica dal sapore ferroso è quasi sempre una tipa timida che non si “apre” (e fa aprire) più di tanto, invece una fica che odora di uva marcia e sa di limone è di sicuro una fica sicura di se, di quelle che prende quello che vuole, che si fa toccare e accarezzare con delicatezza e stuzzicare con energia…una fica che al momento giusto sa anche contrarsi e far emettere versi risentiti all’”intruso” di turno!

Una fica salata, di quelle con il clitoride allungato e l’aspetto “vissuto” di quelle con un odore intenso da far storcere il naso…so già a cosa starà pensando il lettore…ma io non la definirei una fica sfacciata! La definirei una fica spontanea e allegra, che a volte si pente di essersi fatta “ferire” ma che dopotutto ci passa sopra, una fica spudorata, di quelle che ti sbatte in faccia il suo carattere e le sue voglie! Una fica capricciosa insomma!  E poi c’è la graziosa fichetta che profuma di deodorante e sapone delicato, la fichetta da mutandine di cotone, una di quelle che emette un leggero plic quando apre i battenti, una fichetta con i capelli biondi e un cappottino viola!

 

Ed ognuna di queste fiche ha una personalità così forte da ostacolare quella della ragazza che se la porta tra le gambe. Chissà come sarebbero quelle ragazze senza le loro fiche profumate? Senza quei clitoridi frementi, senza quelle labbra bagnaticce e quella peluria invadente…probabilmente saremmo meno interessanti…

 

Sia la biondina con il cappottino che la ragazza con i capelli castani e la fica sfacciata si assomigliano, a letto sono molto simili. Solo che una è una ragazzina maliziosa dai modi calcolati, l’altra è tenace, stringe i denti quando la fai godere, non si vergogna di urlare e di esagerare un po’.

Sono belle fiche, sono donne, odorano di frutta, di fiori, di latte e cioccolato, di sigarette e crema di whisky, di erba e vino rosso e quelle più mature profumano di cucina e carta da ufficio.

E tutti questi odori si fondono in un unico profumo intenso a volte nauseabondo…l’odore di fica. Siamo tutte uguali nel momento in cui qualcuno avvicina il naso al nostro clitoride dandogli una scrollata decisa, come a dirgli “Ora ci divertiamo!” Ed è in quel momento che forse iniziamo a distinguerci le une dalle altre, c’è chi sbuffa come un mantice, c’è quella che rovescia gli occhi all’indietro, quella che si contorce tutta, quella che emette dei gridolini compiaciuti…e quella che pensa agli impegni per il giorno dopo e a come mettere la testa per non far notare il neo che le sta spuntando sotto al mento.

E gli uomini sospirano, sbuffano, si contorcono a loro volta, stringono i denti e si masticano la lingua sperando di fare in fretta per potersi riposare dopo essersi “svuotati”. Sono questi uomini che mi fanno sorridere, quelli che anche se non gli piace provano a soddisfare noi fiche capricciose.

Questi uomini che dopo il sesso sembrano fatti di burro, quelli che si abbandonano sul letto, che ti schiacciano mentre dormono, quelli che dopo aver finito si mettono subito qualcosa addosso per andare a mangiare un piatto di pasta, quelli che si accendono una sigaretta strafottenti ma che nei loro eccessi di machismo si lasciano andare ad un abbraccio sbrigativo prima che tu vada a farti una doccia.

Sono gli uomini che ho conosciuto, e tra questi c’è anche quello che amo.

 

Uomini che prima di venire si sincerano di averti soddisfatta, uomini che si addormentano subito e iniziano a russare, uomini che per un caffé sono disposti a prostituirsi…dei peni simpatici!

C’è il pene corto a salsicciotto, quello che ritiene il caffé e la sigaretta il piacere supremo per il quale siamo stati messi su questa terra. L’uomo sbruffone e arrogante che vuole avere sempre ragione, quello che per la maggior parte delle volte dice cretinate ma che non lo ammetterebbe mai!

C’è il pene volgare ed invadente, quello che ti sveglia di prima mattina per chiederti se la notte precedente si è sognato tutto oppure avete davvero combinato qualcosa. L’uomo che vorresti prendere a testate ma che finisci col comprendere e ammettere che alla fine hai sei scelto tu!

C’è quel pene simpatico, lungo e sottile che in una fredda mattinata invernale ha fatto capolino per fare conoscenza di quella fichetta al sapore di limone. Il ragazzo chiacchierone e curioso che per darti un bacio ha aspettato che tu finissi un pacchetto di sigarette e bevesi un caffé, in puro stile Simenoniano, per poi tirarti verso di lui prendendoti per la sciarpa. Un tipetto strano, con una giacca a vento verde e lo sguardo un po’ perso.

E poi c’è lui, il pene con le proporzioni perfette, che sembra fatto apposta per lei, per la tua fica arrogante e piena di se. Il ragazzo imbranato e affettuoso, quello che ti prende alla sprovvista dicendo qualcosa di stupido ma che immediatamente ti fa sorridere, il ragazzo che ti riempie di attenzioni e alla fine…ti gira un po’ come vuole lui.

 

Ma come si potrebbe vivere senza di noi o senza di voi?

Io mi annoierei troppo.

Il sesso è proprio come un dolce, basta che non sia troppo stucchevole, che sia preparato con cura e attenzione per il particolare, che non si esageri con un solo ingrediente…e che sia racchiuso in una bella confezione, a quel punto si ottiene il connubio perfetto, il pene che si incastra perfettamente tra le tue gambe, il petto che si adagia su di te senza schiacciarti,  le unghie che non ti graffiano, i capelli che non ti soffocano.

 

Chissà se sarei mai una brava pasticcera?

 

 

Per ora sono di sicuro un tipo goloso.

 

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Capitolo 6
*** Io e te (lettore) ***


Mi sono svegliata con un colpo al cuore e una canzone nella testa. Ho preso la bottiglia d’acqua da sotto al letto e l’ho finita in pochi sorsi, facendo colare dell’acqua ai lati della bocca mi sono bagnata la maglietta (la tua) all’altezza dei capezzoli.

Fa freddo e il letto sembra enorme, adesso che non ci sei tu. Ho di nuovo paura del buio, adesso quando mi sveglio nella stanza buia tengo gli occhi chiusi, stretti stretti, per non farmi fare del male dai “mostri”!

 

Mi faccio trascinare troppo dai sentimenti forse?

Odio fino ad avvelenarmi, amo fino a scomparire, desidero fino al nausearmi, soffro fino ad incrinarmi e la felicità mi riempie il cuore tanto da renderlo dolorante. Non riesco a smettere, mi drogo di emozioni.

 

Pensa che meraviglia…rollare l’odio, accenderlo e farlo consumare, aspirarlo e farselo entrare dentro, leccarsi le labbra e sentirle amare, sentire i polmoni bruciare con gli ultimi tiri e infine gettarlo via e sentirsi la testa pesante e la mente alleggerita!

Masticare una pasticca di felicità (nota il gradevole gioco di parole, il paragone involontario! Oh lettore!) sentire il cuore palpitare il cervello friggere e le parole scivolare fuori dalla bocca, la voce così lontana, mentre si digrignano i denti.

Iniettarsi un po’ d’amore, sentirlo nel cervello, bruciarti le vene e sconvolgerti dentro! Una decina di orgasmi in un secondo!

Sniffare la sofferenza tanto da sanguinare dal naso e farsi venire le lacrime agli occhi…rimanere svegli tutta la notte in preda ad un’eccitazione lugubre, marcia e dannosa!

Pensa se fosse possibile! Che incredibile smercio di emozioni potrei metter su, che uso spropositato farei di queste droghe?

 

Seduta sul cesso faccio ciondolare la testa all’altezza dell’utero, mi sniffo la figa…puzza di cazzo.

Sorrido …perché sa di te!

 

“Te…Tè! Ed ecco che ci ritroviamo a bere del tè!”

 

Scrivo per scrivere, parlo per parlare.

Sarò retorica, ridondante e logorroica! Ma desidero ardentemente che questi miei pensieri tocchino qualcuno, non che mi rendano famosa…ma che qualcuno leggendo queste righe capisca cosa intendo dire; che magari me lo venisse a dire! Oh lettore? Tu hai capito cosa provo?

Io no.

Non sono affatto triste, sono felice all’inverosimile, seduta qui con una maglietta sporca appallottolata sulle ginocchia, la fica indolenzita e le tue pantofole ai piedi! Sono felice e mi sento sempre un po’ più vicina ad essere proprio donna!

Non una donna.

Non la donna.

D o n n a !

 

Ho scritto così poco eppure mi sembra di aver detto così tante cose…cosa ne pensi lettore? Quanto di me stessa c’è in questa serie di parole?

 

Ho una canzone nella testa e il cuore batte seguendo il ritmo della batteria, le dita digitano i miei pensieri seguendo la voce della cantante. Il mio respiro è scandito dagli accordi della chitarra.

Lettore se questo blog fosse un libro quale emozione proveresti nel girare pagina? Vorresti sapere cosa segue o hai desiderato abbandonare la lettura già da diverse righe?

Chissà se questo mio impegno nello scrivere sarà ripagato in qualche modo. No, nessun punto interrogativo, non voglio porre altre domande, ne a te ne a me. Andrò a dormire, mi addormenterò abbracciando il tuo cuscino (no, lettore, non il tuo), so già che mi sveglierò tardi per poi sospirare soddisfatta. Leggerò e andrò a passeggio…e chissà che dopo poco non mi venga in mente qualcos’altro da aggiungere alla lunga serie di scritti archiviati nel mio cervello e nel mio pc.

Sono felice tanto che potrei morirne. Qual è il punto? Non lo so. So solo che spero di potermi drogare ancora con te. Dimmi che sapore hanno le mie lacrime? Anche la mia saliva ha un sapore diverso quando piango? Il punto? Ancora non l’ho trovato. Ma potrei crearne uno:

 

.

 

Eccolo, sta a te trovarne il senso; che io abbia voluto farti ridere, lasciarti perplesso o stupirti non ha importanza, basterà che tu trovi un nesso tra questo segno grafico e ciò che ho scritto; nel caso non lo trovassi non preoccuparti…ti basti sapere che sto scrivendo senza pensare a nulla in particolare se non alla canzone e alla tua maglietta (no lettore, non la tua! La sua!)

Basta, non ci sto più capendo nulla…sempre ammesso che io ci abbia capito qualcosa fin dall’inizio!

 

B a s t a                                                                                                                                              r d o

 

L e t t o r e                                                                                                                                      s c u s a

 

T u                                                                                                                                               m i a m i ?

 

Io                                                                                      ?                                        n a t u r a l  m e n t e

 

S i a m o                                                                                                                                             n o ?

 

M o l t o                                                                                                                                s e i c a l d o . . .         

 

S t a n c h i                                                                                                                            m i s t r i n g i ?

 

 

 

Dormirò comoda. E tu?

Lettore, leggerai quando sarai ben sveglio, lo so. Ma prova a leggere come se fossi addormentato…comprendi questo mio delirium tremens, se vuoi ridici sopra, oppure angosciati. Non mi interessa, goditi il mio sonno e entra nei miei sogni futuri, ti aspetta un’ Odissea…forse.   

 

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