Salvami

di ribrib20
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo unico ***
Capitolo 3: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***




PROLOGO

Ti guardi intorno, scrutando con occhi vigili il paesaggio che si estende di fronte a te: gli alberi costeggiano il sentiero che stai percorrendo, li osservi per un attimo e i loro fiori rosa ti ricordano i ciliegi. Chiudi gli occhi e sorridi. I suoi preferiti.
Il sole splende alto nel cielo facendo bella mostra del suo azzurro, così intenso, proprio come lo è il suo sguardo, quando ti parla.
Scuoti il capo. Non è il momento di pensare a queste cose!
Ti fermi di fronte ad un grande cancello di bronzo, finemente decorato con immagini di angeli, santi, divinità.. storci il naso. Non è roba che fa per te.
“Ciò che stai facendo è sbagliato, e tu lo sai bene” decidi di non prestare ascolto a quella voce che fino a pochi anni fa attribuivi a quella parte di te che ancora può essere considerata umana, ma che ora, da quando l’hai conosciuta, attribuisci a lei. Lei, che con il suo tono di voce sempre così dolce ma tuttavia con quel pizzico di malinconia celata che la contraddistingue dalla folla, riesce a farti star bene.
Solo con il suono della sua voce.
Solo con la sua presenza.
Scrolli la testa, questa volta con più vigore, non vuoi perderti nei ricordi di lontani momenti passati con lei. Hai cose più importanti di cui occuparti ora… a lei penserai dopo.
Avanzi per un altro paio di metri, pronto a varcare la soglia, separato solo da quel portone.
Sul tuo viso si dipinge un sorriso di scherno, quando vedi due guardie tentare di bloccarti il passaggio, urlandoti parole che non capisci, ma delle quali, pensi, non te ne frega assolutamente niente. Non fanno in tempo a tirare fuori le loro armi, che hai già messo fine alla loro lurida e patetica esistenza.
Soddisfatto, entri nel “giardino”, quello dove vengono raccolte le anime dei defunti.
Ti aggiri per quella distesa infinita di fiori cercando qualcosa … o qualcuno.
E alla fine la trovi. Quell’anima.
Le porgi una mano, lei ti osserva per un attimo, sussurra qualcosa, ma il suo tono è troppo basso perché tu possa capire, perciò ti limiti a sorridere e quando ti sembra abbia deciso di seguirti la conduci fuori da quel posto dove il tempo sembra essersi fermato.

E insieme sparite.
Dietro di voi solo i cadaveri degli angeli che hai ucciso con la tua spada a stonare in quel luogo incantato.


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Capitolo 2
*** Capitolo unico ***


Bussi alla porta e mentre aspetti che lei apra osservi la bambina che è al tuo fianco: minuta, la pelle  candida come neve, in netto contrasto coi lunghi capelli neri, legati semplicemente in una treccia dalla quale sfuggono alcune ciocche ribelli e due splendidi occhi dalla diversa tonalità, viola il destro e azzurro il sinistro … esattamente come i suoi.
Ma c’è una cosa che rende particolare quella fanciulla: lo sguardo perso nel vuoto, e privo di una qualsivoglia emozione, proprio il contrario di quelli sempre così espressivi della madre … ma per il resto hai fatto un buon lavoro: il suo corpo è identico a quello di una volta, con l’unica differenza che questo non è marcito in una tomba.
Ti stai congratulando mentalmente con te stesso quando un rumore ti desta dalle tue constatazioni su quel piccolo corpo, attirando la tua attenzione verso l’ esile figura di nero vestita che si trova in piedi davanti alla porta, negli occhi e sul suo bel viso leggi un certo stupore; e come può essere altrimenti?
Sei sparito per giorni dopo quello che hai combinato.
Eh, sì, quella volta l’hai fatta davvero grossa.
E ne hai pagato le conseguenze.
Sei stato cacciato. Obbligato a non tornare.
Pena: la morte.
Tutto questo per lei. Perché loro hanno ucciso ciò che aveva di più prezioso, loro le hanno rubato quel sorriso tanto dolce.
E tu li hai puniti. Uccidendoli. Perché era a causa loro se lei piangeva sempre.
“O forse sei stato tu, con le tue azioni, a renderla triste, a farla diventare l’ombra di se stessa. Forse sei tu, che con la tua gelosia ossessiva hai condotto alla rovina quella piccola creatura ai tuoi occhi così simile ad una candida fata, uccidendo la cosa più bella che aveva.”
Fai tacere la vocina dentro la tua testa e la osservi.

<< Ciao, ti ho portato un piccolo regalino …  per farmi perdonare per le azioni che ho fatto … >> senza darle tempo di dire nulla, fai cenno alla piccola bambina che era al tuo fianco, e quest’ultima si avvicina, leggera e silenziosa, a quella che un tempo era sua madre. E senza dire una parola le prende la mano, stringendola nella sua, più piccola.

<< Madre. >> La voce è candida e soave. O almeno così ti sembra, forse perché l’associ alla sua voce, così armoniosa, come le onde di un mare che ti cullano in un dolce riposo. Ma ti accorgi ben presto del fatto che non è uguale, che quella voce non è simile a quella della donna che ti sta di fronte e che sta facendo passare velocemente il suo sguardo da te, alla bambina e poi di nuovo a te.
Capisci che hai fatto un errore, l’ennesimo, perché lei non ti sembra felice, ma al contrario, ti sembra sia arrabbiata. I suoi occhi, di solito così limpidi, si sono ridotti a due fessure e lo sguardo, sempre così pieno d’amore, è diventato duro in un colpo solo.
Guardi la bambina, sollevarsi in aria, come fosse una piccola nuvola e baciare la sua guancia, quella che tu vorresti solo per te, per poi dissolversi nell’aria, così come l’involucro usato per il suo corpo, che diventa polvere al vento.
La osservi, e ora il suo bel viso è rigato dalle lacrime, sul viso un’espressione piena di sentimenti che tu interpreti come rabbia, sofferenza e infine delusione. Scappa in camera, non ti vuole vedere.
E’ troppo satura di dolore per riuscire a dirti che hai sbagliato, ancora, con quella calma che di solito la contraddistingue.
Tuo malgrado abbassi lo sguardo, non l’hai mai fatto, e in te si fa largo un sentimento ormai sopito da tempo, come tutte le sensazioni che lei, con la sua semplice presenza, con le sue parole e col suo sorriso, è stata in grado di farti riscoprire.

Decidi che non puoi lasciare tutto così com’è, perciò anziché scappare come fai di solito, preferisci entrare nella sua stanza, perché lei, così piccola e così adorabilmente sciocca, nella foga del momento ha dimenticato di chiudere la porta a chiave.
Tuo malgrado sorridi, di tutta quell’innocenza.
Varchi la soglia e la trovi, sdraiata sul suo letto a pancia in giù, il viso nascosto sul cuscino.
“Ora non si torna più indietro” scacci nuovamente la vocina che senti solo tu e valuti attentamente le possibili opzioni: dirle che la ami, come hai sempre fatto, oppure far uscire l’unico spruzzo di umanità che sembra ti sia rimasto. Decidi per la seconda ipotesi e ti siedi sul letto, accanto a lei. La tentazione di carezzarle il capo è grande, ma tu resisti. Solitamente quando vedi una donna impazzisci ( e a questo punto ti verrebbe da ridere) e ti vengono alla mente pensieri non propriamente leciti.
Ma con lei è diverso. L’unico istinto che provi non è dettato da ciò che si trova in mezzo alle tue gambe, né da un bisogno momentaneo … ciò che lei ti provoca, è un miscuglio di sentimenti, sensazioni più profonde.
Allunghi la mano verso la sua testa, ma lei è più veloce e si tira su, il viso arrossato rigato dalle lacrime. La osservi pulirsi il viso, mentre cerca di riprendere un certo contegno. “Non voglio dargli questa soddisfazione” sei sicuro che stia pensando a questo, adesso. E avresti voglia di rispondere ai suoi pensieri, di dirle che no, non è questo ciò che volevi e no, non erano le sue lacrime, quello cui ambivi.

<< Perché? >> ti rivolge una semplice domanda, alla quale ti accorgi di non saper dare risposta. O per lo meno, non ti viene in mente nulla di “normale” da dire. Ma piuttosto che fare scena muta, preferisci dar sfogo ai tuoi pensieri, tutt’altro che comuni.
<< Perché ti amo. E pensavo che riportare in vita tua figlia, o meglio, mettendo la sua anima in un nuovo involucro, saresti stata felice. >> e ora ti guarda. Il suo sguardo comincia a tornare quello che tanto ti piace: attento e pieno di dolcezza.
Decidi di andare avanti nel racconto, pregando la tua stella (ammesso che tu ne abbia ancora qualcuna, lassù) che lei ti stia ad ascoltare fino alla fine, ma non hai bisogno di fortuna, né di pregare nessun Dio, perché sai che ti ascolterà. Come ha sempre fatto.  
<< Ti amo. O almeno credo. Voglio venire a trovarti sempre, accarezzare il tuo viso, abbracciarti, sentirti mia e solo mia. Non ti voglio condividere con nessun altro. Tu sei solo mia, sei la mia luce, la mia aria, il mio … >> la sua mano alzata ti ferma.

<< Aspetta … >> E ora ti guarda negli occhi, sul suo viso non scorgi più alcuna traccia del dolore che prima sembrava la stesse divorando dall’interno.
La guardi di rimando e attendi che continui. << … procediamo con calma e analizziamo attentamente i fatti: tu hai tentato di uccidere delle persone la cui unica colpa era quella di proteggermi, hai distrutto un edificio, sei andato nell’aldilà, hai ucciso degli angeli solo perché ti volevano impedire l’accesso al giardino delle anime per recuperare lo spirito di mia figlia e riportarla qui … giusto? >> mentre la ascolti ( o almeno ci provi, visto che sei più interessato al suo viso candido, a quella pelle fresca come una pesca, a quelle labbra che, immagini, siano morbide come un petalo di rosa) non puoi fare a meno di pensare a quanto sia bella, anche da arrabbiata. Alla fine, quando noti che la sua bocca, quella che guardavi con insistenza malcelata, si chiude, capisci che sta aspettando che tu dica qualcosa << E’ vero, ho fatto tutto quello che hai detto. Ma se l’ho fatto, era per un motivo. Per quanto folle possa essere … >> la guardi e ti avvicini un po’ a lei. La voglia di stringerla, di abbracciarla, si sta facendo troppo forte. Ma la vedi scostarsi un poco, quindi decidi di lasciare stare, momentaneamente. << … vuoi la verità? >> ora la tua voce ha assunto
un’ inaspettato tono rassegnato “Che anche lei stia iniziando a considerarmi pazzo? Non avrebbe tutti i torti, visto che le mie azioni parlano per me”  ti ritrovi a pensare che, forse, anche lei sia come tutte quelle persone, quei vermi che ti giudicano un pazzo, un folle.

Devi avere uno sguardo strano perché ora vedi lei allungare la sua mano e sollevarti il viso, delicatamente. << Se non mi dici nulla … come posso capire le intenzioni che si nascondono dietro i tuoi gesti? Io … >> e la senti, la sua voce si fa titubante << Io … vorrei sapere perché. Perché hai riportato qui l’anima di mia figlia? >>
Risposte.

Lei cerca solo risposte.

Ti dai mentalmente dell’idiota, perché per un istante hai dubitato di lei.
Hai pensato che anche lei fosse uguale agli altri.
Ma  come può una candida fata essere paragonata ad un orco?

<< Io pensavo che se avessi rivisto tua figlia, saresti stata felice. E avresti ritrovato il tuo sorriso. Sei così bella quando sorridi. Voglio vederti sempre raggiante. >> Va sempre a finire così. Quando parli con lei, fai fuoriuscire tutti i tuoi pensieri, come un fiume in piena. Nessun altro ti fa questo effetto e la cosa, lo devi ammettere, ti fa quasi paura.

<< I morti devono essere lasciati nell’aldilà. Non puoi fare quello che vuoi. C’è una netta distanza tra i due mondi. >>

<< Volevo solo vederti felice >>

<< Felice? Non hai fatto la mia felicità. Vuoi sapere cosa provo in questo momento? >> si è alzata. E ti guarda.
Brutto segno.

<< Sono delusa. E triste. Mi sento come se avessi un enorme masso sulle mie spalle … prima i miei cavalieri, poi mia figlia … ti prego …  dimmi cosa ti frulla in testa … perché da sola non lo capisco >> Sollevi lo sguardi e la scruti, è in piedi, bella come solo lei sa esserlo, la avverti tremare, la sua voce ridotta ad un sussurro.
Capisci che sta per cedere, e allora ti alzi e la abbracci. “ E chi se ne frega se poi mi odierà.”

Aspetti che ti tiri uno schiaffo per aver osato tanto, ma inaspettatamente si lascia circondare dalle tue braccia e affonda il viso, nuovamente rigato dalle lacrime, sul tuo petto. E allora non resisti e tiri fuori tutto ciò che provi: << Sono geloso. >> Lei solleva il viso, ti guarda e attende di sentire il resto, ma non ti mette fretta. Ti dà tutto il tempo che vuoi. Come ha sempre fatto.
Le accarezzi la guancia.

<< Ti ho sempre guardata, da quel lontano giorno, quando tu venisti a parlarmi. Eri tranquilla, calma come solo un lago sa essere. Non hai avuto paura di me, non ti sei curata degli altri che ti mettevano in guardia, da quel pazzo quale sono io … >> prendi un bel respiro, perché sai che ora le stai aprendo il tuo cuore, come non hai mai fatto in vita tua.
E speri che lei capisca, per quanto possa essere difficile …
<> e ora urli quasi, strattonandola non molto delicatamente.
La gelosia ti sta uccidendo. Ormai te ne rendi conto ad ogni minuto che passa.
Lei è sempre stata al tuo fianco, è stata con te quando nessun altro ne voleva sapere, ma in realtà, non è mai stata più lontana.

Ti viene voglia di paragonarla ad un’onda, che ti sfiora e fugge. E tu, miserabile pazzo, continui a correrle dietro. Come un idiota. “Sei proprio sicuro di non far parte di quel gruppo da te prima menzionato?”.

Vuoi quella piccola creatura solo per te, ma lei, LEI! Così  pura e candida, non si è mai fermata davvero sul tuo fiore, ti ha sempre e solo sfiorato, illudendoti. Preferendo gli altri a te.
Desideri avere solo per te quella piccola farfalla stretta dalle tue braccia,che ora ti guarda, non sta tremando, sussurra solo poche parole: << Mi fai male … >> e allora allenti la presa.
Ti sta facendo diventare pazzo.
Perché sai che non la potrai mai avere. Sai che tutti i tuoi sforzi sono inutili. Lei non sarà mai tua.
La tua parte razionale, quella che cerca di farsi strada nella tua follia, ti dice che è meglio così, perché tu le fai sempre e solo del male, e lei merita molto di meglio. Ma nonostante questo non puoi fare a meno di essere geloso di quelle persone che stanno attorno a lei, la tua unica fonte di luce in quel profondo abisso dal quale, lo sai benissimo, non riuscirai mai ad uscire da solo.
Ti sei calmato, per il momento, e ti siedi sul letto, portandoti una mano alla fronte, i capelli a coprire il tuo viso.

Stai un attimo in silenzio.

E poi inizi a ridere. Ma la tua non è una risata di gioia.

E’ disperazione. Follia.

Ridi.

Ridi.

Ormai non hai più scampo. Sei impazzito completamente.

E tutto a causa della tua gelosia verso quella piccola donna che, forse inconsapevolmente, ti sta salvando dall’ autodistruzione.
“Come può una normalissima femmina, avere questo effetto su di te, grande guerriero da tutti temuto?”
Ti rendi conto che non puoi continuare così. Le stai impedendo di condurre un’esistenza felice per un tuo misero desiderio egoistico. Come un bambino con il suo giocattolo.
Ma lei non è un giocattolo da usare e buttare via.

Lei è molto di più.
Lei è tutto quello che hai, e non vuoi condividerla con nessuno.
“Ma lo sai meglio di chiunque altro, che così le farai solo del male”  Smetti di ridere e la guardi.
Sul suo bel viso ci sono ancora i segni delle calde lacrime appena versate, ma ora ti sta guardando. In attesa, come sempre, di una tua parola, di un tuo gesto.

Ti alzi e ti avvii alla porta. Lei ti segue con lo sguardo, ma sei sicuro che abbia già capito ciò che hai intenzione di fare. << Addio >>.
Una semplice parola.
Una lacrima solitaria, l’ennesima versata in quella giornata.
E poi sparisci, senza lasciare nulla dietro di te.

Alla fine hai scelto la soluzione più facile.


--- Note di Ribrib ---
Vorrei ringraziare Bellina3000 per la recensione. Inoltre avviso che la storia sarà pubblicata esattamente così come l'ho consegnata per il contest, ma è prevista una revisione.

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Capitolo 3
*** Epilogo ***


Cammini a passo lento verso la piccola lapide bianca, seguendo il piccolo sentiero e stando attento a non pestare per sbaglio i fiori, quelli che a lei piacevano tanto.
Posi quel piccolo mazzo di margherite vicino all’incenso e ti siedi, contemplando il paesaggio che si mostra, in tutta la sua bellezza, davanti ai tuoi occhi: le calme onde del mare si infrangono contro la scogliera, interrompendo, di tanto in tanto, il silenzio quasi innaturale di quel luogo.
Anche il cielo è sereno.
Sorridi.

“Almeno, sei venuta a riposare in un piccolo paradiso. Lontano dal chiasso cittadino.”  Torni con lo sguardo sulla lapide. Confronti le rose bianche che qualcun altro ha posato lì vicino con le tue misere margherite, e ti senti ancora una volta un demente … “potevi portarle qualcosa di più adatto”
La lieve brezza marina ti accarezza il viso, scompigliandoti lievemente i capelli.
Chiudi gli occhi beandoti di quel momento di pace.
E ti lasci andare ai ricordi del vostro ultimo incontro.


<< Vermi! Vermi schifosi!!! Morite! Morite tutti!!! >> continui a dire le stesse cose, mentre affondi la lama nei corpi di quelli che consideri tuoi nemici. Incurante delle loro grida, sei sordo alle loro richieste di pietà << Voi, sudici  animali, avete levato i vostri occhi, le vostre mani verso di lei! Verso il mio sole! MIO! MIOMIOMIO! L’avete sporcata coi vostri immondi pensieri e i vostri peccaminosi desideri, e per questo dovete morire! >>
Ormai anche quel pizzico di sanità che ti era rimasta è sparita.
Lasciando il posto a follia pura.
All’improvviso la senti, la sua aura, la tua piccola farfalla si sta avvicinando a te, incurante dei richiami dei pochi sopravvissuti, le urlano di star lontana, che è pericoloso, che sei un pazzo incontrollabile, ma a lei non interessa.
 Vuole provare a fermarti. Ancora una volta.
La guardi, ma ciò che vedi è solo la sua figura macchiata di sangue. Il suo o quello dei tuoi nemici …
La vedi sollevare una mano per spostarti una ciocca di capelli dagli occhi e poi ti parla, ma la sua voce non ti sembra più quella dolce e calma di un tempo. La tua follia ti porta a pensare che ormai anche lei sia come gli altri, Ma stai in silenzio. E la ascolti: << Per favore ora basta. Non ha senso continuare così … >> Ti parla, prova a spiegarti che stai sbagliando ma quello che senti sono solo frasi sconnesse tra di loro, e ti accorgi che chi ti sta parlando non è il tuo adorato sole, quello che volevi solo per te e che invece sei stato costretto a condividere con altri esseri ignobili.
La chiami.
Urli il suo nome, vuoi che venga lei da te, e non quel demone che ti sta davanti.

Ma non la riconosci. Non capisci che la persona che stai cercando è già di fronte a te.

<< Sono qui … sono qui davanti a te … ti prego basta … basta con tutta questa violenza … >> per un attimo riesci a tornare in te e la guardi. Non c’è niente da fare, è bella come sempre, anche se ricoperta di sangue. Aggrotti la fronte e le sfiori la guancia: ricoperta di sangue?
<< Sono stato io … a farti questo? >>
<< … si. Sei stato tu. >> Ti viene un tuffo al cuore “ammesso che tu ne abbia ancora uno” ti dice la vocina che senti nella tua testa. La preghi di continuare con il suo discorso << Voglio porti una domanda … sai dirmi quanti anni bisogna avere per capire la differenza tra giusto e sbagliato? >> ti accorgi che il suo tono è un mix micidiale di dolore e durezza. Non sai quanto ancora resisterai. Perché ora, in lei non rivedi più quello sguardo dolce, quasi materno, che riservava solo a te.
<< Si suppone che un adulto sappia cosa è giusto, e quali siano invece le azioni sbagliate. Quelle da non fare. Ma tu … nonostante sia un adulto … ancora sembri non capire questa sostanziale differenza … >> Continua a parlare.
Ma ormai non le presti ascolto. Sei perso nei tuoi pensieri. 

<< Perché non si devono uccidere altri esseri umani … te lo sei mai chiesto? È così semplice … ma sembra che tu l’abbia perso di vista … il motivo … >> le sue parole, la sua voce che un tempo sentivi così dolce, ora ti sembrano solo frasi senza nesso.
 Vocaboli detti per ingannarti.
Perché lei non ti ama. Lei non tiene a te. Vuole ingannarti. Trascinarti nell’oblio con dolci frasi.
“E’ diventata un demone, come tutti gli altri, come i vermi che la toccavano e le parlavano … te l’hanno portata via!” provi ad ignorare quella parte di te che si fa sempre più forte dentro il tuo animo e la osservi, sbattendo più volte le palpebre.
<< Non capisco il senso della tua domanda. >>Le rispondi, sinceramente, scuotendo piano la testa.
<< Hai molti anni dietro di te … eppure ti comporti ancora come un bambino che non sa nulla del mondo, come qualcuno che non è in grado di distinguere tra bene e male … è così semplice … eppure hai perso di vista questa distinzione >> Rimani in silenzio, a testa bassa.
<< Ero geloso >> sussurri piano, come un bambino che si sta scusando per una marachella.
Ma l’omicidio non è solo una piccola bravata. E voi lo sapete bene.
<< No. Un conto è la gelosia. L’ossessione è un’altra cosa. Hai ucciso ancora, fatto del male … “perché loro ti parlavano  e tu sei mia, solo mia” … così mi dicevi. Ma anche con te parlavo. Anche con te passavo il mio tempo … eppure … per te non era abbastanza? >> non vi è più comprensione nel suo tono di voce. 

Sei sicuro di averla persa, “Ormai non c’è più nulla che io possa fare per riconquistarla …  lei è come tutti gli altri, ti ha illuso, ti ha fatto affezionare a lei, piccolo demone tentatore, ti ha legato alla sua esistenza, rendendoti suo schiavo ... è ora di liberarsi dalle morse di questa serpe camuffata da fata!”  la voce sta ricominciando a farsi sentire, e questa volta non cerchi di fermarla, ma la lasci libera di prendere possesso di te, la tua coscienza, quella che ti era rimasta, inizia a svanire, ogni traccia di umanità abbandona i tuoi occhi, ora così privi di sentimenti.
Alzi la tua spada e la usi contro di lei, un brivido di gioia perversa attraversa i tuoi occhi di folle, mentre la lama affonda in quel fragile corpo.
Non vedi stupore nel suo viso, non è rabbia quella che leggi nei suoi occhi ormai stanchi di tutto questo dolore, e prima che cada per terra, avverti qualcosa di morbido e stranamente fresco posarsi sulle tue labbra rovinate da tagli.
Ti sta baciando.
Un bacio dolce, candido e fresco, come l’ hai sempre immaginato nelle tue fantasie.
<< Mi dispiace … mi dispiace tanto … >> il suo sussurro, le sue ultime parole ti giungono lontane, ovattate, poiché ormai è la follia che governa i tuoi pensieri: estrai la lunga katana e ne lecchi la lama ricoperta di sangue, mentre il suo corpo ormai esanime si accascia al suolo, andando a sporcare il viso, il vestito di terra.
E sparisci,  lasciandoti alle spalle morte e distruzione.

 

Apri gli occhi di scatto e punti lo sguardo verso la lapide, la sua lapide. Nulla è cambiato sul tuo viso, lo sguardo duro e sprezzante, impregnato di quel pizzico di follia che ti ha portato a quell’azione.
La stessa pazzia che ti ha portato a ucciderla.
Senti le guance bagnate e ti porti una mano all’altezza del viso: stai piangendo.

E’ rimorso, quello che provi?
E’ rabbia, quella che senti di provare verso te stesso?
Ora, finalmente, mille interrogativi si fanno strada nella tua mente, e per un attimo eccola uscire, timida la tua parte umana.
Cos’ho fatto?
Cos’ho fatto?! Te lo chiedi più volte, alzando man mano la voce, fino ad urlare.

La amavi. Volevi renderla felice.
Ma la tua gelosia, la tua convinzione di non poterla avere tutta per te, ti ha condotto alla follia.
Distruggendo la tua vita.
Ponendo fine alla sua.
<< Perché non bisogna uccidere un altro essere umano? >> Perché se lo faccio, qualcun altro avvertirà lo stesso lancinante dolore al petto che sento io in questo momento. Si soffre, perdendo la persona amata.

Stai soffrendo, perché ti rendi conto di aver ucciso lei, la donna che amavi più di ogni altra cosa al mondo.
<< Quanti anni bisogna avere per capire la differenza tra giusto e sbagliato
? >> Ora capisci il senso di questa domanda: quando non hai una guida … quando ti insegnano che l’unica via è la violenza … puoi avere tutti gli anni che vuoi, ma non lo saprai mai. Non da solo. Ma con la presenza costante di persone che ti mostrano affetto, amici che ti indicano la strada giusta da percorrere … è tutto più facile …

<< Sei solo un bambino. Egoista e crudele. Che tratta le persone come fossero giocattoli >>

Forse aveva ragione. Sei un essere meschino. Fai del male a tutti indistintamente; perché alla ragione, hai scelto la strada della follia. Escludendo chiunque dal tuo mondo. E ritrovandoti solo.
Non volendo hai finito con l’ estraniare anche lei, che era l’unica che mostrava interesse verso di te.

Lei che ti aiutava.

Lei che ti parlava, cercando in ogni modo di farti ragionare.

Lei, che ormai non potrà più ridere, a causa tua.

Sì, sei un grandissimo egoista. Tuo malgrado sorridi.

Sei giunto a questa conclusione. E ora finalmente hai capito. Il significato delle sue domande. Il valore delle sue parole, per te un tempo così prive di logica.
Lei non ti ha mai detto chiaramente che stava soffrendo. Voleva che lo capissi da solo, Si … ora l’hai finalmente capito.
Ma è troppo tardi.
E in quel momento, mentre per la prima volta sfoghi le tue emozioni piangendo e urlando, la brezza si alza, e in essa ti sembra di avvertire le sue braccia cingerti le spalle da dietro.

Chiudi gli occhi, beandoti di quel contatto e ti lasci cullare dal suono della sua voce: << Hai capito finalmente >> un lieve sussurro al tuo orecchio e hai un fremito << si. Perdonami se ci ho impiegato così tanto … >>. La senti sorridere piano e avverti l’irrefrenabile desiderio di girarti verso di lei per guardarla, toccarla. Ma un pensiero ti blocca “Se ora mi girassi e scoprissi che in realtà lei non è qui?” << cosa farai ora? >> ci pensi un attimo, ma sia tu che lei conoscete già la risposta. 

<< Immagino che se morissi, non saresti contenta … al contrario di molti altri, che invece non aspettano altro che vedere il mio cadavere >> avverti i suoi bellissimi occhi puntati su di te, e come sempre ti senti come se ti stesse scavando, alla ricerca della tua anima. La senti socchiudere le labbra, ma da esse non esce alcun respiro “Perché lei è morta” , zittisci la tua testa e aspetti che lei parli ancora << Se hai capito i tuoi errori, ora farai di tutto per rimediare, vero? >> e a questa domanda la risposta ti esce, senza lasciarti il tempo di riflettere <<… sì … è quello che farò>> E ora la senti sorridere dolcemente e posarti una mano sulla testa << Allora non ci sono problemi. Sarà difficile, ma ce la farai. Io credo in te. Non ho mai smesso di farlo. >> << Non posso farcela da solo. >> Senti le sue piccole mani sulle tue spalle, richiesta muta di girarti e guardarla.
Ed è allora che la rivedi. Bella come sempre, fasciata nel suo lungo abito nero, la tua piccola fata. La vedi sorriderti di nuovo, mentre la sua mano va a posarsi sulla tua guancia << Non sei solo. Io sarò sempre con te. Nei tuoi ricordi. Non devi mollare. Sarà dura redimerti, ma ce la farai. Troverai di sicuro qualcuno che ti ami … >> e qui fa una piccola pausa, per poi riprendere: << … come ti ho amato io>>.

Stupore.

Imbarazzo.

E infine malinconia.

Perché hai fatto male all’unica persona che ti amava.

E a questo punto non resisti, e per l’ennesima volta da quando la conosci, esprimi i tuoi sentimenti, incurante di ogni sua possibile reazione: << Volevo che tu fossi solo mia. Ma sapevo di non poterti avere. La gelosia mi ha ucciso. Pensavo che solo a me riservassi i tuoi sorrisi, le tue carezze, ma ho scoperto che trattavi così tutti. Credevo di essere speciale per te … e invece no! Facevi così anche con gli altri! Non potevo sopportarlo! Eri la mia luce, la mia linfa vitale! Non potevo sopportare di vederti con qualcuno che non fossi io! >> E come un fiume in piena la travolgi, con le tue parole. Ma non ne fai un problema.
Sai di averla già persa quel lontano giorno in cui affondasti la lama nel suo ventre.
Non hai nulla da perdere. Perché lo sai, sei convinto che lei sia come tutti gli altri, esattamente come ti diceva la vocina nella tua testa.
Ma ben presto ti accorgi che non è così. Perché la vedi avvicinarsi piano a te. Le chiedi se hai sbagliato
e lei con un sorriso, quello che ti scalda il cuore e ti fa sentire meno solo, ti dice che sì, hai sbagliato tutto quanto.
Hai dato retta alle tue paure, invece di provare a fidarti.
Hai ceduto al timore, scegliendo la strada più facile. Non ti sei accorto di quanto amore provasse per te.

Quindi sì, hai proprio sbagliato in pieno.

Ma non scorgi rabbia nei suoi occhi e nelle sue parole.
<< Volevo solo stare con te >> le confessi. Piega la testa e sorride. E tu preghi tutti gli dei che conosci per far si che ora, dopo tanto dolore, riprenda finalmente ad essere serena, perché lo merita davvero. E speri di esserle accanto, quando ciò accadrà. Ovviamente se ti vorrà ancora.
Non ricevendo risposta ti preoccupi: forse non ne vuole sapere più di te sul serio. “Dovrei fare l’indovino” ti ritrovi a pensare, con uno sbuffo.

Stai per dirle qualcosa, ma lei ti precede. Senti il tocco delicato delle sue mani sul tuo viso e chiudi gli occhi, beandoti di quel contatto così inaspettato. Avverti uno spostamento di vento e ti rendi conto che si è sollevata sulle punte dei piedi per raggiungerti, apri gli occhi ma non fai in tempo ad aprire bocca che senti le sue labbra sulle tue. Chiuse in un bacio al quale, ne sei cosciente, hai sempre agognato.

Provi a stringerla a te, ma un triste pensiero ti ricorda che lei ormai è aria, e che quello che stai baciando è il suo spirito.

Riapri gli occhi e la guardi, triste. << E’ un addio? >> Lei ti guarda, negli occhi quel dolore che ormai conosci bene. << Io sono morta … e tu sei vivo. Non possiamo stare assieme … >> un lieve sussurro. Fai per ribattere, ma lei alza la mano come a chiederti di stare in silenzio e farla parlare << … ma io vivrò sempre. Nei tuoi ricordi. >> Sospiri, rassegnato. << Per sempre? >> Ti sorride, scioglie l’abbraccio e si avvia piano, fino a raggiungere i limiti della scogliera, poi si gira.

Un’ultima volta.

<< Per sempre >> Poi il suo spirito diventa aria. Lasciandoti solo.

Nel cuore solo una promessa.

E una speranza di rivederla, un giorno.

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