SESSHOMARU E RIN: ODIO E AMORE

di sasukinathebest
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***


eccomi qui con un'altra fanfic sulla coppia SesshomaruXRin, che modestamente è la mia preferita. Vi dico subito che i capitoli saranno molto corti ma spero che la storia vi piaccia ugualmente.

SESSHOMARU E RIN: ODIO E AMORE

 

Notte, freddo, solitudine, nebbia.

In mezzo a tutte queste sensazioni sgradevoli, che avvolgevano la città come un involucro non un’anima si vedeva in giro per le strade, tranne una figura: alta, imponente e maestosa vagava per le stradine silenziose, mescolandosi con le ombre circostanti. Non aveva certo paura di una semplicissima nottata di nebbia lui.

Si fermò improvvisamente. Si voltò nella direzione opposta a quella in cui stava andando e si incamminò a passi veloci.Giunse in un punto preciso, esattamente nell’incrocio tra la stradina e la via principale.

Si chinò a prendere qualcosa per terra, poi riprese il suo girovagare per la città: in mano un fagotto di stoffe con dentro qualcosa che assomigliava vagamente a un bambino.

 

 

Calore, compagnia, divertimento.

In mezzo a tutte queste sensazioni piacevoli stava una donna. Alta con gli occhi scuri e i capelli neri.

Alta ma con un gran pancione.

Intorno a lei tutti i suoi amici e parenti, i genitori, i cugini.. tutti.

Allegria e divertimento avvolgevano la casa.

La donna ebbe un fremito. Poi degli spasmi sempre più forti e dolorosi. Urlò di dolore.

Poi si udì un pianto.

E nelle braccia della donna tutti i presenti poterono ammirare il volto di una splendida bimba.

 

ok, ecco il primo capitolo. Ditemi cosa ne pensate, cercherò di aggiornare il più presto possibile vista la cortezza dei capitoli.

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


ho fatto velocissimamente ed ecco qua! Il secondo capitolo servito su un piatto d'argento.

-Rin! Rin! Accidenti ma si può sapere dove ti sei cacciata? -

La donna chiamava a gran voce mentre usciva dalla soglia di casa per cercare la monella.

-Se non vieni subito fuori non ti preparo la torta che ti piace tanto! - minacciò la donna.

Da un albero, allora, si intravide una folta chioma di capelli neri e una ragazzina sui sette anni saltò giù dal tronco della vecchia quercia.

-Sei una monella incorreggibile! Non sei capace di stare ferma un minuto? - sbottò la donna scuotendo la testa.

-Scusa mamma - disse la bambina chiamata Rin, sorridendo.

-Beh, adesso vieni dentro, ti devo parlare - disse la madre. -Come tu saprai, da domani andrai a scuola. Tuo padre è sparito chissà dove ancor prima della tua nascita, come ti ho raccontato più volte e io non posso lavorare e badare a te contemporaneamente quindi per favore cerca di fare la brava a scuola va bene? -

La bambina nel frattempo si era fatta seria. Anche se era ancora molto piccola era una bambina in gamba e sapeva cosa era giusto fare.

-Sì, mamma, ti prometto che sarò buona a scuola però... -

-Però cosa? -

-Prima fammi tantissime coccole! -

E le due passarono tutto il resto della giornata a giocare e a farsi le coccole.

 

 

-Sesshomaru -

Il bambino distolse subito lo sguardo dal freddo giocattolo che aveva in mano e lo alzò verso la figura che lo aveva chiamato. Poi si alzò in piedi.

-Cosa desiderate, padre? -

-Domani inizierà il tuo primo giorno di scuola. Vedi di non deludermi -

-Sì, padre -

Padre e figlio rimasero immobili per un periodo che sembrava interminabile: il bambino sembrava avere qualcosa da dire ma evidentemente poi ci ripensava e abbassava lo sguardo.

Il padre se ne accorse.

-Hai qualcosa da dirmi Sesshomaru? - disse.

Il bambino scosse la testa.

-Molto bene. Torna pure a giocare -

Il bambino prese coraggio.

-Papà.. giochi un po’ con me? - chiese tutto d’un fiato.

Il padre si fermò. Si voltò verso il bambino e lo guardò per un attimo.

-Non ho tempo per queste cose, Sesshomaru. Dovresti saperlo -

-Sì, padre. Lo so -

E il bambino tornò a giocare da solo nella sua enorme stanza mentre il padre tornava al suo lavoro.

Sesshomaru era un bambino in gamba, responsabile, autonomo. Così il padre lo descriveva ai colleghi di lavoro, così il bambino doveva apparire al mondo intero.

Ma guardandosi allo specchio il piccolo non vedeva ne un bambino responsabile, ne un bambino autonomo: lui vedeva solamente un bambino solo.

CONTINUA....                                             ringrazio tutti coloro che hanno letto il primo capitolo e ringrazio in anticipo anche coloro che leggeranno in futuro e a coloro che lasceranno recensioni

 

 

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Capitolo 3
*** capitolo 3 ***


ECCOVI IL SECONDO CAPITOLO.

CELINA: Ho diminuito un po' il carattere di scrittura come mi avevi chiesto, mi ero resa conto che avrebbe potuto dare fastidio un carattere troppo grande.

DIONI: Grazie, ho cercato di farlo non troppo banale e di mettere in evidenza i due mondi diversi in cui vivono Rin e Sesshomaru

 

PRIMO GIORNO DI SCUOLA - RIN

Eccomi qua, a scuola. Il mio primo giorno di scuola. Mamma mia come sono emozionata, spero di non agitarmi troppo. La mamma mi ha detto di fare la brava ma non so se ci riuscirò.

Ecco sono arrivata davanti alla porta della scuola. Adesso sto entrando!! Wow che bello!

Tutto quanto è colorato: giallo, verde, rosso, blu! Quanti colori! E quanti bambini come me che ridono e già fanno amicizia! Chissà se io troverò qualche amico o amica nella mia nuova classe..

Oh, ecco che mi chiamano. Sono nella sezione C. Che bella classe! La maestra è una donna giovane e molto carina e gentile e, dopo aver fatto l'appello, ci ha detto che in questo primo giorno possiamo fare ciò che vogliamo. Io mi aggiro silenziosa tra i banchi camminando e osservando.

I banchi sono grandi e verdi, le pareti sono bianche e la stanza è illuminata. Che bello mi piacciono tanto le stanze illuminate.. non sopporto i posti bui e silenziosi, non fanno per me..

Oh, sono entrati altri ragazzi!

Accidenti quanti bambini ci sono qui.. non ho ancora fatto amicizia con nessuno ma penso che la farò molto presto.

-Ahia! - qualcuno mi ha pestato un piede e... accidenti che male!

-Scusa - dice una voce. Mi volto e vedo un bambino molto piccolo, con i capelli neri, gli occhiali e un'aria imbarazzata in volto.

-Scusa non l'ho fatto apposta - continua lui.

Gli dico che non mi sono fatta male, poi mi dice il nome... dopo due minuti me lo sono già dimenticato.

Ci sediamo nei due banchi in prima fila e iniziamo a parlare, mentre altri bambini giocano con aeroplani di carta, disegnano e altro ancora.

-Che strano ragazzino quello laggiù - dice a un certo punto il mio nuovo amico. Seguo il suo sguardo e vedo in fondo all'aula seduto su un banco un ragazzino tutto serio seduto impeccabilmente. Era ben vestito e aveva una cartella pulita e ordinata. Non gli posso vedere il volto perché teneva la testa abbassata e lo sguardo su un libro.

Non alzò lo sguardo per tutta la giornata, ignorò tutti i bambini che andavano da lui e gli parlavano e gli chiedevano di fare amicizia con lui.

Rimase in quella posizione per tutta la giornata e quando finalmente la campanella finì non si alzò in fretta come tutti i bambini, impazienti di andare a casa a pranzare e poi a giocare: rimise con calma il suo libro dentro la cartellina e, sempre lentamente si alzò e si mise in fila, senza dire una parola e senza guardare nessuno.

...Strano bambino....

 

 

 

PRIMO GIORNO DI SCUOLA - SESSHOMARU

Prendo la cartella e me la metto sulle spalle. Saluto mio padre con un 'ciao' appena accennato e scendo in strada, diretto a scuola.

Non capisco proprio perché con tutti i soldi che ha mio padre debbo andare per forza in una scuola pubblica. Dovrò stare per tutto l'anno in compagnia di mocciosi che ancora non sanno soffiarsi il naso. Dovrò studiare cose che ho già imparato dai documentari o per conto mio..

Dovrò stare in compagnia di miseri esseri umani.

Che schifo.

Vado più lentamente possibile per cercare di arrivare a scuola il più tardi possibile... niente da fare, sono arrivato con dieci minuti di anticipo.

Mi metto in un angolo e non rivolgo la parola a nessuno, sperando che nessuno rivolga la parola a me.

-Ehi, ciao -

Come non detto. Alzo lo sguardo verso il seccatore, un moccioso dai capelli rossi e lentiggini e con il moccolo che gli scende dal naso.

Lo fulmino con lo sguardo e se ne va intimidito.

I maestri e il preside stanno chiamando nome per nome tutti i bambini e tutte le classi. Io sono nella prima C, la stanno chiamando adesso.

Sento che mi chiamano: Sesshomaru Taisho. Sbuffando entro dentro la scuola e vado direttamente nella mia classe senza nemmeno guardare il preside che mi sta rassicurando e mi sta dicendo di non aver paura.

Pfui! Come se io avessi paura di entrare in una stupida scuola.

Entro in classe e vedo che ci sono già una decina di ragazzini.

Mi metto nell'ultimo banco, il più isolato possibile. Arriva la maestra. Fa l'appello.

-Per oggi fate quello che volete -

Cosa? E' uno scherzo? Fare quello che vogliamo? Non iniziare subito il programma? Che perdita di tempo, potevo anche fare a meno di venire, allora.

Adesso però devo trovare qualcosa da fare, non posso stare a girarmi i pollici per tutto il giorno.

Prendo dalla mia cartella un libro e mi metto a leggere. Impresa assai difficile visto che milioni di ragazzini petulanti continuano a venire da me e a farmi milioni di domande: ma tu sai già leggere, perché non vieni a giocare con noi, che bella cartella che hai, vuoi diventare mio amico...

Questa scuola è peggio di un asilo. Molti bambini piangono perché vogliono la mamma o perché si sono fatti male e stanno tutti vicino alla maestra che li prende in braccio e li consola.

-Ahi - sento dire da una ragazzina. Un ragazzino con i capelli neri e gli occhiali e un'aria da imbranato in faccia le ha pestato un piede. Adesso sicuramente lei si metterà a piangere.

E invece no. Si mette a ridere. Dice che non si è fatta niente e chiede al ragazzino di diventare amici.

Dopo un po' sento degli sguardi su di me. Sempre senza alzare lo sguardo dal viso, con la coda dell'occhio, vedo che quella ragazzina mi guarda. Che avrà mai da guardare?

La ignoro e continuo a leggere il libro, ma per tutta la giornata sento in continuazione il suo sguardo su di me a intervalli regolari.

Suona la campanella e tutti quei mocciosi saltano su e si mettono a correre per arrivare primi. Manco stessero facendo una gara.

Io tranquillamente ripongo il mio libro nella cartella, me la metto sulle spalle e mi incammino verso casa.

Mentre sto a metà strada il mio pensiero rivà a quella ragazzina che mi ha guardato per tutta la giornata... che strana tipa.

 

RAGAZZIIIIIIIIIIIIIIIIII ALLORA CHE VE NE PARE DEL TERZO CAPITOLO? OVVIAMENTE VOGLIO TANTISSIME RECENSIONI E MI RACCOMANDO NON VI FATE SCRUPOLO DI DIRE CIO' CHE PENSATE, FOSSE ANCHE UNA CRITICA, IO NON MI OFFENDO.

 

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